Rivista Farmacentro Mia Farmacia settembre

MAGAZINE
COPIA OMAGGIO - anno VIII - numero 44 - settembre / ottobre 2014
TOSSICOLOGIA
Funghi:
no al “fai da te”
PREVENZIONE
speciale
LE MALATTIE
INFETTIVE
NEI BAMBINI
Integratori
per la tiroide
INTERVISTA
Claudia Penoni
editoriale
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anno VIII numero 44
settembre - ottobre 2014
copia omaggio
Editore
Consorzio MIA FARMACIA
via Emilia, 84
40011 Anzola dell'Emilia (Bo)
info@miafarmacia.org
Registrazione
Tribunale di Bologna n. 7688 del 26/07/2006
Direttore Responsabile
Cesare Bellavitis
Marketing e Pubblicità
Daniela Ziering Sintini
daniela.ziering@miafarmacia.org
Commerciale
Alessandro Benassi
alessandro.benassi@miafarmacia.org
Redazione
Marina Dall’Olio
Antonella Ciana
redazione@miafarmaciamagazine.it
Collaboratori scientifici
a questo numero:
Francesca Assisi
Rosalba Galletti
Alberto Falchetti
Roberta Cacioppo
Chiara Dalla Casa
Ilaria Capaccioli
Francesco Inzirillo
Rosario Scolozzi
Francesco Saverio Pansini
Grafica e impaginazione
Supporti Grafici
40024 Castel San Pietro Terme - Bologna
Stampa
Mediagraf s.p.a.
Ringraziamo tutti coloro che hanno
collaborato alla nostra iniziativa editoriale
comprese le Aziende che hanno aderito
con la loro inserzione
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Abbiamo bisogno di certezze…
La sensazione che ci ha accompagnato durante l’estate è stata l'incertezza. A nulla sono
valse le speranze sorte in primavera per via del nuovo governo che diceva di voler fare
della rapidità e della concretezza le sue caratteristiche principali. Gli italiani, dopo averlo
incoronato durante le elezioni europee con una maggioranza di voti mai vista dai tempi
della Democrazia Cristiana, con il passare dei mesi hanno perso la speranza di un reale
cambiamento.
Neanche la presidenza dell'Unione Europea, è in corso infatti il semestre a guida italiana,
ha contribuito a migliorare il ruolo del nostro Paese in Europa: ai cittadini vengono chiesti
ulteriori sacrifici, ma in cambio non gli si prospetta nessuna certezza e gli imprenditori,
prostrati dalla mancanza di qualsiasi tipo di regole chiare per il futuro, ormai rinunciano a
nuovi investimenti.
Col diminuire delle ore di luce, nelle prossime giornate autunnali, probabilmente si oscureranno anche le nostre ultime speranze… In una situazione internazionale sempre più
confusa, quel briciolo di ripresa che a qualcuno aveva fatto gridare "c’è una luce in fondo
al tunnel", non sarà servito a niente.
Se non si procederà (ed occorre far presto) ad abbassare la pressione fiscale, ad aumentare le pensioni minime e a programmare degli investimenti pubblici concreti, dopo una
seria riorganizzazione dello Stato, la forza vitale di questo Paese non potrà più reggere.
Gli italiani hanno dimostrato le loro capacità soprattutto durante gli anni 60, anni in cui la
forza propulsiva dell'industria, insieme a quella dei lavoratori, senza una presenza invasiva
dello Stato (ricordiamo che non esistevano nemmeno le Regioni) portarono il Paese fuori
dalla miseria, e quel decennio viene ancora oggi ricordato come quello “del miracolo economico”. Se ogni popolo ha delle caratteristiche specifiche, il sistema e la classe dirigente
che lo governa devono essere espressione della sua anima più profonda. Ma in questi
decenni noi non siamo stati capaci di fare quanto hanno fatto gli Stati del Nord Europa, ad
esempio, nel welfare; quindi ora è necessario trovare un governo che sia più attento alle
nostre peculiarità.
L’Italia è il Paese al mondo con il più alto numero di imprenditori e in ogni italiano, da Nord
a Sud, c’è quello spirito imprenditoriale che serve a trovare la soluzione migliore ai problemi. Gli italiani poi sono tuttora un popolo di risparmiatori, consapevoli da sempre che solo
con le proprie risorse possono sopravvivere nei momenti difficili. Lo Stato allora deve davvero rimanere confinato soltanto nella difesa dei più deboli; come in passato deve riportare
l'istruzione e la cultura al centro dello sviluppo, come testimoniano la ricchezza e l’unicità
del nostro patrimonio artistico; deve compiere una svolta decisiva salvaguardando quei
punti di riferimento che da secoli sono presenti sul territorio e vicino alle nostre comunità.
I medici di famiglia, i farmacisti e il personale ospedaliero rappresentano ancora, sul territorio, un esempio di soluzione meno costosa e più efficace per curare una popolazione
sempre più longeva, ma anche più colpita da malattie croniche.
Le farmacie, che sono il presidio sul territorio del Sistema Sanitario Nazionale dedicato alla
cultura della prevenzione, sono anche il luogo (sempre aperto) dove tutti i cittadini possono
rivolgersi ad una figura professionale laureata, in grado di eseguire la prima diagnosi di un
problema di salute.
Ho voluto fare questo esempio non per una difesa corporativa della nostra funzione, ma per
lanciare un grido di allarme e richiamare l'attenzione sulla situazione economica critica di
centinaia di farmacie italiane che, a breve, potrebbero cessare la loro attività per sempre.
Se lo Stato crede nel nostro ruolo, invece, deve indicarci come procedere per continuare
la nostra funzione sociale e noi investiremo, risorse materiali e morali, per raggiungere gli
obiettivi; altrimenti, come il nostro Paese, anche noi non potremo sopravvivere a lungo.
Dott. Cesare Bellavitis
farmacie
farmacie italiane
italiane
2
3
sommario
TOSSICOLOGIA
7 Tempo di funghi (e regole di sicurezza!)
PREVENZIONE
11 Etichette alimentari:
impariamo a leggerle
17 Integratori tiroidei: non solo tiroxina
41 Dai fermenti lattici ai probiotici
25
SPECIALE
Nella maggior parte
dei casi le malattie
infettive in età
pediatrica non hanno
complicazioni
ASSOCIAZIONI
15 FederASMA e ALLERGIE Onlus
PSICOLOGIA
21 Educazione dei figli:
come e quali limiti dargli?
33 Io sono il mio lavoro!
SPECIALE
25 Le malattie infettive nei bambini
MEDICINA
37 Sudorazione anomala?
Forse si tratta di iperidrosi
41
45 Osteoporosi:
Un killer silenzioso
30
INTERVISTA A...
Claudia Penoni
Stile di vita
e misure terapeutiche
consentono di ridurre
il rischio di frattura
nei soggetti
con osteoporosi
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45
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tossicologia
Tempo
di funghi
Dott.ssa Francesca Assisi
Medico Tossicologo
Centro Antiveleni (Milano)
(e regole di sicurezza!)
C
on la stagione autunnale
tornano sulle nostre tavole
i funghi, da soli o a complemento di piatti diversi:
un alimento antico, ma con
molte particolarità degne di attenzione. Ne
parliamo con Francesca Assisi, Medico Tossicologo del Centro Antiveleni di Milano.
Cosa sono innanzitutto i funghi?
Sono organismi relativamente complessi: il
frutto di una vegetazione presente nel terreno tutto l’anno, crescono praticamente ovunque e sono indispensabili per la salvaguardia
dell’ecosistema. Questi frutti hanno forme,
colori e dimensioni molto diverse tra loro.
Contengono l’apparato riproduttivo (tramite
le spore) permettendo la loro continuità.
Quali regole si devono rispettare
nel raccoglierli e consumarli?
Premesso che esistono specie commestibili
e altre tossiche, velenose e persino mortali,
spesso simili tra loro, sarebbe bene prima di
tutto saper riconoscere ciò che si raccoglie
per evitare gravi conseguenze per la salute.
La raccolta e la commercializzazione dei funghi spontanei è regolamentata da una legge
nazionale (n. 352/1993), mentre l’attività di
Boletus edulis
(Porcino)
vigilanza e di controllo nel settore, per assicurare i necessari livelli di sicurezza nel consumo di questo tipo di alimenti, è affidata,
dal 1992, agli Ispettorati Micologici istituiti
presso le Aziende Usl.
In periodo di raccolta sono solitamente attivati più punti di controllo sul territorio, presso cui recarsi per:
far verificare gratuitamente la commestibilità dei funghi raccolti;
ricevere consigli su come trattare i funghi
prima e dopo la raccolta e per una corretta
preparazione che consentirà un consumo
sicuro.
In caso si verificassero problemi clinici legati
al consumo di funghi non controllati, il Micologo esamina i residui di pulitura, del pasto
e dell’eventuale vomito, in modo da poter
individuare esattamente la causa dell’intossicazione.
Altre norme di comportamento?
Oggi ogni Regione regolamenta la possibilità
di raccolta con rilascio di autorizzazioni. La
normativa è in continua evoluzione e quindi
sarebbe meglio informarsi presso le Istituzioni locali, anche per non incorrere in sanzioni.
La legge nazionale n. 352/1993 prevede:
un limite massimo di raccolta;
vieta l’uso di strumenti (rastrelli o altro) che
possano danneggiare l’apparato produttivo
fungino;
prevede che si raccolta il fungo intero, staccato dal micelio con movimento rotatorio e
non tagliato, per poterne determinare con
certezza la specie;
vieta la raccolta di esemplari troppo giovani
o in cattivo stato di conservazione;
prevede il trasporto dei funghi raccolti in
contenitori che consentano la diffusione
delle spore, vietando in ogni caso l’uso di
sacchetti di plastica che ne accelerano la decomposizione;
vieta la distruzione di esemplari ritenuti
velenosi, in quanto comunque utili alla vita
del bosco.
Poiché un consumo incauto di funghi
può avere gravi conseguenze
sulla nostra salute, cosa bisogna fare?
Sarebbe buona norma frequentare un corso micologico, andare a funghi con persone
veramente esperte e raccogliere solo le specie note della cui commestibilità si è sicuri.
È comunque buona norma far controllare la
raccolta dall’Ispettorato micologico, tenendo
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tossicologia
presente che anche i funghi commestibili
possono causare problemi alla nostra salute
se ingeriti non adeguatamente cucinati e in
ripetuti e abbondanti pasti. Infine, bisogna
considerare le possibili intolleranze individuali al fungo come ulteriore fattore di rischio.
Una volta in cucina, quali accorgimenti
è meglio adottare? Ci sono specie che
richiedono attenzioni particolari?
Bisogna sapere che la cottura, l’essicazione
o altri sistemi non servono a rendere meno
tossici i funghi mortali. Le tossine più pericolose sono termostabili, la loro pericolosità per
la salute non cambia in base al tipo di cottura
o al tempo di ebollizione. In generale, tutti
i funghi vanno mangiati ben cotti, da crudi
risultano scarsamente digeribili e in qualche
caso addirittura velenosi.
Per esempio, il chiodino contiene delle tossine che vengono distrutte dalla cottura: se
consumati senza una cottura di almeno 20
minuti, così come se si consumano esemplari con gambo legnoso e non giovani, possono scatenare violenti episodi di vomito e
diarrea.
E per chi volesse conservarli?
Prima di procedere alla conservazione, verificato che siano sicuramente commestibili (in
caso di acquisto esiste una certificazione), si
deve controllare che il fungo sia sano e ben
pulito.
Per essiccare i funghi, si rimuove la terra,
senza lavarli, si affettano e si mettono le parti
su un canovaccio pulito al sole, conservandole poi in luogo fresco e asciutto.
Per congelarli è opportuno scegliere funghi
giovani e non troppo grandi. Prima di riporli
nel freezer domestico è consigliabile sbollentarli (escluso i porcini). In ogni caso si raccomanda di consumare i funghi congelati entro
i 6 mesi.
Amanita caesarea
(Ovolo buono)
Per conservarli sott’olio bisogna preventivamente far bollire i funghi in una soluzione
con 2/3 di aceto e 1/3 di acqua - per prevenire il rischio botulino – per circa 20 minuti, scolarli e farli asciugare. Poi si procede
all’invasatura, in contenitori sterilizzati prima
dell’uso, con olio d’oliva.
Chi deve considerarsi più a rischio ed
evitare il consumo di funghi?
Meglio non dare i funghi ai bambini, anche
quelli commestibili in realtà sono indigesti,
donne in gravidanza e persone che presentano intolleranza a farmaci o che sono affette da specifiche patologie epatiche e renali,
perché potrebbero avere maggiori difficoltà
di guarigione dalla intossicazione di funghi:
un fegato già sofferente fa più fatica a riprendersi dall’insulto della tossina.
Quali sono i sintomi più diffusi
di intossicazione o avvelenamento?
Possiamo distinguere sindromi a breve latenza, i cui sintomi compaiono dai 30 minuti
alle 6 ore dopo l’ingestione e si risolvono in
circa 24 ore, di solito a basso rischio per la
vita, e sindromi a lunga latenza, i cui sintomi
compaiono tra le 6 e le 20 ore dall’ingestione, che invece sono pericolosissime.
Le sindromi a breve latenza, a seconda del
sintomo predominante, si distinguono in:
sindrome gastrointestinale (nausea, vomito, diarrea, dolori addominali, disidratazione)
sindrome panterinica (sonnolenza, agitazione, disorientamento, convulsioni)
sindrome muscarinica (sudorazione, lacrimazione, ipotensione, difficoltà respiratorie)
sindrome psicotropa (allucinazioni)
sindrome coprinica (in associazione ad
alcool: arrossamento cutaneo, agitazione,
ipotensione)
sindrome paxillica (anemia emolitica, per
ingestioni ripetute)
sindrome nefrotossica (insufficienza renale transitoria).
Invece le sindromi a lunga latenza sono caratterizzate da sintomi più gravi:
sindrome falloidea con prevalente interessamento epatico (ripetuti episodi di vomito
e diarrea, epatite acuta con possibile necessità di trapianto, potenzialmente mortale)
sindrome orellanica (insufficienza renale
con necessità di dialisi o trapianto che si
evidenziano anche con 15 giorni di ritardo)
sindrome giromitrica (sonnolenza, agitazione, convusioni, contrattura muscolare,
anemia emolitica, danno epatorenale).
Infine, qualche “luogo comune”
da sfatare?
I rimedi “fai da te”, dall’aglio al cucchiaio
d’argento che si anneriscono se i funghi
sono velenosi, sono assolutamente inutili. Inoltre, non è vero che tutti i funghi che
crescono sugli alberi non sono tossici, o che
sono buoni se sono stati mangiati da parassiti, o che diventano velenosi solo se cresciuti
vicino a ferri arrugginiti, o che sono velenosi
solo i funghi che cambiano colore al taglio
e, non è vero neppure, che la velenosità del
fungo si vede dall’aspetto...
Anche il latte, che si ingerisce dopo i sintomi
di intossicazione, credendo che sia un antidoto, è inefficace.
L’unico modo per capire se un fungo è velenoso è farlo controllare da un vero Micologo
e, in caso di comparsa di sintomi gastrointestinali, occorre recarsi immediatamente al
Pronto Soccorso, possibilmente portando
con sé i residui di pulizia dei funghi o gli
avanzi del pasto che si è consumato per facilitare l’individuazione della specie fungina
responsabile dell’intossicazione.
Testo raccolto da Silvia Carloncini
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fine dicembre 2014 entrerà in vigore
la legge 1169/11 della Commissione
Europea riguardante la stesura delle
etichette alimentari, che andrà ad
armonizzare i vari regolamenti nazionali attualmente in uso.
Tra le principali novità è importante segnalare l’obbligo
della stesura della Tabella nutrizionale (ora facoltativa),
dell’indicazione del Paese d’origine o il luogo di provenienza per la carne suina, ovina, caprina e per il pollame
(l’obbligo scatterà entro 2 anni dall’entrata in vigore del
regolamento). Altra novità: gli alimenti congelati o surgelati, venduti scongelati, dovranno riportare sull’etichetta
la parola "scongelato". La scritta "oli e grassi“ dovrà invece essere abbinata all’indicazione del tipo di olio o
grasso utilizzato (ad esempio soia, semi, ecc.), segnalando la quantità di acidi grassi saturi e insaturi contenuti.
Inoltre, le bevande diverse da tè, caffè e dai drink a base
di tè e caffè, con un tenore di caffeina maggiore di 150
mg/l, dovranno riportare sull’etichetta l’avvertenza "Non
raccomandato per bambini e donne in gravidanza o nel
periodo di allattamento“. Queste sono solo alcune delle
novità che entreranno in vigore, ma fino alla data citata le etichette continueranno a riportare le informazioni
attualmente obbligatorie per la legge italiana e, più precisamente: nome del prodotto, elenco degli ingredienti
(in ordine di quantità presente nell’alimento), quantitativo (peso netto/peso sgocciolato), termini di scadenza,
azienda produttrice, lotto di appartenenza, modalità di
conservazione ed eventualmente utilizzo, presenza di organismi geneticamente modificati (OGM), provenienza
e, per i prodotti trasformati, il luogo dove è avvenuta l’ultima trasformazione sostanziale e il luogo di coltivazione
o allevamento della materia prima agricola prevalente
utilizzata.
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prevenzione
Cosa “dice”
l’etichetta …
Vediamo nel dettaglio gli aspetti più importanti da tenere in considerazione quando
leggiamo l’etichetta di un alimento.
Nome del prodotto: oltre al nome devono esserci anche le informazioni relative
ad eventuali trattamenti subiti (prodotto in
polvere, congelato, affumicato, ecc.)
Scadenza: la dicitura “da consumare entro...” implica che si rispetti tassativamente
la data di scadenza indicata.“Da consumare
preferibilmente entro...” esprime un consiglio per un consumo ottimale e non implica
che una volta superato quel termine il prodotto sia scaduto. Le date di scadenza sono
… e perché è
importante
La prevenzione della nostra salute talvolta può dipendere anche dal saper leggere
e comprendere i contenuti di una etichetta
alimentare.
La prima cosa che si può fare è il calcolo del
valore calorico (kcal) che esprime l’energia
che il prodotto etichettato può fornire. La
voce Joule (KJ) stampata vicino a quella
delle calorie (si tratta di una unità di misura
internazionale) dà la stessa informazione in
una unità di misura differente. In Italia solitamente si fa riferimento solo alle calorie
(kcal) che sono sempre riferite a 100 g di
prodotto consumabile, per cui è necessario
moltiplicare il valore per il peso dell’alimento
che mangiamo, per avere il reale conteggio
calorico. Per fare un esempio, quando si sceglie uno snack, è meglio preferirne uno con
il minor apporto calorico (kcal) per porzione,
perché lo snack o la “merendina” non deve
fornire troppe calorie (circa il 5% delle kcal
totali/die), praticamente una porzione per
un adulto non dovrebbe superare le 150-200
calorie, soprattutto in presenza di uno stile di
vita sedentario.
Attenzione agli
ingredienti “nascosti”
Per quanto riguarda il contenuto degli ingredienti presenti nei prodotti alimentari come
proteine, grassi zuccheri, ecc... sempre riportati obbligatoriamente in etichetta, danno
12
3 volte più forti contro l’inverno
valide solo a condizione che il prodotto sia
stato conservato secondo le indicazioni.
Tabella nutrizionale (attualmente facoltativa), è una tabella che riporta il valore energetico e la composizione dei nutrienti: ad
esempio, proteine, carboidrati, grassi, fibre
alimentari, sodio, vitamine e sali minerali
presenti in quantità significativa. Queste
indicazioni possono aiutare il consumatore
a scegliere il prodotto che maggiormente
risponde alle proprie esigenze.
Elenco degli ingredienti: è l’elenco delle
sostanze utilizzate nella produzione, in ordine decrescente di peso. Vengono elencati
eventuali additivi, ovvero sostanze chimiche prive di valore nutrizionale che hanno
lo scopo di conferire particolari caratteristiche agli alimenti o facilitarne la conservazione. Gli additivi possono essere: conservanti, antiossidanti, emulsionanti, coloranti
ecc..., da valutare poi singolarmente se
siano dannosi o meno per la nostra salute.
Allergeni: oggi è obbligatorio indicare in
etichetta gli eventuali allergeni che possono
essere presenti o aver contaminato il prodotto durante la lavorazione (ad esempio
possiamo trovare citati: glutine, pesce, crostacei, uova, arachidi, soia, latte e derivati,
lattosio, noci, sedano, senape, semi di sesamo e solfiti. Questa precauzione è necessaria per tutelare i consumatori che soffrono
di allergie e intolleranze alimentari.
sicuramente maggiori garanzie quelle aziende che scelgono di fornire informazioni più
dettagliate.
Ad esempio, oltre alle quantità contenute, è
utile poter leggere sull'etichetta anche le tipologie degli ingredienti stessi, a partire dallo
zucchero (o saccarosio, fruttosio, amido), dai
grassi (saturi, insaturi), dalle proteine, dalla
fibra (che può essere solubile, insolubile),
dal sodio, ecc.
È bene sapere che i cibi contenenti sale
devono essere assunti con moderazione (il
consumo giornaliero non dovrebbe superare
i 5,8 grammi (sodio circa 100 mmol - millimoli per litro), obiettivo che cercheremo di
raggiungere grazie a una migliore conoscenza dei contenuti degli alimenti che noi assumiamo tutti i giorni. Attualmente l’apporto
maggiore di sale deriva dal consumo di pane
(che devono limitare le persone con ipertensione, problemi epatici e renali).
I cibi contenenti grassi di tipo saturo (anche
se di origine vegetale come nel caso dell’olio
di cocco, di palma e della margarina) sono
responsabili dell’aumento del colesterolo e
della conseguente riduzione dell’elasticità
dei vasi sanguigni. Nell’arco della giornata un
soggetto adulto non dovrebbe mai superare
i 20 g circa di grassi di tipo saturo.
Infine è importante ricordare che una norma comunitaria (Regolamento 1924/2006)
dà la possibilità di inserire nelle etichette
delle indicazioni “funzionali”, affermazioni
cioè, relative agli effetti benefici sulla salute di una sostanza nutritiva contenuta in un
prodotto alimentare. Tali indicazioni devono
essere veritiere e basate su dati scientifici.
Allo stesso modo, l’uso del termine “biologico” sulle etichette è permesso soltanto con
riferimento a metodi specifici di produzione alimentare conformi a standard elevati
di protezione dell’ambiente e di benessere
degli animali.
Come scegliere
i prodotti “più sani”
Quando scegliamo un prodotto alimentare
"l’etichetta" ha un ruolo fondamentale, ed
è importante imparare a leggerla con attenzione perché ci consente di fare il confronto
tra prodotti e scegliere quello più adatto al
nostro gusto e soprattutto alla nostra salute.
Per restare nell’ambito degli snack, è importante porre l’attenzione al contenuto di grassi
e scegliere quello che ne contiene di meno,
per non superare il quantitativo giornaliero
ideale di circa 25-30 % della quota calorica
totale (perché ai grassi dello snack si devono
aggiungere quelli dei formaggi, degli insaccati, dei condimenti e degli altri cibi che mangiamo durante l’intera giornata).
Se in etichetta i valori nutrizionali sono riportati anche per le singole porzioni (es. per
ogni merendina) o per singolo componente
(biscotto o fetta) per il consumatore è più facile orientarsi nelle scelte qualitative e quantitative quotidiane.
Testo raccolto da Corrado Peli
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Quando arrivano i primi freddi e la stagione invernale è alle porte, è
possibile mantenere il nostro benessere, favorendo le naturali difese
dell’organismo. Apropos Immuno 3 Defens può risultare utile per
preparare l’organismo ad affrontare la stagione invernale attraverso
l’azione di diversi attivi utili per le funzionalità della mucosa orofaringea, per il normale funzionamento del sistema immunitario
ed infine per favorire l’equilibrio della flora intestinale.
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risposta innovativa ed efficace per grandi e ragazzi.
La tripla azione per l’inverno
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FederASMA e ALLERGIE Onlus
Asma e allergie
in crescita:
servono più diagnosi e terapie appropriate
FederASMA e ALLERGIE Onlus è una organizzazione senza fini di lucro, che dal 1994 riunisce le principali associazioni italiane di pazienti
che sostengono la lotta all’asma e alle allergie ed è attiva, con numerose associazioni territoriali affiliate, in azioni di tutela degli interessi
dei malati allergici e asmatici.
Le malattie allergiche sono malattie croniche e invalidanti che riguardano circa 150 milioni di cittadini europei, compresi circa 15 milioni
di italiani. Il loro peso socio economico è molto elevato: basta pensare che il costo per le sole allergie respiratorie in Europa arriva fino
a 385 miliardi di euro. I bambini risultano particolarmente colpiti: le
malattie allergiche costituiscono la causa più comune di ricorso al
Pronto Soccorso soprattutto per asma e reazioni allergiche alimentari
anche molto gravi, a volte con pericolo di vita. Come spiega la presidente, Monica De Simone, “queste malattie sono spesso percepite
come malesseri transitori, malattie poco importanti con le quali si
può convivere. Esse possono in realtà influire negativamente e pesantemente sulla memoria, sull’attenzione e sulla qualità del sonno
condizionando l’apprendimento, le prestazioni professionali, scolastiche, sportive fino alla guida dell’auto. Diagnosi e terapie inappropriate portano all’aggravamento e alla cronicizzazione dei sintomi
con ulteriore aggravio sui bilanci sanitari”.
ASSOCIAZIONI ADERENTI
A FederASMA e ALLERGIE Onlus
A.A.L. Onlus, Ass.ne Allergici al Lattice (Brescia)
AGEBA Onlus, Ass.ne Genitori Bambini Allergici (Bologna)
ALA Onlus, Ass.ne Ligure Allergici (Genova)
ALAMA, Ass.ne laziale Asma e malattie Allergiche (Roma)
A.M.A./Reg. Umbria, Ass.ne Malati Allergici Reg. Umbria Onlus (Terni)
ANGEA Onlus, Ass.ne Nazionale Genitori Eczema atopico e Allergie
alimentari (Torino)
A.P.A.A.C., Ass.ne Pazienti Asmatici e Allergici Calabrese (Crotone)
A.P.A.R., Ass.ne Piacentina per l’Assistenza Respiratoria (Piacenza)
ARI-AAA3 Onlus, Ass.ne per la ricerca in materia di Asma, Allergia,
Ambiente (Palermo)
A.S.M.A.A., Ass.ne di Sostegno ai Malati di Asma e Allergie - Concordia
Sagittaria (Venezia)
ASMA Ass. Asma Sardegna Onlus (Cagliari)
As.p.As., Ass.ne Pro Asmatici (Rovigo)
A.T.A. Lapo Tesi Onlus, Ass.ne Toscana Asmatici e Allergici (Prato)
B.A.M.! Bimbi Allergici Milano Onlus (Milano)
Il Pungiglione, Ass.ne Allergici al Veleno degli Imenotteri (Verona)
Io e l’Asma, Pachino (Siracusa)
Gli obiettivi
L’informazione, la gestione e il controllo della malattia sono i tre punti
essenziali per la tutela del paziente asmatico e allergico. Per questo
FederASMA e ALLERGIE Onlus promuove iniziative volte a sollecitare
le Istituzioni per conseguire decisioni politico-sanitarie a tutela dei
pazienti. Attualmente la federazione è impegnata per ottenere:
• l’adozione di normative che meglio tutelino i bambini allergici e
asmatici, con particolare attenzione al problema della somministrazione dei farmaci a scuola e delle etichettature dei cibi confezionati;
• l’adozione per i malati di asma di percorsi strutturati di presa in
carico del paziente, capaci di guidarlo nella buona gestione della
propria malattia e di porlo in condizioni di accedere alle terapie più
innovative.
Le iniziative
Come ogni anno le associazioni aderenti a FederASMA e ALLERGIE
Onlus sono state impegnate nella Giornata Mondiale dell’Asma
(celebrata il 6 maggio), nella Giornata Nazionale del Respiro e
nella Giornata Mondiale senza Tabacco (entrambe celebrate il 31
maggio); in autunno, invece, nelle piazze italiane saranno presenti
per la Giornata Mondiale della Spirometria e, sempre nello stesso
periodo, partirà il progetto “Bambino allergico e asmatico a scuola” che coinvolgerà diversi Istituti d’Italia con l’obiettivo di divulgare
le migliori metodiche per accogliere e gestire il bambino allergico e
asmatico in ambiente scolastico. Nel mese di maggio è partito nelle
farmacie di Genova un progetto informativo pilota per le persone con
malattie allergiche e respiratorie.
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Numero verde 800 123 213
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15
prevenzione
Integratori
Dott. Alberto Falchetti
Medico Chirurgo
Specialista in Endocrinologia
Malattie del Ricambio e Genetica Medica
(Bologna)
tiroidei: non solo tiroxina*
L
o scopo di quest’articolo è
quello di fornire importanti indicazioni di prevenzione delle
malattie della tiroide, descrivendo il ruolo fondamentale
dello iodio e del selenio nella fisiologia tiroidea e dei metabolismi correlati, attraverso le
varie fasi della vita umana, dal feto all’adulto.
Gli ormoni tiroidei svolgono un ruolo critico nel differenziamento cellulare durante il
nostro sviluppo e contribuiscono al mantenimento degli equilibri metabolici durante
la vita adulta. Non vi è cellula, tessuto o
sistema che si sottragga all’influenza degli
ormoni tiroidei e che, pertanto, non risenta
delle conseguenze del cattivo funzionamento tiroideo.
LO IODIO
L’importanza biologica dello iodio deriva
dal fatto che è il costituente essenziale degli
ormoni tiroidei. Un suo adeguato apporto
nutrizionale (Tab. 1 e 2) è essenziale per
assicurare la normale crescita e lo sviluppo
dell’organismo umano.
1 - Fabbisogno giornaliero di iodio in
mcg in rapporto alle fasi della vita (raccomandazioni O.M.S.)
bambini 0-5 anni
90
bambini 6-12 anni
120
adulti > 12 anni
150
gravidanza
250
allattamento
250
La carenza nutrizionale di iodio rappresenta un grave problema di salute pubblica in
tutto il mondo. Essa, infatti, compromette la
funzione tiroidea e si traduce in quadri morbosi che variano secondo il periodo della vita
interessato da questo deficit.
Stime dell’O.M.S. indicano che:
•1 miliardo di persone (circa) nel mondo
sono esposte al rischio di malattie derivanti
dalla carenza iodica.
• Oltre 200 milioni (circa) hanno il gozzo,
cioè un ingrandimento diffuso o nodulare
della tiroide che non risulta da un processo
infiammatorio o neoplastico e generalmente
si accompagna ad eutiroidismo, in altre parole normale funzione della tiroide.
• 5-6 milioni (circa) sono affette da cretinismo. (Con il termine “cretinismo” si identifica una patologia caratterizzata da un malfunzionamento congenito con una considerevole carenza di ormoni tiroidei, generata a sua
volta, dalla completa assenza della tiroide o
da un deficit funzionale della stessa, che la
rende incapace di sintetizzate gli ormoni T4 Tiroxina e T3 - Triiodotironina).
2 - Contenuto di iodio in mcg per 100 g
di alimento (fonte FAO/O.M.S 2002)
Tipo di alimento
pesce d'acqua dolce
Media Intervallo
30 017 -0040
pesce di mare
832 163- 3180
crostacei
798 308 -1300
carne
50 027 -0097
latte
47 035 -0056
uova
93 000-0000
cereali
47 022 -0072
frutta
18 010 -0029
legumi
30 023 -0036
vegetali
29 012 -0201
Gozzo e tumori tiroidei
Fra i fattori di rischio accertati per lo sviluppo della patologia tumorale tiroidea, c’è il
cosiddetto gozzo, ovvero un ingrandimento
diffuso o nodulare della tiroide, caratterizza-
to generalmente da noduli della ghiandola,
prevalentemente benigni, dovuti a carenza
di iodio che può, in alcuni casi, predisporre alla trasformazione maligna delle cellule.
Infatti, in aree con deficit di iodio è stata osservata una maggiore incidenza di noduli e
di carcinomi tiroidei.
Come integrare lo iodio
Il sistema di profilassi più efficace della carenza iodica è il sale iodato?
È necessario ricordare che 5 g di sale iodato
(circa un cucchiaino da caffè) rappresentano
il fabbisogno giornaliero per un uomo adulto
e contengono 150 microgrammi di iodio, in
altre parole il fabbisogno giornaliero (Tab. 1).
L’O.M.S. però raccomanda di non introdurre
più di 2 g di sodio con la dieta giornaliera
comprensivi del sodio naturalmente presente
negli alimenti. Questo limita e suggerisce cautela nell’impiego del sale iodato come fonte
di fabbisogno giornaliero di iodio, almeno
per alcune categorie di soggetti (Tab. 3).
17
prevenzione
Infine, le donne in gravidanza e in allattamento hanno un fabbisogno giornaliero di
iodio superiore ai 150 microgrammi/die e,
pertanto, per ottenere ciò con il sale iodato dovrebbero oltrepassare il limite di sodio
consentiti. Oggi, per queste “problematiche”
è disponibile (in farmacia) un micronutriente
per la tiroide a base di solo iodio.
3 - Soggetti che devono limitare il consumo di sale iodato
pazienti che hanno sofferto o soffrono di
ipertiroidismo
pazienti con morbo di Basedow
eutiroidei, in remissione, durante o
successivamente a terapia farmacologica
tiroidite post-partum
tiroidite da amiodarone
gozzo nodulare non tossico
nodulo autonomo
gozzo diffuso non tossico
pazienti con patologia tiroidea latente
Da notare che diversi tireopatici non dovrebbero assumere iodio, ma in quanto
tali sono particolarmente sensibili ai messaggi sulla iodio profilassi. La profilassi
con iodio può aumentare l’incidenza di tireotossicosi (ovvero elevate concentrazioni ematiche di ormoni tiroidei) soprattutto in soggetti anziani con gozzo nodulare.
IL SELENIO
È un altro minerale importante per un corretto funzionamento della tiroide e del metabolismo degli ormoni tiroidei (Tab. 4 e 5),
disponibile in compresse (in farmacia).
Nella popolazione europea è nota una riduzione dell’introito di selenio, con la dieta
quotidiana, dovuta alle attuali modalità di
coltivazione dei prodotti che lo contengono,
che determinano una sua carenza con percentuali di deficit variabile nei vari Paesi.
La tiroide è il tessuto umano in cui vi è la
più alta concentrazione di selenio e, al suo
interno, la concentrazione di selenio può rimanere stabile anche per molto tempo, indipendentemente dall’introito dietetico e dalla
sua disponibilità nell’organismo.
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4 - Il selenio è necessario per il funzionamento di molti processi vitali
ALIMENTAZIONE:
principale fonte per l'uomo.
FONTI NATURALI PRINCIPALI:
fegato, pesce, molluschi, crostacei, latte
e derivati, noci, arachidi, frutta, vegetali,
funghi, riso, lievito di birra e carne.
Presente in 3 forme diverse:
• ORGANICA (seleno-metionina):
assorbita più rapidamente e trattenuta
più a lungo dai tessuti
• INORGANICA (selenite): dopo
l'assorbimento deve subire alcune
trasformazioni prima di poter essere
utilizzata
• SELENO-CISTEINA
Tiroide e selenio
La conferma viene dalla tireoperossidasi
(TPO), enzima chiave per la sintesi della
tireoglobulina e degli ormoni tiroidei. Tuttavia, dalle reazioni chimiche necessarie per la
sintesi degli ormoni tiroidei in cui interviene
la tireoperossidasi, si generano dei radicali
liberi che sarebbero pericolosi e dannosi se
non fosse attivo un sistema di difesa atto a
proteggere la cellula tiroidea dal danno ossidativo. Questo sistema di difesa intra-tiroideo è rappresentato, in larga parte, proprio
da un enzima selenio-dipendente, glutatione-perossidasi. Diversi studi, inoltre, hanno
dimostrato che bassi livelli ematici di selenio
corrispondono ad un aumento dello stress
ossidativo e del danno cellulare a livello del
tessuto tiroideo, con riduzione della produzione degli ormoni tiroidei e conseguente
ipotiroidismo. È probabile, pertanto, che una
carenza di selenio possa innescare e mantenere una tiroidite autoimmune in pazienti
predisposti allo sviluppo della malattia.
Selenio e Tiroiditi
croniche autoimmuni
La supplementazione di selenio (Tab. 4 e 5)
potrebbe avere un grande impatto, giacché
la tiroidite cronica autoimmune è una patologia endocrina molto frequente, interessando circa il 10% della popolazione femminile
e il 2% di quella maschile; inoltre è in progressivo aumento e rappresenta la causa più
frequente d’ipotiroidismo (50-80% dei casi).
5 - Valori di fabbisogno giornaliero (mcg)
e rischio intossicazione da selenio
fabbisogno (medio)
55 mcg/die
gravidanza e
allattamento
60 e 70 mcg/die
vitale
funzione
di tipo difensivo
e regolatorio
intossicazione
> 400 mcg/die
= selenosi
Evidenze per intossicazione: degenerazione degli annessi cutanei (capelli,
unghie), diarrea e febbre, dermatosi
vescicolare, disturbi neurologici (parestesie, paresi) e danni epatici, più rari.
Per questo motivo sono stati eseguiti diversi
studi scientifici per valutare gli effetti della
somministrazione di selenio, da solo o associato all’ormone tiroideo (levo)tiroxina, in
diverse disfunzioni tiroidee quali, appunto, la
tiroidite cronica autoimmune, l’ipotiroidismo
subclinico, l’ipotiroidismo franco, il morbo di
Basedow e le tireopatie in gravidanza.
In generale, molti di questi studi dimostrano
che nelle tiroiditi autoimmuni la somministrazione di selenio può determinare un calo
significativo del titolo anticorpale (anticorpi
anti-TPO) e una stabilizzazione del quadro
ecografico. Pertanto, è probabile che la supplementazione di dosi fisiologiche di selenio
possa essere in grado di prevenire il peggioramento della funzione tiroidea, specie nelle
tiroiditi autoimmuni.
*Tiroxina: L-tiroxina o tetraiodo-L-tironina
(T4) è uno degli ormoni iodati prodotti dalle
cellule tiroidee insieme alla 3,5,3’-triiodo-Ltironina (T3). Viene anche indicata come T4,
in opposizione all’altro ormone tiroideo circolante - T3 (il numero indica il numero di atomi di iodio presenti). Quest’ultima è la forma
più attiva dell’ormone, con un’affinità 10 volte
maggiore per il recettore degli ormoni tiroidei.
La tiroxina è sintetizzata nelle cellule follicolari
della tiroide a partire da una grossa glicoproteina chiamata tireoglobulina, che si accumula
nella colloide dei follicoli tiroidei.
psicologia
Educazione dei figli:
come e quali limiti dargli?
"Aiutami a fare da me”
Dott.ssa Roberta Cacioppo
Psicologa, psicoterapeuta
Consulente in sessuologia
www.psicoterapia-milano.it
(Milano)
Maria Montessori
E
ducare significa mettere il
bambino in grado di esprimere le proprie naturali
inclinazioni all’interno di un
sistema di regole condivise.
Il termine deriva da educĕre (cioè "trarre
fuori", "tirar fuori" o "tirar fuori ciò che sta
dentro"), unione di ē- ("da, fuori da") e
dūcĕre ("condurre").
All’interno del sistema culturale attuale, un
modello educativo autorevole rappresenta
un adeguato compromesso tra l’autoritarismo più tipico del passato e la più moderna
tendenza al permessivismo: in questo senso,
dimostrazioni di affetto ed espressione di
rimproveri hanno uguale valore all’interno
del processo educativo e come tali, quindi,
devono essere bilanciati attraverso modalità
di comunicazione affettive.
L’interiorizzazione delle norme di riferimento, in età precoce, è molto importante per
il bambino, innanzitutto perché gli fornisce
punti di riferimento per orientarsi e interagire efficacemente con gli altri, interpretando
le proprie potenzialità all’interno di un contesto condiviso con altre persone. È pertanto
lecito sostenere che i bambini abbiano un
vero e proprio bisogno di regole per poter
maturare. Attraverso il loro rispetto, infatti, ci
si prepara anche a diventare adulti più capaci
di tollerare le sconfitte e i divieti, cioè di affrontare le frustrazioni.
• Le regole proposte devono avere alcune
caratteristiche importanti, essere chiare,
proporzionate all’età - in quantità e qualità
- coerenti con il comportamento degli adulti,
stabili nel tempo. In questo modo il bambino viene sensibilmente facilitato nella costruzione della fiducia verso l’adulto, risultando
più disponibile all’ascolto e all’obbedienza di
quanto gli viene richiesto.
“Fai il bravo” è poco comprensibile, e può
addirittura confondere: meglio esplicitare
apertamente e in modo pratico ciò che si intende, così da lasciare poco spazio per i malintesi che possono nascere facilmente dalla
fervida immaginazione tipica dei bambini.
• L’adulto è diverso dal bambino: sembra
evidente, ma può non essere così facile concretizzarlo nel momento in cui una funzione
genitoriale va esercitata, e non solo data per
scontata in base alla differenza anagrafica.
Porsi in maniera adulta significa costruire
una relazione basata su rispetto e autorevolezza, non sull’autorità: un genitore ha precisi compiti e responsabilità nei confronti
delle nuove generazioni, con le
quali il rapporto non potrà essere paritario, almeno fino
a che i figli diventeranno
dei giovani adulti.
• Eventuali disaccor-
di tra i genitori devono rimanere fuori
dalle comunicazioni
con il figlio. La coppia può confrontarsi
prima di proporre de-
21
psicologia
terminate linee educative, definendole preventivamente: questo non significa essere
d’accordo sempre e su tutto, ma almeno
fare in modo che ci siano dei confini chiari
di riferimento, all’interno dei quali sarà ciascun genitore - anche in funzione delle circostanze - ad occuparsi di trasmetterle al figlio.
L’importante è che il bambino sappia come
stanno le cose, e non abbia quindi modo di
utilizzare strumentalmente la divergenza di
opinioni: se gli adulti sanno di avere visioni
diverse su un certo tema è giusto che sappiano rispettarsi a tal punto da darsi reciproca
delega. In particolare, il disaccordo tra gli
adulti dovrebbe rimanere quanto più possibile fuori dalla relazione con il bambino, che
non va coinvolto come parte attiva: i figli non
devono essere responsabilizzati.
• Meglio proporre limiti in quantità contenuta e mirata. Delimitare troppo la spinta
di un bambino verso l’autonomia significa
mandargli diversi messaggi: “non ho tanta fiducia nelle tue capacità”, “il mondo è
un luogo pericoloso”, “non bisogna fidarsi
di nessuno”, “senza un adulto di fianco la
vita è difficile”… Al contrario, il bambino
deve poter crescere sviluppando la fiducia
di avere capacità sufficienti per affrontare da
sé il mondo e gli altri, che certamente non
saranno sempre dalla sua parte, ma non per
questo vanno evitati a priori. Questo significa
dargli delle proibizioni molto mirate, precise
e adeguate alla sua età, senza spaventarlo,
ma permettendogli di interiorizzare progressivamente la capacità di auto-proteggersi.
• Trovare una giusta distanza dal proprio
figlio (anche in riferimento alla sua età):
egli deve sentirsi protetto e amato sempre,
sia quando ha bisogno dei suoi genitori, sia
quando ne ha di meno; non deve mai avere la sensazione di essere “sorvegliato”, ma
neppure di essere abbandonato a se stesso.
Si tratta quindi di monitorare le sue attività,
potendo così intervenire per proteggerlo nel
caso ce ne fosse bisogno, ma senza controllarlo. Il bambino potrà così interiorizzare una
relazione con figure adulte affidabili e solide,
che sanno mantenere le propri posizioni, ma
anche essere più morbide quando è il caso.
ma…”). Un bambino che si senta ascoltato
con interesse da un adulto, sarà più capace
di rispettarlo in altre situazioni.
• È l’adulto in primis a doversi mostrare in
grado di gestire le proprie emozioni, anche
attraverso la capacità di esprimere i propri
sentimenti: questo aiuterà sempre il piccolo
a capire meglio cosa prova e lo agevolerà
nell’esplicitare i propri sentimenti.
• Sta all’adulto definire le situazioni in cui
sia plausibile pattuire un accordo con il
bambino - dandogli così un ruolo attivo - da
quelle in cui invece non ci sia un margine
per negoziare, perché su certe questioni un
genitore ha la facoltà di imporsi in maniera
ferma: si tratta di guidare il piccolo, non di
comandarlo e in questo gli esempi diretti
aiutano molto.
• Quando trasmette un messaggio educati- • Le
vo, l’adulto deve badare a rivolgersi ai comportamenti del bambino e non a lui come
persona: deve, cioè, salvaguardare la sua
autostima. In questo modo il piccolo potrà
imparare a capire che le azioni “sbagliate”
possono essere modificate, lo sperimenterà
e vi crederà. Puntare invece sulla sua presunta incapacità di essere all’altezza, lo renderà
progressivamente sempre più impotente,
convinto di essere lui fuori posto. Le aspirazioni infantili vanno incoraggiate (nei limiti
del possibile) e va facilitata la possibilità che
il bambino si corregga da sé, sostenendo i
suoi tentativi di farlo. I paragoni con gli altri
vanno evitati il più possibile.
• Ascoltare il bambino e farlo sentire compreso, aiuta innanzitutto l’adulto a capire meglio i bisogni del piccolo, ed egli a sua volta
può sentirsi accolto e amato, nonostante l’eventuale momento di contrasto con l’adulto.
Essere empatici con lui implica riconoscere le
sue emozioni e restituire un senso a quanto
sta accadendo: è importante soprattutto con
la rabbia (reazione frequente nel momento
in cui gli si danno dei limiti) che può anche
arrivare a spaventare il bambino nel momento in cui l’avverta come incontrollabile (ad
esempio: “Capisco che sei molto arrabbiato,
punizioni - se ragionevoli, scelte in
modo avveduto e proporzionate all’età del
bambino - aiutano ad avere fiducia in se stessi, sperimentando l’essere capaci di autodisciplina e potendo così, via via, interiorizzare
le norme trasmesse dall’adulto. Progressivamente, infatti, il bambino impara a tollerare
sempre di più l’attesa, può rimanere tra sé e
sé a pensare a quanto è successo, a proporre
domande: insomma può crearsi uno spazio
di pensiero sempre più autonomo.
• È sempre importante regolare il tono con
cui ci si rivolge al bambino e utilizzare i
contenuti in maniera comprensibile. Per le
questioni meno “rilevanti”, può essere utilizzato l’umorismo: fino a una certa età, ovviamente, il bambino non ha le competenze
cognitive per comprenderlo, ma progressivamente può diventare un ottimo modo per
affrontare tante situazioni difficili e non solo
le sgridate.
• Ultimo, ma non meno importante, educare significa anche proporre qualcosa e non
solo elargire divieti. Musica, sport, attività
svolte insieme favoriscono lo sviluppo e l’integrazione delle varie capacità del bambino,
oltre che l’instaurarsi di una feconda complicità con gli adulti di riferimento.
Testo raccolto da Marina Dall'Olio
22
LOACKER REMEDIA S.r.l.
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39044 Egna (BZ) - Tel. 0471 502713
speciale
Le malattie
infettive
nei bambini
Dott.ssa Chiara Dalla Casa
Pediatra Ausl di Imola
(Bologna)
Quando si parla di malattie infettive si considerano un gruppo di malattie provocate da batteri o virus, considerati agenti
infettanti; spesso sono molto contagiose, ovvero facilmente
trasmissibili tra persone diverse.
Quasi sempre il contagio avviene per via orale, attraverso
la saliva emessa con la tosse o il respiro. La diffusione di
queste epidemie, nel caso dei bambini, è facilitata dai comportamenti tipici dell'infanzia (scambio di ciucci o giocattoli
contaminati con saliva, baci, contatti fisici) e dalla frequentazione di luoghi affollati (aule scolastiche e palestre). Inoltre il
sistema immunitario completa il suo sviluppo nei primi anni
di vita ed entra in contatto per la prima volta con molti agenti
infettanti in questa fascia di età, con conseguente maggior
facilità di sviluppo di malattie infettive.
sogni.
Perchè i bambini piccoli hanno grandi
Prendersi cura dei propri piccoli significa fornirgli la forza
e l’energia necessaria per realizzare i loro grandi sogni.
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GRAVIDANZA
ALLATTAMENTO
BEBÈ
0-1
JUNIOR
4-7
PREADOLESCENTI
8-12
25
speciale
Nella maggior parte dei casi le malattie infettive in età pediatrica non hanno complicanze,
tuttavia è bene saperle riconoscere e curare
nella giusta maniera; oltre a cercare di prevenirle con abitudini e comportamenti corretti.
Per alcune di queste si può vaccinare il bambino, ad esempio contro pertosse, morbillo,
parotite, rosolia e varicella (questo ultimo
vaccino è consigliato solo in casi specifici).
Attualmente questi vaccini non sono obbligatori, ma fortemente consigliati perché le
complicanze di tali malattie, sebbene rare,
possono essere talvolta molto gravi.
QUANDO SERVONO
I FARMACI
In età pediatrica le cosiddette malattie esantematiche (Morbillo, Rosolia, Scarlattina,
Quarta, Quinta e Sesta malattia, Varicella,
Pertosse, Parotite, Stomatite aftosa, Mononucleosi e Coxackiosi) sono quasi tutte di origine virale, di conseguenza non serve una terapia antibiotica. Solo la scarlattina e la pertosse
sono causate da batteri e pertanto devono
essere curate con antibiotici. In alcuni casi i
sintomi possono essere attenuati con farmaci
antipiretici per abbassare la febbre o alleviare
il dolore. Integratori e vitamine possono aiutare il bambino durante e dopo la malattia
per recuperare le forze.
Il Morbillo: ha un periodo di incuba-
zione di 10-14 giorni ed esordisce con febbre
medio-elevata associata a secrezioni nasali,
occhi arrossati e tosse secca. Dopo 3-5 giorni
compare l'eruzione cutanea, con un’impennata della febbre che spesso raggiunge 4040,5 gradi. Le macchie sono di colorito rosso,
iniziano nel collo e dietro le orecchie per poi
estendersi su tutto il corpo. Dopo circa 6 giorni scompare la febbre e l'esantema si attenua.
Il bambino è contagioso dall’inizio dei sintomi
catarrali fino alla scomparsa dell’eruzione cutanea.
Terapia: antifebbrili, sedativi della tosse nei
bambini più grandi, vitamina A in alcuni casi.
Nel caso del morbillo la vaccinazione è fortemente consigliata per le gravi complicanze
che si possono sviluppare a livello respiratorio
e neurologico.
26
speciale
La Rosolia: ha un periodo di incubazione di 14-21 giorni. Si manifesta con gli
stessi sintomi del morbillo in forma attenuata; la febbre raramente supera i 38 gradi e i
sintomi catarrali sono lievi. Dopo un paio di
giorni compare l'eruzione cutanea con macchie rosee o rosso pallido, che parte dal viso
per diffondersi al corpo. L'esantema cutaneo
scompare dopo 24-48 ore. La caratteristica
principale della rosolia è l’ingrossamento
delle linfoghiandole dietro l'orecchio, nella
parte posteriore della testa e dietro la nuca. I
bambini affetti da rosolia sono contagiosi pochi giorni prima della comparsa dell’eruzione
cutanea e i 7 giorni successivi.
Terapia: antifebbrili, eventuali sedativi della
tosse nei bambini più grandi. Nel caso della
rosolia la vaccinazione è fortemente consigliata, perché se contratta da donne in corso
di gravidanza vi è un alto rischio di aborto e
di malformazioni fetali.
.
La Scarlattina: ha un periodo di
incubazione tra i 3 e i 6 giorni e si manifesta
con febbre alta (39-40 gradi) accompagnata
da malessere, mal di testa, dolore alla gola
e in alcuni casi dolore addominale e vomito. Nel giro di 12-48 ore compare l'eruzione
cutanea (piccoli puntini rossi uguali e vicini),
che inizia dalle ascelle e dall'inguine per poi
propagarsi al corpo e agli arti; nel viso viene
risparmiata una zona triangolare attorno al
naso e alla bocca.
Altra caratteristica è l'aspetto della lingua,
inizialmente ricoperta da una patina biancastra con le papille ingrossate, che poi diventa
molto arrossata. Le tonsille sono infiammate, arrossate e dolenti. L'eruzione scompare
dopo 2-4 giorni, seguita da una desquamazione della pelle.
Terapia: antibiotici specifici. Il periodo di
contagiosità, iniziato con la comparsa della
febbre, termina 2 giorni dopo l'inizio della
terapia antibiotica.
La scarlattina è una malattia che, se non curata adeguatamente, può avere gravi complicanze a livello cardiaco, articolare, neurologico e renale.
La Quarta malattia: è considerata una forma di scarlattina attenuata, della quale ha tutte le caratteristiche e va curata
allo stesso modo.
La Quinta malattia: ha un periodo di incubazione di 4-10 giorni. Può iniziare anche senza febbre e si manifesta con
macchie rosse che interessano inizialmente
le guance, poi si estendono al tronco e agli
arti dove si presentano come macchie distinte ed estese, che sbiadiscono al centro. L'eruzione può riaccendersi anche per settimane,
specie dopo l’esposizione al sole, calore ed
esercizio fisico. Rare le complicanze, che
possono comprendere anemie anche gravi.
La contagiosità è massima prima dell’inizio
della malattia e praticamente nulla durante
l’eruzione cutanea. La malattia non richiede
cure particolari. Se contratta in gravidanza è
necessario un attento monitoraggio per evidenziare e trattare possibili problemi fetali.
La Sesta malattia: colpisce
prevalentemente i bambini tra i 6 e i 24 mesi,
con un periodo di incubazione di 7-14 giorni.
Esordisce con febbre alta (anche fino a 40
gradi). Caratteristica principale è l’assenza
di segni clinici sufficienti a giustificare la febbre. Generalmente dopo 3-4 giorni la febbre
scompare e lascia il posto a un'eruzione
cutanea costituita da macchie rosse piuttosto piccole, prevalentemente localizzate al
tronco, volto e addome, che scompaiono
in 2 giorni. Per il bambino è una malattia fastidiosa, che provoca irritazione e insonnia.
Terapia: farmaci antipiretici.
La Varicella: ha un periodo di in-
cubazione di 2-3 settimane ed è particolarmente contagiosa. Inizialmente può esserci
febbre, malessere e inappetenza. In certi casi
compare direttamente l'eruzione cutanea
tipica della varicella, che interessa progressivamente tutto il corpo, dalla testa ai piedi,
comparendo anche sul cuoio capelluto, all'interno della bocca, del naso, nell'orecchio e
negli occhi. Le lesioni caratteristiche sono le
vescicole, piccole macchie rosse e rilevate
che nell'arco di pochissime ore si trasformano in vescicole contenenti un liquido prima
trasparente poi lattiginoso. Le vescicole si
trasformano in croste nel giro di 1-2 giorni
e cadono spontaneamente. L'eruzione evol-
ve a ondate successive, è possibile rilevare
contemporaneamente macchie, vescicole e
croste. La malattia dura 7-10 giorni. Le croste
sono il segno dell'avvenuta guarigione.
Il problema più fastidioso è il prurito. La contagiosità va da 2 giorni prima della comparsa
dell’eruzione cutanea fino alla trasformazione in crosta di tutte le vescicole (circa 6
giorni). Quando sono rimaste solo le croste
la malattia non è più trasmissibile.
Terapia: farmaci antifebbrili (no aspirina) e
farmaci antistaminici per alleviare il prurito
intenso ed evitare che il bambino possa grattarsi con il rischio di sovrainfezione batterica.
Possono associarsi prodotti dermatologici.
La Pertosse: ha un periodo di incubazione di 10-12 giorni. Inizia in maniera
leggera con qualche colpo di tosse irritante
o un modesto raffreddore. Talora si manifesta febbre. Nel giro di una decina di giorni la
tosse si intensifica con attacchi prolungati. Al
termine della crisi vi è spesso un urlo inspiratorio ed emissione di un tappo di muco bianco. Comune è anche il vomito dopo l’attacco
intenso. Dopo 2-3 settimane il numero degli
attacchi diminuisce per numero e violenza.
Non vi è una durata stabilita, generalmente dopo 5-6 settimane il bambino migliora,
anche se può continuare a tossire per mesi.
La malattia può essere grave nei lattanti con
apnee prolungate. Possono esserci complicanze legate a sovrainfezioni polmonari con
conseguenze neurologiche.
La pertosse, se non trattata con antibiotici, è
contagiosa per 4-6 settimane dall'inizio della
malattia; la contagiosità si riduce a 5 giorni
dopo l’inizio della terapia antibiotica.
Terapia: antibiotici specifici. L’aria viziata e
contaminata con inquinanti come il fumo va
evitata. Il vaccino è fortemente consigliato,
soprattutto per la gravità che può assumere
la malattia se contratta nei primi mesi di vita.
La Parotite (orecchioni):
ha un periodo di incubazione da 2 a 4 settimane. La malattia può iniziare con febbre
più o meno alta, dolori muscolari e mal di
testa, poi compare il tipico rigonfiamento nella parte sottostante il lobo dell'orecchio, che
si diffonde verso l’esterno. Il gonfiore della
ghiandola parotidea, molto dolente al tatto,
27
speciale
che può essere presente solo su uno o su
entrambi i lati, raggiunge il suo apice dopo
1-3 giorni, poi regredisce nell'arco di una
settimana. Contagiosità: dal giorno prima
della comparsa del gonfiore fino a 9 giorni
dopo e comunque fino a guarigione clinica.
Terapia: non esistono cure specifiche, si consigliano antidolorifici. Il vaccino, consigliato,
non protegge completamente dalla malattia,
che però, se contratta, si presenta in forma
attenuata. Il vaccino è importante perché
la parotite, specie nell’adolescenza o in età
adulta, può avere complicanze come l’orchite, la pancreatite e deficit uditivi fino a sordità.
La Gengivo-stomatite erpetica: la malattia esordisce con febbre
anche molto elevata (39- 40 gradi), seguita
dopo 1-2 giorni dalla comparsa di piccole
vescicole molto dolorose, che spesso si rompono e si diffondono in tutta la cavità orale.
Si associa arrossamento e gonfiore delle gengive, che possono sanguinare al minimo contatto. La malattia può durare fino a 10 giorni e
guarisce spontaneamente. In questo periodo
il bambino è sofferente e rifiuta il cibo per il
dolore provocato dalle lesioni del cavo orale.
Terapia: la somministrazione di un farmaco
antivirale può essere consigliata. Importante
è la terapia antifebbrile e antidolorifica. In
queste condizioni è difficile far mangiare il
bambino; la dieta dovrà essere il più possibile semi-liquida, cremosa, fresca. Sconsigliati
cibi acidi e salati che accentuano il dolore.
La Mononucleosi: ha un’incubazione di 30-50 giorni. La malattia presen-
28
ta quadri clinici molto variabili: nell’infanzia
l’infezione è spesso asintomatica o indistinguibile da una comune faringo-tonsillite;
nell’adolescente e nell’adulto si manifesta più
comunemente con fatica, faringo-tonsillite,
ingrossamento generalizzato dei linfonodi.
La malattia nella forma classica esordisce con
febbre, malessere e mal di testa, segue il mal
di gola e l’ingrossamento dei linfonodi al collo, ascelle e inguine. A volte fegato e milza
aumentano di volume. Il periodo di contagiosità non è determinato e può durare mesi.
È una malattia molto diffusa, l'80-90% degli
adulti è immune.
Terapia: nella maggior parte dei casi si guarisce senza necessità di assumere farmaci; l'utilizzo di analgesici e antipiretici può alleviarne
i sintomi. La cura migliore resta il riposo.
La malattia Mani-piedibocca: si manifesta con piccole ve-
sciche sul palato, sulla lingua e nelle parti
interne della bocca. Le lesioni vescicolari
compaiono anche sulle mani , sui piedi e sui
glutei, dove possono rimanere solo elementi
puntiformi arrossati in rilievo. La fase acuta
dura per 7-10 giorni e si risolve spontaneamente. In certi casi la malattia può provocare
febbre. Il virus è contagioso fino alla guarigione clinica.
Terapia: antifebbrili e antidolorifici. Per ridurre il fastidio alla bocca è preferibile evitare
cibi troppo caldi o saporiti, preferendo alimenti morbidi, semiliquidi e freschi.
Oltre alle malattie infettive elencate sopra
ne esistono altre centinaia: le infezioni delle
vie respiratorie, le gastroenteriti, le sindromi
influenzali e para-influenzali. Si tratta, nella
maggioranza di casi, di forme virali che non
richiedono terapia antibiotica ma solo terapie
di supporto e un adeguato riposo nell’attesa
che si risolvano spontaneamente. Il rientro
in comunità ad avvenuta guarigione, oltre a
ridurre i rischi di complicanze per il bambino,
contiene il contagio ad altre persone.
mal
di testa
Come prevenire
le malattie infettive
L'ingresso di un bambino nel ciclo scolastico, o comunque in ambienti con
altri bambini, lo espone sempre alla
possibilità di contrarre malattie infettive contagiose: più il bambino è piccolo più è facile che si ammali, considerato che il suo sistema immunitario
non è ancora sviluppato. Comunque
si possono adottare alcune forme di
precauzione per ridurre il rischio che
si ammali; comportamenti sempre validi da seguire quotidianamente, sia in
casa che negli altri ambienti frequentati dai bambini, non solo nel caso di
epidemia in corso. Ecco i principali...
Lavaggio frequente delle mani prima
di mangiare, in particolare prima e
dopo aver usato giocattoli comuni
ad altri bambini, dopo aver soffiato il naso, dopo aver usato i servizi
igienici.
Utilizzo strettamente individuale di
salviette, ciucci, biberon, posate e
bicchieri.
Lavaggio dei giocattoli (che possono
essere imbrattati di saliva), scrupolosa pulizia degli ambienti frequentati (soprattutto pavimenti e tavoli)
o di altri oggetti usati dal bambino.
Costante ricambio d'aria negli ambienti dove soggiornano i bambini,
aprendo le finestre per 5/10 minuti
ogni ora.
Se un genitore ha il sospetto che il
proprio bambino sia stato contagiato da una malattia infettiva deve rivolgersi al Pediatra ed evitare di portarlo a contatto con altri bambini,
fino al superamento della malattia.
mal di
schiena
mal
di reni
mal
di pancia
Tutte le donne lo sanno: i dolori mestruali possono essere davvero fastidiosi. Molte di loro hanno trovato in Buscofen un alleato.
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Buscofen o BuscofenAct: insieme alle donne contro il dolore.
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intervista a...
intervista a...
Claudia Penoni,
la Cripztak nel “Cinema polacco”
Claudia Penoni è nata a Torino, città dove
cresce artisticamente frequentando il Laboratorio Teatrale. Nel 2007 a Zelig, in coppia
con Leonardo Manera, si fa conoscere dal
pubblico televisivo con il personaggio di
Cripztak nel “Cinema polacco”. Sempre da
quell'anno è protagonista della sit-com di
successo "Life Bites" (Pillole di vita) in onda
sul canale Sky Disney Channel e Italia 1, arrivata alla settima serie nel 2013. Nel 2009 ha
fatto parte del cast del film di Checco Zalone
“Cado dalle nubi”. Nel 2011 è nel cast del
film di Ezio Greggio "Box Office 3D".
Agli impegni televisivi e cinematografici ha
sempre affiancato lunghe tournée teatrali e
programmi radiofonici.
Claudia Penoni è anche attiva nel sociale, testimonial per “Avsi” (Associazione volontari
per il servizio internazionale che opera in 32
Paesi in via di sviluppo), per l'associazione
“Bimbo Tu” e per il “Festival delle Abilità
Differenti”. Assieme al collega Paolo Cevoli
è stata testimonial anche della campagna del
“Banco Farmaceutico”.
È
vero, come racconta
nella sua ironica biografia, che inizialmente ha
cercato di dedicarsi a
ruoli “drammatici”, per
poi rendersi conto di avere un talento
comico?
Certo! Mi piacevano un sacco i ruoli drammatici, poi, molti anni fa, per tappare un
buco di scena durante un varietà, mi costrinsero a fare un monologo comico, così
scoprii, con stupore, che riuscivo a far ridere.
Ci ho preso gusto e da allora ho continuato
con i ruoli divertenti, fino ad arrivare a Zelig
in compagnia di Manera, che conoscevo dal
lontano 1996, quando era biondo e aveva
ancora i capelli!
Il personaggio di Cripztak nel “Cinema
polacco” resta uno dei più originali tra
quelli visti a Zelig, come nascono idee
del genere?
Grazie alla genialità di Leonardo Manera,
che aveva scritto questo pezzo già diversi
anni prima che lo portassimo a Zelig. Si era
ispirato ai film di Aki Kaurismaki, un regista
Claudia Penoni
con gli abiti di scena
30
finlandese di nicchia i cui lavori hanno spesso un’ambientazione un po’ triste, spoglia,
con dialoghi rarefatti.
Ci siamo messi di fronte ad uno specchio e
abbiamo cominciato a provare i movimenti
e le facce. Ogni cosa che faceva uno scatenava la risata dell’altro, quindi abbiamo
pensato che poteva funzionare. Così è saltata fuori Cripztak, con la sua risata a singhiozzo, la sua immobilità e la sua parlata quasi
monocorde. Poi ho provato ad “insaccarla”
nel gilet marrone che mio marito non metteva più e l’ho trovata perfetta. Inguardabile
al punto giusto!
Ha dovuto guardare molti film polacchi
per entrare nella parte?
No, non ho dovuto guardare film polacchi,
per trovare ispirazione mi sono solo guardata intorno. La realtà è la fonte principale
di tutte le ispirazioni. Difatti, in questi anni,
molte volte mi sono sentita dire “Sa che i
miei vicini di casa sembrano Cripztak e Petrektek...?”. “Sa che il mio collega d’ufficio vi
somiglia?”. “Sa che la commessa del centro
commerciale parla come lei?”.
In questi anni l'abbiamo vista impegnata su diversi fronti, se dovesse scegliere tra cinema, teatro, televisione e
radio?
Preferirei non dover scegliere. Ho avuto
la fortuna di lavorare in tutti questi settori
e mi piace tutto! La radio è magica perché
comunichi solo con la voce e chi ti ascolta
va di fantasia, la tv è magica perché ti fai
conoscere entrando in tutte le case, il teatro
è magico perché ogni sera si crea col pubblico in sala la complicità, il cinema è magico
perché poi ti vedi sul grande schermo. Però
aggiungo: la radio mi piace anche perché
quando sei in onda, ma non ti sei truccata e
hai la faccia che sembri appena uscita dalla
lavatrice, nessuno se ne accorge! In teatro
poi avviene un’altra magia: il palco dista
dalla prima fila solo alcuni metri, e bastano
quei pochi metri a far sì che le tue zampe di
gallina scompaiano di botto, la pelle diventa liscia, il viso più sodo, insomma diventi
moooolto più giovane e puoi interpretare
ruoli per cui temevi di essere ormai “fuori
parte”, mi spiego? In teatro fra qualche anno
potrei tranquillamente interpretare il ruolo
di mia figlia nel film di Checco Zalone. Sì,
insomma, più o meno…
Quando ha capito che quella dell’attrice
sarebbe stata la sua unica professione?
Quando, con questa professione, sono riuscita a pagarmi l’affitto! Ho capito che potevo fare sul serio, perché poi mi rimanevano
un po’ di soldi anche per la benzina e la
pizzeria. Ero felice! Stava cambiando la mia
vita, si avverava un sogno..
Nello spettacolo “Stasera non escort”
tratta il tema della donna, oggi, nel
nostro Paese, facendo ridere ma anche
riflettere. Secondo lei c'è ancora molta
strada da fare per raggiungere la parità
tra i sessi?
Bisogna “scarpinare” ancora un po’, fare allenamento, vedo ancora delle salite. Sono
ottimista e penso che possiamo farcela, ma
dipende soprattutto dalle donne, devono
essere tutte convinte di questa parità. Tutte.
È vero che ultimamente vediamo più donne
ricoprire ruoli importanti in diversi settori,
anche in politica per esempio, ma io mi
chiedo: quanto potere decisionale hanno
per davvero? Ho come la sensazione che
chi prende le decisioni importanti, quelle
che possono cambiare
le cose, siano comunque
uomini. Infatti aspetto con
trepidazione un Presidente
del Consiglio e della Repubblica donna: prima o
poi arriverà!
Lei è stata testimonial
del Banco Farmaceutico
assieme a Paolo Cevoli,
per la raccolta di farmaci, cosa l'ha spinta
ad aderire a questa iniziativa?
L’amico Paolo Cevoli.
È stato lui a coinvolgermi
perché ne era testimonial
da alcuni anni e serviva
un volto femminile, con lui
ho conosciuto gli amici del
Banco Farmaceutico ed è
stato subito feeling!
Sempre con Paolo Cevoli l'abbiamo vista
nello spot per il “Festival delle abilità differenti”...
Una bellissima esperienza,
sia dal punto di vista arti-
stico che umano. Diventa quasi doveroso
prestare il proprio volto per iniziative così
lodevoli.
Parliamo di salute ora, lei è apprensiva?
Abbastanza. Più per gli altri che per me.
Delle volte mi ritrovo a inseguire per la
casa mio marito con in mano un tubetto di
pomata per cospargerlo se ha qualche doloretto... è amore, lui lo sa, per questo mi
lascia fare con grande pazienza, e delle volte
funziona pure.
In che modo fa prevenzione?
Faccio i controlli, quasi regolarmente, previsti per la mia fascia d’età… uff… così avete
capito che non sono più una sbarbina!
E cosa fa per tenersi in forma?
Cammino. Per la casa. Moltissimo. Non ho
una casa grande ma mi muovo molto, sposto, traffico, sistemo, riordino, faccio le scale
(ho un piano di sopra) e questo un po’ mi
salva perché non pratico nessuno sport. Ho
un divano in soggiorno sul quale riesco anche a sedermi delle volte per pochi secondi,
ma poi subito mi devo rialzare per sistemare delle cose. Non posso stare ferma, è più
forte di me.
Dal punto di vista mentale, invece,
come affronta lo stress che comporta
il suo lavoro?
Abito in un posto dove c’è molto verde, delle volte basta guardare fuori dalla finestra
per ritrovare la serenità nella bellezza della
natura. Invece dove abitavo prima guardavo
fuori dalla finestra, vedevo una parete di cemento, allora rientravo, chiudevo gli occhi
e la natura la immaginavo. C’è sempre una
soluzione…
Infine, quali progetti ha nel cassetto se
possiamo svelarli?
Sono stata in scena con una commedia
musicale tutta l’estate, dal titolo “Vampiri a
Bologna”, un lavoro di gruppo con colleghi
comici esilaranti che conosco da tempo. Per
il futuro ho alcuni progetti in serbo... che al
momento non posso rivelare.
Intervista di Corrado Peli
31
psicologia
Io sono
il mio lavoro!
Le ricadute psicologiche
della perdita
del ruolo professionale
Dott.ssa Ilaria Capaccioli
Psicologa (Bologna)
ila.capaccioli@gmail.com
www.ilariacapaccioli.altervista.org
P
erché nella nostra società è così importante ricoprire un ruolo lavorativo? Quali sono i vantaggi psicologici per le persone e quali
le difficoltà e i problemi che si devono affrontare quando lo si
perde? Tutto parte dal fatto che il lavoro è centrale nella costruzione dell’identità personale (ovvero “chi ci si sente di essere”)
ed è strettamente connesso al concetto di identità sociale, ovvero quell’insieme di caratteristiche e di sentimenti che l’individuo prova sentendosi parte
di gruppi sociali come può esserlo sentirsi un medico, un commerciante, un
farmacista o un giornalista. L’essere umano costruisce una rappresentazione di
sé basata sui diversi ruoli che gli appartengono e che diventano la base della
propria sicurezza e autostima: essi, quindi, sono fondamentali per un’adeguata integrazione sociale.
Il biglietto da visita
Oggi il lavoro è diventato un biglietto da visita con cui presentarsi e tramite
il quale ricevere approvazione e sentirsi in grado di fare qualcosa che gli altri
apprezzano. Questo “sentirsi capaci di” permette alla persona di avere considerazione di sé inducendo la messa in atto di comportamenti responsabili ed
equilibrati: infatti, esso nutre l’autostima e alimenta il senso interno di avere
un valore. Dal punto di vista psicosociale, quindi, possiamo distinguere sei
funzioni principali del lavoro retribuito:
1. esso rappresenta una forma di reddito, che significa non solo avere il necessario per vivere, ma anche poter accedere ad altre opportunità potendole
scegliere e determinare così, il proprio destino;
2. la sua routine struttura il tempo, determinando l’ora in cui alzarsi, quanto
si sta lontani da casa, come si passerà l’intera giornata. Ma il tempo di lavoro
regola anche il suo opposto, cioè lo svago e le vacanze. È quindi difficile per
un disoccupato dare un senso al proprio tempo libero;
3. contribuisce alla creazione e al mantenimento di contatti sociali;
4. forma l’identità;
5. fornisce uno scopo alla vita in quanto stabilisce un vincolo tra uomo e
società;
6. mantiene in attività contribuendo a rafforzare le energie fisiche e psichiche
e permettendo di esercitare e ampliare doti, caratteristiche e attitudini individuali.
33
TÀ
VI
NO
psicologia
14
20
Se si perde il lavoro
di sentirsi inutili, facendo emergere un senso di rabbia e frustrazione dovuti soprattutto
al fatto che la situazione non sia completamente sotto controllo ma dipenda da fattori
esterni.
Fermo restando l’impegno a trovare una
nuova occupazione (adattandosi anche a
posizioni lavorative meno prestigiose e/o
meno remunerate), quest’ultimo non è sufficiente per ritrovare un lavoro in poco tempo e ciò che può generare ulteriore rabbia
e frustrazione, oltre a un senso di progressiva demoralizzazione che può portare, nel
tempo, a ridurre gli sforzi e l’impegno nella
prosecuzione della ricerca.
Siamo ciò che
facciamo?
Le fasi di reazione
3. successivamente subentra la rassegnazione unita a depressione e ripiegamento su se
stesso accompagnato da perdita di speranza.
Il decorso dei sintomi è fluttuante, ma se
l’inattività lavorativa perdura si può iniziare
a isolarsi dagli amici e dal contesto sociale,
poiché si prova vergogna, senso di inadeguatezza, perdita delle proprie sicurezze. E l’equilibrio emotivo vacilla sotto il peso di pensieri depressivi che spingono verso l’apatia,
riducendo così ulteriormente (in un circolo
vizioso) le possibilità di reintrodursi in modo
nuovo e costruttivo nel mondo del lavoro.
Frasi come “Sto diventando pigro… Prima
la mia vita era scandita dai ritmi del lavoro,
ora mi trascino per casa senza fare nulla,
rimango in pigiama e niente più mi attrae”
raccontano in modo drammatico il problema
e il vissuto profondo di chi all’improvviso si
ritrova disoccupato.
Elaborare il trauma
autostima e i rapporti con i familiari, perché
colpisce in profondità l’identità personale
oltre a quella sociale. Perdere il lavoro, insomma, oltre ad apportare evidenti problemi economici, costituisce prima di tutto una
minaccia per l’integrità dell’immagine di sé,
dato che è soprattutto attraverso la propria
condizione lavorativa che l’identità adulta di
un individuo si costituisce e si afferma.
Il legame tra lavoro e percezione del proprio
valore è molto forte, infatti: si forma precocemente e conduce a trasformare il proprio
lavoro come parte essenziale nella definizione di “sé”.
Questo evento è un trauma dalle molteplici
conseguenze sul piano psicologico: oltre la
perdita della sicurezza economica, possono
presentarsi sintomi come alterazione del ritmo sonno-veglia fino all’insonnia; alterazioni dell’appetito (in senso sia ipo che iper);
senso di fallimento e perdita dell’autostima;
insorgenza di ansia e preoccupazione (legate principalmente all’instabilità e all’incertezza economica), cui si aggiungono vissuti e
stati depressivi legati sia all’incertezza sia
all’abbassamento di una buona autostima. Il
prolungarsi del tempo di reimpiego può poi
amplificare questi vissuti fino alla percezione
Per gli psicologi Philip Eisemberg e Paul Lazarsfeld la reazione del disoccupato ha tre
fasi:
1. la persona vive un senso di incredulità rispetto a quanto accaduto pensando comunque di poterne uscire;
2. a questa subentra il pessimismo legato
all’insuccesso dei tentativi fatti per uscirne
che ne fa presagire l’impossibilità;
Questa esperienza traumatizzante, se non
elaborata e affrontata in modo corretto,
porta l’individuo - come detto - a un circolo
vizioso di isolamento e di perdita di speranza. Questo, a sua volta, produce un senso
di colpa e di vergogna che mina la propria
Acidità e reflusso?
Nell’immaginario collettivo ognuno è ciò che
fa, insomma. Chi non “fa” allora, non si riconosce più, oltre a non essere più riconosciuto
dalla società. Di qui, oltre a diverse forme di
disagio, un ulteriore ostacolo sta nel non riuscire a definirsi e riconoscersi in altri ruoli
che non siano quello lavorativo originario.
Tale criticità è più che mai forte per dirigenti
e liberi professionisti, che possono avere difficoltà a vedersi nello svolgimento di un’altra
attività, specialmente in un’attività di minor
prestigio, ciò che rende la loro posizione più
drammatica e a forte potenzialità depressiva.
Spegni il bruciore
ma non lo stomaco
Protegge la mucosa contrastando il bruciore
COMPRESSE MASTICABILI
senza
glutine
NeoBianacid acidità e reflusso
UNA NUOVA OCCASIONE
Ecco però che una crisi d’identità scatenata dal trauma della disoccupazione può
diventare una nuova occasione per ricostruirsi un’identità più equilibrata e meno
sbilanciata sul lavoro come fonte di nutrimento del’autostima, rafforzando altre
abilità a partire dalle proprie passioni e dai
propri interessi privati. In una prima fase
è necessario concedersi una fase di lutto,
ma non tutti riescono poi a uscirne con fa-
cilità, perché (sebbene sia un processo naturale) non è semplice, dato che ognuno
di noi ha un modo proprio di percepire la
realtà e la fase di accettazione della stessa
può avere tempi differenti, a seconda di
come si è fatti, al tipo di esperienze vissute
e all’ambiente sociale che ci circonda. Perciò, al fine di sbloccare questa situazione è
utile rivolgersi a un professionista che aiuti
a superare l’angoscia e la destabilizzazio-
ne provocata dal cambiamento dell’identità lavorativa, unita al senso di fallimento
per non essere riusciti mantenere il ruolo
lavorativo. Una volta accettata la nuova situazione, si potrà affrontare la fase successiva e procedere con la ricostruzione di se
stessi scoprendo che anche la perdita del
lavoro può diventare un’opportunità per
cambiare, per realizzare i più intimi desideri e scoprire risorse rimaste inesplorate.
Testo raccolto da Antonella Ciana
34
• è indicato per il trattamento delle problematiche
connesse all’acidità quali reflusso gastro-esofageo,
gastrite e difficoltà di digestione
• contrasta rapidamente bruciore, dolore
e senso di pesantezza con un’azione protettiva
su stomaco ed esofago che non altera
le fisiologiche funzioni digestive
• è adatto anche in gravidanza,
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Leggere attentamente le avvertenze e le istruzioni per l’uso.
Aut. Min del 09/05/2014
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medicina
Sudorazione
anomala?
Forse si tratta
di iperidrosi
Indicato per il
trattamento locale di:
contusioni
distorsioni
mialgie
strappi muscolari
torcicollo
L
a sudorazione è un fenomeno
naturale ed essenziale per la
regolazione della temperatura
corporea ed è mediata da stimoli provenienti dal Sistema
Nervoso Simpatico o autonomo. Tale sistema è disposto, ai lati della colonna vertebrale, come un lungo cordone nervoso sul
quale sono intercalati i gangli nervosi che
sono nodi di congiunzione e centri di smistamento di nervi.
In alcuni individui (1% della popolazione)
il sistema nervoso simpatico fornisce alle
ghiandole sudoripare uno stimolo amplificato, provocando una sudorazione eccessiva.
Questa anomalia è definita Iperidrosi e può
essere secondaria (ad alcune condizioni patologiche o parafisiologiche) o essenziale.
Quest’ultima è caratterizzata dall’assenza di
cause specifiche, è più frequente rispetto
alla secondaria e può essere presente sin
dall’infanzia o comparire durante lo sviluppo
puberale.
Dott. Francesco Inzirillo
Dir. Medico - Chirurgo Toracico
U.O. di Chirurgia ed Endoscopia Toracica
Osp. Morelli – AOVV, Sondalo (SO)
francescoinzirillo@gmail.com
Molti provano imbarazzo nel dare la mano,
altri lamentano difficoltà nelle attività quotidiane e lavorative (scrivere, maneggiare
arnesi di lavoro o materiali sensibili all’umido). Altri arrivano a evitare del tutto i contatti
sociali.
Il grado di severità della malattia è variabile
da un moderato aumento dell’umidità, fino
alla formazione di gocce e spesso si associa a
vasocostrizione con pallore, raffreddamento
cutaneo, cianosi e parestesie alle estremità
(fenomeno di Raynaud).
L’iperidrosi ascellare crea imbarazzo per la
formazione di chiazze bagnate sugli indumenti; quella plantare comporta macerazione dei tessuti, infezioni e cattivo odore; altre
forme più rare sono quelle del tronco e del
viso. Una combinazione delle diverse localizzazioni è frequente, principalmente
tra mani, ascelle e piedi.
Le varie possibilità
terapeutiche
Nei casi di iperidrosi secondaria, si deve
cercare di risolvere la condizione patologica
di base, ma spesso il trattamento è solo sintomatico. Purtroppo non esiste una terapia
farmacologica mirata. Gli unici farmaci potenzialmente efficaci sono gli anticolinergici,
ma i seri effetti collaterali ne impediscono un
uso quotidiano.
Gli antitraspiranti hanno un ruolo marginale
e temporaneo.
La Ionoforesi consiste nell’immergere le
mani e/o i piedi in una soluzione elettrolitica
attraversata da corrente continua a bassa intensità. Il trattamento porta di rado a risultati
soddisfacenti.
I risultati degli approcci psicoterapeutici sono
Come e dove
si manifesta
Il fastidio si può manifestare con attacchi
di sudorazione oppure in modo continuo,
può essere provocato da alte temperature
ambientali, da stress emotivi o da nessuna
causa apparente.
Spesso si crea un circolo vizioso per cui la
sudorazione alimenta una reazione ansiosa
che aggrava il problema.
I distretti corporei più interessati sono le
mani, le ascelle e i piedi.
37
medicina
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
deludenti in quanto i disagi psicologici, qualora presenti, sono quasi sempre conseguenza dell’iperidrosi e non causa.
La tossina del "Clostridium Botulinum“,
somministrata tramite multiple iniezioni in-
tradermiche, blocca lo stimolo alle ghiandole
sudoripare. Tra le metodiche non chirurgiche è quella più soddisfacente, ma anche
in questo caso l’effetto non è definitivo.
Dopo alcuni mesi le terminazioni nervose
riacquistano la propria attività con ripresa
della sudorazione. Il trattamento può essere
ripetuto, ma l’organismo è frequentemente
capace di produrre anticorpi contro la tossina
annullandone gli effetti.
La Simpaticectomia
taneo in sede ascellare, inferiore al centimetro, si raggiunge il nervo e lo si interrompe
semplicemente con l’uso di strumenti molto
sottili. L’interruzione del nervo è da preferire
all’applicazione di clip sullo stesso in quanto
quest’ultima tecnica non fornisce le stesse
garanzie di successo della simpatectomia
classica e, inoltre, la possibile reversibilità
dell’effetto diventa nulla dopo pochi giorni.
L’effetto dell’intervento è immediato, la degenza ospedaliera è di due giorni e la ripresa
delle attività quotidiane è quasi immediata.
Le cicatrici finali sono molto piccole e in
regioni non visibili per cui il danno estetico
risulta trascurabile. Le percentuali di successo sono molto alte (98-99%), inoltre, in circa il 50% dei pazienti trattati, si registra una
riduzione della sudorazione plantare pur in
assenza di un effetto diretto. L’ipotesi plausibile è che la riduzione dello stato d’ansia
generalizzato abbia un effetto positivo anche
sugli altri distretti corporei.
(0,5-1%) tale sudorazione può raggiungere
livelli di fastidio maggiore rispetto alla situazione iniziale.
Tra i rischi dell’intervento si annovera anche
la temuta sindrome di Horner (miosi e ptosi
palpebrale cioè pupilla dilatata e difficoltà di
movimento della palpebra). Tale complicanza potrebbe verificarsi solamente nel caso in
cui si creasse un danno al “ganglio stellato”
(il primo nodo della catena del simpatico).
Il rischio che si verifichi questa complicanza
è veramente basso perché la sezione viene
eseguita a distanza dal ganglio stellato (generalmente tra il terzo e il quarto ganglio).
È possibile che la sudorazione riprenda dopo
un po’ di tempo? Purtroppo questa possibilità può verificarsi anche se raramente:
quando si esegue l’interruzione del nervo, la
prima cosa che l’organismo cerca di ottenere
è il ripristino della situazione di partenza e a
volte vi riesce anche se molto di rado e non
completamente. Ad oggi, l’intervento di Simpaticectomia è coperto dal Sistema Sanitario
Nazionale. Le procedure per potervi accedere prevedono innanzitutto una visita ambulatoriale per conoscere il paziente, accertare
il tipo di iperidrosi, valutare l’entità del disturbo, informare il paziente sulle tecniche,
sui benefici e sui rischi. Il ricovero prevede
l’esecuzione di alcuni esami di routine e una
valutazione anestesiologica.
Per concludere, l’iperidrosi è un problema,
spesso sottovalutato, capace di influenzare lo
stile di vita o di avere importanti ripercussioni psicologiche.
Tra le metodiche curative a nostra disposizione nessuna è efficace al 100% e nessuna
è scevra da effetti collaterali. L’intervento di
simpaticectomia è la metodica che consente di ottenere i migliori risultati in termini
di efficacia e rischi molto bassi. E alla fine
la felicità visibile sul volto del paziente si
somma alla soddisfazione del chirurgo che
riesce a risolvere un problema considerato
insormontabile.
La Chirurgia del nervo Simpatico (Simpaticectomia) è una tecnica endoscopica che, se
eseguita da un chirurgo esperto, porta alla
cura definitiva del disturbo in una percentuale molto alta di pazienti lasciando soltanto
piccolissime cicatrici. L’intervento consiste
nel bloccare l’impulso nervoso anomalo a
monte delle ghiandole e questo si ottiene
tramite la moderna “tecnica endoscopica
uniportale”: attraverso un piccolo taglio cu-
I rischi
e gli effetti collaterali
Va ricordato che, se pur tecnicamente banale
e di durata breve, si tratta di un vero intervento chirurgico anche se oggi, grazie alle
moderne tecniche anestesiologiche e farmacologiche, i rischi sono molto limitati.
Lo spauracchio della sudorazione compensatoria è nota. Nel 30-40% dei pazienti
operati la scomparsa dell’ipersudorazione a
livello di mani o ascelle si accompagna a una
comparsa di sudorazione in altre regioni del
corpo (es. dorsale, lombare, addominale).
Normalmente è un fastidio molto lieve che
viene ben tollerato; solo molto raramente
Testo raccolto da Marina Dall’Olio
38
Che fastidio
quell’aria nell’intestino!
NUOVO DALLA RICERCA
“L’OROLOGIO
DELLA NOTTE”
MELATONINA
L’ormone naturale
che promuove il sonno
favorendo
un riposo di qualità.
S
Cattiva
digestione
Gonfiore
intestinale
Aerofagia
Flatulenza
Carbone naturale
che migliora il benessere intestinale.
Flatulenza e meteorismo sono situazioni legate
all’eccesso di gas intestinali, di cui difficilmente
riusciamo a trattenere l’eliminazione durante il giorno, con
dolorosi e frequenti spasmi. Le cause più frequenti sono
.
da bere
Pronto
i
ch
r
Utile pe lemi
ha prob zione
ti
di deglu
pasti veloci, eccessivo uso di bevande gassate, cattiva
digestione dovuta a cibi poco digeribili.
Trio Carbone Plus e Trio Carbone Gas Control sono
prodotti naturali che possono aiutarci a ritrovare e
mantenere il benessere intestinale.
A base di Carbone Vegetale e di
finocchio, favoriscono l’eliminazione dei gas intestinali e ne limitano
la formazione.
Svolgono inoltre un’azione calmante e antispasmodica, favorendo la normalizzazione delle
funzioni intestinali.
DEPURARE L’ORGANISMO FA BENE ALLA SALUTE.
Genziana, Ippocastano, Arnica, Amamelide, Iperico:
erbe note da sempre per le spiccate virtù depurative.
P
er ritrovare il benessere occorre
“depurare” l’organismo.
Padre Raineri, attivissimo Sacerdote
della Diocesi di Milano, quando si trovò
afflitto da piccoli problemi di ordine
fisico come digestione difficile, problemi
articolari e cattiva circolazione scoprì,
dopo attente ricerche, le virtù delle erbe
depurative.
Dalla sua esperienza e dall’abilità nel
miscelare sapientemente gli ingredienti,
Padre Raineri creò l’elisir Ambrosiano,
che si dimostrò un ottimo aiuto per ritrovare il benessere fisico.
Le virtù delle erbe officinali sono un
“soccorso naturale” per quanti vogliono
prevenire i piccoli disturbi quotidiani.
L’esclusiva formulazione di Padre
Raineri rappresenta oggi la salutare riscoperta di una antica tradizione, preziosa per depurare l’organismo e quando si
sente il bisogno di un aiuto che unisca
tutto il bene della natura, al buon sapore
dell’amaro.
IPPOCASTANO
DEPURATIVO AMBROSIANO
ARNICA
IPERICO
GENZIANA
AMAMELIDE
È fatto esclusivamente
con Erbe naturali
che conferiscono
un gradevole gusto
amaro-tonico.
Un bicchierino dopo i pasti,
liscio o allungato
con un pò d'acqua,
può essere d’aiuto
alla salute.
e avete difficoltà a prendere sonno e il riposo
notturno fa a “pugni”
con il vostro cuscino non preoccupatevi.
La ricerca scientifica ha
individuato nella carenza di
Melatonina, sostanza ormonale prodotta di notte da una
ghiandola del cervello, una
delle cause alla base di questo problema di cui soffre
circa un terzo della popolazione italiana.
La vita stressante e le preoccupazioni di tutti i giorni, l’abuso di farmaci, la menopausa e per chi viaggia i continui
cambi di fuso orario, sono
alcune delle ragioni o stili di
vita che sempre più frequentemente causano disordini
nel ritmo sonno/veglia.
L’assunzione di 1 mg di Melatonina, meglio ancora se
potenziata con estratti vegetali specifici, contribuisce alla
riduzione del tempo richiesto
per prendere sonno e, quando serve, ad alleviare gli effetti del jet-lag: non a caso è
stato coniato un detto, “una
bella dormita e sorridi alla vita”.
Oggi in Farmacia c’è Gold
Melatonina, Melatonina 1 mg
in compresse a due
strati effetto fast e
slow release “rapido e lento
rilascio”.
L’originale formulazione è
arricchita con estratti secchi di Griffonia, Melissa e
Avena, utili per favorire il
rilassamento, il benessere
mentale e il normale tono
dell’umore.
Gold Melatonina
Affronta la vita
con serenità.
Chiedi l’originale al Farmacista.
Notte dopo notte, Gold
Melatonina ti aiuterà a riposare bene e a lasciarti alle
spalle la sensazione di
tensione dovuta alla stanchezza.
prevenzione
Dai fermenti
lattici
ai probiotici
L
o yogurt
All’inizio del XX secolo il microbiologo russo e premio Nobel
Eli Metchnikoff, incuriosito dalla
longevità delle popolazioni bulgare che seguivano una dieta ricca di yogurt,
ipotizzò che alla salute dell’uomo potessero
derivare degli effetti benefici da alcuni microrganismi attraverso il miglioramento dell’equilibrio microbico intestinale e l’inibizione della
crescita di batteri patogeni. Egli riuscì a isolare
il Lactobacillus bulgaricus (uno dei microrganismi responsabili della fermentazione del
latte) e, convinto che fosse essenziale per
una buona salute, convinse l’imprenditore
Isaac Carasso a produrre lo yogurt: il primo
stabilimento commerciale sorse a Barcellona
nel 1919. Da allora si sono moltiplicati studi
scientifici e clinici sullo yogurt.
Noto fin dall’antichità
In tempi remoti si osservò che il latte, lasciato a fermentare grazie all’azione del calore,
si trasformava naturalmente in un alimento
di consistenza cremosa e di sapore acidulo,
lo yogurt, nome con ogni probabilità dato
dalle genti Turco-Altaiche o Uralo-Altaiche. In
breve tempo l’uso di questo alimento, considerato una panacea, rimedio tra l’altro per
l’insonnia, la tubercolosi e la rigenerazione
del sangue, si diffuse in tutto l’Occidente fra
i Fenici, i Greci, gli Egizi, i Romani e, di qui,
anche in Oriente (se ne trova testimonianza
anche in alcune novelle de “Le mille e una
notte”, quindi anche fra gli Arabi). In India, a
tutt’oggi, lo yogurt costituisce uno dei principali componenti della dieta.
Cosa dice la Legge
Per la Legge italiana è yogurt solo il latte di mucca fermentato con Lactobacillus
bulgaricus e Streptococcus termophilus, di
cui almeno 100 milioni di microrgamismi
devono essere vivi e vitali fino al momento
del consumo. Da noi l’uso di fermenti lattici
come integratori risale a circa 30 anni
fa, inclusi tra i prodotti dietetici, di
cui i primi contenevano Saccaromyces cerevisiae o fermenti
lattici come Streptococcus thermophilus e Lactobacillus bulgaricus in associazione con nutrienti, per
lo più vitamine del gruppo B (“integratori dietetici biologico-vitaminici”).
In seguito il termine “biologico”, per via della
sua conflittualità con i prodotti da “agricoltura biologica”, venne progressivamente abbandonato per essere sostituito dal termine
“probiotico”.
I probiotici dal 2002 sono stati legalmente
ammessi come integratori alimentari solo se
senza componenti nutrizionali associati (Direttiva 2002/46/CE).
Rosario Scolozzi
Professore a contratto
all’Università di Ferrara
Specialista in Allergologia e
Immunologia Clinica
I probiotici “favoriscono l’equilibrio della
flora intestinale”: ciò significa che essi agiscono sull’ecosistema intestinale stimolando i meccanismi immunitari ed entrando
in competizione con i patogeni potenziali.
I prebiotici sono costituenti non vitali degli
alimenti che apportano un beneficio alla
salute tramite una modulazione del microbiota.
I simbiotici sono combinazioni appropriate di prebiotici e probiotici: un prodotto
simbiotico produce un effetto additivo sia
prebiotico che probiotico.
Una preziosa
collaborazione
I probiotici colonizzano l’intestino, organo
di grandi dimensioni in cui il numero degli
organismi presenti (microbiota intestinale)
è, nell’uomo adulto, dieci volte superiore al
numero di cellule dell’intero corpo. A livello
delle specie e dei ceppi, la diversità microbiotica tra gli individui è notevole e ogni
individuo ospita la propria composizione
batterica (ecosistema intestinale).
41
prevenzione
La maggior parte dei prebiotici sono utilizzati
come ingredienti di alimenti come biscotti,
cioccolato, cereali, creme e prodotti lattocaseari. Tra i probiotici, i più studiati sono
i bifidobatteri e i lattobacilli, distinguendo
quelli fermentanti contenenti batteri lattici
(Lactobacillus, Lactococcus e Streptococcus
thermophilus) che producono acido lattico
dalla fermentazione dei carboidrati presenti
negli alimenti, da quelli non fermentanti.
I benefici effetti
La ricerca sui probiotici evidenzia una serie
di effetti potenzialmente benefici sulla salute, che devono essere attribuiti solo al ceppo
o ai ceppi testati, e non alle specie o all’intero gruppo di lattobacilli o di altri probiotici. Dopo il pronunciamento dell’European
Food Safety Autority (EFSA), che ha sancito
che incrementare il numero di un qualsiasi
gruppo di batteri “benefici” come del resto “equilibrare” la microflora intestinale o
diminuire i microrganismi potenzialmente
patogeni non configurano di per sé un effetto benefico, il Ministero della Salute nella
revisione del maggio 2013 ha ribadito però
la validità e la proporzionalità dell’approccio
italiano ai probiotici per quanto concerne il
riconoscimento della loro efficacia, indicando, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, in 109 cellule vive per almeno uno
dei ceppi presenti nel prodotto e per giorno
la quantità minima sufficiente per ottenere
una temporanea colonizzazione dell’intestino da parte di un ceppo di fermento lattico.
Analoga considerazione vale per i “prebiotici”, considerando la loro composizione e il
complesso delle evidenze scientifiche a so-
stegno di una loro indicazione per un effetto
fisiologico sull’equilibrio della flora batterica.
Lo sviluppo del microbiota intestinale sembra giocare un ruolo attivo nella maturazione del sistema immunitario, influenzando
soprattutto la risposta immunitaria mucosale, che viene determinata nelle prime 24
ore dopo il parto. Non sembra superfluo
sottolineare che l’intestino è l’organo più
importante nell’ambito della funzione
immunitaria: circa il 60% delle cellule immunitarie dell’organismo sono presenti nella
mucosa intestinale. Il microbiota intestinale
esercita numerosi effetti sulle differenti cellule del sistema immune mucosale che, a loro
volta, inducono la produzione di citochine,
che attivano a cascata ancora cellule immuni.
Molti di questi meccanismi possono essere
influenzati da specifici ceppi probiotici che,
in ultima analisi, direttamente o indirettamente, possono svolgere un effetto benefico
su patologie dell’uomo.
Non solo effetti
immunologici
Oltre agli effetti di immunostimolazione, i
probiotici svolgono effetti non immunolo-
gici, facilitando la digestione degli alimenti,
eliminando i radicali liberi, proteggendo la
barriera intestinale ed esplicando una funzione anti-ossidante, anti-batterica e anti-tossica
nei confronti dei microrganismi patogeni. In
ambito clinico, la somministrazione di probiotici è risultata utile nell’immunoprofilassi
delle infezioni delle alte vie respiratorie, di
cui riducono la severità, in autunno-inverno,
e nell’aumentare la risposta immune specifica verso vari patogeni, anche associata alla
vaccinazione anti-influenzale. La maggior
parte degli studi pubblicati negli ultimi anni
ha dimostrato l’efficacia di alcuni probiotici
nel migliorare il quadro clinico di malattie intestinali, come gastroenteriti infettive,
diarrea associata a terapia antibiotica e nella
riduzione dell’incidenza e di alcuni aspetti
dermatologici di malattie allergiche, fra cui la
dermatite atopica.
In soggetti sani i probiotici sono risultati significativamente utili per la regolarizzazione
dell’alvo, e nella sindrome dell’intestino irritabile.
In conclusione, i probiotici sono “sicuri” sia
nella popolazione sana, sia in soggetti affetti
da alcune patologie, e il loro impiego in alcune patologie è di provata efficacia.
Testo raccolto da Marina Dall'Olio
Tabella probiotici
LACTOBACILLUS
BIFIDOBACTERIUM
Acidophilus
Animalis
Bulgaricus
Lactis
Casei
Streptococcus
thermophilus
Johnsonii
Paracasei
Plantarum
Saccaromices
boulardii
Reuteri
Enterococcus
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42
medicina
&
Le risposte naturali
al benessere
dell’ INTESTINO
Osteoporosi:
un “killer”
silenzioso
Prof. Francesco Saverio Pansini
L'
osteoporosi è una condizione patologica caratterizzata
da un assottigliamento della
struttura interna delle ossa
a causa di una eccessiva
perdita di contenuto minerale (soprattutto
calcio) con concomitante deterioramento
della microarchitettura ossea e conseguente
diminuzione della resistenza scheletrica ai
traumi. Le ossa, così, diventano fragili e si
possono rompere (cioè fratturare) anche a
seguito di un banale urto o caduta. Queste
fratture sono spesso indicate come “fratture
da fragilità ossea”.
Anche se l’osteoporosi è condizione diffusa
a tutto lo scheletro, esistono alcuni distretti
scheletrici preferenzialmente colpiti come le
estremità delle “ossa lunghe” (polsi, collo del
femore/anca) e i corpi vertebrali.
L’osteoporosi è una patologia clinicamente
Ginecologo, Specialista in Patologia
della riproduzione umana
già direttore del Centro Menopausa
Osteoporosi - Università di Ferrara
“silente” che non dà sintomi fino al momento dell’insorgenza della frattura.
In Italia è stimato un numero di “fratture
osteoporotiche” annuo di oltre 85.000 casi
(dati del 2008) con una incidenza ogni
10.000 abitanti di circa 15 fratture, con maggiore prevalenza nel sesso femminile e con
un costo diretto ospedaliero di oltre 900 milioni di euro all’anno. È una patologia quindi
con elevati costi sociali e individuali.
Le cause
La risposta naturale per favorire la
fisiologica regolarità intestinale.
Integratore alimentare di fibra liquida
prebiotica vegetale arricchito con succo
concentrato di Kiwi. Favorisce il benessere
della flora batterica e contribuisce a
riequilibrare la funzionalità intestinale.
Ogni busta contiene ben 7 grammi di fibra.
La risposta naturale per favorire
il transito intestinale.
Integratore alimentare a base di
estratti di erbe officinali con glucosidi
antrachinonici.
Le ossa crescono allungandosi e rinforzandosi dalla nascita fino
a 16-18 anni di età, sia nei maschi che nelle femmine, ma la
densità ossea, che rispecchia soprattutto il contenuto minerale
di calcio, continua a crescere lentamente anche oltre, sin fino a
20-25 anni (maggiormente negli uomini). Così che intorno ai 25
anni di età si raggiunge in ambedue i sessi il cosiddetto “picco
di massa ossea” che è nettamente inferiore nella donna rispetto all’uomo. Dopo questa età lo scheletro comincia lentamente,
ma inesorabilmente, a perdere calcio deteriorandosi anche nella
architettura in ambedue i sessi (fenomeno noto come “osteopenia fisiologica”).
L’uomo in virtù di valori di densità ossea maggiori, pur subendone una diminuzione, conserva sempre valori superiori rispetto
alla donna. La donna, con l’avvento della menopausa, intorno
ai 50 anni di età, perde gran parte della capacità di produrre
gli estrogeni, i principali ormoni femminili soprattutto di origine
ovarica, capaci di favorire la “fissazione” del calcio alle ossa. In
conseguenza di ciò, si ha un’ulteriore accelerazione della perdita
ossea (anche fino a 5% all’anno, soprattutto nei 5 anni successivi alle ultime mestruazioni). Questo fenomeno è noto come
“osteopenia accelerata” e non è presente nel sesso maschile, in
quanto il testosterone, il principale ormone maschile anch’esso
in grado di favorire la fissazione del calcio scheletrico, continua
45
medicina
nell’uomo ad essere sempre prodotto durante tutta la vita pur diminuendo progressivamente. Per questi motivi il rischio che lo
scheletro si indebolisca troppo andando incontro all’osteoporosi risulta superiore nella
donna rispetto all’uomo.
L’osteoporosi è infatti sopratutto “malattia
femminile” (sopra i 50 anni di età 1 donna
ogni 3 ne è colpita), ma se pur con minor
incidenza (1 ogni 5) anche l’uomo può esserne colpito.
Esistono altri fattori (oltre all’età e alla caren-
za estrogenica e di testosterone) possibili responsabili di osteoporosi (costituzione esile,
predisposizione genetica, abuso di fumo, vita
sedentaria, deficit Vitamina D e K2, alcuni
farmaci e alcune patologie).
I sintomi
delle fratture vertebrali), perciò viene definita “killer silenzioso”. Questa caratteristica la
differenzia dall’artrosi e dalle artriti, patologie
che colpiscono le articolazioni (non le ossa)
e che danno segno di sé fin dall’inizio. La
frattura, che è il sintomo finale del processo
osteoporotico, si presenta solo se l’osso, in-
debolito dall’eccessiva perdita di calcio, subisce un trauma anche minimo. In assenza di
questo, la malattia può essere presente, ma
resta asintomatica. Individuare precocemente l’osteoporosi consente, quindi, di attivare
misure terapeutiche e di stile di vita per ridurre il rischio di frattura.
La diagnosi
tato della densità ossea (espresso come Tscore), se si è in una “situazione di normalità” (la maggioranza delle donne e uomini
di età giovane tra 25 e 35 anni viene definita
“normale”, (T-score eguale/superiore a -1.0)
o di “osteopenia” (condizione fisiologica di
norma dopo i 35 anni di età, (T-score tra -1.0
e -2.5) o di “osteoporosi” (presente soprattutto dopo la menopausa o comunque dopo
i 50 anni di età, T-score eguale/inferiore a
-2.5). Esistono vari tipi di indagine densitometrica, ma solo la Densitometria DXA (che
utilizza raggi X a debole energia) è l’indagine strumentale specificatamente autorizzata
dall’OMS per la diagnosi di osteoporosi. Prima della sua messa a punto negli anni ’80,
la diagnosi di osteoporosi era possibile solo
in base al riscontro clinico/radiologico di una
frattura “da minimo trauma”.
L’osteoporosi è malattia clinicamente “silenziosa” asintomatica. I sintomi sono tardivi e
improvvisi, compaiono in coincidenza della
comparsa della frattura e consistono in una
spiccata sintomatologia dolorosa a volte perdurante per più mesi o anni (come nel caso
La determinazione della densità ossea (contenuto minerale), tramite l’esame non invasivo della Densitometria Ossea (eseguita
a livello dei siti scheletrici più sensibili e
specifici, come vertebre e collo del femore),
permette non solo di diagnosticare precocemente la malattia prima che si presenti
la frattura, ma anche di intercettare precocemente le prime modifiche anomale della densità ossea che possono indicare un
rischio significativo di andare incontro alla
malattia per intervenire prima che si instauri
(“prevenzione attiva”).
Esistono criteri diagnostici definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
che permettono di stabilire, in base al risul-
La terapia
L’osteoporosi è patologia “irreversibile” una
volta instauratasi. Ad oggi l’unica vera terapia è la cosiddetta “prevenzione passiva”
da attuare sin dall’adolescenza e pubertà
assicurando un corretto apporto nutrizionale (vedi tabelle sul sito www.lios.it) di calcio
e di Vitamina D (assicurandosi anche che
il livello ematico della Vitamina D prodotta
nell’organismo dalla cute sotto l’influenza
dei raggi solari sia adeguato), di Vitamina
K2 (dopo i 50 anni) e favorendo un’attività
fisica in grado di stimolare la formazione
ossea (camminare a passo svelto, in palestra fare “tapis roulant” o “step”), evitando
anche o correggendo i fattori di rischio di
eccessiva perdita ossea. Ad oggi non esiste
ancora una terapia farmacologica o ormo-
46
IL CUORE È IL CENTRO DELLA SALUTE
nale in grado di ricostruire l’osso una volta
che l’osteoporosi si è presentata.
Le terapie farmacologiche esistenti sono in
grado solo di bloccare il processo di perdita
ossea riducendo così il rischio di frattura e
vanno scelte, caso per caso, in base al quadro clinico generale del singolo paziente.
L’osteoporosi postmenopausale trae beneficio, oltre che dagli estrogeni, dagli inibitori
del riassorbimento osseo. L’uso nella donna
degli estrogeni come osteoprotettivi va fatto
in modo personalizzato in base anche agli
eventuali sintomi climaterici presenti e al
profilo individuale di rischio.
Per chi è già osteoporotico evitare le occasioni di cadute e di trauma anche minimo è importante per limitare il rischio di
frattura.
ALCUNI CIBI RICCHI DI CALCIO
NUOVO
I valori si riferiscono a 100 g
di prodotto edibile
(Fonte: Lega Italiana Osteoporosi
onlus, www.lios.it)
APPORTO QUOTIDIANO adeguato
di calcio dopo i 50 anni di età:
1.200 mg
calcio (mg)
Latte intero
119
Latte parzialmente scremato
120
Latte magro
122
Yogurt intero
111
Yogurt parzialmente scremato
120
Formaggi stagionati
860 - 1340
Formaggi freschi
270 - 430
Alici
148
Calamari
144
Gamberi
110
Latterini
888
Polpi
144
Sardine sott’olio
354
Sgombri in salamoia
185
Broccoletti di rapa
97
Carciofi
86
Cardi
96
Cavolo cappuccio verde
60
Cicoria da taglio
150
Spinaci
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news
CONTINUA LA SOLIDARIETÀ…
I Giovani Farmacisti dell'Emilia Romagna (AGIFAR) hanno donato 3 auto
rispettivamente ad AUSER Modena, Ass.ne Progetto Rinascita e Vita Onlus di Sant'Agostino
e al Comune di Pieve di Cento
Una Peugeot 206 per l’Associazione di
volontariato AUSER di Modena, una Ford
Focus per il Comune di Pieve di Cento (Bologna), una Toyota Yaris per l’Associazione
Progetto Rinascita e Vita Onlus di Sant’Agostino (Ferrara), sono questi i modelli delle
3 auto acquistate (e donate nel mese di maggio 2014), presso l’Autosalone Cavour di Ferrara, dall’Associazione dei Giovani Farmacisti (AGIFAR Emilia-Romagna) con i fondi
raccolti – in tutto 18.000 euro – attraverso la
Campagna di Solidarietà lanciata dalla stessa
AGIFAR subito dopo il sisma del 2012.
“L’auto è un mezzo indispensabile per queste Associazioni, così come per i servizi socio
I farmacisti AGIFAR dopo aver donato scrivanie,
sedie e carrelli portavivande partecipano alla
inaugurazione della scuola materna paritaria
S. Maria Assunta di Bastiglia (Modena) ricostruita
dopo la terribile alluvione del 19 gennaio 2014.
48
sanitari forniti dal Comune
– ha sottolineato Fabrizio
Violi, titolare dell’omonima farmacia di Spilamberto (Modena), presidente
di AGIFAR Emilia-Romagna – perché consente di
migliorare l’assistenza domiciliare, favorendo il raggiungimento e gli spostamenti delle persone in condizione di disagio.
Per questo motivo, dopo avere donato, nella
fase acuta dell’emergenza post-terremoto, il
materiale più utile per la cura e l’igiene delle
persone in difficoltà, abbiamo deciso di proseguire il nostro sostegno in questo modo”.
Infatti, a fine maggio (2012) AGIFAR EmiliaRomagna, con il patrocinio di FENAGIFAR
(Federazione Nazionale Giovani Farmacisti
Italiani) e quello degli Ordini dei Farmacisti
e delle Federfarma di Modena, Bologna e
Ferrara, ha promosso in brevissimo tempo
una raccolta fondi da destinare alle persone
residenti nei Comuni delle province di Modena, Ferrara e Bologna colpiti dal sisma. I
canali utilizzati per raggiungere tale scopo
sono stati due e più precisamente: un conto
corrente aperto presso Banca Prossima, del
gruppo Intesa San Paolo, con l’obiettivo di
raccogliere i contributi dei cittadini; i “salvadanai” per la raccolta direttamente all’interno delle farmacie private (quasi 300), in
Maggio 2014 - Il Dott. Fabrizio Violi (primo da destra)
presidente AGIFAR Emilia-Romagna
partecipa alla cerimonia di consegna delle auto
particolare quelle delle province di Modena,
Bologna e Ferrara.
“Per tutti noi è stata una esperienza particolarmente positiva perché ha permesso di far
emergere, ancora di più, la generosità e lo
spirito solidale dei nostri concittadini. Il buon
risultato si è raggiunto anche per la facilità
di accesso alle Farmacie del territorio e la
grande fiducia che caratterizza il rapporto
tra farmacisti e cittadini”, ha concluso Fabrizio Violi. Tra i presenti alla cerimonia di
consegna delle auto, oltre ad una qualificata
rappresentanza di AGIFAR Emilia-Romagna,
Federfarma e dell’Ordine dei Farmacisti,
c’erano il sindaco di Pieve di Cento, Sergio
Maccagnani, il presidente di Auser Modena,
Angelo Morselli e quello di Progetto Rinascita
e Vita Onlus, Lorenzo Melloni.
news
TELEFONO VERDE AIDS E INFEZIONI SESSUALMENTE
TRASMESSE (800.861.061) ORA ANCHE SU SKYPE
Gli esperti, tra i quali un consulente in materia legale, rispondono su Skype attraverso il
contatto uniticontrolaids il lunedì e il giovedì dalle ore 14.00 alle 17.00 (ora italiana) anche in lingua inglese, francese e portoghese.
L’intervento di counselling è erogato in modalità "solo voce" per garantire la privacy sia
degli operatori che degli utenti.
Per favorire l’accesso al Servizio via Skype, è
stato inserito nel sito www.uniticontrolaids.it
(promosso e finanziato dal Ministero della Salute e coordinato dall’ UORCF - Unità
Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione del
Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie ed Immunomediate dell’ISS) il bottone
click to call uniticontrolaids di Skype.
L’UORCF dell’ISS, che coordina il TV AIDS e
IST, con questa iniziativa intende partecipare attivamente al Semestre di Presidenza
italiana dell'Unione europea, occasione in
cui l’Italia ha un ruolo strategico non solo in
Europa, ma anche nel resto del mondo.
L’integrazione tra differenti approcci e canali
comunicativi è assolutamente necessario (si
pensi anche al ruolo dei social network nel
diffondere le notizie) perché può facilitare il
raggiungimento di un pubblico il più ampio
possibile.
Il messaggio di prevenzione delle Infezioni
Sessualmente Trasmesse non può essere
diffuso utilizzando solo alcuni strumenti, occorre differenziare gli interventi al fine di aumentare nei diversi target la consapevolezza
del rischio infettivo, tuttora assolutamente
sottovalutati dalla maggioranza dei cittadini,
nonché attivare processi di empowerment
mirati a tutelare la salute del singolo individuo, della sua comunità di appartenenza e
dell’intera collettività.
L’attività di counselling telefonico è possibile
grazie a: sei linee telefoniche; una équipe
composta da differenti profili professionali; un archivio con oltre 2000 Centri (che si
occupano di diagnosi o di accoglienza); un
software di data entry e di gestione archivi
on line condiviso con una Rete di AIDS/IST
Helpline presenti sul territorio nazionale; il
contatto Skype uniticontrolaids; il Sito web
2.0 uniticontrolaids; l’account Twitter @
uniticontroaids; il canale Youtube uniticontrolaids.
Altre info www.iss.it
OTTOBRE, LA CAMPAGNA NASTRO ROSA DELLA LILT
Sono ancora troppi coloro che non possono
accedere alla salute. E allora la LILT (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori) ha deciso
di correre… Staff e volontari infatti hanno
partecipato l’11 maggio alla StraBologna e
alla Fog City Run a San Francisco per ricordare che nel mondo esistono troppi esclusi
dalle terapie anti-cancro e che non ammalarsi (o potersi curare) è un diritto di tutti.
A Bologna e a San Francisco (il 20 Agosto)
come un filo che lega le storie parallele di
tutti coloro che non possono permettersi la
lotta contro il cancro.
Correre a queste manifestazioni quindi ha
due fini: il primo, far conoscere il problema
delle fasce deboli di fronte al cancro, il secondo è la raccolta di risorse, indispensabili
per garantire l'accesso agli esclusi.
La LILT promuove ormai da diversi anni
progetti di informazione e comunicazione
50
in diverse lingue per rivolgersi anche agli
stranieri presenti sul territorio nazionale e
avvicinarli ai diversi percorsi di prevenzione
per diminuire i fattori di rischio e fare diagnosi precoce delle neoplasie più frequenti.
Ogni Sezione provinciale (in Italia sono 107)
nella propria modalità, è disponibile per dare
risposta a tutti coloro che, per diversi motivi,
non hanno accesso ai servizi del Sistema Sanitario Nazionale.
Uno degli appuntamenti principali della LILT
è La Campagna Nastro Rosa che si ripete
ogni anno nel mese di ottobre con l’obiettivo di sensibilizzare le giovani donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi
precoce soprattutto nella lotta al tumore al
seno.
La Campagna ha sempre riscosso un grande
successo in termini di adesioni, ma poiché
alla LILT si sono accorti che oltre il 90% delle
donne aderenti erano di nazionalità italiana,
è nato il desiderio e la necessità di rivolgersi
anche alle donne straniere nella modalità e
nella lingua a loro più congeniale.
La Campagna Nastro Rosa – che ricordiamo
si ripeterà anche il prossimo ottobre presso
tutte le Sezioni della LILT (www.lilt.it) – cerca
ogni anno di raggiungere un numero sempre maggiore di donne, italiane e straniere,
per ricordare a tutte che la cura della nostra
salute inizia dalla prevenzione.
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