ALL’INTERNO SPECIALE STORIE&IMPRESE SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI distribuzione gratuita Graphic designer Tony Baldini Anno IX - numero 3/4 - maggio 2014 SUCCESSO CRIMINALE Napoli sulla bocca del mondo per la serie Gomorra e Genny ‘a Carogna: bellezza e cultura della città sconfitte dallo spettacolo del male. Chiudono le librerie e aprono le patatinerie: un presente doloroso e fritto. www.chiaiamagazine.it IUPPITER EDIZIONI OBLÒ LA LETTERA Napoli ultima in classifica Gentile Direttore, la recente classifica sulla vivibilità delle città italiane pubblicata dal Sole 24 Ore, che vede Napoli all’ultimo posto, credo non debba essere liquidata con frasi di circostanza o considerata l’ennesima congiura, ma debba essere motivo di riflessione e di crescita. E infatti considerando la città di Trento, prima in classifica, quello che andrebbe osservato non sono solo la civiltà, l’ordine, la pulizia, la vicinanza delle istituzioni. Quello che appare interessante e per certi versi eccezionale è che tutti, cittadini, istituzioni, organi di informazione e forze dell’ordine lavorano uniti perseguendo gli stessi obiettivi per far crescere la comunità e per migliorare la vivibilità. Lo conferma anche l’eccezionale impegno del volontariato in quella realtà. Tutto questo credo debba essere di esempio per Napoli. Non più piangerci addosso aspettando il Masaniello di turno, ma lavorare tutti insieme, cittadini ed istituzioni, per migliorare. Il problema nella nostra realtà è che i cittadini hanno perso i punti di riferimento e il contatto con la realtà. E la colpa è anche degli organi di informazione e dei soggetti culturali. Non si spiegherebbe altrimenti un fenomeno per certi versi unico nelle città occidentali. Dopo il doppio tragico Iervolino, chiede i voti e li ottiene un candidato sindaco che non promette di riparare le buche stradali, di mettere i vigili in strada, di liberare i semafori, di scovare i giardinieri assenteisti della villa comunale. No, il candidato promette di non far realizzare il termovalorizzatore a Napoli ovest, promette la democrazia diretta, il wi-fi libero, la pace nel mondo ed un’astratta politica ambientale. Ecco, con queste chiacchiere inutili viene votato. Bisogna riportare al centro dell’agenda cittadina i bisogni reali. La pulizia delle strade, l’efficienza del trasporto pubblico, i vigili urbani, il controllo del territorio con riunioni settimanali con le forze dell’ordine, la chiusura del ciclo dei rifiuti con tutte le tecnologie altrove utilizzate, la lotta alla criminalità, il traffico selvaggio, il commercio abusivo. Io chiedo su questi punti una grande mobilitazione delle coscienze e un appoggio dei media e del suo giornale anche con dibattiti, incontri. Bisogna lavorare sui bisogni concreti ed educarci tutti perché la politica delle chiacchiere sia tenuta lontana. GIUSEPPE MARASCO (COMITATO SANTA TERESA A CHIAIA) (2) Villa Comunale, lo scempio è compiuto Napoli è prima in tanti campi. È la capitale dello scippo al turista, del borseggio sui pullman (quando passano). Abbiamo le strade più sporche d’Italia, con le tasse sulla spazzatura più alte, e amministratori talmente incompetenti in materia di smaltimento dei rifiuti da averli dovuti spedire (i rifiuti, non gli assessori) in Olanda, dove vengono trasformati in calore per le case . Abbiamo i migliori medici, ma Napoli è città di malasanità, e ben 12mila parassiti comunali tutelati dal sindaco. Vantiamo anche la Villa comunale più rovinata del mondo, con la Cassa armonica smembrata e il Circolo della stampa distrutto, e i lavori più lenti del mondo: chi potrà battere il record dei 100 metri di via discesa Coroglio aperta dopo un senso alternato durato 15 anni? Abbiamo anche i lavori pubblici più costosi del mondo, che provocano crolli di edifici storici e danni a quelli adiacenti. C’è poi la metro più bella d’Europa (quella di via Toledo), ma che ce ne facciamo se i treni saltano le corse? MARIO FAIDO L’aperitivo che umilia ANDY L’editoriale Napoli oggi? Le tre scuole di pensiero e un presente doloroso e fritto. pagina 3 Il paginone Occasioni mancate: la denuncia dell’associazione «Napoli Punto a Capo». pagine 4-5 Gentile direttore, qualche giorno fa ho assistito ad uno dei più grossi svilimenti della pseudo cultura (se ancora esiste) napoletana. Un evento-aperitivo ha aperto la mostra dedicata ad Andy Warhol ospitata nei saloni del Pan fino 20 luglio. Ma del re della pop art, purtroppo, nulla abbiamo visto se non delle tremende copie in cartone realizzate probabilmente dallo scenografo di turno. Sono un organizzatore di eventi, in cui c'è ben poco di artistico se non la musica meravigliosa che passano gli artisti, ma davvero non riesco a capire come si possa vendere tanta pochezza facendola passare per uno degli eventi mondani dell’anno e, soprattutto, come i miei concittadini siano cosi “pecore” da “agghindarsi” per bene, indossare il vestito buono e aggirarsi per le sei-sette stanze della mostra senza contenuto, ammirando il niente, un po’ come i pazzi di "Fuga di Mezzanotte". Ci sarebbe tanto da dire anche sul “rinfresco”: un bicchiere di vino rosso (quello bianco non è pervenuto), alla temperatura interna di 38 gradi, nemmeno una pizzetta da sgranocchiare e qualche pezzetto di sushi. In pratca, un aperitivo fatto di nulla. Il tutto alla modica cifra di 10 euro. E, soprattutto, senza rilasciare scontrini. È ammissibile all’interno una struttura pubblica? Tutto questo per sottolineare che è inutile travestirsi e riempirsi la bocca di contenuti inesistenti. Molto meglio ammettere di voler organizzare un evento mondano e guadagnare qualcosa. Warhol lasciatelo in pace, che credo detestasse la tempura. (Un laureato in storia dell'arte che cercava un briciolo d'arte tra calze color carne, tripudi di Hogan e cinture Gucci) Quartierissime Buche in crescita e il Comune latita. L’inziativa di «Fuossbook». pagina 9 L’inchiesta Verso la Città metropolitana: Grande Napoli, la rivoluzione complessa, pagina 11 Sollecitazioni Anglicismi nella lingua napoletana tra slang e «barbarismi». pagina 12 Mobilità Operazione Irisbus, nasce il polo nazionale della produzione di autobus. pagina 15 Divinazione Le ragioni del fato: il mito di Edipo e il segno del Cancro. pagina 19 Saper Vivere Ritratto di Gennaro Esposito, il poeta che bacchettò Eduardo. pagina 27 n u m q u a m SAPER VIVERE LA GRANDE NAPOLI Anno IX n. 3/4- Aprile-Maggio 2014 Direttore responsabile Max De Francesco Redazione Laura Cocozza Progetto e realizzazione grafica Fly&Fly h o r u m l u x c e d e t Società editrice IUPPITER GROUP S.C.G. Sede legale e redazione: via dei Mille, 59 - 80121 Napoli Tel. 081.19361500 - Fax 081.2140666 www.iuppitergroup.it Presidente: Laura Cocozza Stampa Centro Offset Meridionale srl - Caserta SOS CITY Reg. Tribunale di Napoli n° 93 del 27 dicembre 2005 Iscrizione al Roc n°18263 © Copyright Iuppiter Group s.c.g. Tutti i diritti sono riservati Per comunicati e informazioni: info@chiaiamagazine.it Responsabile area web Massimiliano Tomasetta Pubblicità (Tel. 081.19361500) Michele Tempesta (392.1803608) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 Si ringraziano Tony Baldini per cover e fotomontaggi, e l’archivio Ruggieri per le fotografie Lancia il tuo Sos, indica disservizi e problemi del tuo quartiere e proponi soluzioni per rendere più vivibile la città. Contiamo su di te. Le lettere, firmate con nome e cognome, vanno inviate a «Chiaia Magazine» - via dei mille, 59 80121 Napoli, oppure alla e-mail info@chiaiamagazine.it L’EDITORIALE Un presente doloroso e fritto Max De Francesco Ogni volta che accadimenti fuori controllo, come l’apparizione british di Genny ‘a Carogna in mondovisione o eventi mediatici come la serie tv Gomorra, impongono lo spettacolo del crimine, a Napoli si fronteggiano, o meglio fingono di farlo, le due millenarie scuole di pensiero: quella del “farsi del male” e quella di “negarlo”. La prima tende a perdersi nel disincanto, a mostrare con puntiglio la collezione di maglie nere, a rifugiarsi in affermazioni del tipo “siamo a Napoli e non c’è niente da fare”; la seconda, invece, mira a minimizzare istintivamente violenze e incivili reazioni, a produrre giustificazioni nel nome della “diversità” della “magnifica gente” partenopea, a prendersela sempre e comunque con chi muove critiche alla città. Alla prima scuola ha risposto, giorni fa, con perentoria efficacia, il questore di Napoli Guido Marino: «Mi rifiuto di credere che quattro parassiti di camorristi possano avere la meglio su una popolazione come questa. Napoli è un’esperienza unica e questo non significa che mi metto a polemizzare con chi dice che va tutto male, dicendo stupidamente che va tutto bene, ma ignorare quello che va bene non rende un servizio ai napoletani e si manca di rispetto a chi fa il suo dovere. Al cittadino nessuno chiede di fare l’eroe ma di essere consapevole dei suoi diritti e doveri». Alla seconda scuola, invece, Luigi Compagnone consegnò nel 1992 su “la Repubblica” parole di fuoco intervenendo nel ciclico dibattito “Napoli vista da fuori”: «In realtà fummo (e siamo) tutto un popolo di complici. Complici di tutti i dominatori. In quanto tali, non appena qualcuno per esempio un Giorgio Bocca - ci mette nell’Inferno, gli diamo del razzista. La nostra complicità consiste anche nel negare il male che ci assedia insultando i nostri ‘denigratori’. Perciò i razzisti siamo noi. I razzisti di noi stessi, che vogliamo ignorare i nostri mali fisici e morali. Daremo del razzista anche al Cardinale, che ci ha collocati in Purgatorio? Ma fiamme purgatoriali, qui, non ce ne sono. C’è il sole, il mare, questo cielo sempre blu. Non c’è Forcella (la casbah di Forcella). Ci sono, urlano i perbenisti della nazione napoletana, Posillipo, via Petrarca, Marechiaro. Le strade belle e profumate. E ci sono anche gli uomini di penna. Talora tormentati dai rimorsi della coscienza, ma ciò non ci impedisce di fabbricare la nostra parte di falso. Perché, a ben pensarci, siamo tutti, sotto tanti aspetti, anche dei falsari». Se il “successo criminale” mette Napoli sulla bocca del mondo e alimenta in questi giorni stanche tribune a cui partecipano un po’ tutti – immancabili i soloni del meridionalismo, i fustigatori del sudismo e gli stimolatori della borghesia rattrappita e fuggitiva - in città la connivenza tra le due scuole, col tempo, ha contribuito a formare una terza accademia di pensiero in cui la politica è salita in cattedra imponendo una filosofia di “non azione” nata proprio dalla miscela dei due pensieri, fintamente contrapposti: il tafazzismo e il negazionismo. Senza rotolare troppo indietro gli anni, basta guardare i governanti di oggi per capire che il “farsi del male” e il “negarlo”, sono stati surclassati dal più deleterio dei pensieri: quello del “far del male”. Una terza via che i politici, di governo e anche di opposizione, hanno attuato con ignobile rigore ora annunciando svolte decisive, ora simulando rivoluzioni impossibili, ora proclamandosi paladini senza macchia del bene “napoletano”, ogni volta affidandosi al contro-ideale dell’immobilismo. Il concetto del “far del male”, sintesi estrema delle due scuole d’origine, è tutto qui: volere Napoli ferma come una bella statuina ignorandone il decadimento economico, civico e culturale. Far del male significa agire come se si vivesse in un’altra comunità: il senso di appartenenza alla città, infatti, rimane esclusivamente nelle dichiarazioni ma latita nelle azioni. Far del male provoca così l’abbruttimento dei luoghi, le vie “bucate”, l’illegalità senza freni, l’assenza di un piano di rilancio del terziario e del turismo, il rifiuto di virare verso una città “intelligente” e funzionale, la fine di ogni opportunità di sviluppo come ad esempio il Forum delle Culture e, salvo recuperi in extremis, l’Expo 2015. Certamente in città vive una giusta società, operante nell’onestà e promotrice del sentimento del bene pubblico di crociana memoria. Questa società antagonista della scuola del “far del male” dove il mantenimento del bene particolare è dottrina di punta, non può più permettersi, se a Napoli ci tiene e a Napoli desidera continuare a vivere, di rimanere alla finestra. Di discutere nel guado. Siamo tutti responsabili. Napoli oggi non ha più bisogno di un associazionismo volenteroso ma di un movimentismo civico che maturi, trovi una convincente sintesi politica e metta la faccia per la guida della città. Il rischio, se non si tenta la soluzione di un’alleanza civica, è di assistere presto all’invasione di vecchie glorie, alla riproposizione di condottieri arancioni e alla circolazione di politici digitali con la soluzione nella slide e un linguaggio infarcito di “faremo” e “spetta a noi”. Siamo tutti responsabili. Napoli oggi conserva un passato glorioso, vede un futuro lento e vive un presente doloroso e fritto. Non è un caso, forse, che in città chiudono le librerie e aprono le patatinerie. CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (3) IL PAGINONE LA CITTA` DELLE BELLE STATUINE Occasioni mancate Dal Forum delle Culture all’Expo 2015: l’associazione «Napoli Punto a Capo» denuncia l’immobilismo delle istituzioni. L’incontro con l’assessore Panini T ra le associazioni civiche più attive a Napoli c’è senza dubbio «Napoli Punto a Capo» che da anni, attraverso manifestazioni di protesta e proposta, è impegnata in battaglie di civiltà e d’idee per il miglioramento della vivibilità del territorio. Chiaia Magazine pubblica un significativo resoconto che i componenti di «Napoli Punto a Capo» hanno postato sul sito ufficiale dell’associazione (www.napolipuntoacapo.it) dopo l’incontro sull’Expo 2015 con l’assessore al Lavoro e alle Attività produttive del Comune di Napoli Enrico Panini. Un resoconto che, ancora una volta, inchioda l’irresponsabile politica delle istituzioni locali, immobili come la statua dell’Expo sul lungomare Caracciolo. Oltre le conseguenze disastrose dovute alla corruzione esistono le conseguenze disastrose dovute all’immobilismo. (4) CHIAIA MAGAZINE •MAGGIO 2014 LA SCHEDA L’associazione «Napoli Punto a Capo» è formata da imprenditori, commercianti, artigiani, manager, liberi professionisti, docenti, operatori sociali uniti tutti, come si legge sul sito ufficiale «dalla volontà di migliorare il contesto nel quale viviamo». Il Comitato direttivo è costituito da Antonello Baratto Maurizio Campopiano, Claudio Cimmino, Sergio Fedele, Ruggero Fimiani, Pasquale Legora De Feo, Paolo Monorchio, Francesco Musella, Rossella Paliotto, Stefano Pisani Ludovico Russo. Martedì 13 maggio 2014, come associazione «Napoli Punto a Capo», abbiamo partecipato alla riunione convocata dall’assessore al Lavoro e alle Attività produttive del Comune di Napoli Enrico Panini sulle iniziative da mettere in campo per dare un ruolo a Napoli in Expo 2015 e per illustrare la «Chiamata delle Idee» ad associazioni e cittadini. Premettiamo che abbiamo una grande stima dell’assessore Panini cui riconosciamo il tentativo che, su nostra sollecitazione, ha avviato da mesi per cercare di non far perdere un’altra opportunità alla nostra città. Purtroppo nel nostro intervento abbiamo come prima cosa sottolineato le perplessità in relazione alla «Chiamata delle Idee» e ai tempi. Sulla Chiamata delle Idee, a nostro avviso, si percorre la strada fallimentare seguita dal Forum delle Culture che è agonizzato in micro iniziative finanziate da bandi di 8000 e 20.000 euro. Le proposte che vengono dal «basso», infatti, non possono essere sostitutive di un programma strutturato per un’iniziativa del livello «Napoli-Expo». Queste proposte dal «basso» possono implementare il programma strutturato e definito dalle istituzioni e dai rappresentanti dell’economia locale. Ma non certo sostituirlo. E al momento non esiste tale programma. Per quanto riguarda la perplessità sui tempi, è evidente che, a meno di 11 mesi all’inizio della manifestazione, siamo oramai quasi con le spalle al muro. La rabbia e l’amarezza sta nel fatto che «Napolipuntoacapo» dal lontano 2008 ha cercato di sollecitare il sistema istituzionale locale a non perdere l’occasione Expo 2015. Cominciammo promuovendo, appunto 6 anni fa, il protocollo MilanoNapoli per un gemellaggio «attivo» tra Forum delle Culture ed Expo 2015. Sarebbe stata un’occasione per dare forza e programmazione al Forum delle Culture e nello stesso tempo prepararsi per Expo 2015. Dopo tanto insistere riuscimmo ad arrivare alla fatidica firma tra i sindaci Iervolino e Moratti. Ma un gemellaggio è «attivo» se il giorno dopo la firma si comincia a lavorare per dare contenuti e progettualità al protocollo. Ed invece nulla è stato fatto. Né dalla giunta Iervolino né dalla giunta De Magistris, a meno di qualche riunione propagandistica. A nulla sono servite le ulteriori iniziative di sollecitazione in questi anni: cinque incontri con l’assessore comunale Enrico Panini; due incontri con l’assessore regionale Pasquale Sommese; un incontro con l’assessore regionale Fulvio Martusciello; un incontro con il segretario regionale della Cisl Lina Lucci; la richiesta al Presidente della Regione Campania Stefano Caldoro di convocare il tavolo di partnerariato regionale sull’argomento; la partecipazione al primo ed un unico incontro convocato dal Presidente Caldoro; incontri con i principali quotidiani locali; lettere a Camera di Commercio e Unione degli industriali di Napoli; lettere e richieste di intervento a tutti i partiti politici locali. Non è successo nulla. Ecco i tre obiettivi di Expo 2015 per Napoli. Il primo, quello della presenza delle eccellenza campane al Padiglione Italia, è importante e sarà centrato. Ma è assolutamente marginale rispetto a quanto può dare alla città Expo 2015. Il secondo è presentare una serie di iniziative al massimo livello da programmare per il semestre di Expo 2015 in modo da attrarre parte dell’enorme flusso turistico. Ma è il terzo obiettivo quello più importante e quello su cui siamo irresponsabilmente in ritardo. Napoli deve presentarsi a Expo 2015 per candidarsi a divenire Polo alimentare euro-mediterraneo. Expo 2015 può rappresentare un trampolino per «disegnare» il futuro industriale ed economico della città. Può sembrare un’ambizione eccessiva ma non è così. Come è noto, Expo 2015 ha come tema «L’ alimentazione nel pianeta» e dedicherà particolare attenzione alla «produzione», alla «conservazione», alla «distribuzione» e alla «sicurezza» dei prodotti alimentari, con l’obiettivo primario di ridurre i gravi squilibri alimentari esistenti nel pianeta, di facilitare i paesi che soffrono di approvvigionamento alimentare, di ottimizzare gli attuali sprechi alimentari, di elevare gli standard qualitativi degli alimenti, di far conoscere le produzioni alimentari, di contrastare l’avvelenamento degli alimenti. Rispetto ai grandi temi di Expo 2015, la Campania dispone di un vero e proprio «patrimonio» costituito da una straordinaria filiera agro-alimentare e una varietà di prodotti tipici locali (produzione alimentare), industrie leader nel packaging alimentare (conservazione alimentare), strutture impiantistiche come il Polo del Freddo (conservazione alimentare), strutture logistiche portuali e interne come il Porto con la Darsena di Levante e gli Interporti (Distribuzione Alimentare), Centri di Ricerca in grado di divenire riferimenti per la produzione, la conservazione, la distribuzione e soprattutto la sicurezza alimentare in un momento decisivo per ribaltare l’immagine causata dall’avvelenamento causato da rifiuti tossici. Da questo «patrimonio» si può sviluppare non solo un’azione di promozione e diffusione «planetaria» delle potenzialità campane nella produzione, nella conservazione, nella distribuzione, nella sicurezza alimentare, ma soprattutto sviluppare in tali settori nuovi programmi, alleanze, progetti. Con una certezza: in tale direzione ci sarà mercato e ci saranno enormi flussi economici attraverso la Banca Mondiale e centinaia di paesi coinvolti. Un’occasione irripetibile. Martedì 13 maggio abbiamo concluso il nostro intervento con cinque proposte precise rilanciate all’assessore Enrico Panini (nella foto in alto): 1) Recepire il Progetto integrato «Napoli, Polo Alimentare euro-mediterraneo» con immediata convocazione del Tavolo delle Competenze (Associazioni di Categoria - Paolo Scudieri - Gianni Punzo - Pasquale Legora de Feo - Antonio D’Amato - Nicolais). 2) Immediato incontro con l’assessore regionale Pasquale Sommese per definire il progetto «Gran Tour Napoli 2015 -Expo 2015». 3) Protocollo Dubai-Napoli. 4) Organizzare presentazione del Progetto Integrato «Napoli, Polo Alimentare euro-mediterraneo» e di tutte le iniziative messe in campo per Expo 2015 per l’incontro del 5 dicembre previsto a Napoli ed organizzato da Anci che chiude il tour di incontri nei principali Comuni italiani. 5) Valutare la possibilità di organizzare un’iniziativa con Città del Vaticano (presente ad Expo), Croce Rossa e Comune di Napoli sulle eccedenze alimentari e il loro recupero. Anche ieri abbiamo partecipato, protestato e proposto. Anche ieri però, nonostante qualche attestato di stima, abbiamo sentito chiaramente il peso dell’inefficacia. Napoli sta perdendo un’altra occasione. Abbiamo provato in tutti i modi ad evitarlo. Ma non ci siamo riusciti. ASSOCIAZIONISMO SPUNTATO Tempi grami per il mondo della politica. Su quello nazionale e per conseguenza negli ambiti locali. Neanche l’apertura della stagione elettorale è servita a dare slancio ad iniziative in grado di intercettare realmente i bisogni sempre più pressanti dei cittadini. A Napoli non ne parliamo, anzi no, occorre parlarne... Napoli vive stancamente e con deteriore rassegnazione la sua vita di sempre. Senza un sussulto o un tentativo orgoglioso e determinato di ritrovare un assetto dignitoso in linea con la sua millenaria storia e con una cultura prestigiosa che non abbisogna certo di avventure scalcagnate quanto illegittime “dal basso” per essere rinnovata. Così ce ne sentiamo dire di cotte e di crude, mentre le classifiche internazionali del vivere civile ci sprofondano sempre di più nelle ultime posizioni (ovvero nelle primissime se si tratta di fenomeni negativi). Le reazioni a questi ormai sistematici attacchi all’immagine cittadina sono sempre più rare e, se possibile, flebili. Fino a non molto tempo fa, il napoletano era uso reagire almeno con arrabbiature e indignazione. Oggi neanche più questo. E l’associazionismo civico? Il tasso di partecipazione alla soluzione delle questioni (grandi ma anche piccole) lasciate irrisolte dalle amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni con risultati disastrosi è veramente ridicolo. Solo poche associazioni insistono e resistono nel battersi unitamente ad alcune che si sono aggiunte più di recente, anche se la modalità dell’azione di protesta va senza dubbio aggiornata e rivista: al grado di inefficacia già registrato, anche in rapporto ad un ruolo molto spesso frainteso che vorrebbe addirittura le associazioni sostituirsi alle istituzioni nella gestione dei problemi cittadini. In merito, non vi è chi non veda l’assoluta incongruità di tale tesi che in questo caso sovvertirebbe ogni logica di azione amministrativa. Ma c’è di più: la già scarsa e dispersiva attività dell’associazionismo napoletano viene ulteriormente vanificata da inopinate baruffe a cui singoli esponenti dell’associazionismo locale danno vita sui social, dimostrando di avere tempo da dedicare a queste tecnologie, ma perdendo assolutamente di vista i contenuti di partenza e soprattutto il ruolo di confronto e di sprone nei confronti delle istituzioni e dei cosiddetti Enti organizzatori. Il diritto alla primogenitura delle iniziative ed una fasulla interpretazione dell’efficacia di quanto intrapreso, sono alla base di questi malcomportamenti, che portano fatalmente i risultati delle iniziative associazioniste, soprattutto in termini di impatto sulla popolazione, ad essere ignorati oppure blanditi dalle forze istituzionali che “pesano”. È da ritenere quindi urgente ed indispensabile cambiare strada, costituendo strutture organizzate confederate in rapporto con le diverse questioni, specie quelle da maggior tempo in sofferenza, in cui ciascuna associazione, in piena autonomia, contribuisca a realizzare specifici progetti comuni da sottoporre agli enti istituzionali che si devono occupare dei singoli problemi. In un momento di completa assenza di contributi, anche minimi, delle forze politiche al rilancio della Città, uno schieramento più funzionale ed organizzato dell’associazionismo napoletano potrebbe far conseguire risultati finalmente significativi. A questo proposito, non si può tacere che l’amministrazione attuale si è consentita un lusso, quello di giocare a perdere due occasionissime. Una (quella del Forum delle Culture) invero clamorosa, sciupando l’opportunità di regalare ai giovani ed alle donne cittadine, destinatari istituzionali della manifestazione, un pur possibile, timido tentativo di crescita sociale ed economica. La seconda, di cui mi ostino a parlare al presente, a dispetto dei cincischiamenti quando non anche della latitanza delle istituzioni, riguarda la possibilità offerta dall’Expo 2015, di consentire alle eccellenze di Napoli e della Campania di esprimere le enormi potenzialità di leaders internazionali dei settori agro-alimentari, proiettando altresì queste presenze nello spazio, ambìto da molti ma alla reale portata delle nostre terre, di un ideale, possibile “ponte” euromediterraneo in vista, per esempio ma non solo, di Expo 2020 a Dubai. Queste ci sembrano delle ragioni ottime per chiedere alle forze politiche sul territorio uno sforzo di volontà e di coraggio per puntare su obiettivi di sviluppo e di crescita che sono realmente a portata di mano, anche con l’ausilio di un associazionismo civico rinnovato nello spirito e nelle strategie, per non restare al palo di una competizione internazionale sempre più serrata ma dalla quale Napoli e la nostra Regione non possono e non debbono restare lontane. GIULIO CORBO CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (5) (6) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 QUARTIERISSIME VIA TOLEDO, LE PROPOSTE DEI COMMERCIANTI Soluzioni contro ambulanti e degrado Carmine Zamprotta Per far fronte all’attuale crisi economica che ha determinato un forte calo di consumi in tutti i settori merceologici, i commercianti si organizzano proponendo nuove iniziative tese a coinvolgere i cittadini, favorendo un concreto recupero del territorio. In tale ottica si muove Rosario Ferrara, presidente del centro commerciale “Toledo Centro Antico”, vero e proprio consorzio del centro commerciale naturale. «Abbiamo intrapreso numerose iniziative tese a creare una fattiva collaborazione tra esercenti commerciali, istituzioni locali e cittadini - ha evidenziato Un’occasione per esaltare un diverso lato della nostra città che non è solo cronaca nera, ma soprattutto lavoro ed energie sane, tese ad un reale recupero del territorio». E proprio partendo da quest’ottica, Ferrara ha avviato un’organica collaborazione con le istituzioni per combattere l’ambulantato abusivo, diffusissimo nel tratto da piazza Dante a piazza Carità. «Sarebbe importante creare delle apposite aree per gli ambulanti, cosa che già avviene con i numerosi mercatini all’aperto in via Diaz, Ponte di Tappia e piazza Dante - ha continuato - ma con gli extracomunitari il discorso è più complicato, poiché la loro merce è di provenienza illegale, non offre alcuna garanzia agli utenti per quanto riguarda la qualità del prodotto». Per far fronte alla piaga del commercio della contraffazione, sono aumentati in via Toledo e nella zona dei Decumani i controlli delle forze dell’ordine. In tale ottica nasce il progetto di recupero di piazza Carità. «Oltre a tutti i commercianti, una parte attiva in queste attività è svolta da Confcommercio ha affermato Rosario Ferrara - Puntiamo a trasformare piazza Carità, recuperando i suoi tratti caratteristi di tipo urbanistico, rispettando i vincoli della sovrintendenza riguardante i palazzi storici e la stessa piazza». In questo modo, si spera di recuperare SANTA MARIA APPARENTE (ADZ. VICO VASTO A CHIAIA) Vendiamo appartamento di 30 mq c.ca al primo piano senza ascensore molto soleggiata; composto da 2 camere, cucinotto e bagno. Da ristrutturare € 115.000,00. VIA MANZONI Vendiamo in parco con portiere e guardiania notturna, luminoso e soleggiatissismo appartamento PANORAMICO di 160 mq + 45 mq di veranda composto da ingresso/salone, 4 camere, ampia cucina, doppi accessori, lavanderia, veranda, terrazzo di 25 mq, balconate. Possibilità di posti auto. 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Si punta, dunque, a un maggiore coinvolgimento da parte della giunta comunale, sperando di ottenere maggiori risorse per gli interventi preventivati, a cominciare dalla potatura degli alberi in piazza Carità, o alla creazione di un percorso verde che preveda la messa a dimora di alberi lungo i marciapiedi di via Toledo compresi tra piazza Dante e piazza Carità. E proprio piazza Dante si conferma la nota dolente, come sottolinea Nicola Campanile, noto imprenditore calzaturiero di via Toledo: «La piazza si è desertificata rischiando di trasformarsi in un parcheggio serale; vista la vicinanza dei Decumani, ci auguriamo che siano realizzando dei percorsi alternativi per quanti giungono in città con le navi da crociera. In questo modo, i turisti prima di intraprendere la strada della Napoli antica e storica, potrebbero visitare monumenti, chiese storiche e musei esistenti nei dintorni, favorendo anche uno sviluppo del commercio locale». Critica la posizione di Assoconsum, associazione di consumatori con sede in piazza Municipio, come conferma Ciro Monaco, segretario generale: «Ci aspettavamo da parte dell’amministrazione maggiore attenzione, invece basta guardarsi intorno per scorgere degrado e abbandono, strade piene di buche, marciapiedi impraticabili, cartacce ovunque, e come sempre trasporti nel caos». Assoconsum plaude alle iniziative intraprese dai commercianti, dichiarando la propria disponibilità ad appoggiare progetti e iniziative tese al recupero del territorio. SPECIALE MARE VILLAGGIO AFRODITE. Vacanze e divertimento sulla costa ionica, Soggiorni in ville con patio e giardino attrezzato magnificamente arredato e climatizzato. Spiaggia di ghiaia e sabbia mare cristallino - bar beach restaurant - piscine adulti/bambini ombrellone e 2 lettini - animazione diurna - anfiteatro con spettacoli serali - campi sportivi e centro commerciale. Soggiorni settimanali a partire da €200 (b. stagione) agosto da €600. 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Al di là delle tante difficoltà siamo riusciti nell'intento che, come Municipalità, ci eravamo prefissati da tempo. A dicembre ci disse che sarebbero stati approvati a breve i lavori per la riqualificazione straordinaria di via Maria Cristina di Savoia e per le rampe Brancaccio e che si era pensato di stanziare fondi per un unico appalto triennale da 870mila euro (anziché tre da 270mila) per la manutenzione ordinaria. Qualcosa si è mosso? Purtroppo, a tale riguardo, pur non volendo scaricare le responsabilità sull'Amministrazione centrale, devo dire che come Municipalità abbiamo rispettato tutti i tempi impostoci dal Comune, mentre Palazzo San Giacomo latita. Al momento, dopo 5 mesi, stiamo ancora aspettando che il Servizio Comunale competente bandisca la gara. Come Municipalità non possiamo far altro che attendere e cercare di fare quel poco che le esigue risorse ci consentono. Un caso a parte è una stradastorica (e strategica per la viabilità napoletana): via del Parco Margherita, ridotta ormai ad un campo minato... Via del Parco Margherita è uno vero scempio. È indispensabile prevedere la sostituzione dei sampietrini con asfalto di ultima generazione. Sinceramente non comprendo come l'Amministrazione non agisca in tal senso. Eppure come Municipalità, sia per via Tasso che per viale Maria Cristina di Savoia, grazie ad un'attiva e propositiva concertazione, abbiamo ottenuto il placet della Sovrintendenza, mentre al momento Palazzo San Giacomo sembra incapace di ottenere altrettanto per le strade di sua diretta competenza come, appunto, Parco Margherita. Come Municipalità abbiamo più volte sollecitato e ci siamo messi anche a disposizione per fare da intermediari, ma purtroppo il Comune fa, inspiegabilmente, realmente “orecchie da mercante”. E intanto la gente si mobilita su facebook. Anzi su “fuossbook”. Questo il nome dell’iniziativa ideata dai “Giovani in Corsa”, il gruppo di under 35 vicino a Gianni Lettieri, capo dell’opposizione in Consiglio comunale, che ha invitato i cittadini a scattarsi una foto, in stile selfie, accanto alle buche più pericolose della città (nella foto). Una provocazione politica, ma anche un servizio di denuncia sociale, dal momento che tutte le immagini saranno inoltrate al sindaco, per sollecitare l’intervento di manutenzione straordinaria. Per inviare una segnalazione è possibile collegarsi al sito www.giovanincorsa.net Al via il «Mercatino dei pulcini» Una bella iniziativa per Chiaia. Grazie all’intervento di Angelo D’Andrea, intraprendente presidente dell’Associazione culturale senza scopo di lucro “La compagnia degli Aquiloni”, i bambini del quartiere potranno scambiarsi i propri giocattoli in un mercato del baratto e del riuso a loro espressamente dedicato. Nasce il primo “Mercatino dei pulcini” dedicato ai più piccoli che, sotto la supervisione di un adulto, sono liberi di esporre i propri oggetti su apposite strutture, in cartone riciclato, allestite in via gradoni di Chiaia. L’iniziativa del 17 maggio, che vanta il patrocinio della I Municipalità, è il primo atto di una serie di attività volte a riqualificare la zona. È un esempio magnifico di collaborazione costruttiva tra Istituzioni, associazioni, commercianti e singoli cittadini che uniscono le forze per valorizzare il territorio. Ai bambini partecipanti, grazie alla collaborazione con le botteghe della zona e la partecipazione del bar Montò, sarà offerta la prima colazione. Al di là dello scambio di giochi e di oggetti di ogni tipo, comunque particolarmente importante per educare i più giovani alla cultura del riutilizzo, la manifestazione assume un valore ulteriore per la possibilità di socializzazione offerta ai ragazzi. I genitori presenti, infatti, sono invitati a non contribuire in alcun modo alle contrattazioni dei piccoli espositori, che vengono dunque chiamati a confrontarsi direttamente con i loro coetanei. L’Associazione “La compagnia degli Aquiloni” porta i bambini (e i loro genitori) a rimpossessarsi della città e, contestualmente, ad imparare il valore delle cose e del rapportarsi con gli altri. (a.y.s.) Via Pontano, inaugurata la nuova sede della Steps La “Steps”, Accademia della lingue, ha una nuova casa. Da piazza Sannazaro si trasferisce in via Pontano 11, all’angolo con via Crispi. Una zona centrale, nel cuore del salotto di Napoli, scelta al fine di ottimizzare e allargare la propria offerta formativa. Due piani, un piccolo cortile e spazi accoglienti (tra questi la “Sala di re Artù”, in cui campeggia un’elegante tavola rotonda, e la “Stanza del sapere”, dedicata all’apprendimento dei più piccoli) fanno della nuova sede il luogo ideale per avvicinarsi ad una lingua straniera, a culture e modi di pensare diversi, e diventare cittadini del mondo. Nata come associazione nel marzo del 1995 dall’idea di un team di docenti con esperienza decennale in questo campo, la “Steps” offre servizi culturali e professionali di altissimo livello e sceglie i migliori programmi offerti dalle organizzazioni estere, di cui è rappresentante, selezionando solo quelle riconosciute dagli organi culturali governativi dei rispettivi paesi (British Council, Alliance Francaise, Accept, Spanish Board ecc). La “mission” è quella di orientare, offrendo un servizio di consulenza personalizzato e a costi accessibili, per clienti individuali o per gruppi. A chiunque voglia apprendere una lingua, in vista di esigenze di studio, lavoro o semplicemente a chi ama viaggiare, “Steps” propone quindi un ventaglio di iniziative, selezionando quelle più adatte alle proprie esigenze: programmi di studio proposti da organizzazioni e Università straniere a studenti e professionisti, stage linguistici all’estero per junior e adulti, programmi speciali per la terza età, mini-soggiorni in paesi stranieri. E ancora, un progetto “Speciale Napoli” che offre agli stranieri la possibilità di avvicinarsi alla cultura napoletana, e un progetto “Lingua Donna” per incoraggiare la formazione linguistica della donna e una sua riqualifica professionale. La “Steps” è anche centro prenotazione esami del Trinity College London, nonché membro FELCA, e vanta la vicepresidenza nazionale della I.A.L.C.A. (Associazione Italiana Agenti e Consulenti Linguistici). (l.i.) Finalmente la rotatoria Parte il cantiere per la rotatoria tra via Manzoni e via Caravaggio. Sarà uno sponsor privato (l’azienda di Quarto, Baiano Marmi s.r.l.) a curare la realizzazione dell’opera e la successiva manutenzione per i prossimi vent’anni, a fronte di uno spazio pubblicitario concesso, sulla stessa area, dall’Amministrazione pubblica. I lavori partiranno, dopo un ultimo sopralluogo congiunto tra Municipalità, Polizia locale, Servizio Mobilità Sostenibile e impresa affidataria, nel corso della penultima settimana di maggio e dovrebbero durare 60 giorni. (a.y.s.) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (9) (10) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 L’INCHIESTA IL «CONSIGLIO DEI 24» LE NUOVE FUNZIONI La Città metropolitana di Napoli prenderà il via il 1 gennaio 2015. Il sindaco metropolitano sarà di diritto il sindaco del comune capoluogo. Il consiglio metropolitano sarà composto da 24 membri ed eletto dai sindaci e dai consiglieri dei Comuni della Città metropolitana. Salvo che lo Statuto non preveda l’elezione diretta di entrambi. Le funzioni sono quelle fondamentali dell’ente Provincia. A cui si aggiungono: pianificazione territoriale generale comprese le strutture di comunicazione, le reti di servizi e delle infrastrutture; organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito metropolitano; mobilità e viabilità; promozione e coordinamentodello sviluppo economico e sociale. VERSO LA CITTA` METROPOLITANA Grande Napoli, la rivoluzione complessa Livia Iannotta I governi cambiano. Nuovi volti, freschi inquilini a palazzo Chigi. Ma le questioni sul tavolo restano quelle di sempre. E così anche il neo premier, rottamatore di costumi e cattive pratiche, si è trovato a fare i conti con uno dei vecchi buchi nell’acqua all’italiana: la riorganizzazione degli enti locali. Dopo una sfilza di decreti, leggi, stop e ripescaggi, in un ping pong di responsabilità partito ventiquattro anni fa, la Provincia di Napoli si prepara (finalmente) a sparire, per fare largo alla omonima Città metropolitana. Il traguardo: 1 gennaio 2015. Lo ha deciso il disegno di legge Delrio, diventato legge lo scorso 7 aprile (n. 56 del 2014), che tra le novità di spicco ha previsto lo svuotamento di potere delle Province (in attesa di una legge costituzionale che le cancelli definitivamente) e la nascita di nove Città metropolitane: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Napoli, Bari, Reggio Calabria. A cui si aggiungono Roma capitale e quelle istituite conformemente alla loro autonomia speciale da Friuli-Venezia Giulia, Sicilia e Sardegna, ossia Trieste, Palermo, Catania, Messina, Cagliari. Come illustrato nell’inchiesta a puntate pubblicata a fine 2012 su Chiaia Magazine, già il governo Monti provò a ripescare dal passato il progetto di eliminazione delle Province, nell’intenzione di semplificare l’ordinamento dello Stato e risparmiare sulla spesa pubblica. L’obiettivo era quello di impiantare una governance su larga scala creando un ente nuovo, intermedio tra Regioni e Comuni, che riunisse l’intera area metropolitana: una grande città e il suo hinterland. Eppure, anche stavolta, i nodi che “inceppavano” il meccanismo non sono stati del tutto spazzati via. Il primo riguarda la perimetrazione del nuovo ente. Il go- La Città metropolitana di Napoli sostituirà, dal 1 gennaio 2015, la vecchia provincia. 92 i comuni che entrano nella «Grande Napoli»: molti di più rispetto ai 60 di Bologna e ai 67 di Genova. L’area metropolitana di Napoli è tra le più vaste d’Europa. verno ha fissato i paletti: il territorio della Città metropolitana coinciderà con quello della Provincia. Ferma restando l’iniziativa dei Comuni per la modifica delle circoscrizioni provinciali limitrofe e l’adesione alla Città metropolitana. Ma prendiamo il caso di Napoli: 92 comuni, 3 milioni e mezzo di abitanti, un’altissima densità abitativa, un amalgama di centri più o meno autonomi che non sempre gravitano attorno al comune capoluogo. Un melting pot forse senza eguali in Italia. Ognuno di questi Comuni, ad esempio, oggi vara un proprio piano regolatore, gestisce autonomamente distribuzione idrica, trasporti, raccolta dei rifiuti. Sarà su queste fondamenta che si dovrà seppellire la vecchia Provincia per tirare su un ente snello, moderno che abbatta i campanilismi, spargendo una ventata di efficienza. Una “Grande Napoli” moderna. La ricerca promossa dall’Unione industriali e dalla Camera di Commercio di Napoli, dal titolo “Nuova perimetrazione e nuove funzioni per le Città metropolitane -Il caso Napoli”, ha tentato di fare luce sulle criticità della riforma, strizzando l’occhio sul capo- luogo campano. «Napoli presenta una situazione simile a quella di Milano – si legge nel documento – con la Provincia che contiene soltanto una parte dell’area metropolitana. (…) In primo luogo, dunque, si deve considerare la relazione della futura Città metropolitana con i sistemi locali di Aversa e Caserta, tra loro contigui. Insieme, questi sistemi identificano un territorio con popolazione di circa 700mila abitanti». Cifra che pone i due poli della Provincia casertana sullo stesso piano di altre aree metropolitane dello Stivale: «La Provincia di Caserta ha un “carattere metropolitano” che è altrettanto forte, se non maggiore, di quello delle Province di Genova, Bari, Bologna e, certamente, Reggio Calabria». Le soluzioni, allora, nel disegno politico-amministrativo, sono due: o inglobare Aversa e Caserta nella neo Città metropolitana di Napoli, o creare un ulteriore ente, che avrebbe appunto le stesse dimensioni di altri previsti dalla legge. Altro nodo, poi, riguarda il forte policentrismo del territorio. «Nel caso di Napoli – è scritto nella ricerca - la Provincia non identifica un territorio che gravita in modo lineare e progressivo attorno al Comune di Napoli. (…) La Provincia presenta un’articolazione territoriale molto complessa. Si caratterizza per la presenza, oltre a quello di Napoli, di tre grandi sotto-sistemi locali: Nola, Torre del Greco e Castellammare di Stabia». Sotto-sistemi che delineano uno scenario ben più articolato di quello delle altre Città metropolitane. Il che potrebbe essere ostacolo al processo di integrazione istituzionale. In più, facendo automaticamente combaciare il perimetro provinciale con quello metropolitano, non si considera che sarebbero 92 i comuni coinvolti nell’approvazione dello Statuto. Molti di più rispetto ai 60 di Bologna o ai 67 di Genova. Non meno acceso il dibattito sulle funzioni. Il testo normativo stabilisce che al nuovo ente spettano «quelle fondamentali delle province e quelle delle città metropolitane attribuite entro il processo di riordino delle funzioni delle province». Tuttavia, come evidenzia lo studio dell’ente camerale partenopeo, «considerata l’autonomia che la Città metropolitana dovrebbe avere sul piano della pianificazione economica e spaziale, è del tutto evidente che la sua costituzione richiederebbe una nuova divisione dei compiti tra amministrazione regionale e Città metropolitana». La legge approvata «rimette i Comuni e le Regioni al centro del processo di costruzione delle politiche pubbliche. Si corre quindi il rischio che il faticoso processo di costituzione delle Città metropolitane faccia nascere un livello di governo con scarso potere regolativo». Perplessità riassunte bene da Antonio Calafati, del Gran Sasso Science Institute, che ha presentato la ricerca. «A livello nazionale – ha detto – non capiscono che si tratta di una delle più grandi aree metropolitane d’Europa, che per dimensione socio-demografica e per specificità economiche non può essere regolata con la stessa normativa valida per piccoli centri come Bologna. I grandi centri della provincia hanno logiche territoriali, economiche così diverse tra loro che il disegno legislativo non può non tener conto di tale eterogeneità». Amalgamare un’area così vasta, sarà questa la vera sfida. E inculcare l’idea che la Città metropolitana andrebbe letta come l’opportunità per una governance ottimale del territorio. Plasmare quel “pensiero metropolitano” che a Napoli manca. CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (11) SOLLECITAZIONI MERCATO MUTUI: L’ESPERTO RISPONDE Con questo numero inauguriamo uno spazio dedicato alle domande dei lettori sui temi del risparmio e degli investimenti.Tra le tematiche più gettonate c’è quella sui mutui. Risponde Mauro Tempesta, business development manager di «24Finance Spa» (via Parco Margherita, 4 Napoli) Che segnali abbiamo sul mercato dei mutui? Finalmente abbiamo i primi segnali di risveglio del mercato immobiliare. Dopo due anni di crollo verticale e di credit crunch, il 2014 registra una netta inversione di tendenza per i mutui casa. Infatti si evince che nei primi due mesi dell'anno le erogazioni di mutui per l'acquisto della casa hanno registrato un aumento di oltre il 18% rispetto allo stesso periodo 2013 quando avevano toccato il livello minimo degli ultimi sei anni. Bisogna precisare che anche se in Italia «la ripresa ciclica si va estendendo», dopo la lunga fase della recessione, il recupero è lento, siamo lontani dalle condizioni pre-crisi, ma il peggio sembra passato. Come individuare le offerte migliori in questo momento e a chi rivolgersi? Oggi riveste un ruolo sempre più importante la figura del Mediatore Creditizio, disciplinato dal decreto legislativo 141 del 2010.Il d.Lgs. 141/2010 ha introdotto una nuova figura, il “collaboratore”- entrato nel linguaggio comune di settore anche con il termine di “promotore creditizio”- di cui il mediatore creditizio si avvale per il contatto con il pubblico. Difatti il “collaboratore” deve accompagnare la clientela nella scelta delle forme di finanziamento più adatte alle esigenze familiari attraverso degli accordi con più Istituti di credito rappresentando un enorme valore aggiunto in fase di consulenza. Inoltre più basso è il valore del finanziamento in rapporto a quello dell'immobile, più basso è lo spread. Se un cliente ha disponibilità liquide vicine a metà del valore dell'immobile viene considerato un cliente ad alto rating che, inoltre, potrebbe essere interessato a proposte di strumenti di investimento dove canalizzare la sua più elevata capacità di risparmio. Tasso fisso o variabile cosa conviene? Con il primo si pagano rate più alte, ma si ha la certezza di essere al riparo da eventuali rialzi futuri. Con il variabile si risparmia nel breve, presentando delle incertezze future. La preferenza comunque continua ad essere orientata verso i variabili che risultano come detto poc’anzi sempre più convenienti, ma che nel tempo potrebbero subire rialzi in base all’andamento dell’Euribor, visto che è da mettere in conto sul medio periodo un aumento di due o tre punti. In aumento la percentuale di chi chiede invece un tasso misto. I vantaggi della soluzione ibrida sono evidenti: ci si assicura un tasso variabile per i primi anni, e la possibilità di passare al tasso fisso dopo un certo periodo (che dipende dalle condizioni applicate dalle banche) qualora lo scenario di mercato subisca dei rovesci improvvisi. Con una profilatura del cliente si può decidere che Tasso prendere. mauro.tempesta@24finance.it (12) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 ANGLICISMI NELLA LINGUA PARTENOPEA Quant’è slang il napoletano Umberto Franzese Il meglio del meglio. Tra i relatori della tavola rotonda “Gli anglicismi nella parlata napolitana”: Nicola De Blasi, professore ordinario in linguistica e dialettologia all’Università di Napoli Federico II; Franco Lista, dialettofono; Sergio Zazzera, napoletanista e il poeta Claudio Pennino, Premio Masaniello – Napoletani Protagonisti 2011. Linguistica e dialettologia, ma anche spettacolo, proposto da accattivanti teatranti e musici come Romeo Barbaro, Antonella Cioli, Tullio Del Matto, Anna Donato, Enzo Fischetti, Lara Sansone. Un parterre d’eccellenze. Maestri dell’eloquio e della scena. Chiunque voglia chiedere e saperne di più della lingua napoletana e del come si scrive e si legge, non ha che da approssimarsi e frequentare autentici e inarrivabili linguisti. L’apprendimento, lo studio del napoletano rappresenta un modo per riscoprire le nostre radici, per avvicinarci a quei sistemi linguistici come il greco e il latino, lingue cosiddette morte ed invece espressione di una civiltà di cui siamo eredi e depositari. La lingua napoletana è stata, fino al secondo Ottocento, un mezzo di efficacia artistica di matrice popolare eccezionalmente incisiva. Questo immenso capitale è arrivato fino ai giorni nostri tramandato verbalmente dai canti che il popolo, lon- tano dall’uso della scrittura, creava. La canzone, il teatro, tutto quell’impareggiabile patrimonio artistico che ha reso meritatamente Napoli famosa nel mondo, deve essere preservato, tutelato, valorizzato. Una lingua è attiva quando non ricorre a prefabbricati verbali, propri o altrui, per inventare comunicazione quotidiana o creazione letteraria, ma attinge alla falda profonda delle proprie potenziali risorse espressive. Non è l’uso di quello che spregiativamente veniva considerato dialetto, ma che ora dall’UNESCO è stata considerata lingua, che ci immiserisce, ci impoverisce, piuttosto l’uso di quelli che un tempo venivano indicati come “barbarismi”. Il napoletano, seconda lingua più parlata in Italia, a differenza del “toscano”, quando fa uso, introita parole straniere, le trasforma, le “napoletanizza”. Valga ad esempio: “zumpo”, salto, dall’inglese jump; “cresemisso”, che deriva da Christmas o “trencio”, da trench. Comunemente parole o espressioni, modi di dire inglesi sono accettati di sana pianta nel parlare quotidiano quando di corrispettivi ce ne sono nella nostra bella lingua italiana: “design” in luogo di schizzo, abbozzo; “meeting” invece di riunione, incontro; “privacy” per intimità, riservatezza. «Fra i contributi linguistici alla formazione del lessico napoletano non può essere quindi trascurato, rispetto a quelli provenienti da altri ceppi, quello offerto dalla lingua inglese. Napoli ebbe contatti con soggetti anglofoni, durante le occupazioni inglesi avvenute nel 1799 e durante il Decennio francese, quando la gelida Albione venne in soccorso di Ferdinando IV, così come n’ebbe attraverso la forma dello slang americano durante l’occupazione alleata del dopoguerra: A questi momenti deve essere aggiunto quello del predominio universale assunto negli ultimi decenni dalla lingua inglese, dalla quale, così, altri vocaboli sono pervenuti a quella napoletana, attraverso la mediazione di quella italiana» (S. Zazzera). Quando una società si corrompe, per primo s’imputridisce il linguaggio. E la corruzione sbarcò a Napoli con te truppe alleate. Privilegiamo il parlare napoletano. Non abbiamo, come ci venne inculcato dopo la cosiddetta Unità d’Italia, da vergognarcene. Viceversa, così come sosteneva Vincenzo Cuoco, «l’imitazione delle lingue portò seco finalmente quella delle opinioni. La mania per le nazioni estere prima avvilisce, indi immiserisce, finalmente ruina una nazione spegnendo in lei ogni amore per le cose sue». I sogni, la cultura, le passioni delle generazioni passate sono conservate nella nostra madre lingua. La lingua rappresenta una forza viva nella storia di un popolo. È il mezzo che ci porta alla cultura del luogo attraverso poesie, prosa, canzoni, pensiero, spettacoli e riti ancestrali da sciogliere e da decifrare. La parlata napolitana, dunque, come specchio della cultura. La lingua di un popolo è la chiave che ne svela persino la diversità spirituale. La parlata napolitana, allora, per riaffermare, salvaguardare il patrimonio storico e la cultura del nostro territorio, della nostra civiltà. Nel mondo attuale la diffusione dell’inglese fa temere per la sopravvivenza dei dialetti e delle lingue locali, quindi la lingua napolitana per difendere la nostra identità con la densità della cultura, con la volontà dei parlanti. Bisogna risvegliare nella Nazione napolitana quello spirito sano, lodevole, atto a rinverdire tutte quelle forme d’arte, di convenzioni di usi, di passioni di cui ci resta grande varietà e ricchezza. Perciò, mai okay. Pensiamo, parliamo, vestiamo, cantiamo, mangiamo alla napoletana. SOLLECITAZIONI la vignetta di Malatesta IL SUDISTA Mimmo Della Corte QUEI SAGGI SENZA PROPOSTE Colmo di fulmine Diario stupendo EDUARDO DE FILIPPO «Il teatro è come il potere: è di chi se lo piglia» Sono iniziati a Napoli eventi e incontri dedicati a Eduardo De Filippo, artefice magico del teatro partenopeo, per celebrare i 30 anni dalla morte. Pubblichiamo alcune sue battute e considerazioni. «Il pubblico italiano vuole venire a teatro tardi, se ne vuole andare presto a casa, e vuole vedere uno spettacolo lungo». «Lo sforzo disperato che compie l’uomo nel tentativo di dare alla vita un qualunque significato è teatro». «Lo scorrere delle corde del sipario, rapido o lento a seconda dell’effetto che si vuole raggiungere alla fine di uno degli atti d’una commedia, è senza dubbio anch’esso un elemento indispensabile al successo d’uno spettacolo». «Non è pelle d’attore quella che non regge un baffo finto». «Le vere lacrime, negli occhi di un attore che sta interpretando una scena drammatica, disincantano il pubblico dalla finzione scenica: non è la propria commozione che un attore deve trasmettere al pubblico». «Volete riconoscere un vero uomo di teatro da un dilettante? Fatelo camminare dietro le scene durante una recita: se inciampa cade e fa rumore cacciatelo; non diventerà mai un vero attore». «Il teatro è come il potere: è di chi se lo piglia». «Non mi sono mai preoccupato di quelli che entrano in teatro dopo l’inizio del primo atto, bensì di quelli che se ne vanno prima che finisca il terzo...». «La misura è il segreto incomunicabile del grande attore. Incomunicabile perché non ci sono regole. L’esperienza insegna, ma se non si ha la dote istintiva del senso di misura, l’esperienza serve solo a non farti ripetere uno sbaglio già fatto». di RENATO ROCCO La morale del chiacchierone: chi ode scaccia chi ode. L’amore è donare. Il matrimonio estorcere. La vendetta studia nella biblioteca dei ricordi. La gioventù è un libro con tante introduzioni. La vecchiaia, invece, molti libri senza introduzioni. La vendemmia non riesce dove c’è la malavite. “Sudismo, chi era costui?”, si chiederebbe don Abbondio. Il professore Giuseppe Galasso, forse, non sapendolo, gli risponderebbe con quello che non è, ovvero, “non è meridionalismo”; mentre Biagio De Giovanni, altro storico vate della questione meridionale, gli confiderebbe che “è il figlio degenere ed autistico del meridionalismo”. Anzi, peggio, “è una tignosa protesta priva di orizzonte”. Forse sarà anche così, visto che lo hanno sostenuto nel corso di un convegno “de roi”, “Meridionalismo e sudismo”, promosso dal “Corriere del Mezzogiorno” e dall’Università Federico II, e non sono stati smentiti. In realtà, in nessuno dei dizionari della lingua italiana (che - soppiantata dall’esterofilia e dal servilismo verso l’Europa dei nostri “maitre à penser”- in questo momento è in disuso, poco considerata in quel di Bruxelles, ma non ancora abrogata), se ne trova traccia. In pratica, il “sudismo” non è in assoluto. O meglio, è un termine derivato, che i vecchi ed intramontabili saggi del Mezzogiorno piagnone hanno tirato fuori dai loro eleganti “cappelli a cilindro” per screditare chi la pensa diversamente. È il ritorno del vecchio schema dell’alleanza fra potentati economici ed editoriali del Nord e intellettuali schierati del Sud, che ha consentito al primo di crescere a spese del secondo ed ai chierici meridionali carriere luminose. Al punto che De Giovanni ha anche aggiunto che “l’élite intellettuale meridionale è abbastanza vaccinata contro posizioni di questo tipo”. Un sodalizio che, per continuare a fare i propri comodi sulla pelle del Mezzogiorno, propone un nuovo mostro da an- nientare: il sudismo che “è cultura plebea. È pura regressione”. Insomma, “tutto va ben, madama la marchese, a parte qualche piccolo incidente: il signor marchese si è suicidato, il castello si è incendiato, le stalle hanno preso fuoco ed il cavallo è morto asfissiato”. Certo, i meridionali sono corresponsabili dei ritardi, ma attribuirli solo a loro è inaccettabile. E comunque, il nuovo Sud, a differenza del loro Meridione - che se ne andava in giro col cappello in mano, piatendo elemosine non aspira ad essere assistito, ma pretende le infrastrutture necessarie a rendere competitive le proprie aziende, una fiscalità di compensazione, utile a recuperare i costi aggiuntivi prodotti dalle tante diseconomie esterne alle aziende; di non essere subissato da tasse ed imposte locali, oltre che nazionali a livello di estorsione e di pagare i servizi ed il credito bancario allo stesso prezzo che altrove. Galasso e De Giovanni continuano a seppellirci sotto una montagna di immagini suggestive sulle potenzialità del Mezzogiorno, ma mai proposte concrete per lo sviluppo dell’area. Tant’è che, neanche in questa occasione, è venuto fuori il vero problema del Sud: la mancanza di un progetto complessivo che ci dica quale futuro debba avere quest’area. Forse anche questo è sudismo? Se si parla di Mezzogiorno, gli intellettuali “illuminati” offrono un “pensiero stupendo”; quelli di strada “una cultura plebea” e l’opinione pubblica “una tignosa protesta”. Peccato che quel loro pensiero per quanto stupendo, abbia prodotto soltanto “chiacchiere e vuoto a perdere”, capannoni industriali abbandonati e degradati, l’inquinamento del mare più bello del mondo ed un oceano di disoccupati. CHIAIA MAGAZINE •MAGGIO 2014 (13) (14) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 MOBILITÀ GIRO DAFFARI DA UN MILIARDO DI EURO LANNO Autobus, nasce il polo per la produzione Espedito Pistone Trasporti in Campania sempre tra luci e ombre. La notizia buona, anzi ottima, riguarda la nascita in Regione di un polo nazionale per la produzione di autobus, con la Irisbus di Avellino (nella foto gli stabilimenti), capofila del progetto. Accanto a Irisbus, aziende del gruppo Fiat, c'è Breda Menarinibus, altro costruttore italiano leader nella progettazione e costruzione di mezzi per il trasporto pubblico. Le due società, risanata la prima che conta trecento operai in cassa integrazione, sono in grado di movimentare un giro d’affari da un miliardo di euro l’anno e fatturare almeno 300 milioni di euro. A dar man forte al sodalizio, la discesa in campo nientemeno che dei colossi Cnh Industrial, Finmeccanica e di King Long Italia, oltre alle Regioni Campania ed Emilia Romagna. Cnh, figlia della fusione di New Holland con Case Corporation, è il secondo produttore al mondo di macchine agricole. King Long Italia, direttamente collegata all’omonima azienda cinese, è specializzata nella realizzazione di componenti per pullman. Nei progetti nel nuovo polo nazionale del trasporto pubblico si produrranno autobus sia per le città che per il turismo. Con la prospettiva di coprire il novanta per cento del mercato italiano e mettere le mani su quello europeo, in grande espansione soprattutto per la richiesta di bus elettrici. C'è, però, a guastare i sogni di gloria una nuo- va batosta sui viaggiatori della Campania. Dal 1° agosto gli autobus Sita si fermano. L’azienda, infatti, ha confermato il licenziamento degli oltre quattrocento dipendenti e l’abbandono del servizio in Campania, a causa dell'interruzione dei rapporti con la Regione Campania e le Province di Avellino, Napoli e Salerno. «È successo che dobbiamo avere dieci milioni di euro dagli enti locali – denuncia il direttore di SitaSud Simone Spinosa - un anno fa avevo già detto che così non si poteva andare avanti. Ci fu imposto l'obbligo di servizio che durava fino al dicembre 2013. Abbiamo rendicontato i costi relativi all'obbligo di servizio e la Regione non concorda sui nostri conti». Una decisione grave che, portata a termine, lascerebbe a piedi oltre 34mila persone, tra pendolari, studenti e turisti. C'è, poi, un altro urgente nodo da sciogliere, quello della metropolitana di Salerno, il cui servizio è stato interrotto prima di Pasqua. «Se fosse per me la riaprirei subito», ha più volte detto l'assessore regionale ai Trasporti Sergio Vetrella (nella foto). Continua, però, il braccio di ferro con Ministero dei Trasporti e sindaco di Salerno su chi deve mettere i fondi per consentire la ripresa di un servizio prezioso, molto apprezzato da salernitani e visitatori. CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (9) (16) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 STORIE&TERRITORI pagina a cura di NewMediaPress CAMPI FLEGREI Quel turismo mordi e fuggi Malcontento tra gli imprenditori per il calo delle presenze di stranieri. Alberghi a tariffe stracciate Rosario Scavetta Lo stato di salute del turismo nell’area flegrea, e più in generale della Campania, misurato con gli indicatori statistici delle presenze e degli arrivi alberghieri, appare decisamente poco effervescente, e per niente migliorato rispetto al passato, anche a raffronto con l’intero movimento italiano. Eppure, ripercorrendo alcuni secoli di storia, si percepisce che la costa campana è stata sempre il centro mondano di villeggiatura più famoso al mondo: nella seconda metà del I° secolo a.C., le cittadine di Baia, Pozzuoli, Miseno, costituivano il ritrovo di tutta l’aristocrazia, imperatori compresi. I più importanti esponenti della società romana avevano una o più ville nelle località balneari della Campania o nelle isole prospicienti. Queste località marittime erano anche dei rinomati centri termali. La zona flegrea era ricca di fumarole e solfatare, sulle quali si costruivano i sudatori per l’impiego curativo delle esalazioni gassose. Certo non è necessario tornare così indietro nel tempo per ricordare gli anni in cui è cominciata la flessione nel settore dell’ospitalità alberghiera, che si è tristemente tramutata in una sempre più drastica assenza di stranieri, in particolar modo nel comprensorio flegreo. Pozzuoli e i Comuni limitrofi di Quarto, Bacoli e Monte di Procida registrano dagli anni ’90 ad oggi un crollo delle presenze straniere del 31%. Gli imprenditori del settore che anche quest’anno avevano riposto speranze di incrementare il lavoro sono stati delusi dai dati, se non proprio impietosi, tristemente duri. «Oramai va di moda il turismo mordi e fuggi», dice un noto imprenditore alberghiero di Arco Felice, frazione del Comune di Pozzuoli. «Anziché restare fuori una setti- mana intera i turisti si accontentano al massimo di un weekend. Le tariffe migliori e i last minute dei portali turistici su internet, poi, sono concorrenziali. Il vacanziero, oramai, va in agenzia di viaggio, solo per prenotare soggiorni all’estero. Negli ultimi anni si registra un vero e proprio cambio di tendenza nel modo di fare vacanza. La concorrenza è spietata. Pur di mantenere la clientela, molti alberghi praticano tariffe stracciate, strutture a 4–5 stelle, spesso offrono prezzi di un 3 stelle». Le motivazioni principali di questi mutamenti sono diverse, a seconda degli enti, associazioni di categoria e imprese turistiche interpellate. Non mancano ovviamente le lamentele, che si appuntano sull’immagine dell’area, per niente migliorata e la mancanza di fruizione di siti archeologici, chiusi o in pessime condizioni strutturali. La crisi economica pesa, sia per le tasche degli italiani che per quelle degli stranieri, ma a pesare di più è la consapevolezza della mancanza di una politica locale che possa migliorare l’organizzazione imprenditoriale e il collegamento operativo con le istituzioni e le altre categorie produttive. «A Corto di Donne», le opere premiate La VII edizione di ”A Corto di Donne” , festival internazionale di cortometraggi al femminile, che si è svolto a Pozzuoli dal 10 al 13 aprile, si è chiusa con grande successo domenica 13 aprile 2014, con la cerimonia alle Terme Stufe di Nerone, che ha assegnato i premi della giuria, della giuria giovani e il Premio al Miglior Cortometraggio Italiano. Come spiegano i componenti dell’organizzazione, “A Corto di Donne” è un patrimonio di storie e immagini. Nell’edizione di quest’anno i cortometraggi hanno affrontato temi di spessore e profondità, che confermano la vocazione della rassegna, puntando su vicende intime e fenomeni di grande rilevanza sociale. Le provenienze degli autori formano un mosaico eterogeneo di realtà geografiche e culturali, distribuite tra le quattro sezioni del concorso. Ecco i cortometraggi vincitori divisi per categoria. Per la categoria Animazione: “Snow”, di Ivana Sebestová (Slovacchia / 2013 / 18). Menzione speciale a “El Canto”, di Inès Sedan (Francia / 2013 / 8 30). Nella sezione Documentari: “Love and Rubbish”, di Hanna Polak (Russia / 2012 / 8). Menzioni speciali a ”Ribelle e ostinata”, di Stefania Donaera (Italia - Bangladesh / 2013 / 29 30) e “Una Mirada”, di Analìa Fraser (Argentina / 2012 / 11 40). Per la categoria Fiction: “De noche y de pronto”, di Arantxa Echevarrìa (Spagna / 2013 / 19 56). Menzione speciale a “The measure of man”,di Ruth Meehan (Irlanda / 2012 / 12 42) e ”The magic ferret”, di Alison Parker (Canada / 2013 / 11 39). Per la sezione Sperimentale: ”Avant la nuit”, di Chiara Caterina (Belgio / 2013 / 2 48). Menzione speciale a “Mi chiamo Franco e mi piace il cioccolato fondente”, di Silvia De Gennaro (Italia / 2014 / 7). Nella categoria Premi Giuria Giovani: per l’Animazione “Snow”, di Ivana Sebestová (Slovacchia / 2013 / 18 ), per i documentari ”Ribelle e ostinata”, di Stefania Donaera (Italia - Bangladesh / 2013 / 29 30 ), per la fiction “Les Perruches”, di Julie Voisin (Francia / 2013 / 13 36) e per la sezione sperimentale “10 Fiori”, di Lalla Quintavalle (Italia / 2014 / 7 33). Mentre il Premio Speciale al miglior cortometraggio italiano va a “Recuiem”,di Valentina Carnelutti (Italia / 2013 / 20). L’elenco completo dei cortometraggi è disponibile sul sito www.acortodidonne.it ROSARIO SCAVETTA CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (17) (18) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 DIVINAZIONE IL MITO E I GIORNI Le ragioni del fato Il segno del Cancro e il mito di Edipo: l’ideale greco dell’uomo è quello di staccarsi dalla terra Rosamaria Lentini «È nel Cancro che si riflette il mito d’Edipo: l’individuo vivente ha in sé il segreto bisogno inconscio di tornare sempre alla Madre nella dimensione notturna della Luna, emersione di tutte le silenziose nostalgie, degli struggenti rimpianti». Sono parole di Roberto Sicuteri che per nulla fanno pensare alla crudezza del mito a cui si riferiscono e che in estrema sintesi riporto di seguito. Quando Laio, re di Tebe, viene a sapere dall’oracolo di Delfi che sarebbe morto per mano di un figlio che poi avrebbe sposato la madre e causato la distruzione della casa, ripudia la moglie Giocasta. Ma lei con un sotterfugio si unisce a lui, rimane incinta e partorisce un bimbo che poi abbandona sul vicino monte Citerone. Al neonato, trovato da Peribea, moglie del re Polibo e portato alla reggia di Corinto, è dato il nome di Edipo, cresciuto e amato come un figlio. Divenuto adulto, Edipo dall’oracolo appura che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre, per cui si allontana subito da Corinto e s’incammina verso Tebe. Durante il tragitto a causa di un diverbio uccide un uomo e con questa morte, a sua insaputa, dà l’avvio alla profezia perché il morto è Laio, il suo vero padre. Prima di giungere a Tebe, Edipo incontra la Sfinge, un mostro con testa di donna, cor- po di leone, coda di serpente e le ali, un chiaro simbolo di una femminilità perversa e pericolosa. Ad ogni passante la Sfinge sottopone un enigma che, se non risolto, condanna il malcapitato ad essere divorato. Edipo trova la giusta soluzione e la Sfinge muore. Per aver liberato Tebe da questa calamità è acclamato re e prende in sposa sua madre Giocasta. Con lei regna diversi anni ed ha anche due figli maschi, Eteocle e Polinice, e due femmine, Antigone e Ismene. Tutto procede bene fino a quando sulla città si abbatte una terribile peste ed Edipo, recatosi a Delfi per sapere cosa fare, ha il responso che l’epidemia sarebbe cessata dopo la punizione di colui che aveva ucciso Laio. Quando l’indovino Tiresia rivela tutta l’orribile verità, Giocasta si uccide, Edipo si trafigge gli occhi e dai due figli viene cacciato da Tebe. Parte accompagnato dalle figlie e dopo un lungo peregrinare muore a Colono. Antigone e Ismene allora tornano a Tebe. I gemelli Eteocle e Polinice in un duello si uccidono l’uno con l’altro, il nuovo re Creonte assicura a Eteocle i riti funerari e la sepoltura, mente si rifiuta di farlo per Polinice; Antigone, accusata di aver dato sepoltura al cadavere del fratello contro la volontà di Creonte, è condannata alla prigione in una grotta fino a quando porrà fine alla sua vita, impiccandosi. Con la morte di Antigone si compie l’intera profezia, perché dell’intera famiglia dei Labdacidi si salva solo la mite Ismene. Considerata nella sua interezza, ancor più che ristretta alle vicende del solo Edipo, la storia appare condotta da un fato inarrestabile al cospetto del quale nessuno può nulla. Ma perché una stirpe così antica come quella dei Labdacidi deve estinguersi? Quale disegno perseguivano gli dei ideatori di tale sterminio? Gli antenati di Edipo erano Cadmo e Ctonio: il primo con l’alfabeto aveva regalato ai Greci la scrittura, quindi il pensiero, il logos, l’Anima Razionale, il secondo era uno Sparto, ossia un “nato dalla terra”. In Edipo, perciò, coesistevano due nature, una solare, apollinea, aperta, l’altra lunare, notturna, ermetica. È con la prima che lui risolve l’enigma della Sfinge, la cui parola chiave è appunto “l’Uomo”, ma la seconda lo porta inesorabilmente a tornare simbolicamente figlio di Madre Terra, oltre che di Giocasta che lo aveva generato. La cecità di Edipo come il buio della grotta nella quale viene rinchiusa Antigone appartengono al mondo lunare, il mondo della notte che deve morire con loro. Antigone, che non potendosi dissociare dalla legge dal clan, prima accompagna il padre fino alla sua morte e poi seppellisce il fratello a costo della sua vita, è anch’essa una Grande Madre che deve restituire alla terra chi da essa è nato mentre la mite Ismene, l’unica della stirpe che si salva, è il nuovo modello di donna che sostituisce il precedente. In nessun altro mito è così chiaro l’affermarsi del pantheon olimpico solare su quello terrestre lunare e credo che sia anche chiaramente tratteggiato l’ideale greco dell’uomo, come di colui che, nato con la doppia natura animale e spirituale, deve dedicare la vita a staccarsi quanto più possibile da ciò che “lo tira e trattiene in basso” per elevarsi verso le vette luminose, quelle dove risiede Apollo. rosalen@tin.it LE CARTE DEL DESTINO Il Bagatto LA PAPESSE E LA DEA ISIDE La Papesse è il primo Arcano che raffigura una donna. Così come Il Matto e il Bagatto, presi insieme, rappresentano l’anima e la personalità dell’essere umano ovvero, in qualche misura, la psiche come agglomerato indistinto, la Papessa è l’inizio della differenziazione che si esplicita attraverso la separazione dall’Uno del principio femminile. Il numero due, che la contraddistingue, rafforza il concetto di separazione, processo attraverso il quale, come in uno specchio riflesso, può avvenire la conoscenza, di sé e del mondo. Una volta che Il Bagatto ha deciso di intraprendere il viaggio, la prima fase da superare è quella della conoscenza attraverso la rinascita e la rivelazione, l’uovo e il libro. Tuttavia rivelare, se implica un lasciar emergere, ha in sé il significato secondario, ma non meno importante, di rivelare nel senso di nascondere nuovamente. Infatti, La Papesse ha un velo dietro di sé che nasconde, ma allo stesso tempo consente di accedere a significati più profondi: «… il velo può essere l’intermediario necessario per accedere alla conoscenza: esso infatti filtra la luce per renderla percepibile...» (Chevalier). È una sacerdotessa, pura, come indica il colore bianco della pelle, e fertile, come l’uovo in evidenza fa intendere. Anzi è la sacerdotessa. Gli studiosi dei Tarocchi convengono, in modo quasi univoco, nel ritenere che la lama rappresenti la grande dea Iside. Il Mito narra che Iside, sposa e sorella di Osiride, ricostruì il corpo del marito, smembrato dal fratello, raggruppando i pezzi che erano stati sparsi eccetto uno, che non riuscì a trovare e che ricompose lei stessa: il pene. Così la dea si fece fecondare e nacque Horus. Tuttavia Osiride, sebbene in vita, non poteva vivere sulla terra e così divenne il re dei morti. Già in questo racconto si intravedono temi che saranno riproposti e ampliati nella cultura greca e poi in quella cristiana. In particolare la morte-rinascita-morte, e la fecondazione ottenuta per il tramite dell’uomo ridotto però, a mero strumento. Nell’iconografia classica Iside è spesso rappresentata seduta su un trono mentre allatta il figlio, così questa immagine ha percorso i millenni fino ad arrivare a noi nella veste della Madonna. Il culto di Iside si è diffuso anche in luoghi a noi molto vicini. Benevento è una città rappresentativa in questo senso, giacché costituisce un unicum del culto della dea fuori dall’Egitto. Domiziano, fra l’88 e l’89 d.C. fece erigere un tempio in suo onore e si ritiene che la splendida chiesa di Santa Sofia, fondata nel 789 dai Longobardi, abbia al suo interno delle colonne di quel tempio. Entrambe, Iside e Sophia, sono riunite proprio nel significato più profondo della Sapienza, quella Universale e mistica, come recita uno dei tre inni in onore ad Iside a noi pervenuti: «Perché io sono la prima e l’ultima, Io sono la venerata e la disprezzata, Io sono la prostituta e la santa, Io sono la sposa e la vergine, Io sono la mamma e la figlia, Io sono le braccia di mia madre, Io sono la sterile, eppure sono numerosi i miei figli. Io sono la donna sposata e la nubile, Io sono colei che dà la luce e colei che non ha mai procreato, Io sono la consolazione dei dolori del parto. Io sono la sposa e lo sposo, E fu il mio uomo che mi creò. Io sono la madre di mio padre, Io sono la sorella di mio marito, Ed egli è il mio figliolo respinto. Rispettatemi sempre, Poiché io sono la scandalosa e la magnifica». ilbagatto73@gmail.com CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (19) (20) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 CHIAIA MAGAZINE •MAGGIO 2014 (21) STORIE&IMPRESE PROFESSIONISTI E CREATIVI, FOCUS SULLA REGISTRAZIONE MARCHI L’importanza di tutelare le proprie idee Il marchio è il segno distintivo di un’idea. Che sia un logo, un disegno, una parola, è la vetrina che rimanda ad un preciso prodotto o attività. Registrare le proprie creazioni, allora, è fondamentale per tutelarsi, evitando che aziende concorrenti se ne approprino illecitamente. Eppure ancora oggi, nell’ambito di un mercato che spesso oltrepassa i confini nazionali, la cultura dell’importanza della registrazione di un marchio o di un disegno/modello manca, così come la giusta informazione. Ne abbiamo discusso con Enrico Palazzi, dottore commercialista, e Daniela Pasquali, avvocato specializzato in materia. I due, napoletani, hanno dato vita a “Professionisti e Creativi” (www.professionistiecreativi.it) una giovane e dinamica realtà che, offre “Soluzioni per il Business” attraverso servizi e strumenti innovativi per le aziende. «Quando si avvia un progetto il primo step è l’ideazione del nome – spiegano – che spesso è qualcosa di già visto o che ricorda un prodotto già commercializzato. Al contrario, per immettersi sul mercato, è fondamentale puntare su originalità e innovazione. Prima di investire in termini di tempo e di pubblicità, è quindi necessario effettuare una ricerca di anteriorità, per verificare l’esistenza di eventuali marchi simili o (22) identici già registrati rispetto a quello ideato. Per fare questo è consigliabile rivolgersi a professionisti, esperti del settore». Cosa si può registrare? Qualsiasi idea, logo, disegno, figura o modello di design. Non tutti sanno che, oltre ad un marchio, si può depositare un disegno/modello, come il disegno di una scarpa, un orologio, un gioiello, un giocattolo, un oggetto di arredamento. A causa della scarsa informazione, la convinzione comune è che la registrazione richieda costi eccessivi. In realtà non è così. Le tasse di registrazione di un marchio hanno validità di 10 anni CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (per i modelli/disegni 5 anni). Si tratta di un minimo investimento che garantisce una sicurezza nel tempo. Quali rischi per chi non registra un marchio o un disegno? Di fare un investimento a vuoto, in termini economici e di tempo. Può accadere, laddove si decida di utilizzare un marchio e non registrarlo, che da un momento all’altro un terzo esterno alla società o al progetto possa registrare lo stesso marchio e addirittura far valere la sua registrazione contro la mancata registrazione della prima azienda. Lo stesso vale per un modello di design. E se invece si registra un marchio già esistente? Se un soggetto sceglie un nome, crea un sito internet, commercializza del materiale il cui marchio è già esistente sul mercato, il rischio è di incorrere in una procedura di riappropriazione del nome a dominio, sequestro della merce, inibitorie, misure cautelari, diffide e sanzioni pecuniarie. Questo perché la registrazione tutela non solo il marchio ma anche l’intero packaging, ovvero tutto quanto è connesso al brand di un’azienda (la forma di un prodotto, la sua confezione). Un’azienda locale che interesse può avere a registrare un marchio? Nel momento in cui si crea un sito internet o una pagina Facebook non si è più “locali” o “territoriali” ma si diventa globali, ci si immette in un mercato mondiale, in cui si può essere soggetti a imitazione/contraffazione o a diffide/inibitorie. In più, a seconda delle prospettive e della grandezza produttiva dell’azienda, la registrazione può essere effettuata a livello nazionale (valida solo in Italia), comunitario (valida sul territorio dell’Unione Europea) o internazionale, ulteriore motivo per cui è fondamentale affidarsi a qualcuno che conosca la normativa e possa individuare la strada più conveniente da intraprendere caso per caso. Perché conviene affidarsi a dei professionisti? Oltre che per le ricerche di anteriorità, uno studio di consulenza offre al cliente assistenza legale continuativa. Quando si deposita un marchio, infatti, questo non viene concesso immediatamente. La domanda di registrazione viene pubblicata su un bollettino ufficiale ed entro tre mesi dalla pubblicazione, chiunque abbia interesse può proporre opposizione innanzi agli organi competenti. Essere seguiti da un professionista garantisce assistenza legale per eventuali opposizioni nella fase anteriore alla concessione o anche in quella successiva, per utilizzo improprio del marchio già registrato. Cosa propone“Professionisti e Creativi”? Offriamo una consulenza gratuita, in cui analizziamo la situazione del cliente, facendo uno screening dell’azienda e, a seconda delle sue esigenze, formuliamo un preventivo. Oltre alla ricerca di anteriorità e alla registrazione del marchio, offriamo un contratto annuale di consulenza, tutela legale e assistenza per ogni attività connessa al marchio o al disegno/modello: redazione di contratti di cessione, licenza, franchising. Incluso un monitoraggio del mercato, con servizio di sorveglianza e indagine sulla contraffazione e illecito utilizzo di marchi. CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (23) STORIE&IMPRESE PROFESSIONE FASHION REPORTER De Caro, il blogger che racconta i brand Nuovi blogger crescono. Sulla rete il tempo scorre frenetico, se hai talento fai breccia subito. Lo sa bene Lorenzo de Caro (nella foto), napoletano, studente di scienze della comunicazione e modello, che dal 1° ottobre dello scorso anno ha lanciato sul web un suo spazio personale (www.lorenzodecaro.com): la sua finestra privata sulla moda e i personaggi in vista della Napoli bene, sui pettegolezzi e le curiosità di una città chiacchierata come Napoli. Lo abbiamo incontrato a dicembre e da allora il successo del giovane volto non ha avuto battute d’arresto. I numeri, anzi, lievitano giorno dopo giorno: 12 mila follower su Instagram, 1400 su Twitter in appena un mese dall’iscrizione, in media 4000 visualizzazioni del blog a settimana. Insomma, de Caro spiazza sui social. E il suo commento, a sette mesi dal lancio on line del sito, non può che essere positivo. «Sta andando sempre meglio – ha commentato – e i progetti in cantiere sono tanti. Sono soddisfatto, e lo sono ancora di più perché noto un ri- (24) scontro anche fuori Napoli». L’ambizione, ovviamente, corre veloce: «Punto a fare sempre di più». Cresce lui, come cresce il suo blog. Il 3 aprile il primo fashion blogger di Chiaia ha spento 23 candeline, festeggiando con un party esclusivo, riservato a una cerchia ristretta di amici e parenti, nella splendida location di Terrazza Calabritto, a due passi dal lungomare di via Caracciolo. Tra gli ospiti, personaggi di spicco del CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 salotto buono di Napoli: Massimiliano Neri Kukai, titolare del primo e più famoso ristorante giapponese made in Naples, la conduttrice televisiva Serena Albano, l’architetto Francesca Faraona, la giornalista Francesca Scognamigno Petino e la fashion designer Caterina Chiaiese. Aperitivo, buffet e, per chiudere con dolcezza, una torta realizzata da Marianna Ciano per l’occasione speciale. Serata riuscitissima che ha messo il punto ad una giornata condita di attenzioni e coccole da parte di amici e fan del neo ventitreenne, a cui è stato dato il buongiorno con colazioni spedite direttamente a casa e mazzi di fiori. Ma un fashion blogger, se ha fama, è soprattutto un testimonial, una vetrina che aggiunge valore ad un prodotto. E Lorenzo de Caro anche in questo campo sta sbancando. Il risultato? Il frizzante shapaholic è sem- pre più corteggiato da brand, aziende e marchi locali. Lo testimonia lo shooting fotografico per Ileana Della Corte, titolare di una tra le più prestigiose gioiellerie di Chiaia. Scatti (visibili sul blog) realizzati dalla nuova fotografa ufficiale di Lorenzo de Caro, Enrica Greco, in cui il blogger, elegantissimo in giacca blu e camicia bianca, si è lasciato catturare indossando gli splendidi accessori della collezione di Ileana. Servizio fotografico a cui seguirà anche un mini video promozionale da spalmare sui social network. Tra i post più cliccati del blog, poi, una serie di foto in cui de Caro, armato di utensili da cucina e fasciato dal grembiule azzurro cielo firmato Maurizio Marinella(l’imprenditore delle cravatte di Napoli) for Voiello, ha dato prova di sé tra i fornelli, cucinando un piatto in cui l’ingediente principale era la pasta del gruppo assorbito da Barilla. In pentola, però, bolle tanto altro. I prossimi mesi preannunciano novità ed eventi esclusivi. E allora: Napoli, stay tuned! STORIE&IMPRESE INTERVISTA AL CAPITANO DEL POSILLIPO Valentino Gallo, campione a tutta birra Si è tuffato in una nuova sfida con la stessa determinazione con cui ha frantumato lo specchio d’acqua della piscina olimpica di Londra. Poco meno di due anni fa, in quella partita che ha colorato l’Italia d’argento. Perché un campione è questo che fa. Rischia. E lui, che da vent’anni vive di pallanuoto, ha imparato a prendere la vita come un gioco al cardiopalma, in cui non smetti mai di misurarti. Anche su circuiti mai calpestati, come quello dell’imprenditoria. Valentino Gallo (nella foto) è pallanuotista del Settebello, 29 anni, siracusano. Ha mosso i primi passi con la squadra dell’Ortigia. Da dieci stagioni, però, la sua seconda casa è Napoli. Attaccante della squadra del Posillipo, in cui da due anni indossa la fascia di capitano, ha collezionato vittorie su vittorie: oro ai Mondiali di Shanghai, argento alle Olimpiadi di Londra con la Nazionale, una Coppa dei Campioni e una Supercoppa Europea con il Posillipo. Una carrellata di successi, frutto di tenacia e passione. Con la stessa voglia di mettersi in gioco che lo ha spinto in alto, da un anno si è lanciato in un’attività impren- ditoriale con il suo amico e compagno di squadra in nazionale , l’italo-cubano Amaurys Perez. Insieme hanno dato vita alla birra artigianale “Zion”. Com’è nata l’idea di lanciarti nel business? «Io e Amaurys gestivamo già una birreria a Rende, in provincia di Cosenza. L’idea di investire in questo campo è nata insieme al cognato di Perez, Francesco Rende, terzo socio in affari, che produceva birra artigianale. Vendendola nel locale, ci siamo resi conto che era buona, c’era una grande richiesta e così abbiamo pensato di commercializzarla. Inizialmente era più un gioco, un esperimento. Ora facciamo sul serio, da gennaio siamo ufficialmente operativi». Zion, perché questo nome? «La birra si dice che sia nata nella località di Sion. In più, nel rastafarianesimo diffuso nella cultura caraibica e giamaicana, vicina ad Amaurys che è cubano, Zion voleva dire Nirvana. Dalla fusione di questi due termini e del loro significato è nato il nome della nostra birra. Abbiamo poi continuato su questa linea, assegnando a ogni tipologia di birra il nome di un santo cubano». Che tipi di birre producete? «Ne abbiamo sei e ognuna porta il nome di un santo cubano: Orula Chiara, Elegua Strong Scotch Ale, Ogun Black, Obatala Weizen, Chango American Ale». Un campione che si veste da imprenditore. Quale dei due abiti senti più tuo? «Mi sento più campione che imprenditore. La nostra è una realtà che è nata da poco, ancora giovane. La pallanuoto resta il mio primo pensiero. Ma devo dire che quella che stiamo sperimentando è un’attività che mi piace tantissimo. Ho imparato anche il procedimento di preparazio- ne della birra, grazie al nostro mastro birraio Francesco, il cognato di Perez». Quindi la pallanuoto resta al primo posto… «Sì, non abbandonerò lo sport. La pallanuoto è la mia vita, la mia passione più grande. La pratico da quando avevo nove anni, sono vent’anni che mi accompagna. Anzi, più passa il tempo più ho voglia di continuare. Mi fermerà solo l’età. Adesso punto alla mia terza Olimpiade, a Rio, nel 2016. Dopodiché non so di preciso quale sarà il mio futuro. Sicuramente continuerò col Posillipo e con Amaurys a far crescere l’azienda il più velocemente possibile. Lavorando il doppio, visto che qui al Sud tutto è più complicato». Sport e imprenditoria: c’è un punto di contatto tra le due realtà? «In entrambe la strada da imboccare è quella del sacrificio. Lo sport insegna a fare rinunce per raggiungere l’obiettivo che rincorri. Io e Amaurys siamo pronti a farne di nuovi e agguerriti per portare in alto l’azienda che abbiamo creato noi, di cui siamo i padri. Questa sarà una doppia soddisfazione». (l.i.) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (25) STORIE&IMPRESE CITTA` DELLA SCIENZA, L EVENTO Napoli Salsa Festival, il ballo al potere Salsa, ritmo caraibico e sonorità latino-americane. Tutto questo è “Napoli Salsa Festival”, l’evento che permette alle migliori scuole di ballo di Napoli e della Campania di esibirsi in una serata coinvolgente e ricca di iniziative. L’evento nasce da un’idea del maestro Ciro Ammendola e di Giorgio Longobardo (nella foto), accomunati dal desiderio di associare al territorio campano, patria indiscussa di canzoni e musicalità famose ovunque, il mondo latinoamericano e caraibico. Giunto alla terza edizione, l’evento si terrà il 27 giugno a Napoli, nella significativa location di Città della Scienza. Dopo l’incendio di un anno fa il polo scientifico d’eccellenza, grazie al patrocinio della X Municipalità del Comune di Napoli, si apre così al ballo e alla musica, in un’atmosfera trascinante che vedrà venti tra le scuole più rappresentative del movimento caraibico in Campania mettersi alla prova in un confronto esclusivo con sé stessi. Due universi culturali apparentemente lontani, quello partenopeo e quello delle danze caraibiche, che si intrecciano rendendo il Sud d’Italia un nuovo centro di di- (26) vulgazione del ballo e del folklore latino-americani. Tanto che il “Napoli Salsa Festival”, in appena due anni dalla sua creazione, è già diventato una realtà radicata sul territorio, capace di attrarre ballerini (professionisti e non), uniti da passione e ed impegno, intenzionati a mostrare quanto il ballo e la salsa possano contribuire al benessere personale. La kermesse prevede un programma articolato in tre momenti. La prima parte prenderà il via alle ore 18.00, con lo stage gratuito di Juan CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 Matos e Barbara Jimenez. La serata continuerà poi dalle 20.30, nella Sala Newton, con una carrellata di esibizioni di danze caraibiche eseguite dagli allievi delle principali scuole campane selezionate. A seguire, a partire dalle 22.30, la Galleria Centrale ospiterà l’attesissimo “Gran Galà della Salsa e spettacoli”, cui prenderanno parte decine di ballerini ed appassionati invitati dall’ideatore della manifestazione Ciro Ammendola. L’evento, patrocinato dal Comune, dalla Provincia, dal CONI e dal CSEN Danze Campania, punta soprattutto a ricordare che nel ballo, così come nella vita di tutti i giorni, al di là dei movimenti predefiniti, sono la fantasia del singolo e l’improvvisazione le armi del successo. Nel “Napoli Salsa Festival”, le danze caraibiche diventano anche motore di rivalutazione e riqualificazione del territorio, lanciando un messaggio di rinascita tramite un’arte gioiosa e passionale come la danza. All’evento, infatti, hanno aderito le scuole più prestigiose della Campa- nia, consapevoli della necessità di “ripulire” l’immagine di una parte significativa del territorio. E così, dopo il successo delle precedenti edizioni, è stata scelta una cornice dalla forte valenza simbolica, che testimonia la lotta, a ritmo di musica, contro chi vuole distruggere la cultura del popolo campano. Già nel 2012, infatti, la manifestazione è stata ospitata da un luogo simbolo della ricostruzione della zona flegrea: l’auditorium di Porta del Parco a Bagnoli. Ma non è tutto. Il progetto intende lanciare un messaggio di universalità, seppure nella diversità delle varie tipologie dei balli latino-americani. Non conta, cioè, capire la tecnica o la gestualità dell’una o l’altra specialità quanto, piuttosto, comprendere quanta gioia possono regalare i movimenti, le espressioni del corpo, ma soprattutto dell’anima e della mente. Tutti possono ballare la salsa, divertirsi sulle note caraibiche: l’importante è lasciarsi andare. Questo e molto altro la terza edizione del “Napoli Salsa Festival” si propone di rappresentare per il mondo dell’arte e dello spettacolo, ma soprattutto per Napoli e il rilancio del territorio. saper vivere CULTURA • COSTUME • RELAX • MOVIDA • EVENTI • CURIOSITÀ Il poeta che bacchettò Eduardo Aldo De Francesco V erso la fine degli anni Settanta, quando Napoli era ancora vivibile, e nonostante grane storiche, vi si potevano fare ancora degni incontri, che ti arricchivano per la vitalità, l’intelligenza, la singolare creatività della gente, conobbi Gennaro Esposito, poeta di strada, anzi “artista’e marciappiere”, come egli stesso amava definirsi. E in fondo lo era, andando a zonzo per vicoli e quartieri, dentro il ventre di Napoli. Me lo presentò il professore Emilio Buccafusca, ortopedico di valore, ma allo stesso tempo, inesauribile animatore culturale, un passato da protagonista nel movimento futurista napoletano, che, ogni giorno, dopo aver tenuto studio ambulatoriale alla cassa Marittima in via San Nicola alla Dogana, immancabilmente saliva in redazione al “Roma” al terzo piano del Palazzo Lauro di via Marittima, scortato quasi sempre da Gennaro, detto Sasà, in famiglia e per gli amici. Il professore non dava un passo senza Sasà. Era talmente preso e invaghito dalla sua poesia, che non solo godeva nel leggerla, come si può fare per un doveroso, quotidiano “officium”, ma si sentiva appagato quando ne poteva essere l’araldo - anche l’occasionale divulgatore - recitandola in anteprima agli amici, convinto, e aveva ragione di crederlo, del privilegio che gli era toccato d’essere lo scopritore di uno degli ultimi, autentici poeti di Napoli. Sulla scia, va detto, di Di Giacomo, Dieci anni fa moriva Gennaro Esposito uno dei più grandi cantori di Napoli che amava definirsi «artista ‘e marciappiere» Ferdinando Russo e Raffaele Viviani. Accadeva così molto spesso che, nel mentre al giornale si discuteva dei fatti di cronaca da sistemare in pagina, sempre imprevedibile e varia in questa nostra spettacolare città, Gennaro, senza che gli venisse chiesto, all’improvviso, o sfogliando qualche sua segreta “libbretta” o facendo semplicemente ricorso alla proverbiale memoria, riusciva sempre ad “appizzare” a un fatto il pertinente commento di un versetto poetico. La sua duttile vena di respiro civile era impareggiabile nel saper indicare le “cose storte” senza mai cadere nel vortice enfatico di logore lamentazioni, che hanno reso un pessimo servizio alle rivendicazioni, pur legittime, di una Napoli, ex capitale, emarginata dell’annessione. Poi un giorno, di inizio estate del 1979, usci la sua prima raccolta “Pizza , Popolo e.. Putere”, un debutto, con prefazione di Emilio Buccafusca, salutato nella redazione del mio vecchio Roma di via Marittima da un brindisi mai tanto cosi sincero, ben riposto e bene augurante un successo, che, di lì a poco, consacrò Gennaro Esposito, detto Sasà, verace, autentico poeta di Napoli. Oltre al suo realismo di vivacità “vivianesca”- di trascinante forza interiore e dal linguaggio di immediata presa, nascente dalle più veraci radici parte- Le foto che ritraggono Gennaro Esposito sono tratte dal libro di poesie in napoletano «’E secutate» (Edizioni Intra Moenia). La sequenza fotografica è di Oreste Lanzetta. nopee- la cosa che maggiormente mi colpiva di lui, parlandogli da allora sempre spesso, era il suo amore sconfinato per Napoli, declamato dovunque, con un timbro lessicale diretto, chiaro, forte e impietoso, di una spontaneità unica. Aveva sofferto tanto nella sua Napoli, dove si era dovuto dar da fare, per costruirsi un futuro decente che gli consentisse di vivere senza quell’assillo, che ha fatto di questa città un luogo di una dannata provvisorietà storica: l’emblema della precarietà. Ma questa sofferenza, che in altri procurava spesso rifiuto delle proprie radici, in lui ne determinò un maggiore attaccamento: difatti non riuscì mai a giustificare, o meglio a perdonare, coloro che abbandonavano Napoli per fare carriera. A riguardo mi piace citarne due frammenti poetici, prove inconfutabili della sua sincera fedeltà: il primo è rivolto all’amico Carlo di Rienzo, in occasione di un furto subito a Pescara, al quale ricorda, sorridendo: «Pe’ na carriera facile, / te ne partiste ’a Napule, / lassanno chistu popolo, / ca eguale nun ’nce stà ,/ Pirciò chesta nutizia/ d’ ’o furto c’hè subìto, / a pparte ll’amicizia, /m’ha fatto cunzulà …» Ma Gennaro Esposito, l’irriducibile Sasà, dallo stesso cognome del protagonista di Napoli Milionaria, non risparmiò la ramanzina neanche al grande Eduardo di “Ha ddà passà a nuttata”, cui rispose, è proprio il caso di dire, per le rime : «Quanno diciste ha ddà passà ’a nuttata, / don Eduà faciste cchillu guaio !/… L’ommo nu po’ aspettà ca pass’ a notte , / nun po’ restà accussì: / sì no int’ ’a vita , onn ‘Eduà , so’ botte/ Tu quanno nnce puteve dà n’aiuto / a stu paese te ne sì ffujute / ..e manco muorte , po’ , nce sì tturnate». CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (27) ARTE LA REGINA Eruzione Warhol Sara Giuseppina D’Ambrosio A chille Bonito Oliva l’ha definito «il Raffaello della società di massa americana» perché «insopportabilmente grande». Artista dall’espressività plurale come quella dell’arte stessa, fruitore e creatore al contempo, lungimirante anticipatore, Andy Warhol ha lasciato un retaggio difficilmente quantificabile. Per questo «Andy Warhol: Vetrine», l’ampia retrospettiva a lui dedicata al PAN fino al 20 luglio, si presenta come un crescendo di opportunità per il pubblico di visitatori e semplificarla col binomio contemplazione/riflessione sarebbe lacunoso. Tra le molte mostre a lui dedicate e le parole dette (e ancora più spesso ridette), proliferazione giustificabile se si considera la produzione immane della sua Factory, la rassegna napoletana trova la sua ragion d’essere particolare nell’esprimere il legame di Warhol con la città di Napoli e mostrando, in questo modo, per utilizzare ancora una volta le parole del curatore dell’esposizione, Achille Bonito Oliva, un tratto di «antropologia culturale». Tra le 180 opere esposte, infatti, si trovano ritratti di noti animatori della vita culturale partenopea, ad esempio quello di Lucio Amelio, il gallerista cui si deve il rapporto di Warhol con la città campana, o ancora di Ernesto Esposito, Salvatore Pica. Ma (28) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 Warhol seppe misurarsi anche con uno dei simboli imprescindibili della città: il Vesuvio. Nella serie di lavori Vesuvius, l’artista americano riprodusse quest’idolo assopito che per il suo potenziale distruttivo potrebbe essere ricondotto a quel ciclo di lavori in cui l’artista dialogò con la morte e fra i quali trovano posto anche i molti ritratti di Marilyn Monroe, che egli iniziò a dipingere subito dopo la morte della diva, di cui è possibile vedere numerosi esemplari. Impressionante è, però, l’impatto che si ha appena ci si confronta con il grande trittico (270x600 cm), acrilico e serigrafia su tela, Fate presto. In questo è riprodotta, infatti, la copertina del Mattino che, quel mercoledì 26 Novembre del 1980, tradusse nelle due sole, significative, parole del titolo la tragedia del terremoto dell’Irpinia. Quest’opera è l’ennesima conferma di come Warhol fosse uno scrupoloso osservatore del suo tempo. Ecco le Campbells soup divenire soggetto con Mao Tse Tung, Joseph Beuys, Regina Schrecker e lo stesso Warhol. Cogliendo una tradizione antichissima, infatti, Andy divenne egli stesso soggetto da ritrarre e non si sottrasse a quel ciclo ripetitivo, volendo ossessivo, di tutti i suoi modelli. Peculiare, per esempio, la sorte dell’iconica Campbells soup, che dalla tela ritorna oggetto nel suo divenire stampa per un vestito (autografato da Warhol e qui esposto). Napoli, che fu anch’essa musa dell’artista, celebra con queste vetrine il suo dissacrante cantore restituendo a se stessa, o meglio ai suoi abitanti, parte di quella carica ispiratrice un tempo donata. Regina Schrecker, stilista e musa di Andy Warhol, ha partecipato all’anteprima della mostra che ha animato il 17 aprile le sale del Pan di via dei Mille. Il tempo non ha appannato il suo fascino. Bella ed elegante come quando l’artista statunitense l’ha raffigurata nei due pannelli a lei dedicati (anche questi inclusi nel percorso), tra un flash e l’altro, l'ex Miss Universo si è lasciata andare a qualche confessione. «Andy Warhol rappresenta il mondo intero. Io l’ho conosciuto molto bene. Era un curioso, ironico e auto-ironico, sapeva prendersi in giro. Era una persona speciale, un amico vero. Amava Napoli, rimase molto impressionato dal Vesuvio, ma soprattutto dal calore e dalla solarità della gente». Leggi l’intervista completa su www.iuppiternews.it Occhio di riguardo Il giorno di Spalletti Azzurro del cielo, rosa dell’incarnato, bianco e grigio. Tinte pastello e nuances pallide sporcano appena le opere di Ettore Spalletti, scultore e pittore nato nel 1940 a Cappelle sul Tavo, dove ancora oggi vive e lavora. Si chiama “Un giorno così bianco, così bianco” la mostra a tappe che celebra uno degli artisti più significativi del panorama artistico contemporaneo. La particolari- tà el progetto consiste nella sinergia fra tre musei (il MAXXI di Roma, la GAM di Torino e il MADRE di Napoli), che collaborerano unendo nord, centro e sud del Paese. Le mostre raccontano tutti gli aspetti dell’opera di Spalletti – dalla pittura alla scultura fino alle installazioni ambientali – all’interno di percorsi espositivi che prevedono opere stori- che, recenti e inedite. La tappa napoletana, curata da Andrea Villani e Alessandro Rabottini, sarà visitabile fino al 18 agosto. Mostra la varietà e la profondità della pratica dell’artista, che nell’arco di quarant’anni ha saputo mantenere uno status individuale e sviluppare un linguaggio capace di far dialogare contemporaneità e classicità. In circa quaranta operesi potrà ripercorrere l’avventura creativa di Spalletti, dagli esordi alla metà degli anni Settanta, fino ad oggi, in cui caratteristici della sua arte: la commistione tra l’esperienza quotidiana e l’orizzonte metafisico della visione. Fondamentale è anche il supporto: i materiali utilizzati (come i numerosi marmi o le carte veline) sono esplorati per le loro qualità cromatiche prima ancora che scultoree. ANTONIO BIANCOSPINO ARTE mostre Progetto XXI, l’arte è donna BETTY BEE E LAURE PROUVOST ESPONGONO ALLA FONDAZIONE MORRA GRECO. DA SECOND LIFE AL POLPOMOTORINO Sara Giuseppina D’Ambrosio Fino al 24 maggio sarà possibile visitare, alla Fondazione Morra Greco, la mostra dedicata a due artiste contemporanee, la napoletana Betty Bee e la francese Laure Prouvost. L’esposizione è parte del Progetto XXI, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Morra Greco e la Fondazione Donnaregina. Una mostra duplice perché la struttura del museo ha permesso una presentazione indipendente dei lavori delle due artiste. Mentre Betty Bee vede la sua “Second Life” ospitata nelle stanze di un piano dell’edificio, Laure Prouvost lascia che il suo “Polpomotorino” si sviluppi nel seminterrato. Un habitat speciale era, del resto, necessario per l’istallazione site-specific della Prou- magìe Storie ritrovate d’argento FINO AL 20 LUGLIO AL MUSEO DEL TESORO DI SAN GENNARO IN MOSTRA UNA COLLEZIONE CAPOLAVORO DI 80 STATUE vost. Il visitatore è accolto da un grande schermo su cui è proiettata un’immagine non facilmente distinguibile. È questione di un attimo, però, perché quella criptica figura sia sostituita da una più familiare: il motorino, ritratto dall’artista attraverso un montaggio di riprese cittadine realizzate nel corso del suo soggiorno a Napoli. Forse impressionata dalla sua onnipresenza, Prouvost ne ha avvertito l’affinità con il polpo, la misteriosa figura iniziale. Come il motorino non teme gli ingorghi e i vicoli impervi, il polpo con i suoi tentacoli è in grado di raggiungere anche gli anfratti più stretti. I due attori del video sul grande schermo iniziale si fondono nella videoistallazione vera e propria che s’incontra poco dopo. Il Polpomoto- Sono ottanta statue d’argento, rimaste per lungo tempo nascoste, le protagoniste della mostra dal titolo “Storie d’argento”, inaugurata il 17 aprile e visitabile fino al 20 luglio al Museo del Tesoro di San Gennaro. Capolavori fino ad ora celati al pubblico, usciti per la prima volta dal caveau del museo di via Duomo, più sei opere facenti MARIA MULAS Torna a Napoli per la seconda volta la fotografa Maria Mulas con una personale in esposizione dal 7 maggio alla galleria “Al blu di Prussia”, lo spazio multidisciplinare diretto da Giuseppe Mannajuolo. La mostra, curata da Mario Pellegrino, si intitola “Ostranenje”, ovvero straniamento, e fa riferimento alle astrazioni cui dà vita soffermandosi con l’obiettivo su scenari architettonici. Un corpus di sette fotografie di architettura in bianco e nero di grande formato scattate tra gli anni rino è un essere di dimensioni considerevoli, il cui corpo è formato da brandelli di ciclomotori. Fra questi, dei fari si accendono e si spengono simulando, così, il comportamento delle palpebre e divenendo gli occhi della creatura. I tentacoli, al contrario, sono schermi rettangolari, montati verticalmente, ognuno dei quali riproduce un particolare video. Sono ancora immagini urbane che riprendono i motorini e i loro guidatori, a volte soffermandosi sulla vita giovanile che si articola nei dintorni. Con Second Life, invece, cambia la prospettiva. Ad ognuna delle tele di Betty Bee è dedicata un’ampia stanza, in questo modo i lavori dell’artista si stagliano sulle pareti divenendone protagonisti. Fedele alla propria cifra stilistica e al suo pseudoni- Settanta e Ottanta. Più una brochure (Paparo Edizioni) e, proiettato nella saletta cinema, uno slide show di un centinaio di ritratti che Maria Mulas ha dedicato a personaggi di spicco dello spettacolo e della cultura. Maria Mulas è tra le più illustri fotografe italiane. Dopo un debutto artistico come già parte dell’esposizione. Tutto questo dopo il successo ottenuto in terra francese, con la mostra “Tesoro di San Gennaro a Parigi”, in cui il tesoro del patrono di Napoli ha per la prima volta varcato i confini dell’Italia. Ma non si tratta di un percorso esclusivamente artistico. La mostra consentirà ai visitatori di assistere alla lettura da parte di studiosi e personalità pittrice, si dedica, dalla metà degli anni Sessanta, alla pittura, che resterà la sua forma espressiva, seguendo le orme del fratello Ugo Mulas. Nel 2009 ha vinto il Premio delle Arti - Premio della Cultura per la Fotografia con la motivazione seguente: «L'occhio fotografico di Maria Mulas ha trovato, nella dialettica del vissuto e nei ritratti assoluti, l'attimo di un racconto immortalato dove valore estetico e tecnica delle parti segnano il capitolo più alto della storia fotografica degli ultimi decenni». (i.s.) mo, Betty Bee ripropone in ben 3 delle 5 opere esposte il peculiare nido d’api, che sembra, al contempo, proteggere e mascherare quanto vi è dipinto sotto. Un esempio è “Senza titolo” (ribattezzato in occasione della mostra La grande bellezza), glitter e smalto su tela, nel quale una parte della vegetazione rappresentata è schermata da questa trama romboidale. Opera emblematica anche perché catapulta lo spettatore nel romanticismo fiabesco tipico della nuova produzione dell’artista. In realtà, in tutte le opere esposte, anche quando il nido d’api manca, c’è sempre una sorta di ostacolo che si frappone fra l’osservatore ed il soggetto dipinto. In “Crust” è un filo spinato, in “Life/Vita” due catene, dai grandi anelli, che s’intersecano. Con questo espediente, si crea una linea di continuità fra i lavori della mostra, benché i colori scelti affermino la chiara specificità di ogni tela. Come per “Loneliness/Solitudine” abbiamo un marrone spento che restituisce la rappresentazione di un luogo scarno, effettivamente solitario, così “Couple/Coppia” presenta la quasi totalità della tela dipinta col rosso vivo, da sempre simbolo della passione. Il titolo della mostra, poi, è esemplificativo della trasformazione fissata sulla tela dall’artista, che attraverso l’esposizione riscopre se stessa e dà voce alle evoluzioni emozionali che hanno caratterizzato l’ultimo periodo della sua vita. dello spettacolo, di documenti antichi provenienti dallo storico archivio della Cappella del Tesoro di San Gennaro. Mastriani, Domenico Rea, Matilde Serao, Benedetto Croce, s’intrecceranno con le storie delle vicende degli artisti napoletani che hanno realizzato i più importanti capolavori d’argento, parlando di sé e delle opere. Il tema, infatti, scelto quest’anno dal Ministero per i Beni Culturali è il libro, vissuto con una serie d’iniziative sparse sul territorio nazionale dove i musei, gli scavi archeologici e i monumenti diventeranno il teatro delle letture di libri. ANTONIO BIANCOSPINO PISANO Fino al 29 maggio, la sala Carlo V di Castel Nuovo ospita la mostra antologica dal titolo “Chaos. Da Napoli a Napoli" dell’artista Edoardo Pisano. Curata da Mimma Sardella, l’esposizione si compone di quaranta opere pittoriche di varie dimensioni, eseguite tra la fine degli anni Settanta e i giorni nostri, in cui l’artista spesso rielabora la stesura pittorica, in tecnica mista, eseguita in anni precedenti. Napoletano per origine e formazione, ma trasferitosi in Toscana dal 1983, Edoardo Pisano vuole ribadire con l’esposizione napoletana i suoi legami con la città e i suoi miti, ripercorrendo, nei luoghi trasfigurati dalla densità delle immagini e dei simboli che le afferiscono, il suo percorso di uomo e di artista. (i.s.) CHIAIA MAGAZINE •MAGGIO 2014 (29) LIBRI&LIBRERIE LIBRIDINE Aurora Cacopardo novità Interviste sul futuro europeo RACCONTI DI NARRINELLA DOMANDE E RISPOSTE SUL VECCHIO CONTINENTE NEL PREZIOSO LIBRO DI CARLO MAZZANTI “UNA NUOVA EUROPA” domande e risposte sul vecchio continente”, ML Europa sì, Europa no. Da qualche tempo a Mazzanti Libri, (realizzato grazie anche al decisivo questa parte, non v’è dibattito in cui non aleggi impulso di Marco Marazzi e Stefania Schipani di «Ri questo ritornello che, senza volerne banalizzare i Fare L’Europa»), che, attraverso il contributo di pur giusti dubbi, è di tale insistenza da parer ventisei interviste da lui raccolte - diciotto ad ricalcare il popolare “refrain” delle Storie tese. Ora, analisti e studiosi di economia, geopolitica, per quanto possano essere anche strumentali le relazioni internazionali, filosofia politica, storia, motivazioni da parte di coloro, euroscettici da sempre o diventati alla luce di risorgenti incertezze, scienza delle finanze, astrofisica e otto a politici di area liberale, democratica, questa oggettiva considerazione riformista e federalista - propone non può esimerci dal dire che il una ricca e utilissima griglia di cammino dell’Unione Europa si risposte sull’Euro, sulle cause e i sta caratterizzando sempre più rimedi della crisi, sull’Europa e sul per gli ostacoli e le Mondo del futuro. Partendo dal incomprensioni. Da considerare convincimento che, in seguito alla giunto il momento di riflettere incertezza e alla paura di un sul suo futuro, di rivederne impoverimento tanto rapido quanto taluni meccanismi, ruoli e inatteso, è stato facile cercare subito funzioni, e soprattutto di una vittima sacrificale nell’Euro, ridefinirne meglio i traguardi, Mazzanti rettifica subito il tiro, con una visione meno angusta chiarendo come stanno realmente le rispetto al passato e più cose. Morale? “La moneta unica rassicurante in vista di rinnovate europea nasce bene ma le manca un sfide . A riprova di una sorta di pezzo: una unione politica a cui disorientamento diffuso, che appoggiarsi, uno Stato federale non riguarda soltanto la gente europeo di riferimento del quale comune ma anche gli addetti ai essere espressione”. lavori, vogliamo citare un UNA NUOVA EUROPA Su questo punto nevralgico, si passaggio emblematico di una innervano le interviste e le analisi, recente intervista del ministro Carlo Mazzanti che, spaziando sull’identikit dell’Economia Padoan, il quale, ML Mazzanti libri dell’uomo nuovo europeo, sui mentre dice che l’Europa non 380 pagine benefici che possono venire al può essere Europa degli Stati Mezzogiorno e altre problematiche Uniti perché è difficile comunitarie, convergono quasi raggiungere questo obiettivo, concordemente sulla necessità che per “fare uno poi si contraddice, affermando che, “senz’ unità Stato che rappresenti tutti i cittadini europei, politica non vi può essere sviluppo economico occorrono delle istituzioni democratiche con una competitivo”. E allora? Occorre mettersi d’accordo. Di fronte a uno scenario, da cui salgono una serie di legittimazione di popolo che vada dal Mare del Nord al Mediterraneo”. Ora la sfida è su chi giuste domande, a volte anche imbarazzanti, concretamente si deciderà a fare la prima mossa. bisogna essere molto grati al giornalista Carlo Mazzanti, autore del libro: “Una Nuova Europa, ALDO DE FRANCESCO Quel Vangelo in lingua napoletana È stato presentato da Maurizio Vitiello al Circolo dei Lucani un lavoro stimolante ed insolito: il Vangelo di Marco di padre Antonio Luiso. Lavoro notevole, in quanto il Vangelo è stato tradotto nella lingua napoletana. Da qui il titolo del libro: “O vangelo cuntato ‘a Santu Marco vutato a llengua nosta” (Controcorrente Edizioni). Tante le persone presenti e molti gli interventi, tra i quali dotti e puntuali quelli del dottor Pino Cottarelli e dell’avvocato Carlo Spina. Padre Antonio Luiso, (30) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 napoletano, docente di storia e filosofia nei licei, si è cimentato in un’impresa ardua: tradurre nella lingua napoletana il Vangelo di Marco. Ho detto lingua perché il nostro dialetto è in realtà una lingua per musicalità, per ricchezza di parole, per sintassi e per espressività e merita, perciò, di essere rivalutata ed amata. Il lavoro di Luiso, dunque, fornisce un’inedita prospettiva di lettura e rappresenta un passo in avanti nella rivalutazione della lingua napoletana. Perché il Vange- Il professor Antonio Cervelli, con uno stile inconfondibile di scrittore pensoso e pensante, ha dato vita a “I racconti di Narrinella” (Armando Siciliano Editore), una raccolta di prosa poetica, con parole calibrate, soppesate, utilizzate nel loro più profondo significato, tanto da creare una vera e propria sinfonia. Autore di storie poetiche e talvolta inquietanti, dove personaggi normali sfidano le abitudini per afferrare un pezzetto di vita migliore o per difendere un barlume di giustizia. L’autore è una persona sensibile, narratore dei colori di Napoli e del Sud, i suoi racconti sono soffusi di humor e di tristezza, forse generati dal paesaggio, da quel miscuglio di generosità e cinismo, di ironia e malinconia, di tradizione e follia che Napoli e la provincia a Sud della città creano e nutrono. Il libro è anche biografico, narrandovi parte della propria infanzia e giovinezza alla luce dell’amore per i genitori ed in particolare per uno zio materno, Adolfo Sbarra, sacerdote e studioso eclettico, un commosso omaggio di amor filiale. Si tratta di un lavoro di grande intensità emotiva che attinge alla verità della memoria, libro denso lo di Marco? Forse perché come sostiene l’autore - fu scritto anteriormente al 70 d.C. e, perché dei quattro evangeli è quello che ha più caratteristiche narrative, dunque letterarie; ed è anche il Vangelo in cui si legge una lezione di pietà, compassione e la capacità di spendersi per gli altri. Credere in Gesù di Nazareth, non con la ragione, quanto piuttosto con i fatti e le scelte concrete della vita quotidiana; ciò che il grande Cardinale Martini sosteneva: “La lezione della pietà”. La lingua napoletana ha retto bene all’ardua impresa compiuta da padre Luiso. Si di riflessioni sul significato della vita e dell’amore. GLI ANGOLI DELLA VITA È un libro bello che informa, preciso, di utile apprendimento e di piacevole lettura. Si tratta di storie ispirate, soprattutto, dai ricordi, attraverso i quali l’autrice invita a lasciarsi cullare dal ritmo lieve della tenerezza verso gli altri e verso se stessi. I racconti di Concetta Coccia trattano di amore, sentimento del tempo, amicizia, valori umani espressi in forma esemplare, la scoperta dell’amore, la quotidianità della vita. Nel libro (edito da Compagnia dei Trovatori) sono presenti figure femminili viventi e non. Donne baciate dal fuoco sacro dell’arte e della poesia: Elizabeth Barrett Browning, Emily Dickinson ed Alda Merini. È un allargare lo sguardo riflesso in quello di qualcuno. Si parla sempre a qualcuno, anche se può capitare che la persona non lo sappia né ora né mai. L’autrice ha colto la parabola esistenziale di ciascuno di noi, che è fatta di cose piccole e grandi: la speranza di una nuova stagione, la realizzazione di un progetto, il desiderio di un ritorno. È un libro significativo, la cui natura rivela spazi di dialogo, confronto e condivisione con l’esperienza di tutti. è scelto, infatti, il Vangelo perché avrebbe comportato di meno il rischio di mandare in crisi la nostra parlata. Il lavoro incalzante, schietto, delicato, solenne e l’idioma napoletano restituiscono la profondità del testo e la potenza del messaggio esaltandone la sacralità ed il mistero. Una nota di merito va a Pietro Golia, giornalista ed editore coraggioso che da anni, ed oggi più che mai, affronta imprese difficili con grande cuore perché è convinto che la stampa libera e qualificata debba avere voce e stimolare altri in questa direzione. AURORA CACOPARDO LIBRI&LIBRERIE Quando Napoli prende la parola pulsazione del creato, per la natura, cosicché i mezzi stilistici adottati conferiscono ai lavori una scrittura elevata, fra tradizione e moderno, capaci di interessare e coinvolgere il lettore. Felici e coinvolgenti le pagine dedicate a Marinetti e Cangiullo, il quale aderì al futurismo ideando la poesia la poesia pentagrammatica ed in collaborazione con Marinetti, il Teatro a sorpresa. La rivista, attraverso gli autori e gli artisti, mette in evidenza profonde meditazioni sulla vita e sul destino - oggi - pervasa, inoltre, da un pessimismo per le sorti dell’uomo che sembra non saper conquistare una pacifica convivenza. I bambini giocavano a pallone nel parco. “Scavallavano” per ore in quel fazzoletto di verde tra i palazzi di Napoli, liberi e felici. Un po’ troppo per Eduardo De Filippo, che ogni tanto doveva abbandonare la macchina da scrivere e riprenderli. Un burbero bonario, che un giorno addirittura scavalcò la finestra per rincorrere le piccole pesti. Tra di loro c’era una giovanissima Gioia Ramaglia Ricci. Non lo ha dimenticato quell’incontro. E neppure i tanti altri che sono venuti dopo. È attraverso aneddoti come questo, schegge ripescate dal passato, che la donna ricostruisce, tassello dopo tassello, la sua vita. Un’autobiografia che si compone anche grazie agli incontri speciali con icone della storia culturale del Paese. “Lessico sentimentale. Quella volta che Pablo Neruda” (Kairòs edizioni) è la storia di una bambina che abbandona le bambole e si veste da adulta nell’Italia del dopoguerra. Gioia Ramaglia Ricci scopre tardi la scrittura. Era la pittura ad averla “stregata”, fin da piccola, ad appena dieci anni. Ma scrivere è un po’ come dipingere, e l’autrice riesce a regalare al lettore l’autoritratto a tinte tenui di una crescita esteriore e al tempo stesso intimistica. In 107 pagine, le emozioni di una donna e i suoi anni più intensi. Napoli e la guerra, il rumore delle bombe che piovevano sulla città e la corsa sottoterra, nei ricoveri, dove a ingannare il tempo c’erano solo la mano di una madre e i volti pallidi, impauriti, della gente: “Quasi tutti erano scesi come si trovavano: chi in pigiama, chi si era infilato una giacca sulla camicia da notte, qualcuno si era portato una bottiglia con dentro il caffè”. I primi batticuori, sbocciati troppo presto: “A undici anni mi innamorai di un architetto che ne aveva trenta. Lo vidi una sera a casa mia: era amico di mia madre e di Paolo”. E ancora la crescita. Il fidanzamento e il matrimonio, tutto troppo in fretta, quando ancora la vita era un gioco. E poi loro, la crème de la crème del panorama culturale del tempo. Personaggi sempre tratteggiati con un sorriso e una pennellata di umorismo. È così per Pablo Neruda. Il poeta cileno appare “sui generis”, colto nel bel mezzo di un insolito rituale consumato all’ombra delle lucine di Natale e di un abete spogliato dei suoi addobbi, nel salotto della Ricci: “Neruda cominciò a cantare in cileno e a ballare, seguito dalla moglie e dall’amica: ballavano tutti e tre nel nostro salotto e, quando finalmente a suo cenno si fermarono, ci spiegò sorridendo che aveva rotto tutte le palline perché al suo paese portava fortuna”. Non c’è dolore nelle pagine di “Lessico sentimentale”, quadretto dell’anima a tinte soffici. L’autrice rovista nella memoria, un po’ come faceva da bambina nei cassetti del comò della nonna. E la scrittura si accorda alla memoria, le parole scivolano dolci, restituendo la tenerezza dell’età dell’incoscienza e i sussulti del cuore, quando si assorbivano i discorsi dei grandi senza capirne il senso: “Adesso la nostra casa era sempre piena di amici di Paolo: li sentivo parlare di politica fino a notte inoltrata. Seppi che erano quasi tutti comunisti, anche se allora non sapevo cosa significasse”. È a quelle serate, agli amici, ai ricordi che l’autrice dedica il suo romanzo. A quel lessico sentimentale con cui parla il cuore. AURORA CACOPARDO LIVIA IANNOTTA ORLANDO CATALANO CON IL SAGGIO «LE STRADE RACCONTANO» HA CREATO UN’ORIGINALE GUIDA PER CHI DESIDERA VIVERE MEGLIO LA CITTÀ Ecco un libro da raccomandare a tutti: «Le strade abbandonando i corsi, i viali, le piazze e avventurandosi lungo cavoni, cupe, salite, vicoli, in raccontano. Itinerari napoletani (pp. 400, E.L.I. una parola, abbandonando l’asfalto per seguire il edizioni, 2014, 24.95 euro) di Orlando Catalano. basolato. Ognuno dovrebbe seguire questi L’autore - che lavora presso la Fondazione Pascale itinerari, specie i giovani: in tutto e rappresenta la “terza il volume c’è l’invito ad generazione” di una nota famiglia abbandonare la nostra pigrizia di radiologi - ci impressiona turistica (è noto che gli stranieri subito con la foto in copertina: sanno, rispetto a noi, molte più una veduta parziale della facciata cose di Napoli, mentre, essendo, della chiesa di San Giuseppe dei come diceva l’attore comico Nudi mostra un pallone Super Beniamino Maggio, “indigeni del Santos incastrato in un anfratto luogo”, a torto riteniamo fra la cornice e l’ornamento superfluo fare i turisti nella nostra floreale, scagliato da un città). All’inizio di ogni percorso maldestro giocatore-monello che sono riportati alcuni parametri probabilmente si esibiva nello generali: “durata”, “distanza”, spazio antistante il sacro luogo. “altitudine”, “modalità”, che Sfogliando il libro e ammirando le indica se il percorso è splendide foto mi sono venuti alla completamente a piedi o mente due ricordi: il primo comprende una parte riguarda il mio amico meneghino motorizzata, “panorama”, Giorgio, già direttore delle forze “interesse antropologico” riferito esterne di una grande LE STRADE all’insediamento ed all’ambiente multinazionale farmaceutica, umano, “interesse artistico” che soleva dirmi di aver RACCONTANO specie architettonico. comprato dopo la pensione uno Infine, le due ultime stradario di Milano dal quale Orlando Catalano raccomandazioni sono sceglieva ogni settimana un E.L.I Edizioni “difficoltà” e “pericolo” e si quartiere da visitare. Inoltre, ho 400 pagine riferiscono allo stato precario di presente il vecchio e caro collega alcune strade o a scale dissestate di pronto soccorso che riteneva o a salite ripide e faticose, cioè la gran parte delle strade di tutti i problemi in cui potrebbe incappare un Napoli non adatte per impiantare uno studio pensionato che ha atteso troppo per fare il turista medico perché secondo lui “erano in curva e in salita”. Non spaventatevi della mole del libro: sono in “domo sua”. Completano il tutto le illustrazioni cartografiche e le ortografie satellitari. Consigliamo sì 400 pagine ma piene di bellissime foto. Si tratta allora di gironzolare con il libro di Catalano in di 17 itinerari - riguardanti non la Napoli mano nelle strade de “Le Due Porte all’Arenella, oleografica dei mandolini, del sole o del Vesuvio fumante (aspetti anch’essi rispettabili) - ma luoghi dei “Ponti Rossi”, del “Borgo Sant’Antonio Abate”, dei “Vasci della Sanità” fino a terminare ai meno noti, alcuni sconosciuti agli stessi “Quartieri Spagnoli “e ai “ Casali di Posillipo”. napoletani, di una città più discreta, che non si fa notare da sola e che va cercata con intenzione, FRANCESCO IODICE LEVANIA, LA POESIA ROMPE IL SILENZIO Armoniche euforie ma anche una vigile attenzione sono presenti in Levania, rivista di poesie diretta da Eugenio Lucrezi. Una sorta di quaderno di immagini disegnato dalla parola, la quale riporta alla memoria affetti mai dimenticati, dolori, spiritualità, storie. I versi delle poesie presenti nella rivista indicano un cammino che supera i limiti della ragione e sprofonda, talvolta, nel mistero. Confluiscono aspetti di evidente ricchezza lessicale e le liriche (di autori vari) sono connotate da modernità e classicità. Gli autori esprimono echi velati di nostalgia per il tempo che scorre, per la bellezza delle stagioni che passano, per la Il lessico sentimentale di Gioia Ramaglia Ricci CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (31) LIBRI&LIBRERIE novità La storia cruenta di Giuditta ANNAMARIA GHEDINA CON «L’IMPICCATA DELLA VICARIA» RIAPRE UN CAPITOLO INTRIGANTE DEI MISTERI DI NAPOLI generale Oloferne, poi da lei decaNapoli, aprile 1800. La città era pitato, favorendo con il suo gesto la ancora percorsa dal triste, tragico epilogo della sfortunata rivoluzione liberazione della città natale Betulia - questa donna, liberale, finita con il la Guastamacchia massacro degli fece ben altro e di spiriti più liberi, molto atroce. Aniquando Giuditta mata nella sua vita Guastamacchia da due sole aspirasaliva sul patibolo zioni, intensamente in Piazza delle perseguite: lascivia Pigne per esser e ferocia, per contiimpiccata. Questa nuare la sua depraperò è un’altra vata e truce esistenstoria, una storia di za con uno vecchio feroce criminalità, e bieco compagno, diversa dagli ideali si liberò di un giovanobili per i quali si nissimo amante, erano immolati i patrioti rivoluzioche, invece di limitarsi a coprire le sue nari contro la L’IMPICCATA nefandezze come monarchia assoluDELLA VICARIA pareva essere nei tista borbonica. di Annamaria Ghedina patti, ebbe il torto A differenza dalla Adriano Gallina Editore di rifiutare la tresca Giuditta celebre 95 pagine e di diventare talvedova biblica, mente scomodo e seduttrice del (32) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 insopportabile da finire strangolato. Una sera, mentre il giovane pensava a ben altro futuro, attratto in una trappola, preparata da giorni da Giuditta, complici il padre, un sicario e altri tristi figuri, il giovane venne ucciso con un cappio al collo e poi fatto a pezzi per nasconderne il corpo del reato. Se oggi questa storia riemerge in tutta la sua inquietante e documentata ricostruzione - da offrire ulteriore e preziosa materia di studio e di approfondimento alla criminologia e uno spaccato autentico su anni di una tragicità davvero inquietante - lo si deve ad Annamaria Ghedina, autrice molto rigorosa del saggio storico dal titolo: «L’impiccata della Vicaria» e sottotitolo: «La sanguinaria storia di Giuditta Guastamacchia. Il fantasma degli avvocati» (Adriano Gallina Editore). La sua narrazione articolata su più piani, coinvolgente nei suoi passaggi da classico thriller, della lenta preparazione di un bieco assassinio, studiato e eseguito con feroce determinazione, lo diventa ancora di più, quando rivela l’origine di una inquietante leggenda, che racconta del fantasma della donna aggirarsi senza pace in Castel Capuano, di qui la diceria, del fantasma degli avvocati. Sarà che in seguito alle esecuzioni, teste e mani furono amputati alla donna e a suoi complici e appese alle mura della Vicaria dietro i graticci di ferro, secondo le leggi del tempo, certo è che, a sentire questa storia, c’è chi giura che “lo spirito di Giuditta si manifesta dapprima con un vento gelido e poi ti sfiora come un’ombra bianca”. Una storia tra leggenda e realtà, che sa di contrappasso dantesco, la cui narrazione, per merito dell’autrice, che l’arricchisce di particolari inediti, assume contorni da suspense. IGNAZIO SORIANO SOCIETÀ&COSTUME Arte e moda al Tunnel Borbonico Livia Iannotta La modella sfila sul suo tacco 12 lungo una passerella traballante di pietra e polvere. Si fa largo, nella Napoli “di sotto”, tra sculture in ferro, oggetti luminosi e performance live di cantanti e ballerini. L’arte e la moda. Che si fondono, si contaminano, si ispirano a vicenda, nel sottosuolo della città. Per una sera, quella dell’11 aprile, i cunicoli della Galleria borbonica di via Morelli sono diventati contenitore dell’evento “Arte e moda prendono forma”, ideato dal grafico pubblicitario Ludovico Lieto e organizzato dall’agenzia Visivo Comunicazione. «Il cuore della kermesse è il connubio tra arte e moda», spiega l’ideatore. E camminare tra le strettoie del tunnel che si snoda da via Morelli fino ai vicoli di Monte di Dio, inondate di artisti e creazioni, suggerisce la riuscita dell’esperimento. Alla sua V edizione, la manifestazione si riconferma un cult per i napoletani. Lo dimostrano gli oltre 1500 visitatori che, tra una posa davanti all’obiettivo e un assaggino di sushi (offerto, in cambio di un bacio, dal ristorante Giappo nell’ambito dell’iniziativa SushiTiAmo), hanno gremito la città sotterranea, nel per- corso di quella che una volta era la via di fuga dei Borbone, mai ultimata, oggi gestita dalla “Borbonica Sotterranea” di Gianluca Minin e Enzo de Luzio. Installazioni e spettacoli di impatto quelli in programma. Dalla presentazione delle nuove collezioni delle aziende di moda, tra cui Lardini, Thana e Luis Civit, alla mostra collettiva di scultura, pittura, fotografia e performing arts di artisti partenopei a cura di Valeria Viscione. Tra le esposizioni, le creazioni di Giuseppe Savarese, Dario Di Franco, Fernando Alfieri, Gerardo Aprea, Francesca Belmonte, Heinrich Hölderlin, Corrado La Mattina, Eduardo Luongo, Nunzio Meo, Marco Minin, Peppe Petix, Anto Sullo, Zeus40. Tante anche le performance dal vivo. Tra queste: Brunella D’Auria che nel suo OfficinArte, in collaborazione con Auto Bruognolo, ha creato una scultura in ferro per poi farla vivere su tela. E ancora Matteo Anatrella e Flegrea Photo con shooting fotografici dal vivo. Non potevano mancare la danza, con le esibizioni del corpo di ballo Lunacy, e il teatro con il Cafè Burlesque portato in scena dall’associazione culturale Nartea, che ha trapantiato nel sottosuolo l’atmosfera della Napoli di fin Successo dell’evento al Tunnel Borbonico. Nella foto tre protagonisti della kermesse dedicata agli artisti e al fashion: Gianluca Minin, Valeria Viscione e Ludovico Lieto. de siècle. Molto apprezzata la musica dal vivo del quartetto musicale Onadanueve. Tra gli special guestes, adocchiati tra le strettoie del tunnel anche Cristina Chiabotto e Fabio Fulco, presenti in versione statuina di San Gregorio Armeno, realizzata da Genny Di Virgilio. «È un evento in crescendo, – ha commentato Ludovico Lieto – il riscontro della gente è sempre maggiore, perché è una manifestazione a 360 gradi, che abbraccia tutte le forme d’arte, compresa la moda che ritengo una forma d’arte. Ormai è diventato un appuntamento fisso per i napoletani, che teniamo due volte all’anno, a novembre e ad aprile. Per la prossima edizione, a novembre, cercheremo di fare ancora meglio, di superarci». Ma come nasce “Arte e moda prendono forma”? «Organizzo eventi da vent’anni – ha raccontato Lieto – In ognuno c’è un’idea di base che diventa contenitore per un party in cui coinvolgere il pubblico. In questo caso, visitando da turista la Galleria borbonica, rendendomi conto del fascino della location, ho pensato che sarebbe stata perfetta per un evento del genere. La disponibilità di Gianluca Minin, a cui ho esposto la mia idea, lo hanno reso possibile». Venti racconti sulle ali della Sirena Le ali della Sirena, il libro del professor Carmine Maggio pubblicato da Gren Edizioni, offre una selezione ampia di fatti, di storie, di luoghi, di paesaggi reali, calato in una dimensione narrativa: la città di Napoli, Sirena per antonomasia. Grazie ad un’attenta indagine condotta dall'autore, i venti racconti che danno vita al libro, offrono uno spaccato vivo e realistico delle consuetudini del popolo napoletano, colto nei suoi aspetti più diversi: artigiani nei vicoli, venditori al mercato, pescatori in riva al mare e, per amore di verità storica, il suo sguardo va dall'ultima regina Sophie, che si imbarca a Gaeta, alle drammatiche vicende che portarono Eleonora Pimentel de Fonseca che il cappio del boia rese martire - a penzolare a Piazza Mercato tra i lazzi dei lazzari. L'autore non dimentica il fantasma cruento di Maria d'Avalos, vittima della gelosia del marito Gesualdo, princi- Alle «4 pareti» 4 artisti per ritrovare il bello Giuseppe Caracciolo di Brienza, Adriana Pignatelli Mangoni, Ella Knight Vinke e Lionel Favre: quattro artisti che esporranno alle «4 pareti» il 18 ottobre 2014. I primi due napoletani, noti per la rappresentazione di guaches di viste di Napoli e vulcani; quindi Ella Knight, che esporrà i nuovi progetti di ritratti, e Lionel Favre, svizzero naturalizzato viennese, con le sue dotte manipolazioni di piante catastali di dimore, monumenti e parchi di pregio. La sfida ad unire antico e moderno, per soggetti, tecniche e artisti si rinnova in questa nuova mostra che sarà allestita da Maria Giovanna Villari alle «4 pareti», pronta a dare all'arte tutte le sue opportunità, compresa quella di rifuggire le mode obbligate della dittatura dell'astratto o del contemporaneo cupo, per ritrovare il bello. *** Quanto vale l'opera? Vale quanto la valuta il pubblico? Certamente, è così, ma non pe di Venosa, autore di madrigali ed uxoricida. Incontriamo frequentatori di taverne che parlano di fede e di superstizione, monache considerate sante come l'autore sottolinea nel racconto di Maria Francesca o . interventi la cui dimensione appare magica, strani ante, quasi sciamanica, quale quella del biondo e dolce Ariel che salverà Nando dall'esplosione di una bomba caduta sul ricovero durante la II Guerra Mondiale. Paesaggi, umori, incontri, riflessioni, racconti di un viaggiatore che percorre con pietas e ci possiamo fermare a questa analisi, perché può trattarsi, consapevolmente o inconsapevolmente, di un valore o di un prezzo drogato. Ad un'asta proviamo a sederci in mezzo al pubblico. Il banditore offre al pubblico, e il pubblico, anche di ottimi intenditori, interviene e fa lievitare il prezzo. Nessuno può contestare che questo valore rappresenti quanto il pubblico abbia decretato. Dopo di che il quadro può addirittura viaggiare e passare da un’asta ad un’altra, e sempre tenendo conto di quello che è il valore conosciuto del denaro; può salire di prezzo come può scendere se viene abbandonato al suo destino o congelarsi dentro una sala di un museo. O in un albergo o in una sala riunione o presso un quasi anonimo collezionista innamoratosi tanto del quadro in sé come lo vede, quanto dell’investimento compiuto. E quindi certamente il ritorno economico è uno dei motori dell'arte ai giorni nostri. con ironia, insieme alla Sirena Partenope, il golfo e la città di Napoli, ma anche la propria vita e le stagioni della cultura, non per risvegliare memorie nostalgiche, quanto per sviluppare maggiore consapevolezza in quanti operano e vivono la realtà napoletana, perché non si ripetano le condizioni di passività da un lato e di speculazione dall'altro che hanno determinato l'oppressiva struttura della città ed una realtà esistenziale che ne ostacola tuttora una equilibrata crescita socio-culturale. AURORA CACOPARDO CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (33) MOVIDA&RELAX NIGHT STORM Fabio Tempesta STILE E STILI DI ANTONIO DE LEO Antonio De Leo, classe ’55, imprenditore della moda inizia la sua carriera nel mondo Beachwear e Underwear nel 1976, collaborando con le più grandi aziende leader a livello nazionale e internazionale. Sin da ragazzino muove i primi passi nel mondo musicale fondando, assieme a 4 amici, il gruppo “UFO”, di cui è chitarrista e cantante. La musica e l’arte per Antonio De Leo sono state fonte principale di ispirazione e di energie da dedicare alla moda. De Leo, fondatore di molte linee Beachwear, che tutt'oggi fanno parte del mercato mondiale (Inoui, Margherita Mazzei, Michelle Marten, Ilaria e molte altre ancora), diventa in poco tempo il vero precursore dei vari stili di vita, a cui la moda si ispira. Tantissime e prestigiose le collaborazioni dell’imprenditore napoletano con le aziende più famose del mondo, che hanno recepito la sua grande esperienza nel settore moda. Prima tra tutte, Victoria Secret con i suoi 1060 Store negli Stati Uniti, El Corte Inglés in Spagna, Orchidea Selvaggia in Russia, Harrods di Londra, Galeries La Fayette di Parigi. Importante anche la collaborazione italiana con il Gruppo Coin di Mestre. Non a caso De Leo ha prodotto anche il Beachwear per aziende di grande professionalità e prestigio come: Emamò, Miss Bikini, Pin up, Navigare, Phard e tante altre ancora. Il grande successo lo porta a comparire su tutti i magazine e le riviste settoriali di moda, e adesso è citato anche nel Dizionario della moda Italiana, accanto ai più grandi stilisti del pianeta. Attualmente ricopre la carica di General manager della Fashion Victim Spa, ideando il marchio denominato “Paola Ferrini Seductive Bikini”. Per il 2015, Antonio De Leo ha siglato un accordo per la realizzazione e la produzione delle collezioni Beachwear per il Brand di Silvian Heach. Bella gente JULIUS CESAR BUSTOS È il maître parfumeur per eccellenza (Emozioni Olfattive in via Carlo Poerio), colui che con un solo sguardo riesce a captare, con un pizzico di visionaria intelligenza, ma anche per l’innata indole, il gusto o l’essenza che più Poetè, viaggio tra i romanzi d’estate Nel salottino del Chiaja Hotel de Charme di Napoli, nell’ambito della rassegna letteraria Poetè diretta dal vulcanico Claudio Finelli, sono stati presentati due romanzi brevi «La casa di Assos» di Gerardo Russo Kraus e «Libreria bella estate» di Sergio Califano pubblicati da Iuppiter edizioni. L’attore Roberto Maiello ha recitato alcuni brani tratti dai rispettivi libri. Alla presentazione, seguita come sempre da un pubblico affezionato e in sintonia con il programma culturale di Poetè, ha partecipato anche Laura Coozza, presidente della società Iuppiter Group, che ha illustrato le prossime uscite della casa editrice. Intanto i due autori Califano e Russo Krauss stanno terminando la prima stesura dei prossimi romanzi che pubblicheranno sempre con la casa editrice napoletana di Tommy Totaro si addice alla vostra persona. UMBERTO CHIARIELLO Giornalista sportivo di Campania Sport, un programma tv che va in onda subito dopo le partite del Calcio Napoli sull’emittente televisiva Napoli Canale 21. Grazie a lui, il calcio non ha segreti ed è davvero lo sport più bello che ci sia, proprio perché viene raccontato con la competenza e la gradevolezza di cui è evidentemente capace. Inutile dire che ha una collezione di ricordi e aneddoti irresistibili. FRANCESCO BURZO È uno degli autori di uno spettacolo brillante e divertente, interpretato dai Briganti al Teatro. Il suo innesto nell’opera ha (34) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 Le notti della movida made in Naples hanno certamente tra i mattatori l’imprenditore Nuccio Apolito (nella foto con la stilista Regina Schrecker e con un’amica), con il suo immancabile stile «Montecarlo» è stato visto nella serata targata Biblò, nella suggestiva location di Rosolino. Risate e balli a gogò. incuriosito il pubblico rendendolo appetitoso e intrigante, quanto basta per premiare i suoi sacrifici e fare il primo sold out al Teatro Troisi. ROBERTO BARONE Il Deus ex machina di Radio Capri Television sale alla ribalta per la festa di presentazione della quinta edizione di “Lunare Project” in occasione della mostra di Andy Warhol al Pan di Napoli. Perfetto lo scenario per chi come lui crede nella musica come terapia dell'anima ed è sempre pronto a percorrere vie innovative. L’INTERVISTA SGUARDI LONTANI Francesco Iodice ANGELO PETRELLA, CUORE NOIR Pompei «perfetta» Angelo Petrella, napoletano, classe ‘78, ha appena dato alle stampe il suo ultimo romanzo «Pompei. L’incubo e il risveglio» (Rizzoli editore). Di sé, sul suo sito ufficiale dice: «Ho viaggiato molto, scritto spesso e letto sempre... Ho iniziato a scrivere storie noir perché quelle che leggevo non mi piacevano». Dirige il laboratorio di scrittura «Scrivere il noir», ed è sceneggiatore per cinema e televisione Laura Cocozza D a «La città perfetta» (2008) passando per «Le api randagie» (2012), a «Pompei. L’incubo e il risveglio»: l’ultimo libro di Angelo Petrella, edito da Rizzoli, può sembrare una svolta narrativa a sorpresa. Ma ai suoi sempre più numerosi fan e lettori (e lo dicono le vendite, tre edizioni in pochi giorni) non sfuggirà il parallelismo tra questa Pompei e la Napoli metropolitana narrata in precedenza, anch’essa epica e violenta, anch’essa calata entro precise coordinate storiche e sociali (la Pantera, Tangentopoli), anch’essa con i suoi barbari in cerca di riscatto, centurioni al servizio del potere e tribuni che bestemmiano. Siamo nel ‘78 d.C. e non c’è l’odore pungente dell’esplosivo dopo che le pistole hanno sparato, ma ci sono lance, asce e gladii che fanno schizzare sangue e soldati che vanno a caccia di donne e bambini. Appoggiandosi alla storia, di nuovo l’autore, con una realizzazione linguistica secca e ritmata degna dei suoi maestri statunitensi, fotografa il male senza porsi domande né risposte, proponendo una diversa prospettiva morale. La sua Pompei è dunque, antica ma al tempo stesso postmoderna, la sua fine non è scontata. Dalla città perfetta ad una città antica, hai fatto un salto nel passato, con tutta la difficoltà di ambientare il racconto all’interno di una vicenda storica più volte narrata, offrendo un nuovo punto di vista. Com’è nata questa scelta? Sono sempre stato appassionato di storia e di romanzi storici. Roma e Pompei, in realtà, sono un vero e proprio genere letterario, che in tempi recenti gli americani hanno saputo come al solito ben sfruttare (il film appena uscito al cinema, le serie televisive, Spartacus). Allora mi sono detto, perché non provare a scrivere da me il NAPOLI INGRATA CON MIMÌ REA Vent’anni fa moriva Domenico Rea, per tutti Mimì (e nessuna istituzione finora si è ricordata di lui), lo scrittore vissuto con l’eco dell’antico nascosto dietro le storture del presente che lo accompagnarono per tutta la vita. Agli inizi del suo percorso narrativo, Rea si trovò ad essere rivolto verso il passato della nostra letteratura piuttosto che verso il presente, se consideriamo le sue letture sia dei classici italiani (Boccaccio, Santa Caterina da Siena, Manzoni), sia dei suoi prediletti scrittori partenopei (Basile, Mastriani, Imbriani), facendosi guidare dal suo interprete più drammatico, il De Sanctis (pare che i primi due libri li avesse rubato da un carretto, durante un mercato a Salerno e, uno dei due, era proprio il primo volume della letteratura italiana di De Sanctis). Su questi autori, Rea modellò la sua prosa, come chiariscono le citazioni messe sotto il titolo di molti racconti. Da “Spaccanapoli”, da “Gesù, fate luce”, fino alle innumerevoli collaborazioni giornalistiche, Domenico Rea cercò sempre di sottrarre Napoli al luogo comune di città cartolina, di macchietta con sole, pizza e mandolino, sforzandosi di guardarla dal basso – dal “fondo pozzo” – per scendere nell’abisso delle passioni. Di Mimì Rea ricordo la simpatia e la spontaneità: du- romanzo che da tempo sognavo? Magari mantenendovi sempre un ritmo da thriller... Così è nato "Pompei. L'incubo e il risveglio". Hai spesso sottolineato l’importanza della musica rap nella tua scrittura, e nei tuoi precedenti romanzi suggerisci al lettore una sorta di colonna sonora del racconto. Qual è o potrebbe essere quella di Pompei? Anche se non lo amo particolarmente, credo che l'heavy metal andrebbe bene... Per la prima volta in Pompei hai reso protagonista attiva una donna, Camma. A cosa è dovuta questa scelta? Cammaè una donna ordovica, di una tribù di "barbari": rante una cena a Marechiaro mi rimproverò perché gli dissi che leggevo sempre la sua rubrica “Cartastraccia” che teneva ogni lunedì su Repubblica di Napoli. «No», gridò lui, «devi leggere i miei libri, che già la cosiddetta borghesia napoletana legge poco. Figurati che qualche settimana fa, in un salotto-bene, chiesi a molti professionisti se avessero letto “Ninfa plebea”, vincitore del Premio Strega, e sai quale fu la risposta? “Mimì con tanti cavoli per la testa, dove lo troviamo il tempo per leggere i libri!”». Una vita dedicata alla letteratura, a riflessioni su Napoli devastata dalla cecità neocapitalistica, come quella raccolta in “Diario napoletano” del 1971: «I napoletani riducono le loro piazze a gigantesche pentole in cui in perpetuo bollono migliaia di automobili. Le piazze, così assediate, scompaiono». Non fu uno scrittore neorealista in senso stretto, anche se lo sforzo neorealistico ci fu – senza indulgere al folclore, né alla politica – ma umano. Negli anni della Saletta Rossa, con Mario Guida scosse la vita culturale: Ungaretti, Ginsberg e Kerouac, conobbe Gadda e Montale, strinse un grande rapporto di stima con Alberto Mondadori, un amico antico e paziente. “Gesù fate luce” vinse il Premio Viareggio nel '51. Calvino di lui disse: «Su un modulo di racconto movimentato, plebeo, chi è andato più avanti di tutti è Rea». come tale, è quanto di più lontano dalla libertà si possa immaginare. Volevo un protagonista del genere per il libro: qualcuno che deve reggere su di sé il peso schiacciante dell'intero impero. La condizione della donna nell'antichità, se non aristocratica o quantomeno cittadina romana, si fa davvero tragica. Camma rispondeva a tutti questi requisiti. Ne La città perfetta hai sperimentato l’uso del featuring in ambito letterario. Se oggi dovessi riproporlo, con chi ti piacerebbe collaborare? Se potessi uscire dai confini italiani, mi piacerebbe chiedere una partecipazione a Irvine Welsh e a James Ellroy. La prossima sperimentazione che ti piacerebbe fare? Un poema che narri la vita di Maradona. Da giovane e da scrittore giovane, Napoli alimenta ancora la tua immaginazione, in questo momento storico? Assolutamente sì, è sempre al centro delle mie idee. Ci sono molte cose da narrare, Napoli è una città assolutamente moderna, in questo senso: vi sono presenti tutte le contraddizioni di una grande metropoli europea, così come anche i limiti della società italiana. Molti scrittori - anche non partenopei sfruttano solo il brand di Napoli, da cartolina. A me piace affondare le mani nella melma ribollente e sporcarmi. Napoli ti sporca, per questo è viva. Il noir è un genere sempre più apprezzato dai lettori. Credi che il motivo sia dovuto ad un cambiamento generazionale oppure che si tratti di una preferenza temporanea? Il noir è il genere che meglio di altri sa narrare la modernità, intesa come l'impazzimento sociale ed economico, l'eccesso - nei consumi, nelle abitudini di vita - e anche il capitalismo impazzito. Non è solo la possibilità di narrare il lato oscuro: il noir è l'espressione più precisa della violenza e dei rapporti di potere che dominano nella nostra realtà. Per questo credo sia un genere ormai "sdoganato" e non solo dalla grande massa. Lo si può considerare un macrogenere, come nell'Ottocento lo fu il romanzo storico. CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (35) LAPILLI Terni&Favole. Maggio stenta a decollare, tempo ancora incerto, ma siamo sicuri che il sole d’estate non si farà attendere ancora per molto. Nella Tabaccheria Postiglione a Largo Ferrandina a Chiaia c’è il solito traffico di amanti del gratta&vinci e di inseguitori del terno secco. Alberto Postiglione, come in ogni numero di Chiaia Magazine ha le idee chiare su quali combinazioni puntare: «L’estate è alle porte, sarà l’estate dei mondiali del Brasile e forse delle riforme renziane. Affidiamoci ai santi di giugno! Consiglio, quindi, di giocare l’ambo di San Luigi 6 e 21, e il terno di Sant’Antonio 13 -37-50. Numeri da giocare sulle ruote di Napoli, Bari e Roma almeno per 10 estrazioni». Mentre una signora entra con un mazzo di rose profumatissime, dono dei suoi alunni della Tito Livio, Postiglione, ispirato più che mai, snocciola un altro treno di combinazioni: «Nel mese mariano i giardini fioriscono: conviene allora seguire la primavera e giocare l’ambo dei mandorli che fa 8 e 81. Per chi, invece, vuole puntare su un terno calcistico, credo che possa essere buono quello del top player che fa 12 (il giorno dell’inizio dei Mondiali in Brasile) - 90 (il popolo festante) - 10 (la maglia dei grandi campioni). Questi numeri vanno giocati almeno per 12 estrazioni». Quizzle, l’app che sfida Ruzzle Carlo Coppola L’arcinoto social network facebook, fondato nel 2004 da Mark Zuckenberg, grazie anche alla pellicola campione di incassi «The Social Network», ha acceso la mente e le speranze degli informatici di tutto il mondo, alla ricerca della propria idea per riuscire a calcare, almeno in parte, la via tracciata dal colosso americano. E qualcuno ogni tanto ci riesce sul serio. Tra le idee vincenti ricordiamo, ad esempio, il tormentone Candy Crush (oltre 200 milioni di download), un giochino di combinazioni di dolcetti e caramelle a livelli progressivamente sempre più difficili da risolvere; Ruzzle (oltre 20 milioni di download), l’ormai celeberrimo gioco di parole da cercare che sfrutta le sfide uno contro uno per proclamare il vincitore di ogni round a colpi di parole e di moltiplicatori cercati e intrecciati dalla rapida azione del polpastrello di un dito sul touch screen dell’iPhone o Galaxy di turno. E poi, per citare anche i quiz, ricordiamo Quiz Duello o Quiz Cross, dove la battaglia si sposta sul culturale e sulla rapidità di risposta di uno sfidante sull’altro. Gli inventori di “app” sono presenti anche nella nostra città. Uno di questi è il napoletano Luca Santaniello, autore già di altre applicazioni in passato, che ora ci riprova con un nuovo prodotto, denominato Quizzle, che praticamente riesce a fondere le vincenti caratteristiche dei sopramenzionati Ruzzle e Quiz Duello. Il gioco di base è un quiz, anzi una sfida su 15 quiz tra due amici fruitori dello stesso gioco ma, per rispondere alle innumerevoli domande possibili, il dito deve scorrere sul touch screen come se si stesse giocando a Ruzzle. Abbiamo provato l’applicazione e le sensazioni sono veramente buone. Il gioco è adatto a ogni tipologia di persona, dai bambini agli adulti, è fluido, le domande non sempre banali e le 16 lettere proposte per la risposta spesso aiutano a intuire un’eventuale risposta, qualora non la si conosca o il panico da tempo in scadenza l’abbia distorta nella propria mente. Per vincere occorre un mix di competenza, intuito e velocità. L’applicazione è in continua evoluzione ed è disponibile per ios ed android, al momento anche in inglese. Si viaggia al ritmo di un aggiornamento a giorni alterni, per la correzione degli eventuali piccoli bugs segnalati e per l’aggiunta continua di domande nel database. Ogni utente può anche proporre quesiti propri che verranno aggiunti previa approvazione dallo staff. Tra le imminenti novità, l’aggiunta della chat, delle statistiche di gioco e una miriade di personalizzazioni che faranno felici i tanti appassionati di Quizzle. Cyberbullismo, il romanzo della prevenzione Chiara, 13 anni, ha sempre desiderato di possedere un computer tutto suo, per poter accedere ai social network di tendenza e restare in contatto con le sue compagne. Elisa, sua madre, diffidente nei confronti delle nuove tecnologie ha sempre tenuto la figlia lontana dai potenziali pericoli della comunicazione attraverso tastiera. Intorno al conflitto generazionale tra questi due personaggi si sviluppa il libro del giornalista napoletano Roberto Bratti (nella foto) «Bulli con un click», edito da «Il rubino», romanzo per ragazzi incentrato sulle possibili insidie della socializzazione ai tempi di facebook e twitter. È infatti proprio quando Chiara riesce, liberandosi dal controllo esasperato della mamma, ad iscriversi al socialnetwork più diffuso tra i giovani che inizia il suo incubo. L’ingresso nel mondo virtuale, in un cui una richiesta di amicizia non è affetto ed un “mi piace” non è vero apprezzamento, sconvolge inevitabilmente le giornate ed i pensieri della ragazzina. Una foto compromettente, pubblicata per scherzo a sua insaputa dal (36) CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 fratello della sua migliore amica, la trasforma nella vittima dello scherno e delle minacce di una compagna di classe dal contesto familiare problematico. Tra identità false sulla rete e voti scolastici che scendono drasticamente nella vita reale, Chiara inizia a subire, nella vita di tutti i giorni, il carico di offese ed inganni che continua a ricevere pubblica- mente online. Il tentativo di aumentare la propria popolarità attraverso un computer si rivela dunque controproducente. I trecento “amici” di facebook, molti dei quali in realtà sconosciuti, acuiscono un senso di solitudine che, i litigi con l’amica del cuore, rendono pesantissima. La storia affronta tutte le fasi del “cyberbullismo”, fornendo ai lettori più giovani (ed ai loro genitori) una possibile via d’uscita dalle angherie che possono celarsi dietro lo schermo di un pc. Se Chiara riuscirà ad imboccare la strada giusta lo lasciamo scoprire a chi arriverà alla fine delle 135 pagine del romanzo. Segnaliamo però che, al termine dei 28 capitoli, oltre alle esercitazioni strutturate per gli studenti secondo i criteri delle esercitazioni Invalsi, sono presenti due glossari: il primo, dedicato ai più giovani, con le spiegazioni delle parole più desuete e dunque generalmente sconosciute agli adolescenti moderni ed il secondo, dedicato invece agli adulti meno informatizzati, con i termini di uso comune nello slang giovanile. Il conflitto generazionale, in fondo, è una battaglia che si combatte soprattutto sul campo del linguaggio della comunicazione. Una guerra che i genitori di ogni tempo e luogo cercano di affrontare con un po’ di buon senso e qualche compromesso. In fondo “in medio (e non nei media) stat virtus”. E se lo scrive un giornalista, deve esserci del vero. ARMANDO YARI SIPORSO LAPILLI Dance Studio Ed è subito estate A VIA CAPPELLA VECCHIA 8/A SUCCESSO DELLA SCUOLA DI BALLO DI RAFFAELE ESPOSITO, CHE SI ISPIRA AL FILM DI GERE Estate alle porte, voglia di evasione e di recuperare un po’ di tempo per il proprio benessere. Secondo un ricerca dei neurologi americani, il ballo stimola il cervello e, soprattutto, è un efficace antidepressivo. Non è un caso che in televisione siano aumentati i programmi dedicati alla danza come «Ballando sotto le stelle» o come i vari format di talent show che sono riusciti a conquistare un pubblico non solo di giovani. Insomma il ballo aiuta a vivere meglio. A Napoli, città sempre aperta alle sperimentazioni, la passione per la danza (per tutte le danze) negli ultimi tempi sembra essersi diffusa maggiormente. Nel cuore di Chiaia, a via Cappella Vecchia 8/a, grazie all’intraprendenza di Raffaele Esposito è nata l’esperienza di Dance Studio, scuola di ballo, anzi di balli. Infatti, il nuovo spazio «danzante» è stato preso d’assalto da uomini e donne che alla monotonia della palestra hanno preferito il brivido del ballo. Raffaele Esposito nel dar vita a Dance Studio si è ispirato al film con Richard Gere e Jennifer Lopez «Shall we dance»: nella sua scuola di ballo, infatti, viene utilizzato lo stesso metodo d’insegnamento descritto nel lungometraggio. E stando ai risultati, il metodo americano funziona. Ovviamente chi decide di intraprendere l’esperienza di Dance Studio non solo impara a danzare ma può anche scegliere in quali balli specializzarsi. (Per info: latinsocialclub.net tel. 081.19575855) ANTONIO BIANCOSPINO L’ORA LEGALE Adelaide Caravaglios PUCCETTA CON SORPRESA: CONDANNA DA 900 EURO Chi di noi, di fronte ad un bel negozio di prodotti da forno, profumati ed invitanti, non si ferma e compra qualcosa? Deve aver fatto lo stesso un signore, che, in un panificio del leccese, aveva comprato una “puccetta alla pizzaiola”. Chissà, però, come deve esserci rimasto male (direi soprattutto disgustato) quando si è accorto che tra gli ingredienti della pagnotta ve ne era uno non proprio invitante: «un insetto della famiglia dei blattoidei», cioè uno scarafaggio! La vicenda, che sembra quasi ispirarsi alle comiche in tv, è finita, però, in tribunale (sentenza n. 175/2014), dove il povero malcapitato ha chiamato in causa il proprietario del panificio per vederlo condannare, quale titolare e conduttore del negozio, per il reato di cui agli artt. 5 lettera b) e 6 della L. 283/1962, per aver, cioè, detenuto all’interno della propria attività commerciale, alimenti da forno in cattivo stato di conservazione. A nulla sono valse le “giustificazioni” del legale rappresentante, il quale aveva chiesto il patteggiamento ai sensi dell’art. 444 c.p.p.: secondo il tribunale (visti gli atti contenuti nel fascicolo del pubblico ministero e ritenendo non sussistenti le ipotesi di cui all’art. 129 c.p.p.) l’imputato era davvero responsabile di quanto ascrittogli, dal momento che teneva i prodotti da forno «in cattivo stato di conservazione al punto da consentire che nell’impasto della puccetta vi finisse uno scarafaggio». Valutando, dunque, la gravità dell’illecito e riconoscendogli le circostanze attenuanti generiche, condannava, pertanto, l’uomo al pagamento non solo di un’ammenda pari a 400 euro, ma anche di ulteriori 500 euro in favore della costituita parte civile, oltre ad accessori di legge. I edizione di Campus Cuore Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di mortalità nel mondo, ma la cardiologia ha fatto in soli cinquant’anni passi da gigante; il tasso di mortalità per infarto acuto del miocardio si è più che dimezzato se confrontato con gli ultimi decenni. Tali risultati si sono ottenuti grazie all’informazione, alla prevenzione ed all'avvento di nuovi farmaci così come all'affinamento di nuove tecniche di cardiologia interventistica; tutti temi trattati nella prima edizione di Campus Cuore, organizzata LA GIOIELLERIA GALLOTTA TRA INNOVAZIONE E DESIGN Mai come in questo periodo di crisi e di disincanto, c’è bisogno di sostenere e incoraggiare chi ancora investe a Napoli e crede in Napoli. A Chiaia, segnaliamo con gioia la nuova apertura di «Gallotta gioielli», store elegante e luminoso a via dei Mille 57 A, inaugurato di recente tra brindisi e sorrisi (nella foto un momento dell’inagurazione). È da 50 anni che la gioielleria Gallotta contribuisce a “scrivere” e far brillare la storia della gioielleria napoletana: oggi Gallotta ha deciso rinnovarsi e aprire un nuovo capitolo con un brand più innovativo e di design. Ferdinando Gallotta, figlio di Bruno Gallotta è il nuovo titolare dell'azienda ed insieme alla sorella Gisella, creatrice e disegnatrice di gioielli, vuole dare la possibilità ai clienti di personalizzare e di creare le proprie idee attraverso le mani abili di esperti artigiani. dal Prof. Raffaele Calabrò,dal Prof. Bruno Trimarco e dal Prof. Marino Scherillo, Past President dell’ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), tenutasi a Napoli presso l’Hotel Excelsior l’11 e il 12 aprile 2014. Campus Cuore è un convegno con una nuova formula: quella dell'incontro-dibattito, aperto soprattutto ai giovani cardiologi, che possono porre domande agli opinion leader in cardiologia su “quello che le linee guida non dicono…”. Grande successo per questa prima edizione del convegno scientifico, più di 700 iscritti, ospiti illustri, cardiologi di fama nazionale ed internazionale che si sono confrontati rispondendo alle domande dei giovani cardiologi. Molteplici i temi trattati: l’infarto del miocardio, la terapia antitrombotica con i nuovi anticoagulanti orali ora disponibili anche in Italia, la prevenzione cardio- vascolare, che salva milioni di vite ogni anno. Il dibattito scientifico ha riservato largo spazio alle nuove tecniche della cardiologia interventistica, sempre più all’avanguardia, come la TAVI, il trattamento percutaneo della stenosi valvolare aortica: si sostituisce la valvola malfunzionante per via endovascolare evitando così le operazioni a cuore aperto, soprattutto in pazienti ad alto rischio cardiochirurgico. In era di spending rewiew, nonostante i sempre più numerosi tagli alla spesa sanitaria, secondo i dati OCSE la qualità del nostro servizio sanitario riesce ancora a classificarsi tra le migliori del mondo; e questo grazie anche alla passione, alla dedizione e all'alto livello di formazione di tanti medici, giovani e meno giovani, che iniziative come Campus Cuore contribuiscono sempre più a migliorare. CATERINA DI TROIA CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (37) IUPPITER i libri del mese DIVERSI AMORI Viaggio illustrato contro l’omofobia HO SCRITTO IL MIO NOME NEL SANGUE La vita e il genio di Caravaggio Autore: E. Silvestrini - B. Balbi Costo: 14 euro Pagine: 70 Autore: Mariano Marmo Costo: 12 euro Pagine: 124 Mettere a punto la propria identità, nel periodo adolescenziale, è esercizio difficile e spesso doloroso, perché risente dell’approvazione degli altri. E la sessualità è uno dei cardini per il riconoscimento di sé. Quando l’adolescente scopre di avere un orientamento sessuale diverso dal consueto, può sentirsi emarginato, aver paura di essere rifiutato dalla società e spesso anche dalla famiglia. Un libro illustrato contro l’omofobia e per la parità dei sentimenti. Da Roma a Napoli, poi a Malta e in Sicilia, tra taverne, liti, chiese, prostitute, prelati, cavalieri dell’Ordine di Malta, l’autore racconta la vita di Michelangelo Merisi detto “Caravaggio”. Una vita che appare come un turbinio di eventi, in cui creazione artistica, morte, senso di colpa e voglia di riposo si sovrappongono, avvolgendo la storia dell’uomo in un’inestricabile ombra, la stessa che ha reso immortale le sue tele. LA GUERRA DEI SESSI Dalla promiscuità al sesso virtuale LIBRERIA BELLA ESTATE Inno alla giovinezza Autore: Gloria Persico Costo: 12 euro Pagine: 122 Autore: Sergio Califano Costo: 10 euro Pagine: 123 Indagine sull’origine della sessualità e sulla sua evoluzione, dal periodo promiscuo dei nostri antenati, al cybersex nei nostri giorni. Dalla sessualità finalizzata alla procreazione alla prospettiva di una procreazione senza sessualità. Analisi ragionata di una mutazione antropologica che sta alterando un ordine sociale che sembrava immutabile. Nella lotta tra maschi e femmine è l’amore la struttura emotiva ed intellettuale che investe il sesso dei significati, infinitamente espandibili, che lo rendono imprevedibile. Esplorazione di sé e del mondo che il protagonista attraversa in uno spazio tempo circolare, tra nostalgia e bellezza, spalancando memorie e costruendo realtà. Coincidenze, appuntamenti dati o mancati, vite diverse che si sfiorano, si perdono o si ritrovano, all’incrocio delle sottili trame della sorte, invisibile e onnipotente. Uno stile avvolgente, sostanziato da una prosa intensamente limpida, conduce il lettore nell’universo dei possibili. Dentro la vita stessa, attraverso un inno alla giovinezza più selvaggia. LA CASA DI ASSOS Una storia d’amore IL GIARDINO DEI SILENZIOSI Organi nelle chiese napoletane Autore: Gerardo Russo Krauss Costo: 10 euro Pagine: 76 Autore: Mauro Castaldo Costo: 10 euro Pagine: 68 Nel mezzo del golfo di Cefalonia si erge una casa gialla con le persiane azzurre. La casa è stata per generazioni il perno della vita della famiglia Christacopoulos. Quando Kristina rimane sola, allora, la solidità di quelle mura rappresenta l'unica certezza fino all'arrivo di Kate. In un attimo, però, anche l'ultimo baluardo sembra sgretolarsi come un castello di sabbia. La casa di Assos si trasforma in un uragano inarrestabile di passioni. Inchiesta tra storia e provocazione sugli organi nelle chiese napoletane, strumenti nobilissimi che rinnovano l’antica arte della composizione musicale. Monsignor Vincenzo De Gregorio, organista titolare e maestro di Cappella del Duomo di Napoli così scrive nella prefazione: «È un percorso affascinante, quello dell’Autore, che ci fa desiderare di riavere più suono, quello dell’organo, ad accompagnare i momenti tersi o oscuri della vita». I LIBRI IUPPITER EDIZIONI POSSONO ESSERE ACQUISTATI NELLE MIGLIORI LIBRERIE TRA CUI: Libreria Metropolitana (Piazza Cavour, 69 - Napoli) Libreria Loffredo (Via Kerbaker 19/21 - Napoli) Libreria Simeoli (Via San Pietro a Maiella, 5 - Napoli) Libreria Neapolis (Via San Gregorio Armeno, 4 - Napoli) Libreria Pisanti (Corso Umberto i 38/40 - Napoli) Libreria Colonnese (Via San Pietro a Maiella, 32 - Napoli) Libreria Ubik (Via Benedetto Croce, 28 - Napoli) Libreria Fiorentino (Calata Trinità Maggiore 36 - Napoli) Libri&Professioni (Via Santa Brigida 22 - Napoli) Libreria Papiria (via G. Ninni 7/8 - Napoli) Riviera Libri (Riviera di Chiaia, 202 - Napoli) Feltrinelli (Via S. Caterina a Chiaia 23 - Napoli) Feltrinelli (Via S. Tommaso d'Aquino, 70 - Napoli) Feltrinelli (Stazione centrale Piazza Garibaldi - Napoli) Feltrinelli (Corso Vittorio Emanuele, 230 - Salerno) Libreria Libridine (via Diaz, 71 - Portici) Libreria Gulliver (centro storico Ischia Ponte) Guida (Via Caduti sul Lavoro 41-43 - Caserta) Guida (Corso Garibaldi, 142 b/c - Salerno) I LIBRI SONO ACQUISTABILI ANCHE SUL SITO WWW.IUPPITERGROUP.IT (CLICCANDO BANNER “IUPPITERSTORE”) E NEL CIRCUITO DELLE MIGLIORI LIBRERIE ONLINE PER ULTERIORI INFORMAZIONI È ATTIVO IL NUMERO/SERVIZIO CLIENTI DAL LUNEDI’ AL VENERDI’ (DALLE ORE 11 ALLE 0RE 20) 081.19361500 “Leggiamo e scriviamo per sapere di non essere soli” seguici su Per ordinazioni o informazioni contattaci alla mail: edizioni@iuppitergroup.it EXIT Diamo i numeri Contraffazione $ %$! %$#!!%$%#%#% !%!"% "#!%"!% %# #%#% #" ###"% % $ #! % "!% $"%# "% #$% % #! ""#$ #!!%# #! % %" #"% %$#%!% #"! "#!# #!" " !#% %% %#"% # # "% "#!% #!%$ #" "%% !#"% %"#!% #""% ##" #"% # % %#% 76,6 la percentuale di giovani tra i 18 e i 25 anni che acquista merce contraffatta. Boom per capi di abbigliamento (67%), cd e dvd (48%) e accessori (45%) ##!%!" Bandiere blu 14 le bandiere blu assegnate alla Campania dalla Fee (Foundation for Environmental Education). Le spiagge del Cilento tra le più premiate al Sud. Buche 2 GIUGNO PARTE IUPPITEREDIZIONI.IT $A>=A*A3@63<;A@=A<?:&;9A5?=A39644;A?5@:;9@>=?A"644@:?9A79?87?/A"<(>::@.A>@A&?02@<?A@64) 4@:?9<?&8/@:/.A=>9@,@8:>5?=1>9?/@:A?A7+@>@>1>3>2@<?/@:.A8@A>33@6<3?A@644@:?9?5@2@;<@/@:. =>A,?:9@<>A5?==>A7>8>A?5@:9@7?A"644@:?9A@<A76@AA4;88@0@=?A7;<;87?9?A@=A7>:>=;3;A5?@A=@) 09@.A=?A6=:@1?A<;,@:!A?5@:;9@>=@A?A,@8@;<>9?A@A0;;:9>@=?9/ i milioni che, in media, il Comune di Napoli sborsa ogni anno per contenziosi sorti in seguito ad incidenti stradali causati da buche e voragini. 62,1 la percentuale di suolo edificato a Napoli secondo un report dell’Ispra (istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale). È il dato più alto in Italia Truffa 13 le misure cautelari emesse nei confronti degli imprenditori di un caseificio nel casertano. Producevano mozzarella dop con latte vaccino. la BACHECA Cemento selvaggio A CHIAIA MAGAZINE $ ABBONATI A@<A7;98;A=>A7>14>3<>A>00;<>1?<:@A5@A'+@>@>A%>3>2@<?/A'+@A5?7@5?A5@A>00;<>98@.A<;< 8;=;A9@7?,?9!A5@9?::>1?<:?A>A7>8>A@=A3@;9<>=?.A1>A?<:9>A<?=A'=60A5@A'+@>@>A%>3>2@<?A@< 76@A+>A5@9@::;A>==;A87;<:;A5?=A-A86@A=@09@A5@A"644@:?9A5@2@;<@A?A86A>=:9?A;4?9?A5?5@7>:? >==>A8:;9@>A?A>==?A:9>5@2@;<@A<>4;=?:><?/A6?A=?A:@4;=;3@?A5@A>00;<>1?<:;A;95@<>9@;A?69;A>==><<;A?A8;8:?<@:;9?A -A?69;A>==><<;/A?9A8>4?9<?A5@A4@A0>8:>A:?=?(;<>9?A>= <61?9;A-#*/** --.A5>=A=6<?5A>=A,?<?95.A5>==?A;9?A**/--A>==?A*#/--/ PUOI TROVARCI $DOVE "<A;=:9?A --A46<:@A8?=?2@;<>:@A<?3;2@.A:?>:9@.A7@<?1>.A0>9.A5@87;:?7+?.A0><7+?.A0;6:@6?. 8:65@A49;(?88@;<>=@.A3>==?9@?A5>9:?.A9@8:;9><:@.A7@97;=@A84;9:@,@A?A@<A:6::@A3=@A?,?<:@A76=:69>=@ ?A1;<5><@/A@8:9@062@;<?A7>4@==>9?A4>=>22;A4?9A4>=>22;A3>2?0;A<?@A46<:@A8:9>:?3@7@A5?=) =>A7@::!A4?9A=>A49?8?<:>2@;<?A5?=A<61?9;A?A5?==?A@<@2@>:@,?A5?=A1?<8@=?/A CITY: ISTRUZIONI PER L’USO $SOS @<39>2@>1;A@A<;8:9@A=?::;9@A4?9A=?A8?3<>=>2@;<@A5>A@<,@>9?A>A@<(; 7+@>@>1>3>2@<?/@:A;A>=) =@<5@9@22;A5?==>A9?5>2@;<?.A,@>A?@A%@==?.A A)A#-**AA86==?A?1?93?<2?A?A49;0=?1@A5?=) =>A7@::!/A<>A9>77;1><5>2@;<?A=?::?9?A09?,@A1>A*---A0>::6:?/ ON LINE $ CONSULTACI '+@>@>A%>3>2@<?AA39>:6@:>1?<:?A87>9@7>0@=?A@<A(;91>:;A45(A86=A8@:;A&&&/7+@>@>1>3>) 2@<?/@:/A DIVENTA NOSTRO FAN $ FACEBOOK/TWITTER: "=A1?<8@=?A'+@>@>A%>3>2@<?A;9>AA><7+?A86A>7?0;;A?A&@::?9/A6;@A5@,?<:>9?A<;8:9; (><A7=@77><5;A1@A4@>7?A86==>A4>3@<>A6((@7@>=?A;4469?A@879@,?9:@A>=A39644;A'+@>@>A%>) 3>2@<?A86A>7?0;;A?A8?3<>=>97@A?,?<:@A?A769@;8@:!/A@,?<:>A(;==;&?9A5?==>77;6<:A'+@>) @>A%>3>2@<?A86A&@::?9A?A7@<36?::>A7;<A<;@/ PUBBLICITARIE $ INSERZIONI '+@>@>A%>3>2@<?A,@,?A39>2@?A>==?A@<8?92@;<@A4600=@7@:>9@?/A;<AA@=A(;3=@;A5@A<?886<A4>9) :@:;A;A1;,@1?<:;.A1>A6<>A=@0?9>A:9@06<>A7+?A9?8:>A>4?9:>A39>2@?A>==>A4>88@;<?A?8:9?) 1>A?A>==>A:?<>7@>A5@A6<A39644;A5@A3@;9<>=@8:@/A'+@AA@<:?9?88>:;A>==>A4600=@7@:!A46A7+@>) 1>9?A@=A<61?9;A-#*/** --A;A7;<:>::>9?A@=A9?84;<8>0@=?A7;11?97@>=?A%@7+?=?A?1) 4?8:>A7?==/A/*#--# CHIAIA MAGAZINE • MAGGIO 2014 (39)
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