marzo - aprile 2011 N. 01 club milano Teo Teocoli: “Milano? Fu amore a prima vista. Non immagino nessun altro luogo in cui poter vivere”. Clean advertising: coscienza ecologica e crisi globale danno vita a un nuovo modo di fare pubblicità. Filippo Gozzoli, chef del The Park Restaurant, l’eccellenza made in Italy nell’alta ristorazione. Cento anni di storia per il Tennis Club Alberto Bonacossa, cuore pulsante del tennis milanese e non solo. Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - LO/MI - 3,00 euro 2 3 editorial Club Milano: un’idea che prende forma Quando, alcuni mesi fa, ci siamo trovati con gli amici di Contemporanea a ragionare su un nuovo progetto editoriale, ci siamo chiesti innanzitutto se ne valeva la pena, se quello che avevamo in mente avrebbe retto il mercato, se la fretta e le nuove tecnologie che dominano la vita quotidiana avrebbero soffocato sul nascere le nostre aspirazioni. Ci abbiamo provato. La vera sorpresa è stata constatare, in corso d’opera, come l’entusiasmo per questa idea non fosse solo nostro. Il mercato (parola forse orrenda, ma reale, per descrivere i potenziali investitori e inserzionisti), gli uffici stampa, i collaboratori, fino ai potenziali lettori con cui ci siamo regolarmente confrontati, hanno fin da subito sposato la causa e ne hanno compreso la forza vitale e innovativa. Nelle fasi preliminari di studio e progettazione di una nuova testata il primo elemento da definire è il target, il lettore tipo. L’esperienza di WU magazine ci stava portando sempre maggiori segnali che qualcosa stava cambiando: le rigide categorie di classificazione editoriale non funzionavano più. Lo stile, il livello culturale, gli interessi, persino gli strumenti di informazione utilizzati, che fino a pochi anni fa differenziavano chiaramente i giovani dai loro fratelli maggiori o genitori, non sono più uno spartiacque insormontabile. I quarantenni e i cinquantenni di oggi hanno esigenze e curiosità del tutto simili a quelle di un qualunque trentenne. Fino a pochi anni fa il limite dei 40 anni era uno scoglio affrontato con difficoltà: “I miei primi 40 anni” fu un film cult che rappresentava tutto il timore e lo smarrimento provocato dal superamento di quella famigerata soglia. Oggi in un ben noto spot televisivo Fiorello gioca e scherza sui suoi 50 anni, esaltandone tutta l’energia e il dinamismo. Club Milano parla ai quarantenni e ai cinquantenni di oggi e nasce dalla voglia di “ripartire” dopo anni di crisi e di buio, utilissimi però a fare pulizia in un mondo che ha sempre più l’esigenza di sperimentare e di percorrere strade nuove. Il cuore pulsante sarà la carta (100% riciclata), perché un prodotto come questo ha nel supporto cartaceo il suo sviluppo naturale, ma partiremo fin da subito con la versione per iPad e con il sito (www.clubmilano.net) dove sarà disponibile la versione sfogliabile on line. Ogni due mesi aprirà le danze Roberto Perrone, noto giornalista del Corriere della Sera che non a caso si occupa di sport, viaggi ed enogastronomia. Racconteremo un personaggio che ha fatto di Milano il suo parco giochi personale e professionale: sul primo numero non poteva che essere Teo Teocoli il protagonista della nostra Cover Story. Proseguiremo con curiosità e approfondimenti dal mondo della tecnologia, dei motori, dello sport, dello stile (moda e design), fino a scoprire i migliori chef della città e destinazioni da sogno, comunque raggiungibili. Il tutto sempre visto, raccontato e interpretato in chiave eco. Sfogliare per credere! Stefano Ampollini 4 contents point of view 10 focus Schiavone, il grattacielo di Milano Eccellenza su misura di Roberto Perrone di Paolo Borrone inside 12 portfolio Brevi dalla città Artists in Detroit di Enrico Simone Benincasa Foto di Federica Di Giovanni outside 26 28 14 Brevi dal mondo di Eliana Albano cover story 16 Unica regola la fantasia di Chiara Todeschini design 35 La poltrona senza tempo di Dino Cicchetti focus 20 Più solido del mattone di Alfredo Spalla focus 22 Clean advertising, la pubblicità diventa verde di Giovanni Rizzi design 38 Milan Design Week 2011 di Enrico Simone Benincasa yachting 40 Green Yachting di Andrea Zappa 6 7 contents style 42 sport Sea Breeze Quei pazzi del Racquetball di Luigi Bruzzone di Filippo Spreafico style 56 44 The Sunchaser di Luigi Bruzzone food 58 Filippo Gozzoli di Enrico Simone Benincasa club house 60 Cento anni di tennis nel cuore di Milano wheels 46 di Andrea Zappa Ibride... what else? di Paolo Borrone hi tech 48 Connected Tv di Enrico Simone Benincasa week-end 50 Losanna, la perla del lago di Eliana Albano wellness 52 Cinq mondes Spa di Eliana Albano free time overseas Rendez-vous québécois 54 62 Da non perdere a cura di Eliana Albano ed Enrico Simone Benincasa di Andrea Zappa In copertina Teo Teocoli. Giacca e camicia di Giorgio Armani. Foto di Gianmarco Chieregato / Photomovie. 8 9 roberto perrone Vive a Milano da trent’anni, ma ha conservato solide radici zeneisi. Nato a Rapallo, è giornalista e scrittore. Per il Corriere della Sera si occupa di sport, enogastronomia e viaggi. Ha pubblicato diversi romanzi per Garzanti e Mondadori, libri per ragazzi e manuali di ricette. Schiavone, il grattacielo di Milano Il grattacielo e Francesca Schiavone. Lo so, buttata lì così sembra la domanda del Cappellaio matto ad Alice (nel paese delle meraviglie): che differenza c’è tra un corvo e una scrivania? Ma se mi seguite, fino al termine di queste poche righe, vedrete che un nesso c’è. Risalendo da largo Treves su per via Solferino, verso il Corriere della Sera, da qualche tempo rimango a fissare l’enorme grattacielo che chiude il cielo in fondo alla strada. Prima non c’era, adesso c’è. È strano, ma si fa fatica a comprendere come, quasi con un colpo di bacchetta magica, uno scorcio a cui eri abituato improvvisamente scompaia. Certo, il cambiamento non è avvenuto da un momento all’altro, ma l’impressione è quella che conta. Per me un giorno non c’era e il giorno dopo sì. Ho sempre guardato Milano scoprendola da un’ora all’altra, da vero emigrante. In certi giorni l’ho amata e la amo, anche ora, che salgono questi grattacieli un po’ ovunque e che il progetto dell’Expo 2015 va avanti e ci sono cantieri, buche, parcheggi, lavori, disagi. Non ne so molto dell’Expo, non so dire cosa porterà alla città o cosa le farà perdere. Però una cosa la so e me l’ha fatta venire in mente Francesca Schiavone, la vincitrice del Roland Garros 2010, la campionessa di Federation Cup. Francesca è cresciuta in questa città, al Tennis Club Milano Bonacossa. Francesca è partita dal quartiere Gallaratese per conquistare il mondo. È una ragazza forte e fragile, realista e sognatrice, aperta e spigolosa. Insomma ha un’umanità variegata e un agonismo da grande campionessa. Ho pensato a lei e ho pensato che un grattacielo non fa la differenza in una città, né in bene, né in male. Non sono le case, non sono le cose a rendere una città migliore o peggiore. Sono gli uomini e le donne che la abitano ad aiutarla a diventare una città a misura di convivenza civile, che lascia il segno in chi vi passa le sue giornate e in chi vi arriva per qualche motivo. Quel grattacielo non è un male – anche se mi ha chiuso una parte di cielo, ce n’è un altro pezzo più in là – in se stesso. Però può diventarlo, se quelli che lo popoleranno non vi porteranno la loro positività, i loro valori, il loro rispetto, la loro forza di volontà, la loro onestà. Vorrei che ci fossero tante e tanti Francesca Schiavone, che tornassimo noi al centro del problema. Siamo noi a dover abitare e vivere in questa città, siamo noi a dover salire sul grattacielo, siamo noi a dover vincere il nostro Roland Garros. Quello di Parigi lo lasciamo a Francesca. © Sperry Top-Sider® An American Original Since 1935™ 2010 - AREA SPORT S.p.A. +39.011.55.36.800 point of view Roberto Perrone 10 11 INSIDE Be active a tree Sabato 5 febbraio piazza Duomo è stata il teatro di “Be Active a Tree”, un flash mob pensato dal designer Giuseppe La Spada per difendere il diritto a respirare un’aria migliore. I partecipanti si sono uniti creando una sorta di albero umano che, filmato dall’artista, sarà diffuso in un documentario via web. www.glsdesign.it Primi tre mesi da record Il neonato Museo del Novecento di piazza Duomo, inaugurato lo scorso dicembre, si è rivelato un’intuizione di successo. Nei suoi primi tre mesi di vita i locali dell’Arengario di Milano hanno visto l’afflusso di oltre 400 mila visitatori, dato favorito dalla decisione di lasciare l’ingresso libero in questo periodo. Dall’1 marzo l’entrata al museo costa 5 euro (3 euro per universitari e over 65). www.museodelnovecento.org Passeggiate d’autore Milano come New York? Potrebbe non mancare molto alla realizzazione di un parco lineare a Milano, lungo il tratto ferroviario tra le stazioni di San Cristoforo e Porta Genova. Il progetto si chiama “Rotaie Verdi” ed è stato da poco proposto da WWF Italia. Parchi come questo ci sono già a Londra (Wildlife London), Parigi (Promenade Plantée) e New York (Highline). www.wwf.it Camminare scoprendo Milano e i suoi angoli poco conosciuti in compagnia di narratori che la conoscono bene, come Luciana Bianciardi e Michele Monina. È questo il concept di “Passeggiate d’autore”, una nuova iniziativa dell’associazione Pluriversi che debutterà proprio a marzo e che si protrarrà fino a luglio. www.passeggiatedautore.org In attesa del debutto della linea 5 e del prolungamento fino alla stazione Comasina della linea 3, il 20 febbraio è stato inaugurato il nuovo tratto della linea verde che adesso arriva fino ad Assago. Due nuove fermate che finalmente collegheranno Milanofiori e il Mediolanum Forum alla rete metropolitana della città. www.atm-mi.it 12 BETA S.P.A. 015 2556463 La linea 2 si allunga 13 outSIDE Scervino apre a Parigi Prosegue il progetto di espansione all’estero di Ermanno Scervino con l’apertura della prima boutique a Parigi, che porta a trentasei il numero dei monobrand nel mondo. Dove? Nella centralissima Rue du Faubourg Saint-Honoré 18, cuore del lusso parigino. www.ermannoscervino.it Londra lo fa strano Motori all’asta È possibile partecipare all’asta su eBay per l’assegnazione di un’Abarth 695 e una Ducati Monster 696. Grazie alla generosità delle case produttrici e al contributo di Alonso, Massa e Valentino Rossi tutti gli appassionati potranno partecipare e sostenere la ricerca sulle malattie genetiche. Il ricavato sarà interamente devoluto alla Fondazione Telethon. www.telethon.it Per tutto il 2011 Londra propone una serie di nuove iniziative e attrattive turistiche per rilanciare il turismo, attraverso itinerari insoliti. Un esempio? London Sightseeing Run: una visita della città con annessa funzione di personal trainer che accompagnerà i partecipanti attraverso le più belle attrazioni della città, praticando jogging. www.visitlondon.com New Prada store in Berlin Il 19 febbraio Prada ha inaugurato un nuovo monomarca a Berlino, precisamente al numero 186 di Kurfurstendamm, cuore dello shopping di lusso. Il negozio si estende su due livelli per una superficie complessiva di circa 500 metri quadrati. Al suo interno le collezioni femminili e maschili di abbigliamento, borse, accessori e calzature. Curato dall’architetto Roberto Baciocchi, il progetto rispetta ed esalta tutti gli elementi storici del palazzo in cui è ospitato. www.prada.com 14 Schermo bianco alle donne Il brand Dove lancia un sito dedicato alle donne, nel quale raccontare i piccoli gesti che le aiutano a sentirsi più belle e felici. Attraverso un contest si potrà interpretare con un cortometraggio il tema de “lo sguardo femminile sul mondo”. Gli elaborati, pervenuti entro il 30 giugno, verranno giudicati e la prima classificata vincerà un soggiorno di un mese a New York. www.schermobianco.it 15 Cover story Cover story teo teocoli 66 anni, milanese d’adozione, una vita spesa a calcare i palchi di tutta Italia interpretando i personaggi più diversi. Ma alla fine Teo torna sempre a Milano, il suo unica regola la fantasia Nato a Taranto nel 1945, arriva a Milano nel dopoguerra. L’impatto con la città è tutto racchiuso nei suoi ricordi di bambino. A noi ha raccontato dell’autobiografia appena pubblicata e di quello che nel libro non c’è: la storia d’amore con Milano, la scuola, i primi passi nello spettacolo e la consapevolezza di essere nato per fare il comico. primo grande amore. Foto di Davide Zanoni/ di Chiara Todeschini foto35mm.it L’abbiamo visto interpretare in televisione un carosello quasi infinito di personaggi, da Peo Pericoli a Felice Caccamo, e a teatro in un “unplugged” dietro l’altro. Teo Teocoli, dopo oltre quarant’anni di brillante carriera, non perde il suo smalto ed esordisce con un’autobiografia comica intitolata “Io ballo da solo” dove racconta gli avvenimenti e le frequentazioni più significative della sua vita. Come l’invito a casa di Salvador Dalì in Costa Brava nel ’68, ma anche la Milano nera delle bande di Turatello e di Vallanzasca, passando dal boom degli anni Sessanta delle favolose feste a Saint-Tropez insieme a Brigitte Bardot e Jane Fonda. Quando inizia la sua love story con Milano? E come l’ha accolta la città? La mia storia d’amore con Milano risale a molti anni fa, circa sessanta, però ho un ricordo nitido del mio arrivo. Quando arrivai ero un bambino e le mie erano più sensazioni che osservazioni e pensieri. Mi ricordo il grande freddo, perché sessant’anni fa per coprirsi si usava quel paio di scarpe che c’erano e il cappottino. Ricordo la grandezza della Stazione Centrale, che mi fece quasi piangere per la paura. Era una cosa che io non avevo nemmeno mai immaginato avendo vissuto in una zona rurale della Calabria con una nonna contadina. Lì ho vissuto un’infanzia a dir poco felice, mi incantavo per gli ulivi e gli alberi da frutta. Di notte stavo ore a guardare Messina illuminata sullo stretto. Quindi l’impatto con Milano si può solo immaginare. Per non 16 parlare del viaggio in treno, interminabile, dove per ore ho visto dal finestrino tutta l’Italia: alberi che giravano per la prospettiva della velocità. Neanche capivo dove stessi realmente andando. A Milano osservavo grandi palazzi e vie, ma man mano che ci vivevo tutto sembrava rimpicciolirsi e questo mi dava un po’ di tranquillità. Si era talmente rimpicciolito tutto che sono finito in una corte con case di ringhiera di due piani, con gli animali in cortile, in un monolocale. Ricordo che fuori dalla corte – lo dico spesso anche in teatro – “c’era la pianura padana, cioè niente”. Perché allora non c’erano case fuori, non c’era l’hinterland. È stata dura anche se c’era la parte che io reputo divertente, quella del “terùn”, con tutti gli appellativi dati allora ai meridionali, ma mai con cattiveria. Un paio d’anni dopo, tornato in Calabria per l’estate, la cosa che riconobbi subito furono le galline che giravano per le stanze e pensai di essere finalmente a casa mia. Ma durante quell’estate andai al cinema dell’oratorio e nel cinegiornale fecero vedere Milano con una carrozza e il Duomo alle spalle. Improvvisamente mi venne un tuffo al cuore: “Ma io sono di lì, io sono milanese”. Da quel momento ho capito dove sarebbe stata la mia vita. Milano l’aveva adottata ufficialmente… Sì, e fu amore. Tanto che imparai subito il milanese, perché tutti – anche i giovani – parlavano in dialetto e così cercavo di integrarmi. Sta di fatto che mi ero innamorato di Milano e capii che sarebbe stata la mia città per tutta la vita. Così è stato. Quanto ha influito la sua giovinezza milanese sulla sua carriera di comico? Avevo capito da subito, non avendo idea di cosa fossero la scuola e gli insegnanti, che la mia strada non avrebbe avuto un indirizzo predisposto dagli studi. Quando andavo all’asilo, ricordo che le scodelle erano incastrate in un apposito buco nel tavolo, in modo che i bambini non le rovesciassero. Ecco, io già allora mi ribellavo alle regole e le tiravo fuori facendo uno sketch-braccio di ferro molto comico con la maestra dell’epoca. Inoltre, prendevo tutto quello che mi capitava sott’occhio: una volta mi sono portato a casa 15 penne, ma non per fare un furto, le vedevo e le prendevo perché non avevo la cognizione delle regole. In classe ero sempre distratto, non mi applicavo, non mi interessava seguire le lezioni ma amavo raccontare, durante l’intervallo o ai cambi dell’ora, storie fantasiose tratte dalla campagna, dalla vita semplice. Tutti ridevano e si divertivano. C’era la fila, e la gente iniziava a chiedermele sempre più spesso. È stato questo l’inizio? Direi che tutto è iniziato sui banchi di scuola. Come fossi un predestinato: se c’era un teatrino o una recita io partecipavo. Magari non ne avevo consapevolezza, ma mi veniva naturale. Ero l’animatore delle compagnie, facevo ridere senza alcuna fatica né preparazione. Mi mettevo in mostra facendo cose che normalmente altri ragazzi non 17 Cover story Cover story UFF. TECNICO REDAZIONE 4 M M D I A b b O N DA N Z A P E R L A P I EGA li, d’accordo. vano nino, Se la storia è quella di Teocoli di sicuro c’è da divertirsi. Se è Teo che la racconta, allora un’autobiografia diventa come un grande spettacolo di varietà, fatto di aneddoti, gag, battute e sketch. Nato a Taranto nel 1945, arriva a Milano nel dopoguerra e vede la città con lo sguardo di un bambino giunto da Reggio Calabria. Ma quel bambino è Teo e allora parte una raffica di storie esilaranti, che però fanno una storia d’Italia. Dal dopoguerra e l’emigrazione, con l’adorata nonna calabrese e le sue cipolle, al boom dei Sessanta, con la stagione dei playboy, il set è Saint-Tropez con feste da mille e una notte assieme a Brigitte Bardot e Jane Fonda. Teo è capace di andare a cena a Gstaad con Grace Kelly e con Gianni Agnelli, poi tornare a casa, da sua madre, nelle case popolari di Niguarda, in piena notte, e farsi preparare gli spaghetti, in un tegame tutto ammaccato. Qui Nino Ferrer lo passa a prendere con una Bentley dagli interni leopardati e lo porta a Parigi. Il ’68. E altre estati. La Costa Brava, a casa di Salvador Dalí, con Teo insidiato da Gala, la moglie prima di Éluard e poi di Dalí, musa del Surrealismo, che aveva quasi novant’anni. E ancora la stagione del cabaret del Derby, con Gaber, Jannacci, Andreasi, Cochi e Renato, e Boldi, in una sorprendente Milano nera le cui notti, nelle osterie, al Derby o al Santa Tecla, sono dominate dalle bande di Turatello e di Vallanzasca e da parecchie scazzottate. Fino alla stagione dei grandi successi televisivi e teatrali. E ancora. Le storie di cinema. Allo stadio con Beppe Viola. Le invenzioni di Peo Pericoli, Gianduia Vettorello, Felice Caccamo. Una vita vissuta ridendo, sfottendo, ballando. Anche soffrendo. Sempre da solo. hiaMato teo. : 157x235 mm teo teocoli io ballo da solo a vita. autobiografia coMica teo teocoli io ballo da solo In sovraccoperta: Foto © Efrem Raimondi/Contrasto PANTONE 485 C 01. 02. Teo Teocoli sul 22/10/10 16:50 CARTONATO Appuntamento in libreria con la prima autobiografia (edizioni Mondadori) dell’artista scritta come un grande show di varietà, fatto di aneddoti e sketch. riuscivano a fare. Poi crescendo, alle superiori, i ragazzi quando vedevano il mio nome in bacheca esultavano perché facevo sempre il pagliaccio, intrattenevo. Ma il primo vero aiuto che ho avuto è stato dalla preside della scuola, la professoressa Muci, che è ancora in vita e oggi avrà centocinque anni (sono andato a trovarla qualche anno fa che ne aveva centodue, lucidissima, e mi disse che aveva ancora una mia foto nel cassetto, che mi aveva seguito in questi anni di carriera e che aveva sempre creduto che avrei sfondato nello spettacolo). Aveva colto benissimo la mia inclinazione e mi propose di entrare in un complessino di musicisti, in cambio mi sarei dovuto impegnare a scuola. E così feci. Fu grazie a lei che entrai concretamente nell’ambiente degli artisti. Dal complessino al cabaret il passo fu breve. Fu quell’occasione che mi fece riflettere sul mio futuro. Anche lì però incontravo le stesse difficoltà di sempre: non imparavo le canzoni, non le studiavo, non mi applicavo, rifiutavo le regole e le costrizioni. Era nato per improvvisare… Più che altro ero nato indisciplinato. Il fatto di non aver mai imparato uno 18 palco del Teatro degli 01 Arcimboldi in occasione “Non ho parametri, mi baso sulla reazione del pubblico e vado avanti senza regole” strumento, di non studiare i testi delle canzoni, mi ha reso consapevole, purtroppo e per fortuna, che avrei potuto fare questo lavoro senza grandi sforzi e senza dover studiare. L’occasione ideale è arrivata quando ho cominciato la carriera di cabarettista. Avevo all’incirca ventidue anni, i testi non esistevano, ognuno aveva il suo repertorio, senza regole, potevo raccontare quello che volevo e spesso senza neanche essermelo preparato prima. Così sono diventato uno dei cabarettisti più apprezzati dell’epoca. Anche perché dove lavoravo, al Derby, c’erano tutti quegli artisti che in seguito hanno fatto la storia del cabaret italiano: Pozzetto, Cochi, Lauzi, Jannacci, Bindi, Villaggio. C’era il top della Milano artistica, quindi lì più che imparare testi a memoria ho imparato a convivere con veri artisti e ho capito di avere con loro una perfetta empatia. È stata una delle prime volte dove ho rigato dritto, forse perché ero nel mio habitat. Poi è stato tutto in discesa, televisione, cinema e teatro. Ancora oggi sto due ore e mezza e anche più sul palcoscenico a parlare di cose mie, sia invenzioni sia reali. E siccome non ho studiato nemmeno recitazione, non ho parametri, mi baso sulla reazione del pubblico e vado avanti senza regole, come sempre ho fatto. è una sorta di anarchico dello spettacolo. Ma avrà avuto un deus ex machina, una qualità a cui si è “sottomesso” fedelmente? La fantasia. Solo la fantasia mi faceva ragionare, infatti ricordo – sempre in merito al mio amore per Milano, vissuto anch’esso in maniera ideale e fantasiosa – che la prima volta che andai a Barcellona rimasi stupito: mi chiedevo come facesse la gente a vivere lì. Per me l’unico luogo dove stare bene era Milano. Era un’esagerazione assoluta, ma io vivevo in una dimensione assolutamente mia, dove i parametri con la realtà non esistevano. Ho sempre seguito e assecondato il mio istinto. Una volta mi è capitato di fare un paio di film con il regista Steno (il regista Stefano Vanzina, NdR) e lui si accorse che non mi trovavo bene fuori-città, gli dissi “Guardi Steno, la verità è che io desidero tornare a Milano al Derby”. Senza copioni, senza parti, nella mia città. Cosa offriva Milano in quegli anni rispetto a oggi? Era molto diversa, anche se la città in di Spettacolo Speciale per Capodanno (2010) realizzato in coppia con Mario Lavezzi. Foto di Lorenza Daverio. 02 sé non è cambiata moltissimo. La domenica mattina, quando il traffico è addormentato, ho l’abitudine di andare un po’ dappertutto, nei bar, nelle piazze. E mentre guardo gli angoli e i luoghi con nostalgia, penso che la disgrazia che ha colpito Milano è il caos, il nervosismo, la gente che attraversa la strada col telefonino guardando per terra, che sbuca da tutte le parti. A volte si dà la colpa agli automobilisti ma bisognerebbe vedere cosa fanno i pedoni, che guardano dalla parte dove non possono venir le macchine oppure saltano fuori dai Suv: se c’è una persona che non è alta abbastanza questi non la vedono. Quindi la colpa è della modernità… C’è stata un’accelerazione che non mi è mai piaciuta e continua a non piacermi, infatti non ho iPad, iPod, iPhone, non uso il computer. Non poteva essere diversamente visto il mio background. Sento un disagio in città, oggi. Amo Milano ma ho difficoltà a comprenderla. Una volta questa era la città degli operai e delle periferie, ma anche del centro e delle grandi banche, e c’era più solidarietà: in un palazzo si conoscevano tutti. Se oggi viene uno a chiedermi il sale, penso: “Questo qui è matto, questo qui mi vuol rubare qualcosa”. Prima le cose si condividevano senza problemi. Gli oratori erano pieni di bambini, a centinaia, i ragazzi giocavano per le strade a pallone, c’erano cinque, sei partite in contemporanea. Adesso non so se sono da altre parti ma nei posti che conosco io non li vedo. Il centro si viveva e si guardava con rispetto e timidezza. Oggi, forse per questioni contingenti – sono trent’anni che scavano in tutta Milano per dare ricovero alle macchine, come fossero più importanti delle persone – , vengono devastati angoli che non dovrebbero neanche essere toccati. Un esempio: il parcheggio sotto la Darsena. L’hanno tenuta chiusa dieci anni ed è diventata una fogna a cielo aperto, per non parlare di quella buca davanti al Teatro Smeraldo. Sono fallite tre ditte, poi altre tre, poi son tornate quelle di prima: sta di fatto che lo Smeraldo chiude perché ha avuto un calo del 30% di affluenza. E poi cinema che scompaiono per dare il posto a centri commerciali e boutique. Evviva il quadrilatero della moda, però i cinema che io amavo come il Metro Astra e il Corso sono spariti. Una volta c’era il dopo cinema, il dopo teatro, il cabaret. Milano offriva più possibilità. Purtroppo ha avuto una botta micidiale con tangentopoli. È da lì che è cambiata, anzi è crollata. Quella di oggi è una Milano che usurpa, si impossessa, si raccomanda e sto parlando della Baggina. E la Milano da bere, dov’è finita? Non esiste più. È stato l’ultimo baluardo di una città ridente. La ricordo con nostalgia perché rappresentava il canto del cigno di una Milano prima dei fatti che l’hanno devastata, una Milano sofferente ma ancora non messa al tappeto da tangentopoli o dalla recente vicenda di Santa Giulia, tanto per citarne una. Oggi è abitata da gente che accumula ricchezza, e questo sembra essere la sua unica occupazione. È sparita la meritocrazia. Però io amo ancora Milano, anche se è un amore difficile. Si dice che gli amori difficili siano i più belli… Certo, lo sono perché son quelli che si devono risolvere. Io non me ne andrò mai da questa città, nonostante tutto. Anzi, cerco con pazienza di trasformare questo amore difficile in un amore per sempre. 19 FOCUS FOCUS più solido del mattone l’importante è saper scegliere Non tutti i vini invecchiano nella maniera desiderata. Per evitare di puntare sul lotto sbagliato, gli esperti consigliano di concentrarsi su un numero ristretto di vini di alto valore. Il vino si lascia la crisi alle spalle e si propone come nuovo bene rifugio. Quante garanzie offre? Lo abbiamo chiesto a Michael Ganne di Christie’s e alle più grandi aziende italiane del settore. Michael Ganne, ad esempio, caldeggia “un Léoville Las del 1978, magari da bere in compagnia degli amici”. Il sito www.liv-ex.com è un’ottima guida per chi vuole avvicinarsi a un acquisto ragionato. Foto courtesy Christie’s. di Alfredo Spalla 03 01 01. Nella culla delle bollicine: un dettaglio delle Cantine Ferrari di Trento. 20 Le azioni, le obbligazioni, l’oro o il classico mattone. Quando pensiamo a una forma d’investimento, difficilmente la nostra mente corre subito al vino. Eppure il mercato consiglia una maggiore attenzione al mondo enologico. Negli ultimi anni, infatti, il vino ha avuto una crescita esponenziale tanto da proporsi come investimento alternativo alle soluzioni più collaudate. Lo confermano i dati di vendita dell’International Wine Department di Christie’s: nel giro di dodici mesi la celebre casa d’aste ha incrementato gli introiti del 70,1% grazie alla vendita di lotti pregiati. Nel 2009 sono stati incassati 36 milioni di dollari, l’anno dopo 71,2. Le grandi performance del settore enologico hanno così calamitato l’attenzione – oltre che di appassionati e collezionisti – degli istituti di credito, che hanno cominciato a frequentare e studiare le aste internazionali per aggiudicarsi gli esemplari più rari e pregiati. Una spiegazione a questa accelerazione del mercato ha provato a darcela Michael Ganne, responsabile delle vendite di vino 02 per Christie’s a Ginevra: “I risultati ci dicono che il mercato del vino attraversa un momento favorevole. Nella nostra sede, ad esempio, abbiamo registrato il record d’asta per i migliori Bordeaux e Borgogna, battendo un imperiale di Cheval Blanc 1947 per 299.097 dollari ”. Questa costante attività ha però un altro aspetto interessante: il vino non sembra subire la crisi. “I prezzi – conferma Ganne – sono addirittura più alti adesso rispetto a prima della crisi”. Anche Alessandro Vella, direttore export della Guido Berlucchi & C. SpA, conferma una ripresa del mercato, soffermandosi soprattutto sulla forza dei vini italiani all’estero: “Da 15 anni mi occupo di mercati esteri e dell’internazionalizzazione dell’offerta Berlucchi. L’esperienza mi dice che l’export enologico italiano gode di ottima salute. I dati del 2010 sono molto positivi”. La volontà di aggiudicarsi vini che in futuro possano servire da bene rifugio non è un trend esclusivamente europeo. Anzi, sembra che gli acquirenti asiatici siano fra i più attivi. “Hong Kong – conferma il responsabile Christie’s di Ginevra – sta diventando una delle sedi più attive. La domanda asiatica è aumentata notevolmente nel 2009. Bisogna inoltre considerare che, oggi, i vini di alta qualità giocano un ruolo fondamentale nel mondo del lusso. Il vino rappresenta ricchezza, cultura e savoir vivre”. Lorella Carresi, responsabile comunicazione del Castello Banfi di Montalcino, ricorda che l’Asia può essere considerata una frontiera solo a medio-lungo termine, perché è prima necessaria una wine education di base. E mentre i mercati si aprono ai desideri giapponesi e asiatici, la Francia continua a recitare la parte del leone nella produzione e nella vendita mondiale: “I Top Bordeaux – afferma Ganne – rappresentano oltre il 70% delle nostre vendite. I vini italiani, invece, sono prodotti per intenditori. Il Super Tuscan, ad esempio, può raggiungere prezzi elevati nel corso di un’asta, ma deve ancora affermarsi totalmente sulla scena internazionale”. Insomma, i dubbi si riducono al minimo: il vino può essere considerato un buon investimento per il futuro. Sì, ma fino a che punto? Secondo Alessandro Vella della Berlucchi “investire nel vino ha un rischio piuttosto basso”, nella peggiore delle ipotesi porterà infatti “benefici difficilmente monetizzabili ma di sicura soddisfazione”. Le potenzialità di un investimento nel settore enologico non sono però da sottovalutare: “Facendo un esempio pratico – spiega il direttore export della Guido Berlucchi – se nel 2001 avessimo investito 10.000 euro nel Liv ex 50, cioè il paniere composto dai 50 vini più pregiati, ci ritroveremmo in tasca circa 40.000 euro”. Ma la prospettiva del vino come bene rifugio non mette tutti d’accordo. Camilla Lunelli, alla guida delle cantine Ferrari, non ritiene che questo sia un aspetto centrale per i produttori, nonostante “le pratiche enologiche abbiano fatto progressi importanti nell’invecchiamento”. “Abbiamo – conclude la Lunelli – bottiglie degli anni Settanta che conservano una vivacità straordinaria, ma non dobbiamo dimenticare che il vino è un prodotto culturale e soprattutto che è fatto per essere bevuto!”. 02. Il vigneto Brolo, un ettaro di Pinot Nero racchiuso in una storica muraglia; sullo sfondo, a destra, Palazzo Lana Berlucchi e a sinistra la sede della Guido Berlucchi. Foto courtesy Berlucchi. 03. Una suggestiva prospettiva della barricaia centrale del Castello Banfi a Montalcino. Foto courtesy A.Brookshaw. 21 FOCUS FOCUS clean advertising , la pubblicità diventa verde L’ecologia e tutto quanto attiene a una maggiore attenzione al tema del rispetto dell’ambiente sta diventando un’importante area di business per le imprese. Pubblicità e comunicazione devono rispondere a questa tendenza emergente. di Giovanni Rizzi La pubblicità inquina. Per ogni manifesto che appare lungo le nostre strade sono impiegati inchiostri, prodotti chimici e solventi, oltre, naturalmente, a tonnellate di carta. Uno spreco che di certo non fa bene all’ambiente. In questi ultimi tempi sia la grafica pubblicitaria che le relative tendenze di comunicazione puntano a modificare questa cattiva abitudine. L’agenzia inglese Curb (www.mindthecurb.com) ha trovato un’alternativa davvero verde ai tradizionali manifesti pubblicitari. Da qualche tempo realizza degli “annunci ambientali” utilizzando esclusivamente materiali naturali. Ad esempio facendo falciare un prato in modo tale da imprimervi un marchio di abbigliamento sportivo, oppure utilizzando sculture di sabbia, annunci impressi nella neve, messaggi pirografati sul legno con una lente di ingrandimento o addirittura realizzando brand o claim attraverso le tecniche proprie dei famosi cerchi nel grano. Nascono quindi nuovi termini nell’ambito della 22 comunicazione come: seatagging, sandsculpture, rain advertising, crop advertising, tutte espressioni legate all’ambiente e ai nuovi materiali pubblicitari utilizzati (sabbia, acqua, erba, sole, ecc.). Non mancano graffiti con vernici ecologiche e lavabili, veri e propri stampini per tappezzare muri e strade con le nuove pubblicità a impatto zero. Il clean advertising ha diverse facce, quelle più aderenti alla realtà pubblicitaria tradizionale e altre che si ispirano alla “guerriglia verde” e ai graffiti puliti. Forme nuove di comunicazione che prendono spunto dai writers, sviluppando la parte più sostenibile del concetto di riutilizzo delle superfici. Nel nord Europa si è cercata una soluzione alla tradizionale affissione con un sistema chiamato per l’appunto “green graffiti”. La tecnica consiste nel posizionare uno stencil sul manto stradale e passarvi sopra il getto d’acqua di una potente idropulitrice. L’acqua pulisce la superficie scoperta, imprimendo così il messaggio pubblicitario La clean advertising ha modificato totalmente il concetto di campagna pubblicitaria. Le agenzie devono lavorare su progetti inediti, spesso a effetto, che hanno una durata temporale inferiore rispetto ai concept più classici. 23 FOCUS come diventare una eco-azienda Da qualche tempo a questa parte il problema ecologico in relazione alle emissioni di CO2 sembra interessare sempre più aziende, così come le pubbliche amministrazioni. Oltre infatti a una crescita della coscienza ecologica, sono indubbi i vantaggi di una politica volta in tale direzione come efficace strumento di comunicazione. Eco-Way (www.eco-way.it), società di consulenza leader in Italia nel mercato delle politiche integrate per la corretta applicazione della normativa di Kyoto e dell’Emission Trading, propone il progetto Ecompany. Un servizio che permette alle imprese di anticipare i tempi e trovare, attraverso un team di consulenza e analisi, soluzioni e politiche gestionali zero-emission. Tutti i pacchetti offerti prevedono la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e per garantire la correttezza e la trasparenza delle metodologie utilizzate, i progetti sono verificati da parte di enti di certificazione internazionali. Voli d’affari senza impatto sul clima. Questo genere di pubblicità sta avendo sempre più successo in relazione anche alla crescita della coscienza ecologica da parte dei consumatori. I costi per la realizzazione dei progetti sono di gran lunga inferiori rispetto al passato. Aspetto che non viene certo sottovalutato dalle aziende in un momento di crisi globale. 24 sull’asfalto. Il metodo consuma assai meno acqua di quella necessaria per produrre un’affissione e col tempo sparisce grazie all’inesorabile inquinamento urbano. Questa tecnica è stata utilizzata anche in Italia. Di recente, a Milano, una bella pubblicità ambientale è stata stampata in questo modo sui marciapiedi della stazione di Cadorna. La mission dell’advertising verde è soprattutto non inquinare e non utilizzare quei materiali (carta, colla, inchiostri, ecc.) che danneggiano l’ambiente e che causano il continuo spreco di risorse. Oltre ai chiari vantaggi ecologici, questo genere di pubblicità viene anche impiegata per pulire più o meno indirettamente l’immagine stessa delle aziende. Infatti, le grandi multinazionali hanno spesso problemi di sovraesposizione a messaggi non proprio esemplari legati ai prodotti e ai loro processi produttivi. Trovare delle vie alternative per presentarsi migliora ovviamente i rapporti e l’efficacia del messaggio verso il pub- blico di riferimento. Bisogna inoltre considerare che l’inquinamento pubblicitario a volte non è solo legato a ciò che produce l’industria dell’advertising con l’enorme spreco di risorse che ne deriva, ma è identificabile anche con l’impatto negativo o in alcuni casi diseducativo delle campagne pubblicitarie stesse. Una ricerca del New York Times evidenzia come una persona che viveva 30 anni fa in una città poteva vedere circa 2000 messaggi pubblicitari al giorno: oggi se ne vedono almeno 5000, la maggior parte stampati su carta non riciclabile e con inchiostro non organico. Questi dati evidenziano quanto sia ormai necessario guardare oltre, e pensare a un nuovo concetto di advertising. Si apre dunque un’epoca di eco-marketing che mira al minimo impatto ambientale e che propone dei modelli che saranno in grado sicuramente di sensibilizzare a livello più generale i consumatori stessi. La soluzione Carbon Offset di AirPlus, realizzata in collaborazione con Eco-Way, trasforma l’impegno per l’ambiente della tua azienda in un’azione concreta e trasparente rendendolo facile come non era mai stato prima. Grazie all’AirPlus Company Account hai a disposizione una soluzione di pagamento delle trasferte di lavoro aziendali che ti permette di ottimizzare i costi e compensare automaticamente le emissioni di anidride carbonica (CO2) associate ai voli d’affari. AirPlus ed Eco-Way ti aiutano a contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta con una soluzione semplice, flessibile e innovativa che non ha costi indiretti e di amministrazione. Per saperne di più chiama il numero +39 051 6415416 oppure scrivi a italy@airplus.com ECO-WAY. SOLUZIONI INNOVATIVE DI CARBON OFFSETTING. www.eco-way.it www.airplus.com FOCUS FOCUS eccellenza su misura in mostra l’artigianato italiano Dal 25 al 27 marzo presso il Palazzo della Permanente a Milano si terrà BEspoke, evento che celebra le eccellenze artigianali italiane. Le migliori realtà nazionali attentamente selezionate esporranno le proprie creazioni, con in aggiunta momenti di confronto e dialogo tra i diversi operatori del settore per cercare di capire il presente e il futuro di un compartimento ad alto valore che è ambasciatore dello stile italiano in tutto il mondo. Una vetrina unica e irripetibile per la promozione delle diverse eccellenze. www.bespokeice.eu Milano ospita le migliori realtà nazionali che confezionano abbigliamento su misura, perfetta sintesi di tradizionali processi artigianali e lavorazioni innovative delle materie prime. Un viaggio alla ricerca dell’eccellenza, frutto dell’unione perfetta tra passato e futuro. di Paolo Borrone 02 “L’eccellenza è anche frutto dell’innovazione e dell’impiego di nuove tecnologie” 01 01. L’arte sartoriale italiana è il giusto equilibrio tra tradizione, studio dei tessuti e innovazione. Foto courtesy Brioni. 26 La scelta di indossare abbigliamento su misura denota in un uomo la volontà di esibire il proprio personale senso del gusto e dell’estetica, un modo originale ed elegante per distinguersi senza apparire. Nella capitale italiana della moda, gli interpreti della tradizione artigianale nazionale offrono il meglio della manifattura, destinata a una clientela attenta allo stile e alla qualità dei prodotti che sono espressione diretta di un’autentica arte, un atto creativo reso possibile dall’esperienza, dallo studio e dal talento. Per garantire ai propri clienti l’eccellenza, Loro Piana (www.loropiana.com) ha ideato il derby australe della lana. Australia e Nuova Zelanda sono storici produttori della pregiata lana merino e degli oltre cinque milioni di balle prodotte ogni anno ne sono scelte due – una per ogni paese – che presentano il più alto valore di finezza e specifiche caratteristiche di peso, lunghezza e tenacità. La migliore prende il nome di Record Bale – che Loro Piana si aggiudica da anni – e conquista la World Wool Record Challenge Cup, competizione indetta dall’azienda piemontese per incentivare gli allevatori a raggiungere un grado di eccellenza sempre maggiore. Con la lana Record Bale, Loro Piana realizza tessuti in serie limitata con i quali produce un numero ridotto di abiti, contrassegnati da una cimossa e un’etichetta esclusiva con l’indicazione dell’annata. I percorsi per mantenere un livello di eccellenza sono diversi: Kiton (www.kiton.it) crede da sempre nella necessità di allevare al proprio interno nuove generazioni di sarti, in modo da garantire la sopravvivenza di quella tradizione artigianale che ha reso lo storico atelier partenopeo grande nel mondo. La Scuola di Alta Sartoria Kiton nasce oltre dieci anni fa per rispondere a questo palpabile bisogno: giovani tra i 16 e i 21 anni partecipano così a lezioni, corsi di specializzazione e anche stage all’estero, dove apprendono non solo un mestiere, ma una vera e propria arte. I risultati sono incoraggianti: nelle prime quattro edizioni del corso l’80% degli studenti ha trovato impiego, la metà di questi proprio all’interno del gruppo Kiton. Realtà come Brioni (www.brioni.it) e VM8 (www.vm8.it) invece, fanno dei servizi al cliente un punto di forza che sottolinea ancora di più l’appartenenza a un club esclusivo. Brioni all’interno del suo programma “Su misura” dà la possibilità di richiedere l’invio di un sarto (on demand) in tutto il mondo, che non si limita alla sola realizzazione dell’abito, ma cura l’intero guardaroba del cliente, dalla camicia alla cravatta. Oltre alla boutique di via Montenapoleone 8, VM8 allestisce un suo atelier itinerante nelle principali città italiane e mondiali in prestigiosi hotel, dove l’acquirente può scegliere i tessuti, le trame e i dettagli di ogni abito in un contesto suggestivo e di fascino. L’eccellenza è anche frutto dell’innovazione e dell’impiego di nuove tecnologie: nella nuova sede di via della Spiga, la storica Calzoleria Ri- volta (www.calzoleriarivolta.com) – fondata nel 1883 – utilizza il SYL (Sign Your Last) System©. Creato in collaborazione con il Politecnico di Milano, questa tecnologia scansiona il piede del cliente per ottenere un modello tridimensionale della sua morfologia. Attraverso un pannello touchscreen si può customizzare il modello scegliendo pellame, colore, cucitura, suola e, grazie alla realtà aumentata, il cliente vedrà sul proprio piede la scarpa scelta prima ancora che venga realizzata. In occasione del centenario dell’azienda Ermengildo Zegna (www.zegna.com), da poco trascorso, il Lanificio Zegna si è fatto carico di una lodevole iniziativa che coniuga l’alta sartorialità e la beneficenza: per ognuno dei venti abiti realizzati con il pregiato tessuto “Centennial Vellus Aureum”, frutto dell’unione delle lane più fini premiate con il Vellus Aureum Trophy, l’azienda ha devoluto la metà del prezzo al dettaglio ad alcuni enti benefici selezionati in tutto il mondo. 02. James Bond alle prese con la prova d’abito nell’atelier Brioni. 27 Portfolio Portfolio artists in detroit Negli ultimi 50 anni Detroit è diventata una città fantasma. Nella downtown il silenzio abita palazzi per lo più vuoti. Lo stato di degrado è tale da aver suggerito a un gruppo di artisti di trasformare il vecchio centro in un parco giochi della land-art, creando suggestivi atelier a cielo aperto. Alcuni artisti, appartenenti alle generazioni più diverse, stanno mettendo in atto un vero e proprio piano di rivitalizzazione della city. Dove c’è terra bruciata, ora si sente il desiderio di un rinnovato ritorno alla vita. Foto di Federica Di Giovanni Nella foto sopra l’artista Scott Hocking in cima al tetto della stazione ferroviaria abbandonata. Sullo sfondo il fiume Detroit che divide il Michigan dal Canada. Nella pagina a fianco l’interno della stazione. 28 29 Portfolio Portfolio Nella pagina a fianco la casa di Dmytro Szylak, artista ucraino. Vive a Detroit da 50 anni In questa pagina Sheriff, un pimp (in slang americano: un protettore di prostitute) della zona est di Detroit. Lui stesso si definisce un artista. 30 31 Portfolio federica di giovanni Trent’anni, nata a Ponza, dal 2008 è fotografa freelance. Collabora con varie riviste tra cui Sportweek, Io Donna e Gioia. Ha lavorato con Terry Richardson e Oliviero Toscani. Ha esposto a Piattaforma 09 alla Fondazione Fotografia di Modena e Foto d’autrice alla Galleria Belvedere di Milano. Macchina fotografica: Canon EOS 5d. Ottiche usate per questo lavoro: zoom 24/105 mm e 50 mm. www.federicadigiovanni.com 32 Portfolio Nella pagina a fianco l’interno della casa di Tim Caldwell, artista e collezionista. In questa pagina Tracee Miller, cantante della rock-country band Blanche. 33 design La poltrona senza tempo Anche nella sua versione industriale la poltrona è in legno curvato e dipinto a mano. Cappellini offre la riedizione della poltrona di Proust a circa 7.900 euro. Il prezzo dell’originale del ’78 si aggira intorno ai 25.000 euro. A volte, quando tutto sembra andare nella stessa direzione, arriva un oggetto che scardina i dogmi di un’epoca, segnando il nuovo spirito del tempo. È il caso della Poltrona Proust di Alessandro Mendini, che a distanza di trentacinque anni continua a essere un best-seller e un’icona del buon design italiano. Nell’anno che celebra il suo progettista ci sembrava giusto riscoprirla, raccontandovene la genesi e tutto ciò che ha rappresentato. Testo e Illustrazione di Dino Cicchetti 35 DESIGN 01 02 ghe pensi mi! Quest’anno Mendini ha festeggiato ottanta anni tornando alla ribalta su tutti i fronti. L’Alessandro nazionale è stato nominato ancora una volta direttore di Domus, la rivista di architettura più famosa del mondo, traghettandola dalla gestione precedente di Flavio Albanese verso il futuro direttore, il giovane 01. Paul Signac, La Chateau Des Papes Avignon, 1900. 02. Alessandro Mendini, Poltrona di Proust, nella versione industriale prodotta da Cappellini, 1994, foto courtesy Atelier Mendini. 36 Si può dire che con Alessando Mendini la separazione fra comunicazione e design sia definitivamente scomparsa. Tutti gli oggetti del maestro hanno sempre trasmesso un messaggio, raccontato una storia. Sicuramente il più interessante in questo senso è stata la “Poltrona di Proust”. L’idea era quella di partire da un tessuto che rappresentasse a pieno il mondo letterario di Marcel Proust e la sua concezione di tempo. Mendini, supportato da Francesco Binfaré del centro studi di Cassina, iniziò a visitare i luoghi dello scrittore e ad approfondire il contesto storico artistico nel quale operava. Partire da una superficie per arrivare poi a un oggetto: un approccio sperimentale e complesso che però non sembrava trovare nessuno sbocco produttivo. Era il 1976 e il progetto pareva arenarsi. Ma due anni dopo però Mendini trovò finalmente la soluzione, l’oggetto “contenitore” in cui riversare tutta la sua poetica, una poltrona di forma settecentesca. Ma facciamo un passo indietro. Dal finire degli anni Sessanta a tutti i Settanta in Italia la contestazione abbracciò anche il progetto, legata sia all’architettura che al design. e promettente Joseph Grima. Suo è stato anche l’allestimento della mostra Quali cose siamo al Triennale Design Museum, inaugurata nel 2010, ma eletta quest’anno dal New York Times come miglior mostra. Un vero e proprio en plein! Nella foto Alessandro Mendini, courtesy Atelier Mendini. È l’epoca di Archizoom (Andrea Branzi, Gilberto Corretti, Paolo Deganello, Massimo Morozzi), di Superstudio (Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia). Anni in cui la progettazione viene definita radicale, allo stesso tempo pragmatica e utopica, con influenze fortissime dall’arte pop che spesso la portavano a sfiorare consapevolmente il kitsch. Ebbene, immaginare in un periodo del genere la rivisitazione di una poltrona settecentesca, al di là di qualsiasi supporto teorico, fu una vera e propria bomba. Oggi sembra difficile capire quanto fu forte l’inversione di rotta di questo pezzo, tanto più che il barocco rappresenta ormai nel design un filone ben consolidato e sviscerato. Mendini, quindi, prese questa poltrona finto antica, effettivamente in commercio, e la ricoprì interamente con una decorazione ispirata ad un mix di prati puntinisti dei quadri di Signac. Ma se la scomposizione pittorica poteva suggerire nell’osservatore esperienze diverse, lo sfociare della decorazione anche sulle parti strutturali in legno, faceva e fa della “Poltrona di Proust” una sorta di nebulosa atemporale. Tavolo allungabile ODYSSEY cm 165 per 6 posti, cm 255 per 8 posti. L’ingegno al servizio della praticità. LE COLLEZIONI CALLIGARIS ARREDANO LE CASE PIÙ BELLE. SCOPRILE IN DETTAGLIO SUL SITO FLAGSHIP STORE MILANO VIA TIVOLI ANGOLO FORO BUONAPARTE calligaris.it Design design Preview 2011 Milan Design Week 2011 Ecco alcune delle novità che verranno presentate al prossimo Salone del Mobile. Foscarini - Behive Lema - Zigzag Porro - Show Case Table Werner Aisslinger debutta con Foscarini con un È lo studio giapponese Nendo a firmare questa Legno e vetro per il nuovo tavolino disegnato da “alveare” pieno di luce. libreria assemblabile in diverse soluzioni. Front, trio svedese tutto al femminile. www.foscarini.com www.lemamobili.it www.porro.com Frag - Ponza Moroso - Impossible Wood Chair Kartell - Audrey La morbidezza della pelle e il calore del legno uniti La nuova seduta nell’innovativo materiale “liquid Alluminio e materiali plastici compongono la nuova in questo progetto di Gordon Guillaumier. wood” del duo londinese Doshi Levien. seduta di Piero Lissoni per Kartell. www.frag.it www.moroso.it www.kartell.it Emu - Round B&B Italia - Charles Outdoor Coro Italia - Lem Collection Linee arrotondate e comfort estremo per la nuova Il sistema di divani Charles debutta in versione Acciaio inox e tessuto per la nuova collezione serie per esterni creata da Christophe Pillet. outdoor sempre per mano di Antonio Citterio. outdoor di Coro creata da Monica Armani. www.emu.it www.bebitalia.it. www.coroitalia.it Fra poco meno di un mese, il popolo del design invaderà Milano per dar vita alla settimana più vivace e creativa dell’anno. Aziende e designer sono alle prese con i ritocchi finali ai loro progetti, ma inziano a trapelare alcune interessanti anticipazioni. di Enrico Simone Benincasa Un’anticipazione della nuova collezione di Tom Dixon. Le lampade Etch. 38 Nell’anno del 150esimo anniversario dell’unità d’Italia, anche il Salone del Mobile ha qualcosa da festeggiare: il prossimo 12 aprile, infatti, si aprirà la 50esima edizione della manifestazione. Nel lontano 1961, all’inizio del boom economico, ci fu la prima esposizione fieristica dedicata all’arredo nei padiglioni della vecchia Fiera, visitata da circa 12 mila persone. Numeri che sono incrementati di anno in anno, fino ad arrivare al record delle quasi 300 mila presenze della scorsa edizione, traguardo che quest’anno sarà probabilmente superato. Mezzo secolo di storia della creatività italiana e non solo, che verrà ricordata in una mostra di Marti Guixé (curata da Alberto Alessi) al Triennale Design Museum a partire dal 5 aprile. Il polo fieristico di Rho-Pero, intanto, si prepara ad accogliere gli oltre 2.700 espositori che presenteranno le loro novità nelle quattro aree in cui si divide la manifestazione: Salone Internazionale del Mobile, Euroluce, Salone Ufficio, Salone Satellite. Tra gli espositori di quest’anno anche una maison storica della moda come Hermès, che presenterà la sua prima home collection firmata da designer prestigiosi tra cui Enzo Mari e Antonio Citterio. Ma, da vent’anni a questa parte, la design week vuol dire anche Fuorisalone. Ormai protagonista in tutte i quartieri della città, da Porta Romana a Lambrate, la manifestazione “fuori dalle mura” della fiera è una meta irrinunciabile per il pubblico del design. Il cuore pulsante sarà come sempre Zona Tortona, dove quest’anno la tecnologia sembra essere il tema dominante. Tom Dixon, per esempio, presenterà la sua nuova collezione in collaborazione con Blackberry con un’installazione che occuperà i 400 metri quadrati delle Officine Stendhal. Samsung invece sarà protagonista a Superstudio Più con “Lead me to your door!”, un’imponente scultura digitale composta grazie a oltre 100 video monitor. Infine Disney, Dupont ed Ernestomeda si sono unite per creare una cucina ispirata al recente remake di “Tron”, che sarà negli spazi del Padiglione Visconti. Le premesse per un’edizione da ricordare ci sono tutte, non resta che attendere il prossimo 12 aprile per gustarsi queste e tutte le altre novità ancora celate da aziende e designer. 39 yachting yachting Green Yachting boat show di aprile Si terrà dal 7 al 10 aprile la X edizione del Salone Nautico Internazionale di Venezia. La manifestazione occuperà due spazi espositivi: il Parco di San Giuliano dedicato alle piccole e medie imbarcazioni, nei pressi della laguna, e l’Arsenale di Venezia, che ospiterà i grandi yacht. Raggiungibile solo attraverso il trasporto pubblico via acqua. Il Salone, aperto dalle 10 alle 19, offrirà ai visitatori anche la possibilità di provare le imbarcazioni esposte in acqua. www.festivaldelmare.com 02 01 Fino a qualche anno fa le proposte di yacht dallo spirito ecosostenibile erano prototipi alquanto “bruttini” e dalle dimensioni ridotte. Oggi il pensiero verde dilaga a ogni livello della progettazione dando vita a imbarcazioni eleganti e dal confort indiscutibile. di Andrea Zappa 01. L’elegante salone dell’Arcadia 85. Il soffitto è dotato di minipannelli solari annegati direttamente nel vetro. 40 Da tempo la così detta green philosophy ha trovato terreno fertile nei settori più diversi, dalle auto, al design, passando per l’architettura fino a toccare anche il mondo della nautica. Una realtà che più di altre dovrebbe pensare in verde, dato lo stretto legame con l’ecosistema liquido che la circonda. Se agli inizi i cantieri non avevano dato così tanto peso alla cosa, anche per problematiche tecniche e di sicurezza in mare, ora la tendenza si è invertita, sia per un’effettiva e generale crescita della coscienza ecologica, sia perché il mercato lo impone. Essere “eco-qualcosa” va di moda e questo ha maggiore appeal sulla clientela. Per chi se lo può permettere, il “Mi faccio la barca”, suona meglio se quest’ultima è una eco-barca. I grandi saloni autunnali che hanno chiuso il 2010, hanno infatti testimoniato numerosi progetti volti in questa direzione: motori a idrogeno, propulsioni ibride, pannelli fotovoltaici, materiali ecosostenibili. Tra gli esempi più interessanti che hanno già mollato gli ormeggi c’è sicuramente il picco- lo Riviera 600, la prima imbarcazione elettrica al mondo alimentata con celle a combustibile di idrogeno. Per assurdo il progetto proviene direttamente dall’Austria, un paese che il mare lo vede solo in cartolina. L’unica fonte di energia di questa imbarcazione di sei metri è l’idrogeno. Il meccanismo è semplice e assolutamente verde: il cantiere Frauscher (www.frauscherboats.com) produce il motoscafo a propulsione elettrica, su cui viene installata una pila a combustibile firmata Fronius che trasforma l’idrogeno in elettricità. È stata inoltre realizzata una stazione di rifornimento integrata, la Clean Power, in grado di ricaricare le pile a idrogeno. La Clean Power è equipaggiata con 250 mq di pannelli solari fotovoltaici collegati a un micro impianto in grado di produrre per elettrolisi l’idrogeno sufficiente a far navigare la barca per oltre 8000 km l’anno. Costo per essere al 100% ecologici? 150 mila euro, “stazione di servizio” compresa. Sempre dallo stesso cantiere viene anche proposta, una soluzione ibrida di dimensio- “L’approccio green dilaga ormai a tutti i livelli dello yachting” ni più grandi: l’elegante Frauscher Benaco 909. In questo caso la propulsione elettrica è ideale per le manovre in porto o nella guida in riserve naturali, ed elimina anche la necessità di avere un generatore in barca per alimentare le altre dotazioni di bordo. Il made in Italy, grazie a una tradizione cantieristica da primato mondiale, pensa invece in grande. Mochi Craft (www.mochicraft-yacht. com) del gruppo Ferretti propone il Long Range 23. L’unico big yacht ad aver ottenuto dal RINA la “Green Star Clean Energy e Clean Propulsion”, il più severo standard di certificazione ambientale applicabile a un’imbarcazione da diporto. Un 23 metri in grado di spostarsi oltre che con i suoi motori diesel, anche con l’ausilio di 2 motori elettrici da 70 kW alimentati da enormi batterie agli ioni di litio. La prima cosa che colpisce durante la navigazione in “modalità green” è il silenzio surreale che si ha a bordo di una barca così grande. L’Arcadia 85 (www.arcadiayachts.it) è invece un esempio di eccellenza ecologica napoletana di ben 03 25 metri, mirante al risparmio energetico. L’immenso salone vetrato che lo caratterizza è dotato per tutta la sua lunghezza di minipannelli solari annegati direttamente nel vetro, che consentono di usufruire delle dotazioni di bordo mantenendo spenti i generatori. Assolutamente avveniristico per dimensioni e per soluzioni ecologiche il 58x38 W.H.Y. (Wally Hermès Yacht, www.whyyachts.com), una vera cattedrale del mare (58x38 metri) a basso impatto ambientale, progettata per recuperare e riciclare buona parte dell’energia che utilizza. Pensato con un motore ibrido (diesel ed elettrico) sarà dotato di circa 1000mq di pannelli solari che gli permetteranno di risparmiare anche il 60% del carburante, consumando tre volte di meno di imbarcazioni di pari dimensioni. Gusci di noce o scafi da mille e una notte a parte, l’approccio green ha ormai contagiato tutti i livelli dello yachting ed è indubbio che le soluzioni apportate o anche solo pensate stiano già condizionando i layout e le linee di carena degli yacht del futuro. 02. Linee filanti per il Frauscher Benaco 909 a propulsione ibrida. 03. Il Long Range 23 in navigazione. La massima espressione di green philosophy per uno yacht di grandi dimensioni. 41 Style Style Boat Shoes Sea Breeze Per un week-end in barca o per portare un po’ di “aria di mare” in città. henry cotton’s Sciarpa in cotone con stampa a contrasto. www.henrycottons.it Lacoste Chaussures Hackett London Alexander Scarpa da barca in pelle e lacci in Scarpa da barca in pelle con suola in Scarpa da barca bicolore in pelle con cuoio modello Arlez. gomma e lacci in cuoio. fondo in gomma e cordino in cuoio. www.lacoste.com www.hackett.com www.alexandershoes.it Musto Slam Rockport Mocassini stringati con occhielli Scarpa da barca in pelle ingrassata Scarpa da barca stringata in pelle con antiruggine e lacci in pelle. con occhielli in metallo galvanizzato. suola in gomma dall’ottimo grip. www.musto.com www.slam.com www.rockport.com Lumberjack Sebago Dockside Sperry Top-Sider Mocassini stringati in camoscio, fondo Scarpa in pelle con fondo in gomma, Scarpa da barca scamosciata con in gomma e cordino in cuoio. lacci in cuoio e occhielli antiruggine. cuciture a mano e suola in gomma. www.lumberjack.it www.zeisexcelsa.it www.sperrytopsider.com Henri Lloyd Docksteps Timberland Scarpa da barca in cuoio, suola in Scarpa da barca in pelle marrone con Scarpa da barca in pelle dall’aspetto gomma e cuciture a contrasto. cuciture a contrasto. hand made, suola in gomma intagliata. www.henri-lloyd.it www.zeisexcelsa.it www.timberland.com c.p. company Blazer doppiopetto blu in tessuto a resca malfilè e bottoni in metallo. www.cpcompany.com sperry top-sider Ha compiuto 75 anni la prima scarpa da barca creata da Paul Sperry. www.sperrytopsider.com ermanno scervino Cintura in pelle e tessuto intrecciato. www.ermannoscervino.it Vestibilità attillate o fluide per l’uomo marinier della primavera 2011. Ermenegildo Zegna prevede abiti impeccabili in colori intensi come nei blazer blu da indossare rigorosamente sui pantaloni chiari. di Luigi Bruzzone 42 43 Style Style Vintage Spirit The Sunchaser Le montature d’ispirazione retrò sono i cult della primavera 2011. 01 Persol Giorgio Armani Eyewear Polo Ralph Lauren Eyewear Occhiale da sole pieghevole in Occhiale da sole retrò, dalla forma Occhiale da sole caratterizzato dalla edizione limitata, realizzato a mano. ovale di gusto anni Cinquanta. forma ampia e tondeggiante. www.persol.com www.safilo.com www.ralphlauren.com Nike Vintage Ermenegildo Zegna Tru Trussardi Eyewear Occhiale da sole con aste scolpite a Occhiale da sole dalla forma squadrata Occhiale da sole con montatura mano ispirato al classico vintage. anni Ottanta e lenti sfumate. bicolor in acetato. www.marchon.com www.derigo.com www.charmant.com Web Eyewear by Marcolin Puma Eyewear Montblanc Eyewear Occhiale da sole ultralight, dalla Occhiale da sole con montatura Occhiale da sole in metallo argento, forma leggermente squadrata. avvolgente in metallo. con lente leggermente arrotondata. www.marcolin.com www.charmant.com www.marcolin.com Givenchy Dolce & Gabbana Eyewear Gucci Occhiale da sole con lenti a goccia Occhiale da sole pilot in metallo con Occhiale da sole con frontale in e dalla forma d’ispirazione vintage. barra avvitata sulla zona ciliare. metallo e aste in iniettato. www.derigo.com www.dolcegabbana.com www.safilo.com Possibilmente con lenti scure, sfumate o a specchio. Oltre che a proteggere la vista dai dannosi raggi solari, l’occhiale da sole ha il potere di donare fascino allo sguardo... riscoprendo modelli dal disegno vintage. di Luigi Bruzzone 01. Steve McQueen, nella campagna 2011 di Persol. Steve McQueenTM Licensed by Chadwick McQueen and The Terry McQueen Testamentary Trust, Represented by Corbis. Photograph by William Claxton / Courtesy Demont Photo Management, LLC. 44 Erano gli anni Sessanta quando Steve McQueen comparve sul set del film L’affare Thomas Crown di Norman Jewison, indossando un occhiale da sole. Era un modello Persol che divenne nell’immaginario collettivo inseparabile dall’immagine dell’attore statunitense. Sono passati molti anni e questa iconica montatura è ancora amatissima. James Franco, divo hollywoodiano del momento e “fresco” conduttore della Notte degli Oscar, la indossa fuori dal set con una disinvoltura che ha poco da invidiare a quella di McQueen. Certo è che questi due uomini hanno una personalità (e una faccia) tale che qualsiasi modello sarebbe perfetto sul loro naso! Cosa che si può dire anche di Johnny Depp, grande amante dell’occhiale da sole, che durante la sua carriera è riuscito a dare un’originale interpretazione a questo accessorio e a sdoganare il gusto per il vintage. Prendendo spunto proprio del cinema degli ultimi decenni si può scegliere la montatura “d’annata” più adatta. Negli anni Novanta il “bello e dannato” River Phoenix in My Own Private Idaho (Belli e Dannati appunto), ne indossa una di metallo dalle lenti piccole e lievemente squadrate, molto simile a quella che indosserà dieci anni più tardi Brad Pitt in Spy Game del regista Tony Scott. Negli Ottanta era stato il Tom Cruise di Top Gun (sempre di Tony Scott) a far tornare in auge il modello aviator. Che dire dell’occhiale ambrato e dalle linee tondeggianti indossato dall’American Gigolò Richard Gere? Tutti allora a rivedere i vecchi film, aspettando che arrivi finalmente il sole. 45 Wheels Wheels Ibrida… what else? ibride in arrivo Nel corso del 2011 saranno molte le novità made in Germany che amplieranno la gamma di auto ibride. BMW darà un seguito concreto alla concept car della Serie 5 Hybrid. Audi ha già diffuso alcuni dettagli sulla sua berlina A6 così come Mercedes, la quale commercializzerà la Classe E sia in versione berlina che station wagon. Infine Porsche: dopo i buoni risultati della Cayenne sarà il turno della Panamera, prova generale prima dell’attesissima 911. 02 la spider ecologica L’11 febbraio è stato inaugurato a Milano in via Cerva 31 il primo showroom italiano di Tesla Motors, azienda automobilistica all’avanguardia produttrice di veicoli totalmente elettrici ad alte prestazioni. A pochi passi dal Duomo sarà dunque possibile ammirare la stupefacente Roadster, una spider due posti capace di raggiungere i 100 km/h in 3,7 secondi e i 201 di velocità massima senza consumare nemmeno una goccia di benzina. 03 01 Un tempo oggetto di critiche, le nuove auto di lusso oggi sfoggiano un’inattesa anima green: un’autentica rivoluzione ecologica per il settore, segno che i tempi stanno realmente cambiando. di Paolo Borrone 01. La Porsche Cayenne S Hybrid accelera da 0 a 100 in 6,5 secondi e raggiunge la velocità massima di 242 km/h. 46 L’arrivo nel mercato italiano dei modelli di punta delle più prestigiose case automobilistiche ha sancito definitivamente il ruolo da protagonista di questo tipo di alimentazione. Non più una scelta esclusiva di una ristretta élite di ambientalisti militanti, bensì una convinta presa di posizione di una clientela che sceglie vetture a basso impatto senza rinunciare a grandi potenze. Quattro sono le diverse modalità di utilizzo della tecnologia ibrida: microibride, mild hybrid, full hybrid e plug in. Sono solitamente classificate vetture microibride quelle dotate del sistema start/stop che arresta il motore ogni qualvolta è inutilizzato, come in attesa al semaforo, servendosi del normale impianto elettrico dell’automobile e consentendo un risparmio stimato di carburante che va dal 4 all’8%. La tecnologia mild hybrid prevede invece l’utilizzo di un motore elettrico che assiste la vettura in accelerazione ed è alimentato da batterie NiMh (nichel-metallo idruro) o al litio che si ricaricano in frenata e in decelerazione. Le vetture full hybrid, al contrario, si differenziano per la capacità di procedere utilizzando esclusivamente i motori elettrici, per pochi km e ad andature ridotte grazie a batterie al litio più potenti. Infine le ibride plug in: non ancora sul mercato, queste autovetture potranno essere ricaricate direttamente alla presa elettrica di casa o utilizzando speciali stazioni di carica. Tra le vetture di fascia alta la maggioranza è equipaggiata con il sistema di alimentazione full hybrid che consente di ottenere una riduzione significativa dei consu- mi e delle emissioni senza influire sulle prestazioni. È questa la linea seguita dalla Volkswagen Touareg, dalla Porsche Cayenne, da Bmw, Audi, Lexus e dalla new entry Infiniti. In casa Bmw l’offerta comprende la nuova serie 7 e la X6: se la prima è una vettura di rara eleganza, che promette comfort di guida assoluto, la seconda vira in direzione di una marcata sportività e di prestazioni di guida eccellenti senza frequenti soste dal benzinaio. Audi è presente sul mercato con il Q5 alimentato da un motore a benzina 2.0 TFSI e un motore elettrico da 34 CV, per una potenza complessiva di tutto rispetto pari a 245 CV. Dal canto suo Lexus si può vantare di aver adottato questa tecnologia in tempi remoti, scelta che permette oggi di mettere a punto un’offerta molto ampia e articolata: oltre allo storico SUV RX sono presenti la LS 600 e l’interessante GS, una berlina discreta ed elegante. La novità del momento è però costituita dalla Infiniti M35: in uscita sul mercato italiano proprio in queste settimane, il marchio di lusso di casa Nissan costituisce una scelta anticonformista, con un design originale, una ricca dotazione di accessori e prestazioni dichiarate all’avanguardia: il 3.5 V6 benzina da 364 cavalli è accoppiato a un motore elettrico da 68 CV capace di alimentare in solitaria l’automobile per più tempo e con una velocità di marcia superiore alla concorrenza. Per il proprio debutto Mercedes adotta invece una strategia differente: la S 400 Hybrid rappresenta il top della gamma della casa di Stoccarda e si tratta di una vettura mild hybrid, cioè equipaggiata con un motore a benzina e uno elettrico che interviene nella fase di accelerazione fornendo un incremento di coppia. Nonostante non vi sia la possibilità di alimentare la vettura esclusivamente con l’alimentazione elettrica, la 400 S Hybrid vanta il primato di prima auto di serie a montare le nuove batterie al litio, nonché un’efficienza da record nel nuovo standard del ciclo combinato NEFZ: solo 7,9–8,1 litri per 100 chilometri, cui fa riscontro, con appena 186–189 grammi al chilometro, il più basso livello di emissioni di CO2 al mondo per il segmento di riferimento. Differenti filosofie dunque, accomunate da un unico scopo: offrire automobili ecologiche e di lusso senza per questo rinunciare al piacere di guida. 02. Audi Q5 hybrid: il suo motore 2.0 TFSI è stato eletto “Motore dell’anno” dalle riviste automobilistiche inglesi. 03. Il motore elettrico della Infiniti M35 garantisce un’autonomia e una velocità di marcia superiore alla concorrenza. 47 PARLA E NAVIGA A SOLI hi tech 29,00€ Connected Tv AL MESE PER UN ANNO! un tasto e sei in rete Il modello LW9500 di LG (nella foto), un televisore LCD disponibile in due versioni (55” e 47”) che integra SmarTv, l’interfaccia creata dal produttore coreano per accedere a contenuti web direttamente dall’apparecchio attraverso gli widget presenti sullo schermo. La televisione sta entrando nella rete grazie alle Connected Tv, apparecchi che permettono di accedere al web “cliccando” sul telecomando. di Enrico Simone Benincasa Sono anni che si sente parlare di un imminente matrimonio tra televisione e Internet. Forse non ce ne siamo accorti, ma l’evento è prossimo ad avere luogo in tutti i salotti italiani. è ormai palese come i grandi player del mercato abbiano virato verso modelli che integrano il web nella televisione. Stiamo parlando delle Connected Tv, televisori dotati di prese Ethernet o moduli Wi-Fi che si collegano alla rete domestica e che permettono l’accesso a contenuti web-based tramite semplici widget, ovvero applicazioni simili a quelle degli smartphone con le quali ormai moltissime persone hanno preso familiarità. Ai contenuti dei canali generalisti, satellitari e del digitale terrestre si aggiungono quindi anche quelli presenti in rete, a cui accediamo normalmente tramite il PC o i device mobili. YouTube, Facebook, Twitter, Google sono oggi presenti sullo strumento di entertainment di più facile utilizzo, attraverso percorsi di accesso semplificati e telecomandi dalle interfacce user friendly che facilitano la navigazione. Ma le Con48 nected Tv saranno anche un impulso positivo al mercato “on demand”, ovvero quello dei contenuti a richiesta. Un’ulteriore possibilità per il telespettatore-utente di costruirsi da solo il proprio palinsesto, avendo a disposizione un’ampia offerta di programmi, film, cartoon e serie Tv fruibili in ogni momento della giornata. Il mercato on demand (così come quello pay-per-view, dove l’utente compra un determinato contenuto sapendo che sarà mandato in onda a una determinata ora) è già presente sulle piattaforme satellitari e digitali terrestri, legato però alla presenza di un decoder e di un abbonamento. Con l’ingresso diretto in rete della propria televisione la presenza di una set top box diventa superflua e l’offerta si amplia, grazie all’ingresso di nuovi operatori che potranno offrire contenuti a prezzi ridotti o addirittura gratuitamente. Una piccola rivoluzione ancora silenziosa, quindi, che si appresta a cambiare le nostre abitudini di telespettatori forse più del passaggio al digitale terrestre. Una svolta che ha già avuto luogo in paesi come Stati Uniti e Giappone, dove questi meccanismi di fruizione del mezzo televisivo sono già comuni da tempo. Ma non tarderanno ad arrivare anche da noi, dato che è previsto che le Connected Tv triplicheranno le vendite nel giro di tre anni, grazie alla spinta dei produttori che non limiteranno la presenza di queste caratteristiche ai loro prodotti top di gamma. Inoltre hai 30 MINUTI DI CHIAMATE INCLUSE VERSO TUTTI I CELLULARI! Promozione valida per chi si abbona entro il 31 Marzo 2011 Numero Verde 800.901.597 scrivici@theyelloweb.it www.theyelloweb.it WEEK - END WEEK - END Losanna, la perla del lago 01 come muoversi Per raggiungere Losanna è possibile utilizzare diverse opzioni. In macchina – autostrada A1/E25 e A9/E27. Ferrovia – rete FFS e TVG Parigi/Milano. Aria – a 60 km dall’aeroporto internazionale di Ginevra. E persino dall’acqua grazie ai battelli della Compagnie Générale de Navigation sul lago di Ginevra. Una volta giunti a destinazione, per gli spostamenti consigliamo Swiss Travel System: uno speciale pass che i turisti stranieri possono richiedere e che consente loro di utilizzare gratuitamente i mezzi di trasporto della città durante tutta la durata del soggiorno. Dal sito www.lausanne-tourisme.ch è possibile effettuare il download dell’applicazione per iPhone e iPad con la guida della città. 02 Al centro dell’Europa, tra il lago Lemano e le Alpi sorge la piccola e affascinante capitale del cantone di Vaud. Meglio nota come la perla del lago di Ginevra, per via della richezza del paesaggio e per quell’atmosfera discreta e rasserenante. di Eliana Albano “Il centro storico è noto soprattutto per la sua Cathédrale Notre-Dame: l’edificio gotico più bello dell’intera Svizzera” Foto di Régis Colombo Georges Simenon, Coco Chanel, Voltaire, Hugo Pratt, Stendhal, Charles Dickens, Jean-Jacques Rousseau e Victor Hugo sono solo alcuni degli ospiti illustri che nel corso dei secoli hanno scelto Losanna come luogo di residenza per periodi più o meno lunghi. Sarà per la bellezza discreta del suo paesaggio o per quell’aria rilassante e distensiva che si respira per le strade che la rendono una delle città più belle della Svizzera. Questa piccola città del cantone francofono, di fatto, ha da sempre ricoperto un ruolo molto importante nella storia del Paese. Costituita da un nucleo storico e da una parte più moderna che si sviluppa più a ridosso del lago, ha come zone di maggiore interesse i quartieri di Ouchy e Vidy. È da sempre considerata un’importante meta di villeggiatura, grazie alla sua posizione sul lago, al clima mite e alla vicinanza di importanti località come Zermatt, Montreux, Lucerna e la grande stazione 50 sciistica francese di Chamonix. La visita alle attrazioni turistiche della città non può non prevedere una passeggiata su uno dei ponti di Losanna, in particolare il Grand-Pont, uno dei primi ad essere stato edificato, che collega Place St-François con Place Bel-Air, da dove è possibile ammirare uno splendido panorama. La zona del Grand-Pont, situata nel quartiere Flon, è anche conosciuta per essere una delle zone più rinomate per la vita notturna della città, essendo ricca di disco-club, gallerie d’arte e locali di tendenza, nonché da una vasta proposta gastronomica e culinaria che spazia dai piccoli bistrot ai ristoranti più esclusivi. Nelle vicinanze, è situato il Palais de Rumine, in stile neo rinascimentale del XIX secolo, che ospita diversi musei, tra cui il Museo cantonale delle Belle Arti e il Museo cantonale della Storia e dell’Archeologia. Il centro storico, in realtà, è noto soprattutto per la sua Cathédrale Notre-Dame: l’edificio gotico più bello dell’intera Svizzera, in cui poter ammirare lo splendido organo realizzato da Giugiaro e custodito nella sala del coro. Come ogni viaggio che si rispetti, terminate le “tappe d’obbligo” arriva il momento di dedicarsi ad itinerari più ricercati. Anche in questo senso Losanna non delude le aspettative. “L’arte non viene a coricarsi nei letti preparati apposta per lei; fugge non appena si pronuncia il suo nome: ciò che ama è l’incognito. I suoi momenti migliori sono quando si dimentica come si chiama” – queste le parole che danno il benvenuto a chi decide di far visita a La Collection de l’Art Brut di Losanna, una tra le più importanti al mondo. Questo museo, infatti, raccoglie alcune delle più belle opere raccolte negli anni da Jean Dubuffet. Quadri, disegni, sculture e oggetti realizzati da autori autodidatti che, per diverse ragioni, sono sfuggiti al condizionamento culturale e al conformismo sociale. Emarginati, chiusi in una posizione di rivolta o refrattari alle regole, tra gli autori d’Art Brut figurano detenuti, ospiti di ospedali psichiatrici o semplici anime solitarie che lavorano alle loro opere senza la minima consapevolezza o considerazione per la critica e il giudizio altrui. Parallelamente alla collezione permanente (che da sola vale il prezzo del biglietto) sono allestite numerose esposizioni temporanee a carattere tematico o dedicate ad autori specifici. All’interno dello spazio, inoltre, vengono organizzati concerti e spettacoli di teatro e danza. Che uno sia appassionato di sport o meno, certamente non si può parlare di questa città senza ricordare che dal 1994 è stata designata Capitale olimpica. Sede del Comitato Olimpico Internazionale (C.I.O.) dal 1915, la città accoglie le principali istituzioni legate a questo importante movimento, in particolare il Museo Olimpico: un vero e proprio punto di riferimento per tutti i grandi sportivi del pianeta. 01. Una vista dall’alto della città. 02. Linea M2. Losanna possiede la più piccola metropolitana automatica del mondo. 51 wellness wellness Huile corporelle Cinq Mondes Spa Benefici per corpo e mente grazie alle proprietà curative degli oli essenziali. esperienza spa Il pacchetto comprende: una notte in camera Superior o Deluxe con vista sul lago o in camera Comfort con vista giardino, una coppa di champagne di benvenuto, colazione a buffet o colazione continentale in camera, un rituale di un’ora e mezza presso la Spa Cinq Mondes e entrata libera alla Spa, al centro fitness e ai campi da tennis. Prezzo a persona: ca. 855 euro. Offerta valida fino al 31 dicembre 2011. www.cinqmondes.com Caudalie - Concentrè Minceur Mediterranea - Hydra Olio di Bellezza Avène - Olio Corpo Attiva il drenaggio e contribuisce a disinfiltrare Azione idratante e antiaging, con olio di oliva All’acqua termale, olio di Avocado, olio di le rotondità per una pelle liscia e una silhouette per proteggere la pelle e lasciare una piacevole Calendula e olio di Cocco, per un’intensa affinata. www.caudalie.com sensazione di benessere. www.mediterranea.it sensazione di morbidezza. www.avene.it Dior - Dior Svelte Comfort zone - Tranquillity Oil Lancome - Nutrix Royal Body Formulato per offrire una sensazione immediata Proprietà nutrienti e protettive, esalta sensazioni di Olio secco ultra-fine per donare sollievo, comfort di comfort, si assorbe facilmente, la pelle rimane benessere grazie alla calda e spiccata profumazione. e morbidezza. 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La sontuosa architettura vanta paesaggi naturali mozzafiato grazie alla posizione privilegiata direttamente sul lago di Ginevra e tra le imponenti Alpi. L’hotel, circondato da 4 ettari di giardini pittoreschi, caratterizzati da cedri, begonie e numerose sculture all’aperto conserva ancora la sua enfasi sulla bellezza e il lusso formale. Fiore all’occhiello di questa struttura è la Cinq Mondes Spa, caratterizzata da un design elegante e da una vasta gamma di servizi orientati al benessere. I trattamenti di bellezza offerti sono il risultato di un’attenta ricerca sulle tecniche rivolte al benessere psicofisico, effettuate dal fondatore Jean-Louis Poiroux durante i suoi numerosi viaggi intorno al mondo. Ogni dettaglio è studiato per offrire agli ospiti della Spa un’esperienza completa. Aperta nel novembre 2005, la Cinq Mondes Spa mira, infatti, a stimolare i cinque sensi con l’aromaterapia, la musica termale lenitiva, una selezione di tè da tutto il mondo e un design di ispirazione Zen. I 1.393 metri quadrati della struttura delimitata da vetrate mettono in risalto le decora52 zioni dai colori brillanti e le aree per i trattamenti: nove sale, una suite vip, una Tropical Shower Promenade e una sala per il relax con vista a largo raggio sulle montagne e sul lago, oltre a una piscina interna e una all’aperto. Questa Spa ha una caratteristica di fondo notevolmente originale: riunisce sotto il suo nome una selezione accuratissima di trattamenti e di metodi legati a tradizioni di benessere caratterizzati da qualità, autenticità e consuetudini antiche. Dalle tradizioni Ayurvedica, Balinese, Taoista parte un viaggio sensoriale del tutto nuovo. Tra le offerte spicca una selezione varia di rituali esclusivi che combinano trattamenti rigeneranti per ottenere esperienze olistiche della durata compresa tra 90 minuti e più di quattro ore. Il rituale esclusivo inizia con un bagno aromaterapeutico ai petali di rosa, seguito da uno scrub con purea di papaya e una scelta tra massaggio balinese o ayurvedico. Gli ospiti possono inoltre usare l’hammam (bagno turco tradizionale) in cui vengono eseguiti trattamenti al vapore di aromaterapia e cromoterapia. La Beau Rivage Palace Cinq Mondes Spa, nel luglio 2006, è stata nominata dalla rivista Forbes una delle 10 Spa più lussuose del mondo. 53 OVERSEAS OVERSEAS Rendez-vous québécois linfa d’acero Oltre alla bellezza dei suoi territori il Québec è famoso in tutto il mondo per lo sciroppo d’acero. Furono i popoli nativi a insegnare agli europei come ottenere l’ambrato liquido dalla linfa dell’albero, operazione che si compie tra metà marzo a metà aprile. Le cabane à sucre (www.cabaneasucre.org) sono i luoghi dove per tradizione viene prodotta questa leccornia. Il modo più divertente per gustarlo è chiamato taffy pull: si fa colare lo sciroppo fumante su un po’ di neve e si raccoglie poi con uno stecco. Il risultato è un fantastico lecca-lecca al naturale. 02 01 Natura selvaggia e spirito francese sono le caratteristiche principali del Québec, una delle più affascinanti regioni del Canada. Su un’isola del fiume Saint Laurent sorge Montréal, una metropoli cosmopolita che strizza l’occhio alla vecchia Europa. di Andrea Zappa 01. Lo skyline notturno del cuore economico di Montréal. L’isola su cui sorge la città è lunga circa 40 chilometri e larga 15. Foto di Stéphan Poulin. 54 Guidando lungo le strade del Québec, la prima cosa che si nota è che sulle targhe delle auto sotto il codice alfanumerico appare la scritta “Je me suviens” (io mi ricordo), citazione tratta da un antico poema che canta le origini di chi ha lottato per dare un’identità a questa regione. Il Québec (www.bonjourquebec.com/it) è infatti l’ultimo baluardo francofono del Nord America e Montréal ne è la sua massima espressione. Gli americani la definiscono l’Europa senza jet lag, anche se, per chi arriva dal Vecchio Continente, l’espressione risulta senza dubbio un po’ forzata. La città, pur avendo un imprinting condizionato dai vicini di casa a stelle e strisce, ha uno spirito mitteleuropeo, legato alla sua realtà fortemente cosmopolita. Il punto nevralgico della città, dal quale tutto inizia e tutto finisce è Boulevard Saint Laurent: il viale che dal porto spacca letteralmente in due la metropoli. Il punto zero, un tempo confine netto tra l’est francofono e l’ovest anglofono. Oggi non è più così e in ricordo di questa antica rivalità, a parte l’architettura delle case, sono rimasti solo i cartelli stradali: in alcuni quartieri si legge “stop” e in altri “arrêt”. Lungo Saint Laurent le varie comunità di immigrati hanno scelto di far sorgere i loro quartieri e, se si hanno buone gambe, in una giornata si ha la sensazione di attraversare l’intera Europa. Assolutamente da non perdere come punto di ristoro durante questa improvvisata maratona la salumeria ebraica Schwartz’s al civico 3895, la cui carne affumicata servita con senape e pane è famosa in tutto il mondo. Un’altra tappa obbligata è al 263 di St. Viateur, quasi ai piedi della collina Mont Royal, il polmone verde della città dal quale si può ammirare lo skyline dei grattacieli del centro. Qui, una rustica boulangerie rappresenta il punto d’incontro per chi vuole fare uno spuntino a qualsiasi ora del giorno e della notte. La sua specialità sono i bagel: ciambelle di pane bollite in acqua e poi cotte al forno, ricoperte con semi di papavero o sesamo. Ma una cosa che unisce indiscutibilmente la gente di Montréal è la passione per l’hockey e la fede per i Canadiens. Il Centre Bell nel cuore della città è il loro tempio e in occasione di ogni partita tutti indossano qualcosa di blu, bianco e rosso. Da queste parti si dice che i québécois siano fedeli a due religioni, quella cattolica e quella della mazza e del disco. Per raggiungere lo stadio, indipendentemente da dove ci si trova, basta prendere la metro o usufruire dei 33 chilometri di corridoi e passaggi che si snodano sotto terra. Nel corso degli anni, infatti, per far fronte alle rigide temperature della stagione invernale (nel mese di marzo è ancora possibile toccare i -25°) è nata una ville souterraine che vive e lavora nel ventre della città. Uffici, centri commerciali e ristoranti hanno messo letteralmente “radici” nel sottosuolo. Fuori si cammina bardati di giaccone e cappello e qualche metro più in basso si passeggia in maglietta. Si può lasciare, ad esempio, la superficie all’altezza del Quartier Latin, il quartiere studentesco, che si anima particolarmente durante l’International Jazz Festival (www. montrealjazzfest.com) di fine giugno, per sbucare a pochi metri da Vieux-Montréal, il nucleo più antico del centro nei pressi del lungofiume. Tra vicoli, gallerie d’arte e edifici coloniali in pietra si può raggiungere il monumento simbolo della città, la Basilica di Notre-Dame. Passare dal sacro al profano è un attimo, bastano poche fermate di metro per fare capolino al Village, il quartiere gay dove si concentra molta della vita notturna di Montréal. Durante il periodo estivo la zona diventa area pedonale e i québécois vengono a farci il brunch. L’evento più importante che coinvolge il Village è il Festival Divers/Cité (www.diverscite. org) di fine primavera, la versione canadese del Gay Pride, che vede la partecipazione di circa un milione di persone. Ma il fascino di Montréal sta anche nel contesto naturale che la circonda. Basta prendere la macchina e puntare verso i vicini territori della Lanaudière o della Mauricie per ammirare la bellezza selvaggia del Québec. Laghi, corsi d’acqua e foreste di pino bianco si alternano a perdita d’occhio in un puzzle multicolore, un vero paradiso per chi vuole perdere lo sguardo oltre l’orizzonte e imparare ad ascoltare, come dicono da queste parti, le parole del vento. L’Auberge du Lac Taureau (www.lactaureau.com) all’interno della riserva dell’omonimo lago offre, tra le varie attività, la possibilità di esplorare in canoa ogni ansa dell’immenso bacino. A chi invece il silenzio della foresta non basta e ama la “vita da Spa”, può decidere di soggiornare, magari arrivandoci in idrovolante (www.hydravion.info), nella splendida struttura dell’Hotel Sacacomie (www. sacacomie.com), incastonato in cima a una collina di fronte al Lac Lambert. Un tramonto ammirato dall’idromassaggio a sfioro con vista sul lago, vi farà per sempre dire “je me suviens”. 02. Il Québec è il paradiso per gli appassionati degli sport all’aria aperta (canoa, kayak, rafting, trekking e mountain bike). Tra i parchi più spettacolari si contano il Parc National de Forillon e i parchi provinciali di Saguenay, Bic, MontTremblant e Gaspésie. Foto di J.F. Bergeron/ Enviro Foto. 55 SPORT SPORT Quei pazzi del racquetball 02 03 fitness Divertimento, competizione ma anche fitness: il racquetball è oggi uno sport apprezzato per il grande benessere fisico che comporta, anche grazie alle quasi 800 calorie che si riescono a bruciare in un’ora di sport intenso. Ogni gruppo muscolare è infatti coinvolto e potenziato: il racquetball tonifica gambe, glutei, tricipiti e migliora inoltre la coordinazione motoria occhio-mano e i riflessi. Anche il sistema cardio-circolatorio è rafforzato grazie all’attività aerobica e anaerobica: si calcola infatti che per l’85% di una partita di racquetball si mantiene costante la massima frequenza cardiaca, permettendo così una migliore ossigenazione dei muscoli e dei tessuti. 01 Più adrenalinico del tennis, più divertente dello squash: un viaggio alla scoperta dello sport con oltre 14 milioni di giocatori nel mondo ma ancora stranamente misterioso nel nostro paese. Almeno per ora. di Filippo Spreafico Immaginate di trovarvi in un luogo silenzioso: sotto i vostri piedi un lucido pavimento di legno, un muro bianco di fronte, pareti di vetro tutt’intorno. All’improvviso un rumore sordo e poi eccola, come un fulmine dopo il tuono, una piccola sfera da gioco che sfreccia verso di voi ad oltre 300 km/h. Siete nel cuore dell’azione e non c’è tempo per pensare: l’unico vostro scopo è quello di intercettare la palla di gomma con la vostra racchetta e, senza farla rimbalzare per terra, inviarla nuovamente all’avversario, con cui condividete lo stesso pavimento, lo stesso muro bianco e la medesima posizione nel campo da gioco. Non è squash, non è pelota, non è tennis: è il racquetball, uno sport fast & furious come lo definiscono negli Stati Uniti, in cui è una realtà di massa, diffuso e 56 apprezzato anche in Sud America e in Europa (in Irlanda è quasi sport nazionale), ma ancora oscuro e misconosciuto in Italia. Il perché di questa anomala situazione prova a spiegarcelo Marco Arnoldi, presidente e “promotore”, come ama definirsi, dell’Associazione Italiana Racquetball: “I problemi sono innanzitutto logistici: giocare a racquetball non è come giocare a calcio in un campetto improvvisato con 4 amici, ma servono strutture idonee, e chi oggi ha gli spazi richiesti per questo sport li usa soprattutto per scopi commerciali, non certo ludici”. Attualmente sono proprio gli spazi a mancare: il centro sportivo di Brembate (in provincia di Bergamo) è infatti l’unico campo regolare pubblico a livello nazionale (gli altri terreni di gioco in Italia sono presenti solo nelle basi militari americane), e ri- mane il punto di riferimento esclusivo per tutti gli appassionati. A soffocare la diffusione è inoltre “la prevalenza assoluta del calcio, che non dà spazio a cose nuove, senza contare il silenzio da parte dei media, anche a livello regionale” continua Arnoldi. Con il nome di “paddle rackets” la disciplina nasce negli Stati Uniti all’inizio degli anni Quaranta per mano di Joseph Sobek, tennista professionista che stanco degli sport indoor a disposizione decide di inventarsene uno tutto nuovo: più leggero, veloce, divertente. Non è un caso che sia stato un tennista ad aver inventato il racquetball: sono moltissimi quelli che si avvicinano a questo sport proprio perché spinti dalla voglia di trovare un’alternativa adrenalinica, dinamica e forse anche meno elitaria al tennis tradizionale e allo squash. La diffusione è inarrestabile e nel 1952 prende vita ufficialmente il racquetball come oggi lo conosciamo, con il suo nome e le sue regole codificate, la sua Federazione Internazionale e il suo torneo mondiale. Devono però passare più di 50 anni prima che lo sport riesca ad approdare anche nel nostro paese: solo nel 2005 infatti l’Associazione Racquetball Italia (www.racquetballitalia.it) può ospitare proprio a Brembate il suo primo Italian Open. La sesta edizione dell’evento si è svolta di recente, dal 5 al 6 marzo. Ma cosa riesce a rendere così unico e travolgente il racquetball tanto da sviluppare un piccolo mondo di appassionati in grado di autofinanziare addirittura un torneo internazionale? Innanzitutto, è uno sport aperto a tutti, accessibile nel senso più esteso del termine, capace di coinvolgere “bambini di 6 anni ma anche persone con il fisico più da mensa che da atleta” sostiene Arnoldi. Per scendere in campo sono sufficienti infatti una racchetta a forma di goccia per rasentare meglio i muri, una pallina elastica e vuota, un guanto per una presa migliore e un paio di occhiali protettivi in quanto i lividi sono tutt’altro che merce rara. “Se dovessimo fare un confronto tra squash e racquetball si potrebbe dire che lo squash è il golf, il racquetball è lo skate”, afferma Arnoldi. Chi sceglie questo sport insomma è alla ricerca di quella libertà che non prevede divise né etichette, ma che al contrario trova la propria ragione d’essere in uno spirito puramente ludico, che è anche la base più autentica dell’idea stessa di sport. Anche se, ci tiene a concludere: “Quando si è dentro quei 45 minuti di apnea il mondo all’esterno cessa completamente di esistere”. Provare per credere. 01. 02. 03. Alcuni atleti della Federazione Internazionale di Racquetball in azione: il campo da gioco regolamentare misura 12 x 6 metri, con pavimento in legno d’acero per garantire durezza e resistenza ai colpi. Il record di velocità della pallina registrato in partita è stato di circa 309 km/h. Foto courtesy www.irt-tour.com © Mike Boatman 2011. 57 food food La ricetta dello chef Filippo Gozzoli “Il tennis è una passione, quando ci sono tornei come gli Australian Open non mi stacco dal televisore. Sempre che il decoder non si rompa come due settimane fa”. Inizia proprio dall’amore per la racchetta la nostra chiacchierata con Filippo Gozzoli, chef del The Park Restaurant. Un talento dell’alta ristorazione che gira il mondo per proporre il meglio della nostra cucina. In questo numero Filippo Gozzoli ci consiglia un particolare abbinamento tra la carne di piccione e la liquirizia. Petto di Piccione alla Liquirizia di Enrico Simone Benincasa Lei è lo chef di uno degli hotel più prestigiosi di Milano, il Park Hyatt, ma in passato ha lavorato anche per ristoranti stellati Michelin. Che differenza c’è tra la cucina di un hotel e quella di un ristorante? In hotel le cucine sono aperte 24 ore su 24, c’è sempre pressione. Si è a contatto con ogni aspetto della ristorazione, dalla colazione al club sandwich richiesto alle tre di notte. È importante riuscire a creare il piatto che fa esclamare “wow!” al cliente, ma lo è altrettanto rispondere positivamente a ogni sua esigenza. Ha lavorato a Londra, Los Angeles, Dubai, Tokio. In che cosa sono diversi i clienti italiani? Noi siamo più provinciali: abbiamo grandi materie prime ma non quella curiosità che porta a provare nuovi gusti. Trovo che Londra sia una città molto interessante, non è vero che si mangia male. A Soho, per esempio, c’è un ristorante non molto conosciuto che si chiama “Il Forno”, dove fanno una pizza che è assolutamente straordinaria. Le è capitato spesso di trovare posti come questo? Senza andare troppo lontano, quando torno a Cremona, la mia città natale, 58 c’è un ristorante dove fanno dei maccheroni e una marinara straordinari, e non si tratta di un locale tra quelli iperpubblicizzati. Come si pone Milano nell’alta ristorazione rispetto al resto del mondo? Qui i posti attraggono più per un discorso di glamour che per la cucina. Ci sono eccellenze – ancora poche per una città come questa – ma anche ristoranti sopravvalutati. A Milano c’è difficoltà a percepire un’alta ristorazione con una grande materia prima. Quindi, nonostante il rilievo mediatico che ha acquisito la cucina, non siamo ancora “educati” sotto questo punto di vista… A Milano a mezzogiorno c’è molto fast food, di sera i ristoranti di un certo livello sono impegnativi economicamente e non sono tantissimi. Non mancano i cuochi, ma è difficile per un giovane talentuoso decidere di mettersi in proprio per fare alta ristorazione. Il settore food è uno degli “alfieri” dell’italianità insieme alla moda e al design. Perché tutte queste difficoltà per chi vuole investire? I problemi sono diversi. Uno è la formazione: le nostre strutture non sono di alto livello come all’estero. Poi il si- stema politico-burocratico-finanziario che abbiamo non aiuta. Spostandoci su un altro piano, abbiamo grandissime materie prime ma difficili da esportare garantendo qualità e quantità, che raramente vanno di pari passo. C’è chi ci prova però, come ad esempio Eataly. Non conosco bene il mondo Eataly, ma proprio a fine maggio sarò coinvolto in un loro evento a Torino. È importante divulgare l’idea del cibo italiano, ma il mio dubbio rimane questo: è possibile garantire l’eccellenza di materie prime italiane anche dall’altro lato dell’oceano? Se ci riescono, sono dei maghi. Anche se sarebbe più bello fare venire qui tutti per provare i nostri prodotti. Lei è un grande appassionato di tennis e ammiratore di Federer. Che cosa cucinerebbe al campione svizzero? Quando è stato ospite al Park Hyatt io purtroppo ero a Parigi. Ma so che ha mangiato semplice: spaghetti al pomodoro e filetto alla griglia. E alla Schiavone e alla Pennetta? Alla Schiavone un piatto aggressivo, come un’amatriciana con i gamberi rossi. Alla Pennetta un risotto con la zucca, perché lei è sì aggressiva, ma ha un lato più delicato. the park restaurant La Testa di Medusa di Lucio Fontana che domina la Cupola è il trait d’union tra la bellezza seicentesca dell’edificio che ospita l’hotel e la struttura in vetro creata dall’architetto americano Edward Tuttle nel 2003. Dalla sua apertura il Park Hyatt si è distinto per l’alta cucina del Park Restaurant, di cui dal 2005 è executive chef Filippo Gozzoli. Il 37enne cremonese ha lavorato in hotel e ristoranti stellati in tutto il mondo, e oggi mette a disposizione la sua esperienza a Milano e in tutti gli hotel della catena americana. Al ristorante e al Cupola Lobby Lounge si affianca il Park Bar, una location esclusiva per aperitivi e pranzi informali con una splendida vista sulla Galleria Vittorio Emanuele. The Park Restaurant - Park Hyatt Milano - via T. Grossi 1, Milano www.milano.park.hyatt.it Ingredienti per 4 persone: 4 Piccioni di 250 gr l’uno, 6 fichi secchi, 50 gr di lardo di Colonnata, 20 gr di liquirizia in polvere. Per le focacce: 60 gr di lenticchie, 60 gr di riso, 60 gr di fagioli borlotti, 180 gr di yogurt. Per la Chutney:1 cipolla rossa, 30 gr di aceto, 30 gr di zucchero di canna. Pulire i piccioni e mettere i petti e le cosce da parte. Con la carcassa fare un brodo in modo classico. A fine cottura aggiungere polvere di liquirizia. Farcire le cosce con lardo e fichi secchi e cuocerle a confit a 80°C per 15 minuti. Far dorare i petti in una padella antiaderente con del miele. Preparare le focacce ai cereali con lenticchie, riso e fagioli borlotti. Tenere il tutto a bagno 24 ore, frullato a crudo e mantecato con yogurt naturale. Cuocere negli stampi per 15 minuti a 80°C. Preparare una chutney di cipolle rosse con aceto e zucchero di canna e assemblare il piatto. 59 Club house Club house Cento anni di tennis nel cuore di Milano centenari di classe Il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa, con altri otto prestigiosi club europei, ha fondato il Club des Centenaires de Tennis. Un’Associazione Internazionale patrocinata dal C.I.O. e ristretta ai soli club di tennis con almeno cento anni di storia. www.tcmbonacossa.it 01. Il campo centrale del Club. Dodici sono in terra rossa, tre in mateco e un--a del Club progettata dall’architetto Giovanni Muzio. Sede ideale anche per eventi e party. 02 01 Punto d’incontro di sport, mondanità, arte e politica, il Tennis Club Milano Alberto Bonaccosa riscopre oggi una seconda giovinezza, diventando un ulteriore fiore all’occhiello per la città di Milano. di Andrea Zappa trofeo bonfiglio La 52° edizione del Trofeo Bonfiglio si terrà dal 14 al 22 maggio prossimi. Il torneo è oggi diventato una delle sei tappe più importanti del circuito giovanile mondiale Under 18, insieme al Roland Garros di Parigi, gli Australian Open, Wimbledon, gli US Open e l’Orange Bowl a Miami. I Campionati Internazionali d’Italia juniores sono un appuntamento di prestigio, atteso dalle giovani speranze di tutto il mondo. In passato 60 si sono cimentati sulla terra rossa milanese nomi che hanno fatto la storia del tennis mondiale, come Panatta, Barazzutti, Becker, Courier, Edberg, Lendl, Kafelnikov, Ivanisevic, per non parlare di Roddick, Federer, Djokovic e molti altri. In campo femminile, Martina Hingis, Gabriela Sabatini, Jennifer Capriati, Anna Kournikova e, più recentemente, l’attuale n.1 del mondo Caroline Wozniacki, oltre a Zvonareva, Stosur, Schiavone e Pennetta. Nato nel 1893 ma giunto nell’attuale sede di via Arimondi nel 1923, il Tennis Club Milano Alberto Bonacossa rappresenta il cuore pulsante del tennis milanese, e non solo. I più grandi campioni italiani si sono allenati e sfidati fin da giovanissimi sulla terra rossa di questo circolo contribuendo a elevarne il prestigio. La stessa Francesca Schiavone, vincitrice dell’ultimo Roland Garros, è cresciuta tennisticamente su questi campi. Voluto nel 1923 dal Conte Alberto Bonacossa, uno dei tre atleti italiani che portarono per la prima volta il tennis nostrano alle Olimpiadi (Anversa, 1920), il TCM diventa subito il più importante riferimento per il tennis azzurro. Le prime cinque edizioni degli Internazionali d’Italia vengono giocate sul campo tribuna del club e nel 1937 il maestro Vincenzo Mei organizza qui la prima scuola nazionale di tennis. Anche le avvincenti sfide di Coppa Davis vengono ospitate al numero 15 di via Arimondi sino al 1965. Ne sanno qualcosa nomi del calibro di Fausto Gardini, Antonio Maggi, Sergio Tacchini, Nicola Pietrangeli, Lea Pericoli e Lucia Bassi. Ma per creare grandi campioni è necessario investire sui giovani, non a caso il club possiede un Centro di Avviamento allo Sport del Tennis (C.A.S.T.) aperto agli allievi compresi tra i 4 e i 14 anni. I più talentuosi entrano a far parte del settore agonistico, coordinato dalla maestra Laura Golarsa ex giocatrice professionista, già numero due d’Italia, 39 nel mondo, e giocatrice di Fed Cup. Il programma prevede un lavoro specifico mirato alla crescita dell’atleta sotto tutti gli aspetti fondamentali: tecnico, fisico, mentale e alimentare, nella prospettiva di una carriera professionistica. Il settore agonistico del TCM partecipa con le proprie squadre a tutte le competizioni fissate per le varie categorie dalla Federazione Italiana Tennis. Ma il suo nome è noto soprattutto per essere la sede di due importanti appuntamenti giovanili: il Trofeo Bonfiglio (Campionati Internazionali d’Italia Juniores maschili e femminili) e le Coppe Porro Lambertenghi (Campionati Italiani Under 12 maschili e femminili). Oggi il Club dà la possibilità ai propri soci di giocare in qualsiasi stagione e con qualsiasi condizione climatica. Un campo è sempre indoor grazie alla sua copertura fissa, mentre gli altri quindici, tre in mateco e dodici in terra, vengo coperti con strutture pressostatiche. Ma il Club Bonacossa non vive di solo tennis. L’ele- gante palazzina in stile lombardo-palladiano, progettata dall’architetto Giovanni Muzio, racchiude al suo interno diversi ambienti come il grande salone rettangolare, cuore del Circolo, la sala Tv, e la sala circolare che ospita le sfide con le tredici carte. Per soci e atleti c’è poi un’attrezzatissima area fitness di ben 750 metri quadrati dotata di tutti i macchinari Technogym di ultima generazione. Al primo piano la rinnovata sala ristorante, con la terrazza all’aperto che si affaccia sui campi da gioco e i giardini. Il TCM non è soltanto un centro sportivo, ma anche un’oasi di verde nel cuore della città. A primavera si trasforma in un luogo ideale per il relax caratterizzato da alberi, aiuole e grandi fioriere. Ma in un club di questo livello non poteva mancare la piscina: lo sapeva bene anche il Conte Alberto Bonacossa, che ne importò il progetto dagli Stati Uniti nel 1929. Inaugurata l’anno successivo da allora è sempre stata teatro di feste e di appuntamenti mondani. Per chi invece, oltre al tennis, ha anche la passione per il calcio, dall’erba dei giardini può passare a quella sintetica del campo regolamentare di calcetto, teatro di agguerriti campionati interni e avvincenti sfide tra i soci. 61 EVENTI EVENTI Da non perdere... Una selezione dei migliori eventi che animeranno la città nei prossimi mesi. a cura di Eliana Albano e Enrico Simone Benincasa Roger Waters - The Wall Live Arcimboldo La personalità di Giuseppe Arcimboldo, nel passato come oggi, è stata coronata da fama e successo. Le sue opere straordinarie sono celebri in tutto il mondo. La sua è una figura del presente come del passato. Obiettivo dell’esposizione è quello di restituire Arcimboldo al suo contesto originario, precisare le radici culturali delle sue teste composte, e approfondire il ruolo giocato dall’artista nello sviluppo dei generi della natura morta e delle “pitture ridicole”. Palazzo Reale Fino al 22 maggio www.arcimboldo.skira.net Alberto Savinio Ogni composizione pittorica saviniana è un’invenzione capace di produrre inaspettate emozioni nello spettatore. Sorprende, disattede ogni aspettativa con soluzioni audaci: elementi trovati nella realtà, trasformati in forme uniche e assurde, dense di citazioni letterarie e filosofiche. L’artista disegna un mondo nuovo, che si fonda sull’accostamento tra condizione umana e condizione animale. Sviluppa altri universi, rivelando una straordinaria poliedricità. Palazzo Reale Fino al 12 giugno www.mostrasavinio.it 62 Impressionisti L’alieno del pianoforte è “atterrato” in Italia. Dopo le entusiasmanti première estere a Los Angeles, in Giappone e Lugano, l’Alien World Tour di Giovanni Allevi arriva a Milano. Un appuntamento da non perdere per tutti gli estimatori di questo eccentrico pianista, visto anche l’enorme successo di pubblico che si registra durante i suoi concerti. Una carriera artistica costellata di successi, con oltre 500 mila copie vendute dal 2005 ad oggi. Teatro Smeraldo Il 7 e 8 aprile www.giovanniallevi.com Mediolanum Forum 1,2,4 e 5 aprile www.dalessandroegalli.com Palazzo Reale Fino 19 giugno www.impressionistimilano.it L’evento promosso dall’assessorato alla cultura del comune di Milano, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è la prima tappa dell’eccezionale e inedito tour mondiale dei capolavori della famosa collezione americana del Sterling and Francine Clark Art Institute. La mostra comprende grandi opere francesi del XIX secolo, con stupendi dipinti di PierreAuguste Renoir, Claude Monet, Edgar Degas, Édouard Manet, Berthe Morisot e Camille Pissarro, insieme a opere fondamentali dei pittori barbizonniers quali Jean-Baptiste-Camille Corot, Jean-François Millet, e Theodore Rousseau, dei maggiori pittori accademici del tempo come William-Adolphe Bouguereau, Jean-Léon Gérôme e Alfred Stevens, e di postimpressionisti del calibro di Pierre Bonnard, Paul Gauguin e Henri de Toulouse-Lautrec. Il percorso, Alien articolato in dieci sezioni tematiche dedicate a diversi soggetti e situazioni, si apre con un prezioso nucleo di dipinti strettamente legati alla nascita di questa importante corrente artistica. Gli artisti presenti in mostra sono ventisei e l’allestimento si lega alle ragioni culturali di questa intelligente collezione, per condurre il visitatore a entrare nelle dinamiche dell’arte del secondo Ottocento, nel passaggio tra la tradizione “classica” e la prima, vera pittura “moderna”. Per questo, accanto e intorno alle opere degli Impressionisti, si trovano i dipinti che hanno costituito le premesse immediate per la nascita della nuova pittura “indipendente” e gli artisti che, alla fine del XIX secolo, hanno proposto nuovi scenari e soluzioni originali. Una straordinaria occasione per rivivere il momento di una storia incessante di idee, di gusto, di poesia. Sono passati 30 anni dall’uscita di “The Wall” e il suo creatore, Roger Waters, ha deciso di celebrare la ricorrenza con un tour che toccherà oltre 25 città europee. Il Mediolanum Forum di Assago ospiterà le quattro date italiane dello spettacolo ideato dallo storico bassista dei Pink Floyd, e tutto fa pensare che non mancherà per ogni serata il tutto esaurito. Per tutti quelli che non riusciranno a trovare posto in una delle quattro occasioni primaverili, comunque, ci saranno altre due repliche nel mese di luglio. “The Wall” è uno dei dischi più conosciuti e amati dei Pink Floyd. È stato uno degli album doppi più venduti di sempre ed è stato inserito nei 100 album più importanti della storia del rock dal magazine Rolling Stone. Un progetto sviluppato dallo stesso Waters partendo dalla propria biografia (sono molte le similitudini tra la vita del bas- sista e quelle del protagonista Pink) e che è stato portato anche sul grande schermo, grazie all’omonimo film diretto da Alan Parker con protagonista un giovanissimo Bob Geldof. È stato però il tour successivo al disco, con le epiche scenografie e i cartoni animati creati da Gerald Scarfe, a consacrare il progetto “The Wall” come una delle tappe più importanti del percorso musicale di Waters e dei Pink Floyd. Una conclusione di una fase per il gruppo britannico, perché dopo quel tour non si sono più esibiti dal vivo fino al divorzio con Waters, avvenuto nel 1985. Dall’1 al 5 aprile il Mediolanum Forum ospiterà un pezzo della storia della musica rock. Uno spettacolo che si preannuncia imperdibile anche perché, stando alle indiscrezioni trapelate, potrebbe essere l’ultimo tour della lunga e impareggiabile carriera di Waters. Inferno + Cantica II Una trilogia ispirata alla Divina Commedia, un sorprendente progetto teatrale. La luce, la musica e gli effetti speciali si coniugheranno con la danza, l’atletica circense e la mimica, creando immagini straordinarie che appariranno dal buio. In attesa che nel 2012 si completi la trilogia, con il capitolo dedicato al Paradiso, il pubblico ha l’occasione di assistere a due spettacoli che annullano la fisica della realtà per condurlo nello spazio del sogno. Teatro degli Arcimboldi Dal 3 all’8 e dal 10 al 15 maggio www.teatroarcimboldi.it 63 EVENTI network Puoi trovare Club Milano in oltre 200 location selezionate a Milano Fa’ la cosa giusta L’ottava edizione della manifestazione dedicata al consumo critico e agli stili di vita sostenibili torna a Milano nei padiglioni di Fieramilanocity. Cibo, moda, turismo, editoria, mobilità, arredamento e volontariato, tutto sempre nell’ottica della sostenibilità e del rispetto per l’ambiente. Fieramilanocity Dal 25 al 27 marzo www.falacosagiusta.org Milano City Marathon Harlem Globetrotters Due anni dopo il loro tour celebrativo degli ottant’anni di attività, ritornano in Italia i funamboli della palla a spicchi più famosi del mondo: gli Harlem Globetrotters. La prima delle otto date italiane in programma nel mese di maggio sarà al Forum Milanofiori. Un’occasione da non perdere per tutti gli amanti del basket, ma anche per chi vuole godersi uno spettacolo unico che allieta i palazzetti di tutto il mondo dal 1927. Mediolanum Forum L’8 maggio www.harlemglobetrotters.it Milano Food Week Nuova edizione per la Milano Food Week, quest’anno anticipata a maggio. Per gli amanti del buon cibo un appuntamento da non perdere, con tantissimi eventi all’insegna del gusto in ogni angolo della città. Il programma completo non è ancora stato svelato, ma tutte le novità saranno disponibili a breve sul sito dell’evento. Dal 13 al 15 maggio www.milanofoodweek.com 64 Il 10 aprile www.milanocitymarathon.gazzetta.it Seconda edizione della rinnovata maratona milanese che, proprio lo scorso anno, ha “traslocato” nel calendario spostandosi da novembre ad aprile. Anche nel 2011 la gara partirà dal nuovo polo fieristico di Rho-Pero per poi concludersi in piazza Castello, con un percorso che toccherà i luoghi più suggestivi della città, ma limitando al minimo i problemi di intralcio del traffico. I cambiamenti che hanno contraddistinto questa nuova formula hanno incontrato sia il favore degli atleti amatori (l’anno scorso hanno partecipato in oltre 7 mila!), che dei professionisti, che hanno scelto il veloce circuito milanese rispetto a maratone più conosciute e consolidate come quelle di Parigi e Londra. Ma le premesse per migliorare ci sono tutte, dato che l’organizzazione prevede che all’edizione 2011 parteciperanno circa 10 mila per- sone. Le iscrizioni, comunque, sono ancora aperte, con sconti per chi effettua l’operazione online sul sito milanocitymarathon.gazzetta.it. Oltre alla possibilità di percorrere tutti i 42,195 Km in solitudine, si può anche partecipare alla “Relay Marathon”: questa formula prevede la possibilità di fare una staffetta con altri tre concorrenti, dividendo così la fatica tra amici o colleghi. Partecipando in team si aiuterà anche a raccogliere fondi per una delle 60 Onlus che hanno aderito al Charity Program della manifestazione. Con una somma simbolica, infatti, la squadra iscritta alla Relay Marathon sarà ambasciatrice della Onlus e porterà il logo sul pettorale. All’arrivo in largo Beltrami ci sarà inoltre il Marathon Village: 1.400 metri quadrati dove gli atleti e il pubblico potranno incontrarsi e conoscere tutte le novità del mondo running e non solo. night & restaurant: Antica Trattoria della Pesa V.le Pasubio 10 Bar Magenta Largo D’Ancona Beda House Via Murat 2 Bento Bar C.so Garibaldi 104 Bhangra Bar C.so Sempione 1 Blanco Via Morgagni 2 Blue Note Via Borsieri 37 Caffè della Pusterla Via De Amicis 24 Caffè Savona Via Montevideo 4 California Bakery Pzza Sant’Eustorgio 4 - V.le Premuda 449 - Largo Augusto Cape Town Via Vigevano 3 Capo Verde Via Leoncavallo 16 Cheese Via Celestino IV 11 Chocolat Via Boccaccia 9 Circle Via Stendhal 36 Colonial Cafè C.so Magenta 85 Combines XL Via Montevideo 9 Cubo Lungo Via San Galdino 5 Dada Cafè / Superstudio Più Via Tortona 27 Deseo C.so Sempione 2 Design Library Via Savona 11 Elettrauto Cadore Via Cadore ang. Pinaroli 3 El Galo Negro Via Taverna Executive Lounge Via Di Tocqueville 3 Exploit Via Pioppette 3 Fashion Cafè Via San Marco 1 FoodArt Via Vigevano Fusco Via Solferino 48 G Lounge Via Larga 8 Giamaica Via Brera 32 Goganga Via Cadolini 39 Grand’Italia Via Palermo 5 HB Bistrot Hangar Bicocca Via Chiese 2 Il Coriandolo Via dell’Orso 1 Innvilllà Via Pegaso 11 Jazz Cafè C.so Sempione 4 Kamarina Via Pier Capponi 1 Kisho Via Morosini 12 Kohinoor Via Decembrio 26 Kyoto Via Bixio 29 La Fabbrica V.le Pasubio 2 La rosa nera Via Solferino 12 La Tradizionale Via Bergognone 16 Le Biciclette Via Torti 1 Le Coquetel Via Vetere 14 Le jardin au bord du lac Via Circonvallazione 51 (Idroscalo) Leopardi 13 Via Leopardi 13 Lifegate Cafè Via della Commenda 43 Living P.zza Sempione 2 Luca e Andrea Alzaia Naviglio Grande 34 MAG Cafè Ripa Porta Ticinese 43 Mandarin 2 Via Garofano 22 Milano Via Procaccini 37 Mono Via Lecco 6 My Sushi Via Casati 1 - V.le Certosa 63 N’ombra de Vin Via San Marco 2 Noon Via Boccaccio 4 Noy Via Soresina 4 O’ Fuoco Via Palermo 11 Origami Via Rosales 4 Palo Alto Café C.so di Porta Romana 106 Panino Giusto P.zza Beccaria 4 - P.zza 24 Maggio Parco Via Spallanzani - C.so Magenta 14 - P.zza Cavour 7 Patchouli Cafè C.so Lodi 51 Posteria de Amicis Via De Amicis 33 Qor Via Elba 30 Radetzky C.so Garibaldi 105 Ragoo V.le Monza 140 Ratanà Via De Castillia 28 Refeel Via Sabotino 20 Rigolo Via Solferino 11 Marghera Via Marghera 37 Rita Via Fumagalli 1 Roialto Via Piero della Francesca 55 Serendepity C.so di Porta Ticinese 100 Seven C.so Colombo 11 - V.le Montenero 29 - Via Bertelli 4 Smeraldino P.zza XXV Aprile 1 Smooth Via Buonarroti 15 Superstudio Café Via Forcella 13 Stendhal Via Ancona 1 Tasca C.so Porta Ticinese 14 That’s Wine P.zza Velasca 5 Timè Via S.Marco 5 Tortona 36 Via Tortona 36 Trattoria Toscana C.so di Porta Ticinese 58 Union Club Via Moretto da Brescia 36 Van Gogh Cafè Via Bertani 2 Volo V.le Bligny 39 Zerodue_ Restaurant C.so di Porta Ticinese 6 56 Via Tucidide 56 3Jolie Via Induno 1 20 Milano Via Celestino 4 stores: Ago Via San Pietro All’Orto 17 Al.ive Via Burlamacchi 11 Ana Pires Via Solferino 46 Antonia Via Pontevetero 1 ang. Via Cubani Bagatt P.zza San Marco 1 Banner Via Sant’Andrea 8/a Biffi C.so Genova 6 Brand Largo Zandonai 3 Brooksfield C.so Venezia 1 Buscemi Dischi C.so Magenta 31 C.P. Company C.so Venezia 12 Calligaris Via Tivoli ang. Foro Buonaparte Dantone C.so Matteotti 20 Eleven Store Via Toqueville 11 FNAC Via Torino 45 Frip C.so Porta Ticinese 16 Germano Zama Via Solferino 1 Gioielleria Verga Via Mazzini 1 Henry Cottons C.so Venezia 7 Joost Via Cesare Correnti 12 Jump Via Sciesa 2/a Kartell Via Turati ang. Via Porta 1 Kruder Via Torino (ang. P.zza San Giorgio) La tenda 3 Piazza San Marco 1 Le Moustache Via Amadeo 24 Le Vintage Via Garigliano 4 Libreria Hoepli Via Hoepli 5 MCS Marlboro Classics C.so Venezia 2 Via Torino 21 - C.so Vercelli 25 Moroso Via Pontaccio 8/10 Native Alzaia Naviglio Grande 36 Paul Smith Via Manzoni 30 Pepe Jeans C.so Europa 18 Pinko Via Torino 47 Rossocorsa C.so porta Vercellina 16 Porche Haus V.le Lancetti 46 Rubertelli Via Vincenzo Monti 56 TAD Via Statuto 12 Target C.so Porta Ticinese 1 The Store Via Solferino 11 Trend Via Torino 46 Valcucine (Bookshop) C.so Garibaldi 99 showroom: Alberta Ferretti Via Donizetti 48 Alessandro Falconieri Via Uberti 6 And’s Studio Via Colletta 69 Bagutta Via Tortona 35 Casile&Casile Via Mascheroni 19 Damiano Baiocchi Via San Primo 4 Daniela Gerini Via Sant’Andrea 8 Gap Studio C.so P.ta Romana 98 Gallo Evolution Via Andegari 15 ang. Via Manzoni Gruppo Moda Via Ferrini 3 Guess Via Lambro 5 Guffanti Concept Via Corridoni 37 IF Italian Fashion Via Vittadini 11 In Style Via Cola Montano 36 Interga V.le Faenza 12/13 Jean’s Paul Gaultier Via Montebello 30 Love Sex Money Via Giovan Battista Morgagni 33 Massimo Bovini Via Montenapoleone 2 Miroglio Via Burlamacchi 4 Missoni Via Solferino 9 Moschino Via San Gregorio 28 Parini 11 Via Parini 11 Red Fish Lab Via Malpighi 4 Sapi C.so Plebisciti 12 Sapi C.so Plebisciti 12 Spazio + Meet2Biz Alzaia Naviglio Grande 14 Studio Zeta Via Friuli 26 Who’s Who Via Serbelloni 7 beauty & fitness: Accademia del Bell’Essere Via Mecenate 76/24 Adorè C.so XXII Marzo 48 Caroli Health Club Via Senato 11 Centro Sportivo San Carlo Via Zenale 6 Damasco Via Tortona 19 Palestre Downtown P.za Diaz 6 - P.za Cavour 2 Fitness First V.le Cassala 22 - V.le Certosa 21/a - Foro Bonaparte 71 - Via S.Paolo 7 Get Fit Via Lambrate 20 Via Piranesi 9 - V.le Stelvio 65 - Via Piacenza 4 - Via Ravizza 4 - Via Meda 52 - Via Vico 38 - Via Cenisio 10 Greenline Via Procaccini 36/38 Gym Plus Via Friuli 10 Intrecci Via Larga 2 Le Garcons de la rue Via Lagrange 1 Le terme in città Via Vigevano 3 Orea Malià Via Castaldi 42 - Via Marghera 18 Spy Hair Via Palermo 1 Tennis Club Milano Bonacossa Via Giuseppe Arimondi 15 Terme Milano P.zza Medaglie d’Oro 2, ang. Via Filippetti Tony&Guy Gall. Passerella 1 art & entertainment: PAC (Padiglione Arte Contemporanea) Via Palestro 14 Pack Foro Bonaparte 60 Palazzo Reale P.zza Duomo Teatro Carcano C.so di Porta Romana 63 Teatro Derby Via Pietro Mascagni 8 Teatro Libero Via Savona 10 Teatro Litta C.so Magenta 24 Teatro Smeraldo P.zza XXV Aprile 10 Teatro Strehler Largo Greppi 1 Triennale V.le Alemagna 6 Triennale Bovisa Via Lambruschini 31 hotel: Admiral Via Domodossola 16 Astoria V.le Murillo 9 Boscolo C.so Matteotti 4 Bulgari Via Fratelli Gabba 7/a Domenichino Via Domenichino 41 Galileo C.so Europa 9 Nhow Via Tortona 35 Park Hyatt (Park Restaurant) Via T. Grossi 1 Residence Romana C.so P.ta Romana 64 Sheraton Diana Majestic V.le Piave 42 inoltre: Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Bormio (SO) Terme di PreSaint-Didier (AO) 65 Colophon club milano alzaia Naviglio Grande, 14 20144 Milano T +39 02 45491091 info@clubmilano.net www.clubmilano.net direttore responsabile editore Stefano Ampollini M.C.S. snc relax sotto le stelle via Monte Stella, 2 art director 10015 Ivrea TO Luigi Bruzzone fotolito e stampa caporedattore Arti Grafiche Mario Bazzi S.p.A. Andrea Zappa via Console Flaminio, 1 20134 Milano redazione T +39 02 2640690 Eliana Albano Enrico Simone Benincasa grafico Anna Tortora collaboratori Revive 100 Natural è una carta Paolo Borrone, Dino Cicchetti, realizzata impiegando interamente Roberto Perrone, Giovanni Rizzi, fibre riciclate post-consumer (100% Alfredo Spalla, Filippo Spreafico, Riciclato). Nulla di ciò che viene Chiara Todeschini. utilizzato nel processo produttivo viene eliminato e anche gli scarti fotografi provenienti dalla lavorazione sono J.F. Bergeron, Mike Boatman, A. a loro volta utilizzati. Revive 100 Brookshaw, Gianmarco Chieregato, Natural è certificata Ecolabel. William Claxston, Régis Colombo, Lorenza Daverio, Federica Di Giovanni, Stéphan Poulin, Davide Zanoni. Tutti i giorni a partire dalle 17,30 fino alle 22; venerdì e sabato il piacere si prolunga fino alle 23! sales manager Filippo Mantero T +39 02 89072469 distribuzione questo progetto è reso possibile info@clubmilano.net grazie a Contemporanea Brain Lab. è vietata la riproduzione, anche parziale, di testi e foto. Autorizzazione del Tribunale di Milano n° 126 del 4 marzo 2011 P.le Medaglie d’Oro, 2 - angolo Via Filippetti - MM3 Porta Romana - Tel. 02 55 199 367 Aperto tutti i giorni: lunedì-giovedì ore 10-22, venerdì 10-23, sabato 9-23, domenica 9-22. www.termemilano.com 66 regala emozioni 67
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