MERCOLEDÌ 5 FEBBRAIO 2014 ANNO 139 - N. 30 Fondato nel 1876 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 2821 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Roma, Piazza Venezia 5 Tel. 06 688281 I Giochi invernali Seggiovie, slitte, treni Gli italiani di Sochi Con il Corriere Grandi storie Disney Terzo libro: Paperino di Pierluigi Panza a pagina 39 di Fabrizio Dragosei a pagina 14 In edicola a 7,99 euro più il prezzo del quotidiano Discorso al Parlamento di Strasburgo. «Le prossime elezioni europee momento della verità» UNA TENTAZIONE PERICOLOSA Napolitano: finisca l’austerità di MASSIMO FRANCO «Ma dalla Ue non si esce». Contestazione dei leghisti robabilmente la contestazione sgangherata della Lega contro il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell’aula del Parlamento europeo, lascerà tracce labili nella storia. Tuttavia, ha avuto il merito di far capire che cosa sarebbero le istituzioni di Bruxelles se alle prossime elezioni vincessero le forze eurofobiche, gonfiate da crisi economica e disoccupazione. Al di là della nuova pennellata di fango all’immagine dell’Italia, la deriva di un partito che fino a tre anni fa aveva ambizioni quasi «nazionali», è inquietante. È la metafora della regressione di un pezzo di Europa, e per questo deve far riflettere. La sceneggiata del partito di Matteo Salvini stavolta non ha avuto per protagonisti personaggi pittoreschi e secondari, dai quali ci si può dissociare quando esagerano. È stata recitata da tutto il gruppo dirigente, unito in una strategia di retroguardia contro la moneta unica: una sorta di «spot» elettorale collettivo a buon mercato. Eppure, i leghisti sanno che l’euro è un vincolo dal quale è impossibile e pericoloso liberarsi; e che per l’Italia, e non solo, rappresenta un’àncora e non una zavorra: rinunciarci significherebbe essere risucchiati in una spirale di costi economici e tensioni sociali proibitivi. Napolitano ha usato parole non di maniera sull’esigenza di superare una politica di austerità «a ogni costo»: a conferma dell’esigenza di archiviare una fase controversa. E ha insistito sulla necessità di uscire dall’immobilismo per scongiurare l’affermazione delle forze più ostili all’integrazione. Insomma, il capo dello Stato ha dato voce a inquietudini diffuse dovunque: a destra come a sinistra, a livello italiano e continentale. Ha espresso i timori di un’Europa che si rende conto dei limiti crescenti della propria azione e identità. Ma non è servito a nulla: la reazione degli europarlamentari leghisti è significativa. Fa capire quanto grande sia la tentazione di una propaganda antieuropea che nell’immediato magari produce voti; subito dopo, però, è destinata a riproporre i problemi, aggravandoli. È un pericolo che va oltre i confini del Carroccio: brucia sotto la pelle di molti partiti. Napolitano che indica all’Europa una strada diversa e addita l’illusione delle «soluzioni» distruttive nei confronti dell’Unione e della sua moneta, capta questo malessere. Cerca di arginarlo e incanalarlo, sebbene la corrente spinga in direzione opposta. E mette in guardia da una sorta di «leghismo» continentale unito da spinte egoistiche e disperate. Ormai, il problema non è più quello di un’Europa «a due velocità», ma dell’Europa in quanto tale: questo sembra dire Napolitano. Un continente minacciato dalla spaccatura tra Paesi ricchi e poveri, tra Nord e Sud, lungo una faglia economico-geografica sempre più accentuata. In quel gruppetto di lumbard urlanti si indovinano le insegne e il lessico di un’armata dello sfascio decisa a scaricare la rabbia sulle istituzioni e i suoi rappresentanti. Senza sapere, o forse senza capire, che per l’Italia l’uscita dalla crisi sarà pure un punto interrogativo. Ma l’attacco all’euro è la scorciatoia più sicura per la retrocessione e il caos. Ha riscosso gli applausi di gran parte degli eurodeputati, e l’isolata contestazione della Lega, il discorso del presidente Giorgio Napolitano al Parlamento di Strasburgo. Sinistra e appelli L’ILLUSIONE PERDUTA DELLE FIRME PER GRILLO di PIERLUIGI BATTISTA Giannelli In primo piano Scola in Regione sferza la Lombardia sugli immigrati Non solo rigore. Per fronteggiare la crisi, in cui «è intrappolata l’Europa», «non regge più la politica di austerità a ogni costo»: ora sono necessarie politiche che favoriscano la crescita e l’occupazione pur senza abbandonare il rigore dei conti pubblici. di ANDREA SENESI A PAGINA 9 Mauro: il centro esiste ancora Alfano si allei con noi Il vincolo dell’euro. «La costruzione europea», cioè l’euro e l’Unione, «ha radici talmente profonde che nulla può farci tornare indietro». Le prossime elezioni europee, che non avranno ricadute sul governo italiano, saranno un «momento della verità». di MARCO GALLUZZO ALLE PAGINE 2 E 3 A PAGINA 9 B eppe Grillo li aveva pure presi in giro, mentre vergavano pensosi il loro appello al Movimento 5 Stelle perché partecipasse al governo più gradito: «Quando il pdmenoelle chiama, l’intellettuale risponde. Sempre! In fila per sei col resto di due». Ingoiarono quei dileggi, eroicamente dediti alla Superiore Causa del momento. Ma per chi poi? Per uno che adesso viene bollato come un «fascista», uno «squadrista», un «violento», il capo di una banda di «potenziali stupratori». Breda, Giannattasio, Lepri, Taino CONTINUA A PAGINA 7 Paesi evacuati, il governatore attacca: non c’è solo Fiumicino In arrivo 500 milioni. Letta critica Confindustria Gli argini non reggono, il Veneto sott’acqua «Patto col Kuwait Basta disfattismo» Rating italiano Corte dei conti chiede i danni all’agenzia S&P di FABRIZIO MASSARO L MARCO BERGAMASCHI P 9 771120 498008 www.corriere.it La classifica Stipendi degli enti lirici Lissner al primo posto LA LEGA E GLI SLOGAN POPULISTI 40 2 0 5> In Italia EURO 1,40 italia: 57525754585250 Torna l’incubo alluvione in Veneto. Paesi sfollati nel Padovano (foto), timori per una possibile esondazione del Bacchiglione a Vicenza, dove è ancora fresco il ricordo del 2010. ALLE PAGINE 16 E 17 Alberti, Pasqualetto, Spampani QUEL MILIONE DI ITALIANI IN TERRE A RISCHIO FRANE © RIPRODUZIONE RISERVATA di PAOLO CONTI S ono circa un milione gli italiani esposti a fenomeni franosi nelle zone montane e collinari, dove basta una nevicata A PAGINA 17 per creare seri problemi di tenuta al terreno. a Corte dei conti ha citato per danni l’agenzia di rating Standard & Poor’s. La cifra è da record: 234 miliardi. Perché? Secondo i magistrati contabili nel 2011 le agenzie di rating declassarono pesantemente il giudizio sull’Italia. La notizia è stata data dall’edizione online del Financial Times, secondo il quale sono state citate in giudizio anche le agenzie Moody’s e Fitch. A PAGINA 5 A Kuwait City, Enrico Letta ha attaccato i disfattisti e risposto alle accuse di immobilismo con un orgoglioso elenco di «fatti». L’ultimo è l’accordo tra la Cassa depositi e prestiti e il fondo sovrano Kuwait Investment Authority, che porterà in Italia 500 milioni di euro per le piccole imprese. «Se il polmone finanziario del mondo decide di investire in Italia vuol dire che siamo affidabili», ha detto il premier. A PAGINA 5 Guerzoni In 15 anni La luce costa il 42% in più di SERGIO RIZZO A PAGINA 27 Microsoft Promosso il manager da 22 anni in azienda. Il fondatore farà il consigliere Gates ci riprova. Con l’indiano Nadella di MASSIMO GAGGI Diritti Arrestato Ulrike vince la sua battaglia, sì al piano anti omofobia Chiara, 19 anni in fin di vita per le botte del fidanzato di IVO CAIZZI di RINALDO FRIGNANI A PAGINA 13 A PAGINA 18 S arà il manager indiano di Microsoft, Satya Nadella, a guidare l’era post Bill Gates come amministratore delegato. Nadella, che è entrato 22 anni fa in azienda, si troverà al suo fianco, come consigliere per la tecnologia, lo stesso fondatore, che lascia la presidenza del gruppo di Seattle. Molti azionisti avrebbero voluto una svolta più decisa con un manager esterno capace di rinnovare radicalmente la società. A PAGINA 21 &RGLFHFOLHQWH 2 Primo Piano Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 # L’assemblea Il discorso ❜❜ Nord e Sud Paesi Bassi Nell’intervento di ieri al Parlamento europeo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha chiesto la fine delle politiche di austerità «a ogni costo, finora la risposta prevalente alla crisi dell’area euro» Nel 2013 il governo guidato dal liberale Mark Rutte, rigorista ed europeista, ha rinviato l’introduzione delle misure di austerità necessarie a rispettare i limiti sul deficit Ecco le posizioni maggioritarie oggi in Europa e i principali fronti di attrito nei singoli Stati Non c’è miglior ospite di Napolitano per celebrare i 30 anni dalla bozza di Trattato presentata da Altiero Spinelli Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo Regno Unito Danimarca Finlandia Il Paese si è sempre schierato con i falchi rigoristi ma ora, dopo due anni di contrazione dell’economia, dubbi sulle politiche rigoriste alimentano il dibattito politico Svezia Germania Si è da poco insediato il governo di Grande coalizione formato da cristiano-democratici e socialdemocratici: questi ultimi sono contrari alla linea del rigore tradizionalmente sostenuta dalla Cancelliera Angela Merkel Francia Austria Grecia Nonostante il salvataggio Ue e gli sforzi del governo di Antonis Samaras, la Grecia si trova alle prese con un nuovo buco di bilancio pari a circa 15 miliardi di euro per il 2014-15. Secondo il settimanale tedesco Der Spiegel, la Germania vorrebbe per Atene un nuovo pacchetto di aiuti da 10-20 miliardi di euro, da varare prima delle elezioni europee di maggio ITALIA Legenda Portogallo Pro austerity Gran Bretagna Germania Austria Paesi Bassi Svezia Finlandia Danimarca Anti austerity Francia ITALIA Grecia Spagna Portogallo Spagna Il Paese è riemerso dopo due anni di recessione; il bilancio per il 2014 presentato lo scorso settembre dal governo di Mariano Rajoy, basato su una previsione di crescita dello 0,7%, è più libero dai vincoli d’austerità degli anni passati CORRIERE DELLA SERA L’appello di Napolitano all’Europa «I nostri valori contro la sfiducia» Il presidente a Strasburgo: più investimenti per una crescita qualificata DAL NOSTRO INVIATO I punti chiave La sfiducia nella Ue che minaccia il voto Il risentimento contro Bruxelles (per il peggioramento delle condizioni di vita) è il contesto in cui si svolgeranno le elezioni europee. Sono posizioni «anacronistiche e velleitarie», «vacua propaganda», ma richiedono risposte serie Politica del rigore: Bruxelles sferzata Napolitano auspica che si chiuda la stagione dell’austerità a ogni costo: una politica che si sta rivelando insufficiente economicamente e controproducente dal punto di vista politico. A costo di allentare la tenaglia del 3% nel rapporto deficit-Pil Sostenere la crescita la ricerca e l’istruzione Bisogna affrontare l’aumento della disoccupazione. I sacrifici devono essere accompagnati da politiche per la crescita, strumenti che aiutino la spesa pubblica per agganciare la ripresa e dare nuova linfa alla ricerca e all’istruzione Solo l’euro non basta Serve più Europa La Ue deve rilanciare una strategia di «integrazione differenziata» che sappia darsi «regole forti di coordinamento delle politiche economiche nazionali, in maniera da assicurare coesione tra le economie degli Stati membri» STRASBURGO — Si pone, come sempre, il problema di assicurare la nostra dignità, autorevolezza e affidabilità, nonostante certi messaggi contraddittori che a giorni alterni rimbalzano da Roma. Stavolta, però, si preoccupa anche, e soprattutto, di avvertire che «non regge più una politica di austerità a ogni costo». Ricorda infatti che l’Italia ha compiuto grandi «sforzi e sacrifici» e «non desisterà dal proprio impegno» sulla disciplina di bilancio. Ma sottolinea che la stagione del rigore per il rigore va chiusa, cambiando l’immagine di «un’Europa intrappolata». Lo dimostra, per lui, il «circolo vizioso insorto tra politiche restrittive nel campo della finanza pubblica e arretramento delle economie, giunte oggi al bivio tra primi segni di ripresa e rischi, se non di deflazione, di sostanziale stagnazione». Per questo esorta a puntare a una «crescita sostenuta e qualificata». Ciò che richiede «riforme strutturali», ma anche «un rilancio, oltre che di investimenti privati, di ben mirati investimenti pubblici, al servizio di progetti europei e nazionali». Ci vuole, insomma, «maggiore attenzione per le effettive condizioni di sostenibilità del debito di ciascun Paese e sufficiente apertura su modi e tempi dell’ulteriore riequilibrio finanziario». Per dirla in chiaro: a costo di allentare la tenaglia del 3 per cento nel rapporto deficit-Pil. Ecco il cuore della riflessione che Giorgio Napolitano affida al Parlamento di Strasburgo alla vigilia del passaggio più problematico che l’Ue si prepara ad affrontare, dopo esser entrata nella «crisi più dura della sua storia» e dimostrando di non saper reagire adeguatamente. Spiega il presidente della Repubblica: «La radicale messa in discussione dei valori della Ue è, per la prima volta, il contesto in cui ci si avvia alle elezioni europee. Sarà il momento della verità, perché sono evidenti le ragioni del disincanto dei cittadini per il peggioramento delle condizioni di vita». Così, per affrontare «fino in fondo» questa fase di «sfiducia e rifiuto» verso il disegno europeo, occorre un cambio di rotta, «una svolta». Bisogna cioè concentrarsi subito su almeno un paio di fronti difficili: l’aumento della disoccupazione e, in particolare, di quella giovanile. Certo, una ripresa è «innegabile» pure da noi e, anche se «i guasti fatti sono tali che non basteranno gli anni», a dimostrarlo ci sono tanti «indicatori con il segno più». Ma se si vuole che la ripartenza dell’economia non resti «debole» e offra solo «scarsa e cattiva occupa- zione» per una generazione ora «alla deriva», bisogna procedere a riforme dei sistemi formativi e del mercato del lavoro. Un primo recupero di fiducia potrà venire da qui, secondo Napolitano. A patto, appunto, che la Ue rilanci una strategia di «integrazione differenziata» e sappia darsi «regole forti di coordinamento delle politiche economiche nazionali, in ma- Il 3 aprile a Roma Elisabetta senza velo all’incontro con il Papa Secondo le indiscrezioni dei media britannici sarà un incontro «rilassato», quasi «informale»: Elisabetta II e papa Francesco si incontreranno il 3 aprile quando la regina si recherà in visita in Italia con il consorte Filippo. Il colloquio tra il pontefice e il capo della Chiesa d’Inghilterra vedrà diverse eccezioni al protocollo. La sovrana non vestirà di nero né si coprirà il capo con un velo durante l’udienza, come ha fatto in passato con i predecessori di Francesco. La rottura maggiore con la tradizione sarebbe il luogo dell’incontro: non la residenza ufficiale ma uno dei salottini della residenza di Santa Marta dove Bergoglio ha scelto di vivere e dove pare voglia accogliere la regina offrendole un tè. niera da assicurare coesione tra le economie degli Stati membri». Dovrebbero essere i primi atti di un «cambiamento profondo nel modo di essere e di operare della Ue». Atti obbligati, insiste, perché «i cittadinielettori non sono dinanzi a una scelta fuorviante tra stanca, retorica difesa di un’Europa che ha mostrato gravi carenze e storture nel cammino della sua integrazione, e agitazione distruttiva contro l’euro e contro l’Unione... no, i termini della scelta non sono questi». Un passaggio che fa scattare la pattuglia di leghisti presenti alla seduta plenaria, in un replay di quanto fecero il 5 luglio 2005, con Ciampi: come allora interrompono il discorso, alzando striscioni e urlando contro la moneta unica, subissati comunque dai fischi dell’assemblea e senza che il presidente si scomponga. «Sono contestazioni marginali e modeste, tradizionali della Lega», dirà poi. Posizioni «anacronistiche e velleitarie», le definisce il capo dello Stato. Rispecchiano le «irresponsabilità demagogiche» di chi (oltre alla Lega, i 5 Stelle) predica, con «disarmante semplicismo», l’uscita dall’euro o, perfino, dall’Unione. «Vacua propaganda... atteggiamenti liquidatori», che tuttavia richiedono risposte. Se non altro perché il futuro dell’Europa sarà il terreno di scontro sul quale «alcuni partiti faranno opposizione... e per questo gli altri hanno il dovere di impegnarsi», da oggi al momento dell’eurovoto, fissato fra 100 giorni. In ogni caso, ammonisce Napolitano, qualunque sia il responso delle urne, «non c’è una ricaduta meccanica sugli equilibri nazionali», sulla stabilità di governo. Vale a dire che se la coalizione mantenesse i propri consensi, non sarebbe giustificato rovesciare il tavolo. E se ci La ricetta «Servono riforme strutturali, oltre al rilancio di investimenti pubblici ben mirati» fosse invece «un trauma tra i partiti della maggioranza, non si sa con quale obiettivo questi possano volersi sottrarre alle loro responsabilità». In definitiva, chiunque vinca o perda il confronto politico sull’Europa, l’esecutivo non va messo in discussione. Anche perché, come osservano alcuni nostri parlamentari a Strasburgo, la strategia del semestre di guida italiana della Ue, che dovrebbe cominciare il primo luglio, ha già posto salde premesse con il messaggio del presidente. Marzio Breda © RIPRODUZIONE RISERVATA Germania Discorso al conclave della Spd Il filosofo Habermas richiama la sinistra: «Cambiamo rotta» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BERLINO — «Siete i continuatori del precedente governo, non state facendo niente, per l’Europa, di quello che avevate promesso», è stato il succo del suo impietoso ragionamento, accolto da applausi e da qualche segno di imbarazzo. Gli intellettuali più prestigiosi non sono facilmente addomesticabili, anche quando sono dei «compagni di strada», ma i dirigenti della Spd, freschi di importanti incarichi ministeriali, forse non si aspettavano di ricevere una così determinata lezione di europeismo attivo dal filosofo Jürgen Habermas, l’ospite d’onore del seminario a porte chiuse svoltosi domenica a Potsdam. Merkelismo prima, insomma, e merkelismo adesso. Bisognerebbe invece, ha detto, invertire la rotta. La «cura drastica» prescritta dalla donna più potente del mondo ha prodotto solo effetti collaterali negativi. E, nel frattempo, di eurobond e di condivisione del debito non parla più nessuno, nemmeno a sinistra. Un vero atto di accusa. L’ottantaquattrenne «grande vecchio», da sempre sostenitore della necessità di «ridemocratizzare l’Europa», non ha dubbi: la grosse Koalition di cui fa parte la Spd, dopo le elezioni di settembre, sta soltanto proseguendo la li- nea dell’esecutivo «nero-giallo», con i liberali, che era guidato sempre dalla inaffondabile Cancelliera. Tanto allora quanto adesso si sfrutta una posizione «semi egemonica» all’interno della Ue per imporre «un’austerità a senso unico» che non va alle radici dei problemi da risolvere. Sono i mercati che devono essere regolamentati e tenuti a freno. La responsabilità della crisi appartiene a loro, non alle politiche economiche dei Paesi indicati come meno virtuosi, è ancora il messaggio lanciato dall’esponente della seconda generazione della scuola di Francoforte. E su tutto, ha aggiunto, c’è sempre il rischio di «un’Europa tedesca». Il vicecancelliere Sigmar Gabriel ascoltava attento. «Una sinfonia per le mie orecchie», ha poi commentato il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz. L’uomo definito «un kapò» da Silvio Berlusconi vuole infatti «cambiare tutto» se diventerà presidente della Commissione Europea. Ma il rischio è che anche lui si scontri con le necessità della Realpolitik in un’Europa troppo attenta a mediare tra interessi diversi. E che Haber- mas gli faccia ricordare, un giorno, le tante illusioni perdute, come è accaduto domenica, nell’Inselhotel, il tranquillo resort affacciato sul Templiner See, a poche decine di chilometri da Berlino, dove la Spd aveva deciso di riunirsi in «clausura». Habermas non pensa soltanto, in termini normali anche se oggi già un po’ sovversivi, a un rafforzamento dell’unione politica con l’armonizzazione delle politiche fiscali, come si direbbe a Bruxelles. Il suo obiettivo è un «governo economico comune», realizzato con ulteriori e decisivi trasferimenti di sovranità che intervenga sulle condizioni di vita della popolazione. Ma niente si può cambiare davvero senza mettere contemporaneamente le basi di un forte controllo democratico e senza promuovere una nuova legittimazione delle istituzioni europee per superare quel «metodo intergovernativo», diventato la regola nell’Unione, di cui la stessa Germania, ha osservato, è una delle maggiori responsabili, se non la principale. Gli altri Paesi e i cittadini europei, sono stati trattati da Berlino, secondo Habermas, «come bambini sottosviluppati». Solo questa rifondazione, ha continuato l’autore di «Storia e critica dell’opinione pubblica», può battere le tendenze antieuropee dominanti, provocate anFilosofo Jürgen Habermas, 84 anni, erede della Scuola di Francoforte fondata da Theodor Adorno e Max Horkheimer che e soprattutto dall’imposizione di miopi politiche dei sacrifici. I socialdemocratici non possono dire di non essere stati avvertiti, qualche mese prima delle elezioni europee. Un uomo illustre chiede loro di riempire di contenuti la voglia di governare. Paolo Lepri © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Primo Piano italia: 57525754585250 3 # ❜❜ Condivido la scelta del presidente di cambiare l’Europa: siamo a metà del fiume, se non arriviamo all’altra riva saremo travolti Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue Colloquio Il docente di Harvard Richard Freeman «Ha centrato il problema Spremere i conti pubblici alimenta la recessione» Ma fra gli economisti il dibattito è aperto Discorso Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, 88 anni, ieri al Parlamento europeo (infophoto) ❜❜ Si deve rompere il circolo vizioso di questa Europa intrappolata... La politica di austerità a ogni costo non regge più ❜❜ L’emblematico aumento dei disoccupati, il peggioramento delle condizioni di vita sono alla base del malcontento nei Paesi Ue «Il vostro presidente ha centrato il problema — dice Richard Freeman, dell’università di Harvard —. In Europa avete assolutamente un problema di austerità. Basta guardare come alcuni Paesi, soprattutto Spagna, Portogallo e Grecia, hanno spremuto i loro settori pubblici senza stimolare il settore privato. Il risultato non poteva che essere la recessione prolungata». Freeman, che ad Harvard insegna Economia, è uno dei maggiori economisti del lavoro d’America. In Europa tiene corsi alla London School of Economics. Dice che il discorso di ieri di Giorgio Napolitano al Parlamento di Strasburgo si inserisce in un dibattito importante per il Vecchio Continente. In effetti, è una discussione che va avanti da decenni e in modo acceso da almeno tre anni, sia tra i governi che tra gli esperti. Da un lato, i sostenitori della necessità di ridurre gli indebitamenti pubblici (intento fare riforme strutturali) come presupposto alla crescita: in testa la Cancelliera Angela Merkel, molti economisti tedeschi (per esempio Hans-Werner Sinn di Monaco), il governo di Londra, buona parte dei Paesi dell’Europa del Nord e i politici e gli economisti liberali. Per alcuni versi, a questo campo potrebbe essere avvicinato anche Gerhard Schröder, l’ex Cancelliere tedesco che ha di recente criticato Frau Merkel perché si è in parte rimangiata l’aumento dell’età pensionabile in Germania. Dall’altro, le sinistre, i governi dei Paesi dell’Europa del Sud, l’Amministrazione Obama da Washington — molto critica delle politiche di bilancio restrittive ispirate a Berlino — ed economisti post keynesiani come gli americani Paul Krugman, Premio Nobel e aggressivo commentatore del New York Times, e Larry Summers, ex segretari al Tesoro nell’Amministrazione Clinton. Freeman ha pochi dubbi sul fatto che l’Europa abbia sbagliato. A suo parere, persino la Gran Bretagna — che sotto la spinta del Cancelliere dello Scacchiere George Osborne ha affrontato baldanzosamente l’austerità e oggi cresce abbondantemente sopra al 2% — è in qualche modo una vittima dell’idea secon- do la quale prima si devono sistemare i conti pubblici, poi la ripresa arriva perché chi deve investire prende fiducia. «Vero che l’economia del Regno Unito ora cresce — sostiene — Ma il suo Pil (Prodotto interno lordo) è ancora sotto al livello di prima della crisi, del 2007, a causa delle politiche di austerità». Il professore concorda sulla necessità di ridurre gli indebitamenti degli Stati e dei privati. Ma dice che per farlo ci sono due sistemi più o meno corretti: «Uno è attraverso l’inflazione, in modo che il debito risulti meno costoso; l’altro è attra- Anti austerity Richard Freeman 70 anni, uno dei massimi economisti Usa: considera l’austerità un problema per l’Europa Paul Krugman Economista americano, 60 anni, Premio Nobel e aggressivo commentatore del New York Times Pro austerity Gerhard Schröder 69 anni, del partito Spd, ha ricoperto la carica di Cancelliere della Germania dal 1998 al 2005 George Osborne Cancelliere dello Scacchiere britannico, 42 anni: ha sistemato i conti pubblici per poi rilanciare la crescita verso la crescita dell’economia, che porta maggiori entrate nelle casse dello Stato. L’austerità è il modo peggiore: spreme il settore pubblico e quello privato insieme». Freeman porta come esempio positivo gli Stati Uniti: la crescita in atto, che in parte considera una sorpresa, sta creando «vasti surplus» nelle casse di molti Stati, «da New York alla California». Detto questo, quando si tratta di scegliere quali politiche fare, agli investimenti pubblici preferisce «gli investimenti privati». Non tanto però attraverso il taglio delle tasse, «che spesso non è sufficiente per spingere a investire». Piuttosto, attraverso un intervento deciso sulle banche, «affinché il sistema finanziario funzioni meglio, sia in grado di prestare alle imprese, soprattutto a quelle medie e piccole. Gli Stati Uniti lo fecero negli anni Ottanta con Ronald Reagan, a dimostrazione che non è una questione di destra o sinistra: l’Amministrazione intervenne con decisione nella crisi delle banche di risparmio e la crescita arrivò. Negli anni Novanta, la Svezia affrontò una grave crisi nazionalizzando le banche, ristrutturandole e poi riprivatizzandole: la ripresa seguì». Secondo l’economista di Harvard, il problema europeo è in buona misura proprio legato al mercato dei capitali, cioè nella possibilità delle imprese di finanziarsi a tassi d’interesse favorevoli. «Secondo il Fondo monetario internazionale — dice — il mercato dei capitali in Europa è frammentato, spezzato. In Germania prendi a prestito a un tasso basso, in altri Paesi come la Spagna e l’Italia a un tasso alto. Ciò è molto negativo per le vostre piccole imprese, in Italia. Occorre focalizzare gli sforzi sulle banche, ricostruire il mercato dei capitali. In questo senso, la Banca centrale europea dovrebbe fare molto di più». La questione «austerità contrapposta a stimolo» è stato finora il cuore del dibattito economico nella Grande crisi. Ieri, Napolitano l’ha rilanciata e ha preso posizione: da politico e da economista. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Intervista Dopo la protesta in aula dei sei deputati durante il discorso del presidente: «Non siamo qui da italiani, ma da portavoce di chi lavora» La pattuglia dei leghisti e quei fischi «contro l’euro» Il leader Salvini: «Schulz ha detto che ci sospende? Chi se ne frega» MILANO — Matteo Salvini, segretario della Lega e parlamentare europeo. Ma come vi viene in mente di contestare il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, proprio quando davanti al Parlamento europeo chiede di cambiare rotta e di superare la politica di austerità? Non era la vostra battaglia? «Certamente è la nostra battaglia. Però diventa una barzelletta se non rimetti in discussione i trattati e i vincoli europei che hanno portato a questa situazione. E soprattutto se non rimetti in discussione la moneta unica, una follia che sta massacrando il lavoro e le imprese. Non si può dire basta con l’austerità senza ridiscutere tutte le cause che hanno portato fino a qui. Altrimenti è una presa in giro. Napolitano, ieri, ha fatto l’euroburocrate». Voi siete la Lega, partito federalista, ma comunque partito che gioca il suo ruolo in Italia. Non vi è sembrato inopportuno contestare così platealmente il presidente della Repubblica? «Lo abbiamo fatto per il bene dell’Italia e dell’Europa. Non siamo al Parlamento europeo da italiani, ma da portavoce degli imprenditori, dei disoccupati, di chi lavora. In Spagna la disoccupazione è arrivata al 25 per cento, in Francia c’è la recessione, in Grecia si è superato il 60 per cento di disoccupazione giovanile. Sono nu- Ieri e oggi La protesta della Lega Nord durante il discorso di Napolitano. Sopra, Matteo Salvini. A destra, Mario Borghezio e Matteo Salvini nel 2005 contestano Carlo Azeglio Ciampi all’Europarlamento meri da dopoguerra. Non rendersi conto che l’euro non funziona significa essere in malafede». Il senso del discorso del capo dello Stato andava comunque in questa direzione. Giusto rimettere in sesto i conti, ma adesso si cambi rotta e si metta fine all’austerità. Eppure voi lo avete contestato. «Perché ormai è insopportabile la retorica sull’euro che è bello, che va bene, che non si tocca e che comunque l’Europa non può essere messa in questione. Se Napolitano fosse venuto in aula e avesse detto che ci sono stati degli errori sull’euro e che l’Europa doveva ripartire dal lavoro e non dalle banche, noi avremmo applaudito». Alla fine voi sei contestatori siete stati contestati dal resto del Parlamento che ha applaudito Napolitano. Un bottino molto magro... «E ci credo! Sono quelli che ci han- no portato fino a questo punto. Se contesti questa Europa è chiaro che ti fischiano. Fischieranno ancora per tre mesi perché ora siamo in 6 contro 700, ma a maggio si cambierà musica». Il sospetto è che vogliate recuperare terreno sui grillini protagonisti delle contestazioni alla Camera... «A Roma si sono presi a schiaffi, hanno accusato di mignottaggine delle deputate, hanno occupato l’Aula. Noi, in sei, per 30 secondi, abbiamo chesto pacatamente più lavoro e meno banche. E quando il presidente parla di protesta marginale sottovaluta l’arrabbiatura che c’è in Italia». Preoccupato delle conseguenze? «Schulz ha detto che forse ci sospende e non ci paga. Chi se ne frega. Io sono lì per portare la voce della nostra gente...». Maurizio Giannattasio © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Primo Piano italia: 57525754585250 5 Governo La missione Letta in Kuwait rivendica i risultati: siamo affidabili, basta disfattismo Intesa da 500 milioni per le piccole imprese. Sfida al Pd sul bis del governo DAL NOSTRO INVIATO KUWAIT CITY — Ha aspettato di avere in tasca qualche successo concreto e un bel po’ di soldi per rilanciare l’occupazione e ieri mattina, dopo settimane passate ad aspettare il momento giusto, Enrico Letta è partito in contropiede. Dal Bayan Palace di Kuwait City, la fortezza dello sceicco Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al Sabah, il premier ha attaccato i disfattisti e risposto alle accuse di immobilismo con un orgoglioso elenco di «fatti». L’ultimo in ordine di tempo è l’accordo tra la Cassa depositi e prestiti guidata da Franco Bassanini e il fondo sovrano Ku- wait investment authority (Kia): nelle casse del Fondo strategico italiano entreranno 500 milioni di euro da investire nelle piccole imprese. Un «grande successo» che Letta rivendica con forza nella conferenza stampa che chiude il road show nel Golfo, come un mantra salvifico: «È il più importante evento del viaggio oltre all’intesa tra Alitalia e Etihad, il più importante accordo mai realizzato per supportare la nostra economia». Torna a casa stanchissimo, ma «col sorriso sulle labbra». È felice per come sono andate le cose tra Abu Dhabi, Dubai, Doha e Kuwait city. Adesso ha qualche arma in più per reagire all’offensiva di Matteo Renzi e far capire, a colpi di numeri, di non avere intenzione alcuna di cedere il passo: «Se il polmone finanziario del mondo decide di investire tanti, tanti, tanti soldi in Italia vuol dire che siamo affidabili, che hanno fiducia e credono nella nostra stabilità. Questi soldi che riporto a casa sono la migliore risposta al di- La critica L’invito agli industriali «Cogliete e date messaggi di fiducia» sfattismo imperante. Segno che, lavorando come una squadra, i risultati arrivano». Giorgio Squinzi non li vede e Letta lo gela, a distanza. «Sono fatti che metto all’attenzione dell’opinione pubblica. Spero che anche Confindustria colga e dia messaggi di fiducia e non solo di disfattismo». Parole alle quali, da Roma, il leader degli industriali replica rivendicando il «diritto-dovere di dire quello che serve». E la polemica finisce qui, perché Letta, com’è nel suo stile, non ribatte. Quel che gli preme far sapere dal Kuwait è che «questo colpo finale dei 500 milioni sa di fuochi di artificio» e pazienza se il tono della voce non è affatto scoppiettante. Letta non ci prova nemmeno a essere quel che non è. Non vuole inseguire Renzi sul piano della comunicazione, ma rispondere alla sfida «in soldoni» e rilanciarla, convinto com’è che, giorno dopo giorno, anche gli italiani capiranno: «Vorrei che il Paese cogliesse l’iniezione di fiducia straordinaria che arriva da qui e La replica Il leader di Confindustria, Squinzi: ho il diritto dovere di dire ciò che serve che imparasse ad avere più fiducia in se stesso. Leggo molti ragionamenti sulla distinzione tra politica interna ed estera, ma questa è politica interna, è politica di sviluppo... Parlano i fatti, non i discorsi...». Una frase che sembra rivolta proprio a Renzi, il quale giorni fa aveva osservato come Letta sia un premier molto capace, «soprattutto fuori dall’Italia». I rapporti con il segretario restano gelidi eppure il capo del governo non diserterà la direzione del Pd di domani. Assicura di aver voluto lanciare «segnali rassicuranti» e quando gli domandano se andrà, per chiedere a Renzi il via libera al «Letta bis», il premier indirettamente conferma: «Torno a Roma ancora più determinato, convinto che la strada per far ripartire il Paese è quella giusta». E più tardi, lontano dalle telecamere: «Certo che sarò alla direzione, il Pd è il mio partito! Ascolterò e manderò messaggi collaborativi!». E i tempi del rimpasto? Il patto di governo? La risposta è sempre la stessa, c’è chi fa le chiacchiere e c’è chi prova a realizzare le riforme: «Affronterò le discussioni politiche con gli alleati e dentro il Pd, sapendo che siamo sulla strada buona. Investire con le parole è facile, con i soldi invece si fa solo quando c’è la fiducia». Letta comincia a sperare che i rapporti di forza tra lui e il leader del Pd non siano più così sbilanciati ed è per questo che ha deciso finalmente di «uscire dal Palazzo» con un tour nei distretti industriali italiani, come ai vecchi tempi del sodalizio con Bersani. Ma la tempistica imposta da Renzi sulla legge elettorale ha congelato per giorni il rilancio del governo e questo per Letta è un punto dolente. Quando la domanda arriva, inevitabile, il premier non fa nulla per celare l’insofferenza: «Questi problemi li affronteremo nella nostra bella e assolata Roma...». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Al Bayan Palace Gli altri investitori Il presidente del Consiglio Enrico Letta a Bayan Palace, il palazzo dell’emiro del Kuwait Sabah Al-Ahmad Al-Jaber Al-Sabah, seduto accanto a lui, durante la sua visita di ieri a Kuwait City (Ansa). Il fondo sovrano Kuwait investment authority (Kia) è pronto a investire 500 milioni di euro nel Fondo strategico italiano (Fsi), la holding di Cassa depositi e prestiti. Da marzo, quando la firma verrà siglata ufficialmente, Kia e Fsi costituiranno una società mista, di cui il socio italiano avrà l’80%, per investire nelle aziende italiane Gli interessi del Qa Qatar Tamim bin Hamad alThani, 33 anni, emiro del Qatar. Nel 2012 il Fondo strategico italiano e la holding del Qatar hanno costituito una joint venture da 2 miliardi, con dotazione iniziale di 300 milioni, chiamata «Iq Made in Italy venture» Il debito Secondo il Financial Times la contestazione riguarda il declassamento dell’Italia. Coinvolte anche Moody’s e Fitch L’emiro di Dubai, lo sceicco della Vela Lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktum, 64 anni, emiro di Dubai e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti: ha fatto costruire il Burj alArab, la Vela, tra gli hotel più lussuosi. Potrebbe essere interessato a investire in Finmeccanica Il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, 52 anni, principe ereditario di Abu Dhabi, pilota di elicotteri e comandante supremo delle forze armate emiratine: è l’uomo col quale è aperta la trattativa sulla cessione del 49% di Alitalia E la Corte dei conti chiede 234 miliardi a S&P La dolce vita A sinistra Anita Ekberg nel film «La dolce vita» di Federico Fellini. Sotto l’articolo del Financial Times sulla richiesta di danni della Corte dei conti a Standard & Poor’s: «L’Italia accusa S&P di non aver tenuto conto della “dolce vita”» L’accusa dei magistrati all’agenzia: non considera il patrimonio artistico Quanto valgono in termini di bilancio pubblico e di spread «La Divina Commedia», «La dolce vita» o La Cappella Sistina di Michelangelo? Quanto va considerato, nella ricchezza dell’Italia, l’immenso patrimonio storico, artistico e letterario accumulato in millenni? Secondo la Corte dei conti questa ricchezza va considerata eccome, quando si valuta l’affidabilità creditizia di un Paese. Cosa che invece le agenzie di rating non avrebbero fatto nel 2011, quando sull’onda dei timori per la tenuta dei debiti sovrani nei Paesi periferici dell’Eurozona declassarono pesantemente, e in più momenti, il giudizio sull’Italia a un passo dal livello «spazzatura» (junk). Per i giudici contabili è stato un errore: anche per questo hanno citato il colosso Standard & Poor’s (rating sull’Italia «BBB»), per una cifra gigantesca, destinata a battere ogni record in termini di richieste di danni: 234 miliardi di euro. La notizia è stata anticipata ieri nella sua edizione online dal Financial Times, secondo il quale sono stati trascinati in giudizio anche le altre agenzie, Moody’s e Fitch. A mancare, nella valutazione degli analisti delle tre agenzie, fra le altre cose, anche la ricchezza immateriale dell’Italia fatta di opere d’arte, beni architettonici, letteratura, persino film (il FT cita proprio il capolavoro di Federico Fellini nel titolo dell’articolo). L’agenzia statunitense ha confermato la notizia della causa, definendola «non seria e senza merito». Anche un portavoce di Moody’s ha definito «priva di merito» la mossa della Corte, mentre Fitch ha fatto sapere che collaborerà nel processo: «Capiamo le preoccupazioni del tribunale, ma crediamo di avere operato sempre in maniera corretta e nel pieno rispetto della legge». Maggiori dettagli sulla mossa giudiziaria della Corte dei conti dovrebbero essere resi noti dalla Procura il prossimo 19 febbraio. E già si preannuncia uno scontro durissimo: secondo il FT i legali delle agenzie si prepareranno a contestare Il leader di Sel Vendola: Italicum, ricorso alla Consulta Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, leader di Sinistra e libertà, annuncia battaglia contro l’Italicum: «Questa è una riforma indecente della legge elettorale. Io non ci sto e sono pronto a fare ricorso, ad agire in tutte le sedi, dalla Corte costituzionale alla Corte di Giustizia europea, per tutelare la democrazia: con il meccanismo delle doppie soglie si mortifica la presenza dei piccoli partiti in Parlamento, non si possono uccidere le culture politiche di minoranza». © RIPRODUZIONE RISERVATA la legittimità dell’azione, visto che si tratta di un tribunale che valuta la responsabilità dei dipendenti pubblici e non anche di una entità esterna come un’agenzia di rating, anche se le sue azioni influenzano direttamente l’attività dello Stato attraverso l’attribuzione di un merito di credito che è uno degli elementi che incidono sul costo del debito pubblico. In Italia il taglio del rating e il conseguente innalzamento dello spread, sottolinea il FT, portarono prima alla caduta del governo Berlusconi nel novembre 2011 e a una serie di misure economiche di emergenza da parte dell’esecutivo di Mario Monti. Si tratta della seconda azione giudiziaria dello Stato italiano contro le agenzie di rating: l’anno scorso il pm di Trani, Michele Ruggiero ha chiesto il rinvio a giudizio di nove tra dirigenti e funzionari di S&P e di Fitch (archiviata la sola posizione di Moody’s) per manipolazione del mercato continuata e pluriaggravata in quanto «attraverso artifici a carattere informativo fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari un’informazione distorta in merito all’affidabilità creditizia italiana e alle iniziative di rilancio economico adottate dal governo italiano, per disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne così il valore». L’udienza preliminare riprenderà il 18 febbraio con la decisione del gup Angela Schiralli sulle associazioni dei consumatori come parti civili. Fabrizio Massaro © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 6 Primo Piano Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 # M5S, in 40 a rischio sanzioni Nel mirino anche Dambruoso Provvedimenti dei questori: volevano bloccare l’Aula Nel Movimento dissidenti in bilico. Domani il vertice Ncd in Calabria Scopelliti, gaffe sui gay Poi candida Cecchi Paone CATANZARO — Quando e dove è tutto ancora da definire. Alessandro Cecchi Paone, giornalista, omosessuale dichiarato ha, comunque, già deciso. «Mi candiderò in Calabria come capolista nel Nuovo Centrodestra». Il presentatore televisivo ha preso al volo l’opportunità offertagli dal Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, dopo la polemica per la frase sui gay pronunciata da quest’ultimo che ha alimentato qualche polemica. «Noi non vogliamo nelle liste uomini che sono innamorati di altri uomini», aveva detto Scopelliti nel corso della presentazione dei circoli del Nuovo Centrodestra, in Calabria. La frase ha irritato l’Arcigay. Lo stesso Cecchi Paone ha scritto ieri una lettera a l’Ora della Calabria, sostenendo che anche tra i «democratici e i liberali esistono solide formazioni che credono nel riconoscimento delle unioni civili tra gay e alla loro tutela. Credo in Scopelliti e per questo la mia non sarà una candidatura mediatica, ma l’inizio di un progetto liberale per i diritti dei gay. Per una volta la rivoluzione partirà dal Sud, dalla Calabria, terra complessa, ma comunque capace di affrontare il cammino di una riforma storica che il Nord non ha mai voluto sostenere», ha spiegato il giornalista. Scopelliti ha apprezzato la disponibilità di Cecchi Paone lasciandogli libera scelta su dove candidarsi. «Può darsi al Comune di Reggio Calabria ma, penso anche alle Regionali o anche alle Europee», ha detto Cecchi Paone. Che ha già le idee chiare sul suo futuro politico. «Qualunque sia l’ente che dovrò rappresentare, mi propongo di fare l’assessore alle Pari opportunità». Carlo Macrì © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — A Montecitorio è il momento di tirare le fila e dare le punizioni. Per tutto quello che è successo negli ultimi dieci giorni, una bagarre che i questori della Camera non hanno esitato a definire «di estrema gravità e che non conosce precedenti». Sono una quarantina i deputati del Movimento 5 Stelle che sono finiti sul banco degli imputati. A loro si aggiungono Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) e Stefano Dambruoso, questore di Scelta Civica. E intanto la tensione fra la presidente della Camera Laura Boldrini e il leader del Movimento 5 stelle non accenna a diminuire. La Boldrini, in mattinata, ci aveva provato: «Quella con Grillo? È una vicenda chiusa». Ma lui, Beppe Grillo, non ha voluto chiudere proprio nulla e ancora in un post di ieri sollecitava le dimissioni della numero uno di Montecitorio. Beppe Grillo metteva in guardia anche da «un colpo di Stato in atto» suscitando l’ironia del segretario del Pd Matteo Renzi: «Colpo di Stato? Mi pare che sia il tredicesimo del 2014, state attenti». La tensione resta altissima. Laura Boldrini in tv aveva definito quelli del Movimento 5 Stelle «eversori» e anche dei «potenziali stupratori», per via di post sessisti sul blog di Grillo. Dichiarazioni che hanno provocato una valanga di reazioni. Anche dal Pd, dal vicepresidente della Camera Roberto Giachetti: «La Boldrini sbaglia a parlare di eversione, ancorché sotto pressione, è pur sempre la terza carica dello Stato». Per la collega di partito Maria Elena Boschi il termine eversione «sembra un po’ esagerato». Non sono mancate le reazioni del Movimento. Claudio Messora, responsabile comunicazione per i 5 Stelle Senato, l’altro ieri ha scritto un tweet che ha scatenato le ire anche dentro lo stesso Movimento («Cara Laura volevo tranquillizzarti. Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori, tu non correresti alcun pericolo»). Per questo tweet il senatore Lorenzo Battista di nuovo ieri ne ha sollecitato le dimissioni: «Vorrei che in proposito si esprimesse Grillo, se gli va bene di essere rappresentato da una persona I renziani Giachetti: la Boldrini sbaglia a parlare di eversione. E la Boschi: termine un po’ esagerato così». Battista appartiene a quel gruppetto di cosiddetti dissidenti che all’interno del M5s vengono quotidianamente osteggiati. Adesso torna sul tavolo l’ipotesi di espulsioni, dopo che ieri è stato «salvato» il deputato Tommaso Currò. La prossima riunione è fissata per domani. Monica Casaletto, senatrice fra i dissidenti del M5s, alza le spalle: «Vogliono cacciare i ribelli dalla Storia? Ne faremo un’altra». Dopo Messora problemi anche per Massimo De Rosa, deputato di M5s: lui ha apostrofato (e ammes- so di averlo fatto) alcune deputate del Pd con frasi irripetibili. «Voglio essere giudicato e rinuncio all’immunità parlamentare», ha fatto sapere. Ma intanto di lui si sono già occupati i questori della Camera nella relazione che hanno fatto ieri all’ufficio di presidenza. Sarà quest’ufficio a commissionare sanzioni dopo un’istruttoria che si preannuncia lunga ma per la quale, garantisce la Boldrini, «non verranno usati due pesi e due misure». Per Dambruoso, ad esempio: i questori della Camera non hanno potuto stilare la relazione tutti e tre insieme. Perché Dambruoso ha dovuto chiamarsi fuori: nei giorni della bagarre ha colpito una deputata del Movimento 5 Stelle, Loredana Lupo. I suoi colleghi Paolo Fontanelli (Pd) e Gregorio Fontana (Forza Italia) lo hanno bacchettato. Anche per lui punizioni in vista. Le sanzioni per gli incidenti del 24, 29 e 30 gennaio (e anche l’occupazione dei banchi di governo del 4 dicembre) arriveranno dopo l’esame della legge elettorale. Di certo ci si aspetta pene severe, soprattutto perché alcuni passaggi della relazione sono assoluti: «Numerosi parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno adottato comportamenti che, esulando da ogni forma legittima di ostruzionismo o contestazione, sono stati finalizzati ad ostacolare materialmente il funzionamento di organi parlamentari e a precludere ad altri deputati la possibilità di esercitare le proprie funzioni». Gli scontri Il 29 gennaio ci sono scontri alla Camera dopo il voto sul decreto Imu-Bankitalia. A scatenare la bagarre la protesta del M5S Gli scontri a Montecitorio del 29 gennaio La vicenda Le tappe I 5 Stelle Il caso 2 La bagarre Nell’aula di Montecitorio il clima si fa incandescente, volano insulti, i commessi faticano a mantenere la calma. Nel parapiglia cade a terra il deputato 5 Stelle Luigi Gallo, 36 anni, spinto via — secondo la ricostruzione dei questori della Camera — dal deputato di Scelta Civica Stefano Dambruoso mentre cercava di salire su un banco del governo (Ansa) Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Il filosofo che invitò il leader ad andare al governo: non mettono niente in pratica, puntano soltanto a distruggere «Insipienti e telecomandati, io deluso dai 5 Stelle» Bodei: hanno sul collo il fiato dei loro capi Colpa anche di chi amplifica ogni tweet Deluso, professore? «Molto». Però ci ha creduto. «Sapevamo che ci avrebbero presi a sberleffi per il nostro appello, ma volevamo stanare Grillo». Beh, non pare ci siate riusciti. «Quasi un anno dopo, la situazione s’è imbarbarita. Il confronto con istituzioni e presidente della Repubblica è distrutto». Remo Bodei, filosofo idealista appassionato di Hegel, strada facendo s’era invaghito di Beppe: anche se oggi ne parla con i tempi al passato del corteggiatore respinto. A inizio marzo dell’anno scorso, poco prima che Bersani venisse umiliato in streaming dal duo Crimi-Lombardi, aveva rivolto — assieme ad altri intellettuali del livello di Salvatore Settis e Barbara Spinelli — un invito pubblico al vate pentastellato («Se non ora quando?») perché sedesse con la sinistra storica al tavolo d’una maggioranza riformatrice. I sogni muoiono all’alba, eh? «L’insipienza e l’arroganza di molti senatori e deputati grillini ha prevalso sull’impegno e la buona volontà di altri. C’è parecchio analfabetismo politico, questi gruppi sono telecomandati. E per quelli tra loro che vogliono ragionare c’è... il Mastino dei Baskerville». Caspita! Si riferisce a... «Ma sì. A Grillo e Casaleggio, insieme». Un mastino a due teste. «Pensi che a Ballarò non l’ho neanche mai voluto nominare, Casaleggio. Per non dargli importanza». Ammetterà che una certa intellighenzia di sinistra li ha coccolati parecchio, fino a qualche tempo fa. «Non direi coccolati. Bersani, certo, ha tirato troppo la corda. Ma il tentativo era evitare di consociarsi con Berlusconi. Diciamo che è mancato il rendez-vous». Diciamolo. «L’umiliazione pubblica della delegazione Pd non è cosa che si dimentica, in politica». Il Foglio vi prende in giro, voi dell’appello: vi chiama gli «intellò». «A me la parola “intellettuale” fa schifo. Mai stato un intellettuale orga- nico. Altri forse sì. La verità è che dopo l’habeas corpus bisognerebbe ottenere l’habeas mentem: il rispetto per i ragionamenti altrui». Sferzato da Grillo dopo il vostro appello, Settis ammise sul Fatto Quotidiano che «l’intellettuale ha una straordinaria abitudine a servire». «Settis mi pare si desse la zappa sui piedi. Se qualcuno vuole servire, serva. Io mi sento libero». Barbara Spinelli ieri ha rivendicato quel vecchio appello a Grillo, dice che lo rifarebbe ogni giorno. «Ha senso solo se si spaccano i Cinque Stelle. Solo se discutono davvero, senza il fiato del Mastino sul collo». Comandano i social network... «Guardi, io non ce l’ho coi social network. Dico però che ora la politica ha varcato la soglia del privato, è entrata in casa ed è diventata seduzione». Largo, dunque, ai seduttori e ai All’Università Trento, i No-Tav contestano Prodi Blitz dei No-Tav, ieri all’Università di Trento, per contestare l’ex premier Romano Prodi. Un gruppo di anarchici, circa una decina, ha interrotto il Professore, che nel pomeriggio stava tenendo una conferenza nell’ateneo, e ha lanciato volantini contro la Tav, chiedendo la scarcerazione dei militanti del movimento. «Non pensavo di avere così grandi responsabilità», ha commentato Prodi, mentre buona parte del pubblico ha rumoreggiato chiedendo l’allontanamento dei manifestanti. Sono quindi intervenuti gli agenti della Digos che hanno portato fuori dall’aula i contestatori e li hanno identificati. © RIPRODUZIONE RISERVATA partiti personali di cui parla il politologo Mauro Calise? «È così. Si va avanti per miti, il mito più recente è la rottamazione». Non si riferisce solo a Grillo. «Certo, parlo anche di Renzi. In tutte le rivoluzioni si comincia dall’anno zero. Ma alla prova dei fatti certe posizioni politiche si trovano nelle pastoie». Un merito di Grillo, suvvia... «Avere messo in piedi una nuova classe politica con alcune persone perbene. Ma...». Le pareva che non c’era il «ma»... «Ma l’educazione politica va fatta lasciando autonomia, senza una guida da oracolo nascosto o palese». Uno vale uno... «Ma la regola è stata distrutta appunto dagli oracoli e dall’opacità». Un consiglio al vate. «Non faccio l’oracolo. Però Grillo lasci che i suoi entrino nei meccanismi parlamentari, acquisiscano la “cognizione delle cose particulari”, per dirla con Machiavelli, senza trattarli da traditori». Grillo lo impedisce. «Sì. Alcuni dei suoi sono zelanti, studiano, partecipano alle commissioni, imparano. Ma non riescono a mettere nulla in pratica, perché si punta a distruggere gli avversari e a prendere il potere sulle macerie». Bell’azzardo. «Grillo e Casaleggio fanno un gioco spregiudicato. E sostengono di poterlo fare tutto nella Rete. Ma se non avessero l’eco di televisioni e giornali non sarebbero quello che sono». Sta dicendo che il Mastino dei Baskerville l’abbiamo creato noi? «Eh, eh... Non dico che dovete mettergli la mordacchia. Ma loro giocano sul fatto che qualsiasi tweet diventa un titolo». In questi giorni si sono avanzati paragoni col fascismo. Il filosofo Remo Bodei, nato a Cagliari, insegna filosofia a Los Angeles, all’Università della California. Il suo ultimo saggio è «Immaginare altre vite» (Feltrinelli) «Termine improprio, il fascismo era altro. Ma vedo elementi di deriva autoritaria lontani dalla nostra tradizione democratica». Che non è una gran tradizione. «Non lo è. Sorel diceva di Pietro il Grande che aveva forzato il consenso russo per fare della Russia una nazione che guardava a occidente. Forzare il consenso è come crescere pomodori in serra. Noi siamo così». Il futuro sarà di Pietro il Grande? «No. Sarà di una democrazia senza consenso drogato. Con soluzioni di alto livello». Ci crede? «No». No? «Ci spero». Goffredo Buccini @GoffredoB © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Primo Piano italia: 57525754585250 7 # I numeri La rissa in Aula coinvolge oltre 40 deputati, i commessi e anche il questore di Scelta Civica Stefano Dambruoso 1 Il ruolo I questori sovraintendono alle spese, al cerimoniale, al mantenimento dell’ordine e alla sicurezza delle sedi della Camera Il blitz L’impegno Dal messaggio del leader un anno fa alla chiamata alle armi per Tsipras Momenti di forte tensione a Montecitorio lo scorso 29 gennaio subito dopo il voto finale sul decreto Imu Bankitalia. Molti deputati 5 Stelle si avvicinano a mani alzate ai banchi del governo con l’intenzione di occuparli per protestare contro la decisione della presidente della Camera Laura Boldrini di mettere in votazione il provvedimento troncando l’ostruzionismo parlamentare. Alcuni deputati pentastellati si imbavagliano con fazzoletti bianchi (Ansa) 3 Il bavaglio La deputata dei 5 Stelle Loredana Lupo, 35 anni, con un fazzoletto bianco sulla bocca come altri suoi colleghi avanza verso la presidenza dell’Aula. Gli assistenti parlamentari cercano di evitare che i deputati raggiungano la presidente della Camera Boldrini (Ansa) 4 Il colpo Il culmine dei disordini avviene quando, secondo la ricostruzione dei funzionari della Camera, il questore Stefano Dambruoso, 51 anni, «nell’intento di allontanare la deputata Lupo, protendeva il braccio destro colpendola con la il mano tra il collo e si) volto» (Photo Ma Le sanzioni Per stabilire quali sanzioni applicare l’ufficio di presidenza della Camera sentirà da domani più di 40 deputati LE FIRME PER GRILLO UN’ILLUSIONE PERDUTA È IL CURIOSO DESTINO DEGLI APPELLI SEGUE DALLA PRIMA Destino cinico e ingrato. Non è nemmeno passato un anno, e quell’appello si è trasformato nel suo opposto: «Signor Grillo, la smetta, per favore». È rimasta Barbara Spinelli, intervistata dalla Stampa, a tener fede con testarda coerenza a quell’appello. Gli altri non nascondono il loro imbarazzo. «Una grande occasione si apre con la vostra vittoria, di cambiare dalle fondamenta il sistema politico: Ma si apre, qui, ora», scrissero con impeto civile Remo Bodei e Barbara Spinelli, Salvatore Settis e Roberta De Monticelli. «Facciamolo», ribadirono agli «amici del Movimento 5 Stelle» Jovanotti e Roberto Benigni, Michele Serra e Roberto Saviano, Oscar Farinetti e Carlin Petrini. E ora, che hanno fatto quegli amici? «Pestano mediaticamente» Laura Boldrini, insultano i giornalisti amici, danno fondo al sessismo più turpe, uno è arrivato persino a fotografare un libro di Corrado Augias messo al rogo. Un orrore. Ma allora non era forse un semplice errore cercare di imbarcare questi «barbari» al governo? Eleggere insieme il capo dello Stato, mentre adesso vogliono addirittura invocare l’impeachment per Giorgio Napolitano? Non importa. C’è sempre un altro appello per lenire le ferite della disillusione. C’è sempre una nuova raccolta di firme per far dimenticare quella precedente. Ora si sottoscrive l’appello promosso da MicroMega per fare una lista alle Europee sotto la guida di Alexis Tsipras, l’eroe della sinistra greca che scalda i cuori degli intellettuali generosi come Andrea Camilleri, ancora Barbara Spinelli, ancora Michele Serra, Luciano Gallino, Guido Viale, Paolo Flores d’Arcais. C’è sempre una firma come risarcimento emotivo. Nella trasmissione «Aniene 2» Corrado Guzzanti, ricorda Luca Mastrantonio nel suo «Intellettuali del piffero», ha riassunto così questa inclinazione compulsiva all’appellomania: «In questi ultimi anni ho firmato decine di petizioni, per la riforma elettorale, per ridare la Rai ai cittadini, per le coppie di fatto, per i tagli alla politica. Non sono servite a niente, ma ora ho una firma più scorrevole». «Il firmamento», come lo definiva il compianto Nello Ajello che studiava da anni il rapporto nevrotico tra gli intellettuali e la sinistra, soprattutto la sinistra I volti Barbara Spinelli Giornalista, editorialista e scrittrice, tra i fondatori di Repubblica comunista. Firmavano così tanto che a volte si confondevano. Come Corrado Alvaro, che si trovò nel ’48 a sottoscrivere contemporaneamente l’appello elettorale per il Fronte Popolare e quello a favore della Democrazia Cristiana. Cambiano le Repubbliche, crollano i muri, si dissolve il Pci, ma l’intellettuale pensieroso dei destini dell’umanità che sforna appelli a getto continuo non ha certo smesso di firmare. Persino gli avversari della sinistra hanno cominciato a lanciare appelli. Marcello Veneziani ha agitato l’appello per un pensiero «divergente». Dal Foglio si stilò l’appello per protestare contro l’estromissione cattofobica di Rocco Buttiglione dalla Commissione europea. Ma sono manifestazioni sporadiche, che non riescono a competere con i professionisti della petizione, tra cui spicca con costanza ammirevole Roberto Saviano. Suo l’appello per una «legge anti corruzione», firmato da molti nomi che fatalmente tendono a essere più o meno sempre gli stessi. Naturalmente questi appelli vengono firmati da migliaia e migliaia di cittadini. Ma purtroppo i giornali riportano solo le firme degli intellettuali, degli artisti, dei registi, dei cantanti, degli architetti, dei La disillusione Se la petizione di intellettuali cade nel vuoto c’è sempre un altro manifesto da sottoscrivere per lenire la disillusione Andrea Camilleri Scrittore (creatore del commissario Montalbano) e sceneggiatore Roberta De Monticelli Filosofa, insegna Filosofia della persona all’Università San Raffaele Paolo Flores d’Arcais Filosofo, ricercatore universitario e direttore della rivista MicroMega filosofi, degli attori, degli scultori, e invece molto più raramente dei falegnami, degli impiegati dello Stato, degli infermieri e di tanti mestieri simili e che portano minore notorietà. Migliaia e migliaia, decine di migliaia di italiani, hanno per esempio sottoscritto nei mesi scorsi un appello del “Fatto quotidiano” contro il tentativo, poi per l’ennesima volta abortito, di modificare la seconda parte della Costituzione. Ma ovviamente ha fatto molto più scalpore l’adesione di volti e voci più famosi, come Fiorella Mannoia e tanti altri, che solitamente non arretrano di fronte all’impegno di una firma, di un vibrante appello, di un’appassionata petizione. Spesso poi quegli appelli, sottoscritti molto spesso da assidui frequentatori del genere, sembrano avere un grande seguito di massa, come accadde per i cosiddetti girotondi oppure con le manifestazioni di protesta per l’uso berlusconiano del «corpo delle donne» di stampo «Se non ora quando» (acronimo Snoq). Non sempre cioé gli appelli hanno avuto l’esito desolante di quello rivolto a Beppe Grillo, adesso inopinatamente deplorato come uno «squadrista». Un incentivo a continuare. Si (ri)aprono le sottoscrizioni. Pierluigi Battista © RIPRODUZIONE RISERVATA Il fronte critico Il parlamentare pentastellato: ho parlato di consulenti e programmazione per dare un messaggio forte, Casaleggio cambi rotta Il deputato e i neurolinguisti: stiamo sbagliando messaggio MILANO — Sempre più spesso controvento. Con dichiarazioni che hanno suscitato dibattito tra i Cinque Stelle. E non solo. Per Ivan Catalano, 27 anni, deputato eletto in Lombardia, già contestato per ritardi nel rendicontare e versare le quote eccedenti della diaria, gli ultimi giorni sono stati una escalation. Prima ha smentito Beppe Grillo via Twitter, poi ha accennato a consulenti di programmazione neurolinguistica ingaggiati da Gianroberto Casaleggio per i parlamentari pentastellati. Consulenti, a suo dire, da allontanare. A cosa si riferiva? Ci sono stati episodi che ci può raccontare? «Quello che ho scritto era più che altro una provocazione, perché certe volte si usano tecniche di comunicazione che poco hanno a che fare con il contenuto. E Chi è A Montecitorio Ivan Catalano, 27 anni, deputato, vicepresidente della commissione Trasporti alla Camera, fa parte del Comitato parlamentare per i procedimenti d’accusa questo sta accadendo anche ad alcuni miei colleghi che frequentemente usano slogan». Qualche esempio? «A me non piace la comunicazione televisiva, quindi direi tutti quelli che sono andati in tv. Ovviamente fanno eccezione le testate giornalistiche perché danno notizie. Io sono contrario alle presenze sul piccolo schermo, non sono mai cambiato». Perché? «Capisco che la televisione sia l’unico mezzo per raggiungere una vasta platea ma nei fatti banalizza la sostanza delle cose». Lei però nel suo post ha attaccato anche Gianroberto Casaleggio... «L’ho fatto per dare un messaggio forte, perché è lui che gestisce la nostra comunicazione ed è lui che gli può far cambiar rotta». E cosa pensa di Beppe Grillo? «Penso che abbia una linea comunicativa un po’ troppo forte ultimamente, tende a spostarsi sul terreno dello scontro più che a essere divulgativa: così si generano solo certi commenti sul blog». E della sua presenza a Roma? «Noi siamo qui per lavorare. La presenza di Grillo o meno non è discriminante». Lei ha criticato anche il responsabile della comunicazione al Senato Claudio Messora per il suo tweet su Laura Boldrini. Si è scusato, è soddisfatto del gesto? «No, non accetto le scuse. Non è la prima volta che accade. Quando parla non è a titolo personale, ci rappresenta». ❜❜ Le visite ❜❜ Le punizioni La presenza del leader a Roma? Noi siamo qui per lavorare, che lui ci sia o meno Sono contrario a punire Currò. Non ha fatto nulla, forse qualcuno ce l’ha con lui per altri motivi Come hanno reagito i suoi colleghi al suo post? «Nessuno mi ha detto niente, non hanno avuto alcun tipo di reazione». Ha partecipato all’assemblea sul caso-Currò? «No, ho approfittato del tempo libero per svolgere alcune commissioni». Ma che idea si è fatto della vicenda? «Sono contrario a possibili sanzioni. Currò non ha fatto nulla di che, ha solo firmato un emendamento (di Forza Italia, ndr) a favore della messa sotto tutela di un’area marina nei pressi di Milazzo. Può darsi che qualcuno se la sia presa per motivi personali con lui». Emanuele Buzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Primo Piano Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 # I partiti Le scelte Patto di governo, Renzi rinvia a marzo Il sindaco rivendica altre priorità. Domani direzione pd con il premier Eurodeputato L’ex pd Bonanini (il «Faraone») passa al gruppo di Forza Italia GENOVA — L’annuncio doveva farlo ieri ma è slittato di un giorno per l’arrivo del presidente Giorgio Napolitano a Strasburgo: Franco Bonanini, l’ex potentissimo presidente del Parco delle Cinque Terre (era soprannominato il Faraone), deputato europeo nelle liste del Pd, finito nella polvere per un guaio giudiziario, è entrato nel gruppo del Ppe e come indipendente nella delegazione di Forza Italia. Traghettatore è stato il neo-coordinatore forzista della Liguria Sandro Biasotti che, però, frena su una possibile candidatura dell’ex Faraone a Bruxelles: «Ben felici — dice Biasotti — di accoglierlo nel Ppe, è una persona che ho sempre stimato. Se c’è un peccato che non gli perdono è solo quello politico di essere entrato nel Pd». Per le candidature di Forza Italia in area ligure però bisognerà aspettare e se ci sarà posto anche per Bonanini si vedrà, intanto lui dice che, certo, sarebbe disponibile: «Sono dieci mesi che mi impegno come europarlamentare soprattutto nella commissione ambiente». Nel settembre del 2010 Bonanini, accusato di aver gestito il Parco con modi a dir poco dittatoriali, venne arrestato, i magistrati spezzini gli contestavano una lista di reati di abuso ma non di aver intascato soldi. Il processo è in corso a La Spezia. Al momento dell’esplosione del fattaccio giudiziario il Faraone era già da tempo ai ferri corti con il Pd perché — Franco Bonanini contro le garanzie ricevute dal partito — non era stato eletto nel 2009 alle Europee, primo degli esclusi. Dopo l’arresto, ricorda Bonanini, «quelli del Pd non li ho più sentiti per quattro anni». Così quando l’anno scorso per la rinuncia di Gianluca Susta è stato ripescato e il Pd gli ha chiesto di «fare una scelta di coscienza e un passo indietro» ha tirato dritto per la sua strada. Che lo ha portato a Strasburgo, quindi nel Ppe e a Forza Italia. «Mi riconosco — spiega — nella sensibilità di questo partito per i temi della giustizia». Quella di entrare nel Ppe è una scelta confortata dal parere di alcuni amici, ad esempio quello di Renato Brunetta: «Ho conosciuto Brunetta quando era ministro a un convegno sull’ambiente a Ravello — racconta —. Ricordo che c’erano anche Matteo Renzi e Ermete Realacci. Poi Brunetta è venuto alle Cinque Terre e quando mi ha detto che cercava un angolino tranquillo qui ne sono stato felice. Lo apprezzo, ho parlato con lui sì, ma come amico più che come politico». Il rustico di Brunetta alle Cinque Terre entrò di sfuggita nell’inchiesta spezzina ma nulla, alla fine, venne contestato. Erika Dellacasa © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Si fa sempre più insistente il pressing su Matteo Renzi perché prenda la guida del governo al posto di Enrico Letta, il quale, secondo questo schema dovrebbe andare, dopo le elezioni del 25 maggio, a ricoprire il ruolo di commissario europeo. È un’offensiva che sembra non dar tregua al segretario. E c’è chi sospetta che anche l’incontro di ieri al Viminale tra il leader del Pd e Angelino Alfano sia ruotato attorno a questo tema. Un governo Renzi che arrivi fino al 2018, con una legislatura costituente e una doppia maggioranza, una che regge l’esecutivo e un’altra che manda in porto le riforme. Ma il diretto interessato sta resistendo strenuamente a ogni profferta, come ha spiegato a un amico: «Non è un tema che ho posto all’ordine del giorno dei miei programmi, anche perché vorrei il voto degli italiani. In realtà è una questione che viene alimentata soprattutto da alcuni alleati e dalla minoranza del mio partito». Quel che però il segretario non ha detto all’amico è che il tema viene ormai discusso pure da una fetta dei suoi. L’area che fa capo al ministro Graziano Delrio punta sull’inizio di quella che definisce l’«Era Renzi». Anche perché c’è chi teme che con questa nuova riforma elettorale il centrosinistra possa perdere alle prossime elezioni. Benché l’ultimo sondaggio a disposizione dei partiti riveli che le coalizioni del centrosinistra e del centrodestra sono entrambe intorno al 35% e in caso di ballottaggio vincerebbe, e non di poco la prima. Insomma, nonostante Renzi si opponga al pressing, è chiaro che questa situazione non stia favorendo il clima più adatto a stemperare le tensioni tra il premier e il segretario. Il sindaco di Firenze non nasconde — e lo continua a dire — che «il governo potrebbe fare di meglio». E non sembra nemmeno condividere l’entusiasmo di Letta per la promessa del Kuwait di investire in Scout Matteo Renzi da ragazzo negli scout, in una foto pubblicata da «Chi». Il settimanale, in edicola oggi, ha intervistato il parroco del giovane Renzi: «Già a 7 anni era svelto di lingua e non si arrendeva mai» Italia. Per il segretario ciò che importa è «come vengono utilizzati quei soldi», ciò che importa è «fare un piano industriale» degno di questo nome, è varare «programmi più decisi». Ma non si parlerà di tutto questo nella direzione di domani a cui prenderà parte pure il premier. Letta ha fatto sapere di voler parlare anche di Impegno 2014 (nonostante c’è chi è pronto a scommettere che alla fine l’inquilino di Palazzo Chigi potrebbe soprassedere). Ai piani alti del Nazareno, comunque, sono convinti che il premier non cercherà lo scontro con il sindaco: «Che fa, vie- ne a sfidarci qui in direzione dove abbiamo il 70%?». Insomma, il presidente del Consiglio deve farsene una ragione: del patto di governo Renzi non parlerà prima di marzo e, forse, lo farà ancora più in là. Lo ha spiegato lui stesso ieri pomeriggio ai suoi: «Per siglare Impegno 2014, voluto da Letta, prima dobbiamo fare le nostre proposte e approvarle in Direzione. Ma ci vuole tempo perché intanto abbiamo in programma tre Direzioni su altri argomenti. Quindi Letta dovrà pazientare...». Già, «pazientare», perché per il momento le priorità di Renzi sono altre: «Adesso portiamo a casa l’accordo su Titolo V e sul Senato, domani lo facciamo approvare in direzione senza voti contrari, poi andiamo avanti con il programma delle altre riunioni. Quando avremo in mano la legge elettorale, potremo cominciare a ragionare del governo, non prima, altrimenti la palude ci risucchia». E infatti al Nazareno è forte la tentazione di far slittare il «capitolo governo» addirittura ad aprile, quando la riforma sarà passata in entrambi i rami del Parlamento. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA La protesta Germania, i giovani turchi contro Erdogan Visita con proteste. Ieri il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan era a Berlino per incontrare la cancelliera Angela Merkel. In occasione del meeting un gruppo di manifestanti della Confederazione dei giovani turchi di Germania si è radunata davanti alla stazione della capitale tedesca per chiedere le dimissioni del primo ministro e del governo. Erdogan ha chiesto alla Germania di sostenere con più forza la causa turca per l’ingresso nell’Unione Europea. Angela Merkel però ha replicato a chiare lettere di essere «scettica». © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Ma l’ex coordinatore smentisce di aver dato del «babbeo» al nuovo consigliere politico La sfida (continua) tra Verdini e Toti E il Cavaliere prepara il suo libro «Verità» Il leader concentrato sulla ricostruzione della «persecuzione giudiziaria» ROMA — Loro negano attriti. Denis Verdini lo fa con una nota secca in cui smentisce di aver definito «un babbeo» Giovanni Toti, come invece aveva scritto Libero riportando una chiacchierata al ristorante dell’ex coordinatore con uno sconosciuto interlocutore: «Non ho motivo per rivolgere all’amico Toti espressioni offensive, al contrario, anche perché chi mi conosce sa bene che se io devo dire qualcosa lo faccio a viso aperto, in modo diretto, parlando all’interessato, e mai e poi mai alle spalle». Il consigliere politico dell’ex premier, ormai assurto al ruolo di collaboratore numero uno, ci ride su: «Offendermi? Ma su, via...». Anzi, dicono, una telefonata mattutina di chiarimento è finita a ridere: «Denis, se mi avessi definito così ti saresti veramente rammollito...». Chi li conosce giura che, in pubblico, i rapporti tra i due siano cordialissimi. Fin troppo, aggiungono, per uno abituato a essere ruvido co- me Verdini. E in effetti, dietro la gentilezza, lo scontro politico c’è tutto. Non tanto o non solo tra i due uomini forti di Forza Italia, ma tra le due idee di partito che dietro i loro volti e le loro mosse si contrappongono. L’uno, Toti, è ormai chiaramente la faccia più visibile di quel cambiamento che Berlusconi vuole imporre a Forza Italia. L’altro, Verdini, è l’estremo difensore — come lo è Fitto, a capo dell’area lealista che non fa sconti di nessun tipo al Cavaliere — dell’idea di partito che vede la centralità di organi, statuto, e la rappresentanza della attuale classe dirigente nella tolda di comando. Il braccio di ferro tra le due anime va avanti da almeno due mesi, da quando cioè Berlusconi ha rilanciato Forza Italia e promesso che avrebbe nominato (come prevedono le regole interne) un Ufficio di presidenza che lo avrebbe affiancato. Ma dell’organo atteso e promesso continua a non vedersi traccia, proprio per la resistenza — attiva e passiva — che sta opponendo il Cavaliere. Nel suo «cerchio magico» c’è chi racconta che il problema sarebbe legato ai nomi — tutti troppo «vecchi» o comunque esponenti della attuale nomenklatura — che Verdini sta proponendo a Berlusconi. Ma in realtà, dicono da Arcore e dintorni, il problema sarebbe ancora più profondo: «Più Verdini, Fitto, Rotondi, Capezzone e tutti gli altri pressano Berlusconi, più lui si innervosisce e l’ufficio non glielo dà. Non tollera che non si fidino di lui, che non gli lascino mano libera». Perché, dicono, per Friuli Venezia Giulia Il capogruppo condannato a pagare per le spese illegali dei suoi consiglieri Per i rimborsi del consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia, la Corte dei conti ha condannato Gianfranco Moretton, ex capogruppo del Pd: per i giudici ha causato un danno alle casse pubbliche e dovrà risarcire 60.098 euro. La Corte sostiene che Moretton (che ricorrerà in appello) avrebbe dovuto verificare che le spese dei colleghi fossero giustificate e legate ad attività istituzionali: i rimborsi sono versati al capogruppo, a © RIPRODUZIONE RISERVATA cui spettano obblighi di contabilità e vigilanza. l’ex premier l’idea di «organismi pletorici, che sanno di vecchia politica e che non servono a nulla, a meno che non vogliamo ingabbiarmi...» è semplicemente un autogol. Chiuso ad Arcore ad occuparsi delle sue aziende, dei suoi processi e della stesura di un libro-pamphlet che lo sta appassionando e che occupa ore e ore del suo tempo — si chiamerà La verità e racconterà la sua versione dei fatti sulla «persecuzione giudiziaria che va avanti ai miei danni da 20 anni» — Berlusconi ha in testa una strategia che non passa certo per la nomina di organi statutari, ma semmai per il varo di organismo più agile come un ufficio politico-segreteria sul modello di quello renziano e con tante facce nuove, che accompagni e dia vigore all’azione sulla quale conta di più: quella dei Club Forza Italia sul territorio che vorrebbe come una sorta di centri d’ascolto e di collaborazione con i cittadini «che vivono la crisi sulla loro pelle». Tutto il resto conta poco, a partire dall’ufficio di Presidenza. Che a via dell’Umiltà però credono possa essere perfino varato oggi, quando Berlusconi tornerà a Roma. Ma che i fedelissimi dell’ex premier vedono lontanissimo: «Si illudono...». Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Primo Piano italia: 57525754585250 9 Politica e religione Il caso Scola va da Maroni e sferza la Lombardia sull’immigrazione Il cardinale in Consiglio regionale La reazione leghista, proteste di M5S MILANO — La dimensione internazionale della Lombardia vale solo per la crescita economica o per l’export e non per le politiche d’accoglienza. Angelo Scola lo dice così: «Lo sviluppo delle esportazioni mostra la capacità di andare incontro a mercati lontani e culturalmente differenti.Tuttavia tale capacità sembra venir meno quando si tratta di affrontare equilibrate politiche di integrazione, nel rispetto della legalità». Prima bordata. Il cardinale di Milano, da sempre amatissimo dal popolo ciellino, è seduto a fianco di Roberto Maroni. Sta parlando di un nuovo Umanesimo nella Lombardia che verrà nell’aula del Consiglio regionale. Nessuno sconto, nessuna concessione ai «padroni di casa» leghisti. Le parole sono nette, inequivocabili. Una pausa e poi ecco il secondo affondo: «Gli immigrati rappresentano quindi una potenzialità, ma se non ci decidiamo a tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva il nostro futuro sarà più difficile». Bravi a far soldi all’estero, ma chiusi di fronte allo straniero che viene a chiedere aiuto. Roberto Maroni, alla fine, applaude. Ma il passaggio non può lasciare indifferenti i lumbard del Pirellone. Il governa- tore non replica, scansa commenti e polemiche. Tiene scrupolosamente fede al cerimoniale e accompagna, terminata la lectio in aula, il cardinale in visita ai dipendenti del Pirellone. Poco prima, nel suo intervento di saluto all’ospite, Maroni lo aveva omaggiato richiamando le battaglie «comuni»: «Negli anni le sue profonde riflessioni sull’identità, sulle radici della nostra cultura, sul rapporto fra religione e politica, governo e bene comune, hanno offerto preziosi e condivisibili spunti a chi, come noi, è impegnato quotidianamente nel difficile compito affidatogli dai cittadini». Il governatore padano aveva anche ricordato le politiche a favore della libertà educativa (la Regione ha appena confermato il finanziamento inaugurato da Roberto Formigoni per gli studenti delle scuole private) e a sostegno delle fragilità sociali, di chi è rimasto indietro «per La frase «La capacità di andare incontro a mercati lontani viene meno quando si tratta di affrontare politiche di integrazione» Il discorso Il cardinale di Milano Angelo Scola ieri durante il suo discorso al Pirellone, tra il governatore Roberto Maroni, Lega, e il presidente del Consiglio Regionale Raffaele Cattaneo, Ncd (Fotogramma) Fazzoletti bianchi al Pirellone In Regione come alla Camera: i 5 stelle lombardi portano al polso il fazzoletto bianco, simbolo del «bavaglio sulla legge elettorale» usato dai deputati grillini. Ieri i consiglieri regionali del Movimento sono usciti dall’aula quando ha parlato Scola (Fotogramma) colpa della crisi». «Ci siamo fin dall’inizio impegnati per sostenere i più deboli, gli anziani, i malati, i non autosufficienti e le loro famiglie: non vogliamo lasciare indietro nessuno. Questo, credo, fa la vera differenza in una società moderna». E poi Expo, il tema dell’alimentazione, la necessità di una maggiore sobrietà nei consumi e negli stili di vita. Rimane quel richiamo del cardinale. L’immigrazione come un’opportunità da cogliere e l’invito a «tradurre questo processo di meticciato di civiltà in una possibilità effettiva». Parole pesanti come macigni per l’amministrazione a guida leghista, che vuole, tanto per dirne una, escludere dall’assegnazione delle case popolari chi non è residente da almeno 15 anni sul suolo lombardo. Il gruppo consiliare del Carroccio, tempo mezz’ora, produce una nota che non profuma d’incenso: «Al cardinale Scola abbiamo personalmente riferito della necessità di aiutare i popoli a casa loro, affinché non siano costretti all’immigrazione di massa e ad essere sradicati dal proprio territorio». La visita del cardinale al Pirellone s’era aperta con l’Aventino dei nove consiglieri grillini che avevano abbandonato l’aula all’ingresso del cardinale. Profanata la laicità dell’istituzione, avevano protestato gli eletti a cinque stelle, sfilando verso l’uscita. Una protesta civile, con tanto di spiegazione personale a Scola alla fine della sua visita ufficiale. Può a ragione esultare invece l’ala cattolica della maggioranza di centrodestra, a cominciare dal ciellino Raffele Cattaneo (Ncd), il presidente dell’assemblea lombarda che più s’è speso per portare la testimonianza di Scola in aula. «L’amicizia civica tra la nostra istituzione e la Chiesa ambrosiana è viva e dopo questa visita ancora più forte». Soddisfatto anche il Pd, in particolare per i passaggi su immigrazione e accoglienza. «Spunti di riflessione che ci auguriamo entrino nell’agenda dei lavori della Regione». Andrea Senesi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista L’esponente dei Popolari per l’Italia: non si costruisce nulla tornando al populismo del Cavaliere Mauro: il centro esiste, Alfano si allei con noi «Le elezioni europee saranno un test ideale per chi si riconosce nelle ragioni del Ppe» ROMA — Oltre a guidare i Popolari per l’Italia, il ministro Mario Mauro ha l’ambizione di rappresentare a Roma il versante più autentico del Ppe. Se Casini torna a guardare verso Berlusconi, lui risponde: «Io resto al centro». Ma il centro resta? «Partiamo da un giudizio su questa rassegnazione che vedo in giro, in troppi pensano che ci sia una sorta di obbligo a stare con l’uno o con l’altro, con il Pd o con Berlusconi. Non è così. Il centrodestra è storicamente e politicamente un’invenzione di Berlusconi, prima centro e destra erano distinti, diceva Cossiga: “Anche distanti”». Berlusconi non è tramontato. «Berlusconi ha messo insieme un partito nazionalista come An con un partito contro la nazione come la Lega, condendo il tutto con l’idea della rivoluzione liberale. Oggi è cambiato tutto: non c’è più An, la Lega è ai minimi storici e come dimostra l’episodio della contestazione a Napolitano ha contenuti inconciliabili con tutti coloro che dicono di voler far parte del centrodestra». Insomma, secondo lei Alfano non dovrebbe allearsi con Forza Italia. «Mi chiedo che senso ha im- Chi è Al governo Mario Mauro, 52 anni, di San Giovanni Rotondo (Foggia), è l’attuale ministro della Difesa Con i Popolari Eletto in Senato nel 2013 con Scelta civica, dopo la separazione dei montiani dall’Udc a novembre ha lasciato il gruppo per fondare i Popolari per l’Italia In Europa Ex di Forza Italia e del Pdl, è stato eletto tre volte al Parlamento europeo (nel 1999, nel 2004, quando divenne vicepresidente, e nel 2009) maginare di collocarsi in questo contesto, e che speranza reale di produrre reali riforme potrebbe generare. Restare al Centro significa indicare l’unico punto realistico di partenza, e cioè aggregare quelle formazioni che la cultura della responsabilità ha reso fautori del governo Letta e che si riconoscono nella matrice del Ppe». Dunque anche il Nuovo centrodestra di Alfano? «Ma senza dubbio, perché se il centrodestra è l’esperienza storica che ho descritto bisogna fare molta attenzione, alla viglia di queste elezioni Europee non si costruisce nulla tornando al populismo del Cavaliere». La legge elettorale che ha in mente Renzi potrebbe far premio sui suoi ragionamenti. «Guardi, prima di discutere di elezioni italiane dobbiamo discutere di come va modificata al Senato questa legge, qualcuno dovrebbe accorgersene, anche nel Pd, la soglia del 37% è troppo bassa, finisce con il dare troppo potere a chi ha troppi pochi voti, e non rappresenta la società italiana nella sua complessità, ma la costringe dentro schemi che rompendosi potrebbero generare violente tensioni. Realtà anche rilevanti nei numeri, se percepiscono che un modello di legge elettorale gli impedisce sempre di vincere, possono anche essere tentate da scorciatoie autoritarie». Le Europee di maggio saranno un primo test? «Alle Europee esiste una legge La maggioranza di Crocetta Sicilia, Pd-Udc ai ferri corti per la scelta di Casini Il ritorno nel centrodestra di Casini scuote la Sicilia e la maggioranza di Rosario Crocetta, sostenuto, tra gli altri, proprio da Pd e Udc. Due big dei democratici siciliani, Baldo Gucciardi e Fabrizio Ferrandelli, sono pronti a chiedere una verifica della maggioranza se l’Udc dovesse andare nella «direzione opposta». «Per quanto ci riguarda, dopo le dichiarazioni del Pd si è aperta la crisi in Sicilia», ha replicato il ministro Gianpiero D’Alia, leader dell’Udc sull’isola. © RIPRODUZIONE RISERVATA proporzionale con uno sbarramento al 4%, l’ideale per potere testare le ragioni di chi si riconosce nel Ppe: facciamolo fra quei partiti che hanno quella comune appartenenza e che hanno sostenuto insieme il governo Letta. Sarebbe paradossale per il centrodestra riproporsi con Berlusconi dopo aver qualificato la sua esperienza come estremista. Proviamo a federare tutti coloro che si ritrovano nella matrice popolare, ma con contenuti europei e riformatori, e ricordo a tutti che fra i contenuti chiave del Ppe c’è anche l’euro, che a più riprese Lega e Forza Italia, hanno contestato. A maggio, come oggi in Ucraina, ci saranno in Italia solo due schieramenti: quelli che sono per l’Europa e quelli che sono contrari, a me interessa essere dalla parte giusta, e non confondermi con gli altri». Non vi manca un leader? «La leadership nasce dalla volontà di essere un federatore e non semplicemente un generico protagonista della vita politica. Per tutti coloro che si sentono attrezzati per questo ruolo è venuto il momento di fare un passo avanti. Oggi ci sono tutti i presupposti per costruire un’area politica che anche con questa legge elettorale sia rilevante e centrale per la vita politica italiana e che ambisca nel tempo ad essere maggioritaria». Gli equilibri Il Senato parte civile contro Berlusconi, oggi il voto decisivo Lanzillotta verso il no ROMA — Il voto della senatrice Linda Lanzilotta (Scelta civica), vicepresidente del consiglio di presidenza di Palazzo Madama, anche questa volta potrebbe essere determinante per Silvio Berlusconi: lo scorso 27 novembre fu lei, con la sua scelta, a far scattare lo scrutinio palese in aula per la decadenza del Cavaliere (e per questo fu sonoramente fischiata dal centrodestra) mentre oggi la sua scelta garantista potrebbe impedire al Senato di costituirsi parte civile all’udienza preliminare per la compravendita dei senatori in cui dovranno comparire, oltre all’ex premier, anche Sergio De Gregorio e Walter Lavitola. Per Linda Lanzillotta, infatti, «non si può seguire la corsa alla giurisdizionalizzazione imposta dalla magistratura: vedremo cosa ci dirà il presidente ma io sono contraria alla costituzione in giudizio del Senato anche perché non ci sono precedenti. Se avessimo dovuto costituirci in giudizio tutte le volte che un parlamentare veniva indagato per Tangentopoli non ne saremmo mai usciti....». Tutto si deciderà oggi dopo le 13.30, quando il presidente Pietro Grasso riunirà intorno a un tavolo gli altri 18 componenti del consiglio di presidenza: 4 di Forza Italia, 1 del Ncd, 2 della Il consiglio Lega, 1 di Gal, 1 dell’Udc. In tutto 9 voti che, con quello della La composizione Lanzillotta, diventerebbero 10. Il consiglio di Cioè una quota irraggiungibile presidenza di Palazzo per il fronte giustizialista (5 Pd, 1 Madama è composto Sel, 1 M5S, 1 Autonomie) e non dal presidente Pietro cambierebbe il risultato Grasso e da altri 18 l’eventuale voto del presidente senatori. Sono 5, oltre a Grasso, che dice di puntare sulla Grasso, i membri del costituzione in giudizio. A Pd, 4 di Forza Italia, 2 maggio la Procura di Napoli, nel della Lega, uno a testa chiedere il rinvio a giudizio per gli altri gruppi (corruzione) per Berlusconi, Gli equilibri Lavitola e De Gregorio, identificò Il versante di chi il Senato come persona offesa vorrebbe che il Senato dalla presunta compravendita dei si costituisse parte civile senatori attribuita al Cavaliere. A nel processo di Napoli, novembre, poi, la magistratura con Pd, Sel, M5S e Svp, ha notificato a Palazzo Madama si oppone a quello, l’atto con cui si chiedeva la contrario, formato da costituzione come parte civile. E Forza Italia, Ncd, Lega, così oggi — dopo che Antonio Di Gal. Decisivi i centristi Pietro ha acceso un faro sulla vicenda — la discussione entra nel vivo. Antonio De Poli (Udc), che dovrebbe essere passato con il centrodestra dopo la scelta di campo di Casini, dice che comunicherà solo oggi la sua scelta. Antonio Gentile (Ncd) conferma invece che il partito di Alfano sta con Berlusconi: «Il Senato non si è mai costituito in giudizio, non ci sono precedenti». Concorda Roberto Calderoli (Lega). In casa del Pd, infine, si cerca di non dare importanza a questa vicenda anche perché l’udienza preliminare è in programma a Napoli l’11 febbraio, lo stesso martedì in cui alla Camera si inizia a votare sulla legge elettorale frutto dell’accordo RenziBerlusconi. I 5 senatori del Pd (e forse anche Grasso) voteranno per la costituzione in giudizio del Senato ma alla fine nessuno (compresa la super renziana Rosa Maria Di Giorgi) si dispererà se il voto di Linda Lanzillotta farà pendere la bilancia per il fronte garantista che non vorrebbe dare un altro dispiacere al Cavaliere, ormai riammesso al posto d’onore del tavolo delle riforme. Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Galluzzo mgalluzzo@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 10 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Primo Piano 11 italia: 57525754585250 ❜❜ Il governo Il voto Perché non si riaprono Pianosa e l’Asinara e non si mandano lì i detenuti al 41 bis? Nicola Gratteri procuratore aggiunto di Reggio Calabria Tornano le manette in Aula contro lo svuota carceri Tensione alla Camera. Passa la fiducia: 347 «sì», 200 «no» ROMA — Manette sventolate davanti al ministro Anna Maria Cancellieri. È finita così la discussione in aula per il voto di fiducia sulla conversione in legge del decreto svuota carceri. Con il leghista Gianluca Buonanno che depositava un paio di manette sul banco del governo, di fronte alla Guardasigilli. Poi la seduta è stata sospesa prima della conta e della votazione. Finita con la vittoria dei sì: 347 (i no sono stati 200). Ma di carceri da svuotare si tornerà a parlare alla Camera forse già da venerdì o sabato prossimo. È attesa proprio in questi giorni la discussione sul messaggio del capo dello Stato inviato alle Camere, lo scorso 15 ottobre, in favore di un atto di clemenza verso i detenuti che nel sovraffollamento versano in condizioni «umilianti». In un momento non proprio propizio, visti i rapporti roventi tra maggioranza e opposizione, si tornerà dunque a parlare di indulto e amnistia. Già ieri il M5S gridava all’«indulto mascherato» contro il decreto che prevede una liberazione anticipata speciale di 75 giorni (invece di 45) in meno per ogni semestre di pena scontata. Ad esclusione dei condannati per mafia o gravi delitti (come omicidio, violenza sessuale, rapina aggravata ed estorsione). Più alto il limite di pena (dai 3 sale fino ai 4 anni) che consente l’affidamento in prova ai servizi sociali. Si potrà scontare presso il domicilio la pena detentiva non superiore a 18 mesi, se non ci sono delitti gravi, pericolo di fuga o perso- Cosa cambia Il braccialetto elettronico Gli strumenti elettronici di controllo saranno la regola mentre sino a oggi, nel disporre gli arresti domiciliari, il giudice li prescriveva solo se necessari. Ora dovrà prescriverli in ogni caso, a meno che (valutato il caso concreto) ne escluda la necessità Le nuove regole per le espulsioni È ampliato il campo delle espulsioni come misura alternativa al carcere. Vi rientra ora anche chi è condannato (non più di 2 anni) per delitti del testo unico sull’immigrazione e chi è condannato per rapine o estorsioni aggravate La detenzione ai domiciliari Diventa permanente la disposizione che consente di scontare presso il domicilio la pena detentiva (anche nella parte residua) non superiore ai 18 mesi. Rimangono le esclusioni per i delitti gravi o altre circostanze ✒ Il rischio di un no della Consulta di GIOVANNI BIANCONI I detrattori più agguerriti del decreto cosiddetto «svuotacarceri» l’hanno ribattezzato «indulto mascherato». Senza tenere conto della differenza tra un provvedimento generalizzato e automatico e una riduzione di pena che deve comunque passare dal vaglio di un giudice. Le critiche riguardano soprattutto l’estensione della liberazione anticipata di 45 giorni per ogni sei mesi trascorsi in cella (già in vigore da alcuni decenni) a 75 giorni ogni sei mesi; misura «straordinaria» da applicarsi retroattivamente e in prospettiva per il periodo di tempo 2010-2015. Adesso, per superare perplessità che metterebbero a rischio l’approvazione del provvedimento, governo e maggioranza hanno deciso di lasciare fuori da questo beneficio i reclusi per mafia, terrorismo, omicidio, violenza sessuale e altri reati considerati ad alta pericolosità sociale; un tentativo di limitare proteste e allarmi su boss e criminali incalliti destinati a tornare liberi troppo presto. Operazione legittima, se non si riesce a giustificare davanti all’opinione pubblica la necessità di una norma. Ma l’esclusione introdotta in corsa, insieme alla questione di fiducia per essere sicuri di trasformare il decreto in legge prima della sua decadenza, porta con sé qualche rischio di incostituzionalità. Perché la «liberazione anticipata» non è collegata ai reati commessi dal condannato, bensì alla sua «rieducazione», il reinserimento a cui — secondo la Costituzione — deve tendere l’espiazione della pena. Ecco perché quel beneficio è l’unico concesso finora anche a mafiosi e terroristi, a differenza di tutti gli altri (permessi premio, forme alternative di detenzione, eccetera). Limitarne oggi l’applicazione potrebbe significare andare incontro a una bocciatura della Corte costituzionale, se e quando qualcuno vi si rivolgerà. Qualora i dubbi fossero confermati, sarebbe il «giudice delle leggi» a riallargare le maglie che il Parlamento oggi restringe pur di incassare un risultato che aiuti a fronteggiare il drammatico sovraffollamento carcerario; per non lasciare più inascoltato di quanto non lo sia già l’accorato appello del presidente della Repubblica a trovare rimedi d’emergenza in una situazione d’emergenza. Senza mascherare alcunché. © RIPRODUZIONE RISERVATA ne offese da tutelare. È ampliata la possibilità di espulsione come misura alternativa per i detenuti stranieri. Mano più lieve con i piccoli spacciatori. E il braccialetto elettronico sarà una regola e non un’eccezione. Opposti i motivi del dissenso. Se per il M5S e la Lega è un «favore ai criminali», per Sel «non svuota un bel nulla». Incassata la fiducia il governo attende ora il sì definitivo che dovrebbe arrivare questa sera. Poi il decreto tornerà al Senato per un breve passaggio del testo che ha subito modifiche. Critiche al decreto sono giunte ieri dal procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri: «Contro il sovraffollamento perché non si ria- prono Pianosa e l’Asinara e si mandano lì i mafiosi al 41 bis? Sono state chiuse nel ‘94 per legge che ci vuole a riaprirle? Questi provvedimenti reiterati negli ultimi anni hanno sostanzialmente ingenerato nella testa della gente il tarlo che poi alla fine tutto si aggiusta, che alla fine ci sarà lo sconto per tutti», ha avvertito a «Skytg24» il magistrato, sottolineando che dall’indulto in poi i posti in carcere non sono aumentati perché «ci sono intere sezioni chiuse per mancanza di personale». Lo stesso ex capo del Dipartimento di amministrazione penitenziaria, Sebastiano Ardita, aveva lanciato l’allarme su un provvedimento che premia di più chi ha pene più lunghe e quindi chi Il gesto Il leghista Gianluca Buonanno mostra le manette in aula prima di lasciarle sul banco del ministro 61 Mila Per il ministero della Giustizia sono 61.449 i carcerati in Italia ha commesso reati più gravi. Ma quanti detenuti riguarderà? Secondo il ministero della Giustizia da quando è stato varato sono circa 1.000 i reclusi in meno. Sono scesi a 61.449 dai 62.536 che erano al 31 dicembre scorso. La capienza è di 47.711 posti nei 205 istituti di pena: 21.167 sono i detenuti stranieri (lo scorso dicembre 21.854). E solo 37.335 reclusi sono con- dannati in via definitiva. Al momento del voto i leghisti hanno esposto cartelli «No al libera-criminali» con Buonanno che ha tentato invano di salutare la presidente Boldrini. I deputati del M5S, invece, hanno votato tenendo alta con la mano una copia del regolamento. Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 12 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 13 italia: 57525754585250 Esteri Svolte Il rapporto curato dalla deputata austriaca dei Verdi Lunacek Il testo Piano europeo anti-omofobia Ulrike vince la sua battaglia Dal parlamento di Strasburgo una tabella di marcia per combattere tutte le discriminazioni sessuali Il precedente Quel no alla risoluzione sull’aborto Il 10 dicembre 2013 il Parlamento europeo ha bocciato definitivamente la «risoluzione Estrela» (dal nome della socialista portoghese che l’ha elaborata). La mozione si occupava di tutela della salute, aborto, contraccezione, «lotta contro la violenza in relazione ai Il voto La risoluzione, presentata dalla verde austriaca Ulrike Lunacek e adottata ieri nella sessione plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo con 394 voti a favore, 176 contrari e 72 astensioni, chiede alle istituzioni comunitarie nuove norme a tutela dei diritti fondamentali delle persone Lgbti (lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali) I temi L’obiettivo è introdurre una politica globale contro l’omofobia e le discriminazioni basate sugli orientamenti sessuali in «tutte le attività e in tutti i settori» dove è in corso l’elaborazione di politiche future o il monitoraggio dell’attuazione del diritto europeo. Spiccano le sollecitazioni ad intervenire sul bullismo nelle scuole e ad applicare la libera circolazione dei cittadini all’interno della Ue, consentendo di convalidare le unioni tra persone dello stesso sesso quando si trasferiscono da uno Stato membro all’altro Verdi L’eurodeputata Ulrike Lunacek, 56 anni, copresidente dell’intergruppo per i diritti dei gay diritti sessuali e riproduttivi» ma per i conservatori accreditava una concezione della «salute sessuale e riproduttiva» nella quale aborto e fecondazione per le coppie lesbiche diventavano diritti umani. Lo stesso giorno è stata approvata un’altra risoluzione, presentata dal Ppe e sostenuta dalla destra, in cui si dice che di questi temi l’Europa non deve occuparsi, perché spettano agli Stati membri. La risoluzione, che fa cadere la Estrela, è stata approvata a sorpresa: 334 voti a favore e 327 contrari. Decisivi i 35 astenuti, tra i quali sei italiani. DAL NOSTRO INVIATO STRASBURGO — L’Europarlamento promuove la tutela dei diritti delle persone Lgbti, termine usato per comprendere lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex. Gli eurodeputati hanno approvato a Strasburgo la richiesta alla Commissione europea e ai 28 governi della Ue di stabilire una specifica tabella di marcia. L’obiettivo è introdurre una politica globale contro l’omofobia e le discriminazioni basate sugli orientamenti sessuali in «tutte le attività e in tutti i settori» dove è in corso l’elaborazione di politiche future o il monitoraggio dell’attuazione del diritto europeo. Spiccano le sollecitazioni ad intervenire sul bullismo nelle scuole e ad applicare la libera circolazione dei cittadini all’interno della Ue, consenten- do di convalidare le unioni tra persone dello stesso sesso quando si trasferiscono da uno Stato membro all’altro. L’Europarlamento considera la condizione delle persone Lgbti ancora molto difficile in Europa, richiamando un sondaggio condotto nel 2013 dall’Agenzia Ue dei diritti fondamentali. Indica nel 47% i gay, lesbiche, bisessuali, transgender e intersex che affermano di sentirsi discriminati o di essere stati molestati. Il 26% ha denunciato di essere stato «aggredito fisicamente». Il rapporto, curato dall’eurodeputa- La sigla «Lgbti» Il testo promuove la tutela dei diritti di lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersex 47 Per cento Le persone gay, lesbiche, bisessuali, transgender e intersex che affermano di sentirsi discriminate o di essere state molestate secondo un sondaggio condotto nel 2013 dall’Agenzia Ue dei diritti fondamentali ta austriaca Ulrike Lunacek dei Verdi, è passato a larga maggioranza con 394 voti a favore, 176 contrari e 72 astensioni. «L’omofobia non deve più essere tollerata in Europa — ha commentato Lunacek —. Molti di noi, lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali hanno vissuto, per troppo tempo, la propria vita nella paura. Paura di tenersi per mano in strada, paura di essere insultati, paura di essere buttati fuori dalle nostre case, scuole o posti di lavoro. Nella mia relazione si evidenzia che l’Unione Europea deve agire in tal senso, in modo che anche noi si possa godere dei diritti garantiti a tutti nella Ue». Gli eurodeputati hanno segnalato una serie di obiettivi precisi da raggiungere con la tabella di marcia, sempre rispettando le competenze degli San Patrizio Stati membri. Riguardano la tutela nel diritto di famiglia e della libertà di circolazione, le discriminazioni sul lavoro, l’istruzione, la sanità, la libertà di espressione, i beni e i servizi, i crimini d’odio e l’asilo. Particolarmente diffuso sarebbe l’atteggiamento persecutorio nelle scuole contro alunni Lgbti da parte di compagni. La relazione Lunacek chiede alla Commissione europea di «promuovere l’uguaglianza e la lotta alle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere in tutti i suoi programmi dedicati all’istruzione e ai giovani». I Paesi membri dovrebbero coordinare interventi contro il bullismo anche con materiali didattici. Parità di trattamento e pari opportunità andrebbero attuate e mo- Obiettivi Gli eurodeputati indicano obiettivi da raggiungere nel diritto di famiglia, nell’istruzione, nella sanità nitorate nelle attività lavorative, sensibilizzando le organizzazioni di datori di lavoro e i sindacati sui diritti delle persone Lgbti. Un settore molto delicato viene considerato quello della sanità, sia per le carenze nelle politiche strategiche della Ue, sia relativamente alla formazione del personale medico. Viene chiesto alla Commissione europea di collaborare con l’Organizzazione mondiale della sanità per depennare i disturbi dell’identità di genere dalle malattie mentali. Il diritto all’integrità fisica dovrebbe imporre di vietare la sterilizzazione forzata, dove è prevista per consentire i cambiamenti di sesso. Fondamentale appare il problema dell’indicazione del sesso sui documenti di identità e nelle patiche amministrative. La normativa penale contro il razzismo e la xenofobia dovrebbe essere estesa ai «crimini di odio» collegabili all’orientamento sessuale. L’Europarlamento considera necessario anche un monitoraggio continuo nei Paesi extraeuropei per favorire le richieste di asilo alle persone Lgbti discriminate e perseguitate nei luoghi d’origine. Ivo Caizzi New York: De Blasio non ci sarà NEW YORK — Il sindaco di New York, Bill de Blasio, non parteciperà alla parata della festa di san Patrizio, per protesta contro il divieto di esporre simboli dell’orgoglio gay. Il 17 marzo de Blasio non camminerà lungo la Quinta strada, dove è tradizione che ogni anno sfili il corteo della festa di san Patrizio più grande degli Stati Uniti. Il suo predecessore alla carica di sindaco di New York, Michael Bloomberg, non è mai mancato all’evento. Gli organizzatori della parata hanno dichiarato che gli omosessuali sono i benvenuti, ma che i simboli dell’orgoglio gay non lo sono altrettanto: sostengono che distrarrebbero dal reale significato della sfilata, l’eredità irlandese. Stati Uniti La Nsa spiava il Congresso WASHINGTON — Nessuno sfugge all’azione di spionaggio della National Security Agency (Nsa), neanche i membri del Congresso Usa. La clamorosa rivelazione è del viceministro alla giustizia americano, James Cole, che ammette come «probabilmente» gli 007 abbiano messo sotto controllo alcune delle linee riservate ai parlamentari. Un altro tabù, dunque, viene infranto. Ma potrebbe non essere l’ultimo a cadere. Perché a questo punto in tanti, dentro e fuori il Parlamento, si chiedono se ad essere spiato non sia anche il presidente americano Obama. Su questo, però, Cole si rifiuta di rispondere. Almeno per il momento. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso La pubblicità della Coca-Cola andata al Super Bowl ha suscitato polemiche. Spopola l’hashtag #speakamerican. E c’è chi minaccia il boicottaggio Spot multilingue, protesta dell’America conservatrice L’androide ICub Un robot italiano al Super Bowl È comparso anche il robot italiano ICub sugli schermi tv di milioni di americani durante il Super Bowl di domenica. L’androide costruito dall’Istituto italiano di tecnologia è apparso in uno spot di Microsoft sugli ultimi sviluppi della tecnologia, «che ha il potere di unirci tutti». Alto 104 cm e pesante 22 chili, simile a un bimbo di tre anni, ICub è un progetto open source utilizzabile, tra l’altro, per lo studio dell’autismo da parte dei neuropsichiatri. Gli ingredienti fondamentali sono quelli «classici»: uno degli inni patriottici più popolari del Paese, «America the Beautiful», suona di sottofondo, mentre scorrono le immagini di famiglie unite da cose semplici come un sorriso, un abbraccio, e ovviamente una Coca-Cola. La pubblicità andata in onda domenica scorsa negli Stati Uniti durante il Super Bowl, la finale di football americano guardata da 111 milioni di spettatori, aveva però anche un sapore un po’ diverso: la canzone veniva cantata in otto diverse lingue, incluse spagnolo e arabo, da americani con il cappello da cowboy ma anche con l’hijab. Questi 60 secondi di plurilinguismo sono bastati a irritare un certo numero di spettatori, Hijab Una ragazza velata nello spot della Coca-Cola. La canzone «America the Beautiful» era cantata in otto lingue, tra cui l’arabo che hanno riversato le proprie proteste sui social network. «Non ci posso credere! Un inno cristiano e americano cantato nella lingua dei terroristi», ha twittato qualcuno. In breve tempo è nato l’hashtag #speakamerican e c’è stato chi ha ipotizzato un boicottaggio della Coca-Cola. Commentatori con- servatori come Glenn Beck alla radio e Todd Starnes su Fox News hanno accusato l’azienda di «dividere l’America» tirando in ballo questioni quali la riforma dell’immigrazione e l’inglese come lingua primaria. «Se lo spot non ti piace e ti senti offeso allora ti dicono che sei razzista. E se ti piace, invece sei progres- Coppie gay Un altro fotogramma dello spot mostra due uomini su una pista di pattinaggio: sarebbero la «prima coppia gay del Super Bowl» Su Twitter «Un inno cristiano e americano cantato nella lingua dei terroristi: è assurdo!» sista e favorevole all’immigrazione. È un modo per dividerci», ha sostenuto Beck. «Non ho capito le parole — ha osservato Starnes, provocatorio —. Parlo solo inglese». La Coca-Cola ha replicato di sperare che la pubblicità aiuti a far discutere e riflettere. Molti altri spettatori hanno fatto no- tare che in questo Paese, da sempre costruito sull’immigrazione, degli americani che guardavano il Super Bowl domenica uno su 5 parla altre lingue. Quello che era inizialmente passato inosservato è che lo spot mostra anche la prima coppia gay nella storia del Super Bowl: pattinano insieme alla figlia. L’organizzazione di monitoraggio dei media sui diritti dei gay «Glaad» lo ha definito un «ottimo passo», e ora esorta Coca-Cola, sponsor dei Giochi invernali di Sochi, a mostrare nella «Russia omofoba» quanto siano «belle le famiglie gay, lesbiche, bisessuali e transgender». E pare che anche lì andrà in onda una versione dello spot. Viviana Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 14 Esteri Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Il conteggio La lista dei partecipanti e degli assenti ✒ I reali scandinavi (e un ministro gay) ai Giochi di Sochi Se Al Qaeda sconfessa i «siriani» di GUIDO OLIMPIO S Acli e Forza Italia difendono Letta Sicurezza Nel villaggio tombini chiusi SOCHI — Nel villaggio olimpico, il Cluster Village a 30 km da Sochi, i tombini sono sigillati col silicone: si temono attacchi chimici dal basso. Gli Usa non hanno bandiere, non vogliono essere riconoscibili. La paura del terrorismo, dopo le reiterate minacce da parte dei ceceni intenzionati a colpire durante l’evento, ha portato a misure di sicurezza estreme. Fanno eccezione gli olandesi che hanno coperto la loro palazzina di vessilli. sono troppi per una defezione, ma in fondo è lo stesso ragionamento che si ascolta a Palazzo Chigi. Le critiche dei renziani, delle associazioni dei gay, sono ritenute eccessive e strumentali: la decisione, la presenza di Letta, è stata meditata e assunta con Napolitano, ed è anche frutto di relazioni strategiche con Mosca. In una parola: Realpolitik. Del resto non ci sono soltanto 30 miliardi di euro di interscambio fra Roma e Mosca, c’è un rapporto di partenariato economico strategico e c’è in ballo anche la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2014: per alcuni senatori renziani l’ultimo tassello dovrebbe far arrossire il presidente del Consiglio, che invece ha rivendicato anche in questo modo la sua presenza ai Giochi. Condannerà le discriminazioni in tema di diritti civili, ma inizierà a promuovere la candidatura italiana. E l’appoggio di Mosca, capace di catalizzare consenso anche fra altri Paesi, non è secondario. In questo quadro, ieri, hanno applaudito alla scelta di Letta le Acli, Forza Italia lo ha difeso più di quanto non abbia fatto il Pd, mentre l’Arcigay continua a parlare di scelta «senza onore». Nessuna delle assenze istituzionali, dalla Merkel a Hollande, sino ad Obama, è stata Cucciolo Il presidente Vladimir Putin con un piccolo leopardo delle nevi in una riserva naturale di Sochi (Epa/Alexei Nikolsky) Assenti Presenti ROMA — Nel pallottoliere delle defezioni e delle presenze si aggiungono novità e sorprese. Andranno i reali di Svezia e Norvegia, un colpo a favore di Putin. Teste coronate di Paesi occidentali, più che blasonati in tema di diritti civili, democrazie mature e invidiate. Ma il pallottoliere resta a due sensi e Putin non può certo gridare al successo mediatico: negli impianti di Sochi arriveranno il re Carlo XVI Gustavo e il re Harald, ma proprio dalla Norvegia, il Paese più medagliato nella storia dei Giochi invernali, arriverà anche Ben Hoie, ministro della Sanità e omosessuale dichiarato, per rappresentare ufficialmente il suo governo e portare con sé il compagno, anzi il marito, il pubblicitario Dag Tarje Solvang. Si dà il caso che in Norvegia il matrimonio tra persone dello stesso sesso sia legale dal 2009. Insomma, se Letta arriverà alle 17, dopodomani, starà meno di 24 ore, siederà in prima fila e avrà bisogno di dichiarare quanto annunciato, ovvero che l’Italia condanna ogni discriminazione fondata sul sesso, dunque anche quella delle norme russe, la Norvegia non avrà bisogno di pronunciare una sola parola, nè governativa nè monarchica: basteranno Ben e il marito Dag, che già pregustano l’interesse dei fotografi internazionali schierati negli impianti vicini al Mar Nero. Nella zona positiva del suo personale pallottoliere, Putin potrà segnare e annunciare, dopo averlo fatto a proposito del premier italiano, anche l’arrivo di un altro primo ministro, il bulgaro Plamen Oresharki. Si dirà che con Sofia i legami economici e culturali Il re di Norvegia Harald V sarà ai Giochi di Sochi con la regina Sonia e con la premier Erna Solberg Ban Ki-moon Ieri il capo dell’Onu ha annunciato che all’apertura dei Giochi farà un intervento Joachim Gauck Il presidente tedesco non andrà alle Olimpiadi russe e nemmeno il francese François Hollande Gli Obama Né il presidente degli Stati Uniti né la First Lady Michelle voleranno fino a Sochi in realtà motivata come boicottaggio a difesa dei diritti umani. Tradizionalmente i Giochi olimpici sulla neve hanno un protocollo meno rigido rispetto a quelli estivi. Al momento a Putin bastavano e avanzano le presenze del presidente cinese Xi Jinping, del premier giapponese Shinzo Abe, di quello italiano, del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon oltre a quelle di tanti capi di governo di Paesi minori. Del resto il primo cruccio di Putin non è la lista della tribuna d’onore, sono i 50 mila fra agenti e militari che vigilano contro le minacce del terrorismo, in stretto contatto con i servizi americani. Obama non c’è, ma l’antiterrorismo a stelle e strisce ha in queste ore, dicono a Washington, un rapporto «buono e continuo» con le autorità omologhe russe. Marco Galluzzo mgalluzzo@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Partner Dietro la progettazione delle infrastrutture ci sono know-how e competenze di aziende del nostro Paese Ferrovie, skilift, slitte: l’Italia all’Olimpiade hanno realizzato i rinforzi dei tunnel e la Soilmac del gruppo Trevi con le sue speciali perforatrici. Altre aziende italiane famose in tutto il mondo sono anche sulle piste da sci, sia in quelle da discesa che sui percorsi per le gare di fondo e biathlon. La Leitner di Vipiteno, innanzitutto, poi la Technoalpin di Bolzano, la Liski di Bergamo, la Alpina Snomobiles di Vicenza con 30 motoslitte. Da Vipiteno sono partiti i tecnici che hanno realizzato 18 cabinovie, seggiovie e skilift. Un’altra ditta del gruppo, la Prinoth, forni- sce più di 60 gatti delle nevi con relativi equipaggi che battono le piste dell’intero comprensorio. La Liski ha attrezzato le piste con reti di protezione, materassi, pali per lo slalom, eccetera. Tutto l’innevamento artificiale è garantito dai 250 cannoni della Technoalpin. Sempre dall’Alto Adige viene la bolzanina Stahlbau Pichler che ha progettato gli edifici dell’arena dell’hockey e lo stadio a forma di cubetto di ghiaccio per il curling. Impegnati anche alcuni dei grandi gruppi italiani, come Enel La ferrovia sulle piste La neve artificiale L’arena dell’hockey 1 2 Molte le piccole e medie imprese arruolate da grandi gruppi russi MOSCA — C’è forse da promuovere la candidatura italiana ai prossimi Giochi olimpici con la presenza del premier Letta in Russia, ma certamente pesa pure la partecipazione delle nostre aziende all’allestimento di queste super Olimpiadi da 37 miliardi di euro. Per non parlare degli scambi ordinari che vedono l’Italia come quarto partner della Russia e che hanno fatto sì che i rapporti fra Mosca e Roma fossero sempre particolarmente stretti, con tutti i presidenti del Consiglio in carica: D’Alema, Berlusconi, Prodi, Monti. Il fiore all’occhiello della presenza italiana a Sochi è certamente il contributo al progetto più impegnativo messo in cantiere da Vladimir Putin, quello di unire con una ferrovia e una superstrada l’aeroporto, che si trova sul mare, con la base in montagna dove si svolgeranno le discipline alpine e nordiche. Da Adler fin su a Krasnaya Polyana sono 48 chilometri di ponti e gallerie nella stretta valle del fiume Mzymta dove prima si arrampicava una tortuosa stradina di montagna, un’opera da 6,5 miliardi di euro. La progettazione del corridoio strada-ferrovia è della società di ingegneria torinese Geodata. Per le gallerie della tangenziale di Sochi, ha invece lavorato la Rocksoil dell’ex ministro Pietro Lunardi, assieme alle officine Maccaferri che Protagonisti La torinese Geodata, società di ingegneria, ha progettato il corridoio strada/ferrovia tra il villaggio olimpico (sul Mar Nero) e la stazione sciistica La Technoalpin di Bolzano si occupa dell’innevamento artificiale delle piste delle discipline nordiche (fondo, biathlon, salto e combinata) Altra azienda altoatesina è la Stahlbau Pichler che ha progettato la Shayba Arena per l’hockey (foto) e l’Ice Cube per il curling 3 che fornisce energia dalla sua centrale di Nevinnomyssk e Ansaldo che ha realizzato il generatore per la centrale di Adler. La Codest si è occupata di edilizia residenziale e la Selex Es del gruppo Finmeccanica ha equipaggiato con sistemi di trasmissione radio la società che gestisce la sicurezza delle Olimpiadi. Sono parecchie poi le piccole e medie imprese che hanno lavorato come subcommittenti per conto dei grandi gruppi russi, ben piazzati a Mosca, che si sono assicurati tutti i grandi appalti. La Walter Tosto di Chieti (separatori per un impianto petrolchimico), la Solaris (schermature per proteggere dai raggi solari la pista di bob), lo studio di progettazione Zoppini che ha firmato l’ovale per il pattinaggio di velocità e l’arena per quello artistico, la Rollon (porte dei treni), la Ibt (microturbine). Non potevano mancare, naturalmente, aziende italiane nel settore dell’arredamento e della ristorazione. Da Flos, Artemide e Flou, ai vivai Vannucci con le piante d’arredo urbano, alla Grandivini. È la Nuova Simonelli di Macerata, infine, che sfornerà ogni giorno migliaia di caffè e cappuccini. ono tempi tumultuosi per tutti. Anche per la vecchia guardia di Al Qaeda. Non basta più un video per indicare la linea. Oggi ogni realtà radicale agisce in base alla propria agenda. L’ultimo sviluppo viene dal comunicato diffuso da Al Qaeda «centrale», ossia Ayman al Zawahiri. Con un documento il marchio osamiano «scomunica» l’Isil, la potente fazione islamista attiva dall’Iraq alla Siria: «Non fate parte della nostra organizzazione. Non abbiamo relazioni. Non siamo responsabili delle vostre azioni». L’atto di accusa sancisce una frattura che ha origini lontane ma che si è ampliata in seguito al conflitto in Siria. Già nel 2005, quando i qaedisti iracheni agiscono agli ordini del sanguinario Zarkawi, la casa madre prova a metterli sotto controllo. I leader storici non gradiscono le stragi indiscriminate che provocano vittime tra i musulmani e allontanano consensi. Ma i mujaheddin non ascoltano i richiami. Con il passare del tempo la «sezione» enfatizza lo strappo e cambia nome, togliendo anche l’etichetta «Qaeda» per prendere quella di Isi, Stato islamico dell’Iraq. Un atto di piena autonomia. Vani i tentativi di Zawahiri di imporre la propria autorità su un «partito» ben radicato nelle regioni sunnite dell’Iraq. Inutili le missioni di alcuni mediatori. In primavera lo scontro si inasprisce. L’Isi si tramuta in Isil, con l’aggiunta della parola «Levante» alla propria denominazione, termine che indica Siria/Libano e le ambizioni regionali. Infatti il leader Abu Bakr al Baghdadi cerca di fagocitare al Nusra, sigla qaedista riconosciuta operante nello scacchiere siriano. Nascono liti profonde. Di nuovo Al Qaeda centrale interviene ma con esiti nulli. «Se devo scegliere tra un ordine di Dio e uno di Zawahiri, scelgo Dio», è la risposta di al Baghdadi per sottolineare che l’Isil non è Qaeda. Il capo rafforza la presa. Si allea con clan tribali siriani, impone regole di vita dure ma garantisce anche aiuto ai civili. Metodi che alienano una parte della popolazione e conquistano quella stanca dei ribelli disorganizzati o predoni. Si arriva così alla faida di queste settimane. Con la battaglia in Siria tra l’Isil e un fronte composto da varie brigate islamiste o vicine al qaedismo sostenute da sauditi, turchi e servizi occidentali. Strana alleanza davvero. Inevitabile la censura della casa madre, preoccupata da scissioni che indeboliscono il movimento globale. Da qui il monito di Zawahiri, leader sempre meno decisivo (lo è mai stato?) che ricorda gli ultimi giorni di Bin Laden. Lui impartiva ordini, gli altri facevano quello che volevano. © RIPRODUZIONE RISERVATA @guidoolimpio Fabrizio Dragosei © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Esteri 15 italia: 57525754585250 La lunga crisi Difficilmente però il pacchetto occidentale potrà eguagliare i 15 miliardi di dollari promessi da Putin Ucraina, la Ue prepara il suo assegno Ashton a Kiev: aiuti economici e mediazione. Stallo in Parlamento DAL NOSTRO INVIATO La vicenda No all’Europa 21 novembre 2013: dopo anni di negoziati il governo ucraino annuncia che non firmerà un accordo per rafforzare i legami con l’Unione Europea Mossa russa 17 dicembre 2013: la Russia offre al governo di Kiev aiuti per 15 miliardi (acquisto di titoli di Stato) Legge anti-proteste 16 gennaio 2014: in Parlamento passa una legge che limita il diritto di protesta. Nuove proteste Prime vittime 22 gennaio: a Kiev due manifestanti restano uccisi dalle pallottole durante gli scontri con la polizia L’offerta di Yanukovich 25 gennaio: il presidente offre all’opposizione posti chiave nel governo (compresa la poltrona di primo ministro) Segnali di disgelo 28-29 gennaio: annullata la legge anti-proteste, dimissioni del governo, amnistia per i manifestanti arrestati a condizione che cessi l’occupazione dei palazzi del potere Scontro in Parlamento 4 febbraio: i contrasti si spostano in Parlamento. L’opposizione (nella foto, l’ex pugile Vitalij Klistscho) spinge per un ritorno alla Costituzione del 2004 (che toglierebbe poteri a Yanukovich). La maggioranza fa muro KIEV — La seduta del Parlamento comincia con alcuni deputati dell’opposizione che gridano verso i banchi del governo: «Assassini, assassini». Non è un inizio rassicurante: questa potrebbe essere una giornata di svolta per la crisi ucraina. Ma a sera, quando i manifestanti di piazza Maidan, l’anima di Kiev, fanno brillare i fuochi d’artificio, il barometro politico segna ancora una situazione di stallo. I segnali più promettenti, invece, arrivano dall’Europa. L’alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza Ue, Catherine Ashton, è attesa oggi da un giro di incontri a Kiev. Non correranno solo parole (e questa in un certo senso è già una notizia). Ashton metterà sul tavolo del presidente assediato Victor Yanukovich un pacchetto di aiuti economici, pronta cassa. L’Ucraina ne ha un bisogno essenziale. Secondo le stime degli esperti più ottimisti lo Stato non sarà in grado di pagare gli stipendi pubblici e le pensioni a partire da giugno. I più cupi, invece, indicano marzo come il mese della bancarotta pubblica. Ashton si sta muovendo in stretto coordinamento con il segretario di Stato americano John Kerry. E anche questa è una novità di rilievo. A quanto ammonterà l’assegno firmato Ue-Usa? Sicuramente, raccontano negli ambienti diplomatici europei, non potrà essere inferiore all’offerta già operativa della Russia: sottoscrizione di bond ucraini per 3 miliardi, con l’impegno ad arrivare a 15. Le amministrazioni di Bruxelles e di Washington non coinvolgeranno il Fondo monetario internazionale. Poche settimane fa il direttore dell’istituto, Christine Lagarde, aveva subordinato la concessione di un prestito per 15 miliardi di dollari a condizioni considerate inaccettabili da Yanukovich. Tra i requisiti: cancellazione dei sussidi alla popolazione per l’acquisto di gas, in un Paese in cui lo stipendio medio viaggia sui 300 dollari. Cioè lo stretto necessario per la spesa e l’affitto. Operazione antiterrorismo Tunisi, ucciso l’assassino del dissidente laico Belaid TUNISI — Un anno dopo l’omicidio del celebre politico laico Chokry Belaid (nella foto Ansa) le autorità tunisine hanno annunciato ieri di aver ucciso il presunto autore nel corso di un’operazione antiterrorismo alla periferia di Tunisi. «La Guardia nazionale ha eliminato sette terroristi pesantemente armati — ha dichiarato il ministro degli Interni Lofti Ben Jeddou — e tra quelli identificati è risultato esserci Kamel Gadhgadhi, assassino del martire Belaid». Il 6 febbraio 2013 la morte del politico e avvocato marxista, figura di spicco dell’opposizione alla dittatura di Ben Ali e poi al governo del partito islamico moderato Ennahda, scatenò una gravissima crisi politica nel Paese culminata nelle recenti dimissioni del governo e nella nomina di un esecutivo tecnico ad interim fino alle prossime elezioni. Il partito islamico era stato accusato di lassismo nei confronti dei gruppi integralisti armati, autori di quello e altri omicidi. Oltre ai soldi serve un tavolo reale di mediazione. La seduta della Verkhovna Rada (il Parlamento) si è risolta in un’inutile passarella dei diversi leader, con un guazzabuglio di dichiarazioni contraddittorie. Il capo- gruppo del partito delle Regioni Oleksandr Yefremov prima dichiara che Yanukovich «non farà uso della forza» per sgomberare piazza Maidan, giunta al giorno 74 di occupazione. Ma subito dopo annuncia che non Bandiera Davanti alla polizia ucraina un manifestante avvolto nella bandiera dell’Unione: la crisi è cominciata con il no del governo a rapporti più stretti con la Ue c’è motivo per rivedere la legge sull’amnistia approvata il 29 gennaio, respingendo una delle principali richieste dell’opposizione. E così via: alle nove di mattina Yanukovic sembra pronto a indire le elezioni pre- sidenziali anticipate. Alle 10 il suo portavoce dice che è stato un equivoco. Sul versante opposto l’ex pugile Vitalij Klistscho prova a guadagnare spazio e a porsi come l’interlocutore privilegiato dei Paesi occidentali. Ma anche lui oscilla, perché la sua vera forza è in piazza Maidan. Sempre più radicale, invece, la posizione di Oleg Tyagnybok, il leader di Svoboda. I suoi deputati ieri hanno accompagnato i discorsi degli avversari sbattendo sullo scranno le cartelline parlamentari. In questo quadro anche l’Europarlamento prende l’iniziativa. Oggi la Camera di Strasburgo dovrebbe votare per autorizzare l’invio a Kiev di una delegazione permanente. L’ultima era guidata dal tedesco Elmar Brok, ma si è fermata solo qualche giorno, dal 28 al 30 gennaio. Gli europarlamentari, però, hanno dimostrato grande facilità di dialogo con tutte le parti in causa, da Maidan a Yanukovich. E oggi non sono molti quelli in condizione di fare questo prezioso lavoro di cucitura. Giuseppe Sarcina gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Cronache Maltempo La Regione decreta lo stato di calamità naturale, stanziati fondi per un milione di euro I fiumi veneti sopra il livello di guardia Argini rotti e interi paesi evacuati La polemica di Zaia: «Non esiste solo Fiumicino, qui danni enormi» L’emergenza In Veneto Acqua e neve: non c’è tregua dal 30 gennaio Il maltempo colpisce il Veneto da una settimana. Dal 30 gennaio, a causa di piogge e nevicate, sono stati più di 800 gli interventi dei Vigili del fuoco. Particolarmente colpite le province di Vicenza, Padova, Verona e Belluno. Nel vicentino preoccupano le piene dei fiumi Bacchiglione e Retrone. Nel padovano sono stati evacuati diversi Comuni. Mentre nel bellunese le zone di intervento più critiche sono state quelle del Comelico, Alto Agordino e Cadore-Ampezzano. Resta forte in queste aree anche il pericolo di valanghe La mappa Nel Padovano Il livello del Bacchiglione a Bovolenta, una casa allagata e i tentativi di drenaggio a Battaglia (foto Ansa e Marco Bergamaschi) DAL NOSTRO INVIATO BOVOLENTA (Padova) — Lo spettro è quello dell’ottobre 2010, con mezzo Veneto finito sott’acqua. Ma c’è anche chi ricorda le vertigini del 1966, l’anno della disastrosa alluvione. «Il livello è lo stesso: sette metri e 98 sul medio mare, cinque sopra il livello di guardia. Non voglio pensare a cosa succederà se non smette di piovere», scuote la testa Vittorio Meneghello, sindaco di Bovolenta, il paese della Bassa Padovana che sta vivendo ore drammatiche con gli occhi puntati sulle Fiume Bacchiglione Padova V E N E T O Montegrotto A13 Bovolenta Battaglia L’allerta L’allarme durerà fino alle 16 di oggi in tutta la Regione La situazione in Veneto è destinata a restare critica anche nelle prossime ore. Il Centro funzionale decentrato della Protezione Civile ha dichiarato lo stato di allarme fino alle 16 di oggi per «rischio idraulico e per rischio idrogeologico in tutta la Regione» In Italia Piogge in arrivo in Liguria e Lombardia Il maltempo ha messo in ginocchio altre zone dell’Italia. La situazione resta molto difficile a Fiumicino e nella Capitale. Richiesti soccorsi anche in EmiliaRomagna e in alcune zone della Toscana. Nei prossimi giorni la perturbazione dovrebbe colpire la Sardegna, la Lombardia e la Liguria acque scure, gonfie e minacciose del Bacchiglione, diventato il nuovo mostro dei suoi tremila compaesani. Bovolenta è un po’ il termometro del rischio idrogeologico in Veneto. Quando l’acqua tocca la “quota murazzi alti”, cioè la parte superiore dell’argine, significa che la Regione è zuppa, i canali esondano e la gente sfolla. Trecentoquaranta evacuati a Bovolenta, 200 nella vicina Battaglia Terme, quaranta a Chioggia; e poi le campagne allagate del Trevigiano dove a spaventare è il Livenza e su in montagna, con cumuli di neve che nell’Agordino hanno superato i sei metri di altezza e con paesi come Arabba semisepolti dalla coltre bianca. A Montegrotto Terme, sempre nel Padovano, un quartiere è finito sott’acqua. E il vulcanico sindaco, Massimo Bordin, ha lanciato il suo allarme: «Ho centinaia di famiglie in difficoltà. Una signora anziana è morta scivolando in casa (il marito dice però che non c’era acqua nelle stanze, ndr). Un’altra non vuole più uscire dalla camera. Io chiedo interventi e nessuno arriva...». Il governatore Luca Zaia non ci ha pensato due volte: «Danni inimmaginabili e incalcolabili: chiedo lo stato di calamità a causa del maltempo e faccio un appello ai media nazionali: si rendano conto che l’acqua non c’è solo a Fiumicino». Si tratta di una richiesta quasi preventiva (intanto è già stato stanziato un milione di euro), dovuta al fatto che si stanno battendo record su record di precipitazioni, di neve, di pioggia e di piene, superiori in molte zone ai livelli del 2010. Sono A Montegrotto Il sindaco: «Centinaia in difficoltà, chiedo interventi e nessuno arriva» I «murazzi alti» Quando l’acqua tocca la quota «murazzi alti» l’intera Regione è zuppa esondati molti canali secondari, come a Battaglia, ma i fiumi hanno tenuto. Come a Vicenza, la città più colpita dall’alluvione di quattro anni fa, dove sempre il Bacchiglione è passato facendo paura ma senza tracimare. E come nella stessa Bovolenta, con argini di terra e murazzi che ieri sembravano scolapasta dove l’acqua filtrava a rivoli verso piazza Accademia senza però mai rompere la barriera. «Certo — sospirava il sindaco — ma quanto possono reggere ancora?». E ricorda che il paese è un catino a rischio, che l’ultima volta sono stati quaranta i capannoni industriali sommersi da due metri d’acqua per sei giorni, che 58 famiglie hanno dovuto lasciare le case. «Avevamo chiesto 12 milioni per ripartire, ce ne hanno dati sei. Ma qui ci vogliono laminazioni a monte e canali scolmatori a valle. La malattia è seria e noi abbiamo usato solo cerotti». Nel frattempo altri cerotti sono saltati in giro per il Veneto e il territorio deve fare anche i conti con previsioni del tem- po poco incoraggianti. Danno pioggia e neve ancora per giorni. «In più — ha rimarcato Zaia — c’è il problema delle temperature, alte in modo anomalo per il periodo. In montagna si sciolgono le nevi e i torrenti scendono carichi d’acqua». È scattata la solidarietà fra Comuni. Polverara sta aiutando Bovolenta, ospitando nella casa delle associazioni gli sfollati. La zona evacuata è quella centrale. Ci sono il municipio, la chiesa, la caserma e la scuola. «Noi abbiamo portato tutto ai piani superiori», ha precisato il comandante dell’Arma annunciando un servizio notturno antisciacallaggio. Perché Bovolenta è ora deserta e silenziosa. Fra le mura inanimate resiste solo lui, don Luciano, il parroco: «Ho avuto l’ordinanza di evacuazione ma voglio rimanere perché credo che questa volta il murazzo ce la farà». Il sindaco lo guarda e tace. Andrea Pasqualetto © RIPRODUZIONE RISERVATA Il bilancio Dopo il disastro del 2010 Quei nove bacini mai realizzati La sicurezza affidata agli sms Cifre da applauso. Per il solo Bacchiglione, che un anno sì e l’altro pure manda nel panico il centro di Vicenza (se va bene) e sotto l’acqua case e campagne di paesi vicini e lontani, i dossier della Regione guidata dal governatore leghista Luca Zaia mettono nero su bianco la seguente risorsa: 972.474.000 euro. Quasi un miliardo. Che diventano addirittura due se si allarga lo sguardo agli interventi destinati alla sicurezza dei corsi d’acqua in tutto il Veneto. Solo sulla carta, però. Perché in realtà, vuoi per la crisi, vuoi per i legacci del patto di Stabilità, vuoi perché spesso le priorità sono a dir poco elastiche o perché ci si mette la palude della burocrazia, alla fine di tutto questo ben di Dio solo una parte arriva sul territorio. Sarebbe ingiusto dire che nulla è stato fatto tra il 2010 — quando acqua e fango misero in ginocchio 500 mila persone, provocando 3 morti, due miliardi di danni, 3500 aziende in tilt e 6 mila sfollati — e ciò che sta avvenendo in queste ore. «Sul Bacchiglione — spiega l’assessore regionale all’Ambiente, il leghista Maurizio Conte — sono stati effettuati importanti lavori di manutenzione, rinforzo e innalzamento degli argini». Non a caso, «la piena di queste ore, in certi punti superiore a quella di 4 anni fa, non ha causato gli stessi danni». Detto ciò, l’assessore è il primo a riconoscere che di interventi strutturali, capaci cioè di incidere in ma- niera definitiva sulla tutela dell’ambiente, non ne sono stati fatti. Progettati, certo. In alcuni casi anche parzialmente finanziati, ma ancora nulla di operativo. Ognuno ha i suoi miraggi. Quelli dei vicentini, ma anche di buona parte degli abitanti del Veneto, si chiamano bacini di laminazione o casse d’espansione: opere idrauliche in grado di ridurre la portata di un corso d’acqua durante le piene. A Vi- cenza lo sanno anche i sassi: il benedetto giorno che verrà inaugurato l’invaso di Caldogno la città sarà praticamente al sicuro dalle acque del Bacchiglione. Se ne parlava nel 2010, quando le botteghe del centro storico parevano piscine e 2000 auto andarono distrutte. Se ne parla da almeno 20 anni. E ora? «Entro due anni, nell’ottobre 2015, il bacino di Caldogno sarà operativo e sarà il primo dopo almeno 80 an- Dall’alto Un intero paese, Cresole di Caldogno (Vicenza), allagato dall’esondazione del fiume Bacchiglione nel novembre 2010 (foto Ansa) ni...». Costo: 46 milioni. Un’altra cassa d’espansione, a Trissino (per una spesa di 26 milioni), sarà funzionante nel dicembre 2015. Per gli altri si prospettano tempi, se non biblici, quasi. Di tre bacini progettati nel Veronese e nel Trevigiano vi è un parziale finanziamento. Per altri 4 siamo ancora alla progettazione. Il piatto piange. Anche ieri il governatore Zaia ha chiesto al governo «un piano nazionale declinato per Regioni»: che nel caso del Veneto equivale a quei 2 miliardi di euro che consentirebbero di passare dalle parole ai fatti. Ma prima bisogna vincere con Roma la battaglia sui limiti del patto di Stabilità: auguri. Intanto Vicenza e il suo sindaco Achille Variati hanno ieri constatato che gli interventi di manutenzione realizzati in questi 3 anni a qualcosa sono serviti: «Vaste zone che in passato hanno subito allagamenti, stavolta sono state risparmiate». Detto brutalmente, le pezze hanno tenuto. Meglio di niente. Qualche esempio: se nel 2010 le acque del Bacchiglione provocavano allagamenti una volta arrivate a quota 4 metri e mezzo, adesso, alzati gli argini, la soglia di rischio è oltre i 6 metri. Così come importante è il sistema di valvole che, in caso di piena, isola le fognature evitando che il fiume le faccia saltare. In tre anni sono stati spesi sui 30 milioni. Ma è soprattutto l’arte della prevenzione che i vicentini hanno affinato. L’annuncio della piena viene diramato via sms a migliaia di cittadini. Poi parte l’ululato delle sirene. Uno staff di meteorologi si installa in Comune, mentre i pluviometri misurano la quantità di pioggia e gli idrometri il livello dei fiumi. «Se non altro, il Bacchiglione non ci prenderà più di sorpresa...». Come nel 2010. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Cronache 17 italia: 57525754585250 In barca Una via di Battaglia (Padova) allagata dal Bacchiglione (foto Marco Bergamaschi) Alle origini del dissesto idrogeologico UN MILIONE DI ITALIANI A RISCHIO SULLE MONTAGNE ABBANDONATE di PAOLO CONTI abbandono delle aree collinari e montane è un fenomeno drammatico sia per la società che per l’equilibrio geologico del nostro Paese. Fino a vent’anni fa gli abitanti provvedevano alla manutenzione ordinaria del territorio, in alta collina e in montagna. C’erano le colture dei contadini i quali poi provvedevano a molte opere di manutenzione semplicemente perché amavano farlo, rientrava nella loro cultura. Aggiungiamoci il lavori dei consorzi di bonifica, e nel Mezzogiorno d’Italia la politica democristiana che portò a una forte forestazione. Tutto questo è finito, le aree collinari e montane si sono spopolate. Le aree non vengono più curate. Questa è la ragione di ciò che stiamo vedendo: l’aumento esponenziale dei disastri, appunto, in collina e montagna». Giuseppe De Luca, segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, studi alla London School of Economics, professore associato di Urbanistica alla Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze, sostiene che sia impossibile occuparsi di ciò che sta a valle (le città e i grandi insediamenti industriali), soprattutto quando si analizzano le ragioni tecniche delle alluvioni e delle inondazioni, «se non si governa ciò che sta alle spalle, ovvero le alture». Le cifre parlano chiaro. Secondo uno studio del Dps, Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica, molte zone considerate periferiche e ultra-periferiche (superiori ai 600 metri di altezza) dal 1971 si sono letteralmente spopolate. Qualche dato tra i più evidenti. In Emilia-Romagna -52% della popolazione, nel Molise -46.9%, nel Veneto -33.3%, in Liguria -34,3%. E basta un pensiero ai terrazzamenti abbandonati in Liguria, caratteristica di quella regione, per capire il perché di frane e smottamenti. Il saldo finale della media italiana è -8.1% di popolazione nelle aree periferiche e -5.3% nelle aree ultra-periferiche. Un mutamento epocale non solo della società italiana, della sua economia diffusa, ma anche di un secolare approccio verso il territorio, soprattutto in un Paese in cui il territorio nazionale è per il 75% montano-collinare. Le conseguenze, in queste ore di nevicate e di intemperie, sono tangibili. Nelle aree collinari e montane tutto sembra diventato più difficile, anche garantire soccorsi. E soprattutto proseguire un’attività industriale, vista la quantità di continui smottamenti e frane. Secondo i dati dell’Ispra, l’istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, la popolazione esposta a fenomeni franosi ammonta a 987.560 abitanti, tutti appunto nelle aree montano-collinari. Quasi un milione di italiani vive, insomma, nell’incubo quotidiano di un cedimento del territorio in cui ha organiz- «L’ Roma Franano le Mura Aureliane La pioggia ritarda il restauro In rovina Il crollo parziale delle Mura Aureliane (Benvegnù/Guaitoli) ROMA — Il crollo è avvenuto durante la notte del 31 gennaio: sotto l’effetto delle intense piogge che si sono abbattute sulla Capitale, un contrafforte della Torre delle Mure Aureliane, nei pressi di piazzale Ardeatino è franato, senza fare vittime. I lavori di restauro della torre ricostruita nei primi anni del Novecento dovrebbero durare 60 giorni e sono stati affidati con urgenza dalla Sovrintendenza Capitolina ad una ditta ma non sono ancora partiti a causa delle piogge. Tra i lavori, appena lo permetteranno le condizioni meteorologiche, è previsto anche l’alleggerimento del terrapieno che riempiva lo spazio della Torre. © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri 487.000 Le frane in Italia* 987.560 Le persone esposte ai fenomeni franosi L’area interessata dalle frane 20.800 km2 6,9% del territorio Lo spopolamento La variazione demografica dei centri abitati in collina (periodo 1971-2011) Differenza percentuale: Lombardia positiva negativa Trentino Alto Adige invariata Veneto Friuli Venezia Giulia -33,3 -1,4 +13,9 Valle d’Aosta Emilia-Romagna -52 Piemonte Umbria -41 Liguria Toscana -34,3 +6,6 Marche Abruzzo Molise -42,8 -46,9 Puglia Lazio Campania -27,4 +10,5 Sicilia Sardegna +13,9 Basilicata -9,5 -22,1 Calabria -21,1 Il consumo del suolo in Italia (dati in %) 5,1 -10,6 5,9 5,7 6,6 6,9 2006 2010 2,8 anno 1956 1989 1996 1998 *Il numero tiene conto di quelle censite in tempi moderni e, a partire dal I secolo dopo Cristo, di quelle ricostruite attraverso le testimonianze arrivate fino a noi Fonte: Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, Inventario dei fenomeni franosi in Italia, elaborazioni Dps su dati Istat Guarda il video con una chiamata gratuita al +39 029 475 48 50 zato la propria esistenza. Spiega il geologo Alessandro Trigila, responsabile del progetto Iffi (Inventario fenomeni franosi in Italia) dell’Ispra: «I fattori antropici hanno un ruolo sempre più determinante nell’aumento delle frane collinari e montane. E non c’è solo l’urbanizzazione, con le strade o gli scavi o la quantità di edifici. C’è da mettere nel conto la mancata manutenzione del territorio e delle opere di difesa del suolo. Un ottimo rimedio per le frane più superficiali è nelle opere di ingegneria naturalistica a basso impatto ambientale. Interventi realizzati con un sistema misto di piante, legno e pietra che consolidano il territorio in modo ben più vasto e diffuso delle opere in cemento» Che fare nel futuro? Come restituire alle zone collinari e montane una loro vivibilità sottraendole al pericolo ambientale? La parola d’ordine è, come diceva Trigila dell’Ispra, tornare agli strumenti più naturali che si rivelano poi i più economici, oltre che i più rispettosi dell’ambiente. Afferma Marco Flavio Cirillo, sottosegretario al ministero dell’Ambiente: «Investire per esempio sulle foreste alpine per prevenire e contrastare il dissesto idrogeologico consente non solo di salvaguardare l’ambiente e l’ecosistema ma anche di ridurre i costi tra le 5 e le 20 volte, a seconda delle diverse situazioni, rispetto a quelli che si dovrebbero sostenere per realizzare opere con funzione protettiva. Sulle Alpi svizzere le foreste svolgono una funzione in termini di tutela della sicu- L’esperto L’utilizzo di alberi, piante e pietre consolida il territorio più a lungo delle opere in cemento rezza del territorio comparabile a quella di infrastrutture il cui costo e manutenzione è stimato in 85 miliardi di euro». E dove trovare i soldi? Una proposta viene dall’Uncem, Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani, presieduta da Enzo Borghi che afferma: «L’unico sistema percorribile è quello sperimentato già in Piemonte. Prevedere che una quota della tariffa pagata dai cittadini per il servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione) venga destinata a interventi per la prevenzione del dissesto idrogeologico affidati agli enti locali, che ben conoscono i territori, in accordo con le Regioni. E non da inutili nuove agenzie nazionali...». Sempre dall’Uncem, vero «sindacato della montagna», arriva un altro dato. In vent’anni in Italia i boschi sono aumentati del 25-30%. Ma si tratta di boschi spontanei e invasivi, frutto dell’abbandono delle aree, che compromettono zone coltivabili. Dice un documento Ucem: «Mancano piani forestali per una gestione dei boschi con tagli regolari ogni 25-30 anni, eliminando quelli invasivi e valorizzando la filiera bosco-legna-energia». Risultato operativo: l’Italia importa il 70% del legno che usa mentre i boschi montani aumentano, creano danni all’agricoltura e non tutelano il territorio. Inutile aggiungere altro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Belluno Fiocchi ininterrotti da una settimana, in azione gli alpini rocciatori. Distrutto un impianto di risalita sulla Marmolada Tre metri sui tetti e crolli nei rifugi, a Cortina stagione in pericolo CORTINA D’AMPEZZO (Belluno) — Da sei giorni le scuole sono chiuse a Cortina. La nevicata sta creando grandi difficoltà dovute soprattutto al peso della neve accumulata sui tetti degli edifici e all’urgenza di alleggerirli. In alcuni casi si sfiorano i 3 metri. Il magazzino dell’Istituto d’arte, nel quale venivano conservati i lavori eseguiti nella scuola, è crollato. Dopo che un fienile era già venuto giù nella frazione di Zuel. E continua a nevicare, a Cortina e nelle zone limitrofe. Ieri altri 35 centimetri. Da una settimana il cielo non si apre. Gli operai del Comune lavorano giorno e notte: «Sono stan- chissimi — dice il vicesindaco Enrico Pompanin — ma la loro opera procede indefessa. Un vero esempio di merito e impegno civile». Tantissimi gli uomini sul campo. Le squadre del Soccorso alpino, della Guardia di Finanza e degli Alpieri (alpini rocciatori) sono impegnati nello sgombero dei tetti delle scuole, una priorità negli interventi. Ma all’opera ci sono anche i Vigili del fuoco, l’Esercito, il Corpo forestale dello Stato e molti privati ingaggiati. Sono almeno 140 gli uomini del soccorso alpino che si sono messi a disposizione dei sindaci. Oltre alle squadre del territorio bellunese, anche Sul campo Alpini spalano la neve a Cortina (Ansa) e, sopra, il tetto del magazzino dell’Istituto d’arte crollato ieri quelle del resto del Veneto, della Lombardia, del Piemonte, del Friuli-Venezia Giulia, del Trentino-Alto Adige e dell’Emilia-Romagna. Nuove forze arriveranno nelle prossime ore, per dare il cambio a chi ha operato ininterrotta- mente. Perché se a Cortina la situazione non è per nulla facile, non va meglio anche in molti altri Comuni del Cadore e dell’Agordino. Tra i tanti casi di intervento e aiuto quello a Livinallongo del Col di Lana, nella piccola frazione di Sottinghiazza, alla signora Nina, unica abitante, rimasta isolata e senza medicinali e corrente. È stata trasferita al sicuro nel centro abitato. Resta sempre elevatissimo il rischio valanghe (5), soprattutto dopo che un distacco di neve domenica scorsa ha praticamente distrutto un impianto di risalita sulla Marmolada e devastato il rifugio Tabià Palazza. Tra impianti chiusi e disagi, i danni sono ingenti anche per tutto il settore turistico. Massimo Spampani © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Roma In arresto un manovale di 30 anni. Vivevano insieme. Accertamenti su violenze contro una precedente compagna Abruzzo Chiara, in coma a 19 anni per le botte del fidanzato «L’avevo denunciato» Pranzi e voli in business: la verità di Chiodi Il padre: sta così male che spero muoia ROMA — «Dillo che sei caduta! Dai Chiara, dillo che non ti ho picchiata!». Ma la povera Chiara non può rispondere. È raggomitolata in un angolo del soggiorno. Il volto irriconoscibile, la testa coperta di sangue. Il fidanzato si è sfogato su di lei con calci e pugni per un intero pomeriggio. «Chiamarlo fidanzato è una parola grossa, è una bestia, un essere inqualificabile», replica il padre della ragazza di 19 anni, da lunedì notte in coma al San Camillo. Maurizio Falcioni, muratore, il compagno che l’aveva conquistata facendo breccia nel suo cuore parlandole dell’amore per i cani, è stato arrestato ieri dai carabinieri della compagnia di Ostia per tentato omicidio: anche davanti agli infermieri del 118 accorsi nell’abitazione del trentenne in via Emilio Costanzi, a Casal Bernocchi (Acilia), ha continuato a negare di aver picchiato Chiara con una furia bestiale. Le condizioni della ragazza, diplomata all’istituto alberghiero, sono disperate. «Il chirurgo che l’ha operata — racconta il papà di Chiara, Maurizio Insidioso Monda — era sconvolto: mi ha detto che lesioni di quel tipo non le ha viste nemmeno nelle vittime di incidenti stradali. Pensate, è assurdo, era sconvolto perfino Il giallo il medico. Ma che le ha fatto quell’animale? L’avevo anche denunciato: aveva circuito mia figlia. So di dire una cosa orribile, ma ora spero che Chiara muoia. I medici mi hanno detto che se sopravviverà sarà un miracolo, e comunque vivrà come un vegetale. Per questo, adesso, da genitore, prego che la mia bambina non ci sia più». Secondo i carabinieri le liti fra il muratore e la giovanissima fidanzata erano molto frequenti: a Capodanno una pattuglia dell’Arma era intervenu- Insieme Due immagini di Chiara Insidioso Monda, 19 anni. A sinistra è assieme al padre, che aveva denunciato Maurizio Falcioni, il trentenne che lunedì l’ha picchiata selvaggiamente (Mario Proto) ta sotto casa del muratore perché l’uomo stava maltrattando la giovane. I due, che stavano insieme da un anno, si trovavano in auto e Falcioni — che ha precedenti di polizia per stupefacenti — reagì al controllo e venne arrestato per resistenza a Il delitto della valigia Camorra «Ho ucciso io la studentessa» Gli eredi di Varenne tolti ai clan Ha cambiato più volte versione Gagandeep Kaur, l’indiana 3oenne accusata di aver ucciso con il fidanzato Rajeshwar Singh l’iraniana Mahfab Ahadsavoji, 29 anni (nella foto). Prima ha detto che a strangolare la ragazza, poi trasportata in una valigia a Venezia e gettata in laguna, sarebbe stato il compagno. Poi ha ritrattato: «Sono stata io, lui non è stato». Ieri, infine, davanti al giudice per le indagini preliminari è rimasta in silenzio. Singh ha sempre detto che hanno trovato la Ahadsavoji già morta. I due sono in arresto. Maxi operazione della polizia a Roma ieri contro il clan camorristico Zaza, che ha condotto a 29 arresti, con l’accusa di associazione di stampo mafioso, truffa ed estorsione aggravata. La Direzione investigativa antimafia ha sequestrato 400 milioni di euro, in beni mobili e immobili, compresi venti cavalli, tra cui due discendenti del famosissimo campione Varenne, 18 tra villini, negozi e appartamenti a Roma, 4 alberghi nella Capitale e il villaggio turistico Villa Beuca, sulla collina di Cogoleto (Genova). © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Le indagini Gli investigatori hanno provato ad analizzare i tre cellulari della vittima. Dai primi due non sono emersi elementi utili. Il terzo, un iPhone 5, è bloccato da una password, e potrebbe custodire informazioni preziose. Per aprirlo serve un software che ha Apple PESCARA — E questa ricevuta del «Vecchio Porco», ristorante di Milano, 227 euro pagati con la carta di credito, ce la vuole spiegare, presidente Chiodi? «Una partita a carte scoperte», racconta chi c’era. Giuseppe Bellelli e Giampiero Di Florio sono due pm che non si perdono in chiacchiere. Con la loro inchiesta del 2008, sulle tangenti della Sanitopoli abruzzese, decapitarono la Giunta di Ottaviano Del Turco. Ora, da un anno e mezzo, hanno aperto il grande fascicolo di Rimborsopoli e il nuovo presidente della Regione, Gianni Chiodi (sotto), è indagato per truffa, peculato e falso. Due ore di interrogatorio. A cominciare dal «Vecchio Porco»: «Sì — ha spiegato lui al Corriere — era il 18 febbraio 2010 e c’erano altri 4 commensali, tra cui l’assessore lombardo alla Protezione Civile, mi pare. Insomma, addetti ai lavori. Io ero in prima linea per la ricostruzione dell’Aquila e pagai per tutti. Mi sembrò giusto così. Il ristorante lo scelsero loro. E insomma 200 euro per 5 persone, si chiamerà pure Vecchio Porco, ma non mi pare un prezzo folle». Tante le ricevute per Rinaldo Frignani Nicoletta Figini, uccisa nella sua casa di Milano a luglio del 2013. Nessuno conosce la password dell’apparecchio L’indagine sull’omicidio di una donna bloccata da Cupertino Il delitto Nicoletta Figini, 55 anni, viene uccisa nella sua casa di Milano la notte tra il 18 e il 19 luglio 2013 scorso: ha le mani legate e del nastro adesivo sulla bocca, che l’avrebbe soffocata DAL NOSTRO INVIATO © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel telefonino il segreto del delitto ma la Apple non svela il codice La vicenda pubblico ufficiale. Alcuni vicini sono sicuri che «Maurizio aveva alzato le mani anche sulla precedente fidanzata», ma su questo punto sono in corso accertamenti. Di certo lunedì pomeriggio hanno sentito Chiara gridare per ore, sbattere porte e spostare mobili. «Dimmelo che hai un altro!» urlava lui, ormai fuori controllo. Come sempre le aggressioni a Chiara erano accompagnate da raptus di ira. L’altro ieri è scattato anche il pestaggio. Colpi sferrati con una violenza inaudita. A chiamare l’ambulanza è stato lo stesso Falcioni. «Ha avuto un malore — ha continuato a ripetere anche ai carabinieri —, non l’ho picchiata, è svenuta». Ora è a Regina Coeli. «Spero che paghi, voglio credere nella giustizia — si dispera il padre di Chiara fuori dal reparto di rianimazione —. Ho cercato di non farglielo frequentare, vista la differenza d’età, ma lui l’ha presa come una sfida. Voleva portarmela via e l’ha fatto. Domenica pomeriggio — aggiunge — mia figlia mi ha chiamato: “Vienimi a prendere, ci siamo lasciati, voglio tornare a casa», ma non ho fatto in tempo e lui se l’è ripresa ancora una volta. Lei ha anche cercato di mettersi in contatto con la madre (i genitori sono separati e la donna vive fuori Roma, ndr) ma qualcuno, forse sempre lui, le ha tolto il telefonino». A casa Molly, il bulldog di Chiara, guaisce senza sosta. «Mia figlia non mi ha mai raccontato di essere stata picchiata da quello — conclude il papà con amarezza —. Adesso però non posso escludere che sia successo altre volte». MILANO — La chiave dell’omicidio potrebbe essere racchiusa nel telefonino della vittima, ma l’Iphone 5 si è trasformato in uno scrigno impenetrabile per la giustizia italiana, finita impantanata per la mancanza di norme internazionali in grado di seguire lo sviluppo frenetico della tecnologia e della globalizzazione. La notte tra il 18 e il 19 luglio dell’anno scorso una 55enne milanese viene uccisa nella sua abitazione nel quartiere milanese di Città Studi apparentemente durante una rapina. Legata con cavi di computer, pezzi di una tenda e lenzuola, Nicoletta Figini viene trovata morta asfissiata dal nastro adesivo con cui le hanno tappato la bocca. L’appartamento è a soqquadro, ma sembra non mancare nulla. I rapinatori non si sono portati via l’argenteria, hanno lasciato tre cellulari e non hanno aperto la cassaforte. Non si esclude, però, che si possa trattare anche di una messinscena allestita da chi vuole confondere le acque. Tra i profumi della donna, che dopo la morte del marito un paio di anni prima viveva sola e aveva problemi di droga, la Polizia trova della cocaina e negli armadi oggetti erotici che fanno immaginare una passione per il sadomaso. Le indagini non portano a nulla di concreto, tranne far finire in carcere Gian Paolo Maisetti, socio al 50% della vittima in un negozio di telefonia. Nicoletta Figini, infatti, aveva confidato ad alcuni testi- moni che l’uomo si era invaghito di una ragazza minorenne e che voleva rompere la società. Viene a galla una squallida storia di rapporti sessuali tra un uomo di 47 anni e una bambina di 13. Per fare luce sull’omicidio, gli investigatori provano a cercare nei tre cellulari. I primi due si aprono, ma senza offrire spunti investigativi. Il terzo L’azienda Impossibile accedere ai dati: la Procura di Milano ha deciso di rivolgersi direttamente alla sede statunitense della società è bloccato da una password di cui non si trova traccia. Cosa c’è lì dentro di così importante da essere protetto con una chiave elettronica? Per scoprirlo gli investigatori hanno bisogno di sbloccare l’apparecchio. Ed è qui che comincia un’odissea giudiziaria che è ancora in corso. Il sostituto procuratore milanese Mauro Clerici, titolare dell’inchiesta sull’omicidio, incarica la polizia giudiziaria di trovare il modo di accedere all’apparecchio. A differenza dei modelli precedenti della casa della mela morsicata, che possono essere sbloccati con relativa facilità da tecnici specializzati, l’iPhone 5 e i suoi suc- Catania Cede balcone Precipita un’anziana Il balcone le si è aperto sotto piedi e una donna di 75 anni è caduta dal secondo piano in centro a Catania, dove aspettava la processione delle reliquie di Sant’Agata. La signora è atterrata su un terrazzo sottostante e se l’è cavata con qualche livido. cessori sembrerebbero impenetrabili. Nessun software, nessun hacker, nessun detective pare in grado di superare la barriera della password di apertura, se è attivata. La Procura decide di rivolgersi direttamente alla sede statunitense della Apple. Lo fa prima direttamente, poi tramite un legale italiano della casa di Cupertino (con il quale il Corriere della Sera ha tentato invano di mettersi in contatto) e in collaborazione con l’ambasciata americana a Roma. Apple si dice disposta a venire incontro alla giustizia italiana a patto, però, che l’apparecchio sia portato in California e che ci sia un ordine di un giudice, senza il quale non può scardinare una sua creatura neppure se essa apparteneva alla povera vittima di un omicidio. Non sono problemi da poco. Tecnicamente a Milano si pensa a qualcosa di simile ad una perquisizione, ma questo in Italia è un atto che può essere ordinato a scopi investigativi solo dal pm e non da un giudice, come invece impone il quarto emendamento della Costituzione americana il quale, in più, specifica che non si può perquisire senza avere a diposizione indizi concreti da verificare. Sarebbero queste differenze, dicono in Procura, a rendere difficile il cammino di una rogatoria avviata negli Usa dal pm Clerici, il quale starebbe studiando una soluzione tecnica che passa attraverso il gip. Ed è per risolvere questi e altri problemi connessi alle norme giuridiche internazionali, alle rogatorie e alla collaborazione con le autorità giudiziarie straniere che il Procuratore Edmondo Bruti Liberati ha istituito l’Ufficio affari europei e internazionali, affidandone la guida al sostituto Fabio De Pasquale, uno dei maggiori esperti nel settore. viaggi, pernottamenti e pranzi, almeno una ventina, contestate: come la notte del 15 marzo 2011, nella stanza 114 dell’hotel Del Sole, Roma, trascorsa con Letizia Marinelli, che due mesi dopo sarebbe diventata Consigliera di Parità della Regione. Trecentoquaranta euro in contanti, di cui Chiodi chiese il rimborso: «Ma sulla fattura era indicata la presenza di due persone nella camera e io la presentai così com’era». Insomma, secondo lui, solo l’errore di qualche contabile. E poi il viaggio in business class Roma-Washington del 22 ottobre 2009, 2.872 euro, con sua moglie Daniela Clementoni: «Ma la Regione non pagò per lei (ieri ha esibito il bonifico ai pm, ndr), pagò solo il mio biglietto. Ero stato invitato dalla Niaf, l’associazione degli italoamericani, c’era Nancy Pelosi che è abruzzese e poiché il viaggio era di soli tre giorni e le ore di volo non sono poche, pensai di regalare a mia moglie il volo in business. Per il resto io viaggio in economy. E se andai a Capri per Confindustria o a Taormina per la Festa de La Destra non è colpa mia, potevano fare gli incontri a Sambuceto...». Un atteggiamento «non omertoso» che però non ha convinto i pm fino in fondo. Gli accertamenti proseguono. Lui si è detto «contento per aver chiarito tutto». Oggi conferenza stampa. Per chiarire anche il resto, si spera. Fabrizio Caccia © RIPRODUZIONE RISERVATA Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 La famiglia Cutrì La donna: «Erano come gemelli, per aiutarlo a scappare aveva imparato a guidare elicotteri» MILANO — Nel soggiorno ci sono un pianoforte, un enorme specchio, un televisore al plasma ancor più grande e un divano a elle sopra cui la signora Antonella, malata di diabete, sta un po’ seduta e po’ semisdraiata, il giaccone tirato fino al collo, le ciabatte ai piedi e i piedi nelle calze di lana, il posacenere in una mano e le sigarette Multifilter rosse nell’altra, il cagnolino accucciato sul pavimento di cotto. In cucina un camino non acceso di recente, le tapparelle blu abbassate, quadri di paesaggi, un monitor che rimanda le immagini della telecamera di sicurezza sul balcone. Nel corridoio Mario Cutrì, magro, scavato, in piedi dinanzi alla porta d’ingresso blindata, aspetta parenti e amici per le condoglianze. Una processione. Sono la madre e il padre. «Mimmo ascoltami: non ti costituire. Tuo fratello si è sacrificato per te. Non ti consegnare, Mimmo. Scappa, scappa Mimmo. Altrimenti Nino è morto per niente». I Cutrì d’Inveruno, Ovest Milanese, avevano quattro figli ed è rimasta soltanto Laura, che sbuca a mezzogiorno dalla camera da letto, impaurita. Dei tre maschi, Domenico è in fuga, Nino è all’obitorio e Daniele è in giro, «forse tra poco arriva, forse sta da amici» dice Mario Cutrì appena salito con un aereo dalla Calabria, «ero andato a salutare un famigliare ricoverato per problemi di cuore». Mario mai abbassa lo sguardo, sono occhi infiammati di rabbia che alla fine, allo scadere, si bagnano leggermente nel ricordare come «nemmeno mi fanno vedere il cadavere di Nino, gli hanno piantato un proiettile alle spalle, a tradimento, ne sono sicuro». Alla parete c’è una foto di Domenico. Ecco, Domenico. Gli studi abbandonati all’istituto alberghiero, le giovanili nelle società calcistiche succursali del Milan fino alla rottura della gamba, la condanna all’ergastolo, ed è una sentenza secondo i Cutrì origine di tutto il male. «L’hanno accusato d’essere il mandante dell’omicidio di un tizio che faceva apprezzamenti a una sua amica. Ora, chi ha sparato è fuori, libero, e comunque l’obiettivo non era uccidere ma inviare un avvertimento. Ho chiesto al giudice se avesse figli... L’ergastolo è uguale alla sedia elettrica. Ventidue, ventisei anni di galera li accetti. Hai la prospettiva che uscirai, e combatti, come contro una malattia grave che forse si può curare». L’evasione era un’ossessione di Nino, «pazzo di suo fratello», addirittura «aveva frequentato un corso da elicotterista» fantasticando su liberazioni da leggenda, e d’altronde «sono nati a tredici mesi di distanza, erano gemelli». Con i genitori, giurano, mai un accenno a folli progetti di fuga. E però, Il gip di Cremona Il padre Mario Cutrì è originario di Melicuccà, in provincia di Reggio Calabria La madre Maria Antonietta (per tutti Antonella) ha portato Nino in ospedale A casa dell’ergastolano: Nino è morto per lui, non deve arrendersi ricorda il padre, c’è quell’intercettazione nel carcere di Saluzzo. Nino va a trovare Mimmo. Bisbigliano. Mimmo, non raggiunto dalla sentenza di fine pena mai, si raccomanda: se mi danno l’ergastolo rischi dieci anni di prigione e non se ne fa nulla; in caso contrario potrebbero rifilarti tre anni e si Il padre e l’intercettazione «In un colloquio in carcere hanno intercettato i miei figli Dicevano: se la pena è l’ergastolo non si fa nulla» può progettare qualcosa insieme. Signora, quanto pensa possa resistere Domenico? La mamma Antonella non fa terminare la domanda: «L’ho detto ai carabinieri. Io non ne ho idea». Solitamente le case di ‘ndrangheta all’esterno non tradiscono e all’interno sorprendono, catapecchie gonfie di lusso pacchiano. I Cutrì abitano nell’unico condominio d’una strada tranquilla, via Leopardi, con villette a due piani. Abitano al piano terra, i Cutrì, appartamento senza eccessi, tolto il televisore al plasma. Molto al riguardo s’è dibattuto e qualcuno insiste: sono una famiglia di ‘ndrangheta? Padre e figli hanno tanti precedenti, ci La vicenda Il percorso Dal carcere al Tribunale Sono le 14.30 di lunedì quando gli agenti della Penitenziaria scortano Domenico Cutrì al tribunale di Gallarate per un processo per truffa Cutrì sconta l’ergastolo per l’uccisione di un ragazzo polacco L’agguato Il commando entra in azione Appena Cutrì scende dal blindato un commando di quattro persone entra in azione da una via laterale I malviventi hanno un ostaggio, probabilmente finto, e spruzzano spray al peperoncino sugli agenti Nel 2011 Domenico Cutrì, a Novara, durante il processo per omicidio (Photomasi) Caccia all’uomo, trovata l’auto Per il magistrato è pericolosissimo DAL NOSTRO INVIATO «Detenuti, meglio usare collegamenti video» Il fratello Nino venerava Mimmo: è rimasto ucciso nella sparatoria con gli agenti Appello choc della madre all’evaso «Rispetta tuo fratello e scappa» Le indagini Il racconto degli agenti: siamo riusciti a proteggere i passanti BUSTO ARSIZIO (Varese) — «È andata bene, poteva sicuramente finire peggio, con qualche vittima innocente...»: via dalla folla e dalla curiosità generale, gli agenti di custodia rimasti feriti nel blitz che lunedì a Gallarate ha portato alla fuga dell’ergastolano Domenico Cutrì e alla morte nella successiva sparatoria del fratello di quest’ultimo, Antonino, stanno in disparte. Entrambi in servizio nel carcere di Busto Arsizio, dove Cutrì aveva fatto tappa prima di essere portato in tribunale a Gallarate, ieri i due hanno incontrato poche persone: qualche collega, il direttore del carcere Orazio Sorrentini. A loro hanno affidato poche Cronache 19 italia: 57525754585250 frasi che da sole fotografano il terrore di quel pomeriggio di fuoco. «Abbiamo temuto che ci finissero di mezzo persone che non c’entravano nulla, ad esempio qualche passante, e abbiamo agito pensando a loro. Ci siamo affidati alla nostra professionalità ed esperienza». «Adesso la paura è passata, stiamo meglio e staremo un po’ a riposo». Il comportamento delle guardie L’arsenale A bordo di una delle due vetture utilizzate nell’assalto fuori dal tribunale c’erano tre fucili e centinaia di munizioni aggredite è stato apprezzato da tutti i colleghi: «La scorta era adeguata alla pericolosità per personaggio, i colleghi sono stati encomiabili; anche i più alti gradi dell’amministrazione penitenziaria lo hanno riconosciuto» è il giudizio di Pasquale Consentino, sindacalista del Sappe che con i due agenti feriti condivide il lavoro dietro le mura d Busto Arsizio. Il racconto dei testimoni in divisa non entra nei dettagli anche perché strettamente legato alle indagini rivolte alla cattura di Cutrì, ma nelle ore immediatamente successive alla fuga l’attenzione degli inquirenti si è concentrata sui componenti della famiglia. I carabinieri e la pm Raffaella Zappatini hanno a lungo sentito Maria Antonia Lanto- La sparatoria La fuga dell’evaso e il fratello ferito Dopo aver lasciato andare il detenuto, uno degli agenti finisce a terra mentre l’altro spara verso il commando che a sua volta risponde al fuoco Nel conflitto a fuoco rimane ferito un fratello di Cutrì, Antonino Con la madre La morte in ospedale Il gruppo con Cutrì riesce a fuggire a bordo di una Citroen C3 poi abbandonata. Poco dopo le 15 all’ospedale di Magenta si presentano il fratello ferito di Cutrì insieme alla madre: l’uomo muore poco dopo sono state storiacce di armi e di droga; ma i clan della Calabria non avrebbero rapporti con i Cutrì di Inveruno. Zero. Non sarebbero boss Mario, Domenico e Nino Cutrì. Certo il capofamiglia conferma gli episodi di violenza attribuiti a questo e quel figlio, le spacconate, le vendette. «Ma Mimmo, prima dell’ergastolo, era un incensurato. E lavorava. Aveva un’agenzia di scommesse. Mentre in prigione s’è messo a studiare. Ragioneria. Ha trovato delle risorse per sperare in un futuro, ha carattere. C’è ancora il giudizio della Cassazione. Ci siamo affidati a un avvocato, di Palmi. Gran signore... Mimmo era all’oscuro dell’evasione. Nino ha agito di testa sua... Contro le guardie ha spruzzato dello spray. Non ha fatto fuoco. Loro l’hanno colpito». Cutrì allunga il braccio lungo il fianco, forma una pistola con tre dita della mano, lascia immobile braccio e mano: «Nino non ha sparato. Avesse voluto li avrebbe ammazzati tutti quanti. Vero Antonella?». E intanto la madre scuote la testa, è stata l’ultima della famiglia a vederlo vivo quando già moriva. «Mi citofonano. “Cutrì? Se sei la mamma di Domenico esci”. C’era uno sconosciuto. E Nino in macchina. “Andiamo in ospedale” dice quello. Sono stata zitta. Mi sono messa alla guida. Nino aveva gli occhi rovesciati. Dopo poco ho smesso di guardarlo. Fissavo la strada. All’ospedale ho telefonato a mio marito». «Grazie tante, noi lo diciamo da anni. Anzi, siamo già passati dalla teoria alla pratica...»: Pierpaolo Beluzzi, gip del tribunale di Cremona, ieri ha vissuto una piccola rivincita. Il procuratore antimafia Nicola Gratteri, il segretario del Pd Matteo Renzi, il sottosegretario alla giustizia Giuseppe Berretta, tutti si sono precipitati a dire che, si fosse adottato il sistema degli interrogatori dei detenuti in videoconferenza, un fatto come l’evasione di Gallarate non sarebbe avvenuto. «Nel 2009 — ricordava ieri Beluzzi — venne a Cremona il responsabile del dipartimento informatica del ministero per vedere come lavoravamo. Ci fece i complimenti, promise che avrebbe applicato il metodo su vasta scala ma da allora non se ne è fatto niente». Già, perché nel piccolo tribunale lombardo, la rivoluzione tecnologica e la videoconferenza sono già realtà. «Proprio lunedì abbiamo celebrato un processo per truffa come quello di Gallarate: non solo l’imputato ma anche quattro testimoni che stavano a Torino, a Cervia e in altre due città italiane hanno deposto a distanza. Con una sola udienza ho fatto risparmiare allo stato mille euro di costi e in più non s’è corso il rischio che il processo saltasse». Il tutto grazie a comunissimi collegamenti via Skype. Ma come mai strumenti ormai parte della vita quotidiana faticano ad essere accettati nel mondo dei tribunali? «Il problema non è certo economico — spiega Beluzzi — visto che il trasferimento di ogni detenuto solo dal carcere al tribunale di Cremona costa in media 252 euro e una webcam molto meno. Il problema è che la nostra organizzazione è piramidale: tutto deve discendere dall’alto ed essere uguali per tutti. Ma così si mortificano iniziative e competenze che, se libere di affermarsi, avrebbero al contrario un effetto virale. C.Del. © RIPRODUZIONE RISERVATA Andrea Galli © RIPRODUZIONE RISERVATA ne, per tutti Antonella, 50 anni, madre di Domenico e Antonino, che però ha fornito un racconto giudicato «scarsamente attendibile». Altra persona interrogata è Laura, figlia della donna, che però avrebbe detto poco o niente e, anzi, avrebbe avuto parole risentite contro le forze dell’ordine ritenute responsabili della morte del fratello. Qualche dubbio suscitano invece le posizioni di due altri componenti della famiglia Cutrì. Il primo è il padre, che nei giorni immediatamente precedenti il blitz era volato in Calabria ma che è precipitosamente tornato ieri a Inveruno, il paese in provincia di Milano dove vive. «Era andato laggiù per affari di famiglia» è stata la laconica spiegazione fornita dalla moglie. Daniele, il più piccolo dei Cutrì (ha 24 anni) è invece sparito da alcuni giorni. «A me ha detto che andava in gita con un amico, ma non mi ha spiegato dove» ecco ancora la risposta della madre al quesito degli inquirenti. Due posizioni, insomma, che restano sotto la lente di ingrandimento. Se i carabinieri hanno ritrovato vicino all’ospedale di Magenta la Citroën C3 usata nella fuga, non c’è nessuna traccia di Domenico l’ergastolano. L’uomo, definito ieri «pericolosissimo» dal procuratore generale di Torino Marcello Maddalena, non è affiliato a cosche della ‘ndrangheta ma sicuramente ha contatti con gli uomini che contano nella sua terra di origine ed è possibile che a loro abbia chiesto aiuto. Il punto allora è: i capi saranno disposti ad accordare protezione a un personaggio esterno all’organizzazione? E a quale prezzo? Ieri intanto ha fatto impressione l’inventario dell’arsenale trovato a bordo della Nissan abbandonata dal commando a Gallarate: a bordo c’erano un fucile a pompa, un fucile automatico, un «canne mozze» e centinaia di munizioni. I banditi erano pronte a usarle di fronte a ogni ostacolo. Non hanno fatto in tempo, per fortuna. Claudio Del Frate © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 20 Cronache Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Istruzione Il dibattito tra innovatori e scettici digitali. E l’Europa boccia l’Italia: pochi fondi per lo sviluppo ✒ La scuola che rifiuta di usare i tablet Il no dei genitori in un’elementare «Non possono sostituire i libri L’apprendimento è a rischio» La discussione La critica in un libro Sopra, la copertina di Demenza digitale (edizioni Corbaccio) di Manfred Spitzer Il modello Usa con i privati Negli Stati Uniti il progetto «ConnectED» prevede un’alleanza con le aziende che si occupano di tecnologia (Apple, Microsoft, Sprint e Verizon) Hanno avuto paura che quei tablet si trasformassero in «armi di distrazione di massa». Che le novità digitali potessero avere «conseguenze negative su attenzione e memoria, sui processi emotivi e la socializzazione». Così, alla proposta di trasformarsi in «Cl@sse 2.0» — tutta tablet e tecnologia — la IB dell’elementare Iqbal Masih di Roma ha detto no. «No» per le modalità («una decisione comunicata a inizio anno, senza che i genitori venissero consultati», spiega Mauro Giordani, un papà che guida il gruppo di «dissidenti» tecnologici). Ma no, soprattutto, «per un progetto i cui effetti non sono noti né a noi, né alle insegnanti, né al ministero proponente». Troppa didattica digitale, sostituzione dei libri di testo con i tablet, sono convinti i genitori, può essere dannosa. Per approfondire l’argomento, hanno organizzato un dibattito aperto, mettendo a confronto tecnoentusiasti e dubbiosi. Protagonista dell’incontro, il filosofo Roberto Casati, autore del libro «Contro il colonialismo digitale», che ha appoggiato le tesi dei genitori della classe romana, illustrando e motivando il proprio pensiero con la necessità di «esercitare un sano principio di precauzione». «Non è ancora chiaro — ha sostenuto — il contributo pedagogico che le nuove tecnologie possono dare». Ha citato ricerche di Marco Gui, dell’Università di Milano Bicocca, basate su un’analisi dei risultati Ocse-Pisa 2009: le tecnologia a scuola sono vantaggiose a piccole dosi, ma diventano controproducenti con l’aumentare del tempo dedicato. «Sono molto distraenti e abbassano la soglia dell’attenzione», spiega Casati. Che non vuole essere definito un «luddista» («sono stato tra i primi a usare un tablet», ci tiene a dire), ma è «contro la logica di sostituzione che oggi sembra prevalere». «Nessuna “abbuffata” digitale», sostiene invece la preside, Stefania Pasqualoni, spiegando che il progetto prevedeva che solo tre delle 40 ore settimanali fossero dedicate all’uso delle tecnologie. Dopo i genitori dell’elementare romana è stato Bernardo Vertecchi, ordinario di Pedagogia all’Università Roma Tre, a gettare ombre sui possibili rischi di un uso precoce della tecnologia. Perdere la capacità di scrittura manuale, utilizzare solo o prevalentemente la tastiera — sostiene — può avere risvolti negativi sulla qualità del pensiero». E per sperimentare i benefici di un esercizio costante della scrittura a mano, ha coinvolto 350 bambini di due elementari della capitale nel progetto Nulla dies sine linea (neanche un giorno senza tracciare una linea). Mentre lo psicologo tedesco Manfred Spitzer, autore di «Demenza digitale» (Il Corbaccio) sostiene che l’uso della tecnologia abbia effetti negativi sull’ippocampo, portando alla perdita della memoria, alla riduzione delle capacità spazio-temporali e, alla lunga, a maggiori probabilità di sviluppare l’Alzheimer. Ma insieme agli «apocalittici», crescono anche gli «integrati»: scuole all’avanguardia, come il liceo Lussana di Bergamo o l’istituto Frejus di Bardonecchia, felici esempi di sperimentazioni «Total tablet». Diventa così sempre meno chiaro se il nostro Paese creda o meno alla possibilità che i ragazzi possano studiare efficacemente attraverso un tablet, uno smartphone o un pc. Sul fronte delle dotazioni, l’ennesima tecno bocciatura è arrivata dall’Eurispes, che nel rapporto «Italia 2013» tira le 70 416 Mila le lavagne interattive (le Lim) in 1.200 classi e 36 scuole coinvolte nelle nuove sperimentazioni didattiche, secondo l’ultimo rapporto Eurispes. Circa 80mila gli insegnanti che hanno partecipato ad attività formative sull’uso di questa strumentazione Le classi coinvolte nel progetti «Cl@ssi 2.0» (nuove tecnologie che integrano l’apprendimento): 124 classi nella scuola primaria; 156 classi nella secondaria di primo grado; 136 classi nella secondaria di secondo grado Il Piano tecnologico somme: per introdurre tecnologie digitali nelle classi della Penisola sono stati spesi 30 milioni di euro, 5 euro a studente. Di questo passo, ci vorranno quindici anni per metterci alla pari con Paesi come la Gran Bretagna, che ha l’80% di classi dotate di strumenti didattici informatici. I ricercatori hanno anche fatto l’inventario: 70mila le lavagne interattive (le Lim) a disposizione degli studenti in 1.200 classi (la domanda è dieci volte superiore), 416 le «Cl@ssi 2.0» sul territorio. Una penuria di dotazioni già sottolineata in precedenza dall’Ocse: alle elementari, sei computer ogni 100 scolari, contro una media europea di 16. E appena il 6% di Scuole 2.0, a fronte di una media Ue del 37%, al di sotto anche di Spagna e Portogallo. Mentre nella Penisola si investono solo 15 milioni di euro per la connettività, intanto, il Regno Unito impiega 40 milioni di sterline per dotare tutti gli istituti di banda larga; e la scuola americana corre e sogna in grande: wi fi e banda larga in tutte le scuole entro 5 anni, ha assicurato Barack Obama. Forte dell’appoggio delle grandi aziende del settore, da Apple a At&T, da Microsoft a Verizon, che daranno il loro contributo a un progetto di 750 milioni di dollari. Antonella De Gregorio © RIPRODUZIONE RISERVATA Maryland Obama e le classi iper-connesse In Italia il «Piano Scuola Digitale» intende modificare gli ambienti di apprendimento attraverso l’integrazione delle tecnologie nella didattica Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ieri durante una visita in una classe della Buck Lodge Middle School ad Adelphi, nel Maryland. Il presidente americano ha illustrato i progressi del progetto «ConnectEd» che ha l’obiettivo di connettere il 99 per cento degli studenti americani ai sistemi di nuova generazione e alla tecnologia wireless entro cinque anni (Jewel Samad/Afp) Risorse scarse e ritardi Il «Piano» in Italia procede a rilento: un pc ogni 15 studenti alle elementari; alle medie uno ogni 11 studenti; 1 ogni 8 alle superiori. Investiti ogni anno «solo» 30 milioni Per imparare non basta la tecnologia di PAOLO DI STEFANO A derite incondizionatamente all’uso di Internet a scuola? Leggete il libro dello psichiatra tedesco Manfred Spitzer, il quale sostiene — com’è facile intuire dal titolo, Demenza digitale (Corbaccio) — che gli strumenti tecnologici, utilizzati in eccesso, finiscono per limitare la capacità di memorizzare, di concentrarsi, di socializzare. Tutte qualità che un individuo, specie se giovane, dovrebbe sviluppare. Siete scettici? Ascoltate Umberto Eco, quando dice che ha curato Encyclomedia, un’enciclopedia informatica, per favorire la memoria storica dei ragazzi, mettendo loro a disposizione cronologie indispensabili ai nativi digitali. Poi però è lo stesso Eco ad avvertire (in una lettera a suo nipote apparsa qualche settimana fa sull’Espresso) che sarebbe utile arginare il deserto mnemonico che avanza tornando alla vecchia tradizione, e cioè mandando a memoria «La Vispa Teresa», «La cavallina storna», «L’infinito». Senza abbandonare il Web, ma senza farne un mondo totalizzante. Nessuno ha ancora dimostrato, del resto, che i libri di carta siano inutili. Il fatto che l’Italia è agli ultimi posti, come segnala l’Ocse, nella digitalizzazione scolastica non è un segnale di cui rallegrarsi. Ben vengano, anzi, le lavagne elettroniche. Il vero guaio però è che la fascinazione dei nuovi strumenti digitali ha contribuito a spostare l’attenzione dai contenuti ai mezzi che li veicolano, attribuendo a questi ultimi una funzione catartica che non hanno. L’equivoco, insomma, è credere che la scuola possa rinnovarsi solo adottando a tappeto iPad e ebook. I genitori sanno bene che i loro figli imparano da soli, ben prima di arrivare a scuola, a maneggiare smartphone e tablet: non accade lo stesso per i libri. A scuola, semmai, i nativi digitali potrebbero apprendere un uso dosato e critico della Rete: ma si può chiedere anche questo ai docenti? Senza dimenticare che la scuola deve insegnare soprattutto altro, e magari, perché no, aprire spazi mentali alternativi a quelli consueti, in genere frequentati compulsivamente. La terza via, tra apocalittici e integrati, è quella dei prudenti. Non esagerare è sempre un ottimo consiglio. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervento Quei concorsi innovativi che creano giovani ricercatori indipendenti di ALBERTO MANTOVANI a mancata indipendenza dei giovani scienziati rappresenta uno dei problemi più importanti del sistema di Ricerca del nostro Paese. L’età media dei ricercatori è troppo avanzata — superiore ai 40 anni — e i percorsi formativi sono estremamente lunghi: dunque l’indipendenza, la cui base è costituita dall’autonomia economica, si raggiunge molto tardivamente, ancor di più nella cultura accademica. Nell’ultimo mese, tuttavia, abbiamo assistito a due segnali positivi che — elemento interessante — arrivano rispettivamente dallo Stato stesso, in particolare dal MIUR, e da una delle charities che nel nostro Paese danno un sostegno economico importante ed imprescindibile alla ricerca scientifi- L Chi è Oncologo Alberto Mantovani, 65 anni, docente di Patologia Generale presso l’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico dell’Humanitas ca nel settore biomedico. In questo caso, Fondazione Cariplo. Si tratta di due bandi che sostengono specificamente i giovani scienziati, con finanziamenti meritocratici, dunque non a pioggia. Il bando del MIUR, SIR (Scientific Independence of young Researchers), è dedicato a giovani ricercatori al di sotto dei 40 anni che abbiano dimostrato le proprie capacità scientifiche e, per la prima volta, presenta una caratteristica molto importante: libera i vincitori da uno dei «lacci e lacciuoli» più stringenti che letteralmente asfissiano il nostro sistema di ricerca, ovvero i vincoli burocratici. Permette infatti ai vincitori, pur offrendo alle Università la possibilità di reclutarli come ricercatori a tempo determinato, di competere anche per altri finanziamenti, in particolare quelli europei. Con- sentendogli in questo modo di crescere realmente come scienziati autonomi. Si tratta di una vera e propri novità: nei bandi precedenti, infatti, i vincitori — selezionati dalle Università come ricercatori a tempo determinato — erano obbligati ad un rapporto esclusivo con l’Ateneo, che non consentiva loro di concorrere con enti diversi per ottenere altri finanziamenti. Era un po’ come se selezionassimo i puledri migliori ma poi gli impedissimo di correre al di fuori del cortile di casa. Ora, finalmente, almeno questo «laccio» è stato tagliato. È solo uno fra i tanti che da anni noi scienziati, in particolare il Gruppo 2003 che riunisce i ricercatori più citati nella letteratura scientifica internazionale, denunciamo come deleteri per il nostro sistema di Ricerca; ma speriamo possa essere il primo passo verso una logica di semplificazione degli adempimenti burocratici che tolgono ossigeno alla nostra Ricerca. Il bando di Fondazione Cariplo Le novità Le novità dei bandi di Miur e Fondazione Cariplo che liberano dall’esclusiva e danno più fondi ai vincitori L’età media Nel nostro Paese l’età media degli scienziati è superiore ai 40 anni: l’indipendenza si raggiunge quindi troppo tardi uscito quasi in parallelo al SIR, invece, per la prima volta destina una quota considerevole di fondi (3.000.000 di euro) esclusivamente ai giovani ricercatori, con l’obiettivo di farli crescere come scienziati autonomi. Una linea strategica perseguita anche da altre charities come AIRC e Telethon. In un momento di difficoltà economica, in particolare per i giovani scienziati che fanno fatica a vedere per loro una prospettiva, si tratta di segnali estremamente positivi. Ci auguriamo possano essere sintomatici di un’inversione di tendenza, che veda i giovani e la loro indipendenza al centro di un rinnovato impegno del nostro Paese in un settore — quello della ricerca — fondamentale per il futuro di tutti noi. © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Cronache 21 italia: 57525754585250 Stati Uniti La scalata dei dirigenti asiatici ai vertici dell’industria informatica e degli altri colossi Assicurazioni Nadella è l’erede di Bill Gates La Silicon Valley parla indiano Lite su scatola nera e meccanici: a rischio la riforma della Rc auto Nuovo ad di Microsoft, il fondatore consigliere per la tecnologia DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Satya Nadella — «computer scientist» nato e cresciuto in India prima di trasferirsi negli Usa e di entrare, 22 anni fa, in azienda — è il nuovo amministratore delegato di Microsoft. Al suo fianco troverà, nell’inedito ruolo di consigliere per la tecnologia, il fondatore (e maggiore azionista) Bill Gates che lascia, dopo 38 anni, la presidenza del gruppo di Seattle. Molti azionisti avrebbero voluto un mutamento più radicale. Puntavano su un manager visionario, preso dall’esterno, per cercare di rivoltare una società che, sotto la gestione di Steve Ballmer, si è un po’ seduta: continua a fare lauti profitti soprattutto grazie alle «royalties», ma ha perso terreno su Google ed Apple sia nell’Internet mobile che nella vendita di prodotti fisici come i terminali (il recente acquisto di Nokia è stato giudicato da molti un investimento fatto troppo tardi). Meglio Nadella, dicono oggi molti analisti, secondo i quali la gestione di un gruppo come Microsoft — centomila dipendenti e attività molto diversificate — è talmente complessa che un esterno avrebbe impiegato anni solo per orientarsi. Ma la verità è che il «board» aveva pensato ad Alan Mulally, il supermanager che, dopo aver gestito la divisione aerei civili della Boeing, otto anni fa ha cambiato tutto passando all’auto dove ha risanato la Ford. Il consiglio della Microsoft L’azienda Il fondatore Bill Gates (foto sotto), 58 anni, ha fondato Microsoft con Paul Allen. Ha ricoperto anche l’incarico di amministratore delegato Il nuovo ad Satya Nadella, 46 anni, è il nuovo amministratore delegato di Microsoft, il terzo in 38 anni dopo Gates e Steve Ballmer, di cui va a prendere il posto. Nadella, che è in Microsoft da 22 anni, occupava nel gruppo la poltrona di capo esecutivo della divisione cloud computing L’incarico di Gates Il fondatore Bill Gates lascia anche il suo incarico di presidente per assumere quello di consigliere del Cda in materia di tecnologia l’aveva contattato chiedendogli di presentare le linee generali di quello che sarebbe stato il suo piano per rimettere in pista Microsoft. Lui si è limitato a poche considerazioni generali e questo ha raffreddato il «board» anche perché nel frattempo il suo membro più influente, Gates appunto, ha preso a sostenere con vigore la soluzione interna. Alla fine l’ha spuntata Bill che, però, deve lasciare la presidenza (sua fin dalla fondazione della società, mentre sette anni fa aveva ceduto a Ballmer lo scettro di capoazienda) a John Thompson: il consigliere indipendente al quale era stata affidata la ricerca del nuovo amministratore delegato, dopo la decisione di Ballmer di ritirarsi. Con la nomina di Madella si fa sempre più impetuosa la cavalcata dei manager indiani che, in America, guidano ormai molte delle corporation più importanti, mentre nell’industria informatica californiana gli asiatici in genere e gli indiani in particolare la fanno addirittura da padroni: secondo recenti studi delle università di Berkeley e Stanford, più della metà delle imprese della Silicon Valley hanno il Ceo o il capo dell’area tecnologica nato in Asia (52%). In moltissimi casi si tratta di indiani: 25,8 per cento nel 2005, saliti al 33,2 nel 2012. Nadella, attualmente responsabile dell’area del «cloud computing» di Microsoft, l’ha spuntata su un altro candidato interno, Sundar Pichai: anche lui indiano. Così come indiani, per restare nella valle del sili- cio, sono i capi di Adobe Systems e SanDisk. C’è, poi, Vinod Khosla, cofondatore di Sun Microsystems, divenuto il «venture capitalist» più attivo nell’area delle energie alternative con la sua Khosla Ventures. Ma gli indiani hanno sfondato anche fuori dall’informatica: basti pensare a Indra Nooyi, la donna che guida il gruppo Pepsi, a Vikram Pandit che ha recentemente lasciato la guida del gigante bancario Citigroup, mentre indiani sono anche il co-amministratore delegato di Deutsche Bank, Anshu Jain, e il capo di MasterCard, Ajay Banga. Ad Ajay, arrivato al vertice senza una laurea occidentale e senza mai abbandonare il turbante sikh, molti manager Usa hanno spesso chiesto scherzando (ma non troppo) cosa preparasse per colazione a casa la madre, visto che anche suo fratello Vindi ha avuto una carriera altrettanto brillante (top manager Unilever e poi partner della «equity firm» Clayton, Dubilier & Rice). Buone scuole, abitudine al multiculturalismo e dimestichezza con la lingua inglese avvantaggiano di certo gli indiani nel mercato del lavoro americano. C’è, poi, la facilità con la quale molti di loro assimilano le nozioni matematiche. Ma c’è di più, secondo le scuole di management che studiano il caso-India: crescono in un ambiente libero, forgiati da un sistema economico che stimola una mentalità competitiva. Poi, però, trovano i colli di bottiglia di un Paese ancora in gran parte sottosviluppato e soffocato da uno strato di burocrazia che rimane troppo spesso: preferiscono, così, cercare negli Usa un ambiente più favorevole per gli imprenditori. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli altri indiani al vertice Il nuovo ad Satya Nadella, nuovo amministratore delegato di Microsoft (foto Kulish/Corbis) Ajaypal Singh Banga 54 anni, è presidente e amministratore delegato di MasterCard (foto Ap) Shantanu Narayen 50 anni, è amministratore delegato di Adobe Systems dal 2007 Indra Nooyi 58 anni, è presidente e amministratore delegato di PepsiCo (foto Reuters) ROMA — Rischia di saltare la «riforma» della Rc auto, l’assicurazione obbligatoria per chi guida, scritta con l’obiettivo di abbattere del 20% il costo medio delle polizze. Le nuove regole erano state inserite dal governo nel decreto legge «Destinazione Italia», quello che contiene le prime misure per attirare gli investimenti esteri. Ma governo e relatori non trovano l’accordo sulle modifiche da fare in commissione alla Camera. E siccome l’intero decreto deve essere convertito entro il 21 febbraio, è possibile che l’articolo sulle assicurazioni venga stralciato, cioè tirato fuori dal decreto per essere trasformato in una leggedelega. Un testo che seguirebbe la normale (e lenta) corsia prevista per questo tipo di provvedimenti. Con il concreto rischio di non arrivare mai al traguardo. Ma quali sono i punti sui quali il governo non trova l’intesa con la maggioranza e in particolare con i due relatori, Yoram Gutgeld per il Pd e Raffaello Vignali del Nuovo centrodestra? Al primo posto il meccanismo per gli sconti da applicare a chi accetta di far installare la «scatola nera», l’apparecchio che registra i movimenti della vettura per limitare la possibilità di truffa alle assicurazioni. Nella riscrittura dei relatori lo sconto viene calcolato su base locale, tenendo conto dei premi incassati dalla singola compagnia nelle singole regioni. Un sistema complicato e soprattutto opposto a quello pensato dal governo che aveva proposto uno sconto standard su tutto il territorio nazionale. Proprio ieri l’azienda leader nella produzione di questo apparecchio, la Octo telematics, è stata ceduta dal Fondo Charme II, gestito da Montezemolo & Patners, al gruppo russo Renova. Ci sono poi altre modifiche che vanno incontro alle richieste avanzate nei giorni scorsi dalle compagnie: come la trasformazione da obbligatoria in facoltativa dell’ispezione della vettura prima della firma del contratto, che altrimenti avrebbe penalizzato le compagnie online. O la norma antitruffa che prevede la segnalazione alla Procura della persona che in cinque anni si dichiari testimone di un incidente più di tre volte. Ma il vero nodo riguarda l’obbligo, di fatto, di rivolgersi a un meccanico indicato dalla compagnia. Sarebbe sempre possibile far riparare la macchina da un carrozziere di fiducia ma in quel caso il rimborso si fermerebbe sotto una soglia fissata per ogni singola riparazione. Specie su questo punto nel Pd ci sono molti malumori. E c’è chi parla di una riscrittura che favorisce le compagnie. Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Media Il ministro ha chiesto alle parti in causa un supplemento di indagine. «Gli adeguamenti non ricadano sui consumatori» Un contributo sui telefonini. Bray: soluzioni condivise L’ipotesi di una somma per i contenuti coperti da diritti MILANO — Una spada di Damocle pende sulle teste dei consumatori. La tassa su smartphone, tablet e dispositivi di archiviazione digitale. Incluse le semplici chiavette Usb e le memorie su cui registriamo canzoni, foto e filmati. Un «contributo», così preferiscono chiamarlo gli esperti del ministero dei Beni Culturali e del Turismo (cui spetta la competenza), previsto come aggiornamento del Decreto 30 dicembre 2009. In pratica si tratta, per dirla in termini tecnici, della «rideterminazione dei compensi per copia privata». Cioè quanto un cittadino deve alla Siae (Società italiana autori editori) per effettuare una copia personale di musica e filmati e trasferire il tutto su memoria digitale. Compito della Siae è poi quello di girare la parte di compenso spettante agli autori. Nel pomeriggio di ieri Corriere.it ha pubblicato la tabella degli aumenti previsti in un primo tempo dal Comitato consuntivo permanente per il Diritto d’Autore. Ma subito è arrivata la replica del ministero: «Le ipotetiche tariffe pubblicate in merito agli aumenti di costo sono infondate», «provvisorie». Ribadendo anche che il ministro Massimo Bray «sta lavorando a una soluzione condivisa che non penalizzi i consumatori». Un compito tutt’altro che semplice perché si tratta di mediare tra le parti. Chi? Da un lato la Siae (Società italiana autori editori) che cura gli interessi degli autori e quindi ha interesse che le cifre siano consistenti. Dall’altro le aziende produttrici di telefonini e le associazioni di categoria che vedendo lievitare il costo finale hanno paura di perdere vendite. Questo significa che la tassa, prevista per legge, potrebbe essere ridotta rispetto alle cifre pubblicate ieri da Corriere.it. Numeri che porterebbero ad aumenti anche del 500%. Attualmente paghiamo già, anche se non ci rendiamo conto, 0,90 euro per gli smartphone, niente per i tablet e 1,90 euro per i computer. Stando alla «tabella provvisoria» i consumatori si 0,90 5,20 euro La cifra in più che paghiamo per gli smartphone e che finiscono nelle casse della Siae per effettuare una copia personale di musica e filmati. Non si paga nulla per i tablet, mentre per i computer si versano 1,90 euro euro Quanto avremmo dovuto pagare in più per comprare uno smartphone o un tablet se fossero stati confermati gli aumenti ancora allo studio. Per i pc avremmo dovuto sborsare 6 euro, per i decoder anche 40 sarebbero trovati a dover sborsare 5,20 euro per smartphone e tablet, 6 per i computer. Fino ad arrivare a 40 euro per i decoder. Bisogna poi ricordare che la tassa, sommandosi al prezzo finale del prodotto, sarebbe gravata della nuova aliquota Iva al 22%. Dunque un aumento significativo, soprattutto sui prodotti low cost, ad esempio smartphone sotto i 100 euro. Che succederà adesso? Il ministro Bray ha richiesto alle parti in causa (oltre una decina) un «supplemento di indagini». Una sospensione di un paio di settimane necessarie a raccogliere informazioni sulle nuove modalità di fruizione di contenuti digitali online. Come ad esempio il trasferimento di filmati da YouTube e contenuti digitali su dischi esterni. Perché nelle «copie per uso personale» rientrano anche tutti i nuovi contenuti scaricabili dal web e per i quali devono essere compensati gli autori. Le direttive del ministro sono chiare: «Cercare per quanto possibile di non fare ricadere sul consumatore finale gli adeguamenti tariffari». L’ipotesi su cui si sta lavorando è dunque che ci sia una condivisione degli oneri tra le parti. Alla fine, comunque, potrebbero essere gli stessi produttori di smartphone e tablet a ritoccare all’insù il prezzo finale dei prodotti. Il ministero ha stimato un mese di confronto prima di arrivare alle nuove tariffe. Sempre che le parti giungano a un accordo. Umberto Torelli © RIPRODUZIONE RISERVATA IL COMMENTO di Edoardo Segantini nelle Idee&Opinioni 22 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 23 italia: 57525754585250 Economia `V `ii ÀÃi /- >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää > ÃiÌÌ>> >L i`L>V> /Ì £]Îx£ `>À £°ä£]Ç£ ä]Èä¯ e `À> È°{{]ÓÇ ä]Óx¯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài Óä°ÓÎÈ]nä ä]xÓ¯ e À>VvÀÌi °£ÓÇ]£ ä]È{¯ £ iÕÀ £ÎÇ]äxää Þi /- Ì°-Ì>À £Ç°xÈÈ]xÇ ä]nȯ e *>À} >V{ä® ä]Ó{¯ e £ iÕÀ ä]nÓä ÃÌiÀi Ü ià £x°{Ó{]ÎÇ ä]Î{¯ e } } Ó£°ÎÇ]ÇÇ Ó]n¯ £ iÕÀ £]ÓÓ£x vÀ° ÃÛ° £{°ään]{Ç {]£n¯ £ iÕÀ n]nÓΣ VÀ°ÃÛi° ä]ä¯ ä]Îä¯ e £ iÕÀ £]{Çä `°V>° ä]£Î¯ e /- >Ã`>µ {°äÎ]{ £]än¯ e / i® -E* xää £°Çxx]ä£ ä]Çx¯ e >`À` La lente LA CONSOB E IL COMMISSARIO CHE MANCA L o slittamento delle nomine al vertice della Consob fa parte delle tradizioni. Così è accaduto spesso in passato e così sta accadendo ora. Michele Pezzinga, il terzo commissario, è scaduto il 16 dicembre scorso. Non per un colpo di scena ma perché era arrivato al termine del mandato, di durata sette anni. Quindi la necessità di provvedere alla designazione del successore era ampiamente programmabile e, considerando che la procedura richiede un mese, l’ideale sarebbe stato individuare il sostituto a metà novembre. Invece, quasi tre mesi dopo, non si muove foglia. Certo siamo ancora lontani dal lungo periodo d’incertezza seguito all’uscita del commissario Filippo Cavazzuti nel 2004 oppure dalla travagliata sostituzione del presidente Lamberto Cardia nel 2010. Ma il problema c’è, anche se potrebbe trasformarsi in una opportunità. La decisione, per legge, tocca esclusivamente al presidente del consiglio, oggi Enrico Letta, senza neppure l’obbligo di Giuseppe Vegas, presidente Consob consultare chicchessia, compreso il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Letta può quindi cogliere l’occasione, e dovrebbe farlo, per dare un segnale inequivocabile di rinnovamento. In Consob servono commissari determinati, disposti ad andare controcorrente, senza timori reverenziali. Quanto occorre per dare una bella scossa. Magari cogliendo l’occasione per abbassare l’età media e puntando su energie nuove e meno imbrigliabili. Nel nome delle quote rosa, che peraltro non rappresentano un obbligo, il terzo commissario dovrebbe essere donna. E forse anche qui nasce qualche difficoltà nel trovare la persona giusta. Ma, come si sa, chi cerca trova. E trovare la persona giusta non è poi cosi difficile. Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA /Ì ` -Ì>Ì > ÃiÌÌ>> {°££Ç]{x °Çx{]Îä i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ä{äÓ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ä{äÓ iÌÌ ¯ ä]£x¯ e Ì« ££ä£Éä{É£{ Î]äää¯ £ää]În Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £Î£]n Î]Ón ä]xx¯ Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÎ]{n ä]£Ç Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ £ä{]ää Î]äÓ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]ÈÎ ä]{ä Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £än]ÎÈ Î]nÓ ä]În¯ e Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Èä ä]È ä]ä¯ Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÎ]În Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £ä£]{Î £]£Î £]n{ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ x]Èx Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ £äÇ]Èx VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£Ç Î]nÓ Î]Î ä]x{ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ £än]ÎÈ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ £££]xÓ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ £äÈ]Ó£ Ó]Óx Ó]Çn Î]ÓÎ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]xä¯ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÈÇǯ ä]ÇÈ £]äx £]xÇ ]Ç ]Îä n]xÓ Il caso Ferrario: sullo stabilimento vogliamo vedere la proposta di sindacati e governo e poi daremo una risposta Electrolux, marcia indietro svedese I manager in Parlamento: non lasciamo l’Italia, ma Porcia è in perdita Nella vertenza Electrolux si volta pagina e la trattativa per scongiurare l’addio degli svedesi all’Italia può decollare. E’ stato l’amministratore delegato di Electrolux Italia, Ernesto Ferrario, a esplicitare ieri davanti alla commissione Industria del Senato l’apertura di una nuova fase. «Vogliamo restare in Italia, non abbiamo alcuna intenzione di andar via» ha dichiarato il manager, che poi ha rilasciato altre due dichiarazioni molto importanti. «Non abbiamo mai detto o scritto che avremmo chiuso lo stabilimento di Porcia e non abbiamo mai proposto un taglio del salario del 40%». La Electrolux si aspetta «un aiuto per ridurre il costo del lavoro, non vogliamo arrivare al livello di Polonia o Romania ma c’è bisogno di intervenire contro il suo costante aumento e per questo siamo disponibili a discutere con i sindacati e il governo». Che, però, ha sottolineato Ferrario, fino ad ora non hanno messo per iscritto nulla, si sono limitati a criticare i documenti dell’azienda. Il manager ha chiarito anche di non aver mai chiesto di ridurre l’orario a 6 ore, «abbiamo solo chiesto di continuare con l’orario 6+2, di cui le ultime con i contratti di solidarietà». Più netta di così la retromarcia degli svedesi non poteva essere, pur perseverando nella polemica contro CgilCisl-Uil - accusati di aver fatto disinformazione sui veri numeri - l’intervento di Ferrario rimette le cose al loro posto in attesa della data del 17 febbraio, quando Electrolux sarà ancora più esplicita sul futuro produttivo di Porcia presentando un vero piano indu- La fabbrica L’impianto di Porcia, Pordenone A «Ballarò» Della Valle critica gli Agnelli «Come italiano direi che non è stato piacevole, in un momento in cui serve essere tutti compatti su un progetto di rilancio del Paese, vedere che un’azienda e una famiglia che hanno avuto così tanto dall’Italia e dagli italiani se ne scappa via alla chetichella». Così Diego Della Valle intervistato ieri a «Ballarò» sull’acquisto da parte di Fiat del 100% di Chrysler. striale. Si tratterà di vedere se la missione dello stabilimento friulano resterà nel campo della fabbricazione di lavatrici o verrà individuato un nuovo mix produttivo, ma si tratta comunque di una continuità operativa che fino a ieri sembrava ampiamente compromessa. Anche nella delicatissima materia del costo del lavoro gli svedesi hanno mutato la loro posizione. Nel documento consegnato alla commissione Industria del Senato si passa sostanzialmente dalla “via polacca” alla “via friulana” e si quantifica nel 10-15% del Clup (costo del lavoro per unità di prodotto) l’obiettivo di riduzione. Non a caso si esprime una valutazione positiva sul contributo dei saggi della Confindustria di Pordenone che avevano ragionato su parametri analoghi con effetti di taglio più limitati sulle buste paga degli operai. Il terzo elemento di novità sta negli strumenti individuati per recuperare competitività. Scontato il ruolo centrale del costo del lavoro, Electrolux apre però all’esame di altri fattori come gli incentivi per la ricerca. Di conseguenza si amplia la tastiera sulla quale il governo può lavorare per risolvere il caso e Il nuovo piano Il 17 febbraio l’azienda svedese di elettrodomestici rivedrà governo e sindacati allontanare definitivamente l’ipotesi di delocalizzazione dall’Italia in Polonia. Sperando che, come ha dichiarato di recente il ministro Flavio Zanonato, il dossier sia portato in tempi brevi anche all’attenzione del premier Enrico Letta. Nel frattempo è auspicabile che anche il sindacato superi il torpore di queste settimane e oltre a indire sacrosante manifestazioni di protesta a Roma e a Pordenone elabori in parallelo una propria proposta da negoziare con svedesi e governo. In proposito una posizione interessante è venuta dal segretario della Cisl del Friuli Venezia Giulia, Giovanni Fania, che ha espresso un incoraggiamento nei confronti della mediazione della Confindustria locale: «Il loro documento contiene sicuramente dei punti sui quali siamo critici ma l’impianto merita di essere discusso e di diventare oggetto di trattativa». Resta, infine, in secondo piano una polemica tra il ministero dello Sviluppo economico e la Electrolux sull’innovazione e lo spostamento verso produzioni di fascia alta. Il sottosegretario Claudio De Vincenti lo considera un elemento-chiave della strategia di contrasto alla crisi del bianco in Italia, gli svedesi nel loro documento rispondono indirettamente che se c’è un produttore che negli ultimi anni ha innovato questo si chiama Electrolux con investimenti per oltre 245 milioni. E aggiungono che negli stabilimenti italiani sono allocati i prodotti più innovativi e a maggior valore aggiunto. La querelle si riproporrà nei prossimi giorni ma intanto vanno monitorati con attenzione gli sviluppi del caso Indesit. Il gruppo marchigiano sta attivamente ricercando un partner internazionale e non è affatto secondario se alla fine lo troverà in Europa o in Asia. I risultati preliminari Enel, il debito sotto 40 miliardi Conti: raggiunti gli obiettivi 2013 MILANO — La crisi dei consumi presenta il conto anche al colosso dell’energia nazionale: l’Enel ha archiviato il 2013 con ricavi in calo del 5,2% a 80,5 miliardi di euro. Però il debito netto è sceso a 39,9 miliardi, in diminuzione di 3 miliardi rispetto a un anno prima, e meglio di quanto messo in preventivo. La società, ha spiegato l’amministratore delegato Fulvio Conti, ha mantenuto e superato gli obiettivi annunciati al mercato per il 2013 grazie al contenimento dei costi (il personale è sceso da 73.702 dipendenti a 71.394), all’ottimizzazione degli investimenti e alla crescita del gruppo soprattutto nei mercati emergenti e nelle fonti rinnovabili. La riduzione dei ricavi da vendita di energia elettrica sono stati, infatti, solo parzialmente compensati dai maggiori ricavi da trasporto di energia elettrica e da vendita di combustibili. Un «aiuto» è arrivato dalla cessione della società Artic Russia per 1,8 miliardi di dollari (plusvalenza pari a 1 miliardo di euro), che in joint venture con l’Eni possedeva il 49% di SeverEnergia. Operazione che ha spinto il margine operativo lordo (Ebitda) a 17 miliardi, in crescita del 7,6% rispetto al 2012. «Gli obiettivi annunciati al mercato per il 2013 sono stati conseguiti – ha spiegato l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti (in scadenza a primavera) – e nel caso dell’indebitamento finanziario netto, superati, nonostante il persistere di un quadro macroeconomico e regolatorio negativo in Italia e in Spagna». Dario Di Vico Francesca Basso © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La sperimentazione Coinvolti 5.000 dipendenti. Purassanta (Microsoft): ma serve un cambio di mentalità Un giorno di «lavoro agile», 100 aziende ci provano MILANO — Lavoro agile: la sperimentazione «di massa» organizzata dal comune di Milano per domani, 6 febbraio, ieri sera aveva l’adesione di 92 aziende. Qualcuno si sta aggiungendo all’ultimo minuto. Così l’amministrazione conta di superare quota cento. Si stima saranno oltre cinquemila le persone coinvolte dall’«esperimento». In sostanza, domani le imprese aderenti alla giornata del «lavoro agile» lasceranno i dipendenti liberi dalla timbratura del cartellino. Ognuno lavorerà a casa o in ufficio, a seconda delle esigenze. Le aziende mobilitate appartengono ai settori più diversi. Si va da Siemens a Unicredit group, da Cisco Italia a Barilla e Sia. Tra le banche anche Barclays, Popolare di Milano, Deut- sche Bank. Nell’alimentare Nestlé, Coca Cola. E ancora: Microsoft, Shell, Mars, Sisal, Ubisoft, Ibm, Sanofi, Philips. A favore del «lavoro agile» si è schierato nei giorni scorsi il commissario del governo Letta per l’agenda digitale del governo, Francesco Caio. Nel mondo delle imprese si spende «senza se e senza ma» Carlo Purassanta, amministratore delegato di Microsoft Italia. «Prima ancora delle tecnologie e dei pc, per realizzare lo smartwork serve un cambio di mentalità. E’ necessario smettere di valutare i dipendenti in base alla quantità di tempo che passano in ufficio. E misurare i risultati prodotti, In streaming su Corriere.it Imparare a fare rete, il Tempo delle donne Nuovo appuntamento con Tempo delle Donne, il palinsesto di eventi ideato dal Blog del Corriere La 27esima Ora. Questa mattina, in Sala Buzzati, nella sede del Corriere, gli aperitivi lasciano il posto alle colazioni: faremo formazione professionale insieme alle lettrici. In collaborazione con ValoreD, associazione di imprese creata per sostenere la leadership e i talenti femminili. L’incontro in streaming dalle 9 alle 11 su Corriere.it. premiando il merito». Per Microsoft l’organizzazione «smart» del lavoro è servita anche a mantenere al proprio interno una motivazione alta, tipica delle start up, nonostante il gruppo in Italia conti 900 dipendenti distribuiti nelle sedi di Roma, Milano e Torino. «Quando si tratta di fare una riunione, ormai non serve che il collega sia presente in ufficio – continua Purassanta –. Può essere benissimo a casa o non importa dove». Anna Zattoni, direttore generale di Valore D, associazione che raggruppa una novantina di imprese che hanno in comune l’obiettivo di valorizzare il contributo femminile, fa notare i risvolti positivi del telelavoro smart in materia di conciliazio- Direttore Anna Zattoni, direttore di Valore D, associazione che valorizza il lavoro femminile ne famiglia-lavoro. «I dipendenti, uomini e donne, possono decidere di lavorare da casa quando un figlio è malato e non può andare a scuola o il tecnico deve venire a riparare la lavastoviglie – fa qualche esempio Zattoni – . In questo modo le imprese riducono le assenze e i lavoratori fanno fronte a qualche incombenza in più». E i costi per l’azienda? Sia Purassanta che Zattoni, sono concordi: l’investimento iniziale per garantire le tecnologie casalinghe al dipendente sono largamente compensate dai risparmi: uffici più piccoli e meno costosi, più produttività, meno assenteismo. Su 27esimaora.corriere.it il testo della proposta di legge tripartisan Mosca-Tinagli-Saltamartini sul lavoro agile depositata in parlamento. Rita Querzé rquerze © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 24 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 20900 - MONZA - via Aspromonte, 15 Tel. 039-2842611 Fax 039-2842927 www.ivgmonza.it - www.astagiudiziaria.com VENERDI’ 21 FEBBRAIO 2014 ORE 15:00 IN MONZA V. ASPROMONTE N. 15 C/O LA SEDE IVG FALL.TO 236/13 - LOTTO 169/13 SEATRON SRL IN LIQUIDAZIONE Giudice D.: Dr. Mirko Buratti Curatore: D.ssa Maria Ester Palermo LOTTO UNICO costituito da MACCHINARI ed ATTREZZATURE SPECIFICHE utilizzate dalla società PER IL MONTAGGIO, FINITURA, COLLAUDO DI SCHEDE ELETTRONICHE oltre ad Arredo professionale, Macchine elettroniche per l’ufficio, Autocarro IVECO DAILY 35C11 centinato, immatricolato nell’anno 2001. BASE D’ASTA: € 125.000,00 (Oltre ad IVA del 22%) PRESENTAZIONE DELLE OFFERTE IRREVOCABILI D’ACQUISTO ENTRO IL 20/02/2014 ALLE ORE 18.00 PRESSO LA SEDE I.V.G. Elenco dettagliato dei beni e modalità di presentazione delle offerte disponibili sul sito Internet: www.ivgmonza.it AVVISO APPALTO AGGIUDICATO Amministrazione Aggiudicatrice: Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna Via Stelvio 25 - 23100 Sondrio - Italia Tel. 0342.521070 Fax.0342.521075 e mail ambra.tarabini@aovv.it procedura di aggiudicazione: aperta ai sensi degli art. 54 e 55 del D.Lgs 163/2006; Fornitura di Dispositivi Medici Specialistici per Ginecologia ed Ostetricia (per un periodo dal 24.01.2014 al 23.01.2018); data aggiudicazione: 16.12.2013 con atto deliberativo n. 1105 visionabile sul sito aziendale: www.aovv.it; criterio di aggiudicazione ai sensi art. 83 del D.Lgs 163/2006; valore finale totale dell’aggiudicazione: Euro 503.600,00 IVA esclusa; avviso integrale presentato alla Gazzetta Ufficiale U.E. con il n. 2014-013155 del 29.01.2014 e sul sito dell’Azienda al seguente indirizzo internet: http://aovv.it; Responsabile del procedimento: Dott. Renato Paroli. IL COMMISSARIO STRAORDINARIO Dott.ssa Maria Beatrice Stasi Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: REM IN LIQUIDAZIONE S.R.L. Fallimento n. 366/2012 Tribunale di Roma - Sezione Fallimentare AVVISO DI VENDITA DI IMMOBILI Il fallimento della società REM S.r.l. in liquidazione intende procedere alla cessione del complesso immobiliare sito in Bari, Via Bruno Buozzi n. 88 e del complesso immobiliare sito in Bari, Via Laricchia n. 1, di proprietà della stessa. A tal fine, il Curatore invita chiunque sia interessato all’acquisito a formulare un’offerta di acquisto ad un prezzo pari o superiore all’importo minimo di Euro 9.563.032,39 (novemilionicinquecentosessantatremilatrentadue/39) per l’immobile in Bari, Via Bruno Buozzi n. 88 e di Euro 1.931.850,00 (unmilionenovecentotrentunomila ottocentocinquanta/00) per l’immobile in Bari, Via Laricchia n. 1. In caso di più offerte validamente presentate, il Curatore, in seduta pubblica, chiederà agli offerenti di presentare rilanci sul prezzo più alto. Le offerte dovranno pervenire entro e non oltre le ore 18.00 del 11 marzo 2014 presso lo Studio del notaio Silvia Teodora Masucci, in Roma, Via Giovanni Pierluigi da Palestrina, n. 19; l’esame delle offerte avrà luogo a partire dalle ore 10.00 del giorno 12 marzo 2014, in seduta pubblica. Il testo integrale del presente avviso è pubblicato sul sito www.fallimentoremsrl.altervista.org, unitamente agli altri atti della procedura di vendita, e potrà essere altresì richiesto tramite posta elettronica certificata all’indirizzo: francopaparella@ordineavvocatiroma.org. Roma, 4 Febbraio 2014 Il Curatore - Prof. Avv. Franco Paparella BANDO DI GARA Expo 2015 S.p.A. ha indetto la “Procedura aperta n. 110/2014 finalizzata alla conclusione di un Accordo quadro con un operatore economico, ai sensi dell’ art. 59, comma 4, del D.Lgs. n. 163/2006, avente ad oggetto l’affidamento del servizio di ideazione, sviluppo e realizzazione del piano di comunicazione per Expo Milano 2015”. Modalità per la presentazione delle offerte e reperibilità della documentazione di gara: l’intera documentazione di gara è disponibile sul profilo committente http://www.expo2015.org/expo-in-chiaro/gareappalti-e-rfp/gare-in-corso/gare-per-via-telematica. Importo complessivo a base di gara: L’importo massimo stimato della procedura è pari ad Euro 6.000.000,00 (seimilioni/00), IVA esclusa e spese accessorie incluse come meglio specificato nella documentazione di gara. Termine ricezione delle Offerte: ore 12.00 del 07/03/2014. Responsabile del Procedimento di Affidamento: Dott. Christian Malangone. Il Responsabile del Procedimento di Affidamento Dott. Christian Malangone CONSIP S.p.A. a socio unico Via Isonzo, n. 19/E 00198 - Roma Avviso esito di gara RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665/6256 - Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D - 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 FONDAZIONE CA’ D’INDUSTRIA ONLUS Via Brambilla 61 - 22100 Como La Fondazione rende noto che il servizio di noleggio, lavaggio, sanificazione, asciugatura, stiratura e piegatura della biancheria piana; di noleggio, lavaggio, sanificazione, asciugatura, stiratura delle divise del personale; di lavaggio, sanificazione, asciugatura, stiratura e piegatura della biancheria degli ospiti è stato aggiudicato definitivamente dal Consiglio di Amministrazione alla Ditta Servizi Ospedalieri Spa di Ferrara. IL DIRETTORE GENERALE f.to dott.ssa Marisa BIANCHI Con il presente avviso si comunica che Consip S.p.A. ha definitivamente aggiudicato la gara per la Fornitura del servizio sostitutivo di mensa mediante Buoni pasto cartacei di qualsiasi valore nominale e dei servizi connessi in favore delle Amministrazioni Pubbliche (edizione 6), in 7 Lotti, ai sensi dell’art. 26 legge n. 488/1999 e s.m.i. e dell’art. 58 legge n. 388/2000 di cui al bando di gara pubblicato sulla G.U.U.E. n. S 219 del 14/11/2012 e sulla G.U.R.I. n. 133 del 14/11/2012. Il criterio di scelta usato ai fini dell’aggiudicazione è stato quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Relativamente al lotto 1 sono state presentate n. 4 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società Qui! Group S.p.A., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 18,45% rispetto al valore nominale del buono pasto. Relativamente al lotto 2 sono state presentate n. 5 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società Day Ristoservice S.p.A., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 15,86% rispetto al valore nominale del buono pasto. Relativamente al lotto 3 sono state presentate n. 4 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società Qui! Group S.p.A., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 18,59% rispetto al valore nominale del buono pasto. Relativamente al lotto 4 sono state presentate n. 6 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società Repas Lunch Coupon S.r.l., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 19,25% rispetto al valore nominale del buono pasto. Relativamente al lotto 5 sono state presentate n. 5 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società Repas Lunch Coupon S.r.l., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 20,75% rispetto al valore nominale del buono pasto. Relativamente al lotto 6 sono state presentate n. 4 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società Day Ristoservice S.p.A., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 17,58% rispetto al valore nominale del buono pasto. Relativamente al lotto 7 sono state presentate n. 5 offerte e la procedura è stata definitivamente aggiudicata alla Società EP S.p.A., in data 16 settembre 2013, che ha presentato l’offerta economicamente più vantaggiosa con uno sconto pari al 15,29% rispetto al valore nominale del buono pasto. Dott. Domenico Casalino (L’Amministratore Delegato) REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO IL TRIBUNALE DI PALERMO, I Sezione Civile ha pronunciato la seguente SENTENZA nella causa civile iscritta al n. 1372 del Registro Generale degli Affari Contenziosi Civili dell’anno 2010 tra CHIARELLI GIACOMA, in qualità di tutore dell’interdetto legale CUFFARO SALVATORE (attore) e DI PIETRO ANTONIO (Convenuto)… P.Q.M. in accoglimento della domanda proposta da Cuffaro Salvatore con atto di citazione notificato in data 25.01.2010, condanna Di Pietro Antonio al pagamento in favore dell’attore dell’importo di € 6.000,00, oltre interessi al saggio legale con decorrenza dalla data della presente pronunzia sino al dì dell’effettiva corresponsione; ordina la pubblicazione, a spese del convenuto, della presente sentenza per estratto ed una sola volta sui quotidiani “La Repubblica” ed il “Corriere della Sera”; condanna il convenuto alla refusione in favore dell’attore delle spese di lite; Così deciso in Palermo, 10 aprile 2013. Il Giudice REGIONE TOSCANA ENTE PER I SERVIZI TECNICO-AMMINISTRATIVI DELL’AREA VASTA NORD OVEST Sede Legale: via Cocchi 7/9, loc. Ospedaletto - 56121 PISA AVVISO DI GARA PER ESTRATTO L’ESTAV Nord Ovest indice la seguente procedura di gara: “Procedura aperta, in modalità telematica per l’affidamento della fornitura triennale di materiale di consumo per laboratorio alle Aziende Sanitarie afferenti l’ESTAV Nord Ovest”, per un importo totale dell’appalto a base di gara, suddiviso in cinque lotti, pari ad € 684.000,00 + IVA. Le imprese interessate ed in possesso dei requisiti potranno scaricare la documentazione di gara dal sito dell’ESTAV www.estavnordovest.toscana.it. Le offerte medesime dovranno pervenire entro e non oltre le ore 13.00.00 del 19/03/2014. Il bando integrale della gara è stato spedito in data 30/01/2014 alla Guue e verrà pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica - 5ª Serie speciale. Responsabile del procedimento è il dr. Antonio Riccò, telefono 0585/655816 e mail antonio.ricco@estav-nordovest.toscana.it. Le offerte non vincolano l’amministrazione. IL DIRETTORE DIPARTIMENTO ACQUISIZIONE BENI E SERVIZI (Dott. Massimo Santini) FORNITURA DI TNT NON STERILE E SI T O D I GA RA I.V.G. di MONZA S.r.l. ISTITUTO VENDITE GIUDIZIARIE Ente Appaltante: Intercent-ER – Regione Emilia-Romagna – Viale A. Moro n. 38 – 40127 Bologna – tel. 051.5273082 – fax 051.5273084 – pec intercenter@postacert.regione.emilia-romagna.it. Oggetto: Procedura aperta per la fornitura di TNT non sterile 2. Data di aggiudicazione: 20/12/2013. Aggiudicatario: il dettaglio delle aggiudicazioni è disponibile al sito web intercent.it. Importo: Euro 6.172.704,51 IVA esclusa. Il Direttore di Intercent-ER (Dott.ssa Alessandra Boni) Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Economia 25 italia: 57525754585250 Previdenza Il «buco» per l’incorporazione Inpdap. Nuovo vertice, spunta Marè Bankitalia Inps in rosso per 12 miliardi Ma lo Stato salda i conti Il governatore Ignazio Visco L’ente: pensioni, nessun rischio. Anzianità in calo del 43% Riciclaggio record a quota 85 miliardi Visco: freno alla crescita ROMA — Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, non fornisce cifre sul volume di affari della criminalità ma la sua analisi mette in luce i gravi rischi del fenomeno. «L’illegalità nelle sue diverse forme - dalla corruzione nell’esercizio di pubblici servizi alle violenze della criminalità organizzata condiziona pesantemente la crescita economica, impedisce la corretta allocazione dei fondi pubblici per lo sviluppo, si ripercuote, a volte, sulla stessa possibilità di operare delle imprese». Contrastarla è dunque uno dei motori dell’azione di vigilanza della Banca, perché «soltanto il rispetto – formale e sostanziale – delle regole, garantito anche da un’attenta attività di controllo, consente di mitigare i peculiari fattori di Il Governatore rischio insiti nell’attività di intermediazione». Tra questi, «L’illegalità secondo Visco, che apre un condiziona convegno a Palazzo Koch «vi pesantemente sono rilevanti asimmetrie lo sviluppo» informative» connesse a «possibili opacità dei bilanci bancari», come pure «comportamenti opportunistici» volti a trarre profitto dalle difficoltà dei consumatori nel comprendere la natura di determinati prodotti finanziari; l’evoluzione tecnologica e la rapidità e la complessità delle transazioni». E poi c’è il riciclaggio, nel cui contrasto la Banca d’Italia è impegnata anche attraverso l’Uif (Unità di informazione finanziaria)che in cinque anni ha quintuplicato le sue segnalazioni di operazioni sospette arrivate a toccare nel 2013 l’importo record di 85 miliardi. «Il riciclaggio mina il corretto funzionamento dei mercati», insiste il governatore soffermandosi anche sulla tenuta del sistema bancario italiano. Le verifiche e i test avviati dalla Bce, rileva il governatore, rappresentano per le 15 banche che saranno vigilate in forma accentrata, «un importante banco di prova». «Guardiamo ai risultati con consapevole fiducia» anche se la profondità della crisi ha avuto ripercussioni negative sulla qualità dei prestiti alle imprese, da far configurare «in taluni casi, esigenze di ricapitalizzazione». ROMA — Il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, riceverà oggi i rappresentanti sindacali per una consultazione in vista della nomina del nuovo presidente dell’Inps, dopo le dimissioni di Antonio Mastrapasqua. Tra i papabili, oltre al «tecnico» Gianni Giroldi spunta il nome di Mauro Marè, presidente del Mefop (istituto per lo sviluppo dei fondi di previdenza). Ma intanto emergono i primi dati del bilancio preventivo dell’Istituto per il 2014, che sarà esaminato a breve dal proprio Comitato di vigilanza. E con i numeri tornano le polemiche sul «buco» dei conti che, secondo il bilancio preventivo 2014, sarebbe per l’anno in corso di oltre 12 miliardi rispetto ai 14,4 del 2013, con un patrimonio netto di -4.529 milioni dai 7.468 milioni di fine 2013. A fine 2012 il patrimonio dell’Inps era positivo per 21.875 miliardi. E per oltre 41 miliardi nel 2011 prima dell’unificazione con l’Inpdap (dipendenti pubblici). Ma una nota dell’Inps spiega che la legge di Stabilità ha già fatto fronte allo squilibrio generato dall’accorpamento all’Inps dell’Inpdap, rendendo definitivo le anticipazioni farre dallo Stato per 25,2 miliardi. Quindi di fatto il patrimonio 2014 resterà in attivo per oltre 20,6 miliardi. Nella nota bilancio si legge che lo stanziamento «protegge il patrimonio Inps dall’erosione determinata dall’incorporazione Inpdap» e rende «il sistema previdenziale perfettamente in equilibrio». Tale miglioramento di oltre 25 miliardi di euro sarà rilevato «in occasione della prima nota di variazione al bilancio preventivo 2014 dell’Inps». Canale Impregilo, vicino accordo su Panama E’ in dirittura d’arrivo l’intesa tra Panama e il consorzio guidato da Impregilo sui costi aggiuntivi per il Canale. Oggi è attesa la firma. Il disavanzo sarebbe ancora più accentuato senza la riforma Fornero, ovvero della «stretta» sulle pensioni di anzianità (fino a fine 2012 si usciva ancora con la finestra mobile e i vecchi requisiti) che ha prodotto un calo nel numero dei nuovi assegni liquidati del 43% tra il 2012 e il 2013: da 1,14 milioni a 649 mila. Dall’altra parte preoccupano le gestioni dei lavoratori pubblici con 8,8 miliardi di «rosso» nel 2013 e 11,48 previsti per il 2014 (il patrimonio è a -26,2 miliardi a fine 2013 e a -37,7 nel 2014), anche se l’Inps fa sapere che «la problematica è avviata a risoluzione». Anche il fondo pensioni lavoratori dipendenti registra un risultato negativo per il 2013 per 1,4 miliardi e oltre 120 miliardi di passivo per il patrimonio. Un altro fattore di fragilità emerge dal «quadro di riferimento macroeconomico»: l’Inps assume che il Pil italiano cresca nel 2014 dell’1%, come ha previsto il ministero dell’Economia, ma la maggior parte dei previsori nazionali e internazionali converge ora nell’indicare un tasso di crescita di circa 0,7 punti. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA S. Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA Banche Carige, a marzo nuovo piano e aumento di capitale Malacalza riapre il dossier Il titolo di Banca Carige ha aperto ieri con un balzo del 7,9% per raffreddarsi e chiudere comunque al 2,33% a 0,39 euro, sostenuto dalle voci di un interesse di Andrea Bonomi e Vittorio Malacalza. Il nome di quest’ultimo aleggia intorno a Carige dall’autunno scorso quando, caduto Berneschi, l’imprenditore ligure fece sapere che se a capo della banca fosse arrivato un «manager di alto livello» la sua famiglia era pronta a valutare l’investimento. Poi è stato nominato amministratore delegato Piero Montani ma nonostante ciò sembra che poco di concreto si sia mosso. Nuovo invece l’interesse di Investindustrial — appeno uscito da Bpm — anche se fonti vicine al fondo di Bonomi escludono che stia studiando il dossier, tuttavia potrebbe farlo dopo la Le cessioni presentazione del piano industriale e la definizione Si allontana la vendita in tempi brevi dell’aumento di capitale. Entrambi impegni che il del ramo assicurativo consiglio di Carige riunito ieri dell’istituto ligure si è impegnato ad assolvere entro marzo, subito dopo l’approvazione dei conti 2013. Il consiglio non ha avuto buone notizie dall’advisor Leonardo sulle trattative per la cessione del ramo assicurativo, vera spina nel fianco della banca oltre che oggetto, per la pregressa gestione, di un’inchiesta della procura di Genova. La speranza di vendere in tempi utili l’asset e contenere la ricapitalizzazione (indicata da Banca Italia in 800 milioni prima della rivalutazione delle quote Carige in Via Nazionale) si allontana, pur rimanendo in campo Aquiline e Ageas. La banca si prepara a un piano industriale lacrime e sangue con una completa revisione di costi e ricavi, la chiusura di filiali e la diminuzione di circa 500 dipendenti con incentivi. Quanto al principale azionista, Fondazione Carige, il neopresidente Paolo Momigliano lavora di forbice a tutti i livelli mentre continua la corrispondenza con il ministero dell’Economia che chiede chiarimenti in particolare sull’operazione Ior, il poi saltato ingresso della banca vaticana nell’azionariato. Erika Dellacasa © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH 26 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Economia 27 italia: 57525754585250 Alleanze Alitalia, Etihad chiede un taglio dei debiti della compagnia ROMA — Alitalia ha ottenuto dalle banche creditrici, oltre a un prestito da restituire a dicembre 2016 da 165 milioni, anche un rinvio al giugno 2015 del rimborso dei crediti pregressi per 560 milioni (420 per cassa e 140 per firma). Si tratta di una boccata di ossigeno che consente alla compagnia di proseguire a lavorare sul piano industriale insieme al vettore emiratino Etihad, interessato all’acquisto di una quota di Alitalia. Lo slittamento delle scadenze concesso ieri potrebbe essere considerato un primo passo verso la richiesta che, secondo indiscrezioni, sarebbe stata posta dalla compagnia aerea del Golfo, Etihad, di un taglio dell’indebitamento complessivo. Intanto la polemica sollevata dai tedeschi di Lufthansa circa presunti aiuti di Stato che sarebbero concessi a Alitalia con l’ingresso nel capitale di Etihad, si sgonfia sull’onda di alcune voci provenienti dalla Commissione europea secondo cui la richiesta della compagnia tedesca di bloccare l’operazione non rientra nelle competenze dell’Antitrust Ue. Ieri si erano anche diffusi nuovi rumors circa l’ingresso degli arabi in Aeroporti di Roma, la società che gestisce Fiumicino: il titolo di Adr ha guadagnato in Borsa lo 0,4%. Ma il gruppo Atlantia, che controlla Adr, ha precisato in una nota che «non c’è alcuna negoziazione in corso. Peraltro la società Adr, con l’ultima emissione di bond del dicembre 2013, dispone dell’intera provvista finanziaria necessaria per fare fronte a tutti gli impegni di investimento previsti nel piano quinquennale». Ieri c’è stato un nuovo round della trattativa tra azienda e sindacati sul nuovo piano industriale di Alitalia: al momento si tratta di un avvio di dialogo nell’attesa che le condizioni poste dagli arabi sulla L’Istat Carovita fermo da tre mesi. Tra i beni per misurare la spesa anche le sigarette elettroniche L’indice dei prezzi si è ridotto di un terzo, allo 0,7%. Il nuovo paniere I CONSUMI I prezzi Variazioni % tendenziali Nel nuovo paniere zione per calcolare l’inflazione entrano 1.463 Capsule del caffè caff I prodotti del paniere per il calcolo dell’inflazione 2014 (1.451 nel 2013) Sigarette elettroniche Sacchetti ecologici per la raccolta dell'umido dei rifiuti 2,2 2,3 1,6 Abbonamento online al quotidiano 1,9 1,1 1,2 1,2 1,2 1,1 D G 2012 F M ra si gioca dopo, con la famosa ponderazione, cioè la scelta del peso da dare ai singoli prodotti o categorie nel calcolo dell’inflazione. Anche quest’anno le associazioni dei consumatori parlano di pesi falsati rispetto alla spesa reale. Il Codacons, in parti- A 0,9 M G L 2013 0,7 0,7 A colare, contesta il calo delle spese per «abitazione, acqua ed elettricità», la «solita discesa del peso» delle assicurazioni e anche dei parcheggi e dei pedaggi, nonostante l’ultimo ed ennesimo ritocco delle tariffe di inizio anno. Tutte variabili che, sem- 0,8 S O N D D’ARCO pre secondo il Codacons, possono «falsare il calcolo dell’inflazione» con «ripercussioni sulla rivalutazione di pensioni e stipendi» e quindi sul reale potere d’acquisto delle persone. L’ultimo dato, diffuso proprio ieri dall’Istat, registra un’infla- zione ferma a gennaio allo 0,7% su base annua. Lo stesso valore rilevato sia a dicembre sia a novembre. È il valore più basso dal 2009, un terzo di quello segnato appena un anno fa. Ma non è una notizia positiva. Anzi. Se negli anni 70 l’incubo si chiamava inflazione ai giorni nostri il pericolo è la deflazione, cioè la diminuzione del livello generale dei prezzi che arriva quando si indebolisce la domanda di beni e servizi. Una spirale pericolosissima, che ha messo in ginocchio il Giappone all’inizio del Duemila. È uno spettro che riguarda non solo l’Italia ma che si aggira per l’intera Europa. Come uscirne? Pochi giorni fa il governatore della Banca centrale europea Mario Draghi ha detto che «se dovesse mai esservi deflazione, la risposta arriverebbe utilizzando tutti gli strumenti disponibili». In casa nostra si moltiplicano gli appelli a sostenere la domanda. «Non ci stancheremo mai di ripetere che il punto centrale per la crescita è ridare fiato ai consumi restituendo potere d’acquisto alle famiglie», dice il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli. Ma per farlo bisogna tagliare le tasse. Non proprio uno scherzo in un momento come questo. Lorenzo Salvia lsalvia@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta Tutti i benefici della liberalizzazione sono stati azzerati dalla crescita abnorme di tasse e oneri LA CORSA DELLA BOLLETTA ELETTRICA DAL ‘99 È PIÙ SALATA DEL 42 PER CENTO di SERGIO RIZZO ROMA – Quattro euro in un anno sono poco più di un centesimo al giorno. Diciamo la verità: chi ci fa caso? Ma è pur sempre una sorpresina che non ti aspetti, se il prezzo del petrolio è fermo e quello del gas è in discesa. L’autorità dell’Energia ha spiegato che se da gennaio la bolletta elettrica aumenta dello 0,7% è perché bisogna finanziare le agevolazioni per le imprese energivore concesse dal governo Monti. Magari ci sta pure, con l’aria che tira per certi settori industriali, tipo alluminio. Resta il fatto che oggi una famiglia tipo si trova a pagare bollette più care di circa il 90% rispetto al 1999, quando è partita la liberalizzazione. Il costo medio è di 191,8 euro al megawattora, a fronte dei 101,2 euro di 15 anni fa. In termini reali, tenendo cioè conto dell’inflazione, l’aumento si aggira intorno al 42%. La ragione? L’Italia dipende ancora molto dai combustibili fossili e nel periodo preso in esame il prezzo reale del petrolio brent è salito di ben il 242%. Ma sappiamo che il peso del greggio è progressivamente sceso, a vantaggio delle energie rinnovabili. La materia prima, poi, pur avendo subito un rincaro reale del 52 per cento, rappresenta poco più di metà della tariffa. È’ il 51,3 per cento. Il resto è assorbito per il 14,7 per cento dai costi di trasmissione e distribuzione: ed è solo qui che si possono apprezzare gli effetti della liberalizzazione, considerando che dal 1999 a oggi questi hanno registrato un calo effettivo del 32 per cento. Peccato che ogni beneficio sia stato azzerato dall’abnorme crescita della voce “tasse e oneri di sistema”. Erano il 21,6 per cento della bolletta nel 1999, sono schizzati al 34 per cento oggi: se quindici anni fa valevano 21,9 euro, oggi pesano per 65,3 euro. L’aumento monetario è stato del 199 per cento, quello reale del 123 per cento. Tutto ciò principalmente per effetto degli incentivi astronomici alle energie rinnovabili: siamo a 13 miliardi di euro l’anno. Nessun Paese garantisce contributi così elevati a chi produce con le pale eoliche o il fotovoltaico, se si pensa che il costo dell’energia solare in bolletta è arrivato a superare di sette volte quello del petrolio. Ma non c’è solo questo negli oneri di sistema. Sopravvivono, per esempio, gli anacronistici sconti al sistema ferroviario in vigore da mezzo secolo: qualche centinaio di milioni. E c’è anche il costo delle sovrastrutture create per accompagnare la liberalizzazione. Parliamo di quelle società pubbliche spuntate come i funghi e che rendono l’Italia un caso unico fra tutti i Paesi che hanno aperto il mercato elettrico. Sono la bellezza di sei. Quattro fanno capo al Gse, o Gestore dei servizi energetici: società che ha principalmente la funzione di erogare gli incentivi alle energie rinnovabili, fare i controlli relativi e certificare i rispar- mi. Da notare che nel settore elettrico un ufficiale pagatore con compiti del tutto simili già esiste: è la Cassa conguaglio un ente pubblico vigilato dall’authority e dal governo. Dal 2006 al 2012 il personale del gruppo Gse è passato da 364 a 1.186 dipendenti, con costi saliti da 26,8 a 78,2 milioni. Cifra alla quale sarebbe corretto sommare le consulenze. Sestuplicate: da 2,3 a 13,2 milioni. Il Gse controlla tre società. La prima è una società di ricerca. Si chiama Rse, ovvero Ricerca sul sistema energetico. La seconda è il Gme, sigla che sta per Gestore del mercato elettrico. Si tratta della famosa borsa elettrica, cioè il cuore della liberalizzazione. La terza ha un nome curioso: Acquirente unico. Questa società ha il compito di acquistare l’energia in borsa per conto di quei clienti che non hanno voglia di cimentarsi con le complicazioni del mercato libero, ma non per questo devono rinunciare ai suoi vantaggi. 34% Il peso degli oneri di sistema sulla bolletta. Nel 1999 erano pari al 21,6 per cento. Si tratta di tutti quei costi parafiscali come incentivi e aiuti alle imprese A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA Editoria L’inflazione calcolata con le cialde del caffè ROMA — Il vizio entra nel paniere. Come ogni anno l’Istat aggiorna la lista dei beni tenuti sottocchio per misurare l’inflazione che, per inciso, anche a gennaio continua la sua frenata. E come ogni anno il saldo fra new entry e cancellazioni ci consegna una fotografia dei nuovi consumi degli italiani. Per dire, nel 1954 era entrata la brillantina, nell’86 il cardigan, nel 1991 (con un certo ritardo) il personal computer. Adesso la lista dell’Istituto nazionale di statistica si arricchisce con la sigaretta elettronica, il caffè in cialde o capsule e anche la macchinetta per prepararlo. Entrano pure l’abbonamento ai quotidiani on line, le gomme termiche, il test di gravidanza e il sacchetto biologico per i rifiuti. Mentre dopo anni di onorato servizio diciamo addio al tailleur, sostituito da un più generico abito femminile. E anche alla «riparazione di apparecchi audiovisivi e informatici», che evidentemente non usa più, anche perché costa sempre di più. Ma come si decide cosa far entrare e cosa far uscire dal paniere? Vengono semplicemente aggiunti i prodotti che vedono crescere le loro vendite e cancellati quelli che stanno scomparendo dagli scaffali dei negozi. Inevitabilmente l’aggiornamento arriva con un po’ di ritardo, in genere un paio di anni. Ma la partita ve- ristrutturazione si facciano più chiare. Oggi il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, risponderà a un question time alla Camera proprio sullo stato della trattativa tra le due compagnie che ha avuto una svolta dopo la missione del premier Enrico Letta negli Emirati arabi. L’Acquirente unico, in sostanza, è una specie di broker per le famiglie pigre, o che semplicemente non hanno particolari esigenze di consumo: deve comprare ai costi migliori e rivendere al prezzo più vantaggioso. Sul risultato, però, non tutti gli esperti sono disposti a metterci la mano sul fuoco. C’è chi ha calcolato che se tutte le famiglie rifornite dall’Acquirente unico negli ultimi quattro anni avessero comprato direttamente l’energia elettrica in borsa avrebbero risparmiato fra 1,5 e 2 miliardi di euro. La curiosa liberalizzazione all’italiana ci ha poi proposto la Sogin: società che ha il compito di curare, ancora a 27 anni di distanza dalla fine della nostra era atomica, lo smantellamento delle vecchie centrali nucleari e lo smaltimento delle scorie. Sorvoliamo su alcune perle che in passato le hanno fatto guadagnare gli onori delle cronache, come quella sede non esattamente frugale aperta a Mosca quando noi italiani, con l’uranio delle nostre centrali ancora da sistemare, avremmo dovuto occuparci di smontare i sommergibili atomici dell’Armata rossa. O come le assunzioni di parenti e amici. Vecchie storie. Certo però la cura dimagrante che a un certo punto era sembrata imprescindibile non si può dire abbia dato i frutti sperati. I dipendenti della Sogin e della sua controllata Nucleco, scesi alla fine del 2008 al numero comunque non trascurabile di 816, nel dicembre 2012 erano risaliti a 967. Ottanta assunti solo nell’ultimo anno di cui esistono dati ufficiali. D’obbligo ricordare che nel 2011 l’azienda aveva speso 2,9 milioni per incentivare gli esodi del personale. © RIPRODUZIONE RISERVATA La Gazzetta dello Sport, leadership confermata Classifica stabile C’è sempre la «Gazzetta dello Sport» al primo posto nella classifica dei quotidiani più letti d’Italia. Sono i risultati della nuova indagine Audipress — la «2013/III» — sui lettori medi giornalieri dei quotidiani: la risultante delle rilevazioni dal 2 aprile al 7 luglio per il secondo ciclo 2013 e dal 16 settembre al 15 dicembre per il terzo ciclo 2013, basate su 27.474 interviste totali. Confermato l’intero podio: insieme alla «Gazzetta» nella lista dei primi tre quotidiani più letti ci sono «Repubblica» e il «Corriere della Sera». La rilevazione nel complesso segna una lieve riduzione dei lettori in Italia mediamente più contenuta rispetto ai dati delle analisi precedenti : quotidiani –0,9%, settimanali -2,6% e mensili -1.8%. © RIPRODUZIONE RISERVATA Per le imprese I crediti con lo Stato per chiudere i contenziosi con il Fisco Le imprese italiane lo chiedevano a gran voce da anni: usare i crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione per chiudere i conti con il fisco. Da domani e’ possibile effettuare la compensazione tra le somme dovute dalle amministrazioni pubbliche e gli importi dovuti per versare al fisco quanto dovuto con l’ accertamento con adesione, l’ acquiescenza o la conciliazione giudiziale, cioè con tutti gli strumenti che alleggeriscono il contenzioso tributario. L’ Agenzia delle Entrate ha infatti reso noto il codice tributo che consente la compensazione, che diventa così operativa. Il codice tributo consentirà di utilizzare in un modo nuovo i crediti «certificati» vantati dai contribuenti nei confronti delle amministrazioni pubbliche. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il consiglio Telecom Italia stringe sulla riforma della governance Il consiglio di Telecom Italia si prepara a discutere della nuova governance. Oggi il comitato controllo e rischi esaminerà i diversi modelli di corporate governance internazionali in vista della riunione del consiglio d’amministrazione di Telecom in programma giovedì. Non è detto che sul tavolo arrivi già una proposta di modifica. Il tempi sono stretti e potrebbero servire ancora diverse settimane per decidere come modificare lo statuto per dare più peso alle minoranze. Non è quindi escluso che per l’assemblea di aprile tutto rimanga così com’è, ovvero con i 4/5 del consiglio nominato dalla lista di maggioranza, cioè da Telco, la cassaforte di Telecom. La quale ieri ha riunito a sua volta il consiglio per l’analisi dei conti semestrali. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 31/01 EUR 5,749 5,746 03/02 EUR 15,189 15,569 AcomeA America (A2) 03/02 EUR 15,623 16,012 AcomeA Asia Pacifico (A1) 03/02 EUR 4,122 4,183 AcomeA America (A1) AcomeA Asia Pacifico (A2) 03/02 EUR 4,226 4,287 AcomeA Breve Termine (A1) 03/02 EUR 14,351 14,342 AcomeA Breve Termine (A2) 03/02 EUR 14,494 14,485 AcomeA ETF Attivo (A1) 03/02 EUR 4,190 4,289 AcomeA ETF Attivo (A2) 03/02 EUR 4,282 4,383 AcomeA Eurobbligazionario (A1) 03/02 EUR 16,719 16,702 AcomeA Eurobbligazionario (A2) 03/02 EUR 16,891 16,874 AcomeA Europa (A1) 03/02 EUR 12,303 12,487 AcomeA Europa (A2) 03/02 EUR 12,583 12,770 AcomeA Globale (A1) 03/02 EUR 10,654 10,828 AcomeA Globale (A2) 03/02 EUR 11,021 11,200 AcomeA Italia (A1) 03/02 EUR 18,211 18,690 AcomeA Italia (A2) 03/02 EUR 18,644 19,133 AcomeA Liquidità (A1) 03/02 EUR 8,881 8,879 AcomeA Liquidità (A2) 03/02 EUR 8,882 8,879 AcomeA Obbligaz. Corporate (A1) 30/01 EUR 7,734 7,711 AcomeA Obbligaz. Coroprate (A2) 30/01 EUR 7,823 7,800 AcomeA Paesi Emergenti (A1) AcomeA Paesi Emergenti (A2) 03/02 EUR 6,164 03/02 EUR 6,208 6,317 6,362 UK Equity Fd B Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. 04/02 GBP 3,312 3,359 Nome Asia Consumer Demand A 03/02 USD 12,880 12,950 KIS - Europa P 31/01 EUR 122,470 122,790 5,478 Asia Consumer Demand A-Dis 03/02 USD 12,560 12,620 KIS - Europa X 31/01 EUR 122,820 123,130 5,331 5,330 UK Equity Fd X 04/02 EUR 4,156 4,220 Asia Infrastructure A 03/02 USD 12,930 12,940 KIS - Global Bond P 31/01 EUR 100,170 100,340 5,243 UK Equity Fd X 04/02 EUR 4,038 4,100 Asia Infrastructure A-Dis 03/02 USD 12,220 12,220 KIS - Income D 31/01 EUR 104,380 104,360 AZ F. Cat Bond ACC 31/01 EUR 5,293 5,288 UK Equity Fd X 04/02 GBP 0,496 0,502 Asian Bond A-Dis M 03/02 USD 9,905 9,943 KIS - Income P 31/01 EUR 107,850 107,830 AZ F. Cat Bond DIS 31/01 EUR 5,275 5,288 UK Equity Fd X 04/02 GBP 3,342 3,388 Balanced-Risk Allocation A 03/02 EUR 14,370 14,380 KIS - Italia P 31/01 EUR 127,630 127,910 PS - 3P Cosmic A 03/02 EUR UK Equity Fd X KIS - Italia X 31/01 EUR 126,460 126,680 PS - 3P Cosmic C 03/02 CHF 77,490 77,650 KIS - Key 31/01 EUR 126,790 126,510 PS - Absolute Return A 03/02 EUR 109,860 109,900 KIS - Key X 31/01 EUR 127,200 126,930 KIS - Multi-Str. UCITS A USD 30/01 USD 154,660 154,540 PS - Algo Flex A 28/01 EUR 108,620 110,520 PS - Algo Flex B 28/01 EUR 103,420 105,190 5,464 5,462 04/02 USD UK Equity Fd B 5,398 AZ F. CGM Opport Corp Bd 31/01 EUR 5,906 5,904 Em. Loc. Cur. Debt A 03/02 USD 13,929 13,883 AZ F. CGM Opport European 31/01 EUR 6,576 6,601 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 03/02 USD 8,998 9,007 AZ F. CGM Opport Global 31/01 EUR 6,098 6,121 Em. Mkt Corp Bd A 03/02 USD 11,619 11,640 04/02 USD 5,494 5,576 AZ F. CGM Opport Gov Bd 31/01 EUR 5,412 5,403 Euro Corp. Bond A 03/02 EUR 16,180 16,186 AZ F. Commodity Trading 31/01 EUR 4,120 4,130 Euro Corp. Bond A-Dis M 03/02 EUR 12,379 12,412 Euro Short Term Bond A 03/02 EUR 10,824 10,821 European Bond A-Dis 03/02 EUR 5,506 5,507 AZ F. Conservative 31/01 EUR 6,355 6,333 AZ F. Core Brands 31/01 EUR 5,508 5,512 Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com Bluesky Global Strategy A AZ F. Corporate Premium ACC 31/01 EUR 5,557 AZ F. Corporate Premium DIS 31/01 EUR 5,335 5,333 AZ F. Dividend Premium ACC 31/01 EUR 5,446 5,440 31/01 EUR 4,866 31/01 EUR 5,585 5,559 31/01 EUR 3,128 3,130 AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. 31/01 EUR 4,512 4,517 AZ F. European Dynamic 31/01 EUR 5,159 5,161 31/01 EUR 3,161 3,165 AZ F. Formula 1 Absolute 31/01 EUR 5,279 5,310 AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC 31/01 EUR 5,567 5,562 AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS 31/01 EUR 5,524 5,532 AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC 31/01 EUR 31/01 EUR 4,692 5,921 1464,705 Bond Euro A 03/02 EUR 1233,524 1233,645 03/02 EUR 1193,608 1193,760 03/02 EUR 1402,522 4,691 5,919 3,777 AZ F. Formula Target 2015 DIS 31/01 EUR 5,486 5,483 AZ F. Formula 1 Conserv. 31/01 EUR 4,918 4,919 Glob. Bond A-Dis 03/02 USD 5,718 5,719 Glob. Equity Income A 03/02 USD 57,650 57,710 Glob. Equity Income A-Dis 03/02 USD 14,530 14,540 1402,081 Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 03/02 USD 4,861 AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. European Trend 1463,328 Bond Euro B Bond Risk A AZ F. Dividend Premium DIS 03/02 USD 5,555 3,878 Bond Risk B 03/02 EUR 1345,068 1344,694 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 03/02 EUR 1583,608 1586,140 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 03/02 EUR 1525,993 1528,487 CompAM Fund - SB Bond B 31/01 EUR 1057,328 1057,202 CompAM Fund - SB Equity B 31/01 EUR 1071,895 1072,620 CompAM Fund - SB Flexible B 31/01 EUR 997,886 997,983 European Equity A 03/02 EUR 1358,702 1372,865 European Equity B 03/02 EUR 1288,169 1301,662 Multiman. Bal. A 31/01 EUR 114,896 115,094 Multiman. Bal. M 31/01 EUR 114,420 114,617 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A 29/01 EUR 72,134 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M 29/01 EUR 75,034 77,454 Multiman.Target Alpha A 29/01 EUR 104,933 105,574 11,035 11,087 Glob. Structured Equity A-Dis 03/02 USD 39,410 39,500 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A 03/02 EUR 12,592 12,596 KIS - Target 2014 X 31/01 EUR 102,140 102,130 Agriculture Euro R1C A 31/01 EUR 58,530 57,870 AZ F. Income ACC 31/01 EUR 6,193 6,179 Comm Euro R1C A 31/01 EUR 102,890 103,000 AZ F. Income DIS 28/01 EUR 104,980 105,558 22/01 EUR 83,230 83,120 Sol Invictus Absolute Return 23/01 EUR 107,520 31/01 EUR 5,756 5,742 Comm Harvest R3C E 03/02 EUR 75,870 75,400 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 31/01 EUR 4,482 4,468 Currency Returns Plus R1C 03/02 EUR 929,730 933,190 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 31/01 EUR 4,239 4,226 Dyn Aktien Pl R1C A 03/02 EUR 107,100 108,510 03/02 EUR 111,330 112,210 AZ F. Institutional Target 31/01 EUR 5,415 5,411 DB Platinum IV AZ F. Italian Trend 31/01 EUR 3,405 3,412 Croci Euro R1C B 4,670 Croci Japan R1C B 107,493 AZ F. Lira Plus ACC www.azimut.it - info@azimut.it AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981 Azimut Dinamico 31/01 EUR 26,314 26,319 Azimut Formula 1 Absolute 31/01 EUR 7,075 7,120 Azimut Formula 1 Conserv 31/01 EUR 6,851 6,849 31/01 EUR 4,658 AZ F. Lira Plus DIS 31/01 EUR 4,658 4,670 AZ F. Macro Dynamic 31/01 EUR 5,916 5,916 AZ F. Opportunities 31/01 EUR 5,100 5,097 AZ F. Pacific Trend 31/01 EUR 4,073 4,051 AZ F. Patriot ACC 31/01 EUR 6,189 6,162 AZ F. Patriot DIS 31/01 EUR 5,801 5,776 AZ F. Qbond 31/01 EUR 5,048 5,039 AZ F. Qinternational 31/01 EUR 4,992 4,995 AZ F. QProtection 31/01 EUR 5,128 03/02 JPY 8165,400 8275,520 Croci US R1C B 03/02 USD 149,900 153,100 Dyn. Bd Stabilität Plus R1C A 03/02 EUR 96,050 95,680 Dyn. Cash R1C A 31/01 EUR 101,560 101,560 Paulson Global R1C E 22/01 EUR 6225,180 6266,230 31/01 EUR 105,230 105,050 Systematic Alpha R1C A 31/01 EUR 9998,370 03/02 JPY 2989,000 3038,000 PS - Liquidity A 03/02 EUR 124,070 124,040 03/02 EUR 17,080 16,980 PS - Opportunistic Growth A 03/02 EUR 94,880 94,920 Pan European Eq. A-Dis 03/02 EUR 15,470 15,390 PS - Opportunistic Growth B 03/02 EUR 99,760 99,800 03/02 EUR 84,620 84,560 03/02 USD 83,500 83,450 Pan European Eq. Inc. A-Dis 03/02 EUR 11,170 11,140 PS - Podium Flex A Pan European High Inc A 03/02 EUR 18,060 18,050 PS - Podium Flex C Pan European High Inc A-Dis 03/02 EUR 13,210 13,190 Pan European Struct. Eq. A 03/02 EUR 13,420 13,300 31/01 EUR 6,886 6,884 AZ F. Qtrend 31/01 EUR 4,756 4,764 31/01 EUR 6,663 6,662 AZ F. Renminbi Opport 31/01 EUR 5,405 5,406 Social Responsability Azimut Garanzia 31/01 EUR 12,882 12,880 AZ F. Reserve Short Term 31/01 EUR 6,293 6,292 Fondi Unit Linked Azimut Prev. Com. Crescita 31/01 EUR 10,755 10,841 AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 31/01 EUR 5,033 5,035 Flex Equity 100 29/01 10,647 EUR AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 31/01 EUR 5,005 5,007 Global Equity 29/01 5,321 EUR Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C 31/01 EUR 10,760 10,844 Azimut Prev. Com. Equilibrato 31/01 EUR 11,905 11,912 AZ F. Solidity ACC 31/01 EUR 5,862 5,846 US Equity A EH 03/02 EUR 13,290 13,330 US High Yield Bond A 03/02 USD 11,497 11,502 US High Yield Bond A-Dis M 03/02 USD 10,564 10,613 US Value Equity A 03/02 USD 29,540 29,780 03/02 USD US Value Equity A-Dis Fondi Index Linked 29/01 99,440 EUR 28,250 A S&P Per ulteriori informazioni, visitate il sito www.invescopowershares.net 03/02 EUR 9,122 EQQQ 03/02 EUR 62,462 64,100 EuroMTS Cash 3 Months 03/02 EUR 103,481 103,481 FTSE RAFI Asia Pacific Ex-Jap 03/02 EUR 5,376 5,415 FTSE RAFI Dev. 1000 Fund 03/02 EUR 10,943 11,172 03/02 EUR 11,519 11,663 44,560 03/02 EUR 66,560 68,030 Global Agriculture NASDAQ OMX 03/02 EUR 8,297 8,372 NM Inflation Linked Bond Europe A 03/02 EUR 103,480 103,490 Global Clean Energy 03/02 EUR 4,302 4,404 NM Italian Diversified Bond A 03/02 EUR 108,420 108,370 4,989 17,218 17,175 ABS- I 31/12 EUR 14057,114 14057,114 6,106 6,063 ABSOLUTE RETURN EUROPA 31/01 EUR 4966,627 4982,746 Azimut Scudo 31/01 EUR 8,554 8,517 BOND-A 31/12 EUR 696998,377 694086,829 Kairos Multi-Str. A 30/11 EUR 847479,331 838312,127 Azimut Solidity 31/01 EUR 8,619 8,601 BOND-B 31/12 EUR 696998,377 694086,829 Kairos Multi-Str. B 30/11 EUR 555514,933 549779,744 Azimut Strategic Trend 31/01 EUR 6,141 6,136 EQUITY- I 31/12 EUR 602512,491 601260,400 Kairos Multi-Str. I 30/11 EUR 570128,125 563754,177 PRINCIPAL FINANCE 1 30/09 EUR 31/01 EUR 12,187 12,186 31/01 EUR 12,697 12,715 Azimut Trend Italia 31/01 EUR 17,068 17,096 Azimut Trend Pacifico 31/01 EUR 6,830 6,787 Azimut Trend Tassi 31/01 EUR 10,048 10,027 Azimut Trend 31/01 EUR 26,508 26,517 AZ F. Active Selection AZ F. Active Strategy 31/01 EUR 31/01 EUR 5,272 5,196 1,549 Abs. UK Dynamic Fd P1 H 04/02 EUR 1,702 1,705 Kairos Multi-Str. P 30/11 EUR 522536,062 517382,561 04/02 GBP 1,579 1,581 Kairos Income 31/01 EUR 6,802 6,801 Abs. UK Dynamic Fd P2 H 04/02 EUR 1,771 1,774 Kairos Small Cap 31/01 EUR 10,336 10,344 102,420 102,330 95,690 95,580 PS - Valeur Income A 03/02 EUR 109,050 109,010 PS - Value A 28/01 EUR 102,210 104,710 PS - Value B 28/01 EUR 104,310 106,850 www.pegasocapitalsicav.com Strategic Bond Inst. C 03/02 EUR 106,410 106,490 Strategic Bond Inst. C hdg 03/02 USD 106,590 106,680 03/02 EUR NM Italian Diversified Bond I 03/02 EUR 110,500 110,450 NM Large Europe Corp A 03/02 EUR 133,030 133,010 NM Market Timing A 03/02 EUR 102,350 102,510 NM Market Timing I 03/02 EUR NM Q7 Active Eq. Int. A 03/02 EUR 59,850 60,230 NM Q7 Globalflex A 31/01 EUR 105,170 102,840 104,950 105,140 105,220 Strategic Bond Retail C hdg 03/02 USD 105,280 105,380 Strategic Trend Inst. C 03/02 EUR 102,970 102,990 Strategic Trend Retail C 03/02 EUR 101,000 101,030 www.sorgentegroup.com Fondo Donatello-Michelangelo Due 30/06 EUR 52927,939 52659,382 Fondo Donatello-Tulipano 30/06 EUR 47475,755 48904,331 Fondo Donatello-Margherita 30/06 EUR 27116,197 26640,389 57863,932 57813,049 Fondo Donatello-David 30/06 EUR Fondo Tiziano Comparto Venere 30/06 EUR 477314,036 Caravaggio di Sorgente SGR 30/06 EUR 2506,583 2547,337 102,990 59550,161 60088,629 NM Total Return Flexible A 31/01 EUR 120,040 120,090 NM VolActive A 03/02 EUR 99,430 99,060 NM VolActive I 03/02 EUR 99,650 99,270 www.vitruviussicav.com 30/01 EUR Asian Equity B 03/02 EUR 104,720 105,940 AUGUSTUM G.A.M.E.S. A 03/02 EUR 106,110 108,270 AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 03/02 EUR 140,780 143,630 95,470 30/01 USD 131,640 133,930 Emerg Mkts Equity 03/02 USD 419,090 423,670 Emerg Mkts Equity Hdg AUGUSTUM EQUITY EUROPE I 93,830 Asian Equity B 03/02 EUR 409,650 414,120 European Equity 03/02 EUR 273,150 276,600 European Equity B 03/02 USD 337,600 341,870 2,566 KAIROS INTERNATIONAL SICAV 3,101 KIS - Ambiente D 23/01 EUR 110,860 112,120 Europ. Equ. (ex UK) Fd B 04/02 EUR 3,067 3,120 KIS - Ambiente P 23/01 EUR 113,450 114,740 KIS - Ambiente X 23/01 EUR 114,960 116,270 KIS - America A-USD 30/01 USD 265,260 263,100 Growth Opportunities Hdg 03/02 EUR 74,000 75,630 Japanese Equity 03/02 JPY 129,960 132,930 Japanese Equity B 03/12 SGD 0,000 116,290 04/02 EUR 3,075 Europ. Equ. (ex UK) Fd X H 04/02 GBP 2,696 2,743 5,173 Pan Europe Fd A 04/02 EUR 3,439 3,506 04/02 GBP 2,868 2,920 04/02 USD 4,630 4,717 5,414 4,762 Pan Europe Fd A Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 3,129 5,284 5,414 Dividendo Arancio 03/02 EUR 46,290 47,110 Convertibile Arancio 03/02 EUR 59,530 59,970 Cedola Arancio 03/02 EUR 56,940 56,930 Borsa Protetta Agosto AZ F. Alpha Man. Them. 31/01 EUR 3,473 3,467 Pan Europe Fd B 04/02 EUR 3,419 3,485 AZ F. American Trend 31/01 EUR 3,099 3,100 Pan Europe Fd B 04/02 USD 4,597 4,684 5,475 Pan Europe Fd X 04/02 EUR 3,697 AZ F. Asset Power 31/01 EUR 5,306 5,303 Pan Europe Fd X 04/02 EUR 3,414 3,480 31/01 EUR 5,010 5,008 Pan Europe Fd X 04/02 GBP 2,818 2,869 AZ F. Best Bond 31/01 EUR 5,329 5,323 04/02 GBP 1,043 1,044 AZ F. Best Cedola ACC 31/01 EUR 5,550 5,558 Strategic Debt Fd A H 04/02 EUR 1,227 1,228 5,077 Strategic Debt Fd A H 04/02 USD 1,735 1,736 Strategic Debt Fd A 29/01 EUR 61,370 Greater China Equity B KIS - America F 23/01 EUR 186,150 187,440 KIS - America P 30/01 EUR 186,530 185,010 KIS - America X 30/01 EUR 187,390 185,860 KIS - Bond A-USD 03/02 USD 167,720 167,570 KIS - Bond D 03/02 EUR 120,320 120,210 61,850 Borsa Protetta Febbraio 29/01 EUR 59,790 59,780 Borsa Protetta Maggio 29/01 EUR 62,460 62,630 Borsa Protetta Novembre 29/01 EUR 59,620 60,390 Inflazione Più Arancio 03/02 EUR 55,180 55,080 Mattone Arancio 03/02 EUR 41,300 41,360 3,769 AZ F. Asset Timing KIS - Bond F Profilo Dinamico Arancio 03/02 EUR 61,870 62,100 Profilo Equilibrato Arancio 03/02 EUR 60,150 60,250 Profilo Moderato Arancio 03/02 EUR 57,020 56,980 Top Italia Arancio 03/02 EUR 44,910 46,120 23/01 EUR 121,000 121,060 KIS - Bond P 03/02 EUR 124,160 124,050 KIS - Bond Plus A Dist 31/01 EUR 124,470 124,440 KIS - Bond Plus D 31/01 EUR 126,500 126,480 KIS - Bond Plus P 31/01 EUR 128,240 128,210 KIS - Dynamic A-USD 03/02 USD 172,380 31/01 EUR 4,987 4,988 Strategic Debt Fd X 04/02 GBP 1,062 1,063 KIS - Dynamic D 03/02 EUR 120,140 120,180 31/01 EUR 5,872 5,869 Strategic Debt Fd X H 04/02 EUR 1,288 1,289 KIS - Dynamic F 23/01 EUR 120,870 120,740 AZ F. Bond Target 2015 DIS 31/01 EUR 5,436 5,433 Strategic Debt Fd X H 04/02 USD 1,767 1,768 KIS - Dynamic P 03/02 EUR 122,290 122,320 AZ F. Bond Target 2016 ACC 31/01 EUR 5,270 5,272 UK Abs. Target Fd P1 04/02 GBP 1,226 1,229 KIS - Dynamic X 14/10 EUR 121,000 120,940 AZ F. Bond Target 2016 DIS 31/01 EUR 5,022 5,023 UK Abs Target Fd P2 04/02 EUR 1,173 1,175 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 31/01 EUR 5,037 5,038 UK Abs Target Fd P2 04/02 GBP 1,255 1,258 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com Nextam Bilanciato 03/02 EUR 6,462 6,530 Nextam Obblig. Misto 03/02 EUR 7,140 7,159 BInver International A 03/02 EUR 6,138 6,206 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 03/02 EUR 5,200 5,385 CITIC Securities China Fd A 03/02 EUR 4,922 5,058 Fidela A 03/02 EUR 5,358 5,354 Income A 03/02 EUR 5,560 5,563 International Equity A 03/02 EUR 6,624 6,762 30/01 EUR 111,860 111,170 Greater China Equity B 30/01 GBP 100,910 100,310 Greater China Equity B 30/01 SGD 104,100 103,480 Greater China Equity B 30/01 USD 159,230 158,270 Growth Opportunities 03/02 USD 67,490 03/02 USD Japanese Equity B 128,990 68,990 131,950 Japanese Equity Hdg 03/02 EUR 169,230 173,130 Swiss Equity 03/02 CHF 125,540 127,120 Swiss Equity Hdg 03/02 EUR 95,280 96,480 US Equity 03/02 USD 156,470 160,450 US Equity Hdg 03/02 EUR 172,370 176,730 172,430 AZ F. Best Equity AZ F. Bond Target 2015 ACC Italian Selection A 03/02 EUR 6,504 6,614 Liquidity A 03/02 EUR 5,339 5,338 Multimanager American Eq.A 03/02 EUR 4,586 4,660 Multimanager Asia Pacific Eq.A 03/02 EUR 4,184 4,203 KIS - Emerging Mkts A 30/01 EUR 120,330 120,880 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 03/02 EUR 3,977 4,001 KIS - Emerging Mkts D 30/01 EUR 119,160 119,700 Multimanager European Eq.A 03/02 EUR 4,387 4,413 31/01 EUR 5,037 5,038 UK Equity Fd A 04/02 GBP 3,295 3,341 Invesco Funds KIS - Emerging Mkts F 23/01 EUR 120,970 121,970 Strategic A 03/02 EUR 4,932 4,982 AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 31/01 EUR 5,531 5,528 UK Equity Fd A 04/02 USD 5,318 5,397 Asia Balanced A 03/02 USD 22,800 22,800 KIS - Europa D 31/01 EUR 120,700 121,020 Usa Value Fund A 03/02 EUR 5,747 5,874 AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 31/01 EUR 5,167 5,164 UK Equity Fd B 04/02 EUR 3,966 4,026 Asia Balanced A-Dis 03/02 USD 15,050 15,050 KIS - Europa F 23/01 EUR 124,570 126,110 Ver Capital Credit Fd A 03/02 EUR 5,391 5,391 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS 03/02 EUR 03/02 EUR 2,525 4,759 5,069 PS - Total Return A PS - Total Return B 3,048 31/01 EUR 31/01 EUR 110,930 105,610 04/02 GBP 31/01 EUR AZ F. Best Cedola DIS 110,100 103,600 04/02 EUR AZ F. Alpha Man. Credit 5,477 111,020 28/01 EUR 28/01 EUR Europ. Equ. (ex UK) Fd A AZ F. Alpha Man. Equity 31/01 EUR 110,190 PS - Target B Europ. Equ. (ex UK) Fd A Pan Europe Fd A AZ F. Asset Plus Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com Abs. UK Dynamic Fd P2 Europ. Equ. (ex UK) Fd X AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 28/01 EUR PS - Target A 102,550 5,506 31/01 EUR Azimut Trend America NM Balanced World Cons A NM Global Equities EUR hdg A 31/01 EUR Azimut Trend Europa 182,860 143,220 9,708 Azimut Reddito Euro 1,547 182,840 143,220 9,825 Azimut Reddito Usa 04/02 GBP 03/02 EUR 03/02 EUR 9,598 7,758 Abs. UK Dynamic Fd P1 NM Augustum Corp Bd A NM Augustum High Qual Bd A 9,561 8,815 5,546 100,370 PS - Titan Aggressive A Strategic Bond Retail C www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 03/02 EUR 10,316 31/01 EUR 1552,030 03/02 EUR 7,566 AZ F. US Income 1524,690 FTSE RAFI Switzerland 8,648 10,007 03/02 EUR FTSE RAFI US 1000 10,279 10,071 WM Biotech I 129,860 Global Listed Private Eq. 28/01 EUR PS - Prestige A 99,390 136,860 03/02 EUR 31/01 EUR 152,840 43,880 03/02 EUR Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C 99,080 129,380 03/02 EUR 4,989 99,650 150,130 136,920 MENA NASDAQ OMX 5,831 98,640 03/02 EUR 03/02 EUR NASDAQ OMX Global Water 4,996 03/02 EUR WM Biotech A 03/02 EUR 6,701 EUR 5,827 03/02 EUR Sparta Agressive A 03/02 EUR 6,083 EUR 31/01 EUR Orazio Conservative A NM Euro Bonds Short Term A 4,929 EUR 31/01 EUR 911,342 NM Euro Equities A 29/01 AZ F. Top Rating DIS 907,863 4,836 29/01 AZ F. Trend 03/02 EUR 14,362 29/01 11,825 SHORT DURATION CAP RET EUR 4,694 Progress 10,007 24,580 14,293 Quality 11,782 111,330 24,251 03/02 EUR 5,507 10,071 109,219 03/02 EUR 5,641 31/01 EUR 03/02 EUR 03/02 EUR FTSE RAFI Hong Kong China 5,522 31/01 EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR FTSE RAFI Italy 30 5,643 Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C 106,300 5,675 31/01 EUR Azimut Prev. Com. Obbli. 103,310 104,630 8,400 31/01 EUR 4,996 101,670 28/01 EUR 5,598 AZ F. Solidity DIS 31/01 EUR 28/01 EUR PS - Quintessenza B 8,257 AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC PS - Quintessenza A 90,748 03/02 EUR 11,910 11,822 106,853 91,946 03/02 EUR 10,692 11,777 107,346 FTSE RAFI Emerging Mkts 11,907 31/01 EUR 03/02 EUR 03/02 EUR FTSE RAFI Europe 10,747 Azimut Prev. Com. Protetto FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR FLEX STRATEGY RET EUR 9,411 31/01 EUR Maximum 12,220 www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch T. +41 (0)91 640 37 80 Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 31/01 EUR Azimut Prev. Com. Garantito 11,962 28,480 10060,160 5,133 Azimut Formula Target 2013 03/02 EUR ASIAN OPP CAP RET EUR FTSE RAFI Dev. Europe Mid-Sm Azimut Formula Target 2014 97,950 Japanese Eq. Advantage A Dynamic US Market Sovereign Plus R1C A 98,000 Pan European Eq. A 9,894 5,051 03/02 EUR 107,230 10,817 5,050 PS - Fixed Inc Absolute Return A 109,280 4,915 31/01 EUR 98,090 107,020 12,800 AZ F. Hybrid Bonds DIS 100,170 109,070 9,929 20,895 134,010 99,450 03/02 EUR 10,819 20,833 130,150 03/02 EUR 12,910 03/02 EUR 97,970 28/01 EUR 28/01 EUR PS - Inter. Equity Quant A 03/02 EUR AcomeA Performance (A2) 03/02 EUR PS - EOS A PS - Inter. Equity Quant B KIS - Sm. Cap D 03/02 EUR PS - Dynamic Core Portfolio A PS - Equilibrium A 95,510 03/02 EUR DB Platinum 122,850 99,610 03/02 USD 4,915 123,070 122,120 159,550 118,880 100,170 Pan European Struct. Eq. A-Dis 5,109 122,220 03/02 EUR 159,560 118,890 95,150 Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis 4,938 03/02 EUR KIS - Selection X 03/02 EUR 03/02 EUR 99,800 Renminbi Fix. Inc. A 5,109 KIS - Selection P PS - Bond Opportunities A PS - Bond Opportunities B 99,050 4,290 31/01 EUR 121,930 03/02 EUR 4,080 31/01 EUR 121,590 12/11 EUR 4,301 AZ F. Global Sukuk DIS 23/01 EUR KIS - Sm. Cap P 4,090 AZ F. Hybrid Bonds ACC 121,380 KIS - Selection F KIS - Sm. Cap X 31/01 EUR 6,012 116,940 120,540 108,210 108,330 42,800 11,583 31/01 EUR 20,620 117,030 03/02 EUR 104,720 107,150 108,370 24,690 AZ F. Global Curr&Rates ACC 5,996 30/01 EUR KIS - Selection D 103,660 28/01 EUR 03/02 EUR 42,910 11,580 AZ F. Global Curr&Rates DIS 20,558 KIS - Multi-Str. UCITS X 28/01 EUR PS - Best Global Managers A PS - Best Global Managers B PS - Best Gl Managers Flex Eq A 24,470 4,999 03/02 EUR 116,300 03/02 EUR 5,089 AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 03/02 EUR 115,990 116,390 115,790 03/02 EUR 74,353 AcomeA Performance (A1) 113,630 115,730 30/01 EUR 115,750 03/02 USD 4,972 4,938 113,720 23/01 EUR KIS - Multi-Str. UCITS P 03/02 EUR PS - Absolute Return B 78,000 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis 5,062 31/01 EUR 30/01 EUR KIS - Multi-Str. UCITS F 77,960 India Equity E AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 03/02 EUR AZ F. Global Sukuk ACC KIS - Multi-Str. UCITS D Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com Greater China Eq. A AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 03/02 EUR Invictus Global Bond Fd Quota/pre. 5,243 3,748 Invictus Macro Fd Quota/od. 31/01 EUR 3,848 5,890 Data Valuta 31/01 EUR AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 03/02 EUR 5,874 Nome AZ F. Cash 12 Mesi AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 03/02 EUR AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 03/02 EUR Nome AZ F. Cash Overnight AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 31/01 EUR AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89 info@acomea.it Nome Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 8a+ Eiger 03/02 EUR 5,764 5,848 8a+ Gran Paradiso 03/02 EUR 5,312 5,300 8a+ Latemar 03/02 EUR 5,775 5,807 8a+ Matterhorn 24/01 EUR 783865,750 801265,665 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna &RGLFHFOLHQWH 1335ACB &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari DEBOLI LUXOTTICA E SAIPEM BALZO DI POLTRONA FRAU di GIACOMO FERRARI Piazza Affari ha tentato il rimbalzo dopo il tonfo di lunedì ma al picco di metà mattinata è seguita una nuova flessione. L’apertura positiva di Wall Street, spinta dal dato sugli ordinativi all’industria Usa, ha poi rimesso le cose a posto. Così l’indice Ftse-Mib è riuscito a chiudere in progresso (+0,6%), recuperando quota 19 mila punti, livello ritenuto cruciale dagli analisti tecnici. Altrettanto volatili le altre Borse europee, terminate a cavallo della parità. Sul listino italiano hanno pesato i ribassi di Luxottica (-1,66%) e di due titoli petroliferi: Snam (-1,47%) e Saipem (-1,29%). Ben più consistente il plotone dei rialzi, guidato da Yoox (+6,59%). A seguire A2a (+2,84%) e Banca Popolare di Milano (+2,81%), spinta dalle nuove ipotesi, rilanciate dagli analisti di Mediobanca, di alleanze nell’ambito delle banche popolari. Bene, inoltre, Mediolanum (+2,32%) e Intesa-Sanpaolo (+2,31%), quest’ultima sostenuta dalle voci sulla possibile costituzione al suo interno di una bad bank sulla quale dirottare parte dei crediti in sofferenza. Ha recuperato anche Fiat (+2,03%), mentre nel segmento Star ha preso il volo Poltrona Frau (+6,89%). La Ue dovrà alzare il velo sull’ingresso di Atene nell’euro (g.str.) Fare più luce su quei mesi che, circa 15 anni fa, hanno aperto le porte dell’euro alla Grecia: l’Ombudsman europeo Emily O’Reilly ha raccomandato alla Commissione di pubblicare 140 documenti sull’ingresso della Grecia nell’Eurozona, datati gennaio 1999-giugno 2000. La mossa dell’Ombudsman non arriva a caso, ma dal ricorso di un giornalista tedesco. Su richiesta del reporter, la Commissione aveva fornito in passato una serie di documenti non completa. Alcuni atti importanti - è stato l’argomento di Bruxelles - non erano reperibili perché allora non c’era la registrazione elettronica. Da qui è nato il ricorso del giornalista all’Ombudsman. Tra i documenti richiesti ci sarebbero carteggi, rapporti vari, lettere tra i servizi della Commissione incluso il gabinetto dell’allora presidente Romano Prodi (dal settembre 1999), e tra Bruxelles e il governo ellenico. Correva il mese di giugno dell’anno 2000, quando al vertice di Feira in Portogallo i capi di Stato e di governo Ue diedero il via libera all’ingresso di Atene nella moneta unica, ratificando il primo ok del consiglio Ecofin di maggio. Il seguito è ben noto. «Specialmente in periodi di crisi è vitale che il pubblico capisca come sono state prese decisioni importanti che hanno effetti sulla vita delle persone», ha detto O’Reilly. © RIPRODUZIONE RISERVATA Bertani, il riassetto delle cantine © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (f.ch.) Mantenere la diversificazione dei brand in eti- chetta, ma accorpare tutte la cantine in un’unica società per avere più forza commerciale. Questa la strategia per l’internazionalizzazione di Bertani, azienda del vino nata nel 1857 nel veronese, che ha cominciato a produrre la prima bottiglia di amarone classico nel 1958 e che oggi conta sei marchi, produce tre milioni di bottiglie e nel 2013 ha fatturato circa 20 milioni di euro, il 60% provenienti dall’export. Dal 2014 è stato conferito nella Cav. G.B.Bertani il ramo d’azienda Tenimenti Angelini relativo alle attività delle Marche e della Toscana. La Cav. G.B.Bertani ha modificato la propria denominazione sociale in Bertani Domains, conservando la sede sociale a Grezzana (Verona). Le singole tenute manterranno la propria autonomia e individualità e i prodotti continueranno a essere contraddistinti dalle singole marche Bertani, Val di Suga, Tre Rose, San Leonino, Collepaglia e Puiatti. Ma ci sarà un unico braccio commerciale nella capofila. Il re dell’amarone accorcia, quindi, la catena per aggredire meglio i mercati esteri. Il riassetto è funzionale soprattutto per l’espansione in altri mercati. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giro di nomine alla Bce, sale il francese Coeuré (m.d.f.) Il board della Bce presieduto da Mario Draghi ha deciso ieri a tempo di record la redistribuzione dei compiti all’interno del «governo» della Bce, mentre monta sul Consiglio direttivo di domani la pressione ³ä]ÇÈ ³{]ÈÎ £]££È ³Ó]n{ Ó]È ä]Çn{ ä]Èn Ó]nÎ Ç]x ³£]ÎÓ ³{]££ £]Ènä ³ä]n ³£]Ó ä]Ç{ Ó]Çx ³££]£{ £]äxä £]£ä ³££]xÎ ]xx ä]ÇÓ ³Ó]Çx ä]ä{ä £ä]ää Îx]Ç£ ä]ää£ £]äÇ Ç]nn ä]Çä£ p p p p p p £]Î{ Ó] Î]ÓÎ{ ä]{n ³x]Î{ ä]{ä ä]ÈÓ ³Ó]xÈ Î]È ³ä]nä ³x]x{ Ç]Çxx p p p ³£]ÈÇ ³£ä]£ ä]ääx ä]ÓÈ ³]ÇÇ £]Çn£ ³Î]În £ä]££ È]ÈÈx ³ä]Ó{ ³Ó]Îä £È]Σä ä]än ³Ç]xÓ È]£Óä £]Èx È]È £ä]Çää p x]äÈ £x]äää ³£]xÇ ³Ç]xÓ £]nÓä ³Ó]ÎÇ ³È]ÎÓ È]Îää ³Î]Çx ³Ó]££ Ó£]ÎÎä ³{]ÎÓ x]{£ ££]xÇä ä]{È x]£n È]xää ³£]ä{ Ó]ÇÇ {]äÓn ³£]£ä £Ó]{ £]£nx p p p ä]{Ç n]x{ Ó]£Óä ³£n]Çx³ÓÈ£]Èä ä]nÓÎ £]ä ³£ä]£Î ££x]{ää ³Ó]ÎÎ ££]Ó ä]Îä Ó]än n]xx £]äÎÇ £]nÓ ³È]ÇÇ ä]룂 ³ä]xn ³££]Óx Î]££Ó ä]Çx ³Îä]Ó ä]x£ä ³Ó]n£ ä] ä]{Îä p p p {]{ä ³£n]Ç ä]£ Î]ä£ ³££]ÎÈ Ó]£{ ³£]xn ³Ç]£È Ó]äÎn ³ä]nn Ó]ÎÎ È]Ó{x ä]£ä Î]{{ ]xÎä ³ä]xx ³x]£È ä]Óx ³Î]x{ ³ä]È ä]{£x ³ä]{x ³££]ÓÎ ä]{ä £]£ä 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aumentare la liquidità in eccesso. Al francese Benoit Coeuré va l’incarico di “ministro degli Esteri” del board, con il dipartimento internazionale e relazioni europee; ma tiene anche Market Operations, diventato molto importante dopo lo scoppio della crisi per le manovre non standard e la distribuzione della liquidità alle banche; e controllerà anche i Sistemi di pagamento, diventando così il membro forte all’interno del board. Mentre l’altro uomo forte del presidente Mario Draghi, il capoeconomista Peter Praet, che prepara tutte le decisioni di politica monetaria per la Bce attraverso Economics si occuperà anche di Risorse Umane, Budget e Organizzazione, altro incarico molto importante, anche per via delle assunzioni di un migliaio di funzionari per la nuova autorità di Vigilanza (SSM). Alla nuova arrivata Sabine Lautenschläger, oltre alla vicepresidenza dell’ Ssm spetta anche Statistica e le attività del direttorato Legale per tutte le questioni del nuovo meccanismo. Mentre il lussemburghese Mersch sarà responsabile per tutte le altre questioni legali della Bce, e rimangono immutate le altre competenze (Banconote, Target2, Risk Management, Pagamenti). Si rafforza anche il vicepresidente portoghese Vitor Constancio, con la supervisione sui lavori per le due nuove torri, dove la Bce traslocherà entro fine anno, e continuerà a seguire la Politica Macro-Prudenziale e Stabilità finanziaria, i Sistemi Informatici e la Ricerca economica. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® £]£Ç Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]n£{ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® n]äxx VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® Óä]Çä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® ä]ÇÇ£ VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]£ÈÇ `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £ä]Ç{ä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{£ i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]ää£ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ÇÎÇ V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ 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pubblico: il fotografo nigeriano Okhai Ojeikere (a fianco) è morto domenica a Lagos (aveva 83 anni). Uno stile tutto in bianco e nero, quello di Ojeikere, che sapeva felicemente amalgamare creatività, immaginazione e antropologia. Nel segno della sua Africa. (m.ta.) L’analisi Un saggio di Emanuele Felice (il Mulino) risale alla politica «estrattiva» dello Stato borbonico. E lancia un allarme Se tutta l’Italia diventa Mezzogiorno La minaccia di una deriva dall’Europa I mali irrisolti del Sud come causa di un possibile declassamento di MICHELE SALVATI Il volume «I l primo problema del Mezzogiorno non è quello della riscossa delle energie locali, la grande strada che occorre tentare. È invece quello della fiducia, senza la quale quella strada non può neppure essere tentata: fiducia del Mezzogiorno in se stesso, fiducia degli altri verso il Mezzogiorno, fiducia del Mezzogiorno verso gli altri. Ma fiducia vuol dire prima di tutto sentirsi protetti dalla giustizia e dall’ordine pubblico. Protetti quando si agisce, quando si intraprende, quando si innova per il progresso, quando ci si difende. Il più vero nemico del Mezzogiorno non sono le Leghe del Nord. Non sono ipotetici sfruttatori appollaiati in luoghi lontani. È la congiura contro la fiducia, che parte dalla violenza, passa per la paura e l’omertà, viene sfruttata, nelle sue cause e nei suoi effetti, da una perversa democrazia del consenso». Chi scrive potrebbe essere Saviano. È invece Luciano Cafagna, uno dei più grandi storici economici italiani e profondo conoscitore dello sviluppo economico del nostro Paese, del Settentrione e del Mezzogiorno. (Nord e Sud. Non fare a pezzi l’unità d’Italia, Marsilio, 1994). Anche Emanuele Felice è uno storico economico, uno dei tanti giovani studiosi italiani emigrati in ambienti più favorevoli alla ricerca di quanto non siano oggi le nostre università (insegna all’Università Autonoma di Barcellona): avvicinarlo a Cafagna è il più grande complimento che gli si possa fare. Ma le conclusioni politiche cui approda, la scelta interpretativa che adotta, la qualità delle ricerche che ha svolto giustificano il confronto. Per il Mulino aveva già pubblicato un buon lavoro d’insieme sull’intervento pubblico nel Mezzogiorno (Divari regionali e intervento pubblico, 2007). Quello che è appena uscito, sempre per lo stesso editore (Perché il Sud è rimasto indietro) è assai più ambizioso. Anzitutto può essere letto come un’accurata rassegna delle ricerche svolte in questi ultimi trent’anni dagli storici dello sviluppo economico italiano: rispetto ai tempi in cui Cafagna scriveva i suoi principali lavori, c’è stato un grande progresso nella quantità e qualità dei dati disponibili e dunque nella possibilità di appoggiare l’interpretazione storica a robuste basi empiriche. Avendo lui stesso partecipato ad alcune delle ricerche che hanno prodotto la documentazione di cui oggi disponiamo, Felice ci porta dentro la «fucina dei dati» ed è ammirevole come riesca a rendere interessante anche la costruzione e la critica di una serie sto- Un’immagine di vita napoletana nei primi anni Sessanta fotografata da Gianni Berengo Gardin (Santa Margherita Ligure, 1930) rica, sicuramente un lavoro minuto e faticoso. Ma reso interessante da due suoi aspetti: anzitutto l’ingegnosità e l’esperienza necessarie a trasformare pochi appigli sicuri in serie storiche affidabili. E soprattutto perché una serie affidabile può confermare o smentire ipotesi interpretative in precedenza avanzate, sulla base di dati parziali o, come talora avviene, puri pregiudizi. Le interpretazioni fondate sui dati lungamente discussi da Felice — perché il Sud sia oggi così mal messo — confermano le intuizioni di Cafagna e smentiscono, sono ancora parole di Cafagna, «quella storiografia meridionalistica intrisa di spiriti revisionistici e insofferente a categorie come arretratezza e sottosviluppo, dualismo e… persino Mezzogiorno». In particolare esse mo- Il giudizio Nel Regno delle Due Sicilie vennero esasperati quei tratti reazionari e regressivi che poi ne avrebbero causato il crollo strano l’infondatezza di quell’atteggiamento «rivendicativo e «risarcitorio» che ancora è presente in alcuni studiosi, e assai diffuso in chi studioso non è: un atteggiamento basato sulla presunta responsabilità per i danni che la classe politica dell’Italia unita avrebbe arrecato al Mezzogiorno. La verità è un’altra: il governo borbonico, specie nel periodo in cui altrove in Italia e in altri Paesi europei ritardatari si creavano le premesse istituzionali per l’imminente sviluppo capitalistico — il mezzo secolo precedente l’Unità — deliberatamente si pose controcorrente, esasperando quei tratti reazionari, regressivi ed «estrattivi» che avrebbero condannato il Mezzogiorno alla minorità economica e istituzionale nella successiva fase unitaria. Dunque, dati più solidi e sicuri per sostenere l’interpretazione dei motivi per cui «il Sud è rimasto indietro», in larga misura interni al Mezzogiorno stesso. Ma anche categorie teoriche più moderne, che consentono di collegare meglio il Mezzogiorno ai tanti casi di sviluppo stentato o distorto che la letteratura degli ultimi decenni ha studiato a fondo. Prima ho virgolettato il termine «estrattivo» per caratterizzare quei tratti — istituzionali, economici, politici — che il governo borbonico aveva accentuato nella sua ultima fase, che il regno d’Italia e il fascismo non hanno estirpato e anzi hanno assecondato, e che ancora in forme diverse permangono in regime repubblicano. La dicotomia tra istituzioni economiche e politiche «inclusive» e istituzioni «estrattive» è dovuta ad un importante lavoro di Daron Acemoglu e James A. Robinson (Perché le nazioni falliscono, Il Saggiatore, 2013). Le prime favoriscono il coinvolgimento di larghi segmenti della società in attività economiche libere, regolate da uno Stato autorevole che difende i diritti dei cittadini: ciò conduce alla crescita economica e allo sviluppo umano e civile. Le seconde sono finalizzate a estrarre rendite a vantaggio di una minoranza di privilegiati, ciò che avviene anche se, anzi proprio perché, l’economia ristagna: diritti di libertà garantiti e ampiamente diffusi, e di conseguenza la crescita economica e civile, minaccerebbero gli equilibri politici che garantiscono l’estrazione di rendite. Il saggio di Emanuele Felice «Perché il Sud è rimasto indietro» è pubblicato dal Mulino (pagine 247, 16) I capitoli principali sono dedicati a «Il divario all’Unità» e a «Il divario dall’Unità a oggi», mentre l’ultima sezione è quella che dà il titolo all’intero volume Emanuele Felice insegna Storia economica nell’Università Autonoma di Barcellona. Nel 2007, sempre per l’editrice il Mulino, ha pubblicato «Divari regionali e intervento pubblico. Per una rilettura dello sviluppo in Italia» Sullo stesso argomento nel 1994 Luciano Cafagna aveva pubblicato per Marsilio il saggio «Nord e Sud. Non fare a pezzi l’Unità d’Italia» Rinvio chi è interessato ad una valutazione critica del lavoro di Acemoglu e Robinson a un bel simposio sulla rivista «Stato e mercato», 2013/1, cui hanno partecipato Arnaldo Bagnasco, Leonardo Morlino e Salvatore Rossi, un sociologo, un politologo e un economista. Qui mi limito ad osservare che Felice fa un buon uso delle categorie dei due autori americani: l’analisi dell’ultima fase del governo borbonico, delle grandi organizzazioni criminali, della debolezza delle istituzioni statali, del funzionamento della politica meridionale, specie della politica locale, e di tanti altri pezzi del puzzle del Mezzogiorno si adatta bene alle categorie di Acemoglu e Robinson. E dove se ne discosta — nessun Paese è uguale a un altro — la migliora, come avviene per la maggiore attenzione che Felice dedica alla diseguaglianza tra le diverse regioni italiane, alla più alta sperequazione nei redditi e nelle ricchezze che già caratterizzava il Sud all’inizio dell’esperienza unitaria. Un lavoro importante, dunque, molto utile e facilmente leggibile, a tratti appassionante, per chi voglia disporre di una interpretazione documentata dell’origine e della permanenza dello sviluppo dualistico del nostro Paese. Ma proprio perché l’interpretazione è convincente e affidabile, si tratta anche di un libro sconfortante: se tutti i pezzi del puzzle «estrattivo» si tengono così bene, come si fa a romperlo? Dove applicare la leva del cambiamento? Dovrebbe essere politica la leva, ma la politica è parte del problema, non della Mali cronici La disuguaglianza tra le diverse regioni è accompagnata dalla più alta sperequazione nei redditi e nelle ricchezze soluzione: come diceva Cafagna nella citazione da cui sono partito, è una «perversa democrazia del consenso» quella che regge le sorti delle amministrazioni locali del Sud, inquina quelle nazionali e dunque sostiene le istituzioni estrattive del Mezzogiorno. Ma lasciamo la parola a Felice: «Lo Stato italiano si è talmente indebolito che alla fine è diventato incapace di qualunque spinta modernizzatrice… E anche le istituzioni economiche e politiche del Nord hanno preso ad assomigliare sempre di più a quelle del Mezzogiorno. Se continua così, nei prossimi decenni il divario si potrebbe forse colmare, ma al ribasso, con il Nord che sempre di più si avvicina al Mezzogiorno. Per allora si sarà creato un altro divario, ancora più profondo, tra l’Italia e i Paesi avanzati». Che dire? «Allegria!» avrebbe esclamato Mike Bongiorno. Ma ad uno studioso compete il lavoro di scienziato e al massimo la segnalazione dei problemi che poi, sulla base di una ben diversa «vocazione», sarà compito del politico affrontare. © RIPRODUZIONE RISERVATA La biografia Lo storico Andrea Nelli ripercorre la carriera del grande giornalista, modello per le nuove generazioni A scuola da Ronchey, l’uomo che inventò il «fattore K» di ARRIGO LEVI A ndrea Nelli, un giovane storico laureato all’Università di Pisa, ha dedicato il suo primo libro a una biografia di Alberto Ronchey, pubblicata da Della Porta con un’eccellente prefazione di Alberto Sinigaglia (Ronchey. La Russia, l’Italia e il fattore K, pp. 238, 13,50). Il libro di Nelli merita di esser letto non soltanto dagli specialisti. Il suo ritratto di quello che è stato il più importante giornalista della generazione postbellica è completo e penetrante, e ravviva i ricordi di chi fu amico di Ronchey e suo compagno di esperienze giornalistiche: dalla Russia di Krusciov all’America di Kennedy, all’Europa che costruiva, con un successo superiore alle aspettative degli stessi europeisti, la sua pace e la sua unità. Ministro dei Beni culturali nel governo di Carlo Azeglio Ciampi, fu Ronchey l’inventore, come elemento interpretativo della politica italiana, del «fattore K» (kappa per comunismo). Il suo rigore nel porre ordine nei fatti e nelle dottrine politiche del suo tempo gli meritò, sull’«Unità», la definizione di «Ingegner Ronchey», che voleva essere critica, ma che non credo gli dispia- Il giornalista e storico Alberto Ronchey, 1926-2010 (foto Contrasto) cesse. La biografia di Nelli rende omaggio alla vastità, non soltanto geografica, dei suoi interessi giornalistici e culturali. Nel giornalismo italiano, la nostra generazione era stata preceduta da quella a cavallo tra fascismo e Repubblica, ricca di grandi personalità. Indro Montanelli, Luigi Barzini Junior, Domenico Bartoli, Virgilio Lilli, Vittorio G. Rossi erano stati nostri maestri, anche se ci sentivamo diversi. A loro confronto avevamo probabilmente acquisito un maggiore interesse per i fatti dell’economia e un maggiore impegno politico-sociale; e avevamo ovvia- mente una più vasta visione delle speranze come dei pericoli immensi che l’umanità avrebbe corso nell’epoca nucleare. Sentivamo forse un minore impegno nella «bella scrittura». Ma Ronchey era anche uno straordinario scrittore. Ancora oggi penso che la sua cronaca, intensa e straziante, della tragedia degli aviatori italiani massacrati a Kindu, che anche Nelli ricorda e a cui rende omaggio, rimanga uno dei testi più alti del nostro giornalismo. Quando Gianni Agnelli, alla sua prima esperienza di editore, lo scelse, con un salto di generazione, quale successore alla direzione del- la «Stampa» del grande De Benedetti, la sua apparve come una scelta obbligata. All’epoca, Ronchey aveva già girato tutto il mondo, dall’Europa all’Asia e all’America, e aveva stabilito, attraverso il periodico «Europa», uno stretto rapporto di collaborazione alla pari con i maggiori quotidiani europei, dal «Times» a «Le Monde» a «Die Welt». Quale direttore aprì le porte del giornale a molti giovani. Ma tornò presto al suo lavoro di inviato e ai suoi amati e creativi viaggi intorno al mondo. A un mondo che continuava a cambiare in modo imprevedibile: una sfida, ancora oggi per dei giornalisti che, per mestiere (un bel mestiere!), debbono capirlo e spiegarlo ai loro lettori. In modo chiaro e soddisfacente. © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Cultura 33 italia: 57525754585250 Vintage Andar per mostre tra Amburgo e Dresda. Divertissement e qualche didascalia senza rigore tedesco La campagna virale Rizzoli Guardare a Roma, mito nordico I libri non si bruciano E Augias invita L’attrazione del Mediterraneo da Füssli a Alma Tadema e Munch il suo (ex) lettore di ALBERTO ARBASINO U n punto fermo e chiaro, nel flusso infinito di opinioni, distinguo, battute brillanti e fesserie che si possono scrivere e leggere sui social network. Ieri la frase #ilibrinonsibruciano è stata molto condivisa e rilanciata da case editrici e lettori su Twitter, con un’adesione inconsueta per un media che genera facilmente controversie e ironie: che i libri non si brucino non è, dunque, un concetto banale; e non solo perché l’ha reso attuale il gesto dissennato di un militante grillino che venerdì scorso ha arso nel camino una copia autografata de I segreti d’Italia (Rizzoli) di Corrado Augias, pubblicando poi la foto del rogo domestico su Facebook, come ritorsione per le dure critiche al Movimento 5 Stelle da parte dello scrittore. La sortita del biblio-piromane pentastellato ha generato indignazione ma pure consensi; così, lunedì scorso, in seno alla Rizzoli è nata l’idea di mettere nero su bianco, con una pagina intera di pubblicità apparsa ieri sul «Corriere della Sera», lo slogan #ilibrinonsibruciano; poi rilanciato come hashtag dall’account Twitter. «Lo spunto è stato quanto successo a Corrado Augias e al suo libro — precisa Luca Ussia, direttore editoriale Rizzoli — ma il messaggio è universale e infatti è stato rilanciato da altri editori: i libri ci fanno fermare a riflettere, nello scrivere e nel leggere, per approfondire il presente e immaginare il futuro; il contrario di quanto spesso avviene in Rete. Penso alle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar, dove i libri sono presentati come Corrado Augias riserve di grano da ammassare (nato a Roma nel contro l’inverno dello spirito». 1935), giornalista I brividi di questo inverno, e scrittore comunque, Corrado Augias li ha sentiti non per il gesto in sé, ma per il consenso che ha suscitato. «Faccio una mia ricostruzione psicologica — racconta al telefono da Roma —; quello di Francesco Neri è stato un atto semi-involontario, inconsapevole, istintivo, fatto forse senza rendersi conto della sua gravità. Come gli è venuto in mente? A livello inconscio poteva avere l’immagine dei roghi di Goebbels e li ha riprodotti su scala artigianale, domestica... a Zagarolo. Inquietante, certo. Ma la cosa poteva finire lì; il problema è che il gesto ha riscontrato molti mi piace e per prenderne le distanze Grillo ci ha messo tre giorni». Alla domanda se rifirmerebbe una copia di un suo libro a Neri, magari in un incontro a Zagarolo, Augias risponde sereno: «Assolutamente sì, anzi, mi piacerebbe parlare con lui; non per spirito missionario, ho una sincera curiosità. Mi piacerebbe avere un colloquio franco con lui: se mi scrivesse, potrebbe succedere». Ieri intanto, su Facebook, Neri continuava a spiegare le sue ragioni, incassando sostegni e critiche, mostrandosi impreparato alla notorietà: «La tv non la guardo — scrive a chi segnala il servizio di Piazzapulita su La7—, La Zanzara non l’ho sentita, ero sdraiato sul divano». E poi, poco presente a se stesso, chiede agli altri: «Cosa ho detto?». Per mostrare il suo amore per i libri, ha messo una foto della sua libreria, dove si riconoscono un libro di Raymond Carver e Inferno di Dan Brown. Tra i commenti, quello di Eleonora è forse il più efficace: «Non ti avvicinare alla libreria». I granai prendono fuoco facilmente, anche d’inverno. criticalmastra.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Fumetti Il festival di Angoulême premia «La proprietà» di Rutu Modan Il festival dei fumetti di Angoulême, il secondo più importante al mondo dopo quello di Tokyo, ha emesso i suoi verdetti: il premio per il miglior album è andato a Come prima di Alfred e quello del pubblico a Mauvais genre di Chloé Cruchaudet, autrice edita in Italia da Coconino Press; il Gran premio della giuria della rassegna francese è andato invece a La proprietà di Rutu Modan, pubblicato in Italia da Rizzoli Lizard. Israeliana, già pluripremiata (anche con il prestigioso «Andersen»), Rutu Modan affronta in La proprietà il tema della memoria della Shoah in coloro che, per ragioni anagrafiche, non l’hanno sperimentata direttamente. La graphic novel racconta infatti il viaggio a Varsavia di una nonna e della nipote, sulle tracce di un passato atroce che la capitale polacca ancora restituisce. E la ricerca della «proprietà» immobiliare del titolo apre la strada a imprevedibili sviluppi narrativi. (d.frn.) U na quarantina d’anni fa, diventava indispensabile recarsi almeno quattro volte ad Amburgo. Infatti, per un ciclo sulla pittura nordica intorno al 1800, alla Kunsthalle, dopo un inizio sulla poesia ossianica risolta con olio su tela da Cotman, Gérard, Girodet, Ingres e Runge, su ispirazione di Goethe, Diderot, Chateaubriand, ecco le nevi e i ghiacci e gli alberi secchi e le rovine gotiche di Caspar David Friedrich, con albe livide e barche in pericolo e vascelli alla fonda. Quindi, il Füssli più shakespeariano ed eroico fra streghe e pugnali e fantasmi e risvegli da incubo. «Hamlet + Macbeth». Poi William Blake, poeta e pittore visionario, con fitte strutture sull’Antico e Nuovo Testamento; nonché ovviamente sulla mitologia pagana e certi personaggi storici come Newton e Nelson. Infine, scarti rispetto alla norma e horror sotto o dietro il classicismo, da parte di Sergel, scultore svedese di Corte, con ambiguità e devianze e mostri caricaturali ma popolari e anticlericali, con l’ossessione dell’assassinio di Gustavo III, illuminato acquirente dei depositi romani di Piranesi figlio. Ed elaborati fraseggi dunque di Sergel, commentati anche da Giuliano Briganti nei Pittori dell’immaginario. *** Stavolta, la Kunsthalle si limita a presentare una collezione danese di pittura molto settentrionale in confronto con le proprietà locali fra Eckersberg e Munch. Spiagge, tramonti, cipressi, riflessi, chaises longues in giardino, fiori primaverili, vecchiette, lettucci di malaticce, colonie di artisti, artigianato, scuole serali, fedeli in chiesa, famigliuole natalizie, ritratti e autoritratti di pittori e pittrici, con spettinature varie, ritorni di pescatori, preparazione di formaggi… *** Molto più succulenta, «Rausch und Extase», cioè «sbornie ed estasi», ovvero Dioniso al Bucerius Forum, anche per classi scolastiche in ora di lunch, accanto al Rathaus. Quanti baccanali, con satiri e menadi e baccanti e pantere, e che trionfi della grassezza, fra Mantegna e Picasso, Alma Tadema e Lovis Corinth e von Stuck. Trionfali bevute soprattutto ferraresi, parrebbe. Con Arian- UNA DELLE VERSIONI DI «LA MALINCONIA» CHE EDVARD MUNCH DIPINSE NEL 1892 di LUCA MASTRANTONIO ne sempre meno abbandonate. E superbi successi del sempre più panzone Pan. Importanti pinguedini, prossimamente anche a Dresda, in una natura poussiniana e tizianesca tra infanti appollaiati e fette di frutta provenienti dai Musei Vaticani e dal Poldi Pezzoli, da Washington, Wuppertal, Vienna, Londra, Madrid, Braunschweig… Greci e Romani classicismi, in compagnia molto bacchica coi bronzetti del Riccio padovano, Guido Reni e Bartholomeus Spränger, Romney e Gérôme, nonché madame come la Kauffmann, la Cassatt, la Vigée-Lebrun. *** Vaste e abbondanti offerte di innovazione, a teatro. Pipistrelli, Schiaccianoci, Flauti Magici sintetizzati e abbreviati e modernizzati a Bregenz o Dresda o Verona, col coniglione Harvey e Ibsen e Moby Dick e una notte di karaoke o Fuck your Ego da Camus, o Arsenico e vecchi merletti per qualche Paesaggi La Kunsthalle si limita a presentare una collezione danese di pittura: spiagge, tramonti, cipressi e chaises longues sconsolata distesa di vecchietti dimessi, in golfini dalla nascita in poi… In questa Staatsoper ricostruita nel dopoguerra povero simile al cortile di un condomino economico (manca la biancheria stesa, come nel Sud non anseatico), l’orchestra pare mediocre, e una bambinaccia compie i suoi dodici anni festeggiata in salotto con bambola e teatrino. Servi grulli, birichinate, culetti, scuola di balletto in un Nulla luminoso, tra profili di scale e albero natalizio. Fantasie! Schiaccianoci! Drosselmeier! Ambiguo ma fondamentale buono insegnante, fra costumi pomposetti, e giovinetti bruttini. Come ci vorrebbe Bolle. Qualche inanità nelle didascalie. Divertissement in gusto Settecento con fondali galeotti e costumi sfrangiati, pazienza. Invece delle fiabe fantasiose, tipo Fata Confetto, esibizioni scolastiche di un complesso non extra, pieno di grazia, con pittoreschi egizi eccellenti. Si levano le quinte, ecco un libro-teatro con fondalino verde. Poche le movenze. Duetti finalmente stupendi. Ma è stato tutto un sogno, come ormai tante volte. E la piccina, passato il compleanno, viene portata a letto. Coreografie di John Neumeier. *** Insomma, sommando tutto quanto, si stava certamente meglio qualche decennio fa. C’era un importante e ridanciano editore che raccontava di aver conosciuto spesso le nonne e le mamme e le figlie nel quartiere a luci rosse di St. Pauli, dove gli allegri marinai sbarcavano direttamente e ancora traballando presso le ragazze in vetrina. Ma in tarda età aveva trovato una Lady inglese un po’ ragnatelosa ma sorella d’una diva bellissima della Dolce Vita. C’era un suo direttore per cui una ricca dama organizzò una venuta di cibi che cuocevano in apposite macchine, da Düsseldorf ad Amburgo. E un potente editore di magazines che amava le anatrelle di plastica nella vasca da bagno. Flotte. E un direttore di un simil-Playboy che doveva separarsi da una moglie non più subordinata a Sylt ma terrorista acclamata e deceduta misteriosamente in prigione. E una baronessa baltica in estrema fuga a cavallo davanti all’avanzata sovietica ma subito fondatrice di Die Zeit non appena giunta ad Amburgo. E un grande fotografo, con villa a Bellevue sul maggiore dei due laghi, e accesso diretto, erede di un fotografo ancora più notevole, specializzato nella bellezza greca degli anni Venti. Ci saranno ancora, personaggi simili? © RIPRODUZIONE RISERVATA Trieste Al Revoltella, un omaggio alla firma del «Corriere» Il personaggio Uno studio sul Nobel italiano 1907 Guarino, ritratti d’artista come geniale ottantenne Moneta, tutto per la pace ma in nome della patria di STEFANIA ULIVI C hi è Ugo Guarino? Non si poteva trovare titolo più adatto per un omaggio a un artista unico e indefinibile come il quasi ottantasettenne che i lettori del «Corriere» hanno imparato a conoscere grazie alle sue folgoranti illustrazioni nella pagina delle lettere. Pittore, grafico, vignettista, scultore. E, poi, giornalista, testimone, attivista, a volte anche un po’ poeta. Attivo nella sua Trieste, a Milano, a Parigi, a New York. L’incontro si terrà oggi pomeriggio al Museo Revoltella di Trieste. In tanti proveranno a rispondere. Gli amici psichiatri Franco Rotelli e Peppe Dell’Acqua, i compagni di strada di Franco Basaglia, che con Guarino si inventarono i Collettivi d’arte Arcobaleno. Michele Zanetti, presidente della provincia di Trieste negli anni caldi di quella rivoluzione. Guido Botteri che ha ricostruito la sua traiettoria artistica a cominciare dalle illustrazioni per la «Cittadella», il settimanale satirico del «Piccolo». Silvia Magistrali e Francesca Tramma della Fondazione Corriere della Sera che da anni pazientemente mettono ordine nell’immensa produzione di Ugo che comprende anche tavole per «La Domenica del Corriere» e il «Corriere dei Piccoli». Una risposta arriverà anche dalle fotografie di Claudio Erné realizzate all’interno dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni. Quelle pareti si riempiro- no dei murales dipinti da Guarino man a mano che si scioglievano le camice di forza, a partire dal celebre La libertà è terapeutica che stava sulla facciata della direzione accanto all’entrata del civico 16 di via San Cilino. Non c’è più, cancellato come tutti gli altri da una mano di vernice bianca nella ristrutturazione della vecchia struttura manicomiale. Lo aveva rilanciato anche Indro Montanelli, quando lo aveva come coinquilino nella sua Stanza, quell’interrogativo. «Chi è Ugo Guarino?», gli chiedevano i lettori. «Io non so se esiste», rispose A sinistra Ugo Guarino, 87 anni, triestino, artista eclettico e noto ai lettori del «Corriere» anche per le sue illustrazioni satiriche sulle pagine delle Lettere Montanelli accumunando la sua «pazzia» a quella di Saul Steinberg. A rispondere ci aveva pensato in verità Guarino stesso: «La prima volta che son rivà al reparto Q sulla porta iera un mato che no me voleva far passar», raccontò anni fa. «“Chi te son e cosa te fa”. “Son Ugo Guarino pitor”. “ Bon disegnime un caval”. “Mi ghe lo go fato in do minuti e lui xe restà de merda”». C’è da sperare che l’incontro di oggi serva come antipasto della mostra monografica di cui si discute vanamente da anni. Invisibile, più del suo protagonista. © RIPRODUZIONE RISERVATA di ARTURO COLOMBO A veva 54 anni, Ernesto Teodoro Moneta, quando dava vita a Milano nel 1887 a quella «Unione lombarda per la pace e l’arbitrato internazionale», che sta alla base del suo pacifismo, per cui nel 1907 gli venne assegnato, unico italiano finora, il Nobel per la pace. Adesso una studiosa dell’ateneo napoletano, Francesca Canale Cama, pubblica il saggio La pace dei liberi e forti, con introduzione di Angelo Varni, che illustra «la rete di pace di Moneta» (Bononia University Press, pp. 204, € 26), ripercorrendo i momenti-chiave dell’itinerario biografico che lo vide impegnato a tentare una conciliazione tra spirito patriottico risorgimentale e prospettiva pacifista. Non tutti lo capivano, né condividevano questa battaglia: tant’è vero che fin dal 1881 Eugenio Torelli Viollier, allora direttore del «Corriere», aveva espresso un giudizio tutt’altro che positivo: «Il Moneta vive in un ordine di idee fantastiche, mistiche, nuvolose e imbrogliate, in cui è difficile al volgo dei comuni mortali trasportarsi». Viceversa, la lotta per la pace, considerata da Moneta «innanzitutto scelta morale», non aveva tardato a raccogliere consensi anche fuori dall’Italia. Erano soprattutto inglesi e francesi, che vedevano in questo «missionario della pace», come si autodefiniva, un personaggio capace (anche nel suo ruolo di direttore, fino al 1896, del quotidiano «Il Secolo») di accrescere consensi e adesioni fra quanti erano pronti a respingere il continuo au- mento delle spese militari. Fra il 1904 e il 1910 Moneta pubblica 4 volumi a illustrare Le guerre, le insurrezioni e la pace nel secolo XIX. La Canale Cama segue bene l’attivismo di Moneta (anche se spiace constatare la mancanza di riferimenti bibliografici alle ricerche di altri studiosi, da Riccardo Bauer ad Alberto Castelli), specie quando mette in luce che proprio «l’internazionalismo della lotta per la pace non escludeva il concetto di patria, anzi lo compendiava». C’è un momento, nella vita di Moneta, che continua a suscitare giudizi critici: perché Ernesto Teodoro Moneta (a sinistra, 18331918) è stato giornalista e patriota. Nobel per la pace, ha diretto il giornale «Il Secolo» dal 1869 al 1896 nel 1915 Moneta fu un sostenitore convinto dell’entrata in guerra dell’Italia, non già — precisava lui stesso — perché avesse abbandonato il pacifismo, ma perché la pace — spiega la Canale Cama — «poteva solo seguire e non precedere lo sforzo per l’indipendenza e la tutela della nazione» (portando così a compimento l’unità nazionale). Insomma, anche l’esperienza della guerra mondiale acquistava agli occhi di Moneta il valore di lezione «dolorosa ma necessaria»: che gli assicura ancora oggi un posto di primo piano nella storia del pacifismo fra Ottocento e Novecento. © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 34 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Idee&opinioni Corriere della Sera SMS Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile RICETTE La strada è tutta in salita per il prossimo presidente afghano. Lo attendono decisioni difficili, forse impossibili: dovrà gestire la transizione del ritiro del contingente Nato previsto entro la fine del 2014, soprattutto sarà chiamato a scegliere se restare legato agli Stati Uniti o cercare equilibri diversi. Intanto l’Afghanistan è destabilizzato, impaurito. L’offensiva militare talebana prosegue a suon di attentati e minacce. Il rischio del ritorno alla guerra civile su basi etniche, tribali e religiose non è mai stato tanto alto dai tempi del ritiro sovietico nei primi anni Novanta. Al cuore dei problemi sta proprio l’attuale presidente Hamid Karzai, l’uomo che nel 2001 venne scelto dall’amministrazione Bush quale motore primo della rinascita, ma che negli ultimi anni si è progressivamente rivelato un ostacolo, se non addirittura un nemico insidioso dei piani di stabilizzazione. Alle presidenziali previste per il 5 aprile non potrà candidarsi. La costituzione prevede il limite dei due mandati. Già alle elezioni del 2009 la sua vittoria era stata minata dalle accuse di pesanti brogli. Il presidente americano Obama avrebbe voluto che si ritirasse allora. Ma i rischi di gravi tensioni interne indus- ✒ sero poi a chiudere un occhio (o anche entrambi) e a malincuore ad accettare il fatto compiuto. Ora undici candidati si presentano per la successione. Tra i favoriti sono l’ex ministro degli Esteri Abdullah Abdullah, che cinque anni fa era il contendente diretto, assieme all’ex ministro delle Finanze, il filo-occidentale Ashraf Ghani, e a Qayum Karzai, fratello maggiore del presidente proprietario di ristoranti di lusso negli Stati Uniti. A loro Karzai lascia la patata bollente dei rapporti con la Nato, e anche con gli italiani che operano nella regione di Herat. Le rivelazioni pubblicate ieri dal New York Times circa i suoi contatti segreti con i talebani alle spalle degli alleati non promettono nulla di buono. È da novembre che Karzai avrebbe dovuto firmare l’accordo per regolare le modalità operative di un piccolo contingente militare Nato guidato dagli Usa e destinato a restare in Afghanistan dopo il ritiro del grosso. Ora lascia intendere che dovrà invece farlo il suo successore. Il rischio è però che lui cerchi di costruirsi una nuova legittimità presso i talebani a spese del prossimo presidente. Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA LE PROTESTE DI LUFTHANSA SU ALITALIA E LA CONCORRENZA A SENSO UNICO L’alleanza tra Alitalia ed Etihad fa veramente paura ai tedeschi. Si spiega solo così la reazione della Lufthansa, che ha impropriamente parlato di «aiuti di Stato» chiedendo alla Commissione europea di bloccare le possibili nozze tra i due vettori. Nella squadra guidata da José Manuel Barroso nessuno parla ancora ufficialmente, ma a Bruxelles si spiega con chiarezza che l’Antitrust non ha titolo per intervenire quando i sussidi arrivano da un Paese extracomunitario, come è il caso che riguarda la compagnia di Abu Dhabi. «La base legale per il controllo della validità degli aiuti di Stato si riferisce solo agli aiuti dati da uno Stato membro dell’Unione», ha spiegato un funzionario della Commissione alle agenzie di stampa. «È una trattativa tra privati», ha tagliato corto il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, replicando alla compagnia tedesca che aveva parlato, con qualche evidente esagerazione, della necessità di intervenire contro «la parziale nazionalizzazione» dei suoi concorrenti. La realtà è, al di là di questo scontro, che il possibile accordo apre una prospet- ✒ tiva nuova non solo per il futuro dell’Alitalia (mettendo fine ad un passato più che tormentato) ma anche per gli stessi utenti. Le due compagnie che stanno realizzando il progetto sono infatti complementari e possono distribuire con profitto la presenza dei passeggeri sulle loro reti. Alitalia può servire da secondo vettore per chi arriva da Oriente ed è diretto in Nord e Sud America o in destinazioni europee servite da compagnie, come per esempio Air Berlin, che sono già state acquisite da Etihad. Ne trarrebbero beneficio anche gli aeroporti italiani. Sicuramente Fiumicino, con qualche interrogativo aperto sulla tenuta di Malpensa. Tutto questo può far bene al trasporto aereo, qualsiasi cosa dica la Lufthansa, che aveva molto da guadagnare in una scomparsa della presenza italiana. L’impressione è che da parte dei tedeschi si invochino le leggi della concorrenza un po’ à la carte, come direbbero i francesi. Solo quando sono in gioco i loro interessi. L’Italia, sedicente paradiso della creatività, è il luogo d’Europa in cui il lavoro creativo — informazione, letteratura o musica che sia — è più difficile da difendere. Un’ulteriore conferma la si è avuta ieri, quando si è diffusa la notizia, poi rivelatasi infondata, che sarebbe arrivata una «nuova tassa» sui supporti digitali. È poi intervenuto, finalmente, il ministro dei Beni culturali Massimo Bray per spiegare che non c’è alcuna tassa in arrivo sui telefonini. La norma di cui si sta parlando è contenuta in un decreto imminente che prevede la revisione del cosiddetto «equo compenso», cioè il contributo versato alla Siae da produttori e importatori di dispositivi elettronici (pc, chiavette Usb, tablet, smartphone) come indennizzo per la copia privata di brani musicali e film, a favore dei titolari dei diritti. Non di tassa si tratta, insomma, ma di un adeguamento di «compensi per le riproduzioni personali a scopo privato» (questa la definizione tecnica), finalizzato a sostenere la produzione culturale del Paese e i lavoratori del settore: revisione che, secondo la legge, deve avvenire ogni tre anni. di ALBERTO BRAMBILLA C aro direttore, nelle ultime settimane alcuni autorevoli membri del Governo hanno affermato che siamo giunti «all’inversione del ciclo economico» e che per i prossimi anni ci sarà crescita e sviluppo. A situazione data (livello di fiscalità e burocrazia) e senza un progetto di riduzione della spesa, queste affermazioni mi sembrano prive di fondamento e tipiche di chi non ha mai gestito in proprio alcuna attività commerciale, di servizi o produttiva; ha solo avuto una busta paga ogni mese! Siccome la matematica non è un’opinione vorrei condividere con i lettori quanto segue in modo semplice e comprensivo. Da noi l’incidenza fiscale (imposte dirette, indirette, bolli, dichiarazioni contributive e fiscali e Imu o come si chiamerà) sulle aziende è prossima al 60% e ciò determina l’impossibilità sia di sviluppo, investimenti, ricerca e occupazione. Vediamo alcuni casi. 1) Partiamo dal caso più favorevole, cioè un’azienda che fa utili, non ha eccessive esposizioni debitorie e tutti i suoi clienti pagano regolarmente; non è frequente ma ce ne sono. Il 60% circa degli utili se lo prende l’azionista di maggioranza (lo Stato) che non rischia nulla e in cambio non favorisce l’attività, ma cambia le regole fiscali, del mercato del lavoro creando così incertezza che non aiuta a concentrarsi sull’attività. Questa azienda con il restante 40% cercherà di fare accantonamenti pro futuro incerto e investirà il minimo possibile in risorse umane e tecnologia. 2) È lo stesso caso 1) ma con la differenza che due importanti clienti non pagano perché falliti o altro; lo Stato incassa il suo 60% in quanto al fisco non interessa se dopo la fatturazione c’è stato il pagamento; anzi entro il 15 del mese si deve pagare l’Iva anche se non incassata e magari pagare l’acconto per l’anno successivo sulla base del precedente. Per inciso in lingua italiana acconto è un po’ meno del totale 100% ma il nostro Governo è riuscito a inventare un acconto oltre il 100%. Nel caso due il mancato pagamento crea più variabili: a) si mangia buona parte del 40% di «ex utile» e quindi come minimo l’azienda non farà investimenti ne assunzioni; b) si mangia tutto l’utile e in questo caso siamo sull’orlo del fallimento perché la banca (che conosce e controlla gli incassi) chiederà un rientro degli affidamenti; c) si mangia più del 40% di utile per cui o l’imprenditore ci mette soldi suoi o visto il comportamento delle banche, l’azienda fallisce. 3) Penultimo caso: l’azienda non fa utili e chiude il bilancio in pareggio ma poiché ha dipendenti e possiede l’immobile in cui opera lo Stato gli chiede sia l’Irap sia l’Imu; con quattro dipendenti (neanche tanti) e con 600 metri quadri di immobile potrebbe dover pagare non meno di 30 mila euro; con che soldi? Anche in questo caso o l’imprenditore li ha messi da parte per la sua vecchiaia oppure addio azienda. 4) L’azienda è in perdita; per quanto abbiamo detto finora è fallita! Come si fa in queste condizioni a vedere la luce in fondo al tunnel? E infatti l’Istat e Bankitalia ci dicono che nel 2014 la disoccupazione aumenterà con conseguenze disastrose nei bilanci dell’Inps e dello Stato e anche il debito pubblico continuerà la sua folle corsa; altro che incremento dei consumi! Cosa fare allora? La dico in sintesi con i rischi del caso: 1) anzitutto tagliando la spesa per la macchina pubblica (che nel 2011 è stata pari a 800 miliardi circa di cui oltre il 40% per la Pubblica amministrazione e il 49% per welfare) accorpando per decreto tutti i Comuni che stanno sotto i 2 mila abitanti. Passeremmo da 8.101 a poco più di 4.000 e le partecipate municipali da 20 mila a meno della metà con accorpamenti vitali nei settori trasporti (la vera bomba dei prossimi anni) e servizi (acqua, nettezza urbana, energia ecc); per inciso i primi 1.000 Comuni hanno meno di 300 abitanti in media, i secondi mille meno di 700 e i terzi mille meno di 1.300. Accorpare le Regioni sotto i 2 milioni di abitanti con le rispettive citta capoluogo; il Molise fa 300 mila abitanti (meno di un quartiere di Roma) ma ha tutte le strutture pubbliche regionali, capoluogo, provinciali e un sacco di comuni micro; Valle D’Aosta con 124 mila abitanti ma anche Basilicata, Umbria ecc. Via le Province elettive e dò per scontato la riduzione della politica centrale con una camera, metà deputati e senato non elettivo. 2) Semplificare il mercato del lavoro (oggi sono 1.500 pagine di leggi e norme) che non consentono occupazione. 3) Migliorare l’uso del welfare integrativo per aumentare le buste paga. 4) Introdurre il contrasto di interessi per evitare che oltre 7 milioni di italiani lavorino in nero facendo concorrenza sleale. 5) Consentire ammortamenti annuali per spese e investimenti (oggi chi investe paga subito e scarica dalle tasse i costi in 10 anni). Con quello che abbiamo detto dove si prendono i soldi? Tra tagli alla macchina, razionalizzazioni sul welfare e contrasto di interessi si possono risparmiare oltre 40 miliardi l’anno; un bel sollievo per lavoratori e aziende. Coordinatore Giornata nazionale della previdenza Docente Università cattolica © RIPRODUZIONE RISERVATA I SUFFISSI DEL WEB Paolo Lepri © RIPRODUZIONE RISERVATA EQUO COMPENSO PER IL DIRITTO D’AUTORE SERVE PIÙ RISPETTO PER LA CREATIVITÀ ✒ Come tagliare quaranta miliardi per garantire una vera ripresa BEPPE GIACOBBE AFGHANISTAN VERSO LE PRESIDENZIALI KARZAI LASCIA UNA PESANTE EREDITÀ L’argomento ha così riacceso le divisioni, in seno a Confindustria, fra i produttori di hi-tech e i creatori di contenuti. Da un lato Confindustria Digitale, dall’altra Confindustria Cultura Italia. In realtà non è affatto in discussione, come qualcuno lascia intendere, l’innovazione tecnologica o l’uso digitale della musica e degli altri contenuti, da cui al contrario gli autori e gli editori hanno tutto l’interesse a trarre vantaggio, ma la possibilità di allineare i compensi all’evoluzione dei dispositivi elettronici e al diverso, anzi ai diversi modi, di ascoltare la musica, leggere i libri, guardare i film. In altri Paesi come Germania e Francia, che la creatività la difendono sul serio, questo adeguamento ai tempi c’è già stato da un pezzo ed è ben più consistente delle ipotesi italiane. Forse l’argomento meriterebbe più serenità e meno demagogia, anche se rivestita in formato digitale. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it @SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA I rischi delle nuove porte di Internet di MASSIMO SIDERI D alla nascita della Rete il dominio universale «.com» è stato una sorta di parola franca senza confini linguistici. Un sinonimo stesso di Internet, prima, e di aziende nate sul web, le famose «dotcom», alla fine degli anni Novanta. Difficile immaginare un Paese dove il «.com» possa avere bisogno di una qualche Stele di Rosetta per essere decifrato o compreso. Ma le parole hanno una loro storia e il più famoso tra i top-level domain, dominio di livello primario come vengono chiamati, non fa eccezione. «Com» stava per «commercial» — non come si pensa comunemente per «communication» — e fu introdotto nel 1985 sotto la gestione del Dipartimento della Difesa Usa. Il suo successivo passaggio sotto l’Icann (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, l’ente che gestisce gli indirizzi Internet e che, nella sostanza, è un governo della Rete) non ha lavato mai veramente via questo «peccato originale». In questo senso l’arrivo del primo top level domain in alfabeto arabo la cui traslitterazione in caratteri latini è Shabaka, cioè Net, si presenta come un importante passo in avanti nel governo di Internet. Sia in termini culturali che, se vogliamo, in termini geopolitici. E non arriva ora a caso: dopo anni di monopolio americano — questa è sempre stata la critica mossa alla defilata ma potentissima associa- zione — la decisione è stata presa da Fadi Chehadé, presidente e amministratore delegato dell’Icann da circa un anno, un colto poliglotta cresciuto in quella Beirut «Parigi d’Oriente» che ancora si sente in qualche racconto di chi ha avuto la fortuna di vederla. Una dose di marketing probabilmente ha giocato un ruolo nel cambio di governance. Ma sia come sia la «politica estera» di Chehadé, ricco imprenditore con spiccate doti diplomatiche, è chiara: evitare una sorta di «guerra fredda» sul web con la formazione di due blocchi. È stato chiamato all’Icann un non nato negli Stati Uniti per questo motivo, anche se il suo compito non è stato favorito dallo scandalo del programma «spione» della National Security Agency Usa, Prism. Grazie a lui per la prima volta gli arabi potranno avere un sito che inizia e finisce in caratteri arabi. Shabaka, un antico termine egizio che ha 2.700 anni di storia, avrà dunque il compito di diffondere il web. Nel mondo arabo è ancora un nome comune, usato sia per i maschi sia per le femmine, e deriva da Shabaka Neferkare, «l’anima del Re è bellissima», un faraone del 700 avanti Cristo. La stessa cosa accadrà subito dopo per gli ideogrammi cinesi e il cirillico. In tutto saranno 117 i suffissi non latini. È lecito però domandarsi se una così importante parcellizzazione non possa andare in senso contrario rispetto a quella che è sem- pre stata la missione primaria e la forza di Internet: la condivisione, la connessione globale di cui Facebook, che ieri ha compiuto 10 anni, è diventato un campione diventando un infinito condominio poliglotta e multiculturale. I «.com» o i «.net» con tutti i loro difetti erano delle porte di facile accesso universale, dei passepartout che univano e permettevano un facile atterraggio. I 117 suffissi non latini rischiano — beninteso non volendo — di balcanizzare Internet o, nel migliore dei casi, di «leopardizzarlo». Dal principio dei vasi comunicanti, con tutte le differenze culturali, il nuovo Internet rischia di scivolare in quello dei vasi non comunicanti: una situazione potenzialmente sfruttabile da governi che, come insegna la storia anche contemporanea, non sempre sono così aperti e tolleranti nei confronti della piazza globale. L’ombra dell’autoritarismo non nasce certamente ora ma potrebbe trovare nella rielaborazione del web una coltura adatta a inoculare dei virus maligni della separazione e del controllo. Una scelta a priori di democrazia potrebbe a posteriori trasformarsi nel suo opposto. La molteplicità delle voci rimane beninteso il sale della democrazia. Ma se Internet inizierà ad avere bisogno di una Stele di Rosetta moderna varrà la pena chiedersi se è più o meno debole di prima. @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 35 italia: 57525754585250 Lettere al Corriere LE MOLTE VERITÀ GIUDIZIARIE DEI TROPPI PROCESSI ITALIANI Risponde Sergio Romano Senza entrare nel merito del caso, ho sempre ritenuto che il fine del processo penale sia quello di condannare gli imputati quando l’eventuale colpevolezza venga provata al di là di ogni ragionevole dubbio. In presenza di ragionevoli dubbi, in ossequio al principio di civiltà «in dubio pro reo», gli imputati dovrebbero essere prosciolti. Ora, nel caso Knox-Sollecito, era stata già emessa una sentenza di proscioglimento con formula piena e non è emersa alcuna nuova prova o testimonianza. La sussistenza di legittimi dubbi non è quindi già provata «ipso facto»? Fabrizio Averardi Ripari Roma A proposito del processo per l’omicidio di Meredith Kersher, con condanna, prima, seguita da CONTRO L’OSTRUZIONISMO Uso della «tagliola» Questa estate i media italiani esaltarono «l’impresa» della senatrice Wendy Davis, che aveva parlato per 13 ore consecutive per bloccare una legge contro l’aborto. Ora molti lodano il fatto che la presidente della Camera ha applicato la «tagliola» per consentire la conversione in legge di un decreto altrimenti in scadenza. L’intento della tagliola — che i pesi e contrappesi statunitensi difficilmente avrebbero ammesso — è, in astratto, condivisibile per mettere un freno all’ostruzionismo più cocciuto. Nel merito, però, lo è assai meno, visto che l’ostruzionismo era il solo modo con cui l’opposizione avrebbe potuto impedire il varo di un decreto che accorpa all’abolizione della seconda rata dell’Imu, una riforma di Bankitalia opinabile e non Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 assoluzione e decisione della Cassazione, per un nuovo procedimento, nei confronti di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, con condanna a Firenze, in attesa di un altro grado di giudizio, colpisce ancora una volta, la macchinosità del nostro sistema giudiziario. Evidentemente la prima sentenza Bebawi del 1966 con assoluzione e la succesiva condanna del 1968 ancora fanno testo: non sono bastati 46 anni per progredire. Lamberto Gori lambgori@ gmail.com Cari lettori, el diritto penale americano esiste un principio che è stato spunto di innumerevoli trame per film e romanzi. È quello diretto a evitare il «doppio rischio» (double jeopardy), fre- N urgente. Nella prospettiva di un maggioritario spinto e di un sempre più diffuso abuso della decretazione anche senza urgenza, potrebbe trattarsi di un pericoloso precedente, soprattutto in relazione alle alternative forme di dissenso che, chi sta all’opposizione, si sentirebbe legittimato adottare. CORRUZIONE Il rapporto europeo Marco Lombardi lombardimarco77@libero.it Sarò disposto a considerarlo un pericoloso precedente quando i tempi del Parlamento italiano saranno più simili a quelli dei maggiori parlamenti europei. La tua opinione su sonar.corriere.it Secondo voi la libertà della Rete ha reso Internet anche uno strumento di facili eccessi? quentemente evocato ogniqualvolta una persona corre il rischio di essere processata due volte per lo stesso reato. Se questo principio esistesse anche nel diritto penale italiano, gli appelli sarebbero possibili soltanto in presenza di nuove prove, rinvenute dopo la celebrazione del primo processo; e verosimilmente i due imputati di Firenze (Amanda Knox e Raffaele Sollecito) starebbero ancora scontando la pena della sentenza pronunciata nel 2009. Per la verità vi è stata in Italia, nel 2006, una legge che introduceva nel linguaggio giuridico italiano un’altra massima delle giurisprudenza anglosassone («al di là ogni ragionevole dub- Si sa da anni che un appalto su due è truccato e che il costo della corruzione comporta un maggior onere di 60 milardi l’anno per le casse dello Stato. Ora anche il rapporto della Commissione europea sulla corruzione conferma tale dato che rappresenterebbe il 50% del costo della corruzione nei 28 Paesi della Ue. Si calcola bio») e stabiliva l’inappellabilità delle assoluzioni. Se la parte relativa all’inappellabilità non fosse parsa tagliata sulle esigenze di Silvio Berlusconi e non fosse stata eliminata dalla Corte costituzionale nel 2007, i due imputati di Firenze non sarebbe stati processati per la terza volta e si godrebbero indisturbati la libertà conquistata nell’ottobre del 2011. Nel mondo del diritto, quindi, non esiste la Verità con la maiuscola. Esiste una più modesta verità giudiziaria rappresentata dall’atto finale di un percorso che in Italia è particolarmente lungo e che ha prodotto, nel tempo, una impressionante sequenza di sentenze contraddittorie. Qualcuno potrebbe sostenere che il percorso è garantista, ma altri potrebbero osservare che tante sentenze di segno opposto su una stessa vicenda creano, come osserva giustamente Averardi Ripari, il sentimento dell’esistenza di un «ragionevole dubbio». È forse irragionevole avere qualche dubbio se magistrati di pari grado e di analoga esperienza professionale giungono a conclusioni così diverse? Aggiungo che questo sentimento è rafforzato dai pubblici interventi di molti magistrati. Penso in questo caso all’intervista concessa a La Stampa del 1° febbraio dal presidente della Corte d’assise d’appello di Firenze che ha condannato Knox e Sollecito. Il giudice non ha fatto rivelazioni e non ha detto a mio giudizio nulla di compromettente, ma ha inevitabilmente collegato il processo alla sua persona e ha involontariamente incoraggiato il dubbio che le sentenze possano cambiare da un giudice all’altro. che le bustarelle facciano impennare mediamente del 40% il costo delle grandi opere. Di fronte a tale degenerazione, che aspetta la magistratura a intervenire, visto che la politica ha finora dimostrato disinteresse al problema? studenti seguono i corsi di lingua italiana. Vedere rompersi il legame con l’italia, Paese che tanto amiamo, sarà per loro fonte di grande tristezza. Monica Alessandri monicalessandri@hotmail.it Chiuso nel 2014 Emma Bonino ha deciso la chiusura dei centri culturali in Francia. Dopo Grenoble e Strasburgo, nel 2014 toccherà a Lione, dove attualmente 600 La domanda di oggi Sì Una scuola elementare inglese ha deciso di multare i genitori che portano i figli in ritardo. Siete d’accordo? No François Chauviré, Denise Mollard, francois.chauvire@ numericable.com CONSIDERAZIONI CENTRO CULTURALE DI LIONE SUL WEB Risposte alle 19 di ieri 83 © RIPRODUZIONE RISERVATA 17 Ergastolano in fuga La rocambolesca fuga di un ergastolano avvenuta ieri mi induce a queste considerazioni. Quando una persona è condannata in via definitiva a una pena così grave, perché l’eventuale coinvolgimento in altri processi non viene gestito, a livello organizzativo, attraverso una video conferenza? Se l’ergastolano verrà ripreso, lo faremo di nuovo uscire sotto scorta per processarlo per tentata evasione ? Paolo Novaresio, Torino Interventi & Repliche Italicum: rischi di incostituzionalità Diciamo la verità. L’ipotesi di legge elettorale scaturita dall’intesa tra Renzi e Berlusconi è pessima e non serve a nobilitarla il fatto che, finora e colpevolmente, le forze politiche hanno fatto melina. Su una materia così delicata Renzi avrebbe fatto meglio ad applicarsi a un più approfondito studio della materia proprio per evitare che l’accordo frettolosamente raggiunto sia esposto alle insidie e alle trappole dell’iter parlamentare. Così non è stato e adesso ci troviamo un «Italicum» che non corrisponde affatto, su due aspetti decisivi, a quanto statuito dalla Corte costituzionale con la Sentenza n.1/2014. Il primo aspetto riguarda il corretto esercizio della sovranità popolare che presuppone la possibilità di poter scegliere, direttamente e non indirettamente, i propri rappresentati in Parlamento. Le liste bloccate corte non superano il parametro di costituzionalità in quanto, come rilevato dalla Corte a proposito del Porcellum con parole che valgono anche per l’Italicum «Dette norme, non consentendo all’elettore di esprimere alcuna preferenza per i candidati, ma solo di scegliere una lista di partito (…) renderebbero, infatti, il voto sostanzialmente «indiretto» (…) sottraendo all’elettore la facoltà di scegliere l’eletto». Né è dato inferire dalla argomentazioni meramente esplicative della Corte sul punto alcun avallo a tale soluzione come si è cercato di far credere. Dice, infatti, la Corte: «Simili condizioni di voto [..] rendono la disciplina in esame non comparabile né con altri sistemi caratterizzati da liste bloccate solo per una parte dei seggi, né con altri caratterizzati da circoscrizioni elettorali di dimensioni territorialmente ridotte, nelle quali il numero dei candidati da eleggere sia talmente esiguo da garantire l’effettiva conoscibilità degli stessi e con essa l’effettività della scelta e la libertà del voto (al pari di quanto accade nel caso dei collegi uninominali)». Pertanto la Corte si è limitata a evidenziare un’astratta compatibilità con il principio di personalità e libertà di voto da un lato di quei sistemi elettorali che prevedono liste bloccate per eleggere solo una parte dei seggi ma non tutti come accadrebbe invece con l’Italicum; dall’altro dei collegi uninominali i quali, per definizione, consentono la piena conoscibilità dei candidati. Parimenti come non conforme ai parametri di proporzionalità e ragionevolezza è la «nuova» soglia minima del 37% (anziché 35%) dei voti per far scattare il «nuovo» premio di maggioranza del 15% (anziché del FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli PRESIDENTE Angelo Provasoli VICE PRESIDENTE Roland Berger AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane CONSIGLIERI Fulvio Conti, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni, Carlo Pesenti DIRETTORE GENERALE DIVISIONE QUOTIDIANI Alessandro Bompieri Tuttifrutti di Gian Antonio Stella Convinti di lasciare l’impronta nella storia L’ ex pornostar e pensionata parlamentare Ilona Staller, sulla «Navicella», si pregiava di aver dato battaglia al nucleare girando «nuda in macchina per Roma con un carciofo radioattivo in mano» e di aver girato «Carne bollente al fianco del superdotato John Holmes». Anche Alessandro «Er più» Di Battista, giovane e «gajardo» deputato del Movimento 5 Stelle, è convinto di essere a modo suo superdotato. E a Daria Bignardi che gli chiedeva se si sarebbe visto in una sfida con Matteo Renzi per la presidenza del Consiglio, ha risposto: «Beh, non sono così banale com’è lui. Però credo che con il gruppo parlamentare, insieme ai miei colleghi, io sarei all’altezza. Tranquillamente». Della serie: «E che ce vo’ a guida’ ‘n governo? So’ bboni tutti...». Per carità, niente di nuovo. Compresi gli assalti alla giornalista, rea di avere fatto domande scomode. Fa un certo effetto, però, che il virus della «ganassite» che già ha fatto danni devastanti a questo Paese dove scadenti avvocaticchi da «un giorno in Pretura» e praticoni delle più varie umanità si sono per decenni ritenuti all’altezza di qualunque compito, abbia contagiato così in fretta l’aspirante «nuova classe dirigente» grillina. Certo, come ghignava Giulio Andreotti, in un mondo di nani c’è la tentazione di sentirsi dei giganti. E di nani, in Parlamento, ce ne sono sempre stati tanti. Ma il bullismo di quel «tranquillamente» lascia stupefatti. «Lei se la sentirebbe di fare un trapianto cardiaco?». «Potrebbe progettare un radiotelescopio per onde cosmiche?». «Pensa che sarebbe in grado di scrivere Guerra e pace?». A ciascuna di queste domande perAlessandro fino Di Battista risponderebbe: Di Battista pronto «Non credo». Tirar fuori dai guai l’Italia, risanarla, ricostruire una a guidare il Paese cultura, un’economia, un’etica cosembra la lumaca mune all’altezza dei Paesi civili gli pare più facile? di Trilussa Ogni persona con la testa sul collo, davanti all’ipotesi di prendersi responsabilità così pesanti, dovrebbe dire: «Non so se sarei all’altezza». Quelle sarebbero parole serie. Ma sono rare. Le ha dette Emma Bonino dopo avere fatto in modo eccellente il commissario europeo: «In vita mia non mi sono mai sentita né pronta né in grado di fare niente». Gerardo Bianco: «Non gonfiamola troppo, questa storia del “latinista”. Davanti ai grandi latinisti io sono solo un topolino». Norberto Bobbio, quando lo esaltavano come un grande filosofo: «Esageruma nen». Umberto Veronesi, deluso dal senso di impotenza provato alla Sanità: «Parliamoci chiaro, come ministro non ho fatto granché...». Per contro, nella scia della «ganassite» stratosferica di Silvio Berlusconi («Non c’è nessuno sulla scena mondiale che può pretendere di confrontarsi con me») abbiamo visto di tutto. Due esempi? Vincenza Bono Parrino, leggendaria ministra dei Beni culturali, si vantava d’«avere scritto articoli su Flora Tristan, Proudhon, Lassalle, Turati, Kuliscioff, Luxemburg». Massimo D’Alema d’avere un problema solo: «L’enorme abbondanza di persone di altissima qualità». Si è visto. Meglio rileggere Trilussa: «La lumachella de la vana gloria / ch’era strisciata sopra un obbelisco / guardò la bava e disse “Già capisco / che lascerò ‘n’impronta ne la storia». Tranquillamente... ❜❜ 18%) proprio perché esso trasforma una maggioranza molto relativa in una maggioranza assoluta dei seggi con conseguente «grave alterazione della rappresentanza democratica e una eccessiva divaricazione tra la composizione dell’organo della rappresentanza politica (..) e la volontà dei cittadini espressa attraverso il voto» per dirla ancora con la Consulta. Di qui la necessità di una soglia molto più elevata proprio per ridurre tale divaricazione e che dovrebbe oscillare quantomeno tra il 45 ed il 48% in modo da dare il «giusto peso» al premio di maggioranza. È auspicabile che il Parlamento apporti gli indispensabili correttivi se si vuole evitare di esporre la nuova legge elettorale ai patenti rischi di incostituzionalità da cui è, allo stato, palesemente affetta. Vincino Andrea Pinto, andreapinto.ap@libero.it DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 EDIZIONI TELETRASMESSE: Tipografia Divisione Quotidiani RCS MediaGroup S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 S RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 S Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 S Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. Tel. 080-58.57.439 S Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 S L’Unione Sarda S.p.A. 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Corsera + IoDonna + CorMez. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. e 0,93 + e 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,93 + e 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. e 0,93 + e 0,50 + e 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo e 0,62 + e 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo e 0,62 + e 0,50 + e 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo e 0,62 + e 0,50 + e 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi e 0,62 + e 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi e 0,62 + e 0,50 + e 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi e 0,62 + e 0,50 + e 0,78. ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 La tiratura di martedì 4 febbraio è stata di 493.613 copie Lg. 1,80; Ungheria Huf. 650; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l'estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI: 02-63797510 (prodotti collaterali e promozioni). * Con "Sette" e 2,90; con "Io Donna" e 2,90; con "Style Magazine" e 3,40; con "Living" e 4,90; con "I campioni ricordano" e 9,30; con "Supereroi. Il Mito" e 11,39; con "Braccialetti Rossi" e 14,30; con "Giorgio Scerbanenco e il giallo italiano" e 8,30; con "Le grandi storie Disney" e 9,39; con "Barenboim il mio Beethoven" e 8,39; con "Il Cosmo" e 12,30; con "I dolci di Benedetta" e 9,39; con "Classici dell’Avventura" e 8,30; con "Francesco Guccini. Storie di libertà" e 11,30; con "Manara, maestro dell’Eros" e 12,39; con "Holly e Benji" e 11,39; con "Il commissario Montalbano" e 11,39; con "Luigi Pirandello. Romanzi, novelle e teatro" e 9,30; con "English da Zero" e 12,39; con "Grandi Italiani" e 13,30; con "Biblioteca della Montagna" e 10,30; con "Il Mondo" e 4,40 36 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 37 italia: 57525754585250 Spettacoli Rivelazioni sull’attore morto «Seymour Hoffman cacciato dalla compagna» tunnel della droga e proprio per questo era stato cacciato di casa dalla compagna e madre dei suoi tre figli, Mimi O’Donnell. Nuove rivelazioni su Philip Seymour Hoffman, morto domenica per un’overdose. L’anno scorso l’attore era ricaduto nel ❜❜ 350 brani Ho la sensazione di aver fatto tanto. Forse troppo... Insomma ho scritto 350 brani. Per ogni concerto devo scegliere L’intervista Nuovo tour del cantautore che salirà sul palco dell’Ariston con Fazio dopo l’occasione mancata del ‘98 E dire che aveva pensato di smettere. In pochi mesi Claudio Baglioni ha pubblicato «ConVoi», primo album di inediti a dieci anni dall’ultimo, fatto una serie di show solo voce e pianoforte, il 27 febbraio debutterà a Rieti col nuovo tour e sarà anche ospite a Sanremo. «Visto che il Festival non me lo fanno presentare — ride —, ci vado come ospite» Il messaggio a Giancarlo Leone, direttore di Rai1, è lanciato... Se la chiamassero per il 2015? «Credo che ci siano molti pretendenti...». Baglioni e Sanremo? «Non è la prima volta. Ci andai nell’85. Quell’anno “Fantastico”, condotto da Baudo, aveva un concorso sulla canzone del secolo. Vinse “Questo piccolo grande amore”. Fu un onore pazzesco. Ricordo che il giorno della proclamazione, il 6 gennaio, portai a spasso i cani in una Roma sotto la neve. Ridevo dicendo loro: “il vostro padrone è l’autore del secolo”. Baudo mi invitò a Sanremo per celebrare». Come andò all’Ariston? «Feci “Questo piccolo grande amore” voce e pianoforte. Erano anni in cui il Festival era tutto in playback. Di lì a un paio d’anni i cantanti tornarono a cantare e l’orchestra a suonare. Forse ho cambiato qualcosa di quei meccanismi». Mai andato in gara, però... «La mia è stata una carriera diversa. Sono stato però a un passo dalla conduzione...». Quando? «Dopo “Anima mia”, nel ‘98 proposero a me e Fazio di farlo. La discografia si oppose all’idea di un cantante come presentatore e non se ne fece nulla. Fabio lo fece poi più avanti. Altri tempi rispetto a quando hanno chiamato Morandi». Suonerà o farà coppia col suo vecchio amico Fazio? «Ci sarò una sola serata. E ho pensato a due interventi: uno antologico e uno più odierno, con arrangiamenti particolari. Poi con Fazio non si sa mai... A me piacerebbe fare quello che Voce e chitarra Claudio Baglioni, 62 anni: il suo debutto discografico è del 1970. In alto con Fazio ai tempi di «Anima mia» nel 1997 «Rischiai di condurre Sanremo Ora mi diverto come ospite» Baglioni: da ragazzo votavo da casa, ero un pioniere dei talent fece un grande del jazz come Lionel Hampton nel ‘68: suonò i ritornelli di tutti i brani col vibrafono, una specie di riassunto della competizione». Baglioni spettatore del Festival. Lo guardava? «Certo. Tanta musica che ha avuto una vita lunga è passata da lì, non solo le canzoni “sanremesi”. Ricordo “La voce del silenzio” cantata da Dionne Warwick (e Tony Del Monaco ndr), “Che sarà” con José Feliciano (e i Ricchi e Poveri ndr). E poi “Ciao amore ciao” di Tenco: stavo a casa con i miei genitori e facevamo le votazioni con i fogliettini, eravamo pionieri delle giurie dei talent show». Ricordi a colori? «Col passare degli anni è diventato qualcosa per gli occhi più che per le orecchie. E allora ci sono il pancione di Loredana Bertè, Peter Gabriel che si lancia sulle prime file con una liana per “Shock the Monkey”...». Cosa sta preparando per le oltre 30 date de tour di «Con Voi»? «Sarò con 13 polistrumentisti. Suoneremo tutto live, senza sequenze. Stiamo provando e le prove sono un’esperienza di vita, un bilancio di un percorso che raccoglie quello di memorabile che uno pensa di aver fatto e qualcosa di contemporaneo». E lei che ha fatto? «Ho la sensazione di aver fatto tanto. Forse troppo o abbastanza... In- somma, ho scritto 350 brani. Per un concerto, anche se i miei arrivano a tre ore mettendo a dura prova la resistenza del pubblico, devo scegliere». Come costruisce una scaletta? «Due linee guida. I titoli inamovibi- «I momenti cult dei Festival» Il grande Feliciano (‘71) «Ricordo la sua Che sarà: grande musica a Sanremo» Il pancione di Loredana (‘86) «A un certo punto il Festival è diventato qualcosa per gli occhi» li che sono come i senatori a vita e gli altri che si scelgono seguendo le vie della musica e del cuore, con qualche sgambetto, la rivincita dell’autore che recupera pezzi meno noti dal repertorio. La speranza è che dopo lo show, al ristorante, nessuno ti incontri e dica: “Non mi hai fatto quella tal canzone!”. Siamo in un momento particolare della storia del Paese, siamo in mezzo al guado: legati al passato e col futuro che è un bozzetto. L’idea della scenografia viene da lì: un cantiere». E come sta il cantiere Italia? «Il cantiere è qualcosa che costruisce o qualcosa che è rimasto abbandonato. Siamo un Paese gravemente ammalato e siamo in un momento critico. Si parla ancora di mali endemici, mafia, corruzione, i favori all’italiana, astuzia, arroganza...». E Lampedusa... Lei è impegnato con O’ Scia’ per portare attenzione sui clandestini. La tragedia dei mesi scorsi ha mosso qualcosa? «Nulla. È da un quarto di secolo che la classe dirigente non ha un atteggiamento volto a risolvere. Temo che finiremo per conviverci come si fa con la fame nel mondo e le guerre. La questione è più grave della sola Lampedusa: quello è soltanto il 10 per cento dei flussi di trasmigrazione». Andrea Laffranchi @alaffranchi Peter Gabriel e la liana (‘83) «Ricordo che si lanciò con una fune sulle prime file della platea» © RIPRODUZIONE RISERVATA Strane coppie Dopo le polemiche su Woody la mossa spiazzante del giovane avvocato che intervista la popstar sulla rivista americana «W» Ronan Farrow-Miley Cyrus: dialogo su eros e social network iley Cyrus e Ronan Farrow. L’ex brava ragazza che è passata dalle favole Disney alle esibizioni porno-soft dei suoi concerti e il figlio, per niente prodigo, di Woody Allen. La cantante è la protagonista della copertina della rivista americana W, il giornalista (ma anche avvocato e attivista) ha raccolto le sue confessioni: il porno e la marjuana, i social network e il successo. Un po’ ritratto, un po’ dialogo, l’incontro tra la fu Hannah Montana (ora 21enne) che ha rotto i ponti con zio Walt e il figlio 26enne di Mia Farrow e Woody Allen, che ha rotto i ponti con il padre (in questi giorni sui giornali per i presunti abusi alla figlia adottiva Dylan quando aveva 7 an- M Incontro Nel tondo Ronan Farrow, il figlio 26enne di Mia Farrow e Woody Allen. A fianco Miley Cyrus (21 anni) sulla copertina di «W» ni). Teorizza Miley Cyrus: «I ragazzi guardano troppi film porno. Quelle donne non esistono. Non sono vere. Lo stesso discorso vale per i film romantici che guardano le ragazze». Tutto finto, sia le ragazze a luci rosse, sia i principi azzurri. Miley non è solo a favore della legalizzazione della marjuana. La vuole pure buona. «Amo l’erba. Mi piace l’effetto. Vorrei che si tornasse a quella buona, biologica». Ha 16,9 milioni di follower su Twitter, ma i social network non le piacciono granché: «Con Instagram e Twitter chiunque può trasformarsi in paparazzo. Non fa paura? Non sei mai al sicuro. Anche le persone comuni pensano di poter parlare di te come se ti conoscessero». Odia i bambini, lei che ne è stata un modello. Forse proprio per questo. «Io non li amo i bambini perché penso di essere stata in mezzo a troppi bambini a un certo punto della mia vita. A volte sento come si rivolgono ai loro genitori e vorrei solo andare via, o prenderli a schiaffi. Gli sento dire, “mamma non sai come si usa l’iPhone???” e penso che se da piccola mi fossi Il legale del regista in tv «False accuse, Allen innocente» «Le accuse di molestie sessuali dirette a Woody Allen da Dylan Farrow (figlia adottiva di Mia Farrow) sono falsi ricordi indotti». Lo ha detto Elkan Abramowitz, legale di Woody Allen, intervenuto ieri in tv su NbcNews, per difendere il regista americano dalle accuse che gli sono state rivolte dalla 28enne con una lettera aperta pubblicata sul New York Times. rivolta così a mia madre non avrei avuto nessun cellulare, nessun computer, nessuna tv». La star più redditizia della Disney (1 miliardo di dollari di introiti tra il 2006 e il 2001), la persona più cercata su Google dagli americani lo scorso anno, la ragazza dai 21 tatuaggi insiste — scrive Ronan Farrow — sul fatto che le sue provocazioni sono calcolate. Miley Cyrus invita le ragazze a essere autentiche e a non truccarsi per forza. Poco credibile, detto da una che nelle foto che accompagnano l’intervista appare piallata oltre misura dai falegnami di Photoshop. Renato Franco @ErreEffe7 RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 38 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Spettacoli 39 italia: 57525754585250 Il maestro riconfermato Le dichiarazioni ufficiali dei manager (in euro lordi all’anno) Stéphane Lissner (61 anni) Teatro alla Scala Milano Bruno Cagli (71 anni) Accademia Santa Cecilia Roma 507.000 300.000 Walter Vergnano (60 anni) Teatro Regio di Torino Francesco Girondini (52 anni) Arena di Verona 250.000 Muti a Chicago fino al 2020: «Sarò alla soglia degli 80 anni» Cristiano Chiarot (61 anni) Teatro La Fenice di Venezia 187.000 167.000 Trasparenza La pubblicazione stabilita dalla legge Bray. Ai primi posti anche Santa Cecilia e Arena Direttori dei teatri, stipendi sul web Lissner il sovrintendente più pagato Alla Scala il capo del coro batte Barenboim sul compenso base MILANO — La cultura non ha prezzo, ma i cultori sì. Stanno uscendo, obbligatoriamente sui siti dei teatri, per la prima volta in Italia, gli stipendi che ricevono sovrintendenti, direttori artistici, amministrativi e musicali delle 14 fondazioni lirico-sinfoniche e dei teatri che ricevono sovvenzioni statali dal Fus (Fondo unico per lo spettacolo). Ciò è dovuto a una norma introdotta della Legge 33 del 2013, suggerita dal direttore generale dello Spettacolo Salvatore Nastasi e recepita nella legge dal ministro Massimo Bray. Prevede che finché non sono resi pubblici gli emolumenti di tutti i ruoli apicali non verranno erogati i fondi Fus. I teatri dovrebbero averli già pubblicati alla voce «Amministrazione trasparente». I più lo stanno facendo ora; la Scala ieri pomeriggio. Non è semplice trovare all’interno dei siti dove sono pubblicati i dati e qualche inesattezza è possibile. Alcuni dati sono in via di perfezionamento e di pubblicazione. Spigoliamo tra le curiosità. Gli stipendi pubblicati sono al lordo, ma sottratti — in alcuni casi — di molti benefit e di prestazioni sotto altre voci. «Mattadore», come direbbero Piave e Verdi, è il sovrintendente e direttore artistico della Scala Stéphane Lissner (507 mila euro dichiarati), segue Bruno Cagli di Santa Cecilia (200 mila da sovrintendente più 100, alcuni dicono 130, come direttore artistico); Rosanna Purchia del San Carlo arriva a 151 mila e Francesco Ernani a Bologna a 112 mila. Altri non sono pubblicati (come a Cagliari con Mauro Meli o Triste con Claudio Orazi) o nei teatri sono commissa- Elogi e punture a Mediaset riati. Nella pubblicazione si nota la ritrosia a diffondere i dati della parte artistica, come quella dei direttori musicali: tra le star della bacchetta appaiono solo gli stipendi base (ben inferiori al complessivo) di Antonio Pappano (150 mila euro) e Daniel Barenboim (112 mila). Tra gli amministrativi i meglio retribuiti sono Maria Di Freda della Scala (270 mila), Giorgio Pace del Massimo di Palermo (120 mila) Claudia Brizzi (Santa Cecilia, 110 mila) e Catello De Martino (Opera di Roma, 180 mila): il suo ruolo a direttore generale era previsto come clausola alla decadenza dalla sovrintendenza (avvenuta nel dicembre 2013). Tra i direttori artistici Fortunato Ortombina della Feni- L’opera in scena «Lucia di Lammermoor» di Gaetano Donizetti in scena alla Scala. Sul podio Pier Giorgio Morandi, regia di Mary Zimmerman ce (165 mila), Paolo Gavazzeni dell’Arena (98 mila), Fulvio Macciardi a Bologna (97 mila), Alessio Vlad a Roma (95 mila). Ma in realtà è Santa Cecilia a spendere di più dividendo la competenza in tre diverse figure; fa un po’ così anche per le direzioni operative (attività culturali 105 mila, finanza 110, programmazione 146, marketing 105 e personale 140). Tra i direttori del Coro spiccano Ciro Visco a Santa Cecilia (130 + 36 mila) e Bruno Casoni alla Scala (143 mila, più della «base» di Barenboim, 112 mila). I consiglieri del Cda lo fanno praticamente tutti a titolo gratuito. Casi interessanti sono anche in teatri che ricevono il Fus ma non sono tra le fondazioni. Il Regio di Parma pubblica i cud dei consiglieri (i cui guadagni non dipendono dal teatro) ma non quelli dei dirigenti artistici (Carlo Fontana, Paola Arcà, Paola Calvetti) ; quelli dell’Accademia chigiana non li abbiamo trovati. In compenso, al Verdi di Pisa il presidente Toscano arriva a 240 mila euro, il vicepresidente Messina a 210 mila, il consigliere Donati a 180 mila. Il contrario del Franco Parenti di Milano, dove pare non risultano stipendiati: André Ruth Shammah non percepisce compenso e gli altri pochissimo; al Piccolo, 228 mila euro per il direttore Sergio Escobar e 120 mila per il consulente artistico Luca Ronconi. Pierluigi Panza NEW YORK — Riccardo Muti resta a Chicago per altri sei anni. Il maestro italiano ha firmato un nuovo contratto con la Chicago Symphony Orchestra che lo terrà sul podio di una delle più importanti orchestre mondiali fino all’agosto di quell’anno. Muti (foto), che ha 72 anni, ha annunciato il rinnovo quinquennale del suo mandato a partire dal 2015, durante una conferenza stampa al Symphony Centre convocata per annunciare la stagione 2014-15, la quinta per lui come direttore musicale. «Nel 2020 non avrò ancora 80 anni», ha scherzato Muti ricordando che lo spirito vitale nella sua famiglia si estende nella Terza Età avanzata: «Il mio bisnonno si è risposato a 76 anni». Due le ragioni — ha spiegato il maestro — che lo hanno indotto a restare a Chicago: da un lato l’amore per i musicisti dell’Orchestra, «con cui si è stabilita una simbiosi, un modo caldo e unico di lavorare assieme», dall’altra la relazione produttiva con Deborah Rutter, la presidente uscente della Cso Association. Tra Muti e Chicago è stato amore a prima vista. Muti negli anni ha aperto regolarmente le prove a gente che altrimenti non avrebbe potuto permetterselo: studenti, anziani, giovani musicisti, e ha portato l’orchestra nelle prigioni. «Amo Chicago, amo far musica con gli straordinari musicisti della Chicago Symphony Orchestra», ha ribadito il maestro napoletano per cui la città sul Lago Michigan, che nel 2010 l’aveva accolto, letteralmente, con i fuochi d’artificio, è diventata «la mia seconda casa: e sono felice che continui ad essere così». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Personaggi L’ascesa dell’attore romano, protagonista della commedia di Genovese che ha già incassato 5 milioni di euro «Sul set sogno con Freud, prima scaricavo bibite» Giallini: mia moglie non c’è più, chissà che faccia farebbe per il mio successo De Filippi parla di tv dietro un nickname commetto che l’anno prossimo gli Skyisti o i Raisti di fronte alle esibizioni di Italia’s Got Talent giudicate trash su Canale 5 scriveranno “che divertente”». L’ironia di Sokolino passerebbe inosservata nella marea di commenti a un post che si occupa di tv. Non fosse che dietro quel nickname (il nome del suo cane, l’avatar è la foto di un lupo), c’è lei, la vera Maria De Filippi (52 anni, foto). Che da oltre un mese ha iniziato a essere parte attiva della community di TvBlog, sito che si occupa di tv. È lei? Possibile? Sì, è davvero lei. Ogni tanto entra e dialoga con gente che si firma amazing1972 o effy90, lettori prima increduli (è uno scherzo), poi sempre più convinti. È pronta a pungere la sua rete («Canale 5 è spento, non c’è abitudine a sintonizzarsi attualmente») ma anche a difenderla, sempre per Italia’s Got Talent («Sicuramente che Canale 5 avesse battezzato un nuovo linguaggio televisivo ce ne saremo dimenticati»). «S R. Fra. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Tutta colpa di Freud è una commedia insolita di Paolo Genovese che, con il passaparola, in dodici giorni è arrivata a 5 milioni d’incasso. Ma anche per il protagonista, Marco Giallini, beato tra le donne, è un ruolo insolito. «Per una vita ho fatto il duro». Per strada gli urlavano «Ah Terribile!», riconfinandolo nel malavitoso di Romanzo Criminale da cui si è affrancato. Qui è uno psicoanalista tollerante, aperto, «la classica persona che vorresti avere come amico o come padre». Ha tre figlie che adora, Vittoria Puccini, Anna Foglietta e Laura Adriani, ognuna alle prese con casi sentimentali fuori controllo. A dirla tutta, Giallini era stato già sdoganato dal marchio del bandito, «ma erano borghesi furbi, vitelloni. Il 70 percento della mia carriera la devo a Verdone per Posti in piedi in Paradiso. Il film di Genovese ricorda le commedie romantiche americane, o quelle francesi. Se ci aspettavamo questo successo? Ormai non si aspetta niente nessuno, non si sa mai quello che la gente vuole. Ma certo ha una sua grazia, non volano parolacce tranne una volta, quando parlo con Alessandro Gassman che ha una relazione con mia figlia piccola, un mio coetaneo il quale dice sempre di essere in procinto di lasciare la moglie». La vita di questo romano di 50 anni è già un film. La racconta con semplicità, evitando ogni retorica. «Sono nato in una borgata sulla Nomentana. Mio padre era un operaio con la passione per il cinema. Ho fatto mille mestieri, dall’imbianchino al bibitaro, come si dice a Roma, scaricavo la Coca-Cola dal camion. La mia prima passione era la musica, mi vanto di essere un profondo conoscitore di rock. E poi il cinema, anche se non ho mai avuto il sacro fuoco. Mi sono accorto che ero bravo a esprimere sentimenti. La penso come Mastroianni quando diceva che gli attori sprecano la vita a essere famosi e quando lo diventano si mettono gli occhiali scuri per non farsi riconoscere». Più che incontrarla, con la cultura si è scontrato: «Leggevo l’Ulisse di Joyce e non ci capivo niente. Mi sono diplomato da adulto, mi sono iscritto a una scuola di recitazione e ho debuttato a teatro». La compagnia, neanche a farlo apposta, si chiamava Magazzini Criminali. Fu mia moglie Loredana a dare un’accelerata ai miei sogni». È morta dalla sera alla mattina mentre stava girando con Verdone: Psicanalista Marco Giallini, 50 anni, nel film «Tutta colpa di Freud» ❜❜ Ambizione Aspetterò un film d’autore, di quelli che incassano poco e fanno vincere premi «Credevo fosse svenuta. Ci siamo messi insieme a 20 anni e per quasi 30 non ci siamo lasciati un giorno. La forza di ricominciare me l’hanno data i miei due figli, Diego ha 8 anni e Rocco 15, mi fissavano come a dirmi: e adesso? Dormiamo insieme in un lettone enorme, c’è un rapporto fisico, mi piace sentire l’odore dei loro capelli. Ho una nuova compagna, è una cosa recente, stiamo bene, vedremo. So che si muore e la morte l’ho vista più volte, per un incidente in moto avevo 52 fratture, dopo tre mesi recitavo in Romanzo Criminale, posavo le stampelle durante i ciak. Sono un ragazzo preso dal bar e buttato in mezzo alla cultura. E non posso essere più come prima, nell’approccio con la gente, con gli amici di una volta. Vieni frainteso. Cambi anche non volendo». Ma nel mondo che ha trovato, il cinema, la battaglia contro i cliché non è finita: «Quando mi dicono attore romanesco...Se Abatantuono o Bentivoglio recitano in milanese nessuno si arrabbia. Meno male, aggiungo. Ecco, mi sarebbe piaciuto vedere le facce di mio padre e Loredana, ora che ce l’ho fatta; vedere la loro reazione alla campagna contro la violenza alle donne a cui ho partecipato, anche se non mi sento un paladino. Ora devo interpretare una commedia di Massimiliano Bruno. E poi mi metto a aspettare». Che cosa? «Il film d’autore. Quello che incassa 3.000 euro e devo stare zitto per mezz’ora. Così magari mi danno il David di Donatello». Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH &RGLFHFOLHQWH 40 Sport il sondaggio In serie A stanno debuttando un buon numero di under 20. Secondo voi è giusto che i club diano responsabilità a talenti giovanissimi (A) o meglio farli crescere ancora senza pressioni eccessive (B)? Vota con uno squillo. Chiamata gratuita A +39 029 475 4851 B +39 029 475 4852 Michael Laudrup esonerato Lo Swansea ha esonerato Michael Laudrup. Il tecnico danese era stato ingaggiato nel giugno 2012. Dopo aver guidato la squadra alla coppa di Lega, unico trofeo vinto dal club gallese, lo Swansea, prossimo avversario del Napoli in Europa League, è incappato in una stagione deludente: una vittoria nelle ultime 10 gare. Per ora Laudrup è stato sostituito da Garry Monk, ex capitano dello Swansea. Predestinato Domenico Berardi, 19 anni, già 13 gol al debutto in A, quattro in una sola partita come Silvio Piola (Ansa) Speranze Talenti Il bomber del Sassuolo e il diciottenne della Lazio fanno da traino. Da Kovacic a Benassi, fino a Bruno Fernandes qualcosa si muove Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 Keita Baldé Diao, senegalese della Lazio, 19 anni l’8 marzo e 3 gol Il portiere Scuffet dell’Udinese esordio baby in A: 17 anni e 8 mesi Marco Benassi, 19 anni del Livorno, ma a metà tra Torino e Inter Venti nuovi La serie A e l’effetto Berardi e Keita Gli under 20 all’inseguimento Ma crescono altri «baby fenomeni» Sono venti di speranza, più che di cambiamento. Anzi, a ben guardare non sono ancora venti, gli anni di Domenico Berardi e Keita Balde Diao, ragazzi d’oro che le difese della serie A stanno imparando a conoscere, a proprie spese. Il calabrese Mimmo ha già segnato tredici gol con il Sassuolo, tanto che spesso ci si dimentica della sua età. Il diciottenne senegalese di gol ne ha fatti tre, giocando molto meno, ma con l’assist per Candreva e altre delizie domenica a Verona ha dimostrato ancora una volta il suo talento, affinato nella cantera del Barcellona da cui è «scappato». Dietro di loro gli under 20 non spopolano, ci mancherebbe, nel campionato dall’età media più alta. Ma qualcosa si muove. Dai milanisti Cristante e Petagna, a Fernandes e Scuffet dell’Udinese (all’esordio tra i pali prima di Zoff e Buffon), dagli interisti di Livorno Benassi e Mbaye, a Mateo Kovacic. Sono loro, in attesa di qualche sorpresa arrivata con il mercato di gennaio come il paraguayano Tonny Sanabria che la Roma ha girato al Sassuolo, la classe che non ha ancora varcato la linea d’ombra dei vent’anni e che cerca spazio in un calcio che in Laboratorio Roma I giallorossi sono i più attivi nel reclutare i campioni del futuro: Paredes prestato al Chievo e Sanabria al Sassuolo, sono già attesi certi casi considera ancora come giovani da utilizzare con parsimonia perfino i venticinquenni. Indietro, ma non troppo Prendete un diciannovenne della serie A, della Bundesliga, della Premier League, della Liga e della Ligue 1. E indovinate in quale campionato giocherà meno. Risposta esatta: in Italia sono entrati in campo 25 calciatori Under 20, due sono anche già ripartiti per l’estero (Niang e Wallace). La maggior parte ha giocato pochi spiccioli, abbassando la media complessiva di impiego a 324 minuti a testa, meno di quattro partite su ventidue giornate di campionato. In Inghilterra, dove la stella baby è Januzaj dello United, i minuti diventano 475 e i giocatori 22: più qualità che quantità, quindi. Discorso opposto in Francia: ben 45 gli Under 20 in campo, con Ocampos del Monaco in evidenza e una media di 329 minuti a testa. In Germania (occhio a Max Meyer dello Schalke 04) e Spagna (dove la scoperta è Oliver Torres del super Atletico Madrid di Diego Simeone) c’è più logica: 24 giocatori con 402 minuti di media in Bundesliga e 20 con 451 minuti sulle gambe in Spagna. I nostri ragazzi restano in coda, ma almeno vedono all’orizzonte le targhe straniere. L’effetto Berardi Prendete un diciannovenne d’Europa, fatelo debuttare in un contesto poco generoso coi giovani e guardatelo segnare come un bomber collaudato: Berardi è l’unico giocatore nei campionati del continente, compresi quelli meno importanti come Turchia, Olanda o Belgio, ad aver segnato più della metà dei gol della propria squadra (sono 13 su 23). Domenico non ha la cresta e altri ammennicoli, non twitta quando mangia la pizza capricciosa o porta a spasso il c a n e Quanti attaccanti Quagliarella ancora teso La Juventus: non c’è caso Da Barcellona con furore TORINO— Osvaldo c’è, Quagliarella no. Il nuovo acquisto della Juve ha svolto ieri il primo allenamento con i compagni e punta alla convocazione per Verona. Assente invece Quagliarella: oggi si allenerà in orari diversi dalla squadra ma, precisa il club bianconero, «non è fuori rosa». «Non ne sussistono i motivi — rileva l’ad Beppe Marotta — Fabio si è allenato a parte perché reduce dall’influenza». Resta la tensione tra giocatore e società, dopo il mercato, l’esclusione dall’Europa League e le parole del procuratore. Marotta: «I regolamenti impongono scelte spiacevoli, ma obbligate. Il calciatore è stato preventivamente avvisato». Ancora in piedi l’ipotesi del Guangzhou di Lippi. f.bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA Canterani in fuga Sia Keita della Lazio sia Sanabria del Sassuolo (via Roma) sono usciti dalla cantera (il vivaio) del Barcellona, creando non poche polemiche in Catalogna. Sanabria era arrivato a 11 anni dal Paraguay, con lo stratagemma (per aggirare l’articolo 19 della Fifa) dei motivi di lavoro del padre Scommesse e investimenti Sanabria è stato venduto per 4,5 milioni che dopo le 100 presenze potranno crescere fino a 12. Per Keita è stata riconosciuta l’indennità di formazione di 300 mila euro: celebre il video in cui il senegalese a 10 anni riceve i consigli di Eto’o Nuovo look Il taglio dal parrucchiere di Cazzago San Martino. «Mi ha detto: voglio una svolta» Balotelli si fa la cresta da combattente Lo psicologo: «Ma è educato e gradevole» MILANO — Massimiliano Allegri lo voleva normalizzare. «I giocatori non devono essere esempi solo perché si fanno la cresta o si mettono tre orecchini». Seedorf gli consente di esprimere la propria creatività (che talvolta sconfina nell’eccentricità se non nell’esuberanza) senza porre freni. Nei mesi scorsi a Mario Balotelli era stato suggerito di tagliare i capelli, rivedere il look eccessivo, utilizzare l’auto aziendale. Mario aveva cessato di essere Supermario e smesso di segnare: in campo si era intristito; probabilmente in quel periodo si era rotto il feeling con il tecnico toscano. Seedorf ha optato per la strategia opposta: dialogare con il centravanti, re- sponsabilizzarlo, non limitarlo nelle sue scelte extra-campo (anche se stravaganti): vedere le foto postate su Twitter dove è ritratto con una cresta da mohicano e disegni maori ai lati, per credere. «Clarence ha instaurato con Mario un rapporto adulto e professionale, molto empatico, basato sul dialogo» spiega Bruno De Michelis, lo psicologo tornato a Milanello su convocazione improvvisa del neo tecnico olandese. «Clarence è una persona che cerca di capire i bisogni delle persone e se può cerca di soddisfarli. Sono qui da poco, Mario mi è sembrato un ragazzo educato e gradevole». Così Seedorf ha deciso di asse- La scelta Cresta e con disegni ai lati che dovrebbero addolcirne l’impatto. Ecco le foto postate su Twitter da Balotelli (23 anni) condare i gusti del suo giocatore che ha di nuovo tirato fuori dal garage la Ferrari, ripreso a frequentare i social network (dopo mesi di silenzio) e sfoggiato un taglio di capelli che non passa inosservato. «Questo è il look che rispecchia maggiormente la sua personalità: una cresta da combattente, ma accompagnata da un’armonia di forme dolci come il suo animo» dice Amos Bersini, il parrucchiere di Cazzago San Martino, frazione di Bornato (Brescia), che ha sollevato nel giorno di chiusura la serranda del negozio per arabescare la testa del campione. «Per evitare la folla di curiosi davanti alle vetrine, per lui apro in orari extra-lavorativi» dice Bersini, che lo segue da due anni. «È entrato dicendo “voglio dare una svolta”». Per verificare se propizierà anche quella del Milan, non resta che aspettare sabato sera. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Sport 41 italia: 57525754585250 Brasile, sciopero contro la violenza Triplo: per Greco guaio muscolare Boxe, muore il messicano Gonzalez In Brasile i calciatori minacciano di scioperare contro la violenza dei tifosi. Tutto questo dopo che sabato i giocatori del Corinthians, sconfitti per 5-1 dal Santos, sono stati minacciati da un centinaio di tifosi: momenti di grande tensione, i più esagitati minacciavano addirittura di morte o di «spezzare le gambe» ad alcuni giocatori, tra cui l’ex milanista Pato, accusati di scarso rendimento. Un problema muscolare ferma Daniele Greco e mette in dubbio la partecipazione del triplista ai Mondiali indoor a Sopot in Polonia (7-9 marzo). Sabato scorso ad Ancona l’azzurro ha fatto il suo esordio con 16,65 m, domenica nel lungo (7,44) Greco ha sentito un dolore acuto al momento dello stacco. Ieri l’ecografia ha rilevato una lesione al semitendinoso della coscia sinistra. Il pugile messicano Oscar «Fantasma» Gonzalez di 33 anni è morto ieri per i traumi riportati durante il match di sabato scorso contro il messicano Jesus Galizia in un match dei pesi gallo. Gonzalez era ricoverato in terapia intensiva in un ospedale di Città del Messico per lesioni cerebrali. La Wbc ha garantito alla famiglia 50 mila dollari di assicurazione. Crisi Inter Puntualizzazione del presidente: «Abbiamo idee chiare per un grande futuro» Roma-Napoli Thohir vota la fiducia a Mazzarri «È il tecnico di oggi e di domani» Tonny Sanabria, 17 anni, dal Barcellona al Sassuolo: ma è un colpo della Roma (non twitta proprio) e parla il meno possibile, praticamente mai, per timidezza e diffidenza, non certo per snobismo. Il Sassuolo nel mercato invernale ha preso un nuovo allenatore, ha cambiato modulo e gli ha messo a fianco (domenica scorsa) un nuovo compagno d’attacco come Floccari. Berardi non è sembrato nel complesso molto a suo agio con tutte queste novità. La speranza, non solo in chiave azzurra, è che non rallenti il ritmo: la Juventus è proprietaria di metà cartellino e lo considera un investimento importante. Derby a distanza Keita è il futuro della Lazio, ma sta già lasciando il segno. È di scuola Barcellona, come l’ultimo arrivato in Italia: la Roma, ha parcheggiato il diciassettenne Sana- Rincorsa e scouting La A è il campionato dove i giovani sotto i vent’anni giocano meno, ma il gap può diminuire con la caccia ai nuovi prospetti bria proprio al Sassuolo, dopo averlo pagato 4,5 milioni che potranno salire fine a 12. Per i blaugrana è stata una ferita. Per la serie A è un gioiello (una seconda punta) tutto da scoprire. Per la Roma è l’ennesimo colpo giovane, anzi giovanissimo, grazie a Walter Sabatini che lancia in grande stile la sfida alla Juve non solo con la squadra dei «grandi» ma anche con quella dei talenti emergenti, «i migliori under 20 del mondo» come nel sogno del suo direttore generale: Skorupski, Jedvaj, Romagnoli, Paredes (girato adesso al Chievo) e Berisha saranno i probabili protagonisti del prossimo futuro. Sono venti forti quelli che soffiano, verso il cambiamento. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Udinese Fiorentina 2 1 Marcatori: Di Natale 36’, Vargas 44’ p.t.; Muriel 37’ s.t. UDINESE (3-5-2): Scuffet 7; Heurtaux 6, Domizzi 6, Bubnjic 6; Widmer 6,5, Pinzi 6 (Badu s.v. 33’ s.t.), Allan 6,5, Pereyra 6,5 Gabriel Silva 6; Di Natale 6,5 (Bruno Fernandes 6 1’ s.t.), Nico Lopez 6 (Muriel 7 21’ s.t.). All.: Guidolin 7 FIORENTINA (4-3-3): Neto 6; Diakitè 6,5, Gonzalo Rodriguez 5,5, Savic 6, Pasqual 5,5; Mati Fernandez 5, Pizarro 5,5, Borja Valero 6 (Anderson s.v. 30’ s.t.); Joaquin 5,5 (Cuadrado s.v. 25’ s.t.), Matri 6, Vargas 6,5 (Matos s.v. 43’ s.t.). All.: Montella 6 Arbitro: Russo 5 Ammoniti: Borja Valero Recuperi: 1’ più 3’ L’iniziativa di un’associazione di tifosi a sostegno finanziario del club MILANO — Per la prima volta dall’estate 2003, la presentazione di un nuovo giocatore dell’Inter, in questo caso Ruben Alejandro Botta, 23 anni, argentino, numero 20 (come Recoba), è avvenuta in assenza di Marco Branca. Come si sapeva da giorni, il d.t. è arrivato alla conclusione della sua avventura; resta soltanto da definire il giorno di una separazione (con relativa buonuscita), che è già nei fatti. La coincidenza segnala la fase di profonda trasformazione non soltanto della squadra, dove convivono giocatori con troppe battaglie alle spalle e giovani acerbi, ma anche della società. Dopo la fine del mercato e la caduta di Torino, Erick Thohir ha ritenuto opportuno una puntualizzazione articolata in tre fasi, attraverso il sito del club (www.inter.it). Il primo: «Abbiamo uno dei migliori allenatori italiani, Walter Mazzarri, sul quale basare le nostre scelte di oggi e con il quale pianificare il futuro». Il secondo: «Stiamo vivendo un anno di transizione nel quale l’obiettivo principale è quello di gettare le basi per il futuro: è una stagione difficile, in cui è evidente la difficoltà a rimettere in moto i meccanismi vincenti di qualche anno fa. Per questo bisogna avere pazienza, idee chiare e due concetti base su cui appoggiare il futuro: come migliorare la nostra performance tecnica e come costruire la squadra del futuro». Il terzo: «Per centrare il primo obiettivo abbiamo individuato uno dei migliori allenatori italiani, Mazzarri, sul quale basare le nostre scelte di oggi, e con il quale pianificare il futuro. Gli acquisti di Hernanes e D’Ambrosio, voluti da me, dai dirigenti e dall’allenatore con grande sintonia, vanno letti in quest’ottica: si tratta di due elementi fondamentali per il nostro rilancio; il loro contributo sarà importante oggi ed essenziale domani». Nel frattempo, si sta sviluppando l’iniziativa, promossa dal prof. Enzo Bonora, endocrino- 8 Garcia vuole «un vantaggio» Benitez rilancia i suoi gioielli punti in dieci partite il bilancio di Erick Thohir da presidente dell’Inter. Dopo la sua nomina il 15 novembre 2013, i nerazzurri hanno vinto una partita (il derby), ne hanno pareggiate 5 e perse 6. Ancora nessuna vittoria nel 2014 Uniti Il tecnico interista Walter Mazzarri, 52 anni. In alto il presidente Erick Thohir, 43 (Ansa) logo di Verona, della quale si era già parlato una settimana fa: non un azionariato popolare, ma «un’associazione che abbia come unico scopo statutario quello di sostenere economicamente l’Inter. Una società che sia il collettore del denaro, versato dai tifosi e necessario per dare risorse al club. Ci sarebbero le quote di socio simpatizzante, socio sostenitore, i contributi una tantum e altre soluzioni. Cinquanta euro versati da 10 milioni di interisti sparsi nel mondo significherebbero 500 milioni di euro. Cento euro a te- Bologna Guaraldi: «Chiedo ai tifosi una tregua» BOLOGNA — Contestazioni, richieste di dimissioni, è arrivata l’ora di chiedere una tregua. E così ha fatto il presidente del Bologna, Albano Guaraldi, rivolgendosi ai tifosi e alla stampa: «Ho fatto tanti errori ma il più grande è stato quello di sottovalutare che, quando qualcuno varca il cancello di Casteldebole, diventa lo zimbello della città e io non ne ho voglia. Pensavo di fare quello che in 50 anni a nessuno è riuscito. Difficile lavorare in simili condizioni, vi chiedo una tregua per questi tre mesi, per il bene del Bologna». Per Guaraldi subito una partita delicata, la permanenza di Diamanti. «Continua a fare pressioni per andare via...», ha detto Guaraldi. E i cinesi del Guangzhou di Lippi pagano molto bene. Stelle azzurre Higuain e Hamsik sta porterebbero in cassa 1 miliardo di euro. E i 500 euro che potrebbero dare i 100.000 sostenitori più generosi significherebbero altri 50 milioni». Il prof. Bonora, che non ha interessi personali, ma è mosso soltanto dalla passione per l’Inter, ha consultato «un autorevole esperto di aspetti societari e fiscali; mi ha confermato che il progetto è giuridicamente fattibile e neppure troppo complicato. Si tratterebbe di un’associazione non riconosciuta, regolamentata dall’art. 36 del codice civile, che, una volta costituita con un piccolo fondo comune (il patrimonio sociale) e da un numero limitato di persone, potrebbe incassare le donazioni dei tifosi e poi consegnarle periodicamente all’Inter. La nuova società dovrebbe avere alcune regole (nessun fine di lucro, trasparenza nell’elezione degli organi sociali) e incombenze da sostenere. L’iniziativa non dovrebbe collidere con le dinamiche societarie del club. Anzi: dovrebbe averne il gradimento». Si attendono sviluppi. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Una doppia grande sfida di Coppa Italia, che ha il solo difetto di incastrarsi tra partite di campionato (LazioRoma e Napoli-Milan) che Garcia e Benitez avrebbero preferito affrontare con più calma. Roma e Napoli giocano la semifinale di andata stasera all’Olimpico: previsti 40 mila spettatori, temuta la pioggia che domenica scorsa ha fatto rinviare Roma-Parma. Un «vantaggio» che Benitez ha rinfacciato all’avversario e che Garcia non considera tale«perché può complicarci la vita: quando c’è una gara da recuperare, spesso si danno per scontati punti che sono ancora da conquistare». La Roma farà turnover: dentro Ljajic e Destro, in panchina Florenzi e Totti. Garcia chiede alla squadra «di prendere un vantaggio» ma non prendere gol. Benitez ha fatto turnover a Bergamo, ha perso 3-0 ed è andato incontro alle polemiche. Stasera Higuain e Hamsik giocheranno. Non si scherza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Roma, ore 20.45 Roma Napoli (4-3-3) 26 De Sanctis 13 Maicon 17 Benatia 5 Castan 35 Torosidis 44 Nainggolan 16 De Rossi 6 Strootman 8 Ljajic 22 Destro 27 Gervinho (4-2-3-1) 25 Reina 11 Maggio 21 Fernandez 33 Albiol 31 Ghoulam 8 Jorginho 88 Inler 7 Callejon 17 Hamsik 24 Insigne 9 Higuain Arbitro: BERGONZI di Genova Tv: ore 20.45 Raiuno Internet: www.corriere.it Coppa Italia I bianconeri ritrovano i gol degli attaccanti, la Fiorentina segna con Vargas e punta sul ritorno Di Natale e Muriel, l’Udinese sogna la finale DAL NOSTRO INVIATO UDINE — I gemelli del Friuli sotto la pioggia incessante gelano la Fiorentina nella prima semifinale di Coppa Italia: Di Natale, che su azione non segnava dal 15 settembre, rompe l’equilibrio nel primo tempo. Ma la rete che conta, quella che può fare la differenza nella partita di ritorno tra una settimana al Franchi, porta la firma di Muriel al tramonto della partita. Il colombiano, approfittando dell’errore di Gonzalo Rodriguez, uscito fuori tempo dalla propria area, fulmina Neto dal limite con un destro basso e imprendibile. L’acuto di un campione, che suona come una beffa per i viola che alla fine del primo tempo con Vargas avevano rimontato e nella ripresa avevano controllato la partita cercando timidamente di vincerla. Il calcio però è così. I giocatori di talento fanno la differenza e gli errori si pagano. Alla Fiorentina, martedì al Franchi, basterà l’1-0 per centrare la finale, ma la strada è in salita per almeno tre motivi: l’Udinese potrà impostare la gara che sognava Guidolin, cioè sfruttando le ripartenze per colpire; la tenuta difensiva non è la caratteristica principale degli uomini di Montella; inoltre mancherà Borja Valero che, ammonito, salterà il ritorno per squalifica. Sino a quando la partita resta inchiodata sullo 0-0 l’Udinese gioca meglio della Fiorentina. La squadra di Montella assomiglia a quella lenta e impacciata che aveva perso a Cagliari. I friulani, invece, dopo un inizio timido au- Ritorno al gol Totò Di Natale mentano il ritmo, entrando bene dentro il campo, sfruttando le fasce, rendendosi pericolosi. Neto è bravo a deviare un tiro cross molto insidioso di Gabriel Silva e respinge con prontezza il destro di Pinzi dal limite dell’area. La Fiorentina gigioneggia in mezzo al campo. Pizarro perde troppi palloni, Borja Valero è impreciso, Joaquin e Vargas non spingono sulle fasce e Matri rimane isolato. Poi, dopo il contropiede da manuale orchestrato da Pereyra e impreziosito dal cross di Widmer, che permette a Di Natale di sbloccare il risultato, la Fiorentina ha un’impennata d’orgoglio. Negli ultimi dieci minuti reclama un rigore (gomito di Domizzi dopo un tacco di Matri), costringe il giovane Scuffet ad un’uscita disperata e tempestiva sullo stesso centra- Il tabellone Semifinali Il programma di Coppa Italia Gare d’andata Così ieri UDINESE-FIORENTINA 2-1 Così oggi ore 20.45: ROMA-NAPOLI Tv: diretta Raiuno Gare di ritorno 11/2 ore 21: FIORENTINA-UDINESE Tv: diretta Raidue 12/2 ore 20.45: NAPOLI-ROMA Tv: diretta Raiuno Finale 3/5 a Roma vanti viola, pareggia con un sinistro fulminante di Vargas, alla fine di un’azione viziata da un fallo di Gonzalo Rodriguez su Di Natale. Nella ripresa, sulla spinta del pareggio, la Fiorentina guadagna campo, ma esercita una supremazia sterile: Matri ci prova da ogni posizione senza trovare la porta, Scuffet prima e Gabriel Silva dopo fermano i tiri a botta sicura di Joaquin e la punizione di Vargas è troppo centrale e fiacca per spaventare i friulani. Uriel è la mossa vincente. Guidolin, che nell’intervallo aveva sostituito Di Natale pensando alla sfida di sabato contro il Chievo, lo inserisce per Nico Lopez spaesato da prima punta. Il colombiano tocca pochi palloni, soprattutto quello decisivo e alla fine festeggia. «Sono contento per il gol e per la vittoria. Abbiamo un piccolo vantaggio e a Firenze cercheremo di sfruttarlo». Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 42 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). ABILE esperta referenziata impiegata ufficio commerciale customer care inglese francese pc offerte ordini offresi. 331.12.23.422 ABILE impiegato commerciale, in mobilità, pluriesperienza ordini, offerte, bolle, inglese buono, francese ottimo, Office. 339.48.09.594. 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Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. &RGLFHFOLHQWH Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 Austriache minacciate di sequestro Sport 43 italia: 57525754585250 Minacce di sequestro per due atlete austriache, la sciatrice Marlies Schild e la campionessa europea di skeleton Janine Flock: al comitato olimpico austriaco sono arrivate due lettere anonime. -2 Nipoti in gara: di Valcareggi e della Lollo Due «nipoti d’arte» ai Giochi: la pattinatrice di velocità Francesca Lollobrigida, nipote di 2° grado della grande Gina, e Massimiliano Valcareggi, pronipote di Ferruccio, ex ct dell’Italia. Ma Max scia per la Grecia: la mamma è cittadina greca. Pattinaggio L’incontro a Torino 2006, lui degli Usa e lei bronzo a 16 anni: «Ci aiutiamo e sosteniamo» Fontana e Lobello, la love story che ha sciolto i due cuori di ghiaccio Anthony diventa italiano per stare con Arianna, ora le gare e le nozze DAL NOSTRO INVIATO SOCHI — Amore, ghiaccio e short track. Si erano conosciuti ai Giochi di Torino, quando lei, Arianna Fontana, non aveva ancora 16 anni ma già veleggiava verso un bronzo nel «rollerball gelato» e quando lui, Anthony Lobello, oggi trentenne, americano con radici calabresi, gareggiava per gli Usa. Poi si persero di vista, ma un giorno si incontrarono di nuovo. Piccolo, grande intoppo: Arianna si era fidanzata con un pattinatore inglese. «Doveva mettersi di mezzo quello lì?», bofonchiò Anthony. Non sapeva che il destino stava giungendo in suo soccorso: l’inglese «intruso» lasciò l’azzurra. Lobello prese la palla al balzo, non mollò più la Fontana e cominciò a indagare sull’albero genealogico che dalla Florida, dove è nato, conduceva alla Calabria. Ed eccolo qui, con la cittadinanza acquisita e con un posto nella staffetta azzurra dei 5000 metri, a fianco di Arianna, che a fine maggio sposerà. Gli impianti del ghiaccio di Sochi-Adler spuntano sullo sfondo, «bellissimi e facili da raggiungere» dice la ragazza della Valtellina, e loro due — giunti a Sochi con il primo scaglione della nazionale — sono l’una a fianco dell’altro davanti alla palazzina italiana per raccontare di loro stessi. È una storia particolare, tra quelle sulle coppie dei cinque Da podio Arianna Fontana è nata a Sondrio il 14 aprile 1990. Ha vinto nello short track due bronzi olimpici a Torino e Vancouver e la Coppa del Mondo 2012, specialità dei 500 m. Con il successo di Torino è l’italiana più giovane a conquistare una medaglia ai Giochi invernali (Epa) silenzioso, pare di capire: «Mi sta vicino ed è più critico di un coach» sorride la Fontana. «Lei però con me è più pignola di quanto io lo sia con lei» ribatte Lobello guardandola con tenerezza e approdando infine a un verdetto condiviso: «L’Olimpiade di coppia è più bella perché ci si aiuta a vicenda — aggiungono entrambi —: si sta vicini e ci si sostiene». E Anthony nota una diversità rispetto all’esperienza con gli Usa: «Il clima è più rilassato». Evidentemente l’Italia era nel suo orizzonte e anche nel corteggiamento ad Arianna ha usato schemi più latini che anglosassoni. A insaputa della fidanzata, infatti, ha chiesto la mano al padre di lei. E la scor- L’aiuto reciproco «Lui è più critico di un coach». «Lei però con me è più pignola di quanto io lo sia con lei» cerchi. Ed è una vicenda nella quale le ambizioni da medaglia riguardano più che altro lei, ma nella quale lui gioca un ruolo fondamentale. «La staffetta — dice Anthony — è solo outsider. Arianna, invece, può farcela a salire sul podio». Però la Fontana, che a Vancouver fu di nuovo di bronzo, stavolta nei 500 metri individuali, gioca di rimessa. Da un lato ammette di aspettarsi «di disputare tutte le finali delle quattro prove alle quali parteciperò», ma dall’altro inorridisce quando le si riferisce che i bookmaker la indicano tra le favorite: «A queste cose non do retta. So solo che sono tranquilla e che sto lavorando sui dettagli per essere pronta e al meglio». Sono terminate anche le polemiche di Vancouver contro lo staff tecnico, ora gli allenatori sono due canadesi e il lavoro è improntato a «una maggiore qualità rispetto alla quantità». Ma il tecnico in più è Anthony. E non è nemmeno La scelta tricolore Anthony Lobello, oggi trentenne, americano della Florida con radici calabresi, ha frugato nell’albero genealogico fino a ottenere la cittadinanza italiana sa estate, andarono negli Usa per le presentazioni alla famiglia Lobello, Anthony durante un party si inginocchiò davanti alla Fontana e chiese di sposarla: smaltita la sorpresa, fu impossibile dirgli di no. Ci sarà allora una festa di fidanzamento in America, poi il 31 maggio, sul lago di Como, Anthony e Arianna si sposeranno con rito civile. Lobello probabilmente lascerà lo short track: il laureato di Michigan State cercherà di diventare un manager sportivo. La Fontana, invece, la rivedremo in pista, a maggior ragione se dopo due bronzi arrivasse qualcosa di meglio: «Io ci proverò, nella stagione sono cresciuta: se entro in finale, me la gioco con tutte». Da oggi il via Con Nibali, Sagan, Cavendish, Cancellara, Rodriguez l’Emirato scopre il grande ciclismo DUBAI — Nel ciclismo di altissimo livello l’innovazione conta quanto l’allenamento, la motivazione è decisiva, il denaro (se speso bene) aiuta non poco. E così l’Emirato di Dubai, stato vergine nel professionismo delle due ruote dove i pochi valichi di montagna non superano in altezza i grattacieli metropolitani, punta deciso sullo sport più legato a tradizione e strade europee. Oggi, con una cronometro disegnata attorno agli 828 metri del Burj Khalifa, scatta la corsa a tappe breve più ambiziosa del pianeta. Al Dubai Tour (oltre alla crono due tappe per velocisti e una per uomini da classiche) partecipano otto dei dieci corridori più forti del ranking mondiale. Tolti Quintana e Froome (che debutterà nel vicino Oman la prossima settimana) gli altri sono qui: da Nibali al campione del mondo Rui Costa, dal fenomeno Sagan al fulmine Cavendish, dai super cronoman Cancellara e Martin agli spagnoli Purito Rodriguez e Valverde. Per gestire al meglio l’evento Dubai ha scelto Rcs Sport: la macchina organizzativa è la stessa del Giro d’Italia e della Milano-Sanremo. Che c’entra il grande ciclismo John Malone, magnate della tv via cavo Usa, presidente di Liberty Global e Media, ha contattato il fondo Cvc Capital Partners per rilevare la società che gestisce la F1. Secondo il Financial Times, Malone avrebbe avuto trattative preliminari con Cvc che controlla il 35% della F1. Un eventuale accordo valuterebbe la F1 9 miliardi di dollari incluso il debito. Da capire la posizione di Bernie Ecclestone. Il primo giorno di test MotoGp ieri in Malesia è stato come l’ultimo del 2013: comanda Marquez, già velocissimo con la sua Honda. La novità è il pilota che lo insegue, Valentino Rossi, secondo a 518 millesimi e pieno di buone sensazione sulla Yamaha: «Abbiamo già trovato qualche soluzione. Sono felice perché ho un buon feeling con la moto». Dietro Pedrosa e Lorenzo, primo ducatista è Iannone, ottavo a 1’’2. con Dubai? È solo questione di catturare nuovi sponsor? Il re delle superclassiche Fiandre e Roubaix, Fabian Cancellara, non la pensa così: «Bisogna aprirsi a nuovi pubblici e aprire strade non battute, anche se diverse dalla nostre. Solo così il nostro sport diventerà universale». Per gli emiri di Dubai il ciclismo è qualcosa di diverso dall’equitazione, dal golf, dal tennis e dall’atletica, che qui pure hanno palcoscenici di altissimo livello. Nei video presentati ieri notte in una sontuosa cerimonia inaugurale in stile olimpico, davanti all’emiro Al Maktoum, il viaggiare e le fatiche del ciclismo venivano assimilati a quelle degli uomini che nel corso dei secoli hanno colonizzato questa zona del Golfo Persico, strappandola con fatica alla sabbia. Per Dubai la bici è anche un antidoto al mostruoso sviluppo verticale, stradale e di traffico della metropoli. Fino al 2010 la polizia sequestrava le poche bici in circolazione, per evitare che i ciclisti sprofondassero nel fiume di auto in circolazione. Oggi il «Masterplan Dubai ciclabile» (che prevede mille chilometri di piste costruite entro il 2016 e connessioni con tutte le stazioni delle metropolitana) procede a ritmo serrato. Una «riumanizzazione» metropolitana basata sulla bici che non ha precedenti. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Bonarrigo Subito la crono Quattro tappe Si parte oggi con 9,9 km a cronometro individuale con i due migliori al mondo, Cancellara e Martin. Venerdì la tappa più lunga, 162 km Protagonisti Sedici le squadre al via, per un totale di 128 corridori. Protagonisti saranno i velocisti, coi tre migliori al via: Sagan, Cavendish, Kittel Mondializzazione Il campione svizzero: «Bisogna aprirsi a nuovi pubblici per diventare universali» Festa Campioni a Dubai. A lato il n. 1 del mondo Rui Costa (Ansa) Trattative MotoGp Il magnate della tv Usa Malone Marquez non ha perso il vizio vuole comprare la Formula 1 Rossi secondo: «Sono felice» Tra Malagò e Barelli guerra di carte bollate Un caldo giorno del luglio 2005, all’hotel Sheraton di Montreal, stanchi ma felici e sodali, Giovanni Malagò, Paolo Barelli e Gianni Rivera, rispettivamente presidente del comitato organizzatore, presidente della Federnuoto e rappresentante del Comune di Roma, festeggiavano l’assegnazione alla Capitale dei Mondiali di nuoto 2009. Alla sera sarebbero andati a cenare alla Queue de Cheval, una delle migliori steak house del mondo. Nulla faceva presagire che la decisione della Fina avrebbe trascinato Barelli e Malagò in un’inimicizia personale e in una faida che, con uno scarno comunicato, il Coni ha riacceso annunciando di aver trasmesso «gli atti all’autorità competente». In discussione ci sarebbe un doppio finanziamento che la Fin, però, sostiene essere regolare. Si tratta delle risultanze dell’audit (verifica) sulle varie federazioni avviato nell’estate 2013. Guarda caso, l’unica con presunte magagne (addirittura di «rilevanza penale» secondo un parere «pro veritate») è la Federnuoto dell’odiato Barelli. Tutta la faccenda è stata accelerata per chiudere prima dell’Olimpiade. Perché proprio ora? Cosa costava aspettare la fine dei Giochi? Strana vicenda, non gradita da molti altri presidenti di federazione, perché, secondo una prassi consolidata, prima di portare le carte in tribunale, si regola la faccenda all’interno del Coni, Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA I big della bici battezzano il Dubai Tour Il caso Coni-Fin © RIPRODUZIONE RISERVATA Duello Barelli e Malagò (Inside) chiedendo ragione nel merito. La Federnuoto, «sorpresa» (ma non troppo) e pronta a sua volta ad andare in tribunale, replica punto su punto, citando cifre, provenienza e utilizzo. Perché siamo arrivati qui? Per un fatto personale. Barelli e Malagò entrarono in collisione quasi subito per la gestione dei Mondiali. Barelli tentò di far fuori Malagò, considerandolo inadeguato al ruolo. Alla fine si trovò un compromesso: a Roma 2009, c’erano due di tutto, da due direttori generali a due bagnini. Malagò, non ancora presidente Coni, appoggiò Giorgio Quadri contro Barelli alle ultime elezioni Fin. Diventato capo dello sport italiano, ha avviato l’attacco finale: nell’estate del 2013, complice involontaria Federica Pellegrini e volontaria la potente Pro Recco, le prime bordate. Obbiettivo: con il puntello di irregolarità amministrative si può arrivare al commissariamento della Fin e ad estromettere Barelli. Per ora due cose sono certe: la presunzione d’innocenza e la pessima immagine dello sport italiano alla vigilia di Sochi. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA &RGLFHFOLHQWH 44 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 La mamma Gianna Felletti affranta per l'improvvisa perdita dell'amato primogenito Rudi Reichmann lo piange con il figlio Victor e la nuora Margherita. - Milano, 4 febbraio 2014. Profondamente addolorati per l'improvvisa scomparsa del caro Rolfi zia Carmela e i figli Ferruccio e Massimo sono partecipi al dolore della famiglia. - Milano, 4 febbraio 2014. Laura con Oscar, Lucetta con Sofia e Ernesto, Giulia con i figli, danno l'addio a Rudi e sono vicini a Anna, Sarah e Thomas nel suo ricordo. - Milano, 4 febbraio 2014. Franco con Virginia e figlie piange Rudy l'amico di sempre. - Montevecchia, 4 febbraio 2014. Lisa, Claire, Riccardo sono vicini a Sarah, Thomas e Anna nel rimpianto per Rudi affettuoso biografo, amico prezioso. - Milano, 4 febbraio 2014. Un forte abbraccio a tutti coloro che dovranno sopportare la perdita di Rudy Giuseppe Margherita Matilde Francesca Matteo Razzanelli. - Firenze, 5 febbraio 2014. Francesco Zanelli Quarantini e Cristina Riva Crugnola con affetto e stima ricordano Rodolfo Reichmann - Milano, 4 febbraio 2014. Ciao Rudy grazie per la tua affettuosa e generosa accoglienza.- Graziano Gatta. - Parabiago, 4 febbraio 2014. Marta Badoni, Simonetta Diena con Giancarlo Graziola, Valeria Egidi Morpurgo, Ronny Jaffè con Anna Calabi, Noè Lojacono, Anna Meregnani, Paola Molone abbracciano forte Anna e figli per la dolorosa e improvvisa scomparsa di Rodolfo Reichmann - Milano, 4 febbraio 2014. Addolorati per la morte di Rudi siamo vicini a Viki, Ita, alla mamma Gianna, alla moglie Anna, ai figli Sarah e Thomas e ai nipoti.Eugenia e Franco, Anna e Alfonso, Marusa e Gigi, Catharina e Moritz. - Milano, 4 febbraio 2014. Rudi Reichmann Ci mancherai immensamente ma ti terremo con noi durante il cammino.- Niccolò, Tobia, Greta e Claudio Robotti. - Milano, 4 febbraio 2014. Il Presidente, l'Esecutivo e i soci della Società Psicoanalitica Italiana sono vicini ad Anna Ferruta, a Thomas e Sarah Reichmann, nel dolore per la perdita del loro caro Rodolfo Reichmann - Milano, 4 febbraio 2014. I Fratelli della Cinque Giornate 844 di Milano partecipano al dolore della famiglia Reichmann per la perdita del carissimo Rodolfo maestro di vita e compagno di fecondi lavori. - Milano, 5 febbraio 2014. Rodolfo Reichmann Partecipa al lutto: Silvia Banfi. Ricordando il carissimo amico È mancata al nostro affetto la mamma È tornato alla casa del Padre il Paolo Lycia Villani dott. Carlo Maria Dupré siamo vicini ai suoi cari.- Franco Roberto Beppe Edgardo Alberto. - Milano, 5 febbraio 2014. Lo annunciano con papà Francesco, i figli Filiberto, Emanuela, Anna e Gianni, con Andrea, Ludovica, Francesco, Lorenzo, Costanza, suoi amati nipoti.- I funerali si svolgeranno giovedì 6 ore 11, Santa Maria di Nazareth, Sestri Levante. - Sestri Levante, 4 febbraio 2014. Lo annunciano la moglie Amalia, i figli Francesco con Barbara, Benedetta con Stefano, il fratello Giangaleazzo.- La cerimonia funebre si terrà mercoledì 5 febbraio 2014 alle ore 14.45 presso la chiesa di San Gregorio in Milano.- La tumulazione avverrà in seguito nella tomba di famiglia a Rimini. - Milano, 4 febbraio 2014. Il Presidente, il Consiglio Direttivo, il Segretario Generale e tutto il personale di Manageritalia Milano sono vicini alla famiglia per la scomparsa dell'amico dott. Gianpaolo Pietra - Milano, 5 febbraio 2014. Partecipiamo al dolore della famiglia per la scomparsa del tanto stimato Gianpaolo Il Presidente, l'Amministratore Delegato, il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale e i colleghi tutti di Assidir S.r.l. - Milano, 4 febbraio 2014. Gli amici Lions del Milano Borromeo si stringono affettuosamente a Chicca e alle figlie di Gianpaolo Pietra Di lui ci mancherà tanto la disponibilità, l'assiduo e generoso lavoro per tutte le attività del club a sostegno degli altri. - Milano, 3 febbraio 2014. Consiglio Direttivo e Collegio dei Revisori di aidWeb - portale Lions sulle malattie rare - di cui Gianpaolo Pietra è stato collaboratore attivo e prezioso si associano al dolore della famiglia. - Milano, 3 febbraio 2014. I colleghi di Revistudio Alessandro, Daria, Fabio, Fosco, Marco, Maurizio, Paolo, Piera, Silvia, con Carla partecipano commossi alla perdita dell'amico Dott. Gianpaolo Pietra - Milano, 4 febbraio 2014. Tutti i colleghi di Crowe Horwath, FIS e Antex partecipano al dolore della famiglia per la scomparsa di Gianpaolo Pietra - Milano, 4 febbraio 2014. John Stewart, Luciana Dolci, Gian Paolo Giannini, Giusi Lamicela, Emanuele Borgonovo, Pietro Magnoni, Gaetano Pizzitola, Carlo Dragani e Deborah Peracchi con profondo cordoglio partecipano al dolore dei familiari per la perdita di Gianpaolo - Milano, 4 febbraio 2014. Si è spento per sempre lo straordinario luminoso sorriso di Gianna Ichino Marchesi Elena Ichino con Gabriele Reda, Valeria, Federico e le loro famiglie, assieme a Luca e Laura De Lorenzo e le loro famiglie, ne ricordano l'innata gioia di vivere, l'estrosa vivacità intellettuale, le generosa e disponibile presenza negli affetti.- Un grazie al nostro infermiere "storico" che l'ha seguita con impegno e perizia, alla "piccola" che ha speso energie nuove e positive ma sopratutto a Zhanna, senza la quale niente, di tutto quello che abbiamo fatto, sarebbe stato possibile.- La Messa funebre sarà celebrata nella chiesa dei SS. Martino e Silvestro, in viale Lazio, giovedì 6 febbraio alle ore 11; da qui si proseguirà per il cimitero di Chiaravalle dove Gianna riposerà nella tomba di famiglia.- Piuttosto che fiori la mamma avrebbe gradito un'offerta alla Vidas, corso Italia 17. - Milano, 4 febbraio 2014. Partecipano al lutto: I nipoti Maria Paola, Pietro, Giovanna, Andrea con le loro famiglie. Dina e Gianni Cortesi. Partecipano al lutto: Sergio e Luciana Barenghi. Beppe e Marily Podda. Gontrano e Lolli. Maria Pia, Eugenio e Ludovica. Sergio e Adriana. Addolorati per la morte di Lycia Villani Patti i fratelli Liliana con Gustavo, Mario, Massimo con Anna ed i nipoti Riccardo con Cinzia, Lorenzo con Laura e Maddalena con Giuseppe la ricordano con affetto. - Milano, 4 febbraio 2014. Dino e Paola, Roberto e Elda con figli e nipoti sono vicini a Francesco, Filiberto ed Emanuela nel dolore per la perdita della cara Lycia Patti Villani - Milano, 4 febbraio 2014. Franco e Lulli Giacomazzi, unitamente a Francesca e Cecilia, si stringono con commozione e grandissimo affetto a Francesco, Filiberto e Emanuela nel ricordo della carissima Licia Villani Patti - Milano, 4 febbraio 2014. Fabrizio Clara Luca Karyn Linda ed Enrica sono affettuosamente vicini a Francesco e a tutta la famiglia nel ricordo di Lycia Patti Villani - Milano, 4 febbraio 2014. Siamo affettuosamente vicini a Francesco e figli per la dolorosa perdita della carissima Lycia Antonella Assunta Clara e Jo Ileana Maria Laura Pia e Valeria. - Milano, 4 febbraio 2014. Gli amici di sempre sono vicini a Francesco, Emanuela e Filiberto nel ricordo di Lycia Marisa, Laura, Marika, Alberto, Armanda, Paolo, Marisa, Anna Paola, Maria Teresa. - Milano, 4 febbraio 2014. I figli, i fratelli e la famiglia tutta annunciano con grande dolore la scomparsa di Carloedgardo Minoli Il funerale si terrà oggi alle 16.30 presso la chiesa di San Salvatore in Lauro a Roma. - Roma, 4 febbraio 2014. Giovanni, Matilde, Giulia e Salvo si stringono commossi a Cristina, Francesca, Chiara e Jacopo e alle rispettive famiglie e ricordano con profondo affetto Carloedgardo Minoli - Roma, 4 febbraio 2014. Carledgardo Minoli Francesco, Giovanna e Ludovica Minoli rivolgono l'ultimo affettuoso saluto a Carledgardo e si stringono in un abbraccio ai nipoti e cugini Francesca, Jacopo e Chiara. - Milano, 4 febbraio 2014. Carlito con amore sempre nel cuore.- RobertoToni con Maddalena e Lorenzo Martino. - Firenze, 4 febbraio 2014. Giovannella È piaciuto a Dio, nostro Signore, di chiamare a sé il nostro fratello Cecilia, Paola, Francesco e famiglia abbracciano tutti i cugini nel ricordo della zia Gianna che ha raggiunto i suoi amati Renato, Silvia e Pino.- Grazie Elena per la cura amorevole e rispettosa di questi anni. - Milano, 5 febbraio 2014. Benedetta Dupré Pulga insieme al marito Stefano si unice al dolore della mamma Amalia per la perdita del papà Carlo - Milano, 4 febbraio 2014. La famiglia Pulga partecipa al dolore della famiglia Conti Dupré per la scomparsa di Carlo Maria Dupré - Milano, 4 febbraio 2014. Pietro e Mariapaola Lunardi con Giuseppe, Martina e Giovanna partecipano con affetto al dolore di Cesare e famiglia per l'improvvisa perdita della carissima Nicoletta - Milano, 4 febbraio 2014. I colleghi e amici del gruppo Rocksoil sono vicini con affetto a Cesare e famiglia in questo triste momento per l'improvvisa scomparsa della cara Nicoletta Tribbia - Milano, 4 febbraio 2014. Luigi e Bruno assieme a Giuliana e Teresa con figli e nipoti annunciano la scomparsa della loro cara mamma Tina Ferrari - Milano, 4 febbraio 2014. L'Ospedale Villa Pineta partecipa al dolore di Luigi e Bruno Nobile e delle loro famiglie per la perdita della cara mamma Ernestina Ferrari Nobile - Pavullo nel Frignano, 4 febbraio 2014. Il caro e amato amico Padre Michele Simone Presbitero I confratelli Gesuiti desiderano ringraziarlo per la coerente testimonianza di religioso, per l'umile e profondo servizio della chiesa come vicedirettore e scrittore de La Civiltà Cattolica, e intelligente conoscitore della società italiana.- Le esequie sono fissate per giovedì 6 febbraio, alle ore 10, nella cappella di Villa Malta, in Roma, via di Porta Pinciana 1. - Roma, 5 febbraio 2014. Giorgio Bertoli Ne danno il triste annuncio la moglie Anna, i figli Gloria, Maurizio e Ursula, la sorella Nella, la nuora Stefania, il genero Gigi e i nipoti.- I funerali avranno luogo il giorno 5 febbraio alle ore 10 nella chiesa di Santa Maria in Zivido, via Gorki - Zivido di San Giuliano Milanese. - Zivido di San Giuliano Milanese, 4 febbraio 2014. Dopo lunga malattia è mancato all'affetto dei suoi cari il Commendatore Dott. Adrio Guerneri Ne danno l'annuncio i figli, il genero, la nuora ed i nipoti.- La camera ardente è allestita presso la Casa Funeraria San Siro di Milano, via Amantea, dalle ore 8 alle ore 19.- Per il giorno e l'ora dei funerali contattare il n. 0232867. - Milano, 4 febbraio 2014. Cinzia, Bernardo, Veronica e Beatrice annunciano la scomparsa dell'amata nonna Marisa Moscati I funerali si terranno il 5 febbraio ore 10, presso la Basilica di Santa Sabina all'Aventino, Roma. - Roma, 3 febbraio 2014. Nel decimo anniversario della scomparsa di Giovanna Musati in Tronchetti Provera la famiglia la ricorda con profondo amore.- Una Santa Messa verrà celebrata il 7 febbraio alle ore 17,15 nel santuario di Santa Maria delle Grazie in corso Magenta, Milano. - Milano, 5 febbraio 2014. Da un anno è mancato Sandro Cannavale Silvana, Manuela, Fabio, Dario e le loro famiglie lo ricordano con immutato affetto.- Oggi alle 18.30 sarà celebrata una Santa Messa nella chiesa di San Babila. - Milano, 5 febbraio 2014. 5 febbraio 2000 - 5 febbraio 2014 Marina Franceschini Sei sempre la nostra stella che brilli lassù.- I tuoi cari. - Milano, 5 febbraio 2014. Enzo Muzii ci ha lasciato.- Siamo vicini a Caterina e Andrea.Mirella, Simone, Jacopo e Lalla. - Roma, 4 febbraio 2014. Ancora un saluto caro Enzo ricordando il coraggio della tua contagiosa allegria.- Giovanni e Maddalena. - Milano, 4 febbraio 2014. Silvia, Marco, Gabriela e Matilde abbracciano con affetto Daniele, Manuela, Matteo, Alessandro e Giorgio per la perdita dell'amata nonna Lidia - Milano, 5 febbraio 2014. La famiglia Torrisi si unisce al dolore di Daniele e Anna per la scomparsa della loro cara mamma Avv. Lidia Resconi RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Corriere della Sera - Milano, 4 febbraio 2014. Dopo una vita a Roma si è spenta serenamente a Parigi Ciao Alice racconterà a Mattia, Riccardo, Giulio e Valerio che la bisnonna amava affidare alle note delle canzoncine il suo tenerissimo, mai banale, affetto per loro! - Milano - Roma, 4 febbraio 2014. Partecipano al lutto: Tina, Adele con Piercarlo, Anna Maria con Silvia con fraterna amicizia. Il giorno 4 febbraio è improvvisamente mancato all'affetto dei suoi cari Odette Ousset Ne danno il triste annuncio i figli Bertrand con Helene Huber, Xavier, Sabine con Tommaso Pignatti Morano, i nipoti Celestine, Filippo con Monica, Giacomo e i nipotini tutti.- A esequie avvenute una Santa Messa sarà celebrata a Roma nella chiesa di San Luigi dei Francesi venerdì 7 febbraio alle 19. - Parigi, 26 gennaio 2014. Il 3 febbraio ci ha lasciato all'improvviso il nostro caro papà Giorgio Pizzochero alpino, sciatore, bio-agricoltore, tenace lavoratore, amante della natura e del bello.- Eterno ragazzo con le sue stravaganti imprese ci ha riempito la vita.- Pierdavid ed Elisabetta. - Roma, 5 febbraio 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 45 italia: 57525754585250 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 5@, ,5,, 5@* ,5:, 5:@ ,5;6 5;* ,5; 5 6 ,5:* 5,, ,5;; 5;@ 5 , ,5:; ,5;5 -&2( (.2 5 @ ,5:6 5;* ,5;@ -".2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" !!%+2 %' 9(-+ +!!% ' +2 '+'()9 ' )92+ -2 '122%>+ % <) -2%( -29<2?%+) 9')9% +) -%+!! 2+>3% )>%9 ' +2 %)+ @@7@@ (. !'%+ 3<'' 2 2%9%# ' <. +()% 9(-+ %329+ <) -+1 +><)/<4 <)1'92 -29<2?%+) 9')9% %)> 22%> >)2& +) -%+!! 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((2 5$ !"&( Giochi e pronostici Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 9 4 1 3 7 8 5 2 6 5$"&( 12 Numero SuperStar Jackpot indicativo prossimo concorso: 9.300.000,00 Ai 6: - Ai 5 stella: 23.043,00 Ai 5+ - Ai 4 stella: Ai 3 stella: 1.335,00 Ai 5: 26.644,37 Ai 2 stella: 100,00 Ai 4: 230,43 Agli 1 stella: 10,00 5,00 Ai 3: 13,35 Agli 0 stella: www.corriere.it/giochiepronostici della nuova «imposta sui telefonini» 1 LePoicifre il ministro Bray frena sul decreto Miami, un super attico da 25 milioni di dollari 2 Il proprietario è un italiano, amico di Galliani ce la può fare: da Amato a Monti, ecco 3 L’Italia come secondo cinque ex premier Napolitano a Strasburgo: «Basta austerity» 4 I parlamentari leghisti lo interrompono assolto il semaforo con il trucco 5 Segrate, Neanche un euro agli automobilisti Valentino in forma Prime prove della stagione a Sepang e un Rossi super viene superato solo da Marquez. Coppa Italia Semifinale Prova d’appello per il Napoli che all’Olimpico affronta la Roma in semifinale. Il via alle 20.45. Immagini Le più belle del mondo Dall’Africa all’Australia, ecco gli scatti più belli premiati dal Sony Awards 2014. Foto. PER SCOPRIRE CHI SONO I VERI CAMPIONI Il DVD che racconta la visita della Nazionale Italiana di Calcio al campo di sterminio nazista di Auschwitz-Birkenau durante gli Europei 2012 in Polonia e Ucraina. DAL 27 GENNAIO A € 7,90* CON CORRIERE DELLA SERA E LA GAZZETTA DELLO SPORT Musiche: Concerto per violino e orchestra di GIOVANNI ALLEVI una produzione CON L’ACQUISTO DI QUESTO DVD CONTRIBUISCI AI PROGETTI DELLA FONDAZIONE MUSEO DELLA SHOAH ONLUS * Più il prezzo del quotidiano – Servizio clienti 02 6379 7510 GIORNO DELLA MEMORIA 2014 Alé Comunicazione Puzzles by Pappocom 2 %"& 2( 2<!% 32 %3 +9)? . '2% %(%)% > Sudoku Difficile 7 $."&#" .$( "%5-( +' % archivio FIGC/AS Photo - per gentile concessione +' +22)9% %)39%'% 9')9%# 3-%)9 <) -2++)+ >+29% -233%+)2%+ %) -2+33%(%9 ' !)+ )%9+ -+29)+ )<% -%+!! %<3 3<''1<2+- )92+$+%)9' )# +29% 92 2)% +2 %922)+ 3<' !)+ )%9+. +'% %)%'92?%+)% % 2% <(% 2!!%<)!+)+ )# %' %922)+ )92+$+2%)9' +) /<'# -%+!!% 3-23 9(-+ -%= 3%<99+ 3+'!!%9+ 3<' 239+ ' +)9%))9. &RGLFHFOLHQWH 46 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera italia: 57525754585250 OGNI GIORNO DALLE 14.00 CON Tv in chiaro Teleraccomando DJ ,>£ di Maria Volpe PER RICORDARE PER RIFLETTERE Seymour Hoffman Amanda Knox: prete moderno film e speciale Per ricordare l’attore Philip Seymour Hoffman, scomparso nei giorni scorsi, stasera va in onda il film Il dubbio (2008) scritto e diretto da John Patrick Shanley: 5 candidature agli Oscar 2009, per l’intero cast Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman (nella foto insieme: lei nel ruolo di suor Alovsius; lui di Padre Flynn) e per la miglior sceneggiatura non originale. Trama: 1964, Padre Flynn è un sacerdote che insegna in una chiesa cattolica del Bronx, la cui preside è Sorella Aloysius. Lui è moderno e simpatico; lei severa, rigida, e cerca di mantenere metodi all’antica. Inevitabile lo scontro. La sentenza della Cassazione è ancora fresca: Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono colpevoli dell’assassinio di Meredith Kercher. Stasera si comincia con il film basato sulla storia dell’omicidio di Perugia. Il film ci lascia con una domanda: Amanda (Hayden Panettiere, foto) la studentessa di Seattle ha commesso quel crimine? O è vittima del sistema giudiziario? A seguire alle 22, il documentario «Oltre la cronaca: Amanda Knox - Un caso aperto» che analizza il sistema legale italiano, mostra le opinioni dei genitori di Amanda, dei suoi amici, degli investigatori, dei pm. Il dubbio Rai2, ore 23.20 Amanda Knox: la storia senza fine - Crime+Investigation, 21 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// ° ÌÌ° £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°£ä 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi 6iÀV> >Þ> £x°Óä 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi *>> *iÀi}] À>V >Ài° i «À}À>>\ ,> *>À>iÌ /ii}À>iÆ /} £Æ i Ìi« v> £n°xä ½,/° +Õâ° `ÕVi >À Ì -, Óä°ää /", ° Óä°Îä / 1*\ ,> >«° >V i «À}À>>\ /}£ Èä ÃiV` Óΰ£ä *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕ 6ië> ä°{x / £ "//° È°ää 1 -/, *, /° /iiv È°{ä ,/"" -° ,>}>ââ° n°£ä <",,"° /iiv n°Îx -*,/ "1-76-° /iiv £ä°ää /Ó -° ÌÌ° ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä / Ó "-/1 -" /° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //"° ÌÌ° £x°ää +1-/" / /,,"<" ,-*"-/ /° ÌÌÕ>ÌD £È°ää " - // ,,-"/° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x -+1, -* ", ££° /iiv Ç°Îä /, 1" ", " ," ° ÌÌÕ>ÌD n°ää ",° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx , *, /" -*<","° ÌÌ° £ä°£x ,/,° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä / Î 1/° ££°£x -,° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /Î 1", /° ÌÌ° £Ó°{x * +1"/ "° ÌÌÕ>ÌD £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°xä /, " ,"° ÌÌ° £x°ää / Î °°-° £x°äx /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £x°£ä /,, "-/,° /iiv £È°ää -*// " "° VÕiÌ £È°{ä "° VÕiÌ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° È°Óx Ç°Óä n°Óä °{x £ä°xä Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi Ó£°£ä /1// "* ½",° i`>] 1Ã>] ÓääÓ®° ,i}> ` `Þ /i>Ì° ,iiÃi 7Ì iÀë] à ÕV>Ã] *>ÌÀV i«ÃiÞ° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä - " "- 1/° ,i>ÌÞ Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx ½ 6-/"¶ ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi i`iÀV> -V>Ài Óΰ£x <"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ° >V Óΰäx / Ó° ÓΰÓä 1"° À>>ÌV] 1Ã>] Óään®° *>ÌÀV - >iÞ° iÀÞ -ÌÀii« Ó{°ää /Î "//° ä°£ä / ," ° £°äx ,- " ///" *//" " 66 <° ÌÌÕ>ÌD ,>x ,> -ÌÀ> £°£x /*" ° £°Óä -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD £°xä " ] ½*"* ½1"" ",*"° VÕiÌ>À À>°Ì >>ix Ì>>£ RINGO >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì *-° /iiv 6 ° /iiv 1 /,° /iiv , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv , " /6 -* ° 6>ÀiÌD / ,° / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x /" / */,"° ÌÌÕ>ÌD n°xä // " +1° ÌÌÕ>ÌD £ä°äx / x ", £ä° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä 1/1° ->« £{°£ä /"6/, ° ->« £{°{x 1" " ° /> Ã Ü £È°£ä -,/"° /iiÛi> £È°xx *"," +1° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀL>À> ½1Àð i «À}À>>\ /}x ÕÌ £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi *> ð i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi È°Óx 76,9° -iÀi È°xx , -° -iÀi Ç°{ä 1 *, ° /iiv °Îä 6,7""° /iiv ££°Óx ,° "1- 6-" ° /iiv° Õ} >ÕÀi] ,LiÀÌ -i> i>À`] ">À ««Ã £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°äx -*",/ -/° £Î°{ä 1/1,° >ÀÌ £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îä ," /° >ÀÌ £{°xx /",9 ° -iÀi £x°xä 1 1" £ÉÓ° -iÀi £È°Îx "7 / 9"1, "/,° /iiv £È°xx "6,/ ,-° /iiv £n°Îä -/1" *,/"° £°Óä °-° - , ° /iiv È°ää / Ç° Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi /â>> *>i> ££°ää ½, /,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÞÀÌ> iÀ £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä / -/, /° /iiv° À>} /° iÃ] >Ì > >*>}> £n°£ä "--," ",,° /iiv° *iÀÀi `Þ] ÀÕ >`iÀ] Ìi> Õ>` £Ó°Óä /-\ - //½ -iÀi £Î°Óä "6 -*"-° 6>ÀiÌD £{°£x - ,1-° -iÀi £x°£ä ", 9° /iiv £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £È°xä / "° 6>ÀiÌD £Ç°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £n°xä ," 1 , -1*,-/,° /iiv £°Óä - ,1-° -iÀi Óä°£x ", 9° /iiv Ó£°£ä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD Óΰää "- *1½ " ° Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°£x 1,"-" -" 1//" ° À>°] 1Ã>] Óään®° ,i}> ` >Û` V iÀ° À>` *ÌÌ] >Ìi >V iÌÌ] /`> -ÜÌ Óä°ää / x° Óä°{ä -/,- "/<° /} ->ÌÀV Ó£°£ä -,/ "," , ° ÃiÀi° Õ iÀÀÕÌ] -iÀi> >ÃÌ] >Û`i >V«] >Ì >i ,>«Ì iâ Ó£°£ä -"7° 6>ÀiÌD° `ÕVi ° >Ã] /° >ÕV>À° >>««>½Ã ä°Îx "6 ," ," ° i`>] À>V>ÉiÀ>>É1à >] Óää®° ,° ÕÀÌð *° -iÞÕÀ vv> Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó£°£ä ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >Õ} *>À>}i Ó{°ää / Ç / -° ÌÌÕ>ÌD £°£ä "6 -° ÌÌ° ä°Îx -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD ä°{ä -9 ,,° À>>ÌV] 1Ã>] £È®° ,i}> ` ià ««iÀ ÓΰÎä 1 ½"// / "" 9,° À>°] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` ,`iÞ -VÌÌ° ,ÕÃÃi ÀÜi Ó°{x -*",/ -/° ΰ£ä -/1" *,/" ", /° ΰ{ä ,"-° /iiv° >ià Þà ii] >Þ`i *>iÌÌiÀi £°£x -"/° i`>] 1Ã>] £Ç®° ,i}> ` ,>« / >ð ,V >À` À`>] >Û` Ûi ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Îx £È°{ä £n°xx £°Îx ii>Þ /6 £x°Îä " 1*9 9° ÕÃV>i £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää -7/ / ,/° /iiv £°ää *,// " /,"**"° -iÀi £°Îä -- E "9° /v Óä°ää ", *-1° ÕÃV>i Óä°Óä 1", ,"° 6>ÀiÌD Óä°{x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°ää -7/ / ,/ ΰ /iiv ÓÓ°ää 9 / ° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Brad Pitt nasce vecchio Tre storie di vita firmate Bbc ,>{ Tratto da un racconto del 1920 di F. Scott Fitzgerald: la storia di un uomo (Brad Pitt, foto) nato 80enne che ringiovanisce man mano che il tempo passa. Il curioso caso di Benjamin Button; Rete 4, ore 21.15 Tre storie di vita vera firmate Bbc: 2 donne e 1 uomo inglesi lasciano casa e famiglia per mettersi alla prova con esperienza lavorative tra Guatemala, Filippine e Liberia Lavori al limite laeffe, ore 21.30 Blasi e Mammucari fra rifiuti e molestie Paragone e la lite Grillo-Boldrini Ilary Blasi e Teo Mammucari lanciano i servizi: Nadia Toffa si occupa di rifiuti tossici a Crotone. Pablo Trincia indaga sul caso di un prete condannato per molestie su minori. Le Iene Show Italia 1, ore 21.10 Gianluigi Paragone e le polemiche infinite tra Beppe Grillo e Laura Boldrini. Tra gli ospiti del programma Claudio Borghi, Maurizio Zamparini, Sandro Gozi. La gabbia La7, ore 21.10 Ç°Óä n°xä °Îx £ä°Óä ££°äx ££°{x £Î°£x £{°ää £{°{x £x°Îx £È°Óä £Ç°äx £Ç°xä £Ç°xx £°Óx Óä°Óx Ó£°£ä ÓΰÓä ä°äx À>°Ì À>°Ì -/,° -iÀi "-/ 7",° -iÀi 8 ° -iÀi *,6/ *, / ° -iÀi ,"/,- E --/,- º "," - ,» /iiv -/,° -iÀi ,1-° /iiv *,6/ *, / ° -iÀi ,"/,- E --/,-° /iiv 1 8* /° -iÀi " /, ° -iÀi 8 ° -iÀi , 7- ", "° -/,° -iÀi 1 ° -iÀi -1*, /1,° -iÀi / 1° À>>ÌV®° >Û` V iÀ° - ° -iÀi , ° -iÀi £n°Îx 1--9] -/,1--° ÕÃV> £°Îä ,° ÕÃV> Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x - ° V° ÓÓ°£x , /, ,° V° ÓΰÓä 6 //, -"7° /> Ã Ü ä°£ä " " /° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää , x{° VÕiÌ Óä°Îä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°£x ,- " ///" *//" " 66 <° V° ÓÓ°£x ° °° ° VÕiÌ Óΰ£x 79 *"6,/9¶ / /"° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £n°{ä * 6/° /iiÛi> £°Óx ,9 76-\ " // 1",° -iÀi Óä°£ä ,- " ," ° -iÀi Ó£°£ä 1 , ° -iÀi Óΰää 1/",/,//° ÌÌÕ>ÌD À>°Ì À>°Ì £x°{ä *,-" /-° £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx "** 6/ "7 9° £°Óx -*", , Ó 1 " "*"° Ó£°£x -"1 ° Óΰäx -1, ° ä°{x , 7- "//° ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x , ° /iiv £°Îä 6"//° /iiv Óä°Óä 6 /","1-° /iiv Ó£°£ä 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°ää 1 1 * ° >ÀÌ £n°£ä , **° ÌÌÕ>ÌD £°{ä /" -*"- , -° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä , 9\ -"/," "° ÌÌ° Ó£°£ä ,] ,] ,° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£ä *,/ ° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx -"** /° ÌÌÕ>ÌD ££°ää 7E",,° /v £Ó°{ä 6"-/, -"° ÌÌ° £Î°xä " */," -/ ° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°{ä -/ -«ÀÌ £°Îä *1 /" *"° ÌÌ° Óä°xä 1 / " /",° -iÀi ÓÓ°Îä 7E",,° /iiv £n°Îx 1/"° ÌÌÕ>ÌD £°Îä , //"t V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä 9/1-/,-° ÌÌ° ÓÓ°ää / ½66" //"° 6>ÀiÌD ÓÓ°xä 6° ÌÌÕ>ÌD Óΰ{ä ,- È <" , * ,Õ}LÞ £n°xx / Ç° £°ää 5 //° ÌÌÕ>ÌD Óä°äx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä ,9½- /"9° /iiv Óΰää 1\ ,<< " 6 " 1" "° ÃiÀi ,> 99 Àà i >x /Û Óäää £n°xx £°äx £°Îä Óä°ää À>°Ì "9° >ÀÌ <"1° >ÀÌ ,**° >ÀÌ ,/" " < "° >ÀÌ Óä°äx ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°£x 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £x°{{ " "° £Ç°ÓÈ ," <" *"*",° £°Ón -1*, ,° /iiv Ó䰣Π, ° /iiv Ó£°äÎ / "/ *,"* - 6" ½",° Óΰ££ 6 /-° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £°Óx -61"/ / /-",° VÕiÌ>À Óä°Óä , ° 6>ÀiÌD Ó£°£x -1,66 " / ½-" -"*,66--1/° Óΰää //"-° ä°{x *"----" ° £n°ää " /" -*"-° V° £°äx " - "° ,i>ÌÞ £°Îä ° /iiv Óä°Óä 1 *, ° /iiv Ó£°£ä Ó *, -*,° Óΰäx *5 *,° ,i>ÌÞ ÌÛÓäää°Ì Óä°xx / /° Ó£°Óä 1 -,/ 6,- 1" -, " ** , - "° ,i}i ÓÓ°Îä 6/ 6 /° ÌÌ° ÓΰÎä ",<" 1 ,-/ ,"-," - /1," *"*° ,i}i Corriere della Sera Mercoledì 5 Febbraio 2014 47 italia: 57525754585250 Pay Tv Film e programmi Huppert gallerista ama un operaio Isabelle Huppert è la gallerista d’arte radical chic che si trova, complici i figli, a innamorarsi di un operaio di specchiata ignoranza. Gli opposti s’attraggono: per sempre? Il mio migliore incubo! Sky Cinema 1, ore 21.10 A Londra teppistelli contro extraterrestri -Þ i> -«ÀÌ ££°äx - , <",," ° «Ã ÀiÃVi > ÌÀ>ÃvÀ>Ài L>`Ì ° >`iÀ>Ã Õ «iÀviÌÌ Ã«>`>VV\ <ÀÀ° -Þ i> >Ý £Ó°£ä / -" /7", > ÃÌÀ> ` >À <ÕViÀLiÀ} i `i> >ÃVÌ> `i> ÃÕ> ºVÀi>ÌÕÀ>» >À>\ ÃV> iÌÜÀ >ViL° -Þ i> £ £Î°Óä -*," 1 «ÃÌiÀ] ½>V i Õ> À>}>ââ> VÌÀ Õ VÀ>i° ° >`iÀ>Ã] -° >Þi i +° />À>Ì i v `ÀiÌÌ `> ,° ,`À}Õiâ° -Þ i> >Ý £{°£x , *"/ / "< "ÃV>À }}Ã] Õ ÕÃÃÌ> V>À>Ì>] Ûii ÌÀ>ëÀÌ>Ì i v>Ì>ÃÌV ,i} ` "â° *ÀiµÕi `i ViiLÀi v `i £Î° -Þ i> £ £x°£ä ,"-- -Ì>Ì 1Ì Ã VVÕ«>Ì `> vÀâi ÃÛiÌV i i VÕL>i° 1 }ÀÕ«« ` }Û> À}>ââ> > }ÕiÀÀ}>° *>ÌÀV -Ü>Þâi° -Þ i> >ÃÃVà £È°Îä --" \ *"-- Î ½>}iÌi ëiV>i ÕÌ /° ÀÕÃi® ÌÀ> >âi] «>ÃÃ>` `> Õ V>« >½>ÌÀ `i `° V i > ,>° -Þ i> £ £Ç°£ä *-/", ° >À`Ì i ° >À`>i ÛÛ i ÜiÃÌ i `iÛ viÀ>Ài Õ> L>`> ` «ÃÌiÀi° -Þ i> >ÃÃVà £n°{ä / ,/ " / 1 ,i>i `i> Ã>}> À}>À> V ,° >VV ° -Ì>ÛÌ> m Õ À>}>ââ >iÀV> > ÌÀ>ÃviÀÀà > *iV ] VÌÀ>` LÕ ` ÌÕÀ° -Þ i> £ £°äx 66, 1 -" " "t Ó -iV` V>«Ì `i> ÃÌÀ> ViÌÀ>Ì> ->Ì>} Õiâ ° iViÀ®] Õ V>«i V i }V> i ,i> >`À`] > v>V ` iV > i <`>i° -Þ i> >Ý Ó£°ää " ,-"" ÀÌÀ `>> À>`i ÕiÀÀ>] >ÀÀÞ `iV`i ` ÀÌÀÛ>Ài Ãm ÃÌiÃÃ] >`> > Ìi > ÃÕ> ÛÌ> i «>ÀÌi >> ÛÌ> `i½>>Þ>° -Þ i> >ÃÃVà </" >««i] 88 ÃiV° 1 Û>}>L` ViV /° Ì>® ÛÛi v>Vi` >ÃÃ>}}>ÌÀi] > m Õ >Li >iÃÌÀ ` ë>`>° -Þ i> ÕÌ 6/ 1 " <"" 6i`Û i V `Õi v} `> VÀiÃViÀi] i> ii `iV`i ` ÀÛ>ÕÌ>Ài Õ ÛiVV â V i ëÌ> ÌÀi Óää iÃi«>À Û> `½iÃÌâi° -Þ i> >Þ 1 - " > Õ À>â ` °° >Ìià `i} > Èä] ÌÀiVV >Àà ÃÕ Ãv` `i½Ì>> v>ÃVÃÌ> `i £ÎÇ° 1> / ÕÀ>° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä / -/, 1 Ài`ÕVi ÌÀ> > V>Ã> `« > }ÕiÀÀ> i à >ÃV> >vv>ÃV>Ài `>> >ÕÃ> i `> ÃÕ i>`iÀ° ««> 6« «iÀ ° * iÝ i *° -iÞÕÀ vv>° -Þ i> £ // / " ° 6-" ½viÀiÀ> -> Ûii >}}Ài`Ì> `> Õ> L>`> ` }Û> Ìi««ÃÌ° ,iÃVi > vÕ}}Ài > Õ iÌiÀÌi à ÃV >Ì> ÃÕ Õ> >VV >° -Þ i> Ìà *,-/ Õ ` `iÛ>ÃÌ>Ì `>i ÌÌi ÌÀ> Õ i Û>«À] Õ «ÀiÌi Ã`>Ì ÌÀ>«Ài`i Õ> VÀV>Ì> «iÀ LiÀ>Ài > «Ìi° -Þ i> >Ý ÓÓ°{ä °° " 6 // -iV` V>«Ì° "ÌÀi >½>ViÀÀ iV LÀ>] °° i à ÌÀÛiÀ> > VL>ÌÌiÀi VÌÀ <>ÀÌ>° -Þ i> >Ý Óΰää "- /Ài ÃÌÀi «iÀ Õ> >VV> ii}> `i½>Ài «iÀ`ÕÌ° ½ÌiÃ> «iV> m `ÀiÌÌ> i ÓääÓ `> /° Ì>° -Þ i> ÕÌ ÓΰÎä 1" ÀÝ] £È{\ ÃÀi> ÞÃÕà ° -ÌÀii«® «iÀ> Õ ÃÌÌÕÌ `Ûi >ÛÀ> «>`Ài Þ *° -iÞÕÀ vv>®] V i >ÌÌÀ> ÃëiÌÌ `i> Ài}Ã>°°° -Þ i> £ £Î°ää " x\ 1 *,// >«>Ì ÕÀ«i ÕÀëÀÌ £{°ää -/\ ", --"1, -Þ -«ÀÌ Ó £x°Îä -/" " - \ - £{x ««> `i ` ÕÀëÀÌ £È°£x "\ / 6", " -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £Ç°ää "\ / / ,**,° -, 6>Ài}} Õ« Óä£{ ,>-«ÀÌ £ £n°ää "\ 16 /1- /, -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £°ää -/" " - \ - £{x ««> `i ` ÕÀëÀÌ Óä°ää *// " 1,\ -* *" / 1,"* Óä£{ ,>-«ÀÌ £ Ó£°ää "\ , " -/, 1 / 1 >«Ã i>}Õi Óä£äÉ££ -Þ -«ÀÌ £ Ó£°£ä "\ *" 8 "* 1- * /ÕÀ° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°Îä ,19\ // -* -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°£ä "\ * 1,"* /"1, ÕL> iÃiÀÌ >ÃÃV° vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓΰÎä - * "\ -" -* ««> `i ` ÕÀëÀÌ ä°äx - * "\ -" / ««> `i ` ÕÀëÀÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Î°ää ° °°-° Ý Ài £{°ää 6"// ÃiÞ >i £x°ää "7 / 9"1, "/, Ý £È°£ä -- ÃiÞ >i £Ç°ää ° °/° , ÃiÞ >i £n°£ä "7 / 9"1, "/, Ý £°äx 7 , Ý Óä°äx , - Ý Ài -*-" Ý Ó£°ää 1 " ÃiÞ >i °-°° Ý Ài 7/ ", Ý ÓÓ°ää ," -" Ó ÓΰÓä /- ÃiÞ >i ÓΰÎx -", /- ÃiÞ >i £Î°£ä -/, < Î -Þ 1 £{°Óä /"* " " -Þ 1 £x°ää *," / ,1 79 1- £ä Ý vi £È°äx , ½- 8/ /"* " -Þ 1 £Ç°Îä / " "9 -Þ i> *>Ãà £n°{ä ½- / -Þ 1 £°Îä -/, < Î -Þ 1 Óä°£x , - " /- /-/ -Þ 1 Ó£°ää +1//," /," / Ý vi ÓÓ°äx *, "" 6,/ 1 , /," -Þ 1 Óΰäx /"1, ÃiÞ >i Óΰ{ä , 79 ,> Õ« ££°ää " 9 /-/ Vi`i £Ó°ää "9 // - , Ó £Î°£ä 9 "" 9 /1 - iÀ>} £{°äx ," Ó £x°£ä // - , iÀ>} £È°ää 1 1 * \ / 66 /1, Vi`i £Ç°ää 9 9 9" Ó £n°äx 1"6 66 /1, - ""9"" iÀ>} £°ää // - , iÀ>} Óä°ää -*" " Vi`i Ó£°£ä 7 8 1 ,> Õ« Ó£°Îä - ""9"" 9-/,9 ° iÀ>} Ó£°Îx /" Ó £{°ää 1/"-/, *, ½ , " >Ì> i}À>« V £x°Óä ""/\ /", "-/, ÃVÛiÀÞ >i £È°£x /"* ,- ÃVÛiÀÞ >i £Ç°ää -/ ½- -1*,1 ÃÌÀÞ >i £n°ää -,/ -/, ÃÌÀÞ >i £°ää , 1" ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää , " , ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää " / , 7,ÃVÛiÀÞ >i Óΰää "- 1, *,- < ÃVÛiÀÞ -ViVi //" "-/,1ÃÌÀÞ >i £{°ÎÇ 9 ° ,ÕLÀV> 9 £{°xÎ 1 *, ° /iiv 9 £x°£È ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°{ä / -/ ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°{È -"* *+1 ° /iiv 9 £x°{Ç "8 " Î ° *ÀiÕ i> £È°äx £È°{£ £È°xÈ £Ç°Îx £n°ÎÎ " /, ° /iiv 9 £°£ä <""° - Ü *ÀiÕ i> £°Ó£ , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ i> £°Óx , *, ° /iiv 9 £°ÓÈ +1 "° - Ü " £°Î{ *, ", ° *ÀiÕ i> £°Îx ,"9 * -° /iiv " Extraterrestri cattivi a Londra. Stavolta ad averci a che fare sono teppistelli (John Boyega, Jodie Whittaker e Luke Treadaway, foto) che difendono il ghetto coi denti. Attack the block - Invasione aliena Sky Cinema Hits, ore 21.10 Matt Damon cura gli animali Rimasto vedovo, lo scrittore Benjamin Mee (Matt Damon, foto) lascia il lavoro e si trasferisce coi figli in una tenuta all’interno di un vecchio zoo. Per contratto deve tenere attivo il parco. La mia vita è uno zoo Sky Cinema Family, ore 21 La spada di Kitano tra clan e geishe i`>ÃiÌ *ÀiÕ Zatoichi (Takeshi Kitano, foto, che cura anche la regia) è un vagabondo e un maestro della spada: dovrà vedersela con spietati clan e con misteriose geishe. Zatoichi Sky Cinema Cult, ore 21 £Î°ä£ -*// " /1" -° /Û 9 £Î°Îä *,- , ,/" ° /iiv " £Î°xä ," / *",/"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°äÓ ",/ 6/° *ÀiÕ i> £{°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " ,"9 * -° /iiv " ° /Û 9 ,"9 * -° /iiv " 1 " --° *ÀiÕ i> £n°£x -/1" <" \ 9 7," /" Óä£{° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Óx / 1, /° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> A fil di rete di Aldo Grasso Il boss dei matrimoni e il reality nella vita I l programma che in questo momento mi diverte di più è «Il boss delle cerimonie», il docu-reality che Real Time trasmette il venerdì sera. Il programma è dedicato ai cosiddetti matrimoni «alla napoletana» che hanno offeso la sensibilità di alcuni. Avete presente la scena iniziale del film «Reality» di Matteo Garrone dove si celebra un matrimonio? Non era un’invenzione. La location è il famoso «castello» «La Sonrisa» di Sant’Antonio Abate: un trionfo del kitsch, di sale finto-barocco, di arredi Vincitori e vinti sfarzosi, di fuochi d’artificio, di giochi d’acqua, di balli, di serenate, di cantanti neomelodici, Elisa persino di elicotteri. Pare che in Isoardi quel «castello» si celebrino un Tv del numero elevato di matrimoni, mattino, una sorta di gara a chi stupisce Raiuno batte di più gli invitati. Canale 5. Il tradizionale Il divertimento non consiste appuntamento con «Uno Mattina» (prima nell’analizzare uno «spaccato» parte), condotto da di vita napoletana, nel fare della Elisa Isoardi, ottiene facile sociologia, nell’irridere la una media nella pacchianeria del tutto. Questa settimana di 958.000 Disneyland del matrimonio sorspettatori, 18% di prende proprio per la nozione share. stessa di reality. Che non è solo un’invenzione televisiva, un genere; è un’interpretazione della Federica realtà, un modo d’intendere la Panicucci vita, l’enfasi con cui si fanno le Tv del cose. mattino, Il copione è sempre lo stesso: Canale 5 a dominare la scena c’è immansuperata da Raiuno. cabilmente la madre della sposa L’appuntamento con che vuole avere l’ultima parola «Mattino 5», condotto su tutto. Il padre si rassegna a da Federica Panicucci, svolgere la funzione dell’ufficiaraccoglie una media le pagatore e gli sposi vivono il nella settimana di tutto tra la fiaba e l’affermazione 704.000 spettatori, sociale. Adesso è venuta fuori per una share del una storia che riguarda il gestore 12,5%. e proprietario del «castello», il boss delle cerimonie. Antonio Polese è stato condannato a 2 anni e mezzo di carcere negli anni 80 per favoreggiamento, sono scoppiate polemiche e ci sono persino interrogazioni parlamentari circa un matrimonio tra figli di boss. Sarà compito della magistratura fare luce su questi episodi. Resta il fatto che il reality è nella vita, prima ancora che in televisione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Óä°£ , *, ° /iiv 9 Óä°{ä "97""½- -/ , /",-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x , ,*/° ,ÕLÀV> *ÀiÕ i> Ó£°£x 1," ",,° /iiv " Ó£°£x *,//9 // ,-° /iiv 9 Ó£°£x *, / -*"-"] *" / ,"6 "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°Ón , "1-° *ÀiÕ i> ÓÓ°äx 1," ",,° /iiv " ÓÓ°äÇ *,//9 // ,-° /iiv 9 ÓÓ°xÈ *-9 ° /iiv " Óΰää -/1" <" \ 9 7," /" Óä£{° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> &RGLFHFOLHQWH 48 italia: 57525754585250 Mercoledì 5 Febbraio 2014 Corriere della Sera &RGLFHFOLHQWH
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