ANNO 42 - POSTE ITALIANE s.p.a. - SPED. ABB. POSTALE – DCB CENTRALE/PT MAGAZINE AUT. 141/2004 VALIDA DALL’11/1172004 – PUBBL. MAX 50% - € 2,10 IN CASO DI MANCATO RECAPITO INVIARE AL CMP, VIA ZANARDI 28 40131 BOLOGNA PER LA RESTITUZIONE AL MITTENTE CHE SI IMPEGNA A CORRISPONDERE IL PRESCRITTO DIRITTO POSTALE N. 12 - DICEMBRE 2014 MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA La piadina Igp va in Europa NEGOZIATO USA-UE De Castro: più opportunità per il made in Italy Il Parmigiano Reggiano Agroenergie: taglia la produzione. come cambiano Parla il presidente Alai gli incentivi a pag. 6 a pag. 28 a pag. 48 001Cop_Arg_11.indd 3 18/11/14 11.51 UTILIZZO VERSATILE UTILIZZATORE ESIGENTE Le motoseghe a benzina Husqvarna sono facili da avviare e maneggevoli. Il motore X-Torq® garantisce un consumo minimo di carburante ed un livello di emissioni estremamente ridotto, rendendo il tuo lavoro più versatile ed economico. 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Viceversa penalizzerà le realtà meno dinamiche ed organizzate. Secondo un recente studio del Crpa di Reggio Emilia la produzione di latte in Europa si concentrerà soprattutto nell’area nord-occidentale, con l’Irlanda sicura protagonista; l’Italia, invece, rischia seriamente di perdere posizioni a causa degli elevati costi di produzione. Faranno eccezione le realtà di pianura e bassa collina di dimensioni medio-grandi, per le quali il potenziale di crescita potrà essere attorno al 10%. Comunque poco, rispetto allo sviluppo previsto per le aziende irlandesi (+30%) e tedesche (+15%). Nei Paesi europei del Nord-Ovest si attende per il 2015 un incremento pari a 10 milioni di tonnellate, tanto quanto l’intera produzione annua italiana. Come reagire a queste prospettive? Il ministro Maurizio Martina ha annunciato un Piano nazionale di settore basato sul miglioramento della qualità del latte, sulla promozione dei formaggi sui mercati esteri, sulla richiesta alla Commissione europea di accelerare il regolamento sull’etichettatura in modo da indicare sia il luogo di trasformazione che quello di mungitura. Si tratta di azioni necessarie e urgenti alle quali è però indispensabile aggiungerne un’altra: un sostegno attivo del Ministero alla crescita delle Organizzazioni dei produttori (Op) e la nascita di un Organismo interprofessionale nazionale del lattiero-caseario, come peraltro previsto dal Pacchetto Latte europeo. Senza una adeguata coesione commerciale dei produttori ed obiettivi condivisi tra gli attori della filiera, difficilmente ci sarà capacità di incidere su costi, prezzi, qualità, consumi ed export, e la distanza con i paesi europei competitori si allargherà ulteriormente. In Emilia-Romagna ci sono NOVEMBRE 2014 poi tre cose da fare. Qui, dove più del 90% del latte munto è destinato ai formaggi Dop, occorre rialzare rapidamente il prezzo all’origine delle Dop. Se il formaggio sarà nuovamente remunerativo anche il latte lo sarà. Dunque, in attesa che ripartano i consumi interni e che cresca ulteriormente l’export, bisogna riallineare offerta e domanda. E oggi, diversamente dal passato, è possibile farlo con i piani produttivi autorizzati dalla Ue. Frenare questa possibilità è autolesionistico. Per quanto riguarda la restante produzione di latte, bisogna puntare ad una tipologia di prodotto e a una fascia di mercato difficilmente contendibile dal latte di importazione. Quindi latte Alta Qualità, dove fa premio la maggiore freschezza, l’origine e la distanza ravvicinata tra produzione e consumo. Infine, abbassare alcuni costi di produzione sicuramente comprimibili: quelli generati dagli obblighi della direttiva europea sui nitrati. Dopo i dati scientifici prodotti da Ispra è legittimo attendersi una significativa riduzione delle limitazioni imposte alla zootecnia del nord Italia. Anche i costi delle gestioni burocratiche dovranno diminuire in attuazione del programma “Campolibero” governativo e del Registro unico dei controlli agricoli dell’Emilia-Romagna. Un altro costo comprimibile è quello dell’energia, con una maggiore efficienza dei consumi e l’autoproduzione energetica. E poi il miglioramento genetico e l’automazione in stalla e nella trasformazione. Molti di questi interventi potranno essere sostenuti dai finanziamenti regionali. L’ultimo Psr ha erogato oltre 120 milioni al comparto lattiero-caseario. Il nuovo Psr non potrà che fare meglio. Intervento di Tiberio Rabboni, assessore regionale uscente all’Agricoltura, economia ittica e attività faunistico-venatoria al convegno “Oltre le quote latte. Il futuro del sistema lattiero-caseario in Italia” tenutosi a Mantova il 27 novembre 2014 3 MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA PERIODICO DELL’ASSESSORATO AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA ANNO 42 - N. 12 - DICEMBRE 2014 Reg. Trib. Bologna n. 4269 del 30-3-73 Iscrizione al ROC n. 24729 Spedizione in abb. postale - Regime libero 50% Aut. DRT/DCB/Bologna DIRETTORE Tiberio Rabboni DIRETTORE RESPONSABILE Roberto Franchini COORDINAMENTO DELLA REDAZIONE Paola Fedriga IN REDAZIONE Antonio Apruzzese, Olga Cavina, Giancarlo Martelli REFERENTI Patrizia Alberti, Laura Banzi, Saverio Bertuzzi, Milena Breviglieri, Patrizia Cavanni, Vincenzo Di Salvo, Rossana Mari, Vittorio Marletto (Arpa-Simc), Piero Pastore Trossello, Carlo Patuelli, Paolo Pirani, Mario Savorelli (Crpv), Magda C. Schiff (Crpa), Simona Spagnoli, Maria Cristina Zarri SEGRETERIA DI REDAZIONE Monica Cervellati Cattani RESPONSABILE DIATECA AGRICOLTURA Fabrizio Dell’Aquila REDAZIONE Regione Emilia-Romagna Direzione Agricoltura 40127 Bologna Viale della Fiera, 8 - Terza Torre Fax 051.5274577 Tel. 051.5274701 - 051.5274289 http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/ agricoltura@regione.emilia-romagna.it EDITORE Editoriale Idea Srl Via A. Gandiglio, 81 - 00151 Roma Tel. 06.65797535 www.editorialeidea.it ABBONAMENTI c/c postale n. 001021181522 c/c bancario IBAN IT84I0760103200001021181522 intestato a Editoriale Idea Srl CONCESSIONARIA ESCLUSIVA PER LA PUBBLICITÀ SOMMARIO 03 EDITORIALE Latte: cosa serve per competere Tiberio Rabboni Fatti 06 LIBERO SCAMBIO Accordo Ue-Usa: un’opportunità per l’Italia Paola Fedriga 09 DOPO L’IGP La Piadina romagnola sbarca in quattro capitali europee Antonio Apruzzese 11 INDAGINI Giovani: primi segnali di un ritorno alla terra? a cura della Redazione 13 RASSEGNA Un Macfrut internazionale e con un’offerta più ampia Cristiano Riciputi 14 AGRINSIEME Psr news 22 BILANCIO Programmazione 2007-2013: utilizzare tutte le risorse Roberto Gigante 24 QUI REGIONE Al via il nuovo Governo dell’ Emilia-Romagna a cura della Redazione 26 QUI EUROPA Crescita e occupazione, le priorità Ue nel 2015 a cura di Carla Cavallini Economia 28 PARMIGIANO REGGIANO/1 Il “Re dei formaggi” si è messo a dieta Giancarlo Martelli 30 PARMIGIANO REGGIANO/2 Cambio di rotta per ridare competitività Scende il costo del latte, ma il prezzo soffre Olga Cavina Alberto Menghi 16 ISTITUTI AGRARI 33 UNA FIERA IN CRESCITA Allo Scarabelli di Imola si produce l’extravergine Qc Enologica: degustare il vino, raccontare il territorio Paola Fedriga Antonio Apruzzese 19 AREPO 37 CAMPAGNA 2014 Indicazioni d’origine: una risorsa per l’Europa Crolla la produzione per l’olivicoltura regionale Giulia Scaglioni, Maria Cristina Cremaschi, Beatrice Cammertoni, Carlo Malavolta Paola Giovannini, Luigino Menghucci 40 CONTRATTI DI FILIERA O.P.S.A.I. S.r.l. Via Monte Rosa, 19 - 20149 Milano Tel. 02/4694949 - 48018114 e-mail: milano@opsai.com Responsabile Pubblicità e Marketing Claudio Pietraforte I testi, le notizie e le foto contenute nel presente fascicolo possono essere utilizzate solo previa autorizzazione e citando la fonte. Le fotografie e i testi, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. TIRATURA: 40.000 COPIE CHIUSO IN REDAZIONE IL 15/12/2014 IL CONTENUTO DEGLI ARTICOLI NON ESPRIME NECESSARIAMENTE LA POSIZIONE DELL’ASSESSORATO REGIONALE ALL’AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA Foto di copertina: Dell’Aquila Grano duro a Barilla: 120mila tonnellate a cura della Redazione DICEMBRE 2014 42 CREDITO Agrifidi Uno: prestiti agevolati alle aziende in difficoltà Giancarlo Martelli Fisco e previdenza 43 Imu sui terreni “ex montani”, rinvio al 26 gennaio a cura di Corrado Fusai 54 MIGLIORAMENTO GENETICO Frenata la vigoria della vite da due nuovi portinnesti Ilaria Filippetti, Gianluca Allegro, Gabriele Valentini, Emilia Colucci, Cesare Intrieri Agroenergie 46 TRASFORMAZIONE Cambiamenti climatici Mariangela Soldano, Mirco Garuti 48 NOVITÀ NORMATIVE Rimodulati gli incentivi a tutte le rinnovabili Luigi Cerone Ricerca e sperimentazione 49 CEREALICOLTURA Sostenibilità e innovazione per un prodotto strategico a cura della Redazione Biodiversità 52 UNA STORIA SECOLARE Dall’uva Pellegrina il vino di viandanti e marinai Marisa Fontana, Ilaria Filippetti, Chiara Pastore 68 HI-TECH Misurare la fertilità dei suoli con lo smartphone Carla Scotti, Lamberto Dal Re Meccanizzazione Rubriche 57 MANIFESTAZIONI Il valore dei sottoprodotti agricoli e agroindustriali Pedologia Chiude Eima tra grandi numeri e nuove tendenze Ottavio Repetti 60 ALTALENA METEO Anomalie di tutti i tipi nell’annata agraria 2014 William Pratizzoli, Vittorio Marletto 62 PROGRAMMA LIFE + Stop ai gas effetto serra con Climate ChangE-R Roberta Chiarini, Sara Tosi Brandi Avversità 64 NUOVO PAN Le regole per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari Francesca Sormani, Floriano Mazzini 66 EMILIA-ROMAGNA Le piante di ciliegio minacciate dai virus Anna Rosa Babini, Assunta D’Anniballe, Paolo Fini, Patrizia Grillini 51 NOVITÀ DALLA RICERCA a cura della Redazione 71 IN BREVE a cura della Redazione 74 AGENDA VERDE a cura della Redazione 76 SPAZIO INNOVAZIONE a cura di Patrizia Alberti 78 MONDO BIO a cura di Rosa Maria Bertino 79 NEL GIARDINO a cura di Maria Teresa Salomoni, Massimo Drago 81 AGROMETEO a cura di William Pratizzoli 82 DALLA PARTE DEI CONSUMATORI Enrico Cinotti, in collaborazione con Il Salvagente Fatti LIBERO SCAMBIO Accordo Ue-Usa: un’opportunità per l’Italia L’export agroalimentare europeo verso gli Stati Uniti vale 17 miliardi, di cui 3 italiani. Paolo De Castro, relatore per la Comagri sul Ttip: il Parlamento avrà diritto di veto L mo, dunque, che ci sia un’accelerazione anche perché in parallelo con il Ttip gli Usa conducono il Trans-Pacific partnership con il mondo asiatico, che per loro è di maggiore interesse da un punto di vista commerciale. La nostra speranza è che gli Stati Uniti mantengano ferma la volontà di negoziato con la Ue. L’export agricolo e alimentare degli Usa verso la Ue supera di poco i 10 miliardi di euro, il nostro verso gli Stati Uniti è pari a oltre 17 miliardi. Abbiamo dunque un saldo commerciale attivo che sfiora i 7 miliardi di euro. Una riduzione delle barriere, tariffarie e non, può costituire un importante spazio di mercato per i produttori europei. C’è chi teme una caduta dei più elevati standard qualitativi europei in materia, ad esempio, sanitaria o ambientale. Gli Stati Uniti non cambieranno il loro sistema di qualità, come noi non cambieremo il nostro. Da questo punto di vista il negoziato non toglie o non aggiunge nulla: le regole sulla qualità come quelle sul benessere animale, per fare un esempio, non hanno nulla a che fare con il negoziato. Così come è successo con l’accordo UN’INTESA di libero scambio raggiunto, DA 120 MILIARDI L’ANNO peraltro positivamente, con il Canada, il Ceta: ognuno ha I negoziati per il Ttip sono iniziatiti nel luglio 2013. A condurre i colloqui per la Ue mantenuto i propri standard. sarà il nuovo commissario al Commercio, la svedese Cecilia Malmstroem. I settori E per gli Ogm? interessati sono diversi, tra cui, particolarmente importante, l’agroalimentare. Le Anche gli Ogm non fanno relazioni commerciali fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono già oggi le più rileparte del negoziato. L’Europa vanti al mondo ed ogni giorno vengano scambiati beni e servizi pari a 2 miliardi di terrà le sue regole, con un sisteeuro. Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti eliminando ma che lascia facoltà allo Stato o riducendo le attuali barriere commerciali potrebbe incrementare significativamembro di decidere se coltimente questo interscambio. Secondo uno studio del Centro di ricerca per la polivarli o no. Gli Usa terranno le tica economica di Londra, riportato dalla Commissione europea, il beneficio per loro. Ma attenzione a non dil’economia Ue potrebbe ammontare a circa 120 miliardi di euro all’anno e a 95 menticare che già oggi il 90% miliardi di euro per gli Usa. In base a tali stime ogni anno una famiglia media eurodel fabbisogno europeo di soia pea potrebbe ricevere un vantaggio pari a 545 euro. Tra gli obiettivi del negoziato per l’alimentazione animale anche il superamento delle attuali differenze nei regolamenti tecnici, nelle norme e procedure di omologazione. viene da Brasile, Argentina, Info: ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/ Stati Uniti ed è tutto prodotto Ogm. Il vero tema è un altro: PAOLA FEDRIGA 6 a sigla Ttip sta per Transatlantic trade and investment partnership. Si tratta di un negoziato in corso tra Stati Uniti e Unione europea per ridurre le tante barriere commerciali, tariffarie e non, che attualmente limitano le possibilità di scambi tra le due sponde dell’Atlantico. La posta in gioco, evidentemente, è alta. Molteplici i settori interessati: dal manifatturiero ai servizi e, non ultimo, l’agroalimentare. Ne abbiamo parlato con Paolo De Castro, coordinatore Socialisti e Democratici e già presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, da poco nominato, per la stessa Commissione, relatore permanente sul Ttip. Il negoziato con gli Usa è iniziato nel 2013. Quali sono le prospettive e perché è così importante per l’Europa? L’auspicio è che l’accordo si possa concludere entro la fine del 2015 o al massimo nei primi mesi del 2016, per non incorrere nello stop legato alle elezioni presidenziali Usa. Ci auguria- DICEMBRE 2014 European Union PE-EP Paolo De Castro con Tom Vilsack, segretario di Stato Usa per l’Agricoltura come aumentare la produzione di proteine vegetali europee. Nella riforma della Pac abbiamo inserito un 2% di aiuti accoppiati per queste proteine, proprio per stimolare una prima produzione Ogm free in Europa. Quello degli Ogm è un tema delicato e importante, ma rispetto al quale il Ttip non è luogo di discussione. Quali sono i casi su cui il negoziato potrà essere dirimente e introdurre cambiamenti rispetto ad ora? Ci sono alcuni prodotti che gli Usa vorrebbero esportare in Europa e che ovviamente certificano con le loro regole. Ad esempio la carne di pollo, che viene disinfettata attraverso un sistema (a base di cloro, ndr) che in Europa non è autorizzato. Per questo abbiamo introdotto una vera e propria barriera sanitaria e importiamo pollo dalla Cambogia e dalla Thailandia, ma non dagli Usa. É evidente che se dovessimo autorizzare l’importazione di carne di pollo dagli Usa, dovremmo riconoscere questo tipo di trattamento. Potrebbe accadere? Potrebbe accadere, perché è una barriera sanitaria. È quello che succede, al contrario, quando loro non importano il prosciutto perché c’è la listeria. Si tratta di un batterio che esiste nelle carni suine crude stagionate e che gli Usa non vogliono. Noi siamo orgogliosi dei noDICEMBRE 2014 stri salumi, li mangiamo e sappiamo che sono sani. Siamo di fronte a due barriere sanitarie. Non ci sono persone ammalate, né da loro che mangiano da decenni carne di pollo, né da noi che mangiamo i nostri salumi. Sono questi gli aspetti che saranno oggetto del negoziato. L’importante è che ci sia un bilanciamento tra quello che si guadagna e quello che si perde. Ad aprile 2015 entrerà in vigore nella Ue l’etichettatura d’origine obbligatoria per tutti i tipi di carne. Cosa succederà per la carne in arrivo dagli Usa? Noi già oggi abbiamo un sistema di etichettatura per le carni bovine che nel 2015 verrà esteso anche alle altre carni. Se la carne è di importazione in etichetta comparirà, come peraltro accade anche ora, la scritta “carne extra Ue”. Che tipo di prodotti sono più interessati alle barriere tariffarie e sanitarie? Quasi tutti. Gli Stati Uniti, al contrario di quello che pensiamo, hanno tantissime barriere. Ad esempio il dazio che paghiamo quando esportiamo formaggio oltre una certa quota, come per il nostro Parmigiano Reggiano o anche i dazi per i vini. Tra le barriere sanitarie oltre alla listeria, ci sono quelle che riguardano l’olio extravergine d’oliva e molti prodotti frutticoli con residui di fitofarmaci non autorizzati negli Usa. 7 Fatti Lo stesso per noi. Ho detto prima della carne di pollo, ma l’Europa impone anche dazi su noci, arachidi, mais, grano, soia. Per l’Italia quali sono le questioni più importanti? Noi abbiamo interessi enormi: i formaggi e soprattutto la listeria. Si potrebbero aprire spazi di esportazioni per milioni di euro se solo riuscissimo a superare questa barriera che grava su salami, prosciutti, culatello. Per quanto riguarda i vini, ci sono differenze tra i vari Stati Usa. La situazione è complessa, tanto è vero che ci stiamo confrontando con la Federdoc europea per capire tutte le limitazioni esistenti. Tra le obiezioni che vengono fatte è che il Ttip favorirà i grandi gruppi a scapito dei piccoli produttori. Le rispondo così: chi sono i produttori che esportano? Chi fa il formaggio? E la frutta, il vino, i prosciutti? Le multinazionali o i piccoli produttori? C’è un problema di informazione. D’altra parte c’è chi il negoziato proprio non lo vuole. Gruppi nel Parlamento europeo come il Fronte nazionale francese o i nostri Cinque Stelle che votano contro a prescindere. A proposito, il Parlamento Ue che poteri avrà? Avrà diritto di veto. Il controllo democratico è fortissimo. Se dovesse esserci un accordo che non convince, il Parlamento potrà dire no. Noi, 8 Dell’Aquila Lavorazione del Parmigiano Reggiano e stagionatura del Prosciutto di Parma Dell’Aquila LIBERO SCAMBIO relatori permanenti, siamo stati eletti, proprio con il compito, Commissione per Commissione, di informare i colleghi sull’andamento del negoziato. C’è un presidio fortissimo dei cittadini, tramite il Parlamento. In conclusione qual è un dato irrinunciabile per l’Europa e per l’Italia? Ci deve essere un maggiore spazio di crescita per le nostre esportazioni e dobbiamo riuscire ad avere il riconoscimento delle nostre Denominazioni come abbiamo fatto in Canada. Dei 17 miliardi di export agroalimentare europeo verso gli Usa, 3 appartengono all’Italia. Noi importiamo prodotti agricoli per 1 miliardo, ma ne esportiamo 3 di prodotti alimentari. Abbastanza facilmente possiamo immaginare di raddoppiare queste cifre. Stiamo parlando di spazi enormi. Riusciremo? Questo è il punto interrogativo. Non dimentichiamo che, come deve votare il nostro Parlamento, così deve votare il Congresso americano. Lei è ottimista? Dico che è una cosa molto importante, su cui c’è molta superficialità. Occorre capire quale è la posta in gioco per un Paese come l’Italia che produce prodotti ad alto valore aggiunto, cari, mentre gli Stati Uniti sono il più grande e ricco mercato del mondo con 350 milioni di consumatori. DICEMBRE 2014 Fatti DOPO L’IGP La Piadina romagnola sbarca in quattro capitali europee Berlino, Parigi, Londra e Madrid le prime tappe all’estero. Sono 23 le aziende che già la producono con un fatturato di 27 milioni. Grande festa a fine anno a Cervia È Apt Servizi l’ultima nata fra i 41 i prodotti dell’Emilia-Romagna a qualità certificata. La Piadina (o piada) romagnola è però partita di slancio dopo il riconoscimento dell’Igp da parte della Ue. Per la promozione oltre confine sono già certe le tappe in quattro capitali del Vecchio Continente: Berlino, Parigi, Londra e Madrid. Qui nel 2015 (le date non sono state ancora fissate) si terranno i primi educational tour di questo prodotto simbolo della gastronomia più tipica e tradizionale. Prima, però, ci sarà una grande festa in casa, il prossimo 28 dicembre, ai Magazzini del Sale a Cervia, in occasione della tappa invernale di Tramonto DiVino per il fine settimana di Capodanno in Riviera dove le special guest saranno le più celebrate etichette del cibo e del vino della regione con dimostrazioni, laboratori e show coking per esaltarne le virtù. Nel calendario predisposto dal Consorzio di promozione (vedi box) anche la partecipazione a due importanti rassegne di settore all’ombra della torre Eiffel: il Sial e il Parizza. Inoltre, dal 21 al 24 febbraio, alla Beer attraction – manifestazioni di Rimini Fiera dedicata ai birrifici artigianali – la Piadina sarà protagonista insieme consorzi Mortadella Bologna Igp e Salumi piacentini Dop nell’area street food. E ovviamente non potrà mancare all’evento clou del prossimo anno, l’Expo 2015: in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna verranno organizzate degustazioni, laboratori, workshop con la stampa estera, incontri e altro ancora. Difesa l’identità territoriale Insomma tutto è pronto per l’“ingresso in società” della Piadina. Un risultato a cui hanno contribuito le istituzioni e il mondo produttivo, DICEMBRE 2014 che hanno così voluto difendere la forte identità territoriale del prodotto. Con questa Igp la Romagna ha dimostrato di saper fare sistema e di tradurre i campanili in un valore aggiunto: ora di Piadina si potrà parlare solo con riferimento a quella prodotta e confezionata all’interno di ben delimitati confini. Ricordiamo che la pubblicazione dell’Igp è avvenuta con la Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 24 ottobre 2014, con validità dal 4 novembre (stessa data anche per la Salama da sugo, ma diversi sono i regolamenti: n. 1173 e 1174, ndr). Siamo dunque alla fine di un percorso che è durato anni, non privo di difficoltà, sostenuto con convinzione dalla Regione e che ha premiato questo prodotto nelle sue diversità: la Piadina romagnola compatta, rigida e friabile con un diametro da 15 a 25 cm e uno spessore da 4 a 8 mm e la versione Riminese, più morbida e flessibile (dia- ANTONIO APRUZZESE 9 Fatti DOPO L’IGP Produzione e giro d’affari I NUMERI DEL CONSORZIO Nato alla fine del 2011 dalla fusione delle precedenti associazioni promotrici del riconoscimento come Igp, il Consorzio di promozione della Piadina Romagnola è costituito oggi da 21 aziende, un numero destinato a salire per la probabile adesione di altre realtà artigiane e di numerosi chioschi del territorio interessato. Queste le aziende associate: Acquamarina (Rimini); A.D.P. (Riccione); Alimenta Produzioni (Riccione); Alla Casalinga (Forlì); Artigianpiada (Coriano); B.A.C. (Cesenatico); Come Una Volta (Forlì); Compagnia Della Piada (San Giovanni in Marignano – Rimini); Deco Industrie (Forlì); Faenza Piada (Faenza); Fresco Piada (Riccione); Gastone (Ravenna); Gitoma (Bagnacavallo); Global Food (Misano Adriatico – Rimini); Graziano Piadina Romagnola (Massa Lombarda); La Teggia (Cesenatico); Mondopizza (Talamello); Piada D’oro (Saludecio); Piadina Le Vele (Bellaria Igea-Marina); Riviera Piada (Rimini); Umberto Negroni (Castel Guelfo - Bologna). PrimaPagina La laminatura della Piadina metro 23-30 cm e spessore fino a 3 mm). «Per ora abbiamo predisposto solo alcune delle iniziative che ci vedranno in Italia e nel mondo a presentare e promuovere la Piadina romagnola – ha affermato il presidente del Consorzio, Elio Simoni –. La certificazione Igp ci ha dato una marcia in più in tutti i sensi: prima, quando andavamo all’estero, a garanzia del prodotto ci chiedevano questa certificazione: il non possederla ci rendeva “deboli” sui mercati. Oggi si aprono nuove porte perché al binomio Piadina-Romagna possiamo aggiungere una qualità certificata a livello europeo». 10 Veloce, pronta, si mangia in qualunque momento della giornata. Le ragioni del successo della Piadina romagnola vanno ricercate nella molteplicità delle proposte gastronomiche e nella semplicità di realizzazione. Quattro gli ingredienti previsti nel Disciplinare (farina, acqua, sale, strutto o olio d’oliva), con il divieto assoluto di aggiungere conservanti, aromi e altri additivi. Dopo l’impasto e la porzionatura in pani o palline, il passo successivo è la laminatura attraverso matterello manuale oppure laminatrice meccanica. Infine, la cottura su un piano cottura che varia da 200 a 250°C con un massimo di quattro minuti. Per potersi fregiare dell’Igp la Piadina deve essere confezionata nelle sole zone di produzione stabilite. Un cibo “povero” che è diventato anche un business. I numeri stanno a testimoniare questo successo: nel 2013 la produzione nel suo insieme (Romagnola e non) è arrivata a complessive 61mila tonnellate (51mila ton. da aziende artigiane; 10mila ton. da chioschi, gastronomia, ristoranti), di cui il 75% è prodotto in Romagna. Il fatturato della produzione, sempre riferito allo scorso anno, è di 125 milioni di euro: 105 milioni da aziende artigiane, 20 milioni da chioschi, ristoranti, gastronomie. Il prodotto confezionato viene venduto per il 76% nella Gdo, per il restante 24% nel canale Horeca. Se guardiamo alle aree di vendita, la Piada si afferma come prodotto nazionale, con il 32% nel Nord-Est, il 31% nel Nord-Ovest, il 18% al Centro, il 19% al Sud, mentre il 10% circa è destinato ai mercati esteri. Con il riconoscimento Igp in via transitoria solo su scala nazionale, dal settembre 2013 alcune aziende artigiane hanno iniziato a produrre Piadina romagnola certificata. Lo scorso anno le pioniere sono state 13 imprese, salite poi a 23. Con un risultato che è stato da subito sorprendente: la Piadina certificata Igp ha toccato quota 11.300 tonnellate, per un fatturato, alla produzione di 27 milioni di euro. In soldoni questo significa che il 22% della Piadina prodotta, a oggi, è certificata Igp come Piadina romagnola. Quanto ai chioschi che costituiscono una rete capillare di vendita delle Piadine in Romagna, il direttore generale del Consorzio, Paolo Migoni, ha spiegato che chi non vorrà sottoporsi alle verifiche e al rispetto del Disciplinare potrà sempre produrre la Piadina-Piada senza, però, chiamarla Romagnola. Quella, d’ora in avanti, sarà solo Igp. DICEMBRE 2014 Fatti INDAGINI Giovani: primi segnali di un ritorno alla terra? Le statistiche sul lavoro e il boom delle iscrizioni ad Agraria sembrano delineare un rinnovato interesse per il settore, ma Nomisma smorza i facili entusiasmi DICEMBRE 2014 con una crescita boom del 39% dei nuovi occupati; al Nord le assunzioni crescono del 19%, mentre al Sud l’aumento è limitato ad un modesto +2%. A cura della REDAZIONE Nascono più imprese condotte da under 35 Fin qui l’andamento del mercato del lavoro. Altri segnali positivi circa il rinnovato appeal esercitato dall’agricoltura sulle giovani generazioni arrivano dalle statistiche Ismea/Unioncamere sull’evoluzione della natalità delle aziende. Stando alle cifre, nel secondo trimestre 2014 si è registrato un aumento su base annua del 2,6% delle imprese agricole condotte da under 35, per un totale di 48.620 unità. Numeri che sembrano delineare nuovi e interessanti scenari di crescita per il comparto, sin qui descritto, con una metafora sin troppo abusata, come la Cenerentola dell’economia. «Le campagne – ha commentato il presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, alla consegna degli Oscar Green, i premi per l’innovazione in agricoltura con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica – possono offrire interessanti prospettive di lavoro sia per chi vuole avviare un’impresa con idee innovative, sia per chi vuole semplicemente trovare un’occupazione anche temporanea». Che la crisi economica, oltre a costringere le famiglie italiane a Dell’Aquila I n tempo di crisi economica e di drammatica mancanza di prospettive di lavoro, i giovani stanno riscoprendo l’agricoltura anche e soprattutto come fonte di occupazione e reddito. I primi segnali di quella che sembra profilarsi come un’inversione di tendenza, rispetto all’abituale scenario di giovani in fuga dalle campagne per andare alla ricerca di un futuro professionale migliore, arrivano dalle recenti statistiche che fotografano l’evoluzione del mercato del lavoro e il mondo delle imprese. Cerchiamo dunque di capire meglio quello che in apparenza sembra un paradosso, considerato che l’agricoltura è sempre stata vista come un settore residuale dell’economia, anche se è noto il suo ruolo anticiclico nei periodi di congiuntura economica negativa. Il primo e sorprendente dato che balza agli occhi è l’incremento dell’1,5% del numero di occupati nel settore agricolo registrato dall’Istat nel terzo trimestre 2014: un dato in controtendenza rispetto all’andamento generale dell’economia, che nello stesso periodo ha invece perso posti di lavoro (-0,5). Il trend occupazionale positivo in agricoltura – riferisce la Coldiretti – è il risultato di una crescita dell’1,4% nel Nord, del 12,6% nel Centro, mentre nel Sud si registra una leggera flessione (-1,4%). A crescere in campagna è la percentuale dei lavoratori autonomi (+3,6%), mentre sono diminuiti, sia pure di poco, i dipendenti (-0,4%). Le statistiche appena illustrate si riferiscono all’insieme dell’universo degli occupati, senza distinzione di età; quindi non sappiamo se i nuovi entrati nel mondo del lavoro sono in prevalenza giovani, come sembra comunque probabile per molte ragioni. A conferma di quest’ultima ipotesi ci sono comunque altri dati sull’andamento dell’occupazione in agricoltura, stavolta riferiti al secondo trimestre 2014, dai quali risulta un incremento record del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente degli under 35 assunti nelle aziende agricole. A tirare la volata anche in questo caso sono soprattutto le regioni dell’Italia centrale, 11 Fatti INDAGINI Fornaciari timanale specializzato “Informatore Agrario” e da Federunacoma, presentata nel novembre scorso nell’ambito di Eima International 2014. Lo studio, curato da Denis Pantini e Massimo Spigola, anzitutto smentisce con la forza dei numeri la tesi della presunta “corsa all’agricoltura”: gli occupati totali tra il 2008 e il 2013 sono infatti calati del 6%, quelli sotto i 24 anni addirittura sono crollati del 15%. Ancora: gli agricoltori under 35 in Italia sono circa 82mila, cioè appena il 5,1% sul totale, mentre gli over 65, età in cui in altri settori normalmente si va in pensione, superano quota 603mila (37,3%). Con una simile struttura demografica siamo il fanalino di coda in Europa: gli under 35 sono il 5,3% in Spagna, il 7,1% in Germania e l’8,7% in Francia, con la media Ue attestata al 7,5%. Se poi ragioniamo nell’ottica del ricambio generazionale, l’indice italiano è il 14% (14 under 35 ogni 100 over 65), contro il 73% in Francia, mentre la Germania è addirittura posizionato sul 134%. D’altronde qualche dubbio sul fatto che li aspetti un futuro roseo sembrano avercelo gli stessi giovani, intervistati da Nomisma nell’ambito di un’indagine su un campione di circa 600 aziende agricole condotte da under 40: il 44,1% crede che i prossimi anni saranno sostanzialmente uguali al passato, il 47,6% pensa che andrà peggio e solo l’8,4% è convinto che tutto volgerà al meglio. Dal sondaggio emerge poi una bassa autostima delle nuove leve: il 67,3% degli interpellati pensa infatti che la società percepisce il mestiere di agricoltore di status inferiore ad altri lavori, tanto che solo il 15,4% auspica che il proprio figlio resti nel settore. Che l’agricoltura non sia in cima alle preferenze dei giovani in cerca di prima occupazione emerge a chiare lettere, anche un’altra indagine su un campione rappresentativo dei giovani italiani, che in linea di massima attribuiscono un ruolo sociale importante all’agricoltura (tutela del territorio, valorizzazione del paesaggio, ecc.), ma poi finiscono per ammettere che “forse, però, è meglio se la praticano altri”. In definitiva, è il commento finale di Nomisma, per rendere attraente l’agricoltura italiana «è necessario da un lato restituirle il giusto ruolo sociale per favorire l’ingresso e la permanenza di giovani, dall’altro bisogna consolidare gli strumenti per favorire la competitività, l’innovazione e l’accesso alla terra, (credito, assicurazioni, formazione, ecc.)». (g.m.) tirare la cinghia, abbia profondamente modificato il quadro dei valori e delle aspirazioni professionali delle nuove generazioni, favorendo così la riscoperta dell’importanza e delle virtù dell’agricoltura, emerge con grande evidenza anche dall’analisi del trend delle iscrizioni alle facoltà universitarie e agli istituti professionali a un indirizzo agrario. In particolare dall’inizio della grande crisi nel 20072008 ad oggi si è registrata una crescita record del 72% delle immatricolazioni nelle Facoltà di Scienze agrarie, che hanno conquistato il primo posto nell’intero panorama universitario nella classifica Datagiovani sulle nuove immatricolazioni. Il ritrovato interesse dei giovani per il mondo rurale e la vita all’aria aperta è alla base anche della crescita delle iscrizioni agli istituti professionali, con il boom delle scuole di agraria, enogastronomia e turismo, che nell’anno scolastico 20142015 in corso hanno registrato quasi 49mila nuovi studenti iscritti (+18% sul 2007-2008); cifre che valgono il secondo posto nella classifica delle preferenze degli adolescenti dietro i licei, davanti agli istituti tecnici e professionali. Una ricerca che spazza via l’ottimismo Siamo dunque alla vigilia di una profonda svolta nel rapporto tra i giovani e il mondo dell’agricoltura, un “ritorno alla terra” fondato anzitutto su motivazioni di carattere economico? È ancora troppo presto per dirlo: pochi dati congiunturali non bastano per delineare un trend che deve consolidarsi e prendere consistenza. A smorzare d’altronde i facili entusiasmi suscitati da qualche dato statistico di buon auspicio arrivano i risultati di una ricerca ad hoc, “Giovani ed agricoltura, risorsa per il Paese”, commissionata a Nomisma dal set12 DICEMBRE 2014 Fatti RASSEGNA Un Macfrut internazionale e con un’offerta più ampia Nuovi spazi per i settori sementiero, vivaistico e innovazioni vegetali. L’accordo con Unicredit per rafforzare l’immagine della manifestazione nell’est europeo DICEMBRE 2014 zione” da parte del ministro. «L’integrazione fra Cesena e Rimini – ha affermato – rappresenta un modello di collaborazione territoriale valida non solo a livello locale, ma come esempio da riproporre sul piano nazionale. Esprimo i miei complimenti per il lavoro fin qui svolto e vi auguro di preparare al meglio l’edizione 2015. Avete messo in gioco tutti gli ingredienti che servono per una fiera davvero internazionale». Se grazie a Unicredit Macfrut respirerà l’aria dell’est, continuerà comunque la capillare presentazione nei Paesi del nord Africa, così come in quelli del sud America. Un lavoro già ampiamente avviato negli anni scorsi che continuerà nei prossimi mesi fino al settembre 2015, allo scopo di rafforzare i legami commerciali con quest’area. L’appuntamento con i temi d’attualità, le tendenze del settore e le sfide in cui si confrontano i protagonisti dell’ortofrutta è fissato nella giornata che precede l’inizio dell’esposizione, martedì 22 settembre 2015 in fiera a Cesena. Un evento strutturato in tre gruppi tematici distinti, ognuno dedicato a presentare dati, esperienze e casi di successo. A conclusione di ogni sessione è prevista una tavola rotonda di operatori internazionali per dibattere sul tema trattato. Questi i filoni della convegnistica: il punto vendita del futuro; tecnologia e packaging, fattori competitivi e di successo; la promozione delle vendite: esperienze a confronto. CRISTIANO RICIPUTI Il logo di Macfrut 2015 Banzi U ndici settori espositivi, cinque padiglioni – di cui quattro dedicati al pre-raccolta e uno post-raccolta – un partner di livello internazionale come Unicredit, una superficie totale di almeno 30mila metri quadrati negli spazi di Rimini Fiera, la più moderna struttura espositiva d’Italia. Sono queste le principali novità della prossima edizione di Macfrut, organizzata come sempre da Cesena Fiera, e che si svolgerà a Rimini dal 23 al 25 settembre 2015, dopo il trasloco da Cesena. L’evento è stato presentato a Roma, presso il Ministero dell’Agricoltura, a metà dicembre, alla presenza del ministro Maurizio Martina. «Tutti i segmenti della filiera saranno rappresentati – ha detto Renzo Piraccini, presidente dell’ente fieristico cesenate – con alcune novità: l’allargamento al settore sementiero e a quello vivaistico, con un occhio di riguardo alle innovazioni vegetali. Altra grande novità sarà lo spazio espositivo dedicato alla frutta secca e ai relativi operatori». Ma è l’accordo con Unicredit, gruppo bancario italiano di valenza internazionale, a rappresentare la leva su cui i nuovi vertici di Cesena Fiera puntano per fare il salto di qualità. Piraccini ha precisato che «l’aver concluso questa partnership con Unicredit ci permetterà di rafforzare la nostra immagine nei Paesi dell’est Europa, dove il gruppo bancario è presente in maniera capillare. Presenteremo Macfrut 2015 in Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Bulgaria e Turchia. Avremo espositori da quei Paesi e soprattutto visitatori e potenziali clienti per i nostri espositori». Un’altra importante proposta del Macfrut 2015 è l’apertura alle aziende agricole, ma solo quelle che hanno introdotto innovazioni e che potranno esporre in un grande padiglione dedicato. E per vedere da vicino le maggiori novità del comparto agricolo la fiera finanzierà al 50% i visitatori che, dall’Italia e dall’estero, si organizzeranno con pullman per visitare la rassegna. La presentazione a Roma ha sancito la “benedi- 13 Fatti AGRINSIEME Cambio di rotta Caselli Nirmal per ridare competitività OLGA CAVINA Semplificazione, aggregazioni, riduzione cuneo fiscale e competitività sui mercati. Le proposte di Confagricoltura, Cia e Aci. La ricerca di Nomisma È uno dei settori che ha retto meglio alla crisi: tra il 2007 e il 2013 la crescita del valore aggiunto è stata del 6% (a prezzi correnti) contro la flessione del 18% e dell’11% del manifatturiero e delle costruzioni. Lo afferma il rapporto Agrinsieme-Nomisma presentato alla conferenza “#campoliberofinoinfondo, ripartire per un agroalimentare competitivo” che si è tenuta a Roma a fine novembre. Questo non vuole dire – aggiunge la ricerca – che l’agroalimentare non abbia sofferto la crisi: sempre tra 2007-2013 i consumi alimentari si sono ridotti, a valori costanti, del 14%, in tutte le categorie merceologiche con cali pesanti: -16%, per pane e cereali, -14% la carne. Mentre sono in controtendenza i consumi bio e gluten free. Liberare risorse per dare linfa a chi produce La prima conferenza economica del coordinamento che riunisce Confagricoltura, Confederazione italiana agricoltori e Alleanza delle cooperative agroalimentari aveva come tema “dai falsi miti ai veri punti di forza”. E sono proprio i falsi miti che connotano un’immagine del comparto agricolo, oscurando altri pezzi di verità che si preferisce non mettere in luce. E poi occorre superare i costi della burocrazia, aumentare la dimensione economica 14 delle aziende, creare un’agenzia per l’internazionalizzazione. Misure che hanno un unico comune denominatore: liberare risorse utili per dare linfa alle imprese attraverso investimenti che facciano crescere il comparto. Alla conferenza hanno partecipato cinque esponenti del governo: il ministro delle Politiche del Lavoro Giuliano Poletti, delle Politiche Agricole Maurizio Martina, della Salute Beatrice Lorenzin, dell’Ambiente Gianluca Galletti e il vice ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda. «È facendo leva sui punti di forza – ha dichiarato il coordinatore di Agrinsieme Mario Guidi – che l’agroalimentare, in questa fase delicata, può essere determinante per l’economia italiana. C’è un enorme potenziale di crescita sui mercati internazionali, ma la forza del marchio made in Italy non è oggi sostenuta da una produzione e distribuzione altrettanto solide. Occorre crescere attraverso una politica di sistema: le imprese sono piccole, siamo sovrastrutturati per il mercato interno e sottostrutturati per quello estero». Nonostante le esportazioni agroalimentari italiane abbiano registrato una crescita negli ultimi 10 anni, la quota di mercato dell’Italia a livello mondiale è diminuita dal 3,3% al 2,6%. E se gli scambi commerciali a livello internazionale del settore sono triplicati, Paesi come Cina e Brasile sono cresciuti a ritmi molto più veloci del nostro. Per fortuDICEMBRE 2014 MARTINA: PIANO 2.0 PER DOMANDE PAC, ANAGRAFE UNICA, FASCICOLO AZIENDALE Eliminare la burocrazia inutile, mettere l’amministrazione al servizio degli agricoltori, portare a zero la carta sprecata per oltre 1,5 milioni di imprese agricole. Questo l’obiettivo ambizioso del ministero delle Politiche agricole. «Innoviamo per semplificare» ha detto il ministro Maurizio Martina. Vari gli interventi del piano “Agricoltura 2.0” presentato alla conferenza di Agrinsieme. «Con la domanda Pac precompilata – come il 730 per i cittadini – da marzo 2015 guadagneremo tempo prezioso, con l’anagrafe unica le istituzioni condividono le informazioni senza chiederle ogni volta, con la banca dei I costi di burocrazia e trasporti Alcuni esempi: in Italia il costo dell’autotrasporto è in media di 1,59 euro a chilometro, in Germania 1,35 e in Francia 1,32. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale in Italia è superiore del 30% rispetto alla media europea. Notevoli anche le spese e i ritardi dovuti alla burocrazia. Uno per tutti, il numero dei giorni necessari per esportare via nave: si va dagli 8/9 di Regno Unito e Germania, ai 10 di Francia e Spagna, per finire con i 19 giorni necessari per l’Italia. Indispensabile inoltre che vengano realizzati interventi, radicali e coraggiosi, nell’ambito del settore pubblico. C’è una complessità di soggetti che a vario titolo sono impegnati nel supporto al sistema agricolo e agroalimentare: il Ministero delle Politiche Agricole, le Regioni, gli altri Ministeri, insieme a una serie di strutture intermedie che un tempo svolgevano una funzione pubblicistica, ma che oggi appaiono superate e rappresentano spesso solo un onere in termini di costi sulle aziende e di appesantimento burocratico, facendo perdere ancora una volta competitività e opportunità di DICEMBRE 2014 mercato alle imprese. «Basta con i fondi alle organizzazioni che non aggregano il prodotto e non rendono competitivo il nostro paese» – ha detto Guidi, invitando a investire sull’interprofessione. Reti di impresa, strada maestra L’aggregazione è uno dei pilastri su cui si fonda il cambio di rotta tracciato da Agrinsieme. Le imprese che operano nell’agroalimentare sono troppo piccole: la loro superficie media non supera gli 8 ettari ed è tre volte inferiore a quella della Spagna (24 ettari) e molto di sotto di Francia (54) e Germania (56). Anche questo costituisce un forte limite poiché proprio alla dimensione aziendale sono legati elementi centrali per la competitività, prime fra tutte le capacità finanziarie e la possibilità di rispondere alle richieste di grandi piattaforme logistiche e distributive. Il tessuto produttivo agricolo italiano è troppo frammentato ed è per questo che Agrinsieme punta su un’agricoltura che lavori attraverso aggregazioni e filiere. Alcuni dati elaborati dalla Commissione europea hanno dimostrato che nei Paesi in cui è maggiore la quota di mercato detenuta dalle cooperative agroalimentari, maggiore è anche il livello dei redditi degli agricoltori. E in Italia la cooperazione agroalimentare italiana svolge un ruolo di primo piano con quasi 6mila realtà, 35 miliardi di euro di fatturato e quasi 100mila occupati, veicolando circa il 38% della produzione agricola nazionale. Il coordinatore di Agrinsieme e presidente di Confagricoltura Mario Guidi Agricolae na, la domanda alimentare all’estero è in continua crescita. Se da un lato ci sono buone potenzialità di sviluppo tutte da cogliere, dall’altro le inefficienze del sistema sono altrettanto numerose e radicate. Ecco perché, se davvero ci si vuole posizionare al centro del sistema economico e sociale non sono sufficienti, secondo Agrinsieme, interventi specifici di settore. Occorre, è stata la sintesi, un vero e proprio cambio di rotta per la sostenibilità e la continuità dell’agroalimentare italiano: che faccia leva su un mix di scelte macroeconomiche, logistiche, infrastrutturali e ambientali. certificati online niente più file agli sportelli». Ad esempio precisa Martina: «Per 700mila piccole imprese la domanda Pac si farà con un click e per tutte si potrà anticipare il pagamento degli aiuti a giugno invece che a dicembre, per circa 4 miliardi di euro su 1 milione di domande Pac». I vantaggi saranno su due fronti: semplificazioni per l’agricoltore che avrà meno oneri burocratici e maggiore efficienza dei controlli a carico dell’amministrazione. Il fascicolo unico aziendale riunirà infatti tutte le informazioni dichiarate dal produttore e certificate dall’amministrazione. 15 Fatti ISTITUTI AGRARI Allo Scarabelli di Imola si produce l’extravergine Qc Collaborazioni con Ibimet-Cnr e Arpo, una cantina all’avanguardia con Cevico. Una scuola radicata nel territorio che ha ottenuto un importante riconoscimento PAOLA FEDRIGA lo Scarabelli affianca all’attività in aula un’intensa attività pratica. L’azienda agricola ha un’estensione di 20 ettari e di questi uno e mezzo sono coltivati a olivo. Piccoli numeri come si diceva, ma di grande valore didattico. Due campi sperimentali Sono infatti due i campi-sperimentali, di cui il primo, impiantato nel 2002 e gestito in collaborazione con Ibimet-Cnr e l’altro del 2011 insieme all’Associazione regionale produttori olivicoli Arpo. I due appezzamenti permettono di studiare le risposte delle diverse varietà (una decina quelle coltivate, tra cui le più diffuse nel territorio imolese quali Leccino, Colombina, Nostrana di Brisighella) all’andamento climatico. Grazie anche al prezioso lavoro degli allievi delle classi quarte e quinte vengono raccolti dati e fatta quell’attività di catalogazione che può rivelarsi assai utile per orientare le scelte dei produttori. Ma non solo. Nel campo Ibimet-Cnr l’attenzione viene focalizzata anche sugli aspetti fitopatologici, mentre in quello Arpo, oltre all’allevamento a vaso polifonico, viene sperimentato quello a vaso monoconico, che presenta caratteristiche più idonee alla raccolta con ausilii meccanici. Secondo Roberto Rinaldi Ceroni, docente di scienze agrarie presso l’Istituto, l’olivicoltura può offrire un reddito integrativo coniugando la vocazionalità e la filiera presente sul territorio. Ma occorre professionalità, tanto più davanti ad andamenti climatici imprevedibili, come dimostra l’estate trascorsa, che ha portato un calo della produzione del 30% anche a causa Dell‘Aquila Alcuni ragazzi della classe quinta D con il professore Rinaldi Ceroni: da destra Claudia Liverani, Francesco Ronchi, Martina Versari ed Elisabetta Ragazzini P iccoli numeri, ma per un bella iniziativa, che vede protagonisti gli agricoltori di domani. Stiamo parlando di olio, quello prodotto dall’istituto tecnico agrario Scarabelli-Ghini di Imola e che ha ricevuto recentemente l’attribuzione del marchio Qc - Qualità controllata della Regione, rilasciato dall’organismo di controllo Icea. Un riconoscimento che premia il lavoro di docenti e allievi e che viene attribuito solo a extravergini che presentano elevati standard qualitativi (tra l’altro: olive coltivate secondo il disciplinare di produzione integrata e un limite massimo di acidità dello 0,5 %). «Lo Scarabelli è promotore con il Comune di Imola del progetto Oliimola e capofila di un gruppo di aziende che conferiscono allo stesso frantoio (il Frantoio Imolese Rossi, ndr) – ha spiegato la dirigente scolastica Maria Benedetta Borini – e ci emoziona aver avuto questa attribuzione, tanto più in un’annata difficile come quella che si è appena conclusa. È il risultato di un lavoro comune che vede la scuola in stretto collegamento con il territorio». Come ogni istituto agrario che si rispetti anche 16 DICEMBRE 2014 DICEMBRE 2014 17 Fatti ISTITUTI AGRARI degli attacchi della mosca olearia. Avverte Rinaldi Ceroni: «l’Imolese resta pur sempre una zona di frontiera per l’olio e l’aumento delle temperature in atto non deve farcelo dimenticare. I terreni più vocati, su cui impiantare, sono i pendii senza ristagno di aria fredda e permeabili». La coltura e la produzione dell’olio extravergine sono solo una delle tante attività svolte nell’azienda agraria dello Scarabelli. Circa sei sono gli ettari impiantati a vigneto (tra l’altro Sangiovese, Albana passito, Cabernet-Sauvignon e Pignoletto), con un importante valore aggiunto rappresentato dalla collaborazione con Cevico. Grazie a un accordo decennale del marzo scorso è stata infatti realizzata una cantina didattica che esprime l’eccellenza delle tecniche enologiche con macchinari all’avanguardia, coniugando tradizione e innovazione per produrre vino di alta qualità e che pone l’offerta formativa dell’istituto Scarabelli a livelli decisamente alti. UN ISTITUTO STORICO APERTO ALL’INNOVAZIONE Negli ultimi anni lo Scarabelli è passato da quattro a sette prime classi per un numero complessivo di 657 studenti. Gli open day di queste settimane sembrano confermare la stagione decisamente positiva che stanno vivendo gli studi ad indirizzo agrario. Dunque una rinnovata giovinezza per un istituto storico del territorio, fondato nel 1873 e intitolato a Giuseppe Scarabelli, geologo, archeologo e patriota imolese (fu il primo sindaco della città dopo l’Unità d’Italia). Il riconoscimento del marchio Qc all’extravergine prodotto dalla scuola è stato al centro di una giornata di studio promossa dalla Coldiretti bolognese nel mese di novembre. Un’occasione anche per fare il punto su una coltura, un tempo molto radicata nell’Imolese e oggi in ripresa in tutto il territorio regionale, che può offrire interessanti opportunità in aree per lo più marginali (senza dimenticare l’importante valenza ambientale e di presidio del territorio). Secondo i dati forniti dalla stessa Coldiretti nel 2006 tra Imola e Bologna c’erano 134 ettari di uliveto; nel 2013 sono diventati 295. Dati ancora di nicchia, ma che confermano una trend positivo. In Emilia-Romagna secondo i dati Arpo l’olivo interessa una superficie di circa 3.500 ettari. Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna restano le province più vocate. La difesa fitosanitaria con la Regione Dell‘Aquila L’olio extravergine Qc Villa Scarabelli 18 Seminativi, pesche, mele, albicocche, orticole a scopo didattico e la floricoltura (con relativa serra e vendita al pubblico) arricchiscono ulteriormente l’attività dell’azienda agraria. Anche le collaborazioni scientifiche sono molteplici. Da due anni insieme al corso di laurea in Verde ornamentale dell’Università di Bologna (sede di Imola) e grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola viene realizzato un progetto di studio dell’olio essenziale di Monarda (la Labbiata annuale o perenne con caratteristiche simili al bergamotto) e delle possibili applicazioni a scopo fitoterapico e terapeutico. Da quest’anno invece è stato avviato un progetto di sperimentazione delle tecniche di lotta alle tortrici del castagno in collaborazione con l’associazione castanicoltori Valle del Senio, mentre insieme all’agrario Persolino di Faenza (con il supporto di Caviro, tramite la controllata Enomondo e l’ufficio tecnico di Agrintesa), i ragazzi dello Scarabelli sono impegnati in una sperimentazione triennale per l’utilizzo di compost nelle colture orticole. Nella prossima primavera dovrebbe partire anche un’iniziativa in collaborazione con il Servizio fitosanitario della Regione per applicare modelli previsionali sulla base dei dati raccolti dalla centralina agrometeorologica dell’istituto. Due le avversità che saranno oggetto dello studio: la carpocapsa del melo e la peronospora della vite. DICEMBRE 2014 Fatti AREPO Indicazioni d’origine, Govoni una risorsa per l’Europa L’Emilia-Romagna lascia la guida della rete a difesa delle produzioni tipiche. L’impegno per un’agricoltura di qualità P assaggio di consegne al vertice di Arepo, l’Associazione delle Regioni europee per i prodotti d’origine. Con l’assemblea generale dello scorso 21 ottobre a Bilbao in Spagna, si è chiuso infatti il periodo di presidenza dell’Emilia-Romagna ed è iniziato quello della regione francese Midi-Pyrénées. Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura emiliano-romagnolo, alla guida dal 2010, ha dunque lasciato il testimone al collega transalpino Vincent Labarthe. L’Emilia-Romagna ha presieduto Arepo in un periodo particolarmente intenso per la politica agricola comunitaria, con la riforma dell’intero impianto della Pac, l’approvazione del Pacchetto Qualità nel settembre 2012 e del Quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Queste riforme hanno ridisegnato l’assetto dell’intero settore. Il 2014 è stato inoltre l’anno del ricambio al vertice delle Istituzioni europee. DICEMBRE 2014 In questo contesto, il mandato di Rabboni è stato prolungato di un anno rispetto ai tre previsti dallo statuto, per impostare su basi positive i rapporti con il nuovo commissario europeo all’agricoltura Phil Hogan e il nuovo Parlamento eletto a fine maggio. Territorialità: un valore da sostenere In quattro anni di lavoro sono stati raggiungi risultati importanti, a partire dal valore che la nuova architettura della politica agricola europea attribuisce alle Indicazioni geografiche. Se durante la prima Commissione Barroso, il commissario all’Agricoltura Mariann Fischer Boel, era arrivata a prospettarne il superamento, a conclusione della riforma della Pac, Dop e Igp sono unanimemente considerate un valore distintivo dell’agricoltura dell’Europa, da tutelare, sostenere e promuovere. GIULIA SCAGLIONI Arepo MARIA CRISTINA CREMASCHI, BEATRICE CAMMERTONI Servizio Ufficio di Bruxelles Regione Emilia-Romagna CARLO MALAVOLTA Servizio Percorsi di Qualità, Relazioni di Mercato e Integrazione di Filiera, Regione Emilia-Romagna 19 Fatti AREPO Banzi Dal Pacchetto qualità al Prodotto di montagna Tiberio Rabboni e Paolo De Castro durante un’iniziativa di Arepo Arepo ha contribuito a tale rilancio, svolgendo un ruolo attivo nei negoziati e ponendosi come interlocutore sempre più autorevole per le figure chiave delle Istituzioni europee. Il commissario all’Agricoltura uscente Dacian Ciolos ha ringraziato ufficialmente il presidente Rabboni proprio per l’azione di proposta svolta nell’ambito della riforma della Politica agricola europea. Altrettanto positiva la collaborazione con i membri della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, il presidente Paolo De Castro, che l’ha guidata nel mandato appena concluso e con gli eurodeputati più attenti al tema della qualità. Arepo è stata anche invitata a partecipare ai lavori di tre Gruppi di dialogo civile della Commissione europea: qualità e promozione, sviluppo rurale e agricoltura biologica. I Gdc riuniscono organizzazioni non governative in rappresentanza di diversi portatori di interesse e per i prossimi sette anni formuleranno pareri e raccomandazioni per contribuire al lavoro della Commissione. Banzi L’Assemblea generale di Arepo svoltasi a Bologna nel 2013. Nella foto, oltre a Tiberio Rabboni, il segretario generale dell’Associazione Laurent Gomez 20 Emblematico è stato il ruolo svolto da Arepo nell’iter compiuto dal Pacchetto qualità, così come definito dal regolamento n.1151 del 2012. Tra i risultati più significativi rientrano l’obbligo per gli Stati membri dell’Ue di contrastare e sanzionare le contraffazioni delle produzioni Dop e Igp; i Consorzi di tutela hanno la possibilità di regolare i volumi produttivi dei formaggi stagionati e dei prosciutti a denominazione e indicazione d’origine, così come quella di finanziare progetti di promozione nei Programmi regionali di sviluppo rurale e nei programmi europei. Arepo ha sostenuto, inoltre, l’istituzione dell’indicazione facoltativa Prodotto di montagna. Ne è risultato un regolamento sulla qualità più vicino ai bisogni dei produttori, che apre nuovi scenari per i territori regionali. Arepo si è impegnata anche per ottenere un aumento progressivo delle risorse disponibili (e del cofinanziamento comunitario) per i programmi di promozione; introdurre una priorità per i sistemi di qualità e prevedere le organizzazioni dei produttori come beneficiari diretti dei finanziamenti. Rabboni ha concluso il suo intervento all’assemblea di Bilbao garantendo l’impegno della Regione Emilia-Romagna nel corso del nuovo mandato. Tra i temi prioritari da affrontare, ha sottolineato in primo luogo la tutela delle produzioni di qualità nell’ambito degli accordi di libero scambio tra Ue e Paesi terzi. Insomma Arepo deve svolgere un ruolo importante di presidio anche durante i negoziati per l’accordo di libero scambio Ue-Usa (Ttip, ovvero Transatlantic trade and investment partnership), assumendo come punto di riferimento l’accordo raggiunto con il Canada. In agenda anche il processo di revisione del regolamento sull’agricoltura biologica, per assicurare una conclusione positiva che garantisca l’espansione della produzione in risposta all’aumento della domanda di prodotti bio. Infine: il confronto sulla revisione di medio termine della Pac, prevista nel 2017, sarà un’ulteriore occasione per rafforzare gli obiettivi raggiunti. DICEMBRE 2014 NOVEMBRE 2014 010-013Agr_11.indd 11 11 18/11/14 08.21 Psr news BILANCIO Programmazione 2007-2013: Caselli Nirmal utilizzare tutte le risorse Battute finali prima del passaggio di testimone. Economie e rimodulazioni dei fondi per una piena applicazione ROBERTO GIGANTE Ervet, Bologna L’ attività del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013, sebbene possa considerarsi conclusa, soprattutto per quanto concerne l’emissione di nuovi bandi di finanziamento, nel corso dell’anno 2014 è stata soggetta a diverse attività e modifiche. In questa fase, che precede l’ingresso del Psr 2014-2020, l’impegno sul vecchio programma si è concentrato su due fronti: quello valutativo sul quale sono in corso attività di analisi degli investimenti effettuati nel settennio e quello della programmazione. Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è stato necessario predisporre una serie di aggiustamenti per la ricollocazione delle ultime risorse ancora disponibili, così da garantire il totale utilizzo dei fondi. Vediamo quali sono le principali modifiche finanziarie, tenendo presente che, al momento in cui “Agricoltura” va in stampa, sono subordinate all’approvazione da parte della Commissione europea entro fine anno. Grafico 1 Movimentazione finanziaria tra gli assi Per una migliore leggibilità i valori della scala percentuale partono dal 94% 22 Ulteriori 1,7 milioni per maltempo e montagna Esaurito l’avvio di nuove procedure selettive (ad eccezione di alcune misure dell’Asse 1 “Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale” e dell’Asse 4 “Attuazione dell’approccio Leader”), nel corso dell’anno si è provveduto a rimodulare i fondi residui in questi termini: dall’Asse 3 “Qualità della vita e diversificazione dell’economia” sono stati trasferiti oltre 1,7 milioni di euro (in quota Feasr) a favore dell’Asse 1 (circa 676.000 euro) e dell’Asse 4 (quasi 1.071.000 euro). Tali risorse sono il risultato di economie effettuate nella misura 311 “Diversificazione in attività non agricole”. Non essendo possibile impegnarle in questo ambito si è deciso di ricollocarle verso sezioni con maggiori necessità. Nell’Asse 1 le risorse aggiuntive sono andate a favore della misura 126 “Ripristino del potenziale produttivo danneggiato da calamità”, per dare un supporto agli agricoltori colpiti dai continui e anomali eventi calamitosi come alluvioni e tornado. La misura 126 difatti consente un sostegno economico alle richieste di interventi per il ripristino del potenziale produttivo e per le iniziative di prevenzione finalizzate a ridurre il rischio di dissesto idrogeologico. I fondi aggiuntivi assegnati all’Asse 4 sono stati destinati agli interventi dei Gal per migliorare lo sviluppo dei territori che presentano una maggiore fragilità socio-economica, come quelli appenninici. Una seconda parte di modifiche ha riguardato il riassetto delle risorse tra alcune misure all’interno dello stesso asse. Tali aggiustamenti sono stati previsti solo per gli assi 1, 3 e 4, mentre non si sono DICEMBRE 2014 Grafico 2 Pagamenti erogati per anno e confronto con il livello di disimpegno (quota Feasr) riscontrate necessità di rimodulazione all’interno Importo impegni del 2 e dell’assistenza tecnica. Le variazioni all’interno dell’Asse 1 hanno riguardato le misure relative al capitale umano (misura 111 “Formazione professionale e azioni di informazione” e 114 “Consulenza aziendale”). Così facendo è stato possibile finanziare le ultime domande ammissibili già presenti in graduatoria. Nell’Asse 3 il riassetto ha portato a un incremento dei fondi per la misura 322 “Sviluppo e rinnovamento dei villaggi” che presentava delle graduatorie inevase per carenza di risorse. Infine nell’Asse 4 sono stati ridotti i fondi destinati alla misura 431 “Gestione dei Gal, acquisizione di competenze e animazione” e le relative risorse sono state spostate verso le misure 411 “Competitività” e 413 “Miglioramento della qualità della vita e diversificazione”. Nel grafico 1 sono riportate le variazioni finanziarie per asse consi- la al centro) il numero complessivo di domande derando la spesa pubblica complessiva: in rosso i ammesse a finanziamento. L’Asse 1 con il 47,4% decrementi, in azzurro le variazioni positive. degli impegni ha distribuito aiuti a quasi 33mila domande ammesse, il 2 con il 39,1% degli impegni ha finanziato oltre 25mila domande. L’Asse La situazione a settembre 2014 3 presenta circa il 9% degli impegni finanziando Gli ultimi dati disponibili dal servizio Moni- circa 1.800 domande. Infine l’Asse 4 Leader con toraggio della direzione regionale Agricoltura impegni che ammontano al 4,5% del totale ha consentono di tracciare una prima sintesi del finanziato oltre mille domande. quadro complessivo e ormai conclusivo per la Forte dei risultati raggiunti, la Regione è al laProgrammazione 2007-2013. Come riportato voro sulla futura programmazione. Il nuovo nel grafico 2, il livello di disimpegno (l’elemen- Psr rappresenterà non solo uno strumento per to che serve a giudicare l’efficienza della gestione consolidare il trend positivo dell’attuale proamministrativa della spesa) è stato ampiamente gramma, ma introdurrà elementi per veicolare oltrepassato. Analizzando l’utilizzo delle risorse le risorse finanziarie verso le esigenze emerse. I 4 si osserva che tutti gli assi hanno raggiunto una focus principali saranno: giovani, ambiente, inquota di impegni in rapporto alle disponibilità novazione e montagna. I nuovi bandi di finansuperiore al 95%. I valori esposti considerano ziamento sono previsti per la seconda metà del gli aggiustamenti finanziari di overspending su- 2015. bordinati all’approvazione della Commissione. Un ulteriore dettaglio sullo stato di avanzamento Hanno collaborato: Anna Fava, Claudio Lamoretè riportato nel grafico 3, dove, per la program- ti, Teresa Schipani. del Servizio Programmazione, mazione 2007-13, sono indicati sia gli importi Valutazione e Monitoraggio, Regione Emilia-Roimpegnati per singolo Asse, che (torta più picco- magna DICEMBRE 2014 Grafico 3 Importo impegni e numero di domande complessive ammesse 23 Qui Regione Al via il nuovo Governo dell’Emilia-Romagna Il presidente Stefano Bonaccini firmerà il decreto di nomina degli assessori nella prima seduta dell’Assemblea legislativa, entro la fine dell’anno C on la proclamazione dei 50 nuovi consiglieri regionali, compreso il presidente della Giunta, si apre ufficialmente la stagione di governo di Stefano Bonaccini. Il nuovo presidente della Regione EmiliaRomagna, modenese, 47 anni, è stato eletto con il 49% dei voti e succede a Vasco Errani. Consigliere regionale del Partito Democratico da giugno 2010, e in precedenza assessore comunale a Modena, Bonaccini dall’ottobre 2009 è segretario regionale del Pd. Dopo le verifiche dei Tribunali su base circoscrizionale provinciale e la proclamazione da parte della Corte d’Appello, i neo consiglieri entrano in carica e nel pieno delle loro funzioni con l’insediamento della nuova Assemblea legislativa, convocata dall’attuale presidente Palma Costi per lunedì 29 dicembre. Il primo atto dell’Assemblea sarà l’elezione dell’Ufficio di Presidenza (composto da presidente, due vicepresidenti, due segretari e due questori), secondo lo Statuto regionale. La prima seduta d’aula sarà presieduta dal consigliere eletto più anziano d’età fino alla nomina del nuovo presidente dell’Assemblea. Assemblea legislativa E-R A cura della REDAZIONE Priorità: il lavoro Il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini 24 Avviata così la nuova legislatura, il presidente della Regione Bonaccini potrà firmare il decreto di nomina dei componenti la Giunta. Nella seduta successiva dell’Assemblea, e non oltre trenta giorni, il presidente della Regione illustrerà il programma di legislatura e la composizione della Giunta. Il numero degli assessori sarà tra 8 e 10. Potrà essere nominato anche un sottosegretario alla Presidenza. L’Assemblea si esprimerà sulla composizione della Giunta e approverà il programma di mandato. Il lavoro e l’occupazione saranno al centro dell’azione di governo dei prossimi cinque anni. Questa la priorità che il neo presidente ha indicato in occasione del primo incontro con la stampa dopo la sua elezione. «Creare nuovi posti di lavoro, attrarre investimenti, sostenere la ricerca e l’innovazione e spendere al meglio i fondi europei», ha sottolineato, ma anche «Lotta alla burocrazia, interventi per contrastare il consumo di suolo e impegno immediato nella ricostruzione post sisma». Proprio per dare un segnale di questa volontà Bonaccini ha annunciato che una delle prime sedute della nuova Giunta si svolgerà in un comune colpito dal terremoto. L’elenco dei consiglieri regionali è sul sito dell’Assemblea legislativa: assemblea.emr.it DICEMBRE 2014 RICOSTRUZIONE POST SISMA: DOMANDE ENTRO IL 28 FEBBRAIO È stata spostata al 28 febbraio 2015 la scadenza per lapresentazione delle domande per gli aiuti economici per la ricostruzione delle aziende agricole danneggiate dal sisma del 2012. Il termine per la richiesta di contributo, precedentemente fissato al 31 dicembre, è stato posticipato con l’ordinanza n. 81 del commissario delegato alla ricostruzione Alfredo Bertelli, per consentire la conclusione dell’istruttoria da parte della Commissione europea sulla richiesta di modifica del regime di aiuto di Stato alle imprese agricole, per allinearne le condizioni di accesso per la ricostruzione, e in particolare i termini di pagamento, a quelli delle altre imprese. La richiesta alla Commissione europea della proroga di un anno per il pagamento degli aiuti è stata avanzata dal Ministero delle Politiche agricole, su sollecitazione della Regione a beneficio di un territorio così duramente colpito, non solo dal sisma del maggio 2012, ma da ulteriori, successive calamità, come l’alluvione del gennaio di quest’anno e le trombe d’aria. La proposta è di fissare al 29 mag- Meridiana Crolli causati dal terremoto del 2012 in una stalla di Massa Finalese (Mo) gio 2017 il termine ultimo per il pagamento e, se accolta, permetterà di superare l’attuale disparità di trattamento. Nelle decisioni comunitarie sugli aiuti di Stato, infatti, per le imprese agricole esiste il vincolo dei quattro anni dal verificarsi dell’evento, quindi entro il maggio 2016, entro i quali deve avvenire il saldo di tutti i contributi, mentre per le altre imprese non è prevista alcuna scadenza per i saldi dei danni subiti. EXPO: BANDO PER LA PIAZZETTA C’è tempo fino al prossimo 30 gennaio per i soggetti pubblici e privati che intendono presentare una manifestazione di interesse per la realizzazione di progetti di promozione nella Piazzetta che sarà gestita dalla Regione Emilia-Romagna sul Cardo, da agosto a ottobre, durante l’Esposizione universale di Milano 2015. L’obiettivo è quello di raccogliere proposte progettuali di elevata qualità, per promuovere attraverso eventi il sistema produttivo, culturale, scientifico e turistico dei territori regionali. Possono presentare domanda Enti pubblici e Enti locali dell’Emilia-Romagna, Università ed enti di ricerca, scuole ed Istituti professionali, Camere di Commercio. Tra i soggetti privati sono ammessi: le associazioni imprenditoriali con sede in EmiliaRomagna, le strutture di ricerca industriale, i centri per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, le Fondazioni, i Consorzi regionali di tutela e valorizzazione, i Gal (Gruppi di azione locale) e i soggetti della cooperazione internazionale. I progetti devono riguardare esclusivamente attività di esposizione e promozione dedicate alle tipicità territoriali, ai prodotti e alle specializzazioni settoriali dell’EmiliaRomagna. Info: expo2015.regione.emilia-romagna.it/it VINO, 3,8 MILIONI A 37 CANTINE PER LA MODERNIZZAZIONE DANNI MALTEMPO 2013: 7 MILIONI A 58 AZIENDE AGRICOLE Nuove risorse per continuare a far crescere il comparto vitivinicolo emiliano-romagnolo che negli ultimi cinque anni ha visto un aumento dell’export di quasi il 60%. È stata approvata la graduatoria per l’assegnazione di 3,8 milioni di euro (a fronte di un investimento di oltre 9 milioni) a 37 aziende che svolgono attività di trasformazione e commercializzazione. Le risorse andranno a sostenere gli investimenti di modernizzazione delle cantine, l’acquisto di macchinari e attrezzature, la creazione di punti vendita diretta e l’e-commerce. Gli interventi vanno realizzati entro luglio e l’assegnazione dei contributi, che arrivano dall’Ocm vino e coprono tra il 20 e il 40% dell’investimento, avverrà entro ottobre. La graduatoria è sul Bollettino ufficiale della Regione del 17 dicembre. Quasi sette milioni di euro dalla Regione per le aziende agricole danneggiate dalle frane provocate dal maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna dal 20 gennaio al 5 aprile 2013. Le risorse sosterranno 58 interventi a favore delle strutture che hanno subito danni per l’80% della spesa ritenuta ammissibile, a fronte di un investimento complessivo di 10 milioni 348mila euro. Le aziende sono in provincia di Piacenza (22), Parma (26), Reggio Emilia (3) e Modena (7). Oltre al ripristino di fienili, stalle, depositi, impianti frutticoli e vigneti, il finanziamento riguarda anche le spese per l’acquisto di macchinari. L’intervento è reso possibile grazie alla misura 126 del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013. DICEMBRE 2014 25 Qui Europa Crescita e occupazione, le priorità Ue nel 2015 Queste le sfide che attendono il settore nei prossimi anni per il commissario Hogan. In agenda anche semplificazione e riduzione della burocrazia I l nuovo commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan (nella foto), intervenendo nei giorni scorsi in commissione Agricoltura al Parlamento Ue, ha posto l’accento sul ruolo del comparto primario rispetto alle principali sfide che l’Unione europea dovrà affrontare nei prossimi anni. Crescita e occupazione innanzitutto: sono le priorità sulle quali far convergere i maggiori investimenti secondo la Commissione Juncker appena insediatasi. Quale settore strategico, l’agricoltura europea è ben “attrezzata” per fornire un contributo fondamentale. Alcuni numeri chiave: sono 25 milioni gli agricoltori nella Ue, le zone rurali rappresentano il 50% del territorio e il settore agroalimentare assicura il 7% dell’occupazione. Nelle regioni rurali è concentrato il 20,6% (46,1 milioni) dei posti di lavoro dei “28”. Irishmirror A cura di CARLA CAVALLINI Europe Direct Carrefour Europeo Emilia Nel contesto di una crescente domanda alimentare mondiale, il settore agroalimentare è al quarto posto per esportazioni al di fuori dell’Unione europea e, negli ultimi cinque anni, è aumentato IN BREVE I Paesi membri dell’Unione europea avranno la possibilità di limitare o bandire le colture contenenti Organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio. Sulla proposta c’è già stato l’accordo politico del trilogo (Commissione, Consiglio e Parlamento) e nei giorni scorsi è stata al vaglio della commissione Ambiente del Parlamento europeo. Il cammino istituzionale non è ancora concluso ma l’esito finale positivo appare comunque scontato. La proposta garantirà una maggiore flessibilità ai Paesi Ue che lo desiderano. Questo provvedimento mira ad assicurare chiarezza nel processo di autorizzazione dei prodotti Ogm a livello europeo, attraverso maggiori controlli e un ruolo più incisivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare. Quest’ultima dovrebbe, in futuro, valutare caso per caso gli impatti diretti, indiretti, immediati, ritardati e cumulativi degli Ogm sulla salute umana e sull’ambiente. Ulteriori analisi potranno concentrarsi sulle problematiche legate all’impollinazione incrociata e alla contaminazione di altre colture, alle incertezze scientifiche, allo sviluppo di resistenze ai pesticidi e alla 26 mancanza di dati sugli impatti negativi nell’ambito della biodiversità. ttt Via libera alla restituzione di 868 milioni di euro a livello europeo – di cui 71 milioni per il nostro Paese – trattenuti dai pagamenti diretti Ue agli agricoltori nel 2014. La trattenuta era stata applicata nelle settimane scorse sui pagamenti diretti, mediante l’applicazione del cosiddetto meccanismo di disciplina finanziaria: i fondi trattenuti erano confluiti infatti in una riserva da utilizzare in caso di grave crisi agricola e per garantire che la spesa totale della Pac rientrasse nel massimale previsto dal quadro finanziario pluriennale 2014-2020. In realtà nel 2014 questa riserva di crisi non è stata utilizzata: le misure di sostegno ai produttori adottate da agosto per far fronte all’embargo russo ricadranno, infatti, sul bilancio del prossimo anno. I fondi in questo modo recuperati verranno versati agli agricoltori entro il 15 ottobre 2015. DICEMBRE 2014 DICEMBRE 2014 Fornaciari del 70% il valore di tali esportazioni. Esistono importanti collegamenti a monte e a valle con altri settori lungo le diverse filiere, per non parlare del ruolo fondamentale che il settore agroalimentare svolge per lo sviluppo economico delle aree rurali. Al fine di sfruttare al massimo il potenziale del settore agricolo in termini di crescita, occupazione e investimenti, la Commissione europea sta lavorando anche per migliorare l’accesso ai finanziamenti da parte degli agricoltori, in particolare i giovani. Si sta profilando una collaborazione con la Banca europea per gli investimenti in quest’ambito e, per la prima volta nella storia degli oltre 50 anni della Pac, il primo pilastro viene dotato di uno strumento specifico per sostenere i giovani agricoltori, attraverso una maggiorazione del 25% del pagamento di base per i primi cinque anni di attività. Vi è inoltre una vasta gamma di misure di sostegno degli under 40 nel quadro della nuova politica di sviluppo rurale, per esempio l’aiuto al primo insediamento, attraverso un business plan, un sostegno fino al 90% per gli investimenti in beni materiali, il supporto per informazioni, consulenza e formazione, per le attività di cooperazione e così via. Il trasferimento di conoscenze nella pratica può essere promosso attraverso la via prioritaria del Partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità” che darà impulso alla ricerca in agricoltura. Il comparto primario dei “28” dovrà essere in grado di nutrire più persone in maniera ambientalmente sostenibile ed è solo attraverso la ricerca e l’innovazione che l’Europa potrà affrontare questa sfida. La semplificazione è una priorità assoluta per il primo anno di mandato del commissario Hogan. La burocrazia comporta costi diretti per gli agricoltori e gli operatori, e può interferire pesantemente con le loro decisioni imprenditoriali. Vi è dunque la necessità di semplificare le regole e di tagliare la burocrazia in modo efficace e pragmatico. Ma qual è la ricetta? In primo luogo occorre evitare di cambiare le regole troppo spesso e in particolare prima che queste siano applicate del tutto, occorre poi garantire stabilità sia ai beneficiari che alle autorità nazionali, e di per sé questo è già un contributo alla semplificazione e alla riduzione degli oneri amministrativi. E infine occorre ascoltare la voce degli agricoltori, le loro esperienze e le loro proposte di semplificazione. In quattro importanti settori è già possibile intervenire nell’ottica della semplificazione nei prossimi mesi e anni: tRualsiasi nuova proposta presentata dovrà con- tenere regole di semplificazione; tTaranno rivisti più di 200 Regolamenti Ue di attuazione dell’organizzazione comune dei mercati; tJl nuovo regime dei pagamenti diretti sarà da rivedere, dopo il primo anno di applicazione, a condizione che non vengano rimesse in discussione le decisioni politiche fondamentali della riforma 2013, in quanto democraticamente negoziate e ratificate; tSevisione delle norme relative alle indicazioni geografiche nell’ottica di far sì che il loro successo continui e aumenti. EUROPE DIRECT - CARREFOUR EUROPEO EMILIA piazzale Europa, 1 - 42124 Reggio Emilia Tel +39 0522 278019 - Fax +39 0522 518956 europedirect@crpa.it www.europedirect-emilia.eu I contenuti di questo articolo riportano il punto di vista dell’autore e non rappresentano necessariamente la posizione della Commissione europea RASSEGNA GAZZETTA UFFICIALE UE Decisione di esecuzione della Commissione del 20 novembre 2014 che istituisce la struttura organizzativa e operativa della Rete europea per lo sviluppo rurale e della Rete del partenariato europeo per l’innovazione e che abroga la Decisione 2008/168/CE. GUUE L 317 del 4.11.2014 La Commissione europea ha creato una nuova struttura per rafforzare il dialogo sui Programmi di sviluppo rurale delle diverse Regioni europee. Gli attori della Rete europea per lo sviluppo rurale e della Rete del partenariato europeo per l’innovazione, comprendente oltre 200 membri in rappresentanza delle Autorità di gestione, degli Organismi pagatori e del mondo della ricerca costituiranno il nuovo network europeo che dovrà consigliare l’Esecutivo su come mettere meglio in pratica i Psr 2014-2020. 27 Economia PARMIGIANO REGGIANO/1 Il “Re dei formaggi” si è messo a dieta La produzione 2015 sarà ridotta di 150mila forme (-5%) per favorire il riequilibro del mercato. Il presidente Alai: «Attivati nuovi importanti accordi con la Gdo» GIANCARLO MARTELLI I l Parmigiano Reggiano si mette a dieta per recuperare smalto sui mercati. Dopo la consistente crescita produttiva dell’ultimo triennio (+9,5%), l’anno prossimo il quantitativo di latte avviato ai caseifici per produrre formaggio sarà infatti ridotto del 5%: si tratta di circa 800 mila quintali in meno che faranno scendere il numero delle forme prodotte a 3 milioni e 150mila, rispetto alle 3,3 milioni (+0,7%) stimate per l’intero 2014. Una rimodulazione del piano di regolazione dell’offerta votata a maggioranza – 214 i voti a favore, 117 i contrari – dall’assembla generale del Consorzio di tutela del novembre scorso per favorire un’inversione della dinamica dei prezzi all’origine, che hanno perso quasi il 15% da inizio anno. Le quotazioni del formaggio Dop con almeno 12 mesi di stagionatura sono infatti crollate dai 10,17 euro/kg del gennaio scorso ai 7,45 euro/kg di fine novembre, quando finalmente è cominciato a profilarsi un rallentamento del trend negativo. Consumi e prezzi in discesa Il tracollo dei prezzi si spiega con il calo dei consumi dovuto alla crisi economica che ha colpito Cons. Parmigiano Reggiano Il presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai 28 anche il “Re dei formaggi”, i cui acquisti si sono ridotti quest’anno dell’1,2% nella Gdo, il principale canale di commercializzazione del Parmigiano Reggiano. Di qui la decisione di mettere un freno alla produzione per consentire un riequilibrio del mercato e ridare fiato al reddito di allevatori e caseifici. Dopo il via libera da parte dell’assemblea, ora i singoli allevatori sono chiamati ad aderire individualmente al piano produttivo 2015, in quanto sono loro i possessori delle quote latte trasformabili, le cosiddette “quote-formaggio”. A questo proposito dal 12 novembre scorso è on line il Registro delle quote latte (registro.parmigianoregginao.it) attraverso il quale è possibile a chiunque prendere visione di quanti sono gli allevatori che operano all’interno del comprensorio e delle relative quantità prodotte. La spending review consortile Il taglio della produzione 2015 non la sola misura di grande rilevanza approvata dall’assemblea dei soci: in un ottica di spending review interna è stato infatti deciso di ridurre di 3,5 milioni di euro il bilancio consortile, con una sforbiciata di 700 mila euro alle sole spese di struttura. Nessun aumento, invece, dei contributi versati dai caseifici, come si era ventilato alla vigilia dell’assemblea. Di tutto questo abbiamo parlato con il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe Alai (nella foto). Quali sono i prossimi passaggi per rendere operativo il taglio del 5% della produzione e che destinazione avrà il latte sottratto alla trasformazione in formaggio? Così come previsto dalle disposizioni del “Pacchetto latte” varato dall’Ue, la parola adesso torna a caseifici e allevatori, chiamati a sottoscrivere un’adesione che deve arrivare a rappresentare almeno il 66% dei caseifici e degli allevamenti stessi, del numero delle forme e della quantità di DICEMBRE 2014 LA NAZIONALE TRIONFA ALLE OLIMPIADI DI LONDRA latte destinato alla trasformazione. Quanto alla destinazione di quel 5% di latte sottratto alla lavorazione, e ci tengo a sottolineare che si tratta di un latte di pregio, stiamo individuando percorsi con le industrie del settore per indirizzarlo al consumo fresco o ad altre destinazioni (baby food, latte in polvere, bevande a base di latte). Cosa succede se un allevatore sfora la quota assegnata? Se a fronte del raggiungimento di un’adesione del 66%, di cui parlavo prima, l’allevatore supera la propria quota si assoggetta al pagamento della marchiatura differenziata, di importo crescente in base all’entità dello sforamento. Si tratta di entrate che vengono poi utilizzate per finanziare i piani promozionali sui nuovi mercati esteri. Dopo il ritiro del mercato di 90mila forme nei mesi scorsi, quali altre misure sono allo studio per risollevare i prezzi e favorire una ripresa dei consumi interni? Sul mercato interno abbiamo attivato nuove collaborazioni con le più importanti catene della Gdo per far conoscere meglio il nostro prodotto e le sue caratteristiche qualitative, che rappresentano un forte traino per le vendite. Passiamo all’export: c’è chi sostiene che si potrebbe fare di più. Quali sono gli obiettivi a breve termine e quali i mercati in prospettiva più interessati? Intanto va detto che negli ultimi anni siamo cresciuti a ritmi altissimi sui mercati esteri: un trend confermato anche nel 2014 (+5%). Il problema è che i produttori non hanno il governo della commercializzazione e, raggiunti i 12 mesi di stagionatura, il formaggio viene ceduto a commercianti che ne decidono la collocazione. È proprio a loro che proponiamo, e insieme a loro realizziamo, azioni promozionali ed interventi sia sui mercati esteri più consolidati, sia nei Paesi a più alto potenziale di sviluppo. Fra questi ultimi puntiamo molto su Usa, Canada, Cina, SuDICEMBRE 2014 borinato del Regno Unito; tuttavia il Parmigiano Reggiano è risultato il formaggio Dop in assoluto più premiato dell’intero concorso, con il campione delle vacche rosse dell’azienda agricola Granadoro di Cavriago (Re) che ha portato a casa il prestigioso riconoscimento del Supergold. Una grandissima soddisfazione per la Nazionale del Parmigiano Reggiano (nella foto), ideata da Gabriele Arlotti, formata da 21 caseifici del comprensorio Dop. Dalla sua nascita nel 2001 ad oggi il palmarès totale del gruppo ha così raggiunto quota 72 premi internazionali. Ferrari Con la conquista di ben 21 medaglie – 7 ori, 7 argenti e 7 bronzi – e un Supergold, il Parmigiano Reggiano è stata la superstar al World Cheese Awards 2014 una sorta di Olimpiadi del formaggio che si sono svolte il mese scorso a Londra. Ai nastri di partenza della competizione si erano presentate quest’anno circa 3mila specialità casearie di 33 paesi, tra cui alcune persino dall’Australia e dal Sud Africa, sottoposte al giudizio di 250 giurati provenienti da 26 Stati. Vincitore assoluto dell’edizione 2014 del campionato mondiale dei formaggi è stato il Bath Blue, tipico er- damerica, sulla Russia post-embargo e su diversi paesi dell’area asiatica. Un’ultima domanda. Che impatto avrà l’abolizione del regime delle quote latte sul sistema del Parmigiano Reggiano? Le previsioni a tre anni parlano di un aumento della produzione di latte pari al 20% in Europa, peraltro in un mercato con consumi in contrazione. Anche per questo abbiamo messo in moto un meccanismo di salvaguardia e di valorizzazione che deve connotare le Dop ad alto pregio, partendo da un principio fondamentale: o si produce ciò che si vende, difendendo i redditi e cercando di essere noi stessi i “piloti” del cambiamento, o si vende ciò che si produce, finendo per subire le dinamiche del mercato, con tutte le conseguenze del caso anche sulle quotazioni. Peraltro, anche altri paesi europei come l’Olanda in questo momento stanno attivando meccanismi di tutela rispetto all’aumento produttivo previsto e studiano misure alternative alle quote. La Nazionale del Parmigiano Reggiano 29 Economia PARMIGIANO REGGIANO/2 Scende il costo del latte, ma il prezzo soffre È la naturale conseguenza del terzo anno di quotazioni al ribasso per il formaggio Dop. In calo i listini per l’alimentazione del bestiame P er il terzo anno consecutivo, dopo i picchi registrati all’inizio del 2011, quando il formaggio Parmigiano Reggiano ha superato per diversi mesi gli 11 €/ kg, le quotazioni hanno continuato a scendere attestandosi nei listini di fine novembre a livelli superiori ai 7 €/kg per il prodotto stagionato 12 mesi. In pratica, si sono verificate nuovamente le condizioni di crisi profonda del prezzo che ciclicamente si verificano e che creano grosse difficoltà per la gestione di aziende sempre più grandi e sempre più dipendenti dal mercato per l’acquisto delle materie prime. Il livello di prezzo raggiunto è da considerarsi inaccettabile. Queste condizioni di mercato hanno portato il prezzo medio pagato per il latte 2013 – nel campione di 20 aziende che producono latte per Parmigiano Reggiano in pianura annualmente monitorate dal Crpa nella sua analisi della filiera lattiero-casearia – a 53,27 €/100 kg. Rispetto alla liquidazione delle consegne del 2012, gli allevatori del comprensorio del Parmigiano Reggiano hanno subito un ulteriore calo del 3,3% dopo aver registrato una diminuzione dell’11% l’anno precedente. Purtroppo con un prezzo del formaggio in ulteriore discesa le prospettive di prezzo del latte 2014 non possono che essere ulteriormente negative. Tiene il margine lordo Per capire bene la situazione degli allevatori è necessario mettere in relazione gli effetti della crisi del prezzo del formaggio con il costo di produzione del latte, che nel 2013 ha registrato un lieve calo, scendendo al di sotto dei 60 €/100 kg Dell’Aquila ALBERTO MENGHI Crpa spa, Reggio Emilia 30 DICEMBRE 2014 Cervellati dopo aver superato questo livello sia nel 2011 che nel 2012. Più precisamente, nel 2013 un’azienda ubicata in pianura che allevi una media di 86 bovine da latte e abbia una produzione di 7.468 kg per vacca ha sostenuto un costo medio pari a 58,21 €/100 kg di latte prodotto. Il campione su cui annualmente viene calcolato il costo di produzione del latte è solo in parte costante. Ogni anno, infatti, la chiusura di alcune aziende e l’indisponibilità di alcuni allevatori a fornire continuativamente i propri dati per motivi contingenti rende necessario il rinnovo di parte delle aziende monitorato dal Crpa. Nell’aEVOLUZIONE DEL COSTO DI PRODUZIONE DEL PARMIGIANO REGGIANO nalisi relativa al 2013 riportata in questo articolo, ciò ha portato a una riduzione della dimensione media del campione, che però è diventato maggiormente fedele alla media regionale. Come si osserva dal grafico, il grado di volatilità dei prezzi è decisamente più elevato rispetto alle variazioni dei costi di produzione, che sono in buona parte fissi e legati alla struttura aziendale oltre che al ciclo di vita delle bovine da latte. Proseguendo il trend iniziato nel 2010, il prezzo del latte anche nel 2013 da solo non è riuscito a coprire il costo di produzione totale. Il bilancio diventa positivo solo se vengono aggiunti i ricavi per la carne (per vacche e vitelli di scarto) pari a 3,35 €/100 kg di latte prodotto, i contributi Pac pari a 2,91 AZIENDE DEL CAMPIONE 2013 Indicatori DICEMBRE 2014 Parmigiano Reggiano pianura Aziende (n.) 20 Razza Frisona Vacche (n.) 86 Produzione per vacca (kg/anno) 7.468 Produzione totale di latte (kg/anno) 643.327 31 Economia PARMIGIANO REGGIANO/2 Indicatori Ricavi Ricavi latte Ricavi carne Contributi Altri ricavi Totale ricavi Costi Mangimi acquistati Foraggi acquistati Costi variabili per foraggi aziendali Acquisto animali Veterinario, medicinali e inseminazione Carburanti, elettricità Acqua Assicurazioni Contoterzisti Manutenzione fabbricati Manutenzione macchine Imposte e tasse Costo spandimento liquame Altri costi per latte Spese generali aziendali Totale costi diretti (esclusi salari) Ammortamento macchine Ammortamento fabbricati Costo del capitale fondiario in proprietà Costo del capitale fondiario non in proprietà Costo del lavoro familiare Costo del lavoro dipendente Costo del capitale agrario Costo del capitale di anticipazione Totale costi dei fattori di produzione Costo totale lordo Profitto (ricavi totali – costi totali) Reddito familiare (ricavi totali – costi diretti, inclusa terra in affitto, lavoro salariato e ammortamenti) (€/100 kg) Reddito familiare aziendale (ricavi totali – costi diretti) (€/anno) Prezzo del latte per un reddito familiare positivo (€/100 kg) Parmigiano Reggiano (pianura) €/100 kg % 53,27 89,13 3,35 5,6 2,91 4,87 0,24 0,4 59,77 100 €/100 kg % 16,38 28,14 1,96 3,37 0,82 1,4 0,01 0,02 1,97 3,39 3,38 5,81 0,16 0,27 0,43 0,75 0,48 0,82 0,1 0,17 0,93 1,6 0,76 1,31 0 0 0,41 0,7 1,38 2,36 29,17 50,12 2,66 4,57 5,03 8,64 0,89 1,53 2,08 3,58 14,3 24,56 2,33 4 1,43 2,46 0,3 0,52 29,03 49,88 58,21 100 1,56 18,19 117.000 33,89 Fonte: elaborazioni Crpa effettuate con il software on-line Milk Money €/100 kg e altri ricavi quantificati in 0,24 €/100 kg. Sommando queste voci il ricavo totale raggiunge i 59,77 €/100 kg e in media, sottraendo i costi totali, si ottiene un margine positivo pari a 1,56 €/100 kg di latte prodotto. Si tratta di valori medi, ci saranno perciò aziende che hanno avuto margini decisamente positivi e altre in maggiore difficoltà. Osservando la redditività, non solo in termini di profitto ma di margine lordo (reddito familiare) si è rilevato che nel 2013 questo valore si è attestato a 18,19 €/100 kg di latte. Quindi il calo del 32 prezzo del formaggio e la conseguente riduzione del prezzo del latte, uniti alla riduzione complessiva dei costi di produzione, hanno determinato una sostanziale tenuta dei margini registrati nel 2012, quando già si era verificato un calo di redditività del 40% circa. L’elemento chiave che ha permesso la riduzione dei costi di produzione nel 2013 è stato la diminuzione del costo per l’alimentazione. Il calo della spesa per i mangimi acquistati è stato pari al 16%; dopo i forti incrementi nel biennio precedente ciò ha permesso nel complesso un abbassamento dei costi diretti. In dettaglio, il costo per mangimi e foraggi acquistati è risultato pari rispettivamente a 16,38 e 1,96 €/100 kg di latte prodotto. Queste voci rappresentano da sole circa un terzo del costo totale di produzione. La congiuntura internazionale Nel 2014 la situazione economica ha fatto sì che i listini delle commodity alimentari entrassero in una fase di prezzi particolarmente bassi. In particolare quelli dei prodotti lattiero-caseari a livello mondiale nell’ultimo anno sono scesi di circa il 40%. A ciò si associa un calo del prezzo del petrolio molto consistente. Questo fenomeno non poteva non interessare anche i prodotti lattiero-caseari italiani e le nostre produzioni Dop, che stanno seguendo un andamento di calo dei prezzi analogo, in particolare per il Parmigiano Reggiano e per il Grana Padano. Fortunatamente anche i prodotti agricoli utilizzati per alimentare il bestiame hanno subito una riduzione delle quotazioni, permettendo così un recupero di marginalità. La durata di questi fenomeni ciclici è ancora difficile da stabilire ma le recenti crisi, che tendono a verificarsi con tempi sempre più ravvicinati, sembrano avere una durata triennale, per questo si spera in questi mesi di aver toccato il picco più basso del trend. Cervellati COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE PER PARMIGIANO REGGIANO NEL 2013 DICEMBRE 2014 Economia UN FIERA IN CRESCITA Enologica: degustare il vino, raccontare il territorio Chiude con 4mila visitatori e 126 espositori la rassegna bolognese. Campagna 2014: leggera flessione in regione, ma buona la qualità V nei saloni di palazzo Re Enzo per accorgersene. Numerosa anche la stampa specializzata: tra loro grandi firme del giornalismo internazionale come lo statunitense Nicolas Belfrage, del mensile Decanter e il danese Ole Udsen, profondo conoscitore dei vini del Belpaese. Enologica ha riproposto la struttura che ne ha decretato il successo in questi anni con spazi nuovi, come “Genius Loci”, dove hanno trovato posto tredici prodotti top della regione – dallo squacquerone alla mora romagnola, dalle amarene brusche di Modena al pomodoro di Piacenza – interpretati come ingredienti del più popolare dei cibi, il panino cioè, in abbinamen- ANTONIO APRUZZESE Wikimedia a in archivio l’edizione n. 17 di Enologica (la seconda sotto la Due Torri), salone del vino e del prodotto tipico dell’Emilia-Romagna, manifestazione curata da Giorgio Melandri che da quest’anno è entrata fra i progetti di Enoteca Regionale Emilia Romagna, potendosi peraltro fregiare del patrocinio di Expo 2015. Non solo vino, anche se quello è scorso a fiumi. Ma soprattutto un viaggio che ha legato l’enogastronomia al territorio e alle sue tradizioni. Il bilancio parla di 4mila visitatori e oltre 200mila visualizzazioni sulla pagina Facebook. L’interesse è stato sensibile, bastava un colpo d’occhio DICEMBRE 2014 33 Economia UN FIERA IN CRESCITA UE: DAL 2016 CAMBIANO LE REGOLE PER GLI IMPIANTI VITICOLI Cantine Riunite Il Regolamento (UE) n. 1308 del 17 dicembre 2013 introduce un nuovo sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli che, a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2030, sostituirà il regime transitorio dei diritti di impianto. Quello attualmente vigente infatti termina il 31 dicembre 2015 e, dal 1º gennaio 2016, non sarà più possibile il trasferimento dei diritti tra aziende. Secondo il nuovo sistema, l’impianto o il reimpianto di varietà di uve da vino sarà consentito solo dietro concessione di un’autorizzazione in conformità con quanto previsto dal Regolamento e con le scelte degli Stati membri. Gli Stati membri concederanno l’autorizzazione a produttori che estirperanno una superficie vitata successivamente al 1º gennaio 2016 e che presenteranno richiesta. L’autorizzazione concessa corrisponde ad una superficie equivalente a quella estirpata in coltura pura. Le autorizzazioni saranno valide tre anni dalla data di concessione: il produttore che non le utilizzerà nel corso del periodo di validità sarà soggetto a sanzioni amministrative fissate dallo Stato membro. A partire dal 2016, e ogni anno fino al 2030, gli Stati membri potranno concedere ai viticoltori, tramite bando pubblico, nuove autorizzazioni per una superficie equivalente all’1% di quella vitata impiantata nel loro territorio al 31 luglio dell’anno precedente. L’articolo 68 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 prevede, inoltre, che i diritti di reimpianto in portafoglio non utilizzati alla data del 31 dicembre 2015 possono essere convertiti in autorizzazione previa richiesta del titolare del diritto stesso, da presentarsi entro il 31 dicembre 2015 o entro la data decisa dal Ministero che, comunque, non può essere successiva al 31 dicembre 2020. Le autorizzazioni derivanti dalla conversione di un diritto di reimpianto in portafoglio avranno la medesima validità del diritto da cui derivano. (Massimo Barbieri, Servizio Produzioni Vegetali, Regione Emilia-Romagna). to ovviamente con i vini dell’Emilia-Romagna. «Se l’interesse dei produttori era già evidente dal grande numero di adesioni degli espositori (126), ora possiamo dire che è stata un successo anche per quanto riguarda le presenze di visitatori, giornalisti e buyer, soprattutto stranieri – ha dichiarato Pierluigi Sciolette, presidente di Enoteca Regionale Emilia Romagna –. Vorrei sottolineare soprattutto l’aspetto della progressiva internazionalizzazione di questa manifestazione, perché Enoteca Regionale ha come mission principale quella della promozione dei vini emiliano-romagnoli in Italia e all’estero: Enologica ha rappresentato, in questi tre giorni, un’occasione unica, soprattutto per i produttori medio-piccoli, di interfacciarsi e presentare i propri prodotti anche grazie al workshop che sono stati organizzati coinvolgendo 25 buyer stranieri». La soddisfazione dei produttori Stati Uniti a gennaio e Russia a febbraio; poi Germania, Brasile e Bordeaux in Francia. Sono solo le prime anticipazione del calendario delle iniziative oltre confine che nella sede di Dozza si sta predisponendo. «Come Enoteca Regionale portiamo l’Emilia-Romagna in giro per il mondo – ha detto Ambrogio Manzi, direttore Enoteca Servizi –. Abbiamo però capito che 34 questo non basta: dobbiamo portare il mondo a casa nostra: solo così il lavoro sarà completo e potrà coinvolgere tutti i produttori, anche le realtà più piccole». Di esperienza positiva e di grande partecipazione a Enologica parla il vice presidente delle Cantine di Carpi e Sorbara, Carlo Piccinini. «L’Emilia-Romagna è fra i principali protagonisti come produzione ed export; paradossalmente forse proprio a Bologna di vino si parla poco: proprio qui sta la forza e il significato della rassegna». Piccinini racconta di un Lambrusco che va fortissimo, nonostante un leggero calo sul mercato interno, e sottolinea come le realtà cooperative hanno incanalato il processo di aggregazione. «Ora ci sono meno operatori ma più attrezzati ad affrontare i mercati, anche quelli più lontani. La Cina resta un sogno proibito – confessa Piccinini – mentre tutto il comparto deve ora portare avanti il progetto comune che è quello del “nuovo” Pignoletto dopo la revisione del Disciplinare». L’anno scorso era un semplice visitatore. Oggi Marco Cirese, responsabile di “Noelia Ricci”, azienda di Fiumana di Predappio (Fc), nata solo nel 2013, fa il suo esordio nelle manifestazioni fieristiche proprio a Enologica. «L’impressione è stata ottima: si avvertiva fermento e interesse. Per noi è stato positivo il riscontro da giovani e imprenditori locali. Le nostre ammiraglie sono DICEMBRE 2014 le due linee di Sangiovese superiore: l’obiettivo è riportarlo a quello di una volta, un vino cioè di grande bevibilità. Lo abbiamo impreziosito con un packaging innovativo. Restiamo, dunque, legati alle tradizioni, ma guardiamo al futuro». Vendemmia: un’annata soddisfacente Degustatori professionali e semplici appassionati hanno affollato il salone di palazzo Re Enzo a Bologna Enologica Bene in Emilia con un leggero incremento, più in sofferenza, invece, la Romagna dove la raccolta di uva ha segnato punte negative anche del 20% rispetto all’anno scorso, che però era stato sopra la media. Queste le stime della vendemmia 2014 di Fedagri/Confcooperative e Legacoop Agroalimentare dell’Emilia-Romagna, che insieme rappresentano oltre il 75% dell’intero raccolto regionale (stimato in 8,6 milioni di quintali). Il dato finale parla di circa 6.550mila quintali di uva ottenuta dai soci del comparto vitivinicolo. Un dato che pone la regione al secondo posto tra i territori vitivinicoli più importanti del nostro Paese, pur perdendo quasi 4,5% punti rispetto al 2013, quando il raccolto si era collocato sui 6.860.000 quintali. Il dato provinciale dice di una decisa contrazione in provincia di Forlì-Cesena, dove la produzione dei soci ha superato di poco i 500mila quintali, con un calo del 22,3% sul 2013. Più contenuta (-11%) la diminuzione nel Ravennate. Andamento opposto invece nelle altre province vitivinicole emiliane, che hanno registra- to un incremento variabile dal 3% di Piacenza (dove sono stati prodotti circa 125mila quintali di uva) al 7% di Reggio Emilia (oltre 1.630mila quintali). Da Assoenologi arrivano, invece, i dati definitivi 2014 sulla produzione di vino. In Emilia il consuntivo è in linea con quello dello scorso anno, mentre in Romagna la diminuzione del 15% è la naturale conseguenza di una raccolta non soddisfacente. In tutta la regione, pertanto, il calo quantitativo complessivo dovrebbe essere del 10%. Sul piano dato nazionale – sempre secondo Assoenologi – nel 2014 sono stati infatti conferiti tra i 54 e i 56 milioni di quintali di uva da vino che – applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73% – danno una stima di circa 40 milioni di ettolitri. Un quantitativo inferiore del 17% rispetto a quello 2013, che si attestò su una produzione di 48,2 milioni di ettolitri (dato Istat) e dell’11% se riferito alla media dell’ultimo quinquennio (2009/2013). La qualità 2014 è alquanto eterogenea – nota ancora Assoenologi – nel senso che in una stessa regione si passa da un estremo all’altro: complessivamente il millesimo 2014 è stimato qualitativamente buono, con punte di ottimo, pochissime eccellenze e anche diverse criticità. Il Veneto si conferma la regione più produttiva con una previsione di 7,8 milioni di ettolitri: insieme al dato di Emilia-Romagna, Puglia e Sicilia, si dovrebbe arrivare a fine 2014 a 23,6 milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il vino italiano. DICEMBRE 2014 35 NOVEMBRE 2014 010-013Agr_11.indd 13 13 18/11/14 08.21 Economia CAMPAGNA 2014 Crolla la produzione In un anno segnato da un clima non favorevole e dai danni provocati dalla mosca olearia, si calcola un -40% rispetto al 2013. Buona la qualità delle due Dop L e prime stime della campagna olivicola 2014 in regione danno una diminuzione della produzione regionale rispetto al 2013 di circa il 40%, che arriva al 70% in meno rispetto al 2011. Buona la qualità attesa per le Dop “Brisighella e Colline di Romagna”, anche se la quantità realizzata sarà probabilmente limitata. Un risultato su cui pesano le conseguenze dei danni da gelo dei precedenti inverni, le basse rese in olio d’annata e gli ingenti danni provocati dalla mosca olearia. Dalle prime valutazioni Ismea il quadro della campagna olivicola 2014 si presenta con una riduzione della produzione media su scala nazionale di circa il 40%, che nelle regioni del centro Italia arriva fino ad un -45% rispetto alla campagna precedente. Anche per la Spagna, maggiore produttore mondiale, la produzione di quest’anno risulta essere dimezzata. In questa situazione il mercato, che già aveva dimostrato la tendenza a un incremento delle quotazioni del prodotto italiano, ha reagito con un’ulteriore spinta al rialzo dei prezzi alla produzione. In Emilia-Romagna il settore risente ancora delle conseguenze delle gelate del febbraio 2012, che hanno danneggiato la struttura produttiva olivicola regionale nei diversi areali. In questo quadro la campagna si era presentata con una discreta allegagione su tutto il territorio regionale. Tuttavia, DICEMBRE 2014 l’andamento climatico estivo, caratterizzato da un’accentuata piovosità e da temperature quasi sempre inferiori a 30°C, è stato estremamente favorevole allo sviluppo della mosca olearia. L’insetto è stato, infatti, protagonista di forti e ripetuti attacchi, durante tutto il periodo estivo, proseguiti anche durante il mese di ottobre. Interventi insetticidi e raccolta precoce L’allarme è stato dato a più riprese dall’organizzazione di produttori Arpo che, dopo aver chiesto le necessarie deroghe ai Disciplinari di produzione in Regione, ha invitato gli olivicoltori a compiere i necessari interventi insetticidi, con i principi attivi ammessi sulla cultura e a eseguire una raccolta precoce delle olive per contenere i danni e sfuggire agli ulteriori attacchi tardivi dell’insetto. In tale difficile contesto, le aziende olivicole che hanno seguito le indicazioni tecniche fornite dai notiziari agrofenologici e di difesa, emanati settimanalmente dall’Arpo ed elaborati nell’ambito dell’attività svolta ai sensi del Reg.CE 867/08, sono riuscite a controllare lo sviluppo del fitofago. La raccolta ha avuto inizio intorno alla metà di ottobre: in apertura di campagna le rese medie in olio al frantoio sono apparse mediamente basse (10-11%) per l’eccessiva idratazione delle drupe Arpo per l’olivicoltura regionale PAOLA GIOVANNINI Servizio Sviluppo delle Produzioni Vegetali, Regione Emilia-Romagna LUIGINO MENGUCCI Arpo Emilia-Romagna In alto: un uliveto superintensivo 37 Economia CAMPAGNA 2014 TAPPO ANTIRABOCCO: ORA È OBBLIGATORIO Addio all’oliera in ristoranti, pizzerie, mense e bar: è entrato in vigore l’obbligo del tappo antirabbocco per i contenitori di olio extravergine di oliva serviti in tutti i pubblici esercizi. È quanto prevede l’articolo 18 della legge comunitaria approvato dalla Camera, che impone anche l’indicazione del termine “miscela” per gli oli originari di più di uno Stato membro Ue, in modo da evitare la dicitura made in Italy per oli non interamente prodotti in Italia. Non ci potranno essere, quindi, più dubbi sull’origine dell’olio servito: in tavola solo bottiglie dotate di tappo in modo da evitare allungamenti o riempiture con prodotti che non hanno nulla a che vedere con quello originario. Salate le multe, che andranno fino a 8mila euro e la confisca del prodotto. Soddisfatta Unaprol per questo risultato che ora garantirà i consumatori. Così anche Coldiretti che sottolinea come queste nuove norme arrivano peraltro in un momento particolarmente delicato per la produzione nazionale. Apprezzamento anche da Assitol e Federolio che però ricordano come la norma non chiarisca quali dosatori possano essere considerati conformi. Bene anche per Agrinsieme, che ha chiesto di estendere l’obbligo a tutta la Ue. a seguito dell’elevata piovosità estiva e autunnale. Anche in questa difficile annata l’olio novello regionale, estratto in condizioni ottimali, si è presentato di buona qualità, armonico e con lievi sentori di fruttato erbaceo che, come sempre, ne esalta le proprietà organolettiche. Nell’ambito delle attività svolte dall’Arpo di RiPercentuali di riduzione di produzione di extravergine nelle regioni italiane 38 mini, ai sensi del Reg.CE 867/08, ha assunto particolare rilievo la realizzazione, a fini dimostrativi, di alcuni ettari di oliveti superintensivi (vedi foto nella pagina precedente) nei principali comprensori olivicoli della Regione. In tali appezzamenti, proprio nel corso del 2014 sono state effettuate le prime prove dimostrative di potatura meccanica e di raccolta integrale delle olive con macchine scavallatrici, utilizzate nei vigneti e adattate alla raccolta delle olive. La significativa riduzione dei costi di produzione e il buon livello quali-quantitativo della produzione raccolta rappresentano risultati incoraggianti per proseguire nell’attività dimostrativa anche nei prossimi anni e per una loro diffusione applicativa. Le novità normative Tra le novità introdotte dal nuovo decreto 18 giugno 2014 “Criteri e modalità per il riconoscimento dei panel di assaggiatori ai fini della valutazione e del controllo delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini di cui al regolamento CE n. 2568/91, nonché per l’iscrizione nell’elenco nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extravergini” (che abroga il Dm 1334 del 28 febbraio 2012), all’articolo 4 c’è – tra i requisiti per l’iscrizione nell’Elenco nazionale dei tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extra vergini – l’aumento da 12 a 18 mesi del periodo per l’effettuazione delle venti sedute di assaggio secondo la metodologia prevista dall’allegato XII del regolamento CE n. 2568/91. Inoltre sono in corso di adozione due decreti Mipaaf in applicazione del Regolamento (UE) n. 1308 del 17 dicembre 2013 e suoi applicativi. Il primo riguarda la definizione dei requisiti di riconoscimento delle organizzazioni di produttori del settore dell’olio di oliva e l’adeguamento delle organizzazioni già riconosciute. L’altro, invece, contiene le disposizioni nazionali sui programmi di sostegno al settore dell’olio d’oliva per il triennio 2015/2018. In particolare questi testi definiscono requisiti e modalità di riconoscimento delle organizzazioni di produttori e delle loro associazioni, della ripartizione delle risorse finanziarie tra le diverse regioni, degli ambiti d’intervento finanziati, le condizioni e modalità di presentazione e approvazione delle azioni a supporto del comparto dell’olio di oliva e delle olive da tavola. I programmi di sostegno saranno invece operativi a partire dal 1° aprile 2015: per i produttori soci di Op è previsto l’obbligo del fascicolo aziendale attivo da cui risulti la superficie olivetata. DICEMBRE 2014 DICEMBRE 2014 39 Economia CONTRATTI DI FILIERA Grano duro a Barilla: 120mila tonnellate Il nuovo accordo aumenta significativamente le quantità e le superfici. Per i produttori la certezza di una giusta remunerazione A cura della REDAZIONE Barilla Il mulino presso lo stabilimento Barilla di Pedrignano (Pr) L’ accordo per la fornitura di grano duro dell’Emilia-Romagna alla Barilla compie nove anni e aumenta del 30%, rispetto alla passata edizione, le quantità concordate, a dimostrazione dell’affidabilità e dell’utilità di uno strumento che permette di definire in anticipo produzioni e sbocchi di mercato. L’intesa valida per la campagna cerealicola 20142015 prevede infatti il conferimento al Gruppo di Parma, leader nel mondo per la produzione di pasta, di 120mila tonnellate (un anno fa erano 90mila). La superficie agricola interessata sarà di circa 20mila ettari. «Quest’accordo è un esempio da promuovere anche in altri comparti – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni durante la presentazione alla stampa nei giorni scorsi a Bologna – il simbolo di come deve essere un’agricoltura moderna: capace di programmare le produzioni, fare accordi con l’industria, investire in innovazione. Solo così è possibile prevenire le crisi di mercato e contrastare la volatilità dei prezzi.» Ma non solo. Rabboni ha sottolineato come in Emilia-Romagna la produzione di frumento duro si sia consolidata e sia cresciuta la professionalità dei produttori. Oggi l’Emilia-Romagna è la prima regione per rese ad ettaro. Bilancio decisamente positivo anche per Luigi Ganazzoli, che ha firmato l’intesa per Barilla, e che ha sottolineato il valore strategico di un progetto che punta tanto sulla qualità. Come tutte 40 le aziende di marca, infatti, anche il Gruppo di Parma deve fare i conti con «aspettative altissime dei consumatori sotto il profilo della distintività del prodotto». Le 120mila tonnellate di grano duro di alta qualità andranno ad alimentare il mulino più grande d’Europa, realizzato dalla Barilla in provincia di Parma. A questo riguardo Ganazzoli ha sottolineato gli investimenti importanti compiuti dall’azienda per realizzare un magazzino di stoccaggio da 60mila tonnellate e un raccordo ferroviario con la linea ad Alta Velocità che permetterà di far arrivare la materia prima direttamente su treno. La pasta, prodotto simbolo del made in Italy, sta riscuotendo un successo crescente sui mercati mondiali, con un export che si aggira sui 2,2 miliardi di euro e una domanda in crescita. Purtroppo la produzione italiana di frumento duro è deficitaria e il prodotto viene importato in gran parte dal Canada, principale produttore mondiale insieme all’Italia. Prezzo garantito a 270 euro a tonnellata L’intesa, promossa dall’assessorato regionale all’Agricoltura, coinvolge oltre al Gruppo Barilla, la Società Produttori Sementi di Bologna, le organizzazioni dei produttori OP Cereali, OP Grandi Colture Italiane, OP Capa Ferrara e CerealCap. Barilla dunque può contare su varietà appositamente selezionate particolarmente adatte all’industria pastaria; gli agricoltori possono programmare la produzione e avvalersi di un prezzo di vendita vantaggioso (in base alla Borsa merci di Bologna o fisso fino a una quota del 30%) che include anche specifiche premialità (qualità del prodotto, adesione al disciplinare di produzione, assistenza tecnica prestata, durata e modalità di stoccaggio) e al rispetto delle migliori pratiche agro-ambientali. L’accordo 2014-2015 prevede l’incremento del prezzo garantito a 270 euro/t a cui si aggiunge il premio proteine. DICEMBRE 2014 Non solo precocissimo ma anche altissimo! Ronaldinio, il mais grande in tutti i sensi. 5 ottimi motivi per scegliere il Team Ronaldinio per fare trinciato. Raccogli il tuo reddito 40 giorni prima. Risparmia sulle irrigazioni. Sta alla larga da stress estivi e piralide. Bonifica il tuo terreno dalla diabrotica*. Valorizza il tuo terreno con due raccolti. *Utilizzo trinciato in prima epoca con sorgo in successione. Tel. 0543 474611 - info_italia@kws.com - www.kws.it Economia CREDITO Agrifidi Uno: prestiti agevolati alle aziende in difficoltà Le principali banche coinvolte in un’operazione per sostenere con finanziamenti fino a 100 milioni, le imprese rimaste a corto di liquidità dopo un’annata disastrosa GIANCARLO MARTELLI Agridifi Uno Il presidente di Agrifidi Uno Emilia-Romagna, Alberto Rodeghiero P restiti bancari a tasso calmierato per un volume complessivo fino a 100 milioni di euro per aiutare le tante aziende rimaste a corto di liquidità alla chiusura di un’annata che – tra meteo impazzito, crollo dei prezzi di molte produzioni ed embargo russo – si è rivelata disastrosa sotto il profilo economico per gli agricoltori. È l’operazione straordinaria messa in piedi in collaborazione con i principali istituti di credito attivi in regione da Agrifidi Uno EmiliaRomagna, la cooperativa di garanzia collettiva con oltre 5.400 imprese associate nelle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e un patrimonio complessivo che sfiora i 12 milioni di euro. La proposta è rivolta a tutte le aziende agricole che, a causa dei metodi di valutazione del rischio (rating) adottati dagli istituti di credito, senza la garanzia fornita da un soggetto terzo, da sole ben difficilmente riuscirebbero ad ottenere quei finanziamenti necessari per onorare le scadenze di fine anno (pagamento fornitori, manodopera, polizze assicurative, ecc.) e prepararsi ad affrontare la prossima annata. E comunque, anche in caso di via libera, sarebbero costrette a pagare interessi salatissimi. «Una situazione di debolezza che le espone al rischio di cadere nella maglie dell’usura o della criminalità organizzata», avverte il presidente di Agrifidi Uno, Alberto Rodeghiero (nella foto). Da qui prende le mosse l’iniziativa concordata con le banche e che si è tradotta nella messa a punto di uno strumento ad hoc per dare una boccata d’ossigeno alle imprese in difficoltà. Il finanziamento, di durata massima fino a cinque anni, è studiato in 42 modo che per i primi 12 mesi si pagheranno solo gli interessi, e il rimborso della prima rata di quota capitale avverrà soltanto a partire dal 18° mese, cioè intorno a metà del 2016. «Non un intervento di salvataggio di aziende decotte – sottolinea Rodeghiero – ma un sostegno temporaneo offerto a imprese con prospettive di sviluppo per aiutarle a superare un momento di difficoltà». Per le domande c’è tempo fino al 31 gennaio 2015 All’inizio di dicembre, ad una decina di giorni dal lancio dell’iniziativa, avevano già aderito all’appello lanciato da Agrifidi Uno una decina di banche, da Unicredit a Banca Intesa, passando per le Banche di credito cooperativo (Bcc), Unipol, Banca Popolare dell’Emilia-Romagna ed altre minori locali. Ma l’elenco è destinato ad allungarsi. La coop di garanzia non ha messo alcun tetto all’importo dei prestiti richiesti; idem le banche, che valuteranno caso per caso, riferisce il direttore, Lucia Alfano. Stando alla prima tranche di domande pervenute, una trentina, l’importo medio dei finanziamenti richiesti si aggira sui 50-55 mila euro: «Con le garanzie che mettiamo sul piatto – puntualizza Rodeghiero – stimiamo di arrivare a coprire un plafond finanziario di circa 100 milioni di euro». Per richiedere i finanziamenti c’è tempo sino al 31 gennaio prossimo. Molto favorevoli le condizioni dei prestiti ottenuti grazie alla garanzia di Agrifidi Uno: ad esempio con le Bcc si parte dal tasso base Euribor (0,20%) maggiorato di uno spread oscillante tra il 2,25% e il 2,75% secondo la classe di rischio e la durata del prestito, contro tassi di mercato che attualmente si muovono all’interno di una forbice compresa tra il 6-9%. A ciò bisogna poi aggiungere la commissione richiesta dalla banca che eroga il finanziamento (0,25-0,50%) e il costo della fideiussione rilasciata da Agrifidi Uno, fino ad un massimo dello 0,30% all’anno. Info: agrifidi.it DICEMBRE 2014 Fisco e previdenza Imu sui terreni “ex montani”, rinvio al 26 gennaio Dopo le accese proteste del mondo agricolo, pagamenti posticipati e l’impegno del Governo a rivedere i criteri applicativi I per versare l’Imu dovuta sui terreni agricoli “ex montani” è stata prorogata a lunedì 26 gennaio 2015. Il decreto di novembre avrebbe dovuto essere adottato entro il 22 settembre di quest’anno (entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto legge n. 66 già citato). E invece è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a soli dieci giorni dalla rinviata scadenza del 16 dicembre 2014. La pretesa di costringere i contribuenti a effettuare il versamento d’imposta entro i dieci giorni successivi all’emanazione del relativo provvedimento, avrebbe costituito una palese A cura di CORRADO FUSAI Caselli Nirmal l decreto interministeriale 28 novembre 2014, che avrebbe dovuto stabilire la nuova disciplina dell’esenzione dall’Imu per i terreni agricoli nei comuni montani a valere già per l’anno 2014, secondo le disposizioni del decreto legge n. 66 dello scorso aprile, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 6 dicembre 2014. Ma era già smentito prima ancora di essere pubblicato, grazie alle proteste delle organizzazioni professionali, dei sindaci e di tanti esponenti politici di maggioranza e opposizione. L’unica cosa certa, per ora, è che con un decreto-legge varato venerdì 12 dicembre, il governo ha stabilito che la scadenza del 16 DICEMBRE 2014 43 Fisco e previdenza espressamente previsti». Quindi si sarebbe dovuto prevedere quantomeno la possibilità di effettuare il versamento in data successiva al 60° giorno dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e cioè dopo il 6 febbraio 2015. Dell’Aquila La rimodulazione delle esenzioni violazione dello Statuto dei Diritti del Contribuente (legge n. 212 del 2000), che all’art. 3, comma 2, stabilisce: «In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse Secondo l’originaria disciplina dell’Imu, per i terreni ricadenti in aree montane o di collina delimitate ai sensi dell’art. 15 della legge n. 984 del 1977, compresi i terreni lasciati incolti, era prevista l’esenzione. Secondo il decreto del 28 novembre, risulterebbero invece esenti dall’Imu: 1) i terreni agricoli dei comuni ubicati a un’altitudine di 601 metri e oltre, individuati sulla base dell’“Elenco comuni italiani”, pubblicato sul sito internet dell’Istat (istat.it/it/archivio/6789), tenendo conto dell’altezza riportata nella colonna “Altitudine del centro (metri)”; 2) i terreni agricoli posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, anche se agli stessi concessi in comodato o in affitto, dei comuni ubicati a un’altitudine compresa fra 281 metri e 600 metri, individuati sulla base del medesimo elenco; 3) i terreni a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà indivisibile e inusucapibile, ovunque ubicati. In tutti gli altri casi, l’Imu sul terreno è dovuta LEGGE DI STABILITÀ: RISORSE E REGIMI DI VANTAGGIO Al momento di andare in stampa con questa rivista, il Senato ha avviato il proprio esame del disegno di legge di Stabilità per il 2015 nella versione già approvata dalla Camera in prima lettura. Non si tratta ancora del provvedimento definitivo, poiché certamente il Senato apporterà proprie modifiche, e magari verrà proposto il consueto maxi-emendamento concordato con il Governo. Sarà quindi la Camera in seconda lettura ad approvare la versione definitiva del provvedimento. Tra il disegno di legge presentato alla Camera e il testo votato, l’agricoltura ha tratto diversi “benefici”. Non aumenta l’accise sul gasolio. È stato eliminato l’aumento dell’accise dovuta sul gasolio da impiegare in lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura e piscicoltura e nella florovivaistica. Dovrebbero quindi rimanere le attuali aliquote agevolate per i carburanti ad uso agricolo: in particolare, era previsto che l’aliquo- 44 ta sul gasolio aumentasse dal 22 al 26,5%. Tuttavia, per compensare i mancati introiti che sarebbero conseguiti con l’aumento (68,41 milioni di euro nel 2015, 54,27 nel 2016 e 60,40 per ciascuno degli anni dal 2017 al 2019) è stata prevista una riduzione del contingente agevolato dell’8% rispetto a quanto attualmente previsto: ci sarà quindi meno gasolio agevolato disponibile. Le misure sull’Irap. La Camera ha introdotto il taglio del costo del lavoro dalla base imponibile Irap, riservato nel disegno di legge originario solamente per le assunzioni a tempo determinato, anche con riferimento ai lavoratori agricoli dipendenti a tempo determinato impiegati nel periodo di imposta da produttori agricoli o società agricole, purché abbiano lavorato almeno 150 giornate e il contratto abbia almeno una durata triennale. Giovani e filiere. Inizialmente, la Commissione Bilancio della Camera aveva chiesto lo stralcio di alcune nor- DICEMBRE 2014 in base alle regole ordinarie. La “Altitudine del centro”, espressa in metri, è l’altezza, dal livello del mare, in cui si trova la sede municipale del comune. Le conseguenze che potevano derivare dall’applicazione del testo in questione appaiono inaccettabili. Per capire bastano due esempi. In un certo comune, la sede municipale è situata a 250 metri di altitudine: quindi, tutti i terreni agricoli di quel comune, da chiunque posseduti, dovrebbero essere assoggettati all’Imu, anche quelli che eventualmente siano posti a 601 metri di altitudine. Ma se nel comune di fianco al primo, la sede municipale è situata a 601 metri di altitudine, tutti i terreni agricoli di quel comune, da chiunque posseduti, sarebbero esenti BANDO INAIL: PROROGA AL 15 GENNAIO Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione al bando Inail denominato Fipit (si veda Agricoltura di ottobre 2014), per l’adeguamento alle norme di sicurezza dei trattori agricoli e forestali, originariamente previsto per il 3 dicembre, è stato prorogato al 15 gennaio 2015. dall’Imu, anche quelli che eventualmente siano posti a 250 metri di altitudine. Insomma, una rimodulazione improponibile. Giusto dunque che il Governo abbia riconosciuto l’errore e cerchi di correre ai ripari. Dell’Aquila Gli impegni del Governo Il sottosegretario all’Economia Paolo Baretta aveva informato che il Governo “sta provvedendo a una modifica delle modalità relative all’applicazione del decreto legge 66/2014 relative all’Imu agricola, con l’obiettivo di rinviarne il pagamento stabilito per il 16 dicembre 2014, anche al fine di rivedere i criteri applicativi”. Importante quanto dichiarato dal ministro Maurizio Martina ad Agra Press: «Stiamo lavorando per garantire il migliore equilibrio nell’interesse dei territori coinvolti e delle imprese agricole, a partire dalla conferma delle esenzioni per imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti». me, ritenendole incompatibili con la manovra di finanza pubblica. Tra queste ve ne sono due (finanziamento dei fondi a favore dell’imprenditoria agricola giovanile e dei contratti di filiera agroalimentare), che sono state ripristinate nel testo finale. È stata quindi prevista l’assegnazione al Mipaaf di 10 milioni per il 2015, di 24,9 per il 2016 e di altri 18,7 milioni per il 2017, da destinare allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e al ricambio generazionale in agricoltura, secondo quanto previsto dal Titolo I, Capo III, del dlgs n. 185 del 2000. Si tratta di mutui agevolati per gli investimenti, a tasso zero, della durata massima di 15 anni, preammortamento compreso, e di importo non superiore al 75% della spesa ammissibile, concessi alle imprese che, amministrate e condotte da un giovane imprenditore agricolo di età compresa tra i 18 e i 40 anni ovvero, nel caso di società, siano composte, per oltre la metà numerica dei soci e DICEMBRE 2014 delle quote di partecipazione, da giovani imprenditori agricoli di età compresa tra i 18 e i 40 anni, subentrano nella conduzione di un’intera azienda agricola, presentando progetti per lo sviluppo o il consolidamento dell’impresa attraverso iniziative nel settore agricolo e in quello della trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli. Così come sono stati ripristinati i 10 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2017 per favorire l’integrazione di filiera del sistema agricolo e agroalimentare e il rafforzamento dei distretti agroalimentari. Il riferimento è alla promozione dei contratti di filiera e di distretto a rilevanza nazionale con gli operatori delle filiere, finalizzati alla realizzazione di programmi di investimenti a carattere interprofessionale, in coerenza con gli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura, come previsto dall’art. 66 della legge n. 289 del 2002. 45 Agroenergie TRASFORMAZIONE Il valore dei sottoprodotti agricoli e agroindustriali Per essere utilizzati convenientemente nella produzione di biometano, gli scarti organici devono essere valutati per il loro potenziale metanigeno. I test del Crpa Lab MARIANGELA SOLDANO, MIRCO GARUTI Crpa spa, Reggio Emilia Fig. 1 Schema del funzionamento del sistema per la misura del potenziale metanigeno (BMP – Biochemical Methane Potential) presso il Crpa Lab L e attività agricole e agroindustriali generano quantità significative di residui e di scarti organici di diversa tipologia, potenzialmente utilizzabili per la produzione di energia e di molecole ad alto valore aggiunto attraverso processi biotecnologici; la digestione anaerobica finalizzata alla produzione di biometano o di intermedi metabolici ne è un esempio. Nella categoria di scarti provenienti dal settore agricolo rientrano le paglie dei cereali, gli steli, le foglie e i residui in genere di varie coltivazioni industriali e ortive di pieno campo; i sottoprodotti derivanti dalla trasformazione industriale delle produzioni vegetali e animali: sanse di olive, buccette di pomodoro e altri sfridi di lavorazione delle produzioni orticole, sottoprodotti di origine animale (sangue, carnicci, ecc.). La produzione nazionale di scarti vegetali (escluse le colture arboree e le produzioni legnose forestali), stimata all’anno 2011, ammonta a circa 13,3 milioni di tonnellate di sostanza secca, di cui più di 6 milioni ritenute disponibili per eventuali forme di valorizzazione. Si calcolano, poi, circa 3,7 milioni di tonnellate di sottoprodotti derivanti dalla trasformazione industriale delle lavorazioni vegetali (dati 2011), a cui si sommano 9,9 milioni di tonnellate di sottoprodotti di origine animale; di questi ultimi il 93% è costituito da siero di latte e similari. Ai fini della valorizzazione degli scarti organici tramite il processo di digestione anaerobica, oltre alla conoscenza delle caratteristiche merceologiche, dei quantitativi e della diffusione nel territorio, è necessaria la valutazione della loro qualità attraverso l’analisi delle componenti chimiche e la misura della potenzialità in metano. Il Crpa Lab – sezione Ambiente ed Energia ha caratterizzato chimicamente e determinato il potenziale metanigeno (BMP – Biochemical Methane Potential) di numerosi sottoprodotti dell’industria alimentare e di scarti agricoli. Il test BMP, considerato affidabile e ripetibile, viene eseguito secondo la norma Uni En Iso 11734:2004 e con esso è possibile misurare la produzione massima di metano ottenibile per degradazione anaerobica della sostanza organica contenuta nelle biomasse, esprimendola in normal metri cubi per chilogrammo di solidi volatili (Nm3·kgSV-1). Il valore dei diversi prodotti organici varia notevolmente sia in termini di densità energetica, degradabilità, qualità del biogas producibile e compatibilità impiantistica. Test e metodologia Dal 2011 il Crpa Lab ha effettuato oltre 1.200 test BMP su scarti organici e zootecnici, sottoprodotti dall’agroindustria, colture energetiche e rifiuti organici. Il sistema presente nel laboratorio Crpa è costituito da 48 reattori di vetro del volume utile di 1,35 litri posti in armadi termostati alla temperatura di 38±0,2°C (figura 1). La matrice da analizzare viene inizialmente caratterizzata in termini di sostanza secca, contenuto organico (solidi volatili) e azoto totale. La metodica prevede l’aggiunta al reattore di 46 DICEMBRE 2014 un inoculo batterico che, nelle prove condotte, è costituito dal digestato di un impianto di biogas operante in mesofilia e alimentato a soli effluenti zootecnici. I sottoprodotti agro-industriali analizzati al Crpa Lab sono suddivisibili nelle seguenti categorie: sottoprodotti di origine animale (SOA): matrici derivanti dalla lavorazione di prodotti animali (carnicci, grassi animali, latte e suoi derivati, sangue, contenuto ruminale, uova e derivati, ecc.). Si tratta di prodotti con una notevole variabilità, molto ricchi di lipidi e proteine, generalmente ad elevata densità energetica, ma con potenziali problemi di degradabilità ed elevata instabilità biologica (il potenziale metanigeno medio su 30 campioni è pari a 441,5 ± 196,2 Nm3CH4·kgSV-1); sottoprodotti dell’industria alimentare: categoria molto vasta che racchiude gli sfridi di produzione di diversi prodotti alimentari (pane, pasta, dolciumi, caffè, ecc.). I prodotti di questa categoria sono molto ricchi in carboidrati più o meno complessi, hanno un’elevata degradabilità, sono spesso disponibili in periodi limitati dell’anno, difficilmente conservabili per periodi prolungati e caratterizzati da un basso livello di standardizzazione (il potenziale metanigeno medio su 40 campioni è pari a 401,5 ± 182,1 Nm3CH4·kgSV-1); scarti o residui vegetali: matrici residuali generate dalla lavorazione dei prodotti ortofrutticoli, della barbabietola e dei residui colturali. Sono prodotti generalmente ricchi di frazioni fibrose, ma anche amidacei, di degradabilità mediamente elevata e basso standard qualitativo (il potenziale metanigeno medio su 159 campioni è pari a 321,8 ± 146,1 Nm3CH4·kgSV-1). In figura 2 sono riportati graficamente i risultati medi ottenuti dai test BMP di 229 campioni in termini di rese di metano e percentuale massima di degradabilità della sostanza organica (Fmax), parametro che permette di valutare la qualità e la stabilità della biomassa. DICEMBRE 2014 Si osserva che le rese in metano sono elevate, ma l’alta deviazione standard evidenzia la variabilità delle matrici dovuta alla loro diversa provenienza e composizione organica. La percentuale di materiale organico degradabile negli scarti vegetali è dell’ordine del 67,2%, contro l’82,6% dei sottoprodotti dell’industria alimentare: ciò è imputabile alla presenza di una elevata quantità di frazioni fibrose più difficilmente degradabili. La produzione cumulativa di metano di alcuni sottoprodotti analizzati è riportata in figura 3. Fig. 2 Rese in metano e degradabilità massima (Fmax). Sono riportati media, deviazione standard e, tra parentesi, il numero di campioni analizzati Conclusioni I residui dell’industria agroalimentare sono di notevole interesse per l’alto livello di sostanza organica e l’assenza di frazioni indesiderate; ma la loro stagionalità di produzione e la notevole variabilità impongono un’adeguata conoscenza della loro composizione e del comportamento in digestione anaerobica. Ai fini della loro valorizzazione energetica tramite processi biotecnologici quali la digestione anaerobica, il Crpa Lab ne ha valutato le potenzialità attraverso l’analisi delle componenti chimiche e la misura della produzione di metano con test di digestione anaerobica in batch. I valori osservati confermano l’ottima qualità e l’elevata potenzialità energetica dei residui organici provenienti dal settore agricolo e dall’industria agroalimentare che risultano idonei alla conversione in biometano. Fig. 3 Curve di produzione cumulativa di metano di alcuni campioni analizzati presso il Crpa Lab 47 Agroenergie NOVITÀ NORMATIVE Rimodulati gli incentivi a tutte le rinnovabili Dopo il fotovoltaico tocca alle altre fonti alternative fare i conti con il taglio delle agevolazioni per gli impianti già in esercizio. I casi di esclusione dalle nuove regole D opo il fotovoltaico tocca alle altre fonti rinnovabili fare i conti con il taglio degli incentivi per gli impianti già in esercizio. Il 19 novembre scorso è entrato in vigore il decreto del Ministero dello Sviluppo economico, in attuazione della legge n. 9/2014 (ex decreto “Destinazione Italia”) che stabilisce le modalità di rimodulazione degli incentivi (certificati verdi e tariffe omnicomprensive) agli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico. Sono due le opzioni a disposizione: la prima è l’estensione dell’incentivazione di sette anni rispetto al periodo residuo spettante, a fronte di una riduzione della tariffa incentivante, rimodulata a seconda del tipo di fonte rinnovabile e del periodo residuo di incentivazione. In alternativa si può scegliere di continuare a godere per il periodo residuo del regime incentivante già acquisito. In tal caso, per dieci anni decorrenti dalla fine del periodo incentivante, interventi di qualunque tipo realizzati sullo stesso sito non potranno accedere a ulteriori strumenti incentivanti, incluso il ritiro dedicato e lo scambio sul posto. Sono esclusi dalla nuove regole: COME CAMBIA LA TASSAZIONE Come noto l’articolo 22, comma 1, del decreto legge n. 66/2014 (convertito con modifiche con legge n. 89/2014) stabilisce che dal 1° gennaio prossimo la cessione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili non è più classificabile come reddito agrario; quest’ultimo sarà infatti determinato in modo forfettario, applicando il coefficiente di redditività del 25% all’ammontare dei corrispettivi delle operazioni Iva, fermo restando la possibilità di determinare quest’ultimo in maniera ordinaria. Di ciò si deve tener conto per il calcolo dell’acconto Irpef o Ires e dell’Irap. Per gli impianti incentivati con tariffa onnicomprensiva l’ammontare del corrispettivo da assoggettare a tassazione si riferirsce alla sola componente riconducibile alla valorizzazione dell’energia elettrica ceduta (prezzo di vendita), escludendo quindi la quota incentivo. 48 048Agr_12.indd 48 Wikimedia LUIGI CERONE tgli impianti per i quali il periodo di diritto agli incentivi termina entro il 31 dicembre 2014 (ovvero entro il 31 dicembre 2016 per gli impianti a biomasse e a biogas di potenza non superiore a 1 mW); tgli impianti incentivati ai sensi del decreto del ministero dello Sviluppo economico 6 luglio 2012 – meccanismo incentivante in vigore per gli impianti entrati in esercizio dal 1° gennaio 2013 – fatta eccezione per quelli ricadenti nel regime transitorio di cui all’articolo 30 dello stesso decreto; t gli impianti incentivati tramite il cosiddetto Cip6 (provvedimento del Comitato interministeriale prezzi n. 6/1992). La scelta dell’opzione di rimodulazione è facoltativa e va esercitata con richiesta al Gse (Gestore servizi energetici) entro il 16 febbraio 2015, secondo modalità pubblicate sul sito internet (gse.it). Infine, un ultimo aggiornamento sul fotovoltaico. Lo scorso 30 novembre i titolari di impianti superiori a 200 kWp (kilowatt picco) hanno dovuto scegliere fra le tre opzioni a disposizione previste dalla cosiddetta “Legge spalma incentivi”. Un provvedimento che ha stravolto le tariffe incentivanti già in vigore, con effetti deleteri per i produttori di energia elettrica a partire dal 2015. Con il nuovo anno, inoltre, cambiano le modalità di erogazione degli incentivi; è infatti prevista la corresponsione di rate mensili costanti pari al 90% della producibilità media annua stimata e un conguaglio entro il 30 giugno dell’anno successivo, in relazione alla produzione effettiva. DICEMBRE 2014 19/12/14 11.41 Ricerca e sperimentazione CEREALICOLTURA Sostenibilità e innovazione Banzi per un prodotto strategico T Al traguardo i progetti Ager. Tre riguardano il grano duro e la filiera della pasta, punto di forza del made in Italy redici Fondazioni bancarie, coordinate da Cariplo, 27 milioni di finanziamento, 16 progetti nei comparti ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo e zootecnico. Sono i “numeri” di Ager, un’iniziativa pressoché unica per budget e ricadute applicative, non solo nel panorama italiano. Voce fondamentale del Pil nazionale, quello agroalimentare è un comparto, la cui capacità di stare sui mercati è direttamente proporzionale al tasso di innovazione. Da qui la scelta di finanziare, attraverso lo strumento della “chiamata per idee” progetti di ricerca pre-competitiva. Una scelta che verrà presto replicata, visto che nel 2015 partirà Ager 2 con nuove Fondazioni e nuovi bandi. Tra i primi progetti finanziati da Ager, ben tre riguardano il grano duro, la coltura cerealicola più radicata in Italia e punto di forza del made in Italy, grazie anche a una domanda di pasta in crescita sui mercati. Qualità del prodotto, sicurezza alimentare, ma anche sostenibilità ambientale e capacità produttiva: questi i temi affrontati dai tre progetti, i cui risultati sono stati presentati a Bologna a novembre nel corso di una giornata organizzata dall’Accademia nazionale di agricoltura. DICEMBRE 2014 Alto contenuto di amilosio A cura della REDAZIONE Coordinato da Andrea Massi della società Produttori Sementi di Bologna, “From seed to pasta” ha scelto un approccio di filiera. Quattro i filoni di ricerca (materia prima; sicurezza alimentare; genomica e genetica; miglioramento genetico e agrotecnica), ma con un obiettivo comune: migliorare la competitività del frumento duro dalla terra alla tavola. Sono stati individuati nuovi genotipi con un elevato contenuto in fibra solubile (alto amilosio), in grado di ridurre l’assorbimento del colesterolo e di svolgere un’azione preventiva sui tumori del colon-retto, e sviluppati nuovi metodi di pastificazione che preservano le sostanze antiossidanti (grazie a un processo di turboseparazione che permette di recuperare principi attivi altrimenti dispersi durante la molitura). Particolarmente complesso il lavoro sulla variabilità genetica per individuare genotipi con i maggiori fattori di resistenza alle malattie e quindi più stabili per quanto riguarda le rese, specie in situazioni di particolare stress, quali quelle indotte dal cambiamento climatico. Sul fronte della sicurezza alimentare sono stati individuati metodi analitici rapidi per la determinazione delle micotossine, mentre per la parte 49 Ricerca e sperimentazione CEREALICOLTURA L’ACCADEMIA DI AGRICOLTURA RIPARTE DAL CIBO L’atto di nascita risale al 1807 quando, in piena età napoleonica, il conte Filippo Re, professore di agraria e rettore dell’Università di Bologna, fondò un istituto per promuovere la modernizzazione dell’agricoltura bolognese. Ora l’Accademia nazionale di Agricoltura si propone con un ambizioso programma di divulgazione. «Vogliamo dare il nostro contributo basato sulla ricerca scientifica – ha spiegato il presidente Giorgio Cantelli Forti presentando il calendario di iniziative 2015 – il 35% dei fattori di rischio delle malattie sono legati all’alimentazione, il 30% al fumo. Quindi lavorare sull’alimentazione é la strada giusta per dare più salute alla nostra popolazione». Il 20 aprile l’Accademia inaugurerà la nuova sede con la presentazione dell’archivio storico e di una biblioteca forte di 20 mila titoli. Info: accademia-agricoltura.it agronomica, il progetto ha permesso di mettere a punto tecniche di gestione a basso impatto ambientale. All’iniziativa hanno partecipato l’Università della Tuscia di Viterbo, Cra Qce di Roma, Ispa Cnr di Bari, Università di Parma, Università di Bologna, Istituto di genomica applicata, Parco tecnologico padano e Cimmyt. Gli effetti della Co2 e la gestione dell’azoto Wikimedia Non tutte le varietà di frumento duro rispondono allo stesso modo ad elevate concentrazioni di CO2. Lo ha dimostrato il progetto di ricerca “Durum wheat adaption to global change” coordinato da Luigi Cattivelli del Cra-Centro di ricerca per la genomica vegetale di Fiorenzuola d’Arda (Pc) con la partecipazione di Cnr Ibimet di Firenze ed Enea, oltre al centro Cra di Foggia. Il progetto ha permesso di simulare per la prima volta in campo aperto (non in serra) lo scenario che i climatologi ritengono ormai ineluttabile al 2050, quando la concentrazione di CO2 passerà dalle attuali 400 a 550 ppm, (parti per milione, ndr). Come? Grazie a un’infrastruttura dotata di ugelli e sensori in grado 50 di mantenere la concentrazione desiderata del gas su una certa area senza nessuna barriera: una novità assoluta per l’Italia. Dodici le varietà di frumento duro monitorate per due cicli vegetativi (2011/2012 – 2012/2013), scelte tra quelle più diffuse sul mercato, insieme ad alcune varietà storiche (quali Senatore Cappelli, Creso e Ofanto). Alcuni risultati erano attesi, come l’aumento della produttività o la diminuzione del contenuto proteico in genere e di quello di glutine in particolare. Non era attesa invece la diversità di risposta tra le varietà esaminate: dal +5% al +25% per quanto riguarda la produttività e da 0 a -12% per le proteine. Poiché proteine e glutine incidono direttamente sulla maggiore o minore collosità della pasta e sulla sua tenuta in cottura, l’industria sementiera potrà ora indirizzarsi verso le varietà più idonee alla pastificazione per il futuro. Il terzo progetto “Sostenibilità produttivo-ambientale, qualitativo ed economica della filiera frumento duro”, coordinato da Giuliano Mosca dell’Università di Padova (con gli Atenei di Teramo, Parma e Firenze), ha dimostrato che è possibile aumentare fino al 70% l’efficienza d’uso dell’azoto, riducendo la dispersione in ambiente e massimizzando il vantaggio per la pianta e il prodotto finale, grazie all’agricoltura di precisione. L’azoto è il fattore più importante dal punto di vista produttivo, ma anche quello più impattante sull’ambiente. Diverse le possibilità. Si va dal satellite, che permette di realizzare mappe di zone omogenee per fertilità, a indicatori ottici, per rilevare lo stato di salute della pianta attraverso la colorazione fogliare e attuare concimazioni mirate. Ma non solo: lo studio ha permesso di valutare su cinque varietà di grano duro quando e come somministrare l’ultima dose di azoto, quella fondamentale ai fini della qualità finale del prodotto. E sempre in tema di qualità, declinata in chiave di sostenibilità ambientale, il progetto ha sperimentato il Nir, uno strumento applicato alla mietitrebbia, per misurare già in fase di raccolta umidità, proteine, glutine e amido delle spighe. Con evidenti vantaggi per l’agricoltore al momento del conferimento sul mercato. Oltre alla Fondazione Cariplo hanno aderito ad Ager, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e le Fondazioni delle Casse di Risparmio di Bologna, Parma, Padova e Rovigo, Cuneo, Modena, Teramo, Trento e Rovereto, Udine e Pordenone, Venezia, Ferrara e Vercelli. Info: progettoager.it DICEMBRE 2014 Novità dalla ricerca A cura di MARIA TERESA SALOMONI, Proambiente, Tecnopolo Cnr, Bologna e NICOLA DI VIRGILIO, Ibimet - Cnr, Bologna OPERATORI AGRICOLI E SCIENZIATI HANNO UNA VISIONE DIVERSA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI te minimizzabile con una adeguata pianificazione nel momento della ricostruzione delle aree umide. Titolo originale: Agricultural stakeholder views on climate change: Implications for conducting research and outreach Autori: Linda Prokopy et al. Fonte: Bulletin of the American Meteorological Society, November 2014 Titolo originale: Agricultural peatland restoration: effects of landuse change on greenhouse gas (CO2and CH4) fluxes in the Sacramento-San Joaquin Delta Autore: Sara Helen Knox et al. Fonte: Global Change Biology, 2014 L’ILLUMINAZIONE A LED RIDUCE I CONSUMI NELL’ORTICOLTURA IN SERRA MIGLIORAMENTO GENETICO: IMPARARE DALLE PIANTE COME SI COLTIVA SU TERRENI MOLTO SALINI Il settore dell’orticoltura è importante per l’economia olandese: il valore delle esportazioni di prodotti orticoli attualmente ammonta a circa 16 milioni di euro. Pur avendo raggiunto produzioni di qualità sicure e a basso impatto, il consumo di energia è ancora molto elevato, ed è in effetti responsabile per il 10% del consumo nazionale di gas. Il maggior problema è l’energia necessaria per l’illuminazione. Alcuni ricercatori presso l’Università di Wageningen in Olanda sono forti sostenitori dell’illuminazione a Led nell’orticoltura in serra. Prove effettuate stimano che con un uso intelligente delle lampade a Led si può ottenere un risparmio energetico fino al 50%. I Led hanno anche altri vantaggi rispetto alle luci attualmente utilizzate (lampade al sodio ad alta pressione), come la possibilità di cambiare il colore, la posizione della sorgente rispetto alla pianta e l’intensità della luce, consentendo di utilizzare illuminazione in modo più efficiente e avere anche un effetto sulla qualità dei prodotti. Una grande porzione di terreni agricoli negli anni diventano inutilizzabili a causa dell’aumento della salinità nel suolo dovuto a cambiamenti climatici e ad altri fattori antropici. In un articolo pubblicato su Cell Press Journal Trends in Plant Sciences un gruppo di ricercatori ha proposto un nuovo approccio nei programmi di miglioramento genetico per le piante resistenti alla salinità. Negli ultimi anni molte ricerche hanno studiato i processi fisiologici delle piante naturalmente affini o resistenti ad alte concentrazioni di sale nel suolo. Queste piante depositano il sale che prelevano dal terreno in strutture esterne simili a palloncini, formando delle vesciche di sale. Capire i meccanismi genetici in grado di attivare questi processi potrebbe aggiungere una dimensione nuova e molto promettente per la coltivazione in terreni molto salini. Titolo originale: Led lighting can significantly reduce energy consumption in greenhouse horticulture Autore: Wageningen University and Research Centre Fonte: sciencedaily.com, retrieved 31 october 2014 IL RIPRISTINO DELLE ZONE UMIDE PUÒ RIDURRE LE EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA A livello mondiale, la bonifica di zone umide specialmente di paludi e torbiere con suoli ricchi di sostanza organica, oltre a eliminare l’habitat per molte specie vegetali ed animali, ha creato problemi di subsidenza dei suoli e contribuito ad aumentare le emissioni di CO2. Rispristinare le zone umide potrebbe essere una soluzione di ingegneria ambientale per poter ridurre questi due fenomeni. Uno studio ha monitorato i flussi di carbonio e metano per diversi anni su mais e pascolo su zone bonificate confrontandoli con una zona umida ricostituita. I siti drenati si sono comportati come emettitori di CO2, mentre le aree ricostituite si sono comportate come immagazzinatori di CO2, ma allo stesso tempo con alte emissioni di metano, gas con un potenziale ad effetto serra venti volte maggiore della CO2. I ricercatori hanno scoperto come l’aumento delle emissioni di metano sia correlata al modo in cui si sviluppa la vegetazione, e quindi potenzialmenDICEMBRE 2014 Banzi Uno studio condotto in Usa su 6.795 operatori del settore agricolo nel 2011-2012 ha messo in evidenza la diversa percezione tra agricoltori e scienziati sui cambiamenti climatici e le loro principali cause. La maggior parte degli scienziati riconoscono che i cambiamenti sono in atto e li attribuiscono alle attività umane. Solo una piccolissima parte degli agricoltori, però, li attribuiscono a cause antropiche. Circa il 30 % comunque dichiara di non vedere gli effetti di tali mutamenti. La non sinergia tra scienziati e agricoltori diminuisce l’efficacia nell’adozione di pratiche di adattamento e mitigazione. La sfida per il futuro è nel comunicare i dati climatici in maniera meno politica e più pratica nei confronti degli operatori del settore, al fine di favorire di strategie di adattamento e mitigazione a lungo termine. Titolo originale: Salt bladders: do they matter? Autore: Sergey Shabala et al. Fonte: Trends in Plant Science, 2014 BREVETTATO UN NUOVO PROCESSO PER LA DETOSSIFICAZIONE DEL GLUTINE Una dieta senza glutine per tutta la vita è obbligatoria per chi è celiaco. Il fatto che quest’obbligo sia di solito molto difficile e condizionante per la vita dei celiaci, spinge alla ricerca di nuove strategie. È stato messo a punto presso l’Università di Agraria di Foggia un nuovo metodo per la detossicazione del glutine, la proteina presente nei cereali responsabile della intolleranza da parte dei celiaci. Il brevetto è basato su un procedimento in grado di modificare le proteine del glutine con il trattamento della farina con un particolare enzima, evitando così l’innesco della cosiddetta cascata infiammatoria nei soggetti celiaci. Saranno necessari studi clinici per dimostrare l’efficacia del trattamento su pazienti a scala allargata. Titolo originale: Reintroduction of gluten following flour transamidation in adult celiac patients: a randomized, controlled clinical study Autore: Mazzarella G. et al. Fonte: Clin Dev Immunol, 2012. 51 Biodiversità UNA STORIA SECOLARE Dall’uva Pellegrina il vino di viandanti e marinai I 52 Una discussa identità con la Spargolina Pellegrina Fontana Spergola Fontana Barbesino (per quantità, ovvio!) lancia una sfida sul suo territorio coinvolgendo la prima cantina di San Felice sul Panaro, l’azienda agricola Vita, e alcuni agricoltori dei dintorni che ancora possiedono qualche pianta di Pellegrina. Nel 2008, da circa due quintali d’uva, escono le prime bottiglie di Pellegrina, bianco frizzante, che porta al collo un cartoncino che spiega in sintesi perché quella bottiglia esiste: “La riscoperta del vino Pellegrina non è casuale. I ricordi della memoria lambiscono l’infanzia di molti anni fa quando i contadini di primo mattino trovavano il piacere di bere vino bianco, dissetante e ricco di sali minerali. La curiosità è stata la guida per ricercare questo vino sconosciuto e ormai scomparso dalle tavole, nonostante la sua storia risalga al XVI sec., quando era noto col nome di Spergola...”. Fontana Fontana l terremoto, soprattutto se devastante come quello del 2012 in Emilia, è un evento sconvolgente sul piano fisico, ma anche e soprattutto su quello psicologico. Si teme che quella storia che si è sedimentata sulle nostre terre per secoli venga spazzata via per sempre. Per questo ci si aggrappa a tutti i punti fermi che sono in grado di confermarci nella nostra “identità”. Forse è proprio per questo che un manipolo di ardimentosi ha deciso di salvare, da fine certa, la Pellegrina, tipica uva della Bassa Modenese. Stimolati dall’idea del giornalista enogastronomico Roberto Martinelli nel verificare che fine avesse fatto quel “vinello” che ogni agricoltore custodiva gelosamente, Antonio Previdi, oste della Trattoria Entrà di Finale Emilia, con una particolare attenzione per le produzioni minori Fontana Accessioni di Barbesino, Spergola e Pellegrina messe a confronto per la morfologia di foglia e grappolo È coltivata in vecchi vigneti della Bassa modenese. Il vitigno è caratterizzato da elevata acidità e gradazione contenuta: tutti elementi per un frizzante di successo Fontana MARISA FONTANA Enologa ILARIA FILIPPETTI, CHIARA PASTORE DipSA - Università di Bologna In effetti l’analisi bibliografica in passato aveva portato a concludere che Pellegrina fosse sinonimo di Spergola nel Modenese, ma la curiosità e la disponibilità di mezzi di identificazione varietale più efficaci rispetto al passato hanno portato a riesaminare la questione: grazie ad un progetto regionale, coordinato dal Crpv, finalizzato allo studio del germoplasma viticolo locale, si è voluta verificare meglio questa sinonimia. L’identità tra Spargolina e Pellegrina fu suggerita da Marescalchi e Dalmasso, che nella loro “Storia della vite e del vino” (1937), riprendono alcune parti dell’opera di VinDICEMBRE 2014 95 Baresino + Mossi cenzo Tanara che trattano di una varietà detta Pomoria o Pellegrina che “fa vino brusco, picciolo e dura assai” (Tanara, 1644) e dicono che questa varietà “è citata da Froio come uva Bolognese; oggi si trova sui colli Reggiani una Spargolina o Pellegrina”. Quindi l’assimilazione tra i vitigni Spergola e Pellegrina è relativamente recente, visto che Tanara si era limitato a citare una “Pomoria, over Peregrina” il cui vino in effetti ha tutte le caratteristiche della Pellegrina vinificata in purezza di oggi. Nel 1927 la rivista L’Italia Agricola riporta, tra i vitigni coltivati nelle province di Modena e Reggio, “La Pellegrina coltivata nella bassa verso il confine bolognese, col suo vinetto agro ma serbevolissimo, ottimo per dissetare se allungato con acqua”. La Spargolina, invece, viene collocata al colle e in particolare come ingrediente per i vini di Scandiano, Casalgrande e Albinea. La descrizione del vino è perfettamente confrontabile con i ricordi degli agricoltori più anziani di Finale Emilia e dintorni. Andando più indietro nel tempo, il conte di Rovasenda (1877) cita una Spargoletta bianca, coltivata a Sassuolo di Modena, e una Pellegrina o Pissotta fra le uve bianche di Mirandola, senza indicare relazioni tra queste varietà. Questo potrebbe ragionevolmente far supporre che esisteva un’uva di colle, forse riconducibile a Spergola, che nulla aveva a che spartire con la Pellegrina. Il contributo all’ampelografia modenese di Malavasi (1879), poi, ritrae due vitigni ben differenziati descrivendo Spergolina (Spargolina?) e Pellegrina (Pissotta). In merito alla Spergolina, tra l’altro, si legge che “Poche piante sono state recentemente importate da Scandiano. Matura in settembre: è ferace e l’uva ritiensi ottima da vino…”, offrendoci un appiglio per affermare che la Spergola reggiana e la Spergolina sono verosimilmente la stessa cosa. L’analisi ampelografica e quella ampelometrica eseguite sulle foglie di Spergola e Pellegrina hanno mostrato parecchi elementi comuni, tanto da giustificare gli equivoci insorti tra gli ampelografi del passato (foto nella pagina precedente). Tra l’altro l’analisi comparata tra diverse accessioni ha evidenziato una elevata probabilità di identità tra Spergola e Barbesino, una “varietà” Piacentina, e una similitudine molto elevata tra Spergola e Pellegrina (vedi dendogramma sopra). La dimensione degli acini e la quantità di pruina, invece differenziano nettamente Spergola e Pellegrina. A questo punto l’analisi genetica, realizzata presso il Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di DICEMBRE 2014 85 87,3 Spergola 84,2 Pellegrina Bonfatti vera Verdea 75 94 81,8 89,9 Verdea Mossi Bervedino 78 86,6 Bianchetta Diolo Bianchetta Bacedasco Bologna, ha consentito di dirimere la questione decretando la diversità tra le due accessioni, che ora possono assurgere al ruolo di varietà distinte, mentre ha confermato la probabile sinonimia tra Barbesino e Spergola. Nel 2013 a dimora mezzo ettaro Ad oggi la Pellegrina è presente su pochissimi metri quadrati in vecchi vigneti della Bassa Modenese e viene vinificata dall’azienda Vita che raccoglie le uve dei vari agricoltori e che nel 2013 ha messo a dimora circa mezzo ettaro di vigneto prelevando le marze dai vigneti più vecchi per evitare di perdere i biotipi locali fino ad ora conservati esclusivamente in situ. Dall’incontro con Giovanna Guidetti, dell’Osteria la Fefa di Finale Emilia, e il suo amico Luigi, architetto-cameriere che raccoglie tra i tavoli storie e aneddoti, è emerso che la Pellegrina porterebbe quel nome perché era il vino dato ai pellegrini di passaggio in quelle zone, mentre il sinonimo Pissotta sarebbe da mettere in relazione con le proprietà diuretiche del vino. In effetti l’elevata acidità del vino potrebbe ricondurci agli usi e costumi di viandanti e marinai del passato, che usavano l’aceto come disinfettante anche per le acque, spesso non potabili, oppure all’atteggiamento fraudolento di molti osti che facevano assaggiare vini buoni e poi mescevano prodotti di qualità decisamente inferiore agli avventori dei loro locali. Ce lo testimoniano Gurgand e Barret, autori del libro “Alla conquista di Compostela” (2000): “All’arrivo gli osti vendono ai pellegrini dei ceri fatti di grasso di capra, mettono dell’acqua nei boccali prima di versarvi il vino, usano botti a doppio fondo in modo da servirgli vino diverso da quello che gli si è fatto assaggiare, ma apparentemente della stessa provenienza...”. Questo non deve spaventare, oggi la tecnologia in cantina è ben diversa, ma le caratteristiche del vitigno sono elevata acidità e sapidità e gradazione contenuta, tutti elementi che possono fare della Pellegrina un frizzante di successo. Dendrogramma risultante dal confronto tra foglie di diverse accessioni: Spergola e Barbesino sono oltre la soglia minima di probabile identità (93), mentre Spergola e Pellegrina non raggiungono la soglia di elevata somiglianza (88) 53 Biodiversità MIGLIORAMENTO GENETICO Frenata la vigoria della vite da due nuovi portinnesti Si tratta di Star 50 e Star 74. Le prove hanno dimostrato che la qualità dell’uva selezionata non viene pregiudicata. Si potranno così evitare costosi interventi di cimatura ILARIA FILIPPETTI, GIANLUCA ALLEGRO, GABRIELE VALENTINI, EMILIA COLUCCI, CESARE INTRIERI DipSA - Settore Viticoltura Università di Bologna D iverse zone viticole della nostra penisola si distinguono per una buona dotazione in elementi della fertilità. Questa si ripercuote sulla spinta vegetativa delle piante che, anche in aree collinari e prive di irrigazione, presentano molto spesso eccessi di vigore e devono essere sottoposte annualmente a costosi interventi di cimatura. A partire dalla fine degli anni ‘80 l’allora Istituto di coltivazioni arboree (ora Dipartimento di Scienze agrarie) dell’Università di Bologna ha attivato un programma di miglioramento genetico per la creazione di nuovi portinnesti capaci di controllare lo sviluppo vegetativo delle viti. Materiali e metodi Nota per le tabelle: per colonna, i valori contraddistinti da lettere diverse sono statisticamente diversi per P = 0,05. Nel vigneto sperimentale dell’Università di Bologna, intorno agli anni ‘90, sono state ottenute diverse piantine da seme a partire da una collezione di piante-madri. Alcune di queste ottenute dalla libera impollinazione dei portinnesti più comuni (325R, 41B, Teleki 5C, Teleki 8, Kober 5BB, Cosmo 2, 1202 C e Binova); altri invece provenienti da autofecondazione della cultivar Binova (V. berlandieri x V. Riparia). A questi ultimi semenzali è stata data maggiore attenzione in quanto l’autofecondazione (inbreeding) determina spesso una riduzione di vigoria. Nel 1991 le plantule ottenute dalla germinazione dei vinaccioli, e ritenute più interessanti ai fini della ricerca, sono state trasferite su un bancale dedicato all’aperto e, nell’anno successivo, fertirrigate al fine di assicurarne il giusto sviluppo e avviate a una fase di pre-selezione. Quest’ultima è stata effettuata in base alla valutazione della vigoria delle giovani piantine e eliminando tutti i semenzali eccessivamente deboli o apparentemente dotati di eccessivo sviluppo vegetativo rispetto alla media. Con questa pre-selezione il numero dei semenzali di Bino- TAB. 1 - VALUTAZIONE IN BANCALE DELL’INDICE SPAD DELLE FOGLIE DI SANGIOVESE INNESTATO SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 1995-1997) Portinnesto Indice SPAD bancale “controllo” Indice di SPAD bancale “trattato” STAR 50 21,9 a 21,6 a STAR 74 23,6 a 23,1 a 420A 22,3 a 23,0 a 161/49C 22,7 a 22,7 a SO4 23,4 a 20,6 a 54 va mantenuti in prova è stato ridotto a 41 individui. Successivamente è stata operata una selezione in base alla capacità rizogena: le talee ottenute dai 41 semenzali sono state sistemate in un bancale di radicazione registrandone il numero di radici primarie e secondarie per talea. Nel 1993 il numero dei semenzali è stato ridotto quindi a 5 accessioni, rispettivamente identificate con le sigle Bina7, Bina25, Bina38, Bina50 e Bina74. La selezione A partire dal 1994 le piantemadri autoradicate ottenute dalle 5 accessioni da autofecondazione di Binova sono state sottoposte ad una selezione articolata che ha coinvolto diversi aspetti. L’innesto con Sangiovese 12T e con altre importanti varietà da vino e da tavola (Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Moscato d’Amburgo) ha dato origine a percentuali ottimali di successo permettendo di verificare la loro buona affinità di innesto. In seguito è stata testata la loro resistenza al calcare comparando il comportamento del Sangiovese 12T innestato sulle cinque accessioni di portinnesti selezionati con quello dello stesso Sangiovese 12T innestato sui più diffusi portinnesti commerciali (420A, 161/49C, 157/11C, SO4, 779P, 1103P DICEMBRE 2014 cm2. Le letture effettuate con lo strumento sulle foglie in posizioni mediana e apicale del germoglio non hanno però messo in evidenza alcun ingiallimento o clorosi. A questo punto le barbatelle di Sangiovese innestate sulle cinque accessioni e sui portinnesti commerciali sono state messe a dimora in un campo sperimentale secondo uno schema con due blocchi randomizzati (ciascuno con 4 piante per ogni combinazione di innesto), con sesti di 1,25 x 2,80 m e potate a cordone speronato con 9 speroni di 2 gemme/ceppo. Nel triennio 2001-2003 le piante sono state sottoposte ad indagini di valutazione della quantità e qualità delle loro uve. Risultati ottenuti e conclusioni Per semplicità sono presentati solo i risultati relativi a Bina50 (adesso denominato Star 50) e Bina74 (adesso denominato Star 74) che nei tre livelli di selezione hanno presentato i risultati più interessanti a confronto con tre portinnesti commerciali usati come controllo (SO4, 420A e 161/49C). DipSA/Unibo Apice di giovane germoglio e pagina superiore di foglia adulta del portainnesto Star 50 DipSA/Unibo e 110R). Per le prove di resistenza al calcare sono stati allestiti due bancali: uno di “controllo” con un contenuto di calcare totale pari al 14,5% (calcare attivo 1,1%) e uno “trattato” ovvero caratterizzato da una contenuto di calcare totale del 30,5% (calcare attivo del 17,7%). Sulle piante di Sangiovese sono state condotte nell’arco di tre anni (1995, 1996 e 1997) le analisi non distruttive sul contenuto in clorofilla presente nelle foglie, utilizzando la strumentazione Spad al fine di mettere in evidenza l’eventuale presenza di tessuti clorotici imputabili al portinnesto. L’indice Spad consente di stimare il contenuto in clorofilla tramite il rilevamento della trasmittanza fogliare a due lunghezze d’onda (650 nm e 940 nm) e può essere utilizzato indirettamente anche come indicatore del contenuto azotato della pianta. Tale rilevamento non richiede l’asportazione delle foglie, in quanto lo strumento utilizzato è di piccole dimensioni ed è in grado di lavorare direttamente in campo. I valori relativi all’indice Spad sono compresi tra 0 e 70 e, per quanto riguarda le foglie di vite, valori superiori a 20 sono da considerare normali e non limitanti, in quanto corrispondenti ad un contenuto in clorofilla superiore a 20 μg/ Analisi Spad. I dati medi del triennio 1995-1997 hanno messo in evidenza che anche nel bancale “trattato” (17,7% di calcare attivo) i valori strumentali dello Spad (tabella 1) indicano assenza di clorosi e una normale dotazione di clorofilla dei tessuti fogliari, stimabile in non meno di 20 μg per cm2. Comportamento produttivo e vigoria. Si evince dalla tabella 2 che il numero dei grappoli prodotti per metro dal Sangiovese innestato su Star 50 e su Star 74, è decisamente più basso rispetto a quanto rilevato nel Sangiovese innestato su SO4 e su 420A. Apice di giovane germoglio e pagina superiore di foglia adulta del portainnesto Star 74 TAB. 2 - NUMERO DI GERMOGLI, NUMERO DI GRAPPOLI, FERTILITÀ E PESO DEL LEGNO DI POTATURA DELLE PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 2001-2003) Germogli (n/metro) Grappoli (n/m) Fertilità (grappoli/germoglio) Peso del legno di potatura (kg/m) STAR 50 15,5 a 16,6 b 1,07 b 1,28 b STAR 74 15,5 a 19,7 b 1,27 b 0,91 b 420A 15,5 a 26,3 a 1,69 a 1,97 a 161/49C 15,0 a 20,8 b 1,39 b 1,85 ab SO4 16,8 a 27,7 a 1,65 a 2,12 a Portinnesto DICEMBRE 2014 55 Biodiversità Star 50 e Star 74 hanno anche esercitato, rispetto a 420A ed SO4, un maggiore controllo della produzione del legno nelle piante innestate (tabella 2 a pagina 54). Per quanto riguarda le rese (tabella 3), la minore fertilità del Sangiovese su Star 50 e Star 74 ha determinato una produzione bilanciata e contenuta (4,54 e 5,61 kg/metro rispettivamente), mitigando così l’eccessiva produttività del Sangiovese soprattutto su 420A (8,17 kg/metro) e su SO4 (9,64 kg/metro). Parametri qualitativi. Il Sangiovese su Star 50 e su Star 74 (tabella 4) ha dato origine ad uve rispettivamente con 20,5 e 21,2°Brix, valori superiori, a quelli riscontrati nelle uve di Sangiovese innestato sugli altri portinnesti. Il pH e l’acidità titolabile dei mosti non hanno presentato differenze tra le diverse combinazioni di innesto. Le attività svolte dal 1990 ad oggi hanno permesso di selezionare due portinnesti in grado di contenere la vigoria sul vitigno Sangiovese, senza pre- DipSA MIGLIORAMENTO GENETICO giudicare la qualità dell’uva. I nuovi portinnesti Star 50 e Star 74 (foto a pagina 57) sono già omologati e attualmente in fase di premoltiplicazione. Il quadro attuale L’ultimo aggiornamento del Registro nazionale delle Varietà di Vite (Mipaaf, 2013) ha riportato che sono 37 i vitigni portinnesto i cui cloni sono omologati in Italia, ma un’indagine storica sull’attività vivaistica viticola (Vivaio Enotria, 2013), ha indicato che TAB. 3 - PESO MEDIO GRAPPOLO E PRODUZIONE DELLE PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 2001-2003) Portinnesto Peso medio grappolo (g) Produzione (kg/m) Indice di Ravàz (peso produzione/peso legno) STAR 50 273,5 a 4,54 b 3,55 a STAR 74 284,7 a 5,61 b 6,16 b 420A 310,9 a 8,17 a 4,14 a 161/49C 301,4 a 6,27 ab 3,39 a SO4 348,3 a 9,64 a 4,54 a TAB. 4 - PARAMETRI QUALITATIVI DELLE UVE PRODOTTE DALLE PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI DELLE PIANTE IN PROVA (MEDIA 2001-2003) Solidi solubili (°Brix) pH Acidità titolabile (g / L) STAR 50 20,5 ab 3,37 a 7,92 a STAR 74 21,2 a 3,39 a 7,52 a 420A 19,5 b 3,38 a 8,59 a 161/49C 20,0 ab 3,43 a 8,00 a SO4 20,1 ab 3,40 a 8,18 a Portinnesto 56 ancora nel 2011 oltre il 90% delle talee da innesto prodotte nel nostro Paese appartenevano ad appena 9 cultivar, provenienti da incroci interspecifici tra le specie pure americane V. riparia, V. rupestris e V. berlandieri. Secondo tale indagine i portinnesti più utilizzati appartengono al gruppo di ibridazione V. berlandieri x V. riparia (Kober5BB, 125AA, 420A, SO4, 161/49C), seguito dal gruppo V. berlandieri x V. rupestris (1103P, 110R, 140R). Questi portinnesti, quasi tutti prodotti nella prima metà del secolo scorso, sono stati selezionati con lo scopo principale di resistere agli attacchi della fillossera. Tuttavia i costitutori hanno preso in considerazione anche altri importanti caratteri, quali la capacità di radicazione delle talee, la compatibilità con il nesto e la tolleranza ai terreni calcarei e a quelli siccitosi. Per un lungo periodo, e specialmente in Italia, è stata trascurata la creazione di nuovi portinnesti nei quali la resistenza alla fillossera, al calcare e alla siccità dovrebbe attualmente essere integrata da altri requisiti, in particolare una buona capacità nanizzante e una più spiccata resistenza a carenza idrica conclamata derivante dai cambiamenti climatici. DICEMBRE 2014 Meccanizzazione MANIFESTAZIONI Chiude Eima tra grandi numeri e nuove tendenze Non solo visitatori ed espositori per la fiera bolognese. I segnali in arrivo dal mercato e le realtà internazionali emergenti che si affiancano ai costruttori di casa nostra Globalizzazione: i nuovi competitor Repetti In una grande manifestazione internazionale, come è indubbiamente Eima, si possono vedere con ancor più chiarezza gli effetti del mercato globalizzato. Chiaro, per esempio, il tentativo dei più importanti costruttori mondiali di uniformare e standardizzare il proprio prodotto, per riuscire a venderlo in tutti i continenti. Va in questo senso la scelta di Agco di lanciare le “global series” Massey Ferguson, ovvero uno standard di trattore che sia adatto tanto al risicoltore indiano quanto all’allevatore gallese o all’orticoltore italiano. Presentata proprio all’Eima, la serie globale è totalmente meccanica, cambio compreso, ed è, ovviamente, molto competitiva sul prezzo. DICEMBRE 2014 Tuttavia globalizzazione vuol dire anche arrivo di nuovi costruttori. Si aspettava, per esempio, lo sbarco in grande stile di Lovol Foton, ma il colosso cinese della meccanica agricola era presente soltanto con uno stand dimesso. È probabile, a questo punto, che aspetti la fiera di Hannover (autunno 2015) per annunciare il suo ingresso da protagonista sui mercati europei. Il fatto di aver creato un centro di ricerca e sviluppo nel Bolognese, affidandosi a tecnici italiani di primo piano, fa capire che l’intenzione sia quella. A proposito di asiatici alla conquista dei mercati occidentali, si sono visti i primi effetti della nuova strategia di Kubota, che per sfondare in Europa sta realizzando uno stabilimento nel nord della Francia. I suoi modelli di alta potenza, da 130 a 170 cavalli, hanno un design e caratteristiche senz’altro europee: motore quadricilindrico, cambio powershift o a variazione continua, ponte e cabina sospesi, distributori elettronici. A partire dal 2015 sarà un concorrente agguerrito per i marchi storici del vecchio e nuovo continente. Fra i marchi meno noti, segnaliamo poi la presenza dei coreani Kioti, in vendita da tempo nel nostro Paese, e dei turchi della Armatrac, un costruttore che nel giro di dieci anni ha prodotto e messo in campo 32mila trattori, ne costruisce 6mila all’anno e ha uno stabilimento con potenzialità più che doppie. Assai diffuso in nord Afri- OTTAVIO REPETTI Foton, colosso cinese, si prepara ad entrare nel mercato europeo Repetti C on oltre 235mila visitatori e un sonoro +20% sulla precedente edizione, Bologna Fiere e Unacoma hanno archiviato, tra champagne e sorrisi, Eima International 2014. Al di là dei numeri, però, cosa ci lascia questa fiera? Senza dubbio sono emersi, dalla “cinque giorni” bolognese, alcuni interessanti spunti di riflessione, utili per capire dove sta andando la meccanica agricola e quali tendenze si preparano per il futuro. Proviamo a mettere in fila qualche idea. 57 Meccanizzazione Sopra, da Bossini una botte per liquami montata su autocarro per trasporto del digestato a grandi distanze. A destra, soluzioni industriali per il digestato: una cisterna abbinabile a una motrice da tir con 30 metri cubi di capacità Repetti Repetti MANIFESTAZIONI ca e Medio Oriente e già presente in Germania e Regno Unito, sta cercando un partner per i mercati francese e italiano e potrebbe averlo trovato proprio all’Eima. Aggregazione: più forti e competitivi Rispondere a sfide da parte di colossi internazionali di questo calibro non è facile e di certo la dimensione media dell’impresa italiana non aiuta a farlo. Forse c’è anche questo alla base del fenomeno di accorpamenti cui si sta assistendo in questi anni. Assieme, ovviamente, agli effetti di una crisi che non accenna a ridursi (i dati sulle immatricolazioni di macchine agricole restano negativi, anche nei primi dieci mesi del 2014, come riportato nel precedente numero di Agricoltura). Ancora una volta, l’Eima è una vetrina fedele di questi fenomeni. Hanno fatto il loro debutto, per esempio, la Feraboli in versione Maschio-Gaspardo e Tonutti-Wolagri nella famiglia B-group. Procediamo con ordine. Maschio, fino a venti anni fa soltanto un costruttore di macchine agricole, per quanto di stampo internazionale, ha dato il via a una campagna acquisti che lo ha portato, in breve tempo, a rilevare prima la Gaspardo (1994) e, negli ultimissimi anni, Unigreen, nome storico degli irroratori, e infine Feraboli, costruttore mantovano di macchine per fienagione. Gli ultimi accordi riguardano Moro, altro nome storico dell’agricoltura italiana, e Friuli Sprayers, che produce irroratori di vario tipo. Storia in qualche modo simile per la pugliese B Group, fondata alla fine degli anni Cinquanta da Luigi Blasi e che oggi raggruppa, accanto al proprio marchio Projet, nomi come Tanesini, Rimeco e Bargam. L’ultima acquisizione è, come anticipato, la Tonutti-Wolagri, marchio di primo piano nella fienagione. Sono soltanto due esempi di una tendenza generale: i piccoli costruttori indipendenti si arrendono alla crisi oppure alle difficoltà di un mercato fatto di colossi e preferiscono passare la mano piuttosto che dover chiudere. Servirà forse a creare un’industria di settore più forte e competitiva, 58 Repetti Repetti A sinistra: Feraboli, recentemente acquisita, è da quest’anno il solo marchio del gruppo Maschio-Gaspardo per le presse. A destra, Talpa, il nuovo semovente di Unigreen per la distribuzione di liquami e digestato DICEMBRE 2014 Repetti In condizioni così difficili, come al solito, sopravvive chi riesce a specializzarsi e a ritagliarsi nicchie di competenza esclusiva o quasi. Oppure chi ha la capacità di seguire con attenzione il mercato o, meglio ancora, di anticiparne le richieste. Per questo motivo è particolarmente istruttiva una passeggiata nel padiglione dedicato al trasporto del prodotto, che a dispetto del nome risultava quasi interamente occupato da costruttori di botti spandiliquami e carri spandiconcime. Vale a dire macchine impegnate nel ciclo del digestato, che è il vero motore delle vendite di macchine agricole di questi anni: basti pensare al boom delle trinciacaricatrici iniziato nel 2011. Ora che quasi tutti i contoterzisti (e molte grandi aziende) hanno la trincia, si scopre che c’è ancora molto da fare sul versante dei reflui. Le DICEMBRE 2014 Repetti Repetti Specializzarsi per sopravvivere esigenze sono note: trasportare il digestato anche a grandi distanze dall’impianto e distribuirlo in campo con efficienza e precisione, per sfruttarne appieno le caratteristiche fertilizzanti (che non sono di poco conto). Per questo motivo si sta passando dalle classiche botti a veri colossi a tre assi con sistemi di distribuzione superficiale o di interramento a bassa profondità, produttivi ed efficienti. Inoltre, in risposta ai grandi semoventi (Terragator e Xerion in allestimento liquami) prendono piede le piccole botti con sollevatore posteriore e attrezzature ad alta efficienza da usare esclusivamente in campo e dunque da servire con i tradizionali carri-botte. La ridotta dimensione offre alta maneggevolezza e poco compattamento, mentre l’uso di attrezzi specifici ottimizza la distribuzione. Infine, per il trasporto a grandi distanze si adottano soluzioni diverse: qualcuno installa la botte su una motrice di autocarro, altri realizzano cisterne adattabili ai tir. Anche da questi particolari si nota quanto sta cambiando l’agricoltura moderna. Sopra: Global Series, la serie globale di Massey Ferguson alla ricerca del trattore unico per i mercati emergenti ed evoluti. A sinistra, sempre più richiesti i trattori cingolati. Qui vediamo la modifica fatta da un costruttore indipendente a un Fendt 936 Repetti ma non è certamente un buon segnale per la vitalità dell’imprenditoria italiana. 59 Cambiamenti climatici ALTALENA METEO Anomalie di tutti i tipi nell’annata agraria 2014 Tra gli effetti del mutamento climatico anche un’estate “vecchio stile”. Diversi e contrastanti gli effetti sul lavoro in campagna, fra cui patogeni fungini e batterici WILLIAM PRATIZZOLI, VITTORIO MARLETTO ArpaER, Servizio IdroMeteoClima Graf. 1 Area S.Agata Bolognese: temperature medie mensili dell’anno 2014 (in erancione), rispetto alle medie climatiche 19912010 (in grigio) e scostamento (in verde) 60 T utta l’annata 2014 è stata caratterizzata dal quasi ininterrotto susseguirsi di passaggi perturbati atlantici. Questo ha generato frequenti oscillazioni nelle temperature, con un inverno particolarmente mite e piovoso, e un’estate più fresca e con più precipitazioni della norma. I primi quattro mesi dell’anno sono stati più caldi del normale, particolarmente gennaio e febbraio, con scostamenti medi mensili sino a 4°C. L’estate è stata invece più fredda delle attese, con temperature medie mensili in luglio e agosto tra 1 e 2°C inferiori al clima degli ultimi 30 anni. Le piogge si sono mantenute superiori alla norma, sia in inverno che in estate, con le anomalie più elevate in gennaio, febbraio e luglio. L’andamento meteorologico recente non smette di stupire, proponendo situazioni inconsuete. Fino ad ora il mutamento climatico era stato principalmente identificato con eccezionali siccità e intensissime ondate di caldo. Impossibile dimenticare l’estate 2003 (quasi 40 giorni con massime oltre 35°C) e la sua recente replica nel 2012 (90 giorni senza pioggia). Il ripetersi dopo meno di un decennio di queste anomalie ci fa temere un aumento della frequenza di simili calamità. Sempre di gravi eventi siccitosi si deve parlare nel 2011 e più indietro nel 2007. Segnali inquietanti si osservano anche fuori dalla stagione estiva: dal mancato inverno 2006-2007 all’aprile 2011, in cui si verificò la più precoce ondata di caldo con temperature sopra i 30°C e punte fino a 33°. Altrettanto inquietanti sono “nuovi fenomeni”, come i tornado che hanno colpito alcune zone del Modenese a maggio 2013, con venti stimati oltre 300 km/h e i più frequenti eventi di pioggia intensa con valori oltre i 100 mm in un’ora. Il mutamento climatico non è però solo e sempre aumento delle temperature e diminuzione delle piogge è anche e forse soprattutto aumento della variabilità. Ecco allora le straordinarie piogge dei primi tre mesi dello scorso anno, che in alcuni casi trovano similitudine solo nel decennio 1920-1930 e che sono state in grado di scombinare i piani colturali e produrre forti ritardi nelle semine. In questo panorama di variabilità si inserisce anche l’anno appena trascorso: estremamente mite in inverno, ma fresco d’estate, e di nuovo mite in autunno. Colpa di un’anomala persistenza di flussi perturbati atlantici che hanno condizionato sia la distribuzione areale delle piogge, sia le loro quantità. Elevatissime, e in alcune aree eccezionali in inverno e nel mese di luglio, in generale scarse in ottobre, ma localmente fortissime nello stesso mese sul crinale occidentale. DICEMBRE 2014 Temperature Prendendo a riferimento un’area della pianura bolognese (quella di S. Agata), risaltano subito le temperature molto alte di gennaio e febbraio, con anomalie fino a +4°C. Dall’analisi specifica delle temperature medie dei due primi mesi dell’anno, si osserva che per trovare un’annata simile occorre tornare al 2007 e ancora più indietro agli inverni 1997-1998. A differenza di quanto accaduto quest’anno, in cui le elevate temperature sono da attribuire alle correnti instabili di provenienza occidentale o meridionale, le anomalie di temperatura degli anni addietro sono state invece causate da condizioni di alta pressione e tempo stabile. In gennaio e febbraio 2014, rispetto ai circa 30-40 giorni di gelo, attesi secondo il clima 1991-2010, il termometro è sceso di rado al di sotto dello zero e non è mai gelato in gran parte del settore orientale. L’anomalia termica positiva è proseguita anche in marzo e aprile, più contenuta, ma sempre significativa (superiore a 2°C). Con l’avanzare dei mesi abbiamo quindi assistito prima a un’attenuazione, quindi all’annullamento delle anomalie; poi nel pieno dell’estate a un’inversione delle anomalie stesse, con temperature che da superiori alla norma sono scese al di sotto delle medie climatiche. Ricostruendo l’andamento delle temperature medie di luglio e agosto, dal 1961 al 2014, possiamo fare interessanti considerazioni. In assoluta controtendenza rispetto al trentennio precedente, la temperatura media dei due mesi considerati è scesa ai valori precedenti al 1984 e, quindi, caratteristici del vecchio clima 1961-1990. DICEMBRE 2014 Graf. 2 Area S.Agata Bolognese: piogge cumulate mensili dell’anno 2014 (in azzurro), rispetto alle precipitazioni medie climatiche 1991-2010 (in grigio) e scostamento (in verde) In giugno si è verificata la sola e breve ondata di caldo di tutto il 2014, dal giorno 8 al 12, in cui le massime hanno raggiunto i 35°C in vaste aree di pianura. Con l’autunno si è osservata una nuova inversione delle anomalie, che sono tornate positive ed elevatissime in ottobre e novembre. Precipitazioni L’anno inizia con piogge abbondantissime; la concomitanza con temperature altrettanto elevate fa sì che piova anche sui rilievi, con effetti sul deflusso dei fiumi appenninici. Sui rilievi emiliani dal 16 al 18 gennaio si misurano piogge cumulate sino a 360 mm, che diventano 500 mm considerando i sette giorni precedenti. In quelle aree, in una settimana, è quindi piovuto circa un quarto della pioggia attesa in un intero anno che ha provocato una serie di piene dei fiumi appenninici, sino all’evento alluvionale del fiume Secchia a nord di Modena il 19 gennaio. Anche per le piogge, con l’avanzare dell’annata, le anomalie rispetto al clima diminuiscono e si annullano fino a giugno, per poi aumentare di nuovo. Da marzo a maggio le precipitazioni risultano in generale normali, ma in luglio di nuovo molto al di sopra del clima. In pianura, rispetto ai circa 30 mm attesi, ne sono piovuti tra 50-60 (Ravennate e Bolognese), sino a oltre 150 (pianura reggiana). Siamo da due a cinque o sei volte i quantitativi normali! Su vaste aree della regione, in particolare dai rilievi del Modenese al Parmense, con epicentro sul Reggiano, si è trattato del luglio più piovoso almeno degli ultimi 20 anni. Effetti sull’agricoltura Alcuni senz’altro positivi, grazie all’ottima dotazione idrica dei terreni a fine inverno e soprattutto alle piogge elevatissime di luglio. Molte colture primaverili-estive hanno ottenuto risultati produttivi ottimi o eccezionali, in particolare per il mais. Elevatissime le rese produttive anche di bietola e sorgo. Le frequenti precipitazioni e il particolare andamento termico hanno però favorito l’attacco di patogeni fungini e batterici (pomodoro), mentre l’assenza di gelate in inverno e le temperature fresche dell’estate hanno sicuramente favorito lo sviluppo di alcuni insetti: particolarmente intensi gli attacchi del moscerino dei piccoli frutti (Drosophila suzukii) e della mosca dell’olivo (Bactrocera oleae). 61 Cambiamenti climatici PROGRAMMA LIFE + Stop ai gas effetto serra Il progetto è stato presentato alla fiera riminese Ecomondo. Le tecniche più efficaci per ridurre le emissioni delle lavorazioni agricole nelle filiere agroalimentari È tornata anche quest’anno a Rimini Ecomondo, fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello sviluppo sostenibile. Parliamo, dunque, di ambiente: in particolare la sua salvaguardia e la gestione efficiente delle risorse naturali sono oggetto di confronto per la definizione di strategie e politiche sempre più lungimiranti da parte di istituzioni pubbliche e imprese private. Nella discussione sull’utilizzo delle risorse e sull’inquinamento prodotto dalle attività antropiche, si inseriscono talvolta idee che prendono la forma di progetti. Un esempio arriva dalla partecipazione della Regione Emilia-Romagna al programma Life+ dell’Ue che cofinanzia il progetto “Climate ChangE-R - Riduzione delle emissioni di gas effetto serra da parte dei sistemi agricoli della Regione Emilia-Romagna”. Il progetto è stato raccontato a Ecomondo proprio perché rappresentativo di un approccio concreto e innovativo alle condizioni ambientali del territorio. Si tratta peraltro del primo progetto Life+ in materia di agricoltura gestito direttamente dalla Regione Emilia-Romagna, che coordina e integra il proprio lavoro con quello di alcune delle più importanti imprese agroalimentari (Apo Conerpo, Barilla, Coop Italia, Granarolo, Parmareggio, Unipeg), dell’ Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) e degli enti di ricerca Crpa, Crpv, Cso. Fontana ROBERTA CHIARINI SARA TOSI BRANDI Servizio percorsi di qualità, relazioni di mercato e integrazione di filiera, Regione Emilia-Romagna 62 Una strategia per il Psr 2014-2020 Climate ChangE-R nasce come strumento di valorizzazione dell’esperienza regionale sulla sostenibilità ambientale dell’agricoltura e di contrasto al cambiamento climatico, agendo sulla riduzione delle emissioni di gas effetto serra, e di contributo alla definizione di strategie per il nuovo Psr 2014-2020. Attraverso attività di dimostrazione sulle filiere agroalimentari coinvolte nel progetto, quali le colture orticole da industria (pomodoro, fagiolino e grano duro), le frutticole (pero, pesco) e le zootecniche dei bovini da carne e da latte per Parmiggiano Reggiano e per latte fresco Aq, si mostreranno le tecniche più efficaci per ridurre i gas prodotti dal sistema agricolo regionale, considerando le emissioni nella fase di coltivazione e produzione degli alimenti. Il target di riduzione è pari a 0,2 mln di tonnellate di CO2eq di origine agricola per le colture destinate all’industria alimentare e per l’allevamento per carne bovina e latte. La proposta del progetto più a lungo termine riguarda invece le “buone pratiche di mitigazione” da inserire nei programmi di sostegno all’agricoltura, incentivando chi opera per il contrasto al cambiamento climatico. Per realizzare questo percorso inizialmente è utile la raccolta dei dati tecnici per stimare la produzione di Ghg nei sistemi agricoli, organizzanDICEMBRE 2014 Wikimedia con Climate ChangE-R do una banca dati ad uso pubblico, dove trovare informazioni attendibili sull’impatto ambientale di prodotti agricoli e alimentari realizzati in Regione. La banca dati, gestita da Arpa, contiene anche i risultati calcolati con metodologia Lca, che costituiscono l’impronta del carbonio relativa ai sistemi agricoli regionali. La metodologia Lca Il Life Cycle Assessment/Lca (valutazione del ciclo di vita) è un approccio che considera l’intera filiera produttiva e che permette di quantificare gli impatti ambientali con una stima personalizzata delle emissioni di Ghg, anziché l’utilizzo degli inventari delle emissioni a livello globale. L’adozione di questa metodologia dà forte valore innovativo al progetto, grazie al calcolo dell’impronta di carbonio specifica per i sistemi agricoli della regione che permetterà interventi più efficaci e sostenibili in ambito produttivo. Tutto questo sarà arricchito dalla valutazione economica delle “buone pratiche”, per misurare oneri e benefici sulla gestione aziendale. Per questo si sta elaborando uno studio per calcolare il rapporto fra costo economico delle risorse utilizzate (energia, acqua, materie prime) e quantità di emissioni prodotte dalle stesse per arrivare, appunto, a una valutazione di convenienza economica. Sono in fase di pianificazione anche le attività di dimostrazione di Climate ChangE-R, previste per due aziende di ciascuna filiera, nelle quali si confronteranno i risultati delle metodologie applicate con riferimento ai tre livelli di attenzione ambientale: a ogni livello, in crescendo, corrisponde un maggior dettaglio di impegno ambientale e di calcolo delle emissioni. Per la produzione zootecnica, ad esempio, il livello attenzione ambientale tre (LAA3) prevede la valutazione della digeribilità della fibra per la riduzione delle emissioni enteriche di gas metano (CH4). associati, come la carbon footprint (impronta di Carbonio), su cui si concentra l’attenzione del progetto. Si considerino come esempio le colture orticole da industria: distinte le singole fasi del processo di produzione (lavorazione del terreno, semina, concimazione, difesa, irrigazione, raccolta) a ciascuna è associabile un impatto in termini di emissioni: la CO2 proviene dal consumo di energia per le operazioni colturali e di impianto, dalla fertilizzazione del suolo, dal trasporto di materiali e mezzi tecnici, dalla gestione dei rifiuti. Questa analisi dettagliata è utile per migliorare la prestazione del prodotto/processo dal punto di vista ambientale, in relazione anche al costo economico, definendo le interazioni con l’ambiente – a supporto di chi ha potere decisionale – per individuare opportunità di miglioramento e privilegiare la produzione e l’utilizzo di prodotti e materiali con il minor impatto per l’ambiente. Come si è visto, nel caso di Climate ChangE-R la metodologia Lca è utilizzata per il calcolo dell’impronta del carbonio riferita alle fasi della produzione considerate dal progetto, ossia dalla “culla al cancello dell’azienda agricola”, e anche per ottenere i dati di emissione dei gas per i diversi sistemi produttivi e per i diversi livelli di attenzione ambientale. Gli output di questo processo di valutazione sono dati strettamente legati alla realtà del territorio regionale: ciò permette di individuare tecniche di mitigazione delle emissioni mirate, dunque più efficaci, il che costituisce il valore aggiunto del progetto. Abbiamo parlato di Lca come di un approccio, o metodo, che considera l’intera filiera produttiva nel suo insieme di fasi: esso serve essenzialmente a costruire un eco-bilancio, cioè capire in modo pratico quanto costa un prodotto/servizio o processo in termini di impatti sull’ambiente. L’impatto si misura attraverso una serie di indicatori scientifici, che quantificano la relazione con uno o più degli effetti ambientali DICEMBRE 2014 Dell’Aquila L’impronta di carbonio 63 Avversità Ausl Piacenza NUOVO PAN Le regole per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari Dal 1° gennaio 2015 scattano i requisiti minimi obbligatori per tutti gli utilizzatori professionali. La conservazione va fatta seguendo precise norme di sicurezza FRANCESCA SORMANI Azienda Unità Sanitaria Locale, Piacenza FLORIANO MAZZINI Servizio Fitosanitario, Regione Emilia-Romagna 64 I l Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan) disciplina le operazioni di manipolazione, stoccaggio e smaltimento dei fitosanitari e dei loro contenitori. Relativamente allo stoccaggio, stabilisce i requisiti minimi che, a partire dal 1° gennaio 2015, devono possedere i locali o gli armadi dove vengono conservati i prodotti. Rispetto a questa delicata materia, già il Dlgs. 194 del 1995 stabilisce che gli utilizzatori hanno l’obbligo di conservare e impiegare i prodotti fitosanitari in conformità a tutte le indicazioni e le prescrizioni riportate nell’etichetta. Il successivo Dpr 290 del 2001, in un articolo relativo alle “caratteristiche dei locali e prescrizioni per l’acquisto”, prescrive che i prodotti fitosanitari, se classificati molto tossici (T+), tossici (T), nocivi (Xn) siano conservati in appositi locali o appositi armadi, entrambi da tenere chiusi a chiave. E infine il Dlgs. 9 aprile 2008 n. 81 “Attuazione dell’art. 1 della Legge 3 agosto 2007 n.123 in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro” definisce i requisiti dei luoghi di lavoro, le prescrizioni per la segnaletica di sicurezza, i criteri minimi per la protezione dei lavoratori contro i rischi per la salute che possono derivare dagli agenti chimici presenti sul luogo di lavoro o come risultato di ogni attività lavorativa che ne comporti la presenza. Il deposito: chiuso e a uso esclusivo In questo quadro normativo, il Pan indica che il deposito dei prodotti fitosanitari, obbligatorio per tutti gli utilizzatori professionali, deve essere chiuso e ad uso esclusivo; non possono esservi stoccati altri materiali o attrezzature se non direttamente collegati all’uso dei prodotti fitosanitari. Possono, ad esempio, esservi conservati i concimi utilizzati normalmente in miscela con i prodotti fitosanitari ma non le sostanze alimentari e i mangimi. Temporaneamente, si possono conservare nel deposito anche i rifiuti di prodotti fitosanitari DICEMBRE 2014 (come contenitori vuoti, prodotti scaduti o non più utilizzabili), purché siano collocati in zone identificate, opportunamente evidenziate – ad esempio da cartelli con indicato “prodotto non in uso/non utilizzabile in attesa di smaltimento” – e comunque separati da altri formulati. Il magazzino dei fitosanitari può anche essere costituito da un’area specifica all’interno di uno spazio più grande, delimitata da pareti o rete metallica oppure da appositi armadi, se i quantitativi da conservare sono ridotti. Ovviamente anche in questo caso non ci può essere commistione con alimenti o mangimi. Raccogliere e tamponare eventuali sversamenti Un altro fattore importante è la possibilità di raccogliere sversamenti accidentali senza rischio di inquinamento per l’ambiente. Il locale deve disporre di sistemi di contenimento in modo da impedire che il prodotto fitosanitario, le acque di lavaggio o i rifiuti possano contaminare l’ambiente, le acque o la rete fognaria. Due soluzioni semplici ed economiche per adeguare il deposito a questi requisiti sono: una soglia posta all’ingresso del locale in modo da impedire la fuoriuscita di eventuali sversamenti, pareti e pavimenti lavabili per pulire e raccogliere agevolmente perdite o liquidi rovesciati. Gli accorgimenti per contenere gli sversamenti vanno messi in atto anche se si conservano i prodotti fitosanitari in un’area specifica all’interno di un magazzino o in un armadio. Quest’ultimo ad esempio, è generalmente dotato al piano inferiore di bacino di contenimento. Vanno sempre previste scorte di contenitori con materiale inerte, sabbia o vermiculite. Altre importanti avvertenze sono legate alle specifiche disposizioni in materia di protezione delle acque. Inoltre, nel deposito deve essere garantito un sufficiente ricambio d’aria e le aperture per l’aerazione andranno protette con apposite griglie in modo da impedire l’ingresso di animali. nito di adeguati strumenti per dosare i prodotti fitosanitari, come bilance e cilindri graduati. Gli strumenti vanno puliti dopo l’uso e conservati a parte o in uno specifico armadietto. L’accesso è consentito unicamente agli utilizzatori professionali. La porta di accesso non va lasciata incustodita mentre è aperta. Va dotata di chiusura di sicurezza esterna e non deve essere possibile l’ingresso dall’esterno attraverso altre aperture. Sulla parete esterna vanno apposti cartelli di pericolo indicanti la segnaletica di sicurezza e di salute sul luogo di lavoro come prevista dal Dlgs 81/08. La segnaletica indica e identifica i comportamenti vietati, gli avvertimenti relativi alla presenza di materiale pericoloso, i comportamenti obbligatori per l’impiego, le indicazioni di salvataggio, soccorso e antincendio. Sulle pareti, vicino all’ingresso, devono essere ben visibili i numeri di emergenza 118 e 115. Anche le precedenti disposizioni per lo svolgimento dei controlli sulla condizionalità in Emilia-Romagna sono in linea con quanto previsto dal Pan sul tema dello stoccaggio. Infatti i requisiti previsti dal Pan sono praticamente sovrapponibili a quelli indicati per il rispetto della condizionalità. Deposito correttamente realizzato per lo stoccaggio dei prodotti fitosanitari Nel magazzino vanno evitate temperature che possano alterare le confezioni e i prodotti o provocare pericoli. I ripiani devono essere di materiale non assorbente e privi di spigoli taglienti. I prodotti fitosanitari devono essere stoccati nei loro contenitori originali e con le etichette integre e leggibili. Il deposito deve anche essere forDICEMBRE 2014 Sormani Luogo asciutto e al riparo dalla pioggia 65 Avversità Serv. Fitosanitario ER EMILIA-ROMAGNA Maculature ed anulature clorotiche sulle foglie Le piante di ciliegio minacciate dai virus I risultati di un’indagine sulla presenza e diffusione di agenti patogeni che possono alterare la qualità dei frutti e il corretto sviluppo della coltura ANNA ROSA BABINI, ASSUNTA D’ANNIBALLE, PAOLO FINI, PATRIZIA GRILLINI Servizio Fitosanitario, Regione Emilia-Romagna 66 L a cerasicoltura sta vivendo, anche in Emilia-Romagna, una stagione di felice ripresa. Gli ettari coltivati sono in forte espansione, sia nelle aree tradizionalmente vocate, sia in altre zone dove il ciliegio va a sostituire coltivazioni meno remunerative. Negli ultimi anni si è registrato un considerevole aumento delle produzioni, oltre 12mila tonnellate, e delle richieste di mercato. A questo “boom” delle produzioni si affianca un incisivo rinnovamento tecnico degli impianti con l’introduzione di nuove varietà, per allargare il calendario di maturazione, e di nuovi portinnesti, per costituire ceraseti di media-alta densità e con piante dalla chioma più ridotta. Tuttavia, per questa coltura in indubbia espansione, sussistono molte preoccupazioni collegate a molteplici e dannosi organismi nocivi: ultimi arrivati sono il moscerino della frutta Drosophila syzukii, i funghi fitoparassiti Monilinia fructicola e Apiognomonia eythrostoma. Fra tutti, comunque, i virus rimangono i più subdoli ed insidiosi. Negli ultimi tre anni, il Servizio fitosanitario è stato chiamato ad individuare le cause di alterazioni patologiche che deprezzano la qualità dei frutti e talvolta alterano la vegetazione e il corretto sviluppo delle piante. Le ricerche si sono orientate verso agenti causali di tipo virale: sia virus da tempo segnalati su ciliegio, sia virus nuovi, che potrebbero provenire da aree di coltivazione extra-europee. Sono stati presi in esame campioni prelevati da piante che presentavano un ridotto sviluppo vegetativo, maculature e ingiallimenti sulle foglie, depressioni e deformazioni dei frutti. Tali campioni provenivano da impianti produttivi di diverse età, costituiti sia con varietà tradizionali, che di recente introduzione. L’indagine ha riguardato anche collezioni varietali e campi di selezione. Analizzati 87 campioni Durante la scorsa primavera sono stati esaminati 87 campioni costituiti da foglie o frutti con sospetti sintomi, sottoponendoli a saggi sierologi Elisa per individuare i seguenti agenti infettivi il virus della maculatura necrotica anulare dei Prunus (PNRSV) e il virus del nanismo del susino (PDV), responsabili, anche in infezioni miste, di varie alterazioni su ciliegio, come il mosaico rugoso e la maculatura anulare delle foglie – il virus della maculatura fogliare del melo (ACLSV), tramesso per innesto e universalmente diffuso su piante arboree da frutto, e associato anche alla disaffinità di innesto – il virus dell’accartocciaDICEMBRE 2014 DICEMBRE 2014 Foto a sinistra: anulature, e maculature sui frutti Necessari controlli rigorosi Infine si ricorda che, recentemente, alcuni ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie (DipSA) dell’Università di Bologna che si occupano di virus vegetali, impiegando tecniche di analisi di tipo molecolare, hanno individuato nella nostra regione diverse piante di ciliegio infette anche da un virus associato alla malattia della “ciliegia nana”, già presente e diffusa in altri Paesi europei, soprattutto in Germania. Alla luce di quanto emerge dalle indagini sui virus presenti nei ciliegi coltivati in EmiliaRomagna, considerato il pericolo di introdurre nuove malattie virali nel nostro territorio, risulta indispensabile attuare un controllo puntuale e rigoroso dello stato sanitario del materiale di propagazione impiegato per la costituzione dei nuovi impianti, in particolare le nuove varietà provenienti da campi di selezione italiani ed esteri. L’alta percentuale di campioni positivi a PDV riscontrata in diversi impianti produttivi e talvolta in campi di selezione, ripropone il tema della qualità del materiale di propagazione utilizzato per la costituzione dei nuovi impianti. Infatti PDV e PNRSV devono essere controllati nelle piante madri da cui i vivaisti prelevano il materiale di propagazione e risultare assenti, come stabilito dalle direttive europee che regolano l’attività vivaistica, recepite anche dall’Italia. Solo attuando puntualmente tutti i controlli fitosanitari necessari per escludere la presenza di questi insidiosi organismi nocivi, potremo difendere la nostra cerasicoltura dai danni provocati dai virus, sia quelli che oggi sono già purtroppo presenti, sia quelli che domani potrebbero arrivare da altri Paesi. Deformazioni ed evidente butteratura dei frutti Serv. Fitosanitario ER Serv. Fitosanitario ER mento del ciliegio (CLRV), segnalato in diverse piante arboree spontanee e coltivate, responsabile, negli Usa, di gravi sindromi di deperimento su ciliegio – il virus della vaiolatura del susino (PPV) temibile avversità di quarantena, di cui sono stati individuati due ceppi specifici su ciliegio in Moldavia ed in Russia. Le analisi hanno evidenziato oltre il 40% dei campioni positivi per uno o più virus. PDV è risultato il virus più diffuso (80% dei positivi), rilevato sia in impianti costituiti con varietà antiche e tradizionali (Corniola, Bigarreau Moreau), sia in alcune varietà più recenti e in impianti giovani (Prime Giant, Giorgia). Questo virus era sempre associato a sintomi fogliari, ma anche a sintomi sui frutti (foto in alto) Alterazioni come infossature e deformazioni dei frutti sono risultate associate anche ad ACLSV e PNRSV (foto in basso a destra). PNRSV è stato riscontrato in piante con problemi di sviluppo vegetativo, anulature, clorosi e rugosità delle foglie (foto a pagina 66). I due virus del genere “Ilarvirus” (PDV e PNRSV) sono trasmissibili, oltre che per materiale di propagazione, anche per polline, e la presenza di piante infette negli impianti contribuisce alla diffusione del virus a piante originariamente sane. Inoltre, l’effetto sinergico dei diversi virus può causare un notevole aggravamento del quadro sintomatologico. Anche CLRV, individuato una sola volta sulla varietà Ferrovia, si trasmette per polline e, se associato a PDV, può causare danni notevoli allo sviluppo ed alla produttività delle piante. Le infezioni virali in piante innestate su portinnesti che inducono una vigoria medio-bassa, possono provocare disaffinità e un’ulteriore riduzione di sviluppo con conseguente deperimento e riduzione delle capacità produttive. Particolare attenzione merita la situazione del PPV, organismo di quarantena e agente della Sharka, malattia che sta devastando le colti- vazioni di pesco, susino e albicocco della nostra regione. I nostri ciliegi si confermano non colpiti dai ceppi presenti e diffusi sulle altre drupacee e, fino a oggi, i ceppi specifici del ciliegio non sono mai stati identificati in EmiliaRomagna. Non bisogna, per questo, abbassare la guardia, visto anche il grande interesse di genetisti e vivaisti per l’introduzione di nuove varietà e selezioni, molte delle quali provengono proprio da quei Paesi dell’Europa orientale dove gli specifici ceppi di questo virus pericoloso ed epidemico sono presenti e diffusi. 67 Pedologia HI-TECH Misurare la fertilità dei suoli Nuovi applicativi per la georeferenziazione permettono di tenere sotto controllo lo stato di salute dei terreni. Il progetto testato nel Ravennate e nel Ferrarese CARLA SCOTTI I.TER Soc. Coop, Bologna LAMBERTO DAL RE Az. sperimentale Marani (Ra) 68 L e politiche agro-ambientali regionali e comunitarie sono sempre più attente al mantenimento della fertilità e delle qualità dei suoli. Sono le tematiche affrontate anche in uno specifico progetto realizzato dall’azienda sperimentale Marani, con la collaborazione della coop I.Ter, grazie al contributo del Gal Delta 2000, nell’ambito della misura 411, azione 7, del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013. In particolare gli studi hanno ricercato nuove modalità di monitoraggio della fertilità dei suoli e studiato la potenzialità d’uso dei terreni alla coltivazione di asparago e pomodoro nell’area interessata. Il metodo di lavoro utilizzato, di tipo partecipativo, ha permesso di condividere con sperimentatori e tecnici esperti di asparago e pomodoro che operano nell’area le varie attività del lavoro. L’area di studio ha interessato il territorio del Gal Delta 2000 collocato nella bassa pianura ferrarese e ravennate verso il mare. I.Ter con lo smartphone La stesura del piano di concimazione Per favorire il mantenimento della fertilità dei suoli è indispensabile conoscere l’asportazione degli elementi nutritivi operate dalle colture, in modo da integrarli con adeguate concimazioni. Di qui l’importanza di definire, prima di ogni coltivazione, un bilancio o “piano di concimazione” che tiene appunto conto dei quantitativi di elementi nutritivi presenti nel terreno e della necessità della coltura. Per verificare la fertilità dei suoli è utile monitorare nel tempo il contenuto nel terreno dei principali elementi nutritivi quali azoto, fosforo, potassio e sostanza organica. Generalmente i tecnici effettuano il prelievo dei campioni di terreno per l’esecuzione delle analisi chimiche senza localizzare il punto di prelievo tramite precise coordinate geografiche (georeferenziazione); tuttavia, così facendo, diventa DICEMBRE 2014 A sinistra, coordinate geografiche rilevate in campo e rappresentazione dei punti riportati sul sito Google earth. Nella pagina precedente: campo sperimentale di asparagi sui suoli sabbiosi del Ferrarese STRUMENTO LONG LAT GPS Applicativo (N1) Applicativo (N2) Applicativo (N3) Applicativo (S1) Applicativo (S2) Applicativo (S3) Applicativo (S4) 278567 m 278563 m 278575 m 278576 m 278561 m 278562 m 278561 m 278561 m 4906357 m 4906350 m 4906350 m 4906348 m 4906359 m 4906359 m 4906359 m 4906359 m impossibile un confronto nel tempo e nel territorio dei dati chimico-fisici rilevati. Una precisa localizzazione permette invece di collegare le informazioni analitiche con il territorio e le informazioni contenute nella Carta dei suoli; inoltre rende possibile il confronto di analisi effettuate nello stesso appezzamento in epoche e/o anni diversi. Un’attività in collaborazione con l’Azienda sperimentale Marani Le attività del progetto sono state quindi volte alla ricerca di modalità semplici e facilmente applicabili che permettessero di georeferenziare le aree di prelievo dei campioni di suolo. È stata verificata la possibilità d’uso di comuni smartphone tramite l’utilizzo di appositi applicativi idonei alla localizzazione geografica. Prima di tutto sono stati scelti modelli di smartphone con sistemi operativi differenti. Tramite internet sono poi stati individuati e scaricati sette applicativi gratuiti che permettono il collegamento con i satelliti e l’individuazione delle coordinate geografiche del luogo esatto in cui si trova lo stesso smartphone. La precisione della localizzazione derivante DICEMBRE 2014 DISTANZA DAL GPS (m lineari) / 7,72 m 10,62 m 11,31 m 6,73 m 5,86 m 6,73 m 6,73 m Sopra, schermata di smartphone con la lettura delle coordinate geografiche per la localizzazione degli appezzamenti dall’uso di questi applicativi è stata verificata in campo tramite rilievi che hanno messo a confronto le coordinate raccolte dagli applicativi con un apposito strumento di cui si conosceva l’attendibilità di misurazione delle coordinate. Come si evidenzia dalla tabella le differenze tra i vari strumenti sono in media al di sotto dei 15 metri di distanza. È stato quindi definito il protocollo delle operazioni da eseguire durante il campionamento dei terreni. Esso prevede, oltre alle tipiche modalità di campionamento composto da più punti di prelievo, che il tecnico si ponga nella parte centrale dell’appezzamento per la localizzazione con smartphone. Grazie a tale accorgimento, indipendentemente dal dispositivo in dotazione e dall’applicativo utilizzato, tra quelli testati, si ha la possibilità di registrare la localizzazione attendibile dell’appezzamento. Le procedure da seguire e i vantaggi del sistema Il protocollo di monitoraggio, condiviso con i tecnici del settore orticolo che hanno partecipato al gruppo interdisciplinare, comprende le procedure per la scelta degli appezzamenti da monitorare, le modalità di prelievo del campio69 Pedologia HI-TECH La Carta delle terre dell’asparago in provincia di Ferrara e Ravenna 70 ne composto, le metodiche analitiche da richiedere, nonché le modalità d’uso di strumenti idonei alla georeferenziazione. L’applicazione della georeferenziazione da parte del mondo produttivo nelle attività di campionamento dei suoli rappresenta un passo innovativo che consente a tecnici e produttori di: t localizzare le analisi chimiche per i piani di concimazione; tmonitorare la fertilità dei suoli e il contenuto di sostanza organica; tutilizzare al meglio le risorse umane ed economiche ottimizzando i prelievi dei campioni di terreno; timplementare le conoscenze acquisite in banche dati. DICEMBRE 2014 In breve A cura della REDAZIONE AZIENDE IN RETE IN EMILIA-ROMAGNA IL 30% SI AGGREGA E USA LE NUOVE TECNOLOGIE Produrre di più, in maniera rispettosa dell’ambiente, con meno superficie coltivata a disposizione. Si chiama intensificazione sostenibile ed è la sfida dell’agricoltura italiana. Che per affrontarla si rivoluziona e si mette in rete. Oggi il 30% delle 740mila aziende agricole si aggrega e punta sull’hitech. In Emilia-Romagna le aziende che fanno rete sono 17.400: il 30% delle 58mila complessive, in linea con il dato nazionale e sono sempre più “tecnologiche”. Un binomio che porta a raggiungere un’elevata sostenibilità economica (per il 33% delle imprese) e una sostenibilità ambientale (per il 52%). Sono i dati dell’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola presentati a Bologna da Agri2000. Gli strumenti informatici in agricoltura sono sempre più diffusi: in regione usa lo smartphone o il tablet per lavoro il 60% delle aziende più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 50% dei cerealicoltori, seguiti dagli ortofrutticoltori (37%). La ricerca nasce da un’indagine nazionale con 500 interviste a un campione delle oltre 740mila imprese agricole iscritte alle Camere di Commercio. In Emilia-Romagna ne sono state intervistate 102. CAMPAGNA PATATE 2014 ISMEA: PRODUZIONE +20% PREZZI GIÙ PER IMPORT Aumento del 20% per la produzione di patate in Italia nel 2014, grazie all’incremento delle superfici seminate, delle rese per ettaro e degli investimenti (8-10%). E’ il bilancio di Ismea-Unapa (Unione nazionale tra le associazioni dei produttori di patate), che indica un’offerta di 1,5 milioni di tonnellate di prodotto, di cui 1,2 milioni di patate comuni e 300mila di novelle. La situazione non è omogenea. In Campania si sono registrati problemi con le varietà tardive per le abbondanti precipitazioni a partire dal mese di febbraio. Le piogge hanno provocato difficoltà anche nelle regioni centro-settentrionali, impedendo il rispetto dei calendari di raccolta. In Piemonte, Lombardia, Friuli, Veneto, EmiliaRomagna e in parte anche nell’alto Lazio, si sono registrati ritardi nello scavo anche di 30 giorni che hanno esposto i tuberi all’attacco di peronospora. Sul versante dei prezzi, dopo un buon andamento fino a marzo-aprile, il mercato ha risentito delle importazioni da Francia, Belgio, Paesi Bassi e Germania con ribassi fino al 40% su base annua. Situazione condizionata anche dalla chiusura delle frontiere russe e dalla crescita del 10% della produzione europea. LOTTA ALLA POVERTÀ AL VIA LA “CARTA DI BOLOGNA” GARE PER 45MILA TONNELLATE DI CIBO Ogni anno in Europa vengono buttati 100 milioni di tonnellate di alimenti e nel mondo la quantità arriva a 1,6 miliardi di tonnellate: un terzo della produzione mondiale di cibo. È dall’allarme per queste cifre e dalla necessità di avviare buone pratiche che è nata la “Carta di Bologna contro lo spreco alimentare”, presentata al convegno internazionale Stop food waste. Feed the planet, che si è svolto il 24 novembre scorso a Bologna, con i ministri all’Ambiente, Gian Luca Galletti, e alle Politiche agricole, Maurizio Martina. La Carta, condivisa con i Governi europei e con la Fao, sarà sottoposta ai Governi mondiali durante Expo 2015, per promuoverne l’adozione per il 16 ottobre 2015, in occasione della Giornata mondiale dell’alimentazione. Lotta agli sprechi e solidarietà in primo piano anche grazie al Piano alimentare di sostegno agli indigenti, l’iniziativa su cui ha fatto il punto, nelle scorse settimane, lo stesso Martina in un incontro con i più importanti enti caritativi (tra cui Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa). Secondo i dati sono state chiuse gare per 45mila tonnellate di prodotti acquistati da Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura. Per le iniziative di aiuto ai poveri l’Italia potrà contare fino al 2020 su più di 400 milioni di euro di fondi europei, ai quali si aggiungono oltre 70 milioni di euro di quota nazionale. DIGESTATO Aic SCHEMA DI DECRETO PER LA GESTIONE DEGLI EFFLUENTI: SÌ DALLA STATO-REGIONI NOVEMBRE 2014 Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni allo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e sull’uso agronomico del digestato prodotto dagli impianti a biogas. Tra i contenuti del provvedimento, che dovrà ora passare al 71 Inbreve vaglio del Consiglio di Stato e della Commissione europea, la bipartizione del digestato in agrozootecnico e agroindustriale; le condizioni di parificazione ai concimi di origine chimica attraverso l’esecuzione di analisi al digestato in uscita e il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno delle colture; il divieto di utilizzo in caso di provenienza delle colture da siti di bonifica; la flessibilità della collocazione temporale del periodo di 60 giorni di divieto allo spandimento degli effluenti; l’introduzione di un limite massimo del 30% della componente di coltura dedicata per i nuovi impianti a biogas. «Ora siamo pronti per un intervento sulle zone vulnerabili – ha spiegato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – insieme al Ministero dell’Ambiente proseguiremo il lavoro per la revisione della Direttiva nitrati, per adeguarla ai più recenti studi scientifici che hanno dimostrato il limitato contributo del settore agricolo a questo tipo di inquinamento delle acque». tura del pomodoro al Contratto quadro d’area; congruità, ovvero coerenza tra quantitativo contrattato e capacità produttiva; un sistema sanzionatorio da applicare in maniera graduale: questi alcuni dei punti definiti. «Il consolidamento e l’integrazione della filiera – ha spiegato il presidente dell’Oi Pier Luigi Ferrari – sono fondamentali per il mantenimento e il possibile incremento della competitività». Secondo i dati sui prodotti trasformati relativi alla campagna 2014, nei 29 stabilimenti soci la tendenza è verso uno spostamento dal concentrato alle polpe e alle passate. Il concentrato è il prodotto più direttamente influenzato dalla concorrenza mondiale e le quantità disponibili nel 2014 dovrebbero attestarsi su quelle del 2013, anno caratterizzato da una forte diminuzione produttiva. POMODORO DA INDUSTRIA Meglio del previsto i risultati della campagna 2014 di Coprob, leader nazionale del settore bieticolo-saccarifero. In oltre 100 giorni, in un’annata caratterizzata da piogge abbondanti e temperature sotto la media, la coop ha prodotto più di 310mila tonnellate di zucchero nei suoi due stabilimenti di Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd). Quanto alle rese in campo, la produzione media di bietole sui 33.500 ettari coltivati da 4.350 aziende conferenti (di cui 3.230 socie), è stata di 78 tonnellate a ettaro, mentre la resa media in saccarosio si è attestata sulle 10,80 tonnellate a ettaro. Il bilancio della campagna 2014 è stato uno dei temi al centro del tradizionale ciclo di incontri con gli agricoltori dei bacini veneti ed emiliano-romagnoli dove opera la cooperativa, svolti tra novembre e dicembre. Nel corso di questi appuntamenti si è parlato anche del futuro della filiera bieticolo-saccarifera locale: «La coltivazione della bietola – sottolinea Claudio Gallerani, presidente di Coprob – rimane fondamentale per garantire la rotazione agraria e quindi il pieno rispetto delle migliori pratiche ambientali. Anche per questa ragione sosteniamo con forza la necessità di continuare a produrre zucchero in Italia». REGOLE PER UNA FILIERA PIU’ FORTE. DIMINUISCE LA PRODUZIONE DI PASSATA Nuove regole per una filiera ancora più trasparente ed efficiente. Sono quelle approvate a Gariga di Podenzano (Pc) nel corso dell’ultima assemblea dell’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia. Modalità di verifica della conformità dei contratti di forni- BIETICOLO-SACCARIFERO COPROB HA PRODOTTO NEL 2014 310MILA TONNELLATE DI ZUCCHERO REQUISITI DI SICUREZZA Aic NO OBBLIGO ANTINCENDIO PER SERBATOI DI GASOLIO FINO A 6MILA LITRI 72 I serbatoi di gasolio fino a seimila litri a disposizione delle aziende agricole continueranno ad essere esentati dai controlli antincendo (Scia). Lo ha stabilito la legge n.116/2014 (di conversione del decreto–legge n. 91/2014) che ha introdotto il nuovo limite di capacità dei contenitori di carburante al di sopra del quale, in base al Dpr n. 151/2011, scatta l‘obbligo di segnalazione ai Vigili del fuoco. Essere esentati da Scia antincendio non vuol dire non avere obblighi di corretta installazione: tutti i contenitori, infatti, devono comunque rispettare i requisiti di un decreto miniNOVEMBRE 2014 steriale del 1990. In particolare devono essere del tipo approvato dal Ministero dell’Interno, avere un bacino di contenimento di capacità minima pari al 50% della capacità del contenitore stesso, un’adeguata tettoia di protezione, un’idonea messa a terra, avere una distanza di protezione di almeno tre metri, estintori e cartellonistica adeguata. In pratica si è evitato l’adempimento formale della segnalazione del possesso del serbatoio ai vigili del fuoco, con conseguente risparmio di costi e di tempo. (A. Gandini) CONTOTERZISTI SONO 18MILA AL SERVIZIO DI 534MILA AZIENDE AGRICOLE Oltre un terzo delle aziende agricole (534mila, pari al 33% del totale secondo l’ultimo censimento Istat) fa ricorso al contoterzismo, un settore, su cui si è fatto il punto durante l’ultima edizione di Eima International a Bologna. L’esercito di chi presta la propria attività in outsourcing conta circa 18mila imprese (anche agricole) concentrate soprattutto al Nord. Mietitrebbiatura, lavorazione del terreno, semina e trapianto i servizi più richiesti. «Gli imprenditori agromeccanici – ha spiegato Leonardo Bolis presidente dell’associazione di settore Confai – sono rimasti gli unici o quasi a investire in meccanizzazione all’avanguardia, che garantisce migliori perfomance, minori costi di produzione, maggior rispetto delle colture e del terreno». Secondo i dati raccolti da Nomisma infatti l’età media delle macchine dei contoterzisti è, nell’80% dei casi, inferiore ai 10 anni, mentre per le aziende agricole questo dato scende al 23%. Tra le criticità, i contoterzisti intervistati hanno rilevato in particolare i tem- pi di pagamento dei clienti, il costo del gasolio, le difficoltà di accesso al credito. NOVITÀ EDITORIALI VIAGGIO NEL PIANETA CIBO SALVAGUARDANDO LA SOSTENIBILITÀ Come garantire cibo di buona qualità a tutta la popolazione mondiale che nel 2050 dovrebbe superare i 9 miliardi di persone? E soprattutto come farlo salvaguardando la piena sostenibilità ambientale dell’agricoltura? Cosa significa mangiare sano e in che modo le scelte alimentari di ciascuno di noi possono incidere sull’equilibrio dell’ecosistema? E perché sono in aumento allergie e intolleranze? Sono solo alcuni dei temi al centro del libro “L’alimentazione oggi: sostenibilità, qualità e stili di vita” di Paolo Ranalli, già docente alla facoltà di Agraria dell’Università di Modena e Reggio e direttore del dipartimento di Trasformazione dei prodotti agro-industriali del Cra. Un viaggio a 360 gradi dentro al pianeta cibo, incrociando agricoltura, medicina, psicologia, sociologia. Un manuale rigoroso per fare chiarezza e aiutare a fare scelte consapevoli, pubblicato dalla fondazione Istituto scienze della salute di Bologna. Per informazioni: info@fondazionescienzedellasalute.eu Flash PROSCIUTTI DOP E IGP Il decreto del Ministero per la regolamentazione della produzione verrà modificato per prevedere un maggior coinvolgimento di allevatori e Regioni. Lo ha annunciato l’assessore all’agricoltura dell’EmiliaRomagna Rabboni dopo un incontro con il ministro Martina. FALSO MADE IN ITALY Nel 2014 oltre 140 procedure di infrazioni aperte dall’Ispettorato repressione frodi in Europa e sul web per contrastare l’uso illecito delle denominazioni d’origine nell’agroalimentare. GRANO DURO: ACCORDO SIS-PASTA ZARA Intesa di filiera tra la Società italiana sementi di San Lazzaro (Bo) e Pasta Zara spa di Treviso per distribuire in esclusiva nelle Marche il frumento duro Furio Camillo, varietà tra le prime per resa e qualità. Eima CONDIFESA BOLOGNA E FERRARA Approvato dall’assemblea generale di Bologna il progetto di fusione dei due consorzi assicurativi che raggruppano oltre il 40% dei valori assicurati dell’intera Emilia-Romagna. DICEMBRE 2014 73 Agenda verde A cura della REDAZIONE Appuntamenti FORLÌ, 23-25 GENNAIO 2015 A SAPEUR I SAPORI PIÙ TIPICI. ESORDIO PER IL WINE FESTIVAL Biglietto: venerdì, unico € 2,00; sabato-domenica, intero € 7,00 e ridotto € 5,00 con coupon scaricabile dal sito sapeur.it - gratis fino a 12 anni. Degustazione vini € 8. News Sapeur CONSELICE (RA) BUON COMPLEANNO CESAC: 50 ANNI NEI SERVIZI AGRICOLI L’importanza dei sapori più autentici e delle tradizioni locali; la qualità dell’enogastronomia tipica e delle produzioni artigianali. Tutto questo è Sapeur, rassegna che festeggia i suoi 12 anni grazie alla fiducia che da sempre ripongono in essa gli espositori e il suo pubblico di buongustai. La novità di quest’anno è rappresentata dal Forlì Wine Festival, il nuovo padiglione all’interno della fiera; un’area ad hoc dedicata al mondo dell’enologia emiliano-romagnola per scoprire i vini che nei nomi e nei profumi raccontano la storia di un territorio. Parteciperanno le cantine dell’intera regione per proporre le loro etichette. Saranno rappresentate tutte e quattro le zone che identificano le diverse produzioni: quella dei Colli di Piacenza e di Parma, dove prevale la Barbera e la Bonarda, le terre del Lambrusco, nelle province di Reggio nell’Emilia e Modena; i Colli Bolognesi e la bassa valle del Reno, dove prevalgono vini bianchi di tradizione, infine la Romagna con Sangiovese, Albana e Trebbiano a dominare la scena. Chiude il quadro regionale l’appendice ferrarese con le vigne impiantate sulle sabbie del Delta del Po. Ad ogni edizione verranno ospitati i vini di una seconda regione. Per quest’anno la scelta è caduta sulle Marche, che presenterà le sue etichette top. Orari: venerdì-sabato 10-22:30; domenica 10-20. 74 Oggi è attiva in numerosi comparti (cerealicolo, ortofrutticolo, vitivinicolo, mangimistico e distributivo). Era il 1962 quando fu costituita la Cooperativa coltivatori diretti di Conselice, nel Ravennate, da un gruppo di agricoltori aderenti alla Coldiretti. Artefice, nel 1972, della nuova cantina sociale, nel 1976 questa storica cooperativa associata ad Apo Conerpo ha promosso il Centro economico servizi agricoli (Cesac), da cui è stata poi incorporata nel 2008. Il centro commerciale, con il supermercato, la ferramenta e la cantina sociale rappresenta una delle realtà imprenditoriali più dinamiche del territorio conselicese, come confermano alcuni dati particolarmente significativi. Il fatturato della cooperativa, che nel 1978 ammontava a 210 milioni di lire (circa 108mila euro), nel 2014 ha sfiorato i 60 milioni di euro, mentre i soci erano 219 nel 1980 e oggi sono ben 1.200; i dipendenti sono 190, gli stabilimenti 8. «In particolare, in seguito alla crisi che ha interessato alcune storiche cooperative ortofrutticole – ha affermato il presidente Stefano Andraghetti – nel 2012 il Cesac è entrato anche nel comparto delle colture orticole (cipolle e patate) attraverso l’acquisizione in affitto dell’attività della cooperativa “Tre Spighe”, con i centri aziendali di Castel Guelfo (Bo) e Argenta (Fe), e con l’incorporazione della cooperativa Cometa di Medicina, nel Bolognese». Operazioni che hanno permesso di difendere l’occupazione salvaguardando almeno 120 posti di lavoro stagionali per circa 160 giornate pro capite e creando altri 40 nuovi posti per quasi 180 giornate. Nel 2014, poi, è stato attivato un nuovo polo per la lavorazione di cereali (destinato al sorgo) con l’acquisto dello stabilimento Sermenghi di Medicina. ENOLOGIA IN ITALIA I VINI DEL “CONCOURS MONDIAL DE BRUXELLES” Il “Concours Mondial de Bruxelles”, lo storico concorso che premia annualmente la qualità dei migliori vini al mondo, porta in giro per l’Italia i suoi campioni: i migliori vini, premiati con medaglia dalla sua giuria di 320 professionisti, hanno iniziato un tour a fine novembre. Lo ha annunciato la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che è tra i partner della manifestazione. Nelle prossime settimane il tour toccherà le seguenti città: DICEMBRE 2014 Palermo (9 gennaio), Treviso (17 gennaio), Ortona (22 gennaio), Bari (28 gennaio) e Torino (30 gennaio) ed è organizzato in collaborazione con la Fisar e l’Università di Udine e con la collaborazione, per alcune tappe, dell’Onav (Puglia) e dell’Ais (Sicilia). Creato nel 1994, il Concours Mondial de Bruxelles è diventato di fatto un campionato del mondo del vino e degli alcolici, con più di 8mila vini e alcolici provenienti da tutto il mondo. La giuria della manifestazione riunisce ogni anno circa 40 nazionalità ed è composta unicamente da professionisti del settore. Dopo aver festeggiato il suo ventennale a Bruxelles, la ventunesima edizione verrà ospitata dall’Italia e avrà sede a Jesolo, in Veneto. Dell’Aquila Dell’Aquila CONCORSO MIPAAF “NUOVI FATTORI DI SUCCESSO”: BUONE PRATICHE UNDER 40 Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, nell’ambito delle attività finanziate dal programma Rete Rurale Nazionale 2007/2013, ha indetto un concorso per la quarta selezione nazionale “Nuovi fattori di successo” finalizzata alla valorizzazione ed alla diffusione delle Buone Pratiche nello sviluppo rurale realizzate da giovani agricoltori nell’ambito del Feasr. Innovazione, impatto sull’attrattività del territorio, sensibilità nei confronti dell’ambiente, tutela e valorizzazione delle risorse umane impiegate e rendimento globale compaiono fra i criteri generali di selezione, poggiata su una nuova metodologia di selezione delle buone prassi elaborata dal Gruppo di lavoro giovani della Rete Rurale Nazionale, delle aziende agricole under 40 sul territorio nazionale. La domanda di partecipazione al concorso dovrà essere presentata dal titolare dell’azienda agricola entro il 30 gennaio 2015 registrandosi nell’apposita sezione “Nuovi fattori di successo 2014-IV ediz.” del sito web della Rete Rurale Nazionale reterurale.it/nuovifattori2014. Eventuali richieste di chiarimenti sul bando in parola potranno essere inviate all’indirizzo e-mail: buoneprassigiovani@ismea.it DICEMBRE 2014 RIMINI GRUPPO CEVICO-SAN PATRIGNANO: UN’ALLEANZA NEL SEGNO DEL VINO Promuovere i vini del Riminese e, nello stesso tempo, aiutare i ragazzi a reinserirsi nel tessuto sociale. Il Gruppo Cevico e la Comunità di San Patrignano hanno stretto un’importante alleanza: le due realtà si sono impegnate a mettere in rete risorse, relazioni e competenze con l’obiettivo di esprimere le potenzialità di una zona che può sfruttare la sinergia tra turismo e qualità della produzione di vino. È di fatto una collaborazione che vede da una parte una comunità che ha coniugato negli anni un’opera preziosa di reinserimento professionale con il lavoro della terra e del vigneto; dall’altra soci viticoltori custodi di un patrimonio di vigne che rappresenta un valore economico e paesaggistico per i colli riminesi. L’accordo nasce con la complicità della vicinanza tra i vigneti intorno a Coriano coltivati dai soci della Cantina dei Colli Romagnoli di Pian della Pieve – la cooperativa di primo livello del Gruppo Cevico – e le vigne di proprietà della comunità di San Patrignano. «Oggi San Patrignano rappresenta non solo un brand di prodotti di qualità, ma anche la sicurezza di una grandissima professionalità applicata in tutto il comparto agroalimentare», spiega Piero Prenna, responsabile commerciale di San Patrignano. Gli fa eco la presidente del Gruppo, Ruenza Santandrea: «In questa alleanza Cevico porta la propria esperienza di mezzo secolo. La Comunità per noi è un modello con un’identità associata alle produzioni vinicole autoctone e di qualità». Taccuino Angers (Francia) – 13-15 gennaio: torna il Sival, salone professionale delle produzioni vegetali. sival-angers.com Losanna (Svizzera) – 15-18 gennaio si inaugura Swiss Expo, rassegna agrotecnica. swiss-expo.com Berlino (Germania) – 16-25 gennaio: al via l’International Green Week: alimentazione, agricoltura e orticoltura. gruenewoche.de Udine – 22-25 gennaio: apre AgriestTech, focus su macchine agricole, tecnologie per bioenergie, allevamento ed enologia. agriest.it 75 Spazio innovazione Patata di Bologna: una mappa ne svela segreti e identità Un progetto dell’associazione dei produttori Assopa per distinguere la Dop dagli altri competitor. In questo modo è possibile controllare la veridicità e l’affidabilità dei fornitori L’ Assopa nasce a Bologna nel 1979 sulla base del regolamento CE 1360/78 e fin dalla sua costituzione partecipa alla famosa “Borsa Patate di Bologna”, polo d’incontro di grande importanza nel nord Italia per la formazione del prezzo delle patate da consumo fresco. Inoltre stipula l’accordo interprofessionale regionale per la cessione di patate al consumo fresco, oltre a quello nazionale per la cessione di patate all’industria di trasformazione. Esegue ricerche e sperimentazioni in collaborazione con altre associazioni, nell’ambito di programmi finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e finalizzati alla qualificazione della pataticoltura regionale. Svolge anche assistenza tecnica diretta e divulgativa con particolare riguardo all’applicazione dei disciplinari di produzione. Partecipa attivamente al Consorzio per la Patata di Bologna Dop e al Consorzio delle Buone Idee, detentore del marchio Selenella®. La produzione da industria è controllata e certificata ai sensi della normativa Uni 10939:2001 “Sistemi di rintracciabilità delle filiere agroalimentari” e si è da poco concluso un progetto di sviluppo precompetitivo, “Tecniche avanzate per la tracciabilità e la verifica dell’origine della patata della regione Emilia-Romagna”, presentato dall’Associazione, finanziato dalla misura 124 del Psr 2007-2013, realizzato in collaborazione con il Cica e U-Series. Partner tecnologici Cica e U-Series Nel corso dei suoi 60 anni di attività il Cica di Bologna ha offerto assistenza tecnica e servizi per lo sviluppo delle imprese, facendosi promotore di significative realizzazioni nel campo della trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, nonché della tutela ambientale. La società U-Series Srl nasce nel 2004 come spin off dell’Enea: nel giro di pochi anni raggiunge alcuni obiettivi che dimostrano le capacità scientifiche, tecniche e gestionali delle persone che vi lavorano come, ad esempio, l’accreditamento istituzionale della Regione Emilia-Romagna quale struttura di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, la certificazione Iso 9001:2008, l’inserimento nell’albo dei laboratori di ricerca ai sensi del Dm 593/2000 e la creazione di un laboratorio in grado di partecipare, oltre che a progetti di ricerca, anche a bandi di gara internazionali. In particolaDell’Aquila PATRIZIA ALBERTI Servizio Ricerca, Innovazione e Promozione del Sistema Agroalimentare, Regione Emilia-Romagna 76 DICEMBRE 2014 Differenziare il prodotto nel mercato europeo L’analisi statistica multivariata del dataset in esame ha permesso la creazione di modelli matematici discriminanti su scala regionale, nazionale ed europea. Focalizzando l’attenzione sull’obiettivo principale del progetto – ovvero la discriminazione della patata Dop di Bologna dai prodotti dei più importanti concorrenti commerciali a livello europeo – si può affermare che il modello creato riesce a individuare una netta distinzione fra i campioni provenienti dall’area emiliana da quelli esteri. La discriminazione risulta particolarmente evidente nel caso di campioni francesi, meno marcata ma comunque affidabile nel caso di quelli tedeschi. La capacità di classificazione del modello raggiunge livelli prossimi al 90% e gli errori di assegnazione tra area emiliana ed DICEMBRE 2014 estera risultano minimi. Tutti gli indicatori utilizzati forniscono informazioni utili alla costruzione del modello discriminante sulla base della provenienza del prodotto. L’analisi dei rapporti isotopici degli elementi individuati offre quindi un efficace e affidabile strumento di analisi; l’affidabilità del modello può essere ulteriormente migliorata aumentando la rappresentatività (dettaglio e numero) dei campioni soprattutto riguardo gli Stati esteri. Per l’applicazione in termini di miglioramento delle procedure di controllo della tracciabilità, l’introduzione di tale tecnica nel Contratto quadro regionale potrebbe essere una buona opportunità. Ipotesi quest’ultima da tenere in considerazione soprattutto in caso di un successivo perfezionamento dell’affidabilità del modello. In particolare l’obiettivo è di migliorare il grado di discriminazione delle patate provenienti dalle province di Bologna, Ferrara e Ravenna con riferimento alle regioni italiane investigate (Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo e Veneto). La mappa geologica regionale dell’isotopo stronzio consente infine di distinguere zone geologicamente differenti una volta ricavata la relazione terreno-pianta. Questo aspetto è molto importante e presenta alcuni vantaggi: le informazioni raccolte permettono di differenziare dal punto di vista geologico zone climaticamente simili. Altro vantaggio è il non dover aggiornare annualmente la mappa geologica ricavata (dipendendo esclusivamente dalle caratteristiche del terreno). Si è trattato di un progetto estremamente utile – conclude Galli – perchè “fa parlare le patate” e può diventare un ottimo sistema per controllare la veridicità e l’affidabilità dei fornitori. U-Series re U-Series si occupa di ricerca scientifica, consulenza e servizi alle aziende principalmente nel campo della radioattività. Assopa – spiega il direttore Andrea Galli – ha voluto con questo progetto individuare processi atti a migliorare la caratterizzazione della patata Dop e a differenziare la produzione a marchio dell’Emilia-Romagna da altri competitor italiani, ma anche esteri come Francia e Germania. Altra finalità è stata la creazione di una mappatura della provincia di Bologna con l’obiettivo di attuare una programmazione delle produzioni ottimizzata in termini di efficacia della concentrazione dell’offerta. Innanzitutto – continuano Massimo Esposito e Chiara Canducci di U-Series – si è proceduto all’analisi di campioni di patate e terreni relativi alle annualità 2012 e 2013 provenienti per lo più dal territorio regionale e, nello specifico, dalle provincie di Bologna, Ferrara e Ravenna, ma anche da altre regioni italiane e Paesi esteri. Gli indicatori scelti e utilizzati per la caratterizzazione della patata Dop dell’Emilia-Romagna sono i rapporti isotopici degli elementi leggeri: ossigeno, carbonio, idrogeno che presentano valori caratteristici dipendenti dalle condizioni climatiche e dalla latitudine. La banca dati dei rapporti isotopici degli elementi leggeri è stata poi integrata da una mappa isotopica (a tal fine si utilizza una macchina con tecnologia Irms) di elementi pesanti, in particolare lo stronzio che fornisce informazioni geologiche del territorio. Macchinario impiegato per la determinazione del rapporto isotopico mediante tecnica Irms o Icpms ASSOPA – ASSOCIAZIONE PRODUTTORI PATATE Via Tosarelli, 155 40055 Villanova di Castenaso (Bo) Web: assopa.com 77 Mondo bio A cura dI ROSA MARIA BERTINO (rosamariabertino@libero.it) “SOLIDALE ITALIANO”, QUANDO L’EQUO È A CASA NOSTRA Un progetto nato nel 2010 che collega le 300 Botteghe del Mondo e guarda alle realtà dell’economia nazionale. Il biologico: un punto di riferimento non esclusivo di Cerignola (Fg) e da altri piccoli produttori pugliesi. E ancora la semola di grano duro bio, che nasce dal grano coltivato nelle terre confiscate alle mafie da agricoltori della Sicilia e della Puglia collegati a Libera Terra. L’olio, le arance e le clementine bio sono i frutti della legalità del consorzio Goel di Gioiosa Jonica (Rc), che promuove il cambiamento socio-economico della Locride e della Calabria. Non manca la pasta bianca e integrale prodotta dalla cooperativa agricola Girolomoni di Isola del Piano (Pu), realtà pionieristica del biologico italiano. E per finire i vini della cooperativa I Germogli di San Colombano al Lambro (Mi), che opera con minori e giovani in condizioni di disagio e devianza. «Per lo sviluppo del progetto – conclude Palagi – stiamo analizzando ciò che viene già venduto attraverso la rete delle Botteghe. Potremo così ampliare o approfondire le famiglie di referenze e realizzare quelle mancanti con i produttori attuali o con nuove organizzazioni. Solidale Italiano diventerà il secondo mercato di riferimento per le Botteghe. Oggi rappresenta l’1% del nostro fatturato, ma puntiamo al 10%. La cosa più importante è però la consapevolezza dei consumatori, l’unica che può avviare un circolo virtuoso». Pavan Equosolidale, non solo con chi è lontano, ma anche con chi è vicino. È questa la svolta storica del commercio equo: dal sostegno di milioni di piccoli produttori del sud del mondo a quello per le realtà italiane dell’economia sociale. Si tratta del progetto Solidale Italiano di Ctm Altromercato, la principale organizzazione di fair trade presente in Italia, con un fatturato consolidato di 45 milioni di euro, sedi a Bolzano e Verona, 300 Botteghe del Mondo collegate, e una struttura logistica per la gestione del fresco che serve anche la grande distribuzione. Ne parliamo con Luca Palagi, del team di sviluppo di Solidale Italiano, che gira l’Italia per cercare nuovi produttori e avviare nuove filiere produttive. «Il progetto è partito nel 2010 con un primo gruppo di sei realtà, offrendo l’accesso al mercato per i loro prodotti, frutto dell’economia carceraria e dell’agricoltura sostenibile. È bastato un anno per capire che la strada era quella giusta e che segnava una delle nostre linee strategiche di sviluppo. I produttori in rete oggi sono una decina, metà con produzioni bio. Il biologico è infatti un criterio preferenziale, ma non esclusivo. Sono realtà spesso marginali che rispecchiano gli stessi valori del commercio equo, con prodotti d’eccellenza». Come i biscotti della cooperativa Divieto di Sosta, prodotti dai detenuti del carcere di Verbania; la birra artigianale di Pausa Cafè, realizzata nella casa di detenzione di Saluzzo (Cn); le mandorle tostate e i dolcetti di mandorle bio dell’Arcolaio, che nascono tra le mura della casa circondariale di Siracusa. Oppure i taralli artigianali di Campo dei Miracoli, prodotti nel carcere di Trani. Ma ci sono anche le olive da tavola Bella di Cerignola e le passate, arricchite da olive e pomodori “liberi dalle mafie”, coltivati dalla Cooperativa Pietra di Scarto In calendario 8-11 gennaio Istanbul (Turchia) Exponatura Fiera dei prodotti naturali, biologici e per la salute exponatura.net 26-28 gennaio Montpellier (Francia) Millesime Bio Salone professionale dei vini biologici millesime-bio.com Mercatini bio di novembre in Emilia-Romagna Borgonovo Val Tidone (Pc); Fontanellato, Lesignano de’ Bagni, Traversetolo (Pr); Reggio Emilia; Spilamberto e Modena; Budrio, Imola, Ozzano dell’Emilia, Valsamoggia e Bologna; Faenza, Lugo e Ravenna; Forlì, Forlimpopoli e Cesena (Fc) Giuseppe Mennuni (a sinistra), socio della cooperativa Pietra di Scarto di Cerignola (Fg), con Pietro Fragasso, presidente Altri appuntamenti su biobank.it 78 DICEMBRE 2014 Nel giardino Callicarpa: poco esigente, offre splendidi frutti viola Pianta esotica, è apprezzata in autunno e inverno per le belle bacche lucenti, molto gradite anche agli uccelli. Si adatta alle più varie condizioni climatiche C allicarpa: i lettori che conoscono il greco hanno già intuito la caratteristica ornamentale di questa pianta, poiché l’etimologia del nome significa “bellezza” (kállos) e “frutto” (karpós). Ed è proprio grazie all’indimenticabile color blu-malva o vinaccia, sempre lucente, delle bacche invernali che con callicarpa è amore a prima vista. Non la incontriamo nei nostri boschi, purtroppo, essendo esotica, ma la troviamo solo nei giardini e, dove è insediata da alcuni anni, forma un folto arbusto, non molto alto, così attraente verso l’avifauna che persino la nobile Royal Horticoltural Society britannica l’ha inserita nella lista delle piante necessarie in ogni giardino. I numerosi rami, pelosi da giovani, partono direttamente dal terreno suddividendosi in ramificazioni secondarie. Le foglie decidue, ma anche semi-persistenti nei climi più caldi, sono opposte, semplici, ovali-lanceolate, con margine seghettato, irsute su entrambe le pagine, di colore verde scuro viranti in un bel giallo o rosso autunnale, lunghe fino a 12 centimetri e larghe fino a 3,5 centimetri. Le nervature sono evidenti e ben incise nella lamina fogliare. I fiori compaiono in estate e sono riuniti in densi racemi rosati o lilacini, posti all’ascella delle foglie: ogni fiore misura circa 3,5 centimetri di diame- tro. Il frutto è una piccola bacca che persiste tutto l’inverno sulla pianta a partire dalla fine di ottobre. La specie originaria ha difficoltà ad autoimpollinarsi, pertanto per ottenere una ricca fruttificazione è meglio non usare esemplari isolati ed è consigliabile piantare almeno tre callicarpe vicine. Presentano minori problemi di autoimpollinazione sia le varietà derivate, molto numerose e caratterizzate da diversa colorazione dei frutti, sia le altre specie di callicarpa. MARIA TERESA SALOMONI Proambiente Tecnopolo Cnr, Bologna Varietà e specie arbustive La specie C. bodinieri è la più diffusa in Italia, soprattutto nel- Un tempo appartenente alla Famiglia delle Verbenaceae, ora inserito in quella delle Lamiaceae, il genere Callicarpa comprende 140 specie di arbusti e di alberi, decidui o sempreverdi, originari dei boschi delle regioni tropicali e subtropicali. La specie C. bodinieri, proveniente dalla Cina centrale e occidentale, è apprezzata soprattutto nel periodo autunnale e invernale per le belle bacche. Ha portamento eretto e a maturità può raggiungere i 2 metri di altezza, ma nelle zone di origine arriva fino a 3 metri. DICEMBRE 2014 Wikimedia Note di botanica 79 Nel giardino LA BELLEZZA DELLA STAGIONE FREDDA Appena cadono le foglie e cala la temperatura, i giardini assumono un nuovo aspetto. Molte aree verdi sono state progettate per le stagioni più calde, avendo in mente una profusione di fiori, foglie e frutti. Ma l’essenza di un bel giardino consiste in una struttura interessante tutto l’anno, soprattutto nella spesso trascurata stagione invernale. Se si guarda fuori dalla finestra, cosa si vede? O meglio: che cosa non si vede? È questo il momento per valutare le occasioni mancate e comprendere le carenze da colmare per apprezzare la bellezza dell’inverno. In questa stagione, le piante interessanti dal punto di vista estetico hanno un portamento intrigante o sfoggiano bacche colorate e portasemi curiosi, ma un giardino “sano e bello” per davvero è quello capace di creare un habitat, i cui colori sono regalati anche dalla popolazione di uccelli attirati dalla frutta matura in questo periodo. Gli agrifogli sono sicuramente gli alberi più noti e sono reperibili in un grande numero di specie e varietà. Attenzione però a porre a dimora almeno un esemplare maschile ogni tre femminili, altrimenti non riusciamo ad approntare un banchetto natalizio per gli amici pennuti. Di callicarpa abbiamo già scritto e aggiungiamo solo che negli Usa è chiamata comunemente “la bella d’inverno”, poi ricordiamo i biancospini, i ligustri, i viburni, le rose da bacca, i clerodendri, i cornus, i cotoneastri, le mahonie e, per coloro che possono permetterselo vivendo in un clima non troppo rigido, il corbezzolo. I colori nel corso della stagione invernale si avvicendano e giungeranno i gialli dei calicanti, delle amamelidi e dei noccioli, oltre ai piè di gallo, i bucaneve e le rose di Natale. Infine, cerchiamo di non essere così veloci nel togliere le foglie, che offrono cibo e riparo per farfalle e piccoli mammiferi: i colori del giardino dormiente – marrone chiaro, arancio, grigio e bruno – ammorbidiscono il giardino d’inverno, sono un regalo in più offerto dalla natura. Bisogna solo soffermarsi ad ammirarli e privarsi della convinzione che le foglie sporcano. No, le foglie non sporcano, ma nutrono gli animali e il terreno. Wikimedia la sua varietà C. b. var. giraldii (sinonimo C. giraldiana), che si differenzia per le foglie glabre, lunghe fino a 18 centimetri, i fiori rosati e i frutti di un colore violetto deciso. C. b. ‘Profusion’ si caratterizza per il color bronzeo delle giovani foglie e per 80 una produzione copiosissima di frutti di colore viola scuro. C. americana è la specie di callicarpa più alta, potendo superare i 3 metri. È molto cespugliata, con foglie lunghe fino a 23 centimetri, fiori variamente colorati in blu, rosa, rosso o bianco e frutti di colore variabile da rosa, violetto fino al blu. È stata ottenuta la cultivar C. a. ‘Lactea’ con fiori e frutti bianchi. C. dichotoma è originaria di una vasta regione che si estende dalla Cina alla Corea fino al Giappone. Alta 120 centimetri e larga altrettanto, ha foglie lunghe fino a 10 centimetri, di colore verde chiaro, con fiori di color rosa pallido, molto piccoli, e frutti viola scuro. C. japonica è poco commercializzata in Italia ed è reperibile nella varietà C. j. ‘Leucocarpa’, alta fino a 150 centimetri, che produce fiori e frutti di colore bianco. C. rubella, diffusa nell’areale compreso tra India, Malesia e Cina dove si accresce fino a 3 metri di altezza e 2 metri di diametro, è l’unica con foglie persistenti, di colore verde-giallo; i fiori, larghi 5 centimetri di colore rosa-purpureo, sono seguiti da frutti viola-rosati. Come coltivarla La callicarpa ha davvero poche richieste e si adatta a svariate condizioni climatiche, a esclusione delle regioni gelive e delle posizioni prospicienti il mare. Rifugge dai suoli siccitosi pur non avendo spiccate esigenze irrigue. Ama il sole, ma non la piena insolazione soprattutto nelle regioni meridionali e ben si ambienta alle posizioni di lieve ombra. Preferisce un terreno sciolto, profondo, senza ristagni d’acqua, adattandosi peraltro perfettamente ai terreni molto pesanti, tanto che è sempre segnalata tra le specie più adatte a vivere nei suoli argillosi. Non necessita di concimazioni regolari, a meno che il suolo non sia molto ricco di azoto, nel qual caso è opportuno bilanciare la nutrizione somministrando un fertilizzante povero di questo elemento all’inizio della primavera e dell’estate. Non ha parassiti e non le serve la potatura, essendo sufficiente eliminare i rami morti o spezzati a fine inverno, quando i frutti hanno perduto il colore e si sono in parte staccati. La moltiplicazione avviene con talee lunghe almeno 15 centimetri, prelevate in primavera o in estate, meglio se da rami che non hanno ancora fiorito. La callicarpa può essere anche propagata per semi a fine inverno, ponendoli subito in un cassone freddo ma coperto. DICEMBRE 2014 Agrometeo A cura di WILLIAM PRATIZZOLI Arpa-Simc - Area Agrometeorologia, Territorio e Clima LUNA DI GENNAIO 2015 LUNA PIENA 5 gennaio ULTIMO QUARTO 13 gennaio LUNA NUOVA 20 gennaio PRIMO QUARTO 27 gennaio PREVISIONI STAGIONALI PER GENNAIO E FEBBRAIO 2015 (A cura di VALENTINA PAVAN, Arpa-Simc) Temperature: Valori medi trimestrali confrontabili o superiori alla norma. Alta probabilità che le massime stagionali siano superiori ai valori normali. Precipitazioni: trimestrali probabilmente prossime alla norma. Previsioni a lungo termine e fino a tre mesi sono presenti sul sito dell’Arpa Emilia-Romagna arpa.emr.it/sim/?previsioni/ lungo_termine L’ANNO SCORSO DI QUESTI TEMPI I primi 20 giorni di novembre 2013 sono stati molto miti; le minime, in particolare, si sono mantenute quasi costantemente al di sopra della norma, con differenze medie di circa 3°C in più e punte sino a 4°C in più in Romagna. Tra il 24 e il 25 si è verificato invece un crollo delle temperature a seguito dell’arrivo di aria artica e venti di bora, con diffuse ed intense gelate. I valori minimi assoluti sono stati registrati il giorno 26, quando in vaste aree della pianura centro-occidentale si sono toccati -5°C; solo una settimana prima le temperature minime erano ancora prossime ai 10°C. DICEMBRE 2014 NOVEMBRE 2014 TRA I PIÙ CALDI DEGLI ULTIMI 50 ANNI. PIOGGE ELEVATISSIME A PARMA E PIACENZA Con una temperatura media EMILIA-ROMAGNA: PRECIPITAZIONI (MM) DI NOVEMBRE 2014 di quasi 12°C in pianura, rispetto ai circa 8-9°C del clima 1991-2010, il mese di novembre è stato uno dei più caldi, per alcune aree probabilmente il più caldo, degli ultimi 50 anni. Novembre è, in autunno, il mese in cui negli ultimi 25 anni si è osservato l’aumento termico più elevato; aumento particolarmente evidente nelle ultime annate. Altra particolarità sono state le elevatissime piogge che hanno interessato il Piacentino ed il Parmense. Come accaduto in ottobre, le precipitazioni sono state causate da correnti temperate atlantiche di provenienza ovest e sud-ovest che hanno portato grandi quantità di piogge sul settore occidentale, in particolare sui rilievi. Rispetto ai circa 80-100 mm in media, sulla pianura parmense e piacentina ne sono piovuti tra 160 e 250 mm (oltre il doppio della norma) e sui rilievi più elevati sono state misurate piogge mensili tra 400 e 600 mm, circa tre volte le attese climatiche. Piogge elevate anche nel reggiano, mentre sul resto della regione sono state prossime alla norma, lievemente inferiori nel bolognese, ferrarese e ravennate. IN CAMPAGNA: REGOLARE LA RICARICA DELLE RISERVE IDRICHE In relazione alla quantità di precipitazioni cadute il contenuto idrico dei terreni è stimato nella norma su gran parte della regione; nella aree occidentali (piacentino e parmense) QUANTITÀ DI ACQUA DISPONIBILE l’umidità dei terreni è invece NEL TERRENO AL 30 NOVMEBRE 2014 superiore alle attese climatiche. (0 = MINIMO; 100= MASSIMO) Per frumento e orzo le buone condizioni di umidità, assieme a temperature elevatissime, hanno garantito una regolare emergenza ed un rapido sviluppo vegetativo. NOVEMBRE 2014: TEMPERATURE MINIME E MASSIME IN EMILIA-ROMAGNA Temperatura massima in pianura 24,2°C il 4 Castel S.Pietro Terme (Bo) Temperatura minima in pianura -0,1°C il 21 Granarolo Faentino (Ra) Precipitazione cumulata massima mensile in pianura 266,6 mm S.Nicolò - Rottofreno (Pc) Precipitazione massima mensile in montagna 768,6 mm Borgo Val di Taro (Pr) 81 Dalla parte dei consumatori QUALI RISCHI DALLA CARNE ENRICO CINOTTI Wikimedia in collaborazione con Carne ricomposta e carne separata meccanicamente. Sono due informazioni, riportate sulle etichette, con le quali da tempo abbiamo cominciato a familiarizzare quando acquistiamo wurstel, cotolette o bocconcini di pollo. Stiamo parlando di due diverse procedure di preparazione del prodotto che vengono obbligatoriamente riportate sulle confezioni. Ad esempio, quando leggiamo la dicitura “Cotolette/bocconcini di filetti di pollo surgelate/i ottenute da carni ricomposte e con l’aggiunta di acqua” ci si riferisce a una procedura di preparazione in cui vengono utilizzate varie parti dell’animale usando altri ingredienti (additivi ed enzimi). Ben diverso è il discorso sulla carne separata meccanicamente, cui recentemente il Salvagente ha dedicato un test condotto da Valentina Corvino. Il regolamento 853/2004 definisce le carni separate meccanicamente come il prodotto ottenuto mediante rimozione della carne da ossa carnose dopo il disossamento o da carcasse di pollame, utilizzando mezzi meccanici che conducono alla perdita o modificazione della struttura muscolo-fibrosa. Esistono due metodi per ottenere lo stesso risultato: quando si utilizzano metodi ad alta pressione, la carcassa o le parti di carne vengono pressate attraverso uno speciale setaccio di tipo meccanico. Con l’impiego di metodi a bassa pressione, invece, la carne viene raschiata meccanicamente dalla carcassa. Si tratta, quindi, di una tecnica legale: attualmente nella Ue la carne separata meccanicamente può essere prodotta da pollame e suini, ma non da bovini, ovini e caprini. La sua presenza negli alimenti deve essere chiaramente etichettata come tale e non fa parte del contenuto di carne indicato sul prodotto. A parte il senso di fastidio che può produrre un 82 Wikimedia SEPARATA MECCANICAMENTE? prodotto ottenuto mediante la “spremitura delle carcasse”, la carne separata meccanicamente è sicura? Molto si è discusso dell’opportunità o meno di utilizzare questo composto negli alimenti, complici anche i tanti video disponibili on line che mostrano tutte le fasi della lavorazione. In un parere scientifico del 2013 sui rischi per la salute pubblica connessi a questa tipologia di prodotto, l’Efsa si è espressa sull’argomento giungendo alla conclusione che «i pericoli di ordine microbiologico e chimico associati alla carne suina e di pollame separata meccanicamente sono simili a quelli collegati alla carne separata non meccanicamente (carne fresca, carne macinata o piatti a base di carne). Tuttavia il rischio di crescita microbica aumenta con l’uso di processi produttivi ad alta pressione». Tali rischi microbiologici e chimici – continua l’Agenzia – derivano dalla contaminazione delle materie prime e da prassi igieniche non corrette durante la lavorazione della carne. E i processi produttivi ad alta pressione aumentano il rischio di crescita microbica provocando una maggior degradazione delle fibre muscolari e, insieme a ciò, un rilascio di nutrienti, i quali forniscono un substrato favorevole alla crescita batterica. Il gruppo di esperti scientifici sui pericoli biologici (Biohaz) ha preso in considerazione diversi parametri per distinguere la carne separata meccanicamente dalla carne separata non meccanicamente e, sulla scorta dei dati disponibili attualmente, ha individuato nel calcio (rilasciato dalle ossa durante la lavorazione) il parametro chimico più adatto. Tuttavia se la si vuol evitare basta leggere le etichette: prodotti che non separano meccanicamente le carni ce ne sono ancora. DICEMBRE 2014
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