Numero intero - Regione Emilia

ANNO 42 - POSTE ITALIANE s.p.a. - SPED. ABB. POSTALE – DCB CENTRALE/PT MAGAZINE AUT. 141/2004 VALIDA DALL’11/1172004 – PUBBL. MAX 50% - € 2,10
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N. 12 - DICEMBRE 2014
MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
La piadina Igp
va in Europa
NEGOZIATO USA-UE
De Castro: più opportunità
per il made in Italy
Il Parmigiano Reggiano Agroenergie:
taglia la produzione.
come cambiano
Parla il presidente Alai
gli incentivi
a pag. 6
a pag. 28
a pag. 48
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itoriale
Latte: cosa serve
per competere
D
al primo aprile 2015 cesseranno in Europa le quote latte. La liberalizzazione
avvantaggerà le imprese più competitive per costi di produzione, qualità del
prodotto ed organizzazione commerciale aggregata. Viceversa penalizzerà le realtà meno dinamiche ed organizzate. Secondo un recente studio
del Crpa di Reggio Emilia la produzione di latte in Europa si concentrerà soprattutto nell’area
nord-occidentale, con l’Irlanda sicura protagonista; l’Italia, invece, rischia seriamente di perdere
posizioni a causa degli elevati costi di produzione.
Faranno eccezione le realtà di pianura e bassa collina di dimensioni medio-grandi, per le quali il
potenziale di crescita potrà essere attorno al 10%.
Comunque poco, rispetto allo sviluppo previsto
per le aziende irlandesi (+30%) e tedesche (+15%).
Nei Paesi europei del Nord-Ovest si attende per
il 2015 un incremento pari a 10 milioni di tonnellate, tanto quanto l’intera produzione annua
italiana. Come reagire a queste prospettive? Il ministro Maurizio Martina ha annunciato un Piano
nazionale di settore basato sul miglioramento della qualità del latte, sulla promozione dei formaggi
sui mercati esteri, sulla richiesta alla Commissione europea di accelerare il regolamento sull’etichettatura in modo da indicare sia il luogo di trasformazione che quello di mungitura. Si tratta di
azioni necessarie e urgenti alle quali è però indispensabile aggiungerne un’altra: un sostegno attivo del Ministero alla crescita delle Organizzazioni
dei produttori (Op) e la nascita di un Organismo
interprofessionale nazionale del lattiero-caseario,
come peraltro previsto dal Pacchetto Latte europeo. Senza una adeguata coesione commerciale
dei produttori ed obiettivi condivisi tra gli attori
della filiera, difficilmente ci sarà capacità di incidere su costi, prezzi, qualità, consumi ed export, e
la distanza con i paesi europei competitori si allargherà ulteriormente. In Emilia-Romagna ci sono
NOVEMBRE 2014
poi tre cose da fare. Qui, dove più del 90% del latte munto è destinato ai formaggi Dop, occorre rialzare rapidamente il prezzo all’origine delle Dop.
Se il formaggio sarà nuovamente remunerativo
anche il latte lo sarà. Dunque, in attesa che ripartano i consumi interni e che cresca ulteriormente
l’export, bisogna riallineare offerta e domanda.
E oggi, diversamente dal passato, è possibile farlo
con i piani produttivi autorizzati dalla Ue. Frenare questa possibilità è autolesionistico. Per quanto
riguarda la restante produzione di latte, bisogna
puntare ad una tipologia di prodotto e a una fascia di mercato difficilmente contendibile dal latte
di importazione. Quindi latte Alta Qualità, dove
fa premio la maggiore freschezza, l’origine e la
distanza ravvicinata tra produzione e consumo.
Infine, abbassare alcuni costi di produzione sicuramente comprimibili: quelli generati dagli obblighi della direttiva europea sui nitrati. Dopo i dati
scientifici prodotti da Ispra è legittimo attendersi
una significativa riduzione delle limitazioni imposte alla zootecnia del nord Italia. Anche i costi
delle gestioni burocratiche dovranno diminuire in
attuazione del programma “Campolibero” governativo e del Registro unico dei controlli agricoli
dell’Emilia-Romagna. Un altro costo comprimibile è quello dell’energia, con una maggiore efficienza dei consumi e l’autoproduzione energetica.
E poi il miglioramento genetico e l’automazione
in stalla e nella trasformazione. Molti di questi
interventi potranno essere sostenuti dai finanziamenti regionali. L’ultimo Psr ha erogato oltre 120
milioni al comparto lattiero-caseario. Il nuovo Psr
non potrà che fare meglio.
Intervento di Tiberio Rabboni, assessore regionale uscente all’Agricoltura, economia ittica e attività
faunistico-venatoria al convegno “Oltre le quote latte.
Il futuro del sistema lattiero-caseario in Italia” tenutosi
a Mantova il 27 novembre 2014
3
MENSILE DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
PERIODICO DELL’ASSESSORATO AGRICOLTURA,
ECONOMIA ITTICA, ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA
ANNO 42 - N. 12 - DICEMBRE 2014
Reg. Trib. Bologna n. 4269 del 30-3-73
Iscrizione al ROC n. 24729
Spedizione in abb. postale - Regime libero 50%
Aut. DRT/DCB/Bologna
DIRETTORE
Tiberio Rabboni
DIRETTORE RESPONSABILE
Roberto Franchini
COORDINAMENTO DELLA REDAZIONE
Paola Fedriga
IN REDAZIONE
Antonio Apruzzese, Olga Cavina,
Giancarlo Martelli
REFERENTI
Patrizia Alberti, Laura Banzi, Saverio
Bertuzzi, Milena Breviglieri, Patrizia Cavanni,
Vincenzo Di Salvo, Rossana Mari,
Vittorio Marletto (Arpa-Simc), Piero Pastore
Trossello, Carlo Patuelli, Paolo Pirani,
Mario Savorelli (Crpv), Magda C. Schiff
(Crpa), Simona Spagnoli, Maria Cristina Zarri
SEGRETERIA DI REDAZIONE
Monica Cervellati Cattani
RESPONSABILE DIATECA AGRICOLTURA
Fabrizio Dell’Aquila
REDAZIONE
Regione Emilia-Romagna
Direzione Agricoltura
40127 Bologna
Viale della Fiera, 8 - Terza Torre
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EDITORE
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CONCESSIONARIA ESCLUSIVA
PER LA PUBBLICITÀ
SOMMARIO
03 EDITORIALE
Latte: cosa serve
per competere
Tiberio Rabboni
Fatti
06 LIBERO SCAMBIO
Accordo Ue-Usa:
un’opportunità per l’Italia
Paola Fedriga
09 DOPO L’IGP
La Piadina romagnola sbarca
in quattro capitali europee
Antonio Apruzzese
11 INDAGINI
Giovani: primi segnali
di un ritorno alla terra?
a cura della Redazione
13 RASSEGNA
Un Macfrut internazionale
e con un’offerta più ampia
Cristiano Riciputi
14 AGRINSIEME
Psr news
22 BILANCIO
Programmazione 2007-2013:
utilizzare tutte le risorse
Roberto Gigante
24 QUI REGIONE
Al via il nuovo Governo
dell’ Emilia-Romagna
a cura della Redazione
26 QUI EUROPA
Crescita e occupazione,
le priorità Ue nel 2015
a cura di Carla Cavallini
Economia
28 PARMIGIANO
REGGIANO/1
Il “Re dei formaggi”
si è messo a dieta
Giancarlo Martelli
30 PARMIGIANO
REGGIANO/2
Cambio di rotta
per ridare competitività
Scende il costo del latte,
ma il prezzo soffre
Olga Cavina
Alberto Menghi
16 ISTITUTI AGRARI
33 UNA FIERA IN CRESCITA
Allo Scarabelli di Imola
si produce l’extravergine Qc
Enologica: degustare il vino,
raccontare il territorio
Paola Fedriga
Antonio Apruzzese
19 AREPO
37 CAMPAGNA 2014
Indicazioni d’origine:
una risorsa per l’Europa
Crolla la produzione
per l’olivicoltura regionale
Giulia Scaglioni, Maria Cristina
Cremaschi, Beatrice
Cammertoni, Carlo Malavolta
Paola Giovannini,
Luigino Menghucci
40 CONTRATTI DI FILIERA
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Claudio Pietraforte
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fascicolo possono essere utilizzate solo previa
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Le fotografie e i testi, anche se non pubblicati,
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TIRATURA: 40.000 COPIE
CHIUSO IN REDAZIONE IL 15/12/2014
IL CONTENUTO DEGLI ARTICOLI
NON ESPRIME NECESSARIAMENTE
LA POSIZIONE DELL’ASSESSORATO REGIONALE
ALL’AGRICOLTURA, ECONOMIA ITTICA,
ATTIVITÀ FAUNISTICO-VENATORIA
Foto di copertina: Dell’Aquila
Grano duro a Barilla:
120mila tonnellate
a cura della Redazione
DICEMBRE 2014
42 CREDITO
Agrifidi Uno: prestiti agevolati
alle aziende in difficoltà
Giancarlo Martelli
Fisco e previdenza
43 Imu sui terreni “ex montani”,
rinvio al 26 gennaio
a cura di Corrado Fusai
54 MIGLIORAMENTO
GENETICO
Frenata la vigoria della vite
da due nuovi portinnesti
Ilaria Filippetti, Gianluca Allegro, Gabriele Valentini, Emilia Colucci, Cesare
Intrieri
Agroenergie
46 TRASFORMAZIONE
Cambiamenti
climatici
Mariangela Soldano, Mirco Garuti
48 NOVITÀ NORMATIVE
Rimodulati gli incentivi
a tutte le rinnovabili
Luigi Cerone
Ricerca
e sperimentazione
49 CEREALICOLTURA
Sostenibilità e innovazione
per un prodotto strategico
a cura della Redazione
Biodiversità
52 UNA STORIA SECOLARE
Dall’uva Pellegrina il vino
di viandanti e marinai
Marisa Fontana, Ilaria Filippetti,
Chiara Pastore
68 HI-TECH
Misurare la fertilità dei suoli
con lo smartphone
Carla Scotti, Lamberto Dal Re
Meccanizzazione Rubriche
57 MANIFESTAZIONI
Il valore dei sottoprodotti
agricoli e agroindustriali
Pedologia
Chiude Eima tra grandi
numeri e nuove tendenze
Ottavio Repetti
60 ALTALENA METEO
Anomalie di tutti i tipi
nell’annata agraria 2014
William Pratizzoli, Vittorio Marletto
62 PROGRAMMA LIFE +
Stop ai gas effetto serra
con Climate ChangE-R
Roberta Chiarini, Sara Tosi Brandi
Avversità
64 NUOVO PAN
Le regole per lo stoccaggio
dei prodotti fitosanitari
Francesca Sormani, Floriano Mazzini
66 EMILIA-ROMAGNA
Le piante di ciliegio
minacciate dai virus
Anna Rosa Babini, Assunta D’Anniballe,
Paolo Fini, Patrizia Grillini
51 NOVITÀ DALLA RICERCA
a cura della Redazione
71 IN BREVE
a cura della Redazione
74 AGENDA VERDE
a cura della Redazione
76 SPAZIO INNOVAZIONE
a cura di Patrizia Alberti
78 MONDO BIO
a cura di Rosa Maria Bertino
79 NEL GIARDINO
a cura di Maria Teresa Salomoni,
Massimo Drago
81 AGROMETEO
a cura di William Pratizzoli
82 DALLA PARTE
DEI CONSUMATORI
Enrico Cinotti, in collaborazione
con Il Salvagente
Fatti
LIBERO SCAMBIO
Accordo Ue-Usa:
un’opportunità per l’Italia
L’export agroalimentare europeo verso gli Stati Uniti vale
17 miliardi, di cui 3 italiani. Paolo De Castro, relatore per la
Comagri sul Ttip: il Parlamento avrà diritto di veto
L
mo, dunque, che ci sia un’accelerazione anche
perché in parallelo con il Ttip gli Usa conducono il Trans-Pacific partnership con il mondo
asiatico, che per loro è di maggiore interesse da
un punto di vista commerciale. La nostra speranza è che gli Stati Uniti mantengano ferma la
volontà di negoziato con la Ue. L’export agricolo e alimentare degli Usa verso la Ue supera
di poco i 10 miliardi di euro, il nostro verso gli
Stati Uniti è pari a oltre 17 miliardi. Abbiamo
dunque un saldo commerciale attivo che sfiora
i 7 miliardi di euro. Una riduzione delle barriere, tariffarie e non, può costituire un importante spazio di mercato per i produttori europei.
C’è chi teme una caduta dei più elevati standard qualitativi europei in materia, ad esempio, sanitaria o ambientale.
Gli Stati Uniti non cambieranno il loro sistema
di qualità, come noi non cambieremo il nostro.
Da questo punto di vista il negoziato non toglie o non aggiunge nulla: le regole sulla qualità
come quelle sul benessere animale, per fare un
esempio, non hanno nulla a
che fare con il negoziato. Così
come è successo con l’accordo
UN’INTESA
di libero scambio raggiunto,
DA 120 MILIARDI L’ANNO
peraltro positivamente, con il
Canada, il Ceta: ognuno ha
I negoziati per il Ttip sono iniziatiti nel luglio 2013. A condurre i colloqui per la Ue
mantenuto i propri standard.
sarà il nuovo commissario al Commercio, la svedese Cecilia Malmstroem. I settori
E per gli Ogm?
interessati sono diversi, tra cui, particolarmente importante, l’agroalimentare. Le
Anche gli Ogm non fanno
relazioni commerciali fra gli Stati Uniti e l’Unione Europea sono già oggi le più rileparte del negoziato. L’Europa
vanti al mondo ed ogni giorno vengano scambiati beni e servizi pari a 2 miliardi di
terrà le sue regole, con un sisteeuro. Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti eliminando
ma che lascia facoltà allo Stato
o riducendo le attuali barriere commerciali potrebbe incrementare significativamembro di decidere se coltimente questo interscambio. Secondo uno studio del Centro di ricerca per la polivarli o no. Gli Usa terranno le
tica economica di Londra, riportato dalla Commissione europea, il beneficio per
loro. Ma attenzione a non dil’economia Ue potrebbe ammontare a circa 120 miliardi di euro all’anno e a 95
menticare che già oggi il 90%
miliardi di euro per gli Usa. In base a tali stime ogni anno una famiglia media eurodel fabbisogno europeo di soia
pea potrebbe ricevere un vantaggio pari a 545 euro. Tra gli obiettivi del negoziato
per l’alimentazione animale
anche il superamento delle attuali differenze nei regolamenti tecnici, nelle norme
e procedure di omologazione.
viene da Brasile, Argentina,
Info: ec.europa.eu/trade/policy/in-focus/ttip/
Stati Uniti ed è tutto prodotto
Ogm. Il vero tema è un altro:
PAOLA FEDRIGA
6
a sigla Ttip sta per Transatlantic trade
and investment partnership. Si tratta di
un negoziato in corso tra Stati Uniti
e Unione europea per ridurre le tante
barriere commerciali, tariffarie e non, che attualmente limitano le possibilità di scambi tra
le due sponde dell’Atlantico. La posta in gioco, evidentemente, è alta. Molteplici i settori
interessati: dal manifatturiero ai servizi e, non
ultimo, l’agroalimentare. Ne abbiamo parlato
con Paolo De Castro, coordinatore Socialisti e
Democratici e già presidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, da poco
nominato, per la stessa Commissione, relatore
permanente sul Ttip.
Il negoziato con gli Usa è iniziato nel 2013.
Quali sono le prospettive e perché è così importante per l’Europa?
L’auspicio è che l’accordo si possa concludere
entro la fine del 2015 o al massimo nei primi
mesi del 2016, per non incorrere nello stop legato alle elezioni presidenziali Usa. Ci auguria-
DICEMBRE 2014
European Union PE-EP
Paolo De Castro
con Tom Vilsack,
segretario di Stato
Usa per l’Agricoltura
come aumentare la produzione di proteine vegetali europee. Nella riforma della Pac abbiamo
inserito un 2% di aiuti accoppiati per queste
proteine, proprio per stimolare una prima produzione Ogm free in Europa. Quello degli Ogm
è un tema delicato e importante, ma rispetto al
quale il Ttip non è luogo di discussione.
Quali sono i casi su cui il negoziato potrà
essere dirimente e introdurre cambiamenti
rispetto ad ora?
Ci sono alcuni prodotti che gli Usa vorrebbero
esportare in Europa e che ovviamente certificano
con le loro regole. Ad esempio la carne di pollo, che viene disinfettata attraverso un sistema (a
base di cloro, ndr) che in Europa non è autorizzato. Per questo abbiamo introdotto una vera
e propria barriera sanitaria e importiamo pollo
dalla Cambogia e dalla Thailandia, ma non dagli Usa. É evidente che se dovessimo autorizzare
l’importazione di carne di pollo dagli Usa, dovremmo riconoscere questo tipo di trattamento.
Potrebbe accadere?
Potrebbe accadere, perché è una barriera sanitaria. È quello che succede, al contrario, quando
loro non importano il prosciutto perché c’è la
listeria. Si tratta di un batterio che esiste nelle carni suine crude stagionate e che gli Usa
non vogliono. Noi siamo orgogliosi dei noDICEMBRE 2014
stri salumi, li mangiamo e sappiamo che sono
sani. Siamo di fronte a due barriere sanitarie.
Non ci sono persone ammalate, né da loro che
mangiano da decenni carne di pollo, né da noi
che mangiamo i nostri salumi. Sono questi gli
aspetti che saranno oggetto del negoziato. L’importante è che ci sia un bilanciamento tra quello che si guadagna e quello che si perde.
Ad aprile 2015 entrerà in vigore nella Ue l’etichettatura d’origine obbligatoria per tutti i
tipi di carne. Cosa succederà per la carne in
arrivo dagli Usa?
Noi già oggi abbiamo un sistema di etichettatura per le carni bovine che nel 2015 verrà esteso
anche alle altre carni. Se la carne è di importazione in etichetta comparirà, come peraltro
accade anche ora, la scritta “carne extra Ue”.
Che tipo di prodotti sono più interessati alle
barriere tariffarie e sanitarie?
Quasi tutti. Gli Stati Uniti, al contrario di quello che pensiamo, hanno tantissime barriere. Ad
esempio il dazio che paghiamo quando esportiamo formaggio oltre una certa quota, come
per il nostro Parmigiano Reggiano o anche i
dazi per i vini. Tra le barriere sanitarie oltre alla
listeria, ci sono quelle che riguardano l’olio extravergine d’oliva e molti prodotti frutticoli con
residui di fitofarmaci non autorizzati negli Usa.
7
Fatti
Lo stesso per noi. Ho detto prima della carne di
pollo, ma l’Europa impone anche dazi su noci,
arachidi, mais, grano, soia.
Per l’Italia quali sono le questioni più importanti?
Noi abbiamo interessi enormi: i formaggi e soprattutto la listeria. Si potrebbero aprire spazi
di esportazioni per milioni di euro se solo riuscissimo a superare questa barriera che grava su
salami, prosciutti, culatello. Per quanto riguarda i vini, ci sono differenze tra i vari Stati Usa.
La situazione è complessa, tanto è vero che ci
stiamo confrontando con la Federdoc europea
per capire tutte le limitazioni esistenti.
Tra le obiezioni che vengono fatte è che il
Ttip favorirà i grandi gruppi a scapito dei
piccoli produttori.
Le rispondo così: chi sono i produttori che
esportano? Chi fa il formaggio? E la frutta, il
vino, i prosciutti? Le multinazionali o i piccoli
produttori? C’è un problema di informazione.
D’altra parte c’è chi il negoziato proprio non
lo vuole. Gruppi nel Parlamento europeo come
il Fronte nazionale francese o i nostri Cinque
Stelle che votano contro a prescindere.
A proposito, il Parlamento Ue che poteri avrà?
Avrà diritto di veto. Il controllo democratico
è fortissimo. Se dovesse esserci un accordo che
non convince, il Parlamento potrà dire no. Noi,
8
Dell’Aquila
Lavorazione
del Parmigiano
Reggiano
e stagionatura
del Prosciutto
di Parma
Dell’Aquila
LIBERO SCAMBIO
relatori permanenti, siamo stati eletti, proprio
con il compito, Commissione per Commissione, di informare i colleghi sull’andamento del
negoziato. C’è un presidio fortissimo dei cittadini, tramite il Parlamento.
In conclusione qual è un dato irrinunciabile
per l’Europa e per l’Italia?
Ci deve essere un maggiore spazio di crescita
per le nostre esportazioni e dobbiamo riuscire
ad avere il riconoscimento delle nostre Denominazioni come abbiamo fatto in Canada. Dei
17 miliardi di export agroalimentare europeo
verso gli Usa, 3 appartengono all’Italia. Noi importiamo prodotti agricoli per 1 miliardo, ma
ne esportiamo 3 di prodotti alimentari. Abbastanza facilmente possiamo immaginare di raddoppiare queste cifre. Stiamo parlando di spazi
enormi. Riusciremo? Questo è il punto interrogativo. Non dimentichiamo che, come deve
votare il nostro Parlamento, così deve votare il
Congresso americano.
Lei è ottimista?
Dico che è una cosa molto importante, su cui
c’è molta superficialità. Occorre capire quale è
la posta in gioco per un Paese come l’Italia che
produce prodotti ad alto valore aggiunto, cari,
mentre gli Stati Uniti sono il più grande e ricco
mercato del mondo con 350 milioni di consumatori.
DICEMBRE 2014
Fatti
DOPO L’IGP
La Piadina romagnola sbarca
in quattro capitali europee
Berlino, Parigi, Londra e Madrid le prime tappe all’estero.
Sono 23 le aziende che già la producono con un fatturato
di 27 milioni. Grande festa a fine anno a Cervia
È
Apt Servizi
l’ultima nata fra i 41 i prodotti
dell’Emilia-Romagna a qualità
certificata. La Piadina (o piada) romagnola è però partita di
slancio dopo il riconoscimento dell’Igp
da parte della Ue. Per la promozione
oltre confine sono già certe le tappe in
quattro capitali del Vecchio Continente:
Berlino, Parigi, Londra e Madrid. Qui
nel 2015 (le date non sono state ancora fissate) si terranno i primi educational
tour di questo prodotto simbolo della
gastronomia più tipica e tradizionale.
Prima, però, ci sarà una grande festa in
casa, il prossimo 28 dicembre, ai Magazzini del Sale a Cervia, in occasione della
tappa invernale di Tramonto DiVino
per il fine settimana di Capodanno in
Riviera dove le special guest saranno le
più celebrate etichette del cibo e del vino
della regione con dimostrazioni, laboratori e show coking per esaltarne le virtù.
Nel calendario predisposto dal Consorzio di promozione (vedi box) anche la partecipazione a due importanti rassegne di settore all’ombra della torre Eiffel: il Sial e il Parizza. Inoltre,
dal 21 al 24 febbraio, alla Beer attraction – manifestazioni di Rimini Fiera dedicata ai birrifici
artigianali – la Piadina sarà protagonista insieme
consorzi Mortadella Bologna Igp e Salumi piacentini Dop nell’area street food. E ovviamente
non potrà mancare all’evento clou del prossimo
anno, l’Expo 2015: in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna verranno organizzate degustazioni, laboratori, workshop con la stampa
estera, incontri e altro ancora.
Difesa l’identità territoriale
Insomma tutto è pronto per l’“ingresso in società” della Piadina. Un risultato a cui hanno
contribuito le istituzioni e il mondo produttivo,
DICEMBRE 2014
che hanno così voluto difendere la forte identità
territoriale del prodotto. Con questa Igp la Romagna ha dimostrato di saper fare sistema e di
tradurre i campanili in un valore aggiunto: ora
di Piadina si potrà parlare solo con riferimento a
quella prodotta e confezionata all’interno di ben
delimitati confini. Ricordiamo che la pubblicazione dell’Igp è avvenuta con la Gazzetta ufficiale
dell’Unione europea del 24 ottobre 2014, con
validità dal 4 novembre (stessa data anche per la
Salama da sugo, ma diversi sono i regolamenti:
n. 1173 e 1174, ndr).
Siamo dunque alla fine di un percorso che è durato anni, non privo di difficoltà, sostenuto con
convinzione dalla Regione e che ha premiato questo prodotto nelle sue diversità: la Piadina romagnola compatta, rigida e friabile con un diametro
da 15 a 25 cm e uno spessore da 4 a 8 mm e la
versione Riminese, più morbida e flessibile (dia-
ANTONIO
APRUZZESE
9
Fatti
DOPO L’IGP
Produzione e giro d’affari
I NUMERI DEL CONSORZIO
Nato alla fine del 2011 dalla fusione delle precedenti associazioni promotrici del riconoscimento come Igp, il Consorzio di
promozione della Piadina Romagnola è costituito oggi da 21
aziende, un numero destinato a salire per la probabile adesione di altre realtà artigiane e di numerosi chioschi del territorio
interessato. Queste le aziende associate: Acquamarina (Rimini);
A.D.P. (Riccione); Alimenta Produzioni (Riccione); Alla Casalinga (Forlì); Artigianpiada (Coriano); B.A.C. (Cesenatico); Come
Una Volta (Forlì); Compagnia Della Piada (San Giovanni in Marignano – Rimini); Deco Industrie (Forlì); Faenza Piada (Faenza);
Fresco Piada (Riccione); Gastone (Ravenna); Gitoma (Bagnacavallo); Global Food (Misano Adriatico – Rimini); Graziano Piadina Romagnola (Massa Lombarda); La Teggia (Cesenatico);
Mondopizza (Talamello); Piada D’oro (Saludecio); Piadina Le
Vele (Bellaria Igea-Marina); Riviera Piada (Rimini); Umberto Negroni (Castel Guelfo - Bologna).
PrimaPagina
La laminatura
della Piadina
metro 23-30 cm e spessore fino a 3 mm). «Per ora
abbiamo predisposto solo alcune delle iniziative
che ci vedranno in Italia e nel mondo a presentare
e promuovere la Piadina romagnola – ha affermato il presidente del Consorzio, Elio Simoni –. La
certificazione Igp ci ha dato una marcia in più in
tutti i sensi: prima, quando andavamo all’estero,
a garanzia del prodotto ci chiedevano questa certificazione: il non possederla ci rendeva “deboli”
sui mercati. Oggi si aprono nuove porte perché al
binomio Piadina-Romagna possiamo aggiungere
una qualità certificata a livello europeo».
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Veloce, pronta, si mangia in qualunque momento della giornata. Le ragioni del successo
della Piadina romagnola vanno ricercate nella molteplicità delle proposte gastronomiche
e nella semplicità di realizzazione. Quattro gli
ingredienti previsti nel Disciplinare (farina, acqua, sale, strutto o olio d’oliva), con il divieto
assoluto di aggiungere conservanti, aromi e altri additivi. Dopo l’impasto e la porzionatura
in pani o palline, il passo successivo è la laminatura attraverso matterello manuale oppure
laminatrice meccanica. Infine, la cottura su un
piano cottura che varia da 200 a 250°C con un
massimo di quattro minuti. Per potersi fregiare
dell’Igp la Piadina deve essere confezionata nelle
sole zone di produzione stabilite.
Un cibo “povero” che è diventato anche un business. I numeri stanno a testimoniare questo
successo: nel 2013 la produzione nel suo insieme (Romagnola e non) è arrivata a complessive
61mila tonnellate (51mila ton. da aziende artigiane; 10mila ton. da chioschi, gastronomia,
ristoranti), di cui il 75% è prodotto in Romagna. Il fatturato della produzione, sempre riferito allo scorso anno, è di 125 milioni di euro:
105 milioni da aziende artigiane, 20 milioni da
chioschi, ristoranti, gastronomie. Il prodotto
confezionato viene venduto per il 76% nella
Gdo, per il restante 24% nel canale Horeca.
Se guardiamo alle aree di vendita, la Piada si
afferma come prodotto nazionale, con il 32%
nel Nord-Est, il 31% nel Nord-Ovest, il 18%
al Centro, il 19% al Sud, mentre il 10% circa è
destinato ai mercati esteri.
Con il riconoscimento Igp in via transitoria solo
su scala nazionale, dal settembre 2013 alcune
aziende artigiane hanno iniziato a produrre Piadina romagnola certificata. Lo scorso anno le
pioniere sono state 13 imprese, salite poi a 23.
Con un risultato che è stato da subito sorprendente: la Piadina certificata Igp ha toccato quota 11.300 tonnellate, per un fatturato, alla produzione di 27 milioni di euro. In soldoni questo
significa che il 22% della Piadina prodotta, a
oggi, è certificata Igp come Piadina romagnola.
Quanto ai chioschi che costituiscono una rete
capillare di vendita delle Piadine in Romagna,
il direttore generale del Consorzio, Paolo Migoni, ha spiegato che chi non vorrà sottoporsi
alle verifiche e al rispetto del Disciplinare potrà
sempre produrre la Piadina-Piada senza, però,
chiamarla Romagnola. Quella, d’ora in avanti,
sarà solo Igp.
DICEMBRE 2014
Fatti
INDAGINI
Giovani: primi segnali
di un ritorno alla terra?
Le statistiche sul lavoro e il boom delle iscrizioni ad Agraria
sembrano delineare un rinnovato interesse per il settore,
ma Nomisma smorza i facili entusiasmi
DICEMBRE 2014
con una crescita boom del 39% dei nuovi occupati; al Nord le assunzioni crescono del 19%, mentre
al Sud l’aumento è limitato ad un modesto +2%.
A cura della
REDAZIONE
Nascono più imprese
condotte da under 35
Fin qui l’andamento del mercato del lavoro. Altri
segnali positivi circa il rinnovato appeal esercitato
dall’agricoltura sulle giovani generazioni arrivano
dalle statistiche Ismea/Unioncamere sull’evoluzione della natalità delle aziende. Stando alle cifre, nel secondo trimestre 2014 si è registrato un
aumento su base annua del 2,6% delle imprese
agricole condotte da under 35, per un totale di
48.620 unità. Numeri che sembrano delineare nuovi e interessanti scenari di crescita per il
comparto, sin qui descritto, con una metafora sin
troppo abusata, come la Cenerentola dell’economia. «Le campagne –
ha commentato il
presidente nazionale
di Coldiretti, Roberto
Moncalvo,
alla consegna degli
Oscar Green, i premi per l’innovazione
in agricoltura con
l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica – possono
offrire interessanti
prospettive di lavoro
sia per chi vuole avviare un’impresa con
idee innovative, sia
per chi vuole semplicemente trovare
un’occupazione anche temporanea».
Che la crisi economica, oltre a costringere
le famiglie italiane a
Dell’Aquila
I
n tempo di crisi economica e di drammatica
mancanza di prospettive di lavoro, i giovani
stanno riscoprendo l’agricoltura anche e soprattutto come fonte di occupazione e reddito. I primi segnali di quella che sembra profilarsi
come un’inversione di tendenza, rispetto all’abituale scenario di giovani in fuga dalle campagne
per andare alla ricerca di un futuro professionale migliore, arrivano dalle recenti statistiche che
fotografano l’evoluzione del mercato del lavoro
e il mondo delle imprese. Cerchiamo dunque di
capire meglio quello che in apparenza sembra un
paradosso, considerato che l’agricoltura è sempre
stata vista come un settore residuale dell’economia, anche se è noto il suo ruolo anticiclico nei
periodi di congiuntura economica negativa.
Il primo e sorprendente dato che balza agli occhi
è l’incremento dell’1,5% del numero di occupati nel settore agricolo registrato dall’Istat nel
terzo trimestre 2014: un dato in controtendenza
rispetto all’andamento generale dell’economia,
che nello stesso periodo ha invece perso posti di
lavoro (-0,5). Il trend occupazionale positivo in
agricoltura – riferisce la Coldiretti – è il risultato
di una crescita dell’1,4% nel Nord, del 12,6%
nel Centro, mentre nel Sud si registra una leggera flessione (-1,4%). A crescere in campagna è
la percentuale dei lavoratori autonomi (+3,6%),
mentre sono diminuiti, sia pure di poco, i dipendenti (-0,4%).
Le statistiche appena illustrate si riferiscono
all’insieme dell’universo degli occupati, senza distinzione di età; quindi non sappiamo se i nuovi
entrati nel mondo del lavoro sono in prevalenza
giovani, come sembra comunque probabile per
molte ragioni. A conferma di quest’ultima ipotesi ci sono comunque altri dati sull’andamento
dell’occupazione in agricoltura, stavolta riferiti al
secondo trimestre 2014, dai quali risulta un incremento record del 14% rispetto allo stesso periodo
dell’anno precedente degli under 35 assunti nelle
aziende agricole. A tirare la volata anche in questo
caso sono soprattutto le regioni dell’Italia centrale,
11
Fatti
INDAGINI
Fornaciari
timanale specializzato “Informatore
Agrario” e da Federunacoma, presentata nel novembre scorso nell’ambito
di Eima International 2014.
Lo studio, curato da Denis Pantini e
Massimo Spigola, anzitutto smentisce con la forza dei numeri la tesi della presunta “corsa all’agricoltura”: gli
occupati totali tra il 2008 e il 2013
sono infatti calati del 6%, quelli sotto
i 24 anni addirittura sono crollati del
15%. Ancora: gli agricoltori under
35 in Italia sono circa 82mila, cioè
appena il 5,1% sul totale, mentre gli
over 65, età in cui in altri settori normalmente si va in pensione, superano
quota 603mila (37,3%). Con una
simile struttura demografica siamo il
fanalino di coda in Europa: gli under 35 sono il
5,3% in Spagna, il 7,1% in Germania e l’8,7%
in Francia, con la media Ue attestata al 7,5%. Se
poi ragioniamo nell’ottica del ricambio generazionale, l’indice italiano è il 14% (14 under 35 ogni
100 over 65), contro il 73% in Francia, mentre
la Germania è addirittura posizionato sul 134%.
D’altronde qualche dubbio sul fatto che li aspetti un futuro roseo sembrano avercelo gli stessi
giovani, intervistati da Nomisma nell’ambito di
un’indagine su un campione di circa 600 aziende agricole condotte da under 40: il 44,1% crede che i prossimi anni saranno sostanzialmente
uguali al passato, il 47,6% pensa che andrà peggio e solo l’8,4% è convinto che tutto volgerà
al meglio. Dal sondaggio emerge poi una bassa
autostima delle nuove leve: il 67,3% degli interpellati pensa infatti che la società percepisce il
mestiere di agricoltore di status inferiore ad altri
lavori, tanto che solo il 15,4% auspica che il proprio figlio resti nel settore.
Che l’agricoltura non sia in cima alle preferenze
dei giovani in cerca di prima occupazione emerge a chiare lettere, anche un’altra indagine su un
campione rappresentativo dei giovani italiani, che
in linea di massima attribuiscono un ruolo sociale importante all’agricoltura (tutela del territorio,
valorizzazione del paesaggio, ecc.), ma poi finiscono per ammettere che “forse, però, è meglio se la
praticano altri”. In definitiva, è il commento finale di Nomisma, per rendere attraente l’agricoltura
italiana «è necessario da un lato restituirle il giusto
ruolo sociale per favorire l’ingresso e la permanenza di giovani, dall’altro bisogna consolidare gli
strumenti per favorire la competitività, l’innovazione e l’accesso alla terra, (credito, assicurazioni,
formazione, ecc.)». (g.m.)
tirare la cinghia, abbia profondamente modificato
il quadro dei valori e delle aspirazioni professionali delle nuove generazioni, favorendo così la riscoperta dell’importanza e delle virtù dell’agricoltura,
emerge con grande evidenza anche dall’analisi del
trend delle iscrizioni alle facoltà universitarie e
agli istituti professionali a un indirizzo agrario. In
particolare dall’inizio della grande crisi nel 20072008 ad oggi si è registrata una crescita record
del 72% delle immatricolazioni nelle Facoltà di
Scienze agrarie, che hanno conquistato il primo
posto nell’intero panorama universitario nella
classifica Datagiovani sulle nuove immatricolazioni. Il ritrovato interesse dei giovani per il mondo
rurale e la vita all’aria aperta è alla base anche della
crescita delle iscrizioni agli istituti professionali,
con il boom delle scuole di agraria, enogastronomia e turismo, che nell’anno scolastico 20142015 in corso hanno registrato quasi 49mila nuovi studenti iscritti (+18% sul 2007-2008); cifre
che valgono il secondo posto nella classifica delle
preferenze degli adolescenti dietro i licei, davanti
agli istituti tecnici e professionali.
Una ricerca che spazza via l’ottimismo
Siamo dunque alla vigilia di una profonda svolta nel rapporto tra i giovani e il mondo dell’agricoltura, un “ritorno alla terra” fondato anzitutto
su motivazioni di carattere economico? È ancora
troppo presto per dirlo: pochi dati congiunturali
non bastano per delineare un trend che deve consolidarsi e prendere consistenza. A smorzare d’altronde i facili entusiasmi suscitati da qualche dato
statistico di buon auspicio arrivano i risultati di
una ricerca ad hoc, “Giovani ed agricoltura, risorsa
per il Paese”, commissionata a Nomisma dal set12
DICEMBRE 2014
Fatti
RASSEGNA
Un Macfrut internazionale
e con un’offerta più ampia
Nuovi spazi per i settori sementiero, vivaistico e innovazioni
vegetali. L’accordo con Unicredit per rafforzare l’immagine
della manifestazione nell’est europeo
DICEMBRE 2014
zione” da parte del ministro. «L’integrazione fra
Cesena e Rimini – ha affermato – rappresenta un
modello di collaborazione territoriale valida non
solo a livello locale, ma come esempio da riproporre sul piano nazionale. Esprimo i miei complimenti per il lavoro fin qui svolto e vi auguro di
preparare al meglio l’edizione 2015. Avete messo
in gioco tutti gli ingredienti che servono per una
fiera davvero internazionale».
Se grazie a Unicredit Macfrut respirerà l’aria
dell’est, continuerà comunque la capillare presentazione nei Paesi del nord Africa, così come
in quelli del sud America. Un lavoro già ampiamente avviato negli anni scorsi che continuerà nei
prossimi mesi fino al settembre 2015, allo scopo
di rafforzare i legami commerciali con quest’area.
L’appuntamento con i temi d’attualità, le tendenze del settore e le sfide in cui si confrontano
i protagonisti dell’ortofrutta è fissato nella giornata che precede l’inizio dell’esposizione, martedì
22 settembre 2015 in fiera a Cesena. Un evento
strutturato in tre gruppi tematici distinti, ognuno dedicato a presentare dati, esperienze e casi di
successo. A conclusione di ogni sessione è prevista una tavola rotonda di operatori internazionali per dibattere sul tema trattato. Questi i filoni
della convegnistica: il punto vendita del futuro;
tecnologia e packaging, fattori competitivi e di
successo; la promozione delle vendite: esperienze
a confronto.
CRISTIANO
RICIPUTI
Il logo
di Macfrut 2015
Banzi
U
ndici settori espositivi, cinque padiglioni – di cui quattro dedicati al
pre-raccolta e uno post-raccolta – un
partner di livello internazionale come
Unicredit, una superficie totale di almeno 30mila
metri quadrati negli spazi di Rimini Fiera, la più
moderna struttura espositiva d’Italia. Sono queste le principali novità della prossima edizione di
Macfrut, organizzata come sempre da Cesena Fiera, e che si svolgerà a Rimini dal 23 al 25 settembre 2015, dopo il trasloco da Cesena.
L’evento è stato presentato a Roma, presso il Ministero dell’Agricoltura, a metà dicembre, alla
presenza del ministro Maurizio Martina. «Tutti i
segmenti della filiera saranno rappresentati – ha
detto Renzo Piraccini, presidente dell’ente fieristico cesenate – con alcune novità: l’allargamento
al settore sementiero e a quello vivaistico, con un
occhio di riguardo alle innovazioni vegetali. Altra
grande novità sarà lo spazio espositivo dedicato
alla frutta secca e ai relativi operatori».
Ma è l’accordo con Unicredit, gruppo bancario
italiano di valenza internazionale, a rappresentare la leva su cui i nuovi vertici di Cesena Fiera
puntano per fare il salto di qualità. Piraccini ha
precisato che «l’aver concluso questa partnership
con Unicredit ci permetterà di rafforzare la nostra immagine nei Paesi dell’est Europa, dove il
gruppo bancario è presente in maniera capillare.
Presenteremo Macfrut 2015 in Polonia, Romania, Repubblica Ceca, Bulgaria e Turchia. Avremo
espositori da quei Paesi e soprattutto visitatori e
potenziali clienti per i nostri espositori».
Un’altra importante proposta del Macfrut 2015
è l’apertura alle aziende agricole, ma solo quelle
che hanno introdotto innovazioni e che potranno esporre in un grande padiglione dedicato. E
per vedere da vicino le maggiori novità del comparto agricolo la fiera finanzierà al 50% i visitatori che, dall’Italia e dall’estero, si organizzeranno con pullman per visitare la rassegna.
La presentazione a Roma ha sancito la “benedi-
13
Fatti
AGRINSIEME
Cambio di rotta
Caselli Nirmal
per ridare competitività
OLGA CAVINA
Semplificazione, aggregazioni, riduzione cuneo fiscale e
competitività sui mercati. Le proposte di Confagricoltura,
Cia e Aci. La ricerca di Nomisma
È
uno dei settori che ha retto meglio alla
crisi: tra il 2007 e il 2013 la crescita del
valore aggiunto è stata del 6% (a prezzi
correnti) contro la flessione del 18% e
dell’11% del manifatturiero e delle costruzioni. Lo
afferma il rapporto Agrinsieme-Nomisma presentato alla conferenza “#campoliberofinoinfondo,
ripartire per un agroalimentare competitivo” che si
è tenuta a Roma a fine novembre.
Questo non vuole dire – aggiunge la ricerca – che
l’agroalimentare non abbia sofferto la crisi: sempre
tra 2007-2013 i consumi alimentari si sono ridotti, a valori costanti, del 14%, in tutte le categorie
merceologiche con cali pesanti: -16%, per pane e
cereali, -14% la carne. Mentre sono in controtendenza i consumi bio e gluten free.
Liberare risorse
per dare linfa a chi produce
La prima conferenza economica del coordinamento che riunisce Confagricoltura, Confederazione
italiana agricoltori e Alleanza delle cooperative
agroalimentari aveva come tema “dai falsi miti ai
veri punti di forza”. E sono proprio i falsi miti che
connotano un’immagine del comparto agricolo,
oscurando altri pezzi di verità che si preferisce non
mettere in luce. E poi occorre superare i costi della
burocrazia, aumentare la dimensione economica
14
delle aziende, creare un’agenzia per l’internazionalizzazione. Misure che hanno un unico comune
denominatore: liberare risorse utili per dare linfa
alle imprese attraverso investimenti che facciano
crescere il comparto.
Alla conferenza hanno partecipato cinque esponenti del governo: il ministro delle Politiche del
Lavoro Giuliano Poletti, delle Politiche Agricole
Maurizio Martina, della Salute Beatrice Lorenzin,
dell’Ambiente Gianluca Galletti e il vice ministro
dello Sviluppo Economico Carlo Calenda.
«È facendo leva sui punti di forza – ha dichiarato
il coordinatore di Agrinsieme Mario Guidi – che
l’agroalimentare, in questa fase delicata, può essere determinante per l’economia italiana. C’è un
enorme potenziale di crescita sui mercati internazionali, ma la forza del marchio made in Italy non
è oggi sostenuta da una produzione e distribuzione
altrettanto solide. Occorre crescere attraverso una
politica di sistema: le imprese sono piccole, siamo
sovrastrutturati per il mercato interno e sottostrutturati per quello estero».
Nonostante le esportazioni agroalimentari italiane abbiano registrato una crescita negli ultimi 10
anni, la quota di mercato dell’Italia a livello mondiale è diminuita dal 3,3% al 2,6%. E se gli scambi commerciali a livello internazionale del settore
sono triplicati, Paesi come Cina e Brasile sono cresciuti a ritmi molto più veloci del nostro. Per fortuDICEMBRE 2014
MARTINA: PIANO 2.0 PER DOMANDE PAC,
ANAGRAFE UNICA, FASCICOLO AZIENDALE
Eliminare la burocrazia inutile, mettere l’amministrazione
al servizio degli agricoltori, portare a zero la carta sprecata per oltre 1,5 milioni di imprese agricole. Questo l’obiettivo ambizioso del ministero delle Politiche agricole.
«Innoviamo per semplificare» ha detto il ministro Maurizio
Martina. Vari gli interventi del piano “Agricoltura 2.0” presentato alla conferenza di Agrinsieme.
«Con la domanda Pac precompilata – come il 730 per
i cittadini – da marzo 2015 guadagneremo tempo prezioso, con l’anagrafe unica le istituzioni condividono le
informazioni senza chiederle ogni volta, con la banca dei
I costi di burocrazia e trasporti
Alcuni esempi: in Italia il costo dell’autotrasporto
è in media di 1,59 euro a chilometro, in Germania
1,35 e in Francia 1,32. Il costo dell’energia elettrica per uso industriale in Italia è superiore del 30%
rispetto alla media europea. Notevoli anche le spese e i ritardi dovuti alla burocrazia. Uno per tutti, il
numero dei giorni necessari per esportare via nave:
si va dagli 8/9 di Regno Unito e Germania, ai 10
di Francia e Spagna, per finire con i 19 giorni necessari per l’Italia.
Indispensabile inoltre che vengano realizzati interventi, radicali e coraggiosi, nell’ambito del settore
pubblico. C’è una complessità di soggetti che a
vario titolo sono impegnati nel supporto al sistema agricolo e agroalimentare: il Ministero delle
Politiche Agricole, le Regioni, gli altri Ministeri,
insieme a una serie di strutture intermedie che un
tempo svolgevano una funzione pubblicistica, ma
che oggi appaiono superate e rappresentano spesso
solo un onere in termini di costi sulle aziende e
di appesantimento burocratico, facendo perdere
ancora una volta competitività e opportunità di
DICEMBRE 2014
mercato alle imprese. «Basta con i fondi alle organizzazioni che non aggregano il prodotto e non
rendono competitivo il nostro paese» – ha detto
Guidi, invitando a investire sull’interprofessione.
Reti di impresa, strada maestra
L’aggregazione è uno dei pilastri su cui si fonda il
cambio di rotta tracciato da Agrinsieme. Le imprese che operano nell’agroalimentare sono troppo
piccole: la loro superficie media non supera gli 8 ettari ed è tre volte inferiore a quella della Spagna (24
ettari) e molto di sotto di Francia (54) e Germania
(56). Anche questo costituisce un forte limite poiché proprio alla dimensione aziendale sono legati
elementi centrali per la competitività, prime fra tutte le capacità finanziarie e la possibilità di rispondere alle richieste di grandi piattaforme logistiche e
distributive. Il tessuto produttivo agricolo italiano
è troppo frammentato ed è per
questo che Agrinsieme punta su
un’agricoltura che lavori attraverso aggregazioni e filiere.
Alcuni dati elaborati dalla Commissione europea hanno dimostrato che nei Paesi in cui è
maggiore la quota di mercato
detenuta dalle cooperative agroalimentari, maggiore è anche il
livello dei redditi degli agricoltori. E in Italia la cooperazione
agroalimentare italiana svolge
un ruolo di primo piano con
quasi 6mila realtà, 35 miliardi di euro di fatturato e quasi
100mila occupati, veicolando
circa il 38% della produzione
agricola nazionale.
Il coordinatore
di Agrinsieme
e presidente di
Confagricoltura
Mario Guidi
Agricolae
na, la domanda alimentare all’estero è in continua
crescita. Se da un lato ci sono buone potenzialità di
sviluppo tutte da cogliere, dall’altro le inefficienze
del sistema sono altrettanto numerose e radicate.
Ecco perché, se davvero ci si vuole posizionare al
centro del sistema economico e sociale non sono
sufficienti, secondo Agrinsieme, interventi specifici di settore.
Occorre, è stata la sintesi, un vero e proprio cambio di rotta per la sostenibilità e la continuità
dell’agroalimentare italiano: che faccia leva su un
mix di scelte macroeconomiche, logistiche, infrastrutturali e ambientali.
certificati online niente più file agli sportelli». Ad esempio
precisa Martina: «Per 700mila piccole imprese la domanda Pac si farà con un click e per tutte si potrà anticipare il
pagamento degli aiuti a giugno invece che a dicembre,
per circa 4 miliardi di euro su 1 milione di domande Pac».
I vantaggi saranno su due fronti: semplificazioni per l’agricoltore che avrà meno oneri burocratici e maggiore
efficienza dei controlli a carico dell’amministrazione.
Il fascicolo unico aziendale riunirà infatti tutte le informazioni dichiarate dal produttore e certificate dall’amministrazione.
15
Fatti
ISTITUTI AGRARI
Allo Scarabelli di Imola
si produce l’extravergine Qc
Collaborazioni con Ibimet-Cnr e Arpo, una cantina
all’avanguardia con Cevico. Una scuola radicata nel
territorio che ha ottenuto un importante riconoscimento
PAOLA FEDRIGA
lo Scarabelli affianca all’attività in aula un’intensa attività pratica. L’azienda agricola ha un’estensione di 20 ettari e di questi uno e mezzo sono
coltivati a olivo. Piccoli numeri come si diceva,
ma di grande valore didattico.
Due campi sperimentali
Sono infatti due i campi-sperimentali, di cui il
primo, impiantato nel 2002 e gestito in collaborazione con Ibimet-Cnr e l’altro del 2011
insieme all’Associazione regionale produttori
olivicoli Arpo. I due appezzamenti permettono
di studiare le risposte delle diverse varietà (una
decina quelle coltivate, tra cui le più diffuse nel
territorio imolese quali Leccino, Colombina,
Nostrana di Brisighella) all’andamento climatico. Grazie anche al prezioso lavoro degli allievi
delle classi quarte e quinte vengono raccolti dati
e fatta quell’attività di catalogazione che può rivelarsi assai utile per orientare le scelte dei produttori.
Ma non solo. Nel campo Ibimet-Cnr l’attenzione viene focalizzata anche sugli aspetti fitopatologici, mentre in quello Arpo,
oltre all’allevamento a vaso
polifonico, viene sperimentato quello a vaso monoconico,
che presenta caratteristiche più
idonee alla raccolta con ausilii
meccanici.
Secondo Roberto Rinaldi Ceroni, docente di scienze agrarie
presso l’Istituto, l’olivicoltura
può offrire un reddito integrativo coniugando la vocazionalità
e la filiera presente sul territorio. Ma occorre professionalità,
tanto più davanti ad andamenti climatici imprevedibili, come
dimostra l’estate trascorsa, che
ha portato un calo della produzione del 30% anche a causa
Dell‘Aquila
Alcuni ragazzi
della classe quinta
D con il professore
Rinaldi Ceroni:
da destra Claudia
Liverani, Francesco
Ronchi, Martina
Versari ed Elisabetta
Ragazzini
P
iccoli numeri, ma per un bella iniziativa,
che vede protagonisti gli agricoltori di
domani. Stiamo parlando di olio, quello
prodotto dall’istituto tecnico agrario Scarabelli-Ghini di Imola e che ha ricevuto recentemente l’attribuzione del marchio Qc - Qualità
controllata della Regione, rilasciato dall’organismo di controllo Icea. Un riconoscimento che
premia il lavoro di docenti e allievi e che viene
attribuito solo a extravergini che presentano elevati standard qualitativi (tra l’altro: olive coltivate secondo il disciplinare di produzione integrata
e un limite massimo di acidità dello 0,5 %).
«Lo Scarabelli è promotore con il Comune di
Imola del progetto Oliimola e capofila di un
gruppo di aziende che conferiscono allo stesso
frantoio (il Frantoio Imolese Rossi, ndr) – ha
spiegato la dirigente scolastica Maria Benedetta
Borini – e ci emoziona aver avuto questa attribuzione, tanto più in un’annata difficile come
quella che si è appena conclusa. È il risultato di
un lavoro comune che vede la scuola in stretto
collegamento con il territorio».
Come ogni istituto agrario che si rispetti anche
16
DICEMBRE 2014
DICEMBRE 2014
17
Fatti
ISTITUTI AGRARI
degli attacchi della mosca olearia. Avverte Rinaldi Ceroni: «l’Imolese resta pur sempre una zona
di frontiera per l’olio e l’aumento delle temperature in atto non deve farcelo dimenticare. I terreni più vocati, su cui impiantare, sono i pendii
senza ristagno di aria fredda e permeabili».
La coltura e la produzione dell’olio extravergine
sono solo una delle tante attività svolte nell’azienda agraria dello Scarabelli. Circa sei sono
gli ettari impiantati a vigneto (tra l’altro Sangiovese, Albana passito, Cabernet-Sauvignon e
Pignoletto), con un importante valore aggiunto
rappresentato dalla collaborazione con Cevico.
Grazie a un accordo decennale del marzo scorso
è stata infatti realizzata una cantina didattica che
esprime l’eccellenza delle tecniche enologiche
con macchinari all’avanguardia, coniugando tradizione e innovazione per produrre vino di alta
qualità e che pone l’offerta formativa dell’istituto
Scarabelli a livelli decisamente alti.
UN ISTITUTO STORICO
APERTO ALL’INNOVAZIONE
Negli ultimi anni lo Scarabelli è passato da quattro a sette prime
classi per un numero complessivo di 657 studenti. Gli open day
di queste settimane sembrano confermare la stagione decisamente positiva che stanno vivendo gli studi ad indirizzo agrario.
Dunque una rinnovata giovinezza per un istituto storico del territorio, fondato nel 1873 e intitolato a Giuseppe Scarabelli, geologo, archeologo e patriota imolese (fu il primo sindaco della città
dopo l’Unità d’Italia).
Il riconoscimento del marchio Qc all’extravergine prodotto dalla scuola è stato al centro di una giornata di studio promossa
dalla Coldiretti bolognese nel mese di novembre. Un’occasione
anche per fare il punto su una coltura, un tempo molto radicata
nell’Imolese e oggi in ripresa in tutto il territorio regionale, che
può offrire interessanti opportunità in aree per lo più marginali
(senza dimenticare l’importante valenza ambientale e di presidio del territorio). Secondo i dati forniti dalla stessa Coldiretti nel
2006 tra Imola e Bologna c’erano 134 ettari di uliveto; nel 2013
sono diventati 295. Dati ancora di nicchia, ma che confermano
una trend positivo. In Emilia-Romagna secondo i dati Arpo l’olivo
interessa una superficie di circa 3.500 ettari. Rimini, Forlì-Cesena
e Ravenna restano le province più vocate.
La difesa fitosanitaria
con la Regione
Dell‘Aquila
L’olio extravergine
Qc Villa Scarabelli
18
Seminativi, pesche, mele, albicocche, orticole
a scopo didattico e la floricoltura (con relativa
serra e vendita al pubblico) arricchiscono ulteriormente l’attività dell’azienda agraria. Anche le
collaborazioni scientifiche sono molteplici.
Da due anni insieme al corso di laurea in Verde
ornamentale dell’Università di Bologna (sede di
Imola) e grazie al contributo della Fondazione
Cassa di Risparmio di Imola viene realizzato un
progetto di studio dell’olio essenziale di Monarda (la Labbiata annuale o perenne con caratteristiche simili al bergamotto) e delle possibili applicazioni a scopo fitoterapico e terapeutico.
Da quest’anno invece è stato avviato un progetto di sperimentazione delle tecniche di lotta alle
tortrici del castagno in collaborazione con l’associazione castanicoltori Valle del Senio, mentre
insieme all’agrario Persolino di Faenza (con il
supporto di Caviro, tramite la controllata Enomondo e l’ufficio tecnico di Agrintesa), i ragazzi
dello Scarabelli sono impegnati in una sperimentazione triennale per l’utilizzo di compost nelle
colture orticole.
Nella prossima primavera dovrebbe partire anche un’iniziativa in collaborazione con il Servizio
fitosanitario della Regione per applicare modelli previsionali sulla base dei dati raccolti dalla
centralina agrometeorologica dell’istituto. Due
le avversità che saranno oggetto dello studio: la
carpocapsa del melo e la peronospora della vite.
DICEMBRE 2014
Fatti
AREPO
Indicazioni d’origine,
Govoni
una risorsa per l’Europa
L’Emilia-Romagna lascia la guida della rete a difesa delle
produzioni tipiche. L’impegno per un’agricoltura di qualità
P
assaggio di consegne al vertice di Arepo,
l’Associazione delle Regioni europee
per i prodotti d’origine. Con l’assemblea generale dello scorso 21 ottobre a
Bilbao in Spagna, si è chiuso infatti il periodo
di presidenza dell’Emilia-Romagna ed è iniziato quello della regione francese Midi-Pyrénées.
Tiberio Rabboni, assessore all’Agricoltura emiliano-romagnolo, alla guida dal 2010, ha dunque lasciato il testimone al collega transalpino
Vincent Labarthe.
L’Emilia-Romagna ha presieduto Arepo in un
periodo particolarmente intenso per la politica
agricola comunitaria, con la riforma dell’intero impianto della Pac, l’approvazione del Pacchetto Qualità nel settembre 2012 e del Quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Queste
riforme hanno ridisegnato l’assetto dell’intero
settore. Il 2014 è stato inoltre l’anno del ricambio al vertice delle Istituzioni europee.
DICEMBRE 2014
In questo contesto, il mandato di Rabboni è
stato prolungato di un anno rispetto ai tre previsti dallo statuto, per impostare su basi positive i rapporti con il nuovo commissario europeo
all’agricoltura Phil Hogan e il nuovo Parlamento eletto a fine maggio.
Territorialità: un valore da sostenere
In quattro anni di lavoro sono stati raggiungi
risultati importanti, a partire dal valore che la
nuova architettura della politica agricola europea attribuisce alle Indicazioni geografiche.
Se durante la prima Commissione Barroso, il
commissario all’Agricoltura Mariann Fischer
Boel, era arrivata a prospettarne il superamento, a conclusione della riforma della Pac, Dop e
Igp sono unanimemente considerate un valore
distintivo dell’agricoltura dell’Europa, da tutelare, sostenere e promuovere.
GIULIA
SCAGLIONI
Arepo
MARIA CRISTINA
CREMASCHI,
BEATRICE
CAMMERTONI
Servizio Ufficio
di Bruxelles
Regione
Emilia-Romagna
CARLO
MALAVOLTA
Servizio Percorsi
di Qualità,
Relazioni di Mercato
e Integrazione
di Filiera,
Regione
Emilia-Romagna
19
Fatti
AREPO
Banzi
Dal Pacchetto qualità
al Prodotto di montagna
Tiberio Rabboni
e Paolo De Castro
durante un’iniziativa
di Arepo
Arepo ha contribuito a tale rilancio, svolgendo
un ruolo attivo nei negoziati e ponendosi come
interlocutore sempre più autorevole per le figure chiave delle Istituzioni europee.
Il commissario all’Agricoltura uscente Dacian
Ciolos ha ringraziato ufficialmente il presidente
Rabboni proprio per l’azione di proposta svolta
nell’ambito della riforma della Politica agricola
europea. Altrettanto positiva la collaborazione
con i membri della Commissione agricoltura
del Parlamento europeo, il presidente Paolo De
Castro, che l’ha guidata nel mandato appena
concluso e con gli eurodeputati più attenti al
tema della qualità.
Arepo è stata anche invitata a partecipare
ai lavori di tre Gruppi di dialogo civile della
Commissione europea: qualità e promozione,
sviluppo rurale e agricoltura biologica. I Gdc
riuniscono organizzazioni non governative in
rappresentanza di diversi portatori di interesse
e per i prossimi sette anni formuleranno pareri e raccomandazioni per contribuire al lavoro
della Commissione.
Banzi
L’Assemblea generale
di Arepo svoltasi a
Bologna nel 2013.
Nella foto, oltre a
Tiberio Rabboni,
il segretario generale
dell’Associazione
Laurent Gomez
20
Emblematico è stato il ruolo svolto da Arepo
nell’iter compiuto dal Pacchetto qualità, così
come definito dal regolamento n.1151 del
2012. Tra i risultati più significativi rientrano l’obbligo per gli Stati membri dell’Ue di
contrastare e sanzionare le contraffazioni delle produzioni Dop e Igp; i Consorzi di tutela
hanno la possibilità di regolare i volumi produttivi dei formaggi stagionati e dei prosciutti
a denominazione e indicazione d’origine, così
come quella di finanziare progetti di promozione nei Programmi regionali di sviluppo rurale
e nei programmi europei. Arepo ha sostenuto,
inoltre, l’istituzione dell’indicazione facoltativa
Prodotto di montagna. Ne è risultato un regolamento sulla qualità più vicino ai bisogni dei
produttori, che apre nuovi scenari per i territori
regionali.
Arepo si è impegnata anche per ottenere un
aumento progressivo delle risorse disponibili
(e del cofinanziamento comunitario) per i programmi di promozione; introdurre una priorità
per i sistemi di qualità e prevedere le organizzazioni dei produttori come beneficiari diretti dei
finanziamenti.
Rabboni ha concluso il suo intervento all’assemblea di Bilbao garantendo l’impegno della
Regione Emilia-Romagna nel corso del nuovo
mandato. Tra i temi prioritari da affrontare, ha
sottolineato in primo luogo la tutela delle produzioni di qualità nell’ambito degli accordi di
libero scambio tra Ue e Paesi terzi. Insomma
Arepo deve svolgere un ruolo importante di
presidio anche durante i negoziati per l’accordo
di libero scambio Ue-Usa (Ttip, ovvero Transatlantic trade and investment partnership), assumendo come punto di riferimento l’accordo
raggiunto con il Canada.
In agenda anche il processo di revisione del regolamento sull’agricoltura biologica, per assicurare una
conclusione positiva che
garantisca l’espansione della produzione in risposta
all’aumento della domanda di prodotti bio. Infine:
il confronto sulla revisione
di medio termine della Pac,
prevista nel 2017, sarà un’ulteriore occasione per rafforzare gli obiettivi raggiunti.
DICEMBRE 2014
NOVEMBRE 2014
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Psr news
BILANCIO
Programmazione 2007-2013:
Caselli Nirmal
utilizzare tutte le risorse
Battute finali prima del passaggio di testimone. Economie
e rimodulazioni dei fondi per una piena applicazione
ROBERTO GIGANTE
Ervet, Bologna
L’
attività del Programma regionale di
sviluppo rurale 2007-2013, sebbene
possa considerarsi conclusa, soprattutto per quanto concerne l’emissione di nuovi bandi di finanziamento, nel corso
dell’anno 2014 è stata soggetta a diverse attività
e modifiche.
In questa fase, che precede l’ingresso del Psr
2014-2020, l’impegno sul vecchio programma
si è concentrato su due fronti: quello valutativo
sul quale sono in corso attività di analisi degli
investimenti effettuati nel settennio e quello
della programmazione.
Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, è stato necessario predisporre una serie di aggiustamenti per la ricollocazione delle ultime risorse
ancora disponibili, così da garantire il totale utilizzo dei fondi. Vediamo quali sono le principali modifiche finanziarie, tenendo presente che,
al momento in cui “Agricoltura” va in stampa,
sono subordinate all’approvazione da parte della
Commissione europea entro fine anno.
Grafico 1
Movimentazione
finanziaria
tra gli assi
Per una migliore leggibilità i valori della scala percentuale partono dal 94%
22
Ulteriori 1,7 milioni
per maltempo e montagna
Esaurito l’avvio di nuove procedure selettive (ad
eccezione di alcune misure dell’Asse 1 “Miglioramento della competitività del settore agricolo
e forestale” e dell’Asse 4 “Attuazione dell’approccio Leader”), nel corso dell’anno si è provveduto
a rimodulare i fondi residui in questi termini:
dall’Asse 3 “Qualità della vita e diversificazione
dell’economia” sono stati trasferiti oltre 1,7 milioni di euro (in quota Feasr) a favore dell’Asse 1 (circa 676.000 euro) e dell’Asse 4 (quasi
1.071.000 euro).
Tali risorse sono il risultato di economie effettuate nella misura 311 “Diversificazione in attività
non agricole”. Non essendo possibile impegnarle
in questo ambito si è deciso di ricollocarle verso
sezioni con maggiori necessità.
Nell’Asse 1 le risorse aggiuntive sono andate a favore della misura 126 “Ripristino del potenziale
produttivo danneggiato da calamità”, per dare
un supporto agli agricoltori colpiti dai continui
e anomali eventi calamitosi come alluvioni e tornado. La misura 126 difatti consente un sostegno
economico alle richieste di interventi per il ripristino del potenziale produttivo e per le iniziative
di prevenzione finalizzate a ridurre il rischio di
dissesto idrogeologico. I fondi aggiuntivi assegnati all’Asse 4 sono stati destinati agli interventi dei
Gal per migliorare lo sviluppo dei territori che
presentano una maggiore fragilità socio-economica, come quelli appenninici.
Una seconda parte di modifiche ha riguardato il
riassetto delle risorse tra alcune misure all’interno
dello stesso asse. Tali aggiustamenti sono stati previsti solo per gli assi 1, 3 e 4, mentre non si sono
DICEMBRE 2014
Grafico 2
Pagamenti erogati
per anno e confronto
con il livello
di disimpegno
(quota Feasr)
riscontrate necessità di rimodulazione all’interno
Importo impegni
del 2 e dell’assistenza tecnica.
Le variazioni all’interno dell’Asse 1 hanno riguardato le misure relative al capitale umano
(misura 111 “Formazione professionale e azioni di informazione” e 114 “Consulenza aziendale”). Così facendo è stato possibile finanziare
le ultime domande ammissibili già presenti in
graduatoria.
Nell’Asse 3 il riassetto ha portato a un incremento dei fondi per la misura 322 “Sviluppo e
rinnovamento dei villaggi” che presentava delle
graduatorie inevase per carenza di risorse. Infine
nell’Asse 4 sono stati ridotti i fondi destinati alla
misura 431 “Gestione dei Gal, acquisizione di
competenze e animazione” e le relative risorse
sono state spostate verso le misure 411 “Competitività” e 413 “Miglioramento della qualità
della vita e diversificazione”. Nel grafico 1 sono
riportate le variazioni finanziarie per asse consi- la al centro) il numero complessivo di domande
derando la spesa pubblica complessiva: in rosso i ammesse a finanziamento. L’Asse 1 con il 47,4%
decrementi, in azzurro le variazioni positive.
degli impegni ha distribuito aiuti a quasi 33mila
domande ammesse, il 2 con il 39,1% degli impegni ha finanziato oltre 25mila domande. L’Asse
La situazione a settembre 2014
3 presenta circa il 9% degli impegni finanziando
Gli ultimi dati disponibili dal servizio Moni- circa 1.800 domande. Infine l’Asse 4 Leader con
toraggio della direzione regionale Agricoltura impegni che ammontano al 4,5% del totale ha
consentono di tracciare una prima sintesi del finanziato oltre mille domande.
quadro complessivo e ormai conclusivo per la Forte dei risultati raggiunti, la Regione è al laProgrammazione 2007-2013. Come riportato voro sulla futura programmazione. Il nuovo
nel grafico 2, il livello di disimpegno (l’elemen- Psr rappresenterà non solo uno strumento per
to che serve a giudicare l’efficienza della gestione consolidare il trend positivo dell’attuale proamministrativa della spesa) è stato ampiamente gramma, ma introdurrà elementi per veicolare
oltrepassato. Analizzando l’utilizzo delle risorse le risorse finanziarie verso le esigenze emerse. I 4
si osserva che tutti gli assi hanno raggiunto una focus principali saranno: giovani, ambiente, inquota di impegni in rapporto alle disponibilità novazione e montagna. I nuovi bandi di finansuperiore al 95%. I valori esposti considerano ziamento sono previsti per la seconda metà del
gli aggiustamenti finanziari di overspending su- 2015.
bordinati all’approvazione della Commissione.
Un ulteriore dettaglio sullo stato di avanzamento Hanno collaborato: Anna Fava, Claudio Lamoretè riportato nel grafico 3, dove, per la program- ti, Teresa Schipani. del Servizio Programmazione,
mazione 2007-13, sono indicati sia gli importi Valutazione e Monitoraggio, Regione Emilia-Roimpegnati per singolo Asse, che (torta più picco- magna
DICEMBRE 2014
Grafico 3
Importo impegni
e numero
di domande
complessive ammesse
23
Qui Regione
Al via il nuovo Governo
dell’Emilia-Romagna
Il presidente Stefano Bonaccini firmerà il decreto di
nomina degli assessori nella prima seduta dell’Assemblea
legislativa, entro la fine dell’anno
C
on la proclamazione dei 50 nuovi consiglieri regionali, compreso il presidente della Giunta, si apre ufficialmente la
stagione di governo di Stefano Bonaccini. Il nuovo presidente della Regione EmiliaRomagna, modenese, 47 anni, è stato eletto con
il 49% dei voti e succede a Vasco Errani.
Consigliere regionale del Partito Democratico da
giugno 2010, e in precedenza assessore comunale
a Modena, Bonaccini dall’ottobre 2009 è segretario regionale del Pd.
Dopo le verifiche dei Tribunali su base circoscrizionale provinciale e la proclamazione da
parte della Corte d’Appello, i neo consiglieri
entrano in carica e nel pieno delle loro funzioni
con l’insediamento della nuova Assemblea legislativa, convocata dall’attuale presidente Palma
Costi per lunedì 29 dicembre.
Il primo atto dell’Assemblea sarà l’elezione
dell’Ufficio di Presidenza (composto da presidente, due vicepresidenti, due segretari e due questori), secondo lo Statuto regionale. La prima seduta
d’aula sarà presieduta dal consigliere eletto più
anziano d’età fino alla nomina del nuovo presidente dell’Assemblea.
Assemblea legislativa E-R
A cura della
REDAZIONE
Priorità: il lavoro
Il presidente
della Regione
Emilia-Romagna
Stefano Bonaccini
24
Avviata così la nuova legislatura, il presidente della Regione Bonaccini potrà firmare il decreto di
nomina dei componenti la Giunta.
Nella seduta successiva dell’Assemblea, e non
oltre trenta giorni, il presidente della Regione illustrerà il programma di legislatura e la composizione della Giunta. Il numero degli assessori
sarà tra 8 e 10. Potrà essere nominato anche un
sottosegretario alla Presidenza. L’Assemblea si
esprimerà sulla composizione della Giunta e approverà il programma di mandato.
Il lavoro e l’occupazione saranno al centro dell’azione di governo dei prossimi cinque anni. Questa la priorità che il neo presidente ha indicato
in occasione del primo incontro con la stampa
dopo la sua elezione. «Creare nuovi posti di lavoro, attrarre investimenti, sostenere la ricerca e
l’innovazione e spendere al meglio i fondi europei», ha sottolineato, ma anche «Lotta alla burocrazia, interventi per contrastare il consumo di
suolo e impegno immediato nella ricostruzione
post sisma». Proprio per dare un segnale di questa
volontà Bonaccini ha annunciato che una delle
prime sedute della nuova Giunta si svolgerà in un
comune colpito dal terremoto.
L’elenco dei consiglieri regionali è sul sito dell’Assemblea legislativa: assemblea.emr.it
DICEMBRE 2014
RICOSTRUZIONE POST SISMA:
DOMANDE ENTRO IL 28 FEBBRAIO
È stata spostata al 28 febbraio 2015 la scadenza per lapresentazione delle domande per gli aiuti economici
per la ricostruzione delle aziende agricole danneggiate
dal sisma del 2012. Il termine per la richiesta di contributo,
precedentemente fissato al 31 dicembre, è stato posticipato con l’ordinanza n. 81 del commissario delegato
alla ricostruzione Alfredo Bertelli, per consentire la conclusione dell’istruttoria da parte della Commissione europea sulla richiesta di modifica del regime di aiuto di
Stato alle imprese agricole, per allinearne le condizioni
di accesso per la ricostruzione, e in particolare i termini
di pagamento, a quelli delle altre imprese. La richiesta
alla Commissione europea della proroga di un anno per
il pagamento degli aiuti è stata avanzata dal Ministero
delle Politiche agricole, su sollecitazione della Regione
a beneficio di un territorio così duramente colpito, non
solo dal sisma del maggio 2012, ma da ulteriori, successive calamità, come l’alluvione del gennaio di quest’anno e le trombe d’aria. La proposta è di fissare al 29 mag-
Meridiana
Crolli causati dal terremoto del 2012
in una stalla di Massa Finalese (Mo)
gio 2017 il termine ultimo per il pagamento e, se accolta,
permetterà di superare l’attuale disparità di trattamento.
Nelle decisioni comunitarie sugli aiuti di Stato, infatti, per
le imprese agricole esiste il vincolo dei quattro anni dal
verificarsi dell’evento, quindi entro il maggio 2016, entro
i quali deve avvenire il saldo di tutti i contributi, mentre
per le altre imprese non è prevista alcuna scadenza per
i saldi dei danni subiti.
EXPO: BANDO
PER LA PIAZZETTA
C’è tempo fino al prossimo 30 gennaio per i soggetti pubblici e privati
che intendono presentare una manifestazione di interesse per la realizzazione di progetti di promozione nella Piazzetta
che sarà gestita dalla Regione Emilia-Romagna sul
Cardo, da agosto a ottobre, durante l’Esposizione
universale di Milano 2015. L’obiettivo è quello di
raccogliere proposte progettuali di elevata qualità,
per promuovere attraverso eventi il sistema produttivo, culturale, scientifico e turistico dei territori regionali. Possono presentare domanda Enti pubblici
e Enti locali dell’Emilia-Romagna, Università ed enti
di ricerca, scuole ed Istituti professionali, Camere
di Commercio. Tra i soggetti privati sono ammessi:
le associazioni imprenditoriali con sede in EmiliaRomagna, le strutture di ricerca industriale, i centri
per l’innovazione e il trasferimento tecnologico, le
Fondazioni, i Consorzi regionali di tutela e valorizzazione, i Gal (Gruppi di azione locale) e i soggetti
della cooperazione internazionale. I progetti devono riguardare esclusivamente attività di esposizione
e promozione dedicate alle tipicità territoriali, ai
prodotti e alle specializzazioni settoriali dell’EmiliaRomagna.
Info: expo2015.regione.emilia-romagna.it/it
VINO, 3,8 MILIONI A 37 CANTINE
PER LA MODERNIZZAZIONE
DANNI MALTEMPO 2013:
7 MILIONI A 58 AZIENDE AGRICOLE
Nuove risorse per continuare a far crescere il comparto
vitivinicolo emiliano-romagnolo che negli ultimi cinque
anni ha visto un aumento dell’export di quasi il 60%.
È stata approvata la graduatoria per l’assegnazione di
3,8 milioni di euro (a fronte di un investimento di oltre 9 milioni) a 37 aziende che svolgono attività di trasformazione
e commercializzazione. Le risorse andranno a sostenere
gli investimenti di modernizzazione delle cantine, l’acquisto di macchinari e attrezzature, la creazione di punti vendita diretta e l’e-commerce. Gli interventi vanno realizzati
entro luglio e l’assegnazione dei contributi, che arrivano
dall’Ocm vino e coprono tra il 20 e il 40% dell’investimento, avverrà entro ottobre. La graduatoria è sul Bollettino
ufficiale della Regione del 17 dicembre.
Quasi sette milioni di euro dalla Regione per le aziende
agricole danneggiate dalle frane provocate dal maltempo che ha colpito l’Emilia-Romagna dal 20 gennaio
al 5 aprile 2013.
Le risorse sosterranno 58 interventi a favore delle strutture che hanno subito danni per l’80% della spesa ritenuta
ammissibile, a fronte di un investimento complessivo di
10 milioni 348mila euro. Le aziende sono in provincia di
Piacenza (22), Parma (26), Reggio Emilia (3) e Modena
(7). Oltre al ripristino di fienili, stalle, depositi, impianti frutticoli e vigneti, il finanziamento riguarda anche le spese
per l’acquisto di macchinari. L’intervento è reso possibile
grazie alla misura 126 del Programma regionale di sviluppo rurale 2007-2013.
DICEMBRE 2014
25
Qui Europa
Crescita e occupazione,
le priorità Ue nel 2015
Queste le sfide che attendono il settore nei prossimi anni per
il commissario Hogan. In agenda anche semplificazione e
riduzione della burocrazia
I
l nuovo commissario europeo per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale Phil Hogan (nella
foto), intervenendo nei giorni scorsi in commissione Agricoltura al Parlamento Ue, ha
posto l’accento sul ruolo del comparto primario
rispetto alle principali sfide che l’Unione europea
dovrà affrontare nei prossimi anni. Crescita e occupazione innanzitutto: sono le priorità sulle quali far convergere i maggiori investimenti secondo
la Commissione Juncker appena insediatasi.
Quale settore strategico, l’agricoltura europea è
ben “attrezzata” per fornire un contributo fondamentale. Alcuni numeri chiave: sono 25 milioni
gli agricoltori nella Ue, le zone rurali rappresentano il 50% del territorio e il settore agroalimentare assicura il 7% dell’occupazione. Nelle regioni
rurali è concentrato il 20,6% (46,1 milioni) dei
posti di lavoro dei “28”.
Irishmirror
A cura di
CARLA
CAVALLINI
Europe Direct
Carrefour Europeo
Emilia
Nel contesto di una crescente domanda alimentare mondiale, il settore agroalimentare è al quarto posto per esportazioni al di fuori dell’Unione
europea e, negli ultimi cinque anni, è aumentato
IN BREVE
I Paesi membri dell’Unione europea avranno la possibilità di limitare o bandire le colture contenenti Organismi
geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio.
Sulla proposta c’è già stato l’accordo politico del trilogo
(Commissione, Consiglio e Parlamento) e nei giorni scorsi
è stata al vaglio della commissione Ambiente del Parlamento europeo. Il cammino istituzionale non è ancora
concluso ma l’esito finale positivo appare comunque
scontato.
La proposta garantirà una maggiore flessibilità ai Paesi
Ue che lo desiderano. Questo provvedimento mira ad
assicurare chiarezza nel processo di autorizzazione dei
prodotti Ogm a livello europeo, attraverso maggiori controlli e un ruolo più incisivo dell’Autorità europea per la
sicurezza alimentare. Quest’ultima dovrebbe, in futuro,
valutare caso per caso gli impatti diretti, indiretti, immediati, ritardati e cumulativi degli Ogm sulla salute umana
e sull’ambiente. Ulteriori analisi potranno concentrarsi
sulle problematiche legate all’impollinazione incrociata e alla contaminazione di altre colture, alle incertezze
scientifiche, allo sviluppo di resistenze ai pesticidi e alla
26
mancanza di dati sugli impatti negativi nell’ambito della
biodiversità.
ttt
Via libera alla restituzione di 868 milioni di euro a
livello europeo – di cui 71 milioni per il nostro Paese
– trattenuti dai pagamenti diretti Ue agli agricoltori nel 2014. La trattenuta era stata applicata nelle
settimane scorse sui pagamenti diretti, mediante
l’applicazione del cosiddetto meccanismo di disciplina finanziaria: i fondi trattenuti erano confluiti infatti in una riserva da utilizzare in caso di grave crisi
agricola e per garantire che la spesa totale della
Pac rientrasse nel massimale previsto dal quadro
finanziario pluriennale 2014-2020. In realtà nel 2014
questa riserva di crisi non è stata utilizzata: le misure di sostegno ai produttori adottate da agosto per
far fronte all’embargo russo ricadranno, infatti, sul
bilancio del prossimo anno. I fondi in questo modo
recuperati verranno versati agli agricoltori entro il 15
ottobre 2015.
DICEMBRE 2014
DICEMBRE 2014
Fornaciari
del 70% il valore di tali esportazioni. Esistono
importanti collegamenti a monte e a valle con altri settori lungo le diverse filiere, per non parlare
del ruolo fondamentale che il settore agroalimentare svolge per lo sviluppo economico delle aree
rurali.
Al fine di sfruttare al massimo il potenziale del
settore agricolo in termini di crescita, occupazione e investimenti, la Commissione europea sta
lavorando anche per migliorare l’accesso ai finanziamenti da parte degli agricoltori, in particolare i giovani. Si sta profilando una collaborazione con la Banca europea per gli investimenti in
quest’ambito e, per la prima volta nella storia degli oltre 50 anni della Pac, il primo pilastro viene
dotato di uno strumento specifico per sostenere i
giovani agricoltori, attraverso una maggiorazione
del 25% del pagamento di base per i primi cinque anni di attività.
Vi è inoltre una vasta gamma di misure di sostegno degli under 40 nel quadro della nuova
politica di sviluppo rurale, per esempio l’aiuto al
primo insediamento, attraverso un business plan,
un sostegno fino al 90% per gli investimenti in
beni materiali, il supporto per informazioni, consulenza e formazione, per le attività di cooperazione e così via. Il trasferimento di conoscenze
nella pratica può essere promosso attraverso la
via prioritaria del Partenariato europeo per l’innovazione “Produttività e sostenibilità” che darà
impulso alla ricerca in agricoltura. Il comparto
primario dei “28” dovrà essere in grado di nutrire
più persone in maniera ambientalmente sostenibile ed è solo attraverso la ricerca e l’innovazione
che l’Europa potrà affrontare questa sfida.
La semplificazione è una priorità assoluta per il
primo anno di mandato del commissario Hogan.
La burocrazia comporta costi diretti per gli agricoltori e gli operatori, e può interferire pesantemente con le loro decisioni imprenditoriali. Vi
è dunque la necessità di semplificare le regole e
di tagliare la burocrazia in modo efficace e pragmatico. Ma qual è la ricetta? In primo luogo occorre evitare di cambiare le regole troppo spesso
e in particolare prima che queste siano applicate del tutto, occorre poi garantire stabilità sia ai
beneficiari che alle autorità nazionali, e di per sé
questo è già un contributo alla semplificazione e
alla riduzione degli oneri amministrativi. E infine
occorre ascoltare la voce degli agricoltori, le loro
esperienze e le loro proposte di semplificazione.
In quattro importanti settori è già possibile intervenire nell’ottica della semplificazione nei prossimi mesi e anni:
tRualsiasi nuova proposta presentata dovrà con-
tenere regole di semplificazione;
tTaranno rivisti più di 200 Regolamenti Ue di attuazione dell’organizzazione comune dei mercati;
tJl nuovo regime dei pagamenti diretti sarà da
rivedere, dopo il primo anno di applicazione, a
condizione che non vengano rimesse in discussione le decisioni politiche fondamentali della
riforma 2013, in quanto democraticamente negoziate e ratificate;
tSevisione delle norme relative alle indicazioni
geografiche nell’ottica di far sì che il loro successo continui e aumenti.
EUROPE DIRECT - CARREFOUR EUROPEO EMILIA
piazzale Europa, 1 - 42124 Reggio Emilia
Tel +39 0522 278019 - Fax +39 0522 518956
europedirect@crpa.it
www.europedirect-emilia.eu
I contenuti di questo articolo riportano il punto di vista
dell’autore e non rappresentano necessariamente la posizione
della Commissione europea
RASSEGNA GAZZETTA UFFICIALE UE
Decisione di esecuzione della Commissione del 20 novembre
2014 che istituisce la struttura organizzativa e operativa della Rete
europea per lo sviluppo rurale e della Rete del partenariato europeo per l’innovazione e che abroga la Decisione 2008/168/CE.
GUUE L 317 del 4.11.2014
La Commissione europea ha creato una nuova struttura per
rafforzare il dialogo sui Programmi di sviluppo rurale delle diverse Regioni europee. Gli attori della Rete europea per lo sviluppo
rurale e della Rete del partenariato europeo per l’innovazione,
comprendente oltre 200 membri in rappresentanza delle Autorità
di gestione, degli Organismi pagatori e del mondo della ricerca
costituiranno il nuovo network europeo che dovrà consigliare l’Esecutivo su come mettere meglio in pratica i Psr 2014-2020.
27
Economia
PARMIGIANO REGGIANO/1
Il “Re dei formaggi”
si è messo a dieta
La produzione 2015 sarà ridotta di 150mila forme (-5%) per
favorire il riequilibro del mercato. Il presidente Alai: «Attivati
nuovi importanti accordi con la Gdo»
GIANCARLO
MARTELLI
I
l Parmigiano Reggiano si mette a dieta per
recuperare smalto sui mercati. Dopo la
consistente crescita produttiva dell’ultimo
triennio (+9,5%), l’anno prossimo il quantitativo di latte avviato ai caseifici per produrre
formaggio sarà infatti ridotto del 5%: si tratta
di circa 800 mila quintali in meno che faranno
scendere il numero delle forme prodotte a 3 milioni e 150mila, rispetto alle 3,3 milioni (+0,7%)
stimate per l’intero 2014.
Una rimodulazione del piano di regolazione
dell’offerta votata a maggioranza – 214 i voti a
favore, 117 i contrari – dall’assembla generale
del Consorzio di tutela del novembre scorso per
favorire un’inversione della dinamica dei prezzi
all’origine, che hanno perso quasi il 15% da inizio anno. Le quotazioni del formaggio Dop con
almeno 12 mesi di stagionatura sono infatti crollate dai 10,17 euro/kg del gennaio scorso ai 7,45
euro/kg di fine novembre, quando finalmente
è cominciato a profilarsi un rallentamento del
trend negativo.
Consumi e prezzi in discesa
Il tracollo dei prezzi si spiega con il calo dei consumi dovuto alla crisi economica che ha colpito
Cons. Parmigiano Reggiano
Il presidente
del Consorzio
di tutela
del Parmigiano
Reggiano,
Giuseppe Alai
28
anche il “Re dei formaggi”, i cui acquisti si sono
ridotti quest’anno dell’1,2% nella Gdo, il principale canale di commercializzazione del Parmigiano Reggiano. Di qui la decisione di mettere
un freno alla produzione per consentire un riequilibrio del mercato e ridare fiato al reddito di
allevatori e caseifici.
Dopo il via libera da parte dell’assemblea, ora i
singoli allevatori sono chiamati ad aderire individualmente al piano produttivo 2015, in quanto
sono loro i possessori delle quote latte trasformabili, le cosiddette “quote-formaggio”. A questo
proposito dal 12 novembre scorso è on line il Registro delle quote latte (registro.parmigianoregginao.it) attraverso il quale è possibile a chiunque
prendere visione di quanti sono gli allevatori che
operano all’interno del comprensorio e delle relative quantità prodotte.
La spending review consortile
Il taglio della produzione 2015 non la sola misura di grande rilevanza approvata dall’assemblea
dei soci: in un ottica di spending review interna
è stato infatti deciso di ridurre di 3,5 milioni di
euro il bilancio consortile, con una sforbiciata di
700 mila euro alle sole spese di struttura. Nessun aumento, invece, dei contributi versati dai
caseifici, come si era ventilato alla vigilia dell’assemblea. Di tutto questo abbiamo parlato con
il presidente del Consorzio di tutela, Giuseppe
Alai (nella foto).
Quali sono i prossimi passaggi per rendere
operativo il taglio del 5% della produzione e
che destinazione avrà il latte sottratto alla trasformazione in formaggio?
Così come previsto dalle disposizioni del “Pacchetto latte” varato dall’Ue, la parola adesso torna a caseifici e allevatori, chiamati a sottoscrivere
un’adesione che deve arrivare a rappresentare
almeno il 66% dei caseifici e degli allevamenti
stessi, del numero delle forme e della quantità di
DICEMBRE 2014
LA NAZIONALE TRIONFA ALLE OLIMPIADI DI LONDRA
latte destinato alla trasformazione. Quanto alla
destinazione di quel 5% di latte sottratto alla lavorazione, e ci tengo a sottolineare che si tratta
di un latte di pregio, stiamo individuando percorsi con le industrie del settore per indirizzarlo
al consumo fresco o ad altre destinazioni (baby
food, latte in polvere, bevande a base di latte).
Cosa succede se un allevatore sfora la quota
assegnata?
Se a fronte del raggiungimento di un’adesione
del 66%, di cui parlavo prima, l’allevatore supera
la propria quota si assoggetta al pagamento della
marchiatura differenziata, di importo crescente
in base all’entità dello sforamento. Si tratta di
entrate che vengono poi utilizzate per finanziare
i piani promozionali sui nuovi mercati esteri.
Dopo il ritiro del mercato di 90mila forme nei
mesi scorsi, quali altre misure sono allo studio
per risollevare i prezzi e favorire una ripresa
dei consumi interni?
Sul mercato interno abbiamo attivato nuove collaborazioni con le più importanti catene della
Gdo per far conoscere meglio il nostro prodotto
e le sue caratteristiche qualitative, che rappresentano un forte traino per le vendite.
Passiamo all’export: c’è chi sostiene che si potrebbe fare di più. Quali sono gli obiettivi a
breve termine e quali i mercati in prospettiva
più interessati?
Intanto va detto che negli ultimi anni siamo cresciuti a ritmi altissimi sui mercati esteri: un trend
confermato anche nel 2014 (+5%). Il problema
è che i produttori non hanno il governo della
commercializzazione e, raggiunti i 12 mesi di
stagionatura, il formaggio viene ceduto a commercianti che ne decidono la collocazione. È
proprio a loro che proponiamo, e insieme a loro
realizziamo, azioni promozionali ed interventi
sia sui mercati esteri più consolidati, sia nei Paesi
a più alto potenziale di sviluppo. Fra questi ultimi puntiamo molto su Usa, Canada, Cina, SuDICEMBRE 2014
borinato del Regno Unito; tuttavia il Parmigiano Reggiano è risultato il formaggio Dop in assoluto più premiato
dell’intero concorso, con il campione delle vacche rosse
dell’azienda agricola Granadoro di Cavriago (Re) che
ha portato a casa il prestigioso riconoscimento del Supergold. Una grandissima soddisfazione per la Nazionale del
Parmigiano Reggiano (nella foto), ideata da Gabriele Arlotti, formata da 21 caseifici del comprensorio Dop. Dalla
sua nascita nel 2001 ad oggi il palmarès totale del gruppo
ha così raggiunto quota 72 premi internazionali.
Ferrari
Con la conquista di ben 21 medaglie – 7 ori, 7 argenti e
7 bronzi – e un Supergold, il Parmigiano Reggiano è stata
la superstar al World Cheese Awards 2014 una sorta di
Olimpiadi del formaggio che si sono svolte il mese scorso
a Londra. Ai nastri di partenza della competizione si erano
presentate quest’anno circa 3mila specialità casearie di
33 paesi, tra cui alcune persino dall’Australia e dal Sud
Africa, sottoposte al giudizio di 250 giurati provenienti da
26 Stati. Vincitore assoluto dell’edizione 2014 del campionato mondiale dei formaggi è stato il Bath Blue, tipico er-
damerica, sulla Russia post-embargo e su diversi
paesi dell’area asiatica.
Un’ultima domanda. Che impatto avrà l’abolizione del regime delle quote latte sul sistema
del Parmigiano Reggiano?
Le previsioni a tre anni parlano di un aumento della produzione di latte pari al 20% in Europa, peraltro in un mercato con consumi in
contrazione. Anche per questo abbiamo messo
in moto un meccanismo di salvaguardia e di valorizzazione che deve connotare le Dop ad alto
pregio, partendo da un principio fondamentale: o si produce ciò che si vende, difendendo i
redditi e cercando di essere noi stessi i “piloti”
del cambiamento, o si vende ciò che si produce,
finendo per subire le dinamiche del mercato,
con tutte le conseguenze del caso anche sulle
quotazioni. Peraltro, anche altri paesi europei
come l’Olanda in questo momento stanno attivando meccanismi di tutela rispetto all’aumento produttivo previsto e studiano misure alternative alle quote.
La Nazionale
del Parmigiano
Reggiano
29
Economia
PARMIGIANO REGGIANO/2
Scende il costo del latte,
ma il prezzo soffre
È la naturale conseguenza del terzo anno di quotazioni
al ribasso per il formaggio Dop. In calo i listini per
l’alimentazione del bestiame
P
er il terzo anno consecutivo, dopo i picchi registrati all’inizio del 2011, quando il formaggio Parmigiano Reggiano
ha superato per diversi mesi gli 11 €/
kg, le quotazioni hanno continuato a scendere
attestandosi nei listini di fine novembre a livelli
superiori ai 7 €/kg per il prodotto stagionato 12
mesi. In pratica, si sono verificate nuovamente
le condizioni di crisi profonda del prezzo che
ciclicamente si verificano e che creano grosse
difficoltà per la gestione di aziende sempre più
grandi e sempre più dipendenti dal mercato per
l’acquisto delle materie prime.
Il livello di prezzo raggiunto è da considerarsi inaccettabile. Queste condizioni di mercato
hanno portato il prezzo medio pagato per il latte
2013 – nel campione di 20 aziende che producono latte per Parmigiano Reggiano in pianura
annualmente monitorate dal Crpa nella sua analisi della filiera lattiero-casearia – a 53,27 €/100
kg. Rispetto alla liquidazione delle consegne del
2012, gli allevatori del comprensorio del Parmigiano Reggiano hanno subito un ulteriore calo
del 3,3% dopo aver registrato una diminuzione
dell’11% l’anno precedente.
Purtroppo con un prezzo del formaggio in ulteriore discesa le prospettive di prezzo del latte 2014
non possono che essere ulteriormente negative.
Tiene il margine lordo
Per capire bene la situazione degli allevatori è
necessario mettere in relazione gli effetti della
crisi del prezzo del formaggio con il costo di produzione del latte, che nel 2013 ha registrato un
lieve calo, scendendo al di sotto dei 60 €/100 kg
Dell’Aquila
ALBERTO MENGHI
Crpa spa,
Reggio Emilia
30
DICEMBRE 2014
Cervellati
dopo aver superato questo livello sia nel 2011
che nel 2012. Più precisamente, nel 2013 un’azienda ubicata in pianura che allevi una media
di 86 bovine da latte e abbia una produzione di
7.468 kg per vacca ha sostenuto un costo medio
pari a 58,21 €/100 kg di latte prodotto.
Il campione su cui annualmente viene calcolato
il costo di produzione del latte è solo in parte
costante. Ogni anno, infatti, la chiusura di alcune aziende e l’indisponibilità di alcuni allevatori a fornire continuativamente i propri dati per
motivi contingenti rende necessario il rinnovo di
parte delle aziende monitorato dal Crpa. Nell’aEVOLUZIONE DEL COSTO DI PRODUZIONE
DEL PARMIGIANO REGGIANO
nalisi relativa al 2013 riportata in questo articolo, ciò ha portato a una riduzione della dimensione media del campione, che però è diventato
maggiormente fedele alla media regionale.
Come si osserva dal grafico, il grado di volatilità
dei prezzi è decisamente più elevato rispetto alle
variazioni dei costi di produzione, che sono in
buona parte fissi e legati alla struttura aziendale
oltre che al ciclo di vita delle bovine da latte.
Proseguendo il trend iniziato nel 2010, il prezzo del latte anche nel 2013 da solo non è riuscito a coprire il costo di produzione totale. Il
bilancio diventa positivo solo se vengono aggiunti i ricavi per la carne (per
vacche e vitelli di scarto) pari a
3,35 €/100 kg di latte prodotto, i contributi Pac pari a 2,91
AZIENDE DEL CAMPIONE 2013
Indicatori
DICEMBRE 2014
Parmigiano Reggiano
pianura
Aziende (n.)
20
Razza
Frisona
Vacche (n.)
86
Produzione per vacca
(kg/anno)
7.468
Produzione totale di latte
(kg/anno)
643.327
31
Economia
PARMIGIANO REGGIANO/2
Indicatori
Ricavi
Ricavi latte
Ricavi carne
Contributi
Altri ricavi
Totale ricavi
Costi
Mangimi acquistati
Foraggi acquistati
Costi variabili per foraggi aziendali
Acquisto animali
Veterinario, medicinali e inseminazione
Carburanti, elettricità
Acqua
Assicurazioni
Contoterzisti
Manutenzione fabbricati
Manutenzione macchine
Imposte e tasse
Costo spandimento liquame
Altri costi per latte
Spese generali aziendali
Totale costi diretti (esclusi salari)
Ammortamento macchine
Ammortamento fabbricati
Costo del capitale fondiario in proprietà
Costo del capitale fondiario non in proprietà
Costo del lavoro familiare
Costo del lavoro dipendente
Costo del capitale agrario
Costo del capitale di anticipazione
Totale costi dei fattori di produzione
Costo totale lordo
Profitto (ricavi totali – costi totali)
Reddito familiare (ricavi totali – costi diretti, inclusa
terra in affitto, lavoro salariato e ammortamenti)
(€/100 kg)
Reddito familiare aziendale (ricavi totali – costi
diretti) (€/anno)
Prezzo del latte per un reddito familiare positivo
(€/100 kg)
Parmigiano Reggiano
(pianura)
€/100 kg
%
53,27
89,13
3,35
5,6
2,91
4,87
0,24
0,4
59,77
100
€/100 kg
%
16,38
28,14
1,96
3,37
0,82
1,4
0,01
0,02
1,97
3,39
3,38
5,81
0,16
0,27
0,43
0,75
0,48
0,82
0,1
0,17
0,93
1,6
0,76
1,31
0
0
0,41
0,7
1,38
2,36
29,17
50,12
2,66
4,57
5,03
8,64
0,89
1,53
2,08
3,58
14,3
24,56
2,33
4
1,43
2,46
0,3
0,52
29,03
49,88
58,21
100
1,56
18,19
117.000
33,89
Fonte: elaborazioni Crpa effettuate con il software on-line Milk Money
€/100 kg e altri ricavi quantificati in 0,24 €/100
kg. Sommando queste voci il ricavo totale raggiunge i 59,77 €/100 kg e in media, sottraendo
i costi totali, si ottiene un margine positivo pari
a 1,56 €/100 kg di latte prodotto. Si tratta di
valori medi, ci saranno perciò aziende che hanno avuto margini decisamente positivi e altre in
maggiore difficoltà.
Osservando la redditività, non solo in termini di
profitto ma di margine lordo (reddito familiare)
si è rilevato che nel 2013 questo valore si è attestato a 18,19 €/100 kg di latte. Quindi il calo del
32
prezzo del formaggio e la conseguente riduzione
del prezzo del latte, uniti alla riduzione complessiva dei costi di produzione, hanno determinato
una sostanziale tenuta dei margini registrati nel
2012, quando già si era verificato un calo di redditività del 40% circa.
L’elemento chiave che ha permesso la riduzione
dei costi di produzione nel 2013 è stato la diminuzione del costo per l’alimentazione. Il calo
della spesa per i mangimi acquistati è stato pari
al 16%; dopo i forti incrementi nel biennio precedente ciò ha permesso nel complesso un abbassamento dei costi diretti. In dettaglio, il costo
per mangimi e foraggi acquistati è risultato pari
rispettivamente a 16,38 e 1,96 €/100 kg di latte
prodotto. Queste voci rappresentano da sole circa un terzo del costo totale di produzione.
La congiuntura internazionale
Nel 2014 la situazione economica ha fatto sì che
i listini delle commodity alimentari entrassero in
una fase di prezzi particolarmente bassi. In particolare quelli dei prodotti lattiero-caseari a livello
mondiale nell’ultimo anno sono scesi di circa il
40%. A ciò si associa un calo del prezzo del petrolio molto consistente.
Questo fenomeno non poteva non interessare
anche i prodotti lattiero-caseari italiani e le nostre produzioni Dop, che stanno seguendo un
andamento di calo dei prezzi analogo, in particolare per il Parmigiano Reggiano e per il Grana
Padano. Fortunatamente anche i prodotti agricoli utilizzati per alimentare il bestiame hanno
subito una riduzione delle quotazioni, permettendo così un recupero di marginalità.
La durata di questi fenomeni ciclici è ancora difficile da stabilire ma le recenti crisi, che tendono
a verificarsi con tempi sempre più ravvicinati,
sembrano avere una durata triennale, per questo
si spera in questi mesi di aver toccato il picco più
basso del trend.
Cervellati
COSTO DI PRODUZIONE DEL LATTE
PER PARMIGIANO REGGIANO NEL 2013
DICEMBRE 2014
Economia
UN FIERA IN CRESCITA
Enologica: degustare il vino,
raccontare il territorio
Chiude con 4mila visitatori e 126 espositori la rassegna
bolognese. Campagna 2014: leggera flessione in regione,
ma buona la qualità
V
nei saloni di palazzo Re Enzo per accorgersene.
Numerosa anche la stampa specializzata: tra
loro grandi firme del giornalismo internazionale
come lo statunitense Nicolas Belfrage, del mensile Decanter e il danese Ole Udsen, profondo
conoscitore dei vini del Belpaese.
Enologica ha riproposto la struttura che ne ha
decretato il successo in questi anni con spazi
nuovi, come “Genius Loci”, dove hanno trovato posto tredici prodotti top della regione –
dallo squacquerone alla mora romagnola, dalle
amarene brusche di Modena al pomodoro di
Piacenza – interpretati come ingredienti del più
popolare dei cibi, il panino cioè, in abbinamen-
ANTONIO
APRUZZESE
Wikimedia
a in archivio l’edizione n. 17 di Enologica (la seconda sotto la Due Torri), salone del vino e del prodotto
tipico dell’Emilia-Romagna, manifestazione curata da Giorgio Melandri che da
quest’anno è entrata fra i progetti di Enoteca
Regionale Emilia Romagna, potendosi peraltro
fregiare del patrocinio di Expo 2015.
Non solo vino, anche se quello è scorso a fiumi.
Ma soprattutto un viaggio che ha legato l’enogastronomia al territorio e alle sue tradizioni.
Il bilancio parla di 4mila visitatori e oltre 200mila
visualizzazioni sulla pagina Facebook. L’interesse è stato sensibile, bastava un colpo d’occhio
DICEMBRE 2014
33
Economia
UN FIERA IN CRESCITA
UE: DAL 2016 CAMBIANO LE REGOLE PER GLI IMPIANTI VITICOLI
Cantine Riunite
Il Regolamento (UE) n. 1308 del 17 dicembre 2013 introduce un nuovo sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli
che, a decorrere dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2030, sostituirà il regime transitorio dei diritti di impianto.
Quello attualmente vigente infatti termina il 31 dicembre
2015 e, dal 1º gennaio 2016, non sarà più possibile il trasferimento dei diritti tra aziende.
Secondo il nuovo sistema, l’impianto o il reimpianto di varietà di uve da vino sarà consentito solo dietro concessione di un’autorizzazione in conformità con quanto previsto
dal Regolamento e con le scelte degli Stati membri.
Gli Stati membri concederanno l’autorizzazione a produttori che estirperanno una superficie vitata successivamente al 1º gennaio 2016 e che presenteranno richiesta.
L’autorizzazione concessa corrisponde ad una superficie
equivalente a quella estirpata in coltura pura.
Le autorizzazioni saranno valide tre anni dalla data di concessione: il produttore che non le utilizzerà nel corso del
periodo di validità sarà soggetto a sanzioni amministrative
fissate dallo Stato membro. A partire dal 2016, e ogni anno
fino al 2030, gli Stati membri potranno concedere ai viticoltori, tramite bando pubblico, nuove autorizzazioni per una
superficie equivalente all’1% di quella vitata impiantata
nel loro territorio al 31 luglio dell’anno precedente.
L’articolo 68 del Regolamento (UE) n. 1308/2013 prevede,
inoltre, che i diritti di reimpianto in portafoglio non utilizzati
alla data del 31 dicembre 2015 possono essere convertiti in
autorizzazione previa richiesta del titolare del diritto stesso,
da presentarsi entro il 31 dicembre 2015 o entro
la data decisa dal Ministero che, comunque,
non può essere successiva al 31 dicembre 2020.
Le autorizzazioni derivanti dalla conversione di un
diritto di reimpianto in portafoglio avranno la medesima validità del diritto da cui derivano. (Massimo Barbieri, Servizio Produzioni Vegetali, Regione
Emilia-Romagna).
to ovviamente con i vini dell’Emilia-Romagna.
«Se l’interesse dei produttori era già evidente
dal grande numero di adesioni degli espositori
(126), ora possiamo dire che è stata un successo
anche per quanto riguarda le presenze di visitatori, giornalisti e buyer, soprattutto stranieri
– ha dichiarato Pierluigi Sciolette, presidente di
Enoteca Regionale Emilia Romagna –. Vorrei
sottolineare soprattutto l’aspetto della progressiva internazionalizzazione di questa manifestazione, perché Enoteca Regionale ha come mission principale quella della promozione dei vini
emiliano-romagnoli in Italia e all’estero: Enologica ha rappresentato, in questi tre giorni,
un’occasione unica, soprattutto per i produttori medio-piccoli, di interfacciarsi e presentare i
propri prodotti anche grazie al workshop che
sono stati organizzati coinvolgendo 25 buyer
stranieri».
La soddisfazione dei produttori
Stati Uniti a gennaio e Russia a febbraio; poi
Germania, Brasile e Bordeaux in Francia. Sono
solo le prime anticipazione del calendario delle
iniziative oltre confine che nella sede di Dozza
si sta predisponendo. «Come Enoteca Regionale portiamo l’Emilia-Romagna in giro per il
mondo – ha detto Ambrogio Manzi, direttore Enoteca Servizi –. Abbiamo però capito che
34
questo non basta: dobbiamo portare il mondo
a casa nostra: solo così il lavoro sarà completo
e potrà coinvolgere tutti i produttori, anche le
realtà più piccole».
Di esperienza positiva e di grande partecipazione a Enologica parla il vice presidente delle
Cantine di Carpi e Sorbara, Carlo Piccinini.
«L’Emilia-Romagna è fra i principali protagonisti come produzione ed export; paradossalmente forse proprio a Bologna di vino si parla poco:
proprio qui sta la forza e il significato della rassegna». Piccinini racconta di un Lambrusco che
va fortissimo, nonostante un leggero calo sul
mercato interno, e sottolinea come le realtà cooperative hanno incanalato il processo di aggregazione. «Ora ci sono meno operatori ma più
attrezzati ad affrontare i mercati, anche quelli
più lontani. La Cina resta un sogno proibito –
confessa Piccinini – mentre tutto il comparto
deve ora portare avanti il progetto comune che
è quello del “nuovo” Pignoletto dopo la revisione del Disciplinare».
L’anno scorso era un semplice visitatore. Oggi
Marco Cirese, responsabile di “Noelia Ricci”,
azienda di Fiumana di Predappio (Fc), nata solo
nel 2013, fa il suo esordio nelle manifestazioni
fieristiche proprio a Enologica. «L’impressione
è stata ottima: si avvertiva fermento e interesse.
Per noi è stato positivo il riscontro da giovani e
imprenditori locali. Le nostre ammiraglie sono
DICEMBRE 2014
le due linee di Sangiovese superiore: l’obiettivo
è riportarlo a quello di una volta, un vino cioè
di grande bevibilità. Lo abbiamo impreziosito
con un packaging innovativo. Restiamo, dunque, legati alle tradizioni, ma guardiamo al futuro».
Vendemmia: un’annata soddisfacente
Degustatori
professionali
e semplici
appassionati hanno
affollato il salone
di palazzo Re Enzo
a Bologna
Enologica
Bene in Emilia con un leggero incremento,
più in sofferenza, invece, la Romagna dove la
raccolta di uva ha segnato punte negative anche del 20% rispetto all’anno scorso, che però
era stato sopra la media. Queste le stime della
vendemmia 2014 di Fedagri/Confcooperative
e Legacoop Agroalimentare dell’Emilia-Romagna, che insieme rappresentano oltre il 75%
dell’intero raccolto regionale (stimato in 8,6
milioni di quintali).
Il dato finale parla di circa 6.550mila quintali
di uva ottenuta dai soci del comparto vitivinicolo. Un dato che pone la regione al secondo
posto tra i territori vitivinicoli più importanti del nostro Paese, pur perdendo quasi 4,5%
punti rispetto al 2013, quando il raccolto si era
collocato sui 6.860.000 quintali.
Il dato provinciale dice di una decisa contrazione in provincia di Forlì-Cesena, dove la produzione dei soci ha superato di poco i 500mila
quintali, con un calo del 22,3% sul 2013. Più
contenuta (-11%) la diminuzione nel Ravennate. Andamento opposto invece nelle altre province vitivinicole emiliane, che hanno registra-
to un incremento variabile dal 3% di Piacenza
(dove sono stati prodotti circa 125mila quintali
di uva) al 7% di Reggio Emilia (oltre 1.630mila
quintali).
Da Assoenologi arrivano, invece, i dati definitivi
2014 sulla produzione di vino. In Emilia il consuntivo è in linea con quello dello scorso anno,
mentre in Romagna la diminuzione del 15% è la
naturale conseguenza di una raccolta non soddisfacente. In tutta la regione, pertanto, il calo quantitativo complessivo dovrebbe essere del 10%.
Sul piano dato nazionale – sempre secondo
Assoenologi – nel 2014 sono stati infatti conferiti tra i 54 e i 56 milioni di quintali di uva
da vino che – applicando il coefficiente medio
di trasformazione del 73% – danno una stima
di circa 40 milioni di ettolitri. Un quantitativo
inferiore del 17% rispetto a quello 2013, che
si attestò su una produzione di 48,2 milioni di
ettolitri (dato Istat) e dell’11% se riferito alla
media dell’ultimo quinquennio (2009/2013).
La qualità 2014 è alquanto eterogenea – nota
ancora Assoenologi – nel senso che in una
stessa regione si passa da un estremo all’altro:
complessivamente il millesimo 2014 è stimato
qualitativamente buono, con punte di ottimo,
pochissime eccellenze e anche diverse criticità.
Il Veneto si conferma la regione più produttiva
con una previsione di 7,8 milioni di ettolitri:
insieme al dato di Emilia-Romagna, Puglia e
Sicilia, si dovrebbe arrivare a fine 2014 a 23,6
milioni di ettolitri, ossia quasi il 60% di tutto il
vino italiano.
DICEMBRE 2014
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NOVEMBRE 2014
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Economia
CAMPAGNA 2014
Crolla la produzione
In un anno segnato da un clima non favorevole e dai danni
provocati dalla mosca olearia, si calcola un -40% rispetto
al 2013. Buona la qualità delle due Dop
L
e prime stime della campagna olivicola
2014 in regione danno una diminuzione della produzione regionale rispetto al
2013 di circa il 40%, che arriva al 70% in
meno rispetto al 2011. Buona la qualità attesa per
le Dop “Brisighella e Colline di Romagna”, anche
se la quantità realizzata sarà probabilmente limitata. Un risultato su cui pesano le conseguenze dei
danni da gelo dei precedenti inverni, le basse rese
in olio d’annata e gli ingenti danni provocati dalla
mosca olearia.
Dalle prime valutazioni Ismea il quadro della
campagna olivicola 2014 si presenta con una riduzione della produzione media su scala nazionale di circa il 40%, che nelle regioni del centro
Italia arriva fino ad un -45% rispetto alla campagna precedente. Anche per la Spagna, maggiore
produttore mondiale, la produzione di quest’anno risulta essere dimezzata. In questa situazione
il mercato, che già aveva dimostrato la tendenza a
un incremento delle quotazioni del prodotto italiano, ha reagito con un’ulteriore spinta al rialzo
dei prezzi alla produzione.
In Emilia-Romagna il settore risente ancora delle
conseguenze delle gelate del febbraio 2012, che
hanno danneggiato la struttura produttiva olivicola regionale nei diversi areali. In questo quadro
la campagna si era presentata con una discreta allegagione su tutto il territorio regionale. Tuttavia,
DICEMBRE 2014
l’andamento climatico estivo, caratterizzato da
un’accentuata piovosità e da temperature quasi
sempre inferiori a 30°C, è stato estremamente favorevole allo sviluppo della mosca olearia. L’insetto è stato, infatti, protagonista di forti e ripetuti
attacchi, durante tutto il periodo estivo, proseguiti anche durante il mese di ottobre.
Interventi insetticidi
e raccolta precoce
L’allarme è stato dato a più riprese dall’organizzazione di produttori Arpo che, dopo aver chiesto le
necessarie deroghe ai Disciplinari di produzione
in Regione, ha invitato gli olivicoltori a compiere
i necessari interventi insetticidi, con i principi attivi ammessi sulla cultura e a eseguire una raccolta
precoce delle olive per contenere i danni e sfuggire
agli ulteriori attacchi tardivi dell’insetto.
In tale difficile contesto, le aziende olivicole che
hanno seguito le indicazioni tecniche fornite dai
notiziari agrofenologici e di difesa, emanati settimanalmente dall’Arpo ed elaborati nell’ambito
dell’attività svolta ai sensi del Reg.CE 867/08,
sono riuscite a controllare lo sviluppo del fitofago.
La raccolta ha avuto inizio intorno alla metà di
ottobre: in apertura di campagna le rese medie in
olio al frantoio sono apparse mediamente basse
(10-11%) per l’eccessiva idratazione delle drupe
Arpo
per l’olivicoltura regionale
PAOLA
GIOVANNINI
Servizio Sviluppo
delle Produzioni
Vegetali,
Regione
Emilia-Romagna
LUIGINO
MENGUCCI
Arpo
Emilia-Romagna
In alto: un uliveto
superintensivo
37
Economia
CAMPAGNA 2014
TAPPO ANTIRABOCCO:
ORA È OBBLIGATORIO
Addio all’oliera in ristoranti, pizzerie, mense e bar: è entrato in
vigore l’obbligo del tappo antirabbocco per i contenitori di olio
extravergine di oliva serviti in tutti i pubblici esercizi. È quanto
prevede l’articolo 18 della legge comunitaria approvato dalla
Camera, che impone anche l’indicazione del termine “miscela”
per gli oli originari di più di uno Stato membro Ue, in modo da
evitare la dicitura made in Italy per oli non interamente prodotti in Italia. Non ci potranno essere, quindi, più dubbi sull’origine
dell’olio servito: in tavola solo bottiglie dotate di tappo in modo
da evitare allungamenti o riempiture con prodotti che non hanno nulla a che vedere con quello originario. Salate le multe, che
andranno fino a 8mila euro e la confisca del prodotto. Soddisfatta Unaprol per questo risultato che ora garantirà i consumatori.
Così anche Coldiretti che sottolinea come queste nuove norme
arrivano peraltro in un momento particolarmente delicato per
la produzione nazionale. Apprezzamento anche da Assitol e Federolio che però ricordano come la norma non chiarisca quali
dosatori possano essere considerati conformi. Bene anche per
Agrinsieme, che ha chiesto di estendere l’obbligo a tutta la Ue.
a seguito dell’elevata piovosità estiva e autunnale. Anche in questa difficile annata l’olio novello regionale, estratto in condizioni ottimali, si è
presentato di buona qualità, armonico e con lievi
sentori di fruttato erbaceo che, come sempre, ne
esalta le proprietà organolettiche.
Nell’ambito delle attività svolte dall’Arpo di RiPercentuali di riduzione di produzione
di extravergine nelle regioni italiane
38
mini, ai sensi del Reg.CE 867/08, ha assunto particolare rilievo la realizzazione, a fini dimostrativi,
di alcuni ettari di oliveti superintensivi (vedi foto
nella pagina precedente) nei principali comprensori olivicoli della Regione. In tali appezzamenti,
proprio nel corso del 2014 sono state effettuate le
prime prove dimostrative di potatura meccanica
e di raccolta integrale delle olive con macchine
scavallatrici, utilizzate nei vigneti e adattate alla
raccolta delle olive. La significativa riduzione dei
costi di produzione e il buon livello quali-quantitativo della produzione raccolta rappresentano
risultati incoraggianti per proseguire nell’attività
dimostrativa anche nei prossimi anni e per una
loro diffusione applicativa.
Le novità normative
Tra le novità introdotte dal nuovo decreto 18 giugno 2014 “Criteri e modalità per il riconoscimento dei panel di assaggiatori ai fini della valutazione
e del controllo delle caratteristiche organolettiche
degli oli di oliva vergini di cui al regolamento CE
n. 2568/91, nonché per l’iscrizione nell’elenco
nazionale di tecnici ed esperti degli oli di oliva
vergini ed extravergini” (che abroga il Dm 1334
del 28 febbraio 2012), all’articolo 4 c’è – tra i requisiti per l’iscrizione nell’Elenco nazionale dei
tecnici ed esperti degli oli di oliva vergini ed extra
vergini – l’aumento da 12 a 18 mesi del periodo
per l’effettuazione delle venti sedute di assaggio
secondo la metodologia prevista dall’allegato XII
del regolamento CE n. 2568/91.
Inoltre sono in corso di adozione due decreti
Mipaaf in applicazione del Regolamento (UE)
n. 1308 del 17 dicembre 2013 e suoi applicativi.
Il primo riguarda la definizione dei requisiti di
riconoscimento delle organizzazioni di produttori del settore dell’olio di oliva e l’adeguamento
delle organizzazioni già riconosciute. L’altro, invece, contiene le disposizioni nazionali sui programmi di sostegno al settore dell’olio d’oliva
per il triennio 2015/2018.
In particolare questi testi definiscono requisiti e
modalità di riconoscimento delle organizzazioni
di produttori e delle loro associazioni, della ripartizione delle risorse finanziarie tra le diverse regioni, degli ambiti d’intervento finanziati, le condizioni e modalità di presentazione e approvazione
delle azioni a supporto del comparto dell’olio di
oliva e delle olive da tavola.
I programmi di sostegno saranno invece operativi
a partire dal 1° aprile 2015: per i produttori soci
di Op è previsto l’obbligo del fascicolo aziendale
attivo da cui risulti la superficie olivetata.
DICEMBRE 2014
DICEMBRE 2014
39
Economia
CONTRATTI DI FILIERA
Grano duro a Barilla:
120mila tonnellate
Il nuovo accordo aumenta significativamente le quantità
e le superfici. Per i produttori la certezza di una giusta
remunerazione
A cura della
REDAZIONE
Barilla
Il mulino presso
lo stabilimento
Barilla
di Pedrignano (Pr)
L’
accordo per la fornitura di grano duro
dell’Emilia-Romagna alla Barilla compie
nove anni e aumenta del 30%, rispetto
alla passata edizione, le quantità concordate, a dimostrazione dell’affidabilità e dell’utilità
di uno strumento che permette di definire in anticipo produzioni e sbocchi di mercato.
L’intesa valida per la campagna cerealicola 20142015 prevede infatti il conferimento al Gruppo
di Parma, leader nel mondo per la produzione di
pasta, di 120mila tonnellate (un anno fa erano
90mila). La superficie agricola interessata sarà di
circa 20mila ettari.
«Quest’accordo è un esempio da promuovere
anche in altri comparti – ha detto l’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni durante la
presentazione alla stampa nei giorni scorsi a Bologna – il simbolo di come deve essere un’agricoltura moderna: capace di programmare le produzioni, fare accordi con l’industria, investire in innovazione. Solo così è possibile prevenire le crisi
di mercato e contrastare la volatilità dei prezzi.»
Ma non solo. Rabboni ha sottolineato come in
Emilia-Romagna la produzione di frumento duro
si sia consolidata e sia cresciuta la professionalità
dei produttori. Oggi l’Emilia-Romagna è la prima
regione per rese ad ettaro.
Bilancio decisamente positivo anche per Luigi
Ganazzoli, che ha firmato l’intesa per Barilla, e
che ha sottolineato il valore strategico di un progetto che punta tanto sulla qualità. Come tutte
40
le aziende di marca, infatti, anche il Gruppo di
Parma deve fare i conti con «aspettative altissime
dei consumatori sotto il profilo della distintività
del prodotto».
Le 120mila tonnellate di grano duro di alta qualità andranno ad alimentare il mulino più grande
d’Europa, realizzato dalla Barilla in provincia di
Parma. A questo riguardo Ganazzoli ha sottolineato gli investimenti importanti compiuti dall’azienda per realizzare un magazzino di stoccaggio
da 60mila tonnellate e un raccordo ferroviario
con la linea ad Alta Velocità che permetterà di far
arrivare la materia prima direttamente su treno. La pasta, prodotto simbolo del made in Italy, sta
riscuotendo un successo crescente sui mercati
mondiali, con un export che si aggira sui 2,2 miliardi di euro e una domanda in crescita.
Purtroppo la produzione italiana di frumento
duro è deficitaria e il prodotto viene importato
in gran parte dal Canada, principale produttore
mondiale insieme all’Italia.
Prezzo garantito
a 270 euro a tonnellata
L’intesa, promossa dall’assessorato regionale all’Agricoltura, coinvolge oltre al Gruppo Barilla, la
Società Produttori Sementi di Bologna, le organizzazioni dei produttori OP Cereali, OP Grandi
Colture Italiane, OP Capa Ferrara e CerealCap.
Barilla dunque può contare su varietà appositamente selezionate particolarmente adatte all’industria pastaria; gli agricoltori possono programmare la produzione e avvalersi di un prezzo di vendita
vantaggioso (in base alla Borsa merci di Bologna
o fisso fino a una quota del 30%) che include anche specifiche premialità (qualità del prodotto,
adesione al disciplinare di produzione, assistenza
tecnica prestata, durata e modalità di stoccaggio) e
al rispetto delle migliori pratiche agro-ambientali.
L’accordo 2014-2015 prevede l’incremento del
prezzo garantito a 270 euro/t a cui si aggiunge il
premio proteine.
DICEMBRE 2014
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Economia
CREDITO
Agrifidi Uno: prestiti agevolati
alle aziende in difficoltà
Le principali banche coinvolte in un’operazione per
sostenere con finanziamenti fino a 100 milioni, le imprese
rimaste a corto di liquidità dopo un’annata disastrosa
GIANCARLO
MARTELLI
Agridifi Uno
Il presidente
di Agrifidi Uno
Emilia-Romagna,
Alberto Rodeghiero
P
restiti bancari a tasso calmierato per un
volume complessivo fino a 100 milioni di
euro per aiutare le tante aziende rimaste a
corto di liquidità alla chiusura di un’annata che – tra meteo impazzito, crollo dei prezzi
di molte produzioni ed embargo russo – si è rivelata disastrosa sotto il profilo economico per gli
agricoltori. È l’operazione straordinaria messa in
piedi in collaborazione con i principali istituti di
credito attivi in regione da Agrifidi Uno EmiliaRomagna, la cooperativa di garanzia collettiva con
oltre 5.400 imprese associate nelle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini e un patrimonio complessivo che sfiora i 12 milioni di euro.
La proposta è rivolta a tutte le aziende agricole
che, a causa dei metodi di valutazione del rischio
(rating) adottati dagli istituti di credito, senza la
garanzia fornita da un soggetto terzo, da sole ben
difficilmente riuscirebbero ad ottenere quei finanziamenti necessari per onorare le scadenze di fine
anno (pagamento fornitori, manodopera, polizze assicurative, ecc.) e prepararsi ad affrontare la
prossima annata. E comunque, anche in caso di
via libera, sarebbero costrette a pagare interessi
salatissimi. «Una situazione di debolezza che le
espone al rischio di cadere
nella maglie dell’usura o
della criminalità organizzata», avverte il presidente
di Agrifidi Uno, Alberto
Rodeghiero (nella foto).
Da qui prende le mosse
l’iniziativa concordata con
le banche e che si è tradotta nella messa a punto di
uno strumento ad hoc per
dare una boccata d’ossigeno alle imprese in difficoltà. Il finanziamento,
di durata massima fino a
cinque anni, è studiato in
42
modo che per i primi 12 mesi si pagheranno solo
gli interessi, e il rimborso della prima rata di quota capitale avverrà soltanto a partire dal 18° mese,
cioè intorno a metà del 2016. «Non un intervento
di salvataggio di aziende decotte – sottolinea Rodeghiero – ma un sostegno temporaneo offerto a
imprese con prospettive di sviluppo per aiutarle a
superare un momento di difficoltà».
Per le domande c’è tempo
fino al 31 gennaio 2015
All’inizio di dicembre, ad una decina di giorni dal
lancio dell’iniziativa, avevano già aderito all’appello lanciato da Agrifidi Uno una decina di banche, da Unicredit a Banca Intesa, passando per
le Banche di credito cooperativo (Bcc), Unipol,
Banca Popolare dell’Emilia-Romagna ed altre minori locali. Ma l’elenco è destinato ad allungarsi. La coop di garanzia non ha messo alcun tetto
all’importo dei prestiti richiesti; idem le banche,
che valuteranno caso per caso, riferisce il direttore, Lucia Alfano. Stando alla prima tranche di domande pervenute, una trentina, l’importo medio
dei finanziamenti richiesti si aggira sui 50-55 mila
euro: «Con le garanzie che mettiamo sul piatto –
puntualizza Rodeghiero – stimiamo di arrivare a
coprire un plafond finanziario di circa 100 milioni di euro». Per richiedere i finanziamenti c’è tempo sino al 31 gennaio prossimo.
Molto favorevoli le condizioni dei prestiti ottenuti grazie alla garanzia di Agrifidi Uno: ad
esempio con le Bcc si parte dal tasso base Euribor (0,20%) maggiorato di uno spread oscillante tra il 2,25% e il 2,75% secondo la classe
di rischio e la durata del prestito, contro tassi di
mercato che attualmente si muovono all’interno di una forbice compresa tra il 6-9%.
A ciò bisogna poi aggiungere la commissione
richiesta dalla banca che eroga il finanziamento
(0,25-0,50%) e il costo della fideiussione rilasciata da Agrifidi Uno, fino ad un massimo dello 0,30% all’anno. Info: agrifidi.it
DICEMBRE 2014
Fisco e previdenza
Imu sui terreni “ex montani”,
rinvio al 26 gennaio
Dopo le accese proteste del mondo agricolo, pagamenti
posticipati e l’impegno del Governo a rivedere i criteri
applicativi
I
per versare l’Imu dovuta sui terreni agricoli “ex
montani” è stata prorogata a lunedì 26 gennaio
2015.
Il decreto di novembre avrebbe dovuto essere
adottato entro il 22 settembre di quest’anno
(entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore
della legge di conversione del decreto legge n.
66 già citato). E invece è stato pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale a soli dieci giorni dalla rinviata scadenza del 16 dicembre 2014.
La pretesa di costringere i contribuenti a effettuare il versamento d’imposta entro i dieci
giorni successivi all’emanazione del relativo
provvedimento, avrebbe costituito una palese
A cura di
CORRADO
FUSAI
Caselli Nirmal
l decreto interministeriale 28 novembre
2014, che avrebbe dovuto stabilire la nuova disciplina dell’esenzione dall’Imu per
i terreni agricoli nei comuni montani a
valere già per l’anno 2014, secondo le disposizioni del decreto legge n. 66 dello scorso aprile, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il
6 dicembre 2014. Ma era già smentito prima
ancora di essere pubblicato, grazie alle proteste
delle organizzazioni professionali, dei sindaci e
di tanti esponenti politici di maggioranza e opposizione. L’unica cosa certa, per ora, è che con
un decreto-legge varato venerdì 12 dicembre,
il governo ha stabilito che la scadenza del 16
DICEMBRE 2014
43
Fisco e previdenza
espressamente previsti».
Quindi si sarebbe dovuto prevedere quantomeno la possibilità di effettuare il versamento in
data successiva al 60° giorno dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e cioè dopo il 6
febbraio 2015.
Dell’Aquila
La rimodulazione delle esenzioni
violazione dello Statuto dei Diritti del Contribuente (legge n. 212 del 2000), che all’art. 3,
comma 2, stabilisce: «In ogni caso, le disposizioni tributarie non possono prevedere adempimenti a carico dei contribuenti la cui scadenza
sia fissata anteriormente al sessantesimo giorno
dalla data della loro entrata in vigore o dell’adozione dei provvedimenti di attuazione in esse
Secondo l’originaria disciplina dell’Imu, per i
terreni ricadenti in aree montane o di collina
delimitate ai sensi dell’art. 15 della legge n. 984
del 1977, compresi i terreni lasciati incolti, era
prevista l’esenzione.
Secondo il decreto del 28 novembre, risulterebbero invece esenti dall’Imu:
1) i terreni agricoli dei comuni ubicati a un’altitudine di 601 metri e oltre, individuati sulla base
dell’“Elenco comuni italiani”, pubblicato sul
sito internet dell’Istat (istat.it/it/archivio/6789),
tenendo conto dell’altezza riportata nella colonna “Altitudine del centro (metri)”;
2) i terreni agricoli posseduti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali, iscritti nella previdenza agricola, anche se agli stessi
concessi in comodato o in affitto, dei comuni
ubicati a un’altitudine compresa fra 281 metri e
600 metri, individuati sulla base del medesimo
elenco;
3) i terreni a immutabile destinazione agro-silvo-pastorale a proprietà indivisibile e inusucapibile, ovunque ubicati.
In tutti gli altri casi, l’Imu sul terreno è dovuta
LEGGE DI STABILITÀ: RISORSE E REGIMI DI VANTAGGIO
Al momento di andare in stampa con questa rivista, il
Senato ha avviato il proprio esame del disegno di legge
di Stabilità per il 2015 nella versione già approvata dalla
Camera in prima lettura. Non si tratta ancora del provvedimento definitivo, poiché certamente il Senato apporterà proprie modifiche, e magari verrà proposto il consueto maxi-emendamento concordato con il Governo.
Sarà quindi la Camera in seconda lettura ad approvare
la versione definitiva del provvedimento.
Tra il disegno di legge presentato alla Camera e il testo
votato, l’agricoltura ha tratto diversi “benefici”.
Non aumenta l’accise sul gasolio. È stato eliminato l’aumento dell’accise dovuta sul gasolio da impiegare in
lavori agricoli, orticoli, in allevamento, nella silvicoltura
e piscicoltura e nella florovivaistica. Dovrebbero quindi
rimanere le attuali aliquote agevolate per i carburanti
ad uso agricolo: in particolare, era previsto che l’aliquo-
44
ta sul gasolio aumentasse dal 22 al 26,5%. Tuttavia, per
compensare i mancati introiti che sarebbero conseguiti
con l’aumento (68,41 milioni di euro nel 2015, 54,27 nel
2016 e 60,40 per ciascuno degli anni dal 2017 al 2019) è
stata prevista una riduzione del contingente agevolato
dell’8% rispetto a quanto attualmente previsto: ci sarà
quindi meno gasolio agevolato disponibile.
Le misure sull’Irap. La Camera ha introdotto il taglio del
costo del lavoro dalla base imponibile Irap, riservato nel
disegno di legge originario solamente per le assunzioni a
tempo determinato, anche con riferimento ai lavoratori
agricoli dipendenti a tempo determinato impiegati nel
periodo di imposta da produttori agricoli o società agricole, purché abbiano lavorato almeno 150 giornate e il
contratto abbia almeno una durata triennale.
Giovani e filiere. Inizialmente, la Commissione Bilancio
della Camera aveva chiesto lo stralcio di alcune nor-
DICEMBRE 2014
in base alle regole ordinarie. La “Altitudine del
centro”, espressa in metri, è l’altezza, dal livello
del mare, in cui si trova la sede municipale del
comune.
Le conseguenze che potevano derivare dall’applicazione del testo in questione appaiono inaccettabili. Per capire bastano due esempi. In un
certo comune, la sede municipale è situata a
250 metri di altitudine: quindi, tutti i terreni
agricoli di quel comune, da chiunque posseduti, dovrebbero essere assoggettati all’Imu, anche
quelli che eventualmente siano posti a 601 metri di altitudine. Ma se nel comune di fianco al
primo, la sede municipale è situata a 601 metri
di altitudine, tutti i terreni agricoli di quel comune, da chiunque posseduti, sarebbero esenti
BANDO INAIL: PROROGA
AL 15 GENNAIO
Il termine per la presentazione delle domande di partecipazione al bando Inail denominato Fipit (si veda Agricoltura di ottobre 2014), per l’adeguamento alle norme di sicurezza dei trattori
agricoli e forestali, originariamente previsto per il 3 dicembre, è
stato prorogato al 15 gennaio 2015.
dall’Imu, anche quelli che eventualmente siano
posti a 250 metri di altitudine.
Insomma, una rimodulazione improponibile.
Giusto dunque che il Governo abbia riconosciuto l’errore e cerchi di correre ai ripari.
Dell’Aquila
Gli impegni del Governo
Il sottosegretario all’Economia Paolo Baretta
aveva informato che il Governo “sta provvedendo a una modifica delle modalità relative all’applicazione del decreto legge 66/2014 relative
all’Imu agricola, con l’obiettivo di rinviarne il
pagamento stabilito per il 16 dicembre 2014,
anche al fine di rivedere i criteri applicativi”.
Importante quanto dichiarato dal ministro
Maurizio Martina ad Agra Press: «Stiamo lavorando per garantire il migliore equilibrio
nell’interesse dei territori coinvolti e delle imprese agricole, a partire dalla conferma delle
esenzioni per imprenditori agricoli professionali e coltivatori diretti».
me, ritenendole incompatibili con la manovra di finanza
pubblica. Tra queste ve ne sono due (finanziamento dei
fondi a favore dell’imprenditoria agricola giovanile e dei
contratti di filiera agroalimentare), che sono state ripristinate nel testo finale.
È stata quindi prevista l’assegnazione al Mipaaf di 10 milioni
per il 2015, di 24,9 per il 2016 e di altri 18,7 milioni per il 2017,
da destinare allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile e al
ricambio generazionale in agricoltura, secondo quanto
previsto dal Titolo I, Capo III, del dlgs n. 185 del 2000.
Si tratta di mutui agevolati per gli investimenti, a tasso
zero, della durata massima di 15 anni, preammortamento compreso, e di importo non superiore al 75% della spesa ammissibile, concessi alle imprese che, amministrate
e condotte da un giovane imprenditore agricolo di età
compresa tra i 18 e i 40 anni ovvero, nel caso di società,
siano composte, per oltre la metà numerica dei soci e
DICEMBRE 2014
delle quote di partecipazione, da giovani imprenditori
agricoli di età compresa tra i 18 e i 40 anni, subentrano nella conduzione di un’intera azienda agricola, presentando progetti per lo sviluppo o il consolidamento
dell’impresa attraverso iniziative nel settore agricolo e
in quello della trasformazione e commercializzazione di
prodotti agricoli.
Così come sono stati ripristinati i 10 milioni per ciascuno
degli anni dal 2015 al 2017 per favorire l’integrazione di
filiera del sistema agricolo e agroalimentare e il rafforzamento dei distretti agroalimentari. Il riferimento è alla
promozione dei contratti di filiera e di distretto a rilevanza nazionale con gli operatori delle filiere, finalizzati alla
realizzazione di programmi di investimenti a carattere
interprofessionale, in coerenza con gli orientamenti comunitari in materia di aiuti di Stato in agricoltura, come
previsto dall’art. 66 della legge n. 289 del 2002.
45
Agroenergie
TRASFORMAZIONE
Il valore dei sottoprodotti
agricoli e agroindustriali
Per essere utilizzati convenientemente nella produzione
di biometano, gli scarti organici devono essere valutati
per il loro potenziale metanigeno. I test del Crpa Lab
MARIANGELA
SOLDANO,
MIRCO GARUTI
Crpa spa,
Reggio Emilia
Fig. 1 Schema del
funzionamento
del sistema per la
misura del potenziale
metanigeno (BMP
– Biochemical
Methane Potential)
presso il Crpa Lab
L
e attività agricole e agroindustriali generano quantità significative di residui e di
scarti organici di diversa tipologia, potenzialmente utilizzabili per la produzione
di energia e di molecole ad alto valore aggiunto
attraverso processi biotecnologici; la digestione
anaerobica finalizzata alla produzione di biometano o di intermedi metabolici ne è un esempio.
Nella categoria di scarti provenienti dal settore
agricolo rientrano le paglie dei cereali, gli steli,
le foglie e i residui in genere di varie coltivazioni
industriali e ortive di pieno campo; i sottoprodotti derivanti dalla trasformazione industriale
delle produzioni vegetali e animali: sanse di olive,
buccette di pomodoro e altri sfridi di lavorazione
delle produzioni orticole, sottoprodotti di origine
animale (sangue, carnicci, ecc.).
La produzione nazionale di scarti vegetali (escluse
le colture arboree e le produzioni legnose forestali), stimata all’anno 2011, ammonta a circa 13,3
milioni di tonnellate di sostanza secca, di cui più
di 6 milioni ritenute disponibili per eventuali forme di valorizzazione. Si calcolano, poi, circa 3,7
milioni di tonnellate di sottoprodotti derivanti
dalla trasformazione industriale delle lavorazioni
vegetali (dati 2011), a cui si sommano 9,9 milioni di tonnellate di sottoprodotti di origine animale; di questi ultimi il 93% è costituito da siero
di latte e similari.
Ai fini della valorizzazione degli scarti organici
tramite il processo di digestione anaerobica, oltre
alla conoscenza delle caratteristiche merceologiche, dei quantitativi e della diffusione nel territorio, è necessaria la valutazione della loro qualità
attraverso l’analisi delle componenti chimiche e
la misura della potenzialità in metano.
Il Crpa Lab – sezione Ambiente ed Energia ha caratterizzato chimicamente e determinato
il potenziale metanigeno (BMP – Biochemical
Methane Potential) di numerosi sottoprodotti
dell’industria alimentare e di scarti agricoli.
Il test BMP, considerato affidabile e ripetibile, viene eseguito secondo la norma Uni En Iso
11734:2004 e con esso è possibile misurare la
produzione massima di metano ottenibile per
degradazione anaerobica della sostanza organica
contenuta nelle biomasse, esprimendola in normal metri cubi per chilogrammo di solidi volatili
(Nm3·kgSV-1).
Il valore dei diversi prodotti organici varia notevolmente sia in termini di densità energetica,
degradabilità, qualità del biogas producibile e
compatibilità impiantistica.
Test e metodologia
Dal 2011 il Crpa Lab ha effettuato oltre 1.200
test BMP su scarti organici e zootecnici, sottoprodotti dall’agroindustria, colture energetiche e
rifiuti organici. Il sistema presente nel laboratorio
Crpa è costituito da 48 reattori di vetro del volume utile di 1,35 litri posti in armadi termostati
alla temperatura di 38±0,2°C (figura 1).
La matrice da analizzare viene inizialmente caratterizzata in termini di sostanza secca, contenuto organico (solidi volatili) e azoto totale.
La metodica prevede l’aggiunta al reattore di
46
DICEMBRE 2014
un inoculo batterico che, nelle prove condotte, è costituito dal digestato di un impianto di
biogas operante in mesofilia e alimentato a soli
effluenti zootecnici.
I sottoprodotti agro-industriali analizzati al Crpa
Lab sono suddivisibili nelle seguenti categorie:
sottoprodotti di origine animale (SOA): matrici derivanti dalla lavorazione di prodotti animali
(carnicci, grassi animali, latte e suoi derivati, sangue, contenuto ruminale, uova e derivati, ecc.).
Si tratta di prodotti con una notevole variabilità,
molto ricchi di lipidi e proteine, generalmente ad
elevata densità energetica, ma con potenziali problemi di degradabilità ed elevata instabilità biologica (il potenziale metanigeno medio su 30 campioni è pari a 441,5 ± 196,2 Nm3CH4·kgSV-1);
sottoprodotti dell’industria alimentare: categoria molto vasta che racchiude gli sfridi di
produzione di diversi prodotti alimentari (pane,
pasta, dolciumi, caffè, ecc.). I prodotti di questa
categoria sono molto ricchi in carboidrati più o
meno complessi, hanno un’elevata degradabilità, sono spesso disponibili in periodi limitati
dell’anno, difficilmente conservabili per periodi prolungati e caratterizzati da un basso livello
di standardizzazione (il potenziale metanigeno
medio su 40 campioni è pari a 401,5 ± 182,1
Nm3CH4·kgSV-1);
scarti o residui vegetali: matrici residuali generate dalla lavorazione dei prodotti ortofrutticoli,
della barbabietola e dei residui colturali. Sono
prodotti generalmente ricchi di frazioni fibrose,
ma anche amidacei, di degradabilità mediamente
elevata e basso standard qualitativo (il potenziale metanigeno medio su 159 campioni è pari a
321,8 ± 146,1 Nm3CH4·kgSV-1).
In figura 2 sono riportati graficamente i risultati
medi ottenuti dai test BMP di 229 campioni in
termini di rese di metano e percentuale massima
di degradabilità della sostanza organica (Fmax),
parametro che permette di valutare la qualità e la
stabilità della biomassa.
DICEMBRE 2014
Si osserva che le rese in metano sono elevate, ma
l’alta deviazione standard evidenzia la variabilità
delle matrici dovuta alla loro diversa provenienza
e composizione organica. La percentuale di materiale organico degradabile negli scarti vegetali è
dell’ordine del 67,2%, contro l’82,6% dei sottoprodotti dell’industria alimentare: ciò è imputabile alla presenza di una elevata quantità di frazioni fibrose più difficilmente degradabili.
La produzione cumulativa di metano di alcuni
sottoprodotti analizzati è riportata in figura 3.
Fig. 2 Rese
in metano
e degradabilità
massima (Fmax).
Sono riportati
media, deviazione
standard e, tra
parentesi, il numero
di campioni
analizzati
Conclusioni
I residui dell’industria agroalimentare sono di
notevole interesse per l’alto livello di sostanza
organica e l’assenza di frazioni indesiderate; ma
la loro stagionalità di produzione e la notevole
variabilità impongono un’adeguata conoscenza
della loro composizione e del comportamento in
digestione anaerobica.
Ai fini della loro valorizzazione energetica tramite
processi biotecnologici quali la digestione anaerobica, il Crpa Lab ne ha valutato le potenzialità
attraverso l’analisi delle componenti chimiche e
la misura della produzione di metano con test di
digestione anaerobica in batch. I valori osservati
confermano l’ottima qualità e l’elevata potenzialità energetica dei residui organici provenienti dal
settore agricolo e dall’industria agroalimentare che
risultano idonei alla conversione in biometano.
Fig. 3 Curve
di produzione
cumulativa di
metano di alcuni
campioni analizzati
presso il Crpa Lab
47
Agroenergie
NOVITÀ NORMATIVE
Rimodulati gli incentivi
a tutte le rinnovabili
Dopo il fotovoltaico tocca alle altre fonti alternative fare
i conti con il taglio delle agevolazioni per gli impianti già
in esercizio. I casi di esclusione dalle nuove regole
D
opo il fotovoltaico tocca alle altre fonti rinnovabili fare i conti con il taglio
degli incentivi per gli impianti già
in esercizio. Il 19 novembre scorso
è entrato in vigore il decreto del Ministero dello Sviluppo economico, in attuazione della legge
n. 9/2014 (ex decreto “Destinazione Italia”) che
stabilisce le modalità di rimodulazione degli incentivi (certificati verdi e tariffe omnicomprensive) agli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili diverse dal fotovoltaico.
Sono due le opzioni a disposizione: la prima è l’estensione dell’incentivazione di sette anni rispetto al periodo residuo spettante, a fronte di una
riduzione della tariffa incentivante, rimodulata
a seconda del tipo di fonte rinnovabile e del periodo residuo di incentivazione. In alternativa si
può scegliere di continuare a godere per il periodo
residuo del regime incentivante già acquisito. In
tal caso, per dieci anni decorrenti dalla fine del periodo incentivante, interventi di qualunque tipo
realizzati sullo stesso sito non potranno accedere
a ulteriori strumenti incentivanti, incluso il ritiro
dedicato e lo scambio sul posto. Sono esclusi dalla
nuove regole:
COME CAMBIA LA TASSAZIONE
Come noto l’articolo 22, comma 1, del decreto legge n. 66/2014
(convertito con modifiche con legge n. 89/2014) stabilisce che
dal 1° gennaio prossimo la cessione dell’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili non è più classificabile come reddito
agrario; quest’ultimo sarà infatti determinato in modo forfettario, applicando il coefficiente di redditività del 25% all’ammontare dei corrispettivi delle operazioni Iva, fermo restando la
possibilità di determinare quest’ultimo in maniera ordinaria. Di
ciò si deve tener conto per il calcolo dell’acconto Irpef o Ires e
dell’Irap. Per gli impianti incentivati con tariffa onnicomprensiva
l’ammontare del corrispettivo da assoggettare a tassazione si
riferirsce alla sola componente riconducibile alla valorizzazione
dell’energia elettrica ceduta (prezzo di vendita), escludendo
quindi la quota incentivo.
48
048Agr_12.indd 48
Wikimedia
LUIGI CERONE
tgli impianti per i quali il periodo di diritto agli
incentivi termina entro il 31 dicembre 2014
(ovvero entro il 31 dicembre 2016 per gli impianti a biomasse e a biogas di potenza non superiore a 1 mW);
tgli impianti incentivati ai sensi del decreto del
ministero dello Sviluppo economico 6 luglio
2012 – meccanismo incentivante in vigore per
gli impianti entrati in esercizio dal 1° gennaio
2013 – fatta eccezione per quelli ricadenti nel
regime transitorio di cui all’articolo 30 dello
stesso decreto;
t gli impianti incentivati tramite il cosiddetto
Cip6 (provvedimento del Comitato interministeriale prezzi n. 6/1992).
La scelta dell’opzione di rimodulazione è facoltativa e va esercitata con richiesta al Gse (Gestore servizi energetici) entro il 16 febbraio 2015, secondo
modalità pubblicate sul sito internet (gse.it).
Infine, un ultimo aggiornamento sul fotovoltaico. Lo scorso 30 novembre i titolari di impianti superiori a 200 kWp (kilowatt picco) hanno
dovuto scegliere fra le tre opzioni a disposizione
previste dalla cosiddetta “Legge spalma incentivi”.
Un provvedimento che ha stravolto le tariffe incentivanti già in vigore, con effetti deleteri per i
produttori di energia elettrica a partire dal 2015.
Con il nuovo anno, inoltre, cambiano le modalità di erogazione degli incentivi; è infatti prevista
la corresponsione di rate mensili costanti pari al
90% della producibilità media annua stimata e un
conguaglio entro il 30 giugno dell’anno successivo, in relazione alla produzione effettiva.
DICEMBRE 2014
19/12/14 11.41
Ricerca e sperimentazione
CEREALICOLTURA
Sostenibilità e innovazione
Banzi
per un prodotto strategico
T
Al traguardo i progetti Ager. Tre riguardano il grano duro
e la filiera della pasta, punto di forza del made in Italy
redici Fondazioni bancarie, coordinate da Cariplo, 27 milioni di finanziamento, 16 progetti nei comparti ortofrutticolo, cerealicolo, vitivinicolo e
zootecnico. Sono i “numeri” di Ager, un’iniziativa pressoché unica per budget e ricadute applicative, non solo nel panorama italiano.
Voce fondamentale del Pil nazionale, quello
agroalimentare è un comparto, la cui capacità di
stare sui mercati è direttamente proporzionale al
tasso di innovazione. Da qui la scelta di finanziare, attraverso lo strumento della “chiamata
per idee” progetti di ricerca pre-competitiva.
Una scelta che verrà presto replicata, visto che
nel 2015 partirà Ager 2 con nuove Fondazioni e
nuovi bandi.
Tra i primi progetti finanziati da Ager, ben tre
riguardano il grano duro, la coltura cerealicola
più radicata in Italia e punto di forza del made
in Italy, grazie anche a una domanda di pasta
in crescita sui mercati. Qualità del prodotto,
sicurezza alimentare, ma anche sostenibilità
ambientale e capacità produttiva: questi i temi
affrontati dai tre progetti, i cui risultati sono
stati presentati a Bologna a novembre nel corso
di una giornata organizzata dall’Accademia nazionale di agricoltura.
DICEMBRE 2014
Alto contenuto di amilosio
A cura della
REDAZIONE
Coordinato da Andrea Massi della società Produttori Sementi di Bologna, “From seed to pasta” ha scelto un approccio di filiera. Quattro
i filoni di ricerca (materia prima; sicurezza alimentare; genomica e genetica; miglioramento
genetico e agrotecnica), ma con un obiettivo comune: migliorare la competitività del frumento
duro dalla terra alla tavola. Sono stati individuati
nuovi genotipi con un elevato contenuto in fibra solubile (alto amilosio), in grado di ridurre l’assorbimento del colesterolo e di svolgere
un’azione preventiva sui tumori del colon-retto,
e sviluppati nuovi metodi di pastificazione che
preservano le sostanze antiossidanti (grazie a un
processo di turboseparazione che permette di
recuperare principi attivi altrimenti dispersi durante la molitura). Particolarmente complesso il
lavoro sulla variabilità genetica per individuare
genotipi con i maggiori fattori di resistenza alle
malattie e quindi più stabili per quanto riguarda
le rese, specie in situazioni di particolare stress,
quali quelle indotte dal cambiamento climatico.
Sul fronte della sicurezza alimentare sono stati
individuati metodi analitici rapidi per la determinazione delle micotossine, mentre per la parte
49
Ricerca e sperimentazione
CEREALICOLTURA
L’ACCADEMIA DI AGRICOLTURA
RIPARTE DAL CIBO
L’atto di nascita risale al 1807 quando, in piena età napoleonica, il conte Filippo Re, professore di agraria e rettore dell’Università di Bologna, fondò un istituto per promuovere la modernizzazione dell’agricoltura bolognese. Ora l’Accademia nazionale
di Agricoltura si propone con un ambizioso programma di
divulgazione. «Vogliamo dare il nostro contributo basato sulla
ricerca scientifica – ha spiegato il presidente Giorgio Cantelli
Forti presentando il calendario di iniziative 2015 – il 35% dei fattori di rischio delle malattie sono legati all’alimentazione, il 30%
al fumo. Quindi lavorare sull’alimentazione é la strada giusta per
dare più salute alla nostra popolazione». Il 20 aprile l’Accademia inaugurerà la nuova sede con la presentazione dell’archivio storico e di una biblioteca forte di 20 mila titoli.
Info: accademia-agricoltura.it
agronomica, il progetto ha permesso di mettere a punto tecniche di gestione a basso impatto ambientale. All’iniziativa hanno partecipato
l’Università della Tuscia di Viterbo, Cra Qce di
Roma, Ispa Cnr di Bari, Università di Parma,
Università di Bologna, Istituto di genomica applicata, Parco tecnologico padano e Cimmyt.
Gli effetti della Co2
e la gestione dell’azoto
Wikimedia
Non tutte le varietà di frumento duro rispondono allo stesso modo ad elevate concentrazioni
di CO2. Lo ha dimostrato il progetto di ricerca
“Durum wheat adaption to global change” coordinato da Luigi Cattivelli del Cra-Centro di
ricerca per la genomica vegetale di Fiorenzuola
d’Arda (Pc) con la partecipazione di Cnr Ibimet di Firenze ed Enea,
oltre al centro Cra di
Foggia. Il progetto ha
permesso di simulare
per la prima volta in
campo aperto (non in
serra) lo scenario che i
climatologi ritengono
ormai ineluttabile al
2050, quando la concentrazione di CO2
passerà dalle attuali
400 a 550 ppm, (parti per milione, ndr).
Come? Grazie a un’infrastruttura dotata di
ugelli e sensori in grado
50
di mantenere la concentrazione desiderata del
gas su una certa area senza nessuna barriera: una
novità assoluta per l’Italia. Dodici le varietà di
frumento duro monitorate per due cicli vegetativi (2011/2012 – 2012/2013), scelte tra quelle
più diffuse sul mercato, insieme ad alcune varietà storiche (quali Senatore Cappelli, Creso
e Ofanto). Alcuni risultati erano attesi, come
l’aumento della produttività o la diminuzione
del contenuto proteico in genere e di quello di
glutine in particolare. Non era attesa invece la
diversità di risposta tra le varietà esaminate: dal
+5% al +25% per quanto riguarda la produttività e da 0 a -12% per le proteine. Poiché proteine
e glutine incidono direttamente sulla maggiore o
minore collosità della pasta e sulla sua tenuta in
cottura, l’industria sementiera potrà ora indirizzarsi verso le varietà più idonee alla pastificazione per il futuro.
Il terzo progetto “Sostenibilità produttivo-ambientale, qualitativo ed economica della filiera
frumento duro”, coordinato da Giuliano Mosca
dell’Università di Padova (con gli Atenei di Teramo, Parma e Firenze), ha dimostrato che è possibile aumentare fino al 70% l’efficienza d’uso
dell’azoto, riducendo la dispersione in ambiente
e massimizzando il vantaggio per la pianta e il
prodotto finale, grazie all’agricoltura di precisione. L’azoto è il fattore più importante dal punto
di vista produttivo, ma anche quello più impattante sull’ambiente. Diverse le possibilità. Si va
dal satellite, che permette di realizzare mappe di
zone omogenee per fertilità, a indicatori ottici,
per rilevare lo stato di salute della pianta attraverso la colorazione fogliare e attuare concimazioni mirate.
Ma non solo: lo studio ha permesso di valutare
su cinque varietà di grano duro quando e come
somministrare l’ultima dose di azoto, quella
fondamentale ai fini della qualità finale del prodotto. E sempre in tema di qualità, declinata in
chiave di sostenibilità ambientale, il progetto
ha sperimentato il Nir, uno strumento applicato alla mietitrebbia, per misurare già in fase di
raccolta umidità, proteine, glutine e amido delle
spighe. Con evidenti vantaggi per l’agricoltore al
momento del conferimento sul mercato.
Oltre alla Fondazione Cariplo hanno aderito ad
Ager, l’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e le
Fondazioni delle Casse di Risparmio di Bologna,
Parma, Padova e Rovigo, Cuneo, Modena, Teramo,
Trento e Rovereto, Udine e Pordenone, Venezia,
Ferrara e Vercelli.
Info: progettoager.it
DICEMBRE 2014
Novità dalla ricerca
A cura di MARIA TERESA SALOMONI, Proambiente, Tecnopolo Cnr, Bologna e NICOLA DI VIRGILIO, Ibimet - Cnr, Bologna
OPERATORI AGRICOLI E SCIENZIATI HANNO
UNA VISIONE DIVERSA SUI CAMBIAMENTI CLIMATICI
te minimizzabile con una adeguata pianificazione nel momento
della ricostruzione delle aree umide.
Titolo originale: Agricultural stakeholder views on climate change: Implications for conducting research and outreach
Autori: Linda Prokopy et al.
Fonte: Bulletin of the American Meteorological Society, November 2014
Titolo originale: Agricultural peatland restoration: effects of landuse change on greenhouse gas (CO2and CH4) fluxes in the Sacramento-San Joaquin Delta
Autore: Sara Helen Knox et al.
Fonte: Global Change Biology, 2014
L’ILLUMINAZIONE A LED RIDUCE
I CONSUMI NELL’ORTICOLTURA IN SERRA
MIGLIORAMENTO GENETICO: IMPARARE DALLE PIANTE
COME SI COLTIVA SU TERRENI MOLTO SALINI
Il settore dell’orticoltura è importante per l’economia olandese:
il valore delle esportazioni di prodotti orticoli attualmente ammonta a circa 16 milioni di euro. Pur avendo raggiunto produzioni di qualità sicure e a basso impatto, il consumo di energia è
ancora molto elevato, ed è in effetti responsabile per il 10% del
consumo nazionale di gas. Il maggior problema è l’energia necessaria per l’illuminazione. Alcuni ricercatori presso l’Università di
Wageningen in Olanda sono forti sostenitori dell’illuminazione a
Led nell’orticoltura in serra. Prove effettuate stimano che con un
uso intelligente delle lampade a Led si può ottenere un risparmio
energetico fino al 50%. I Led hanno anche altri vantaggi rispetto
alle luci attualmente utilizzate (lampade al sodio ad alta pressione), come la possibilità di cambiare il colore, la posizione della
sorgente rispetto alla pianta e l’intensità della luce, consentendo
di utilizzare illuminazione in modo più efficiente e avere anche un
effetto sulla qualità dei prodotti.
Una grande porzione di terreni agricoli negli anni diventano inutilizzabili a causa dell’aumento della salinità nel suolo dovuto a
cambiamenti climatici e ad altri fattori antropici. In un articolo
pubblicato su Cell Press Journal Trends in Plant Sciences un gruppo di ricercatori ha proposto un nuovo approccio nei programmi
di miglioramento genetico per le piante resistenti alla salinità. Negli ultimi anni molte ricerche hanno studiato i processi fisiologici
delle piante naturalmente affini o resistenti ad alte concentrazioni di sale nel suolo. Queste piante depositano il sale che prelevano dal terreno in strutture esterne simili a palloncini, formando
delle vesciche di sale. Capire i meccanismi genetici in grado di
attivare questi processi potrebbe aggiungere una dimensione
nuova e molto promettente per la coltivazione in terreni molto
salini.
Titolo originale: Led lighting can significantly reduce energy consumption in greenhouse horticulture
Autore: Wageningen University and Research Centre
Fonte: sciencedaily.com, retrieved 31 october 2014
IL RIPRISTINO DELLE ZONE UMIDE PUÒ RIDURRE
LE EMISSIONI DI ANIDRIDE CARBONICA
A livello mondiale, la bonifica di zone umide specialmente di
paludi e torbiere con suoli ricchi di sostanza organica, oltre a eliminare l’habitat per molte specie vegetali ed animali, ha creato problemi di subsidenza dei suoli e contribuito ad aumentare
le emissioni di CO2. Rispristinare le zone umide potrebbe essere
una soluzione di ingegneria ambientale per poter ridurre questi
due fenomeni. Uno studio ha monitorato i flussi di carbonio e metano per diversi anni su mais e pascolo su zone bonificate confrontandoli con una zona umida ricostituita. I siti drenati si sono
comportati come emettitori di CO2, mentre le aree ricostituite si
sono comportate come immagazzinatori di CO2, ma allo stesso
tempo con alte emissioni di metano, gas con un potenziale ad
effetto serra venti volte maggiore della CO2. I ricercatori hanno
scoperto come l’aumento delle emissioni di metano sia correlata
al modo in cui si sviluppa la vegetazione, e quindi potenzialmenDICEMBRE 2014
Banzi
Uno studio condotto in Usa su 6.795 operatori del settore agricolo nel 2011-2012 ha messo in evidenza la diversa percezione tra
agricoltori e scienziati sui cambiamenti climatici e le loro principali cause. La maggior parte degli scienziati riconoscono che i
cambiamenti sono in atto e li attribuiscono alle attività umane.
Solo una piccolissima parte degli agricoltori, però, li attribuiscono a cause antropiche. Circa il 30 % comunque dichiara di non
vedere gli effetti di tali mutamenti. La non sinergia tra scienziati
e agricoltori diminuisce l’efficacia nell’adozione di pratiche di
adattamento e mitigazione. La sfida per il futuro è nel comunicare i dati climatici in maniera meno politica e più pratica nei
confronti degli operatori del settore, al fine di favorire di strategie
di adattamento e mitigazione a lungo termine.
Titolo originale: Salt bladders: do they matter?
Autore: Sergey Shabala et al.
Fonte: Trends in Plant Science, 2014
BREVETTATO UN NUOVO PROCESSO
PER LA DETOSSIFICAZIONE DEL GLUTINE
Una dieta senza glutine per tutta la vita è obbligatoria per chi
è celiaco. Il fatto che quest’obbligo sia di solito molto difficile e
condizionante per la vita dei celiaci, spinge alla ricerca di nuove strategie. È stato messo a punto presso l’Università di Agraria
di Foggia un nuovo metodo per la detossicazione del glutine, la
proteina presente nei cereali responsabile della intolleranza da
parte dei celiaci. Il brevetto è basato su un procedimento in grado di modificare le proteine del glutine con il trattamento della
farina con un particolare enzima, evitando così l’innesco della
cosiddetta cascata infiammatoria nei soggetti celiaci. Saranno
necessari studi clinici per dimostrare l’efficacia del trattamento
su pazienti a scala allargata.
Titolo originale: Reintroduction of gluten following flour transamidation in adult celiac patients: a randomized, controlled clinical study
Autore: Mazzarella G. et al.
Fonte: Clin Dev Immunol, 2012.
51
Biodiversità
UNA STORIA SECOLARE
Dall’uva Pellegrina il vino
di viandanti e marinai
I
52
Una discussa identità
con la Spargolina
Pellegrina
Fontana
Spergola
Fontana
Barbesino
(per quantità, ovvio!) lancia una sfida sul suo
territorio coinvolgendo la prima cantina di San
Felice sul Panaro, l’azienda agricola Vita, e alcuni agricoltori dei dintorni che ancora possiedono qualche pianta di Pellegrina.
Nel 2008, da circa due quintali d’uva, escono le
prime bottiglie di Pellegrina, bianco frizzante,
che porta al collo un cartoncino che spiega in
sintesi perché quella bottiglia esiste: “La riscoperta del vino Pellegrina non è casuale. I ricordi della memoria lambiscono l’infanzia di molti
anni fa quando i contadini di primo mattino
trovavano il piacere di bere vino bianco, dissetante e ricco di sali minerali. La curiosità è stata
la guida per ricercare questo vino sconosciuto e
ormai scomparso dalle tavole, nonostante la sua
storia risalga al XVI sec., quando era noto col
nome di Spergola...”.
Fontana
Fontana
l terremoto, soprattutto se devastante come quello del 2012 in Emilia, è un
evento sconvolgente sul piano fisico, ma
anche e soprattutto su quello psicologico.
Si teme che quella storia che si è sedimentata
sulle nostre terre per secoli venga spazzata via
per sempre. Per questo ci si aggrappa a tutti i
punti fermi che sono in grado di confermarci
nella nostra “identità”.
Forse è proprio per questo che un manipolo di
ardimentosi ha deciso di salvare, da fine certa,
la Pellegrina, tipica uva della Bassa Modenese.
Stimolati dall’idea del giornalista enogastronomico Roberto Martinelli nel verificare che fine
avesse fatto quel “vinello” che ogni agricoltore
custodiva gelosamente, Antonio Previdi, oste
della Trattoria Entrà di Finale Emilia, con una
particolare attenzione per le produzioni minori
Fontana
Accessioni
di Barbesino,
Spergola
e Pellegrina messe
a confronto
per la morfologia
di foglia e grappolo
È coltivata in vecchi vigneti della Bassa modenese.
Il vitigno è caratterizzato da elevata acidità e gradazione
contenuta: tutti elementi per un frizzante di successo
Fontana
MARISA FONTANA
Enologa
ILARIA FILIPPETTI,
CHIARA PASTORE
DipSA - Università di
Bologna
In effetti l’analisi bibliografica in passato aveva portato
a concludere che Pellegrina
fosse sinonimo di Spergola nel
Modenese, ma la curiosità e la
disponibilità di mezzi di identificazione varietale più efficaci
rispetto al passato hanno portato a riesaminare la questione: grazie ad un progetto regionale, coordinato dal Crpv,
finalizzato allo studio del germoplasma viticolo locale, si è
voluta verificare meglio questa
sinonimia.
L’identità tra Spargolina e Pellegrina fu suggerita da Marescalchi e Dalmasso, che nella
loro “Storia della vite e del
vino” (1937), riprendono alcune parti dell’opera di VinDICEMBRE 2014
95
Baresino + Mossi
cenzo Tanara che trattano di una varietà detta
Pomoria o Pellegrina che “fa vino brusco, picciolo e dura assai” (Tanara, 1644) e dicono che
questa varietà “è citata da Froio come uva Bolognese; oggi si trova sui colli Reggiani una Spargolina o Pellegrina”. Quindi l’assimilazione tra
i vitigni Spergola e Pellegrina è relativamente
recente, visto che Tanara si era limitato a citare
una “Pomoria, over Peregrina” il cui vino in
effetti ha tutte le caratteristiche della Pellegrina
vinificata in purezza di oggi.
Nel 1927 la rivista L’Italia Agricola riporta, tra
i vitigni coltivati nelle province di Modena e
Reggio, “La Pellegrina coltivata nella bassa verso il confine bolognese, col suo vinetto agro ma
serbevolissimo, ottimo per dissetare se allungato con acqua”. La Spargolina, invece, viene collocata al colle e in particolare come ingrediente
per i vini di Scandiano, Casalgrande e Albinea.
La descrizione del vino è perfettamente confrontabile con i ricordi degli agricoltori più anziani di Finale Emilia e dintorni.
Andando più indietro nel tempo, il conte di
Rovasenda (1877) cita una Spargoletta bianca,
coltivata a Sassuolo di Modena, e una Pellegrina
o Pissotta fra le uve bianche di Mirandola, senza
indicare relazioni tra queste varietà. Questo potrebbe ragionevolmente far supporre che esisteva
un’uva di colle, forse riconducibile a Spergola,
che nulla aveva a che spartire con la Pellegrina.
Il contributo all’ampelografia modenese di Malavasi (1879), poi, ritrae due vitigni ben differenziati descrivendo Spergolina (Spargolina?) e
Pellegrina (Pissotta). In merito alla Spergolina,
tra l’altro, si legge che “Poche piante sono state
recentemente importate da Scandiano. Matura
in settembre: è ferace e l’uva ritiensi ottima da
vino…”, offrendoci un appiglio per affermare
che la Spergola reggiana e la Spergolina sono verosimilmente la stessa cosa.
L’analisi ampelografica e quella ampelometrica eseguite sulle foglie di Spergola e Pellegrina hanno mostrato parecchi elementi comuni, tanto da giustificare gli equivoci insorti tra
gli ampelografi del passato (foto nella pagina
precedente). Tra l’altro l’analisi comparata tra
diverse accessioni ha evidenziato una elevata
probabilità di identità tra Spergola e Barbesino, una “varietà” Piacentina, e una similitudine molto elevata tra Spergola e Pellegrina (vedi
dendogramma sopra). La dimensione degli acini e la quantità di pruina, invece differenziano nettamente Spergola e Pellegrina. A questo
punto l’analisi genetica, realizzata presso il Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di
DICEMBRE 2014
85
87,3
Spergola
84,2
Pellegrina Bonfatti vera
Verdea
75
94
81,8
89,9
Verdea Mossi
Bervedino
78
86,6
Bianchetta Diolo
Bianchetta Bacedasco
Bologna, ha consentito di dirimere la questione
decretando la diversità tra le due accessioni, che
ora possono assurgere al ruolo di varietà distinte, mentre ha confermato la probabile sinonimia tra Barbesino e Spergola.
Nel 2013 a dimora mezzo ettaro
Ad oggi la Pellegrina è presente su pochissimi
metri quadrati in vecchi vigneti della Bassa
Modenese e viene vinificata dall’azienda Vita
che raccoglie le uve dei vari agricoltori e che
nel 2013 ha messo a dimora circa mezzo ettaro
di vigneto prelevando le marze dai vigneti più
vecchi per evitare di perdere i biotipi locali fino
ad ora conservati esclusivamente in situ.
Dall’incontro con Giovanna Guidetti, dell’Osteria la Fefa di Finale Emilia, e il suo amico
Luigi, architetto-cameriere che raccoglie tra i
tavoli storie e aneddoti, è emerso che la Pellegrina porterebbe quel nome perché era il vino
dato ai pellegrini di passaggio in quelle zone,
mentre il sinonimo Pissotta sarebbe da mettere in relazione con le proprietà diuretiche del
vino.
In effetti l’elevata acidità del vino potrebbe
ricondurci agli usi e costumi di viandanti e
marinai del passato, che usavano l’aceto come
disinfettante anche per le acque, spesso non potabili, oppure all’atteggiamento fraudolento di
molti osti che facevano assaggiare vini buoni e
poi mescevano prodotti di qualità decisamente inferiore agli avventori dei loro locali. Ce
lo testimoniano Gurgand e Barret, autori del
libro “Alla conquista di Compostela” (2000):
“All’arrivo gli osti vendono ai pellegrini dei ceri
fatti di grasso di capra, mettono dell’acqua nei
boccali prima di versarvi il vino, usano botti a
doppio fondo in modo da servirgli vino diverso
da quello che gli si è fatto assaggiare, ma apparentemente della stessa provenienza...”.
Questo non deve spaventare, oggi la tecnologia
in cantina è ben diversa, ma le caratteristiche
del vitigno sono elevata acidità e sapidità e gradazione contenuta, tutti elementi che possono
fare della Pellegrina un frizzante di successo.
Dendrogramma
risultante dal
confronto tra foglie
di diverse accessioni:
Spergola e Barbesino
sono oltre la soglia
minima di probabile
identità (93), mentre
Spergola e Pellegrina
non raggiungono
la soglia di elevata
somiglianza (88)
53
Biodiversità
MIGLIORAMENTO GENETICO
Frenata la vigoria della vite
da due nuovi portinnesti
Si tratta di Star 50 e Star 74. Le prove hanno dimostrato che
la qualità dell’uva selezionata non viene pregiudicata.
Si potranno così evitare costosi interventi di cimatura
ILARIA FILIPPETTI,
GIANLUCA
ALLEGRO,
GABRIELE
VALENTINI,
EMILIA COLUCCI,
CESARE INTRIERI
DipSA - Settore
Viticoltura Università
di Bologna
D
iverse zone viticole
della nostra penisola si distinguono
per una buona dotazione in elementi della fertilità. Questa si ripercuote sulla
spinta vegetativa delle piante
che, anche in aree collinari e
prive di irrigazione, presentano molto spesso eccessi di
vigore e devono essere sottoposte annualmente a costosi
interventi di cimatura.
A partire dalla fine degli anni
‘80 l’allora Istituto di coltivazioni arboree (ora Dipartimento di Scienze agrarie)
dell’Università di Bologna ha
attivato un programma di miglioramento genetico per la
creazione di nuovi portinnesti
capaci di controllare lo sviluppo vegetativo delle viti.
Materiali e metodi
Nota per le tabelle:
per colonna, i valori
contraddistinti da
lettere diverse sono
statisticamente
diversi per P = 0,05.
Nel vigneto sperimentale dell’Università di Bologna, intorno
agli anni ‘90, sono state ottenute diverse piantine da seme
a partire da una collezione di
piante-madri. Alcune di queste
ottenute dalla libera impollinazione dei portinnesti più comuni (325R, 41B, Teleki 5C,
Teleki 8, Kober 5BB, Cosmo 2,
1202 C e Binova); altri invece
provenienti da autofecondazione della cultivar Binova (V.
berlandieri x V. Riparia). A questi ultimi semenzali è stata data
maggiore attenzione in quanto
l’autofecondazione (inbreeding)
determina spesso una riduzione
di vigoria.
Nel 1991 le plantule ottenute
dalla germinazione dei vinaccioli, e ritenute più interessanti ai fini della ricerca, sono
state trasferite su un bancale
dedicato all’aperto e, nell’anno successivo, fertirrigate al
fine di assicurarne il giusto
sviluppo e avviate a una fase
di pre-selezione. Quest’ultima
è stata effettuata in base alla
valutazione della vigoria delle
giovani piantine e eliminando
tutti i semenzali eccessivamente deboli o apparentemente
dotati di eccessivo sviluppo
vegetativo rispetto alla media.
Con questa pre-selezione il
numero dei semenzali di Bino-
TAB. 1 - VALUTAZIONE IN BANCALE DELL’INDICE SPAD DELLE FOGLIE
DI SANGIOVESE INNESTATO SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 1995-1997)
Portinnesto
Indice SPAD bancale
“controllo”
Indice di SPAD bancale
“trattato”
STAR 50
21,9 a
21,6 a
STAR 74
23,6 a
23,1 a
420A
22,3 a
23,0 a
161/49C
22,7 a
22,7 a
SO4
23,4 a
20,6 a
54
va mantenuti in prova è stato
ridotto a 41 individui.
Successivamente è stata operata una selezione in base alla
capacità rizogena: le talee ottenute dai 41 semenzali sono
state sistemate in un bancale
di radicazione registrandone
il numero di radici primarie e
secondarie per talea. Nel 1993
il numero dei semenzali è stato ridotto quindi a 5 accessioni, rispettivamente identificate con le sigle Bina7, Bina25,
Bina38, Bina50 e Bina74.
La selezione
A partire dal 1994 le piantemadri autoradicate ottenute
dalle 5 accessioni da autofecondazione di Binova sono
state sottoposte ad una selezione articolata che ha coinvolto diversi aspetti. L’innesto
con Sangiovese 12T e con altre importanti varietà da vino
e da tavola (Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Moscato
d’Amburgo) ha dato origine a
percentuali ottimali di successo permettendo di verificare la
loro buona affinità di innesto.
In seguito è stata testata la loro
resistenza al calcare comparando il comportamento del
Sangiovese 12T innestato sulle
cinque accessioni di portinnesti selezionati con quello dello
stesso Sangiovese 12T innestato sui più diffusi portinnesti
commerciali (420A, 161/49C,
157/11C, SO4, 779P, 1103P
DICEMBRE 2014
cm2. Le letture effettuate con
lo strumento sulle foglie in
posizioni mediana e apicale
del germoglio non hanno però
messo in evidenza alcun ingiallimento o clorosi.
A questo punto le barbatelle
di Sangiovese innestate sulle
cinque accessioni e sui portinnesti commerciali sono
state messe a dimora in un
campo sperimentale secondo
uno schema con due blocchi
randomizzati (ciascuno con 4
piante per ogni combinazione
di innesto), con sesti di 1,25
x 2,80 m e potate a cordone
speronato con 9 speroni di 2
gemme/ceppo. Nel triennio
2001-2003 le piante sono state sottoposte ad indagini di
valutazione della quantità e
qualità delle loro uve.
Risultati ottenuti
e conclusioni
Per semplicità sono presentati solo i risultati relativi a
Bina50 (adesso denominato Star 50) e Bina74 (adesso
denominato Star 74) che nei
tre livelli di selezione hanno
presentato i risultati più interessanti a confronto con tre
portinnesti commerciali usati
come controllo (SO4, 420A e
161/49C).
DipSA/Unibo
Apice di giovane germoglio
e pagina superiore di foglia adulta
del portainnesto Star 50
DipSA/Unibo
e 110R). Per le prove di resistenza al calcare sono stati
allestiti due bancali: uno di
“controllo” con un contenuto
di calcare totale pari al 14,5%
(calcare attivo 1,1%) e uno
“trattato” ovvero caratterizzato da una contenuto di calcare
totale del 30,5% (calcare attivo del 17,7%).
Sulle piante di Sangiovese
sono state condotte nell’arco di tre anni (1995, 1996 e
1997) le analisi non distruttive sul contenuto in clorofilla
presente nelle foglie, utilizzando la strumentazione Spad
al fine di mettere in evidenza
l’eventuale presenza di tessuti
clorotici imputabili al portinnesto.
L’indice Spad consente di
stimare il contenuto in clorofilla tramite il rilevamento
della trasmittanza fogliare a
due lunghezze d’onda (650
nm e 940 nm) e può essere
utilizzato indirettamente anche come indicatore del contenuto azotato della pianta.
Tale rilevamento non richiede
l’asportazione delle foglie, in
quanto lo strumento utilizzato
è di piccole dimensioni ed è in
grado di lavorare direttamente
in campo.
I valori relativi all’indice Spad
sono compresi tra 0 e 70 e,
per quanto riguarda le foglie
di vite, valori superiori a 20
sono da considerare normali e
non limitanti, in quanto corrispondenti ad un contenuto
in clorofilla superiore a 20 μg/
Analisi Spad. I dati medi del
triennio 1995-1997 hanno
messo in evidenza che anche
nel bancale “trattato” (17,7%
di calcare attivo) i valori strumentali dello Spad (tabella 1)
indicano assenza di clorosi e
una normale dotazione di clorofilla dei tessuti fogliari, stimabile in non meno di 20 μg
per cm2.
Comportamento produttivo
e vigoria. Si evince dalla tabella 2 che il numero dei grappoli
prodotti per metro dal Sangiovese innestato su Star 50 e
su Star 74, è decisamente più
basso rispetto a quanto rilevato nel Sangiovese innestato su
SO4 e su 420A.
Apice di giovane
germoglio e pagina
superiore di
foglia adulta del
portainnesto Star 74
TAB. 2 - NUMERO DI GERMOGLI, NUMERO DI GRAPPOLI, FERTILITÀ E PESO DEL LEGNO DI POTATURA DELLE
PIANTE DI SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 2001-2003)
Germogli
(n/metro)
Grappoli (n/m)
Fertilità
(grappoli/germoglio)
Peso del legno
di potatura (kg/m)
STAR 50
15,5 a
16,6 b
1,07 b
1,28 b
STAR 74
15,5 a
19,7 b
1,27 b
0,91 b
420A
15,5 a
26,3 a
1,69 a
1,97 a
161/49C
15,0 a
20,8 b
1,39 b
1,85 ab
SO4
16,8 a
27,7 a
1,65 a
2,12 a
Portinnesto
DICEMBRE 2014
55
Biodiversità
Star 50 e Star 74 hanno anche
esercitato, rispetto a 420A ed
SO4, un maggiore controllo
della produzione del legno nelle piante innestate (tabella 2 a
pagina 54).
Per quanto riguarda le rese (tabella 3), la minore fertilità del
Sangiovese su Star 50 e Star 74
ha determinato una produzione bilanciata e contenuta (4,54
e 5,61 kg/metro rispettivamente), mitigando così l’eccessiva
produttività del Sangiovese soprattutto su 420A (8,17 kg/metro) e su SO4 (9,64 kg/metro).
Parametri qualitativi. Il Sangiovese su Star 50 e su Star 74
(tabella 4) ha dato origine ad
uve rispettivamente con 20,5
e 21,2°Brix, valori superiori,
a quelli riscontrati nelle uve di
Sangiovese innestato sugli altri
portinnesti. Il pH e l’acidità
titolabile dei mosti non hanno
presentato differenze tra le diverse combinazioni di innesto.
Le attività svolte dal 1990 ad
oggi hanno permesso di selezionare due portinnesti in grado di contenere la vigoria sul
vitigno Sangiovese, senza pre-
DipSA
MIGLIORAMENTO GENETICO
giudicare la qualità dell’uva.
I nuovi portinnesti Star 50 e
Star 74 (foto a pagina 57) sono
già omologati e attualmente in
fase di premoltiplicazione.
Il quadro attuale
L’ultimo aggiornamento del
Registro nazionale delle Varietà di Vite (Mipaaf, 2013)
ha riportato che sono 37 i vitigni portinnesto i cui cloni
sono omologati in Italia, ma
un’indagine storica sull’attività
vivaistica viticola (Vivaio Enotria, 2013), ha indicato che
TAB. 3 - PESO MEDIO GRAPPOLO E PRODUZIONE DELLE PIANTE DI SANGIOVESE
INNESTATE SUI PORTINNESTI IN PROVA (MEDIA 2001-2003)
Portinnesto
Peso medio grappolo
(g)
Produzione
(kg/m)
Indice di Ravàz
(peso produzione/peso
legno)
STAR 50
273,5 a
4,54 b
3,55 a
STAR 74
284,7 a
5,61 b
6,16 b
420A
310,9 a
8,17 a
4,14 a
161/49C
301,4 a
6,27 ab
3,39 a
SO4
348,3 a
9,64 a
4,54 a
TAB. 4 - PARAMETRI QUALITATIVI DELLE UVE PRODOTTE DALLE PIANTE DI
SANGIOVESE INNESTATE SUI PORTINNESTI DELLE PIANTE IN PROVA (MEDIA 2001-2003)
Solidi solubili (°Brix)
pH
Acidità titolabile
(g / L)
STAR 50
20,5 ab
3,37 a
7,92 a
STAR 74
21,2 a
3,39 a
7,52 a
420A
19,5 b
3,38 a
8,59 a
161/49C
20,0 ab
3,43 a
8,00 a
SO4
20,1 ab
3,40 a
8,18 a
Portinnesto
56
ancora nel 2011 oltre il 90%
delle talee da innesto prodotte
nel nostro Paese appartenevano ad appena 9 cultivar, provenienti da incroci interspecifici
tra le specie pure americane V.
riparia, V. rupestris e V. berlandieri. Secondo tale indagine i
portinnesti più utilizzati appartengono al gruppo di ibridazione V. berlandieri x V. riparia (Kober5BB, 125AA, 420A,
SO4, 161/49C), seguito dal
gruppo V. berlandieri x V. rupestris (1103P, 110R, 140R).
Questi portinnesti, quasi tutti
prodotti nella prima metà del
secolo scorso, sono stati selezionati con lo scopo principale
di resistere agli attacchi della
fillossera. Tuttavia i costitutori
hanno preso in considerazione
anche altri importanti caratteri, quali la capacità di radicazione delle talee, la compatibilità con il nesto e la tolleranza
ai terreni calcarei e a quelli
siccitosi. Per un lungo periodo, e specialmente in Italia,
è stata trascurata la creazione
di nuovi portinnesti nei quali
la resistenza alla fillossera, al
calcare e alla siccità dovrebbe
attualmente essere integrata
da altri requisiti, in particolare
una buona capacità nanizzante
e una più spiccata resistenza a
carenza idrica conclamata derivante dai cambiamenti climatici.
DICEMBRE 2014
Meccanizzazione
MANIFESTAZIONI
Chiude Eima tra grandi
numeri e nuove tendenze
Non solo visitatori ed espositori per la fiera bolognese.
I segnali in arrivo dal mercato e le realtà internazionali
emergenti che si affiancano ai costruttori di casa nostra
Globalizzazione:
i nuovi competitor
Repetti
In una grande manifestazione internazionale,
come è indubbiamente Eima, si possono vedere con ancor più chiarezza gli effetti del mercato
globalizzato. Chiaro, per esempio, il tentativo dei
più importanti costruttori mondiali di uniformare e standardizzare il proprio prodotto, per riuscire a venderlo in tutti i continenti. Va in questo
senso la scelta di Agco di lanciare le “global series” Massey Ferguson, ovvero uno standard di
trattore che sia adatto tanto al risicoltore indiano
quanto all’allevatore gallese o all’orticoltore italiano. Presentata proprio all’Eima, la serie globale
è totalmente meccanica, cambio compreso, ed è,
ovviamente, molto competitiva sul prezzo.
DICEMBRE 2014
Tuttavia globalizzazione vuol dire anche arrivo di
nuovi costruttori. Si aspettava, per esempio, lo
sbarco in grande stile di Lovol Foton, ma il colosso cinese della meccanica agricola era presente
soltanto con uno stand dimesso. È probabile, a
questo punto, che aspetti la fiera di Hannover
(autunno 2015) per annunciare il suo ingresso da
protagonista sui mercati europei. Il fatto di aver
creato un centro di ricerca e sviluppo nel Bolognese, affidandosi a tecnici italiani di primo piano, fa capire che l’intenzione sia quella.
A proposito di asiatici alla conquista dei mercati
occidentali, si sono visti i primi effetti della nuova strategia di Kubota, che per sfondare in Europa sta realizzando uno stabilimento nel nord
della Francia. I suoi modelli di alta potenza, da
130 a 170 cavalli, hanno un design e caratteristiche senz’altro europee: motore quadricilindrico,
cambio powershift o a variazione continua, ponte e cabina sospesi, distributori elettronici. A partire dal 2015 sarà un concorrente agguerrito per
i marchi storici del vecchio e nuovo continente.
Fra i marchi meno noti, segnaliamo poi la presenza dei coreani Kioti, in vendita da tempo nel
nostro Paese, e dei turchi della Armatrac, un costruttore che nel giro di dieci anni ha prodotto
e messo in campo 32mila trattori, ne costruisce
6mila all’anno e ha uno stabilimento con potenzialità più che doppie. Assai diffuso in nord Afri-
OTTAVIO REPETTI
Foton, colosso
cinese, si prepara
ad entrare nel
mercato europeo
Repetti
C
on oltre 235mila visitatori e un sonoro
+20% sulla precedente edizione, Bologna Fiere e Unacoma hanno archiviato, tra champagne e sorrisi, Eima International 2014. Al di là dei numeri, però, cosa
ci lascia questa fiera? Senza dubbio sono emersi,
dalla “cinque giorni” bolognese, alcuni interessanti spunti di riflessione, utili per capire dove sta
andando la meccanica agricola e quali tendenze
si preparano per il futuro. Proviamo a mettere in
fila qualche idea.
57
Meccanizzazione
Sopra, da Bossini
una botte
per liquami montata
su autocarro
per trasporto
del digestato a grandi
distanze.
A destra, soluzioni
industriali
per il digestato: una
cisterna abbinabile
a una motrice da tir
con 30 metri cubi
di capacità
Repetti
Repetti
MANIFESTAZIONI
ca e Medio Oriente e già presente in Germania e
Regno Unito, sta cercando un partner per i mercati francese e italiano e potrebbe averlo trovato
proprio all’Eima.
Aggregazione:
più forti e competitivi
Rispondere a sfide da parte di colossi internazionali di questo calibro non è facile e di certo la dimensione media dell’impresa italiana non aiuta a
farlo. Forse c’è anche questo alla base del fenomeno di accorpamenti cui si sta assistendo in questi
anni. Assieme, ovviamente, agli effetti di una crisi
che non accenna a ridursi (i dati sulle immatricolazioni di macchine agricole restano negativi, anche nei primi dieci mesi del 2014, come riportato
nel precedente numero di Agricoltura). Ancora
una volta, l’Eima è una vetrina fedele di questi
fenomeni. Hanno fatto il loro debutto, per esempio, la Feraboli in versione Maschio-Gaspardo e
Tonutti-Wolagri nella famiglia B-group.
Procediamo con ordine. Maschio, fino a venti
anni fa soltanto un costruttore di macchine agricole, per quanto di stampo internazionale, ha
dato il via a una campagna acquisti che lo ha portato, in breve tempo, a rilevare prima la Gaspardo
(1994) e, negli ultimissimi anni, Unigreen, nome
storico degli irroratori, e infine Feraboli, costruttore mantovano di macchine per fienagione. Gli
ultimi accordi riguardano Moro, altro nome storico dell’agricoltura italiana, e Friuli Sprayers,
che produce irroratori di vario tipo.
Storia in qualche modo simile per la pugliese B
Group, fondata alla fine degli anni Cinquanta
da Luigi Blasi e che oggi raggruppa, accanto al
proprio marchio Projet, nomi come Tanesini,
Rimeco e Bargam. L’ultima acquisizione è, come
anticipato, la Tonutti-Wolagri, marchio di primo piano nella fienagione.
Sono soltanto due esempi di una tendenza generale: i piccoli costruttori indipendenti si arrendono alla crisi oppure alle difficoltà di un mercato
fatto di colossi e preferiscono passare la mano
piuttosto che dover chiudere. Servirà forse a creare un’industria di settore più forte e competitiva,
58
Repetti
Repetti
A sinistra: Feraboli,
recentemente
acquisita, è da
quest’anno il solo
marchio del gruppo
Maschio-Gaspardo
per le presse.
A destra, Talpa, il
nuovo semovente
di Unigreen per la
distribuzione di
liquami e digestato
DICEMBRE 2014
Repetti
In condizioni così difficili, come al solito, sopravvive chi riesce a specializzarsi e a ritagliarsi nicchie
di competenza esclusiva o quasi. Oppure chi ha
la capacità di seguire con attenzione il mercato
o, meglio ancora, di anticiparne le richieste. Per
questo motivo è particolarmente istruttiva una
passeggiata nel padiglione dedicato al trasporto
del prodotto, che a dispetto del nome risultava
quasi interamente occupato da costruttori di
botti spandiliquami e carri spandiconcime. Vale
a dire macchine impegnate nel ciclo del digestato, che è il vero motore delle vendite di macchine agricole di questi anni: basti pensare al boom
delle trinciacaricatrici iniziato nel 2011.
Ora che quasi tutti i contoterzisti (e molte grandi aziende) hanno la trincia, si scopre che c’è
ancora molto da fare sul versante dei reflui. Le
DICEMBRE 2014
Repetti
Repetti
Specializzarsi
per sopravvivere
esigenze sono note: trasportare il digestato anche
a grandi distanze dall’impianto e distribuirlo in
campo con efficienza e precisione, per sfruttarne
appieno le caratteristiche fertilizzanti (che non
sono di poco conto). Per questo motivo si sta
passando dalle classiche botti a veri colossi a tre
assi con sistemi di distribuzione superficiale o
di interramento a bassa profondità, produttivi
ed efficienti.
Inoltre, in risposta ai grandi semoventi (Terragator e Xerion in allestimento liquami) prendono piede le piccole botti con sollevatore posteriore e attrezzature ad alta efficienza da usare
esclusivamente in campo e dunque da servire
con i tradizionali carri-botte. La ridotta dimensione offre alta maneggevolezza e poco compattamento, mentre l’uso di attrezzi specifici ottimizza la distribuzione. Infine, per il trasporto
a grandi distanze si adottano soluzioni diverse:
qualcuno installa la botte su una motrice di autocarro, altri realizzano cisterne adattabili ai tir.
Anche da questi particolari si nota quanto sta
cambiando l’agricoltura moderna.
Sopra: Global Series,
la serie globale
di Massey Ferguson
alla ricerca del
trattore unico per
i mercati emergenti
ed evoluti.
A sinistra, sempre
più richiesti
i trattori cingolati.
Qui vediamo
la modifica fatta
da un costruttore
indipendente
a un Fendt 936
Repetti
ma non è certamente un buon segnale per la vitalità dell’imprenditoria italiana.
59
Cambiamenti climatici
ALTALENA METEO
Anomalie di tutti i tipi
nell’annata agraria 2014
Tra gli effetti del mutamento climatico anche un’estate
“vecchio stile”. Diversi e contrastanti gli effetti sul lavoro in
campagna, fra cui patogeni fungini e batterici
WILLIAM
PRATIZZOLI,
VITTORIO
MARLETTO
ArpaER, Servizio
IdroMeteoClima
Graf. 1 Area
S.Agata Bolognese:
temperature medie
mensili dell’anno
2014 (in erancione),
rispetto alle medie
climatiche 19912010 (in grigio)
e scostamento
(in verde)
60
T
utta l’annata 2014
è stata caratterizzata
dal quasi ininterrotto
susseguirsi di passaggi
perturbati atlantici. Questo ha
generato frequenti oscillazioni
nelle temperature, con un inverno particolarmente mite e piovoso, e un’estate più fresca e con
più precipitazioni della norma.
I primi quattro mesi dell’anno
sono stati più caldi del normale, particolarmente gennaio e
febbraio, con scostamenti medi
mensili sino a 4°C. L’estate è stata invece più fredda delle attese,
con temperature medie mensili in luglio e agosto tra 1 e 2°C
inferiori al clima degli ultimi 30
anni. Le piogge si sono mantenute superiori alla norma, sia
in inverno che in estate, con le
anomalie più elevate in gennaio,
febbraio e luglio.
L’andamento meteorologico
recente non smette di stupire, proponendo situazioni inconsuete. Fino ad ora il mutamento climatico era stato
principalmente identificato
con eccezionali siccità e intensissime ondate di caldo. Impossibile dimenticare l’estate
2003 (quasi 40 giorni con
massime oltre 35°C) e la sua
recente replica nel 2012 (90
giorni senza pioggia).
Il ripetersi dopo meno di un
decennio di queste anomalie
ci fa temere un aumento della
frequenza di simili calamità.
Sempre di gravi eventi siccitosi si deve parlare nel 2011
e più indietro nel 2007. Segnali inquietanti si osservano anche fuori dalla stagione
estiva: dal mancato inverno
2006-2007 all’aprile 2011, in
cui si verificò la più precoce
ondata di caldo con temperature sopra i 30°C e punte fino
a 33°. Altrettanto inquietanti
sono “nuovi fenomeni”, come
i tornado che hanno colpito
alcune zone del Modenese a
maggio 2013, con venti stimati oltre 300 km/h e i più
frequenti eventi di pioggia
intensa con valori oltre i 100
mm in un’ora.
Il mutamento climatico non
è però solo e sempre aumento delle temperature e diminuzione delle piogge è anche
e forse soprattutto aumento
della variabilità. Ecco allora le
straordinarie piogge dei primi
tre mesi dello scorso anno,
che in alcuni casi trovano similitudine solo nel decennio
1920-1930 e che sono state
in grado di scombinare i piani colturali e produrre forti
ritardi nelle semine. In questo panorama di variabilità si
inserisce anche l’anno appena
trascorso: estremamente mite
in inverno, ma fresco d’estate,
e di nuovo mite in autunno.
Colpa di un’anomala persistenza di flussi perturbati atlantici che hanno condizionato sia la distribuzione areale
delle piogge, sia le loro quantità. Elevatissime, e in alcune
aree eccezionali in inverno e
nel mese di luglio, in generale scarse in ottobre, ma localmente fortissime nello stesso
mese sul crinale occidentale.
DICEMBRE 2014
Temperature
Prendendo a riferimento un’area
della pianura bolognese (quella
di S. Agata), risaltano subito le
temperature molto alte di gennaio e febbraio, con anomalie
fino a +4°C. Dall’analisi specifica delle temperature medie dei
due primi mesi dell’anno, si osserva che per trovare un’annata
simile occorre tornare al 2007
e ancora più indietro agli inverni 1997-1998. A differenza di
quanto accaduto quest’anno, in
cui le elevate temperature sono
da attribuire alle correnti instabili di provenienza occidentale
o meridionale, le anomalie di
temperatura degli anni addietro sono state invece causate da
condizioni di alta pressione e
tempo stabile.
In gennaio e febbraio 2014,
rispetto ai circa 30-40 giorni
di gelo, attesi secondo il clima
1991-2010, il termometro è
sceso di rado al di sotto dello
zero e non è mai gelato in gran
parte del settore orientale. L’anomalia termica positiva è proseguita anche in marzo e aprile, più contenuta, ma sempre
significativa (superiore a 2°C).
Con l’avanzare dei mesi abbiamo quindi assistito prima a
un’attenuazione, quindi all’annullamento delle anomalie; poi
nel pieno dell’estate a un’inversione delle anomalie stesse, con
temperature che da superiori
alla norma sono scese al di sotto
delle medie climatiche.
Ricostruendo l’andamento delle temperature medie di luglio
e agosto, dal 1961 al 2014,
possiamo fare interessanti considerazioni. In assoluta controtendenza rispetto al trentennio
precedente, la temperatura media dei due mesi considerati
è scesa ai valori precedenti al
1984 e, quindi, caratteristici
del vecchio clima 1961-1990.
DICEMBRE 2014
Graf. 2 Area
S.Agata Bolognese:
piogge cumulate
mensili dell’anno
2014 (in azzurro),
rispetto alle
precipitazioni
medie climatiche
1991-2010
(in grigio)
e scostamento
(in verde)
In giugno si è verificata la sola
e breve ondata di caldo di tutto
il 2014, dal giorno 8 al 12, in
cui le massime hanno raggiunto
i 35°C in vaste aree di pianura.
Con l’autunno si è osservata
una nuova inversione delle anomalie, che sono tornate positive
ed elevatissime in ottobre e novembre.
Precipitazioni
L’anno inizia con piogge abbondantissime; la concomitanza con temperature altrettanto
elevate fa sì che piova anche sui
rilievi, con effetti sul deflusso
dei fiumi appenninici. Sui rilievi
emiliani dal 16 al 18 gennaio si
misurano piogge cumulate sino
a 360 mm, che diventano 500
mm considerando i sette giorni precedenti. In quelle aree, in
una settimana, è quindi piovuto circa un quarto della pioggia
attesa in un intero anno che ha
provocato una serie di piene dei
fiumi appenninici, sino all’evento alluvionale del fiume Secchia
a nord di Modena il 19 gennaio.
Anche per le piogge, con l’avanzare dell’annata, le anomalie
rispetto al clima diminuiscono
e si annullano fino a giugno,
per poi aumentare di nuovo.
Da marzo a maggio le precipitazioni risultano in generale
normali, ma in luglio di nuovo
molto al di sopra del clima. In
pianura, rispetto ai circa 30 mm
attesi, ne sono piovuti tra 50-60
(Ravennate e Bolognese), sino
a oltre 150 (pianura reggiana).
Siamo da due a cinque o sei
volte i quantitativi normali! Su
vaste aree della regione, in particolare dai rilievi del Modenese
al Parmense, con epicentro sul
Reggiano, si è trattato del luglio
più piovoso almeno degli ultimi
20 anni.
Effetti sull’agricoltura
Alcuni senz’altro positivi, grazie
all’ottima dotazione idrica dei
terreni a fine inverno e soprattutto alle piogge elevatissime di
luglio. Molte colture primaverili-estive hanno ottenuto risultati
produttivi ottimi o eccezionali,
in particolare per il mais. Elevatissime le rese produttive anche
di bietola e sorgo. Le frequenti precipitazioni e il particolare
andamento termico hanno però
favorito l’attacco di patogeni
fungini e batterici (pomodoro),
mentre l’assenza di gelate in inverno e le temperature fresche
dell’estate hanno sicuramente
favorito lo sviluppo di alcuni
insetti: particolarmente intensi
gli attacchi del moscerino dei
piccoli frutti (Drosophila suzukii) e della mosca dell’olivo
(Bactrocera oleae).
61
Cambiamenti climatici
PROGRAMMA LIFE +
Stop ai gas effetto serra
Il progetto è stato presentato alla fiera riminese Ecomondo.
Le tecniche più efficaci per ridurre le emissioni delle
lavorazioni agricole nelle filiere agroalimentari
È
tornata anche quest’anno a Rimini
Ecomondo, fiera internazionale del recupero di materia ed energia e dello
sviluppo sostenibile. Parliamo, dunque, di ambiente: in particolare la sua salvaguardia e la gestione efficiente delle risorse
naturali sono oggetto di confronto per la definizione di strategie e politiche sempre più
lungimiranti da parte di istituzioni pubbliche
e imprese private. Nella discussione sull’utilizzo
delle risorse e sull’inquinamento prodotto dalle
attività antropiche, si inseriscono talvolta idee
che prendono la forma di progetti.
Un esempio arriva dalla partecipazione della
Regione Emilia-Romagna al programma Life+
dell’Ue che cofinanzia il progetto “Climate
ChangE-R - Riduzione delle emissioni di gas
effetto serra da parte dei sistemi agricoli della
Regione Emilia-Romagna”.
Il progetto è stato raccontato a Ecomondo proprio perché rappresentativo di un approccio
concreto e innovativo alle condizioni ambientali del territorio. Si tratta peraltro del primo
progetto Life+ in materia di agricoltura gestito
direttamente dalla Regione Emilia-Romagna,
che coordina e integra il proprio lavoro con
quello di alcune delle più importanti imprese
agroalimentari (Apo Conerpo, Barilla, Coop
Italia, Granarolo, Parmareggio, Unipeg), dell’
Agenzia regionale per l’ambiente (Arpa) e degli
enti di ricerca Crpa, Crpv, Cso.
Fontana
ROBERTA CHIARINI
SARA TOSI BRANDI
Servizio percorsi
di qualità, relazioni
di mercato
e integrazione
di filiera,
Regione
Emilia-Romagna
62
Una strategia per il Psr 2014-2020
Climate ChangE-R nasce come strumento di
valorizzazione dell’esperienza regionale sulla sostenibilità ambientale dell’agricoltura e di contrasto al cambiamento climatico, agendo sulla
riduzione delle emissioni di gas effetto serra, e
di contributo alla definizione di strategie per il
nuovo Psr 2014-2020.
Attraverso attività di dimostrazione sulle filiere
agroalimentari coinvolte nel progetto, quali le
colture orticole da industria (pomodoro, fagiolino e grano duro), le frutticole (pero, pesco) e
le zootecniche dei bovini da carne e da latte per
Parmiggiano Reggiano e per latte fresco Aq, si
mostreranno le tecniche più efficaci per ridurre i gas prodotti dal sistema agricolo regionale,
considerando le emissioni nella fase di coltivazione e produzione degli alimenti.
Il target di riduzione è pari a 0,2 mln di tonnellate di CO2eq di origine agricola per le colture
destinate all’industria alimentare e per l’allevamento per carne bovina e latte. La proposta del
progetto più a lungo termine riguarda invece le
“buone pratiche di mitigazione” da inserire nei
programmi di sostegno all’agricoltura, incentivando chi opera per il contrasto al cambiamento climatico.
Per realizzare questo percorso inizialmente è utile la raccolta dei dati tecnici per stimare la produzione di Ghg nei sistemi agricoli, organizzanDICEMBRE 2014
Wikimedia
con Climate ChangE-R
do una banca dati ad uso pubblico, dove trovare
informazioni attendibili sull’impatto ambientale
di prodotti agricoli e alimentari realizzati in Regione. La banca dati, gestita da Arpa, contiene
anche i risultati calcolati con metodologia Lca,
che costituiscono l’impronta del carbonio relativa ai sistemi agricoli regionali.
La metodologia Lca
Il Life Cycle Assessment/Lca (valutazione del ciclo di vita) è un approccio che considera l’intera
filiera produttiva e che permette di quantificare
gli impatti ambientali con una stima personalizzata delle emissioni di Ghg, anziché l’utilizzo
degli inventari delle emissioni a livello globale. L’adozione di questa metodologia dà forte
valore innovativo al progetto, grazie al calcolo
dell’impronta di carbonio specifica per i sistemi
agricoli della regione che permetterà interventi
più efficaci e sostenibili in ambito produttivo.
Tutto questo sarà arricchito dalla valutazione
economica delle “buone pratiche”, per misurare oneri e benefici sulla gestione aziendale. Per
questo si sta elaborando uno studio per calcolare il rapporto fra costo economico delle risorse utilizzate (energia, acqua, materie prime) e
quantità di emissioni prodotte dalle stesse per
arrivare, appunto, a una valutazione di convenienza economica.
Sono in fase di pianificazione anche le attività di
dimostrazione di Climate ChangE-R, previste
per due aziende di ciascuna filiera, nelle quali
si confronteranno i risultati delle metodologie
applicate con riferimento ai tre livelli di attenzione ambientale: a ogni livello, in crescendo,
corrisponde un maggior dettaglio di impegno
ambientale e di calcolo delle emissioni. Per la
produzione zootecnica, ad esempio, il livello
attenzione ambientale tre (LAA3) prevede la
valutazione della digeribilità della fibra per la
riduzione delle emissioni enteriche di gas metano (CH4).
associati, come la carbon footprint (impronta di
Carbonio), su cui si concentra l’attenzione del
progetto. Si considerino come esempio le colture orticole da industria: distinte le singole fasi
del processo di produzione (lavorazione del terreno, semina, concimazione, difesa, irrigazione,
raccolta) a ciascuna è associabile un impatto in
termini di emissioni: la CO2 proviene dal consumo di energia per le operazioni colturali e
di impianto, dalla fertilizzazione del suolo, dal
trasporto di materiali e mezzi tecnici, dalla gestione dei rifiuti.
Questa analisi dettagliata è utile per migliorare
la prestazione del prodotto/processo dal punto
di vista ambientale, in relazione anche al costo
economico, definendo le interazioni con l’ambiente – a supporto di chi ha potere decisionale – per individuare opportunità di miglioramento e privilegiare la produzione e l’utilizzo
di prodotti e materiali con il minor impatto per
l’ambiente.
Come si è visto, nel caso di Climate ChangE-R
la metodologia Lca è utilizzata per il calcolo
dell’impronta del carbonio riferita alle fasi della
produzione considerate dal progetto, ossia dalla
“culla al cancello dell’azienda agricola”, e anche
per ottenere i dati di emissione dei gas per i
diversi sistemi produttivi e per i diversi livelli di
attenzione ambientale.
Gli output di questo processo di valutazione
sono dati strettamente legati alla realtà del territorio regionale: ciò permette di individuare
tecniche di mitigazione delle emissioni mirate,
dunque più efficaci, il che costituisce il valore
aggiunto del progetto.
Abbiamo parlato di Lca come di un approccio,
o metodo, che considera l’intera filiera produttiva nel suo insieme di fasi: esso serve essenzialmente a costruire un eco-bilancio, cioè capire
in modo pratico quanto costa un prodotto/servizio o processo in termini di impatti sull’ambiente. L’impatto si misura attraverso una serie
di indicatori scientifici, che quantificano la relazione con uno o più degli effetti ambientali
DICEMBRE 2014
Dell’Aquila
L’impronta di carbonio
63
Avversità
Ausl Piacenza
NUOVO PAN
Le regole per lo stoccaggio
dei prodotti fitosanitari
Dal 1° gennaio 2015 scattano i requisiti minimi obbligatori
per tutti gli utilizzatori professionali. La conservazione va
fatta seguendo precise norme di sicurezza
FRANCESCA
SORMANI
Azienda Unità
Sanitaria Locale,
Piacenza
FLORIANO MAZZINI
Servizio Fitosanitario,
Regione
Emilia-Romagna
64
I
l Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (Pan) disciplina le operazioni di manipolazione, stoccaggio e smaltimento dei fitosanitari e dei
loro contenitori. Relativamente allo stoccaggio,
stabilisce i requisiti minimi che, a partire dal
1° gennaio 2015, devono possedere i locali o
gli armadi dove vengono conservati i prodotti.
Rispetto a questa delicata materia, già il Dlgs.
194 del 1995 stabilisce che gli utilizzatori hanno l’obbligo di conservare e impiegare i prodotti fitosanitari in conformità a tutte le indicazioni e le prescrizioni riportate nell’etichetta.
Il successivo Dpr 290 del 2001, in un articolo
relativo alle “caratteristiche dei locali e prescrizioni per l’acquisto”, prescrive che i prodotti
fitosanitari, se classificati molto tossici (T+),
tossici (T), nocivi (Xn) siano conservati in appositi locali o appositi armadi, entrambi da tenere chiusi a chiave.
E infine il Dlgs. 9 aprile 2008 n. 81 “Attuazione dell’art. 1 della Legge 3 agosto 2007 n.123 in
materia di tutela della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro” definisce i requisiti dei luoghi
di lavoro, le prescrizioni per la segnaletica di sicurezza, i criteri minimi per la protezione dei
lavoratori contro i rischi per la salute che possono derivare dagli agenti chimici presenti sul
luogo di lavoro o come risultato di ogni attività
lavorativa che ne comporti la presenza.
Il deposito: chiuso
e a uso esclusivo
In questo quadro normativo, il Pan indica che
il deposito dei prodotti fitosanitari, obbligatorio per tutti gli utilizzatori professionali, deve
essere chiuso e ad uso esclusivo; non possono
esservi stoccati altri materiali o attrezzature se
non direttamente collegati all’uso dei prodotti
fitosanitari. Possono, ad esempio, esservi conservati i concimi utilizzati normalmente in miscela con i prodotti fitosanitari ma non le sostanze alimentari e i mangimi.
Temporaneamente, si possono conservare nel
deposito anche i rifiuti di prodotti fitosanitari
DICEMBRE 2014
(come contenitori vuoti, prodotti scaduti o non
più utilizzabili), purché siano collocati in zone
identificate, opportunamente evidenziate – ad
esempio da cartelli con indicato “prodotto non
in uso/non utilizzabile in attesa di smaltimento” – e comunque separati da altri formulati.
Il magazzino dei fitosanitari può anche essere
costituito da un’area specifica all’interno di uno
spazio più grande, delimitata da pareti o rete
metallica oppure da appositi armadi, se i quantitativi da conservare sono ridotti. Ovviamente
anche in questo caso non ci può essere commistione con alimenti o mangimi.
Raccogliere e tamponare
eventuali sversamenti
Un altro fattore importante è la possibilità di
raccogliere sversamenti accidentali senza rischio
di inquinamento per l’ambiente. Il locale deve
disporre di sistemi di contenimento in modo
da impedire che il prodotto fitosanitario, le acque di lavaggio o i rifiuti possano contaminare
l’ambiente, le acque o la rete fognaria. Due soluzioni semplici ed economiche per adeguare il
deposito a questi requisiti sono: una soglia posta all’ingresso del locale in modo da impedire
la fuoriuscita di eventuali sversamenti, pareti e
pavimenti lavabili per pulire e raccogliere agevolmente perdite o liquidi rovesciati.
Gli accorgimenti per contenere gli sversamenti
vanno messi in atto anche se si conservano i prodotti fitosanitari in un’area specifica all’interno
di un magazzino o in un armadio. Quest’ultimo ad esempio, è generalmente dotato al piano
inferiore di bacino di contenimento. Vanno
sempre previste scorte di contenitori con materiale inerte, sabbia o vermiculite. Altre importanti avvertenze sono legate alle specifiche
disposizioni in materia di protezione delle acque. Inoltre, nel deposito deve essere garantito
un sufficiente ricambio d’aria e le aperture per
l’aerazione andranno protette con apposite griglie
in modo da impedire l’ingresso di animali.
nito di adeguati strumenti per dosare i prodotti
fitosanitari, come bilance e cilindri graduati.
Gli strumenti vanno puliti dopo l’uso e conservati a parte o in uno specifico armadietto. L’accesso è consentito unicamente agli utilizzatori
professionali.
La porta di accesso non va lasciata incustodita mentre è aperta. Va dotata di chiusura di
sicurezza esterna e non deve essere possibile
l’ingresso dall’esterno attraverso altre aperture.
Sulla parete esterna vanno apposti cartelli di
pericolo indicanti la segnaletica di sicurezza e
di salute sul luogo di lavoro come prevista dal
Dlgs 81/08. La segnaletica indica e identifica i
comportamenti vietati, gli avvertimenti relativi
alla presenza di materiale pericoloso, i comportamenti obbligatori per l’impiego, le indicazioni di salvataggio, soccorso e antincendio. Sulle
pareti, vicino all’ingresso, devono essere ben
visibili i numeri di emergenza 118 e 115.
Anche le precedenti disposizioni per lo svolgimento dei controlli sulla condizionalità in
Emilia-Romagna sono in linea con quanto previsto dal Pan sul tema dello stoccaggio. Infatti
i requisiti previsti dal Pan sono praticamente
sovrapponibili a quelli indicati per il rispetto
della condizionalità.
Deposito
correttamente
realizzato per
lo stoccaggio dei
prodotti fitosanitari
Nel magazzino vanno evitate temperature che
possano alterare le confezioni e i prodotti o provocare pericoli. I ripiani devono essere di materiale non assorbente e privi di spigoli taglienti.
I prodotti fitosanitari devono essere stoccati nei
loro contenitori originali e con le etichette integre e leggibili. Il deposito deve anche essere forDICEMBRE 2014
Sormani
Luogo asciutto
e al riparo dalla pioggia
65
Avversità
Serv. Fitosanitario ER
EMILIA-ROMAGNA
Maculature ed anulature
clorotiche sulle foglie
Le piante di ciliegio
minacciate dai virus
I risultati di un’indagine sulla presenza e diffusione
di agenti patogeni che possono alterare la qualità
dei frutti e il corretto sviluppo della coltura
ANNA ROSA
BABINI,
ASSUNTA
D’ANNIBALLE,
PAOLO FINI,
PATRIZIA GRILLINI
Servizio Fitosanitario,
Regione
Emilia-Romagna
66
L
a cerasicoltura sta vivendo, anche in
Emilia-Romagna, una stagione di felice
ripresa. Gli ettari coltivati sono in forte
espansione, sia nelle aree tradizionalmente vocate, sia in altre zone dove il ciliegio
va a sostituire coltivazioni meno remunerative.
Negli ultimi anni si è registrato un considerevole aumento delle produzioni, oltre 12mila
tonnellate, e delle richieste di mercato. A questo “boom” delle produzioni si affianca un incisivo rinnovamento tecnico degli impianti con
l’introduzione di nuove varietà, per allargare il
calendario di maturazione, e di nuovi portinnesti, per costituire ceraseti di media-alta densità
e con piante dalla chioma più ridotta.
Tuttavia, per questa coltura in indubbia espansione, sussistono molte preoccupazioni collegate a molteplici e dannosi organismi nocivi:
ultimi arrivati sono il moscerino della frutta
Drosophila syzukii, i funghi fitoparassiti Monilinia fructicola e Apiognomonia eythrostoma. Fra
tutti, comunque, i virus rimangono i più subdoli ed insidiosi.
Negli ultimi tre anni, il Servizio fitosanitario è
stato chiamato ad individuare le cause di alterazioni patologiche che deprezzano la qualità dei
frutti e talvolta alterano la vegetazione e il corretto sviluppo delle piante. Le ricerche si sono
orientate verso agenti causali di tipo virale: sia
virus da tempo segnalati su ciliegio, sia virus
nuovi, che potrebbero provenire da aree di coltivazione extra-europee.
Sono stati presi in esame campioni prelevati da
piante che presentavano un ridotto sviluppo vegetativo, maculature e ingiallimenti sulle foglie, depressioni e deformazioni dei frutti. Tali campioni
provenivano da impianti produttivi di diverse età,
costituiti sia con varietà tradizionali, che di recente introduzione. L’indagine ha riguardato anche
collezioni varietali e campi di selezione.
Analizzati 87 campioni
Durante la scorsa primavera sono stati esaminati
87 campioni costituiti da foglie o frutti con sospetti sintomi, sottoponendoli a saggi sierologi
Elisa per individuare i seguenti agenti infettivi il
virus della maculatura necrotica anulare dei Prunus (PNRSV) e il virus del nanismo del susino
(PDV), responsabili, anche in infezioni miste,
di varie alterazioni su ciliegio, come il mosaico
rugoso e la maculatura anulare delle foglie – il virus della maculatura fogliare del melo (ACLSV),
tramesso per innesto e universalmente diffuso su
piante arboree da frutto, e associato anche alla
disaffinità di innesto – il virus dell’accartocciaDICEMBRE 2014
DICEMBRE 2014
Foto a sinistra:
anulature,
e maculature
sui frutti
Necessari controlli rigorosi
Infine si ricorda che, recentemente, alcuni ricercatori del dipartimento di Scienze agrarie
(DipSA) dell’Università di Bologna che si occupano di virus vegetali, impiegando tecniche
di analisi di tipo molecolare, hanno individuato nella nostra regione diverse piante di ciliegio
infette anche da un virus associato alla malattia
della “ciliegia nana”, già presente e diffusa in
altri Paesi europei, soprattutto in Germania.
Alla luce di quanto emerge dalle indagini sui
virus presenti nei ciliegi coltivati in EmiliaRomagna, considerato il pericolo di introdurre
nuove malattie virali nel nostro territorio, risulta indispensabile attuare un controllo puntuale
e rigoroso dello stato sanitario del materiale di
propagazione impiegato per la costituzione dei
nuovi impianti, in particolare le nuove varietà
provenienti da campi di selezione italiani ed
esteri. L’alta percentuale di campioni positivi a
PDV riscontrata in diversi impianti produttivi e talvolta in campi di selezione, ripropone il
tema della qualità del materiale di propagazione
utilizzato per la costituzione dei nuovi impianti.
Infatti PDV e PNRSV devono essere controllati nelle piante madri da cui i vivaisti prelevano
il materiale di propagazione e risultare assenti,
come stabilito dalle direttive europee che regolano l’attività vivaistica, recepite anche dall’Italia.
Solo attuando puntualmente
tutti i controlli fitosanitari
necessari per escludere la
presenza di questi insidiosi organismi nocivi, potremo difendere la nostra
cerasicoltura dai danni provocati dai virus, sia quelli
che oggi sono già purtroppo presenti, sia quelli che
domani potrebbero arrivare da altri Paesi.
Deformazioni
ed evidente
butteratura dei frutti
Serv. Fitosanitario ER
Serv. Fitosanitario ER
mento del ciliegio (CLRV), segnalato in diverse
piante arboree spontanee e coltivate, responsabile, negli Usa, di gravi sindromi di deperimento
su ciliegio – il virus della vaiolatura del susino
(PPV) temibile avversità di quarantena, di cui
sono stati individuati due ceppi specifici su ciliegio in Moldavia ed in Russia.
Le analisi hanno evidenziato oltre il 40% dei
campioni positivi per uno o più virus. PDV è
risultato il virus più diffuso (80% dei positivi),
rilevato sia in impianti costituiti con varietà antiche e tradizionali (Corniola, Bigarreau Moreau), sia in alcune varietà più recenti e in impianti
giovani (Prime Giant, Giorgia). Questo virus era
sempre associato a sintomi fogliari, ma anche a
sintomi sui frutti (foto in alto) Alterazioni come
infossature e deformazioni dei frutti sono risultate associate anche ad ACLSV e PNRSV (foto
in basso a destra). PNRSV è stato riscontrato
in piante con problemi di sviluppo vegetativo,
anulature, clorosi e rugosità delle foglie (foto a
pagina 66).
I due virus del genere “Ilarvirus” (PDV e
PNRSV) sono trasmissibili, oltre che per materiale di propagazione, anche per polline, e la
presenza di piante infette negli impianti contribuisce alla diffusione del virus a piante originariamente sane. Inoltre, l’effetto sinergico
dei diversi virus può causare un notevole aggravamento del quadro sintomatologico. Anche
CLRV, individuato una sola volta sulla varietà
Ferrovia, si trasmette per polline e, se associato
a PDV, può causare danni notevoli allo sviluppo ed alla produttività delle piante. Le infezioni virali in piante innestate su portinnesti che
inducono una vigoria medio-bassa, possono
provocare disaffinità e un’ulteriore riduzione di
sviluppo con conseguente deperimento e riduzione delle capacità produttive.
Particolare attenzione merita la situazione del
PPV, organismo di quarantena e agente della
Sharka, malattia che sta devastando le colti-
vazioni di pesco, susino e albicocco della nostra regione. I nostri ciliegi si confermano non
colpiti dai ceppi presenti e diffusi sulle altre
drupacee e, fino a oggi, i ceppi specifici del ciliegio non sono mai stati identificati in EmiliaRomagna. Non bisogna, per questo, abbassare
la guardia, visto anche il grande interesse di
genetisti e vivaisti per l’introduzione di nuove
varietà e selezioni, molte delle quali provengono proprio da quei Paesi dell’Europa orientale
dove gli specifici ceppi di questo virus pericoloso ed epidemico sono presenti e diffusi.
67
Pedologia
HI-TECH
Misurare la fertilità dei suoli
Nuovi applicativi per la georeferenziazione permettono
di tenere sotto controllo lo stato di salute dei terreni.
Il progetto testato nel Ravennate e nel Ferrarese
CARLA SCOTTI
I.TER Soc. Coop,
Bologna
LAMBERTO DAL RE
Az. sperimentale
Marani (Ra)
68
L
e politiche agro-ambientali regionali e
comunitarie sono sempre più attente
al mantenimento della fertilità e delle
qualità dei suoli. Sono le tematiche affrontate anche in uno specifico progetto realizzato dall’azienda sperimentale Marani, con la
collaborazione della coop I.Ter, grazie al contributo del Gal Delta 2000, nell’ambito della
misura 411, azione 7, del Programma regionale
di sviluppo rurale 2007-2013. In particolare gli
studi hanno ricercato nuove modalità di monitoraggio della fertilità dei suoli e studiato la
potenzialità d’uso dei terreni alla coltivazione
di asparago e pomodoro nell’area interessata. Il
metodo di lavoro utilizzato, di tipo partecipativo, ha permesso di condividere con sperimentatori e tecnici esperti di asparago e pomodoro
che operano nell’area le varie attività del lavoro.
L’area di studio ha interessato il territorio del
Gal Delta 2000 collocato nella bassa pianura
ferrarese e ravennate verso il mare.
I.Ter
con lo smartphone
La stesura del piano
di concimazione
Per favorire il mantenimento della fertilità dei
suoli è indispensabile conoscere l’asportazione
degli elementi nutritivi operate dalle colture, in
modo da integrarli con adeguate concimazioni.
Di qui l’importanza di definire, prima di ogni
coltivazione, un bilancio o “piano di concimazione” che tiene appunto conto dei quantitativi
di elementi nutritivi presenti nel terreno e della
necessità della coltura.
Per verificare la fertilità dei suoli è utile monitorare nel tempo il contenuto nel terreno
dei principali elementi nutritivi quali azoto,
fosforo, potassio e sostanza organica. Generalmente i tecnici effettuano il prelievo dei campioni di terreno per l’esecuzione delle analisi
chimiche senza localizzare il punto di prelievo
tramite precise coordinate geografiche (georeferenziazione); tuttavia, così facendo, diventa
DICEMBRE 2014
A sinistra, coordinate
geografiche rilevate in campo
e rappresentazione dei punti
riportati sul sito Google earth.
Nella pagina precedente: campo
sperimentale di asparagi sui suoli
sabbiosi del Ferrarese
STRUMENTO
LONG
LAT
GPS
Applicativo (N1)
Applicativo (N2)
Applicativo (N3)
Applicativo (S1)
Applicativo (S2)
Applicativo (S3)
Applicativo (S4)
278567 m
278563 m
278575 m
278576 m
278561 m
278562 m
278561 m
278561 m
4906357 m
4906350 m
4906350 m
4906348 m
4906359 m
4906359 m
4906359 m
4906359 m
impossibile un confronto nel tempo e nel territorio dei dati chimico-fisici rilevati. Una precisa localizzazione permette invece di collegare
le informazioni analitiche con il territorio e le
informazioni contenute nella Carta dei suoli;
inoltre rende possibile il confronto di analisi
effettuate nello stesso appezzamento in epoche
e/o anni diversi.
Un’attività in collaborazione
con l’Azienda sperimentale Marani
Le attività del progetto sono state quindi volte
alla ricerca di modalità semplici e facilmente
applicabili che permettessero di georeferenziare le aree di prelievo dei campioni di suolo. È
stata verificata la possibilità d’uso di comuni
smartphone tramite l’utilizzo di appositi applicativi idonei alla localizzazione geografica. Prima di tutto sono stati scelti modelli di
smartphone con sistemi operativi differenti.
Tramite internet sono poi stati individuati e
scaricati sette applicativi gratuiti che permettono il collegamento con i satelliti e l’individuazione delle coordinate geografiche del luogo
esatto in cui si trova lo stesso smartphone.
La precisione della localizzazione derivante
DICEMBRE 2014
DISTANZA DAL GPS
(m lineari)
/
7,72 m
10,62 m
11,31 m
6,73 m
5,86 m
6,73 m
6,73 m
Sopra, schermata di smartphone
con la lettura delle coordinate
geografiche per la localizzazione
degli appezzamenti
dall’uso di questi applicativi è stata verificata in
campo tramite rilievi che hanno messo a confronto le coordinate raccolte dagli applicativi
con un apposito strumento di cui si conosceva
l’attendibilità di misurazione delle coordinate.
Come si evidenzia dalla tabella le differenze tra
i vari strumenti sono in media al di sotto dei
15 metri di distanza. È stato quindi definito il
protocollo delle operazioni da eseguire durante il
campionamento dei terreni. Esso prevede, oltre
alle tipiche modalità di campionamento composto da più punti di prelievo, che il tecnico si
ponga nella parte centrale dell’appezzamento per
la localizzazione con smartphone. Grazie a tale
accorgimento, indipendentemente dal dispositivo in dotazione e dall’applicativo utilizzato, tra
quelli testati, si ha la possibilità di registrare la
localizzazione attendibile dell’appezzamento.
Le procedure da seguire
e i vantaggi del sistema
Il protocollo di monitoraggio, condiviso con i
tecnici del settore orticolo che hanno partecipato al gruppo interdisciplinare, comprende le
procedure per la scelta degli appezzamenti da
monitorare, le modalità di prelievo del campio69
Pedologia
HI-TECH
La Carta delle
terre dell’asparago
in provincia
di Ferrara
e Ravenna
70
ne composto, le metodiche analitiche da richiedere, nonché le modalità d’uso di strumenti
idonei alla georeferenziazione.
L’applicazione della georeferenziazione da parte
del mondo produttivo nelle attività di campionamento dei suoli rappresenta un passo innovativo che consente a tecnici e produttori di:
t localizzare le analisi chimiche per i piani di
concimazione;
tmonitorare la fertilità dei suoli e il contenuto
di sostanza organica;
tutilizzare al meglio le risorse umane ed economiche ottimizzando i prelievi dei campioni di
terreno;
timplementare le conoscenze acquisite in banche dati.
DICEMBRE 2014
In breve
A cura della REDAZIONE
AZIENDE IN RETE
IN EMILIA-ROMAGNA IL 30% SI AGGREGA
E USA LE NUOVE TECNOLOGIE
Produrre di più, in maniera rispettosa dell’ambiente, con
meno superficie coltivata a disposizione. Si chiama intensificazione sostenibile ed è la sfida dell’agricoltura italiana.
Che per affrontarla si rivoluziona e si mette in rete. Oggi il 30%
delle 740mila aziende agricole si aggrega e punta sull’hitech. In Emilia-Romagna le aziende che fanno rete sono
17.400: il 30% delle 58mila complessive, in linea con il dato
nazionale e sono sempre più “tecnologiche”. Un binomio
che porta a raggiungere un’elevata sostenibilità economica (per il 33% delle imprese) e una sostenibilità ambientale
(per il 52%). Sono i dati dell’Osservatorio Innovazione Impresa Agricola presentati a Bologna da Agri2000. Gli strumenti
informatici in agricoltura sono sempre più diffusi: in regione
usa lo smartphone o il tablet per lavoro il 60% delle aziende
più grandi, con oltre 500mila euro di fatturato, e il 50% dei
cerealicoltori, seguiti dagli ortofrutticoltori (37%). La ricerca
nasce da un’indagine nazionale con 500 interviste a un
campione delle oltre 740mila imprese agricole iscritte alle
Camere di Commercio. In Emilia-Romagna ne sono state
intervistate 102.
CAMPAGNA PATATE 2014
ISMEA: PRODUZIONE +20%
PREZZI GIÙ PER IMPORT
Aumento del 20% per la produzione di patate in Italia nel
2014, grazie all’incremento delle superfici seminate, delle
rese per ettaro e degli investimenti (8-10%). E’ il bilancio
di Ismea-Unapa (Unione nazionale tra le associazioni dei
produttori di patate), che indica un’offerta di 1,5 milioni di
tonnellate di prodotto, di cui 1,2 milioni di patate comuni e
300mila di novelle. La situazione non è omogenea. In Campania si sono registrati problemi con le varietà tardive per
le abbondanti precipitazioni a partire dal mese di febbraio.
Le piogge hanno provocato difficoltà anche nelle regioni
centro-settentrionali, impedendo il rispetto dei calendari
di raccolta. In Piemonte, Lombardia, Friuli, Veneto, EmiliaRomagna e in parte anche nell’alto Lazio, si sono registrati
ritardi nello scavo anche di 30 giorni che hanno esposto i
tuberi all’attacco di peronospora. Sul versante dei prezzi,
dopo un buon andamento fino a marzo-aprile, il mercato ha risentito delle importazioni da Francia, Belgio, Paesi
Bassi e Germania con ribassi fino al 40% su base annua. Situazione condizionata anche dalla chiusura delle frontiere
russe e dalla crescita del 10% della produzione europea.
LOTTA ALLA POVERTÀ
AL VIA LA “CARTA DI BOLOGNA”
GARE PER 45MILA TONNELLATE DI CIBO
Ogni anno in Europa vengono buttati 100 milioni di tonnellate di alimenti e nel mondo la quantità arriva a 1,6 miliardi
di tonnellate: un terzo della produzione mondiale di cibo.
È dall’allarme per queste cifre e dalla necessità di avviare
buone pratiche che è nata la “Carta di Bologna contro lo
spreco alimentare”, presentata al convegno internazionale Stop food waste. Feed the planet, che si è svolto il 24 novembre scorso a Bologna, con i ministri all’Ambiente, Gian
Luca Galletti, e alle Politiche agricole, Maurizio Martina. La
Carta, condivisa con i Governi europei e con la Fao, sarà
sottoposta ai Governi mondiali durante Expo 2015, per promuoverne l’adozione per il 16 ottobre 2015, in occasione
della Giornata mondiale dell’alimentazione.
Lotta agli sprechi e solidarietà in primo piano anche grazie
al Piano alimentare di sostegno agli indigenti, l’iniziativa su
cui ha fatto il punto, nelle scorse settimane, lo stesso Martina in un incontro con i più importanti enti caritativi (tra cui
Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa). Secondo i dati
sono state chiuse gare per 45mila tonnellate di prodotti acquistati da Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura.
Per le iniziative di aiuto ai poveri l’Italia potrà contare fino
al 2020 su più di 400 milioni di euro di fondi europei, ai quali
si aggiungono oltre 70 milioni di euro di quota nazionale.
DIGESTATO
Aic
SCHEMA DI DECRETO PER LA GESTIONE
DEGLI EFFLUENTI: SÌ DALLA STATO-REGIONI
NOVEMBRE 2014
Via libera dalla Conferenza Stato-Regioni allo schema di
decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione
degli effluenti di allevamento e sull’uso agronomico del digestato prodotto dagli impianti a biogas.
Tra i contenuti del provvedimento, che dovrà ora passare al
71
Inbreve
vaglio del Consiglio di Stato e della Commissione europea,
la bipartizione del digestato in agrozootecnico e agroindustriale; le condizioni di parificazione ai concimi di origine
chimica attraverso l’esecuzione di analisi al digestato in
uscita e il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno
delle colture; il divieto di utilizzo in caso di provenienza delle
colture da siti di bonifica; la flessibilità della collocazione
temporale del periodo di 60 giorni di divieto allo spandimento degli effluenti; l’introduzione di un limite massimo
del 30% della componente di coltura dedicata per i nuovi
impianti a biogas. «Ora siamo pronti per un intervento sulle
zone vulnerabili – ha spiegato il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – insieme al Ministero dell’Ambiente
proseguiremo il lavoro per la revisione della Direttiva nitrati,
per adeguarla ai più recenti studi scientifici che hanno dimostrato il limitato contributo del settore agricolo a questo
tipo di inquinamento delle acque».
tura del pomodoro al Contratto quadro d’area; congruità,
ovvero coerenza tra quantitativo contrattato e capacità
produttiva; un sistema sanzionatorio da applicare in maniera graduale: questi alcuni dei punti definiti. «Il consolidamento e l’integrazione della filiera – ha spiegato il presidente dell’Oi Pier Luigi Ferrari – sono fondamentali per il
mantenimento e il possibile incremento della competitività». Secondo i dati sui prodotti trasformati relativi alla campagna 2014, nei 29 stabilimenti soci la tendenza è verso uno
spostamento dal concentrato alle polpe e alle passate.
Il concentrato è il prodotto più direttamente influenzato
dalla concorrenza mondiale e le quantità disponibili nel
2014 dovrebbero attestarsi su quelle del 2013, anno caratterizzato da una forte diminuzione produttiva.
POMODORO DA INDUSTRIA
Meglio del previsto i risultati della campagna 2014 di Coprob, leader nazionale del settore bieticolo-saccarifero.
In oltre 100 giorni, in un’annata caratterizzata da piogge
abbondanti e temperature sotto la media, la coop ha prodotto più di 310mila tonnellate di zucchero nei suoi due stabilimenti di Minerbio (Bo) e Pontelongo (Pd). Quanto alle
rese in campo, la produzione media di bietole sui 33.500
ettari coltivati da 4.350 aziende conferenti (di cui 3.230 socie), è stata di 78 tonnellate a ettaro, mentre la resa media
in saccarosio si è attestata sulle 10,80 tonnellate a ettaro.
Il bilancio della campagna 2014 è stato uno dei temi al
centro del tradizionale ciclo di incontri con gli agricoltori
dei bacini veneti ed emiliano-romagnoli dove opera la
cooperativa, svolti tra novembre e dicembre. Nel corso di
questi appuntamenti si è parlato anche del futuro della
filiera bieticolo-saccarifera locale: «La coltivazione della
bietola – sottolinea Claudio Gallerani, presidente di Coprob – rimane fondamentale per garantire la rotazione
agraria e quindi il pieno rispetto delle migliori pratiche ambientali. Anche per questa ragione sosteniamo con forza la
necessità di continuare a produrre zucchero in Italia».
REGOLE PER UNA FILIERA PIU’ FORTE.
DIMINUISCE LA PRODUZIONE DI PASSATA
Nuove regole per una filiera ancora più trasparente ed
efficiente. Sono quelle approvate a Gariga di Podenzano
(Pc) nel corso dell’ultima assemblea dell’Organizzazione interprofessionale del pomodoro da industria del Nord Italia.
Modalità di verifica della conformità dei contratti di forni-
BIETICOLO-SACCARIFERO
COPROB HA PRODOTTO NEL 2014
310MILA TONNELLATE DI ZUCCHERO
REQUISITI DI SICUREZZA
Aic
NO OBBLIGO ANTINCENDIO PER SERBATOI
DI GASOLIO FINO A 6MILA LITRI
72
I serbatoi di gasolio fino a seimila litri a disposizione delle aziende agricole continueranno ad essere esentati dai controlli antincendo (Scia). Lo ha stabilito la legge
n.116/2014 (di conversione del decreto–legge n. 91/2014)
che ha introdotto il nuovo limite di capacità dei contenitori di carburante al di sopra del quale, in base al Dpr
n. 151/2011, scatta l‘obbligo di segnalazione ai Vigili del fuoco.
Essere esentati da Scia antincendio non vuol dire non avere obblighi di corretta installazione: tutti i contenitori, infatti,
devono comunque rispettare i requisiti di un decreto miniNOVEMBRE 2014
steriale del 1990. In particolare devono essere del tipo approvato dal Ministero dell’Interno, avere un bacino di contenimento di capacità minima pari al 50% della capacità
del contenitore stesso, un’adeguata tettoia di protezione,
un’idonea messa a terra, avere una distanza di protezione
di almeno tre metri, estintori e cartellonistica adeguata.
In pratica si è evitato l’adempimento formale della segnalazione del possesso del serbatoio ai vigili del fuoco, con
conseguente risparmio di costi e di tempo. (A. Gandini)
CONTOTERZISTI
SONO 18MILA AL SERVIZIO
DI 534MILA AZIENDE AGRICOLE
Oltre un terzo delle aziende agricole (534mila, pari al 33%
del totale secondo l’ultimo censimento Istat) fa ricorso al
contoterzismo, un settore, su cui si è fatto il punto durante
l’ultima edizione di Eima International a Bologna. L’esercito
di chi presta la propria attività in outsourcing conta circa
18mila imprese (anche agricole) concentrate soprattutto
al Nord. Mietitrebbiatura, lavorazione del terreno, semina e
trapianto i servizi più richiesti. «Gli imprenditori agromeccanici – ha spiegato Leonardo Bolis presidente dell’associazione di settore Confai – sono rimasti gli unici o quasi a investire in meccanizzazione all’avanguardia, che garantisce
migliori perfomance, minori costi di produzione, maggior
rispetto delle colture e del terreno». Secondo i dati raccolti
da Nomisma infatti l’età media delle macchine dei contoterzisti è, nell’80% dei casi, inferiore ai 10 anni, mentre per le
aziende agricole questo dato scende al 23%. Tra le criticità,
i contoterzisti intervistati hanno rilevato in particolare i tem-
pi di pagamento dei clienti, il costo del gasolio, le difficoltà
di accesso al credito.
NOVITÀ EDITORIALI
VIAGGIO NEL PIANETA CIBO
SALVAGUARDANDO LA SOSTENIBILITÀ
Come garantire cibo di buona qualità a tutta la popolazione mondiale che nel 2050 dovrebbe superare i 9
miliardi di persone? E soprattutto come farlo salvaguardando la piena sostenibilità ambientale dell’agricoltura?
Cosa significa mangiare sano e in che modo le scelte
alimentari di ciascuno di noi possono incidere sull’equilibrio dell’ecosistema? E perché sono in aumento allergie
e intolleranze? Sono solo alcuni dei temi al centro del libro
“L’alimentazione oggi: sostenibilità, qualità e stili di vita” di
Paolo Ranalli, già docente alla facoltà di Agraria dell’Università di Modena e Reggio e direttore del dipartimento
di Trasformazione dei prodotti agro-industriali del Cra. Un
viaggio a 360 gradi dentro al pianeta cibo, incrociando
agricoltura, medicina, psicologia, sociologia. Un manuale rigoroso per fare chiarezza e aiutare a fare scelte
consapevoli, pubblicato dalla fondazione Istituto scienze
della salute di Bologna.
Per informazioni: info@fondazionescienzedellasalute.eu
Flash
PROSCIUTTI DOP E IGP
Il decreto del Ministero per la regolamentazione della produzione verrà modificato per prevedere un
maggior coinvolgimento di allevatori e Regioni. Lo
ha annunciato l’assessore all’agricoltura dell’EmiliaRomagna Rabboni dopo un incontro con il ministro
Martina.
FALSO MADE IN ITALY
Nel 2014 oltre 140 procedure di infrazioni aperte
dall’Ispettorato repressione frodi in Europa e sul web
per contrastare l’uso illecito delle denominazioni
d’origine nell’agroalimentare.
GRANO DURO: ACCORDO SIS-PASTA ZARA
Intesa di filiera tra la Società italiana sementi di San
Lazzaro (Bo) e Pasta Zara spa di Treviso per distribuire
in esclusiva nelle Marche il frumento duro Furio Camillo, varietà tra le prime per resa e qualità.
Eima
CONDIFESA BOLOGNA E FERRARA
Approvato dall’assemblea generale di Bologna il
progetto di fusione dei due consorzi assicurativi che
raggruppano oltre il 40% dei valori assicurati dell’intera Emilia-Romagna.
DICEMBRE 2014
73
Agenda verde
A cura della REDAZIONE
Appuntamenti
FORLÌ, 23-25 GENNAIO 2015
A SAPEUR I SAPORI PIÙ TIPICI.
ESORDIO PER IL WINE FESTIVAL
Biglietto: venerdì, unico € 2,00; sabato-domenica, intero € 7,00 e ridotto € 5,00 con coupon scaricabile dal sito
sapeur.it - gratis fino a 12 anni. Degustazione vini € 8.
News
Sapeur
CONSELICE (RA)
BUON COMPLEANNO CESAC:
50 ANNI NEI SERVIZI AGRICOLI
L’importanza dei sapori più autentici e delle tradizioni locali; la qualità dell’enogastronomia tipica e delle
produzioni artigianali. Tutto questo è Sapeur, rassegna
che festeggia i suoi 12 anni grazie alla fiducia che da
sempre ripongono in essa gli espositori e il suo pubblico
di buongustai.
La novità di quest’anno è rappresentata dal Forlì Wine
Festival, il nuovo padiglione all’interno della fiera; un’area ad hoc dedicata al mondo dell’enologia emiliano-romagnola per scoprire i vini che nei nomi e nei
profumi raccontano la storia di un territorio.
Parteciperanno le cantine dell’intera regione per proporre le loro etichette. Saranno rappresentate tutte e
quattro le zone che identificano le diverse produzioni:
quella dei Colli di Piacenza e di Parma, dove prevale
la Barbera e la Bonarda, le terre del Lambrusco, nelle
province di Reggio nell’Emilia e Modena; i Colli Bolognesi e la bassa valle del Reno, dove prevalgono vini
bianchi di tradizione, infine la Romagna con Sangiovese, Albana e Trebbiano a dominare la scena. Chiude
il quadro regionale l’appendice ferrarese con le vigne
impiantate sulle sabbie del Delta del Po. Ad ogni edizione verranno ospitati i vini di una seconda regione.
Per quest’anno la scelta è caduta sulle Marche, che
presenterà le sue etichette top. Orari: venerdì-sabato
10-22:30; domenica 10-20.
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Oggi è attiva in numerosi comparti (cerealicolo, ortofrutticolo, vitivinicolo, mangimistico e distributivo). Era
il 1962 quando fu costituita la Cooperativa coltivatori
diretti di Conselice, nel Ravennate, da un gruppo di
agricoltori aderenti alla Coldiretti. Artefice, nel 1972,
della nuova cantina sociale, nel 1976 questa storica
cooperativa associata ad Apo Conerpo ha promosso
il Centro economico servizi agricoli (Cesac), da cui è
stata poi incorporata nel 2008.
Il centro commerciale, con il supermercato, la ferramenta e la cantina sociale rappresenta una delle realtà
imprenditoriali più dinamiche del territorio conselicese, come confermano alcuni dati particolarmente significativi. Il fatturato della cooperativa, che nel 1978
ammontava a 210 milioni di lire (circa 108mila euro), nel
2014 ha sfiorato i 60 milioni di euro, mentre i soci erano
219 nel 1980 e oggi sono ben 1.200; i dipendenti sono
190, gli stabilimenti 8.
«In particolare, in seguito alla crisi che ha interessato
alcune storiche cooperative ortofrutticole – ha affermato il presidente Stefano Andraghetti – nel 2012 il Cesac è entrato anche nel comparto delle colture orticole (cipolle e patate) attraverso l’acquisizione in affitto
dell’attività della cooperativa “Tre Spighe”, con i centri
aziendali di Castel Guelfo (Bo) e Argenta (Fe), e con
l’incorporazione della cooperativa Cometa di Medicina, nel Bolognese». Operazioni che hanno permesso di
difendere l’occupazione salvaguardando almeno 120
posti di lavoro stagionali per circa 160 giornate pro capite e creando altri 40 nuovi posti per quasi 180 giornate. Nel 2014, poi, è stato attivato un nuovo polo per la
lavorazione di cereali (destinato al sorgo) con l’acquisto dello stabilimento Sermenghi di Medicina.
ENOLOGIA
IN ITALIA I VINI DEL “CONCOURS
MONDIAL DE BRUXELLES”
Il “Concours Mondial de Bruxelles”, lo storico concorso
che premia annualmente la qualità dei migliori vini al
mondo, porta in giro per l’Italia i suoi campioni: i migliori vini, premiati con medaglia dalla sua giuria di 320
professionisti, hanno iniziato un tour a fine novembre.
Lo ha annunciato la Cia-Confederazione italiana agricoltori, che è tra i partner della manifestazione. Nelle
prossime settimane il tour toccherà le seguenti città:
DICEMBRE 2014
Palermo (9 gennaio), Treviso (17 gennaio), Ortona (22
gennaio), Bari (28 gennaio) e Torino (30 gennaio) ed è
organizzato in collaborazione con la Fisar e l’Università
di Udine e con la collaborazione, per alcune tappe,
dell’Onav (Puglia) e dell’Ais (Sicilia).
Creato nel 1994, il Concours Mondial de Bruxelles è diventato di fatto un campionato del mondo del vino e
degli alcolici, con più di 8mila vini e alcolici provenienti
da tutto il mondo. La giuria della manifestazione riunisce ogni anno circa 40 nazionalità ed è composta
unicamente da professionisti del settore. Dopo aver festeggiato il suo ventennale a Bruxelles, la ventunesima
edizione verrà ospitata dall’Italia e avrà sede a Jesolo,
in Veneto.
Dell’Aquila
Dell’Aquila
CONCORSO MIPAAF
“NUOVI FATTORI DI SUCCESSO”:
BUONE PRATICHE UNDER 40
Il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, nell’ambito delle attività finanziate dal programma
Rete Rurale Nazionale 2007/2013, ha indetto un concorso per la quarta selezione nazionale “Nuovi fattori di successo” finalizzata alla valorizzazione ed alla
diffusione delle Buone Pratiche nello sviluppo rurale
realizzate da giovani agricoltori nell’ambito del Feasr. Innovazione, impatto sull’attrattività del territorio,
sensibilità nei confronti dell’ambiente, tutela e valorizzazione delle risorse umane impiegate e rendimento
globale compaiono fra i criteri generali di selezione,
poggiata su una nuova metodologia di selezione delle buone prassi elaborata dal Gruppo di lavoro giovani della Rete Rurale Nazionale, delle aziende agricole under 40 sul territorio nazionale. La domanda di
partecipazione al concorso dovrà essere presentata
dal titolare dell’azienda agricola entro il 30 gennaio
2015 registrandosi nell’apposita sezione “Nuovi fattori
di successo 2014-IV ediz.” del sito web della Rete Rurale
Nazionale reterurale.it/nuovifattori2014.
Eventuali richieste di chiarimenti sul bando in parola
potranno essere inviate all’indirizzo e-mail:
buoneprassigiovani@ismea.it
DICEMBRE 2014
RIMINI
GRUPPO CEVICO-SAN PATRIGNANO:
UN’ALLEANZA NEL SEGNO DEL VINO
Promuovere i vini del Riminese e, nello stesso tempo,
aiutare i ragazzi a reinserirsi nel tessuto sociale. Il Gruppo Cevico e la Comunità di San Patrignano hanno
stretto un’importante alleanza: le due realtà si sono
impegnate a mettere in rete risorse, relazioni e competenze con l’obiettivo di esprimere le potenzialità di una
zona che può sfruttare la sinergia tra turismo e qualità
della produzione di vino.
È di fatto una collaborazione che vede da una parte
una comunità che ha coniugato negli anni un’opera preziosa di reinserimento professionale con il lavoro
della terra e del vigneto; dall’altra soci viticoltori custodi di un patrimonio di vigne che rappresenta un valore
economico e paesaggistico per i colli riminesi.
L’accordo nasce con la complicità della vicinanza tra
i vigneti intorno a Coriano coltivati dai soci della Cantina dei Colli Romagnoli di Pian della Pieve – la cooperativa di primo livello del Gruppo Cevico – e le vigne
di proprietà della comunità di San Patrignano. «Oggi
San Patrignano rappresenta non solo un brand di prodotti di qualità, ma anche la sicurezza di una grandissima professionalità applicata in tutto il comparto
agroalimentare», spiega Piero Prenna, responsabile
commerciale di San Patrignano.
Gli fa eco la presidente del Gruppo, Ruenza Santandrea: «In questa alleanza Cevico porta la propria
esperienza di mezzo secolo. La Comunità per noi è un
modello con un’identità associata alle produzioni vinicole autoctone e di qualità».
Taccuino
Angers (Francia) – 13-15 gennaio: torna il Sival, salone professionale delle produzioni vegetali. sival-angers.com
Losanna (Svizzera) – 15-18 gennaio si inaugura Swiss Expo, rassegna agrotecnica.
swiss-expo.com
Berlino (Germania) – 16-25 gennaio: al via
l’International Green Week: alimentazione, agricoltura e orticoltura. gruenewoche.de
Udine – 22-25 gennaio: apre AgriestTech, focus su macchine agricole, tecnologie per bioenergie, allevamento ed enologia. agriest.it
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Spazio innovazione
Patata di Bologna: una mappa
ne svela segreti e identità
Un progetto dell’associazione dei produttori Assopa per
distinguere la Dop dagli altri competitor. In questo modo è
possibile controllare la veridicità e l’affidabilità dei fornitori
L’
Assopa nasce a Bologna nel 1979 sulla
base del regolamento CE 1360/78 e fin
dalla sua costituzione partecipa alla famosa “Borsa Patate di Bologna”, polo
d’incontro di grande importanza nel nord Italia
per la formazione del prezzo delle patate da
consumo fresco. Inoltre stipula l’accordo interprofessionale regionale per la cessione di patate al consumo fresco, oltre a quello nazionale
per la cessione di patate all’industria di trasformazione. Esegue ricerche e sperimentazioni in
collaborazione con altre associazioni, nell’ambito di programmi finanziati dalla Regione Emilia-Romagna e finalizzati alla qualificazione della pataticoltura regionale.
Svolge anche assistenza tecnica diretta e divulgativa con particolare riguardo all’applicazione dei disciplinari di produzione. Partecipa attivamente al Consorzio per la Patata di Bologna
Dop e al Consorzio delle Buone Idee, detentore
del marchio Selenella®.
La produzione da industria è controllata e certificata ai sensi della normativa Uni 10939:2001
“Sistemi di rintracciabilità delle filiere agroalimentari” e si è da poco concluso un progetto
di sviluppo precompetitivo, “Tecniche avanzate per la tracciabilità e la verifica dell’origine
della patata della regione Emilia-Romagna”,
presentato dall’Associazione, finanziato dalla
misura 124 del Psr 2007-2013, realizzato in collaborazione con il Cica e U-Series.
Partner tecnologici
Cica e U-Series
Nel corso dei suoi 60 anni di attività il Cica di
Bologna ha offerto assistenza tecnica e servizi
per lo sviluppo delle imprese, facendosi promotore di significative realizzazioni
nel campo della trasformazione e
commercializzazione dei prodotti
agricoli, nonché della tutela ambientale.
La società U-Series Srl nasce nel
2004 come spin off dell’Enea: nel
giro di pochi anni raggiunge alcuni obiettivi che dimostrano le
capacità scientifiche, tecniche e
gestionali delle persone che vi lavorano come, ad esempio, l’accreditamento istituzionale della
Regione Emilia-Romagna quale
struttura di ricerca industriale e
trasferimento tecnologico, la certificazione Iso 9001:2008, l’inserimento nell’albo dei laboratori di
ricerca ai sensi del Dm 593/2000
e la creazione di un laboratorio in
grado di partecipare, oltre che a
progetti di ricerca, anche a bandi
di gara internazionali. In particolaDell’Aquila
PATRIZIA ALBERTI
Servizio Ricerca,
Innovazione
e Promozione
del Sistema
Agroalimentare,
Regione
Emilia-Romagna
76
DICEMBRE 2014
Differenziare il prodotto
nel mercato europeo
L’analisi statistica multivariata del dataset in
esame ha permesso la creazione di modelli matematici discriminanti su scala regionale,
nazionale ed europea. Focalizzando l’attenzione sull’obiettivo principale del progetto – ovvero la discriminazione della patata Dop di Bologna dai prodotti dei più importanti concorrenti
commerciali a livello europeo – si può affermare che il modello creato riesce a individuare
una netta distinzione fra i campioni provenienti
dall’area emiliana da quelli esteri.
La discriminazione risulta particolarmente evidente nel caso di campioni francesi, meno
marcata ma comunque affidabile nel caso di
quelli tedeschi. La capacità di classificazione
del modello raggiunge livelli prossimi al 90% e
gli errori di assegnazione tra area emiliana ed
DICEMBRE 2014
estera risultano minimi.
Tutti gli indicatori utilizzati forniscono informazioni utili alla costruzione del modello
discriminante sulla base
della provenienza del
prodotto. L’analisi dei
rapporti isotopici degli
elementi individuati offre quindi un efficace
e affidabile strumento
di analisi; l’affidabilità
del modello può essere
ulteriormente
migliorata aumentando la
rappresentatività (dettaglio e numero) dei
campioni soprattutto
riguardo gli Stati esteri.
Per l’applicazione in
termini di miglioramento delle procedure di
controllo della tracciabilità, l’introduzione di
tale tecnica nel Contratto quadro regionale
potrebbe essere una buona opportunità. Ipotesi quest’ultima da tenere in considerazione
soprattutto in caso di un successivo perfezionamento dell’affidabilità del modello. In particolare l’obiettivo è di migliorare il grado di
discriminazione delle patate provenienti dalle
province di Bologna, Ferrara e Ravenna con
riferimento alle regioni italiane investigate (Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo e Veneto).
La mappa geologica regionale dell’isotopo
stronzio consente infine di distinguere zone
geologicamente differenti una volta ricavata
la relazione terreno-pianta. Questo aspetto è
molto importante e presenta alcuni vantaggi:
le informazioni raccolte permettono di differenziare dal punto di vista geologico zone climaticamente simili. Altro vantaggio è il non dover
aggiornare annualmente la mappa geologica
ricavata (dipendendo esclusivamente dalle
caratteristiche del terreno). Si è trattato di un
progetto estremamente utile – conclude Galli –
perchè “fa parlare le patate” e può diventare
un ottimo sistema per controllare la veridicità e
l’affidabilità dei fornitori.
U-Series
re U-Series si occupa di ricerca scientifica, consulenza e servizi alle aziende principalmente nel
campo della radioattività.
Assopa – spiega il direttore Andrea Galli – ha
voluto con questo progetto individuare processi atti a migliorare la caratterizzazione della
patata Dop e a differenziare la produzione a
marchio dell’Emilia-Romagna da altri competitor italiani, ma anche esteri come Francia e
Germania.
Altra finalità è stata la creazione di una mappatura della provincia di Bologna con l’obiettivo di attuare una programmazione delle produzioni ottimizzata in termini di efficacia della
concentrazione dell’offerta.
Innanzitutto – continuano Massimo Esposito e
Chiara Canducci di U-Series – si è proceduto
all’analisi di campioni di patate e terreni relativi
alle annualità 2012 e 2013 provenienti per lo più
dal territorio regionale e, nello specifico, dalle
provincie di Bologna, Ferrara e Ravenna, ma
anche da altre regioni italiane e Paesi esteri.
Gli indicatori scelti e utilizzati per la caratterizzazione della patata Dop dell’Emilia-Romagna
sono i rapporti isotopici degli elementi leggeri:
ossigeno, carbonio, idrogeno che presentano
valori caratteristici dipendenti dalle condizioni climatiche e dalla latitudine. La banca dati
dei rapporti isotopici degli elementi leggeri è
stata poi integrata da una mappa isotopica
(a tal fine si utilizza una macchina con tecnologia Irms) di elementi pesanti, in particolare lo
stronzio che fornisce informazioni geologiche
del territorio.
Macchinario
impiegato per
la determinazione
del rapporto
isotopico
mediante tecnica
Irms o Icpms
ASSOPA – ASSOCIAZIONE PRODUTTORI PATATE
Via Tosarelli, 155
40055 Villanova di Castenaso (Bo)
Web: assopa.com
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Mondo bio
A cura dI ROSA MARIA BERTINO (rosamariabertino@libero.it)
“SOLIDALE ITALIANO”, QUANDO
L’EQUO È A CASA NOSTRA
Un progetto nato nel 2010 che collega le 300 Botteghe del Mondo e
guarda alle realtà dell’economia nazionale. Il biologico: un punto di
riferimento non esclusivo
di Cerignola (Fg) e da altri piccoli produttori pugliesi.
E ancora la semola di grano duro bio, che nasce dal
grano coltivato nelle terre confiscate alle mafie da agricoltori della Sicilia e della Puglia collegati a Libera Terra.
L’olio, le arance e le clementine bio sono i frutti della legalità del consorzio Goel di Gioiosa Jonica (Rc), che promuove il cambiamento socio-economico della Locride
e della Calabria. Non manca la pasta bianca e integrale
prodotta dalla cooperativa agricola Girolomoni di Isola
del Piano (Pu), realtà pionieristica del biologico italiano. E
per finire i vini della cooperativa I Germogli di San Colombano al Lambro (Mi), che opera con minori e giovani in
condizioni di disagio e devianza.
«Per lo sviluppo del progetto – conclude Palagi – stiamo
analizzando ciò che viene già venduto attraverso la rete
delle Botteghe. Potremo così ampliare o approfondire
le famiglie di referenze e realizzare quelle mancanti con
i produttori attuali o con nuove organizzazioni. Solidale
Italiano diventerà il secondo mercato di riferimento per le
Botteghe. Oggi rappresenta l’1% del nostro fatturato, ma
puntiamo al 10%. La cosa più importante è però la consapevolezza dei consumatori, l’unica che può avviare un
circolo virtuoso».
Pavan
Equosolidale, non solo con chi è lontano, ma anche con
chi è vicino. È questa la svolta storica del commercio
equo: dal sostegno di milioni di piccoli produttori del sud
del mondo a quello per le realtà italiane dell’economia
sociale.
Si tratta del progetto Solidale Italiano di Ctm Altromercato, la principale organizzazione di fair trade presente in
Italia, con un fatturato consolidato di 45 milioni di euro,
sedi a Bolzano e Verona, 300 Botteghe del Mondo collegate, e una struttura logistica per la gestione del fresco
che serve anche la grande distribuzione.
Ne parliamo con Luca Palagi, del team di sviluppo di Solidale Italiano, che gira l’Italia per cercare nuovi produttori
e avviare nuove filiere produttive.
«Il progetto è partito nel 2010 con un primo gruppo di sei
realtà, offrendo l’accesso al mercato per i loro prodotti,
frutto dell’economia carceraria e dell’agricoltura sostenibile. È bastato un anno per capire che la strada era quella giusta e che segnava una delle nostre linee strategiche di sviluppo. I produttori in rete oggi sono una decina,
metà con produzioni bio. Il biologico è infatti un criterio
preferenziale, ma non esclusivo. Sono realtà spesso marginali che rispecchiano gli stessi valori del commercio
equo, con prodotti d’eccellenza».
Come i biscotti della cooperativa Divieto di Sosta, prodotti dai detenuti del carcere di Verbania; la birra artigianale di Pausa Cafè, realizzata nella casa di detenzione di
Saluzzo (Cn); le mandorle tostate e i dolcetti di mandorle
bio dell’Arcolaio, che nascono tra le mura della casa circondariale di Siracusa. Oppure i taralli artigianali di Campo dei Miracoli, prodotti nel carcere di Trani.
Ma ci sono anche le olive da tavola Bella di Cerignola
e le passate, arricchite da olive e pomodori “liberi dalle mafie”, coltivati dalla Cooperativa Pietra di Scarto
In calendario
8-11 gennaio
Istanbul (Turchia)
Exponatura
Fiera dei prodotti
naturali, biologici
e per la salute
exponatura.net
26-28 gennaio
Montpellier (Francia)
Millesime Bio
Salone professionale
dei vini biologici
millesime-bio.com
Mercatini bio di novembre
in Emilia-Romagna
Borgonovo Val Tidone (Pc); Fontanellato, Lesignano de’
Bagni, Traversetolo (Pr); Reggio Emilia; Spilamberto e
Modena; Budrio, Imola, Ozzano dell’Emilia, Valsamoggia
e Bologna; Faenza, Lugo e Ravenna; Forlì, Forlimpopoli e
Cesena (Fc)
Giuseppe Mennuni
(a sinistra), socio
della cooperativa
Pietra di Scarto
di Cerignola (Fg),
con Pietro Fragasso,
presidente
Altri appuntamenti su biobank.it
78
DICEMBRE 2014
Nel giardino
Callicarpa: poco esigente,
offre splendidi frutti viola
Pianta esotica, è apprezzata in autunno e inverno per le
belle bacche lucenti, molto gradite anche agli uccelli.
Si adatta alle più varie condizioni climatiche
C
allicarpa: i lettori che
conoscono il greco
hanno già intuito
la caratteristica ornamentale di questa pianta,
poiché l’etimologia del nome
significa “bellezza” (kállos) e
“frutto” (karpós). Ed è proprio
grazie all’indimenticabile color
blu-malva o vinaccia, sempre
lucente, delle bacche invernali
che con callicarpa è amore a prima vista.
Non la incontriamo nei nostri boschi, purtroppo, essendo
esotica, ma la troviamo solo nei
giardini e, dove è insediata da alcuni anni, forma un folto arbusto, non molto alto, così attraente verso l’avifauna che persino
la nobile Royal Horticoltural
Society britannica l’ha inserita
nella lista delle piante necessarie
in ogni giardino.
I numerosi rami, pelosi da giovani, partono direttamente dal
terreno suddividendosi in ramificazioni secondarie. Le foglie
decidue, ma anche semi-persistenti nei climi più caldi, sono
opposte, semplici, ovali-lanceolate, con margine seghettato,
irsute su entrambe le pagine,
di colore verde scuro viranti in
un bel giallo o rosso autunnale,
lunghe fino a 12 centimetri e
larghe fino a 3,5 centimetri. Le
nervature sono evidenti e ben
incise nella lamina fogliare.
I fiori compaiono in estate e
sono riuniti in densi racemi
rosati o lilacini, posti all’ascella
delle foglie: ogni fiore misura
circa 3,5 centimetri di diame-
tro. Il frutto è una piccola bacca che persiste tutto l’inverno
sulla pianta a partire dalla fine
di ottobre. La specie originaria
ha difficoltà ad autoimpollinarsi, pertanto per ottenere una
ricca fruttificazione è meglio
non usare esemplari isolati ed
è consigliabile piantare almeno
tre callicarpe vicine. Presentano
minori problemi di autoimpollinazione sia le varietà derivate,
molto numerose e caratterizzate
da diversa colorazione dei frutti,
sia le altre specie di callicarpa.
MARIA TERESA
SALOMONI
Proambiente
Tecnopolo Cnr,
Bologna
Varietà e specie arbustive
La specie C. bodinieri è la più
diffusa in Italia, soprattutto nel-
Un tempo appartenente alla Famiglia delle Verbenaceae, ora inserito in quella delle Lamiaceae,
il genere Callicarpa comprende
140 specie di arbusti e di alberi,
decidui o sempreverdi, originari
dei boschi delle regioni tropicali
e subtropicali. La specie C. bodinieri, proveniente dalla Cina
centrale e occidentale, è apprezzata soprattutto nel periodo autunnale e invernale per le belle
bacche. Ha portamento eretto e
a maturità può raggiungere i 2
metri di altezza, ma nelle zone
di origine arriva fino a 3 metri.
DICEMBRE 2014
Wikimedia
Note di botanica
79
Nel giardino
LA BELLEZZA DELLA STAGIONE FREDDA
Appena cadono le foglie e cala la temperatura, i giardini assumono un nuovo
aspetto. Molte aree verdi sono state progettate per le stagioni più calde, avendo
in mente una profusione di fiori, foglie e frutti. Ma l’essenza di un bel giardino consiste in una struttura interessante tutto l’anno, soprattutto nella spesso trascurata
stagione invernale.
Se si guarda fuori dalla finestra, cosa si vede? O meglio: che cosa non si vede?
È questo il momento per valutare le occasioni mancate e comprendere le carenze da colmare per apprezzare la bellezza dell’inverno. In questa stagione, le
piante interessanti dal punto di vista estetico hanno un portamento intrigante o
sfoggiano bacche colorate e portasemi curiosi, ma un giardino “sano e bello” per
davvero è quello capace di creare un habitat, i cui colori sono regalati anche dalla popolazione di uccelli attirati dalla frutta matura in questo periodo. Gli agrifogli
sono sicuramente gli alberi più noti e sono reperibili in un grande numero di specie
e varietà. Attenzione però a porre a dimora almeno un esemplare maschile ogni
tre femminili, altrimenti non riusciamo ad approntare un banchetto natalizio per gli
amici pennuti. Di callicarpa abbiamo già scritto e aggiungiamo solo che negli Usa
è chiamata comunemente “la bella d’inverno”, poi ricordiamo i biancospini, i ligustri, i viburni, le rose da bacca, i clerodendri, i cornus, i cotoneastri, le mahonie e,
per coloro che possono permetterselo vivendo in un clima non troppo rigido, il corbezzolo. I colori nel corso della stagione invernale si avvicendano e giungeranno i
gialli dei calicanti, delle amamelidi e dei noccioli, oltre ai piè di gallo, i bucaneve
e le rose di Natale. Infine, cerchiamo di non essere così veloci nel togliere le foglie, che offrono cibo e riparo per farfalle e piccoli mammiferi: i colori del giardino
dormiente – marrone chiaro, arancio, grigio e bruno – ammorbidiscono il giardino
d’inverno, sono un regalo in più offerto dalla natura. Bisogna solo soffermarsi ad
ammirarli e privarsi della convinzione che le foglie sporcano. No, le foglie non sporcano, ma nutrono gli animali e il terreno.
Wikimedia
la sua varietà C. b. var. giraldii
(sinonimo C. giraldiana), che si
differenzia per le foglie glabre,
lunghe fino a 18 centimetri, i
fiori rosati e i frutti di un colore
violetto deciso. C. b. ‘Profusion’
si caratterizza per il color bronzeo delle giovani foglie e per
80
una produzione copiosissima di
frutti di colore viola scuro.
C. americana è la specie di callicarpa più alta, potendo superare
i 3 metri. È molto cespugliata,
con foglie lunghe fino a 23 centimetri, fiori variamente colorati in blu, rosa, rosso o bianco e
frutti di colore variabile da rosa,
violetto fino al blu. È stata ottenuta la cultivar C. a. ‘Lactea’ con
fiori e frutti bianchi.
C. dichotoma è originaria di una
vasta regione che si estende dalla
Cina alla Corea fino al Giappone. Alta 120 centimetri e larga
altrettanto, ha foglie lunghe
fino a 10 centimetri, di colore
verde chiaro, con fiori di color
rosa pallido, molto piccoli, e
frutti viola scuro.
C. japonica è poco commercializzata in Italia ed è reperibile
nella varietà C. j. ‘Leucocarpa’,
alta fino a 150 centimetri, che
produce fiori e frutti di colore
bianco. C. rubella, diffusa nell’areale compreso tra India, Malesia e Cina dove si accresce fino
a 3 metri di altezza e 2 metri di
diametro, è l’unica con foglie
persistenti, di colore verde-giallo; i fiori, larghi 5 centimetri di
colore rosa-purpureo, sono seguiti da frutti viola-rosati.
Come coltivarla
La callicarpa ha davvero poche
richieste e si adatta a svariate
condizioni climatiche, a esclusione delle regioni gelive e delle
posizioni prospicienti il mare.
Rifugge dai suoli siccitosi pur
non avendo spiccate esigenze
irrigue. Ama il sole, ma non la
piena insolazione soprattutto
nelle regioni meridionali e ben
si ambienta alle posizioni di lieve ombra. Preferisce un terreno
sciolto, profondo, senza ristagni
d’acqua, adattandosi peraltro
perfettamente ai terreni molto
pesanti, tanto che è sempre segnalata tra le specie più adatte
a vivere nei suoli argillosi. Non
necessita di concimazioni regolari, a meno che il suolo non sia
molto ricco di azoto, nel qual
caso è opportuno bilanciare la
nutrizione somministrando un
fertilizzante povero di questo
elemento all’inizio della primavera e dell’estate. Non ha parassiti e non le serve la potatura,
essendo sufficiente eliminare
i rami morti o spezzati a fine
inverno, quando i frutti hanno perduto il colore e si sono
in parte staccati. La moltiplicazione avviene con talee lunghe
almeno 15 centimetri, prelevate in primavera o in estate, meglio se da rami che non hanno
ancora fiorito. La callicarpa
può essere anche propagata per
semi a fine inverno, ponendoli
subito in un cassone freddo ma
coperto.
DICEMBRE 2014
Agrometeo
A cura di WILLIAM PRATIZZOLI Arpa-Simc - Area Agrometeorologia, Territorio e Clima
LUNA DI GENNAIO 2015
LUNA PIENA
5 gennaio
ULTIMO QUARTO
13 gennaio
LUNA NUOVA
20 gennaio
PRIMO QUARTO
27 gennaio
PREVISIONI
STAGIONALI
PER GENNAIO
E FEBBRAIO 2015
(A cura di
VALENTINA PAVAN, Arpa-Simc)
Temperature: Valori medi
trimestrali confrontabili o superiori
alla norma. Alta probabilità
che le massime stagionali siano
superiori ai valori normali.
Precipitazioni: trimestrali
probabilmente prossime alla
norma. Previsioni a lungo termine
e fino a tre mesi sono presenti
sul sito dell’Arpa Emilia-Romagna
arpa.emr.it/sim/?previsioni/
lungo_termine
L’ANNO SCORSO
DI QUESTI TEMPI
I primi 20 giorni di novembre 2013
sono stati molto miti; le minime,
in particolare, si sono mantenute
quasi costantemente al di sopra
della norma, con differenze
medie di circa 3°C in più e punte
sino a 4°C in più in Romagna.
Tra il 24 e il 25 si è verificato
invece un crollo delle
temperature a seguito dell’arrivo
di aria artica e venti di bora,
con diffuse ed intense gelate.
I valori minimi assoluti sono stati
registrati il giorno 26, quando
in vaste aree della pianura
centro-occidentale si sono
toccati -5°C; solo una settimana
prima le temperature minime
erano ancora prossime ai 10°C.
DICEMBRE 2014
NOVEMBRE 2014
TRA I PIÙ CALDI DEGLI ULTIMI 50 ANNI.
PIOGGE ELEVATISSIME A PARMA E PIACENZA
Con una temperatura media
EMILIA-ROMAGNA: PRECIPITAZIONI (MM)
DI NOVEMBRE 2014
di quasi 12°C in pianura,
rispetto ai circa 8-9°C del
clima 1991-2010, il mese di
novembre è stato uno dei
più caldi, per alcune aree
probabilmente il più caldo,
degli ultimi 50 anni.
Novembre è, in autunno, il
mese in cui negli ultimi 25
anni si è osservato l’aumento
termico più elevato; aumento
particolarmente evidente nelle ultime annate. Altra particolarità sono state le
elevatissime piogge che hanno interessato il Piacentino ed il Parmense.
Come accaduto in ottobre, le precipitazioni sono state causate da correnti
temperate atlantiche di provenienza ovest e sud-ovest che hanno portato grandi
quantità di piogge sul settore occidentale, in particolare sui rilievi. Rispetto ai circa
80-100 mm in media, sulla pianura parmense e piacentina ne sono piovuti tra 160
e 250 mm (oltre il doppio della norma) e sui rilievi più elevati sono state misurate
piogge mensili tra 400 e 600 mm, circa tre volte le attese climatiche. Piogge
elevate anche nel reggiano, mentre sul resto della regione sono state prossime
alla norma, lievemente inferiori nel bolognese, ferrarese e ravennate.
IN CAMPAGNA: REGOLARE LA RICARICA DELLE RISERVE IDRICHE
In relazione alla quantità di precipitazioni cadute il contenuto idrico dei terreni
è stimato nella norma su gran parte della regione; nella aree occidentali
(piacentino e parmense)
QUANTITÀ DI ACQUA DISPONIBILE
l’umidità dei terreni è invece
NEL TERRENO AL 30 NOVMEBRE 2014
superiore alle attese climatiche.
(0 = MINIMO; 100= MASSIMO)
Per frumento e orzo le buone
condizioni di umidità, assieme
a temperature elevatissime,
hanno garantito una regolare
emergenza ed un rapido
sviluppo vegetativo.
NOVEMBRE 2014: TEMPERATURE MINIME E MASSIME IN EMILIA-ROMAGNA
Temperatura massima in pianura
24,2°C il 4
Castel S.Pietro Terme (Bo)
Temperatura minima in pianura
-0,1°C il 21
Granarolo Faentino (Ra)
Precipitazione cumulata massima mensile in pianura
266,6 mm
S.Nicolò - Rottofreno (Pc)
Precipitazione massima mensile in montagna
768,6 mm
Borgo Val di Taro (Pr)
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Dalla parte dei consumatori
QUALI RISCHI DALLA CARNE
ENRICO
CINOTTI
Wikimedia
in collaborazione
con
Carne ricomposta e carne separata meccanicamente. Sono due informazioni, riportate sulle
etichette, con le quali da tempo abbiamo cominciato a familiarizzare quando acquistiamo
wurstel, cotolette o bocconcini di pollo. Stiamo
parlando di due diverse procedure di preparazione del prodotto che vengono obbligatoriamente riportate sulle confezioni.
Ad esempio, quando leggiamo la dicitura “Cotolette/bocconcini di filetti di pollo surgelate/i
ottenute da carni ricomposte e con l’aggiunta
di acqua” ci si riferisce a una procedura di preparazione in cui vengono utilizzate varie parti
dell’animale usando altri ingredienti (additivi
ed enzimi). Ben diverso è il discorso sulla carne
separata meccanicamente, cui recentemente
il Salvagente ha dedicato un test condotto da
Valentina Corvino. Il regolamento 853/2004 definisce le carni separate meccanicamente come
il prodotto ottenuto mediante rimozione della
carne da ossa carnose dopo il disossamento o
da carcasse di pollame, utilizzando mezzi meccanici che conducono alla perdita o modificazione della struttura muscolo-fibrosa.
Esistono due metodi per ottenere lo stesso risultato: quando si utilizzano metodi ad alta pressione,
la carcassa o le parti di carne vengono pressate
attraverso uno speciale setaccio di tipo meccanico. Con l’impiego di metodi a bassa pressione,
invece, la carne viene raschiata meccanicamente dalla carcassa.
Si tratta, quindi, di una tecnica legale: attualmente nella Ue la carne separata meccanicamente può essere prodotta da pollame e suini,
ma non da bovini, ovini e caprini. La sua presenza negli alimenti deve essere chiaramente etichettata come tale e non fa parte del contenuto di carne indicato sul prodotto.
A parte il senso di fastidio che può produrre un
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SEPARATA MECCANICAMENTE?
prodotto ottenuto mediante la “spremitura delle
carcasse”, la carne separata meccanicamente è sicura? Molto si è discusso dell’opportunità
o meno di utilizzare questo composto negli alimenti, complici anche i tanti video disponibili on
line che mostrano tutte le fasi della lavorazione.
In un parere scientifico del 2013 sui rischi per la
salute pubblica connessi a questa tipologia di
prodotto, l’Efsa si è espressa sull’argomento giungendo alla conclusione che «i pericoli di ordine
microbiologico e chimico associati alla carne
suina e di pollame separata meccanicamente
sono simili a quelli collegati alla carne separata
non meccanicamente (carne fresca, carne macinata o piatti a base di carne). Tuttavia il rischio
di crescita microbica aumenta con l’uso di processi produttivi ad alta pressione».
Tali rischi microbiologici e chimici – continua l’Agenzia – derivano dalla contaminazione delle
materie prime e da prassi igieniche non corrette
durante la lavorazione della carne. E i processi
produttivi ad alta pressione aumentano il rischio
di crescita microbica provocando una maggior
degradazione delle fibre muscolari e, insieme a
ciò, un rilascio di nutrienti, i quali forniscono un
substrato favorevole alla crescita batterica.
Il gruppo di esperti scientifici sui pericoli biologici (Biohaz) ha preso in considerazione diversi
parametri per distinguere la carne separata
meccanicamente dalla carne separata non
meccanicamente e, sulla scorta dei dati disponibili attualmente, ha individuato nel calcio (rilasciato dalle ossa durante la lavorazione) il parametro chimico più adatto. Tuttavia se la si vuol
evitare basta leggere le etichette: prodotti che
non separano meccanicamente le carni ce ne
sono ancora.
DICEMBRE 2014