Io e la mia glicemia rimaniamo a galla

02/14
DiabeteAttivo
La rivista di Bayer Diabetes Care per persone con diabete
Diabete e
immersione subacquea
«Io e la mia glicemia
rimaniamo a galla»
Ipoglicemie
notturne:
dati
impressionanti
Diabete di tipo 2:
l’autogestione
conviene!
Trapianto di cellule delle isole
pancreatiche:
colloquio con il
prof. Lehmann
2
IMPRESSUM
INDICE
3
EDITORIALE
Che cosa c’è di nuovo?
Care Lettrici, cari Lettori,
Editore
Il team di Bayer Diabetes Care
Direzione di redazione
Simon Weinmann
Diabete di tipo 1
Ruolo preferito: attaccante
Team redazionale
Ipoglicemie notturne
Nuovi dati dell’Ospedale pediatrico universitario di Basilea
6
Excellence across Borders
Bayer sostiene il programma sul diabete in Arabia Saudita
8
Karin Ligorio, Julia Gebhard,
Andreas Rittinghaus,
Simon Weinmann
4
Vi auguriamo una lettura stimolante!
Amministrazione
Karin Ligorio, Julia Gebhard
Diabete e immersione subacquea
Io e la mia glicemia rimaniamo a galla
10
Sascha Sielaff (HHGlobal.com)
Contour NEXT USB
Facile e di più
13
Stampa
Diabete di tipo 2
La buona autogestione conviene
14
www.diabetes.bayer.ch
Servizio di provata efficienza ora con un nuovo indirizzo
16
La mia storia
La malattia dolce-amara
18
Trapianto di cellule delle isole pancreatiche
Colloquio con il Prof. Dr. med. Roger Lehmann
20
Torneo di calcio Kids Cup 2014
Sulle orme di Neymar
24
Cruciverba concatenato
In palio 10 x 2 buoni omaggio per il cinema
27
Ricette
Dal ricettario di Johann Lafer
28
Avete chiesto...
Le risposte degli specialisti
30
Layout
Stämpfli Publikationen AG, Berna
(stampato in Svizzera)
Foto di copertina:
Jane Bigler in immersione
Bayer (Schweiz) AG
BHC Medical Care
Diabetes Care
Grubenstrasse 6
CH-8045 Zürich
E-Mail: info@bayerdiabetes.ch
Hotline: 044 465 83 55
Fax: 044 465 82 82
Internet: www.diabetes.bayer.ch
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E per concludere un’informazione personale: nel prossimo numero di Diabete
Attivo vi saluterà in questa pagina il volto
nuovo che assumerà la futura gestione di
Diabete Attivo.
«Maggio rinnova tutto, purifica e libera
l’animo…», recitano i primi versi di una
famosa poesia composta da Hermann
Adam von Kamp nel 1818. Che cos’hanno
però in comune con il numero autunnale
di Diabete Attivo?
Prima di tutto, nell’edizione attuale riportiamo ancora una volta nuove storie confortanti e motivanti dalla vita di persone
affette da diabete. Nuovi sono anche i
risultati degli studi sulle ipoglicemie notturne condotti dall’Ospedale pediatrico
universitario di Basilea, nei quali sono stati
valutati, tra l’altro, i fattori di rischio per la
comparsa di tali cali degli zuccheri. Quali
sono le novità sul trapianto di cellule delle isole pancreatiche? Insieme al Prof. Dr.
med. Roger Lehmann, dell’Ospedale universitario di Zurigo, vi presentiamo le sue
entusiasmanti convinzioni in proposito.
Simon Weinmann, per il team svizzero di
Bayer Diabetes Care
Per tutti i nostri buongustai illustriamo due
nuove ricette leggere dal libro di cucina di
Johann Lafer. Da annunciare vi è anche
un piccolo aggiornamento sul nostro sito
Internet. Le informazioni sui nostri prodotti, manifestazioni o servizi sono ora disponibili al sito www.diabetes.bayer.ch.
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Simon Weinmann, Marketing Manager
di Bayer Diabetes Care
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DIABETE DI TIPO 1
Ruolo preferito: attaccante
Timo Gerber (classe 2004), originario della Emmental,
gioca a calcio con grande passione. Se possibile in
attacco. Quando riesce a piazzare la palla sul suo potente piede destro, alcuni portieri preferiscono mettersi al riparo. Oltre a giocare nelle partite di Lega e
in diversi tornei, si allena 2 volte alla settimana con
la sua squadra: l’E-Junioren dell’FC Biglen.
È la domenica del 22 giugno 2014 e noi
incontriamo la nuova promessa del calcio
nello stadio bernese di Neufeld, in occasione della Kids Cup di quest’anno, un
torneo di calcio per bambini e adolescenti
con il diabete. Anche Timo è affetto da diabete di tipo 1 da quando aveva sei anni.
«Gli allenatori del club calcistico di Biglen hanno approfondito la problematica del diabete
e aiutano Timo in tutti i modi,
rendendo possibile la sua partecipazione ad allenamenti e
partite. Anche a scuola i compagni più intimi conoscono la
sua situazione, e i suoi insegnanti gli offrono un sostegno ottimale»,
afferma Nadia Gerber, la mamma di Timo.
Non è sempre facile, e a volte è una seccatura anche per lui, p. es. quando deve fare
più attenzione degli altri a ciò che mangia.
Dopo più di 3 anni di esperienza sa già
molto bene quanti carboidrati sono contenuti nei differenti alimenti. Nel frattempo,
grazie alla grande esperienza accumulata,
la stima della quantità di carboidrati ha
raggiunto una buona affidabilità, ci conferma anche lo stesso Timo.
Il bambino, ormai decenne, porta un microinfusore per insulina da poco più di un
mese. L’interesse c’era già da tempo, ma
l’esperienza personale con il microinfusore
lo ha convinto del tutto. «Quello che finora
mi ha dato più fastidio del diabete sono
state le tante iniezioni di insulina, da praticare per particolari valori glicemici e prima
di ciascun pasto». Per lo più ora funziona tutto facilmente, con la sola pressione
di un bottone. Pratico. «Da quando porta
un microinfusore Minimed, la situazione
è migliorata anche per tutta la famiglia»,
aggiunge la signora Gerber. Per esempio
le ipoglicemie notturne sono diventate nel
nostro caso più rare, «perché si può ridurre il tasso di insulina basale.»
Prima di tutto Timo è però un giovane affatto normale, in grado di fare molte cose
proprio come i suoi compagni o quasi. C’è
tuttavia una cosa in cui supera la media:
giocare a calcio e fare goal! Una verità che
ha dimostrato senza ombra di dubbio nel
corso della Kids Cup 2014. L’Italia, la sua
squadra, ha ottenuto il secondo posto nella categoria A. Bravo!
Timo ci mostra il punto in cui viene somministrata l’insulina nel corpo.
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ATTUALITÀ
Studio dell’Ospedale pediatrico universitario di
Basilea sulle ipoglicemie notturne
Le ipoglicemie notturne non vanno sottovalutate. Proprio nei bambini si manifestano con
particolare frequenza. Che cosa influenza le ipoglicemie durante il sonno? Quanto durano
e cosa si può fare per contrastarle?
Dottoressa Bachmann, quali sono i fattori
di rischio per le ipoglicemie notturne?
I fattori generali sono l’attività fisica durante la giornata, le dosi elevate di insulina,
un controllo della glicemia su valori prossimi alla norma (HbA1c bassa) nonché la
semplice giovane età. Quest’ultima non
è tuttavia apparsa rilevante nel recente
studio da noi condotto. Ciò significa che
i nostri dati non hanno potuto dimostrare
una chiara correlazione tra la giovane età
e l’aumento delle ipoglicemie notturne.
Quali sintomi fanno pensare a un’ipoglicemia notturna?
Nella maggior parte dei casi non si manifesta alcun sintomo. In un gran numero di
casi le ipoglicemie notturne non vengono
riconosciute, dato che rimangono asintomatiche. L’unico segno, se presente, è un
riconoscimento. Inoltre, la registrazione
continua dei dati fornisce preziose informazioni sulla durata e sulla gravità dell’ipoglicemia.
Parliamo ora del suo recentissimo studio:
«Evaluation of nocturnal hypoglycemia in
children and adolescents with type 1 diabetes by continuous glucose monitoring:
A descriptive prospective study*». Qual è
stato il suo obiettivo principale?
In primo luogo abbiamo voluto rilevare
la frequenza e la durata delle ipoglicemie
notturne nei «nostri pazienti» dell’Ospedale
pediatrico universitario delle due Basilea.
Un ulteriore obiettivo è consistito nell’identificazione dei fattori di rischio.
Nelle persone con diabete di tipo 1 si parla
di ipoglicemia già con valori glicemici inferiori a 3.8 mmol/L. Per questa complicazione si distinguono diversi gradi di gravità: l’ipoglicemia di grado 1 (lieve), che
si manifesta con sintomi quali gli attacchi
di fame, i tremori o la sudorazione, viene
riconosciuta anche dal diabetico e può essere corretta con un’adeguata assunzione
di carboidrati. Nell’ipoglicemia di grado 2
(moderata) è già necessario l’aiuto esterno, dato che il paziente è spesso in stato
confusionale. Le ipoglicemie di grado 3
(gravi) comportano per lo più la perdita di
coscienza della persona colpita.
Se si manifestano di notte, sono particolarmente spiacevoli e possono diventare
pericolose, perché quando si omette l’assunzione tempestiva di carboidrati anche
un’ipoglicemia lieve può evolvere in un
evento grave.
Intervista alla Dr.ssa med. Sara
Bachmann sul recente studio*
Esaminando le curve CGM è possibile
individuare con estrema chiarezza le
anomalie durante la notte e tra diversi
giorni della settimana.
Dr.ssa med. Sara Bachmann, FMH Endocrinologia e diabetologia, Medicina pediatrica e
adolescenziale, capoclinica presso L’Ospedale pediatrico universitario delle due Basilea
valore glicemico basso il mattino dopo. In
casi rari si possono tuttavia rilevare anche
valori glicemici elevati conseguenti alla
controregolazione. Talvolta, anche l’elevata attività onirica o il sonno inquieto possono suggerire la precedente ipoglicemia
notturna.
Che importanza ha la misurazione regolare
della glicemia prima di andare a letto?
Questa misurazione è e rimane essenziale. In un bambino con diabete di tipo 1,
un valore glicemico inferiore a 6 mmol/L
prima di andare a dormire è un fattore di
rischio determinante per le ipoglicemie
notturne. Con valori serali < 6 mmol/L, il
rischio che di notte si presenti un’ipoglicemia è circa 2,5 volte superiore a quello
che si ha con valori superiori.
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La frequenza di ipoglicemie notturne nei
pazienti più giovani è diversa da quella
negli adulti?
Sì. Le ipoglicemie notturne sono chiaramente più frequenti in età infantile che in quella
adulta, in special modo nei bambini di età inferiore a 6 anni. Nel noto studio DCCT è stato
constatato che negli adolescenti la frequenza
di ipoglicemie notturne è 3 volte più elevata:
un dato correlato soprattutto al comportamento a rischio e a una regolazione del metabolismo generalmente più instabile osservabile nell’età della pubertà e nei giovani adulti.
Che rilevanza ha il monitoraggio continuo
della glicemia (CGM) per la valutazione
delle ipoglicemie notturne?
È molto importante, dal momento che in
pratica costituisce l’unica possibilità di
Quali sono per lei le novità emergenti e forse anche i dati più sorprendenti?
Per primo il fatto che quasi tutte le ipoglicemie notturne sono state asintomatiche (120
su 128). Sorprendente è stata anche la durata delle ipoglicemie registrate: in circa 1/3
dei casi si sono protratte per più di 3 ore, e
l’episodio più lungo si è concluso addirittura
solo dopo 11 ore.
Poi sicuramente anche l’influsso dell’attività
e del movimento: anche attività fisiche brevi
e intense non accompagnate da corrispondenti contromisure determinano spesso
ipoglicemie tardive.
Sebbene la loro frequenza corrisponda
all’incirca ai dati della letteratura (25-35%
nei bambini con CGM), si tratta pur sempre
di valori veramente spaventosi.
Che consigli può fornire alle famiglie di
bambini con diabete, ma anche agli adulti
insulino-dipendenti, riguardo alle ipoglicemie notturne?
Le ipoglicemie tardive dopo attività fisica intensa non vanno sottovalutate. La riduzione
dell’insulina basale serale dopo un’elevata
attività fisica durante la giornata (o anche
già di mattina) può costituire una possibile
misura per prevenire eventuali ipoglicemie
notturne.
Se non ci si può avvalere di un sistema
CGM, raccomando almeno un controllo
notturno della glicemia e, prima del sonno, un controllo regolare della glicemia,
da eseguire, a seconda dell’età, insieme al
bambino. Valori inferiori a 6 mmol/L devono essere evitati o corretti con l’assunzione
supplementare di carboidrati.
*Evaluation of nocturnal hypoglycemia in children and adolescents with type 1 diabetes by continuous glucose monitoring:
A descriptive prospective study
Disegno dello studio: sono stati inclusi nello studio 60 bambini tra i 2 e i 18 anni di età affetti da diabete di tipo 1 da oltre 6
mesi. Per 6 giorni i pazienti sono stati sottoposti a monitoraggio continuo della glicemia mediante iPro (Medtronic), a cui è
stata affiancata la misurazione dell’attività fisica tramite accelerometro. I partecipanti allo studio hanno registrato in un diario
i valori glicemici, i dati relativi alla somministrazione dell’insulina e all’apporto di carboidrati e gli orari di sonno. È stato analizzato il numero di ipoglicemie notturne (< 3,7 mmol/L durante la notte) che si sono verificate e la loro durata. Inoltre, è stata
verificata l’eventuale correlazione tra ipoglicemie notturne ed esercizio fisico nonché altri fattori influenti (età, terapia insulinica
e dose di insulina, HbA1c, Bedtime-Glucose).
Lo studio è stato presentato al Congresso svizzero dei pediatri di quest’anno (fPmh 2014 a Basilea), e ne è prevista la presentazione al Congresso ESPE a Dublino.
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EXCELLENCE ACROSS BORDERS
Bayer HealthCare sostiene il programma sul diabete
in Arabia Saudita
Tramite il programma «Excellence across Borders», Bayer HealthCare sostiene progetti
locali volti a migliorare le cure delle persone affette da diabete. Questo programma di
Bayer HealthCare si avvale dello scambio di conoscenze ed esperienze entro una rete
di esperti, al fine di promuovere attivamente diverse strategie nei paesi mediorientali e
nordafricani in cui ampie fasce di popolazione hanno una consapevolezza del diabete
ancora limitata.
In questi progetti rientra un’ampia iniziativa sul diabete iniziata di recente nelle
scuole. Il programma intende fornire informazioni chiare sul diabete e migliorarne la
gestione, onde abbassare il numero delle
persone a rischio. Viene sostenuto dall’organizzazione «Diabetic Patient Friends» di
Gedda e dall’iniziativa «Excellence across
Borders» di Bayer HealthCare. Con questo
approccio locale ci si propone di informare
sulle attuali opportunità offerte dalla regione riguardo a diagnosi, terapia e prevenzione del diabete.
Nel confronto, l’Arabia Saudita è al secondo posto per tasso di prevalenza del
diabete in Medio Oriente e Nord Africa
(MENA). La rapida urbanizzazione del paese ha condizionato lo stile di vita e l’alimentazione degli abitanti negli ultimi tre
decenni, per cui nel frattempo un buon 23
percento degli adulti è affetto da diabete.
«Il programma ‹Excellence across Borders’ promuove la collaborazione regionale a tutti i livelli della gestione del diabete e
ci aiuta a soddisfare meglio le esigenze dei
nostri pazienti», ha spiegato il professor
Hassan Hussein Fatani, consulente endocrinologo presso la King Abdulaziz University e lo Erfan Hospital di Gedda, nonché
presidente della società Diabetic Patient
Friends di Gedda, in Arabia Saudita. «Il
nostro progetto abbraccia tutto l’orizzonte
dei problemi inerenti al diabete nei giovani
in Arabia Saudita. Sulla base dei risultati
ottenuti elaboriamo raccomandazioni che
aiutano a migliorare lo stile di vita dei giovani e ad abbassare il numero dei soggetti
a rischio.»
Il programma scolastico sul diabete viene
attuato nella regione di Gedda ed è concepito a misura delle ultime generazioni, che
contano per circa il 70 percento della popolazione totale. Il personale specializzato in
campo medico visita le scuole, per rilevare
gli attuali tassi di prevalenza del diabete di
tipo 1 e 2 e raccogliere dati sull’obesità e
sull’intolleranza al glucosio (un prestadio
del diabete) nei giovani di età compresa
fra 12 e 18 anni. Grazie all’uso di diversi
approcci pedagogici, nel programma educativo vengono comprese tutte le classi e
tutti gli studenti. Allo studio partecipano da
10 a 14 scuole rappresentative del contesto socioeconomico. In una prima fase gli
studenti di tutte le classi devono compilare
dei questionari e, oltre a ciò, il 20 - 30%
dei giovani vengono sottoposti, su base
campionaria, a una misurazione della gli-
Il Prof. Hassan Hussein Fatani (al centro), presidente della «Association of Diabetic
Patients Friends» gestisce a Gedda il programma coadiuvato dal suo team medico
Con una prevalenza del diabete del
23,9% l’Arabia Saudita è in tutto il
mondo uno dei paesi più colpiti (fonte:
IDF 2013)
cemia sul sangue capillare. Se il valore è
superiore a 130 mg/dl (corrispondente
a 7,2 mmol/L), vengono condotti ulteriori
esami diagnostici. In collaborazione con gli
insegnanti delle materie scientifiche e al
personale specializzato in campo medico
viene illustrato agli studenti, con seminari,
mezzi audiovisivi e progetti didattici, come
poter migliorare il proprio stile di vita.
Lo sviluppo mondiale del diabete dimostra
quanto siano importanti iniziative quali i
programmi educativi nelle scuole. Secondo le stime della Società Internazionale
del Diabete (IDF), attualmente vi sarebbero nel mondo 371 milioni di diabetici
accertati e una cifra sommersa di altri 187
milioni. Quattro pazienti su cinque vivono
in paesi a reddito basso o medio, così che
il diabete è divenuto un grande problema economico e politico. Il programma
«Excellence across Borders» di Bayer HealthCare promuove attivamente strategie
atte a migliorare la gestione del diabete
in paesi del Medio Oriente, dell’Africa e
dell’Europa. Tale programma si rivolge a
esperti, politici e rappresentanti dei sistemi sanitari che, in seno a reti dedicate,
trasmettono le proprie conoscenze, scambiando esperienze sullo stato dell’arte in
materia di opzioni
diagnostiche, terapia e prevenzione
del diabete in altri
paesi.
Domande a Tanya Gellert, capo-progetto di Excellence across Borders
Signora Gellert, lei ha contribuito attivamente al progetto Excellence across Borders. Quali sono state le sfide più difficili per il
felice avvio di questa campagna?
Sebbene in tutto il mondo siano già innumerevoli gli sforzi
compiuti e le iniziative avviate per ridurre la prevalenza del
diabete, oggigiorno questa malattia rimane in generale uno
dei principali responsabili di morbilità e mortalità. Credo che
la sfida più impegnativa sia consistita nel designare i 5 paesi*
con cui poter dare avvio a questa iniziativa. Tre delle cinque
nazioni partecipanti al progetto rientrano nel gruppo dei paesi
con la più elevata prevalenza mondiale di diabete. Abbiamo
voluto che i partecipanti non provenissero dalla stessa regione, affinché potessero osservare il diabete da una prospettiva completamente diversa, che gli consentisse di sviluppare
nuove idee e spunti di riflessione. È affascinante ed entusiasmante vedere con quanta motivazione e impegno gli esperti
diabetologi e le persone del team del progetto Bayer abbiano
affrontato questa iniziativa. Ogni sfida rappresenta perciò una
via per giungere a nuove conoscenze ed esperienze.
Nell’ambito del programma svolto finora in Arabia Saudita
sono emerse novità che potrebbero tornarci utili anche in
Svizzera?
Nel corso della 3a conferenza «Excellence
across Borders», tenuta a Copenaghen, gli
specialisti del diabete hanno sottolineato come le abitudini
di vita poco salutari affondino le radici nell’infanzia, per cui
in qualsiasi paese è importante sensibilizzare i giovani nei
confronti dell’alimentazione sana e dell’attività fisica. I social
network assumono oggigiorno un ruolo rilevante nella vita degli adolescenti, che sulle piattaforme sociali amano scambiare
informazioni su prestazioni, nuove conoscenze ed esperienze.
Questi canali comunicativi producono un effetto valanga che
acuisce la consapevolezza per il diabete. La possibilità di sensibilizzare la famiglia, gli amici e i compagni di scuola sul diabete e sulle sue complicazioni costituisce per il giovane una
forte motivazione, incoraggiandolo a diventare direttamente
personal trainer per il diabete e anche a fungere da esempio
utile a catalizzare l’attenzione su questa malattia e sulle sue
complicazioni. Il felice inizio del programma in Arabia Saudita
e i primi risultati dello studio pilota (miglioramento medio delle
conoscenze degli studenti pari al 18 percento dopo la formazione) potrebbero costituire una buona motivazione per altri
paesi ad attuare programmi simili.
*Algeria, Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Russia
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Le conoscenze sono state trasmesse
agli studenti anche nell’ambito di
seminari
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DIABETE E IMMERSIONE SUBACQUEA
Io e la mia glicemia rimaniamo a galla!
Jane Rone Bigler (41) convive con il diabete di tipo 1
da quando aveva 18 anni.
La subacquea ci racconta
come e perché, nonostante
la malattia, non si sia mai
fatta dissuadere dal praticare
immersioni.
Come riesce a integrare la malattia nella
sua vita?
Il diabete di tipo 1 è stato diagnosticato
a Jane Rone Bigler 23 anni fa. Sia lei sia
la famiglia non riconobbero i primi sintomi, quali la sete eccessiva e una forte riduzione della capacità visiva. Nel corso di
un’influenza il medico di famiglia rilevò un
«livello di glucosio nell’urina leggermente
elevato», ma rimase convinto che si sarebbe normalizzato con il passare dell’infezione influenzale. Invece andò diversamente.
«A 18 anni fu difficile accettare la malattia», constata Jane Bigler. «Perché proprio
io?», continuavo a chiedermi in ospedale.
All’inizio non volevo accettare questa condizione. Ciò che dava conforto era il pensiero che nello stesso ospedale giacessero
altri pazienti che, diversamente da me,
forse non sarebbero sopravvissuti fino al
giorno dopo. Questo mi ha aiutato molto
ad accettare la mia mutata situazione di
vita e a rendermi conto che, al confronto,
in realtà non stavo poi così male.
Poco tempo dopo ho conosciuto anche il
mio attuale marito. Per lui la mia malattia
non è mai stata un problema. Il suo atteggiamento e la derivante percezione di una
vita normale sono stati e sono tuttora di
grande aiuto.
La problematica del diabete mi ha però
accompagnato anche nella mia vita professionale. Ho una figlia, ora sedicenne, e
dopo una breve pausa di lavoro legata alla
sua nascita ho ripreso la vita professionale. Mi è stata data l’opportunità di istruire
e aiutare per anni i pazienti con diabete
nell’uso dei microinfusori per insulina, ac-
compagnandoli per un piccolo tratto sulla
via di una nuova normalità. Questo lavoro
è stato molto appagante, e la possibilità di
poter trasmettere le mie conoscenze ed impressioni soggettive è stata un’esperienza
entusiasmante. Oltre alla mia occupazione
professionale continuo a dedicarmi anche
al mio hobby: l’immersione subacquea.
Come ha trovato la motivazione per continuare le immersioni, nonostante la malattia e, probabilmente, il parere contrario dei
medici?
Per me è stato e continua ad essere importante che il diabete non mi crei grandi
limitazioni. In questo ho trovato sempre un
grande sostegno nella mia volontà e disciplina. Naturalmente, prima di iniziare il corso di immersione, oltre al certificato medico ho dovuto consultare il diabetologo, per
chiarire con lui gli aspetti particolari della
situazione e ottenerne il consenso. Il mio
diabetologo, che allora mi conosceva già da
tempo, sapeva che avevo un ottimo controllo del diabete e per questo ha approvato
di buon grado la mia scelta. La perfetta sintonia con lui ha fornito un contributo enorme durante il corso di immersione. È chiaro
poi che nella pratica di questo tipo di hobby
il diabete ponga piccole limitazioni.
Jane Rone Bigler in un’immersione nel lago Samaranger in Austria
(temperatura dell’acqua: 7 gradi)
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Di quali limitazioni si tratta?
Per esempio, prima dell’immersione devo
prepararmi in modo diverso da un non diabetico. Prima di tutto bisogna sapere che
porto un microinfusore per insulina. Circa
un’ora prima di calarmi in acqua eseguo
già la misurazione preparatoria iniziale.
Per poter conoscere l’andamento della
mia glicemia mi sottopongo complessivamente a 4-6 misurazioni prima e fino a 4
misurazioni dopo l’immersione. Immediatamente prima del tuffo pratico un’ultima
misurazione e poi stacco il microinfusore.
Bisogna immaginarsi che in una vacanza
subacquea con 4-5 immersioni al giorno
devo praticare all’incirca 20 misurazioni
al giorno. Le strisce reattive occorrenti le
pago di tasca mia, visto che, chiaramente,
ho un fabbisogno al di sopra della media,
che la cassa malati non copre.
Immersione subacquea nelle acque messicane del Pacifico. Lo straordinario incontro
con lo squalo bianco non ha potuto affatto nuocere al valore glicemico
Oltre a ciò occorre considerare che le immersioni in mare comportano difficoltà ben
diverse da quelle che si riscontrano in un
lago. Mentre in quest’ultimo caso si può
stimare abbastanza bene il «fabbisogno»,
in mare si possono affrontare correnti imprevedibili, che richiedono grandi sforzi,
facendo crollare rapidamente la glicemia.
Per questo motivo, durante le immersioni
subacquee mio marito porta sempre con
sé una soluzione di glucosio, che può somministrarmi nel caso fosse mai necessario.
Che sensazioni ha provato alla sua prima
immersione dopo l’esame per il brevetto di
subacqueo?
Alla prima immersione ero proprio orgogliosa! Orgogliosa di aver potuto provare
la sensazione della mancanza di gravità e
di averlo fatto nonostante la malattia. Ciò
che sicuramente ha reso realizzabile questa esperienza è la fantastica collaborazione con il mio diabetologo, l’affidabilità dei
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compagni di immersione e un partner che
condivide con me questo hobby e sta sempre al mio fianco.
Quali sono state le maggiori difficoltà che
si sono contrapposte alla pratica di questo
hobby particolare?
La difficoltà più grande è stata dover imparare a conoscere le reazioni del mio corpo
alla nuova attività. Durante la formazione
in piscina mi sono esercitata ad affrontare
ipoglicemie e iperglicemie. La percezione
dell’ipoglicemia sott’acqua è differente da
quella sulla terra ferma. In acqua me ne
accorgo soprattutto per un vago senso di
malessere allo stomaco. Risolvere una simile situazione da qualche parte in mare
aperto non sarebbe facile, ma per fortuna
non mi è mai successo.
Ha altrimenti incontrato situazioni critiche?
Fortunatamente non ho mai vissuto una
situazione eccezionale legata al diabete e
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DIABETES UND TAUCHEN
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FEEDBACK
COUNTOUR NEXT USB – facile e di più
alla mia passione per l’immersione. Siccome per l’emersione sono necessari circa
15 minuti di decompressione, è chiaro che
una circostanza del genere debba essere
affrontata già sott’acqua. Il mio partner
o i miei compagni di immersione hanno
sempre a portata di mano una soluzione
di glucosio.
Qual è stata la più bella esperienza che ha
potuto fare finora?
Nel corso delle numerose immersioni ho
avuto modo di collezionare molte esperienze splendide. La cosa che mi ha più
entusiasmato è stata l’immersione in Messico e l’incontro con lo squalo bianco, che
però non è affatto riuscito a impressionare
la mia glicemia.
Glicemia in pugno, sopra e sott’acqua
Attualmente lavora in uno studio medico
diabetologico a Berna e ha la possibilità di
trasmettere giornalmente le sue esperienze
a persone nelle stesse condizioni. Cosa ritiene importante in questo lavoro?
Rispondere a questa domanda è per me
ancora difficile. L’immersione subacquea
è un hobby insolito e senz’altro non alla
portata di tutti. Come è chiaro che non lo
debba essere.
Per me è del tutto importante richiamare l’attenzione del paziente sul fatto che
i presupposti fondamentali del controllo
del diabete sono la corretta preparazione
e una buona collaborazione con il medico
curante. Indipendentemente dall’attività
subacquea, ritengo che l’autodisciplina
rappresenti un fattore essenziale nel diabete.
Con una disciplina rigorosa è possibile
(quasi) tutto. Dovremmo vivere secondo il
motto: «sono io ad avere in pugno il diabete e non viceversa»! E con un buon valore
di HbA1c il mondo è a posto: per il paziente e per il medico.
Il parere dell’esperto: Dr. med. Bruno Müller, di Berna, specialista FMH in
medicina interna con perfezionamento in endocrinologia e diabetologia.
Dr. Müller, pensa che i diabetici abbiano limitazioni nella scelta
delle discipline sportive?
Considerate le nuove terapie e tecnologie di monitoraggio della
glicemia, molte limitazioni non hanno più alcuna ragione di essere. Unicamente per gli sport estremi (immersione subacquea
profonda, bungee jumping, arrampicata estrema) esistono ancora restrizioni. Devono essere presenti una competenza molto ampia da parte del diabetico, un ottimo rapporto di fiducia
medico-paziente, nonché grande competenza specialistica e
disponibilità di tempo da parte del medico, per poter discutere
anticipatamente insieme al paziente le eventuali situazioni pericolose e il modo di affrontarle.
Raccomanderebbe un particolare tipo di sport alle persone con diabete?
Per diabetici di tipo 2 in sovrappeso e sarcopenici (con ridotta
massa muscolare) consiglio in primo luogo un rafforzamento
della muscolatura, di regola con l’ausilio di attrezzi specifici in
un centro qualificato.
Inoltre, un allenamento dell’apparato
circolatorio, per il quale è ideale il cross walking, poiché coinvolge tutte le estremità e quindi una massa muscolare molto
maggiore. Per i diabetici di tipo 1 il rafforzamento muscolare
ha un ruolo secondario, e anche l’allenamento dell’apparato
circolatorio non è una priorità, per cui a questi pazienti possono
essere raccomandati quasi tutti gli sport.
A cosa deve fare attenzione concretamente il diabetico in uno
sport come l’immersione?
L’immersione subacquea può essere raccomandata ai diabetici solo con grandi limitazioni. A questo proposito deve essere
prima condotto un esame medico di idoneità all’immersione,
un allenamento che avvicina cautamente a profondità sempre
maggiori e numerosi piccoli esperimenti subacquei, che vengono valutati congiuntamente da medico e paziente. Concludendo, possiamo dire che l’immersione subacquea non è idonea
per la gran parte delle persone con diabete.
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Nella primavera del 2014 abbiamo chiesto a numerosi nuovi possessori del glucometro
Contour NEXT USB di raccontarci le loro prime esperienze. Riportiamo di seguito le
risposte sulle caratteristiche più apprezzate
«Piccolo e
«Valori
maneggevole, non assomiglia
misurati accurati, quasi
affatto a un tipico glucometro. Il breve
nessuna misurazione errata,
tempo di utilizzo
piccolo e
è pratico.»
maneggevole.»
«La possibilità di
aggiungere alla striscia
reattiva una seconda goccia di
sangue è uno dei vantaggi
principali del
glucometro.»
«La batteria
ricaricabile tramite USB.
Funziona in modo
impeccabile :)»
«Può essere portato
dappertutto.»
«L’inserimento di dati
su carboidrati e insulina.
«Dovrebbe
Finora non sapevo fosse
distinguersi meglio dal suo
possibile con i
glucometri!»
predecessore, magari nel colore.
«L’inserimento
supplementare di
osservazioni personali o, in
alternativa, di osservazioni
standard dettagliate.»
Per il resto non ha nulla da
migliorare.»
Nota della redazione: è possibile vivacizzare il
vostro Contour NEXT USB grazie a una serie di
adesivi con diversi motivi. Basta fare il login su
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14
15
DIABETE DI TIPO 2
La buona autogestione conviene
Misurare la glicemia, praticare sport, fare attenzione al peso e a ciò che si mangia: la
vita quotidiana con il diabete di tipo 2 non è sempre facile e talvolta richiede una certa
dose di disciplina e impegno da parte del paziente. Questi sforzi sembrano tuttavia dare
buoni frutti, come suggerisce uno studio sul diabete condotto da ricercatori del Centro
Helmholtz di Monaco di Baviera e pubblicato nella rivista internazionale «Diabetes Care».
Le persone con diabete di tipo 2 che riescono ad attuare una buona autogestione
presentano un rischio di mortalità inferiore. Questo è quanto hanno scoperto ricercatori del Centro Helmholtz di Monaco di
Baviera in uno studio basato sulla popolazione, comprovando così l’enorme importanza del comportamento del paziente nel
processo terapeutico in caso di diabete. I
ricercatori dell’Istituto di Economia della
Salute e Gestione del Sistema Sanitario
(IGM) e dell’Istituto di Epidemiologia II
(EPI II) del Centro Helmholtz di Monaco
di Baviera (HMGU), in collaborazione con
i colleghi del Centro Tedesco per il Diabete (DDZ) di Düsseldorf, hanno valutato la
correlazione tra autogestione e mortalità
nei pazienti con diabete di tipo 2.
Più elevato è l’indice di autogestione,
più bassa è la mortalità
A 340 partecipanti allo studio affetti da
diabete di tipo 2 sono state poste domande sul loro comportamento. I ricercatori
hanno poi valutato l’autogestione in base
a sei diverse categorie (sport, cure podologiche, programma dietetico, misurazioni
della glicemia, controlli del peso e compilazione di un diario per il diabete), mediante le quali è stato calcolato un indice
dell’autogestione. Il team del Prof. Dr. Rolf
Holle e Michael Laxy ha associato questo
indice alla mortalità delle persone, valutata su un periodo di 12 anni. L’analisi
dei dati ha evidenziato che i pazienti con
una buona autogestione del diabete, ossia con un indice di autogestione elevato,
mostrano un rischio di mortalità considerevolmente inferiore a quello di pazienti
con un indice basso. Questa correlazione
sussiste indipendentemente da altri fattori
che possono influenzare la mortalità, quali
l’età, il sesso, le malattie concomitanti o le
terapie medicamentose.
La partecipazione attiva del paziente
alla terapia è importante
«I risultati dimostrano che, oltre a un trattamento medico conforme alle linee guida, anche il comportamento dei pazienti
è di grande rilevanza per il decorso della
malattia e per il successo terapeutico»,
spiega Holle, responsabile del gruppo di
lavoro Valutazione Economica dell’IGM.
«Le offerte rivolte ai pazienti, quali i corsi
sul diabete e le manifestazioni informative,
apportano quindi un contributo prezioso
nel processo di miglioramento delle cure
dei pazienti, e in futuro dovrebbero essere
ulteriormente estese.»
La base dei dati analizzati è costituita dai risultati dello studio KORA*-A, che comprende soggetti partecipanti a due precedenti studi sanitari basati sulla popolazione e pazienti del registro degli infarti cardiaci KORA della regione di Augsburg. In
Germania, il diabete colpisce quasi il dieci percento della popolazione. L’obiettivo
del Centro Helmholtz di Monaco di Baviera è lo sviluppo di nuovi approcci per
diagnosi, terapia e prevenzione delle importanti malattie a grande diffusione.
Fonte: Centro Helmholtz di Monaco di Baviera
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DA 10/2014
16
18
19
LA MIA STORIA
La malattia dolce-amara
Volete leggere l’intera
storia di Marlène Rupp?
Marlène era una bambina
felice e serena, quando a
12 anni le venne comunicata la diagnosi che avrebbe
condizionato il suo futuro:
diabete mellito di tipo 1. Il
racconto delle esperienze
di una donna che, con fiducia e ammirabile energia,
convive con la malattia dolce-amara da più di 40 anni.
Nel corso degli anni ho dovuto purtroppo
subire gravi complicazioni tardive quali
una polineuropatia (danni nervosi). Per
questo sono costretta a camminare con
un bastone e a portare tutori per gli arti
inferiori. Soffro inoltre di disturbi dell’equilibrio e di un’insensibilità che sale fino
al ginocchio. Eppure continuo a rimanere
una donna piena di vita, che non si arrende mai e sa disciplinarsi.
Nonostante tutto sono riconoscente per il
fatto che posso mantenere la mia autonomia. La mia vista è ancora buona e i miei
reni lavorano impeccabilmente, anche
perché mi sottopongo spesso a controlli
medici e, naturalmente, nel frattempo so
benissimo come reagire nelle diverse situazioni. Ho anche deciso di fondare un
gruppo di autoaiuto per diabetici al fine di
condividere le mie esperienze, perché chi
Il mio diabete si è manifestato nel 1971,
quando avevo appena compiuto 12 anni.
Le mie esperienze con il diabete mellito di
tipo 1 sono quindi di lunga data. Purtroppo
molti aspetti di questa malattia non sono
belli da raccontare. Quando mi ammalai di
diabete non esistevano ancora strumenti
moderni quali le penne e i microinfusori
per insulina.
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Marlène Rupp, Grundweg 4,
9527 Niederhelfenschwil
potrebbe meglio di me raccontare come
era una volta e quali sono stati i progressi compiuti finora nel campo del diabete?
Inoltre, ho letto quasi tutto sull’argomento
e desidero trasmettere fiducia.
Come bambina non potevo comprendere
perché i miei compagni di classe avessero
pane e Nutella per la merenda mattutina,
mentre io solo una «sana» mela! Durante
le pause trattavo con i compagni e talvolta riuscivo a scambiare la mela. È stato
veramente molto ma molto duro per me.
Proprio io, che amavo così tanto i dolciumi! Allora ero in ospedale almeno una
volta all’anno. Non esistevano sistemi con
bolo basale, né glucometri moderni. In
quegli anni dovevo trafficare con siringhe
di vetro che mia madre faceva bollire per
sterilizzarle. Il glucosio nell’urina andava
misurato in una provetta, usando terribili
compresse per la preparazione del cosiddetto «reagente di Benedict». Tutte le misurazioni del glucosio e gli aggiustamenti
erano molto più difficoltosi e decisamente
più laboriosi che al giorno d’oggi.
Marlène Rupp con il suo cane Gismo. «Mi fa tornare il sorriso in
ogni momento!»
Potete ordinare il libro «Mein
bewegtes Leben mit der bittersüssen Krankheit» (solo in tedesco)
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Costo: Fr. 19.90 (bollettino di versamento, incluse spese postali e di
confezionamento).
Fotografie: Daniel Koller
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Alcuni anni fa scrissi un libro sulla mia vita
con il diabete. Quelli che lo hanno letto
dicono sia avvincente. Non è altro che la
mia storia, con la descrizione di tutti i suoi
alti e bassi. A mio avviso posso dire di aver
avuto sfortuna ad ammalarmi così presto
di diabete. All’epoca non si sapeva nemmeno con esattezza cosa significasse veramente. Si tratta in effetti di una malattia
con numerosi aspetti da non sottovalutare.
A dispetto di tutto ciò, nel frattempo sono
semplicemente contenta di poter essere
ancora così attiva e allegra. Questa caratteristica è in parte dovuta alla mia natura, e mi aiuta sempre a superare alcuni
crucci. Oltre a un buon valore di HbA1c, i
presupposti fondamentali sono, a mio parere, gli amici sinceri, il buon umore e un
atteggiamento positivo nei confronti delle
circostanze.
20
21
TRAPIANTO DI CELLULE DELLE ISOLE PANCREATICHE
Trapianto di cellule delle isole pancreatiche: quando e
per chi dovrebbe essere eventualmente considerato?
Si può guarire dal diabete di tipo 1? Un argomento che viene sempre menzionato in associazione con questa domanda è il trapianto di cellule delle isole. In questa procedura
terapeutica per il trattamento del diabete mellito vengono impiantate nel paziente le cosiddette isole di Langerhans, prelevate dal pancreas di un donatore d’organi.
Tali isole sono grandi circa 0.1-0.3 mm e
sono composte da circa 500-3000 cellule,
costituendo veri micro-organi dotati di un
proprio sistema di vasi sanguigni e nervi.
Se un tale impianto di isole avesse successo, non solo risparmierebbe alle persone
con diabete i numerosi controlli glicemici
e le iniezioni di insulina, ma offrirebbe loro
anche protezione dalle possibili complicazioni tardive del diabete. Eppure funziona tutto così facilmente? Per chi sarebbe
semmai indicato un intervento simile?
Fin dove è arrivata oggigiorno la ricerca e
quali sono le prospettive per il futuro? Un
colloquio con il Prof. Dr. Roger Lehmann
ci fornisce le risposte a queste e ad altre
domande.
Resoconto
dell’intervista
al Prof. Dr. med.
Roger Lehmann
In Svizzera sono stati
istituiti, negli ospedali
universitari di Zurigo
e Ginevra, due centri specializzati che
eseguono trapianti di
isole pancreatiche. Si
tratta di una situazione molto favorevole
nella piccola Svizzera, se la confrontiamo
a livello internazionale con la densità dei
centri presenti in altri
paesi e regioni. Inoltre, con la decisione del 2012 dell’Ufficio
federale della sanità pubblica, che ha inserito il trapianto di isole pancreatiche e di
pancreas in caso di diabete di tipo 1 fra le
prestazioni obbligatorie delle casse malati, la domanda «in quali pazienti e a quali
Isole del
pancreas
isolate
Fegato del ricevente
Donor Pankreas
Cellule
produttrici di
insulina nel
pancreas
Sfere di
metallo
Camera di
digestione con
pancreas e sfere
di metallo
Le isole
trapiantate
producono
insulina nel
fegato
Infusione
nel fegato
attraverso il
sistema
portale
Esposizione schematica del procedimento del trapianto di cellule delle isole pancreatiche.
condizioni?» ha assunto un’importanza
del tutto diversa.
«Oggigiorno vi sono validi approcci
al pancreas artificiale e, d’altra parte, gli organi da donatore non sono
mai abbastanza»
Prima ancora di pensare a un possibile trapianto vanno fatte innanzitutto due
considerazioni. In primo luogo, i sistemi
per il monitoraggio continuo della glicemia
(CGM), costituiti da un sensore collegato a
un trasmettitore che invia via radio i valori
glicemici a un monitor e a un microinfusore per insulina, hanno raggiunto un grado di funzionalità molto avanzato, che si
avvicina molto alla chiusura del cerchio,
ovvero allo sviluppo del pancreas artificiale. In secondo luogo, il fatto che per diverse centinaia di trapianti non avremmo
mai un numero sufficiente di organi donati
rappresenta una grande limitazione. Di
conseguenza, il gruppo target di potenziali
candidati a un trapianto di isole pancrea-
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tiche si riduce a circa 10-20 pazienti con
diabete di tipo 1 all’anno. L’indicazione più
importante sono le ipoglicemie ricorrenti e
potenzialmente mortali che non possono
essere trattate mediante combinazione di
CGM e microinfusore per insulina. L’obiettivo principale per questi pazienti non è
più, come qualche anno fa, l’indipendenza dall’insulina, bensì un valore di HbA1c
(l’indicatore della glicemia a lungo termine) accettabile e un buon controllo glicemico, con eliminazione delle ipoglicemie
gravi.
Quando si parla di gruppi target principali per il trapianto di isole pancreatiche
nell’indicazione sopra menzionata, si intendono soprattutto i pazienti affetti da
diabete di tipo 1 con necessità di dialisi o
insufficienza renale terminale e/o sottoposti a trapianto di rene. Nella situazione ideale il trapianto di rene dovrebbe avvenire
prima dell’inizio del trattamento dialitico.
A causa della mancanza di organi da donatore il trapianto di reni avviene sempre
più spesso da donatori viventi, e viene seguito da un trapianto di isole o dell’intero
pancreas di un donatore morto. Rispetto
al trapianto di pancreas, il solo trapianto di
isole offre due vantaggi sostanziali: da una
parte la procedura è mininvasiva, ossia il
metodo può e, in genere, viene eseguito
in regime ambulatoriale, per cui si riduce
considerevolmente il rischio di determinate complicazioni operatorie. Per esempio,
non si devono collegare nuovi vasi sanguigni tra il corpo e il nuovo organo e non
esiste il pericolo di trombosi o perdite dal
pancreas trapiantato. Il secondo vantaggio
del trapianto di isole consiste nel fatto che,
rispetto al trapianto di pancreas completo,
viene sostituito solo il tessuto non più funzionante. Tuttavia, per entrambe le procedure il successo dipende dall’ottimale
prelievo dell’organo.
La decisione in favore del trapianto di isole
o del pancreas intero dipende dall’entità
delle malattie concomitanti, soprattutto di
quelle di tipo cardiovascolare. Al momento dell’inserimento nella lista d’attesa, i
possibili candidati per il trapianto di isole
pancreatiche devono essere pronti a eseguire misurazioni regolari della glicemia e
a portare un microinfusore per insulina. I
pazienti che sono stati sottoposti a un trapianto combinato di isole pancreatiche e
reni (o pancreas e reni), oltre ai controlli
nefrologici obbligatori, devono essere visitati da un diabetologo a intervalli di tempo
regolari. Queste procedure devono avvenire preferibilmente nel centro trapianti.
EFFETTI COLLATERALI E
PROSPETTIVE FUTURE
Come per tutti i trapianti d’organo, anche
per il trapianto di isole pancreatiche non
va dimenticata una cosa: nei confronti
del tessuto estraneo si sviluppa una reazione di rigetto, che deve essere inibita
con l’uso di medicamenti specifici denominati immunosoppressori. Il risultato è
un indebolimento della risposta immunitaria dell’organismo, che quindi risulta più
esposto alle infezioni a medio e lungo termine. Ulteriori aspetti pericolosi di questi
Isolamento delle isole pancreatiche in laboratorio
medicamenti sono, tra gli altri, l’eventuale
riduzione dell’effetto dell’insulina o anche
i danni renali.
Nell’arco degli anni a venire dovremo confrontarci con diverse sfide. Per quanto riguarda il trapianto, fatta salva la carenza
di organi, vanno tenuti presenti da un lato
l’autoimmunità del paziente e, dall’altro
lato, l’immunità del donatore estraneo.
Oggigiorno vi sono diversi approcci sperimentali, quali la manipolazione genetica
per influenzare le cellule beta, altamente
complesse e responsabili della produzione
di insulina. I trapianti di cellule staminali
umane potranno essere considerati solo
quando si riuscirà a controllare i fenomeni
autoimmunitari del paziente. Il problema
è leggermente diverso se si usano le isole
pancreatiche di suino. Stando ai risultati
delle ricerche, si potrebbe operare l’incapsulamento di queste isole, in modo che
non vengano rigettate, oppure modificare
······ www.diabetes.bayer.ch ······
gli organi di suino in modo tale che l’organismo ricevente non li riconosca più come
estranei e non sviluppi una reazione iperacuta di rigetto.
Un altro settore in cui si concentrano gli
sforzi della ricerca è il luogo specifico per
il trapianto delle cellule delle isole. Il fegato e il sistema dei vasi portali è un sito
di facile accesso per il trapianto delle isole, ma non è il luogo ideale, dal momento
che nel fegato le isole ricevono un apporto
di ossigeno subottimale e sono esposte a
un livello di medicamenti molto elevato.
È possibile che in futuro la mucosa intestinale rivestirà un ruolo centrale come
tessuto di destinazione delle cellule delle
isole trapiantate.
Tuttavia, a breve e a medio termine la soluzione più rapida e più povera di effetti
collaterali clinici sarà quella medico-tecnica del pancreas artificiale illustrata inizialmente, visto il continuo perfezionamento
TRAPIANTO DI CELLULE DELLE ISOLE PANCREATICHE
dei microinfusori per insulina e la possibilità di accoppiarli al monitoraggio glicemico continuo. Gli svantaggi di questo
approccio sono il fatto che l’insulina viene iniettata per via sottocutanea, per cui
non raggiunge subito il fegato attraverso la
vena porta, nonché la mancata misurazione del glucosio direttamente nel sangue,
che crea un certo ritardo.
Concludendo, il trapianto di isole pancreatiche rappresenta un’opzione biologica
interessante per riacquistare una produzione autonoma di insulina. Tuttavia, gli
organi umani a disposizione non sono suf-
2 innovativi prodotti
= 1 semplice soluzione
ficienti per riuscire a offrire questa forma
di terapia a un gran numero di pazienti
con diabete di tipo 1. La produzione di
isole pancreatiche di suino geneticamente modificate o l’uso di cellule staminali
umane (sempre che possa essere risolto il
problema dell’autoimmunità) amplierebbe
sicuramente questa opzione. Il pancreas
artificiale, costituito da microinfusore per
insulina e monitoraggio glicemico continuo, non necessita di immunosoppressione e, in pratica, potrebbe essere messo a
disposizione di tutti i pazienti con diabete
di tipo 1.
La maniera intelligente per ottenere
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Il Prof. Lehmann e il Dr. Gerber, dopo
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pancreatiche
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DA 10/14
22
24
10
Jahre
KIDS CUP
TORNEO DI CALCIO KIDS CUP 2014
Sulle orme di Neymar
Il sole splende, il pallone rotola e il gelato è delizioso: naturalmente stiamo parlando della Bayer Diabetes Kids Cup 2014. Sull’onda del campionato mondiale più di 100 ragazzini si sono lanciati alla caccia di punti nello stadio Neufeld di Berna.
Senza togliere nulla a Messi, Neymar
e Co., cosa c’è di meglio che calciare la
palla personalmente? Di questa opinione
sono stati anche i partecipanti alla Kids
Cup, che il 22 giugno si sono trasferiti con
le famiglie a Berna, dove hanno calciato,
dribblato, gridato ed esultato in diverse categorie di età. Il pubblico è rimasto soddisfatto: partite avvincenti, gol spettacolari e
ragazzi felici sono riusciti ancora una volta
a relegare il diabete in secondo piano.
È colpa dell’eccitazione
Con così tanta azione un po’ di febbre da
palcoscenico è del tutto normale. È quello che hanno lasciato trasparire alcuni dei
piccoli (e dei più grandi) calciatori, visto
che al posto di misurazione della glicemia
sono stati talvolta rilevati valori decisamente «fantasiosi». «Si tratta dell’eccitazione»
ha constatato sobriamente uno spettatore.
E aveva ragione. Ad eccezione di singoli valori glicemici
Colloquio tattico, proprio come per i
professionisti.
Goal o
no? Un
giocato
portiere
re in d
.
uello c
on il
Via! In diverse categorie i ragazzi lottano
per la vittoria con formula a torneo.
elevati, non vi sono stati inconvenienti e,
fortunatamente, possiamo dire lo stesso
anche per il campo di calcio. Naturalmente si è lottato su ogni pallone, ma sempre
lealmente, così che i Samaritani sono rimasti praticamente senza lavoro.
Il Team Bayer ringrazia tutti i collaboratori
e i partecipanti per l’eccezionale giornata
e lascia che siano le immagini a parlare in
sua vece!
La consegna delle medaglie per tutti i ragazzi. Le squadre
vincenti sono state onorate con una medaglia d’oro.
Conoscere la propria situazione: il banchetto per
la misurazione glicemica è stato preso d’assalto.
Fotos und Text: Simon Lutstorf (webyours.ch)
Il professor Mullis, del
l’Inselspital di Berna,
dà il
benvenuto ai partecipant
i e augura il miglior su
ccesso!
radunano
ovani calciatori si
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I
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Dov’è la mi
o d’inizio.
re prima del fischi
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con il
Foto di gruppo dei partecipanti alla
Kids Cup, con il calciatore professionista Artian Kastrati, dei Young Boys.
Certe prestazioni fann
o anche venire
fame: i futuri talenti
al punto ristoro.
Intervista al Prof. Dr. Primus-E. Mullis, Endocrinologia pediatrica, diabetologia e metabolismo dell’Ospedale pediatrico universitario di Berna
L’esperienza insegna che gli sportivi con diabete di tipo 1 sono persone altamente motivate. Qual è stata per lei la motivazione che l’ha
spinta ad assumere il patrocinato della 11a Kids Cup?
Sono e sono sempre stato molto legato allo sport, sin dall’infanzia.
Così l’attività fisica è tuttora un elemento essenziale della mia vita
quotidiana, spesso molto intensa. Per questo motivo è mio costante
desiderio entusiasmare bambini e ragazzi per lo sport e trasmettergli parte della mia passione. Se a questo contesto si aggiunge
anche il diabete, vi è un motivo doppio per allenare il fisico e promuovere l’attività fisica. Mi avvalgo perciò di ogni occasione per
dare forma a questo entusiasmo e gioia a vantaggio dei bambini e
soprattutto degli adolescenti.
Praticando attività sportiva vengono bruciati nei muscoli più
carboidrati del solito. A cosa occorre prestare attenzione prima,
durante e dopo lo sport?
Ritengo che si debba avere sempre presente ciò di cui ha bisogno
il corpo, soprattutto in caso di sforzi fisici. Questo è in primo luogo
il glucosio. Affinché il glucosio possa essere assorbito dalle cellule,
è necessaria l’insulina. Senza insulina non funziona NULLA! Per-
tanto, se prima dell’attività sportiva il livello di glucosio nel sangue è
troppo elevato, si verifica una situazione di carenza relativa di insulina. Cos’è importante in questo caso? Per primo si deve misurare la
glicemia. Se è troppo elevata (deve essere valutata individualmente;
secondo la regola generale > 10 mmol/L), il corpo necessita di una
determinata quantità supplementare di insulina! Durante e dopo
l’attività sportiva occorre controllare la glicemia ed eventualmente
mangiare carboidrati o assumerli sotto forma di bevande. Riassumendo: adeguare le dosi di insulina e non dimenticare il costante apporto di calorie. Le misurazioni regolari della glicemia sono
NECESSARIE.
Che cosa apprezza particolarmente di questo torneo?
Trovo bellissimo il fatto che i bambini e gli adolescenti con diabete
possano misurarsi sportivamente in un contesto che integra la presenza di famiglie e amici in funzione di sostegno e accompagnamento. Oltre a ciò, tali occasioni offrono a bambini e adolescenti
anche l’opportunità di constatare che con un buon controllo ottengono prestazioni completamente normali e, inoltre, non sono affatto
soli con questa malattia.
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25
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CRUCIVERBA CONCATENATO
Le lancette non possono essere
appuntite, ma sostituite!
Cruciverba concatenato: In palio
10 x 2 buoni omaggio per il cinema
14
1
LANCETTA NUOVA
UTILIZZATA QUATTRO VOLTE
UTILIZZATA UNA VOLTA
Portate colore nella vostra
vita e sostituite le lancette
regolarmente. Il pungidito
MIcrolet® 2 con le
lancette rivestite di silicone
consentono un prelievo di
sangue più delicato!
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2
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UTILIZZATA DIECI VOLTE
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Sostituire le lancette – ne vale la pena!
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1
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Soluzione:
1
Inviare la soluzione entro il 31.12.2014
per e-mail a: info@bayerdiabetes.ch o per
posta a: Bayer (Schweiz) AG, Diabetes
Care, parola chiave: cruciverba, Grubenstrasse 6, 8045 Zürich.
Nel caso ci pervengano più di dieci soluzioni esatte, deciderà un sorteggio. Sono
escluse le vie legali. Non verrà tenuta alcuna corrispondenza in merito al concorso
a premi.
ORIZZONTALI
1. Il più semplice ordine architettonico
5. È simile alla scure
6. Destinato ... all’infinito
7. L’arte degli attori
10. Garantiti
11. Venditrici di testi
12. Giocattolo con i binari
13. Una bella Ava, attrice
17. Ufficio in caserma
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2
3
4
5
6
7
VERTICALI
2. La patria di Neruda
3. Motti di spirito
4. La lambisce il fiume
8. Una fiaba di Perault
9. Comune affettato
14. Il capoluogo dell’ Argovia
16. Si volta con il dito
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RICETTE
Dal ricettario di Johann Lafer
Piatti raffinati ed eccezionalmente gustosi: vi mostriamo come si fa. Questa volta le ricette sono tratte dal nuovo libro del noto cuoco televisivo Johann Lafer. Buon appetito!
SPIEDINI SATAY DI ROAST BEEF
MARINATI IN TANDOORI MASAL A CON COUSCOUS AI PINOLI E
POMODORI CILIEGINI AL CORIANDOLO
Ingredienti per 4 persone
Valore nutritivo per porzione:
circa 269 kcal di energia;
0,0 unità pane, corrispondenti
a 0 g di carboidrati.
GRIGLIATA DI RATATOUILLE IN INSALATA
CON BOCCONCINI DI MOZZARELLA
Ingredienti per 4 persone
1 melanzana (300 g)
1 zucchina (150 g)
1 peperone rosso (150 g)
1 peperone giallo (150 g)
3 cucchiai di olio d’oliva (30 g)
20 pomodori ciliegini tagliati a metà (200 g)
4 cipollotti (40 g) tagliati in anelli sottili
2 cipolle rosse (120 g) tagliate finemente a strisce
2 spicchi d’aglio tritati finemente
Foglioline da un rametto di timo
15-20 foglie di basilico sminuzzate
Sale e pepe
Succo di 1 limetta (30-40 ml)
4 cucchiai di olio d’oliva al limone (30 g)
40 ml di aceto balsamico bianco
40 ml di fondo di cottura di pollo concentrato
100 g di bocconcini di mozzarella
Foglioline di basilico per la guarnitura
Preparazione
e grosse fette di circa 1-2 cm.
› Tagliare a metà la melanzana e poi (come per la zucchina) ricavarn
› Tagliare in quarti i peperoni e pulirli dai semi.
a e peperoni. Grigliare la verdura sui due
› Pennellare l’olio d’oliva sui due lati dei pezzi di melanzana, zucchin
lati, fino alla comparsa dei segni della griglia.
verdura grigliata.
› Mescolare i pomodori ciliegini, le cipolle rosse e i cipollot ti con la
Valore nutritivo per porzione:
circa 473 kcal di energia;
1,8 unità pane, corrispondenti
a circa 20-22 g di carboidrati
ROAST BEEF
8 spiedini satay
500 g di roast beef,
privi di grasso e tendini
2 cucchiai di olio d’oliva (20 g)
1 cucchiaio di tandoori masala
(miscela di spezie indiane)
1 cucchiaio di miele (10 g)
1 cucchiaio di salsa
di soia chiara
1 cucchiaio di olio
di colza (10 g)
Sale e pepe
POMODORI CILIEGINI AL
CORIANDOLO
8 pomodori ciliegini (80 g)
Preparazione
1 rametto di timo
1 spicchio d’aglio,
› Immergere gli spiedini satay in acqua fredda per circa 5-10 minuti.
sbucciato e schiacciato
› Tagliare il roast beef in strisce larghe circa 2 cm e lunghe circa 10-15
cm. 5 semi di coriandolo
1 presa di sale grosso
› Mescolare tutti gli altri ingredienti in una marinata. Spalmare questa
ma- 1 cucchiaio d’olio di colza
(10 g)
rinata sulle strisce di roast beef e lasciare poi insaporire la carne per
al3
cucchia
i
di
coriand
olo
fresco,
meno 30 minuti.
tritato finemente
› Infilzare a fisarmonica le strisce di carne sugli spiedini, rosolarli circa
2-3
minuti su ciascun lato in una padella con olio di colza bollente e poi
condirli con sale e pepe.
› Portare a bollore il fondo di cottura di pollo e versarlo sul cousco
us. Arrostire i pinoli e tritarli finemente insieme all’uva sultanina. Aggiungere il tutto al couscous e regolare con
sale, pepe, una presa di zucchero,
olio di oliva e succo di limetta.
› Lavare i pomodori ciliegini e toglierne il picciolo. Porli in una teglia
con olio di colza bollente insieme al timo,
allo spicchio d’aglio, ai semi di coriandolo e al sale e farli cuocere fino
a quando comincia a staccarsi la
buccia. Lasciar riposare il tutto altri 5 minuti con gli aromi. Togliere
dalla teglia i pomodori pronti e cospargerli di coriandolo fresco. Disporre il couscous ai pinoli al centro del
piatto, appoggiarvi gli spiedini satay e
guarnire con i pomodori al coriandolo.
› Aggiungere l’aglio, il timo e il basilico.
l’olio al limone, l’aceto balsamico bianco
› Condire l’insalata con sale, pepe e succo di limetta, mescolarla con
e il fondo di cottura di pollo concentrato e disporla tiepida nei piatti.
di basilico.
› Guarnire i piatti con i bocconcini di mozzarella e alcune foglioline
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COUSCOUS AI PINOLI
200 ml di fondo di cottura di pollo
100 g di couscous
40 g di pinoli
20 g di uva sultanina
Sale e pepe
1 presa di zucchero
1 cucchiaino d’olio d’oliva (5 g)
Succo di 1 limetta (30-40 ml)
Informazioni:
Fonte:
Johann Lafer, Mit Lafer leicht genießen,
© Kirchheim-Verlag
Prezzo: 17,90 EUR
ISBN 978-3-87409-530-3
Per le ordinazioni (solo in tedesco!):
Telefono: 0049 711/6672-1483
(Germania)
Fax: 0049 711/6672-1974 (Germania)
E-mail: svk@svk.de
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DOMANDE
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DOMANDE
Avete chiesto...
5,6 mmol/L
Che cosa indicano effettivamente i millimoli?
Sui molteplici aspetti del diabete vi sono molte domande. Anche su altri argomenti ci inviate però interessanti quesiti, ai quali in questa rubrica danno risposta 4
esperti qualificati per tutti i lettori di Diabete Attivo.
La più breve risposta possibile: il numero delle particelle di glucosio in un litro di
sangue. Alcuni anni fa i valori venivano indicati ancora in mg/dl (milligrammi per
decilitro). In altre parole, veniva fornito il peso della quantità di glucosio in un litro
di sangue, che era per molti anche più comprensibile.
Salve, mi piacerebbe mangiare una volta anche 100 grammi di fragole.
Per questo vorrei sapere di quanto salirebbe la glicemia, se soddisfacessi questo desiderio.
Rejane Guedes Hossli
Dietista diplomata SSS, Ospedale pediatrico universitario di Zurigo;
libera praticante:
Le fragole hanno un indice glicemico basso e fanno salire la
glicemia piuttosto lentamente. L’importante è sapere che 100
grammi di fragole contengono circa 7 grammi di carboidrati,
per poterle tranquillamente pianificare nel pasto. Una tabella
di conversione dei carboidrati aiuta a calcolarne la quantità.
L’aumento della glicemia non è prevedibile con grande esattezza, perché non viene determinato solo dalla quantità, bensì anche
da altri fattori, quali la lavorazione o la preparazione. Inoltre, è importante anche sapere se le fragole vengono consumate in combinazione con
altri alimenti quali i grassi e le proteine.
Che cosa si può fare quando i valori glicemici sono
semplicemente troppo elevati per molti giorni? Quando devo rivolgermi al medico?
Dr. med. Andreas Rohrer,
endocrinologo e diabetologo, Coira:
In linea di principio gli obiettivi terapeutici devono essere definiti individualmente. Se si punta a un controllo
ottimale, il diabetico dovrebbe mirare
a ottenere, mediante controlli regolari
ed eventuali correzioni, valori inferiori a 7 mmol/L prima dei pasti e inferiori
a 10 mmol/L 2 h dopo i pasti. A seconda
dell’età, della durata del diabete e delle condizioni
generali possono però essere definiti e tollerati obiettivi individuali anche più rigorosi o meno pretenziosi.
Oggigiorno, rispetto ad alcuni anni fa, si affronta la
questione tenendo molto più in considerazione i desideri e le possibilità del singolo individuo. Tuttavia,
per ciascun diabetico si deve cercare di raggiungere
sempre i migliori valori possibili.
Caro Team Diabete, viaggiando da Zugo a
Basilea si passa di fronte a un fabbricato
con un grande logo Bayer. Pensavo che
la sede dell’azienda in Svizzera fosse a
Zurigo.
Barbara Zimmermann,
Andreas Rittinghaus,
Direttore di comunicazione Bayer (Schweiz) AG:
Direttore di Bayer Diabetes
In realtà Bayer è presente in Svizzera con cinque sedi diverse
(Zurigo, Basilea, Muttenz, Zollikofen e Friburgo), che occupano più di 1000 dipendenti.
In queste sedi copriamo l’intero spettro delle prestazioni di
Bayer nei settori «salute», «nutrizione» e «materiali innovativi».
A Zurigo si trova la sede centrale di Bayer
(Schweiz), da cui seguiamo per esempio
anche la nostra clientela svizzera nel settore del diabete.
Care Svizzera:
Prossimamente vorrei cambiare glucometro e passare a Contour
XT. Con questo glucometro posso usare anche le mie attuali strisce
reattive Contour? Me ne sono rimaste ancora 15.
Antonella Maggiore, Responsabile qualità di Bayer Diabetes Care Svizzera:
Per il glucometro Bayer Contour XT può utilizzare
esclusivamente le strisce reattive Contour NEXT.
Può però esaurire le rimanenti strisce reattive con
l’attuale glucometro Contour e poi iniziare a usare
il nuovo Contour XT con le rispettive strisce reattive
Contour NEXT.
Avete anche voi una domanda sul diabete o sulla misurazione
della glicemia?
Scriveteci per posta all’indirizzo: Bayer (Schweiz) AG,
BHC Medical Care, Diabetes Care, Grubenstrasse 6, 8045 Zürich
oppure per e-mail all’indirizzo: info@bayerdiabetes.ch
Contattateci. Vi aspettiamo!
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Mentre fino a pochi
anni or sono l’indicazione in mg/dl (milligrammi per decilitro)
dava ancora un’idea
comprensibile del livello di glucosio nel
sangue, questa chiarezza è purtroppo
un po’ svanita con il passaggio all’unità
di misura «mmol/L» (millimoli per litro).
I milligrammi per decilitro designavano
una semplice unità di peso per volume.
La maggior parte delle persone ha una
certa dimestichezza con il grammo, il suo
multiplo (chilogrammo) o le sue frazioni
(milligrammo) grazie all’uso in altri ambiti,
e per lo meno si può figurare approssimativamente il loro significato concreto.
La mole, al contrario, è probabilmente familiare solo alle persone che hanno a che
fare con i laboratori o la chimica in senso
lato. La mole non indica un peso, bensì un
numero di particelle. Più o meno come la
parola «dozzina», che equivale sempre a
12 unità di qualcosa. Una dozzina di molecole di glucosio sarebbe presto contata,
se le molecole non fossero infinitamente
piccole. Se però qualcuno vi prega di contare 1 mole di molecole di glucosio, fareste
meglio a rifiutare, perché si tratta di contare
ben 602.214.129.000.000.035.749.888
molecole. Ben più di una semplice dozzina.
Il chimico si interessa di queste quantità,
p. es. quando desidera far reagire fra di
loro due sostanze. Se p. es. volesse far reagire il sodio (Na) e il cloro (Cl) per produrre il cloruro di sodio (sale da cucina), potrebbe far incontrare esattamente 1 mole
di atomi di sodio con 1 mole di atomi di
cloro (una reazione molto teorica, dal momento che il sale può essere ottenuto già
«pronto» e in modo molto meno pericoloso). Così facendo il chimico sarebbe sicuro che ogni atomo di sodio trovi il rispettivo
atomo di cloro, e al termine della sintesi
ogni atomo abbia un partner e nessuno di
loro rimanga solo.
Poiché nessuno può contare così tanti atomi, sfruttiamo una loro caratteristica fisica
comune: per ognuno di loro è possibile
calcolare un peso atomico specifico con
l’ausilio della tavola periodica degli elementi. Questo significa che sebbene non
sia possibile contare gli atomi necessari, li
si può in realtà calcolare con molta precisione. Una mole di sodio pesa p. es. circa
22,99 grammi, mentre una mole di cloro
pesa circa 35,45 grammi. Per questo, al
termine della mia supposta reazione tra
sodio e cloro ottengo una quantità di sale
da cucina (NaCl) del peso di circa 58,44
grammi (1 mole di sodio di 22,99 grammi + 1 mole di cloro di 35,45 grammi). A
proposito: una mole di glucosio pesa circa
180 grammi. Nel nostro esempio dovrebbero trovarsi nel sangue solo approssi-
Per poter rimanere calda e attiva, una ipotetica persona necessita di 1700 chilocalorie al giorno (metabolismo basale). 100
grammi di glucosio contengono 405 chilocalorie. Se si converte
in glucosio al giorno, 1700 chilocalorie corrisponderebbero a un
fabbisogno giornaliero di circa 420 grammi di glucosio, oppure
al glucosio contenuto in 32,5 mele di medie dimensioni. In caso
di attività fisica intensa la persona dell’esempio avrebbe presto
bisogno di una volta e mezzo la quantità di mele indicata, per
* Con la striscia reattiva Contour NEXT
Volume di sangue
necessario per la determinazione della
glicemia*: 0,6 µl,
che corrispondono a 0,0000006
litri. Con un
valore misurato
di 5,6 mmol/L,
1 litro di
sangue
contiene circa
1 grammo di
glucosio.
mativamente 5,6 millimoli di glucosio per
litro, ovvero 5,6 volte la millesima parte di
un’intera mole. Ora non sarete più affatto
sorpresi di sapere quanto pesino queste
5,6 millimoli di glucosio: basta dividere
180 grammi (il peso di un’intera mole) per
mille, per calcolare il peso di un millesimo
di mole. Poi si moltiplica il valore ottenuto per 5,6. Quanti grammi di glucosio si
troverebbero quindi in un litro del sangue
dell’esempio? Ora potete confrontare pure
il risultato con il vecchio valore di 100 mg
per decilitro (corrispondente a un grammo
per litro). Come in passato era «la dozzina» l’unità di misura ampiamente usata
nel commercio, è oggi «la mole» l’unità
di misura indispensabile nel campo della
chimica.
coprire l’accresciuto fabbisogno di energia. Per inciso: una cittadina di simili consumatori di mele avrebbe facilmente bisogno
di una piantagione di meli per coprire il suo fabbisogno corrente
di energia e, in aggiunta, di una buona riserva per arrivare fino
al raccolto successivo.*1
*1 I calcoli e le ipotesi di base sono arrotondate e rappresentate in modo semplificato per facilitare la comprensione.
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ISO
2013:
Sin dalla loro introduzione sul mercato,
i sistemi per la misurazione della glicemia
della generazione CONTOUR® NEXT
soddisfano i più restrittivi requisiti minimi
in materia di accuratezza di sistema fissati
dalla nuova norma ISO 15197:2013 i, ii, iii, iv
Sta già misurando la Sua glicemia
con un glucometro della generazione
CONTOUR® NEXT di Bayer?*
Glucometro
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CONTOUR® NEXT di Bayer funzionano
esclusivamente con le strisce reattive
CONTOUR® NEXT
In caso contrario, ci contatti per effettuare uno scambio tra
il Suo vecchio glucometro e uno di nuova generazione.
E-Mail: info@bayerdiabetes.ch Internet: www.diabetes.bayer.ch
Hotline: 044 465 83 55 Fax: 044 465 82 82
Bayer (Schweiz) AG, BHC Medical Care, Diabetes Care, Grubenstrasse 6, 8045 Zürich
* Rispetto a CONTOUR® e CONTOUR® USB
i. Bailey T et al. Presentazione poster ADA, 24-28 giugno 2011, San Diego, USA.
ii. Simmons DA et al. Presentazione poster IDF, 4-8 dicembre 2011, Dubai, UAE.
iii. Harrison B et al. Presentazione poster DDG, 16-19 maggio 2012, Stoccarda.
iv. Baum J et al. Presentazione poster DDG, 16-19 maggio 2012, Stoccarda.