Rivista Farminsieme_Mia Farmacia novembre

MAGAZINE
COPIA OMAGGIO - anno VIII - numero 45 - novembre / dicembre 2014
RIABILITAZIONE
Cervicalgia
cosa fare?
OCULISTICA
Il problema delle
”mosche volanti”
speciale
IL RUOLO
DEI NONNI
INTERVISTA
Giuliana De Sio
editoriale
anno VIII numero 45
novembre - dicembre 2014
copia omaggio
Editore
Consorzio MIA FARMACIA
Via Emilia 84
40011 Anzola dell'Emilia - Bologna
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Tribunale di Bologna n. 7688 del 26/07/2006
Direttore Responsabile
Cesare Bellavitis
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daniela.ziering@miafarmacia.org
Commerciale
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Redazione
Marina Dall’Olio
Antonella Ciana
redazione@miafarmaciamagazine.it
Collaboratori scientifici
a questo numero:
Michele Catenacci
Tiziana Simonini
Santa Vidone
Davide Algeri
Antonio Vita
Domenica Daniele
Giuseppe Samoggia
Fiammetta Trallo
Fabrizio Cecaro
Carlo Orione
Grafica e impaginazione
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40024 Castel San Pietro Terme - Bologna
Stampa
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Ringraziamo tutti coloro che hanno
collaborato alla nostra iniziativa editoriale
comprese le Aziende che hanno aderito
con la loro inserzione
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Italiani al 100% !
Questa volta vi parlerò di un tema che, all'apparenza, potrebbe
sembrare distante dagli argomenti di salute trattati in questa rivista, ma in realtà non è altro che un segnale del cambiamento, in
atto nel mondo della salute, che ormai coinvolge tutti.
I colleghi francesi, in questo ultimo mese, sono scesi in piazza…
La partecipazione dei farmacisti per difendere la loro indipendenza, l'ordinamento che regolamenta le farmacie e la distribuzione
dei farmaci è stata del 97% !
Il governo francese, infatti, vorrebbe promuovere l'entrata di investitori finanziari nel capitale delle farmacie, e questo per agevolare
la nascita di catene commerciali come succede nei Paesi anglosassoni.
Come comprenderete ora, la battaglia fatta dai farmacisti italiani,
negli anni del Governo Monti, non era per difendere “una casta”,
ma per sostenere l’autonomia di professionisti impegnati, tutti i
giorni, nella gestione della salute del cittadino.
Oggi, dopo i decreti del Governo Monti, molti dei quali peraltro non
attivati (ad esempio, la parte del concorso nazionale che poteva
dare luogo all’apertura di migliaia di farmacie), possiamo “ammirare” il risultato di tanta forza riformatrice…
Tanto hanno fatto, in queste ultime legislature, che agli Albi fallimentari dei tribunali non si contano più le farmacie costrette a
cessare l’attività, con le relative conseguenze di perdita di posti di
lavoro, di perdite per i fornitori e di perdita anche per quei cittadini
che si ritrovano senza il servizio farmaceutico nel quartiere o nelle
vicinanze della propria abitazione.
I farmacisti francesi, guardando l'esperienza italiana, fanno bene
a continuare a difendere il loro ruolo e il diritto alla salute dei loro
utenti. Ma anche noi, farmacisti italiani, non dobbiamo cedere ulteriormente e rinunciare a difendere una istituzione vitale, per il
tessuto sociale, che presto avrà di fronte la salute del 30% della
popolazione italiana con più di 65 anni, e quella di un numero sempre maggiore di cittadini stranieri.
Poiché questo è il numero di fine anno, concludo questa riflessione con la speranza che chi è investito di ruoli di governo sappia
essere un po’ più lungimirante, nell’interesse di tutti, e rivolgo un
caloroso augurio per le prossime festività agli operatori della salute
e ai nostri lettori!
Dott. Cesare Bellavitis
3
sommario
RIABILITAZIONE
7 Soffrire di "cervicale"
ALIMENTAZIONE
11 Proteine vegetali: i vantaggi dei legumi
PREVENZIONE
15 Piccole patologie invernali:
ecco alcuni consigli
11
Fagioli, ceci, lenticchie,
piselli, soia, lupini, cicerchie
e altri legumi non dovrebbero
mai mancare in una dieta
equilibrata
17 GSE: l'estratto di semi di pompelmo
PSICOLOGIA
21 Enuresi: cause e strategie
per risolvere il problema
SPECIALE
25
25 Evviva i nonni
NEUROLOGIA
33 Emicrania del fine settimana
SPECIALE
GINECOLOGIA
I nonni sono un punto
di riferimento rassicurante
per i nipoti di tutte le età
35 Quando è colpa degli ormoni…
CARDIOLOGIA
39 Le cardiomiopatie
ASSOCIAZIONI
43 ARAD - Associazione Ricerca
e Assistenza Demenze
OCULISTICA
45 Miodesopsie (mosche volanti)
30
INTERVISTA A...
Giuliana De Sio
39
Nonostante i progressi della ricerca
la classificazione delle cardiomiopatie
è complessa e in continua
evoluzione
48
50
News
Lettere
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riabilitazione
Soffrire
di "cervicale"
Dott. Michele Catenacci
Specialista in Medicina Fisica
e Riabilitativa (Bologna)
Artrosi, artriti, eventi traumatici
e malocclusioni dentali sono le cause
più frequenti di questo disturbo
F
requentemente i pazienti
definiscono come “cervicale”
un dolore che reputano di
natura artrosica e che interessa la parte posteriore e
laterale del collo.
In realtà, la cervicale è il primo tratto della
colonna vertebrale (rachide cervicale) ed è
composta da sette vertebre e si collega in
alto con l’osso occipitale del cranio che va a
sostenere e, in basso, con il rachide dorsale.
Queste vertebre sono separate fra loro da un
disco intervertebrale ad eccezione che tra la
prima e la seconda vertebra dove questo disco non è presente.
Nelle prime sei vertebre passano le arterie
vertebrali, quelle che portano il sangue dal
cuore al cervello.
Il centro di gravità del capo passa anteriormente alle vertebre, questo fa sì che siano
i muscoli posteriori del collo ad essere i più
numerosi e forti, al fine di riequilibrare i pesi
fra i vari segmenti.
Il termine corretto per indicare il dolore al
collo però è cervicalgia: questo sintomo, di
notevole riscontro nella popolazione, deriva
generalmente da problemi di varia gravità
dell’apparato osteo-muscolare.
L’artrosi è un processo degenerativo, ma
quando vi si sovrappone un fenomeno
infiammatorio o quando si vengono a formare dei becchi ossei (detti osteofiti), può
comparire il dolore.
Le artriti reumatiche.
Le modificazioni degenerative dei dischi
intervertebrali come le ernie cervicali.
Gli eventi traumatici, come il colpo di frusta che si verifica a seguito di un improvviso e inaspettato movimento del capo che
va oltre i limiti fisiologici dell’escursione
articolare (va ricordato che oggi le Assicurazioni liquidano il danno solo se le lesioni
prodotte nell’incidente si possono riscontrare a livello strumentale).
Le malocclusioni dentali.
Le patologie che più frequentemente possono far insorgere la cervicalgia sono le seguenti.
7
riabilitazione
Fattori di “rischio”
Tra i fattori predisponenti e aggravanti ci
sono le errate posture, come si possono avere durante la guida protratta per più ore di
un automezzo, per questo, la cervicalgia è
frequente nei conducenti professionisti; nelle lunghe permanenze davanti al computer
per chi lavora in ufficio; oppure per un’errata
scelta del materasso o del cuscino le cui caratteristiche più importanti sono sicuramente
la giusta altezza e una adeguata consistenza
(elementi, questi, fondamentali per una sua
ottimale confortevolezza. Il cuscino ideale ha
un’altezza di circa 20 centimetri e una larghezza di circa un metro).
Anche gli sport impegnativi come il body
building, lo stress mentale prolungato e il
raffreddamento non causano direttamente la
cervicalgia, ma la possono aumentare o far
emergere in presenza di un latente stato di
contrazione muscolare o di una alterazione
delle strutture vertebrali.
I sintomi
La cervicalgia si può manifestare in forma
acuta, oppure cronica. Quando il dolore si
irradia lungo l’arto superiore (cervicobrachialgia) ed è dovuto alla compressione o
all’irritazione di una radice nervosa, può essere acuto e molto violento ed aumentare
con i movimenti del braccio.
Talora, il dolore si irradia anche fra le scapole (dorsalgia) o anteriormente al torace; in
questo caso se interessa anche l’arto sinistro
e il torace può essere scambiato, dal paziente, per un attacco cardiaco.
Il dolore può insorgere quando la persona
inizia a compiere i primi movimenti (ad
esempio, al mattino) e tende a diminuire
con il movimento moderato per ripresentarsi
poi dopo una prolungata e intensa attività
fisica.
Molto frequentemente, durante i movimenti,
si avvertono dei rumori a volte anche forti (degli “scrocchi”) che partono dal collo.
Anche se sono un segno di stress articolare,
sono prodotti dalla rottura di bolle di gas presenti nelle cavità articolari e non sono di per
sé un segno di severa patologia articolare.
In presenza di una cervicalgia tutti i movimenti del collo possono ridursi di ampiezza,
anche se generalmente la limitazione funzionale non è simmetrica, ma interessa solo
alcuni movimenti: ad esempio, se la rotazione verso destra è molto compromessa, la rotazione a sinistra può essere discretamente
conservata.
In altri casi invece, la contrazione muscolare
è così violenta che impedisce quasi completamente il movimento (in questi casi i pazienti riferiscono di avere come un “torcicollo”). Il blocco forzato del rachide cervicale ha
un’azione difensiva, e ha lo scopo di evitare
ulteriori danni alle strutture anatomiche.
In presenza di questi sintomi è necessario
rivolgersi senza indugi al medico, soprattutto
quando il dolore è violento o si associa ad
un senso di sbandamento, di grave cefalea o
ad una perdita della forza negli arti superiori.
La diagnosi
Per fare una diagnosi corretta, lo specialista
durante la prima visita eseguirà delle specifiche manovre e un’accurata palpazione
per escludere che la cervicalgia possa avere
un’origine extra articolare.
Il medico potrà anche richiedere esami strumentali specifici come i RX (Raggi) in varie
proiezioni, la TAC (Tomografia Assiale Computerizzata), la RMN (Risonanza Magnetica
Nucleare) e l’Elettromiografia; quest’ultimo
esame serve per vagliare la funzionalità dei
nervi periferici e dei muscoli scheletrici.
La terapia
Naturalmente il trattamento dipenderà dal
tipo di patologia che ha indotto la cervicalgia e dall’intensità dei sintomi. I farmaci che
vengono utilizzati sono gli antinfiammatori
sia non steroidei che i cortisonici, i miorilassanti e gli antidolorifici.
Tra le terapie fisiche invece ricordiamo i
massaggi, le mobilizzazioni, la tecar (una
tecnica che stimola energia dall’interno dei
tessuti biologici, attivando i naturali processi
riparativi e antinfiammatori), gli ultrasuoni e
le correnti antalgiche.
Superata la fase acuta, sarà necessario che il
paziente adotti un corretto stile di vita e che
esegua con costanza gli esercizi posturali
consigliati dal fisioterapista.
Un discorso a parte riguarda l’immobilizzazione, più o meno totale, del rachide
cervicale tramite il posizionamento di un
collare; questa scelta deve necessariamente
essere fatta solo in seguito ad una precisa
indicazione dello specialista, poiché un uso
prolungato e/o scorretto di tale presidio
può risultare controproducente per il processo di guarigione.
La chirurgia è limitata solo alla gravi sindromi conseguenti all’ernia discale.
Testo raccolto da Marina Dall’Olio
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alimentazione
Proteine
vegetali:
Dott. Tiziana Simonini
Dietista, Bomporto (Modena)
i vantaggi dei legumi
Cosa sono le proteine
Le proteine sono un principio nutritivo calorico (sviluppano 4 Kcal\g), con funzione plastica o proteica (cioè di costruzione e riparazione dei tessuti). Infatti, le proteine hanno
un ruolo fondamentale come elementi della
struttura cellulare e un ruolo funzionale
come regolatori dell’espressione genica,
come enzimi, trasportatori e recettori. Si trovano sia nel mondo animale, che in quello
vegetale. La differenza fondamentale, tra le
due, sta nella composizione aminoacidica.
Gli aminoacidi sono la parte più piccola delle proteine, sono convenzionalmente 20 di
cui 8 “essenziali” (per i bambini aumentano
a 10). “Essenziale” indica ciò che il nostro
organismo deve assumere già pronto dagli
alimenti, perché non è in grado di costruirlo.
Mentre nel mondo animale le proteine sono
ad alto valore biologico (cioè comprendono
tutti gli 8 aminoacidi essenziali), nel mondo
vegetale, le proteine si differenziano in medio valore biologico (legumi) e basso valore
biologico (cereali).
la scienza della nutrizione ha definito come
"legge della compensazione": se si abbinano
le proteine dei legumi (a medio valore biologico), con quelle dei cereali (a basso valore
biologico), ecco che come per magia, si vanno a comporre dei piatti ad alto valore biologico che pertanto vanno considerati come
piatti unici. Come in un puzzle, gli aminoacidi dei cereali si “incastrano” con quelli dei
legumi, formando proteine complete, nobili.
Il glutine
Il glutine è una proteina vegetale a basso
valore biologico. Dal glutine di grano tenero
è possibile anche ricavare un prodotto altamente proteico: il seitan che viene consumato come un vero e proprio secondo piatto,
soprattutto da vegetariani e vegani.
Il glutine, composto da gliadina e glutenina,
è insolubile in acqua ed elastico. Negli impasti forma una rete colloidale con grande
capacità di dilatarsi sotto la pressione dei
gas, consentendo così la lievitazione dei
prodotti.
È perciò molto importante da un punto di
vista gastronomico e culinario, molto meno
dal punto di vista nutrizionale, men che
meno per chi è affetto da celiachia.
Ne parlo in quanto la celiachia, ben definita
dal prof. Umberto Volta, «consiste nell’intolleranza alimentare permanente, su base
autoimmune scatenata dall’assunzione del
glutine, o più precisamente della frazione
"gliadina", che si può manifestare a tutte le
età e con gravità diverse».
Le persone affette da celiachia dovranno
perciò evitare tutti i cereali che contengono
glutine in quanto, allo stato attuale, la dieta
gluten free è l’unica terapia possibile. Del
mondo vegetale dovranno evitare frumento, farro, avena, kamut, orzo, spelta, triticale;
mentre in chicchi potranno utilizzare riso,
mais, grano saraceno e, in semi, miglio,
quinta, amaranto, sorgo, oltre a legumi,
frutta e ortaggi.
La legge della
compensazione
o complementazione
Come si erano già accorti i nostri nonni,
se l’alimentazione infantile comprendeva
piatti quali cereali e legumi (pasta e fagioli, pasta e ceci, risi e bisi, solo per citare
alcune ricette) i bambini crescevano,
tant’è che i legumi erano soprannominati “la carne dei poveri”. In effetti mettevano in pratica quello che
11
alimentazione
La sostenibilità
alimentare
Spesso si parla di sostenibilità alimentare.
Occorre ricordare che la coltivazione dei vegetali ha un minore impatto ambientale in
termini di acqua ed energia, rispetto all’allevamento. Ad esempio, per produrre 1 Kg.
di carne bovina servono ben 15.500 litri di
acqua, mentre 1 Kg. di riso ne richiede 3.400
e 1 Kg di legumi da 200 a 400 litri, a seconda
della specie.
L’utilizzo delle proteine vegetali, perciò, oltre a rispettare i consigli dell’EFSA (European Food Safety Authority), rispetta anche
l’ambiente. Mi associo pertanto a quanto
dichiarato dal dott. Andrea Ghiselli (INRAN):
«Possiamo comunque consigliare ai consumatori di aumentare il consumo di proteine
vegetali a discapito di quelle animali: nel terzo millennio non c’è più ormai un problema
di carenza nutrizionale da proteine, semmai
un consumo a volte eccessivo».
Si fa presto
a dire legumi…
I legumi sono nel mondo vegetale gli alimenti più ricchi in proteine; apportano inoltre: carboidrati complessi (amido), alcune
vitamine del gruppo B (soprattutto tiamina,
riboflavina, niacina), fibra alimentare (inso-
lubile nella buccia e solubile nella polpa),
ferro e calcio (anche se l’assorbimento è in
parte ridotto dalla presenza dell’acido fitico). I legumi sono i semi commestibili delle
piante leguminose, coltivati da migliaia di
anni in tutto il mondo, dall’America, all'Estremo Oriente, al bacino del Mediterraneo
e Medio Oriente.
Pensate che in Ucraina sono stati rinvenuti resti di piselli risalenti a circa 7000
anni a.C., mentre resti di lupini e lenticchie
sono stati rinvenuti in tombe faraoniche
della XII dinastia!
Ma quali sono i legumi? Fagioli, ceci, lenticchie, fave, piselli, soia, lupini, cicerchie, arachidi, ma anche carruba, tamarindo, senna.
I più conosciuti sono i fagioli, dalle mille declinazioni (fagioli dell’occhio, bianco di Spagna, Pavone, Zolfino, borlotto Lamon, cannellino…), i piselli, le lenticchie e i ceci. La
soia, come tale, da noi non è tanto utilizzata,
mentre è la base alimentare dell’Estremo
Oriente; la cicerchia è simile al cece ed è tipica del Sud Italia. Per le fave occorre ricordare
che esiste un fenomeno particolare detto
“favismo”: si tratta di una malattia ereditaria
provocata dalla mancanza di un enzima specifico capace di neutralizzare gli effetti nocivi
di certe sostanze tossiche (vicina, convicina)
in essa presenti. Il consumo di tale legume
provoca nei soggetti affetti da questa malattia delle crisi emolitiche (rottura dei globuli
rossi del sangue). Il favismo è diffuso in particolari aree geografiche e, nel nostro Paese,
soprattutto in Sardegna.
Quantità elevate di legumi possono provocare meteorismo, in quanto contengono
carboidrati particolari che vengono digeriti
soltanto dalla flora batterica intestinale con
formazione di gas. Il problema si risolve facilmente privando i legumi della buccia.
I legumi in cucina
I legumi contengono fattori antidigestivi che
vengono distrutti con il calore, per questo è
importante cuocerli a lungo. I legumi secchi, prima di essere cucinati, vanno messi
in ammollo per diverse ore, in relazione
alla specie e in proporzione di 1:3 (1 parte
di legumi e 3 parti d’acqua). Si consiglia di
cambiare l’acqua 1 o 2 volte per evitare la
fermentazione batterica. Una volta terminato il tempo d’ammollo, si dovranno scolare
e ben sciacquare prima di procedere con la
cottura. Poi si lasciano cuocere lentamente,
con qualche foglia d’alloro che donerà sapore e profumo e si aggiungerà il sale solo
al termine della cottura, per evitare l’indurimento della buccia.
Testo raccolto da Marina Dall'Olio
E per finire… tutti, ma proprio tutti,
a tavola… (con una ricetta vegana!)
HUMMUS a modo mio
Ingredienti
230 g di ceci precotti (1 scatola di ceci precotti sgocciolati)
2 cucchiai di salsa tahina (salsa a base di semi di sesamo)
1 limone spremuto
5 cucchiai di olio di arachide o girasole
1 spicchio di aglio (possibilmente fresco)
1 pizzico di sale fino marino integrale
Preparazione
Scolate i ceci dal liquido di governo e sciacquateli bene. Frullateli molto bene insieme al succo del limone, la tahina, l’aglio, il sale e l’olio.
Il risultato deve essere cremoso e spumoso. Nel caso in cui l’hummus
non vi sembri abbastanza spumoso, potete aggiungere ancora qualche goccia di succo di limone e soprattutto olio di buona qualità.
Si può accompagnare la salsa con pane tostato, crackers (pane e
derivati senza glutine per i celiaci) o con verdure crude.
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immunitario, aumentando
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negativamente la risposta nei confronti degli
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Piccole patologie
invernali:
ecco alcuni consigli
L
e malattie da raffreddamento
più comuni sono causate da
microrganismi “patogeni” (in
grado cioè di causare una malattia). Tra questi, i più temibili
sono i virus che sono i diretti responsabili di
malattie quali il raffreddore, molto frequente
nella popolazione, le influenze o altre malattie più pericolose. A volte, in conseguenza ad
infezioni virali, è possibile che si verifichino
sovrainfezioni da parte di altre categorie di
microrganismi come i batteri e i miceti.
La prima barriera dell'organismo umano
contro le aggressioni patogene è la flora
batterica fisiologica che aderisce e colonizza in uno strato compatto la superficie delle
membrane mucose. Quando accade che un
patogeno riesce a superare questa prima linea di difesa e a invadere l'organismo, entra
in gioco il sistema immunitario capace d’identificare le caratteristiche dell'aggressore
(virus, funghi, batteri, ecc.) ed attivare le risposte più adatte per contrastarlo.
Un approccio efficace, per prevenire le malattie da raffreddamento, prevede di evitare i
fattori che incidono sull'efficienza immunitaria, attraverso l'adozione di uno stile di vita e
di una alimentazione corretti. Ma un valido
aiuto ci viene offerto anche dalla natura con
dei rimedi specifici che possono innalzare le
nostre difese immunitarie.
I rimedi principali che la natura ci mette a
disposizione per fare questo sono tre.
La Propoli, il cui nome deriva dal greco pro
(προ, davanti) e polis (πóλις, città) e indica
la funzione di difesa, dall'attacco degli agenti patogeni, svolta dalla propoli nell'alveare.
La letteratura scientifica e molti lavori clinici
individuano nella Propoli diverse proprietà
terapeutiche, tra queste le principali sono
quelle antibatteriche insieme all'effetto stimolante delle difese immunitarie. La Propoli
è raccomandata e utilizzata con vantaggio
nella prevenzione e nel trattamento dell'influenza e delle malattie da raffreddamento.
L'Echinacea, è un altro rimedio molto conosciuto che la natura ci offre. Si tratta di una
pianta con spiccata azione antinfiammatoria
e immunostimolante; il suo fitocomplesso
vanta un’attività antivirale verso i virus influenzali con un meccanismo d'azione che
va ad inibire il legame del virus con il recettore cellulare, impedendone così l'entrata
nell’organismo.
L'Erismo, il cui nome significa “proteggere” viene definita anche “l'erba dei cantanti”, poiché il fitocomplesso in essa contenuto
è specifico per le affezioni della faringe, della
laringe e della trachea in presenza di alterazione della voce, grazie alle sue proprietà
antinfiammatorie, antisettiche e fluidificanti.
Naturalmente una efficace prevenzione,
contro le malattie da raffreddamento, deve
comprendere anche altre strategie a tavola
e non solo …
Dott.ssa Santa Vidone
Farmacia San Giorgio
di Corporeno (Ferrara)
diversi virus responsabili del raffreddore (lo
zinco si trova nei semi di zucca, noci, mandorle, grano saraceno, cereali integrali, pesci
e legumi). Per l’azione detossificante, che in
caso di affezione è sempre opportuno sostenere, è molto indicato consumare degli
agrumi (in particolare limoni e pompelmi).
Aumentare anche il consumo di liquidi per
rendere più fluido il muco infetto e favorirne
l’eliminazione.
In generale, il consiglio da non sottovalutare
è quello di riposare adeguatamente. Se non
strettamente necessari, evitare l’uso eccessivo di farmaci (decongestionanti nasali con
vasocostrittori, cortisonici, antipiretici, antiinfiammatori) e non assumere antibiotici se
non prescritti dal medico. Evitare anche gli
ambienti chiusi e affollati; l’aria secca causata
dal riscaldamento perché asciuga le mucose
lasciando via libera ai virus; il fumo, compreso quello passivo e non esporre le mucose
nasali a bruschi sbalzi di temperatura.
Infine, per diminuire il rischio di contagio
è opportuno lavarsi frequentemente e in
modo accurato le mani.
Testo raccolto da Marina Dall'Olio
A tavola, tra gli alimenti specifici
promuovere il consumo di
alimenti contenenti Zinco, minerale che migliora fortemente la
funzionalità immunitaria e possiede
una diretta attività
antivirale anche
nei confronti dei
15
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Il più raccomandato tra gli integratori vitaminici per bambini.*
Il cibo è la fonte naturale delle energie di cui i bambini hanno bisogno ogni giorno, ma sono le vitamine B
che li aiutano a sfruttare al meglio quello che mangiano. Non sempre però queste sono presenti a livelli ottimali
nell’alimentazione quotidiana. Per questo c’è Be-Total che, da oltre 60 anni, grazie al giusto mix di vitamine B,
aiuta il tuo bambino a crescere e affrontare al meglio tutti quei periodi in cui ha più bisogno di energia
(la convalescenza, durante e dopo la terapia antibiotica, i cambi di stagione, lo studio, il gioco e lo sport).
Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata e di un sano stile di vita.
*Indagine condotta dall’Istituto di ricerche Medi-Pragma, su un campione di 1709 pediatri italiani. Risultati consultabili su www.medipragma.it/publications/sananutrizione
prevenzione
GSE: l’estratto di semi
di pompelmo
U
na mattina in Francia, Jacop
Harich, medico immunologo,
stava gustando un pompelmo
per colazione, fino a quando
non gli finì sotto i denti un seme!
Per Harich ciò diventò fonte di una domanda: "cosa rende questo seme così amaro?".
Da quel momento iniziò gli studi e le ricerche. Harich, collaborò con il Dr. Steven
Otwell e il Dr. Wayne Marshall, ambedue
rinomati ricercatori sugli effetti dei microbi
sugli alimenti, fino ad arrivare a mettere a
punto un Estratto di semi di Pompelmo dalle straordinarie propritetà antimicrobiche.
Nel 1990, gli studiosi olistici della salute
negli Stati Uniti iniziarono a sentire dell'esistenza di questo meraviglioso prodotto e
dei suoi ottimi risultati e, a questo punto, il
Dr. Harich ricevette il giusto riconoscimento
per i suoi studi.
GSE…
...È la denominazione di un estratto standardizzato che può essere fluido o secco. L’estratto fluido è composto dal 60% di semi
di pompelmo con aggiunta della membrana
cellulare del pompelmo e dal 40% di soluzione acquosa di glicerina vegetale (derivata
dal cocco) senza nessun altra aggiunta; l’estratto secco comprende invece per il 50%
semi e membrana del pompelmo e per il
restante 50% sostanze inermi (eccipienti naturali che ne facilitano la “lavorabilità”).
Le proprietà
terapeutiche
Università e Istituti di ricerca, di tutto il mondo, hanno dimostrato che l’Estratto di semi
di Pompelmo possiede un ampio spettro
germicida: antivirale, antibatterico, compresi
Gram+ e Gram-, antimicotico e antiparassitario. La forza di questo “antimicrobico
naturale”, rispetto ad altri antimicrobici di
sintesi, deriva dalla notevole efficacia associata ad una assoluta mancanza di tossicità:
è attivo contro centinaia di batteri patogeni
ed è innocuo sulla flora batterica fisiologica,
indispensabile per la salute dell’organismo.
Azione antibatterica: il GSE si è dimostrato attivo contro molti ceppi di batteri (Salmonella, E. coli, Vibrio cholerae, Staph, Strep,
Lysteria, Shigella dysenteriae, Chlamydia,
etc.). Per la sua straordinaria attività in tal
senso, il GSE è considerato una validissima
alternativa naturale agli antibiotici di sintesi (i
quali, oltre a numerosi effetti collaterali, sono
responsabili del problema dell’insorgenza di
Resistenza Antibiotica).
Azione antivirale: i risultati ottenuti sono
incoraggianti, ma ulteriori studi sono ad oggi
ancora in corso. Gli studi effettuati dal Dr.
Shannon presso la Divisione di Microbiologia-Virologia, Southern Research Institute, dimostrano che il GSE è in grado di inattivare
l’HSV-1 (herpes simplex virus type 1), dopo
un’esposizione di 10 minuti ad una diluizione
pari a 1:256. Sono inoltre note testimonianze
che attribuiscono al GSE la capacità di curare
i sintomi delle affezioni da virus influenzali.
Azione antimicotica: è da sottolineare
l’efficacia del GSE contro oltre 100 ceppi di
lieviti e muffe compresa la Candida albicans,
responsabile d’infezioni ricorrenti e recidivanti alle mucose e di affezioni sistemiche.
17
prevenzione
Studi effettuati dal Dr. Leo Galland di New
York su candidosi croniche diedero successo
nel 99% dei casi (solo due insuccessi su 297
casi, senza fenomeni di resistenza né effetti
collaterali).
Azione antiparassitaria: l’attività antiparassitaria, oltre che per uso sistemico (nei
confronti di parassiti intestinali), è stata dimostrata essere rilevante anche per l’uso
esterno. L’estratto infatti si è dimostrato utilissimo nel contrastare, debellare e prevenire
le infestazioni da parte dei pidocchi.
Azione citoprotettiva e riparatrice: recenti studi hanno verificato la sua capacità
di esercitare un’azione protettiva e di guarigione sulla mucosa gastro-intestinale, con
risultati più che soddisfacenti. È stata messa
in luce infatti la capacità di accelerare la guarigione delle lesioni a carico della mucosa
gastro-intestinale.
Il meccanismo di tale azione si esplica attraverso l’aumento della sintesi di fattori
protettivi endogeni (prostaglandine PG2), la
soppressione della perossidazione lipidica e
l’aumento del flusso sanguigno intramuco-
sale. Tutto ciò unito all’aumento delle attività
enzimatiche e al rilascio di gastrina promuove l’attività riparatrice della mucosa gastrointestinale. Queste scoperte, unite alle note
proprietà antibatteriche anche nei confronti
dell’Helicobacter pylori, esaltano la funzionalità del GSE nei confronti della mucosa
gastro-duodenale e lo rendono ideale per
un approccio naturale ed efficace, volto al
ripristino dell’integrità funzionale e protettiva
della mucosa stessa. I risultati, quindi, oltre a
confermare l’incredibile ruolo citoprotettivo
del GSE, ne hanno messo in luce anche la
capacità di accelerare la guarigione delle lesioni a livello della mucosa gastro-intestinale.
Non solo protettivo, quindi, ma anche riparatore!
Quando usare il GSE
Il GSE è indicato nelle infezioni da batteri,
protozoi, virus, lieviti e funghi. È particolarmente idoneo nel caso di malattie da raffreddamento, nei disturbi del tratto gastrointestinale, negli squilibri cronici della flora
batterica intestinale, nelle affezioni vaginali,
urologiche e nelle infestazioni
parassitarie. Le sue caratteristiche di potentissimo disinfettante
naturale consentono innumerevoli applicazioni non solo come
antimicrobico ad ampio spettro,
ma può essere impiegato in zootecnia e floricoltura.
Perché è sicuro
Il GSE è privo di tossicità anche
a dosaggi superiori alla dose
raccomandata. In altre parole,
non presenta alcuna tossicità
alle dosi consigliate né a breve né a lungo termine e non
interferisce con eventuali altre
terapie farmacologiche e/o fitoterapiche.
Le principali
applicazioni
In ambito salutistico i prodotti
a base di Estratto di semi di
Pompelmo (GSE) sono utili per
moltissime applicazioni, incluse:
18
Infezioni microbiche di qual-siasi origine e
natura
Candida ed altre affezioni delle zone intime
Cistite
Affezioni alla prostata
Emorroidi
Vermi intestinali
Problemi intestinali (colite, stipsi, diarrea)
Intolleranze alimentari
Problematiche gastriche (difficoltà digestive,
H. pylori, iperacidità, reflusso, ulcere, gastriti)
Affezioni dell’apparato respiratorio (influenza, raffreddore, bronchiti, tonsilliti, ecc.)
Otiti (otite esterna e otite media)
Affezioni oculari e palpebrali (congiuntivite
microbica, orzaiolo, calazio, ecc.)
Affezioni della pelle e delle unghie (acne,
dermatosi, dermatiti, piede d’atleta, fuoco di
Sant’Antonio, ferite, tagli, escoriazioni, piaghe, ustioni, onicomicosi, verruche)
Igiene orale
Herpes labiale
Pidocchi
Igienizzazione totale
Alitosi
Per approcciare ciascuna problematica in
modo naturale ed efficace, il GSE, in associazione ad estratti vegetali specificatamente selezionati per le loro attività fitoterapiche, può
essere veicolato in diverse formulazioni farmaceutiche (compresse deglutibili, sospensioni orali, gel, creme, pomate, paste dentifrice, detergenti, ecc.) scelte in modo specifico
al fine di permettere il migliore assorbimento
possibile degli attivi e una più rapida azione
risolutiva e/o preventiva.
La sinergia degli estratti vegetali presenti nelle diverse formulazioni, ad uso sistemico e
locale, mette in atto un approccio fitoterapico in grado esplicare l’azione benefica di tutti
gli estratti vegetali al fine di risolvere efficacemente e in modo del tutto innocuo e privo
di effetti indesiderati il problema salutistico
in corso.
Per maggiori informazioni
chiedi al tuo farmacista.
Si ringraziano per la collaborazione GSE
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psicologia
Enuresi
:
cause e strategie
Dott. Davide Algeri
Psicologo
Psicoterapeuta Breve Strategico
Consulente sessuale
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per risolvere il problema
L'
enuresi infantile è un disturbo che consiste nel rilascio
ripetuto di urina, durante il giorno o la notte, nei vestiti
o a letto, in assenza di lesioni dell’apparato urinario
e in una fase di sviluppo (5-6 anni) in cui il controllo
degli sfinteri dovrebbe essere acquisito.
È un fenomeno abbastanza frequente, che coinvolge circa il 10-15%
dei bambini di 5-6 anni di età, ed è diffuso soprattutto nei maschi, ma
solitamente tende a risolversi spontaneamente.
Acquisire il controllo della minzione rappresenta un’esperienza importante, delicata e al tempo stesso complessa, in quanto il bambino,
di fronte allo stimolo, deve imparare a mettere in atto una serie di
azioni che lo porteranno a soddisfare il bisogno di evacuare.
Molto spesso, infatti i bambini, pur di continuare a giocare, appena
sentono lo stimolo preferiscono aspettare o vanno raramente in bagno, o ancora finiscono per urinarsi addosso, con l’effetto che non
apprendono in modo efficace a controllare.
Una volta imparato ciò, il bambino dovrà imparare a fare lo stesso
durante la notte, ovvero dovrà trattenere fino al risveglio o viceversa
alzarsi quando la vescica sarà piena per andare a fare la pipì.
Lungo tutto questo percorso sarà fondamentale l’intervento delle figure di attaccamento, le quali dovranno accompagnare con pazienza
e costanza il bambino, in primis ad imparare a controllare urina e feci,
quindi a passare dal pannolino, alle mutandine e al vasino.
Possibili cause dell’enuresi
Le cause del disturbo sono da rintracciarsi in comportamenti non
correttamente acquisiti entro il quarto anno di età. Forti pressioni
da parte delle figure di accudimento o al contrario mancanza di
impegno e attenzione nell’educazione alla minzione, per esempio,
possono influenzare negativamente il raggiungimento del controllo.
Più in generale, il disturbo si può presentare quando la vita del bambino subisce degli stravolgimenti ”emotivi” e vengono a mancare dei
punti fermi e delle certezze che generano forte stress e ansia e che
portano il bambino a una regressione.
Le situazioni che possono influenzare l’insorgenza del disturbo possono essere ad esempio: la nascita di un fratellino o di una sorellina,
l’ingresso a scuola, situazioni di separazione dei genitori, un trasloco,
un’ospedalizzazione, etc.
21
psicologia
Possibili forme
di enuresi
Possiamo distinguere diverse forme di enuresi e, se in alcune è possibile intervenire
attraverso prescrizioni che possono essere
date ai genitori, in altre risulta necessario intervenire per via farmacologica.
Nello specifico, si parla di enuresi primaria,
nei casi in cui il bambino non ha ancora acquisito il controllo della vescica, mentre siamo in presenza di una forma secondaria,
quando il bambino, dopo che sono passati
almeno sei mesi da quando ha sviluppato il
controllo della pipì, torna a bagnare il letto.
Un’altra distinzione va fatta tra enuresi diurna ed enuresi notturna. Nel primo caso, che
solitamente si manifesta principalmente nel
genere femminile, si ha difficoltà a controllare la vescica durante il giorno, mentre nel
secondo caso, definita tale solo per bambini
di età superiore ai 5 anni, la perdita di urina
si manifesta durante la prima fase della notte e l’atto di urinare è accompagnato da un
sogno in cui il bambino fa la “pipì a letto”.
Esistono infine forme sintomatiche, come le
infezioni urinarie, dove è possibile intervenire, con trattamenti farmacologici precisi e
mirati.
Strategie
di intervento
È possibile trattare il disturbo sia in termini
farmacologici che comportamentali, attraverso l’utilizzo di interventi psicologici e psicoeducativi, volti da un lato ad individuare l’elemento di disagio del bambino e dall’altro
fornendo indicazioni di comportamento più
funzionali per affrontare il problema.
In linea generale, a parte per le incontinenze
notturne dovute a cause organiche, sarebbe preferibile evitare di ricorrere all’uso dei
farmaci. Se si educa il bambino al controllo
della minzione attraverso modalità ludiche,
insieme a semplici accorgimenti, sarà possibile ridurre gli episodi fino a farli scomparire
del tutto. Possiamo affermare che se il bambino acquisisce determinati comportamenti
da mettere in atto nella gestione di questo
aspetto, finirà con l’integrarlo nella sua routine quotidiana e a viverli in maniera spontanea. Nei casi più lievi, pertanto, è possibile
22
intervenire seguendo semplici procedure
come quelle descritte di seguito, mentre nei
casi in cui queste strategie non abbiano alcun effetto, potrebbe risultare opportuno
intervenire con tecniche più approfondite,
chiedendo l’aiuto di un esperto psicologo.
Da 3 a 4 anni:
impariamo giocando
In questa fase di crescita è utile educare il
bambino alla minzione facendo in modo
che venga vissuta come un gioco, cercando
insieme a lui i segnali di "bisogno" legati
allo stimolo di urinare (es. gambe incrociate,
compressione delle mani sul pube, ecc.) e
al contempo evitando eccessive imposizioni
o punizioni di fronte a disattenzioni o rifiuti,
che possono ridurre l’autostima e rischiano
di cronicizzare il problema; è utile, invece,
rinforzare i successi.
Curiosità
Anche le “tecnologie” vanno incontro a questa tipologia di problema: un dispositivo con
un particolare sistema di allarme è in grado
di rilevare pochissime gocce di urina e di avvisare il bambino con un segnale acustico. Il
piccolo in questo modo si abituerà ad andare
in bagno ogni volta che lo riterrà opportuno.
Casi di enuresi
in età adolescenziale
Un fenomeno poco conosciuto, ma non per
questo poco diffuso, è quello dell’enuresi
notturna in età adolescenziale. L’adolescenza
rappresenta un’età molto delicata dal momento che il ragazzo/a deve affrontare una
grande varietà di cambiamenti fisici e psicologici. Una volta esclusa una causa organica, è necessario adottare un atteggiamento
comprensivo e non giudicante poichè un
disturbo di questo tipo potrebbe influenzare negativamente il senso di autostima del
giovane.
In quest’ultimo caso, ma anche in tutte quelle situazioni in cui l’azione dei genitori non
è in grado di sortire alcun effetto, potrebbe
essere utile rivolgersi ad uno psicologo al
fine di costruire un intervento ad hoc per la
risoluzione del problema.
Testo raccolto da Marina Dall’Olio
PICCOLE SANE
ABITUDINI PRIMA
DI ANDARE
A DORMIRE
E’ importante partire da un concetto che può apparire banale, ma che
risulta di fondamentale importanza: se la vescica è vuota, è impossibile andare incontro ad episodi di
incontinenza notturna. Ciò significa
che, se si vogliono ridurre tali episodi, è possibile adottare alcuni accorgimenti piuttosto semplici.
Evitate di far bere troppi liquidi
la sera. Fermo restando che è
importante che il bambino beva,
fate in modo che si abitui sin da
piccolo a bere diverse volte nel
corso di tutta la giornata, in modo
tale che alla sera possa comunque diminuire la quantità di acqua o bevande da bere.
Insegnate al bambino a fare la
pipì più volte nel corso della giornata.
La sera, create un momento rilassante da condividere con vostro
figlio (leggere un libro, raccontare una storia, fare un puzzle…)
che si concluda con la “tappa in
bagno”. In questo modo, farete
acquisire al bambino l’abitudine
di andare a letto con la vescica
vuota, senza che la viva come
un’imposizione.
In altri casi, invece, potrebbe essere utile accompagnare il bambino in bagno, ad un’ora ben precisa della notte. Se inizialmente
potrà apparire come una pratica
“difficile”, in realtà a lungo andare, il bambino apprenderà a riconoscere i “segnali” del proprio
corpo a recarsi, dunque, in bagno
autonomamente.
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speciale
Evviva
i nonni
Domenica Daniele
Antonio Vita
L
a nostra società è diventata
sempre più complessa; è cambiata sul piano economico e
si sta modificando nella sua
struttura interna. I rapporti interpersonali sono mutati. È in atto una vera
e propria rivoluzione che sfocia per ora in
situazioni interpersonali dure e aspre.
Anche la famiglia ne risente negativamente
sia nei rapporti tra i vari soggetti che la compongono, sia nella sua funzione di cura e
protezione della prole.
Il lavoro che i genitori devono svolgere fuori
casa è cambiato, diventando giorno dopo
giorno, meno sicuro. Spesso i genitori si
devono adattare a lavori saltuari, instabili,
sottopagati e insoddisfacenti. I guadagni si
sono assottigliati, sono cresciute le preoccupazioni e permane uno stato d’incertezza
sul futuro. Il gruppo familiare risente molto
di questa precarietà del lavoro sia sul piano
economico, sia nell’organizzazione e nella
conduzione del nucleo familiare.
In molte famiglie regnano nervosismo e pessimismo. Gli eventi causati dal lavoro vanno,
spesso, a scapito dei legami familiari e dell’armonia tra i diversi membri della famiglia.
La famiglia ha perso la solidità di affetti, la
premurosa attenzione dei genitori verso i figli; pertanto, i bambini e gli adolescenti non
si sentono più protetti e tutelati. La famiglia
oggi, più che in passato, riscopre la figura
dei nonni e in questo clima di incertezza e di
precarietà, i nonni, assumono un ruolo sempre più importante e fondamentale.
25
speciale
Il ruolo dei nonni
Essere nonni oggi è diventato più difficile
perché la famiglia e la società sono più complesse e articolate. È necessario pertanto
che i nonni siano maggiormente preparati a
svolgere questo ruolo indispensabile per la
famiglia e per l’educazione dei propri nipoti.
È opportuno quindi che essi siano pronti ad
accogliere anche le novità sia sul piano della
formazione, che su quello dell’educazione
dei piccoli. In definitiva, se le risorse migliori
e più importanti che la famiglia può trovare
sono quelle che vengono offerte dai nonni,
essi vanno aggiornati a svolgere questo deli-
Nonni e nipoti tra
storie, fiabe e …
I nonni svolgono molte attività con i nipoti,
come raccontare e inventare storie e fiabe.
Lo sanno fare con un linguaggio accattivante e ci mettono l’anima nell’interpretare le
emozioni e dare la carica emotiva che il racconto richiede e suggerisce.
I nonni riescono ad amplificare le azioni e le
avventure portandole in un clima di grande
meraviglia che trasporta il bambino in un
mondo pieno d’incanto.
Il bambino, entrando in questo mondo incantato, riesce a “trasfigurare” i personaggi
dei racconti da un punto di vista estetico, dei
costumi e dei comportamenti.
I nonni acquisiscono il potere di far lievitare
gli stati emozionali dei piccoli; ma devono
essere anche consapevoli di avere la responsabilità di non eccedere, di essere sobri nel
parlare e tranquilli nel raccontare. Poichè
sanno educare a un comportamento consono alle diverse situazioni, i bambini prestano
molta attenzione alle parole dei nonni!
Passando molto tempo in compagnia dei
loro nipoti, i nonni devono favorire la produzione grafica dei bambini, di anno in anno,
secondo le età, fornendo loro gli strumenti
necessari: colori, pennarelli e matite, ecc.
I bambini, attraverso il segno grafico, rappresentano il mondo esterno riproducendo la
realtà e, contemporaneamente, interpretando il loro mondo interno esprimono i propri
sentimenti ed emozioni.
I bambini, nei disegni, usano colori ispirati
26
cato ruolo sussidiario (dei suggerimenti utili
si possono scoprire nel volume “Diventare
nonni è un evento straordinario - Consigli e
risposte per vivere al meglio il rapporto con i
propri nipoti” di cui siamo autori).
I genitori lasciano volentieri i propri figli ai
nonni perché sanno che questi sono affidabili, sicuri e hanno esperienza perché, a
loro volta, sono stati genitori; sono dotati di
buonsenso e l’età li ha resi maturi e saggi. I
nonni sono anche prudenti, riescono a svolgere un’attività d’assistenza e di educazione
e sono per i nipoti una presenza accogliente
e giudiziosa.
I nonni costituiscono anche un legame tra
i vari membri della famiglia perché sono
esempi di affetti solidi, inoltre …
Possono disporre di tempo libero da dedicare ai piccoli non avendo più impegni
lavorativi.
Spesso sostengono la famiglia sul piano
economico.
Contribuiscono alla crescita dei loro nipoti
attraverso l’esempio e l’educazione che
sanno impartire.
Sostituiscono i genitori quando questi
sono assenti da casa per lavoro o altri impegni di gestione familiare.
dal loro animo. Essi, spesso, attribuiscono
agli oggetti dei colori strani e non appropriati
(il cielo verde, l’albero rosso), ma riescono a
mettere insieme, in modo armonioso, masse
di colori che si richiamano e si attraggono
come frasi musicali e strumenti della stessa
orchestra.
Questa capacità di “alterare” la realtà, rivela
tutta la libertà espressiva e la capacità creativa del bambino che, al di là di una semplice
lettura del mondo, procede verso una vera e
propria trasfigurazione del reale con la capacità data dalla fantasia.
Il disegno, quindi, assume una funzione
molto importante perché, a questa età, può
essere l’unico mezzo a disposizione del
bambino per leggere e interpretare il mondo
esterno e per raccontarlo.
Il disegno è molto importante perché è anche terapeutico. Infatti, i disegni e i colori
interpretano elementi interni dell’animo e
i bambini, esprimendo e proiettando sulla
carta i fatti e i racconti, esorcizzano gli elementi negativi che incutono timore e paura,
ed esaltano quelli positivi, come gli affetti, i
sentimenti e le emozioni.
volte drammatica, a volte stupendamente
incantevole del sogno; allora il racconto va
integrato con il disegno, perché il bambino
ha bisogno di materializzare e oggettivare
quello che è un suo prodotto interno.
Il racconto e il disegno sono necessari
perché, così facendo, il bambino si libera
dall’angoscia che il sogno gli ha procurato.
Il sogno di per sé è catartico, ma spesso c’è
necessità di farne partecipi gli altri.
… sogni !
I sogni che il bambino fa, sono ancora più
terapeutici dei disegni e delle narrazioni.
I bambini amano raccontare i loro sogni e
vanno ascoltati con serietà. È il bambino stesso a richiedere la presenza e l’attenzione dei
genitori e, in loro assenza, dei nonni.
A volte, però, per carenza di lessico, il linguaggio non è sufficiente a illuminare la scena, a
speciale
La campagna
Laura (3 anni)
Alcuni consigli
“pratici”
per tutti i nonni
I nonni devono usare con i nipoti un linguaggio corretto e adeguato all’età. Inutile insegnare parole che per i bambini non hanno
senso e che non possono acquistare significato perché i loro processi cognitivi non sono
ancora adeguati. Tuttavia non devono usare
neppure un “linguaggio bebè”.
Devono stabilire con loro un rapporto tenero e amorevole e cercare di dare sempre
una giusta spiegazione ai loro “perché”.
Devono guidare i bambini verso l’osservazione degli oggetti, delle azioni e degli
atteggiamenti degli altri e insegnare loro ad
osservare la natura con i suoi colori e le sue
manifestazioni.
È noto che il bambino raggiunge una lateralizzazione verso i tre anni d’età; è opportuno quindi che, durante questo importante
periodo di sviluppo, i nonni guidino prudentemente i nipoti.
Non bisogna essere troppo arrendevoli di
fronte ai loro capricci e alle loro insistenze.
I nonni, come pure i genitori, devono saper
dire anche "NO", “questa cosa non si può
fare”, “non deve essere fatta, perché può
nuocere a te e può nuocere anche ad altri”!
Il bambino può essere attirato a fare cose
inaccettabili. Occorre fermarlo, perché non è
ancora pronto a percorrere la via dell’autodeterminazione. L’adulto deve portare
il bambino a ragionare e spiegare perché
alcune azioni non possono essere fatte.
Quindi…
Vanno impartite le regole dell’agire.
I bambini devono apprendere le regole del
fare indispensabili per acquisire la capacità
di controllo dei loro comportamenti. Essi devono comprendere che la vita è regolata da
norme che devono essere rispettate.
È competenza dei genitori stabilire le norme
generali dell’educazione e del comportamento dei propri figli. Il ruolo dei nonni è
quello di applicare queste regole e norme e
di farle rispettare.
Come non
commettere errori
A volte, per il numero delle ore che trascorrono con i nipoti, molti nonni si sostituiscono
(o sono costretti a farlo) all’attività educativa
dei genitori. Si sentono parti in causa e finiscono per invadere spazio e competenze che
a loro invece non spettano.
Vi proponiamo dei suggerimenti utili per evi-
tare alcuni errori frequenti….
Quando la mamma o il papà rimproverano il bambino, i nonni non devono intervenire. Non devono minimizzare il comportamento del bambino, assolvendone le azioni
(“non è grave quello che ha fatto!”, “non ha
fatto nulla di male!” A volte si sente qualche
frase così…).
La cosa migliore sarebbe quella di astenersi
dall’intervenire e lasciare che i problemi siano affrontati dai genitori perché la presenza
dei nonni potrebbe influire negativamente
sul modo di correggere i piccoli. Se i nonni
ritengono che l’atteggiamento dei genitori
non sia stato consono al comportamento dei
bambini, sarebbe opportuno discuterne, ma
non in presenza dei piccoli.
Non bisogna mai dare ordini opposti a
quelli dati dai genitori usando frasi come
“mamma non ci vede … non diciamo niente a mamma e papà… un po’ di cioccolato
non ti può far male etc”... Intervenendo in
questo modo, il bambino si abitua a mentire, ad infrangere le regole. Occorre ricordare
che le regole da seguire devono essere stabilite dai genitori. Si sa che i nonni sono benevoli con i nipoti e qualche volta si lasciano
sedurre dai piccoli. Tuttavia è opportuno che
i nonni riferiscano sempre ai genitori, quando questi tornano dal lavoro, cosa è stato
fatto, senza nascondere niente.
Tutto questo va detto perché diversamente
i bambini diventerebbero complici dei nonni, mentre la figura genitoriale ne uscirebbe
molto sminuita e svalutata.
I bambini, da zero a tre anni, rimangono
molte ore con i nonni. Insieme giocano,
27
speciale
Il mondo, Veronica (4 anni e mezzo)
nua e pretende da sé sempre la perfezione o il massimo del risultato. Questa continua tensione è fonte di
malessere e di agitazione per il bambino.
I bambini a volte hanno bisogno di essere lasciati in
pace. I nonni, benevolmente (o perché si preoccupano eccessivamente per i nipoti) peccano di un assiduo
e asfissiante controllo, impedendo al bambino di sviluppare la propria autonomia, caratterizzata anche da
una personale capacità creativa.
Le caratteristiche psicologiche dei bambini, verso i tre
anni, sono spesso tendenti verso forme più stabili: ad
esempio, si può vedere già se il bambino tende ad
essere introverso o estroverso, se è incline alla confusione o all’ordine. Tutti però vanno abituati ad avere
dei momenti di “solitudine” durante i quali i bambini
assumono atteggiamenti propri che alla presenza di
adulti reprimono. Spesso una bambina può dire…
“Nonna, voglio giocare un po’ da sola”.
Il mito dei nonni
I nonni per i nipoti sono delle persone “speciali”. Devono trasmettere calma e sicurezza,
dare tranquillità e protezione. Rappresentano dei “miti viventi” per i bambini: viventi
perché sono soggetti presenti sia nella loro
coscienza, sia nella realtà. I bambini infatti
hanno bisogno di miti per vivere una vita
simbolica ed eroica. I miti, allontanati dall’insegnamento della Storia, e così lontani anche dalla vita interna dei bambini, reclamano
28
escono, parlano, mangiano. I nonni entrano così in simbiosi con i nipoti ed è difficile per i bambini passare da
una situazione che si è stabilizzata per tutta la giornata a quella di dover andare a casa, cambiando luogo
e situazioni. I nonni devono favorire questo passaggio,
preparando il bambino ad accogliere i genitori quando
questi ritornano dal lavoro. La sera, quindi, le attività
devono progressivamente diminuire e devono essere
sostituite con lavori meno coinvolgenti: ad esempio si
dovrà preparare lo zainetto con tutti i lavori fatti durante
la giornata (disegni, piccole costruzioni, lavori al pongo,
ecc). Il bambino così si tranquillizza, sarà entusiasta di
far vedere quello che ha preparato per mamma e papà.
Non bisogna mai elogiare il bambino più del dovuto. I nonni, qualche volta, tendono a sopravvalutare le
azioni dei nipoti come se fossero dei piccoli geni in
crescita, mentre il più delle volte si tratta di azioni e
comportamenti del tutto normali. Agendo in questo
modo il bambino si abitua a quest’adulazione conti-
Il prato, Veronica (4 anni e mezzo)
spazi opportuni nell’animo dei piccoli. Non
ci sono soggetti che oggi siano più credibili, più affidabili, più favolosi e straordinari e,
quindi, più mitici dei nonni!
Sono i nonni le persone più protettive, più
amabili e più apprezzabili che popolano il
grande e variegato mondo dei bambini in
continua formazione e in costante e progressiva trasformazione.
Testo raccolto da Marina Dall'Olio
Antonio Vita, Psicologo e psicoterapeuta junghiano, autore di diversi scritti tra cui “Psicologia fino
a sei anni” ed. dalla Casa Editrice EIT di Teramo. È
coautore di “Diventare nonni è un evento straordinario” edito da Psiconline Editrice. Ha scritto anche su anoressia, autismo, processi cognitivi, fiabe,
sogni, fantasia, Jung, miti, psicologia del bello. antonio.vita@psicovita.it www.psicovita.it. Per il libro
“Diventare nonni è un evento straordinario” http://
www.psychostore.net/catalogo-completo.html
Domenica Daniele, Insegnante, si occupa dei sogni dei bambini. È coautrice del libro “Diventare
nonni è un evento straordinario”.
Sintomi Influenzali
“Ai primi sintomi,
agisci subito!
Aiuta tutti ad essere più forti dell’inverno”
Quest’anno hai già pensato a proteggerti dai sintomi delle malattie da raffreddamento?
Ci sono medicinali omeopatici che possono aiutare a proteggere l’organismo dall’influenza e dalle
sindromi influenzali. Sono medicinali utilizzati con soddisfazione in tutto il mondo, da milioni di persone.
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e consigliarti i medicinali omeopatici adatti.
Laboratoires Boiron, leader mondiale dell’omeopatia. www.boiron.it
intervista a...
Giuliana De Sio
"Ridere mi aiuta a vivere meglio"
Nata a Salerno nel ‘57, Giuliana De Sio arriva a Roma giovanissima dove con l’aiuto di
Alessandro Haber si presenta ad alcuni provini per il cinema, la televisione e il teatro.
Lavora con Marcello Mastroianni, Massimo
Troisi, Francesco Nuti e tanti altri artisti fino
a consolidare un successo che continua tuttora. Tanti anche i registi che l’hanno diretta
da Petri, Odorisio, Ponzi a Ferrara, Lizzani,
Monicelli. Nel 1983 con Io, Chiara e lo Scuro
di Ponzi, vince il Nastro d'argento e il David
di Donatello come migliore attrice protagonista. Giuliana De Sio ha dimostrato sempre
una grande versatilità, interpretando ruoli
divertenti e drammatici con eguale talento,
alternando il grande schermo, al teatro, alla
televisione.
R
itorna volentieri, a Salerno, dove è nata?
Ad essere sincera non
tanto spesso, sono luoghi
che ormai appartengono
al passato.
Dove ha scelto di vivere ora?
A Roma (zona Vaticano), quindi in pieno
centro di una città parecchio caotica, ma solo
per motivi professionali. Fosse per me starei
sempre al mare…
Il suo luogo ideale, quindi?
Il mare, appunto, vorrei viverci tutti i giorni
dell’anno. Il mio ideale sarebbe quello di trasferirmi a fine estate in una parte del globo
dove l’estate invece comincia. Praticamente
non vorrei più vivere l’inverno, che non sopporto più, e godermi sempre il sole, il caldo
e il mare perchè mi fa stare bene. Ci sto pensando sempre più spesso e tra qualche anno
chissà… potrei proprio fare questa scelta.
30
E il modo migliore per iniziare la giornata?
Con tanta voglia di ridere, di qualcosa, di
qualcuno o con qualcuno, ma ridere fa sicuramente bene a tutti e gli effetti si vedono
subito.
Il lavoro di attrice richiede molte
energie,immagino, lei come gestisce
stress e stanchezza?
Per un’attrice le condizioni di lavoro possono
essere molto differenti perché i ritmi del set e
quelli del teatro sono completamente diversi. A teatro, ad esempio, si deve dare il massimo in meno di due ore, si vive sul filo del
rasoio, tutto deve essere perfetto in diretta,
la scena non si può certo ripete e il pubblico
è lì pronto a giudicarti, quindi la tensione è
sempre altissima. Sul set invece tutto scorre
più lento perché si possono fare più riprese,
ma il lavoro inizia al mattino presto fino a
sera. Le giornate diventano davvero faticose
e non c’è tempo per nient’altro. Ogni artista
ha una propria strategia per affrontare il set
o il palcoscenico, anche dal punto di vista fisico. Io, ad esempio, ho bisogno di dormire
molto per recuperare l’energia necessaria e
sentire meno la fatica, tant’è che il mio incubo peggiore è proprio quello di dover “girare” e recitare dopo una notte insonne!
Le piacciono i centri di benessere, li frequenta?
Ad essere sincera non vado pazza per questi
centri, anche se ho amici che li frequentano
per dimagrire o per massaggi di benessere o
altro. Quando ci sono stata non ho percepito
la sensazione di relax che mi aspettavo, anzi
mi pareva tutto molto “medicalizzato” e un
po’ noioso, quindi per ora mi prendo cura di
me a casa mia… Mi piace molto fare sport,
invece: fa bene alla forma fisica e migliora
anche l’umore.
È abituata a fare prevenzione?
Qualcosa faccio, ma forse non quanto dovrei. Lo so che la prevenzione è molto importante perché la salute è un bene essenziale che va preservato. A volte però preferi-
intervista a...
sco non sapere troppo… Diciamo che sono
poco disciplinata, ma cerco di fare i controlli
di routine, quelli che tutti dovrebbero fare.
In passato ho avuto seri problemi di salute
che ho affrontato e risolto per fortuna senza
diventare ipocondriaca.
Cosa pensa dell’Omeopatia, l’ha usata
o pensa di farlo?
Non l’ho usata e penso che non sia nelle mie
corde. Se ho un problema di salute mi affido
alla medicina tradizionale.
Cosa le piace portare in tavola: il cibo,
ad esempio, deve essere bio o è sufficiente che sia buono?
Per fortuna non sono io a fare la spesa. I
miei acquisti non si potrebbero prendere ad
esempio! Quando capita però non sono certo
una persona che si fa condizionare troppo dal
parere degli altri. Cerco una via di mezzo, di
buon senso. Non è detto che tutto debba essere biologico per essere buono, secondo me.
A quale piatto non rinuncerebbe mai?
Ce ne sono alcuni che mi piacciono, comunque la pasta con i pomodorini freschi è semplice e sempre buona.
Ama di più leggere o ascoltare musica?
Adoro la musica, un ottimo modo per rilassarmi, soprattutto in questo periodo.
Un programma Tv che le ricorda
l’infanzia?
Più che programma, una musichetta: Carosello per me e per quelli della mia generazione era un orario di riferimento, dopo c’era
la nanna!
Da uno a dieci quanto conta l’amicizia?
Almeno dieci, non ho dubbi.
E il denaro?
Almeno nove.
Che cos’è per lei la libertà?
Essere liberi dal conformismo che ahimè alberga in ognuno di noi. Sembra una banalità, ma se ci pensiamo bene non lo è affatto.
La sua paura più grande?
La disoccupazione! E non è una battuta. Nel
nostro mondo lavorare non è mai scontato e
non esistono tutele. Quindi è legittimo avere
dei timori…
Un pregio e un difetto del suo carattere?
Un pregio è sicuramente quello di aver lavorato tanto su me stessa per riuscire a mettere
un muro, in alcune situazioni, tra me e certe
visioni del mondo e della vita, imparando ad
essere meno impulsiva, ad esempio. Chi mi
conosce da anni ha notato il lavoro certosino
che mi sono imposta e che a volte diventa un
difetto perché non sono più capace di forti
prese di posizione come dieci o vent’anni fa.
Come reagisce di fronte a chi non la rispetta?
Finisco per rimetterci io… Nel senso che davanti a certi atteggiamenti negativi bisognerebbe rispondere tono su tono e diventare
altrettanto maleducati, volgari o altro. Poiché
non sono incline a questo, finisco per tenermi tutto dentro e farmi del male da sola.
Se non avesse fatto l’attrice…
Spesso dico che il nostro mestiere è mal
percepito, specie nel nostro Paese, perché
ritenuto superfluo o futile. Non si tiene conto
della vera professionalità in troppi casi e molti credono che sia una questione più di fortuna che di talento. Niente di più sbagliato, ma
è un dato di fatto. Ho sempre immaginato
per me una professione che mi mettesse in
contatto con la gente, come quella del medico, ad esempio, che sa aiutare nei momenti
più difficili della vita, quando c’è dolore. Non
so se sarei stata portata per fare questo, ma
mi sarebbe piaciuto.
Ha rimpianti per un’occasione o un ruolo che si è fatta sfuggire?
Non esattamente. Diciamo che ho dispiacere
per certi copioni che non mi sono stati proposti. Tra quelli ricevuti credo di avere scelto
abbastanza bene.
Desidera ringraziare qualcuno per averla aiutata nel lavoro?
Il mio è sempre stato un percorso abbastanza difficoltoso perché sono esigente con gli
altri e con me stessa. Sicuramente il primo
regista che mi ha scelta ad un provino vedendo in me la voglia di fare, la caparbietà e
perché no, il potenziale talento, devo riconoscerlo, mi ha dato una grande opportunità e
si merita un grazie. Ma una carriera artistica
sia crea studiando, lavorando e con molto
impegno, credendo in sé, più che appoggiandosi agli altri.
Televisione o teatro: dove possiamo ammirarla?
Senz’altro a teatro con “Notturno di donna
con ospiti”, una piece teatrale del 1983 di
Annibale Ruccello. Siamo in tournée, in giro
per l’Italia, fino a fine gennaio.
Infine, cosa pensa del nostro Paese:
è ottimista, oppure teme che il periodo
peggiore non sia ancora passato?
Non sono per niente ottimista, almeno nel
breve periodo. La crisi complessiva che ci sta
travolgendo temo durerà ancora molto perché è trasversale e ogni settore ne è colpito,
e non è solo un fatto economico, ma anche
di valori e questioni sociali.
Vorrei credere in un cambiamento radicale e
nelle buone intenzioni ma, per ora, preferisco non illudermi.
Testo raccolto da Marina Dall'Olio
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MADE in ITALY
neurologia
CEFALEA
del fine settimana
“weekend headache” (wh)
Dott. Giuseppe Samoggia
Specialista in Neurologia
AUSL Bologna
L
a ricorrenza periodica di cefalea
nelle giornate di riposo è clinicamente riconosciuta ormai da
molto tempo ed è stata descritta
in studi approfonditi condotti da
Centri specializzati fin dal 1980.
L’origine e la causa della ricorrenza è stata
individuata nella diminuzione dello stress
lavorativo vissuto nell’arco della settimana e
legato all’impegno nell’attività e all’incapacità
di adattamento alla situazione di rilassamento. Questa sembra potenzialmente correlata
ad un eccesso di coinvolgimento emozionale
proprio di personalità che nascondono tratti
depressivi non conclamati, definiti “sottosoglia”. L’intrattenimento in occupazioni ludiche
e la loro continuazione durante le ore notturne, il successivo risveglio mattutino tardivo
con abituale prolungamento delle ore di sonno mattutino son causa di una alterazione del
ritmo sonno-veglia e si sono rivelati fattori di
scatenamento della cefalea.
Quante persone
soffrono di wh
Una statistica stima che l’incidenza sia di circa
il 20% fra i soggetti affetti da emicrania e da
cefalea tensiva. Le caratteristiche del disturbo
definito come “weekend headache” sono
sovrapponibili a quelle della cefalea primaria,
in particolare per i seguenti quadri clinici:
1) emicrania senz’aura, con dolore unilaterale di intensità media o severa, pulsante, di
durata variabile da 4 a 72 ore, accompagnato
da nausea e/o fotofobia, aggravato dall’attività
fisica
2) cefalea tensiva episodica, con dolore
bilaterale, non pulsante, di intensità lieve-moderata, di durata compresa fra 30 minuti e 7
giorni, non associata a nausea o fotofobia né
accentuata dall’attività fisica.
Alcuni elementi di tipizzazione sono stati statisticamente provati in maniera comparativa
fra la ricorrenza nel weekend e al di fuori di
questo già alla fine degli anni ’90.
L’emicrania senz’aura nella “weekend headache” è presente nel 31,2% di tutti i casi
di emicrania. Il rapporto maschi/femmine
rimane pressocchè invariato di 1:3, ma con
prevalenza per il sesso maschile di alcune
specificità:
età media di inizio più avanzata; dolore
più spesso unilaterale; intensità del dolore
maggiore; aggravamento con l’attività fisica;
fotofobia e nausea; esordio al risveglio;
familiarità più frequente
Nel sesso femminile prevale il dolore pulsante e minore è l’intolleranza al rumore (fonofobia)
La cefalea tensiva episodica si mostra favorita nel weekend nel 17% dei casi affetti e
presenta caratteri differenti:
maggior frequenza negli uomini con proporzione maschi/femmine invertita rispetto
agli episodi extra weekend, 33,3 / 12,0% 21,4 / 78,6%; intensità del dolore più severo, specie nelle donne; maggior frequenza
di fotofobia negli uomini; familiarità meno
comune; minore frequenza al risveglio nelle donne; minore incidenza durante il ciclo
mestruale.
L’insorgenza nel fine settimana si rivela fattore
aggravante gli attacchi in soggetti che ne sono
affetti anche negli altri giorni della settimana,
oltre che nella forma di cefalea ricorrente soltanto o prevalentemente in tale periodo.
Si conclude che la cefalea del weekend …
esiste sia come forma predominante che
come esacerbante gli attacchi in soggetti
cefalagici; si osserva non solo nell’emicrania, ma anche nella cefalea tensiva; non
è un’entità clinica indipendente, ma mostra
caratteri distintivi; può essere un fattore di
scatenamento dell’emicrania; assume un
ruolo preminente nella cefalea tensiva; colpisce più gli uomini delle donne nella forma
tensiva; ha prevalenza di sintomi differenti
in rapporto agli emicranici in generale.
Tuttavia, recentemente tali dati sono stati messi in discussione da alcuni Autori, in particolare per la maggior incidenza negli ultimi giorni
della settimana rispetto alla domenica.
L’assenza di particolarità incontestabilmente
definite non ha permesso l’introduzione specifica di tale forma di cefalea nella III edizione
della classificazione della International Headache Society del 2013.
La terapia è simile a quella per gli episodi
esterni al fine settimana ed è basata su farmaci anti-infiammatori non steroidei della categoria dei FANS e sui triptani in monoterapia o
in combinazione.
L’efficacia maggiore è stata provata, in maniera comparativa rispetto al naprossene (FANS),
con l’utilizzo del frovatriptan; quest’ultimo, un
triptano specifico per l’emicrania, è risultato il
più indicato in monoterapia per la persistenza
di azione e la lunga emivita. Queste prerogative ne giustificano anche l’impiego preventivo
a breve termine, cioè nella fase immediatamente precedente i giorni di scatenamento.
Nei casi con dolore più intenso, una migliore
risposta è stata osservata con l’uso in associazione di un altro triptano, il sumatriptan anche
a basse dosi (50 mg) e naprossene 500 mg.
(L’Autore dichiara l’assenza di conflitti di interesse in questo scritto).
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Problemi articolari?
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ginecologia
Quando
è colpa
Dott.ssa Fiammetta Trallo
Specialista in Ginecologia
e Ostetricia (Bologna)
degli ormoni…
“La Donna è Mobile” … recita la famosa aria del Rigoletto dove la donna è vista come “piuma al vento”, suscettibile di
cambiamenti tanto nei pensieri, quanto
nelle parole al primo mutare dell'umore e
del corso degli eventi.
I
n realtà è tutta colpa degli ormoni. Si
chiamano Estradiolo (E) e Progesterone (P) e a differenza del Testosterone,
l’ormone maschile dall’andamento tendenzialmente stabile, sono fluttuanti
proprio come piume al vento.
Infatti la loro produzione varia nel corso della
vita determinando tre periodi importanti: pubertà, fertilità e menopausa.
E & P...
Gli ormoni aumentano in modo esponenziale in gravidanza e sono alla base della ritmicità del ciclo mestruale, influenzandone le caratteristiche stesse: ritmo, quantità e durata.
E e P sono prodotti dalle ovaia sotto lo stimolo dell’ipofisi, una ghiandola che si trova
nella sella turcica del cranio dietro l’osso nasale. L’ipofisi è a sua volta sotto il controllo
dell’ipotalamo, una zona del cervello inserita nel contesto del lobo frontale, ovvero in
quella parte di materia grigia cerebrale che
controlla le emotività e le affettività. Questo
è il motivo per cui tutte le situazioni emotivamente negative o fortemente stressanti creano alterazioni della produzione ormonale e
di conseguenza del ciclo mestruale. Nello
stesso tempo, come effetto boomerang, le
variazioni ormonali influenzano l’andamento delle manifestazioni umorali femminili sin
dagli albori dell’umanità.
Tutto il corteo sintomatologico della sindrome premestuale, mestruazione, gravidanza,
allattamento e fase pre e post-menopausale
sono i periodi nella vita di una donna in cui
il “rendimento” può non essere al massimo
delle proprie capacità individuali, proprio per
il fluttuare degli ormoni.
Attualmente abbiamo a disposizione diversi
rimedi farmacologici e naturali per contrastare gli aspetti negativi della defaiance femminile, ma in un passato, nemmeno troppo
remoto, non era così e la donna, tranne in
alcune eccezioni, non è mai stata investita
di ruoli importanti e duraturi proprio per la
consapevolezza del suo mutare umorale.
Ecco perché la donna è sempre stata considerata mobile e di conseguenza inaffidabile,
dal genere maschile, se non per occuparsi di
ruoli umili e di normale routine.
Il ciclo mestruale
Molte donne sono convinte di avere una
piena conoscenza del funzionamento del
proprio ciclo e delle sue variazioni e di sapere, ad esempio, quali sono i giorni fertili per
tentare di avere un bambino o al contrario,
stare più “attente” per evitare una gravidanza
indesiderata.
In realtà non è sempre così semplice e noi
ginecologi ci troviamo spesso di fronte a
donne che a tal riguardo hanno idee piuttosto confuse...
35
ginecologia
Frequente è la telefonata della donna, in evidente affanno, che chiede al suo Specialista:
“Dottore/Dottoressa, sono molto preoccupata perché questo mese ho avuto il ciclo due
volte, l’1 e il 29”.
Cerchiamo allora di fare un po' di chiarezza!
Il primo giorno di mestruazione segna la fine
del precedente ciclo e l’inizio di uno nuovo.
Pertanto, se viene consigliato di eseguire un
determinato esame il 5° giorno del ciclo, e il
flusso è comparso, ad esempio, di venerdì,
l’esame andrà eseguito il martedì successi-
vo. Il ciclo mestruale è considerato regolare
quando ha una cadenza di 28 giorni (come
la luna). Variazioni di pochi giorni, in più o in
meno, sono considerate normali.
La mestruazione, se in ritardo, crea un misto
di emozioni diverse nella donna, a seconda
dell’età e del suo desiderio di gravidanza. Per
chi desidera diventare madre, anche il ritardo di un solo giorno genera aspettative di
grande felicità, ma per chi non lo desidera diventa motivo di preoccupazione. Per le over
40, invece, spesso si aggiunge la paura di
essere vicine alla tanto temuta menopausa.
Anche nelle donne che fanno uso della pillola, un eventuale ritardo mestruale genera un
vero e proprio panico.
Dopo il primo mese di assunzione il flusso
può non comparire o essere molto scarso,
soprattutto se si è verificato lo spotting (piccole perdite uterine) e alla sospensione la
prima mestruazione spontanea può essere
irregolare e in ritardo, soprattutto se la donna aveva già cicli irregolari prima di cominciare l’assunzione della pillola.
Lo stress e la dieta
Anche l'alimentazione ha un suo ruolo in
questo campo. L'inizio di una dieta molto
restrittiva o un rapido calo di peso, come accade alle ragazze anoressiche, quando viene
a mancare l'apporto dei nutrienti fondamentali, genera una situazione di stress tale per
cui l'organismo deve risparmiare energia, e
lo fa a discapito dell’apparato riproduttivo in
quanto il blocco di altre funzioni come quella
respiratoria, cerebrale o digestiva compro-
metterebbero inesorabilmente l’organismo
stesso. Per questa ragione gli animali nati
liberi e successivamente costretti a vivere in
gabbia, dal passerotto al leopardo, non si
riproducono. La loro vita subisce uno stress
tale da comprometterne la fertilità.
Le donne e anche gli uomini detenuti per
lunghi periodi vanno rispettivamente in amenorrea e azoospermia (infatti, nei campi di
concentramento accadeva proprio questo).
L’ovulazione
ventuale uovo fecondato, ma se l’embrione
non arriva il valore di E e P scende e compare la mestruazione dopo un periodo di 14
+/- 2 giorni dall’avvenuta ovulazione. Per cui
se la fase pre-ovulatoria ogni tanto è un po’
ballerina, quella post ha una durata predefinita. Ogni mese un nuovo ciclo ricomincia
e anche una nuova avventura perché non
tutti i mesi le uova sono buone per essere
fecondate.
L’ovocita maturo, una volta espulso dall’ovaio, entra nella tuba e vive 24 ore, mentre
gli spermatozoi vivono dai 3 ai 5 giorni. Per
questo il periodo fertile di una donna inizia
qualche giorno prima dell’ovulazione.
Durante la pubertà e nella premenopausa il
ciclo è meno regolare perché le uova prodotte sono o troppo immature prima o troppo
vecchie dopo, motivo per cui è più difficile
ottenere una gravidanza.
Il rischio di una gravidanza spontanea dopo
i 45 anni è quasi inesistente, anche se molte donne non sanno che quelle famose, se
sono diventate madri in tarda età, è perché
hanno fatto ricorso alla fecondazione assistita e in particolare all’eterologa (donazione di
cellule uovo). Il proverbio, infatti, dice che…
gallina vecchia fa buon brodo, ma non buone uova!
L'onnipotente stress è sicuramente una tra
le cause più comuni che generano il ritardo
mestruale. Le sostanze ormonali prodotte in
questa fase (ed è sempre colpa degli ormoni)
possono interferire con gli ormoni femminili
causando un ritardo dell'ovulazione e di conseguenza del ciclo, e nei casi più gravi portare
all’amenorrea, ovvero all’assenza totale di
flusso mestruale.
Altra cosa che molte donne non sanno è che
il ritardo mestruale, in assenza di gravidanza,
dipende da un ritardo dell’ovulazione. L’ipofisi produce due sostanze: l’FSH induce la maturazione del follicolo che contiene l’ovocita,
mentre l’LH favorisce la rottura del follicolo
e la fuoriuscita della cellula uovo matura. In
questa fase l’Estradiolo (E) cresce, mentre il
Progesterone (P) è scarsamente prodotto. Il
suo valore aumenta in modo esponenziale
insieme all’E subito dopo l’ovulazione, in
quanto la sua principale funzione è quella
di preparare l’endometrio, la mucosa che
riveste la cavità dell’utero, ad accogliere l’e-
36
Testo raccolto da Marina Dall’Olio
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cardiologia
Le cardio
miopatie
Dott. Fabrizio Cecaro
Cardiologo
ippocrate@gmail.com
L
e cardiomiopatie costituiscono
un gruppo eterogeneo di patologie che affliggono il muscolo
cardiaco. Hanno una notevole
rilevanza per due motivi: per
prima cosa perché il cuore è un muscolo che
ha la funzione di pompare sangue a tutti gli
organi, garantendone il funzionamento. E’
facile pertanto immaginare che un problema
strutturale di questo possa causare una inefficienza nella sua funzione, con conseguente
sofferenza degli organi, esitando in una condizione detta “scompenso o insufficienza
cardiaca”. L’altra ragione per cui le cardiomiopatie sono estremamente importanti è
che sono patologie conseguenti a mutazioni
del DNA: ovvero possono essere condizioni ereditarie, trasmissibili geneticamente. La
loro diffusione, nella popolazione generale, è
inoltre piuttosto alta, tanto per fare un esempio, una persona ogni 500 ha una mutazione
per il gene responsabile della cardiomiopatia ipertrofica, una delle cardiomiopatie
più diffuse, caratterizzata dall’inspessimento
patologico del muscolo cardiaco, il quale –
apparendo molto più “muscoloso” di quanto
dovrebbe essere – assomiglia un po’ al fisico
di un body builder professionista.
Quante sono
Molte ed eterogenee: questo riflette il fatto
che, nonostante i progressi della ricerca, la
loro classificazione è complessa e in continua evoluzione.
Possono sommariamente essere divise in
primitive, ovvero interessare solo il cuore
- dividendosi in cardiomiopatia ipertrofica,
dilatativa, aritmogena del ventricolo destro
e restrittiva - o possono invece far parte di
una malattia più generale che colpisce altri
organi, avendo il cuore tra i suoi bersagli.
La lista di tali malattie è piuttosto lunga,
comprendendo malattie infiammatorie/autoimmuni, neurodegenerative, le distrofie
muscolari, le forme para-infettive ovvero le
miocarditi o quelle legate a farmaci tossici o
a pregressa radio/chemioterapia. Di questo
gruppo fanno anche parte le cardiomiopatie
infiltrative, ovvero l’amiloidosi cardiaca, la
malattia di Anderson-Fabry e l’emosiderosi
cardiaca.
Diagnosi: decisamente
non elementare,
Watson!
E’ cruciale, quando si inizia il processo
di diagnosi di cardiomiopatia, porre
attenzione ai dettagli. Con l’attitudine di un
detective, occorre sempre tenere a mente
che anche i più piccoli e apparentemente
insignificanti particolari contano.
Si inizia con l’anamnesi, ovvero con il
colloquio con il Paziente. E’ fondamentale in
prima istanza conoscere se un famigliare è
deceduto improvvisamente e rapidamente,
senza “apparente ragione”, ricorrendo
spesso queste condizioni nella famiglia.
Vanno inoltre valorizzati eventuali sintomi
tra cui la fatica del respiro, il dolore toracico
e il cardiopalmo, ovvero la sensazione di
battito irregolare e/o più veloce del solito.
Particolare attenzione va posta a eventuali
episodi di perdita di coscienza, specialmente
se occorsa durante sforzo.
Naturalmente per indirizzare il cardiologodetective nella diagnosi, occorre effettuare
alcuni esami onde ottenere maggiori informazioni.
39
cardiologia
Sono imprescindibili, l’elettrocardiogramma,
l’ecocardiogramma e, spesso, il monitoraggio Holter ECG. La risonanza magnetica, in
particolare mediante l’utilizzo di uno speciale
mezzo di contrasto, consente di individuare
aree “non normali” di muscolo cardiaco,
fornendo ulteriori indizi nel raggiungimento
della diagnosi.
Sempre più spesso - di pari passo con l’aumento della conoscenza delle mutazioni che
sottendono le cardiomiopatie - si rendono
disponibili analisi genetiche. Queste possono essere utili sia nel confermare la diagnosi
sia - una volta identificata la mutazione nell’effettuare uno screening familiare, ovvero verificare se ci sono altri membri della
famiglia affetti dalla stessa patologia.
Cuore da atleta
o cuore malato?
Purtroppo, a volte ci capita di assistere o di
leggere di giovani atleti deceduti improvvisamente sui campi sportivi. Eventi drammatici perché completamente inattesi, perché
spesso “di fronte alle telecamere” e perché
colpiscono individui apparentemente sani,
sottoposti a visite medico-sportive.
Nella maggior parte dei casi la loro morte é
dovuta proprio a cardiomiopatie, a volte in
fase iniziale, ovvero non producente segni
clinici caratteristici; altre volte questa è conseguente a forme particolarmente aggressive, della patologia, che esordiscono direttamente con aritmie maligne, la più temibile
delle quali è la fibrillazione ventricolare.
Questa aritmia – un po’ come un crampo
che colpisce un muscolo – causa l’impossibilità da parte del cuore a contrarsi normalmente, conducendo a morte in pochissimi
minuti. Unica terapia efficace nel ripristinare
il regolare ritmo cardiaco è l’utilizzo di un defibrillatore, preceduto - nell’attesa che questo venga utilizzato - dal massaggio cardiaco
onde garantire un minimo di flusso sanguigno agli organi, soprattutto al cervello.
Cura, o meglio, cure…
L’eterogeneità delle cardiomiopatie riflette anche l’approccio terapeutico. Questo spazia da
farmacologico “mirato”, attraverso farmaci
in grado di sopperire alla mancanza di enzimi (es. malattia di Anderson-Fabry), a farmacologico “generale” attraverso farmaci
che tendono a ritardare la progressione della
patologia e le sue complicanze, sino a quello
interventistico. Procedure come l’ablazione,
l’impianto di defibrillatore per prevenire le
complicanze aritmiche di alcune cardiomiopatie, o l’impianto di un pacemaker speciale
(detto biventricolare) utile a “resincronizzare”
il cuore, stimolandolo a battere con maggiore
forza, sono utili a controllare i sintomi e pro-
40
lungare - sempre più spesso sensibilmente la vita del Paziente.
Nei casi più avanzati, l'unica cura possibile è il
trapianto di cuore; a volte preceduta dall’impianto di sistemi di assistenza ventricolare
meccanica, ovvero cuori artificiali, finché un
cuore “compatibile” si rende disponibile.
Massaggio cardiaco
e defibrillatore:
ogni secondo è
importante!
A volte le cardiomiopatie vengono diagnosticate successivamente ad un improvviso, a
ciel sereno, arresto cardiaco. Tutti dovrebbero essere in grado di effettuare un efficace
massaggio cardiaco che sia in grado di
mantenere in vita il Paziente sino all’arrivo
dell’ambulanza. Occorre tenere presente
che dopo circa 2-3 minuti di assenza di battito cardiaco efficace, le cellule del cervello
iniziano a morire. Defibrillatori automatici, sempre più spesso disponibili nei centri
commerciali e nei campi sportivi, mettono in
condizione anche i non-sanitari di effettuare
il giusto trattamento, riducendo sensibilmente le complicanze e la mortalità.
Nuove frontiere
terapeutiche
Al momento per la terapia delle cardiomiopatie vengono utilizzati farmaci non-specifici;
in pratica nella maggioranza dei casi gli stessi che si utilizzano in caso di infarto. Sono
però in fase di studio avanzato - sebbene
al momento solo su modelli animali - farmaci “intelligenti” in grado di agire a livello
specificatamente molecolare, ripristinando
in parte o del tutto la normale architettura
del cuore. I risultati sembrano essere molto
promettenti e non è escluso che nei prossimi
2-3 anni questi possano essere sperimentati
anche su Pazienti.
Testo raccolto da Marina Dall’Olio
Cardiologo e Dottore di Ricerca in Fisiopatologia
dello Scompenso Cardiaco, Fabrizio Cecaro, lavora in qualità di Cardiomyopathy Clinical Research
Fellow all’Heart Hospital di Londra, uno dei centri
più grandi al mondo per la diagnosi e la cura delle
cardiomiopatie.
14
20 14
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Acidità e reflusso?
Acidità
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Spegni
il bruciore
ma non
lo stomaco
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Protegge la mucosa contrastando il bruciore
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associazioni
Il “caregiver familiare”
quando c’è un malato
di Alzheimer
L'ARAD Onlus - Associazione Ricerca e Assistenza Demenze - è
nata a Bologna nel 1990 su iniziativa e per illuminante intuizione
del Prof. Francesco Cavazzuti, uno dei padri fondatori della Geriatria italiana. Cavazzuti analizzando i malati affetti da Alzheimer
intuì che l'invecchiamento della popolazione, per la riduzione delle nascite e in gran parte per la riduzione della mortalità, avrebbe portato un aumento di questa come di tante altre patologie
cronico-degenerative. Si rese subito conto, antipando i tempi della
crisi economica, che la scarsità delle risorse finanziarie della Sanità
rendeva necessario affiancare alle Istituzioni pubbliche un'Associazione privata di supporto assistenziale. Riunendo un gruppo di
medici specialisti, rappresentanti della società civile e familiari dette inizio all'ARAD. All'epoca della costituzione l'ARAD avrebbe dovuto in primis perseguire la ricerca scientifica oltre che l'assistenza
ai malati di Alzheimer e ai loro familiari. Nel 1996, in collaborazione con l'Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Bologna,
l’ARAD condusse una ricerca epidemiologica sulla popolazione
over 65 residente a Bologna, città con una popolazione anziana
tra le più numerose d'Europa. Il risultato fu che Bologna presentava un rischio superiore alla media nazionale (del 6-8%), ovvero
circa 8000 cittadini erano a rischio di ammalarsi di Alzheimer.
La presenza sul territorio
ARAD Onlus è affiliata all'Alzheimer Italia di Milano e da quest'anno ha una partnership con Alzheimer Uniti di Roma ed altre Associazioni di volontariato della Regione Lazio. Il 21 settembre è stata
la "Giornata Mondiale Alzheimer" e per sensibilizzare l'opinione
pubblica al problema gravissimo di tale malattia l'ARAD, come
sempre, ha organizzato a Bologna la relativa celebrazione dedicandola quest’anno alla formazione degli operatori.
ottenere informazioni sulle attività dell’ARAD stessa e sulla rete
dei servizi esistenti sul territorio. L’associazione prevede, inoltre,
molteplici e variegate attività socio-sanitarie: - assistenza domiciliare da parte di volontari in virtù della convenzione con l'AUSER,
associazione di volontariato e promozione sociale tesa a valorizzare gli anziani e a far crescere il loro ruolo attivo nella società; visite
mediche domiciliari per persone non deambulanti; supporto psicologico individuale e di gruppo per i familiari; corsi di informazione-formazione per familiari; gruppo di auto-mutuo-aiuto per i
familiari; consulenza legale per la nomina di un amministratore di
sostegno; corsi per volontari, corsi di allenamento della memoria
e corsi per operatori socio-sanitari; laboratori di animazione e di
stimolazione cognitiva per i malati.
Un importante progetto
Nel marzo 2014 la Regione Emilia Romagna ha approvato la prima legge italiana per il riconoscimento e supporto dei “caregiver
familiari” ovvero coniugi, parenti e amici che si fanno carico della
cura dei loro cari malati. Nel futuro prossimo il valore economico
del loro lavoro coprirà dal 50 al 90% dell’ipotetico costo totale
dell’assistenza. Esperienza affettiva importante, ma anche carico
di costi umani e personali molto alti in particolare per le donne,
con possibili ricadute su salute, stato economico, lavoro retribuito.
ARAD Onlus sarà l’Associazione di volontariato ufficiale designata
ad espletare, in esecuzione di detta legge, corsi di formazione e
informazione per familiari e operatori sociosanitari.
Per altre informazioni, www.alzheimeremiliaromagna.org.
Cosa fa l’ARAD
Il giornalino pubblicato con cadenza quadrimestrale, a disposizione di affiliati e operatori del settore, raccoglie la sintesi di tutte le attività e manifestazioni effettuate e informa gli associati di
eventuali novità in campo socio-sanitario relative alla malattia e
all'assistenza. Non solo, altro aspetto fondamentale dell'attività
è il punto di ascolto telefonico, molto utilizzato dai cittadini per
43
oculistica
Miodesopsie
Un nuovo laser per trattare
le cosiddette
“mosche volanti”
Dott. Carlo Orione
Oculista, Chirurgo Oculare
e Oftalmoplastico
www.orioneye.com
carlo.orione@orioneye.com
A
l Dott. Carlo Orione, pioniere nell'utilizzo di questa
metodica, abbiamo chiesto
di spiegarci che cosa sono
le Miodesopsie e soprattutto
come si possono trattare…
Le Miodesopsie sono un disturbo visivo
che provoca la visualizzazione di opacità,
più o meno grandi, singole o multiple, che
fluttuano davanti agli occhi oscurandone
parzialmente la visione. Queste macchie,
dette anche “mosche volanti”o “Floaters” o
“Corpi Mobili Vitreali (CMV)”che si formano per la degenerazione di una struttura di
consistenza gelatinosa, presente all'interno
dell’occhio (il Vitreo) sono composte soprattutto da collagene o fibrina. In alcune persone sono piccole da non arrecare fastidi visivi,
in altre invece possono causare un grave
disturbo nella visione e, se non sono localizzate troppo vicino ad altre strutture oculari,
come la retina e il cristallino, un laser può
vaporizzare o frantumare, queste formazioni,
in corpi mobili più piccoli e meno evidenti
o farli spostare in una zona fuori dell'area
visiva centrale.
mi, diete molto aggressive, stress fisico o per
cause ancora sconosciute, queste fibre vengono in contatto tra loro diventando visibili
come “mosche” che fluttuano negli occhi.
In certi casi si ha un vero e proprio distacco
posteriore del vitreo (DPV) in cui la parte di
sostanza ialina, che lo teneva attaccato alla
retina, fluttua in maniera molto evidente, nel
nostro campo visivo, come un grosso anello
chiamato “Weiss ring”. Il disturbo diventa più
evidente quando si guarda in controluce una
superficie chiara (come il mare o il cielo), ma
può succedere anche fissando il computer
o guidando l'automobile. Questi episodi
possono limitare la capacità lavorativa
di chi è affetto da Miodesopsie.
Si possono curare?
Una tecnica chirurgica che può risolvere
questo problema è la Vitrectomia, ma con
questa procedura (che non è scevra da rischi
quali emorragie, rotture o distacchi di retina)
dopo l’intervento, l'insorgenza di una cataratta è molto frequente.
Il trattamento con lo Yag Laser è attualmente il trattamento di scelta, quando questi
corpi sono visibili e distanti dalla retina e dal
cristallino.
Perché si formano?
Il Corpo Vitreo si trova nella parte posteriore
dell'occhio, dietro al cristallino e attaccato
alla retina. É formato per il 99% da acqua
e per il restante 1% da fibre ialine e collagene disposte in modo parallelo tra loro e, per
questo, non visibili. In seguito alla fisiologica
disidratazione senile, ma anche dopo trau-
45
oculistica
Si praticano principalmente 3 tecniche: la
vaporizzazione, la delocalizzazione e l'assottigliamento.
La vaporizzazione consiste nel colpire
direttamente le fibrille che formano i corpi
mobili con il laser trasformandoli in gas. Nel
distacco posteriore di Vitreo, si ha un anello
di natura ialina che risponde molto bene a
questo trattamento.
La delocalizzazione si effettua tagliando
superiormente i sottili filamenti che tengono
in posizione il floater, questo cade in basso e
non interferisce più nella visione.
L'assottigliamento, invece, si pratica
quando i floaters sono multipli, fibrosi e più
difficili da vaporizzare. Si possono evidenziare anche un centinaio di corpi mobili. Non
potendo effettuare un così elevato numero
di spots, per non surriscaldare troppo il vitreo, si cerca di diradarli.
Che tipo di Laser
si utilizza?.
Da un anno, per la cura delle “mosche volanti”, è disponibile il nuovo Yag Laser che,
utilizzando la metà della potenza rispetto ai
vecchi laser, permette di ridurre il rischio di
eventuali complicanze garantendo, inoltre,
una miglior precisione in quanto ideato e
costruito per questo scopo.
Tra le principali caratteristiche di questa nuova tecnologia possiamo citare le seguenti:
permette di ottenere la stessa onda d'urto
Il Dottor Carlo Orione con il Dottor Scott Geller
in Florida a tarare il laser per le Miodesopsie
46
sul floater con livelli di energia più bassi e
con meno colpi rispetto ad altri sistemi;
il singolare profilo del Fascio Gaussiano e il
tempo di salita veloce consentono di tagliare
e vaporizzare i floaters in modo più efficiente, con minor accumulo di energia e rischi di
effetti collaterali tra cui l'aumento della pressione intraoculare;
ha un sistema di focalizzazione a 2 punti
(per la massima precisione d’applicazione),
per colpire solo il bersaglio e non i tessuti vicini e ridurre al minimo il potenziale di errore
della messa a fuoco e il rischio di danneggiare la retina o il cristallino;
la nuova lampada a fessura offre una perfetta coassialità visiva, facendo convergere
la visione dell'operatore, l'illuminazione di
destinazione e il fascio di trattamento focale
lungo lo stesso percorso ottico, con messa a
fuoco sullo stesso piano.
L'illuminazione coassiale è ulteriormente
resa possibile dallo specchio retrattile progettato per spostarsi velocemente dal percorso
laser quando si aziona il colpo, permettendo
alla torre di illuminazione di essere utilizzata
coassialmente, oltre alla tipica posizione fuori asse, fornendo un'illuminazione ottimale
del vitreo; con una velocità mai raggiunta
sino ad ora, fino a 3 scatti al secondo (3 Hz),
questo laser quindi consente di eseguire i
trattamenti in modo rapido anche con floaters molto mobili.
Quanto dura
l’intervento?
Il trattamento, eseguito da medici
oculisti esperti e con il laser adatto,
è semplice, non doloroso e dura
dai 20 ai 30 minuti. Dopo alcune
instillazioni di un collirio anestetico,
viene posta sull'occhio una speciale
lente a contatto. Il fascio del laser
viene poi utilizzato per trattare i corpi mobili. Quando il laser colpisce il
bersaglio, si avverte un piccolo lampo di luce e un suono a schiocco.
Nello stesso momento il paziente
vede qualcosa che sembra cadere
dentro l'occhio. Queste sono delle
minuscole bollicine di gas create
dal laser che si stanno spostando
superiormente e che se ne andranno entro
24 ore.
Non ci sono particolari precauzioni da seguire che possano pregiudicare le normali
attività sportive o lavorative dopo il trattamento laser. Solitamente é necessario più di
un trattamento per ottenere il miglior risultato. Lo scopo della procedura è solo quella
di eliminare le opacità presenti nel vitreo. Il
vitreo stesso non viene rimosso. Se il vitreo
del paziente è offuscato o striato, il laser non
può cambiarlo. Se il paziente ha molti corpi
mobili, non si potrà rimuoverli tutti con un
ragionevole numero di colpi. In questo caso
l'obiettivo sarà quello di ottenere un miglioramento significativo.
Si possono verificare
delle complicanze?
Se il trattamento è eseguito da un oculista
esperto nella metodica, sono molto improbabili. Solo in rari casi, si può riscontrare un
aumento transitorio della pressione oculare,
che viene trattato con instillazione di colliri,
oppure, a causa di un rimbalzo del fascio laser sul cristallino, si può creare una piccola
opacità della lente o instaurare una vera e
propria cataratta, da risolvere con un semplice intervento chirurgico atto a ripristinare la
capacità visiva al 100%.
Cosa dicono gli studi
scientifici a riguardo?
Uno Studio di ricerca formale sull'efficacia e
la sicurezza del trattamento dei corpi mobili
con lo Yag Laser, che è stato condotto da un
oculista statunitense, il Dott. Karickoff, su
200 pazienti curati in un anno, ha dimostrato
che il 95% dei pazienti ha risolto il problema
delle Miodesopsie senza nessuna complicanza significativa.
Un altro Studio più recente (presentato a
Berlino nel 2010), dal Dott. Scott Geller,
(Fort Meyers, Florida) ha evidenziato che in
207 occhi, di 159 pazienti trattati con lo Yag
Laser per i corpi mobili, dopo 8 mesi, non si
sono registrate complicanze. Solo in 6 occhi
c'è stato un aumento transitorio della pressione oculare che è ritornata nella norma
senza aver arrecato alcun danno all'occhio.
Testo raccolto da Marina Dall’Olio
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news
14 NOVEMBRE 2014
GIORNATA MONDIALE
DEL DIABETE
Istituita nel 1991 dall'International Diabetes Federation e dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità, la Giornata Mondiale del Diabete, in Italia, viene organizzata dal 2002 da Diabete Italia per sensibilizzare e informare l’opinione pubblica sul
diabete sulla sua prevenzione e gestione. La
Giornata cade il 14 novembre di ogni anno,
ma gli eventi si concentrano nel week end
precedente o in quello seguente.
Si tratta della più grande manifestazione
del Volontariato in campo sanitario. In 400
città e cittadine d'Italia si svolgono almeno
500 eventi organizzati da Associazioni di
persone con diabete, Medici, infermieri, altri professionisti sanitari e persone di altre
organizzazioni (Croce Rossa, Alpini, Misericordia, etc.). Tutti prestano il loro impegno
come Volontari. La Giornata Mondiale del
Diabete è una delle poche nel suo campo a
non sollecitare contributi, ma anzi ad offrire
gratuitamente servizi.
Quest’anno, per la prima volta, Diabete Italia ha deciso di far scegliere alle persone con
diabete, attraverso mail e social media, lo
slogan della Giornata Mondiale del Diabete.
6/7/8 DICEMBRE 2014
CERCA LE PIAZZE CON
LE STELLE DI NATALE AIL
48
"Il diabete ha scelto me. Ma anche io ho
scelto me" è il risultato di questa originale
consultazione. Nessuno ovviamente sceglie
di avere il diabete. Chi ha il diabete di tipo
1 non può al momento fare nulla per prevenirlo e il diabete di tipo 2 arriva anche esso
inatteso seppur non imprevedibile.
Come reagire a questa sfida? Certo si può
fare il minimo indispensabile o ancora meno. Ma si può reagire: tenere sotto
controllo il diabete, imparare molto su di
lui, controllarlo, abbandonare la sedentarietà, mangiare meno e meglio, prendere i
farmaci prescritti dai medici. In una parola
scegliere se stessi. Questo è l'atteggiamento
della grande maggioranza delle persone con
diabete ed è a loro (e alle famiglie, ai Team
diabetologici, agli amici e alle istituzioni che
li aiutano) che è dedicata la Giornata Mondiale del Diabete 2014.
Per altre informazioni:
www.diabeteitalia.it
Le Stelle di Natale della AIL (Associazione
Italiana contro le Leucemie, i Linfomi e il
Mieloma) compiono quest’anno 25 anni e,
come è ormai tradizione, ritornano in 4000
piazze italiane nei giorni 6, 7 e 8 dicembre.
L’iniziativa, posta sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica è realizzata grazie all’impegno di migliaia di volontari che
offriranno una piantina natalizia a chi verserà
un contributo minimo associativo di 12 euro.
Le Stelle dell’AIL sono sempre caratterizzate dal logo dell’Associazione. I volontari che
rappresentano per l’Ail un prezioso patrimonio, sono attivi in oltre 80 sezioni provinciali
e contribuiscono in modo efficace a sensibilizzare i cittadini e a dare maggiore visibilità
all’iniziativa. La manifestazione ha permesso
negli anni di raccogliere significativi fondi destinati al finanziamento di progetti di Ricerca
Scientifica e di Assistenza Sanitaria e ha anche contribuito a far conoscere meglio i progressi nel trattamento dei tumori del sangue. I rilevanti risultati negli studi scientifici e
le terapie sempre più efficaci e mirate, compreso il trapianto di cellule staminali, hanno
infatti determinato un grande miglioramento
nella diagnosi e nella cura dei pazienti affetti
da malattie del sangue. È necessario però
continuare su questa strada per raggiungere
nuovi obiettivi e rendere leucemie, linfomi e
mielomi sempre più guaribili.
Per altre informazioni: www.ail.it
lettere
HO LA CONDROMALACIA:
RIUSCIRÒ A GUARIRE?
QUANDO LAVARE
IL RISO?
Ho 35 anni e ho fatto Basket per 20 anni.
L'estate scorsa in montagna ho avvertito
dolori forti al ginocchio sinistro soprattutto scendendo le scale o camminando in
discesa. La Risonanza Magnetica ha confermato segni di “condromalacia della
rotula”. Vorrei capire meglio di che cosa
si tratta e quali sono le cure più efficaci.
Antonio D. (Monza)
Risponde il Dottor
Emanuele Caldarella
Specialista in Ortopedia e Traumatologia
(Milano)
Caro Antonio, per "condromalacia" si intende semplicemente una sofferenza della cartilagine. La cartilagine è un tessuto liscio ed
elastico, che riveste i capi articolari, cioè le
estremità di due ossa in contatto tra loro in
un'articolazione. Le articolazioni, essendo le
"giunture" del corpo umano, devono consentire un movimento fluido a basso attrito.
Le ginocchia, essendo articolazioni sottoposte al carico (devono sorreggere il peso
corporeo) sono particolarmente interessate
da fenomeni degenerativi della cartilagine.
La rotula, in particolare, è sottoposta a sollecitazioni che moltiplicano di varie volte il
peso corporeo. Per questo motivo sarebbe
importante mantenere controllato il peso
corporeo, anche con un'attività fisica regolare. Gli sport più indicati sono il nuoto (non
a rana) e la bicicletta a sellino alto. Andrebbero evitati gli sport che sottopongono a
sollecitazioni traumatiche (corsa, salti, ecc.).
Per la rotula sono particolarmente difficoltose le discese (anche le scale) e andrebbero
evitate. Naturalmente però l'attività fisica
andrebbe praticata solo lontano dalle fasi
acute, nelle quali il ginocchio è infiammato
e dolente. In questi casi è bene osservare il
riposo e seguire le prescrizioni dell'ortopedico, che potrebbero anche essere farmaco-
50
logiche. Un certo ruolo, sebbene non dimostrato scientificamente, è sostenuto anche
dagli integratori a base di condroitin solfato.
Vi è invece ampia letteratura sull'importanza della kinesiterapia: un buon fisioterapista
può, associando esercizi di potenziamento
quadricipitale e stretching, aiutarLa molto
nell'alleviare i suoi sintomi.
POLIPI AL COLON: C’È UNA
PREDISPOSIZIONE?
A 63 anni ho già fatto 2 colonscopie. In
entrambi i casi mi sono stati tolti dei polipi
benigni. Da che cosa dipende il loro formarsi: c’è una predisposizione genetica o
influiscono di più stile di vita e dieta? Grazie per la risposta. Antonio C. (Milano)
Risponde il Dott. Andrea Favara
Specialista Chirurgia Apparato Digerente
ed Endoscopia Chirurgica
Ospedale S. Antonio Abate Cantù (Como)
www.andreafavara.it
Stile di vita e dieta sembrano influire poco
sulla formazione dei polipi, mentre probabilmente la genetica gioca un ruolo più importante, anche se ancora poco definito. Nel
suo caso, l'indicazione a ripetere l'esame
dipende soprattutto dall'esame istologico
dei polipi rimossi, dalle loro dimensioni e
dalla presenza di eventuali fattori di rischio o
familiarità per patologie colorettali.
Leggo con interesse sul magazine 39 l'articolo della Dott.ssa Rebecca Marzocchi
inerente il riso (di cui sono cultore). Al
punto riguardante l'amido (facilmente
digeribile e con alto potere energizzante) mi chiedo e Vi chiedo perché mai dovrebbe essere eliminato, lasciando il riso
a bagno in acqua prima della cottura,
come fa una seppur minima percentuale di casalinghe? Grazie per la risposta.
Graziano (Bologna)
Risponde la Dott.ssa
Rebecca Marzocchi
Specialista in Scienza dell’Alimentazione
(Bologna)
Il lavaggio del riso era una pratica molto usata in passato, quando la pulitura dei chicchi
non era molto accurata e il lavaggio serviva a
eliminare eventuali residui di sabbia, sassolini, terriccio e altro materiale estraneo. Adesso il riso che troviamo in commercio non ha
bisogno di essere ulteriormente pulito e il
lavaggio può essere indicato solamente a
scopi gastronomici (ad esempio, quando
si vuole ottenere un riso ben sgranato). Se
invece si vogliono ottenere risotti cremosi è
bene non togliere l'amido in superficie perché aiuta a rendere il prodotto finale meglio
amalgamato.
I contenuti che Mia Farmacia Magazine
propone sono solo a scopo informativo e in
nessun caso possono costituire la prescrizione
di un trattamento o sostituire la visita specialistica o il rapporto diretto con il proprio Medico curante. Pertanto i Medici che collaborano
a Mia Farmacia Magazine rispondono ai lettori
al solo scopo di approfondire una tematica.
Tutti i quesiti inviati all'indirizzo:
redazione@miafarmaciamagazine.it riceveranno una risposta e, a discrezione della redazione, alcuni saranno pubblicati sulla rivista.
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Il lifting 3D di Lierac, grazie alla Cosmetica
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profondità. Ridisegnato, l’ovale del viso
è come liftato in 3 DIMENSIONI.
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All’applicazione(1)
La pelle appare
distesa e levigata
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Dopo 4 settimane
L’ovale è come
ridisegnato(2)
I volumi sono riequilibrati
uilibrati(2)
Le rughe sono attenuate(3)
Ora è il momento
di non arrendersi
al tempo!
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(1) Valutazione soggettiva – Test su 53 donne: Crema Ricca + Crema Collo.
(2) Valutazione soggettiva – Test su 103 donne:
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(3) Studio clinico – Test su 32 donne: Siero occhi.
*Domanda di brevetto depositata.