5,00 e N BIMESTRALE maggio/giugno - 2014 n°70 il magazine del commercio moderno paolo porcelli PAOLO PORCELLI il gruppo heineken kreg QDQWWer scommette erkI UN rerkger sulla radler Marketing Il product placement crea awareness e affina le tecniche foodservice Ristorazione e retail: il modello può funzionare Birre La distintività premiata dai consumatori iri Superstore e discount in controtendenza 1256_BEVERAGE 230x285 DT.indd 1 12/05/14 08:45 EDITORIALE Q ualcosa si muove sul fronte della fiducia. Il Global Confidence Survey di Nielsen rileva nel primo trimestre di quest’anno una sostanziale stabilità dell’indice di fiducia degli italiani, rispetto all’ultimo trimestre del 2013, ma con qualche segnale che fa sperare in un cambiamento positivo. Per esempio un ritorno della voglia di viaggiare (e i ponti primaverili l’hanno confermato) o una diminuzione di chi acquista prodotti alimentari più economici. Gli scostamenti sono nell’ordine di qualche punto percentuale, ma ci sono. Permangono però le preoccupazioni legate alla stabilità del posto di lavoro, alla situazione generale del Paese, alla difficoltà a saldare i debiti (e anche in questo caso gli ultimi dati dell’Istat lo rilevano con forza). Cosa che fa aumentare la propensione al risparmio, ricavando le risorse da tagli alle spese non essenziali. Vale a dire i consumi: ancora colpiti l’abbigliamento, i ristoranti, gli spettacoli, i beni per la casa. Insomma il cambio di direzione auspicato per l’Italia non è proprio così vicino. E le imprese del largo consumo che lo verificano quotidianamente avranno di fronte tempi ancora difficili che le obbligheranno a prendere misure su più fronti per incontrare la domanda e recuperare efficienza e costi. Su quello delle operazioni, per esempio, con un ripensamento dei format più in linea con i comportamenti dei consumatori, secondo un’idea di multipolarità dell’offerta commerciale (di cui parliamo in questo numero) che sta facendo riacquistare una identità commerciale contemporanea per esempio ai centri urbani, grazie alle nuove realtà che mescolano ristorazione e vendita di prodotti alimentari (Eataly, certamente, nei suoi templi dedicati al food o nel superstore Brian & Barry, ma anche il Mercato di San Lorenzo a Firenze, il Mercato di Mezzo a Bologna e il prossimo progetti Il Fico, Eat’s con Coin), con interessanti sperimentazioni da parte dei brand per essere direttamente coinvolti nella relazione con i consumatori. Sul fronte dell’efficienza va invece evidenziato l’impegno profuso dalle imprese della filiera, attraverso il tavolo di lavoro comune Ecr, nell’accelerare sul progetto del trasporto intermodale stradaferrovia (v. a pag. 54 ). Dopo un periodo di analisi e di simulazioni sui processi logistici, il progetto pilota cui hanno partecipato nove aziende della filiera del largo consumo (di cui tre nel settore delle bevande, Campari, Heineken e Nestlé Waters) e cinque operatori multimodali, ha consentito valutare nel 30% la riduzione delle emissioni di CO2. Un risultato migliorativo rispetto a quanto stabilito dalle direttive europee obbligatorio a partire dal 2020 Con miglioramenti strutturali per rendere più efficienti i carichi, aumentando la portata dei rimorchi o riempiendoli di più, su può arrivare a ridurre del 30% anche il numero dei mezzi circolanti. Ma il traffico intermodale può avere impatti migliorativi sulla gestione dei magazzini e dei flussi delle merci, come qualcuno sta già verificando. Certo, vi sono ancora tante criticità da superare nei processi interni delle aziende e tra le aziende, non ultimo quello di una sintonia tra le imprese e l’apparato pubblico con i sui funzionari, che dovrebbe svolgere un ruolo di facilitatore e di aggregatore di interessi. Ma per una evidente abitudine a isolarsi in un mondo a parte, non tiene conto dei tempi e delle necessità della vita reale, con il rischio di rendere vano l’impegno e la volontà per raggiungere risultati di efficienza, con impatti positivi su tutta la comunità e sull’economia del Paese. Fabrizio Gomarasca 1 BEVERAGE & GROCERY 5,00 e N BIMESTRALE maggio/giugno - 2014 n°70 il magazine del commercio moderno PAOLO POrCeLLI PAOLO POrCeLLI IL grUPPO heINekeN kreg QDQWWer sCOmmette erkI UN rerkger sULLA rADLer Marketing il product placement crea awareness e affina le tecniche foodService ristorazione e retail: il modello può funzionare Birre La distintività premiata dai consumatori Sommario maggio / giugno - 2014 forMati Superstore e discount in controtendenza Dossier Birra 4Mercato: I marchi hanno bisogno di maggiore distintività ipologie: 6 Consumatori sempre più affascinati dalle speciali 12Radler: La scommessa del Gruppo Heineken Mercati 14 Gelati: Le principali novità dell’estate 2014 20 Herbal Tea: Varietà di aromi e profumi con valenza salutistica 24 Pet Food: Il cibo per animali che piace agli internauti Distribuzione 28 Formati: In Superstore stat virtus 32 Risorse umane: Filippo Lorenzini di Cia- Conad racconta il “suo” pdv 36 Strategie: Food e retail: il modello funziona 39 4Food: Così si dovrebbe ridisegnare l’offerta 40 Veicoli commerciali: Cosa scegliere per le consegne in città 12 14 Marketing 44 Product placement: Una formula che continua a funzionare 48 Shopping: Come intercettare i consumatori omnichannel Expo Milano 2015 50 Padiglione Italia: Palcoscenico del made in Italy Tecnologie 52 Digital world: Dati in pericolo anche nel cloud? 48 Logistica 54 Intermodability: Le potenzialità del trasporto ferroviario 54 Così cambiata che la riconoscerai. Più visibile, più chiaro, più bello. È arrivato il nuovo tripack di Forst Kronen. www.forst.it www.beviresponsabile.it BirraForstBier BIRRA/MERCATO In cerca di distintività DIFENDERE I VOLUMI, CONCENTRANDOSI SU PREZZI E PROMOZIONI, RUBA IDENTITÀ AI MARCHI di Alessandro Poli - Business Insights Director di IRI I l difficile contesto macroeconomico che sta interessando il nostro paese ha influenzato notevolmente l’andamento del Largo Consumo Confezionato durante il 2013. I mercati che hanno tenuto meglio sono stati l’Acqua Minerale (-1,4%) e la Birra (-0,5%), per cui il 2013 si è chiuso in sostanziale parità, segnando un +0,4% a valore ed una leggera flessione di volumi pari allo 0,5% (Totale Italia Iper+Super+LSP). La dinamica espressa dai segmenti suggerisce una progressiva polarizzazione dei comportamenti di consumo. Da un lato, per le birre caratterizzate da un consumo “quotidiano”, l’acquirente rafforza l’orientamento alla convenienza, aumentando la scelta di prodotti in promozione, facendo trading down da referenze più costose a quelle più economiche, senza tuttavia rinunciare alla qualità. Ne consegue una miglior tenuta per il segmento Standard (-0,9% in volume), che attrae acquisti dalle Premium (-3,0% a volume), senza sostanzialmente cedere il passo ai prodotti più economici: le birre Saving infatti arretrano del 2,0% a volume, anche a causa di una crescita 4 BEVERAGE & GROCERY -3% calo a volume per le Premium -0,9% calo a volume per le Standard -2% calo a volume per le Saving +6% crescita a volume per le Speciali dei prezzi superiore alla media di categoria, che le rende meno competitive. Dall’altro, a fronte di una lenta ma progressiva costruzione di una cultura per la birra strutturata, si conferma la crescita del segmento delle “speciali” (+6,0% a volume): gran parte delle aziende continuano ad investire in questo segmento allargando l’offerta dedicata ad una fetta di consumatori più raffinati a cui piace sperimentare nuove tipologie e varianti. Proprio nelle Birre Speciali si concentra l’ampliamento dell’assortimento nei punti vendita: delle circa 100 referenze di Birra presenti mediamente a scaffale, ben 39 sono birre speciali, in crescita di 4 rispetto al 2102. Le birre Speciali rappresentano quindi la principale leva di recupero del valore per una categoria che, come detto, è sempre più soggetta ad un’estrema competizione sul prezzo che appiattisce la percezione delle differenze tra le marche. Il 2013 è stato anche l’anno che ha visto una vera e propria esplosione delle Birre Aromatizzate: i volumi sono praticamente triplicati grazie al fenomeno delle “Radler”, combinazione di birra e limone, diventate note al grande pubblico grazie al lancio Di Dreher Lemon da parte del Gruppo Heineken. Sull’onda di questo successo nel 2014 l’offerta in questo segmento si sta arricchendo notevolmente, come peraltro dimostrano i lanci risalanti a marzo, di Birra Moretti, Peroni e Bavaria. Promo sì, ma a che prezzo? Nel contesto caratterizzato da una domanda di consumo debole, la buona tenuta del mercato Birra, oltre a sottendere un potenziale di sviluppo ancora non pienamente espresso, è stata sostenuta da una promozionalità superiore a quella delle altre categorie del comparto Bevande. Il livello di pressione promozionale è aumentato notevolmente anche nel 2013 superando il 47%, con una crescita di quasi 3 punti rispetto all’anno precedente. PAROLA D’ORDINE: RECUPERARE VALORE STUDIO SUL MERCATO DELLA BIRRA NEL CANALE MODERNO Anno 2013 Euro (mio) Var. % Quota Val. Ettolitri Var. % Quota Vol. % Vol. inPromo Var. P.ti Birra 1.061 0,4 100,0 5.864.775 -0,5 100,0 47,3 2,7 Standard 458 -0,7 43,2 2.967.846 -0,9 50,6 52,6 3,0 Premium 301 -4,1 28,4 1.478.740 -3,0 25,2 54,8 3,0 Economy 96 4,0 9,0 790.027 -2,0 13,5 26,2 1,6 177 5,9 16,7 493.230 6,0 8,4 30,6 2,9 Analcoliche + Light 16 -10,7 1,5 78.933 -9,8 1,3 19,1 2,3 Aromatizzate 13 214,2 1,2 55.999 192,7 1,0 33,3 5,1 Speciali Fonte: IRI InfoScan Census ®- Ipermercati, Supermercati, Libero Servizio-Piccolo – Anno 2013 Nei segmenti Standard e Premium, dove si concentra la presenza di quasi tutte le grandi marche ed è quindi maggiore l’interazione competitiva, la promozione ha superato il 50% dei volumi complessivi venduti. L’affollamento promozionale sul punto vendita, soprattutto nel periodo stagionale, ha ormai raggiunto livelli di guardia: le aziende cercano di difendere i volumi con politiche sempre più orientate al breve periodo e alla competitività di prezzo, provocando una progressiva banalizzazione della categoria, riducendo la distintività delle singole marche, alle quali di conseguenza i consumatori sono sempre meno fedeli. Questi fenomeni, peraltro comuni a gran parte dei mercati del Largo Consumo, suggeriscono una sempre più impellente necessità di trovare modalità di competizione alternative, attraverso iniziative di marketing più orientate alla costruzione del valore nel lungo periodo. In questo scenario la comunicazione può e deve avere un ruolo centrale: raggiungere il consumatore con appropriati messaggi è elemento essenziale e determinante per riaffermare valori e distintività delle marche. 47% pressione promozionale registrata nel 2013, in aumento di quasi 3 punti rispetto all’anno precedente 50% e oltre dei volumi venduti è stato interessato dalla pressione promozionale Lo sviluppo dei nuovi media digitali costituisce in tal senso un’opportunità interessante per differenziare la strategia di comunicazione e personalizzare i messaggi su specifici target di consumatori. Il rafforzamento delle iniziative di marketing implica maggiori investimenti e ciò avviene in un contesto in cui l’elevata e crescente promozionalità determina una progressiva erosione della marginalità sia per i produttori che per i distributori. Se quindi nel passato l’obiettivo primario degli investimenti promozionali era la massimizzazione dell’efficacia, ora, in un contesto in cui il trade spending non ha più grandi spazi di crescita e al contrario occorre dirottare parte delle risorse su altre leve, l’accento si sposta gradualmente sul concetto di efficienza promozionale : l’obiettivo primario diventa quello di ottimizzare gli investimenti al fine di garantire adeguati livelli di efficacia ma allo stesso tempo preservare la marginalità dei prodotti. Anche in ambito promozionale la comunicazione è un’arma vincente per il ritorno dell’investimento: volantini commerciali e visibilità sul punto vendita sono elementi essenziali per veicolare le offerte al consumatore, anche se lo sconto di prezzo rimane il driver imprescindibile per attrarre gli acquisti. Estate 2014: le prospettive La profonda incertezza che caratterizza le prospettive di ripresa economica nel nostro paese, dove i segnali positivi sono tuttora piuttosto deboli, induce alla prudenza nell’ipotizzare quale sarà la tendenza del mercato per il secondo semestre del 2014. Anche perché l’andamento climatico dell’imminente estate giocherà, in questo, un ruolo di primo piano.Comunque i fattori importanti che inducono all’ottimismo non mancano: in primis i primi tre mesi del 2014, che - complice un inverno piuttosto mite - hanno dato segnali incoraggianti: il mercato ha infatti segnato una crescita a volume del +3,5%. E poi il fatto che tutte le indagini più recenti indicano che la categoria scoppia letteralmente di salute nel percepito del consumatore. La Birra è infatti sempre più percepita come bevanda naturale, leggera e sana, facilmente digeribile, versatile e pure conveniente: tutte connotazioni che contribuiscono ad alimentare speranze di espansione per il mercato. B BEVERAGE & GROCERY 5 BIRRA/TIPOLOGIE Le speciali hanno sempre più appeal L SEMPRE PIÙ SPESSO I CONSUMATORI VANNO IN CERCA DI PERFORMANCE GUSTATIVE DI LIVELLO E DI BIRRE SPECIALI DI ALTA QUALITÀ di Pietro Cinti a stagione clou per le vendite di birra si avvicina e i principali competitor del mercato affilano le proprie offerte con l’obiettivo di catturare l’interesse di un consumatore che, nel contempo, si è fatto più sfuggente, meno fedele, più esigente e preparato. L’antico adagio “bere meno, bere meglio” si può adattare anche alla birra? Forse. Certo è che due macro fenomeni si aggirano sul mercato, sia sul canale fuoricasa sia sul retail: i consumi sono in flessione, determinata anche dagli effetti della crisi economica in atto e della spending review personale e famigliare degli italiani alle prese con un bilancio ballerino, ma è in atto anche un ampliamento delle scelte dei bevitori, che oggi più che in passato sono alla ricerca di una birra speciale, con una performance gustativa di livello, magari per accompagnare pietanze particolari, non solo pizza o il panino. «La birra è stata riscoperta dai consumatori – spiega Francesco Gottardi, direttore vendite Forst - come una bevanda che accompagna benissimo i pasti, che sia lo spuntino veloce oppure la tavola imbandita per un cenone festoso. Proprio perché la birra ha un contenuto alcolico inferiore al vino, essa viene sempre più preferita a tavola. Sicuramente il momento economico attuale favorisce i consumi in casa a discapito del canale horeca». «Nonostante la crisi economica degli ultimi anni – fa eco Manuela Rognoni marketing manager di Carlsberg Italia- il settore birrario italiano ne ha risentito solo in parte e anzi ha continuato, seppure rallentando, il trend di crescita iniziato nel 2010. Sono tuttavia cambiate in parte le occasioni di consumo, che da fuori casa si sono spostate più nella direzione del consumo casalingo». Esplosione dell’offerta Alla base di questo fenomeno di esplosione del mondo birra in Italia al di là della canonica tripartizione tradizionale (bionda, rossa, scura) sta sicuramente l’affermazione della birra artigianale, che in poche Cambiano le occasioni di consumo, che da fuori casa si spostano più nella direzione del consumo casalingo 8 beverage & grocery • BEVERAGE, FOOD, TECNOLOGIE E SERVIZI PER IL RETAIL • Appuntamento con il cambiamento diventa il nuovo punto di riferimento per la Grande Distribuzione Organizzata Un sistema di comunicazione integrato per affrontare la complessità della transizione dei modelli e dei comportamenti di acquisto nell’era del post consumo Eventi sullo stato dell’arte nel settore Edizioni speciali e Osservatori Perché Il punto vendita è il punto di snodo del processo della distribuzione dei prodotti che culmina con l’atto d’acquisto. Nel punto vendita si concentra il processo della supply chain, si concentrano l’innovazione dei prodotti, il rapporto con i consumatori, la comunicazione. Newsletter con frequenza settimanale Rivista di approfondimento con cadenza bimestrale Un sito: inStoremag.it con novità e news È un terminale determinante per l’innovazione non solo dei prodotti, ma anche dei processi in termini di efficienza ed efficacia. È nel punto vendita che si consuma il dialogo con il nuovo consumatore grazie anche alle tecnologie digitali La diffusione 16.000 copie indirizzate ai buyer e ai manager della distribuzione moderna e dell’industria così ripartiti: 6% Agenzie / Centri Media / Società di consulenza 52% Imprenditori e Manager della Distribuzione 42% Imprenditori e Manager dell’Industria e dei Servizi Per informazioni: Fiera Milano Media SpA S. S. del Sempione, 28 20017 Rho (MI) Tel. +39 02 49976086 e-mail: pubblicita@fieramilanomedia.it stagioni ha trasformato l’Italia da paese strettamente vinicolo a regione birraria aggiunta. «L’interesse dei consumatori verso la birra artigianale –prosegue Rognoni- ha stimolato una forte crescita di questo segmento che, sebbene a volume sia ancora tutto sommato una nicchia, ha dimostrato negli ultimi anni un ritmo di crescita molto dinamico. Indubbiamente, la varietà di proposte e l’alta qualità delle stesse ha aiutato a creare un terreno fertile per la crescita della cultura della birra, fino a pochi anni fa praticamente quasi sconosciuta nel nostro paese». Birra Castello, ha lanciato una gamma di 4 birre segmentate utilizzando termini della tradizione italiana «Le birre artigianali hanno indubbiamente un forte appeal nei confronti del consumatore -aggiunge Gottardi - ma occorre distinguere tra le birre artigianali, che sono prodotte dai microbirrifici e le birre speciali, che rappresentano la fetta più significativa del mercato e che sono in forte crescita. Birra Forst, con oltre il 50% dei volumi di vendita realizzati con birre speciali, si pone sul mercato come leader, soprattutto nel settore delle birre speciali in fusto. Oggi e ancora più nel futuro la sfida è quella della ge- di investire su un futuro della birra costruito sull’italianità e sull’ambiente in cui è siamo inseriti». La nuova Gamma Birra Castello comprende due puro malto 100% italiano, la Amabile e la Forte, con materia prima completamente tracciabile fino alla provincia di produzione; miscela di malti di diverse tostature per l’Intensa, con un caratteristico aroma di caramello e un grado Plato più alto rispetto alla versione precedente. Infine la Delicata, prodotto analcolico che completa la gamma. stione della qualità del servizio per permettere al consumatore di poter degustare al meglio birre di alta qualità”. E le aziende, consce di questo fenomeno, hanno ampliato l’offerta presentando una serie di lanci collocati nell’area delle birre speciali, oppure hanno cercato di allargare ulteriormente la platea dei consumatori, proponendo birre aromatizzate, a ridotto tenore alcolico, hanno lavora sull’immagine del prodotto per allontanarlo dalla tradizione mitteleuropea tradizionale e traghettarlo verso nuovi concetti, che caratterizzano il mondo del beverage contemporaneo. Un esempio di questa tendenza è chiaramente espresso dalla nuova operazione strategica di Birra Castello, che ha lanciato una nuova gamma di quattro birre segmentate attraverso l’uso di termini “mutuati” dalla tradizione italiana: Amabile, Forte, Intensa e Delicata. «L’azienda sta crescendo molto anche grazie ai suoi innovativi progetti - dichiara Eliano Verardo, Ad di Birra Castello - tutti in linea con le tendenze del mercato e con le esigenze dei consumatori, divenuti più esigenti anche in Italia. I recenti investimenti che abbiamo intrapreso nello sviluppo della nuova linea di prodotti, nella tracciabilità e nelle politiche ambientali, costituiscono passi molto importanti che ci hanno permesso di rinnovarci sotto diversi aspetti e Stagionalità Un tempo una delle carattristiche peculiari del mercato della birra in Italia era la marcata stagionalità dei consumi, concentrati nella stagione più calda. Ovviamente la rivoluzione birreria italiana non si è spinta così avanti da sovvertire questa regola di base, ma le aziende stanno cercando di sfruttare questo aspetto per differenziare la propria offerta e lanciare birre stagionali che hanno particolari caratteristiche specifiche. Interbrau, per esempio, ha raccolto alcune delle sue 400 etichette in catalogo, provenienti da tutto il mondo, per realizzare un’offerta di birre primaverili, con caratteristiche gustative improntate alla freschezza e alla rinascita della natura. Etichette fino a poco tempo fa appetibili solo per un pubblico di appassionati oggi interessano una platea di consumatori più ampia e curiosa. Oppure prevedere una ricettazione particolare, come Carlsberg Italia e la sua “La Fiorita” a marchio Birrificio Angelo Poretti, la 7 Luppoli Non Filtrata in versione primaverile: «Proseguendo nel nostro percorso di proposta delle birre stagionali – dichiara Rognoni- i mastri birrai del Birrificio Angelo Poretti hanno creato una ricetta aromatizzata ai fiori di sambuco, dal carattere floreale e dalla fragrante luppolatura. beverage & grocery 9 BIRRA/TIPOLOGIE OPERAZIONI PROMO Che sia la gdo o il canale grossisti, le aziende si attivano per “spingere” le proprie birre, attraverso operazioni di sampling o iniziative legate a particolari eventi di massa. «Siamo molto convinti della qualità dei nostri prodotti – spiega Manuela Rognoni marketing manager di Carlsberg Italia- e crediamo che farli assaggiare ai consumatori sia la modalità promozionale più efficace. Attiveremo quindi delle degustazioni di Birrificio Angelo Poretti 4 luppoli Chiara Originale nei pdv della gdo, soprattutto nei weekend, utilizzando la nostra innovazione tecnologica SELECT 10 per spillare la birra. Questa tecnologia offre ai consumatori una birra estremamente fresca e al meglio delle sue caratteristiche organolettiche, per cui crediamo che chi ha vissuto l’esperienza di assaggio non potrà fare a meno di prelevarla dallo scaffale per gustarla anche a casa». «Abbiamo creato un’attività (L’eccellenza incontra l’eccellenza) con i migliori grossisti di bevande specializzate –dichiara Francesco Gottardi, direttore vendite Forst - volta a premiare la qualità dei distributori; accanto a questa promozione che dura tutto l’anno, attiveremo delle operazioni mirate sui momenti di consumo, come i prossimi Campionati mondiali di calcio in Brasile». La birra ideale per festeggiare l’arrivo della primavera in grado di essere apprezzata sia dagli appassionati di birra sia da chi non ha ancora scoperto la grande varietà di profumi e sapori che questa bevanda può offrire». Terzo filone di sviluppo, che può fare torcere il naso ai puristi ma che può permettere di avvicinare alla birra un pubblico più ampio, giovane e femminile, sono le birre aromatizzate, le radler, che mixano birra e succo di limone. 10 beverage & grocery Oggi i maggiori brand nazionali hanno in catalogo una versione “al limone” della propria birra, in pole position per la stagione estiva imminente. Il Gruppo Heineken con il nome Radler la declina su tre brand (v. intervista), Peroni dal canto suo ha presentato Chill Lemon che a dispetto del nome è prodotta con malto e limoni 100% italiani ed è venduta nella bottiglia da 33 cl con target principale i giovani. Formato La rivoluzione birraria in atto non poteva tralasciare il contenitore, frutto di una segmentazione senza precedenti. Si afferma la bottiglia da 50 cl, più prestigiosa e versatile: per esempio Peroni ha presentato Peroni Puro Malto, birra premium prodotta con malto 100% italiano e caratterizzata da una bottiglia formato 50 cl unico che la rende adatta per accompagnare le occasioni conviviali. Ma anche i formati da 25 cl si affiancano alle classiche bottiglie da 33 e 66 cl, spesso sottoposte a profonde operazioni di restyling. Il caso più recente è quello di Ceres, determinato dall’obiettivo di incrementare il consumo a casa «tendendo in considerazione non solo le esigenze del trade, ma anche degli shopper potenziali. Spiega il Direttore vendite retail Gianpaolo Corti: «Nella nostra analisi abbiamo individuato l’esistenza di un profilo di shopper retail, legati al brand Ceres e consumatori della nostra birra nel fuori casa, che dichiarano di non sceglierla quando si trovano davanti allo scaffale di un punto vendita. Dietro questi comportamenti di acquisto è emersa una forte esigenza di accessibilità. Accessibilità di quantità, accessibilità di prezzo e maggiore accessibilità di consumo: la risposta è stata il formato 25clx2 che, in esclusiva per il canale retail, che va a completare il portafoglio esistente». B BEVERAGE 230X285 15CL_TR.indd 1 23/04/14 17:07 BIRRA/SPECIALITÀ La radler conquista il mercato IL GRUPPO HEINEKEN PUNTA SU UNA STORICA SPECIALITÀ DELL’EST EUROPEO. E I CONSUMATORI DIMOSTRANO DI APPREZZARE V endite doppie rispetto alla stima iniziale, altissimo gradimento in fase di assaggio (nelle trequattro settimane successive alla prima degustazione, è stato infatti registrato un riacquisto spontaneo pari al 49%) e la conquista di un ruolo d’eccellenza nel panorama delle bevande, grazie al riconoscimento di secondo lancio del 2013, dopo Mulino Bianco. 12 beverage & grocery È un “palmares” di tutto rispetto quello che lo scorso anno si è aggiudicata HEINEKEN per la sua Dreher Lemon Radler. Una scommessa vinta con onore, dunque, che ha fornito al Gruppo i presupposti per bissare la sfida, con il lancio di altre tre radler: Birra Moretti Radler, Ichnusa Limone Radler e, infine, l’analcolica Dreher Lemon Radler 0.0%. Prodotti leggeri, sfiziosi e rinfrescanti, fortemente 28% gli italiani che sanno cos’è una radler* 60% sa che è una bevanda particolarmente diffusa al nord * connotati nell’area del refreshment e che proprio in virtù di queste peculiarità organolettiche sono riusciti ad abbattere eventuali residue barriere al consumo di birra. Come la gradazione alcolica, per esempio, o il retrogusto amaro ben bilanciato dal gusto acido del limone. Naturalmente è ancora prematuro chiedersi se si tratti di moda del momento o piuttosto, invece, dell’esordio di un nuovo segmento. Una cosa è sicura: il fenomeno è interessante e vale la pena di indagarlo con chi, come Paolo Porcelli, direttore vendite canale Modern Trade di HEINEKEN Italia, lo sta seguendo da vicino. La radler e gli italiani: secondo lei il mercato nazionale era pronto per “essere conquistato”? Se si riferisce al fatto che il nostro paese si aspettasse o ricercasse consapevolmente un prodotto del genere direi di no, visto che la radler (birra con succo di limone) appartiene culturalmente all’Europa dell’Est, dove rappresenta il 10% del totale mercato birra. Tuttavia l’accoglienza entusiasta che gli italiani hanno riservato ai nostri prodotti, dimostra come in pochissimo tempo la radler sia riuscita a diventare di casa e a farsi apprezzare dai consumatori italiani proprio in virtù di una caratterizzazione organolettica prima d’ora inusitata. Con quali risultati? Beh, si è senza dubbio ampliata la platea dei consumatori che si è estesa fino a comprendere chi prima non consumava birra, magari preferendo i soft drink. Mi passi il termine, ma io definirei le radler come soft drink naturali dal gusto “adulto”: alcoliche, ma con moderazione, rinfrescanti, fermentate naturalmente, con una base amara e dalla spiccata identità. Esiste un target d’elezione, pensato ad hoc per le radler? Più che rivolgerci ad un consumatore tipo, il nostro obiettivo è quello di “conquistare” alcune specifiche e differenziate occasioni di consumo: dall’aperitivo (non dimentichiamo che dalle nostre indagini è emerso che il 24% vede la radler come pro- *Fonte: indagine commissionata da HEINEKEN alla Direzione Pubblicità di RCS e realizzata dal 16 al 29 settembre 2013 su siti e su un campione telefonico Per fare cultura e diffondere la radler ci impegneremo ad organizzare in store eventi e degustazioni di prodotto 46% dichiara che la Radler è perfetta per rinfrescarsi e il 24% vede l’aperitivo come il momento ideale per berne una* dotto ideale per questa occasione di consumo), ai momenti di relax che ci si conquista tornando a casa, fino a quello dell’abbandono vacanziero sulla spiaggia. Come vede momenti diversi, distribuiti in tutto l’arco della giornata e accomunati solo dall’esigenza di refreshment, che è poi una promessa ormai storicamente insita nei valori dei brand del gruppo HEINEKEN. E un valore su cui puntiamo molto anche in fase di comunicazione. Quindi oggi la connotazione stagionale è ancora molto forte. Eppure precedenti illustri, in altri mercati, hanno dimostrato (è il caso del prosecco) come la destagionalizzazione dei consumi possa migliorare significativamente la redditività di un prodotto…Nessun dubbio in proposito, tuttavia per la radler, che è un prodotto fresco per antonomasia, pensare sic et simpliciter ad una immediata destagionalizzazione equivarrebbe a snaturarlo e quindi ad inficiarne le performances. Per questo oggi l’obiettivo del gruppo è allargarne la penetrazione e la frequenza di consumo ribadendone il contenuto e la freschezza e moltiplicandone le occasioni di consumo durante il periodo estivo: come ci dice la nostra indagine, infatti, ben il 46% del campione ritiene la radler la bevanda perfetta nei momenti in cui si cerca refrigerio. E quali strategie comunicative pensate di adottare? L’idea è quella di muoverci a 360° per intercettare il maggior numero di potenziali estimatori. Presidieremo quindi i media tradizionali, come tv, radio, affissioni, ma saremo molto attivi anche sui social (oggi parte integrante della vita di ognuno di noi). Anche il below the line sarà attentamente seguito, tramite l’organizzazione di eventi ad hoc e la sponsorizzazioni di manifestazioni. E naturalmente lavoreremo molto anche sul punto vendita. In store la nostra presenza non si limiterà al presidio statico dello scaffale, ma verrà declinata in modo variegato. Negli Iper specialmente, organizzeremo per esempio frequenti degustazioni di prodotto, perché se è ormai un dato acquisito che la radler piace, è vero pure che ora bisognerà impegnarsi a fare cultura del prodotto e a diffonderla il più possibile. B beverage & grocery 13 Gelati Gusto, dolcezza e…fantasia PARLANDO DI GELATI CONFEZIONATI UNA COSA È CERTA: CE N’È PROPRIO PER TUTTI I GUSTI E LE NOVITÀ SONO SEMPRE TANTE E SFIZIOSE di Carmela Ignaccolo 14 beverage & grocery I l primo tra quelli industriali fu Angelo Motta ad inventarlo, nell’ormai lontano 1948. E da quell’anno in poi per i gelati confezionati fu un continuo successo che rapidamente portò il consumo pro capite annuo dai 250 grammi degli anni ’50 all’1,2 kg del decennio successivo, per arrivare ai 2,5 chilogrammi a testa degli anni ’70 e ai 3,5 kg degli anni ’80, fino ai 4 chilogrammi dei giorni nostri. E di questi, ci conferma Gian Marco Stefanini di Web Research «ne degustiamo 2,5 kg nei quattro mesi centrali del periodo caldo, a fronte di un consumo di gelato artigianale procapite / anno che è invece pari a 12 kg e vede l’Italia al primo posto nella graduatoria mondiale». Ma in quali occasioni di consumo si ricorre più spesso al gelato? «Durante l’estate – precisa Stefanini - il10% degli italiani ricorre al gelato industriale monodose in sostituzione 90% degli italiani di età maggiore di 18 anni afferma di mangiare almeno una volta l’anno un gelato confezionato 50% delle mamme elegge il gelato confezionato a merenda quotidiana per i propri figli 3,5 i miliardi di confezioni industriali di gelato ogni anno sono distribuite nel mercato nazionale del pranzo veloce feriale, il 50% delle mamme elegge il gelato confezionato a merenda quotidiana per i propri figli ed il 75% della popolazione dichiara di consumarlo con maggior frequenza rispetto al resto dell’anno». Quanto ai “migliori” acquirenti, Stefanini non ha dubbi:« Il 90% degli italiani di età maggiore di 18 anni afferma di mangiare almeno una volta l’anno un gelato confezionato e il 60% delle mamme sostiene di com- Antica Gelateria e Nestlé Motta Per la stagione più calda dell’anno, l’offerta dei gelati di Antica Gelateria del Corso e di Nestlé Motta si amplia con diverse novità. Il 2014 vedrà infatti la nascita di un “matrimonio di elezione” tra Antica Gelateria del Corso e Perugina, 2 marchi storici, simboli del Made in Italy e garanzia di qualità nel mondo del gelato e del cioccolato, da cui nascono delle “coccole” uniche. I 2 brand si uniscono per rafforzare la gamma dei Vortici, gli innovativi coni in cui il croccante vortice di cioccolato Perugina si unisce al gusto autentico del gelato di Antica Gelateria del Corso, per un cono che segna un punto di svolta nel mondo dei gelati. L’esperienza gustativa dei Vortici infatti è unica ed esclusiva, e rappresenta un’innovazione e nello stesso tempo una nuova frontiera del gusto. Inoltre, la gamma di Stecchi GranMoro si rinnova con una nuova copertura al cioccolato firmata 100% Perugina, arricchendo l’offerta con un nuovo gusto, il Variegato all’Amarena, ed un nuovo formato, i GranMoro Mini, una coccola unica che unisce tutto il piacere del croccante cioccolato alla cremosità del gelato. Tra le novità di Nestlé Motta, invece, spicca il Maxicono Pure Exotic cocco e cacao, la nuova limited edition in salsa brasiliana scelta dai fan di Facebook, in cui è la fresca dolcezza del cocco a fare da protagonista. Un’edizione up to date unica anche nella veste, che si ispira al mood esotico e si ricopre di verde, arancio e giallo, sul tema del Brasilian style. Un trend di vita e di gusto all’insegna del divertimento a cui quest’estate è impossibile rinunciare. Nel mondo dei Classici, Coppa del Nonno mantiene il suo gusto unico ed inimitabile, ma da oggi è adatta anche ai consumatori celiaci perché priva di glutine. prare almeno un gelato industriale la settimana per i propri figli. E il risultato di questo successo è sotto gli occhi di tutti: ogni anno sono distribuite nel mercato na- In estate è il 10% degli italiani a ricorrere al gelato industriale come sostituzione del pranzo veloce zionale oltre 3,5 miliardi di confezioni industriali di gelato: stecchi, coppette, coni, cialde, bon bon, miniature, biscotti, torte, vaschette, soprattutto da Aprile a Settembre». Con una caratteristica interessante: in questo settore il tasso di innovazione (che sia di packaging o di prodotto) è comunque molto elevato. Uno scenario trionfale, dunque, che porta inevitabilmente a chiedersi quali siano le nuove proposte per l’estate imminente… beverage & grocery 15 Gelati Eskigel e le sue gustose novità Eskigel srl porta in Italia delle gustose novità per rinfrescare l’estate, a partire da Del Monte Smoothies e 100% Juice: solo pura frutta trasformata in un delizioso gelato con meno di 100 calorie. Immancabile per chi vuole concedersi un momento di piacere senza rinunciare alla propria linea. Ai più golosi Eskigel Srl propone diverse varianti di gelato: le coppette Philadelphia Strawberry e Lemon Cheesecake, i Miniconi Milka Cioccolato, la coppetta Milka cioccolato vaniglia e i Biscotti Oreo Sandwich. «Abbiamo selezionato i migliori prodotti e li abbiamo resi degli ottimi gelati, che soddisfano tutti i palati» - afferma Massimo Susinno, Sales Manager Italia div Brand - Eskigel srl (Gruppo R&R Ice Cream Ltd). «I nostri gelati sono fatti con ingredienti selezionati e sono ideali come snack o dopo pasto». In questa prima fase, l’azienda punterà esclusivamente sul canale grocery: attualmente è presente nella GD presso Esselunga, Ipercoop, Iper, Bennet, Sma e in alcune catene della Do. Cornetto, Magnum e Big Milk L’estate è un momento da condividere con gli amici, si sa. E per godersi in compagnia il gusto unico di Cornetto, senza lasciare mai nessuno a bocca asciutta, arriva Cornetto Mix Mini: 8 mini cornetti in 4 gusti assortiti, nella variante Frutta, per chi ama il sapore avvolgente dei gusti estivi, e Crema, per chi non sa rinunciare al richiamo di cioccolato, stracciatella o caramello. Una novità da scoprire in tutti i punti vendita, per fare scorta di felicità e dividerla con gli amici! Novità anche da Magnum con Magnum® Frac, cremoso gelato Magnum, con una croccante copertura di cioccolato fondente, e Magnum Silver, gelato Magnum® al gusto di Marc de Champagne, ricoperto da una copertura argentata di croccante cioccolato Magnum®. Infine, a chi ama la semplicità e i prodotti naturali, Algida propone Big Milk: tutta la bontà del latte in svariate declinazioni. Dalla vaschetta alla vaniglia a quella con cioccolato o con biscotti, per arrivare allo stecco, alla coppetta o, infine, al Big Molk sandwich di biscotto e gelato. 16 beverage & grocery Gelati Sammontana e i suoi gioielli Gusto premium, quello del Cono Cinque Stelle cioccolato latte e fondente impreziosito da un top di morbida salsa di cioccolato arricchita da sferette di cereali ricoperti. Disponibile in confezione da sei pezzi. Novità golosa per tuti gli amanti dei biscotti Pan di Stelle: eccoli arrivare, infatti, anche nella inedita veste di gelato al cioccolato e nocciole con una stella di fior di latte racchiusa tra due biscotti Il gusto? Quello unico di Pan di Stelle, ovviamente. In grande distribuzione è disponibile il multipack di 4 pezzi da 70 grammi L’intrigo diventa goloso gelato con il ministecco Gocce d’intrigo, disponibile in due varianti: -Ministecco variegato al whisky con croccante copertura di cioccolato al latte e granella di amaretto. -Ministecco variegato al limoncello con copertura di cioccolato bianco e granella di biscotto al limone. Il prodotto è disponibile nella confezione di 6 unità da 32 grammi. Barattolino yogurt e Barattolino ricotta e miele, sono le ultime proposte nel formato secchiello da 500 grammi. Il primo, preparato con il 40% di Yogurt intero, è un gusto puro e semplice che può essere utilizzato come base per la realizzazione di altri dessert. L’altro, sfizioso, è realizzato con con ingredienti accuratamente selezionati: Ricotta italiana, Miele Millefiori e soffici gocce di Pan di Spagna. Quando la ciambella diventa gelato, ecco Donny, il gelato snack originale e sfizioso dalla forma unica ed evocativa del Donut di origine americana. La sua caratteristica? La copertura di cioccolato al latte e sferette di zucchero colorato. Senza coloranti né conservanti è distribuito nel retail nel multi pack di 6 pezzi da 25 grammi. B 18 beverage & grocery www.thesanbenedetto.it osservatorio beverage Orizzonti favorevoli per gli “altri tè” I CONFINI INCERTI DEGLI HERBAL TEA COMINCIANO A DEFINIRSI, CONIUGANDO UNA NUOVA PALETTE DI AROMI E PROFUMI CON UN VASTISSIMO PRONTUARIO SALUTISTICO di Daniele Tirelli, Presidente Popai P aracelso ebbe a dire: “... nel mondo esiste un ordine naturale di farmacie; infatti tutti i prati e i pascoli, tutte le montagne e colline sono delle farmacie.” L’affermazione di tale, grande e complessa personalità ricollegava in questo modo l’immenso patrimonio di sapere accumulato dalla medicina popolare alla protomodernità medica e farmaceutica. L’arte di estrarre preziose molecole dalle erbe e dalle piante dissolvendole in soluzioni acquose 20 beverage & grocery (e molto più tardi, alcoliche) data a tempi immemorabili e costituisce anzi uno dei segni delle prime forme di civilizzazione, in ogni parte del mondo. Antichissime documentazioni della medicina indiana e cinese elencano centinaia di rimedi vegetali con le loro relative proprietà (riconosciute ancor oggi). Analogamente la farmacopea ebraica ed egizia sfruttò le piante locali al pari di quanto facevano i Greci e i Romani. Poi vennero gli Arabi e poi, nel Daniele Tirelli nostro medioevo i monaci, che furono indubbiamente grandi speziali e sagaci inventori di benefiche tisane. Infine la scoperta delle Americhe, rivelò una ricchissima cultura di rimedi naturali di civiltà pre-colombiane ed anche di tribù ritenute primitive. L’erboristeria occidentale in questo modo si arricchì progressivamente di nuovi apporti per poi cedere il passo alla potenza della chimica sintetica, la quale parve, sino all’ultimo quarto del XX° secolo, non incontrare limiti al proprio successo. Oggi, dopo decenni di umori negativi e di sfiducia verso la “scienza” in generale e dopo varie ondate di “neoromanticismo”, la medicina naturale ha riacquistato la propria legittimità pur tra mille contraddizioni e incongruenze, alimentando un mercato sempre più florido. Il mondo delle bevande si allarga dunque riassumendo in sè anche quelli che negli USA vengono chiamati “herbal teas” e da noi semplicemente “tisane”. In estrema sintesi ricorderò che le tisane comprendono gli infusi, i decotti e i macerati. Ma il tutto vede al centro l’offerta di prodotto “secco” in purezza o in forma di blend per estendersi (tuttora parzialmente) al ready-to-drink freddo. In questo senso sta realizzandosi il passaggio progressivo dal canale erboristico alle catene specializzate della ristorazione e quindi al grocery mass-market. Certo è che le prospettive del mercato potenzialmente enorme di queste “nuove/vecchie” bevande sono ormai certe e i confini tra settori tradizionali sempre più confusi. La tendenza, guidata dagli USA e in A destra, il Coffee bean tea leaf all’aeroporto di Mumbai, in basso un corner Teavana secco Gli herbal tea costituiscono il naturale Dal al ready to drink complemento alle coffee house o il Gli herbal tea costituiscono inil naturale complemento alle core business di catene specializzate fatti coffee house o il core business di gran parte misconosciuta in Italia, è molto interessante, per cui ritenere che il classico comparto grocery dei liquidi sia separabile da nuove forme di ristorazione e di servizio legate a questo trend, è sbagliato. catene specializzate come Argo Tea, Teavana (una divisione di Starbucks), The Coffee Bean & Tea Leaf, Peet’s Coffee & Tea, ... che occupano ormai decine di migliaia di dipendenti e che se ne fanno portabandiera. Il loro evidente successo si fonda sull’offerta di ampi assortimenti del prodotto essiccato, ma anche sulla somministrazione diretta negli shopping mall e in centro-città del prodotto caldo e, anche se in minor misura, sul ready-to-drink. Tuttavia, come dimostra l’esempio degli onnipresenti Espresso, Frapuccino, Mokaccino, ecc. di Starbucks la costruzione della marca destinata al mass-market può procedere anche all’inverso dalla ristorazione al supermarket. In breve, stiamo assistendo ad una nuova originale segmentazione di prodotto. Gli herbal tea si incuneano tra i confini incerti dei tè veri e propri e quelli delle bevande funzionali di cui ho parlato nei numeri scorsi. Si tratta di una distinzione sottile, ma rilevante poiché risponde alle beverage & grocery 21 osservatorio beverage mutate preferenze e alle nuove sensibilità delle culture di consumo transnazionali. Oggi e ancor più domani, cluster di consumatori di ogni nazione condivideranno i medesimi gusti grazie alla possibilità di comunicare rapidamente tra loro con blog e social network. Esistono, peraltro, fenomeni di mercato cresciuti nel web e nell’ecommerce prima ancora che il prodotto comparisse nei canali commerciali tradizionali. Gli herbal tea non fanno eccezione. Una semplice esplorazione di Amazon.com conferma l’estensione dell’offerta e come anche le più rare specialità siano già facilmente accessibili. L’elenco degli “altri tè” è dunque sterminato. Il loro vero limite sta nel livello di conoscenza che ne hanno i consumatori poiché, a parte il fascino che li circonda, le pratiche di consumo e la loro commercializzazione costituiscono vere e proprie operazioni culturali. Esse inducono segmenti di popolazione di varie nazionalità alla curiosità e all’apertura verso il nuovo, ad esplorare le tradizioni dei paesi più lontani ormai uniti nel “villaggio globale”. È certamente avvincente allora scoprire l’esistenza del giapponese mugicha, il sostituto del tè ottenuto dalla torrefazione dell’orzo che promette di inibire la flora batterica della cavità orale e di fluidificare la circolazione del sangue senza l’apporto di teina e caffeina. 22 beverage & grocery I nuovi blend fondono erbe del Sud-Est Asiatico con apporti Sud Americani ed Europei L’elenco degli “altri tè” è sterminato: il limite sta nel livello di conoscenza che ne hanno i consumatori E perché non provare il tè di tarassaco: un tonico per il fegato e forse anticancerogeno o quello di Cyclopia, detta anche Honeybush, una rara pianta africana con effetti rilassanti e più delicata dei più celebre rooibos. Simuliamo lo scaffale del futuro Mi sia permesso allora indugiare nella descrizione dell’assortimento virtuale nello scaffale delle bevande nervine di un supermercato del futuro. Vi troveremo, ad esempio, anche quel “coca tea” indispensabile per ogni turista che in Perù voglia sfidare le altitudini andine di Cuzco o del lago Titicaca. La New World Products International lo commercializza già ora ready-to-drink con il marchio Kaptive che promette di aumentare le performance di chi lo beve, di aumentarne la concentrazione e la vigilanza, di migliorare lo stato emozionale e di stimolare il metabolismo. Oppure si pensi alle ayurvediche Pol-Pala a base di Aerva Lanata, una delle dieci piante sacre Dasapushpam, dello stato Kerala, o l’Iramusu di Sarsaparilla Indiana depurativa del sangue, diuretica, antireumatica ... e anche stimolatrice della crescita dei capelli. E poi menzioniamo tra i tantissimi i tè cinesi di crisantemi o di carciofi o il tè di montagna dei paesi balcanici o quello polinesiano di noni o quello sudamericano di boldo o di paico. In conclusione Non solo si afferma una nuova modalità di bere “caldo”. Si sta verificando anche una grande fusione che qualcuno definisce addirittura un “amalgama di culture” orientato a coniugare una nuova palette di aromi e profumi con un vastissimo prontuario salutistico. I nuovi blend messi in commercio anche dalle più note corporation del settore fondono infatti erbe originarie del Sud-Est Asiatico con apporti Sud Americani ed Europei: una nuova arte alchemica a cui anche il pubblico italiano tributerà il proprio favore! B PET FOOD Micio e Bau: quello che i padroni ci dicono IL SENTIMENT DEL POPOLO DEL WEB A PROPOSITO DI PET FOOD & CARE ACQUISTABILI NELLA GDO di Gian Marco Stefanini, Web-Research I n una società in cui single e anziani sono in costante aumento, la natalità è in calo ed il modello familiare sta cambiando, dove si stanno affermando in maniera trasversale valori mutuati da quelle che fino a poco tempo fa erano considerate mode circoscritte, quali l’essere vegetariani, vegani, animalisti, il rispetto e la tutela dell’ambiente, è naturale che la presenza di animali domestici sia in crescita ed ancor di più cresca il senso di responsabilità nei loro confronti. Non solo la società ma anche le istituzioni sono sempre più attente agli animali, in particolare a quelli da compagnia, considerati sempre più come soggetti con diritti precisi. Si stima che oggi in Italia oltre 4 milioni e mezzo nuclei familiari posseggano un cane (corrispondenti a circa 13 milioni e cinquecentomila persone) e che in oltre 6 milioni e mezzo di famiglie viva un gatto (equivalenti a circa 19 milioni e cinquecentomila persone); ovvero più di un italiano su due, minori inclusi, possiede un cane o un gatto; 24 beverage & grocery (in tale calcolo una famiglia ad es. di 4 membri equivale a 4 possessori dello stesso animale). Di contro, considerando che i cani registrati sono quasi sei milioni ed i gatti quasi 7 milioni, il rapporto è di un cane / gatto (non randagio) ogni 4 abitanti e mezzo. Più del 90% dei proprietari e più dell’80% dell’opinione pubblica attribuisce benefici reali alla convivenza con animali da compagnia. Il 55% di chi non possiede un animale domestico vorrebbe averne ed il 20% sta progettando di prenderne uno nei prossimi mesi. In Italia la percentuale di animali domestici nutriti con prodotti industriali si attesta intorno al 45%, mentre solo fino a qualche decennio fa gli animali da compagnia venivano nutriti quasi esclusivamente con gli avanzi di cucina, ma siamo comunque lontani dalla media europea che è circa del 60% con punte oltre il 75% nei paesi nordici. Dopo quelli per cani e gatti i consumi maggiori di cibo per animali si registrano nel segmento dedicato agli uccelli, seguito da quello per roditori e dal mangime per pesci. Nonostante il periodo di crisi economica il mercato del pet food in Italia è in costante crescita. Dal 2007 al 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget per la spesa alimentare, al netto della dinamica dei prezzi, di 11 miliardi di euro, mentre la spesa riservata al cibo per gli animali da compagnia è cresciuta. Nel 2012 gli alimenti per cani e gatti hanno fatto registrare una crescita del 2,1%, per un totale di 1.735,5 milioni di euro di fatturato. Di questi, 932,2 milioni di euro (54%) sono da imputare agli alimenti per gatti e 703,4 milioni di euro (40%) al cibo per cani, a cui vanno ad aggiungersi 99,9 milioni di euro (6%) spesi per gli snack funzionali e fuori pasto, categoria quasi interamente dedicata al cane. GDO e pet shop a confronto Analizziamo ora i moods ed i sentiments espressi nella rete domestica dai proprietari di cani e gatti quando parlano di pet food inteso sia come umido, secco e snack ma anche come treats, nonché cosa gli internauti scrivono quando chattano riguardo il pet care. Sarà inevitabile un confronto con il canale pet shop in quanto lo stesso è spesso commentato dal popolo del web contestualmente ai commenti lasciati in su cibo / oggettistica / prodotti per l’igiene per animali da compagnia acquistati presso la GDO. Fatto 100 il totale dei pareri intercettati eleggibili per la presente indagine, nell’81% dei casi si tratta di opinioni sul cibo, sull’alimentazione e nel restante 19% di pareri riguardanti la cura dell’animale, i relativi prodotti e l’oggettistica. On line i proprietari di cani e gatti, quando parlano di pet food acquistato nella GDO, citano maggiormente gli umidi (63% dei casi), rispetto ai secchi (37%). Notiamo inoltre che il canale pet shop si distingue per un servizio di consulenza e ci si rivolge al negoziante di fiducia in alternativa al veterinario per piccoli problemi, per trovare alimenti della fascia premium e superpremium difficilmente reperibili nella GDO, oltre che per acquistare un’infinità di prodotti, presenti solo in minima parte nei supermercati / ipermercati, per l’igiene, la bellezza, la cura in generale, il gioco, il viaggio, il comfort anche domestico, l’abbigliamento del proprio animale ecc. 2,1% la crescita degli alimenti per cani e per gatti, registrata nel 2012 11 mio gli italiani che oggi possiedono un cane o un gatto Nonostante un numero di referenze decisamente inferiore rispetto ai pet shop, la GDO offre invece, secondo gli internauti, una maggiore gamma di alimenti nella fascia economy e media, grazie anche alla massiccia presenza di private label, nonché offre sporadicamente promozioni – però, stando ai naviganti “assolutamente da non perdere” - nella fascia premium. Sembra che il popolo del web abbiano ben definito l’ambito di intervento di pet shop e GDO connotandoli in maniera complementare. Formati e packaging Per quanto riguarda i formati del pet food per cani e gatti gli internauti prediligono la lattina o la busta / vaschetta monodose (60%), rispetto al sacco (30%) ma non dobbiamo dimenticare che ciò è filtrato dal chattare principalmente di umido (lattina e busta / vaschetta Parlando di formati, la preferenza va al monodose (60%); il sacco, invece, è scelto solo dal 30% degli shopper sono confezioni quasi totalmente dedicate all’umido); le rimanenti citazioni sono per la scatola (10%), monopolizzata dai biscotti per cane e crocchette per gatto. Quando parlano delle caratteristiche del cibo per i propri cani e gatti i chatters segmentano il pet food acquistabile nella GDO per stile di vita, taglia, età, razza, necessità, aspetti salutistici : spaziano dall’oral care per i cani al cibo che agevola l’evacuazione dei boli di pelo per i gatti, dal pet food che aiuta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento a quello specifico per razze o taglie / peso del cane, da quello per gatto sterilizzato a quello che migliora la lucidità del pelo, dal cibo dietetico, vitaminizzato, mineralizzato, a quello cotto a vapore, a base di propoli e pappa reale, con oli essenziali, erbe officinali, senza grassi idrogenati, coloranti, conservanti, per arrivare ai pet food biologici e bio certificati. Il rapporto tra la talkabilyty inerente al cibo generico per cane e gatto acquistabile nella GDO e quella relativa al pet food specialistico, sempre reperibile nella GDO, è di 3 a 1, ovvero nel 75 % dei casi i naviganti discutono di cibi specifici, con indicazioni e peculiarità ben definite. Gli ingredienti Altro aspetto molto dibattuto in rete sono gli ingredienti del cibo per cani e gatti. L’allarme sulla sicurezza alimentare e l’attenzione verso l’animale da compagnia, considerato non solo affettivamente ma anche eticamente sempre più un membro della famiglia e della società, hanno favorito l’introduzione da parte delle istituzioni di regole precise per i produttori per quanto riguarda la composizione del pet food. A titolo di cronaca ricordiamo che la prima mobilitazione in tale senso da parte dei proprietari di animali da compagnia risale ai tempi della BSE (“mucca pazza”), quando si beverage & grocery 25 PET FOOD iniziò a pretendere la descrizione, la certificazione e la dichiarazione di provenienza degli ingredienti (era il 2000 – 2001), fino ad allora assente dalle confezioni. Va sottolineato ancora una volta come i consumatori – in questo caso i proprietari di cani e gatti – identifichino nella GDO una garanzia per quanto concerne la serietà e la sicurezza del prodotto acquistato ed equiparino le private label ai leader di settore. È emblematico segnalare come la dizione “industriale” associata a “cibo per animali” sia passata, nel volgere di qualche decennio, dall’avere un’accezione negativa ad essere sinonimo di qualità : abbiamo già scritto come fino agli anni ’70 – ’80 gli animali da compagnia venissero nutriti quasi esclusivamente con avanzi di cucina (al più con cibo a bassissimo costo cucinato appositamente per loro, quale ad es. riso o pasta, senza considerare alcuna necessità nutrizionale), in tale periodo, a torto o ragione, il pet food era considerato addirittura “nocivo” dalla maggioranza dei proprietari di animali domestici, in quanto prodotto con scarti alimentari nonchè ricco di conservanti ed additivi chimici; ora “industriale” per il popolo del web è garanzia di igiene, sicurezza, alimentazione specifica per le differenti esigenze, completa, bilanciata ed equilibrata. Stando ai pareri intercettati nel web domestico i fattori che determinano le scelte di acquisto di cibo per cani e gatti nella GDO sono (pareri multipli) la qualità / sicurezza (74%), convenienza / prezzo (62%), varietà dell’offerta (27%), consiglio del veterinario (18%). Tornando al pet care, fatto 100 il 19% di parrei intercettati riguardanti prodotti per la cura e l’igiene del cane e gatto e l’oggettistica, acquistabili nella GDO, i naviganti parlano nel 70% dei casi di shampii, prodotti antiparassitari, prodotti per la pulizia (spazzole, pettini, strippatori, tronchesini …) nel rimanente 30% di oggettistica (ciotole, collari, guinzagli, giochi …). Una piccolo ma significativo approfondimento “fuori tema” : concetti assimilabili non all’affetto, all’amore, quindi non emotivi, ma attinenti alle sfere del senso del dovere, del rispetto nei confronti degli animali da compagnia, oseremmo dire “all’etica”, sono presenti nel 58% dei pareri intercettati (ed ai fini dell’indagine abbiamo eletto solo opinioni e commenti relativi ai prodotti acquistabili nella GDO, non certo moods sul rapporto uomo – animale nella società contemporanea). Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei moods intercettati riguardanti cibo per cani e gatti e pet care, il Nord Italia pesa per oltre la metà (58%); in particolare dal Nord Ovest provengono oltre un terzo delle opinioni (34%), dal Nord Est arrivano quasi un quarto dei sentiment letti dei pareri indica nel web (24%); il Centro fa registrare il la qualità/ 23% dei pareri ed il Sud e Isole il 19%. convenienza Da notare come il dato del Centro sia come il vicinissimo a quello del Nord Est. principale criterio La ripartizione della provenienza dei di scelta commenti in base all’urbanizzazione è la seguente: aree metropolitane 37%, urbane 35%, suburbane 19%, rurali 9% (incluse montane e costiere a bassissima urbanizzazione). dei pareri indica In rete parlano maggiormente di cibo la convenienza per cani e gatti, salute, igiene, oggetticome driver di stica le donne : 61%. scelta Il profilo socio demografico degli speakers è uniformerete distribuito (essendo filtrato dal web sono però molto basse le quote degli over 60). 74% 62% Concludendo 27% dei pareri individua nella varietà di offerta uno stimolo all’acquisto WWW.WEB-RESEARCH.IT È un pool di ricercatori, consulenti, psicologi e analisti presenti nel settore delle ricerche di mercato da oltre 25-30 anni. Pionieri delle prime Cati in Italia, poi delle Capi e Cawi, con estrazione quantitativa fin dai tempi delle sole face to face, si stanno ora dedicando con successo da circa due anni alle ricerche semantiche, all’analisi sociosemiotica ovvero alle Web listening (o Web monitoring), www.web-research.it - Tel. 02.89367297 26 beverage & grocery 18% dei pareri individua nel consiglio del veterinario una guida all’acquisto La nuova etica sociale nei confronti degli animali è alla base del boom del pet food e del pet care. Questa però è anche motivo di una richiesta imprescindibile di qualità, certificazione della provenienza e sicurezza per il cibo per gli animali da compagnia, in particolare cane e gatto. La GDO, incluse le private label, è vista come garante di tutto ciò, alla stregua dei principali attori del mercato. L’offerta di pet food deve essere sempre più mirata e specialistica, segmentata per le differenti esigenze del singolo animale. LaGDOèvissutacomecanalepergliacquisti di routine; per comperare prodotti particolari, specifici, alto di gamma o di nicchia, nonché per avere consulenze, ci si rivolge al pet shop di fiducia. B SUCCO E POLPA DI ARANCIA, CAMPARI, ZUCCHERO DI CANNA. il nuovo gusto della passione. PIÙ STILE ALL’APERITIVO: campari orange passion sorprende con il suo gusto fresco, intrigante, trendy. COCKTAIL PRONTO DA SERVIRE: freddo in un bicchiere con ghiaccio e fetta d’arancia. 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Gli italiani hanno ridotto del -0,6% la spesa in prodotti confezionati di largo consumo, tenendo sostanzialmente sull’alimentare, ma comprimendo gli acquisti di prodotti per la cura della persona/ igiene domestica (- 2,2%) e le bevande (-1,1%). In flessione anche i consuntivi a volume: -1,5% il totale, -1,3% l’alimentare, -3,4% le bevande, -0,8% i prodotti per la cura della casa e della persona. Questi sono i dati sulle vendite nei canali super, ipermercati e specia- 28 BEVERAGE & GROCERY lizzati, da cui transita l’85% degli acquisti delle famiglie italiane. Secondo gli esperti macroeconomisti si stanno osservando segnali deboli che potrebbero auspicabilmente preludere ad una inversione del ciclo economico negativo nel corso del 2014. Solo un consolidamento della situazione economica, infatti, potrebbe mettere in moto una ripresa significativa anche nel Largo Consumo. Un’inversione di tendenza nei meccanismi legati alla fiducia dei Gli italiani hanno ridotto dello 0,6% la spesa in prodotti LCC, tenendo sostanzialmente sull’alimentare consumatori potrebbe riattivare una macchina oggi ferma, in cui gli acquisti, in calo dell’1,5% nel 2013, hanno fortunatamente rallentato questa loro corsa “al ribasso” per stabilizzarsi al - 0,7% nell’ultimo trimestre. Una pur moderata ripresa del ciclo economico determinerà un innalzamento del clima di fiducia di famiglie ed imprese. Questo è un fattore fondamentale per ridare slancio alla domanda interna. Il rilancio dei consumi è legato anche ad un miglioramento sul fronte occupazionale che però richiederà tempi più lunghi e che quindi non potrà realizzarsi nel corso del 2014. Lo scenario atteso delinea un processo che innescherà in primis i meccanismi della propensione al risparmio e della domanda di sostituzione dei beni durevoli. LCC I CANALI TRADIZIONALI A CONFRONTO CON LA REALTÀ EMERGENTE DEI DRUGSTORE Fonte: IRI InfoScan Census® - YTD Febb. 2014: 8 settimane terminanti il 23 febbraio 2014. È molto probabile che in un secondo tempo gli acquisti coinvolgeranno i consumi primari, quindi il Largo Consumo Confezionato. Per il reparto si prevede una stabilizzazione, ma difficilmente potrà esserci un’inversione concreta del ciclo nel 2014. Questo è lo scenario generale del Largo Consumo. Ma come sono andati i singoli canali di vendita? Possono essere evidenziate delle performance migliori di altre? Il presente studio ha l’obiettivo di indagare l’andamento dei principali canali della GDO e di analizzare problematiche e prospettive per l’anno corrente. Il ridimensionamento dei consumi Per la Distribuzione Moderna italiana il 2014 si è aperto come si era chiuso il 2013: male, molto male, con trend negativi sia a livello di volumi (ossia kilogrammi, litri, unità di prodotto movimentati) sia a livello di fatturati (ossia euro incassati). Si tratta di un ridimensionamento dei consumi che l’anno scorso ha coinvolto anche il comparto del -0,7% calo degli acquisti nell’ultimo trimestre del 2013 1Escluso Superstore Largo Consumo Confezionato il cui andamento – prima dell’attuale crisi – sembrava storicamente “anticongiunturale” ed in apparenza al riparo dagli effetti delle contrazioni dell’economia in generale. Questo ridimensionamento dei consumi resta tuttora in atto nonostante uno sforzo - espresso da ogni realtà distributiva della GDO italiana - a sostegno dei volumi di vendita, in termini di: - una pressione promozionale che cresce costantemente in tutti i canali distributivi: in questo inizio 2014 le vendite veicolate tramite un taglio prezzo rappresentano oltre il 27% del fatturato totale di Ipermercati, Supermercati e Libero Servizio Piccolo; - un’azione calmierativa sui prezzi, tanto che - nonostante il doppio incremento dell’IVA nell’arco di pochi mesi ed il conseguente carico inflattivo - stiamo assistendo ad una prolungata fase di bassa inflazione: nell’ultimo anno i prezzi del Largo Consumo Confezionato sono cresciuti non più del 1%, con il comparto dell’Igiene&Bellezza addirittura in deflazione. I canali e il modello “superstore” Peccato che questo sforzo non sembri efficace nel ridare fiato allo sviluppo dei consumi: è evidente che la tradizionale gestione delle leve del Retailing Mix – in particolare della leva promozionale - ha una sempre minore capacità di condizionare la propensione all’acquisto dei clienti; oggi la filiera deve necessariamente entrare in sintonia con un «consumatore professionista», il cui comportamento è un mix di infedeltà alla brand ed all’insegna, di riduzione del valore medio di ciascun atto di acquisto, di aumento del numero di visite presso i punti vendita, di maggior propensione a comparare diverse tipologie di offerta (ampliando la gamma di “punti di contatto” dal negozio tradizionale all’acquisto via web). Se il comportamento del consumatore comincia a sfuggire alle regole “tradizionali”, ne consegue che da questa evoluzione siano proprio i canali “tradizionali” a subirne gli effetti negativi più impattanti (grafico in basso). Ipermercati, Supermercati (con l’eccezione del format Superstore) e BEVERAGE & GROCERY 29 DISTRIBUZIONE/ FORMATI LO SVILUPPO DEI CANALI DISTRIBUTIVI DELLA GDO ITALIANA CRESCE LA NUMERICA DEI SUPERSTORE, CON EFFETTO SOSTITUZIONE RISPETTO AGLI IPER Ipermercati Super Store Supermercati¹ Drugstore Fonte: IRI TopTrade – 01 gennaio 2014 – 1 Escluso Superstore Libero Servizio Piccolo registrano trend più o meno negativi laddove un canale emergente come il Drugstore viaggia invece a ritmi di crescita a doppia cifra. I differenziali di crescita vanno visti anche alla luce dell’evoluzione in termini di rete di vendita dei diversi canali (grafici in alto); se escludiamo l’ormai storica contrazione numerica dei negozi di prossimità (quelli con metratura inferiore a 400 mq), nell’ultimo anno quasi tutti i canali hanno razionalizzato la propria presenza sul territorio per motivi anche diversi: • per esempio a causa della scomparsa di alcuni player, come nel caso dei Drugstore: nel corso del 2013 la crescita numerica della rete di questo canale, peraltro caratteriz- 30 BEVERAGE & GROCERY zato da trend di vendita esplosivi, è stata interrotta unicamente a causa della chiusura dei negozi ad insegna Dayli; • oppure per scelta strategica, come nel caso degli Ipermercati: alla conclusione dei piani(necessariamente pluriennali) delle nuove aperture definite prima del conclamarsi della crisi si affianca la nuova tendenza che spinge alcune Insegne a riconvertire parte dei propri Ipermercati in Superstore; un esempio eclatante è Unicoop Firenze che tra il 2012 ed il 2013 ha convertito tutti i suoi Ipercoop nel format Superstore. È ovvio che una riconversione di questo tipo comporta importanti cambiamenti anche in termini di gestione assortimentale, politica 27% Le vendite veicolate da un taglio prezzo nei primi mesi del 2014 promozionale, approccio comunicazionale e, non ultimi, approvvigionamento e logistica. Pertanto la tendenza ad adeguarsi alla formula “virtuosa” del Superstore si esplicita anche attraverso altre soluzioni che non siano necessariamente tanto radicali: • alcuni Ipermercati diminuiscono la propria metratura pur mantenendo le caratteristiche distintive di canale, mentre gli Ipermercati di più recente apertura sono stati implementati su superfici di vendita inferiori rispetto alle strutture over 10mila mq che hanno caratterizzato la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio; • al contrario, al calo numerico dei Supermercati si accompagna un effetto di sostituzione tra la chiusura di negozi più piccoli (mediamente <800 mq) e l’apertura di negozi più grandi (mediamente >1300 mq). Dal 2005 ad oggi l’universo dei Discount è aumentato di ben 1.690 punti di vendita Il ruolo del Discount E il Discount? È indubbio che questo canale storicamente caratterizzato da uno sviluppo ciclico - con fasi di forte crescita e fasi di relativa staticità – presenti peculiarità che avrebbero dovuto renderlo il negozio “ideale” nell’attuale congiuntura economica, caratterizzata da un modello di spesa maggiormente rivolto al risparmio ed un comportamento teso alla ricerca L’EVOLUZIONE DEI DISCOUNT: PUNTI VENDITA E QUOTA LCC del prezzo più basso in assoluto. In effetti dal 2005 ad oggi l’universo dei Discount è aumentato di ben 1.690 punti di vendita (grafico in basso), il che significa che in dieci anni la numerica del canale è cresciuta di quasi il 60%: uno sviluppo enorme, sicuramente superiore a quello che hanno registrato nello stesso periodo tutti gli altri canali. Va detto che nell’ultimo semestre la crescita della rete Discount si è comunque attestata su tassi di sviluppo più contenuti e stabili, fino a scendere al +1,4% (corrispondente ad un saldo tra aperture e chiusure di +61 negozi) tra giugno 2013 e gennaio 2014. L’enorme aumento in numerica si è tradotto ovviamente in un cospicuo sviluppo della quota di mercato del canale a danno del resto della GDO, anche se in proporzione minore rispetto all’ampliamento della rete di vendita: una crescita di “soli” 2,6 punti percentuale in 10 anni, pari ad un aumento di un terzo dell’importanza del Discount nel giro di un decennio. Si diceva del Discount come negozio “ideale”, con un andamento non più ciclico ma bensì con un ruolo - finalmente definito e consolidato - di punto vendita abituale per la spesa quotidiana (freschi, pane, ortofrutta, latticini) per una fetta di consumatori stabile nel tempo: eppure anche il trend di crescita delle vendite del Discount mostra un forte rallentamento negli ultimi mesi. Questo fenomeno potrebbe significare una sospensione della “discountizzazione” dei consumi, soprattutto perché viene a verificarsi contemporaneamente ad altri fenomeni di eguale tendenza: • il rallentamento dello sviluppo della Marca Del Distributore rispetto a quello dell’Industria di Marca, a partire dalla fine del 2013; • il trend negativo dei prodotti di fascia di “Primo Prezzo” durante tutto l’ultimo anno; • un effetto di “trading up” nell’ultimo semestre, con il valore medio del Carrello della Spesa cresciuto a ritmo più accelerato rispetto alla crescita dell’Inflazione (congiuntura che non si presentava dalla primavera 2011). Conclusioni Fonte: IRI TopTrade – 01 gennaio 2014 Nel corso del 2014 sarà interessante verificare se verranno confermate: • da una parte, la propensione sia della Domanda (i consumatori) sia dell’Offerta (le Insegne della GDO) a mantenere alto l’interesse per il format Superstore, che unisce un’ampiezza di offerta maggiore rispetto ai canali di Prossimità ed una minor “dispersione” rispetto agli Ipermercati; • dall’altra, il trade off tra la conclusione dell’ennesimo ciclo di sviluppo del Discount ed il consolidamento sia della sua quota di mercato sia del suo ruolo, svincolandosi dalle caratteristiche di canale “rifugio” durante i periodi di contrazione economica. B BEVERAGE & GROCERY 31 Distribuzione/risorse umane Largo ai giovani! 24 anni, tanto entusiasmo e già una certa esperienza nel mondo del retail: così si potrebbe descrivere Filippo Lorenzini. CIA-Conad gli ha affidato il nuovo punto vendita del Foro Annonario di Cesena di Rachele Agostoni B amboccioni a chi? Verrebbe proprio voglia di urlare a quei politici – e non solo – che non hanno grande fiducia nelle potenzialità dei giovani italiani, ascoltando la testimonianza del ventiquattrenne Filippo Lorenzini, giovane socio locale di CIA-Conad, su cui l’insegna ha deciso di puntare, affidandogli il nuovo punto vendita Conad del Foro Annonario di Cesena, il primo con il marchio “Sapori&Dintorni” di tutta la cooperativa Commercianti Indipendenti Associati. Ecco quanto ci racconta. Cosa significa alla sua età assumersi la responsabilità di un punto vendita e di tutto il personale che ci lavora? Quali sono le sfide che la preoccupano di più e quelle che la stimolano maggiormente? Mi sono sempre piaciute le responsabilità: farei fatica a pensare di limitarmi a fare il compitino assegnato da qualcun altro. Quando la gente crede in me, mi dà grande soddisfazione e mi stimola. Mi preoccupa il momento che stiamo attraversando, ma per fortuna i collaboratori che credono in me e i clienti che rimangono soddisfatti del punto vendita che ho organizzato e rifornito adeguatamente, mi danno fiducia e soddisfazione. A proposito dei collaboratori: cosa pensano dell’idea di avere un capo così giovane? All’inizio erano titubanti. In tutto si tratta di 13 persone. 32 beverage & grocery Filippo Lorenzini, insieme a Luca Panzavolta, ad di Cia-Conad, incontra il Ministro Poletti Ne conoscevo già alcune, che lavoravano nell’altro punto vendita che ho con la mia famiglia; le altre, che non mi conoscevano, all’inizio erano sul chi va là. Adesso si fidano di me, mi lasciano fare, forse vedono che ancora non ho fatto grandi errori, anzi i risultati piano piano arrivano. «Ho seguito un programma di formazione che è durato un anno, tra lavoro in reparto, teoria e marketing» Il nostro non è un punto vendita enorme, un superstore, è un negozietto che però nel suo piccolo dà molto da fare. Se non si tirano fuori le unghie, in certi momenti non si riesce a uscire da situazioni difficili. Come si è preparato per affrontare questo compito? Conad mi ha dato grandissima fiducia. Subito dopo il diploma ho cominciato a lavorare nel supermercato della famiglia, poi sono stato avviato a un programma di formazione che è durato un annetto, tra lavoro in reparto, un po’ di teoria e lezioni di marketing. beverage & grocery 32 WWW.MIXERPLANET.COM Il sito per i professionisti del mondo horeca Planet ATTUALITÀ PRODOTTI TREND MERCATO NORME & LAVORO GLI ESPERTI EVENTI VIDEO ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER, il meglio dell’informazione che raggiunge 36.000 professionisti del fuori casa Distribuzione/risorse umane Alla fine sono stato valutato dal direttore di un noto supermercato della zona... ed evidentemente mi ha giudicato positivamente, se oggi sono dove sono. In occasione di questa apertura mi hanno fatto la proposta di dirigere il punto vendita e io ho accettato. Sicuramente ha dalla sua anche l’esperienza di famiglia e immagino si sia confrontato con i suoi genitori. Come è cambiata la distribuzione tra quando i suoi genitori vi hanno fatto il loro esordio e oggi? La distribuzione è cambiata, perché le persone sono cambiate, i loro gusti, le abitudini di vita. Le faccio un esempio: quando ero bambino nel fine settimana si vendeva moltissimo impasto per i cappelletti, oggi direttamente la pasta fresca confezionata. Poi una volta i clienti apprezzavano molto il contatto umano, oggi invece in un ipermercato non si sente solo il freddo dei frigo ma anche quello della mancanza di rapporti interpersonali. In questo negozio vogliamo cercare Nel giorno dell’inaugurazione, Luca Panzavolta, e il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti visitano il reparto dei freschi confezionati di ricostruire il contatto con il cliente: ad alcuni piace scambiare due chiacchiere, anche se altri tengono molto alla loro privacy. Credo che il punto di forza di un punto vendita piccolo sia proprio quello di ridare un po’ di calore umano al rito di fare la spesa. UN VIVAIO PER GIOVANI IMPRENDITORI DELLA GD Lo scorso marzo negli spazi del Foro Annonario di Cesena, il vecchio mercato coperto cittadino, ha aperto i battenti il primo punto vendita con il marchio “Sapori&Dintorni” di tutta la cooperativa Commercianti Indipendenti Associati, che opera in Romagna, Marche, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, dove riunisce circa 200 piccoli e medi imprenditori (dal negozio di quartiere, all’ipermercato), con vendite complessive che superano il miliardo di euro. L’investimento complessivo di CIA-Conad per l’allestimento del nuovo pdv è stato di oltre 600.000 euro. Nei 250 metri quadri di area vendita si punta su un assortimento molto qualificato, in cui spiccano le etichette blu e dorate “Sapori&Dintorni”: prodotti di alta gamma, ma con prezzi raggiungibili dal grande pubblico e un marcato accento territoriale, che si ritrova anche in tutta la gamma. «Questa nuova apertura – ha spiegato Luca Panzavolta, amministratore delegato di CIAConad, per noi è una duplice conferma. Da un lato continuiamo a puntare sui giovani, seguendo i principi a cui si ispira la nostra cooperativa, dall’altro manteniamo una forte presenza nella rete di vicinato e nei negozi di quartiere, che tanto significano per la qualità della vita delle nostre città. Non è un caso che per un contenitore così prestigioso come il Foro Annonario abbiamo scelto il nostro marchio di eccellenza, che contribuirà con le sue caratteristiche al successo di questa iniziativa». Filippo Lorenzini, infatti, è solo uno dei giovani formati nel vivaio di CIA-Conad, che – in base al modello di sviluppo portato avanti da Commercianti Indipendenti Associati - vengono fatti crescere attraverso l’esperienza sul campo per diventare, a loro volta, nuovi imprenditori della grande distribuzione. 34 beverage & grocery Oggi, però, la comunicazione si fa meno di persona è di più con i social... Già, devo essere sincero, essendo giovane dovrei essere portato a usare questi mezzi, ma non lo sono. Spero anzi di non dover essere mai costretto a usare questi mezzi, nel caso cercherò qualcuno di valido per gestirli. Io sono convinto che si deva ricominciare a riscoprire i valori del contatto umano. Perchiudere,miraccontaqualisono i punti di forza del suo punto vendita? L’insegna “Sapori&Dintorni” è ben compresa? Il nostro fiore all’occhiello sono i freschi, dalla carne (il banco supera i 5 metri) alla gastronomia, e facciamo il pane. Noi puntiamo su un buon rapporto tra qualità e prezzo, ricarichi onesti e la capacità di valorizzare particolarità locali e prodotti di nicchia, che sono alla base della filosofia del marchio Sapori&Dintorni, Questi prodotti hanno un’ottima reputazione, però i nostri clienti fanno un po’ fatica a capire il brand come insegna: bisogna farla conoscere, valorizzarla. B SCH-adv 2014 1L-230x285-BEVERAGE.ai C M Y CM MY CY CMY K 1 03/03/14 13.16 DISTRIBUZIONE/STRATEGIE Food e retail, modello che funziona AD UN ANNO E MEZZO DALL’APERTURA, È TEMPO DI BILANCI PER IL SUPERSTORE CONAD DI VILLASETA E PER LA SUA “PAZZA IDEA” DI FARE ANCHE RISTORAZIONE. E GIÀ OGGI I NUMERI A DISPOSIZIONE PARLANO DI UN SUCCESSO. CHE NON SEMBRA ARRESTARSI di Anna Muzio S embrava una pazza idea, quella di portare un’innovazione assoluta, importata dai grandi store americani, come la ristorazione all’interno della grande distribuzione non in qualche punta avanzata del Paese ma nella profonda provincia italiana, in un quartiere periferico di Agrigento, Villaseta. Ci ha provato, in un Conad superstore all’interno del centro commerciale Città dei Templi, a ottobre 2012 Francesco Messina, Presidente Sicilconad e A.D. di Comediterranea, società proprietaria del punto vendita. Una scommessa azzardata di cui avevamo parlato su B&G n°63. A un anno e mezzo dall’apertura, è tempo di bilanci Senz’altro positivi, tanto che l’esperienza si allarga, ampliandosi all’interno dell’iper dove partirà il wine bar e sbarcando in due altri punti vendita entro fine anno. «Siamo partiti con 50 posti a sedere e in una settimana abbiamo dovuto raddoppiarli, data la grande richiesta» spiega un soddisfatto Messina. «A pranzo tutti coloro che lavorano negli uffici della zona si sono riversati qui. Oggi i posti a sedere sono 150, e presto arriveremo a 200». 36 BEVERAGE & GROCERY L’area ristorazione gremita dai clienti del punto vendita Mangiare tra gli scaffali Piace il menù a 6,90 euro, la qualità della proposta dietro la quale c’è uno chef bravo e dinamico che era già a capo della gastronomia, Leonardo Zambito, che è stato parte integrante del progetto «tanto da Francesco Messina coinvolgere suoi amici e colleghi che lavoravano in ristoranti e desideravano liberarsi dalla schiavitù del turno serale». Ma anche l’idea di sedersi e mangiare tra gli scaffali di un ipermercato. Era questa la versa sfida: accettata da tante famiglie. RETAIL FOOD SERVICE A CONVEGNO CON POPAI Food e retail: due galassie che si fondono non senza cataclismi e distruzioni parziali, ma che arrivano a generare un’entità con una vitalità nuova, un oggetto diverso, ibrido e dalle grandi opportunità. Con questa suggestiva immagine di Daniele Tirelli, presidente Popai, chiude il suo intervento al convegno Retail Food Service e apre le porte a una riflessione sui rapporti tra questi due settori, che ancora una decina di anni fa sembravano universi paralleli. Ibridazione e iperspecializzazione sono le parole d’ordine dei format più nuovi. Interessanti le case history presentate. Maurizio Orlando di Ravizza 1871 Food ha spiegato come un negozio storico di abbigliamento ha accolto al suo interno un bistrot, richiamato vecchi clienti e ha fatto rivivere una strada centrale ma ormai fuori dai principali flussi del commercio come food destination, con un’hamburgheria e una yogurteria Danone. Luoghi di passaggio come aeroporti e autogrill cambiano pelle costantemente per incontrare i gusti di un consumatore in tutti i sensi in movimento: ne ha parlato Sergio Castelli A.d. di MyChef presentando i tanti format casual quick ideati dall’azienda, da Bar Peroni a Caffè Milano a Briciole Dolci e Salate agli autogrill Antica locanda, che offrono prodotti localizzati nel raggio di 20 km. La ristorazione a tema presentata da Gianandrea Gropplero di Troppenburg di Cigierre con i marchi Old Wild West e Wiener Haus attira coniugando un prodotto di qualità con l’esperienza emozionale di un layout studiato nei minimi particolari. Sullo sfondo la crisi dei centri commerciali, con i loro affitti definiti “insostenibili”. Tanto che i marchi Cigierre, nati nei Cci, stanno aprendo su strada. Uno scatenato Franco Manna ho presentato la success story di Rossopomodoro declinata su cinque assi portanti: prodotto di qualità, servizio rapido ed efficiente anche grazie alle nuove tecnologie, location ben scelte, grande lavoro di marketing e comunicazione e formazione del personale per replicare il modello. Ha poi delineato le differenze tra cliente del centro commerciale e del centro città con la diversa propensione alla spesa. PIZZERIA 150 Posti a sedere in comune con la gastronomia 160 Coperti medi giornalieri 450 Coperti max. registrati 122 milioni di bottiglie prodotte +1% Incremento su contribuzione margine lordo generale Altri reparti non convenzionali: Pasticceria/gelateria, Sushi, Cantina, Ottico, Parafarmacia Ma anche dai giovani: recentemente qui è stata festeggiata una laurea con 45 persone. L’iper, da parte sua, per migliorare la customer experience, cerca di regalare ai suoi clienti anche momenti di intrattenimento. Alla festa dei mandorli in fiore, lo scorso febbraio, c’era un gruppo musicale colombiano, a Carnevale tutto il personale era vestito in maschera: un’idea che ha fatto accorrere sul posto tutte le televisioni locali. L’ambientazione poi viene periodicamente cambiata. Un circolo virtuoso Vetrina dei prodotti alimentari venduti nell’iper, la ristorazione a Villaseta attira e fa da volano anche agli acquisti. «È stata piuttosto la ristorazione a richiamare clienti sulla spesa, e non viceversa» spiega Messina. Per innescare questo circolo virtuoso Messina ha pensato a varie modalità: dalla possibilità di acqui- BEVERAGE & GROCERY 37 DISTRIBUZIONE/STRATEGIE RISTORANTEGASTRONOMIA 150 (diventeranno 200) Posti a sedere 327 Coperti medi giornalieri 750 Coperti max registrati 122 milioni di bottiglie prodotte +1,5% Incremento su contribuzione margine lordo generale Nell’area della gastronomia il cliente può andare dietro il banco per scegliere meglio stare carne e pesce fresco e farselo preparare dai cuochi dell’iper per poi consumarlo sul posto o a casa, all’ampio uso della cucina a vista. Il cliente può seguire le preparazioni, e nell’area gastronomia può andare dietro al banco per scegliere meglio i prodotti. Poi c’è la pizza cruda, «preparata dai pizzaioli rigorosamente in giornata», passata per l’abbattitore e pronta a essere portata a casa e messa in forno, o ricongelata. L’area ristorazione è utilizzata anche per comunicare “concretamente” un lancio di prodotto o un marchio in promozione. «I prodotti utilizzati sono indicati su dei cartelloni dietro al banco». Il prossimo intervento a Villaseta coinvolgerà l’enoteca, che ospiterà a breve un wine bar con happy hour e vendita di vino sfuso. «Ci saranno otto sedie alte e fa- 38 BEVERAGE & GROCERY remo le degustazioni di salumi e formaggi, speriamo di aprirlo per settembre» spiega Messina. Il format di Villaseta sarà riproposto nel superstore di Castelvetrano e in un pdv top secret di Agrigento Anche la gelateria è stata un azzardo, perché ce n’era già una molto forte all’interno del centro commerciale: eppure ha funzionato. L’unico ‘neo’? «L’angolo sushi non è decollato, ma noi insistiamo, sicuri che prima o poi il messaggio arriverà», dice Messina. Due nuove aperture Il format di Villaseta sarà riproposto in due nuovi ipermercati. La prima apertura sarà nel superstore con area vendita di 2000 mq a Castelvetrano in provincia di Trapani a maggio, con 50 posti a sedere, ristorante, pizzeria, panetteria e pasticceria. La seconda entro il 2014 in provincia di Agrigento in località ancora top secret. Un modello da imitare? Il momento è propizio. Cambiano le abitudini di consumo e i pasti canonici saltano, si accorcia la pausa pranzo e i tempi da dedicare al food, cui però si richiede qualità e carattere. L’esempio degli Usa è quello di una costante iperspecializzazione, ma anche dell’ibridazione dei formati. Si mangia in contesti sempre più destrutturati, mentre si fa shopping o si viaggia. E anche – il successo di Villaseta lo dimostra – mentre si fa la spesa. L’idea, in B fondo non era poi così pazza. CONVERGENZE di Daniela Ostidich, 4Food OGGI, NEL RETAILING MODERNO DI SUCCESSO LE MODALITÀ TRASVERSALI DI FRUIZIONE SONO UNA NECESSITÀ INDOTTA DAI CAMBIAMENTI DEI COMPORTAMENTI DI CONSUMO Come ridisegnare l’offerta S orprende talvolta constatare la distanza tra l’attuale offerta commerciale e la vita reale delle persone. Due elementi tra tutti: i cambiamenti dei ritmi quotidiani lavorativi e di tempo libero delle persone, e l’arricchimento del menu e delle abitudini alimentari. Tempi e modi del consumo 4FOOD è una struttura di consulenza che si occupa di concept di nuovi prodotti alimentari, del riposizionamento di quelli esistenti, di immagine coordinata e packaging, di art&food design e di retail design nel settore ristorazione. La consapevolezza di queste due evidenze ridisegna in modo sostanziale il tipo di offerta che operatori oculati dovrebbero offrire ai propri clienti. Il cambiamento dei tempi della quotidianità influenzano i modi del consumo e il senso degli spazi: la fotografia di una società dove tutti lavorano dalle 9 alle 17, sabati e domeniche unici momenti riservati al relax – ci appare ormai lontana nel tempo. Oggi si lavora spesso da casa o in mobilità, il tempo del lavoro si dilata ma si aprono finestre temporali disponibili per altre attività personali. I ristoranti o altri luoghi di ristoro si offrono ad incontri di lavoro, oppure a pause anche lavorative private. Non più bar lungo le grandi arterie del traffico per consumare caffèbrioche al volo, ma luoghi multifunzionali dove una colazione accompagna il pensiero o una interazione. I supermercati diventano spazi di consumo e non solo di acquisto: i prodotti offerti sugli scaffali possono essere provati e assaggiati in loco; la spesa si accompagna anche – temporalmente e da un punto di vista funzionale – con la possibilità di consumare un pasto, per una migliore ottimizzazione dei tempi. La trasversalità delle modalità di fruizione – nel retailing moderno di successo –prima ancora che una chiave competitiva, è una necessità indotta dai cambiamenti delle abitudini sociali. Ritorniamo al caso della prima colazione, che ora si consuma in treno, con prodotti da asporto, oppure si raddoppia con un collega per una pausa-lavoro, oppure ancora diventa occasione per un incontro di lavoro o per una conferenza. Potremmo definirla un happy-hour mattutino, con un contenuto di coccole, di funzionalità/servizio, oppure di intrattenimento secondo i gusti – ma sicuramente lontana dalla massificazione di bassa qualità consumata in casa velocemente o in bar qualsiasi. Occasioni per una pausa I format più innovativi seguono questa tendenza. Pensiamo a Colazione da Bianca, locale di Bologna - che definire pasticceria è limitativo - che suggerisce mille modi per riempire di significato uno spazio fisico tradizionale: colazioni, merende, aperitivi poco conta il momento della giornata: l’offerta è sempre quella di un luogo femminile, cocooning, intrigante, votato a un appuntamento per chiaccherare oppure a una pausa solitaria ma di qualità. Oppure Pavè a Milano, un luogo che nasce come laboratorio di pasticceria ma che declina al meglio il concetto del recupero dell’orario della colazione (che si trascina fino alla merenda) per lo studio, la lettura, il lavoro al proprio pc, il tutto in un ambiente accogliente e caldo con molte alternative di consumo dal tradizionale all’innovativo, dal dolce al salato, dall’italiano all’internazionale. L’innovazione si spinge fino al caso del “bar del tempo” Ziferblat, catena di cafè russa ora arrivata anche a Londra, dove i clienti pagano in base al tempo di permanenza, non a quello che si consuma. Un’esasperazione del concetto “luogo di consumo - luogo multifunzionale” che deve far riflettere sulle priorità dei consumatori di oggi. Peccato, davanti a questi casi, guardare alla distanza con l’offerta del retailing nazionale… agli scaffali dei supermercati che riducono la colazione al latte e alle merendine; ai croissant industriali mollicci che invadono i bar d’Italia; ai tentativi di bypassare con il basso prezzo le richieste di qualità e innovazione che – ahimè – non sono soddisfatte… B BEVERAGE & GROCERY 39 DISTRIBUZIONE/VEICOLI COMMERCIALI La spesa S in città, oggi, si consegna così PER OTTIMIZZARE I TEMPI, FACILITARE LA CIRCOLAZIONE, ABBATTERE I COSTI E RIDURRE LE EMISSIONI DI CO2 È SEMPRE PIÙ IMPORTANTE SCEGLIERE IL VEICOLO GIUSTO. ECCO ALCUNE DELLE PROPOSTE PIÙ “IN” DEL MOMENTO di Elena Cassin 40 BEVERAGE & GROCERY cegliere il furgone adatto per consegnare la spesa a casa ai clienti non è sempre facile, soprattutto se si deve girare per le città con vincoli di spazio, problemi di parcheggio e limitazioni dovute alle zone a traffico limitato. Ecco perché la case produttrici si sfidano mettendo a punto van sempre più compatti ma capienti, che permettano di trasportare merci in modo rapido e di spostarsi facilmente anche attraverso le vie più strette e trafficate. Non solo, dal momento che in molti comuni vi è una grande attenzione alla riduzione dell’inquinamento ci sono aree che non possono essere raggiunge con mezzi troppo inquinanti oppure nelle quali si può entrare soltanto a pagamento. Ecco perché diventa fondamentale scegliere furgoncini che limitino i consumi e che siano il più ecologici possibili con alimentazione a metano o addirittura elettrici. In questo modo oltre a facilitare la circolazione si abbattono i costi per il carburante e le emissioni di CO2. Ecco un breve excursus sui modelli più piccoli, ecologici e quindi più adatti a portare la spesa a casa. FORD Transit Connect CITROËN Berlingo Van 1.6 HDi 75 Motore: Turbo Diesel Common Rail FIAT Doblò Cargo Motore: 200L1H1 ECONETIC 1.6 TDCi 95CV Tipologia di alimentazione: Diesel Motore: 1.4 T-JET Natural Power 120CV Euro6 Consumi per litro: 5,9 l/100 km (urbano) Tipologia di alimentazione: metano/benzina Consumi per litro: 4.8 l/100 km Emissioni di Co2: 133 g/km Consumi per litro: 4,9 kg/100 Km di metano nel ciclo combinato Emissioni di C02: 115 g/km Dimensioni della vettura: 4.380x 2.112x 1.801 mm Vano di carico: 3,3 - 3,7 m3 Carico massimo: 550 kg Dotazioni: airbag conducente, Abs, 4 freni a disco, antiavviamento elettronico, chiusura centralizzata, servosterzo. Optional: airbag passeggero, ESP, climatizzazione manuale. Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: coibentazione Costo: da 13.650 euro Emissioni di Co2: 134 g/Km di CO2 Autonomia: 325 km a metano più 300 Km a benzina Dimensioni della vettura: 4.290x1.832x1.845 mm Vano di carico: 3,2 m3 Carico massimo: Portata utile da 750 a 1000 kg Dotazioni: pneumatici specifici, sospensioni rinforzate e impianto frenante potenziato. Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: cella frigo, coibentazione isotermica e sistema antibatterico Incentivi: con il programma Fiat Professional più si può pagare solo l’effettivo utilizzo e dopo 36, 48, 60 mesi si sceglie se sostituirlo e acquistarne uno nuovo, tenerlo pagando la Rata Finale Residua oppure restituirlo avendone pagato solo l’effettivo utilizzo. Tipologia di alimentazione: Diesel Dimensioni della vettura: 4.418x2.137x1.861 mm Vano di carico: 2,9 m3 (passo corto) Carico massimo: 644 kg Dotazioni: L’Economy Pack comprende Start&Stop, Active Grille Shutter, Ricarica Rigenerativa Intelligente Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: Sì Costo: da 13.614,75 euro Costo: da 16.750 euro BEVERAGE & GROCERY 41 DISTRIBUZIONE/VEICOLI COMMERCIALI NISSAN e-NV200 Tipologia di alimentazione: elettricità Autonomia: 170 km MERCEDES-BENZ Citan Motore: OM607 DE15LA / M200.71 12LA Emissioni di Co2: 0 Dimensioni della vettura: 4400x2011x1860 OPEL Combo van Vano di carico: 4,2 m3 Motore: 1.4- 120 CV Tipologia di alimentazione: Diesel/Benzina Carico massimo: 728 kg Tipologia di alimentazione: Metano Consumi per litro: Da 4,7 l/100 km a 5,4 l/ 100km Dotazioni: pacco batterie con 48 moduli e capacità di 24 kWh, sistema Hill Start Assist (nelle partenze in salita mantiene il veicolo frenato per due secondi dopo il rilascio del pedale del freno). Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: vano frigorifero con un volume di carico di 2,2 m3 Consumi per litro: 4,9 l/100 Km Emissioni di Co2: Da 112 g/km a 130 g/km Autonomia: Da 1111 km a 1276 km con un pieno Dimensioni della vettura: Passo Compact 3.937x1.829x1.810 mm Vano di carico: Passo Compact 2,4m3 Carico massimo: Da 360 kg a 708 kg Dotazioni: sospensioni a ruote indipendenti; Impianto frenante idraulico a due circuiti con servofreno a depressione; 4 freni a disco, anteriori autoventilanti; Sistema di controllo della dinamica di marcia ESP®, ABS, ASR, BAS, EBV Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: solo a posteriori. Costo: da 13.709 a 17.122 euro 42 BEVERAGE & GROCERY Costo: in vendita da Giugno 2014 a partire da 20.600 euro per la versione con batteria noleggiata e di 25.436 euro per quella inclusiva della batteria. Emissioni di C02: 134 g/Km Autonomia: 625 Km Dimensioni della vettura: 4.740x1892x1.880 mm Vano di carico: 4.2-4.6 m3 (Sedile Passeggero abbattuto) Carico massimo: 980 Kg Dotazioni: pneumatici specifici, sospensioni rinforzate e impianto frenante potenziato, servosterzo elettrico, volante regolabile in altezza, ABS con EBD, airbag lato guida “Full size”, sedile di guida con schienale regolabile, alzacristalli elettrici anteriori, chiusura centralizzata, computer di bordo, presa da 12 V nel cruscotto, kit ripara pneumatici. Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione. Incentivi: ai possessori di partita IVA è applicato uno sconto del 27% all’acquisto. Costo: da 17. 830 euro RENAULT Kangoo Express ZE Motore: sincrono con rotore a bobina Tipologia di alimentazione: Elettricità Consumi: 115Wh/Km Emissioni di Co2: 0 PEUGEOT Partner Full Electric Motore: Elettrico sincrono a magneti permanenti Tipologia di alimentazione: Elettrico Consumi: (Wh/km) 177 Emissioni di Co2: 0 Autonomia: 170 km Dimensioni della vettura: 4.380x2.112x1.801 mm Vano di carico: 3,3 /3,7 m3 Carico massimo: kg 695/636 Dotazioni: pneumatici specifici, ESP, cavo di ricarica standard con presa Schuko, telecomando apertura chiusura porte Optional: sensori di parcheggio, climatizzatore, navigatore, sistema di ricarica rapida. Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: coibentazione Costo: da 26.420 euro Autonomia: 170 km ciclo NEDC (può variare tra gli 80 km e 125 km in funzione dell’utilizzo) Ricarica standard: da 6 a 9 ore, 3 kW Dimensioni della vettura: 4282x1829x1805 Vano di carico: da 3 a 3,5 m3 Carico massimo: 650 kg Dotazioni: chiusura centralizzata con chiave a due bottoni, predisposizione antifurto; pneumatici specifici a basso consumo. Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: Sì. Inoltre, è l’unico veicolo elettrico sul mercato a disporre di una coibentazione a piastre eutettiche una soluzione innovativa che permette di trasportare le merci deperibile fino 0°C. Costo: da 20.650 euro escluso canone noleggio batteria TOYOTA ProAce van (passo corto) con equipaggiamento Lounge Motore: 2.01 D-4D da 128 CV Tipologia di alimentazione: Diesel common rail Consumi per litro: 13,2 Km/l Emissioni di C02: 168 g/km Dimensioni della vettura: 4.813x2.194x1.980 mm Vano di carico: 5 m3 Carico massimo: 10 ql Dotazioni: VSC (Vehicle Stability Control); TTS, (Toyota Traction Select);HAC (Hill Assist Control); fendinebbia e luci diurne; Radio CD, BT, MP3, USB, AUX; comandi al volante; climatizzatore manuale; retrovisori elettrici e riscaldabili. Possibilità di installare frigoriferi o di avere la coibentazione: Sì Incentivi: Offerta lancio con incentivo superiore a 6.000 euro e 5 anni di manutenzione ordinaria gratuita Costo: 22.418 euro BEVERAGE & GROCERY 43 MARKETING/PRODUCT PLACEMENT ...Ciak... va in scena il prodotto UNA SCELTA DI MARKETING ORIGINALE CHE A DIECI ANNI DALLA SUA INTRODUZIONE CONTINUA A DARE OTTIMI RISULTATI di Giuliano Pavone C hiunque vada al cinema o guardi la tv sa di cosa si tratta. E le discussioni sulla sua opportunità – in relazione agli effetti sui consumatori o sull’integrità delle opere creative – non sono mai mancate. Ma del product placement (cioè il posizionamento di marchi e prodotti all’interno di film e programmi tv) dal punto di vista della sua efficacia come strumento di marketing, si è sempre parlato abbastanza poco. Eppure si tratta di una modalità di promozione originale che – pur non priva di rischi – mostra numeri crescenti e in molti casi si rivela economica rispetto ai risultati che può portare. A dieci anni dalla sua introduzione in Italia, abbiamo fatto il punto sul product placement, parlando con tre aziende food e beverage che vi hanno fatto ricorso. Il brand entertainment Fra i primi marchi a partire in modo sistematico col product placement cinematografico, il 44 beverage & grocery Pastificio Garofalo ha da qualche anno abbandonato questa modalità per dedicarsi a un’altro e più ambizioso tipo di presenza nel cinema: la produzione di cortometraggi d’autore. «Già nel 2005, con la casa di produzione Cattleya programmammo non uno ma dieci film, in un progetto organico» - racconta Emidio Mansi, Responsabile Commerciale Italia di Garofalo. «Fino al 2007 eravamo dominanti. Uno degli ultimi film è stato ‘N. Io e Napoleone’, di Paolo Virzì, il primo placement in costume coerente da un punto di vista cronologico, visto che la storia della pasta Garofalo inizia alla fine del Settecento: Massimo Ceccherini dice a Elio Germano che in trattoria si possono mangiare maccheroni Temendo un product placement “poco garbato”, Pasta Garofalo ha optato per il cortometraggio Garofalo con broccoli e salsiccia». Poi però le cose hanno iniziato a cambiare: «Sono entrati investitori molto più grandi di noi, che sovrastavano un po’ la nostra presenza. Inoltre, i prezzi si sono alzati e le case di produzione hanno iniziato a contattare le aziende a pioggia. Noi volevamo apparire solo se il contesto era in linea con l’immagine specifica di Garofalo. C’erano poi anche dei rischi nella ‘coesistenza’ con gli altri marchi: un placement poco ‘garbato’ all’interno dello stesso film si ripercuote negativamente anche sugli altri brand presenti nella pellicola». Così nasce l’idea del “brand entertainment”, con “Garofalo firma il Cinema”, un progetto che vuole raccontare Napoli e il suo territorio Un product placement di Pasta Garofalo nel film “Commedia sexy” (2006) per la regia di Alessandro D’Alatri PRODUCT PLACEMENT: LE REGOLE attraverso dei cortometraggi girati da artisti che condividono con l’azienda la passione e la voglia di far emergere i lati più veri e meno stereotipati della Campania. I cortometraggi vengono prima programmati in televisione (talvolta su La7, altre su Sky) e poi diffusi via web. Dal 2008 a oggi vengono girati sei cortometraggi, affidati alla regia di grandi artisti come Terry Gilliam ed Erri De Luca, fino all’ultimo “Caserta Palace Dream”, diretto da James Mc Teigue e con, fra gli altri, Richard Dreyfuss e Kasia Smutniak. I cortometraggi vanno realizzati e poi promossi. Entrambe le fasi sono molto costose, ma il modello è ugualmente sostenibile. Come mai? «Al con- trario degli spazi pubblicitari che vanno acquistati, i cortometraggi si vendono» risponde Emidio Mansi. «In sostanza Garofalo propone ai canali televisivi un pacchetto in cui da una parte si vende un contenuto di qualità e dall’altra si comprano degli spazi pubblicitari a supporto dell’operazione. Le due voci si compensano parzialmente, anche se in linea di massima Garofalo paga un po’ più di quello che riceve. Ma le spese passano in secondo piano di fronte ai riscontri: fra trailer, passaggi del cortometraggio e contenuti speciali abbiamo un tempo di visibilità televisiva altrimenti impensabile, associato a un contenuto di qualità che ha un effetto molto positivo sulla gente». È una forma di promozione pubblicitaria che consiste nel posizionare un marchio o un prodotto all’interno di un film, una fiction, una trasmissione televisiva o una serie per il web (ma anche in canzoni, fumetti, videogame…). In Italia è stato introdotto, relativamente al cinema, con il Decreto Ministeriale n. 235 del 6 ottobre 2004, noto come Decreto Urbani. Dispone fra l’altro che la presenza di marchi e prodotti deve essere palese, veritiera e corretta, e che nei titoli di coda vengano segnalati i marchi e i prodotti presenti nel film. Nel 2010 è stato disciplinato, con il Decreto Romani, anche il product placement televisivo (non consentito nei programmi per bambini; le bevande alcoliche sono soggette ad alcune limitazioni). Oggi le produzioni televisive rappresentano oltre il 70% del mercato complessivo. Il product placement può essere visuale – in Inglese screen placement – (il marchio viene inquadrato), verbale – script placement – (il marchio viene citato) o integrato – plot placement – (il marchio entra a far parte della trama, e a volte anche del titolo, si pensi a Il diavolo veste Prada, diventando parte integrante della vicenda narrata). beverage & grocery 45 MARKETING/PRODUCT PLACEMENT Nelle produzioni televisive l’antesignano è stato Canella Circa 200 I film con una forma significativa di product placement dal 2004 a oggi (30 nel 2013). Quasi 70 Mio Il valore complessivo del mercato italiano. In aumento il numero di posizionamenti. In calo, causa crisi, le tariffe. Da 20mila a un milione i costi placement televisivo Da 15mila a 200mila euro i costi placement cinematografico Fonte: www.dysnews.eu Bellini Canella brinda in tv Quanto alle produzioni televisive, un posto fra gli antesignani spetta a Canella, l’azienda vinicola veneta che produce fra l’altro il Bellini. La sua presenza nel piccolo schermo inizia sette-otto anni fa con le telepromozioni. Oggi tutto il budget pubblicitario di Canella viene utilizzato per il product placement televisivo. «Nel 2010 la concessionaria di pubblicità della Rai ci ha proposto di passare al placement» ricorda Lorenzo Canella, amministratore delegato di Canella Spa. «Con lo stesso budget necessario per 6-7 telepromozioni l’anno, ci siamo garantiti degli inserimenti per lungo tempo in programmi di successo come ‘L’Eredità’, ‘Tale e quale show’, e in fiction come ‘Un matrimonio’ di Pupi Avati e ‘Una grande famiglia 2’. Il costo contatto è più basso e la vendibilità straordinariamente più alta. Con ‘L’Eredità’ è un po’ una scommessa: infatti 46 beverage & grocery paghiamo un forfeit mensile che ci dà diritto a un inserimento all’inizio della trasmissione, e a un brindisi finale, proprio nel picco di ascolto, nel caso che il concorrente vinca il famoso gioco della ghigliottina». Quali sono, chiediamo, i vantaggi del product placement rispetto a una campagna pubblicitaria tradizionale? «Investire in spot ha costi decine di volte superiori, e poi credo che gli spot funzionino se si è in grado di programmarli a ritmo incessante. Al contrario, il product placement funziona perché viene inserito all’interno dello spettacolo, e viene percepito come ‘naturale’. Addirittura mi sono reso conto che molta gente crede che il Bellini in tv venga consumato per una scelta spontanea degli artisti! «Il Bellini è un prodotto che si presta in modo particolare: il suo rosa buca lo schermo, distinguendosi dagli altri» La nostra esperienza di product placement televisivo si sta dimostrando molto soddisfacente, e mi stupisce che siano ancora poche le aziende che se ne servono. Va anche detto che il Bellini è un prodotto che si presta in modo particolare: il suo rosa buca lo schermo, distinguendosi da qualsiasi altra bottiglia. Inoltre si può inserire in modo naturale in tutte le situazioni festose». Ma non esiste il rischio che un product placement troppo aggressivo sortisca un effetto negativo sul prodotto promosso? «Sì - risponde ancora Canella - e per questo bisogna cercare di non essere troppo invadenti, e magari non apparire per periodi troppo lunghi. Ma soprattutto è fondamentale che il prodotto sia coerente col contesto e col momento in cui viene mostrato. Non devono esserci forzature». Ultimamente Canella si è cimentato anche col placement cinematografico, ma con meno soddisfazioni: «Il product placement nel cinema costa molto di più in termini di costo contatto, anche se ci sono delle possibilità col tax credit, investendo anche nella produzione, di avere degli sgravi fiscali e di partecipare agli utili. E poi è rischioso, perché il successo di un film non è facilmente preventivabile». Una Molecola contro due multinazionali Potrebbe essere il titolo di un film, ma è anche il modo di sintetizzare la sfida che la torinese Trinca Srl, ha lanciato a Coca e Pepsi con il marchio Molecola. La nuova cola è stata introdotta nel canale Horeca dal 2013 e da alcuni mesi è presente anche in Gdo (per ora presso Coop). Spiega Francesco Bianco, uno dei due titolari: «Il nostro brand punta sul territorio (il nome e il logo si rifanno alla Mole Antonelliana, simbolo di Torino, nda), sull’italianità, su un look particolare e sull’esserci uniti a un progetto dalla valenza sociale come SOS Villaggi dei Bambini». L’esperienza col product placement si concretizza quasi per caso. Molecola debutta sullo schermo in partnership con il film “Fuga di cervelli” La partnership è con il film “Fuga di cervelli” di Paolo Ruffini, remake nostrano di una commedia spagnola di successo. «Il product placement è un’occasione che abbiamo deciso di cogliere anche se i tempi non erano del tutto maturi (all’uscita del film, la Molecola era appena sbarcata nell’Horeca). Abbiamo puntato su un film per giovani, perché pensiamo che i giovani cambino più facilmente abitudini. Investire su un film è come giocare alla roulette: i placement nei film ‘sicuri’ hanno costi proibitivi; noi abbiamo puntato su ‘Fuga di cervelli’ ed è stata una scelta giusta, perché ha avuto successo».Decisamente positivo il bilancio: «C’era una certa affinità fra il film e il brand. Nella pellicola la Molecola viene chiesta al barista, esposta sui tavolini, ma entra nella storia anche in modo più giocoso, come quando un attore indossa un cappello su cui sono poggiate due lattine collegate alla bocca da cannucce. Anche la produzione deve aver preso in simpatia il nostro marchio, tanto che alla fine la visibilità della Molecola è risultata maggiore di quanto previsto da contratto. È stata un’esperienza stimolante: abbiamo avuto la sensazione di partecipare a qualcosa di concreto, che alla fine senti un po’ tuo, cosa che non accade con altre forme di promozione. Credo che il product placement sia destinato a crescere ulteriormente, anche perché si è tutti un po’ stanchi B di pubblicità tradizionale». beverage & grocery 47 MARKETING/COMUNICAZIONE Shopping, paradigma vincente RINNOVATA ATTENZIONE ALLE POLARITÀ COMMERCIALI PER CONSUMATORI OMNICHANNEL di Fabrizio Gomarasca C on l’omnichannel imperante nei comportamenti d’acquisto e nelle offerte commerciali, bisogna mettere al centro dell’attenzione le polarità, le aggregazioni attraverso le quali le attività commerciali rafforzano vicendevolmente la loro attrattività. Questo tema è stato al centro del convegno dal titolo esemplare: dove va lo shopping organizzato da Canali & C – agenzia di comunicazione e marketing operante nel segmento retail real estate – con Trade Lab, società di analisi e consulenza e con Gs1|Indocod-Ecr. Il territorio delle polarità Le aggregazioni, siano esse spontanee, come le vie e i centri città, pianificate, come i centri e i parchi commerciali, o Internet che si sovrappone a tutte, sono il primo livello di scelta del consumatore. «Ma l’idea che abbiamo dei comportamenti d’acquisto è ancora legata al paradigma del procurement afferma Luca Pellegrini, presidente di Trade Lab – cioè del mass market. Ma è un paradigma ormai vecchio, 48 BEVERAGE & GROCERY come mostrano i consumatori: il nuovo paradigma è lo shopping». Per chiarire: il procurement è pura logistica, il riempimento degli scaffali e la disponibilità dei prodotti (e Amazon è un grande operatore logistico anche ora che ha attivato il canale Fresh, per i prodotti alimentari freschi e confezionati). Lo shopping invece non è solo acquisto, è anche entertainment, cultura, ha una ragione in sé e ha una dimensione sociale perché si fa con altri e non necessariamente si conclude con un atto d’acquisto. Appare evidente che se questo è il territorio entro cui agiscono le polarità, vi è una sovrapposizione competitiva maggiore. «Aumenta la concorrenza per tutti – spiega Pellegrini - e vinceranno le polarità che sapranno interpretare meglio lo shopping, soprattutto in un contesto Lo shopping è anche entertainment, cultura, ha una dimensione sociale e non sempre si conclude con l’atto d’acquisto di ‘non crescita’ economica e demografica. Le nuove polarità pianificate, in un contesto di shopping, ritroveranno come concorrente quelle urbane, che cercano strumenti per essere più competitive. Senza contare che Internet è un’altra polarità che, con l’arrivo del mobile, si sovrappone a quelle fisiche, ed è sempre disponibile nel momento della visita. Il mobile aumenta l’interazione fra canali fisici e virtuali sia nel confronto dell’offerta e dei prezzi sia nelle modalità di transazione e consegna». Le conseguenze? Serviranno meno negozi, quindi meno polarità. «Non è la fine dei punti vendita - sostiene Pellegrini - ma il retail deve adeguarsi ai nuovi comportamenti d’acquisto sviluppando modelli di business coerenti e integrati. LA SCELTA DELLA POLARITÀ: FATTORI LOGISTICI E COMPONENTI DELL’OFFERTA COMMERCIALE cessorie che riguardano il leisure, le animazioni ed eventi e la possibilità di passare del tempo, tutti elementi rilevanti per i più giovani, le famiglie con figli e con reddito più alto». Se ne ricava che per i centri commerciali le opportunità risiedono in una minore omologazione e in una maggiore attenzione alle componenti accessorie per i giovani, per i centri urbani in comodità di accesso, convenienza, orari di apertura e ancora focalizzazione sulle componenti accessorie per i più giovani e per Internet nel recupero della dimensione emozionale e nella maggiore fruibilità per i meno giovani. La raccolta delle informazioni Fonte: TradeLab E il cambiamento deve coinvolgere tutta la filiera. Anche l’industria di marca, la più forte, dovrà decidere quale ruolo assumere, come organizzare la propria presenza nelle polarità rilevanti. Le polarità fisiche, dal canto loro, hanno la necessità di un posizionamento definito nel proprio territorio per attrarre insegne coerenti con il proprio posizionamento ed essere un’alternativa di shopping». Componenti accessorie Da queste premesse è stato condotto da Trade Lab il primo Osservatorio sulle Polarità commerciali su un campione di 3.000 responsabili di acquisto in tre aree (Milano, Roma Catania) con piena accessibilità alle polarità considerate (centri commerciali, centri urbani, parchi commerciali e factory outlet, più il commercio diffuso) che ha confermato le complesse dinamiche competitive che sottendono all’offerta commerciale e al comportamento dei consumatori. Da un punto di vista socio-demografico si evidenzia come centri comme- ricali e centri urbani siano punto di riferimento privilegiati per il 94% e per l’86% degli intervistati, che hanno un profilo essenzialmente simile: sono maggiormente utilizzati da chi ha meno di 65 anni rispetto agli over 65, con una omogenea ripartizione per classi di reddito, mentre gli outlet e i parchi commerciali sono più utilizzti al crescere del reddito. Le differenze le fa il contesto geografico: se a Milano e Catania sono più frequentati i centri commerciali, a Roma lo è il centro urbano, anche se all’interno di una stessa piazza, come Milano, la frequentazione dei centri commerciali cresce man mano che ci si allontana dal centro.La scelta della polarità, poi, dipende dai fattori logistici e dalle componenti dell’offerta commerciale. Così, come prevedibile, comodità di accesso, convenienza dei prezzi e qualità delle marche e delle insegne sono al primo posto tra i fattori di scelta. «Nell’insieme il sistema di offerta commerciale – annota Massimo Viganò di Trade Lab - non presenta punti di debolezza. Qualche problema in più si ha con le componenti ac- Quanto alle modalità informative, il giro per i negozi è la principale fonte (75%), anche se le differenze emergono per le diverse tipologie di prodotto: se la visita ai negozi è la norma per abbigliamenti e cura persona (mediamente il 90%), nel caso degli alimentari ha un ruolo significativo anche il volantino (20,4%), nell’elettronica di consumo e nella telefonia aumenta il peso di Internet (28% e 22% rispettivaente), mentre nei beni per la casa c’è spazio per una varietà di fonti d’informazione. Relativamente agli acquisti, i consumatori continuano a preferire i negozi fisici, con differenze sia a livello geografico sia per tipologie di prodotto. La conclusione è che le polarità commerciali non segmentano: i tre quarti degli intervistati sono multipolari utilizzando almeno due delle tre polarità più diffuse (centri commerciali, centri urbani e commercio diffuso). «Concentrare l’attenzione sul proprio formato o sul proprio business – conclude Viganò – non consente di cogliere appieno le complesse dinamiche competitive e, anche letto attraverso il sistema delle polarità commerciali, siamo di fronte a un consumatore diverso anno dopo anno». B BEVERAGE & GROCERY 49 CREJBJ Il Padiglione Italia ad Expo Milano 2015 SI SVILUPPERÀ SUL CARDO E ALL'INTERNO DI PALAZZO ITALIA LO SPAZIO IN CUI IL NOSTRO PAESE E LA SUA CULTURA DIVERRANNO PROTAGONISTI DELL'ESPOSIZIONE UNIVERSALE di Carmela Ignaccolo C ardo e Decumano: l’incrociarsi di questi due assi paralleli, di chiara matrice romana, sarà propiziatorio per il debutto di Expo Milano 2015. E se sul Decumano si affacceranno i Paesi Partecipanti, sarà sul Cardo che troveranno spazio le attività espositive ed istituzionali rappresentative della varietà e della ricchezza del nostro Paese che si snoderanno su un percorso lungo 325 metri e largo 35 metri.Toccherà a queste, insieme a Palazzo Italia dare corpo al Padiglione Italia, teatro della partecipazione italiana all’interno dell’Esposizione Universale. Palazzo Italia, ideato da Nemesi&Partners, è stato realizzato con le sembianze di una “foresta urbana” Palazzo Italia Collocato a nord-ovest del Cardo è stato concepito come luogo istituzionale e di rappresentanza dello Stato e del Governo Italiano. Dal punto di vista estetico il progetto, ideato da Nemesi&Partners, è stato realizzato con le sembianze di una “foresta urbana”, in cui l’elemento albero (in cui si adombra il duplice significato di albero della vita e della scienza) si svela come la cifra centrale e qualificante. E sarà proprio una suggestiva alternanza volumetrica, pensata per avvolgere e condurre nel suo viaggio esplorativo il visitatore, a donare densità, fisicità e simbolismo ancestrale a questa foresta di matrice antropica. Palazzo Italia, che ospiterà aree espositive, spazi per eventi, uffici e zone istituzionali, è organizzato secondo quattro blocchi, che verranno scoperti attraverso un percorso esperienziale. I visitatori saranno infatti guidati all’interno del palazzo-albero, che appoggia le proprie radici a terra e libera i rami e la chioma verso l’alto, più massivo nel basamento e più leggero mano a mano si sale. Saliranno così dal primo al quarto livello per arrivare alla terrazza panoramica, e da qui ridiscendere attraverso un nuovo e diverso itinerario fino alla piazza centrale. PALAZZO ITALIA: • Dimensioni: L 57,5 m x L 57,5 m x H 25 m • Superficie Lorda Pavimentata complessiva (include spazi di distribuzione, scale, etc): 13.275mq • Spazi espositivi: 2.500 mq • Spazi per eventi: 1.920 mq • Spazi di rappresentanza: 2.350 mq • Spazi per la ristorazione: 1.050 mq 50 BEVERAGE & GROCERY CARDO: • Superficie Lorda Pavimentata complessiva (include spazi di distribuzione, scale, etc.): 10.700mq • Spazi espositivi: 4.350 mq • Spazi eventi: 820 mq PADIGLIONE ITALIA E IL SUO CAFFÈ «Siamo orgogliosi di far parte del sistema Italia, un sistema che può e deve funzionare, dando il meglio di sé.» È così che Marco Lavazza commenta l’ultimo traguardo raggiunto dal “suo” caffè, divenuto il caffè ufficiale di Padiglione Italia. «All’interno di Expo – continua il vicepresidente del Gruppo- vogliamo portare il nostro expertise e lavorare insieme agli altri per far funzionare al meglio il meccanismo. Vogliamo far conoscere le eccellenze italiane, puntando sui giovani». Il progetto La storia di Lavazza comincia 120 anni fa e da allora il brand si è diffuso nelle famiglie italiane «con l’ausilio di grandi artisti che ci hanno aiutato a diffondere nel paese il nostro profumo di caffè» – racconta Francesca Lavazza. E ascoltandola viene da pensare immediatamente a Caballero e Carmencita di Marco Testa, ma anche claim immortali come: «Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?». «Nel Padiglione Italia- prosegue il direttore corporate- vogliamo essere presenti in maniera inusuale e onirica. Per questo abbiamo scelto di lavorare con l’architetto Fabio Novembre». E in effetti il concept, destinato ad accogliere i visitatori dell’Esposizione Universale, sembra isolato dal piano reale, quasi immerso in una dimensione sospesa senza tempo né luogo. E questo anche in virtù delle sue forme avvolgenti che –a detta dello stesso ideatore- ricordano un po’ le enigmatiche volute dell’elica del DNA. Con Fabio Novembre, infatti, l’iconica tazzina Lavazza ha subito un’evoluzione atipica che l’ha portata a dipanarsi, dilatandosi nello spazio come una sorta di nastro su cui scorreranno pensieri e parole: una spirale informativa che permetterà ai visitatori di fruire lo spazio in modo sempre nuovo. «Per me la tazzina- spiega l’architetto – è da sempre un punto di compasso sociale»; nel Padiglione Italia il caffè sarà dunque un fulcro di socializzazione ed esperienzialità, capace di coinvolgere a 360° il visitatore, stimolandone tutti i sensi. Caffè, qualità, specialità Al centro dello spazio, il protagonista principale sarà Lavazza ¡Tierra! Intenso, nato nel 2002 dal primo progetto di Responsabilità Sociale di Impresa e ottenuto al 100% da coltivazione sostenibile. Ma visto che uno degli obiettivi principali del gruppo è quello di sostenere l’educazione alimentare ed esaltare le tradizioni e le identità italiane, verrà pure proposto un viaggio attraverso le eccellenze regionali del nostro Paese: ricette esclusive, per spiegare agli stranieri il gusto della tazzina italiana e per raccontare agli italiani la poliedricità dei nostri sapori. • Spazi di rappresentanza: 920 mq • Spazi per la ristorazione: 1.100 mq Piazza Italia Concepita come punto d’incontro di Cardo e Decumano e virtuale centro dell’intero Sito, è anche il luogo simbolico dell’incontro tra il nostro Paese e le altre Nazioni. Si presenta come un ampio spazio quadrato (74m x 74m) da cui il mondo, nella sua accezione il più ampia possibile, potrà transitare, incontrarsi, dialogare organizzare ed assistere ad eventi pensati ad hoc per Expo 2015. . I manufatti del Cardo I manufatti del Cardo sono concepiti come edifici temporanei realizzati con tecnologie prefabbricate. Il modello da cui si è tratta ispirazione è quello del tipico borgo italiano, costituito da ambienti piccoli e dall’alternanza tra volumi edilizi in aggetto e arretrati, con piccole piazze e terrazze. In corrispondenza della testata nord-est del Cardo si trova l’area dedicata alla partecipazione dell’Unione Europea. B BEVERAGE & GROCERY 51 DIGITAL WORLD Diego Martone IL DATAGATE, CON LE RIVELAZIONI SUI PROGRAMMI DI ASCOLTO AMERICANI EREDI DI ECHELON, HA MINATO UNA DELLE BASI DEL SISTEMA DELLA NUVOLA: LA SICUREZZA DEI DATI Se il cloud preoccupa un po’... C Diego Martone ricercatore, partner di Demia, società di consulenza strategica e innovazione per le imprese (demia.it). 52 BEVERAGE & GROCERY ome alcuni osservatori hanno evidenziato il mondo digitale dopo il Datagate non è più lo stesso. Non tanto nel suo funzionamento, quanto nella percezione da parte di chi ha creduto in questi anni all’evoluzione “naturale” di Internet verso un modello in cui l’accesso alle informazioni prescindesse dalla precisa localizzazione ed archiviazione “fisica” dei byte. Andiamo con ordine: la Nuvola, ovvero la possibilità di utilizzare servizi software ed hardware distribuiti in Rete tramite un accesso garantito da un provider cui affidare gran parte delle proprie necessità di archiviazione dei dati, ha avuto una grande enfasi nelle scelte di grandi organizzazioni commerciali e della pubblica amministrazione. Tutti i principali operatori del settore, Google, Apple, Amazon e Microsoft solo per citare i più noti, e quelli nati specificamente con questa missione, quali ad esempio Dropbox, hanno sviluppato dei servizi che permettono di lavorare tramite la Nuvola, ottimizzando e riducendo i costi hardware e software in modo consistente. Oltre alla conservazione e all’accesso di archivi e risorse di calcolo sempre più potenti vi sono molte applicazioni, in particolare quelle che rientrano nella famiglia dei CRM, che vengono offerte in modalità SaaS, acronimo di Software as a Service, ovvero con la possibilità di operare tramite accesso a piattaforme che risiedono in qualche luogo della Rete, da cui accedere tramite un client sul proprio device: anche in questo caso la lista è lunga e basti citare alcuni big player quali Salesforce, Sap e IBM. Il Datagate con le rivelazioni sui programmi di ascolto americani eredi di Echelon, quali Prism e Muscular e il Cghq della Gran Bretagna hanno minato una delle basi del sistema della Nuvola: la sicurezza dei dati. Sebbene infatti le clausole di sicurezza dei provider di queste soluzioni siano apparentemente blindate, l’ex agente della CIA ha svelato al mondo intero come le aziende venissero intercettate dalle intelligence, e in alcuni casi addirittura costrette a dare accesso per motivi di sicurezza nazionale, rendendo visibili dati e flussi di informazioni che avrebbero dovuto rimanere assolutamente inaccessibili. Secondo un’indagine di mercato svolta da NTT Communications su scala mondiale il 90% delle aziende che usavano il Cloud prima del Datagate starebbe rivedendo le proprie politiche di utilizzo, il 31% avrebbe iniziato a spostare i propri dati in luoghi più sicuri e il 62% delle aziende ed organizzazioni che non avevano ancora iniziato ad usare questo tipo di servizi ha dichiarato di aver fermato i processi decisionali che avrebbero portato all’adozione della Nuvola. La preoccupazione è chiara di fronte alla disarmante realtà che è emersa dallo scandalo planetario: se le norme di sicurezza e inviolabilità degli archivi sottostanno ad eccezioni di sicurezza nazionale, i dati non sono al sicuro. Sebbene alcuni provider abbiano immediatamente adottato delle contromisure, come quelle di spostare i server dagli Stati Uniti verso il Vecchio Continente o introdurre sofisticati sistemi di crittografia delle informazioni, la situazione appare simile a quella dell’aver cucinato una frittata: non è possibile tornare indietro e ricomporre le uova. Quindi le aziende che offrono le soluzioni cloud-based devono trovare a breve soluzioni alternative e convincenti per poter far dimenticare il Datagate e le minacce alla sicurezza delle informazioni conservate nella Nuvola, fosse anche trovando un accordo con le intelligence di tutti i paesi coinvolti. Altrimenti le bianche nuvole del Cloud Computing assomiglieranno sempre di più alle nuvole nere di un minaccioso temporale. B GROW YOUR OWN BUSINESS May 3 - 6 maggio 2015 www.tuttofood.it LOGISTICA Green Logistics: evento Intermodability È oggettivamente una soddisfazione personale poter oggi scrivere in merito all’evento GS1 Italy Indicod-Ecr del 15 aprile scorso, evento dedicato all’intermodalità delle merci dal sottotitolo intrigante, ovvero “Il largo consumo prende il treno”. Una soddisfazione, dicevo, per chi, come il sottoscritto, credendo da anni nei temi green legati alla logistica fisica (campi in cui ha investito tempo e risorse a livello professionale) vede ora realizzarsi un reale passo avanti nella strada verso una logistica italiana a minor impatto ambientale. L’evento ha rappresentato una 54 BEVERAGE & GROCERY LE POTENZIALITÀ DEL TRASPORTO FERROVIARIO A SERVIZIO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE: IL FOCUS DI GS1 ITALY INDICOD ECR di Andrea Fossa tappa importante nel percorso che le Aziende del largo consumo stanno intraprendendo in quanto segna una svolta nell’intensità con cui le medesime intendono perseguire l’obiettivo di riduzione delle emissioni. Il trasporto ferroviario Su sollecitazione di alcune Aziende leader, 3 anni fa è stato promosso da GS1 Italy Indicod-Ecr un Gruppo di Lavoro dedicato al trasporto merci multimodale, con focus particolare sul trasporto ferroviario. Questo in quanto in Italia la modalità fluviale è di fatto limitata alla sola zona di navigabilità del Po mentre sulla modalità marittima (c.d. autostrade del mare) vi è già diffusione in quanto esistono progetti e rotte attive ovvero consuetudini radicate anche grazie ad incentivi specifici. Invece la modalità ferroviaria, per quanto storicamente molto sfruttata (penso alle cantine vinicole 30% shift modale da “gomma” ad “acqua+rotaia” nel 2030, del 50% nel 2050 2050 riduzione delle emissioni del settore trasporto del 60% rispetto al 1990 A questo quadro occorre aggiungere un indirizzo di politica dei trasporti in ambito UE molto chiaro e coerente da vari anni a questa parte: - investimenti su un numero selezionato di tratte/infrastrutture (c.d. TEN-T) con grande preponderanza di tutto ciò che … non è stradale; - emanazione di un Direttiva (c.d. Eurovignette) che instaura un principio molto chiaro: “chi inquina paga” e che per inquinamento nel trasporto include anche le esternalità (cioè traffico, rumore ed usura strade) e non solo le emissioni! Il che fa il paio con obiettivi europei di riduzione delle emissioni molto stringenti e aggressivi: dal famoso 20-20-20 stabilito con la Direttiva 2009/28/CE, si è passati agli indirizzi al 2050 (riduzione emissioni del settore trasporto del 60% rispetto al 1990, shift modale da “gomma” ad “acqua+rotaia” del 30% al 2030 e del 50% al 2050). “storiche” posizionate di fronte alle stazioni ferroviarie per un carico diretto del prodotto nei carri contenenti ghiaccio, stiamo parlando di fine ottocento-primo novecento …) ha visto un pesante ridimensionamento negli ultimi decenni. Infatti i volumi di merce trasportata, espressi in tonnellate chilometro, sono costantemente diminuiti sulle tratte nazionali mentre hanno resistito/sono aumentati sui valichi alpini, anche grazie alle politiche di incentivo/disincentivo attuate dai paesi frontalieri, Svizzera e Austria in primis. D’altronde, come le Aziende del largo consumo sanno bene, l’ecosostenibilità è alta nell’agenda dei consumatori da molti anni e, sebbene la crisi non abbia certo aiutato chi si è mosso in anticipo e abbia proposto investimenti “green”, il tema è ormai diventato strategico per chi è leader di mercato. Non voglio dilungarmi ad elencare quante aziende produttrici e distributrici di beni di largo consumo abbiano non solo formalizzato Report di sostenibilità, ma anche definito target interni a volte molto ambiziosi cui hanno legato anche parte degli MBO dei manager coinvolti. Ed aggiungo che il ricorso a flussi merci “meno inquinanti” è purtroppo raro nella distribuzione fisica nazionale del largo consumo: difficilmente si supera un 1-2% sul totale flussi, il rimanente essendo appannaggio esclusivo della modalità stradale. L’analisi dei potenziali Quindi molto spazio e molta voglia di cambiare: per essere pragmatici però si è deciso il coinvolgimento, nel Gruppo di Lavoro, della filiera del ferroviario, partendo dai così detti MTO (Multimodal Transport Operator) ai Vettori Ferroviari ovvero agli attori complementari quali Operatori Logistici e Interporti.E l’iniziale prospettiva di documentazione e diffusione delle opportunità di switch modale si è confrontata con una conoscenza ed esperienza del tema ferroviario già presente ma non soddisfatta dall’attuale sistema d’interrelazione domanda-offerta. Il che ha richiesto di provare a immaginare un modello a tendere innovativo e più aderente al concetto di servizio che oggi il committente ottiene dai fornitori di servizi su gomma (questo modello è stato tradotto in un documento di Vision scaricabile dal sito www. indicod-ecr.it). Anche l’analisi del potenziale dei flussi “intermodabili” ha permesso di confermare come vi siano quasi mezzo milione di possibili viaggi all’anno che potrebbero essere spostati su ferrovia con un impatto ambientale davvero importante (solo per la CO2 la stima è di 70.000 tonnellate su base annua). BEVERAGE & GROCERY 55 LOGISTICA La fase pilota e la guida pratica Per provare a capire a fondo le discriminanti e le opportunità si è quindi deciso di procedere ad una fase pilota che ha permesso di monitorare ed evidenziare i flussi intermodali con dati reali precisi e completi in termini di: - tempi di ciclo dell’ordine; - emissioni; - eccezioni operative. Questa fase di progetto è stata poi riassunta in una guida pratica dal titolo emblematico, ovvero “Come si sale sul treno”: guida che cerca di fornire un metodo di lavoro evidenziando criticità e possibili soluzioni per chi voglia effettuare il c.d. switch modale, senza per questo nascondere le difficoltà e i problemi incontrati. Guida che fa il paio con altri due documenti a supporto: - La Mappatura dei player operanti nel settore ferroviario, dagli MTO agli Operatori Logistici che offrono servizi multimodali, dagli Interporti ai Vettori Ferroviari, descrivendo non solo le aziende con i loro asset e le tratte servite ma fornendo anche contatti diretti “operativi”; - Il Documento Tecnico che esplora la complessità del trasporto merci ferroviario a beneficio di chi intenda approcciare per la prima volta tale mondo, descrivendo reti e valichi e loro caratteristiche (dalle sagome utili alla elettrificazione), modalità di trasporto, unità logistiche e carri utilizzati. Alla luce di quanto sopra si può ben immaginare come l’evento del 15 aprile scorso abbia segnato una tappa di rilievo sia per far conoscere quanto lavoro è stato fatto sia per stimolare e indirizzare i prossimi mesi di lavoro. Si, perché c’è ancora tanto lavoro Come ben espresso dai relatori, gli obiettivi green sono stringenti e il tempo è poco: al 2020 man- 56 BEVERAGE & GROCERY ANDREA FOSSA MBA “cum laude” alla SDA Bocconi di Milano dopo un’esperienza in “The Boston Consulting Group” è Partner Hermes, azienda di consulenza specializzata in Strategy and Supply Chain Management che coniuga competenza e innovazione anche tramite collaborazioni accademiche e finanziamento di start-up. cano solo 6 anni e la strada da fare è ancora molta: pensate alla riduzione del 20% delle emissioni in un mercato FMCG che è al 98-99% basato su trasporto e distribuzione su gomma Inoltre l’Europa promuove progetti di collaborazione transnazionali che “davvero” portino risultati concreti e realizzando condizioni definitive di switch modale. La fase pilota è stata poi riassunta in una guida pratica dal titolo emblematico: “Come si sale sul treno” Si può ben comprendere la strategia che Indicod-Ecr intende attuare: - da un lato continuare ad essere un divulgatore, un punto di riferimento per chi ricerca informazioni, contatti, esperienze; - dall’altro promuovere la formazione di massa critica della domanda tale da permettere all’offerta ferroviaria di trovare quei volumi ritenuti utili al miglioramento/modifica delle condizioni attuali di servizio. Nel primo caso si tratta di dare seguito alle azioni di formalizzazione e divulgazione dei contenuti di cui l’evento del 15 aprile è stato sicuramente un ottimo esempio: penso anche al semplice ma efficace “Market place” svoltosi nel pomeriggio dell’evento stesso, quando le Aziende dell’offerta ferroviaria hanno presentato la propria attività anche usufruendo di un desk aziendale, proprio per aiutare la reciproca conoscenza e i contatti one-to-one con la domanda. Nel secondo caso si tratta di un vero e proprio progetto di frontiera, basato sullo studio approfondito e sull’implementazione della c.d. “collaborazione orizzontale” tra imprese, secondo una formula che permetta di raggiungere sinergie ed economie pur nel rispetto delle regole anti-trust e nella trasparenza della suddivisione dei benefici. In pratica l’idea è di creare una architettura contrattuale che, facendo leva sul ruolo di un ente terzo (c.d. Trustee) permetta ai committenti di unire le forze e fornire volumi rilevanti nel tempo a chi è in grado di soddisfare le specifiche del mondo FMCG. Questo appoggiandosi anche a terzi quali: -un 4PL esperto del mondo intermodale che svolga un ruolo di facilitatore tra domanda e offerta, colmando il gap che ad oggi appare ancora esistere sia in termini di ottimizzazione dell’offerta sia di sviluppare nuova offerta “mirata al FMCG” aumentando in generale la capacità di collaborazione; - un software provider che aiuti a sviluppare standard e sistemi di monitoraggio della performance. Questo sviluppo sarà il focus dei prossimi mesi e, nelle intenzioni progettuali, dovrà “far mettere il turbo” al trend di sviluppo dell’intermodale nel largo consumo, che altrimenti crescerebbe sì, ma non in modo adeguato ai target di cui sopra. Per quanto questo possa sembrare ambizioso, sono personalmente convinto che un progetto così articolato possa rappresentare un salto di qualità per l’intermodale nazionale, recuperando volumi ed economie di scala da un settore rilevante che potrebbe poi tirare la volata ad ulteriori volumi e settori. E magari sensibilizzare anche le autorità sul ruolo strategico del comparto nei prossimi decenni … B AZIENDE Valdo Spumanti e Number 1, un’alleanza tra leader UNA PARTNERSHIP IMPORTANTE CHE CONSENTE AI DUE PROTAGONISTI DI OTTIMIZZARE I PROPRI PLUS E DI SVILUPPARE PROGETTI INNOVATIVI V aldo Spumanti è una realtà primaria nel settore vitivinicolo italiano con produzioni di eccellenza; per questo deve poter contare su un progetto logistico all’altezza sotto il profilo della sicurezza, della puntualità nelle consegne e della tutela del prodotto. Queste motivazioni spiegano la scelta di avvalersi dei servizi logistici di Number 1 Logistics Group, operatore leader in Italia, con una specializzazione nei settori del food and grocery e della grande distribuzione. Massimo Poloni, Managing Director di Valdo Spumanti ci racconta la storia di questa partnership. Quali sono i canali distributivi maggiormente performanti per la vostra azienda e quanto è importante per un’azienda come la vostra la scelta dell’operatore logistico? Il canale HoReCa per Valdo risulta nel 2013 ancora in crescita nonostante una propensione delle famiglie a consumare meno fuori casa. Il canale della GDO rappresenta 58 BEVERAGE & GROCERY per noi potenziale di grande interesse e crescita. Attraverso buone relazioni e prodotti capaci di garantire ottime rotazioni e margini in linea con le aspettative stiamo crescendo in maniera importante sforzandoci di fare ancora meglio nel canale SMK che al momento sembra performare meglio. In questo contesto, la scelta dell’operatore logistico è fondamentale per lo sviluppo della nostra azienda; per la buona riuscita di un progetto di outsourcing è indispensabile un alto grado di partnership tra committente e operatore logistico per far sì che i sistemi informativi e i processi del committente siano aggiornati e adeguati e che si possano effettuare misurazioni e controllo dei risultati. Quali sono stati i vostri criteri di ricerca riguardo l’operatore logistico e quali sono le ragioni che vi hanno spinto a scegliere Number1 come partner logistico e a proseguire in una collaborazione che dura da diversi anni? Soprattutto in un settore particolare Number 1 è oggi capace di raggiungere 100 mila punti di consegna come quello del vino, un buon operatore logistico deve saper rispettare e garantire la puntualità della consegna, oltre che essere capace di gestire una distribuzione capillare e multicanale, mantenendo una forte attenzione a garantire elevati standard di servizio. In un azienda come Valdo Spumanti in cui il canale della GDO rappresenta un grosso potenziale in termine di crescita poi è fondamentale la specializzazione per settore. Per questo, nella scelta dell’operatore logistico ci siamo affidati a un leader del settore come Number 1, in una partnership che dura da oltre 7 anni. Il punto di forza di Number 1 è infatti la sua specializzazione nel settore Grocery e la collaborazione con grandi aziende del settore food & beverage. Molte aziende di logistica scelgono di seguire tante categorie merceologiche diverse; questo inevitabilmente riduce le possibilità di offrire un servizio veramente pensato sulle esigenze del prodotto e della singola azienda, in una gestione del processo logistico che tende ad uniformare i processi in modo che soddisfino un po’ tutti i segmenti. La specializzazione di Number 1 nel settore permette di lavorare fianco a fianco costruendo insieme soluzioni e servizi che rispondono in maniera sempre più customizzata alle nostre esigenze. La seconda ragione per cui abbiamo scelto Number 1 è il forte know how nella gestione delle attività di magazzino dall’arrivo della merce, allo stoccaggio fino all’uscita e al trasporto grazie alle tecnologie e alle soluzioni innovative introdotte nella gestione del magazzino. Quali risposte ha trovato la vostra azienda in Number 1 affidando la distribuzione in Italia del vostro prodotto? Il prodotto “vino” ha delle peculiarità che devono essere tenute in considerazione anche nelle attività di trasporto. La delicatezza del prodotto è l’aspetto principale che condiziona la logistica sia per la fragilità del packaging in vetro, sia per la necessità di un’accurata conservazione e movimentazione dei vini di pregio. In questo contesto, le esigenze a cui ha risposto Number 1 sono state la velocizzazione e il miglioramento della qualità nella gestione delle consegne nonché il supporto nelle attività di customer service soprattutto nella gestione delle complessità durante particolari momenti dell’anno come le campagne natalizie e pasquali. Quali sono i servizi che Number1 mette a disposizione a Valdo Spumanti e da che cosa è rappresentato il loro valore aggiunto? presenti in tutte le regioni e la già ricordata specializzazione di Number 1 sul settore food and beverage che consente di avere una massa critica sui canali distributivi strategici per Valdo che nessun altro operatore logistico può garantire con copertura nazionale. VALDO SPUMANTI Situate proprio nel cuore della produzione del Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, le Cantine Valdo si sono tradizionalmente ispirate alla coltura di questo territorio dalle caratteristiche uniche. In oltre ottant’anni di passione per la vigna, di gestione della cantina e di amore per il vino, Valdo ha saputo radicare la cultura del Prosecco nel mondo, ricevendo, anno dopo anno, prestigiosi riconoscimenti. I servizi che Number 1 mette a disposizione di Valdo Spumanti sono la gestione delle attività di stoccaggio ed handling presso l’hub Number 1 di Paullo (Milano) con circa 1500 pallet a stock, la distribuzione a livello nazionale sul canale Gdo e Ho.Re.Ca e l’attività di co-packing per l’allestimento degli espositori e delle casse regalo. Il loro valore aggiunto è rappresentato da un network distributivo dedicato e capillare con strutture NUMBER 1 Number 1, società che il Gruppo FISI ha acquisito nell’estate 2012 da Barilla, è oggi capace di raggiungere oltre 100 mila punti di consegna appartenenti alla gdo e ai canali specializzati food & beverage, generando un fatturato superiore ai 400 milioni di Euro. Controlla un network diretto che comprende 7 hub con poli di stoccaggio a Milano (Paullo e Settala), Parma, Roma, Caserta, Catania e Cagliari e 24 piattaforme per 2.500 dipendenti complessivi tra diretti e indiretti impiegati in 55 strutture operative (inclusi magazzini di stabilimento) e 2.300 automezzi che costituiscono la flotta dei trasporti. Grandi numeri che permettono di gestire ogni anno più di 1,6 milioni di consegne. Quali sono gli obiettivi che già avete raggiunto grazie alle partnership con Number1? La partnership con Number 1 ha permesso a Valdo Spumanti di sviluppare i volumi sul canale GDO grazie alla profonda conoscenza dei clienti serviti su questo canale. Inoltre i progetti di innovazione che abbiamo sviluppato grazie a questa partnership ci hanno permesso di rispondere alle esigenze del canale Ho.Re.Ca di avere maggiore flessibilità e rapidità nei tempi di consegna rispetto al passato. In Number 1 infatti abbiamo trovato caratteristiche quali la capillarità dell’organizzazione distributiva e la le caratteristiche del servizio capaci di adattarsi alle esigenze di consegna dell’azienda e dei nostri clienti per orari e giorni di chiusura, caratteristiche essenziali per operare con efficacia in un canale particolare come l’Ho.Re.Ca. E quali sono invece i prossimi obiettivi e le performance che vi aspettate di raggiungere grazie alla partnership con Number 1? Quanto ai prossimi obiettivi, nell’ottica di un rafforzamento nel settore della GDO, ci aspettiamo di migliorare la collaborazione tra aziende produttrici e grande distribuzione organizzata, ma vogliamo anche continuare, insieme a Number 1, a sviluppare progetti per l’innovazione di processo volti a ridurre sempre di più i tempi di consegna, mantenendo sempre alti i livelli di rispetto e puntualità della consegna oltre che gli standard di servizio e di performance. B BEVERAGE & GROCERY 59 AZIENDE Banfi: la forza del brand IL RUOLO GIOCATO DALL’AZIENDA SUL MERCATO ITALIANO E SU QUELLI INTERNAZIONALI difficile sviluppare e rendere appetibili per il mercato nuovi brands e nuovi concepts. Difficile ma non impossibile. Nei mercati esteri il valore del brand è spesso più importante del territorio e della denominazione in sè. Ma anche qui ci sono differenze tra mercato e mercato, con i mercati maturi più simili all’Italia e quelli emergenti più in linea con le nuove strategie di marketing. La produzione del vino in Italia è frammentata, è un ostacolo alla crescita nell’export? Sicuramente sì. Una buona massa critica è spesso determinante per il successo, specie all’estero e, al contrario, la polverizzazione a volte patologica della produzione Italiana non aiuta, soprattutto nei mercati emergenti. “La ricerca dell’eccellenza” è un must imprescindibile per l’azienda N egli ultimi anni la qualità generale dei vini italiani è migliorata in maniera importante. E per Banfi, uno dei protagonisti di questo salto qualitativo, innalzare gli standard è un aspetto essenziale della sua quotidiana attività. Ne abbiamo parlato con Rodolfo Maralli, Direttore Commerciale & Marketing dell’azienda che ci ha confermato:«Il miglioramento qualitativo dei nostri vini è un fattore imprescindibile che ci piace sintetizzare nello slogan: “La Ricerca dell’Eccellenza”. Anche il packaging e il branding sono cambiati molto negli ultimi anni. Quale misure avete preso in questo contesto? Lo sviluppo del packaging si è sviluppato di pari passo con la qualità crescente dei vini. Oggi, più che in passato, un packaging vincente deve essere, oltre che distintivo e di gran- 60 BEVERAGE & GROCERY de appeal, anche immediatamente riconducibile ad un territorio e ad un marchio vincente. Deve essere, in sintesi, coerente con il messaggio produttivo e qualitativo che l’azienda intende trasmettere. È importante pensare al vino come un brand? Assolutamente si. Solo associando Vino e Brand è possibile affermarsi verso il cosiddetto consumatore globale. Quanto è facile costruire un brand del vino italiano, e come si fa? È tutt’altro che facile, soprattutto in questi ultimi anni di crisi e di contrazione del mercato. Il mercato domestico predilige brand legati al territorio, fortemente espressivi di una denominazione forte e di una storia aziendale coerente. Purtroppo negli ultimi anni, è diventato sempre più Rodolfo Maralli Per voi i mercati esteri sono da sempre strategici: c’è il rischio che “schiaccino” quello domestico? No: il mercato italiano negli anni, ha saputo mantenere un buon peso complessivo, tra il 30 ed il 35% del totale e quello estero sì è ampliato, ma senza “schiacciare” quello domestico che è e rimane una nostra assoluta priorità. Quali sono i mercati esteri che rendono di più per voi? Gli USA, Canada, Russia, Germania, Svizzera, Nord Europa, Sud Est Asiatico e Cina anche se, quest’ultima, solo in chiave prospettica. Che ruolo può giocare il turismo del vino sui produttori italiani? Un ruolo importante, soprattutto in quei territori a forte vocazione/attrattività turistica. Il turista, molto spesso, si lega ad un territorio, ai suoi prodotti, ai suoi vini e diventa, negli anni, uno straordinario e a volte inconsapevole ambasciatore nel mondo. B We harness actionable data to fuel our clients’ growth. Growth Delivered Non vogliamo essere solo fonte di informazioni ed insight per i nostri clienti. Vogliamo fare luce su come usarli per fare evolvere il business. Perché è così che il progresso prende forma. Contribuiamo al successo del vostro futuro: www.iriworldwide.it AZIENDE Eccellenza per un target plus UNICA, PURA, LEGGERA E CON CARATTERISTICHE QUALITATIVE SUPERIORI, ACQUA DOLOMIA RACCHIUDE IN SÉ DIVERSI PLUS CHE NE FANNO UN PRODOTTO DI ALTA GAMMA TESO ALLA DEFINITIVA CONQUISTA DEL MERCATO ITALIANO DI FASCIA MEDIO/ALTA di Andrea Matteucci I n un mercato strategico come quello delle acque minerali Acqua Dolomia possiede caratteristiche e plus qualitativi che la differenziano da gran parte dei suoi competitors. Presente fin dal 2008, è l’unica a sgorgare da una sorgente del Parco Naturale delle Dolomiti: «dalla purezza della fonte – racconta Gilberto Zaina amministratore delegato di Sorgente Valcimoliana S.r.l. proprietaria di Acqua Dolomia – derivano le sue caratteristiche fisico-chimiche ed organolettiche. È classificata come acqua oligominerale, con un basso tenore di minerali con residuo fisso di 108 mg/L; tra le acque leggere è una delle più basiche con un pH pari ad 8,1. Presenta una singolare concentrazione di minerali preziosi per mantenere l’equilibrio idrosalino, quali bicarbonato, magnesio e calcio. Si distingue inoltre – prosegue Zaina – per l’eccezionale ridotto contenuto di sodio in assoluto con i valori più bassi sul mercato». Un’acqua con peculiarità organolettiche superiori, Acqua Dolomia linea Classic 62 BEVERAGE & GROCERY Uno stabilimento all’avanguardia che adotta le più moderne tecnologie imbottigliata in uno stabilimento all’avanguardia: «le opere di captazione e di adduzione – aggiunge Zaina – e gli impianti che consentono l’imbottigliamento per caduta (elemento di massima importanza per la sicurezza igienica del processo), sono stati realizzati utilizzando le migliori tecnologie disponibili». L’azienda, certificata ISO 9001 per l’organizzazione aziendale e la qualità, BRS Food e IFS (International Food Standard) per la sicurezza alimentare, «ha differenziato la propria produzione – spiega ancora Zaina – in tre distinte linee per canale di vendita. Quella per il canale GdO e Vending assume la denominazione Classic ed è disponibile nelle declinazioni naturale, leggermente frizzante, frizzante. Inoltre da quest’anno per soddisfare un’esigenza di pratica portabilità abbiamo Gilberto Zaina, Ad di Sorgente Valcimoliana inserito nella GdO anche il nuovo formato da 0,33 lt. della diversa linea Elegant normalmente destinata solo al canale Ho.Re.Ca.». Dolomia nasce come una classica acqua regionale commercializzata nei più importanti gruppi della GdO dell’Area Nielsen 2; viene ora distribuita anche nell’Area Nielsen 3 e dal prossimo anno entrerà anche nell’Area Nielsen 1 a seguito delle richieste di alcuni dei più importanti gruppi della GdO che ivi operano. Un prodotto mirato e pensato per un target, come chiosa Zaina, «dal reddito medio-alto, sensibile agli aspetti qualitativi; le mamme per gli alimenti dei lattanti, gli sportivi per la singolare leggerezza e basicità e gli anziani per le riconosciute caratteristiche diuretiche e di reintegrazione idrosalina e in generale il consumatore più attento alla qualità del consumo». B AZIENDE Aquavitamin, un nuovo segmento di mercato UN PRODOTTO AD ELEVATO VALORE AGGIUNTO CAPACE DI INTERCETTARE IL DESIDERIO DI BENESSERE DEI CONSUMATORI È ancora possibile cogliere grandi opportunità nel mercato del beverage analcolico andando a soddisfare nuove aree di bisogno ancora non presidiate nel nostro paese? Un quesito senza dubbio impegnativo quello che abbiamo proposto a Vincenzo Tundo, direttore marketing di San Benedetto, che -proprio in virtù di questo ruolo è un vero esperto di questo segmento di mercato-. «Il successo di Aquavitamin, dimostra bene che questa è una via ancora percorribile con ottime prospettive. Con Aquavitamin, infatti, abbiamo creato un nuovo segmento di mercato grazie ad un prodotto ad alto valore aggiunto, orientato al benessere, ed in grado di apportare vitalità e benefici all’organismo. I risultati parlano da soli visto che abbiamo registrato una crescita esponenziale delle vendite e un grande apprezzamento dei consumatori sancito dall’Elezione a Prodotto dell’Anno 2013 nella categoria integratori. A quale target vi rivolgete? Parliamo principalmente al consumatore moderno, sempre attento alle novità e al proprio benessere, con uno stile di vita giovanile e dinamico. Aquavitamin, infatti, è l’innovativa linea di bevande funzionali in Acqua Minerale Naturale San Benedetto, con vitamine e altre sostanze nutritive: un alleato contro la vita frenetica di tutti i giorni. Ogni bottiglia da mezzo litro di Aquavitamin fornisce alto apporto di vitamina C ed il 25% della razione giornaliera raccomandata di vitamine e altre sostanze nutritive. Il prodotto è disponibile in quattro gusti freschi e dissetanti, con quattro diverse aree funzionali: BEAUTYou al gusto frutti rossi (con vitamine C, PP, E, B6, H e thè verde), un alleato per l’idratazione e la tonicità. GENyouS al gusto kiwi/mela/melograno (con vitamine C, PP, E, H, B5, B6, taurina e caffeina) per ritrovare vitalità ed energia. IfeelGOOD al gusto limone (con vitamine C, PP, E, B5, B6, B9, H, B12, zinco e selenio) un aiuto per mantenere in forma le difese naturali. READYtoGO al gusto arancia (con vitamine C, PP, B6 e B12, L-carnitina e coenzima q10) una piacevole pausa rinfrescante per ritrovare lo sprint. Quali iniziative relative al prodotto avete in programma? Anche quest’anno replicheremo il tour Aquavitamin nelle principali località turistiche italiane che abbiamo già testato con successo nelle scorse due estati e che nel 2014 riproporremo con maggiore enfasi. Oltre al tour siamo stati presenti con attività di sampling negli expo delle principali maratone italiane come ad esempio la Milano Marathon e la Maratona di Roma. Attività di comunicazione molto importanti che ci permettono di avere un contatto diretto con il consumatore spiegandogli le caratteristiche del prodotto e offrendo l’opportunità di product tasting. A sostegno di Aquavitamin abbiamo recentemente lanciato un nuovo sito web (www.aquavitamin.it), dinamico e ricco di contenuti, che nasce dalla consapevolezza di voler raccontare e condividere le proprietà di Aquavitamin. Nelle varie sezioni si possono trovare le informazioni sulle caratteristiche del prodotto, i consigli per combattere lo stress quotidiano, gli eventi e le promozioni speciali per chi si registra. Due ampie sezioni sono dedicate alla scoperta delle vitamine, elementi essenziali per il benessere del nostro organismo e per la nostra energia mentale! L’area “Potere delle vitamine” è una guida completa dove approfondire le proprietà vitaminiche con informazioni sulle caratteristiche di ognuna, sul fabbisogno quotidiano, su dove trovarle in natura e tante altre curiosità. La sezione “Vitamin meter” mette alla prova l’utente sulla conoscenza delle preziosissime virtù delle vitamine attraverso sei semplici domande. Un modo simpatico per iniziarle a conoscere e ad assumerle ritrovando così vitalità e tonicità mantenendo in forma perfetta le tue difese! Alla comunicazione affidata al sito, si aggiunge quella on pack nei fardelli da mezzo litro di acqua minerale San Benedetto naturale e frizzante. B BEVERAGE & GROCERY 63 Fiera Milano Official Partner prodotti/news www.mixerplanet.com www.foodhospitality.it www.fieramilanomedia.it San Benedetto: arriva T-Surf, dedicato al vending Si amplia ulteriormente l’offerta di Acqua Minerale San Benedetto che ha appena lanciato un formato ad hoc per il canale del Vending. Parliamo di T-Surf, il Thè San Benedetto con un pizzico di brio in più e con un pack unico nel suo genere tutto ispirato, al mare, alle onde, ai colori e alla fresca emozione estiva. Il formato è da 20cl, con una utile maniglia che lo rende pratico e maneggevole, intelligente e divertente e dal gusto inconfondibile garantito San Benedetto. Nei gusti Pesca e Limone, con aggiunta di fruttosio, è ideale per avere sempre a portata di mano un rinfrescante e dissetante Thè da gustare in modo più insolito e divertente in ogni momento della giornata. Dalla grafica colorata e attraente, “T-Surf”rappresenta un modo innovativo di proporre una bevanda classica come il thè di alta qualità senza coloranti, nè conservanti e gluten free adatto a chi ama “cavalcare l’onda”. INFORMATIVA AI SENSI DEL CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI Informativa art. 13, d. lgs 196/2003 I dati degli abbonati sono trattati, manualmente ed elettronicamente, da Fiera Milano Media SpA – titolare del trattamento –Strada Statale del Sempione 33, n. 28 - 20017 Rho (Milano), - per l’invio della rivista richiesta in abbonamento, attività amministrative ed altre operazioni a ciò strumentali, e per ottemperare a norme di legge o regolamento. 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