innovazione e tradizione per una nuova medicina

anno XXV
numero 1
gennaio 2014
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
INNOVAZIONE
E TRADIZIONE PER
UNA NUOVA MEDICINA
Equità e solidarietà:
parole chiave della nostra professione
Sommario
La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi
e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia.
numero 1
gennaio 2014
anno XXV
numero 1
gennaio 2014
torino
medica
comunicazione
informazione
formazione
la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino
INNOVAZIONE
E TRADIZIONE PER
UNA NUOVA MEDICINA
14
19
Equità e solidarietà:
parole chiave della nostra professione
“Siamo di fronte ad una
medicina travolgente
nei suoi aspetti medicoscientifici- ha affermato
Bianco. Una medicina
travolgente soprattutto
per la capacità di
sollecitare innovazioni,
di carattere diagnostico,
terapeutico e nei sistemi
sanitari.
Questa professione
interpreta i cambiamenti
in atto con dedizione,
ma anche certamente
con qualche disagio
nel saper cogliere
queste trasformazioni e
poterle declinare come
potenzialità e non come
limiti.
Direzione, Redazione,
Corso Francia 8 - 10143
Torino Tel. 011 58151.11
r.a. Fax 011 505323
torino.medica@omceo.to.it
www.omceo.to.it
Presidente
Amedeo Bianco
Vice Presidente
Guido GIUSTETTO
Segretario
Ivana GARIONE
4
8
12
22
25
26
29
Tesoriere
Guido REGIS
Consiglieri
Domenico BERTERO
Tiziana BORSATTI
Emilio CHIODO
Riccardo DELLAVALLE
Ezio GHIGO
Anna Rita LEONCAVALLO
Elsa MARGARIA
Aldo MOZZONE
prima pagina
Editoriale
Lo sciamano
Mario Nejrotti
prima pagina
Tribuna
“Interpretate questa
professione come una
grandissima speranza”
Nicola Ferraro
Discutendo di
odontostomatologia
Lo strano caso
del favoreggiamento
dell’abusivismo
Patrizia Biancucci
38
42
45
46
50
Il dedalo
Federazioni incompiute
Emanuele Davide
Ruffino
Germana Zollesi
Lo stetoscopio
uemo: Aldo Lupo
è il nuovo presidente
Nicola Ferraro
Paziente o Persona!
Giuliano Bono
Cultura
Un Buon Natale
diverso alle Molinette
Com. Stampa
48
60
La ricerca
in Provincia
Quel mal di Mall
Franco A. Fava
Le nostre radici
La faro compie
trent’anni
Nicola Ferraro
Un uomo buono,
serio, capace
Giuliano Maggi
Dai congressi
Le differenze ignorate
Gabriella Tanturri
Una camminata al
giorno...
Com. Stampa
Rubriche
Bisturi Rosso
Servizi dell’Ordine
Comunicati
Corsi e congressi
in pillole
Congressi
La badante
Giuseppe Scarso
Cultura è salute
Inserto staccabile
AAVV
Renato TURRA
Roberto VENESIA
Rosella ZERBI
Patrizia BIANCUCCI (Od.)
Gianluigi D’AGOSTINO
(Od.)
Bartolomeo GRIFFA (Od.)
Commissione Odontoiatri
Gianluigi D’AGOSTINO
Presidente
Patrizia BIANCUCCI
Claudio BRUCCO
Bartolomeo GRIFFA
Paolo ROSATO
TORINO MEDICA
Revisori dei Conti
Riccardo FALCETTA
Presidente
Carlo FRANCO
Angelica SALVADORI
Vincenzo MACRI’ Supplente
Direttore responsabile:
Direttore:
Amedeo Bianco
Mario Nejrotti
Caporedattore:
Nicola Ferraro
Aut. del Tribunale di Torino
n. 793 del 12-01-1953
Pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 Fax 011 3290679 e-mail: info@sgi.to.it - www.sgi.to.it
Progetto e Realizzazione Grafica SGI Srl
Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA
Chiuso in redazione il 7 gennaio 2014
gennaio 2014
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prima pagina
Editoriale
a cura di
Mario Nejrotti
Come abbiamo cercato di documentare su
Torino Medica di dicembre, il fenomeno della
contraffazione dei farmaci è globale e tocca
anche il nostro Paese. Si “tarocca” di tutto
e a volte in quello che si spaccia manca del
tutto il principio attivo. L’AIFA da alcuni
anni dedica particolare attenzione al tema
della contraffazione farmaceutica, come
testimoniato dalle diverse iniziative promosse
nel tempo e oggi coordinate nell’ambito di una
Unità Operativa dedicata.
La percentuale di medicinali contraffatti sul
mercato globale si attesterebbe intorno al 7%,
con punte significative che raggiungerebbero
addirittura il 50% in alcuni paesi in Africa e
in Asia.
Le statistiche dell’Unione Europea registrano
un incremento del 384% di falsi medicinali
sequestrati nel 2006 rispetto a quanto
avvenuto nel 2005: ultimi dati certi sul
fenomeno. Queste notizie che derivano da
siti ufficiali (Aifa in primo luogo) danno per
scontata una domanda agghiacciante: ma
quanti saranno i morti ogni anno causati
da questo traffico criminale? Difficile dirlo;
ma sono tanti, troppi e in teoria potremmo
trovarci di fronte ad una strage silenziosa e
anche per questo inquietante.
L’augurio di un buon 2014 che il Direttore e
la redazione porgono ai lettori (in primo luogo
a tutti i medici iscritti all’OMCeO di Torino)
è di ricordare sempre il loro insostituibile
ruolo di sorveglianza, denuncia e opposizione
frontale ad ogni fatto, evento, situazione
internazionale capace di mettere in scacco
la tutela della salute. Per farlo si è scelta la
narrativa che spesso arricchisce la riflessione
grazie al coinvolgimento emotivo.
Quella che segue è la conclusione del racconto
pubblicato su Torino Medica di dicembre
2013: a tutti noi l’augurio di anno sereno,
ricco di profonde soddisfazioni personali e
professionali.
La redazione di TM
Approfondimenti con QR code
http://www.informasalus.it
http://www.agenziafarmaco.gov.it
http://www.iss.it
4
gennaio 2014
Lo sciam
(continua dallo scorso numero)
di Mario Nejrotti
mano
Capo IV
Il padre non voleva, ma tutti loro erano decisi a
tornare al villaggio con le nuove medicine: il capo
avrebbe capito, se avessero detto la verità. Ogni popolo ha i suoi delinquenti.
Quando arrivarono, il figlio del capo era morto da
tre giorni e altri quattro bambini con lui. L’epidemia
di carbonchio si stava diffondendo.
I disperati della Terra, però, spesso sanno essere molto pragmatici.
Pensava Alberto.
Il capo sapeva per certo che i morti non si possono
più aiutare e il tempo della vendetta si può rimandare, ma i malati si devono curare.
Se quello smilzo Dactari bianco era tornato, senza
che nessuno lo obbligasse e aveva chiesto di aiutarli,
mettendo rischio la vita sua e degli altri, non era lui
l’assassino di suo figlio e dei bambini morti in quei
giorni.
Solo dopo lo sciamano avrebbe dovuto parlare ancora con il giovane dottore, ma ogni cosa a suo tempo.
Leisan sembrava contento di rivederlo, non po-
teva scordare che gli aveva salvato la vita e sicuramente si sentiva rincuorato di avere qualcuno
che lo aiutasse a fronteggiare l’epidemia.
Pensava Alberto.
Quindici giorni dopo erano tutti distrutti dalla
stanchezza, ma finalmente non si era registrato
nessun nuovo caso. Gli antibiotici erano quasi
esauriti, ma avevano funzionato.
Le infermiere erano state bravissime, i suoi due
amici anche e ormai per tutti erano “Dactari ja
mungu”.
Avevano dovuto bruciare quasi tutte le pelli di
rivestimento delle capanne, ma l’epidemia sembrava circoscritta.
“Se non dormo subito finisce che mi sdraio qui
su qualche pelle, che sia infetta o no.”
Pensava Alberto.
Stava andando alla sua capanna, quando Leisan
si avvicinò e con il suo inglese, fatto in buona
parte di parole di Swahili, lo pregò di andare con
lui per bere la bevanda del ringraziamento.
“Se non c’è dentro anfetamina pura – pensava
Alberto – gli crollo lì, ma non posso dirgli di no. u
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5
prima pagina
Editoriale
“Un fumo
profumato
ristagnava
nell’aria.
Respirarlo
faceva sentire
la testa
leggera, ma
non faceva
tossire”.
6
È stato molto generoso con noi e non posso offenderlo.”
Salirono sul piano roccioso che sovrastava il villaggio. Un anfiteatro naturale: in mezzo una roccia piatta e cava al centro, in cui era stato acceso
un fuoco da una delle donne dello sciamano.
Un fumo profumato ristagnava nell’aria. Respirarlo faceva sentire la testa leggera, ma non faceva tossire.
“Mi sembra di essere nella cascina di Franco l’estate scorsa…”
Pensava Alberto, mentre gli veniva da sorridere.
Intorno all’altare, sedili di pietra.
Cinque donne cantilenavano una nenia che un
po’ alla volta entrava nel cervello, ma aveva sopportato ben altro, quando andava dai suoi amici
alla festa del canto popolare.
Pensava Alberto.
Leisan lo fece sedere e stette in piedi accanto a
lui, mentre un’altra donna gli porgeva una coppa
di legno dipinto.
Il medico annusò: “Latte e sangue: è la bomba energetica dei murani: se la bevono quando
sono lontani dal villaggio, al pascolo, e il sangue
lo prendono un poco per ogni animale per non
indebolirli.”
Non era entusiasta di tirare giù quell’intruglio.
“Pazienza, – pensava Alberto, mentre deglutiva –
almeno lo faccio contento.”
L’ultima cosa che sentì fu il cantilenare crescente
delle donne e un sapore che non avrebbe dovuto
esserci, come di spezie che non aveva mai assaggiato prima.
“Noce moscata?”
Pensava Alberto, mentre precipitava in un buio
fitto, in cui continuava a sentire il canto delle
donne che diventava sempre più ossessivo.
“Perché non smettono, almeno posso dormire?
Ma dormo già?”
Pensava Alberto.
Ma non era sonno, era una oscurità solida, lui
era appoggiato al bordo di qualcosa e sotto i suoi
piedi sentiva il vuoto, come se stesse seduto su
un profondissimo burrone.
Sentì nel buio la presa asciutta e forte della mano
di Leisan.
“Kwenda huko.”
“Perché dobbiamo andare via?”
Poi si sentì precipitare ad una velocità enorme,
ma nello stesso tempo gli sembrava di essere fermo. “Accidenti, è come se la mia mente seguisse
quella di Leisan e vedessi con i suoi occhi. La cosa
più strana è che non ho paura. Ma se qui sotto
c’è qualche cosa di solido, mi sfracello.”
Pensava Alberto e un po’ gli veniva da ridere,
chissà perché.
Vide il mare, il giorno e poi di nuovo la notte.
Una grande città vicino all’acqua: bellissima. Acciaio e cristallo. Grattacieli immensi, moltitudine
gennaio 2014
di persone e auto, rumore, agitazione, luci.
Poi silenzio, buio e calma.
Sentiva la stretta di Leisan e poi non furono più
soli.
Non li vedeva, ma li percepiva chiaramente: erano bambini e uno certamente era il figlio del
capo, erano intorno a loro e stavano cantando
a bocca chiusa una melodia triste e nello stesso
tempo minacciosa. Alberto sentì un brivido corrergli lungo la schiena.
Sdraiato davanti a loro un uomo dormiva in un
letto dalle linee modernissime. Nella stanza con
lui non c’era nessun altro.
Leisan si avvicinò lentamente.
Alberto vedeva il suo viso: era di pietra, mentre
il canto dei bambini diveniva sempre più veloce e
acuto, quasi un sibilo modulato.
Lo stregone toccò il torace all’uomo con il suo
bastone, mentre a fior di labbra ripeteva poche,
incomprensibili parole.
Quello si risvegliò di colpo e si mise seduto sul letto, con gli occhi sbarrati dal terrore. Fu un attimo,
girò lo sguardo intorno e incontrò anche quello di
Alberto, poi ricadde sul cuscino, addormentato.
“So perché siamo qui. Leisan ha bisogno di quello che conosco e della mia forza e io glieli darò,
perché è giusto così.”
Pensava Alberto.
Si svegliò ricordando di aver sognato uno di quegli strani sogni, anche belli a pensarci, che ti sembra di volare e lo spazio non è più così grande e
puoi spostarti a una velocità incredibile.
Gli restava l’impressione di aver fatto qualche
cosa di giusto, ma non riusciva a ricordare che
cosa.
Si lavò la faccia. Poi fischiettando, si diresse al dispensario.
Se non ci fossero stati nuovi casi per tutta la settimana, la loro attività sanitaria avrebbe potuto
in breve ritornare alla routine e avrebbero pure
incominciato la campagna di vaccinazione dei
bambini.
Passando davanti alla capanna dello sciamano, lo
vide accoccolato sulla soglia, appoggiato al suo
bastone del comando: alzò una mano in segno
di saluto.
Leisan gli rispose:
“I bambini ti salutano. Se ne sono andati più contenti.”
“Grazie.” Rispose, un po’ imbambolato perché
non aveva capito bene.
“Sono proprio un popolo gentile. In Ospedale da
noi più nessuno dei malati ti ringrazia, se va tutto
bene e guarisce. Ormai è tutto dovuto… Forse
me ne verrò in Africa per sempre.”
Pensava Alberto.
Capo V
“A Wall Street
il titolo della
Universal
Enterprise
venne ritirato
per eccesso di
ribasso”.
La luce filtrava dai vetri fotosensibili delle ampie
finestre, che guardavano la città da molto in alto.
Man mano che il sole saliva si scurivano e solo
un comando elettronico, regolato o manualmente o collegato ad una sveglia musicale, poteva
interrompere il processo automatico al livello desiderato.
Edward J. Thomson si agitava nel dormiveglia nel
letto dalle linee modernissime all’ultimo piano
del grattacielo della Universal Enterprise, multinazionale con interessi planetari in ogni campo
dall’industria, al commercio, all’estrazione delle
materie prime, alle telecomunicazioni.
Lui abitava lì, da solo, dieci piani sopra al suo
ufficio da Amministratore Delegato.
Non riusciva ad aprire gli occhi, aveva la sensazione di aver avuto un incubo terribile.
Non riusciva a scrollarsi di dosso la paura che
aveva generato quel sogno, che per altro non
ricordava bene.
Solo se si concentrava da sentire male dentro la
testa, vedeva occhi di bambini. Gli pareva che lo
guardassero con odio, ma forse non era odio, era
tristezza. Non sapeva neanche lui.
Doveva assolutamente risvegliarsi: quell’angoscia sul petto era fastidiosa.
Era incominciata da quando quell’uomo nero,
con tutte le collane sul petto tinto di rosso, lo
aveva toccato con il bastone. Poi era andata aumentando.
“Non c’è nessun uomo nero. Non sono più un
bambino, quando la tata voleva spaventarmi.”
Pensava E.J.Thomson con rabbia verso se stesso
e quelle paure infantili non degne di lui.
La sveglia si attivò, spandendo nell’atmosfera
ovattata della stanza le note del Concerto per
tromba di Haydn, che a lui piaceva tanto e che lo
faceva destare dolcemente, pieno di energia per
tutti gli impegni e gli affari di cui doveva occuparsi: gli azionisti da lui si aspettavano solo successi e crescita dei dividendi.
Non c’era nient’altro che avesse importanza: né
i campi di azione per gli affari, né i mezzi per
mantenere il profitto.
Era tutto come un gioco e lui era bravo a giocare.
Con uno sforzo, che gli sembrò enorme, si strappò al sonno e si ritrovò seduto sul letto.
Attese.
Era sveglio.
Era tutto finito, pensava E.J.Thomson, gli incubi
della notte se erano andati con il sole che oramai
filtrava discreto dalle vetrate atermiche, soffusamente azzurrate.
Si sentì tutto bagnato. Dio come era sudato!
Il mal di testa non se n’era andato: era lì dietro la
fronte, che scottava.
Doveva avere una febbre da cavallo.
L’oppressione sul petto, invece di scomparire si
era trasformata in bruciore, quando l’aria cercava di entrare. Tentò di fare alcuni respiri profondi:
al terzo ebbe una crisi di tosse spaventosa, che
lo piegò sul letto.
“Mi sono beccato l’influenza. Ormai arriva in tutte le stagioni. Ora telefono a Henry, che mi metterà a posto in quattro e quattr’otto. Con tutti i
soldi che gli do, se non riesce a mandarmi alla
riunione di oggi alle cinque, lo licenzio e troverà
difficile avere un qualunque altro lavoro in tutto
il Distretto.”
Pensava E.J.Thomson –
Henry stava appoggiato alla parete, fuori dalla
migliore stanza della clinica più attrezzata ed
esclusiva della città, dove aveva fatto ricoverare
da tre giorni il signor E.J.Thomson, in assoluta
riservatezza, su sue precise indicazioni, per non
creare allarmi in Borsa e subito dopo aver diagnosticato una polmonite bilaterale molto estesa, con dispnea ingravescente e insufficienza
respiratoria.
Era molto preoccupato e discuteva con un collega: il migliore infettivologo presente sulla piazza.
Il paziente stava peggiorando rapidamente,
ma la cosa assolutamente incomprensibile era
che il batterio isolato dai focolai era un comune Pneumococco, sensibile praticamente a tutti
gli antibiotici della corrente farmacopea. Ma se
venivano somministrati a lui, non solo sembrava che fossero inefficaci, ma a ogni tentativo, le
condizioni del tessuto polmonare sembravano
peggiorare.
Pensava Henry.
Ormai il paziente era attaccato al respiratore e
ciò che temeva di più era una grave setticemia
con uno shock.
“Basterà avere ancora un po’ di pazienza e troveranno ciò che mi serve. Sarò in piedi per la
riunione della fusione alla fine della prossima
settimana.”
Pensava E.J.Thomson.
Il giorno dopo la febbre aveva raggiunto livelli
preoccupanti, neanche il materasso refrigerato
riusciva a tenerla bassa.
Praticamente tutti i polmoni erano invasi dal
pneumococco più banale e sensibile agli antibiotici che si fosse visto da molto tempo in quel
modernissimo laboratorio.
“Dovrò avvertire il Consiglio di Amministrazione
dell’Universal, ormai il signor Thomson non può
aiutarlo più nessuno: morirà entro oggi.”
Pensava Henry, sinceramente dispiaciuto di non
essere riuscito a guarire quel cliente, che da solo
gli pagava la rata dello spaventoso mutuo per la
villa che aveva comprato da poco.
“E tu chi sei? Io ti ho già visto.”
Pensò di chiedere E.J.Thomson.
“Sono Leisan e sono venuto a dirti che devi morire oggi.”
“Questi incubi stanno diventando fastidiosi, ma
passerà e tutto andrà bene.”
Pensava E.J.Thomson.
Il monitor alle sue spalle divenne piatto e un sibilo acuto si diffuse nella stanza.
A Wall Street il titolo della Universal Enterprise
venne ritirato per eccesso di ribasso. ¢
gennaio 2014
7
prima pagina
“interpretate
come una grandi
Tribuna
a cura di
Nicola Ferraro
e Rosa Revellino
Questa l’esortazione del Presidente Amedeo Bianco agli oltre 300
nuovi medici iscritti all’OMCeO di Torino che hanno pronunciato il
Giuramento Professionale l’8 dicembre scorso nel Centro Congressi
“Santo Volto” in Via Nole, angolo Via Borgaro a Torino. È stata la
conclusione forte, profonda e molto partecipata della Cerimonia
Medaglie 2013 che ha commosso molti giovani dottori.
La cerimonia ha raccolto oltre 700 persone in uno spazio razionale, moderno, accogliente e molto
bello, progettato dall’architetto svizzero Mario Botta. In un’assolata ma fredda mattina di dicembre
sono stati premiati gli iscritti all’Ordine con 70, 60 e 50 anni di laurea che hanno dato il benvenuto
nella professione di medico ai nuovi iscritti.
LAUREATI NEL 1943
(70 ANNI DI LAUREA) LAUREATI NEL 1962
(50 ANNI DI LAUREA)
Prof. BRICCARELLO Lincoln
Dr.ssa GALANTE Anna Maria
LAUREATI NEL 1953
(60 ANNI DI LAUREA)
Prof. ANGELI Alberto
Dr. APPENDINO Guido
Dr. ARTURI Ferdinando
Dr. AUTILIO Fedele
Prof. BAIMA BOLLONE Pierluigi
Prof. BALBI Luigi
Dr. BARONCELLI Piergiorgio
Prof. BARTOLI Ettore Giuseppe
Dr. BESSOLO Giuseppe
Dr. BIGANO Giuseppe
Dr. BINI Piero
Prof. BUSSOLATI Giovanni
Dr. BUZIO Giancarlo
Dr. CARBONE Paolo
Dr.ssa CIVALLERO Paola
Prof. COCUZZA Sebastiano
Dr. COLOMBO Romano
Dr. CORTI Roberto
Dr. COTTA RAMUSINO Mario
Prof. DE FILIPPI Pier Giuseppe
Dr. DE GUIDI Giovanni
Prof. DE SANCTIS Carlo
Prof. DEI POLI Nerino
Prof. DELFINO Ugo
Dr. DELLEPIANE Mario
Dr.ssa DEPETRIS Maria Pia
Dr. DI CAPUA Mario
Prof.ssa FAGIANI Maria Bruna
Prof. FERRARI Giuseppe
Prof. FIORUCCI Giovanni Carlo
Dr. FORNERO Pietro
Prof. FOSSATI Gian Claudio
Dr.ssa GALFRE’ Catterina
Dr. GRANDI Romolo
Dr. GRASSANO Giuseppe
Dr. GRILLO Antonio
Dr. AIMINO Agostino
Dr. ALETTI Luciano
Dr.ssa ANDRINA Delibera
Dr. BAROCELLI Carlo
Dr. BERNI Aroldo
Dr.ssa BERTOLINI Franca
Dr. CACCIA Silvio
Dr. CAPPITELLI Giorgio
Dr. CASTAGNERIS Carlo
Dr. CORNAGLIA Alfredo
Dr. DEL PONTE Ezio
Prof. GIACOBINI Ezio
Dr.ssa LUNEL Maria Grazia
Dr. MAGISTRONI Carlo
Dr. MANGANARO Carmelo
Prof. MASSAIOLI Napoleone
Prof. NIGRO Nevio
Dr. NOSENGO Serafino
Dr. PERINO Mario
Prof. PILERI Alessandro
Prof. RESEGOTTI Luigi
Prof. SARTORIS Silvio
Dr. SEBASTIANO Nicola
Prof. TOBIA Luigi
Prof. VENTURI Romano
Prof. VERCELLOTTI DALL’AGLIO Ermanno
8
gennaio 2014
Prof. IBBA Franco
Dr. LAZZARI Giorgio
Prof.ssa LUMARE Aurora
Dr. MACCHI Emilio
Dr.ssa MAGI Maria Teresa
Dr. MAGISTRETTI Fulvio
Dr. MAGLIACANI Gilberto
Dr. MAIMONE Giuseppe
Dr. MALPANGOTTO Giacinto
Dr.ssa MARCHIARO Giovanna
deceduta 29/10/2012
Prof. MARCHISIO Ottavio
Dr.ssa MARONE Adriana
Dr.ssa MASSARO Anna
Prof. MATONE Sergio
Dr. MEDA Gian Carlo
Dr. MEO Giuseppe deceduto 28/01/2013
Prof. MONTICONE Gianfranco
deceduto 13/05/2012
Dr. MORO Giovanni
Prof. NEGRO PONZI Alessandro
Dr.ssa NORELLI Maria Teresa
Dr. OLLINO Ezio
Dr.ssa PUTIGNANO Liliana
Dr. RAVARINO Giovanni
deceduto 5/6/2013
Dr. RIELLA Ezio
Dr. RIVALTA Giovanni
Dr.ssa ROBUTTI Valeria
Dr.ssa ROVERE Franca
Dr. SARDI Gian Franco
Prof. SENA Luigi Massimino
Dr.ssa STROM Silvana
Prof. TAPPERO Paolo
Dr. THOVEZ Giovannino
Dr. TOSI Roberto
Dr.ssa VERGANI Elena
Dr. VIGADA Guglielmo
interpretate questa professione
randissima speranza”
La Cerimonia, dopo
il Lingotto, l’Aula
Magna delle Molinette,
il Teatro Carignano e
Colosseo è approdata
in una parte della
città che è il simbolo
visivo e vivente
della nuova cultura
post-industriale che
sta radicalmente
cambiando Torino. La
scelta dei luoghi dove
avviene il passaggio
del testimone
professionale tra
vecchi e nuovi iscritti
all’Ordine non è mai
stata casuale o dettata
soltanto da necessità
logistiche: i luoghi
dove lo spettacolo
diventa cultura vera
e da vivere si sono
alternati ai luoghi di
scambio e di dibattito
delle conoscenze
medico-scientifiche…
Questa volta la scelta
è stata davvero carica
di profondi significati
culturali che Torino
ha prodotto, elaborato
ed ha trasformato in
patrimonio strategico
per la gestione del
presente e del futuro.
IL COMPLESSO ARCHITETTONICO DEL SANTO VOLTO A TORINO
Comprende una grande chiesa di rito cattolico inaugurata l’8 dicembre 2006, uffici ecclesiastici diocesani e il funzionale Centro Congressi dove si è tenuto l’evento organizzato dall’OMCeO di Torino
l’8 dicembre scorso.
La realizzazione come si afferma su Wikipedia “…è stata costruita lungo la “Spina 3”, ovvero quella
parte del comune di Torino compresa tra i quartieri San Donato, Parella e Madonna di Campagna
un tempo regno di fabbriche (Michelin, Teksid, Deltasider S.p.A., Pianelli&Traversa), acciaierie, poi
decaduta e oggetto negli ultimi anni di interventi di riqualificazione urbana dove negli anni ‘80 e ‘90
esistevano solo impianti industriali obsoleti e dismessi… Nella zona si sono insediati 15.000 nuovi
abitanti e presto anche le rive della Dora Riparia verranno trasformate in un verdeggiante parco
pubblico”.
L’edificio religioso è anche una sorta di summa visibile del cammino religioso e culturale, compiuto
non soltanto dalla Diocesi torinese dopo il Concilio Vaticano II ma da Torino nel suo complesso.
Un cammino iniziato negli anni ’60 con l’arcivescovo Mons. Michele Pellegrino, tra i primi ad avviare
nella Chiesa Cattolica le nuove e innovative linee guida di gestione amministrativa delle comunità
ecclesiali coinvolgendo anche i fedeli in questo ruolo. Nello stesso tempo egli istituì una pastorale del
lavoro attenta ai nuovi bisogni e ai nuovi fermenti che sorgevano nel mondo del lavoro industriale. A
Torino, in questo clima postconciliare ricco di stimoli ed entusiasmi (per qualcuno eccessivi, discutibili
e per altri censurabili) tramontarono i “cappellani del lavoro” e sorsero le nuove figure dei “pretioperai” che condividevano con i destinatari del loro apostolato la dimensione religiosa della vita
facendo proprie la fatica, le difficoltà e le speranze dei lavoratori.
La costruzione della Chiesa del Santo Volto fu approvata da alcuni e criticata da altri. La Curia, guidata dal Cardinale Poletto, non soltanto non negò questa divergenza ma la trasformò in dibattito
aperto che coinvolse cittadini, i fedeli e religiosi attraverso le tribune offerte dai giornali laici e cattolici. Capofila delle due sensibilità che si confrontavano apertamente due preti operai. I religiosi della
Diocesi vennero chiamati al voto e i favorevoli alla costruzione vinsero di misura e l’edificio (criticato
da molti anche per motivi estetici) venne costruito.
La sua forma, il contesto, i simboli (sobri ma profondissimi che arricchiscono questa architettura)
racchiudono in maniera misteriosa, completa e commovente questo spicchio di storia, della Città,
della Chiesa e del Mondo. u
La ciminiera, alla cui base
sorge la cella campanaria
della Chiesa del Santo
Volto, è diventata il
simbolo della speranza
che è in ogni uomo.
Foto pubblicate per
gentile concessione
dell’autore, Alfonso
D’Angelo
gennaio 2014
9
prima pagina
Tribuna
Con puntualità svizzera il Segretario dell’Ordine Ivana Garione
alle 9.00 ha dato avvio alla cerimonia dando il benvenuto ai
convenuti in una sala gremita.
Il Presidente Amedeo Bianco ha poi brevemente ricordato i
significati più profondi di una cerimonia che, anno dopo anno,
sa caricarsi di contenuti condivisi che allontanano il rischio di
cadere nell’enfasi o peggio nella retorica.
“Equità e solidarietà,
parole chiave della nostra professione”
“Siamo di fronte ad una medicina travolgente nei suoi aspetti
medico-scientifici - ha affermato Bianco. Una medicina travolgente soprattutto per la capacità di sollecitare innovazioni, di carattere
diagnostico, terapeutico e nei sistemi sanitari.
Questa professione interpreta i cambiamenti in atto con dedizione,
ma anche certamente con qualche disagio nel saper cogliere queste
trasformazioni e poterle declinare come potenzialità e non come
limiti.
E poi c'è il rapporto tra l'attesa delle persone e il percepito delle
stesse persone che non sempre riesce a trovare un equilibrio. In una
sorta di mare di mezzo in cui la nostra professione è chiamata per
dare un'armonia e per esercitare una prossimità con i bisogni dei
cittadini.
Nel momento in cui non si può dire un “sì” bisogna essere vicini alle
persone, saperlo dire.
Questo è un grande tema della modernità intorno a cui lavorare per
la formazione dei giovani messi costantemente di fronte a richieste
incalzanti e risposte veloci; e non bisogna per questo isolarsi nei
santuari della scienza perfetta ma cercare di stare sempre vicino,
accanto, in ascolto.
Occorre coniugare - ha poi aggiunto il Presidente - la forza dell'evidenza al saper accogliere la forza delle speranze: è su questo tavolo
che si gioca una partita unica in cui si dirà se Medicina e Medico,
sono, sono stati e continueranno ad essere quella opportunità di
emancipazione, di sviluppo, di identità civile e di riconoscimento
collettivo, intorno al quale saldare in modo forte alcuni concetti
chiave della nostra civiltà deontologica e giuridica: cioè l'equità e
la solidarietà.
Questi valori non li avremo mai definitivamente in tasca, ma lavoreremo per far in modo che equità e solidarietà siano e rimangano le
parole chiave della nostra professione”.
La consegna delle medaglie, riconoscimento all’impegno professionale svolto per decenni nel rispetto dell’impegno deontologico di
cui l’Ordine è il custode e il garante per i cittadini, è stata come
tutti gli anni un momento di festa, di riflessione, di commozione,
di incontro e partecipazione personale. I Consiglieri e gli esponenti
dell’esecutivo si sono alternati sul palco mentre il Presidente Bianco,
anche quest’anno ha saputo trovare per ognuno degli iscritti più
anziani chiamati a ricevere il riconoscimento parole d’accoglienza
calde, personali e non formali. La presenza frequente sul palco di
mogli, figli e nipoti, l’accoglienza del Presidente Bianco, il contesto gradevole del luogo ha creato il clima più favorevole di festa in
cui si respirava l’orgoglio sereno dell’appartenenza alla professione
medica.
Un clima che ha contagiato i nuovi scritti nel momento in cui hanno
pronunciato il Giuramento professionale. (testo a lato)
10
gennaio 2014
Consapevole dell’importanza e
della solennità dell’atto che
compio e dell’impegno
che assumo, giuro:di
esercitare la medicina in
libertà e indipendenza di
giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito
condizionamento;
di perseguire la difesa della vita, la tutela della
salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della
sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante
impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto
professionale;
di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno,
prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione
sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione
di ogni forma di discriminazione in campo sanitario;
di non compiere mai atti idonei a provocare
deliberatamente la morte di una persona;
di astenermi da ogni accanimento diagnostico e
terapeutico;
di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente
fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel
rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte
medica;
di attenermi nella mia attività ai principi etici della
solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e
della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze;
di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso
della medicina;
di affidare la mia reputazione professionale
esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti
morali;
di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale,
ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e
la dignità della professione;
di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di
opinioni;
di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del
medico;
di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di
mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione
dell’autorità competente;
di osservare il segreto professionale e di tutelare la
riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o
che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia
professione o in ragione del mio stato;
di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera,
con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità,
osservando le norme deontologiche che regolano
l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non
risultino in contrasto con gli scopi della mia professione.
Il saluto delle Autorità
e il Giuramento Professionale
Dopo la consegna delle Medaglie e prima della
parte finale dell’evento che ha saputo davvero
legare passato, presente e futuro della Medicina
e della Sanità le Autorità presenti in sala hanno
salutato i convenuti. Al microfono si sono alternati: Giuseppe De Filippis, Direttore sanitario
dell’ A.O. Ordine Mauriziano di Torino; Don Mario Brunetti, Direttore dell’Ufficio Diocesano per
la Pastorale della Salute; Maria Lucia Centillo,
consigliera comunale al Comune di Torino; Giovanna Briccarello, Direttore Generale dell’ASL
TO1 che ha accompagnato alla premiazione il
padre: prof. Lincoln Briccarello, classe 1917 e
laurea nel 1943, il più anziano tra i premiati.
Il Giuramento Professionale è stato quest’anno
un passaggio della manifestazione particolarmente toccante: il contesto, il clima creatosi, la
folta presenza di giovani neolaureati…
Le parole di Amedeo Bianco che hanno preceduto la pronuncia delle parole di quest’impegno
che legherà per la vita i nostri giovani medici descrivono bene questo clima solenne e festoso.
“Oggi – ha detto il Presidente – si ascoltano
testimonianze dei colleghi, consigli, racconti. E
toccherà alla vostra sensibilità interpretare queste raccomandazioni e farle diventare arte. Sarà
importante da una parte inseguire la fame di novità di conoscenza e di competenze. E dall’altra
non essere mai sazi di questo sapere.
“Portate sempre con voi un’idea: cioè che questa
è una professione di vicinanza, di prossimità. In
cui bisogna declinare la scienza con quella storia di quella persona in quel momento. Portate
con voi la voglia di sentire ma anche, paradossalmente, di patire con chi sta accanto a voi.
Interpretate questa professione come una grandissima speranza.
Riempitevi la testa di curiosità e il cuore di emozioni e sarete tutti bravi medici”. ¢
Nella prima foto in alto, da sin.
Ivana Garione, Giuseppe De Filippis,
Maria Lucia Centillo, Amedeo Bianco,
Giovanna Briccarello, Don Marco
Brunetti
Sotto,
Giorgio Cappitelli, già Consigliere
anziano dell’OMCeO di Torino, con la
sua famiglia per la premiazione dei 60
anni di laurea
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Discutendo di odontostomatologia
di Patrizia Biancucci
Componente CAO Torino
Lo strano caso del
favoreggiamento
dell’abusivismo
VERBALE DELLA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE ODONTOIATRI DI TORINO,
DI CUI ALL’ART. 6 DELLA LEGGE 409/85
DECISIONE
a carico del dott. XX, nato a… il…, iscritto all’Albo degli Odontoiatri di questo Ordine al n.ro...
ADDEBITI
“L’aver il dott. XX, nella sua qualità di odontoiatra in rapporto convenzionale con l’A.S.L. di…, consentito lo svolgimento di attività professionale all’interno della struttura pubblica da parte dei collaboratori odontotecnici permettendo a soggetti non abilitati l’esercizio della professione odontoiatrica.
Fatti per i quali il dott. XX è stato rinviato a giudizio per rispondere del reato di cui all’art.348 c.p.
commesso in… in data anteriore prossima al giugno 2010 in violazione del precetto deontologico di
cui all’art.67 del vigente codice di deontologia medica”;
“l’aver il dott. XX con giudizio valutativo dell’operato del collega dr. YY fomentato ed indotto il paziente di quest’ultimo a promuovere azione giudiziaria poi risultata priva di fondamento.
Fatti pervenuti a conoscenza dell’Ordine in data….
MOTIVI
In data…perveniva all’OMCeO di Torino la trasmissione di una segnalazione ricevuta dall’OMCeO di
… a carico del dott. XX, iscritto all’Albo Odontoiatri di Torino. La segnalazione concerneva la richiesta
di valutazione della condotta professionale del precitato odontoiatra che nel visitare un paziente in
cura al dott. ZZ, aveva screditato il suo operato al punto da spingere il paziente a sporgere denuncia,
poi risultata priva di qualunque fondamento tanto che il dott. ZZ era stato assolto.
Veniva, quindi, disposta un’istruttoria, nel corso della quale l’A.S.L. di… comunicava di aver sospeso
cautelarmente dal servizio il dott. XX, rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione commesso in concorso con gli odontotecnici operanti nell’Ospedale di…, ai quali delegava il compimento
di atti propri della professione odontoiatrica.
In data… il dott. XX aveva fatto pervenire le sue deduzioni al primo esposto, mentre in data…rispondeva alla segnalazione dell’A.S.L.
Sulla scorta di queste risultanze in data…veniva deliberata l’apertura del presente procedimento,
contestando al dott. XX due addebiti come in epigrafe.
L’incolpato compariva avanti la Commissione in data…dichiarando di aver riportato condanna per il
reato di esercizio abusivo della professione e di aver proposto appello avverso la sentenza in data…
pronunciata dal Tribunale di....
La verifica operata nel contraddittorio consentiva di conoscere una realtà poco edificante. L’incolpato
affermava, infatti, che la sua condanna era conseguenza delle sue scelte di gestione dell’ambulatorio
odontoiatrico del quale risultava responsabile, le cui prestazioni erano salite da €15.000 a €8.000
all’anno con sottrazione di pazienti al mercato della libera professione. Le dichiarazioni rese lasciavano trasparire una modalità gestionale del lavoro molto particolare, che portava a ritenere necessario
acquisire la sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale. La seduta veniva sospesa e l’incolpato
invitato a fornire copia del documento che egli trasmetteva in data… nella sola parte dispositiva,
dalla quale era possibile conoscere esclusivamente che il dott. XX era stato condannato a due mesi di
reclusione e a € 15.000,00 di multa, ma non anche le condotte di cui si era reso responsabile.
Veniva, quindi, sollecitata la trasmissione del testo integrale della sentenza che perveniva solo nell’an-
12
gennaio 2014
Questa rubrica,
“NOTE A
MARGINE”, è lo
spazio dedicato
all’attività della
Commissione Albo
Odontoiatri, che non
si limita al controllo
di comportamenti
professionali
incongrui
eventualmente
sanzionabili, ma
è principalmente
quella di
INFORMARE: la
storia dell’Ordine
dei Medici e degli
Odontoiatri di Torino
dimostra tra l’altro
che la maggior parte
dei comportamenti
scorretti deriva dalla
non conoscenza delle
regole.
Questa volta
partiamo da un
libro scritto ad uso
e consumo di noi
odontoiatri per
cercare insieme
qualche utile spunto
di riflessione sul
contesto lavorativo
che affrontiamo
quotidianamente
e sull’evoluzione
del nostro profilo
professionale. Questa
rubrica nasce infatti
dalla convinzione che
dare INFORMAZIONI
UTILI equivale
sempre a
migliorare la nostra
professionalità.
In questo numero
parleremo dello
strano caso del
favoreggiamento
all’abusivismo.
no…, dalla cui lettura è emerso un quadro sconcertante, costituito dal sodalizio tra il dott. XX e alcuni odontotecnici trasformati
nei suoi aiuti e assistenti, in spregio alle più elementari regole sui limiti delle competenze di questi artigiani.
Il N.A.S. aveva scoperto una singolare catena di produzione delle prestazioni indiscutibilmente lievitate da €1.500 a €8.000
all’anno grazie a manodopera di abusivi che con la compiacente condotta del dott. XX lavoravano alla poltrona …..., protetti
dal convincimento dell’inviolabilità della struttura, essendo inimmaginabile che un …..possa agevolare l’esercizio abusivo della
professione odontoiatrica.
L’incolpato si è difeso assumendo di essere all’oscuro dell’operato dei suoi odontotecnici, ma anche questa sua giustificazione
è risultata sconfessata dalla sentenza nella quale sono riportate le testimonianze di molti pazienti che hanno dichiarato di aver
ricevuto cure dall’odontotecnico che metteva loro le mani in bocca, nella piena consapevolezza del dott. XX che poi controllava
il lavoro, suggeriva le modifiche, supervisionava, andava e veniva sovrintendendo all’operato degli odontotecnici.
Il numero dei testimoni è così elevato e le loro dichiarazioni così univoche e concordanti da non lasciare alcun dubbio nella Commissione sulla piena responsabilità del primo addebito.
Più delicata risulta, invece, la prova del secondo addebito, anch’esso in buona parte deducibile dai richiami alla sentenza assolutoria del dott. ZZ, ritenuti, tuttavia, insufficienti a costituire prova piena dell’istigazione lamentata a carico del dott. XX, nei cui
confronti rimane esclusivamente un sospetto inidoneo ad un’affermazione di sua responsabilità.
L’incolpato va pertanto dichiarato responsabile del primo dei due addebiti, la cui gravità induce alla sanzione della sospensione
dall’esercizio della professione per la durata di mesi quattro.
Il dott. XX è, infatti, un affermato professionista che rivestiva la carica .…. e conosceva perfettamente il rischio al quale si esponeva deliberatamente per incrementare il volume delle prestazioni della …..... Si tratta di una condotta riprovevole, in contrasto
con l’art.67 del Codice di Deontologia medica violato nella forma più smaccata, all’interno di un ospedale dove mai nessuno
avrebbe potuto neppure lontanamente dubitare non lavorassero odontoiatri, adeguatamente sorvegliati dal …... Eppure, se ciò
è successo è perché la coscienza professionale è stata calpestata senza una ragione, senza alcun rispetto per il paziente e per la
sua sicurezza, perché se all’odontotecnico non è consentito operare nella bocca ciò ha la sua ragione anche nell’intento di tutela
della sicurezza del paziente. Il fatto che l’incolpato non abbia manifestato alcun ravvedimento dell’accaduto non consente poi
alcuna attenuante della sua responsabilità.
P.Q.M.
dichiara il dott. XX responsabile dell’addebito contestato di cui al capo 1 dell’incolpazione per il quale infligge la sanzione della
sospensione dall’esercizio della professione per la durata di mesi quattro.
Assolve dall’addebito di cui al capo 2. ¢
CODICE DEONTOLOGICO
ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE E PRESTANOMISMO
Art. 67
E’ vietato al medico collaborare a qualsiasi titolo o di favorire, anche
fungendo da prestanome, chi eserciti abusivamente la professione.
Il medico che nell’esercizio professionale venga a conoscenza di prestazioni
mediche o odontoiatriche effettuate da non abilitati alla professione o di casi
di favoreggiamento dell’abusivismo, è obbligato a farne denuncia all’Ordine
territorialmente competente.
CODICE PENALE
ABUSIVO ESERCIZIO DI UNA PROFESSIONE
Art. 348
Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta
una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a sei
mesi o con la multa da centotre euro a cinquecentosedici euro.
gennaio 2014
13
Il dedalo
Se dovessimo spiegare, non ad
un marziano, ma ad un nostro
connazionale di qualche altra
regione, che cosa sono state le
Federazioni, proveremmo un certo
imbarazzo...
Proprio sulle colonne di questa rivista quando apparvero le Federazioni ci si
chiese se si trattava di “superaziende” o di “miniregioni” (Torino Medica n.
2 del febbraio 2012) poiché i compiti assegnati rendevano alquanto confusi i
reali obiettivi che s’intendevano perseguire e, di conseguenza, le potenzialità
operative.
La legislatura era iniziata prospettando un modello di separazione concorrenziale tra produttori ed erogatori [sul modello dei purchaser (compratori)
14
gennaio 2014
e provider (azienda che offre servizi) del sistema
anglosassone, adottato in Lombardia] per “sterzare” verso un modello dirigista basato sulla divisioni del territorio in grandi aree gestite da un
unico ente.
Ai dubbi sull’impostazione “filosofica” si sono
aggiunte le segnalazioni di irrazionalità erogati-
federazioni
incompiute
Emanuele Davide Ruffino
Germana Zollesi
Riprogrammare la
sanità piemontese
Statisticamente la spesa
sanitaria pro capite di un
piemontese si posiziona tra le
più elevate a livello italiano:
euro 1.975
superato solo da un abitante
di Lazio, Liguria, Molise e
Valle d’Aosta, ma soprattutto
preoccupa l’andamento del
deficit
va: il documento noto come “addendum” del Ministero della Salute,
segnalava quante duplicazioni ci sono sul territorio piemontese e quanti reparti risultano sottodimensionati, obbligando a proporre soluzioni
impostate sulle cosiddette economie di scala: cioè la ricerca di dimensioni ottimali per rendere razionale l’erogazione dei servizi. Tale necessità era già emersa nella gestione della cosa sanitaria di Regioni quali la
Lombardia o l’Emilia Romagna dove sono in corso significative revisioni u
gennaio 2014
15
Il dedalo
degli assetti amministrativi-gestionali: la soluzione Piemontese si è concretizzata nell’aggiunta di un nuovo livello gerarchicoburocratico con una natura giuridica privatistica. Questo ulteriore livello è subito entrato in conflitto con le preesistenti aziende
generando soluzioni profondamente diverse da una Federazione all’altra. Ci si è illusi che solo attribuendo una veste “privata”
a questi nuovi enti, automaticamente trovassero applicazione principi manageriali. L’analfabetismo economico-organizzativo in
cui il Piemonte si aggroviglia da anni, ha fatto il resto: in ogni Federazione si è acuito lo scontro tra i diversi soggetti coinvolti
vanificando i buoni propositi, e così i piani per un accentramento degli acquisti, per un magazzino unico centralizzato, per una
logistica efficace, per un sistema informativo interfacciabile, per un benchmarking (confronto sistematico tra aziende analoghe
per ottenere miglioramenti gestionali reciproci) trasparente sono rimasti buoni propositi.
Il Piemonte e gli altri
La nostra è la Regione che ha cambiato più assessori nell’ultimo decennio e anche per quanto concerne il numero di cambi al
vertice delle aziende siamo in pole position. Ciò si è inserito in una cronica mancanza di formazione della classe dirigente che, associata a una non precisa direzione negli obiettivi, ha portato ad assumere decisioni annullate prima ancora che sortissero effetti,
lasciando spazio a discrezione e pressapochismo che si sono immediatamente trasformati in ennesimi appesantimenti burocratici. Mentre il sistema dichiara di voler diminuire le sovrastrutture amministrative non impegnate direttamente nell’erogazione dei
servizi, sono stati posti in essere nuovi accanimenti burocratici, dagli obblighi legislativi, alle richieste di report mai utilizzati, dalle
preoccupazioni degli organi di controllo per non aver segnalato tempestivamente il degenerare delle situazioni, all’incapacità di
gerarchizzare gli interventi e via di seguito. In questo contesto ha continuato a trionfare la preoccupazione di non inceppare in
qualche errore o in qualche sanzione e soprattutto di asservire il livello gerarchico superiore.
Se si chiede ad un dirigente medico o amministrativo impegnato nella realtà piemontese qual è la mission che è chiamato a
perseguire, le risposte sarebbero del tutto discordanti: si parte dal rifiuto di ogni forma di razionalizzazione (“vogliono solo che
si risparmi”), alle risposte che negano la presenza del problema sanitario (“il sistema non può dirci cosa e come si deve curare”),
all’accettazione supina del problema (“si deve fare ciò ci viene ordinato”) e via di seguito, rilevando una grave disunità d’intenti.
Le informazioni sulla funzionalità del sistema, nonostante le continue richieste di dati, risultano del tutto confuse: oggi infatti,
nessun primario sa se il suo livello organizzativo è il più efficace o il più dispendioso all’interno del panorama piemontese, ma a
tutti viene richiesto di risparmiare, così come non si attivano forme di benchmark che segnalino quali strutture sanitarie o ammi-
16
gennaio 2014
nistrative, tra azienda ed azienda assorbono maggiori risorse in proporzione
dei compiti assegnati.
L’incapacità di gestire la crisi ha invece portato spesso a prospettare riduzioni
indifferenziate o scarsamente motivate, penalizzando così chi già aveva operato in modo corretto, lasciando sempre più insoddisfatti i bisogni ed accrescendo i costi sociali (dai viaggi della speranza, ai maghi e alle fattucchiere
drammaticamente presenti anche nelle nostre realtà).
La continua generazione di deficit ha evidenziato come il settore non sia
stato in grado di rispettare i parametri stabiliti a livello programmatico, dimostrando l’incapacità di autogovernarsi. La chiave di volta è superare l’attuale analfabetismo economico ridando al sistema una gestione corretta delle
risorse non più basata sul rincorrere ieraticamente i casi di “malasanità”
(magari creati ad arte per indirizzare i finanziamenti), ma di riprogettare il sistema nel suo complesso partendo dal presupposto che ogni spesa sostenuta dovrà rispondere, oltre ai requisiti formali, anche ad appropriati parametri
econometrici: dall’analisi marginalista al calcolo del break event point (punto
di pareggio) alle simulazioni degli effetti prodotti. Uno scenario ancora tutto
da costruire.
Le inutili tradizioni manageriali
Eppure il Piemonte vanta antiche e consolidate tradizioni manageriali che
dovrebbero aiutare a superare l’attuale impasse. Le resistenze a qualsivoglia
cambiamento rilevano come nell’attuale sistema diverse siano le componenti interessate a mantenere lo status quo, permettendo così il perseverare
nell’attuale meccanismo di spesa. Oggi la crisi economica e l’insostenibilità
organizzativa obbligano a un salto di mentalità per ritrovare uno stile manageriale con la consapevolezza che la velocità dei cambiamenti non riguarda
soltanto il Piemonte: nell’America, simbolo dell’imprenditorialità, con Obama più del 50% della sanità è pubblica, mentre nella Cina comunista, più
del 50% della sanità viene pagata direttamente dai cittadini in un mercato
selvaggiamente privatistico.
Qualche anno fa, pochi si arrischiavano ad ammonire che sarebbe stato
opportuno adottare soluzioni drastiche per evidenziare maieuticamente il
degenerare della situazione, mentre oggi si è avviata una gara tra chi riesce
a formulare le previsioni più catastrofiche, senza però formulare soluzioni
concrete.
Solo qualche anno fa andavano ancora di moda formulazioni sintattiche
quali “finanza creativa” o “trovar fondi nelle pieghe di bilancio”, e risultava vincente chi non segnalava nei bilanci gli adeguamenti contrattuali o
prospettava fantomatici introiti con la vendita del patrimonio immobiliare o
procurava contenziosi per evitare di rilevare situazioni ormai compromesse.
Anche molti fornitori non hanno lesinato a fornire beni e servizi convinti
che prima o poi, si sarebbero tradotti in titoli di credito da richiedere, con
gli interessi, al momento opportuno. Alcune imprese fornitrici, che oggi si
lamentano, sono state coscientemente complici nel generare questa situazione acquisendo crediti e possibilità di rivendicare posizioni di favore (ad
esempio rivendicando la richiesta di interessi in caso di riduzioni di attività o
di perdita nelle gara d’appalto). u
STOCK DEL DEBITO
REGIONE PIEMONTE
CASSA
Milioni di Euro
2000
292
2001
452
2002
773
2003
1.033
2004
1.612
2005
2.683
2006
3.545
2007
3.440
2008
4.114
2009
4.846
2010
5.830
2011
6.153
2012
?
gennaio 2014
17
Il dedalo
L’assetto del
sistema è
ormai fuori
controllo per
una spesa che
cresce senza
offrire servizi
aggiuntivi,
anzi
minacciando
di sopprimere
quelli già
esistenti.
18
Ma c’è forse un aspetto ancor più inquietante: la non capacità/volontà di far conoscere la reale situazione. Si ha quasi l'impressione che gli accanimenti burocratici e il continuo cavillare su ogni singola
questione, sia un modo per distrarre l'attenzione dalla crescita del deficit e dalla non sostenibilità del
sistema.
Se la risoluzione dei problemi non è rintracciabile con un approccio top down (a tappe, ponendo l'attenzione prima sui punti fondamentali) è necessario che dagli stessi operatori si sviluppino proposte
per superare l'impasse del momento. L’impellenza della crisi porta infatti a riscoprire i pochi angoli
di elaborazione culturale in ambito sanitario, individuando soluzioni idonee e facendo tesoro delle
esperienze nazionali e internazionali simulando adattamenti nella nostra realtà.
Gli amministratori al tempo della crisi
Una delle manifestazioni tipiche nei periodi di crisi è la confusione che assale gli stessi addetti ai lavori
e che, nel caso della Sanità rischia di tradursi in angoscia per i pazienti. Sembra quasi di essere in presenza di un’euforia contabile, con il trionfo della speranza che chiamando le cose in un modo diverso
si possano risolvere i problemi: si pensa di superare la situazione ridefinendo le tariffe o attribuendo
budget determinati più dalle momentanee difficoltà che in funzione di precisi programmi. Anche le
ipotesi di vendita del patrimonio edilizio per garantire, ancora per qualche mese, lo status quo, sono
destinate a fallire così come non ha prodotto effetti la cartolarizzazione del 2009.
L’assetto del sistema è ormai fuori controllo per una spesa che cresce senza offrire servizi aggiuntivi,
anzi minacciando di sopprimere quelli già esistenti, mentre il potere d’acquisto per gran parte degli
addetti al settore diminuisce progressivamente.
Fino al 2012 la spesa sanitaria ha presentato una tendenza alla crescita ben superiore al tasso inflazionistico, ma tale situazione difficilmente si potrà mantenere immutata, obbligando la Sanità a rivedere
i suoi assetti strutturali.
Occorre ricostruire una vera governance del settore sanitario individuando dei decision maker (coloro
che debbono prendere decisioni operative), in grado di operare un tentativo di razionalizzazione e
di de-burocratizzazione. Per fare questo occorre però un substrato culturale che al Piemonte sembra
mancare ma che assolutamente gli serve. ¢
gennaio 2014
Lo stetoscopio
UEMO: ALDO LUPO
È IL NUOVO PRESIDENTE
Nicola Ferraro
Vittoria della delegazione FNOMCeO nella tornata elettorale che si è svolta a Istanbul il 16 novembre scorso per
il rinnovo degli organi direttivi dell’Unione Europea dei
Medici di Medicina Generale (UEMO), l’Organizzazione
europea che rappresenta circa 500.000 medici di medicina
generale attraverso le Associazioni professionali e gli Ordini
nazionali dei 22 Paesi membri.
Aldo Lupo, torinese, eletto più volte nel recente passato
nel Consiglio dell’OMCeO di Torino dove ha anche rivestito
la carica di Vice Presidente, si è laureato nel 1976 a Torino.
Specializzato in Malattie dell’apparato digerente e Fisioterapia è socio della Simg e del Royal College of General
Practitioner. La sua esperienza nell’ambito della rappresentanza medica e delle associazioni cliniche comprende, oltre
all’OMCeO di Torino e all’UEMO (di cui è vicepresidente
dal 2012), anche la partecipazione alla CUF (poi Aifa), alla
Commissione Oncologica Nazionale e alla Commissione
Cure Palliative della Regione Piemonte.
Nella foto: la delegazione italiana alla UEMO, da sinistra a destra:
il dr. Giuseppe Augello, il Dr. Giuseppe Enrico Rivolta, il dr. Aldo
Lupo, il dr. Marco Patierno e il dr. Carlo Maria Teruzzi.
Completa la delegazione il dr. Antonino Maglia, non presente in
questo scatto
Le modalità dell’elezione
In lizza a Istanbul per la presidenza UEMO, insieme all’Italia, anche la delegazione tedesca della Deutscher
Hausärzteverband. L’assemblea elettorale, divisa tra due
nazioni così rilevanti e rappresentative nell’ambito del panorama europeo, alla fine ha dato la sua preferenza alla
candidatura italiana, grazie alla credibilità del programma
politico elaborato dalla delegazione italiana e sostenuto
dalla FNOMCeO. Aldo Lupo ha brillantemente presentato
in Assemblea il programma italiano ed ha anche saputo
spendere con la massima chiarezza la sua credibilità conquistata sia a livello nazionale che internazionale, grazie
anche ai 15 anni di esperienza maturati in ambito UEMO.
Oltre ad Aldo Lupo (Torino), gli altri membri italiani del direttivo UEMO eletti a Istanbul sono Giuseppe Enrico Rivolta
(Como) e Giuseppe Augello (Agrigento): rispettivamente
Segretario Generale e Tesoriere UEMO. Il resto della delegazione italiana presente ad Istanbul era costituita da Antonino Maglia (Vibo Valentia), Carlo Maria Teruzzi (Monza
e Brianza) e Marco Patierno (Bologna).
Dopo un anno di affiancamento all’uscente Presidenza ungherese, la Presidenza italiana entrerà nei pieni poteri il 1°
gennaio 2015, per il quadriennio 2015-2018. u
Link al portale FNOMCeO
per gli approfondimenti sul pezzo
Come si è arrivati alla elezione di
Aldo Lupo
Nel proprio Curriculum Vitae presentato in assemblea elettiva
Aldo Lupo ha rivendicato con orgoglio che, pur avendo due
specializzazioni mediche ha, da sempre, esercitato esclusivamente come medico di Medicina Generale. Egli ha poi proposto e presentato in maniera efficace la sua squadra sostenuta
dalla FNOMCeO: Giuseppe Enrico Rivolta e Giuseppe Augello
alla quale si può aggiungere la stessa FNOMCeO che rappresenta circa i 350.000 medici italiani e che ospiterà tutte le attività amministrative della UEMO: organizzative, di management, di comunicazione e informazione.
In riferimento al programma, concordato con la delegazione
FNOMCeO, il neo-presidente ha illustrato in modo molto credibile, e in dettaglio, i tre punti principali da sviluppare organicamente nel quadriennio 2014 – 2018:
–– sfruttare l’efficacia e l’efficienza della UEMO nel perseguire
gli interessi legittimi della professione
–– aumentare il peso politico della UEMO
–– migliorare il metodo di lavoro interno della UEMO
gennaio 2014
19
Lo stetoscopio
LA ROAD-MAP OPERATIVA
che cosa
come
Aumentare credibilità e peso politico
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Migliorare l’efficienza organizzativa e 1.
di lavoro
2.
3.
4.
5.
Ottenere il riconoscimento di specialità 1.
per la medicina generale
2.
Aderendo all’EMA come associazione (l’UEMO soddisfa i criteri EMA per questo)
Stabilendo rapporti con l’OCSE e con ogni
altra agenzia internazionale utile
Ampliando la partecipazione ai progetti
dell’Unione Europea
Stabilendo partnership stabili con associazioni scientifiche della MG (WONCA, EQUIP,
EURACT ...)
Stando «ossessivamente» presenti sui media, con un addetto stampa dedicato della
FNOMCeO
Gruppi di Lavoro sulla cura dei migranti
Distinguendo tra gruppi di lavoro temporanei
e permanenti
Lavorando nel periodo tra le riunioni attraverso il sito web: Link per le indagini rapide,
forum ecc
Creando un gruppo di lavoro temporaneo sui
metodi di lavoro, da introdurre nell’assemblea di Zagabria (maggio 2014)
Creando un gruppo di lavoro permanente
per la comunicazione interna (un delegato
da ogni Stato membro)
Per mezzo del supporto della FNOMCeO sulla
gestione e l’organizzazione
Presentando e accreditando le caratteristiche
educative condivise da tutti gli Stati membri
Con attività di lobby specifica attraverso un
apposito «responsabile lobby»
Gli obiettivi personali del Presidente
Non pretendere di insegnare a tutti che Promuovere la democrazia interna e la partecipacosa la UEMO dovrebbe essere, ma…
zione, ascoltando le opinioni e le aspettative di
tutti
Programmare accuratamente i metodi e le attività
di lavoro
20
gennaio 2014
LA NOSTRA INTERVISTA AL PRESIDENTE UEMO
Dottor Lupo, quanto dura la presidenza Uemo?
Ha la durata di quattro anni, e si estenderà dal gennaio 2015 al dicembre 2018; il 2014 sarà però
un anno “propedeutico”, di affiancamento alla presidenza uscente, per facilitare la transizione degli
aspetti amministrativi e gestionali, oltre che il passaggio di consegne degli aspetti più propriamente
“politici”.
L’Italia forse non ha in questo momento un grande appeal internazionale: quindi un’elezione in controtendenza la sua…
La vittoria elettorale, ottenuta in competizione con la delegazione tedesca, mi sembra davvero un
piccolo miracolo, se consideriamo lo schiacciante peso politico ed economico che la Germania ha
nell’immaginario collettivo, in particolare delle nazioni dell’Est e del Nord dell’Europa, al momento
maggiormente rappresentate (a causa della temporanea assenza di Francia e Grecia) nel panorama
degli elettori.
Ritengo che le componenti del successo siano state determinate dalle differenze di contenuto e
di presentazione tra il programma tedesco e il nostro programma, che ho inizialmente elaborato
e poi condiviso con gli altri componenti della delegazione italiana, dai quali sono stati forniti utili
suggerimenti e integrazioni:
1. Sul piano dei contenuti, dall’articolazione e completezza del nostro programma; comprendendo
in questo la proposta non della candidatura di un singolo alla presidenza, ma la dichiarazione di
una squadra di lavoro completa, comprendente i colleghi che assumeranno il ruolo di Segretario
e Tesoriere, ed i funzionari FNOMCeO già noti all’assemblea per la loro storica partecipazione alle
varie assemblee del passato;
2. Sul piano della presentazione, dalla sua maggior vivacità e comprensibilità, per la quale mi è stata
di aiuto l’esperienza di anni di attività formativa (i delegati delle nazioni votanti hanno potuto avere
un’idea chiara e immediata delle intenzioni, piuttosto che una generica dichiarazione di voler potenziare l’efficacia dell’organizzazione, quale quella fornita dal candidato tedesco).
Infine, (e ritengo immodestamente non da ultimo) ha contato la conoscenza personale di lunga
data, legata alla mia pluriennale presenza in UEMO e ai miei personali contatti con esponenti autorevoli della medicina generale internazionale.
In concreto cosa intende fare nel quadriennio che la vedrà Presidente?
Il programma dichiarato in Assemblea elettorale è stato centrato su tre aspetti operativi principali:
1.Aumento di peso politico e credibilità della UEMO;
2.
Miglioramento dell’efficacia operativa dell’associazione;
3.Riconoscimento della medicina generale come specialità, a livello europeo.
Per il primo punto ho proposto l’intensificazione della partecipazione (già avviata da due anni) ai
progetti delle varie Direzioni Generali dell’Unione Europea, in modo da consolidare una partnership
stabile con la Commissione e il Consiglio d’Europa; l’ingresso nell’ente regolatorio europeo sui farmaci (l’EMA), come associazione e non solo con la presenza, anch’essa da qualche anno già attiva e
documentabile, di “liaison officers”; l’inizio di un’interlocuzione con l’OCSE; la partnership regolare
con le associazioni scientifiche europee della medicina generale (WONCA, EQUIP, EURACT e altre);
l’intensificazione della presenza di UEMO sui media rivolti alla Medicina Generale.
Per il secondo punto ho prospettato la riorganizzazione dei gruppi di lavoro interni all’UEMO: sulla
formazione specialistica, sulla formazione permanente, sull’assistenza transfrontaliera, sulle attività
preventive, sulla collaborazione interprofessionale; e inoltre la creazione di gruppi di lavoro sull’organizzazione interna e sulla comunicazione.
Per il terzo punto ho proposto, considerato che in sedici delle ventisette nazioni dell’UE la Medicina
Generale è riconosciuta come specialità, che le strette analogie dei curricula formativi tra queste
e le nazioni in cui non vi è ancora tale riconoscimento vengano censite, evidenziate e prospettate
all’Unione, anche attraverso una specifica attività di contatto con i parlamentari europei.
Ho infine assunto un impegno personale a garantire l’ascolto di tutte le voci: la democrazia interna
pretende la partecipazione di tutti i rappresentanti degli Stati Membri (tenuto conto che la mission
della UEMO è orientata al miglioramento della politica professionale e non ai contenuti scientifici)
per definire le strategie politiche della futura Medicina Generale in Europa. ¢
“La vittoria
elettorale,
ottenuta in
competizione con
la delegazione
tedesca, mi
sembra davvero
un piccolo
miracolo,
soprattutto se
consideriamo
lo schiacciante
peso politico ed
economico che
la Germania ha
nell’immaginario
collettivo...”
gennaio 2014
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Lo stetoscopio
Dal 2002 nella sala di attesa di
alcuni ambulatori di Medicina
Generale del torinese è presente
questo manifesto: “Il medico di
famiglia è un medico specialista
della persona”.
Giuliano Bono
Medico di Famiglia
Paziente o
Persona
Questa filosofia fa seguito ad una elaborazione, che per l’Italia è partita dal 1983 con
la fondazione della SIMG- Società Italiana di Medicina Generale, braccio scientifico
del maggior sindacato dei medici convenzionati col SSN: la FIMMG. E che ha portato
all’elaborazione della Medicina Generale come disciplina autonoma. Proprio nel 2002
esce la Definizione Europea di Medicina Generale/ Medicina di Famiglia di WONCA
EUROPE e qui proprio si legge che questa disciplina:
“…sviluppa un approccio centrato sulla persona, orientato all’individuo,
alla sua famiglia e alla comunità alla quale appartengono.
La medicina di famiglia si occupa di persone e dei loro problemi nel loro contesto di
vita, non di patologie impersonali o casi”.
In questo documento quando si usa il termine paziente lo si fa nell’accezione di
patient oriented (approccio centrato sul paziente). Il medico di medicina generale
(MMG) si occupa quindi di persone, malate o sane, nel loro ambiente naturale. Dire
che uno è un paziente significa farlo entrare in una categoria, stigmatizzarlo con un
etichetta: un epilettico, non un malato di epilessia; un ulceroso non una persona
affetta da ulcera duodenale. Così una persona diventa oggetto di cura, protocolli,
linee guida. Cioè perde la sua individualità, la sua fragilità, la sua debolezza.
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gennaio 2014
Clinica tra persona e paziente.
Nel termine paziente (colui che soffre), è implicito anche il concetto di pazienza, di
sopportazione. Mi viene in mente che il contrario di paziente è esigente. Il termine
paziente rimanda all’immagine di una persona stesa nel letto, su cui sovrasta fisicamente un’autorità, un altro diverso, con un camice, deciso in nome di una scienza,
che si propaganda esatta, e che esatta non è mai nella pratica clinica (clinica proprio
dal greco kliné, letto) a esercitare una forma di governo che giustifica tutti suoi
giudizi e le sue decisioni con il bene del malato. È il paradigma delle malattie infettive, su cui si è costruita la clinica come la intendiamo noi a partire dall’Ottocento.
Questo paradigma entra in crisi negli anni ‘70 del XX Secolo, proprio quando da noi
sembrano vinte le malattie infettive.
Il rapporto medico/paziente è sempre un rapporto asimmetrico, un up/down ma, se
l’altro è soltanto oggetto di cura tutto, ciò che il medico decide, nella sua soggettività, nella sua limitatezza, nella sua inevitabile fallibilità, è giustificato. L’up/down
è sproporzionato. Se l’altro è persona, cioè soggetto adulto, autonomo capace di u
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Lo stetoscopio
intendere e volere, disposto a esercitare interessi e desideri, provvisto di diritti, entra nella relazione come essere
senziente, degno di sincerità e rispetto (sincerità e rispetto sono le parole che sintetizzano tutto il nostro Codice
Deontologico: nella versione attuale del 2006 la parola
“rispetto” è ripetuta 37 volte).
Quando un mio assistito entra nel mio studio medico
non è ancora un paziente: è un soggetto portatore di un
problema, per cui si sente meno persona secondo la sua
scala di valori, può essere entrato in una regressione che
lo rende più fragile, talvolta quasi un bambino disposto
ad affidarsi ad un altro, un professionista della salute. E
quando, e se, alla fine del mio percorso decisionale, sono
in grado di diagnosticargli una malattia, non lo chiamo
paziente, non è un altro caso di …, preferisco dirgli “Signor Rossi: lei è malato di…”.
Professionista della salute,
ovvero della relazione
Ciascun professionista del campo della salute è prima di
tutto un professionista della relazione.
La relazione è lo strumento per comprendere cosa sta
succedendo in quella persona. La relazione è anche la
base di una possibile guarigione: questo è il punto raggiunto dalle ricerche delle neuroscienze: si pensi ai neuroni specchio, all’empatia e all’ascolto, alla possibilità di
intervenire sull’altro modificando i suoi processi fisiopatologici. Questa è la medicina del XXI secolo. L’incontro
tra due persone: l’una portatrice del suo problema, titolare della sua infermità; l’altro esperto di biologia umana,
disponibile all’ascolto.
Persona è ogni essere umano in quanto tale, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale, a cui sono riconosciuti diritti fondamentali. Mi viene da dire che persona è
sinonimo di bisogno di ascolto (nel teatro greco-romano
gli attori erano maschere, cioè mezzi efficaci alla propagazione del suono: non esistevano microfoni). Altroché
paziente, caso clinico, su cui esercitare un potere: il paternalismo medico entra in crisi proprio col declino della
figura del paziente, come dice Ivan Cavicchi.
Nel linguaggio ordinario paziente continua ad essere
usato per abitudine da tutti. Nei congressi medici ci riempiamo la bocca di buone intenzioni per quel “paziente”
immateriale, che non esiste, che è una idea di paziente.
Persona è un essere concreto di carne e sangue: proprio
lui, non un altro “caso”.
Ed è così che poi avvengono le offese alle persone,
come denunciato da Lucia Fontanella: una paziente che
ha scritto un piccolo libro “La comunicazione diseguale”
che io consiglio a tutti i giovani colleghi in formazione
per diventare i medici di medicina generale di domani. ¢
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gennaio 2014
Cultura
N. Ferraro
Da un comunicato
stampa di
Pierpaolo Berra
Angeli: dalla
Scuola Media
Manzoni di
Nichelino alle
Molinette.
Non è la cronaca di
un ricovero anomalo
ma di un augurio
di Buon Natale
veramente diverso e
originale.
Due angeli
messaggeri creati
dagli studenti di
questa scuola hanno
fatto il loro ingresso
il 21 dicembre
2013 scorso nella
Chiesa dell’Ospedale
Molinette della
Città della Salute
e della Scienza di
Torino: qui hanno
partecipato, insieme
ai destinatari
dell’augurio (i
malati e chi li
cura), alla Messa
Natalizia celebrata
dal cappellano
ospedaliero don
Alessio Matteo.
un buon natale
diverso
alle molinette
Perché questa scultura
La professoressa Valeria Scuteri, docente della suddetta scuola ed artista di chiara fama, ha scolpito
e realizzato con gli studenti delle classi terze (sezioni A, B e C) queste due opere con materiale di
riciclo. Le figure rappresentano Angeli messaggeri con frasi augurali destinate alle persone che
soggiornano e lavorano in ospedale. Sin dall’inizio il lavoro della professoressa è stato pensato e
condiviso con gli allievi e con il dirigente scolastico Claudio Menzio per dare un segno visibile di
vicinanza affettiva a chi soffre ed alle persone che se ne prendono cura.
I due angeli, rimasti in mostra nel periodo natalizio nella Chiesa delle Molinette, sono quindi un
messaggio d’amore e simboleggiano l’abbraccio con il quale confortare e sostenere le persone
“toccate dal dolore” nella loro faticosa lotta quotidiana per la vita e per far capire loro che non
devono mai perdere la speranza.
Molte fedi ed una sola specie umana
Nella scuola ci sono ragazzi che professano diverse religioni ed è proprio lavorando insieme alla
scultura degli angeli che hanno capito che non esiste fede che possa impedire la collaborazione per
realizzare un’opera che porta un messaggio d’amore e solidarietà. Sono stati utilizzati materiali di
recupero e carta da riciclo per scolpire le due figure che sono state appoggiate su un paravento usato un tempo negli ospedali. Partendo da questo oggetto di divisione, che rappresenta però anche
una forma di protezione della dignità e dell’individualità dei malati nei loro momenti più delicati ed
intimi, si è voluto trasformarlo in un supporto che rivendica rispetto. Inoltre il metallo della struttura
dà luce e valorizza le gambe degli angeli, che volontariamente sono state lasciate scoperte per meglio far capire che gli angeli scolpiti sono figure spirituali che però conoscono debolezze e fragilità.
Un valore simbolico che può aiutare i malati, ma anche coloro che li assistono.
La loro presenza discreta ci ricorda, e proprio a Natale, che la tutela della salute non consiste soltanto nell’eseguire correttamente un intervento medico-sanitario: spesso la cura efficace è proprio un
gesto d’amore gratuito, un dono della propria umanità. ¢
gennaio 2014
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Cultura
IMMIGRAZIONE
E RELAZIONE
D’AIUTO
Un importante
settore d’integrazione
lavorativa e sociale
a disposizione
dell’immigrazione
soprattutto
extracomunitaria è
quella della relazione
d’aiuto.
Persone che giungono
nel nostro Paese
ed in Europa in
generale, spinti
dalla povertà e dalla
sofferenza, trovano
frequentemente
impiego a contatto
con il dolore fisico e
psichico, in particolare
come badanti, spesso a
tempo pieno.
Ciò può comportare
una situazione di
stress emotivo a cui è
difficile sottrarsi per
la paura di perdere il
posto di lavoro.
A ciò si aggiunga
che il tipo di attività
svolta è sovente
poco compatibile con
una vita affettiva e
familiare che risulta
frammentaria e
contrastata.
Per quanto si riesca a
fare a livello pubblico
e privato, appare
ancora insufficiente
l’aiuto fornito a
chi è impegnato
nell’assistenza sociosanitaria, considerate
le notevoli difficoltà
organizzative in tale
settore.
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Giuseppe Scarso
la badante
“Chi è quella brutta vecchiaccia con la faccia da pazza che si intrufola in casa mia e mi fissa con
quello sguardo arcigno?” disse per l’ennesima volta passando davanti al grande specchio del
soggiorno.
Poi, come al solito, si rivolse a me, insultandomi, inveendo che non ero capace a fare il mio lavoro, che non potevo badare a nessuno, tanto meno a lei. Mi investì in modo ancora più violento
del solito, dandomi della ladra e della bugiarda, accennò ad alzarmi le mani addosso come già
aveva fatto in passato, ma questa volta si ritrasse impaurita.
Io non avevo fatto nulla per difendermi, ma qualcosa, forse nel mio sguardo, l’aveva fermata,
anzi si era tirata indietro spaventata, come non le era mai capitato.
Quella volta, infatti, io avevo avvertito una rabbia che non avevo mai provato prima. Avevo sempre cercato di capire e sopportare quella vecchia demente affidata alle mie cure. Sapevo che dovevo pazientare, faceva parte del mio lavoro, soprattutto, se me lo volevo conservare, ma quella
volta era stato diverso. Non so perché. Tutto ero come al solito. Era un sabato mattino, mancava
poco alla mia libera uscita del fine settimana.
La figlia era appena entrata per rilevarmi. Io non l’avevo sentita entrare
ed ero sbottata contro la vecchia con la veemenza di tutte le volte che
avevo ingoiato senza reagire. Me ne trovai contro due, la madre e la figlia, che non si fa così contro una povera malata, che cosa mi era preso,
ero impazzita?
Non chiesi scusa, anzi risposi, tenni testa. Ne nacque una lite da cui non
si potè uscire che con il mio licenziamento.
Scappai nella mia stanza. Fra lacrime e singhiozzi preparai le mie valigie, due in tutto, grandi, pesanti e piene di una vita che mi trascinavo
appresso.
Quando tornai nel salotto erano entrambe sedute sul sofà ad aspettarmi.
Ci eravamo date tutte una calmata. Ci furono delle scuse, un tentativo di
comprensione reciproca, di rappacificazione. Eravamo tutte consapevoli
delle conseguenze di una così grave e precipitosa decisione. Ebbi un attimo di incertezza, ma fu solo un transitorio momento di ripensamento.
Dissi che non me la sentivo di restare, chiesi che mi capissero, ribadii che
me ne sarei andata. Se volevano un preavviso glielo avrei concesso, ma
visto che erano state loro a licenziarmi, mi sentivo libera, tornare anche
solo per pochi giorni sarebbe stato un tormento. La figlia ne convenne,
mi lasciò libera da quel momento dicendomi che sarei stata pagata per
tutto quel mese con il solito bonifico bancario.
Le acque si erano calmate. Chiesi se potevo lasciare le valigie ancora
nella mia stanza. Sarei tornata a prenderle appena avessi avuto un posto
dove lasciarle, anche se non avevo nessuna voglia di tornare, nemmeno
per un breve istante. La figlia aveva capito e si offrì di farmele recapitare
all’indirizzo che avrei indicato anche per telefono.
Ci lasciammo con una stretta di mano, un arrivederci che era un addio,
un sorriso che nascondeva un lamento.
Uscita dalla porta, mi ritrovai per strada con un senso di libertà come non
avevo mai vissuto, ma anche di estraneità come se vedessi quella via per
la prima volta dopo tanti anni che ci abitavo. Mi sembrava di tornare a
respirare la vita.
Presi l’autobus e scesi alla prima fermata di un paese della riviera a pochi
chilometri da dove ero partita quel mattino.
Attraversai la passeggiata contornata da splendide palme e mi sedetti su
una panchina di fronte al mare.
Si era fatto pomeriggio, un pomeriggio lattiginoso. Il sole a tratti faceva
capolino fra le nuvole grigie che lasciavano un alone di luce sbiadita sopra l’orizzonte. Il mare era del colore dell’argento.
La risacca sembrava parlarmi di me.
Avevo trentacinque anni. Venivo da un paese lontano, quasi all’altro
capo del mondo.
Prima clandestina, poi regolare e integrata, avevo lavorato sempre come
badante presso diverse famiglie.
Della mia vita sentimentale c’era poco da raccontare e la risacca ne sembrava quasi rincresciuta.
C’era stato qualche uomo, pochi in verità, cinque, forse sei. Qualcuno
era durato un po’ di giorni, un paio qualche anno, ma non c’era stato un
vero amore, solo solitudini che si annullavano mettendosi insieme.
Se pensavo all’amore dovevo andare indietro al ragazzo della mia adolescenza, conosciuto al mio villaggio di pescatori, amico dei miei fratelli,
ma era ormai un ricordo sbiadito che solo a tratti si faceva vivo e luminoso come il sole di quel pomeriggio.
Fui distratta dai miei pensieri notando un’anziana coppia che si era seduta su una panchina poco distante dalla mia.
La loro pacatezza mi faceva pensare a due coniugi affiatati nella vita.
Così mi piaceva pensare perché sentivo con nostalgia che così io non
sarei stata mai. Poi lo vidi. u
gennaio 2014
27
Cultura
“Rispondevo.
Gli davo corda.
Non è che mi
piacesse più
di tanto. Se ne
usciva anche
con qualche
parola volgare,
imprecazioni
del gergo
comune, ma mai
offensiva nei miei
confronti, mai un
apprezzamento
pesante.
Scherzava,
cercava di farmi
ridere, sapeva
che se una donna
ride il più è fatto.
Io ridevo, talora
di gusto, a volte
sorridevo anche
se non ne avevo
tanta voglia.
Faceva il buffone,
era il mio
giullare di quel
pomeriggio.
Mi distraeva ed
era ciò di cui
avevo bisogno”
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Camminava poco distante, aveva appena superato la panchina dell’anziana coppia e mi aveva già
adocchiata. Sapevo di essere ancora attraente allo sguardo degli uomini, dimostravo meno dei miei
anni.
Già altra volte ero stata arpionata per strada o in treno.
Una volta ne era seguita una storia durata qualche mese, le altre le avevo troncate ancora prima che
potessero iniziare. Soltanto qualcuna era durata una notte d’amore o poco più, tanto da non figurare
nel conto, anche se il ricordo poteva essere dolce, più delle altre che erano durate più a lungo.
Non mi sbagliavo.
Giunto presso di me mi agganciò con una banale scusa.
Gli sorrisi e questo bastò per incoraggiarlo.
Non riusciva a stare fermo. Andava avanti e indietro, si avvicinava e si allontanava, gesticolava, parlava
di sé e domandava di me.
Rispondevo. Gli davo corda.
Non è che mi piacesse più di tanto. Se ne usciva anche con qualche parola volgare, imprecazioni del
gergo comune, ma mai offensiva nei miei confronti, mai un apprezzamento pesante.
Scherzava, cercava di farmi ridere, sapeva che se una donna ride il più è fatto.
Io ridevo, talora di gusto, a volte sorridevo anche se non ne avevo tanta voglia.
Faceva il buffone, era il mio giullare di quel pomeriggio. Mi distraeva ed era ciò di cui avevo bisogno.
Ero al sicuro, con la luce del giorno, in una passeggiata a mare frequentata da tanta gente che ci
passava davanti, qualcuno si sedeva su altre panchine. Avrei potuto liberarmene quando avessi voluto,
ma non lo feci.
Si sedette accanto a me.
Continuava a raccontare, a divertirmi, a farmi sorridere. Aveva quarantasette anni e lavorava ogni
tanto sì e ogni tanto no, quanto gli bastava per tirare avanti: andava bene così, si sentiva libero.
Decidemmo di passeggiare un po’, poi di cenare insieme e la sera mi ritrovai nel suo mini-alloggio nella
parte popolare del paese in un casermone grigio e anonimo.
Mi ci ero lasciata condurre io, più di quanto mi ci avesse portato lui, così, senza pensare, passo dopo
passo, senza sapere che quella era casa sua e non restava che salire.
La notte facemmo l’amore.
Il giorno dopo mi svegliai tardi in un mattino luminoso.
Mi guardai intorno per radunare ricordi e pensieri, separandoli dai sogni.
Mi voltai sentendo un respiro che mi accarezzava il volto. Il capo appoggiato sul cuscino mi guardava
fisso, con sguardo intenso.
Gli sorrisi.
Lui mi sparò, così a bruciapelo: “Mi vuoi sposare?”.
Non me l’aspettavo, rimasi sbigottita ed è dire poco.
Incredula, divertita da un inusuale senso di incosciente spensieratezza, mi sentii rispondere : “Sì”.
Che cosa è stata la mia vita dopo di allora?
Me lo sono chiesta molte volte e me lo chiedo adesso mentre guardo mia figlia china sui libri di scuola.
Fa la terza elementare.
A parte lei c’è poco da dire.
Non è cambiato molto da quel pomeriggio d’inizio autunno in cui il sole faceva capolino fra le nuvole
grigie.
Lui ha continuato a cercare di essere il mio giullare, ma non più così allegro, almeno non sempre, anzi,
sempre di meno.
Assai spesso è di umore scuro che alterna a momenti in cui regala spensierata allegria.
Lui beve fino a ubriacarsi, ma questo capita raramente.
Frequenti sono i litigi, ma non mi ha mai alzato le mani addosso.
Mia figlia piange quando ci vede litigare. Allora lui la guarda, si rattrista e chiede scusa abbracciandoci
entrambe.
Lavora, ora sì, ora no.
Io continuo a fare la badante e mando avanti la casa.
A volte sogno di tornare al mio paese, al mio villaggio per incontrare quel ragazzo della mia adolescenza, ma mi rendo conto che più che un viaggio nello spazio, lo è nel tempo.
Tuttavia, una cosa, forse l’ho capita anche se posso sbagliarmi: non è vero che è meglio soli che male
accompagnati, semmai il contrario. ¢
gennaio 2014
La ricerca in Provincia
QUEL MAL
DI MALL
TRA SALUTE E SHOPPING
LE PRATICHE DI CONSUMO CONTEMPORANEO
Franco A. Fava
Sociologo e
curatore del MECC
Museo &
Laboratorio
Europeo sul
Commercio e i
Consumatori
on line
(CISI-Unito: http://
cisiweb.unito.
it/Progetti/Siti_
web_e_applicati/
MECC/default.aspx)
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L’avvento nel nostro Paese, sin dalla fine degli anni ’50, della grande distribuzione organizzata (gdo)
(1), con i supermercati prima e i centri commerciali poi, nelle sue differenti declinazioni di format commerciali, come outlet, ipermercati e retail park (parco commerciale costituito da un raggruppamento
di vari esercizi commerciali specializzati con accesso del pubblico dal parcheggio) non ha trasformato
soltanto le metodologie dello shopping, bensì anche i nostri stili di vita, di consumo, nonché anche i
rapporti sociali nel nostro agire quotidiano (2).
Il cambiamento avvenuto nel commercio contemporaneo, con la diffusione della metodologia del self
service (3) ha enfatizzato e privilegiato il rapporto del consumatore con le “cose”, rispetto ai contatti
con le persone. Difatti nel commercio tradizionale, ancora presente nei negozi a conduzione individuale, familiare o associata e nei marcati rionali, il rapporto tra cliente ed esercente assolve ancora
oggi ad un ruolo di interazione sociale, oltre a quello propriamente commerciale.
Nelle grandi strutture commerciali del commercio contemporaneo il consumatore privilegia, oppure
è inconsapevolmente costretto a subire, il rapporto con la merce senza più alcuna mediazione con il
commerciante, relegando una parte degli acquisti ad una funzione di mero approvvigionamento per
le necessità domestiche, rendendo le relazioni sociali asimmetriche (ove da un lato si pone il consumatore e dall’altro i beni, escludendo le persone dedite alla commercializzazione), mentre nel commercio
tradizionale il rapporto tra cliente e commerciante si caratterizzava dalla simmetria nel rapporto di
relazione con l’altro (cliente-mercante) (4).
gennaio 2014
Ben Shahn, “Supermarket” (1957)
Box boys at Von’s
Market in Crenshaw
Shopping Center in
Los Angeles (1962)
Nuove piazze per nuove comunità
L’avvento del commercio moderno, segnato dalla nascita dei primi grandi magazzini del lusso a Parigi
(La belle Jardiniere 1824 e poi di Bon Marche 1852 ed a Milano Aux villes d’Italie 1865, poi denominata da Gabriele D’Annunzio, La Rinascente**, nel 1911) ha rappresentato un importante evento sociale, come ad esempio quello correlato all’emancipazione della donna, “una sorta di «paradiso senza
Adamo», che ha reso legittima e socialmente accettata la presenza delle donne in pubblico” (Di Nucci
2005). Inoltre la proposta di abbigliamento pronto ad essere indossato (prêt-à-porter), la diffusione
di accessori per la moda e in generale per la casa, sono stati elementi che hanno segnato lo sviluppo
dell’industria manifatturiera rivolta al grande pubblico, contribuendo alla creazione di un’industria del
“quotidiano”, alternativa a quella meccanica, rappresentata all’inizio del ‘900 dall’avvento dell’automobile e della successiva motorizzazione di massa.
I centri commerciali progettati negli ultimi decenni come agorà, ubicati nelle periferie inurbate, al fine
di organizzare questi “non luoghi” come occasioni d’incontro e di relazione sociale (la piazza), si sono
inevitabilmente trasformati in luoghi di passaggio, di presenza, di appartenenza ad una nuova comunità, identificata in termini generali di consumatori/avventori tout court.
L’avvio del primo supermercato a libero accesso negli Usa nel 1916 (Piggly Wiggly – Memphis, Tennessee), ha innovato il settore del commercio, eliminando le mediazioni tra commerciante e cliente e sviluppando i prodotti preconfezionati messi a disposizione dalla nascente industria alimentare. Nel 1957
prima a Milano, con l’Esselunga del cav. Caprotti, e poi a Torino nel 1959, con i supermercati della
famiglia Garosci e a Bergamo con quelli di Emilio Lombardini, il nostro Paese si affacciava lentamente
al nuovo mondo dei consumi, attraverso i supermarket prima e gli ipermercati poi (7).
**
Nel 1865 i fratelli Luigi
e Ferdinando Bocconi aprono in Via Santa
Radegonda a Milano il
primo negozio italiano
in cui vengono venduti
abiti pre-confezionati.
Si cerca di seguire l’esempio di Le Bon Marché, il grande magazzino aperto a Parigi nel
1838 che aveva spopolato in Francia. L’iniziativa riscuote un enorme
successo anche in Italia.
Nel 1917 il Senatore
Borletti rileva l’azienda
e incrementa il livello di
eleganza dell’emporio e
della qualità della merce
venduta, sempre però
con un occhio al prezzo. Nello stesso edificio
trovano spazio anche
una banca e un ufficio
postale.
Gabriele
D’Annunzio
nel 1917 la ribattezza
“La Rinascente” dopo
la ricostruzione seguita
all’incendio che l’aveva
completamente distrutta e l’azienda diventa
anche luogo di ritrovo
di artisti.
Durante gli anni del
“Boom” si avviano iniziative
avveniristiche
per il nostro Paese: si dà
spazio al disegno industriale che diventerà la
cifra identificativa del
“made in Italy” e si fonda il Premio Compasso
d’Oro assegnato ai beni
di consumo esteticamente rilevanti.
gennaio 2014
39
La ricerca in Provincia
Sin dagli anni Ottanta i centri commerciali hanno rappresentato in Italia una nuova realtà identificata come luoghi di
“rappresentazione” della società dei consumi: “io consumo
dunque sono” (8). Nella società dell’immagine e del consumo
la partecipazione alla ritualità della pratica del consumo, oltre
alle ragionevoli necessità di vita quotidiana, diventa una delle
forme di relazione non più con le persone bensì con le merci,
come mezzo di affermazione sociale, al fine di soddisfare un
desiderio di omologazione, in una società apparentemente
orientata nel garantire opportunità per tutti (9).
I fenomeni patologici dei comportamenti e degli stili di vita
si sono evidenziati nelle pratiche di consumo nei luoghi del
commercio contemporaneo, come ad esempio quelli correlati
all’iperconsumo (oniomania -10-), alla scorretta alimentazione nei fast food, incoraggiati dell’immagine stereotipata proposta dalle seduzioni pubblicitarie, ai rapporti sociali mediati
dal consumo, ed altro ancora, hanno segnato il nostro tempo, identificando in alcuni casi fenomeni di patologie sociali,
correlate ad un rapporto scorretto con il consumo di beni e
di cibi.
I centri commerciali sono luoghi frequentati ma non necessariamente socializzanti, in quanto nella loro funzione strumentale il rapporto della dimensione sociale risulta essere secondaria e non fondante nella relazione con l’altro.
Commercio contemporaneo di beni e servizi
Un altro aspetto interessante, relativo ai nuovi luoghi del
commercio, è correlato alla tendenza di ritrovare nei centri
commerciali non soltanto l’offerta di beni ma anche di servizi
alla persona.
Nelle gallerie commerciali oltre alla presenza di servizi assicurativi, bancari, di agenzie di viaggio ed altro ancora, da qualche tempo si sono diffusi nuovi servizi rivolti alla salute e al
fitness. Le parafarmacie, gli studi di odontotecnici, le palestre
sono oggi una realtà presente nei Mall (centri commerciali),
mentre in prospettiva anche la presenza di studi associati di
medici potranno offrire visite specialistiche a prezzi low cost
per sopperire alle liste di attesa per l’accesso ai servizi sanitari
pubblici, oppure, come già accade negli Usa, agli alti costi
sanitari offerti dal mercato. Questi ultimi servizi rappresenteranno nuove realtà di offerte al consumatore, con il rischio di
proporre servizi sanitari come un qualsiasi “prodotto” di consumo, diffondendo e sollecitando bisogni indotti di “consumi
sanitari”, non necessariamente giustificati, anche dal punto di
vista della prevenzione.
Il rischio di trasformare i luoghi del commercio in “fabbriche
del retail” (11) per un consumo autoreferenziale e non correlato ai bisogni ed alla qualità del consumo, rappresenta una
preoccupante forma di comportamento sociale, slegato al bisogno ed orientato al solo consumo (12).
Un’eventuale, quanto utile, studio epidemiologico, nell’ambito della medicina sociale correlato agli stili di vita ed ai comportamenti dei consumatori, potrebbe contribuire a diffondere una cultura consapevole nelle pratiche di consumo, al fine
di migliorare le condizioni di vita da un lato e dall’altro proporre modelli di consumo sostenibili e di qualità (13), emancipando il consumatore dalla tentazione di identificare la propria
felicità, parafrasando un’affermazione di Robert Franck (14),
come condizione correlata ai consumi dei nostri pari.
40
gennaio 2014
NOTE
1) Sul tema della grande distribuzione organizzata nel settore
alimentare vedasi:
Colla E. (2002), La grande distribution européenne: nouvelles
stratégies de differenciation et de croissance internazionale,
Paris , Vuibert, Thil E. (1966), Les inventeurs du commerce
moderne: des grands magasins aux bebes-requins, Paris, Arthaud .
2) Per una storia sociale della gdo:
Fava F. A., Garosci R. (2008), C’era una volta il Supermarket…, Milano, Sperling & Kupfler.
3) Clarence Saunders (1981 – 1953) è stato il precursore del
sistema di libero accesso (self service) nella sua drogheria (Piggly Wiggly) a Memphis nel 1916, organizzando il libro accesso
del pubblico nel suo store, attraverso l’introduzione di tornelli
ruotanti e l’esposizione della merce sugli scaffali con il pagamento della spesa alla cassa.
4) Sull’identificazione dei gruppi sociali in relazione alle pratiche di consumo:
Codeluppi V. (2002), Il gruppo sociale, in V. Codeluppi, “La
sociologia dei consumi”, Roma, Carocci.
5) Sul tema dei non luoghi: Augé M. (2009), Nonluoghi. Introduzione ad una antropologia della surmodernità, Milano,
Elèuthera.
6) King Kullen, inaugurato nel 1930 nel quartiere di Queens
a New York, è stato il primo supermercato moderno dotato
di un ampio posteggio per le automobili al fine di favorire
l’accesso del pubblico dei consumatori.
7) Franco A. Fava, Il commercio in vetrina. Il Museo & laboratorio del Commercio e dei Consumatori (MECC), in Hevelius’webzine, n. 2/2013.
8) Ritzer G. (2008), La religione dei consumi: cattedrali, pellegrinaggi e riti dell’iperconsumismo, Bologna, Il Mulino.
9) Il brand è oggi diventato un segno distintivo non solo dei
prodotti ma anche degli stili di consumo:
Codeluppi V. (2002), Il potere della marca, Torino, Bollati Boringhieri.
10) Il termine dell’oniomania (dal greco onios = “in vendita,”
mania = follia) è stato coniato dagli psichiatri Emil Kraepelin
e Eugen Bleuler, i quali identificarono i sintomi della sindrome
da acquisto compulsivo nella seconda metà del diciannovesimo secolo.
11) Sull’analisi organizzativa dell’industria della gdo è di prossima pubblicazione il seguente studio:
Fava F.A., (2013), Le fabbriche del retail.
12) Bauman Z. (2008), Vittime collaterali del consumismo in
Bauman Z., “Consumo dunque sono”, Bari, Laterza,.
13) Sulle pratiche di consumo consapevole e di identità del
consumatore, vedasi:
Parmigiani P. (2001), Consumatori alla ricerca di sé. Percorsi di
identità e pratiche di consumo, Milano, Franco Angeli.
Codeluppi V. (2003), Il potere del consumo, Torino, Bollati
Boringhieri
Compagner Luigi (a cura di) (2013), Shopping compulsivo:
l’altra faccia dello shopping, Milano, Odon ed.
Bourdieu P., La Distinzione. Critica sociale del gusto, Bologna,
Il Mulino.
Daniel Kahneman (2007), Economia della felicità, Milano, Il
Sole 24 ore.
Bruni L. (2004), L’economia, la felicità e gli altri: un’indagine
su beni e benessere, Roma, Città Nuova.
14) «La felicità è normalmente legata al consumo relativo:
essa dipende da quanto il nostro consumo si differenzia da
quello dei nostri pari» (Robert Frank)
Le nostre radici
Nicola Ferraro
la faro compie
trent’anni
Nelle foto, dall’alto:
la sala della conferenza
stampa;
il professor
Alessandro Calciati;
da sinistra,
Oscar Bertetto e
Giuseppe Cravetto
42
gennaio 2014
Il 20 dicembre scorso,
nella Sala Consiglio
dell’Ordine a Villa
Raby, si è tenuta la
conferenza stampa
della Fondazione
FARO che ha celebrato
la ricorrenza dei 30
anni dell’attività di
assistenza ai malati
affetti da malattie
cronico-degenerative
e bisognosi di cure
palliative.
Sono intervenuti
il Presidente della
Fondazione FARO
Giuseppe Cravetto, il
Presidente Onorario
Prof. Alessandro
Calciati che ha
ricordato la nascita
nel 1983 della
FARO per assistere
i malati oncologici,
il Vice Presidente
Oscar Bertetto, che
ha spiegato il ruolo
delle cure palliative
nell’umanizzazione
della Medicina, e
Alessandro Valle,
Direttore Sanitario
della Fondazione,
che ha approfondito
il tema delle cure
palliative destinate
non solo ai malati
oncologici.
qualche cifra
La FARO, acronimo di Fondazione Assistenza Ricerca Oncologica è una Fondazione onlus che nasce trent’anni fa per
assistere, a casa o in hospice, i malati affetti da patologie
croniche in fase avanzata; per diffondere la cultura delle
Cure Palliative tra coloro che, a diverso titolo, operano professionalmente nel campo delle malattie croniche ed invalidanti; per realizzare l’integrazione con tutte le risorse del
“Servizio Pubblico”; per agire sulla rappresentazione collettiva della malattia, della sofferenza e della morte.
Ciascun membro dei gruppi d’intervento è chiamato ad
aderire ai valori deontologici della propria figura professionale.
Alla Fondazione si affianca l’Associazione “Amici della
FARO onlus”. Una rete di oltre 200 volontari che affianca
i professionisti nell’espletamento della missione medicoassistenziale individuata trent’anni fa.
Una missione che all’epoca aveva quasi il sapore dell’eresia.
Il prof. Alessandro Calciati e il gruppo dei medici fondatori
della Faro perseguirono infatti con decisione una provocatoria volontà: cancellare dal loro lessico professionale la frase, purtroppo ancora ricorrente, “Non c’è più nulla da fare;
portatelo a casa”. In realtà quei medici e quel personale
sanitario sapevano che, al di là delle apparenze, si poteva
invece fare molto, sapevano che lì iniziava il percorso delle
cure palliative: nate molti anni prima nei paesi anglosassoni
e quasi sconosciute nel nostro. ¢
La Fondazione FARO fornisce assistenza
a casa o in hospice agli ammalati affetti
da patologie croniche in fase avanzata.
L’équipe domiciliare è costituita da 50 fra
medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti e
assistenti sociali.
L’assistenza domiciliare copre la città di
Torino, la cintura e le Valli di Susa e di
Lanzo, quest’ultima con una delegazione
locale.
Considerato anche l’hospice e il Progetto
di assistenza psicologica alle famiglie
fragili, “Protezione famiglia”, le persone che
lavorano in FARO sono circa 120.
A loro si aggiungono circa 200 volontari,
la cui attività è totalmente gratuita, riuniti
nell’Associazione Amici della FARO.
I pazienti assistiti nel 2012 sono stati 883
a livello domiciliare e 301 in hospice.
A fine novembre 2013 erano
rispettivamente
927 e 437.
Il costo annuale della struttura è di circa
5.500.000 euro coperti:
• per 3.000.000 dai rimborsi ASL
• per 370.000 dai contributi annuali
della Compagnia di San Paolo,
Fondazione CRT e Fondazione Benassi
• per la differenza ci si affida alle
donazioni, al 5 per mille e ai lasciti
testamentari.
gennaio 2014
43
Le nostre radici
UN UOMO
BUONO,
SERIO,
CAPACE
Giuliano Maggi
Professore Emerito di
Chirurgia Toracica
Il 16 dicembre 2013 è mancato all’età di 93
anni il professor Angelo Emilio Paletto.
Diresse l’Istituto di Patologia Chirurgica delle
Molinette dal 1968 al 1990.
Ereditò la scuola di Luigi Biancalana e la sviluppò nel campo della Chirurgia Generale e
in quello della Chirurgia Toracica: dodici suoi
allievi sono diventati professori universitari e
molti altri sono diventati primari o professori
associati.
A noi, con l’esempio, insegnò che il malato è
la cosa più importante per un medico e che
gli studenti sono la ragione dell’attività di un
docente.
Fu un chirurgo capace, attento e curioso di
ogni novità, ma quando noi, suoi allievi, volevamo cimentarci in campi inesplorati, chiedeva che ci si ponesse sempre nelle migliori
condizioni per il malato.
Chi è stato accanto a lui per molti anni si sente
ora un po’ più solo, ma il suo ricordo di uomo
“buono e serio” rimarrà nei nostri cuori.
Addio Professore, riposi in pace. ¢
Dicembre 1980: il prof. Angelo Emilio Paletto a
Taormina nel teatro greco-romano.
Foto scattata dal prof. Giuliano Maggi
gennaio 2014
45
Dai congressi
Le differenze igno
un corso e una sfida
Gabriella Tanturri
Coordinatrice
Commissione Pari
Opportunità
OMCeO di Torino
Perché “Le differenze ignorate”?
Perché al di là della sfera riproduttiva, la
donna, fino ai primi anni ’90, non veniva
presa in considerazione nei libri di testo o
nei trial clinici: di fatto, non esisteva.
46
gennaio 2014
orate
Sabato 19 ottobre e sabato 9 novembre 2013,
presso la sala della “Carrozzeria” nella nuova sede
dell’OMCeO di Torino (Villa Raby), si è svolto il primo
corso residenziale organizzato dall’Ordine, diventato
a giugno 2013 provider nazionale ECM. Un corso
impegnativo, di due giornate, ricco di contenuti clinici
innovativi perché la Medicina di Genere è una sfida e
un obiettivo strategico per la formazione medica.
La sindrome del Q-T lungo orfana delle donne
Un esempio per spiegare cosa, concretamente, questo significava.
La sindrome del Q –T lungo, condizione di rischio di torsione della
punta cardiaca, di sincope e di morte improvvisa, è caratterizzata dal prolungamento del tratto Q – T. È stata addirittura causa
di ritiro di farmaci dal mercato: Cisapride, ritirata dalla FDA nel
2000, e Terfenadina, nel 1997. Questa sindrome ha un’incidenza
nettamente superiore nelle donne, perché il tratto Q – T dopo la
pubertà è fisiologicamente più lungo di 20 msec; pertanto essere donna è considerato uno dei principali fattori di rischio. Più
di 100 farmaci, alcuni di largo consumo (macrolidi, amiodarone,
ciprofloxacina, azitromicina, clorpromazina, fluconazolo…) prolungano il tratto Q –T e/o possono causare torsione della punta.
È di fondamentale importanza, per medici e pazienti, disporre di
queste informazioni ed evitare associazioni terapeutiche a rischio.
Guardiamo ora un testo di Medicina Interna importante come
l’Harrison: due volumi, quasi 3.000 pagine. Ho in mano la prima
edizione italiana della XII edizione in lingua inglese: maggio 1992.
Alle tachiaritmie sono dedicate 18 pagine. I pazienti sono sempre
identificati come “il paziente”, con il maschile sempre adoperato
come “neutro”. Non sono citate differenze tra maschi e femmine,
in quanto non sono citate le femmine. Le donne compaiono nel
capitolo successivo, sulle cardiopatie congenite, alla voce “complicanze nelle donne gravide” (la sfera riproduttiva, appunto). La
stessa impostazione si ritrova nel capitolo sulla cardiopatia ischemica.
Specificità fisiologica e patologica
degli organismi femminili
La cultura medica non aveva conoscenza né coscienza di una specificità fisiologica e patologica degli organismi femminili.
Si comincia a parlare di “Medicina di genere” a cavallo degli anni
’90. I fattori “scatenanti” sono stati probabilmente due: le problematiche culturali sollevate da numerosi e importanti gruppi di
donne in America, e l’aumento delle laureate in Medicina, con
l’arrivo di alcune presenze femminili negli alti livelli dirigenziali.
Nel 1988 la United States Public Health Service pubblica i risultati
di una analisi condotta su quanto esisteva di conosciuto sulla fisiologia femminile. Il rapporto, dopo aver analizzato le pubblicazioni
delle principali riviste mediche del mondo nei precedenti tre anni,
conclude che, con l’eccezione della biologia riproduttiva, quasi
nessuno studio clinico include le donne nelle coorti studiate. Era
infatti universalmente assunto che la biologia umana fosse identica in entrambe i sessi. Gli uomini fornivano gruppi stabili, relativamente meno vulnerabili e meno costosi per l’investigazione
clinica. I risultati erano estesi alle donne senza ulteriori modifiche
o verifiche.
gennaio 2014
47
Dai congressi
*Yentl:
“Yentl è la
protagonista di uno
dei più bei racconti
di I. B. Singer; è una
ragazza ebrea che
desidera studiare
la Torah (le sacre
scritture) ma, non
essendole consentito
di frequentare la
yeshiva, (la scuola
nella quale si studia
la Torah) è costretta a
travestirsi da maschio
per poter coronare il
suo desiderio.
La Medicina ha preso
in prestito il nome
della protagonista di
questo racconto per
definire, con il termine
di “sindrome di Yentl”,
la possibilità che le
strategie diagnostiche
e terapeutiche
non siano offerte
in maniera simile
agli uomini e alle
donne (ovvero sia
che le donne siano
discriminate).”
Citazione da: www.
sicardiologia.it/index.
php?option=com_con
tent&task=view&id=2
64&Itemid=450
Nel 1990 iniziano significative e dirette indagini sulla normale fisiologia
cardiaca e sulle malattie cardiovascolari nelle donne. Nel 1991 Bernardine
Healy, prima direttrice donna nella storia del più importante Ministero
della Salute del mondo, l’U.S. National Institute of Health, sulla rivista New
England Journal of Medicine parla di “Yentl* Syndrome” a proposito del
comportamento discriminante dei cardiologi nei confronti delle donne.
E nel 1993 la FDA (Food and Drug Administration) emette le linee guida,
fissando le regole affinché entrambi i generi siano presi in considerazione durante le varie fasi di sviluppo dei farmaci e i risultati statistici siano
valutati per genere (“Guidelines for the study and evaluation of gender
differences in clinical evaluation of drugs”). Così incomincia finalmente la
raccolta dei dati e la ricerca anche sulle donne, prima in Cardiologia e sugli
effetti dei farmaci, poi poco per volta, a macchia di leopardo, su sempre più
numerose patologie e specialità.
Nasce la Medicina di Genere
Lo sviluppo di una medicina critica, gender oriented, orientata cioè a cogliere le differenze di genere rispetto ai processi di salute e malattia, ha permesso, negli ultimi anni, di svelare l’arcano di molteplici fallimenti diagnostici e terapeutici nei confronti delle donne e della loro salute. La Medicina
di Genere è lo studio, nelle scienze biomediche, delle differenze legate al
genere di appartenenza, non solo da un punto di vista anatomo/fisiologico, ma anche delle differenze biologiche, funzionali, psicologiche, sociali e
culturali, oltre che di risposta alle cure. Con un’attenzione particolare agli
studi descrittivi e alle ricerche che individuano i meccanismi nascosti che
determinano le disparità, permettendo di ritrovare evidenze per interventi
efficaci volti a raggiungere l’equità nei trattamenti in tema di salute e assistenza sanitaria. Una serie ormai vasta di studi dimostra che la fisiologia
degli uomini e delle donne è diversa e tale diversità influisce profondamente sul modo in cui una patologia si sviluppa, viene diagnosticata, curata e
affrontata dalle persone.
Questi recenti sviluppi della Medicina di Genere hanno infatti indicato che
la diagnostica medica sottovaluta o non tiene conto delle condizioni di vita
delle donne nella determinazione della diagnosi e dei piani di trattamento,
favorendo così una serie di fallimenti che sono di grave pregiudizio per la
salute e la vita stessa della donna. Inoltre la Medicina di Genere ha messo
in luce come l’orientamento all’osservazione della donna di tipo prevalentemente naturalistico crei un effetto di nascondimento per altri tipi di
eziologia del malessere, facendo velo in particolare alle interazioni ed ai
nessi tra salute delle donne e condizioni di oppressione e violenza familiare.
La violenza contro le donne è un problema di salute pubblica, e tale viene
considerato dall’OMS (report 2013) e dalla World Health Organization .
L’attività dell’OMCeO di Torino e il corso di due giornate
La Commissione Pari Opportunità, per il triennio 2012 – 2014, si è dedicata alle tematiche, strettamente interconnesse, della Medicina di genere
e della Violenza.
Il corso di due giornate è scaturito dal nostro impegno all’interno
dell’OMCeO di Torino, e dalla coscienza del ruolo fondamentale che
l’OMCeO stesso riveste come formatore: oggi non avviene ancora in misura soddisfacente, in diversi ambiti della Medicina e della Farmacologia,
che il concetto di “diversità tra generi” garantisca a tutti, uomini o donne,
il migliore trattamento auspicabile in funzione delle specificità di genere.
Molte nozioni, oramai acquisite in ambito specialistico sulle differenze tra
il genere maschile e quello femminile, non sono ancora entrate nel corredo nozionistico della maggioranza dei medici, e molte patologie soffrono
ancora del “pregiudizio di genere” (pensiamo alle patologie polmonari e
all’infarto del miocardio per le donne, all’osteoporosi per gli uomini) con
conseguenze negative sia diagnostiche che terapeutiche.
48
gennaio 2014
Abbiamo proposto un programma articolato, con approfondimento di
quegli argomenti su cui le certezze scientifiche, frutto della ricerca di genere, sono al momento più fondate: Cardiologia, Farmacologia eDiabetologia
in primis . Ma abbiamo anche portato argomenti che contrastassero i pregiudizi di genere ancora diffusi (la tavola rotonda sulle malattie e i tumori
polmonari, e l’approfondimento sull’osteoporosi), abbiamo voluto fornire
nozioni sulle differenze di genere in relazione a malattie diffuse come le
epatiti, e abbiamo inserito una tematica, come le differenze tra i generi nelle sepsi severe, che presenta, nei suoi risultati ancora in corso di indagine,
aspetti quasi provocatori.
La parte finale del corso è stata integralmente dedicata al peso delle diseguaglianze nei determinanti di salute e di malattia, di cui la violenza è
parte fondamentale, anche se non è la sola.
È stato un grande lavoro corale: tra relatrici e relatori, moderatrici, corsiste,
fotografe, partecipanti a titolo vario…. dodici persone della Commissione
sono entrate nei lavori del corso. Il corso è stato aperto da Ivana Garione,
segretario dell’OMCeO di Torino, in prima giornata, e nel corso della seconda giornata hanno portato i loro saluti Amedeo Bianco, Presidente OMCeO
di Torino e FNOMCeO, e Emilia Di Biase, Presidente della Commissione
Sanità del Senato. Si rimanda alle quattro interviste audiovisive su www.
videomedica.org (digitare nello spazio dedicato alla ricerca le parole “Le
differenze ignorate”).
Questo corso ha portato elementi innovativi per modificare la pratica clinica quotidiana dei colleghi che vi hanno partecipato come corsisti? A giudicare dalla vivacità del dibattito, che ha seguito ogni relazione, la risposta è
positiva. A giudicare dalla volontà espressa dall’OMCeO di replicare questo
corso, con le stesse caratteristiche, nel 2014… anche.
E nel 2014 sarà attivato anche un corso specifico dell’OMCeO di Torino
sulla tematica della violenza.
Grazie a tutte e tutti, di cuore, per la collaborazione.
“Questo corso ha
portato elementi
innovativi per
modificare la pratica
clinica quotidiana dei
colleghi che vi hanno
partecipato come
corsisti? A giudicare
dalla vivacità del
dibattito, che ha
seguito ogni relazione,
la risposta è positiva.
A giudicare dalla
volontà espressa
dall’OMCeO di
replicare questo
corso, con le stesse
caratteristiche, nel
2014… anche!”
gennaio 2014
49
Dai congressi
Ha colpito senza dubbio l’attenzione dei giornalisti la notizia che è possibile
fare uscire dal capitolo del buonsenso alcuni aspetti comportamentali “virtuosi” e inserirli nelle più solide conoscenze dell’Oncologia.
Ci sono infatti rilievi clinico-sperimentali, da poco pubblicati, che una camminata di 30 minuti al giorno con un’alimentazione sobria riducono il rischio
di cancro, in particolare della mammella, del 20-30% e soprattutto della sua
recidiva. Stiamo parlando di uno studio effettuato negli ultimi cinque anni
presso l’ospedale Sant’Anna di Torino, pubblicato sulla rivista internazionale
“Breast Cancer Research and Treatment”, e presentato a questo convegno.
Ma c’era già stato un prologo a questo evento congressuale.
Come i nostri lettori ricorderanno, Torino Medica ha ospitato una piccola guida e un articolo esplicativo del prof. Carlo Campagnoli sul significato clinico,
medico, epidemiologico e preventivo dei comportamenti virtuosi di cui si è
discusso a fine novembre alle Molinette. Al centro di quella comunicazione
sempre l’alimentazione corretta e la necessità del movimento per rimanere
in salute. “Dieci immagini da ricordare”, il titolo della pubblicazione ospitata dalla rivista e diffusa in altre 15.000 copie tramite le Associazioni e le
Farmacie.
Una camminata
Il convegno “Stili di vita per
contrastare il cancro mammario”,
tenutosi presso l’Aula Magna
dell’Ospedale Molinette di Torino il
28 novembre scorso, ha avuto un
successo che è andato ben oltre le
aspettative. Successo di pubblico
(l’Aula Magna di Corso Bramante a
Torino era straripante) e mediatico.
Dal buonsenso alla clinica
Il sovrappeso, ma anche, in parte indipendentemente dal peso, la sedentarietà ed una alimentazione ricca di zuccheri raffinati, grassi soprattutto saturi
e proteine di origine animale, determinano alterazioni metaboliche ed ormonali che facilitano la crescita dei tumori in generale, ed in particolare, nella
donna in menopausa, dei tumori della mammella. Questo risulta da numerosi studi, tra cui lo studio EPIC che segue prospetticamente oltre 500.000 persone reclutate in dieci Paesi europei con abitudini alimentari molto diverse. Di
grande importanza il fatto che un adeguato stile di vita emerge sempre più
come strumento di prevenzione delle recidive tumorali ed integra efficacemente le terapie. Come tale è pubblicizzato dal progetto DIANA dell’Istituto
Tumori di Milano e nell’ambito della Rete Oncologica del Piemonte e Valle
d’Aosta.
È raccomandata un’alimentazione sobria, autenticamente di tipo mediterraneo: pasta di grano duro, cereali integrali, verdure, pesce. È raccomandata
soprattutto l’attività fisica: una camminata di
buon passo di 30-40 minuti cinque volte alla settimana riduce del 20-30% il rischio di cancro
della mammella ed anche, nelle donne che ne
siano già state affette, il rischio di recidiva.
Questi benefici (cui è da aggiungere una riduzione del rischio di cancro del colon) si sommano a
quelli ben noti per gli apparati cardiovascolare e
muscolo-scheletrico.
Ricordiamo che le malattie cardiovascolari continuano ad essere, da anni, la prima causa di morte a livello mondiale e che le cosiddette “malattie
metaboliche” falcidiano il ricco Occidente ma minacciano anche tutte le popolazioni che hanno
imboccato la strada dello sviluppo economico.
Nel panorama epidemiologico globale si registra
con sempre maggior frequenza il passaggio dai
problemi drammatici causati dalla sotto-alimentazione (quando non si tratta di vera e propria
fame) agli effetti negativi sulla salute di un’alimentazione più abbondante ma scorretta. Diventa quindi ogni giorno più sbagliato pensare che
i pericoli di questa emergenza sanitaria (che in
Occidente falcidia la salute dei suoi abitanti) non
sia un problema di salute pubblica che riguarda
in modo totale la nostra specie.
Lo studio torinese
A partire dal 2008 è stato svolto presso l’ospedale
Sant’Anna della Città della Salute e della Scienza
di Torino il Progetto “Individuazione e contrasto
delle alterazioni endocrino-metaboliche favorenti
la recidiva del carcinoma mammario” (responsabili Clementina Peris e Grace Rabacchi; responsabile scientifico professor Carlo Campagnoli).
Il progetto si è avvalso dapprima del sostegno
finanziario della Regione Piemonte e successivamente della Fondazione CRT ed in particolare
50
gennaio 2014
camminata al giorno...
NicFer
Dal comunicato
stampa di
Pierpaolo Berra
della Compagnia di San Paolo. Vi hanno collaborato gli epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano, i Centri torinesi della Rete Oncologica e le associazioni
GADOS del Sant’Anna e RAVI delle Molinette. I risultati sono stati oggetto di
relazioni e pubblicazioni a congressi e su riviste internazionali.
Il Progetto ha avuto come punto focale proprio il convegno tenutosi il 28 novembre scorso alle Molinette con il patrocinio di Regione Piemonte, OMCeO
di Torino, Scuola di Medicina Università di Torino, FIMMG, SIMG e con l’intervento del Oscar Bertetto e di altri esponenti della Rete Oncologica e del
CPO di Torino, e del dottor Berrino e della dottoressa Pasanisi, epidemiologi
dell’Istituto Tumori di Milano.
gennaio 2014
51
rubriche
bisturi rosso a cura di Roberto Lalario
In questa puntata
vi suggerisco
un delizioso
ristorante “di
nicchia” e poi
parlerò di olio e
vino: due cardini
della tradizione
italiana.
Ristorante
ratatui
TORINO
Via San
Rocchetto 34 Tel.
0117716771
Chiuso la domenica
e lunedì a pranzo.
Provato settembre
2013
frantoio
spinelli
Larciano (PT)
via Spinelli 118
www.frantoiospinelli.it
Per eventuali
acquisti
Marco Nieloud:
cell. 347.2604294
Enoteca Il Vinaio
TORINO
Via Cibrario 38
tel. 011480277
OLIO, VINO E… IL “RATATUI”
Il ristorante che propongo è il “Ratatui”, un simpatico posticino dietro piazza Risorgimento, in
una piccola via quasi all’angolo con Via Nicola
Fabrizi.
In estate è simpatico mangiare nel cortiletto pieno
di piante e accogliente; d’inverno, ovviamente,
meglio l’interno che è comunque molto carino.
Il personale è molto simpatico e gentile e vi dà
all’occorrenza preziosi consigli.
Il menù e vario e varia frequentemente: vi sono
piatti tradizionali della cucina piemontese e anche
ottime possibilità “etniche” e vegetariane.
Io ho gustato ottimi gnocchi ai formaggi, e una
sublime insalata di orzo e verdure con legumi.
Presenti anche paccheri con pescatrice e secondi
di carne.
Il vino della casa è buono e fa ottima compagnia
alle vivande.
I dolci variano assai e sono fatti in casa.
Un locale “di nicchia” delizioso per un pranzo o
una cena “in famiglia” o con amici.
Prezzo fantastico da 15 a 35 €!!
E passiamo a parlare di olio.
Mi è capitato, grazie alla gentile guida di un amico, di scoprire in Toscana un
autentico gioiello: un piccolo frantoio rimesso in funzione con dedizione
ed amore per la terra e la tradizione olearia italiana.
Ho assaggiato un olio fragrante e genuino con le caratteristiche “toscane”: morbido, non troppo forte e amaro ma
di gusto fresco e vigoroso, l’ideale per la bruschetta, per la
“soma d’aij” e/o le insalate più varie e creative.
Ne ho acquistato una piccola scorta e poi mi rammaricavo col
proprietario della difficoltà logistica di arrivare fin lì per poter acquistare tale prelibatezza e… sorpresa goduriosa!
Mi veniva comunicata l’esistenza di un provvidenziale
cugino abitante proprio a Torino che funge da collegamento e da agente di vendita in loco! Ed è per questo,
cari colleghi che ve lo propongo!
Delicatessen a domicilio!
Quindi vi fornisco il link del frantoio se volete bearvi delle immagini
deliziose della collina toscana e, cosa più importante, il nome e il cellulare del gentilissimo cugino, da me solertemente contattato e che ha
dato la sua
cortese disponibilità per tutti noi se vogliamo anche bearci del sapore delizioso dell’olio prodotto sulla
collina toscana!
E chiudiamo alla grande con Bacco!!
L’enoteca che vi segnalo è “Il Vinaio”, non lontano da Piazza Statuto.
Gestori di grande esperienza e ottimi consigli.
Prezzi per tutte le tasche e qualità eccellente.
Vini di ogni genere da tutte le regioni e super alcolici di gran pregio fra cui alcuni rhum da commuoversi e dei cognac da meditarci una vita.
All’occorrenza elegante servizio di “impacchettamento” e segnalo anche diversi scaffali colmi di prelibatezze gastronomiche: dalle salse alle marmellate, al cioccolato, ai “bagnetti” vari!
Da leccarsi i baffi!!!
gennaio 2014
53
rubriche
I servizi dell’Ordine
CASELLE PEC
L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino
ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM
per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Cer tificata (PEC), attivate nel 2010.
Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità
di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento
a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da par te degli iscritti.
PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108
oppure inviare mail a segreteria.amministrativa@omceo.to.it
PORTALE WEB
www.torinomedica.com
Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino.
Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati,
interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi.
Non tutte le notizie, ma notizie per tutti!
ATTRIBUZIONE CODICE PIN
Per la compilazione del certificato di malattia on line.
Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN
a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati)
per la compilazione della certificazione di malattia on line.
Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815111
54
gennaio 2014
WEB area
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Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine
ad iniziare dall’Albo degli iscritti
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medico-scientifico con accesso diretto alle fonti
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inchieste e interviste
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dall’Ordine ed ai servizi erogati
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dicembre 2013
55
rubriche
Servizi dell’Ordine
COMUNICAZIONE ORARIO UFFICI
Lunedì
Martedì
Mercoledì
Giovedì
Venerdì
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
8.30-13.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
14.00-17.30
Si comunica anche che l’Ufficio Previdenza (pratiche Enpam),
per motivi organizzativi, osserva il seguente orario:
Lunedì
8.30-13.30
Martedì
8.30-13.30
Mercoledì8.30-13.30
Giovedì
8.30-13.30
Venerdì
8.30-12.30
Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino
D.ssa Ivana Garione
Agli iscritti
La “Federazione
Sanitari Pensionati
e Vedove” si occupa
della risoluzione dei
problemi economicosociali dei medici,
farmacisti, veterinari
che godono di una
pensione e dei loro
famigliari.
Per maggiori
informazioni o
per accedere ai
servizi dell’Ente,
si può telefonare
alla signora
Teresa Gariglio,
333/8440475,
Presidente
provinciale
dell’Ente, o al dott.
Giorgio Cappitelli,
348/6703250,
Presidente regionale.
(RTM)
Per comunicare un cambio di indirizzo
Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di
residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo:
www.omceo.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à modulo variazione indirizzo
Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo
segreteria.amministrativa@omceo.to.it
o inviato tramite fax al numero 011505323
Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica.
La Redazione di Torino Medica (RTM)
caselle pec
L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la
convenzione con POSTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC),
attivate nel 2010.
Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate
e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da parte degli
iscritti.
PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a segreteria.amministrativa@omceo.to.it
La Redazione di Torino Medica (RTM)
56
gennaio 2014
PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD
Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Clinical Governance”: questa volta parliamo di
“appropriatezza”, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico
ed in generale sanitario e trova grande spazio nel nostro codice di deontologia medica.
Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM
La versione “blended” del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in
formato cartaceo nel numero speciale
“QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 2/2012”
All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica
e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di
ottenere 15 crediti ECM.
In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle
direttamente alla
Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121
La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà
gratuitamente al suo indirizzo copia del numero speciale.
Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411209
Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico)
oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi
dall’invio del fax.
Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da
FNOMCeO
(sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino)
è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00
tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: segreteria@fax.fnomceo.it
gennaio 2014
57
rubriche
Comunicati
AVVISO ai MEDICI in possesso di diploma di
FORMAZIONE SPECIFICA in MEDICINA GENERALE
I Medici che hanno conseguito il diploma di Formazione Specifica in Medicina Generale possono darne comunicazione alla segreteria dell’Ordine
dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino: il titolo sarà
inserito nell’Albo dei Medici Chirurghi analogamente a quanto avviene
per i titoli di Specializzazione.
L’attestato potrà essere inviato anche via mail al seguente indirizzo:
segreteria.amministrativa@omceo.to,it o via fax al numero: 011/505323.
Il Segretario OMCeO
Dr.ssa Ivana Garione
PROGRAMMA NAZIONALE ESITI
NUOVO CORSO ECM AGENAS/FNOMCEO
Dal 23 settembre è attivo il corso on line ECM sul Programma Nazionale
Esiti (PNE) realizzato da Agenas e FNOMCeO con il coinvolgimento della
Federazione IPASVI.
Per accedere al corso è necessario connettersi alla Homepage del sito
web del Programma Nazionale Esiti (PNE) tramite link presenti sui siti
internet di Agenas, FNOMCeO, Ministero della Salute, IPASVI.
Attraverso le attività di PNE, il Ministero della Salute si avvale di AGENAS per lo svolgimento delle funzioni di valutazione dei risultati (outcomes) delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche
nell’ambito del Servizio sanitario nazionale.
Obiettivi del corso sono la diffusione delle competenze necessarie a una
corretta lettura e interpretazione dei contenuti di PNE, attraverso l’apprendimento di alcuni fondamenti di metodologia epidemiologica applicata alla valutazione comparativa di esito.
Crediti: il corso, del tutto gratuito, eroga 12 crediti ECM (Codice ECM
69597). L’attestazione dei crediti, una volta superato il corso, è disponibile nella “Situazione crediti” in alto a destra, appena entrati sulla piattaforma.
Le professioni accreditate sono: medico, odontoiatra, infermiere, infermiere pediatrico, assistente sanitario.
Accesso: a chi si è registrato per i precedenti corsi ricordiamo che è necessario passare dal sito FNOMCEO o IPASVI per accedere ai corsi;
E’ necessario passare dal sito della propria Federazione per il controllo
ogni anno.
ATTENZIONE: Il sistema è basato su sessioni di lavoro; qualora si rimanga inattivi per più di 20 minuti la sessione scade e si deve quindi effettuare nuovamente l’accesso con ID e PIN.
58
gennaio 2014
CORSO FAD APPROPRIATEZZA
2013 - 2014
N° EVENTO 2603 - 79138
Si comunica che la validità del corso è stata
prorogata fino al 18/11/2014 (salvo diverse disposizioni che saranno comunicate).
Si ricorda che questo corso ECM può essere
seguito soltanto in modalità on line.
Il servizio HELP DESK, erogato direttamente
da FNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi
e Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo
dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore
13.00 tel. 011/5815110 – Fax 011/7432113 –
e-mail: segreteria@fax.fnomceo.it
si ricordiamo che è necessario passare
sito
FNOMCEO o IPASVI può accedere ai corsi;
è necessario passare dal sito della propria Federazione per il controllo ogni anno.
rubriche
Corsi e congressi in pillole
Vengono qui pubblicate gratuitamente, di ogni congresso approvato dalla redazione:
- data del convegno - titolo del convegno - luogo del convegno. Gli eventi di cui si dà notizia sono, come
sempre, quelli che si tengono dal mese successivo a quello del numero pubblicato.
quando
14 febbraio 2014
dove
TORINO Museo Nazionale dell’Automobile
“Avv. Giovanni Agnelli”
Corso Unità d’Italia 40
quando
21, 22, 23 febbraio 2014
dove
u XII GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO
INFANTILE
Adolescenti e giovani adulti ammalati di tumore:
guarire di più, guarire meglio
(VEDI SPAZIO NEI CONGRESSI A PAGAMENTO)
u IV LIVELLO DI MUSICOTERAPIA DIDATTICA
Tenuto da Prof.ssa Manfredi Cinzia e da Dott. Messaglia Roberto
Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme
Centro Musicoterapia Benenzon Italia ®
Via Piazzi, 41
quando
15 marzo 2014
dove
Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme
Centro Musicoterapia Benenzon Italia ®
Via Piazzi, 41
quando
4, 5 e 6 aprile 2014
dove
EMOZIONALE
u VOCE
Viaggio nell’universo sonoro di corpo e mente attraverso l’uso della
voce
Condotto da Lorenzo Pierobon
u III LIVELLO DI MUSICOTERAPIA DIDATTICA
Tenuto da Prof.ssa Manfredi Cinzia e da Dott. Messaglia Roberto
Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme
Centro Musicoterapia Benenzon Italia ®
Via Piazzi, 41
quando
12 aprile 2014
dove
Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme
Centro Musicoterapia Benenzon Italia ®
Via Piazzi, 41
quando
12 aprile 2014
dove
Torino - Centro Congressi
“Unione Industriale Torino”
Via Fanti 17
u DISCUSSIONE DELLA MONOGRAFIA PER
IL CONSEGUIMENTO DEL DIPLOMA DI TECNICO
NEL MODELLO BENENZON
CONVEGNO AMIAR
u 14°
Agopuntura e Medicine non Convenzionali
nella prevenzione e nel benessere psico-fisico
Evento ECM n° 820-82472, con 4 crediti formativi
(VEDI SPAZIO NEI CONGRESSI A PAGAMENTO)
gennaio 2014
59
congressi
Torino,
14 febbraio 2014
Museo Nazionale dell’Automobile
“Avv. Giovanni Agnelli”
Corso Unità d’Italia 40
XII GIORNATA MONDIALE
CONTRO IL CANCRO INFANTILE
INFORMAZIONE IMPORTANTE
Cari lettori,
molti iscritti certamente sanno che questa rivista da anni non rappresenta un peso per il
bilancio del nostro Ordine in quanto i costi
più onerosi di composizione, stampa e spedizione sono sostenuti direttamente dalla società editoriale SGI (Società Generale dell’Immagine).
Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie
ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali
costi.
La crisi economica che ha colpito tutti i settori
e che tutti viviamo in prima persona ha determinato però uno squilibrio in questo bilancio
di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumento dei costi di carta, stampa e spedizione si è
verificata una diminuzione della raccolta delle
inserzioni pubblicitarie.
In queste condizioni non sarebbe pertanto
possibile, per Torino Medica, proseguire la
pubblicazione e la propria missione istituzionale a costo zero come da noi desiderato.
Tra le tante soluzioni possibili, quella meno
gravosa e più praticabile è apparsa la riduzione del numero di pagine della rivista, realizzata pur senza rinunciare ai contenuti.
Ma ciò purtroppo non è sufficiente.
Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero
di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei
convegni e degli eventi sul giornale e sul sito
Web saranno pubblicati a titolo oneroso.
La documentazione di questi eventi, una volta decisa la loro pubblicabilità, unita alla richiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla
concessionaria SGI che provvederà ad indicare l’ammontare del costo in relazione alla
dimensione dello spazio richiesto.
Per informazioni preliminari sulle condizioni
economiche gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente alla dottoressa Daniela Cazzaro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908
L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tempi migliori possano consentire di poter tornare a fornire questo servizio gratuitamente
agli organizzatori dei convegni e degli eventi
formativi.
Il Presidente dell’OMCeO della provincia
di Torino
Amedeo Bianco
60
gennaio 2014
Adolescenti e
giovani adulti
ammalati di tumore:
guarire di più,
guarire meglio
Gli adolescenti e i giovani adulti ammalati di
tumore hanno presentato, negli ultimi anni, un
miglioramento della probabilità di guarigione
meno significativo rispetto a quello registrato
nei bambini.
Questi pazienti si trovano in una terra di
confine, tra l’oncologia pediatrica e l’oncologia
dell’adulto, in cui non sono ancora ben definiti
i limiti di età per l’accesso ai rispettivi centri
di cura e l’arruolamento in protocolli clinici
specifici.
Inoltre, adolescenti e giovani adulti presentano aspetti e bisogni complessi e peculiari,
legati all’insorgenza della malattia neoplastica
durante una delicata fase di crescita fisica,
psicologica e sociale.
Il convegno è dedicato all’analisi delle cause
implicate nella minore risposta alle terapie, al
confronto dell’organizzazione delle cure secondo l’oncologia pediatrica e quella dell’adulto, all’approfondimento della presa in carico
globale e alla ricerca di possibili interventi con
l’obiettivo di…
GUARIRE DI PIU’, GUARIRE MEGLIO.
Programma
9,30 Accoglienza
10,00 Presentazione dell’evento
A. Biondi - Presidente AIEOP
F. Fagioli - Dir. SC Oncoematologia Pediatrica
A. Ricci - Presidente FIAGOP
F. Sarchioni - Presidente UGI
Saluto delle Autorità
GUARIRE DI PIÙ
F. Frassoni - A. Pession
Epidemiologia
10,30 Quanti adolescenti e giovani adulti si ammalano ogni anno in Italia, quali sono i tipi di
tumore e dove vengono curati
R. Rondelli
Diagnosi
10,45Oncologo
R. Parasole
11,00Psicologo
C. A.Clerici
11,15 Medico di famiglia
G. Bono
Arruolamento nei trials clinici
11,30 La realtà dell’Oncologia pediatrica: accesso ai centri di cura, protocolli e risultati.
F. Locatelli - M. Massimino
12,00 La realtà dell’Oncologia dell’adulto: accesso
ai centri di cura, protocolli e risultati.
M. Aglietta - F. Pane
12,30Esperienze dei Centri AIEOP
E. Barisone - M.Conte - A. Ferrari - M.Mascarin
13,15 Lunch
GUARIRE MEGLIO F. Fagioli - M. Bertolotti
14,15 Riabilitazione e attività fisica
M. Jankovic
14,30 Sessualità e fertilità
E. Biasin - M. Zecca
14,45 Gli aspetti psicosociali
Adolescenti e giovani adulti
C. Favara
15,00 La famiglia
P. Gritti
La scuola
Scuola ospedaliera: opportunità e risorse
S. Ferraro
L’istruzione domiciliare e ospedaliera: tra diritto allo studio e inclusione
S. Suraniti
15,40 Silenzio, Ospedale: il rispetto per chi studia.
La professione dello studente ospedalizzato
T. Catenazzo
15,50 Scuole di appartenenza e scuola ospedaliera, necessità di una buona collaborazione G. Bodrito
16,00 Progettare la scuola del futuro per
l’inserimento nel mondo del lavoro Fondazione Agnelli
IL CENTRO DI CURA CHE VORREMMO
G. Basso - A. Biondi
15,15
15,30
16,15 Documento congiunto AIEOP-AIOM-SIE-FIAGOP
A. Ferrari
16,30 Le reti regionali
R. Ferraris
16,45 Cosa chiede la FIAGOP
A. Ricci
17,00 Dynamo Camp per gli adolescenti
17,10 Discussione
A. Biondi - F. Fagioli - A. Ricci - F. Sarchioni
20,30 Concerto UGI in occasione della
Giornata mondiale contro il cancro infantile
Conservatorio G. Verdi
MODERATORI E RELATORI
Aglietta Massimo - Candiolo
Barisone Elena - Torino
Basso Giuseppe - Padova
Bertolotti Marina - Torino
Biasin Eleonora - Torino
Biondi Andrea - Monza
Bodrito Giorgio - Torino
Bono Giuliano - Torino
Catenazzo Tiziana - Torino
Clerici Carlo A. - Milano
Conte Massimo - Genova
Fagioli Franca - Torino
Favara Cinzia - Catania
Ferrari Andrea - Milano
Ferraris Raffaella - Torino
Ferraro Speranzina - Roma
Frassoni Francesco - Genova
Gritti Paolo - Napoli
Jankovic Momcilo - Monza
Locatelli Franco - Roma
Mascarin Maurizio - Aviano
Massimino Maura - Milano
Pane Fabrizio - Napoli
Parasole Rosanna - Napoli
Pession Andrea - Bologna
Ricci Angelo - Genova
Rondelli Roberto - Bologna
Sarchioni Franco - Torino
Suraniti Stefano - Torino
Zecca Marco - Pavia
SEGRETERIA SCIENTIFICA
Elena Barisone
elena.barisone@unito.it
Marina Bertolotti
marina.bertolotti@unito.it
Emma Sarlo Postiglione
emma.sarlo@tiscali.it
Chiara Comotti
chiara.comotti@unito.it
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Segreteria FIAGOP Onlus
Valeria Casadio
329.6524346 - info@fiagop.it
MODALITA’ DI ISCRIZIONE
Le iscrizioni al convegno scadranno il 24.1.2014 e
saranno accettate fino ad esaurimento dei posti.
La scheda di iscrizione è scaricabile dal sito
www.fiagop.it
Patrocini richiesti
Ministero della Salute, Università degli Studi di Torino
Regione Piemonte, Comune di Torino
AIOM, FIMMG, FIMP, SIE, SIPO
Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta
OMCEO Torino
Ordine degli Psicologi del Piemonte
17,30 Chiusura dei lavori
gennaio 2014
61
congressi
Torino,
12 aprile 2014
Centro Congressi
“Unione Industriale Torino”
Via Fanti 17
XIV CONVEGNO A.M.I.A.R.
AGOPUNTURA E MEDICINA
NON CONVENZIONALE
NELLA PREVENZIONE E NEL
BENESSERE PSICO-FISICO
L’evento assegna 4 crediti formativi ECM
Presidente: Piero Ettore Quirico
Segreteria scientifica:
G.B. Allais, G. Lupi, A. Magnetti
Segreteria organizzativa:
Centro Studi Terapie Naturali e Fisiche - tel. 011.3042857
Sito web:
www.agopuntura.to.it
e-mail: info.cstnf@fastwebnet.it
Patrocini richiesti:
Regione Piemonte, Città di Torino,
Ordine dei Medici di Torino
F.I.S.A. - Federazione Italiana delle Società di Agopuntura
F.I.A.M.O. - Federazione Italiana Associazioni Medici
Omeopati
S.I.R.A.A. - Società Italiana Riflessoterapia, Agopuntura,
Auricoloterapia
PROGRAMMA PRELIMINARE
Ore 9,00 Introduzione dei lavori
Intervento del Presidente FNOMCeO
A. Bianco
Intervento del Presidente FISA
C. M. Giovanardi
Ore 9,30 Sessione 1
Moderatori: G.B Allais, M. Giaccone
Agopuntura e Medicina Cinese per la
prevenzione ed il benessere psico-fisico
P.E. Quirico
Omeopatia, prevenzione, alimentazione e
attività fisica
A.Magnetti
L’Agopuntura nel controllo del dolore
G. B. Allais
Prevenzione: fitoterapia e nutraceutica,
quali risorse e quali pericoli? Vademecum
ad uso dei medici e dei cittadini
P. Brusa, M. Giaccone
Discussione
Ore 11,20 Break
Ore 11,40 Sessione 2
Moderatori: C. Benedetto, P. E. Quirico
Ruolo dell’Agopuntura nel benessere
dell’anziano tra mito e realtà
62
gennaio 2014
M. Simoncini
L’Omeopatia per il benessere della donna
E. Rossi
L’Agopuntura nella regolazione del Sistema
Immune
G. Lupi
Ruolo della dietetica cinese nella prevenzione
L. Moraglio
Discussione
Ore 13,20 Break - Pausa pranzo
Ore 14,30 Sessione 3
Moderatori: M. Simoncini, A. Magnetti
Il benessere, lo stress e la Neuroauricoloterapia
C. Ripa
Il benessere della donna nella terza età: studio pilota su una miscela di piante a base di
scutellaria per il mantenimento e la salute
delle ossa.
A. Dianin
La Medicina Ayurvedica nella prevenzione e
nel benessere psico-fisico
A. Chiantaretto
L’Agopuntura nei pazienti in dialisi peritoneale migliora lo stato di benessere
S. Barbieri
L’osteopatia come scienza preventiva del
benessere.
F. Mautino
Discussione
Ore 16,25 Break
Ore 16,40 Sessione 4
Workshop - Metodiche antistress e
per benessere psicofisico
Moderatori: A. Chiantaretto, G. Lupi
Veglia, ipnosi, meditazione: un viaggio tra i
diversi stati di coscienza
E. Jaretti Sodano
L’Agopuntura nella prevenzione dei disturbi stress correlati
A. Olivero
Il Qigong per il benessere psico-fisico
L. Baratto
Ayurveda e pratiche quotidiane psicofisiche
di benessere (meditazione, yoga, automassaggio) per la longevità
S. Gargano
Discussione
Ore 18,15 Chiusura dei lavori
Compilazione questionario ECM