ANNO XXI Numero 45 28 NOVEMBRE 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA L’INCHIESTA EURO 1,50 Siamo a secco COMUNE DI MESSINA AD UN PASSO DAL DISSESTO MA C’È CHI GUADAGNA CENTOMILA EURO L’ANNO. LA MAPPA DEI PAPERONI DI PALAZZO ZANCA 28 Novembre 2014 il punto EDITORIALE Una vita a colori per Centonove DAL PROSSIMO numero Centonove sarà nelle edicole di tutta la Sicilia giovedì mattina, anziché venerdì, con altre due novità: il giornale sarà fullcolor, cioè tutto a colori, e sbarcherà contemporaneamente su Internet: sarà previsto l’acquisto digitale della copia singola, ma anche abbonamenti trimestrali, semestrali e annuali. Perché queste trasformazioni? Sono i tempi che lo chiedono. E Centonove, come è nella sua tradizione giornalistica, è al passo con i tempi del nesw-magazine, arriva senza fretta su internet. Un mercato che ha messo in crisi il tradizionale modo di fare giornalismo, ma che propone anche nuove opportunità da cogliere. Internet abbatte le barriere, ma non deve abbattere i contenuti del giornalismo di qualità, quello per il quale i lettori da vent’anni sono disposti a spendere un euro e cinquanta, l’equivalente di due caffè. Centonove arriva su Internet con la forza del suo “brand”, in punta di piedi, convinto che il giornalismo di inchiesta ha ancora il suo cuore pulsante nella carta: se si dimenticano le origini, nell’albero della vita, crescono rami avvizziti. Oggi su Internet c’è tanto, forse troppo. Centonove continuerà a selezionare le notizie che meritano un approfondimento e riporterà, in breve, le chicchè, che ne fanno la differenza. Lo slogan della campagna, anche sulla rete, ironicamente sarà: ”Chi ha detto che i giornali non servono più?”. Il giornale su Internet vuole soddisfare quei lettori digitali che anche da altre città leggono Centonove; l’ampliamento della diffusione sulle edicole conferma invece ancora una volta la nostra presenza sul territorio e sulle edicolechiave della Regione e della Capitale. Perché Centonove, a pensarci, è un piccolo orgoglio siciliano. Da Napoli in giù, non è un merito, è l’unico giornale con le caratteristiche che i lettori ci riconoscono. Un giornale combattivo. Piccolo sì, ma un vero giornale. Che a 22 anni dalla nascita fa cose da grandi. Se la politica divorzia dai cittadini DI DOMENICO BARRILÀ DEMOCRAZIA E PARTECIPAZIONE sono gemelli identici, non possono essere scissi. Se cominciano ad andare ognuno per la propria strada qualcosa non sta funzionando. I fenomeni sociali sono un linguaggio, molto esplicito e spesso perentorio, anche se qualcuno trova comodo ignorarli perché preferisce seguire i propri sentieri interiori. Bisogna però stare attenti, perché riflessioni soggettive troppo discoste dalla realtà possono trasformarsi in deliri, complicando le cose per tutti, per sé stessi ma soprattutto per le comunità, quando si ricoprono responsabilità di governo. Usare l’astensionismo in maniera funzionale ai propri argomenti può essere una furbata, tra le tante perpetrate quotidianamente dalla politica, un mezzuccio, ma i fatti rimangono e quelli dicono che tra la politica e i cittadini il muro divisorio va ispessendosi. Tuttavia può esservi qualcosa di peggio che strumentalizzare un fenomeno (comunque evidente): ignorarlo oppure derubricarlo a questione marginale. Questo atteggiamento evoca tratti di superficialità che a chi scrive non paiono casuali, avendo sempre descritto l’attuale presidente del consiglio come una persona inadatta a interpretare l’ostinata grandezza di questo Paese, che resiste miracolosamente all’evidente dilettantismo (tecnico, politico e morale) di chi lo governa da alcuni decenni, con qualche eccezione encomiabile. Un Paese che resiste a un sindacato il quale, come la politica, rifiuta di fare i conti con la realtà e respinge ideologicamente l’idea che il patrimonio dell’Italia sono coloro che lavorano e coloro che il lavoro lo creano, e quindi scindere i due poli non aiuta nessuno dei protagonisti, anzi mina l’intero sistema. Non esistono lavoratori bravi e imprenditori cattivi o viceversa. Questo è uno schema infantile che nega le sfumature e si preclude la possibilità di intervenire cercando soluzioni di interesse condiviso, portando il pensiero oltre le tessere. Una rivoluzione oggi impensabile, considerate le incrostazioni culturali presenti. Abbiamo poteri politici discutibili, maggioranza e opposizione, decisamente Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. Redazione e ufficio abbonamenti: via San Camillo, 8 - 98122 (ME), CCP n. 90443839 Copie arretrate: euro 3,00. Progetto grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it. Internet: http://www.centonove.it email: centonove@centonove.it centonove SETTIMANALE REGIONALE DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA Direttore responsabile Enzo Basso Garante del lettore: Attilio Raimondi centonove pagina 2 impari rispetto alla complessità della situazione, ma i contropoteri e i contrappesi non sono meglio. Non si ascoltano gli italiani, l’astensionismo serissimo di domenica 23 novembre viene usato dagli uni e dagli altri per rinfacciarsi le reciproche mancanze, ma nessuno è veramente interessato a capire cosa stia realmente accadendo. Come genitori che, attratti dal pianto di un neonato nella culla, litigano di paste scotte o di camicie stropicciate, ignorando il bambino. I politici vogliono solo passare la nottata, tanto il loro sole sorge comunque. Quello che è arriva alle urne è un campanello d’allarme che soltanto un incosciente presuntuoso può sottovalutare, soprattutto perché arriva da due regioni tra loro diversissime, assumendo maggiore significato sociologico, sebbene sembri pesare di più l’astensionismo emiliano, perché rompe una tradizione che negli anni aveva fatto di questa regione terra di servizi (dalle biblioteche agli ospedali) di livello davvero europeo. Il Paese non è stufo solo della politica e dei suoi attuali banalissimi occupanti, ma rischia di non credere più in niente, perché in giro vedono solo chiacchieroni pronti a chiedere sacrifici, mentre con un solo mandato parlamentare si arricchiscono. Oggi nessuno è titolato a chiedere alcunché ai cittadini se prima non dimostra coi fatti di avere rinunciato a parte delle proprie sicurezze. Non importa se i risparmi conseguenti non risolveranno tutti i problemi che abbiamo di fronte. Il valore simbolico sarebbe enorme, ci darebbe la certezza che i governanti vivono sulla nostra terra e sentono quello che sente l’ultimo dei disoccupati. Senza questa svolta tutto resterà un gioco, lo stesso di ieri, in cui a perdere saranno sempre quelli che perdono dalla notte dei tempi, per abitudine. Occorre attaccare i diritti acquisiti, lo ripeto, almeno per quella quota che supera la soglia del pudore, qualcuno di dirà che ciò è sovversivo, ma c’è qualcosa di più sovversivo ed è la violenza di coloro che lucrarono vantaggi da uno Stato debole e compiacente, sottraendo (o derubando) pane e speranza al resto dei cittadini. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. Tariffe pubblicitarie (1 modulo cm. 3,5 x 4,5); Manchette prima pagina euro 206,58; Finestrella prima pagina euro 438,99; commerciali a mod. euro 41,32; Finanziaria/Appalti/Gare a mod euro 129,11; Legali/Aste/Sentenze a mod. euro 129,11; redazionali euro 77,47; una pagina interna euro 1.446,08; ultima pagina euro 1.807,6 Posizione di rigore + 20%. Colore + euro 387,34. Certificato Ads n. 7367 del 14/12/2011 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 28 Novembre 2014 riservato MESSINA. Il portiere della Juventus prova a chiudere l’accordo per l’acquisto dei locali. Ma il proprietario Sergio chiede almeno due milioni Ritrovo Billè, Marco Storari in trattativa MESSINA. Trattativa in corso tra il portiere della Juventus, Marco Storari, e l’ex presidente nazionale di Confcommercio, Sergio Billè. Oggetto della contrattazione sono i locali dello storico ritrovo di piazza Cairoli che ha chiuso i battenti (dopo la sesta gestione) per l’ennesima volta. In questo caso, però, il calciatore, che ormai è più messinese di Billè (il quale sta sempre a Roma), non punta a rinnovare i “fasti” del bar pasticceria con un contratto di affitto che includa botteghe e licenze, ma acquistare direttamente l’immobile. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare di euro che il proprietario chiede: si parla di non meno di due milioni, considerati il numero delle luci e la posizione privilegiata. Dal canto suo, Storari sarebbe disposto a investire, ma una cifra di minore entità. Non è il primo investimento che “Marcone”, come lo chiamano gli amici dello Stretto, fa a Messina. Recentemente, infatti, ha acquistato le botteghe ex Carifi dell’isolato 88, andate in vendita perché pignorate al Comune che non aveva fatto valere il blocco determinato dall’adesione al cosiddetto “Salvacomuni”. Storari, sposato con Veronica Zimbaro, figlia di uno dei più noti rosticceri di Messina, non è il MESSINA Trafugati file a Confcommercio La denuncia di Picciotto MESSINA. La denuncia, in maniera riservata, è stata presentata dal presidente della Confcommercio di Messina Carmelo Picciotto ai carabinieri della stazione Arcivescovado e ha dell'incredibile: ignoti si sarebbero introdotti di notte nella sede dell'associazione e avrebbero trafugato elenchi di iscritti e alcuni file personali del presidente e del direttore generale. Dalle finestre e della porta di ingresso non sarebbero state notate effrazioni, segno che l'autore dell'incursione ha a disposizione le chiavi dell'associazione e l'accesso al sistema informatico. Un giallo sul quale si cercherà di fare luce, affidando una perizia agli agenti specializzati della polizia postale, chiamati a valutare se sono stati inseriti nella posta dell'associazione dispositivi utili a catturare i messaggi o a distruggere, attraverso appositi virus, la documentazione conservata. TOP SECRET MESSINA L’ingegnere Pizzino “raddoppia” i posteggi in via La Farina MESSINA. Mario Pizzino, dirigente del Dipartimento Mobilità Urbana del Comune di Messina, con propria determina ha accettato l’offerta formulata dalla Fast Park Sistema Srl per spostare in via La Farina, l’attuale parcheggio, che si trova in prossimità del Palasport, raddoppiando i posti macchina esistenti. E’ in corso la stipula del contratto d’appalto. Marco Storari e Veronia Zimbaro BENI CULTURALI primo a mettere radici in città e a decidere di investire. Vanno infatti ricordati l’ex portiere della squadra cittadina, Mimmo Cecere, che ha aperto il Vulkania in Galleria, o gli impianti sportivi di Carmine Coppola. Tornando a Billè, la vendita chiuderebbe definitivamente quella che ormai è diventata una telenovela le cui stagioni corrispondono alle gestioni. Gestioni rese difficili da un affitto alto (di base 12 mila euro), comprendente non solo i locali, ma anche il nome e, soprattutto, una vecchia licenza che permette il mantenimento dei servizi igienici non più a norma. Gli ultimi a tenere aperti lo storico ritrovo sono stati Bruno Cilento e i suoi soci, che alla fine hanno deciso di lasciare per puntare sul centro storico, rilevando il Catalani in piazza Catalani, attualmente in fase di ristrutturazione. Una mezza idea di riaprire Billè, ma utilizzando il proprio nome, l’aveva il pasticcere Ragusa, che non ha chiuso l’accordo con il proprietario. SOMMARIO PRIMO PIANO 6/9. Messina verso il dissesto Il Comune a un passo dal default non smette di erogare premi ai dirigenti. Che arrivano a guadagnare 100 mila euro in più POLITICA 11. Attaguile, il Carroccio di Sicilia Ex Dc, è il volto di Salvini nell’isola 12. Messina, ecco i Leanza boys Prima assemblea costituente del nuovo movimento creato dall’ex leader di Articolo4 13. Onorevole assente La top ten sulla produttività dei parlamentari. Bocciato Lo Monte 14. Incognita Orifici Nuove dimissioni all’orizzonte a Patti SICILIA 15. Ateneo, pioggia di ricorsi Approdano in commissione elettorale tre contestazioni sul voto per gli organi superiori 16/17. Piemonte, il “neuroleso” Il destino incerto dello storico ospedale 18. Nulla succede per Cas Si allarga l’inchiesta sulle mazzette autostradali 19. Rifiuti, nuova emergenza Chiuse le discariche in Sicilia. Mentre a Messina... 20/21. Stretto, l’ultimo cacciatore Il pluripremiato Loepardi “gira” tra Lipari, Punta Faro e Ganzirri 22. Docenti a lezione Il linguista Sabatini incontro gli insegnanti ECONOMIA 23. Picciotto sotto tiro Confcommercio Messina si spacca 25. Gal, opportunità marketing 7 milioni dalla Regione. Ecco come e a chi POSTER 27. Cinughi, il prete viaggiatore Sacerdote senese alla scoperta della Sicilia 28/29. Gli artisti che verranno A Messina una mostra alla Gaam per dare uno sguardo agli artisti di domani 32/33. Italia “Concordia” Tra povertà e violenza, i possibili scenari della nostra deriva RUBRICHE 4-5. Settegiorni 26. Qui Europa / Consumatori 26. Consulenti 30/31. Libri/La Classifica/Lacerti di Letture 34/35. Spettacoli 36. Mostre 38-39. Lettere & Commenti 38. Qui Scuola / Heritage / Ecologia 39. Eliodoro / 150 Parole da Palermo 39. Antibuddaci / Animal House centonove pagina 3 Pennone del Campanile del Duomo, la ditta Bossa ultima i restauri MESSINA. Potrebbe tornare al più presto in cima al campanile del Duomo di Messina il pennone con bandiera in ferro battutto, precipitato nel 2012. A restaurare il manufatto pesante circa 500 chilogrammi è stato il tornitore Bossa di Messina, incaricato dalla Curia Arcivescovile, che è riuscito a consolidarlo inserendo un’anima d’acciaio all’interno. MESSINA Nonno Vigile, convenzione tra “Stai con noi” e Comune MESSINA. Una convenzione tra il Comando dei vigili urbani di Messina e l'associazione "Stai con Noi" per istituire "Nonno Vigile", la figura dell'anziano che assiste i bimbi a uscire fuori dalla scuola. E' stata discussa tra il generale Calogero Ferlisi e il portavoce dell'associzione Fabio Puglisi, che ha già contattato alcune università della terza età per fare svolgere ai "nonni" candidati al fischietto, gli appositi corsi di formazione al codice stradale. 28 Novembre 2014 CHI SALE Giovanni Ardizzone PALERMO. Il presidente dell’Ars, anziché far riconiare i medaglioni commerativi in bronzo massiccio della VXI legislatura, ha chiesto ai cesellatori di cancellare il nome del predecessore, Francesco Cascio, e sostituirlo con il suo. Un caso unico di risparmio istituzionale, che ha scatenato la caccia dei collezionisti. Davide Gambale MESSINA. Il direttore di Messinaoggi sta valutando l'ipotesi di candidarsi a fare da centravanti per la squadra di calcio dei giornalisti messinesi. Da piccolo giocava come portiere, ma ora, con la mole e con l'età, più che difendersi, pensa al ruolo di attaccante, assicurando di essere un vero "panzer". Salvatore La Macchia MESSINA. "Il fatto non costituisce reato". Tra tante tribolazioni per la formazione professionale, l'ex amministratore dell'Ato, assistitito dall'avvocato Carmelo Scillia, si è visto prosciogliere dall'accusa di non avere svolto a dovere i lavori di scerbatura affidati alla cooperativa Agrinova. Una "macchia" in meno. Luisa Barbaro MESSINA. Piglio deciso, carriera importante ma un cuore da dottoressa Peluche. La responsabile del consultorio di via del Vespro ha commosso la platea relazionando sugli “Aspetti clinici della violenza visti dal ginecologo” al convegno “Donne che amano troppo” svoltosi all’Università di Messina in occasione della giornata contro la violenza di genere. Piero Adamo MESSINA. Il consigliere comunale di Messina approda all’Anci nazionale. Nel corso della XXXI assemblea annuale dell’Associazione comuni italiani, Adamo è stato eletto membro del Consiglio Nazionale in rappresentanza di Fratelli d’Italia. settegiorni PROTOCOLLI D’INTESA La Regione assume i testimoni di giustizia PALERMO. La Regione Sicilia assume come dipendenti testimoni di giustizia. Il protocollo d’intesa è stato firmato al Viminale tra Commissione Centrale per la protezione dei testimoni, presieduta dal viceministro dell'Interno, Filippo Bubbico, e il presidente della Regione Rosario Crocetta. "Col Protocollo diamo il via libera alle assunzioni dei testimoni di giustizia nella Regione siciliana - ha evidenziato il governatore, Rosario Crocetta - nell'ambito delle procedure previste dalla legge e con il rispetto delle garanzie di sicurezza. Ci proponiamo, inoltre, di incontrare la Conferenza delle Regioni per proporre un accordo che preveda anche procedure di mobilità presso altre Regioni". Il viceministro Bubbico, nel ringraziare la Regione, per l'impegno e la sensibilità mostrata sul tema, ha sottolineato come: "I sempre tanto auspicati rapporti di leale cooperazione tra Stato e Regioni, trovano in questo Protocollo una proficua attuazione". "Finalmente giustizia è fatta", dice Giuseppe Carini, teste chiave nel processo agli assassini di Padre Pino Puglisi. "Sono sopraffatto dalla gioia aggiunge - dopo anni di sofferenze giustizia per i testimoni è fatta, e penso anche a chi è stato costretto a vivere in altre regioni". Carini è entrato nel programma di protezione rinunciando agli studi e a una vita normale prima dell'approvazione della legge sui testimoni di giustizia, che fino a quel momento li equiparava ai collaboratori. "Sono particolarmente grato al viceministro Bubbico, al senatore Beppe Lumia e all'onorevole Giampiero D'Alia - dice - che hanno seguito in modo instancabile noi testimoni in questo traguardo. Sognare è bello, ma realizzarlo è ancora di più". SOCIETÀ Bagheria, pochi incassi: chiuse il museo Guttuso PALERMO. Chiude il museo Guttuso, ospitato a Villa Cattolica, a Bagheria, dopo che è stato appurato che la galleria d'arte incassa 20 mila euro l'anno ma le spese sono 480 mila euro. L'ha deciso il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque, che si accinge a firmare l'ordinanza: "Si tratta di una chiusura temporanea, non solo legata ai lavori di ristrutturazione che dovrà subire il museo, ma discende anche dalla situazione economica e gestionale della struttura". Rocchi Chinnici, incontro con Iannelli e De Pasquale MESSINA. “Rocco Chinnici: la storia mai raccontata del giudice che sfidò gli intoccabili”. E il titolo del libro di Fabio De Pasquale ed Eleonora Iannelli che parteciperanno all’incontro venerdì 28 novembre alle ore 17 Il Lions club di Messina, organizzato da Lions Club in collaborazione con Ordine degli avvocati e Libreria Bonanzinga. Interverranno i magistrati Emanuele Crescenti e Giuseppe Minutoli, il giornalista Enzo Raffaele e Giovanni Paparcuri, unico sopravvissuto alla strage. Messina prima festa del Sorriso per i bambini autistici MESSINA. L'Associazione "Anch'io sono autistico"onlus organizza in collaborazione con la ludoteca "C'era una volta", la prima festa del Sorriso presso L'Oasi Madonna del Sorriso, a Pace, che si svolgerà domenica 30 novembre a partire dalle 9.30. Infatti in questa occasioni i ragazzi affetti dal disturbo dell'autismo trascorreranno una giornata con le loro famiglie all'insegna del divertimento. MESSINA. “Inaugurazione” all’università col presidente nazionale Calderone Consulenti lavoro, arriva il corso di laurea MESSINA. “Consacrata” con la presenza di Marina Calderone, presidente nazionale dei Consulenti del lavoro, oltre che presidente del Cup, l’organismo che raggruppa tutti gli ordini professionali italiani, dai giornalisti ai notai, l’inaugurazione all’Università di Messina del corso di laurea, coordinato da Cetty Parrinello, sulla Consulenza del Lavoro. 250 professionisti sparsi in quasi l’80% dei comuni messinesi, il ruolo del consulente del lavoro è rinnovato oggi da una problematica in continua evoluzione, non solo di tipo contrattuale: il consulente fa da cuscinetto tra il dipendente e l’imprenditore per la corretta applicazione dei contratti di lavoro, oggi sempre più numerosi, secondo il settore, e “atipici”. Marina Calderone, accompagnata dal presidente della Fondazione studi Rosario De Luca e dal presidente provinciale dei consulenti del lavoro Carlo Maletta, ha incontrato il rettore Pietro Navarra e il prorettore, Carlo Mazzù. San Pier Niceto, il comune della provincia di Messina che ha dato i natali al papà di Marina Calderone, l’ha insignita di recente della cittadinanza onoraria. INIZIATIVE. Unica tappa in Sicilia dell’esposizione fotografica che illustra la storia dell’integrazione La cittadinanza in Europa, mostra-evento a Venetico VENETICO. Si inaugura venerdi 28 novembre alle ore 10,30, alI"Urban Center" di Venetico la mostra fotografica "La cittadinanza in Europa dall'antichità ad oggi". L'evento, unica tappa in Sicilia, si propone di illustrare la storia dell’integrazione europea e il concetto di cittadinanza nelle diverse valenze assunte nel corso delle differenti epoche, dal periodo greco-romano fino all’età moderna. Ad organizzare la mostra il Consorzio Tirreno Ecosviluppo 2000 in collaborazione con il Comune di Venetico che hanno abbracciato l'iniziativa promossa dal Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Parlamento Europeo, dalla Commissione Europea, in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e a cura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. A tagliare il nastro dell'esposizione saranno il presidente del Consorzio, Matteo De Marco, ed il sindaco L’immagine nella locandina dell’evento di Venetico, Francesco Rizzo, entusiasti di aver portato nell'Isola, dopo il successo ottenuto già in dodici città italiane, tra cui Venezia, questo centonove pagina 4 allestimento che porta con se il “compito istituzionale di comunicare l'Europa a livello nazionale e locale, con l'obiettivo di far conoscere, attraverso l'aiuto di immagini storiche, non solo l'Europa e l'azione dell'Italia al suo interno, ma sopratutto il valore aggiunto della cittadinanza europea”. L'evento coinvolge le municipalità di Condrò, Monforte San Giorgio, Pace del Mela, Roccavaldina, San Pier Niceto, Rometta, Venetico, Villafranca Tirrena, Gualtieri Sicaminò, Santa Lucia del Mela, Saponara, Spadafora, San Filippo del Mela, Torregrotta, consorziati nella “Tirreno Ecosviluppo 2000", che opera sul territorio con numerosi progetti che vanno dalla promozione territoriale, alla sicurezza, agli scambi internazionali giovanili, alle azioni a sostegno del lavoro, all'animazione culturale. L'ingresso alla mostra è gratuito e sarà visitabile sino al prossimo 18 dicembre. settegiorni VILLAFRANCA TIRRENA. Dai banchi di scuola al Comune. Così gli eletti Piccoli amministratori crescono VILLAFRANCA. Piccoli amministratori crescono a Villafranca Tirrena. Dai banchi di scuola a quelli del comune si passo è stato breve e così durante l'ultimo civico consesso (lo scorso 21 novembre) è avvenuta la proclamazione della nuova giunta comunale dei ragazzi. Forte di ben 145 preferenze Martina Ferri, della media “Leonardo Da Vinci”, è stata eletta baby sindaco di Villafranca. L'aula consiliare, così, è stata affollata per una mattina da tutti gli alunni delle classi elementari e medie che hanno assistito alla consegna della fascia tricolore per il loro nuovo rappresentante. Dopo i saluti ai presenti ad inizio cerimonia il sindaco, Matteo De Marco, ha nominato tutti gli eletti al Consiglio comunale dei Ragazzi “che – ha ricordato – rappresenta tutta la comunità scolastica e ne fa da portavoce. I ragazzi possono cominciare a prendere atto che le istituzioni sono di tutti e che ciascuno deve essere tenuto al corrente di ciò che accade all'interno di esse”. Insieme al baby primo cittadino Ferri, compongono la mini giunta dei giovani il vicesindaco ed assessore Manna Giada Maria, che ha raccolto 59 voti e l'assessore Insinga Giuseppe, eletto con 108 preferenze. La presidenza del Consiglio è stata affidata a Cristiano Sfameni mentre Fabio Garfì è stato nominato esperto del sindaco. Il consiglio dei ragazzi resterà in carica sino alla conclusione dell'anno scolastico e si riunirà periodicamente per dare attuazione al programma elettorale potendo infatti “deliberare” in materie come ambiente, spettacoli e tempo libero. Tutti entusiasti, a partire dal Dirigente Scolastico Ester Elide Lemmo, per l'iniziativa, che si ripete dal 2003, tutti gli eletti che hanno parlato di “un'esperienza utile per discutere di tutto ciò che riguarda la nostra comunità. Abbiamo vissuto, inoltre, una vera e propria campagna elettorale che ci ha coinvolto tantissimo avvicinandoci al mondo dei grandi”. In particolare questi i nomi dei giovani che compongono il consiglio: Mangano Veronica, Calafiore Melania, Salvo Giuseppe, Famà Maria Pia, Risica Ivan, Cucinotta Serena, Scafa Ludovica, Costa Erica, La Rosa Giada, Pino Serena e Currò Fabrizio per la scuola media; Spagnul Silvia, Oliva Antonio e D'Andrea Antonino per le scuole elementari. GIORNATE FAI. Le visite al Real Albergo dei Poveri Apprendisti Ciceroni a Palermo PALERMO. La Delegazione Fai di Palermo apre gratuitamente il complesso del Real Albergo dei Poveri sito in corso Calatafimi. Al suo interno è possibile vistare la Chiesa dedicata a Santa Maria della Purificazione e l'antico lavatoio appena restaurato dai membri della delegazione. Le Mattinate FAI si inseriscono nell’ambito di un progetto nazionale attuato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e riservato agli studenti delle scuole. Le visite, condotte dagli Apprendisti Ciceroni®, formati dalla Delegazione FAI di Palermo, hanno l’obiettivo di avvicinare gli studenti al patrimonio storico artistico della propria città, attraverso un’esperienza di “educazione tra pari”. Il sito visitabile ieri e oggi, venerdì 28, dalle ore 9 fino alle ore 13 con turni di 30 /40 minuti. Ad accoglierli gli Apprendisti Ciceroni® insieme ai volontari della Delegazione e ai ragazzi del Gruppo FAI Giovani Palermo. Gli studenti Apprendisti Ciceroni® sono stati preparati dal FAI e dai docenti del Liceo classico “G.Meli” di Palermo e dell'Istituto CEI - Centro Educativo Ignaziano. La manifestazione è organizzata dal Capo Delegazione FAI Palermo Rita Cedrini insieme al responsabile del settore scuola Ugo Giambona, coadiuvato da Guido Vaccaro. Il complesso del Real Albergo, con la Chiesa dedicata a Santa Maria della Purificazione e l'antico lavatoio, sorge sul sito dell'antica necropoli punica di Palermo; nel 1766 sotto il regno di Carlo III di Borbone, viene costruito un ospizio destinato ad accogliere i poveri. Con le donazioni di Giuseppe Valdina Gioeni viene impiantato, su progetto di Domenico Marabitti (1795), un edificio con laboratori di filatura e tessitura. Il grandioso blocco rettangolare dell'edificio e il suo severo prospetto in tufo svelano la maestosità dei tre cortili con doppio ordine di logge e delle due ali laterali che verranno portate a termine, nella prima metà del XIX sec., sotto la direzione di Giuseppe Venanzio Marvuglia e di Nicolò Palma, per accogliere nel 1898 esclusivamente le donne. VILLAFRANCA Torna la sfilata del carromatto VILLAFRANCA. Il Natale a Villafranca Tirrena si apre domenica 30 novembre con la “sfilata dei pescatori e del carromatto” per le vie del paese, a partire dalle 11 nella frazione di Serro, dove si visiterà anche l'“Antico Frantoio don Bastiano” aperto al pubblico dall'Associazione ViviSerro, e nel pomeriggio, dalle 15,30, tra Divieto, con partenza in Piazza Pace, ed il centro cittadino per concludersi in Piazza Castello intorno alle 18. Si tratta di una rievocazione storicoculturale con il passaggio del caratteristico "Carromatto" e dei pescatori che raccoglieranno legna da ardere nel tradizionale Bamparizzo del Santo Patrono San Nicola. Durante il percorso della sfilata la rievocazione si animerà con canti, poesie e messinscene. ROSA E NERO Villafranca, nonna Rosa spegne 105 candeline VILLAFRANCA TIRRENA. Villafranca in festa per i 105 anni di Rosa Cardile, la cittadina più anziana del centro tirrenico. La nonnina, che risiede nel borgo di Serro, ha spento le candeline lo scorso 22 novembre attorniata da tutti i familiari e con accanto la sorella Maria di 92 anni. Tra gli aneddoti di tutti il ricordo delle abilità nel lavoro di sartoria della signora Rosa. Presenti il sindaco Matteo De Marco e l'assessore alle pari opportunita Debora Celi, in rappresentanza di tutta l'amministrazione. “Il Padrino” due volte nonno MESSINA. "Il Padrino" fa il bis e diventa due volte nonno. Assistita dal dottor Francesco Mobilia, la figlia Lucia ha dato alla luce il 24 novembre scorso all'ospedale Piemonte il piccolo Pier Davide Bertuccelli, che va a fare compagnia alla sorellina di due anni Maria Adriana. Al ristoratore Pietro Denaro, in arte Il Padrino, e a tutti i familiari le felicitazioni di Enzo Basso e di tutta la redazione di Centonove. Lutto in casa Morello, è morta Valeria MESSINA. Si sono svolti giovedì scorso a Castanea alla Chiesa di San Giovanni i funerali di Valeria Guerrera, 39 anni, moglie di Michele Morello, gestore della "Trattoria" di via XIV maggio a Messina. Valeria lascia due bambini, Filippo di 22 mesi e Felicità, da poco venuta alla luce. A Michele e alla sua famiglia e quella di Valeria le sentite condoglianze di Enzo Basso e di tutta la redazione di Centonove. centonove pagina 5 28 Novembre 2014 SCENDI Nino Strano CATANIA. La Procura di Catania ha avanzato la richiesta di rinvio a giudizio, per concorso esterno all'associazione mafiosa, dell'ex senatore ed ex assessore regionale al turismo. La Procura, nel 2012, aveva prima sollecitato l'archiviazione perché era stata ritenuta marginale e ininfluente nell'ambito dell'inchiesta 'Iblis'. Francesco Palano Quero MESSSINA. Il presidente del IV quartiere ha chiesto al Comune di acquisire al Patrimonio, "le bici bianche con fioriere" che facevano da arredo all'Isola pedonale bocciata dal Tar: quasi un'idea di museo ecologico per dire: "Come eravamo". Michela Stancheris PALERMO. Tra i precari, con incarichi "a tempo determinato", in Sicilia ci sono anche gli assessori regionali: la "superwoman" costretta alle dimissioni dal governatore Crocetta prima che lanciasse nello spazio il rilancio turistico dell'Isola ha fatto perdere le sue tracce tra le valli bergamasche: cerca lavoro. Davide Faraone ROMA. "E' Propaganda e violazione della privacy". Il progetto "La Buona Scuola" illustrato in una mail ai docenti dal sottosegretario all'Istruzione, determina una denuncia alla Procura del Gruppo 5Stelle alla Camera, che chiede al governo le dimissioni del cavaliere di Renzi in Siclia. Santi Formica MESSINA. Il deputato di San Pier Niceto ha fatto tappezzare i muri di Messina con il titolo esaltante della vittoria a difesa dell'ospedale Piemonte: peccato che il giorno prima che attaccassero i manifesti, l'Ars ha bocciato l'emendamento proposto dal deputato della Lista Musumeci. 28 Novembre 2014 primopiano Guido Signorino MESSINA. Il piano di riequilibrio tarda ad essere approvato. E in caso di bocciatura... Destinazione dissesto L’assessore al Bilancio Guido Signorino apre per la prima volta la porta alla possibilità del dissesto. Dal consuntivo al previsionale, passando per mutui e servizi sociali, ecco cosa non ha funzionato DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. E’ stanco, Guido Signorino. Dopo i dieci giorni trascorsi a combattere coi numeri per riuscire a trovare altri due milioni per far sì che i servizi sociali arrivino a fine anno, dopo aver incassato un “colpo” da quattordici milioni di euro (tanti quanti il ministero dell’Interno ha annunciato che tratterrà dai trasferimenti che sarebbero dovuti arrivare a Messina), dopo la bocciatura di una delibera, quella di rimodulazione dei mutui, sulla quale contava parecchio, l’assessore al Bilancio è stanco. E per la prima volta in un anno e mezzo, si è lasciato sfuggire la parola “dissesto”, Non per esorcizzarla, come aveva fatto fino ad ora, ma quasi come fosse un destino ormai ineluttabile. DESTINAZIONE DISSESTO. Il primo passo sarebbe stata l’approvazione del piano di riequilibrio da parte del ministero dell’interno. Già sottoposto al vaglio della sottocommissione, l’esito dell’esame da parte della vera e propria commissione sarebbe dovuto arrivare da qualche giorno. E benchè Signorino si dimostri pubblicamente fiducioso, in fondo al cervello il tarlo lo rode non poco, visto che sempre più spesso un evidente lapsus lo porta a dire “se avessero approvato il piano di riequilibrio”. Che ha un grosso problema. Di credibilità, prima ancora che di numeri. Credibilità che il comune di Messina ha perso negli anni. CREDIBILITA’ ZERO. E’ stato presentato un piano di riequilibrio in una situazione di predissesto e con criticità che fanno del Comune un ente strutturalmente deficitario per ritardi accumulate negli anni, dilazioni delle soluzioni e sottovalutazione dei problemi. Quali? Una delle condizioni che davano credibilità al piano era, per esempio, l’accordo coi creditori e la regolazione di debiti/crediti con le partecipate. Nessuna delle due misura è stata ancora adottata. E se per la seconda c’è una bozza di transazione, i creditori del comune, sulla sorte delle loro richieste, hanno ancora solo nebulosissime risposte. Un’inerzia che difficilmente sarà perdonata, e che contribuisce alla mancanza di credibilità rispetto alle misure correttive che si propongono. Anche perchè, ecco un altro esempio, a luglio si sarebbe dovuta presentare una certificazione sulla tempestività dei pagamenti, che non è stato presentato entro i termini e che, oltre al “danno d’immagine” è costata una sanzioni da centomila euro. Poi ci sono i bilanci. BILANCI RITARDATARI. Del consuntivo 2013 era stato detto che sarebbe stato pronto in primavera, poi a giugno, quindi alla fine dell’estate, poi il termine è slittato a settembre e alla fine nemmeno il più temerario dei bookmakers ne avrebbe quotato le sorti. Capriccio, dimenticanza, sciatteria? Non proprio. In questi mesi, Signorino ha tentato di limare le sei riserve sollevate dai revisori dei conti. C’è riuscito, pare, con quelle che riguardano l’allocazione di risorse (per definizione sempre troppo scarse, e spostandone una per riequilibrare una voce se ne squilibrano altre dieci). Niente da fare, invece, per le carenze strutturali di palazzo Zanca. Per quelle, più che abilità di calcolo al limite del gioco di prestigio, sarebbero serviti miracoli. Di approvazione del previsionale in giunta si parla da un mese, ma il bilancio 2014 arriverà al vaglio degli assessori solo alla fine di questa settimana. Nelle intenzioni post sbornia elettorale del giugno 2013, sarebbe dovuto arrivare ad aprile al massimo. E invece, per l’aula, si CARTE BOLLATE Stabilizzazioni? Ma nemmeno per idea IL COMUNE “MESSO IN MORA” A PROCEDERE NEI RIASSORBIMENTI DI VIGILI E DIPENDENTI DI PARTECIPATE (ATO3 E FELUCA) E COOP AGRINOVA Giuseppe Buzzanca MESSINA. Quelle assunzioni non s’hanno da fare. Al comune di Messina stanno iniziando ad arrivare le diffide a procedere oltre nel progetto di riassorbimento o stabilizzazione dei lavoratori delle partecipate Ato3 e Feluca, della coop Agrinova e di 32 vigili urbani. E’ su quest’ultima categoria che, però, si è già arrivati alle carte bollate. E’ successo che nel 2011, l’allora sindaco Giuseppe Buzzanca, coi poteri da commissario per l’emergenza traffico, ha pubblicato la graduatoria del bando centonove pagina 6 emanato tre anni prima, nel 2008, in cui il comune avrebbe assunto a tempo determinato venti agenti di polizia municipale. Sull’esito delle selezioni e quindi sulla graduatoria, pendono tutt’ora una lunga serie di ricorsi al Tar del Lazio. La notizia che, oltre ai due anni come previsto, per i venti agenti potrebbe scattare la stabilizzazione, ha fatto inviperire chi, sentitosi escluso ingiustamente (ed avendo ricorso ai tribunali amministrativi), oggi rischia di esserlo due volte: perchè escluso dalla primopiano 28 Novembre 2014 PARTECIPATE annuncia un capodanno con la mannaia del previsionale da approvare prima che partano i botti. Sarebbe il terzo anno consecutivo. COLPA DEI SERVIZI SOCIALI. Il ritardo nel previsionale sarebbe da imputare alla paradossale vicenda dei servizi sociali, settore al quale mancavano due milioni di euro perchè l’anno terminasse con gli stipendi in regola. Fino al 10 novembre, sembrava che la copertura finanziata fosse assicurata da una dolorosissima rimodulazione, dal giorno dopo la soluzione era diventata la rinegoziazione dei mutui (prolungamento sine die delle rate con abbattimento di quelle più onerose per un decennio), una facoltà consentita dalla legge alla quale hanno attinto a piene mani parecchi enti locali. Non il comune di Messina, visto che la delibera è stata bocciata dal consiglio comunale. Perchè? Per pagare i mutui era previsto di fare ricorso alla spesa corrente. Abbassando le rate, si sarebbero liberate risorse in parte capitale, e così non ci sarebbe stato più bisogno di “intaccare” la parte corrente. Il risparmio, però, non sarebbe stato possibile utilizzarlo se non per investimenti (destinazione originaria dei mutui) e non per “parte corrente”. E nel gioco del gatto che si morde la coda, il consiglio ha deciso di far valere la forza dei numeri bocciando la proposta. MENO QUATTORDICI MILIONI. E siccome le cattive notizie viaggiano veloci, dal ministero dell’Interno hanno fatto sapere che non solo al comune di Messina non sarebbero stati rimborsati i sette milioni di euro che erano stati ingiustamente pagati per un patto di stabilità mai sforato, ma che a questi sarebbero stati da aggiungere altri sette. Erano stati concessi come “anticipazione”. Per finta. graduatoria e perchè fuori dall’ipotesi di stabilizzazione. Per questo, palazzo Zanca iniziano ad arrivare raccomandate di messa in mora. Per cosa? La “violazione di ogni norma in materia di accesso al pubblico impiego allorchè si decidesse un prolungamento di contratti ormai da tempo scaduti ed in favore di soggetti da mesi non più alle dipendenze del Comune”, si legge in una delle diffide, che oltre alla fattispecie dei vigili coinvolge anche Ato3, Feluca e Agrinova. E infatti, si legge, “eventuali assorbimenti o assunzioni nelle società partecipate anche sotto forma di mobilità non troverebbero neanche la benchè minima parvenza di fondamento giuridico”. Una lotta che è destinata a non finire qui. (A.C.) Schiaffi e vittimismo ANCORA UNA VOLTA LA CORTE DEI CONTI INCHIODA PALAZZO ZANCA. LE CUI RISPOSTE “IRRITANO” I MAGISTRATI CONTABILI. ECCO PERCHÈ MESSINA. Un’ipotesi, dai connotati complottisti e di matrice vittimista, è che la Corte dei Conti, per qualche motivo (“i giudici contabili sono politicizzati”, si è anche sentito tra i corridoi di palazzo Zanca) ce l’abbia col comune di Messina e non perda occasione per rifilargli schiaffoni su base praticamente trimestrale. L’altra è che agli stessi magistrati contabili, il paragrafo “l’ente sta provvedendo ad avviare l’attività istruttoria per l’adozione di un provvedimento” lo interpretino come una presa in giro, e di conseguenza si indispongano e bacchettino forte. Anche perchè, quando si parla di partecipate, a palazzo Zanca di carbone bagnato ce n’è a sacchi. Perchè se da anni la Corte dei Conti chiede spiegazioni sull’opportunità di mantenere in vita le partecipate del Comune, ed il Comune risponde con una mera previsione di avviare l’attività istruttoria per l’adozione di un provvedimento, intendendo quindi che prima del provvedimento ci sarà un’attività istruttoria che sta per essere avviata (ma solo dopo che si sia provveduto), che tradotto vuol dire che si è ancora alla fase del “carissimo amico”, ecco, la pazienza vacillerebbe anche ad un santo, quindi figurarsi ad un magistrato contabile. E infatti, il pronunciamento della seduta del 14 ottobre, in cui la Corte dei Conti esamina le misure correttive che i comuni siciliani avrebbero dovuto adottare per mettere ordine nei contri pericolosamente traballanti, si è trasformato nell’ennesimo cazziatone, come puntualmente da cinque anni a questa parte accade a palazzo Zanca. La prima misura correttiva è stata la verifica delle condizioni e della convenienza nel mantenimento delle partecipate, e il comune di Messina ha risposto con la supercazzola di cui sopra. Poi la seconda, cioè la predisposizione di un piano di governance che permettesse un controllo delle partecipazioni e della verifica di risultati e standard qualitativi. La risposta di palazzo Zanca? “E’ stato soltanto programmato, ma non ancora realizzato, l’acquisto di un apposito software per la gestione dei dati contabili ed extra contabili riferiti alle società partecipate”. Niente fretta, in pratica, c’è tempo. La risposta dei magistrati contabili, che da qualche tempo quando parlano con Messina abbandonano il burocratese per esprimersi con risposte che trasudano Antonio Le Donne centonove pagina 7 disprezzo e giudizi “tranchant”, è di quelle da mettersi dietro la lavagna con le orecche d’asino: “Gli elementi dedotti, anche in considerazione della particolare situazione dell’ente e della complessità delle problematiche afferenti lo specifico settore delle partecipazioni, permette di evidenziare come, allo stato, non appare certamente soddisfacente il sistema di governance e di controlli sugli organismi partecipati, che non risulta adeguato alle prescrizioni imposte”. Non soddisfacente ed inadeguato. Perchè? Perchè sostanzialmente, palazzo Zanca conosce gli sfaceli contabili delle partecipate solo dopo, a posteriori, a danno compiuto e buco da ripianare. “Si evidenzia - si legge infatti nella relazione - la mancanza di acquisizione di report contabili infrannuali, così come appare ancora in fase di organizzazione l’attività di monitoraggio sulle partecipate al fine di assicurare il rispetto di tutte le prescrizioni normative ed il necessario indirizzo a favore dei rappresentanti degli enti in seno ai predetti organismi”. E non è finita qui, perchè di misure correttive disattese la Corte dei Conti ne individua parecchie altre. I contratti di servizio, per esempio, quelli che da un decennio a palazzo Zanca nessuno ha sentito la necessità di stipulare con le partecipate. Obbligo di legge, al quale da palazzo Zanca si risponde candidamente con un “ci stiamo attrezzando”. Scrivono infatti i magistrati contabili che “ l’ente, con le deduzioni trasmesse, ha soltanto evidenziato che il settore preposto alla gestione delle partecipazioni societarie ha rilevato la necessità di tenere conto, nella predisposizione dei contratti di servizio”, di quanto previsto dalla legge. E dopo tanto llammicarsi, tanto pensarci sopra, sono arrivati ‘sti contratti? Ma nemmeno per sogno. “La documentazione prodotta non ha consentito di accertare la successiva definizione ed approvazione dei contratti di servizio”. Anche qui, ci stiamo attrezzando. Poi il più dolente dei nodi, i rapporti debito/credito tra Comune e partecipate: un rapporto virtuale, in realtà, perchè di chiunque siano crediti o debiti, di ripianare le perdite toccherà sempre al comune di Messina, azionista praticamente unico di Amam, Messinambiente, Atm (che è azienda speciale, non partecipata, ma la distinzione attiene solo alla forma e non incide sulla sostanza) ed Ato3. Anche qui, al solito, qualcosa si inceppa. Un mese fa sembrava sul punto di essere portata alla firma la mega transazione da 57 milioni di euro con la quale palazzo Zanca regolava i rapporti di dare e avere tra Ato, Messinambiente e lo stesso Comune, facendosi carico dei debiti e mettendo pace tra le litigiosissime partecipate cugine. Di quella transazione non se ne è saputo più nulla, insabbiata dai più contingenti problemi che ogni giorno l’assessore al Bilancio Guido Signorino ed il direttore generale Antonio le Donne si trovano a dover affrontare. Tutto buio quindi? No, qualche spiraglio la Corte dei Conti lo ha lasciato aperto. Il piano di riequilibrio, scrivono i magistrati contabili, prevederebbe misure che impediscano alle partecipate di succhiare ulteriore sangue a palazzo Zanca (e alle tasche dei cittadini), e per quello che riguarda il “calmierare” i compensi elargiti agli amministratori delle partecipate o comunque a soggetti esterni all’ente, la Corte dei conti un buffetto in faccia l’ha fatto al comune di Messina: che, riferiscono i magistrati dalle relazioni presentate a supporto dell’istruttoria, “ha provveduto anche in via autonoma a compiere accertamenti rivolti alla verifica del rispetto di tutte le norme inerenti il trattamento normativo ed economico degli amministratori degli organismi partecipati”. Poco? Molto? Basterà? Non si sa. Quello che è certo è che a molte delle domande poste dai magistrati contabili il Comune ha risposto con un “rivolgetevi al piano di riequilibrio”. Che non è stato ancora approvato. E non si sa se lo sarà. (A.C.) 28 Novembre 2014 primopiano Antonino Cama Giovanni Di leo Riccardo Pagano INCHIESTA. Chi sono e quanto guadagnano i diciannove dirigenti di palazzo Zanca Noi dirigiamo Nel 2013 il più ricco è stato Antonio Amato (oltre 111mila euro), il più “povero” Antonio Cardia, che si è accontentato di 77mila euro. Come si arriva a queste cifre, tra stipendio tabellare e indennità DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Guidano la macchina amministrativa di palazzo Zanca, dovrebbero attuare gli indirizzi politici dati loro dalla giunta e dal consiglio, sono stati spesso oggetto di attacchi politici (e ne sono sempre usciti indenni), viaggiano intorno ai centomila euro di stipendio all’anno: sono diciannove e rappresentano, a tutti gli effetti, i “dominus” di palazzo Zanca: Ecco chi sono i dirigenti del comune di Messina, e quanto hanno guadagnato nel 2013. STIPENDIO DIVISO TRE. Ogni stipendio si compone di più voci: il “tabellare”, uguale per tutti, che si aggira intorno ai 40mila euro, spicciolo più spicciolo meno. Poi c’è l’indennità di posizione, la cosiddetta “pesatura”, composta di una parte fissa e una variabile. Quindi l’indennità di risultato, che però, per una serie di motivi politici, i dirigenti di palazzo Zanca non percepiscono dal 2005, e infine un’ulteriore indennità, quale acconto sui nuovi contratti e retribuzioni individuali di anzianità. I MAGNIFICI DICIANNOVE. Il primo, in ordine alfabetico, è Francesco Aiello, dirigente alle Manutenzioni, che ai praticamente 40mila euro di stipendio tabellare (cifra Natale Castronovo L’OPINIONE “Io non ci sto” possano riconoscere ai responsabili di servizio risultati meritevoli di essere premiati”, spiega Nina Lo presti, che annuncia un’interrogazione in merito. “Chiederò al sindaco di valutare se ritenga giusto, prioritario e legittimo concludere NINA LO PRESTI (GRUPPO MISTO) PREANNUNCIA UN’INTERROGAZIONE l'iter di erogazione delle indennità di risultato e di posizione AL SINDACO: “PORTI LE RETRIBUZIONI AL MINIMO”. ECCO PERCHÈ pregresse ai dirigenti, o se voglia riportarle all’interno dei valori minimi e massimi precedenti, fissando MESSINA. “La difficile situazione finanziaria in cui fino alla nuova pesatura delle posizioni versa il Comune di Messina dovrebbe lasciar poco dirigenziali, la retribuzione di posizione al spazio per discutere di cifre ragguardevoli da valore minimo”. Questo perchè, illustra il riconoscere al personale dirigenziale”. E’ incazzata consigliere, “La retribuzione di posizione come una biscia, Nina Lo Presti, consigliere percepita dai dirigenti del nostro Comune è comunale del gruppo misto ma, fino a qualche ben al di sopra del minimo previsto dal mese fa, colonna portante di cambiamo Messina contratto collettivo nazionale (11.533,17 euro) dal basso. Il bersaglio? I dirigenti di palazzo Zanca. ed anche superiore al valore massimo stabilito “Non può non generare qualche perplessità che in dalo stesso contratto (45.102,87 euro). Un atto un ente che si trova in una situazione di dissesto importante - conclude - che consentirebbe di finanziario di fatto, con una massa debitoria che risparmiare somme che vanno oltre il milione di va oltre i 500 milioni di euro e che interessa euro”. (A.C.) trasversalmente tutti i dipartimenti comunali, si Nina Lo Presti centonove pagina 8 Mario Pizzino uguale per tutti i diciannove dirigenti) somma 11.533 euro di posizione parte fissa (anche questo uguale per tutti) e oltre 35mila euro di parte variabile. In più ci sono altri 7500 euro che portano il totale dell’ingegnere a 94.246 euro. Il più ricco è Antonio Amato, ingegnere anche lui, dirigente ai Lavori pubblici: per lui lo stipendio nel 2013 è stato di qualche spicciolo in meno di 112mila euro. Stipendio tabellare, poi oltre 46mila euro di retribuzione di posizione, sia fissa che variabile, e 25mila euro di altri emolumenti. Non gli va nemmeno vicino Giovanni Bruno, direttore del dipartimento Servizi sociali e Gabinetto: colpa dei 49mila euro di “posizione” e dei “soli” 8.800 euro di “altro”, che portano il suo stipendio a 97.870euro. Più o meno quanto guadagna il ragioniere generale Antonino Cama, che come “pesatura” affianca Bruno ma alla voce “altro” perde qualche decina di euro, portando il totale a 97.597 euro. Il ruolo da dirigente alla politiche della casa frutta a Maria Canale più o meno la stessa somma: 96.863 euro che derivano da tabellare, poco più di 46mila euro di indennità di posizione e 10mila euro e rotti di altri guadagni. Si posiziona su somme nettamente inferiori, invece, Antonio Cardia, dirigente al pur “rognoso” dipartimento alla Protezione civile. Per lui 77.237 euro in totale dovuti ai soli 25mila euro di parte variabile e ai 7300 di “altro”. Altra musica la suona Natale Castronovo, dirigente al Patrimonio. I suoi 94.246 euro in busta paga derivano da una discreta indennità di posizione variabile (35.184 euro) e dai 7500 per ulteriori servizi. Antonella Cotroneo, dirigente all’Edilizia privata, in un anno guadagna 94.246 euro: per lei 35.184 euro vengono dalla parte variabile dell’indennità di posizione e 7.549 da “altro”. Poi c’è Salvatore De Francesco, Politiche culturali, che in un anno porta a casa oltre 93mila euro. Per lui la somma deriva dai 34.415 di “pesatura” e dagli oltre 7500 di altre voci salariali. Guadagna un migliaio di euro in più Romolo Dell’Acqua, da politica 28 Novembre 2004 PROTAGONISTI Risultati? Quali risultati? LA DURISSIMA NOTA DEL NUCLEO DI VALUTAZIONE METTE IN DUBBIO E LE PERFORMANCE. MA ANCHE LA “PESATURA” FA DISCUTERE Calogero Ferlisi anni (esclusa una parentesi) dirigente ai Tributi: stipendio totale da 94mila euro e rotti, 35.184 euro di posizione variabile e 7.594 di “altro”. Ed è praticamente uguale la cifra che nel 2013 ha portato a casa Giovanni Di Leo, responsabile delle Risorse umane. Uguali, al centesimo, anche i 35.184 euro di parte variabile dell’indennità di posizione, Di Leo guadagna una trentina di euro in meno solo alla voce “altro”: 7.561 euro. Chi si ferma ad un passo dalla cifra tonda dei centomila euro è Calogero Ferlisi, capo della polizia municipale da oltre un decennio, ma che oggi dirige “ad interim”, essendo ufficialmente dirigente all’Avvocatura. Nonostante abbia una pesatura tra le più alte di palazzo Zanca, Ferlisi, come parte variabile della posizione di indennità, riceve 35.184mila euro, come molti dei suoi colleghi. A fare la differenza, rispetto alla media, sono quel migliaio di euro in più alla voce “altro”, che arriva ad oltrepassare così gli 11mila euro ed a portare il totale che nel 2013 è entrato nelle tasche del generale fino a 98.643mila euro. Carmelo Giardina (Commercio) porta a casa 92mila euro: ad abbassare la soglia contribuiscono i “soli” 7500 euro della voce “altro”, così come per Riccardo Pagano, dirigente alle Partecipate che becca oltre 94mila euro in virtù di una “pesatura” variabile da 35mila euro e rotti. Ancora più sù c’è Domenico Manna, Cimiteri e verde pubblico, che arriva a poco più di 97mila euro grazie ai 10.418 di altri emolumenti e ai 35.184 della parte variabile dell’indennità di posizione. Chi sfonda il tetto dei centomila euro è invece Mario Pizzino, dirigente alla che fa arrivare il totale della sua busta paga a 100.201 euro. Lontani da Pizzino sia Letteria Pollicino (Urp) che guadagna 94.687 euro, Vincenzo Schiera, dirigente al difficile dipartimento all’Urbanistica, che nel 2013 ha portato a casa 93.671 euro (con una posizione di qualche centinaio di euro più bassa della media), e Domenico Signorelli, il cui stipendio è praticamente uguale: 93.579 euro. MESSINA. In realtà, stando alle “carte”, i dirigenti del comune di Messina dovrebbero prendere stipendi più alti. Perchè, nel 2010, una delibera di giunta recepisce, per il personale dirigenziale di palazzo Zanca, il contratto collettivo nazionale che stabilisce tre fasce all’interno delle quali si collocano le posizioni dirigenziali: la prima, fascia A, retribuisce con 60mila euro la “pesatura” che va da 90 a 100 (a Messina appannaggio dei soli vicesegretario e ragioniere generale), la seconda che premia con 50mila euro le posizioni dirigenziali con punteggio da 89 a 64 (la stragrande maggioranza delle figure dirigenziali di palazzo Zanca) e una terza, l’ultima, da 40mila euro per pesature da 63 a 50. Ma cosa sono le “pesature”? Lo stipendio dei dirigenti è calcolato su tre parametri: stipendio tabellare, uguale per tutti che si attesta sui 40mila euro, poi retribuzione di posizione, retribuzione di risultato. La seconda voce è calcolata in base al “peso” della poltrona che si occupa, premia la guida di dipartimenti “importanti” con retribuzione di posizione fino a 60mila euro, e, fino all’entrata in vigore della delibera, nel 2010, era retribuita con un massimo di 45mila euro. Chi “conta” di più? I pesi massimi sono ragioniere generale e vicesegretario generale, il primo Antonino Cama ed il secondo attualmente vacante, che hanno peso 90. Immediatamente dietro c’è il dirigente al gabinetto del sindaco (oggi Giovanni Bruno) con 89 e il capo della Polizia Municipale (attualmente Calogero Ferlisi ma ad interim) con 88, poi il dirigente all’Avvocatura (sempre Ferlisi) con 87 e il capo del progetto “Ponte sullo Stretto” con 86. Quest’ultima voce tradisce il fatto che le pesature approvate nel 2010 si riferiscono a posizioni dirigenziali che oggi, con la “rivoluzione” adottata a inizio 2014 dal direttore generale Antonio Le Donne, non esistono più, e non rispecchiano la nuova organizzazione del comune. Che fine hanno fatto le decine di migliaia di euro in più che da contratto spetterebbero ai dirigenti? La risposta è in una determina dirigenziale di fine ottobre in cui si parla di adeguare lo stipendio tabellare e la retribuzione di posizione dell’ex segretario generale Santi Alligo: il “grimaldello” attraverso cui, presumibilmente, nei prossimi mesi arriveranno altri adeguamenti. Poi c’è una terza voce, quella dell’indennità di risultato, strettamente legata alle “performance” dei dipartimenti, e quantificata all’incirca al 25% della “posizione”. A stabilire il Alessandro Anastasi centonove pagina 9 raggiungimento dei risultati provvede il nucleo di valutazione. La domanda che sorge spontanea è: di che raggiungimento di risultati si parla al Comune di Messina, bacchettato un mese si e l’altro no dalla Corte dei Conti proprio per le mancanze, numerosissime, attribuibili alla dirigenza? Di pressochè nessuno. E infatti, le indennità di risultato sono ferme al 2005. Fino al 2009 il nucleo di valutazione ha quantificato le prestazioni raggiunte (ma le varie amministrazioni non hanno mai ottemperato al pagamento), dal 2010 ad oggi è tutto fermo: valutazioni e pagamenti. Non solo. Il precedente collegio dei revisori dei conti del Comune aveva dato parere negativo sulla costituzione dei fondi accessori per gli anni 2012 e 2013. “Non risulta negli atti esaminati e resi disponibili - scrivevano Dario Zaccone e Giancarlo Panzera - documentazione idonea ad accertare l’attivazione di nuovi servizi nè miglioramenti o ampliamento dei servizi esistenti” rispetto al fondo già costituito per gli anni 2010 e 2011. “La misura dell’incremento della parte del fondo per le risorse decentrate - scrivevano ancora i revisori - non è determinabile arbitrariamente da parte dell’ente in quanto, per la sua determinazione, occorre fare riferimento a dati obiettivi e certi, misurando lo standard dei servizi resi e fissando la misura dell’incremento in misura uguale a tali performance”. Tanto per far parlare i numeri, il fabbisogno economico richiesto dai dirigenti per il fondo per la retribuzione di posizione e di risultato (la parte “variabile” dello stipendio) del 2011, ammontava a un milione e 866mila euro. Senza contare che ogni dipartimento, ogni anno, mette in cascina debiti fuori bilancio che appesantiscono per milioni le casse del Comune. E la Corte dei Conti? Ovviamente butta il carico. Perchè, tra i punti di maggiore criticità riscontrati nell’andamento economico del Comune, c’è “la mancata individuazione degli obiettivi gestionali in riferimento a precisi standard quantitativi e qualitativi”. Giusto per non lasciare nulla all’immaginazione, nella relazione del 29 maggio si parla di “mancata messa a punto di un sistema di controllo, ex ante ed ex post, teso a verificare la conformità degli obiettivi dell’amministrazione e le scelte operate dai dirigenti”. Chi dovrebbe verificare il raggiungimento dei risultati da parte dei dirigenti? Un nucleo di valutazione. Che non c’è. E non c’è da anni, da quando cioè i tre nominati dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca (il presidente Giovanni Raffa, i componenti Rosario Passari e Orazio La Ganga) hanno passato la mano a giugno del 2013, all’insediamento del’amministrazione guidata da Renato Accorinti. Che ha lanciato il bando di selezione del nuovo nucleo, ha esaminato i curricula pervenuti (14mila euro all’anno il compenso) ma non ha ancora scelto chi ne farà parte. Fin quando hanno valutato, però, i tre del nucleo non hanno espresso giudizi lusinghieri sui dirigenti, anzi. “I dirigenti quasi mai danno conto dell’attività svolta in vista del raggiungimento degli obiettivi comuni fissati dall’amministrazione”, o “i rapporti redatti usualmente non appaiono sufficienti ad illustrare adeguatamente l’attività svolta per il raggiungimento degli obiettivi”. A segnalarlo, nel 2010, erano stati Sergio Alagna, Alessandro Anastasi e Francesco Craparotta, primo nucleo di valutazione dell’era Buzzanca. Che ai dirigenti riservavano schiaffoni non da poco: “Consta che frequentemente tali obiettivi, più che concordati, siano predeterminati dai medesimi dirigenti”. In pratica, denunciavano i tre, i dirigenti si autoassegnavano i compiti da svolgere e su quelli si davano i voti. Il risultato? ”Il mancato o parziale raggiungimento degli obiettivi viene attribuito a cause esterne difficilmente verificabili, mancano troppo spesso gli indicatori per valutare qualità e quantità dei risultati, in qualche caso le dichiarazioni dei dirigenti non trovano supporto nei dati oggettivi rilevabili dalle loro stesse relazioni”. Un disastro, insomma. Che ha contribuito a portare palazzo Zanca sull’orlo dell’abisso nel quale rischia di cadere oggi. (A.C.) 28 Novembre 2014 centonove pagina 10 28 Novembre 2014 politica IN CRESCITA. Ex Dc, già uomo di Raffaele Lombardo, è il volto di Matteo Salvini nell’Isola LA CURIOSITÀ Attaguile, il Carroccio di Sicilia Mignogna, mr web ECCO CHI GESTISCE IL SITO “IL SUD CON SALVINI” E TUTTI I SOCIAL Il deputato è stato incaricato di coordinare il progetto della “Lega dei Popoli” su più fronti, dal dialogo con i delusi azzurri a Fare Ambiente, ai Forconi. Le manovre in corso per le amministrative a Enna e Agrigento PALERMO. Si chiama Angelo Attaguile, ha un passato nella Dc, uno più recente nel Mpa di Raffaele Lombardo e adesso, da deputato alla Camera del gruppo Lega Nord Autonomie, è il volto siciliano della neonata Lega dei Popoli, il soggetto politico in progress che dovrebbe saldare il continente, lanciando Matteo Salvini come leader del centrodestra in salsa autonomista. «Con il collega Angelo Attaguile, che sta seguendo insieme a me fin dall’inizio il progetto politico che va verso la Lega dei Popoli, abbiamo deciso che coordinerà personalmente le attività politiche e di sviluppo della sua Sicilia», spiega il senatore della Lega Nord, Raffaele Volpi, coordinatore del percorso di costruzione del movimento. Che aggiunge: «L’onorevole Attaguile, con questa diretta responsabilità, dà ulteriore autorevolezza alla proposta di Matteo Salvini in un’isola che ha bisogno di guardare a una politica concreta e di prospettiva. L’amico Angelo saprà raccogliere ed organizzare al meglio il grande entusiasmo e le numerose adesioni anche in prospettiva delle future tornate elettorali amministrative». MANOVRE IN CORSO. Se all’interno del Nuovo Centro Destra c’è chi pensa a un futuro come renziano, e in casa Forza Italia ci si divide tra fittiani e berlusconiani, la nascente Lega dei Popoli è già in movimento in vista delle prossime tornate elettorali. In primo luogo ad Enna, dove Ferdinando De Francesco, ex vicesindaco di Leonforte e rappresentante in Angelo Attaguile con Matteo Salvini (foto Livesicilia) provincia della Lega nord è rappresentante in provincia della Lega Nord, si prepara a invadere il feudo Pd di Mirello Crisafulli. De Francesco ha già elaborato un programma, si è recato a Caltanissetta per battezzare la Lega Nissena e sta per varare la Lega Ennese con la benedizione di Salvini. Alle amministrative, è pronto a schierare tre liste: una di bandiera, una del Partito Popolare dei Siciliani e una civica. E, ad Agrigento, potrebbe anche scendere in pista un leghista doc: si tratta del sindaco di Cornuda (Treviso), nonché deputato nazionale, Marco Marcolin, che ha annunciato la sua volontà di scendere in pista nella Città dei Templi, dove conta parecchi amici. Marcolin ha già annunciato una sua visita a fianco di Flavio Tosi e Matteo Salvini. La sua lista sarà civica, in contrapposizione all’agrigentino ministro degli Interni, Angelino Alfano. LA LEGA DEI POPOLI. L’avanzata in Sicilia del nuovo soggetto politico punta su alleanze territoriali con Fare Ambiente (esponente di spicco in Sicilia è l’ex assessore e deputato Fabio Granata), i delusi da Forza Italia, gli esponenti de La Destra di Giorgia Meloni, il Movimento dei Forconi e ciò che resta dell’ex Mpa, oggi Partito dei Siciliani. Al momento, resterebbero fuori gioco quelli che Volpi ha definito “politicanti”, come SI CHIAMA “Il Sud con Salvini”, il sito internet che porta avanti l’avanzata della Lega Nord nel Meridione e il nuovo movimento della Lega dei Popoli. A idearlo è gestirlo è Marco Mignogna, quarantenne esperto di Web Design, Blogging e Social Media Marketing, che, nella sua biografia, scrive: “Posso migliorare la tua presenza sui Social Network e soprattutto farti raggiungere direttamente i tuoi clienti mediante il coinvolgimento e le conversazioni”. Nel portfolio di Mignolia figurano, oltre a Il sud con Salvini (che ha anche un sua emanazione su Twittere e Facebook), anche ilnostropapa.com, stopeuro.org, imprese5stelle.org, vinciamonoi.org e europacinquestelle.org. Gli ultimi tre siti sono aggregatori evoluti di notizie sul Movimento di Beppe Grillo relative alle attività in Italia e nel Parlamento Europeo. Gianfranco Miccichè. All’interno della Lega, infatti, crescono i malumori per una operazione che potrebbe imparcare di tutto e di più. L’operazione in corso, in ogni caso, rischia anche di entrare in corto circuito con i movimenti interni a Forza Italia e con la possibilità che Matteo Salvini possa diventare il leader del centrodestra unitario. Un dato, però, è certo: dall’exploit elettorale a Maletto (Catania) in occasione delle Europee, la Lega Nord ne ha fatta di strada in Sicilia, giocando soprattutto sulla contrapposizione sui migranti con il Nuovo Centro Destra di Alfano, che in nell’Isola ha il suo forziere personale insieme all’Udc. SPACCATURE Romano contro Gibiino L’ESPONENTE DEL PID E I SUOI ATTACCANO LE NOMINE FATTE DAL COORDINATORE AZZURRO: “AZZERALE!” PALERMO. È tempesta in Forza Italia siciliana, che diventa riflesso della disputa a livello nazionale tra il leader e il “ribelle” Raffaele Fitto. Oggetto dello scontro, le nomine, da parte del coordinatore regionale Vincenzo Gibiino, dei coordinatori provinciali nel giro di pochi giorni. Gli ultimi in ordine di tempo erano stati Vincenzo Figuccia e Giulio Tantillo, rispettivamente coordinari provinciale e cittadino di Palermo, preceduti, però, da altre designazioni: Francesco Catanoso (segretario provinciale a Catania), Dario Daidone (segretario cittadino del capoluogo etneo), Angelo Bellucci e Giuseppe Assenza (coordinatore e vice a Siracusa). Antonio D’Alì e Salvatore Savalli (coordinatore e vice a Trapani) e Michele Mancuso a Caltanissetta. Le nomine palermitane sono state decise in un vertice a casa di Gianfranco Miccichè, e tanto è bastato per dar fuoco alle polveri: «Nella stessa giornata della sconfitta di Forza Italia alle elezioni regionali, il coordinatore del partito in Sicilia ha deciso di nominare, senza che ciò sia previsto dallo Statuto e senza minimamente consultare la base, i coordinatori del partito a Palermo e provincia, con la benedizione di Gianfranco Miccichè, “padre nobile del partito” e che nel suo curriculum può vantare, tra le altre cose, anche di essere stato colui che ha consegnato la Sicilia a Crocetta», hanno attaccato i due deputati all’Ars centonove pagina 11 Toto Cordaro e Roberto Clemente, coadiuvati dal consigliere comunale di Palermo Felice Bruscia e da decine di amministratori locali. Tutti uomini legati a Saverio Romano, l’ex ministro vicino alle posizioni di Raffaele Fitto, che su Twitter aveva ironizzato: “Micciché riceve a Sant'Abrogio Gibiino, sono stati presi in esame i problemi della crisi economica ed occupazionale!”. Alle proteste e alla richiesta di azzerare le nomine, Gibiino ha risposto così: «Nelle parole di Romano e dei suoi amici non scorgo un minimo di ragionevolezza. Come possono militanti di un altro partito, Pid-Cantiere Popolare, contestare le nomine di Forza Italia? Siamo alla follia. Credo sia per lo meno opportuno che gli amici di Romano sciolgano la loro formazione anche all'Ars confluiscano in Fi, si tesserino e partecipino ai congressi che a breve organizzeremo in Sicilia». 28 Novembre 2014 politica Gaetano Duca Pio Amadeo GIARDINI NAXOS. Prima assemblea costituente del nuovo movimento creato dall’ex leader di Artcolo 4 Messina, ecco i Leanza boys All’Hotel Hilton saranno approvati statuto, simbolo e codice etico che tutti gli aderenti dovranno sottoscrivere. In città e provincia, sono pronti a firmare Burrascano, Amadeo, Duca, Gugliotta, Currenti, Foti e Muscolino DI FRANCESCO PINIZZOTTO GIARDINI NAXOS. Conto alla rovescia per il debutto di “Sicilia democratica”, il movimento che terrà la sua assemblea costituente sabato 29 e domenica 30 novembre a Giardini Naxos, presso l’hotel Hilton. All’ordine del giorno, il varo dello statuto, del manifesto, del simbolo, e del codice etico che tutti gli aderenti dovranno sottoscrivere insieme al piano programmatico e quello organizzativo. Ma l’obiettivo del gruppo fondato dal deputato catanese Lino Leanza e dai 5 Angelo Burrascano esponenti dell’Ars che hanno deciso di seguirlo nel suo addio ad Articolo 4 è di costituire una rappresentanza territoriale ben articolata provincia per provincia, forte dei pilastri della struttura che a Palazzo dei Normanni ha come capogruppo il deputato Totò Lentini (Palermo) e come vice la deputata Luisa Lantieri (Enna) e di cui fanno parte anche lo stesso Lino Leanza, Giambattista Coltraro (messinese di Siracusa), il messinese Carmelo “Pippo” Currenti e l’agrigentino Salvatore Cascio. La proposta di incontro tra i moderati e i riformisti democratici, con la speranza di Leanza di coinvolgere anche l'area autonomista, si sta materializzando a Messina con l’adesione di vari esponenti politici cittadini e vari rappresentati delle amministrazioni comunali della provincia. Se l’ex assessore provinciale Gaetano Duca andrà a ricoprire un ruolo di primo piano nella struttura peloritana, forte della vicinanza al leader catanese anche per i comuni trascorsi nell’Mpa, certa è l’adesione dei consiglieri comunali di Messina Angelo Burrascano e Pio Amadeo, del vice sindaco di Itala Salvatore Cacciola, del vice sindaco di Roccalumera Biagio Gugliotta, del sindaco di Gallodoro Filippo Currenti, e ancora dell’ex sindaco di Sant’Alessio Siculo Giovanni Foti e dell’ex consigliere provinciale Salvatore Muscolino. Rumors insistenti danno vicini al nuovo soggetto politico vari esponenti dell’area ex Naro ed ex genovesiani di vari ambiti della provincia che scioglieranno le riserve dopo l’assemblea costituente. «Non si tratta solo di un gruppo ma di un vero e proprio partito che avrà una organizzazione tradizionale - ha detto Leanza - e intendo riferirmi ad un modo di concepire la politica e l’organizzazione di partito. Le linee guida della nostra azione non cambiano. L’attività politica di Sicilia democratica sarà sempre mirata alla lotta all’esclusione sociale, lo sviluppo, la legalità, interventi per il potenziamento delle piccole e medie imprese, la promozione della cultura, dell’istruzione e della formazione nella convinzione che di cultura e turismo si mangia soprattutto in Sicilia. Su tutto il lavoro, vera emergenza sociale da affrontare». Dal un punto di vista politico la collocazione di Sicilia democratica non cambia. «Restiamo nell’alveo del centro sinistra, fedeli ai patti presi con il presidente della Regione e la maggioranza - puntualizza - Siamo una forza di questa maggioranza ed esprimiamo l’assessore all’Agricoltura Nino Caleca così come il suo predecessore Ezechia Paolo Reale dunque nulla cambia nella maggioranza rispetto a ieri». DEMOCRATICI Pd, il nodo tesseramento LA PRIMA RIUNIONE DEL COMITATO CITTADINO FISSA ALCUNE REGOLE. TRANNE LA GESTIONE DEI CONGRESSI MESSINA. Il Pd di Messina riparte dai Comitati. Quello cittadino si è riunito lunedì 24, guidato dal segretario provinciale Basilio Ridolfo, che ha più volte espresso la volontà di lasciare il coordinamento al più presto, lasciando spazio allo svolgimento del congresso cittadino che, a parole, dovrebbe essere celebrato entro il maggio del prossimo anno. Alla presenza di quasi tutti i componenti, si è avviato un primo dibattito tra le anime, che si sono confrontate su due questioni principalmente: la durata del comitato e il suo scopo. Se per la durata si deciso che dovrà essere la più breve possibile (al massimo fino alla primavera), sullo scopo ci sono state divergenze di veduta: da un lato, chi sostiene che non possa e non debba sostituire una segreteria politica, e quindi non possa assumere decisioni politiche in nome e per conto del Partito (che semmai toccherebbero al solo segretario provinciale, unica carica eletta legittimamente fino ad ora), ma debba procedere all'organizzazione più veloce possibile del congresso cittadino, concentrandosi sulla riduzione e la riorganizzazione dei circoli e sul nuovo tesseramento; dall'altro, diversi componenti che chiedono invece che il comitato proceda anche ad affrontare temi politici, assumendo anche decisioni che dovrebbero essere poi eseguite in Consiglio comunale e nelle circoscrizioni dagli eletti del Pd. Il Comitato provinciale, invece, dovrebbe gestire il centonove pagina 12 partito per un periodo più lungo, e vedrebbe al suo interno un coordinamento del segretario, Ridolfo. Restano molti nodi da sciogliere, in primis chi deve assumere le decisioni politiche più importanti e se saranno costituiti gli organismi previsti dallo statuto: direzione provinciale ed esecutivo provinciale. Tra le grane più grosse, poi, il riordino dei circoli in Città e in Provincia. Prima di procedere a qualsiasi congresso, anche nei comuni più grandi, si dovrebbe procedere alla forte riduzione di circoli del Pd, spesso inesistenti. L’ultimo aspetto riguarda i tesseramenti. Per espressa decisione di Ridolfo si dovranno celebrare nel 2015. Su un tesseramento che è necessariamente, a norma di statuto del partito, quello dell'anno precedente, ossia il 2014. Il punto adesso sarà: nel mese scarso di tempo che è rimasto fino alla fine del 2014, si riuscirà a gestire un tesseramento trasparente e aperto? 28 Novembre 2014 politica LA CLASSIFICA Bruno Mancuso 51° su 323 senatori Giulia Grillo 168° su 630 deputati Vincenzo Garofalo 219° su 630 deputati Alessio Villarosa 226° su 630 deputati Francesco D’Uva 272° su 630 deputati Tommaso Currò 296° su 630 deputati Gianpiero D’Alia 531° su 630 deputati Maria Tindara Gullo 548° su 630 deputati Antonio Martino 597° su 630 deputati Francantonio Genovese 616° su 630 deputati Carmelo Lo Monte 618° su 630 deputati Carmelo Lo Monte MESSINA. Pochi mesi per completare la XVII legislatura. Ma in pochi brillano per il lavoro svolto Onorevole assente Dal mini dossier di Openpolis “bocciato” Carmelo Lo Monte. Nessun intervento in aula e solo 5 i punti assegnati all’ex sindaco di Graniti alla voce produttività. Meglio perfino Genovese... MESSINA. Manca ancora qualche mese al secondo compleanno della XVII legislatura, ma non si fatica a tracciare un primo chiaro bilancio sull’azione di chi si è guadagnato una poltrona alle ultime politiche. GLI ULTIMI DELLA CLASSE. Incrociando i dati di Openpolis, che lo scorso ottobre ha pubblicato il “mini dossier” sull’operato di deputati e senatori, viene fuori che il peggiore, tra i messinesi, risulta Carmelo Lo Monte. Alla voce “produttività” sono soltanto cinque i punti assegnati all’ex sindaco di Graniti. Ha fatto meglio persino Francantonio Genovese che, pur avendo dovuto dire “addio” a Montecitorio, col suo 5.1, fino ad oggi, continua a stare un gradino sopra il deputato di “Per l’Italia” che, oltre a non aver fatto registrare alcun intervento in aula, non brilla anche per il numero di presenze (2316 su 6600). In quest'ultimo settore, fa però meglio del collega Gianpiero D’Alia che, complice l’incarico di ministro alla Semplificazione, ha collezionato soltanto 1052 presenze alla Camera, ma si “consola” con i 21 punti dell’indice di produttività. Tra i meno produttivi c’è anche Antonio Martino che non raggiunge gli 11 punti e che, assieme a D’Alia, con appena 1341 presenze, risulta anche tra i meno “assidui” a Montecitorio. “PRESENTI” E “PARASSITI”. In quanto a presenze in aula è invece quasi impossibile raggiungere il 92,73% di Maria Tindara Gullo che pare abbia degli appalti, della sanità e delle politiche sociali. AL TOP. Secondo i dati Openpolis, tra i migliori ci sono la catanese di nascita, ma “messinese d’adozione” Giulia Grillo e il senatore Bruno Mancuso. Per la Grillo l’indice di produttività supera i 72 punti, le presenze in aula vanno oltre l’81%, gli interventi sono stati quasi una ventina. A livello nazionale i temi più cari alla Grillo sono sanità, economia ed emergenza abitativa, è un peccato però che sul versante locale la sua attenzione sia maggiormente focalizzata sulla provincia etnea. Mancuso appare, invece, come un vero e proprio “mattatore” del Senato. Il tesoriere del Ncd può vantare oltre 170 punti nell’indice di produttività, oltre il 93% nelle presenze d’aula e ben 123 interventi nei dibattiti svolti a Palazzo Madama. Ha proposto ben 523 emendamenti di varia natura, in aula i suoi cavalli di battaglia sono stati i trasporti e l’agroalimentare, “sulla carta” invece si è concentrato molto sulla riforma delle province, ma anche sul mercato assicurativo o sul pensionamento dei dirigenti medici. piazzato una tenda sulla poltrona 243, in presenze oscillano tra il 70 e il 77%. cui però non sembra far altro che Spulciando emendamenti e “dormire” visto il risicato 20 alla voce interrogazioni è facile notare che gran produttività, ma soprattutto visto che, parte risultano legate ad avvenimenti di ricercando i suoi interventi in aula, il cronaca nazionale e locale: si spazia risultato è uno zero tondo tondo. Degna dalla vendita di Alitalia, allo sbarco di di risalto è però una sua recentissima migranti, passando per l’elettrodotto interrogazione al ministro delle Politiche Sorgente-Rizziconi. Di media parsimonia agricole “sull’imenottero cinipide è il numero dei loro interventi in aula, si Dryocosmus kuriphilus, originario del passa dagli 8 di Tommaso Currò, ai 16 di nord della Cina” in cui la Gullo ha voluto Francesco D’Uva, fino ai 22 interventi di puntare i riflettori sul dannoso “parassita Villarosa. Di poco più alta la media del in grado di compromettere lo sviluppo deputato Enzo Garofalo: 56.7 è il suo vegetativo degli alberi di castagno”. indice di produttività, superano l’80% le Probabilmente entrerà nella storia anche sue presenze in aula, mentre i suoi atti e i la sua interrogazione a sostegno alla suoi interventi in aula risultano filatelia italiana indirizzata al ministro strettamente legati al tema dei trasporti, dello Sviluppo economico, una sorta di “rimbrotto” per la mancata apertura di uno sportello filatelico lì dove, da ben 10 anni, esiste un circolo che organizza almeno una mostra filatelica all’anno, ovvero a Patti. ALL’ASSALTO. Certamente più “attivi” e “produttivi” sono invece i grillini Francesco D’Uva, Alessio Villarosa e Tommaso Currò. Un trittico il cui indice di produttività è compreso tra i 42 e i Giampiero D’Alia, Maria Tindara Gullo, Bruno Mancuso ed Enzo Garofalo 55 punti, mentre le centonove pagina 13 28 Novembre 2014 politica GIARDINI NAXOS Galeano, l’assessore “congelato” Vorrebbe lasciare l’esecutivo, ma il primo cittadino si oppone: «Resta con me» L’assessore Enzo Orifici PATTI. Altra dimissioni all’orizzonte dopo quella di Pipitò Incognita Orifici Un altro componente della giunta pronto a a lasciare il sindaco Mauro Aquino. Che ironizza: «Ne fabbricheremo in terracotta» PATTI. Mentre tutti ancora si chiedono chi sarà l’ assessore che sostituirà il dimissionario Gioacchino Pipitò, all’orizzonte si prospettano anche altre rivoluzioni perché si fanno sempre più insistenti le voci che potrebbe “saltare” un altro membro della giunta. Si tratta di Enzo Orifici, il quale per il momento non rilascia dichiarazioni ma sarebbe pronto a farsi da parte. Resta ancora vacante il posto in giunta dopo i garbati rifiuti ricevuti dal gruppo Udc che fa riferimento all’ex consigliere provinciale Rosario Sidoti, quello della figlia del senatore Francesco Cimino, Natalia, e dopo aver ricevuto un altro rifiuto anche dal docente universitario Ferlazzo Natoli. Il sindaco Mauro Aquino, se fossero stati chiusi questi accordi, avrebbe comunque trovato molte difficoltà interne rischiando di perdere pezzi. Per questo motivo Aquino avrebbe tentato anche di avviare una trattativa con il Pd, e nello specifico il gruppo che fa capo all’onorevole Pippo Laccoto, ma anche su questo versante sembra che non abbia trovato consenso. “Siamo pensando di fabbricare un assessore di terracotta- ironizza Aquino a riguardo – La verità è che sto cercando la persona più idonea e capace a ricoprire quest’incarico. E’ utile creare quelle alchimie politiche necessarie al miglioramento della città. Ciò a cui auspichiamo – continua Aquino - è riunire quelle forze necessarie a portare avanti un disegno di crescita del paese che, come accadde nel 2011, guardi avanti anche oltre il 2016”. Aquino smentisce che la difficoltà di trovare un assessore sia collegato al fatto che ormai siano iniziate le grandi manovre per le amministrative. Pamela Arena GIARDINI NAXOS. Da un lato un assessore che vorrebbe lasciare la propria carica dall’altra un sindaco che “congela” le dimisisoni. E di mezzo le amministrative del 2015. La strana vicenda dell’assessore Achille Galeano e del sindaco di Giardini Naxos Nello Lo Turco è destinata a diventare, da qui a poco, un “unicum” negli ambienti politici locali. Le dimissioni presentate qualche giorno fa dall’attuale assessore e rifiutate da Lo Turco, hanno provocato, infatti, l’ufficiale spaccatura tra la sede locale dell’Udc e i suoi due massimi rappresentanti in Consiglio comunale. Achille Galeano, ma soprattutto il consigliere Lorenzo Di Stefano, sono stati ultimamente protagonisti della scena politica naxiota. Dopo l’ufficializzazione della fuoriuscita dalla maggioranza dell’esponente centrista, a soli cinque mesi dall’inizio della campagna elettorale, Galeano ha, pertanto, deciso di allontanarsi anche lui dal gruppo. E lo ha fatto con una lettera indirizzata sia al primo cittadino giardinese, che al segretario della locale sezione dell’Udc, Gaetano Brunetto, chiedendo a quest’ultimo alcuni chiarimenti. Una lettera nella quale si evince il dissenso di un assessore entrato in Giunta solo da un anno e mezzo a questa parte e già deluso. “Poiché sono stato incaricato da questo gruppo di ricoprire il compito di assessore comunale - si legge nella nota -, ho ritenuto doveroso rassegnare nelle mani del sindaco il mio mandato amministrativo, affinché assuma le personali e giuste decisioni nell’interesse supremo della comunità”. Un partito, quello di Achille Galeano Galeano, rimasto profondamente scosso dal terremoto politico scatenatosi, appunto, con la dichiarazione di Di Stefano di qualche settimana addietro. Il consigliere aveva, infatti, preso le distanze dal gruppo fedele a Lo Turco. Tutto, dunque, sembra sia stato provocato da questo gesto, che lo stesso Galeano non ha certamente apprezzato molto, non essendo stato informato prima. Il sindaco ha precisato, comunque, che “le dichiarazioni del consigliere non sono state affermate a nome dell’Udc, ma provengono da un folto gruppetto che lo sostiene”. Intanto Lo Turco si è messo, nelle ultime ore, contro la decisione dell’assessore di abbandonare il campo. “Non ho mai avuto da ridire con Galeano - ha precisato - dunque non revocherò le sue deleghe. Credo che si sia trattato soltanto di un malinteso. Tutto qui”. Enrico Scandurra TORTORICI Se il Comune è poco trasparente SUL SITO INTERNET SCARNE INFORMAZIONI SU PREMI E COMPENSI. LA PROTESTA DEL CONSIGLIERE CAPRINO TORTORICI. Il sito del comune è poco trasparente e consiglieri e cittadini attaccano l’amministrazione comunale. Assenti dalla pagina ufficiale il piano della performance dei dipendenti, i relativi premi, i compensi e i curriculum vitae di chi ricopre incarichi amministrativi di vertice. Una battaglia per la trasparenza che prima ha portato avanti da semplice cittadino il giovane Alessandro Caprino Miceli, oggi si è unita anche il capogruppo di minoranza, la consigliera Cinzia Conti Mica. "L’accesso ai dati è vitale per una amministrazione trasparente – spiega – . Presenterò un'interrogazione al sindaco per conoscere il motivo del mancato adeguamento del sito alle norme in materia di pubblicazioni e trasparenza amministrativa". Dopo aver constatato che alcune informazioni sul funzionamento della macchina Carmelo Rizzo Nervo centonove pagina 14 amministrativa non sono state pubblicate sul sito istituzionale del comune, come previsto, invece, dagli obblighi della norma che regola la materia (decreto legge 33/2013) alcuni cittadini come il giovane Alessandro Caprino Miceli, da mesi hanno inviato richieste di chiarimenti al segretario comunale. Senza avere risposte. Si tratta del piano della performance dei dipendenti, i relativi premi, i compensi e i curriculum vitae di chi ricopre incarichi amministrativi di vertice, le dichiarazioni di insussistenza dei casi di incompatibilità (legge 190/2012 anticorruzione), il piano triennale della trasparenza e per l’integrità, gli organi di indirizzo politico e amministrativo, i curricula e i relativi compensi, il costo complessivo e la lista del personale con le relative mansioni sia a tempo indeterminato che determinato. A rispondere è direttamente il sindaco Carmelo Rizzo Nervo che sembra conoscere bene il problema “Sono venuto a conoscenza di questo problema e ho già provveduto a convocare il segretario per convocare i capi settore delle aree amministrativa, contabile e tecnica al fine di colmare queste mancanze. A breve avremo il sito in regola”. P.A. 28 Novembre 2014 sicilia Francesco Armone Antonio Iacopino MESSINA. Approdano in Commissione elettorale tre contestazioni sul voto per gli organi superiori Ateneo, pioggia di ricorsi Il più “pesante” riguarda la presunta incandidabilità di Antonio Iacopino (Nettuno) in quanto re-iscritto e non nuova matricola. A firmare la richiesta, il legale Gemelli per conto di Francesco Armone di Orum DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. A urne ancora calde, e in attesa del decreto del rettore Pietro Navarra, tre ricorsi alla Commissione elettorale dell’Ateneo di Messina rischiano di cambiare volto ai risultati delle elezioni per il rinnovo del Senato Accademico e dell’Ersu, l’Ente regionale per lo Studio Universitario. Già, perché ad agire entro i termini previsti (le 12 del 21 novembre scorso) sono stati in tre: Francesco Armone, Dario Agnello e Nicola Bennici. C’è poi un quarto ricorso, riguardante le elezioni in un dipartimento della ex facoltà di Scienze politiche, firmato da Emilio Minniti di Università Eclettica. LA “DOPPIA” MATRICOLA. Il ricorso presentato da Armone, in corsa per il Senato con Orum in quota Morgana (il suo seggio non è scattato per 18 voti di lista) è firmato dall’avvocato Pier Paolo Gemelli e punta il dito sulla presunta incandidabilità di Antonio Iacopino (eletto all’Ersu come Nettuno-Figli di Ippocrate e in corsa anche al Senato, dove ha preso 27 voti). Il motivo? Non avrebbe i requisiti previsti dall’articolo 4 del regolamento, che fissa l’elettorato passivo per una fascia di studenti che vanno dall’immatricolazione per la prima volta al primo anno fuori corso. Iacopino, infatti, si è iscritto inizialmente nel 2005, per poi procedere con la rinuncia agli studi e immatricolarsi nuovamente. Una circostanza che per il legale di Armone in ogni caso non poteva aprire le porte alla sua candidatura, visto che il regolamento specifica che un requisito per essere candidato è essere iscritti per la prima volta e non re-iscritti dopo rinuncia. Se la commissione elettorale, presieduta da Franco Astone e composta da Giovanni Moschella, Pietro Nuccio, Domenico Perri (in rappresentanza degli studenti), Anna Lazzaro e Simona Corvaja (personale tecnico amministrativo) dovesse dare ragione ad Armone il prossimo primo dicembre, lo scenario al Senato protrebbe cambiare. L’avvocato Gemelli, infatti, ha chiesto che l’incandidabilità venga sanzionata con la sottrazione dei voti di lista a Nettuto al Senato, determinanto la conquista del terzo seggio all’Orum, e quindi a Francesco Armone. Inoltre, se per Iacopino dovesse essere sancita l’incompatibilità, allora la poltrona vinta all’Ersu potrebbe andare a Paola Zagami di Atreju Crono. GLI ALTRI RICORSI. Punta invece sulle schede annullate, quello presentato alla commissione dal consigliere di amministrazione Dario Agnello (Orum). A ex Ingegneria, infatti, trenta sarebbero state silurate a Orum perché recanti il segno sulla lista ma il nome del candidato sbagliato. In più, è stato chiesto anche un riconteggio perché non erano stati mandati ai seggi gli elenchi dei rappresentanti di lista, rendendo impossibile l’intervento degli studenti al momento dello scrutinio. Anche questo ricorso potrebbe avere ripercussioni sul Senato a favore di Armone. C’è poi Nicola Bennici (rappresentante di lista al seggio di Economia per Orum) che, nel chiedere la sottrazione dei voti di lista a Nettuno in presenza di candidati laureati (e quindi non candidabili), sostiene che l’effetto si trasmetta anche al Senato, sulla scia di quanto accade nel rapporto consiglieri comunalisindaco. IN DIPARTIMENTO. Chi ha deciso di contestare il risultato solo nei dipartimenti è stato, infine, Emilio Minniti (Università Eclettica), il quale ha fatto ricorso sulla vittoria di una laureata (non candidabile) nel consiglio di un dipartimento della ex facoltà di Scienze Politiche. COMMISSIONE INSINDACABILE. A differenza di quanto accaduto in fase pre-elettorale, quando il parere era soltanto consultivo e non vincolante (vedi la bocciatura della doppia candidatura di Massimo Parisi a due organi con liste differenti, ammesse però dall’Ufficio elettorale), questa volta la Commissione presieduta da Astone è destinata a dire l’ultima parola sulle elezioni, condizionando, quindi, il decreto di nomina degli eletti che sarà firmato dal magnifico rettore dell’Università, Pietro Navarra. LO STATO DELL’ARTE Così tutti i proclamati ECCO CHI HA VINTO LE ELEZIONI DI METÀ NOVEMBRE, IN ATTESA DEL DECRETO DEFINITIVO DEL RETTORE MESSINA. La proclamazione è stata il 19 novembre scorso, ma se qualche ricorso dovesse andare in porto, il quadro degli eletti agli organi superiori dell’Università di Messina cambierebbe al Senato e all’Ersu. Ecco, comunque, chi sono gli attuali rappresentanti degli studenti, dei dottorandi e degli assegnisti e degli specializzandi eletti negli Organi collegiali dell’Ateneo. SENATO ACCADEMICO. Gli studenti eletti sono, per la lista numero 1 Orum Domenico (Miko) Branca e Arianna Crea; per la lista 2 Nettuno Figli di Ippocrate Ermes, Saverio Curello e Leo Staiti; per la lista 3 Atreju -Crono, Francesco (Ciccio) Torre. Per gli assegnisti di ricerca e dei dottorandi è risultato eletto Alessandro Saccà, mentre per gli specializzandi è Marica Galati. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE.Gli studenti eletti centonove pagina 15 sono, per la lista 1 Orum, Mauro Arena; per la lista 2 Nettuno Figli di Ippocrate Ermes, Pierluigi Russo. ERSU. Gli studenti eletti al Consiglio di Amministrazione dell’Ente sono, per la lista 1 Orum, Giuliana Grillo e Licia Puliafito; per la lista 2 Nettuno Figli di Ippocrate Ermes, Antonio Iacopino; mentre eletto per i dottorandi e gli specializzandi è Marco Lamberti. CSASU. I due studenti eletti al Consiglio di Amministrazione sono per la lista 1 Orum, Gianluca Puglisi e per la lista 2 Nettuno Figli di Ippocrate Ermes, Simone Coletta. 28 Novembre 2014 sicilia MESSINA. Il destino incerto dello storico Ospedale che registra una perdita annua di nove milioni Piemonte, il “neuroleso” L’assessorato boccia il testo per la creazione di un’azienda con l’Irccs Bonino-Pulejo, che non sarebbe comunque sfuggita agli accorpamenti. Ma avrebbe garantito soltanto un allargamento dell’Istituto. Che ci sarà lo stesso DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. Da una parte c’era un disegno di legge su misura per l'Irccs Neurolesi Bonino Pulejo con 78 posti letti in palio, dall'altra la soddisfazione di tutte le forze in campo che volevano mantenere in piena operatività l'Ospedale Piemonte. In mezzo, però, è rimasto ciò che non si voleva ammettere: che il più antico presidio di Messina diventasse o meno un'azienda insieme all'Istituto di Ricerca poco importava, perché l'ultima parola sui reparti da mantenere era ed è solo della Regione attraverso il Piano Sanitario. Un piano che, nonostante l'anno di tempo in più regalato dal Consiglio di Stato per l'applicazione del Decreto Balduzzi, deve seguire parametri imprescindibili basati sul rapporto servizi offertipopolazione residente, cancellando i doppioni anche in presenza di aziende differenti, pubbliche o private che siano. E, a dimostrazione di ciò, ha provveduto una nota recapitata in commissione Sanità da parte del capo di Ganinetto dell’Assessorato, Giuseppe Amato. IL NIET DELLA REGIONE. « Il disegno di legge di iniziativa parlamentare, mirante all’integrazione tra il Centro neurolesi ed il Piemonte, riteniamo sia inconciliabile con le previsioni contenute le nuovo assetto della rete ospedaliera considerato che solo in fase di formalizzazione della stessa si provvederà ad assegnare il numero dei posti letto e la relativa distribuzione delle discipline afferenti. L’iniziativa legislativa di cui trattasi, invero non si concilia con la natura dell’Irccs il cui indirizzo è Giuseppe Picciolo esclusivamente riabilitativo”, si legge nella nota pervenuta che ha fatto andare su tutte le furie i presentatori del disegno, Santi Formica e Beppe Picciolo. LE RIDUZIONI. Solo per farsi un'idea del taglio netto che ci sarà in Sicilia al momento dell'applicazione della nuova normativa, basta scorrere il cronoprogramma già elaborato dalla Regione. In tutta l’Isola, il raggiungimento degli standard del Decreto Balduzzi prevede un numero complessivo dei reparti che dovrà andare da un minimo di 419 a un massimo di 918. Attualmente, sono invece 1340. CHIMERA NEUROLESI. Ma quale era la via d'uscita che si pensava potesse salvare il Piemonte? Cgil, Cisl, Uil, Irccs Centro Neurolesi “BoninoPulejo”, Comitato “Salvare l'Ospedale Piemonte” e Comitato Sanidea, avevano concordato di stilare un documento in cui si sostiene la costituzione della nuova Azienda Piemonte-Irccs (in linea con il disegno di legge), puntando anche ai 78 posti letto assegnati attualmente al Piemonte. Settantotto posti, che, in buona sostanza, il direttore del Neurolesi, Dino Bramanti, avrebbe volutoinglobare nell’attività dell’Istituto. L’APPELLO Minasi: “Tutti in piazza!” IL PRESIDENTE DEL COMITATO INVITA ALLA MOBILITAZIONE “NON CI ASPETTAVAMO che il Governo Crocetta fosse d’accordo, ma la tempestività con cui si è pronunciato risulta sospetta. Qualcuno rema contro ed è facile capire di chi si tratta. Adesso il sindaco e le forze sociali non devono cedere: dovranno tutti insieme farsi carico di un’unica battaglia di giustizia e necessità”. Va giù duro Marcello Minasi, presidente del Comitato “Salvare l’Ospedale Piemonte”, in seguito alla nota con cui di fatto è stata congelata la proposta di legge per la costituzione di una nuova Azienda. “A questo punto avverte Minasi - siamo pronti per la piazza in una nuova grande mobilitazione: il Comitato fa appello a chi oggi ha firmato il documento, affinché la stessa unità raggiunta abbia il suo naturalee prosieguo per batterci insieme affinchhè l’Ospedale Piemonte rimanga in vita!”. L'ANALISI DI VULLO. «La questione Piemonte non si limita ai reparti che esistono anche al Papardo, ma, più in generale, al numero totale previsto per Messina. Faccio un esempio: in futuro, la città potrà avere tra le tre e le sei chirurgie che dovranno essere collocate sul territorio. Che il Piemonte diventi Azienda a se stante, non cambia i termini del discorso», spiega Michele Vullo, manager dell'Azienda PapardoPiemonte. Che anche sui 78 posti letto aggiunge: «Su quelli decide la mia azienda. In ogni caso, l'ultima parola sarà sempre del Piano Sanitario». Anche la creazione di una nuova azienda ospedaliera, per Vullo, facile profeta, LA SCHEDA Così il disegno di legge ECCO COSA PREVEDEVA LA BOZZA PRESENTATA IN COMMISSIONE DAI DEPUTATI FORMICA E PICCIOLO MESSINA. Il disegno di legge firmato Santi Formica ne Beppe Picciolo nasceva “ in un'ottica di ottimizzazione organizzativa e di migliore erogazione di servizi sanitari della città di Messina”, e per questo “ritiene necessario proporre l'integrazione tra l'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Centro Neurolesi Bonino di Messina e l'ex Azienda ospedaliera Piemonte”. “Dall'integrazione tra le due strutture e le specifiche competenze ed expertise, sarebbe possibile dare vita ad una virtuosa sinergia, tra Enti pubblici di uno stesso Assessorato e dello stesso territorio, la città di Messina, raggiungendo l'obiettivo di creare percorsi sanitari di alta qualità e specializzazione e di migliorare l'erogazione dei servizi sanitari per la totalità dei pazienti e dei cittadini della città di Messina, della provincia e di parte della Calabria”. La fusione prevedeva anche l'improbabile “mantenimento delle attività di emergenza-urgenza, dei servizi essenziali ad essa connessi ed alle specialità sanitarie, tutte collegate all'ex Azienda . Piemonte, integrate alle attività dell'Irccs”. Improbabile perché, nei fatti, il mantenimento dei reparti si lega al Piano Sanitario e non a una personalità giuridica differente. Sicuramente, invece, la creazione della nuova Azienda avrebbe ridato fiato al Neurolesi, che centonove pagina 16 ha 65 posti assegnati e mai utilizzati. Proprio quest’anno, infatti, cessa (e deve essere rinnovato) “il riconoscimento del carattere scientifico dell'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico di diritto pubblico ‘Centro Neurolesi Bonino-Pulejo’ per la disciplina delle ‘Neuroscienze nell'ambito della prevenzione, del recupero e trattamento delle gravi cerebrolesioni acquisite’”, così come si legge nel decreto del 2011 firmato dagli allora ministro Fazio e presidente della Regione, Raffaele Lombardo. L'incorporazione del Piemonte (che comunque può avvenire attraverso un contratto di locazione), quindi, non può che garantire l'Istituto che, a marzo 2014, ha pure provveduto a proporre una nuova convenzione quadro con l’Ateneo di Messina, che però è stata ratificata dal Senato Accademico il 7 ottobre. 28 Novembre 2014 sicilia Giuseppe Laccoto Santi Formica Michele Vullo un problema». In fondo, per il manager, la questione Piemonte poco importa. Perché il vecchio ospedale, nell'ambito dei 35 milioni di perdite registrate, ne pesa nove. IN ATTESA DI DELOITTE. Per comprendere come funziona l'Azienda Papardo-Piemonte, Vullo ha commissionato una valutazione alla società Deloitte, che ha analizzato il bilancio al 320 giugno 2014. Ma, in attesa della relazione, ecco cosa è venuto fuori: «Stiamo lavorando su un piano di rientro da 35 milioni da discutere con la regione il 4 dicembre. Al di là degli aspetti contabili, voglio capire come sono andate le cose: perché, se ho comprato 100 e ho usato quaranta, devo capire che fine ha fatto l'inutilizzato». E il direttore generale fa qualche esempio: «Abbiamo speso 40 milioni per l'oncologia, abbiamo attrezzature all'avanguardia ma sono sottoutilizzate. Recentemente, ho firmato una delibera da 300 mila euro per la manutenzione della Pet, che ne “incassa” solo 100 mila. Come è possibile? Mi è stato detto che manca un tecnico, e intanto circa 800 messinesi fanno lo stesso esame a Catania o a Palermo». Continua Vullo: «Abbiamo, ad esempio, anche un angiografo che viene utilizzato molto poco. Il problema? In pianta organica i tecnici non mancano, ma il problema sono i turni. Per questo motivo, L’Ospedale Pimonte non era un percorso immediato: «L'Irccs ha una personalità giuridica, e tra le sue funzioni, a differenza di un ospedale, ha l'elemento della ricerca legata a una assistenza finalizzata proprio a migliorarla. L'Irccs potrebbe andare a gestire un piccolo ospedale solo se autorizzato dalla legge regionale». PERSONALE E ATTREZZATURE. Di due cose non si preoccupava né si preoccupa, Vullo: di personale e attrezzature. «Il Papardo non rischiava alcun danno da una separazione dal Piemonte, perché, allo stato attuale, registriamo un sottoutilizzo delle tecnologie in nostro possesso. E anche dal punto di vista del personale non era sto cercando di chiudere un accordo con l'Ateneo di Messina per fare in modo che anche equipe dell'Università possano venire il pomeriggio per utilizzare le nostre attrezzature al meglio». ASSE LACCOTO-PANARELLO. In dissonanza con il fronte pro PiemonteIrccs, composto da Picciolo, Formica e dal deputato del Pd Franco Rinaldi, i due esponenti democratici all’Ars, Giuseppe Laccoto e Filippo Panarello. Va giù duro, il primo: «Non ho condiviso sin dal primo momento l’ipotesi di fusione. Non è una strada percorribile per motivi economici e di fattibilità . I 78 posti letto per acuti, come per altro è stato sottolineato nel parere dell’Assessorato Regionale, non possono essere riconvertiti per le funzioni riabilitative e di ricerca scientifica svolte dall’Irccs, ma devono essere parte integrante di un progetto di valorizzazione della struttura ospedaliera del Piemonte, inserita nel contesto del piano già avviato degli ospedali riuniti. È giusto - spiega Laccoto - che ogni presidio sostenga e valorizzi le proprie caratteristiche: il Piemonte come centro ospedaliero e il Neurolesi come struttura riabilitativa». Per Panarello, invece, «non c’è da meravigliarsi per la stroncatura del disegno di legge». «Era del tutto prevedibile, anche per questo non ho firmato il documento regionale. La mission del Centro Neurolesi è incongruente con quella del presidio cittadino. Il parere tecnico negativo della Regione - spiega - è pervenuto alla VI Commissione Sanità, attraverso il capo di Gabinetto dell’Assessorato alla Sanità Amato, che blocca l’azione di trasformazione del Piemonte integrandosi ad un istituto specializzato nella ricerca scientifica. Le soluzioni vanno trovate all’interno dell’azienda Papardo-Piemonte con l’aiuto del management, dello staff regionale e del Sindaco come massima Autorità Sanitaria. I 78 posti letti stabiliti dalla nuova Rete ospedaliera devono essere di carattere ospedaliero, senza mescolare la riabilitazione e la ricerca che, seppur importantissime, necessitano di una mission esclusiva. Io non ho sottoscritto il ddl perché ho avvertito questa contraddizione». LE REAZIONI Assemblea al Comune SINDACO, DEPUTATI E IL DIRETTORE BRAMANTI PUNTANO IL DITO CONTRO LA REGIONE MATRIGNA MESSINA. A neanche 24 dalla bocciatura del ddl, il sindaco di Messina, gli onorevoli Beppe Picciolo e Santi Formica e il direttore dell’Irccs Neurolesi, Dino Bramanti hanno tenuto banco durante una conferenza stampa al Comune, divenuta assemblea pubblica. Ad aprire il fuoco, Renato Accorinti: «Intendo far rispettare, come Sindaco, il mio ruolo di autorità garante della tutela del diritto della popolazione messinese a ricevere i livelli indispensabili di assistenza sanitaria nel territorio e nell'ambito delle strutture ospedaliere presso tutte le sedi istituzionali competenti. Sotto questo profilo chiederò spiegazioni chiare ed esaurienti all'Autorità sanitaria regionale sull'ipotizzato diniego alla proposta presentata dalle forze sociali messinesi a da me condivisa. Chiederò, inoltre, cosa l'assessorato regionale proponga in alternativa alla nostra proposta circa l'utilizzo ottimale dei settantotto posti letto per acuti destinati al Piemonte e ne riferirò alle forze sociali, al Consiglio comunale e a tutta la Città, consapevole del fatto che non potremo accettare che le scelte compiute da chi di competenza - ha concluso il Sindaco - possano essere lesive dei diritti di cittadinanza di cui sono garante come Primo Cittadino di Messina». Ha puntato più in alto, invece, Picciolo, che vuol chiedere spiegazioni direttamente al ministro della Salute Beatrice centonove pagina 17 Lorenzin: «Perché l’Irccs può essere accorpata in ogni ospedale d’Italia, dal San Raffaele a Cefalù passando per il Bambin Gesù e per il Gaslini ma a Messina questo ragionamento non vale». E mentre Santi Formica, da firmatario del ddl silurato, ha spiegato l’iter del provvedimento, sottolineando come, a fronte di un taglio generale dei posti letto, la Regione voglia depredare Messina per favorire strutture nascenti, come il nuovo San Marco di Catania, Bramanti ha puntualizzato: «Con la nascita dell’azienda Pimonte-Irccs non ci arricchiamo, perché siamo un ente pubblico e non privato, un ente giuridico autonomo che può accorparsi con strutture pubbliche e private così come avviene in tutta Italia. Il Neurolesi intende solo mettere a disposizione una risorsa, non ha come obiettivo la centralità del Piemonte o i suoi spazi». 28 Novembre 2014 sicilia MESSINA. Si allargano i filoni d’inchiesta dopo gli arresti sulle mazzette autostradali Nulla succede per Cas Nel mirino finiscono ora gli svincoli e le consulenze collegate a transazioni e rimborsi. Le anomalie spiegate dall’ingegnere Pizzino in procura. Mentre Crocetta si “precipita” dal prefetto MESSINA. Si sdoppiano le inchieste della Procura di Messina sul Consorzio autostradale. Dopo l’appalto-Iacolino, l’impresa sulla quale indaga ora anche la Procura di Agrigento per il depuratore di Favara, undici miliardi di tangenti finite in parte nelle banche svizzere, Ubs e Hdc, sullo Stretto "si allargano" altri filoni: gli svincoli, le consulenze collegate alle transazioni e i rimborsi. Su disposizione del sostituto procuratore Ada Merrino, la polizia giudiziaria ha avviato i primi interrogatori dei quali si sta ancora definendo la scaletta. Il primo ad essere sentito, martedì scorso, l’ingegnere Mario Pizzino. Che ha spiegato agli inquirenti tutte le “anomalie” dei lavori assegnati all’impresa Ricciardello di Brolo. Tre i temi trattati: l’allontanamento, voluto dall’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, di Pizzino dal ruolo di Rup; l’inserimento “a sorpresa” dei tecnici dell’Anas, con la sottoscrizione di una convenzione secretata; il riconoscimento, nel tempo, di tre diverse perizie di variante che hanno fatto schizzare le riserve riconosciute all’impresa a cifre davvero esorbitanti: il 50% dei lavori appaltati, quando la legge impone che non si superi il 20%. Anomalie da chiarire che si aggiungono ad altri misteri: le somme pagate all’impresa come riserve, avrebbero dovuto- secondo l’ingegnere Pizzino- essere riconosciute dal governo centrale, che aveva assegnato i poteri straordinari al sindaco, e non già dal Comune di Messina, che si è ritrovato sulla gobba un indebitamento di 17 milioni di euro in più, che hanno surclassato ulteriormente le già esangui casse. Fatti che si intersecano ancora oggi all’appalto in corso da 50 milioni, indetto dal Cas per il completamento dello svincolo, al quale hanno partecipato nove imprese. Pizzino come Giano bifronte: ora esce dal Comune e sta per rientrare al Cas, esattamente al posto che fu dell’architetto Lelio Frisone, finito agli arresti con l’accusa di avere intascato una tangente di cento mila euro, oltretutto per un appalto finito “a schifiu”. Ma i riflettori della Procura sono puntati anche su altre vicende. Un filone è dedicato alle transazioni. Nel passato alcune imprese, come la Bonatti o la Cariboni, poi acquisita dal Gruppo Versaci, sono state al centro di contenziosi dagli importi esorbitanti: anche cento milioni di euro. Su tutte La sede di contrada Scoppo queste procedure si stanno svolgendo controlli incrociati. Varie lettere dall’amministrazione del Cas sollevavano il dubbio, che nella confusione delle carte, alcuni bonifici potessero essere stati ripetuti più volte. Un errore possibile, o errore procurato? Pare che in una circostanza un bonifico milionario pagato, a seguito di una transazione, sia stato “ripetuto” perché il decreto ingiuntivo presentato, non si sa quanto distrattamente da un legale due volte, e non opposto da nessuno, sia poi diventato esecutivo. Terzo aspetto, i rimborsi. Dopo una direttiva del governo Lombardo, mirata a contenere nell’orbita dei 50mila euro i compensi dei vertici delle aziende “non economiche”, il Cda del Cas oggi in carica ha deciso, sua sponte, di aumentare i compensi del presidente da 48mila a 50mila euro e quelli dei componenti, dal gettone di settecento o mille euro mensile, al più corposo 40mila euro annui. A beneficiarne anche i vicepresidenti operativi, Rosa Marino e Nino Gazzara. Che insieme al presidente Rosario Faraci hanno beneficiato anche di un “ritocco” alle tariffe di rimborso chilometrico: anziché le tariffe riconosciute per missione ai dipendenti, i rimborsi documentati sono liquidati, in alcuni casi non si capisce perché direttamente dall’economo, con cifre che superano, in una circostanza che riguarda il vicepresidente Nino Gazzara, i diecimila euro previsti dalla legge. Succede un anno fa, il 19 novembre del 2013, quando l’economo Baldo Arrigo, liquida all’ex esponente di Forza Italia, poi passato per un breve periodo al partito di Clemente Mastella, la somma di 13.616, 54 euro con la motivazione: integrazione rimborso spese conti chilometrici per missioni sostenute dal commissario straordinario”. Il 13 dicembre dello scorso anno, lo stesso economo liquida ancora all’avvocato Nino Gazzara la somma di 3.345, 03 euro con la stessa motivazione: “integrazione rimborso spese sostenute per missioni”. Somme dovute di certo per speciali procedure amministrative interne, che lasciano perplessi per l’entità. Come i quaranta e passa mila euro di rimborsi annuali del presidente Rosario Faraci o i 18mila euro previsti per una presunta campagna di comunicazione su una unica emittente locale, che trasmette “in diretta interplanetaria”, senza lo straccio di una motivazione legata a una campagna di comunicazione. Il segno, forse, che a Messina dagli anni Novanta, l’epoca delle foto d’oro, sia cambiato davvero poco? Un fatto che ha infastidito non poco il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Venerdì scorso si è precipitato a Messina per sentire il “polso” al prefetto Stefano Trotta, su alcuni questioni cruciali della città, svincoli compresi. L’impressione, neanche troppo velata, è che presto ci sarà un rimaneggiamento di nomine alla guida del Cas. VERTENZE Dipendenti da “inquadrare” CONTRATTO REGIONALE SI O NO. LA QUARTA COMMISSIONE CHIEDE UN PARERE AL CGA. MA LA DECISIONE È GIÀ PRESA... MESSINA. La quarta commissione consiliare dell’Ars si è riservata una ulteriore verifica, attraverso un parere da avanzare al Cga, il consiglio di giustizia amministrativa. Ma sull’inquadramento dei dipendenti del Cas, quasi 380 in organico, all’assessorato alle Infrastrutture a Palermo non hanno nessun dubbio: “si applica il contratto regionale”. A decretarlo sono decine e decine di sentenze, ma soprattutto-spiega Mario La Rocca, capo di gabinetto dell’assessore ai Lavori Pubblici, Giovanni Pizzo-“ è la natura stessa del Cas, ente non economico, sottoposto alla vigilanza dell’Assessorato”. Il problema che si pone oggi è trovare una soluzione sindacale e spiegare ai dipendenti che hanno ricevuto in busta paga somme maggiori a quelle previste dal contratto centonove pagina 18 che si sarebbe dovuto applicare. Secondo le stime del Cas, i risparmi cui si va incontro, con la corretta applicazione del contratto regionale, si attestano intorno ai sei milioni di euro. Ma come si fa a chiedere “indietro” ai dipendenti somme già spese e pagate come emolumenti? “Ci rendiamo conto della difficoltà-spiega La Rocca-ma non è la prima volta che episodi del genere si verificano nella pubblica amministrazione: al Policlinico di Palermo dopo vari approfondimenti sull’applicazione del contratto si è scoperto che alcuni dirigenti, primari compresi, avevano percepito somme in più: stanno restituendo tutto, con un lungo piano di rateazione: trecento euro al mese”. Al Cas, intanto, si stanno ridefinendo ruoli e funzioni: dopo la sindacalista della Uil Caterina Lombardo, transitata da Palazzo dei Leoni agli uffici amministrativi del Cas, arriva ora anche il marito, l’ingegnere Lorenzo Ficarra, già in servizio in istituto tecnico. Come l’ingegnere Francesco Mento, ha ottenuto il nulla osta per andare ai servizi tecnici e manutentivi del Cas. sicilia 28 Novembre 2014 LA LETTERA A proposito di pozzi, ruscelli, luci e agnelli DI EMERGENZE. Le tre discariche siciliane chiuse Siculiana come Mazzarà Si profila un problema di ordine pubblico dopo la chiusura dell’impianto gestito dalla famiglia Catanzaro. Le possibili soluzioni AGRIGENTO. Dopo la Oikos e Mazzarà Sant’Andrea cancelli chiusi per i comuni che conferiscono i propri rifiuti a Siculiana presso la discarica della "Catanzaro Costruzioni". L'impianto infatti ha raggiunto la capienza massima e quindi non potrà ricevere più la spazzatura dei comuni non solo della provincia di Agrigento, ma anche di quelli delle altre province che utilizzavano l'impianto di stoccaggio e smaltimento di Siculiana gestito dalla famiglia Catanzaro. I rifiuti a Canicattì e nei paesi dell'hinterland sono rimasti nei cassonetti o in alcuni casi negli autocompattatori, in attesa di trovare una discarica alternativa. Il comune di Agrigento, con ordinanza commissariale, ha disposto il divieto di conferimento dei rifiuti solidi urbani nei contenitori del territorio comunale, fino all’1 dicembre prossimo. Secondo il provvedimento potranno essere conferiti nei centri zonali di raccolta e negli appositi contenitori stradali di colore blue solo rifiuti provenienti dalla raccolta differenziata. La chiusura della discarica innescherà problemi e disagi anche in altri comuni, non solo nell’agrigentino, ma anche nel palermitano ed in provincia di Enna e Caltanissetta. Il sindaco di Canicattì ha chiesto al presidente della regione Sicilia e alle autorità in materia di rifiuti l'autorizzazione ad utilizzare la discarica di Gela per scongiurare rischi igienicosanitari. Si profila l’ennesima emergenza rifiuti in Sicilia dopo il sequestro della discarica di Mazzarà Sant’Andrea dove i rifiuti sono stati spostati nel Catanese – nelle discariche gestite da Oikos e Sicula – e a Gela, con qualche breve interruzione del servizio. Uno scenario che si ripeterà probabilmente nella Sicilia occidentale. “Qualche disservizio nella raccolta ci sarà senz'altro”, ripetono in assessorato alla Regione. Ma una soluzione, adesso, è più vicina. MARIO FOTI* Gentile Direttore, dopo avere riscontrato l’articolo apparso la scorsa settimana sul Suo settimanale, non posso esimermi dal rispondere brevemente all’illustre collega sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea. E’ vero, ho avuto diversi incarichi dal Comune di Mazzarrà Sant’Andrea, prima con il sindaco Giambò e successivamente appena qualche altro incarico dal sindaco Navarra. Ciò fino a poco prima di assumere l’impegno, da comune cittadino ed insieme a tanti amici, di coordinare un Comitato contro la discarica di Mazzarrà: dopo sono diventato un nemico da combattere, sia da parte della cosca che da coloro che stavano dietro gli interessi del business dei rifiuti. Per la verità, non ricordo esattamente quanti incarichi mi sono stati conferiti da legale ma credo a quanto dice il sindaco-sessuologo Bucolo che, evidentemente, invece di occuparsi delle royalties non corrisposte al suo Comune, in maniera maniacale preferisce fare questi strani conteggi. Io, invece, ho altro da fare. Mi sembra superfluo aggiungere che faccio l’avvocato, né faccio mistero di avere una moglie di Mazzarrà Sant’Andrea e di averci abitato per diversi anni. Vorrei capire se il fatto di aver ricevuto incarichi legali, pagati coi parametri fissati dalle tariffe forensi e regolarmente dichiarati sotto l’aspetto fiscale, possa essere reato o cosa riprovevole. O, ancora, che possa essere reato o cosa disdicevole il fatto che ad avermeli conferiti sia stato un sindaco, PRECISAZIONI Pietrafitta: «Il mutuo l’ha voluto Bucolo» MESSINA. A proposito dell’intervista al sindaco di Mazzarrà Sant’Andrea, Salvatore Bicolo, l’assessore Carmelo Pietrafitta precisa che “i sedici mutui a cui, in malafede, fa riferimento i, sindaco Bucolo, che il Comune di Mazzarrà Sant’Andrea avrebbe contratto comn il Monte dei paschi di Siena, in verità è solo uno di 3.544.093,00 euro. Questo mutuo-continua l’assesssore-che si estinguerà nel 2016, è nato per il mancato incassod ell’indennizzo che la società Tirrenoambiente avrebbe dovuto corrispondere corrispondere al Comune. Il mutuo è servito per sette opere pubbliche. La delibera di giunta, la n. 30 del 2006, in cui io ero presente nella qualità di assessore ed ho dato voto positivio, è stata proposta dal sindaco e non da me, come speciosamente dichiarato dal sindaco Bucolo. Riguardo la Sua giusta osservazione sulla Cassa Deposito e Prestiti, le voglio rappresentare che all’epoca i Comuni, si potevano indebitare anche con Istituti bancari e che il Comune ha bandito una procedura concorsuale, vinta dal Monte Paschi di Siena in data 11/07/2006, sino a quando sono stato Assessore (2008) ho sollecitato l’Amministrazione a bandire i pubblici appalti per l’utilizzo di dette somme, cosa che in parte è stato fatto e che in parte, anche oggi che è Sindaco Bucolo da 30 mesi, non è stata fatta, nonostante si continuino a pagare interessi passivi a vuoto e che le somme siano a disposizione non utilizzate. Non ho mai fatto mistero di approvare questo indebitamento, però lo ho fatto seguendo la logica che la società Tirrenoambiente era obbligata, da accordi contrattuali, a riconoscere al Comune di Mazzarrà Sant’Andrea gli interessi sulle somme pagate in ritardo, cosa mai fatta e/o richiesta dai sindaci che si sono susseguiti, Bucolo compreso, questo incasso di interessi avrebbe coperto gli interessi passivi pagati, avendo quale vantaggio per il Comune la realizzazione di opere pubbliche indispensabili per il territorio. Oggi a otto anni di distanza, alcune opere previste nel mutuo, rischiano di diventare anacronistiche, specialmente quelle legate al vivaismo, in quanto molti vivaisti, visti i ritardi dell’amministrazione, si sono dovuti organizzare in proprio per poter continuare l’attività". centonove pagina 19 arrestato 12 anni dopo la cessazione del mandato. Un personaggio pubblico che da Presidente della TirrenoAmbiente spa è stato, secondo quanto dichiarato da collaboranti, il patron quella amministrazione comunale nella quale il Bucolo, prima poeta di corte e di castello, ha poi anche rivestito l’incarico di assessore. Trovo inconsistenti e subdole queste velate notizie che il sindaco Bucolo argomenta nei miei confronti, i cui contenuti coincidono non stranamente con quelle del “sig.Franco”, al secolo il sig. Armando Lopes. Entrambi, non stranamente, hanno questo minimo comune denominatore. Riguardo la discarica, come è noto anche al sindaco Bucolo, l’ARPA ha certificato l’inquinamento delle falde acquifere nella zona della discarica. Ora, se costui può occuparsi di cose effimere in quanto i pozzi che alimentano il civico acquedotto di Mazzarrà Sant’Andrea sono a monte della discarica, località Mandrì, io ho il dovere di combattere e di difendere la salute dei miei concittadini atteso che quelli del mio Comune sono a valle, appena sotto la discarica. Né tantomeno posso essere incolpato di questa mia doverosa difesa che forse disturba i signori dei rifiuti e gli introiti di risorse del sindaco di Mazzarrà, visto che a differenza del mio illustre predecessore, l’altro Lopes, non ho consentito alla TirrenoAmbiente spa di spostare le tubazioni del civico acquedotto, come è avvenuto nel febbraio 2009. Restando sempre in tema di pozzi e ruscelli, se poi il Bucolo, vuole giocare alla favola di Esopo, sappia che a Furnari è finito il tempo degli agnellini accomodanti o, peggio, complici. Di finto agnellino -- che vorrebbe vantare primogeniture nella lotta contro la discarica -- ne è rimasto solo qualcuno, il quale anche se da tempo è stato sventato, usa le sue stesse malevoli e ridicole argomentazioni. Per il momento a Furnari abbiamo cose più serie da fare. Per esempio, abbiamo il dovere di denunziare le omissioni dell’ARPA di Messina anche per conoscere quali provvedimenti sono stati posti in essere per la protezione delle falde acquifere, visto che l’inquinamento è stato riscontrato a giugno 2013 e tale organo (insieme ad altri) fino ad oggi ha solo ciurlato nel manico. Cordialmente, Dalla Residenza Municipale lì 15 novembre 2014 * Sindaco di Furnari 28 Novembre 2014 sicilia DOCUMENTARI. Il pluripremiato Marco Leopardi, documentarista romano, tra Ganzirri, Punta Faro e isole Eolie Stretto, l’ultimo cacciatore In due versioni il lavoro sulla pesca al pescespada che si snoda come un film. Una pellicola in due versioni. Tra natura. E poesia MESSINA. C’è un vecchio cacciatore che si ritrova in mano l’arpione e dimentica la macchina da presa che, con rispetto, lo sta seguendo. C’è un anziano maestro d’ascia che muove le mani con la delicatezza di un chirurgo tra i pezzi di legno ammassati nel suo laboratorio. C’è un pescatore subacqueo che si interroga sulla sofferenza degli animali dopo aver ucciso il suo primo pesce e scompare alla vista mentre il mare si allarga senza fine. C’è tutto questo ma soprattutto c’è una storia, una storia di formazione, di rapporto tra figli e padri, tra uomo e natura, tra valori ancestrali ed etica moderna, in “’U ferru / The harpoon” (L’ultimo cacciatore – Il pesce con la spada), girato nello Stretto di Messina, a Ganzirri, a Punta Faro, nel mare delle isole Eolie. Un documentario che assomiglia ad un film, e che per questo è destinato ad essere distribuito in due versioni, una lunga dedicata al grande schermo e ai festival nazionali e internazionali, una più breve, di 50 minuti o poco più, che sarà presentata alla Rai e ad altre emittenti del mondo. Dietro “le quinte”, una squadra di eccellenze. Regista (ma anche autore del soggetto, coautore della sceneggiatura e condirettore della fotografia) è il romano Marco LeopardiDocumentarista pluripremiato, Leopardi è soprattutto il documentarista che ha dato visibilità alla Sicilia nel resto d’Italia e d’Europa. Al suo fianco, in questo caso nel ruolo di produttore, ma di suo regista altrettanto di rilievo, l’abruzzese Diego D’Innocenzo e la società che hanno costruito insieme, “Terra srl”, che produce il documentario con il contributo della Sicilia Film Commission. Al lavoro anche Marco Pasquini (condirettore della fotografia insieme a Giuseppe Donato arpiona Arpioni Giuseppe e Nino, protagonisti del documentario Leopardi, e autore delle riprese subacquee). Un nome nel settore del documentario, suo, per fare un esempio,”Gaza Hospital”, Golden Globe della stampa internazionale come miglior documentario italiano del 2010. Al montaggio di “’U ferru” c’è il palermitano Maurizio Pecorella. Firma le musiche il catanese Rosario Di Bella, autore, tra l’altro, della colonna sonora per il film/documentario “Un sueño a mitad” candidato al “Globo d’oro” 2011, che per “’U ferru” ha immaginato sonorità anche elettroniche, in grado di rendere appieno l’attualità della storia e dello scenario. Davanti alla macchina da presa, invece, protagonisti messinesi, tra i quali soprattutto Giuseppe e Nino Donato, centonove pagina 20 figlio e padre, l’uno biologo, l’altro pescatore. Ed è proprio a Messina che “’U ferru” sarà presentato, in conferenza stampa nazionale, domani sabato 29 novembre alle ore 11.30 alla Marina del Nettuno. Narrazione della pesca del pescespada con l’arpione, una delle cacce più spettacolari e antiche del Mediterraneo, il film racconta un moderno rito d’iniziazione che vede il giovane Giuseppe diviso tra la volontà di esaudire il padre, che vorrebbe tramandargli la millenaria sapienza di questo tipo di pesca, e la sua coscienza di studioso che punta alla valorizzazione della vita e alla conservazione della natura. “Un punto di vista non banale, che lascia ad ogni singolo spettatore la risposta su cosa sia più giusto nel rapporto con la natura e che ci consente, allo stesso tempo, di ricordare il valore della tradizione e l’unicità dello Stretto di Messina”, dice Marco Leopardi. Particolarmente impegnative, le riprese subacquee del documentario. “Il mondo subacqueo è l’elemento nel quale per il protagonista è più facile elaborare i propri pensieri. Progettare queste inquadrature non è stato semplice: volevo evitare di realizzare immagini che richiamassero il documentario naturalistico. Il mio intento è stato, invece, quello di creare situazioni che riprendessero l’ambiente marino come una sorta di spazio dell’anima”. “Spero che il nostro lavoro – conclude Leopardi – possa essere considerato dai siciliani un doveroso omaggio ad una cultura della pesca che merita attenzione, sicilia 28 Novembre 2014 L’APPUNTAMENTO FRA TERRA... E MARE Marco Leopardi soprattutto per lo spessore umano che si porta dentro. Spero che comprendano e apprezzino il grande impegno realizzativo e il profondo rispetto che il film ha nei confronti di questo mondo. In ogni caso, per ogni tipo di pubblico, la mia speranza è quella che le immagini, la storia, le parole possano creare nello spettatore delle curiosità, delle domande, offrire un momento di riflessione”. “Negli anni – aggiunge Diego D’Innocenzo - ho girato in tutte le regioni italiane. Sappiamo bene che il nostro Paese ha una quantità di risorse culturali e paesaggistiche straordinarie. La Sicilia, sia per le sue dimensioni che per lo spessore storico, è uno scrigno letteralmente colmo di temi, storie e fascinazioni. Ogni volta che mi capita di girare in queste terre continuo a stupirmi della sua ‘biodiversità’ culturale, e mi viene il desiderio di approfondire il lavoro moltiplicando i soggetti, i protagonisti, le storie”. Non a caso, per Giuseppe Donato parlare del film di cui è protagonista equivale a parlare in gran parte della sua infanzia e della sua adolescenza, un viaggio nella memoria che lo riporta a quand’era bambino. “Giocavamo sulla spiaggia di Ganzirri, con tavolette di legno, alberi e passerelle che raffiguravano le feluche, facevamo finta di inseguire un pescespada. E poi, da Giuseppe Donato insegna ad arpionare Passerella dall’alto ragazzini, chiedevamo ai pescatori di portarci con loro, per tornare a casa e raccontare l’avventura agli amici. E cercavando di guadagnarci qualcosa. E quando diventavi grande abbastanza, ti toccava dimostrare a tutti di essere capace di arpionare un pescespada anche tu. Quando ci ripensi, ti accorgi di aver trascorso i più bei anni della tua vita a fare ciò che sentivi dentro, inseguire il pescespada per continuare la tradizione che i tuoi nonni avevano iniziato con tanto sudore e sacrificio”. LA SQUADRA Dal Pitrè Stories a Geo&Geo sull’isola di Marettimo MESSINA. Marco Leopardi ha firmato, tra l’altro, “Pitrè Stories”, coodiretto con Alessandro D’Alessandro (premio speciale del pubblico al SoleLuna Festival 2011 di Palermo), “Mohamed e il pescatore” girato a Mazara del Vallo e trasmesso da Rai Storia e in diverse nazioni europee (vincitore della categoria “Best message and courage” al Fresco Film Festival, Armenia 2014, premio speciale del pubblico al Festival del Documentario d’Abruzzo, premio “Religioni e Società” al Religion Today Film Festival Trento 2013, finalista al Prix Europa 2013), “Gli ultimi cavalieri”, codiretto con Federico Cauli e trasmesso anche dalla televisione francese e da quella tedesca. Suoi anche i documentari trasmessi da Geo&Geo di Rai3 sulle saline di Marsala e Trapani, sull’isola di Marettimo, sulla migrazione del falco pecchiaiolo nello Stretto e sulla rara aquila del Bonelli. Di Diego D’Innocenzo e Leopardi anche “Pasqua in Sicilia”, sempre per Geo&Geo, “The last dance” (Rai3 – Artè Francia, coproduzione internazionale europea con contributo Media per lo sviluppo, vincitore al Religion Today 2009). Di D’Innocenzo anche “The Sacred Dancer” (Rai Educational - contributo Media per lo sviluppo, al Religion Today 2009 premio speciale Italy Winner, nomination al Jade Kunlun Awards 2010 World Mountain Documentary Festival of Qinghai, vincitore XXIII Pärnu International Documentary And Anthropology Film Festival). centonove pagina 21 SABATO 29 NOVEMBRE alle ore 11:30 alla Marina del Nettuno (lungomare, Messina) per l’incontro con la stampa e con gli appassionati del settore tenuto da Marco Leopardi e Diego D’Innocenzo, rispettivamente regista e produttore (con la società “Terra srl”) del documentario di creazione “’U ferru / The Harpoon” (L’ultimo cacciatore – Il pesce con la spada. Al loro fianco il catanese Rosario Di Bella, autore delle musiche originali, e il protagonista del film, il messinese Giuseppe Donato, biologo, figlio e nipote di cacciatori di pescespada. Tra i relatori, Antonio Catrini, dirigente del servizio turistico regionale di Messina. Durante la conferenza sarà proiettato, in anteprima assoluta, uno stralcio del documentario, appositamente montato per l’incontro a Messina. “’U ferru / The Harpoon” (L’ultimo cacciatore – Il pesce con la spada), realizzato con il contributo della Sicilia Film Commission, è destinato nella versione lunga alla distribuzione cinematografica, soprattutto all’estero, e ai festival nazionali e internazionali, mentre si prevede che la versione di 52 minuti verrà trasmessa dalle maggiori emittenti europee e non, compresa la Rai. 28 Novembre 2014 sicilia LO STUDIO EVENTI. L’illustre linguista Francesco Sabatini incontra gli insegnanti per parlare di grammatica valenziale Docenti a lezione Tre giorni di appuntamenti organizzati dal Liceo classico La Farina per riflettere sulla conservazione degli studi classici. Tra i relatori lo scienziato Boncinelli e il poeta greco Patrikios MESSINA. Il linguaggio dei giovani? Non decade, si evolve. Comunicare via sms, per email o chat è più popolare che mai. Nei messaggi, però, si dà sempre meno importanza alle regole grammaticali, di punteggiatura o di ortografia. I giovani usano spesso il dialetto, esprimono le loro emozioni con le "faccine", abbreviano le parole, ne coniano di nuove o ricorrono alle onomatopee diffuse nei fumetti. Ma nei temi a scuola, così come in tante altre occasioni ci si aspetta che si formulino frasi complete. Una vera e propria battaglia per i docenti. E’ proprio per parlare dell’importanza della grammatica, della lingua italiana e della conservazione degli studi classici il Liceo calssico “G. La Farina” ha organizzato tre giorni di incontri. A confrontarsi con i docenti messinesi sarà il linguista Francesco Sabatini, professore ordinario di Storia della lingua italiana nell'Università di Roma La Sapienza e Roma Tre. Il primo appuntamento si è svolto ieri, giovedì 27 nella sala Borsa della camera di Commercio. Il tema è stato “La grammatica valenziale e lo sviluppo della capacità cognitive”. Oggi, venerdì 28 (ore 9-13 e 15-19), e domani, sabato 29 novembre (ore 912.30), il professore Sabatini parlerà sempre alla Camera di Commercio di Messina nel corso del convegno internazionale di studi “Il Classico nel terzo millennio. L’insegnamento del latino e del greco antico in Italia ed in Europa fra Scuola ed Università”. Incontro ideato per dare un contributo culturale alla città attraverso la riflessione comune sulla necessità della difesa e della conservazione degli studi classici. Il convegno si avvale delle lezioni di importanti studiosi di fama internazionale: il linguista Sabatini parlerà di “Colmare il vuoto tra le discipline classiche e la cultura moderna: obiettivi e metodi”; lo scienziato Edoardo Boncinelli, nome illustre della biologia molecolare e delle neuroscienze, si soffermerà su “La bellezza: pensiero e linguaggio”, mentre il poeta greco Titos Patrikios, uno dei più significativi del panorama poetico odierno, parlerà dei “Classici, nemici ed amici della poesia”. Nel pomeriggio e nella mattinata del sabato 29 docenti stranieri e italiani relazioneranno sullo stato dell’insegnamento del greco e del latino in Italia e in Europa fra Scuola e Università: Catherine Bry (docente di corsi di greco antico all’università di Montpellier, Francia), Nikolaos Fousianis (docente di letteratura greca antica e moderna presso il Primo Liceo di Messeni, Grecia) e Rosa Mariño (docente di Greco in una scuola superiore di Madrid e dottore di ricerca in Filologia classica) si soffermeranno sullo stato degli studi classici nei loro paesi mentre Silvana Rocca (docente di Letteratura Latina all’Università di Genova), lancerà la sfida di una certificazione linguistica di latino, spendibile a livello europeo, una sperimentazione già in corso in alcune regioni d’Italia. Interverranno anche i docenti Giuseppe Ramires, Rosy Santoro, Paola Radici Colace e Renzo Tosi. Le due giornate di lavoro sono moderate dai docenti del liceo La Farina, Emiliano Arena, Patrizia Danzè e Fausto Savasta. I docenti partecipanti al Convegno possono fruire dell’esonero dal servizio di insegnamento. RITRATTI Sabatini, accademico della Crusca con la medaglia d’oro Francesco Sabatini FRANCESCO SABATINI, è professore ordinario di Storia della lingua italiana nell'Università di Roma La Sapienza e Roma Tre, già presidente dell'Accademia della Crusca, di cui oggi è presidente onorario, presidente della Società di Linguistica italiana. E’ conosciuto anche dal grande pubblico per la sua rubrica televisiva Rai "Pronto soccorso linguistico". Sabatini, che ha ricevuto la Medaglia d'oro del Presidente della Repubblica per la Cultura, l'Arte e la Scuola, è stato membro della Commissione Esteri-Pubblica Istruzione per la diffusione della lingua e della cultura italiana all'estero e ha ideato e diretto il Programma della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, è autore di molteplici volumi e di saggi oltre che del Dizionario Italiano con Vittorio Coletti. Secondo il modello della grammatica valenziale, Sabatini ha scritto, con Carmela Camodeca e Cristiana De Santis, il suo testo Sistema e testo. Dalla grammatica valenziale all'esperienza dei testi (Loescher). centonove pagina 22 Giovani e scrittura I giovani sono abbastanza abili nell'adattare il loro stile alle diverse situazioni di scrittura, com'è emerso da uno studio rappresentativo condotto dall'Università per le Scienze applicate di Zurigo nel 2010. Secondo questo studio i media digitali non influiscono sulla competenza di scrittura dei giovani. Ciò significa che la conoscenza dell'ortografia e la capacità di espressione a scuola non risentono degli SMS, delle email e delle chat utilizzati nella vita privata. L'impoverimento della lingua dei giovani denunciato da molti adulti non sarebbe quindi in corso. Ci troveremmo piuttosto di fronte a un'evoluzione innovativa e creativa della lingua. La modifica delle norme linguistiche può persino contribuire a formare l'identità dei giovani. E se la denuncia diffusa del decadimento della lingua dovesse, nonostante tutto, essere fondata, allora il linguaggio dei giovani non ne sarebbe la causa, bensì lo specchio dell'odierna società dei media e del contesto sociale. IL LIBRO L’opera di Renzo «Mi sento tutta gasgallata, oggi è arrivato finalmente il gran giorno», scriveva Letizia Mottica in All’infinito mondo paninaro ormai 17 anni fa. Considerando la rapidità di evoluzione del linguaggio giovanile, possiamo dire che il termine «gasgallata» è ormai desueto: stava per «elettrizzata». È antica anche l’espressione «farsi le canne», cioè fumare hashish o marijuana, ma questa ancora resiste e, anzi, è diventata «classica», spesso usata in forma ironica. E «stare in canna» significa essere antipatico, «cannare» sbagliare (ma anche «bere») e il participio «cannato» bocciato. Basterebbe questo esempio per intuire quanto gli studi sul linguaggio giovanile possano rivelarsi complessi. Il più recente e completo è Scrostati gaggio! Dizionario storico dei linguaggi giovanili. Quest’opera di Ambrogio Renzo offre un’opportunità per riflettere sul linguaggio dei giovani e cercare di comprenderne fonti, caratteristiche e significati. Il metodo di lavoro adottato è stato quello di indagare su di un ricchissimo corpus di romanzi e racconti, di testi di canzoni, di articoli delle riviste "giovanili". economia Carmelo Picciotto MESSINA. Confcommercio si spacca: sei imprenditori contestano le decisioni del presidente Picciotto sotto tiro Una frangia del Consiglio generale dell’associazione si ribella alla nomina del direttore, e adombra un conflitto di competenze con la Giunta. La risposta? Un mercatino di Natale. Ecco cosa succede DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. “Comunicazione di non partecipazione e diffida ad adempiere”. L’offensiva di una frangia di Confcommercio Messina contro l’attuale presidente, Carmelo Picciotto, inizia così: con due pagine firmate da Antonio Brundetto, Filippo Denaro, Giovanni Lombardo, Antonio Pisani, Stefano randisi e Giovanni Vinci, e inviate a Confcommercio regionale e nazionale. PICCIOTTO NEL MIRINO. Motivo del contendere è la convocazione del consiglio generale dell’associazione di commercianti. Che i cinque firmatari dell’atto, da componenti, sostengono non sia mai stato convocato (“ad un anno e mezzo dall’elezione”, specificano), e quindi “non si comprende quale verbale della “precedente seduta” dovrebbe essere letto ed approvato”. Cosa si è stabilito in quell’assemblea “fantasma”? La nomina di Caterina Mendolia alla direzione di Confcommercio Messina. Nomina che dai cinque viene contestata in punta di regolamento, percvhè “già effettuata dalla Giunta, a nostro avviso illegittimamente. Perchè? LA NOMINA CONTESTATA. Nello statuto di Confcommercio c’è un “bug”: un conflitto di competenza tra Giunta e Consiglio generale, perchè un articolo, il 24, prevede che il potere di nomina e revoca del direttore sia del Consiglio generale, mentre l’articolo 31 concede le facoltà alla Giunta. Conflitto che quest’ultimo organo aveva superato nominando d’imperio, il 14 ottobre, Caterina Mendolia quale direttore dell’associazione. Cosa che ha fatto imbufalire i sei firmatari. “Temeraria ci 28 Novembre 2014 appare l’impostazione che ritiene di poter superare un evidente conflitto formale statutario di attribuzioni tra due organi diversi inducendo semplicemente il Consiglio generale a ratificare la precedente nomina già esecutiva del direttore per decisione della Giunta”, scrivono nella lettera di diffida. Non solo. IL CONSIGLIO A META’. Perchè, secondo i sei, il Consiglio generale si è costituito solo parzialmente. “E’ in carica infatti la sola componente elettiva - si legge nella diffida - mentre lo stesso invece avrebbe dovuto essere integrato entro il 31/12/2013 con la componente di diritto”. E cioè con rappresentanti “dei sindacati, dei comparti più rappresentativi, delle delegazioni territoriali, dei gruppi dei giovani imprenditori, del terziario donna e degli eventuali cooptati per meriti e competenze”, scrivono i sei. E non si è parlato ancora di bilanci. BILANCI IN CHIAROSCURO. Perchè, nella paginetta e mezzo di lettera, si parla anche di rendiconti finanziari. “Rileviamo un notevole ed assolutamente ingiustificato ritardo”, scrivono, ricordando che i previsionali si presentano il 30 giugno ed i consuntivi vanno approvati entro il 30 novembre. “Peraltro - concludono la requisitoria non è precisato il luogo, i giorni e le ore in cui possono essere consultati i documenti annessi”. E Picciotto? IL PRESIDENTE PROPONE. Durante il consiglio del 13 novembre, Picciotto, impermeabile alle critiche che da lì a qualche giorno gli sarebbero piovute addosso (la lettera di diffida è del 17 novembre) spiega come “nobilitare” il marchio Confcommercio in città. Riposizionare i servizi, “che risultavano carenti”, e riposizionare il brand. Come?”Vorremmo iniziare con un mercatino di Natale, si daranno comunicazioni dettagliate nel divenire”. ZOOM Camera con vista su Catania ACCORPAMENTO DEGLI ORGANI CAMERALI IN SICILIA: “”NESSUN PERICOLO”, SPIEGA IL COMMISSARIO MESSINESE FRANCESCO DE FRANCESCO, MA... Linda Vancheri MESSINA. Nel frattempo, a tremare è la Camera di commercio di Messina: commissariata da anni, con organi camerali da ricostruire ma gravati da ricorsi e denunce e tutto fermo sul tavolo dell’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri, e ora con l’incubo della soppressione. Che non è una soppressione, spiega Francesco De Francesco, attuale commissario. “La legge non prevede un accorpante e degli accorpati, come si sente in giro, ma un’unica governance, un unico consiglio, un unico presidente. Questo centonove pagina 23 in ossequio alla legge delega nazionale, e recepita dalla regione Sicilia,che dice che non potranno più esistere camere di commercio da sole, ma dovranno raggrupparsi per macroaree”. Quali? “Alla regione si sta ancora ragionando. Io credo che per Messina sia valida l’opzione di una camera di commercio della Sicilia orientale che raggruppi Messina, catania, Siracusa e fore anche ragusa, se non altro per continuità territoriale. Ma sedi ed uffici resteranno ugualmente, non ci saranno sedi principali e secondarie. 28 Novembre 2014 centonove pagina 24 economia RISORSE. L’assessorato all’Agricoltura assegna 7 milioni per le strategie dei gruppi di azione locale Gal, opportunità marketing La ripartizione meritocratica delle somme anticipa l’indirizzo del prossimo Psr. A Messina disponibili 300 mila euro sia per il “Terre dei miti e della bellezza” che per il “Nebrodi Plus” DI FRANCESCO PINIZZOTTO MESSINA. Lo sviluppo prossimo dell’agricoltura siciliana passa dai Gruppi di azione locale. L'Assessorato regionale all'Agricoltura ha assegnato fondi per quasi sette milioni e trecentomila euro da destinare alle attività istituzionali ed alle azioni di marketing territoriale dei Gal. Le somme che saranno messe a bando sono così ripartite: il Gal Terre dell’Etna e dell’Alcantara disporrà di un importo concedibile funzionale alla misura di Euro 461.628,98, il Golfo di Castellammare di Euro 801.600,00, il Madonie di Euro 315.776,41, l’Eloro Euro 391.163,74, il Rocca di Cerere Euro 656,059,71; il Terre del nisseno Euro 499.922,15, il Kalat Euro 554.830,63; il Sicani Euro 1.203.226,39, il Terre Normanne Euro 1.019.016,82, il Terre dei Miti e della Bellezza Euro 297.058,27, il Leader Sicilia Centro L’assessore Nino Caleca col presidente Rosario Crocetta Meridionale Euro 171.288,61; l’Isole di Sicilia Euro 369.260,36; il Nebrodi Plus Euro 302.000,00, e 60 mila euro cadauno saranno a disposizione dei Gal Elimos, Etna, Metropoli Est e Iblei. Il provvedimento molto importante che porterà sul territorio una serie di risorse di cui destinatarie finali saranno le piccole e medie aziende. “Grazie a questi fondi – ha dichiarato l'Assessore Nino Caleca - contiamo di dare una boccata di ossigeno all'economia locale ed attivare 28 Novembre 2014 un meccanismo virtuoso di accelerazione della spesa. Le aziende siciliane devono sapere – ha sottolineato l'Assessore Caleca - che la Regione comprende il momento di particolare difficoltà economica in cui versano e si sta attivando con la massima celerità e con ogni mezzo per utilizzare tutte le risorse ancora disponibili del PSR”. La ripartizione delle somme è stata attuata sulla base di criteri che hanno tenuto conto delle performance dei singoli Gal e della loro capacità di spesa. “Abbiamo cominciato ad introdurre – ha detto il Dirigente Generale Sara Barresi – parametri legati alla meritocrazia anticipando, di fatto, quelle che sono le linee di indirizzo del prossimo Psr”. Nel corso dell'incontro con i rappresentanti dei Gal l'assessore Nino Caleca ha chiesto ai responsabili dei Gal la massima attenzione ed impegno nell'attivazione di ogni misura possibile che garantisca legalità, trasparenza ed eticità nella spesa. “Chiedo ai GAL – ha detto l'Assessore Nino Caleca – tutto l'impegno possibile per garantire che neanche un centesimo possa finire nelle tasche di soggetti che abbiano a che fare con contesti mafiosi o di corruzione. Faccio appello alla vostra capacità di buoni amministratori – ha sottolineato l'Assessore Caleca - per girare l'appello raccolto appena pochi giorni fa dal Presidente Giorgio Napolitano in occasione di un incontro su EXPO 2015 rivolto a garantire la verifica di legalità su tutti i provvedimenti della Pubblica Amministrazione”. Caleca ha anticipato la volontà di ancorare tutti i provvedimenti di spesa che l'assessorato andrà ad assumere a rigidi controlli circa la destinazione finale delle risorse, trovando anche meccanismi premiali per le aziende e i GAL che utilizzeranno i rating di legalità. In tal senso l'Assessore Nino Caleca ha anticipato la sottoscrizione di protocolli di legalità con il Ministro dell'Interno. RICONOSCIMENTI La vite di Pantelleria patrimonio dell’Umanità LA VITE AD ALBERELLO DI UVA ZIBIBBO he caratterizza l'isola di Pantelleria entra nella Lista dei patrimoni culturali dell'Umanità. Voto all'unanimità. "Nessun Paese, prima dell'Italia, è mai riuscito ad iscrivere nella Lista una pratica agricola" commenta con soddisfazione da Parigi il comitato che ha proposto la candidatura. "Dopo quattro anni di lavoro ce l'abbiamo fatta! E che grande emozione!". Così ha commentato, mercoledì 26, il successo di Pantelleria Pier Luigi Petrillo, autore del dossier di candidatura. "Fino a stamani - ha raccontato da Parigi - i giochi erano ancora aperti ma dopo un ulteriore negoziato, al momento del voto, tutti i 161 Stati sono stati d'accordo nel riconoscere la pratica di Pantelleria come patrimonio dell'umanità. All'unanimità: un grande successo dell'Italia che all'Unesco si conferma una vera e propria potenza culturale". "Siamo orgogliosissimi del fatto che l'Italia ancora una volta in sede Unesco segni un punto di grande qualità e una novità di grande portata". Lo ha affermato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, commentando il riconoscimento giunto dall'Unesco. Come del resto non può che gongolare l’assessore regionale all’Agricoltura Nino Caleca, pantese di origine. Tecnicamente il vitigno si chiama Moscato d'Alessandria ed ha origini nordafricane, e a Pantelleria sarebbe stata introdotta dai Fenici. I terrazzamenti dell'isola in cui viene coltivato hanno invece origini arabe. Oggi lo Zibibbo si coltiva in genere con la tecnica più moderna del "cordone speronato", ma a Pantelleria viene invece rispettato l'antico uso della vite "ad alberello". centonove pagina 25 28 Novembre 2014 economia UOMINI&BUSINESS QUI EUROPA. Il gradimento sul mercato dei servizi nel decimo quadro di valutazione pubblicato dalla Commissione Ue, non siamo poi così “consumati” DI SALVATORE CIFALÀ MESSINA. Consumatori europei mediamente soddisfatti e fiduciosi verso le aziende: ecco quanto rilevato dal il decimo quadro di valutazione dei mercati dei beni di consumo, pubblicato recentemente dalla Commissione europea. Si registra difatti un miglioramento della performance dei mercati al consumo, particolarmente pronunciato per i mercati dei beni. Il mercato dei servizi invece presenta livelli più bassi di soddisfazione, segnalando le necessità di interventi futuri. Diverse le misure sulla tabella di marcia della Commissione europea per rispondere alle mancanze rilevate dallo studio: dalle tariffe telefoniche unificate alla direttiva sui conti di pagamento. Il quadro di valutazione pubblicato è il risultato dell'analisi 52 mercati di consumo nell'Unione europea, classificati dai consumatori in base a 4 elementi: comparabilità delle offerte, CONSUMATORI Esecuzione forzata La riforma della giustizia civile approvata di recente ha introdotto alcune novità rilevanti anche in materia di processo esecutivo, ovvero quel procedimento avviato da un creditore per il tentativo di recupero del proprio credito e che può avere ad oggetto beni mobili, crediti o beni immobili del debitore. La normativa appena introdotta, tra le altre novità, ha previsto e disciplinato il caso in cui il procedimento di espropriazione forzata, avviato dal creditore nei confronti del proprio debitore, risulti infruttuoso. In particolare è stato stabilito che quando risulta che non e' piu' possibile conseguire un ragionevole soddisfacimento delle pretese dei creditori, anche tenuto conto dei costi necessari per la prosecuzione della procedura, delle probabilita' di liquidazione del bene e del presumibile valore di realizzo, e' disposta la chiusura anticipata del processo esecutivo. Ciò significa che, se il bene pignorato risulti poco appetibile e si verificano eccessivi ribassi del prezzo di vendita, la procedura dovrà essere chiusa senza il soddisfacimento del creditore. Avv. Francesco Suria fiducia nelle imprese, problemi, reclami e soddisfazione rispetto alle imprese. Il quadro dimostra che, complessivamente, le condizioni di mercato sono sempre più favorevoli ai consumatori: le performance di mercato generali sono in miglioramento rispetto al 2012, con tendenze particolarmente positive per i mercati di beni rispetto a quelli di servizio. I servizi bancari restano il settore più problematico, con i mercati dei prodotti d’investimento e i mutui in fondo alla graduatoria, ben al di sotto della media del settore dei servizi. Bassi livelli di fiducia e di soddisfazione generale sono stati segnalati per i mercati delle telecomunicazioni. Anche i servizi di pubblica utilità, in particolare l’energia elettrica e il gas, sono stati classificati al di sotto della media da parte dei consumatori. Infatti, nonostante recenti miglioramenti, i mercati dei servizi di pubblica utilità hanno dimostrato scarsi livelli di comparabilità delle offerte, scelta dei fornitori, facilità di passaggio da un fornitore all'altro e numero MESSINA Una donna per Legacoop MESSINA. Si è svolto martedì 25 novembre, nella Sala Consulta della Camera di Commercio, il Congresso Provinciale 2014 di Legacoop Messina, l’associazione che riunisce 178 cooperative tra Messina e provincia. I lavori si sono conclusi con l’elezione del primo presidente donna di Legacoop in Sicilia, Debora Colicchia. Insieme a lei, rinnovato tutto il consiglio, di cui fanno parte il vice presidente Vicario Carmelo Galipò, il vice presidente Marco Fiorino, e i consiglieri Giuppi Sindona, Giuseppina Polito, Pinuccia Zaccone e Flavio Corpina. Nell’ottica di un maggiore sostegno ai giovani che, coraggiosamente, decidono di rimanere nella propria terra e fare impresa, lo sottolinea anche Domenico Arena, presidente uscente ha sottolineato la necessità di riforme profonde e coraggiose. Momento di particolare pregio per Legacoop Messina, la consegna degli attestati per la seconda edizione del “Corso di alta specializzazione in economia della cooperazione”. Si tratta del terzo in Italia, gli altri a Roma e Bologna e dell’unico di questo tipo nel Sud Italia. effettivo di passaggi effettuati. Continuano inoltre a registrarsi risultati modesti per i mercati delle automobili di seconda mano e dei carburanti per veicoli. Lo studio conferma che i prezzi dei carburanti subiscono fluttuazioni frequenti, incidendo significativamente sulle decisioni di acquisto dei consumatori. I siti web di confronto dei prezzi sono quindi divenuti uno strumento cui le autorità di regolamentazione in numerosi Stati membri ricorrono al fine di migliorare la trasparenza dei prezzi. In base ai risultati del quadro di valutazione, la Commissione ha in progetto due studi di mercato approfonditi per indentificare i campi d'interventi futuri. Intanto, misure intente a ovviare ad alcune delle problematiche rilevate dal quadro di valutazione sono già sul piano di lavoro, come la direttiva sui conti di pagamento e il pacchetto 'Continente connesso', che eliminerà le tariffe per il roaming entro il 2016 e a migliorerà la possibilità di scelta dei consumatori tra gli operatori del settore delle telecomunicazioni. CISL SICILIA Mimmo Milazzo segretario PALERMO. È Mimmo Milazzo il nuovo segretario generale della Cisl Sicilia. È stato eletto a Palermo dai 148 componenti del consiglio regionale del sindacato. Presenti il leader nazionale Annamaria Furlan e il segretario uscente, da poco componente della segreteria nazionale, Maurizio Bernava, Milazzo ha ottenuto 139 voti, quattro sono state le schede bianche, cinque le nulle. Il neosegretario lascia la guida della Cisl di Palermo che ha tenuto dal 2008 a oggi. Cinquantanove anni, una laurea in Scienze politiche e una “passione coerente”, come dice, per il Palermo Calcio, Milazzo si iscrive alla Cisl negli anni ‘80 dopo l'assunzione con qualifica di funzionario, alla ex provincia di Palermo. Nel 2001 Milazzo sarà segretario generale della Fps Cisl Sicilia: funzione che svolgerà fino all’aprile 2008. È dopo sette anni da segretario regionale, che il 28 aprile 2008 viene eletto alla guida della Cisl Palermo. Poi, nel marzo 2013, la Cisl di Palermo diventa Cisl di Palermo-Trapani. Il nuovo numero uno della Cisl Sicilia ha posto l’accento su alcuni temi che saranno al centr dell’iniziativa del suo sindacato. A cominciare dai fondi Ue: “perché non si può scherzare con risorse destinate a promuovere sviluppo e occupazione”. A preoccupare soprattutto il Po Fesr Sicilia per il quale entro fine anno dovranno essere spesi quasi 600 milioni. Al momento la spesa è meno della metà. NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO Il lavoratore è localizzabile E’ possibile per un datore di lavoro installare un'applicazione sullo smartphone che riveli la localizzazione geografica dei dipendenti, a condizione che siano adottate adeguate cautele e fornite precise garanzie a protezione della vita privata dei lavoratori. Il Garante della privacy ha autorizzato di recente due società ad utilizzare, senza necessità di acquisire il consenso del lavoratore dipendente, i dati di localizzazione geografica, rilevati da un'app attiva sugli smartphone in dotazione allo stesso. L’obiettivo dell'applicazione è quello migliorare il servizio di assistenza, garantendo interventi tempestivi, coordinati e qualificati (es. tecnici chiamati ad operazioni sul territorio, per emergenze, in ipotesi di calamità naturali, per soccorsi in caso di diffcicoltà, ecc.). Fornendo indicazioni sulla posizione geografica della persona che lo possiede, senza distinzione tra tempo di lavoro e di non lavoro, il trattamento dei dati di localizzazione potrebbe presentare rischi specifici per la libertà, i diritti e la dignità del dipendente. Tutta l’operazione, quindi, prevede che siano attivati anche alcuni accorgimenti, fra i primi la firma di un accordo sindacale. Il datore di lavoro, inoltre, dovrà adottare misure volte a garantire che le informazioni, visibili o utilizzabili dal telefono in uso, siano solo quelle di geolocalizzazione, impedendo l'accesso ad altri dati quali sms, email, traffico telefonico, ecc.. Inoltre, il telefono dovrà sempre indicare, al lavoratore che lo possiede tramite un’icona, il fatto che può essere individuato tramite il dispositivo di localizzazione e l'applicazione potrà essere disattivata alla fine della giornata lavorativa. Per maggiore sicurezza è meglio prevedere anche che l'ultima rilevazione cancelli quella precedente. Come stabilito dal Codice privacy, prima di attivare il sistema i datori di lavoro dovranno notificare all'Autorità stessa il trattamento di dati sulla localizzazione. Il trattamento dei dati sarà reso noto agli interessati mediante un’informativa che li porrà nella condizione di conoscere chiaramente le finalità e le modalità del trattamento stesso. Il Garante, in applicazione del principio di correttezza, ricorda che l'utilizzo di questo sistema dovrà comunque rispettare le linee guida per posta elettronica e internet emanate nel 2007. centonove pagina 26 poster 28 Novembre 2014 MURALES DI UMANITÀ VARIA ANNIVERSARI. Storia del sacerdote senese alla scoperta della Sicilia Cinughi, il prete viaggiatore Dalla Cappella Palatina di Palermo, alle avventure sul battello da Lipari a Capo Mortelle alle fiorenti campagne etnee. Un giro nell’isola di fine Ottocento con gli occhi di un nobile esigente Anonimo, Veduta di Palermo col monte Pellegrino (1865) DI FELICE IRRERA MESSINA: Viaggiò molto (Italia, Francia, Inghilterra, Roma, Parigi, Egitto, Svizzera, Austria, Grecia, Turchia, Russia. Spagna) spinto da un insopprimibile desiderio di esperienze e di conoscenze, il sacerdote senese di nobile famiglia Eugenio Cinughi (1834-1914); e tenne anche sempre un diario dei suoi viaggi, che, col titolo di “Memoria dei viaggi fatti dal canonico Eugenio Cinughi”, fu pubblicato postumo nel 1919. Salvo Di Matteo, nella sua opera monumentale sui viaggiatori che raggiunsero la Sicilia, c’informa che egli giunse anche nella nostra isola, sbarcando a Palermo da Napoli, il 20 ottobre 1864. Inizialmente, questa città lo deluse: “Il fabbricato è molto umile, e di fronte all’immagine maestosa di Napoli perde immensamente la meschina prospettiva di Palermo”. Tuttavia, l’indomani, dopo essersi messo in giro per la città, pian piano la sua originaria impressione, almeno in parte, cambiò: parlò di «fabbriche di squisita architettura, le quali invano cercheresti a Napoli»; ammirò le «chiese assai ricche di pietrami pregevoli, però troppo cariche di ornamenti», la cattedrale «tutta moresca all'esterno, squisito lavoro», anche se il cupolone moderno, d'altro stile, sciupava tutto; passeggiò al Foro Italico (l'antica Marina) e al Giardino Inglese, che giudicò assai ameno, posto al termine di una strada che attraversava «una campagna tenuta a ulivi, aranci e limoni, che è curiosità per gli occhi ed una soavità per il naso». Nei giorni successivi rimase affascinato dalla Cappella Palatina, passeggiò per 1'affollato corso Vittorio Emanuele (l'antica via Toledo) e per la via Maqueda, si ricreò alla Flora (la Villa Giulia), che descrisse «ben coltivata, odorosa e frequentata». Fino a concludere: «Palermo è bella per soggiornarvi». Naturalmente non mancavano i nei, come il teatro "Principe Umberto", dove s'era recato per la rappresentazione di un'opera lirica, che descrisse come un cortilaccio, con scomodi sedili, mentre gli orchestrali e i cantanti si erano mostrati mediocri. Dopo cinque giorni di permanenza, il nostro s’imbarcò per Capo d'Orlando, Lipari, Messina, Catania e Siracusa: fu un viaggio terribile, dato che non c'erano a bordo persone con le quali conversare, e per quasi due giornate il mare fu burrascoso. Segnalò pure pericoli a non finire a Lipari per l'imbarco e lo sbarco dei passeggeri a mezzo di scialuppe, senza riparo in una rada aperta ai venti; e altri momenti terribili al “Capo delle Mortelle” e a Punta Faro: solo a sera il battello poté ormeggiarsi nel porto di Messina. Ne ripartì all'alba dell'indomani, con un mare finalmente calmo, per raggiungere il «mal sicuro» porto di Catania, città di destinazione del nostro viaggiatore. L'indomani eccolo, con la guida di un cicerone, mettersi in giro a visitare le attrattive della città: il Duomo, il monastero dei Benedettini, sorprendente e immenso (dove «i monaci sono molti, ricchissimi, e di monaci non hanno che il nome; sono ora in villeggiatura a divertirsi e mangiare cinque piatti a tavola»), il teatro greco, fabbrica di proporzioni incredibili deturpata dalle miserabili bicocche che l'incuria degli amministratori civici aveva lasciato che vi sorgessero sopra, l'anfiteatro, lo splendido museo del principe di Biscari. Concluse la sua giornata con una visita ai dintorni, rilevando la terra ubertosa e mal coltivata e i «mucchi di tuguri» che vi sorgevano. A sera, passeggiò per strade male illuminate e poco frequentate. Certo, una città grande e grandiosa quella Catania, con strade dritte, larghe e bellissime; ma solo le principali, quelle secondarie erano «sozze, anzi sozzissime; molti poveri, altrettanti fannulloni, poco movimento, un'infinità di botteghine; poche persone per le strade, ma invece molti polli e tacchini»: nell'insieme, nient'altro che lava, nelle strade, nelle mura degli edifici, nei tetti. Il giorno dopo effettuò un’ escursione sull'Etna, e si fece condurre a Nicolosi, «villaggio di tuguri», da dove, con l'ausilio di una guida, raggiunse la sommità dei Monti Rossi, da dove lo sguardo poté spaziare ammirato sull'immenso panorama di lave consolidate e polverizzate, sulla campagna fiorente di vigne e uliveti e sulla terribile vista del cono principale dell'Etna con gli infiniti crateri aperti in esso dalle tante eruzioni terribili e devastatrici. Fu tale il fascino di quella vista che Cinughi si ripromise che, se mai avesse fatto ritorno a Catania, avrebbe compiuto una nuova scalata fino alla sommità del grande vulcano. Il 31 ottobre il giovane visitatore ripartì per Siracusa, su un battello della Compagnia Florio, l' "Etna", «piroscafo ad elica molto elegante e comodo», che in sole tre ore lo condusse a destinazione. Eccitatissimo al pensiero di essere giunto nella patria di Archimede, città un tempo di un milione di abitanti, opulenta e potente, restò sbalordito nel trovarsi ora in una città modesta, con viuzze strette, tortuose e mal selciate. Visitò il Duomo dalla facciata grandiosa, il museo «che è una specie di magazzino dove sono ammassate fra la polvere e i ragnateli varie antichità», il porto, il teatro, l'anfiteatro, le latomie, le catacombe, la fonte Aretusa. Tutta qui la grandezza di Siracusa, sulle cui gloriose pietre pascolavano mandrie di buoi. Il 2 novembre Cinughi ripartì con l' “Etna" alla volta di Catania e Messina. E a Messina si fermò a pernottare: solo l'indomani a mezzodì avrebbe preso il mare il battello di linea per il continente; così ebbe il tempo di dedicare alcune ore alla visita della città: gli piacquero la «bellissima» via Garibaldi e quella della Marina, la monumentale facciata del Palazzo civico, ma al Duomo non riconobbe che solo «qualche cosa di pregevole, ma poco». Non poté vedere di più: lo attendeva il "Corriere siciliano", il vapore in partenza per Napoli. ACCADDE OGGI A MESSINA a cura di Felice Irrera 1869, quando arrivò l’imperatrice Eugenia G Il 28 novembre 1869 una signora dagli abiti modesti, dall’aspetto contegnoso e dal volto gentile, accompagnata da due gentiluomini, gira per Messina visitando i principali monumenti: si tratta dell’imperatrice dei Francesi Eugenia, reduce da un viaggio in Oriente. Nonostante il più stretto incognito, ella non poté tuttavia esimersi dalle visite delle autorità civili e militari. Dopo aver girato la città, ha visitato la riviera del Faro (cfr. G. Rizzo, “Annali della Città di Messina (1862-1885)”, Intilla Editore 2007). centonove pagina 27 28 Novembre 2014 posteriniziative INIZIATIVE. A Messina una mostra alla Gaam per dare uno sguardo all’arte di domani Gli artisti che verranno Tra eresia e ribellione, la verità prima della bellezza grazie alle opere dei ragazzi dell’istituto d’arte Ernesto Basile. Una occasione per riscoprire la Galleria d’arte moderna. E riflettere DI CARMELO CELONA MESSINA. L’espressione artistica come strumento di mediazione tra la realtà e la comunità in cui essa viene rappresentata. E’ il tema della mostra allestita al Palacultura “Antonello da Messina”, nella Sala Lettura della Biblioteca Comunale, in adiacenza alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (Gaam) del Comune, dall’assessore alla Cultura Tonino Perna e dal dirigente del Dipartimento Politiche Culturali ed Educative Salvatore De Francesco in collaborazione con il dirigente del Liceo Artistico “Ernesto Basile” di Messina, Giuseppa Prestipino, assistita dal prof. Demetrio Scopelliti. Si tratta di una mostra di opere realizzate dagli studenti del medesimo liceo dal titolo: “Uno sguardo nell’arte di domani”. UN MUSEO DA VALORIZZARE. L’iniziativa trova la sua genesi nella sentita necessità di attivare un processo culturale che porti al più presto all’apertura della Gaam, oggi in attesa che si concluda al più presto l’iter per l’approvazione definitiva del regolamento di gestione, al fine di consentire l’avvio dell’attività museale a pieno regime. L’esposizione delle opere realizzate da studenti, inaugurata il 14 novembre scorso alla presenza del presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone, dell’assessore Tonino Perna, della dirigente scolastica Giuseppa Prestipino, di Patrizia Russo direttore della biblioteca comunale, del professore Demetrio Scopelliti e di moltissimi autorevoli artisti e studiosi, ha avuto un enorme successo di pubblico. ADESIONE DELLE SCUOLE. Molte scuole hanno gremito il Palacultura godendo dell’occasione di vedere esposte le opere dei loro coetanei e di prendere visione dei libri d’arte della biblioteca, messi a disposizione dei visitatori, che nel contempo hanno potuto ammirare anche la pregiata collezione d’arte dell’adiacente Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea (che contiene opere di: Mirò, Canonico, Migneco, Togo, Fiume, Schifano, ecc…), che per l’occasione è stata aperta al pubblico. Si è trattato di una sperimentazione culturale che invece di proporre un’analisi retrospettiva di esperienze artistiche già mature ha inteso indagare nella sintesi di un processo didattico svoltosi presso i laboratori del Liceo Artistico “Ernesto Basile” di Messina, comparando questi possibili embrioni di “grandi artisti di domani” con gli artisti Maggiori esposti alla Gaam. Gli organizzatori hanno voluto dare uno sguardo in quelle botteghe dove si insegna e si impara il mestiere dell’arte, che sono i nostri licei e le nostre accademie. UN FUTURO PER I GIOVANI. Uno sguardo per poter intuire cosa ci si può aspettare da queste generazioni di futuri artisti. Generazioni che patiscono pienamente tutti i disagi sociali e culturali dell’attuale contesto storico e di come ne interpreteranno l’oscuro orizzonte questi “artisti di domani”. Prevarrà il disimpegno morale, etico, estetico ed ideologico che caratterizza questa stagione sociale? L’arte nel prossimo futuro avrà qualcosa da dire? Da questo disagio, ovunque percepito, si innescherà, negli artisti di domani, un processo di resilienza creativa? Un nuovo impegno critico espresso nei termini di una nuova estetica? DUBBI E SPERANZE. Osservando con attenzione le opere, acerbe, esposte, si sono intravisti inconsapevoli di una palingenesi di quello che sarà l’arte del futuro. C’è da aspettarsi un’altra offensiva di rottura come quella di Duchamp nell’arte di domani? Possiamo ragionevolmente aspettarci un’altra idea deformante che cambia radicalmente l’attuale espressività nell’arte? Un’idea deformante proposta da un nuovo Jackson Pollock che coglie l’impossibile, cristallizzando l’azione del dipingere? Da un nuovo Andy Warhol che denuncia in maniera profetica ed icastica l’inganno della società dei consumi? Da un nuovo Lucio Fontana che riesce a rendere la profondità nella superficie bidimensionale della tela senza alcun trucco prospettico vincendo la dimensione irreale della pittura? Da un nuovo Alberto Burri che rappresenta l’oscenità del male e denuncia il lavoro forzato dei campi di concentramento e l’aridità e la miseria umana? Da un nuovo Piero Manzoni che ci costringe a ragionare sull’autorità dell’artista, la cui intenzione può modificare in arte qualsiasi cosa? Di un nuovo Maurizio Cattelan che punta il dito in modo plateale sulle contraddizioni del capitalismo? Alcuni momenti dell’inaugurazione della mostra LA SCHEDA Il debutto ufficiale nella Notte della Cultura 2012 La sala espositiva gremnita di studenti IL DEBUTTO UFFICIALE DELLA GAMM, la Galleria di Arte Moderna e contemporanea del Comune di Messina risale al febbraio 2012, in occasione della Notte della Cultura, quando lo spazio al primo piano del Palacultura aprì aperto ufficialmente i battenti. Ad arricchirlo, le collezioni d’arte prima sparse negli uffici e negli stabili comunali, diversamente catalogate e, in qualche caso clamoroso, risultanti mancanti di qualche pezzo. Tanti, e di prestigio, i dipinti presenti, fra i quali dei lavori di Mirò, Tadini, Corsini, Bonfiglio e Fiume, percitarne alcuni. Nel corso degli anni, la Gamm si è anche arricchita di ulteriori opere di Mazzullo. La struttura, però, resta ancora senza una catalogazione e una direzione ufficiale. La precedente amministrazione, guidata da Giuseppe Buzzanca, aveva designato l’esperta Giovanna Famà, in distacco dalla Soprintendenza. La nuova giunta ha però deciso di non confermarla. centonove pagina 28 posteriniziative 28 Novembre 2014 L’esposizione al Palacultura LE CUCINE DELL’ARTE. Visitare la mostra è stato come dare uno sguardo nelle cucine di un ristorante mentre si aspetta di essere serviti in sala. Si sentono gli odori della lavorazione, si intravede qualche ingrediente usato, e da questa esplorazione furtiva si cerca di immaginare quale tipo di pietanza ci verrà servita in sala di lì a poco. Verosimilmente il quadro, la cornice del futuro prossimo la possiamo pessimisticamente immaginare (sperando di sbagliare la valutazione), è l’opera dentro questa drammatica cornice che non riusciamo a immaginare, e che vorremmo intravedere in questa operazione d’indagine fatta nei laboratori delle scuole d’arte. Se ne possono intuire i contorni? I contenuti? Questo interrogativo è stato il senso della mostra. DISCUTIAMO DI BELLEZZA. La mostra si è conclusa domenica 23 con un convegno di studi sul tema: L’arte Contemporanea: esercizio filosofico prima che bellezza. Nel quale si è discusso se l’arte contemporanea è una esagerata rappresentazione della realtà e del suo significato. Se è una speculazione mentale, un esercizio intellettuale, un esercizio filosofico. Se l’arte è esercizio filosofico, essa è dunque il linguaggio più efficace per declinare i termini della denuncia. A questo tema hanno dato il loro pregevole contributo Antonino Carabellò docente di filosofia, secondo il quale “l’arte è formatrice, dunque non ha come destinazione principale la bellezza, essa richiede l’uso metodico della ragione, è una conoscenza, senza la quale il nostro mondo sarebbe più povero”. E’ intervenuta anche la storica dell’arte Maria Teresa Zagone che ha spiegato come “L’arte ha in sè il germe della militanza, ed è un tentativo di cambiare il mondo”. La storica dell’arte Daniela Pistorino ha incentrato il suo intervento sul fatto che “l’arte contemporanea è pensiero, molto più dell’arte dei secoli passati. La bellezza è in se una riflessione filosofica, un esercizio di pensiero. L’arte è un’operazione per il cervello prima ancora che per la retina” mentre Gabriele Blundo, docente di filosofia, ha spiegato con lucida analisi come “non tutto è arte, non tutto è filosofia”. Katia Giannetto, critica d’arte, ha invece chiarito come “Niente meglio dell’artista può esprimere le istanze della società. L’artista è come una spugna che riporta come in uno specchio quello che sente, quello che vive”. Elisabetta Lombardo curatrice della raffinata collana di libri d’arte e di artisti “Black and White” ha illustrato la sua esperienza di editore d’arte contemporanea mentre la studentessa Aura Calarco, dopo un’affascinante e brillantissima analisi è giunta alla conclusione che ha ancora senso parlare d’arte come strumento per capire il mondo. Matteo Allone psicanalista junghiano ha illustrato le sue esperienze con l’arte dei pazienti del centro Camelot, soffermandosi sul rapporto tra espressioni artistiche e psicanalisi. Lo storico d’arte Mosè Previti ha brillantemente parlato dell’arte contemporanea come qualcosa che non va cercata non solo nei circuiti consueti, ma anche negli spazi, “altri” tra gli artisti irregolari come Gaetano Chiarenza del quale ha illustrato l’opera e la vicenda esistenziale. UN PERIODO STORICO DIFFICILE. Da centonove pagina 29 questo confronto interdisciplinare è emerso come oggi l’arte sia chiamata a raccontare uno dei periodi storici più difficili degli ultimi anni. E gli interrogativi posti sono stati: L’arte deve interpretare in maniera critica il presente? Si o no? Gli artisti di oggi lo fanno? E quelli di domani sul loro esempio lo faranno? Sono stati formati alla comprensione e alla critica del mondo in cui vivono, dal contesto in cui operano e si formano? Le scuole li formano alla critica o solo all’esercizio tecnico e a quello stilistico? Possiamo aspettarci una nuova avanguardia soprattutto nella nostra città? CAMMARATA E BLU. In una città che oggi si sveglia consapevole di vantare due esperienze espressive d’arte contemporanea il cui grande valore artistico è stato riconosciuto dalla critica mondiale: una è quella, a Maregrosso, di Giovanni Cammarata, ormai considerato uno dei più grandi outsider artist d’Italia e l’altra è il dipinto murale di Blu sul prospetto dell’ex Casa del Portuale, considerato oramai da tempo uno dei più grandi street artist del mondo insieme a Keit Haring e all’inglese Banksy. L’opera del primo, il “cementiere ribelle”, rappresenta la bellezza dell’eresia, un’eresia poeticamente plateale, politicamente scomoda, che si rivolta contro il degrado e il secolare abbandono sociale e civile in cui versano alcune zone della città. L’altra, quella dell’”artista fantasma” con la sua iconografia rappresenta la lucida inconfutabile metafora della condizione di assenza di diritti e di rispetto della dignità umana cui versa la comunità locale, afflitta da strutture di potere che impediscono qualsiasi spiraglio di civiltà. Da questo esperimento e da altri che ne seguiranno è legittimo chiedersi se tra questi ragazzi “artisti di domani”, ci sarà colui che erediterà i termini della denuncia civile e morale di Blu e di Cammarata? Loro hanno capito, e hanno messo la verità prima della bellezza. 28 Novembre 2014 posterlibri Giornalista col cuore che batte per il teatro NOVITA’. Il nuovo libro di Domenico Trischitta edito da Avagliano Com’è Glam Catania Attraverso la storia di Gerry Garozzo, ragazzo “diverso” della città etnea degli anni Settanta, un viaggio immaginario fino a Londra sotto il segno del rock. E non solo CATANIA. Gerry Garozzo è una ragazzo diverso della Catania anni Settanta che sogna di entrare nel mondo dello spettacolo, di fare il trasformista. Ma Catania gli sta stretta. E così per il suo diciottesimo compleanno decide di “scappare”, vola a Londra dove incrocerà l’astro nascente del Glam Rock, Marc Bolan. Nella torrida Catania, la sua glam city, insieme ad altri variopinti amici tenterà una rivoluzione di costume fatta di travestitismo e trasgressione. E’ la storia di “Glam City” il libro scritto da Domenico Trischitta giornalista, scrittore e autore teatrale - edito da Avagliano editore - che sarà presentato venerdì 28 novembre alle ore 18, presso la Sala Eventi della Feltrinelli di Catania, in via Etnea 285. Domenico Trischitta presenta così il suo nuovo romanzo Glam City con Nicola Savoca e Francesco Francois Turrisi, per raccontare un viaggio “Da Catania a Londra sotto il segno del rock”. Ma Catania non è Londra e lui non è Bolan: il progetto discografico del protagonista del libro fallirà così come il suo disperato desiderio di affermazione personale. Ora, Gerry è costretto a fare i conti con il suo sogno miseramente infranto. Da Catania a Milano, andata e ritorno, da promessa della canzone a travestito dei viali milanesi. Arriviamo agli anni ’90, siamo di nuovo a Catania, che nel frattempo non è più la glam city degli anni ’70. DICONO DI LUI Cos'è cambiato? Quale città Gerry Ecco, proprio adesso, grazie al racconto optical di Garozzo si troverà Trischitta, anche la Catania degli anni '70 ha di fronte adesso? E trovato la propria “Grande bellezza”, dove Gerry cosa ne è stato della Garozzo è il suo eroe, il suo perduto, felice profeta. sua rivoluzione? Le FULVIO ABBATE aspirazioni di un ragazzo in un Romanzo di formazione, metà etneo metà romanzo di swinging London anni '70. Catania, la città più formazione sudamericana d'Italia non era mai apparsa così graffiante e sensuale. commovente. SANTO PIAZZESE R.C. LACERTI DI LETTURE Domenico Trischitta LA CLASSIFICA L’AUTORE DOMENICO TRISCHITTA è scrittore, giornalista e drammaturgo. Ha collaborato con la terza pagina del quotidiano «Il Tempo» e con «La Repubblica» di Palermo. Si occupa di cultura e spettacolo per «la Sicilia» di Catania. Ha pubblicato il romanzo Una raggiante Catania (2008) e la raccolta di racconti 1999 con prefazione di Giuseppe Manfridi e postfazione di Manlio Sgalambro (2013). Il suo cuore batte però da sempre per il teatro. Nel 1995 è aiuto regista di Franco Battiato nel "Socrate Impazzito" di Manlio Sgalambro andato in scena nell'Estate Catanese. Esordisce come autore teatrale nel 1999 al Teatro Quirino di Roma con il testo "Sabbie Mobili", interpretato da Guia Jelo ed Eugenio Marinelli, con la regia di Ennio Coltorti e prodotto da Rai International, è andato in onda in America Latina e Australia. Fra i suoi ultimi lavori il recital “Addio San Berillo” e “Notte a Catania” con la regia di Francesco Di Vincenzo. DI FELICE IRRERA Raccolta di racconti dell’ultimo decennio di un’autrice che ha abituato i suoi lettori a narrazioni insolite sia per il contenuto che per lo stile se il “male di vivere” si può dire sia sempre il leit-motiv, da notare pure come ella guardi con ironia affettuosa ai suoi personaggi, che diventano veri e propri compagni di viaggio del lettore, che può , infatti, ritrovare in essi tante delle sue umane debolezze.. Cinzia Pierangelini, Ventuno racconti, Pungitopo, pp. 152, € 14,00 Casati Modigliani Dan Brown 1Sveva La moglie magica - Sperling & Kupfer 4 Inferno - Mondadori Markus Zusak Stefano Benni 2Storia di una ladra di libri - Frassinelli 5 Pantera - Feltrinelli Tiziano Tersani Massimo Gramellini - La magia di 3straordinaria Un' idea di destino. Diari di una vita 6 un buongiorno - Longanesi Longaneri www.wuz.it FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) Farsi del male IL DOLORE NON PERMETTE vie di fuga da se stessi, ci tiene presenti a subire, non ci risparmia. “Il dolore rende lucidi per far soffrire meglio.” Il ricordo delle carezze, dei baci e degli sguardi, sopravvive a qualsiasi dolore e mutamento sentimentale. “Le carezze sopravvivono.” Sono pochi coloro che riescono a fare l’amore, tutti gli altri se lo inventano per tutta una vita. “«Da allora non hai più fatto l’amore?»«Sono stato con altre donne. Ma l’amore si fa con una nella vita, se hai fortuna. Io sono un uomo fortunato».” I nemici degli uomini liberi sono i servi dei padroni, i parenti dei don rodrigo. “Se c’è una cosa intollerabile per un uomo è la libertà di un altro. Non la sopporta. Più si è compromessi, meno si tollera. Te la fanno pagare a sangue. Ti vogliono morto.” Solo gli amanti possiedono gli strumenti per darsi da soli la felicità. Ed è per questo che gli altri fanno di tutto per castigarli. “Noi due, dobbiamo guardare avanti senza limiti, preconcetti, censure dei preti. Tanto lo sai perché le impongono? Perché così non ci resta che Dio a somministrarci la felicità. Ma noi siamo diversi ci intendiamo. Lo sappiamo bene come darcela la felicità più completa, tu ed io.” Sono pochi coloro che sono senza burattinaio. “Si ritengono liberi, invece sono pupazzi, non si avvedono dei fili.” Ci disprezzano perché siamo quello che loro non riusciranno ad essere mai. “Amo farmi disprezzare. Finché mi disprezzano sono libero.” L’equivoco è il rifugio di chi non ha il coraggio di palesare la sua volontà. “Le coincidenze sono un miracolo spontaneo che ci allevia la noia di vivere. Il contrario di quel che detesto: l’equivoco.” Chi si dichiara incapace, in fondo è o un furbi o un vigliacco che vuole evitare di affrontare sacrifici, fatiche, centonove pagina 30 responsabilità e sconfitte. Costoro bloccano il cammino dell’uomo per il loro misero egoismo che ha come misero scopo la sottovivenza. “Bisogna assumersi la responsabilità di essere quel poco che siamo, non fingerci peggiori degli altri perché è più comodo.” L’atrocità di coloro che pur di stare al sicuro dissimulano tutta la vita sentimenti e pensieri, ingannano gli affetti per un pasto caldo è una quiete fasulla negandosi ad ogni passione. “Il benessere corrompe. Respirare ambiguità contrabbandata per amore e rispetto coniugale, sentire tutta la vita qualcosa che non va, e non sapere cos’è. Una famiglia fittizia, amori stantii, importatori ed esportatori del dolore a pacchi all’ingresso dei grandi magazzini del farsi del male.” Il labirinto del pensiero femminile è il groviglio in cui spesso inciampa la vita dell’uomo. “Quel bosco d’inganni che era il cervello di Eva.” Lacerti tratti da: “24 Nero ” parte II - 2009 Diego Cugia 28 Novembre 2014 posterlibri Nicola Cipolla e Pio La Torre NOVITA’. Ecologista, pacifista, sempre in prima linea per la difesa dei diritti umani, racconta ora la sua epopea Cipolla, diario di un social-comunista A 92 anni, il senatore leggenda vivente della sinistra italiana in Sicilia, si racconta in un libro «di memoria e futuro». Dai primi passi al fianco di Enzo Sellerio, alla lotte contadine... DI PIETRO SCAGLIONE PALERMO. Il senatore Nicola Cipolla, legenda vivente della sinistra siciliana, classe 1922, è da sempre in prima linea nelle lotte per la giustizia sociale, per la redistribuzione delle ricchezze, per la difesa dell’ambiente e dell’acqua pubblica, per l’affermazione di un nuovo ordine internazionale e per la tutela dei diritti. Non c’è manifestazione contadina, pacifista, operaia, studentesca, ambientalista alla quale il senatore Cipolla non abbia partecipato da protagonista. Per tante legislature senatore del Partito Comunista Italiano, oggi Nicola Cipolla presiede con la tenacia di sempre il Cepes, fondato negli anni Ottanta insieme agli ecologisti Gianni Silvestrini e Giuseppe Barbera (figlio dell’indimenticabile “Presidentissimo del Palermo” Renzo Barbera). Il Cepes, con sede a Palermo, è un’importante realtà impegnata per una società eco-compatibile, per le energie alternative, per la pace nel Mediterraneo, per un sistema economico egualitario e giusto. All’età di 92 anni, Nicola Cipolla ha deciso di raccontare la sua straordinaria avventura umana e politica in una lunga autobiografia, intitolata “Diario di un socialcomunista” e pubblicata nei mesi scorsi (e già alla seconda ristampa) dagli Editori Riuniti, storica casa editrice e punto di riferimento per la cultura e per la sinistra. “La spinta decisiva a scrivere questo libro di memoria e futuro – spiega oggi l’autore – è scaturita da un viaggio nella Valle del Belice, con destinazione Ribera, dove, in una giornata luminosa di fine settembre, si sarebbe svolta una cerimonia di commemorazione nel trigesimo della morte di Girolamo Scaturro contadino e dirigente comunista, mio coetaneo”. Nicola Cipolla è nato a Villalba, in provincia di Caltanissetta, nel 1922, pochi mesi prima della Marcia su Roma e della consacrazione del fascismo. Cipolla è cresciuto in una famiglia borghese e di tradizioni giuridiche. Il nonno era notaio, il padre era uno stimato magistrato, mentre lo zio, Ettore Cipolla, fu il primo presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana. “Mio padre evitò, anche nei rapporti di amicizia di famiglia, contatti con i gerarchi fascisti, con le famiglie degli avvocati e persino con quei magistrati che nelle feste comandate indossavano la camicia nera! – racconta Nicola Cipolla - Mio padre, invece, non partecipava alle funzioni pubbliche e stabiliva contatti soltanto con i colleghi che avevano la stessa concezione del ruolo del magistrato”. Nel 1936, la famiglia si trasferì da Agrigento a Palermo, dove Cipolla senior divenne presidente di sezione del Tribunale. Erano anni duri, anni in cui i magistrati indipendenti non avevano vita facile. Il padre di Nicola Cipolla non era asservito al fascismo e, da cattolico praticante, era insofferente pure alle gerarchie ecclesiastiche. Nella sua attività giudiziaria cercava sempre di aiutare i più deboli, i contadini, i poveri, gli indifesi. A Palermo, Nicola Cipolla frequentò il mitico Liceo Umberto, insieme a intellettuali come Enzo Sellerio (fotografo e fondatore della nota casa editrice siciliana, con la moglie Elvira), politici come Mario Mineo (che coniò centonove pagina 31 la celebre definizione di “borghesia mafiosa”) ed avvocati come Nino Sorgi (animatore del Comitato di Solidarietà Nazionale insieme a Francesco Taormina e Nino Varvaro). Nel dopoguerra Nicola Cipolla fu uno dei protagonisti delle lotte contadine e dell’occupazione delle terre, insieme a leggendari leader sindacali come Placido Rizzotto e Salvatore Carnevale (entrambi socialisti ed entrambi assassinati dalla mafia e dai latifondisti). Uno dei processi più celebri fu proprio quello relativo al caso Carnevale. Francesca Serio, madre del coraggioso sindacalista ucciso nel 1955, fu assistita dagli avvocati Taormina e Sorgi, con la partecipazione del socialista Sandro Pertini, futuro e indimenticabile presidente della Repubblica. Gli imputati, invece, furono difesi dall’avvocato Giovanni Leone, un altro futuro Presidente della Repubblica, ma di estrazione democristiana. Il pubblico ministero era l’allora sostituto procuratore generale Pietro Scaglione (assassinato nel 1971 a Palermo), che, nella sua requisitoria, esaltò le lotte contadine e l’attività sindacale di Salvatore Carnevale, parlando di “febbre della terra” e denunciando l’iniquità del latifondismo. L’esempio di Carnevale, di Rizzotto e degli altri sindacalisti uccisi (da Accursio Miraglia a Nicolò Azoti) ispirò l’attività di Nicola Cipolla che, dopo un’iniziale militanza socialista, aderì al PCI. Già segretario della Confederterra, Cipolla divenne poi senatore comunista per diverse legislature e collaborò attivamente con Pio La Torre, sostenendolo fino agli anni della celebre marcia pacifista contro i missili americani di Comiso. Dopo l’uccisione di Pio La Torre e Rosario Di Salvo nel 1982, Cipolla fondò il Cepes insieme agli ecologisti Gianni Silvestrini e Giuseppe Barbera. Un impegno ambientalista, pacifista e antagonista lungo decenni. Studenti, operai, contadini, poveri, disoccupati possono sempre contare sulla passione di Nicola Cipolla. Il senatore Cipolla 28 Novembre 2014 posterattualità DIBATTITI. Tra povertà e violenza, inganni e disillusioni, i possibili scenari della nostra deriva Italia “concordia” Rivoluzione armata dal basso, la nascita di movimenti polulisti e xenofobi, alienazione totale dei cittadini dal processo decisionale. Ecco gli scenari possibili per l’Italia in tempo di crisi MARCO M.CAPPONI PIEBASILIO CURRÒ DI E “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta non donna di province, ma bordello!” (Dante Alighieri, Purgatorio, Canto VI, vv 80-82) Il nostro Paese sta vivendo una fase paradossale della sua storia: mentre la tensione sociale raggiunge i picchi di un conflitto civile, la disoccupazione cresce esponenzialmente, la gente disperata si toglie la vita, il dibattito politico ristagna in un’incredibile monotonia, sprofondato nella melma del chi si allea con chi, della nomina di due giudici della Consulta, di come poter uscire da un bicameralismo attraverso un altro bicameralismo. Nessuna riforma di sistema è in cantiere, se non piccoli cambiamenti tattici per ottenere un consenso demagogico. Da studenti di scienze politiche, desiderosi di poter contribuire in maniera attiva al cambiamento, ci siamo interrogati su queste tematiche, immaginando gli scenari possibili per l’Italia. Nel farlo, abbiamo provato a rispondere ad alcuni interrogativi: per quanto tempo si potranno ancora tollerare governi che non prendono provvedimenti per uscire dall’immobilismo? Fino a quanto la popolazione sarà disposta ad essere illusa, ingannata e sfruttata? E quando il malcontento esploderà, chi sarà pronto ad incanalarlo? Le forze della reazione, la tecnocrazia, il popolo stesso autogovernato? Di seguito, esporremo le nostre ipotesi di naufragio. Tra tutti gli scenari, il più improbabile è sicuramente quello della Rivoluzione armata dal basso, nonostante essa sia ancora l’argomento preferito dei nostalgici e dei giovani sognatori. Innanzi tutto, perché per iniziare una Rivoluzione serve un movimento collettivo, assolutamente difficile da creare in un Paese atomizzato, in cui ognuno pensa a come arrivare a fine mese, senza porsi obiettivi di lungo termine. In secondo luogo, la storia d’Italia insegna che l’ordine costituito è sempre migliore del cambiamento; dall’unità nazionale ad oggi, tutte le possibili soluzioni che intraprendessero un percorso alternativo teso a modificare una situazione stabilizzata, sono state anticipatamente scartate. Infine, una Rivoluzione di classe è decisamente anacronistica in una fase storica in cui vige l’attento controllo di istituzioni sovranazionali. Decisamente più verosimile e spaventosa è l’idea che le continue tensione sociali possano sfociare in movimenti populisti e xenofobi, che accrescono il loro consenso alimentando l’odio verso capri espiatori, come gli immigrati e gli enti economici e monetari sovranazionali. La campagna di questi movimenti è estremamente semplificata, non argomenta le sua motivazioni, ma fa leva soltanto sulla disperazione e sulla ricerca di nemici su cui scaricarla. I movimenti populisti potrebbero presentarsi come qualcosa di nuovo e lontano rispetto alla classe Bagno di folla per Matteo Renzi dopo la visita all'Expo dirigente incriminata, e così porterebbero dalla loro parte quella fascia dell’elettorato ormai stanca di seguire passivamente quei partiti che hanno portato il Paese al tracollo. Riuscirebbero dunque a creare un’area di protesta antipolitica perfettamente legittimata che rischierebbe, anche tramite l’uso della violenza, di distruggere le fondamenta democratiche della nazione. Le recenti fasi dell’attualità nazionale confermerebbero questa tendenza, negli scontri sempre più frequenti tra manifestanti scontenti e forze dell’ordine, uniti ai toni aspri e radicali del dibattito politico. L’idea che la politica stia progressivamente perdendo la sua capacità di risoluzione di problemi collettivi si sta facendo strada, complice l’impotenza (voluta o forzata) degli attuali esecutivi, in larghe fasce della popolazione. Pertanto, un ulteriore sviluppo di questo sentimento potrebbe condurre ad un dominio della tecnica e all’alienazione totale dei cittadini dal processo decisionale. La classe politica non sembra più in grado di risolvere i gravi problemi, specie di natura economica, che stanno investendo il nostro paese; per questo, appare inevitabile il ricorso ad esperti, nominati dall’alto, che utilizzano le loro competenze accademiche per risolvere dirigisticamente i problemi, in maniera talvolta antidemocratica. Un eccesso di fiducia verso questa soluzione potrebbe spingere l’elettorato a rinunciare a parte dei suoi diritti partecipativi in cambio di misure capaci di allentare il cappio della crisi. Questo fenomeno è amplificato dalla necessità di conformarsi a degli standard di enti economici sovranazionali, che impongono all’Italia una rapida riduzione dal debito pubblico. Alcune misure proposte negli ultimi anni dai vari esperti, come una forte tassazione o un drastico taglio al welfare, stanno contribuendo ad alimentare i grandi squilibri sociali che, uniti al deficit di partecipazione politica, riducono e dividono ulteriormente una società storicamente frammentata e ormai ridotta alla fame. Ovviamente, le ultime consultazioni elettorali sembrano suggerire un altro genere di scenario: quello di una crescita bulgara del Partito Democratico, incarnato dall’espressione bonaria e rassicurante del presidente del consiglio Matteo Renzi. Nonostante centonove pagina 32 Scontri a Roma il 14 novembre la tornata di voto per le europee non possa essere considerata come un indicatore certo per le future politiche, è innegabile che il leader e il suo partito sembrino gli assoluti favoriti per rappresentare l’Italia nel prossimo decennio. All’immagine di un partito ben radicato nel territorio, fondato sui valori del progressismo e del cristianesimo sociale, si accosta quella di un leader vincente ed empatico, dotato di grandi doti comunicative che rendono credibili promesse difficilmente attuabili nella pratica, se non impossibili, e che ha l’enorme fortuna di poter sfruttare uno scenario partitico traballante in cui sembra essere, nonostante tutto, l’unico punto di riferimento. Dopo un inizio pieno di grandi progetti e speranze, l’esperimento di guida del Partito Democratico sembra aver terminato immediatamente la sua spinta propulsiva, tornando a versare nell’immobilismo dei piccoli posterattualità 28 Novembre 2014 La scritte xenofoba sulla facciata della basilica dedicata ai santi Filippo e Giacomo nel a Cortina assestamenti strategici, senza la precisa volontà di attuare una reale riforma del sistema che permetta finalmente al paese di iniziare a muoversi verso l’uscita dalla crisi. Un ultimo scenario che abbiamo analizzato, probabilmente il più gradito ed auspicabile, è quello di una presa di coscienza collettiva, che parta da movimenti nati dall’impegno congiunto di studenti e precari, uniti ad uomini di cultura che hanno a cuore il cambiamento del sistema e delle istituzioni. Questo fenomeno non deve necessariamente svilupparsi da subito a livello nazionale: può infatti sorgere su basi locali, come dimostra l’esempio dello scorso ottobre a Genova, con l’#OraBasta di Cristiano De Andrè. L’unico movimento attualmente presente nello scenario politico, quello di Grillo e Casaleggio, non sembra in grado di poter condurre al cambiamento necessario per il paese. Le cause di questa mancanza sono da ricercarsi nella scarsa democrazia interna, nel rifiuto di ogni dialogo con le forze di opposizione, nella presenza di un leader extraparlamentare troppo forte e decisivo, nell’impossibilità degli eletti, anche molto preparati, di discostarsi minimamente dalla linea imposta dalla direzione. Il MoVimento 5 stelle, inoltre, sta cercando di ottenere consenso tramite posizioni radicali, xenofobe ed antieuropeiste, che promettono all’elettorato soluzioni facili ma non risolutive, e che non appaiono adeguate in un contesto come quello attuale. Tutte le ipotesi di cambiamento che abbiamo considerato potrebbero sembrare irrealistiche e fantasiose, ma alla luce della situazione di malcontento generalizzato, che sta iniziando ad investire anche il ceto medio, da sempre ben immunizzato dalle crisi, non possono essere escluse o ignorate. Ovviamente, saremmo ben felici di riconsiderarle qualora il Pd al governo decidesse di dare una brusca accelerata alle proprie politiche, e di uscire dall’attuale palude con un programma di riforme ampie e ben strutturate, a cominciare da quelle del fisco, della giustizia, della burocrazia e del lavoro. A MARGINE Dal conflitto al dialogo sociale per la riforma del lavoro DI MAURIZIO BALLISTRERI* MESSINA. La bufera sull’articolo 18 non accenna a placarsi e lo scontro, lungi dal rievocare il conflitto sociale classico, che come ricordava un esponente di spicco del pensiero liberaldemocratico del ‘900 Ralf Dahrendorf è “fisiologico” in una società democratica, appare come un combattimento di wrestling, la lotta libera americana che si combatte per lo spettacolo e il pubblico. Forse uno dei problemi è la indisponibilità del premier Renzi a qualsiasi forma di dialogo sociale con i sindacati, neppure con quello che si mostra più ragionevole, la Cisl, rispetto alla Cgil (ed alla Fiom!) e ad una Uil spostatasi dal tradizionale riformismo a posizioni più radicali, forse più per esigenze tattiche che per scelta strategica. Il dialogo, in questa fase, sarebbe servito ad illustrare che il compromesso raggiunto sui licenziamenti disciplinari, tipizzando le fattispecie per le quali i giudici possono sentenziare il reintegro, è un significativo passo avanti e che assieme, governo, imprese e sindacati, si potrebbero impegnare a rendere effettivamente operativi gli istituti strategici del Job Act. In primo luogo la scrittura di un vero codice del lavoro, di tipo semplificato, chiaro e intelligibile, in luogo della miriade di norme, frutto di una produzione legislativa alluvionale tipicamente italiana, che impedisce chiarezza sui rapporti di lavoro e in materia di controlli. Poi, una generale riforma degli ammortizzatori sociali, secondo il modello sociale europeo della “flessicurezza”, per indennità in favore di chi perde il lavoro o è senza occupazione, con percorsi di formazione-riqualificazione professionale legati a politiche attive del lavoro e, cioè, efficaci ed efficienti servizi per la ricollocazione di inoccupati e disoccupati. Si tratta di quella gestione della “condizionalità” (il rapporto virtuoso tra la fruizione dei sussidi pubblici e la disponibilità all’impiego), centonove pagina 33 magari con la creazione di un’Agenzia nazionale del Lavoro, che superi la frammentazione delle competenze, unificando i diversi soggetti pubblici, e il ruolo improduttivo delle Regioni, per governare l’incontro fra domanda e offerta, temperando così il depotenziamento delle tutele in caso di licenziamento economico e per alcune tipologie di quello disciplinare. Certo, le riforme sociali abbisognano di risorse pubbliche, che, grazie al Fiscal Compact e all’austerità by Merkel, sono difficili da reperire. Ma è opportuno dire, che bisogna avere alla base un disegno programmatore condiviso sul piano sociale e, magari, riprendendo, sul terreno della politica macroeconomica il tradizionale obiettivo delle socialdemocrazie europee: la piena occupazione, memori, a sinistra, della denuncia del grande economista italiano, di scuola keynesiana, Federico Caffè, contro la “non politica per la piena occupazione”, secondo cui e nel fallimento del mercato, spettava soprattutto allo Stato il ruolo di “occupatore di ultima istanza”; di occupazioni utili ovviamente. 28 Novembre 2014 posterspettacoli PATTI. A tu per tu con il giovane attore catanese che porta in scena la storia dei pupi al Teatro Beniamino Joppolo Marionette, una vera... Manna L’amore nato grazie al grazie al nonno per “l’opra” che ora difende come un Paladino. «Le istituzioni non hanno capito che tesoro abbiamo. Ma questa è un’arte che tornerà. E’ come una storia d’amore con la Sicilia che deve finire bene» DI BENITO BISAGNI CATANIA. “Oh, non è cosa d’opira di pupi!”, recita uno dei versi iniziali del celebre “Lu cummattimentu di Orlando e Rinardu” tratto dalla Centona di Nino Martoglio, a simboleggiare situazioni ed eventi da non sottovalutare. Sembrerebbe aver preso spunto da questa famosa espressione, il bravo attore catanese Savi Manna quando ha deciso di dedicare i propri sforzi recitativi proprio a quello che, quasi provocatoriamente, Martoglio propone come qualcosa di leggero, ovvero alla sicilianissima arte dell’opera dei pupi. Il lavoro teatrale “Turi Marionetta”, scritto e portato in scena dallo stesso Savi Manna, ha il grande merito di far tornare alla ribalta uno dei simboli più caratterizzanti delle arti di Trinacria e, salvo qualche lodevole eccezione, ormai riposto nelle polverose soffitte del dimenticatoio. Le fatiche del brillante attore si sono concentrate sul racconto della genesi e della dilagante diffusione che il repertorio marionettistico e, nello specifico, l’opera dei pupi di stampo siciliano (dal 2001 proclamata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità) hanno avuto fino alla prima metà del Novecento. Protagonista è un brioso nonnetto inequivocabilmente collocabile alle pendici dell’Etna. Costui, nella vana attesa del nipote e professore Salvatore Barone (cioè Turi Marionetta, personaggio “fantasma” della rappresentazione), diventa narratore della gloriosa storia dell’arte dei pupi, improvvisandosi relatore ad un seminario che il nipote avrebbe dovuto tenere e che, invece, ha disertato. Il nonno, alternando un perfetto italiano ad un pittoresco e pungente dialetto catanese, parla di queste meravigliose miniature di uomini ai quali tanti maestri nel passato hanno conferito vivace animazione, sottolineando le sottili ma incolmabili differenze che identificano i pupi palermitani e quelli catanesi, rimarcando che i secondi non hanno le giunture alle ginocchia e dunque non possono piegarsi, restano diritti come fusti, “picchì u pupu catanisi non Savi Manna in “Turi Marionette” s’inginocchia davanti a nuddu”. E’ un nonno in grande spolvero quando sceglie di frammezzare la lezione con una potente recitazione de “Lu cummattimentu di Orlando e Rinardu”, dall’inconfondibile attacco “Viditi quantu pò ‘n pilu di fimmina! / Dui palatini, ca su’ du’ pileri, / per causanza di la bella Angelica / su’ addivintati du’ nimici feri”. La fine è insolita: quando lo spettacolo termina, l’attore scende dal palco e stringe la mano ad ogni spettatore presente ringraziandolo di averlo seguito. In occasione di una delle numerose repliche andate in scena al Teatro Beniamino Joppolo di Patti abbiamo rivolto a Savi Manna alcune domande. Come nasce l’amore per l’opera dei pupi? Nasce nell’infanzia, quand’ero piccolo ho visto un’opera dei pupi con mio nonno, per me è stato uno spettacolo bellissimo, un paladino infilzava l’altro, ero emozionato. Quando terminò, mio nonno disse: “l’opera dei pupi è morta, è finita”. Io non capivo perché dicesse questo a proposito di un’arte così bella; con il tempo e studiando ho capito cosa intendesse. Mi sono appassionato in seguito alle marionette a filo e ho fatto sempre più teatro di figura, finché ho incontrato il mio maestro, Carmelo Vassallo... Come si è sviluppata la Sua carriera, a partire da “I Baternù”? E’ stata una esperienza importantissima, con questa compagnia abbiamo assaggiato quanto sia dura “la strada”, eravamo “carusi”, dei veri e propri pazzi. Poi ho incontrato Carmelo Vassallo, che in “Donna Nedda” voleva dei Le tante facce di Savi Manna centonove pagina 34 personaggi che si muovessero come dei pupi. Nella prima settimana, ad essere sinceri, non sono stato in grado di capirlo. Poi, è stato un piacere immenso lavorare con lui. Non ho più incontrato un’altra persona così competente. Può esistere “Turi Marionetta” senza l’essenza della cultura e del dialetto catanesi? posterspettacoli No, perché è una canzone, è un testo che io in realtà “canto”, non recito. Ogni volta che lo porto in scena lo ristudio, come mi ha insegnato Carmelo Vassallo. Lo “canto” in catanese, questo spettacolo non prescinde da questo dialetto, è stato pensato così, con le sue sfumature etniche ed antropologiche. Io ragiono in catanese, c’è poco da fare, “noi catanesi semmu tutti accussì, megghiu di Catania non c’è nenti!” Dove si può rintracciare la più autentica “sicilianità” nell’opera dei pupi? La sicilianità sta innanzitutto in “Peppenino” (così chiamato dalla fusione dei nomi Peppe e Nino, n.d.a.), personaggio chiave dell’opera dei pupi, dal quale tutto è reinterpretato “terra terra”, cioè i grandi valori di cui è portatrice questa forma teatrale vengono riletti, grazie a costui, in ottica popolare e questo è bellissimo, così come le gesta di Orlando e Rinaldo, in cui si toccano temi altissimi e comprensibili a tutti. Penso anche che, in generale, quando, ad esempio, un testo come l’Otello o Amleto si rende popolare, nell’accezione migliore di questa espressione, si sta realizzando qualcosa di straordinario, rendendo accessibili ai più i concetti in essi espressi. Per un siciliano i pupi cosa dovrebbero rappresentare anno domini 2014? La colpa, se vogliamo proprio andarla a cercare, è anche delle istituzioni o di persone “illuminate” che non hanno capito quale tesoro abbiamo, l’opera dei pupi non è stata sostenuta e per adesso, purtroppo, è finita malissimo. Abbiamo buttato al vento un patrimonio e dobbiamo recuperarlo. I pupi, vere e proprie opere d’arte, sono stati in molti casi venduti per quattro lire o regalati. E’ rimasto poco, solo alcuni “miti” se ne occupano, come i Fratelli Napoli a Catania e Mimmo Cuticchio, ai quali andrebbe dedicata non una via, ma un intero quartiere! Ma sono certo che quest’arte ritornerà, è troppo importante per la Sicilia, la identifica in tutto il mondo. Non è giusto che finisca così. Ho voluto inserire la parola “marionetta” nello spettacolo proprio per restituire ad essa la funzione che merita. L’opera dei pupi è come una storia d’amore, che deve finire bene. 28 Novembre 2014 Un momento dello spettacolo CATANIA. Al Teatro Verga Stabile lo spettacolo di Cechov in scena fino al 7 dicembre Il giardino dei ciliegi secondo Dipasquale DI GIGI GIACOBBE CATANIA. Dimenticate la maggior parte delle edizioni bianche de Il giardino dei ciliegi di Cechov. Dalla storica messinscena di Giorgio Strehler al Piccolo di Milano alla più recente di Luca De Fusco al Mercadante di Napoli. A Giuseppe Dipasquale, nella triplice veste di traduttore-adattatore-regista del lavoro, piace vestire i suoi attori del Teatro Verga di Catania, in questo spettacolo inaugurale della nuova stagione teatrale 2014/2015, con tutte le sfumature dei rosa nel 1° tempo e con svariati altri colori nel 2° tempo ( i costumi erano di Elena Mannini, mentre i movimenti di scena erano di Donatella Capraro). Compiendo una chiara rifinitura dei personaggi che oscillano tra un passato da serbare nello scrigno della memoria e un futuro tutto da decifrare, risultando il presente solo una sfera di cristallo densa di nebulose da indovinare e interpretare. Come del resto è la vita di ognuno di quel gruppo di proprietari terrieri e mercanti che ruotano attorno alla carismatica Liuba, cui Magda Mercatali rossa di capelli e svolazzante nelle sue vesti rosate - distante invero da una Valentina Cortese svanita e attonita nei suoi vaniloqui - porta in serbo il lutto di suo figlioletto di 7 anni annegato accidentalmente in un fiumiciattolo e il rapporto extraconiugale con un tale di Parigi che ha dilapidato i suoi averi e che l’ha lasciata per un’altra e che, nel tempo presente, continua a mandarle missive e telegrammi in cui le chiede di raggiungerlo e accudirlo perché ammalato, costretta adesso perché carica di debiti a mettere all’asta la vecchia casa di famiglia col suo celebre e antico Giardino dei ciliegi. Che, come accade quasi sempre, non si vede mai, diventando più un luogo dell’anima che un sito reale con i suoi rossicci frutti, sintetizzato qui nella scena astratta di Antonio Fiorentino in un nugolo di lunghi involucri di plastica trasparente che calano giù dall’alto della graticcia come pesanti stalattiti, contandone alla fine quattro file per quattro. Per il resto, a parte il fondale che da grigio diventa nero (certo Bob Wilson ha fatto scuola in Italia) spiccano un armadio e un divano e un gran numero di sedie e sedioline in plexiglass trasparente occupate a volte dai vari personaggi. Dipasquale intelligentemente ha evitato gli stereotipi: da quando all’inizio l’ottuagenario maggiordomo Firs (Italo Dall’Orto) introduce i personaggi con i loro nomi, a quando invece del solito samovar la cameriera Duniaša (Annalisa Canfora ) utilizza una teiera di porcellana. E’ un giardino in cui si intrecciano quadriglie e si ballano valzer discreti (le musiche sono di Germano Mazzocchetti), ruotando i personaggi attorno a se stessi e a tutto quello che passa il convento e può loro convenire. Nessuno riesce a consigliare Liuba sul da farsi: né la figlia adottiva Varja di Alessandra Costanzo più propensa ad accasarsi con Lopachin che cercare nuove soluzioni, né la figlia naturale, la 17enne Anja di Matilde Piana più dedita a inseguire l’amore per il giovane lacchè Jaša (Cesare Biondolillo) che guardare al futuro e centonove pagina 35 stimare in maniera volterriana solo chi crea e lavora, come consigliato dallo studente Trofimov (Angelo Tosto). Solo il mercante Lopachin (ben caratterizzato da Pippo Pattavina che gli conferisce connotati rudi di bifolco arricchito) la consiglia a non vendere la casa ma a lottizzare la proprietà e di abbattere i ciliegi. I fatti accadono alla presenza di Epichodov (Aldo Toscano) il contabile ossessionato dall’idea del suicidio, di Simeonov-Pišeik (Camillo Mascolino) proprietario terriero sempre a chiedere prestiti per pagare i suoi debiti e della governante Charlotta Ivanovna vestita da una colorita Guia Jelo in vena di giochi di prestidigitazione e d’uno scilinguagnolo italo-russo di grande ilarità. Il giardino andrà all’asta, ad accapararselo sarà Lopachin, il nuovo che avanza, contento d’aver acquisito una proprietà dove i suoi genitori erano stati servi, pronto a speculazioni future e a costruirvi una miriade di villini, mentre tutta la compagnia si dileguerà in un futuro di cui non sapremo più nulla. Resterà in quella casa in disfacimento solo il vecchio servitore, malato e dimenticato, quale ultimo relitto d’un passato che non tornerà più indietro. Hanno preso parte allo spettacolo più d’una dozzina di allievi della scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro” nei panni di viandanti, inpiegati, servi e d’una orchestrina di archi. Applausi calorosi per tutti i protagonisti davvero bravi, dalle voci intonate, portate e udibili sino nelle ultime file e repliche sino al 7 dicembre. 28 Novembre 2014 posterarte Econontaminazioni MESSINA. La mostra su manufatti industriali rottamati e riciclati Armature d’artista L’iniziativa avviata dal 2008 dall’ingegnere Linda Schipani perchè «ha trovato nell’arte uno strumento unico per riciclare i rifiuti». La cosa più stimolante? «Far desiderare un oggetto che si era buttato via» DI GIGI GIACOBBE MESSINA. Questa sera (venerdì 28 novembre e sino al 5 dicembre) alle 19 s’inaugura all’EcoLab di Via Croce Rossa n°8, Armature d’artista, la mostra su manufatti industriali rottamati e riciclati cui partecipano una trentina di pittori e scultori, ideata dall’ingegnere ambientale Linda Schipani, artista lei stessa, che non dimostra d’avere 41 anni compiuti l’11 maggio scorso. Dal 2008 inventa mostre sull’arte del riciclo che hanno avuto come oggetti Bobine, Sfere, Tubi, Cilindri, Alberi, e adesso Armature. Di che si tratta? « Le Armature stradali sono quelle plafoniere fissate con differenti angolazioni sui pali della luce lungo le strade. Hanno diverse forme e dimensioni in base all'illuminamento richiesto, alla tipologia d'installazione prevista e al contesto urbano nel quale vengono inserite. Sono queste le armature che, intere o in pezzi, ho proposto agli artisti. Un interessante campionario di armature stradali si trova lungo la litoranea, nella “Cabina Fortino”, una ex cabina elettrica dove nel 2006 ho allestito un piccolo "museo" dell' illuminazione a Messina, è dimenticato, ma basta guardare dalla finestra per vedere le installazioni ». Perché fai queste mostre? « Ogni tanto me lo chiedo anch’io. Tuttavia continuo perchè ho trovato nell'arte uno strumento unico per trasformare il problema dei rifiuti in opportunità. Queste mostre fanno parte d’un percorso iniziato nel 2008 che ha dato risultati inaspettati, con importanti premi, e ha generato una collezione d’arte del riciclo unica nel suo genere». In sintesi cosa volevi fare? « Occupandomi per professione di ingegneria ambientale , ho voluto individuare strategie alternative alle forme di recupero o smaltimento convenzionale per prevenire la formazione dei rifiuti e generare invece sottoprodotti da impiegare nel campo dell'arte e del design. Trovo stimolante lavorare con quei materiali che, nello scenario comune, sono da eliminare ed è un grande risultato far ri-desiderare un oggetto soprattutto a chi lo ha gettato ». C’è un filo di vanità in quel che fai? «Strana domanda fatta a chi lavora con cose "brutte, rotte e spesso sporche". Forse è una sana forma di vanità che alimenta tuttavia un progetto artistico, ambientale e imprenditoriale ». In che modo porti avanti il progetto? «Il progetto è proposto principalmente alle aziende, ma anche a scuole e amministrazioni, come sistema di prevenzione dei rifiuti attraverso strategie creative atte a innescare nuovi processi e prodotti innovativi nella direzione dell'arte, del design e della sostenibilità». Tu sei l’ideatrice di queste mostre. Come le organizzi? «Queste mostre sono collegate dalla specificità dei materiali, sono scarti di impianti elettrici che provengono dall’Azienda di famiglia, materiali altrimenti destinati ad essere smaltiti o parzialmente recuperati. Individuato il materiale da " salvare ", invito un certo numero di artisti a trasformarlo liberamente. Così dopo qualche mese gli artisti riconsegnano le opere ed io allestisco e curo la nuova mostra collettive di arte del riciclo ». Quanto durano le mostre? «In genere durano una settimana. Tuttavia conclusa la mostra molte delle opere restano a far parte della mia collezione privata esposta all'EcoLab». Dove sono state portate? «Le opere sono state esposte in varie sedi private e istituzionali a Messina e in provincia, ma sono state mostrate, attraverso pubblicazioni, slide e immagini, a vari eventi artistici, scientifici e imprenditoriali, come la Biennale di Venezia, la Fiera Ecomondo di Rimini o il Concorso nazionale del Talento delle Idee conclusosi a Capri ». Che cos’è EcoLab, il luogo dove vengono realizzate queste mostre? « E’ uno spazio creativo-espositivo nello stabilimento di Costruzioni Elettromeccaniche della Ditta Ingg. A.&M. Schipani in Via Croce Rossa n°8. L'EcoLab ha preso forma nel 2007, partendo da un deposito situato al secondo piano che poi si è allargato occupando il primo e negli anni novanta era sede di una televisione locale. Qui è ospitata la collezione Ecolab interno e Linda Schipani centonove pagina 36 permanente di arte del riciclo e oggi, in occasione di Armature d'artista, si inaugura la sala a piano terra, un'officina convertita in spazio espositivo. L'EcoLab credo sia un valido esempio di come uno spazio industriale possa essere convertito nel rispetto della Storia che lo ha generato». A proposito di siti industriali, qualche anno fa sei salita sulle cronache cittadine per esserti opposta alla demolizione dell’inceneritore di San Raineri. «L'impianto di proprietà del Comune, sebbene ancor pieno di rifiuti pericolosi, invece di essere bonificato, è in procinto di essere demolito, con gara espletata dal Dipartimento Bonifiche della Regione aggiudicata per circa Trecentomila euro». Tu come ti poni riguardo a questa scelta demolitrice? «La scelta della demolizione, certamente non in linea con la tanto auspicata strategia rifiuti zero, sono certa sia una grande occasione perduta per Messina. Gli interventi di riqualificazione dei siti industriali sono oggi i fiori all'occhiello delle grandi città, dalla Tate di Londra alle Ciminiere di Catania, perchè esaltano una storia fatta di lavoro, uomini e imprese. Il tanto demonizzato inceneritore San Raineri è oggi solo un volume utile, ma è stato uno dei primi e più all'avanguardia inceneritori in Italia, unico in Sicilia. La demolizione genera spreco di risorse, produzione di rifiuti e azzeramento di una parte di memoria del territorio». L’anno scorso sei andata a Dakar (Senegal) per un progetto dell’arte del riciclo recuperando oggetti nella discarica di Mbeus-Mbeus e realizzando una serie di oggetti artistici. Quest’anno cosa hai fatto? « Ho sperimentato per cinque giorni l’arte del riciclo in un’aula di carcerati in provincia di Caserta, realizzando con loro interessanti installazioni». A Messina sono scomparsi tutti i luoghi espostivi privati. Può EcoLab essere considerata una Galleria d’Arte privata? «Sicuramente sì, ma non soltanto, perché è anche uno spazio operativo e creativo». Cosa vorresti che diventasse il tuo EcoLab? « Vorrei che diventasse una realtà imprenditoriale produttiva ed importante sul territorio nazionale… insomma un primo Museo dell’Arte del Riciclo in Italia». posterrubriche NUOVE VISIONI 28 Novembre 2014 MUSICA TEATRO DI CESARE NATOLI DI MARCO OLIVIERI Lo sguardo di Wenders Le Targhe Tenco “Dedicato alla fotografia di Sebastião Salgado, il documentario “Il sale della terra” è diretto da Wim Wenders e da Juliano Ribeiro Salgado. Il grande regista tedesco, insieme con il figlio dell’artista brasiliano, continua il suo percorso nel mistero di una visione assoluta, densa di domande filosofiche. In primo piano il viaggio in bianco e nero in un mondo variegato e vasto. Ventisei Paesi raccontati tramite le immagini di un testimone raffinato, in linea con l’indagine inquieta e metafisica di Wenders. L’autore di film come “L’amico americano”, “Lo stato delle cose”, “Il cielo sopra Berlino”, “Lisbon Story” e “Buena Vista Social Club, è un cineasta che non smette di interrogarsi su figure (come Pina Bausch) e su realtà da approfondire e sottrarre all’oblio. Tra alti e bassi, vette artistiche e momenti meno felici, il suo cinema si immerge in spazi geografici e interiori alla ricerca di un tratto umano e di un soffio esistenziale da rendere unici, irripetibili, frutto di una macchina da presa spesso sublime, a volte appesantita da dialoghi eccessivi, e mai banale. In tempi di crisi e di paralisi del mercato, il suo mondo cinematografico rappresenta un antidoto alla banalità del già visto e alla paura di affrontare nuove sfide. Con lui, Ermanno Olmi di “Torneranno i prati” e i Dardenne di “Due giorni, una notte”, come il cinema di Haneke, alimentano una visione artistica alternativa. Non tutto si consuma rapidamente. Saremo pure, ed è triste dirlo, nell’era dei talent e della musica in streaming, a le Targhe Tenco rappresentano ancora un ambito riconoscimento alla qualità della canzone italiana. Come ogni anno sono stati più di duecento i giornalisti chiamati a decidere chi premiare nella rosa di finalisti scelta da una commissione di venti giurati e annunciata durante il Premio Tenco svoltosi a Sanremo nel mese di ottobre. Le Targhe Tenco sono andate a Caparezza, Loris Vescovo, Filippo Graziani, Raiz & Fausto Mesolella, Virginiana Miller. Il riconoscimento forse più prestigioso, l'album dell'anno, è andato a Caparezza con 'Museica'; nella sezione album in dialetto ha vinto Loris Vescovo con 'Penisolâti'; Filippo Graziani con 'Le cose belle' è stato il migliore tra le opere prime; Raiz e Fausto Mesolella (Dago Red) hanno prevalso nella categoria degli interpreti di canzoni non proprie, mentre 'Lettera di San Paolo agli operai' è stato il singolo considerato più meritevole, scritto e interpretato dai Virginiana Miller. Anche se le Targhe Tenco rimangono un punto fermo della musica italiana, forse l'evoluzione della musica e della società la si può intravedere anche dando un’occhiata ai vincitori delle scorse edizioni: dai Baustelle del 2008, passando per Max Manfredi, Carmen Consoli, Vinicio Capossela nel 2011, e poi ancora Afterhours, Zibba & Almalibre e nel 2013 Niccolò Fabi, sembra esserci comunque un filo conduttore che lega questa artisti in un particolare, mai scontato modo di intendere il legame tra parole e musica. Le Targhe Tenco verranno consegnate ai vincitori nel corso di una serata che si terrà il 6 dicembre al Teatro Ariston di Sanremo, sede storica del Premio Tenco, prima che problemi economici e riduzioni di budget facessero spostare le serate al teatro del Casinò. Oltre agli artisti premiati ci sarà David Crosby in qualità di ospite d'onore. Ulteriori nformazioni si possono trovare sul sito www.clubtenco.it. PALERMO Live Christmas, musica al Costes PALERMO. Nove concerti per chiudere in bellezza il 2014. C’è già sapore di Natale in “Live Christmas”, la rassegna di concerti del mercoledì e della domenica alle 20,30 al Costes, il locale all’interno del giardino di Villa Costa in viale Lazio a Palermo. Si è cominciato il 26 novembre con alla chitarra Filippo Cannino e al piano Filippo Verna Cuticchio. Domenica 30 novembre, alle 20,30, spazio ad Alexandre Vella, che ci accompagnerà al pianoforte in una serata incentrata sulla musica nera e soul. Mercoledì 3 dicembre tocca al sound fatto di movimento di chitarra, cajón e voce del Barbara Tutrone trio. Domenica 7 dicembre sarà il giorno del jazz dei The White, capitanati dalla voce di Cinzia Gargano. Mercoledì 10 dicembre spazio a ILDUO, ovvero la rossa Monica Alagna con il chitarrista e polistrumentista Piero Compagno. Domenica 14 dicembre il trio vocale Le Morgane. Mercoledì 17 dicembre pop e jazz di Chiara Minaldi e Lino Costa. Domenica 21 dicembre swing con Alessandra Ponente e La tribù del kazoo. Ultimo appuntamento domenica 28 dicembre con i suoi latin-jazz del Giorgia Meli duo. Ingresso gratuito. Una scena dello spettacolo Wunder show Sorprendente Vittoria La stagione di teatro contemporaneo della compagnia Santa Briganti VITTORIA. Appartata certo, ma non per questo meno interessante: parliamo della VI stagione di teatro contemporaneo che la compagnia Santa Briganti, guidata da Andrea Burrafato, organizza nel Teatro Comunale “Colonna” di Vittoria in provincia di Ragusa. Senza clamori, infatti, ma credendoci, lavorando sodo e certo col supporto di amministratori che hanno capito che forse il teatro è molto più che la solita e provincialissima solfa nazional-commerciale, Burrafato è riuscito infatti a metter su a Vittoria una situazione molto interessante: una stagione teatrale con spettacoli di livello nazionale che al “Colonna” fanno tappa unica in Sicilia, una rassegna primaverile, una serie di laboratori teatrali (“Ricreazioni#3” di Orazio Condorelli, “Cerchiamoci” di Cinzia Aronica, “Teatrogioco” di Pinuccia Vivera e Fabio Guastella, “Il corpo racconta” di Massimo Leggio) e, insomma, un progetto di un teatro vivo, che parli al presente e sia funzionale al percorso di crescita culturale di una comunità cittadina. D’altro canto non va dimenticato che Vittoria è la città di quel miracolo di jazzista che è Francesco Cafiso e con lui del raffinato Festival jazz che si tiene in giugno. Ed ecco le date della stagione 2014/2015: Ascanio Celestini, il 6 dicembre, presenta “Racconti. Il piccolo paese”: microstorie che iniziano e finiscono in pochi minuti, una specie di concept album dove canzoni diverse raccontano un unico luogo; il 4 gennaio l’ormai tradizionale “Wunder show - XIII varietà delle arti sceniche”: circo, teatro, musica, performance per uno spettacolo in cui la tecnica si fonde con l'improvvisazione e che quest'anno vedrà performer provenienti dalle scuole circensi di Parigi, Bruxelles, Roma; il 17 gennaio 2015 la compagnia di Roberto Rustioni con “Tre atti unici da Anton Cechov”: tre atti unici del grande drammaturgo russo attraverso una riscrittura che attualizza l’autore classico; il 14 febbraio la compagnia italosvizzera Perpetuomobile presenta “Sehnsucht”: personaggi densi ed estremi, archetipi di esseri umani, si confrontano coi loro desideri fino alle ultime conseguenze; il 14 marzo l’autore pugliese Fabrizio Saccomanno presenta “Via. Epopea di una migra-zione”: in scena la grande emigrazione degli italiani che andarono a lavorare in Belgio, l’Italia del dopoguerra, il viaggio nei treni rinchiusi come bestie, il duro lavoro in miniera, la tragedia di Marcinelle. Paolo Randazzo DE GUSTIBUS La nuova guida dei Ristoranti d’Italia Da qualche giorno trovate in libreria la nuova edizione della Guida dei Ristoranti d’Italia del Gambero Rosso, una delle guide più complete per numero di schede, autorevolezza e informazioni pubblicate. La guida dei Ristoranti d’Italia come sempre offre una fotografia obbiettiva sullo stato della ristorazione italiana regione per regione, centinaia di ispettori infatti ogni anno vanno in giro per l’Italia a verificare lo stato di salute di ristoranti nuovi o già recensiti. Ma vediamo chi sale e chi scende in Sicilia, saldamente in testa anche quest’anno Pino Cuttaia de La Madia a Licata che aumenta il suo punteggio di un punto raggiungendo quota 93 centesimi, per inciso il suo punteggio in cucina ben 57 punti (il punteggio della Guida del Gambero Rosso è la somma dei singoli punteggi di Cucina, Cantina centonove pagina 37 e Servizio) è il più alto d’Italia a pari merito con Le Calandre di Rubano, l’Osteria Francescana di Modena e Piazza Duomo di Alba. Per intenderci un paio di punti in più di chef come Vissani o Beck e ben 4 in più di Cracco chef che vedete spesso in televisione. Ma Tornando in Sicilia dopo l’ottimo Cuttaia a 89 punti troviamo Il Duomo di Ciccio Sultano e subito dopo a 86 il locale di Accursio Capraro a Modica e Al Fogher di Piazza Armerina del bravo Angelo Treno. A 85 punti in ascesa anche due locali eoliani, Il Signum di Malfa a Salina splendido hotel ristorante gestito dalla famiglia Caruso e il Cappero del Terasia a Vulcano un resort in posizione panoramicissima. Rimanendo a Messina bene Taormina e anche Milazzo, mentre in città aumentano il punteggio il Bellavista di Marcello Startari, ormai una certezza e L’Altro Orso. Statica invece la situazione a Catania e Palermo dove continua a mancare un ristorante capace di raggiungere punteggi da vertice, mentre Ragusa si conferma la capitale della ristorazione siciliana con ben 7 ristoranti a più di 80 punti. 28 Novembre 2014 posterlettere QUI SCUOLA GUI HERITAGE DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Scadenza esami di Stato II ciclo Viva l’aoristo passivo Di solito il Ministero entro fine ottobre dirama la circolare con termini e modalità di presentazione delle domande di partecipazione agli Esami di Stato nelle scuole superiori. L’annuale circolare ha finora richiamato, in linea di massima, quelle dell’anno precedente ed anche le scadenze per la presentazione delle domande dei candidati interni ed esterni, aggiornandone l’anno. La scadenza è stata sempre fissata al 30 novembre, ma al momento nulla è pervenuto dal Ministero. Gli uffici regionali e quelli provinciali navigano a vista, con comportamenti diversi che vanno dal silenzio, alla pubblicazione del modulo di domanda per i candidati esterni, all’avviso con le scadenze aggiornate - in attesa di nuove dal MIUR e il modello di domanda. Significativa è la precisazione dell’Ufficio di Lodi che “In mancanza di disposizioni ministeriali” prega al momento “di non effettuare il versamento della relativa tassa”. Che il silenzio non stia nascondendo un “colpo di coda” per lo svolgimento degli esami? In attesa, appare utile ricordare le scadenze che annualmente vengono fissate nella ministeriale: 30/11/2014, termine di presentazione della domanda da parte dei candidati interni al proprio dirigente scolastico e da parte dei candidati esterni all’Ufficio Scolastico competente per residenza; 31/1/2015, termine di presentazione della domanda al proprio dirigente scolastico da parte degli alunni frequentanti la penultima classe per abbreviazione per merito e di eventuali domande tardive degli esterni, limitatamente a casi di gravi e documentati motivi; 20/3/2015, termine di presentazione della domanda all’Ufficio territoriale da parte degli alunni che cessino la frequenza delle lezioni dopo il 31 gennaio 2015 e prima del 15 marzo 2015 e intendano partecipare agli esami di Stato in qualità di candidati esterni. Cosa sono i mitocondri? Il buon Andrea Ichino adduce che sono l’origine della vita del nostro pianeta. Ma non accenna al fatto che il termine deriva dall’inutile greco: “mítos, filo", e “chóndros, granello". Sono organelli intercellulari presenti in tutti gli eucarioti. E cosa sono questi eucarioti? Dal greco “eu, buono”e da “káryon, nucleo” sono gli esseri viventi appartenenti al livello più alto della tassonomia scientifica. E la tassonomia? Dal greco “taxis, ordinamento", e “nomos, norma" è la disciplina che studia la classificazione. Vogliamo continuare così per spiegare che il greco non è sicuramente inutile? È vero, si può vivere senza sapere una parola di greco. Ma anche senza sapere cosa sia un algoritmo. Algoritmo? Che strano nome. Trascrizione dal latino medievale “algorithmus” dal nome del matematico arabo del 9° secolo alKhuwārizmī. Si può vivere anche senza sapere il latino, classico o medievale. Si può vivere nella totale ignoranza. Ma dubito possa farlo un uomo di scienza (participio presente latino di “scire, sapere”). Quindi non solo uno scienziato, ma un uomo colto, cioè un uomo che basa l’esistenza sulla cultura (dal latino “colĕre, coltivare”). Come il Candide di Voltaire un uomo che ha deciso di coltivare il proprio giardino, ovvero l’utopia di agire contro l’arroganza e l’inganno. Contro l’ignoranza di chi, sfruttando giochetti ad effetto come al Teatro Carignano di Torino il processo ai licei classici e alla classicità, vorrebbe appiattirci sull’idea dell’ingenuo e ottimistico Pangloss convinto che tutto vada bene e solo il presente sia «il migliore dei mondi possibili». centonove.heritage@experiences.it ECOLOGIA&AMBIENTE LA RIFLESSIONE Giustizia civile, troppo lenta PURTROPPO LA GIUSTIZIA civile è molto lenta non solo a causa della elevata mole di contenzioso ma anche, in qualche misura, per colpa di qualche giudice che provvede, con inaccettabile ritardo, al deposito delle sentenze relative a cause assegnate a decisione anche da qualche anno. Del problema, come se non bastasse il contenzioso in essere comprendente anche ricorsi iscritti a ruolo nel 2006, e non ancora fissati, si è dovuta occupare la Cassazione addirittura a Sezioni Unite con la sentenza N. 9250 del 24 Aprile 2014. Il caso è quello di un giudice che aveva depositato una sentenza dopo oltre un anno dalla assegnazione a decisione della causa e, chiamato a giustificare il notevole ritardo, aveva addotto a sua discolpa, di avere dovuto assistere un congiunto affetto da grave infermità. Le Sezioni Unite hanno rilevato che: “L’infermità, anche se gravissima e penosa, di un ascendente, non può considerarsi una circostanza assolutamente eccezionale, tale da rendere giustificabile il ritardo ascritto al giudice negligente”. Ed ancora che: “La grave malattia o lo stato di vecchiaia invalidante di un prossimo ascendente costituiscono evenienze normali, anche se dolorose, che tutti o quasi si devono attendere quali tappe obbligate della vita, in particolari stagioni della stessa, la cui sopravvenienza tuttavia, ove riguardi un magistrato, non può consentirgli di anteporre l’adempimento dei propri doveri morali e di solidarietà familiare, rispetto a quello dei compiti istituzionali”. In conclusione i Supremi Giudici delle Sezioni Unite, integrano gli estremi dell’illecito disciplinare di cui all’Art. 2, comma 1, lettera q) del Dlgs 24.02.2006 N. 100, in relazione all’inosservato dovere di diligenza di cui all’Art. 1, anche nei casi di gravi ed impellenti esigenze di assistenza familiare, che non possono risolversi in un ostacolo al buon funzionamento del servizio giustizia”. Una motivazione quella dei Supremi Giudici delle Sezioni Unite, piuttosto pesante che è rivolta ad eliminare un sistema di cronico ritardo nel deposito delle sentenze . Una soluzione è quella di limitare il deposito al solo dispositivo e redigere la motivazione solo a richiesta di una delle parti in causa e, magari come proponeva Renzi, previo pagamento del contributo unificato maggiorato. La soluzione sarebbe senz’altro ottimale giacchè se le parti decidono di accettare la sentenza è inutile costringere il giudice a perdere tempo per motivarla. Avv. Franco Pustorino DI ANNA GIORDANO Un silenzio che distrugge PROSSIMA VITA, ho giurato, rinasco con la passione per tutto ciò che non respira. Avere occhi e amore per gli esseri viventi in genere bistrattati dal prossimo è devastante. Leggere documenti che dicono che non accade mai nulla al mondo meraviglioso che ha la sventura di averci concittadini, anzi, conviventi ignari (o perfidi, o entrambi), è fatica pura, frustrazione perenne. Leggo dell’ondata di soldi che arriveranno per il ripascimento costiero, giusto per chi ha visto ad ogni sciroccata il terrore costante, sbagliatissimo nel momento in cui le amministrazioni, tutte, continuano ad avallare opere che quell’erosione la incrementeranno a dismisura. Per coerenza il comune di Messina dovrebbe rinunciare al porto canale di Via Santa Cecilia e relativa isola artificiale, senza se e senza ma, all’ampliamento del porto di Tremestieri, al porticciolo di Grotte, a quello di Acqualadrone, a quello della famigerata variante Tono – Mortelle, a quello di Orto Liuzzo. E siamo solo in ambito comunale, l’elenco si allungherebbe a dismisura con tanti altri porti, porticcioli e porti canali (follia pura, alle foci delle fiumare), visto e considerato che il mare è un ambiente ampio, connesso, e quel che fai qui ha effetti anche a distanza e viceversa. Cambiando argomento fonte di frustrazione e preoccupazione, mi domando se e quando si capirà che quel che si vuole fare a Pace (ovvero una bella discarica da 280 ton/giorno, più altro) tutto farà tranne che bene a chi ci vive, città inclusa. Sfugge ai più che il rischio che diventi discarica emergenziale per mezza isola è quanto mai concreto. Leggere le cronache di questi mesi, dipinge un quadro, per chi lo sa vedere neanche tanto tra le righe, che porta la parola “emergenza” insieme alle dichiarazioni di imminente centonove pagina 38 chiusura di altre discariche che prima sembravano tranquille. Potete disquisire sul “è giusto che ognuno si gestisca la propria spazzatura”, quanto volete. La realtà è che se continuate a tacere sarete tutti complici di quel giorno in cui si scoprirà che era sbagliato tutto: il sito, la scelta, l’accumulo, anche alcune delle prescrizioni delle sempre prodighe autorizzazioni a tutto. Tanto, se tutto va bene, nessuno le controlla e se lo fanno nulla cambia, scherzi? e dove si mette poi la spazzatura di mezza Sicilia? Spero non si arrivi mai a fare ciò che intendono fare, ma se accadesse, non venite poi a dirmi che avevo ragione, perché, giuro, mando tutti a quel paese. Non credo di sbagliarmi, neanche un po’. Contrariamente a molti altri, le carte le leggo, le studio, leggo i giornali, e da più di un anno immaginavo i giorni di adesso. Quel che non immaginavo, era il silenzio ammorbante. Aveva ragione la mia insegnante del Ginnasio, ognuno è responsabile del proprio destino. postercommenti ELIODORO DIBATTITI di Giovanni Frazzica La rottamazione rottamata Facciamo la nostra parte PAPA FRANCESCO, intervenendo alla Conferenza internazionale plenaria sulla nutrizione della Fao tenutasi a Roma il 19.11.2014, ha fatto importanti affermazioni: «Il Mercato ostacola la lotta alle fame. I poveri chiedono dignità, non elemosina. L’egoismo dei ricchi porta alle rivoluzioni». Per il Pontefice è fondamentale dare da mangiare agli affamati per salvare la vita nel pianeta e ciò va di pari passo con il rispetto dell’ambiente: «Ricordo una frase che ho sentito da un anziano – racconta Papa Francesco - Dio perdona sempre, gli uomini qualche volta, Madre Terra non perdona mai! I destini di ogni nazione sono più che mai collegati tra loro, come i membri di una stessa famiglia. Viviamo in un’epoca in cui i rapporti tra nazioni sono troppo spesso rovinati dal sospetto reciproco, che a volte si tramuta in aggressione bellica ed economica, che scarta chi già è escluso. Questo è il mondo, con i limiti basati sulla sovranità degli Stati e sugli interessi nazionali, condizionati spesso da gruppi di potere». Francesco esorta a guardare alle persone concrete, oltre le statistiche: «Oggi si parla molto di diritti, dimenticando i doveri; forse ci siamo preoccupati troppo poco di quanti soffrono la fame. È doloroso constatare che la lotta contro la denutrizione viene ostacolata dalla priorità del mercato, dalla preminenza del guadagno, che ha ridotto il cibo a una merce qualsiasi, soggetta a speculazione. E mentre si parla di nuovi diritti, l’affamato è lì, all’angolo della strada, e chiede diritto di cittadinanza, di essere considerato nella sua condizione, di ricevere una sana alimentazione». Per mettere in pratica la giustizia bisogna andare oltre il limbo della teoria e Francesco racconta il “paradosso 150 PAROLE DA PALERMO Una patente speciale DI MARIA D’ASARO Giorni fa, a Palermo, verso le 22, alla guida della mia auto imbocco via Conte Federico, una strada a due passi dalla parrocchia che fu di padre Puglisi. Dopo una curva, spuntano 4 o 5 ragazzini. Uno di essi, al centro della strada, si rotola dentro un carrello della spesa, che va su e giù per la stradina. Per fortuna guido a 30 all’ora e riesco a frenare. Di fronte a me viene un autobus: anch’esso scansa per miracolo il gruppetto. Quando l’autobus è alle mie spalle, noto dallo specchietto retrovisore che un ragazzino, con mossa fulminea, ne ha aperto il portellone posteriore. Spero che l’autista se ne accorga. Intanto mi chiedo: dove sono i genitori dei bambini? Perché li lasciano soli per strada di notte? Per fare qualsiasi cosa ci vuole una licenza, una patente, un diploma: come mai non c’è ancora un esame da superare per diventare genitori? 28 Novembre 2014 dell’abbondanza” di cui parlò Giovanni Paolo II nel ‘92: «C’è cibo per tutti, ma non tutti possono mangiare, mentre lo spreco, lo scarto, il consumo eccessivo e l’uso di alimenti per altri fini sono davanti ai nostri occhi. Purtroppo questo paradosso continua ad essere attuale». Da allora, infatti, poco è cambiato: «Ci sono pochi temi sui quali si sfoderano tanti sofismi come su quello della fame e pochi argomenti tanto suscettibili di essere manipolati dai dati, dalle statistiche, dalle esigenze di sicurezza nazionale». Altra sfida da affrontare è la “mancanza di solidarietà”, che Francesco definisce “globalizzazione dell’indifferenza”: «Le nostre società sono caratterizzate da un crescente individualismo e dalla divisione, ciò̀ finisce col privare i pù deboli di una vita degna e con il provocare rivolte contro le istituzioni». Bergoglio vuole un “sistema internazionale equo”, ispirato dall’obbligo morale di condividere amore, verità, libertà, giustizia, solidarietà e pace. E infine un ultimo ammonimento:«L’acqua non è gratis, come pensiamo, è un grave problema che può portarci a una guerra». La comunità internazionale ha apprezzato il taglio forte del discorso papale, ma le critiche non mancano, anche a certi livelli. Sulla rete qualcuno che si firma “bezzifer” scrive: “Il Papa fa il suo marketing sociale cercando, con riconosciuta abilità di gesuita, di risollevare l'immagine della sua Istituzione che era ridotta al lumicino. Va detto però che, in base al rapporto SOFI 14 della Fao, si sono registrati buoni risultati sul fronte della lotta alla fame del mondo tanto che l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare la percentuale delle persone sottonutrite entro il 2015 sembra probabilmente raggiungibile. Al Papa vorrei umilmente dire che non bisogna troppo denigrare i ricchi, perchè se non ci fossero loro i poveri morirebbero tutti di fame”. E’ bello sapere, sia pure da un singolare anonimo personaggio, che l’obiettivo della Fao per il 2015 è raggiungibile, ma è ovvio che c’è tanto da fare per salvare il pianeta e l’umanità ed è uno sforzo corale in cui ognuno deve fare la sua parte, che va dalla buona azione quotidiana all’impegno politico per la difesa del territorio e dell’ambiente. ANIMAL HOUSE CATANIA. Una volta fiore all'occhiello di una città che si credeva industriale, poi stravolta da un duplice omicidio di mafia, adesso le "Acciaierie di Sicilia" rischiano di chiudere e mandare a casa i 400 dipendenti. Produzione e vendita ormai ridotte del 50% a causa del mercato del rottame che in Sicilia è in piena deregulation poiché ignora le direttive europee di settore, e del costo dell'energia elettrica che nell'Isola è molto più alto delle altre regioni italiane in cui operano le aziende siderurgiche. A settembre l'assessora regionale Vancheri si era impegnata a costituire una commissione che avrebbe elaborato un regolamento regionale sul rottame, secondo le direttive europee e ad intervenire sul costo dell'energia. Detto, ma non fatto anzi l'assessora ha disertato l'ultima riunione. I sindacati alzano le bandiere, ma da Palermo non li vedono e non li sentono. ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE Pax democristiana nel Pd messinese MESSINA. La recente costituzione del coordinamento provinciale e cittadino del Partito Democratico, rappresenta un piccolo capolavoro dell'arte politica del Segretario provinciale Basilio Ridolfo, che ha saputo “garantire” le diverse componenti, fin troppo frammentate, del mondo partitico locale. Ridolfo ha ritenuto che il modo migliore per favorire l'unità del partito, colpito duramente dal caso Genovese, fosse proprio quello di esercitare fino in fondo la tradizionale prassi della politica di stretta osservanza democristiana. Una prassi inclusiva, che vuole accontentare tutti, senza creare maggioranze e minoranze interne al partito. In questo clima di pacificazione generale, persino la lettera aperta di Franco Providenti, che contiene un duro atto di accusa al Pd messinese, pare abbia ricevuto il plauso convinto del Segretario provinciale. Insomma, con la nascita dei coordinamenti (in attesa di eleggere gli organi previsti dallo statuto) si è deciso di non decidere, ma il buon Ridolfo in questo momento poteva fare diversamente? Difficile dirlo. Ora la domanda è se dai coordinamenti potrà nascere la futura classe dirigente cittadina, capace di produrre quel salto di qualità che molti elettori del PD chiedono da tempo. Non basta cercare un consenso più ampio per vincere le lezioni se non si trovano soluzioni per aiutare la città a rinascere. Il Pd, in molte parti d'Italia, ha una buona storia di amministratori, ma a Messina non è ancora riuscito ad esprimere quella compattezza intorno a un leader che favorisce convergenze virtuose. Da noi la linea Renzi che spacca, nel bene e nel male, il partito in una maggioranza e una minoranza, non è arrivata, anche perchè qui ancora non si vedono nuovi leader. Adesso, comunque, l'attenzione è rivolta al programma, alle idee che il Pd sarà in grado di esprimere, in particolare, sullo sviluppo della città. E' legittimo che chi fa parte dei coordinamenti coltivi ambizioni personali, ma è a partire da specifiche proposte e alte competenze politicoamministrative che dovrebbe emergere la selezione di una nuova classe dirigente di cui non solo il Pd, ma anche Messina ha urgente bisogno. dinocalde7@gmail.com DI ROBERTO SALZANO La lotta della Lega AntiVivisezione La Lega AntiVivisezione continua caparbiamente a lottare perché i diritti degli animali non vengano mai dimenticati e l'attenzione delle persone sulla questione resti sempre alta. Sicuramente si tratta di iniziative che fino ad oggi hanno dato grosse soddisfazioni. I numeri parlano chiaro: oltre trentacinque anni di attività segnati da non pochi intoppi ma anche da tantissimi successi e milioni sono stati gli animali salvati dalle torture, dagli abbandoni, dalle uccisioni e dallo sfruttamento. Le leggi in materia sono aumentate e sono diventate più severe, i diritti di questi esseri viventi sono stati riconosciuti e tutelati in forma sempre più articolata. Passi in avanti realizzati grazie alla capacità di coinvolgere un pubblico crescente e all'aiuto che ogni singolo centonove pagina 39 individuo è stato disposto a dare. Ma sono ancora parecchie le emergenze irrisolte e la LAV non intende fermarsi. Per questo motivo nei giorni 6, 7 e 8 dicembre i volontari torneranno in piazza per farsi conoscere, fare conoscere il proprio operato ma soprattutto fare capire quanto possa essere decisivo l'aiuto di ciascuno, pure del semplice passante che presta ascolto per qualche minuto e poi riflette sull'importanza di ciò che gli è stato detto. Non è fondamentale iscriversi all'associazione animalista, è fondamentale confrontarsi e capire che nella società di oggi non possono esistere diritti di serie B. La LAV sta ancora lavorando su parecchie petizioni, progetti per la cui riuscita è irrinunciabile il supporto della gente. Proverà così ad intercettare nuovo pubblico e sostegno in oltre trecento piazze italiane, la cui lista completa ed aggiornata può essere visualizzata sul sito della Lega AntiVivisezione. Ogni piccolo gesto può fare la differenza, anche avvicinarsi ad ascoltare con un briciolo di curiosità e sensibilità.
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