GENNAIO/FEBBRAIO 2015 oggi in cucina tris di spiedini storie del mondo bio cuorebio magazine Cooperativa Ca’ Magre: custodi della terra il gesto quotidiano colonizzatevi Le Terre di Ecor Cooperativa Osiris i n se r t produt o t o ri Le Ter di Ecore r sommario 3 editoriale un nuovo anno insieme 4 Le Terre di Ecor cooperativa Osiris 7 la qualità risponde 9 dall’orto con amore il carciofo 10 azienda del mese Biolab 12 il lunario di cuorebio 14 storie del mondo bio Cooperativa Ca’ Magre 16 oggi in cucina tris di spiedini 18 speciale la Terra: diritto o merce di scambio? 20 salute e benessere Ai Chi: quando il Tai Chi si immerge nell’acqua 23 attualità non solo car sharing... 24 il gesto quotidiano colonizzatevi 29 notizie dalla fattoria 25 attività naturali l’alimentazione dello sportivo in inverno 26 turismo alternativo ciaspolando sulla neve 32 oggi leggiamo... 27 l’angolo dei più piccoli 33 l’angolo del giardino piante da appartamento ti conosco mascherina! 28 l’angolo delle buone pratiche la bicicletta: istruzioni per l’uso la Terra chiama: l’esperienza di una wwoofer alla Fattoria di Vaira 34 vivere a impatto quasi zero i vegetariani non sono più soli cuorebio magazine Pubblicazione gratuita per i clienti Cuorebio www.negozicuorebio.it Art Direction: www.metalli-lindberg.com Impaginazione: Ecocomunicazione.it Per il MAGAZINE utilizziamo inchiostri vegetali e carta Lenza Top Super riciclata 100% Stampa: Graficart Editore: EcorNaturaSì Spa via De Besi 20/c (VR) Direttore responsabile: Luigi Speri Pubblicazione bimestrale registrata presso il Tribunale di Verona in data 27/02/2014 n. 2011 Mentre scopre il mondo con i primi giochi e le prime corse, il tuo bambino scopre anche il sapore dei cibi semplici e naturali. BioBimbo e BioJunior diventeranno i suoi migliori amici perché lo prenderanno per mano fin dai primi passi nel mondo dell’alimentazione biologica. Ama Bio, semplicemente 2 cuorebio magazine www.bio-bimbo.it - blog.bio-bimbo.it editoriale news un nuovo anno insieme Bio per tutti “Ogni idea, che non diventa per te un ideale, uccide una forza della tua anima; ogni idea, invece, che diventa un ideale, crea in te forze vitali.” Rudolf Steiner Questo primo numero dell’anno di Cuorebio Magazine si apre con un’importante novità: la rubrica Azienda in Trasparenza, che conoscevate da tempo, è stata infatti sostituita dalla rubrica Le Terre di Ecor. In questo nuovo spazio, vi racconteremo degli agricoltori che hanno scelto di aderire al progetto del quale vi abbiamo parlato, nello scorso numero, con un articolo e con le prime schede dei produttori, e sul quale torniamo a focalizzarci in questo numero attraverso nuove schede e una rubrica fissa che vi accompagnerà numero dopo numero. Il nuovo anno, dunque, inizia con un numero ricco di proposte, suggerimenti, curiosità e utili consigli: questo numero, infatti, vuole essere il nostro augurio per un 2015 all’insegna di uno stile di vita più sano e sostenibile. La cura e l’interesse verso l’ambiente e verso la terra (e la Terra) si esprimono anche attraverso il sostegno nei confronti di un modo di fare agricoltura più rispettoso del suolo e dell’uomo, con la volontà di mantenere entrambi sani e vitali nel futuro, anche per le generazioni a venire. Ma è altrettanto importante fare attenzione alle nostre abitudini quotidiane, perché possono influenzare, e avere anche una ripercussione, sulle decisioni pubbliche. Scegliere i prodotti biologici per la propria spesa quotidiana è fondamentale soprattutto se quest’azione è accompagnata da tanti altri piccoli o grandi gesti che possono essere compiuti da tutti. Ora che è inverno, per esempio, poniamo attenzione ai consumi energetici domestici, controllando la temperatura interna di casa e ufficio; utilizziamo lampade a basso impatto energetico e alta efficienza; acquistiamo elettrodomestici di classe A; usiamo i riduttori di flusso nei rubinetti di casa, chiudendo l’acqua mentre ci insaponiamo nella doccia o mentre laviamo i denti. Abituiamo i bambini a spegnere sempre la luce quando escono da una stanza e non teniamo la tv o il computer in standby. Organizziamoci per la nostra raccolta differenziata e proviamo a spostarci con i mezzi pubblici, con la bicicletta o condividendo l’auto (car sharing). Quando andiamo a fare la spesa, portiamo da casa la borsa o utilizziamo cartoni vuoti disponibili in negozio. Chiediamo alla scuola di portare nella mensa prodotti bio e di sensibilizzare i bambini a temi ecologici e di rispetto per l’ambiente. Una corretta educazione scolastica è alla base di una società civile. Diffondiamo le buone pratiche per un corretto stile di vita anche tra i nostri parenti, gli amici e i vicini di casa, aiutando i più pigri e scettici a organizzarsi meglio o ad avere più fiducia nella potenza del singolo gesto. Inventiamoci o preferiamo ricette per recuperare gli avanzi. Ricordiamo a noi stessi, quando acquistiamo un prodotto agricolo non perfetto nella forma, che ogni anno un terzo della produzione mondiale è perduta o sprecata con uno “scarto” che avviene già sul campo, per garantire la pezzatura standardizzata, la buccia intonsa, il bianco senza picchiettature, ecc. Ciò che poi, magari, viene buttato a casa, a volte immotivatamente, è stato ottenuto con impegno da un agricoltore biologico o biodinamico, rispettando la vitalità del terreno e non usando sostanze chimiche dannose alla salute dell’uomo e all’ambiente. Perciò se il finocchio è un po’ piccolo e il cavolfiore ha una macchiolina, ma sono freschi e saporiti, pensiamo per un attimo allo spreco delle risorse della terra e ricordiamoci che anche le nostre azioni possono influire sul futuro. Lo staff di Cuorebio Fino al 31 gennaio 2015 continua, nei negozi Cuorebio aderenti, l’iniziativa Bio per tutti: potrete scegliere tra gli oltre 70 prodotti selezionati con un occhio di riguardo al prezzo. Bio per tutti è un mondo di specialità biologiche per tutte le famiglie. inserto produttori Le Terre di Ecor Continua il viaggio tra i produttori de Le Terre di Ecor con le schede di Cuorebio Magazine: sul retro, tante ricette da preparare utilizzando ingredienti di stagione coltivati dagli agricoltori del progetto. Scopri anche la rubrica di pag. 4: in questo numero, parliamo della Cooperativa Osiris. un prestigioso riconoscimento Per il terzo anno consecutivo, la Guida “I vini d’Italia 2015 l’Espresso” ha eletto il Gavi DOCG Pisè dell’azienda agricola biodinamica La Raia miglior Gavi della denominazione. Per i critici, l’annata 2012 è “vibrante, di cristallina purezza e regala un’altra prova maiuscola”. Congratulazioni, dunque, all’azienda che ha scelto di coltivare i suoi vigneti di Cortese secondo i metodo biodinamici. anno Green per Le Carline Il 2014 è stato un anno Green per l’azienda agricola Le Carline di Pramaggiore (Ve) di Daniele Piccinin. Infatti, dopo aver ricevuto il Premio Impronte d’Eccellenza come migliore cantina green d’Italia e l’attestato di conformità agli standard che regolano le emissioni di CO2, ha ottenuto il Premio nazionale Bandiera Verde Agricoltura. Il riconoscimento, promosso dalla Confederazione Italiana Agricoltori e giunto alla XII edizione, viene attribuito alle realtà che si distinguono per innovative idee di business, unite a politica di tutela e conservazione dell’ambiente. Complimenti! cuorebio magazine 3 Le Terre di Ecor Cooperativa Osiris biodinamici per natura 4 cuorebio magazine in queste pagine: alcune immagini della Cooperativa Osiris; qui a lato, il presidente Hubert Dezini con Alexius Terzer consigli per la spesa e Claudio Casera Osiris è il nome latino di Osiride, divinità egizia della fertilità. Non a caso, dunque, questa cooperativa biodinamica l’ha scelto come nome: qui, infatti, la salvaguardia della vitalità del suolo è da sempre un obiettivo fondamentale e imprescindibile. Con soci in diverse vallate dell’Alto Adige, la Osiris ha scelto la biodinamica fin dalla sua costituzione nel 1988, quasi 30 anni fa. A fondarla è stato un gruppo di agricoltori biodinamici che, dopo aver trovato un modo diverso di coltivare la terra, volevano commercializzarne i prodotti. Tra questi, vi era Hubert Dezini, attuale presidente che, da ragazzo, aveva lavorato i terreni della sua famiglia con i metodi convenzionali che, spesso, gli davano l’impressione di combattere una guerra già persa contro la natura e contro il mercato. A quel tempo erano molte le persone che, come lui, cercavano un modo diverso di fare agricoltura; in zona nacque un primo gruppo di studio sulla biodinamica che anticipò la successiva fondazione della cooperativa, della quale il gruppo rappresenta ancora il cuore. Per questa scoperta, è stata certamente fondamentale la sollecitazione di Claudio Casera, un altro dei fondatori, che ebbe una sorta di “rivelazione” frequentando a Francoforte un corso di agricoltura biodinamica: lì, scoprì l’importanza dei preparati biodinamici per la fertilità del terreno e l’influenza dei cicli lunari sulle coltivazioni, pratiche efficaci che salvaguardavano il suolo, senza danneggiarlo. Inoltre, racconta Claudio, “se uno vuole approfondire seriamente la biodinamica, scopre che non è un’esperienza che si limita alle pratiche agricole, ma che coinvolge completamente l’agricoltore nella visione dei mondi della natura, e anche nel proprio essere”. Forti di questa scoperta Claudio, Marco, Hans, Walter, Markus, Georg, Joseph, Karl, Peter e Hubert arrivano alla fondazione della cooperativa, che nel tempo ha chiamato a sé altri agricoltori delle zone limitrofe i quali, sempre più convinti dell’insostenibilità dell’agricoltura convenzionale si sono avvicinati alla biodinamica. Oggi la cooperativa conta 35 soci che coltivano circa 150 ettari seguendo le tecniche dell’agricoltura biodinamica trasmesse da Rudolf Steiner. Fin dalla fondazione la Osiris ha inseguito l’obiettivo di off rire prodotti “puliti” e di qualità al consumatore, non perdendo mai di vista la coerenza con quanto gli viene promesso: questo è uno dei presupposti fondamentali della cooperativa e la chiave del suo successo. Lo statuto di Osiris vincola ogni socio a praticare esclusivamente agricoltura biodinamica; è prevista anche una serie di regole interne (come quella che esclude l’utilizzo del rame durante la fase vegetativa) che vanno oltre al regolamento stabilito dalla Demeter. Inoltre, per essere il più trasparente possibile con chi sceglie i suoi prodotti, la Cooperativa ha scelto di rendersi autonoma, sviluppando proprie strutture di stoccaggio e lavorazione che le consentono di seguire la strada del prodotto dalla raccolta fino alla sua vendita. Racconta Hubert: “È una scelta di vita: magari qualche volta si guadagna meno, però tutto deve essere pensato all’interno di un insieme. Facendo tutto in proprio possiamo dare al consumatore la nostra garanzia di avere un prodotto pulito e sano”. L’obiettivo dell’azienda è quello di continuare a mantenere l’elevato standard di qualità che da sempre la contraddistingue, il che significa impegnarsi di più (perché i tempi sono cambiati e l’impegno di una volta non basta più) e utilizzare e capire maggiormente i preparati biodinamici. Il presidente: Hubert Dezini Dopo aver sperimentato da ragazzo l’agricoltura convenzionale nell’azienda di famiglia, Hubert Dezini ha abbracciato i principi della biodinamica e ha contribuito alla fondazione della cooperativa. I suoi frutteti rispondono a quell’ideale di armonia tra uomo, piante, terreno e animali, fondamentale per la biodinamica: “un’armonia che muove dal concetto di organismo aziendale e che, attraverso l’utilizzo dei preparati, si riflette poi sul cosmo fino ad arrivare alle forze dei pianeti. Bisogna creare una situazione dove si può manifestare la vita” spiega Hubert. “Ciò significa lasciar crescere, dove possibile, le erbe spontanee e i fiori che attirano gli insetti, ma anche avere una visione sensibile delle piante, cercando di capire cosa vogliono e i gesti a cui tendono, evitando la loro standardizzazione, non usando un metodo per potare, ma accettando e sentendo l’immagine delle piante”. Le mele di Alexius Terzer Alexius Terzer è un altro dei soci. All’interno della sua azienda è riuscito a mettere in pratica molti degli insegnamenti della biodinamica: accanto ai frutteti, nei quali coltiva ben 15 differenti varietà di mele, ospita stagni, siepi e un allevamento di api. Si è avvicinato alla biodinamica dopo aver visitato un’azienda convenzionale in Belgio. Lì, consultando un libro su cui venivano annotati tutti i trattamenti effettuati sulle cuorebio magazine 5 I piccoli frutti di Paolo Paterno Anche l’azienda agricola Monti e Cielo di Paolo Paterno è socia da qualche anno della cooperativa. Il suo nome è evocativo ed esprime il bisogno di sentirsi parte del cosmo intero. Situata alle pendici del Lagorai, in Valsugana, l’azienda ha il suo corpo principale tra castagni secolari a 700 metri d’altitudine e persegue l’obiettivo del ciclo chiuso biodinamico, con un piccolo allevamento di animali e una fattoria didattica che ospita scolaresche e famiglie. Con la creazione dell’azienda, gestita con la moglie Elena, insegnante che si occupa soprattutto della parte didattica, e con alcuni dipendenti stagionali, Paolo ha realizzato il sogno di far ritorno ai luoghi dell’infanzia. Il suo percorso lavorativo s’inserisce in uno più ampio di crescita personale attraverso lo studio della fi losofia antroposofica: alla terra, racconta “mi hanno portato gli eventi. Coltivarla è un dono: è difficile, certo, ma lo considero un privilegio. Durante la vita il percorso è personale, ma nella piena consapevolezza del mondo circostante”. Le patate e le carote del maso Feichter Il maso Feichter è uno dei soci di Osiris della Val Pusteria. Situato a Dobbiaco, oltre alle patate e alle carote che conferisce alla cooperativa, coltiva cereali, trigonelle, segale e spelta. Con la farina ottenuta dalla macinazione a pietra dei suoi cereali, prepara un pane chiaro casereccio cotto a legna e venduto, solo localmente, nella bottega del maso. Il ruolo sociale dell’organismo aziendale L’organismo aziendale è una delle strutture essenziali per la biodinamica: per questo, i soci della Osiris, la cui struttura lo consente, gestiscono anche la stalla, il cui letame viene utilizzato per la preparazione del compost che, maturato con gli appositi preparati biodinamici, viene poi utilizzato per la concimazione dei frutteti. Ma se l’azienda biodinamica è un organismo vivente, spiega 6 cuorebio magazine Hubert, non può prescindere anche dal suo ruolo sociale: da questa riflessione più ampia nasce nei soci la necessità di andare incontro alle persone più svantaggiate. Così, oggi, all’interno del centro di raccolta e confezionamento della frutta di Osiris, lavora un gruppo di persone con disabilità. In collaborazione con la Provincia autonoma di Bolzano, la cooperativa ha individuato come partner l’associazione di promozione sociale Pastor Angelicus e ha inserito nella sua sede sette persone con handicap fisico e psichico, che si sono aggiunte agli otto dipendenti già presenti in azienda. Hubert racconta: “L’arrivo di queste persone ha davvero cambiato la nostra prospettiva e il nostro modo di lavorare: sono state coinvolte in tutti i processi di lavorazione del prodotto, con la libertà di gestire i tempi secondo i ritmi personali. Un’esperienza che ogni giorno ci arricchisce e che ha consentito loro di raggiungere una buona autonomia e di migliorare molto le abilità”. I prodotti della Cooperativa Osiris e la partecipazione a Le Terre di Ecor A rendere famosa la Cooperativa Osiris, sono da sempre le mele, di moltissime varietà. Vengono raccolte a mano quelle destinate alla vendita, ma anche il 90% di quelle destinate alla trasformazione, che in agricoltura convenzionale vengono per lo più lasciate cadere a terra. La raccolta manuale consente di garantire la qualità del prodotto venduto sfuso e trasformato. La sola differenza, poi, sta nell’aspetto estetico: il mercato tende a richiedere un prodotto standardizzato, esteticamente perfetto, quindi le mele che sulla buccia presentano qualche difetto vengono trasformate in succo o composta. Oltre alle mele, dalla cooperativa Osiris nei negozi Cuorebio potete trovare, a seconda della stagione, anche pere, piccoli frutti e patate, queste ultime coltivate in particolare dai soci della Val Pusteria. Accanto al prodotto fresco, ci sono i prodotti trasformati come il succo di mela, il succo concentrato e la composta, tutti certificati Demeter. Con questi prodotti, la cooperativa fa parte del progetto Le Terre di Ecor, cui ha aderito con entusiasmo perché, come spiega Hubert, andava incontro a un’esigenza molto sentita dalla cooperativa, ovvero quella di riunire sotto un unico marchio le aziende biologiche e biodinamiche che si distinguono per determinate caratteristiche. Nei negozi Cuorebio, inoltre, potete trovare anche i prodotti all’aceto di mela per la detergenza della casa: si tratta del detergente neutro multiuso e del pulitore anticalcare all’aceto. OSIRIS SOC. AGR. COOP. Via Stazione 24 39014 POSTAL ( Bolzano ) www.osiris-coop.it Le Terre di Ecor è una rete di aziende agricole indipendenti, unite da un rapporto speciale con la terra e da un impegno profondo nei confronti della natura, delle persone e della qualità del prodotto. Il progetto, mantenendo l’identità e la storia di ogni singolo produttore, ha come obiettivo quello di unire le aziende agricole, condividendone esperienze e modalità di lavoro, oltre alla certificazione biologica. Lo scopo è avere prodotti di qualità da aziende di eccellenza ed economicamente sostenibili nel tempo. EcorNaturaSì si impegna ad acquistare i prodotti di Le Terre di Ecor a un prezzo che remuneri adeguatamente l’impegno degli agricoltori e la qualità dei loro prodotti, e a proporli con trasparenza ai consumatori, in modo che possano effettuare scelte consapevoli. ecor.it/leterrediecor #perunaterrafertile consigli per la spesa piante, non potè che interrogarsi: “Ma contro chi sono in guerra, che devo sempre uccidere tutti?”. Capisce, dunque, che la sua strada è destinata ad abbracciare completamente il metodo biodinamico, che non si limita a sostituire gli apporti della chimica di sintesi, ma restituisce alla fertilità del suolo la sua importanza attraverso la preparazione del cumulo e dei preparati. “La Osiris ha fatto delle scelte che qualche volta sembravano proprio fuori da ogni ottica di mercato, non realizzabili. Invece siamo piccoli, non prendiamo sovvenzioni da nessuno, però siamo qua. Anche grazie all’aiuto di tutti i consumatori”. della cicoria che può essere ugualmente consumata. la qualità risponde Ho acquistato una confezione di cicoria solubile a marchio Ecor e mi sono accorta che, dopo un po’ che l’avevo aperta, la polvere formava dei grumi. A un certo punto, si è formato addirittura un agglomerato compatto che si è attaccato sul fondo della confezione e che non riesco a rompere nemmeno con il cucchiaino. Cos’è successo? Posso utilizzarla comunque o devo buttarla? Chiara (GE) La cicoria solubile Ecor è un prodotto igroscopico cioè teme Ho visto in negozio il burro di cacao Rapunzel in dischetti e mi ha incuriosita. Perciò vi chiedo che cos’è il burro di cacao? Come si usa? Grazia (Vr) molto l’umidità. È necessario quindi conservarla in maniera adeguata, adottando alcuni piccoli accorgimenti. Per prima cosa, consigliamo di non prelevarla con cucchiaini bagnati, ma perfettamente asciutti. Dopo ogni uso, inoltre, è necessario richiudere perfettamente il vasetto e riporlo in luogo fresco e al riparo dall’umidità. È infatti proprio la non perfetta conservazione dopo l’apertura a causare la formazione di grumi nel prodotto. Può però stare tranquilla: tali grumi non pregiudicano la qualità Il burro di cacao viene utilizzato come alternativa vegetale al burro per preparare torte e glasse e per le ricette che richiedono un grasso solido (oltre che, naturalmente, per preparare in casa il cioccolato). Quello di Rapunzel proviene dal progetto equo solidale e biologico Hand in Hand che l’azienda sta portando avanti in Bolivia e nella Repubblica Dominicana. Una volta raccolti i frutti delle piante di cacao, contraddistinti da un colore che va dal giallo scuro al rosso, gli agricoltori ne estraggono i semi e li fanno fermentare con la polpa bianca e dolciastra. Tale processo, infatti, conferisce al cacao il tipico colore ambrato e il sapore che si sviluppa completamente in seguito al processo di tostatura. Una volta essiccati al sole tropicale, i semi vengono spediti in Europa; a questo punto vengono tostati per la produzione del cacao in polvere e, appunto, del burro di cacao. Rapunzel lo propone nel pratico formato porzionato in dischetti che lo rende facile da usare. Basta sciogliere i dischetti a bagnomaria (a fuoco medio, all’incirca 30-35 gradi) nella quantità richiesta dalla ricetta, e quindi mescolare con gli altri ingredienti. Inoltre, Rapunzel lo propone anche nella variante in vaschetta da 250 g. SCRIVETE A: Qualità, Cuorebio Casella Postale 31020 Zoppè (Tv), info@negozicuorebio.it cuorebio magazine 7 notizie dal mondo bio SOJADE BIO VEGAN dessert di soia al limone, alla ciliegia e lamponemaracuja polvere lievitante biologica Con la polvere lievitante biologica (lievito cremor tartaro) Bio Vegan le vostre case si riempiranno del delizioso aroma dei dolci fatti in casa: nei freddi pomeriggi invernali, cosa c’è di meglio di una fetta di torta appena sfornata? Gustosi dessert di soia, dolcificati con zucchero di canna grezzo, in vasetto da 125 g. Sono disponibili in tre golose varianti: limone, ciliegia e lampone/maracuja. Cremosi e delicati, sono l’ideale a colazione, per un piacevole risveglio, o per una merenda 100% vegetale. CTM Biodeka ECOR Un caffé 100% arabica in cui il profumato aroma degli altipiani etiopi si fonde con quello corposo delle varietà latino-americane coltivate in altura. La decaffeinizzazione avviene con metodo naturale, l’unico consentito nel bio, utilizzando solo acqua e anidride carbonica. pane bauletto di grano duro Il pane bauletto di grano duro Ecor è ottimo da tenere in casa perché si presta a molteplici utilizzi: indicato a tavola, è perfetto a colazione con un velo di crema di cacao o confettura, ma si presta anche ad abbinamenti salati per originali stuzzichini. 8 ECOR BIONATURAE Margherite succo di mirtillo Una ricetta semplice, con olio extravergine di oliva e olio di girasole, per questi squisiti biscotti che, con la loro forma, ricordano delle margherite di campo. Perfetti a colazione, con il latte o con il tè, sono indicati tutte le volte che si cercano bontà e dolcezza. Nella nuova confezione da 380 g. Un succo che conserva il sapore piacevolmente asprigno dei mirtilli appena raccolti. Denso e corposo, a seconda dei gusti può essere bevuto da solo oppure diluito con acqua. È perfetto per iniziare al meglio la giornata oppure come succosa merenda. cuorebio magazine dall’orto con amore la ricetta il carciofo pesto di carciofi Ingredienti 4 cuori di carciofi medio-grandi 1/2 spicchio d’aglio 6-7 cucchiai da minestra (belli colmi) di parmigiano reggiano 2 cucchiai di pinoli 6 cucchiai di olio extravergine d’oliva 1 presa di sale pepe bianco macinato al momento 3 rametti di timo fresco (le foglioline) Procedimento Tagliate i carciofi a spicchi, bolliteli senza spappolarli in poca acqua, scolateli, poi uniteli assieme a tutti gli altri ingredienti (tranne l’olio extravergine d’oliva) nel mixer. Aggiungete 4 cucchiai di olio extravergine d’oliva e frullate bene il tutto. Poi mescolatelo a mano e incorporate gli ultimi due cucchiai di olio per renderlo più cremoso. Ricetta di Benedetta Marchi www.fashionflavors.it “Il mondo è un carciofo” titolava Italo Calvino in uno dei suoi saggi di Perché leggere i classici. “La realtà del mondo si presenta ai nostri occhi multipla, spinosa, a strati fittamente sovrapposti. Come un carciofo” spiegava. E, in effetti, proprio questa è la struttura del carciofo, composta da più strati sovrapposti, con foglie dalle punte acuminate e spesse, che custodiscono un nucleo più morbido. Appartenente alla famiglia delle Asteracee, il carciofo (nome botanico Cynara cardunculus) è una pianta erbacea, coltivata sin dall’antichità e diff usa in area mediterranea, che si contraddistingue per l’infiorescenza verde, simile a un fiore, posizionata alla sommità del gambo. Ne esistono molte varietà, principalmente distinte in primaverili e autunnali: praticamente è un ortaggio presente per quasi tutto l’anno. Per crescere al meglio, il carciofo necessita di un terreno fertile, di molta acqua (avendo cura però di evitare i ristagni idrici) e di un clima mite: infatti, influiscono negativamente sulla sua coltivazione sia le temperature molto al di sotto dello zero, e in particolare le gelate, che quelle troppo elevate. Se ne può avviare una nuova coltivazione utilizzando i semi oppure interrando i germogli posti alla base della pianta, i cosiddetti carducci o polloni, in apposite buche scavate nel terreno, adeguatamente concimate e infine irrigate dopo il trapianto. Nelle coltivazioni biologiche di carciofo, la fertilità del terreno viene incrementata con concimazioni organiche (sovesci, letame, pellettati vicino alla pianta, alghe in fertirrigazione e fogliare), mentre le infestanti vengono contrastate con falsa semina, sarchiature di precisione, zappature e scerbature manuali. La raccolta viene effettuata sempre a mano, ma mentre nel biologico la resa è di 40.000/50.000 capolini per ettaro, nell’agricoltura convenzionale è di 70.000/80.000. Al momento dell’acquisto, il carciofo deve avere foglie croccanti e compatte, di colore verde scuro striato di viola all’esterno e più chiare all’interno, ben chiuse attorno al cuore, un gambo sodo, senza ammaccature. Se non s’intende mangiarlo subito, si può conservare intero, fuori dal frigorifero, con il gambo immerso nell’acqua, come si farebbe con un bel fiore reciso, oppure già pulito e tagliato in frigorifero. Prima dell’utilizzo, richiede infatti un’accurata operazione di pulitura che prevede l’eliminazione della parte più dura del gambo e delle foglie più esterne, altrettanto coriacee, ma anche della “barba” più interna. Una volta pulito e tagliato, è bene immergere il carciofo in acqua e limone per evitare che annerisca. Fin dall’antichità, la tradizione erboristica attribuisce a questo ortaggio numerose proprietà benefiche: ecco perché lo utilizzava come ingrediente per decotti. Ma il suo sapore, gradevolmente amarognolo, lo rende indicato anche per svariati utilizzi in cucina. Viene impiegato in diverse ricette regionali: la torta pasqualina preparata con i carciofi è una ricetta tipica della Liguria, mentre a Roma i carciofi vengono preparati alla romana, ripieni con prezzemolo, aglio, menta e pangrattato, o alla giudia, fritti in olio e poi conditi con sale e pepe. La parte più morbida del gambo e le foglie più tenere possono essere utilizzate per la preparazione di risotti oppure di salse da utilizzare per condire la pasta o per preparare tartine. Il carciofo può essere anche mangiato crudo, tagliato a listarelle sottili e condito con olio, pepe e sale, oppure semplicemente cotto al vapore. Infine, viene utilizzato anche per la preparazione di un liquore perfetto a fine pasto. cuorebio magazine 9 azienda del mese Biolab 10 cuorebio magazine prodotto del mese proposte vegetali per tutti 1 2 Siano alimenti base da utilizzare secondo la fantasia dello “chef di casa” oppure piatti pronti della linea di gastronomia, i prodotti Biolab sono preparati tutti con ingredienti biologici. Il catalogo dell’azienda goriziana si rivolge non soltanto a vegetariani e vegani che hanno già compiuto una precisa scelta alimentare, ma funge da invito a sperimentare alternative salutari e gustose per chi ha invece consuetudine con l’alimentazione convenzionale. Con pochi gesti, infatti, le proteine vegetali si trasformano in piatti completi, colorati, invitanti e stuzzicanti, anche per chi ha poco tempo da destinare ai fornelli. 3 Ne sono un esempio i Medaglioni di tofu, riso e alghe (1) che si sposano a molteplici abbinamenti, come una ratatouille leggera e appetitosa o una scelta di zucchine e fagiolini cotti al vapore e conditi da eccellente olio extravergine di oliva. Le Polpettine ripiene di verdure (2) diventano in pochi minuti un ottimo secondo se accompagnate da una freschissima misticanza. Sfiziose e invitanti, adatte anche al buffet di una festa, le Mini svizzere vegetariane (3) conquistano tutti: sono allegre come finger food con le patatine fritte, ma irresistibili e deliziose per comporre un secondo piatto veloce 4 5 da servire con un’insalata cruda di arance, finocchi e olive nere. È fatto tutto di soja italiana, biologica e ovviamente priva di OGM, il Tofu al naturale (4) da provare in una dadolata saltata in padella, servita con qualche goccia di salsa di soja e una spolverata di semi tostati. Lavorato dalla farina di frumento biologico per conferire una morbidezza unica del prodotto finito al palato, il Seitan artigianale (5) si esalta se marinato con spezie e aromi oppure stufato con altri ingredienti dei quali assorbe il profumo in cottura. consigli per la spesa Biolab raddoppia: sono diventati due gli stabilimenti dell’azienda goriziana che dal 1991 produce alimenti biologici per vegetariani e per vegani. Dallo scorso settembre, infatti, è operativa la seconda sede nella zona artigianale di Gorizia, a poca distanza dal confine con la Slovenia, ad appena qualche centinaio di metri dalla casa madre, sita – e non è una burla toponomastica – in via dei Vegetariani. Per il suo ampliamento, Biolab ha scelto la strada della ristrutturazione di un edificio esistente. Nel rispetto del paesaggio e della natura, dunque, nessun intervento di cementificazione, bensì un recupero mirato e adeguato agli standard più efficienti per sottrarre all’inutilizzo un edificio che ospitava un tempo una falegnameria e restituirgli vitalità produttiva. Nel secondo insediamento della Biolab, ampi spazi accolgono il rinnovato laboratorio artigianale del seitan, l’alimento altamente proteico a base di glutine che è uno dei cardini delle diete vegetariane e vegane. Proprio dal seitan, Biolab avviava la sua attività all’inizio degli anni Novanta, quale lungimirante evoluzione imprenditoriale dell’interesse personale che il fondatore Massimo Santinelli nutriva già da tempo per l’alimentazione macrobiotica e per il biologico. Un lungo percorso di professionalità e di esperienza ha portato da allora, attraverso l’affinamento continuo del prodotto, al risultato di oggi: la morbidezza che contraddistingue il seitan Biolab, derivata dalla lavorazione diretta della farina di frumento biologico. Accanto all’elevata artigianalità del prodotto, ciò di cui Santinelli va orgoglioso è il compimento del ciclo di produzione del seitan con il recupero di tutta l’acqua di lavorazione (mista ad amido) e il suo regolare conferimento a un impianto di biogas integrato, situato a pochi chilometri dalla sede. La trasformazione di scarti di lavorazione in energia pulita è per Biolab un modo concreto di esprimere la sua filosofia aziendale di eliminare gli sprechi, in favore della salvaguardia ambientale. Ha gli stessi obiettivi in favore dell’ambiente, inoltre, il progetto di coprire l’intero fabbisogno di soia della Biolab con prodotto proveniente da coltivazioni del Friuli Venezia Giulia, con sensibili riduzioni dei trasporti e un concreto sostegno all’agricoltura regionale: alla fine del 2014 quasi il 50% del fabbisogno proveniva da coltivazioni biologiche e quindi OGMfree del Friuli Venezia Giulia. Dal seitan e dal tofu, prodotti base del catalogo, il settore ricerca e sviluppo, supportato da chef ed esperti di cucina, ha elaborato decine di referenze nella linea gastronomica, con piatti pronti che tengono conto delle necessità dei consumatori di oggi: esigenti in merito alle garanzie sul biologico, di frequente con poca disponibilità di tempo per fare la spesa o per cucinare, vegetariani o vegani per scelta consapevole motivata da ragioni etiche, di salute, ambientali. E sempre più numerosi: il sondaggio nazionale su “Vegetariani, vegani e prodotti bio”, svolto da Swg e Last Minute Market ad hoc per il Festival Vegetariano – l’evento nazionale di riferimento sul vegetarismo, nato per iniziativa di Biolab a Gorizia nel 2010, giunto alla quinta edizione –, attestava vegetariani e vegani al 9% della popolazione italiana. Un incremento significativo, rispetto alle rilevazioni degli anni precedenti, in una continua tendenza di crescita come all’estero. E che per Santinelli si traduce in una consapevolezza responsabi- le: “L’azienda deve generare valore aggiunto di importanza sociale sul territorio, deve essere il motore di una crescita culturale oltre che economica”. nelle foto sotto: una proposta di presentazione di una delle specialità Biolab nelle foto a destra: Massimo Santinelli, fondatore di Biolab, al Festival Vegetariano 2014, il cartello di Via dei Vegetariani dove si trova la casa madre dell’azienda BIOLAB via dei Vegetariani, 2 34170 Gorizia www.biolab-eu.com info@biolab-eu.com tel: +39 0481 533522 LA QUALITÀ CHE APPREZZI DA SEMPRE HA UN NUOVO ASPETTO NUOVO LA TUA TAZZA DI ISPIRAZIONE QUOTIDIANA w w w.yogi tea .co m cuorebio magazine 11 il lunario La luna, passando davanti alle costellazioni zodiacali, trasmette alla terra forze che si manifestano nel comportamento degli organismi viventi. In agricoltura biodinamica, le stesse favoriscono i tempi di semina, lavorazione e raccolta. Agiscono in modo analogo sul corpo umano, in particolare sulla crescita di capelli e unghie. Ogni nove giorni circa la luna, nel medesimo trigono di forze, favorisce o “ostacola” alcune parti della pianta o del corpo. gennaio LUGLIO LUGLIO IN CUCINA CURA PERSONA PIANTE DI CASA IN CUCINA 1 gio 1 dom 2 ven 2 lun 3 sab 3 mar 4 dom 4 mer 5 lun 5 gio 6 mar 6 ven 7 mer 7 sab 8 gio 8 dom 9 ven 9 lun 10 sab 10 mar 11 dom 11 mer 12 lun 12 gio 13 mar 13 ven 14 mer 14 sab il pane 15 gio 15 dom lo yogurt 16 ven 16 lun le conserve 17 sab 17 mar 18 dom 18 mer 19 lun 19 gio 20 mar 20 ven 21 mer 21 sab 22 gio 22 dom 23 ven 23 lun 24 sab 24 mar 25 dom 25 mer 26 lun 26 gio rinvaso 27 mar 27 ven potatura 28 mer 28 sab concimazione 29 gio legenda Luna piena nuova In cucina: Cura della persona: taglio ritardante capelli/unghie massaggi attività fisica giornata di relax Piante di casa: 30 ven 31 sab 12 febbraio cuorebio magazine CURA PERSONA PIANTE DI CASA notizie dal mondo bio CASTELLO DI TASSAROLO MULINI REALI Gavi DOCG senza solfiti aggiunti pane azimo di farro All’origine del marchio Mulini Reali c’è un piccolo laboratorio artigianale della provincia di Caserta, specializzato nella produzione di alimenti della cucina mediterranea. Come l’azimo, il tipico pane senza lievito, qui proposto nella versione di farro. Una gemma dal Piemonte: profumato e fresco, propone l’aroma caratteristico e schietto delle uve cortese, senza la minima aggiunta di solfi ti e utilizzando soltanto i lieviti indigeni della cantina e dei vigneti, coltivati secondo i principi dell’agricoltura biodinamica. www.castelloditassarolo.it BIO ALLEVA würstel suino 100% LA BUONA TERRA bio torinesi e bio torinesi al farro Questi saporiti würstel sono preparati con carne di suino, proveniente da agricoltura biologica, e aromi naturali. Perfetti per le grigliate con gli amici e per preparare gli hot-dog, sono ottimi con salse più o meno saporite o per il classico abbinamento con i crauti. Friabili bastoncini stirati di farro e di grano, prodotti entrambi senza aggiunta di lievito alla ricetta. Ottima alternativa al pane durante i pasti, sono l’ideale anche per una pausa semplice e gustosa, con abbinamenti dolci o salati. ECONATURE PIZZOLATO olio di germe di mais pressato a freddo Prosecco frizzante Treviso DOC senza solfiti aggiunti Ottenuto per pressione a freddo e filtrazione, l’olio di germe di mais ha un gradevole sapore di cereale e pane fresco. È ottimo a crudo, ma si presta anche a esaltare il gusto dei piatti caldi ed è indicato per la preparazione di salse. Ottenuto da uve 100% Glera, è un prosecco dai riflessi verdognoli e brillanti, che si presta ad accompagnare aperitivi e secondi piatti di pesce alla griglia o fritture. Per gustarlo al meglio si consiglia di servirlo a 8-10 °C. cuorebio magazine 13 storie del mondo bio Cooperativa Ca’ Magre: custodi della terra 14 cuorebio magazine Antonio Tesini ha lo sguardo sincero e l’entusiasmo di un ragazzo mentre racconta la storia della Cooperativa Ca’ Magre di Isola della Scala, in provincia di Verona, della quale è presidente sin dalla fondazione, nel 1988. “I nostri principi ispiratori sono stati: agricoltura biologica, tutela della terra, che non è nostra, ma ci è stata data in custodia, e autogestione. Insieme alla mancanza di fini di lucro, perché siamo tutti inseriti come operai agricoli e se ci sono degli utili vengono reinvestiti. Questi punti fondamentali ci hanno tenuto uniti e hanno contribuito a che la cooperativa potesse continuare a vivere”. Nonostante la diffidenza iniziale di chi pensava non ce l’avrebbero fatta, nonostante le tante difficoltà incontrate, nonostante il confronto, a volte acceso, tra i soci, perché proprio “dal confronto di teste diverse nasce magari l’idea buona”, come quella che ha portato Ca’ Magre ad attraversare più di un quarto di secolo, continuando a pensare al futuro, rappresentato ora dalle nuove generazioni di figli e nipoti. L’Antonio di oggi non è molto diverso dal giovane coi capelli lunghi che 26 anni fa, insieme ad altri 3 amici, ha dato vita a questa storica realtà del biologico. “Eravamo in quattro, due ragazzi e due ragazze” racconta “tutti scontenti del lavoro che facevamo. Ci siamo chiesti: cosa vogliamo fare della nostra vita? Vogliamo provare un progetto agricolo? Da lì è partita la scommessa”. Antonio è onesto e spontaneo mentre parla delle origini della cooperativa, e lo è anche quando parla di sé: “Ho fatto studi sbagliati: invece di agraria ho fatto ragioneria. Ma ho fatto il ragioniere solo per 2 anni, poi mi sono licenziato. I miei genitori all’inizio erano disperati, cossa veto a far n.d.r. che vai a fare? mi chiedevano; poi, però, vedendo la mia determinazione hanno capito e mi hanno sempre sostenuto, soprattutto nei primi anni in cui non riuscivamo a pagarci lo stipendio. Perché siamo partiti con l’entusiasmo dei vent’anni, ma senza attrezzatura né terra”. A tutti e quattro manca l’esperienza e così iniziano a lavorare in una cooperativa agricola convenzionale: lì, resisi conto che questo metodo agricolo non è sostenibile né dal punto di vista ambientale né da quello economico, cominciano a pensare al biologico. Trovano un piccolo appezzamento di poco più di un ettaro con un casale diroccato, oggi sede dell’agriturismo: il proprietario è disposto a venderlo, ma il terreno è leggero e povero di sostanza organica, disastrato da 7 anni di coltivazione di tabacco che l’avevano depauperato e che ne rendevano necessaria la rigenerazione. “I pochi produttori biologici di allora ci hanno dato una mano e per due anni abbiamo fatto solo sovescio (l’interramento di colture per creare sostanza organica), senza alcun introito. Intanto, abbiamo provato a fare delle piccole coltivazioni, mentre facevamo nella foto della pagina a sinistra Antonio Tesini; in questa pagina: il gruppo e alcune immagini della Cooperativa IERI OGGI dei lavori esterni per poter pagare il fondo. Avevamo le idee chiare: volevamo diversificare l’attività agricola con la vendita diretta e poi con l’agriturismo”. Con la vendita diretta arrivano i primi introiti: Antonio e gli altri soci iniziano a girare i mercati e, man mano che aumentano la richiesta e il giro di vendita diretta, cresce anche la produzione agricola e la cooperativa si estende su nuovi terreni. Partita da poco più di un ettaro, oggi Ca’ Magre si estende per 30 ettari, sui quali vengono coltivate moltissime varietà di ortaggi perché “le persone non conoscono più tutta una serie di prodotti quasi scomparsi e cercano le stesse varietà per tutto l’anno”. Proprio per questo Ca’ Magre ha deciso di affiancare alla vendita diretta quella nei negozi specializzati negozi specializzati come quelli a insegna Cuorebio, ed è entrata a far parte del progetto Le Terre di Ecor. Nel tempo, inoltre, ha aggiunto alla produzione agricola altri progetti, come la fattoria didattica: “Abbiamo un piccolo allevamento di animali per la didattica, perché facciamo parte del circuito Penna D’Oca promosso dall’Associazione veneta produttori biologici. Tre sono i percorsi didattici: uno sull’orto, uno sugli animali e uno sulla palude”. La palude, in particolare, rappresenta il “pallino fisso” di Antonio; secondo lui, infatti, “le aziende agricole devono fare tutela ambientale, non solo attraverso la coltivazione biologica, ma anche con altre azioni concrete che potremmo definire extra agricole. Noi abbiamo adottato la palude di Pellegrina, a Isola della Scala, un sito d’importanza comunitaria perché è uno dei tre piccoli lembi di zone umide della provincia di Verona, insieme con il Busatello di Gazzo Veronese e il Brusà di Cerea. Abbiamo avviato un progetto di salvaguardia che prevedeva la piantumazione di un piccolo bosco e la coltivazione del salice, coltivazione tipica delle paludi; inoltre, abbiamo realizzato un esperimento rendendo inaccessibile parte della palude per studiarne l’evoluzione ecologica. Proprio qui si è insedia- ta una garzaia dove nidificano gli aironi”. Prima di salutarci, chiediamo ad Antonio se c’è un messaggio che vuole condividere con i lettori. Risponde sorridendo:“ Vorrei darne due. Uno alle aziende agricole, che devono fare resistenza attiva per continuare a vivere di agricoltura. La resistenza si fa tralasciando quello che è solo l’aspetto economico e intraprendendo anche progetti di tutela. L’altro messaggio è per gli “utenti” (non amo definirli consumatori) ed è di essere curiosi e di chiedere sempre la storia del prodotto che si sceglie di mangiare: conoscere l’alimento, da dove viene e chi lo produce, anche visitando le aziende agricole, perché le persone che vivono in città non sanno cosa c’è dietro un prodotto, tutta la bellezza e la durezza del lavoro agricolo”. CA’ MAGRE - AGRITURISMO L’ORTO AMICO via Camagre 69 - 37063 Isola della Scala (VR) Tel. 045 6630692 www.camagrecoop.net cuorebio magazine 15 oggi in cucina Ingredienti tris di spiedini 16 • 1 confezione di carpaccio aromatico di mopur • 1 confezione di carpaccio di polpo • 2 etti e mezzo di caciotta senza sale aggiunto con caglio microbico • mezzo cucchiaino di scorzette MOPUR VEGETALFOOD BIOVEGAN carpaccio aromatico di mopur scorzette di arancia e limone grattugiate Un affettato vegetale reso piacevolmente aromatico da una sapiente miscela di spezie. Già pronto, tenero e dal taglio sottile, è ottimo da solo, condito con un filo d’olio extravergine d’oliva e abbinato con un contorno di verdure fresche o cotte. Non appena sminuzzate, le scorzette vengono liofilizzate e confezionate in atmosfera protettiva per preservarne al meglio sapore e profumo. Sono perfette per dare una nota agrumata alle vostre ricette dolci, ma non solo. cuorebio magazine foto e styling di Sabrina Scicchitano di limone • 2 etti di farina di mais per polenta istantanea • 1 litro d’acqua • 1 spicchio d’aglio a piacere • 1 mazzetto di prezzemolo • 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva consigli per la spesa Occorrente: • spiedini di legno medi In un tegame di medie dimensioni, fate bollire l’acqua salata per la polenta; gettatevi quindi tutta la farina e mescolate energicamente per circa 2 minuti. Quando è ancora calda, trasferite la polenta su un piatto rettangolare inumidito e formate uno spessore di circa 2 cm. Lasciate raffreddare. Nel frattempo scaldate la bistecchiera in ghisa per grigliare la polentina tagliata a cubetti con un coltello a lama liscia e bagnato. Curate, lavate e pestate il prezzemolo con lo spicchio d’aglio, trasferitelo in una ciotolina e copritelo con l’olio mescolando bene e aggiungendo le scorzette di limone. Aprite le confezioni del carpaccio di polpo e di mopur e piegateli delicatamente in quattro. Infilzate in uno stecco il mopur e nell’altro il carpaccio di polpo, alternandoli alla polentina calda abbrustolita. Tagliate il formaggio a cubetti e alternateli nello stecco con la polenta. Irrorate con la salsina al prezzemolo i carpacci, con un pennellino si riesce bene. Gli spiedini sono pronti: invitanti e gustosi, sono pensati per soddisfare esigenze diverse. È importante essere veloci nella preparazione così da poter servire in tavola gli spiedini ancora caldi. SCANDIA LATTERIA PERENZIN carpaccio di polpo caciotta senza sale aggiunto con caglio microbico Pescato nell’Oceano Indiano, il polpo Scandia viene semplicemente pulito e lessato prima di essere affettato e confezionato in pratiche vaschette da 100 g in atmosfera protettiva. Con il suo gusto fresco e delicato, è ideale per le vostre ricette di mare. Preparata con latte di vacca biologico italiano pastorizzato, senza l’aggiunta di sale in lavorazione, e con caglio microbico, è una caciotta dolce e delicata, ma saporita. cuorebio magazine 17 speciale la Terra: diritto o merce di scambio? Il Land grabbing Uno degli argomenti trattati anche in occasione di Terra Madre, evento globale che si è tenuto a Torino dal 25 al 29 ottobre scorso, è stato certamente il land grabbing: un tema di portata mondiale, come testimonia il grande interesse che suscita anche sul web per le sue ricadute geografiche, sociali, economiche e politiche. Letteralmente, land grabbing significa “accaparramento della terra”; secondo la Fao, questa pratica rappresenta un moderno colonialismo. È un fenomeno che ha avuto origine all’inizio degli anni Duemila e che ha avuto un notevole incremento verso la fine del 2006, in concomitanza con una serie di circostanze tra loro concatenate: la crisi economica, la scarsità dei raccolti a causa di condizioni climatiche sfavorevoli e il conseguente aumento dei prezzi dei prodotti agroalimentari. Tutto questo ha portato grandi aziende private, ma anche enti governativi, a cercare nuove terre coltivabili che fossero fertili, ma nel contempo accessibili, a basso costo e lavorate da una manodopera altrettanto economica. La scelta è quindi caduta sui paesi in via di sviluppo, in primis Africa, America Latina e Sud Est asiatico, che hanno ancora a disposizione ampie distese coltivabili. Queste rappresentano una risorsa per tutti quei Paesi, come la Cina, che, in vista dell’aumento della popolazione, piuttosto che coltivare all’interno dei propri confini, per varie ragioni importano derrate. Ma l’esplosione del fenomeno è anche strettamente legata alla richiesta di biocarburanti, che derivano da materia prima agricola ora coltivata su ampie distese le quali, per 18 cuorebio magazine secoli, sono invece state la fonte di sostentamento delle popolazioni locali. Stando a quanto emerso durante Terra Madre, negli ultimi sei anni gli investitori europei e asiatici hanno acquisito 86 milioni di ettari di terreni (5 volte la superficie dell’Italia), utilizzati per produrre beni che non saranno distribuiti nei mercati locali, ma andranno esportati. Uno dei problemi causati dal land grabbing è proprio questo: espropriando questi terreni alle popolazioni locali, viene meno la loro principale fonte di sostentamento. Le comunità locali in alcuni casi vengono sfruttate come manodopera a basso costo, in altri sono costrette addirittura ad abbandonare la “loro” terra e a trasferirsi ai margini delle città, in estrema povertà, senza fonti di reddito. Le sempre più consistenti comunità povere di questi Paesi diventano sempre più dipendenti dagli aiuti dei Paesi ricchi, senza poter sviluppare sane economie locali e autonome forme di sostentamento. Oltre a ciò, il land grabbing determina anche notevoli conseguenze sull’ambiente, in termini di perdita di biodiversità, di deforestazione e di consumo delle risorse naturali che vengono sfruttate in maniera intensiva. Com’è possibile che ciò avvenga? Non esistono atti di proprietà che impediscano questa brutale espropriazione? Di fatto no: nell’Africa rurale non funziona certo un ufficio del catasto, non esistono atti di compravendita o documenti che attestino la proprietà dei terreni che le comunità locali hanno sempre coltivato, tramandandole di generazione in generazione, manca la documentazione ”moderna” di diritti reali sui fondi agricoli spesso condotti insieme da un intero villaggio. Dal punto di vista delle “carte bollate”, questi terreni risultano coltivabili, ma “di nessuno” e, quindi, liberamente vendibili dalle autorità. I governi locali, spesso caratterizzati da grande instabilità politica, non sempre esenti da corruzione, svendono i terreni o li affittano a prezzi irrisori con accordi a lungo termine (anche di 99 anni): è con loro che aziende ed enti governativi stranieri stipulano i contratti attraverso i quali si appropriano, per sempre o per lunghissimo tempo, di terreni fertili e ricchi di risorse che vengono così sottratti alle economie locali. Nella migliore delle ipotesi i locali accettano questa pratica perché hanno disperato bisogno di risorse economiche immediate, o perchè allettati dall’idea di attrarre capitali stranieri, magari contando sulla costruzione di infrastrutture che non sarebbero in grado di realizzare da soli. Ma il vantaggio è maggiore per chi acquisisce i terreni: la spesa per il terreno e la manodopera è molto contenuta, ma i prodotti si vendono a prezzi adeguati ai mercati occidentali, con margini assai elevati. Al giorno d’oggi il land grabbing non riguarda più solamente i paesi di Africa, America Latina e Sud Est Asiatico, ma anche alcuni dell’Est Europa e, in qualche caso, anche Francia, Austria e Germania. Talvolta al cambio di proprietà si abbina un cambio d’uso: i terreni agricoli vengono espropriati per estendere le città o per far posto a strade o centri commerciali, addirittura a stadi, com’è accaduto a un agricoltore francese che, come racconta il magazine on line greenme.it, da ben sette anni sta resistendo all’esproprio dei terreni sui quali la sua famiglia vive da generazioni e sui quali si vorrebbe costruire uno nuovo tempio del calcio. Il suo non è l’unico caso di opposizione all’esproprio citato in rete, dove il fenomeno del land grabbing ha suscitato un ampio dibattito. Oltre che delle proteste di alcune comunità in Africa, greenme racconta di quelle che in ottobre alcuni agricoltori cinesi hanno messo in atto contro la sottrazione di terre per la costruzione di strade. Per contrastare il progetto, i contadini hanno ricoperto le strade di mais (non solo protestando, ma anche essiccando rapidamente i chicchi di mais grazie al calore dell’asfalto). Tra le molte testimonianze di opposizione al land grabbing ne segnaliamo una di casa nostra, in località S’Arrieddu a Narbolia (in Sardegna), i cittadini si sono opposti all’esproprio di terreni per la costruzione di un impianto di serre fotovoltaiche. Bibliografia: www.greenme.it www.salonedelgusto.com temi.repubblica.it Land Grabbing: l’esperienza di COSPE (Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti) in Angola Ci sono espressioni della lingua inglese che è difficile rendere pienamente in italiano per la loro forza di sintesi descrittiva: land grabbing è fra queste. Grabbing dice di un gesto improvviso e violento, con cui si prende per sé qualcosa cui non si ha diritto: la terra, in questo caso. Un’espressione drammaticamente di moda, nell’Africa di oggi, per indicare un fenomeno sempre più diff uso: la rapina delle terre comunitarie da parte di gruppi di potere economico, sia interni che esterni. Un fenomeno che, anche in Angola, minaccia alla radice la sopravvivenza e le possibilità di sviluppo futuro delle comunità locali. In Angola la terra è formalmente proprietà dello Stato, che può darla in uso a privati attraverso il sistema delle concessioni, basato sul diritto amministrativo moderno, o alle comunità rurali residenti, in base al diritto consuetudinario riconosciuto dalla “Lei de Terras” approvata nel 2004. Nonostante la “Lei de terras” sancisca l’importanza che le comunità rivestono nella gestione e nell’occupazione degli “habitat di origine”, i loro diritti restano spesso lettera morta mentre si estendono sempre di più le terre date in concessione ai grandi proprietari privati, i “fazenderos”. Le nuove concessioni ai privati sono precedute dall’espropriazione delle terre delle comunità, che non sono in grado di difendersi perché prive di titoli giuridicamente validi. L’insicurezza della proprietà fondiaria porta con sé un altro grave effetto negativo: in terreni che non hanno la certezza di poter continuare a coltivare in futuro, i membri della comunità sono meno disposti a investire in pratiche di gestione della fertilità del suolo, che spesso si rivelano efficaci solo dopo alcuni anni, e questo contribuisce ad aumentare l’impoverimento dei suoli e a diminuire la loro produttività. Il progetto di COSPE sta aff rontando questo complesso insieme di problemi mettendo al centro il tema della demarcazione delle terre comunitarie e della stipula di veri e propri contratti di concessione con le autorità statali, basati sui piani di gestione delle risorse forestali che si stanno elaborando. Questo processo è iniziato lo scorso anno con la delimitazione e il censimento delle foreste comunitarie. Nel processo sono stati coinvolti i “soba” (le autorità tradizionali), l’amministrazione pubblica e i tecnici forestali. Le bozze delle mappe con i dati GPS dei confini sono state inviate al catasto per il riconoscimento e per l’avvio dell’iter legale per il riconoscimento della proprietà alle comunità. In questo momento stiamo promuovendo questo percorso in quattro comunità, nelle province di Kwanza Sul e Benguela: si tratta di un’esperienza pilota, fra le prime in tutto il Paese, cui le comunità guardano con speranza e volontà di riscatto. A differenza dell’Italia dove il catasto ha ormai una storia secolare di documenti scritti e di mappe, in Angola, (come nella maggior parte dell’Africa), i catasti sono storia recente e le controversie vengono e venivano risolte principalmente attraverso l’autorità tradizionale. Questo lavoro, quindi, riveste un’importanza cruciale nel processo di legalizzazione delle terre: si tratta di un lavoro partecipato, dove le comunità e le autorità tradizionali devono indicare fisicamente dove si trovano i confini delle loro terre e foreste. Si cammina per ore, rilevando i punti GPS e quando i limiti non sono rappresentati fisicamente da elementi topografici chiari e indiscutibili, come un fiume o una strada, ci si deve affidare alle conoscenze ereditate attraverso la trasmissione orale, con qualche inevitabile controversia tra i membri della comunità che ci ha portato a ridisegnare più volte i confini e a rivedere le carte. Il processo dovrebbe concludersi entro la metà del 2015, quando saranno finalmente disponibili i titoli di proprietà dei terreni forestali o, quanto meno, i documenti di concessione a favore delle comunità. L’acquisizione di questi titoli segnerà il momento chiave di un’esperienza che potrà essere replicata in altre parti dell’Angola, e garantirà alle generazioni a venire il diritto alla terra. cuorebio magazine 19 salute e benessere Ai Chi: quando il Tai Chi si immerge nell’acqua Millenaria “danza meditativa” e pratica salutista, che scritti del passato fanno risalire a tremila anni fa, il Tai Chi è meditazione in movimento. Anticamente si effettuava in spazi selvatici ricchi di “Chi” – energia – dove il praticante si riuniva a terra e cielo, percependo, in uno stato di grazia chiamato “satori”, la totalità e l’individualità di tutte le cose. Il Tai Chi tradizionale si svolge a terra, ma in Giappone si è studiata l’opportunità di “danzarlo” in acqua. Jun Konno, ex trainer della nazionale olimpionica di nuoto giapponese e oggi promotore dell’associazione “Aqua Dynamics Institute” di Yokohama, ha provato a praticarlo in una piscina termale, scoprendone l’enorme beneficio aggiunto dall’acqua. Jun Konno ha chiamato questo nuovo Tai chi acquatico Ai Chi. «L’ispirazione per creare l’Ai 20 cuorebio magazine Chi è nata osservando il piacere che provano i Giapponesi nell’eseguire con precisione gli esercizi fisici», sostiene Konno. «Gli orientali non amano l’eccessivo dinamismo e l’uso energico della forza. Preferiscono le pratiche in cui ci si muove con lentezza e più consapevolezza. Oggi l’Ai Chi è entrato a far parte della quotidianità di migliaia di giapponesi. Studi dell’università di Tsukuba e Tokai – in Giappone – ne hanno stabilito il valore: durante la pratica dell’Ai Chi il consumo di ossigeno si accresce del 4-7%. I movimenti dell’Ai Chi sono una “ginnastica” respiratoria che tonifica il flusso d’ossigeno al cervello». La forza vitale dell’acqua L’Ai Chi stimola la fluidità e la libertà del corpo in acqua e la circolazione del Chi, l’energia vitale che scorre attraverso i “meridiani”. La sequenza comprende 19 movimenti – Kata – che ci rieducano a un “galateo” di gesti lenti coordinati al ritmo del respiro, eleganti e circolari. Ci permettono di “ascoltare” le sensazioni corporee e le emozioni che sorgono dal profondo del cuore, innescando così uno stato di pace e di serenità. L’Ai Chi è una pratica individuale che stimola consapevolezza, capacità di ascolto e, secondo i suoi cultori, attiva un processo di autoguarigione. È anche un’arte marziale che, attraverso la ripetizione del gesto, rafforza disciplina e maestria. L’Ai Chi conserva inoltre i principi della cultura Zen: compiere ogni gesto senza inutili sprechi energetici. E in parte senza il “fare”, cioè senza intenzionalità. Acqua calda per “danzare” meglio Per praticare l’Ai Chi ci s’immerge in acqua bassa: l’altezza ideale è di 1,20 metri. I piedi devono essere ben radicati al fondo vasca, le gambe leggermente allargate e piegate, le spalle immerse nell’acqua. Questa “messa a terra” ci dona equilibrio e stabilità. Quando si “danza” l’Ai Chi si è in contatto con i quattro elementi: la terra – che si raggiunge con i piedi radicati al fondo vasca –, il fuoco – che riscalda l’acqua dal nucleo incandescente della terra –, l’acqua – medium perfetto che ci fa galleggiare e riunire al tutto – e l’aria – che ci “nutre” respirando. La piscina si trasforma in un ambiente dove gli elementi si fondono in armonia. E dove si possono sentire connessi corpo, mente e spirito. Il ventre materno La temperatura dell’acqua dovrà essere di 34-35°C. Un tepore che addolcisce la “risposta” del sistema termoregolatore che si attiva nel cervello – ipotalamo – e nei termorecettori della pelle. L’acqua a 35 °C conserva l’equilibrio termico del nostro corpo ai valori ottimali, ci permette un’immersione statica e ci procura sensazioni di benessere e serenità. L’Ai Chi è un “body work” acquatico completo che accresce la sensibilità e la consapevolezza sensoriale. Il nostro corpo è attraversato da nervi sensori dotati di propriocettori che registrano ogni stimolo rimandando poi tutte queste informazioni – impulsi nervosi – al midollo spinale e al cervello. Nell’acqua tiepida la pelle, stimolata dal calore, dalla pressione e dal movimento acqueo, si rivitalizza e sensibilizza, ricevendo una quantità enorme di “carezze”. La “danza” dell’Ai Chi è un’ottima ginnastica posturale che ci aiuta ad ampliare la coordinazione motoria. La serie di movimenti La sequenza di 19 movimenti dell’Ai Chi si può imparare in un fine settimana. All’inizio della pratica si possono studiare solo i primi “5 movimenti del respiro”, ripetendoli più volte. Dopo aver raggiunto la padronanza del gesto, tutto fluirà con armonia e naturalezza. Il respiro ritroverà così il suo ritmo. Poi si praticano i 5 movimenti per sciogliere e liberare le braccia e la parte alta del corpo. Seguono i 3 kata per muovere il bacino e le gambe. Poi i 3 per prendere e ridare energia all’acqua. E infine gli ultimi 3 integrativi per concludere la pratica con dei giri circolari che ci riportano al centro di noi stessi. Yin e Yang si armonizzano Praticando la sequenza di Ai Chi, si “disegnano” in acqua cerchi, curve e spirali sempre più ampi. Con eleganza e morbidezza. La lentezza dei gesti ci permette di perfezionare il movimento e di affinare la percezione di sé. La sequenza dei 19 movimenti si svolgerà senza interruzioni. Il ritmo dell’Ai Chi alterna azione a riposo, dolcezza a vigore. Così si armonizzano le due forze Yin – fredda e femminile – e Yang – calda e maschile – che per i cinesi regolano il nostro equilibrio psicosomatico e il benessere corpo-mente-anima. i nostri consigli 5 4 1 2 1 Bjobj Crema mani protettiva all’avena Durante la stagione fredda non dobbiamo dimenticare di prenderci cura delle mani. Questa crema della linea Avena di bjobj è ricca di oli e sostanze nutrienti. Grazie all’effetto barriera, è particolarmente indicata per prendersi cura della pelle secca, arrossata e screpolata da freddo e agenti esterni. Si consiglia di applicarla più volte nel corso della giornata, massaggiando fino a completo assorbimento. 2 Forte Natura Propoli spray Il mal di gola è un fastidio comune nella stagione fredda e la propoli, secondo la tradizione popolare, è un rimedio efficace. Questo spray a base di propoli ed estratti vegetali rinfresca il cavo orale, lasciando una piacevole sensazione di benessere. 3 Valverbe Tisana Vivi Leggero Da sorseggiare dopo i pasti, è una gradevole tisana a base di finocchio, anice, carvi e coriandolo. Grazie alla combinazione di queste 3 piante officinali, contribuisce a ridurre i disagi della digestione e a contrastare il fastidioso senso di gonfiore addominale, permettendo così di ritrovare un piacevole senso di benessere dopo pranzo e cena. 4 Valverbe Tisana Balsamica Perfetta per contribuire a dare sollievo alle vie respiratorie durante la stagione invernale, la tisana balsamica combina le caratteristiche di diverse piante officinali: timo, eucalipto, issopo, foglie e fiori di malva, menta piperita, lavanda, foglie di salvia e pino mugo. Si consiglia di sorseggiarla la sera, prima di andare a letto, o nel pomeriggio. 5 Weleda Shampoo equilibrante con germe di grano Indicato per capelli con forfora, è uno shampoo che svolge un’azione riequilibrante sul cuoio capelluto. Inoltre, deterge delicatamente grazie alla sua formulazione a base di olio di germe di grano ed estratti di rusco, viola del pensiero e salvia bio. di Italo Bertolasi, tratto da L’Altra Medicina Magazine www.laltramedicina.it cuorebio magazine 21 notizie dal mondo bio PERLAGE BIO APPETÌ Prosecco Spumante Superiore di Valdobbiadene Animae Brut DOCG senza solfiti seitan al naturale e alla piastra Un vino di colore giallo paglierino intenso e dall’eccezionale persistenza. Ottimo come aperitivo, è indicato anche a tutto pasto per accompagnare risotti, pesce e dessert. Si consiglia di servirlo a una temperatura di 8-10 °C. Il seitan è un alimento ad alto contenuto di proteine vegetali che consente di preparare bistecchine, spezzatini, arrosti e tanto altro. È indicato per vegetariani, vegani e chi cerca un’alternativa vegetale alla carne. Nel nuovo formato da 200 g. SOJADE Soia & Fantasia 22 BIOLAB CASTELLO DI ARCANO polpettine porro e miglio Merlot “Non SO” IGT senza solfiti aggiunti cuorebio magazine Chianti DOCG senza solfiti aggiunti Nature Ottenuto da uve Sangiovese e Merlot, è un vino di colore rosso intenso, tendente al nero, che si presta ad accompagnare piatti ricchi, carni rosse, arrosti e formaggi mediamente stagionati. Si consiglia di servirlo a una temperatura di 16-18 °C. Cremosa e irresistibile, non solo per la consistenza, ma anche per il gusto naturale, Soia & Fantasia è l’ideale per una cucina 100% vegetale. Può essere semplicemente spalmata sul pane oppure utilizzata per tante gustose ricette, dolci o salate. Nate dall’abbinamento di porro e miglio, sono polpettine gustose e originali, perfette per preparare menù semplici e sfiziosi. Si possono scaldare 5 minuti in forno oppure in padella, con un filo d’olio, per esaltare la croccantezza della panatura. FATTORIA DI ROMIGNANO Di colore rosso rubino intenso, ha un bouquet pieno e fragrante, un delicato profumo che ricorda i frutti di bosco e un sapore asciutto. Perfetto con la carne e con i formaggi stagionati. per coloro che lavorano da casa, ma che non vogliono rinunciare alla socializzazione. attualità non solo car sharing... L’unione fa la forza: quante volte avrete sentito questo detto popolare? E pare che oggi, in tempi di crisi, sia più che mai vero, almeno a giudicare dall’affermarsi di diverse esperienze contraddistinte da un tratto comune: la volontà di condividere. Infatti, che si tratti di auto, di lavoro o di case, sembra che l’individualismo imperante fino a qualche anno fa stia sempre più lasciando il posto a un rinnovato desiderio di “mettersi insieme”. Ma cosa significano esattamente espressioni straniere come car sharing, car pooling, coworking e cohousing? Il car sharing permette di prenotare un’auto e utilizzarla come fosse un’auto privata, riportandola poi al “noleggio” pagando solo per il servizio di cui si è usufruito, in base alla sua durata e ai percorsi effettuati (oltre a un costo di iscrizione annuo). Con il car pooling, invece, più persone si riuniscono in una sola auto per compiere il loro viaggio/spostamento, o una parte di esso, condividendone le spese relative. In entrambi i casi, si riducono le auto in circolazione, diminuendo il traffico e le emissioni di gas, senza rinunciare alla comodità dell’auto, ma abbassando i cosi legati al suo possesso. Il termine coworking viene invece usato per indicare la condivisione di un ambiente lavorativo: non si lavorerà più con colleghi di una stessa azienda, ma con persone che svolgono altre mansioni e prendono in “affitto” una scrivania per qualche mese o una sala riunioni per qualche giorno, pagando solo per il tempo necessario. Si tratta di una soluzione vantaggiosa per i liberi professionisti che non devono pagare da soli l’affitto di un ufficio e Il cohousing è una formula abitativa che affianca abitazione privata e spazi condivisi. Chi vuole creare una comunità di cohousing è coinvolto fin dalla progettazione, sia per quanto riguarda la scelta delle persone con cui condividere questa esperienza, sia degli spazi da condividere: una camera per gli ospiti, una palestra, una sala hobby. Anche in questo caso, i vantaggi sono molteplici: dal punto di vista economico ciò consente ad ogni famiglia di godere di servizi che altrimenti risulterebbero troppo costosi; dal punto di vista ambientale consente di ridurre gli sprechi perché permette una maggior condivisione delle risorse disponibili. Infine troviamo il vantaggio sociale dato dalla riscoperta di forme di sostegno e di solidarietà che troppo spesso sembrano superate. Per informazioni: www.blablacar.it www.coworkingproject.com www.cohousingitalia.it Grano duro Cappelli Iniziamo la giornata con gusti sfiziosi! Frollini con orzo tostato e riso germogliato e tortino variegato al cacao. Entrambi sono preparati con la pregiata farina di grano duro Cappelli e senza olio di palma. cuorebio magazine 23 il gesto quotidiano di Riccardo Astolfi colonizzatevi Quando sono a casa da solo, in quelle sere in cui viene buio presto e spesso piove, riesco a superare la malinconia pensando che – dopotutto – davvero solo non sono. Ci sono un sacco di microorganismi, lieviti e batteri, che condivivono la casa con me: che mangiano, dormono, lavorano e si riproducono proprio vicino a me. Davvero: dentro di me, di noi. A scuola mi stupii, quando mi dissero: il corpo umano è fatto per la gran parte di acqua. Mi immaginavo come una bottiglia di acqua, gocciolante, liquida e informe, e non capivo come facessi invece a essere così solido, rigido, spigoloso e un così negato ballerino pur dovendo in teoria essere così liquido. Pensate quanto sarei rimasto sconvolto se poi m’avessero detto: il corpo umano è fatto per la gran parte di batteri. Aiuto, che schifo, disinfettatemi su- bito. Eppure, è proprio così, gran parte della nostra salute quotidiana, del nostro equilibrio, del nostro benessere deriva dallo stato di felicità di quelle colonie di miliardi di batteri che banchettano, numerosi, soprattutto nel nostro intestino. È paradossale pensare come per anni ci hanno inculcato la missione dello sconfiggere i batteri, dal disinfettare la casa coi più potenti, ma profumati preparati chimici all’utilizzo sconsiderato di antibiotici al primo raffreddore, quando invece avremmo dovuto preoccuparci del loro benessere. Più infatti i batteri – buoni - che vivono dentro di noi sono in forma e numerosi, più saranno in grado di colonizzare gli spazi e creare fortezze capaci di difenderci dagli attacchi dei microrganismi patogeni, quelli cattivi. Possiamo scegliere di farlo, ed è davvero semplice. Basta poco: soltanto due regole. La prima. Alimentiamoci con cibi veri. Freschi. Di stagione. Coltivati (e allevati) in maniera sana, senza quindi l’utilizzo di pesticidi e antibiotici (per gli animali). La sintesi è facile: mangiare biologico. Le seconda. Consumiamo alimenti non pastorizzati, ma predigeriti e fermentati da lieviti e batteri. Il pane con pasta madre, lo yogurt e altri latticini fermentati (come il kefir), il kombucha, il vino, la birra, i vegetali fermentati come i crauti e i kimchi (n.d.r. piatto della tradizione coreana a base di verdure fermentate e spezie) sono solo alcuni esempi di alimenti vivi, al cui interno troviamo batteri buoni e felici che non vedono l’ora di farci star meglio. E pensate come siamo fortunati! Oltre a farci bene, questi cibi sono anche buoni, saporiti e profumati. Una volta che avrete scelto e fatto vostri questi due gesti quotidiani, potrò annoiarvi su come i batteri siano fantastici per pulire casa (esatto, colonizzare gli spazi con batteri buoni evita che in quegli stessi luoghi vadano a vivere batteri patogeni) e addirittura per curare la nostra pelle (si, dovete farvene una ragione, sulle vostre mani post manicure, proprio ora, banchettano milioni di microorganismi). Non sentiamoci mai soli, dunque... perché alcuni dei nostri migliori amici sono germi. Pionieri nel biologico dal 1974 Il buon giorno inizia dal mattino Cereali integrali o frutta secca? Dolci bacche maturate dal sole o nocciole croccanti? Ghiotto cioccolato, croccanti flakes o semplici semi tostati? L’unica cosa difficile, dei Muesli RAPUNZEL, è quale scegliere nel vasto assortimento. Scopri il tuo preferito per iniziare una perfetta giornata. www.rapunzel.de Wir machen Bio aus Liebe. 24 cuorebio magazine illustrazione di Ana Žaja Petrak tratta da Valore Alimentare attività naturali l’alimentazione dello sportivo in inverno ll regime alimentare invernale deve cercare di prevenire gli inconvenienti legati alle basse temperature esterne, apportando calore all’organismo. Occorre pertanto incrementare la quota di grassi, i principi nutritivi in grado di sviluppare calore metabolico in maggiore quantità per unità di peso. Vanno però centellinati i grassi saturi di provenienza animale (burro, formaggi, carni rosse e insaccati), pericolosi per la salute in quanto potenzialmente aterogeni, cioè in grado di promuovere la formazione delle famigerate placche di grasso sulle pareti delle arterie. È bene dare la preferenza ai grassi monoinsaturi contenuti nell’olio extravergine d’oliva e ai grassi polinsaturi contenuti nel pesce e in alcuni oli vegetali. Il ripristino delle energie spese durante l’allenamento è assicurato dall’assunzione di piatti caldi e semiliquidi, i classici minestroni di cereali e legumi. Il cereale apporta tutta la vitalità del chicco, soprattutto se proveniente da culture biologiche o biodinamiche. I legumi assicurano un ottimale apporto proteico e il brodo vegetale restituisce all’organismo i liquidi e i sali minerali persi con la sudorazione. La pietanza deve essere servita ben calda, per ridonare all’organismo la sensazione di calore piacevole, protettivo e avvolgente. Un bicchiere di vino rosso (circa 100 millilitri) di provenienza biologica è un piacevole e… riscaldante premio per ripagare dalla fatica dell’allenamento. Non superare assolutamente i 100 millilitri a pasto è però tassativo per scongiurare gli effetti negativi (azione tossica dell’alcool su fegato, cuore e muscoli). Non avvelenare il vostro corpo Molti concimi, diserbanti, pesticidi e additivi chimici impiegati nell’agroalimentare convenzionale sono potenzialmente tossici per la “respirazione cellulare”, una vera e propria respirazione “interna” tramite la quale l’ossi- geno veicolato dal sangue raggiunge le cellule degli organi insieme con i substrati energetici derivati dagli alimenti. Ossigeno e substrati energetici entrano nei mitocondri, le microscopiche centraline energetiche endocellulari ove avvengono le reazioni chimiche responsabili della produzione di energia metabolica aerobica. I mitocondri sono il “cuore” di questa respirazione così importante non solo nella fisiologia dello sport, ma anche (e soprattutto) nel mantenimento della vita e della salute. Gli alimenti provenienti da colture convenzionali potrebbero pertanto non essere del tutto idonei per lo sportivo. L’avvelenamento del motore aerobico è insidioso e non sempre grossolanamente evidente: si può manifestare con un calo dei livelli prestazionali o con un aumento dei tempi di recupero. A volte lo sportivo si sente stanco ed esegue per questo esami del sangue che spesso non danno risultati anomali. I sintomi si manifestano non di rado proprio nei mesi invernali, quando l’azione vitalizzante della luce solare raggiunge il livello più basso nel corso dell’anno. È necessaria una maggiore attenzione alle strategie nutrizionali: con l’introduzione di alimenti biologici e biodinamici, può spesso risolvere il problema. Ciò è tanto più evidente per gli atleti “master” ultracinquantenni nei quali si possono più facilmente innescare processi di stress ossidativo cellulare proprio per motivi anagrafici. di Enrico Mariani tratto da www.valorealimentare.it cuorebio magazine 25 nella foto sotto: Luca Gianotti ciaspolando sulla neve Molti camminatori in inverno riposano. Fa freddo, a volte c’è la neve, tutto diventa più difficile. In parte è vero, le condizioni sono più severe, quindi serve maggior prudenza e maggior esperienza. Ma esperienza e prudenza si costruiscono pian piano. E la natura in inverno è affascinante. Camminare in inverno consente di scoprire i luoghi vicini, quelli che conosciamo bene nelle altre stagioni, e vederli diversi, trasformati, più selvaggi. Con la neve, poi, può capitare che anche le colline dietro casa ci facciano vivere l’esperienza degli esploratori. Con la neve i sentieri si vedono appena o scompaiono. Camminare in inverno consente di scoprire l’arte di perdersi, non serve andare nella giungla tropicale... Per i più fortunati, è sufficiente la collina dietro casa dopo una bella nevicata. Senza tracce sul terreno, i sentieri sono poco visibili, uscite allora dalla traccia battuta. Andate a scoprire quella piccola valletta che non avevate mai considerato. Con le ciaspole ai piedi, un passo dopo l’al26 cuorebio magazine tro, il rumore sulla neve, il vostro respiro, il silenzio intorno. Scoprirete angoli di mondo inaspettati, e con la coltre nevosa il paesaggio diventa silenzioso e magico. Capita, infatti, che anche vicino a casa si possano vivere piccole avventure, perdersi per poi ritrovarsi dopo qualche ora, dopo aver vissuto veri e propri momenti di emozione, quasi di paura, perché l’uomo teme di perdersi; anche se la mente ci dice che siamo a un paio di chilometri dalla strada, la pancia, il nostro lato istintivo e primordiale, ha paura. Arrivati sulla collina, da cui si vede il paesaggio e ci si ritrova, si vede la strada, ecco che l’emozione diventa quella di una piccola vittoria, dunque gioia: la gioia che dà un paesaggio innnevato e incontaminato è unica. È possibile provare queste emozioni grazie alle racchette da neve, o ciaspole nel dialetto della val di Non, in Trentino. È dai tempi antichi che l’uomo usa racchette da neve per spostarsi, ma con l’introduzione delle ciaspole moderne i cammina- tori, anche senza la conoscenza di tecniche particolari, solo con un po’ di pratica e di prudenza, possono raggiungere luoghi che in precedenza erano riservati agli alpinisti e agli sci-alpinisti. In commercio ne esistono di tanti tipi, dalle più economiche in plastica alle più costose con telaio in alluminio. Oltre alle ciaspole sono indispensabili i bastoncini e le ghette. I bastoncini, telescopici o no, servono per avere un equilibrio migliore. Avere quattro appoggi invece di due in questi casi è molto utile. Ovviamente camminare nella neve alta in inverno, fuori sentiero, richiede prudenza, quindi ancor più che in estate occorre saper valutare fin dove spingersi in base alla propria esperienza, capacità tecnica, preparazione fisica. Chi non è in grado di saper leggere la neve si affidi all’accompagnamento degli esperti o si tenga lontano da pendii ripidi e altri luoghi più adatti agli alpinisti veri, rimanga nei boschi e sulle colline più dolci. Ci si può sentire degli esploratori anche vicino a casa. Camminare anche in inverno ci aiuta a tenerci in allenamento, pronti per ripartire per i cammini più lunghi, al ritorno della primavera. Luca Gianotti è autore del libro “L’arte del camminare” (Ediciclo), il suo sito web è www.lucagianotti.it; per le proposte di viaggi a piedi tutto l’anno potete guardare il sito www.compagniadeicammini.it consigli per i viaggi turismo alternativo l’angolo dei più piccoli ti conosco mascherina! Per festeggiare il Carnevale in allegria, ecco una proposta colorata, semplice e velocissima da preparare utilizzando materiali di riciclo. foto e styling di Sabrina Scicchitano Occorrente: • cartoncino e scatole rigide (per esempio quelle dei cereali per la colazione) • cannucce usate • carte di caramelle o di barrette • cartine leggere degli agrumi • colla vinilica • un rotolino di elastico • forbici • matita • fora buchi Disegnate, sul cartoncino, delle mascherine con le forme che preferite; quindi, ritagliatele, aprite delle fessure in corrispondenza degli occhi e praticate ai bordi dei fori nei quali farete passare l’elastico. Prendete due recipienti e tagliatevi in uno le cannucce a pezzetti di circa 1,5 cm e nell’altro le cartine delle caramelle tagliate a pezzetti. Stendete la colla vinilica sul cartoncino e incollate i pezzettini di cannuccia o le cartine di caramelle, come più vi piace, aspettando che asciughi. Infilate nei fori laterali l’elastico tagliato per una lunghezza di circa 20 cm, aggiustando la misura e fissandolo con un nodino. Le vostre originali mascherine saranno pronte per le vostre feste in maschera: sono talmente semplici, che ne potrete preparare più d’una, così da regalarle anche ai vostri amici, per festeggiare tutti insieme il Carnevale in allegria. cuorebio magazine 27 angolo delle buone pratiche la bicicletta: istruzioni per l’uso Siete tra coloro che sfidano il freddo invernale e la pioggia pur di utilizzare le due ruote? Ma non sapete bene come prendervi cura del vostro nuovo mezzo di trasporto e come comportarvi in caso di furto? Abbiamo pensato di darvi qualche consiglio. La manutenzione Per essere sicura e funzionare al meglio, la bicicletta ha bisogno di alcune semplici cure che vanno fatte con una certa continuità. Una o due volte l’anno, inoltre, è consigliabile un check-up completo da parte di uno specialista. Anche se è una cosa semplice, spesso ci si dimentica di tenere sotto controllo la pressione delle gomme che, all’occorrenza, devono essere gonfiate. Certo, è un’operazione noiosa 28 cuorebio magazine e ci si sporca un po’, ma avere pneumatici con la giusta pressione rende la pedalata più scorrevole e permette di evitare molte forature. La pressione consigliata normalmente è intorno alle 4 atmosfere o 4 bar. È importante anche verificare l’usura del battistrada; se il copertone è consumato o screpolato ai lati, va sostituito perché diventa poco sicuro e si può forare con facilità. Grande cura va poi riservata ai freni: quando si sente la frenata lunga, a volte, basta solo registrarli, ma in altri casi vanno sostituiti i pattini. Avere freni ben funzionanti è la prima norma di sicurezza per se stessi e per gli altri. Ricordate che quando piove i pattini dei freni si consumano più velocemente. È richiesta la competenza di un meccanico specializzato per la regolazione del cambio, un dispositivo abbastanza delicato, e per la sostituzione della catena che, con il tempo, si consuma: la vita della catena varia dai 3000 ai 7000 km, in base all’uso e allo sforzo a cui si sottopone. Quand’è usurata va cambiata, altrimenti danneggia gli ingranaggi, che hanno alti costi di riparazione. Nella manutenzione ordinaria, va pulita e oliata quand’è secca, un’operazione che si può fare anche a casa, usando prodotti appositi. Se non usate la vostra bicicletta per lungo tempo, abbiate cura di riporla sollevata da terra, se vi è possibile, così da preservare più a lungo i copertoni. Come evitare il furto della bici Il fenomeno del furto è purtroppo molto diff uso, soprattutto nelle grandi città del Nord e del Centro, anche se non è facile avere un’idea precisa della sua dimensione perché le denunce di furto non vengono registrate e catalogate a parte, trattandosi di un bene mobile non registrato. Da un’indagine Fiab, pare che solo il 30-40% dei furti venga denunciato, perché la sfiducia diff usa sulla possibilità di ritrovare il mezzo scoraggia la segnalazione alle autorità. Proprio la Federazione italiana amici della bicicletta è da anni impegnata per trovare delle soluzioni al problema. Il furto genera anche ricadute economiche negative: chi ha subito un furto, infatti, non sempre riacquista il mezzo ed è più incline ad acquistare una bici a basso costo. Il risultato è che in gran parte le bici circolanti in città sono in pessime condizioni, poco comode e poco sicure. Per cercare di risolvere questo problema, che frena lo sviluppo della ciclabilità urbana, è auspicabile una serie di soluzioni. La creazione di parcheggi sicuri e custoditi; l’installazione di portabiciclette che permettano di agganciare il telaio della bici; la creazione di un registro nazionale delle biciclette che permetta l’identificazione del proprietario in caso di ritrovamento. Le biciclette possono essere schedate con una punzonatura sul telaio che riporti il codice fiscale del proprietario. Il sistema Bicycode è già adottato in vari paesi europei, seppure in una fase ancora in via di sviluppo. Ma cosa possiamo fare noi ora e subito? Denunciare il furto e in via preventiva fotografare la nostra bicicletta e archiviare la foto, serve in caso di ritrovamento; usare lucchetto e catena robusti, cercare di agganciare la bicicletta a supporti resistenti; poter parcheggiare nei cortili all’interno dei condomini; aggregarsi alle iniziative che chiedono più sicurezza e più tutela per i ciclisti e per le biciclette. di Simonetta Bettio www.simonettabiketours.it notizie dalla fattoria Raffaella Resnati vive e lavora in provincia di Milano. Ama la natura e gli animali. Crede e ricerca un benessere che coinvolga mente, corpo e spirito. Dopo l’esperienza alla Di Vaira si è iscritta ad un corso di orticoltura biologica. la Terra chiama: l’esperienza di una wwoofer alla Fattoria di Vaira In questo numero, diamo la parola a Raffaella una wwoofer (volontari che, per un periodo, scelgono di lavorare in campagna, in cambio di vitto e alloggio; per info www.wwoof.it) che là ha vissuto un’esperienza unica. “Il desiderio di vivere un contatto più diretto e stretto con la terra e conoscere e comprendere meglio il mondo biologico e biodinamico mi spinge a chiedere di poter fare la wwoofer presso la Fattoria di Vaira, in Molise. Fortunatamente, grazie a Paola ed Emanuela, il desiderio si avvera e con un’amica, Viviana, lascio per un mese Milano e il mio lavoro d’impiegata per iniziare questa avventura. Parto senza particolari aspettative, ma con grande curiosità e disponibilità, con mente e cuore aperti. Imboccare la strada che porta all’azienda è stato come entrare in un dipinto, un quadro che prende vita. Immediatamente siamo circondate da campi sterminati, trame di svariati colori, dolci forme illuminate dal sole che rende tutto ancora più brillante e vivo. Il benvenuto dei campi è stato come un caldo e accogliente abbraccio da cui, poi, è stato difficile staccarsi. Alla Fattoria, con un luminoso sorriso, ci accoglie Emanuela che ci fa vedere dove alloggeremo e ci dà le prime indicazioni; il resto poi si capirà strada facendo. Basta davvero poco per entrare nei ritmi della “piccola comunità” che anima e si prende cura della Di Vaira. Una comunità composta da persone meravigliose, ognuna con le proprie caratteristiche e competenze, un organismo vivente e pulsante che presto si trasforma in una sorta di “famiglia” con cui si condividono tempi e spazi, ma anche pensieri, sensazioni, imprevisti, fatiche e gioie. Le giornate iniziano al mattino presto ritrovandoci al “cerchio” (la riunione di tutti i lavoratori prima di iniziare le varie attività) e scorrono velocemente, ma con pienezza e intensità. Giorno dopo giorno incomincio a conoscere le persone e di cosa si occupano, i vari (e tanti) lavori che s’intrecciano e alternano e piccoli e importanti dettagli sulla coltivazione biodinamica. Essendo agosto un mese pieno delle più svariate attività, ho avuto l’opportunità di conoscere e sperimentare diversi tipi di lavoro: la raccolta di meloni, angurie e pomodori, la vendemmia, la stalla, i trapianti, gli impianti di irrigazione e tanto altro. Comincio a comprendere, non solo a immaginare, quanto impegno, fatica, sudore e sacrifici ci sono dietro al mondo agricolo e a ogni singolo lavoro; ma nello stesso tempo appare subito evidente quanta passione e cura ci sono nell’occuparsene e quanto prezioso sia ogni singolo atto. Ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare uomini e donne esperte, sempre disponibili a condividere le proprie conoscenze, con pazienza e attenzione, con serietà e allegria. Comincio anche a conoscere e amare i campi, che per me sono stati, e sono cuorebio magazine 29 tuttora entità viventi, meravigliose e “parlanti”, a godermeli sia durante la giornata lavorativa sia nelle passeggiate serali, a sentirne la mancanza e a chiederne, ora, notizie. È stata un’esperienza significativa e arricchente, anche impegnativa, proprio perché realistica e vicina all’autentica quotidianità della vita agricola, ma sicuramente ripagante e appagante, un viaggio dentro la terra e dentro di me che ancora continua. Per una sorta di alchimia che nasce dall’incontro tra la Terra e coloro che se ne prendono cura con passione, competenza e dedizione accade un’inaspettata magia che lascia trasformati. La terra spalanca i sensi, nutre le radici, riporta all’essenziale e a quella semplicità vera e ricca che nutre nel profondo. Ho modificato e ampliato sguardi e pensieri, lasciato andare il superfluo, nutrito corpo e anima, ritrovato ritmi interiori più lenti e naturali (anche quando quelli fuori erano più intensi), dato ancora più valore al lavoro agricolo e alle persone che se ne occupano. Da tutto e da tutti ho imparato qualcosa, sia a livello “pratico” che umano e ho sicuramente ricevuto di più, molto di più, di quello che sono riuscita a dare. Porto nel cuore, con gratitudine, ricordi e sensazioni ancora vivi e forti semi, per nuovi germogli. La mia è stata davvero una piccola, piccola esperienza Nuov rispetto al grande e importante lavoro che c’è dietro ai prodotti che consumiamo, reso ancora più impegnativo, ma prezioso dalla scelta di un’agricoltura biodinamica. Oggi faccio la mia spesa con ancora più consapevolezza e rispetto. Ora so che con le mie scelte alimentari non solo nutro il mio Della Fattoria Di Vaira vi consigliamo: il miele Il miele è il dolcificante naturale per eccellenza. Prodotto dalle api a partire dal nettare e/o dalla melata delle piante, è caratterizzato da un potere dolcificante maggiore rispetto al comune zucchero (saccarosio). A seconda della tipologia di nettari di cui si compone, il miele presenta colore, sapore e aroma diversi, tanto che si distinguono più di 20 varietà di mieli italiani. Il miele di millefiori della Fattoria Di Vaira, come dice il nome, è costituito da una miscellanea di nettari provenienti da piante diverse. Le sue caratteristiche cambiano notevolmente in relazione alla grande diversità corpo in maniera più sana e vitale, ma in qualche modo contribuisco a sostenere un progetto che si prende cura e rispetta la terra e di conseguenza si prende cura di noi e delle generazioni future. La Terra chiama ed è ormai impossibile non rispondere al suo richiamo”. della vegetazione su cui le api qui possono volare a bottinare. Negli ultimi anni la produzione di miele in Italia ha subito una notevole riduzione complici l’andamento stagionale, le difficoltà di gestione di nuove e vecchie patologie dell’alveare, l’inquinamento ambientale, la riduzione di biodiversità (in altri termini l’eccesso di cementificazione, la dominanza delle monocolture e il ricorso esasperato a insetticidi chimici di sintesi) con conseguente perdita di un elevato numero di alveari e, quindi, di insetti impollinatori. Infatti non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale svolto dalle api, assieme ad altri pronubi, dal quale dipende gran parte della produttività delle colture mondiali. o Novità: Latte di proseguimento a base di latte di capra bio 2 A m o re , it à s e re n e d H olle Da più di 80 anni, pioniere nella produzione di alimenti per l'infanzia biodinamici Siamo lieti di potervi offrire, un latte di proseguimento a base di latte di capra bio da utilizzare dopo il sesto mese. Questo latte di proseguimento è adatto per lattanti a cui viene somministrata già l’alimentazione complementare. Chiedi in negozio i campioncini Holle e visita il nostro sito internet: www.holle.it L’alimento ideale per il bambino è il latte materno che deve essere somministrato fino a quando è possibile, anche durante lo svezzamento e l’alimentazione diversificata. Qualora l’allattamento al seno non sia possibile o sufficiente, previo parere del pediatra, si può usare un latte per l’infanzia Holle adatto ai bisogni del lattante. 30 cuorebio magazine notizie dal mondo bio ISOLA BIO HOLLE riso e avena light pappa mais e tapioca Due alternative vegetali dal gusto delicato e rinfrescante, entrambe senza grassi saturi e a basso contenuto di sale. Ideali a colazione, calde o fredde, una volta aperte si conservano in frigorifero. Holle è l’azienda specialista negli alimenti per l’infanzia. Come la pappa mais e tapioca: certificata Demeter, è indicata dal quarto mese (salvo diversa indicazione del pediatra). Facile da preparare, si può usare per pappe con e senza latte. PIÙ BENE piadine sfogliate di farro, di frumento e di kamut® ECOR ravioli ai carciofi Una squisita sfoglia racchiude al suo interno un morbido e delicato ripieno a base di carciofi. Questi ravioli sono facili e veloci da preparare; una volta cotti potrete arricchirli con un condimento a vostra scelta, anche semplicemente con un filo d’olio. VOELKEL succo di mela e carota Voelkel propone un’ampia gamma di succhi di frutta e verdura, per andare incontro a gusti ed esigenze diverse. Come quello nato dal classico abbinamento di mela e carota: gradevole e dissetante, è certificato Demeter. Viene proposto in bottiglia di vetro da 0,75 l. Queste tre piadine fanno parte della linea Più Bene contraddistinta dal claim senza lievito. Ottime a tavola, al posto del pane, per accompagnare verdure grigliate, formaggi e salumi, sono perfette anche con abbinamenti dolci. novità pasta madre fresca Già pronta all’uso, è ideale per preparare facilmente il pane in casa: garantisce una lievitazione lenta e naturale e un pane fragrante, dal caratteristico aroma che dura a lungo. È inoltre un perfetto starter per chi desidera produrre il proprio lievito madre. cuorebio magazine 31 oggi leggiamo... VegAgenda 2015 Figli vegetariani Il pane & la madre. Ricette e farina del nostro sacco per un pane buono, bio e sociale HEINZ GRILL AUTORI VARI LUCIANO PROIETTI CHIARA SPADARO Stephan Wunderlich Verlag Editore Edizioni Sonda Edizioni Sonda Altreconomia “L’alimentazione porta la forza eterica della natura nel senso di luce e calore, nonché di sostanze armoniche e di una purezza naturale. Queste forze eteriche sono più sottili della forza esteriore della sostanza ponderabile. […] Quanto più saggiamente ci si rapporta con gli alimenti e li si mette al servizio dell’umanità, tanto più si creano forze eteriche per altre persone in aggiunta a quelle della natura”. La VegAgenda 2015 è dedicata ai cuccioli, cui autori e collaboratori delle Edizioni Sonda hanno dedicato le loro riflessioni; ogni intervento è accompagnato dalle vignette di Silvia Ziche. C’è poi l’inedita lettura dei segni zodiacali di Leonardo Caffo, l’inserto fotografico delle ricette crudiste dal mondo di Yari Prete e la riflessione sul senso della vita di Will Tutle. Con l’elenco dei migliori ristoranti vegetariani e vegani d’Italia. Disponibile in un’edizione aggiornata, è un manuale che si rivolge ai genitori e agli educatori. È il frutto di una lunga ricerca svolta dall’autore con l’ausilio del Cento di auxologia della Clinica pediatrica dell’Università di Torino e di una raccolta di dati sui bambini vegetariani italiani, in collaborazione con l’Associazione vegetariana italiana (Avi), la Società scientifica di nutrizione vegetariana (Ssnv) e i Centri di nascita naturale. Un libro dedicato a tutti coloro che vogliono conoscere la pasta madre e imparare a utilizzarla. Oltre alla ricetta base e alle istruzioni per nutrire e far vivere la pasta madre, propone 25 ricette di pane, pizza, focacce, tigelle, taralli, croissant e molto altro. Inoltre, la mappa degli “spacciatori” di pasta madre, le Comunità del cibo, i forni collettivi, i corsi e gli eventi, come il pasta “madre day”. FRULLATI i colori della frutta bio I Frullati Achillea, densi, ricchi di profumo, di sapore e di proprietà nutritive, come la natura da cui prendono vita, sono un mix di frutta biologica dello stesso colore. 32 cuorebio magazine www.achillea.com messaggio promozional-letterario L’alimentazione e la forza donatrice dell’uomo l’angolo del giardino piante da appartamento: come sceglierle Nella stagione fredda sentiamo il desiderio di riempire di “verde” le nostre case, per riprenderci un po’ dei colori della primavera e dell’estate. Le piante sono degli esseri viventi e come tali sono in grado di entrare in relazione con altri esseri, persone incluse. La presenza di una pianta non è solamente legata a fattori di estetica o al fatto che pulisce e purifica l’aria che respiriamo: essa entra in relazione con noi. Scegliendo le piante di cui circondarci è opportuno acquistare le più resistenti e semplici da curare. Purtroppo sono rari i garden center che vendono piante da appartamento biologiche. La luminosità L’ambiente deve godere di molta luce, ma non diretta, in modo sia da evitare ustioni alle foglie che di dar luogo a sbalzi termici. Attenzione, anche, a non porre le piante in corridoi stretti o all’angolo di una porta, dove potrebbero subire piccoli urti. Un luogo dove non mettere le piante è la camera da letto, per lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica, ma anche per gli animaletti che potrebbero sviluppare nel suolo. La scelta va fatta anche in virtù degli ambienti e del grado di umidità dell’aria in ciascuna stanza. Alcuni esempi? Il Ficus elastica è adatto agli androni o agli ingressi, in quanto resiste agli sbalzi termici. Il Ficus benjamina, pianta più delicata, ma “allegra”, va benissimo in soggiorno. La Kenzia, pianta elegante, ha bisogno di un spazio per poter esprimere la propria forma, senza essere soffocata da arredi vicini. Spathiphyllum e Dracaena si adattano anche a piccoli spazi. Potus e Areca (Chrysalidocarpus lutescens) stanno bene in cucina perché assorbono gli odori e molta umidità, necessitando di poca acqua. In bagno, invece, possiamo mettere il Capelvenere (Adiantum capillus Veneris) nelle aree più ombreggiate, mentre nella parte più luminosa l’Anthurium. Nei corridoi possiamo ospitare la Sansevieria. Nei terrazzini e sui davanzali in ombra si trova a suo agio la Clivia, mentre le parti più soleggiate sono adatte alle piante grasse, avendo cura di non posizionarle in luoghi dove si mangia, ci si riposa o ci si siede: il vento può far volare dei piccoli aghi e creare degli inconvenienti spiacevoli. La “simpatia” Le caratteristiche del nostro ambiente non sono le uniche delle quali tener conto; dobbiamo considerare anche il nostro temperamento, per poter stabilire un particolare feeling con le nostre piante. Questa condizione ci permetterà di accudirle con serenità e ci farà apparire la nostra casa più viva. Scherzosamente possiamo dire: “Fate diventare le vostre piante delle amiche che silenziosamente vi trasmettono quiete”. di Paolo Pistis, tratto da www.valorealimentare.it Più Bene ti accompagna nella scelta degli alimenti, adatti alle tue esigenze, per vivere comunque la tavola con gusto e piacere. Teff, cereale tipico di Etiopia ed Eritrea, quinoa, miglio e riso sono tutti naturalmente senza glutine. Questi nuovi prodotti, ottimi per la colazione e la merenda, fanno parte della linea senza glutine Più Bene e non contengono olio di palma. piubenebio.it cuorebio magazine 33 vivere ad impatto quasi zero i vegetariani non sono più soli a cura di verdementaverde Le lasagne non sono più quelle di una volta Mi sono accorta che da qualche tempo ho cambiato le mie abitudini a tavola. Più o meno consapevolmente, quando vado a fare la spesa acquisto più frutta e verdura di prima, poi cereali e legumi. Insomma, quasi quasi sto diventando vegetariana! Ne ho avuto la conferma quando, a pranzo dai miei, mia mamma ha portato in tavola le lasagne fatte con il ragù di seitan e la besciamella vegetale. “Ecco come piace a te! Ormai abbiamo imparato anche noi ad usare gli ingredienti “strani” che compri tu!”. Sarà stato un complimento oppure no? Non lo so, devo ancora pensarci un po’ su. Caprette alla riscossa Ho letto che i vegetariani in Italia sono circa 5 milioni! Incredibile: mio zio, vegetariano della prima ora, mi ha raccontato che fino a pochi anni fa lo prendevano in giro chiamandolo “capretta” perché mangiava tanta “erba”. Eppure, mi ha fatto vedere un libro in cui si racconta che molti filosofi, pensatori e artisti del passato sono stati vegetariani: Leonardo Da Vinci, Pitagora, Lev Tolstoj, Gandhi, Einstein, Platone, Seneca e Socrate. Oggi ci sono tanti attori e cantanti che hanno fatto questa scelta, ma la situazione è cambiata anche tra le persone “comuni”, grazie anche al fatto che ormai in commercio esistono moltissimi prodotti a disposizione di chi decide di non mangiare carne. E c’è anche molta attenzione e più rispetto per chi ha fatto questa scelta di vita, tanto che ormai, quando si va al ristorante, appuntamenti Convegno mondiale di agricoltura biodinamica Dal 4 al 7 febbraio torna al Gotheanum di Dornach, in Svizzera, il convegno mondiale di agricoltura biodinamica rivolto agli agricoltori biodinamici, ma anche a tutti coloro che sono interessati a un’agricoltura e a una produzione di alimenti ispirata all’antroposofia. Intitolata “Come accompagniamo dignitosamente gli animali verso il futuro?” si interrogherà sulla relazione uomo/animale, attraverso conferenze, laboratori dialogici, comunicazioni scientifiche ed esperienze di vita. Per ulteriori informazioni: www.biodinamica.org e www.sektion.landwirtschaft@goetheanum.com 34 cuorebio magazine non è poi così difficile trovare un menù solo vegetariano. Per fortuna le cose cambiano e, in questo caso, in meglio, è proprio il caso di dirlo. Da leccarsi le dita Seguendo le istruzione di mia mamma (incredibile, ma vero) ho provato a rifare la besciamella vegetale. Ho scoperto che ci sono due ricette: una è quasi uguale a quella tradizionale, basta solo sostituire il latte di vacca con la bevanda di soia, mentre l’altra viene preparata utilizzando il brodo vegetale. Praticamente basta tostare un po’ di farina, aggiungere una grattugiatina di noce moscata e un po’ di brodo di verdure caldo, mescolando delicatamente fino a formare una crema un po’ liquida. L’ho usata per ricoprire i finocchi, che avevo già parzialmente lessato, poi una spolverata di pan grattato e in forno per 15 minuti. Le mie amiche hanno fatto un applauso, e poi Claudia ha chiesto: ma la besciamella con il latte non era già vegetale? Se non ci fosse bisognerebbe inventarla! Crudisti per caso? Gli amici servono sempre ad aprire i propri orizzonti, soprattutto quando si possono avere delle sane discussioni! Oggi ho passato la domenica pomeriggio a parlare di vegani, vegetariani, fruttariani, ecc. Tra i presenti c’era anche Giorgio il crudista, il fidanzato di Sandra. Lui ci ha detto che ci sono un sacco di pregiudizi sulle scelte alimentari diverse, ma bisogna provare anche ad andare oltre. Aprire la mente Essere vegani è proprio cruelty free perché non vuol dire soltanto astenersi dal mangiare prodotti animali o derivati da animali, ma anche non utilizzarli per usi non alimentari. Quindi, no a carne, pesce, latte, formaggi, uova, miele, ecc., ma a anche a scarpe di pelle, camicette di seta e tanti altri prodotti ai quali magari non si pensa: a volte leggendo le etichette si fanno delle scoperte interessanti. Per sondare un po’ gli animi, alla macchinetta del caffè ho fatto qualche domanda ai colleghi su vegetarianesimo & C. Devo dire la verità: non ho riscontrato grande entusiasmo e, soprattutto, le opinioni sono molto confuse. Ho deciso allora di deliziarli con una specialità vegana, consigliatami da Daniela, così spiego meglio di che si tratta. Perché l’importare è conoscere, anche se non si hanno le stesse idee. Un quasi “tiramisù” alternativo Ingredienti • fette biscottate (la quantità dipende da quanto alto lo si vuol fare) • 1 litro circa di caffè d’orzo o cicoria (anche solubile) • 800 ml di bevanda di soia • 4/5 cucchiai di crema di nocciole (aggiungerne a piacere… golosoni!) • 6 cucchiai di agar agar in fiocchi (non prendete paura, deriva da un’alga) • 4/5 cucchiai di malto di riso (attenti a farlo sciogliere bene) • cacao a piacere, da spolverizzare alla fine Preparare il caffè d’orzo e lasciarlo raffreddare. Portare a ebollizione la bevanda di soia con tutti gli altri ingredienti, mescolando bene (attenti ai grumi e a che non si attacchi al fondo). Lasciar bollire per qualche minuto e poi raffreddare, per far “lavorare” l’agar agar. Tuffare le fette biscottate nel caffè d’orzo (dolcificato, se volete) e disporle in un contenitore rettangolare, versarvi sopra la crema e continuare così con gli strati. Per ultima, una bella spolverata di cacao. Se vuoi contribuire a questa rubrica invia i tuoi suggerimenti e consigli all’indirizzo verdementaverde@hotmail. it Valore Alimentare È arrivato il nuovo quaderno di Valore Alimentare Si chiama “Viaggio all’origine del cibo” e si può considerare l’essenza del messaggio che la rivista online Valore Alimentare diffonde da ormai dieci anni. E di un viaggio vero e proprio si tratta, parten- valore alimentare i quaderni viaggio all’origine del cibo per un’alimentazione di qualità Autori 7ari do da una considerazione: del cibo di cui ci nutriamo e che introduciamo nel nostro corpo, sappiamo nulla o poco e spesso in maniera confusa. Quasi fosse un oggetto inanimato che popola le nostre case, al cibo non badiamo più di tanto, salvo preoccuparcene, e parecchio, quando origina dei disturbi e ci condiziona la vita. Riappropriarci dell’attenzione agli alimenti è invece necessario per capire chi siamo, da dove veniamo e (anche) dove vorremmo andare, quale futuro costruire per noi e per i nostri figli. Potete trovare il terzo quaderno di Valore Alimentare nei negozi Cuorebio. cuorebio magazine 35 Cuorebio Magazine gennaio-febbraio 2015 28391 www.negozicuorebio.it Fino al 31 gennaio 2015
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