Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLV n. 49 (46.887) Città del Vaticano domenica 1 marzo 2015 . Il Papa invita le cooperative a impegnarsi per un’economia dell’onestà Condanna dell’Onu per lo scempio al museo di Mosul Forza meravigliosa L’Is perde colpi Serve un grande balzo in avanti nella solidarietà y(7HA3J1*QSSKKM( +,!z!%!z!#! «Il Cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa». Le parole della Rerum novarum, che Leone XIII pronunciò benedicendo gli inizi del movimento cooperativo cattolico italiano, sono risuonate stamane, sabato 28 febbraio, nell’aula Paolo VI. Le ha riproposte Papa Francesco ai settemila soci della Confederazione delle cooperative italiane ricevuti in udienza nel settantesimo anniversario della ricostituzione. Confcooperative era nata infatti nel 1919 sulla scia dell’enclica sociale di Papa Pecci, ma fu sciolta durante il fascismo e rifondata nel 1945. Dopo aver definito la cooperazione un «rimedio efficace al problema della disoccupazione e alle diverse forme di disagio sociale», il Pontefice ha rilanciato il magistero dei suoi predecessori rimarcandone l’attualità nel nostro tempo, segnato dalla crisi e da quella «cultura dello scarto, coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato, dove al centro c’è il dio denaro». Per questo nel suo discorso — arricchito da diverse considerazioni aggiunte a braccio — ha esortato a guardare «in avanti: alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità, alle nuove forme di iniziativa». E in tale compito, ha aggiunto citando Leone XIII, «per globalizzare la solidarietà “il cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa”». Da qui l’invito a «pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno sviluppo che sia un vero progresso integrale della persona» e «ai bisogni della salute, che i sistemi di wel- fare tradizionale non riescono più a soddisfare». In pratica Papa Bergoglio ha auspicato un «grande balzo in avanti» nella solidarietà e ha offerto ai presenti cinque incoraggiamenti concreti: continuare a essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole della società, in particolare i giovani, vittime più di altri del «lavoro in nero»; realizzare nuove soluzioni di welfare, specie nella sanità; mettere in rapporto l’economia con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone; armonizzare lavoro ed esigenze delle famiglie; e infine mettere insieme i mezzi buoni per realizzare opere buone. «Le cooperative — ha spiegato soffermandosi su quest’ultimo punto — in genere non sono state fondate da grandi capitalisti. Invece, il Papa vi dice: do- Boris Nemtsov raggiunto da alcuni colpi DAMASCO, 28. La minaccia del co- blocco a Samara, provocando in siddetto Stato islamico (Is) resta tutto venti morti e sessanta feriti. Resta intanto altissima la preocalta sia sul piano militare che su quello del ricorso al terrorismo, ma cupazione per la sorte delle centisul primo aspetto i peshmerga cur- naia di cristiani sequestrati dall’Is di hanno inflitto al gruppo jihadi- all’inizio della settimana proprio sta un duro colpo. Secondo quanto riferito da fonti concordi, all’Is è stata strappata la cruciale località strategica siriana di Tal Hamis, il che significa che sono stati interrotti i collegamenti tra i territori che controlla nella provincia siriana di Hasaka e quella irachena di Ninive, la regione di Mosul, sua principale roccaforte. Allo stesso tempo, sui fronti iracheni si sono intensificati i raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti nella regione di Al Anbar. Nella vete investire, e dovete investire bezona di Tamim, a ne! Collaborate di più tra cooperatiGiovani combattenti anti-Is (Afp) ovest del capoluogo ve bancarie e imprese; pagate giusti regionale Ramadi, salari ai lavoratori». Un fine quello sono stati uccisi diciasette miliziani nella provincia siriana di Hasaka. dell’equità, che va di pari passo con jihadisti, compresi due comandan- Secondo quanto dichiarato a Radio quelli della trasparenza e della limti. Vaticana dal patriarca di Antiochia pidezza. Perché, ha concluso, una La risposta dell’Is è stata affidata dei Siri, Ignace Youssif III Younan, cooperativa anzitutto «deve promuovere l’economia dell’onestà». oggi ad attentatori suicidi che si almeno venti civili «sono stati sicusono fatti esplodere in un mercato ramente già uccisi» dai miliziani di Balad Ruz e contro un posto di jahisti. Secondo fonti dell’opposiPAGINA 8 zione siriana una mediazione per la liberazione degli ostaggi starebbero tentanto notabili di clan locali. Nel frattempo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, in di arma da fuoco nel centro della capitale una riunione d’urgenza su richiesta dell’Unesco, l’organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura, ha condannato i barbarici atti di terrorismo attribuiti all’Is e che includono, oltre a uccisioni e rapiinvece accettato di collaborare con presidente francese, François Holmenti, la deliberata distruzione di Putin prima di distanziarsene in an- lande, ha stigmatizzato l’uccisione manufatti religiosi e culturali del ni recenti. La morte di Nemtsov ri- di Nemtsov definendo l’oppositore museo di Mosul e il rogo di micorda da vicino quella di altre figu- russo come «un difensore della degliaia di libri e manoscritti rari delre scomode della vita pubblica rus- mocrazia». la biblioteca della città. Il cancelliere tedesco, Angela sa. Ed è forse l’omicidio più clamoroso dall’agguato che il 7 ottobre Merkel, ha a sua volta condannato 2006, sempre a Mosca, costò la vita «il vile omicidio» e ha chiesto a Putin di «assicurare che su questo alla giornalista Anna Politkovskaia. Immediate anche le reazioni in- assassinio sia fatta luce e che i reternazionali: Barack Obama ha sponsabili siano chiamati a risponcondannato a nome degli Stati derne». In una nota del Quirinale Uniti il «brutale e malvagio» assas- il presidente italiano, Sergio Mattasinio, e ha chiesto «un’indagine rella, ha dichiarato che «con Nemsollecita, imparziale e trasparente». tsov scompare una figura significaNemtsov «era un infaticabile difen- tiva e un autorevole esponente Il Santo Padre ha ricevuto quesore del suo Paese che cercava per i dell’opposizione in Russia». Per il sta mattina in udienza, a Santa propri concittadini i diritti che capo di Stato ucraino, Petro PoroMarta, l’Eminentissimo Cardispettano a tutti», ha dichiarato il shenko, Nemtsov «era un ponte tra nale Crescenzio Sepe, Arcivecapo della Casa Bianca. Anche il l’Ucraina e la Russia». scovo di Napoli (Italia). Leader dell’opposizione russa assassinato a Mosca MOSCA, 28. Boris Nemtsov, storico esponente liberale e leader dell’opposizione russa, è stato ucciso stanotte in un agguato a pochi passi dal Cremlino. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha immediatamente condannato il delitto come «un crudele assassinio», ma ha parlato pure di provocazione, annunciando una immediata consultazione con i vertici della sicurezza e il suo «diretto controllo» sulle indagini. Nemtsov, 55 anni, ex vicepremier nella stagione della presidenza di Bors Yeltsin, è caduto sul ponte Zamoskvoretskiy, di fronte alla basilica di San Basilio e a pochi passi dalla Piazza Rossa. A centrarlo alle spalle, secondo il ministero dell’Interno, almeno quattro colpi di arma da fuoco sparati da uno o più killer che erano a bordo di un’automobile bianca. La polizia sta seguendo varie piste, tra cui la possibilità che si sia trattato di un tentativo di destabilizzare la situazione politica interna. La commissione d’inchiesta non esclude un attentato di fondamentalisti islamici o di un evento criminoso legato alla crisi ucraina. «Chi ha ucciso Nemtsov dovrà pagare un duro prezzo», ha commentato a caldo, sconvolto, Mikhail Kasyanov, ex primo ministro e a sua volta portabandiera dell’opposizione, precipitatosi pure sul luogo del crimine. «È una tragedia per la Russia», gli ha fatto eco Aleksiei Kudrin, ex ministro delle Finanze ed economista liberale che aveva NOSTRE INFORMAZIONI Londra pensa a un ambasciatore per il Polo Nord Lunedì su «donne chiesa mondo» Risiko dei ghiacci Cinquecento anni con Teresa LONDRA, 28. La sfida tra le potenze si sposta fra i ghiacci. Ed ecco che Londra pensa a un ambasciatore per il Polo Nord. Il progetto è contenuto in un rapporto della Camera dei Lord dedicato alla regione, una delle più contese al mondo a causa della ricchezza del sottosuolo. Le ambizioni britanniche rischiano però di scontrarsi con quelle di Mosca, aprendo quindi un nuovo confronto con la Russia. «L’Artide sta cambiando sotto i nostri occhi» ha detto Lord Robin Teverson, a capo della commissione parlamentare che ha redatto il documento. E questo cambiamento è «fondamentale e senza precedenti». L’Artide — gran parte del quale è finora in territorio neutrale anche se la Danimarca ha avanzato di recente nuove pretese terriroriali — racchiude il trenta per cento delle risorse di gas naturale ancora inesplorato e il quindici per cento del petrolio della Terra, secondo le stime del Servizio geologico degli Stati Uniti. Quante madri, quanti genitori hanno scelto il suo nome per le loro figlie. Quante religiose lo hanno voluto per il loro battesimo spirituale. Quante persone, credenti e non, hanno attinto dal suo esempio. In cinquecento anni — tanti ne sono passati dal 28 marzo 1515 — Teresa ha lasciato segni profondi. Per questo a lei è dedicato il numero di marzo dell’inserto «donne chiesa mondo», in edicola con l’edizione quotidiana di lunedì-martedì. Un numero che ne ripercorre l’eredità: nel dialogo tra una carmelitana scalza e una studiosa atea; nel racconto di una scrittrice francese; nell’inchiesta di una storica cattolica e nella narrazione di una storica ebrea che di Teresa ci racconta le origini giudaiche. Il Santo Padre ha accolto la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Cassano all’Jonio (Italia), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Nunzio Galantino, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo di Cassano all’Jonio (Italia) il Reverendo Francesco Savino, del clero dell’Arcidiocesi di Bari-Bitonto, finora Parroco-Rettore della ParrocchiaSantuario dei Santi Medici in Bitonto. Nomina di Vescovo Ausiliare Il Santo Padre ha nominato Ausiliare di Łódź (Polonia), il Reverendo Monsignore Marek Marczak, finora Rettore del Seminario Maggiore di Łódź, assegnandogli la Sede titolare di Lentini. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 domenica 1 marzo 2015 Roberta Jacobson capodelegazione statunitense a Cuba Il Fondo salva-Stati Ue approva l’estensione degli aiuti Un altro passo verso il salvataggio greco ATENE, 28. Passi in avanti nella realizzazione degli accordi europei per salvare la Grecia. Il Fondo salva-Stati Ue (Efsf) ha esteso ieri la disponibilità dei fondi per Atene fino al 30 giugno, così come prevede l’accordo raggiunto all’Eurogruppo. L’Efsf ha emendato il Master Financial Assistance Facility Agreement, nome tecnico per indicare il programma di aiuti alla Grecia, che quindi non scade più oggi ma il 30 giugno. Il Fondo fa sapere che ci sono ancora 1,8 miliardi disponibili, ma l’esborso di questa tranche è condizionato alla conclusione della valutazione del piano di riforme, atteso entro fine aprile. Intanto ieri è intervenuto il premier ellenico Alexis Tsipras, sottolineando che, dopo i colloqui sulle misure per rafforzare l’economia, ora è il momento che «inizino colloqui anche per affrontare il nodo del debito greco». Da settimane circolano indiscrezioni circa un nuovo piano di ristrutturazione del debito, attualmente al 175 per cento del pil (prodotto interno lordo). La Grecia «è Volantini nel Parlamento tedesco, ieri, durante il voto sulla Grecia (Reuters) L’Italia rialza la testa con il pil in crescita ROMA, 28. Il pil (prodotto interno lordo) italiano dovrebbe tornare a salire dello 0,1 per cento nel primo trimestre del 2015, mentre dopo quasi cinque anni lo spread (il differenziale tra i titoli italiani e i Bund tedeschi) scende sotto quota cento punti. «Abbiamo preso l’Italia per mano e la portiamo fuori dalla palude, nessuno si senta escluso» ha dichiarato il presidente del Consiglio dei ministri italiano, Matteo Renzi. «A febbraio l’indice di fiducia delle imprese raggiunge il valore più alto da gennaio 2011 e quello dei consumatori addirittura da giugno 2002» ha aggiunto. Si tratta di «piccoli segnali ma importanti, come pure i mutui, le assunzioni a tempo indeterminato con il Jobs Act, mille solo a Melfi, e le riforme che vincono l’ostruzionismo». La stima sul pil è stata diffusa ieri dall’Istat, al culmine di una settimana che ha visto l’Istituto rilasciare una serie di dati improntati all’ottimismo: dalla fiducia di consumatori e imprese, passando per la ripresa della dinamica dei prezzi, la crescita italiana sembra effettivamente rafforzarsi. Se la previsione si confermasse, si tratterebbe di un ritorno del pil italiano al segno positivo dopo oltre tre anni di caduta. Nel secondo trimestre del 2011 l’Italia registrò un più 0,2 per cento trimestrale, poi soltanto cali e tutt’al più qualche trimestre di stagnazione. Gli analisti sottolineano che si tratta ancora di variazioni minime e che devono trovare la conferma effettiva alla fine di marzo. L’Istat menziona, tra gli elementi che lasciano ben sperare, il fatto che «il clima di fiducia delle imprese italiane è ulteriormente aumentato a febbraio (più sette punti rispetto a dicembre), grazie a rialzi significativi nei servizi di mercato, e ad aumenti più contenuti nel settore manifatturiero e nel commercio al dettaglio» si legge nella nota. Dopo molti mesi di discesa dei prezzi, l’indice del costo della vita è aumentato. Un discorso a parte merita invece il mercato del lavoro, che, continua il documento dell’Istat, «non mostra chiari segnali di un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli scorsi mesi. Il tasso dei posti vacanti nei settori dell’industria e dei servizi è rimasto stabile nel quarto trimestre attorno allo 0,5 per cento». L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt Città del Vaticano ornet@ossrom.va www.osservatoreromano.va uscita rafforzata dai colloqui con i partner europei» ha detto Tsipras nel corso di un’intervista ripresa dall’agenzia Bloomenberg. Si rincorrono da giorni, nel frattempo, voci secondo le quali il Governo greco presenterà al Parlamento una legge per combattere «la crisi umanitaria» che affligge il Paese. Tsipras ha dichiarato che il suo Esecutivo varerà misure per gli adempimenti fiscali arretrati e per proteggere la prima casa. Il premier Tsipras ha tuttavia negato che ci sarà un «terzo memorandum» da sottoscrivere per Atene e che ormai il Paese può andare avanti tranquillo. Linea, questa, rafforzata dal voto positivo, ieri, del Parlamento tedesco all’estensione degli aiuti greci. Il Bundestag ha infatti deciso il via libera alla proroga. Il ministro delle Finanze Schäuble ha chiesto di garantire luce verde, pur non astenendosi dal lanciare nuovi moniti verso Atene: «La Grecia non può decidere da sola» quando di mezzo ci sono soldi dei contribuenti di tutti i Paesi e «non deve fare ricatti». Conclusa la seconda tornata di colloqui Washington e L’Avana pronte a riaprire le ambasciate WASHINGTON, 28. Stati Uniti e Cuba potrebbero riaprire le rispettive ambasciate prima del vertice delle Americhe, in programma a Panama il 10 e 11 aprile. Lo ha datto Roberta Jacobson, capodelegazione statunitense, al termine della seconda tornata di colloqui sul ripristino delle relazioni diplomatiche, tenuta giovedì e ieri a Washin- Kerry e Lavrov si incontrano lunedì a Ginevra Segnali di una soluzione politica per il conflitto in Ucraina KIEV, 28. Giungono segnali incoraggianti nella crisi ucraina dopo l’inizio del ritiro delle armi pesanti da parte dei due schieramenti. Il segretario di Stato americano, John Kerry, e il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, si incontreranno a Ginevra lunedì 2 marzo per discutere della realizzazione degli accordi di Minsk-2. Il presidente in carica dell’O rganizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), il ministro degli Esteri serbo, Ivica Dačić, ha salutato gli ultimi sviluppi positivi nell’attuazione degli accordi di Minsk-2, sottolineando che la situazione in Ucraina è entrata in una fase di de-escalation del conflitto. «Si notano passi positivi che suggeriscono come non si tratti solo di una pausa nelle ostilità ma piuttosto di un processo verso una soluzione politica della crisi ucraina», ha detto Dačić ieri a Vienna dove ha incontrato gli ambasciatori della troika dell’Osce (Serbia, Svizzera e Germania). Gli ultimi sviluppi della situazione in Ucraina sono stati al centro di un colloquio telefonico che il presidente in carica dell’Osce ha avuto ieri con l’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Federica Mogherini. Dačić, ha reso noto il ministero degli Esteri a Belgrado, ha informa- to Federica Mogherini degli sforzi messi in atto dall’Osce per facilitare una soluzione della crisi nel Donbass. Il capo della diplomazia europea da parte sua ha espresso il desiderio di Bruxelles di contribuire al rafforzamento della speciale missione di osservatori Osce in Ucraina. La Croce rossa si è detta nel frattempo «pronta ad agire come intermediario neutrale» nel rilascio, previsto da Minsk-2, dei prigionieri del conflitto ucraino. Lo ha fatto sapere il Comitato internazionale della Croce rossa dopo che il suo presidente Peter Maurer è stato a Pericoloso narcotrafficante arrestato in Messico Veicoli militari ucraini si ritirano dalla zona di Mariupol (Ansa) A margine della cerimonia di insediamento del presidente dell’Uruguay Vertice panamericano a Montevideo MONTEVIDEO, 28. La cerimonia di insediamento a Montevideo del presidente dell’Uruguay, Tabaré Vázquez, diventerà domani un vero e proprio summit panamericano. Nella capitale saranno infatti presenti numerosi leader regionali, tra cui i presidenti brasiliano, Dilma Rousseff, boliviano, Evo Morales, venezuelano, Nicolás Maduro, cubano, Raúl Castro, e altri importanti dirigenti regionali. Avrebbe dovuto essere presente anche il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ma per problemi di salute salterà l’appuntamento. Biden ha comunque confermato che lunedì partirà per il Guatemala, che era la seconda del programma del suo viaggio in America latina. Dopo l’insediamento, Vázquez — che era GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Giuseppe Fiorentino vicedirettore Piero Di Domenicantonio già stato presidente dal 2005 al 2010 — ha in programma una serie di importanti incontri bilaterali. Con Castro parlerà delle cruciali trattative per ristabilire i rapporti diplomatici fra Washington e l’Avana. È l’obiettivo al quale sta lavorando anche il ministro degli Esteri, Luis Almagro, candidato favorito alla segreteria dell’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani. Al centro dei colloqui anche la situazione di grave crisi politico-istituzionale in Venezuel e lo stato di virtuale paralisi del blocco economico del Mercosur (il mercato comune dell’America meridionale), causato — come hanno indicato gli analisti — dalle restrizioni commerciali imposte tra Paesi vicini. La presidente argentina, Cristina Fernández, non sarà presente alla cerimonia. Servizio vaticano: vaticano@ossrom.va Servizio internazionale: internazionale@ossrom.va Servizio culturale: cultura@ossrom.va Servizio religioso: religione@ossrom.va caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Kiev e a Mosca per incontrare Petro Poroshenko e Vladimir Putin. «La messa in atto degli accordi raggiunti a Minsk — ha aggiunto Maurer — permetterà al Comitato di incrementare ulteriormente l’assistenza umanitaria nelle settimane a venire». gton con la delegazione cubana guidata da Josefina Vidal. Jacobson ha però precisato che tra Washington e L’Avana restano «serie divergenze». Da parte sua, Vidal ha dichiarato che «ci sono stati progressi», ma non ha indicato date per la normalizzazione delle relazioni, confermando appunto che ci sono ancora questioni da risolvere. In particolare, Vidal ha sottolineato la richiesta dell’Avana di essere rimossa dalla “lista nera” statunitense dei Paesi ritenuti sostenitori del terrorismo. Secondo il segretario di Stato americano, John Kerry, questo è però un aspetto che non rientra in questi negoziati che «sono legati al movimento dei diplomatici, all’accesso e ai viaggi. Cose differenti, un processo molto tecnico». Washington inserì nel 1982 Cuba nella lista, che prevede l’imposizione di sanzioni come il divieto di vendita e di esportazione di armi, quello di inviare aiuti economici e restrizioni alle transazioni finanziarie. Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 photo@ossrom.va www.photo.va Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 segreteria@ossrom.va Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale Persi in Brasile ottantunomila posti di lavoro BRASILIA, 28. Comincia male il 2015 per l’occupazione in Brasile: a gennaio si sono infatti persi 81.774 posti di lavoro nel Paese sudamericano, secondo dati ufficiali di Brasilia ripresi dalla stampa internazionale. Si tratta, indicano gli analisti economici, del peggior risultato negativo su base mensile del 2009, quando si registrò un saldo negativo di 101.748 posti di lavoro. Ridotte anche le previsioni di crescita per il 2015. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, info@ossrom.va diffusione@ossrom.va Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 CITTÀ DEL MESSICO, 28. Le forze di sicurezza messicane hanno catturato Servando Gómez Martínez, meglio noto come La Tuta, ritenuto il capo dei Caballeros Templarios, una delle principali organizzazioni di narcotrafficanti del Paese, attiva in particolare nello Stato occidentale di Michoacán de Ocampo. La Tuta, che ha 49 anni, è stato arrestato in una casa della cittadina di Morelia, uno dei centri operativi del cartello narcotrafficante. Secondo le prime informazioni disponibili, l’uomo si è arreso senza opporre resistenza. Il Governo messicano aveva offerto una taglia di oltre due milioni di dollari di ricompensa a chiunque fornisse informazioni che portassero alla sua cattura. I Cabelleros Templarios, fondati proprio da Gómez Martínez e da fuoriusciti dal cartello del narcotraffico Familia Michoacana, hanno assunto un ferreo controllo su vasti territori, tessendo alleanze con altre cosche per opporsi all’espansione sulla costa occidentale messicana dei Los Zetas. Sono responsabili non solo di traffico di droga, ma anche anche di sequestri, contrabbando e commercio di prodotti contraffatti, estorsioni. La Tuta, in particolare, era conosciuto per la sua abitudine di organizzare riunioni con dirigenti politici locali per poi filmare le loro discussioni e pubblicarle su internet. Il caso più clamoroso fu quello di un video del suo incontro con Rodrigo Vallejo, figlio dell’ex governatore di Michocán, Fausto Vallejo. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 segreteriadirezionesystem@ilsole24ore.com Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO domenica 1 marzo 2015 pagina 3 Un bambino si disseta a Manila (Reuters) Accordo tra Israele e Giordania sulla gestione delle risorse idriche TEL AVIV, 28. Dialogo sulle risorse idriche in Vicino oriente. Israele e Giordania hanno firmato ieri un’importante intesa sulla costruzione di un canale fra il Mar Rosso e il Mar Morto. Il piano, spiega il sito del quotidiano «Haaretz», prevede di portare acqua salata dal Mar Rosso per stabilizzare il livello del Mar Morto e la costruzione di un impianto di desalinizzazione ad Aqaba in Giordania, per fornire acqua a israeliani, giordani e palestinesi. Quello della gestione delle risorse idriche rappresenta per la regione un punto nodale, da sempre al centro del confronto diplomatico. Con l’accordo di ieri, siglato sulla sponda giordana del Mar Morto, viene inoltre istituita un’amministrazione congiunta che lancerà una gara d’appalto per i lavori. Si ritiene che la costruzione dell’impianto di desalinizzazione possa cominciare fra circa diciotto mesi e quella delle condutture fra tre anni. Il sistema dovrebbe pompare fino a duecento milioni di metri cubi d’acqua l’anno dal Mar Rosso: ottanta diventeranno acqua potabile e il resto verrà riversato nel Mar Morto. Alla Giordania andranno trenta milioni di metri cubi d’acqua potabile e a Israele fra i trenta e i cinquanta. I palestinesi, che avevano firmato un memorandum d’intesa con le due parti nel dicembre 2013, potranno accordarsi con Israele per comprare circa trenta milioni di metri cubi d’acqua potabile. Il progetto, che dovrebbe risolvere anche il problema del calo del livello delle acque del Mar Morto, è stato criticato da alcune organizzazioni ambientaliste. È previsto comunque — dicono gli esperti internazionali— che gli effetti sulle acque del lago salato vengano monitorati. I leader afghani a marzo da Obama WASHINGTON, 28. Il presidente afghano, Ashraf Ghani, con il coordinatore del Governo di unità nazionale, Abdullah Abdullah, e altri importanti ministri saranno ricevuti a Washington dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il prossimo 24 marzo. Lo ha annunciato ieri sera la Casa Bianca, precisando che i due presidenti discuteranno, tra l’altro, di temi legati alla sicurezza, allo sviluppo economico e al sostegno americano al processo di riconciliazione in Afghanistan. La scorsa settimana il segretario alla Difesa statunitense, Ashton Carter, è stato in missione a Kabul dove ha discusso con i leader afghani tempi e numeri del ritiro dei soldati americani: 9800 soldati alla fine del 2014 , ridotte a 5000 alla fine del 2015, per arrivare a una presenza minima, a tutela dell’ambasciata, alla fine del 2016. Ora, all’interno di uno scenario internazionale modificato, gli Stati Uniti — ha ammesso Carter — stanno valutando un periodo di allungamento delle truppe. Quello del mese prossimo è il primo incontro tra Obama e Ghani alla Casa Bianca dopo le elezioni dell’aprile dello scorso anno, che produssero uno stallo politico durato mesi, con Ghani e Abdullah che rivendicavano entrambi la vittoria, fino alla nascita del Governo di unità nazionale. La delegazione di Kabul si fermerà a Washington dal 22 al 25 marzo e avrà colloqui anche con il segretario di Stato americano, John Kerry. Inoltre, lo speaker della Camera, John Boehner, ha invitato il presidente Ghani a pronunciare il 25 marzo un discorso a una seduta congiunta del Congresso degli Stati Uniti. Scontri nelle Filippine tra esercito e ribelli Allarme della Fao per una risorsa sempre più in crisi nel mondo L’acqua che non ci sarà della siccità, dell’eccessiva richiesta e dell’agricoltura intensiva. L’allarme non risparmia nemmeno l’Europa dove, nei prossimi decenni, i flussi idrici estivi tenderanno a ridursi dell’80 per cento nelle aree meridionali e in una parte centrale e orientale del Vecchio continente. Una questione, pertanto, che riguarda anche l’Italia. «È di fondamentale importanza — continua l’Organizzazione dell’O nu per l’alimentazione e l’agricoltura — affrontare i temi della risorsa idrica con un approccio integrato, non più in maniera settoriale, tutto deve essere studiato e progettato insieme: investimenti infrastrutture trattamento, approvvigionamento, decisioni a livello di governance. Tre le misure base da non dimenticare, ci sono le tre R: riduzione, riciclo e riutilizzo». Ma quali sono le cause dello stress idrico che affligge il pianeta?. Per la Fao sono principalmente tre: l’aumento della popolazione e il conseguente aumento della richiesta di cibo; lo sviluppo socio-economico, che è un fatto positivo, ma comporta anche un maggiore stress sulla risorsa idrica (perché più produciamo più acqua consumiamo e più inquiniamo); e i cambiamenti climatici. Negli ultimi vent’anni — aggiunge l’organismo delle Nazioni Unite — si sono verificati molti più cambiamenti climatici rispetto agli ultimi duecento anni, con periodi di siccità più lunghi — come quello che sta colpendo alcune zone del Brasile — piogge più frequenti e intense. Questo ha un suo decisivo impatto sul ciclo delle acque. Il 70 per cento della superficie terrestre è coperta di acqua, ma di questa il 97 per cento circa è salata e si trova nei mari e negli oceani, mentre solo il 3 per cento è dolce (si trova nei ghiacciai, nelle nevi perenni, nelle falde sotterranee e nei laghi e fiumi). L’acqua è continuamente in movimento attraverso il suo ciclo idrologico, ma la sua quantità resta fissa: si tratta, quindi, di un bene limitato, si rinnova, ma non aumenta né diminuisce. Questo — rilevano gli esperti della Fao — implica che un peggioramento della sua qualità ne riduce anche la quantità utilizzabile. Nonostante tutto la Fao si dichiara ottimista: «Abbiamo buone ragioni per credere che questo trend possa cambiare e che l’uomo imparerà a usare la risorsa idrica in modo più efficiente». L’organizzazione sta lavorando da tempo con alcuni Paesi-pilota come Tunisia, Oman, Yemen, Giordania, Egitto e Marocco, su progetti dedicati alla diffusione di una maggiore cultura e capacità di gestione delle risorse idriche all’interno dei Governi stessi. Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait sostengono il presidente Hadi New Delhi contro il fondamentalismo ROMA, 28. L’acqua — risorsa molto contesa e, per molti analisti, in grado di alterare in futuro gli equilibri geopolitici — è sempre più sovrasfruttata, sprecata e inquinata. E senza una rapida inversione di tendenza, entro il 2050 circa il 60 per cento della popolazione mondiale potrebbe vivere in condizioni di stress idrico, e avere, quindi, seri problemi di approvvigionamento di acqua o non averne a sufficienza per soddisfare le proprie esigenze. Lo ha evidenziato il direttorio di Land and Water division della Fao, l’O rganizzazione dell’Onu per l’alimentazione e l’agricoltura, sottolineando che l’acqua non serve solo per bere, ma soprattutto per irrigare e coltivare i campi. Una previsione allarmante in un mondo che al 2050 dovrà sfamare circa dieci miliardi di persone. Una minaccia che già pesa oggi su alcuni Paesi, considerati più a rischio quando si parla di disponibilità futura della risorsa idrica a livello globale. Le aree più critiche, già attualmente in crisi idrica, e che lo saranno sempre di più, sono quelle desertiche e del terzo mondo: l’Africa del nord, i Paesi del Medio oriente e del sud-est asiatico. Ma, secondo alcune recenti ricerche, anche i Paesi occidentali industrializzati dovranno affrontare problemi entro i prossimi dieci anni, a causa Opposte manifestazioni nello Yemen SAN’A, 28. Opposte manifestazioni sono avvenute ieri in tutto lo Yemen: nella capitale sono scese in piazza decine di migliaia di sostenitori dei ribelli sciiti huthi, che hanno conquistato San’a lo scorso settembre, mentre in altre città del Paese hanno manifestato migliaia di sunniti, contrari agli sciiti, facendo salire ulteriormente la tensione. Manifestazionm dei-sunniti si sono svolte a Taiz, Hodida, Bayda e Dhamar. A San’a i manifestanti sciiti hanno gridato invece alla “cospirazione straniera”, stigmatizzando l’appoggio della comunità internazionale al deposto presidente sunnita Abd Rabbo Mansour Hadi. Quest’ultimo sabato scorso è riuscito a evadere gli arresti domiciliari a cui gli huthi lo avevano costretto, riparando ad Aden, seconda città del Paese e principale centro politicoeconomico del sud, dove ha stabilito il suo quartier generale. E dopo Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti, anche il Kuwait ha annunciato oggi la riapertura della sua ambasciata nello Yemen non più a San’a, ma proprio ad Aden. La scelta vuole rimarcare appunto il sostegno al presidente Abd Rabbo Mansoru Hadi. La decisione di trasferire la rappresentanza diplomatica degli Emirati Arabi Uniti è stata motivata dal sottosegretario agli Esteri, Anwar Gargash, con la volontà di «rafforzare la legittimità costituzionale yemenita, personificata dal presidente Hadi e dal suo Governo». La decisione dei tre Paesi rischia però di accentuare la contrapposizione tra i due centri di potere avversi che si vanno profilando ogni giorno di più nel Paese arabo, facendolo scivolare ulteriormente sull’orlo di una guerra civile. Nel frattempo, almeno quattro presunti membri di Al Qaeda nella Sostenitori del presidente Hadi a Taiz (Reuters) penisola arabica sono stati uccisi nella notte da un drone presumibilmente degli Stati Uniti che ha colpito un convoglio nella provincia di Shabwa, nel sud-est dello Yemen. «Un drone — ha detto una fonte della sicurezza locale all’agenzia di stampa Xinhua — ha lanciato dei missili su un convoglio di Al Qaeda nella regione di Bayhan, venerdì notte, uccidendo almeno quattro terroristi». La caotica situazione nello Yemen sarà al centro dei colloqui che il segretario di Stato americano, John Kerry, avrà in Arabia Saudita la prossima settimana, dopo l’incontro a Ginevra con il ministro degli Esteri russo e con il capo della diplomazia iraniana. NEW DELHI, 28. «L’unica religione del mio Governo è prima l’India; l’unico libro religioso del mio Governo la Costituzione indiana; la nostra unica devozione è Bharat Bhakti (“devozione per l’India”) e la nostra unica preghiera è il bene di tutti». Lo ha detto ieri il primo ministro indiano rispondendo in Parlamento alle accuse mossegli nel dibattito seguito a dichiarazioni di matrice fondamentalista hindu fatte da alcuni membri del suo partito e da leader del Sangh Parivar, il raggruppamento delle organizzazioni hindu. La dichiarazione di Modi di fronte al Parlamento assume un significato particolare in quanto sotto questo aspetto il Governo è da tempo sotto attacco non solo delle opposizioni, ma anche di molti rappresentanti delle minoranze religiose e della società civile. Modi ha aggiunto che tra le sue responsabilità di primo ministro c’è quella di non consentire «commenti ridicoli» in nome della religione. Proprio ieri, sollecitate da diverse componenti politiche e sociali, le autorità dello Stato orientale indiano di Orissa hanno deciso di negare a Pravin Togadia, leader del movimento estremista Vishva Hindu Parishad (Vhp), l’ingresso nel distretto di Kandhamal, che nel 2008 fu teatro della più grave persecuzione anticristiana della storia indiana, con decine di morti, sistematiche devastazioni e decine di migliaia di profughi in parte mai rientrati per paura. Togadia aveva pianificato un tour nel distretto in occasione delle celebrazioni locali per il cinquantesimo dalla fondazione del proprio movimento. MANILA, 28. Ancora violenti combattimenti nell’estremo sud dell’arcipelago filippino tra soldati governativi e militanti di gruppi islamisti, che non hanno accettato la pace separata tra Manila e il Fronte islamico di liberazione Moro firmata un anno fa. Almeno sette guerriglieri del movimento Abu Sayyaf sono rimasti uccisi in scontri presso la cittadina di Patikul, sull’isola di Sulu. Tredici i feriti, tra cui anche militari. Un episodio che si inserice nell’offensiva in corso da parte delle forze armate filippine contro guerriglieri di Abu Sayyaf, che seppure ridotto a poche centinaia di effettivi si avvale di conoscenza del territorio e appoggi locali. Per evitare la fuga di militanti armati dall’isola, sono in corso operazioni di pattugliamento costiero da parte della marina militare con il blocco di imbarcazioni sospette. Contro un altro gruppo, i Combattenti islamici per la liberazione del Bangsamoro è stata condotta invece un’altra offensiva che ha permesso la riapertura della strada di grande comunicazione Cotabato-General Santos, sull’isola di Mindanao. Protesta dell’opposizione alle Maldive MALE, 28. Una maxi protesta dell’opposizione si è svolta a Male, capitale dell’arcipelago delle Maldive, per protestare contro l’arresto dell’ex presidente Mohamed Nasheed. Lo ha riferito ieri il quotidiano «Minivan news». La polizia ha finora arrestato 28 dimostranti prelevandoli dalle migliaia di persone che si sono radunate nell’area di Usfasgadu. La protesta è organizzata dall’alleanza del Maldivian Democratic Party e Jumhooree Party (Mdp-Jp), ma sembra che ci siano anche altri elementi tra i manifestanti. Nasheed, che è stato il primo presidente eletto democraticamente, era stato arrestato il 22 febbraio con l’accusa di terrorismo. L’ex presidente, in carica dal novembre 2008 al febbraio 2012, è noto a livello internazionale per le sue iniziative a favore dell’ambiente (tra le quali si ricordano le riunioni del Governo sott’acqua per denunciare i rischi del riscaldamento globale). Accordo di Governo in Kashmir SRINAGAR, 28. Il partito indiano Bharatya Janata Party, del premier, Narendra Modi, e il kashmiro Peoples Democratic Party, di Mufti Mohammad Sayeed, hanno raggiunto ieri un accordo su un Programma minimo comune (Cmp), che costituirà la base del loro Governo di coalizione nella regione himalayana. Fonti vicine ai due leader hanno detto che è stato preparato un documento incentrato sullo sviluppo e l’opportunità di lavoro per i giovani. Il documento elenca anche i modi e i mezzi per la riabilitazione di circa sessantamila famiglie del Kashmir, che aveva lasciato la regione nel 1990. L’incontro si è tenuto presso la residenza ufficiale del primo ministro. Il giuramento del nuovo Governo kashmiro è previsto per il primo di marzo. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 Il regista dimostrò come l’ancora fresca invenzione dei Lumière fosse già un’arte capace di dare forma a imponenti romanzi visivi domenica 1 marzo 2015 Un secolo fa usciva «Nascita di una nazione» di David Wark Griffith L’invenzione del montaggio alternato di EMILIO RANZATO ento anni fa usciva nelle sale statunitensi Nascita di una nazione (The Birth of a Nation), kolossal sulla guerra di secessione e sulla conseguente ricostruzione del Paese, diretto da quello che è considerato, con molte ragioni, il padre del cinema americano, David Wark C Una scena del film Griffith. È la storia di due famiglie, esponenti delle opposte fazioni. Ma anche la cronaca della nascita del Ku Klux Klan, formatosi — nell’ottica del regista e di Thomas F. Dixon Jr., il politico e scrittore dal cui romanzo il film è tratto — per difendere la gente del Sud dall’arroganza dei nordisti e degli afroamericani liberati dalla schiavitù. Eppure, lacerazioni che si pensavano insanabili verranno superate anche grazie all’amore, che in questo caso unirà i figli delle due Il soffitto della Cappella Palatina di Palermo di ANTONIO PAOLUCCI aria Andaloro, docente di Storia dell’arte bizantina e di Storia dell’arte medioevale in Europa e nel Mediterraneo presso l’Università degli Studi della Tuscia, a Viterbo, ha lasciato l’insegnamento per raggiunti limiti d’età. In quella università che oggi si colloca a un livello di riconosciuta eccellenza nel panorama italiano e internazionale, Andaloro ha ricoperto tutti i gradi della carriera accademica, da direttore di Istituto a direttore di Dipartimento a preside di Facoltà, fondando la Scuola di Specializzazione in Tutela e Valorizzazione dei Beni Storico Artistici e, con Simonetta Lux, il Dottorato di Ricerca «Memoria e materia delle opere d’arte attraverso i processi di produzione, storicizzazione, conservazione e musealizzazione». Questa, in sintesi, la scheda professionale di una studiosa che, con le sue pubblicazioni e con il suo magistero, ha giocato un ruolo eminente nei nostri studi e che amici e allievi hanno voluto onorare con un Festschrift sontuoso: due volumi dal titolo significativo L’Officina dello sguardo (Roma, Gangemi, 2014, pagine 1248, euro 140) con una novantina di con- M facoltose famiglie. Difficilmente un film che rappresenta il Ku Klux Klan come un’associazione salvifica ed eroica può essere esente dall’accusa di razzismo. E la caratterizzazione a dir poco grossolana, per non dire becera, di quasi tutti i personaggi afroamericani taglia la testa al toro su eventuali diatribe in merito. Anche cento anni fa, d’altronde, nonostante una prospettiva storica almeno in parte diversa, l’uscita della pellicola suscitò clamori e aspre polemiche. Tuttavia ci sono elementi che smussano questo quadro un po’ inquietante. Innanzi tutto aspetti biografici. Il giovanissimo Griffith fu infatti testimone e in parte vittima dei fisiologici abusi che regolarmente si verificano negli anni successivi a una guerra da parte dei vincitori ai danni dei vinti. E questo ha sicuramente e comprensibilmente influenzato le sue opinioni. Inoltre il regista si è sempre sforzato, per la verità un po’ confusamente, di spiegare come non fosse affatto avverso al popolo africano quanto alla sua deportazione, secondo lui la vera fonte delle tragedie americane. E in effetti il film si apre proprio con l’immagine di un africano in catene e piegato su se stesso di fronte alla prepotenza di un colono. Infine ma soprattutto, chi conosce Griffith e il suo cinema sa che tanti aspetti vengono enfatizzati per questioni strettamente poetiche e drammaturgiche, ovvero per facilitare il melodramma e soddisfare il suo gusto viscontiano ante litteram per la caduta di un mondo, che qui è quello del Sud degli Stati Uniti ma, più in generale, quello rurale, con i ritmi ancestrali e le abitudini ispirate al focolare domestico, concetto caro al regista e che non a caso attraversa buona parte della sua immensa filmografia, comprendente — fra lungo e cortometraggi — quasi mezzo migliaio di titoli. E ciò che gli permette di dipingere in maniera avvincente e credibile questo complicatissimo affresco sono soprattutto due qualità che lo distinguono dai colleghi coevi. La prima è la cura ai limiti del perfezionismo per la direzione degli attori, retaggio dei suoi non trascurabili trascorsi teatrali. L’altra è la capacità di padroneggiare i mezzi tecnico-espressivi della nuova arte portandoli molto vicino alla completa maturazione. In particolare è con Griffith che la singola inquadratura smette definitiva- cinema degli albori per rendersi conto di quanto sia innovativo il capolavoro griffithiano. In tanti momenti delle sue tre ore e passa, infatti, non sembra spiccare rispetto alle opere rudimentali che l’hanno preceduto. Le inquadrature sono spesso frontali rispetto alla scenoLa nuova tecnica compositiva grafia e sempre all’altezza dello tiene insieme scene e azioni sguardo degli interche si svolgono in ambienti diversi preti, le giunture fra i piani sono lontane Portandole poi a convergere con un ritmo dalle perfette geoche poco ha da invidiare ai registi moderni metrie che le renderanno “invisibili” nel cinema hollywoodiano, la cinepresa non si muove praticamente mai. Nelle sequenze cruciali del racconto, però, anche lo spettatore medio non può non accorgersi di qualcosa che sembra improvvisamente proietPer dare un’idea di quanto il cinema di Griffith sia stato tare il film avanti di decenni quanto influente nei primi anni del secolo scorso, basti dire che per a linguaggio cinematografico. Si tratBlade af Satans bog (”Pagine dal libro di Satana”, 1920) il ta del montaggio alternato, la vera, grande Carl Theodor Dreyer si ispirò dichiaratamente a grande innovazione di Griffith, attraIntolerance (1916), diretto dal regista americano subito dopo verso cui riesce a tenere insieme azioNascita di una nazione e concepito anche per tacitare le ni che si svolgono su due o anche tre polemiche suscitate da quest’ultimo. In Intolerance infatti ambienti diversi, portandole poi a quattro episodi ambientati in epoche e luoghi diversi si convergere con un senso del ritmo intrecciano in modo narrativamente mirabile per delineare che ha davvero poco da invidiare ai una sorta di affresco sul male nella storia dell’uomo, e fra registi moderni. questi c’è anche la Passione di Cristo. L’implicito invito alla E il padre del cinema americano se solidarietà e all’amore fraterno è espresso in modo forse ne serve per creare suspense — come ingenuo ma sincero, e riesce a non farsi soffocare da una nella famosa e magistrale scena produzione pantagruelica comprendente migliaia di dell’attentato a Lincoln — ma sopratcomparse e scenografie ispirate al primo cinema muto tutto per mettere in correlazione i italiano. In Blade af Satans bog Dreyer ripropone la destini dei singoli personaggi con struttura narrativa quadripartita dipingendo altrettante ideali quelli dell’intera nazione. Dimostranincarnazioni di Satana, fra cui Giuda nel momento del suo do dunque, forse per la prima volta, tradimento. Ancora non del tutto maturo dal punto di vista come l’ancora fresca invenzione dei della capacità espressiva, l’autore danese non surclassa in Lumière non sia soltanto una sconquesto caso il collega americano, da cui sembra anzi certante bizzarria scientifica, ma anmutuare la frenesia del montaggio in alcune scene. Anche se che una vera e propria forma d’arte la forza figurativa della messa in scena è già quella di futuri capace di dare forma a imponenti rocapolavori come, nel 1928, La passione di Giovanna d’Arco. manzi visivi. (emilio ranzato) mente di essere un contenitore a se stante per diventare invece il tassello di un mosaico spazio-temporale ben più ampio. Ci vuole tuttavia un occhio attento e davvero erudito su ciò che è stato il L’ispirazione di Dreyer Il metodo di Maria Andaloro È morto padre Theodore Hesburgh Curiosità e contaminazione Sacerdote da Guinness dei primati Andaloro è siciliana, per un periodo tributi scientifici preceduti da un lungo e denso saggio critico sulla cultura, sugli in- della sua vita è stata anche sovrintendente teressi, sui campi d’interesse e sul metodo della Fabbrica del Palazzo Reale di Palerdi studio di Maria Andaloro, che porta la mo e la Sicilia, modellata com’è da tutte le culture del Mediterraneo, è, per eccelfirma di Arturo Carlo Quintavalle. Dovessi stringere in due parole la per- lenza, il luogo della contaminazione. Solo sonalità e l’opera di Andaloro direi: «cu- in questa parte del mondo poteva accaderiosità» e «contaminazione». La curiosità, re che il vulcano Etna, montagna identitaprima di tutto, che si esprime nel carattere ria dei siciliani, diventasse nella lingua sfaccettato, caleidoscopico, multicentrico parlata «mongibello», assumendo insieme della sua produzione scientifica e che ha l’etimo latino (mons) e quello arabo (jebel). nel viaggio la sua figura simbolica. Più contaminazione di questa. E più della «Sì viaggiare» incontestuale presenza titola Gabriella nella Cappella PalaCampi, attuale ditina di Palermo, da Ha studiato le faglie rettore del Dipartisempre luogo simmento Scienze Beni bolo del potere poche dividono mondi diversi Culturali della Tulitico siciliano, di un apparentemente inconciliabili scia, la sua introdusoffitto islamico e di zione. Citando l’inmosaici greco-bizanMa anche i collegamenti cipit di una celebre tini, l’uno e gli altri spesso imprevisti canzone di Lucio realizzati per la gloBattisti, ci fa capire ria di un re normanche li uniscono la dimensione anche no abbigliato come poetica degli inteun basileo di Coressi della studiosa stantinopoli. Contache, per essere allieva di Cesare Brandi, minazione, ai nostri giorni, si declina in uno dei più grandi scrittori di viaggio del internazionalità e in effetti è difficile troNovecento, ha da lui appreso lo stupore e vare un’isola con una vocazione internal’emozione che si provano di fronte a zionale più forte della Sicilia. I due volumi si articolano in quattro un’opera d’arte vista per la prima volta e insieme il piacere quasi fisico del contatto, blocchi di interventi. Il primo, «Dalla Sidella immersione nella luce, nei colori, nei cilia al Mediterraneo», ed è il ritratto di sapori di un luogo. E infatti dove non è un’isola grande come un continente se si stata la mia amica Maria? Da Roma a Co- pensa che riceve ed esporta modelli cultustantinopoli, dalla Siria alla Cina, dalle rali e artistici riferiti alle aree più diverse: pitture della Caria e della Cappadocia al l’Antichità classica, l’Oriente bizantino, “cantiere dell’utopia” di Assisi, dai labora- l’universo islamico, l’Europa normanna, tori di restauro agli istituti di ricerca, alle sveva e lombarda. Il secondo gruppo di sedi convegnistiche nel mondo, Maria An- saggi è dedicato a «Roma e Bisanzio», daloro ci dava l’impressione di essere pe- cuore degli interessi scientifici e didattici di Andaloro. «Terre d’Italia», terzo nucleo rennemente altrove. L’altra parola che bisogna usare è “con- saggistico, è invece il luogo storiografico taminazione”. Andaloro ha studiato le fa- ed ermeneutico nel quale le diverse cultuglie che dividono mondi diversi apparen- re del Mediterraneo e dell’Europa contitemente inconciliabili, ma ha studiato an- nentale si confrontano e si intrecciano. che i collegamenti minuziosi, spesso im- L’ultimo titolo parla di «Altri mondi», dei previsti e imprevedibili, che li uniscono: luoghi cioè che gli studi di Andaloro hanl’Occidente latino e l’Oriente greco, la no toccato e dove si parla, fra le altre cocompresenza e la reciproca influenza, nel se, di Cappadocia e di Mongolia, del priMediterraneo, dalle culture ellenistiche e mo Cristianesimo in Cina e della medicina alla corte del Sultano. tanto antiche, cristiane e musulmane. Per gli amici era father Ted. L’uomo con più titoli onorari al mondo, oltre 150, padre Theodore Hesburgh, è morto giovedì nella città statunitense di South Bend, nell’Indiana. Aveva 97 anni. Era stato presidente dell’università statunitense di Notre Dame per trentacinque anni (dal 1952 al 1987) e aveva ricoperto numerosi incarichi statali, tra i quali quello di membro della commissione statunitense per i diritti civili, dal 1957 al 1969. Nel 1967 era stato a capo di un movimento universitario che rivendicava autonomia e libertà accademica da qualsivoglia autorità: da quella laica a quella clericale. Padre Hesburgh fu anche una figura chiave nell’ambito delle proteste studentesche contro la guerra in Vietnam. Proteste che egli stesso, comunque, s’impegnò a tenere entro i confini della legalità. Significativo, al riguardo, il fatto che riuscì a bloccare un tentativo da parte degli studenti di dare fuoco al campus di Notre Dame. Questo gesto non passò inosservato: tanto che Richard Nixon lo scelse come consigliere del vicepresidente Spiro Agnew sul controllo della violenza Theodore M. Hesburgh mostra al presidente Kennedy la medaglia Laetare dell’università di Notre Dame (1961) nei campus universitari. Dal 1977 al 1982 Hesburgh fu a capo della Rockefeller Foundation, e l’allora presidente Jimmy Carter lo nominò membro della commissione sulla riforma dell’immigrazione. È stato anche uno dei fondatori del People for the American Way e ha fatto parte della Knight Commission (dal 1990 al 1996) per la promozione dello sport nei college e del comitato promotore dell’Istituto Paolo VI. Nel ricordarne la figura e l’opera, «The New York Times» sottolinea che padre Hesburgh ha svolto un ruolo molto importante, a partire dagli anni Cinquanta, sia nell’ambito della politica americana che nella Chiesa cattolica. Un impegno caratterizzato da una incrollabile fede nel valore del dialogo interreligioso. Sia Paolo VI che Giovanni Paolo II lo interpellarono più volte su temi ecumenici. Sempre «The New York Times» evidenzia che per decenni padre Hesburgh è stato il sacerdote «più influente» degli Stati Uniti. E aggiunge che «non si è fatto mai intimidire dall’Oval Office». (gabriele nicolò) L’OSSERVATORE ROMANO domenica 1 marzo 2015 pagina 5 Nino Lupica, «Ritratto di Mario Luzi» (1998) A Canaa era stata misericordiosamente ma autorevolmente nella sua parte Il primo miracolo di Gesù aveva preso avvio dalla sua aspettativa e dalla sua certezza A dieci anni dalla morte Pubblicato un manoscritto passato inosservato per anni fra le carte di Mario Luzi Il canto della «mamma scura» di MARIO LUZI iglio de mamma scura» queste parole erompono sulle labbra di Maria durante il «corrotto» nella lauda jacoponica. Dove è, ora, la sommessa acquiescenza, dove l’intima vertigine dell’Annunciazione? Il mistero, rimasto incomprensibile, si era allora un attimo illuminato della sua stessa irrefutabile prepotenza, e lei aveva chinato il capo. Più tardi, lo si nota seguendo il racconto evangelico che è anche un po’ (ma quanto poco!) il suo racconto, il senso del disegno per il quale era stata scelta le era rimasto ora più ora meno presente ma non l’aveva mai abbandonata del tutto al dubbio o all’angoscia. «Perché figlio ci hai fatto questo» aveva recriminato a Gerusalemme dove, separati dalla folla dei pellegrini, i genitori lo avevano perduto di vista e, incurante dell’ansia dei suoi, il fanciullo si era fermato a disputare con i dottori del Tempio. C’era un rimprovero, una protesta muliebre a pieno titolo in quelle parole. Quella pena umana lasciava adito al pensiero della divinità del loro destino? La risposta del fanciullo era stata tagliente. Ma a Canaa lei era stata misericordiosamente, sì, ma autorevolmente nella sua parte. Il primo miracolo di Gesù aveva preso avvio dalla aspettativa e dalla certezza per non dire da una dolce intimazione di Maria. Il Vangelo la lascia intravedere, qualche rara volta, mentre segue a distanza gli spostamenti di suo figlio e gli incontri e le allocuzioni alle turbe, i prodigi per tutta la Galilea; e non tace di qualche momento in cui vorrebbe abolire quella distanza, avvicinarlo e parlargli. Gli emissari che vanno ad annunciarla (lei insieme con «i fratelli» di Gesù) le portano in risposta dinieghi: lui sa che il suo tempo è contato e non può concederne a questi indugi. Non ha udienze particolari o riservate: «I miei fratelli sono tutti quelli che fanno la volontà del Padre». Come lei riceve questi messaggi non è detto ma al di là di qualche trasparente amarezza tutto lascia pensare sia adeguata alla necessità messianica che si attua nel figlio suo, ma fino a che punto? Tenerezza e soggezione si lasciano ugualmente cogliere in quel vivo — e dunque mutevole — rapporto. Trascendente fermezza e apprensività creaturale erano mescolate, non possiamo dire se perfettamente perché ci sfugge il criterio e la misura di quella perfezione. Ma Jacopone vuole che la “passione” sia veramente e unicamente passione: la prescienza del sacrificio non diminuisce la sua reale e desolata gravità nel figlio, meno ancora nella madre. L’incarnazione per il poeta e teologo francescano non è stata certo simbolica: il resto discende di conseguenza. Il dramma esprime un massimo di concentrazione patetica, un buio episodio umano trova la forza di gridare la sua enormità. Questo e non altro riesco a vedere nella elementare e sintetica progressione narrativa (come rudi grani di un duro rosario) che apre la trenodia e risponde intanto alle elementari necessità drammaturgiche della lauda. Dalla cattura alla sentenza, all’esecuzione quella voce fuori campo, lancinante corale, comunica a Maria il crescendo delle violenze che si fanno a Gesù. Ciascuna è una coltellata al suo cuore materno e nello stesso tempo un’offesa alla sua mente di donna mite e saggia, a cui tali efferatezze riescono inconcepibili: per cui è in atto tra il coro e Ma- «F ria implicitamente una protesta per quelle persecuzioni, per la loro spietata carica criminosa. Quelle crudeltà si operano e si consumano nella sua carne. Si, è stata chiamata “Donna de Paradiso” e suo figlio è stato chiamato “beato”. Ma la forza di gravità del dolore La prescienza del sacrificio non diminuisce il suo dolore L’incarnazione per il poeta e teologo francescano non è stata certo simbolica sposta il centro nell’umano e solo nell’umano di questa prova. Al coro che, soverchiato dallo smarrimento e dall’ansia, sembra chiedere aiuto a lei, la più confusa, le prime risposte sono di incredulità. Non si capacita che quelle notizie si riferiscano a suo figlio («che non fece follia»): e subi- to il contraccolpo di tenerezza la induce, come nelle lamentazioni, a inventargli un prezioso attributo («Cristo, la spene mia»); senonché la brutalità dell’antefatto («Juda sì l’ha venduto») la convince che, sì, quella è la realtà. Il primo moto è di chiamare in aiuto Maddalena, da sola non le sembra di poter reggere a quel colpo. Seguono altri movimenti spontanei della confusione e della disperazione: «O Pilato, non fare/el figlio mio tormentare,/ ch’io te pozzo mostrare / como a torto è accusato». E poi alle grida di accanimento della folla la toccante ingenuità della supplica: «Prego che me ’ntennate,/ nel mio dolor pensate:/ forsa mo vo mutate/ de che avete pensato». Ben presto le sue implorazioni di povera donna non hanno più destinatario possibile. La furia dell’even- to si sviluppa in se stesso. Allora con sublime incoerenza si appella a suo figlio, invoca pietà da lui che è perduto. Ancora un gradino della delirante ricerca di soccorso, e ora è la croce che deve rifiutarsi di collaborare al martirio: «O croce, e che farai? / el figlio mio torrai?»; poi ripiega su una più rassegnata pretesa: «Se i tollete el vestire, / lassetelme vedire». Particolare su particolare le viene descritta (in simultanea) la crocifissione... «E io comenzo el corrotto». Sarebbe vana ogni altra parola. È lo strazio di una donna che ha subìto la più atroce ferita. Il figlio, in questo momento non può lasciarla a se stessa, al suo disperato soliloquio: si instaura un dialogo in cui lei pensa alla morte («c’una aiam sepoltura») e lui al dopo, alla vita che lascia die- tro di sé. Solo l’affidamento di lei a Giovanni ha nelle parole di Gesù, pur sobrie e ferme, una vibrazione patetica: «Joanni, èsto mia mate,/ tollela en caritate,/àggine pïetate,/ cà’l cor sì à furato». Dopo il dialogo ritorna monologo, diventa anzi insieme singhiozzo e rito finché, rivolgendosi anche lei a Giovanni perché qualcuno deve pur esservi a ricevere quella piena di dolore, in quella afflitta adozione di figliolanza, dice: «Or sento el coltello / che fo profetizzato». Per un attimo la donna si ricongiunge con la Madonna, torna ad essere la creatura prescelta per la gloria e per la sofferenza. Ma è un attimo, la “povera donna” prende ancora il sopravvento Sugli affreschi della basilica di San Giulio d’O rta Scarabocchi in ottimo latino Numerosi graffiti, scritte e scarabocchi solcano i coloratissimi affreschi che decorano l’interno della basilica di San Giulio d’Orta sull’omonima isola del lago prealpino del Piemonte. La basilica è l’ultima di cento chiese fondate, secondo la tradizione, dal prete di origine greca Giulio alla fine del IV secolo. Giulio era un evangelizzatore itinerante proveniente dall’isola di Egina, costruttore di chiese insieme al fratello diacono Giuliano al tempo dell’imperatore Teodosio I. Oggi sull’isola sorge l’abbazia benedettina Mater Ecclesiae, fondata nel 1973 dalla badessa Anna Maria Canopi su richiesta del vescovo di Novara, monsignor Aldo Del Monte (19152005). Abbiamo chiesto a suor Maria Raphaela di raccontarci le bizzarre scritte incise sugli affreschi che tappezzano le pareti della chiesa e che l’hanno colpita e incuriosita al punto di volerli documentare con la sua fotografia. Non è strano che affreschi a grandezza d’uomo che raffigurano la Madonna o i santi, per di più in un luogo di culto, siano stati usati come “taccuini”? In effetti su diversi affreschi della basilica di San Giulio si riscontrano, soprattutto in corrispondenza degli sfondi, dei graffiti, vere e proprie scritte incise di argomento vario e risalenti al XV-XVI secolo. Solo in questi anni si è iniziato a studiare il fenomeno, e ancora non si è giunti a conclusioni definitive. Evidentemente queste scritte rispondevano al desiderio, presente sempre nell’uomo, di lasciare un segno di sé, di registrare particolari avvenimenti, oppure — ed è il caso dell’isola San Giulio — di affidare se stessi o determinate situazioni al santo patrono che si veniva a venerare. In tale ambito però possiamo fare solo ipotesi, non avendo ovviamente la testimonianza diretta degli autori di quei graffiti. Dall’osservazione delle scritte, risalenti ai secoli XV e XVI, emerge che gli autori non potevano essere grafomani o, per così dire, writers nella cupa desolazione dell’ultima quartina: «Che moga figlio e mate/ d’una morte afferrate,/ trovarse abraccecate/ mate e figlio impiccato». Quanto deve a questa immedesimazione totale con l’amore e con il dolore materno, vissuti senza privilegio e riserva, la devozione a Maria? La sua mediazione, la sua intercessione per la quale è pregata dai fedeli non vengono da questa debolezza e da questa forza non manifesta? Il potente romanico del grande frate-poeta la assimila fino in fondo al destino della creatura; e solo per questa via ne fa riconoscere la celestiale elezione. Mater dolorosa, o come dice qui, «mamma scura»: ecco l’attributo che più ha richiamato su Maria la preghiera e la confidente attesa delle moltitudini. La pena solitaria e inconsolabile dall’uomo, la pubblica calamità che non vede scampo o rimedio portano ugualmente a pronunciare il suo nome. dell’epoca. Le scritte presenti sugli affreschi in genere sono infatti in buon latino, a volte sono realizzate con una particolare grafia, a volte parlano di personaggi illustri: si vede bene che non sono uno sfogo istintivo o un atto di vandalismo, ma rispondono, come prima si diceva, al desiderio di lasciare un segno nella storia, di immortalare qualche evento particolare, ad esempio l’arrivo all’isola di qualche autorità, oppure di registrare annotazioni sul clima o sul raccolto di quell’anno. Morto a 83 anni Leonard Nimoy Meticcio interstellare Qual è l’importanza delle scritte da lei documentate attraverso gli scatti di una macchina fotografica? Sicuramente questi “scarabocchi” — già oggetto di studio da parte dello storico medievista Battista Beccaria, che studia la storia della Chiesa novarese e recentemente ha dedicato un saggio al fenomeno — decifrati e trascritti potranno fornire informazioni preziose per arricchire la nostra conoscenza della storia dell’isola. E c’è un altro aspetto da considerare: le scritte sono un’ulteriore attestazione dell’importanza del luogo per la fede dei nostri padri, dal momento che testimoniano un afflusso non indifferente di pellegrini. L’abbondanza di incisioni sugli affreschi denota quindi un grande afflusso di persone tra il Quattrocento e il secolo successivo. La presenza dei graffiti sui diversi affreschi della basilica di San Giulio non deve destare sorpresa: tale fenomeno è registrato anche in altri luoghi importanti. Finora gli storici dell’arte non vi avevano dato molto peso, anzi, in genere li hanno considerati come elementi di degrado, dovuti alla maleducazione dei passanti. Forse nuovi studi potrebbero condurci a una nuova comprensione. Suor Maria Raphaela, lei è monaca benedettina e fotografa... I graffiti sugli affreschi dedicati a san Fermo e santa Apollonia È stato ritrovato un testo inedito di Mario Luzi dedicato a Donna de Paradiso di Jacopone da Todi; la sua pubblicazione fa parte delle iniziative organizzate per ricordare il poeta fiorentino a dieci anni dalla morte. «Ignoro l’occasione di questa lettura della celebre lauda — spiega Stefano Verdino, l’autore del ritrovamento, nella nota al testo, impresso per i raffinati tipi di Metteliana con il titolo Il pianto di Maria — né sussiste una datazione, anche se presumo si tratti di uno scritto degli anni Ottanta». Pubblichiamo il testo integrale. L’uno e l’altro aspetto convivono senza problemi. Anzi, sarebbe meglio dire che si rafforzano a vicenda: sono una consacrata che ama fotografare le bellezze del creato. Tutto qui. (roberto cutaia) Aveva concluso con il saluto live long and prosper («lunga vita e prosperità») anche l’ultimo breve scritto che aveva pubblicato il 22 febbraio. L’attore, regista e scrittore Leonard Nimoy, morto a 83 anni, da tempo usava nella vita quest’espressione del personaggio più celebre da lui interpretato, il signor Spock, in Star Trek, la serie di fantascienza televisiva prima e cinematografica poi che diventò un cult a partire da metà degli anni Sessanta. Più volte aveva confessato che avrebbe fatto a meno di quelle orecchie a punta. Ma di quel meticcio interstellare, figlio di una terrestre e di un abitante del pianeta Vulcano, aveva sempre rivendicato i valori congiunti di razionalità e di rispetto per le differenze. Dunque, lunga vita e prosperità a questi valori. (pierluigi natalia) L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 domenica 1 marzo 2015 Il patriarca Bartolomeo nelle Filippine con il presidente francese per una mobilitazione sul clima C’è un solo modo per salvare il pianeta MANILA, 28. Di fronte alla crisi ecologica non possono esserci due maniere di considerare il mondo, una religiosa e l’altra laica. Non si può separare la preoccupazione per la dignità umana, i diritti dell’uomo, la giustizia sociale, da quella per la salvaguardia ambientale. Queste preoccupazioni sono interdipendenti e s’intrecciano in un movimento allo stesso tempo ascendente e discendente: «Il modo in cui siamo legati alla natura riflette direttamente quello in cui noi siamo legati a Dio e al nostro prossimo nell’umanità, allo stesso modo in cui siamo legati alla biodiversità della creazione». È uno dei passaggi più significativi della riflessione del patriarca ecumenico, Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli, che giovedì e venerdì scorsi ha effettuato una visita nelle Filippine assieme al presidente della Repubblica francese, François Hollande. Della delegazione faceva parte anche il metropolita di Francia, Emmanuel. Principale obiettivo del viaggio la firma congiunta di un appello all’azione per porre un freno alle conseguenze dei cambiamenti climatici, in vista della prossima Conferenza delle Nazioni Unite (Cop21) che si svolgerà a Parigi - Le Bourget dal 30 novembre all’11 dicembre. Non è in gioco solo il rispetto della biodiversità ma «la stessa nostra sopravvivenza», ha detto Bartolomeo, sottolineando che le popolazioni maggiormente interessate dal riscaldamento climatico sono anche le più vulnerabili ed emarginate. Come quelle che vivono sotto la minaccia dei tifoni nelle Filippine: «Devono non solo far fronte alla miseria, alle loro case inondate, a un disagio prolungato, ma anche attuare cambiamenti fondamentali nel lo- ro modo di vivere. È un’ingiustizia particolarmente amara, poiché coloro che soffrono le devastazioni peggiori sono quelli che meno hanno contribuito al loro accadimento». La crisi ecologica «è dunque direttamente legata alla sfida etica che mi- ra a permettere l’eliminazione della povertà e la difesa dei diritti dell’uomo». Il patriarca ecumenico ha parlato il 26 febbraio al Museo nazionale di Manila a un forum sul tema «Verso la Cop21: la società civile mobilitata per il clima». Nel suo discorso — intitolato «Cura del creato, giustizia ecologica ed etica» — ha criticato chi sostiene un atteggiamento fatalistico, chi consiglia di dirigere gli sforzi verso un adattamento davanti all’inevitabile. Ciò non è sufficiente, ha spiegato, «perché c’è bisogno di intraprendere urgentemente cambiamenti radicali per quanto concerne l’elaborazione di una politica mondiale». Del resto, «i Paesi ricchi e industrializzati hanno contribuito indiscutibilmente all’inquinamento atmosferico. Siamo pronti, in Occidente, a sacrificare il nostro egocentrismo e consumismo? Siamo pronti a prestare la nostra attenzione verso quella parte del mondo che ha bisogno? A lasciare un’impronta più leggera su questo pianeta per il bene delle future generazioni? Dobbiamo scegliere di prenderci cura del creato. Non è troppo tardi per agire ma non possiamo permetterci di aspettare». Il 27 febbraio Bartolomeo e Hollande si sono recati nella città di Guiuan, nel novembre 2013 devastata dal tifone Haiyan. Prima della partenza dalle Filippine il primate ortodosso ha avuto un breve colloquio con il cardinale arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle. Cattolici e musulmani in Sicilia Nei panni dell’altro FAVARA, 28. Vedere un imam indossare il saio francescano e tenere in mano il Vangelo, in questo particolare contesto storico, non è roba da poco. È successo giovedì a Favara, in provincia di Agrigento, in occasione della marcia della pace fortemente voluta da fra Giuseppe Maggiore, responsabile della comunità La Tenda di Padre Abramo e superiore del convento di Favara, in provincia di Agrigen- Nel Lesotho in occasione delle elezioni nazionali I presuli chiedono più attenzione da parte dei politici locali Vescovi osservatori La famiglia in Nigeria fra terrorismo e cultura secolare MASERU, 28. Una delegazione dell’Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa (Imbisa) si trova nel piccolo Stato africano del Lesotho per svolgere attività di osservatore alle elezioni nazionali di oggi, 28 febbraio. L’Imbisa è un organo di collegamento e di collaborazione pastorale tra le Conferenze episcopali di Angola e Sao Tomé, Lesotho, Mozambico, Namibia, Botswana, Sudafrica e Swaziland e Zimbabwe. Nel 2012 in occasione delle elezioni svoltesi nello Zimbabwe, l’Imbisa decise di formare un gruppo di vescovi, uno per ogni Paese membro, come osservatore elettorale. Il gruppo inviato nel Lesotho — riferisce l’agenzia Fides — è composto dai vescovi di Angola, Mozambico e Swaziland e da due laici provenienti da Mozambico e Zimbabwe, oltre a padre Dos Reis che coordina l’ufficio giustizia e pace dell’Inter-Regional Meeting of the Bishops of Southern Africa. Le elezioni anticipate in Lesotho rivestono grande importanza perché avvengono a sei mesi da un fallito colpo di Stato. ABUJA, 28. I presuli della Nigeria, riuniti per la loro assemblea plenaria, esprimono forte preoccupazione per la progressiva erosione dei valori e dei legami famigliari nel Paese. «La famiglia prima scuola di virtù — si legge in un documento stilato dai presuli — è minacciata dal materialismo e dall’egoismo». Secondo i vescovi, la cultura dominante, sempre più ostile alla famiglia, «viene veicolata dall’industria cinematografica e dai social media» che promuovono l’infedeltà e comporta- menti sessuali scollegati dall’amore. Vi sono inoltre «gruppi di pressione che impongono una ridefinizione del matrimonio. Non possiamo parlare delle sfide alla famiglia — aggiungono i vescovi — senza fare riferimento a Boko Haram e alle forti tensioni provocate dalle prossime elezioni. La guerriglia di Boko Haram non solo ha provocato la morte di vittime innocenti, ma ha causato pure la separazione dei componenti delle stesse famiglie. I nostri cuori sono con i bambini se- Una “oratio imperata” per il Mindanao Nulla è più urgente della preghiera per la pace MANILA, 28. Una “oratio imperata” per la pace a Mindanao verrà recitata in tutte le chiese delle Filippine. È quanto hanno deciso i presuli dell’arcipelago asiatico consapevoli del delicato momento che il Paese sta attraversando all’indomani della strage avvenuta il 25 gennaio scorso a Mamasapano, sull’isola di Mindanao, dove hanno perso la vita 44 militari in scontri con milizie ribelli e fondamentaliste. Situazione che si è ulteriormente aggravata con i sanguinosi scontri avvenuti nella provincia delle Sulu, la corona di piccole isole che collegano Mindanao al Borneo malaysiano. La Conferenza episcopale ha pertanto diffuso il testo di una preghiera speciale per la pace che sarà distribuita nelle diocesi e nelle parrocchie della nazione e sarà recitata dai fedeli, in tutte le comunità, durante il mese di marzo. Secondo le indicazioni dell’episcopato, infatti, la preghiera dovrà essere recitata dal 1° al 28 marzo durante la celebrazione di ogni messa, nel momento dopo la comunione. «Mentre la nazione continua a piangere dopo la tragedia in Mamasapano, il nostro migliore contributo è incoraggiare le persone a pregare», spiega l’arcivescovo di Lingayen-Dagupan, Socrates B. Villegas, presidente della Conferenza episcopale nella lettera inviata a tutte le diocesi, che presenta l’iniziativa. «Signore della pace — recita la preghiera — concedi a noi un senso di urgenza per attivare le forze della bontà, della giustizia, dell’amore e della pace nelle nostre comunità. Dove c’è conflitto, fa’ che allarghiamo le braccia per accogliere i nostri fratelli e sorelle. Dove c’è disperazione, fa’ che possiamo portare speranza nella Buona Novella. Dove ci sono le ferite della divisione, vi sia unità e interezza. Dove ci sono pensieri di vendetta, che vi siano guarigione e perdono. Aiutaci a impegnarci per il Vangelo della pace. Insegnaci il tuo spirito di misericordia e di compassione». L’urgenza per la pace è stata ribadita anche dal cardinale arcivescovo di Cotabato, Orlando B. Quevedo, che ha invitato i fedeli e tutti i politici filippini ad «ascoltare Mindanao», respingendo i tentativi di utilizzare la tragedia di Mamasapano per fermare i colloqui di pace legati anche alla ratifica dell’accordo che istituisce ufficialmente la nuova regione autonoma di Bangsamoro per i musulmani filippini. Occorre dare a Mindanao, ha detto il cardinale Quevedo, «un’opportunità di pace e riconciliazione». parati dai loro genitori, specialmente con le nostre amate figlie, le ragazze di Chibok, e gli altri rapiti da terroristi insensati». I presuli, inoltre, condannano l’uso di bambini per attentati suicidi, dicendosi «addolorati per l’uso di menti innocenti indottrinate da Boko Haram e usate per attentati suicidi. Deploriamo il fatto che bambini così piccoli siano usati per commettere tali crimini, e il fatto che giovani nigeriani siano usati dai politici per intimidire e commettere violenze nei confronti dei loro oppositori è un sintomo allarmante del collasso dei valori della famiglia nella nostra società. I politici della Nigeria, con poche eccezioni, parlano e agiscono in modo da negare la coscienza della nazione come famiglia, comunità di persone in cerca del bene comune». I vescovi, infine, lamentano che la campagna elettorale «sia priva di questioni di interesse nazionale e caratterizzata da minacce, violenze, menzogne. Tutti i soggetti e i partiti politici che parteciperanno alle prossime elezioni dovrebbero sapere che sono responsabili individualmente e collettivamente del processo democratico e del suo esito». A casa il gesuita indiano rapito in Afghanistan NEW DELHI, 28. È tornato nella sua abitazione nel Tamil Nadu, in India, padre Alexis Premkumar Antonysamy, il gesuita rapito e tenuto in ostaggio per oltre otto mesi in Afghanistan. «Al momento del mio rilascio — ha raccontato — mi è stato detto che sarò ucciso se farò ritorno in Afghanistan. Per questa volta ti lasciamo andare». Nonostante le minacce e l’esperienza vissuta, padre Premkumar ha comunque voluto ricordare l’ospitalità di un popolo che da troppo tempo vive in un Paese «problematico e senza pace». to. Con lo slogan «Nous sommes», cristiani e musulmani, nonostante le avverse condizioni meteorologiche che hanno colpito l’agrigentino, hanno sfilato per le strade del paese stringendosi per mano e invocando la pace. «Quello che è avvenuto a Favara — sottolinea fra Giuseppe — è un evento storico. Non solo per la massiccia presenza di persone, ma per il gesto compiuto dall’imam di Agrigento-Favara, Majoub Rezlane, che ha indossato il mio saio e ha tenuto in mano il Vangelo di Gesù. Anche io ho infilato il fez e l’abito bianco tradizionale dell’islam. È stata un’iniziativa importante che dimostra ancora una volta che dialogare e vivere fraternamente si può, basta volerlo. Dio ci unisce, nonostante le difficoltà, le violenze e gli attacchi terroristici in molte aree del pianeta». Alla marcia della pace, oltre a numerosi musulmani e studenti di tutte le età di Favara, hanno preso parte l’arcivescovo di Agrigento, cardinale Francesco Montenegro, fra Antonio Jacona, delegato per il dialogo interreligioso dei Frati Minori di Sicilia e don Luca Camilleri, responsabile dell’ufficio per il dialogo interreligioso dell’arcidiocesi di Agrigento. Già da diversi anni, Favara e la Tenda di Padre Abramo, sono luogo di incontro tra persone di diverso credo: da un lato i francescani e la comunità locale, dall’altro i numerosi immigrati che approdano nell’isola. La marcia di Favara, quindi, è stata un’importante occasione di dialogo interreligioso e di incontro. «Non dobbiamo avere paura di vivere gli uni accanto agli altri» — ha detto il porporato introducendo l’incontro con una preghiera cristiana. I francescani, insieme alla comunità marocchina locale, hanno voluto compiere un gesto eclatante, dopo i terribili fatti di cronaca, come gli atti terroristici a Parigi, e i barbari gesti dei miliziani del cosiddetto Stato islamico. Anche l’imam Majoub Rezlane, dal palco, ha recitato la sua preghiera in arabo chiedendo a Dio di «allontanare le guerre, il terrorismo, i criminali», ricordando che «l’islam è una religione di pace, amore, dialogo». Altri rappresentanti della comunità islamica hanno raccontato quanto si sentano «musulmani ma anche italiani», esprimendo paura e preoccupazione. Una ragazza marocchina, parlando all’agenzia Sir con marcato accento siciliano, ha ribadito: «I terroristi dell’Is non sono dei veri musulmani». Un altro giovane della comunità maghrebina, citando a più riprese il Corano, ha sottolineato che l’islam vuole la pace soprattutto tra «la gente del Libro»: ebrei, cristiani, musulmani. E ha lanciato una serie di appelli alla classe dirigente, «per promuovere l’integrazione, la legalità e la convivenza civile», ai religiosi, per «trovare una piattaforma comune» di dialogo e collaborazione, e agli stessi immigrati che vivono in Italia perché riconoscano come loro il Paese che li accoglie. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 1 marzo 2015 pagina 7 Affidate dal Pontefice per il 2016 novi in tutte le comunità cristiane la gioia e la responsabilità di annunciare il Vangelo. Intenzioni dell’Apostolato della preghiera Pubblichiamo il testo italiano delle intenzioni — universale e per l’evangelizzazione — che, come di consueto, il Papa ha affidato all’Apostolato della preghiera per il 2016. gni e i bambini possano crescere in ambienti sani e sereni. Per l’evangelizzazione: Perché i cristiani discriminati o perseguitati a motivo della loro fede rimangano forti e fedeli al Vangelo, grazie all’incessante preghiera di tutta la Chiesa. APRILE Universale: Perché i piccoli agricoltori ricevano il giusto compenso per il loro prezioso lavoro. Per l’evangelizzazione: Perché i cristiani dell’Africa diano testimonianza di amore e di fede in Gesù Cristo in mezzo ai conflitti politicoreligiosi. GENNAIO Universale: Perché il dialogo sincero fra uomini e donne di religioni differenti porti frutti di pace e di giustizia. Per l’evangelizzazione: Perché mediante il dialogo e la carità fraterna, con la grazia dello Spirito Santo, si superino le divisioni tra i cristiani. FEBBRAIO Universale: Perché abbiamo cura del creato, ricevuto come dono gratuito, da coltivare e proteggere per le generazioni future. Per l’evangelizzazione: Perché crescano le opportunità di dialogo e di incontro tra la fede cristiana e i popoli dell’Asia. MARZO Universale: Perché le famiglie in difficoltà ricevano i necessari soste- LUGLIO Universale: Perché vengano rispettati i popoli indigeni, minacciati nella loro identità e nella loro stessa esistenza. Per l’evangelizzazione: Perché la Chiesa in America Latina e nei Caraibi, mediante la sua missione continentale, annunci con rinnovato slancio ed entusiasmo il Vangelo. AGOSTO Universale: Perché lo sport sia un’opportunità di incontro fraterno tra i popoli e contribuisca alla causa della pace nel mondo. Per l’evangelizzazione: Perché i cristiani vivano la sequela del Vange- Fideles dilectam Scotiae terram incolentes sollemniter IV centenariam memoriam celebrant martyrii sancti Ioannis Ogilvie, S.I. Ille praeclarus vir in familia Calviniana natus, iuvenis religioni Catholicae adhaesit. Deinde Societatem Iesu ingressus est atque, sacerdos ordinatus, sedule pastorale exercuit ministerium, primum in Austria et in Francogallia, deinde, in patriam reversus, curam habuit de concivium spiritali itinere, donec, sub rege Iacobo VI in carcerem coniectus et capite damnatus, in patibulo die X mensis Martii anno MD CXV Glasguae gloriosam palmam martyrii est consecutus. Decessor Noster beatus Paulus VI die XVII mensis Octobris anno MCMLXXVI eum canonizavit atque pondus testi- ventino sempre più consapevoli della loro missione evangelizzatrice. SETTEMBRE OTTOBRE Universale: Perché ciascuno contribuisca al bene comune e all’edificazione di una società che ponga al centro la persona umana. Per l’evangelizzazione: Perché i cristiani, partecipando ai Sacramenti e meditando la Sacra Scrittura, di- Universale: Perché i giornalisti, nello svolgimento della loro professione, siano sempre animati dal rispetto per la verità e da un forte senso etico. Per l’evangelizzazione: Perché la Giornata Missionaria Mondiale rin- Universale: Perché sia eliminata in ogni parte del mondo la piaga dei bambini-soldato. Per l’evangelizzazione: Perché i popoli europei riscoprano la bellezza, la bontà e la verità del Vangelo, che dona gioia e speranza alla vita. Dal Vaticano, 3 gennaio 2015 GIUGNO Universale: Perché gli anziani, gli emarginati e le persone sole trovino, anche nelle grandi città, opportunità di incontro e di solidarietà. Per l’evangelizzazione: Perché i seminaristi, i novizi e le novizie incontrino formatori che vivano la gioia del Vangelo e li preparino con saggezza alla loro missione. A colloquio con il gesuita Frédéric Fornos nuovo direttore delegato Ritorno alle origini di NICOLA GORI L’Apostolato della preghiera (Adp) è in piena fase di riforma, attraverso un ritorno alle origini, ai principi ispiratori, che hanno portato l’associazione nei 170 anni di vita a raggiungere più di quaranta milioni di fedeli in tutto il mondo. Si tratta di adattare alle società contemporanee, utilizzando le nuove tecnologie, un modo di comunicare e di fare comunione attraverso la preghiera. Lo scopo è formare quella rete universale a cui il Papa ogni anno affida Il cardinale Murphy-O’Connor inviato del Papa a Glasgow Venerabili Fratri Nostro CORMAC S.R.E. Card. MURPHY-O’CONNOR Archiepiscopo olim Vestmonasteriensi DICEMBRE lo dando testimonianza di fede, di onestà e di amore per il prossimo. MAGGIO Universale: Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale. Per l’evangelizzazione: Perché si diffonda, in famiglie, comunità e gruppi, la pratica di pregare il santo Rosario per l’evangelizzazione e per la pace. Per il quarto centenario del martirio di san John Ogilvie Com’è noto, il 7 febbraio scorso il Papa ha nominato il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster, suo inviato speciale alle solenni celebrazioni in onore del santo gesuita John Ogilvie, previste a Glasgow il 9 e il 10 marzo prossimi, nel quarto centenario del martirio. Il porporato sarà accompagnato da una missione composta dal sacerdote Roger Reader, suo segretario personale, e da monsignor Javier Herrera Corona, consigliere della nunziatura apostolica a Londra. Di seguito il testo della lettera pontificia di nomina. NOVEMBRE Universale: Perché i Paesi che accolgono un grande numero di profughi e rifugiati siano sostenuti nel loro impegno di solidarietà. Per l’evangelizzazione: Perché nelle parrocchie sacerdoti e laici collaborino nel servizio alla comunità senza cedere alla tentazione dello scoraggiamento. timus Teque hisce Missum Litteris Extraordinarium Nostrum nominamus ad festivitates complendas quae Glasguensi in urbe diebus IX et X proximi mensis Martii sollemni modo perficientur. Celebrationi praesidebis Eucharistiae atque memoratum Archiepiscopum aliosque sacros Praesules, sacerdotes, religiosos viros mulieresque, publicas auctoritates atque universos christifideles Nostro salutabis nomine. Omnes adstantes verbis tuis ad assiduam Christi vitae imitationem invitabis adque praecepta divina cotidiana «Martirio di san John Ogilvie» in vita diligentiore (mosaico della chiesa di Saint Aloysius a Glasgow) usque modo servanda. Optamus denimonii istius Christi imitatoris pro fi- que ut cuncti, testimonium sancti delibus etiam aetatis nostrae confir- Ioannis Ogilvie et tot christianorum mavit. considerantes, novis viribus novoque Occasione memorati anniversarii studio peculiarem dilectionem erga data, multa revera in Scotia, potissi- Christi Ecclesiam et Evangelium demum in archidioecesi Glasguensi, monstrent atque fidei alacritate in suscipiuntur pastoralia incepta ut hodiernis adiunctis emineant. omnes, exemplum huius martyris reNos autem Te, Venerabilis Frater colentes, incitamentum ad renova- Noster, in tua missione implenda tam fidei spei caritatisque vitam ca- precibus comitabimur. Denique Bepiant sub Christi lumine assidue se- nedictionem Apostolicam libentes quendam. Tibi impertimur, signum Nostrae erQuapropter Venerabilis Frater ga Te benevolentiae et caelestium Philippus Tartaglia, Archiepiscopus donorum pignus, quam omnibus ceMetropolita Glasguensis atque Prae- lebrationis participibus amabiliter ses Conferentiae Episcopalis Scotiae, transmittes. humanissime a Nobis quaesivit ut aliquem eminentem Virum mitteremus qui Nostras vices Glasguae geEx Aedibus Vaticanis, reret Nostramque erga Christi discidie XV mensis Februarii, pulos in Scotia commorantes dilecanno MMXV, tionem significaret. Pontificatus Nostri secundo. Ad Te autem, Venerabilis Frater Noster, qui Metropolitanam Ecclesiam Vestmonasteriensem prudenter es moderatus, mentem Nostram ver- le intenzioni che gli stanno a cuore. Ne abbiamo parlato con il direttore generale delegato dell’Adp e del Movimento eucaristico giovanile (Meg), il gesuita francese Frédéric Fornos, in questa intervista al nostro giornale. Da poco tempo lei è il nuovo direttore delegato. Quale impronta darà all’Adp? La mia missione è di aiutare la “ri-creazione” dell’associazione. L’Adp e il Meg, che è la sezione giovanile, sono stati affidati dal Papa alla Compagnia di Gesù. Siamo presenti in 84 Paesi, ma abbiamo bisogno di ritrovare lo slancio missionario degli inizi. Pertanto, su richiesta del preposito generale, Adolfo Nicolás Pachon, abbiamo avviato negli ultimi cinque anni un percorso per ritrovare la visione fondamentale dell’Adp, per meglio rispondere alle necessità di oggi. Papa Francesco ha approvato un paio di mesi fa il documento che presenta in un modo nuovo la nostra missione: Un percorso con Gesù, in una disponibilità apostolica. Non possiamo comandare la “ri-creazione”, perché questa dipende dallo Spirito, ma ci possiamo disporre. Il mio ruolo è di aiutare i team locali a trovare modi concreti per l’oggi. Questo sarà l’anno dell’enciclica del Papa sull’ecologia. Come può l’Adp sensibilizzare l’opinione pubblica nei confronti della tutela del creato? Siamo la rete di preghiera del Papa. Ogni mese ci propone due sfide dell’umanità e della missione della Chiesa. Tali intenzioni non hanno lo scopo di una preghiera intima senza contatto con la realtà, sono destinate a guidare la nostra giornata, i nostri mesi. Per esempio, nel mese di febbraio, il Pontefice ci ha invitato a pregare, affinché abbiamo cura del creato, come un dono gratuito da proteggere per le generazioni future. Pregare per questa in- tenzione significa informarsi, leggere e ascoltare riguardo a questa sfida, conoscere le associazioni che lavorano nel settore. In questo modo le intenzioni prendono carne nella nostra vita, e la nostra preghiera è nutrita e trasforma il nostro cuore. Pregando sensibilizziamo i discepoli di Cristo su questo argomento. Quale contributo può dare la preghiera per passare dalla cultura dell’indifferenza a quella dell’accoglienza? Nel suo messaggio per la Quaresima Papa Francesco ci dice che se «come singoli abbiamo la tentazione dell’indifferenza», per «non lasciarci assorbire da questa spirale», possiamo «pregare nella comunione della Chiesa terrena e celeste». E in effetti, la preghiera è soprattutto relazione e incontro. Apre il nostro cuore per ascoltare il Signore, ma anche per ascoltare le gioie e le sofferenze degli uomini e delle donne di oggi. Non è un’oasi di pace per il nostro conforto e la nostra quiete personale. La vera preghiera ci porta al cuore del mondo; ma non si rischia nulla perché siamo spinti dall’amore del Signore stesso. L’Adp ci conduce ogni mese, per mezzo delle intenzioni di preghiera del Papa, ad avvicinarci a tanti uomini e donne nel mondo che hanno fame e sete di pace, di giustizia e di fraternità. E quando si parla di accoglienza, si pensa subito ai profughi e ai rifugiati. Cosa possono fare i fedeli per loro? La nostra missione è quella di sostenere la Chiesa attraverso la preghiera. Quando il Papa ci invita a pregare nel mese di novembre per i Paesi che accolgono profughi e rifugiati, la nostra preghiera è un vero supporto. Lo crediamo veramente? Spesso nella nostra società si riduce la preghiera a un tempo di meditazione per la pace e il benessere personali. Altre volte pensiamo che Dio non ha bisogno della preghie- ra, perché lui sa già tutto, e non vogliamo forzargli la mano con il rischio di strumentalizzarlo. Questo va bene, ma cosa facciamo allora della preghiera di domanda? Il Vangelo è molto chiaro. Il Signore non farà nulla senza di noi. La nostra preghiera pesa sul suo cuore. Ha una vera fecondità. L’Adp ci invita anche ad avvicinarci, durante il mese in cui si prega per i rifugiati, alle istituzioni e alle associazioni che sono mobilitate su questa sfida, per conoscerle, ma anche per renderle consapevoli che tutta la Chiesa prega per la loro missione. Nelle intenzioni c’è un’attenzione particolare alla piaga dei bambini soldato. Quanto possono fare i gruppi dell’Adp spesso composti da ragazzi e giovani? I giovani del Meg sono presenti in 56 Paesi nel mondo, in culture molto diverse. Nel mese di dicembre, quando il Papa ci invita a pregare perché non ci siano più bambini soldato, possono cercare di conoscere meglio questa realtà. Fondamento del Meg è la relazione personale con Gesù, l’Eucaristia e la missione. È in questo contesto che il Meg — composto da più di un milione di bambini, adolescenti e giovani — in alcuni Paesi organizza regolarmente attività basate sulle intenzioni di preghiera del mese. Lo sviluppo delle nuove tecnologie apre ulteriori orizzonti alla preghiera? L’Adp è entrato pienamente nel mondo digitale. Si tratta di un orientamento importante, come lo è quello di aiutare un rilancio missionario. I social network aiutano a conoscerci meglio e a stare più in sinergia. Non ci sono frontiere nel mondo digitale e si può toccare molto concretamente la fraternità sopra le differenze culturali e sociali. Attraverso la nostra presenza in rete, molti possono percepire più chiaramente la nostra rete globale di preghiera e sentirsi parte di essa. Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Italia e in Polonia. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio (Italia) Nato a Bitonto (Bari) il 13 novembre 1954, dopo aver conseguito la maturità classica nel 1973, è stato accolto nel Pontificio seminario regionale pugliese e ha ottenuto la licenza in teologia (2000), come alunno dell’Istituto teologico pugliese. Ordinato sacerdote il 24 agosto 1978, nell’arcidiocesi di Bari-Bitonto è stato vicario parrocchiale di San Silvestro - Crocifisso (19781985), parroco di Cristo Re Universale in Bitonto (1985-1989), parroco rettore della parrocchia santuario dei Santissimi Medici in Bitonto (dal 1985 a oggi). È membro del collegio dei consultori, del consiglio presbiterale diocesano e della commissione del ministero della Salute del Governo italiano sulle cure palliative. È direttore della rivista trimestrale «Eco dei Santi Medici» e dirige anche la collana «Scrigni/contenuti preziosi su fogli leggeri», pubblicata dalla Casa Editrice Ed Insieme, di Terlizzi. È fondatore, inoltre, della Fondazione Opera Santi Medici Cosma e Damiano Bitonto Onlus. Marek Marczak ausiliare di Łódź (Polonia) Nato il 17 febbraio 1969 a Piotrków Trybunalski, dopo la maturità, nel 1987 è entrato nel seminario maggiore di Łódź. L’11 giugno 1994 ha ricevuto l’ordinazione sacerdota- le per la medesima arcidiocesi ed è stato vicario parrocchiale a Rostarzew fino al 1996. Dopo gli studi alla Pontificia università Gregoriana, dove ha ottenuto il dottorato in teologia dogmatica, nel 2002 è ritornato a Łódź. Fino al 2006 ha prestato servizio pastorale nella parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. Dal 2004 è docente di teologia dogmatica nel seminario maggiore dell’arcidiocesi, nella quale è stato presidente della Commissione per i laici (2004-2013), visitatore per la catechesi (2010-2013), collaboratore nella parrocchia di Santa Dorota a Łódź-Mileszki (2006-2013) e collaboratore per la pastorale dei docenti universitari nell’arcidiocesi (20122013). Dal 2013 è rettore del seminario maggiore e membro del consiglio presbiterale di Łódź. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 8 domenica 1 marzo 2015 Il Papa invita le cooperative italiane a impegnarsi per un’economia dell’onestà Quando uno più uno fa tre Serve un grande balzo in avanti nella solidarietà Nella mattina di sabato 28 febbraio, Papa Francesco ha ricevuto nell’Aula Paolo VI settemila membri della Confederazione cooperative italiane. Pubblichiamo il suo discorso. Fratelli e sorelle, buongiorno! Quest’ultima [si riferisce al coro] è stata la “cooperativa” più melodiosa! Complimenti! Grazie per questo incontro con voi e con la realtà che voi rappresentate, quella della cooperazione. Le cooperative sfidano tutto, sfidano anche la matematica, perché in cooperativa uno più uno fa tre! E in cooperativa, un fallimento è mezzo fallimento. Questo è il bello delle cooperative! Voi siete innanzitutto la memoria viva di un grande tesoro della Chiesa italiana. Infatti, sappiamo che all’origine del movimento cooperativistico italiano, molte cooperative agricole e di credito, già nell’O ttocento, furono saggiamente fondate e promosse da sacerdoti e da parroci. Tuttora, in diverse diocesi italiane, si ricorre ancora alla cooperazione come rimedio efficace al problema della disoccupazione e alle diverse forme di disagio sociale. Oggi è una regola, non dico normale, abituale... ma tanto spesso si vede: «Tu cerchi lavoro? Vieni, vieni in questa ditta». 11 ore, 10 ore di lavoro, 600 euro. «Ti piace? No? Vattene a casa». Che fare in questo mondo che funziona così? Perché c’è la coda, la fila di gente che cerca lavoro: se a te non piace, a quell’altro piacerà. È la fame, la fame ci fa accettare quello che ci danno, il lavoro in nero... Io potrei chiedere, per fare un esempio, sul personale domestico: quanti uomini e donne che lavorano nel personale domestico hanno il risparmio sociale per la pensione? Tutto questo è assai noto. La Chiesa ha sempre riconosciuto, apprezzato e incoraggiato l’esperienza cooperativa. Lo leggiamo nei documenti del Magistero. Ricordiamo il grido lanciato nel 1891, con la Rerum novarum, da Papa Leone XIII: «Tutti proprietari e non tutti proletari». E vi sono certamente note anche le pagine dell’Enciclica Caritas in veritate, dove Benedetto XVI si esprime a favore della cooperazione nel credito e nel consumo (cfr. nn. 65-66), sottolineando l’importanza dell’economia di comunione e del settore non profit (cfr. n. 41), per affermare che il dioprofitto non è affatto una divinità, ma è solo una bussola e un metro di valutazione dell’attività imprenditoriale. Ci ha spiegato, sempre Papa Benedetto, come il nostro mondo abbia bisogno di un’economia del dono (cfr. nn. 34-39), cioè di un’economia capace di dar vita a imprese ispirate al principio della solidarietà e capaci di «creare socialità». Risuona, quindi, attraverso di voi, l’esclamazione che Leone XIII pronunciò, benedicendo gli inizi del movimento cooperativo cattolico italiano, quando disse che, per fare questo, «il Cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa» (Enc. Rerum novarum, 15). Queste, e molte altre affermazioni di riconoscimento e di incoraggiamento rivolte ai cooperatori da parte della Chiesa sono valide e attuali. Penso anche allo straordinario magistero sociale del beato Paolo VI. Tali affermazioni le possiamo confermare e rafforzare. Non è necessario perciò ripeterle o richiamarle per esteso. Oggi, vorrei che il nostro dialogo non guardi solo al passato, ma si rivolga soprattutto in avanti: alle nuove prospettive, alle nuove responsabilità, alle nuove forme di iniziativa delle imprese cooperative. È una vera missione che ci chiede fantasia creativa per trovare forme, metodi, atteggiamenti e strumenti, per combattere la «cultura dello scarto», quella che oggi viviamo, la «cultura dello scarto» coltivata dai poteri che reggono le politiche economico-finanziarie del mondo globalizzato, dove al centro c’è il dio denaro. Globalizzare la solidarietà — questo si deve globalizzare, la solidarietà! — oggi significa pensare all’aumento vertiginoso dei disoccupati, alle lacrime incessanti dei poveri, alla necessità di riprendere uno svilup- po che sia un vero progresso integrale della persona che ha bisogno certamente di reddito, ma non soltanto del reddito! Pensiamo ai bisogni della salute, che i sistemi di welfare tradizionale non riescono più a soddisfare; alle esigenze pressanti della solidarietà, ponendo di nuovo, al centro dell’economia mondiale, la dignità della persona umana, come è stato detto da voi. Come direbbe ancora oggi il Papa Leone XIII: per globalizzare la solidarietà «il Cristianesimo ha ricchezza di forza meravigliosa!». Quindi non fermatevi a guardare soltanto quello che avete saputo realizzare. Continuate a perfezionare, a rafforzare e ad aggiornare le buone e solide realtà che avete già costruito. Però abbiate anche il coraggio di uscire da esse, carichi di esperienza e di buoni metodi, per portare la cooperazione sulle nuove frontiere del cambiamento, fino alle periferie esistenziali dove la speranza ha bisogno di emergere e dove, purtroppo, il sistema socio-politico attuale sembra invece fatalmente destinato a soffocare la speranza, a rubare la speranza, incrementando rischi e minacce. Questo grande balzo in avanti che ci proponiamo di far compiere alla cooperazione, vi darà conferma che tutto quello che già avete fatto non solo è positivo e vitale, ma continua anche ad essere profetico. Per questo dovete continuare a inventare — questa è la parola: inventare — nuove forme di cooperazione, perché anche per le cooperative vale il monito: quando l’albero mette nuovi rami, le radici sono vive e il tronco è forte! Esperienze solidali Ricette contro la crisi Umanizzare l’economia, migliorare la vita della gente, mettere al centro la persona, provare che il profitto non è l’unico motivo per fare impresa e neanche quello prevalente, correggere la competizione nei mercati nazionali e mondiali, dare un forte contributo a rinnovare il welfare su base di sussidiarietà e di mutualità. Ecco le ricette pratiche contro la crisi proposte dalla Confederazione cooperative italiane che stamane sono state presentate a Papa Francesco. A illustrarle, durante l’udienza, il presidente Maurizio Gardini che ha preso la parola a nome degli «oltre tre milioni di soci che operano nelle ventimila imprese aderenti che danno lavoro e dignità a 534 mila lavoratori». Cooperative agricole, — ha spiegato Gardini — industriali, agroalimentari e della pesca, ma anche nel campo del credito, della cultura, del turismo, dell’informazione e dello spettacolo. E ancora cooperative impegnate nel sociale e nella sanità, con un occhio di riguardo a chi non ha la casa e alle famiglie svantaggiate. «Confcooperative compie settant’anni dalla sua ricostituzione avvenuta nel 1945 dopo il fascismo ma la nascita reale risale al 1919», sulla scia della Rerum novarum di Leone XIII, ha detto ancora Gardini, riconoscendo il «ruolo importante» svolto dalla Chiesa italiana «nell’accompagnare e sostenere la crescita del nostro movimento cooperativo». Ed è l’undicesimo incontro con il Papa, dopo le tre udienze con Pio XII, Paolo VI e Giovanni Paolo II e quella con Benedetto XVI. Particolarmente significative le testimonianze presentate durante l’incontro. Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, ha indicato la strada maestra delle «banche di persone e di comunità» per rispondere a un’«economia che uccide», Qui, oggi, voi rappresentate valide esperienze in molteplici settori: dalla valorizzazione dell’agricoltura, alla promozione dell’edilizia di nuove case per chi non ha casa, dalle cooperative sociali fino al credito cooperativo, qui largamente rappresentato, dalla pesca all’industria, alle imprese, alle comunità, al consumo, alla distribuzione e a molti altri tipi di servizio. So bene che questo elenco è incompleto, ma è abbastanza utile per comprendere quanto sia prezioso il metodo cooperativo, che deve andare avanti, creativo. Si è rivelato tale di fronte a molte sfide. E lo sarà ancora! Ogni apprezzamento e ogni incoraggiamento rischiano però di rimanere generici. Voglio offrirvi, invece, alcuni incoraggiamenti concreti. Il primo è questo: le cooperative devono continuare ad essere il motore che solleva e sviluppa la parte più debole delle nostre comunità locali e della società civile. Di questo non è capace il sentimento. Per questo occorre mettere al primo posto la fondazione di nuove imprese cooperative, insieme allo sviluppo ulteriore di quelle esistenti, in modo da creare soprattutto nuove possibilità di lavoro che oggi non ci sono. Il pensiero corre innanzitutto ai giovani, perché sappiamo che la disoccupazione giovanile, drammaticamente elevata — pensiamo, in alcuni Paesi d’Europa, il 40, 50 per cento — distrugge in loro la speranza. Ma pensiamo anche alle tante donne che hanno bisogno e volontà di inserirsi nel mondo del lavoro. Non trascuriamo gli adulti che spesso rimangono prematuramente senza lavoro. «Tu che cosa sei?» — «Sono inge- gnere» — «Ah, che bello, che bello. Quanti anni ha?» — «49» — «Non serve, vattene». Questo accade tutti i giorni. Oltre alle nuove imprese, guardiamo anche alle aziende che sono in difficoltà, a quelle che ai vecchi padroni conviene lasciar morire e che invece possono rivivere con le iniziative che voi chiamate «Workers buy out», «empresas recuperadas», nella mia lingua, aziende salvate. E io, come ho detto ai loro rappresentanti, sono un tifoso delle empresas recuperadas! Un secondo incoraggiamento — non per importanza — è quello di attivarvi come protagonisti per realizzare nuove soluzioni di welfare, in particolare nel campo della sanità, un campo delicato dove tanta gente povera non trova più risposte adeguate ai propri bisogni. Conosco che cosa fate da anni con cuore e con passione, nelle periferie delle città e della nostra società, per le famiglie, i bambini, gli anziani, i malati e le persone svantaggiate e in difficoltà per ragioni diverse, portando nelle case cuore e assistenza. La carità è un dono! Non è un semplice gesto per tranquillizzare il cuore, è un dono! Io quando faccio la carità dono me stesso! Se non sono capace di donarmi quella non è carità. Un dono senza il quale non si può entrare nella casa di chi soffre. Nel linguaggio della dottrina sociale della Chiesa questo significa fare leva sulla sussidiarietà con forza e coerenza: significa mettere insieme le forze! Come sarebbe bello se, partendo da Roma, tra le cooperative, alle parrocchie e agli ospedali, penso al «Bambin Gesù» in particolare, potesse nascere una rete efficace di assistenza e di solidarietà. E la gente, a partire dai più bisognosi, venisse posta al centro di tutto questo movimento solidale: la gente al centro, i più bisognosi al centro. Questa raccontando poi anche dei è la missione che ci proponiamo! A progetti lanciati in Ecuador, voi sta il compito di inventare soluArgentina, Togo e in Palestina. Al zioni pratiche, di far funzionare quePapa ha anche consegnato la sta rete nelle situazioni concrete delCarta della finanza per le vostre comunità locali, partendo proprio dalla vostra storia, con il vopromuovere un’azione di stro patrimonio di conoscenze per inclusione e non di «esclusione». coniugare l’essere impresa e allo stesQuindi due rappresentanti della so tempo non dimenticare che al cencooperativa sociale La Paranza, tro di tutto c’è la persona. diretta da padre Antonio Tanto avete fatto, e ancora tanto Loffredo, hanno illustrato il c’è da fare! Andiamo avanti! grande lavoro di riscatto dei giovani del rione Sanità di Il terzo incoraggiamento riguarda Napoli. Poi, Paola Bernardi, l’economia, il suo rapporto con la giustizia sociale, con la dignità e il valore presidente della cooperativa delle persone. È noto che un certo liberismo crede che sia necessario prima produrre ricchezza, e non importa come, per poi promuovere qualche politica redistributiva da parte dello Stato. Prima riempire il bicchiere e poi dare agli altri. Altri pensano che sia la stessa impresa a dover elargire le briciole della ricchezza accumulata, assolvendo così alla propria cosiddetta «responsabilità sociale». Si corre il rischio di illudersi di fare del bene mentre, purtroppo, si continua soltanto a fare marketing, senza uscire dal circuito fatale dell’egoismo delle persone e delle aziende che hanno al centro il dio denaro. Particolare dello «Statuto della Mercanzia» Invece noi sappiamo che (1472-1473, Siena, Archivio di Stato) realizzando una qualità nuova di economia, si crea sociale Cassiopea di Cuneo, ha la capacità di far crescere le persone in tutte le loro potenzialità. Ad parlato dell’inserimento nel esempio: il socio della cooperativa lavoro soprattutto di disabili e non deve essere solo un fornitore, immigrati. Infine Roberto un lavoratore, un utente ben trattaMorgagni, presidente della to, dev’essere sempre il protagonista, cooperativa Lincoop di Bertinoro, deve crescere, attraverso la cooperaha raccontato l’esperienza di un tiva, crescere come persona, socialgruppo di lavoratori licenziati mente e professionalmente, nella reche, da disoccupati, sono divenuti sponsabilità, nel concretizzare la imprenditori ripartendo dalle speranza, nel fare insieme. Non dico ceneri della loro azienda in crisi. che non si debba crescere nel reddiPer rendere concreti i valori ideali to, ma ciò non basta: occorre che l’imdella Confcooperative, tra i doni presa gestita dalla cooperativa cresca offerti a Francesco non sono davvero in modo cooperativo, cioè coinmancati beni agroalimentari volgendo tutti. Uno più uno tre! destinati a case di accoglienza per Questa è la logica. i poveri. Simbolico anche il dono del cosiddetto Vino della pace “Cooperari”, nell’etimologia latina, che la Cantina cooperativa di significa operare insieme, cooperare, Cormons regala a tutti i capi di e quindi lavorare, aiutare, contribuiStato al momento della loro re a raggiungere un fine. Non acconelezione, proprio come «segno di tentatevi mai della parola “cooperativa” pace e amicizia tra i popoli». senza avere la consapevolezza della ve- ra sostanza e dell’anima della cooperazione. Il quarto suggerimento è questo: se ci guardiamo attorno non accade mai che l’economia si rinnovi in una società che invecchia, invece di crescere. Il movimento cooperativo può esercitare un ruolo importante per sostenere, facilitare e anche incoraggiare la vita delle famiglie. Realizzare la conciliazione, o forse meglio l’armonizzazione tra lavoro e famiglia, è un compito che avete già avviato e che dovete realizzare sempre di più. Fare questo significa anche aiutare le donne a realizzarsi pienamente nella propria vocazione e nel mettere a frutto i propri talenti. Donne libere di essere sempre più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle famiglie! So bene che le cooperative propongono già tanti servizi e tante formule organizzative, come quella mutualistica, che vanno incontro alle esigenze di tutti, dei bambini e degli anziani in particolare, dagli asili nido fino all’assistenza domiciliare. Questo è il nostro modo di gestire i beni comuni, quei beni che non devono essere solo la proprietà di pochi e non devono perseguire scopi speculativi. Il quinto incoraggiamento forse vi sorprenderà! Per fare tutte queste cose ci vuole denaro! Le cooperative in genere non sono state fondate da grandi capitalisti, anzi si dice spesso che esse siano strutturalmente sottocapitalizzate. Invece, il Papa vi dice: dovete investire, e dovete investire bene! In Italia certamente, ma non solo, è difficile ottenere denaro pubblico per colmare la scarsità delle risorse. La soluzione che vi propongo è questa: mettete insieme con determinazione i mezzi buoni per realizzare opere buone. Collaborate di più tra cooperative bancarie e imprese, organizzate le risorse per far vivere con dignità e serenità le famiglie; pagate giusti salari ai lavoratori, investendo soprattutto per le iniziative che siano veramente necessarie. Non è facile parlare di denaro. Diceva Basilio di Cesarea, Padre della Chiesa del IV secolo, ripreso poi da san Francesco d’Assisi, che «il denaro è lo sterco del diavolo». Lo ripete ora anche il Papa: «il denaro è lo sterco del diavolo»! Quando il denaro diventa un idolo, comanda le scelte dell’uomo. E allora rovina l’uomo e lo condanna. Lo rende un servo. Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto dalla cooperativa, se però è una cooperativa autentica, vera, dove non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale. Per questo vi dico che fate bene — e vi dico anche di farlo sempre più — a contrastare e combattere le false cooperative, quelle che prostituiscono il proprio nome di cooperativa, cioè di una realtà assai buona, per ingannare la gente con scopi di lucro contrari a quelli della vera e autentica cooperazione. Fate bene, vi dico, perché, nel campo in cui operate, assumere una facciata onorata e perseguire invece finalità disonorevoli e immorali, spesso rivolte allo sfruttamento del lavoro, oppure alle manipolazioni di mercato, e persino a scandalosi traffici di corruzione, è una vergognosa e gravissima menzogna che non si può assolutamente accettare. Lottate contro questo! Ma come lottare? Con le parole, solo? Con le idee? Lottate con la cooperazione giusta, quella vera, quella che sempre vince. L’economia cooperativa, se è autentica, se vuole svolgere una funzione sociale forte, se vuole essere protagonista del futuro di una nazione e di ciascuna comunità locale, deve perseguire finalità trasparenti e limpide. Deve promuovere l’economia dell’onestà! Un’economia risanatrice nel mare insidioso dell’economia globale. Una vera economia promossa da persone che hanno nel cuore e nella mente soltanto il bene comune. Le cooperative hanno una tradizione internazionale forte. Anche in questo siete stati dei veri pionieri! Le vostre associazioni internazionali sono nate con grande anticipo su quelle che le altre imprese hanno creato in tempi molto successivi. Ora c’è la nuova grande globalizzazione, che riduce alcuni squilibri ma ne crea molti altri. Il movimento cooperativo, pertanto, non può rimanere estraneo alla globalizzazione economica e sociale, i cui effetti arrivano in ogni Paese, e persino dentro le nostre case. Ma le cooperative partecipano alla globalizzazione come le altre imprese? Esiste un modo originale che permetta alle cooperative di affrontare le nuove sfide del mercato globale? Come possono le cooperative partecipare allo sviluppo della cooperazione salvaguardando i principi della solidarietà e della giustizia? Lo dico a voi per dirlo a tutte le cooperative del mondo: le cooperative non possono rimanere chiuse in casa, ma nemmeno uscire di casa come se non fossero cooperative. È questo il duplice principio: non possono rimanere chiuse in casa ma nemmeno uscire di casa come se non fossero cooperative. No, non si può pensare una cooperativa a doppia faccia. Occorre avere il coraggio e la fantasia di costruire la strada giusta per integrare, nel mondo, lo sviluppo, la giustizia e la pace. Infine, non lasciate che viva solo nella memoria la collaborazione del movimento cooperativo con le vostre parrocchie e con le vostre diocesi. Le forme della collaborazione devono essere diverse, rispetto a quelle delle origini, ma il cammino deve essere sempre lo stesso! Dove ci sono le vecchie e nuove periferie esistenziali, dove ci sono persone svantaggiate, dove ci sono persone sole e scartate, dove ci sono persone non rispettate, tendete loro la mano! Collaborate tra di voi, nel rispetto dell’identità vocazionale di ognuno, tenendovi per mano! So che da alcuni anni voi state collaborando con altre associazioni cooperativistiche — anche se non legate alla nostra storia e alle nostre tradizioni — per creare un’Alleanza delle cooperative e dei cooperatori italiani. Per ora è un’Alleanza in divenire, ma voi confidate di giungere ad una Associazione unica, ad un’Alleanza sempre più vasta fra cooperatori e cooperative. Il movimento cooperativo italiano ha una grande tradizione, rispettata nel mondo cooperativistico internazionale. La missione cooperativa in Italia è stata molto legata fin dalle origini alle identità, ai valori e alle forze sociali presenti nel Paese. Questa identità, per favore, rispettatela! Tuttavia, spesso le scelte che distinguevano e dividevano sono state a lungo più forti delle scelte che, invece, accomunavano e univano gli sforzi di tutti. Ora voi pensate di poter mettere al primo posto ciò che invece vi unisce. E proprio intorno a quello che vi unisce, che è la parte più autentica, più profonda e più vitale delle cooperative italiane, volete costruire la vostra nuova forma associativa. Fate bene a progettare così, e così fate un passo avanti! Certo, vi sono cooperative cattoliche e cooperative non cattoliche. Ma la fede si salva rimanendo chiusi in se stessi? Domando: la fede si salva rimanendo chiusi in se stessi? Rimanendo solo tra di noi? Vivete la vostra Alleanza da cristiani, come risposta alla vostra fede e alla vostra identità senza paura! Fede e identità sono la base. Andate avanti, dunque, e camminate insieme con tutte le persone di buona volontà! E questa anche è una chiamata cristiana, una chiamata cristiana a tutti. I valori cristiani non sono soltanto per noi, sono per condividerli! E condividerli con gli altri, con quelli che non pensano come noi ma vogliono le stesse cose che noi vogliamo. Andate avanti, coraggio! Siate creatori, “poeti”, avanti!
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