ANNO XXI Numero 18 9 MAGGIO 2014 SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE A REGIME SOVVENZIONATO 45% (ME) SETTIMANALE DI POLITICA, CULTURA, ECONOMIA EURO 1,50 Navarra L’esattore TASSE E POLEMICHE PER FAR QUADRARE I CONTI DELL’ATENEO. ECCO CHI CI RIMETTE NELLA CACCIA ALL’EVASORE Il rettore dell’Università di Messina Pietro Navarra UNIVERSITÀ DI MESSINA 9 Maggio 2014 il punto EDITORIALE Condannati all’agonia Il presidente della commissione bilancio Antonello Cracolici ha proposto il tetto di duecentomila euro per la retribuzione massima dei dirigenti regionali. Ma quasi duecento poi sono gli emendamenti proposti dai deputati per la manovrina economica, ormai con cadenza bi-mensile, da 136 milioni, utile solo a tamponare gli arretrati di una serie di categorie da anni attaccate alle mammelle flaccide, e ormai smunte della Regione. Mentre i deputati giocano a tira e molla sui centomila euro in più verso Taormina Arte, cui sono stati azzerati i fondi, piuttosto che l’Inda, l’istituto nazionale del Dramma Antico, non si capisce che il vero Dramma in Sicilia è la quotidianità: il ciclo economico si è bloccato. Per una semplice ragione: la spesa corrente supera di gran lunga le entrate fiscali. Ma anziché trovare la via d’uscita a questo problema fondamentale per fare ripartire l’economia, fuori dalla logica dell’assistenza clientelare, gli onorevoli sono impegnati a litigare sullo stipendio del segretario generale dell’Ars, che si attesta sui 500mila euro, e sulle cinque auto blindate di Crocetta , tre a Palermo, una a Roma e una a Bruxelles. Uno strumento di difesa personale per un presidente "a rischio" che tiene a sottolineare come non siano stati tagliati i fondi alle associazioni antiracket, o ai familiari delle vittime della mafia. Tutte cose sacrosante, per carità, se poi la mafia non trovasse linfa soprattutto nel disagio sociale. Che si può combattere, non con nuovi mutui che spostano e aggravano il problema della tenuta del sistema, ma riprendendoci le leve dello sviluppo. Come? Con le prerogativefinora disattese- dello Statuto siciliano: una fiscalità autonoma, con gettito diretto nelle casse regionali non solo dell’Irap, ma delle tasse da attività di trasformazione, raffinerie in testa, pagate finora altrove, Regione Lombarda in testa. Se non passa questo principio, sul quale ad essere distratta è tutta la deputazione regionale, mancheranno alla Sicilia i dieci miliardi annui utili a ripensare lo sviluppo, a partire dall'agricoltura e dal turismo,per una terra già condannata ad una lenta e inesorabile agonia. I soci lavoratori del Birrificio Messina La strada della birra La vicenda degli ex dipendenti che cercano di far rinascere la produzione di un brand caro ai messinesi colpisce per la novità culturale: un “facciamo da noi” rivoluzionario per la città DI DOMENICO BARRILÀ Seguo da lontano ma con sincero interesse la vicenda degli ex dipendenti della Birra Messina, che cercano di fare rinascere in città la produzione della bevanda e (speriamo) di un brand molto caro ai messinesi. Con il piacevole effetto collaterale della possibile creazione di posti lavoro per sé stessi e, speriamo, per altre persone. Quello che colpisce nell’impresa è proprio la novità culturale, quella sorta di “facciamo da noi” che si coglie in essa, una vera svolta per una città che non inventa lavoro da tempo e in genere lo attende confezionato e infiocchettato, mentre quello che c’è lo tratta coi piedi, vedi il clamoroso autoaffondamento dell’Atm. Un gruppo di coraggiosi concittadini prende atto, implicitamente, che il lavoro non c’è più e non verrà più nessuno a darcelo, nemmeno quegli enti pubblici al cui mammellone ci siamo dissetati per decenni, e che quindi da ora in avanti l’occupazione bisognerà crearsela con le proprie mani oppure rassegnarci all’inedia. Si, perché le possibilità che le cose cambino saranno esigue per un lungo periodo di tempo. Nelle scorse settimane mi confrontavo con alcuni imprenditori lombardi, tutti concordi nell’affermare che si vedono timidi segni di ripresa, ma che i livelli occupazionali non miglioreranno. Questo significa che per i nostri ragazzi sarà ancora più difficile trovare lavoro al Nord, in passato camera di compensazione per i giovani siciliani disoccupati, e non vale solo per Italia ma anche per l’estero, persino per la mitica Londra, da dove oramai si vedono tornare frotte di giovani mortificati da “periodi di prova” strategici, senza stipendio, seguiti quasi sempre dal classico “le faremo sapere”, mentre un nuovo apprendista inizia un altro periodo di prova al loro posto, sempre gratuitamente. Dunque, le fabbriche dei sogni al momento sembrano chiuse. La seconda novità nell’azione dei birrai dello Stretto è figlia della prima, anzi una conseguenza logica, e forse di quella è ancora più Caporedattore: Graziella Lombardo Vicecaposervizio: Daniele De Joannon In redazione: Gianfranco Cusumano, Alessio Caspanello, Michele Schinella Segretaria di redazione: Rossana Franzone, Rosa Lombardo, Francesco Pinizzotto. Editore: Kimon scrl, via San Camillo, 8 Messina. Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430210 P. IVA 02131540839 Registrazione Tribunale di Messina n. 11-92 del 4 maggio 1992. Iscritto al Registro Operatori della Comunicazione n° 17229. Stampa: Sts - Società tipografica siciliana spa Strada 5 n. 35 Zona industriale 95030 Catania. Redazione e ufficio abbonamenti: via San Camillo, 8 - 98122 (ME), CCP n. 90443839 Copie arretrate: euro 3,00. Progetto grafico: Davide Lopopolo per Psychodesign www.psychodesign.it. Internet: http://www.centonove.it email: centonove@centonove.it centonove SETTIMANALE REGIONALE DI POLITICA CULTURA ED ECONOMIA Direttore responsabile Enzo Basso Garante del lettore: Attilio Raimondi centonove pagina 2 grande. Si investe di tasca, si rischia del proprio. I sedici aspiranti imprenditori, infatti, ci mettono le loro liquidazioni. Un rischio non da poco, considerati i tempi, ma anche una bella garanzia per i soggetti a cui chiederanno la parte mancante del danaro, quella necessaria per fare partire la nuova fabbrica della birra. Insieme all’azienda calcio, che invoca dalla politica le condizioni per potere investire su progetti pluriennali, questo tentativo indica l’unica strada possibile, smetterla di attendere e arrischiarsi, coltivando idee che abbiano possibilità di funzionare e mettersi alla prova. Noi possiamo fare qualcosa per chi vuole provarci, dico noi messinesi, evitando l’assistenzialismo e i regali a fondo perso. Possiamo crederci e investire piccole somme in modo intelligente. Ad esempio cominciando a sottoscrivere in anticipo ordini per il birrificio e firmando un patto per la fase start up, poniamo due/tre anni, anche qui senza inondarsi di birra ma per quote ragionevoli. Possiamo vincolare allo stesso impegno gli amici più cari. Un impegno in cambio di un altro impegno, un gesto di fiducia per sostenere un tentativo generoso, perché si compra birra quando ancora il birrificio non esiste, e nel contempo non si matura nessun diritto morale verso i futuri birrai, a cui nulla verrebbe così regalato. Una specie di investimento in future, come accade per il Brunello di Montalcino, anche se li le viti sono a terra da tempo e producono valore. Se l’esperimento funzionerà, ognuno concorrendo per la propria parte, come sta facendo il Comune mettendo a disposizione i capannoni, saremo di fronte ad un precedente di inestimabile valore, soprattutto culturale come si diceva, perché il nostro alibi più grande, il fatalismo, perderà parte della sua credibilità, del suo potere nichilistico, e forse Messina potrà davvero rinascere, cominciando a percorrere la promettente strada della birra. Distribuzione: Gaetano Toscano Sas via Corbino Orso 9/11 - 98124 Messina telefono 090 692508. Distributore regionale: Eagleservices via M. Rapisardi, 62 - 95021 Acicastello (CT). Pubblicità legale-istituzionale-commerciale: Via San Camillo, 8 Messina Tel. 090 9430208 Fax: 090 9430211. Tariffe pubblicitarie (1 modulo cm. 3,5 x 4,5); Manchette prima pagina euro 206,58; Finestrella prima pagina euro 438,99; commerciali a mod. euro 41,32; Finanziaria/Appalti/Gare a mod euro 129,11; Legali/Aste/Sentenze a mod. euro 129,11; redazionali euro 77,47; una pagina interna euro 1.446,08; ultima pagina euro 1.807,6 Posizione di rigore + 20%. Colore + euro 387,34. Certificato Ads n. 7367 del 14/12/2011 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 9 Maggio 2014 riservato BENI CULTURALI. La Corte dei Conti condanna la società a risarcire diciannove milioni di euro Il risarcimento? E’ una Novamusa MESSINA. La prima ad esultare per la notizia della condanna da parte della Corte dei Conti nei confronti delle società “Novamusa”, titolare delle concessioni sui beni archeologici della Sicilia, è stata la neo assessore ai Beni culturali, Giusi Furnari. “Da questo momento si cambia strada”. Ma i diciotto milioni che i giudici contabili, nella sezione presieduta da Giuliana Savagnone, torneranno davvero indietro nelle casse del Comune di Taormina, o di quello di Siracusa, o di Agrigento, tutti centri che chiedono cifre vicine al milione di euro? Qualche perplessità c’è. Perché i giudici hanno condannato le società operative, Novamusa Valdemone, Novamusa Val di Mazara, Novamusa Val di Noto, tutte rapprsentate da Gaetano Mercadante, 51enne imprenditore romano. Sulla vertenza è in corso un procedimento penale e si registra anche l’avvio di un arbitrato, l’unico forse in grado di compensare le responsabilità. Ma come si è arrivato a questo inghippo così gigantesco? Dieci e più anni fa, la Regione decide di privatizzare la gestione dei biglietti per i maggiori siti, dal museo di Siracusa al teatro antico di Taormina. A farsi avanti, è una società, Novamusa, che allora MESSINA. L’allarme della Cisl Stabilimento Intermarine Cessione in vista MESSINA. Si fanno sempre più insistenti le voci di una cessione dello stabilimento Intermarine di Messina da parte del gruppo Colaninno (nella foto). A lanciare l’allarme il segretario provinciale della Cisl metalmeccanici, Pippo Di Leo. Che in una nota rileva che al fine di “mantenere i livelli occupazionali e l’eccellenza tecnologica dell’impianto” intende chiedere un incontro all’assessorato alle attività produttive e, se è il caso, al Ministero del Lavoro. In verità dietro la presunta cordata, ci sono alcuni gruppi messinesi, in cerca di partner, che, con la prospettiva ancora non confermata, di una commessa di “18 catamarani” stanno cercando investitori, nella fascia di aziende con “più di dieci milioni di fatturato”. TOP SECRET CONTENZIOSO Stabilizzazione marittimi A luglio la decisione Il teatro antico di Taormina vedeva tra i soci, alcuni importanti imprenditori dell’Isola, dalla famiglia Franza di Messina, all’editore catanese Mario Ciancio. La gestione corrente delle attività non soddisfa però i soci privati: i conti sono in perdita e a qualsiasi richiesta di “servizio aggiuntivo” previsto in convenzione con la società, tra bookshop e merchandising, le risposte della burocrazia sono lente e spesso latitanti. Tanto che Franza e Ciancio, presto non sono più della partita e lasciano le quote ad altri soci, rappresentati dal manager romano, che crea tre società operative per continuare le servizio. Qui ben presto il giocattolo si rompe e si arriva al contenzioso, protrattosi fino alla sentenza dei giudici contabili. Risultato: un disastro. Dice Giusi Furnari: si cambia strada. Ma forse è il caso di dire: si riparte da zero. SOMMARIO PRIMO PIANO 6. Università, “caro” Navarra Il rettore aumenta le fasce di reddito. I rincari POLITICA 9. «La mia Sicilia in Unione Europea» Stancheris spiega perchè ha detto sì a Crocetta 10 Genovese, parola alla Camera La giunta dice sì all’arresto del deputato Pd 12. Orlando, strategia Pd Il sindaco di Palermo pronto al grande salto. Con un obiettivo: Palazzo d’Orleans 13. Cause pericolose Il contenzioso che rischia di far saltare il Comune di Messina 14. Come ti demolisco il bilancio La Corte dei Conti fa a pezzi il consuntivo di Palazzo Zanca 15. Candidati sportivi A Mistretta gli schieramenti corteggiano i tifosi SICILIA 17. Parchi di finanziamenti Dipendenti delle aree protette sul piede di guerra. Cinquecento lavoratori a rischiio 18. Bando al risanamento Il Comune di Messina cerca alloggi per lo sbaraccamento di Fondo Fucile 19. Le Contrattisti a vita A S. Teresa e S. Agata rifiutano l’assunzione 20. Duilio, l’alchimista A Messina un bartender spopola con provette e spezie ECONOMIA 23. Confidi pure sul niente Tagliati i fondi ai consorzi da 120 a 35 milioni 24. Camera caritatis Cosa c’è dietro la corsa alla presidenza della Camera di commercio di Messina 25. Nuovo credito Peloritano Cambia il cda dell’istituto bancario di Messina POSTER 29. Teatro, soprintendente cercasi Evidenza pubblica per creare una long list di nomi per il Vittorio Emanuele. Ma i requisiti... 30. Messina e la crisi della fame La rivolta del 1898 e i suoi protagonisti RUBRICHE 4-5. Settegiorni 28. Qui Europa 28. Consulenti del lavoro/Consumatori 32. Libri / Classifica / Lacerti di Letture 37. Musica - Nuove Visioni 38-39 Lettere & Commenti 38. Qui scuola/Heritage 38. Ecologia e Ambiente 39. Eliodoro/ Animal House 39 150 Parole da Palermo centonove pagina 3 MESSINA. Si è tenuta mercoledì scorso in Corte di giustizia europea, a Lussemburgo, l’udienza relativa al contenzioso dei marittimi precari di Rete Ferroviaria dello Stato che chiedono la stabilizzazione nel posto di lavoro, che solo nello Stretto di Messina coinvolge un centinaio di lavoratori. Dopo la discussione delle parti, presente anche il rappresentante del Regno di Norvegia, il Collegio ha chiesto dei chiarimenti in ordine al recente provvedimento del governo Renzi sul contratto a tempo determinato e sulla natura pubblica di Rfi. Entro luglio la decisione. PARTITI Forza Italia, a Messina quattro coordinatori MESSINA. Saranno quattro i coordinatori di Forza Italia a Messina, uno per ogni area-politica. Lo ha deciso il coordinatore regionale Vincenzo Gibiino. A fare parte del “board” l’onorevole Roberto Corona, il deputato Bernardette Grasso, l’onorevole Santi Formica e l’onorevole Nino Beninati. REGIONE Incarico in arrivo per Nicola Barbalace MESSINA. Incarico regionale in arrivo per l’ex consigliere comunale. Nicola Barbalace ha firmato un ruolo da dirigente esterno all’assessorato al Territorio guidato da Mariarita Sgarlata. L’ex consigliere comunale, che appartiene all’area Renzi in quota deputato regionale Pippo Laccoto, fino a dicembre del 2013 aveva ricoperto un altro ruolo da dirigente esterno alle dipendenze dell’ex assessore alle Infrastrutture Nino Bartolotta. 9 Maggio 2014 CHI SALE Daniela Bonanzinga MESSINA. L’operatrice culturale messinese è la protagonista di una delle interviste raccolte da Matteo Eremo, in un libro edito da Marcos Y Marcos, “La voce dei libri, undici strade per fare libreria oggi”, che sarà presentato il 9 maggio alle 19.30, nell’ambito del Salone internazionale del libro di Torino. Bonanzinga racconta nel libro, e lo farà anche di persona, la sua storia di imprenditrice-libraia che sopravvive grazie all’esperienza e a nuove formule per incentivare la lettura. Giusi Furnari MESSINA. Il nuovo assessore regionale ai Beni Culturali si sta mostrando pronti a seguire tutti gli eventi. Quasi in tempo reale, Giusi Furnari ha esultato per la sentenza da 19 milioni della Corte dei conti a carico della società Novamusa, che gestiva le biglietterie di alcuni beni: «Occorre agire con rigore e in nome del rispetto della legalità per ridare credibilità ad un settore che rappresenta l'anima civile-culturale e identitaria della nostra Regione, culla di grandi civiltà». Pietro Lo Monaco MESSINA. I presidente dell’Acr messina e alcuni giocatori hanno conquistato la prima edizione del premio “Il Giallorosso dell'anno”, patrocinato dal Comune ed organizzato dal blog “Qui Messina”. Oltre a Pietro Lo Monaco (la targa è stata ritirata dal vicepresidente del club giallorosso, Niky Patti), riconoscimenti per l'allenatore Gianluca Grassadonia, il capitano Giorgio Corona ed il centrocampista portoghese Pedro Costa Ferreira. Michela Stancheris MESSINA. L’assessore regionale al Turismo non perde occasione per far vedere la sua sportività. Invitata a salire sul palco da Maurizio Presente e Nino Frassica durante la serata “Sei di Messina se...”, Stancheris ha snobato le scale, guadagnando la scena con un’agile arrampicata. Benedetto Anfuso PALERMO. Il medico è stato nominato nuovo componente del consiglio di gestione della Seus. A designare Anfuso è stato il Consiglio di sorveglianza. Dall’organismo, nei giorni scorsi, si era dimessa Alessandra Di Liberto, ma la nomina di Anfuso non sarebbe consequenziale. settegiorni INCHIESTE. Avrebbe aiutato l’imprenditore Matacena Arresto Scajola Perquisizione alle Eolie SOCIETÀ Gli avvoltoi della Regione Messina. La Direzione investigativa antimafia di Catania sta eseguendo perquisizioni, acquisendo anche documenti, a Messina e nelle isole Eolie nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola. Gli accertamenti eseguiti dalla Dia di Catania riguarderebbero l’imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, anch’egli colpito da provvedimento restrittivo insieme alla moglie Chiara Rizzo ed alla madre Raffaella De Carolis. L’ex ministro dell’ Interno Claudio Scajola è stato arrestato dalla Dia di Reggio Calabria in un’indagine che ha portato a otto provvedimenti cautelari. È accusato di aver tentato di aiutare l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena - latitante per la giustizia italiana - a lasciare Dubai per il Libano, dove sarebbe stato al sicuro dall’arresto per l’esecuzione della pena per la condanna a 5 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. «Amedeo Matacena godeva e gode tuttora di una rete di complicità ad alti livelli grazie alla quale è riuscito a sottrarsi all’arresto», ha detto il procuratore De Raho. Scajola, secondo l’accusa, avrebbe aiutato Matacena a sottrarsi alla cattura in virtù dei rapporti che ha con la sua famiglia. Matacena è un noto imprenditore, figlio dell’ex patron della Caronte Navigazione, noto per avere dato inizio al traghettamento nello Stretto di Messina e morto nell’agosto 2003. PALERMO. Gli “avvoltoi” si trovano bene alla Presidenza della Regione e non vogliono lasciare Palazzo d’Orleans. Un segnale in questa direzione è venuto dalla schiusa di due uova di capo vaccaio, rarissimo avvoltoio siciliano che rientra nelle categorie protette. Poco prima di partire per lo zoo di Praga, dove gli uccelli della collezione Lauricella sono stati destinati dopo la rescissione del contratto da parte del presidente Crocetta, la coppia di volatili, delle quali ne sono state censite in Sicilia solo due, tre esemplari, ha dato alla luce i piccoli. Per la rinascita della specie in Sicilia c’è quindi speranza: piccoli avvoltoi crescono. Donne tra emancipazione, parità e violenza, convegno a Messina del Soroptmist MESSINA. Si svolgerà sabato 10 maggio, dalle ore 9.30, nel cinquantennale del Soroptimist International Club di Messina (1964-2014), al Palacultura “Antonello da Messina” un Convegno su “Donne tra emancipazione, parità e violenza”. Alle 16.30, poi, in collaborazione con l’Archivio Storico e la Biblioteca Comunale, sarà inaugurata la mostra “Donne a Messina”, a cura di Michela D’Angelo e Giovanni Molonia. Convento Santa Maria del Gesù, sopralluogo degli assessori Stancheris e Furnari MESSINA. Sabato 10 maggio alle ore 12, gli assessori regionali Giusi Furnari e Michela Stancheris faranno visita ai resti archeologici del Convento di S.Maria di Gesù Sup. Ritiro - luogo di sepoltura di Antonello da Messina. L'occasione sara utile per fare il punto della situazione sul reperimento di risorse economiche e sull'istituendo tavolo tecnico per i lavori di scavo e messa in sicurezza del sito. All'incontro sono stati invitati anche il sindaco Renato Accorinti e il Commissario della Provinciaa Filippo Romano. ENOLOGIA. Le bottiglie “numero zero” con l’etichetta Settestrade Angela Bottari, la vignaiola Angela Bottari MESSINA. Si chiama Settestrade, quasi a indovinare la giusta direzione del gusto, ed è un “fruttato” di nerello mascalese che si presenta con una elegante etichetta che simboleggia il corvo della famiglia reale di Bakingam Palace. Sono le bottiglie “numero zero” della vignaiola Angela Bottari, una vita passata a fare politica. Ora questa sapienza si è trasferita nella produzione professionale di vino, le cui vigne -a sestosono allineate alle pendici dell’Etna. Una rara bottiglia, fuori commercio, portata da casa dai clienti, è apparsa l’altra sera nel ristorantino all’aperto “da Filippa” a Ganzirri ed è già scattata la corsa tra i cultori a cercare l’etichetta da collezione. PUNTINI SULLE “I” Massoneria e sospensioni, Di Leonardo: «Non conosciamo le motivazioni» In merito alll’articolo “Massoneria sospensione in corso”, pubblicato da Centonove nel n. 17 del 1° maggio 2014, pag. 3, preciso quanto segue: Il provvedimento di sospensione datato 29 Aprile 2014, peraltro riservato, indicato nel citato articolo, ha riguardato il sottoscritto, il Signor La Rosa ed altro Fratello Sig. Massimo Sindoni (sono stato esplicitamente autorizzato ad indicarlo) che non è certamente l’Avvocato Raspaolo, poiché quest’ultimo è lontano sia dalla Gran Loggia che dal Centro Sociologico Italiano da quasi 2 anni. Io e gli altri sospesi non conosciamo le motivazioni del provvedimento non essendoci state affatto comunicate con il decreto di sospensione, ma sono però conosciute da voi e dall’ispettore Ciancio che le ha proposte al Gran Sovrano. Il “ Circolo Messina”, di cui io, il Signor La Rosa e il Signor Sindoni siamo soci fondatori, è una Associazione distinta dal “Tempio” ed ha sempre deciso in autonomia le proprie attività sociali che mai hanno riguardato CAF o Corsi di Formazione Professionale, come malamente affermato e mai ha avuto necessità di autorizzazioni di fratelli dell’Obbedienza mai assolutamente richieste. Io e gli altri 2 Fratelli sospesi abbiamo inutilmente richiesto per oltre 11 mesi di esercitare il diritto di partecipare alla vita amministrativa del CSI - Centro Sociologico Italiano (organo esterno alla Gran Loggia, che si occupa degli aspetti economici della stessa). Tale diritto ci è stato negato sia dal Ciancio che ne è Presidente, sia dal suo segretario e tesoriere Col. Giuseppe Manganaro i quali non hanno mai risposto ad alcuna delle nostre richieste scritte (così come mai abbiamo avuto nessuna risposta dal CSI sia Regionale che Nazionale). Nel mese di Marzo u.s. quindi, abbiamo presentato ricorso per Decreto Ingiuntivo finalizzato ad avere copia dei verbali di un’assemblea che aveva approvato in maniera illegale il Bilancio Consuntivo 2012 e la relativa documentazione contabile. La dottoressa Cusolito, da voi citata, è il Giudice Civile che, riconoscendo la fondatezza della nostra richiesta, ha emesso il Decreto Ingiuntivo n. 477/14, provvisoriamente esecutivo. Mai abbiamo richiesto le liste degli associati e solo grazie alla “precisione” del vostro articolo sappiamo che oggi sono 64. Distinti Saluti Raffaele Di Leonardo Raspaolo: «Sospeso nel 2012 per fatti diversi da quelli che voi raccontate» Con riferimento all’articolo: “Massoneria, sospensione in corso. Liberi muratori. la Gran Loggia d’Italia avvia un procedimento contro tre fratelli, tra cui l’Avvocato Carmelo Raspaolo”, pubblicato sul numero 17 del 1 maggio 2014 a pagina 3. Precisa che: sono iscritto alla Gli degli Alam, dalla quale sono stato sospeso esattamente in data 24 settembre 2012 (ovvero oltre un anno e mezzo addietro) e non coma da Voi affermato il 29 aprile 2014. Circostanza e data che il centonove pagina 4 Ciancio perfettamente conosce essendo stato lui il mio accusatore. Le ragioni della mia sospensione riguardano fatti totalmente diversi (ma sempre su accuse del Ciancio) da quelli descritti nel vostro articolo e non ancora chiariti. Il mio procedimento massonico, avocato dalla Commissione di Roma, benché l’istruttoria sia stata definita il 10 maggio 2013, ancora oggi non è, incomprensibilmente, definito. Dall’agosto 2012 non ho più alcun rapporto, epistolare e meno che mai personale, con il “33 Cincio”, né ho mai fatto, all’epoca alcuna contestazione sui rendiconti. Il Circolo Messina, che presiedo, non ha mai avuto alcuna correlazione né contrasti con la Gli. E’ pura invenzione che il Circolo si sia occupato di Caf, e meno che mai fatto richiesta di accredito per corsi professionali, non essendo mai stai questi obiettivi dell’Associazione, che, al contrario, ha operato ed opera nel campo della diffusione della cultura e della beneficienza. E’ pure invenzione che i fratelli sospesi abbiano presentato alcuna denuncia alla Procura, avendo solo chiesto ed ottenuto Decreto Ingiuntivo n. R.G. 477/2014 in data 27.3 2014, dopo quasi 1 anno di reinterati rifiuti, del Ciancio ed del Segretario Col. E.I. Giuseppe Manganaro, a consegnare i verbali ed i documenti dell’Assemblea dei soci del Centro Sociologico Italiano del 18 aprile 2013. In detta assemblea si era proceduto ad approvare i bilanci 2012 con maggioranza e modalità illegali (i soli presenti erano il Ciancio, il suo Direttivo, il Collegio Sindacale con le deleghe dei rimanenti soci assenti ed i tre sospesi). Avv. Carmelo Raspaolo 9 Maggio 2014 settegiorni CHI SCENDE TORREGROTTA. La giornata dell’ambiente regala un polmone verde attorno al campo sportivo Il bosco dei neonati Famiglie e amministratori insieme hanno piantato 67 alberi, quanto i bimbi torresi nati nel 2013 Torregrotta. I bambini in braccio ai genitori per piantare gli alberi insieme agli amministratori in una splendida giornata di sole che ha “benedetto”, sabato 3 maggio, la giornata dedicata all’ambiente presso il campo sportivo per l’iniziativa“Accogliamo la primavera con un albero per ogni neonato“, evento voluto dall’assessore all’Ambiente Santino Archimede, e dall’Assessorato alla Pubblica Istruzione e vicesindaco Antonella Pavasili. Sulla collina circostante l’impianto sportivo torrese sono stati piantumati 67 alberi donati dalla Forestale, proprio uno per ogni bambino nato nel 2013. Sono intervenuti anche Ettore Lombardo dell’Azienda Foreste di Messina e Pippo Ruggeri di Legambiente del Tirreno. “La prima festa dell’albero risale al 1872 ed ebbe luogo in America – ha detto Lombardo – e per la prima volta in Italia venne promossa nel 1899 dall’allora ministro Guido Baccelli, che fece piantare sui Peloritani dalle scuole messinesi pini, castagni e robinie. Ben vengano queste iniziative, anche se dal 2013 i comuni sono obbligati per legge a piantare gli alberi. Che sono come l’uomo, vanno curati, perché ci danno la vita e l’ossigeno e sono delle macchine straordinarie che neanche le tecnologie più avanzate riescono a soppiantare” . Sulla stessa lunghezza d’onda Pippo Ruggeri. “Questa festa indirizza alle cose più importanti, perché con le piante si armonizza la città alla natura – ha detto l’esponente di Legambiente – Che ci ha regalato le cose meravigliose per non far diventare grigio i nostri luoghi di vita”. La presenza di tante famiglie è stata motivo di soddisfazione per l’assessore Guido Signorino MESSINA. Per fortuna, l’assessore al Bilancio del Comune di Messina non è scaramantico, altrimenti non gli resterebbe che...fare i bagagli e dimettersi. Una settimana fa Signorino, a Roma, ha messo il piede in fallo, col risultato di una caduta che gli ha provocato la frattura del setto nasale. La coincidenza bizzarra è che Signorino stava uscendo dagli uffici del ministero dell’Economia. Lino Morgante MESSINA. Sul giornale di cui è direttore editoriale, difende a spada tratta l’isola pedonale di Piazza Cairoli, ma da semplice cittadino si dimostra “allergico” alla sosta a pagamento. Qualche giorno fa, infatti, per raggiungere l’isola, Morgante ha pensato bene di parcheggiare l’auto accanto alle transenne che delimitano l’area, che non sono destinate alla sosta. La posa di un albero sulla collina attorno al campo sportivo torrese Archimede. “La creazione del bosco dei neonati, proposta dal rappresentante in consiglio di Vivi Torregrotta Franco Certo con una mozione d’ordine – ha detto il componente dell’esecutivo guidato dal sindaco Nino Caselli - rappresenta un progetto concreto e simbolico da affidare alla cittadinanza”. “Piantare un albero - ha aggiunto l’assessore Pavasili – per noi significa sviluppare e potenziare il senso di appartenenza al paese”. Francesco Pinizzotto CINEMA. Il lungometraggio realizzato da una cominità “sorda” A partire dal regista Buio in sala, c’è la lingua dei segni ROSA E NERO Un sito internet per ricordare Battaglia Capo d’Orlando. Il Cinema Multimedia di Capo D’Orlando si è riempito lo scorso 30 aprile per assistere alla prima proiezione de “Il garofano rosso”, opera del filmmaker Antonio Bottari, realizzata con la collaborazione di Ens (Ente Nazionale Sordi) di Messina e della rappresentanza intercomunale Ens di Torrenova. Un lungometraggio interamente realizzato in Lingua dei Segni (e sottotitolato in italiano) che rappresenta un importante traguardo per la cultura sorda. Infatti, non solo il regista Bottari è sordo ma anche l’intera troupe, compresi gli attori non professionisti è costituita da persone facenti parte della comunità sorda. La sceneggiatura è stata realizzata da Giovanni Ficarra e tra gli interpreti principali figurano Riccardo Morganti, Antonino Virzì, Salvatore Alesci, Agata Gonfalioneri, Gianluca Grioli. Nel titolo del film sono racchiusi tanti valori, il garofano incarna una simbologia di emozioni forti, che variano in una commistione di generi dalla fantascienza al thriller, alla storia d’amore; unitamente al colore rosso immagine di energia. "Ho scelto il titolo Il Garofano Rosso - ha svelato Bottari, soddisfatto per il risultato finale - perché ha delle metafore dove si parla d'amore, di Antonio Bottari sofferenza, di vivacità, commedia, di morte e pertanto di fantasia e mistero". "La preproduzione del film è partita nel novembre del 2011. Adesso siamo in attesa di scoprire le prossime date per la proiezione del film in varie città”, dicono dall’Ens di Messina, che ha da sempre appoggiato le attività e la promozione delle opere del giovane regista messinese. Ed i riconoscimenti per Bottari e la sua troupe non si sono fatti attendere. Nell'estate del 2012 con il cortometraggio Realtà arrivarono i premi alle rassegne Corto di Sera di Itala e Per...corti alternativi di Villafranca. Con quest'ultimo lavoro Bottari prosegue nella non facile impresa di portare all'attenzione della platea di spettatori “normali” un film e un pubblico che in genere ne vengono esclusi: un importante messaggio di integrazione affinché il cinema possa essere accessibile a tutti. TUSA. Sarà presentato sabato 10 maggio alle ore 16,30 a Tusa, presso l’Oratorio del Santissimo Sacramento in piazza Giuseppe Mazzini, il sito Internet della Fondazione socialista antimafia “Carmelo Battaglia”, intitolata al sindacalista socialista ed assessore comunale tusano, ucciso dalla mafia quarantotto anni fa, il 24 marzo 1966. Interverranno il sindaco di Tusa Angelo Tudisca, il presidente della Fondazione Antonio Matasso, il presidente del consiglio comunale di Santo Stefano di Camastra Carmelo Re, Alfonso Fratacci di Anpi Nebrodi ed Angelo Morello, autore di un volume su Battaglia. Padre Marrazzo “torna” a Sant’Antonio MESSINA. Padre Giuseppe Marrazzo “torna a casa”. La Comunità dei Rogazionisti di Messina, infatti, ha annunciato la Traslazione e Tumulazione del sacerdote nella Basilica di Sant’Antonio. Venerdì 9 maggio a partire dalle ore 18 avrà inizio una commemorazione con la celebrazione della Santa Messa presieduta dal Superiore Generale dei Rogazionisti padre Angelo Mezzari. Alle ore 19,30 la salma del “prete del popolo”, del “confessore instancabile” verrà traslata e tumulata. Padre Giuseppe Marrazzo, morto ventidue anni fa, aveva trascorso quasi cinquanta anni della sua vita nel Santuario di Sant’Antonio. centonove pagina 5 Tonino Cafeo MESSINA. L’esponente messinese di Sel è un incrollabile fan del bicchiere mezzo pieno, anche quando è vuoto. In presenza dello “scandalo” della candidata della lista Tsipras immortalata in bikini, Cafeo ha scritto: “No io proprio di questa storia delle foto al mare di Paola Bacchiddu non volevo parlare, ma se proprio si deve l'unica cosa che aggiungerei è che una parte della sinistra dovrebbe lasciar perdere Marco Travaglio e dare una ripassata ad Andrea Pazienza”. Eligio Giardina TAORMINA. Con l’azzeramento dell’esecutivo e la nomina di una “giunta del sindaco” è riuscito a mettersi tutti contro. A cominciare dai suoi alleati più fidati. Giardina ha scontentato tutti e tra coloro che ora sparano a zero c’è anche l’assessore al Turismo uscente Salvo Cilona. Riccardo Gullo LENI. Il primo cittadino di Leni non riesce in nessun modo a mettere da parte le antipatie personali. Neanche quando svolge il ruolo istituzionale. Per l’ennesimo anno per la festa del patrono San Giuseppe non ha invitato il collega isolano di Santa Marina Salina, Massimo Lo Schiavo, con cui da sempre non corre buon sangue. 9 Maggio 2014 primopiano MESSINA. Il rettore aumenta le fasce di reddito e cambia i parametri di calcolo, salvando i più poveri. Anche se... Università, “caro” Navarra A subire maggiormente i rincari previsti al di sopra dei 6000 euro dichiarati saranno soprattutto le fasce medie dei figli di dipendenti. Una mossa per stanare gli evasori e fare cassa. Ma i senatori avvertono: «Servizi corrispondenti» DI DANIELE DE JOANNON MESSINA. Incremento delle entrate derivate dalle tasse stanando il 30% di evasione (secondo le rilevazioni della Guardia di Finanza), lotta senza quartiere contro l’Ersu (l’Ente regionale per il diritto allo studio senza commissario e fermo da mesi) e creazione di un polo dove troveranno sede Biblioteca regionale e uffici d’Ateneo. Il rettore dell’Università di Messina, Pietro Navarra, va avanti come un treno, mettendo a frutto la sua formazione da economista cui mescola un po’ di sana prudenza siciliana: «I miei progetti? Non voglio anticiparli, perché poi si fa in modo di ostacolarli», è solito dire ai collaboratori di Piazza Pugliatti. Un “rullo compressore”, Navarra, che veste la sostanza delle azioni con la forma ineccepibile. Come nel caso delle tasse. AUMENTI SI, AUMENTI NO. Da 17, le fasce in cui sono suddivisi gli studenti che dovranno pagare il conguaglio (la cifra che va ad aggiungersi ai 390 euro di iscrizione) sono diventate da 17 a 24, passando dalla classificazione Icer a quella “più stringente” dell’Iseeu. Ufficialmente, dati alla mano, i più poveri sono stati garantini. Su un campione di 6211 studenti che hanno presentato già tutte le certificazioni, infatti, all’incirca un sesto, 1041, rientrano nella fascia da 0 a 6000 euro, e pagheranno solo 80 euro di conguaglio, generando un gettito di 83.280. Fin qui tutto bene, anzi ineccepibile. Raffrontando i due schemi (fasce Icer e fasce Iseeu), però, si vede come le entrate complessive, sui 6211, passano 3.616.580 a Pietro Navarra 4.347.665, con un incremento di circa il 20 per cento, pari a 731.085 euro. E da dove si recuperano le cifre in più? Non solo dall’evasione. IN MEDIO STAT “AUMENTO”. Al netto dei 1041 che pagheranno solo 80 euro (sempre sul campione del 23 per cento degli iscritti), che sono numericamente di più dei 945 ricompresi nelle prime due fasce Icer, per tutti coloro che rientrano nelle fasce Iseeu da 6001 euro in più, gli aumenti ci saranno eccome. Ecco quali, mettendo in parallelo Icer e Iseeu. Ad esempio, con la fascia Icer da 5001 a 10000, 536 studenti pagavano 80 euro, mentre applicando l’Isseu, i 244 che rientrano già solo tra i 6001 e i 7000, pagheranno 150 euro, i 284 tra 7001 e 8000 pagheranno 215 euro, i 300 da 8001 a 9000 pagheranno 280 euro, i 262 da 9001 a 10000 pagheranno 345 euro. E la situazione diventa ancora più onerosa andando avanti. Chi apparteneva all’Icer IN PARTICOLARE Così in altri atenei A CATANIA IL CONGUAGLIO È 0 FINO A 15MILA. DUE TIPOLOGIE A PALERMO MA QUANTO costa frequentare le altre due storiche Università Siciliane? Il costo dell’iscrizione vede più economica Messina, anche se sui conguagli la situazione cambia. CATANIA. Il Manifesto degli studi è stato pubblicato da poco. Complessivamente, l’iscrizione costa 478 euro. Il contributo massimo previsto è di 1280 euro, ma, seguendo la classificazione Ice, sono totalmente esonerati gli studenti al di sotto dei 15 mila euro. PALERMO. L’ammontare totale dell’iscrizione è pari a 442,76 euro. A seconda della tipologia di studio, però, varia il contributo, suddiviso in otto fasce. Ecco quali: settore umanistico, da 154 euro della prima fascia di reddito ai 1178 dell’ottava; settore scientifico, dai 144 della prima ai 1178 dell’ultima. I dati, però, risalgono allo scorso anno accademico. tra 10001 e 15000, in tutto 721 con conguaglio pari a 230 euro, viene smistato così con l’applicazione delle fasce Iseeu: 289 rientranti tra i 10001 e gli 11000 pagheranno 410 euro; 239 tra gli 11001 e i 12000, 475 euro; 264 tra i 12001 e i 13000, 540 euro; 246 tra i 13001 e i 14000, 605 euro; 238 tra i 14001 e i 15000, 670 euro. E, più cresce l’ambito della fascia Iseeu, più aumenta il conguaglio. Chi era con l’Icer compreso tra i 15001 e i 20000 euro, in tutto 930 persone, passa da un conguaglio di 380 euro a uno che va, suddiviso in quattro fasce (totale 851 iscritti), da un “minimo di 735 euro a un massimo di 930. Stesso discorso per quanto riguarda le altre fasce: gli 893 ricompresi tra i 20001 e i 25000 euro, spalmati in tre fasce (totale 562 iscritti), si ritroveranno in mezzo a una forbice che ha come punte 1000 euro e 1140, mentre prima ne pagavano 530; i 639 tra 25001 a 30000 (639), passano, in LA SCHEDA Prova a dire Icer e Isseu LE DIFFERENZE TRA LE DUE RILEVAZIONI. ECCO PERCHÈ LA SECONDA NON LASCIA SPAZIO ALLE “BUGIE” Ma cosa sono l’Icer e l’Iseeu, e perché il secondo è più stringente? Ecco le differenze. G L’ICER. Deriva dall’Indicatore condizione economica (ICE) del nucleo familiare convenzionale (ICE) e viene definito come il reddito complessivo dei suoi membri, al netto dell’Irpef, incrementato del 20% del valore dell’indicatore della condizione patrimoniale (Icp). Per la determinazione degli indicatori, il reddito ed il patrimonio dei membri del nucleo familiare convenzionale sono valutati in relazione alla loro natura. Per la determinazione dell’Ice, sono determinanti il “reddito corretto” (che risulta dalla somma tra il totale redditi, al netto dell’Irpef, di tutti i componenti il nucleo familiare convenzionale dello studente e l’indicatore della condizione patrimoniale) e il Fattore di equivalenza, da cui viene fuori l’Icer (Indicatore della Condizione Economica Riparametrato). G L’ISEEU. Deriva dall’L'attestazione Isee (Indicatore Situazione Economica Equivalente), che è una certificazione prodotta sulla base di una dichiarazione sostitutiva unica sottoscritta da uno dei componenti del nucleo famigliare dello studente da consegnare ad uno dei Caf (Centro Assistenza Fiscale). È calcolato sulla base della composizione del nucleo familiare, dei redditi percepiti e dal patrimonio immobiliare e mobiliare posseduto da ciascun componente. Nello centonove pagina 6 specifico, L’Iseeu è un ricalcolo dell'ISee in ambito universitario, che tiene conto di alcuni criteri specifici previsti per l'Università dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 marzo 2012, e precisamente: i redditi e i patrimoni dei fratelli/sorelle sono calcolati al 50%; sono presi in considerazione redditi e patrimoni posseduti all'estero; lo studente avente nucleo familiare a sé stante potrà essere considerato indipendente solo qualora si verifichino le condizioni previste dal decreto. Molte università chiedono l'Iseeu, che in pratica è uguale all'Isee, con l’'eccezione che, in questo caso il nucleo familiare è quasi sempre quello che risulta dallo stato di famiglia, mentre l'Iseeu tiene conto anche se uno studente non è più nello stato di famiglia di origine deve avere avuto negli ultimi due anni un reddito al di sopra di una certa cifra per poter fare la dichiarazione. primopiano NUOVE FASCE E PAGAMENTI Fasce 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 Fasce Iseeu 0 6001 7001 8001 9001 10001 11001 12001 13001 14001 15001 16001 17001 18001 19501 21001 22501 24001 26501 29001 34001 40001 50001 60001 6000 7000 8000 9000 10000 11000 12000 13000 14000 15000 16000 17000 18000 19500 21000 22500 24000 26500 29000 34000 40000 50000 60000 N.D. due fasce (430 iscritti), da 650 a 1210 e a 1280 euro di conguaglio; i 503 ricompresi in Icer tra i 30001 e i 35000 euro, volano da 760 a 1350 (la nuova fascia va da 29001 a 34 mila e comprende 269 studenti). E, in sintesi, la crescita continua sempre di più, da Icer a Iseeu: da 35001 a 40000, il conguaglio passa da 830 a 1430; da 40001 a 50000 si salta da 980 a 1510; da 50001 a 60000 l’aumento è di 520 euro (da 1070 a 1590); da 60001 in sù, Spesa in euro Numero Iscritti Gettito Iseeu 80 150 215 280 345 410 475 540 605 670 735 800 865 930 1000 1070 1140 1210 1280 1350 1430 1510 1590 1750 Totale 1041 244 284 300 262 289 239 264 246 238 218 205 162 266 228 171 163 239 191 269 144 192 92 264 6211 83280 36600 61060 84000 90390 118490 113525 142560 148830 159460 160230 164000 140130 247380 228000 182970 185820 289190 244480 363150 205920 289920 146280 462000 4347665 i conguagli passano da 1140, 1210, 1290, 1350, 1450, 1550, 1600 al massimo possibile per l’Ateneo, ovvero 1750 euro. CHI VIENE COLPITO. Sicuramente, considerato che i calcoli vengono fatti sui redditi netti e altri fattori (vedi box), a non sfuggire all’aumento saranno tutti coloro, tra i 27 mila iscritti, che sono figli di dipendenti a busta paga. Ma c’è di più, nella strategia del rettore che punta a un aumento delle entrate Alfredo Finanze Guglielmo Sidoti (moltiplicando i dati relativi al campione del 23% degli iscritti) di poco inferiore a 20 milioni di euro: chi fino agli anni scorsi, complice il meno stringente Icer, aveva presentato dichiarazioni mendaci ora non potrà più farlo (rischierebbe di autodenunciare l’evasione). E così, quel 30% di evasori stimato dalla Guardia di Finanza (con cui l’Ateneo ha stretto un patto d’acciaio) dovrà per forza pagare il conguaglio massimo riservato a chi non presenta la certificazione Iseeu, 1750 euro, con un ulteriore incremento delle entrate. E, vada come vada, sicuramente pagherà di più. LE REAZIONI. A rilevare come le nuove fasce colpiscano il ceto medio, i rappresentanti degli studenti in Senato Accademico. Ad esempio Guglielmo Sidoti: «Abbiamo seguito e accolto favorevolmente il passaggio all’Iseeu, una certificazione più efficace che permetterà di combattere l'evasione 9 Maggio 2014 fiscale. Siamo soddisfatti dell’aumento a 24 fasce, ma ritengo che si possano ancora operare correttivi per le fasce di reddito intermedie, oggi penalizzate». Aggiunge Alfredo Finanze: «Io e gli altri ragazzi abbiamo sottoposto al rettore il problema delle fasce dalla decima e la diciottesima, che subiranno incrementi. L’Ateneo avrà un aumenti delle entrate non indifferenti, basti pensare che la task force, l’anno scorso, esaminando 3000 campioni, recuperò un gettito pari a 250 mila euro». Sia Sidoti che il collega, però, sottolineano come tutto dovrà corrispondere a reali servizi, a loro giudizio carenti (anche quelli essenziali). Come finirà? I rappresentanti attendono i primi conguagli, a fine maggio, che toccheranno agli immatricolati dei corsi a numero chiuso, per verificare se sugli aumenti avevano o meno ragione. Poi, decideranno il da farsi. SERVIZI CERCASI. «Ogni studente deve poter accedere a servizi all'altezza delle proprie aspettative, che allo stato attuale sono carenti o addirittura assenti mortificando la figura dello studente e le sue necessità», tuona Sidoti. Che aggiunge: «Per risolvere il nodo spinoso del calo di iscritti dell'Unime, dobbiamo aspirare a trasformare Messina ed il nostro ateneo in un polo competitivo e appetibile a 360°, riscoprendo una vocazione universitaria oggi poco assecondata sul tema dei servizi, degli spazi che siano aggregativi o legati alla didattica, dei trasporti e delle residenze universitarie. Se lavoreremo su questo le tasse saranno giustificate e assisteremo ad un crescita dell'ateneo, altrimenti le speranze nei confronti di questa amministrazione saranno vane e i proclami degli ultimi mesi le ennesime parole gettate al vento». Tra i grandi paradossi dell’Ateneo, poi, ce n’è uno segnalato in Senato proprio da Alfredo Finanze, che ha sottoposto la questione dell'ufficio disabili al terzo piano del Palazzo delle ex Poste, non fosse che l'ascensore che si ferma solo al secondo. Un paradosso che, nonostante sia stato segnalato più volte, fino ad ora non è stato risolto. CROCIATE Come ti stano l’Ersu LE STRATEGIE DEL MAGNIFICO CHE METTERE SULL’ATTENTI L’ENTE PER IL DIRITTO ALLO STUDIO Una grana sul tavolo del rettore è quella relativa all’Ersu, per il quale l’Ateneo riscuote 140 euro destinati ai servizi erogati dall’Ente regionale per il Diritto allo Studio, ovvero alloggi, trasporti e borse di studio. E invece? Invece, complice l’assenza della nomina di un commissario da parte del presidente della Regione, Rosario Crocetta, tutto è fermo, e l’Università si ritrova a erogare servizi che non toccano, ma seguendo parametri che non condivide (ad esempio, per avere la borsa di studio basta la media del 21 con l’acquisizione di venti crediti). Per “smuovere le acque”, Pietro Navarra sta agendo su due fronti: il primo riguarda una forte presa di posizione da parte degli studenti, che potrebbe verificarsi con l’intenzione di indire le elezioni universitarie nel prossimo mese di luglio; il secondo, invece, segue le vie ufficiali. Proprio di recente, si sono riuniti Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione, durante i quali Navarra e il Prorettore con Delega alla Gestione delle Risorse umane, Carlo Mazzù, hanno relazionato sulla situazione relativa al rimborso tasse per gli studenti. I due, innanzi tutto, hanno chiarito che la normativa vigente prevede un nuovo sistema di contribuzioni. Sono infatti tre i canali indipendenti attraverso cui gli studenti possono ricevere risorse a sostegno del diritto allo studio: il Ministero, l’Ersu e l’Università centonove pagina 7 che, con risorse proprie, compatibilmente alle disponibilità di bilancio, premierà i capaci e meritevoli. Quindi, l’affondo: in base al quadro legislativo, per Navarra e Mazzù il bando pubblicato il 20 giugno 2013 dall’Ersu, nel quale si fa riferimento a una normativa non più in vigore, appare privo di effetti, in particolare per ciò che concerne l’utilizzo dei fondi dell’Ateneo. In ogni caso, anche per il passato, la prassi utilizzata per i rimborsi non si presentava in linea con l’articolo 33 della Costituzione che sancisce l’autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile delle università. Tale principio, infatti, impedisce che un altro Ente possa incidere sugli assetti finanziari delle università, al contrario di quanto avveniva negli anni scorsi con evidenti conseguenze sulla gestione economica dell’Ateneo. 9 Maggio 2014 primopiano TERREMOTI. Il docente di Letteratura contemporanea al centro dell’esposto di un collega: «Ha plagiato» Tomasello, Fontanelli accusa In un dossier inviato al rettore e al Senato Accademico, tutti i passaggi dei volumi che sarebbero stati copiati dalla produzione di Giuseppe Amoroso. Bloccato il concorso per il figlio dell’ex Magnifico. Carte in Procura e al Miur MESSINA. «Non è una produzione scientifica, ma una bolla di sapone: è bastato uno spillo per farla esplodere». Giuseppe Fontanelli, storico allievo di Giuseppe Amoroso, associato di Letteratura Contemporanea presso l’Ateneo di Messina dai primi del 2000, uno studioso di quelli che per ogni volume (come quelli dedicati a Federigo Tozzi e Corrado Alvaro, ad esempio) ha «impiegato non meno di cinque anni», è un fiume in piena che a stento resta dentro gli argini: «Qui, il problema non è chi ha vinto o meno un concorso, chi diventerà ordinario e chi no, ma la credibilità della comunità scientifica messinese agli occhi degli studenti. Altro non voglio dire, tutto è scritto nell’esposto e nella documentazione inviata al rettore e al Senato accademico che, evidentemente, si sono accorti delle tesi sostenute, inoltrando tutto al Ministero e alla Procura di Milano. Perché, per quel che mi riguarda, non ho presentato alcun ricorso contro l’esito del concorso che ha visto prevalere Dario Tomasello». LA VICENDA. Tutto inizia nel 2013, con l’Abilitazione scientifica nazionale nel Macrosettore concorsuale 10F/2 Letteratura italiana contemporanea, svoltosi a Milano, che ha visto idoneo nell’Università di Messina Tomasello (anche lui associato di Letteratura italiana contemporanea) e sconfitti tutti gli altri contendenti. Fontanelli, tra i non abilitati, prende atto dell’esito, ma poi, come racconta, «il 5 novembre» viene «colto da una folgorazione, una chiaroveggenza del caso, uno strappo nel cielo di carta: leggendo da studioso i Dario Tomasello Giuseppe Amoroso volumi di Tomasello ho intravisto i toni di Giuseppe Amoroso, mio maestro, la cui prosa e la cui analisi conosco bene». «Da quel momento - continua - mi sono messo a verificare se la mia fosse solo una impressione». A febbraio del 2014, Fontanelli tira le somme, e invia una corposa documentazione al rettore Pietro Navarra, per poi tornare alla carica con una lettera inviata al Magnifico e a tutti i componenti del Senato Accademico che «purtroppo non posso fornirle». Nonostante il “niet” del protagonista, si è riusciti comunque a recuperare il testo: “Essendo venuto a sapere del possibile bando di concorso per la copertura di un posto di prima fascia nel SSD L-Fil-Let/11, su cui il Senato è chiamato a esprimersi nella riunione del 27 marzo... sento il dovere di portare direttamente alla vostra conoscenza quanto già ho avuto modo di evidenziare al Magnifico Rettore. La produzione scientifica del professor Tomasello - sostiene - è caratterizzata da una tecnica centonaria che assembla sistematicamente prelievi letterali da libri di altro autore. Il fenomeno è pervasivo: un’ampia documentazione, con materiali in fotocopia e testi originali integrali, suscettibile di ulteriore incremento, è stata da me consegnata al Magnifico Rettore, il quale con sensibilità istituzionale ha assunto le iniziative da lui reputate giuste. Qui mi limito a richiamare poche esemplificazioni relative ad alcuni lavori del professor Tomasello” (vedi box). Analizzato tutto, e non senza qualche posizione contraria in Senato, viene presa la decisione di inviare tutto al Miur e alla Procura di Milano, sospendendo la cattedra da assegnare. AMOROSO DIXIT. «Ho una produzione sterminata e, confesso, non mi ero proprio accorto del presunto “saccheggio”. Ad aprirmi gli occhi è stato Fontanelli che, un giorno, è venuto a casa mia, mi ha fatto prendere una mia pubblicazione degli anni Settanta, aprire una data pagina, e poi ha iniziato a leggere da un altro libro: il testo letto, che coincideva perfettamente, era una pubblicazione di Tomasello». Amoroso, che non intende presentare denuncia per plagio, vuole però smuovere le acque contro la commissione di concorso: «La procedura va invalidata e rifatta: non è accettabile che le cose vadano in questo modo, che non ci si accorga di nulla!». E TOMASELLO? Dal canto suo, l’accusato dichiara: “Apprendo della esistenza di un esposto che sarebbe stato presentato, sia a diverse Autorità Accademiche che in sede penale, con il quale mi si contesta di aver violato la normativa in materia di diritto d’autore. Nel respingere con fermezza tale infamante addebito, con la consapevolezza di aver sempre agito con correttezza e professionalità, ho già conferito al mio legale di fiducia (Nino Favazzo, ndr) ampio mandato, perché assuma, nei confronti dell'autore dello scritto offensivo e della condotta calunniosa, ogni più utile iniziativa a tutela della mia dignità e del mio decoro, personale e accademico”. (D.D.J.) SOTTO LA LENTE I “passi” incriminati LIBRO PER LIBRO, LE PAGINE CHE SAREBBERO STATE PRESE DI PESO E ADATTATE AD ALTRI AUTORI Ma quali sarebbero i presunti plagi individuati da Giuseppe Fontanelli. Ecco, pubblicazione per pubblicazione di Dario Tomasello, cosa è stato rilevato dallo studioso. G L’isola o-scena. Un’idea di Sicilia nella poesia contemporanea, Firenze, Olschki, 2012. Per Fontanelli, Tomasello preleva dai seguenti volumi di Giuseppe Amoroso, Lucio Piccolo. Figura d’enigma, 1988; Raccontare l’assenza. Annotazioni sulla narrativa italiana del 2005, 2007; Retroparole. Poesia italiana 1982-2009, 2010; Le sviste dell’ombra. Narrativa italiana 1999-2000, 2002. Per rendere meglio il concetto, a parziale esemplificazione, Fontanelli annota: “pp. 18-33=Amoroso, Introduzione, in Raccontare l’assenza, pp. 1-9; pp. 34-35=Amoroso, Introduzione, in Raccontare l’assenza, pp. 9-10; p. 62=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 45, 46; pp. 6465=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 17-18; p. 66=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 18-19; p. 67=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 46-47; pp. 67-68=Amoroso, Lucio Piccolo, p. 47-48; p. 69=Amoroso, Lucio Piccolo, p. 67; p. 70=Amoroso, Lucio Piccolo, pp. 67-69 e 109 p. 71=Amoroso, Antonio Porta in Retroparole, p. 84; pp. 96-100=Amoroso, Le sviste dell’ombra, pp. 5-14. G Gli altri libri. Nel mirino, anche in altri volumi di Tomasello: Antonio Delfini. Tra seduzione e sberleffo, Firenze, Le Lettere, 2012 (presunti prelievi da G. Amoroso, Brancati, 1978; Tecchi, 1976; Prisco, 1980; Nelle storie degli altri. Narrativa italiana 20032004, 2006; Lucio Piccolo. Figura d’enigma, 1988); Un’invenzione fatale (in D. Tomasello ‘ F. Polacci, centonove pagina 8 Bisogno furioso di liberare le parole, Firenze, Le Lettere, 2010) con presunti prelievi da altri lavori di Amoroso (Narrativa italiana 1975-1983 con vecchie e nuove varianti, Il notaio della Via Lattea, Forse un assedio. Narrativa italiana 2002, Nelle storie degli altri. Narrativa italiana 2003-2004, Raccontare l’assenza. Annotazioni sulla narrativa italiana del 2005, I canti di Pan (in Giovanni Alfredo Cesareo. La figura e l’opera: dalla Scuola poetica siciliana al Novecento); Oltre il Futurismo. Percorsi delle avanguardie in Sicilia, Roma, Bulzoni, 2000 (presunti prelievi da Giovanni Prati. Voci borghesi e tensione romantica, 1973; Brancati, 1978); “Quasi una forma della vita”. L’ombra di Petrarca nell’antipetrarchismo di Giovanni Giudici, in AA.VV, Sentimento del tempo. Petrarchismo e antipetrarchismo nella lirica del Novecento italiano, Firenze, Olschki, 2005 (presunti prelievi da Le sviste dell’ombra. Narrativa italiana 1999-2000, 2002). (D.D.J.) 9 Maggio 2014 politica A TU PER TU. Michela Stancheris spiega perché ha detto “sì” a Rosario Crocetta, candidandosi con il Pd «La mia Sicilia in Unione Europea» Per l’assessore, l’esperienza al Turismo «non potrà che essere un valore aggiunto in un parlamento che poco conosce la nostra Isola». Tra i primi obiettivi in agenda, entrare nelle commissioni Cultura e Trasporti dell’Ue DI DANIELE DE JOANNON PALERMO. Quando si parla di corsi e ricorsi, in Sicilia, non si può che pensare a lei, Michela Stancheris. Già, perché la candidatura alle europee nella lista del Pd le è giunta come un fulmine a ciel sereno, al pari della nomina ad assessore regionale al Turismo, nell’aprile del 2013. All’epoca, raccontò: «Rosario Crocetta mi ha colto di sorpresa, mi ha proposto di fare entrare in giunta un quarto d'ora prima di annunciarlo in conferenza stampa. Ho accettato con entusiasmo...». E oggi, nel nome dei corsi e ricorsi, dice: «No, non mi aspettavo questa candidatura. Ero in aereo e, una volta atterrata e riacceso il cellulare, ho trovato una serie di chiamate del presidente. Appena l’ho sentito, col suo tono inconfondibile mi ha detto: “Vuoi candidarti alle Europee?». Assessore, come mai ha detto sì? «Sia per rispetto a Crocetta che perché ravvisavo la necessità di far ripartire occasioni e meccanismi utili alla Sicilia, cambiando ruolo». Come ci si trova, da esponente del Megafono, non isolana di nascita, ad essere coinvolta nelle beghe del Pd siciliano? «Premesso che mi sento della Trinacria, ormai, visto che da tempi non sospetti sono residente a Palermo, che mi ha adottato, penso che si debba andare oltre le polemiche. Mi candido anche per dimostrare che esiste un modo di essere di centrosinistra senza appartenere a una famiglia “speciale” o aver fatto un particolare vaccino. E se poi la mia presenza in lista è stata Michela Stancheris determinata da una bega, beh, che dire, sarà un’occasione che farò fruttare...». Se fosse stata al posto di Matteo Renzi, avrebbe candidato tutti gli esclusi, ovvero Lumia, Cracolici e Sonia Alfano? «Il segretario avrebbe dovuto puntare su persone di qualità, valutando le competenze. Invece ci si è messi in una condizione di emergenza. Io, ad esempio, ho esperienze europee e andavo valorizzata subito, come altri». Lei ha detto che sarà il tredicesimo assessore siciliano in Europa: non le mancherà il Turismo? «Sicuramente sì, ma ciò che ho fatto e faccio lo porterò in parlamento europeo. Porterò la Sicilia che conosco io, lì totalmente ignorata. L’attività svolta sino ad ora sarà un patrimonio da spendere. Aggiungo che far capire quest’isola ai deputati è assolutamente difficile». Ma, a rappresentare la Sicilia, non c’è già l’Ufficio di Bruxelles? «Certo, ma, oltre alla produzione di newsletter, non hanno proprio rapporti con gli enti locali». Quali saranno i suoi primi passi? «Punterò ad avere un ruolo fondamentale nelle commissioni di interesse maggiore per la Sicilia. Tenuto CHI È Bergamasca di Trinacria Bergamasca di nascita, maturità classica al Liceo Sarpi di Bergamo e laurea in Relazioni Pubbliche allo Iulm di Milano (con in mezzo un Erasmus in Danimarca), Michela Stancheris, appassionata di snowboard, è stata anche candidata al consiglio comunale della sua città a sostegno del non rieletto Roberto Bruni. L’incontro con Rosario Crocetta avviene subito dopo la prima esperienza a Bruxelles, quando era assistente di Pia Locatelli. Fu proprio l’attuale presidente della Regione, allʼepoca europarlamentare, chiederle una mano come assistente. Da allora, i due non si sono mai più separati, anzi il rapporto si è saldato con le ultime regionali. conto che non esiste quella dedicata al Turismo, proverò a pesare in commissione Cultura e nel settore trasporti, questi ultimi un vero e proprio problema che colpisce il settore turistico. Sono contenta, comunque, perché questa candidatura cade nel momento in cui ci sono i nuovi fondi, e io sono una convinta federalista. Per questo motivo penso ci sia molto da fare, lavorando su linee di intervento che interessano gli enti locali a prescindere dal governo regionale». In lista siete due ex assessori regionali di due governi differenti e contrapposti, il Lombardo e il vostro: che ne pensa? «Non sto facendo campagna contro o per qualcuno. Faccio campagna per portare un modello nuovo, il mio». Le mancava il parlamento Ue? «Ecco, considerato quanto dovrò stare in ufficio, proprio no. Sono convinta, però, che porterò più Europa in Sicilia, e questo mi conforta». E le telefonate di Crocetta, le mancheranno? «Non penso che smetterà di chiamarmi molte volte al giorno». ENTI LOCALI Valenti spiega il Fondo L’ASSESSORE ALLE AUTONOMIE SPIEGA I MECCANISMI DEL NUOVO “PEREQUATIVO” DESTINATO AI COMUNI PALERMO. Con le nuove regole di ripartizione delle somme del Fondo delle Autonomie locali, introdotte dalla Legge di stabilità regionale, la Sicilia dimezza i tempi e snellisce l'iter per trasferire le risorse ai 390 comuni dell'isola. Da quest'anno le somme destinate agli enti locali sono calcolate applicando un'aliquota di compartecipazione al gettito dell'Irpef, riscossa in Sicilia nell'anno d'imposta precedente. La finanziaria 2014, poi, istituisce il Fondo perequativo comunale, che prende il posto del Fondo di parte corrente delle Autonomie locali, che consente di destinare una quota aggiuntiva ai comuni per compensare eventuali squilibri che sarebbero potuti derivare dalla destinazione delle somme ancorate solo al gettito delle imposte sui redditi delle persone fisiche. «I sindaci lamentano la mancanza di risorse adeguate da parte della Regione ai comuni dice l'assessore regionale alla Funzione pubblica e autonomie locali, Patrizia Valenti - In risposta a queste esigenze il governo regionale ha già attivato le procedure per coprire 100 milioni di investimenti con un mutuo da attivare presso la Cassa depositi e prestiti; le procedure sono in corso». «Il nuovo meccanismo - aggiunge - previsto nella finanziaria 2014 si basa su alcuni principi più favorevoli sul piano della semplificazione amministrativa perché con questo sistema per ogni trimestre le somme centonove pagina 9 destinate a ciascun comune saranno devolute automaticamente; il procedimento utilizzato finora prevedeva una serie di step: la pubblicazione di avvisi pubblici, di un'istruttoria che spesso sfociavano in contenziosi. Adesso ciascuna amministrazione saprà con chiarezza quante somme saranno destinate al comune». «Aver ancorato la ripartizione delle risorse al gettito Irpef riscossa nell'anno precedente - prosegue Valenti contribuisce a responsabilizzare i sindaci nella lotta all'evasione fiscale e può incidere sullo sviluppo delle attività produttive nei territori». Il fondo di perequazione consente ai sindaci di utilizzare parte del gettito Irpef destinato ai comuni per specifici obiettivi e scopi di solidarietà intercomunale. «Con l'istituzione del fondo di perequazione - conclude la Regione non lascia soli i piccoli comuni». 9 Maggio 2014 politica Una immagine in campagna elettorale di Francantonio Genovese PRIMO ROUND. La Giunta per le autorizzazioni a procedere dice sì all’arresto del deputato Genovese, parola alla Camera Contrariamente alla relazione di Antonio Leone (Ncd), i componenti non hanno visto il fumus persecutionis. Montecitorio si riunirà per la decisione definitiva prima delle europee. Il clima nel Pd Dopo il “sì” all’arresto da parte della Giunta per le autorizzazioni a procedere, si rivela determinante per Francantonio Genovese la data in cui si dovrà pronunciare la Camera dei deputati. A riprova della tensione che si respira, soprattutto all’interno del Pd, che in Giunta ha votato compatto per l’arresto, c’è stata, in principio, la mancata fissazione del giorno in Conferenza dei Capigruppo, dove si è sfiorata la rissa con i grillini, che premevano per stabilirla immediatamente. Alla fine, il dado è stato tratto: si voterà o mercoledì 14 o giovedì 15. LA GIORNATA. È mercoledì 7, quando la giunta dice si alla richiesta di autorizzazione di arresto per il leader messinese del Partito democratico con una maggioranza formata da Pd, M5S e Sel che, con 12 voti, ha bocciato la relazione di Antonio Leone (Ncd), sostenitore del no alla misura cautelare in quanto in presenza di fumus persecutionis, cui lo stesso Genovese si era appellato nelle memorie difensive. A votare contro, sono stati in cinque, esponenti di Fi, Ncd, Lega, Per l'Italia e Sc. Dopo la bocciatura di Leone è stato nominato un nuovo relatore per sostenere in Aula la posizione della giunta a favore dell'autorizzazione all'arresto: è il deputato del Pd Franco Vazio. «Il nuovo relatore spiega il presidente della Giunta, Ignazio La Russa - ha chiesto qualche giorno di tempo per studiare il caso. Ma dalla prossima settimana penso che la relazione potrà arrivare in Aula. Qualche deputato - aggiunge - in commissione ha espresso l'opinione che sia meglio sottoporre la questione al giudizio dell'Aula dopo le elezioni ma altri hanno manifestato l'esigenza di una decisione al più presto. La scelta attiene alla presidenza della Camera». FUMUS SI’, FUMUS NO. «Dopo un’attenta e scrupolosa disamina delle carte abbiamo ravvisato che in questo caso non ci fosse il fumus persecutionis, che è l'unico aspetto su cui la giunta doveva decidere», spiega la deputata del Pd Anna Rossomando, capogruppo nella giunta per le immunità della Camera, in relazione al voto. «L’abbiamo fatto aggiunge - senza alcun pregiudizio, maturando tutti insieme un orientamento certamente non facile, ma basato esclusivamente sull'esame degli atti. Altri, invece - conclude Rossomando - hanno dato e danno l'impressione di voler utilizzare una vicenda come questa per la campagna elettorale in corso, e questo non può Antonio Leone centonove pagina 10 essere consentito». IL NUOVO VOTO. Fissare la votazione in aula prima delle europee, come chiesto dai grillini, mette il Partito democratico con le spalle al muro. La scelta è stata preceduta da un duro scontro in Capigruppo. M5S con Riccardo Nuti ha accusato il Pd di “voler fare melina sulla vicenda”, ma Ettore Rosato (Pd) ha replicato: «La decisione in Giunta c'è già stata. M5S fa di tutto per occuparsi della vicenda in chiave elettorale». Il passagio in aula prima delle consultazioni potrebbe frenare un voto probabilmente non compatto, all’interno del Pd, complice lo scrutinio segreto. Se infatti, a torto o a ragione, l’aula dovesse respingere la richiesta d’arresto, la colpa cadrebbe inevitabilmente sul Partito Democratico, che ha comunque la maggioranza in aula, determinando un boomerang di immagine che si rifletterebbe negativamente sulle ambizioni del premier Matteo Renzi di “scippare” quanti più voti possibili agli avversari, Cinque Stelle in primis. Ad ogni modo, anche in caso di “fughe interne”, a votare per l’arresto potrebbero essere la Lega e Fratelli d’Italia, le cui preferenze, insieme a quelle dei grillini, potrebbero riequilibrare la situazione. LE REAZIONI. In Sicilia, e a Messina, è come se nulla fosse accaduto. Nessun esponente di vertice siciliano del partito, dal segretario Fausto Raciti al plenipotenziario renziano, Davide Faraone, hanno commentato la decisione della giunta. Il perchè? Con le elezioni alle porte, il bacino elettorale di Genovese e della sua area fanno comodio, soprattutto in presenza di una lista non particolarmente competitiva. A Messina, nella città del leader a rischio di arresto, a parlare è stato il capogruppo al Comune, Paolo 9 Maggio 2014 politica David, che ha dichiarato a Normanno: «Ritengo senza senso la scelta della giunta, una decisione che adesso passerà alla Camera e mi auguro che tutti i parlamentari capiscano che non ci sono i motivi per l'arresto di Genovese, secondo me non ci sono i requisiti per la custodia cautelare, non ritengo giusto un comportamento del genere nei confronti di Genovese». Per il renziano Alessandro Russo, invece, l’esito deve essere quello di confermare la decisione della Giunta: «Se parte del Pd farà mancare i voti, avrò seri dubbi sul “nuovo corso” di cui si parla». LA VICENDA. È il giugno 2013, quando viene resa nota la notizia che il deputato Francantonio Genovese, ex sindaco di Messina e uomo forte del Pd siciliano, risulta indagato dalla procura messinese nell'ambito dell'inchiesta sui finanziamenti alla formazione professionale. E il 19 marzo scorso il Gip di Messina dispone l'arresto dell'ex segretario regionale dem: l'accusa è associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, peculato e truffa per il conseguimento FRanco Vazio di erogazioni pubbliche. Quasi un anno dopo, la Giunta per le autorizzazioni della Camera dice sì all'arresto del deputato, con i voti favorevoli di Pd, M5S e Sel. Le indagini su quello che viene definito 'sistema Genovese', sempre nel marzo scorso portano alla richiesta di ordinanza di custodia cautelare, oltre che l'ex sindaco, per tre collaboratori della sua segreteria politica: Salvatore La Macchia, Roberto Giunta, Domenico Fazio. Mentre nella stessa inchiesta, nell'estate del 2013, risulta coinvolta anche la moglie di Genovese, Chiara Schirò, finita ai domiciliari e poi scarcerata. Il “sistema Genovese”, secondo gli inquirenti, ruotava attorno a tre centri di formazione professionale del messinese e prevedeva che i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l'attività degli enti venissero gonfiati. Lo scopo era ottenere finanziamenti per importi di gran lunga (migliaia e migliaia di euro) superiori ai costi effettivamente sostenuti. Lo stesso giorno in cui il Gip De Marco dispone il suo arresto, Genovese annuncia l'autosospensione dal Pd e assicura: «Sono certo di poter fornire ogni chiarimento utile ad escludere la sussistenza degli addebiti che mi vengono contestati». D.D.J PALAZZO DEI NORMANNI. Passa la proposta di Falcone per una nuova commissione di indagine Formazione sotto la lente È LA SECONDA DOPO QUELLA GUIDATA DA PANARELLO. INTANTO, L’ASSESSORE SCILABRA PREPARA LA RIFORMA MESSINA. Dopo il lungo studio della commissione presieduta dal deputato del Pd Filippo Panarello, che ha fatto luce sui guasti del settore, la Regione vota l’istituzione di una nuova indagine sui guasti della Formazione professionale. E’ infatti passata la proposta del capogruppo di Forza Italia Marco Falcone di indagare tutte le storture di un settore che impegna più di diecimila addetti, ha bruciato negli anni passati più di 400milioni di euro l’anno ed oggi è sull’orlo del fallimento. Il 9 maggio, intanto, l’assessore Nelly Scilabra dovrebbe presentare anche ai sindacati la riforma del settore, che passa da una serie di innovazioni, compresa l’istituzione del vaucher, il buono retributivo, comprensivo di contributi, per gli allievi-assegnisti. Anna Rosa Corsellio Dai primi conteggi, svolti dal dirigente del settore Anna Rosa Corsello, sono impegnati negli sportelli multifunzionali quasi 1700 addetti, un migliaio di formatori sarebbero già stati esclusi dalle liste, per mancanza di requisiti oggettivi e per altri, come i 1700 già parcheggiati al Ciapi di Priolo, l’ente che la Regione ha prescelto per gli affidamenti in house, si stanno studiando forme di uscita morbida dal mercato, attraverso incentivi all’esodo. Protesta a Palermo Una rivoluzione a partire dal 1976, anno nel quale la Regione legiferò, per strutturare il ciclo formativo, divenuto poi un pachiderma gestionale. Non si spengono intanto le polemiche a proposito del Piano Giovani, una dotazione finanziaria di cento milioni di euro, per la quale è stata cerata una “short- list”, cui hanno partecipato più di un migliaio di giovani, per sopperire alle politiche di comunicazione, cui i ventimila dipendenti diretti della Regione, già i interpellati, non hanno risposto: nessuno di loro mostra infatti interesse per internet, la crazione di nuovi siti e forme di comunicazione “virali”. centonove pagina 11 IL CORSIVO Il fumus della prescrizione A VOTARE CONTRO IL DEPUTATO MESSINESE I COMPAGNI DEL PD. ONDIVAGHI. E FORSE TROPPO DURI DI ENZO BASSO MESSINA. Il mondo della politica gira al contrario: a chiedere l’arresto per Francantonio Genovese, oltre che il Movimento 5Stelle, è il Pd, con il nuovo relatore Franco Vazio, che non ravvisa in sedici faldoni “nessuna ombra di fumus persecutionis”. Al contrario degli altri partiti, come Nuovo Centrodestra di Alfano, Forza Italia di Berlusconi, Scelta Civica di Mario Monti o dei Popolari per l’Italia, gli orfani del partito di Casini e D’Alia. Solo in altri cinque casi, negli ultimi 50 anni, la Camera ha dato l’autorizzazione a procedere. Ma qui occorre fare un distinguo, da cittadini, attenti alla bilancia della giustizia, sia politica che giudiziaria. Genovese, con il suo codazzo di accoliti, è giusto che vada a processo. E’ giusto che abbia tutte le garanzie di un processo pubblico. E poi, se è il caso, venga serenamente giudicato come tutti i cittadini. Sul carcere, invece, c’è qualche dubbio. In primis, perché Genovese non è Cosentino: sarà anche pervasivo con tutte le sue società, i suoi affitti, ma nel caso specifico non si riscontrano né il pericolo di fuga alla Dell’Utri, n’è l’inquinamento delle prove, visto che i magistrati studiano già da tre anni, né la reiterazione del reato: le carte sono lì, sequestrate come decine di conti correnti sono lì, a disposizione dei giudici. C’è però un problema che sconcerta l’opinione pubblica: il meccanismo Genovese è lo stesso utilizzato da dieci anni a questa parte da tanti altri per saccheggiare le risorse della Forrmazione. Genovese è l’ultimo arrivato, senza neanche tanta fantasia, di una rapina lunga un paio di decenni. Se i giudici hanno avuto bisogno di alcuni articoli di giornale per scoprire questo mercimonio, c’è qualcosa che non va. Ma in fatto di “fumus persecutionis” i giudici per tutti gli altri onorevoli angioletti del settore hanno forse deciso d’ufficio il fumus della prescrizione? 9 Maggio 2004 politica MEGAFONO Questa sì che è Lo Bello L’EX ASSESSORE AL TERRITORIO PRONTA AL RUOLO DI COORDINATRICE Leoluca Orlando ADESIONI. Il sindaco di Palermo pronto al grande passo. Con una ventina di fedelissimi Orlando, strategia Pd Dietro le quinte le mire su Palazzo d’Orleans. Ma il partito si divide. L’aut aut di Ferrandelli affidato a twitter: «Se entra lui straccio la tessera del partito» PALERMO. Orlando a Palazzo d’Orleans. E’ l’obiettivo è di lungo corso che si nasconde dietro l’ingresso del sindaco di Palermo, che è anche presidente regionale di Anci Sicilia, nel Pd regionale, al momento senza nessuna etichetta di corrente. Uno scossone nella politica regionale, benedetto oltre che dall’ex segretario Beppe Lupo, per il quale Orlando si è schierato, in toni anche più morbidi dall’attuale segretario fausto Raciti. Uno scossone, che ha però fatto andare su tutte le furie, Fabrizio Ferrandelli, antagonista di Orlando nella corsa alla sindacatura, che in un twitter ha annunciato: “Se entra lui, io straccio la tessera del partito”. Sarà anche per sfumare i contrasti, che l’incontro a Roma con il ministro della Cultura Franceschini, che dovrebbe sancire l’ingresso ufficiale, è stato rinviato di qualche giorno. La segretaria regionale del Pd affronterà l’argomento lunedì prossimo. Orlando, intervistato sul tema, ha utilizzato l’analisi politica: non esistono più i piccoli partiti. Bisogna fare le riforme strutturali, lì dove c’è partecipazione e ci sono anche i numeri”. Già portavoce del partito di Di Pietro, il sindaco della Primavera di Palermo aveva regalato all’ex Pm di Mani Pulite 30 consiglieri a Palazzo delle Aquile, oggi ridottisi a 22 e tutti pronti ad entrare armi e bagagli dentro il Pd. Non è un caso, che l’altro animale politico, il governatore Crocetta, ha capito l’antifona sulla scelta del suo partito. Così mentre Orlando continua dire che “la Regione va commissariata”, il presidente della Regione per tutta risposta ha preso carta e penna e ha scritto a tutti i sindaci chiamandoli colleghi, “Io mi sento ancora il sindaco di Gela”, “quello che non trovava udienza alla Regione”. MESSINA. Sarà quasi certamente l’ex assessore regionale al territorio, l’agrigentina Mariella Lo Bello, la nuova coordinatrice del Megafono in Sicilia. La decisione dovrebbe essere ratificata in una riunione operativa prevista alla Presidenza della Regione lunedì prossimo. Un primo incontro sul tema, si è svolto a Palermo, presenti tre deputati deputati del Megafono, Malafarina, Di Pasquale e Di Giacinto, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, e il senatore Giuseppe Lumia. Nell’incontro è stato deciso un nuovo modus operandi: Crocetta, fondatore del Megafono, si dedicherà a tempo pieno alla sua attività amministrativa e lascerà mano libera al movimento di strutturarsi in maniera più radicata sul territorio. Un punto questo sul quale manifestano perplessità altri deputati regionali come Oddo o il notaio di origine messinese Giavanbattista Coltraro, che a Siracusa ha fondato un suo movimento: sviluppo, autonomia e lavoro. “In un anno e mezzo il Megafono non è riuscito a strutturarsi sul territorio-dice Coltraro, che a Pachino per la corsa alla carica di sindaco candida un suo uomo, Emanuele Rotta-Crocetta dopo la fase delle denunce dovrebbe capire che la prima emergenza della Sicilia è lo sviluppo e quindi il lavoro. In questa direzione finora si è visto ben poco. Il dibattito sulla struttura interna al Megafono lo rinvierei a dopo le Europee…”. Un segno della frattura in corso, il fatto che Coltraro, tra due Michela, la Giuffrida, espressione di Articolo 4, e la Stancheris espressione di Crocetta, invita i suoi a votare per la candidata etnea. Mariella Lo Bello MOROSI Se il Pd manda in cassa integrazione CRISI DI LIQUIDITÀ PER I MANCATI VERSAMENTI DELLE QUOTE DEI PARLAMENTARI Giovanni Bruno PALERMO. Il Pd manda in cassa integrazione tredici dipendenti. Lo ha comunicato alcuni giorni fa il tesoriere Salvatore Alessandro, che ha preannunciato il provvedimento ai dipendenti di via Bentivegna: otto amministrativi, due giornalisti, un autista. All’origine della crisi di liquidità, i mancati versamenti delle quote dei Parlamentari, come è stata sempre prassi del partito. Sulla graticola della commissione di garanzia, che è presieduta da centonove pagina 12 Giovanni Bruno-sono finiti alcuni parlamentari nazionali, come Corradino Mineo, eletto in Sicilia, l’ex assessore Lucia Bianchi, rientrato allo Svimez a Roma dopo avere svolto il ruolo di assessore al Bilancio; l’ex assessore Nino Bartolotta e l’attuale assessore alla Formazione professionale, Nelly Scilabra. Proprio la Scilabra, nel corso di una violenta polemica scoppiata quando, tesoriera Teresa Piccione, ancora non aveva versato i fondi il presidente della Regione Rosario Crocetta, si era detta disponibile a versare l’obolo al partito, ma solo a condizione che “i fondi fossero destinati a politiche giovanili”. Ora scatta la cassa integrazione: in cassa non c’è più un euro. Tra i licenziati, anche Maria Fasolo, moglie del deputato Antonello Cracolici. 9 Maggio 2014 politica Pietro e Vincenzo Franza PALAZZO ZANCA. Oltre 350 milioni di euro di giudizi passivi pendenti dentro il piano di riequilibrio Cause pericolose Gestione di Celeste e San Filippo, centro commerciale alla cave di sabbia, finanza derivata: ecco le “bombe innescate” in sede giudiziaria. Che, se perse, potrebbero far saltare il Comune DI TIZIANA CARUSO MESSINA. La “bilancia dei pagamenti”, il direttore generale Antonio Le Donne e l’assessore al Bilancio Guido Signorino l’hanno inserita nel piano di riequilibrio, e se la tengono ben stretta: Lì dentro, dentro una pila di faldoni alta un metro, c’è tutto quello che, oggi, il comune dovrà pagare, ma anche quanto dovrà ricevere. E se i giudizi attivi pendenti del Comune, qualora dovessero andare a buon fine, rappresenterebbero una fetta non trascurabile della futura tranquillità economica, quelli passivi, il piano di rientro potrebbero affossarlo definitivamente. IN ATTIVO DI CENTO MILIONI... Da un lato, Palazzo Zanca conta di recuperare circa oltre 41 milioni di euro attraverso domande riconvenzionali nel settore dei lavori pubblici, 18 milioni di euro dal Dipartimento Patrimonio e Demanio, 24,5 milioni di euro da quello al Lavoro e alla Finanza derivata, 2,2 milioni dai Tributi, 3,3 milioni per gli oneri concessori o ancora 6,5 milioni per azioni di rivalsa in materia espropriativa. Queste, sommate ad altre piccole voci, arrivano a totale di 97.574.349,45 euro, e rappresenterebbero una sorta di “assicurazione sulla vita” di palazzo Zanca. Anche perchè, messo da parte l’ottimismo, molto più preoccupanti sono invece le cifre dei giudizi passivi pendenti che ammontano invece a 357.995.009,76 euro. Quanto basta, per far saltare definitivamente il banco. ...MA IN PASSIVO DI 350. Di questi ultimi, in particolare, secondo la ricognizione fatta all’interno dei dipartimenti comunali, la fetta più grossa è dovuta al contenzioso intentato dal gruppo Franza relativo alla revoca della concessione degli impianti sportivi Celeste e San Filippo. Subito dopo ci sono i potenziali risarcimenti che riguardano il settore dei lavori pubblici (che superano i 100 milioni di euro). A poco più di 17 milioni di euro ammontano i possibili risarcimenti in capo al dipartimento Sanità, Ambiente, Cimiteri, Sviluppo economico e Manutenzione strade. In gran parte (oltre 15 milioni di euro) sono dovuti alla mancata realizzazione del centro commerciale alle cave di sabbia per la variazione dello strumento urbanistico a seguito di misure di salvaguardia ambientale. A circa 14 milioni e mezzo ammontano invece possibili risarcimenti in seno al dipartimento Espropriazioni, Programmi complessi ed Edilizia scolastica. A poco più di 9 milioni di euro i potenziali risarcimenti che riguardano Patrimonio e demanio, Partecipate, Sicurezza sui luoghi di lavoro e Protezione civile. Quasi 6 milioni potrebbero pesare per cause perse che riguardano il settore Sociale, Mobilità urbana e Oneri concessori. Quasi 2 milioni è il totale dei possibili risarcimenti danni per incidenti e sinistri, mentre per quanto riguarda il settore Lavoro, Finanza derivata e azioni di risarcimento danni proposte in sede penale per gli eventi alluvionali di Giampilieri e Altolia ammonterebbero a circa 1,7 milioni di euro anche se in questo settore andrebbero inseriti anche gli eventuali pagamenti dovuti ai giudizi pendenti di finanza derivata proposti da BNL e Dexia e anche se il legale di fiducia definisce indeterminato il valore della controversia, secondo gli uffici comunali nella peggiore delle ipotesi potrebbe ammontare a 86 milioni di euro. SOTTO LA LENTE I creditori famosi GRUPPO FRANZA, SCHIPANI SRL E REGIONE TRA I “DEBITI CERTI”. DUE PARCELLE PER L’ASSESSORE DE COLA. CHE ATTENDE DAL 2000 MESSINA. Non è solo il contenzioso sulla gestione del san Filippo ad essere targato Franza: all’interno dei debiti contratti dal Comune di Messina nel settore dei lavori pubblici, si incontrano nomi ricorrenti. La Framon Hotel, per esempio, chiede al Comune 130mila euro di risarcimento danni: il ramo del gruppo Franza che si occupa di gestione di alberghi lamentava infiltrazioni d’acqua nel garage dell’Hotel Royal. Tra i creditori di palazzo Zanca appare anche la ditta Alfonso Schipani Srl, che per decenni, fino alla rescissione del contratto da parte dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, si è occupata della pubblica illuminazione in città. Schipani, dell’appalto concluso, chiede ancora oltre 175mila euro, divise in due parcelle da ventunomila e 155mila euro. Doppio debito anche con Francesco Bonasera, ingegnere che ha presentato due parcelle per consulenze tecniche: Una da 78mila, l’altra da 68mila euro, mentre il capitolo più salato è riservato ai risarcimenti danni, con picchi da 120mila euro per Antonina Rovito e Vincenzo Moschella, e da 220mila euro per la Italiana Assicurazioni Spa. Non mancano le bizzarrie, tipo la Regione Sicilia che, per i disastrosi cantieri di lavoro del 2010 chiede ancora quasi trentunomila euro. Tra i creditori del Comune c’è anche l’attuale assessore all’Urbanistica Sergio De Cola: lo studio di famiglia, nel 2000, si era aggiudicato (insieme agli architetti Giampiero Buffi e Pier Paolo Baldo di Vinadio) il concorso di idee “Staccando l’ombra da terra” per la riqualificazione di capo Peloro: due parcelle da 128mila e 172mila euro, la seconda già oggetto di transazione nel 2012. La proposta di delibera con cui la somma è stata inserita tra i debiti “certi, liquidi ed esigibili”, benchè istruita dall’assessorato di De Cola, è stata firmata direttamente dal sindaco Renato Accorinti. (A.C.) centonove pagina 13 Sergio De Cola 9 Maggio 2014 politica Luigi Croce Giuseppe Buzzanca PALAZZO ZANCA. La Corte dei Conti fa a pezzi il consuntivo 2012. E di fatto “commissaria” l’ente Come ti demolisco il bilancio Sotto accusa le gestioni dal 2010 in poi, ma le cause sono sempre uguali: debiti fiori bilancio, partecipate, copertura delle spese. Arriva il divieto di spese “se non obbligatorie per legge” DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Puntuale come la morte, la Corte dei Conti torna a bussare alle porte di palazzo Zanca, per l’ormai annuo cazziatone sui numeri e sulle inadempienze dei conti del comune di Messina. Che la situazione, nonostante gli avvertimenti, invece che migliorare sia andata sempre pian piano peggiorando, lo testimoniano le ventuno pagine di durissima relazione al consuntivo 2012, anno in cui l’amministrazione del Comune è stata nelle mani dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca fino alle dimissioni di settembre, e per qualche mese in capo al commissario straordinario Luigi Croce; bilancio che è stato poi approvato ad ottobre del 2013 dall’attuale consiglio comunale. E stavolta la Corte dei Conti ci va giù duro. Durissimo. ATTENTI A VOI. L’elenco delle violazioni è praticamente un disastro, e Palazzo Zanca risulta deficitario sotto praticamente ogni punto di vista: viene, nell’ordine, “accertata la presenza di gravissimi squilibri economico finanziari, della mancata copertura delle spese (con particolare riferimento ai debiti fuori bilancio), della violazione del patto di stabilità, delle norme finalizzate a garantire la regolarità della gestione finanziaria, nonchè di tutti i sopra menzionati profili di criticità”. Per questo, i magistrati contabili dispongono che l’ente “provveda alla sospensione dei programmi di spesa non obbligatori ed indispensabili fino alla concorrenza dell’importo pari al disavanzo accertato al 31 dicembre 2012, non ripianato e per il quale non risulterebbe individuata una idonea e concreta fonte di finanziamento”. In pratica, la Corte dei Conti “commissaria” le decisioni economiche del comune di Messina, “disponendo altresì che all’ente sia preclusa l’assunzione di impegni ed il pagamento di spese per i servizi diversi da quelli voluti per legge”. I motivi di questo disastro? I soliti. I SOLITI DISASTRI. Qualche numero può aiutare a capire l’entità del problema, fino a quel momento, il 2012, ampiamente sottovalutato dall’amministrazione Buzzanca: la Corte dei Conti indica “notevole squilibrio tra spese ed entrate correnti” pari a 4,7 milioni di euro, “dovuto peraltro a consistenti “oneri straordinari di gestione” pari a 10,3 milioni di euro. Devastante, poi, il “saldo negativo di cassa”: i magistrati contabili riportano 172 milioni di euro. E il disavanzo d’amministrazione? Due milioni e mezzo. Basta? Macchè. Secondo la relazione, il comune di Messina fa un costante ricorso ad anticipazioni di tesoreria (dovuto alla carenza di liquidità e sul quale palazzo Zanca paga un forte interesse): nel 2012 ci si è avvalsi di anticipazioni per oltre 162 milioni, ma i magistrati ci tengono a specificare che la pratica , e che il limite massimo ammonta a circa 57 milioni di euro. E poi ancora quattro milioni e mezzo di scoperto a fine esercizio, otto milioni e mezzo di disallineamento rispetto ai dati contenuti nel conto del patrimonio, il mancato rispetto della quota vincolata di destinazione delle multe (per legge destinate ad altro uso rispetto a quello che ne ha fatto il Comune), residui attivi per oltre 35 milioni di euro sui quali non si capiscono i motivi del mantenimento in contabilità, lo sfondamento dei parametri di “deficitarietà strutturale” per 2010, 2011 e 2012, e soprattutto una enorme mole di debiti fuori bilancio, riconosciuti (meno di due milioni), ma soprattutto non riconosciuti, ben 117 milioni di euro. I numeri di un comune al collasso. NEI MEANDRI Parole come pugni “PATOLOGICA PRECARIETÀ” E “ASSOLUTA SCIATTERIA” E UN ALLARME PER AMMINISTRATORI E FUNZIONARI: “LA RESPONSABILITÀ È VOSTRA” MESSINA. Ormai alla Corte dei Conti, per l’annuale relazione sui rilievi finanziari al comune di Messina, basterebbe copiare e incollare quelli degli anni precedenti. Da quattro anni abbondanti, infatti, le comunicazioni dei magistrati contabili non fanno altro che mettere in evidenza quanto le partecipate siano deleterie per i conti comunali, quanto sia scarsa la riscossione dei tributi, quanto disattente siano le politiche di mantenimento della spesa. E sul banco degli imputati, per il 2012, finiscono i soliti noti: La “inadeguata programmazione finanziaria che si protrae da diversi esercizi” che si legge nella relazione, per esempio, è un pugno al petto dell’ex assessore al Bilancio Orazio Miloro, al quale il successore Guido Signorino sta tentando di mettere una pezza portando in consiglio comunale un piano di riequilibrio in cui ogni centesimo è stato passato sotto la lente. A volte, poi, la relazione sfiora davvero parole di disprezzo: toccando il nervo scoperto delle partecipate, per esempio, si parla di “patologica precarietà” e “assoluta sciatteria che ha reso nulla la governance dell’ente, facendo sfuggire il controllo delle informazioni fondamentali, la percezione degli andamenti gestionali, le cause dei risultati negativi”. Non solo, secondo la Corte dei Conti, per il comune di Messina, il detto “repetita iuvant” non vale: “Le gravi criticità già rilevate in precedenza, hanno assunto ormai il carattere di cronicità e non sono state adeguatamente affrontate dall’ente”. Tutti rilievi sollevati senza conseguenze? Non proprio. Perchè, forse per la prima volta, i magistrati reputano opportuno ricordare che “Qualora non vengano trasmessi i necessari provvedimenti correttivi, l’applicazione dell’effetto preclusivo è rimesso alla piena responsabilità di amministratori e funzionari”. Uomo avvisato...(A.C.) centonove pagina 14 Orazio Miloro 9 Maggio 2014 politica SAN SALVATORE DI FITALIA La solitudine di Rita Franchina E’ l’unica candidata sindaco. Ma potrebbe non essere eletta DI NINO DRAGOTTO San Salvatore di Fitalia. E’ l’unica Al centro Pippo Testa MISTRETTA. Entrambi gli schieramenti corteggiano i tifosi Candidati sportivi Da un lato il presidente della squadra di calcio Pippo Testa dall’altro il suo vice Massimo Melidone. Renzi non scontenta nessuno Mistretta. La campagna elettorale per le amministrative tra le due aggregazioni civiche contendenti vine giocata con le stesse identiche “icone” quella del presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi e quella della squadra del cuore il Mistretta Calcio. Il Mistretta Calcio ha visto svanire la speranza del salto di categoria in Promozione all’ultimo gradino dei play off di “Prima Categoria”, e gli sportivi si sono consegnati all’agone politico. A contendersi lo scettro del comando della città saranno solo due liste civiche, dove nelle rispettive sezioni elettorali giganteggino i manifesti di Matteo Renzi. “Sosteniamo Mistretta” e “Cambia Mistretta”, presentano rispettivamente i due candidati a sindaco, il giovane commercialista Pippo Testa e l’affermato avvocato, Lirio Porracciolo. La lista “Cambia Mistretta”, non è da meno della coalizione avversaria ed ha presentato per tempo simbolo e candidati, rispondendo ogni colpo. Al candidato a sindaco Pippo Testa, attuale presidente del club calcistico bianco azzurro, “Polisportiva Mistretta”, lo schieramento del candidato a sindaco Lirio Porracciolo ha rinviato il pallino sul campo avversario inserendo in lista il vicepresidente della Polisportiva, Massimo Melidone. Anche tra gli assessori designati le due liste hanno messo i contrappesi schierando su fronti opposti due donne psicologhe Rossella Cicero ( Testa) e Veronica Bruno ( Porracciolo). Senza preamboli l’aggregazione civica “Sosteniamo Mistretta” nasce dallo stesso cordone ombelicale dell’esecutivo amministrativo uscente, guidato dal sindaco Iano Antoci. La sorella del primo cittadino, Maria Rosaria Antoci, grazie disposizione alfabetica è la prima candidata della lista. (N.D.) candidata a sindaco ma rischia di non essere eletta. Alle elezioni amministrative del 25 maggio, infatti, Rita Franchina, leader della lista Nuovi Orizzonti, si dovrà scontrare contro il più temibie degli avversari: l’astenzionismo. Se non si recherà ai seggi almeno il 50 per cento degli aventi diritto, le elezioni verranno annullate. Facendo crollare la strategia del sindaco in carica, Giuseppe Pizzolante. Non potendosi più ricandidare alla scadenza del secondo mandato, si era ritagliato il ruolo di vice di Franchina ma gli avversari hanno fatto lo sgarro più grande: non hanno presentato alcuna lista. Lasciando la compagine che attualmente governa il piccolo comune nebrideo a lottare con ben 820 elettori, numero minimo che dovrà votare per convalidare il voto. Il problema è che sono oltre 400 gli elettori “fitalesi” residenti fuori dal territorio comunali, moltissimi in altre regioni d’Italia o all’estero e saranno in pochi quelli propensi a trascorrere il weekend di fine maggio al paese natio. Un rischio che Nuovi orizzonti aveva capito immediatamente. Infatti, a poche ore dal termine per la presentazione della lista, quando si è palesato il forfait dell’opposizione consiliare, è stato tentato di fare in fretta e furia una seconda lista “domestica” per evitare lo sbarramento dei votanti. Il sindaco Pizzolante, da vicesindaco designato, ha tentato di presentarla all’ufficio elettorale, ma con meno di nove candidati in elenco rischiava la Rita Franchina categorica esclusione. Nella lista “fai da te”, che non ha superato la “prova del 9” erano stati inseriti congiunti, parenti ed affini della lista “Nuovi Orizzonti” a cominciare dal candidato a sindaco Rosario Sava, marito e competitor diretto della moglie Rita Franchina rimasta unica candidata ufficiale a sindaco. Rosario Sava, figurante del Cristo nella Via Crucis si è sacrificato per la moglie Rita, catechista. Teresa Scurria, moglie del candidato consigliere Luigi Lombardo; Irene Granza, moglie dell’aspirante consigliere, Antonino Zumbino; Mirko Calanni, figlio del vicesindaco uscente Calogero Calanni, designato ad assessore; Marianna Franchina, mamma dell’assessore uscente Timmy Vilardo, cognato della candidata consigliere Antonella Granza. Nessun legame di parentela distingueva Franco Lollo, designato assessore e l’ingegnere Mario Mileti. MANDANICI Scoppia la pace nel gruppo Carpo IL SINDACO USCENTE E LO ZIO METTONO DA PARTE I DISSAPORI. GABRIELLA URSO TENTA LA SCALATA Mandanici. A Mandanici il vero vincitore di questa prima fase della competizione elettorale è Mario Carpo, zio del sindaco uscente Armando Carpo. Le ultime ore precedenti alla presentazione delle liste sono state le più febbrili. Fino all’ultimo la lista del sindaco uscente, Armando Carpo ha rischiato di essere boicottata dal loro stesso consigliere, Gerardo Caffo, indicato assessore, la cui poltrona all’ultimo minuto sarebbe andato invece al nipote del primo cittadino, Giuseppe Carpo. E’ bastato a scatenare un putiferio. Tra gli esclusi eccellenti l’ex sindaco Giuseppe Briguglio, che alla fine avrebbe deciso di non candidarsi. «Sono disgustato da questo modo di fare politica, in un paese ridotto ormai al collasso» avrebbe detto in più riunioni, andando via sbattendo la porta. Il piccolo borgo di appena 800 anime si divide così in due, il cui ago della bilancia è rappresentato da 80 voti degli indecisi che determineranno il futuro del piccolo borgo medievale. Da un lato l’uscente Armando Carpo con la lista: “Uniti per crescere” e dall’altro, Gabriella Urso, “Liberi di Scegliere” con una squadra all’80% tutta nuova di zecca. Pace fatta dunque in famiglia centonove pagina 15 Carpo. Firmato l’armistizio con lo zio Mario Carpo che consegna lo scettro al figlio 24 enne, Giuseppe, designato assessore in caso di vittoria. Gli uscenti Giulio Amati e Giovanni Pirri hanno fatto così un passo indietro per candidarsi al consiglio. Al loro posto, oltre al cugino del sindaco, sono stati designati assessori, Giuseppina Amati Crimi e Claudio Sturiale. Tra le new entri in consiglio si candidano: Giusi D’Angelo, Marianna Mantarro e Giuseppe Scoglio, quest’ultimo figlio del consigliere uscente, Pino. Avrebbe invece trovato la quadra sul filo di lana alla presentazione delle liste la candidata sindaco Gabriella Urso, sul cui nome qualcuno tentennava, essendo residente a Messina, anche se originaria del piccolo borgo. Fino all’ultimo Sebastiano Ravidà, capogruppo di minoranza, sognava la fascia tricolore. A lui è stata così però assegnata la vice sindacatura. (GIU.PIST) 9 Maggio 2014 politica FORZA D’AGRÒ SPADAFORA. L’assessore designato punta a fare il vice di Farsaci L’accordo di Saija Pappalardo si ripropone ai cittadini con l’appoggio dei big: da Michela Stancheris a Pippo Laccoto. Partono i comizi Michela Stancheris e Giuseppe Pappalardo DI DOMENICO BARRILLÀ Spadafora. Il faccia a faccia tra Pappalardo e Farsaci è iniziato subito dopo la presentazione delle liste. Il sindaco uscente, che guida la lista “L'altra Spadafora”, si è subito riproposto ai suoi cittadini organizzando lo scorso 2 maggio la presentazione della compagine al ritrovo “Grande Olimpo”. Nell'occasione c'è stato spazio per illustrare i risultati di quest'ultimo quinquennio d'amministrazione. Per Pappalardo sono in corsa sei donne su un totale di quindici candidati al consiglio comunale, ed una di loro, Anna Mastroieni, figura come assessore designato insieme a Fabio Miceli. Il primo cittadino in cerca di riconferma, medico specializzato in geriatria e cardiologia, può contare sul sostegno politico dell'assessore regionale Michela Stancheris e dell'onorevole Giuseppe Laccoto. Si tratta della quarta corsa a sindaco per Pappalardo che nell'arco degli ultimi venti anni, oltre ad aver indossato per due la fascia tricolore, ha ricoperto anche la carica di presidente del Consiglio. Dall'altra parte è pronta a scendere tra la gente anche la lista “CambiAmo Spadafora” che, dopo aver inaugurato la sede elettorale nei giorni scorsi, ha organizzato l'incontro in piazza Municipio per venerdì 9 alle 19. Il candidato sindaco Nino Farsaci si presenta ai sui concittadini insieme ai suoi assessori designati Pinella Giacobbo e Paolo Saija, che hanno scelto di ritirarsi dalla corsa alla poltrona di primo cittadino per compattarsi in un'unica compagine. «Non mi importa fare il sindaco - ha commentato Saija - mi interessa solo il bene del paese. Continuerò a portare avanti comunque le mie idee. Visto il brulicare di liste che avrebbero frantumato la possibilità della formazione di un unica lista competitiva da contrapporsi a quella del sindaco uscente, ho deciso in modo responsabile, di stringere un accordo politico, con i vari gruppi che sostengono Farsaci. L'intesa prevede la mia nomina di vice sindaco, la rappresentanza in consiglio di 5 giovani del mio gruppo, la condivisione del nostro simbolo e dei punti cardine del mio intendimento di fare politica tra la gente e per la gente». Insomma, sfida aperta all'ultimo voto per il 25 maggio prossimo. A sinistra Bruno Miliadò e il nipote Fabio Di Cara Al voto con le liste di famiglia FABIO DI CARA E GIULIETTA VERZINO COINVOLGONO ZII, CUGINI E NIPOTI Forza d’Agrò. A Forza d’Agrò la politica si fa in famiglia. I due avversari politici ereditano le poltrone da zii, nipoti e cugini. E in lista mettono altri parenti. Come da pronostico della vigilia per le amministrative del 25 maggio sono due i candidati in lizza scesi in campo per conquistare la fascia tricolore. Giulietta Verzino con la lista “Rinnovamento nella competenza per Forza d’Agrò e Scifì” e il sindaco uscente, Fabio Di Cara, forte di aver ottenuto quasi 5 milioni di euro di finanziamenti nel suo primo mandato e oggi si prepara a chiede il bis, riconfermando quasi tutta la sua squadra targata “Insieme”. Ma a condurre la battaglia da dietro le quinte ci pensa lo zio, Bruno Miliadò, la vera macchina politica dei voti, ex sindaco eletto nel maggio 2006 e decaduto nel 2007 in seguito ad una condanna per falso in atto pubblico. Non manca una nutrita rappresentanza di illustri “parenti” cha lasciano in eredità il “posto” a figli, nipoti e cugini. A guidare la lista il sindaco uscente, Fabio Di Cara, il consigliere di maggioranza, Antonella Scandurra invece getta la spugna e passa il testimone al cognato, Antonino Sgroi, mentre il consigliere Carmelo Biella porta in dote la nipote Fabiola Smiroldo. Capogruppo di maggioranza viene riconfermato il fratello, Emanuele Di Cara con la “mission” di garantire l’equilibrio in aula e sedare gli animi. Anche l’avversaria Giulietta Verzino non si fa mancare la sua quota di “parenti d’arte”. Lei stessa è la nipote del capogruppo di minoranza, Nino Bianca, politico di lungo corso, da sempre all’opposizione. In lista finisce la cugina del sindaco uscente, Valentina Di Cara. In questa campagna elettorale più che mai ambigua, c’è chi sorride per aver ricevuto l’incoronazione di assessori: Tina Lombardo e Cristina Santoro, portavoce, in caso di vittoria, della frazione di Scifì. Resta in corsa come vice sindaco Filippo Brianni, promotore del comitato di scissione della Frazione di Scifì (33% del bacino elettorale) da Forza d’Agrò a Sant’Alessio. Tra tutti spicca il veterano della politica forzose, Carmelo Lombardo, già sindaco dal 1997 al 2006. (Giuseppe Pistone) ROMETTA Rometta si fa in quattro A PREVITI, CIRINO E ABBADESSA SI AGGIUNGE E IL “VECCHIO LEONE” MERLINO Nicola Merlino Rometta. Tra santini e slogan la corsa a corsa a sindaco si è già fatta incandescente. Previti, Cirino e Merlino sono a capo della sfida all'uscente Abbadessa. Il colpo “a sorpresa” è stato il nome dell'avvocato Nicola Merlino, sostenuto dal gruppo “RomettaVentiQuattordici”, capeggiato da Giuseppe Laface, esponente del “Megafono”, e dall'imprenditore Antonio Bisazza, in quota Drs. «Una candidatura a sindaco forte ed autorevole. La svolta buona», l'ha definita La Face. Pubblico sostegno a Merlino è stato manifestato anche dall’ex vice sindaco Nino Visalli. Nino Cirino, ex assessore, ha da tempo pubblicato il proprio programma che sintetizza in tre parole: «Impegno, coerenza, buonsenso». La novità è quella dell'imprenditore Alessandro Previti, sostenuto dal gruppo “L'alternativa per Rometta”. «Alla luce dell’esperienza vissuta sotto le precedenti amministrazioni spiegano dal sodalizio - intendiamo proporre alcuni progetti di facile ed immediata realizzazione». Roberto Abbadessa si ripropone puntando anche sui tre assessori designati: Francesco Cannuli, Alberto Magazù e Antonino Rizzo. centonove pagina 16 9 Maggio 2014 sicilia SANT’AGATA MILITELLO. Dipendenti delle aree protette sul piede di guerra. Pronti alla battaglia legale Parchi di finanziamenti Sono 500 i lavoratori all’interno delle quattro aree naturalistiche regionali. A causa dell’impugnativa del commissario dello Stato e dei tagli rischiano gli stipendi. Una corsa contro il tempo anche all’Ars DI GIANFRANCO CUSUMANO SANT’AGATA MILITELLO. Troppo verde nei Parchi siciliani. A preoccupare l’organico dei quattro enti regionali non è quello tutelato all’interno delle aree incontaminate di Nebrodi, Madonie, Etna ed Alcantara, ma il “verde” delle casse. A causa dei continui tagli dei trasferimenti non solo viene messo a repentaglio lo svolgimento dell’attività ma anche il pagamento degli stipendi dei lavoratori. Proprio per questo l’intento dei 500 dipendenti, è quello di coordinarsi per chiedere con un atto stragiudiziale già redatto dall’avvocato Luana Gina Natoli di Sant’Agata Militello «l’incremento degli stanziamenti al fine di consentire il rispetto del vincolo imposto dalla normativa regionale» sul mantenimento degli enti previsti dalla legge. I lavoratori stanno tentando questa strada per garantire con finanziamento a carico della regione l’onere relativo alla gestione, il pagamento della dotazione organica complessiva dei parchi e delle riserve regionali pari a 15 milioni 500 mila euro. In caso contrario potrebbe essere attivato un contenzioso civile e amministrativo con contestuale risarcimento danni. L’atto stragiudiziale, però, non è ancora partito. Si sta attendendo l’esito della “manovrina” in discussione in commissione bilancio dell’Ars, che dovrebbe recuperare i fondi per pagare almeno gli stipendi fino a giugno, mese in cui si dovrebbe varare una manovra bis “definitiva”. Intanto, si dovrebbe passare da 2 milioni 210 mila euro disponibili a 6 milioni 226 mila euro. Vicenda che sta seguendo anche Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi e, da marzo, a capo di Federparchi Sicilia. «I fondi, seppur con i soliti tagli, erano stati inseriti nella finanziaria regionale - dice Antoci - a bloccare il tutto è stata l’impugnativa del commissario dello Stato che ha “congelato” circa 200 milioni di euro destinati agli enti collegati, non solo parchi ma, ad esempio, anche Arpa ed Esa. Il problema dovrebbe essere risolto almeno per coprire le spese fino a giugno». I parchi vanno avanti con una gestione provvisoria. Sui Nebrodi si cerca anche di realizzare anche un minimo di inziative con la collaborazione di associazioni presenti sul territorio. Il 23 maggio ne è prevista una con il Centro alpino italiano (Cai). «L’anno scorso la Regione ha assegnato 700 mila euro per la gestione di tutti i parchi - dice Antoci - e le difficoltà sono state notevoli. Questa impugnativa ha spiazzato tutti. In finanziaria erano previsti 11 milioni per gli stipendi e circa 1 milione». Per Antoci, i parchi sono una risorsa importante per la sicilia. «Lei lo sa che quello dei Nebrodi è il parco europeo con il maggior rilascio di “crediti di ossigeno”? domanda orgoglioso il presidente di Federparchi Sicilia - invece di diminuire l’immissione l’aumenta». L’impronta di Antoci, ritenuto un fedelissimo del presidente della Regione Rosario Crocetta, è quella manageriale. «Il parco deve produrre reddito - continua - e per fare questo deve vere una buona programmazione e personale motivato. Il rapporto con gli operatori turistici e commerciale è stretto, sono riuscito a far rinunciare al 20% degli stipendi ai dirigenti nell’ottica di un contenimento dei costi». Uno dei fiori all’occhiello rimane il banco del germoplasma di Ucria per il quale il Parco dei Nebrodi ha ottenuto ottenuto un ulteriore finanziamento di 258 mila euro. «Continueremo la collaborazione con la scuola agraria di Caronia continueremo a studiare il dna delle piante in estinzione - spiega all’interno del banco abbiamo collezioni straordinarie come quella di 54 fagiolini risalenti all’epoca romana. Arrivano studiosi da tutto il mondo per visitare il Banco. L’idea è quella di riprodurre colture uniche con l’aiuto degli agricoltori locali e far creare ai ristoratori piatti ad hoc». Altra peculiarità del parco messinese è il modello utilizzato per la reintroduzione dei Grifoni, definito dagli esperti «una delle migliori pratiche europee». «Sono stato a Roma a presentare il progetto all’assemblea di rappresentanti dei parchi provenienti da tutta europa - conclude Giuseppe Antoci - in molti lo vorrebbero attuare nelle rispettive strutture». ZOOM In arrivo altri venti comuni IL PERIMETRO DELLL’AREA PROTETTA SI ALLARGA. ECCO LE NUOVE RICHIESTE Pippo Antoci, Federparchi Sicilia Sant’Agata Militello. Il Parco dei Nebrodi potrebbe diventare l’area protetta più estesa d’Italia. Sono circa 20 le amministrazioni comunali che hanno già votato o stanno per votare la richiesta di ingresso all’interno dell’area naturalistica(oggi sono 25 comuni divise in tre province). Il parco, così partirà da Tusa fino ad arrivare a Montalbano Elicona, comprendendo centri come Castel di Lucio, San Piero Patti, Sinagra, Librizzi, Reitano, Motta Sant’Anastasia, Torrenova, Montagnareale. Il presidente del Parco, Giuseppe Antoci sta aspettando le documentazioni in modo da presentare un’unica richiesta all’assessorato regionale che apporrà i vincoli. Il motivo della corsa? La maggiorparte di questi comuni rispettano già vincoli tipo quelli della zps, ma non traggono benefici. Ricadendo all’interno del parco rispetteranno quasi le stesse restrizioni, ma potranno godere di alcuni vantaggi tra cui, quello di un punteggio più alto nei bandi di finanziamento europei in materia ambientale». centonove pagina 17 9 Maggio 2014 sicilia Le baracche di fondo Fucile MESSINA. Il Comune cerca alloggi per lo sbaraccamento di Fondo Fucile. Ma nessuno vuole venderli Bando al risanamento Otto milioni a disposizione, offerte fino al 15 aprile, nessun costruttore si dimostra interessato. Ecco cosa prevedeva il capitolato, e perchè i “palazzinari” se ne sono tenuti alla larga DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Ci sono i baraccati ma non le case. Oppure ci sono i fondi, ma nessuno che sappia o voglia spenderli. E per una volta che i fondi ci sono, sono messi a disposizione, e le case il Comune è disposto ad acquistarle, non c’è nessuno che le voglia vendere. Sono alcune tra le bizzarrie del bando emanato da palazzo Zanca a metà marzo, che stanziava otto milioni per comprare appartamenti da destinare al risanamento di fondo Fucile. Che si è concluso con un niente di fatto. E ha avuto bisogno di una proroga di un mese. IL BANDO DESERTO. Alla scadenza del 15 aprile, nessun costruttore ha reputato opportuno offrire i suoi appartamenti a palazzo Zanca: questo nonostante da più parti si lamenti un mercato immobiliare fermo e malgrado il comune si offrisse di acquistare gli immobili pagandoli a “prezzo pieno”, secondo le stime di mercato. E quindi la scadenza del bando è slittata al 15 maggio. Cosa è andato storto? AFFARI COL COMUNE? MAI. “Un affare con un ente pubblico, a meno che non si abbia l’acqua alla gola, non è mai un buon affare”, spiega un costruttore che vuole restare anonimo. Perchè non è un buon affare? “In un bando può capitare che i requisiti non coincidano, si rischia di chiudere una convenzione e magari un cavillo impedisce l’accreditamento, e nel frattempo l’immobile resta invenduto, per esempio”, illustra, “e comunque non mi risulta che in zona ci siano degli invenduti”. Perchè, tra i requisiti richiesti dal bando, c’è anche preferibilmente la vicinanza a fondo Fucile, perchè, come ha spiegato l’assessore all’urbanistica Sergio De Cola, in passato c’è stato anche chi ha rifiutato il trasferimento dalla baracca ad un appartamento perchè “troppo lontano”. Gli altri requisiti? Gli alloggi dovranno essere abitabili immediatamente, avere una superficie massima di 95 mq ed essere privi di barriere architettoniche. Nel bando era privilegiata la vendita di interi complessi, anche in costruzione ma da ultimare entro settembre. QUANTO MI COSTI? Ad aggiungere altro mistero al fatto che il bando sia andato deserto, c’è il fatto che Palazzo Zanca non cercava case a prezzo di realizzo, avendo previsto una spesa tra i 1300 ed i 1700 euro al metro quadrato. “Il primo è perfettamente allineato al valore di mercato - spiega il costruttore - mentre 1700 euro è decisamente sovrastimato, quindi strano che nessuno si sia fatto avanti. Da tenere presente che un appartamento di edilizia residenziale pubblica non particolarmente ricercato nelle rifiniture ma comunque dignitosissimo e tirato sù con tutti i crismi, ad un costruttore costa tra i 750 e gli 800 euro al metro quadrato: sia adesso che i prezzi degli immobili sono crollati che qualche anno fa, quando invece erano alle stelle”. IL DIAVOLO NEI DETTAGLI. In realtà, il bando qualche punto oscuro lo presenta eccome. La conformità alle prescrizioni legislative sugli impianti idraulici, elettrici e di adduzione del gas, per esempio, deve essere assicurata dai venditori, così come, per quanto riguarda l’assenza di barriere architettoniche, gli alloggi devono essere “visitabili”: ciò impone la presenza di ascensori. Il cui adeguamento dev’essere garantito. Da chi vende. Finora nessuno. ZOOM “Le mie case, perchè no?” ANGELO LIBETTI AVEVA PROPOSTO 65 ALLOGGI IN UNA GARA PRECEDENTE. MAI DICHIARATA CHIUSA E ANCORA VALIDA MESSINA. Per un bando che è andato deserto, ce n’è stato un altro, vecchio di anni, non scaduto e ancora efficace, che invece era stato oggetto di interesse da parte di Angelo Libetti. E che è finito a carte bollate. Nel 2006, il comune di Messina si mette sul mercato per reperire cinquanta alloggi da destinare a baraccati, e Libetti presenta offerta per case da realizzare a Bordonaro nell’ambito del piano particolareggiato. Offerta che, dopo qualche tempo, viene rimodulata e portata a 65 alloggi. Si arriva al 2011 e palazzo Zanca trasmette il progetto (approvato dalla commissione edilizia) a Palermo, all’assessorato alle Infrastrutture. Da quel momento, sulla vicenda cala il silenzio, fino al dicembre del 2013, quando Libetti, costruttore da sempre legato al mondo delle coop, si affida al legale Giovanni Marchese per far recapitare a palazzo Zanca un atto stragiudiziale col quale chiede l’immediato invio del progetto cantierabile a Palermo in maniera da non perdere i finanziamenti (e da stipulare l’atto di acquisto), adombrando, in caso di ulteriore inerzia da parte dell’amministrazione, l’avvio di azioni di risarcimento danni per inadempienza contrattuale). Perché si è proceduto con un nuovo bando in presenza di vecchio bando non scaduto e ancora efficace senza dichiararlo chiuso e inefficace? Se lo è chiesto Libetti, che sulla vicenda, e sul bando, ha un paio di domande che gli bruciano in gola: “Nel bando - spiega Libetti - si ripropone la possibilità di acquistare alloggi in costruzione ancorché da completare entro sei mesi, e quindi allo stato privi di abitabilità. A me - prosegue - è stato notificato che non si poteva procedere all’acquisto dei 65 alloggi proposti per mancanza di abitabilità”. (A.C.) centonove pagina 18 Angelo Libetti 9 Maggio 2014 sicilia Recente riunione dei contrattisti al comune di Capo d’Orlando IL CASO. A Santa Teresa di Riva e Sant’Agata Militello rinunciano all’assunzione Contrattisti a vita Si rifiutano di accettare il demansionamento ed evitare di lasciare gli uffici. Il sindaco Cateno De Luca minaccia di licenziare i lavoratori in sovrannumero. A Giardini Naxos in otto accettano di fare gli operai MESSINA. A non farsene una ragione è il sindaco di Santa Teresa di Riva, il vulcanico Cateno De Luca. Ma c’è anche il collega di Sant’Agata Militello, Carmelo Sottile. I precari potrebbero essere stabilizzati ed avere una certezza del posto di lavoro ma non intendono uscire dagli uffici per andare a svolgere lavori all’esterno: da servizi di giardineria ad autisti. Eppure i tempi sono grami un po’ per tutti. In decine di comuni del messinese, tra cui enti blasonati come Capo d’Orlando, non percepiscono stipendio dal mese di gennaio. Sono in buona compagnia (si fa per dire) nel resto della Sicilia. Sono 18 mila i precari siciliani che da quattro mesi non percepiscono lo stipendio a causa del mancato trasferimento ai comuni. Costano 230 milioni di euro, mentre la spesa complessiva per i dipendenti comunali è ormai prossima a 1,8 miliardi di euro l'anno. Un modo per essere stabilizzati ci sarebbe. Accettare il demansionamento di categoria. Un modo per evitare un futuro concorso (con le incognite del caso) visto che per le categorie A e B occorrono solo i titoli (quello principale è essere stato assunto almeno tre anni nella pubblica amministrazione nei precedenti cinque). Eppure ci sono municipi come quello di Santa Teresa di Riva che non trovano disponibilità. Solo 13 i contrattisti che hanno risposto all’appello per prendere parte ai corsi di riqualificazione. Uno smacco che il primo cittadino non farà passare in silenzio. «Alcuni dipendenti comunali vogliono essere indipendenti - ha scritto sul suo profilo facebook va bene...Io ho avviato le procedure per definire i posti effettivamente indispensabili per la comunità. Chi non vuole convertirsi alle nuove esigenze ... Pazienza .. Non rimarrà a fare l'inquilino del palazzo abusivamente ...». L’intento era quello di risparmiare quasi un milione di euro per servizi municipali affidati all’esterno. Si sono detti interessati in 9 per il corso di formazione di messo comunale; 1 per elettricista gli altri per accertatore tributario per l' Ufficio unico delle Entrate. Non sono pervenute richieste per l' acquisizione della patente Cqc o al corso per Cateno De Luca operatori assistenza anziani e alunni con handicap, per i quali venivano richiesti 10 dipendenti. De Luca ha risposto per le rime. Ha dato incarico agli uffici di effettuare un “censimento” dell’attività svolta nel corso del 2013, in base ai dettami della legge di stabilità 2012 che impone a tutte le amministrazioni la ricognizione annuale delle condizioni di soprannumero e di eccedenze del personale e dei dirigenti, e le relative procedure da applicare per il collocamento in esubero del personale eccedente o in soprannumero. I sindacati sono già sul piede di guerra. Situazione identica a Sant’Agata Militello dove i sindacati non vogliono rispondere all’appello dell’assessore Marco Vicari per lo svolgimento della raccolta e smaltimento dei rifiuti. L’unico comune che fino ad oggi è riuscito a definire la stabilizzazione è stato quello di Giardini Naxos (seppur con numeri minimi). Il segreto lo svela il sindaco Nello Lo Turco. «Ho fatto un ragionamento chiaro ai 75 contrattisti - dice - solo così avrebbero potuto avere la certezza dell’assunzione. Hanno risposto in otto. Hanno accettato non solo l’abbassamento della qualifica (autista, operaio, letturista) ma anche la riduzione a 16 ore. Il sacrificio fatto è importante, ma ora potranno avere la possibilità di accendere un mutuo per la casa, avranno contributi certi ai fini pensionistici. A mio giudizio in futuro i comuni non avranno la capacità di assumere i contrattisti. Nei comuni questa tipologia di lavoratori sono diventati determinanti. Con i pensionamenti e la mancata assunzione di nuovo personale hanno preso “possesso” dei vari settori. A Capo d’Orlando sono 141 e minacciano di fermarsi e paralizzare l’attività degli uffici comunali di cui sono ormai parte essenziale. Da quattro mesi non percepiscono lo stipendio. (GIA.C.) PROTESTE Forestali in piazza MESSINA. I ritardi della Regione e la carenza di risorse mettono in ginocchio i forestali. Per tremila lavoratori messinesi occupazione a rischio, domani nuova protesta. Venerdì 9 maggio è prevista la giornata di mobilitazione in tutta la Sicilia dei lavoratori forestali dell’Azienda Foreste e dell’Ispettorato forestale antincendio, con manifestazioni nelle nove province siciliane. A Messina dalle 9 sotto la sede dell’Azienda Foreste Demaniali di via Giordano Bruno presidio di protesta dei lavoratori messinesi. Le motivazioni della nuova protesta sono state spiegate questa mattina dai segretari di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, Calogero Cipriano, Giovanni Mastroeni e Antonio Valastro. “Questa nuova centonove pagina 19 manifestazione scaturisce – hanno dichiarato - dal non rispetto delle leggi vigenti che regolamentano il settore e dell’accordo sottoscritto lo scorso 11 marzo a Palermo dal presidente della Regione Crocetta in occasione dello sciopero generale del comparto. L’intesa prevedeva l’avviamento al lavoro dei 26mila forestali siciliani a partire dal 1 aprile, per svolgere l’attività di lavoro dell’anno 2014 rispettando la legge che prevede le 151, 101 e 78 giornate di lavoro. Il sindacato regionale è stato costretto a proclamare l’iniziativa perché non è stato rispettato l’accordo. All’interno della Finanziaria bis, in discussione all’Ars, le risorse previste sono ampiamente insufficienti. Il rischio di tale drammatica situazione è la mancanza di occupazione dei lavoratori forestali, il non avviamento dei lavori per i fondamentali viali parafuoco». fondamentali 9 Maggio 2014 sicilia PERSONAGGI. A Messina, un bartender spopola con provette e spezie Duilio, l’alchimista Nel giro di un anno, il “Re Roi” in galleria è diventato meta per gli appassionati di cocktail alla zenzero, birre arricchite con dieci ingredienti e Martini in caffettiera ingoia direttamente da una provetta. E poi c’è lo “Sweet Zen”, a base di zenrero, preparato attraverso una affumicatura in boccia. Sono solo alcune delle trovate di Duilio Bello, il primo bartender “alchimista” di Da sinistra, Duilio Bello, Inge Dorigato, Santino Lo Vecch messaggio elettorale - committente giancarlo panzera Duilio Bello mentre fa il Flair MESSINA. Vodka Martini e Martini Cocktail? A Messina si bevono in caffettiera. Lo “shottino” (declinazione messinese dello “shot”, ovvero della bevanda in piccola quantità da bere tutta in un colpo)? È al cetriolo e si centonove pagina 20 Messina, che, nel giro di un anno, ha conquistato intenditori e giovani, portandoli ad affollare il “Le Roi” in Galleria e a ridare slancio a un edificio storico negli ultimi anni in declino. A far da traino, inizialmente, oltre al rapporto personale tra Duilio e i clienti che già lo conoscevano quando era in servizio presso altri locali, è stata la “Michelada”, ovvero una birra di frumento condita con 10 ingredienti diversi che è già stata servita 3500 volte. Al “Re Roi”, del fratello di Duilio, Domenico (il quale ha «appeso lo shaker al chiodo», scherza), tutto è curato nei minimi particolari. A cominciare dalle postazioni dei barman, corredate da provette e alambicchi, spezie e aromi, distillatori e un contenitore per il ghiaccio secco, utilizzato per preparare i già citati Vodka Martini e Cocktai Martini all’interno della classica Moka. Accurata è anche la scelta dei bicchieri, come quelli anni Venti o i “Tiki” per il “Muai Tai”, una bevanda polinesiana. 18 ANNI DI CARRIERA. «La mia prima volta dietro un bancone è stata quando ero quattordicenne, al “Charlie Chaplin”, sulla Panoramica. A chiamarmi fu mio fratello Domenico. La prima preparazione? Boh, non ricordo, magari sarà stato un “Quattro bianchi”, un cocktai che ho eliminato dalle mie proposte insieme a tutti quelli a base di Red Bull», racconta Duilio, che, come il fratello, non è iscritto all’Aibes, l’associazione di categoria («Un barman non va valutato in cinque minuti, ma per ciò che ha saputo costruire»). Dopo l’esordio, l’alchimista è stato al Quarto de Chico, alle Civette, per un periodo a Milano e poi di nuovo a Messina, allo Zero90. È stato nel locale fra i più longevi della movida messinese che Duilio ha potuvo avere “mano libera”, iniziando a proporre coktail allo zenzero o resi abbacinanti dalla polvere d’oro. Lì, ma anche al Blanco, in estate, ha stupito gli avventori con la sua grande passione: il flair (flair bartending), ovvero tecniche acrobatiche di sicilia recipiente a pressione che è pressurizzato con anidride carbonica, ndr) mi è costato, 300 euro, mentre oggi si acquista a molto meno». I risultati di tanto lavoro non sono tardati ad arrivare: «In otto mesi spiega - la clientela si è formata e si è mostrata sempre più pronta a provare le novità. Devo dire che, in occasione delle vacanze, i molti che rientrano in città e passano dal Le Roi sono entusiasti di trovare anche a Messina le alternative che proponiamo». Ma quando non lavora, dove beve Duilio? «Solo nel mio locale, come molti colleghi», risponde sornione. D.D.J. Un cocktail molecolare hio e Bob Lo Conti preparazione. E, proprio grazie a questo, Duilio Bello ha trovato due “apprendisti stregoni”, Bob Lo Conti e Santino Lo Vecchio, che insieme a Inge Dorigato (che si dedica alla preparazione degli stuzzichini)sono il giovanissimo staff del “Le Roi”. Ma come è nata la passione per preparazioni così particolari? «Si è sviluppata prima allo Zero90, poi qui. Molte idee e spunti sono nati dal confronto con i colleghi. All’inizio ho cominciato a utilizzare determinati prodotti, poi, man mano che ho preso confidenza, ho deciso di inventare. Il mio miglior amico, in questo lavoro, è comunque il web». Attraverso la rete, infatti, Duilio ha acquistato tutto ciò che gli serviva in “tempi non sospetti”. «Ad esempio, uno shaker Perlini (un LA SCHEDA MESSINA. Il “Re” di tutti i cocktail del “Le Roi” è il drink al cetriolo. Per realizzare il “Cetriolone”, che viene bevuto a shot”, vengono utilizzati oltre 5 litri sciroppo. C’è poi lo “Sweet Zen”, che viene affumicato in boccia. La regina, invecem è la “Michelada”, una birra di frumento condita con 10 ingredienti diversi. Ogni cinquecento, il Le Roi indice un premio e gadget particolari. Non quantificabile per numero, un altro cocktail che ha molti affezzionati è l'Hot Sparkling Margarita, un classico rivisitato con un peperoncino pestato all'interno di uno shaker speciale capace di “gasare”. Una new entry è la Moka, nata poco più di un mese settimane fa, che stupisce i clienti e “regala” il benessere psicologico del versarsi il caffè. Solo che, al posto della bevanda, all'interno del filtro si trovano diverse, come bacche di goji e cardamomo, e al posto dell'acqua il gin o la vodka. Un altro capitolo è dedicato agli Spritz Molecolari. Infine, da segnalare, gli 11 Vermut made in Italy utilizzati per tanti cocktail. messaggio elettorale Tutte le sperimentazioni centonove pagina 21 9 Maggio 2014 9 Maggio 2014 sicilia BARCELLONA. Gli ispettori ministeriali contestano i ritardi del tribunale. Cause pendenti da 24 anni Fallimenti dimenticati Il 15 maggio i curatori dovranno giustificare il proprio operato. Rischiano sanzioni per non avere definito gli atti della procedura. La difesa dell’Ordine degli avvocati: «E’ il sistema che non funziona» DI GIANFRANCO CUSUMANO Barcellona. Fallimento? Ripassi tra 24 anni. E’ quello che succede al tribunale di Barcellona Pozzo di Gotto dove per definire una curatela passano più di due decenni. Sono 44 le pratiche finite nel mirino degli ispettori ministeriali (15 quelle da “bollino rosso”) che nei mesi scorsi hanno puntato i riflettori su questa annosa situazione che riguarda, a dire il vero, tante strutture giudiziarie. Gli ispettori, infatti, hanno fatto una visita pure alla seconda sezione fallimentare del tribunale di Messina, diretta da Adolfo Fiorentino, per verificare presunte anomalie su alcuni procedimenti che si trascinano da anni. Il 15 maggio i curatori barcellonesi si dovranno presentare al Trbunale del Longano presieduto dal giudice Michele Galluccio per giustificare la mancata definizione delle pratiche assegnate, relazionando sull’operato svolto. A Barcellona ci sono pratiche che rimangono bloccate sin dal 1992, anno in cui fu istituito il Tribunale. Pare siano 150 le procedure fallimentari complessive per le quali si registrano gravi ritardi. Si teme che lo Stato possa essere esposto alla richiesta di danni per effetto della legge Pinto. La legge tutela coloro che dimostrano di essere stati danneggiati dalle lungaggini processuali con il pagamento di indennizzi. Secondo la norma l’iter dovrebbe chiudersi entro 7 anni. La convocazione dei curatori ha messo in allarme l’ordine degli avvocati presieduto da Francesco Russo. In una seduta è stata dibattuta la problematica. «Molti di questi fallimenti pendenti sono anomali ed è giusto fare chiarezza, se c’è qualcuno che non ha svolto bene il proprio lavoro è giusto che ne affronti le conseguenze - avverte l’avvocato Francesco Russo - ma dobbiamo anche Tribunale di Barcellona Francesco Russo, presidente dell’Ordine degli avvocati di Barcellona capire come si è giunti a questo punto. Come ordine ci siamo ribellati e difesi sul piano della professionalità. Dopo 20 anni di inerzia non si può avvisare i curatori di definire tutto in 30 giorni, o comunque di ripercorrere decenni di intoppi con la tagliola di una sanzione per inadempienza. Non si può scaricare tutta la colpa ai curatori quando nessuno li ha mai sollecitati e gli stessi giudici delegati che si sono succeduti non rispondevano nei cinque giorni di tempo previsti. Io - ribadisce il presidente dell’ordine degli avvocati non voglio difendere chi è realmente in difetto, ma tanti altri professionisti (non sono solo avvocati ma anche commercialisti, ndr) che hanno tentato di svolgere con coscienza il proprio lavoro». Lo stesso Russo racconta di avere chiuso una curatela che pendeva da 34 anni. «Gli iter non si chiudono principalmente per le “azioni revocatorie” che possono arrivare anche in cassazione bloccando l’iter per 15 anni». Si tratta di azioni che si innestano all’interno della procedura con le quali si intende, ad esempio, bloccare la vendita di un bene ritenuto “non congruo” sottraendo fondi destinati ai creditori del fallimento. Russo una soluzione ce l’avrebbe. «Le cose potrebbero cambiare se questo tipo di revocatorie avessero precedenza assoluta, come in passato avvenuto per le cause patrimoniali». Dura la delibera del consiglio dell’ordine degli avvocati nell’adunanza del 3 aprile scorso nella quale si stigmatizzano «i toni contenuti (nella lettera del tribunale inviata ai curatori, ndr) che contravvengono al clima di cordialità e collaborazione sin’ora mantenuto dal Foro di Barcellona nei confronti del Tribunale». Anche perchè la «collaborazione è stata più volte richiesta dallo stesso Presidente del Tribunale al consiglio dell’Ordine in varie occasioni», in particolare quando «l’ufficio del giudice delegato ai fallimenti - in occasione dell’adozione di provvedimenti riguardanti importanti società operanti nel circondario del tribunale di Barcellona - di fatto rimase “paralizzato” per un lungo periodo (all’incirca un anno), centonove pagina 22 LA SCHEDA Ecco l’elenco: da Cogei a Lembo Ecco l' elenco dei fallimenti, dal 1992: Calderone Andrea, Geam Schepisi G. snc, Coppolino Arturo Nunzio, Glicolegno srl, Radio Tele Mediterraneo srl, Faber Fashion, Sicil Scavi snc, Cogei srl, Sa.Me.srl, Perdichizzi M. Beninati A., Calogero Graziano, Idrosan sas, Sfragaro Corrado. L' elenco continua con i fallimenti risalenti al 1993: Siciltraghetti spa, Studionova arreda srl, Chemant Chemical M. Spa, Chantal sas Saporito C.. Procedure fallimentari dell' anno 1994: Sicil Trans coop., Agrimec srl. Fallimenti anno 1995: F.lli Giaco snc, Moteral, Tappezzeria Artigiana 2000; 1996 Calderone snc; 1977 Menis srl, Scolaro Grazia, Catania Carmelo. Procedure fallimentari 1998: Arnò Motor Sport snc; 1999 Molinari Brm snc; 2000 Cambria Franco, Officine Zirilli srl, Sdf Lanza Famà Delma, Coop Agr. Milafunghi a r.l., Campanella Santa. Procedure del 2001: Grillo Antonino; del 2002 Triolo Vincenzo, 2003 Montis Maintenance srl, 2004 Sicilgrafic snc; del 2005 Mollica Franco Filippo, Famà Alicia, Donato Fortunato, Co. Mes. Srl; del 2006 Currò Gaetano; 2007 Tre Effe Arredamenti e Lembo Carmelo. senza che venisse esitato alcun provvedimento in relazione alle svariate procedure fallimentari pendenti». Il consiglio dell’ordine si dice stupito «dell’accelerazione improvvisa impressa alle procedure fallimentari....a fronte della prassi consolidata sin dalla istituzione del Tribunale in cui i curatori erano costretti ad aspettare dei mesi prima di vedere esitare le loro istanza» e protesta per la violazione della riservatezza visto che a tutti i curatori è stato inviato l’elenco generale con le relative carenze. «Ritenuto pertanto che la “unilaterale” collaborazione sino ad oggi mantenuta dall’intero foro nei confronti del tribunale di Barcellona....non possa essere proseguita e qundi, in considerazione della circostanza che nelle suddette note sono stabiliti rigidi termini entro i quali compiere determinati adempimenti - peraltro a pena di gravi conseguenze sanzionatorie - si rende necessario interrompere la consuetudine in forza alla quale il curatore si rechi nella cancelleria fallimentare a prendere visione dei provvedimenti che lo riguardano. Onde evitare di incorrere in spiacevoli equivoci, è necessario che i provvedimenti del giudice delegato siano portati a conoscenza mediante pec o notifica tramite ufficiale giudiziario». 9 Maggio 2014 economia REGIONE. Tagliati i contributi ai consorzi fidi da 120 a 35 milioni. Ora partono i ricorsi Confidi pure sul niente Restano fuori dai finanziamenti i prestiti accesi dalle imprese fino alla fine del 2008: è caos, mentre il bando scade a giugno. Eppure a marzo la politica lo salutava come una vittoria DI ALESSIO CASPANELLO PALERMO. Il numero delle piccole e medie imprese associate ai Confidi che potranno accedere ai contributi in conto interessi crolla verticalmente. E la crisi non c’entra niente. Crolla per legge. A subire modifiche sono le modalità di accesso ai fondi per quanto gli anni dal 2009 al 2012, come reso noto attraverso la pubblicazione dei nuovi regolamenti sulla Gazzetta ufficiale del 21 marzo 2014. Ecco come. CONFIDI...IN NOI. Trentacinque milioni a disposizione invece dei 120 previsti per le imprese. Dopo anni di rinvii, la regione Sicilia pubblica i bandi di finanziamento sulla Gazzetta ufficiale stabilendo di pagare, a riparto, il contributo in conto interessi alle imprese iscritte a Condifi per il quadriennio 2009-2012. Invece dei centoventi milioni dovuti, però, la somma si contrare spaventosamente: poco meno di dieci milioni e mezzo per gli anni 2009,2010 e 2011, e solo 3,8 milioni di euro per il 2014. In totale, 35 milioni di euro. Una mazzata, se non fosse che, in corso d’opera, succede dell’altro: Palermo cambia le regole rispetto a quanto normato dalla legge regionale 11 del settembre 2005 (sul riordino della disciplina dell'attività di garanzia collettiva dei fidi), sulla base della quale si era operato durante gli anni precedenti. Il risultato? CHI RESTA FUORI. Molte delle aziende siciliane che nel tempo credevano di aver maturato legittimamente il diritto di percepire le risorse non otterranno nulla. Perchè? Stati tagliati fuori dai finanziamenti (a breve e medio termine) i prestiti accesi dalle imprese fino alla fine del 2008, a vantaggio dei finanziamenti attivati dal 1 gennaio del 2009 al 31 dicembre 2012 “purchè in essere alla data del 30 settembre 2013”. Tradotto, restano fuori i finanziamenti antecedenti il 2009 e successivi al settembre 2013. Perchè? NON ERANO QUESTI I PATTI. “Il numero di imprese che non potranno beneficiare del contributo in conto interessi è destinato a salire vertiginosamente in un momento così delicato per le Pmi siciliane”, denuncia Massimo Romano, presidente del Confidi Caltanissetta - Nel corso di questi mesi Rete Fidi Sicilia ha avanzato numerose proposte di modifica ai provvedimenti che dovevano essere emanati ma la Regione – continua il presidente di Confidi Caltanissetta – non ha colto lo spirito dei rilievi rivolti a tutelare il diritto di tutte le imprese siciliane a percepire il contributo in questione”. Secondo qualcuno, invece, è stato un successo. IL DISEGNO DI LEGGE. Firmatario del disegno di legge 566 predisposto dalla commissione Attivita’ produttive dell’Ars è stato Nello Di Costanzo, deputato regionale de Il Megafono, secondo il quale “il Governo Crocetta si era impegnato a sbloccare questa assurda vicenda che vedeva lo stanziamento delle somme ma l’assenza del provvedimento di legge che permettesse l’assegnazione ai Confidi siciliani e dunque alle imprese. I quattro decreti che liberano finalmente le risorse saranno pubblicati per ciascun anno di competenza e serviranno come volano allo sviluppo delle attivita’ imprenditoriali”. PATTI Come cresce Confarfidi APPROVATO IL BILANCIO DELL’ORGANISMO PRESIEDUTO DA SCANDURRA Patti. Si è svolta il 30 aprile scorso l’assemblea dei soci di Confarfidi, il Consorzio Fidi della Provincia di Messina, presieduto da Pippo Scandurra, presidente della Associazione Nazionale Antiracket. Nella sala dell’Aciap di Patti i soci hanno approvato il bilancio 2013 e la relazione del presidente. Significativo è da considerare il rafforzamento patrimoniale del Consorzio che ha visto consolidarsi il patrimonio netto, nonostante le problematiche vicende del sistema bancario e la crisi che ha colpito numerose piccole aziende della nostra Provincia. Ciononostante le escussioni delle garanzie non hanno intaccato la solidità patrimoniale. Il presidente Scandurra ha sottolineato come Confarfidi conta oggi più di millecinquecento soci in continua crescita anche nel 2013 e dell’opera di assistenza che è in corso nei confronti dei soci per consentire loro di ottenere i contributi per l’abbattimento degli interessi corrisposti alle banche relativi a operazioni garantite da Confarfidi per gli anni 2009 2010 2011 e 2012. Il Vice Presidente Giuseppe Ricciardo, ha rimarcato che Confarfidi si è visto, assegnare secondo tra gli altri Consorzi siciliani oltre 230.000 euro quale contributo ai fondi rischi e che tale dotazione contribuirà significativamente a un rafforzamento patrimoniale per l’anno 2014. centonove pagina 23 PARERI «Un bando incomprensibile» “PERCHÈ RESTRINGERE LA CERCHIA DEI DESTINATARI?”, PARLA GIUSEPPE LUPÒ DEL CONSORZIO DI MESSINA MESSINA. “E’ chiaro che chi sarà precluso farà ricorso, e come già avvenuto in passato si bloccherà tutto” La parte della Cassandra tocca a Giuseppe Lupò di farla. Il presidente di Confidi Messina spiega come mai si è passati da 120 a 35 milioni di euro di finanziamenti, e perchè si partirà dal 2009. Anzi, ci prova. “Il taglio è incomprensibile, e ipotizziamo sia dovuto alla disponibilità finanziaria da parte della Regione, mentre sull’esclusione delle richieste antecedenti il 2009 non abbiamo capito nemmeno noi cosa sia successo”. In realtà, la situazione ha un precedente, il cui copione potrebbe ripetersi paro paro oggi. Già nel 2007, infatti, c’è stato un ricorso da parte di un Confidi che ha fatto bloccare tutto il meccanismo, parzialmente risolto un anno dopo, nel, nel 2008, quando i Confidi hanno avuto un acconto del 20% sulle somme ammesse a finanziamento. E oggi? “Oggi succede che la Regione ha eccessivamente ristretto i beneficiari, quindi tutti i mutui concessi prima del 2009 sono nulli - spiega Lupò oltretutto i conti devono essere accesi al 30 settembre 2009. Non si capisce bene quale è lo scopo se non restringere la cerchia dei beneficiari. Siamo stati convocati alla vigilia di Pasqua da parte del dirigente, e anche lui era perplesso. La norma, tra l’altro continua Lupò - non è partita in questo modo, in sede di approvazione è risultata diversa. In tutto questo c’è un ulteriore fraintendimento: mentre la rendicontazione la facevamo noi, oggi la fanno le banche - prosegue - e con questi paletti i cordoni della borsa si stringeranno ulteriormente: Il bando scadrebbe a giugno - conclude il presidente di Confidi Messina - e ancora non abbiamo iniziato”. (A.C.) Giuseppe Lupò 9 Maggio 2014 economia MESSINA. La Regione “riconta” gli iscritti in vista della ricomposizione del consiglio camerale Camera Caritatis Discrepanze tra i dati comunicati dalle associazioni e le verifiche, da Palermo si attende il nuovo decreto per il via alle elezioni. Ma Confcommercio... DI ALESSIO CASPANELLO MESSINA. Il futuro della Camera di Commercio messinese si deciderà per tribunali. Tre ricorsi ad ottobre 2013, una richiesta di riconteggio un mese dopo, una pronuncia del Cga che dichiara illegittimo il decreto di proroga del commissariamento, due nomi in lizza per la presidenza e la spada di Damocle di un bel po’ di aziende “fantasma”. Che potrebbero falsare i risultati delle consultazioni. Ecco perchè. A COLPI DI RICORSO. Ad agosto del 2013 dallʼassessorato regionale alle Attività produttive arriva alla Camera di commercio di Messina il decreto di composizione del consiglio camerale. Che lascia scontente parecchie associazioni, rimaste fuori dai ventotto seggi da assegnare. E partono i ricorsi. Perchè? Dato che la ripartizione dei seggi premia la rappresentatività delle organizzazioni, c’è il sospetto che Ivo Blandina Francesco La Fauci qualcuno abbia buon gioco dal gonfiare i dati. La circostanza, oggetto di esposti, arriva sulla scrivania dell’assessore alle Attività produttive Linda Vancheri, che blocca lʼesecutività del decreto di composizione del consiglio ed intima allʼorgano camerale di rivedere le posizioni ed i dati di tutte le associazioni. Confcommercio, che nella ripartizione dei seggi avrebbe fatto la parte del leone, ricorre agli organi di giustizia amministrativa, e il Cga rimescola le carte, accogliendo il ricorso e, di fatto, riportando in vigore il precedente decreto di composizione consiliare. A Palermo, nel frattempo, non sono stati con le mani in mano. QUEI DATI UN PO’ COSI’. Partono i controlli, volti a verificare sia che le imprese indicate dalle associazioni esistano davvero (cioè che non siamo mai state cancellate), sia che siano in regola dal punto di vista contributivo (ragion per cui ai controlli ha partecipato anche l’Inps) e da quello dei versamenti delle quote camerali. E cosa è venuto fuori? Che “oggettivamente c’erano numeri che potevano fare variare la composizione del consiglio camerale”. Ad affermarlo è l’attuale commissario della camera di Commercio di Messina, Francesco De Francesco, che poi entra nel dettaglio: “ Tra i dati denunciati dalle varie organizzazioni e quelli riscontrati da noi ci sono scostamenti: alcune associazioni hanno denunciato qualche unità in più, altre parecchie decine, qualcuno ha confuso i termini della rappresentatività”. Parecchi, in verità. I maggiori scostamenti tra iscrizioni dichiarate ed effettivamente verificate Camera di commercio di Messina si sono riscontrati nei settori dell’agricoltura e del commercio, ma anche, seppure in misura minore, nell’artigianato, settore che dalla crisi ha ricevuto la batosta più grave, con seicento cancellazioni di imprese durante i primi quattro mesi del 2014. E adesso? NOI ANDIAMO AVANTI. “Non ho avuto comunicazione ufficiale da parte dell’assessorato quindi continuo con le verifiche. Ho già mandato una relazione a Palermo, attendo gli ultimi dati che dovrebbero essere forniti dall’Inps e da qualche associazione che ancora tarda”, spiega De Francesco, che poi delinea uno scenario: “Potrebbe a giorni essere ufficializzata la revoca del decreto di nomina del consiglio camerale”. A De Francesco fa eco Maria Rita Sorce, direttore responsabile del servizio che si occupa del Controllo e vigilanza sull'attività svolta dalle Camere di Commercio dell'Isola per conto dellʼassessorato alle attività produttive.: “Aspettiamo che la Camera provveda a comunicare i dati effettivi dopo i controlli richiesti e appena avremo certezza ricostituiremo il consiglio camerale, perchè i dati di cui siamo in possesso oggi ci dicono che certi numeri non erano veritieri”. E per quanto riguarda le nuove elezioni? “Non dipende da noi”, conclude. AI BOCCHI DI PARTENZA Presidenza, corsa a due CONFINDUSTRIA (E ALLEATI) PUNTANO SU IVO BLANDINA, I COMMERCIANTI SCELGONO FRANCESCO LA FAUCI. ECCO GLI SCHIERAMENTI. E LE “FAIDE” MESSINA. Chi si contenderà la presidenza della Camera di Commercio di Messina? Ad oggi, la corsa sembra ristretta a due schieramenti che fanno capo a Confindustria (alleata di Confesercenti e Confimprese) da un lato, e Confcommercio dallʼaltro. I primi schierano il past president di Confindustria stessa, Ivo Blandina, mentre Confcommercio sponsorizza la presidenza di Francesco La Fauci, commercialista ed esperto di faccende camerali tra Catania e Ragusa. Il gioco, adesso, è tutto sulle alleanze. E sui numeri. La “triade” Confindustria, Confimprese e Confesercenti, al netto di una nuova composizione del consiglio camerale, ormai molto probabile, potrebbe contare su otto voti, mentre Confcommercio (che ha espresso le presidenze e le maggioranze camerali negli ultimi anni) ne controllerebbe nove: lontano, quindi, dai quindici che servono per avere il controllo della maggioranza in consiglio camerale (che conta ventotto seggi) ed eleggere così un presidente. Chi ne esce “malmesso” dalla situazione attuale, è proprio Confcommercio, che di voti ne contava quattordici, e che deve fare i conti con la diffusa ostilità che registra attorno e che deriva dall’avere per anni fatto il bello ed il cattivo tempo con la forza dei voti: di fatto, l’essere da sempre stato “gruppo dirigente” alla Camera di commercio di Messina, fa si che a Confcommercio venga addossata la responsabilità di scandali e commissariamenti. L’ago della bilancia, adesso, potrebbero essere i ricorsi delle associazioni escluse: quello del Claai è stato rigettato per vizi formali, restano in lizza quelli di Sadacasa e di altri. (A.C.) centonove pagina 24 economia 9 Maggio 2014 MICROCREDITO MESSINA. Cambia il consiglio d’amministrazione dell’istituto bancario. Tra vecchi e nuovi Nuovo Credito Peloritano Escono Immacolato Bonina e Giuseppe Amato (“promosso” alla vicepresidenza), entrano Andrea Valentini ed Enzo Barià, fino al 2013 sindaco supplente. Gli altri avvicendamenti MESSINA. Avvicendamento ai vertici della Banca di Credito Peloritano: dopo l’approvazione del bilancio 2013, terzo esercizio finanziario, cambia il consiglio d’amministrazione. Entrano Enzo Barilà (che fino all’approvazione del bilancio faceva parte del collegio sindacale della banca come sindaco supplente) e Andrea Valentini, escono Giuseppe Amato (che è stato “promosso” vicepresidente al posto di Giovanni Gulino) e l’imprenditore barcellonese nel settore della grande distrubuzione Immacolato Bonina. Alla presidenza del consiglio d’amministrazione della banca resta Gennaro Cortucci (napoletano, già direttore generale della Banca di Credito Popolare di Siracusa e consigliere di amministrazione del Banco di Napoli), affiancato da Amato come vicepresidente, e dai consiglieri Rocco Bambaci di barcellona, Sergio Bommarito (patron della Fire Spa, impresa messinese leader nel settore della riscossione crediti), Francesco Ferraù (avvocato, Vincenzo Lascari (commercialista di Capo d’Orlando), Marcella Merlo (avvocato di Patti), Mauro Scurria (della famiglia che possiede la Sicilferro di Torrenova) che si aggiungono ai “nuovi” Barilà e Valentini. Avvicendamento anche nelle cariche di garanzia: presidente del collegio sindacale diventa Fabio Pignataro, sindaci Pietro Gugliotta (fino al 2013 supplente) e Gianfranco Moschella, supplenti Giuseppe Bucolo e Daniele Raccuja. Prendono il posto di Antonio Dal Pozzo, Salvatore Granatelli e Angelo Mongiò. (A.C.) centonove pagina 25 M5S, prime domande per l’accesso ai prestiti MESSINA I Cinque Stelle dànno il via libera al microcredito per le imprese. Dalla prossima settimana, sarà possibile alle imprese inviare le prime domande per l' accesso ai prestiti, resi possibili dal fondo creato dai deputati con la restituzione di gran parte dei loro stipendi. Saranno finanziamenti con tassi all' 1,5 per cento e per l' accesso al credito non ci sarà bisogno di alcuna garanzia. " L' annuncio dell' operazione finanziaria è stato fatto dal deputato all' Assemblea regionale siciliana, Giancarlo Cancelleri che ha firmato l' accordo con Banca Etica e con Impact hub Sicilia, gli istituti che erogheranno i fondi e selezioneranno le domande di credito. I prestiti saranno a disposizione di imprese, anche individuali, che abbiano sede legale in Sicilia e che abbiano in cantiere nuovi progetti o anche semplici acquisti di attrezzature. Le somme che saranno messe a disposizione delle imprese vanno da un minimo di 5.000 euro ad un massimo di 25.000 euro. 9 Maggio 2014 centonove pagina 26 9 Maggio 2014 centonove pagina 27 9 Maggio 2014 economia NOMINE QUI EUROPA. Sale la presenza al 16,6 per cento. Ma occorre più sostegno Sempre più donne ai vertici delle aziende DI SALVATORE CIFALÀ Il 14 ottobre si è raggiunto un considerevole traguardo per il ruolo delle donne nel mondo del lavoro e la parità di genere. Le commissioni Juri (commissione giuridica) e Femm (per i diritti della donna e l'uguaglianza di genere) del Parlamento europeo hanno votato a favore di una proposta della Commissione europea che affronta lo squilibrio di genere nei consigli d'amministrazione delle aziende in Europa. Il voto segue la recente pubblicazione della nuova relazione sulla partecipazione delle donne ai processi decisionali, in cui la Commissione fa il punto sulla presenza delle donne nei Cda delle principali società europee quotate in borsa, le cifre indicano che questa percentuale è in aumento, passando dal 15,8% al 16,6%. Il voto favorevole è stato accolto con profonda soddisfazione dalla Commissione, e in particolare dalla VP Viviane Reding che ha sottolineato come la presenza di talenti femminili all'interno degli organi decisionali delle imprese europee assicuri la giusta competitività per affrontare un'economia globalizzata. La direttiva votata dalle commissioni parlamentari conferma alcuni punti significativi: privilegia una procedura di selezione imparziale, esclude dalla direttiva le piccole e medie imprese (PMI) ma sprona gli Stati Membri a sostenerle e incoraggiarle a migliorare l'equilibrio di genere a tutti i livelli dirigenziali e nei consigli d'amministrazione, inasprisce le disposizioni sulle sanzioni , ad esempio prevede l'esclusione parziale ai fondi strutturali europei o dagli appalti pubblici. La Commissione ha poi anche pubblicato una relazione intermedia sulla propria strategia per la parità tra donne e uomini (2010-2015), che, di più ampia portata, mostra 24 azioni chiave da intraprendere su cinque fronti: pari indipendenza economica per le donne e gli uomini; parità salariale a parità di mansioni; parità nel processo decisionale; dignità, integrità e fine della violenza contro le donne; promozione dell'uguaglianza di genere al di là dei confini dell'UE. La relazione evidenzia come, a metà del periodo prestabilito, la Commissione stia mantenendo gli impegni definiti nella strategia, con interventi mirati nelle aree di intervento delineate, migliorando l'uguaglianza di genere nei processi decisionali in ambito economico, affrontando il problema della mutilazione genitale, sostenendo la parità salariale e promuovendo l'uguaglianza nell'ambito della strategia economica generale dell'Unione europea. In questo tema l'Italia può ritenersi orgogliosa: è tra quelle realtà, assieme alla Francia, che hanno emanato leggi ad hoc che hanno raggiunto risultati importanti. Va osservato che dal 2010 gli sviluppi più rilevanti avvengono soprattutto nei paesi che si sono già dotati di leggi vincolanti, confermando l'utilità della pressione normativa. Perché diventi legge, la direttiva proposta dalla Commissione dovrà essere adottata dal Parlamento europeo e dagli Stati membri dell'Unione, in sede di Consiglio. Il voto decisivo del 14 Ottobre segue i pareri favorevoli di altre tre commissioni parlamentari. Il Consiglio, che riguardo questa proposta decide su un piano di parità con il Parlamento europeo, ha fatto il punto sui progressi compiuti sotto la presidenza irlandese, il dibattito continua con l'attuale presidenza lituana. UIL POSTE TRAPANI Rallo confermato segretario TRAPANI. Giuseppe Rallo, 49 anni, di Trapani, è stato confermato segretario generale Uil Poste Trapani. E' stato votato all'unanimità ieri in occasione del 16° congresso territoriale di categoria "Partecipare per la crescita dello sviluppo e del lavoro" che si è svolto alla Baia dei Mulini di Erice. Sono stati chiamati, inoltre, a far parte della segreteria territoriale Armando Busetta e Maria Piranio. I lavori sono stati presieduti dal segretario generale della Uil Trapani Eugenio Tumbarello. PARAFARMACIE Gullotta nuovo presidente CATANIA. Davide Giuseppe Gullotta è il nuovo presidente della Federazione nazionale Parafarmacie italiane. La votazione online ha avuto corso nella giornata del 30 aprile sul sito www.federazioneparafarmacie.it e si è conclusa con oltre l’80% delle preferenze a favore di Gullotta. I farmacisti candidati erano dieci. Siciliano, 34 anni, Davide Giuseppe Gullotta è laureato in Chimica e tecnologie Farmaceutiche all’università di Catania. Dopo aver conseguito diverse specializzazioni (“Diagnostica e Farmaceutica Molecolare”, “Bioetica e Sessuologia”) ha lavorato come ricercatore presso il reparto di Endocrinologia dell’ospedale Garibaldi di Catania. L’ufficializzazione della carica, e il relativo passaggio di consegne con l’attuale presidente in uscita, Giuseppe Scioscia, avverrà nel corso di un’assemblea prevista entro la metà del prossimo mese . CONSUMATORI PALERMO NOTIZIE DAI CONSULENTI DEL LAVORO Diritto di recesso Dieci anni di Unicoop Sicilia Permessi elettorali e per motivi politici In caso di esercizio del diritto di recesso da un contratto, nei casi consentiti dal Codice del Consumo, la direttiva europea, che entrerà in vigore a giugno 2014, prevede che il consumatore, a meno che il professionista abbia offerto di ritirare egli stesso i beni, deve restituisce i beni consegnandoli a lui o a un terzo autorizzato dal professionista, senza ritardo e in ogni caso entro 14 giorni dalla data in cui ha comunicato la sua decisione di recedere. Il termine e' rispettato se il consumatore rispedisce i beni prima della scadenza del periodo di quattordici giorni. Il consumatore sostiene solo il costo diretto della restituzione dei beni, a meno che il professionista non abbia concordato di sostenerlo o abbia omesso di informare il consumatore che tale costo e' a carico del consumatore. Nel caso di contratti negoziati fuori dei locali commerciali in cui i beni sono stati consegnati al domicilio, al momento della conclusione del contratto, il professionista ritira i beni a sue spese qualora per loro natura, non possano essere restituiti a mezzo posta. Avv. Francesco Suria PALERMO. "Sono stati dieci anni vissuti intensamente al servizio della cooperazione italiana". Lo ha affermato Felice Coppolino, presidente dell'Unicoop Sicilia, in occasione del decennale della nascita il quale precisa che per l'occasione è stata scelta la suggestiva cornice del complesso monumentale di San Mamiliano, sita in una delle zone più belle della “Palermo Seicentesca”. Alla cerimonia, mercoledì scorso, saranno presenti i dirigenti nazionali, regionali, e provinciali. Sono intervenuti inoltre il Presidente nazionale e regionale dell'Unicoop e le autorità istituzionali e religiose presenti. Felice Coppolino In occasione di ogni consultazione elettorale, coloro che adempiono funzioni presso gli uffici elettorali, hanno diritto di assentarsi dal lavoro per tutto il periodo corrispondente alla durata delle relative operazioni. I giorni di assenza dal lavoro sono retribuiti e considerati, a tutti gli effetti, giorni di attività lavorativa. Per i giorni festivi, o comunque non lavorativi ricompresi nel periodo di svolgimento delle operazioni elettorali, i lavoratori hanno diritto al pagamento di specifiche quote retributive, in aggiunta all’ordinaria retribuzione mensile, ovvero a riposi compensativi da godersi subito dopo la fine delle operazioni al seggio. Le assenze per permessi elettorali devono essere comunicate preventivamente al datore di lavoro mediante l’esibizione del certificato di chiamata e poi giustificate con la presentazione della documentazione giustificativa firmata dal presidente del seggio e riportante l’orario di inizio e fine delle operazioni. Chi è chiamato a funzioni pubbliche elettive, ha diritto a disporre del tempo necessario al loro svolgimento e a conservare il posto di lavoro. In ogni caso il datore di lavoro è obbligato a concedere l’assenza, mentre, per quel che riguarda la retribuzione, in alcuni casi essa è a carico dell’ente presso cui il lavoratore svolge il suo mandato, con conseguente rimborso della stessa al datore che la anticipa. In particolare i lavoratori che siano stati eletti membri del Parlamento regionale, nazionale o europeo, ovvero amministratori apicali di enti locali (quali sindaco, presidenti o assessori in enti locali, presidenti di consigli comunali con più di 50.000 abitanti e di consigli provinciali), possono, a richiesta, essere collocati in aspettativa per tutta la durata del mandato. In questo caso il periodo di aspettativa vale come servizio effettivamente prestato e le amministrazioni locali presso cui i soggetti prestano l’attività, sono tenuti al versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi che maturano. I lavoratori eletti a comporre i consigli comunali o provinciali hanno diritto ad assentarsi dal servizio per l’intera giornata nella quale sono convocati i rispettivi consigli e per l’intera giornata successiva, se il lavoro consiliare si protrae oltre la mezzanotte. Spettano inoltre 24 ore al mese di permessi non retribuiti. Tutte le info dai Consulenti del lavoro. centonove pagina 28 poster 9 Maggio 2014 MURALES DI UMANITÀ VARIA IN PARALLELO Direttori artistici? Si torna all’anno zero MESSINA. Chiuso il capitolo sovrintendente, il consiglio dovrà affrontare la grana dei due direttori artistici. In principio, i due in pectore per prosa e musica erano Ninni Bruschetta e Giovanni Renzo, ma ora la situazione si è complicata. Laura Pulejo, Totò D’Urso e Giovanni Moschella (designati dal sindaco, i primi due, e dal commissario della Provincia) sono per un’evidenza pubblica. Ma il nodo è un altro: trascorso il 30 aprile, il Teatro non può sfruttare i dodicesimi di bilancio, e quindi, per quest’anno, niente stagioni. (D.D.J.) Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina MESSINA. Il consiglio di amministrazione bandisce un’evidenza pubblica per creare una long list di nomi. Ma i requisiti... Teatro Vittorio, sovrintendente cercasi Per le caratteristiche, il cda preferisce rimandare alla legge istitutiva, che però, molto vagamente, richiede “chiara fama” e comprovata esperienza”. Una nomina su cui la Regione vuole l’ultima parola MESSINA. Scade il 14 maggio la “Manifestazione di interesse per l’individuazione del Sovrintendente dell’Ente Autonomo Teatro di Messina”, bandita dal consiglio di amministrazione lo scorso 30 aprile. Un’evidenza che darà vita a una long list, che non avrà valore di graduatoria, in base alla quale il cda sceglierà un nome a proprio “insindacabile giudizio”, sempre che la Regione siciliana non metta il proprio zampino. I TENTACOLI DI PALERMO. In occasione dell’insediamento del consiglio di amministrazione, l’assessore regionale al Turismo, Michela Stancheris, ha messo i “puntini sulle i” in maniera quasi irrituale (ad esempio, l’uso gratuito dell’orchestra del Bellini di Catania per l’inaugurazione, quando sarà). E, a proposito del sovrintendente, ha proposto ai consiglieri di inviare una terna da cui avrebbe scelto. Una procedura non prevista dalla legge. Il prescelto, infatti, viene indicato dall’organo di governo dell’Ente e la Regione è chiamata a procedere con la nomina, o a respingerlo (chiedendo un altro nome) in base a motivi fondati. Motivi fondati che non possono essere politici. Allo stato, il governatore Rosario Crocetta e l’assessora da cui dipende il Vittorio Emanuele non hanno nomi nel “loro cuore”, visto che la papabile Giusi Furnari è stata designata assessore ai Beni Culturali. Un’altra persona in pista, fino a poco tempo fa, poteva essere Lucia Tarro Celi, già indicata (e poi “tradita”) da Crocetta come possibile commissario dell’Ente. Allo stato attuale, “radio Teatro” ripropone da tempo tre nomi: Lorenzo Genitori (ex direttore artistico della stagione musicale), l’architetto Antonello Longo e l’ex presidente del consiglio di amministrazione, Egidio Bernava. Ma quali requisiti dovrà possedere l’aspirante sovrintendente? Sul punto, il consiglio si è attenuto a quanto previsto dalla legge istitutiva del Vittorio Emanuele, la numero 4 del 1995. REQUISITI DI LEGGE. Due sole, e del tutto vaghe, sono le caratteristiche richieste dai candidati, come si evince dall’articolo 8 della legge: il sovrintendente dovrà essere scelto tra soggetti di “chiara fama” e di “comprovata esperienza”, il che significa tutto o anche niente, vista la relatività (territoriale o planetaria) della fama. Per quanto riguarda l’esperienza, questa si potrebbe desumere da ciò che il sovrintendente è chiamato a fare, sempre secondo quanto previsto dalla legge e dallo Statuto: coordinamento dell’attività dell’Ente avvalendosi dei dirigenti e dei direttori artistici; collegamento tra i direttori artistici nella predisposizione dei programmi al fine di presentare proposte organiche al consiglio; coordinamento dell’organizzazione per rendere operativi i programmi approvati dal Cda, promuovendo gli interventi dei due direttori e doformulando direttamente proposte Antonello Longo centonove pagina 29 di provvedimenti del Presidente o del Consiglio; predisposizione dei bilanci preventivi e consuntivi. In tal senso, può anche assumere l’incarico di direttore amministrativo. E questo è quanto. Nella scheda da compilare per la domanda, l’aspirante candidato dovrà indicare i titoli di studio, professionali, culturali, di servizio, artistici e le attività comprovanti le capacità organizzative e di gestione. A questo punto, comporre la long list, a seconda dei criteri di valutazione che si adotteranno (ma che non sono indicati) potrà essere molto complesso o anche facile. Ecco perché, alla fine, l’evidenza è molto vaga. (D.D.J.) Lorenzo Genitori Egidio Bernava 9 Maggio 2014 posterstorie MOTI 1898. Attraverso il ritratto di un grande socialista, anniversario della rivolta che ha visto la città dello Stretto protagonista Messina e la «crisi della fame» Il dramma di un popolo che non vuole più sopportare nei racconti di Nicola Petrina e Gaetano La Corte Cailleur DI GERARDO RIZZO Messina. Alla fine di maggio del 1898, rinchiuso nelle carceri di Roccaguelfonia, dove oggi torreggia il sacrario di Cristo Re, il socialista Nicola Petrina rilasciava un’intervista a un giornalista della Gazzetta di Messina e delle Calabrie, esponendo il proprio punto di vista sulla rivolta che aveva funestato la città nelle settimane precedenti. Petrina non aveva nemmeno quarant’anni, allora, ma era da tempo diventato il riferimento delle classi sociali più disagiate in città. Fondatore del partito socialista cittadino, era più volte finito nel mirino della questura, e aveva ripetutamente soggiornato nelle patrie galere, o era stato più volte costretto a darsi alla fuga per impedire che ciò accadesse. Era stato tra i più attivi organizzatori dei Fasci dei Lavoratori, e a Messina aveva favorito la nascita di diverse associazioni di categoria per la tutela dei diritti, come quelle dei Conciapelli, dei Meccanici, dei Falegnami e dei Cocchieri. Aveva creato giornali attorno ai quali avevano gravitato figure carismatiche come l’ormai anziano Raffaele Villari ed Emanuele Pancaldo, morto da poco quasi centenario. Petrina era consigliere comunale socialista, e in questa veste – racconta nell’intervista – aveva chiesto un incontro col prefetto, in cui aveva chiesto al rappresentante del governo di attivarsi per fare in modo che qualche grossa nave attraccasse in città, per dare un po’ di lavoro ai portuali, che versavano in condizioni terribili. La risposta del prefetto fu lapidaria: avrebbe considerato tollerabili un po’ di furti e qualche accoltellamento, ma non avrebbe sopportato dimostrazioni e sollevazioni popolari. Non era necessario essere particolarmente acuti per immaginare che qualcosa di grosso sarebbe successa, di lì a poco. Da tutta la nazione giungevano notizie poco rassicuranti. In varie città, come a Napoli, Rimini e nella vicina Catania, la popolazione si era già sollevata, spinta dalla mancanza di lavoro e dai continui rincari dei beni di prima Stretto di Messina, incisione necessità. Da lì a qualche giorno, a Milano le truppe avrebbero sparato contro la folla, facendo un centinaio di vittime. A Messina, tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, le cronache parlavano di negozi chiusi e officine inoperose; i portuali oziavano loro malgrado, seduti sulle botti in attesa di navi che non arrivavano mai. In occasione del Primo Maggio, i socialisti avevano organizzato la consueta festa, ma le autorità non consentirono che in città si svolgesse alcun tipo di manifestazione che prevedesse un assembramento di persone. Non fu permessa neppure la celebrazione della festa della Madonna Nuova ai Cappuccini, popolarmente detta d’i piatusi. I socialisti ripiegarono allora fuori città, a Montepiselli, dove ci furono comizi dello stesso Petrina e di Domenico Faucello, e i convenuti cantarono in coro gli inni del “socialismo redentore”. Quello stesso 1° maggio, la Gazzetta pubblicava un accorato intervento di Petrina (“perché la verità è sempre gradita, da qualunque parte venga”), in cui si deploravano le tristi condizioni in cui la città versava. “Messina attraversa la più orribile crisi che l’abbia mai afflitta – più della guerra, più del colera – la crisi orribile della Fame!” scriveva il consigliere, raccontando che quel giorno stesso quattrocento portuali si erano rivolti a lui alla ricerca di un posto in cui riporre le proprie povere masserizie, perché tutti, non potendo pagare l’affitto, avevano ricevuto lo sfratto. Il giorno seguente, un altro comizio socialista, tenuto dall’avvocato Matteo De Domenico e dal consigliere Giovanni Noè, era stato impedito per paura degli assembramenti, ma era stato consentito qualche giorno dopo, dietro assicurazione degli organizzatori che la situazione sarebbe stata tenuta sotto controllo. Ad ogni buon conto, il luogo della riunione venne circondato da soldati, ma non ci fu bisogno di intervento, perché la folla si mantenne calma. In città, però, l’atmosfera ribolliva, e si temeva che la situazione potesse esplodere da un momento all’altro. Il comune, nella persona del prosindaco Giuseppe Arigò, impegnò venticinquemila lire per interventi urgenti, come l’istituzione di cucine centonove pagina 30 economiche in varie zone della città, e incaricò il canonico Giovanni Trischitta di distribuire ai più bisognosi la somma di cinquemila lire. Il sacerdote, però, si trovò costretto a declinare l’incarico, perché la somma era troppo esigua anche rispetto anche alle prime esigenze. E pur in mezzo a un’emergenza tanto grave, non mancarono gli approfittatori: “Nelle recenti distribuzioni di pane, i soliti protetti – e parecchi non lo meritavano – ebbero chi cinque chi sei chi una dozzina di buoni che poi furono rivenduti, mentre dei veri bisognosi rimasero a bocca asciutta”, raccontava il principale quotidiano cittadino. A buttare un po’ d’acqua sulla brace che minacciava di divampare, pensava la stessa Gazzetta, annunciando l’arrivo del vapore inglese Lorle che sbarcava una gran quantità di grano da portare ai molini Gazzi del signor Pulejo: “Facevamo conto che la crisi dovesse durare altri otto o dieci giorni, pare però che questo fortunato arrivo possa scongiurarla anche da oggi”. Non si sa se la notizia fosse vera, o che fine abbiano fatto le tonnellate di grano annunciate, ma rimane il fatto posterstorie che la situazione era lì lì per precipitare. L’8 maggio, infatti, si sparse la notizia dei fatti di Milano, dove Bava Beccaris aveva fatto sparare addosso alla popolazione che manifestava per gli stessi motivi per cui i messinesi erano in agitazione, e accadde l’inevitabile. Di quanto avvenne quel giorno a Messina esistono vari resoconti sui giornali dell’epoca, ma abbiamo anche una testimonianza d’eccezione nei diari di Gaetano La Corte Cailler (pubblicati qualche anno fa a cura di Giovanni Molonia), che ebbe modo di seguire le vicende dal vivo, dalla casa di amici. Il giornale racconta che i soldati mantennero un comportamento lodevole, e che anche i socialisti si prodigarono per tenere a bada la folla inferocita: ne è dimostrazione il fatto che i dimostranti se la presero anche con i dirigenti di quel partito. La casa di Nicola Petrina fu fatta bersaglio di una fitta sassaiola, e la moglie e i figli furono costretti a cercare rifugio presso parenti. Da via della Neve e via dei Monasteri, venivano giù cortei che portavano cartelli con le scritte Viva il Re! eVogliamo pane e lavoro, ma quando il delegato di Pubblica Sicurezza Urso si fece incontro per togliere quelle scritte, la folla si scatenò, dando inizio a un lancio di sassi che spaccò tutti i lampioni del centro cittadino. Dal canto suo, La Corte Cailler, da un balcone che affacciava sul Municipio, vide la folla, composta in buona parte da donne, riversarsi sulla piazza, venendo giù dalla via S. Camillo: in testa alla fiumana di gente, una donna correva tenendo in mano una bandiera, ma i soldati lanciarono un attacco alla baionetta che produsse Gaetano La Corte Cailleru 9 Maggio 2014 Piazza Venezia per i moti di Milano decine di feriti. Una donna, Carmela Tripodo, venne ferita gravemente e morì di lì a poco. Un maresciallo dei carabinieri sparava in aria per intimorire un uomo “decentemente vestito” che tentava di liberare una donna presa di mira dai militi, poi mirò direttamente all’uomo, colpendolo in pieno petto. L’uomo, con le ultime forze rimastegli, tentò di scagliarsi contro lo sparatore, ma cadde inerte sul marciapiedi. Era il barbiere Salvatore Garrasi, e sarebbe morto di lì a qualche giorno. Gli altri carabinieri menavano colpi alla cieca col piatto della sciabola, e poi spararono, “e impunemente uccidono”. Nello slargo del “Vittorio Emanuele”, un ragazzo disarmato subì un colpo di sciabola alla gamba, ma non di piatto, stavolta, e si ritrovò con la coscia orrendamente squarciata; venne messo su un carro affinché lo conducesse all’ospedale, ma il mezzo fu deviato per stradine secondarie, perché la folla non vedesse la scena e la rivolta non incrudelisse ulteriormente. Alle Due Vie, un uomo, Andrea D’Andrea, con un fucile a pallini sparò sulla folla che era entrata nella sua salsamenteria, ferendo cinque persone, fra cui una donna. Solo intorno alle sei di sera la calma sembrò tornare in città. Le truppe rientrarono in caserma, ma nutriti gruppi di militi rimasero a presidiare il municipio, le banche, la camera di Commercio e gli altri “obiettivi sensibili”, diremmo oggi. Le giornate del maggio ’98 si conclusero con la città ridotta a un campo di battaglia, cinquanta arresti e quaranta ricoveri solo nella giornata dell’8. I socialisti, ritenuti responsabili degli avvenimenti, pagarono anch’essi il loro dazio: i principali esponenti (Petrina, Faucello, De Domenico e Laganà) vennero tratti in arresto. Il pizzicagnolo D’Andrea riceveva un encomio solenne dal prefetto e dalla Gazzetta, perché “seppe difendere la sua proprietà e la sua persona”. Il primo ministro Di Rudinì trionfava sulle rivolte in tutta Italia a suon di fucilate, e il deputato centonove pagina 31 messinese Vincenzo Picardi coglieva al volo l’occasione per mettersi in mostra: da Roma, scriveva al prosindaco Arigò che bisognava dar lavoro ai messinesi, e per far questo aveva ottenuto un prestito di tre milioni e duecentomila lire per il nuovo acquedotto. Forse avrebbero potuto pensarci prima. 9 Maggio 2014 posterlibri RITRATTI. La vita e le opere del maestro di Ragusa nel volume di Andrea Guastella Franco Cilia, il sonno della ragione “Morto”, sottoposto a processo, innamorato, lacerato. Chi è veramente questo artista sempre insoddisfatto dalla complessa personalità? Di certo un regalo della Sicilia alla cultura italiana. Ecco perchè DI ENNIO BÌSPURI Ragusa. La Sicilia, con uno sguardo che affonda le sue radici nel lontano mondo della Magna Grecia fino a proiettare la sua luce culturale sulla modernità dell’Ottocento e del Novecento, ancora una volta ha prodotto una personalità come quella di Franco Cilia, artista e scrittore, drammaturgo e poeta, intellettuale attento ad auscultare se stesso e a cercare di comprendere la complessità del mondo, della Storia e dell’esistenza umana. La pubblicazione di questo corposo libro, il cui titolo goyesco, Il sonno della ragione, si riferisce alla minaccia di un distacco e di una rinuncia del Pensiero dal suo oggetto naturale. Ma il titolo, che allude anche all’insensatezza e alla vocazione degli esseri umani verso l’autodistruzione, di cui l’Opera complessiva di Cilia vuole esprimere la diagnosi, ci permette di esplorare la poetica e la Weltanschauung di un Autore che ha percorso, senza soluzione di continuità, i vari sentieri dell’arte figurativa e della letteratura, convergenti tuttavia in un solo nucleo ispirativo, fondato su una dialettica insieme felice e talora tragica tra Eros e Thanatos, tra la tentazione della tenebra e la sete di luce, tra un ripiegamento della volontà e un vitalismo quasi gridato, tra la minaccia di presenze mostruose e l’improvviso apparire della Bellezza attraverso il corpo leggiadro della Donna. Curato con grande competenza, con amore e con filologico rigore da Andrea Guastella, il volume ci permette di addentrarci nel percorso LACERTI DI LETTURE creativo di Cilia, per comprenderne dall’interno la genesi, la storia, la direzione e gli snodi fondamentali della sua formazione artistica, gli influssi e le suggestioni, a cominciare dall’inevitabile Pirandello per approdare al romanticismo tedesco, alla filosofia e anche all’esoterismo laico di Fidani e alla medianità, che caratterizzano lo spettro e il registro generale della sua ispirazione artistica. Guastella ci introduce in questo percorso con una indicazione generale, che ha la funzione di una bussola: “Franco vuole conoscere e diventare tutta la gente che incontra. Se così non fosse non si spiegherebbe la versatilità della sua vena, che spazia dalla narrativa al teatro, né la specificità del suo lavoro, al continuo richiamo ad autori del presente e del passato che egli non assume mai come modelli da omaggiare, ma come presenze con cui misurarsi” (pag. 13). In questa efficace e intelligente affermazione risiede forse la chiave per comprendere la complessa personalità di Cilia, che appare anche a occhio nudo come un autore (un artista) mai soddisfatto, proteso alla ricerca innanzi tutto di se stesso, come se la conoscenza di se stesso fosse la condizione primaria per poter conoscere il mondo o meglio, come lui stesso afferma, “la sordità del mondo” (pag. 42). Guastella ci conduce così all’interno del labirinto-Cilia e nello stesso tempo ci mostra alcune linee di fuga e di uscita (o almeno di orientamento): Cilia è morto, Cilia è fucilato, Cilia è sottoposto a processo, Cilia è condannato, Cilia è assolto, Cilia è innamorato, Cilia ricorda, Cilia è lacerato. Ma alla fine, nonostante i tratti di questo essere umano in forma di poliedro, non possiamo evitare di ripetere: chi è veramente Cilia? Nel libro spesso la parola viene lasciata all’artista, che racconta la storia della sua anima e della sua arte nei vari sentieri (e mestieri) dell’espressione, cominciando con il riconoscere la centralità del suo essere siciliano e insieme col mettere in evidenza i suoi rapporti con la cultura mitteleuropea (Heidegger, Jung, Novalis, Nietzsche) in un inedito ossimoro, che si rivela come una felice contaminazione creativa bipolare, molto evidente nella sua pittura, dominata contemporaneamente dalle brume di Ossian e dal sole del Mediterraneo (“vorrei essere un uomo capace di dialogare con il cielo e le stelle e il mare”, pag. 57), da cieli infiammati LA CLASSIFICA Franco Cilia di rosso che sembrano inondati di sangue e da apparizioni celestiali che richiamano gli idoli antichi, semplici e maestosi nel loro silenzio e nella loro DI FELICE IRRERA Un professore universitario di scienze politiche si rivolge qui niente meno che a Niccolò Machiavelli perché aiuti il cittadino a scegliere saggiamente i nostri rappresentanti al momento del voto. Il fiorentino, che espresse nel suo celeberrimo “Principe” con estrema schiettezza il suo pensiero, giudicato cinico da chi a parole lo criticava e nei fatti lo applicava, mantenne per tutta la sua vita la speranza che l’Italia potesse rinascere e diventare libera. Forse anche il lettore di oggi lo desidererebbe: ne mediti allora il pensiero. Maurizio Viroli, Scegliere il principe, Editori Laterza 2013, pp. 100, € 9,00 Espinosa Michael Connelly 1Albert Braccialetti rossi - Salani 4 Il quinto testimone - Piemme Alan Friedman Clara Sánchez 2Ammazziamo il Gattorpardo - Rizzoli 5 Le cose che sai di me - Garzanti Andrea Vitali Serra Premiata ditta Sorelle Ficcadenti Gli sdraiati - Feltrinelli 3Rizzoli 6Michele www.wuz.it FRASI CHE FANNO UN RACCONTO, DIVERSO DA QUELLO NARRATO DALL’AUTORE (A CURA DI CARMELO CELONA) Estasi celesti Le vite vissute sono raccontate dalle pieghe dei volti. “Il viso senza rughe è il cuore senza passione.” Chi non ha una vita interiore non può provare le emozioni del sogno e della passione, e pateticamente le dileggia. “Venni offeso in tutte le mie inclinazioni: per le mie idee, per la mia tendenza alla solitudine. Loro ridono di me! Loro così deboli, così insignificanti, dal cervello così limitato. Io che mi perdevo in tutti i mondi della poesia, che ricercavo gioie infinite e che provavo estasi celesti di fronte a tutte le rivelazioni intime della mia anima.” Perduta la passione non resta che la sua antitesi: la morte. “Da bambino, sognavo l’amore; da ragazzo, la gloria; da uomo, la tomba, l’ultimo amore di coloro che non hanno più nessuno.” I mediocri di successo, miracolati dalla politica, usano ogni mezzo scorretto per nascondere le loro incapacità concentrandosi con sforzi ossessivi a diffamare le capacità altrui. Vivono la sindrome dell’ombra. Ogni cosa può oscurarli, quindi progettano eternamente il deserto della competenza e della capacità. “Rideva di me, il più indolente di tutti che non avrebbe mai avuto un’idea concreta, che non mostrava alcuna inclinazione, che sarebbe stato sempre un buono a nulla, tutt’al più avrebbe potuto fare il buffone o il domatore di animali.” Assaporata la prima emozione la ricerca delle successive è un’esigenza vitale. “Mi mettevo in disparte con un libro di versi, un romanzo, qualcosa che facesse trasalire quel cuore di giovane uomo, vergine di sensazioni e così desideroso di averne.” La civiltà è fondata sul buon senso. La nostra lo nega. “Quando finirà questa società corrotta da ogni sorta di dissolutezza di spirito, di corpo e di anima? Quando morirà questo vampiro bugiardo e ipocrita che centonove pagina 32 chiamiamo civiltà?” A certe età il futuro è breve e tempestato dagli affanni. Sprecare il tempo nel tedio delle miserie umane e nelle banalità dell’ovvio, stando lontano dalle passioni, è l’anticamera della morte. “Morire! Si, muoio, perché vivere è vedere il proprio passato come l’acqua defluire nel mare, il presente come una gabbia, l’avvenire come un sudario.” La bellezza si pensa opera di Dio di cui ragionevolmente si dubita; forse la bellezza è nel dubbio. “Vorrei il bello nell’infinito, e non vi trovo che il dubbio.” Il “vegetale progredito”, quello che vive scansando i “perché”, è un ossimoro. Non è una miracolosa evoluzione della specie vegetale, bensì la tragica involuzione di quella umana. “Certo si può vivere e persino morire senza essersi domandati una sola volta cosa siano la vita e la morte.” Lacerti tratti da: “Memorie di un folle” - 1900 Gustave Flaubert posterlibri austera immobilità. Non manca lo scoramento nei confronti della commercializzazione dell’arte (“[l’arte è] in mano a quattro mercanti che decidono perfino quello che devi dipingere”, pag. 76), la delusione nei confronti della Chiesa, che ha operato un distacco e un abbandono (“La Chiesa che nei secoli è strata casa comune dove trovare accoglienza ci ha abbandonati”), il severo giudizio nei confronti di un mondo meccanizzato e privato delle emozioni elementari. Forse d’accordo con la diagnosi di Pasolini e con quella di Emanuele Severino, Cilia elabora nei confronti del consumismo e dell’imbarbarimento del mondo sociale cui sono stati sottratti i suoi strumenti più umani e più autentici, una requisitoria condotta con garbata ironia, nella quale lamenta che stiamo diventando schiavi del computer e del telefono cellulare, strumenti apparentemente comodi, che spengono l’interiorità dei sentimenti con il miraggio di una velocità artificiale crescente e di un dominio sul mondo che è solo apparente. Parimenti Cilia dichiara apertamente, nella scia del suo Pirandello, di riconoscersi come uno, nessuno e centomila e di sentirsi vicino al mediterraneo Pessoa (“credo di avere molte anime”, pag. 86), anche se, a mio avviso, il nucleo più profondo della personalità di Cilia, lo strato più interno, più intimo, più segreto e rivelato e portato alla luce solo a tratti e comunque con affermazioni mascherate, è una sua riflessione ininterrotta sulla morte (basti pensare alla potente e drammatica tela Cilia è morto). Il libro presenta preziosi commenti alle tavole riprodotte, tutte a colori, e ripercorre il cammino della sua biografia, che in parte si ritrova nel romanzo breve Via San Vito 44, che sembra creato, come io stesso ho scritto, da un “Ulisse del XXI secolo che ritorna a Itaca per ritrovare la sua amata Penelope e, attraverso Penelope, se stesso”. Ripercorriamo così, anno dopo anno, dal 1940 al 2013, la lenta evoluzione di un Artista che, immerso completamente nel brodo culturale della Sicilia arcaica e moderna, è riuscito a operare una sintesi tra motivi, suggestioni e influssi diversi, nella quale sembra tuttavia aleggiare, come punto di riferimento costante e parimenti amato, lo spirito di Goya, come il titolo stesso del libro evoca e indica in modo esplicito (la presenza di corpi mostruosi, le apparizioni muliebri, la descrizione di un mondo privo di vita che lancia intermittenti bagliori di luce, le maschere, i demoni). Preziosa è la bibliografia, che ci permette di cogliere, nome dopo nome, la vastità dei rapporti e delle assonanze che hanno la vita e nutrito il genio creativo di Franco Cilia, dai suoi amici più intimi ai critici, agli scrittori, ai pittori, ai poeti e ai filosofi, in una fitta e gigantesca ragnatela. Desidero ripeterlo: ancora una volta la Sicilia ha regalato alla cultura italiana un artista che ha saputo interpretare e comunicarci il mistero dell’esistenza. 9 Maggio 2014 PRESENTAZIONI Agnello Hornby racconta “La mia Londra” Il 9 maggio alle 15, nell'ambito del Salone internazionale del Libro di Torino, Simonetta Agnello Hornby presenta il suo nuovo romanzo, La mia Londra. Racconto di racconti e personalissima guida alla città, questo libro è un inno a una Londra che continua a crescere e cambiare. Simonetta Agnello arriva sola a Londra nel settembre 1963 – a tre ore da Palermo, è in un altro mondo. La città le appare subito come un luogo di riti e di magie: la coda nella fila degli aliens al controllo passaporti; l’autostrada Simonetta Agnello Hornby sopraelevata diventa un tappeto volante. La paura di non capire e di non essere accettata forza impietosa il passaggio dall’adolescenza alla maturità. Diventa Mrs. Hornby. Ha due figli. Tutta una vita come inglese e come siciliana. Ora Simonetta Agnello Hornby può riannodare i fili della memoria e accompagnare il lettore nei piccoli musei poco noti, a passeggio nei parchi, nella amatissima casa di Dulwich, nel fascinoso appartamento di Westminster, nella City e a Brixton, dove lei ha esercitato la professione di avvocato; al contempo, cattura l’anima della sua Londra, profondamente tollerante e democratica, che offre a gente di tutte le etnie la possibilità di lavorare. Gioca in tal senso un ruolo formidabile la scoperta di Samuel Johnson, un intellettuale che vi arrivò a piedi, ventisettenne, alla ricerca di lavoro; compilò il primo dizionario inglese ed è considerato il padre dell’illuminismo inglese. Johnson appare negli studi che Tomasi di Lampedusa – ancora una volta il nodo fra Londra e Palermo – dedicò alla letteratura inglese, con un suo celebre adagio che qui suona motto esistenziale, filtro di nuova esperienza: «Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco anche di vivere». Dice l’autrice del libro: «In una città nuova, mi lascio andare ai sensi e al caso. Senza pensare a niente, cammino, mi guardo intorno, mi unisco a una piccola folla curiosa, prendo i mezzi pubblici, compro il cibo di strada e mangio nei posti meno frequentati. Faccio una sosta, seduta su una panchina in un parco, bevendo una bibita in un caffè o appoggiata alla facciata di un edificio, come una mosca su un muro: e da lì osservo, odoro, ascolto. Se sono fortunata, piano piano l’anima del luogo mi si rivela». Anche quest'anno, in occasione della dichiarazione dei redditi, è possibile scegliere di destinare all'Officina di Studi Medievali il proprio 5x1000: un piccolo gesto che ci aiuta a sostenere le nostre attività nel campo della cultura, della formazione e dei servizi di biblioteca. E' necessaria una semplice firma nella casella 5x1000 dedicata al "Sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni e fondazioni riconosciute che operano nei settori di cui all'art. 10, c. 1, lett a), del D.Lgs. n. 460 del 1997" indicando il nostro Codice Fiscale: 97000790820 CATANIA DESTINA IL TUO 5X1000 Maggio di libri a Sala Magma L’INAUGURAZIONE CON IL PROFESSORE FAMÀ DI BARCELLONA Catania. È un maggio carico di eventi quello che inizierà domani alla Sala Magma di via Adua 3 a Catania. Alle rassegne musicali e di prosa si aggiunge il “maggio dei libri”, con la presentazione, mercoledì 14 maggio alle 19, di “L’Oceano nel pozzo”, romanzo del professore Nino Famà, insigne cattedratico, nativo di Barcellona Pozzo di Gotto, oggi Professor Emeritus alla University of Waterloo (Canada). Una personalità di spicco che con la sua presenza donerà ai presenti e alla città di Catania un appuntamento di sicuro prestigio. Curata dal giornalista Roman H. Clarke, la presentazione sarà arricchita da interventi musicali e dalla lettura di brani del volume. ALL’OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI centonove pagina 33 OFFICINA di STUDI MEDIEVALI Via del Parlamento, 32 - 90133 Palermo (Italy) P. IVA 02473330823 - C.F. 97000790820 Tel. +39 (0)91 / 586314 - Fax. +39 (0)91 / 333121 www.officinastudimedievali.it - www.medioevo-shop.net 9 Maggio 2014 posterstoria MESSINA. Ritorna la memoria storica su due veri pastori: D’Arrigo e Guarino. Ma ci sono ancora distorsioni sulla figura di Paino Arcivescovi, buoni e cattivi DI FELICE IRRERA MESSINA. Se si chiede a un qualunque messinese o a un frequentatore della locale Curia qual è l’arcivescovo più grande che la città ha avuto, risponderà quasi sempre che questi è Angelo Paino, il “ricostruttore” della città (o meglio di tante chiese distrutte dal terremoto e di altre che riuscì ad edificare comprando i diritti a mutuo dei luoghi abbandonati dai Messinesi in fuga dopo il terremoto), grazie soprattutto all’amicizia, tutta politica, con Benito Mussolini. Che tale giudizio positivo si basi sull’azione pastorale del personaggio piuttosto che sui suoi meriti costruttivi è però molto difficile da dimostrare, anche se l’ennesimo scritto agiografico su di lui è uscito nel 2007, in Monumento funebre per l’arcivescovo Giuseppe Guarino occasione dei quarant’anni dalla Lasciamo stare dunque Paino con le morte. Invece, segnalavamo qualche sue amicizie fasciste, con le quali si tempo fa un libro davvero illuminante costruì una fama tutta terrena e sulla sua figura di Luigi Porsi, parliamo, invece, di due figure di ben “Celebrate con me il Signore” (edizioni altro spessore religioso: dell’italese Città Nuova, pp. 199, € 13,00), Letterio D’Arrigo Ramondini (1849postulatore della causa di 1922), divenuto arcivescovo della città canonizzazione di un grande dello Stretto il 25 marzo 1898; e di sacerdote, fondatore dell’opera della Giuseppe Guarino (1827-97), che fu Riparazione e, in particolare della arcivescovo di Siracusa e poi di Congregazione delle Suore Ancelle Messina, ed ebbe la porpora Riparatrici del Sacro Cuore, Antonio cardinalizia da Leone XIII nel gennaio Celona, a lungo “perseguitato” da 1893; Paino per motivi che ci piacerebbe Letterio D’Arrigo Ramondini (di cui in fossero direttamente scoperti da lettori quasi tutte le pubblicazioni, locali e che non fossero facili prede non, uscite per il centenario del semplicemente della costruzione di terremoto del 1908, si trovano pagine una leggenda. di ammirazione) da sempre si adoperò a favore degli afflitti, curando le istituzioni religiose, con particolare riguardo al Seminario in cui aveva studiato e in cui insegnò poi Teologia Zothecas amputat cathedras morale. Quando la sua città, all’alba di quel 28 dicembre, fu distrutta si prodigò subito a favore dei terremotati e il suo palazzo divenne ospedale per i feriti, riparo per i dispersi, cimitero per i morti; e mentre tutti pensavano ad abbandonare Messina, egli rispondeva alle Autorità che lo invitavano a fare altrettanto che sarebbe rimasto finché vi fosse stato in città un solo messinese, contemporaneamente invitando i superstiti a non partire perché egli avrebbe diviso con loro il suo pane. Si diede poi subito da fare per riattivare il culto, elevando altarini nelle piazzette più frequentate, celebrando lì egli stesso, successivamente facendo riedificare le chiese distrutte, sia pure in semplice legno; e rimanendo tra i superstiti e incoraggiandoli, esplicò un’azione altamente benefica, alleviando materialmente e spiritualmente Zothecas amputat cathedras centonove pagina 34 angosce e dolori. Si adoperò pure per la ricostruzione del Duomo, ampliò i locali del Seminario, arricchendone la biblioteca e poi provvedendo ad una costruzione definitiva di esso in via I settembre, accanto alla sede episcopale; lottò con una burocrazia che spesso gli creava ostacoli, alla quale contrapponeva la sua fermezza e la sua altissima statura morale. Per tutto ciò fu chiamato “l’Arcivescovo del terremoto” e per le sue opere gli fu conferita una medaglia d’oro. Diventò, lui sì davvero, per i messinesi il simbolo della rinascita. L’ “Arcivescovo del terremoto” si spense improvvisamente, silenziosamente e quasi di nascosto, il 18 novembre 1922, rimpianto dai fedeli e ricordato con affetto da tutti i concittadini per aver contribuito alla rinascita di Messina. Quanto a Giuseppe Guarino, di lui hanno curato un bel volume sugli atti del Convegno svoltosi presso il Palacultura di Messina il 16 e 17 marzo 2012, in occasione del 140° anniversario della sua ordinazione episcopale ed edito dalla Società Messinese di Storia Patria, Cesare Magazzù e Giovan Giuseppe Mellusi (pp. 530, € 35,00). Il giudizio che se ne trae, grazie agli interventi di tanti autorevoli studiosi, che si soffermano, tra l’altro, sulle vicende contemporanee della Chiesa locale, (Antonino Mantineo), sull’azione del Presule sul Seminario di Messina (Giovan Giuseppe Mellusi), sulle sue Lettere Pastorali (Cesare Magazzù), sui suoi rapporti col canonico Annibale Maria Di Francia (Antonio Baglio), sull’Istituto religioso delle Apostole della Sacra Famiglia da lui fondate (Mariangela Galluccio e Sara Faiello), è che è davvero inspiegabile il ritardo nella sua causa di beatificazione, che è cominciata solo agli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso. Adesso la sua memoria, seppellita dal tempo, dai disastri del terremoto e della guerra, e forse anche da chi non avrebbe voluto che Guarino fosse finalmente individuato come fondatore delle Apostole della Sacra famiglia può finalmente tornare alla luce. posteranniversari IL RICORDO 9 Maggio 2014 DI GIOVANNI FRAZZICA Sol chi non lascia eredità d’affetti... Convegno per ricordare Leanza a dieci anni dalla scomparsa Il Castello Branciforte di Raccuja IN MEMORIA. L’iniziativa dell’amministrazione comunale Raccuja ricorda Astone Il Salone della Cultura del Castello Branciforte del comune nebroideo verrà intitolato all’illustre avvocato. Il 10 maggio la cerimonia Raccuja, piccolo centro nebroideo che gli aveva dato i natali, era il posto dove Nunzio Astone amava trascorrere le sue giornate di riposo. Per passeggiare, chiacchierare e ritrovare gli amici davanti la Chiesa Madre. Proprio per ricordarlo l’amministrazione comunale ha deciso di intitolare all’illustre concittadino il Salone della Cultura del Castello Branciforte. La manifestazione è in programma per sabato 10 maggio alle 16. A ricordare la figura dell’avvocato, alla presenza della moglie Rina e la figlia Antonella, ci sarà il sindaco Cono Salpietro, il presidente del consiglio Franco Palazzolo e i docenti universitari Antonino Caccetta, Lucrezia Lorenzini e Pasquale La Spina. Ma un prestigioso intervento è previsto anche da parte dell'Istituto nazionale dei castelli. Alla cerimonia, infatti, sarà presente la vicepresidente nazionale Michaela Stagno d'Alcontres. Nunzio Astone, scomparso nel novembre del 2012, è stato per anni responsabile dellʼUfficio legale della Cassa di Risparmio e del Banco di Sicilia. Giudice onorario con la passione del pennello e della penna, Astone è stato anche componente del consiglio di amministrazione del teatro Vittorio Emanuele. Scrittore di gialli a sfondo storico come il fortunato San Michele in Campana, storia trasposta sui Nebrodi sulla figura di un finanziere arrampicatore, in bilico tra le stanze ovattate dei vescovi e quelle scivolose del potere, ha scritto tra gli altri il romanzo il “Rosolio di S. Rita”. Negli ultimi anni ha anche collaborato con “Centonove”, con interventi di cronaca e analisi politica e la recensione di libri. MESSINA. Il salone delle Acli di Messina gremito di partecipanti al Convegno per ricordare il Presidente Vincenzo Leanza a dieci anni dalla sua scomparsa è stata la prova più evidente che il buon Vincenzino, così lo chiamavano gli amici, ha lasciato una grande eredità di affetti. Non solo familiari, la moglie Anna Manasseri ed il figlio Calogero erano in prima fila, non solo politici, molti gli amministratori, i parlamentari (Grasso, Mancuso, Garofalo, Rinaldi e Germanà) e gli ex parlamentari (Naro, Barbalace e Corona), i dirigenti di partito (Monea) e delle Acli (Rosario Cavallo, vice-presidente regionale) presenti, ma si percepiva soprattutto la presenza della cosiddetta gente comune, una anonima rappresentanza di quei 97mila elettori che nel 1991 gli diedero un primato di voti ineguagliabile. Il tema scelto da Antonio Gallo, Presidente delle ACLI di Messina, è stato:“Vincenzo Leanza un Presidente a servizio degli altri, tra vita associativa e impegno politico” perchè Leanza non è stato solo un politico, come molti credono, ma fu notevolmente impegnato nel campo associativo all'interno delle ACLI. Anche quando gli impegni istituzionali e politici risultavano assorbenti, Leanza non ha mai trascurato l’Associazione e non è un caso che subito dopo la sua scomparsa le ACLI messinesi abbiano pensato ad un Centro studi intitolato al suo nome. “Il suo percorso è stato veramente il segnale indicativo di una passione sincera accompagnata da una grande intelligenza politica – dice Antonio Gallo - la sua priorità è sempre stata capire le esigenze sopratutto attraverso l'ascolto, attentissimo, capillare e defatigante per poi immaginare insieme progetti e risorse, quindi collegare, attraverso il senso politico finissimo che gli è sempre stato connaturato, tutti questi elementi. C’è OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI Sandro Musco, un mese dopo PALERMO. Si è svolta lunedì scorso a Palermo, nella sede dell’Officina di Studi Medievali, la commemorazione di Alessandro Musco, professore di Storia della filosofia medievale dell’Università di Palermo e presidente dell’Officina di Studi Medievali, scomparso lo scorso 5 marzo. I lavori sono stati aperti dal neo presidente e cofondatore dell’Officina di Studi Medievali, prof. Diego Ciccarelli, che ha ricordato la figura di Sandro Musco, interpretando il comune desiderio di continuare il lavoro iniziato trent’anni fa in un momento, questo, molto difficile. A questo primo intervento sono seguiti quelli di amici e colleghi di Sandro Musco: il pro-rettore Vito Ferro, i professori Antonino e Ignazio E. Buttitta, Maria Bettetini (IULM di Milano), Maria Concetta Di Natale, Giuseppe Roccaro, Lucio Melazzo, Giuseppe Allegro, Patrizia Spallino, Luciana Pepi, Marta Romano, Alberto Tusa. Sono state inoltre lette due relazioni dei professori Giulio d’Onofrio e Loris Sturlese. Elemento comune degli interventi è stato l’apprezzamento delle qualità umane e dell’impegno culturale, ma anche delle attività didattiche ed organizzative di Sandro Musco, grazie alle quali sono stati aperti all’Officina di Studi Medievali spazi non solo in Europa ma anche nel mondo. centonove pagina 35 Sandro Musco Vincenzino Leanza un motto storico, che è il simbolo dell'azione aclista, che afferma: insieme si può. Questa espressione riassume al meglio la personalità di Vincenzo Leanza e aiuta a meglio definirlo”. L'impegno parlamentare di Vincenzo Leanza, iniziato nel 1976 e terminato con la sua scomparsa nel 2004, è stato tracciato nella relazione del prof. Antonio Baglio, che ha messo in luce anche il contesto storico politico in cui si è sviluppato il suo percorso. L’on. Leanza ha ricoperto per ben due volte la carica di Presidente della Regione (1991-1992 e 2000–2001) ed è stato assessore regionale al Lavoro nei governi 40°, 41°, 42° e 43° (1985-1989), all'Agricoltura nel 44° governo (19891991), presieduti da Rino Nicolosi. Dopo l'esperienza con la DC, venne rieletto deputato, nel 1996 con il C.D.U e nel 2001 ottenne un altro grande riscontro essendo stato il più votato della provincia di Messina nella lista di FI con oltre 14.000 preferenze. Ma la vita di Vincenzo Leanza è non stata sempre sempre facile. Durissimi sono stati gli inizi, che lo videro partire economicamente svantaggiato, essendo figlio di un falegname di San Teodoro, piccolo paesino dei Nebrodi. Dovette fare per alcuni anni l’insegnante nelle scuole elementari per potersi permettere gli studi in giurisprudenza e diventare, seguendo la sua passione, prima avvocato e poi anche docente universitario. Ma la sua amarezza più grande fu quella determinata da un arresto subito nel settembre del 1993, per una vicenda che in seguito venne superata, ma che nel clima dell’epoca gli procurò un grave danno d’immagine, che tuttavia non modificò la sua indole di uomo buono e aperto alle esigenze della comunità. 9 Maggio 2014 posterpatrimonio Corrado Basile tiene un corso a giovani allieve egiziane SIRACUSA. L’interrogazione-appello dell’onorevole Giambattista Coltraro Sos museo del papiro Il deputato regionale si mobilita per salvare l’istituzione dove ancora oggi si studia conserva e divulga la cultura papiracea. Un fiore all’occhiello che il mondo ci invidia DI MARIA TIZIANA SIDOTI SIRACUSA. Di recente ha abbandonato la sede storica per trasferirsi nell'ex convento di Sant'Agostino ad Ortigia, antico cuore siracusano. È il Museo del Papiro di Siracusa. Dove ancor oggi tra eco di un ieri millenario in reperti e restauri e manifatture di oggi secondo tradizione l'impronta di scrittura affidata alle Il deputato Coltraro con i fondatori del Museo Anna Di Natale e Corrado Basile fibre intrecciate del papiro, passando dalla raccolta della pianta alla divisione del fusto in lamine, dal foglio alla rifinitura all'assemblaggio del rotolo, dalle origini ad oggi, cattura in fascino i visitatori. Ma i tempi non sono facili. A denunciarlo è il deputato regionale Giambattista Coltraro. Che ha rivolto un'interrogazione al Presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, all'Assessore delle Attività Produttive e all'omologo dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana. Dove chiede notizie in merito ad un contributo chiesto dal Museo attraverso l'Istituto Internazionale del Papiro, l'ente non a fini di lucro creatore e gestore dell'esposizione museale. «Ho presentato questa interrogazione perchè il Museo del Papiro di Siracusa, fondato e diretto da Corrado Basile, è una delle istituzioni scientifiche più importanti dell'isola, considerato che tutto il mondo si rivolge ad esso per il restauro dei papiri», interviene Coltraro. Il Museo fondato anche da Anna Di Natale, oltre che da Basile, dal 1987 è impegnato nello studio, nella conservazione e divulgazione delle testimonianze della cultura del papiro, promuovendo il progetto "Restauro Conservativo dei Papiri in Egitto" con missioni di restauro dei rotoli papiracei del Museo Egizio del Cairo, della Bibliotheca Alexandrina con cui è gemellato, e del Museo greco-romano di Alessandria, la nascita del laboratorio di restauro dei papiri del Museo del Cairo, e corsi di restauro. Per il carattere di completezza dei reperti in esposizione, dai papiri faraonici, ieratici, demotici, greci e copti a quelli prodotti a Siracusa dal XIX secolo, dai manufatti papiracei quali corde, stuoie, recipienti e sandali alle barche in papiro dall'Etiopia e dal lago Ciad all'erbario delle ombrelle papiracee raccolte lungo il Nilo o in Sicilia, dagli utensili e materiali per la scrittura, dai mortai ai pennelli alle resine, alle decorazioni parietali sull'uso del papiro, e per l'attività didattica dall'analisi del Dna nei papiri al papiro in Sicilia, dagli studi sulle antiche tecniche di manifattura, trattamento e conservazione a quelli per la salvaguardia del papiro del fiume Ciane, dall'affidamento dei papiri della Fonte Aretusa di Siracusa al conservativo dei papiri d'Egitto, è nell'elenco dei musei selezionati per un importante riconoscimento l'"European Museum of the Year Award 1995". Ed ancor oggi si può rimanere catturati dalla lavorazione della carta di papiro. Il deputato Coltraro evidenzia come anche il Consiglio Supremo delle Antichità Egizie con segretario il noto archeologo ed egittologo egiziano, Zahi Hawass, abbia ufficialmente decretato che Corrado Basile sia «consulente per tutti i progetti che riguardano i restauri dei papiri nei musei e nei siti archeologici, e di impedire in modo assoluto di restaurare qualunque papiro sia nei musei sia nei siti archeologici senza averlo consultato». Questo un riconoscimento di valore per il lavoro nel Museo di Siracusa. «Valore, purtroppo, che in Sicilia si stenta a riconoscere ma che dobbiamo tutelare perchè attraverso queste realtà passa il riscatto della nostra terra. Un punto di riferimento a livello mondiale che, oltre a dare lustro a Siracusa e all'intera Sicilia è in grado di attirare flussi di turisti, di ricercatori e di scienziati di non poco conto», sottolinea Coltraro. Che conclude: «Per questo motivo mi sono attivato affinchè il magnifico lavoro svolto da Corrado Basile e Anna Di Natale non vada perduto a causa di una delle tante, imperdonabili, distrazioni della politica. Dobbiamo salvare Istituto e Museo, dobbiamo metterlo in condizioni di esprimere tutto il suo immenso potenziale». Un momento del restauro. A>ccanto la targa del museo centonove pagina 36 posterrubriche NUOVE VISIONI DI MARCO OLIVIERI Spiderman Continua la saga di Spider-Man e dei tanti super eroi, per la gioia del botteghino. Si sa, la visione dei film nelle sale è in crisi, soprattutto tra i giovanissimi, e solo i blockbuster, o qualche commedia, riescono a trascinarli di fronte al grande schermo, senza accontentarsi di un computer o di un tablet. L’educazione al linguaggio cinematografico per le nuove generazioni rimane un’utopia, in un Paese senza memoria e rispetto per le proprie eccellenze, e prodotti come “The Amazing Spider-Man 2 Il potere di Electro”, specie se in 3D, riescono a catturare l’attenzione senza fare troppo pensare e senza regalare improvvisi incantamenti visivi. La regia dell’esperto Marc Webb, la sceneggiatura (dal fumetto della Marvel), gli effetti speciali e i vari interpreti – da Andrew Garfield ed Emma Stone a Jamie Foxx, Paul Giamatti e Sally Field – rendono gradevole e ben confezionato il film. Non siamo vicini alle versioni più raffinate e cinefile di Batman ma lo spettacolo è assicurato. Chi si attenda lavori più innovativi, è pregato di rivolgere altrove il proprio sguardo. Ad esempio, dal 14 al 25 maggio, è in programma il Festival di Cannes numero 67. Nella locandina della rassegna, quest’anno, domina l’immagine di Marcello Mastroianni, da “8 ½” di Federico Fellini. “Il suo sguardo sopra gli occhiali neri ci rende complici di una promessa”, ha dichiarato l’autore del manifesto. JAZZ. Concerto di chiusura a Catania e Palermo Wooten apre il salvadanaio CATANIA. Victor Wooten è un vero fenomeno della musica fusion: vincitore di 5 Grammy, nominato per parecchi anni di seguito miglior bassista dell’anno da Bass Player Magazine. Il musicista americano chiuderà la stagione del Circuito Jazzistico Siciliano - la rete culturale che ha visto insieme l’associazione Catania Jazz di Catania, Musiche di Palermo, Musicarte di Caltanissetta, e la cooperativa Arte E A Capo di Milazzo, suonando venerdì 9 maggio al Teatro Abc di Catania e sabato 10 maggio al Teatro Golden di Palermo. Alla fine dell’ultimo concerto sarà aperto il salvadanaio che ha raccolto le donazioni della campagna “1 euro sospeso per la musica” manifestazione di protesta contro la politica di tagli da parte della Regione Siciliana alle associazioni concertistiche, soldi che serviranno a finanziare, almeno parzialmente, un evento futuro. 9 Maggio 2014 PALERMO Se i migranti invadono le scene Al Teatro Libero di Piazza Marina, da 15 al 17 maggio, “Comunque in cammino” di Lia Chiappara e Annamaria Guzzio. E al Biondo ritorna “Lampedusa beach” di Lina Prosa DI PAOLO RANDAZZO Il teatro, si sa, è un termometro sensibilissimo di ciò accade nel mondo intorno: ed è un bene che sia così. Del resto esso è nato con una natura strutturalmente politica e, a snaturarsi, non ci ha mai guadagnato nel confronto con gli altri linguaggi della scena. E se questo è vero non è poi cosi strano che sempre più spesso il teatro siciliano più avvertito e sensibile finisca con l’occuparsi della enorme ed epocale vicenda dei migranti africano e asiatici che sbarcano sulle nostre coste in cerca di fortuna. A pensarci bene nulla è politicamente così vivo, nulla è così importante nella vicenda della Sicilia contemporanea quanto questi arrivi: il resto, le piccole quotidiane beghe della politica politicante, sono piccole battaglie di retroguardia che nascono già morte nel segno dell’arretratezza e della sottocultura. Non c’è da stupirsi quindi se a Palermo negli stessi giorni vanno in scena due spettacoli che trattano di questo tema. Parliamo di “Lampedusa Beach” di Lina Prosa che ritorna sulla scena del Biondo dal 6 al 18 maggio (Sala Strehler) e di “Comunque in cammino” lo spettacolo scritto e diretto da Lia Chiappara e Annamaria Guzzio (che hanno curato anche scenografia e costumi) che andrà in scena al Teatro Libero di Piazza Marina dal 15 al 17 maggio. In scena Gianluca Beninati, Giada Costa, Michela D’Angelo, Mariangela Glorioso, Sara Ibrahim, Roberto Ippolito, Valeria Sala, Gianluca Zucca, video di Pietro Vaglica, luci di Fiorenza Dado e di Gianfranco Mancuso. Ed ecco come Lia Chiappara presenta il suo lavoro: «Il lavoro Lia Chiappara parte dalla citazione di DE GUSTIBUS Una scena di “Comunque in cammino” testi classici come Le Supplici di Eschilo, vive la figura dolente di Ecuba da Le Troiane di Euripide, per affrontare il dramma contemporaneo dei migranti, che attraversano il mar Mediterraneo portando nella terra di approdo tutta la loro disperazione ma anche tutte le loro potenzialità inespresse. Al lungo e paziente lavoro di approccio personale da parte degli interpreti alla realtà della migrazione, si sono aggiunte testimonianze di soggetti migranti e riflessioni poetiche contemporanee sul tema. Ne è nata una drammaturgia nuova che ha privilegiato il dolore come percezione universale che fa dei migranti uomini tra gli uomini. Rilevanza significante ha assunto il movimento espressivo dei corpi, la mescolanza delle lingue originali e il canto, dando vita ad un linguaggio universale e simbolico di integrazione salvifica». MUSICA DI CESARE NATOLI D’Annunzio e Wagner C’è chi parla, forse esagerando un po’, di una “D’Annunzio Renaissance”. Sicuramente, un certo ritorno di interesse nei confronti del Vate c’è. Ed è un ritorno – nel centocinquantesimo anniversario della nascita – che fa rispuntare il poeta, come ha fatto notare Francesco Fusaro, dalle nebbie sonnolente dei banchi di scuola. In questa scia si inserisce “Il caso Wagner”, che la casa editrice Elliot fa uscire in questo importante anno wagneriano. Un libro di agile lettura, che è la somma di tre articoli usciti su «La Tribuna» il 23 luglio, il 3 e il 9 agosto del 1893. Articoli nei quali D’Annunzio prendeva le difese del compositore tedesco contro le opinioni del filosofo Nietzsche di cui lo stesso poeta era stato, in un certo qual modo (e a prescindere dalla confusione relativa al concetto di ‘Superuomo’) promotore in Italia. Tutta la questione è ben spiegata dall’ottimo saggio di Paola Sorge, curatrice del volume ed autrice anche di una bella biografia (parzialmente romanzesca nella forma ma non nelle fonti) intitolata “D’Annunzio. Vita di un superuomo” (Castelvecchi 2013). Com’è noto, Nietzsche, già amico di Wagner, attacca duramente il compositore accusandolo di incarnare il perfetto esempio della decadenza morale ed intellettuale del suo tempo. Di fronte alla polemica D’Annunzio si trova proverbialmente fra incudine e martello: da un lato il musicista di cui era artisticamente innamorato ); dall’altro il filosofo per il quale D’Annunzio aveva provato quella sincera fascinazione spesso però travisata da certi commentatori dannunziani. DI MASSIMO LANZA Osteria RossoDiVino A pochi passi dal parcheggio di Porta Catania e da Corso Umberto proprio di fronte alle bellissime ed elegantissime architetture del Palazzo dei Duchi di Santo Stefano da qualche tempo ha aperto i battenti l’Osteria RossoDiVino, un piccolo locale dall’interessante proposta culinaria. Ben arredata la piccola e raccolta sala interna, quindi d’inverno quando non si può usufruire del dehor estivo sempre meglio prenotare, soprattutto nei fine settimana. Con i primi caldi invece ci si accomoda fuori nei tavolini all’aperto del tranquillissimo vicoletto, nonostante la vicinanza con il Corso Umberto, dove si affaccia il locale. La cucina offre soprattutto piatti di pesce, materia prima selezionatissima e freschissima, mentre le ricette riescono a ben unire una la solida tradizione della cucina centonove pagina 37 siciliana con una vena innovativa gentile e mai soverchiante. Si comincia con un antipasto di crudo (gamberoni, scampi e quanto giornalmente si trova sul mercato) o magari con una tartare. Tra i primi abbiamo apprezzato gli gnocchi fatti in casa con gamberone, fiori di zucca e menta, buoni e profumati, ma anche i maccheroncini al ragù di tonno. Tra i secondi il filetto di allunga con cipolla rossa aromatizzata all’arancia, gli scampi gratinati, i gamberoni viola alla griglia, ma anche una ricca scelta di pescato del giorno. Non manca una proposta di carne, le polpette con la caponata ad esempio. Tra i dolci il Lulù e il Cuore Caldo. Carta dei vini migliorabile che elenca solo etichette siciliane e un paio di Champagne, ricarichi piuttosto altini, in media con la ristorazione Taorminese. Servizio attento e preparato, sempre gentile e prodigo di consigli. Per un pranzo completo, dall’antipasto al dolce, preventivate almeno una sessantina di euro vino escluso. Osteria RossoDiVino - Via Spuches 8 Taormina - telefono 0942 628653 9 Maggio 2014 posterlettere QUI SCUOLA HERITAGE GUI DI ANDREA SMITH DI SERGIO BERTOLAMI Si comincia a parlare di assunzioni e concorsi Capitalizzare il territorio A sentire le novità si potrebbe cominciare a brindare. L’augurio è che il vino sia “sincero”, cioè a dire, speriamo che si avverino perché di promesse, proclami e annunci siamo pieni. Sarebbero 63.000 i docenti da assumere nel prossimo triennio, anche per effetto del nuovo concorso a cattedra che il ministro Giannini dovrebbe bandire entro la fine di quest’anno, per potere svolgere le prime prove nella primavera del 2015 e le assunzioni a settembre del 2016. Per le assunzioni c’è da tenere presente che è sempre valido il principio della ripartizione dei posti in misura del 50% tra le due procedure, concorso a cattedra e graduatorie ad esaurimento. Si parte nel 2014-2015 con 29.000 immissioni in ruolo: 15.000 sul sostegno – seconda trance del decreto Carrozza – e 14.000 per posti e classi di concorso curriculari; i 7.000 assegnati alla procedura del concorso a cattedra serviranno per completare i posti del concorsone del ministro Profumo del 2012. Nel 2015-16 è prevista la terza ed ultima trance del decreto Carrozza con 8.000 posti di sostegno, ai quali si dovrebbero aggiungere 14.000 posti per il tun over stimato, sempre con la ripartizione a metà tra graduatorie ad esaurimento e concorso; per quest’ultima procedura vi sarà l’assorbimento di 7.000 idonei della selezione del 2012. Nel 201617 saranno operative le graduatorie del concorso che sarà bandito dalla Giannini, per 17.000 cattedre, e sono previste in totale 12.000 assunzioni. Il nuovo concorso interesserà tutte le classi di concorso, l’intero territorio nazionale e in qualche caso avrà una base interregionale. Il progetto sembra buono e, se attuato, manderà in soffitta definitivamente graduatorie di concorsi a cattedra banditi nel 1990 e 1999, ancora valide, per talune classi di concorso, anche per le immissioni in ruolo del 2014. ECOLOGIA&AMBIENTE LA LETTERA Primo maggio, ritorno al passato Sono un “aficionado” di Centonove lo seguo e lo leggo , anche quando sono fuori Messina, sin dalla sua nascita; superfluo aggiungere che trovo sempre interessanti gli argomenti che tratta e la loro varietà. 1° maggio festa del lavoro con meraviglioso ricordo, fra l’altro, di alcune indimenticabili costumanze della nostra Sicilia. In particolare la mia attenzione si appunta su quanto viene riferito in ordine alla festività di S. Giuseppe “lavoratore” in alcuni comuni (Leni, Montemaggiore Belsito)siciliani, perché il tutto mi riporta alla mia Bronte (CT), alle mie origini (famiglia contadina), alla mia fanciullezza, alla ricorrenza della festa di S. Giuseppe “lavoratore” del 19 marzo. Per l’occasione mia madre preparava la “tavolata” dei “virginelli” : potevano essere maschi e femmine , età 6-12 anni, numero disparida 7 a 13, tranne nel 1945 quando, al rientro di mio fratello dalla prigionia, sono stati 19. Il pranzo: pasta (ditale) e ceci, baccalà fritto, cardi e, da portare a casa per ogni commensale, “u panuzzu con l’arancia”. Per la circostanza, noi abitavamo in un cortile piuttosto ristretto, casa modesta, il piatto di ceci e “u panuzzu con l’arancia”(“a divuzioni”) venivano distribuiti a tutti i vicini. Inoltre, data la miseria dei tempi: mamme di famiglia e ragazzi che giravano di casa in casa, spesso con un bicchiere per ottenere un po’ d’olio, o chiedere il “tozzo di pane” (non soldi che mancavano per tutti), questi mendicanti venivano fatti accomodare alla “tavolata” ricevendo al termine “u panuzzu con l’arancia”. Eppure si viveva sereni: era la civiltà contadina, fonte inesauribile e maestra di vita, quella della “sana pazienza e della sana rassegnazione” come affermava il filosofo Thibon (1972). Luigi Chiofalo Prendete una località recente come Forte dei Marmi (meno di 8mila abitanti) che festeggia in questi giorni i cento anni dalla nascita. A metà del secolo scorso scelse di concentrare la propria economia sul turismo di qualità nel contesto versiliese. Difendere l’unicità ha significato proteggere la propria identità: dal fortilizio che le ha dato il nome, alla sabbia finissima delle sue spiagge. Prendete ancora un piccolo centro come Cavarzere (15mila abitanti). L’assessorato alla cultura ha avviato un progetto incentrato sulla “Diffusione di un bene culturale legato al territorio”. S’è scelto l’organo del duomo di San Mauro che con le sue 3000 canne è uno dei più grandi del Veneto. L’iniziativa vuole arricchire il bagaglio di conoscenze degli adolescenti e fare in modo che questo primo approccio nell’uso dello strumento possa dischiudere studi musicali approfonditi al conservatorio. Turismo, cultura, ambiente, specificità identitarie da proporre al mercato globale, creano in Europa milioni di posti di lavoro. La Francia impiega nel turismo e nella cultura il doppio degli addetti dell’Italia. La Germania tre volte tanti. È inutile fare paragoni con la nostra città. Bruciare le vite dei giovani ai quali si offrono solo posti sottopagati e precari, significa sacrificare il capitale sociale e le risorse culturali ereditate da chi sapeva fare tesoro del territorio. Quale amministrazione di questi ultimi anni ha investito sulla città ricostruita del Novecento, da offrire come bene tangibile da ammirate e da vivere? Allora, prendete Messina (240mila abitanti) e finitela di fare solo rumore. centonove.heritage@experiences.it DI ANNA GIORDANO Sfide in volo a Capo Peloro Soffia scirocco fore, tanto forte da sbattere i rapaci sulla costa, che seguono finchè possono, per poi sfidare lo Stretto e tentare di arrivare sulla sponda calabrese. Un falco di palude femmina, stupendo, ci passa di sopra, prosegue quasi sfiorando la sabbia di Capo Peloro, spero si fermi, invece affronta il mare e il vento. Antonella lo segue con il cannocchiale, gli altri sono distratti da Berte maggiori e minori, Gabbiani corsi, Beccapesci e altro. Urla, vede le sue ali toccare il mare, si solleva, poi di nuovo le ali in acqua, questa volta di più. Poco dopo scompare, inghiottito dal mare. Un’immane tristezza ci avvolge, il pensiero di quello splendido falco che ha attraversato il Sahara, il canale di Sicilia, la più ampia e pericolosa distesa marina che attraversano uccelli terrestri, in mezzo pianeta, e poi un’isola sempre meno ospitale, ambienti distrutti, ostacoli aerei in nome di presunte economie verdi che qui prendono il colore dei soldi, per poi morire mentre supera l’ultimo ostacolo. Chissà, magari si ricordava di quei bei pendii pieni di prede, poco sopra le case della città, non sapendo che nel frattempo il cemento aveva preso vita sterile al posto di quella invece vera, ignota ai più, che considerano tutto ciò che non è umano, inutile. Ha trovato il nulla, non ha potuto nutrirsi, la memoria, perfetta, l’ha ingannato, senza sapere che l’inganno l’han perpetrato invece altri, tanti, in questi lunghi e amari anni. Si sarà detto che forse ce la faceva, non poteva perdere più tempo cercando altre colline e prede, stava arrivando la pioggia, e in primavera chi tardi arriva, male alloggia, e lo sa. Non ha fatto i conti con il territorio rubato al resto del mondo che non vota, non parla, non protesta, non può reagire. Di una Zona a Protezione Speciale istituita a rotta di collo, nel centonove pagina 38 febbraio del 2005, per evitare (scritto nero su bianco nel decreto assessoriale), una multa di 100.000 euro al giorno per ogni giorno di ritardo. Carta straccia. Progetti su progetti con corbellerie inaudite scritte nei presunti studi, non tutti ma quasi. Tanto, chi come me vorrebbe leggerli e controdedurli, si attacca al tram, alla faccia della trasparenza, nulla è disponibile subito, ma solo con tempi biblici e tardivi. Chissà cosa dirà l’Unione Europea, quando sarà nostra cura (amara), comunicare l’ordinanza di stoccaggio rifiuti a Pace, il bando di gara (con fondi europei) per la discarica RU a Pace, taciuta per mesi e mesi, il tutto, senza il rispetto delle norme comunitarie, nazionali, e regionali. Chissà se partirà la procedura di infrazione, visto che al top delle procedure c’è l’ambiente (Repubblica del 5 maggio, pag. 14). Guardo i falchi, finchè passano faccio finta che non esista l’inganno di chi amministra, ieri, oggi, domani. Sperando di non vedere morire chi amo, innocente presenza e bellezza di questa martoriata terra. postercommenti 9 Maggio 2014 OCCORRE SAPERE Renzi e gli stipendi dei magistrati DI FRANCO PUSTORINO E’ innegabile che il Premier Matteo Renzi è animato da tanta buona volontà, da una voglia di fare, di cambiare, senza limiti. Ma è altrettanto innegabile che di tutte le cose che vuole fare, Renzi ne potrà fare un numero molto limitato. E questo soprattutto perché si ritrova a dovere fare i conti ogni giorno con una classe politica litigiosa, saldamente inchiodata alle poltrone e ai privilegi, il cui massimo obiettivo è quello di cercare di sottrarre qualche voto al partito avverso. In queste condizioni accontentare tutti, ovviamente, è impossibile. E Renzi ha scelto la strada più in discesa possibile; quella cioè della mediazione e del compromesso. Ma non è detto che riuscirà a superare tutti gli ostacoli. Anche perché l’Italia si regge su privilegi e vantaggi così saldamente radicati che è assai difficile rimuovere. Probabilmente Renzi, specie avendo nominato ministri giovani ma con poca esperienza, avrebbe dovuto dotarsi di uno staff di tecnici-giuristi ed economisti- di alto profilo ai quali attingere prima di annunziare le cosiddette “riforme”. Che l’Italia abbia indifferibile necessità di sostanziose riforme è fuor di dubbio perché noi, da oltre venti anni, andiamo avanti con normative obsolete e superate. 150 PAROLE DA PALERMO I resti della pizza DI MARIA D’ASARO Capita che, all’improvviso, tuo figlio inviti a cena alcuni amici, proprio il giorno in cui tu lavori sino a sera. Rimedi acquistando la pizza, che i ragazzi mangiano allegramente in disparte. Quando l’indomani riordini, ti accorgi che da un cartone occhieggia un pezzo di pizza. Controlli i cartoni: con i vari resti si recupera una pizza intera. Riponi tutti i pezzetti nel frigo. E pensi a tua madre e a tuo padre che non gettavano niente, perché tutto era “grazia di Dio”. Certo, i tuoi genitori sono vissuti nei duri anni di guerra. Ma c’era senz’altro una saggezza profonda nel loro sacro rispetto per ogni cibo. E forse di una cosa dovremmo oggi crucciarci: di non essere riusciti a convincere i nostri figli che mangiare ogni giorno, almeno tre volte, non è scontato. E che un buon pasto è, in ogni caso, un dono della natura e del lavoro dell’uomo. ELIODORO Teatro Massimo dell’operetta Ma fare le riforme di cui il nostro Paese ha bisogno è più difficile di quanto Renzi pensasse se è vero, come è vero, che i governi, di varia estrazione politica che si sono alternativamente succeduti dal dopoguerra ad oggi non sono riusciti a farle. Renzi ha previsto una norma che è assolutamente corretta; nessuno può percepire uno stipendio più alto di quello che, in atto, percepisce il Presidente della Repubblica cioè 240.000,00 euro l’anno che non sono “noccioline” ma ben ventimila euro al mese. Se si pensa che ci sono pensionati che hanno pensioni di 500 euro al mese c’è da rabbrividire. E però gli alti dirigenti che percepiscono stipendi superiori a 240.000,00 euro annui sono insorti contro Renzi chi minacciando di dimettersi chi minacciando di fare causa. Quella che però non ci si aspettava e che ha destato-mettiamola così- la maggiore sorpresa è stata la dura reazione dell’Associazione Nazionale Magistrati secondo la quale- ovviamente ci si riferisce ai vertici- la riduzione dello stipendio da 311.000,00 euro 240.000,00 euro provocherebbe un grave impatto sul fondamentale principio di imparzialità e indipendenza dei Giudici. Questa, chiaramente, è una gaffe che l’Anm si è subito preoccupata di minimizzare. Molto probabilmente la riduzione degli stipendi non supererà il vaglio della Corte Costituzionale e quello dei giudici ordinari perché non è possibile imporre la riduzione degli stipendi in corso d’opera né tantomeno ridurre lo stipendio dei magistrati spettando la competenza al Csm. Ma a questo punto una osservazione nasce spontanea: il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che percepisce uno stipendio annuo di 240.000,00 euro non è imparziale e non è indipendente? Ovviamente non è così! Ma resta, pur sempre, un segnale della ragione per la quale, nel nostro Paese, fare le riforme di cui lo stesso ha bisogno, è molto più difficile di quanto pensa Renzi. E’ triste doverlo riconoscere ma purtroppo è così! ANIMAL HOUSE CATANIA. Il presidente della Regione proroga il commissariamento del Teatro Massimo Vincenzo Bellini e il sindaco Enzo Bianco urla e strepita. Parole come una ondata di fuoco si abbattono su Palermo. Rosario Crocetta abbozza, riflette, ragiona, si convince e rivedere la sua posizione. A distanza di poche ore vengono indicati i componenti del Cda indicati da Palazzo d'Orleans. Ma non era più semplice aprire il pizzino con i nomi dei prescelti prima di fare infuriare Bianco che si trova a fronteggiare giornalmente le proteste dei dipendenti dell'ente lirico? ANTIBUDDACI DI DINO CALDERONE Quando c’era Leanza Recentemente le Acli di Messina hanno organizzato un convegno per ricordare, a dieci anni dalla morte, la figura del politico messinese Vincenzo Leanza. Come Gullotti e Astone, anch'egli originario dei nebrodi (era nato a Cesarò nel 1932), a differenza dei due noti politici, non aveva voluto intraprendere la politica nazionale, preferendo mantenere il suo impegno a livello regionale. I suoi riferimenti fondamentali furono le Acli e la Dc, ma quando questo partito si spaccò, Leanza scelse di passare prima con i Cristiano Democratici Uniti e poi con Forza Italia. I numerosi interventi al convegno di quanti hanno conosciuto personalmente Leanza, hanno evidenziato gli aspetti più umani e positivi nell' esercizio del potere. D'altra parte, in un clima legittimamente celebrativo, non si poteva pretendere di più. Una lettura più distaccata e scientifica è stata comunque assicurata da uno dei relatori al convegno, Antonio Baglio, docente di storia dell'Università di Messina, che giustamente ha sottolineato come “nella cosiddetta “Repubblica dei partiti”, questi ultimi non solo orientavano la raccolta del consenso, ma anche la selezione del personale dal centro fino alla periferia. L'ingresso in politica avveniva dopo una fase più o meno lunga di apprendistato, le cui prime tappe si svolgevano a livello periferico”. E' così accadde anche per Leanza che, prima di essere eletto per la prima volta deputato regionale nel 1976 (fino a diventare per due volte presidente della regione), fu sindaco di San Teodoro. Più volte assessore (lavoro, agricoltura, bilancio) fu “protagonista di una lunga stagione politica - quella della Democrazia cristiana nella terra in cui si era generata - Leanza ne ha incarnato gli splendori e le intime debolezze e contraddizioni”. Ed è soprattutto questo contesto, fatto di intime debolezze e contraddizioni, richiamato da Baglio, che dovrebbe essere approfondito e studiato, oltre la rispettabilità umana di tante persone della cosiddetta prima repubblica. dinocalde7@gmail.com DI ROBERTO SALZANO Adotta un cane anziano Domenica 4 maggio ha segnato l'inizio di un'importantissima campagna di sensibilizzazione, che, partita da Piazza Casa Pia, toccherà altre piazze di Messina. A promuovere l'iniziativa l'associazione animalista “Amici di Fido e co.”, che si occupa dei cani del rifugio di Via Don Blasco. “Adotta un cane anziano” è lo slogan che accompagna l'operato dei volontari, il cui obiettivo è appunto quello di incentivare le adozioni degli esemplari di età non inferiore ai dieci anni, garantendo loro la possibilità ed il diritto di trascorrere almeno l'ultima parte delle loro vite nella casa e nell'amore di una vera famiglia, che se ne prenda cura in esclusiva. Tante le agevolazioni promesse e volte ad arginare le spese sostenute dagli adottanti. Tra le altre, mantenimento nutrizionale a vita centonove pagina 39 per il cane adottato, controlli gratuiti dell'animale presso i veterinari che hanno accettato di prendere parte all'iniziativa, sconto del 30% sull'acquisto delle medicine, bonus da usare per l'acquisto di cuccia, guinzaglio e collare, pettorina e qualsiasi altro prodotto possa servire a garantire il benessere dell'esemplare. Fondamentale è fare capire alla gente la gioia che può regalare prendersi cura di un anziano a quattro zampe, magari più acciaccato di uno giovane, ma non per questo meno fedele, affettuoso e grato. Perfettamente in grado di comprendere le attenzioni a lui destinate, sarà capace di stupire i nuovi padroni col suo grandissimo amore e la sua eterna devozione, che arricchiranno il cuore delle persone che saranno state così generose e sensibili da prenderlo con sé e garantirgli una sistemazione confortevole. Un gesto di apertura ed accoglienza che verrà totalmente ripagato. Anzi, restituirà molto di più. Start up alle zone franche Agevolazioni fiscali in Sicilia per le piccole e micro imprese insediate nelle aree indivuate dal Ministero dello Sviluppo Economico. Le istanze entro il 23 maggio Le Zone franche urbane sono state istituite dall’articolo 1, commi 340 e ss., della legge finanziaria per il 2007 (legge n. 296/2006), che ha previsto la concessione di agevolazioni fiscali e contributive in favore delle piccole e micro imprese localizzate in territori caratterizzati da fenomeni di degrado sociale e urbano individuati dal Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), su proposta del Ministro dello sviluppo economico, tenendo conto di specifici parametri socioeconomici. Successivamente, l'articolo 37 del decreto legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, ha previsto la possibilità di utilizzare le risorse riprogrammate del Piano di azione e coesione (PAC) ed eventuali ulteriori risorse regionali per finanziare le suddette agevolazioni in favore delle imprese di micro e piccola dimensione localizzate nelle zone urbane ricadenti nelle Regioni dell'Obiettivo Convergenza ammesse e finanziate dalla delibera CIPE n. 14 del 2009 (per la Sicilia Catania, Erice, Gela), nonché in quelle dichiarate ammissibili nella relazione istruttoria allegata alla suddetta delibera (per la Sicilia Aci Catena, Acireale, Barcellona Pozzo di Gotto, Giarre, Messina, Sciacca, Termini Imerese, Trapani). Inoltre la Regione Siciliana con l'articolo 67 della legge n. 11 del 12 maggio 2012 ha previsto l’istituzione di ulteriori Zone Franche Urbane, individuate secondo i criteri definiti dalla delibera CIPE n. 5 del 2008 e dalla circolare del Ministero dello sviluppo economico n. 14180 del 26 giugno 2008 (Bagheria, Enna, Palermo-porto, Palermo- Brancaccio e Vittoria). La legge di stabilità per il 2014 (articolo 1, comma 319 della legge 27 dicembre 2013 n. 147) ha disposto, infine, l'estensione delle agevolazioni anche alle micro e piccole imprese localizzate nella zona franca urbana del comune di Lampedusa e Linosa, istituita dall'articolo 23, comma 45, del decreto legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011. In attuazione del citato articolo 37 del decreto legge n. 179 del 2012, è stato adottato il decreto del Ministro dello sviluppo economico, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, del 10 aprile 2013, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 161 dell’11 luglio 2013, che ha stabilito condizioni, limiti, modalità e termini di decorrenza delle agevolazioni fiscali e contributive. Il 23 gennaio 2014 è stato adottato il decreto direttoriale che ha approvato il bando attuativo per la concessione delle agevolazioni. Le risorse finanziarie a disposizione sono le seguenti: - 147.000.00 mln di euro, individuate nel paragrafo 3.1. del “Piano Azione Coesione: terza e ultima riprogrammazione” nell’ambito delle misure anticicliche; - 37.752.861,13 mln di euro di competenza della Regione Siciliana, che integrano lo stanziamento previsto dal PAC. La ripartizione delle risorse per ciascuna Zona franca urbana (vedi tabella allegata al decreto direttoriale del Ministero dello sviluppo economico n.124 del 23 gennaio 2014) è stata effettuata dal Ministero sulla base dei criteri di riparto delle risorse disponibili indicati nella delibera CIPE n. 14/2009. I destinatari delle agevolazioni Possono beneficiare delle agevolazioni le imprese che siano in possesso dei seguenti requisiti: a) siano di micro e piccola dimensione; b) siano già costituite alla data di presentazione dell’istanza e regolarmente iscritte al Registro delle imprese; c) svolgano la propria attività, all’interno della ZFU; d) si trovino nel pieno e libero esercizio dei propri diritti; e) non siano in liquidazione volontaria o sottoposte a procedure concorsuali. Inoltre, qualora si tratti di imprese che svolgono attività non sedentaria è necessario, alternativamente, che: a) presso l’ufficio o locale all'interno della ZFU sia impiegato almeno un lavoratore dipendente a tempo pieno o parziale che vi svolga la totalità delle ore lavorative; b) l'impresa realizzi almeno il 25% del proprio volume di affari da operazioni effettuate all’interno della ZFU. In relazione al requisito sub a) si ricorda che ai sensi del Regolamento (CE) n. 800/2008 della Commissione del 6 agosto 2008, richiamato dal decreto del Ministro delle attività produttive 18 aprile 2005, si intendono: per “microimprese” le imprese che hanno meno di 10 occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo, inferiore ai 2 milioni di euro; per “piccole imprese” le imprese che hanno meno di 50 occupati e un fatturato annuo oppure un totale di bilancio annuo, non superiore a 10 milioni di euro; Con riguardo, invece, al requisito sub c) è necessario che le imprese abbiano un ufficio o locale destinato all’attività, anche amministrativa, all’interno del territorio di riferimento, regolarmente segnalato alla competente Camera di commercio e risultante dal relativo certificato camerale (quindi non è indispensabile che nella zona franca sia localizzata anche la sede legale). Per ufficio o locale, infatti, si intende la sede legale, amministrativa, produttiva o qualsiasi altra sede secondaria o unità locale dell'impresa, così come risultante dal certificato camerale. Sono considerate non sedentarie le attività esercitate prevalentemente al di fuori di un ufficio o locale aziendale e svolte principalmente direttamente presso la clientela dell'impresa o in spazi pubblici. A tal proposito la circolare ministeriale chiarisce, a fini esemplificativi e non esaustivi, che sono considerate attività di tipo non sedentario: i venditori ambulanti, le imprese di costruzione, gli idraulici e i parrucchieri che svolgono la propria attività prevalentemente presso l' abitazione dei clienti; mentre sedentarie si considerano, invece, le attività manifat- turiere svolte all'interno di uno stabilimento produttivo, gli esercizi commerciali, i ristoranti, i saloni di parrucchiere. Si precisa, inoltre - come chiarito dalla circolare ministeriale - che possono accedere alle agevolazioni anche gli studi professionali e più in generale i professionisti, purché svolgano la propria attività in forma di impresa e siano iscritti, alla data di presentazione dell'istanza, al Registro delle imprese. Il soggetto richiedente, alla data di presentazione dell’istanza, deve essere non solo iscritto al Registro delle imprese ma svolgere anche attività di impresa. La mera iscrizione al Registro delle imprese ai soli fini di conoscenza e pubblicità, non accompagnata dallo svolgimento di un’effettiva attività di impresa, non rileva, dunque, ai fini dell’accesso alle agevolazioni. Le agevolazioni concedibili. Sonopreviste dall'articolo 1, comma 341 della legge 296 del 2006, consistono nelle seguenti tipologie: Esenzione dalle imposte sui redditi. Il reddito derivante dallo svolgimento dell’attività svolta dall’impresa all'interno del territorio della ZFU, fino a concorrenza dell’importo di 100.000 euro per ciascun periodo di imposta, è esente dalle imposte sui redditi a decorrere dal periodo di imposta di accoglimento della istanza di agevolazione, nei limiti delle seguenti percentuali: a) 100% , per i primi cinque periodi di imposta; b) 60% , per i periodi di imposta dal sesto al decimo; c) 40% , per i periodi di imposta undicesimo e dodicesimo; d) 20%, per i periodi di imposta tredicesimo e quattordicesimo. Il suddetto limite di 100.000 euro è maggiorato, per ciascuno dei periodi di imposta considerati, di un importo pari a 5.000 euro, ragguagliato ad anno per ogni nuovo dipendente assunto a tempo indeterminato che sia residente nel territorio della ZFU e che nello stesso territorio svolga la propria attività lavorativa. A tal fine rilevano le nuove assunzioni che costituiscono un incremento del numero di dipendenti assunti con contratto a tempo indeterminato, sia a tempo pieno che parziale, rispetto al numero di lavoratori già assunti con la medesima tipologia di contratto alla data di chiusura del periodo di imposta precedente a quello di decorrenza dell’esenzione. L'incremento è considerato al netto delle diminuzioni verificatesi in società controllate o collegate all’impresa richiedente ai sensi dell’articolo 2359 del codice civile o facenti capo, anche per interposta persona, al medesimo soggetto. Esenzione dall'imposta regionale sulle attività produttive. Il valore della produzione netta è esente dall’imposta regionale sulle attività produttive per ciascuno dei primi cinque periodi di imposta decorrenti da quello di accoglimento dell’istanza, entro il limite di euro 300.000. Per la determinazione del valore della produzione netta, non rilevano le plusvalenze e le minusvalenze realizzate. Esenzione dall'imposta municipale propria. Gli immobili siti nella ZFU, posseduti e utilizzati dai beneficiari per l’esercizio dell’attività economica sono esenti dall’imposta municipale propria per i primi quattro anni a decorrere dal periodo di imposta di accoglimento della istanza. Esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente. A decorrere dal periodo di imposta di accoglimento della istanza è riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi sulle retribuzioni da lavoro dipendente per i contratti a tempo indeterminato ovvero a tempo determinato di durata non inferiore a 12 mesi, nei limiti del massimale di retribuzione fissato dall’articolo 1, comma 1, del decreto del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali 1°dicembre 2009. Condizione indispensabile per beneficiare dell'agevolazione è che almeno il 30% degli occupati risieda nel territorio in cui ri- cade la ZFU. L'esonero è concesso nelle seguenti percentuali: a) 100% per i primi cinque anni; b) 60% per gli anni dal sesto al decimo; c) 40% per gli anni undicesimo e dodicesimo; d) 20% per gli anni tredicesimo e quattordicesimo. Intensità delle agevolazioni. Le agevolazioni sono concesse ai sensi e nei limiti di quanto previsto dall'articolo 2, comma 2, del Regolamento CE n. 1998/2006 relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del Trattato sugli aiuti di importanza minore (de minimis). Pertanto, ciascun soggetto può beneficiare delle agevolazioni previste fino al limite massimo di 200.000 euro ovvero di 100.000 euro nel caso di imprese attive nel settore del trasporto su strada, tenuto conto di eventuali ulteriori agevolazioni già ottenute dall'impresa a titolo di de minimis nell'esercizio finanziario in corso alla data di presentazione dell'istanza e nei due esercizi finanziari precedenti. Modalità di fruizione delle agevolazioni. Le agevolazioni sono fruite mediante riduzione dei versamenti da effettuarsi con il modello di pagamento F24 da presentare esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate, pena lo scarto dell’operazione di versamento, secondo modalità e termini definiti con provvedimento del Direttore della medesima Agenzia. L'importo dell'agevolazione è calcolato in modo proporzionale sulla base del rapporto tra l'ammontare delle risorse stanziate e l'ammontare del risparmio d'imposta e contributivo complessivamente richiesto dalle imprese istanti. Ne consegue che l'importo dell'agevolazione richiesta dalla singola impresa nel modulo di istanza potrà subire una riduzione nel caso in cui l'ammontare delle agevolazioni complessivamente richieste dalle imprese istanti risulti essere superiore all'ammontare delle risorse stanziate. In tal caso l’importo dell’agevolazione spettante a ciascuna impresa beneficiaria è determinato moltiplicando l’importo dell’agevolazione richiesta per il rapporto tra l’ammontare delle risorse finanziarie disponibili per la ZFU e l’ammontare del risparmio d’imposta e contributivo complessivamente richiesto da tutte le imprese della ZFU ammesse ai benefici, tenendo conto delle riserve finanziarie di scopo eventualmente attivate nella ZFU. L'evenienza che tale importo possa subire, in sede di riparto, una riduzione dipenderà dunque dalla circostanza che l’ammontare delle agevolazioni complessivamente richieste dalle imprese istanti risulti superiore all’ammontare delle risorse stanziate. La misura della predetta riduzione sarà tanto più alta quanto maggiore risulterà la differenza tra ammontare delle agevolazioni complessivamente richieste dalle imprese istanti e l’importo delle risorse stanziate. Gli importi delle agevolazioni spettanti saranno determinati con provvedimento del Ministero dello sviluppo economico, pubblicato anche nel sito istituzionale (www.mise.gov.it). Modalità e termini di presentazione delle istanze. Le istanze devono essere compilate in modalità telematica sulla base di un facsimile predisposto dal Ministero, firmate digitalmente e trasmesse, con i relativi allegati, esclusivamente tramite la procedura informatica accessibile dalla sezione "ZFU Convergenza e Carbonia Iglesias" del sito Internet del Ministero dello sviluppo economico ( www.mise.gov.it). L'accesso alla procedura informatica prevede: - l'identificazione dell'impresa tramite codice fiscale; -l'autenticazione tramite credenziali informatiche inviate all'indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) dell'impresa, come risultante dal Registro delle Imprese. Le istanze possono essere presentate a decorrere dalle ore 12:00 del 5 marzo 2014 e sino alle ore 12:00 del 23 maggio 2014. La procedura non è a sportello, quindi l’ordine temporale di presentazione delle istanze non determina alcun vantaggio né penalizzazione nell’iter di trattamento delle stesse. Ai fini dell’attribuzione delle agevolazioni, le istanze presentate nel primo giorno utile saranno trattate alla stessa stregua di quelle presentate fino all’ultimo giorno. Il Ministero, pertanto, invita le imprese interessate a non affrettare i tempi per l’invio dell’istanza, anche al fine di evitare errori nella compilazione della stessa. La durata di ottanta giorni è stata determinata al fine di consentire alle imprese destinatarie delle agevolazioni la possibilità di fruire dell'esenzione dall'imposta sui redditi per il periodo fiscale 2014 già a decorrere dalla prossima scadenza fiscale di giugno 2014. Le istanze pervenute fuori dai termini, iniziale e finale, così come le istanze redatte o inviate con modalità difformi non saranno prese in considerazione. Nell'ambito della procedura informatica, l'impresa avrà accesso alla specifica sezione relativa alla Zona franca urbana di interesse, dove saranno riportate le informazioni inerenti le risorse finanziarie disponibili, le riserve finanziarie di scopo attivate e le relative risorse dedicate nonché l'elenco delle sezioni censuarie che individuano l'area della Zona franca urbana. ZONA FRANCA URBANA PRESENTAZIONE ISTANZE ENTRO IL 23 MAGGIO 2014 Regione Sicilana Presidenza Per maggiori informazioni visita il sito www.mise.gov.it
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