Chiesa Informa Ultimo numero di Chiesa Informa

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n f o r m a
Aprile 2014
Il sentirsi
“chiamati”
Tribunale ecclesiastico:
inaugurato l’anno giudiziario
pag. 3-5
Le tradizioni pasquali
a Benevento
pag. 6-7
In città la mostra su Madre
Teresa di Calcutta
pag. 8-9
pag. 12
Chiesa
I n f o r m a
Supplemento a
Periodico di impegno religioso-socio-culturale
Ufficio Comunicazioni Sociali - Benevento
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percorsi
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IL SENTIRSI
“CHIAMATI”
di Crescenzo Rotondi*
Percepire la voce della chiamata è una
dinamica che può essere accolta in
maniera flebile oppure doverosa, delicata oppure dominante, ma ciò che essa
chiede è sempre un elemento comune:
l’obbedienza non immediata, ma che sia
continua e crescente nel tempo. Il sentirsi “chiamati” non implica un comprendere e realizzare tutto e subito avendo già
chiare coscienza e idee. È un cammino
da intraprendere, non breve, articolato
che conduce ogni persona prima di tutto
alla chiarezza di se stesso, realizzando
pienamente ciò che sente e poi è apertura verso l’altro.Ragionando e analizzando in questi termini, soprattutto di qualità, d’identità personale e di categoria
temporale, è possibile dedurre che la
vocazione è una dimensione complessa
che coinvolge la totalità della persona.
Quindi è fondamentale approcciarsi alla
dimensione del discernimento, non da
soli, ma guidati, per capire meglio il
bene dal male, ciò che fa crescere da ciò
che provoca danni per trovare la strada
sulla quale camminare e procedere.Che
ci sia una crisi delle vocazioni è sotto gli
occhi di tutti. Ma è giusto poter parlare di
“crisi” vocazionale oppure è meglio dire
“urgenza” vocazionale?Quando si parla
di crisi si fa, di solito, riferimento al
deterioramento di una realtà o condizione che implica una conseguente instabilità o decadenza. Applicata alla dimensione vocazionale non si può parlare affatto
di caduta o interruzione di vocazioni.
Certamente si potrebbe parlare di
improvviso e notevole cambiamento sia
in senso favorevole che sfavorevole ma
la vocazione in sé non è per nulla messa
in discussione, ne sono salde l’identità,
la struttura e l’origine. È fondamentale,
anche per richiamare l’aspetto di una
cultura vocazionale, poter affermare che
viviamo in un’epoca nella quale c’è
“urgenza” vocazionale. Perché non definirla “emergenza”?
Per chiarire il dubbio è possibile riflettere sulla categoria dell’esito, che, nella
pastorale vocazionale, si riferisce alle
modificazioni delle condizioni della persona destinataria degli interventi formativi. Se l’esito messo in gioco è la
sopravvivenza della formazione vocazionale e quindi ne sono compromessi tutti i
parametri vitali, e se occorrono interventi repentini, si parlerà certamente di
emergenza. Se invece occorre un intervento pronto, efficace, globale ma non
immediato, prolungato nel tempo, si
parla di urgenza. Dunque la distinzione
fa riferimento al tempo necessario per
intervenire.Ci si potrebbe chiedere come
tutto questo è avvenuto?Certamente uno
dei problemi è dato dal calo demografico: quando le famiglie erano numerose,
era più facile che qualcuno dei figli decidesse per la vita sacerdotale formandosi
nei seminari o la vita religiosa formandosi nei conventi; lì dove ci sono uno o due
figli, quanto detto prima risulta difficile
ma possibile da realizzarsi. Un altro
motivo è il processo di secolarizzazione,
che nei giovani non garantisce né favorisce un discernimento vocazionale. Ciò
che propone oggi la società ai nostri giovani è qualcosa di insignificante, liquido
tanto da non garantire il desiderio di una
chiamata alla totale donazione di sé. È
vero che i nostri giovani sentono il desiderio di impegnarsi per gli altri gratuitamente preferendo così il volontariato ma
non riescono a concretizzare quel salto di
qualità, quel coraggio a dire di sì alla
voce di Dio che continuamente sussurra:
“Seguimi”. Purtroppo a ciò va aggiunto
il fatto che oggi non si riesce più a pensare di realizzare scelte definitive, dura-
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ture e solide.Ancora un altro
elemento significativo per cui
si debba parlare di “urgenza”
vocazionale è quello di aver
sminuito e ridotto la figura
del sacerdote. Le vocazioni
sono segno di vitalità.
L’”urgenza”
vocazionale
dovrebbe seriamente interrogarci sullo stato di salute
delle nostre comunità ecclesiali o religiose.È proprio su
questo interrogativo che
l’Arcidiocesi di Benevento, il
Seminario Arcivescovile e il
Centro Diocesano Vocazioni
si stanno soffermando per
vedere, giudicare e agire. Il
nostro Seminario, grazie
all’amore di Dio, alla preghiera e all’equipe di formazione, dona alla sua Chiesa
ogni anno dei sacerdoti, ecco
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perché la pastorale vocazionale è stata sempre legata al
Seminario.
Il direttore del Centro
Diocesano Vocazioni è di
norma il vice rettore del seminario minore, che lavora con
un’equipe di cui fanno parte
anche gli altri superiori del
seminario, alcuni studenti di
teologia, alcuni laici nonché
rappresentanti delle varie
realtà religiose presenti
nell’Arcidiocesi e i sacerdoti
responsabili delle vocazioni
delle diverse foranie.Il progetto di pastorale vocazionale
è in continua evoluzione.
Esso prevede incontri periodici a carattere vocazionale di
preghiera e di formazione;
“weekend di orientamento
vocazionale”, due campi estivi vocazionali, uno per gli
adolescenti e l’altro per i giovani.Periodicamente il Centro
Diocesano Vocazioni, in collaborazione con altri uffici
diocesani, pubblica degli itinerari formativi per ricercare
il proprio posto nella vita
secondo il disegno di Dio su
di sé che è l’avventura più
seria e delicata nella vita di
ogni persona, per riscoprire la
propria vocazione o dare conferma delle scelte di vita fatte.
Al
Centro
Diocesano
Vocazioni è legata anche la
pastorale
del
Centro
Diocesano Ministranti, che
segue i ministranti della diocesi con un giornalino mensile “Insieme” pensato come
sussidio informativo e formativo per animatori parrocchiali e per gli stessi ministranti.
Costantemente il Centro
Diocesano Ministranti fa visita alle parrocchie della diocesi per incontrare i ministranti
e per vivere insieme la
“Vestizione”: è un modo per
cercare di trasmettere uno
stile, un “servire con gioia”
che educhi a quell’esperienza
di comunione con il mistero
di Dio e di donazione ai fratelli che è il cuore di ogni
celebrazione, specialmente
nell’Eucaristia, e che fa risuonare quella vitalità e disponibilità vocazionale di ognuno
di noi, derivata dell’essere
figli di Dio.Questi incontri
vogliono sottolineare e mettere in evidenza le potenzialità
di vita cristiana che possono
nascere dal “ministero” del
ministrante. E si preoccupa di
formare al servizio liturgico
come modo di vivere la vocazione cristiana, attraverso la
Liturgia che è vera pedagogia
di fede, scuola del divenire
discepoli e cammino ecclesiale per eccellenza. Il percorso
formativo dei ministranti si
conclude con una Festa diocesana in cui, tra l’altro vengono effettuate le premiazioni
dei vari concorsi proposti nell’arco
dell’anno.
Per
l’Avvento e la Quaresima
vengono organizzati incontri
di preghiera e di riflessione in
Seminario oppure incontrando le varie parrocchie in
maniera tale da far conoscere
ancor di più la realtà del
Seminario come cuore della
nostra diocesi. Per sensibilizzare i fedeli è stato costituito
anche il “Monastero invisibi-
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le” i cui aderenti si impegnano a pregare
quotidianamente per le vocazioni sacerdotali e religiose.L’equipe di animazione
vocazionale si rende presente anche in
tutte le parrocchie che ne fanno richiesta
per incontri formativi, di sensibilizzazione e di preghiera.La sfida per vincere
l’”urgenza” vocazionale è innanzitutto la
preghiera e poi “La testimonianza di
comunità cristiane, che sappiano rendere
ragione della fede, diventa in questi
nostri tempi ancor più necessaria affinché i cristiani, impegnati a seguire
Cristo, possano trasmettere il suo
amore… La promozione della vocazione
sacerdotale avviene già nelle famiglie
cristiane; se animate da spirito di fede, di
carità e di pietà, costituiscono come il
“primo seminario” (cfr. Optatamtotius, n.
2) e continuano ad offrire le condizioni
favorevoli per la nascita delle vocazioni”
(cfr. Orientamenti Pastorali per la
Promozione delle Vocazioni al Ministero
Sacerdotale, n. 14). Se vuoi vivere un
cammino di discernimento o stai maturando la possibilità di donare e offrire la
tua vita per rispondere alla chiamata di
Dio parlane con il tuo sacerdote oppure
contatta i formatori del Seminario
Arcivescovile. La vocazione non la si
trova semplicemente dopo aver riflettuto
ed esaminato le varie strade: ma è una
risposta che si ottiene con la preghiera.
(S. Edith Stein Pensieri n. 23)
*Vicerettore del Seminario e
Direttore dell’Ufficio Diocesano
per la Pastorale delle Vocazioni
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eventi
TRIBUNALE
ECCLESIASTICO
DI BENEVENTO:
INAUGURAZIONE
DELL’ANNO
GIUDIZIARIO
di Marianna Tomei
Il 18 marzo la sala Leone XIII, del palazzo
arcivescovile, ha fatto da palcoscenico alla
cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 del Tribunale Ecclesiastico
Regionale di Benevento. Il Tribunale venne
istituito l’8 dicembre del 1938 da Papa Pio
XI, affinchè potesse dedicarsi alle cause di
nullità del matrimonio Canonico. L’organo
giudiziario ecclesiastico analizza principalmete la validità dei matrimoni celebrati dai
fedeli residenti nella diocesi di Benevento,
Avellino, Ariano Irpino, Telese, Cerreto
Sannita, Sant’Agata dei Goti e Montevergine.
Bisogna precisare che il Tribunale
Ecclesiastico Beneventano, oltre ad essere di
prima istanza, è anche un Tribunale d’ appello, quindi di seconda istanza e può trattare
cause già analizzate in prima istanza da altri
Tribunali Regionali, come ad esempio quello
Pugliese ed Abruzzese, difatti all’inaugurazione erano presenti diversi avvocati di diritto canonico di entrambe le regioni. Prima di
dichiarare l’apertura ufficiale dell’anno giudi-
ziario, i presenti si sono uniti in preghiera con
l’arcivescovo Andrea Mugione nella cappella
SS. Sacramento della Cattedrale beneventana. Dopo la celebrazione della Santa Messa i
partecipanti all’evento si sono trasferiti nella
sala Leone XIII e l’arcivescovo, in veste di
moderatore, ha introdotto la cerimonia sottolineando l’importanza del matrimonio canonico. «La Sacra Rota Romana è un servizio
pastorale che aiuta a guarire le ferite del
cuore» con queste parole mons. Mugione ha
voluto sottolineare l’importanza della Chiesa
come mediatore nella crisi coniugale, ha continuato dicendo : «Bisogna operare per alleggerire le ferite del progetto matrimoniale e
ricostruire il cuore affinché possa ritornare
alla vocazione della vita, dell’amore e della
santità, d’ altronde la famiglia è il luogo dove
bisogna educarsi all’amore». Alla cerimonia è
intervenuto anche mons. Pietro Eduardo
Russo, Vicario Giudiziale, stilando una relazione sull’attività del tribunale nell’anno
scorso: «Nel 2013 il nostro Tribunale ha emanato in prima istanza 51 sentenze, mentre
seconda istanza 132 tra decreti e sentenze. In
160 casi si è trattato dell’esclusione dell’indissolubilità, in 76 casi dell’esclusione della
prole, in 10 dell’esclusione della fedeltà e in
34 casi della simulazione totale» ha continuato affermando che «questi capi di nullità,
sempre in crescita, riguardanti le proprietà
essenziali e le finalità del matrimonio evidenziano, in modo inequivocabile, la superficialità ed il relativismo etico e sociale con cui
tante persone si avvicinano al matrimonio. La
lettura di questi dati non può lasciarci indifferenti, infatti evidenziano con chiarezza la crisi
in cui versa l’istituto matrimoniale e ci inducono a riflettere sulla necessità di una seria ed
adeguata preparazione al matrimonio con veri
percorsi formativi». Secondo recenti dati
Istat, nel 2012 il numero dei matrimoni in
Italia è in continuo calo,mentre crescono ulteriormente le unioni di fatto che da circa
mezzo milione nel 2007 hanno superato il
milione tra il 2011 e il 2012. L’ incidenza di
bambini nati al di fuori del matrimonio è in
continuo aumento; nel 2012 più di un nato su
4 ha i genitori non coniugati. L’ altro dato rilevante, che emerge dai dati dell’ Istat è la
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eventi
costante diminuzione dei matrimoni religiosi.
Durante la conferenza mons. Russo ha sottolineato l’invito rivolto da Papa Francesco ai
giudici e agli operatori del Tribunale della
Rota Romana, mettendo in evidenza il profilo umano e sottolineando che «In primo luogo
al giudice è richiesta una maturità umana che
si esprime nella serenità di giudizio e nel
distacco da vedute personali, calandosi nella
realtà in modo da praticare una giustizia non
legalistica ed astratta, ma adatta all’esigenza
della realtà concreta». Il secondo aspetto analizzato dal Papa, riferisce mons. Russo, è
quello giudiziario: «Il giudice si caratterizza
per la perizia nel diritto, l’obiettività di giudizio e l’equità, giudicando con imperturbabile
imparzialità ed equidistanza». Il terzo aspetto
è quello pastorale: « Al giudice è richiesta non
solo la provata competenza, ma anche il
genuino spirito di servizio. Egli è il servitore
della giustizia chiamato a trattare e giudicare
la condizione dei fedeli che con fiducia si
rivolgono a lui imitando il Buon Pastore che
si prende cura della pecorella ferita». Durante
la conferenza, l’ospite principale, Paolo
Moneta ha tenuto una prolusione sul tema «le
recenti facoltà concesse da Benedetto XVI al
decano della Rota Romana». Moneta è
docente ordinario di diritto canonico e ecclesiastico presso l’Università di Pisa, nonchè
Presidente dell’Associazione Canonistica
Italiana. Moneta ha esposto le 5 disposizioni
speciali contenute in un Rescriptum ex
audientia Ss.mi, approvate da Papa Benedetto
XVI l’11 febbraio 2013, lo stesso giorno in
cui ha comunicato la sua clamorosa e sofferta
decisione di dimettersi dall’ufficio di
Romano Pontefice. «Le cinque sentenze speciali, a parte l’ultima che ha natura diversa»
ha specificato Moneta, «introducono notevoli
innovazioni nel diritto processuale vigente,
anche se sono circoscritte all’ambito di operatività del Tribunale apostolico della Rota
Romana adottate in via sperimentale. In riferimento a questo tribunale, esse segnano un
indubbio rafforzamento delle prerogative ad
esso demandate, in linea di continuità con un
precedente intervento dello stesso pontefice,
che aveva trasferito alla Rota la competenza a
trattare le procedure di scioglimento del
matrimonio non consumato e le cause di nullità dell’ordine sacro». Moneta ha continuato
spiegando che si sta cercando uno snellimento delle cause di nullità matrimoniale, perchè
al di là dei processi e delle sentenze, bisogna
prestare una maggiore attenzione alla persona
e alle sue esigenze nell’affrontare una causa
di non poca importanza. Nel corso della
manifestazione è emersa una significativa
riflessione «il Tribunale ecclesiastico oltre ad
assicurare un servizio giuridico dona un servizio pastorale». Questo sta a significare che i
ministri di Dio vanno a guidare la coppia
intenta a contrarre il matrimonio cattolico
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affinché questo diventi anche una scelta vocazionale. Difatti mons. Russo si è rivolto ai
giudici esortandoli di non dimenticare che
loro sono i Buon Pastori e che dietro ad ogni
causa ci sono persone che meritano giustizia.
Alla fine della conferenza mons. Andrea
Mugione dichiara aperto l’anno giudiziario
seguito da un caloroso applauso dei presenti
in sala.
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documenti
LE TRADIZIONI
PASQUALI
A BENEVENTO:
INTRECCIO
TRA PASSATO
E PRESENTE
La Settimana Santa, con le sue celebrazioni religiose, è il periodo che, da
sempre, coinvolge maggiormente i
credenti beneventani e nonostante
molte tradizioni popolari siano state
con il tempo abbandonate, di alcune
si sia persa persino la memoria, molte
altre ancora sopravvivono, come
testimonianza viva di fede, storia e
cultura locale. Ogni anno celebriamo
il ricordo dell’estremo sacrificio di
Gesù: il Figlio di Dio che sperimenta
una condizione impossibile a Dio e
propria dell’uomo, quella della
morte, ma di una morte atroce quella
con supplizio, la crocifissione, riservato allora agli ultimi della terra.
La morte in croce, segno estremo di
umiliazione, è anche il segno del
mistero cristiano, è il dono universale
della salvezza offerto non attraverso
riti segreti ma nell’atto della donazione di Cristo, nella sua solidarietà con
noi nella sua morte e con la sua glorificazione.
Il Figlio di Dio svuotò se stesso,
assunse la condizione di servo e donò
se stesso; sulla vetta del Golgota si
compì l’atto estremo, il culmine, di
questo atto d’amore.
A Benevento è da sempre molto sentita la processione delle statue di
Gesù morto e della Madonna, questa
vestita con un manto nero e con un
fazzoletto bianco in mano per asciugarsi le lacrime; la via Crucis itinerante vede riversarsi per le antiche
vie del centro storico una folla commossa e raccolta. A precedere questo
momento di forte raccoglimento la
cerimonia dell’Azione della Croce,
che si svolge nell’antico duomo della
città, il cui fulcro è il “Crocifisso dei
Liberati”, da sempre presente nella
Chiesa Cattedrale di Benevento, statua di legno policromo di antiche origini e di grande valore artistico che
intreccia in modo indissolubile la sua
esistenza con le memorie del capoluogo.
In particolare è vivo il ricordo di
celebrazioni, ormai desuete, che
avvenivano nel periodo pasquale, il
giorno del Venerdì Santo e che coinvolgevano un carcerato. Datati e
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accreditati documenti ci catapultano indiedonata, che si conserva nella memoria coltro nel tempo, un depliant informativo dedilettiva della città: la processione del giorno
La morte in croce,
cato al crocifisso distribuito in Cattedrale,
di Pasqua, con l’ “incontro delle statue della
segno estremo
rende possibile estrapolare alcune delle
Madonna e del Cristo Risorto”, che avvenidi umiliazione,
notizie più interessanti e alcune date a cui
va in piazza Orsini. Ancora oggi c’è chi
ancorare eventi salienti di un passato lontarammenta il particolare momento in cui,
è anche il segno
no. Possiamo così apprendere che: “Il
all’avvenuto avvicinamento delle due stadel mistero cristiano, tue, da sotto il largo e lungo manto che
Venerdì Santo, nel giorno sacro alla morte
di Cristo, per “rinomatissimo privilegio”
aveva indosso la Madonna si liberavano in
è il dono universale
concesso da Paolo V il 2 settembre del
volo decine e decine di colombi, proprio a
della salvezza
1605, confermato da Benedetto XIII il 5
simboleggiare l’elevazione del Cristo che
offerto nell’atto
ottobre 1724 e riconfermato da Benedetto
saliva alla casa del Padre. Questa era la
XIV il 29 novembre 1740, la Confraternita
Pasqua di Risurrezione, momento che
della donazione
del Santissimo Sacramento aveva il diritto
veniva segnato dallo sciogliersi di tutte le
di Cristo
di proporre la liberazione di un condannato
campane e dal diffondersi dell’atmosfera
a morte, e per lata interpretazione a qualsiagioiosa. Tornando al presente, volendo
si pena detentiva, purché si fosse ottenuto il perdono della parte vivere in modo partecipato le funzioni liturgiche in preparaziooffesa. La grazia dopo la convalida del Tribunale della S. ne alla Pasqua, si ricordano le celebrazioni del 18 aprile, venerConsulta era resa esecutiva, il venerdì santo, dal governatore dì santo: in Cattedrale, alle ore 17, l’azione liturgica e adorapontificio. Il graziato oltre alla libertà personale, riacquistava zione della croce, a cui seguirà alle 19, la via Crucis che, come
in toto anche i suoi diritti, dignità e beni se non già incamerati da tradizione, partirà dalla parrocchia di Sant’Anna, attraverdall’erario. L’atto della liberazione aveva un suo svolgersi sce- sando le vie della città.
nicamente emotivo […], (infatti il condannato da graziare Il nostro vuole essere un invito ad una presenza attiva, ma
ancora sotto scorta), dalla Rocca era condotto nella Cattedrale soprattutto alla conversione dei cuori, vi lasciamo con i nostri
e qui davanti alla Croce, dichiarato libero. Possiamo immagi- migliori auguri di una Santa Pasqua.
nare il convulso stringersi del condannato ai piedi del Cristo
[…] Il grande crocifisso ligneo, comunemente detto dei liberati era collocato a sinistra della porta che immetteva nell’oratorio del Sacramento”.
Riportiamo qui la preghiera del carcerato che ancora oggi è
recitata:
Preghiera del carcerato
Davanti a te, o Signore,
per noi crocifisso e morto,
in quest’anno della misericordia del Padre,
ci prostriamo umili e penitenti,
come il buon ladrone,
e per intercessione di Maria,
tua e nostra Madre,
fiduciosi imploriamo:
fa che la giustizia degli uomini
dipenda dalla tua Divina Giustizia
e che la pena che noi soffriam
sia espiazione di quelle colpe
che Tu solo conosci e Tu solo redimi;
Tu rendici l’onore;
Tu riannoda i vincoli dell’Amore;
Tu conforta i nostri cari;
Tu affretta i giorni
Della nostra liberazione.
Amen.
Dopo questa breve digressione, che vede il ricordo quale occasione di recupero antropologico e culturale,
vogliamo soffermarci anche su un’altra tradizione, oggi abban-
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spiritualità
LA VIA
CRUCIS
DELLA
CARITAS
DIOCESANA
C’è stato un corteo di invisibili della società: disoccupati, poveri,
anziani soli, malati, persone senzatetto, immigrati e volontari che
hanno rivissuto le quattordici «stazioni» della via crucis organizzata
dalla Caritas diocesana. Passi di sofferenza dietro la croce nella chiesa di san Donato a corso Dante in città.«Ogni croce che portiamo –
ha detto don Nicola De Blasio, direttore della Caritas - anche se non
lo comprendiamo, è una storia e può diventare una meravigliosa storia di vita vissuta, che non si racconta come una favola, che non
evade i problemi, ma si celebra con la ferialità della vita, che sempre
contiene tante sofferenze». Senza portare la croce tutto perde di significato e diventa mondanità. Solo tenendo fisso lo sguardo su Cristo
comprendiamo, infatti, la vera salvezza: quella che sa passare, appunto, dal «basta» all’«eccomi» che fu della Veronica o del Cireneo. Si
parte, così, da gesti concreti di moderna condivisione, come il parte-
cipare ai progetti della Caritas beneventana. Dopo l’ultima stazione
la riflessione di don Nicola: «Non c’è più spazio per chi ritiene di
essere più grande e potente degli altri. Non c’è spazio per chi ritiene
che l’altro sia solo uno strumento da usare, e da scartare, nella società in cui i numeri valgono più delle persone. Basta con lo scandalo
della ricchezza, basta con i ricchi che si arricchiscono rubando ai
poveri, basta con i soldi usati per far soldi invece che per il bene
comune, basta con la ricchezza che diventa un potere indiscutibile e
una ragione per avere sempre ragione, basta con la ricchezza sprecata per i capricci alla faccia dei poveri che diventano più poveri». Le
note e le parole delle canzoni di Fabrizio de André hanno accompagnato la via crucis, che ha riportato in primo piano le piaghe sociali
della città.
Sa.Cu.
Il “Progetto Policoro” testimonianza di speranza
L’Arcidiocesi di Benevento testimonia l’attenzione al mondo del
lavoro rinnovando l’impegno con il “Progetto Policoro”, esperienza
presente sul territorio sannita da ormai più di sette anni. Il risultato
che in questi anni si è riusciti a raggiungere è stata la creazione di
uno spazio fisico aperto, all’interno del palazzo arcivescovile in
piazza Orsini, dove i giovani, possono confrontarsi con i temi del
lavoro. L’equipe diocesana del progetto si pone come proprio obiettivo non solo di aiutare a concretizzare le aspirazioni lavorative dei
più giovani, ma anche di essere testimone di speranza per coloro che
sono vittime della rassegnazione e della sfiducia. Tra le esperienze
realizzate vi è la cooperativa sociale onlusBartololongo, nata nel
2009 ed è divenuta negli anni un punto di riferimento per il territorio nell’offerta di servizi di sostegno aiuto-genitoriale e ludicoricreativi. Pertanto è stato siglato il 27 marzo scorso un protocollo
d’intesa tra il “Progetto Policoro” della diocesi sannita e la cooperativa Bartololongo proiettato al rafforzamento dell’attenzione ai bisogni del territorio. Tale strumento si propone di offrire un pacchetto
gratuito di servizi, della durata di un anno e rinnovabile, che la
cooperativa intende mettere a disposizione di nuclei familiari particolarmente bisognosi presenti nel tessuto territoriale. Tra i servizi
offerti, per l’attività di campo solare si provvederà all’inserimento di
cinque minori di età compresa tra i sei e i quattordici anni per ogni
struttura gestita dalla cooperativa; per il sostegno genitoriale è previsto l’inserimento di un minore di età compresa tra i sei e i tredici anni
attraverso la partecipazione a laboratori didattici e ricreativi presso
le diverse strutture; infine, riguardo il servizio di organizzazione di
feste per minori, si intende garantire l’animazione di una festa gratuita al mese.
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spiritualità
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IL LEGNO DELLA CROCE:
SEGNO DI REDENZIONE
di Nicola Mastrocinque
L’evangelista Giovanni riporta le parole del
Figlio di Dio, che con evidente chiarezza
esplicita la conclusione della sua esistenza
terrena. Gesù riferisce :“E io, quando sarò
innalzato da terra, attirerò tutti a me”.
(12,32) La croce è il supplizio del Salvatore
del Mondo, che con la sua oblazione penetra il mistero della passione e risurrezione.
Nella storia della Chiesa locale merita di
essere divulgata una pagina ai posteri, in
occasione della Santa Missione dei Padri
Redentoristi, fondati da S. Alfonso Maria
de’Liguori (1696-1787).
Il parroco don Giacchino Pedicini (18831980), annota l’arrivo dei tre religiosi, il 28
dicembre 1930, alle ore 16.00, che vengono
accolti dalle confraternite, dalle Figlie di
Maria e da uno stuolo di fedeli. I Padri
Redentoristi svolgono la loro missione nella
Chiesa di Santa Maria ove dimorano nelle
stanze adiacenti, concesse gentilmente dal
potestà. Padre Vito Di Ruvo superiore dei
Redentoristi e gli altri religiosi, Padre
Buonocore e Padre Stirpe, invitano il popolo alla penitenza e alla conversione. L’11 di
gennaio 1931, viene inaugurato il Calvario.
Il pastore delle anime di Foglianise nel
Cronicon scrive:”Nello spazio tra la porta
piccola della parrocchia e il muro dell’orto
di Rocco Catillo è stato fatto il Calvario.
L’hanno costruito in mattoni in diversi
muratori, specialmente Sauchelli Giacomo
di Angelo e Pedicini Pasquale fu Alfonso,
come molti uomini e donne si sono prestati
per lo sterro e il trasporto dei materiali”.
Don Gioacchino ancora con dovizia di particolari segna gli autori delle croci in legno,
donate da Pedicini Giacomo di Angelo,
quella centrale, una da Pedicini Salvatore fu
Antonio, due di Giordano Antonio di
Michele ed infine l’altra realizzata da
Boscaino Vito fu Cosimo. Dalla Chiesa di
S. Maria sono state benedette le croci, in
processione, tre portate a spalle dai padri,
coronati di spine, seguiti dai fedeli oranti
che raggiungono la parrocchia di San
Ciriaco Martire. I religiosi prima che le
croci fossero collocate, hanno spiegato il
significato dei misteri dolorosi. A conclusione della recita del rosario i padri hanno
asperso l’acqua benedetta sugli oggetti votivi ed impartito la benedizione papale. Il 12
gennaio del 1931, i Liquorini lasciano
Foglianise, intorno alle 10.00. Il parroco a
margine delle sue puntuali annotazioni sottolinea:”Quelli che avevano pratiche cattive
hanno subito ripigliato la cattiva vita e si
calcola che una quarantina di persone, tra le
quali il potestà e altri pezzi grossi e piccoli
siano riamasti senza confessarsi”.
Nella memoria collettiva dei più anziani
sono impressi solo i ricordi dell’evento, ma
del Calvario così come è descritto dal
Cronicon da molti anni non vi è alcuna traccia. La croce, nell’èra contemporanea, rappresenta la ricerca della verità e i riti della
Settimana Santa, aiutano a scoprire il senso
autentico della Risurrezione del Figlio di
Dio, che dal buio del sepolcro, scavato nella
roccia, riappare nella fulgida luce, simbolo
di vita eterna e rinascita spirituale.
Il pessimismo sterile, l’individualismo esasperato, la cultura serpeggiante, i modelli
esistenziali privi dei valori, tendono ad eliminare la croce dalla quotidianità, in tal
modo i chiodi trapassano ancora le mani ed
i piedi del Salvatore nel terzo millennio.
Papa Francesco con la sua instancabile
testimonianza riempie il cuore dell’uomo
con il gaudio dei dettami del Vangelo, per
incontrare il Cristo sulla via di Emmaus.
Per esaltare il legno in cui fu appeso il
Cristo rilancia la sfida avvincente del nostro
tempo per cogliere la vera dimensione della
fede.
Il Sommo Pontefice sottolinea: ”Quando
camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo
vescovi, preti, cardinali, papi, non discepoli
del Signore”.
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Chiesa i
Aprile 2014
n f o r m a
percorsi
IN MOSTRA LE OPERE DI
MADRE TERESA DI CALCUTTA
È stata inaugurata alla Rocca dei Rettori la mostra «Mater et
magistra. Madre Teresa di Calcutta: vita, spiritualità, messaggio». A tagliare il nastro sono stati l’arcivescovo metropolita,
mons. Andrea Mugione; il commissario straordinario della
Provincia di Benevento, Aniello Cimitile; il presidente dell’associazione culturale “la Conchiglia”, Paolo Palumbo;e
suor Pietra, rappresentante della Congregazione religiosa
delle missionarie della Carità, fondata dalla beata. Benevento
ha quindi l’onore di ospitare la mostra ufficiale che ripercorre la vita, il messaggio e la testimonianza della Madre con l’esposizione delle reliquie della beata, messe a disposizione
dalla Congregazionedi appartenenza. E così l’associazione
culturale “La Conchiglia”, in collaborazione con la Provincia,
l’Arcidiocesi e la Camera di
Commercio, ha programmato
una mostra che è allestita dal 30
marzo al 4 maggio in città, presso a Rocca dei Rettori. La
mostra è realizzata dalle suore
missionarie della Carità, che ne
hanno curato la redazione dei
testi e la selezione delle immagini provenienti dal loro archivio.
Ottantacinque pannelli racconteranno la vita e le opere della
beata insieme a 120 gigantografie. Il percorso della mostra
vuole, nell’anno della famiglia, concentrarsi sul tema della
Madre, rappresentato da un figura che meglio di ogni altra ha
saputo incarnare tale vocazione nel mondo e nella Chiesa
stessa: Madre Teresa. La beata di Calcutta parlava spesso
della famiglia, riteneva che da essa dipendesse il futuro del
nostro mondo e insisteva costantemente, in ogni incontro di
carattere religioso o laico, sull’amore e l’unità che ogni famiglia deve coltivare, costruendo così l’ambito dove crescere i
propri figli. «La famiglia che prega insieme – diceva la beata
- rimane unita; e se voi rimanete uniti vi amerete con lo stesso amore con cui Dio ama ciascuno di noi. L’amore comincia
nella famiglia. La pace comincia nella famiglia. Dove c’è
amore, vi sono anche l’unità, la pace e la gioia». Il lavoro
della beata tra le vittime della
povertà di Calcutta l’ha resa una
delle donne più famose al
mondo. Ha ricevuto il premio
Nobel per la pace nel 1979 e il
19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni
Paolo II.
Intanto è attivo il servizio di prenotazione dei gruppi scolastici,
associativi, parrocchiali per
maggiori info sul sito www.associazionelaconchiglia.it.
Sabino Cubelli
Ecco il progetto: Sprar
Grazie alla sinergia tra la Caritas, l’Ufficio Immigrazione e
l’Ufficio Migrantes dell’Arcidiocesi di Benevento è nato un
nuovo progetto per gli immigrati: Sprar (sistema di protezione
per richiedenti asilo e rifugiati). Il progetto si avvale della collaborazione di personale specializzato nella mediazione linguistico culturale, di un operatore legale, di uno psicologo ed infine di un educatore professionale. Questa iniziativa, della durata triennale, è frutto dell’assegnazione tramite un bando del
Ministero dell’interno, dipartimento delle libertà civili e immigrazione. Il progetto prevede l’accoglienza di 15 migranti.
Attualmente sono arrivati in città: 11 nigeriani, 1 senegalese ,1
maliano,1 unganese e un sudanese. Saranno ospitati a
Benevento per un mese, periodo necessario per ultimare i lavori di sistemazione del fabbricato di Roccabascerana (Av), sede
individuata per lo svolgimento in maniera stabile del progetto
Sprar. Don Sergio Rossetti, direttore dell’Ufficio Migrantes
dell’Arcidiocesi di Benevento dichiara: «Voglio prendere in
prestito le parole di Papa Francesco, in occasione della sua visita a Lampedusa “queste persone sono la carne di Cristo”.
Concetto ribadito e fortemente incarnato nell’attività apostolica del nostro arcivescovo mons. Mugione Andrea».
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n f o r m a
iniziative
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IL “PREMIO FRATERNITÀ
CITTÀ DI BENEVENTO”
Il “Premio Fraternità - Città di Benevento” è stato presentato
alla Rocca dei Rettori. Sono intervenuti: il Commissario
straordinario della Provincia di Benevento Aniello Cimitile, il
rettore dell’Università degli studi Filippo de Rossi, il presidente del Centro di Cultura “Mons. Raffaele Calabrìa”
dell’Università Cattolica Pasquale Gallucci e i membri della
Giuria Emilia Maccauro, Irma Di Donato, Pasquale Lubrano
e Roberto Sferruzzi. Nella VII edizione del Premio saranno
coinvolti giovani, adulti, anziani e quanti auspicano una cultura di pace, con un’attenzione particolare alla famiglia,
luogo naturale di dialogo e di convivenza tra generazioni.
Il premio è organizzato e promosso in collaborazione con
Comune di Benevento, Provincia di Benevento, Movimento
dei Focolari, Centro La Pace e Associazione Focus Focolari,
a cui si sono aggiunti i prestigiosi riconoscimenti delle medaglie di rappresentanza concesse dal Presidente della
Repubblica Italiana, il patrocinio della Presidenza del
Consiglio dei Ministri e del Comitato Nazionale Italiano per
l’Unesco.
La manifestazione si terrà dal 1° al 3 maggio 2014 ed è dedicata al tema “In dialogo per una cultura di pace”, mettendo in
primo piano la fraternità come dialogo intergenerazionale,
nella convinzione che “senza i giovani non c’è futuro, senza
gli adulti non c’è progetto”.
Una serata con gli anziani di San Pasquale
L’associazione G.I.O.C (Gioventù Italiana
Operaia Cristiana), come ogni anno, il 15
febbraio scorso, ha offerto una serata di
fraternità agli ospiti della casa di riposo
San Pasquale di Benevento, con cena
musica e balli. Il presidente dell’associazione, Tonino Romano, nel discorso ha
ricordato i valori della fraternità e dell’amicizia che ci lega agli anziani.
Ricordo di don Luigi Lo Viscovo
Parlare di don Luigi ad un mese dalla scomparsa
(01/03/2014) per me che ho avuto la gioia di collaborare
con lui negli ultimi dieci anni del suo impegno pastorale
nella comunità di Beltiglio di Ceppaloni, è un grande
onore. Don Luigi è stato non solo un padre spirituale, ma
vero pastore di anime; infatti quando arrivò, negli anni
sessanta, non si preoccupò solo di ristrutturare e rendere
degna la casa del Signore che era fatiscente, ma si prese
subito cura della gioventù del paese preoccupandosi di
realizzare un salone parrocchiale dove riunirli e guidarli in modo
sano, ma si preoccupò anche della loro situazione finanziaria e si
prodigò a trovare lavoro per loro e per i loro genitori, e la dimostrazione più bella è stata il giorno del suo funerale quando i “suoi”
ragazzi, ormai persone mature, lo hanno accolto nella sua chiesa
parrocchiale come la più bella corona di fiori. Don Luigi sacerdote
aperto alle novità tecnologiche, ma fermo nei principi evangelici
essendosi formato alla scuola di San Pio da Pietrelcina nel convento di San Giovanni Rotondo, dove per anni si era interessato alla
corrispondenza in lingua francese del santo. Tale rapporto con San Pio lo ha portato a raccontare aneddoti e caratteristiche per tutta la sua vita e non mancava occasione
per farne parte a tutti coloro che lo andavano a trovare.
Ma ciò che lo caratterizzava maggiormente era la sua
signorilità, che lo portava a rispettare tutti e principalmente a porre fiducia nei suoi collaboratori ai quali dava
ampio spazio e fiducia nelle loro iniziative. Altro elemento che ha caratterizzato la sua vita pastorale è stato la sua
presenza tra i suoi parrocchiani ai quali non ha fatto mancare mai
la messa quotidiana e principalmente quella domenicale e quelle
del venerdì nella cappella del cimitero, e in questi ultimi quattro
anni il suo più grande dispiacere è stato il non poter più celebrare
le messa del venerdì, ma ogni giorno nel celebrare messa nella sua
casa non dimenticava mai di pregare per tutte quelle persone che
oltre quarantacinque anni erano state il suo gregge. Ciao don Luigi
sarai sempre nel cuore di quelli che hai amato, prega per noi.
Enzo Catapano
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Diario Arcivescovo
1 aprile - 30 aprile 2014
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Mercoledì
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Sabato
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Domenica
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Martedì
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Sabato
Domenica
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Sabato
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Domenica
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Lunedì
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Diario
Martedì
Episcopio
10.00
Seminario
19.15
Seminario
7.00
Episcopio
10.00
Foglianise
17.00
Foglianise
9.30
Una Hotel - Benevento
9.15
Foglianise
10.00
Foglianise
17.00
Episcopio
10.00
Episcopio
10.00
Cinema San Marco (Bn) 19.00
Seminario
7.00
Episcopio
10.00
Par. “Sacro Cuore” BN
10.30
Sala Leone XIII Episcopio 18.00
Episcopio
10.00
San Giorgio La Molara
20.30
Ospedale “Fatebenefratelli” 9.15
Episcopio
10.00
Episcopio
10.00
Cattedrale
17.30
Ospedale “G. Rummo” (Bn) 17.00
Cattedrale
17.00
Chiesa di “Sant’Anna” (Bn) 19.00
Cattedrale
21.00
Carcere di Benevento
10.00
Par. “S. Maria della Verità” (Bn) 19.00
Par. “Ss. Annunziata” Morcone 18.00
Seminario
11.00
Torrecuso
18.00
Episcopio
10.00
Basilica “S. Bartolomeo” (Bn) 17.00
Sala Leone XIII
18.00
Fragneto l’Abate
11.00
Santuario “Divina Misericordia” 18.30
Cervinara (Av)
Episcopio
21.00
Episcopio
10.00
Basilica “S. Bartolomeo” (Bn) 10.30
Seminario
7.00
Antistadio S. Colomba (Bn) 10.30
Chiesa i
Udienze
Santa Messa
Santa Messa
Udienze
Visita Pastorale
Visita Pastorale
Saluto ai Membri Rotary
Visita Pastorale
Visita Pastorale
Udienze
Consiglio Presbiterale
Anteprima del Festival della Fede 2014
Santa Messa
Udienze
Precetto Pasquale CC
Convegno
Udienze
Via Crucis
Benedizione delle Palme
Processione e Santa Messa
Udienze
Udienze
Santa Messa del Crisma
Santa Messa nella Cena del Signore
Celebrazione della Passione del Signore
Processione
Veglia Pasquale nella Notte Santa
Santa Messa del giorno
Cresime
Cresime
Festa dei Ministranti
Cresime
Udienze
Accoglienza delle Reliquie
Apertura del Festival della Fede 2014
Cresime
Cresime
Recital Giovanni Paolo II
Udienze
Incontro dei Sacerdoti
Santa Messa
Partita della Fede
n f o r m a
SYMBOLUM: IL PROGRAMMA