Business Angels o Angel Investors sono gli investitori informali

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Fiscalità estera n. 2 • 2014
Business Angels o Angel Investors
sono gli investitori informali
in capitali di rischio
Piccoli e medi investitori, manager o ex manager con buona capacità imprenditoriale
che lavorano in gruppi o cordate dette “ban” Business Angels network. Investono
dai 100 ai 150 mila euro ad operazione in Italia nelle PMI.
Il loro investimento in nuove imprese non è solo economico in quanto partecipano
all’attività dell’impresa con consigli gestionali ed amministrativi e offrono la loro rete
di conoscenze per trovare ulteriori finanziamenti.
Le Piccole e Medie Imprese PMI, in
inglese Small and Medium Enterprise SMEs, in tempi di crisi hanno più
difficoltà ad ottenere finanziamenti che consentano di rimanere sul
mercato mantenendo l’attività in essere e proponendo prodotti e servizi innovativi e competitivi a livello
nazionale o nel disegno di internazionalizzazione del progetto di impresa.
Un’aiuto sono i BUSINESS ANGELS. Gli angeli del business, cioè
quegli “investitori-angeli” che affiancano le start-up contribuendo, soprattutto dal punto di vista finanziario, ad accrescere la capacità
produttiva dell’azienda.
Se avviare l’impresa può essere relativamente semplice, più problematico risulta la permanenza sul
mercato. La difficoltà maggiore è
la mancanza di risorse, aspetto cri-
tico da risolvere se si vuole traghettare un’azienda dalla fase di avvio
allo stadio di una maggiore solidità, generando cicli virtuosi di autofinanziamento.
È questo un obiettivo-problema riscontrato dai venture capitalists,
gli operatori cioè, che professionalmente apportano capitali di rischio e conoscenze per creare valore a medio-lungo termine nelle medio-piccole imprese che vogliono espandersi o iniziare e non
hanno accesso a forme di finanziamento pubblico. Decidono pertanto di investire nella fase antecedente o di avviamento d’impresa vero e proprio e trovano una oggettiva difficoltà a fornire il cosiddetto Seed e Start Up Capital per gli
elevati costi informativi e gestionali, non compensati da adeguati capital gain.
Ottenere il supporto di questi investitori-manager esperti non è scontato perché, apportando capitali
propri, i Business Angels devono valutare attentamente l’idea imprenditoriale individuandone rischi e opportunità.
Non sono d’altra parte Angels. Il loro fine ultimo, come nel caso del
venture capitalist, è quello di monetizzare, entro un arco temporale di
medio periodo (dai 3 ai 5 anni), una
significativa plusvalenza al momento dell’uscita dalla compagine societaria. Oltre ai capitali, gli angeli finanziatori mettono a disposizione dell’impresa anche la loro esperienza manageriale e la loro rete di
contatti.
Come entrare in contatto con un
Business Angel?
Essenzialmente bisogna lavorare su
due fronti.
Francesca Romana Bottari
Si laurea in Economia e Commercio nel 1985 con il massimo dei voti alla L.U.I.S.S. di Roma, discutendo una
tesi sperimentale in Matematica Finanziaria sulla diversificazione e ottimizzazione del portafoglio investimenti
nel mercato internazionale. Matura una significativa esperienza aziendale lavorando nel Controllo di Gestione di
multinazionali. Come Direttore Finanziario di una nota compagnia aerea, si occupa di Internal Auditing e riorganizzazione amministrativa e attua il processo di privatizzazione per la sede italiana. Si iscrive all’Albo Commercialisti di Roma nel 1989. Matura diverse esperienze professionali all’estero, principalmente per gestire progetti di carattere imprenditoriale. Prima di rientrare in Italia, svolge la propria attività a Tripoli in Libia ove anche
insegna Business Administration. Dal 2007 svolge la propria attività di Commercialista a Roma. Dal 2010 ha
organizzato ed è docente di Business English per Commercialisti alla Fondazione Telos (ODCEC Roma). È relatrice in convegni su tematiche legate all’utilizzo delle metodologie angloamericane di contabilità e controllo ed è
autore di pubblicazioni e articoli su tematiche contabili e fiscali. Oltre alla lingua italiana, parla correntemente,
russo, francese e inglese, quest’ultima conosciuta e utilizzata anche ai fini lavorativi.
frbottari@gmail.com
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1.Bisogna attrarlo. Preparare e presentare al meglio il proprio progetto limitando il rischio di rifiuto.
2.Bisogna rivolgersi agli interlocutori appropriati.
1. Presentare al meglio il
proprio progetto I Business Angels, prima di decidere
di investire in un’impresa, comparano cinque o sei aziende e indi valutano in modo approfondito le caratteristiche del prodotto o del servizio su cui si investe, i potenziale
di crescita, la capacità manageriale, la competenza e la motivazione
del team.
Tipicamente se c’è rifiuto è per l’elevato livello di rischio o per la
mancanza di fiducia dell’imprenditore o, fate attenzione, per la redazione di business plan poco soddisfacenti.
Elevator pitch
Infatti, una volta raccolte le opportunità di investimento, i Business
Angels procedono alla valutazione,
supportata inizialmente dall’elevator pitch (documento sintetico volto
a trasmettere l’idea di business evidenziandone i vantaggi e le strategie di sviluppo).
Risultato dello screening iniziale sono le imprese selezionate più
meritevoli alle quali sarà richiesto il
business plan.
Un buon elevator pitch deve contenere:
•idea di business: descrizione
concisa ed efficace del progetto
e dei bisogni di mercato che intende soddisfare;
• team: conoscenze dell’imprenditore e del suo staff;
•strategia di sviluppo: la condotta che l’impresa intende adottare
per il proprio sviluppo;
•profittabilità: breve descrizione
delle previsioni economiche-finanziarie
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Business plan
Il business plan è fondamentale per
ottenere i finanziamenti poiché descrive il progetto imprenditoriale, le
scelte strategiche e le modalità operative, le prospettive economiche e
il fabbisogno finanziario connesso
al progetto.
Un business plan deve contenere:
•executive summary: la sezione
più importante, deve rappresentare in maniera concisa ma esaustiva gli argomenti che saranno
approfonditi all’interno del documento. Una introduzione di poche pagine in grado di stimolare
l’interesse dell’investitore;
•società: presentazione della società, contiene una parte dedicata alle informazioni generali quali forma giuridica, oggetto
sociale, organigramma e obiettivi e una parte dedicata alla storia
dell’impresa. In tale ambito saranno presentati i punti di forza e
i successi ottenuti nonché le criticità che sussistono;
• settore: un’analisi del settore con
particolare riferimento alla tipologia di clienti cui il prodotto è
rivolto nonché i fornitori e i concorrenti;
• prodotto: descrizione del prodotto venduto o del servizio erogato;
• mercato: analisi del mercato nel
quale opera l’impresa e le proiezioni realistiche sulle vendite
della società;
• team: caratteristiche e ruoli delle persone che lavorano in azienda comprensivo di conoscenze e
background professionali di ciascuno di essi;
•strategie: modalità con le quali
conseguire gli obiettivi prefissati;
• marketing: campagne pubblicitarie e reti distributive che si intendo utilizzare;
• piano operativo: descrizione delle attività che si intende intraprendere al fine del raggiungi-
mento degli obiettivi aziendali compresa la produzione e la
commercializzazione dei prodotti, le attività di ricerca e sviluppo, gli impianti e il personale;
•piano economico finanziario:
evidenzia l’ammontare dei capitali necessari a consentire lo
sviluppo del progetto imprenditoriale. Il piano deve presentare
stati patrimoniali e conti economici dei futuri 3 o 5 anni.
2. Rivolgersi agli interlocutori
appropriati
Esistono network, luoghi di incontro
il cui compito è mettere in contatto
imprenditori e Business Angels. Sono
i “Business Angels network” (BAN).
Vi do qualche indicazione “geografica” che non vuole assolutamente avere fini pubblicitari o di preferenza ma è solo a scopo di iniziale
orientamento.
In Italia:
A livello nazionale, su internet troviamo il network IBAN (Italian Business Angels Network) che coordina i BAN territoriali (Bologna,
Campania, Lazio, Umbria, Sardegna, Trentino e Veneto) che hanno
la caratteristica di agevolare l’incontro tra la domanda e l’offerta
all’interno di territori piuttosto circoscritti.
Una ulteriore forma associativa è
rappresentata dai Business Angel
Club ossia gruppi di investitori riuniti con lo scopo di condividere le
proprie conoscenze e confrontarsi
in modo diretto. I club più rilevanti
in Italia sono:
•Italian Angels for Growth all’interno del quale ogni socio ha
dato disponibilità per un impegno economico pari o superiore
a 100.000 euro;
•
Gruppo Giovani Imprenditori
Assolombarda, community che
supporta gli imprenditori e li avvicina ai finanziatori;
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• Club degli Investitori di Torino.
A livello europeo, c’è l’EBAN (European Business Angels Network).
In UK, l’Associazione non – profit NESTA – National Endowment
for Science, Technology and the
Arts che opera per accrescere la
capacità di innovazione tecnologica nella nazione, ha stimato fra
i 4,000 e 6,000 Business Angels
che investono mediamente 42,000
sterline a progetto. Inoltre, ogni
angelo investitore in media ha acquisito l’8 per cento del rischio in
accordo con il 10% degli investimenti che rappresentano oltre il
20% del rischio.
In termini di rendimento, il 35 per
cento degli investimenti ha prodotto rendimenti tra uno e cinque volte l’investimento iniziale, mentre il
9 per cento produce rendimenti dei
multipli di dieci volte o più. Il rendimento medio, è stato di circa 2,2
volte l’investimento per una durata
di 3,6 anni a un tasso interno di rendimento approssimativo del 22 per
cento lordo.
Questa tendenza è stata abbastanza
anticipativa in Gran Bretagna, ove
esistono network operanti dai primi anni ’80. Sono orientati a settori
molto innovativi.
Va fatta attenzione però nella scelta, in quanto alcuni offrono un servizio “investors-oriented”, altri si rivolgono di più all’impresa scegliendo gli investitori di cui valutano pre-
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ventivamente l’affidabilità e la preparazione.
Alcuni network sono inoltre controllati dal “Financial Conduct Authority”.
Infine faccio notare che per queste forme di finanziamento il Governo inglese prevede sgravi fiscali
sull’imposta sul reddito.
Seed = Seme
I primi fondi finanziari per lanciare
una nuova attività.
I finanziamenti all’idea. Contenuti. Coprono le spese iniziali di una
nuova attività. Vanno a beneficio degli individui/gruppi che intendono
sviluppare l’idea su scala industriale.
Negli USA, gli angeli sono investitori accreditati che operano secondo
la normativa SEC e in ossequio della
normativa in vigore con il Jobs Act
2012. Questa forma alternativa di
investimento ha raggiunto i 23 miliardi di Dollari nel 2012 riferendosi
ad oltre 67,000 start up. Le aree più
interessate sono quelle ad alta tecnologia. Silicon Valley ha per esempio raggiunto il 39% degli investimenti complessivi del secondo semestre 2011.
In Russia è stata costituita la ‘International Business Angels Assembly’
che dovrebbe rivolgersi ai mercati
dell’Europa dell’est.
Pitch = Lancio mirato
Presentazione della start up agli
eventuali investitori per invogliarli.
Sintetica, efficace e contenere l’idea
dell’impresa, il mercato che si andrà
a coprire, eventuali differenze con i
competitors e sviluppi futuri.
Dizionario
Early stage = Fase primaria
I primi investimenti di Capitale di
Rischio. Comprendono le fasi dei
seed capital durante la sperimentazione di una nuova attività e gli interventi di finanziamento per avviare la prima fase della nuova impresa
quando l’attività produttiva è completata ma deve essere verificata la
validità del prodotto.
Private equity
Operazioni di investimento in capitali di rischio realizzati in fasi del
ciclo di vita delle aziende successive a quelle iniziali. Servono a capitalizzare ulteriori fondi, a breve termine, per la prosecuzione
dell’attività.
Venture Capital =
Capitale di rischio
Per finanziare la nascita o la crescita di un’attività a elevato potenziale
di sviluppo.
Forma di finanziamento usata da investitori istituzionali nei confronti di
nuove imprese operanti in settori a
elevata crescita.
Il finanziamento viene fatto senza
chiedere garanzie, con la speranza
di forti ritorni dopo 5 o 10 anni.
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