MARTEDÌ 2 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 207 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 Il futuro di Luxottica Del Vecchio: ecco perché ho scelto un triumvirato Mostra di Venezia Leopardi in fuga di Elio Germano Con il Corriere Tutti i film di James Bond Seconda uscita: Goldfinger di Fabio Tamburini e Daniela Polizzi a pagina 25 Cappelli, Manin, Mereghetti e Ulivi alle pagine 36 e 37 Domani in edicola a 9,99 euro più il prezzo del quotidiano Giannelli Il governo QUEI SORPASSI SUBITI IN RETE 9 771120 498008 40 9 0 2> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano Il premier lancia l’agenda dei mille giorni. Un sito per verificare il programma Calano gli interessi sul debito. E il fabbisogno statale, la differenza globale tra entrate e uscite, nei primi 8 mesi dell’anno si attesta a 50,4 miliardi, cioè 10,6 in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. Buone notizie per il governo che ieri ha lanciato l’agenda dei mille giorni. Sul fronte lavoro, Renzi ha indicato la Germania come modello. Le scadenze Casa e tasse Una guida al labirinto di GINO PAGLIUCA A PAGINA 6 Cosa possiamo imparare da Berlino MINI JOB E SERVIZI ALL’IMPIEGO SINDACATI E AZIENDE ALLEATI di MAURIZIO FERRERA L a riforma del mercato del lavoro deve ispirarsi al modello tedesco. Così ha detto ieri Matteo Renzi, allineandosi a molte autorevoli voci italiane ed europee. DA PAGINA 2 A PAGINA 5 CONTINUA A PAGINA 2 Ischemia per Latorre, ricoverato in ospedale. Il ministro Mogherini preme sul governo indiano L’America e gli altri «Ora riportare i marò in Italia» PROPOSTA Accelerazione per sbloccare il caso, l’ipotesi arbitrato MONDIALE «R iportare al più presto i marò in Italia». Pressioni del ministro Mogherini, Alto commissario europeo, sul governo indiano in seguito all’ischemia che ha colpito Massimiliano Latorre. È l’accelerazione che potrebbe essere decisiva al caso dei due pescatori indiani uccisi il 15 febbraio 2012, della cui morte Latorre è accusato insieme con Salvatore Girone. Sullo sfondo, l’ipotesi di un arbitrato. ALLE PAGINE 8 E 9 Per l’Ucraina rischi di «una grande guerra» Pace, il Papa schiera il calcio di GIAN GUIDO VECCHI «D iego, ti aspettavo». L’abbraccio tra papa Francesco e Maradona prima della partita per la pace all’Olimpico (foto). Calciatori e grandi ex in Vaticano: oltre A PAGINA 17 a Maradona, Baggio, Del Piero, Shevchenko, Eto’o, Zanetti e molti altri. © RIPRODUZIONE RISERVATA I russi avanzano ancora e Kiev chiede aiuto L’Europa avverte Putin L’Ucraina si appella all’Europa: parla di stato di guerra con la Russia e prevede decine di migliaia di morti se non si interverrà. Da Londra e Berlino si chiede a Putin di fermare l’aggressione e la diplomazia fa passi avanti: per la prima volta i ribelli filorussi valutano l’idea di stare in Ucraina ma in uno Stato federale. A PAGINA 10 Dragosei, Sarcina Il racconto del soccorritore sul Monte Disgrazia: uno dei quattro era ancora vivo «Lo scalatore che non ho salvato» di ANDREA PASQUALETTO Gli hacker nella «nuvola» di Apple I n fondo al ghiacciaio, sul Monte Disgrazia, c’era ancora uno scalatore vivo. Uno dei quattro. Alessandro, che con la sua compagna ha tentato di soccorrerlo, ricorda per il Corriere: «Era a testa in giù e sopra c’erano gli altri tre. Diceva: aiutatemi». Poi il buio: «Abbiamo cercato di salvarlo con ogni mezzo, non ci siamo riusciti». A PAGINA 15 Jennifer e le foto rubate La privacy impossibile di MARIA LAURA RODOTÀ C erto, Jennifer Lawrence e gli altri non avrebbero voluto vedere le loro foto senza vestiti sui siti. E invece ha fatto il giro del mondo il caso degli hacker che hanno violato la «nuvola» di Apple e la privacy dei vip. A PAGINA 21 con gli articoli di Ottolina e Serra PER UN NUOVO ORDINE di HENRY KISSINGER di DANILO TAINO L’abbraccio con Maradona REUTERS / ALESSANDRO BIANCHI C è che la Rete è sempre più un volano per l’economia. Il fatturato delle imprese europee ricavato dal Web nel 2013 è stato in media del 14%. Ma la Gran Bretagna e la Slovacchia sono già al 18, la Repubblica ceca al 26, l’Irlanda al 31%: quasi un euro su tre, a Dublino e dintorni, arriva via Internet. Noi siamo al 7%: la metà o meno delle altre europotenze. Per non dire del turismo, che vive un boom spropositato a livello planetario ma che solo parzialmente ci sfiora nonostante il nostro immenso patrimonio culturale, paesaggistico ed enogastronomico. Il business vacanziero europeo dipende per un quarto dal Web ma la quota si impenna fino al 39% nel Regno Unito. Noi siamo al 17%: nettamente sotto la Francia e la Spagna, le concorrenti dirette. Quanto al rapporto fra cittadini e pubblici sportelli, un’altra ricerca MM-One sui Paesi che sfruttano meglio le potenzialità della Rete dice che, se la Danimarca sta a 100, noi siamo a 9. Umiliante. Come se mancasse la consapevolezza, al centro e in periferia, di quanto il settore sia centrale. Come se nessuno si fosse accorto che perfino qui da noi, negli ultimi anni, come spiega l’Agenda digitale italiana, il Web ha creato 700 mila posti di lavoro: sei volte più degli addetti di un settore storico quale la chimica. Eppure, davanti a un quadro così, lo stesso governo del primo premier incessantemente affaccendato tra Facebook e Twitter, WhatsApp ed Instagram pare aver deciso, stando alle bozze dello Sblocca Italia, di limitare gli aiuti per l’estensione della banda larga, sulla quale siamo in angoscioso ritardo sulla tabella di marcia europea, agli sgravi fiscali (sostanziosi o meno non si sa) per chi investirà sulle «aree a fallimento di mercato», quelle dove gli operatori non mettono soldi per paura d i p e rd e rc i . C h e d i re ? #inboccaallupo. www.abb.it Il debito costa meno, migliorano i conti Renzi: modello Germania per il lavoro di GIAN ANTONIO STELLA AP / ANDREW MEDICHINI L’ARRETRATEZZA DIGITALE ITALIANA i ha spezzato le reni, per dirla ironicamente col Duce, anche la Grecia. Da ieri, sentenzia il sito netindex.com che misura la velocità di download domestica sulla base di cinque milioni di test al giorno, siamo novantottesimi al mondo. Dopo l’amata e malmessa Ellade e davanti al Kenya. Nel dicembre 2010 eravamo al 70º posto. Nel dicembre 2012 all’84º. Sempre più giù, giù, giù... Coi nostri mediocri 8,51 megabyte mediamente scaricabili al secondo siamo ultimi tra i Paesi del G8 (penultimo è il Canada che svetta dal 23,09: il triplo), penultimi tra quelli europei davanti alla Croazia e ultimissimi tra i 34 dell’Ocse. Abissalmente lontani dalla velocità con cui scaricano dal Web i cinesi di Hong Kong, quasi undici volte la nostra, ma anche i sudcoreani, gli svedesi, gli svizzeri. C’è chi dirà: si tratta di realtà disomogenee e in qualche modo eccentriche rispetto alle realtà economiche, tanto da vedere ai primi posti per eccellenza della Rete la Romania, dove però i cittadini dialogano ancor peggio di noi con gli sportelli informatici pubblici. Vero. Resta il fatto che in classifica siamo staccati di 58 gradini dalla Cina, 65 dalla Spagna, 69 dalla Germania, 71 dalla Gran Bretagna, 76 dalla Francia con la quale fino a una dozzina di anni fa eravamo sostanzialmente alla pari. Per non dire della velocità di upload, cioè del tempo che si impiega per caricare un documento in Rete: quattro anni fa eravamo ottantaseiesimi. Oggi siamo al 157º posto. Molto ma molto più distanti dalla Francia che dal Congo o dal Burkina Faso. Ora, se il Web servisse solo ai ragazzini per dibattere dei tatuaggi preferiti o alle amanti della tisana per consigliare la menta piperita, poco male. Il nodo, come dimostra un’analisi di MMOne Group su dati Eurostat, Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 CONTRASTO www.abb.it In Italia ( con “Living”) EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Il reportage Iraq, nella città liberata con gli iraniani di LORENZO CREMONESI A PAGINA 13 I l concetto di ordine mondiale che ha governato sinora i rapporti internazionali è entrato in una crisi irreversibile. Nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti si accollarono l’onere di portare la fiaccola della leadership internazionale, alla quale aggiunsero una dimensione ulteriore. Nazione fondata sul concetto di un governo libero democraticamente eletto, gli Stati Uniti hanno fatto coincidere la propria nascita con l’affermazione degli ideali di libertà e democrazia, attribuendo a queste forze la capacità di assicurare una pace giusta e duratura. L’approccio tradizionale europeo ammette invece una competizione implicita tra popoli e Stati. Per scongiurare i pericoli di ambizioni conflittuali, l’Europa si è affidata a un equilibrio di potere e a un’assemblea di statisti illuminati. A PAGINA 11 2 Primo Piano Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le scelte Renzi: non soffro di annuncite L’orizzonte è maggio 2017 Il premier dà il via ai suoi mille giorni con un sito sul programma «Sul lavoro il modello è Berlino. Ora non si discute di rimpasto» Il sistema tedesco Nel 2003 il cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder presentò «Agenda 2010», un pacchetto di riforme che incise sulla spesa sociale, sul fisco, sulla sanità e sulle regole del mercato del lavoro e della formazione Il libretto rosso con le riforme e lo slogan «La Germania in movimento» Il tasso di disoccupazione in Germania % 10,5 nel 2003 a luglio 2014 4,9 % Il mercato del lavoro e il piano Hartz Il cancelliere Gerhard Schröder e Peter Hartz nel 2002 L’ossatura dell’«Agenda 2010» fu il piano Hartz, scritto dal direttore del personale della Volkswagen Peter Hartz cui Schröder affidò la presidenza della commissione «Servizi moderni al mercato del lavoro». I provvedimenti, che impostarono in modo più efficiente il mercato del lavoro e riformarono il collocamento. Furono suddivisi in singole leggi con le sigle Hartz I, Hartz II, Hartz III e Hartz IV, entrate in vigore gradualmente tra il 2003 e il 2005 Formazione e agenzie interinali Hartz I Agevolazione di nuove forme di lavoro Incentivazione della formazione continua attraverso l'Agenzia federale per il Lavoro Assegno di sussistenza Lavoro interinale con le agenzie di personal service (Psa) Equiparazione dei lavoratori interinali ai lavoratori a tempo indeterminato: stesso orario di lavoro, stessa retribuzione, uguale diritto alle ferie Minijob e dipendenti marginali Hartz II Nuovi tipi di impiego, Minijob e Midjob. Nasce la figura del dipendente marginale, che guadagna fino a 400 euro al mese o ha un orario di lavoro con più di 15 ore settimanali L'importo forfettario del contributo all'assicurazione sanitaria obbligatoria è elevato dal 10% all'11% della retribuzione lorda Il datore di lavoro paga una tassa forfettaria pari al 2% della retribuzione lorda Hartz III L’Agenzia federale Ristrutturazione dell'Ente federale per il lavoro in Agenzia federale per il lavoro Hartz IV I sussidi di assistenza Fusione degli aiuti concessi ai disoccupati di lungo periodo e dei sussidi di assistenza sociale con un livellamento verso il basso, a 345 euro mensili cui si aggiungono i contributi per l’abitazione e l’assistenza sanitaria Obbligo per i disoccupati di accettare ogni lavoro proposto dagli uffici di collocamento, pena la perdita del sussidio Passaggio di competenza sull'intermediazione di disoccupati e assistiti sociali dalle autorità locali all’Agenzia federale ROMA — «Nel momento in cui sei accusato di annuncite, malattia tipica di una parte del ceto politico, noi rispondiamo con un elenco di date alle quali ci siamo auto costretti». Il presidente del Consiglio Matteo Renzi presenta il programma dei mille giorni, che almeno in teoria chiude la strada alla tentazione delle elezioni anticipate per arrivare fino al maggio 2017, pochi mesi prima della scadenza naturale della legislatura. E lo fa tagliando virtualmente il nastro di un sito internet che dovrà dar conto dei progressi del governo sulla strada delle riforme. L’indirizzo è passodopopasso.italia.it, la parola Italia aggiunta in corso d’opera perché altrimenti si finisce su un sito dedicato alla scuola, materia sulla quale il governo è stato appena costretto al rinvio. Più che di un cronoprogramma, però, si tratta di un diario di bordo. Non un elenco di riforme da fare con relativa data di scadenza, insomma, non il famoso foglio excel. Ma una sorta di blog, dove vengono spiegati con taglio divulgativo i lavori in corso del governo: «Riforma della Pubblica amministrazione: tra risparmio, semplificazione e rinnovamento», «Tutti i cantieri dello Sblocca Italia». E via così, con la possibilità di scrivere direttamente al governo per suggerimenti o commenti. Anche se non ci sono impegni precisi, il programma dei mille giorni arriverà in Parlamento dove, spiega il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi, dovrebbe prendere la forma di un’informati- va del governo. Forse in quell’occasione potrebbe diventare più concreto, un documento con titoli e scadenze. Ma se informativa sarà, non dovrebbe seguire un voto, tanto meno di fiducia. Sarebbe solo un passaggio formale, non segnerebbe la nascita di un Renzi bis, la nascita di un nuovo programma e magari pure di una nuova maggioranza. Il virtuale taglio del nastro è l’occasione per lanciare l’idea dei «mille asili in mille giorni», che dovrebbe essere concentrata soprattutto nel Mezzogiorno. E per tornare sul dibattito andato avanti tutta l’estate a proposito delle regole per i licenziamenti: «Il problema — afferma il premier L’articolo 18 Sull’articolo 18 parole nette: riguarda solo 3 mila persone l’anno, ma da tempo è vissuto come l’unico problema — non è l’articolo 18, che riguarda 3.000 persone l’anno in un Paese di 60 milioni di persone, ma da anni è vissuto come l’unico problema». Dice Renzi che va riscritto l’intero Statuto dei lavoratori, che «sul lavoro la Germania è un nostro modello, non un nostro nemico» e che il «contratto a tutele crescenti è uno strumento su cui credo ci possa essere un’ampia maggioranza in ambito parlamentare». No, invece, ad un ricambio generale nella squadra di governo in vista del trasferimento a Bruxelles del ministro degli Esteri Federica Mogherini: «Non c’è nessuna discussione sul rimpasto» dice Renzi, sostenendo che la questione verrà affrontata solo alla fine di ottobre, quando la nomina della Mogherini verrà formalizzata, e forse ricordando che i guai veri per Enrico Letta cominciarono proprio quando si cominciò a parlare di rimpasto. Il sito dei mille giorni terrà il conto anche dei decreti attuativi, le norme tecniche che devono mettere in pratica leggi e decreti. L’ultimo aggiornamento dice che, A Palazzo Chigi Il sottosegretario Graziano Delrio, 54 anni, il premier Matteo Renzi, 39 anni, e il ministro alle Riforme Maria Elena Boschi, 33 anni, ieri durante la conferenza stampa sui «Mille giorni» (Luigi Mistrulli) Sul «Financial Times» «Italia e Francia frenate dall’inerzia» Renzi e Hollande hanno un destino simile: la necessità di riforme strutturali. È l’analisi del Financial Times, secondo cui sulle modifiche al sistema giudiziario nel nostro Paese e a quello notarile in Francia il premier italiano e il presidente francese «hanno identificato i problemi ma fatto piccoli progressi rispetto agli interessi particolari e all’inerzia». Ma, anche se r Renzi e Hollande «potranno far fatica a condurre in porto» le R riforme, «almeno sono in grado di riconoscerne la necessità». r se al momento di insediarsi il governo Renzi aveva ereditato 889 provvedimenti, oggi il totale è sceso a 699. In sei mesi l’arretrato è stato quasi dimezzato ma nel frattempo si sono aggiunte altre norme attuative. Dalle opposizioni piovono critiche. Forza Italia parla di «passo del gambero», la Lega di «stupidaggini», il Movimento 5 Stelle scommette contro la riuscita della «fantomatica agenda». Ma Renzi ostenta il suo ottimismo: «Leggo di tanti giudizi sul fatto che sarebbe finita la nostra luna di miele con gli elettori. Sono le stesse frasi che leggevo una settimana prima delle elezioni europee, quindi portano bene. Magari ci diranno che siamo un po’ troppo ambiziosi o arroganti. Ma noi il Paese lo cambiamo davvero» Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento Nella lezione tedesca tanto da apprendere anche per le parti sociali SEGUE DALLA PRIMA Per i non addetti ai lavori sorgono spontanee due domande: perché dobbiamo imitare proprio la Germania? E in che cosa, esattamente? Rispetto all’Italia, la performance occupazionale tedesca è di gran lunga più brillante. A fine luglio il tasso di disoccupazione era al 4,9%, di contro al 12,6% in Italia. Nel caso dei giovani, il divario diventa impressionante: circa 8% in Germania, più del 42% in Italia. Lo stesso vale per l’occupazione femminile: 72% contro il 50%. I livelli odierni sono stati conquistati passo dopo passo dalla Germania nel corso dell’ultimo decennio, a dispetto della crisi. Nel 2003 la prima economia Ue era considerata il grande malato d’Europa, con tassi di disoccupazione persino più alti di quelli italiani. Il modello tedesco si presta a essere un punto di riferimento proprio per la sua capacità di creare posti di lavoro, anche in tempi difficilissimi. A che cosa è dovuto questo «miracolo»? La risposta più comune, anche a Berlino, è questa: il merito è delle cosiddette riforme Hartz, introdotte dal Ca n ce l l i e re s o c i a l d e m o c r a t i co Schröder fra il 2003 e il 2005. Si è trattato di quattro diversi pacchetti legislativi che hanno ridotto la generosità delle prestazioni pubbliche, riorganizzato i servizi per l’impiego, introdotto nuove tipologie di lavoro flessibile e di sussidi ai bassi salari. Secondo molti esperti, le riforme Hartz sono però solo una parte della verità, e forse non la più importante. Il successo è soprattutto figlio della moderazione salariale negoziata fra imprese e sindacati, grazie al peculiare sistema tedesco di relazioni industriali. Hanno inoltre svolto un ruolo di primo piano la stabilità dell’euro e la disponibilità di credito a buon mercato: entrambi hanno permesso alle imprese di rimanere competitive. In poche parole, l’Unione economica e monetaria ha fatto molto bene alla Germania. Va inoltre detto che le riforme Hartz hanno dato luogo a luci e ombre. Moltissimi giovani, donne e ultracinquantenni sono ad esempio intrappolati nei cosiddetti minijobs: lavori part time pagati 400 euro al mese (anche se spesso integrati da trasferimenti pubblici, che consentono di raggiungere i 1.000 euro). Questo spiega perché, pur essendo ritenute responsabili del miracolo, le riforme Hartz siano a tutt’oggi molto impopolari fra l’opinione pubblica, criticate soprattutto da quel partito socialdemocratico che dieci anni fa incaricò un consigliere d’amministrazione della Volkswagen (Peter Hartz, appunto) di presiedere una Commissione tecnica per le riforme. Se teniamo conto del quadro completo, quale lezione può l’Italia trarre dall’esperienza tedesca? Alcuni fattori che hanno giocato un ruolo positivo in Germania da noi remano contro. La stabilità dell’euro è un bene per il sistema Italia, ma erode i margini delle nostre imprese e la loro propensione ad assumere. Lo spread ha alzato il costo del credito, penalizzandoci fortemente negli ultimi ani. Queste dinamiche andrebbero ricordate oggi al governo tedesco per contrastarne la filosofia dei «compiti a casa»: non tutto dipende dalle riforme interne. Nella misura in cui queste ultime possono fare la differenza, la lezione tedesca non è né chiara né univoca. Non si può fare «copia e incolla», oc- corre approfondire i dettagli delle riforme Hartz per individuarne i lati davvero positivi. In base alle ricerche disponibili, le misure più virtuose sembrano essere state: la riforma dei servizi per l’impiego (compresi i voucher) e il potenziamento della formazione professionale; i sussidi per l’auto-impiego; alcuni aspetti (non tutti) dei contratti «mini» e «midi» (fino a 600 euro). Se c’è uno staff tecnico nel governo Renzi che sta riflettendo sul Jobs Act, farebbe bene a concentrarsi soprattutto su questi elementi. Resta il terzo fattore di successo sopra menzionato: le relazioni industriali Il copia e incolla da evitare Non si può fare «copia e incolla», meglio concentrarsi sulle misure più virtuose a partire dai servizi per l’impiego e la formazione e la contrattazione salariale. Su questo fronte la Germania ha davvero molto da insegnare. Ma ad apprendere non può essere solo il governo. Occorrono l’interesse e la disponibilità delle parti sociali: entrambe. E qui, a dire il vero, i segnali di cambiamento sono molto pochi, anche sul piano della capacità di analisi e della definizione di priorità strategiche. Maurizio Ferrera © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 Gli equilibri Al vertice anche le strategie per confermare e allargare il bonus di 80 euro Dal fabbisogno arriva un aiuto Calo di 10 miliardi in 8 mesi Padoan a Palazzo Chigi: sul tavolo la legge di Stabilità Su Internet La verifica sul web Nelle intenzioni del premier Matteo Renzi, che lo ha presentato ieri in conferenza stampa a Palazzo Chigi, il sito passodopopasso.italia.it dovrà essere un diario di bordo aperto a tutti per permettere la verifica dell’attività di governo monitorando l’avanzamento delle riforme contenute nel pacchetto dei «mille giorni» Il cronoprogramma Il portale è legato al nuovo cronoprogramma dell’esecutivo negli interventi che saranno varati e, aggiunti progressivamente, e nel timing finale — il maggio 2017 — posto come data entro la quale, assicura il presidente del Consiglio, «riporteremo l’Italia al suo posto» Le sezioni e le slide Cinque sono le sezioni principali del sito, costruito con il software wordpress e caratterizzato da slide colorate: Mille giorni, Passo dopo Passo, News, Infografiche e Video. Sulla homepage della piattaforma si leggono inoltre alcuni dei più recenti interventi dell’esecutivo, che lo stesso Renzi ha incluso nei «Mille giorni»: dalla riforma della Pubblica amministrazione allo Sblocca Italia, dal dimezzamento dei permessi sindacali al decreto Poletti grazie a cui sono stati «salvati 1.200 posti di lavoro» di Electrolux, si legge online. Oggi verranno pubblicate le misure sull’agricoltura Il confronto via mail Su tutti i temi presenti online chiunque vorrà potrà confrontarsi scrivendo a un indirizzo mail ad hoc, passodopopasso@governo.it I primi 6 mesi di governo Nella sezione Passo dopo passo viene dato conto di alcuni dei principali provvedimenti dei primi 6 mesi del governo Renzi, dalla riforma del Senato al bonus Irpef, ma sono riportati anche dati economici (come l’aumento di occupati da febbraio secondo l’Istat) e dichiarazioni, anche video, dei membri dell’esecutivo Il countdown In cima alla home page compare il countdown con il traguardo, appunto, dei mille giorni Online L’home page Il sito del governo passodopopasso.italia.it per spiegare le riforme Il retroscena ROMA — Una legge di Stabilità che avrà come obiettivo la crescita dell’economia e la creazione di posti di lavoro. E che dunque non dovrà contenere misure che abbiano effetti recessivi, neppure indiretti. Anche nella revisione della spesa pubblica quindi bisognerà stare attenti ad eventuali conseguenze indesiderate, scegliendo bene dove tagliare. Su queste linee guida condivise il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, hanno cominciato ieri a impostare, in un incontro a Palazzo Chigi, il lavoro per la legge di Stabilità che dovrà essere inviata a Bruxelles il 15 ottobre, ma che potrebbe essere approvata dal consiglio dei ministri qualche giorno prima. Poco più di un mese quindi per dar corpo alla manovra economica che, sempre nelle intenzioni del governo, dovrà avere un respiro pluriennale per dare credibilità al disegno complessivo di rilancio dell’economia. Una manovra sulla quale Renzi e Padoan intendono coinvolgere direttamente i ministri con una serie di incontri nelle prossime settimane. Un lavoro collegiale per evitare scontri all’ultimo minuto sui tagli. Che rimangono il piatto forte della legge di Stabilità. Magari non saranno più i 17 miliardi di euro indicati nel Def (Documento di economia e finanza) per il 2015, che diventano addirittura 32 nel 2016. Più tempo passa, infatti, e più il governo si rende conto della difficoltà di tagliare la spesa pubblica in maniera credibile per cifre così consistenti senza indurre effetti di riduzione del Prodotto interno lordo, che del resto lo stesso Def quantifica dello 0,2% l’anno prossimo e dello 0,3% quello dopo. Effetti che inizialmente dovevano essere più che compensati, nei piani del governo, dal decollo dei consumi dovuto alla stabilizzazione del bonus e dalla ripresa dell’occupazione. Ma, a questo punto, visto che sia- mo ripiombati nella recessione, la prudenza è d’obbligo. In ogni caso, il bonus da 80 euro al mese per chi ha un reddito fino a 24 mila euro verrà riconfermato, ha ribadito ieri Renzi, non escludendo un qualche ampliamento della platea. Tra le ipotesi allo studio, quella che costerebbe meno prevede di aumentare le soglie di reddito (fino a un massimo di 50 mila euro) per aver diritto agli 80 euro nel caso delle famiglie numerose. Ci vorrebbero circa 300 milioni in più rispetto ai 10 miliardi necessari per stabilizzare il bonus, di cui 7 aggiuntivi rispetto ai 3 strutturali già decisi quest’anno col decreto che ha istituito il bonus. Molto di più —1,5-2 miliardi — costerebbe invece l’estensione del beneficio agli incapien- La parola Fabbisogno ‘‘ Il fabbisogno dello Stato è la quantità di risorse necessarie alla copertura finanziaria del bilancio, ovvero l’ammontare dei fondi che lo Stato deve raccogliere per far fronte al saldo passivo tra entrate e uscite. Ad agosto il nostro fabbisogno è stato pari a circa 7,5 miliardi, 2 miliardi in meno dell’agosto 2013. Nei primi otto mesi del 2014 il fabbisogno si è attestato a circa 50,4 miliardi, 10,6 in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. Per il ministero dell’Economia il buon risultato di questo agosto è dovuto anche alla diminuzione della spesa per gli interessi sul debito — pari a circa 700 milioni — mentre gli incassi fiscali si mantengono in linea con quelli dello scorso anno ti (reddito sotto gli 8 mila euro). La manovra per il 2015, tenendo conto anche della necessità di finanziare le cosiddette spese indifferibili (missioni militari, cassa integrazione in deroga, eccetera) e le spese per investimenti potrebbe aggirarsi sui 20 miliardi di euro. Risorse importanti, ha spiegato ieri il sottosegretario all’Economia, Giovanni Legnini, arriveranno anche dal calo degli interessi sul debito. In questo senso, proprio ieri è arrivata una buona notizia: il fabbisogno del settore statale, cioè la differenza globale tra entrate e uscite, è risultato ad agosto di circa 7,5 miliardi, due in meno di quello dello stesso mese del 2013. Nei primi otto mesi di quest’anno il fabbisogno si è attestato a circa 50,4 miliardi, 10,6 in meno rispetto allo stesso periodo del 2013. Un buon segnale, che aiuta il governo nell’obiettivo di mantenere il deficit entro il 3% del Pil. Nel commentare il miglioramento di agosto, il ministero dell’Economia, sottolinea che esso è dovuto anche alla minore spesa per interessi sul debito (si tratterebbe di circa 700 milioni) mentre gli incassi fiscali si mantengono in linea con quelli del 2013. Per avere un quadro più preciso e capire se sarà necessaria a meno una manovrina per rispettare il tetto del 3% bisognerà però attendere i dati del Pil del terzo trimestre che saranno diffusi dall’Istat a novembre. Ma prima il governo spera di ottenere un cambio di orientamento della politica economica dell’Unione europea più favorevole alla crescita. Come presidente di turno dell’Ue, l’Italia tornerà alla carica su questo nella riunione dell’Ecofin del 12 e 13 settembre a Milano. Poi il primo ottobre Padoan licenzierà la Nota di aggiornamento del Def, in pratica il nuovo piano per combattere la recessione. Enrico Marro © RIPRODUZIONE RISERVATA Il presidente del Consiglio sa che per ottenere flessibilità sui conti non può arrivare a Bruxelles a mani vuote Caccia alle risorse, il premier insiste con il Tesoro La ricerca di coperture per le misure e la necessità di nuovi tagli I dubbi sulle scelte di Cottarelli ROMA — «La forza per fare le cose l’abbiamo e mille giorni sono il tempo giusto per cambiare l’Italia»: il presidente del Consiglio non mostra dubbi né perplessità nella conferenza stampa che tiene nel primo pomeriggio a Palazzo Chigi. Li riserva tutti per il suo incontro (successivo) con Pier Carlo Padoan. Con il quale i rapporti rimangono formalmente (e anche informalmente, viste le battute che i due si scambiano sul risultato di Roma-Fiorentina) ottimi. Ma è sul ministro dell’Economia che il premier esercita il suo pressing per cercare di trovare le risorse che gli servono per non lasciare che quel «programma dei mille giorni» resti solo un titolo senza niente a seguire. Ieri il presidente del Consiglio e il titolare di via XX Settembre si sono incontrati per l’ennesima volta. È da luglio che i colloqui tra i due si susseguono con regolarità e con una certa frequenza. La legge di Stabilità incombe. E l’inquilino di Palazzo Chigi vuole vedere se nelle more di quelle cifre riesce a ottenere quello che gli serve per non deludere le promesse fatte. Sugli 80 euro, innanzitutto, e su questo il ministro dell’Economia gli ha aperto un importante spiraglio. Non alza la voce, il premier, quando parla con Padoan. Ma insiste, insiste, tenta di capire fino a dove si può arrivare. Sa che l’Europa gli darà flessibilità se avrà in cambio un atteggiamento equivalente sul Jobs Act. E questo è un altro argomento più che delicato. Tant’è vero che il premier, che per dirla con lui ama «farsi impiccare sulle date», questa volta in conferenza stampa non fornisce nessun termine preciso. Si limita a dire che quel provvedimento vedrà la luce, «ragionevolmente», «entro la fine dell’anno». Non promette niente di più, Renzi, perché sa che non può con assoluta certezza mantenere la parola data. Nonostante si sia detto — e scritto — che il Jobs Act avrebbe avuto un’accelerata e che, addirittura, sarebbe stato pronto entro ottobre, dall’incontro con i giornalisti che il presidente del Consiglio tiene a Palazzo Chigi insieme al ministro Maria Elena Boschi e al sottosegretario Graziano Delrio non emerge niente di tutto ciò. E non perché per l’ennesima volta Matteo Renzi non vuole beccarsi l’accusa di essere «arrogante», accusa che lo ha anche un po’ stufato, ma perché il governo pattina su terreni scivolosi. Una parola di troppo, anche per chi è abituato a parlare pane al pane e vino al vino, come il presidente del Consiglio, potrebbe compromettere il lavoro che lui stesso sta facendo in questi giorni per non arrivare in Europa a mani vuote e per non tornarsene in patria con le mani altrettanto prive di quei provvedimenti che vorrebbe varare in questi mille giorni. Ma non è di sola flessibilità che si può vivere. Tanto meno nella situazione italiana. Per questa ragione i colloqui tra Padoan e Renzi si fanno sempre più frequenti e (da parte del presidente del Consiglio) insistenti. Il premier compulsa ogni giorno, e non da ora, il librone del bilancio dello Stato. Il suo assillo è uno e uno solo: dove altro si potrebbe tagliare per recuperare risorse. Con Padoan si parla di questo. Perché ogni legge futura (anche quella sulla «buona scuola») dovrà essere finanziata dalla legge di Stabilità. Quindi dei tagli saran- L’agenda Domenica l’incontro Domani sarà il turno della riforma della scuola con Valls e Sanchez Domani si riunirà il Consiglio dei ministri e sarà il turno della riforma della scuola: ieri Renzi ha avuto una riunione con il ministro dell’Istruzione Giannini per mettere a punto gli ultimi ritocchi 1 Domenica Renzi sarà a Bologna alla Festa nazionale dell’Unità. Con lui, saranno ospiti il premier francese Manuel Valls e il leader dei socialisti spagnoli Pedro Sánchez 2 Missione negli Usa e visita alla Silicon Valley A fine mese Renzi farà un tour nella Silicon Valley e visiterà la Stanford University. Sarà negli Usa in occasione dell’assemblea generale dell’Onu al Palazzo di vetro dove parlerà il 25 settembre 3 no inevitabili e le conseguenti polemiche pure. Renzi se le sarebbe risparmiate volentieri (le polemiche) ma sa che non di sola popolarità si campa e che «tagliare gli sprechi è cosa buona e giusta», anche se vi saranno di sicuro proteste e attacchi. Già, tagliare, ma che cosa? Il commissario per la spending review Carlo Cottarelli ha le sue idee, però anche Renzi ha le sue opinioni, e se le tiene strette. A Palazzo Chigi raccontano che non tutto il lavoro dell’uomo chiamato da Enrico Letta quando andò al governo soddisfa o convince al cento per cento il presidente del Consiglio. Il quale sa che la flessibilità chiesta all’Europa, dall’Europa potrebbe essere concessa solo a patto di «non sbagliare nemmeno una mossa»: «Perché la partita è difficile, la posta in gioco è alta e riguarda l’Italia, non il mio personale destino». Ciò non significa che vi siano nuove tensioni con i «tecnici dei tagli», ma più semplicemente che Renzi sa che a un certo punto dovrà fare anche da solo perché «certe decisioni sono politiche» e riguardano quindi direttamente il governo da lui presieduto. Sarà l’esecutivo guidato da Renzi e non un commissario o qualsiasi altro alto dirigente della macchina dello Stato a pagare dazio. O a essere premiato. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo Piano Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il governo Le scelte La necessità di sanzioni per imporre le chiusure ✒ L’arma a doppio taglio della trasparenza web di SERGIO RIZZO C onsiglio al premier Matteo Renzi per la sua ultima offensiva mediatica: assicurarsi per tempo che l’operazione «sito dei mille giorni», lanciata per consentire ai cittadini di seguire «passopasso» via Internet le riforme del governo, non si trasformi in un’arma a doppio taglio. Promettere è facile, mantenere le promesse molto meno. Altrettanto facile è cadere nell’illusione del web, ma bisogna essere pure coscienti che il web non perdona. Ne sa qualcosa Romano Prodi, che al tempo del suo secondo governo trovò un giorno sul sito di Palazzo Chigi «l’albero del programma» per spiegare via web la strategia del suo governo. Chi entrava nel sito poteva navigare alla ricerca dei provvedimenti governativi in un grafico assurdo e incomprensibile, perfino più complicato del già imperscrutabile programma di 300 pagine dell’Unione. L’iniziativa naufragò fra i fischi: il minimo che potesse accadere. «Dobbiamo avere il coraggio di far emergere in modo netto, chiaro ed evidente che ogni centesimo speso dalla pubblica amministrazione delle essere visibile online da parte di tutti. Questo significa un meccanismo rivoluzionario per cui ogni cittadino può verificare giorno dopo giorno ogni gesto che fa il proprio rappresentante»: come si fa a non condividere le parole che lo stesso Renzi pronunciò il 24 febbraio in Senato, durante il discorso programmatico? Ma dal dire al fare, purtroppo, spesso c’è una distanza ben diversa da quella che separa una parola da quella seguente. Sono passati sei mesi, e siamo ancora ben lontani dal Regno Unito, dove un meccanismo del genere esiste ormai da molti anni. Se volete sapere quanto ha speso la Corona reale per il proprio sistema informatico, da chi ha acquistato i computer e chi ha l’appalto della manutenzione, davvero basta un clic. È sufficiente entrare nel sito del governo britannico, e in fondo alla home page, dove si trova la voce «Transparency» , cliccare sul link «Government spending». Tutto qui. Il fatto è che la comunicazione via Internet è una cosa molto seria. Servono idee, competenze e risorse umane. Il governo inglese ha investito massicciamente e si vede. I precedenti nostrani, invece, dicono il contrario. Intendiamoci: molto è stato fatto, considerando il punto di partenza. Tutte le amministrazioni ora sono obbligate a rendere pubblici su Internet i nomi dei dirigenti, i loro stipendi, le spese per gli affitti passivi, le consulenze… Ma ricordate quell’altra offensiva mediatica contro gli sprechi lanciata dall’esecutivo Mario Monti? Nel sito del governo era stata aperta una pagina nella quale ognuno poteva depositare un consiglio, una denuncia, una invocazione. «Tutti i cittadini — c’era scritto — hanno la possibilità di dare suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e di ricerca delle spese futili». Il primo giorno il sito venne letteralmente preso d’assalto. Nei primi 25 giorni arrivarono 135.000 messaggi. Dove c’era di tutto, com’è immaginabile. Chi chiedeva di spegnere le luci quando gli uffici pubblici chiudevano, chi di usare il sistema Voip per i telefoni, chi se la prendeva con le auto blu. È finita che non ce n’è più traccia. Né la battaglia agli sprechi è stata vinta grazie a quelle denunce. Per quanto se ne sa: anche perché il bilancio di quell’iniziativa nessuno l’ha reso noto. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Una ricetta che nel 2015 può valere mezzo miliardo di risparmi. La condizione per raggiungere l’obiettivo è eliminare almeno 2.000 società partecipate dagli enti locali. Il suggerimento arriva dal commissario straordinario alla spending review, Carlo Cottarelli, illustrando il programma di razionalizzazione delle aziende partecipate da Comuni, Province e Regioni. Il documento è quello reso noto all’inizio di agosto, ma ieri Cottarelli ha voluto spiegarne il principio ispiratore. Quel «sfoltire e semplificare da 8.000 a 1.000 le municipalizzate», scandito per la prima volta dal premier, Matteo Renzi, lo scorso aprile. Le misure, illustrate da Cottarelli, che si è tenuto alla larga dal fornire chiarimenti su una sua permanenza, ormai ballerina, nell’incarico di commissario straordinario, puntano, perciò, a tagliare 7.000 partecipate pubbliche. Una maxi sforbiciata che dovrebbe tradursi nell’arco di 3-4 anni in un risparmio stimato di 2-3 miliardi di euro. Tra la teoria e la pratica resta la necessità di fissare, nella legge di Stabilità, norme e sanzioni certe per imporre agli enti locali le dismissioni e le chiusure di una moltitudine di carrozzoni. A precisarlo è lo stesso Cottarelli, tenuto conto che già la legge finanziaria del 2008 vieta la creazione di società partecipate che non abbiano a che fare con le finalità istituzionali dell’ente di 7.000 aziende locali Le partecipate che, complessivamente, Cottarelli vorrebbe tagliare in 3-4 anni 1,2 miliardi di euro Le perdite palesi, registrate nel 2012, derivanti da sprechi e inefficienze 3.000 «scatole vuote» Le partecipate con meno di 6 dipendenti che si vorrebbero cancellare del tutto appartenenza. La norma stabilisce, tra l’altro, la vendita o la chiusura delle aziende fuori regola. Nei fatti il divieto è stato ignorato o trascurato, e, a detta del commissario, la misura «non è efficace perché la valutazione è lasciata all’amministrazione partecipante». Il risultato è una giungla di aziendine e società locali, il cui esatto numero resta indefinito. Secondo la banca dati del ministero dell’Economia sarebbero 7.726, ma la banca dati della presidenza del Consiglio ne rileva circa 10.000. Cottarelli e i suoi tecnici stimano quest’ultima cifra la più veritiera. Il piano del commissario straordinario riporta anche i costi delle inefficienze e degli sprechi. Le perdite palesi nel 2012 hanno raggiunto quota 1,2 miliardi di euro, a cui vanno aggiunte le perdite celate da contratti di servizio e trasferimenti in conto corrente per aggiustare bilanci altrimenti pericolanti. L’aggravio finale è rappresentato dai costi pagati dai cittadini per servizi che potrebbero essere più economici ed efficienti. Totale, insomma, i circa 3 miliardi che lo studio fissa come obiettivo di risparmio. Nel documento è ribadito anche il principio a cui ancorare il mantenimento di una società in mano pubblica. «Il campo di azione delle partecipate deve essere strettamente limitato ai compiti istituzionali dell’ente di controllo, che non includono la Burocrazia Contratti a termine A maggio è stato convertito dal Parlamento il decreto Poletti. È la prima parte del Jobs act: la parte centrale riguarda l’apprendistato e i contratti a termine (sarà possibile stipularli senza causale e fino a 36 mesi) Dipendenti Il decreto legge sulla Pubblica amministrazione è stato convertito in legge dalla Camera ad agosto. Tra le varie misure, prevede per i dipendenti la mobilità obbligatoria fino a 50 chilometri dalla sede di appartenenza e nuove regole per il turn over Articolo 18 A completare il Jobs act sarà una legge delega che si occuperà della riforma dei dei contratti, degli ammortizzatori sociali e dei servizi per il lavoro: l’esame al via giovedì in commissione al Senato. Il nodo più spinoso è l’articolo 18, su cui la maggioranza è divisa Pubblica amministrazione Il cuore della riforma sarà contenuta nel ddl delega: servizi e pratiche accessibili online attraverso un pin; nuove regole per le carriere dei dirigenti della Pa e riorganizzazione dell’organico; riforma delle Camere di commercio Giustizia I conti di Cottarelli sui risparmi In un anno 500 milioni dal taglio di 2 mila partecipate Lavoro I dossier di Palazzo Chigi Bonus Irpef 4 80 euro Il decreto Irpef, che assegna il bonus di 80 euro per chi percepisce redditi inferiori a 26 mila euro, è in vigore da maggio ed è stato approvato dalla Camera il mese successivo. Non riguarda partite Iva e pensionati Tempi del processo civile Il consiglio dei ministri ha approvato lunedì un decreto legge per ridurre la durata del processo civile e l’arretrato. Si basa sul ricorso ad arbitri, individuati tra gli avvocati, per evitare di portare la causa di fronte al giudice L’estensione L’obiettivo di Renzi, affidato alla legge di Stabilità che sarà presentata a ottobre, è di mantenere il bonus. Ieri, inoltre, il premier ha aperto alla possibilità di estendere la platea dei beneficiari. Alla legge di Stabilità è affidata anche la riduzione della pressione fiscale La riforma Sulla giustizia civile si agirà poi con un ddl delega per la semplificazione del processo. Entro l’anno, secondo le previsioni del Guardasigilli, sarà legge la riforma della giustizia: responsabilità civile dei magistrati, tempi di prescrizione e falso in bilancio i nodi L’incarico Nessun chiarimento sul futuro del commissario produzione di beni e servizi che possono essere forniti dal settore privato». Basta, insomma, a società comunali o regionali che producono «uova piuttosto che prosciutti», dice Cottarelli. E poco importa se quelle società realizzano profitti. Sul piatto vanno infatti considerati altri fattori: il rischio di alterare il corretto funzionamento del mercato, il rischio di creare perdite a carico della collettività, la necessità di monitorare le partecipate pubbliche, sottraendo così risorse umane alle finalità e ai compiti istituzionali dell’ente. Non a caso, lo studio sulla spending review delle partecipate suggerisce l’introduzione di alcuni paletti: il limite alle partecipazioni indirette e di secondo grado, il L’opposizione L’ex Cavaliere è convinto che sia impossibile far cadere l’esecutivo ora. E rilancia il confronto sulla giustizia Berlusconi prudente: non siamo distruttivi ROMA — L’umore non cambia, ormai da settimane. L’apertura di credito, almeno parziale, verso Matteo Renzi per Silvio Berlusconi resta immutata: «Vedremo quello che riuscirà a fare. Lui è sveglio, ha personalità, ma la situazione è difficilissima, i soldi non ci sono, servirebbe grande esperienza e capacità e forse nemmeno basterebbe... Ma stiamo a vedere, inutile sbilanciarsi ora». L’ex Cavaliere — che oggi dovrebbe tornare a Roma per riprendere i contatti con i suoi, senza la compagna Francesca Pascale in vacanza all’estero — è convinto che, per il momento, non ci sia la possibilità di far cadere il governo, magari andando al voto con la legge disegnata dalla Consulta che sarebbe ottima per Forza Italia. Ma nemmeno c’è in vista un’ipotesi di ritorno al governo in una riedizione, da protagonisti stavolta, delle larghe intese. Per questo, reputa inutile sbilanciarsi in un senso o nell’altro. Attaccare a testa bassa Renzi «ci farebbe passare per un’opposizione distruttiva, alla Grillo, contro gli interessi del Paese, e non pagherebbe in termini di consensi», ripete. Viceversa, concedere una totale apertura di credito al governo porterebbe solo a un «no grazie» del premier, che peraltro avrebbe problemi a giustificare nel suo partito e con i suoi alleati un abbraccio troppo stretto. Anche sulla giustizia, raccontano, in fondo a Forza Italia il disegno abbozzato da Renzi male non va, fermo restando che tanto dovrà cambiare soprattutto «sul falso al bilancio, che per gli imprenditori è un cappio al collo», e Verdini assicura al capo che «tutto si potrà ridiscutere in Parlamento...». Ma in questo caso dichiarare scontento e delusione serve proprio a non mettere in difficoltà Renzi, che per mediare ha bisogno di dimostrare che le posizioni in campo sono opposte. Per questo, si continua con dichiarazioni soft, come quelle di Giovanni Toti che ammette come mille giorni siano un tempo congruo per fare le riforme e che negli annunci e nei programmi del governo ci siano «anche cose buone». Ma, aggiunge, mancano quei provvedimenti «choc» che servirebbero per rilanciare davvero l’economia. Quelli che Da- La politica estera Frequenti colloqui con Putin Vista con favore la nomina di Mogherini: «Così l’Italia avrà un ruolo nella crisi» niele Capezzone propone da tempo, e ripropone anche adesso, criticando il «tirare a campare» del premier: «Occorre sfondare il vincolo del 3%; e occorre farlo non per fare più spesa o per gestire l’esistente, ma per realizzare un taglio-choc delle tasse, io dico di 40 miliardi, a favore di famiglie, lavoratori e imprese, ovviamente accompagnato da riforme e da corrispondenti tagli di spesa». Una ricetta che convince molti in Forza Italia, ma che Berlusconi ancora non ha deciso se formalizzare in qualche modo, offrendo il «contributo» azzurro al dibattito, o se lasciarla sullo sfondo come A Genova Antagonisti No-Tav fermano il dibattito alla Festa dell’Unità Un gruppo di antagonisti ha invaso il palco della Festa dell’Unità di Genova dove il vicesindaco Stefano Bernini e l’assessore regionale alle Infrastrutture Raffaella Paita stavano per iniziare il dibattito. Il gruppo ha imbrattato con vernice rossa il cartellone della festa e urlato slogan contro la Tav, il Pd e contro l’ex procuratore di Torino Giancarlo Caselli (foto Ansa). bandiera di partito in attesa di capire quale rapporto si stabilirà nelle prossime settimane tra opposizione e governo. A sentire lo stesso Toti, che ieri ha partecipato a un dibattito con il pd Lorenzo Guerini alla Festa dell’Unità, si potrebbe proseguire con il metodo del Nazareno «al quale sono affezionato: si sta tutti attorno a un tavolo e si cambiano le cose». Certo è che la centralità che ritiene di avere riconquistato, per Berlusconi è una ricchezza. E l’ex premier dunque non sembra avere fretta. Sulla legge elettorale, che doveva essere calendarizzata per la ripresa ma che arriverà solo dopo la riforma della Pubblica amministrazione, nessuno in Forza Italia fa pressioni. Sull’economia, appunto, si continua a parlare di qualche evento da organizzare per segnare le proprie posizioni, ma allo stato tutto tace. Anche sugli scenari internazionali l'ex Cavaliere, pur preoccupatissimo per la piega che sta prendendo la crisi Ucraina, in pubblico non ha voluto pronunciare parola. Raccontano che negli ultimi tempi i suoi colloqui con Putin si siano fatti frequenti, e c’è chi sostiene che in fondo la nomina della Mogherini a Lady Pesc sia da lui vista con un certo favore, proprio perché l’Italia potrebbe giocare un ruolo nella crisi internazionale. Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Il piano L’assunzione stabile legata all’accettazione degli scatti di carriera in base al lavoro Iter ancora lungo Il testo passa ora alla Camera. E l’iter per le riforme della Carta prevede, dopo l’approvazione di Montecitorio, ancora un altro passaggio, a distanza di tre mesi, in entrambe le Camere. La legge potrebbe essere poi sottoposta a referendum Modifiche Probabile che la legge subisca ritocchi in Senato: il governo non esclude la possibilità di modifiche. In particolare, potrebbero essere riviste le soglie di sbarramento e quella per accedere al premio di maggioranza al primo turno (37%) Scuola, si parte con le linee guida Un «patto» su precari e merito L’impegno del premier: saranno creati mille asili nido Sblocca Italia ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA Italicum La legge elettorale è stata approvata a marzo dalla Camera, dopo l’accordo con Forza Italia sull’Italicum. Il sistema di voto è basato su liste bloccate in circoscrizioni piccole, premio di maggioranza e soglie di sbarramento Scuola Il primo sì L’8 agosto il Senato ha dato il primo via libera al disegno di legge costituzionale per la riforma del Senato e del Titolo V. Prevede la fine del bicameralismo perfetto: Palazzo Madama diventa non elettivo e non vota la fiducia Edilizia A luglio è partito il piano di edilizia scolastica. Prevede investimenti per 1,6 miliardi di euro, che andranno a finanziare 21.230 interventi su edifici scolastici. Nel complesso, 450 milioni serviranno alla piccola manutenzione, 400 alla sicurezza Cantieri Venerdì scorso il Cdm ha dato il via libera al decreto sblocca Italia: fondi ai cantieri e semplificazioni per far ripartire l’economia. Nuove risorse per 3,8 miliardi. Tra gli interventi: misure per l’edilizia e meno vincoli per le ristrutturazioni Docenti La riforma della scuola sarà illustrata domani. Riguarderà l’allargamento dell’organico e l’assunzione dei precari, la riforma del sistema degli stipendi dei professori, maggiore autonomia ai presidi e alle scuole e la diffusione degli stage Risorse Il decreto è un cantiere ancora aperto, su cui pesano i pareri dei diversi ministeri. C’è poi il nodo fondi: dei 3,8 miliardi le risorse spendibili nell’immediato sono di meno. Il governo ha voluto un provvedimento a costo zero: sospesi i bonus per edilizia e affitti L’intervista Poltrone Stoccata contro i «poltronifici» pubblici ta il numero delle cariche di vertice. Il meccanismo dei poltronifici pubblici ha prodotto 37.000 incarichi nei consigli di amministrazione e circa 26.500 amministratori. Il costo pro quota di questa proliferazione di posti è circa 450 milioni di euro. L’imperativo è disboscare. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — «Sulla scuola useremo un metodo già sperimentato. Ci muoveremo come ci siamo mossi per le riforme della Pubblica amministrazione e della giustizia». Quando Matteo Renzi e il ministro Stefania Giannini escono dal tavolo tecnico convocato sulla scuola, e il sipario sulla conferenza stampa del premier sui mille giorni è ormai calato da qualche ora, nelle carte dei tecnici di Palazzo Chigi c’è una rotta già tracciata. Tecnicamente, com’era già accaduto per due delle riforme chiave dell’era Renzi, quella sulla scuola dovrebbe partire senza alcun provvedimento. «Per adesso c’è un programma. E a quel programma saranno associate delle linee guida», è il senso del ragionamento su cui il premier e il titolare dell’Istruzione convergono. D’altronde, al contrario di quanto si pensasse la settimana scorsa — prima che l’incontro tra Renzi e Napolitano facesse scomparire la scuola dalla «già troppa carne a cuocere» del consiglio dei ministri del 29 agosto — la riforma partirà dall’autunno 2015. E sarà figlia di un «dialogo» tra l’esecutivo da un lato, e i cittadini e gli insegnanti dall’altro. Un «dialogo» a cui il governo dovrebbe presentarsi con un piano diviso in 4 macropunti suddivisi in linee guida. Al primo punto c’è quello che, tecnicamente, si chiama passaggio «dall’organico di diritto all’organico funzionale». È il tema della famosa assunzione dei precari di cui aveva parlato il ministro Giannini al Meeting di Rimini, ventilando un «addio per sempre» alle supplenze. A seguire, secondo punto, quello che nel governo chiamano «il grande patto tra genitori, docenti, presidi e anche studenti». È questo il punto da cui dovrebbe passare la grande sfida renziana di «riscrivere i programmi della scuola». Un altro dei punti su cui Renzi ha intenzione di intervenire è il potenziamento degli investimenti sull’edilizia scolastica. Ma è il quarto, il punto che potrebbe riaprire la contesa tra il governo e i sindacati. Dall’esecutivo ne parlano come di un «patto con gli insegnanti». In realtà, la strada che ha in mente il governo è quella di subordinare l’assunzione dei precari all’accettazione — da parte di tutti — di un principio nuovo. «Gli scatti di carriera non saranno più soltanto di anzianità. Ma saranno, soprattutto, derivanti dal merito, dalle ore di lavoro». D’altronde, spiega uno dei politici vicini al dossier, «stiamo cambiando la scuola. Se la scuola resta quella di prima, ci tenevamo i supplenti...». Adesso rimane solo da capire se ci sarà Vademecum Matteo Renzi mostra il dossier scuola (BenvegnùGuaitoli) un passaggio in una conferenza stampa oppure se tutto passerà dalla pubblicazione di una serie di slide sul sito dei mille giorni. La riforma avrà effetti dal 2015 e i provvedimenti che la genereranno potrebbero arrivare a ridosso di Natale. Ma la partenza sarà così, a colpi di linee guida. All’arrivo potrebbe esserci un altro ministro al posto della Giannini? Chissà. Più che la voce dal sen fuggita di Rimini, infatti, l’attuale ministro potrebbe scontare il crollo elettorale del partito che l’ha eletta. Ma questi sono solo scenari. In attesa di domani, però, rimane quella consolazione che Renzi ha annunciato ieri. E cioè i «mille asili nido in mille giorni», che con la riforma però hanno a che fare poco o nulla. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA Il conduttore del dopo-Floris: credo nella militanza giornalistica e dirò come la penso, ma senza pregiudizi ideologici «Così cambio Ballarò. Santoro? Maestro» Giannini: voglio trattare allo stesso modo il capo del governo e il leader di Forza Italia di ALDO CAZZULLO Massimo Giannini, perché ha lasciato la vicedirezione di «Repubblica» per fare il talk-show di un altro? «Io non faccio il talk-show di un altro. Ballarò è un programma della Rai, che mi ha chiesto di condurlo dopo che Floris ha deciso di andare a La7. Detto questo, lasciare Repubblica dopo 28 anni è stato un dolore. Ho avuto la fortuna di lavorare con il più grande direttore della storia del giornalismo italiano, Eugenio Scalfari, e con il suo degno erede, Ezio Mauro, che ha stravinto la scommessa della successione. E con un editore, Carlo De Benedetti, che in tutto questo tempo non mi ha mai chiesto di fare una cosa o di non farla». Ne è sicuro? «Ci siamo confrontati sempre e su tutto, ma non ho mai ricevuto un diktat. Altro che “servo di De Benedetti”, come leggo da qualche parte in rete…». Allora perché se n’è andato? «Quando Luigi Gubitosi e Andrea Vianello mi hanno proposto di condurre Ballarò, ho accettato perché mi sentivo personalmente pronto a cambiare: nel lavoro come nella vita considero il cambiamento un valore in sé. E poi è una grande chance di sperimentare quell’integrazione tra piattaforme diverse che finora per i grandi gruppi editoriali è rimasta solo un’ambizione, per non dire una velleità». Perché non cambiare nome a «Balla- 5 Cosa resta da fare Elezioni Senato Cosa è stato fatto limite alla detenzione di partecipate da parte di piccoli comuni, l’uscita da quote di minoranza (ci sono 1.400 società in cui la quota azionaria pubblica si ferma al 5%, e 2.500 casi in cui non va oltre il 20%), e, infine, la chiusura delle scatole vuote (sono 3.000 le aziende con meno di 6 dipendenti). Un’ultima riflessione la meri- Primo Piano italia: 51575551575557 rò»? «Ballarò è un programma di RaiTre. Indagini alla mano, si è rivelato una forza: rinunciarvi sarebbe stato un errore editoriale». Cosa pensa del suo predecessore? «Giovanni Floris è un mio amico. Dalla mia bocca non uscirà una sola parola contro di lui. Certo ci saranno novità: nella sigla, nel comico, nel sondaggista». Ma non è la formula del talk-show a essere in crisi? «È vero, il talk-show conosce difficoltà, sia pure non gravi come quelle della carta stampata. Lo stesso Ballarò l’anno scorso ha perso un milione di spettatori». Il motivo, secondo lei? «Mi viene in mente un romanzo di Don De Lillo: Rumore bianco. Il chiacchiericcio politico è come un rumore di sottofondo che non lascia tracce: di rado alla fine della trasmissione, dopo aver ascoltato i vari ospiti, lo spettatore ha cambiato il suo modo di pensare. Credo sia superato concepire un talk-show come uno scontro tra due curve contrapposte, fin dalla costruzione fisica dello studio». Cambierà anche quella? «Sì. Ha senso contrapporre destra e sinistra, nel momento in cui di fatto governano insieme? Non penso a due squadre una contro l’altra, ma a una soluzione più inclusiva. E poi i giornalisti dovrebbero essere in posizione terza, non schierati di qua o di là». Lei non è un giornalista di parte? «Io ho una mia storia, che non rinnego, anzi rivendico. Credo nella militanza giornalistica, e non vi rinuncerò. Intendo dire come la penso sui vari argomenti. Ma basandomi su dati, fatti, numeri; non su pregiudizi ideologici». Floris si è scontrato con Renzi. Anche lei finora è stato molto critico con il premier. In Rai quale linea sceglierà? «Da giornalista, voglio trattare tutti i politici allo stesso modo. Non considero Renzi e Berlusconi uguali, ma la mia coscienza mi impone di adottare nei confronti di tutti i poteri lo stesso metro di giudizio». La politica economica di Renzi le appare improvvisata? «Renzi sta facendo grandi sforzi per scuotere un Paese sfiduciato. Ma obiettivamente si è aperto uno scarto tra le promesse e le cose fatte. Se dici agli italiani di andare in vacanza allegri e poi arrivano dati negativi su Pil e occupazione, se annunci investimenti da 40 miliardi per sbloccare l’Italia e poi ne tiri fuori meno di 4, recuperati da risorse già stanziate, il nostro mestiere ci impone di segnalare questo scarto». Giornalista Massimo Giannini, 52 anni, nuovo conduttore di «Ballarò» su RaiTre Cosa pensa di Santoro? «Un maestro. Insieme con Gad Lerner è stato il vero raccontatore della transizione italiana da Tangentopoli in avanti. E vanta numerosi tentativi di imitazione, alcuni all’insegna del populismo, tipo il collegamento con la piazza urlante. Un genere che credo lo stesso Santoro consideri superato». Lei non farà collegamenti? «Al contrario: i nostri inviati avranno il compito di raccontare storie e soprattutto di trovare notizie. Il nostro obiettivo è avere uno scoop alla settimana. Anche se non sempre ci riusciremo, dovremo sempre provarci». E Vespa come lo considera? «Un’istituzione. E un professionista di grande livello. Ovviamente il mio modo di condurre sarà diverso dal suo». Lei quanto guadagnerà? «Non voglio essere reticente, ma ho un obbligo di riservatezza». Tanto Brunetta lo scopre. Tanto vale che lo dica lei. «Non ho obiezioni a che lo dica la Rai». Le è spiaciuto che il sindacato interno abbia protestato contro il suo arrivo? «Li capisco: nel mondo ideale, la scelta del direttore di un tg o del conduttore di un programma dovrebbe sempre avvenire all’interno dell’azienda. Bisognerebbe chiedersi perché non accade. Mi piace pensare che il giorno in cui me ne andrò il mio successore naturale sarà un interno. Il mio primo impatto con Vianello e con la sua bella squadra di RaiTre è stato eccellente. La Rai è la più importante azienda culturale del Paese. Deve solo avere il coraggio e l’orgoglio di dimostrarlo ogni giorno». © RIPRODUZIONE RISERVATA La Nota di Massimo Franco L’attivismo di Renzi copre un’economia tuttora in affanno L’ idea che quello di ieri sia il «giorno zero» del programma triennale del governo vuole dare solennità alla ripresa autunnale. E nelle intenzioni, dovrebbe servire a rendere più tonda la vittoria d’immagine che Matteo Renzi ha conseguito facendo nominare Federica Mogherini «ministro degli esteri» dell’Europa. La sicurezza con la quale in conferenza stampa il premier ha ribadito tutti gli obiettivi e ne annunciati altri, conferma il piglio di chi apparentemente è privo di dubbi. La difesa degli 80 euro dati a chi ha redditi bassi è totale. «Non si tratta di una mancia ma di una scommessa politica». Quei soldi sarebbero addirittura «la più grande riduzione di tasse mai fatta e di aiuto al ceto medio». Il fatto che tutti gli indicatori dicano che gli 80 euro non hanno avuto nessun effetto sul piano economico sembra secondario. La narrativa è quella di un cambio d’epoca affidato alla velocità, alla certezza dei tempi, e alla determinazione a bollare negativamente le critiche e le perplessità. Quelle sempre più ricorrenti riguardano la tendenza di Renzi ad annunciare quotidianamente novità. «Nel momento in cui sei accusato di “annuncite”», è la replica, «rispondiamo con l’elenco di date a cui siamo auto-costretti». È una strategia che può dare un leggero senso di vertigine. Eppure, per il momento una larga porz i o ne di opinione Dietro i mille pubblica appare fragiorni si stornata ma non ostile intravede un atto al turbinio di riforme in cantiere da di fede circondato messe palazzo Chigi. L’attividalla cautela smo copre e vela una stagnazione economica preoccupante, confermata ieri dalla diminuzione dell’attività manifatturiera sotto la soglia-simbolo del 50 per cento: lo spartiacque tra espansione e contrazione. L’opposizione di Movimento 5 Stelle e Lega attacca frontalmente il governo. E Forza Italia promette che farà le bucce all’attività di palazzo Chigi, imputando a Renzi l’«annuncite acuta». È caustico soprattutto il gruppo parlamentare del partito di Silvio Berlusconi. Ma il consigliere di FI Giuseppe Toti, pur critico col cosiddetto «sblocca Italia», ammette di vedere più serietà in un programma articolato su mille giorni, rispetto alle promesse iniziali del premier di cambiare le cose in cento. Anche perché di giorni ne sono passati 191, e nessuno è ancora in grado di sapere se il governo ce la farà davvero. Fanno notare a Renzi che la luna di miele con l’Italia è finita; ma lui risponde che si diceva così anche prima delle europee di maggio: un trionfo per il Pd e per lui. Insomma, la rincorsa non rallenta; e sfida un’economia debole, contando sull’asse con la Francia che condivide i problemi italiani, ma rischia di sommare due debolezze. L’intenzione è di ottenere dall’Europa il massimo di flessibilità, senza superare i limiti imposti dal Patto di Stabilità. Lo sfondo, tuttavia, è così complicato da far dire al ministro dell’Economia tedesco, Wolfgang Schäuble, che «l’eurozona non ha ancora superato il momento peggiore» a causa di uno scenario geopolitico turbolento. «L’Italia la cambiamo, piaccia o non piaccia ai soliti esperti di palude. Mille giorni e l’Italia tornerà leader», assicura Renzi, con un atto di fede che si vorrebbe che si vorrebbe condividere ma non cancella un alone di scetticismo. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il fisco La casa La Tasi: quanto si versa paga in intrenta trentacittà città La Tari sui rifiuti (Abitazione da 100 mq con tre persone) Alessandria Ancona Aosta Asti Bergamo Bologna Brescia Cagliari Cremona Cuneo Ferrara Tariffa 2014 356 213 267 372 209 277 175 532 136 199 317 La Spezia 265 Lecco 229 308 253 Livorno Lodi Differenza sul 2013* 11 5 -25 34 -11 6 26 31 -35 -1 0 8 -10 2 49 Città Tariffa 2014 Lucca 356 275 Mantova 186 327 Milano Novara Perugia 219 358 Pesaro 260 Pistoia 282 277 Reggio Emilia Udine 378 256 321 209 192 161 Venezia 199 Roma Rimini Savona Sondrio Trento Città Differenza sul 2013* 1 -21 -7 -12 7 2 -3 -75 0 4 27 -33 19 -7 0 Alessandria Arezzo Asti Elaborazione su dati Federconsumatori Città *Nella differenza non si tiene conto dei 30 euro pagati nel 2013 a titolo di tassa sui servizi indivisibili Bergamo Bologna Brescia Cagliari Ferrara Firenze Forlì Frosinone Genova Grosseto La Spezia Lecco Tasi casa Differenza Tasi casa Differenza A/3 70mq Imu 2012 A/2 120mq Imu 2012 73 0 0 96 -2 0 16 60 40 49 121 -26 88 5 1 91 0 0 118 208 0 39 136 179 126 121 204 147 63 81 242 121 68 200 548 256 306 281 453 405 180 485 269 392 577 -138 -8 7 -72 -1 120 -135 24 18 -130 92 -285 -4 8 164 Imu seconda casa Città Livorno Lodi Mantova Milano Napoli Novara Tasi casa Differenza Tasi casa Differenza A/3 70mq Imu 2012 A/2 120mq Imu 2012 124 55 114 228 96 129 96 Piacenza 25 Reggio Emilia 0 Parma Roma Savona Torino Trento Udine Venezia 234 95 199 0 100 80 46 48 114 63 -1 71 3 14 0 -154 15 -139 0 100 13 378 308 281 530 355 286 354 237 265 502 326 661 34 254 168 Elaborazione Corriere della Sera 269 17 130 -118 -134 -43 -182 5 -33 -362 -77 -290 -103 48 25 Città Bologna Milano Genova Torino Bari Lecce Roma Siena Foggia Cagliari Padova Pavia Sassari Trieste Napoli Casa a/2 media Casa a/3 media 2.834 2.645 2.329 2.300 2.087 2.086 2.072 1.982 1.906 1.890 1.800 1.785 1.769 1.665 1.654 1.441 1.149 1.221 1.190 1.317 1.020 1.575 1.110 1.069 800 1.141 755 762 909 906 Elaborazione Corriere della Sera Imu, Tasi e Tari, il percorso (impossibile) delle tasse Penalizzate le case più piccole, a Milano un appartamento di 70 metri paga 28 euro in più E’ cominciato l’autunno delle tasse sulla casa. Da qui a metà dicembre infatti il calendario è punteggiato di appuntamenti che riguarderanno in pratica tutti coloro che occupano un’abitazione. Tre sono i tributi che incombono: la Tasi, a carico del proprietario se la casa non è locata, altrimenti va suddivisa tra proprietario (che deve pagare tra il 70 e il 90%) e l’inquilino; la Tari (tassa sui rifiuti) dovuta da chi occupa l’immobile; l’Imu, sempre a carico del proprietario. Oltre al danno c’è spesso la beffa: oltre a dover pagare, molti contribuenti dovranno farlo in tempi stretti perché le amministrazioni comunali se la stanno prendendo comoda con le delibere delle tariffe. Dal data base presente sul sito del ministero delle Finanze ieri risultava infatti che su un complesso di 8.057 comuni italiani sono state pubblicate 3.243 delibere Imu, 4.567 delibere Tasi e 2.982 delibere Tari. Ma vediamo che cosa succederà nei prossimi mesi tributo per tributo. Tasi: il rebus di acconti e saldi E cominciamo dalla Tasi, la nuova tassa sui servizi indivisibili. Per i tempi di pagamento bisogna tener conto dell’epoca della pubblicazione della delibera sul sito www.finanze.it. Nei circa Duemila comuni in cui le ammini- 18 settembre Nei comuni che pubblicheranno le delibere Tasi entro il 18 settembre, la prima rata del tributo si verserà entro il 16 ottobre e il saldo entro il 16 dicembre. Altrimenti rata unica il 16 dicembre. strazioni sono riuscite a pubblicare entro fine maggio e che non abbiano deciso tempistiche diverse, i contribuenti hanno già pagato la prima rata entro il 16 giugno e dovranno versare il saldo entro il 16 dicembre. Nei comuni che avranno deliberato le aliquote tra inizio giugno e il 10 settembre, con pubblicazione entro il 18 settembre, i contribuenti dovranno versare la prima rata entro il 16 ottobre e il saldo il 16 dicembre. In questa situazione si trovano, tra gli altri, i proprietari di casa di Milano e di Roma. Ci sono però ancora circa 3.500 amministrazioni che hanno solo poco più di due settimane di tempo per deliberare. Nei comuni che infine non pubblicassero entro il 18 settembre la delibera, si pagherà tutto a saldo il 16 dicembre: i proprietari di abitazione principale dovranno pagare sulla base dell’aliquota dello 0,1%; sugli immobili diversi dall’abitazione principale invece si pagherà lo 0,1% solo se l’aliquota Imu non supera lo 0,96%, altrimenti si pagherà un’aliquota che sommata a quella dell’Imu arrivi all’1,06% (esempio se l’aliquota Imu 1,03%, la Tasi sarà allo 0,03%). Siccome si parla tanto in questi mesi di semplificazioni diciamo che in questo campo c’è molto spazio per esercitarsi. La base imponibile della Tasi è la stessa dell’Imu ma il meccanismo delle detrazioni per la prima casa è diverso da quello del vecchio tributo perché i comuni hanno un’ampia discrezionalità nel determinare le agevolazioni. Per questo se si vuol fare da sé (i comuni non mandano infatti i modelli F24 precompilati) è necessario leggere attentamente la delibera sul sito del ministero. Da mesi infuria la polemica se la Tasi sulla prima casa sia più cara rispetto all’Imu. Una ri- Entro due settimane Ci sono circa 3.500 amministrazioni che hanno poco più di due settimane per deliberare sposta univoca, basata su medie alla Trilussa, non sarebbe attendibile. Rimane però chiaro che il meccanismo della Tasi è più «regressivo» rispetto a quelle dell’Imu, nel senso che favorisce i proprietari di immobili di alto valore fiscale e penalizza le case piccole. Nella tabella che abbiamo elaborato si evidenzia, ad esempio, che una casa civile di 70 metri quadrati a Milano paga 228 euro, 63 in più rispetto all’Imu 2012; un’abitazione medio signorile di 120 metri, invece, paga 530 euro, con un ri- sparmio di 118 rispetto a due anni fa. A Roma, dove l’aliquota Imu era dello 0,5%, si risparmia praticamente sempre. Tra le città da noi considerate il peggiore aggravio l’avrà Frosinone: per la casa da 70 metri nel 2012 il proprietario non pagava e ora dovrà sborsare 121 euro. Tari: la caccia alla posizione tributaria Minori incombenze per la Tari, nuove denominazione della tassa sui rifiuti. Per pagare bisogna infatti aspettare la richiesta del comune: di norma viene calcolata una prima parte in acconto sulla base della tariffa del 2013 e il saldo a conguaglio sulla base della tariffa nuova. Ai comuni è lasciata anche per quest’anno la facoltà di usare, adeguandole, le vecchie tariffe Tarsu ma la maggior parte delle amministrazioni già lo scorso anno aveva adottato un sistema di determinazione dei costi per il residenziale basato sull’incrocio tra numerosità del nucleo familiare e superficie dell’alloggio. Il calcolo, una volta che si disponga della delibera, non è particolarmente complesso ma farselo non servirebbe a nulla. Per pagare infatti è necessario indicare nel modello F24 il numero della posizione tributaria di cui evidentemente non si dispone. Nei comuni che non hanno variato metodologia di calcolo la tariffa è rimasta simile a quelle del 2013. Da un’analisi di Federconsu- 16 dicembre Nei comuni che non hanno deliberato la Tasi entro il 18 settembre, il 16 dicembre il salasso sarà doppio: si dovranno pagare insieme il 100% della Tasi e la seconda rata Imu matori emerge che una famiglia con tre persone in una casa di 100 metri quadrati a Milano quest’anno risparmierà 7 euro, a Roma pagherà lo stesso e a Lodi spenderà 49 euro in più. Al saldo della tassa del 2013, però, si era pagato un contributo fisso (pari a 0,30 centesimi per metro quadrato) a titolo di contributo per i servizi indivisibili, ora è assorbito dalla Tasi. Imu: percorso collaudato Nessuna novità infine per l’Imu, che si paga ancora per le abitazioni principali di categoria A/1, A/8 e A/9 e per tutti gli immobili diversi dalla abitazioni principali. Nelle grandi città l’aliquota era già al massimo nel 2013 e non potrà aumentare. Se il comune non delibera si paga sulla base dell’aliquota 2013. La prima rata è stata versata il 16 giugno, la scadenza del saldo è fissata per il 16 dicembre. Chi possiede un’abitazione non affittata nello stesso comune in cui ha anche l’abitazione principale dovrà pagare anche l’Irpef sul 50% del valore catastale dell’immobile a disposizione. Per il saldo però potrà aspettare la liquidazione dell’Unico o del 730, a giugno 2015. Gino Pagliuca © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 La crescita L’Europa «Rispettare le regole ma la deflazione va battuta» Vertice Hollande-Draghi: servono misure per aumentare la domanda europea Angela Merkel, custode del rigore durante questi anni di crisi finanziaria ed economica. I rapporti tra Merkel e Draghi sono sembrati più tesi del solito dopo che il settimanale tedesco Der Spiegel ha riferito di una telefonata avvenuta nei giorni scorsi tra la Cancelliera e il capo della Bce: Merkel avrebbe chiamato Draghi per chiedere spiegazioni sul suo discorso del 22 agosto al forum di Jackson Hole, negli Stati Uniti. Ieri il portavoce della Cancelliera, Steffen Seibert, ha DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — «La diagnosi è condivisa», dice un consigliere dell’Eliseo alla fine dell’incontro tra François Hollande e Mario Draghi: il rischio di deflazione e crescita nulla o debole sono le maggiori minacce oggi per l’economia europea. E anche sulla terapia il capo di Stato francese e il presidente della Bce sembrano concordare, perché hanno deciso di «lavorare insieme per rilanciare la domanda europea agendo Le misure L’incontro Il numero uno della Banca centrale europea Mario Draghi, 67 anni domani, con il presidente francese François Hollande, 60 anni. L’incontro all’Eliseo è durato circa un’ora e tra i due «c’è accordo completo», hanno detto fonti diplomatiche D’ARCO Lo spread Btp/Bund 154 punti base 250 La chiusura di ieri 200 150 100 nov 2013 sulle leve del bilancio e della moneta». Le fonti dell’Eliseo tengono a precisare che l’identità di vedute tra Hollande e Draghi riguarda anche la necessità di rispettare i patti europei. Nessuno del resto si aspettava il contrario: il presidente francese, che dal giorno della sua elezione il 6 maggio 2012 chiede un «riorientamento» della politica economica europea in favore della crescita, ha sempre sostenuto che più attenzione verso posti di lavoro e rilancio dell’economia sarebbe ampiamente consentita dal patto sottoscritto nel 1997, che infatti si chiama «patto di Stabilità e Crescita». Ma nel giorno dell’intesa Hollande-Draghi, l’entourage dell’Eliseo vuole sottolineare comunque l’impegno a rispettare le regole: non si vogliono dare ulteriori motivi di perplessità alla cancelliera tedesca mar mag 2014 lug precisato che è stato Draghi a prendere l’iniziativa di parlare a Merkel, e non il contrario. Un modo per spiegare che Berlino rispetta l’indipendenza della Banca centrale europea, sullo sfondo comunque di un progressivo allontanamento di Draghi dalle posizioni tedesche. «La flessibilità esistente all’interno delle regole dovrebbe essere usata per meglio indirizzare la ripresa debole e per fare spazio ai costi per le necessarie riforme strutturali», aveva detto Draghi a Jackson Hole, accogliendo l’impostazione molte volte enunciata dalla Francia e anche dall’Italia. Il primo ministro francese Manuel Valls nei giorni scorsi ha salutato le parole del presidente della Bce, e soprattutto la decisione presa a giugno di abbassare ancora i tassi. «Quella è stata una mossa che ha permesso di abbassare il valore dell’euro del 6 per cento», ha detto Valls, che da tempo denuncia i danni di un euro troppo forte. «Sono segnali importanti, la politica monetaria comincia a cambiare, ma bisogna andare ancora più lontano», ha detto ancora Valls La telefonata Il portavoce di Merkel: è stato il presidente della Bce a chiamare la Cancelliera Lo «sblocca Italia» Fondi Ue, il governo sostituirà le Regioni lente MILANO — In gioco ci sono circa 61 miliardi: è l’ammontare dei Fondi Strutturali dell’Unione Europea che il governo non vuole perdere e che intende usare anche a costo di sostituirsi alle Regioni se queste non rispettano i tempi. Il decreto «sblocca Italia» nell’articolo 11 fa scattare le prerogative del presidente del Consiglio nel caso di inadempienze da parte delle Regioni nei casi previsti dall’articolo 120 della Costituzione. Grazie a questa norma il premier potrà da ora esercitare «il potere sostitutivo nei confronti delle Regioni, al fine di assicurare adempimenti amministrativi preliminari all’esecuzione dell’opera ed ultimare, entro il termine previsto dagli atti di pianificazione, la fase di approvazione delle opere finanziate, anche in parte, con fondi europei di competenza regionale». domenica. L’incontro di ieri all’Eliseo, anche se mancano dichiarazioni ufficiali, sembra suggerire che Draghi potrebbe avere accolto gli appelli francesi. La controprova si avrà giovedì, con la riunione del consiglio direttivo della Bce e la successiva conferenza stampa: Draghi potrebbe annunciare finalmente le tanto attese misure di quantitative easing (acquisto di titoli finanziari pubblici e privati) sull’esempio di quanto ha fatto in Giappone il premier Shinzo Abe, oppure attendere ancora per vedere gli effetti delle misure intraprese a giugno. In ogni caso, dai toni usati si capirà se davvero la politica economica europea si sta spostando verso le richieste di Parigi e Roma. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA Retroscena La spinta per un’azione comune dei governi: più soldi per le imprese. Giovedì la riunione del comitato esecutivo di Francoforte La tela del presidente Bce per la crescita Gli incontri dopo la strategia degli appelli Valori in % I tassi di interesse della Bce 4,0 15 ottobre 3,75 3,5 3,0 11 giugno 0,15 2,50 2 2,5 13 novembre 2 2,00 1,50 1 2,0 1,5 1,25 5 1,50 0,25 1,25 , 0,75 1,0 1,00 1 0,5 0,0 2008 008 2009 siva lo ha convinto a muoversi. Attento sempre a non superare i confini del suo ruolo di banchiere centrale, mai come in questa fase rilevante. Le difficoltà in questo percorso non sono poche, basti pensare all’ostilità dell’opinione pubblica tedesca, e quindi del governo chiamato ad assecondarla, nei confronti di ogni possibile accenno ad un allentamento del rigore nei conti pubblici, ad una maggiore flessibilità, sia pure, come ha precisato il numero uno dell’Eurotower, all’interno delle re- 1,00 10 00 2010 1,00 10 00 2011 0,50 0,75 2012 gole esistenti. Ieri dall’Eliseo, mentre era in corso l’incontro tra il presidente francese Francois Hollande e Draghi, è stato precisato (e tale precisazione non poteva che essere frutto di un chiarimento con Berlino) che non c’è stato alcun «richiamo all’ordine» da parte della Cancelleria ma solo richieste di spiegazioni. Date dal presidente della Bce puntando sul rispetto delle regole fiscali esistenti. Gli spazi di flessibilità — va ripetendo Draghi dall’incontro di Jackson Hole — vanno tro- 2013 2014 C.D.S. - D’ARCO ROMA — L’incontro all’Eliseo — con lo specifico richiamo alle politiche per la crescita — e la telefonata con la cancelliera tedesca Angela Merkel — a maggior ragione se l’iniziativa non è partita da Berlino — confermano la linea di azione di Mario Draghi, avviata col discorso di Jackson Hole. Il presidente della Bce intende sensibilizzare i governi sulla necessità di un’azione comune per riavviare in maniera sostenuta la ripresa e riconquistare la fiducia degli investitori. Visto che i richiami ad adottare riforme strutturali e misure per la crescita, lanciati in più occasioni nei mesi scorsi da Francoforte, non hanno avuto successo, ha deciso di condividere questa urgenza dell’agire direttamente con i protagonisti della politica economica dell’eurozona. Anche perché, e lo ha detto più volte con estrema chiarezza, la politica monetaria non può essere lasciata sola a combattere la crisi. Mediare per raggiungere il consenso necessario è una cosa che a Draghi- e la sua lunga carriera in incarichi amministrativi e di banchiere ai massimi livelli lo dimostra — riesce bene e lo stato di deterioramento della situazione economica comples- vate all’interno dei confini dei trattati e vanno utilizzati per fare subito le riforme necessarie. Occorre un cambio di passo, ha detto ai suoi interlocutori, chiarendo che ai governi è chiesto il comune impegno politico a fare le riforme subito e, nel rispetto delle regole di bilancio, a rimodulare le voci di bilancio per realizzare misure favorevoli alla crescita. Mentre alla Bce spetta, con la stessa urgenza e lo stesso impegno, adottare interventi di politica monetaria idonei a combattere il ri- schio deflazione e a favorire gli investimenti. Serve, insomma, un’azione condivisa, ma sarà la Banca centrale a dare seguito per prima al nuovo mood: giovedì si riunirà il Consiglio direttivo per riformulare l’agenda. C’è molta attesa nei mercati, che aspettano qualcosa di significativo, quanto meno nella tempistica degli interventi, rispetto al programma già annunciato. Certamente i governatori cercheranno di valorizzare il più possibile la portata dell’operazione di T-Ltro, cioè dei prestiti alle banche destinati ai finanziamenti delle imprese e delle famiglie (esclusi i mutui immobiliari) che partirà il 18 settembre a cui ne seguirà una seconda in dicembre (saranno 8 nel biennio) ma è probabile anche che annuncino l’accelerazione del programma di acquisti di Abs, cioè di titoli bancari cartolarizzati rappresentativi di prestiti a imprese e famiglie, che potrebbe essere avviato, con buona pace delle perplessità della Bundesbank, entro la fine dell’anno. Qualche operatore attende un nuovo taglio dei tassi già alla soglia minima dello 0,15%, mentre sembra improbabile l’adozione immediata del quantitative easing, cioè dell’acquisto di titoli privati ma soprattutto pubblici da parte della Bce. Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA I tassi La mossa sui depositi all’Eurotower Il 5 giugno 2014 (con effetto dall’11), la Bce ha tagliato il tasso di interesse, detto anche tasso di rifinanziamento, allo 0,15%. Per la prima volta ha dato il via libera a tassi negativi sui depositi delle banche presso la Bce (-0,10%). L’obiettivo dichiarato disincentivare le banche a parcheggiare la liquidità presso l’Eurotower, implicitamente si è puntato a indebolire l’euro T-Ltro I fondi agevolati alle banche e le condizioni La Bce lancia due nuovi round di T-Ltro, «Targeted long term refinancing operations», prestiti a lungo termine, per 400 miliardi totali, a tasso agevolato (il primo il 18 settembre) per spingere le banche a fare prestiti a famiglie (ma niente mutui) e a imprese non finanziarie per far ripartire l’economia Abs L’acquisto di titoli cartolarizzati Tra le misure straordinarie a cui è pronta a ricorre la Bce ci sono gli Abs, «Asset backed securities», cioè titoli cartolarizzati garantiti da prestiti, mutui, obbligazioni o crediti commerciali. Dopo gli eccessi della crisi finanziaria, Draghi ha precisato che l’Abs ideale deve essere semplice, reale (garantito da prestiti veri, non da derivati) e trasparenti Mro e Smp Lo scudo antispread per la periferia Per aumentare la liquidità nell’eurozona, la Bce continuerà a condurre Mro («Main refinancing operations»), cioè operazioni che offrono liquidità a una settimana, fino a quando sarà necessario, almeno fino al dicembre 2016. Ha inoltre sospeso la sterilizzazione degli acquisti di titoli sovrani sul mercato secondario attraverso il programma Smp (Securities market programme) 8 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Esteri I marò È stato colpito da ischemia e soccorso da Girone. La notizia diffusa su Facebook dalla figlia del fuciliere Paura per Latorre, ricoverato in ospedale Il ministro Mogherini: vogliamo riportarli in Italia. Pinotti vola in India Lo stress sembra avere creato una curva drammatica nella vicenda dei due marò. Nella notte tra domenica e lunedì, Massimiliano Latorre — che da oltre due anni e mezzo è trattenuto in India assieme a Salvatore Girone, entrambi accusati di aver ucciso due pescatori dello Stato del Kerala — è stato colto da un serio malore. Sua figlia, Giulia, ha scritto su Facebook che il padre è stato colpito da un’ischemia: è stato ricoverato nel reparto di neurologia di un ospedale di New Delhi in stato di incoscienza. Durante la giornata di ieri, le sue condizioni sarebbero però migliorate, tanto che ha telefonato alla figlia per rassicurarla. Al momento del ricovero e per le ore successive, al fianco di Latorre sono stati costantemente Girone, il primo a prestargli soc- corso, e la moglie di quest’ultimo, Vania. La notizia del malore è arrivata immediatamente in Italia e ha creato seria preoccupazione, innanzitutto negli ambienti di governo. Il ministro degli Esteri Federica Mogherini facendo pressione sull’India ha ribadito la volontà di riportare a casa i due fucilieri: «Come è sempre stato in questi mesi — ha detto — seguiamo ogni giorno il caso dei due marò con l’obiettivo di riportarli in Italia: per il governo è una priorità». Il ministro della Difesa Roberta Pinotti si è messa subito in viaggio per l’India, assieme a medici militari e universitari, dove è arrivata ieri. Ha constatato il miglioramento delle condizioni del fuciliere di Marina e ha elogiato i medici indiani per I messaggi La figlia di Latorre, Giulia: ha diffuso sulla propria pagina Facebook prima un messaggio di rabbia, poi di sollievo perché il padre stava meglio l’efficacia del loro intervento: «Abbiamo constatato — ha detto — che senza questo intervento terapeutico così rapido e tempestivo la situazione avrebbe potuto avere conseguenze gravi». L’ischemia che ha colpito il fuciliere ha naturalmente provocato anche una serie di reazioni emotive e politiche. Giulia, la figlia di Latorre che era stata con il padre a Delhi fino a pochi giorni fa, ha scaricato la tensione sulla sua pagina di Facebook: «Sì, è vero, mio padre sta in ospedale e ha avuto una mancanza. Ma voi Italia di m… fateli restare un altro po’! Vi preoccupate di portar qui gli immigrati che bucano le ruote perché vogliono soldi e non vi preoccupate dei vostri fratelli che combattono per voi e alcuni perdono la vita». Sempre sui social network si è sviluppato un triste scambio di opinioni tra chi considera Latorre e Girone colpevoli di avere ucciso i due pescatori indiani (un processo non c’è mai stato) e chi invece li ritiene vittime della tortuosità della politica indiana. Chi più chi meno, i partiti si sono fatti sentire. Quelli di governo per sostenere che il lavoro impostato negli scorsi mesi per arrivare a una soluzione va continuato e rafforzato. Quelli di opposizione per chiedere azioni più incisive finalizzate a riportare in Italia i due fucilieri. Il problema è sempre quello della strategia da adottare per arrivare a quell’obiettivo e a un processo giusto e rapido non in un tribunale indiano. A questo punto, il malore di Latorre rende più urgente l’azione per uscire dallo stallo in cui il caso è finito da tempo. Accelera gli eventi e mette in moto dinamiche diplomatiche e giudiziarie nuove. D. Ta. © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 mesi Il periodo di prigionia in India dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due fucilieri di Marina sono trattenuti dalle autorità indiane dal febbraio 2012 con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani durante una missione anti pirateria Il rischio di un colpo di Stato L’ex star del cricket, l’islamico e i generali: il Pakistan in bilico di CECILIA ZECCHINELLI I l Pakistan ha perso il poco invidiabile primato di «posto più pericoloso del mondo», attribuitogli dall’Economist nel 2008: dalla Libia alla Siria le crisi oggi sono certo più gravi, la sicurezza un miraggio. Ma nel grande Paese asiatico la calma seguita dalle prime elezioni giudicate credibili nel maggio 2013 si è dissolta. L’opposizione al premier Nawaz Sharif da tre giorni è violenta, sabato ci sono stati morti e feriti. Ieri ancora scontri nel secondo tentativo (fallito) di assaltare la casa di Sharif nella «Zona rossa» di Islamabad, dove sorgono anche le ambasciate e il Parlamento. E dove si trova la tv di Stato: per un’ora i manifestanti l’hanno occupata interrompendo le trasmissioni, poi hanno accettato l’ordine dei militari andandosene senza reagire e anzi inneggiando all’«esercito amico». «Se Dio vuole saranno i soldati a salvarci», cantavano in molti. Il sospetto sempre più diffuso, e non solo per quegli slogan, è che in Pakistan sia in Proteste Gli scontri ieri a Islamabad (Ap) corso l’ennesimo golpe militare, ma questa volta «strisciante». Ovvero, che i leader delle proteste — l’ex star del cricket Imran Khan e il religioso Tahirul Qadri — siano teleguidati dai generali. I militari non solo sono stati al potere per almeno metà della Storia del Pakistan ma controllano gran parte dell’economia. E male accettano ora Sharif: al premier (per la terza volta) contestano l’eccessivo «buonismo» con l’India e il ritardo nel lanciare l’offensiva antitalebana nel Nord, partita in giugno. Ancor più gli rimproverano di aver voluto processare per alto tradimento il generale Musharraf, che nel 1999 depose lo stesso Sharif mantenendo poi il potere per un decennio. Le posizioni dei militari, del liberal Khan e dell’islamico Qadri divergono molto: ma come successe in Egitto nel 2011, il comune nemico (là fu Mubarak, qui è Sharif) li ha resi alleati. La convinzione di molti analisti è che il più forte resti l’esercito. Forte e prudente: sarebbe per non perdere gli aiuti finanziari degli Stati Uniti e il sostegno politico internazionale che questa volta agiscono da dietro le quinte. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Esteri italia: 51575551575557 9 # Fucilieri I due marò Massimiliano Latorre (a sinistra) e Salvatore Girone trattenuti in India dal febbraio 2012 (Ansa) Il retroscena Dopo il malore il governo Modi potrà essere forzato ad aprire un tavolo che finora ha escluso Non si può più perdere tempo La scelta dell’arbitrato è vicina Alla Farnesina serve continuità per il dopo Mogherini 14 ottobre La data della prossima udienza sui due marò, dopo l’ennesimo rinvio. La Corte speciale indiana deve esprimersi su un’istanza presentata a novembre dalla polizia anti terrorismo. Roma ha deciso di non riconoscere la giurisdizione indiana La storia e la cronaca non hanno i tempi della politica e della burocrazia. Spesso accelerano e sorprendono. Nella notte tra domenica e lunedì, nell’ambasciata italiana di New Delhi, si sono prese carico della vicenda dei due marò. Nella forma drammatica dell’ischemia di Massimiliano Latorre, hanno introdotto una nuova dinamica nel caso dei due pescatori indiani uccisi il 15 febbraio 2012, della cui morte Latorre è accusato assieme al commilitone Salvatore Girone. L’urgenza di prendere iniziative per portare al più presto i due fucilieri di Marina fuori dall’India a questo punto diventa pressante. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti ha detto che la vicenda è una priorità «ancora più oggi alla luce di quanto avvenuto e della situazione di difficoltà che si è creata». Si tratta ora di stabilire come la vicenda di domenica notte cambi il quadro di un caso che si trascina da oltre due anni e mezzo senza che i due militari abbiano avuto un giusto processo, nonostante le assicurazioni prodotte dalle autorità indiane. Al momento, gli elementi importanti che la crisi di Latorre mette in movimento sembrano essere due. Il primo è l’accelerazione che può prendere il contenzioso tra Roma e Delhi sulla vicenda. L’Italia rifiuta la giurisdizione indiana, sia perché ritiene che quel 15 febbraio i marò fossero in missione ufficiale, coperti dall’immunità data dalla loro funzione e quindi da processare in Italia o in un tri- bunale terzo, sia perché la giustizia indiana ha dimostrato di non essere in grado di istruire un processo capace di dare garanzie di imparzialità e di rapidità. L’ultima volta nell’autunno scorso, aveva assicurato che una soluzione sarebbe stata «fast and fair», rapida e giusta. Da allora, niente è successo. Ora, il malore di Latorre può essere considerato — anche se gli indiani potrebbero contestare questa lettura — il risultato di uno stress cronico provocato dalla situazione non solo di pseudo-cattività dei due militari (obbligati a risiedere a Delhi, nell’ambasciata italiana) ma anche di quotidiana incertezza sul loro futuro. Si tratta di una tesi forte che può essere messa sul tavolo del governo di Narendra Modi per forzarlo ad aprire un canale di colloquio diplomatico che il primo ministro indiano finora non ha escluso ma che nemmeno ha attivato. Soprattutto, la condizione di grave disagio dei due fucilieri — va ricordato anche il messaggio video altamente emotivo prodotto da Girone lo scorso 2 giugno — può essere I protagonisti Federica Mogherini La ministra degli Esteri uscente ha promosso la strada della internazionalizzazione Roberta Pinotti La ministra della Difesa, che ha seguito il caso dal suo insediamento, ieri è volata in India Daniel Bethlehem L’avvocato inglese è a capo del team di giuristi per il ricorso all’arbitrato internazionale un’argomentazione decisiva quando l’Italia dovesse decidere, a questo punto in tempi decisamente brevi, di ricorrere a un arbitrato internazionale sulla base dell’Annex 7 dell’Unclos, la Convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare. Il quale Annex 7 contempla anche l’eventualità di misure provvisorie determinate da situazioni particolari, come potrebbe essere lo stato di stress continuo dei due fucilieri. Una misura provvisoria potrebbe essere quella, decisa da una corte internazionale, di permettere a Latorre e Girone di lasciare l’India per andare in un Paese terzo in attesa del processo. Questa ipotesi di ricorso all’arbitrato è da sempre sul tavolo: ora diventa di attualità e paradossalmente ha una maggiore forza giuridica. La seconda dinamica importante messa in moto dal malore di Latorre riguarda la scelta del ministro che dovrà sostituire Federica Mogherini agli Esteri quando questa assumerà la funzione di Alto rappresentante della politica estera della Ue. Essendo la questione marò uno degli elementi centrali della politica estera italiana dei prossimi anni, sul quale si determinerà una parte consistente della reputazione e della credibilità internazionali del Paese, sembra naturale che il prossimo ministro degli Esteri debba essere individuato e indicato in tempi brevi e che sia qualcuno che ha una forte sensibilità rispetto alla vicenda, in termini di conoscenza del dossier diplomatico e giuridico. La continuità d’azione, in questo caso, può rivelarsi decisiva. L’angosciosa notte di domenica costringe politici e funzionari a non perdere più un minuto. Danilo Taino @danilotaino © RIPRODUZIONE RISERVATA Offerta valida per immatricolazioni fino al 30/09/2014 per Ford Ka 1.2 benzina 69CV a fronte di rottamazione o permuta di una vettura immatricolata entro il 31/12/2008 e posseduta da almeno 6 mesi. Solo per vetture in stock presso i Ford Partner aderenti all’iniziativa. Prezzo raccomandato dalla Ford Italia S.p.A. 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Il fantasma della città polacca, dell’inerzia dell’Europa, riassunta in quel «Morire per Danzica?» che portò allo scoppio della Seconda guerra mondiale (sotto, soldati tedeschi alla frontiera tedesco-polacca il 1° settembre 1939), aleggia sulla crisi ucraina. Ieri è arrivato il monito di intellettuali e politici polacchi perché non si ripetano gli stessi tragici errori. Un appello pubblicato © RIPRODUZIONE RISERVATA I filorussi Per la prima volta i ribelli accettano l’idea di restare all’interno dell’Ucraina ma in uno Stato federale l’Ucraina in uno Stato federale. Per capirci, la proposta che Vladimir Putin appoggia da settimane. Il gruppo di contatto che si è riunito a Minsk si vedrà nuovamente venerdì, ma intanto c’è il pericolo che la situazione sfugga di mano. L’offensiva dei separatisti, che secondo l’Europa sono appoggiati direttamente da più di mille soldati russi (una presenza che il premier bri- tannico Cameron definisce «ingiustificata e inaccettabile»), va avanti e i regolari hanno dovuto sgombrare ieri un importante aeroporto vicino Luhansk. Una nave di Kiev è stata poi affondata con un bombardamento da terra. Entro fine settimana, se non interverranno fatti nuovi, potrebbero scattare nuove sanzioni dell’Ue nei confronti della Russia. Lo ha ripetuto ieri anche Angela Merkel che sembra aver abbandonato la prudenza dei primi tempi: «Accettare il comportamento della Russia non è più un’opzione». A soffiare sul fuoco sono in molti, a cominciare dai Paesi baltici e dalla Polonia che parlano di «Stato di guerra della Russia nei confronti dell’Europa» (Lituania), di «Una guerra non dichiarata» (Estonia), e di «Ripetizione del 1939» (il premier polacco e nuovo presidente del Consiglio europeo Donald Tusk). Ma è chiaro che senza trattative non si può arrivare a un cessate il fuoco e a bloccare il bagno di sangue. Il governo di Petro Poroshenko sostiene che i russi sono in Ucraina con almeno quattro batta- Nel rifugio Una mamma con la sua bambina ieri in un rifugio antibombe a Donetsk, una delle zone con gli scontri più violenti (Ap) glioni e, addirittura, che informalmente hanno minacciato il ricorso a bombe atomiche tattiche (di potenza limitata). Comunque Poroshenko non vuole trattare con i separatisti mentre questi hanno in mano una fetta di Ucraina. Ma vista la situazione sul terreno, a questo punto non sembrano esserci alternative. L’ipotesi di un intervento europeo, anche se solo per armare gli ucraini, non c’è; come non c’è l’ipotesi ventilata da qualcuno in America di un sostegno aperto di Washin- gton. Allora il cessate il fuoco sembra l’unica via percorribile. Kiev dovrebbe sospendere i bombardamenti e la Russia ritirare gli uomini che «non» sono in Ucraina. A quel punto si potrebbe parlare del futuro del Paese e anche del suo collocamento nello scacchiere internazionale. L’attuale leadership preme per un riallineamento totalmente a Occidente e lo scioglimento del Parlamento con nuove elezioni dovrebbe portare proprio a una decisione in questo senso. Ma questo non sarebbe ac- cettato dai filorussi e, probabilmente, non sarebbe nemmeno nell’interesse dell’Europa. Non a caso ieri il nostro ministro degli Esteri Federica Mogherini ha lodato la strada scelta dalla Moldova: «Andare verso Ovest ma anche mantenere buone relazioni Berlino La Cancelliera: «Accettare il comportamento della Russia non è più un’opzione» con l’Est». Anche Putin ha nuovamente insistito perché i combattimenti vengano sospesi. Ha poi aggiunto che la controffensiva dei ribelli punta soprattutto ad allontanare dai centri abitati le basi dalle quali l’esercito ucraino bombarda le città. Un appoggio alla Russia è venuto dal ministero degli Esteri cinese, contrario a nuove sanzioni: «Non aiutano. L’unica via di uscita è una soluzione politica». Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ sui quotidiani polacchi, tedeschi ed ucraini e sottoscritto, tra gli altri, dal regista Andrzej Wajda e dal ministro degli Esteri polacco, lo storico Wladyslaw Bartoszewski che accusano la «Russia, Stato aggressivo» e i Paesi europei di rimanere passivi per tutelare i propri interessi commerciali. Nessun riferimento al Cremlino dal primo ministro di Varsavia, e appena nominato presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk che, parlando, a Westerplatte, vicino a Danzica, in occasione del settantacinquesimo anniversario dell’invasione tedesca della Polonia, ha messo in guardia dalla guerra in Ucraina e da atteggiamenti di «ingenuo ottimismo» in Europa. Con lui il presidente tedesco Joachim Gauck che ha parlato di «rottura» tra Russia ed Europa. MOSCA — Mentre la situazione militare si fa sempre più difficile per il governo ucraino, si alzano i toni: Kiev parla apertamente di stato di guerra con la Russia e prevede decine di migliaia di morti se non si interverrà. Ma allo stesso tempo anche la diplomazia fa passi avanti e per la prima volta i ribelli filorussi sembrano accettare l’idea di rimanere all’interno del- L'ora della scelta RAID, GAS O PARTIZIONE? LE TRE OPZIONI SUL TAVOLO UE di GIUSEPPE SARCINA P er come si sono messi i rapporti di forza sul terreno, sembrano esserci solo tre possibilità per risolvere la crisi dell’Ucraina. Tre opzioni, una peggio dell’altra, purtroppo. La più rovinosa di tutte sarebbe quella di rispondere con le armi alla controffensiva dei separatisti e delle forze speciali russe. A questo punto la mossa risolutiva sarebbe una sola: accogliere immediatamente l’Ucraina nella Nato e applicare senza indugi la norma cardine, l’articolo 5: tutti i Paesi membri accorrono in difesa di un partner sotto attacco militare. Il risultato sarebbe una guerra devastante nel cuore dell’Europa, combattuta tra le strade di città popolose, contro una potenza dotata di temibili armamenti convenzionali, senza considerare la follia delle testate nucleari. L’esperienza degli ultimi sei mesi dimostra che il sostegno indiretto non è sufficiente. Non bastano la benzina dei polacchi o i binocoli degli americani: l’esercito ucraino non ha i mezzi e l’organizzazione per respingere le unità corazzate russe oltre i confini. La Nato è pronta a mandare droni, caccia bombardieri, missili e almeno 15-20 mila soldati per garantire l’inviolabilità dei confini dell’Ucraina? Questa è la domanda chiave, al netto della propaganda, per altro sempre più inutile, man mano che passano i mesi. La seconda carta è quella delle sanzioni economiche. Ma, ancora una volta, l’evidenza empirica suggerisce che, se si vuole davvero mettere in difficoltà la Russia, occorre applicare misure radicali sulla produzione e l’esportazione di gas e petrolio. Tutto il resto, dal caviale alle banche, non è decisivo. I Paesi europei sono in grado di rinunciare a una quota vitale di energia? Resta, allora, la strada del L’ipotesi Nato Se l’Ucraina fosse ammessa nella Nato il risultato sarebbe una guerra devastante nel cuore del Vecchio Continente negoziato. Ma va imboccata al più presto. Lo scorso aprile i filorussi si sarebbero accontentati di un robusto decentramento politico e amministrativo. A Kiev giuristi ed esperti dibattevano anche in pubblico sulle modifiche costituzionali necessarie. Poi il gruppo dirigente legittimato dalla rivolta di Maidan cancellò tutto, confidando di essere in grado di mantenere l’integrità del Paese. Ciò non è avvenuto e tutto lascia pensare che non avverrà. Nel frattempo i separatisti sono passati a pretendere una formula di federalismo che non esiste in natura. La «Novorossia», così si dovrebbe chiamare il nuovo Stato, rimarrebbe federato a Kiev, ma con la libertà di concludere accordi internazionali. Nel caso specifico: aderire all’Unione doganale promossa da Mosca, con Bielorussia e Kazakistan. Un mostro giuridico: sarebbe come se il Texas firmasse un trattato con il Messico, scavalcando Washington. In realtà i filorussi puntano alla secessione. Ma forse il presidente ucraino Petro Poroshenko ha ancora un modo per limitare il danno: riconoscere un ruolo politico ai ribelli armati. Duro da accettare per un Paese democratico. Durissimo. Meglio, però, infinitamente meglio della guerra e del suicidio economico. gsarcina@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Esteri 11 italia: 51575551575557 » Approfondimenti I conflitti e il nuovo equilibrio mondiale L’ORDINE DELL’OCCIDENTE NON TORNERÀ LA MIA PROPOSTA PER RIPARTIRE L di HENRY KISSINGER a Libia è in piena guerra civile, i fondamentalisti islamici con i loro eserciti stanno mettendo in piedi un autoproclamato Califfato invadendo i territori di Siria e Iraq, mentre la giovane democrazia in Afghanistan è in preda alla paralisi. A questi conflitti vanno aggiunti l’inasprimento delle tensioni con la Russia e un rapporto ambiguo con la Cina, alternante tra promesse di cooperazione e pubbliche recriminazioni. Il concetto di ordine mondiale che ha governato sinora i rapporti internazionali è entrato in una crisi irreversibile. La ricerca di un ordine mondiale si è a lungo ispirata quasi esclusivamente ai principi fondanti delle società occidentali. Nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti — forti della loro potenza economica e fiduciosi nella loro sicurezza nazionale — si accollarono l’onere di portare la fiaccola della leadership internazionale, alla quale aggiunsero una dimensione ulteriore. Nazione fondata esplicitamente sul concetto di un governo libero democraticamente eletto, gli Stati Uniti hanno fatto coincidere la propria nascita con l’affermazione degli ideali di libertà e democrazia, attribuendo a queste forze la capacità di assicurare una pace giusta e duratura. L’approccio tradizionale europeo ammette invece una competizione implicita tra popoli e Stati. Per scongiurare i pericoli di ambizioni conflittuali, l’Europa si è affidata a un equilibrio di potere e a un’assemblea di statisti illuminati. Premessa fondamentale della concezione americana è che i popoli sono per natura ragionevoli e propensi al compromesso per assicurare la pace e pertanto la diffusione della democrazia è diventata l’obiettivo principale dell’ordine internazionale. Il libero mercato avrebbe stimolato gli individui, arricchito le società e rimpiazzato le antiche rivalità internazionali con l’interdipendenza economica. Questo sforzo per stabilire un ordine mondiale, sotto molti punti di vista, ha dato i suoi frutti. In larga maggioranza, il pianeta è governato oggi da Stati sovrani indipendenti e la diffusione della democrazia e del governo partecipativo è certamente un’aspirazione condivisa, se non una realtà universale. Le comunicazioni globali e le reti finanziarie operano in tempo reale. Gli anni che vanno all’incirca dal 1948 al nuovo secolo hanno segnato un breve periodo nella Storia umana in cui si è assistito alla nascita di un ordine mondiale composto da un amalgama di idealismo americano e di concezioni tradizionali europee, per quel che riguarda la sovranità degli Stati e l’equilibrio del potere. Non dimentichiamo, tuttavia, che vaste aree del pianeta non hanno mai veramente condiviso tali principi, adattandosi in varia misura a una semplice accettazione di facciata dell’ordine imposto dall’Occidente. Queste riserve si fanno oggi sempre più palesi, per esempio, attraverso la crisi in Ucraina e nei Paesi del Sud-Est asiatico. L’ordine stabilito e proclamato dall’Occidente si trova oggi a un punto di svolta. Innanzitutto, la natura stessa dello Stato — l’unità formale di base della vita internazionale — si vede sottoposto a un’infinità di pressioni. L’Europa si è data il compito di trascendere lo Stato e di plasmare una politica estera basata sui principi del «potere soft». È lecito tuttavia dubitare che le pretese di legittimità, disgiunte da precise scelte strategiche, possano assicurare l’ordine mondiale. L’Europa, tuttavia, non America e Europa dovranno decidere: quali valori difendere? ne siano mai stati nella Storia dell’uomo. Eppure la natura e la frequenza di questi incontri sembrano invece ostacolare l’elaborazione di una strategia di lungo raggio. I procedimenti in corso consentono ben poco, nel migliore dei casi, oltre a intavolare una discussione sulle istanze tattiche più urgenti, mentre spesso rivestono l’attività dei summit degli orpelli mediatici dei social media. Una struttura attuale, e comprensiva di regolamenti e normative internazionali se vuole dimostrarsi efficace non può essere semplicemente costruita su dichiarazioni congiunte. Occorre invece procedere alla sua formulazione dietro la spinta di convinzioni condivise. Lo scotto da pagare, se non riusciremo in questo intento, non sarà tanto una guerra tra Stati (anche se questo è un rischio reale in alcune regioni), quanto un’evoluzione verso sfere di influenza contraddistinte da particolari strutture interne e forme di governo. Ai margini, ciascuna sfera potrebbe essere tentata di dimostrare la sua forza contro altre entità reputate illegittime. Una conflittualità protratta tra regioni potrebbe rivelarsi ancor più debilitante e perniciosa di una guerra tra nazioni. L’attuale ricerca di un ordine mondiale necessiterà di una strategia coerente per stabilire un concetto di ordine all’interno delle varie regioni, e per ricomporre questi ordini regionali tra di loro. Tali obiettivi non sono necessariamente conciliabili, in quanto il trionfo di un movimento radicale potrebbe effettivamente restituire ordine a una regione, ma innescando al contempo una forte instabilità in tutte le altre. L’invasione militare di una regione, pur restituendo una parvenza di ordine, rischia di Chi è L’inizio Nato nel 1923 in Germania da genitori ebrei, a New York nel 1938. Dal 1943 cittadino Usa. Dopo gli studi a Harvard entra in politica, come repubblicano Politico Nel 1968 è Segretario di Stato con Richard Nixon, carica che manterrà con Gerald Ford (fino al 1977) Dossier Rapporti stretti con Mosca (negoziò il trattato Salt), con la Cina di Mao (sotto in una foto del 1973) e innumerevoli altre capitali ❜❜ In futuro si dovrà riconoscere la realtà di altre regioni, ciascuna con la sua cultura e le proprie esigenze di sicurezza Controversie Discusso in più occasioni: dal Nobel per la pace per il Vietnam nel 1973 (prima della fine della guerra) al sostegno al golpe cileno di Pinochet ha ancora adottato, nel suo insieme, una struttura di Stato unitario, rischiando di creare un vuoto di autorità al suo interno e uno squilibrio di potere lungo i suoi confini. Allo stesso tempo, parti del Medio Oriente si sono sgretolate in fazioni settarie ed etniche in guerra tra di loro. Le milizie religiose e le potenze che le spalleggiano non si fanno scrupolo nel violare confini e sovranità come meglio credono, innescando il fenomeno di Stati incapaci di controllare il loro stesso territorio. In Asia la sfida assume una posizione opposta rispetto all’Europa: qui prevalgono i principi dell’equilibrio del potere, a prescindere da un concetto condiviso di legittimità, e i disaccordi occasionali rischiano di sconfinare nel conflitto armato. Lo scontro tra l’economia internazionale e le istituzioni politiche, chiamate a governarla, contribuisce a indebolire il senso di finalità comuni, indispensabili per l’ordine mondiale. Il sistema economico è diventato globale, allorché la struttura politica del mondo resta basata sulla nazione-Stato. La globalizzazione economica, nella sua essenza, ignora le frontiere nazionali. La politica estera invece le afferma, pur sforzandosi di riconciliare aspirazioni nazionali e ideali di ordine mondiale talvolta profondamente contrastanti. Questa dinamica ha prodotto decenni di crescita economica sostenuta, punteggiata da crisi finanziarie periodiche di intensità crescente: in Sud America negli anni Ottanta; in Asia nel 1997; in Russia nel 1998; negli Stati Uniti nel 2001 e di nuovo dal 2007 in poi; in Europa dal 2010 in avanti. I vincitori non si pongono troppe domande sul sistema, ma i perdenti — quegli Stati impantanati nelle loro inadeguatezze strutturali, come si è visto tra i Paesi del sud dell’Europa — cercano di porre rimedio rivolgendosi a soluzioni che negano, o in qualche modo ostacolano, il funzionamento del sistema economico globale. L’ordine internazionale pertanto si ritrova di fronte a un paradosso: la sua prosperità dipende dal successo della globalizzazione, ma il processo di globalizzazione scatena una reazione politica che spesso finisce con l’ostacolare le sue aspirazioni. Il terzo fallimento dell’attuale ordine mondiale è l’assenza di un meccanismo efficace a disposizione delle grandi potenze per consultarsi e adottare misure collaborative sui problemi più urgenti e drammatici. Questa potrebbe apparire una critica superflua, alla luce dei moltissimi vertici multilaterali già in funzione, di gran lunga più numerosi di quanti ve Obama in tv Un americano in una tavola calda guarda il presidente Obama in tv mentre interviene, a Boston, alla cerimonia per i morti nell’attacco alla Maratona, nell’aprile 2013 (Afp) La Storia non offre scuse ai Paesi che rinunciano a difendere la loro identità per ripiegare su un cammino meno faticoso. Ma la Storia non garantisce nemmeno il successo delle più nobili convinzioni, se manca una strategia geopolitica ❜❜ mandare in crisi il resto del mondo. Un ordine mondiale di Stati in grado di garantire governi partecipativi e dignità individuale, e disposti a collaborare sullo scacchiere internazionale rispettando regole condivise: questo deve essere la meta dei nostri sforzi e l’oggetto delle nostre speranze. Ma il cammino in questa direzione conoscerà una serie di fasi intermedie. Per svolgere un ruolo di responsabilità nell’evoluzione di un ordine mondiale per il ventunesimo secolo, gli Stati Uniti devono prepararsi a rispondere a un certo numero di domande su se stessi: che cosa siamo pronti a scongiurare, dovunque e comunque possa accadere, anche da soli, se necessario? Quale obiettivo vogliamo raggiungere, anche se non saremo appoggiati da nessuna azione multilaterale? Che cosa vogliamo ottenere, o evitare, solo ed esclusivamente con l’appoggio degli alleati? Quali coinvolgimenti dovremo evitare a tutti i costi, malgrado le sollecitazioni che ci provengono da alleati o da altre posizioni multilaterali? In che cosa consistono i valori che vogliamo diffondere? E fino a che punto la realizzazione di questi valori dipende dalle circostanze? Per gli Stati Uniti, questo richiederà una riflessione su due livelli apparentemente contraddittori. L’attuazione di principi universali dovrà essere accompagnata dal riconoscimento della realtà di altre regioni, ognuna con la sua storia, la sua cultura e la necessità di tutelare la propria sicurezza. Nel riesaminare le dure lezioni dei passati decenni, non bisogna dimenticare di rendere omaggio al carattere eccezionale dell’America. La Storia non offre scuse ai Paesi che rinunciano a difendere il loro senso di identità per ripiegare su un cammino meno faticoso. Ma la Storia non garantisce nemmeno il successo delle più nobili convinzioni, se manca una strategia geopolitica di vasto raggio. (traduzione di Rita Baldassarre) © WALL STREET JOURNAL e CORRIERE DELLA SERA PER L’ITALIA 12 Esteri Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il caso La polizia potrà negare l’espatrio ai sospetti in procinto di andare «al fronte» I punti Terrorismo, Londra in stato d’allerta 1 Code e «ingorghi» agli aeroporti Ritiro del passaporto agli islamisti sospetti Cameron vara misure straordinarie contro i «jihadisti britannici» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Avviso ai futuri viaggiatori. Potrà capitare anche questo: che le autorità britanniche chiedano alla compagnia aerea dettagli sulla lista dei passeggeri di un volo con destinazione Regno Unito ma non ritenendo le informazioni sufficienti e chiare impediscano all’aereo di partire o, se già in cielo, di atterrare. Basterà un piccolo sospetto, un omonimia, un dubbio su un cittadino britannico (e anche non britannico), un qualcosa che non torna e allora scatteranno le misure che il governo Cameron ha annunciato e renderà presto operative. Si cambia passo. Se quattro anni fa, nel 2011, Downing Street aveva allentato (un pochino) i controlli antiterrorismo, adesso, sull’onda delle «migrazioni» verso la Siria e l’Iraq di giovani britannici suggestionati dal richiamo del radicalismo islamico, si torna al passato. Anzi di più. Lo stato di allerta è al penultimo gradino della gravità («severe»), quello che indica gli attentati «molto probabili», e David Cameron spinge per dare alla polizia e ai servizi segreti il massimo dei poteri di prevenzione e di azione. Negli aeroporti e in tutti i punti di frontiera le ispezioni sono già aumentate e di- La polizia avrà il potere di ritirare il passaporto a tempo indeterminato a chi è sospettato di voler partire in «missione» in Medio Oriente. I cittadini britannici già all’estero giudicati pericolosi o sospetti jihadisti si vedranno negato il diritto a rientrare in patria Massima attenzione nei punti di frontiera 2 David Cameron spinge per dare alla polizia e ai servizi segreti il massimo dei poteri di prevenzione e di azione. Negli aeroporti e in tutti i punti di frontiera le ispezioni sono già aumentate e diventate più invasive, con la conseguenza di allungare le code e i disagi Controlli sulle attività di «propaganda» Di pattuglia Una pattuglia della polizia in servizio anti terrorismo all’aeroporto londinese di Heathrow. Il premier britannico David Cameron vuole dare «poteri straordinari» alle forze di sicurezza per affrontare l’allarme attentati ventate più invasive, con la conseguenza di allungare le code e i disagi. Non che prima vigesse l’anarchia. Al contrario. Le verifiche sono sempre state scrupolose, spesso al limite della pazienza (con cartelli invitanti i passeggeri a non alzare la voce e a non insultare il personale della sicurezza pena l’arresto per offesa a pubblico ufficiale). Ora si va oltre. David Cameron ieri a Westminster ha illustrato il suo piano con tanto di plauso dei laburisti che rivendicano il copyright sulla legislazione originaria di emergenza, ritoccata e moderata nel 2011 dai tory e dai liberaldemocratici. L’unica critica di Ed Miliband è che non «doveva- mo sbarazzarcene in fretta». La filosofia di base è che occorre stanare i terroristi, i loro complici, i loro simpatizzanti e che non bisogna andare per il sottile. Dunque è necessario dare «poteri specifici e discrezionali di azione» alla polizia e all’intelligence e prepararsi a contrastare qualsiasi ricorso nei tribunali contro eventuali 3 Il premier britannico David Cameron ha annunciato che saranno intensificati i controlli nelle comunità dove si segnalano le attività di propaganda e di proselitismo di «combattenti» per la Guerra santa. Al controspionaggio è chiesto un massiccio lavoro di prevenzione abusi. Si comincia con due misure. La prima è che se un cittadino britannico, messo sotto la lente di ingrandimento, si ritrova nella lista nera degli individui a rischio o solamente da monitorare, dovrà, se richiesto in aeroporto o in frontiera, consegnare a tempo indeterminato il passaporto e privato della possibilità di partire. La seconda è che i cittadini britannici già all’estero ma giudicati o pericolosi o sospetti jihadisti si vedranno negato il diritto a rientrare in patria. Se ne dovranno stare alla larga. Un provvedimento, questo, che corre sul filo della legittimità internazionale. Non è scontato che i «presunti combattenti» mantengano la cittadinanza. «Gli sarà consentito». Il che significa che ci sarà una discrezionalità nella decisione lasciata alle autorità. Ma David Cameron non ammette sconti: «Aderire a valori britannici non è una scelta o un opzione. È un dovere per tutti coloro che vivono sulle nostre isole». Il corollario ai due pilastri della regolamentazione è che le «misure di prevenzione e investigazione saranno estese». Il fermo senza spiegazioni. L’obbligo di non frequentare certi luoghi, sempre se valutato necessario dalla polizia. Obbligo di non muoversi da casa. E, al contrario, «relocation», ovvero un provvedimento che era stato abolito e adesso Downing Street rilancia: il trasloco da casa e l’insediamento in un domicilio gradito alla polizia. È la normalità britannica, l’equilibrio difficile fra diritti, democrazia, lotta al terrorismo e paura di attentati. Fabio Cavalera @fcavalera © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Il reportage Esteri 13 italia: 51575551575557 Lo Stato Islamico è stato costretto al ritiro dai bombardamenti degli Stati Uniti, strani alleati di Teheran in questa offensiva 17 mila il numero degli abitanti di Amerli. Rotto l’assedio si sta cercando dl evacuare parte della città con elicotteri che trasportano i sopravvissuti a Bagdad DAL NOSTRO INVIATO AMERLI — La luce verde per superare le linee delle trincee e le casematte dello Stato Islamico arriva verso le due del pomeriggio. «Andiamo, l’assedio è rotto dall’alba. Le nostre pattuglie stanno facendo saltare le mine. I cecchini sono spariti. La strada per Amerli è sicura, i turcomanni ci aspettano. Yallah, si parte», esclama Shallal Abdal, il governatore di Tuz Khurmatu, la cittadina che per 81 giorni è stata l’avamposto dei soldati curdi di fronte alle brigate jihadiste. Appena un paio di chilometri più avanti comincia la terra di nessuno. Alte colonne di fumo nero segnano l’orizzonte. La pianura è segnata da cumuli di terra smossa, macchie di carburante, aloni scuri di automezzi bruciati. Sull’asfalto le tracce consuete della battaglia: rottami, crateri di esplosioni, immondizia, segni di cingoli. A lato della strada alcuni uomini stanno seppellendo l’autista di un’utilitaria sventrata da colpi di mitragliatrice pesante. «Gli hanno sparato mentre scappavano», dice una delle guardie del nostro convoglio. Ogni quattro o cinque minuti ci sorpassano gipponi carichi di giovani armati che agitano verso il cielo Kalashnikov e lanciagranate in segno di vittoria. Tanti sparano in aria, inneggiano ad Allah, al premier Nouri Al Maliki, al leader estremista Muqtada Al Sadr. Le loro bandiere e le scritte verdi sulle bandane nere attorno al capo rivelano che sono combattenti delle «Brigate Badr», assieme a «sadristi» e volontari dell’«Hezbollah», la milizia del sud Iraq che ha poco da spartire con il gruppo omonimo più famoso in Libano, se non che sono tutti rigorosamente sciiti e hanno ottimi rapporti con Teheran. Sono armati sino ai denti. Le bandoliere cariche di proiettili, alle cinture grappoli di bombe a mano. Ma dove diavolo erano tutti questi giorni?, viene da domandare. Come mai hanno avuto bisogno dei bombardamenti americani nelle ultime 48 ore per liberare Amerli? Lo 40 mila litri di acqua potabile e settemila razioni di cibo sono state paracadutate da aerei americani, australiani, francesi e inglesi per aiutare la popolazione 74 giorni la durata dell’assedio di Amerli. La città circondata ed attaccata dai miliziani dell’Isis che solo 48 ore fa sono stati sconfitti dalle truppe di Bagdad Cibo, kalashnikov e milizie sciite Amerli liberata (con l’aiuto dell’Iran) Nella città assediata dall’Isis per 74 giorni, tra i turcomanni scampati all’eccidio Resistenza Gli abitanti hanno combattuto tra le case di fango, alzato barricate nei vicoli, mentre gli elicotteri lanciavano armi e munizioni Fame «Abbiamo razionato tutto: riso, pane e datteri. Avevamo fame, ma dovevamo resistere o le nostre donne sarebbero finite schiave» La gioia In alto una ragazzina con una bottiglia d’acqua. Accanto, l’esultanza delle milizie sciite con in mano una bandiera strappata all’Isis (Reuters). Sotto, bambini con gli aiuti (Afp) teri. Abbiamo sofferto la fame», risponde mostrando lo stomaco incavato. Un altro volontario, Ahmad Hassan di 23 anni, ricorda la genesi della battaglia: «A metà giugno lo Stato Islamico ha cominciato a bombardare il villaggio con mortai pesanti. Qui vivono circa 17 mila persone. Siamo tutti turcomanni sciiti. I primi giorni ci siamo nascosti in casa. Non sapevamo cosa fare. Le vie di fuga erano chiuse. E’ stato allora che circa 2 mila dei nostri giovani si sono organizzati per combattere. Ci siamo parlati con i telefoni cellulari alimentati dai pochi generatori rimasti». Dalle sue parole non traspare che i jihadisti abbiano mai cercato un attacco frontale, preferivano stringere progressivamente l’assedio. Spiega: «In tutto una quindicina di civili ha perduto la vita sotto le bombe. I nostri morti nei combattimenti sono stati quattro o cinque». Mentre racconta tra i vicoli non asfaltati del villaggio arrivano alcuni camioncini carichi di aiuti. Vicino se ne fermano due con le donazioni di riso, farina, salsa di pomodoro, olio e frutta fatte giungere dalla moglie dell’ex presidente dell’Iraq, il curdo Jalal Talabani. Una folla fitta si raduna spintonando per prendere ciò che può. L’Unicef ha inviato ieri sette camion carichi di provviste e altrettanti ne arriveranno oggi. Sembra davvero che il peggio sia passato. Uscendo verso le 17 dal villaggio incontriamo una lunga colonna di gipponi armati con a bordo centinaia di miliziani sciiti. Tra loro i nostri accomLa regione pagnatori curdi segnalano una forte presenza di pasdaran iraniani. Sono ben equipaggiati, palestrati, appaiono TURCHIA freschi, pronti a lanciare l’offensiva verso sud. «Dall’Iran vanno a BaQaraqosh Mosul gdad, si affiancano nelle milizie Erbil sciite e vengono a combattere Kirkuk anche al nord», sottolineano. Poche ore fa qui è arrivato in IRAN elicottero anche Nouri Al MaBagdad liki. Per il premier iracheno, AMERLI che dovrebbe essere dimissionario, questa è una giornata di gloria e di rilancio politico. Formalmente qui opera l’esercito ARABIA I R A Q iracheno, in realtà questi soldati SAUDITA costituiscono il fior fiore delle sue brigate sciite che però sono state tra le cause principali dell’adesione sunnita alla causa dello Stato Islamico. Li laPerseguitata anche da Saddam sciamo alle nostre spalle avvolti in una Amerli è rimasta sotto assedio per più nube di polvere. Ma una domanda tordi due mesi. La città si trova nella parte na insistente: cosa penseranno a nord-orientale dell'Iraq ed è abitata Washington di questa strana alleanza soprattutto dalla comunità con Teheran? Per la prima volta gli Stati turcomanna, composta da circa 17 mila Uniti hanno utilizzato i loro jet e droni persone di religione sciita. Anche per aiutare i pasdaran e sostenere durante il «regno» di Saddam la città è quello stesso Maliki che considerano stata perseguitata e colpita. Quattro tra le cause prime dello sfascio iracheanni dopo la caduta del regime, nel no. Quale sarà la prossima mossa di 2007, inoltre, un attentato nel mercato Barack Obama? principale di Amerli provocò la morte di Lorenzo Cremonesi 105 persone ri Tig te fra Eu chiedo al governatore. Lui fa una smorfia. «I terroristi dello Stato Islamico sono ottimi combattenti, pronti a morire e hanno ottime armi», risponde elusivo. Pochi secondi dopo, osservando una trentina di miliziani che hanno sfondato alcune autorimesse, rubato i mezzi all’interno e dato fuoco agli edifici, si lascia scappare un commento: «Però non mi piace affatto che stiano saccheggiando. Noi curdi non lo facciamo». Improvvisamente tornano alla mente le immagini delle brigate libiche di tre anni fa, arroganti e aggressive dopo i bombardamenti Nato contro Gheddafi, molto più caute e militarmente poco efficaci quando dovevano agire da sole. Comunque, oggi è festa grande. La fine dell’assedio di Amerli segna una svolta importante dopo le strabilianti vittorie degli estremisti sunniti negli ultimi tre mesi. «Ora possiamo organizzarci per liberare Mosul e quindi puntare verso Tikrit», osserva entusiasta Hassan Degali, 50enne colonnello peshmerga che ha il compito di assicurare che il nemico non tenti sortite improvvise. Prima di raggiungere la città assediata sino a ieri mattina superiamo il villaggio sunnita di Suliman Beg. Era la roccaforte dello Stato Islamico. Adesso praticamente tutti i suoi 24 mila abitanti sono fuggiti verso sud. Qui i caccia americani hanno pestato duro. Lungo la provinciale si contano una ventina di abitazioni sventrate. Diversi edifici so- no in ancora in fiamme. Un paio di negozi vengono saccheggiati. La stessa sorte tocca al villaggio (sempre sunnita) di Habash. Dicono avesse 800 abitanti. Adesso, oltre ai miliziani di sentinella alla periferia, non si vede anima viva. La palazzina bassa dell’infermeria locale ha porte e finestre divelte dagli spostamenti d’aria. Anche la piccola moschea appare devastata. Sino a ieri tremavamo per la sorte degli sciiti, cristiani, yazidi, curdi, turcomanni, drusi, minacciati dallo Stato Islamico. Adesso viene quasi spontaneo chiedersi cosa avverrà dei sunniti. I persecutori vincenti di ieri potrebbero diventare le vittime di domani in questo Paese squassato dalla violenza senza fine, dove la memoria dei torti subiti diventa la molla delle vendette a venire. Amerli infine ci accoglie con gruppi di ragazzini e uomini adulti festanti, i mitra in mano, corrono ai lati della strada. Una bambina offre acqua fresca. Sono i veri eroi del giorno. Sono stati in grado di reggere un assedio continuo e pressante da parte di gruppi molto meglio organizzati di loro e certo più forti. Hanno combattuto tra le loro case povere, praticamente nessuna è a due piani. Hanno piazzato barricate tra i viottoli, tra le stalle, lungo i canali asciutti, hanno razionato tutto ciò che possedevano. «Non avevamo scelta. Se ci fossimo arresi saremmo stati uccisi tutti. Le nostre donne prese come schiave, i bambini piccoli convertiti alla loro fede», sostiene Ahmad Adnan Aziz, un 28enne incontrato nel centro di fronte all’abitazione del sindaco. Mostra fiero il suo mitra e i caricatori pronti all’uso. «Le munizioni non ci sono mai mancate. Ogni due o tre giorni gli elicotteri militari dell’esercito iracheno venivano da Bagdad e ci lanciavano tonnellate di proiettili e bombe. Però era finito il cibo e anche l’acqua potabile. Tutti noi abbiamo dovuto fare ricorso ai pozzi nei nostri giardini. Ma l’acqua è di cattiva qualità. I nostri bambini sono stati spesso malati», racconta. Ma cosa avete mangiato? «Riso, pane, talvolta dat- © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Trombe d’aria e nevicate, nave Costa contro il molo Frana uccide un volontario Albero su auto: 4 feriti a Roma. Danni al Sud Una frana era finita sulla statale del Brennero, poco sopra Bolzano. Alexander Mayr, 39 anni, comandante dei Vigili del fuoco volontari di Campodazzo, la frazione più vicina, va subito sul posto con due colleghi. Vuole accertarsi che nessuna macchina sia rimasta sotto. È tutto a posto, ma quando si volta per rientrare un’altra colata di pietre e fango lo travolge. «L’abbiamo visto morire davanti ai nostri occhi, non abbiamo potuto fare niente», racconta Urban Hofer uno dei due volontari che erano con lui. Solo a Cam- podazzo i Vigili volontari attivi sono 23 su 200 abitanti, quasi 13 mila in tutta la provincia di Bolzano. Un esercito che non viene pagato ma è La vittima Alexander Mayr, 39 anni, padre di 3 figli (Photomasi) sempre pronto, se c’è un incendio o viene giù un pezzo di montagna. Mayr, dipendente in un’impresa che assembla veicoli, sposato e padre di tre figli, Anna la più grande di 6 anni, poi Lukas di 3 e Tobias nato l’anno scorso, guidava i volontari della sua sezione da 9 anni. Prima di lui, il padre Hans. «Purtroppo sono cose che possono succedere — diceva ieri mattina, scegliendo le parole più da ex comandante che da padre —. Per fortuna gli altri si sono salvati». Mayr, giudicato da tutti Sull’auto Il ramo di platano che si è abbattuto su una macchina in via Nomentana, a Roma, ferendo 4 persone (foto Proto) esperto e preparato, è stato sorpreso dagli effetti di un acquazzone eccezionale che si è abbattuto su un fazzoletto di terra: in due ore 70 millimetri di pioggia per metro quadrato, da trent’anni non si vedeva tanta pioggia in quella zona. Una bomba d’acqua, come ormai vengono chiamate, costante di quest’estate autunnale. E anche ieri, sopratutto al Centro e al Sud, non sono bastati gli ombrelli. Giornata difficile a Roma. Un grosso ramo di platano è caduto a Porta Pia su un’auto: ferite, anche se in modo non grave, le quattro persone a bordo tra cui una donna incinta. Illeso invece un altro automobilista che viaggiava verso Ostia e si è trovato il parabrezza infranto da un ramo. Il forte vento ha fatto volare i banchi del mercatino rionale al Tiburtino e provocato la caduta di pezzi di cornicione della storica chiesa di piazza San Silvestro. Forti raffiche anche in Liguria e a Civitavecchia dove una tromba d’aria ha complicato le manovre della Costa Serena, con un «inchino» al molo per nulla voluto. A Solofra, in Irpinia, un fiu- La giornata La tromba d’aria (foto Youreporter) partita dal mare che si è abbattuta su Diamante (Cosenza), scoperchiando tetti e danneggiando auto. Analogo fenomeno si è registrato a Civitavecchia. La tromba d’aria ha causato un incidente nel porto: la nave Costa Serena (immagine al centro da Twitter) ha urtato il molo durante la manovra di ormeggio. Strade allagate (foto Ansa) a Saviano, uno dei comuni più colpiti dalle piogge in Campania me di fango ha invaso una carreggiata del raccordo Avellino-Salerno, mentre un torrente è esondato nella frazione di Santa Lucia bloccando per diverse ore alcune famiglie nelle loro case e trascinando a valle una decina di auto parcheggiate. Allagamenti anche nel Salernitano, nella Valle dell’Irno e a Mercato San Severino; il Sarno ha rotto gli argini vicino alla foce a Castellammare di Stabia; disagi nei collegamenti tra Napoli e Capri, e in Puglia verso le Tremiti. Ancora: un uomo di 54 anni ferito lievemente dalla caduta di una ramo a Vado Ligure (Savona); stessa sorte per una donna nel Cosentino; crollato parte del tetto della chiesa di Sant’Agostino a Castiglion Fiorentino (Arezzo); corsa contro il tempo (con lieto fine) per salvare i libri della biblioteca comunale di Giugliano (Napoli). Ieri la Regione Piemonte ha stimato in 40 milioni di euro i danni alle opere pubbliche a causa del maltempo tra giugno e agosto. Per la Coldiretti ammontano a un miliardo le perdite nell’agricoltura e nel turismo. Anche oggi previsioni cupe, soprattutto nel CentroSud. Con un allerta di «criticità rossa», la massima, diffuso dalla Protezione civile per l’Abruzzo meridionale. Riccardo Bruno © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ L'analisi L’EMERGENZA MIGRANTI E LE CRITICHE ALL’ITALIA DELL’ASSE PARIGI-BERLINO di PAOLO LEPRI Germania e Francia criticano l’Italia sul problema dell’immigrazione clandestina in un momento in cui sarebbe necessario, invece, accantonare le differenze e privilegiare l’impegno comune. Si conferma così difficile il lavoro del ministro degli Interni Angelino Alfano per concretizzare, insieme ai partner europei, la nuova operazione «Frontex Plus» delineata la settimana scorsa a Bruxelles con la commissaria Ue Cecilia Malmström. L’Italia non vuole essere lasciata sola nel combattere l’«emergenza barconi» nel Mediterraneo , pone precise richieste all’Europa in termini di finanziamenti e di mezzi, chiede che il senso dell’iniziativa sia ispirato a principi umanitari, nel segno dell’accoglienza e non del rifiuto. Ma le nuove polemiche su quanto si ritiene che avvenga Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Il racconto Cronache 15 italia: 51575551575557 Alessandro Campi era sul Monte Disgrazia con la compagna. «Beppe era lucido, l’ho coperto. Mi ha raccontato che era stato lui a scivolare e trascinare gli altri» «Quell’alpinista era vivo e chiedeva aiuto Le 2 ore in cui non sono riuscito a salvarlo» Il soccorritore: il cellulare non prendeva, l’ho lasciato per chiamare gente Il fatto La caduta Domenica mattina una comitiva decide di arrivare alla vetta del Monte DAL NOSTRO INVIATO Il tentativo Alessandro Campi (foto) è il quarantunenne milanese che assieme alla sua compagna domenica ha cercato di salvare l’unico alpinista rimasto in vita dopo la caduta lungo il canalone Schenatti, sulle pendici del Monte Disgrazia. Per potere chiamare i soccorsi Campi e la sua compagna sono dovuti scendere verso valle: nel luogo dove è avvenuto l’incidente, infatti, non c’era copertura per i cellulari. Quando il Soccorso alpino è arrivato, però, Giuseppe Gritti era già morto nel nostro Paese, emerse in un incontro a Berlino tra il ministro degli Interni tedesco Thomas de Maizière e il collega francese Bernard Cazeneuve, non inducono a essere ottimisti. L’auspicio è che si arrivi presto ad una reale condivisione. È questo uno degli scopi dei colloqui che Alfano avrà oggi nella capitale tedesca con lo stesso de Maizière, prima di spostarsi a Madrid. A Berlino e Parigi si ritiene, come si legge in un comunicato diffuso al termine dell’incontro tra i due ministri, che molti dei rifugiati sbarcati in Italia viaggino poi verso altri Stati, in particolare del Nord Europa, e che in Italia non si rispettino le regole europee secondo cui gli immigrati clandestini devono essere registrati nel primo Stato di arrivo. «Sia la Germania che la Francia — prosegue la Oggi il vertice in Germania Il ministro Alfano tenta di coinvolgere i partner europei nell’operazione «Frontex Plus» ma arrivano le accuse di favorire la fuga dei rifugiati in altri Paesi VAL MASINO (Sondrio) — Era un lamento solitario, disperato. Veniva dalla nebbia del Monte Disgrazia e aveva la voce di un uomo che chiedeva aiuto con tutto se stesso. Alessandro e la sua compagna di escursione hanno così preso a correre verso la roccia in fondo al ghiacciaio. E quando l’hanno raggiunta hanno visto la scena più spaventosa della loro vita. «Lui era a testa in giù e sopra c’erano gli altri tre che non si muovevano perché erano già morti — parla con un filo di voce Alessandro Campi, il quarantunenne milanese arrivato per primo sul luogo della sciagura del Monte Disgrazia, quattro alpinisti brianzoli precipitati domenica scorsa in un canalone —. Erano corpi scomposti, c’erano una gamba qui, un braccio lì, impigliati nelle corde da alpinisti, legati stretti fra di loro. Sembrava un gomitolo e l’uomo era sotto. Diceva “aiutatemi, mio Dio”. Aveva una gamba rotta, i vestiti stracciati, era mezzo nudo. C’era poi un fetore di sangue…». E stenta a raccontare perché l’immagine che ha nella testa dev’essere terribile. Aspetta, sospira e riprende: «Non si muoveva ma parlava, era vivo e lucido». L’improvvisato soccorritore ha così preso il coltellino che ogni buon alpinista ha sempre con sé e ha iniziato a tagliare le corde per liberarlo dalla tremenda prigione, sotto il cumulo inerme dei suoi amici. «Ho tagliato tutto quello che potevo, mentre Alessandra cercava di chiamare il 112. Ma il cellulare lì non prendeva. Non c’era modo di avvisare nessuno. Eravamo noi due e lui e nient’altro di vivo in quel posto». Nel frattempo l’uomo biascicava qualcosa, sollecitato da Alessandro che cercava di tenerlo sveglio perché non morisse. «Gli facevo domande di ogni tipo». Gli ha chiesto cosa fosse successo lassù. «E lui mi ha detto che era scivolato sul ghiaccio, in alto. Diceva che era caduto lui per primo, che era colpa sua e si era portato dietro gli altri in cordata. E si disperava con quel poco di fiato che aveva, mentre noi cercavamo di tirarlo fuori». Stavano camminando sulla cresta, in una cordata a quattro, prima di volare tutti nel crepaccio per cinquecento metri. Gli ha chiesto il nome. «Beppe, mi ha risposto con un grande sforzo. Era Beppe Gritti, quello di Mezzago. Lo so, tutti pensano che sia stato dichiarazione — sono tra gli Stati Ue che accolgono più rifugiati». Al di là degli aspetti «tecnici», nelle critiche all’Italia si ignorano le dimensioni del fenomeno che ha posto problemi di gestione del grande flusso di migranti che arrivano sulle coste siciliane, spesso richiedenti asilo, molti dei quali possono sfuggire ai controlli. Dall’inizio dell’operazione militare italiana «Mare Nostrum», che dovrebbe essere sostituita da «Frontex Plus», sono stati salvati 115.420 migranti. La questione esiste, ma va affrontata in modo costruttivo. Già dieci giorni fa, il ministro degli Interni della Baviera Joachim Herrmann aveva sostenuto che «l’Italia in molti casi intenzionalmente non prende dati personali e impronte digitali dei rifugiati per permettere loro di chiedere asilo in un altro Paese». A suo giudizio sarebbe «sfacciato» che Alfano lamenti il peso dell’arrivo dei clandestini e poi «non si curi di rispettare le disposizioni europee». Il Viminale aveva risposto con un «no comment», ricordando però che le accuse non venivano da un ministro del governo federale tedesco. Si tratta di sperare che de Maizière non la pensi come Herrmann. © RIPRODUZIONE RISERVATA l’altro a cadere e invece no. Ma tutto questo conta poco perché in una situazione del genere nessuno deve sentirsi in colpa». Giuseppe Gritti, il dipendente dell’Atm, un padre di famiglia, una vita divisa fra lavoro, figlio, oratorio e alpinismo. Spostati i tre corpi, Alessandro e la sua amica, entrambi fisioterapisti appassionati di montagna, partiti anche loro in mattinata per la cima della montagna ma almeno un’ora dopo il gruppo dei brianzoli, hanno cercato di coprire il sopravvissuto con quel che avevano. «Per riscaldarlo gli abbiamo messo prima il nostro telo termico. Poi ho svuotato gli zaini degli amici e l’abbiamo avvolto con tutto quello che c’era. Infine l’ho legato a una piccozza, assicurandolo al pendio perché non scivolasse giù. L’ho messo in una posizione dignitosa, con la gambe a valle, come insegna un libro di Confortola che ha scritto di aver lasciato i due coreani destinati a morire a gambe in giù per una questione di dignità». Dovevano fare in fretta perché c’era da dare l’allarme. «Alessandra non poteva rimanere con lui, non ha abbastanza esperienza. Sono stato costretto così a lasciarlo da solo, con i suoi amici morti». Una scelta difficilissima e straziante. «Gli ho detto tieni duro, non mollare che qualcuno arriva. Disgrazia (Sondrio). Uno degli scalatori scivola e trascina gli altri tre alpinisti in un dirupo I soccorsi In tre muoiono subito, il quarto, recuperato da due alpinisti, poco dopo Lui mi ha risposto “ok ok, andate”, ma era conciato troppo male». Un po’ come nel «Paziente inglese» di Minghella quando la protagonista che non riesce più a camminare viene lasciata in una grotta del deserto con la promessa del suo amante: tornerò. «Noi siamo andati giù di corsa, verso il rifugio dove certamente il cellulare aveva campo. Sono arrabbiatissimo per questo: succede solo in Italia che ci siano zone scoperte. Beppe forse si sarebbe salvato se fossi riuscito a chiamare qualcuno». L’avevano lasciato alle dieci del mattino. La prima telefonata sono riusciti a farla alle dieci e trenta. Dodici minuti dopo le pale dell’elicottero del Soccorso alpino volteggiavano nella valle. «Da sotto ho indicato il posto, li ho visti andare lì, fermarsi sospesi per aria in ricognizione e poi ripartire senza di lui». Nel frattempo il cielo si era fatto grigio sulla Val Masino. «Il pilota mi ha spiegato che ha dovuto andare via perché in fondo le nubi stavano chiudendo il passo e diventava rischiosissimo». Non rimanevano che i soccorritori da terra, dal rifugio Ponti. «Sono partiti carichi come muli e hanno fatto il possibile ma saranno arrivati a mezzogiorno, penso io». Quando Beppe aveva già chiuso gli occhi. «Poi ho saputo che un altro amico suo, quello che aveva rinunciato a salire per il maltempo, l’aveva raggiunto». Alessandro ce l’ha con quel telefonino. «Bastava una chiamata e forse si salvava». Lo tormentano gli occhi dell’uomo alla sua promessa: «Ce li ho qui come un tarlo: resisti, gli ho detto, che arriva qualcuno». Ma il suo angelo non è mai arrivato. Beppe è morto così, aspettando qualcuno fra i ghiacci del Monte Disgrazia. Andrea Pasqualetto apasqualetto@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Cronache Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L’inchiesta Telefonata di Napolitano a don Ciotti, solidarietà dopo le minacce Genova La vicenda Riina intercettato in carcere «Mancino non trattò con me» I ladri rubano l’urna con le ceneri di un defunto Il boss: l’ex ministro era un nemico di Cosa nostra di Ciancimino jr come di un «folle» che parla per interessi economici, «credo che voglia i soldi», Riina cita le sue parole, deridendolo: «“Io, mio padre, il colonnello Mori convincemmo Provenzano a fare arrestare Riina”. Ma santo cielo, tu Ciancimino sei un folle di catene». «C’è un pentito — spiega il boss riferendosi al ruolo del collaboratore Balduccio Di Maggio nella propria cattura — c’è uno che è andato con gli sbirri là con il furgone». Tornando a Mancino, Riina ricorda quando, con lui ministro, nel ‘92, oltre settemila detenuti vennero portati nelle supercarceri dell’Asinara e di Pianosa e dice: «Vogliono accusare Mancino. Minchia. Un nemico numero uno. Quello è un nemico degli italiani. Quello è un nemico della mafia. No un amico». Verità o depistaggi? «Se sono plausibili le minacce a don Ciotti, lo sono anche le accuse a B. e le minacce al pm Di Matteo. Napolitano dovrebbe chiamare anche lui», polemizzano i Cinquestelle. Ma l’enigma lo dovrà sciogliere il dibattimento che riprenderà, il 25 settembre con l’audizione dell’ex segretario dc, Ciriaco De Mita. I ladri che hanno svaligiato domenica sera una villetta a Molassana, sulle alture di Genova hanno rubato anche un’urna funebre con le ceneri del padre del ventisettenne padrone di casa. Ora rischiano una condanna da un minimo di due a un massimo di sette anni di reclusione per violazione dell’articola 411 del codice penale che prevede e punisce la sottrazione e il vilipendio di cadavere o delle sue ceneri. Ad accorgersi di quanto era successo è stata la vedova appena rientrata in casa col figlio. È ancora sotto choc. L’urna del valore di alcune centinaia di euro, era conservata in un cassetto della camera che abitualmente ospita l’anziana. I ladri, che hanno forzato una finestra, hanno rubato solo quattro fucili da caccia e un pc. L’urna poteva sembrare un portagioielli. E forse l’hanno portata via senza guardare. I carabinieri tendono a escludere che il furto sia avvenuto su commissione o per tentare la richiesta di riscatto. La legge sulle sepolture e la cremazione prevede che le urne vengano conservate in un luogo che ne preservi l’integrità e ne impedisca l’asportazione. Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — La trattativa Stato-mafia? «Ma che vogliono sperimentare che questo Mancino trattò con me?... loro vorrebbero così, ma se questo non è avvenuto mai!». Parola di Totò Riina. Nel romanzo criminale raccontato dal boss dei boss al suo compagno di carcere Alberto Lorusso, il «capo dei capi» aveva già rivisitato molte pagine oscure e fornito molte presunte rivelazioni. Inclusa quella su don Luigi Ciotti, «prete da uccidere», che ieri ha ricevuto una telefonata e la «piena solidarietà» del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e una pioggia di attestati di vicinanza dalla Cei, ad esponenti della politica e delle associazioni. Non poteva mancare il capitolo dedicato alle pagine più controverse della nostra storia giudiziaria. Quelle oggetto di un processo di fronte alla Corte d’Assise di Palermo, nel quale si ipotizza la possibilità che uomini delle istituzioni abbiano chinato la testa di fronte alle minacce del capo di Cosa Nostra. Cioè lui. Una fonte diretta, dunque, ma non così sprovveduta da ignorare il rischio intercettazione. A voler credere a quest’ultimo spezzone di rivelazioni, registrato in carcere il 12 agosto del 2013, comunque, Totò Riina con Nicola Mancino, allora ministro dell’Interno, non avrebbe mai trattato. La stessa versione fornita dall’allora titolare del Viminale, che è accusato di falsa testimo- nianza, ma si è sempre professato innocente. Toccherà ai giudici palermitani dare il giusto valore anche a questo colloquio in carcere di Totò Riina, depositato a luglio scorso dai pubblici ministeri. Nella stessa chiacchierata il boss smentiva anche una delle verità di Massimo Ciancimino: il figlio dell’ex sindaco di Palermo, Vito. Ovvero che assieme a Bernardo Provenzano, e a suo padre Vito, avesse avuto un ruolo nella cattura del boss dei boss. Parlando India La bici carica di rotoli per il mercato Un operaio indiano sistema la merce imballata sulla sua bicicletta a New Delhi (Ap Photo/Armangue), in India. Un carico enorme che l’uomo porterà al più grande mercato della capitale indiana. Il Chawri Bazar è un mercato specializzato all’ingrosso di ottone, rame e prodotti di carta. Un tempo il mercato era molto frequentato da nobili e ricchi del Paese. Tutto è cambiato dopo i moti che scoppiarono tra il 1857 e il 1858. La conversazione Il 12 agosto 2013 l’ex capo dei capi, Totò Riina, viene registrato in carcere mentre parla con Alberto Lorusso (sopra uno dei colloqui intercettati tratto da un video della trasmissione «Servizio Pubblico») Le frasi Nel dialogo Riina, oltre a parlare di don Luigi Ciotti come di un «prete da uccidere», racconta che sulla presunta trattativa Stato-mafia Nicola Mancino, ex ministro dell’Interno, non avrebbe mai trattato con lui La cattura Lo stesso Riina smentisce la versione fornita da Massimo Ciancimino — figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito — secondo cui lui, Riina, sia stato catturato grazie a un lavoro «congiunto» tra il colonnello Mori, Bernardo Provenzano e i Ciancimino padre e figlio IPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso IL PREMIO SCIASCIA VINTO DAL LIBRO DEL MAFIOSO DA PAPILLON A CUTOLO, ESISTE L’ARTE CRIMINALE? Le polemiche, il riconoscimento e ancora altre polemiche. Soprattutto perché il testo del condannato per mafia ha superato quello scritto dalla figlia del giudice ucciso dalla mafia. Il «Premio RacalmareLeonardo Sciascia» è stato assegnato a «Malerba», il libro scritto da Giuseppe Grassonelli, killer condannato all’ergastolo, insieme con il giornalista del Tg5 Carmelo Sardo. Così ha deciso la giuria popola- re attribuendogli tredici voti. Più di quelli presi da «È così lieve il tuo bacio sulla fronte» di Caterina Chinnici, figlia del giudice Rocco, ucciso da Cosa nostra e «Piccola Atene» di Salvatore Falzone. «Sono orgoglioso di questo premio che condivido con tutti coloro che credono nel riscatto anche di chi ha sbagliato — ha scritto Sardo su Facebook —. E sappiamo che anche Sciascia ci credeva». di DINO MESSINA COMUNE DI NAPOLI SACUAG AREA LAVORI ESTRATTO BANDO DI GARA CIG 55383685DA In esecuzione della Determina dirigenziale n. 42 del 31/12/2013 del Servizio PRM Strade e grandi assi viari, piazza Cavour 42 - 80137 Napoli è indetta gara-procedura aperta “Lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza di alcuni muri di sostegno e/o contenimento del solido stradale di via Petrarca, C.so V. Emanuele, di via Trinità delle Monache e di via M. R. Imbriani” - Importo a base di gara: € 590.000,00 oltre Iva - Criterio di aggiudicazione: prezzo più basso. Le offerte devono pervenire al Protocollo Generale - Palazzo S. Giacomo Piazza Municipio - 80133 (NA), entro le ore 12,00 del 29/09/2014. Bando pubblicato sulla GURI - V serie speciale - n. 96 del 25/08/2014 e reperibile sul sito www.comune.napoli.it. Il Dirigente - dr.Roberta Sivo Expo Milan 2015 The state of Kuwait wishes to receive proposals from Public Relation Media and branding agencies for Kuwait Pavilion Expo 2015. All interested International agencies may obtain the RFB from Consulate of Kuwait in Milan during the working hours effective from 08 September till 15 September 2014. Per la pubblicità Via Rizzoli, 8 legale e finanziaria 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 rivolgersi a: RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Campania, 59 00187 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 «M alerba», l’epopea malavitosa di Giuseppe Grassonelli, forse sarà ricordata solo per le polemiche nate dalla vittoria del Racalmare, il premio ideato da Leonardo Sciascia. Le confessioni dell’ex killer di mafia (e le scuse ai concittadini di Porto Empedocle) probabilmente non hanno la forza di grandi casi letterari nati nelle colonie penali: Papillon di Henri Charrière, che nel 1967, dopo l’incendio del suo night in Venezuela, decise di raccontare le peripezie di condannato nella Guyana Francese (con nove tentativi di fuga in dodici anni di detenzione). Un racconto affascinante con qualche concessione alla fantasia che regalò a Charrière, scomparso nel 1973, fama duratura, anche grazie al film con Steve McQueen e Dustin Hoffman. Un caso letterario (e umano) ancora più dirompente, per le implicazioni della lotta contro la pena di morte, quello di Caryl Chessman, già ladruncolo abituale (e forse omicida) arrestato a 27 anni con l’accusa di aver rapinato e stuprato alcune donne. Chessman negò sempre di aver commesso quei delitti e in opere come Cella 2455 braccio della morte e Quel ragazzo è un killer regalò dei veri cammei alla letteratura di genere. Il valore letterario e le battaglie civili di Chessman non gli evitarono di finire sulla sedia elettrica, il 2 maggio 1960, nel carcere di San Quintino. Qualche interesse per la storia del Quadro Luciano Lutring (nella foto Ansa, a destra dell’avvocato Cillario), con un dipinto di quando era detenuto nel carcere della Santé. Sopra, Caryl Chessman e sotto, Raffaele Cutolo (Ap) nostro costume ce lo offrono Luciano Lutring, detto «il solista del mitra» perché nascondeva l’arma in una custodia di violino. Nemico pubblico numero uno in Francia e in Italia, autore di rapine con un «fatturato» complessivo di trenta miliardi di lire degli anni Sessanta, Lutring faceva le cose in grande: fu graziato sia dal presidente Georges Pompidou, sia dall’italiano Giovanni Leone. Così poté dedicarsi alla pittura e alla scrittura (naturalmente autobiografica): Il solista del mitra venne pubblicato nel 1966, lo stesso anno, guarda caso, dell’usci- ta del film di Carlo Lizzani, Svegliati e uccidi. Meno affascinanti ci appaiono le conversioni letterarie del fondatore della Nuova camorra organizzata, Raffaele Cutolo, che nonostante il titolo di «’o professore» ha firmato versi ben mediocri, come «polvere bianca ti odio». O quella di Vincenzo Andraous, conosciuto nei primi anni Ottanta come il killer delle carceri italiane («vivo tra mille rimorsi ma la poesia mi ha cambiato» confidava nel 1993 al cronista del Corriere Stefano Lorenzetto). Tuttavia una storia umana interessante dove la letteratura è medicina. Un percorso simile in fondo a quello di Grassonelli, che si affranca da una storia di mafia attraverso la riflessione e la scrittura. Niente a che vedere questa storia con il romanticismo delle vite sbagliate di Charrière e Lutring. O con il fascino sulfureo di grandi poeti che conobbero la galera e fors’anche la forca: primo fra tutti François Villon (1431-1463), ladro e assassino, condannato a morte, autore di alcuni testi fondamentali della letteratura francese, come La ballata degli impiccati, e poi di drammaturghi maledetti come Jean Genet. La letteratura può avere un potere salvifico: a patto che si ammettano i propri delitti e si sia disposti a renderne conto. È stato così per Edward Bunker, scrittore di talento dal passato criminale che ispirò James Ellroy e Quentin Tarantino. E per un «maledetto» in sedicesimo come Bruno Brancher, ultimo cantore della vecchia mala milanese. Non è così per Cesare Battisti, l’ex terrorista diventato romanziere che non ha voluto mai pagare per i suoi errori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 # Roma Da Maradona a Baggio e Del Piero. Buffon: Bergoglio ottimo allenatore, mettiamo in pratica il suo messaggio. Messi assente per infortunio La maglia Diego Armando Maradona regala al Pontefice una maglia biancoceleste della nazionale argentina con il suo autografo e una dedica: «A papa Francesco con tutto il mio affetto e molta pace per tutto il mondo». Bergoglio e il «Pibe de oro» si sono concessi anche un lungo e affettuoso abbraccio nell’Aula Paolo VI durante l’incontro in occasione della partita interreligiosa per la pace che si è giocata ieri allo stadio Olimpico di Roma (foto di Isabella Bonotto/ Update/Action Images) Le foto Alessandro Del Piero, ex calciatore della Juventus, scatta fotografie con il suo smartphone all’interno dell’Aula Paolo VI durante l’incontro di ieri con il Papa (foto Borgia/Ap) La cresta Il centrocampista belga Radja Nainggolan, nella Roma dopo un passato al Cagliari, si è presentato all’incontro con il Pontefice sfoggiando una cresta ossigenata (foto Agf) Capelloni Il Pontefice atra l’ex calci tore coloms biano Carlo Valderrama e la moglie: i coniugi si sono presentati con una capiglia tura molto simile ) (foto Pinto/Afp L’abbraccio tra Francesco e Diego «Il vero fuoriclasse è il Pontefice» In Vaticano per la partita della pace. Il Papa: lo sport è fratellanza CITTÀ DEL VATICANO — E finalmente ecco l’immagine della Mano de Dios che si posa delicata sulla talare bianca del Pontefice argentino, l’istante atemporale che tutti attendevano con timore e tremore, l’abbraccio escatologico tra Jorge Mario Bergoglio e l’unico al mondo che come e più del vescovo di Roma sia solito parlare di sé in terza persona. «Ma papa Francesco è molto più di Maradona. È lui il vero fuoriclasse», concede sorridente il Pibe, incravattato e stretto in un competo scuro come gli occhiali che per l’occasione si sfila davanti al connazionale, cui cede la maglia numero 10 della Selección. Dev’essere la prima volta che nell’Aula Paolo VI, durante un’udienza, si creano due file per il baciamano. Ma anche la prima in cui Diego Armando, esaurite le richieste degli ammiratori, vada — lui — a salutare e posare per una foto della quale, volendo, si possa dire: quello accanto, con l’aria emozionata, è Maradona. In versione Figliol Prodigo: «Mi ero allontanato dalla Chiesa perché pensavo non facesse abbastanza per i bisognosi, ma con Francesco è diverso, mi ha preso il cuore. Cosa mi ha detto? Che mi stava aspettando». Del resto lo stesso Bergoglio, appassionato di calcio fin da piccolo (la sua squadra, il San Lorenzo, «è parte della mia identità culturale», ha raccontato di recente: a Buenos Aires aveva pure la tessera 88235N), mostra un’aria raggiante, «sono felice di essere qui, per la carità e la pace», e si capisce. Ieri sera, all’Olimpico, è riuscito a comporre una rosa di fuoriclasse che nessun tifoso o tecnico ha mai osato neppure sognare, un po’ come il primo gol di Baggio su lancio vellutato (gioca da fermo, ma il piede è sempre quello) di Maradona. Bisognava vederli, al pomeriggio, emozionati come ragazzini davanti al Papa. Del Piero ed Eto’o che si fanno le foto col cellulare, Gigi Buffon e Pirlo con il completo L’iniziativa Le firme sulla Panda in beneficenza Paolo Maldini (nella foto sopra), ex difensore del Milan e della Nazionale, mentre autografa — insieme con molte altre glorie del calcio — la nuova Fiat Panda Cross messa all’asta per la partita interreligiosa per la pace giocata ieri sera sul campo dello stadio Olimpico di Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA blu della nazionale, la cresta di Nainggolan e la criniera bionda di Valderrama, e ancora Andrij Shevchenko e Paolo Maldini, Trezeguet e Oriali, Iturbe e Cordoba e decine di altri fuoriclasse del passato e del presente convocati da Javier Zanetti, l’organizzatore della «partita interreligiosa per la pace», con un argomento convincente: «Me lo ha chiesto il Papa». Solo l’infortunio dell’altro giorno ha tenuto a casa Lionel Messi (ma Pirlo, altro infortunato, è arrivato lo stesso a bordo campo, e Maradona ha commentato sublime: «Stasera ci manca Totti»). Il massaggio per la pace di Francesco, rimasto in Vaticano e trasmesso in video (e in spagnolo: «è la lingua del mio cuore, e oggi vi voglio parlare col cuore»), l’ulivo piantato da rappresentanti di varie religioni, Martino (ct dell’Argentina)e Wegner (Arsenal)in Panchina e Diego Simeone (allenatore del prodigioso Atletico Madrid) che torna per una sera in campo. L’incasso di ieri sera (e gli «sms solidali» al numero 45593) sarà devoluto a due associazioni, rappresentate dalle due squadre in campo, che aiutano ed educano bambini e giovani bisognosi: la Scholas Currentes voluta da Francesco e la «Fondazione P.u.p.i.» di Paula e Javier Zanetti. La squadra Pupi ha vinto per 6 a 3. Ma soprattutto, ha spiegato Figliol Prodigo «Mi ero allontanato dalla Chiesa, ma con Francesco è diverso, mi ha preso il cuore» Francesco, la partita «è un gesto altamente simbolico», è stato lui a desiderare di «vedere campioni e allenatori di vari Paesi e di diverse religioni confrontarsi in una gara sportiva per testimoniare sentimenti di fraternità e amicizia». Cristiani, ebrei, musulmani, buddisti. «Le reli- gioni sono chiamate a farsi veicolo di pace e mai di odio, perché in nome di Dio bisogna portare sempre e solo l’amore», ha scandito, chiedendo ai giocatori di essere «un buon esempio in campo e fuori dal campo». Francesco è preoccupato, due settimane fa diceva che stiamo vivendo «una terza guerra mondiale, ma a pezzi». Il calcio e «lo sport in genere» possono aiutare la causa della «pacifica coesistenza di tutti i popoli» contro «ogni discriminazione di razza, lingua o religione», ha aggiunto: «Voi sapete che “discriminare” può essere sinonimo di “disprezzare”: e voi, con questa partita, direte “no” a ogni discriminazione». Gigi Buffon riassume da capitano: «Il Papa è un ottimo selezionatore, poi dobbiamo essere bravi noi a recepire questo tipo di messaggio e ad essere strumenti di altri messaggi positivi per la gente, con il nostro comportamento». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Bruxelles Giovedì le conclusioni dell’Avvocato generale della Corte di giustizia europea. Non rispettare le norme su ambiente e salute può costare 257 mila euro al giorno Discariche e rifiuti, il rischio di sanzioni milionarie DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — Il dramma degli esodati, i tagli alle pensioni, le soluzioni che potrebbero evitarli almeno in parte? La «spending review», o almeno una spiegazione per certe voragini che l’hanno resa e renderanno ancor più necessaria? Forse basta cercare. Qualche suggerimento interessante (per esempio: levate una buona volta la spazzatura dal vostro Paese, risparmierete molti soldi oltre che proteggervi la salute) sta sulle scrivanie solenni della Corte di giustizia dell’Unione Europea, che fra 3 giorni potrebbe annunciarci un conto di piombo: l’Italia rischia infatti di pagare qualcosa come 80-90 milioni di euro all’anno per le inadempienze di 4 governi consecutivi che — secondo l’accusa — non hanno assicurato il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, anche tossici, non hanno poi dato esecuzione a questa o quella sentenza dei giudici europei, e non hanno perciò rispettato le norme Ue sulla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini. Per la precisione, multe possibili in soldoni: 256.819 euro al giorno moltiplicati per il numero di giorni d’infrazione dal momento del deposito di una data pronuncia (e qui si parla del 26 aprile 2010, secondo gli archivisti) e una cifra forfettaria di 28.089 euro, per i giorni trascorsi dalla mancata esecuzione. L’appuntamento è per il 4 settembre, dopodomani, quando l’Avvocato generale della Corte presenterà le sue conclusioni nella causa introdotta a suo tempo dalla Commissione europea. In queste conclusioni non ci sarà certo la sentenza: però un segnale su come potrebbe orientarsi la Corte, sì. Parlare di «causa» è comunque improprio. Le cause sono state diverse, le sentenze europee pure, tanti anni sono passati, e l’Ue continua ad accusare Roma di inadempienze in tema di discariche. Tutto questo nasce infatti da un rosario di sentenze (emesse della Corte di giustizia) o procedure di infrazione (siglate dalla Commissione europea) che parte dal lontano 2007, e che si condensa in un’unica supplica-monito: «mettetevi in regola». Anche in quest’ultima discussione, il punto più dolente è la Campania («6 milioni di tonnellate di rifiuti imballati» e non smaltiti, secondo la Commissio- 218 20 Discariche abusive Secondo gli ultimi dati Ue in Italia ce ne sono 16 contaminate anche da rifiuti pericolosi. Nel 2007 la Commissione europea ha aperto la procedura di infrazione con l’invito rivolto al nostro Paese a «mettersi in regola» Per cento A Napoli, sempre secondo i dati della Commissione europea, soltanto tale percentuale di rifiuti verrebbe smaltita attraverso la raccolta differenziata. In Campania ci sono «6 milioni di tonnellate di rifiuti imballati» e non smaltiti ne), e Napoli, dove solo il 20% dello smaltimento avverrebbe attraverso la raccolta differenziata. Ma il resto d’Italia non offre certo un panorama consolante: 218 sono ancora le discariche illegali, secondo Bruxelles. La sentenza firmata dalla Corte nel 2010 riconosce che qualche passo avanti è stato fatto, ma poi si trasforma in una drammatica denuncia che chiama in causa le autorità del nostro Paese: «L’Italia ha affermato che la gestione dei rifiuti nella regione Campania non ha avuto conseguenze pregiudizievoli per l’ambiente e per la salute umana», eppure la direttiva Ue in materia «ha una funzione preventiva nel senso che gli Stati membri non devono esporre la salute umana a pericolo nel corso di operazio- ni di recupero e smaltimento dei rifiuti. L’Italia non ha contestato la circostanza che, alla scadenza del termine, 55.000 tonnellate di rifiuti riempivano le strade, che vi erano fra le 110.000 e le 120.000 tonnellate di rifiuti in attesa di trattamento e che le popolazioni esasperate avevano provocato incendi nei cumuli di spazzatura». In queste circostanze, continua la Corte, «i rifiuti hanno provocato inconvenienti da odori ed hanno danneggiato il paesaggio, rappresentando così un pericolo per l’ambiente». Il giudizio finale è come lo schiaffo dato a un ragazzino recidivo nelle bugie: «D’altra parte l’Italia stessa ha ammesso la pericolosità della situazione per la salute umana, esposta ad un rischio certo». Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gran Bretagna La coppia rifiuta l’estradizione dalla Spagna Adozioni gay Cameron commosso dai genitori fuggiti con il figlio malato Polemiche per il tweet di Luxuria su Meloni Il premier: li capisco, volevano il suo bene La storia del piccolo Ashya, il bambino inglese sottratto dai genitori alle cure dei medici e portato in Spagna, ha commosso anche David Cameron. Il premier britannico ha espresso il proprio sostegno ai genitori, accusati di sequestro di persona: li capisco, le loro intenzioni erano soltanto quelle di trovare le cure migliori per il loro bambino di cinque anni, appena operato per un tumore al cervello piuttosto aggressivo. Cameron ha perso, nel 2009, un figlio di sei anni, malato di epilessia e colpito da paralisi cerebrale. Brett e Naghemeh King, il papà e la mamma di Ashya, stanno cercando di salvare la vita al loro. La storia è cominciata il 28 agosto scorso con l’uscita dall’ospedale di Southampton di Ashya, che i genitori hanno poi portato, in auto, in Spagna. Ma da subito hanno avuto alle calcagna la polizia e l’Interpol che li ha intercettati, grazie anche all’aiuto dei social network, a Malaga. I genitori sono stati arrestati con l’accusa di sequestro di persona. Ieri sono comparsi davanti all’Alta Corte di Madrid e hanno ri- La vicenda Via dall’ospedale con il bimbo malato Ashya King, 5 anni, malato terminale, il 28 agosto è stato portato via dai genitori dall’ospedale inglese dove era ricoverato L’arresto in Spagna dei genitori Il bimbo è stato ritrovato il 31 agosto ricoverato in una clinica di Malaga, in Spagna. I genitori sono stati arrestati La solidarietà del premier Ieri la coppia, che ha rifiutato l’estradizione nel Regno Unito (e rimarrà in custodia altre 72 ore) ha ricevuto la solidarietà del premier britannico David Cameron fiutato l’estradizione: vogliono restare vicino al bambino, ora ricoverato in ospedale. Le loro intenzioni erano quelle di andare lì per vendere una casa e trovare i soldi per offrire al loro piccolo una cura che il sistema sanitario inglese aveva negato: la radioterapia protonica, una tecnica che permette di colpire il tumore con la massima precisione, salvando i tessuti sani. Ed erano disposti anche a volare a Praga o a Houston negli Stati Uniti (la radioterapia protonica però è disponibile anche in alcuni Paesi europei, Italia compresa, a Milano, ndr). Adesso il giudice spagnolo Ismael Moreno ha ordinato il prolungamento della custodia dei genitori per altre 72 ore per studiare i documenti presentati dall’avvocato difensore e decidere sul da farsi. Comunque Ashya ha sempre avuto un’assistenza adeguata: il padre sapeva come far funzionare la macchina per alimentare il bambino, nonostante lo scetticismo dei medici inglesi, e ora i sanitari che lo hanno in cura testimoniano che sta bene (relativamente, perché qualcu- no parla di pochi mesi di vita). Queste sono le notizie che arrivano dall’avvocato della famiglia Juan Isidro Fernandez e da YouTube. Il padre di Ashya, infatti, ha postato un video dove spiega le ragioni del «rapimento» e la ricerca delle cure migliori. E il fratello Naveed assicura che la famiglia sta facendo tutto il possibile. Ma forse la terapia con Insieme Brett King con il figlio Ashya King. L’uomo e la moglie lo hanno portato via contro la volontà dei medici dalla clinica inglese in cui era ricoverato, perché volevano sottoporlo a una terapia diversa (Photomasi) Il bimbo del Primo ministro Il premier britannico nel 2009 ha perso il figlio Ivan, quasi coetaneo di Ashya, deceduto a causa di una paralisi cerebrale protoni non è, a questo punto, una soluzione praticabile. Forse doveva essere fatta prima. E in questo il sistema sanitario inglese potrebbe avere qualche colpa. E rimane il fatto che i genitori di Ashya siano stati trattati come «delinquenti». La nonna del piccolo, Patricia King, in una dichiarazione alla Bbc ha definito una «vergogna assoluta» il fatto che il figlio e sua nuora siano stati accusati di sequestro di persona e che le autorità «siano state crudeli perché hanno preso il bambino, che sta morendo per un tumore al cervello, e non permettono ai genitori di vederlo». Adriana Bazzi Ha suscitato la condanna generale un tweet di Vladimir Luxuria contro il manifesto di Fratelli d’Italia che attaccava le adozioni gay (usando senza averne diritto una foto di Oliviero Toscani). «Spero che nessun bambino venga abbandonato da un padre a 12 anni come è successo alla vostra Giorgia Meloni», ha scritto l’ex deputata transgender replicando ai sostenitori della «famiglia naturale». Immediate le critiche a Luxuria per l’attacco personale alla leader di Fratelli d’Italia. «So bene quanto crescere senza padre o madre sia terribile. Usare le vicende personali per attaccare politicamente è schifoso», ha ribattuto la Meloni. «Non esiste ragione né battaglia politica che passi per la violazione della sfera personale», ha ricordato sempre su Twitter Gianpiero D’Alia, deputato e presidente dell’Udc. E Ignazio La Russa (Fdi) ha chiesto a Luxuria di scusarsi. Che però non lo ha fatto: «Non devo delle scuse a nessuno. Siate pronti perché ogni volta che voi ci attaccherete noi vi attaccheremo, anche sul personale, perché siamo stufi». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Como Il 15enne investito da un treno è in rianimazione Il piccolo campione del Milan travolto mentre ascolta musica CASLINO AL PIANO (Como) — Investito domenica scorsa da un treno, è ricoverato in rianimazione, in prognosi riservata, Isaac Akuetteh, 15 anni, attaccante cresciuto nelle giovanili del Milan e da pochi giorni in prestito al Varese Calcio. Il ragazzino era sulla sua bici e stava pedalando accanto ai binari, a poca distanza dal passaggio a livello di Caslino al Piano. Le cuffiette nelle orecchie gli avrebbero impedito di accorgersi del treno che arrivava alle sue spalle. Il macchinista del convoglio non ha potuto in alcun modo evitare l’impatto. Dopo l’urto con il treno, Isaac è stato sbalzato dalla bici ed è volato ad alcuni metri di distanza, riportando gravissimi traumi. L’allarme è stato lanciato subito e in pochi minuti sono arrivate l’automedica del 118 di Como e l’ambulanza della Croce Rossa. Trasportato d’urgenza all’ospedale Sant’Anna, a San Fermo della Battaglia, il calciatore è tuttora ricoverato in rianimazione, vegliato costantemente dai genitori e dalla sorella, che si alternano al suo fianco per non lasciarlo solo. Le condizioni della baby promessa del calcio sono definite «stazionarie ma gravi», e le prossime ore saranno determinanti per valutare l’evolversi del quadro clinico. La dinamica dell’incidente è al vaglio dei carabinieri della compagnia di Cantù, intervenuti a Caslino al Piano per i rilievi. Subito dopo l’incidente, Trenord ha fatto sapere che il ragazzino è stato investito «in un punto in cui è vietato l’ac- cesso» e che per il macchinista è stato «impossibile evitare l’impatto». Pedalando sulla sua bici, Isaac stava quasi certamente ascoltando la musica. Originario del Ghana, il 15enne vive con la famiglia a La vicenda L’incidente Isaac Akuetteh, quindicenne ghanese cresciuto nel settore giovanile del Milan, è in coma farmacologico dopo essere stato investito da un treno a Caslino al Piano nel Comasco (foto sotto). L’impatto con il convoglio è avvenuto mentre il ragazzo pedalava vicino ai binari con gli auricolari per la musica La prognosi Ricoverato d’urgenza all’ospedale Sant’Anna di San Fermo della Battaglia (Como) è ora in prognosi riservata nel reparto di rianimazione. La società rossonera, nella tarda serata di ieri, ha pubblicato un messaggio di sostegno Isaac sul proprio sito web Lomazzo. Promessa del calcio, il ragazzino, che gioca come attaccante, è cresciuto nelle giovanili del Milan e proprio pochi giorni fa era arrivato in prestito al Varese Calcio. Sul suo profilo Facebook, accanto alla sua foto con la maglia rossonera, Isaac ha postato un’immagine di Mario Balotelli. La bacheca virtuale del ragazzino è poi costellata dalle immagini di altri calciatori, i protagonisti di quel mondo nel quale il giovanissimo africano sta cercando di conquistarsi un posto in prima fila. Poche ore dopo la notizia dell’incidente, il Milan ha pubblicato un messaggio di incoraggiamento per il giovane calciatore. «Isaac, tutto il Milan ti è vicino e tifa per il tuo gol più bello, non mollare», è il testo comparso sul sito ufficiale dei rossoneri già nella tarda serata di domenica scorsa. Ieri, anche il Varese ha voluto manifestare pubblicamente il sostegno al calciatore: «La famiglia biancorossa è vicina a Isaac: non mollare campione», è il messaggio postato sulla pagina web della squadra nella quale l’attaccante dovrebbe disputare la stagione. Anna Campaniello © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 # » Dossier Dopo la sentenza della Consulta CINQUE REGIONI SEGUONO LA TOSCANA VIA ALL’ETEROLOGA SENZA LA LEGGE Sì di governatori e assessori di Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto rà mai, un tema che suscita troppe allergie politiche. Ecco perché gran parte delle Regioni intendono agire per conto proprio tanto più che la Corte Costituzionale nella sentenza ha affermato che «non c’è vuoto normativo» e l’eterologa può essere di immediata esecuzione, principio ribadito da due decisioni-gemelle di due Tribunali. Nel dichiarare illegittimo il divieto di eterologa, la Corte Costituzionale aveva motivato la sua decisione con la necessità di eliminare la discriminazione tra le coppie infertili. La diseguaglianza rischia di permanere in mancanza di una disciplina organizzativa che renda uniformi anche nei tempi l’attività dei centri. Le Regioni, in assenza di linee guida nazionali, si preparano a partire da sole, con modalità e date differenti. La situazione a «macchia di leopardo» che tutti scongiuravano. La prima ad allungare il passo è stata la Toscana, molti altri assessori e presidenti dichiarano di essere determinati a seguirla. Come Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Umbria e Veneto. Mentre Lombardia e Campania frenano: «Una legge è necessaria per garantire la massima tutela a donne e embrioni. Al- La delibera toscana La Toscana non se lo è fatto ripetere. Già a fine luglio, dunque prima che la Lorenzin fosse pronta col decreto, la giunta presieduta da Enrico Rossi ha approvato una delibera per dare il via all’eterologa: «Abbiamo fatto bene ad andare avanti — si dice convinto l’assessore Luigi Marroni —. Al centralino di Careggi sono piovute richieste, appuntamenti fissati fino a dicembre. Noi non ci siamo inventati nulla. Tutto era già stabilito da linee guida di società scientifiche e dal ministero». Al Careggi dal 18 agosto ad oggi sono arrivate oltre 150 prenotazioni, la metà riguardano coppie che risiedono in altre Regioni e alle quali le Asl dovranno rimborsare alla sanità toscana la prestazione con tariffe maggiorate. Insomma, la fuga in avanti è anche un investimento. trimenti rischiamo un secondo caso Stamina», afferma l’assessore alla Sanità Mario Mantovani respingendo ogni ipotesi di scavalcare il Parlamento. E Raffaele Calabrò, consulente del governatore campano Stefano Caldoro, aggiunge: «Muoversi in autonomia non è corretto». Il vertice Domani mattina iniziano gli incontri per costruire un indirizzo comune. I tecnici regionali si riuniscono a Roma seguiti nel pomeriggio dagli assessori coordinati da Lucio Coletto, del Veneto. Il giorno dopo sarà il turno dei governatori. Il presidente Sergio Chiamparino ha convocato una seduta straordinaria della Conferenza delle Regioni: «Dobbiamo evitare che un terreno così difficile si trasformi in una giungla, che favorireb- be la fortuna di un mercato parallelo. È una materia delicata, tanti criteri da definire tra i quali la selezione e l’età massima e minima dei donatori di gameti e ovociti, numero massimo di donazioni, l’anonimato, il costo del ciclo di trattamenti che la Lorenzin prevedeva sarebbe stato coperto in ospedale dal servizio sanitario, fatto salvo il ticket». «Ci sono le premesse per raggiungere un accordo, il riferimento è il decreto scritto dal ministro», sostiene con ottimismo Carlo Lusenti, assessore alla Sanità in Emilia Romagna che da urologo si occupava di infertilità maschile a Reggio Emilia in uno dei migliori centri pubblici italiani. Se però non si troverà un punto di incontro, aggiunge, «è chiaro che noi andremo per conto nostro, in autonomia. Lo dobbiamo ai cittadini e non vogliamo aspettare all’infinito. Se la strada comune non sarà perseguibile entro metà settembre noi deliberiamo. Ma nel frattempo il Parlamento cosa fa?». Alle Camere Fallito ad inizio agosto il tentativo del ministro della Salute Beatrice Lorenzin di far approvare un decreto, la materia è passata alle Camere. I capigruppo hanno ricevuto il testo preparato per l’esame di Palazzo Chigi. Il lavoro di deputati e senatori é ripreso ieri: «È un tema che richiede una riflessione — dice Luigi Zanda, pd, che non scommette sulla rapidità —. Noi chiederemo una calendarizzazione immediata. Immagino che queste norme dovrebbero entrare a far parte di un provvedimento già avviato, non credo sarà materia a se stante». C’è chi prevede che alla legge non si arrive- Contrarie La Lombardia e la Campania aspettano una nuova normativa nazionale. Mantovani: rischiamo il caos di Stamina Come funziona 2 Gli ovuli vengono uniti agli spermatozoi (del padre o di un donatore) 3 Avviene la fecondazione 4 Dopo due giorni l’embrione è pronto Utero 5 L’embrione viene trasferito nell’utero Ovaie 1 Si prelevano gli ovuli dalla futura madre o dalla donatrice DOPO LA SENTENZA 1 La Corte costituzionale con la sentenza del 9 aprile 2014 cancella il divieto di fecondazione eterologa. A luglio il ministro Beatrice Lorenzin annuncia che per praticarla si dovrà aspettare un decreto che la regoli. Tra i punti del testo il divieto di scegliere i donatori in base alle loro caratteristiche fisiche 2 La Regione Toscana il 28 luglio approva una delibera per permettere a ospedali e cliniche di cominciare a praticare l’eterologa «in attesa delle linee guida nazionali» del governo 3 Il decreto Lorenzin salta sul divieto di scegliere i donatori in base al colore di pelle dei futuri genitori. E il governo rimanda la questione alle Camere. La ministra della Salute dice che bloccherà chi pratica l’eterologa 4 Il 10 agosto il presidente della Consulta smentisce la ministra: «L’eterologa si può fare subito». Ora la Conferenza delle Regioni punta all’adozione di linee guida comuni E. LAMEDICA I rimborsi Luca Zaia, governatore del Veneto, è determinato a fare come i toscani: «Se un governo non decide, ci pensiamo noi. È una questione di civiltà. Noi siamo all’avanguardia. I primi ad aver riconosciuto il rimborso delle cure a donne fino a 50 anni (in Toscana il limite è 40) con un massimo di tre tentativi». In Liguria il vicepresidente Claudio Montaldo esprime lo stesso orientamento: «Ci eravamo preparati a cominciare subito, vista la buona volontà di trovare un accordo regionale aspettiamo purché i tempi non siano biblici. Il pericolo è che si crei una disparità tra i cittadini. C’è il settore privato in gran movimento. Se poi il Parlamento interverrà con una legge rispetteremo le regole superiori». Dall’Umbria il presidente Catiuscia Marini è dello stesso avviso: «Il Parlamento potrebbe impiegare un anno a decidere. Noi dobbiamo disciplinare il settore. La Toscana ha agito correttamente ma il primo obiettivo deve essere l’unitarietà». Nel Lazio è tutto in alto mare. La fase di accreditamento é ancora indietro malgrado le promesse del presidente Nicola Zingaretti. C’è un unico centro pubblico in funzione, al Sant’Anna con lunghe liste di attesa per la fecondazione omologa, senza donatori. Di eterologa non si parla. E i privati non stanno a guardare. I clienti dell’eterologa fanno gola. Alcune cliniche straniere dopo aver perso la clientela italiana, che a causa del divieto tentava di avere figli all’estero, stanno organizzando succursali di appoggio in Italia e potrebbero approfittare della confusione. Margherita De Bac mdebac@corriere.it ©RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Nell’ovulo della madre inserito il citoplasma di una donatrice. La tecnica fu vietata negli Usa, ma l’Inghilterra potrebbe legalizzarla Alana, la ragazza nata con la fecondazione da tre genitori DALLA NOSTRA INVIATA NEW YORK — Alana ha 13 anni, le piace la matematica, suonare il piano e mandare messaggini al cellulare, ma c’è qualcosa di straordinario in lei. È una delle pochissime persone — trenta o forse cinquanta in tutto il mondo — ad avere tre genitori. La ragazza, che vive alla periferia di Detroit con la mamma e il papà, Sharon e Paul Saarinen, non vuole costruire un rapporto profondo con la terza persona che ha contribuito ai suoi geni. «Non la considero mia madre — ha detto alla Bbc — penso che sarebbe carino ringraziarla, ma niente di più. Ho solo una piccola quantità del suo Dna». Alana è nata grazie ad una tecnica di inseminazione sperimentale — testata in America negli anni Novanta e poi proibita nel 2001 — cioè il trasferimento citoplasmatico. Dopo dieci anni di tentativi falliti di fecondazione in vitro, Sharon Saarinen restava decisa ad avere un figlio biologico; allora un medico ipotizzò che il suo problema fossero i mitocondri — cioè le «centrali elettriche» della cellula immerse nel citoplasma — che contengono anche una piccola quantità di materiale genetico. Il citoplasma di una donatrice è stato iniettato nell’ovulo di Sharon, poi fecondato con lo sperma del marito, ed è rimasta incinta. In America, però, le incertezze sulle conseguenze a lungo termine di questa tecnica e i La tredicenne «Non considero quell’altra donna mia madre. Certo, penso che sarebbe carino ringraziarla, ma niente di più» dubbi sulle alterazioni del profilo genetico hanno portato la “Food and Drugs Administration”, ente governativo, a sospenderla. Adesso, invece, in Gran Bretagna il Parlamento sta valutando se legalizzarla: non più come trattamento anti-fertilità ma solo per alcuni casi specifici, quelli delle malattie mitocondriali. Rare ma devastanti e incurabili — secondo uno studio inglese colpiscono una persona su 3.000-5.000 — vengono trasmesse dalla madre ai figli, ma il trasferimento di citoplasma permetterebbe a queste donne di avere figli biologici sani. Ciò che preoccupa i critici è che il trattamento possa compromettere in altri modi la salute dei bambini, che oltretutto a loro volta trasmetteranno ai figli un inusuale codice genetico. Per capire le conseguenze a lungo termine, in America gli scienziati hanno condotto per cinque anni studi (che considerano promettenti) sui macachi, e chiedono ora l’autoriz- Adolescente Alana Saarinen, 13 anni, ha tre patrimoni genetici: quelli di mamma e papà e della donna che ha donato i mitocondri zazione per passare agli esseri umani. Il centro St. Barnabas del New Jersey, dove il dottor Jacques Cohen negli anni Novanta fu il primo (poi imitato da altre cliniche) a usare il trasferimento dei mitocondri per dar vita a 17 bambini, ha da poco annunciato uno studio su Alana e gli altri ragazzi «con tre genitori», che sono ormai adolescenti. Dei diciassette dei St. Barnabas, due gravidanze terminarono con l’aborto (i bambini avrebbero avuto la sindrome di Turner, un’anormalità genetica in cui un cromosoma sessuale è mancante o danneggiato), mentre un altro manifestò segni di autismo qualche anno dopo (ma non è chiaro il legame con la procedura). In tutte le interviste, la madre di Alana sottolinea che la figlia ha una salute di ferro. «Non sta mai male, un raffreddore al massimo». E insiste: «Ho fatto la scelta giusta». Viviana Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Scarlett n Johansso Subì il furto in to fo di cui era nu da. L’haco ker è stat condanna to nel a 12 20 dieci anni di carcere e a 76 mila dollari di multa Il caso L’ultima frontiera dell’attacco hacker. L’appello: non guardatele La Lawrence e le altre nude Foto rubate dalla «nuvola» sto aspettarsi che queste signore smettessero di comportarsi, all’interno dello spazio privatissimo delle loro mura domestiche, esattamente come qualsiasi altra donna, che magari se lo fa pure un autoscatto sul divano da condividere soltanto con il partner. Questo è l’aspetto che Lawrence ha sempre patito di più della notorietà acquin te rs Ki sita con i film: «È una cosa Dunst che mi manda in crisi il fatAnche la to che gli altri vogliano sa«fidanza - pere quello che faccio nel pi «S di » ta tempo libero. Una parte di » derman me non riesce ad abituarnel mirino si al modo in cui mi guarr ke dell’hac - dano le persone», ha dettra ha e ch to in più di un’intervista. i fugato gl E il fatto che si vociferi archivi diadesso di un suo flirt lle gitali de con il frontman dei Colbpu ar st dplay, Chris Martin, blicando fresco di separazione é os ti at sc da Gwyneth Paltrow, deve apparirle ben poca cosa rispetto alla diffusione globale dei suoi ritratti in déshabillé. «Sarete contenti di guardare gli scatti fatti con mio marito nell’intimità della nostra casa», è stato il commento su Twitter di Mary Elizabeth Winstead, protagonista di Die Hard, anche lei presa di mira dal ladro poco gentiluomo. «Quelle foto erano state cancellate parecchio tempo fa: immagino la fatica di chi le ha recuperate». Pure il seguitissimo blogger statunitense Perez Hilton ha rimosso le fotografie che in un primo momento aveva «postato», e si è scusato dicendo di aver agito d’impulso. «Dopo averci riflettuto, ho pensato di non sentirmi a mio agio neppure con la versione censurata». Ora qualche problema da risolvere lo avrà la Apple, se è vero che la causa del furto è stato un baco al suo sistema. Una pessima pubblicità a pochi giorni dalla presentazione del nuovo iPhone, prevista per il 9 settembre. Scatti privatissimi fatti con gli smartphone finiti in Rete I punti deboli: le copie dei file e le password di PAOLO OTTOLINA M a allora dobbiamo preoccuparci per le nostri immagini archiviate sul cloud, la «nuvola» di Internet? La tecnica con cui gli hacker sono entrati in possesso delle immagini intime di Jennifer Lawrence e delle altre celebrità non è stata del tutto chiarita. L’ipotesi più probabile è che si trattasse di foto sui profili iCloud delle vittime. iCloud è la «nuvola» di Apple: di fatto un hard disk virtuale, che sta in rete. Tutti gli iPhone effettuano in automatico una copia su iCloud delle ultime 1.000 foto scattate. Un buon consiglio intanto è quello di disabilitare questa funzione (attraverso le opzioni) se scattiamo foto «molto private». La nuvola di Apple però è protetta da un potente algoritmo: come tutti i sistemi cloud è difficile da «bucare». Gli hacker hanno aggirato il problema sfruttando il punto debole del sistema: le password degli utenti. Oltre a un «baco» del sistema «Trova il mio iPhone»: ora Apple dichiara di averlo sistemato. Secondo altre ipotesi, non sono state «craccate» le password: gli hacker sarebbero entrati nei profili azzeccando le risposte alle domande segrete («Chi era il tuo miglior amico da adolescente?», «Qual è il tuo libro preferito?», etc). Le domande di sicurezza sono necessarie per attuare operazioni quali il cambio di password. Sono un livello di sicurezza ulteriore ma se le risposte sono troppo generiche il profilo può essere a rischio. Il caso ha coinvolto (a quanto pare) iCloud ma le tecniche utilizzate sono, a grandi linee, valide anche per sistemi simili: Dropbox, Google Drive, OneDrive Microsoft e altri. Tutti molto usati e tutti con sistemi automatici che duplicano nel cloud le immagini scattate dagli smartphone. Quali consigli seguire, allora, se non si vuole rinunciare del tutto alla comodità del cloud? Intanto scegliere password più lunghe e complesse. Evitare quelle già usate in caselle email o social network. E poi attivare il sistema di «verifica in due passaggi» (ce l’ha anche iCloud, ma va abilitato nelle opzioni). Dopo la password bisogna inserire anche un codice che si riceve via Sms. Si perde un po’ di tempo ma è molto più sicuro. Il consiglio più sensato ma anche più banale è uno solo: non fate foto che ritenete possano imbarazzarvi. Se proprio volete farlo non usate uno smartphone ma uno strumento «offline» come una buona, vecchia macchina fotografica. @pottolina © RIPRODUZIONE RISERVATA Troppo comodo (e irrispettoso) dire che fa parte dei rischi del mestiere. Jennifer Lawrence, l’attrice premio Oscar per Il lato positivo, strepitosa moglie manipolatrice di Christian Bale in American Hustle ed eroina di Hunger Games, ha avuto un brutto risveglio dopo che un hacker ha sottratto sessanta foto e video osé dal suo cellulare accedendo tramite l’account di iCloud, l’archivio virtuale di Apple, e le ha poi pubblicate sul portale Internet «4chan». Come lei, sono state derubate un centinaio di star, tutte donne naturalmente, ritratte nude o seminude. Tra loro la fidanzata di Spiderman, Kirsten Dunst, l’attrice e cantante Ariana Grande, la top model Kate Upton e la popstar Rihanna. La gara dei guardoni si è subito scatenata, diffondendo gli scatti in Rete, specialmente su Twitter, malgrado ieri il social network cercasse (con scarso successo) di sospendere quegli utenti che avevano postato le istantanee, e nonostante che Liz Mahoney, portavoce di Jennifer Lawrence, la celebrità più colpita, avesse parlato di «chiara violazione della privacy», tanto da aggiungere che chiunque avesse pubblicato le immagini rubate sarebbe stato denunciato. Nell’elenco delle «vittime» ostentato da «4chan» ci sarebbe pure Scarlett Johansson, la diva che però due anni fa si è presa la soddisfazione di veder punito con dieci anni di reclusione Christopher Chaney, il pirata informatico che aveva trafugato e pubblicato alcuni suoi scatti osé. Non è bastato co- La star «In crisi perché gli altri vogliono sapere quel che faccio nel tempo libero» Guardoni Subito i guardoni si sono scatenati, diffondendo gli scatti su Twitter me deterrente? «Non abbiamo diritto di vedere le immagini di Jennifer Lawrence nuda. Non siamo padroni del suo corpo», ha scritto sull’Independent Lucy Hunter Johnston. E altrettanto dura è stata la notista del Guardian Van Badham: «Se cliccate sulle sue foto rubate perpetuerete l’abuso di cui è stata vittima». Il punto, infatti, è che acquistare il biglietto per un film con la nostra attrice preferita ci dà libero accesso alla sua immagine, ma non alla sua intimità. Né sarebbe giu- Elvira Serra @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA Sul set Jennifer Lawrence nel film «American Hustle»: l’attrice ha vinto il Golden Globe per la sua interpretazione da non protagonista Tecnologie invasive Il giornalista che ha pubblicato le rivelazioni di Snowden: ringrazio Dio che non ci fosse il web quando avevo 20 anni Polaroid e localizzatori, guida alla privacy impossibile di MARIA LAURA RODOTA’ C hi ha i suoi dati su iCloud, ora, riflette. Qualcuno rischia davvero di far la figura del/della erotomane. Altri, la maggioranza di noi, farebbe la figura dell’idiota. Tra selfie cretini scartati, messaggi imbarazzanti conservati anche se uno pensa di averli cancellati, ricerche salvate su tematiche tra l’ossessivo e lo stupidissimo. Nessuno di noi vorrebbe che fossero rese pubbliche. Come Jennifer Lawrence e altre/i non avrebbero voluto vedere le loro foto senza vestiti eccetera su siti di condivisione non tanto legale. E avrebbero volentieri rinunciato alle pubbliche conferme che sì, quelle/i della foto sono loro. E non si dovrebbero cercare, e cliccare, quelle foto. Non solo perché si sarebbe legalmente perseguibili. Casomai, perché l’omissione sarebbe un atto di rispetto per la vita altrui e per la dignità di chi La parola Cloud ‘‘ In inglese significa «nuvola». iCloud è, invece, il servizio «cloud» di Apple, cioè un sistema per archiviare online, «tra le nuvole», foto, musica, video e molti altri contenuti di Mac, iPhone e iPad, iPod, iPod touch, Mac e PC Windows. Funziona come un grande archivio digitale ed protetto con una tecnologia complessa da superare. Tuttavia gli hacker più esperti, cioè i criminali informatici, riescono a forzarne il sistema di protezione se le password scelte dagli utenti sono facili da duplicare. © RIPRODUZIONE RISERVATA — ormai quasi tutti— esiste sul web. «Ringrazio il cielo che non ci fosse il web quando avevo vent’anni», usa dire Glenn Greenwald, il giornalista americano che ha pubblicato le rivelazioni di Edward Snowden sulla sorveglianza di massa della National Security Agency, e ha scritto No Place to Hide (titolo italiano Sotto controllo, Rizzoli). Ora non c’è davvero più un posto dove nascondersi. Si è intrappolati nella rete di reti, tra spionaggio degli stati sui cittadini, algoritmi di Google-Facebook-Twitter in grado di prevedere chi si fidanzerà con chi prima dei diretti interessati, e hacker. A cui basta accedere ai dati che noi forniamo spontaneamente. Come le foto mandate via social network. In certi casi bisognerebbe tornare alle Polaroid, forse lo fa anche Glenn Greenwald. Però è una via d’uscita per soli benestanti, un set di caricatori di stampe istantanee co- sta come un anno di abbonamento al wi fi. Però non va bene per fare sesso a distanza (chi si corteggia online spesso non vive nello stesso quartiere). Però anche chi posta foto di tramonti e gatti dovrebbe rendersi sempre conto di vivere nella nuova cultura della condivisione. E tenere conto che essere sul web è come essere per strada. E chiunque ti può incontrare, seguire, e può sviluppare e soddisfare curiosità delle più varie. Chi è attento/a modifica sempre le impostazioni sulla privacy. Toglie i servizi di notifica dal telefono, per evitare messaggi di WhatsApp che compaiono a tradimento sullo smartphone, con nome cognome e pensieri del mandante. Alla Nsa e agli hacker queste restrizioni fanno un baffo; però limitano le ricerche di conoscenti e colleghi malevoli. Chi ha un lavoro, o, peggio, ne cerca uno, deve tener conto che i candidati vengono ormai googlati, facebookati, rintracciati su Instagram (anche se si teme che questa estate di Ice Bucket Challenge abbia sdoganato a secchiate anche le foto in stato di ubriachezza). D’altra parte: ormai comportamenti che un tempo avremmo considerato indecorosi e/o scemi sono parte delle nostre vite. So- no modi «per facilitare una conversazione tra amanti», notava ieri sul Guardian la scrittrice Van Badham. Però attenti alle facilitazioni; servizi di sorveglianza e hacker sono difficili da battere, ma vale la pena di verificare il destinatario quando si preme sul tasto «invio». E altro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sudoku Diabolico 1 7 9 4 3 7 1 6 7 4 Puzzles by Pappocom ✒ 7 9 2 8 Altri giochi su www.corriere.it 3 1 8 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 9 8 5 8 6 2 LA SOLUZIONE DI IERI 4 1 6 9 4 1 5 2 8 7 3 6 6 5 7 3 9 4 2 1 8 2 3 8 6 7 1 5 9 4 3 9 4 7 5 6 8 2 1 8 6 5 1 4 2 9 7 3 7 1 2 8 3 9 4 6 5 4 8 3 9 6 7 1 5 2 1 7 6 2 8 5 3 4 9 5 2 9 4 1 3 6 8 7 22 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Una fotografa, un’immagine L’inchiesta La vita donata due volte I suoi nudi sono stati pubblicati su libri d’arte («Le Dictateur») per la Tate Modern e il Palais de Tokyo. Negli scatti di Lady Tarin la bellezza è oggetto di indagine e sperimentazione di un’estetica libera e ribelle che sgombra il campo dall’immaginario di donne-grucce e corpi decorativi portando nelle riviste di moda pose e volti che trasmettono sicurezza, determinazione, padronanza del proprio ruolo. La sua ricerca non si accontenta di evitare gli stereotipi. Prosegue raccontando le donne della porta accanto, fissando relazioni «speciali», come quella di Vanessa, madre che ha donato un rene alla figlia Victoria: «Le ho dato la vita due volte». I personaggi e le questioni aperte per leggere la mappa del nuovo potere femminile in Italia. Nonostante vincano per presenza sui social e nell’ecommerce, quando si tratta di trarre guadagno dalla Rete le donne si autoescludono. I casi delle «Girls in Tech» e della Summer School di Reggio Emilia L’educazione digitale che ancora non c’è Il business (quasi) tutto maschile del web Imprese, sono femminili 17 startup su 100. Il tentativo di cambiare cultura: dal basso di SERENA DANNA I numeri C’ è un paradosso nel rapporto tra donne e Internet in Italia. Se la disparità di accesso che caratterizza i nati degli anni Cinquanta si è colmata, portando la generazione degli under 30 a una parità di genere nell’utilizzo del web, quando si tratta di trarre vantaggio economico da Internet, le donne diventano una esigua minoranza. Nella scarsità dei dati disponibili, gli studiosi sono tutti d’accordo su un punto: le donne superano gli uomini nella comunicazione sui social network, nell’utilizzo dell’ecommerce e anche nel raccogliere finanziamenti via web (sebbene poi a finanziare i progetti siano all’80 % uomini), ma quando si tratta di entrare nella sala di comando dell’economia del futuro — quella che, promettono gli analisti, entro il 2016, potrebbe portare 4,2 trilioni di dollari nei Paesi del G20 — le donne italiane restano fuori. Secondo uno studio di Cerved Group e Manageritalia, le imprese italiane nel settore Ict (Information and communication technology) con un fatturato oltre i 10 milioni di euro che hanno un capo donna sono il 7,2% del totale. Un dato che dovrebbe rallegrare dal momento che nel 2010 era meno della metà, con una divaricazione netta tra il Nord e il Sud del Paese. Le manager Ict guadagnano di media il 34% in più delle colleghe di altri settori (dati della Commissione europea) e, grazie alla continua domanda di mercato, hanno molte meno chance di perdere il lavoro. Se si aggiunge che — sempre in base alle ricerche della Commissione europea — le aziende dirette da donne risultano più redditizie del 35% di quelle gestite da uomini, è evidente come l’esclusione femminile da un mercato in crescita sia una mancata opportunità per il Pil italiano. «Il digitale è figlio dell’informatica, dell’hardware di grandi dimensioni — racconta da San Francisco Ivana Pais, docente di Sociologia economica all’Università Cattolica di Milano —. Molte aziende applicano però ancora il contratto metalmeccanico, ereditato da quella tradizione. Le tecnologie relazionali richiedono nuovi ruoli e nuove competenze, ma il cambiamento ha bisogno di tempi lunghi». Eppure, il divario lavorativo non riguarda solo grandi aziende vittime degli strascichi del passato. Pais ha effettuato uno studio sulle nuove imprese italiane del digitale, scoprendo che la scarsa presenza di donne pesa soprattutto tra i 4,2 bilioni di dollari è, secondo gli analisti, il volume del business legato all’ecommerce entro il 2016 nei Paesi del G20 7,2 per cento è la percentuale di capi donna nelle imprese italiane del settore Ict (Information and communication technology) che hanno un fatturato oltre i 10 milioni di euro 34 per cento Secondo i dati forniti dalla Commissione europea le manager del mondo Ict guadagnano in media il 34 per cento in più delle colleghe pari grado che lavorano in altri settori e corrono molti meno rischi di perdere il lavoro 17 per cento è la percentuale delle startup innovative che sono state fondate da donne (nella foto le fondatrici di «Bestiacce», il sito che mette in contatto animali e potenziali padroni) 35 per cento le aziende di settore gestite da donne risultano in media più redditizie del 35 per cento rispetto a quelle gestite da uomini 3 per cento la percentuale di donne che si iscrivono alla facoltà di Informatica. Il dato è in ulteriore calo fondatori di startup innovative. «Solo il 17% è stato fondato da donne, un dato inferiore al già basso tasso medio di imprenditorialità femminile in Italia — spiega Pais —. Accade in un settore che presenta scarse barriere di ingresso e che, proprio per le sue caratteristiche di innovazione, dovrebbe essere un ambito privilegiato per persone escluse dai settori più consolidati». Le donne non sono solo vittime di un mercato del lavoro «al maschile» che tende ad escluderle: si autoescludono. Durante #Facciamolagenda, incontro sul digitale che si è tenuto a Montecitorio lo scorso aprile, la ricercatrice Emma Pietrafesa, socia degli Stati Generali dell’innovazione, ha ricordato come all’uso crescente di Internet non corrisponda una crescita di competenze specialistiche nel settore tecnologico. Iperpresenti sui social network, quando si tratta di codici e software, le donne si tirano indietro. Come ha ricordato più volte Frieda Brioschi, tra le fondatrici di Wikimedia Italia, le contributor femminili dell’enciclopedia online Wikipedia non superano il 9%. Bianca Ferrari, digital specialist e cofondatrice del gruppo Girl Geek Dinners Brescia, sostiene che per troppe donne italiane «non saper sistemare una stampante da sole» non rap- presenta affatto un problema. Anche quelle che lavorano nella tecnologia, sottolinea, spesso si occupano solo dell’aspetto divulgativo e comunicativo, lasciando la tecnica nelle mani degli uomini. «Spesso una donna non sente il bisogno di dover investire tempo per imparare a fare le cose in modo pratico», continua Ferrari, che ricorda quanto sbagliato sia delegare agli uomini le chiavi d’accesso al mondo della tecnolo- Pregiudizi «L’alta concentrazione di uomini tende a creare un ambiente che sembra ostile, come uno spogliatoio di calcio» gia. «Data l’alta concentrazione maschile — commenta il programmatore Vincenzo Iozzo membro del board review di Black Hat, la più grande conferenza al mondo di hacker — si tende a creare un ambiente che sembra ostile alle donne o comunque simile a uno spogliatoio calcistico». Il problema parte dalle famiglie. Ne è convinta Flavia Marzano, docente alla Sapienza di Laboratorio di tecnologie Chi sono Videogiochi o tessuti fatti di arance L’avanzata delle tecnocreative Sono giovani e brillanti, tanto da smontare in un attimo lo stereotipo di chi vede i lavoratori del settore tecnologico come grigi asociali abituati a vivere davanti al pc. Sono le oltre cinquanta donne imprenditrici nel mondo delle startup tecnologiche italiane «schedate» dall’associazione Girls in Tech nel rapporto 2013 «Female Founders in Tech» (disponibile online). Divise in fondatrici, cofondatrici, Cto (chief technology officer) e amministratrici delegate, moltissime si sono formate all’estero per tornare poi a fare impresa in Italia come Cinzia Carta di Glaamy (servizio per prenotare last minute trattamenti di bellezza) e Clizia Welker di Bestiacce, il sito che mette insieme animali e potenziali padroni; oppure continuano ad avere la loro base fuori dai confini italiani come Francesca Cavallo ed Elena Favilli di Timbuktu, l’impresa di San Francisco che realizza prodotti digitali per bambini. Spesso lavorano insieme alle amministrazioni comunali per migliorare la vivibilità delle città come Micaela Terzi ed Emanuela Donetti fondatrici di Urbano Creativo. Ci sono scienziateimprenditrici come Elisabetta Bianchini e Annalisa Balloi e creative che puntano sulle proprie radici per innovare il mercato, come le siciliane di Orange Fiber, Adriana Santonocito ed Enrica Arena, che hanno ricavato un tessuto sostenibile dagli scarti delle arance. C’è chi programma videogiochi come Clara Parona di Bad Seed e chi pensa alle mamme-lavoratrici in difficoltà come Monica Archibugi, Valentina Tibaldo e Giulia Gazzelloni, menti del portale online «Le cicogne». © RIPRODUZIONE RISERVATA per la comunicazione digitale: «È importante educare alla parità di formazione fin dall’infanzia: io volevo fare lo scientifico ma i miei genitori hanno insistito per il classico. Dopo, superando le loro resistenze, mi sono iscritta alla facoltà di Informatica». Non tutte le ragazze riescono a essere così determinate: «Cresciamo dominate da luoghi comuni sull’educazione delle bambine, che esclude qualsiasi stimolo scientifico o tecnologico», continua Marzano, ideatrice del gruppo Wister (Women for Intelligent and Smart Territories). Le bassissime iscrizioni alla facoltà di Informatica (oggi rappresentano il 3% del totale e sono in calo) così come i numeri nel mercato del lavoro hi-tech, dimostrano che il problema non può essere risolto con il sistema delle «quote rosa»: «Non sono favorevole ai finanziamenti di genere perché aprirebbero differenze pericolose e discriminazioni — sottolinea Marzano —. Dobbiamo lavorare per creare spinte culturali per aprire le menti». Un’attività affidata alla responsabilità sociale (e al marketing) delle aziende — vedi il progetto «Nuvola Rosa» di Microsoft o Bloggirl di Asus — e soprattutto alla buona volontà di organizzazioni «dal basso» che si occupano di promuovere un’educazione digitale tra giovani donne. È il caso di Girls in Tech, network dedicato alla formazione femminile, e della Summer School d’informatica per ragazze organizzata dalla sede di Reggio Emilia della EWMD (European Women's Management Development) in collaborazione con l’Università di Modena e Reggio Emilia. Sul fronte governativo, la nomina di Alessandra Poggiani a nuovo direttore dell’Agenzia digitale è stata accolta positivamente da molti. Certo, non sarà una donna in un ruolo finalmente operativo a fare la rivoluzione digitale italiana. Marianna Madia, ministro per la Pubblica amministrazione, è convinta che il rafforzamento voluto dal governo Renzi dell’educazione digitale a scuola, anche nei cicli dell’obbligo, favorirà «una più ampia diffusione della cultura digitale e dell’interesse delle ragazze per il digitale e le professioni del futuro», come ha spiegato al Corriere della Sera. Educazione a parte, il ministro non esclude agevolazioni economiche per promuovere la nuova imprenditoria digitale al femminile: «Si potrebbero prevedere forme di sostegno di genere nella selezione delle idee per le startup». @serena_danna © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Economia 25 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >Ì >L `À> È°nÓx]Σ ä]än¯ e £ iÕÀ /- Ì° - >ÀiÓ£°ÈäÇ]È ä]{n¯ À>VvÀÌi °{Ç]äÎ ä]ä¯ e £ iÕÀ £ÎÈ]Çää Þi /- Ì°-Ì>À *>À} >V{ä® {°ÎÇ]ÇÎ ä]äί /- Óä°Î{x]nx ä]x£¯ £n°£xä]ÈÈ ä]££¯ e ÀÃ> ÕÃ> } } >Ã`>µ ÀÃ> ÕÃ> / i® £x°{ÇÈ]Èä ä]Î{¯ e -E* xää ÀÃ> ÕÃ> >`À` Ü ià La lente MERCATO AUTO STABILE AD AGOSTO IL RECORD DELLA JEEP (+81%) A nche il mercato dell’auto conferma che non c’è troppo spazio, per ora, per un rilancio dei consumi in Italia. In base ai dati diffusi ieri dal ministero dei Trasporti le immatricolazioni ad agosto sono diminuite dello 0,2% a 53.191 unità, a fronte delle 52.295 registrate un anno prima. Va un po’ meglio se si considera il dato cumulato degli otto mesi, che segna un +3,5 per cento e va tenuto conto che quest’anno c’è stato un giorno lavorativo in meno. Il gruppo Fiat Chrysler, contrariamente al trend positivo registrato in Francia e in Spagna, registra un calo del 6,9% a 14.675 auto, con una quota di mercato scesa al 27,6% dal 27,3% di luglio 2014. Da inizio anno le consegne del Lingotto sono state 257.954 (-1,01%). Per quanto riguarda Fiat, Alfa Romeo e Lancia, continuano a registrare quote di mercato in lieve riduzione, in attesa dell’attuazione del piano di riorganizzazione dei marchi del gruppo e, in particolare, del rilancio di Alfa. Jeep è in controtendenza: con 390 immatricolazioni cresce dell’81,4% rispetto all’anno scorso e porta la quota allo 0,7 per cento. Nel segmento A, 500 e Panda confermano la leadership: insieme, detengono una quota del 64 per cento. Panda è la vettura più venduta in assoluto. Vanno molto bene i marchi francesi: tra i migliori ci sono ancora Renault, con un rialzo del 34%, e Peugeot, +19 per cento. Secondo il Centro Studi Promotor l’ipotesi formulata a fine luglio dal ministro Maurizio Lupi, che non ha avuto seguito, secondo la quale il governo potrebbe adottare incentivi sotto forma di agevolazioni fiscali secondo una formula ispirata a quella delle ristrutturazioni edilizie, influenza negativamente il mercato. «È noto che l’annuncio di incentivi non seguito immediatamente dalla loro adozione ha un effetto depressivo sulla domanda: molti potenziali acquirenti rinviano decisioni di acquisto già maturate per poter beneficiare degli incentivi». Fausta Chiesa © RIPRODUZIONE RISERVATA Ó{°ÇxÓ]ä ä]ä{¯ e £ä°Ç{È]xä ä]£È¯ e Intervista £ iÕÀ £]ΣÎÎ `>À > ÃiÌÌ>> ä]{£¯ ä]£ä¯ /Ì ` -Ì>Ì /Ì +ÕÌ° ,i`° ivv° ä£ä iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ä£ä iÌÌ ¯ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{È]ÇÇ Ó]ää Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]ÇÓ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££Ç]ÈÈ £]ÎÇ Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]xÎ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £Ó{]xx Ó]Çn ä]ÇäÓ ÃÌiÀi ä]Èί Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]nä £ iÕÀ £]ÓäÇÓ vÀ° ÃÛ° Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]nä Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££x]nÈ ä]ÓÎ ä]ÇÇ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £ä]x£ Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ £Ó{]nÇ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£È Ó]{ Ó]n ä]äx £ iÕÀ ]£Ó£ VÀ°ÃÛi° ä]Ón¯ e £ iÕÀ £]{ÓÈÈ `°V>° ä]Îί Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ £Óä]än Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ £Ó£]nn Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££n]nÎ £]£È £]Ó £]Çn VÌ änä£ÉäÉ£x ä]ÓÓä¯ £ää]Ó{ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]ÓÇ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]ÈÈ ä]£x ä]Óx ä]ÈÎ ä]ä¯ e Il presidente e fondatore: non ho mai smesso di essere operativo anche se quando uno fa bene non rompo le scatole» «Oggi si apre la terza fase di vita dell’azienda. All’inizio la nascita, poi il passo indietro del fondatore con la nomina di Andrea Guerra come amministratore delegato, ora un triumvirato perché, nel frattempo, l’azienda ha più che raddoppiato le vendite arrivando a 7,5 miliardi di euro». L’annuncio è di Leonardo Del Vecchio che, alla soglia degli 80 anni, ha deciso di riorganizzare il vertice di Luxottica e varare una nuova governance. «Guerra era l’unico capo azienda, mentre abbiamo deciso che è meglio averne tre, due amministratori delegati e un responsabile delle attività produttive, perché il gruppo è diventato molto più grande e globale. Così sarà facile anche ogni eventuale successione. Finché ci sono io, ❜❜ I piani Del Vecchio: «La mia Luxottica aveva bisogno di questa svolta» «Il triumvirato pensando alla successione, visioni diverse con Guerra» più adatto come amministratore delegato di società come l’Eni? «Certamente non ha le doti di un politico, che è un mestiere diverso con logiche diverse. In politica, per esempio, se uno caccia balle nessuno si stupisce troppo. Guerra non lo vedo portato e l’amministratore delegato dell’Eni è già stato scelto. Oggi, secondo me, lo Stato Fondatore Leonardo Del Vecchio, 79 anni, è presidente di Luxottica, di cui controlla il 66%. Ha un patrimonio stimato di 19,5 miliardi di dollari ❜❜ La crescita Puntiamo a raddoppiare il fatturato entro dieci anni. Essilor? Non era un buon accordo nel caso di uscita di un amministratore delegato solo al comando, non ci sono problemi, per l’esperienza che ho. Ma va tenuto conto della mia età, che non è più giovanile». La scommessa è continuare a crescere con obiettivi ambiziosi: «Il 6-7 % di aumento del fatturato all’anno per linee interne, che significa raddoppiare ancora nei prossimi dieci anni», aggiunge Del Vecchio, spiegando che, «se capita e sono profittevoli, aggiungeremo altre acquisizioni. In questo caso la crescita sarà ancora maggiore». Quando ha maturata la scelta del triumvirato? «Le prime riflessioni sono di quattro, cinque mesi fa, quando mi sono confrontato con Guerra proponendogli di farne parte». Come ha reagito? «L’ha presa come una caduta di fiducia nei suoi confronti. E ha reagito come avrei reagito io: non ha accettato e mi ha detto no. Così le strade hanno cominciato a dividersi. La frattura si è creata quan- Ho rilevato io i titoli ceduti dal manager. Le ministre giovani? Meglio un po’ di vivacità do ho deciso di procedere e lui non ha cambiato posizione». Le prime incomprensioni sono cominciate con la partecipazione di Guerra alla Leopolda, l’iniziativa che ha lanciato Matteo Renzi? «Non ci ho neppure fatto caso. Mi ha dato un certo fastidio, invece, che abbia impiegato tre giorni a smentire le indi- screzioni sulla candidatura a ministro nel governo Renzi e, forse, il ritardo con cui me l’ha comunicato anche se non ho mai creduto molto al suo impegno in politica. Sono forzature in cui, soprattutto la televisione, è maestra. Vedono due insieme e dicono subito che fanno l’amore...». Lei conosce bene Guerra, lo ritiene avrebbe bisogno di coordinare le grandi aziende che ancora controlla. Un istituto com’era l’Iri di una volta. E Guerra sarebbe perfetto». Ha condiviso la sua scelta di cedere le stock option quando era ancora in Luxottica? «In effetti quando un capo azienda vende i titoli della società c’è il rischio D’ARCO In Borsa negli ultimi tre mesi +0,47% 42.607 Ieri 41.791 40,8 euro 40.975 40.159 39.343 38.528 2 giugno 16 giugno 30 giugno 14 luglio 28 luglio 11 agosto 25 agosto Governance Per l’uscita dell’ad dal gruppo un pacchetto da 45 milioni di euro Cavatorta consigliere delegato, sale anche Vian «Non costituisce è un ritorno a dieci anni fa il nuovo modello coniato dal presidente Leonardo Del Vecchio. Da oggi Luxottica avrà una nuova governance e una gestione condivisa, più adatta a traghettare l’azienda verso il prossimo decennio». Enrico Cavatorta, 53 anni, di cui 15 trascorsi come direttore generale finanza, parla ormai da ceo. La nomina è infatti arrivata ieri mattina dal board convocato per definire l’uscita di Andrea Guerra, per dieci anni amministratore delegato della multinazionale e gettare le basi della sua successione. Una transizione che proietta Luxottica oltre l’impostazione di guida monocratica» affidata a Guerra. La nuova era vedrà il presidio di due co- i`° Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £ä£]Èx ceo, simbolo di una guida allargata. Cavatorta avrà le funzioni corporate e finanza mentre al suo fianco ci sarà un altro amministratore delegato con la responsabilità dei mercati. Un profilo ancora da identificare ma già custodito in una short list di cinque candidati selezionati nei giorni scorsi che dovranno passare l’esame del board. «L’obiettivo è identificare il nuovo manager entro settembre — ha spiegato ieri Cavatorta — e cooptarlo nel board a fine anno». Ad interim il capo delle attività operative Massimo Vian, 38 anni, riporterà direttamente al presidente. Si profila quindi una struttura di governo a tre, un triumvirato con Del Vecchio presidente esecutivo ma solo per un periodo — sostiene l’azienda — ossia finché il tandem non sarà ben rodato. E sarà una figura di riferimento e continuità che completerà il nuovo Comitato direttivo. «L’imprenditore avrà il ruolo di garante di ultima istanza — ha spiegato il nuovo capoazienda — che, nel caso di conflitto tra i due manager, dovrà far sì che non venga paralizzata l’attività aziendale». Si tratta un’architettura più articolata che, secondo l’imprenditore, risponde meglio Manager Da sinistra, Enrico Cavatorta, coceo di Luxottica, e Massimo Vian, capo delle Operations alla crescente complessità della stessa azienda e dei mercati s cui opera. La strategia sarà la stessa, continueranno le acquisizioni «al giusto prezzo e sinergiche». Nessuna discontinuità rispetto alla gestione degli scorsi dieci anni: l’ambizione è toccare 10 miliardi di ricavi entro un biennio. Quanto a Guerra, si apprende che il manager incasserà circa 45 milioni. Ha ceduto allo stesso Del Vecchio le 813 mila azioni rivenienti dal precedente piano di incentivazione a un prezzo di 41,5 euro, per un corrispettivo totale di 33,7 milioni. Più altri 10 milioni come incentivo all’esodo e 1,4 tra patto di non concorrenza e altri accordi. Daniela Polizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA che ne derivi l’impressione di previsioni negative basate su notizie riservate. Nel caso di Luxottica, però, non è così perché le azioni cedute da Guerra le ho comprate io come facciamo da anni per tutte quelle vendute in blocchi, per evitare oscillazioni speculative. Quindi era una partita tutta interna al vertice del gruppo». Lei era d’accordo sulla fusione tra Luxottica e la Essilor, leader francese nella produzione di occhiali? «Non c’entra con l’uscita di Guerra. È stata una operazione a cui abbiamo lavorato e i francesi avevano accettato che il capo azienda diventasse lui. Io avrei mantenuto poco più del 30% ma non ho accettato perché, secondo il progetto, avrei contato come il maggior azionista di Essilor, che sarebbe sceso al 4% circa della nuova società». Vi ha diviso anche l’intesa con Google? «Non c’entra neppure questo. Intanto perché più che un accordo strategico è una semplice collaborazione. Noi facciamo occhiali. Punto. A loro il compito di migliorare la tecnologia applicata, a cui noi collaboriamo. Più ci riusciranno meglio sarà». Nella nuova Luxottica lei tornerà operativo? «Per la verità non ho mai smesso di esserlo. Certo Guerra faceva bene e io quando uno fa bene non rompo le scatole. Adesso sono impegnato a far andare le cose ancora meglio». Il gruppo avrà un modello organizzativo diverso? «Un’altra novità è la creazione di un comitato direttivo formato dai manager del triumvirato e dal sottoscritto, che discuterà le decisioni da portare in consiglio di amministrazione». Suo figlio e suo nipote avranno ruoli particolari? «No. Stanno bene così come sono». Come giudica l’esordio del governo Renzi? «Ha il coraggio di dire quello che pensa. Dobbiamo soltanto sperare che riesca a farlo, anche se comincio ad avere qualche dubbio. I vincoli europei pesano». Cosa sarebbe necessario fare? «Ritrovare un po’ di entusiasmo e voglia d’investire. Basterebbe una crescita anche piccola, magari dell’1%, per spezzare la spirale negativa. Siamo tutti mortificati da un’Europa che ci strozza un po’. Servono più fiducia e più consumi. Occorrono riforme e puntare sullo sviluppo». Servono gli 80 euro in busta paga? «Li hanno criticati in tanti, ma è una leva che può funzionare». Condivide la critica di chi ritiene che il tasso di esperienza di troppi ministri sia troppo basso? «Le ministre giovani non sono certamente peggio dei loro predecessori, che dicevano sempre le stesse cose senza fare nulla. Meglio una ragazza con un po’ di vivacità, anche se può sbagliare». Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Economia 27 italia: 51575551575557 Telecomunicazioni Slitta ancora una volta la vendita in Argentina Rapporto Lamy Alierta: Telecom Italia, vogliamo uscire Recchi , colloquio al Quirinale Mediaset: «Salvaguardata la tv gratuita» MILANO — L’affaire Telecom Italia-Vivendi arriva ufficialmente anche al piano istituzionale: ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale Giuseppe Recchi, presidente del gruppo, per parlare dell’importanza dell’asset aziendale per il Paese e anche delle prospettive. Che gli assetti dell’importante gruppo italiano — con 53 mila dipendenti in Italia Telecom è attualmente la società che investe maggiormente — siano in piena trasformazione è ormai un fatto. Dopo l’annuncio da parte di Vivendi, la società presieduta da Vincent Bolloré, di una trattativa in esclusiva con Telefonica, che aveva offerto 7,45 miliardi di euro contro i 7 di Telecom, il cambio di azionista di riferimento è ormai considerato certo. Vivendi ha già detto di considerare l’opzione a salire nel capitale di Telecom all’8,3% interessante. E, cosa ormai chiara, ieri il numero uno di Telefonica, Cesar Alierta, ha confermato il desiderio di chiudere qui la campagna italiana, durata meno di 11 mesi e decisa, in gran parte, in Brasile. Alierta durante un incontro sulle telecomunicazioni ha affermato: «Non vogliamo stare in Telecom Italia». La compagnia spagnola, ha aggiunto, «ha appreso molto» durante il periodo di presenza in Telecom. 8,3 La quota che alla fine della trattativa Vivendi avrà probabilmente nel gruppo telefonico italiano. Le azioni saranno trasferite da Telefonica 830 I milioni di dollari che Telecom attende di ricevere dalla Fintech per la chiusura della cessione di Telecom Argentina Infine non ha resistito alla tentazione di lanciare una frecciatina al Paese, aggiungendo che «il non essere italiani» è stata la principale barriera trovata da Telefonica per giungere a nuovi accordi con Telecom. L’azionista di riferimento del gruppo, con il 22,4% del capitale, è la holding Telco, controllata da Telefonica, Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Generali. I soci hanno però disdetto il patto e la holding è destinata sciogliersi a breve. Il gruppo spagnolo diventerà quindi il primo azionista, con poco meno del 15% del capitale. Il gruppo ha già offerto a Vivendi l’opzione per acquistare l’8,3% di Telecom Italia, nell’ambito dell’accordo su Gvt, opzione che i francesi hanno giudicato attraente. Peraltro ambienti vicini a Bolloré fanno sapere che il finanziere ha intenzione di investire in Telecom Italia «perché ha fiducia in Mediobanca e ha trovato il management di Telecom professionale nella sua offerta senza essersi lasciato andare a delle follie». Sempre Telefonica ha in essere un prestito convertendo e, quindi, l’obbligo di vendere a termine una partecipazione fino al 9% del capitale della stessa Telecom Italia, ma con clausole di riacquisto del bond anche per qualunque «ragione che non consenta il trasferimento delle azioni Telecom». Il bond scade a luglio 2017. Nel frattempo per l’azienda guidata dall’amministratore delegato Marco Patuano si complica ulteriormente il dossier Telecom Argentina. Il gruppo ha risposto Il gruppo farmaceutico Concorrenza Pierrel, Cirino Pomicino nominato vicepresidente Botta e risposta Gasparri-Ntv sui «tweet» contro Italo Paolo Cirino Pomicino, 75 anni, ex ministro del Bilancio tra l’89 e il ’92, è stato nominato vicepresidente di Pierrel, società farmaceutica quotata a Piazza Affari. Già in cda dallo scorso dicembre, Pomicino siederà accanto al presidente Rosario Bifulco nel gruppo controllato da Raffaele Petrone, che ne è amministratore delegato, e dall’imprenditore Canio Mazzaro. Scambio di tweet e comunicati tra Maurizio Gasparri e Ntv, proprietaria dei treni Italo. «I cinguettii del vicepresidente del Senato contro l’acquisto dei biglietti Italo — “Siete quasi falliti. Quali promozioni, presto chiuderete” aveva scritto Gasparri — appartengono a una politica vecchia», ha detto il gruppo, «portatrice di valori superati, di una cultura del monopolio che è contro la libera concorrenza». «no comment» alle indiscrezioni secondo le quali la vendita già stipulata della controllata Telecom Argentina slitterebbe ancora, rispetto al termine fissato ieri. La società è stata ceduta lo scorso 13 novembre 2013 per 960 milioni di dollari a Fintech, lo stesso gruppo che è poi entrato nella compagine di Banca Mps. L’iniziale termine era stato fissato al primo trimestre 2014, poi le slide del gruppo avevano dato come deadline il primo semestre. A seguire erano comparsi il 12 agosto, il primo settembre e ora, da quanto sembra, inizio ottobre. Il dossier non è certo secondario perché all’appello mancano oltre 800 milioni di dollari e la situazione dell’Argentina non è certo in miglioramento. Massimo Sideri msideri@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Strategie Ancelin: «Se il crollo continua prenderemo delle decisioni» Auto, la Russia inizia a frenare Renault pronta a rivedere i piani Meno 12% a maggio, meno 17% a giugno, meno 23% a luglio. Ecco le cifre che segnano la caduta del mercato dell’auto in Russia (nel 2013 consegnate 2,8 milioni di vetture mentre nel 2014 ne sono previste 2,5 milioni). «E scenderà ancora, almeno del 20% — pronostica Bruno Ancelin, numero uno di Renault in Russia —. Per ora non abbiamo subito flessioni ma se il mercato continuerà a crollare dovremo prendere delle decisioni». Renault è la seconda marca in Russia dietro a Lada con una quota del 7,8% nel primo semestre di quest’anno (96.500 veicoli). I programmi della casa francese si basano su un piano studiato per le esigenze dei clienti russi: lancio della nuova Logan e della nuova Sandero, assemblata a Togliattigrad. Una posizione supportata da una rete di 170 punti vendita e assistenza nonchè dalla partnership strategica con Avtovaz che vale il 30% del mercato. In questa fase i costruttori hanno interesse a congelare o Giuseppe Recchi, 50 anni, presidente di Telecom Italia dal 2013, ieri ha incontrato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per parlare delle prospettive del gruppo ritardare gli investimenti, ma nello stesso tempo devono rispettare una legge che impone a chi vende vetture in Russia una tassa di localizzazione minima (sul valore dell’auto e componenti prodotti in loco) per avere le riduzioni doganali. Questa convenzione è stata firmata da General Motors, dall’alleanza Renault-Nissan-Avtovaz, da La flessione A luglio le vendite sono diminuite del 23%, dopo il calo del 17% registrato a giugno Ford e Volkswagen, che devono produrre almeno 300 mila vetture all’anno per cinque anni, rispettando il 60% di localizzazione. Il gruppo Psa, per esempio, segue ancora la vecchia legge che imponeva solo il 30% di localizzazione, ma dovrà allinearsi. Renault e Nissan, grazie all’acquisizione di Avtovaz, godo- no del 55% di localizzazione. Sono i gruppi americani e tedeschi ad avere i maggiori problemi. Gm sta riflettendo sull’investimento da 300 milioni di dollari previsto per il prossimo anno a San Pietroburgo. Mentre Volkswagen (-16% a luglio), conferma i suoi progetti che prevedono uno stanziamento di 1,2 miliardi di euro entro il 2018. Certo i venti di guerra non fanno bene al settore anche se, è sempre Ancelin ad assicurarlo, «per ora nessuna sanzione tocca il comparto auto». Avtovaz ha annunciato l’intenzione di diminuire di 25 mila unità in tre mesi la produzione di vetture Lada dopo una caduta del 25% in luglio. Il gruppo Fca, che sembrava rimasto alla finestra, riserva invece buone sorprese. In aprile è iniziata la distribuzione di Alfa Giulietta e Mito tramite cinque concessionarie. E Jeep nei primi sette mesi dell’anno ha venduto 4 mila auto contro 2.500 dello stesso periodo 2013. Bianca Carretto © RIPRODUZIONE RISERVATA Banche Barclay perde 500 milioni Addio Spagna Barclays lascia la Spagna e perde 500 milioni di sterline. Era entrata nel 2003, rilevando il Banco Zaragozano per 1,1 miliardi di sterline. Ieri ha venduto le attività alla Caixa per 632 milioni di sterline. Digitale terrestre e banda larga mobile potranno convivere almeno fino al 2030, ma la tv digitale dovrà cominciare a cedere la banda 700 MHz all’Internet mobile non più tardi del 2020: è quanto prevede il rapporto di Pascal Lamy, l’ ex commissario Ue al quale la commissaria all’Agenda digitale Neelie Kroes ha affidato l’approfondimento sull’uso più efficiente del radiospettro. Il rapporto sintetizza le istanze delle parti che non sono d’accordo né sulla quantità di banda Uhf («Ultra High Frequency») da cedere né sui tempi per la cessione. Lamy raccomanda quindi di rinviare al 2020 (con due anni di margine) l’avvio della cessione di banda che in un primo tempo si pensava dovesse iniziare l’anno prossimo. La gradualità è certo più gradita alle emitDal 2020 tenti televisive che Le emittenti solo solo dal 2020 dovranno iniziare a dal 2020 fare nuovi investiavvieranno nuovi menti tecnologici investimenti per rimediare alla perdita del 30% di spettro. Inoltre, al digitale terrestre dovrà essere assicurato fino al 2030. E nel 2025 la Commissione farà di nuovo il punto della situazione, per valutare le reali necessità di banda, considerando che nel frattempo potrebbero svilupparsi alternative tecnologiche. Per Gina Nieri, consigliere d’amministrazione Mediaset e unica italiana nel gruppo che ha lavorato con Lamy, l’analisi del rapporto è «molto equilibrata, perché riconosce la centralità della televisione lineare nei consumi di contenuti audiovisivi e il ruolo insostituibile, almeno fino al 2030, della piattaforma digitale terrestre per mantenere l’eccellenza del sistema televisivo europeo». R.Fi. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 www.piccoliannunci.rcs.it agenzia.solferino@rcs.it oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 AZIENDA commerciale leader a carattere nazionale per settore industriale/alimentare cerca agenti monomandatari automuniti per Milano, Novara, Verbania e relative province. Offresi: portafoglio clienti, zona esclusiva, telefono + tablet, fisso di euro 1.500,00 + elevate provvigioni, possibilità di carriera. Richiede: bella presenza e dinamicità. 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Active Selection ACC AZ F. Active Selection DIS AZ F. Active Strategy AZ F. Alpha Man. Credit AZ F. Alpha Man. Equity AZ F. Alpha Man. Them. AZ F. American Trend AZ F. Asia Absolute AZ F. Asset Plus AZ F. Asset Power AZ F. Asset Timing AZ F. Best Bond 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 5,374 5,373 5,077 5,484 5,120 3,806 3,434 4,993 5,597 5,527 5,020 5,422 vendita. Milano e provincia 02.29.52.99.43 MONOLOCALE arredato De Amicis, ultimo piano, terrazzino. CE: G - IPE: 323,9 kWh/mqa 02.88.08.31 cod. M02 www.filcasaimmobili.it PUNTO D'ORO Acquistiamo LAST MINUTE fine Agosto - Settembre. Ultime camere con offerte famiglia 4=3 tutto compreso. Cesenatico Hotel Cavour Tel. 0547.86.290. Climatizzato. Piscina. Gestione proprietario - www.hcavour.it UFFICI luminosi eleganti Repubblica/ Vittorio Veneto. 400 mq., ingresso indipendente, balconata, posti auto. Affitto. CE: F - IPE: 61,21 kWh/mca 02.88.08.31 cod. 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Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 14/08 14/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 31/07 31/07 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 5,739 5,138 5,203 6,042 5,492 5,507 5,197 5,219 5,134 5,694 5,218 5,918 5,524 5,371 5,271 5,019 5,019 5,309 5,272 6,155 6,675 6,477 5,668 4,153 6,588 5,619 5,616 5,662 5,326 5,772 5,054 6,474 3,310 5,528 5,213 5,212 3,356 5,280 5,273 5,597 5,523 4,825 6,153 5,599 4,969 4,515 4,218 5,219 5,078 5,402 5,238 6,355 5,828 4,767 4,430 5,573 5,534 3,428 3,428 4,985 4,800 6,205 5,103 4,359 7,008 6,439 5,376 5,321 5,363 5,104 5,330 6,307 5,141 5,011 6,176 5,724 6,010 5,148 5,148 6,540 5,620 5,740 5,139 5,212 6,041 5,492 5,516 5,206 5,227 5,142 5,694 5,218 5,918 5,524 5,371 5,271 5,015 5,015 5,303 5,266 6,157 6,703 6,493 5,671 4,145 6,588 5,623 5,620 5,652 5,317 5,784 5,066 6,485 3,367 5,495 5,232 5,231 3,380 5,322 5,314 5,592 5,532 4,832 6,158 5,603 4,975 4,515 4,218 5,206 5,065 5,404 5,240 6,361 5,832 4,766 4,430 5,575 5,537 3,503 3,503 4,985 4,801 6,215 5,123 4,369 7,034 6,463 5,378 5,334 5,374 5,127 5,335 6,308 5,144 5,014 6,188 5,735 6,011 5,149 5,149 6,543 5,609 Nome Data Valuta Active European Equity B Active Liquid Bond A Active Liquid Bond B Multiman. Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1337,208 1241,106 1198,540 119,593 119,350 78,328 81,580 104,476 1086,923 1189,797 1038,799 1341,799 1241,256 1198,696 119,462 119,217 77,710 80,925 103,739 1086,467 1188,608 1037,902 27/08 EUR 28/08 EUR 28/08 EUR 58,260 105,920 929,460 58,210 105,640 929,350 119,380 8831,030 177,360 5710,480 108,420 10643,660 120,370 8855,480 177,310 5699,430 108,170 10510,350 Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 28/08 28/08 28/08 27/08 27/08 27/08 27/08 27/08 27/08 27/08 27/08 28/08 28/08 28/08 20/08 28/08 27/08 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 27/08 27/08 27/08 27/08 27/08 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/06 22/08 30/06 31/07 31/07 30/06 EUR JPY USD EUR EUR EUR 10,983 5,768 5,362 6,645 7,301 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 29/08 EUR Dividendo Arancio 29/08 EUR Convertibile Arancio 29/08 EUR Cedola Arancio 27/08 EUR Borsa Protetta Agosto 27/08 EUR Borsa Protetta Febbraio 27/08 EUR Borsa Protetta Maggio 27/08 EUR Borsa Protetta Novembre 29/08 EUR Inflazione Più Arancio 29/08 EUR Mattone Arancio 29/08 EUR Profilo Dinamico Arancio 29/08 EUR Profilo Equilibrato Arancio 29/08 EUR Profilo Moderato Arancio 29/08 EUR Top Italia Arancio 52,270 62,540 59,910 62,480 61,070 63,600 61,510 58,250 46,970 66,870 64,500 60,260 48,090 52,130 62,470 59,900 61,950 60,750 63,010 61,660 58,200 47,020 67,260 64,740 60,380 47,840 Quota/od. Quota/pre. 17,081 12,915 11,033 5,900 5,801 61,510 15,490 11,631 43,780 10,590 13,147 11,970 49,460 34,230 3170,000 17,820 16,080 11,930 19,160 13,840 14,690 13,970 10,858 9,988 14,340 11,905 10,657 33,170 31,710 17,086 12,919 11,020 5,910 5,799 61,260 15,430 11,634 43,720 10,603 13,160 11,982 49,330 34,270 3168,000 17,830 16,090 11,920 19,160 13,840 14,640 13,920 10,858 9,997 14,340 11,908 10,659 33,270 31,810 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 30/06 EUR 881868,830 875792,556 30/06 EUR 576066,607 572375,300 30/06 EUR 594784,667 590472,785 30/06 EUR 541259,625 537936,773 29/08 EUR 6,818 6,817 29/08 EUR 10,399 10,403 KAIROS INTERNATIONAL SICAV EUR 16714,943 16535,470 4823,725 4720,769 EUR EUR 771435,023 762273,652 EUR 770258,141 771435,023 EUR 592432,355 621201,142 EUR 62759,815 60323,743 EUR EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 28/08 28/08 28/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 28/08 28/08 29/08 29/08 29/08 28/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 28/08 29/08 29/08 29/08 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 285,500 200,810 202,300 174,160 124,330 128,720 127,260 132,170 134,440 175,240 121,900 124,250 132,180 130,230 123,000 125,470 126,190 104,410 103,760 107,360 132,280 131,750 139,890 142,920 154,440 113,410 116,400 117,360 123,720 125,940 125,740 98,690 103,620 100,280 286,180 201,290 202,780 174,120 124,300 128,690 127,270 132,190 134,460 175,210 121,880 124,230 133,150 131,190 122,740 125,200 125,910 104,370 103,750 107,350 132,140 131,640 138,810 141,820 154,600 113,530 116,520 117,470 123,640 125,850 125,670 98,680 103,610 100,280 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 28/08 USD 1531,198 1533,362 Active Dollar Bond A 28/08 EUR 1671,737 1674,440 Active Emerging Credit A 28/08 EUR 1607,337 1609,954 Active Emerging Credit B 28/08 EUR 1460,529 1461,461 Active European Credit A 28/08 EUR 1397,168 1398,076 Active European Credit B 28/08 EUR 1414,433 1419,270 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD USD 26,200 17,090 15,140 14,760 14,970 10,480 15,500 15,194 9,560 12,740 26,130 17,040 15,120 14,740 14,980 10,481 15,520 15,180 9,552 12,745 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,988 110,323 114,740 114,727 24,729 5,804 121,513 9244,341 Rubriche in abbinata facoltativa: n. 4: Corriere della Sera € 4,42; Gazzetta dello Sport € 1,67; abbinata € 5,00. n. 16: Corriere della Sera € 1,67; Gazzetta dello Sport € 0,83; abbinata € 2,08. n. 22: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 4,67. n. 23: Corriere della Sera € 4,08; Gazzetta dello Sport € 2,92; abbinata € 5,00. 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TARIFFE PER PAROLA IVA ESCLUSA Rubriche in abbinata obbligatoria: Corriere della Sera - Gazzetta dello Sport: n. 0: € 4,00; n. 1: € 2,08; n. 2, 3, 14: € 7,92; n. 5, 6, 7, 8, 9, 12, 20: € 4,67; n. 10: € 2,92; n. 1: € 3,25; n. 13: € 9,17; n. 15: € 4,17; n. 17: € 4,58; n. 18, 19: € 3,33; n. 21: € 5,00; n. 24: € 5,42. •AUTOMOBILI E FUORISTRADA, STUDENTESSE massime referenze cercano trilocale/quadrilocale in Milano zona servita. 02.67.47.96.25 UFFICIO 7 locali S. Orsola. CE: F - IPE: 61,79 kWh/mca 02.88.08.31 cod. B20 www.filcasaimmobili.it Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. 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Int. A 29/08 EUR 105,780 105,730 NM Q7 Globalflex A 29/08 EUR 121,740 121,440 NM Total Return Flexible A 29/08 EUR 105,200 105,240 NM VolActive A 29/08 EUR 105,910 105,940 NM VolActive I AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 29/08 EUR 29/08 EUR 29/08 EUR 109,620 115,870 154,270 109,280 115,650 153,970 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 29/08 EUR 7,067 Nextam Bilanciato 29/08 EUR 7,660 Nextam Obblig. Misto 29/08 EUR 6,359 BInver International A 29/08 EUR 5,757 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 29/08 EUR 5,907 CITIC Securities China Fd A 29/08 EUR 5,412 Fidela A 29/08 EUR 5,790 Income A 29/08 EUR 7,414 International Equity A 29/08 EUR 6,651 Italian Selection A 29/08 EUR 5,340 Liquidity A 29/08 EUR 5,185 Multimanager American Eq.A 29/08 EUR 4,917 Multimanager Asia Pacific Eq.A 29/08 EUR 4,650 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 29/08 EUR 4,582 Multimanager European Eq.A 29/08 EUR 5,328 Strategic A 29/08 EUR 6,262 Usa Value Fund A 29/08 EUR 5,603 Ver Capital Credit Fd A Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 29/08 EUR 114,880 PS - Absolute Return A 29/08 EUR 121,290 PS - Absolute Return B 29/08 EUR 110,540 PS - Algo Flex A 29/08 EUR 105,720 PS - Algo Flex B 29/08 EUR 87,160 PS - BeFlexible A 29/08 USD 85,690 PS - BeFlexible C 26/08 EUR 102,570 PS - Best Global Managers A 26/08 EUR 106,600 PS - Best Global Managers B 29/08 EUR 111,710 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 29/08 EUR 164,700 PS - Bond Opportunities A 29/08 EUR 122,920 PS - Bond Opportunities B 29/08 USD 102,670 PS - Bond Opportunities C 26/08 EUR 121,570 PS - EOS A 7,063 7,652 6,372 5,741 5,885 5,415 5,788 7,405 6,653 5,339 5,182 4,914 4,656 4,590 5,328 6,243 5,604 114,980 121,400 110,630 105,800 87,200 85,720 102,020 106,030 111,730 164,820 123,010 102,750 121,080 Nome Data Valuta PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Liquidity B PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Target C PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B PS - Value C 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 26/08 26/08 03/06 26/08 26/08 26/08 26/08 29/08 29/08 29/08 26/08 26/08 26/08 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD Quota/od. Quota/pre. 95,380 99,820 101,410 101,960 116,040 118,600 125,230 100,480 99,140 104,920 99,550 104,220 107,170 108,650 108,780 104,800 109,320 102,630 96,450 112,540 106,490 108,830 104,250 95,990 99,800 101,650 102,170 116,300 118,860 125,220 100,480 99,180 104,960 97,450 103,730 106,870 108,270 108,390 104,450 108,250 102,590 96,410 112,590 105,230 107,530 103,050 www.pegasocapitalsicav.com 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 29/08 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,720 107,880 106,140 106,220 103,060 100,790 107,780 107,940 106,190 106,270 102,980 100,710 www.sorgentegroup.com Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 29/08 EUR Asian Equity B 29/08 USD Asian Equity B 29/08 USD Emerg Mkts Equity 29/08 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 29/08 EUR European Equity 29/08 USD European Equity B 29/08 EUR Greater China Equity B 29/08 USD Greater China Equity B 29/08 USD Growth Opportunities 29/08 EUR Growth Opportunities Hdg 29/08 JPY Japanese Equity 29/08 USD Japanese Equity B 29/08 EUR Japanese Equity Hdg 29/08 CHF Swiss Equity 29/08 EUR Swiss Equity Hdg 29/08 USD US Equity 29/08 EUR US Equity Hdg 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn 99,050 139,000 462,670 452,180 279,290 344,710 115,930 164,920 78,500 86,010 134,190 133,110 174,510 134,640 102,280 180,370 198,750 98,990 138,910 461,520 451,050 279,240 344,650 114,670 163,140 78,030 85,500 134,600 133,520 175,040 134,190 101,940 179,740 198,050 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 29/08 EUR 6,132 6,126 29/08 EUR 5,227 5,227 29/08 EUR 5,860 5,859 22/08 EUR 782666,612 766038,717 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 1335365B Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari MPS E SAIPEM IN FRENATA IL BALZO DI RETELIT Generali chiama un manager Allianz per il vino di GIACOMO FERRARI Privi del riferimento di Wall Street (ieri la Borsa Usa è rimasta chiusa per la festività del Labour day), i listini europei hanno risentito del calo degli indici Pmi manifatturieri nell’Eurozona, chiudendo tuttavia in sostanziale parità. Soltanto Lisbona e Milano hanno perso terreno: il Ftse-Mib di Piazza Affari, in particolare, ha ceduto lo 0,51%. In leggero miglioramento, invece, lo spread Bund-Btp, a 154 punti base. Tra le blue-chips la maglia nera è toccata a Monte Paschi (-2,55%), seguita da Saipem (-2,49%), colpita dal downgrading di Deutsche Bank. Giù inoltre Banco Popolare (-2,27%) e A2A (-1,80) dopo le indiscrezioni su una possibile riduzione delle quote detenute dai comuni di Brescia e Milano. Per quanto riguarda i segni positivi, la lista è guidata da Ubi Banca (+1,26%), seguita da StMicroelectronics (+1,26%). Minime, invece, le variazioni al rialzo di Finmeccanica (+0,56%), Snam (+0,50%) e Luxottica (+0,47%), nel giorno del cda che ha sancito il cambio della guardia ai vertici della società. Bene, infine, nel segmento Star Isagro (+3,66%) e, fra i titoli minori, Retelit, balzata del 10,31%. © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (s.bo.) Generali investe sul vino e per guidare la controllata Genagricola sceglie Alessandro Marchionne, manager che proviene da Agricola San Felice del gruppo concorrente Allianz. Il numero uno di Generali Italia Philippe Donnet spiega che il nuovo amministratore delegato del polo agroalimentare punterà su una strategia «di posizionamento delle 24 realtà agricole, di razionalizzazione e miglioramento della qualità delle etichette dei vini oltre a un forte orientamento allo sviluppo all’estero». Il fatturato di Genagricola, pari a 50 milioni circa, proviene per il 40% dalla produzione vitivinicola, con oltre 4 milioni di bottiglie distribuite attraverso otto brand, e per il 60% dalla produzione agricola tradizionale e dall’energia generata dalle due centrali a biomasse di proprietà. Per quanto riguarda il polo del vino, l’offerta verrà snellita e saranno valorizzati alcuni punti di forza. Oggi oltre la metà delle vendite proviene dal prosecco commercializzato con il marchio Tenuta Sant’Anna, mentre il restante 40% circa è riconducibile a marchi friulani come Torre Rosazza o piemontesi come Bricco dei Guazzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Fondo italiano di investimento scommette su pubblicità ed eventi (ri.que.) Il Fondo italiano di investimento (partecipato da Abi, Monte dei Paschi, Cassa depositi e prestiti, Confindustria, Intesa Sanpaolo, Istituto centrale delle i /Ì /i° *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® Toyota in Usa, gara tra gli Stati per la sede del colosso giapponese © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA (f.mas.) A fronte delle grandi corporation nazionali che lasciano gli Usa anche per ragioni fiscali — da ultimo Burger King che dopo la fusione da 11 miliardi di dollari con il gruppo canadese Tim Hortons trasferirà oltreconfine la sede legale — i gruppi esteri vengono corteggiati dai vari Stati americani per impiantare sede e stabilimenti sui loro territori. È il caso del gigante giapponese Toyota: il North Carolina ha offerto al colosso dell’auto 100 milioni di dollari di agevolazioni e incentivi per far trasferire nella sua principale città, Charlotte il quartier generale americano dalla vecchia sede della bassa California, nonché di non pagare le tasse sulle società e sugli utili. I giapponesi sono lusingati ma spiegano: Toyota — che ha stabilimenti in Texas, Kentucky, Mississippi e Indiana — non decide solo sulla base della convenienza fiscale ma anche sulla base dell’aspetto logistico dell’area, come la vicinanza (anche di fuso orario) con gli altri stabilimenti sparsi per gli Stati Uniti, i collegamenti aerei diretti con il Giappone. Per questo la preferenza è caduta comunque su Dallas, anche se l’incentivo proposto dallo Stato del Texas era inferiore di quasi la metà a quello del North Carolina, attorno ai 50 milioni di dollari, 40 in contanti e il resto in incentivi di altro tipo. n]nää nÎÈ] ä]ÈÇx ³Ç]Σ ³ÇÇ]{ ä]Înä ä]nÈä Ó]£ *iÀÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ÎÇÈ]{ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]£äÓ £]Î{ ³Ón]£{ ä]nÈä £]{xx Î]£ *iÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7*,£Ó® p p p p p p -i Ó{ "Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-Ó{® ä]ÇÈä Ó]Çx ³Ó{]È£ ä]ÈäÎ £]Î{ä ÎÎ]Ó *v>À> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® Î]Óä ä]Ó{ ³£]ÇÎ Î]äÈä x]ÎÎä ä]ÎäÎ ³ä]ÈÎ xä]Î{ ä]Îää ä]È{n £{]ä > I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® Ón]nää ä]£ä ³£]äx ÓÈ]£xä Î]ÓÓä £äÈÈ]È *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® £]nä ä]ÓÓ ³ä]xä £]ǣΠÓ]Îxn ]{ , / ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ä£ä ÃÌiÀ`> iÝ® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {£{]ÓÎ ä]£ ÀiÌ `iÝ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £ä£]Ó{ p p p p à °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® ä]xn £]{n ³Ón] ä]{ÈÎ ä]Çä Óä£]ä È]xn £ä]£ä £Ó]Îä xxÓ]È ÀÕÝiiÃi Óä ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Σnä]È ]Îä ££]ÓÈä £ÓÎÇ]È >v *ÀiÃÌÌ¿ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® {ä]Ó Ài`° ÀÌ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® p ä]Ç{ £]{Î £]äxä ä]În £]Èä p p p À>` 6>}} °°°°°°°°°°°°°°°°°6® ä]Ç£ä x]{È ³ÎÇ]ÎÎ p *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® ££]Èxä ³ä]£Ç ä]xä{ ä]n£Î Î{]Ó p `V £]ÎÇx È] Ài`° > °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Ç]äÓä ä]£{ ³Ó£]Îx x]ÈÈä Ç]Çnä ÓÎÎÓ]£ `iÃÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]nÎä ä]£n ³]ä£ *Ài E ° ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* *® £ä]xÇä ³£]äx ³£ä]Èn n]nää £ä]Îä `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Ó]È£ä ³Î]Çä ³Îä]{ ]xx £Î]Ènä ££ä]Ó Ài`° 6>ÌiiÃi °°°°°°°°°°°°°°°°° 6® ä]nÈÈ £]Σ È]nÓ ä]Çä{ £]Óä xÎ]Ó `ÕÃÌÀ> i ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]{Çx ä]ÓÎ Ón]xÈ ä]{x£ £]äÓä ££]Ó *}À° -°>ÕÃÌ I°°°°°°°°°°°°°°°°°*-® È]nää ³£]{ ³££]Î x]ää n]ÎÇx i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÓÇ ³£]x£ ÎÓ]Çx ä]äÓ{ ä]äxÇ Ó]Î Àië °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® p p p p p p Ìi ÀÕ« °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{än ³ä]{Ç ³ÓÈ]ÇÈ ä]Σx ä]{nx £{ä]£ *}À>vV `ÌÀ>i°°°°°°°°°°°°°°°*"® ä]Ónä ä]£n x]Ó ä]ÓÈÓ ä]{xÎ ÎÇ]{ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÇäÇ ³£]Çγ££Î]În ä]Çä£ £]ÇäÇ £nÓ]{ ë °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -*® £]Èxn £]Σ ³ÓÈ]xÈ £]Σä Ó]ä{n xx]Î Ìi ÀÕ« ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]ÈÓä ³ä]ÇÎ ³xä]{x ä]{än ä]ÈÈ{ Îä]Ç *Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,-® ä]{{ £]ÎÓ Ó£]È{ ä]{ää ä]ÇÈ{ ÓÓn]ä ££äÇ]n *ÀiÕ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]ÓÇÈ ä]ÓÓ ä]ÓÇÈ VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]ÓÇ£ ³Ó]ä ³Ó£]äx p p p p p ¿V I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® ä]{Ç ³ä]nÎ ÓÓ]x ä]{Ó ä]ÇÎ{ Ó£ä]x ÌiÀ«Õ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® £ä]£Çä ³ä]£ä ³£x]È n]ÇÓä ££]ÓÎä iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]Ó{ä ³ä]{Î Ó] Ó]nnÈ Î]xn £{£]£ ¿V £È Ü>ÀÀ I°°°°°°°°°°°7-£È® ä]ää ³£]È £Î]ä{ ä]äÇx ä]£Ón p ÌiÃ> ->«>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*® Ó]Ó{È ä]nä ³Óx]Ç £]ÇnÎ Ó]È£Ó Î{ÇÈÇ]x *À> `ÕÃÌÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® £Î]xÇä ³Ó]nn ³{x]äÈ LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xän ³£]£ ³Ó]xÓ ä]{Çä ä]Ènx {Ç]{ >`> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® Î]£xä ³£]È£ n]{Î Î]äÓn {]Óää xÓ]{ ÌiÃ> ->«> ÀV°°°°°°°°°°°°°°-*,® £]Çä ä]ÇÈ ³Îx]Ó£ £]{xÇ Ó]ÓÎÈ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® >> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]ÎÎÎ ä]{x ³Ç]x £]ÓÎä £]nää £]Çn £Ç]nÈ ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p ÀÃi ÃÌiÀi *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â iÜ 9À Û>À iëÀiÃà `>À] > `À> ,v° ,v° äÓä£Óä£{ «iVi] > <ÕÀ} vÀ>V ÃÛââiÀ° iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® ä]xÇ£ Èn]£ ä]£n ³{È]£È /i° p VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £È]xää ³ä]ÈÇ £Ç]În £Î]n£ä ÓÎ]£Èä ä]nx£ ä]ÇÎÇ Ó]ä £]£È ³ÓÎ]ä{ i /Ì È]Ó{ä ä]xÓx ³ä]{n }ii -iÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® ä]{È £]nä *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® ä]{ÈÓ È]xnx v`i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® Ó£nÇ]È ä]În ³£{]£Ó ä]n£ /i° p `ÕÃÌÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ÓxÇx]ä ä]ÇÇÇ i /Ì x]Ó{ ΣÎ]£ £]äÓ Ç]x ££]Óää °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® £]£äx banche popolari, Unicredit e ministero dell’Economia, tutti al 12,5%) ha acquisito una quota di minoranza di Fim master group, società che dal ‘76 si occupa di produzione pubblicitaria e promozione di grandi eventi. Per intenderci, portano la firma di Film master gli spot di gruppi automobilistici come Fiat e Audi. Sul fronte «eventi», la società sta lavorando alla cerimonia di apertura delle olimpiadi di Rio nel 2016. Con l’operazione portata a termine il 26 agosto scorso negli studi di Legance avvocati associati, advisor del Fondo italiano di investimento, nasce un nuovo soggetto — la Italian entertainment network — che, oltre a Film master, ingloba il 35% delle quote di Civita cultura (gestione attività museali) e Cine district entertainment (licenziatario dello storico marchio Cinecittà). Azionista di entrambe le società e attore importante in tutta l’operazione è la Italian entertainment group, società che vede Luigi Abete, Aurelio De Laurentiis, Diego Della Valle e la famiglia Haggiag come principali azionisti. L’intendimento del Fondo italiano è quello di favorire la nascita di un soggetto sempre più internazionale in cui le competenze nell’organizzazione di eventi possa trasferirsi in maniera costruttiva anche al settore della gestione museale. Il Fondo italiano di investimento ha mobilitato 10 milioni nell’operazione. Di questi, un terzo per l’aumento di capitale e due terzi attraverso un prestito obbligazionario convertibile. +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]Óää Economia/Mercati Finanziari 29 italia: 51575551575557 £nÎn]x Î]nÇ £Ón] xÇ]n ä]{äÇ xÓ]£ ]Óxä £x]Èä £{ä]{ *ÀÞÃ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,9® £x]Îää £]äÎ £Ç]Ç £{]£ä £]x{ä ÎÓÎ]£ -ÌÝÝ ÕÀ ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Σ]È{ -ÌÝÝ ÕÀxä ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ΣÇx]äx -ÌÝÝ 1 ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Î{Ó]nÈ -ÌÝÝ 1xä° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÎäxÇ]£Î /- ÕÀÌÀ°£ää° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÓÇ£]Ón } } - ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° Ó{ÇxÓ]ä >iÃLÕÀ} ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° {ÇΣx]£x `À> /-£ää® ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ÈnÓx]Σ >`À` LiÝÎx ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° £äÇ{È]xä "à /« Óx° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° xÈä]n£ -}>«Ài -/° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° 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sollecitando a più grande idea del Novecen- gli «uomini colti di tutti gli Stati» a «lottare contro quella to deve tutto alla coerenza e al- guerra distruttiva». Ma quell’appello fu bellamente ignol’ostinazione di intellettuali che rato, tant’è che in Inghilterra nessuno ritenne di fare diseppero sottrarsi ai forti condi- stinzioni tra i firmatari dei due appelli. Nessuno, tranne zionamenti dei tempi in cui vissero. lo studioso Arthur Eddington, grandissimo astronomo Proprio nel 1914, anno d’inizio del pri- nonché direttore dell’osservatorio di Cambridge. Allo mo conflitto mondiale, l’ebreo svizze- scoppio della Grande guerra, racconta Ferreira, Eddinro Albert Einstein, dopo una vita tut- gton fu una delle poche voci che si levarono contro l’ont’altro che coronata da successi, ebbe qualche primo im- data di acceso nazionalismo che riguardava non soltanto portante riconoscimento: fu chiamato a Berlino a dirige- il suo Paese, ma anche moltissimi suoi colleghi. La situare il neonato Kaiser Wilhelm Institut per la fisica e fu zione che si era creata al momento dell’entrata in guerra nominato membro della prestigiosa Accademia prussia- della Gran Bretagna «lo aveva gettato nello sconforto». na delle scienze. Sua moglie Mileva aveva voluto rimane- Soprattutto per quel che riguardava le future relazioni tra re a Zurigo con i figli: sarebbero rimasti separati per cin- uomini di pensiero e di scienza. que anni, poi nel 1919 avrebbero divorziato In una serie di furibondi articoli su «The e lui si sarebbe risposato con Elsa LoewenObservatory», l’organo ufficiale degli thal, sua cugina. Lì a Berlino Einstein astronomi britannici, «le argomentazioni avrebbe trovato amici tra alcuni eminenti contro la collaborazione con gli scienziati colleghi come Max Planck e Walther Nertedeschi» furono sostenute con forza da un nst. Forse ne avrebbe avuti di più, se non si gran numero di studiosi. Era come se i loro fosse messo di traverso all’onda nazionalicolleghi tedeschi fossero diventati all’imsta che contraddistinse l’ingresso del Paese provviso non degni di essere considerati nella Prima guerra mondiale. Un clima, dei veri scienziati. I rapporti tra i loro monquello interventista, che l’inventore della di d’un tratto si fecero gelidi. L’eminente teoria della relatività definì «da manicoprofessore di astronomia di Oxford Hermio». bert Turner non ebbe esitazioni a dire cose Nell’ottobre del 1914 fu dato alle stampe senza senso: «Possiamo riammettere la il celebre manifesto nazionalista dal titolo Germania nella comunità internazionale e «Un appello al mondo della cultura», sot- Non violenza abbassare gli standard della legge internatoscritto da 93 scienziati, scrittori, artisti e zionale al suo livello, oppure possiamo intellettuali che si proponevano di difen- Mohandas escluderla e innalzarli; non esiste una terza dere il governo tedesco e «controbattere al- Karamchand Gandhi, alternativa». Tale «era l’animosità nei conla disinformazione sulla Germania». Disin- detto il Mahatma fronti di tutto quanto era tedesco che al formazione che a loro avviso stava dilagan- (1869-1948), leader presidente della Royal Astronomical Sodo in tutto il mondo e che meritava ade- indiano teorico della ciety, il quale aveva trascorsi tedeschi, venguate messe a punto. Il manifesto non violenza. ne chiesto di rassegnare le dimissioni». Insosteneva che i tedeschi non erano respon- In alto: Albert Einstein credibile. sabili dello scoppio del conflitto, sorvolan- con la seconda moglie Eddington «la pensava diversamente e si do del tutto sul fatto che la Germania aveva Elsa Loewenthal comportava di conseguenza». Come quacda poco invaso il Belgio, devastando per di chero era profondamente contrario all’uso più la città di Lovanio: neghiamo, dicevano — non senza delle armi (si rifiutò anche di andare a combattere, ma il una certa improntitudine — i 93, che «i nostri soldati ab- governo lo avrebbe dispensato, come vedremo, dal combiano attentato alla vita o ai beni di un solo cittadino bel- piere i suoi doveri militari in quanto «persona di imporga». tanza per la nazione») ed espresse pubblicamente il proFu questo un frangente di grande rilievo nella vita di prio dissenso nei confronti dell’insofferenza dei suoi Einstein, peraltro dedicata interamente alla scienza. È connazionali verso l’intellighenzia tedesca: «Non pensaquel che sostiene Pedro G. Ferreira nel libro La teoria te a un tedesco simbolico», disse, «ma a uno specifico perfetta, che la Rizzoli si accinge a pubblicare nell’im- vostro ex amico, per esempio. Chiamatelo crucco, pirata, peccabile traduzione di Carlo Capararo e Andrea Zuc- infanticida e provate a infuriarvi; il tentativo fallirà, tanto chetti. Einstein, scrive Ferreira, «era scioccato da quel è ridicolo». che avveniva intorno a lui»; da pacifista e internazionaliEddington, a dispetto della guerra e delle esortazioni sta qual era, scese in campo con un contromanifesto, all’odio da parte dei suoi colleghi, si tenne in costante «Un appello agli europei», nel quale, assieme a un pu- rapporto con Einstein. Riceveva, sia pure con «esaspe- L La ricerca Esplorare i segreti della cosmologia Esce domani in libreria il saggio di Pedro G. Ferreira La teoria perfetta. La relatività generale: un’avventura lunga un secolo (Rizzoli, pagine 349, 24). Si tratta di un’appassionante ricostruzione delle tappe che condussero all’affermazione delle idee esposte per la prima volta da Albert Einstein nel 1915. Ferreira, professore di Astrofisica all’Università di Oxford, è autore di articoli pubblicati sulle più importanti riviste scientifiche. rante lentezza», i suoi scritti da Praga, Zurigo, Berlino, tramite un amico astronomo, Willem de Sitter, il quale glieli spediva dall’Olanda. Finché nel 1918 l’Inghilterra, sentendosi in grave pericolo, avviò una nuova ondata di coscrizioni e richiamò anche lui alle armi. Ancora una volta Eddington rifiutò di arruolarsi, adducendo il motivo che doveva prepararsi ad assistere a un’eclissi di sole, quella del 1919, proprio per verificare le teorie del «tedesco» Einstein. Ciò che gli provocò antipatie e insinuazioni da parte di molti colleghi. Uno di loro disse: «Abbiamo provato a pensare che le affermazioni false ed esagerate fatte oggi dai tedeschi fossero dovute a qualche malattia passeggera sviluppatasi di recente; ma un esempio del genere induce a chiedersi se la triste verità non vada cercata più a fondo». Eddington, in altre parole, sarebbe stato infettato dal contagio del «male germanico». Il tribunale di Cambridge aprì contro di lui un processo, accusandolo di essersi sottratto alla leva, e i giudici lo trattarono in modo assai poco cordiale. Finché intervenne nel dibattimento il grande astronomo Frank Dyson (notissimo per aver introdotto il segnale orario di Greenwich) e spiegò alla corte che solo Eddington avrebbe potuto osservare con profitto l’eclissi del 1919, dalla quale si sarebbe saputo se Einstein aveva ragione. Se cioè Einstein aveva colto nel segno prevedendo che «la luce emessa dalle stelle lontane era destinata a incurvarsi passando in prossimità di un corpo imponente come il Sole». La corte di Cambridge fu convinta da Dyson; di conseguenza si mostrò clemente con Eddington, che così poté lavorare alla preparazione del suo esperimento. E l’osservazione dell’eclissi del 1919 diede risultati straordinari. Sarebbe dunque toccato a Eddington il compito di conferire ad Einstein il primo riconoscimento pubblico su scala mondiale. Il 6 novembre 1919 l’astronomo inglese si alzò in piedi durante una riunione della Royal Astronomical Society e, «in tono monocorde e solenne», descrisse il suo recente viaggio nella piccola isola di Principe, al largo delle coste occidentali dell’Africa. Lì con un telescopio aveva fotografato l’eclissi totale di sole. Misurando le posizioni di alcune stelle dietro il disco solare, aveva scoperto che «la teoria della gravità concepita dal santo patrono della scienza britannica, Isaac Newton, ritenuta esatta per oltre due secoli, era invece sbagliata». Al suo posto, affermò, doveva essere presa in considerazione quella nuova e corretta proposta da Einstein, conosciuta come «teoria della relatività generale». Lì per lì gli astanti non parvero rendersi conto dell’importanza dell’annuncio. Quando Eddington finì di parlare, un fisico polacco, Ludwik Silberstein, gli si avvicinò per dirgli: «Professore, lei deve essere una delle tre persone al mondo che capiscono la relatività generale». Poi, notando che il suo interlocutore indugiava, aggiunse: «Non faccia il modesto». Questi lo fissò e gli rispose: «Al contrario, sto cercando di pensare chi sia la terza». Il presidente della Royal Society, J.J. Thomson, definì Un clima avvelenato Durante il primo conflitto mondiale si diffuse in Gran Bretagna, anche negli ambienti accademici, una violenta ostilità verso tutto ciò che aveva a che fare con la Germania Federalismo Utopia e realismo in un saggio di Zanzi (Lacaita) India Ha riaperto l’ateneo che fiorì tra V e XII secolo Europa senza confini e senza equivoci Ritorno a Nalanda, l’università del mito di ARTURO COLOMBO di MARCO DEL CORONA D i Europa si parla molto, forse troppo. C’è chi l’identifica con un continente; chi con un complesso di Stati nazionali; chi nella prospettiva di un futuro sistema federale o confederale (magari senza accorgersi che si tratta di due realtà diversissime fra loro). Ecco un motivo in più per segnalare l’ottimo volume di Luigi Zanzi, Il federalismo e la critica della ragion politica (Lacaita editore, pagine 629, 20), che ha un sottotitolo chiarificatore: Per un «altro» futuro dell’Europa e dell’Umanità. Zanzi non è solo un docente universitario e uno studioso di storia; fin da giovane (lo dico per lunga conoscenza personale) ha sviluppato forti interessi per la costruzione di un’autentica Europa federale, avendo avuto come ideali maestri Altiero Spinelli (nella foto) e Mario Albertini, due dei massimi protagonisti del federalismo, fedeli al progetto del manifesto Per un’Europa libera e unita (che lo stesso Spinelli aveva scritto, insieme a Ernesto Rossi, nel 1943, durante il confino a Ventotene). L’obiettivo fondamentale per Zanzi è vivere in un mondo pacificato, dove non esistano più Stati sovrani, ma si dia finalmente vita a un ordinamento federale. Già nel 1984, il Parlamento europeo aveva saputo formulare — sotto la guida «illuminata e potente di Spinelli» precisa Zanzi — un progetto di trattato per l’Unione Europea (che, però, non è mai diventato operante). Ma non basta: perché la realizzazione del federalismo deve coinvolgere un «altro» futuro, cioè deve estendersi a tutta l’umanità, liberando l’intera civiltà politica «da ogni suo travisamento sia “nazionalistico”, sia “imperialistico”». Per Zanzi i frequenti richiami a Niccolò Machiavelli e a Carlo Cattaneo, e al loro «realismo politico», contribuiscono a spiegare come e perché un «altro» futuro diventa indispensabile per dare finalmente vita a una civiltà politica fondata su «la libertà, la giustizia e la pace». Speriamo di riuscirci. © RIPRODUZIONE RISERVATA I numeri non sono tali da rendere giustizia, per ora, al suo gloriosissimo passato. Se la «nuova» Università di Nalanda, che ieri ha avviato le sue attività, conta quindici studenti e undici docenti, la leggendaria Nalanda — fondata nel V secolo dopo Cristo, primo ateneo della storia — in otto secoli di attività accolse decine di migliaia di studenti convenuti da tutta l’Asia per studiare i precetti del Buddha. Sulla base di un progetto covato a lungo e approvato quattro anni fa dal parlamento indiano, la Nalanda University sorge nello stato del Bihar, a 110 chilometri dal capoluogo Patna e a una dozzina dal sito originario, dove si possono ancora vedere i resti della cittadella demolita dagli invasori musulmani turchi. Tra gli ispiratori dell’istituzione, appoggiata dai 18 Paesi dell’East Asia Summit (Eas), c’è il premio Nobel per l’economia Amartya Sen (nella foto), e al budget ha già annunciato un contribuito la Cina con un milione di dollari mentre — riportava in luglio «The Times of India» — Singapore si è impegnata per 5-6 milioni e l’Australia per circa uno. La Nalanda del terzo millennio, infatti, vuole conservare la visione «internazionale» della sua progenitrice. Allora era il buddhismo a creare un motivo di attrazione e un linguaggio filosofico e religioso comune fra India, Cina e l’intero Estremo Oriente; oggi il collante è un «approccio universalista» che appare, almeno per il momento, soprattutto panasiatico benché tra i mille aspiranti studenti che hanno tentato l’ammissione c’erano americani, tedeschi, spagnoli, russi e austriaci. Il campus sognato dai promotori tuttavia ancora non c’è. Le lezioni, ancora limitate a due corsi (storia e scienze ambientali), si tengono in strutture provvisorie a Rajgir, parte di un hotel statale ospita i ragazzi. Ieri l’inaugurazione in tono minore, in attesa di quella in pompa magna del 14 settembre, quando arriverà Sushma Swaraj, ministro degli Esteri. @marcodelcorona leviedellasia.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Cultura 31 italia: 51575551575557 diventato, poco dopo la laurea, professore di geometria descrittiva. L’amico Marcel lo aveva aiutato a non perdersi d’animo. Si deve oltretutto a una raccomandazione del padre di Grossmann se Einstein ottenne il posto all’ufficio brevetti. E con esso i soldi che gli consentirono di continuare a studiare. Le previsioni del 1907 derivate dalla sua teoria generale furono fatte su quella che Ferreira definisce «una base matematica piuttosto striminzita». In effetti Einstein non aveva grande trasporto — se così si può dire — per la matematica che definiva «erudizione superflua», giungendo a sostenere che, da quando i matematici si erano «avventati sulla teoria della relatività», lui stesso non ci aveva «capito più niente». Si diceva «restio a ricorrere alla matematica astrusa che avrebbe rischiato di oscurare gli eleganti concetti fisici che stava cercando di mettere insieme». Uno dei suoi professori di Zurigo definì la presentazione di un suo lavoro «goffa sotto il profilo matematico». Solo nel 1911 Einstein aveva cominciato a cambiare idea. E nel 1912, tornato ad insegnare a Zurigo, si recò da Grossmann, e lo implorò: «Mi devi aiutare, altrimenti impazzisco». Sarebbe stato solo l’incontro nel 1915 con un autentico genio della matematica, David Hilbert, all’Università di Gottinga, che gli avrebbe fatto cambiare definitivamente idea sulla materia. Aveva però creduto in lui, già nel 1907, il fisico Johannes Stark (che, come vedremo, ai tempi di Hitler gli sarebbe stato ostile), il quale gli aveva commissionato un articolo Sul principio di relatività e le conclusioni che ne derivano. Fu scrivendo quel saggio che Einstein, pur consacrato dalla pubblicazione, si accorse che la sua teoria era ancora imperfetta e aveva bisogno di approfondirla ulteriormente. Ma quel primo successo e l’apprezzamento di Stark fecero sì che nel 1908 ottenesse la nomina a libero docente all’Università di Berna. Come docente si fece una pessima fama: voleva Antisemitismo Durante il Terzo Reich venne scatenata una martellante campagna di propaganda contro la cosiddetta «fisica ebraica» le misurazioni di Eddington «il risultato più importante ottenuto, per quanto riguarda la teoria della gravitazione, dai tempi di Newton». E aggiunse: «Se verrà confermato che il ragionamento di Einstein è giusto — ed è già sopravvissuto a due verifiche molto severe relative al perielio di Mercurio e alla presente eclissi —, allora tale risultato è una delle più alte conquiste del pensiero umano». Il giorno seguente, 7 novembre 1919, la valutazione di Thomson rimbalzò sul «Times» di Londra con un articolo intitolato: «Rivoluzione nella scienza. Una nuova teoria dell’universo. Rovesciate le idee di Newton». Trascorsero altri tre giorni e la notizia raggiunse l’America, dove il «New York Times» titolò: «Luci oblique nei cieli. Trionfa la teoria di Einstein». Per Einstein, come dicevamo all’inizio, gli esordi erano stati tutt’altro che facili. Mise a punto la teoria della relatività tra il 1905 e il 1907, mentre lavorava come umile perito nell’ufficio brevetti di Brema. I suoi studi al Politecnico di Zurigo era stati «senza infamia e senza lode». E al momento della laurea, allorché il relatore gli impedì di lavorare su un argomento a sua scelta, consegnò una tesi «piuttosto scialba», abbassando a tal punto il suo punteggio che non riuscì a procurarsi un posto come assistente in nessuna delle università presso cui aveva fatto domanda. Dal conseguimento della laurea, nel 1900, a quando finalmente ottenne l’impiego all’ufficio brevetti, nel 1902, la sua carriera non fu che «una sequela di fallimenti». La tesi di dottorato che sottopose all’università di Zurigo gli fu addirittura respinta. Se riuscì a restare in carreggiata, fu per merito dell’amico matematico Marcel Grossmann che, pur essendo dotato di un ingegno infinitamente minore del suo, era seguire solo le sue ricerche, gli studenti non gli interessavano. Passò poi all’Università di Zurigo e fu lo stesso. Finché nel 1911 riuscì a ottenere una cattedra «senza obblighi di insegnamento» all’università tedesca di Praga. Proprio quello che cercava per potersi rimettere a studiare. Poi fu la Grande Guerra e — fortunatamente per la scienza — il suo nome e le sue idee erano abbastanza note, sia pure in un ambito ristretto, sicché poté entrare in rapporto con persone che, a dispetto delle divisioni provocate dal conflitto, restarono in proficuo contatto tra loro. La guerra, come si sa, non finì in tutto e per tutto nel 1918, anzi si protrasse, sia pure in altre forme, per una lunga parte del Novecento. Ma i «partigiani della relatività» rimasero uniti. In particolare un eclettico matematico e meteorologo sovietico, Aleksandr Fridman (che, a differenza di Einstein, era stato volontario nella Prima guerra mondiale), e un sacerdote cattolico belga, Georges Lemaitre (anche lui ex combattente), i quali ebbero intuizioni in un certo senso superiori a quelle del maestro. Einstein e Lemaitre si trovarono nell’inverno del 1933 a trascorrere qualche tempo assieme a Pasadena presso il campus del California Institute of Technology, dove il sacerdote era stato invitato a tenere delle conferenze. I due passeggiavano per ore e ore, chiacchierando animatamente sotto gli sguardi curiosi di professori e studenti; il «Los Angeles Times» li descrisse con «espressioni serie sui volti, a suggerire che stessero discutendo dello stato attuale delle faccende cosmiche». In realtà parlavano anche di altre cose che stavano accadendo in quei primi mesi del 1933, a cominciare dall’ascesa al potere in Germania di Adolf Hitler. Il secolo produceva di continuo ideologie destinate ad entrare in essendo apparso su uno sconosciuto giornale della Mariconflitto con questa leva di geniali scienziati. I rapporti na dell’Urss di stanza nell’Artico, «Flotta rossa», ebbe di Einstein con il nazismo furono pessimi fin dall’inizio. una grande eco. Ma provocò reazioni impreviste e fino a Le sue teorie furono fin dal 1933 bersaglio della Deutsche quel momento inimmaginabili. Vladimir Fok, discepolo Physik, rappresentata da Philipp Lenard e dal primo di quel Fridman che era stato sodale di Einstein, replicò «scopritore» di Einstein, il Nobel Johannes Stark, che con un testo dal titolo Contro la critica ignorante delle parlavano della «fisica ebraica» come di moderne teorie della fisica. Prima che fosse qualcosa che stava «avvelenando la Germadato alle stampe, Fok, Lev Davidovic LanScienziati nia» e andava immediatamente «sradicata dau (il padre dell’atomica russa) e altri fisici dal sistema». Così Einstein e, dopo di lui, russi fecero appello alla leadership sovietiErwin Schroedinger e Max Born, assieme a ca perché rivedesse il giudizio su Einstein e molti altri, lasciarono la terra tedesca e gran in una lettera privata indirizzata a Lavrentij parte di loro si trasferì negli Stati Uniti, dove Berija, braccio destro di Stalin nonché capo alcuni avrebbero dato un apporto fondadel programma nucleare e termonucleare L’astronomo inglese mentale alla costruzione della bomba atoin Urss, lamentarono la «situazione anoArthur Eddington (nella mica. mala della fisica sovietica», citando l’articofoto qui sotto) volle Da quel momento Einstein divenne un lo di Maximov come esempio dell’aggressimantenere contatti con signor nessuno per la cultura tedesca: il va ignoranza che ostacolava il progresso gli scienziati tedeschi, principale manuale di fisica, Lehrbuch der della scienza sovietica. Fok rivelò poi di aver in primo luogo Albert Physik, addirittura non menzionava nepottenuto l’appoggio di Berija per questo arEinstein, nonostante il pure il suo nome. Ma, nonostante questa ticolo contro Maximov (e probabilmente clima isterico di incredibile campagna di disconoscimento, era vero), ma quest’ultimo riuscì a ottenere nazionalismo che si era Stark non riuscì a divenire il fisico di riferiche Fok e Landau rimanessero isolati almediffuso in Gran mento della Germania hitleriana. Ad insino fino al 1954 quando, dopo la morte di Bretagna durante la diarlo per quel ruolo emerse Werner HeiStalin e la fucilazione di Berija, ottennero la Grande guerra senberg, uno dei padri della moderna teoriabilitazione (a distanza) di Einstein. ria dei quanti. Heisenberg non era ebreo, Nel frattempo Einstein, già dalla fine dema questo non fermò Stark, che scatenò gli anni Trenta, era diventato buon amico di anche contro di lui la macchina della deniun genio della matematica Kurt Gödel, che grazione già sperimentata con Einstein: in si era allontanato da Vienna riparando a un articolo per l’organo ufficiale delle SS lo Princeton dopo che i nazisti lo avevano definì «ebreo bianco» e lo accusò di essersi malmenato per il suo «aspetto da ebreo». reso «responsabile del declino della scienLo aiutò a diventare cittadino americano, za teutonica al pari di tutti gli altri che eraanche se la cerimonia rischiò di andare a monte allorché Gödel scoprì tra le pagine no stati cacciati». Ma Heisenberg godeva della Costituzione statunitense quella che della protezione di Heinrich gli appariva come un’incongruenza logica Himmler (del quale era stato «che avrebbe potuto consentire al governo compagno di scuola): il gedel Paese di degenerare in tirannia». E rirarca nazista riuscì a far infiutò di giurare su quel testo. Sono gli anni terrompere la campagna di in cui spunta l’astro di Robert OppenheiStark e a mettere Heisenmer (il padre dell’atomica statunitense), berg a capo del programma che non ha grande considerazione del clinucleare tedesco. Con granma di quel campus: «Princeton è una casa de sgomento dei fisici scapdi pazzi», scrive al fratello, «i suoi luminari pati dalla Germania, i quali solipsisti risplendono in una desolazione ben conoscevano le sue quasolitaria e senza speranza; Einstein è comlità assai superiori a quelle pletamente rimbambito». Forse anche per di Stark. Ciò che spinse gli questo Einstein si opporrà nel 1947 alla sua Stati Uniti ad accelerare i nomina a direttore dell’Institute for Advanpiani per la costruzione dell’atomica. Il fisico americano ced Study, cercando di favorire il fisico auLa cosa più incredibile è che le teorie di Robert Oppenheimer striaco Wolfgang Pauli. Dopodiché i due Einstein furono avversate anche, sul ver(nella foto qui sopra) strinsero quello che l’autore definisce «un sante opposto, in Unione Sovietica, dove collaborò con Einstein tenue legame di amicizia, cordiale ma non Stalin aveva fissato nel 1938, con lo scritto Il e fu tra gli artefici intima». materialismo dialettico e il materialismo principali del Negli anni successivi Einstein e Opstorico, le linee guida per la ricerca scientiprogramma nucleare penheimer saranno comunque accomunafica nel suo Paese. Ad Einstein in Urss venidegli Stati Uniti. Dopo ti dall’ostilità ai programmi nucleari ameriva rimproverato il fatto che la sua teoria la guerra si rifiutò di cani del secondo dopoguerra per la costru«generava un universo assurdo con un’orilavorare al progetto per zione della bomba H. Ostilità che costerà il gine ben definita, troppo simile al punto di la costruzione della posto a Oppenheimer, accusato di «grave vista religioso» che il pensiero sovietico era bomba all’idrogeno e indifferenza per le esigenze di sicurezza del tanto smanioso di «estirpare dalla società». quindi, all’epoca del sistema». Ed è questo loro atteggiamento Non aiutava certo il fatto che uno dei prinmaccartismo, venne che probabilmente è all’origine della tardicipali diffusori delle teorie di Einstein fosse messo sotto accusa per va riabilitazione sovietica di cui si è detto. un sacerdote, il già menzionato Georges Lei suoi trascorsi giovanili Einstein, al quale nel 1948 è stato diagnostimaitre, uno «straniero corrotto appartecomunisti. Einstein fu cato un aneurisma all’aorta (morirà nel nente a una società borghese decadente e alla testa degli 1955), da quel momento viaggia di meno. In agonizzante». A dire il vero, osserva Ferreiscienziati che presero compenso scrive lettere. In una, al «New ra, «in questo feroce rifiuto del pensiero le sue difese York Times», sostiene di riuscire a vedere non sovietico, si dimenticava che l’ipotesi nel contesto dell’epoca «solo la via rivoludell’universo in espansione in realtà era stata avanzata per la prima volta da un brillante fisico zionaria della non collaborazione, nel senso di Gandhi». Interessante approdo di un singolare itinerario politico russo e sovietico, Aleksandr Fridman». Nel 1952, Aleksandr Maximov, un influente storico culturale. della scienza sovietico, pubblicò un articolo dal titolo paolo.mieli@rcs.it Contro l’einsteinismo reazionario nella fisica che, pur © RIPRODUZIONE RISERVATA Inediti Sulla rivista «Critica Marxista», edita da Dedalo, una lettera inviata dal leader del Pci a Fausto Gullo poco dopo la morte del rivale democristiano E Togliatti scrisse: in De Gasperi «qualcosa di torbido e ottuso» di ANTONIO CARIOTI A cinquant’anni dalla scomparsa di Palmiro Togliatti (nella foto) e a sessanta da quella di Alcide De Gasperi, morti entrambi nella seconda metà di agosto (nel 1964 il primo, nel 1954 il secondo), la doppia ricorrenza ha indotto qualcuno a chiedersi se il leader comunista e quello democristiano potessero essere «ricordati insieme». L’esponente cattolico del Partito democratico Giuseppe Fioroni ha inoltre proposto di dedicare a De Gasperi la Festa dell’«Unità» organizzata dal Pd, quasi in segno di riconciliazione postuma. Ma l’ipotesi non ha avuto seguito. Meglio così, sembra di poter aggiungere ora, considerando i giudizi veramente pesanti e malevoli sul conto dello statista trentino contenuti in una lettera inedita di Togliatti che sta per essere pubblicata dalla rivista «Critica Marxista», diretta da Aldo Tortorella e Aldo Zanardo, nel numero che sarà in vendita online da domani sul sito dell’editore Dedalo Palmiro Togliatti (1893-1964) durante un comizio a Roma nel 1961. In esilio sotto il fascismo, dirigente dell’Internazionale comunista, Togliatti fu alla guida del Pci per vent’anni, dal suo ritorno in Italia fino alla morte di Bari (www.edizionidedalo.it) e uscirà in libreria verso la metà di questo mese. Il documento viene dalle carte del comunista Fausto Gullo, ministro dell’Agricoltura e poi della Giustizia nei governi di unità antifascista dal 1944 al 1947, il cui archivio privato è depositato presso l’Istituto calabrese per la storia dell’antifascismo e dell’Italia contemporanea. Togliatti gli scrisse da Champoluc, in Val d’Aosta, dove si trovava in ferie, il 25 agosto del 1954. Siamo all’indomani della morte di De Gasperi, che si era spento in Trentino il 19 agosto. Togliatti aveva rilasciato una dichiarazione nella quale aveva sottolineato l’errore compiuto a suo avviso dal leader democristiano nel rompere l’unità antifascista, ma non era andato oltre. E Gullo gli aveva scritto per manifestargli il suo apprezzamento. Nella risposta al compagno calabrese però Togliatti afferma di essersi un po’ pentito di quelle parole troppo morbide: «Se avessi avuto aggio di correggere — scrive —, avrei calcato un po’ più la mano sui momenti negativi». Ricorda «le dichiarazioni, volgari, vergognose, fatte da De Gasperi per la morte di Stalin» e confessa che è rimasto in lui «il dubbio di avere usato un tono troppo amichevole e generico». Anche per questo il consenso di Gullo, prosegue, gli ha dato «grande soddisfazione». A questo punto però la lettera si fa particolarmente dura verso De Gasperi. In lui, dichiara Togliatti, «quello che mi ha sempre colpito è che l’asprezza e talora la violenza dell’attacco politico fossero legate non solo al sacrificio del comune senso di umanità, ma soprattutto al sacrificio dell’intelligenza, della luce intellettuale, vorrei dire». Le polemiche dello statista trentino, continua il segretario comunista, «avevano sempre qualcosa di torbido e di ottuso», sembravano mosse «non da una passione grande, ma da una cattiva piccineria». Togliatti aveva manifestato la sua volontà di tenere le distanze da De Gasperi anche in una lettera del 20 agosto 1954 al parlamentare comunista Edoardo D’Onofrio (ora riprodotta nell’epistolario togliattiano La guerra di posi- zione in Italia, edito mesi fa da Einaudi a cura di Maria Luisa Righi e Gianluca Fiocco), nella quale spiegava di non volersi recare ai funerali del leader democristiano perché ciò gli sarebbe parso ipocrita. Nella missiva a Gullo però si va oltre. E colpiscono anche le considerazioni finali sulla religiosità di De Gasperi espresse qui da Togliatti, in pubblico sempre rispettoso verso la fede cattolica professata anche da molti iscritti al suo partito. Il comportamento dello statista democristiano, scrive a Gullo, alimenta in lui la «convinzione che sia la religione che renda gli uomini cattivi, perché li spinge a giudizi e condanne assoluti, privi di comprensione per la coscienza e la causa degli altri». Poi Togliatti dà l’impressione di voler attenuare la gravità del giudizio: «Forse è la religione nel modo che De Gasperi la intendeva». Per quanto ateo, alla religione Togliatti era disposto a concedere qualcosa. A De Gasperi no. @A_Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 italia: 51575551575557 33 34 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile VALORI Papa Francesco andrà a Redipuglia La pace come risorsa europea ✒ Mille asili nido in mille giorni. L’annuncio fatto ieri dal presidente del Consiglio Matteo Renzi è di quelli che — se alle parole seguiranno i fatti — meritano un brindisi. Nel nostro Paese una donna su tre lascia il lavoro dopo la maternità. Una delle cause più vistose di questa patologia tutta italiana è proprio la penuria di nidi. Come non invidiare ai nostri vicini d’Oltralpe il meraviglioso sistema delle «crèches», i nidi pubblici aperti 11 ore al giorno per 11 mesi all’anno? Da noi solo 12 bambini su 100 trovano posto all’asilo, con l’ulteriore aggravante di una odiosa disparità fra CentroNord e Sud (17,5 per cento contro un misero 3,6 per cento). E, guarda caso, le regioni più virtuose nei servizi per la prima infanzia sono anche quelle in cui le donne lavorano di più: in Emilia Romagna, Toscana e Lombardia la percentuale è uguale a quella delle donne francesi (60 per cento), mentre la Calabria (dove solo 8 comuni su cento vantano un nido e 2 bimbi su 100 lo frequentano) se la batte con il Pakistan delle donne con il burqa (30 per cento). Il piano annunciato ieri da Renzi poggia su una solida base di partenza: il disegno di legge 1.260 in discussione al Senato che prevede una vera e propria riforma del sistema educativo per la fascia d’età 0-6 anni e che, tra i suoi obiettivi, ha anche quello di portare la copertura degli asili nido dal 18 al 33 per cento (che è l’obiettivo fissato dall’Europa per il 2020). «Sono molto felice di quest’annuncio — ha detto ieri al Corriere l’onorevole Francesca Puglisi (Pd), promotrice del progetto —. Ora stiamo lavorando per trovare le coperture finanziarie del disegno di legge». Perché, naturalmente, lo scoglio principale del progetto sono proprio i soldi. E tuttavia, si tratta di soldi non negoziabili. Perché potenziare il sistema dei nidi non significa fare un favore alle donne ma offrire un servizio a tutta la comunità. Come diversi studi dimostrano, i bambini che vanno all’asilo nido hanno maggiori probabilità di successo anche nella loro carriera scolastica successiva (si veda a questo proposito una recente ricerca della Fondazione Agnelli che mette in relazione la frequenza del nido con i risultati nei test Invalsi di seconda e quinta elementare). Se si vuole davvero combattere la piaga della dispersione scolastica in Italia (che colpisce il 17,6 per cento dei giovani fra i 18 e i 24 anni, con punte del 25 per cento al Sud), è dal nido che bisogna incominciare. Orsola Riva © RIPRODUZIONE RISERVATA LA SCELTA DEI MANAGER TELECOM DA GIUDICARE NON COME SI FA NEL RISIKO ✒ La guerra non è che la prosecuzione della politica con altri mezzi, diceva Clausewitz. Ogni tanto, noi italiani sembriamo pensare lo stesso dell’economia. Sembriamo convinti, cioè, che essa debba obbedire ad altre logiche, piuttosto che a quella, arida e impersonale, del sistema dei prezzi. Dev’esserci altro: una trama di relazioni e intrighi celati nell’ombra, apparentemente lontani dalle transazioni mercantili e che proprio per questo le spiegano. Molto si è scritto della «sconfitta» di Telecom, nella «lotta» per assicurarsi la brasiliana Gvt, attualmente di proprietà di Vivendi. Come molto s’era scritto, in anticipazione di una eventuale «vittoria», su un pranzo al largo della Sardegna e sul panfilo del finanziere Bolloré, imbastendo una narrazione intrigante, con l’eterno canovaccio «gli amici dei miei amici (in questo caso, Mediobanca) sono miei amici». Qualcuno avrà storto il naso, leggendo sul Corriere l’intervista di Massimo Sideri a Giuseppe Recchi, dove questi spiegava che i cavalleggeri di Telecom non hanno fallito l’assalto. Semplicemente, erano disponibili a pagare un certo prezzo, e non un altro. La storia recente delle tlc è piena di matrimoni finiti male, ricordava Recchi, e i matrimoni finiti male possono rivelarsi tremendamente costosi. Non è che i manager non sbagliano: essendo esseri umani, sbagliano con la stessa frequenza di ciascuno di noi. Ma non ha senso valutarne le mosse come se stessero giocando a Risiko, e nella competizione del mercato vincesse chi pianta la sua bandierina su più territori. Così, seguitiamo a pensare che un’azienda che compra un’altra sia «forte», mentre una che non lo fa è «debole». Quando siamo noi a fare spese, però, sappiamo benissimo che non vale sempre la pena di acquistare un certo bene o un certo servizio: e che il prezzo non è un dettaglio irrilevante, affinché uno scambio avvenga oppure no. I bravi amministratori cercano di fare l’interesse degli azionisti, coraggio e prudenza per loro sono virtù complementari. I tifosi vorrebbero vederli marciare sulla Kamchatka, al costo di rimetterci tutti i carrarmati. Il tifo è meglio tenerlo lontano dalle board room. Alberto Mingardi Direttore generale Istituto Bruno Leoni © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ITALIA E IL RIPUDIO DELLA GUERRA LA COSTITUZIONE CONTRO IL TERRORISMO ✒ L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, dice l’articolo 11 della Costituzione. Non potrebbe che essere così visto che il fascismo aveva praticato la guerra coloniale. Ma la rapidità del cambiamento sta facendo compiere un passaggio ulteriore. Lo stesso articolo 11 afferma che l’Italia consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità «necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni». Dunque la Repubblica limita la propria sovranità in una materia delicatissima come l’intervento armato fuori dei propri confini. Allora la locuzione «ripudia la guerra» porta un indirizzo politico che risponde ai problemi che ci pongono le guerre diffuse ed il terrorismo. Perché l’Italia ripudia non tanto una «propria» guerra, ingiusta perché lede la libertà di un altro popolo. Ma ripudia la guerra ingiusta, da chiunque promossa. L’aggressione compiuta da altri non è cosa di altri. Riguarda l’Italia, il cui ordinamento interno riposa su un assetto internazionale. L’Italia compone organismi che governano l’assetto internazionale. La sua partecipazione alle iniziative che difendono la libertà degli altri popoli è condizione della permanenza del suo modo di essere Stato. La realtà internazionale non consente le furberie del pacifismo immemore e cieco. Pretende che la pace si difenda nella trama storica dentro la quale l’aggressione si realizza. È questo il significato della cessione di sovranità agli organismi internazionali. È la presa d’atto della impossibilità di essere, insieme, egoisti ed altruisti. A seconda del luogo nel quale i fatti si manifestano. Non esistono difese insuperabili. Dai titoli tossici come dal terrorismo, o dalle grandi epidemie, ogni errore si trasmette. Tocca alla politica scegliere il miglior modo, volta a volta, di essere fedeli ai principi. L’Italia deve impedire che i poveri del mondo anneghino nel Mediterraneo e rammentare ai partner europei il dovere di intervento. Deve sostenere la difesa degli aggrediti dal terrorismo. Perché questa difesa non è ripudiata dalla Costituzione. Giuseppe Maria Berruti Presidente sezione di Cassazione © RIPRODUZIONE RISERVATA di ALBERTO MELLONI C’ è una costellazione che Papa Francesco sta disegnando sul suolo di questo Paese e di questo continente. Le sue visite sono come puntini, unendo i quali appare un disegno. A Lampedusa un punto rosso sui povericristi annegati; a Cagliari e Campobasso col dito nella piaga della disoccupazione. Poi Cassano Ionico con l’apertura di un conflitto coraggioso con la ’ndrangheta. E Caserta, dove la visita ai pentecostali è diventata un attacco alle ecomafie, di cui la visita a Libera a Latina era stata preconio. Non ci vuole molta fantasia per vedere che il disegno che il Papa sta tracciando sul suolo italiano ed europeo è molto preciso e molto politico. Delegate al cardinal Ravasi le cortesie verso i ricchi e i potenti, il Papa si tiene alla larga dai politici e perfino dalle istituzioni democratiche, guardate con quello sguardo benevolo e rigido che si palesò nella visita al Quirinale; e tiene alla larga una politica affollatasi alla sua messa mattutina senza calcolare il rischio a cui li esponeva il Vangelo del giorno, «etsi reipublica non daretur» (come se la Repubblica non ci fosse). Un atteggiamento, quello del Papa, che fa parte del complesso anti-italiano emerso nel conclave di un anno e mezzo fa; che include una purificazione interna, indispensabile ad una Chiesa che, come ha detto Stefania Giannini a Rimini, s’era abituata a negoziare e pretendere, smarrendo così la sua autorevolezza. Ma questa distanza comporta anche un rischio: a breve non per il Papa, ma da subito per l’Italia e per l’Europa, dove il papato ha e avrà sede. È infatti evidente che il Paese può beneficiare della «indulgenza» (la chiamano così) che la Cei riserva a quello che non si sa se sarà un governo di legislatura, ma che sarà comunque l’ultimo della legislatura. Ma questo non basta al Paese e non basta all’Europa, alle prese col tragico capitolo di una guerra fra cristiani ortodossi e cattolici là dove correva il fronte orientale cent’anni fa. L’Europa è nata grazie all’utopia pacelliana di un mondo neocarolingio; s’è nutrita del sogno di una egemonia atlantico-democristiana di Papa Montini; e ha preso forza con il sogno di unificazione wojtyliano, sciupato nella battaglia sulle radici cristiane da inserire nel proemio della fallita costituzione europea. Poi è arrivato l’euro-gelo teologico di Ratzinger, appena riscaldato nel dialogo fra professori con Mario Monti. E ora la posizione distante CHIARA DATTOLA IL RILANCIO DELLA NOSTRA SCUOLA PUÒ COMINCIARE DAGLI ASILI NIDO di Francesco: che liquidava una domanda del direttore del Corriere sul tema Europa e che ha preferito non essere in Europa quando questo continente di cui è patriarca eleggeva il suo Parlamento, restando alla sua agenda. Un’agenda che il 13 settembre lo porterà a Redipuglia, in un pellegrinaggio di preghiera per i morti di tutte le guerre, nel centenario della Grande Guerra e nel settantesimo del DDay. Questi anniversari, ai quali il semestre italiano non ha dato né cornice né contenuto europeo, sono rimasti lì, fra retoriche salottiere della memoria ed equivoci criptonazionalisti (coi trentini in divisa austriaca morti in Galizia che l’Italia non ricorda, e con i russi rimasti prigionieri a Merano dopo la vittoria). Quasi che gli europei fossero ignari che questa scassatissima Europa — la Grande Assente sui fronti di crisi, strangolata da ricette deflattive, imbrigliata da una burocrazia tanto laica quanto pigra, sdraiata su un Mediterraneo di cui si accorge solo quando compra o vende vagonate di bare — questa Europa è stata strumento di pace. Non proprio «la» pace, kantiana e universale, nemmeno quella «nostra» pace che è un nome del Cristo: ma la «piccola» pace, che dopo le carneficine di due guerre mondiali, tre genocidi e diverse pulizie etniche non ha più mandato al fronte i suoi ragazzi, liberandoli da un destino durato più generazioni, dalle guerre di religione in qua. Su «questa» Europa il Papa pregherà davanti a quello stuolo sconfinato di divise insanguinate, di anime uccise e di ossa in attesa dello Spirito che rende giustizia alla dissipazione della vita del povero, portando negli occhi e nel cuore tutti i morti, di quella guerra, dell’altra, di questa terza guerra mondiale in frammenti, e dei morti anonimi delle repressioni, delle discriminazioni. Il Papa non deve nulla a nessuno, se non il Vangelo a tutti: ma lassù a Redipuglia potrà dire se il contributo che il Cristianesimo tutto ha dato a questa «piccola pace» che ci permette di ricordare un fronte svanito anziché riviverne le ferite come accade a ucraini e russi, è da considerarsi un'eredità del passato, o è ancora una risorsa su cui questo continente può contare. Nella speranza di mostrare alle terre che non hanno siglato una Unione e che oggi sanguinano di sangue umano, che si può vivere in una piccola, santa pace: una pace di cui l’Italia, le sue istituzioni, la sua Costituzione sono il frutto e un esempio. Un esempio sopravvissuto alla diseducazione, al malaffare nel quale tanti uomini di chiesa si sono distinti in passato, e che oggi da una chiesa che si rinnova attenderebbe un gesto gratuito e casto, nulla di più, nulla di meno. © RIPRODUZIONE RISERVATA BILANCIO E LAVORO Riforme economiche a passo di carica di STEFANO MICOSSI C aro direttore, è chiaro a tutti che l’agenda del governo debba ora concentrarsi sulla realizzazione dell’ambizioso programma di riforme economiche annunciato al momento della sua costituzione — si può sperare, con lo stesso passo di carica adottato per le riforme costituzionali in Senato. La partita si vince o si perde con la nuova Legge di stabilità (il bilancio 2015-2017) e il Jobs Act. Su questo, la discussione in corso non mi sembra sempre sufficientemente lucida. In primo luogo, meglio prendere atto che non vi sono margini nel bilancio pubblico per un sostegno significativo della domanda; continuare a parlarne è una perdita di tempo. Va anche ricordato, però, che il bonus in busta di 80 euro, le misure già adottate per sbloccare i pagamenti arretrati delle amministrazioni pubbliche e quelle in gestazione per sbloccare i cantieri, spendendo quel che già è stato stanziato, implicano una spinta notevole all’economia, che certamente inizierà a manifestarsi con intensità crescente a partire dall’autunno. In secondo luogo, la discussione sulla Legge di stabilità dovrebbe riferirsi ai dati reali: i tagli di spesa programmati, o sperati, dalla spending review — per ricordare, 17 miliardi entro il 2015, 34 miliardi a regime — sono già quasi interamente impegnati. Infatti, il governo eredita dai predecessori circa 16 miliardi di aumenti di spese e riduzioni di entrata non coperti, ai quali occorre aggiungerne altri dieci per la copertura permanente del bonus e, con ogni probabilità, qualche altro miliardo per restituire la Robin tax tremontiana sui petrolieri (che la Corte costituzionale si appresta a dichiarare contraria alla Costituzione). Quel poco che avanza, andrà destinato al miglioramento del saldo strutturale di bilancio. Dunque, da qui non può venire neanche un penny per abbattere il cuneo fiscale: la spending review non libera risorse, serve solo per evitare maggiori tasse per risorse già distribuite. Le risorse per ridurre il cuneo fiscale nella misura necessaria — due punti percentuali di Pil, come recentemente suggerito anche sulle colonne del Corriere —non possono allora che venire da una riforma fiscale che sposti i carichi d’imposta verso le imposte indirette, attraverso la graduale convergenza (su un arco pluriennale) di tutte le aliquote dell’Iva verso l’aliquota ordinaria (22 per cento). Essa richiede, naturalmente, di compensare i nuclei famigliari meno abbienti con trasferimenti diretti di reddito i quali, trattandosi di persone che non compilano la dichiarazione dei redditi, possono essere realizzati attraverso l’Inps. L’aumento dell’Iva produrrà due ulteriori effetti benefici: farà salire l’inflazione, pericolosamente vicina allo zero, e migliorerà la competitività di prezzo dei nostri prodotti sul mercato domestico (una specie di svalutazione fiscale). Si tratta di una delle riforme che le istituzioni europee ci chiedono da tempo; la Legge di stabilità è lo strumento giusto per realizzarla. Poi viene il Jobs Act. Con le regole attuali, as- sumere, gestire il rapporto di lavoro e licenziare è troppo complicato; il precariato e i bassi tassi di occupazione ne sono la diretta conseguenza. Serve un contratto di lavoro nuovo, molto libero a meno di poche garanzie fondamentali, nel quale durata e principali condizioni siano fissate liberamente tra le parti. L’idea che la riforma si risolva in una vacanza temporanea dalle regole attuali è stupida e autolesionistica. Inoltre, la riforma sarebbe monca se non si accelerasse la piena attuazione al meccanismo dell’Aspi, introdotto dal governo Monti, e non si iniziasse fin d’ora ad utilizzare i contratti di ricollocamento per superare il barocco sistema della cassa integrazione straordinaria e in deroga e muovere con decisione verso il nuovo sistema di flexi-security. Anche qui servono risorse, forse fino a due punti percentuali di Pil: possono venire in parte dallo smantellamento dei sostegni attuali alla disoccupazione, in parte dai fondi strutturali, come da tempo va suggerendo anche Tito Boeri. Ecco, questo è il carnet impegnativo, ma non impossibile, con il quale il presidente del Consiglio potrebbe presentarsi in Europa quest’autunno: argomentando, allora sì con credibilità, che di nuove manovre correttive non se ne parla, né per il disavanzo né per il rientro dal debito, fino a che l’economia non avrà ripreso a crescere. Direttore Assonime, Associazione fra le società italiane per azioni © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 35 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere LA CHIESA E LA CINA POPOLARE SCISMA O FURTO DI MARCHIO? Risponde Sergio Romano Papa Francesco tende la mano al regime di Pechino e gli offre tutto il suo sostegno, e così nega la storia e la verità degli eventi attuali. Il Pontefìce afferma che i cristiani non sono conquistatori, e finge di non vedere l’occupazione militare del Tibet, gli scontri violenti fra i cinesi e i Paesi vicini come Vietnam, Filippine e Giappone. I veri conquistatori sono i cinesi, ed è superfluo assecondare questa mania espansionista. Piuttosto bisognerebbe sostenere i Paesi asiatici aggrediti, ma Papa Francesco ha deciso di schierarsi dalla parte della Cina. La politica antioccidentale di questo Papa sta raggiungendo dei risultati aberranti. Cristiano Martorella betelgeuse1941@gmail.com Caro Martorella, hi cerca di avere rapporti ufficiali con la Cina non è tenuto ad approvare la sua politica estera. Credo che anche i laici e gli agnostici debbano cercare di comprendere le ragioni che hanno spinto papa Francesco e i suoi predecessori a ricercare il dialogo con Pechino. Nella Repubblica popolare esistono ufficialmente 4 milioni di cattolici. Sono quelli iscritti all’Associazione patriottica dei cattolici cinesi, una istituzione creata all’epoca di Mao che è, in sostanza, una Chiesa di Stato, gestita dal governo e interamente soggetta alle sue direttive. Ma accanto a questi «cattolici del regime» esiste anche un numero imprecisato (8 milioni secondo una stima prudente, 14 secondo una stima più generosa) di cattolici clandesti- C MINISTRO DEGLI ESTERI UE trovato che la storia si sta riproponendo come allora: infatti ci sono tante analogie con il mondo attuale politico, sociale ed economico. Vorrei proporre il libro ad alcuni parlamentari che cercano solo di sfruttare lo scontento. E ricordiamoci che in Europa non c’è guerra da 60 anni: questo deve essere il principale impegno. Federica Mogherini Caro Romano, non male la vignetta di Giannelli di qualche giorno fa nella quale si commentava ironicamente la proposta Mogherini e si diceva: «Per governare la politica estera Ue basta anche una novella». Con la nomina ora avallata abbiamo la dimostrazione di quale livello internazionale si basa la politica Ue. Siamo di fronte a una funzionaria interna Pd senza esperienza internazionale. Gli annunci non bastano In una recente intervista, il ministro Padoan ha sostenuto che sono necessari due anni tutti i fedeli cinesi, soprattutto di quelli recentemente convertiti e battezzati. Conosciamo le ragioni della Cina. Con motivazioni ancora più nazionalistiche che ideologiche, la Repubblica popolare non tollera che i suoi cittadini abbiano una doppia lealtà. È una posizione rafforzata dall’immagine statuale che la Chiesa romana proietta di sé nel mondo. Agli occhi di chi non crede nel principio della discendenza apostolica, la Santa Sede è soltanto una monarchia elettiva, retta da un sovrano che viene scelto da un collegio di grandi elettori dopo la scomparsa o le dimissioni del suo predecessore. Paradossalmente questa linea sarebbe più coerente e meno attaccabile se il regime avesse proibito il culto e l’apostolato. Ma il regime ha preferito creare la propria Chiesa e servirsene per i propri fini. Non è sorprendente che questo appaia agli occhi della Santa Sede una intollerabile appropriazione indebita. Qualcuno ha osservato che vi sono stati, nella storia della Chiesa romana, altri scismi (quello di Enrico VIII re d’Inghilterra, per esempio) con cui Roma, dopo averli combattuti, ha dovuto convivere. Ma hanno avuto luogo all’interno della grande famiglia dei popoli cristiani. In questo caso invece il marchio «cattolico» è usato da un regime che resta, nonostante la sua evoluzione, ateo e materialista. Che la Chiesa cerchi di mettere fine a questo stato di cose dovrebbe sembrare perfettamente comprensibile anche a chi non approva la sua posizione in altri campi. vita degli italiani e delle loro imprese. Servono invece singoli e precisi interventi defiscalizzanti, sull’esempio del bonus per le ristrutturazioni! i bordi delle strade. Oggi nessuno si cura di tenere in ordine o di pulire. Matteo M. Martinoli, Milano Erbacce di due metri Vorrei segnalare lo stato poco decoroso di tutte le strade italiane: le banchine sono letteralmente invase da erbacce alte fino a due metri. In questo modo si dà ai turisti l’idea di un’Italia assai poco civile. Era tutt’altra cosa quando c’erano gli «stradini» che con i loro falcetti rasavano CON LA SEMPLIFICAZIONE Diminuire le tasse Il «cantiere» della semplificazione e delle relative grandi riforme ha secolarmente edificato, con effimere eccezioni, sempre maggiori complicazioni per la © RIPRODUZIONE RISERVATA Angelina Pagetti Vigevano (Pv) ESTATE PIOVOSA Incendi diminuiti AI BORDI DELLE STRADE Tina Taormina, Catania RIFORME Piero Crosta pcrosta@tiscali.it ni che sono, per usare una definizione ecclesiastica, in comunione con Roma. Nel Paese esistono quindi due gerarchie: i vescovi nominati da Roma e quelli nominati dal governo, come il vescovo di Harbin, nella provincia settentrionale di Heilogjiang, ordinato il 6 luglio 2012 da cinque colleghi che erano stati fino ad allora «in comunione con Roma» (ne ha scritto a suo tempo Sandro M a g i s te r i n w w w. c h i esa,espressoonline.it). La Chiesa reagisce generalmente con la scomunica, ma questa apparente conflittualità intercattolica crea confusione e turbamento negli animi di per vedere gli effetti delle riforme. Se il governo si limita ad annunciarle anziché vararle, ci vorranno molto più di due anni. Ornella Belluschi ornella.belluschi@live.it Prima della nomina era giusto discutere della sua utilità. Oggi sarebbe assurdo e poco elegante non esserne lieti. Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 Non tutti i mali vengono per nuocere per le continue piogge! Questa non sembra al momento essere stata un’estate calda e soleggiata come le precedenti; di contro finalmente non assistiamo al solito scempio del nostro territorio dovuto ai piromani. Carlo Ferrazza attifer@gmail.com TERMINI STRANIERI La tua opinione su sonar.corriere.it LIBRO DA CONSIGLIARE «Il mondo di ieri» Balotelli escluso da Conte nelle prime convocazioni per l’Italia. Giusta la decisione del c.t.? Rammentavo che Stefan Zweig nel suo Il mondo di ieri parlava molto di Europa. L’ho riletto questa estate e ho Jobs Act SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Matteo Renzi: basta criticare la Germania, va seguita sulle politiche del lavoro. Ha ragione? 91 No 9 Ricompare il «Jobs Act»! Ma c’è proprio bisogno di scimmiottare gli americani? A che scopo? Non si può parlare di «decreto lavoro» o «legge lavoro»? Sembra meno importante? Gianni de Gennaro, Roma @ E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Il piccolo fratello di Paolo Di Stefano Risposte intelligenti per domande stupide M a cosa vogliono questi scrittori? Non sono ancora cominciati i festival e già si lamentano preventivamente delle domande del pubblico, per lo più ritenute stupide. Di ritorno da una tournée francese, Tim Parks sul Sole 24 Ore ha raccolto lo scontento di diversi autori (Frédéric Verger, Louis Philippe Dalembert...) sulla stoltezza delle curiosità del pubblico. Lui stesso afferma di non poterne più di domande tipo: «Pensa che il suo trasferimento in Italia abbia modificato il suo modo di pensare e di scrivere?». Oppure: «Sua moglie legge i suoi libri e, se sì, che ne pensa?». E lo scrittore francese Pierre Lemaitre, premio Goncourt dell’anno scorso, dice sulla Lettura che non vuole più sentir parlare di ispirazione. Tutti a chiedergli che cos’è l’ispirazione... «C’è una cosa che il mio lavoro di scrittore mi ha insegnato: parlare di tutto ma non del mio mestiere di scrittore». Di solito — sostiene Lemaitre — il lettore si aspetta risposte elevate e commosse, svagate e molto assorte, ha una certa idea dello scrittore e desidera solo che quella immagine venga confermata nell’incontro vis-à-vis. Per esempio: il luogo di lavoro. Se un autore risponde che può lavorare ovunque, in cucina, all’aeroporto in attesa del check in, in albergo, al bar eccetera, finisce per deludere il suo lettore, che si è prefigurato un luogo sacro, un antro, un tavolo deputato, una sedia insostituibile, una luce ideale, una particolare atmosfera... Per consolarsi dell’incomprensione cui sono condannati dalla stupidità universale, Lemaitre, Parks e i suoi amici francesi doGli scrittori che si vrebbero leggere le interviste a William Faulkner (appena pubblilamentano dei cate dalla Medusa): in un arco di quesiti ripetitivi tempo più che trentennale, le do(dei giornalisti) non camprendano esempio mande biano mai e restano sempre di una stupidità impareggiabile. da Faulkner Prendete queste tre o quattro: 1. Qual è l’ambiente migliore per scrivere? 2. Qual è la ricetta per essere un bravo romanziere? 3. Che cosa pensa degli scrittori suoi contemporanei? Infine, immancabile, la domanda chiave: 4. Come le vengono le idee? Come prendono forma i suoi romanzi? Risposte: 1. Gestire un bordello è l’ideale per un artista, perché «il posto è tranquillo nelle ore del mattino, che sono i momenti migliori per lavorare, e c’è abbastanza vita sociale la sera per non annoiarsi». 2. Ingredienti: 99% talento, 99% disciplina, 99% lavoro. 3. Abbiamo fallito tutti nel nostro sogno di perfezione: e se qualcuno ce la facesse, non gli resterebbe che tagliarsi la gola. 4. C’è sempre un momento nell’esperienza, un pensiero, un avvenimento... Lavoro su quel momento. Non so che cosa sia l’ispirazione. Penso che la gente cerchi nel mio lavoro più di quello che ci ho messo. Da tutto ciò si deduce che le domande agli scrittori, da che mondo è mondo, sono sempre le stesse. Gli scrittori che si apprestano a prendere in mano il microfono al Festival di Mantova sappiano che il più delle volte la vera stupidità, purtroppo, sta nelle risposte. E che non ci sono domande abbastanza stupide da impedire risposte intelligenti. ❜❜ Interventi & Repliche Gli esposti contro Magdi Allam Ho letto sul Corriere del 29 agosto l’articolo di Pierluigi Battista su Magdi Allam e vorrei precisare che quando l’esposto arrivò all’Ordine del Lazio (di cui io ero ancora presidente) ne discutemmo in consiglio ed archiviammo il caso. Un secondo esposto è arrivato non più a noi, ma al consiglio nazionale, presidente Enzo Iacopino. Sono loro che hanno ritenuto opportuno aprire un procedimento disciplinare, perché noi eravamo di avviso nettamente contrario. Bruno Tucci, Roma Uscire dalla crisi: ecco il sistema Il 27 novembre 2011 il Corriere ha pubblicato una mia nota in cui sostenevo che sarebbe stato necessarie © RIPRODUZIONE RISERVATA seguire la strada americana del quantitative easing per non rimanere intrappolati in una lunga e penosa crisi. Purtroppo non si è fatto e i risultati sono qui da vedere. Troppi italiani soffrono, e tanto, e la situazione diventa insostenibile e inaccettabile dal punto di vista dell’equità sociale. Il giovane, vigoroso e sorprendente governo Renzi ha iniziato un grande e ambizioso percorso di riforme strutturali per allineare il nostro Paese ai livelli più avanzati d’Europa, ed è quello che ci vuole e anche quello che l’Europa ci chiede . Ma per portare a termine queste riforme ci vuole tanto tempo e credo che sia nostro dovere trovare un modo rapido per alleviare le sofferenze e accelerare una ripresa che aumenti i posti di lavoro e rinnovi la speranza e la voglia di investire. Vedo per questo una sola via molto rapida ed è quello che proponevo tre anni fa: seguire la strada degli Usa e ora anche del Giappone , cioè aumentare la base monetaria in Europa per favorire gli investimenti e ridurre in modo consistente il valore eccessivo dell’euro che limita la nostra capacità di esportare e di aumentare i posti di lavoro. Con buona pace della signora Merkel così come Kohl disse «eine mark ist eine mark», e cioè tutti i tedeschi sono uguali tra loro, così ora bisogna dire che tutti gli europei sono uguali tra loro! Capisco che il nostro debito pubblico è così alto da spaventare i Paesi virtuosi e far loro temere che una eventuale ripresa economica ci faccia dimenticare i compiti a casa! Ma una soluzione mi sembra che ci sia, e anche molto interessante e che può riservare inaspettate sorprese: diamo in garanzia © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI FONDATO NEL 1876 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. 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Ferdinando Meazza meazza.ferdinando@tiscali.it EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “Tiziano Terzani” € 10,30; con “I capolavori dell’Arte” € 2,40; con “Ufo Robot” € 3,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “English Express” € 12,39 36 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Spettacoli Il giovane favoloso Dieci minuti di applausi al film di Martone che sa evitare il rischio di schematismi scolastici Autografi Elio Germano (33 anni) mentre firma gli autografi ai fan Leopardi il ribelle di PAOLO MEREGHETTI F are un film su Giacomo Leopardi è come camminare su un crinale friabile e scivoloso. A ogni passo si rischia di cadere nello schematismo, nell’enfasi gratuita o, peggio, in una logica voyeuristica da «buco della serratura». Mentre sulla testa incombe la slavina del nozionismo scolastico, con i suoi luoghi comuni. Diciamo subito che, con Il giovane favoloso — accolto in sala da dieci minuti di applausi —, Martone ha saputo evitare tutte queste trappole per restituirci un Leopardi veritiero (i dialoghi citano spessissimo le lettere scritte e ricevute) e insieme capace di andare al c u o re d e l l a Da Recanati sua riflessione poetica e filosofica mentre il film segue un suo percorso interiore di liberazione dalle «catene» della famiglia e dalle convenGiacomo zioni della soLeopardi (1798 cietà per riap1837) nato a propriarsi Recanati. La casa della propria del poeta vita e di un riè stata uno dei generante leset del film. Al game con la Lido sono arrivati natura. i discendenti: il La prima conte Vanni parte del film e la figlia Olimpia ricostruisce l’educazione familiare, sotto la guida severa del padre Monaldo (Massimo Popolizio), a Recanati, dove Giacomo (Elio Germano) passò «sette anni di studio matto e disperatissimo» insieme al fratello Carlo (Edoardo Natoli) e alla sorella Paolina (Isabella Ragonese): la biblioteca paterna ricca di diecimila volumi, che a volte assomiglia a una prigione; l’inizio delle malattie ossee che gli deformeranno l’aspetto; i primi riconoscimenti letterari, come filologo e come poeta, soprattutto da parte dello scrittore di idee liberali Pietro Giordani (Valerio Binasco); i vani tentativi di lasciare la casa paterna, nonostante l’intercessione dello zio Antici (Paolo Graziosi); le prime, celeberrime poesie («La sera del dì di festa», «L’infinito»). Dieci anni dopo, nel 1830, lo troviamo a Firenze, legato all’amico Fuga del poeta dai genitori oppressivi: Germano in un’intensa prova d’attore Antonio Ranieri (Michele Riondino), apprezzato nei salotti mondani ma guardato con sospetto da quell’intellighenzia che lo vorrebbe più partigiano per le idee liberali e meno malinconico e pessimista. Vive l’ennesima delusione d’amore per la nobildonna Fanny Targioni Tozzetti (Anna Mouglalis) e poi si trasferisce nella città natale di Ranieri, Napoli. Qui, dal 1833, accudito dalla sorella di Ranieri, Paolina (Federica De Co- Il giovane favoloso di Mario Martone Il film narra la solitudine e le passioni di Giacomo Leopardi da evitare interessante da non perdere capolavoro Il programma Oggi è la giornata di Salvatores e Ferrario Con la moglie sceneggiatrice Mario Martone e Ippolita di Majo L’attesa è per il film di Gabriele Salvatores, Italy in a day. Ma sono diversi gli appuntamenti fuori dalla competizione su cui i riflettori sono puntati oggi, come il corto del 105enne Manoel De Oliveira, O Velho do restelo e il documentario di Davide Ferrario, La zuppa del demonio. Thelma Schoonmaker riceverà il Leone alla carriera. In gara, lo svedese En duva satt pa en gren och funderade pa tillvaron di Andersson e Nobi di Tsukamoto. la), vivrà gli ultimi anni della sua vita, i più liberi e «spensierati» nonostante l’aggravarsi della scoliosi: a contatto con il popolo minuto, rinfrancato dal sole mediterraneo, affascinato dalle antichità romane e dalla forza della natura, capace di darci un ultimo capolavoro come «La ginestra». Tutta questa materia è raccontata da Martone, che firma la sceneggiatura con Ippolita di Majo, in sottotono, senza voler sottolineare nessun episodio o significato in particolare, ma disegnando l’animo irrequieto di un giovane alle prese con le «gabbie» da cui vuole fuggire. Unica vera libertà il dissonante accompagnamento musicale di Sascha Ring, oltre all’episodio inventato dell’incontro col femminiello nel bordello «felliniano» di Napoli. Per il resto, la ribellione di Leopardi è fatta di piccoli passi, di un appunto lasciato alle pagine dello Zibaldone, di uno sguardo dalla finestra (verso quella vita che sembra sfuggirgli), di una poesia che fa risuonare la sua sensibilità, accennando a molti accadimenti biografici (chi volesse ritrovarli può leggerne con profitto la vita e le lettere curate da Nico Naldini per Garzanti). E se qualche volta la messa in scena sceglie di mettere l’accento su un elemento, lo fa attraverso la straordinaria fotografia di Renato Berta, capace di sottolineare con la luce i chiaroscuri di un’anima o l’emozione di un paesaggio. Allo stesso modo la recitazione del cast sceglie un verismo mai troppo sottolineato, a volte giustamente ieratico (Graziosi, Popolizio, la madre affidata a Raffaella Giordano), altre volte più mimetico (Mouglalis, Riondino e tutti gli altri) su cui spicca la prova di Elio Germano, alle prese con un personaggio le cui poesie e le cui deformazione rischiavano di innescare il pilota automatico delle reminiscenze scolastiche, e che invece mostra sullo schermo una misura invidiabile, mai troppo enfatica nella dizione né troppo marcata nell’incedere, capace anche attraverso i toni della voce e le pose delle azioni di restituirci un po’ di verità. © RIPRODUZIONE RISERVATA La coppia Omaggio all’attrice americana, al Lido con il marito Joel. È la protagonista di «Olive Kitteridge», miniserie in arrivo su Sky Il mondo al femminile di Frances piace anche a mister Coen DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — «Per una volta ho capito come deve sentirsi una donna sui set dove i protagonisti sono sempre gli uomini». Richard Jenkins, marito di Frances McDormand in «Olive Kitteridge», la miniserie in quattro puntate targata Hbo, passata fuori concorso ieri alla Mostra come omaggio alla grande attrice (premiata con Persol Tribute to Visionary Talent Award), ha trovato il modo per sintetizzare la natura di un’opera frutto di diversi talenti femminili. L’autrice della raccolta di racconti da cui è tratta è Elizabeth Strout, premio Pulitzer, pubblicato in Italia da Fazi. La McDormand che non solo presta volto e anima a Olive, la donna che per 25 anni tiene le fila delle vicende della piccola cittadina del New England, ma è stata la vera artefice di tutta l’operazione. Nel 2009 ha comprato i diritti del li- bro, quindi ha chiamato la sceneggiatrice Jane Anderson e la regista Lisa Cholodenko, ha proposto il progetto all’Hbo. Lungo la strada ha coinvolto anche Tom Hanks nella produzione. Cinque anni dopo «Olive Kitteridge» è uno dei titoli di punta della nuova stagione Hbo (negli Usa si vedrà a novembre, da noi in esclusiva su Sky Cinema in gennaio), viene lanciato, fuori concorso, alla Mostra del cinema di Venezia. «È un grande orgoglio», ammette lei. Non diversamente da Jenkins doveva sentirsi ieri sul red carpet il marito Joel Coen, che da giorni si mantiene defilato per non rubare la scena accanto a lei raggiante: abito nero e cerchietto low profile e gioioso ramo di corallo a far da pendant al sorriso da orecchio a orecchio. «Sono felice sì, è stata una grande impresa. Sono una lettrice appassionata, mi sono innamorata subito di Olive Kitteridge. L’ho regalato a tutti e Sposati dal 1984 Frances McDormand (57 anni) con il marito e regista Joel Coen (59): si sono sposati nel 1984 e hanno un figlio adottivo un’amica mi ha chiamato dopo averlo letto: tu vuoi essere quella donna. Aveva ragione», racconta l’attrice, volto di culto del cinema indipendente, Oscar per Fargo, e richiesta da registi come Alan Parker, Ken Loach, Robert Altman, Wes Anderson, Sam Raimi, Gus Van Sant, il nostro Sorrentino. «Ho 57 anni, ho avuto una carriera fortunata, costellata di bellissimi ruoli ma sempre secondari rispetto ai protagonisti uomini. Questo è come un nuovo debutto, come se mi fossi preparata tutta la vita per diventare Olive. Con l’età guadagni il diritto di essere chi vuoi». Una donna che non fa sconti a se stessa né a chi le sta intorno, il marito, il tenerissimo Henry (Jenkins appunto) il figlio Christopher (John Gallagher). Il suo potenziale amante (Peter Mullan) e l’uomo con cui forse troverà pace (Bill Murray). Su tutti si riflette il riverbero dell’amore per il padre, spezzato dal colpo di fucile con cui si uccise quando era ragazza. «Olive è un genere di donna che raramente viene raccontata: non piange, non si lascia sopraffare dalle emozioni, a volte con il rischio di crollare. È un film sul matrimonio, su come sopravvivere alla depressione, su come decidere di vivere». A proposito di scelte, ogni volta che Joel e il cognato Ethan fanno un nuovo film lei spera in un ruolo. «Ma non ne parliamo mai a casa. Ho un mio rappresentate che va a trattare per me». Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Pensieri Elio Germano (33 anni) è Leopardi nel film diretto da Martone Spettacoli 37 italia: 51575551575557 Realtà e finzione Il rapporto affettivo con la sorella, il padre possessivo, la madre indifferente Riconoscimento Premio Bresson a Verdone: giorno speciale DA UNO DEI NOSTRI INVIATI La donna amata Il severo Monaldo Paolina Leopardi Il fratello Carlo Lo scrittore Giordani Anna Mouglalis (36 anni) inter- Massimo Popolizio (53 anni) è Isabella Ragonese (33) è l’unica Edoardo Natoli (31) è l’ado- Stimò e incoraggiò Leopardi: lo preta Fanny Targioni Tozzetti il padre di Giacomo Leopardi femmina dei 10 figli di Monaldo rato fratello «Carluccio» interpreta Valerio Binasco «Il bel Ranieri, un amico fedele alter ego dell’infelice Giacomo» Il regista e i suoi personaggi. «Fanny, libera e spregiudicata» «Tsili» in yiddish Gitai: la Shoah vista con gli occhi di una bambina VENEZIA — Tsili è il titolo del film che ieri Amos Gitai, regista, architetto, scrittore israeliano ha presentato alla Mostra. Tsili è il nome della bambina che, lasciata indietro dalla famiglia in fuga dalle persecuzioni naziste, si rifugia in un bosco e, con l’istinto dell’animale braccato, sopravvive nutrendosi di quel che trova, acqua, frutta, erbe. La natura diventa il suo nido, la nasconde e la protegge. Uscirà di lì solo a fine guerra. Salva, innocente, ignara di tutti gli orrori che fuori di lì sono accaduti. «Una sorta di ragazza selvaggia, come nel film di Truffaut», la definisce Gitai che qui firma il suo film forse più poetico ed evocativo, tutto girato in yiddish, dove gli echi del dolore e della violenza del mondo, gli spari, le bombe, arrivano da lontano, attutiti dal fruscio del vento. Tratta dal romanzo di Aharon Appelfeld (pubblicato da Guanda), la vicenda di Tsili ricalca quella vissuta dello scrittore da bambino. «A 9 anni vide uccidere sua madre dai nazisti e lui riuscì a salvarsi in una foreGitai e le sue attrici sta. Mi piace Appelfeld. Sa parlare della Shoah senza strumentalizzarla. L’Olocausto sta diventando un’arma politica usata di volta in volta da Israele e dai suoi oppositori». L’estate trascorsa è stata pesante. «Spesso non riuscivo a dormire al pensiero di quello che stava succedendo. Ai bambini uccisi da una parte e dall’altra. È un momento molto triste per il Medio Oriente. Sono sicuro che ci sarà la pace. Ma quanti morti dovranno esserci ancora prima di raggiungerla?». Nel film si parla dell’odio diffuso su Israele prima della Shoah. Odio che sta tornando. «Il rischio maggiore per il mio Paese non sono i razzi di Hamas ma che prevalgano le voci razziste. Israele è nato come Stato aperto a tutti e tale deve rimanere. In primis con i vicini palestinesi. Bisogna marciare in quella direzione. Credo nella forza delle idee. Possono smuovere il mondo più del denaro e delle armi». G. Ma. © RIPRODUZIONE RISERVATA VENEZIA — È stato il Mozart della poesia. «Le affinità sono tante. Familiari, caratteriali, di destino», conferma Mario Martone, innamorato di Leopardi al punto di confrontarsi con lui in teatro e al cinema. In scena con le Operette morali, sullo schermo con Il giovane favoloso. «Amadeus e Giacomo. Geni ribelli. Talenti precocissimi alimentati da padri autoritari, adorati dalle sorelle. Entrambi inadatti alla vita, scomparsi prima dei 40 anni, Amadeus a 35, Giacomo a 39. Morti di morbi oscuri come oscura è la loro sepoltura. Fossa comune per Mozart e forse anche per Leopardi. La tomba ufficiale è a Posillipo, ma l’identità dei resti non è certa». Giovani irrequieti e ardenti. Giovani contro. Un Leopardi capovolto, come nel manifesto del film. Magari con il pugno alzato, come Elio Germano al Lido. «Fu un rivoluzionario — sostiene l’attore —. Uno che dice: “Nella mia vita mai chinerò la testa verso persona alcuna” è un vivido esempio per tempi rassegnati come i nostri». Audace e anticonformista anche nel privato. «Il suo legame con Antonio Ranieri, patriota napoletano, era certo fuori da ogni convenzione del tempo — assicura il regista —. Per sette anni Giacomo ha vissuto con quell’uomo più giovane infischiandosene delle maldicenze». Si dice di un rapporto omosessuale. «Mi sono imposto di stare alle carte — frena Martone — di non forzare nulla e lasciare margini al mistero e all’immaginazione. Di certo Ranieri è stato l’alter ego di Giacomo. Tra loro fu amicizia affettuosissima». «Leopardi è morto casto, scrive nelle sue memorie Ranieri, forse per sventare ogni sospetto — interviene Michele Riondino che gli presta il fisico aitante —. In realtà credo che a unirli sia stata proprio la loro diversità. Uno bello e sano, l’altro debole e sgraziato, Leopardi nato tra i libri, Antonio in una famiglia ricca Non solo cinema ma povera di cultura. Due persone complementari. Hanno diviso tutto, anche il corpo di una donna». La bella e spregiudicata Fanny Targioni Tozzetti, celebrata da Leopardi come Aspasia. «Una donna libera e stravagante», la definisce Anna Mouglalis che le presta il fascino bruno. «Un amour à trois che li unì anche di più — aggiunge Martone —. Ben sapendo di non avere chanches, Giacomo spinse Ranieri nelle braccia di Fanny e, come Cyrano, la amò per interposta persona». Un corpo d’amore. Forse l’unico possibile per Giacomo. L’altro che si vede nel film, di un femminiello che gli si offre nel lupanare dove lo spinge Ranieri, fa fuggire il poeta a Sullo schermo Michele Riondino (35 anni) interpreta Antonio Ranieri nel film di Martone Patriota Napoletano Antonio Ranieri (1806 – 1888), patriota e scrittore, ospitò a lungo Leopardi nella propria casa a Napoli. A sue spese fece pubblicare le opere del poeta gambe levate. «L’educazione familiare è stata una gabbia terribile per lui — ricorda Martone autore con Ippolita Di Majo della sceneggiatura pubblicata da Electa —. La madre Adelaide era tremenda. Anaffettiva, rigida, bigotta». Fin grata a Dio per la deformità del figlio. E Monaldo? «Un padre enorme, legato a Giacomo da amore, gelosia e possesso. Orgoglioso di quel suo primogenito così dotato, si dedicò a lui mettendogli a disposizione i volumi della biblioteca di casa. Spazio di libertà e insieme prigione». «Il loro era un rapporto complice — aggiunge Massimo Popolizio che lo interpreta —. Monaldo era capace di quei gesti “materni” negati da Adelaide, gli tagliava la carne, lo aiutava a fare pipì. Lo stato nervoso di Giacomo gli impediva persino quello». Solo uno dei tanti mali. «Soffriva del morbo di Pott — svela Martone —. Una tubercolosi ossea che gli rattrappiva gli arti e gli deformava la spina dorsale. Aveva problemi al cuore e agli occhi, febbri e stanchezza continue. Una salute così precaria da renderlo inadatto a ogni attività. I suoi, sperando si facesse prete, gli fecero indossare fino alla maggiore età una tonaca nera». Amorosissimo invece il rapporto con le due Paoline, una sua sorella (Isabella Ragonese) l’altra sorella di Ranieri (Federica De Cola). Infine Silvia, la fanciulla della finestra di fronte, quella Teresa Fattorini morta a 21 anni, cui Leopardi dedicò una delle sue più celebri poesie. «Non riuscivo a trovare il volto giusto — racconta Martone —. E’ stato il direttore della fotografia Renato Berta a notare in un ristorante di Recanati una ragazza che serviva ai tavoli. Appena l’ho vista ho capito che Silvia era lei. Una bellezza antica, nata nello stesso “borgo selvaggio” del poeta. A Giacomo sarebbe piaciuta». Giuseppina Manin VENEZIA — Carlo Verdone alla Mostra è nella giuria, non parla dei film in gara anche se dice che «ogni giurato ha le sue idee, andiamo abbastanza d’accordo, imparo da loro e spero anch’io di dire cose equilibrate e sensate». Per lui è un giorno importante a Venezia, gli viene dato il premio Bresson — in quindici anni consegnato solo due volte a un italiano. E si commuove: «Scusate, non mi succede mai, ma è una giornata particolare, papà sarebbe stato felice nel vedere che il figlio ce l’ha fatta». Il successo e la popolarità, quando era in vita il padre Mario, studioso di cinema a cui dedica il riconoscimento, li aveva già. Ma la credibilità nel salotto degli autori è una conquista recente. Il premio, alla cerimonia condotta Orgoglio Carlo Verdone premiato da Lorena Bianchetti da Lorena Bianchetti, è curato dalla Fondazione Ente dello Spettacolo ed è tutto interno al Vaticano. Infatti ci sono tanti prelati, il che fa un certo effetto se si pensa a quanti missionari e sacerdoti hanno nutrito il cinema di Verdone: «Mi chiedo se me lo merito, Bresson rimanda alla spiritualità, io continuo a fare il mio lavoro, vorrei andare più a fondo, la commedia mi limita». Con il fratello Luca, l’attore e regista sta sistemando la biblioteca del padre: 18 mila volumi. «Su Bresson ce ne saranno stati 60. A Luca ho detto, basta con ’sti Bresson, alcuni buttiamoli. Non ha voluto e aveva ragione». Un vescovo parla della famiglia Verdone e della mamma Rossana, solida come una quercia, e dice che con il premio la Chiesa «contribuisce a sdoganare la commedia, su cui pesa un pregiudizio intellettuale». Un piccolo peccato: dopo che il letto dei genitori rimase vuoto, Carlo e Luca hanno dovuto restituire la casa familiare al proprietario: il Vaticano. V. Ca. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalle colonne sonore a ospiti delle serate esclusive. Il tema di «Belluscone» è già diventato un brano di culto Musicisti come divi del set: a cena con la playlist di Apparat DA UNO DEI NOSTRI INVIATI VENEZIA — Non pago di ritrovarsi a incrociare le note con Rossini, grazie a Mario Martone che gli ha affidato la colonna sonora del suo Il giovane favoloso, Apparat, al secolo Sacha Ring ( foto), ieri sera ha firmato la playlist della cena su un’isola della laguna dove il regista napoletano ha riunito il cast per festeggiare la buona accoglienza del film. Venerato come maestro e riverito come una popstar, Ring è uno dei nomi di punta della scena elettronica contemporanea berlinese, tra i primi a osare contaminazioni con la musica classica e all’insegna della mescolanza sono state le scelte musicali della serata. Sarà anche l’effetto della presenza del compositore Alexandre Desplat come presidente della giuria, ma in questa Venezia 71 i musicisti sono ri- chiestissimi. Il loro tocco può fare la differenza anche per una serata. Come è stato per i Deproducers, ovvero la band formata da Riccardo Sinigallia, Vittorio Cosma, Max Casacci, Gianni Maroccolo arrivati per accompagnare La vita oscena di De Maria e Italy in a day di Gabriele Salvatores per cui hanno anche ricevuto un premio per il brano Just One Day. Peter Gabriel non è arrivato ma Guillermo Arriaga ha raccontato che il musicista ha sposato con entusiasmo il progetto del film collettivo Tappeto rosso Passerella a sorpresa per Uma Thurman Uma Thurman ospite a sorpresa. La diva (44 anni), interprete di «Nymphomaniac» di Lars von Trier è arrivata in passerella da sola dopo che avevano sfilato gli altri attori del film, in particolare la protagonista Charlotte Gainsbourg. Words with God. E Ami Canaan Mann che ha costruito il suo Jackie & Ryan (Orizzonti) sulla figura di un busker innamorato, ha scritto e cantato le canzoni del suo film. Revival trainato da Hungry Hearts di Costanzo per Flashdance, usata per la scena del matrimonio e rilanciata dai dj in laguna. Tripudio di ventenni con in mezzo la zazzera bianca di Giuliano Montaldo l’altro giorno a vedere la strepitosa versione restaurata di Bulli e pupe con Marlon Brando cantante. Mentre è già diventato di culto il pezzo Vorrei conoscere Berlusconi, tema di Belluscone di Maresco. L’oggetto del desiderio irraggiungibile è la colonna sonora del film. Nell’attesa ci si consola con la prima versione del pezzo del cantante neomelodico Erik. S. U. © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 L’intervista Spettacoli 39 italia: 51575551575557 Concerto a Verona La conduttrice ritorna in coppia con Liorni su Rai1 Pino Daniele celebra a ritmo di blues il suo «Nero a metà» «Una nuova Vita in diretta e celebro lo stile di Milano» DAL NOSTRO INVIATO Cristina Parodi: moda e design, puntata settimanale D i nuovo lì, ma dall’altra parte. Cristina Parodi (dopo la parentesi a La7) torna a muoversi nei pomeriggi televisivi diciotto anni dopo Verissimo. Solo, questa volta, lo farà in Rai. La giornalista è stata scelta come nuovo volto di La vita in diretta, con una sua conoscenza che risale sempre ai tempi del rotocalco di Canale 5, Marco Liorni. Dall’8 settembre saranno in onda dal lunedì al venerdì (dalle 16 alle 18.50). Ma su Rai1. «Sto conoscendo la squadra — spiega Parodi —. Per fare un bel programma serve armonia. È tutto nuovo per me: il gruppo, la Rai, Roma...». Spostarsi da Milano (dove ha sempre lavorato) e da Bergamo (dove vive e suo marito Giorgio Gori è sindaco) è la parte più impegnativa di questa avventura: «Stare a Roma sarà un sacrificio grosso. Rimanere lontana da casa è una sofferenza. Lo è anche per i miei figli e per Giorgio. Speriamo ne valga la pena». L’unica condizione che ha imposto riguarda proprio Milano: «La rete ha voluto un cambiamento: oltre ai conduttori ha rinnovato studio, grafica, si parlava anche di cambiare il titolo... per fortuna l’hanno lasciato. Io ho imposto una condizione: per me era una trasmissione un po’ troppo romanocentrica. Così, da ottobre il venerdì io farò il programma a Milano e Marco a Roma. Ho voluto una location nel centro della città, con delle vetrate che la mostrino. Milano è un’altra Italia, forse quella per cui all’estero ci conoscono di più: l’Italia dell’industria, della moda, del design. Ci sono tante La carriera Gli inizi Cristina Parodi è stata a Mediaset dal 1990 è poi passata nel 2012 a La7 e ora in Rai La famiglia Parodi ha sposato Giorgio Gori (54 anni, nella foto con lei), ex direttore di Canale 5 e oggi sindaco di Bergamo: renziano, guida una coalizione di centrosinistra storie da raccontare. E siamo alle porte dell’Expo. Il venerdì diventerà una giornata diversa, la giornata glam». Cosa pensava della conduzione di Paola Perego? «Penso che continuiamo a scambiarci programmi: Verissimo, La vita in diretta. Ora lei farà Così vicini così lontani, che lo scorso anno avevo tenuto a battesimo con Al Bano: mi spiace non ripeterlo ma era incompatibile con il quotidiano». I primi contatti sono stati con il direttore di Rai1 Leone, in primavera: «Amo il mio lavoro ma non so cercare occasioni. Questa è venuta e l’ho colta». Consapevole che «è un tipo di tv che mi appartiene. È un programma che ho sempre guardato, che ho copiato. Lo sento nelle mie corde». Che effetto le fa ritrovare Liorni? «Marco ha iniziato con me, a Verissimo. Era un bravo inviato. Mi dà sicurezza il fatto che abbia già lavorato qui per due anni». Questa è poi una nuova pagina che si apre dopo la rottura con La7: «Una bella soddisfazione. La7 rimane un capitolo doloroso: rifarei quel programma perché era bello, ben fatto. È stato chiuso troppo in fretta per ragioni economiche. Se l’avessero lasciato vivere sarebbe cresciuto come ascolti». Con la rete è un addio? «Penso di sì. Sembrava ci fosse un’apertura verso una tv più pop. Lo credeva anche mia sorella. Ma vista la virata politica non saprei proprio cosa fare lì». Il confronto Paola Ferrari posta i tweet più critici dei fedelissimi Gandolfi, meno ascolti al debutto «Domenica Sportiva» senza pace Ieri e oggi Paola Ferrari (53 anni). A sinistra, Sabrina Gandolfi (44 anni) durante la prima puntata della «DS» A i punti (di share) il primo round lo vince Paola Ferrari. Dopo giorni di polemiche sul ring dei social network, La Domenica Sportiva nuova formula — con Sabrina Gandolfi neo conduttrice — vince la serata nella sua fascia oraria, ma perde quasi tre punti di share rispetto alla scorsa stagione. Il programma sportivo di Rai2 domenica s e r a è s t a to v i s to d a 1.374.000 telespettatori, con uno share del 12,4%. L’anno scorso, quando la DS era guidata da Paola Ferrari (all’esordio domenica 25 agos to 2 0 1 3 ) f u s e g u i t a d a 1.435.000 telespettatori con uno share del 15,0%. Un saldo negativo di 2,6 punti percentuali: per capire se sarà una tendenza stabile o meno basterà aspettare in riva al fiume. Uno a zero e si ricomincia. Paola Ferrari infatti non abdica dalla sua personale battaglia per sottolineare quella che lei vive come un’ingiu- stizia e continua a rilanciare su Twitter i commenti dei suoi sostenitori: quelli che «pago il canone e rivoglio La Domenica Sportiva», quelli che «non esiste DS senza di te», quelli che «tre punti in meno di share», quelli che «ora è una noia mortale», quelli che «ma chi è questa nuova presentatrice?». Domenica sera in avvio della prima puntata stagionale Sabrina Gandolfi non si è dimenticata della «rivale»: «Cominciamo con il salutare e mandare un abbraccio a Paola Ferrari, Gene Gnocchi e Fulvio Collovati che fino alla scorsa stagione sono stati protagonisti del programma». Insomma, non vuole alimentare ulteriori polemi- Il calo L’audience è scesa del 2,6% rispetto alla prima puntata della scorsa edizione che. Anche ieri — ospite su Radio2 a Miracolo Italiano — è stata netta: «Non ho fatto dichiarazioni e continuo così». Ha raccontato invece come ha saputo della promozione alla guida del programma in onda dal 1953: al telefono, direttamente dal direttore di RaiSport Mauro Mazza poco dopo i Mondiali, mentre si trovava al mare con i genitori: «Il mio fidanzato è un ufficiale dell’esercito in Afghanistan, quindi le vacanze le faccio con i genitori. Inutile dire che sono stata molto felice, ho fatto tanta gavetta e questa bella notizia l’ho accolta con sincero entusiasmo». Tanta gavetta, con un inzio indimenticabile: valletta di Mike Bongiorno nel quiz TeleMike, si ritrovò in diretta a dover far tirare fuori dal décolleté i bigliettini nascosti da una concorrente a corto di idee. Renato Franco @ErreEffe7 © RIPRODUZIONE RISERVATA Insieme Cristina Parodi (50 anni il 3 novembre) e Marco Liorni (49) dopo aver lavorato assieme a «Verissimo» si ritrovano ora alla guida del programma di Rai1 Anche perché, per lei è impegnativo «ricominciare, faccio fatica. Non sono come mio marito che ogni dieci anni cambia vita». Pensando agli ascolti, si scontrerà con Barbara D’Urso: «La sua è una corazzata. Lei è una guerriera, lavora sempre. Prima del debutto la chiame- ❜❜ Cambiamento Manteniamo il titolo ma la formula era troppo romanocentrica rò». Fa ancora effetto alla giornalista non far più parte del gruppo: «Mi fa assolutamente impressione: Mediaset per 23 anni è stata la mia famiglia, mi riconosco di più nei loro volti che in quelli della Rai, per ora. Ma ho avuto un’accoglienza affettuosa: qui ti rendi conto, più che a Mediaset, di essere abbracciata da una grande azienda che ti protegge. Spero di iniziare una lunga strada in Rai». Lunga sì, ma non lunghissima: «Non vorrei lavorare ancora 10 anni, non sono così assatanata. Non mi vedo in tv a 60 anni. Ci sono tante altre cose belle da fare nella vita». Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA VERONA — Incroci di una serata. Quelli fra la musica napoletana e il blues. Quelli fra Pino Daniele con una pattuglia di colleghi. Concerto all’Arena di Verona per dare a «Nero a metà», il suo album del 1980, quello che è di «Nero a metà». «Non è stata una serata celebrativa per me che non mi sento quello che sta al centro, lo showman, ma per la musica napoletana che con quel disco ha cambiato percorso», spiega Pino. Un album, ripubblicato ora in una versione doppia con demo e due inediti, che metteva assieme la canzone italiana e la tradizione partenopea con l’America del jazz e del blues. Sul palco ci sono l’orchestra Roma Sinfonietta, la band dell’epoca, e quella che lo segue da qualche anno. Nella scaletta preparata per i circa 10 mila del pubblico c’è spazio per i duetti con Elisa, Emma, Fiorella Mannoia e Francesco Renga. «Volevo che ci fossero sia persone Pino Daniele e Elisa come Fiorella cui sono legato artisticamente e altre di generazioni diverse, perché ho visto che questo disco ha attraversato più generazioni nel pubblico», commenta il cantautore napoletano. A «Nero a metà» e alla band storica è dedicata la seconda parte dello show, nella prima spazio ai pezzi che non possono mancare come «Quando», «Je so pazzo», «Resta, resta cu’mme»... «Un progetto più emozionale che nostalgico», lo definisce il protagonista. Che avrà un seguito con altre cinque serate a dicembre. La memoria però torna a quel 1980. Pino aprì il concerto di Bob Marley a S. Siro: «Due ore di chiacchiere interessanti. Capii anche che farsi le canne fa male». Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport FIRENZE – (a.b.) Continua il calvario di Giuseppe Rossi. Il ginocchio destro, quello martoriato da due infortuni ai legamenti e tre interventi chirurgici, dovrà essere nuovamente operato. Il consulto a Londra con il professor Andrew Williams ha chiarito la situazione nella sua drammaticità: l’attaccante della Fiorentina deve sottoporsi ad una artroscopia per risolvere i problemi di sovraccarico e ripulire il menisco. Rossi volerà in Colorado per sentire anche il parere del professor Steadman, l’uomo che lo ha curato sino adesso. Tutto dovrà succedere Rossi, operazione al solito ginocchio Fuori per due mesi ✒ Nuova era Iniziata a Coverciano la nuova era, il c.t. ha fretta di cambiare tutto: «Chi merita resta, gli altri vanno fuori» L'analisi LA SVOLTA NECESSARIA CHE RISCHIA DI NON PASSARE di MARIO SCONCERTI È un Conte uguale e diverso quello che sta cominciando a condurre la Nazionale. È uguale il ritmo, la ricerca di un linguaggio forte («non avrò pietà di nessuno»), il bisogno di dimostrare una serietà aggressiva per costruire un’aria da club quotidiano. È diversa, quasi opposta la disponibilità e la comunicazione. Conte non ha mai amato spiegare se stesso, ha sempre amato essere capito. Per mesi è stato in silenzio stampa, per anni ha concesso solo pochissime interviste fuori da quelle dovute. Ora si ferma davanti ai cancelli di Coverciano per brevi ma imprevisti scambi di battute, parla molto, ieri ha addirittura portato i giornalisti nell’aula magna di Coverciano per spiegare le sue idee tattiche davanti a una lavagna. Un inedito per lui e per tutti. Non so quanto durerà questo momento di buona volontà. La Nazionale non ha tifosi fissi, deve sempre conquistarli. Non ha critiche filtrate dalla fede dei club, è condannata a una oggettività un po’ enfatica. Se giochi bene sei bravissimo, se giochi male sei pessimo. È quasi l’ultimo angolo di vecchia libertà di critica, a volte usato male, ma in cui si deve rendere conto a un pubblico che si fa trascinare solo una volta ogni due anni. Un allenatore abituato alla protezione mediatica di una grande chiesa calcistica come la Juventus, è probabile sentirà molto più vento in faccia e ne avvertirà il fastidio. Che stia cercando di prevenirlo conferma che sta cercando lui per primo qualcosa di nuovo da se stesso, che ha capito la diversità universale del ruolo. D’altra parte la sua ambizione è molto alta. L’idea di Conte non è solo quella di ricostruire la Nazionale, ma di rifondare l’intero calcio italiano. Fra le promesse fattegli di Tavecchio c’è certamente quella di trovare in campionato più spazio ai giocatori italiani. Senza questo possono esserci solo toppe, non abiti nuovi. Ma questo significa anche stabilire un numero massimo di stranieri in campo. Averne quanti si vuole, ma mandarne in campo solo un tot. Conte ha detto ieri chiaramente di aver chiesto questo e ha fatto anche capire che gli è stato promesso. È questa la vera rivoluzione in atto, tra pochi giorni emergerà e creerà grandi scompensi. Non credo passerà, ormai comandano le società. Ma dobbiamo capire che Conte non è venuto per rendere ufficiale il problema della Nazionale. È venuto per risolverlo. Conviene parlarne. © RIPRODUZIONE RISERVATA Grinta Antonio Conte, 45 anni, di Lecce, dopo tre stagioni sulla panchina della Juventus e tre scudetti vinti, sta gestendo il suo primo raduno da commissario tecnico della Nazionale a Coverciano. Massimo rigore, lavoro intenso e concentrazione assoluta (ItalyPhotoPress) Il codice Conte Doppio allenamento il primo giorno telefonini silenziosi e zero distrazioni «La mia Italia sarà umile e cattiva» DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Telefonini silenziosi. È la prima raccomandazione di Antonio Conte. Perché è dai piccoli particolari che si giudica un allenatore, specialmente se l’allenatore in questione viene da tre scudetti di fila con la Juventus e ha intenzione di trasportare il modello bianconero anche in Nazionale. L’esordio del nuovo condottiero coincide con una sorta di rivoluzione sugli usi e costumi della casa. A qualcuno dei protagonisti, Coverciano deve sembrare una moderna cayenna: poche ore di sonno e alle 10.30 lezione tattica in aula seguita dalla dimostrazione pratica sul campo. Cinquanta minuti intensi anziché il classico defaticante del lunedì. E nel pomeriggio due ore di video prima del secondo allenamento. Conte ha fretta e non vuol perdere neppure un minuto. «Siamo qui per provare a riportare l’Italia dove merita. Dopo il Brasile siamo la Nazionale più titolata». Pretende intensità e concentrazione. «Non ho preclusioni nei confronti di nessuno, ma non faccio regali», risponde a chi gli chiede dell’esclusione di Balotelli. Perché il concetto deve essere chiaro sin da subito: la maglia azzurra bisogna meritarsela. «E chi è qui oggi, non è detto che ci sia domani», il messaggio di benvenuto al gruppo radunato. Duro e diretto, per niente diplomatico. Come alla Juventus, dove bastava abbassare la tensione per ritrovarsi in campo a Vinovo la mattina successiva alle otto. Qui sarà la stessa musica. È il codice Conte. Gli ultimi a presentarsi, domenica notte, sono i giocatori di Torino e Inter, arrivati alle due del mattino. Alle 10.30 tutti in campo senza sconti. «Perché il tempo stringe e giovedì sera c’è l’amichevole con l’Olanda». Conte avrebbe preferito un de- butto più morbido, ma non si nasconde. L’idea è trasmettere in fretta i suoi concetti al gruppo. Per questo, attraverso la portineria di Coverciano, invita gli addetti ai lavori ad abbassare la suoneria del telefonino durante gli allenamenti. Niente deve disturbare la concentrazione del gruppo. L’idea tattica è chiara nella testa del manovratore: un 3-5-2 che ha il doppio obiettivo di attaccare con cinque uomini e difendere con altrettanti. Conte, nel suo primo giorno di scuola, lo spiega ai giocatori e poi anche ai giornalisti, un’ora dentro l’aula magna senza telecamere indiscrete. Lavagna, pennarel- La novità Il giocatore del Sassuolo è l’unico centravanti italiano titolare Zaza, un «duro» tutto gol e arti marziali La rivoluzione parte dall’Ibra lucano La prima convocazione in Nazionale. Un magnifico gol al volo contro il Cagliari. L’allenamento a Coverciano seguendo attentamente le disposizioni di Conte. Cosa può volere di più dalla vita Simone Zaza, primo lucano dopo Franco Selvaggi (campione del mondo 1982) ad arrivare in azzurro? Giocare almeno qualche minuto non sarebbe male, anche se l’attaccante del Sassuolo non può lamentarsi. «È stato detto che Zaza è l’unico attaccante che gioca titolare nella sua squadra — sottolinea il neo c.t. — ma se vado a vedere tutte le squadre, sono tutti stranieri, non me lo posso inventare io un attaccante. Sono convinto che chi è qui può fare bene, può crescere, abbiamo ragazzi bravi. Ma dobbiamo fare tutti una riflessione e capire che bisogna dare più spazio agli italiani. C’è da rimboccarsi le ma- niche tutti, non solo con le parole ma anche coi fatti». Con Zaza e Berardi già di proprietà della Juve e lasciati a Sassuolo, Conte aveva comunque accolto a luglio il 21enne spagnolo Morata in bianconero. Oggi che i ruoli e le prospettive sono diversi, il c.t. deve affrontare problemi di quantità, oltre che di qualità del nostro calcio. Nella prima giornata di campionato hanno giocato 123 italiani (il 44%) e 156 stranieri, un dato leggermente migliore rispetto al campionato scorso, in cui spesso si era scesi sotto il 40%. Ma comunque un dato «allarmante», come riconosce Conte sulla scia di Prandelli: soprattutto perché se si restringe l’analisi alle 6-7 squadre traino del movimento la percentuale di stranieri sfiora l’80%. Il Sassuolo è l’unica squadra che do- menica ha cominciato con 11 italiani in campo. Zaza ha fisico e buona tecnica: Ibrahimovic, Cavani e Balotelli sono i suoi modelli. Ha 23 anni ed è sempre stato un baby prodigio, scovato dall’Atalanta a Metaponto, dove quando può Simone torna in vacanza, in uno dei villaggi turistici gestiti dal padre. A Bergamo a un certo punto Zaza è diventato una «testa calda», da tenere sei mesi fuori rosa in Primavera per una rispostaccia in allenamento e soprattutto per un rinnovo di contratto snobbato. Ma l’attaccante mancino, portato prima in orbita Samp e poi in quella della Juve dal d.s. Fabio Paratici, è stato bravo a togliersi la scomoda etichetta. E soprattutto a riemergere dopo il consueto pellegrinaggio nella provincia profonda: Juve Stabia, Viareggio, Ascoli. Il carattere, tosto, a volte indecifrabile, Rivelazione Simone Zaza, 23 anni, convocato in Nazionale (Liverani) Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Sport 41 italia: 51575551575557 in fretta visto che l’intervento è programmato per la fine della settimana. Difficile stabilire i tempi di recupero anche perché l’artroscopia sarà diagnostica cioè, oltre a sistemare il menisco, servirà a verificare la tenuta del legamento. Nella migliore delle ipotesi Pepito resterà fuori un paio di mesi, ma i tempi potrebbero anche dilatarsi. L’attaccante si era fatto male il 14 agosto in allenamento. Sembrava un problema muscolare, invece di mezzo c’è sempre il solito ginocchio. © RIPRODUZIONE RISERVATA Serie B, Modena-Cittadella 1-1 Scommesse: Gattuso archiviato Serie B, posticipo della prima giornata: il Modena ha pareggiato in casa contro il Cittadella (1-1). Veneti in vantaggio con Sgrigna (28’ p.t.); pareggio dei padroni di casa con Acosty (28’ s.t.). Domenica il Modena giocherà contro la Virtus Lanciano; il Cittadella ospiterà l’Avellino. La classifica vede in testa cinque squadre: Ternana, Perugia, Bari, Avellino e Frosinone. Il gip di Cremona, Guido Salvini, su richiesta del procuratore Roberto di Martino, ha archiviato la posizione di Gennaro Gattuso, indagato nell’inchiesta sul calcioscommesse. Per il gip «non vi è alcun elemento che sostenga il coinvolgimento nella manipolazione di partite». Esclusa l’associazione a delinquere. I contatti «pur poco decifrabili» con alcuni indagati non hanno rilevanza penale. Mercato Ultimi botti: Amauri sostituisce Cerci al Toro, la Fiorentina prende Micah Richards dal City Il Milan soffia Bonaventura all’Inter Zaccardo fa tornare Biabiany a Parma Cristante al Benfica: tifosi arrabbiati. I nerazzurri non prestano Guarin Ice Bucket Challenge Antonio Conte, 45 anni, subisce la doccia gelata. Il nuovo c.t. ha poi nominato l’allenatore dell’Under 21 Luigi Di Biagio e il c.t. della Nazionale femminile Antonio Cabrini (Ipp) lo, schemi. Non vuol passare per un difensivista e intende subito mettere i puntini sulle i. «Non conta quale sia il sistema, ma con quanti giocatori si attacca». Il problema è quanto tempo l’ex bianconero impiegherà a trasmettere i suoi concetti, movimenti, tagli, attenzione spasmodica in ogni frangente della partita. «Dobbiamo fare in fretta». Vuole l’Italia in salsa Juve già rodata il 9 a Oslo contro la Norvegia, prima tappa del cammino verso Euro 2016. «Una Nazionale orgogliosa, umile e cattiva. In dieci giorni cercheremo di fare ciò che a Torino facevamo in un mese». Tutto condensato, senza però rinunciare a niente. «È un’esperienza nuova, una sfida con me stesso. A casa pensavano di vedermi più spesso e invece mi sa che ci sarò poco». Perché manterrà un filo diretto e costante con i colleghi della serie A, guarderà tante partite, seguirà il lavoro delle nazionali giovanili (Mauro Sandreani affiancherà il confermato Maurizio Viscidi). Per adesso non ci saranno stravolgimenti sulle panchine azzurre, ma «nei prossimi 4 mesi faremo delle valutazioni sugli allenatori perché molti sono in scadenza. Non sono un tagliatore di testa. Chi merita resta, gli altri vanno fuori». La prima giornata è lunghissima. Parla con i giocatori e con il professor Castellacci per verificare le condizioni di Osvaldo, bloccato da un problema muscolare: «Oggi decido, se Daniel dovesse tornare a casa sarebbe sostituito». Borini, Pellè e Quagliarella sono in preallarme, anche Gabbiadini. Maniacale la La lezione Lezione anche per i giornalisti: un’ora nell’aula magna per spiegare il suo calcio cura per i particolari, dalle condizioni del campo, alla dieta. Tutto deve essere come vuole lui. E Destro, che ieri si è sposato, questa mattina alle dieci dovrà essere in ritiro. In attesa del romanista, prova la prima Italia: Ranocchia, Bonucci e Chiellini davanti a Buffon; Candreva e Pasqual esterni, De Rossi regista, Parolo e Marchisio interni. In attacco Immobile e Giovinco. Intanto Ogbonna viene convocato d’urgenza al posto di Paletta, fermato da una lombosciatalgia. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Fra operazioni annunciate e poi smentite, comunicati di benvenuto e di frenata si è consumata l’ultima surreale giornata di calciomercato. Il Condor (autodefinizione di Adriano Galliani) non ha trascorso l’ultimo giorno di trattative inoperoso. Il Milan conquista infatti la copertina del finale degli affari fra acquisti, cessioni chiacchierate e colpi di scena: salta Biabiany ma arriva Bonaventura, soffiato all’Inter, con i soldi di Cristante. Ma andiamo con ordine: Silvio Berlusconi dopo aver negato domenica l’ok all’operazione Biabiany, ieri mattina alle 9 ha dato il placet all’ad rossonero per chiudere i colloqui con il Parma. Con Niang riottoso al trasferimento nei discorsi entra solo Zaccardo (oltre a un conguaglio economico di 4 milioni). Il francese si reca alla Madonnina per le visite mediche (dove già si trova Van Ginkel, arrivato in prestito dal Chelsea). Il profilo Twitter del club posta una foto del giocatore con la sciarpa rossonera. Galliani e Leonardi trovano un accordo di massima finché alle 19.30, mentre Biabiany viene segnalato verso la clinica Le Betulle per un supplemento di visite mediche, Zaccardo punta i piedi. Chiede arretrati che gli emiliani non intendono concedere. Il Milan con un comunicato informa all’ora di cena che l’affare sfuma proprio a causa del difensore (che ora a Milano si presume avrà una vita durissima). Zaccardo riflette ma è inflessibile. Alle 21 Galliani effettua il sorpasso sull’Inter e sul Verona e tratta con Pierpaolo Marino Giacomo Bonaventura, che aveva trascorso un pomeriggio in stand by e conclude la serata in lacrime al momento della firma. L’affare si chiude con un acquisto a titolo definitivo per 5 milioni (più 2 di bonus) dell’esterno venticinquenne che nel tridente offensivo di Inzaghi può giocare sia a destra che a sini- pomeriggio nel frattempo il Milan aveva ceduto a titolo definitivo al Benfica Bryan Cristante, tolto dal mercato venerdì da Silvio Berlusconi. L’aumento dell’offerta da 3 a 5 milioni per il giocatore (determinato ad andare via e non giudicato pronto da Inzaghi), ha fatto tentennare i rossoneri (che hanno ceduto Gabriel al Carpi): alla fine proposta accettata con plusvalenza per il bilancio e malumore diffuso fra i tifosi sui social. La Juve, persi Falcao (al Manchester United) e il Chicharito Hernandez (al Real), aspetta il recupero di Morata (forse già pronto con l’Udinese) e decide di valorizzare Coman. Nel frattempo presta All’Atalanta 5+2 L’esterno dell’Atalanta è costato 5 milioni più 2 di bonus: può giocare sia a sinistra che a destra Last minute Giacomo Bonaventura, 25 anni, è l’esterno d’attacco preso dal Milan (LaPresse) stra: contratto fino al 2019. Il talento dell’Atalanta (che acquista Papu Gomez, ex Catania, dal Metalist) era sul taccuino dei nerazzurri, determinati ad accaparrarselo non prima di aver ceduto Guarin. Problema: l’offerta del Valencia (2,5 milioni di euro per il prestito) per il colombiano non era stata giudi- cata soddisfacente (e nemmeno quella da 3 avanzata in serata dal Real di Ancelotti). Respinte anche le avance del Barcellona che voleva Kovacic. Il mercato dell’Inter si chiude senza botti, né Lavezzi («Mi piacerebbe tornare in Italia ma non è il momento» ha detto il Pocho) né Rolando inseguito per tutta l’estate. Nel Anticipi e posticipi Milan-Juventus si gioca sabato 20 Napoli-Roma in campo alle 15 11 italiani in campo dall’inizio per il Sassuolo. La Fiorentina aveva 11 stranieri 56% di stranieri in campo nella prima giornata di serie A. L’anno scorso si è superato anche il 60% Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ritorno Amauri (34) torna a Torino, ma su sponda granata (Forte) MILANO — Due gli anticipi alla ripresa del campionato, sabato 13: Empoli-Roma (ore 18) e Juventus-Udinese (ore 20.45). Nella terza giornata il big match Milan-Juventus si giocherà sabato 20 (ore 20.45), mentre Napoli-Roma è in programma sabato 1° Novembre alle ore 15. Posticipo serale il 23 Novembre (20.45) per il derby di Milano tra Milan e Inter, mentre una settimana dopo (domenica 30 Novembre) il derby tra Juventus e Torino si disputerà alle 18. La stracittadina tra Verona e Chievo sarà alle 12.30 di domenica 21 Dicembre. Filippo Bonsignore Monica Colombo Al Verona Javier Saviola, 32 anni, giocherà in Italia (Ap) Il ManU in crisi si cura con Falcao un’altra figurina contro le figuracce Ora Van Gaal non può più fallire United si vince? Forse più avanti. Per ora si spende e si spande. Nella Manchester rossa in piena crisi è sbarcato anche Radamel Falcao, colombiano ex Monaco, uno dei bomber più forti del mondo, appena guarito dalla rottura del legamento del ginocchio sinistro (22 gennaio) che gli ha impedito di giocare il Mondiale. L‘ennesima medicina per curare una squadra malata arriva in prestito a 12 milioni di euro. Opzione per il riscatto nel 2015: 55 milioni. Stipendio: 24 milioni lordi annui. Un’operazione che riesce a essere più choccante dell’inizio stagione dei Red Devils: 4 De Ceglie al Parma, respinge l’assalto di Toro, Lazio e Monaco per Giovinco e si consola con le permanenze a Torino di Vidal e Pogba. Amauri (contratto di due anni) sarà il sostituto di Cerci che si accasa all’Atletico Madrid (14 milioni più bonus per quattro anni). «Non potevo perdere questa occasione», ha salutato i tifosi granata l’ex ala del Torino. La Roma dopo una lunga trattativa non riesce ad aggiudicarsi Rabiot che resta al Psg (ma i colloqui riprenderanno per il mercato di gennaio), però mette le mani su Yanga Mbiwa del Newcastle (prestito con riscatto fissato a 5 milioni). La Fiorentina chiude con due botti: Kurtic del Sassuolo (prestito con diritto di riscatto) e soprattutto il difensore Micah Richards del City. Colpo del Verona che si accaparra Saviola, ex Barça, dall’Olympiacos. © RIPRODUZIONE RISERVATA I più ricchi Il colombiano arriva a Old Trafford in prestito per 12 milioni sicuramente orgoglioso e non banale, gli è servito, anche se resta sicuramente qualche angolo da smussare: 9 gol e 10 cartellini gialli (e un rosso) al primo anno da titolare in serie A rendono l’idea. Ma di sicuro alla Nazionale servono ragazzi bravi, non solo bravi ragazzi. Anche se Simone «il mammone», che tra la dozzina di tatuaggi in dotazione va orgoglioso soprattutto di quello che ritrae mamma Caterina, è un duro sì, ma dal cuore tenero. Come Ibra, si è formato con le arti marziali (taekwondo) per cui se la cava bene in acrobazia e nel gioco aereo, con una tecnica affinata anche nelle piazzette e nelle spiagge dove è cresciuto. Milanista al punto da chiamare Pato un bulldog, Zaza ha solo qualche analogia con Balotelli: ama il rap, sia italiano che straniero, ha avuto prima i capelli lunghi e poi una leggera cresta, che ora ha rasato per lasciare spazio alla barba lunga. A differenza di Balo però odia i telefonini: «Preferisco il contatto diretto con le persone». Nella nuova caserma azzurra, è già un bel punto a favore. I colpi partite, 0 vittorie, 2 sconfitte, una clamorosa eliminazione (0-4) dalla Coppa di Lega con i fenomeni di terza serie del MK Dons, un totale di appena 2 gol fatti. Che, al cambio attuale, il ManU ha pagando 98,97 milioni l’uno. È infatti di 197,95 la spesa totale sostenuta finora al mercato, una cifra che fa sembrare un poveraccio persino il Real Madrid, fermo a 120. A Old Trafford prima di Falcao (cercato a suo tempo pure da sir Alex Ferguson, che poi prese Van Persie) erano già arrivati, in ordine di valore: Angel Di Maria (26 anni, centrocampista dal Real, 74,95 milioni), Luke Shaw (18 anni, terzino dal Southampton, 37,50), Ander Herrera (24 anni, centrocampista dall’Athletic Bilbao, 36), Marcos Rojo (24, difensore dallo Sporting Lisbona, 20) e Daley Blind (24 anni, difensore dall’Ajax, 17,50). Evitiamo il confronto con la serie A: il Manchester United, secondo l’ultimo rapporto della Deloitte, è il quarto club più ricco del mondo (dietro Real Madrid, Barcellona e Bayern Monaco) con un fatturato annuo di 423,8 milioni e ha appena firmato un accordo decennale da 941 milioni con la Adidas, che dal 2015 prenderà il posto della Nike come In viola Micah Richards, 26 anni, arriva dal City (Getty Images) Allo United Radamel Falcao, 28 anni, giocherà in Premier (Getty Images) sponsor tecnico. Può permettersi simili movimenti di cassa. Il punto piuttosto è un altro: come far quagliare ora una formazione con Falcao, Van Persie, Rooney, Mata, Di Maria, Welbeck e Young? La raccolta di figurine (Real docet) non è mai una garanzia di successo, la difesa resta deboluccia e i rischi di incrinare lo spogliatoio sono forti. Considerando infatti che, senza coppe europee, il ManU gioca solo Premier e FA Cup, qualcuno dovrà cambiare ruolo (l’indiziato è sempre il multitasking Rooney) e qualcun altro dovrà accomodarsi in panchina. Un gran rebus, ma per quello c’è il guru Louis Van Gaal. Lui, si dice, saprà come riportare il ManU al successo prima o poi, ma più prima. Perché, a prendere una star a ogni vittoria mancata, finiranno per prosciugarsi anche le casse dei più ricchi. al.p. © RIPRODUZIONE RISERVATA 42 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Sport 43 italia: 51575551575557 Nuoto, altro record per la Hosszu Volley, l’Italia sfida la Francia Vuelta, oggi la cronometro Quinto record mondiale in vasca corta, nel giro di una settimana, per Katinka Hosszu. Cinque giorni dopo il primato stabilito a Doha con 57”25, la nuotatrice ungherese si migliora nelle batterie dei 100 misti a Dubai: nella seconda prova di Coppa del Mondo, la Hosszu ha fermato il cronometro a 56”86 incassando il quinto assegno da 10mila dollari. Dopo il giorno di riposo, riparte la Vuelta. Oggi si corre la cronometro (ore 16 su Eurosport). Partenza dal Real Monasterio de Santa María de Veruela e arrivo a Borja (36,7 km): il tedesco Tony Martin è il favorito. Maglia rossa è il colombiano Quintana, che guida su Contador (a 3’’) e Valverde (a 8’’). Archiviata la sconfitta contro l’Iran (3-1) al debutto mondiale in Polonia, l’Italia stasera affronta la Francia (ore 20.15, diretta su Raisport1). I transalpini sono allenati da Laurent Tillie, vecchia conoscenza della pallavolo italiana (ha giocato a Falconara Marittima, in provincia di Ancona), e all’esordio hanno vinto contro il Porto Rico (3-0). Mondi opposti I rossoneri hanno cominciato bene il campionato battendo la Lazio, i nerazzurri hanno rischiato di perdere col Torino Rinato Stephan El Shaarawy, 21 anni, subito protagonista al debutto contro la Lazio (Reuters) Testa, corsa e coccole Il Milan di Inzaghi perfetto per esaltare la stella El Shaarawy MILANO — Se si vuole trovare un senso a questa storia — e anche a questa squadra che un senso, grazie a Pippo, pare proprio averlo —, allora sta tutto in quella corsa libera di Stephan El Shaarawy, che ha portato al primo gol del Milan nuova maniera: si è fatto tutto il campo, ha mandato in confusione due difensori e poi ha toccato con una certa eleganza, d’esterno, per Honda. A dimostrazione che: 1) il ragazzo è tornato. Se Inzaghi è sicuro che Torres non ha disimparato a fare gol (auspicio che andrà comprovato dal campo) a maggior ragione dopo il debutto si può affermare che il Faraone non ha disimparato a saltare l’uomo e colpire in velocità, come — due stagioni fa — aveva fatto arrivando al gol 14 volte in 19 partite. E non ci avrebbero scommesso in tanti, dopo il travaglio dello scorso anno; 2) il neo allenatore Inzaghi sta plasmando una squadra che, se da un lato è il suo riflesso sputato (sempre sulla corda e spietata davanti: due tiri due gol, proprio come capitava a lui), dall’altro sembra cadere perfettamente sulle spalle dei suoi giocatori come un vestito nuovo e ne esalta al massimo le qualità. Ecco perché El Shaarawy è la perfetta copertina di questo Milan dall’avvio (è solo un avvio) convincente. Questa non è stata pensata per essere una squadra di star, e non a caso l’unico che avrebbe il pedigree (direbbe Tavecchio) per esserlo, Fernando Torres, è arrivato solo dopo approfondite indagini che i suoi atteggiamenti al Chelsea non fossero, appunto, da star. E a maggior ragione non è un caso che senza la Meglio senza Balotelli Il Faraone sembra brillare di più senza un compagno dalla personalità ingombrante come Balotelli star per antonomasia Mario Balotelli (con cui peraltro Stephan andava d’accordissimo: sin troppo per qualcuno), il ragazzo con la cresta abbia ripreso a brillare di luce propria. Perché c’è chi rende meglio quando è fuori dal cono di luce e chi invece ha bisogno di essere al centro di coccole e attenzioni. El Shaarawy ora si sente al centro: c’è un sistema di gioco che lo esalta e ci sono compagni dalla personalità meno ingombrante con cui si capisce in campo, mentre Mario tendeva a essere un po’ anarchico nei movimenti e a costringere El Sha ad adattarsi. Non resta che vedere cosa combinerà con Torres. Il Faraone custodisce ancora gelosamente una maglietta del Liverpool del Niño (con tanto di autografo), che gli aveva portato il suo procuratore Roberto La Florio. Ora ci giocherà assieme ed è una bella soddisfazione. Sistemati fisico e mente (il ragazzo, nei mesi trascorsi all’ombra, si era un po’ depresso), a tutto il resto penserà Inzaghi. Anzi, penseranno Inzaghi e Conte, visto che il neo c.t. ha subito riarruolato il Faraone: due che non ti mollano un secondo, neanche fuori dal campo, e che hanno già detto come la pensano su Twitter e altre distrazioni social. Insomma, il binario è tracciato, il Faraone ha tutto per non deviare dal sentiero e continuare a correre nella luce ritrovata. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Isolato Mauro Icardi, 21 anni, attaccante dell’Inter L’argentino contro il Torino ha avuto pochi palloni giocabili (Liverani) Inter rinunciataria ma nel bicchiere di Mazzarri il guaio è l’arbitro MILANO — È proprio vero che il calcio è un’opinione. Dopo lo 0-0 di Torino, Walter Mazzarri ha parlato di «bicchiere mezzo pieno». Siccome lui è l’allenatore avrà sicuramente ragione, ma l’impressione che si è avuta dalla tribuna, seppure con una balaustra davanti agli occhi, è stata molto diversa. È vero che la prima giornata di campionato è per tradizione «ingannevole», però l’Inter vista all’Olimpico è apparsa troppo remissiva e troppo scollegata fra le linee per essere vera. Giovedì a San Siro aveva dimostrato di essere in grado di vincere il campionato islandese; domenica ha invece fatto vedere quanto siano necessari correttivi tattici e miglioramenti collettivi a cominciare dalla condizione atletica. La squadra è partita con un assetto prudente: tre difensori puri, due centrocampisti (M’Vila-Medel) più di contenimento che di costruzione (due mediani), due esterni che sono rimasti sempre troppo bassi. Il gioco offensivo era affidato al triangolo Hernanes-Kovacic-Icardi. Conclu- sione: i due trequartisti hanno avuto pochissimi palloni e li hanno giocati male; Icardi quasi nessuno. Un’Inter così concepita non avrebbe dovuto correre nessun rischio, sigillando lo 0-0, invece la squadra è apparsa sempre esposta alle ripartenze del Torino, che correva di più e soprattutto meglio dell’avversario; ha rischiato di andare sotto sul rigore calciato (centrale) da Larrondo; non è mai riuscita a congelare la partita. Si è visto un gioco lento e involuto, con un numero eccessivo di passaggi, senza mai un’idea di azione verticale e quando la palla è arrivata nella zona «calda», è stata persa con regolarità. La scelta di aggiungere Osvaldo (problema agli adduttori) a Icardi ha Slegati e sfiatati Contro i granata la squadra è apparsa slegata, incapace di offendere e con una condizione atletica scadente migliorato in parte la situazione (peggio sarebbe stato impossibile), ma ha messo in vetrina il vero problema della stagione: in assenza di Palacio, che sta guarendo dalla distorsione alla caviglia con un grande lavoro specifico, c’è il rischio che Icardi non sia sostenuto in maniera adeguata, anche se Osvaldo ha le intuizioni giuste e i movimenti per aiutare il compagno d’attacco. Per vedere un’altra Inter è necessario che tutti crescano di condizione, non soltanto M’Vila e Medel, che nel frattempo è partito per raggiungere la nazionale cilena; che Kovacic e Hernanes diventino più efficaci nella zona calda; che la squadra metta in campo un altro atteggiamento e che tutti gli alibi vengano archiviati in fretta. Perché quella di Torino era la prima di campionato; alla ripresa (14 settembre, con il Sassuolo), si potrà dire che la squadra ha risentito dell’impegno dei nazionali e che era la prima partita di pomeriggio. Poi comincerà il romanzo dell’Europa League ed è facile immaginare quanto sarà gettonato il ritornello della fatica. Dopo il rigore a favore (uno in 38 giornate) dell’ultima stagione, a Torino sono state inaugurate le geremiadi per il trattamento riservato dall’arbitro Doveri a Vidic (una giornata di squalifica dopo il rosso al 47’ della ripresa) e non solo. Il rigore fischiato a Vidic è quantomeno discutibile; l’espulsione può essere giudicata eccessiva, ma ognuno ha i dirigenti che si è scelto. E Mazzarri sa a chi rivolgersi. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA Tennis Per la quinta volta, la seconda consecutiva, la brindisina arriva tra le prime otto dove era già approdata Sara Errani Us Open, Pennetta ai quarti ora sfida la montagna Williams I risultati Singolare maschile Ottavi di finale Djokovic b. Kohlschreiber 6-1, 7-5, 6-4 Terzo turno Federer b. Granollers 4-6, 6-1, 6-1, 6-1; Berdyc b. Gabashvili 6-3, 6-2, 6-4; Dimitrov b. Goffin 0-6, 6-3, 6-4, 6-1; Monfils b. Gasquet 6-4, 6-2, 6-2 Singolare femminile Ottavi di finale S. Williams b. Kanepi 6-3, 6-3; Pennetta b. Dellacqua 7-5, 6-2; Bencic b. Jankovic 7-6, 6-3 Così in tv Eurosport 2 dalle 17, Eurosport dalle 17.45 «Sono nervosa? Sempre». Donne a caccia di guai, ma mai allo sbando, comunque e sempre in compagnia. Le ragazze del tennis italiano non deludono ormai da anni. Più «invecchiano», meglio fanno. Lo dice Mats Wilander di Flavia Pennetta: «È molto più brava ora di qualche anno fa». Flavia, 32 anni, numero 12 del mondo (migliore delle nostre) e testa di serie numero 11, bella e combattiva malgrado il caldo e l’umidità appiccicosa di Flushing Meadows, raggiunge Sara Errani nei quarti di finale degli Us Open. Solo l’Italia ha due rappresentati tra le prime otto del tabellone femminile. È il terzo anno di fila che accade: nel 2012 assistemmo al derby Errani-Vinci (con vittoria di Sara), nel 2013 a quello ErraniPennetta con la vittoria di Flavia che, conquistando la semifinale, ha ottenuto il miglior risultato nella storia dei suoi Slam e ha avviato un anno sociale 2013-2014 con i quarti a Melbourne e il successo a Indian Wells, uno dei grandi tornei appena al di sotto dei quattro Major. È la quinta volta che Flavia Pennetta si qualifica per i quarti agli Us Open, segnale evidente di predilezione per questi campi, afosi ma congeniali al suo gioco. L’ha fatto superando, al termine di una partita non bellissima ma comunque sempre tenuta in pugno, l’australiana Casey Dellacqua, numero 32 del mondo per 7-5, 6-2 in un’ora e 20’. «Ho cercato Vincente Flavia Pennetta, 32 anni, sfiderà Serena Williams (Afp) di giocare il mio tennis ma non ci sono riuscita. Ero tesa, però la mia avversaria lo era ancora di più. Dovevo vincere e ci sono riuscita. Meglio il servizio, soprattutto nei momenti delicati, bene il rovescio, ma con il diritto devo avere un rapporto migliore». Match combattuto fino al 5-4 del primo set, quando Flavia allunga e con sette giochi di fila mette la vittoria al sicuro (7-5, 4-0). Domani, mentre Sara Errani affronterà la ex numero 1 Caroline Wozniacki che ha dato lo sfratto a Maria Sharapova, Flavia avrà la montagna Serena Williams (doppio 6-3 all’estone Kaia Kanepi) da scalare. «Serena vince di potenza, è superiore da un punto di vista fisico. Però, se va in tensione, può regalare qual- cosa. Portarcela, è questo il problema, non è per niente semplice». Nel 2014 la campagna negli Slam di Serenona(come Federer ne ha chiusi nella vetrinetta 17) è stata finora fallimentare. «Qui gioca a casa sua, davanti al suo pubblico. È il suo torneo. Però nel tennis può accadere di tutto. Nessuna partita è già persa in partenza». Tanto più che, avendo avuto sempre la peggio con Serena nei cinque precedenti, l’ultimo recentemente a Cincinnati (doppio 6-2), Flavia potrebbe contare sulla cosiddetta vendetta dei grandi numeri. La numero 1 d’Italia è ancora in gara anche nel doppio dove fa coppia con Martina Hingis, una carriera bruciata quando la sua giovinezza neanche era cominciata. Il contrario di Flavia che sta meravigliosamente allungando la sua. Roberto Perrone © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 Si è serenamente spento Paolo e Simonetta sono vicini a Cristina per la scomparsa del caro Stefano Braghieri - Milano, 1 settembre 2014. Leopoldo ed Irene ricordano con affetto lamico di sempre Stefano Gianni, Nicola, Martina, Pietro con Annalisa ricordano con grande affetto e sono vicini con tutto il cuore a Cristina. - Milano, 1 settembre 2014. Stefano Braghieri Stefano Dott. Stefano Braghieri Stefano Braghieri Lorenzo Bagliano e tutto lo staff di Metco SpA si uniscono al dolore di Cristina per la perdita del caro Stefano Braghieri Partecipiamo al lutto di Cristina e della famiglia per la scomparsa di - Milano, 1 settembre 2014. Con tutto il nostro affetto e partecipazione ci stringiamo ad Isabella con un abbraccio nel ricordo del caro Carla Laura e Paolo annunciano con dolore la scomparsa del caro ultracentenario Stefano Tato Angelo Carini - Milano, 2 settembre 2014. Gli amici Paola, Giulia, Renata, Giuseppe, Sergio, Constantin, Riccardo. - Milano, 1 settembre 2014. Un ringraziamento particolare al dottor Luigi Carini per le costanti amorevoli cure.- Il funerale si terrà martedì 2 settembre ore 15 in Cassinetta.Messa sabato 6 settembre ore 11 nella Basilica di Morimondo e successiva tumulazione. - Cassinetta, 31 agosto 2014. Profondamente addolorati per la scomparsa del caro amico Stefano ricordandone la lunga amicizia e la straordinaria voglia di vivere e di resistere ad ogni sofferenza, Marino e Lucia con Giacomo sono vicini a Cristina ed Alessandra e le abbracciano con tanto affetto. - Milano, 1 settembre 2014. Partecipano al lutto: Gianfranco e Carla Barazzetta. Cristiano e Vera si uniscono al dolore di Isabella, Mietta ed Ela per la scomparsa del caro amico Partecipano al lutto: Lorenza e Franco Passera. Giulia e Enrico Rizzi. Gabriella Merzagora e figlie. Alberto e Anita abbracciano Cristina e Alessandra ricordando con tristezza il coraggioso amico Tato - Milano, 1 settembre 2014. Caro Angelo Stefano Ciao Tato sei stato presente nella nostra vita con tanta dolcezza, un esempio di libertà e di curiosità di pensiero, di misura e di eleganza, fino alla fine un giovane incredibile centenario.- Ciao nonno ci mancherai.- Laura Paolo Luca Maria Giovanni e Filippo. - Milano, 31 agosto 2014. - Milano, 1 settembre 2014. Fausto e Marina, Claudio e Silvia si uniscono al dolore di Cristina per la perdita di Stefano - Milano, 1 settembre 2014. Pepe e Roberta Levi abbracciano affettuosamente Cristina nel triste momento della perdita del suo amato amico fraterno ed insostituibile.- Mario, Adelaide con Sara e Corrado non ti dimenticheranno mai. - Villasanta, 2 settembre 2014. Il Centro Medico Polispecialistico ricorda con affetto lamato ex direttore La Direzione ed i colleghi di Carbocrom partecipano al dolore della famiglia per la perdita del signor Dott. Angelo Carini Perfetto Ghisi - Zibido San Giacomo, 1 settembre 2014. nel rimpianto dei collaboratori e medici tutti. - Cinisello Balsamo, 31 agosto 2014. Stefano Braghieri - Milano, 1 settembre 2014. Ciao Paola Sturani Dott. Angelo Carini La piange la sorella Gabriella con Federica, Matteo, Francesco e le loro famiglie ricordando la sua esemplare forza danimo.- Il funerale si svolgerà mercoledì 3 settembre ore 14.45 presso la parrocchia SantIldefonso. - Milano, 1 settembre 2014. Paolo, Marinella, Isabella e Martina stringono in un forte abbraccio Cristina e Alessandra. - Bogogno, 1 settembre 2014. Fausta, Nino e famiglia piangono la scomparsa del carissimo amico Elena e Stefano abbracciano con affetto Cristina e Alessandra nel ricordo di e sono vicini a Carla con affetto. - Novate Milanese, 2 settembre 2014. Lodovico con Angela, Emmapaola con Gabriele, Lodovico con Anna e i figli piangono la carissima Dott. Angelo Carini Stefano Paola donna straordinaria che resterà sempre nel cuore di tutti. - Milano, 1 settembre 2014. Partecipano al lutto: Anna Monti. Vittorio Monti. Maria Luisa Lucchi. - Milano, 1 settembre 2014. Lorenzo e Giovanna commossi si stringono a Cristina nel ricordo di Le famiglie Carini, Bellegotti, Rizzi, Valvassori e Cappelletti sono vicine a Gabriella e famiglie per la morte della carissima amica di una vita Il giorno 1 settembre 2014 è venuto a mancare Stefano Paola Sturani Piero Tornaboni esempio di coraggio e serenità. - Milano, 1 settembre 2014. - Milano, 1 settembre 2014. Dopo una vita vissuta con grande coraggio, avvolto dallamore dei suoi cari, ne danno il triste annuncio la moglie Franca Moretti, i figli Pietro e Emanuele Tornaboni, i nipoti Tommaso, Leonardo, Matias, Alissa, Manuel, Nicole e Luca.- I funerali saranno svolti mercoledì 3 settembre alle ore 15.30 presso la parrocchia SantAndrea Apostolo, Roma via Cassia 731. - Roma, 1 settembre 2014. Giovanni Landi è vicino alla famiglia nel ricordare con affetto il caro Stefano Braghieri - Milano, 1 settembre 2014. - Milano, 1 settembre 2014. Yves Carcelle - Milano, 1 settembre 2014. Lo annuncia il figlio Maurizio con Anna, i nipoti Matteo ed Alessandra.- I funerali con partenza dalla casa del commiato di Traversetolo, avranno luogo mercoledì 3 settembre alle ore 10.30 nella chiesa di Ceretolo, indi al cimitero locale.- Il presente serve di partecipazione e ringraziamento. - Ceretolo di Neviano degli Arduini, 2 settembre 2014. e abbracciano tutta la famiglia. - Firenze, 1 settembre 2014. Laudomia Pucci assieme a tutto il personale di Emilio Pucci con immenso dispiacere ricorda lamico Yves Carcelle Maria Grazia Curletti annuncia con infinito dolore la morte del marito e si stringe con affetto intorno alla famiglia. - Firenze, 1 settembre 2014. ing. Domingo Adorni Il Presidente di Fondazione Altagamma Andrea Illy, il Presidente Fondatore Santo Versace, il Presidente Onorario Leonardo Ferragamo, i Vice Presidenti Francesca Bortolotto Possati, Armando Branchini, Matteo Lunelli, Claudio Luti, Laudomia Pucci, Paolo Zegna, il Direttore Stefania Lazzaroni, i Consiglieri, gli imprenditori Altagamma tutti partecipano al lutto della famiglia e del Gruppo LVMH per la scomparsa di amato come il primo giorno dopo più di cinquantanni di vita insieme e lo ricorda ad amici e conoscenti.- I funerali avranno luogo mercoledì 3 settembre alle ore 10.15 presso la sala mortuaria in via Francesco Sforza 38. - Milano, 1 settembre 2014. Yves Carcelle Avv. Antonio Pinto ci ha lasciati, ma continua ad essere con noi insieme alla mamma ed a Betti e ci protegge dai campi elisi.- Isetta e Manlio. - Milano, 2 settembre 2014. Gianfranco Viviani Ferdinanda Dallacasa ved. Milazzi Alessandro Castellano e Laudomia Pucci Castellano piangono la perdita del caro amico 2 settembre 2000 - 2 settembre 2014 Da quattordici anni l Andrea De Vecchi, Sebastiano DellArte e lo Studio De Vecchi tutto, partecipano al cordoglio di Marco Viviani e della sua famiglia per la scomparsa del padre È mancata allaffetto dei suoi cari La Direzione, i dirigenti e dipendenti tutti del gruppo Salini Impregilo partecipano con profondo cordoglio al lutto dellIngegnere Enrico Zorgati e della famiglia per la scomparsa del padre 2 settembre 1991 - 2 settembre 2014 Gabriele Zorgati Grande è la nostalgia struggente e profondo è il rimpianto, con amore Aurelia. - Roma, 2 settembre 2014. Roberto Danzi Magistrato - Milano, 1 settembre 2014. Andreina Longhi, Andrea DAmico e lo staff di Attila&Co si stringono allamico Alessandro per la triste perdita della mamma 2 settembre 2012 - 2 settembre 2014 Maria Grazia Frangioni - Milano, 1 settembre 2014. Il tuo ricordo ci accompagna sempre.- Tua sorella Luisa, Selvaggia con Matteo Ferdinando. - Milano, 2 settembre 2014. Tutta la Direzione Intrattenimento Mediaset si stringe a Giuseppe per la scomparsa del papà Dopo diciannove anni dalla sua scomparsa la famiglia ricorda sempre con immutato affetto Adriano Danesi Ivo Candia Giancarlo Bianchi - Milano, 2 settembre 2014. - Cologno Monzese, 1 settembre 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano che ha profondamente innovato lindustria di alta gamma nei venti anni a capo di Louis Vuitton. - Milano, 2 settembre 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Yves Carcelle Corriere della Sera e si stringono con amicizia alla famiglia in questo tristissimo momento. - Firenze, 2 settembre 2014. Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it Dopo una vita dedicata alla famiglia e al lavoro è mancato allaffetto dei suoi cari l SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ Avv. Italo Rossi Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 già Direttore Centrale della Banca Commerciale ed ex alpino.- Ne danno il triste annuncio la moglie Nelida, la figlia Elisabetta con Marino, Stefano e Federico, la figlia Raffaella con Alfredo, Guia con Michel, Sebastien e Margot, Marta e Cecilia, il fratello Piero, le cognate Silvana, Pinuccia e Mirella, i nipoti ed i parenti tutti.- Si ringraziano per la premurosa assistenza il Dottore Marco Frangi, Giancarlo Sale e tutti coloro che si sono prodigati nelle cure.- I funerali saranno celebrati in Milano oggi, martedì 2 settembre alle ore 11 nella chiesa di SantIldefonso, piazza Damiano Chiesa. - Milano, 31 agosto 2014. PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 A MODULO: L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Gazzetta dello Sport Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it PER PAROLA: Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Servizio sportello da lunedì a venerdì: Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Gli amici di sempre ricordano Marisa Del Fabbro Cara Marisa dolce amica di tempi bellissimi, ti ricorderemo sempre così meravigliosa ed allegra.- Riposa in pace.- Guerrino, Ketty e Lella si stringono a Piero, Cristina e alla mamma nel loro dolore. - Milano, 1 settembre 2014. Il Tempo - Milano, 1 settembre 2014. - Milano, 1 settembre 2014. Guido Galli Ciao papà mi manchi infinitamente, anche se ti sento sempre al mio fianco, mia luce, mio faro, mia guida.- Un abbraccio con infinito amore dalla moglie Tina, dal figlio Mirko, da Agata, nel tuo ricordo. - Milano, 2 settembre 2014. Angioletta Rovida Mariapia Bitti dellAquila dAragona Principessa di Piedimonte Il Presidente Gaetano Marzotto, lAmministratore Delegato Raffaello Napoleone e i Consiglieri di Pitti Immagine ricordano con profondo affetto È mancata Il Gruppo Bellegotti partecipa al dolore della famiglia per la perdita del esempio di rettitudine, professionalità e benevolenza. - Cinisello Balsamo, 31 agosto 2014. Stefano Dainella Gaetani Tato - Appiano Gentile, 1 settembre 2014. 2 settembre 2012 - 2 settembre 2014 - Roma, 1 settembre 2014. I condomini di via degli Scipioni 6 Milano e lAmministrazione esprimono le più sentite condoglianze alla famiglia Rovida per la grave ed improvvisa perdita della loro cara congiunta - Milano, 1 settembre 2014. Lorenzo e Lucia Lucchini si stringono con affetto a Nuccio e alla sua famiglia per la scomparsa della cara mamma Donna Paolo Da Sacco Ogni mattina e ogni sera il primo pensiero è per te.- Jeannette.- Paolo sarà ricordato domenica 7 settembre ore 18.30 chiesa Santa Maria Incoronata corso Garibaldi 116. - Milano, 2 settembre 2014. Carmelina Pullerà Maria Pia Bitti Paolo e Francesca Scaroni sono vicini ad Isa, Ghilla e la famiglia tutta nel dolore per la scomparsa di 2 settembre 2013 - 2 settembre 2014 Il Presidente e la Giunta dellUnione delle Camere Penali Italiane si stringono con affetto allavvocato Beniamino Migliucci in occasione della scomparsa della cara mamma - Segrate, 1 settembre 2014. Bianca, Alberto, Alessandra e Cristiana sono vicini a Nuccio e alla sua famiglia per la perdita della mamma Dainella - Milano, 1 settembre 2014. Addolorati Anna, Leo e Iaia si stringono a Isabella e Mietta per la perdita del loro caro Dott. Stefano Braghieri Giorgio si stringe forte in un abbraccio a Cristina ricordando con grande affetto lamico - Roma, 1 settembre 2014. - Milano, 1 settembre 2014. I condomini e lamministratore del condominio di piazza della Repubblica 22, Milano partecipano al lutto della famiglia per la scomparsa del signor Stefano Carla Uboldi, Franco Taddio, Patrizia, Giorgio, Monica, Giulio, Diana, Sebastiano e Guido. - Milano, 1 settembre 2014. Fiorenzo Gae e Albertina si stringono con affetto a Boni, Isa e Ghilla, nel ricordo della cara Gaetano Logrieco - Milano, 1 settembre 2014. - Milano, 2 settembre 2014. Il Direttore di Grazia Silvia Grilli e tutta la redazione sono affettuosamente vicini a Mauro Davico per la scomparsa del papà Donna I condomini e lamministratore di via delle Stelline 2 Milano partecipano al dolore della famiglia per la perdita del signor Il Presidente, il Comitato Direttivo ed i colleghi di Henkel Italia esprimono alla famiglia Giacchi il più sentito cordoglio per la scomparsa del loro caro Alberto Giacchi - Milano, 2 settembre 2014. Ettore e Lilia abbracciano con affetto Giovanni, Boni e Ghilla per la scomparsa della loro nonna e mamma Diego Pini Non è semplicemente mancato un uomo.- Purtroppo il destino è un mare senza sponde e con improvvisa furia ci sommerge e ci annulla.- Per la tua famiglia, per i giovani, per la politica, per lo sport hai lottato con serenità fino allultimo istante.- Grazie.- I tuoi amici Maurizio, Elia e Lele. - Milano, 1 settembre 2014. è andata in Paradiso.- Lo annunciano Mariarosa e Franco con figli e nipoti.- I funerali avranno luogo in Seveso nella parrocchia dei SS. Gervaso e Protaso mercoledì 3 settembre alle ore 14.30. - Seveso, 1 settembre 2014. Fiorenzo Dainella Gaetani Tato amico e gentiluomo. - Milano, 1 settembre 2014. Sandra Veronese Morelli Il direttore Umberto Brindani e la redazione del settimanale Oggi sono vicini al Dottore Mauro Davico per la scomparsa del padre dellAquila dAragona Principessa di Piedimonte Puni Gianarmando Maddalena si stringono a Isabella e uniti alla famiglia Ghisi piangono la perdita di Dott. Stefano Braghieri - Milano, 1 settembre 2014. Fiorenzo Davico - Roma, 2 settembre 2014. Partecipano al lutto: Giulia e Bogi Spinelli. Giuliana e Fabrizio Micheloni. Inghe e Salvatore Siracusa. - Milano, 1 settembre 2014. Lorenza, Bruno e Sabrina sono vicini allamica Cristina per la dolorosa scomparsa del caro "Tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare". (Salmo 4) La "Prof" di matematica che ha insegnato a più generazioni Partecipano al lutto: Marina Giuliani. Giorgio Gabrielli. Dainella Gaetani ti porteremo ogni giorno nei nostri cuori.- Abbracceremo sempre con affetto Isa.- Le tue sorelle Mietta e Ela con famiglie. - Milano, 1 settembre 2014. Claudia e Maurizio Dattilo partecipano con profondo cordoglio al lutto di Cristina per la scomparsa del suo amato Il Direttore Generale Raimondo Zanaboni, i dirigenti e i colleghi di RCS MediaGroup - Direzione Pubblicità partecipano sentitamente al cordoglio del dottore Mauro Davico per la scomparsa del padre - Milano, 1 settembre 2014. Antonio e Daniela, Roberta e Carlo, Anna e Luigi si stringono con affetto a Bonifacio, Isabella, Ghilla e a tutti i nipoti nel ricordo commosso di Donna Tato - Milano, 2 settembre 2014. Cara Cristina non senza intima commozione per la dolorosa perdita e la tua ammirevole abnegazione siamo vicini a te ed Alessandra.- Lella Lidia Sebastiano Ambra Camillo Antonietta. - Milano, 1 settembre 2014. Dainella e sono vicini a Boni, Isabella, Ghilla e Giovanni con grande affetto. - Bolgheri, 1 settembre 2014. Partecipano al lutto: Nanni, Patrizia, Maurizio e Tita. Ivonne e Nino Lumbau. Laura Colombo. Guido e Patrizia ricordano con affetto il loro amico e abbracciano Cristina e Alessandra. - Cesena, 1 settembre 2014. Costanza e Olimpia, Filippo, Costantino, Barù rimpiangono Tato Ghisi compagno di una vita, hai finito di soffrire.- Con tutto il mio amore un immenso abbraccio.- Un ringraziamento particolare a Ramil che lo ha assistito con tanto affetto e al Dottor Banfi per le doti professionali e umane.- I funerali si terranno nella parrocchia dei Santi Silvestro e Martino in via Maffei il giorno 2 settembre alle ore 14.45.Tua per sempre Isabella. - Milano, 1 settembre 2014. Stefano Lo annunciano la moglie Cristina e la figlia Alessandra.- Tu che hai affrontato con incredibile coraggio una lunga e terribile malattia, aiutaci a sopportare questo dolore.- Il funerale avrà luogo il 2 settembre alle ore 14.45 nella chiesa di San Gioachimo. - Milano, 1 settembre 2014. 45 italia: 51575551575557 RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. 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I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a Otto Ermacora e partecipano al lutto della famiglia: Giorgio e Viviana con Roberto, Gianni e Mariolina con Silvia e Stefano, Piera con Paola e Claudia, Paola e Lucio. - Milano, 1 settembre 2014. Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 3* *(7 36 *(63 3< 7<<3 37( *(6 36 *(6 3 7<<< 33 7<<< 36* *( 363 *(< 362 *(< -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" % :)05$ $%)'$) %550 )'5$'80 $0 18%% ')150 '$1)% +0 $ +0)11$&$ $'-8 $)0'$, ;)' +$9 )%+$5 ): 1$ :0'') 0-8'5$ +0$+$5;$)'$ 5&+)0%1" 0$18%50'') 110 % 0 $)'$ 0$5$" %$ ++''$'$ $% 8 -8$ 1+$%&'5 18%% &+'$ %0$ 5$00'$, )' &'"0'') +$) %)%$ 5&+)0%$ '" % )0 1+$ '$ 155)0$ )0$'5%$ ): % '8$ 10'') 1&+0 +01'5$ 0 '" &') %), ,+5"$ %*(..( -" *($" 2&:-( $"-" )15 )0$') '): )%) ' )& &+)11) , %0$ 5'$ $%') 0'5) ';$ 0$15 $0'; 08 $ ')' .-8$% +)%$ 0$ )5'; 5' $-%( %0&) % "0) %$0$ 80 $ %$ )% 8:)%) )+05) $) $ ):1$ &+)0%$ : )05) )05 )%5) )05 %&) %8 ')' )15 0$ )%) ' )%;') 01$ %$0$ )0 ) 4; )0 )3 ) 4) 4) 43 3) 4) 43 4 4/ 0') $) $ %8 )0 4) 44 ) )/ 4) 4; ) 3) 3) 43 44 4 3; 8:)%)1) .-8$% 11$' $%') +)%$ %$ %0&) &+)0% %"& %8 )0 44 4; ) )' 44 4 )/ 3) 3 4 4 4 4' )+05) $."&#" .$( -$"&( %.2-% -.6" - (&- "6 5$"&( (*&!& "%5-( 2(($% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" ".(& (% -$$(& "-& 2& 5&"." $-" $55) %"& &+)11) 5'$ 0)5)' 8') $0'; '): &+0$ )11) %"& )% $ 8%%/80)+ '50)#155'50$)'% 1$ 15' 8' &15)1) '5$$%)' " %% '$':$ 0 $8' $% ') '$5) +)05') 5&+) 15$% 1)% $5), /'5$$%)' 0$') $'%8'; % '$1)% $0$ )' 5&+0580 )%%'5$ 1)% +0:%'5, 8% $500') '50% 8150$ 0&'$ &0$$)'% )'5$'8 $0 $% $%)' %550 )' 0):1$ 5&+)0%$ $81$ %) 50&$), (2&: 0& 08 $ 10 $1 )5'; , %0$ $&$'$ : %"& %8 ) )3 ) )0 ) 4) ) 4 )' 44 4 44 3 4; ):1$ )& )0$') 0'5) 0$15 $' ';$ 0)' $ %"& %8 )/ )0 )0 ) )3 ) ) 44 4 40 ) ) 4; 4 $!" !&!" 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Il film di Barry Levinson con Robin Williams (foto) protagonista, nei panni dell’aviere Adrian Cronauer che — durante la guerra in Vietnam — viene inviato a Saigon e, in breve tempo, con il suo programma radiofonico «Good Morning Vietnam» diventa il disk-jockey più amato dalle truppe americane. Ma il suo anticonformismo gli procurerà problemi con i diretti superiori. Difeso in prima persona dal generale Taylor, alla lunga Cronauer sarà accusato di collusioni con i Vietcong e costretto a tornare in patria. Massima prova di talento del grande Robin. Donne straordinarie Rai Storia, ore 21.15 Good Morning Vietnam Rai Movie, ore 21.15 ,>Ó À>°Ì ,>Î À>°Ì ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì È°Îä / £° *,6-" -1 6/ -6, ",/° È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD ££°£x 1 *--" " Ó° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« "«iÀ> £{°xx / ° -iÀi £È°xä , *, /" /", ° £Ç°ää / £° /*" ° £Ç°£x "-/ - 9 9° À>>ÌV] iÀ>>] Ó䣣® £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ -, Ó£°£ä "--," " / "° ÃiÀi° ÕV> <}>ÀiÌÌ] iÃ>Ài VV] *i«« >ââÌÌ>] }i ,ÕÃð i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` Ç°Îx ,/ ° /v n°Óä -", "° /iiv °{x *-" *,"° /iiv £ä°Óx /" Ó° £ä°Îä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> ` >ÌÌÕ>ÌD £{°ää /" "-/ 1 "--," < *" ,"--° £x°{ä - < /, ° /v £È°Óä 1, "-/,° /iiv £Ç°xx / Ó - °°-° £n°ää , / -*",/° £n°£x / Ó° /" Ó° £n°{x ,8 È° /iiv n°ää ", -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°£ä ½"° VÕiÌ £ä°Óä /- ½",° £Ó°ää / ΰ\ -«iV>i /} Î ºiÃÌÛ> `i i>» > 6iiâ> /" ΰ £Ó°Óx - ", 7-/ ° /iiv £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° / ," /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /,, "-/, Ó° /v £x°{x -* ,"--° £Ç°Îä " < Óä£{° VÕiÌ>À £°ää / ΰ / ,° / , /"° Óä°ää " 6 < Óä£{° ÌÌÕ>ÌD Ç°Óä 6 ° /iiv n°£x 1 /,° /iiv °{ä , ,° /iiv £ä°{x , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD ££°Îä / { /"°/ £Ó°ää / /6 ",-° /iiv £Î°ää - ", "° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £x°Îx *" "/° 7iÃÌiÀ] Ì>>] £Çx®° ,i}> ` â ° >ÃÌi>À° À>V iÀ] -ÌiÀ} >Þ`i] >ÀÌ >Ã> £Ç°ÎÓ 1", ,° /iiÛi> £n°xx / { /"°/ £°Îx , " /6 ° 6>ÀiÌD £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x ,/ / /6° /iiv ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° /"°/ £Î°{ä 1/1° ->« £{°{x -/,& 1 *--/"° -iÌiÌ>i] iÀ>>] Óä£Ó®° ,i}> ` >ÀÌ ið i iÕÌÃV >] Û> >À> Ài Û Ài`] *iÌiÀ ->ÌÌ>° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì £È°Îä *"," +1° ÌÌÕ>ÌD £°ää -,/"° /iiÛi> £°xx / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° /"°/ È°äx , -° -iÀi È°{x 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv Ç°{ä -1*, ,° /iiv °Îx /° /iiv° À ii`VÌ] iÀ}i *i««>À`] Ü} Ì - ÕÌâ ££°Îä 1 /,/° /iiv £Ó°Óx -/1" *,/"° /"°/ -*",/ -/ / *<" ° £Î°ää -*",/ -/° £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îx 1/1,° >ÀÌ £x°ää *,//9 // ,-° /iiv £È°{ä 7-" ½- ,° -iÀi -/1" *,/" / *<" ° £n°Îä -/1" *,/"° /"°/ £°Óä °-° - , ° /iiv° È°xx "6 -° ÌÌ° Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi /â>> *>i> ££°ää " ° /> Ã Ü £Ó°Îä " 1-° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°Îä -/,-9 E 1/ ° /iiv £n°Óä "--," ",,° /iiv Óä°ää / Ç° Óä°Îä " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi° ,j> ÃÃj] >À À>Ûi] Õi j>À` Ó£°£ä -+1, -* ", ££° /iiv° / iV] À`}> Ì>>Þ Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx 1° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx / ," ° ÓΰÎä / Î "// -//° ÓΰÎx /" ΰ Óä°Îä -,/"° /iiÛi> Ó£°£x " ° ÛÛiÌÕÀ>] iÀ>>ÉÕÛ> <i>`>ÉÕÃ>] Óääx®° ,i}> ` *iÌiÀ >Vð > 7>ÌÌÃ] >V >V] `Ài À`Þ Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä / *,- /" 1 "° i`>] Ì>>] Óä£ä®° ,i}> ` >À 6>â>° ,>Õ Û>] >ÀÌ> -Ìi>] iÞ ,iÞ Ó£°£ä " ,° /iiv ÓÓ°xä ,7 ° >Ì>ÃViâ>] 1Ã>] £ÇÈ®° ,i}> ` >V i`iÀ° >Û` ÀiLiÀ}] ivv > iÞ] ià > >ÃÌiÕ} iÃ\ /}VÆ iÌi°Ì Ó£°£ä " 1*° À>>ÌV] 1Ã>] £ä®° ,i}> ` iÛ ÃÌiÀ° iÛ ÃÌiÀ] À> > Àiii] >ÀÞ Vi° ä°Óx / Ç° ä°{ä "6 -° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓä +1-/" " " " 1 " 1° ViÀÌ° `ÕVi ÕV> }>LÕi ä°£x /£ "//° Óΰää / "" 7° /iiv Óΰ{x / Ó° Ó{°ää 1 , *,/9° i`>] LÉiÀ>>É1Ã>® ä°xÇ ½-//° ÌÌÕ>ÌD £°ää -/" ° i`>] Ì>>] £Ç{®° ,i}> ` -iÀ} ÀLÕVV ÓΰÓx ½ " ° i`>] Ì>>] Ó䣣®° ,i}> ` °Ûi° *>> ÀÌiiÃ] ÕV> À}iÌiÀ ,>{ ,>x ä°äx ,*",/ 1/° ÌÌÕ>ÌD £°äx <// Î "-" "6 /"° ÌÌÕ>ÌD ä°Îä -"1/ <,"° >Ì>ÃViâ>] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` ,LiÀÌ ii° ivv > iÞ] À> i>] Ü ä°{x ] 1 " -,," ° /iiv° Ã>Li "ÌiÀ] >ÕÀiÌ >i] i <>vv>À> ÌÛ°Ì £Î°Óä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £{°£x -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £x°£ä /-\ - //½ ,i>ÌÞ £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £È°xä / "° 6>ÀiÌD £Ç°xä / ,-° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>À° Óä°£x £È /° 6>ÀiÌD Óΰää /-\ - //½ ,i>ÌÞ Ó{°ää 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD ii>Þ /6 £Î°xx 9 /° £{°ää 6 -- Ó° -iÀi £x°ää / "7° ÕÃV>i £x°Îä 9 -1, /-° ÕÃV>i £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää -7/ / ,/ Ó° /iiv Óä°ää / "7° ÕÃV>i Óä°Îä ", *-1° ÕÃV>i Óä°{x 1", ,"° 6>ÀiÌD 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi La tragica infelicità del professore Firth Il gorilla Kong innamorato di Naomi À>°Ì La fine tragica di un amore e la cultura omofoba degli Stati Uniti dei primi anni 60 sono il contesto in cui un professore universitario (Colin Firth, foto) decide della propria vita. A Single Man Rai5, ore 21.15 Troupe cinematografica approda su un’isola misteriosa per girare un film d’avventura. Qui incontra un gorilla gigante, Kong, che si mostra attratto dall’attrice del cast, Ann (Naomi Watts, foto). King Kong Rete4, ore 21.15 Notte di musica con il Liga Beck, nuovo caso da risolvere Ligabue si racconta durante il suo «Mondovisione tour - Stadi 2014». Arricchito dal contributo di amici e colleghi, ci saranno anche le immagini del tour. Luciano Ligabue - Questo è il mio mondo Rai1, ore 23.20 «Il grande ritorno». Durante un concerto, uno sconosciuto si avvicina a Ben (Tom Beck) per dirgli di aver assistito a un omicidio nel backstage. A seguire l’episodio «Avidità». Squadra Speciale Cobra 11 Rai2, ore 21.10 È°{ä -/,° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää ° -iÀi Ç°xä 7,"1- £Î° -iÀi n°Îx 6 ° -iÀi °Óä ,1-° /iiv £ä°£x -*" /° -iÀi £ä°xx -/,° -iÀi £Ó°Îä 6 ° -iÀi £Î°£x -/,/ / /-° /iiv £{°äx " /", 7"° -iÀi £x°ää " /, ° -iÀi £x°xä -/,° -iÀi £Ç°Óx , 7- ", "° £Ç°Îä 7,"1- £Î° -iÀi £n°Óä / "-/ 7",° -iÀi £°äx " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä ", {n ",° *âiÃV®° ,i}> ` 7>ÌiÀ ° ÓÓ°{x 7" , ° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx -/,/- " ""° *âiÃV® À>°Ì £x°xx £°äx £°£ä Óä°Îx ½, ° "«iÀ> , 7- ", "° ,1 ,° ÕÃV> *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x - ° À>>ÌV®° ,i}> ` / À`° Óΰäx - ,"1 - ,"1 ° ÀÌiÌÀ>}} ,> -ÌÀ> £Ç°Îx ° °° ° VÕiÌ £n°£x ° °° ° VÕiÌ £°£x -/, 1°-/", *,"6 , ° V° Óä°{ä ", " -/",° VÕiÌ Ó£°ää /*" -/",° VÕiÌ Ó£°{x ,- " -/,", ,° ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £x°{ä ,° ÌÌÕ>ÌD £x°xä "--," ," ° -iÀi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x /"*<"° /iiÛi> £n°Îä /"*<"° /iiÛi> £°£x , " /° -iÀi Óä°£ä " ° ð Ó£°£ä *-/° 6>ÀiÌD Ó{°ää £{c -/,//"° -iÀi À>°Ì À>°Ì £{°£ä " ,° £x°xx ½,"" <1""° £Ç°xä , 7- ", "° £Ç°xx ",<<" / " / ° £°Îx "/"," <"° Ó£°£x "" ", ] 6/ ° ÓΰÓä 6 < 9° ÌÌÕ>ÌD ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x 7/ "9-° /v £°Îx / ,1-° /v Óä°Óx "1- " 1-° /v Ó£°£x 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°äx 7 8 1° >ÀÌ ÓΰÓä " ,"° >ÀÌ ä°£ä ° £n°£ä 8/, "6,\ / /" ° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä // -/,"-° ÌÌ° Óΰäx "9 <,,° ÌÌ° ä°äx // -/,"-° ÌÌÕ>ÌD £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°xä -/,//" *"<° -iÀi Óä°{ä " " ° -iÀi ÓÓ°Îä -* "-/, 6 <° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÎä */° -° ÌÌÕ>ÌD £n°Îx , //"t VÕiÌ>À £°Îä , /1// "-/° VÕiÌ>À Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , +1//," ,1"/° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää -/ ½ "1° ÌÌÕ>ÌD £Î°Óx 5 //° ÌÌÕ>ÌD £{°Óä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £È°xx -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " " - < ° ÃiÀi ,> 99 Àà i >x /Û Óäää £n°ää £n°Îä £n°xx £°ää £°Îä Óä°£ä Ó£°Óä Ó£°{x À>°Ì ""*""° >ÀÌ //" ° >ÀÌ "9° >ÀÌ /, " "-1,° >ÀÌ - /"*" "° >ÀÌ *** *° >ÀÌ "6° >ÀÌ 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £È°{x "/ 6 <° 6>ÀiÌD £È°xx /, ", 66 - " ,- "--° £°£x <<,° /iiv Óä°äx <<,° /iiv Ó£°ää 7/,7",° Óΰ{x ,- -/6 6 <° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £n°Îä "-- /° 6>ÀiÌD £°£x , 1" /8-° V° £°{x , 1" /8-° V° Óä°£x , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä -/, 1-/, -/,-° 6>ÀiÌD £Ç°äx 8/, "6, " /" ° V° £n°Îä 19 //9° /iiv £°Óx "--* ,° /v Óä°£x ,"9 * -° /v Ó£°£ä 1 -,/" /, "\ /} Æ iÌi°Ì Óΰ£ä " "° VÕiÌ>À ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°ää " 1,"\ - " ," - /° /i>ÌÀ Óΰ{x ,/,"- º**" /» ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Martedì 2 Settembre 2014 47 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Cotillard cerca il fidanzato disperso L’aviatrice Marie Vallières de Beaumont (Marion Cotillard, foto) parte alla ricerca del compagno disperso in Africa. Costretta ad atterrare nel deserto, viene soccorsa da un tenente che... L’ultimo volo Sky Cinema 1, ore 21.10 Lundgren contrasta traffico di droga -Þ i> -«ÀÌ £ä°äx " 1/1 ° -À` m Õ` /iÀÃ] «ÀiÌÌiÌi i`V `i> ÕÌÕ>° >«i `½V>Ãà `i> ÃÌ>}i £ÈnÈ] V «Ù ` ÌÀi >À` ` Ài° -Þ i> >ÃÃVà ££°äx - -"" "-- 6," >Û` ° ,Õvv>® >vvÌÌ> Õ> V>Ã>] > µÕ>VÃ> Û>\ à >ÌiÀ>ââ> ëÀÌ ` Ã>LiÌ ,° 7Ì iÀë®° -Þ i> *>Ãà £Ó°Óx 7 E ,"/ <" " " ," v `½>>âi V «ÀÌ>}ÃÌ> 7>>Vi i ÃÕ V>i ÀÌ] > ÛÌ ½"ÃV>À° `Õi Ãi > `iÛ Ûi`iÀi V Õ À`ÌÀi v>iV V i v> ÃÌÀ>}i ` ÀÌ>}}° -Þ i> Ìà £Î°£ä / 1//,9 / Û> /ÀiLÀ «iÀ > m ÀÕÃVÌ > ÀVÀ`>Ài iÌ VÀÕV> `i> ÃÕ> ÛÌ>° "À> «iÀ¢ Ûii ÃV>À>ÛiÌ>Ì `iÌÀ i Ìi«° -Þ i> >Ý £Î°xx ,"< , " " 1> «Àviâ> LVV> Õ ÌiÀ Ài} Õ ÛiÀ vÌ° > ÌÀ>«Ài`i Õ Û>}} >> ÀViÀV> `i> ÃÀi>] > ,i}> `ii iÛ° -Þ i> £ £x°£x " - " " > £Î > i] µÕ>Ì «VV> ÃÌÀi}>] `iÛi >LL>`>Ài > v>}> «iÀ â>Ài Õ >««Ài`ÃÌ>Ì° -Þ i> >Þ £È°£x -/* 1* { ,6"1/" -i> à >À> ` Þ] L>iÀ> i v}> `i½Õ Ìiâ>Ì > À>`iÀi > ÃÕ µÕ>ÀÌiÀi VÕ Ã >i> À>}>ââ° -Þ i> Ìà £Ç°ää ½1"" / ," /À>ÌÌ `> À>â º/ i *ÃÌÀV >»] À>VVÌ> Óää > ` ÛÌ> ` Õ ÀLÌ V i «>À> > «iÃ>Ài i ÃiÌÀi Vi Õ Õ°-Þ i> >Þ £n°xx "-/, ° ,à `iÃVÀÛi ºÃÌÀ» `i> ÃViÌD > -iÃÃ>Ì>] V «Àiâà >ÕÌ ` 6° >ÃÃ> i 1° /}>ââ° -Þ i> >ÃÃVà £°ää / / /,**"/ ,/ -° ÕV m Õ½>>ÃÌ> vÀ>ÌV>° +Õ>` ÃV«Ài `i V`V ÀÃiÀÛ>Ì] > ÃÕ> ÛÌ> Ûii ÃÌÀ>ÛÌ>° -Þ i> >Ý Ó£°ää "6 6 ¶ >à v V -° /À>VÞ i ° i«LÕÀ «Ài "ÃV>À®] ÃÕ½>Ài ÌÀ> Õ> L>V> ° Õ} Ì® i Õ iÀ -° *ÌiÀ®° -Þ i> >ÃÃVà "] -1" > Ài}ÃÌ> ` ºiiÌ Ûi» À> iÛ>Ì] Õ> Vi`> «iÀ > v>}>° -Þ i> >Þ , ,1- à }iiÃ] ½>}iÌi >ÝÜi VÌÀ>ÃÌ> Õ ÌÀ>vvV ÌiÀ>â>i ` VV>> }iÃÌÌ `> }i `i VÀi 6ViÌ >>ÃÌÀ>° -Þ i> >Ý -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Î°äx 7 E ",, Ý Ài £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i £x°ää ,- ,> Õ« £È°£ä 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i £Ç°ää 6"// ÃiÞ >i £n°ää /- ÃiÞ >i £°£ä -*-" Ý Óä°ää / ,1- ,> Õ« Ó£°ää 6 ÃiÞ >i - "- - Ý Ài 7 , Ý " - Ý vi ÓÓ°£x /1//" ,/" ÃiÞ >i Óΰää ,9 Vi`i Óΰäx /- ÃiÞ >i Óΰ£x / 6/,- ÃiÞ >i / /",9 Ý £Ó°£x , - 1 "" -Þ 1 £Î°Îä ,/ ½- "/ / / -Þ 1 £x°Îx / - " " -Þ i> *>Ãà £È°ää -/, 1-/, -Þ 1 £Ç°xä ,/ , -Þ 1 £n°ää 1 6/ ", -Þ i> Ìà £°£ä 1,, /",/ Óä°Óä , ½- 8/ /"* " -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓΰÎx //1 1" -Þ 1 ä°Îä * / 1 * i`à £Ó°ää 91"t <8 Ó £Î°ää 1"6 66 /1, */, * i`à £{°ää *"1 *1**- 1 " iÀ>} £x°äx ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £È°ää 1 / /", Vi`i £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°äx " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ £°äx ,° Ó Óä°ää /" E ,,9 /- iÀ>} ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°£ä /" Ó Ó£°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £{°£x 1/ -,/ /,<" , ÃÌÀÞ >i £x°£ä /,\ *"/, "- 1," ÃÌÀÞ >i £È°ää 1* , >Ì> i}À>« V £Ç°ää --, ääÇ ÃÌÀÞ >i £n°£ä , ½","\ -1, ÃVÛiÀÞ >i £°ää , 1" 7 9", ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää ,6, " -/,-\ -, /" 66" ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää "-- ,"// ÃÌÀÞ >i Óΰää - < "- 1, ÃVÛiÀÞ -ViVi £x°x{ ½1"" " *1 ,,"° *ÀiÕ i> £È°äÓ ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°äÈ 1 *, ° /iiv 9 £È°xä " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°xÇ ½1/ , /"° 9 £Ç°Óä -, */9 +1 " ½", ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°Ón -"/1 1, *,° *ÀiÕ i> £Ç°Îx / ° /iiv " £Ç°x *,- , ,/" ° /iiv " £n°{{ / 6*, ,-° /v 9 £n°xx "7 ,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÎÎ " /, ° /iiv 9 £°Î{ / *--,° *ÀiÕ i> £°ÎÈ ,,9½- 7° /iiv " Óä°ÓÎ " /, ° /iiv 9 Óä°Óx ,,9½- 7° /iiv " Óä°{ä *," / , / £° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 1" " " " ° *ÀiÕ i> Ó£°£ä ÓÓ°{ä Óΰää ä°Îx -"//" -" /"- ,>ÌV> Vi`> Ì>>iÀV>>] >LiÌ>Ì> /ÃV>>] V ° >i i ,° Û>° Õ> «VV> «>ÀÌi >««>Ài >V i ° Vi° -Þ i> *>Ãà +1 "- ½, *>À}] > Çä° ià ViÀV> ` ÌÀÛ>Ài > ÃÕ> ÃÌÀ>`> ÌÀ> viÀiÌ «ÌV i i >ëÀ>â > `ÛiÌ>Ài Õ Ài}ÃÌ>° -Þ i> ÕÌ " / -"/9 1 iÀ «ÀviÃÃÃÌ> ÛiÃÌ}> «iÀ VÌ `i> >v> ÃÕ Õ> À>«> ivviÌÌÕ>Ì> `> ÌÀi À>}>ââ `ÕÀ>Ìi Õ> «>ÀÌÌ> ` «iÀ° -Þ i> Ìà <9 -,/" ½1 6,-" i «iÀ«iâi ` `Õi ÌÀ>«Ài`iÌ L>L V i ÌÀÛ> Õ> ÃÌÀ>> ÃV>Ì> V >VÕ }}iÌÌ VÕÀð°° *iV> `i ÓääÇ° -Þ i> >Þ *, " *" -*"-" i À}>ââ> >ÌÀ° Õ m Õ Li i`V V i ÃÌ> «iÀ ëÃ>Àà i ÌÀ> `Õi ÃVVV> > ÃVÌ>°°° -Þ i> *>Ãà -*¶ " *, ", iÝ] ÃÃiÃÃ>Ì `>> ÃÌÀ> ` -i> À>VVÌ>Ì> ë £] `iV`i ` ÃV«ÀÀi VÃ> Ã> ÃÕVViÃà Ài>iÌi > ,}iÀð°° -Þ i> >Ý £Ó°ää "\ /", " /, -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £Î°ää +1/<" \ -/" 7À` µÕiÃÌÀ> >ið vviÀÌ> ÕÀëÀÌ £{°ää -/\ *- "" /9 *>Þvv -Þ -«ÀÌ Ó £x°ää // ,\ *" / 1,"* Óä£{ Óc ", / ,>-«ÀÌ £ £È°ää -"\ " -/," 6,1 ",° ÎÈ 6ÕiÌ> ` -«>}>° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°ää "\ " *" -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £Ç°{x / -\ "//6 1"«i° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°ää "\ 6" 16 /1- -iÀi -Þ -«ÀÌ £ Óä°äx *6""\ - \ *° 1,"* Óä£{ , 6/ ,>-«ÀÌ £ Ó£°ää "\ <" -iÀi -Þ -«ÀÌ £ Ó£°äx / -\ "//6 1"«i° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°ää 1/""-"\ " / `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°£x 1"/"\ *" / 1,"* Óä£{ /1\ /,*" " £ /° ® ,>-«ÀÌ £ ÓÓ°{x "\ ," ", / -iÀi -Þ -«ÀÌ £ L’agente Maxwell (Dolph Lundgren, foto) contrasta un traffico internazionale di cocaina gestito da un boss di Los Angeles, scatenando così una dura guerra tra assassini spietati e poliziotti corrotti. Hard Rush Sky Cinema Max, ore 21 Eastwood e compagni in orbita contro i russi Nel 1998 quattro vecchi ex piloti collaudatori (tra cui Clint Eastwood, foto) si fanno mandare in orbita a riparare un satellite russo di telecomunicazioni, che trasporta in realtà sei testate nucleari. Space Cowboys Studio Universal, ore 21.19 Dominic Cooper è Ian Fleming i`>ÃiÌ *ÀiÕ Da stasera la miniserie in quattro puntate ispirata alla vita dello scrittore Ian Fleming durante la Seconda Guerra Mondiale, prima della nascita del suo personaggio più famoso, l’Agente 007. Fleming - Essere James Bond Sky Atlantic, ore 21.10 £{°Ó{ , *, ° /iiv 9 £{°ÓÈ "// 1<"° *ÀiÕ i> £{°xx 1/1 ,-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°x -* "° ,ÕLÀV> " £x°£{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°£È / 6*, ,-° /v 9 I Classici dell'estate di Maurizio Porro Genitori progressisti a cena con Poitier R iunione di famiglia, cui segue processo di famiglia e sentenza: per favore urge identificarsi nella middle class che si batte per le conquiste civili. Come accade in certe commedie di oggi — da A cena fra amici a Carnage per non parlare di Chi ha paura di Virginia Woolf? — Indovina chi viene a cena?, best seller del 1967, terzo Oscar per la grandissima Katharine Hepburn, era una commedia in interni sorretta dalla forza del dialogo (allo sceneggiatore William Rose il secondo Oscar), dal gusto della chiacchiera casual con cui si potevano toccare temi forti con attori sensibili come pochi altri. Allora era il razzismo il tabù e la storia (naturalmente offerta anche a teatro) è quella di una coppia di coniugi progressisti di San Francisco educatamente scioccati quando la figlia si presenta a casa con un promesso sposo di colore, medico di belle maniere, bella presenza e dotato di massima educazione tanto che lascia la monetina dopo la telefonata: beato subito. Erede della grande commedia americana di Sturges o La Cava che fu molto impegnata, ma senza sottolinearlo, l’opera di Stanley Kramer è una perfetta macchina di commozione e di riscossa. Oggi il film è utile più di ieri e meno di domani anche se Obama è presidente: si dice che il razzismo sia vinto, in realtà esso si è allargato ed è diventato un «patrimoSul set Poitier e Houghton nel fim nio» universale trasversale della peggior umanità. Tracy e la Hepburn, coppia fintamente segreta di Hollywood, sono anche loro un patrimonio e Spencer, che aveva spinto il progetto, girò il suo ruolo già malato, tanto che non vide l’uscita del film né il suo successo. La radical snob Mrs. Hepburn è un’attrice di cui ci sentiamo orfani ogni giorno, mentre i giovani sono Katharine Houghton (la nipote della protagonista) e Sidney Poitier, primo divo di colore che sceglieva per la causa dell’eguaglianza la perfetta arma impropria di una commedia. Disse allora la Hepburn, che accettò il nome come terzo nel poster: «Oggi questa storia fa scandalo ma fra 50 anni sarà sepolta sotto una valanga di matrimoni misti». Quando ritirò l’Oscar mentre per Tracy ci fu solo la nona nomination (non era prevista la statuetta in memoriam), disse: «È per tutti e due, ne sono sicura». Lacrime chic. Indovina chi viene a cena? Sky Cinema Classics, ore 21 © RIPRODUZIONE RISERVATA Ó£°£x *,- , ,/" ° /v " Ó£°£x "--* ,° /iiv 9 Ó£°£ -* "7"9-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°{£ *,- , ,/" ° /iiv " ÓÓ°ä{ "--* ,° /iiv 9 ÓΰÎx 6" , "° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ{{ 9 8 -/9° - Ü 9 Óΰ{Ç / /,*,/,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓΰxÓ *½ /1 ° /iiv 9 ÓΰxÎ , "1- *,"6 ",/° *ÀiÕ i> 䰣Π,° "1- 6-" ° /iiv " ä°{È *, /""° /iiv 9 48 italia: 51575551575557 Martedì 2 Settembre 2014 Corriere della Sera
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