N° 14 Domenica 13

A PAG. 3
Catania - anno XXX - n. 14 - 13 aprile 2014 - Euro 0,60 - www.prospettiveonline.it
“Poste Italiane s.p.a.” - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/ 2004 no 46) art. 1, c. 1, DCB - Fil. di CT - Taxe perçue - Tassa riscossa - ISSN: 1720-0881
settimanale regionale di attualità
CONVEGNO NAZIONALE
DELLE CARITAS
DIOCESANE
“In caso di mancato recapito rinviare al CMP/CPO di Catania, per la restituzione al mittente previo addebito. Il mittente si impegna a pagare la tariffa vigente”
Il Vangelo tascabile del Santo Padre e il dono della carità
FRANCESCO prima
farmacista, ora seminatore
D
opo l’originale trovata
della “misericordina”,
speciale medicina che
cura e guarisce mediante
la recita del Santo Rosario, distribuita da Papa Francesco “farmacista”,
la scorsa domenica con la semplicità,
ricca di amorevole pastoralità, il
Santo Padre, avendo suggerito ai
numerosi fedeli nelle domeniche
precedenti di leggere il Vangelo del
cieco nato, si è fatto promotore di un
dono significativo ai numerosi fedeli
presenti in piazza San Pietro per la
recita dell’Angelus.
Sono stati distribuiti tantissimi
libretti tascabili del santo Vangelo e
nel testo che raccoglie i quattro Vangeli e gli Atti degli Apostoli, è riportata l’espressione di Papa Francesco
nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: “La gioia del Vangelo
riempie il cuore e la vita intera di
coloro che s’incontrano con Gesù”.
Si rinnova l’antica tradizione cristiana del dono del Vangelo ai neocatecumeni, con segno d’impegno e
di fedeltà agli insegnamenti di Gesù,
come pure era una bella tradizione,
la benedizione delle case con l’acqua
benedetta durante la solenne veglia
pasquale.
È un dono gratuito e come “gratuitamente avete ricevuto, così altrettanto
xxxxxxxxxx date; non certamente
gratuitamente
MUSEO:
mostra
fotografica
di GIUSEPPE
LEONE
a pagina 7
AL BELLINI
L’OPERA BUFFA
“DON PASQUALE”
a pagina 11
Foto Siciliani-Gennari/SIR
denaro, quale contributo per l’acquisto del libretto, bensì opere di
carità che meritano una celeste
ricompensa nei cieli”.
È la parola di Gesù, leggetelo ogni
giorno e spesso, portatelo con voi
sempre e ascoltate la voce del Signore, ha detto il Santo Padre e queste
parole sono dense d’insegnamenti e
penetrano il cuore, e ripetute più
volte, rinforzano il messaggio:
“Prendetelo, portatelo con voi, e leggetelo ogni giorno: è proprio Gesù
che vi parla lì! È la Parola di Gesù:
questa è la Parola di Gesù!”.
Il “prendetelo”, sembra quasi rinnovare nella valenza esortativa il
GiAd.
(segue a pag. 2)
XVIII PREMIO
DI LAUREA
“SANTELLA
MASSIMINO”
NekNomination e Pub Crawling, le nuove mode alcoliche
I giovani perdono la percezione del pericolo
resce il consumo di alcol in Italia,
con i giovanissimi sempre più a
rischio. Tutta colpa anche dei social network che
periodicamente lanciano mode tutt’altro che edificanti. L’ultima si chiama “NekNomination”, moda
folle di numerosi
adolescenti che
fanno a gara a chi
beve di più e più in
fretta possibile. Il
tutto davanti ad
una telecamera, il
video, poi, viene
postato su facebook dove comincia una vera e propria gara. A suon
di
nomination.
Cosi nel giro di 24
ore comincia una
gara a chi viene
nominato di più. Cosi a giro tutti
devono bere e chi
xxxxxxxxx
non la fa è costretto a pagare il prossimo giro di
birra al primo pub disponibile. Questo nuovo tipo
di gioco alcolico è partito dall’Australia all’inizio
dell’anno e si sta diffondendo a macchia d’olio in
Inghilterra, Stati Uniti e Irlanda. La traduzione la
C
dice lunga sul tipo di passatempo. In inglese, infatti, NekNomination, fa riferimento al collo della
bottiglia. Il resto lo fanno i ragazzi nelle pagine
Facebook dedicategli, quella francese, tanto per
citarne una, registra oltre 25mila preferenze.
In Italia è arrivata appena due
mesi fa e a farne le spese è stato di recente un giovane di
Agrigento che lotta tra la vita e
la morte per aver provato a ‘bere alla goccia’. All’estero almeno 5 ragazzi, under
30, hanno perso la vita
ma nonostante il
richiamo alla responsabilità da più parti, il
gioco continua. Persino il ‘Trio Medusa’,
‘on air’ con il programma radiofonico
‘Chiamate Roma Triuno Triuno’, in onda
quotidianamente dalle 07.00 alle 09.00 su
Radio DeeJay, ha condannato pubblicamente questa moda idiota rilanciando una
contro-proposta. “Basta davvero poco.
Un’idea di un ragazzo, Enrico Stradi, di
Soliera (Modena). E il gioco è fatto. Avrete letto o
sentito dell’idea idiota di “nominarsi” su Facebook per bere tutto d’un fiato una bottiglia di qualcosa di alcolico. La “neck” (collo, come quello
della bottiglia appunto) nomination. Il buon Enrico invece di nominare qualcuno per bere ha nomi-
Maxwell
(segue a pagina 2)
a pagina 12
2
Prospettive - 13 aprile 2014
sommario al n. 14
PRIMO PIANO
Museo: I reliquiari,
custodi di sacri resti _______3
Biancavilla: I pericoli
della rete: navigare
sicuri nel Web ____________4
Al Verga in scena
“Sogno di una notte
di mezza sbornia” _________4
Progetto “Comenius
business plan”
di enogastronomia _________5
INFORMADIOCESI
Notizie in breve ___________6
Dall’Associazione
Ministranti diocesana ______6
DIOCESI
Commemorato il beato Dusmet
nel 120° della morte _______8
Una reliquia del beato
Dusmet in Messico ________9
Rotary Duomo
e Aassociazione Sindrome
di Marinesco-Sjogren ______9
La Sicilia
come proposta culturale ___11
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Questo numero è stato chiuso
alle ore 13.00 di mercoledì 9 aprile 2014
Ungheria: alle elezione confermato il premier uscente Viktor Orban
Affanno del bipolarismo europeo
e elezioni ungheresi –
che hanno confermato
al potere il premier uscente Viktor
Orban, amato dal suo popolo ma
guardato con timore a Bruxelles, in
altre capitali europee e da alcune
comunità religiose – ribadiscono
soprattutto una tendenza socioculturale trasformatasi in realtà politica:
l’ascesa costante, pressoché in tutta
Europa, delle formazioni estremiste,
populiste, talvolta attraversate da
venature xenofobe e antisemite. Si
tratta di partiti generalmente ritenuti
“di destra”, come il francese Front
National di Marine Le Pen, oppure
come l’estremista Jobbik, formazione magiara dalle simpatie naziste
accreditato da quasi un quinto dei
voti ungheresi; ma ci sono anche i
populismi “di sinistra”, fra i quali il
più noto è Syriza, partito greco guidato da Alexis Tsipras.
A Budapest resta dunque in sella il
premier conservatore e nazionalista
Viktor Orban. Un elettore su due
(anche se il 40% dei cittadini ha
disertato le urne) gli ha ridato fiducia, soprattutto sulla base di alcune
indubitabili performance economiche, ottenute con una feroce deregulation e con iniziative volte ad attirare investitori stranieri. Orban ha
governato il Paese tra il 1998 e il
2002, per poi tornare premier nel
2010 con il suo partito Fidesz, affiliato al Partito popolare europeo, che
lo ha esplicitamente sostenuto in
campagna elettorale. Orban in questi
anni ha dato una scossa al Paese,
accelerando le riforme, anche con
forzature alla Costituzione che hanno messo in guardia l’Ue e i commentatori internazionali. Le stesse
elezioni si sono svolte in un clima di
vantaggio per Fidesz, con collegi
L
(continua da pag. 1)
FRANCESCO...
“Prendete e mangiate, questo è il mio
corpo” dell’Eucarestia e nel presentare il piccolo libretto con la copertina bianca e lo stemma pontificio ha
ripetuto quasi una formula consacratoria: “Questa è la Parola di Gesù”.
(continua da pag. 1)
I GIOVANI...
nato dei suoi amici e gli ha chiesto di
cantare qualcosa di Nek. È stato un
attimo. Riprendiamo l’idea pubblicamente su Deejay. E da lì la #neknomination si diffonde ad altre
radio. E arriva persino a Nek. Visto.
Basta davvero poco. Da un’idea
idiota nasce una bellissima iniziativa. Non è mai il mezzo idiota. Ma
l’uso che a volte se ne fa”.
Dalla NekNomination ideata in
Australia al Pub Crawling nato a
Londra il passo è breve. Partendo
anche in questo caso dal significato
inglese si capisce il perché di questa
nuova moda insulsa. Letteralmente
significa strisciare per pub, anche
perché la parola inglese ‘crawl’ indica pure uno stile di nuoto. Per compiere questo specie di ‘surf etilico’
bastano appena 20 euro. Nessun
limite d’età e open bar a disposizione grazie alla compiacenza di molti
barman. Si gira di locale in locale
fino allo sfinimento. Del resto anche
i recenti dati Istat indicano un cambio di rotta rispetto a qualche anno
elettorali ridisegnati, l’appoggio dei
media pubblici, una campagna
aggressiva sul piano della pubblicità.
Alla coalizione di centrosinistra,
alternativa a Orban, non sono rimasti
molti spazi per farsi conoscere e l’esito, sopra il 20%, è ritenuto soddisfacente. Jobbik, invece, si fa largo
tra gli ungheresi a suon di slogan dai
toni accesi, anti-stranieri, contro
l’Europa, contro le istituzioni e le
nazioni vicine. Il premier potrò contare, grazie a un generoso premio di
maggioranza, su un parlamento dalla
sua parte, ma non potrà trascurare il
fatto che il successo di Jobbik pone
anche all’Ungheria seri interrogativi
politici.
Del resto il risultato ottenuto dagli
estremisti ungheresi non fa che confermare la “marea antieuropea” che
di recente ha trovato in Marine Le
Pen un simbolo continentale. Il
recente voto amministrativo in Francia ha fatto balenare il pericolo di
una valanga di voti alle prossime
europee di maggio verso tutte le formazioni che si oppongono all’Euro-
“In cambio di questo dono, ha detto
Papa Francesco, fate un atto di carità, un gesto di amore gratuito, una
preghiera per i nemici, una riconciliazione, qualcosa…”.
Ecco che la Parola di Dio acquista
efficacia nella vita e dà i primi segni,
aiutando il cristiano a uscire dalla
solitudine dell’egoismo per aprirsi e
fa: si preferisce bere fuori dai pasti
ed in maniera occasionale, mentre
tra i giovani oltre le mode sopracitate si confermano vecchie abitudini,
come il binge drinking, ovvero le
‘abbuffate’ di alcol in breve tempo.
Cambia anche il tipo di bevande
consumate: diminuiscono nell’ultimo decennio i consumatori di vino e
birra, specie tra i più giovani e tra le
donne, mentre aumentano in maniera esponenziale coloro che consumano aperitivi, amari e superalcolici.
Nel decennio 2002-2012, poi, è stata
netta la crescita dei consumatori fuori pasto, passati dal 23,1% al 26,9%
nella popolazione di oltre 14 anni e
il fenomeno riguarda in particolare i
giovani di 18-24 anni, tra i quali i
consumatori fuori pasto sono passati
dal 34,1% al 44%. La situazione, pur
rimanendo critica, non è cosi drammatica come in alcuni Paesi europei.
L’Italia, infatti, occupa uno dei posti
più bassi nella graduatoria in merito
al consumo annuo pro capite di alcol
puro, parametro che nel 2009 ha raggiunto i 6,94 litri.
®
pa, alla moneta unica, ma anche alla
solidarietà tra le nazioni Ue, alla
libera circolazione dei lavoratori,
alla costruzione del mercato unico,
alla
condivisione
delle politiche energetiche o migratorie,
a una coesa azione
europea sulla scena
mondiale. Formazioni simili al Front
National, o almeno
altrettanto contrarie
all’Europa, sono già
in piena campagna
elettorale nel Regno
Unito, nei Paesi
scandinavi, nei Paesi
Bassi, in Belgio, così
pure in Italia, Grecia,
Romania, Slovacchia, Bulgaria, solo
per citare i casi più eclatanti.
Probabilmente questi partiti – che
faranno fatica a trovare un’azione
comune una volta giunti a Strasburgo, proprio per le loro forti caratte-
rizzazioni nazionaliste – non supereranno il quarto dei 751 seggi dell’Europarlamento, ma certo daranno
voce al “no all’Europa unita” che si
leva dai diversi angoli del vecchio
continente. Dopo il 25 maggio, il
problema sarà dunque duplice. Anzitutto occorrerà trovare, per far funzionare le istituzioni Ue, un’alleanza
tra i gruppi parlamentari filoeuropeisti a Strasburgo (Popolari, Socialisti
e democratici, Verdi e Liberaldemocratici), che comunque dovrebbero
avere, insieme, una netta maggioranza in emiciclo. Ma sarà la seconda
sfida quella più impegnativa: ossia
trovare il modo di riassorbire queste
formazioni “no Europa” entro l’alveo del processo democratico che si
fonda sul rispetto delle regole dello
Stato di diritto, della democrazia
partecipativa, della classica divisione
dei poteri (legislativo, esecutivo, giudiziario), delle relazioni pacifiche tra
le nazioni. (Fonte SIR)
®
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donarsi ai fratelli.
Il riferimento alla “riconciliazione” è
anch’esso un invito eucaristico, quasi l’attuazione del consiglio evangelico: “Se mentre fai la tua offerta
all’altare, ti ricordi di avere qualcosa di male nei confronti di tuo fratello, lascia l’offerta e va’ prima a
riconciliarti con il tuo fratello”.
Il dono del Vangelo da parte del
Papa, costituisce un monito alla lettura della Parola di Gesù, nutrimento
e sostegno per la vita cristiana, conforto nelle difficoltà, guida per camminare nella giusta via, seguendo i
valori di pace, amore, giustizia che
Gesù stesso ha portato nel mondo.
Il Vangelo, ha detto inoltre Papa
Francesco, “si può leggere anche
con tanti strumenti tecnologici. Si
può portare con sé la Bibbia intera
in un telefonino, in un tablet”. Questo riferimento “moderno” e di grande attualità, rende il cristiano protagonista nella storia di oggi e lo
impegna a saper usare le nuove tecnologie quali mezzi e strumenti per i
fini e gli ideali cristiani.
Il Santo Padre ha, inoltre, raccomandato: “Portatelo sempre con voi,
apritelo e leggete qualcosa del Vangelo quando dovete fare una coda,
oppure siete sul bus”.
Prima di salutare i fedeli con il tradizionale “buon giorno e buon pranzo”, il Papa ha voluto sottolineare
che “L’importante è leggere la Parola di Dio, con tutti i mezzi, ma leggere la Parola di Dio: è Gesù che ci
parla lì! E accoglierla con cuore
aperto. Allora il buon seme porta
frutto!”.
Come il buon seminatore ancora una
volta il Santo Padre ha messo a
dimora un piccolo seme che, cadendo nel terreno buono, porta molti
frutti. Questo gesto e questi semi
forse cadranno anche fra le spine
della trascuratezza e crescendo
saranno soffocati dal male, ma la
speranza cristiana insegna a
guardare sempre il positivo dell’albero che cresce.
La celebrazione della Pasqua è ricca
di tanti semi, segni, simboli, lezioni
che basta aprire gli occhi per vederli
e farli penetrare nel cuore e la “settimana santa” accompagna questo
cammino di ricerca e di scoperta.
Quando si decide di far cadere la
maschera del peccato comincia la
risurrezione, si ritrova la luce e la
vita e si recupera “il coraggio del
nostro volto originale, creato a
immagine e somiglianza di Dio”.
Il tema della misericordia, sempre
presente negli insegnamenti di Papa
Francesco, ritorna con questa
espressione: “Non c’è alcun limite
alla misericordia divina offerta a
tutti”, perché “il Signore è sempre
pronto a sollevare la pietra tombale
dei nostri peccati, che ci separa da
Lui”.
La gioia del Risorto riempirà di luce
il cuore buio e stanco e lo guiderà
verso una nuova tappa da raggiungere.
®
3
Prospettive - 13 aprile 2014
A Cagliari il Convegno nazionale delle Caritas diocesane
Nelle periferie per incontrare
i volti della povertà
“Con il Vangelo nelle periferie
esistenziali”. “Rivestitevi di sentimenti di misericordia, di bontà, di
umiltà, di mansuetudine, di pazienza” (Col 3,12). Questo il titolo del
37° Convegno nazionale delle
Caritas diocesane che si è svolto a
Quartu Sant’Elena, diocesi di
Cagliari, dal 31 marzo al 3 aprile
2014. In continuità con il convegno
precedente svoltosi a Montesilvano
(PE) nel 2013 e apripista a quello
nazionale che si svolgerà a Firenze
nel 2015 sul tema “In Gesù Cristo il
nuovo umanesimo”. Un tema che
richiama alla mente le parole di
Papa Francesco che fin dall’inizio
del suo pontificato ha posto un’attenzione particolare alle diverse
realtà di povertà e solitudine.
Presenti per la diocesi di Catania,
don Piero Galvano, direttore della Caritas diocesana, e il diacono
Don Francesco Leto. La prolusione del convegno è stata affidata a
Mons. Giuseppe Merisi, presidente di Caritas Italiana. “Come Cristo anche noi cristiani siamo chiamati a guardare le miserie dei fratelli, a toccarle, a farcene carico e a
operare concretamente per alleviarle; il che vuol dire anche aggiunge il Pontefice - fare in modo
che cessino nel mondo le violazioni
della dignità umana, le discriminazioni e i soprusi, che, in tanti casi,
sono all’origine della miseria”.
Ecco perché sono inseparabili l’attenzione verso il povero, dalla pratica dell’accoglienza, dall’uso
responsabile dei beni, dalla giustizia sociale, sia locale che planetaria”. Prolusione che ha fissato
altresì gli obiettivi finali del convegno: educare alla prossimità, fornire contenuti e indicazioni concrete,
utili a sviluppare le attività di carità
all’interno delle diverse Caritas diocesane, e infine, sviluppare una partecipazione fruttuosa da parte dei
convegnisti. Obiettivi che
per ammissione del direttore della Caritas Diocesana
di Catania, sembrano essere stati raggiunti nei tre
giorni di convegno: “Ci
siamo ritrovati in famiglia,
nonostante fossimo più di
700 persone, a parlare una
lingua comune, quella della condivisione, della collaborazione a sostegno dei
più poveri, dei bisognosi
che in ogni diocesi non
mancano mai”. Un’esperienza concreta con Gruppi di confronto per il
discernimento spirituale che hanno
permesso ai diversi rappresentanti
diocesani di relazionarsi su problematiche comuni, in maniera trasversale da Nord a Sud, senza alcuna
distinzione territoriale, di appartenenza.
“Cosi – continua il direttore dell’Ufficio Pastorale della Carità del-
la diocesi di Catania – diventa fondamentale l’importanza della formazione, elemento che permette di
intervenire concretamente nei contesti d’emergenza, cosi come diviene di prioritaria rilevanza la necessità di lavorare ed agire in rete, specie all’interno della nostra diocesi”. Tra gli interventi significativi
da rilevare quello di Enzo Bianchi,
fondatore e priore della Comuni-
In giro per le sale del Museo diocesano
I reliquiari, custodi di sacri resti
ra le espressioni devozionali che ben figurano al Museo diocesano catanese, sotto la direzione della dott.ssa Grazia
Spampinato, nelle vetrine della
seconda sala, lungo il percorso che si
snoda al secondo piano dell’istituzione, sono presenti numerosi reliquiari, di fogge differenti. Tali esemplari, nella fattispecie antropomorfa,
sono compresi tra gli arredi argentei
della Cattedrale, ovvero il tesoro non
intaccato dalla distruzione del 1693.
L’etimologia risale al latino tardo
reliquarum, che deriva a sua volta
dal latino classico reliqua, il cui
significato è resto, avanzo. Per reliquie si intendono, infatti, non solo i
resti mortali dei santi, ma anche tutto ciò che si collega ad essi come gli
abiti, gli utensili e gli strumenti di
martirio, accanto a quello che viene
attribuito dalla tradizione cristiana
alla Vergine Maria, o al percorso di
vita, morte e risurrezione di Gesù
Cristo. Fin dal Cristianesimo si
instaurò l’usanza di venerare le reliquie, in connessione al culto dei
martiri che si poneva in relazione
alle onoranze verso i defunti. In conformità al pensiero di San Tommaso
d’Aquino, il quale reputava i corpi
dei santi “templi e strumenti dello
spirito santo, che operava e abitava
in essi”, le reliquie andavano venerate insieme ai rispettivi corpi, in
quanto degne dell’onore di Dio che
ne fa veicolo di miracoli. Nel
Medioevo i primi reliquiari furono
rappresentati dagli altari sulle tombe,
con i resti mortali degli Apostoli, dei
santi e dei martiri, o sui luoghi sacri
T
testimoni della vita di Gesù. Il Liber
Pontificalis accoglie la prima notizia
su una cappella adibita esclusivamente al culto delle reliquie, e fatta
edificare a Roma nella Basilica di
San Pietro, su richiesta si papa Gregorio III; invece all’interno di uno
scrigno di cipresso, che oggi si trova
nei Musei Vaticani, papa Leone III
fece raccogliere un gruppo di reliquie che fu conservato nella cappella
di San Lorenzo al Laterano. Durante
il primo millennio i contenitori delle
reliquie, grazie all’evolversi del culto, si staccarono dal modello a cassetta di tipo medievale, detto anche
capsa o capsella, quale si configura
uno degli esemplari del museo in
ebano e avorio di intarsio siciliano;
si realizzarono allora reliquari con
materiali pregiati, affinché si onorassero le reliquie, rendendone tangibile la presenza. I contenitori a teca,
che si distinguevano attraverso simboli ed elementi iconografici, furono
affiancati dai reliquiari antropomorfi
o topici, la cui forma assume quella
parte del corpo che costituisce la
reliquia stessa. Tali contenitori, che
si affermarono verso il IX secolo,
rispondendo alle esigenze della
devozione popolare, si classificano
in varie tipologie, come quella a
busto oppure a braccio, esposte nelle
teche del museo diocesano di via
Etnea, come attestano i pregiati
esempi di Paolo Guarna, col Busto
reliquiario di S. Cataldo, fine secolo
XVI, in smalti ,oro e legno oltre alla
lega d’argento, e il Braccio reliquiario di S. Giorgio del 1576, anch’esso
in argento dorato, sbalzato e inciso.
A tale modello, con la mano che si
protende verso l’alto, s’improntano
anche il Braccio reliquiario di S.
Euplio e il Braccio reliquiario di S.
Sebastiano, di rispettiva produzione
messinese e catanese, mentre il
Braccio reliquiario di Santa Caterina è di origine palermitana. Un altro
modello presente al museo è quello a
croce, definito Croce reliquiario,
con reliquie di S. Margherita, S. Silvestro, Santa Brigida e S. Matteo;
questo tipo di contenitore viene detto stauroteca nel caso in cui contenga frammenti della vera Croce. Altri
modelli sono quello monumentale,
quale ad esempio il Reliquiario
monumentale di sant’Agata (1376),
in argento dorato, di Giovanni Di
Bartolo, custodito nel Duomo di
Catania; e reliquiari di varie forme,
quali quelli ad ostensorio, a pisside,
a cofanetto, a sarcofago e a urna,
accanto a quelli a dittico, trittico o
polittico che si presentano a tabella
come il famoso Reliquiario del
Libretto, con perle e rubini, e un
libretto del XIV secolo, opera di
Paolo di Giovanni Sogliani, esposta
al Museo dell’Opera del Duomo di
Firenze. I reliquiari sono legati alla
processione del Venerdì Santo che si
snoda in forma solenne in diverse
città italiane e paesi della Sicilia,
come ad esempio a Ispica: qui si
svolge la tradizionale processione
dell’urna reliquiaria che, oltre alle
reliquie di santi, contiene la “Santa
Spina”, così definita in quanto parte
della corona intrecciata dai romani e
posta sul capo di Cristo. Questa fase
precede l’inizio della via Crucis
vivente nella Basilica Santissima
Annunziata. Altre suggestive cerimonie di tradizione popolare, sono la
processione dei “Misteri” a Palese
(in provincia di Bari), che prevede la
sfilata del Reliquiario del Legno
Santo, tra le fiaccole e le luci dei
simulacri; o la processione del
Venerdì Santo di Savona che risale al
medioevo, all’epoca dei flagellanti
del Duecento. Tale rito, che viene
aperto da una croce di legno detta
Croce di Passione o Croce del Gallo,
con i simboli della Passione tra i
quali il gallo che col suo canto
annunciò il tradimento di Pietro, viene chiuso dal Reliquiario della Santa
Croce che contiene un frammento
della Vera Croce. Il repertorio del
museo testimonia ancora una volta la
ricchezza dell’arte sacra, che continua a stupire i fedeli lungo il corso
della storia.
Anna Rita Fontana
tà di Bose, che ha parlato al cuore
dei presenti con una relazione sull’importanza dell’evangelizzazione
nelle cosiddette periferie esistenziali, di una chiesa capace di prossimi-
tà: “Oggi più che mai siamo immersi in una cultura nella quale è dominante la comunicazione virtuale.
“Siamo sempre connessi”, e dunque ci sentiamo sempre in relazione, anzi oberati da troppe relazioni.
Dobbiamo essere consapevoli delle
difficoltà che abbiamo nei confronti
della prossimità, del farci prossimi
e del renderci vicini gli uni agli
altri. Mi permetto di dire che, nella
parabola del buon samaritano raccontata da Gesù (cf. Lc 10,30-35),
il non fare la carità da parte del
sacerdote e del levita è dovuto non
a una particolare cattiveria, non
all’appartenenza a una casta, bensì
al fatto che non si sono resi prossimi dell’uomo bisognoso”. Da
segnalare anche la relazione socioculturale di Chiara Giaccardi,
docente dell’Università Cattolica
del S. Cuore di Milano, quella di
Mons. Cesare Nosiglia, Arcivescovo di Torino e Presidente del
Comitato preparatorio del Convegno, e la tavola rotonda: “Con il
Vangelo nel centro dell’Europa” in
cui è intervenuto Mons. Youssef
Soueif, Arcivescovo di Nicosia e
presidente di Caritas Cipro. A
conclusione della tre giorni di lavoro ha parlato don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana:
“È necessario avviare una nuova
stagione di diritti per tutti, nessuno
escluso, anche a livello mondiale. E
l’Europa, impossibile concepirla a
prescindere dalle migrazioni, deve
mettere al centro l’uomo e non la
finanza, le comunità e non le lobby,
i poveri e non i potenti”. Un richiamo di forte responsabilità rivolto
alle istituzioni affinché non deleghino solo alla Chiesa, nella fattispecie
alle Caritas diocesane, compiti che
dovrebbero essere ripartiti in
maniera equa. “Le Caritas – ha
concluso don Soddu - non hanno
potuto chiudersi in se stesse in questi anni: probabilmente non per
merito, ma perché esposte al grido
dei poveri che saliva dai propri territori, perché costrette ad incontrare i volti delle povertà, ad interrogarsi sulle cause di quelle sofferenze e a cercare ‘il pane di oggi’ da
spezzare con loro e condividere il
senso di ingiustizia che accompagnava le loro storie”.
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Prospettive - 13 aprile 2014
PRIMOPIANO
Conferenza all’Istituto Comprensivo “Antonio Bruno” di Biancavilla sui rischi di internet
n un clima di grande partecipazione, lunedì 7
aprile 2014, nell’ambito del pon di
giornalismo “Scripta Manent” tenuto
dall’esperto giornalista Grazia
Calanna (Direttore Responsabile
della rivista cultural l’EstroVerso),
collaborata dall’insegnante di Lettere Giuseppina Barone, l’Istituto
Comprensivo “Antonio Bruno” di
Biancavilla ha accolto la conferenza
sul tema “I pericoli della rete: navigare sicuri nel Web”. Introdotto dal
Dirigente Scolastico, prof. Vincenzo
Pappalardo, ha preso la parola il
relatore dott. Marcello La Bella Vice
Questore Aggiunto della Polizia di
Stato – Dirigente Compartimento
“Sicilia Orientale” Polizia Postale e
delle Comunicazioni di Catania, che
ha saputo conquistare la curiosità e
l’attenzione dei numerosi intervenuti
e che, dopo aver parlato, relativamente alla rete internet, di adescamento, pedofilia, furto d’identità,
bullismo con anche la figura del
“Troll” (l’imbecille della rete che
crea pagine riprovevoli solo per battere un tal un record di mi piace senza pensare alle reali conseguenze del
I
“I PERICOLI DELLA RETE:
navigare sicuri nel Web”
suo gesto) ha concluso ricordando
che: “Il divertimento ha un limite nel
rispetto degli altri”. “Internet è un
mondo “parallelo”, fonte di informa-
zioni, di relazioni sociali, di crescita
culturale ma vi si possono trovare
occasioni per acquisti, per viaggi ma
anche - come nella vita reale - criminali e persone pronte ad approfittare
della buona fede per ingannare il
prossimo. Sempre più spesso, ormai,
si sente parlare di furti d’identità, di
scippi virtuali, di phishing e dell’esistenza di social network utilizzati per
danneggiare una persona o istigare
alla criminalità. E allora cosa si può
fare per difendersi dai pericoli della
Rete? Gli esperti del Servizio polizia
postale ricordano che la sostituzione
di persona, così come l’accesso abusivo ai sistemi informatici, o l’utilizzo non autorizzato del sistema e
ancora la detenzione di codici e password sono tutti reati previsti del
codice penale e punibili con la reclusione - questo, in sintesi, quanto
emerso dal convegno spiega la
Calanna”. “È stato un incontro molto interessante – hanno commentato
Placido Battiato e Giusi Di Paola,
corsiste del pon di giornalismo -.
Abbiamo compreso che non sappiamo mai chi si nasconde dietro un
profilo e che sul web dobbiamo stare
molto attenti”. “Abbiamo capito che
bisogna comportarsi correttamente e
non bisogna, nemmeno per gioco,
commettere illeciti sulla rete – commentano Angela Barbagallo ed Emanuela Currao – creando falsi profili o
gruppi perseguitano soggetti più
deboli”
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Al “Verga” di Catania in scena “Sogno di una notte di mezza sbornia” di Eduardo
l titolo “Sogno di una
notte di mezza sbornia”
lascerebbe immaginare una parodia
shakespeariana, viceversa Eduardo
attinse alla commedia “La fortuna si
diverte” di Athos Setti che si appropriò del must esistenziale napoletano, il culto di scaramanzia, superstizione, smorfia e fatalismo; suggerimento fecondo che, nel 1940,
Eduardo riprenderà in “Non ti
pago!”, altra commedia lotteggiante
di recente al “Brancati” di Catania,
trasposta in lingua siciliana.
I
Nella fortuna si può solo sperare, mai credere
Armando Pugliese, che firma
entrambe le regie, qui non ha colto
l’alternativa offerta da Tuccio
Musumeci, animale da palcoscenico la cui speciale verve comica
avrebbe consentito una diversa lettura, stemperando la cifra amara e
malinconica di Eduardo nella peculiare arguzia levantina del grande
attore catanese; un’occasione da
cogliere al volo, pur riconoscendo
che non è facile superare e rimuovere modulo e modelli del grande maestro e autore. Ma i punti di contatto
tra le due commedie finiscono qui:
“Non ti pago!” ironizza sulla ludopatia, “Sogno di una notte di mezza
sbornia” combina numeri del lotto,
sogni, profezie favorevoli e funeste
per rappresentare l’umanità dolente
di Eduardo che troviamo ancora nei
successivi “Napoli milionaria” e
“Filumena Marturano”.
Elledieffe, squadra napoletana di
qualità con un capocomico di consumato mestiere dotato di mimica
facciale e impostazione vocale efficaci e comunicative, formata da
Luca De Filippo (Pasquale Grifone), Carolina Rosi (Filomena,
moglie), Giulia Pica (Gina, figlia),
Giovanni Allocca (Arturo, figlio),
Nicola Di Pinto (garzone, medico),
Massimo De Matteo (Jack) Carmen Annibale (Assunta, cameriera), Gianni Cannavacciuolo (Giovanni, cameriere), Paola Fulciniti
(Carolina), si è avvalsa di scene e
costumi di Bruno Buonincontri e
Silvia Polidori, luci di Stefano
Stacchini, musiche di Nicola Piovani.
La storia. Pasquale Grifone, annebbiato dai fumi dell’alcol, sogna
Dante Alighieri che gli dà quattro
numeri per giocarli e per conoscere
la data della sua imminente morte. I
numeri vengono estratti, Pasquale
vince una somma considerevole, ma
la gioia è offuscata dal significato
funesto degli stessi numeri. Nel
giorno annunciato la famiglia si
veste a lutto, Pasquale sostiene di
sentirsi molto male e, all’ora stabilita, preso dal terrore, sviene ed è
considerato morto. Chiamano un
medico che constata l’ottima salute
di Pasquale che, preso dall’euforia,
invita il medico a pranzo per festeggiare ma questi rifiuta perché ha già
un impegno fissato proprio per le
tredici. Pasquale e la sua famiglia
cercano di convincerlo, sostenendo
che è tardi per il suo appuntamento,
e il dottore dichiara che mancano
cinque minuti alle tredici …
“In questa vicenda - spiega il regista
Armando Pugliese - c’è il popolare gioco del lotto, ma qui la scommessa si pone fra la vita e la morte
e i rapporti fra il mondo dei vivi e il
mondo dei morti. Nello sviluppo
della commedia è inoltre presenza
sostanziale la comunità dei familiari e degli amici, stretta intorno al
protagonista ed al suo dramma più
per egoistico interesse personale
che per solidarietà e sostegno, una
comunità grazie alla quale Eduardo
ha potuto declinare il carattere corale e sfaccettato della sua drammaturgia. Poi, soprattutto, c’è il finale
che non chiude, ma rilancia una sorpresa che non si consuma mai, fra
gioco di scena e gioco dell’esistenza”. Riffe teatrali che, distogliendo
il pubblico dai particolari affanni
causati dall’attuale crisi, insegnano:
la fortuna è cieca; in lei si può solo
sperare, mai credere; ben altri sono
i valori e le relazioni a cui legarsi,
su cui impegnarsi.
CMG
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Prospettive - 13 aprile 2014
PRIMOPIANO
L’istituto “Karol Wojtyla” da Catania al Belgio per presentare il “ristorante immaginario-futuro”
Il buon cibo mette d’accordo tutti
iazzamento d’onore in
Belgio
dell’istituto
“Karol Wojtyla” per la fase conclusiva del progetto “Comenius business plan” della classe 4ª B di enogastronomia, sede via Bruno Lizio,
che ha visto protagonisti gli alunni
Cannavò Cristian, Nicotra Gaetano e Giustolisi Leonardo. Un lavoro
svolto grazie alla prof. Daniela Aliquò (economia aziendale) in sinergia con i docenti Capraro Michele
(cucina) e Pulvirenti Massimo
(sala/bar). I ragazzi quest’anno, hanno portato a termine e presentato il
piano finanziario dei primi tre anni
del ristorante immaginato dagli
allievi protagonisti lo scorso anno;
adesso nella fase conclusiva del progetto in Belgio, hanno cucinato i
piatti tipici siciliani previsti dal
menù, giornata nella quale tutte le
scuole europee partecipanti alla
manifestazione hanno avuto i loro
stands che, oltre ad illustrare il loro
business plan, hanno fatto assaggiare i piatti tipici delle varie nazioni
partecipanti: Italia, Germania,
Polonia, Belgio, Irlanda del Nord.
Il dirigente scolastico Giuseppe
P
Previtera ha dichiarato con soddisfazione: “un evento importante che
realizza linguaggi condivisi tra paesi comunitari, sinergia tra scuole e
culture diverse con riscontro positivo e indirizza anche al rispetto della
legalità; un progetto utile alla crescita della personalità degli alunni e
all’acquisizione di nuove professionalità”. Un’esperienza di interazio-
ne e dialogo pluriculturale e il viaggio si è articolato in vari step partendo dalla residenza Roosendael SintKatelijne-Waver, per una visita alla
fabbrica di cioccolato al fine di
approfondire le conoscenze delle
fasi di produzione delle famose
“Praline” prodotto tipico belga, per
spostarsi alla città di Anversa presso
la scuola alberghiera Stella Maris,
Merksem. Dopo un incontro organizzativo i vari gruppi hanno iniziato i loro lavori, e come evidenzia l’alunno Giustolisi “tutti piatti eccellenti, interessante la gastronomia
della Polonia che ha presentato “le
chiacchiere siciliane” (considerato
un piatto nazionale, usato giornalmente), più leggere e morbide”.
Nicotra, invece, dal viaggio riporta
le impressioni degli altri Paesi affermando “sono stati attirati tutti dalla
pasta siciliana; ho vissuto questi
giorni con molto entusiasmo con la
voglia di non ritornare”. Lo stand
dell’Ipsseoa K. Wojtyla ha potuto
proiettare per tutta la serata due interessanti video realizzati dalla Provincia di Catania mostrando ai partecipanti le bellezze del nostro territorio e magnifiche riprese di eruzioni vulcaniche, attirando favorevolmente l’attenzione dei presenti.
Sono stati preparati: spaghetti alla
norma ed involtini con prosciutto e
Pecorino (rigorosamente portato da
Catania) su di un letto di caponata,
accompagnato anche da un curato
servizio di sala offerto dagli alunni,
riscuotendo un gran successo.
Un’altra tappa importante è stata la
visita a Bruges, magnifica città
medievale, mentre i ragazzi del corso di accoglienza hanno curato le
visite guidate fornendo informazioni
storiche e architettoniche. Infine
tappa a una storica birreria della
stessa città, durante la quale sono
state spiegate le fasi di produzione, e
l’allievo Cannavò sottolinea: “in
Belgio la birra è diversa, è più naturale, senza conservanti, poiché utilizzano i metodi tradizionali di produzione”.
“Un’esperienza formativa che ha
offerto di conoscere le modalità di
lavoro e le preparazioni gastronomiche dei paesi coinvolti, come osserva la prof. Daniela Aliquò, condividendo spazi lavorativi e conoscenze
per migliorare la professionalità e
allargare gli orizzonti culturali”. Un
esempio di realizzazione scuolalavoro completato dall’utilizzazione
della lingua inglese, strumento utile
di comunicazione nella realtà europea che arricchisce le competenze
dell’istituto.
L.B.
Acireale si prepara all’incontro del 10 maggio con Papa Francesco e gli studenti
La chiesa per la scuola
li studenti delle scuole
medie e superiori di
Acireale hanno trascorso una giornata scolastica diversa e festosa, partecipando, presso l’aula magna del
Liceo scientifico Archimede al primo Meeting dei giovani nell’ambito
del Laboratorio nazionale sul tema
La chiesa per la scuola, in preparazione alla giornata del 10 maggio
quando Papa Francesco incontrerà
gli studenti di tutta Italia.
Il Vescovo di Acireale, Mons. Antonino Raspanti, ha condiviso con la
sua partecipazione l’entusiasmo dei
ragazzi i quali con canti, balli, pensieri e messaggi hanno fatto festa
riflettendo sui valori della pace, della solidarietà, del servizio ai più
deboli.
Le immagini e i messaggi di Giovanni Paolo II sul significato dell’essere giovani, le parole di Benedetto XVI che, rispondendo alla
domanda di un giovane, spiega
come si diventa grandi e poi ancora
l’invito di Papa Francesco alla cultura del dialogo e dell’incontro, hanno
consentito al Vescovo di rispondere
ai quesiti degli studenti sulla relazione educativa, sulle prospettive di
una scuola che prepara al futuro.
“Io sto con voi, voglio fare qualcosa
con voi e per voi - ha detto monsignor Raspanti - costruiamo occasioni d’incontro e di dialogo, utilizzando anche le manifestazioni sportive
e ricreative”.
La manifestazione, promossa dall’ufficio diocesano per la Pastorale
della scultura e della scuola, coordinato dal preside Giovanni Vecchio,
ha coinvolto, tramite i docenti di
religione, gli alunni delle scuole cittadine, presenti con una delegazione
di studenti accompagnati dai docenti e dai dirigenti.
Il gruppo folk della scuola Vico Fuccio La Spina si è esibito in danze
tipiche in costume siciliano; il coro
G
dei “Pueri di Santa Venerina”, diretto da Giuseppe Musumeci, ha presentato delle splendide canzoni ben
eseguite e molto applaudite. Anche i
piccoli del primo istituto comprensivo hanno presentato un originale
canto in lingua siciliana, scritto da
Vincenzo Spampinato Lassa tutti
cosi e veni ‘cca, una calda preghiera
che invoca la presenza del Signore
nel mondo, che ha smarrito la via
della giustizia e dell’amore.
Anche la partecipazione dei genitori, come ha detto la dott.ssa Giovanna Privitera, presidente del Consiglio d’Istituto, è indispensabile per
una reale alleanza educativa.
Gli interventi degli Scout e dei giovani universitari della Fuci, ex alunni dei Licei cittadini hanno arricchito il programma della giornata festosa, presentata da Davide Pulvirenti,
ex alunno del Liceo classico Gulli e
Pennisi, il quale ha anche introdotto
le perfomance di teatro classico e
recitazioni drammatiche con letture
di Quintiliano sui doveri del docente educatore e del bravo studente.
I ragazzi del Liceo hanno anche
presentato un documentario sul progetto memoria e il commento alla
foto del “bambino di Varsavia”,
mentre i ragazzi delle scuole cittadine si sono esibiti in performance
musicali (pianoforte e violino) e
canti di gioia sul “mondo che vorrei”.
Al suono della campanella, mentre
i genitori attendevano l’uscita dei
ragazzi, il Vescovo ha ringraziato
gli organizzatori per la ben riuscita
manifestazione, il preside Biasco
per l’accoglienza ed ha invitato
docenti e genitori all’incontro culturale che si terrà il 6 maggio sul
tema Educare alla virtù con l’intervento del prof. Giuseppe Savagnone.
Giuseppe Adernò
Il delegato sociale per promuovere condizioni di benessere ed inclusione lavorativa e sociale
Un debole argine alla deriva della crisi lavorativa
l luogo di lavoro è anche
spazio di socialità e di
relazione, dove le persone si incontrano per lavorare, ma poi si scambiano anche i problemi della loro
quotidianità e i desideri della loro
vita. Cosa succede però quando problemi come il disagio sociale o famigliare, la tossicodipendenza, il lutto,
quando non si riceve lo stipendio per
mesi, entrano in fabbrica? I cambiamenti legati alla globalizzazione, la
precarizzazione dei rapporti di lavoro, i fenomeni di immigrazione, la
crescita dei ritmi nel lavoro e nella
vita, rendono sempre più difficile il
giusto equilibrio tra vita e lavoro.
Partendo dall’idea di una normalità
del disagio e da una mappa sociale
I
del proprio luogo di lavoro, si fa spazio una nuova figura: quella del delegato sociale. Quest’ultima ha lo scopo di dare un supporto psicologico
all’interno dell’azienda, tentando di
tenere insieme il “dentro” e il “fuori”, prestando attenzione alle problematiche esistenziali, ai contesti
sociali e ricreativi, ai possibili riflessi nella contrattazione. Questa idea
nasce in Emilia Romagna realizzata
congiuntamente da Ageform, Cgil,
Csl e Uil della Regione. Questa figura è un lavoratore, già eletto delegato
sindacale dai colleghi all’interno della propria azienda, formato, attraverso un corso di 100 ore e successivi
aggiornamenti di 20 ore, per rilevare
le diverse situazioni di disagio pre-
senti nel luogo di lavoro e promuovere condizioni di benessere ed
inclusione lavorativa e sociale. Il
compito del delegato sociale è semplice: raccoglie segnalazioni e interviene sulle situazioni di disagio che
colpiscono i colleghi senza lavoro né
stipendio e che rischiano, talvolta, di
cadere nella depressione. Lui deve
essere in grado di individuare i problemi, ma deve soprattutto saper
costruire momenti di “agio” lavorativo, di convivialità dove il gruppo
costruisce la sua forza. Si tratta di
azioni che, in molti casi, già spontaneamente i lavoratori fanno e che
hanno tutto l’interesse di valorizzare,
anche perché fanno crescere il “noi”;
mai come in questi periodi la pianti-
cella del “noi” è stata così fragile,
coltivarla e farla crescere è per il sindacato di vitale importanza. L’attenzione su questa figura sta crescendo,
legata anche al crescere del rischio
povertà, dei cambiamenti, delle reti
di sostegno che sono sempre minori.
L’idea di sentinelle del territorio che
sappiano raccogliere, ma anche
superare, le difficoltà comuni, mettendo al centro innanzitutto la persona, deve essere per i delegati e le
Rappresentazioni sindacali una priorità. Cerchiamo di porre un’attenzione nuova alla dimensione emotiva
dei problemi e al loro essere personali e generali nello stesso tempo.
Francesco Vitale
Notizie in breve dal 14 al 20 aprile
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Prospettive - 13 aprile 2014
Associazione Diocesana Ministranti
Dall’Agenda dell’Arcivescovo
Lunedì 14
• Ore 10.00 Catania, Basilica Cattedrale: celebra la S. Messa per le
Forze Armate.
Martedì 15
• Ore 9.00 Catania, Casa Circondariale Bicocca: presiede la Via
Crucis.
• Ore 17.00 Catania, Basilica Collegiata: celebra la S. Messa per
gli universitari.
Mercoledì 16
• Ore 9.00 Arcivescovado: celebra
la S. Messa per i dipendenti della
Curia. Riceve per lo scambio
degli auguri pasquali.
ca in Passione Domini.
Giovedì 17
• Ore 9.30 Catania, Basilica Cattedrale: presiede la S. Messa Crismale.
• Ore 19.00 Catania, Basilica Cattedrale: presiede la S. Messa in
Coena Domini.
Sabato 19
• Ore 9.00 Arcivescovado: riceve
gruppi, associazioni e fedeli per
lo scambio degli auguri pasquali.
• Ore 22.30 Catania, Basilica Cattedrale: presiede la Veglia Pasquale in Resurrectione Domini.
Venerdì 18
• Ore 9.00 Arcivescovado: riceve
gruppi, movimenti e singoli fedeli per lo scambio degli auguri
pasquali.
• Ore 17.30 Catania, Basilica Cattedrale: presiede l’azione liturgi-
Domenica 20
• Ore 11.00
Catania, Basilica Cattedrale: presiede il Pontificale di Pasqua.
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AVVISO AI SACERDOTI
DICHIARAZIONE DEI REDDITI 730 /2014
Anche quest’anno il patronato 50&Piu’ENASCO svolge il servizio
di assistenza e consulenza per la compilazione dei modelli 730/14. I
sacerdoti e quanti altri intendono avvalersi di tale servizio dovranno
rivolgersi o contattare il Sig. Ciraldo Steve, (ex dipendente del patronato FACI ) presso la sede del patronato 50&Piu’Enasco, via Dottor Consoli 76, tel. 095/315424 fax 095/2500684 nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9,00 alle ore 12,30 e nei giorni di lunedì, mercoledì e giovedì dalle ore 15,30 alle ore 17,00, oppure recarsi
in Curia, nella giornata di MARTEDI, dalle ore 10,00 alle ore
12,00 a partire dal giorno 01 aprile fino al 31 maggio.
Tale servizio sarà comprensivo di calcolo e compilazione del modello f24
della nuova IMU sugli immobili, (ex ICI) per quanti lo richiedano.
Sempre a richiesta, congiuntamente al mod. 730, sarà rilasciata l’attestazione ISEE.
IMPORTANTE NOVITÀ
Già dallo scorso anno, PINPS, per sé e per la gestione EX INPDAP, non
manderà più ai cittadini il CUD relativo alla propria pensione, i quali
dovranno scaricarlo dal sito dell’INPS, se provvisti di PIN, oppure
richiederlo direttamente al Centro di Assistenza Fiscale, tramite il supporto dell’IDSC, che provvederà a rilasciarlo immediatamente. Per tale
richiesta dovrà essere sempre presentata la fotocopia della carta d’identità e del codice fiscale o tessera sanitaria e il mandato firmato al
patronato.
DOCUMENTAZIONE DA PRODURRE
- COPIA MODELLO 730/13.
- MODELLO/I CUD 2014.
- MISURE CATASTALI (PER TERRENI E FABBRICATI).
- SCONTRINI CONTENENTI IL NOME DEL FARMACO E
CODICE FISCALE DI CHI LO HA ACQUISTATO E DOCUMENTI COMPROVANTI ALTRE SPESE MEDICHE.
- DOCUMENTAZIONE INERENTE ASSICURAZIONE
SULLA VITA ED AUTO (PER LA SOLA QUOTA S.S.N.).
- DOCUMENTAZIONE INERENTE INTERESSI PASSIVI
PER MUTUI RELATIVI ALL’ACQUISTO DELLA PRIMA
CAS A.
- FOTOCOPIA CONTRATTO DI MUTUO ED ATTO DI
ACQUISTO DELLA PRIMA CASA.
- DOCUMENTAZIONE RELATIVA AD ONERI E SPESE
EFFETTUATE NEL 2012 RELATIVE ALL’ISTRUZIONE
ETC..
- FOTOCOPIA DELLA PROPRIA CARTA DI IDENTITÀ 0
QUALSIASI ALTRO ANALOGO DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO IN CORSO DI VALIDITÀ.
- FOTOCOPIA DELLA TESSERA SANITARIA.
È importante comunicare qualsiasi variazione intervenuta nell’anno 2013, dal cambio di indirizzo , al luogo di residenza , dall’acquisto alla vendita di immobili, alla sostituzione e modifica
del proprio codice fiscale, al fine di evitare in futuro spiacevoli
inconvenienti derivanti dall’accertamento da parte dell’Agenzia
delle Entrate.
Si ricorda, altresì, che il sig. Ciraldo, per mezzo del patronato
50&Piu’Enasco, continua l’opera, iniziata tanti anni fa col patronato
Faci, di aiuto nei confronti di tutti i cittadini, lavoratori e non, i quali gli si rivolgono per l’espletamento
di pratiche, che spesso per la lungaggine della burocrazia o per la complessità della normativa, pone in
difficoltà. Inoltre il patronato 50&Piu’Enasco, assiste gratuitamente i sacerdoti, pensionati, lavoratori,
invalidi, nelle pratiche relative alla pensione ed
assicura la corretta informazione su tutta la materia
previdenziale e sanitaria. Tra i tanti servizi del
patronato, ricordiamo:
- PENSIONI DI VECCHIAIA ED FNVALIDITÀ
DEL FONDO CLERO.
- PENSIONI DI VECCHIAIA ED ANZIANITÀ
- PENSIONI D’INVALIDITÀ ED INABILITÀ.
- PENSIONI DI REVERSIBILITÀ.
- ASSEGNI SOCIALI.
- RICOSTITUZIONI PENSIONI CONTRIBUTIVE E REDDITUALI.
- RICHIESTA, VERIFICA E RETTIFICA DELLE
POSIZIONI ASSICURATIVE.
- COMPILAZIONE MODELLI RED - INPS.
- COMPILAZIONE E RILASCIO MODELLO
ISEE.
- PRESTAZIONI AI MINORATI CIVILI, CIECHI
E SORDOMUTI, QUALI PENSIONI, IND. DI
ACCOMPAGNAMENTO ETC..
- CONTENZIOSO AMMINISTRATIVO E
LEGALE.
Sig. Ciraldo Steve
Patronato 50&più Enasco
Festa diocesana
del Ministrante
25 Aprile 2014
Ai Rev.mi parroci, ai ministranti delle comunità parrocchiali
e loro responsabili
Carissimi, come ormai è tradizione
nella nostra Chiesa di Catania, il
prossimo 25 Aprile si terrà la grande
Festa diocesana del Ministrante
alla quale sono invitati a partecipare
tutti i ministranti della nostra diocesi.
In considerazione del primo anniversario dell’elezione di Papa Francesco e in vista della canonizzazione
dei suoi predecessori, Giovanni
XXIII e Giovanni Paolo II, il tema
della giornata sarà: “un anno con
Papa Francesco il ministero petrino nell’anno dei “quattro Papi”
Perché il Ministrante guardi sempre
di più all’esempio e alla testimonianza del nostro amato Pontefice,
abbiamo pensato ad un concorso
che, ripercorrendo le tappe di quest’anno di pontificato, possa far
riflettere i gruppi ministranti per
condurli alla preparazione di un
MOSAICO, formato A4, che rappresenti un momento significativo
dell’attuale ministero petrino.
Come ogni anno, la festa si svolgerà
nel Seminario Arcivescovile dei
Chierici, Via V. E. da Bormida 56,
Catania secondo il seguente
PROGRAMMA
Ore 09.00 Arrivo e accoglienza dei
gruppi ministranti provenienti dalle
varie comunità parrocchiali della
diocesi, iscrizione in segreteria e
animazione.
Ore 10.00 Preparazione alla Santa
Messa e accoglienza dell’Arcivescovo, Mons. Salvatore Gristina.
Ore 10.30 Santa Messa presieduta
dal nostro Arcivescovo.
I canti della celebrazione liturgica
saranno eseguiti dalla Corale del
Seminario Arcivescovile.
Ore 12.30 Pranzo a sacco e fiera del
dolce.
Ore 14.00 Luna Park - giochi e
divertimento.
Ore 16.00 Premiazione dei vincitori del concorso e conclusione.
N.B.
Tutti i ministranti sono invitati a portare con sé la veste liturgica.
Come nel passato, realizzeremo una
fiera del dolce perché ogni gruppo
possa mettere in comunione con gli
altri qualcosa al momento del pranzo, per tale motivo invitiamo a portare un dolce che possa poi essere condiviso in modo gratuito con tutti.
Si raccomanda di non portare palloni o altro materiale per i giochi che
verranno organizzati da noi.
Non fate mancare i ministranti del
gruppo a questo bel momento di
festa dedicato interamente a loro,
cercate di fare l’impossibile per
essere presenti.
Certi che saremo in molti a vivere
questo momento di gioia, di festa e
di lode al Signore, vi aspettiamo
numerosi.
Per maggiori informazioni puoi contattare:
don Salvo Gulisano tel. 3488311049
mail. donsalvogulisano@gmail.com;
don Santo Conti tel. 3805205273
mail. santoconti@alice.i.t, per l’Associazione Diocesana Ministranti
don Salvo Gulisano
don Santo Conti
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Prospettive - 13 aprile 2014
Museo diocesano: inaugurazione della mostra fotografica di Giuseppe Leone
’ampio locale di stile
neoclassico del Museo
diocesano, sino alla seconda guerra
mondiale sede della cappella del
seminario dei chierici, ospita in questi ultimi giorni di quaresima, in
prossimità delle celebrazioni della
passione, morte e resurrezione di
Gesù, una mostra fotografica di Giuseppe Leone dal tema “La settimana
santa nella pietà popolare siciliana”,
realizzata per la disponibilità della
direttrice dott.ssa Grazia Spampinato con la collaborazione dell’arch.
Giovanna Cannata e del personale
dell’istituto.
Alla cerimonia inaugurale, svoltasi
nella sala Cirinnà e introdotta dalla
direttrice, sono intervenuti l’Arcivescovo Mons. Salvatore Gristina e
l’autore assieme ad un folto pubblico
attirato dall’importanza dell’evento
culturale e dalla fama dell’artista
ragusano che, in veste di formidabile narratore-diarista di un’affascinante simbologia di immagini, ha
condiviso la vis creativa suscitata
dalla terra di Sicilia con intellettuali
che come lui ne hanno saputo cogliere bellezza e contraddizioni, da Sciascia a Consolo, a Bufalino. Quest’ultimo nelle fotografie di Leone raccomandò di “non cercare la collera né
la pietà civile né l’avvampo della
metafora; bensì, istigato dall’eccellente mestiere, un colpo d’occhio
avvezzo a cogliere le mimiche significative del grande teatro umano”.
L’excursus raffigurativo, incentrato
nelle 44 foto scattate in diversi paesi
dell’interno dell’Isola ed ora esposte
nella selezionata “rassegna cateche-
L
Diario della realtà siciliana
tica musealizzata con l’arte” a disposizione soprattutto delle scuole e delle parrocchie, è il frutto di un’esperienza quarantennale. Le immagini
raccontano caratteristiche, sacre rappresentazioni della Passione di Cristo e mettono in risalto, in modo particolare, l’espressività dell’uomo che
rivive il dolore della morte e la gioia
della resurrezione del Figlio di Dio
nei tragici e straordinari eventi evangelici della Grande Settimana.
Le foto sono quasi sempre in bianco
e nero in quanto per l’artista il
monocromo costituisce “un’interpretazione della natura e delle sue
trasformazioni, un colpo d’occhio
che scarica da ogni orpello un’immagine per dare senso a quello che è
l’essenza di ciò che vedi”.
Secondo lo scrittore prof. Salvatore
Silvano Nigro le “fotografie di Leone sono il ‘diario’ della realtà siciliana; del paesaggio, come dei costumi;
delle architetture, come delle feste e
dei riti. La Sicilia si racconta anche
attraverso il dolore e il lutto, che nei
riti di strada si inscenano, e nella
narrazione di Leone trovano il linguaggio che li rende artisticamente
reali…E ciò vale soprattutto per le
sacre rappresentazioni della passione: per le processioni ora ieratiche,
ora scomposte; per le scene di cordoglio e di compianto. Più che un
viaggiatore in terra di Sicilia, Leone
è qui un pellegrino in terra di Passione: tra le “feste” del dolore, cerca la
Sindone; e la trova; in una cronaca di
volti, tra teatri di gesti”.
La mostra sarà aperta da lunedì a
sabato dalle 9 alle 13, domenica e
festivi dalle 9 alle 13.30, sino a sabato 26 aprile; info: tel.095/281635,
museo@museodiocesanocatania.co
m.
A.B.
Ordine Santo Sepolcro di Gerusalemme: gran Concerto di Quaresima
L’amore: un’esperienza contagiosa
ella splendida cornice
della chiesa capitolare
S. Giuliano ai Crociferi, alla presenza di un pubblico
delle
grandi occasioni, per iniziativa della
Luogotenenza
per l’ItaliaSicilia e della
S e z i o n e
“Card. S. Pappalardo”
di
Catania dell’Ordine
Equestre del
Santo Sepolcro di Gerusalemme per
sostenere le opere in Terra Santa, si è
tenuto il Gran Concerto di Quaresima, giunto alla IX edizione.
Parole di cordiale benvenuto sono
state rivolte ai presenti dal rettore
della chiesa e cerimoniere ecclesiastico dell’Ordine, mons. Leone
Calambrogio, e dal luogotenente
prof. Giovanni Russo che, in particolare, ha ringraziato le autorità intervenute e quanti hanno voluto onorare con la loro presenza questo evento sicuramente da ricordare.
La serata si è articolata in vari
momenti caratterizzati da un denominatore comune: l’intensa spiritualità.
L’Orchestra d’Archi Catanese, diretta magistralmente dal confratello m°
prof. Fabio Raciti, ha eseguito musiche tratte da “l’Estro armonico” e
N
dai “Concerti grossi” di Antonio
Vivaldi.
In un’atmosfera surreale la Corale
“Regina Angelorum”, dalla cantoria
con tutte le sue notevoli potenzialità
vocali, ha eseguito il “Crucifige” e lo
“Stabat Mater” di Franz Listz e l’antifona “Jubilate Deo” di Franz Buhler, mentre raggi di luce violacea,
abilmente guidati da Roberto De
Luca, illuminavano il Crocifisso
ligneo dell’altare maggiore sulle
note struggenti della Passione e
allorché la musica esplodeva per sottolineare il trionfo della Resurrezione, si trasformavano in bagliori d’oro e di fuoco.
Le “Ultime Sette Parole di Cristo in
Croce” musicate in modo sublime
dal maestro Raciti, sono state interpretate mirabilmente dal baritono
Salvo Todaro, con effetti musicali
ricchi di pathos prodotti dagli archi
che imitavano i colpi di martello sui
chiodi. Notevole l’interpretazione
dei violini solisti Salvo Domina e
Adriano Murania e del clavicembalo
Enrico Di Bernardo.
Un lungo e sentito applauso ha sottolineato la grandiosità dell’evento.
Subito dopo l’Arcivescovo Mons.
Salvatore Gristina, priore della
sezione, ha proposto alcune profonde riflessioni spirituali sulla genesi
salvifica della Passione e sulla partecipazione dei cristiani alle sofferenze di Cristo quale riscatto per il peccato del mondo.
Nel riferirsi al saluto “pace a voi”
del Risorto, ha invitato i presenti ad
unirsi spiritualmente al prossimo
pellegrinaggio di Papa Francesco in
Terra Santa dove il Vicario di Cristo
pregherà unitamente al patriarca di
Costantinopoli Bartolomeo, come
aveva fatto oltre 50 anni orsono Paolo VI assieme ad
Atenagora,
affinché in quella regione martoriata avvenga
il miracolo della
riappacificazione tra i popoli.
La pace, ha sottolineato l’Arcivescovo, deve
nascere dal cuore
dell’uomo
singolo per poi
irradiarsi nelle
famiglie, nelle
comunità, nelle
nazioni,
nel
mondo intero: mediante questo dono
sarà possibile risanare le crisi di
vario genere che attanagliano l’uomo del nostro tempo e ne mortificano la dignità.
La manifestazione è terminata con la
consegna di una medaglia d’argento
al direttore d’orchestra Fabio Raciti
al quale è stata contemporaneamente
comunicata la nomina a commendatore dell’Ordine. Un particolare ringraziamento è stato rivolto alle ditte
Calaciura di Belpasso che ha sponsorizzato l’evento e RAF di De Luca
che si è occupata del service.
Blanc
Economato
Per sostenere il progetto umanitario
e di accoglienza ai migranti che sbarcano presso il porto di Catania, intitolato Maria Corrao, la cui organizzazione e gestione sono non lucrative, di
utilità sociale e umanitaria, si può
donare tramite versamenti intestati
a: “Arcidiocesi di Catania”. Con la
causale: “ Pro immigrati progetto
Maria Corrao”.
- Bollettino C.C.P. n. 11105954;
- Bonifico conto corrente Banco
Posta Poste Italiane filiale Catania via
Etnea Cod. IBAN
IT95N0760116900000011105954,
per versamenti dall’estero BIC:
BPPIITRRXXX;
- Con bonifico bancario Unicredit
Banca s.p.a. filiale Catania Duomo
Cod. IBAN:
IT05L0200816929000300318180,
0per versamenti dall’estero BIC:
SWIFT: UNCRITM1H20
®
8
Prospettive - 13 aprile 2014
DIOCESI
Commemorato il beato 'usmet nel 120° della morte
Guida assai umanizzante e filantropica
a sera di venerdì
4 aprile, proprio
nel giorno del 120° anniversario del pio transito al cielo
del beato cardinale Giuseppe
Benedetto Dusmet e a più di
25 anni dalla sua beatificazione da parte del Santo Pontefice Giovanni Paolo II, il noto
avvocato penalista cassazionista catanese Nello Pogliese
ha voluto commemorarlo con
un’apposita conferenza, vera
lectio magistralis di altissimo
valore culturale e religioso,
dal tema emblematico socioecclesiale il “Cardinale
Dusmet monaco, vescovo,
buon pastore”, tenuta nel
salone del Collegio “Sacro Cuore di
Gesù” di via Milano per le ex allieve
delle scuole paritarie curate delle
suore domenicane del S. Cuore.
Introdotto dalla presidente dell’Associazione prof. Santuzza Quattrocchi Paradiso, l’illustre professionista
ha rievocato, con rigorosa documentazione storico-archivistica, tanti ed
anche poco noti tratti salienti della
straordinaria e luminosa vicenda terrena dell’eminentissimo Dusmet, il
monaco benedettino cassinese che
sarebbe diventato da abate, per 9
anni, padre affettuoso e maestro saggio e severo del maestoso monastero
San Nicola alla Rena, fino alla dolorosa e terribile esecuzione delle anticlericali norme eversive dello Stato
unitario (legge 17 luglio 1866
n.3036 del Regno d’Italia e attuazione del decreto luogotenenziale di
Sicilia 21 luglio 1862). Per 27 anni,
da arcivescovo-parroco di Catania
fino alla morte da povero, Dusmet fu
pastore infaticabile e misericordioso
del gregge a lui affidato dalla lungimiranza del Romano Pontefice, nonché formidabile restauratore, riformatore e rifondatore del Sacro Ordine Benedettino, sparso nel mondo,
durante la sua permanenza a Roma
presso l’abbazia S. Paolo fuori le
mura, mentre era arcivescovo “pendolare” di Catania allorché fondò il
Collegio Sant’Anselmo, il 30 aprile
1893. Dusmet non trascurò mai la
sua amata diocesi e fu “guida assai
umanizzante e filantropica di una
città mossa da vari tumulti ed agitazioni sociali, con un clero diviso per
fazioni; alcuni sacerdoti erano fermi
ad un sistema forse non più attuale e
altri, a loro volta seguivano, le sirene
di una realtà rivoluzionaria liberale
di ispirazione massonica, comunque
laica secondo la moda di allora”.
Padre conciliare del Vaticano I e profetico anticipatore del Concilio Vaticano II, avrebbe avuto la piena fiducia e stima di due grandi papi, il beato Pio IX e Leone XIII, ed avrebbe
onorato con l’esempio della vita
integerrima e la sapienza della dottrina l’antica Regola civilizzatrice
dell’<Ora et Labora> nonché la porpora cardinalizia, incarnando in
modo commovente ed integrale lo
spirito di povertà evangelica e di fraterna carità cristiana senza confini,
verso tutti, dotti e analfabeti, aristocratici e bisognosi, ecclesiastici e
laici.
Lo studioso ha focalizzato, con forte
pathos narrativo e rievocativo e con
commossi accenti di ammirazione,
la straordinaria, pacifica e carismatica figura del Beato, appartenente alla
L
storia dell’umanità e della Chiesa.
All’età di soli 5 anni il piccolo Melchiorre sarebbe stato “offerto” dalla
sua nobile famiglia dei marchesi
Dusmet all’abbazia benedettina
“San Martino delle Scale” dove
sarebbe sbocciata la forte vocazione
alla severa vita claustrale, pienamente leggibile se si parte dall’imperscrutabile logica, dal disegno di salvezza di Dio come riconosce il beato cardinale benedettino Ildefonso
Schuster. Il giovane monaco primeggiò spiritualmente e moralmente, in
tempi di profondi e continui sconvolgimenti di natura socio-economicopolitica, per studio, cultura, dottrina,
prudenza e sapienza, eccellendo
soprattutto per santità, umiltà e bontà e non solo all’interno dell’Ordine
fondato dal Padre e Legislatore del
Monachesimo occidentale.
Dusmet, consacrato monaco e ordinato sacerdote nel cenobio benedettino, avrebbe sopportato con serena
dedizione tante durissime prove nelle varie tappe che avrebbe percorso
senza tentennamenti con insuperabile dignità e nobiltà d’animo, da religioso votato alla preghiera e all’azione nel chiostro e da successore
degli apostoli nella cattedra della
Chiesa catanese. Rifiutò decisamente onori mondani e cariche ecclesiastiche prestigiose come una brillante
carriera diplomatica da nunzio apostolico nelle principali capitali europee, a preferenza dell’instancabile
servizio pastorale verso gli umili, i
diseredati, i sinistrati dalle frequenti
e rovinose calamità naturali e sociali, quali terremoti, eruzioni, cicloni,
guerre, fame, miseria, colera, ignoranza, superstizione, detriti rivoluzionari.
“Una vita quella di Dusmet”, ha evidenziato l’oratore, “segnata dalle
fatiche e dalle privazioni: era un
uomo che non dormiva mai e si offriva in modo pressoché assoluto a
qualunque sollecitazione esterna.
Tanti neurologi famosi impiegherebbero tutta la vita a poter dare una
spiegazione razionale, però storica-
mente è così quest’incessante dedicarsi al
mondo che aveva bisogno di lui”. Dusmet
attraversò il suo tempo
rimanendo sempre un
monaco dedito alla
ricerca di Dio: questo
fu il suo programma.
“La sua attività si può
sintetizzare in questo
senso: nella prassi
quotidiana vi è l’impegno della profezia che
si collega addirittura a
quello che poi alla fine
del Novecento avrebbero detto personaggi
quali Camus e Pasolini, cioè a dire il capire le istanze dei
poveri soldati mandati al fronte, dei
poveri soggetti uccisi nel torbido
delle sommosse e delle rivoluzioni.
‘Poveri in armi’ li chiama Dusmet
quando parla con Giuseppe Garibaldi. La sua attività profetica si vede
quando in nome di rivoluzioni,
come quella del Quarantotto, ecc. ‘i
poveri in armi’ non costituivano un
concetto sociologicamente ammesso: erano o persone da valorizzare
secondo la Comune di Parigi o
secondo la visione anarchica di
Max Stirner carne da macello da
mandare al fronte per servire la causa del re, dell’imperatore, del capo
popolo ecc. di colui che aveva una
sorta di diritto di vita e di morte su
costoro”.
Il beato Dusmet, da zelante pastore
e da paziente e sapiente maestro del
clero, dei seminaristi, delle consacrate e del popolo a lui affidati dai
disegni della Provvidenza, avrebbe
lasciato a testimonianza perenne
della sua santità innumerevoli opere
concrete di misericordia spirituale e
corporale di altissimo valore sociale. Solo qualche esempio tra tanti:
l’oratorio “San Filippo Neri”, il
dormitorio e il Circolo operaio “San
Giuseppe” a Santa Maria de la
Salette, l’<Opera dei piccoli vagabondi> e l’Opera di Soccorso ai
Poveri Infermi a domicilio, l’istituto per ragazze affidato alle suore
Figlie della Carità di San Vincenzo
de’ Paoli, da Lui volute ed introdotte in diocesi come le salesiane
Figlie di Maria Ausiliatrice e le
figlie di Sant’Anna, l’Asilo Sant’Agata delle Piccole Sorelle dei Poveri, il miracolo della fermata della
lava con la reliquia del Velo di Sant’Agata a Nicolosi, nell’eruzione del
maggio 1886.
Antonino Blandini
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Paternò: la tradizionale processione dell’Addolorata
Maria si prende cura della Chiesa
Paternò la processione
del venerdì dell’Addolorata ha visto un programma presentato dal Prevosto Sac. Salvatore
Alì pieno di appuntamenti tra i quali
l’inizio venerdì 21 febbraio, con sparo di bombe e scampanio di campane, dei sette venerdì dedicati all’Addolorata, che si sono conclusi il 4
aprile. Domenica 6 aprile dopo la
solenne celebrazione presieduta dal
Prev. Sac. Salvatore Alì hanno avuto
inizio le quaranta ore con l’esposizione del SS. Sacramento e Adorazione
Eucaristica. Il 7-8-9 aprile sempre
nella Chiesa S. Margherita V.M. si
sono tenuti gli esercizi spirituali predicati da Padre Abate Ildebrando Scicolone OSB docente emerito presso
l’Ist. Pont. Liturgico S. Anselmo in
Roma, con la partecipazione dei portatori dei fercoli. Al termine della
funzione vi è stato il tradizionale rito
dell’intronizzazione della Croce nel
Sacrato della Chiesa. Giovedì 10
aprile la vigilia del venerdì dell’Addolorata si è tenuto alle 18.30 il
solenne canto dello “Stabat Mater”,
intonato con una melodia tipica
paternese, e la svelata del venerato
simulacro della Vergine Addolorata,
con solenne celebrazione del Vespro
in onore della Beata Vergine Maria
A
presieduta da Mons. Giuseppe Calabrò. L’alba del solenne giorno venerdì 11 aprile è stata salutata dallo sparo di bombe del Castello Normanno e
dal suono delle campane; alle ore
11.00 solenne Celebrazione Eucaristica presieduta dal Padre Abate Ildebrando Scicolone OSB concelebrata
dai Rev.di sacerdoti del XII Vicariato
Paternò-Ragalna. Col canto del tradizionale “Stabat Mater” è iniziata la
processione del Santissimo Sacramento a conclusione delle Sante
Quaranta ore. Alle 18.00 solenne
celebrazione Eucaristica presieduta
dal Rev.do Prev. Sac. Salvatore Alì
Rettore della Chiesa, con la partecipazione dei membri della confraternita “Maria SS. Addolorata” delle
socie dell’Associazione “Dame dell’Addolorata” e dei portatori del fercolo. Al tramonto, tra il suono delle
campane e lo sparo di bombe, l’uscita dell’artistico simulacro della Vergine Addolorata per le vie cittadine.
La processione infine si è conclusa
nella Chiesa Madre, dove la Beata
Vergine Maria sosterà fino a Venerdì
Santo. A conclusione della processione il prevosto Salvatore Alì ci sottolinea che “Vogliamo guardare a Maria
come a colei che accompagna la vita
di suo figlio e si prende cura di lui. È
la vita stessa di Maria a raccontare
concretamente cosa significhi
accompagnare e prendersi cura della
vita di Gesù. Proprio nel giorno dell’Annunciazione comincia, infatti, il
cammino di accompagnamento di
Maria: dalla nascita di Gesù a Betlemme alla gioia di ricevere i pastori
e i Magi, alla minaccia di morte e la
fuga in Egitto. Maria SS. accompagna Gesù e si prende cura di lui
anche nella sua solitudine. È lei che,
ai piedi della croce, non perde la speranza e accompagna la sua resurrezione piena di gioia. Infine il suo
stesso figlio le affida la chiesa
nascente, che da allora lei accompagna con la sua materna carità, prendendosi cura di noi suoi figli. A
Maria, dunque, in questo itinerario
spirituale che ci accompagnerà alla
Pasqua, affidiamo le nostre gioie e i
nostri dolori, soprattutto in questo
particolare periodo storico che stiamo vivendo e da Lei, donna del servizio, vogliamo imparare a prenderci
cura gli uni degli altri, in particolare
dei più piccoli e dei poveri, con una
vita sempre più donata a Dio e quindi ai fratelli”.
Anita Rapisarda
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Prospettive - 13 aprile 2014
DIOCESI
Una reliquia del beato Giuseppe Benedetto Dusmet in Messico
a presenza temporanea
qui a Chapala (Messico) di una nostra consorella del
monastero “San Benedetto” di Catania, ci ha portato il prezioso dono di
una reliquia ex corpore del beato
Giuseppe Benedetto Dusmet. La piccola teca, contenente microframmenti ossei ricavati a seguito della
ricognizione canonica dei resti mortali del Cardinale, avvenuta 25 anni
fa proprio nel monastero di Catania,
ci é stata consegnata, a nome della
Madre Priora e di tutta la Comunitá
monastica, lo scorso 4 aprile, nella
L
grande Monaco e Pastore che affidiamo la fioritura del carisma benedettino-eucaristico piantato da poco
in terra messicana.
Il paesino che ci ospita, Chapala, si
trova nello stato di Jalisco e fa parte
della diocesi di Guadalajara dove,
come in ogni cittá del Messico, c’é
l’Espiatorio per l’esposizione perpetua del SS. Sacramento. Ci stupisce e
commuove continuamente la sintonia tra il nostro carisma di adorazione e riparazione e quello degli espiatori messicani.
Questa zona, inoltre, é terra di marti-
avremmo mai immaginato quanti
segni evidenti della sua volontá il
Signore ci avrebbe man mano fatto
vedere. E cosí, dal 22 agosto 2011,
due monache professe del monastero
“SS. Trinitá” di Ghiffa (VB), alle
quali si é aggiunta recentemente
un’aspirante messicana, costituiscono l’incipiente comunitá delle Benedictinas del SS. Sacramento de Chapala. L’allora arcivescovo di Guadalajara, il cardinale Juan Sandoval
Iñiguez, per la mediazione dei
Cistercensi di “Santa Croce in Gerusalemme” a Roma, ci ha volute
Una nuova primavera
del carisma benedettino-eucaristico
felice ricorrenza del 120° anniversario della morte del glorioso pastore
catanese e nostro confratello benedettino.
É stato un momento di grande e
intensa commozione, vissuto nel clima raccolto della nostra cappellina
dove, da oggi in poi, tra le poche
reliquie custodite c’é anche quella
del Dusmet. La casa presso la quale
abitiamo ormai da circa due anni e
mezzo, era fino a tre anni prima del
nostro arrivo un noviziato salesiano.
Andando via, i responsabili di questa
casa hanno portato con sé anche le
reliquie che vi si trovavano. Non vi
sono neppure reliquie incastonate
nella mensa che, tra l’altro, é in
legno e removibile. Noi siamo arrivate con le nostre, con tanto di
autentiche al seguito, regalateci prima della partenza da una nostra consorella di Roma. Si tratta di un crocifisso che contiene reliquie di santi
passionisti. Ci era stato donato anche
un pezzetto di stoffa intriso del sangue del beato Giovanni Paolo II,
prossimamente santo.
Nella nostra tradizione monastica, la
presenza delle reliquie é molto
importante, perché ci ricorda visibilmente la comunione dei Santi stimolandoci all’imitazione delle loro virtú; inoltre nella cedola della professione si sottoscrive la propria consacrazione al Signore chiamando a
testimoni la Vergine Maria e quei
Santi le cui reliquie si venerano nel
monastero.
Ecco che la reliquia del cardinale
Dusmet, molto probabilmente l’unica per adesso in Messico, ci é piú
che mai di grande auspicio. Ed é
anche all’intercessione di questo
ri: tanti sacerdoti, religiosi e laici
sono stati uccisi durante la crudele
persecuzione anticristiana del
1926/29. Uno di questi, il gesuita
Michele Pro, fucilato nel 1927, é stato beatificato da Giovanni Paolo II
proprio insieme al card. Dusmet, e
altri venerabili, il 25 settembre 1988.
Quando alcuni anni fa ci é stato chiesto di dar vita ad un cenacolo messicano secondo il carisma della nostra
fondatrice Mectilde de Bar - della
quale ricordiamo quest’anno i quattrocento anni dalla nascita - non
espressamente quale presenza eucaristica-riparatrice a servizio della
liturgia monastica (specialmente il
canto gregoriano), per la gestione di
una foresteria quale casa di spiritualitá e per la confezione di paramenti
sacri.
La nostra vita é centrata sull’Eucaristia e, quindi, sulla realtá della presenza e della comunione; la nostra
giornata benedettina é scandita dalla
preghiera e dal lavoro manuale, senza che si cerchi di fare grandi cose.
Non sono le azioni eroiche che
costruiscono la comunitá, ma prima
di tutto é il Signore Gesú, poi l’amore manifestato nelle piccole cose della vita quotidiana.
Qui la maggior parte della gente é
molto povera, ma tanto generosa,
gioiosa, ricca di valori e di fede. Ci
sono anche persone benestanti per
cui siamo costantemente colpite dall’enorme disuguaglianza sociale. In
piú serpeggia una sottile e subdola
azione anticristiana perpetrata dalla
massoneria, dalla corruzione del
governo e dal narcotraffico. Quindi
ella tarda mattinata della Domenica “Laetare”
di metà Quaresima una cinquantina di
volontari, in gran parte giovani della
Caritas della comunità parrocchiale
“Santissimo Crocifisso dei Miracoli”,
curata dai padri Gesuiti dell’attigua
Residenza catanese di via Enrico Pantano, hanno servito un pranzo completo con dolci e bevande a diverse centinaia di poveri -in prevalenza concittadini, intere famiglie con i bambini,
persone anziane e sole- che hanno gremito serenamente il salone parrocchiale di via Musumeci e la piazzetta
Horatio Maiorana dal lato della scuola
elementare “Gioacchino Biscari”,
mentre un’orchestrina di ragazzi ha
allietato i graditi ospiti.
Il parroco e superiore, padre Gianni
Las Benedictinas
del SS. Sacramento de Chapala
(Mexico)
Il Rotary premia la classe V B della scuola primaria S. Domenico Savio di Cibali
La sofferenza stimola la solidarietà
abato 22 marzo la classe V B della scuola primaria “S. Domenico Savio”, sita in
via Cifali, 7, ha ricevuto un riconoscimento dal Rotary Duomo 150, dal
GROC e dall’associazione Sindrome
di Marinesco-Sjogren. Erano presenti gli amici di Matteo, in presenza del
S
Direttore Don Edoardo Cutuli, del
Coordinatore Didattico della Scuola
Primaria, Maestro Gaetano Furno,
della Maestra Rosanna Primogeri e
del giornalista Dott. Antonino Blandini e della Sua Signora.
I bambini sono stati premiati per
“l’accoglienza della diversità e la
capacità di esprimere una variegata
ricchezza umana”.
Il riconoscimento nasce da un’esperienza unica, di elevato valore umano e civile che, a dicembre 2013, si è
realizzata tra i banchi di scuola e in
modo libero e non contestualizzato.
Tutto ciò grazie alle grandi doti umane e cristiane del maestro Furno che,
coadiuvato dalla maestra Rosanna,
ha presentato un video della maratona Telethon, relativo alla presenza ad
Uno Mattina del piccolo Matteo
affetto da Sindrome di MarinescoSjogren e della sua famiglia.
Dinanzi a ciò i bambini, in modo
spontaneo e diverso tra loro, hanno
avuto la possibilità di esprimere i
loro preziosi sentimenti in merito
alla condizione di disabilità; lo hanno fatto attraverso dei pensieri scritti
e rivolti a Matteo, che sono stati veicolati dal fratello Giacomo, anche
lui in V B.
Catania Città solidale nella quaresima del Crocifisso dei Miracoli
N
ancor piú ci sentiamo chiamate ad
essere presenza orante e solidale,
piccolo segno di luce e di speranza.
L’intercessione del beato cardinale
Dusmet, che adesso sentiamo particolarmente caro, ci aiuti a trasformare sempre la nostra vita in quel
“panettello della caritá” che si fa
dono d’amore per la fame di tanti
nostri fratelli e sorelle in Cristo.
C’è molto bisogno alla mensa degli ultimi
Notari, ha così illustrato la lodevole
iniziativa di solidarietà della sua parrocchia: “Abbiamo notato la presenza
di rumeni e una riduzione significativa
dei migranti. Contemporaneamente -e
questo è l’aspetto più bello- cresce la
solidarietà dei catanesi verso i catanesi meno fortunati. Complessivamente
abbiamo dato più di mille pasti grazie
alla generosità e alla solidarietà della
parrocchia. Per tutta la giornata di
oggi si può arrivare realisticamente a
circa 700 pasti. Quest’attività si inserisce all’interno di due realtà parrocchiali: una è il Centro Agape che si
pone in ascolto del bisogno della città
e soprattutto dell’orientamento alle
persone per la soddisfazione del biso-
gno; l’altro aspetto, poi, è l’accoglienza dei senza fissa dimora, durante l’emergenza freddo, che durerà fino a
Pasqua. Nel frattempo ci stiamo adoperando per collocare questi ragazzi in
degli appartamenti ed anche dargli un
minimo di prospettiva di
lavoro con dei corsi di
formazione che stiamo
facendo in sinergia con
alcune associazioni del
territorio”. “Quello che
ci stupisce in termini
meravigliosi è una città
che si riscopre più solidale. La città esce dal
suo individualismo e
condivide le risorse di
cui dispone a servizio dei più poveri e
dei più emarginati che oggi, in queste
circostanze, sono prevalentemente
catanesi”.
Memorex
Valutati dall’associazione Sindrome
di Marinesco-Sjogren, sono stati
proposti al Rotary club Duomo 150
nella persona del suo Presidente
Dott. A. Prestipino e premiati per il
fatto di non avere precedenti, di
essere modello unico e di immenso
valore cristiano da poter “esportare”
in altre realtà scolastiche.
L’attestato di merito è andato ovviamente anche al Direttore, al Maestro
G. Furno, alla Maestra R. Primogeri
e al Dott. Blandini.
Insieme ai compagni sono stati premiati Giacomo e Davide (V A) come
“siblings ambasciatori di significative esperienze di vita” e Matteo perché la sua condizione è diventata
risorsa per tutti.
Inoltre, il merito al maestro Furno va
anche perché, intuendo l’importanza
non solo di chi è diversamente abile
ma anche della sua famiglia, ha
attenzionato Giacomo e Davide,
siblings cioè fratelli, facendo sì che
essi potessero essere portatori di
un’esperienza speciale.
La premiazione è stata caratterizzata
da momenti di grande emozione, da
riflessioni atte a far emergere la ricchezza di sentimenti buoni nell’animo dei bambini, che vanno coltivati
e messi nelle condizioni di essere
espressi da tutti gli educatori che
ruotano attorno a loro.
Il Presidente del Rotary Dott. Prestipino e la presidente del GROC
Dott.ssa Di Blasi hanno insistito sull’importanza che tale esperienza
possa realizzarsi in altri contesti scolastici, da qui la progettualità di farli
conoscere ad atri livelli e così creare,
già in tenera età, la cultura dell’accoglienza e solidarietà.
Dott.ssa Gaetana Baglìo
(mamma di Matteo Bellina)
10
Prospettive - 13 aprile 2014
DIOCESI
Riflessioni sul Vangelo
IL TRADIMENTO
DOMENICA DELLE PALME E DELLA PASSIONE DEL SIGNORE / A - Is 50,4-7; Sal 21;Fil 2,6-11; Mt 26,14-27,66
Il racconto della passione di Matteo si
caratterizza come il racconto del tradimento. Inizia Giuda che va dai sacerdoti
disposto a consegnargli Gesù col corrispettivo di soldi: “Quanto volete darmi perché
io ve lo consegni? E quelli gli fissano trenta monete d’argento” . Seguono i preparativi del tradimento e la previsione di Gesù
che durante la cena uno di loro lo avrebbe
tradito. Segue il rinnegamento di Pietro.
“Se tutti si scandalizzeranno di te, io non
mi scandalizzerò mai” dice Pietro sicuro di
sé. Gli disse Gesù: “In verità io ti dico:
questa notte , prima che il gallo canti, tu
mi rinnegherai tre volte”. Pietro gli rispose: “Anche se dovessi morire con te, io
non ti rinnegherò”.
Lo stesso dissero tutti i discepoli”. Sappiamo come di fronte alla serva miseramente
rinnega Gesù. Questi porta con sé Pietro,
Giacomo e Giovanni nel Getsemani a pregare, forse angosciato per quello che
avrebbe dovuto patire. Ma i suoi, che
dovrebbero confortarlo, si addormentano
e Gesù li esorta a vegliare per non cadere
in tentazione. Finalmente arriva Giuda
che con il segno dell’amicizia e dell’amore
bacia Gesù. “Il traditore aveva dato un
segno, dicendo; “Quello che bacerò, è lui;
arrestatelo! Subito si avvicinò a Gesù e
disse: “Salve, Rabbi,!” E lo baciò e Gesù
gli disse “Amico, per questo sei qui!”. Il
tradimento della folla è emblematico della
facilità con cui dall’esaltazione dei miracoli si possa passare all’avvilimento del tradimento: “Come se fossi un ladro siete
venuti a prendermi con spade e bastoni,
Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare
e non mi avete arrestato…” Allora tutti i
discepoli lo abbandonarono e fuggirono”. I
falsi testimoni sono in prima fila per rendere la loro falsa testimonianza. A tutto
questo seguono gli astanti: “Allora gli sputarono in faccia e lo percossero, altri lo
schiaffeggiarono, dicendo: “Fa’ il profeta
per noi, Cristo! Chi è che ti ha colpito?”. Il
tradimento della folla continua con le
richieste della liberazione di Barabba e di
condanna: “Sia crocifisso!”. Anche Pilato
viene avvertito dalla moglie a non avere a
che fare con quel giusto, perché aveva avuto in sogno dei turbamenti a causa sua.
Ma Pilato non resiste alle richieste dei
sommi sacerdoti e della folla: “Essi allora
gridavano più forte: “Sia crocifisso”. Visto
che non otteneva nulla, che anzi il tumulto
aumentava, prese dell’acqua e si lavò le
mani davanti alla folla dicendo: “Non sono
responsabile di questo sangue. Pensateci
voi”. Tradimento e derisione da parte di
tutti indicano il disprezzo in cui si può
cadere nonostante il bene che si è fatto.
Gesù certamente non meritava tutto questo. Aveva insegnato e guarito.
Leone Calambrogio
San Paolo in briciole
Come camminare? Col 2,6-8
È il problema che indirettamente si pone
Paolo che scrive ai Colossesi. Bisogna
comminare allo stesso modo di come si è
accolto Cristo Gesù, e cioè: “Radicati e
costruiti su di lui, saldi nella fede come
vi è stato insegnato”. Facendo riferimento alla “radice” si pensa alla solidità che
tale immagine rappresenta: saldezza e
vita . È infatti dalla radice che l’albero
trae forza e vita. Anche l’immagine della costruzione porta con sé quella dell’edificio che si costruisce mediante e in
Cristo Gesù. Se la malta o il cemento
porta con sé l’immagine dell’amalgama,
è chiara l’idea di Cristo che fa da cemento nella costruzione dell’edificio. Insieme
a tutto questo il senso della gratitudine
deve essere primario nei confronti di
Gesù. Infatti, bisogna sovrabbondare
nel rendimento di grazie. Un avvertimento è necessario: “Fate attenzione che
nessuno faccia di voi sua preda con la
filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla
tradizione umana, secondo gli elementi
del mondo e non secondo Cristo”. La
tentazione di ritornare all’umano come
criterio unico di vita è sempre in agguato. Bisogna agire secondo Cristo.
L.C.
Il Sacerdote sa che ogni grido pregato con Gesù ha il potere di far tremare la pietra di ogni sepolcro
Da quel grido la nuova creazione
Dolore
Il cuore del Vangelo è il racconto del
lungo dolore di un Dio appassionato.
Accompagniamo i discepoli nel
cammino che Gesù ha mostrato loro
sul monte: contempliamo con loro la
gloria di Dio, la divina bellezza nella Croce e Resurrezione del Figlio
dell’Uomo, dal Venerdì santo - ora
delle tenebre in cui la Bellezza è crocifissa - fino allo splendore del giorno di Pasqua.
E questo cammino non si limiti a una
successione di richiami biblici, ma
rappresenti come un percorso di fuoco, in cui inoltrarsi con decisione
personale e insieme con timore e tremore, lasciandosi bruciare dalla
fiamma di Dio.
Guardiamo la Bellezza crocifissa: il
Venerdì santo e l’oggi del dolore dell’uomo .
La Croce è rivelazione della Trinità
nell’ora della “consegna” e dell’abbandono: il Padre è Colui che consegna alla morte il Figlio per noi; il
Figlio è colui che si consegna per
amore nostro; lo Spirito è il Consolatore nell’abbandono, consegnato dal
Figlio al Padre nell’ora della Croce
(“E chinato il capo, diede lo Spirito”) e dal Padre al Figlio nella resurrezione .
Amore
Sulla Croce il dolore e la morte
entrano in Dio per amore dei senza
Dio: la sofferenza divina, la morte in
Dio, la debolezza dell’Onnipotente
sono altrettante rivelazioni del Suo
amore per gli uomini. È questo amore incredibile e insieme mite,
attraente che ci coinvolge e ci affascina, quello che esprime la vera bellezza che salva. Questo amore è fuoco divorante, a esso non si resiste se
non con una ostinata incredulità o
con un persistente rifiuto a mettersi
in silenzio davanti al
suo mistero, cioè col
rifiuto della “dimensione contemplativa
della vita”.
Certo, il Dio cristiano
non dà in questo modo
una risposta teorica
alla domanda sul perché del dolore del
mondo. Egli semplicemente si offre come
la
“custodia”,
il
“grembo” di questo
dolore, il Dio che non
lascia andare perduta
nessuna lacrima dei
Suoi figli, perché le fa
Sue. È un Dio vicino,
che proprio nella vicinanza rivela il Suo
amore di misericordia
e la Sua tenerezza
fedele. Ci invita a entrare nel cuore
del Figlio che si abbandona al Padre
e a sentirci così dentro il mistero
stesso della Trinità.
A Pasqua risplende la Bellezza che
salva, la carità divina si effonde nel
mondo. Nel Risorto, colmato dal
Padre dello Spirito di vita, non solo
si compie la vittoria sul silenzio della morte ed è offerta la forma dell’Uomo nuovo, che è tale in pienezza secondo il progetto di Dio, ma si
compie anche il supremo “esodo” da
Dio verso l’uomo e dall’uomo verso
Dio, si attua quell’apertura all’oltre
da sé, cui aspira il cuore umano. Se
facciamo nostro nella fede l’evento
di Pasqua, siamo noi pure trascinati
in questo vortice che ci invita a usci-
re da sé, a dimenticare noi stessi, a
gustare la bellezza del dono gratuito
di sé.
Incontri
La rivelazione della Trinità come
bellezza divina che salva raggiunge
la vita dei discepoli negli incontri
testimoniati dai racconti delle apparizioni: nella varietà cronologica e
geografica di queste scene, emerge
una struttura ricorrente. È il Risorto
che prende l’iniziativa e si mostra.
L’incontro viene a noi dall’esterno,
attraverso un gesto e una parola che
ci raggiungono e che sono oggi il
gesto e la parola della Chiesa che
annuncia il Risorto. Gesti e parole
che suscitano sorpresa gioiosa, esultanza per la gloria del Risorto, consolazione nel sentirsi tanto amati,
voglia di donarsi a colui che ci chiama a partecipare alla sua pienezza di
vita, desiderio di gridare la lieta confessione di fede: “È il Signore!”,
“Mio Signore e mio Dio!” .
Chi ha incontrato il Risorto è inviato
da lui a essere suo testimone: l’incontro pasquale cambia la vita di chi
lo sperimenta. I pavidi fuggiaschi del
Venerdì santo diventano i testimoni
coraggiosi di Pasqua fino a dare la
vita per la confessione del loro
Signore. Il suo splendore ha veramente rapito il loro cuore e ha fatto
di loro gli annunciatori del dono di
Dio, quelli che, avendo fatto esperienza della salvezza e gustandone la
bellezza e la gioia, avvertono il bisogno incontenibile di portare ad altri il
dono ricevuto.
Trasfigurati dall’amore che salva, i
discepoli diventano i testimoni di
questa trasfigurazione: la bellezza
che li ha rapiti a se stessi, diventa la
molla che li spinge a dare a tutti gratuitamente quanto gratuitamente è stato loro
donato.
Essere testimoni della
Bellezza che salva nasce
dal farne continua e sempre nuova esperienza: ce
lo fa capire lo stesso
Gesù quando, nel vangelo di Giovanni, si presenta come il “Pastore bello”
(così è nell’originale greco, anche se la traduzione
normalmente preferita è
quella di “buon Pastore”): “Io sono il pastore
bello. Il bel pastore offre
la vita per le pecore... Io
sono il bel pastore, conosco le mie pecore e le mie
pecore conoscono me,
come il Padre conosce
me e io conosco il Padre;
e offro la vita per le pecore” . La bellezza del Pastore sta nell’amore con
cui consegna se stesso alla morte per
ciascuna delle sue pecore e stabilisce
con ognuna di esse una relazione
diretta e personale di intensissimo
amore. Questo significa che l’esperienza della sua bellezza si fa
lasciandosi amare da lui, consegnandogli il proprio cuore perché lo inondi della sua presenza.
Padre Angelico Savarino
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Prospettive - 13 aprile 2014
cultura
Omaggio alla sicilianità e al teatro isolano per l’incontro culturale “Pirandello, Martoglio e Musco”
La Sicilia come proposta culturale
stato presentato, alla
Fidapa sezione “Riviera dei Ciclopi”, l’incontro culturale
dal titolo “Pirandello, Martoglio e
Musco: sodalizi e baruffe”. Un
omaggio alla cultura siciliana con
relatori di alto livello, la prof. Sarah
Zappulla Muscarà e l’avv. Enzo
Zappulla, insieme a un pubblico
appassionato per i big della drammaturgia siciliana e per la storia del
teatro isolano, che hanno operato
una rivoluzione teatrale tra verosimiglianza e psicologia, in un equilibrio
tra comicità martogliana, pirandellismo intriso di drammaticità e testi
giocondi in dialetto borghese arrotondato del Musco, con bozzettismo
regionale, grazie al “genius loci” che
ha abitato dentro loro. Il dibattito ha
preso le mosse dalla frase di Eduardo De Filippo: «il teatro non è altro
che il disperato sforzo dell’uomo di
dare un senso alla vita» per continuare con il carteggio tra Pirandello
e Martoglio. L’avvocato Zappulla ha
svolto un veloce ed esaustivo excursus letterario e storico del teatro, dal
1863, quando comparve sulle scene
il primo testo interamente in dialetto
e il termine mafia, dalla Cavalleria
Rusticana al successo per il teatro di
Catania. Un filo narrativo di ricordi
teatrali letterari degli autori, che
abilmente la Prof. Muscarà, ambasciatrice nel mondo della migliore
tradizione del teatro popolare sicilia-
È
Eduardo De Filippo:
«il teatro non è altro
che il disperato sforzo
dell’uomo di dare
un senso alla vita»
no, ha raccontato. È intervenuto l’attore Agostino Zumbo che ha sottolineato: “il teatro sta morendo e gli
attori stanno scomparendo, non ci
sono più attori siciliani che vanno in
giro per l’Italia o per il mondo, come
al bel tempo di Pirandello, che portava in giro il pan-siciliano”. Durante la serata presenti: la Prof. Maria
Ciancitto in qualità di tesoriera, che
ha rappresentato il distretto Fidapa
B. P. per la Sicilia, e la consigliera
del Distretto Mimma Torre; la presidente Isabella Frescura ha sottolineato: “I relatori hanno fatto conoscere il vasto repertorio del teatro
comico siciliano degli anni Trenta
quasi entrato in simbiosi col teatro
italiano ed europeo”. La segretaria
Cynthia Torrisi conclude affermando
“La bellezza del teatro dialettale viene apprezzata se si possiedono le
corrette chiavi interpretative”.
...interviste
Enzo Zappulla
Qual è l’inizio della stagione
aurea del teatro siciliano le cui
origini sono legate all’opera dei
pupi? “A me piace farlo iniziare
da quel dicembre 1902 allorché la
Compagnia di Giovanni Grasso
dall’angusto e maleodorante Teatrino Machiavelli di piazza dell’Ogninella a Catania approdò nel
prestigioso Teatro Argentina di
Roma per una serie di recite di
beneficenza per gli alluvionati di
Modica. Da allora fu un susseguirsi di successi, specialmente all’estero, dove Giovanni Grasso fu
definito il più grande attore tragico del mondo da Vsevolod Mejerchol’d a Isaak Babel’ a Lee Strasberg”.
Sarah Zappulla Muscarà
A lei si deve la pubblicazione in un
corpus unico, di Tutto il teatro in
dialetto di Luigi Pirandello, per i
tipi della Bompiani, ben dodici
testi, in gran parte inediti o rari.
Quale l’incipit teatrale dell’agrigentino? “L’esordio teatrale di Luigi Pirandello s’iscrive nel variegato
filone della drammaturgia dialettale
siciliana che ha rinverdito le scene
nazionali e internazionali esibendo
le straordinarie doti interpretative di
Giovanni Grasso e Angelo Musco.
Sub specie linguae Pirandello ha
assunto la Sicilia non solo a modello interpretativo, ideologico e mitico, ma a proposta culturale. Presente e fuori del tempo, lucida e folle,
la Sicilia dialettale pirandelliana,
dialettica affermazione della necessità della mistificazione, celebra la
vittoria del fatalismo e dell’immobilismo, sancendo il dominio della
dislocazione apparente, in preda ad
annosi problemi, storico-politicosociali, ed insieme appassionata
evocazione di un paese dell’anima.
Ad Emilio Cecchi, nel 1932, Pirandello, scrittore di dimensione internazionale, scrive: «Altra vita, altro
sangue, altra natura, altri costumi,
altri bisogni, altra sensibilità, altri
sentimenti. E tutto qui». Orgogliosa
rivendicazione di diversità che fa
dell’isola speculum in aenigmate
ma pure theatrum mundi, dove si
sconta il «difficile lusso d’essere
siciliano» di cui parla Gesualdo
Bufalino”.
Lella Battiato
Inaugurata la stagione lirica del “Bellini” di Catania
IN SCENA L’OPERA BUFFA
“Don Pasquale” di Gaetano Donizetti
doveroso evidenziare,
con larga diffusione
mediatica, gli straordinari tesori di
genialità e creatività profusi dagli
autori di musiche barocche, romantiche e tardo-romantiche sull’opera
buffa, genere perlopiù composto ed
eseguito su commissione per celebrare il carnevale o accompagnare
importanti momenti cortigiani e
politici, nato a
Napoli e rapidamente diffuso in
tutta Europa.
Su una trama elementare e fragile,
congegnata a misura delle circostanze
e dei committenti,
attenta a non incappare nelle severe
censure delle trinariciute polizie del
tempo, mettendo in
burla situazioni leggère nelle quali non
si potesse léggere, in sottofondo,
satira e critica nei confronti delle
Corone e delle istituzioni, artisti
come Donizetti, Mozart, Rossini,
Vivaldi hanno avuto il destro di piazzare brani di elevato livello artistico,
È
strutturati con squisita maestria.
La considerazione è sgorgata spontanea ascoltando i quartetti con i
quali si concludono il secondo e terzo atto, o il bissato duetto che chiude la prima parte del terzo atto e la
vivace azione scenica/corale che lo
precede, di questa godibilissima edizione del “Don Pasquale” di Gaetano Donizetti con la quale è stata
aperta la stagione lirica 2014 del
Teatro Massimo “Vincenzo Bellini”
di Catania.
L’opera, nel 1993 realizzata con la
regia di Giancarlo Menotti, è andata
in scena per le cure e la visione del
bass/baritono Simone Alaimo in
veste di regista e protagonista, che
ha immaginato e realizzato il coinvolgimento della quarta parete (la
platea) proponendo un teatro totale
che, in questa fase di crisi, fa presente che a nessuno oggi è consentito di
stare passivamente a guardare, spettatore immobile, mentre altri agiscono, con tutti i limiti e i margini di
errore dell’essere umano, ma col pregio dell’anelito al bene comune e
all’interesse generale.
Il “Bellini”, in questo
periodo, sta faticosamente cercando da solo
di risollevarsi, risorgere,
facendo leva sulle proprie risorse umane (personale artistico, uffici,
maestranze). A sostenere la prima prova (non
un esame di riparazione
che altri dovrebbero
fare), si è affidato ad un
preparatore e mentore come Alaimo
che unisce, alla qualità e alla competenza, conoscenza e padronanza di
un ampio repertorio, grande amore
per la sua arte e per questo teatro.
Lo ricordiamo di recente in “Le con-
venienze e inconvenienze teatrali
(viva la mamma)”, nella quale il suo
ruolo gli imponeva di cantare tutta
l’opera in falsetto: una prestazione
artistica faticosa e tecnicamente difficile.
Sul podio l’esperta e apprezzata bacchetta di Antonino Manuli, direttore d’orchestra di lungo corso, che ha
assecondato e condiviso l’impostazione gioiosa e scoppiettante di Alaimo; il soprano Laura Giordano ha
affrontato il ruolo di Norina, sottoponendosi alle cure che Donizetti
riserva alle figure femminili delle
sue opere (pretendendo da loro qualità, purezza e forza), aggiungendo
presenza scenica, capacità recitativa
e mimica convincenti ed efficaci; il
tenore di grazia Ernesto Lepre ha
sostenuto la prova con equilibrio e
abnegazione, assumendo il compito
di sostenere e porgere lo svolgimento della storia con efficace misura;
Francesco Vultaggio, as Dottor
Malatesta, ha giocato il suo determinante ruolo impostando voce e
movimenti di scena in competizione
col prorompente Alaimo tenendogli
testa, fornendo valido sostegno allo
sviluppo del racconto, della trama e
del tessuto armonico.
La trama. Don Pasquale, scapolo
anziano benestante e taccagno, indispettito per il rifiuto del nipote Ernesto di prendere in moglie una ricca
vedova, decide di punirlo sposando a
sua volta e incarica il suo medico
Dottor Malatesta di trovargli la per-
sona giusta. Questi, consapevole che
causa del rifiuto di Ernesto è il suo
grande amore per la povera ma bella
Norina, convinto che il matrimonio
non fa per il suo assistito, organizza
un matrimonio simulato proprio tra
Norina e Don Pasquale istruendo la
sposina sul come condursi per far
pentire lo sposo per burla delle sue
mene coniugali. Don Pasquale, pur
di liberarsi della moglie bisbetica,
acconsente alle nozze di questa col
nipote benedicendole e beneficiandolo.
Il numeroso pubblico ha applaudito
con convinzione tutto e tutti, anche
le dichiarazioni dei dipendenti dell’ente che invitano a guardare al Teatro per quello che rappresenta in sé e
per la città, chiedendo alle istituzioni di fare una scelta d’amore e di
coscienza nei confronti di un bene
rinomato nel mondo per bellezza,
acustica e qualità professionale delle
risorse umane di cui dispone.
Simone Alaimo, felice per il buon
esito della sua duplice prova, ha
dichiarato “Ringrazio coro e orchestra che hanno supportato apprezzato e condiviso la realizzazione dell’opera, il loro supporto è andato ben
al di là dell’impegno professionale,
fino alla collaborazione al botteghino, purché si potesse andare in scena; e la sovrintendente che ha creduto in questa possibilità e nella mia
persona”.
Carlo Majorana Gravina
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Prospettive - 13 aprile 2014
RUBRICHE
Foncanesa: al “Bellini” concerto di gala per la raccolta fondi destinati alla ricerca sulle neoplasie
Diminuire le distanze della speranza
l Teatro massimo “Bellini” di Catania presente il pool della Catania scientifica per
la consegna del XVIII premio di laurea “Santella Massimino” ad una neo
laureata nella disciplina ematologica, la neodottoressa Oriana Bianco,
per una tesi di laurea sulle malattie
neoplasiche del sangue consegnato
dal prefetto vicario Annamaria
Polimeni, che ha visto la partecipazione delle massime cariche istituzionali catanesi come rappresentanti
e testimoni dell’impegno e dell’incessante costanza con cui la Fondazione persegue da più di venticinque
anni i suoi scopi statutari. In questa
occasione i responsabili delle unità
Ematologiche del territorio nonché
membri del Comitato Tecnico Scientifico della Fondazione hanno presentato il prosieguo delle attività
scientifiche di ricerca onco-ematologica che vengono finanziate dalla
Fon.Ca.Ne.Sa.
Gli scienziati sotto la guida del primario universitario Francesco Di
Raimondo, con il coordinamento
della prof. Emma Cacciola (del Ferrarotto), dei dottori Ugo Consoli e
Giuseppe Milone (rispettivamente
operanti al Garibaldi e al Ferrarotto)
grazie agli importanti scambi con i
centri di ricerca più rilevanti del
mondo, danno un contributo decisivo alla lotta oncoematologica, ricerca e talenti che si valorizzano ma
A
anche assistenza a chi
soffre. La Foncanesa da
28 anni accoglie i
pazienti e i loro familiari in strutture specializzate, le “Case Santella”,
alle quali se ne aggiungerà presto una terza
ubicata, nel perimetro
del Policlinico universitario Vittorio Emanuele, conclamando il ruolo sociale ed il valore
etico che le case di
accoglienza rivestono
da oltre diciannove anni
registrando oltre 32.000 presenze
provenienti da tutto il territorio siciliano.
Storia della Foncanesa. Ricordiamo che la Foncanesa è stata creata da
Rosalba Massimino, in seguito alla
morte della figlia Santella, studentessa universitaria dotata di un’inclinazione per la scienza e la poesia, e
sensibilità umana, stroncata a venti
anni dalla leucemia, la quale, dopo
l’esperienza personale di doversi
curare fuori dalla propria città,
affrontando disagi logistici ed emotivi, lasciò una volontà: dare a Catania
la possibilità di curare tutte le forme
di leucemia, per evitare i cosiddetti
“viaggi della speranza”. Così è nata
la fondazione. Santella Massimino,
sarebbe orgogliosa nel vedere come
nel suo nome sono concretizzati
seminari e progetti scientifici da lei
iniziati e condivisi. A breve in Cattedrale, con i rappresentanti più rilevanti delle scienze e delle arti che le
erano care, si celebrerà il trentennale
della sua scomparsa. L’amore, unito
alla vita nel compendio della Fede,
conduce all’eternità e sconfigge la
morte.
Il gran galà al “Bellini”. Ritorna
anche quest’anno l’appuntamento
con la grande musica, che incontra la
solidarietà con il gran galà al “Bellini” presentato dall’abile conduttore
Salvo La Rosa con la direzione artistica di Marco Impallomeni. Protagonisti dell’evento sono stati i due
étoile della lirica: Marcello Giordani, diventato testimonial della Foncanesa, eccellente tenore siciliano
che con la sua voce ed il suo carisma
ha conquistato i
pubblici dei teatri
più importanti di
tutto il mondo, dalla
Scala al Covent Garden, all’Opéra di
Parigi, al Metropolitan di New York e
Daniela Squillaci
richiesta in tutti i
prestigiosi palcoscenici italiani ed esteri
dopo il felice debutto al Teatro Antico
di Taormina (impegnata proprio in
questi giorni a Cagliari nella Norma
belliniana) insieme a Giovanni
Guagliardo (baritono) Francesca
Ascioti (mezzosoprano) e Mattia
Denti (basso). La direzione dell’Orchestra sinfonica siciliana è stata
affidata a Carmen Failla che l’ha
guidata con raffinatezza e stile.
Il programma ha offerto agli appassionati le più celebri arie dalle opere
più famose del repertorio lirico internazionale, dal genius loci Vincenzo
Bellini dalla “Casta Diva” (Norma) e
“Suoni la tromba e intrepido” (I
Puritani) al francese Georges Bizet
(Carmen) a Wolfgang Amadues
Mozart, Gioachino Rossini, Giuseppe Verdi e Giacomo Puccini (“E
lucevan le stelle”, Tosca), arrivando
fino all’operetta viennese di Franz
Lehàr con la “Canzone della Vilja”
(La vedova allegra).
Durante la kermesse sul palcoscenico Rosalba Massimino, fondatrice e
sostenitrice della Foncanesa nonché
riferimento per la ricerca scientifica
a Catania e per i rapporti con il mondo della ricerca medica, che di fronte a un pubblico numerosissimo ha
elencato i risultati conseguiti dagli
scienziati e il valore umano delle
“Case Santella”. Ha evidenziato il
generoso contributo degli istituti di
credito e hanno preso la parola Saverio Continella, Maria Gabriella
Macauda, rispettivamente Direttore
Generale del Credito Siciliano e
Direttore area commerciale Catania
di Unicredit; la presidente ha ringraziato le autorità presenti, il vicepresidente dell’Ars Salvo Pogliese e l’assessore comunale Angela Mazzola.
L’Arcivescovo Mons. Salvatore
Gristina con la sua profonda umanità e sensibilità, con significative
parole ha invitato alla riflessione con
un discorso di Pasqua cristiana, che
vada oltre le festività inventate dal
consumismo, affinché tutti possano
proiettarsi “alla serenità degli uomini di buona volontà”. Un messaggio
incisivo auspicando “coraggio,
sostegno, solidarietà al progetto della Foncanesa, in un momento difficile di crisi, che con il suo lavoro
dimostra un bell’atto d’amore”.
Lella Battiato