Magazine Arpa Campania Ambiente n. 23 del 15 dicembre 2014

PRIMO PIANO
L’ozono, in Italia, uccide
3400 persone l’anno
Buonfanti a pag.3
DAL MONDO
Joyxee Island: nasce
l’isola di plastica
È risaputo che riciclare la
plastica è cosa buona e giusta. Ma nessuno avrebbe
mai immaginato che si potesse creare una vera e propria isola....
Paparo a pag.5
NATURA & BIODIVERSITÀ
Clima, il nuovo
rapporto in breve
Strutture abusive anche in Sicilia, Puglia e Calabria
Abbattuto l’ecomostro di Alimuri,
altri quattro attendono le ruspe
Finalmente abbattuto l’ecomostro
di Alimuri, che deturpava l’omonima spiaggia di vico Equense,
perla della splendida Costiera
Amalfitana. Sono passati ben 14
anni dalla denuncia di Legambiente. Pochi minuti e 1.200 microcariche da 50 grammi hanno
spazzato via quello che sarebbe
stato un lussuoso hotel di 150 camere. La vittoria viene così commentata dalla direttrice generale di
Legambiente Rossella Muroni: ''È
una grande giornata di legalità e
giustizia. Chiediamo l'inserimento
dei reati ambientali nel nostro codice penale''. Arrivano a cinque,
dunque, gli edifici abbattuti in
Campania secondo il report Goletta
Verde fornito da Legambiente. Tra
gli altri: le villette abusive di Eboli,
il Fuenti, le torri del Villaggio Coppola Pineta Mare e gli scheletri di
Montecorice nel Cilento.
Esposito a pag.4
ARPAC
Il comitato sui cambiamenti
climatici dell'ONU lancia
allarmi accurati sugli effetti
del riscaldamento globale,
infatti, nell’ultimo rapporto
presentato a Copenaghen
Maisto a pag.8
SCIENZA & TECNOLOGIA
Nell’era della
fotosintesi artificiale
Nuovo ciclo di incontri
di educazione ambientale
Speciale Natale
Quest’anno alla scuola elementare Rodari di
Pagani abbiamo avviato un percorso di educazione ambientale affrontando il tema dei
rifiuti e della differenziata. Siamo partiti da
cosa significa la parola rifiuto e perché è così
importante fare la differenziata dei rifiuti e
quanto è utile e funzionale la raccolta porta
a porta, che è la formula vincente della raccolta differenziata.
Ci sono luoghi che
non lasciano spazio
alla tristezza. Soprattutto a Natale.
E nonostante in voi
batta un cuore arrabbiato, tormentato
o
mesto,
sappiate che la città
di Napoli, è sempre
pronta a regalarvi
un sorriso e tante altre cose belle. Lasciate perdere i “grandi” sondaggi, i commenti artefatti e
tutti gli altri tentativi di nascondere quella che è
l’unica e sola verità: l’ex Capitale delle Due Sicilie è, e sarà per sempre, la città più calda e accogliente che abbiate mai visitato.
Il sogno segreto di ogni consumatore
che si rispetti è di possedere qualcosa
di nuovo un po' prima di quando necessario, il desiderio gli procura un perenne stato di fibrillante eccitazione
compulsiva.
Tafuro a pag.19
Ferrara a pag.18
pagg.9-12
Clemente a pag.15
BIO-ARCHITETTURA
AMBIENTE & SALUTE
NATUR@MENTE
L’antropizzazione dei
paesaggi montani
Organismi
Geneticamente Modificati
Dacci il superfluo e faremo a meno del necessario (J. L. Motley)
Palumbo a pag.16
Bove a pag.13
L’attuazione
del Jobs Act
Ancora tanto clamore su una
riforma appena approvata
dalla Camera dei deputati.
In Senato già si è pronti ad affrontare un acceso confronto
per il nuovo passaggio del disegno di legge che, senza ulteriori correzioni, potrebbe
raggiungere la propria definizione, sebbene in un clima
quanto mai teso.
In effetti, il via libera della
Camera alla legge di stabilità
è stato ottenuto con 324 sì e
108 no. L’obiettivo della manovra è essenzialmente quello
di combattere i finti poveri, di
incentivare le assunzioni a
tempo indeterminato mediante la decontribuzione per
ogni nuovo assunto a partire
dal 01/01/2015, nonché la deduzione integrale del costo del
lavoro dall’imponibile IRAP.
Gaudioso a pag.6
Fotosintesi clorofilliana?
Dalle reminiscenze scolastiche, è facile figurarci nella
nostra mente il processo chimico, mediante il quale le
piante in presenza della luce
solare producono...
LAVORO & PREVIDENZA
Ricicliamo le nostre ricchezze
MANUALE ISPRA SUL SISTEMA FLUVIALE ITALIANO
La pubblicazione
si intitola “Sistema
di valutazione
idromorfologica,
analisi e
monitoraggio
dei corsi d'acqua“
Angelo Morlando
Citiamo la pubblicazione
come richiesto dagli autori:
Rinaldi M., Surian N., Comiti
F., Bussettini M. (2014):
IDRAIM – Sistema di valutazione idromorfologica, analisi
e monitoraggio dei corsi d'acqua – ISPRA – Manuali e
Linee
Guida
113/2014.
Roma, giugno 2014.
È giusto citare anche i contributi di B. Lastoria, L. Nardi,
S. Mariani, C. Percopo, L.
Marchi e V. D’Agostino.
Il primo capitolo è inerente ai
concetti di base della geomorfologia fluviale, quindi, sono
definiti: il sistema fluviale e
la connettività dei processi, le
scale spaziali, gli alvei (zone
collinari, montane e di pianura) il trasporto solido e sedimenti del fondo, le portate
formative, la mobilità laterale e l'erosione delle sponde,
la vegetazione e i processi
fluviali, le variazioni morfologiche degli alvei fluviali, terminando con una descrizione
delle attuali conoscenze sui
corsi d’acqua italiani.
Il secondo capitolo riguarda i
metodi idromorfologici e geomorfologici esistenti, approfondendo le metodologie di
valutazione delle condizioni
idromorfologiche dei corsi
d’acqua, di rilevamento degli
habitat fisici e ripariali, delle
condizioni morfologiche, delle
alterazioni del regime idrologico, della continuità longitu-
dinale e della riqualificazione
fluviale. Il terzo capitolo approfondisce la struttura metodologica e le principali
caratteristiche del sistema
IDRAM che si sviluppa attraverso una "fase 1" nella quale
si esegue la caratterizzazione
del sistema fluviale, con l'inquadramento e suddivisione
del reticolo idrografico, la definizione di grado e indice di
confinamento, della morfologia dell’alveo, dell'indice di sinuosità,
dell'indice
di
intrecciamento e dell'indice
di anabranching (è un termine derivato dall'inglese
che sta a definire la variabilità di sezione del fiume).
La fase 2 è inerente alla ricostruzione della evoluzione
passata e alla valutazione
delle condizioni attuali, con
la valutazione della qualità e
della dinamica morfologica.
La fase 3 è inerente al monitoraggio morfologico, dell’alveo e del sistema fluviale.
La fase 4 è inerente alla gestione, con la valutazione
delle possibili azioni e la procedura per l’identificazione
dei corpi idrici fortemente
modificati. Sono presenti le
seguenti appendici, estremamente utili: indice di qualità
morfologica (iqm) e classificazione di dinamica d’evento
(cde) e schede di valutazione
per alvei confinati e semiconfinati, per conoidi e alvei non
confinati.
Ebola ed influenza: il business dei vaccini
Fabio Cuoco
Il vaccino stagionale per l’influenza, quello che quest’anno, si sospetta, abbia
causato anche qualche decesso, insieme agli altri vaccini costituisce il business
maggiore per i colossi farmaceutici mondiali.
La diffusione dei farmaci atti
alla prevenzione delle malattie è, infatti, alimentata,
anche da campagne di vero e
proprio “terrorismo mediatico”, in cui si spaventa il potenziale cliente al punto da
indurlo a prevenire la malattia attraverso il vaccino.
Secondo l’OMS, infatti, seppur tale business incida solo
per il 2-3% sui ricavi complessivi ottenuti dai farmaci, nel
2013 è valso ben 20 miliardi di
euro, un valore che è destinato
a crescere, fino ad arrivare a
quota cento miliardi nel 2025.
Questo giro d’affari, però, è
circoscritto a 4-5 colossi: in
particolare, il nostro paese,
dal 2008 ad oggi, ha fatto registrare un aumento notevole
delle esportazioni di vaccini,
pari ad oltre il 118%.
Ogni anno in Italia, infatti,
vengono venduti circa 15 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale, che comportano un
risparmio di oltre il 90% rispetto alle spese che si sosterrebbero per l’assistenza ai
malati. Le statistiche per
l’anno in corso, poi, faranno
registrare un sensibile aumento dovuto all’introduzione
dei vaccini conto l’Ebola: fin-
ché il virus era confinato nel
continente africano, non
aveva ancora destato l’attenzione dei colossi; con il suo avvento in occidente, invece, le
grandi multinazionali del farmaco hanno dato vita ad una
vera e propria “corsa allo studio” del vaccino, con protocolli
sperimentali, spesso finan-
ziati da fondi pubblici.
Un dato che può dare un quadro più accurato in merito al
“terrorismo mediatico” finalizzato al business dei vaccini, riguarda il virus dell’influenza
A: nel 2010 hanno prospettato
una vera e propria pandemia,
poi mai verificatasi, facendo
acquistare agli italiani 48 milioni di dosi di vaccino, per un
business di oltre 330 milioni
di euro, dichiarate poi inefficaci dall’OMS, che in pochi
giorni fece dissolvere tutto in
una bolla di sapone.
Bisogna dunque stare attenti
alle notizie che arrivano dal
mondo farmaceutico, e magari
prendersi anche una sana influenza, anziché prevenirla,
per non prendere rischi ulteriori.
L’Agenzia Europea dell’Ambiente boccia l’Italia: troppi inquinanti!
L’ozono, solo in Italia, uccide
3400 persone l’anno
Ilaria Buonfanti
L’inquinamento atmosferico
continua ad avvelenare l’aria
delle città italiane ed europee.
Anche se alcune politiche
hanno migliorato la qualità
dell’aria a livello globale, esso
è ancora il principale pericolo
per la salute ambientale, con
costi elevati per i sistemi sanitari, e circa 400mila morti
tra cui il particolato e l’ozono.
Il biossido di azoto (NO2) invece non è calato velocemente
come previsto. Questo in
parte perché i veicoli sono
un’importante fonte di NO2 e
le norme sulle emissioni da
essi generate non hanno sempre portato alle riduzioni previste.
Le situazioni più critiche per
le polveri sottili e per i livelli
monossido di carbonio, le 9
stazioni di misura in Europa
che hanno superato il limite
di legge, si trovano tutte in
Italia.
“L’inquinamento atmosferico
è ancora alto in Europa,” ha
detto il direttore esecutivo
dell’Agenzia Europea dell’Ambiente Hans Bruyninckx,
“Si arriva a costi elevati per i
nostri sistemi naturali, la no-
“Greenfunding.it” contro
la crisi economica
Raccolta fondi per progetti sostenibili
Fabio Schiattarella
premature in Europa nel
2011.
Sono questi i dati resi noti
dall’Agenzia Europea dell’Ambiente nel nuovo rapporto Air Quality in Europe
2014. Nel Vecchio Continente
oltre il 90% dei cittadini delle
aree metropolitane è esposto
a livelli di PM 2,5 e ozono superiori a quelli indicati dall’Organizzazione Mondiale
della Sanità come i massimi
ammissibili per salvaguardare la salute.
Tra le minacce che incombono
sugli europei vi sono gli inquinanti più pericolosi come le
polveri sottili (PM 10 e PM
2,5), il monossido di carbonio
(CO), gli ossidi di azoto (NOx)
e l’ozono (O3). La maggior
parte degli inquinanti atmosferici è lievemente diminuita
nel corso dell’ultimo decennio,
di ozono sono state rilevate
nei Paesi Balcani, Bulgaria,
Polonia, Slovacchia, Turchia,
Repubblica Ceca, Romania e
in Italia mentre per gli ossidi
di azoto ed il benzo(a)pirene
alle nazioni citate precedentemente si aggiungono anche
Austria, Germania, Francia e
Regno Unito.
Ma il nostro paese ha un primato ben poco piacevole: l’Italia ha il più alto numero di
morti premature dovute all’inquinamento da ozono con
circa 3.400 vittime all’anno
(dato relativo al 2012), seguita da Germania, Francia e
Spagna. Per quanto riguarda
le morti premature dovute
alle polveri sottili (PM 2,5),
nello stesso anno l’Italia si attesta al secondo posto dietro
solo alla Germania con circa
64.000 vittime. Inoltre, per il
stra economia, la produttività
della forza lavoro europea, e
più gravemente, la salute generale dei cittadini”.
Mentre si prende atto della
gravità della situazione, la
nuova Commissione Europea
sta ipotizzando un possibile
ritiro del “pacchetto sulla qualità dell’aria”, in discussione
già da tempo. Si tratta di uno
strumento fondamentale per
aiutare i governi a ridurre
l’inquinamento sul proprio
territorio e a tutelare la salute
dei cittadini, affinché vengano
adottate misure restrittive
più ambiziose e vincolanti
sulla base delle recenti raccomandazioni fornite dall’OMS.
La revisione del pacchetto
sulla qualità dell’aria prevede, tra le altre cose, la riduzione delle emissioni degli
inquinanti più pericolosi.
L’ Associazione Greencommerce ha lanciato un progetto noprofit chiamato Greenfunding.it volto ad offrire uno strumento di raccolta fondi per tutti i cittadini, le imprese, gli
enti e le associazioni che abbiano pensato ad un progetto caratterizzato da un buon livello di sostenibilità ambientale.
Tale iniziativa risulta importante dato il momento di profonda crisi economica che attanaglia il paese. Gli ambiti ed
i settori che possono essere inseriti sono quelli relativi alla
green economy quindi dall’ agricoltura all’edilizia, dalla cultura all’editoria, ma anche cibo, produzione musicale e tanto
altro. La durata delle campagne di crowdfunding possono
essere flash cioè dalla durata di sette giorni, sino ai 270 per
campagne più impegnative ed estese che hanno bisogno di
farsi strada per raggiungere picchi di donazioni significative. Greenfunding non si
pone come strumento alternativo alle forme di credito tradizionale, ma come
un’innovativa
integrazione. Il suo meccanismo
prevede che chi ha nuovi
progetti può decidere di avviare una campagna di
crowdfunding e solo successivamente tentare di accedere ad un credito di tipo
bancario, forte di un risultato concreto che dimostra la bontà
del progetto e la capacità di creare un seguito tra centinaia
o migliaia di persone. Una campagna di crowdfunding di
successo e la possibilità di accedere ad un credito bancario
potrebbero risultare la molla fondametale per attrare gli investitori privati oppure i cosiddetti business angels capaci
di dar forza economica maggiore a quello che pare un buon
progetto. Il funzionamento della piattaforma è semplice ed
intuitivo. Accedendo al sito, dopo l’opportuna registrazione,
si può creare in totale autonomia una campagna che può essere di due formule, o quella della “donation” o quella “reward” che a differenza della prima prevede una ricompensa
alla donazione. Esistono tre tipologie di target. Il sistema
“all or nothing” il quale da la possibilità di incassare i proventi se raggiungono il target definito. Poi il sistema di raccolta fondi semplice destinato soprattutto a progetti di
valenza sociale che non si attengono ad un budget definito
da raggiungere. Greencommerce oggi pensa ad un target intermedio che prevede la possibilità di interrompere le campagne una volta raggiunto l’obiettivo di base.
Greenfunding.it si riserva l’opzione di verificare quanto il
progetto proposto sposi i temi di sostenibilità ambientale.
Le donazioni sono restituite ai sottoscrittori se le campagne
vanno male.
Abbattuto l’ecomostro di Alimuri,
altri quattro attendono le ruspe da anni
Alessia Esposito
Finalmente abbattuto l’ecomostro di Alimuri, che deturpava
l’omonima spiaggia di vico
Equense, perla della splendida
Costiera Amalfitana. Sono
passati ben 14 anni dalla denuncia di Legambiente
Pochi minuti e 1.200 microcariche da 50 grammi hanno
spazzato via quello che sarebbe stato un lussuoso hotel
di 150 camere.
La vittoria viene così commentata dalla direttrice generale
di Legambiente Rossella Muroni: ''E' una grande giornata
di legalità e giustizia. Chiediamo l'inserimento dei reati
ambientali nel nostro codice
penale''.
Arrivano a cinque, dunque, gli
edifici abbattuti in Campania
secondo il report Goletta Verde
fornito da Legambiente. Tra
gli altri: le villette abusive di
Eboli, il Fuenti, le torri del Villaggio Coppola Pineta Mare e
gli scheletri di Montecorice nel
Cilento (l’ultimo abbattuto
prima di Alimuri, nel luglio
2013).
La Campania è del resto, secondo le stesse fonti, maglia
nera per reati legati al ce-
mento con 838 illeciti accertati
e 60mila abitazioni erette illecitamente in dieci anni.
Ma non è la sola regione coinvolta nella deturpazione paesaggistica causata da opere di
cemento costruite illegalmente. Molte altre, come denuncia la stessa Legambiente,
sono ancora in piedi anche in
altre regioni.
Quattro sono, dopo Alimuri,
quelle su cui si concentra mag-
giormente l’associazione ambientalista.
La prima opera, quella di Pizzo
Sella, consiste in un’area occupata da circa 170 ville, poste su
un’area con vincolo idrogeologico a due passi dal mare di
Mondello. La zona viene chiamata “la collina del disonore”:
le costruzioni partirono alla
fine degli anni 70 e quasi tutte
sono rimaste incomplete per
l’ordine di confisca e di demoli-
zione disposti dal pretore di
Palermo nel 2000.
Dietro l’abuso di Pizzo Sella c’è
l’ombra della criminalità organizzata: l’area è stata offerta in
lottizzazione con 314 concessioni edilizie rilasciate alla Sicilcalce, società intestata alla
sorella del boss di Cosa Nostra
Michele Greco, per un intreccio
insieme di speculazione edilizia e riciclaggio
La seconda area soggetta ad
abusivismo edilizio citata da
Legambiente è Torre Mileto, in
provincia di Foggia: qui è la
spiaggia dell’istmo di Lesina
ad essere occupata da migliaia
di villette senza rete fognaria
né allacci, e praticamente non
agibili.
Come terza opera c’è l’ecomostro di Aloha mare ad Acireale,
struttura destinata a diventare un albergo, ma la cui costruzione fu bloccata dal
Comune dopo due anni per
mancanza di permessi.
Quarta opera denunciata da
Legambiente sono le 35 costruzioni (tra ville, condomini e
scalinate dirette al mare) del
parco archeologico di Capo Colonna, a Crotone. Sequestrate
dal pretore già nel 1995, ma
attualmente ancora da demolire.
Vergogne di un’Italia abusiva,
dove l’ambiente, invece di essere patrimonio paesaggistico
da tutelare per migliorare
l’economia del turismo con benefici per tutti, viene deturpato per perseguire il
malaffare e la ricchezza di
pochi.
Nel silenzio, e spesso purtroppo nella complicità, di politici e istituzioni.
Dicembre scintillante a Napoli nel segno del turismo
Soddisfacenti i risultati di una gestione oculata dei flussi
Domenico Matania
Natale a Napoli. Non è il titolo
del solito Cinepanettone, ma lo
slogan che fa pensare che non
tutto va male nel capoluogo
campano. Basti pensare che il
primo ponte natalizio ha visto
Partenope invasa da turisti
stranieri ed italiani. Natale a
Napoli calza a pennello, perché
le vie del centro sembrano la
cornice perfetta a raccogliere le
calde atmosfere natalizie e la
parte sana della sua cittadinanza (la maggioranza) sa
come accogliere nel migliore
dei modi tutti coloro che decidono di trascorrere le festività
a Napoli. Senza dimenticare la
cultura, la musica, la gastronomia; i musei e le chiese sono
presi d’assalto, gli spettacoli e
gli eventi si succedono, le
strade del centro sono colorate
di suoni napoletani e natalizi
che conferiscono ulteriore
magia al tutto. E poi i profumi,
gli aromi inconfondibili delle
pietanze che allietano le tavolate natalizie tutte napoletane.
Ma si sa che a volte tanta bellezza se non abbinata ad una
oculata gestione può diventare
controproducente. Gestire i
flussi turistici nei periodi di
overbooking è indispensabile
per qualsiasi città al mondo e
non c’è bellezza che tenga, perché la cultura, oggigiorno, va
accompagnata da un’adeguata
offerta che soddisfi le esigenze
dei clienti. Non vuol dire, come
ritengono i più critici, mercificare la cultura, ma renderla
adeguata ed usufruibile a tutti
nella maniera più consona.
Napoli ci prova e i primi risultati sono tutt’altro che negativi. Il Ponte dell’Immacolata
ha fatto registrare il tutto
esaurito nei bed and breakfast
sia nella zona del centro storico che sul lungomare; senza
tralasciare zona Vomero, area
flegrea ed area vesuviana. I
prezzi si aggirano tra i 55 e i
110 euro a notte e solo nel
Ponte dell’8 dicembre si attestano circa cinquanta mila
transiti tra arrivi e partenze a
Capodichino. Di questi il 65 %
sono stranieri, ma anche la
percentuale dei turisti “no-
strani” non è affatto negativa.
A rendere ancora più allettante la proposta turistica napoletana è stata l’apertura di
musei e siti culturali in maniera del tutto gratuito secondo i dettami del Ministero
dei Beni e Attività Culturali.
Paestum, Pompei ed Ercolano
hanno fatto parte, ad esempio,
dei siti aperti al pubblico. Per
l’occasione è stata possibile la
visita anche delle opere recuperate della Biblioteca dei Girolamini a Napoli. La
macchina organizzativa comunale prova a farsi trovare
pronta per l’occasione, a cominciare dai trasporti. È stato
rinnovato il patto tra Metronapoli e Comune per far sì che il
Venerdì e il Sabato Metro
(linea 1) e funicolari restino
aperte fino alle 2 di notte; l’accordo è stato raggiunto momentaneamente
fino
al
prossimo mese di marzo.
Pronto anche il dispositivo di
traffico per evitare il superamento delle soglie di inquinamento: fino al 31 dicembre il
lunedì, il martedì, il mercoledì
ed il venerdì ci sarà il divieto
di circolazione dei veicoli privati dalle 9 alle 12.30 e dalle
14.30 alle 16.30 (sul sito del
Comune presenti le eccezioni
al divieto).
Joyxee Island: nasce l’isola di plastica
Ancorata nelle acque di Isla Mujeres Bay, è un’attrazione turistica
Anna Paparo
È risaputo che riciclare la plastica è cosa buona e giusta.
Ma nessuno avrebbe mai immaginato che si potesse creare
una vera e propria isola
usando questo materiale. Ci
son volute ben 150 mila bottiglie di plastica e in 7 anni il
sogno di Richard Sowa, artista
e ambientalista britannico di
sessantuno anni, è diventato
realtà, ce ne dà notizia il sito
“In a bottle”. Joyxee Island,
così è stata battezzata questa
fantastica isola. Estendendosi
per 8 mila metri quadrati, si
trova in una laguna di Isla
Mujeres, "isola delle donne",
vicino Cancun, in Messico. Sull'isola si trovano "una casa a
tre piani, elettricità, tre docce,
una cucina, un bagno, una toilette ecologica, due camere da
letto, una vasca idromassaggio, connessione a internet". Ci
troviamo di fronte a un vero e
proprio eco-paradiso in piena
regola. È un'isola fluttuante in
mare che si trova a qualche decina di metri dalla riva, ma la
cosa più importante è che è
stata costruita - con estrema
attenzione alle tematiche ambientali - interamente con cen-
tocinquanta mila bottiglie di
plastica. Sowa ne ha fatto
anche un bellissimo ed inusuale nido d'amore che condivide con la sua fidanzata. Pur
essendo a trenta metri dalla
riva e con una base fatta di
bottiglie di plastica piene
d'aria, pallet di legno e sabbia
- riferisce la webzine "In a Bottle" - Richard insiste nel dire
che la sua isola ha tutte le comodità. Non manca proprio
niente! Da una casa a tre piani
all’elettricità, da tre docce a
una cucina, un bagno, una toilette ecologica, due camere da
letto, il tutto accompagnato da
ogni sorta di comfort. La casa
è circondata da palme, mangrovie, alberi da frutto ed erbe
commestibili e piante che crescono dalla sabbia e dal terreno dell'isola. Joyxee Island è
collegata alla terraferma tramite un cordone che garantisce
luce generata dal sole, acqua e
connessione internet. In più,
per non farsi mancare nulla,
Sowa ha realizzato sempre con
bottiglie di plastica una sorta
di traghetto che può trasportare fino a 8persone. In realtà
nel 1998 aveva realizzato in
una laguna nei pressi di
Puerto Aventuras, in Messico
un'altra isola fluttuante, Spiral Island: piattaforma di
250mila bottiglie di plastica,
tenute unite da reti, a sorreggere una struttura di compensato e bamboo delle dimensioni
di venti metri per sedici. E ancora: piante, un bilocale, un
forno solare, un bagno e tre
spiagge. Poi, nel 2005 l'uragano Emily ha spazzato via
tutto. Nel 2009, infine, Sowa si
è rimesso al lavoro per costruire Joyxee; 2 anni dopo ha
chiesto al governo messicano il
permesso di ancorare la pro-
pria isola nelle acque di Isla
Mujeres Bay. Il governo ha
detto sì e ha classificato l'isola
come "Eco Boat". Ora un'attrazione per i turisti. L’inventiva
di certo non manca e acquista
ancora più valore se è only
green.
Sì alla patata transgenica. Ecco a voi: “Innate”
L’Usda, il dipartimento dell’Agricoltura, ha deliberato.
La scorsa settimana negli Stati
Uniti ha dato il via libera alla
coltivazione della patata transgenica chiamata “Innate”. A
ciò si aggiunge il fatto che la
commissione Ambiente del
Parlamento europeo ha approvato la nuova normativa sugli
Ogm che prevede che i singoli
Stati membri possano limitarne o vietarne la coltivazione
sul proprio territorio anche se
questa è autorizzata a livello
comunitario. Ma vediamo più
da vicino di cosa si tratta. La
patata Innate, realizzata dalla
J. R. Simplot Company con
sede in Idaho, non è la prima
patata Ogm autorizzata negli
Usa, ma è la prima non sviluppata dalla Monsanto e la
prima in oltre dieci anni dopo
che le altre sono state un sostanziale fallimento per il fatto
che i grandi utilizzatori - come
riporta il New York Times “suggerirono” agli agricoltori di
non piantarle temendo un rifiuto da parte dei consumatori.
Dalla sua parte, la patata Innate ha invece un grandissimo
sponsor, ossia McDonald’s.
Simplot, infatti, è il maggiore
fornitore di patate congelate
per il gigante dei fast food e
fino agli anni Sessanta l’unico.
Ci troviamo di fronte a una patata, l’ Innate, di seconda generazione. Il suo Dna non
contiene geni di altri organismi, ma è stato modificato al
suo interno.
In particolare, attraverso una
tecnica chiamata interferenza
dell’Rna (Rna interference o
RNAi), è stato, per così dire,
“silenziato” un gene in modo
da ridurre la quantità di acrilamide, una sostanza che si
produce quando le patate vengono fritte e che è ritenuta potenzialmente cancerogena.
Secondo la società che l’ha
creata, il contenuto di acrilamide diminuisce del 50-75% rispetto alle normali patatine
fritte. La “nuova” patata, inoltre, non diventa scura pochi
minuti dopo che è stata pelata.
Oggi negli Stati Uniti oltre il
novanta per cento delle coltivazioni di soia e circa l’ottantanove per cento di mais sono
Ogm. La decisione dell’Usda
potrebbe aprire la strada all’autorizzazione della prima
mela Ogm in Nord America: la
“Arctic Apple”, la cui polpa non
diventa scura pochi minuti
dopo averla sbucciata. Sarà
vera gloria? Ai posteri, o meglio ai nostri palati l’ardua sentenza.
A.P.
Educazione ambientale. Avviato un ciclo di appuntamenti didattici organizzato nelle scuole dall’Agenzia
Si apprendono in classe le regole fondamentali
per separare correttamente i rifiuti domestici
Anna Gaudioso
quelli che non possono essere
riciclati e che sono destinati
Quest’anno alla scuola elemen- allo smaltimento in discarica.
tare Rodari di Pagani abbiamo E alla domanda su quali vanavviato un percorso di educa- taggi otteniamo dal differenzione ambientale affrontando ziare i prodotti di consumo, la
il tema dei rifiuti e della diffe- risposta è che attraverso la
renziata. Siamo partiti da cosa raccolta differenziata possignifica la parola rifiuto e per- siamo contribuire a salvaguarché è così importante fare la dare l'ambiente in cui viviamo
differenziata dei rifiuti e rendendolo più pulito e igiequanto è utile e funzionale la nico.
raccolta porta a porta, che è la È importante ricordare che le
formula vincente della raccolta risorse del nostro ambiente
differenziata.
non sono infinite e che per riCi siamo avvalsi dell’aiuto spettarlo bisogna innanzitutto
della lavagna luminosa inte- valorizzare queste risorse ed
rattiva multimediale, detta evitare che vengano sprecate.
anche LIM o lavagna elettro- Poi abbiamo parlato del vannica, una superficie interattiva taggio economico che si ricava
su cui è possibile scrivere, di- dalla differenziata, perché grasegnare, o far vedere imma- zie all'introduzione di questo
gini, insomma uno strumento sistema il Comune può risparprezioso che ci ha permesso di miare sui costi di smaltimento
far vedere una miriade di im- dei rifiuti. Meno rifiuti indiffemagini su come si effettua una renziati si conferiranno in dicorretta raccolta differenziata. scarica meno si pagherà per il
In particolare, è stata messa in loro smaltimento.
evidenza l’utilità del sistema Non solo: più alta sarà la perporta a porta.
centuale di differenziata, più
Prima però di parlare del bassa sarà la tariffa, quindi
“come” differenziare abbiamo più bassi i costi che le famiglie
cercato di dare qualche rispo- dovranno sostenere per il sersta sul “perché” farlo: perché è vizio di raccolta e smaltimento
importante differenziare i ri- dei rifiuti.
fiuti, ovvero separare il secco, Infatti il sistema 'porta a porta'
l’umido, la carta, il vetro e la è molto efficace, sia in termini
plastica? Perché attraverso la qualitativi che quantitativi ed
raccolta differenziata si contri- è utile a sensibilizzare e rebuisce a ridurre la quantità di sponsabilizzare gli utenti alla
rifiuti indifferenziati, cioè gestione sostenibile del ciclo
dei
rifiuti.
L’organico è il
rifiuto che deriva
dagli
scarti alimentari: una volta
raccolto è avviato al riciclo
e trova la sua
valorizzazione
attraverso la
produzione di
compost.
Il rifiuto organico necessita,
per non creare
problemi in
fase di riciclo,
di essere raccolto in sacchi
in materiale
biodegradabile/compostabile.
I sacchi devono essere
a
A scuola. I piccoli alunni della Quarta C e della certificati
norma UNI
Quarta D della Rodari a lezione di ambiente.
EN 13432-2002.
I sacchi devono riportare la dicitura: «Sacco biodegradabile
e compostabile conforme alla
norma UNI EN 13432:2002.
Sacco utilizzabile per la raccolta dei rifiuti organici». La
presenza di sacchetti in nylon
o altro materiale plastico infatti risulta essere elemento
estraneo alla frazione selezionata e ne compromette la qualità.
Dunque, la prima regola d’oro
nella raccolta differenziata è
quella di separare i rifiuti. Separare i rifiuti è importante
perché grazie alla separazione
dei prodotti, a seconda di come
sono fatti, e grazie a chi segue
con cura questa operazione inserendo negli appositi contenitori i materiali, nonché al
comune che li raccoglie, separare i rifiuti da la possibilità di
far rinascere l’acciaio, l’ alluminio, la carta, il legno, la plastica e il vetro.
Seguono poi le altre regole da
compiere per una corretta differenziata dei prodotti di consumo, norme che il Conai
definisce “le dieci regole d’oro”
e cioè: separare, ridurre, dividere, togliere, sapere, fare attenzione,
riconoscere,
conferire, introdurre, ricordare.
Separare, dunque, i prodotti
destinandoli negli appositi cas-
sonetti, ridurre il volume degli
imballaggi schiacciando le lattine, le bottiglie di plastica, e
stare attenti a dividere, a togliere il barattolo di vetro dal
tappo.
Ridurre il volume degli imballaggi, abbiamo detto: schiacciando le lattine, le bottiglie di
plastica e richiudendole poi
con il tappo. Inoltre, comprimere carta e cartone: se fai
questo renderai più efficace il
servizio di raccolta differenziata. Dividere gli imballaggi
composti da più materiali, i barattoli di vetro dal tappo di metallo. Se fai questo, limiterai le
impurità e permetterai di riciclare più materiale.
Togliere gli scarti e i residui di
cibo dagli imballaggi prima di
metterli nei contenitori per la
raccolta differenziata. Se fai
questo, ridurrai le quantità di
materiali che vengono scartate.
Sapere che la carta sporca di
cibo (come i cartoni della
pizza), di terra, di sostanze velenose come solventi o vernici,
eccetera, i fazzoletti usati e gli
scontrini non vanno nel contenitore della carta; e che il loro
conferimento peggiora la qualità della raccolta differenziata
di carta e cartone.
Fare attenzione, poi, a non
mettere nel contenitore del
vetro oggetti in ceramica, por-
cellana, specchi e lampadine.
Inserire tali materiali può vanificare i tuoi sforzi perché rovina la raccolta del vetro.
Riconoscere e conferire correttamente gli imballaggi in alluminio. Oltre alle più note
lattine per bevande, separare
anche vaschette e scatolette
per il cibo, tubetti, bombolette
spray e il foglio sottile per alimenti.
Riconoscere e conferire correttamente gli imballaggi in acciaio, solitamente riportano le
sigle FE o ACC. Si trovano su
barattoli per conserve, scatolette del tonno, lattine e bombolette, fustini e secchielli,
tappi corona e chiusure di
vario tipo per bottiglie e vasetti.
Introdurre nel contenitore per
la raccolta differenziata della
plastica tutte le tipologie di imballaggi.
Fare attenzione a non introdurre altri oggetti, anche se di
plastica, come giocattoli, vasi,
piccoli elettrodomestici, articoli di cancelleria e da ufficio.
Ricordare che se si hanno imballaggi in legno si possono
portare alle isole ecologiche comunali attrezzate.
Cassette per la frutta e per il
vino, piccole cassette per i formaggi, sono tutti imballaggi
che possono essere riciclati
(a.gaudioso@arpacampania.it).
Raccontiamo il meteo. Non tutte le correnti fredde sono uguali. Una piccola guida per distinguerle
Le differenze tra le varie masse d’aria
Gennaro Loffredo
Avanza l’inverno e la nostra Penisola risulta interessata in maniera sempre
più consistente da masse d’aria più
fredda provenienti dalle latitudini settentrionali. Spesso a più di qualcuno
verrà sicuramente il dubbio, guardando
le carte meteo, che ci sono alcune ondate fredde solo all’apparenza, mentre
in realtà, se si vanno a guardare le isoterme, a 1500 metri si notano valori di
temperature tutt’altro che rigidi. Questo succede a causa delle caratteristiche
delle diverse masse’d’aria che ora andiamo ad illustrare. Oltre agli anticicloni Africano o Azzorriano, ci sono ben
quattro masse d’aria differenti che possono interessare il nostro Belpaese nel
periodo invernale e sono: Polare Marittima, Artico Marittima, Artico Continentale, Polare Continentale. Essi sono
termini tecnici della meteorologia che
vengono adoperati talvolta anche dai
mass-media ma molte volte in modo
inappropriato. L’aria polare marittima,
conosciuta anche come “Atlantico” specie in estate, si origina nel Nord Atlantico e il calo delle temperature che essa
apporta si avverte specialmente
d’estate. In inverno, invece, non porta
grandi ondate di freddo e non porta
neve alle basse quote, tranne in rarissimi casi. Tale massa d’aria inizial-
ARPA CAMPANIA AMBIENTE
del 15 dicembre 2014 - Anno X, N.23
Edizione chiusa dalla redazione il 15 dicembre 2014
DIRETTORE EDITORIALE
Pietro Vasaturo
DIRETTORE RESPONSABILE
Pietro Funaro
CAPOREDATTORI
Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia
Martelli
IN REDAZIONE
Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi
Mosca, Andrea Tafuro
GRAFICA E IMPAGINAZIONE
Savino Cuomo
HANNO COLLABORATO
D.Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, F. Cuoco, G.
De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B.
Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A.
Paparo, F. Schiattarella,
SEGRETARIA AMMINISTRATIVA
Carla Gavini
DIRETTORE AMMINISTRATIVO
Pietro Vasaturo
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mente più fredda tende ad attraversare
l’oceano mitigandosi ulteriormente. Ha
bisogno di precipitazioni per riversare
al suolo il freddo che è presente in
quota. E’ dunque umida e poco fredda
ed è presente tutto l’anno. L’aria artico
marittima si origina nella Groenlandia
settentrionale. E’ una massa d’aria leggermente più fredda della polare marittima, ma comunque umida ed instabile.
E’ generalmente presente tutto l’anno
tranne nei mesi estivi. Anche con questo tipo di masse d’aria il freddo in
quota deve essere accompagnato dalle
precipitazioni per riversarsi al suolo. La
neve, dove colpisce, è più grossa e pesante. Non di rado causa neve a bassa
quota e fino in pianura, specie al nord.
L’aria artico continentale è la massa
d’aria più fredda che possa investire
l’Italia, responsabile dei cosiddetti ”burian” o “blizzard” ( tempeste di neve). Si
origina nel mar di Barents e in Siberia
ed è più secca delle altre. E’ generalmente presente da pieno autunno a inizio primavera. Questo tipo di massa
d’aria è detta anche pellicolare poiché è
più omogenea alle varie quote e quindi
non ha bisogno di precipitazioni per riversarsi alle basse quote. E’ responsabile solitamente di temperature basse e
sottozero e di nevicate fino in pianura e
persino sulle coste, specie del versante
adriatico direttamente esposto. L’aria
polare continentale è molto fredda
quanto come quella artica continentale
e anch’essa responsabile di minime
molto basse soprattutto a causa dell’inversione termica che favorisce la formazione del famoso ”cuscino freddo”
laddove l’orografia lo consente (in pianura padana specialmente). Si origina
nella Russia e nel comparto Euroasiatico ed è inizialmente secca, ma si inumidisce attraversando il Mar Adriatico.
Anche questo tipo di massa d’aria cosi
è presente quasi esclusivamente nella
stagione invernale. Non ci resta che attendere e capire quale tra queste masse
d’aria sarà quella prevalente. Solo così
saremo in grado di analizzare l’andamento dell’inverno.
Dal sistema di protezione ambientale
In arrivo il Rapporto aree urbane
Giornata della trasparenza in Piemonte
Luigi Mosca
E’ uno dei temi del momento, la trasparenza, perlomeno nell’ambito
della pubblica amministrazione.
Anche le Arpa sono impegnate su
questo versante, tanto che alcune
agenzie hanno organizzato o sono
in procinto di organizzare appuntamenti aperti al pubblico, noti come
“giornate della trasparenza”, in cui
dialogano con i propri utenti e con i
cittadini: gli enti ambientali raccontano le attività che stanno portando
avanti, i risultati ottenuti, oltre a ogni
dettaglio tecnico e amministrativo
sul loro operato. E’ il caso dell’Arpa
Piemonte, che ha programmato una
Giornata della trasparenza per il
prossimo 22 dicembre. Particolare
significativo: l’evento non si terrà in
un luogo specifico, ma verrà trasmesso su internet, e qualsiasi cittadino portà perciò prendervi parte da
casa. E’ prevista la possibilità, entro
il 18 dicembre, di inviare domande
all’attenzione dell’agenzia, a cui
verrà data risposta nel corso dell’appuntamento. L’attenzione per queste
iniziative sembra viva a tutte le latitudini, se è vero che, molto più a
Sud, l’Arpa Sicilia organizza il 16 dicembre una Giornata della trasparenza: un’occasione - si legge sul
sito dell’ente – per far conoscere la
realtà dell’Agenzia, i servizi erogati,
le iniziative intraprese a favore del
territorio.
Una notizia abbastanza singolare
arriva invece da Firenze, dove
l’Arpa Toscana mette in vendita apparecchiature e automezzi che sono
risultati in eccesso dopo la recente
riorganizzazione dell’ente. Si tratta
di ben diciannove lotti di materiale,
che verranno dismessi a partire dal
17 dicembre, quando nella sede di
via Porpora si terrà il primo pubblico
incanto (gli avvisi d’asta vengono
diffusi attraverso il sito dell’agenzia
toscana).
D’altronde le Arpa, come molti
sanno, costituiscono anche una
rete, che permette la collaborazione
di diverse realtà regionali a una
serie di attività. Una di queste, ormai
giunta alla decima edizione, è l’elaborazione dell’annuale Rapporto
sulla qualità dell’ambiente urbano,
pubblicazione che raccoglie una
lunga serie di indicatori sulle condizioni ambientali di più di settanta
città capoluogo italiane, e nasce appunto dalla collaborazione tra le
Arpa, con il coordinamento dell’Ispra. L’evento di presentazione del
Rapporto si terrà a Roma, nella sala
Unicef di via Palestro, la mattina del
18 dicembre. E’ prevista la partecipazione, tra gli altri, del ministro
dell’Ambiente, Gianluca Galletti, del
direttore generale di Ispra, Stefano
Laporta e del presidente dell’istituto,
Bernardo de Bernardinis.
Infine, nonostante ci avviamo ormai
verso l’inverno, è tempo di bilanci
per la qualità del mare italiano nel
2014.
L’ultimo numero di Ecoscienza, la rivista curata dall’Arpa Emilia Romagna, illustra i dati elaborati
quest’anno dall’agenzia riguardo
allo stato delle acque costiere della
riviera romagnola. .
Clima, il nuovo rapporto in breve
A Parigi nel 2015 si potrebbe concludere un accordo costitutivo del protocollo di Kyoto
Rosario Maisto
Il comitato sui cambiamenti
climatici dell'ONU lancia allarmi accurati sugli effetti del
riscaldamento globale,infatti,
nell’ultimo rapporto presentato a Copenaghen, l'International Panel Climate Change,
il comitato intergovernativo
incaricato di studiare i cambiamenti climatici, ribadisce l'allarme che la maggioranza
degli scienziati di tutto il
mondo lanciano ormai da decenni e cioè che dobbiamo ridurre drasticamente l'utilizzo
di combustibili fossili se vogliamo proteggere il Pianeta. Il
quinto Assessment Synthesis
Report, questo il titolo ufficiale, mette insieme le conclusioni dei tre gruppi di lavoro
dell'IPCC, che nel corso dell'anno hanno affrontato rispettivamente il problema dei
fondamenti scientifici del riscaldamento globale, dei suoi
effetti sul pianeta e dei modi
per affrontarlo.
Il rapporto è una sintesi delle
conclusioni sul tema della comunità scientifica, indirizzata
ai governi perché prendano
provvedimenti concreti.
Esso sostiene che è estremamente probabile che le attività
umane, prima fra tutte la combustione di carburanti fossili,
siano state la causa dominante
del riscaldamento globale nel
corso degli ultimi decenni,si
tratta di un'affermazione più
forte rispetto alla versione precedente del rapporto, pubbli-
cata nel 2007, in cui la stessa
eventualità era data per molto
probabile. Inoltre, il rapporto
sostiene che senza provvedimenti urgenti che abbattano le
emissioni di gas serra, entro la
fine del XXI secolo c’è il rischio
che il riscaldamento globale
abbia conseguenze gravi, e irreversibili sul Pianeta, un
esempio di "conseguenze irreversibili" sarebbe il passaggio
del punto di non ritorno per
quanto riguarda la calotta glaciale dell'Antartide occidentale
con il conseguente innalza-
mento (da 3m a 4m) del livello
dei mari, gradualmente, e a
causa dei cambiamenti climatici, una buona parte delle specie dovrà affrontare un rischio
di estinzione più alto nel corso
di questo secolo e del prossimo.
Per quando riguarda i nego-
Stop al piombo nell'ambiente
Al bando anche alcuni insetticidi per proteggere le specie migratrici
L’eliminazione del piombo dalle munizioni da caccia entro il 2017 e la messa
al bando di insetticidi pericolosi, sono
alcuni dei risultati della conferenza
delle parti della Convenzione di Bonn,
ovvero la Convenzione ONU sulla conservazione delle specie migratrici, sottoscritta da 115 paesi Italia compresa.
Riuniti a Quito, i circa 900 delegati
hanno approvato numerose delibere
mirate sia a salvare interi ecosistemi,
sia singole specie. Tra i risultati significativi c'è l'adozione delle linee guida
per prevenire il rischio di avvelenamento degli uccelli migratori, il cui
elemento chiave è l'eliminazione di
tutte le munizioni al piombo usate per
la caccia, non solo nelle aree umide ma
in tutti gli ambienti. Lo scopo della delibera è di prevenire, minimizzare ed
eliminare, avvelenamenti da pesticidi,
esche avvelenate, trattamenti farmaceutici veterinari e l'uso del piombo
per la caccia e pesca. In tal senso
erano già stati mossi alcuni passi tra-
mite il Concordato sulla conservazione
degli uccelli acquatici migratori euroafricani (AEWA), che aveva portato all'eliminazione totale del piombo per la
caccia e pesca in alcuni paesi europei
come la Danimarca, ma ora si prevede
che la delibera venga attivata su scala
mondiale. Il piombo, assunto con l'in-
gestione di pallottole o pesi per la
pesca (all'interno di prede), è una delle
prime fonti di avvelenamento per gli
uccelli migratori, altri rischi vengono
dall'ingestione di roditori e insetti
esposti a pesticidi, di esche avvelenate
o di carcasse di bestiame trattate con
farmaci come il Diclofenac. Le soluzioni per questi problemi sono la rimozione delle cause di avvelenamento,
infatti vanno eliminati dal mercato gli
insetticidi pericolosi, che andrebbero
sostituiti con prodotti eco-compatibilio
con tecniche di integratedpest management che prevedono l'uso combinato
di insetticidi e predatori naturali per
gli insetti nocivi. Quanto al diclofenac,
un principio attivo presente in medicine contro i dolori articolari, viene
proibito e sostituito con altri farmaci
eco-compatibili. Si spera che tutti i
paesi firmatari, recepiscano le linee
guida, allontanando il rischio di collasso ecologico.
R.M.
ziati sul clima, Parigi, sembra
offrire gli ultimi barlumi di
speranza. Si parla della prospettiva di concludere un
nuovo trattato internazionale
sul clima,in vista della conferenza parigina del dicembre
2015, dove si punta a concludere un accordo che sostituisca
il Protocollo di Kyoto. Il Protocollo era un trattato vincolante, che imponeva ai
firmatari di tagliare le emissioni di gas serra raggiungendo specifici obiettivi, però
non vincolavano i due paesi
che emettono più gas cioè gli
Stati Uniti e la Cina, ma oggi
il divario si è ridotto, tutti i
paesi, anche quelli meno industrializzati, sostengono di voler
fare la loro parte, facendo così,
i risultati arriveranno subito!
Il Natale a Napoli:
l’emozione che non passa più
Fabiana Liguori
Se ripercorriamo gli ultimi dodici mesi trascorsi a Napoli,
tanti sono stati gli eventi, le vicissitudini, i traguardi, le sconfitte e i felici momenti vissuti
dal popolo partenopeo. Noi ne ricordiamo davvero tanti: i cortei
della gente scesa in strada, nelle
piazze, per sostenere e difendere
il proprio territorio, le parole di
Don Patriciello, i divertenti segnali stradali donati alla città
da Clet Abraham, e poi…le visite guidate, EnergyMed, Goletta Tara e la tappa nel Golfo,
le installazioni sostenibili del
progetto “Culture in Volo”,
l’apertura della Metrò di Piazza
Garibaldi, Futuro Remoto, le
lotte degli artigiani di San Gregorio Armeno, l’ombra permanente dei rifiuti, il mare che
vorrei, la nave-scuola Matteo e
il sogno di Stefano, Salvatore, il
ragazzo ucciso dalla caduta di
alcuni calcinacci in pieno centro,
solo per citarne alcuni.
Napoli è così. Piena di tutto.
Piena di sorrisi, ma anche di lacrime. Le emozioni, le turbolenze, non mancano mai. Si
susseguono nel corso dei giorni,
dei mesi, arricchendo, comunque, le vite di ognuno.
A Natale, tutto viene vissuto
ancor più forte. Ogni cosa sembra essere parte di un disegno
“divino”, nel bene e nel male, legata all'unicità del momento.
Una strana serenità si aggira
per i vicoli. La solidarietà è sempre di casa. Ma, è soprattutto in
questi giorni d’inverno, che
qualcosa di magico riscalda
anche i cuori più freddi.
L’atmosfera che aggroviglia Napoli durante le festività natalizie ha poche eguali nel mondo:
certe cose non si possono spiegare.
Anche quest’anno il calendario
degli appuntamenti e degli
eventi è corposo.
La città si racconta attraverso i
suoi colori, l'artigianato e le luci
dei suoi mercatini. La musica e
gli zampognari per le vie non
mancano mai. Sì ai prodotti fatti
in casa, economici e caratteristici. Sì all'arte, alle tipicità culinarie, sì all’allegria. Se siete in
città il 20 dicembre e avete voglia di condivisione e cose semplici ...fate un giro in piazza San
Domenico, "armati" di vecchi
ALCUNI DEGLI APPUNTAMENTI NATALIZI
IN CAMPANIA
Sorrento canta Gospel al Museo Correale
18 Dicembre 2014
Natale al Museo: alla scoperta del mondo
della paleontologia
Fino al 22 Dicembre 2014. Organizzato dal Centro Musei delle
Scienze Naturali e Fisiche con l’Associazione Didattica Ediacara
presso il Museo di Paleontologia di Napoli.
Aria di Natale ad Acquavella (SA)
Fino al 3 Gennaio 2015
Il Natale accende il Centro Antico di Castellammare (NA)
Fino al 3 gennaio 2015
Christmas Time a Piano di Sorrento (NA)
Fino al 04 Gennaio 2015
La Festa delle Quattro Porte e gli eventi natalizi di Alife (CE)
Fino al 06 Gennaio 2015
“Viviamo il Natale” a Somma Vesuviana (NA)
Fino al 6 Gennaio 2015
Santa Claus Village nel Giardino delle Meraviglie a Meta (NA)
Fino al 6 Gennaio 2015
Musica, vino e teatro per il Natale a Tufo (AV)
Fino al 6 Gennaio 2015
“Presepi in Mostra” ad Atripalda (AV)
Fino al 6 Gennaio 2015
Il Borgo della biodiversità: Natale a Casalbuono
Fino al 6 Gennaio 2015
Agropoli (SA) in Presepe
Fino al 6 Gennaio 2015
Natale al Chiostro di Santa Chiara (NA)
Fino al 6 Gennaio 2015
Borghi e Castelli in scena, gli eventi natalizi ad Acerra (NA)
Fino al 6 Gennaio 2015
libri, impacchettateli e partecipate al BookMob: lo scambio
equo-solidale nato con lo scopo
di tirare fuori i libri dagli scaffali
e consegnarli a nuovi lettori, nel
pieno arbitrio della casualità e
della sorpresa.
Per gli amanti della fotografia,
due in particolare gli appuntamenti da non perdere: al Palazzo delle Arti di Napoli la
mostra di OBEY, Shepard Fairey, uno dei più celebrati street
artist americani. La rassegna
consentirà al visitatore di confrontarsi su tematiche sociali
sempre attuali, come la guerra,
la repressione, la propaganda, il
razzismo, la difesa dell’ambiente e il rapporto con la musica e le icone del nostro secolo.
Presso lo Spazio Kromìa, invece,
potrete ammirare la mostra fotografica “Herzlich Willkommen” del fotografo Mario
Laporta, orgoglio e talento partenopeo: ventuno scatti inediti
di vibrante fotogiornalismo cat-
turati nelle ore palpitanti della
caduta del Muro di Berlino, mostrati per la prima volta al pubblico venticinque anni dopo gli
eventi che cambiarono il mondo.
Infine, da pochi giorni è stata
inaugurata presso il CAM – Casoria Contemporary Art Museum: “I am woman“, la più
grande mostra mai realizzata
sul mondo delle donne, a cura di
Antonio Manfredi. Per quanto
riguarda il teatro vi segnaliamo
"cose di casa nostra": Nu Petito
dint’’a Scarpetta in scena alla
Sala Arcas fino al 6 gennaio,
una trama ricca di gags e invenzioni teatrali, con due veraci
protagonisti, Pulcinella e Feliciello; e Cuore Nero di Fortunato Calvino presso Sala Assoli
(Napoli), in scena fino al 21 dicembre: la storia di due malviventi, un amore taciuto,
nascosto, stravolgente. Un
amore inaccettabile. E poi una
chiesa, abbandonata, come ritrovo, nascondiglio, casa.
Palinuro (SA) si scopre bella d’inverno
Fino al 6 Gennaio 2015
Con “Sembra quasi Natale” il borgo turistico cilentano si prepara per il Natale.
Napoli. A Natale ritorna “Tu scendi dalle scale”
Fino al 7 Gennaio 2015
Promuovere e valorizzare i percorsi pedonali lungo le scale e le
gradinate che collegano il centro storico di Napoli alle colline.
I mercatini di Natale di Avellino
Fino al 7 Gennaio 2015
In fondo al mare: il presepe di Conca dei Marini (SA)
20 Dicembre 2014
I Mercatini di Natale a Casal Velino (SA)
dal 20 al 23 Dicembre 2014
Torna a Napoli la “Tombola Vajassa 2014”
dal 26 Dicembre 2014 al 10 Gennaio 2015
La tombola dei femminielli, un vero e proprio fenomeno di massa, torna
al Teatro Cabaret Portalba, nel cuore del centro storico partenopeo
Al Borgo Storico “Porti” di Faicchio (BN) rivive l’atmosfera del Presepe Vivente
dal 26 Dicembre al 04 Gennaio 2015
Il Presepe Vivente di Pietrelcina (BN)
dal 27 al 29 Dicembre 2014
A tavola a Natale: viaggio nella
tradizione culinaria partenopea
Salvatore Lanza
Gennaro De Crescenzo
Paese che vai … tradizione che
trovi, specie a Natale. Anche in
termini culinari Napoli e la
Campania non si smentiscono
in quanto a tradizioni ben radicate che si ripetono da secoli.
Un po’ come nel caso della musica popolare, si tratta di riti
che si tramandano di generazione in generazione e guai a
chi osa apportare modifiche alle
rinomate pietanze proposte
dalla tradizione. Già il fatto che
nei giorni delle vigilie, a pranzo
si mangi pizza è una tradizione
antica come il mondo, giusto per
“mantenersi leggeri”. Si giunge
al fatidico cenone del 24 dicembre belli, forti e carichi come
non mai! Si aprono le danze, solitamente, con la celebre insalata di rinforzo, preparata con
cavolfiore lessato, olive verdi,
cetriolini, cipolline, giardiniera,
peperoni dolci o piccanti (papaccelle), tutti sottaceto e acciughe
sotto sale. Il tutto viene condito
con olio, sale ed aceto. Si ritiene
che quest’insalata venga definita di rinforzo non per le sue
proprietà ma per il fatto che doveva rinforzare l’intero pasto,
che secondo la tradizione, essendo a base di pesce, prevederebbe portate piuttosto leggere.
Il primo piatto passa quasi in
secondo piano, di solito si servono spaghetti con vongole o
più in generale frutti di mare.
Si passa al secondo: le pietanze
immancabili su ogni tavola napoletana sono il baccalà ed il capitone fritto.
È mezzanotte, nasce il bambino, il cenone dovrebbe essere
completo, ma a distanza di circa
dodici ore si ricomincia più agguerriti che mai. È Natale e il
pranzo merita la giusta attenzione. Senza dimenticare le rimanenze della “battaglia” della
sera precedente si aprono le
danze con la minestra rigorosamente maritata. Perché questo
appellativo ad una minestra? Si
dice che l’aggettivo derivi dal
fatto che le verdure miste vengono bollite e aggiunte al consorte, cioè un gran misto di
carne che arricchisce il brodo.
Gli ingredienti presenti sono un
brodo molto ricco, carota, cipolla, sedano, pepe in grani,
una gallina intera, due piedini
di maiale, un pezzo di coperta di
costato di manzo, un osso di
prosciutto, due cotenne di prosciutto, due scorze di parmigiano, salame, e un pezzo di
salsiccia, puntine di maiale
(tracchie). Tutto in un pentolone che bolle dalla sera prima,
e che viene accuratamente
schiumato togliendo l'eccesso di
grasso. Si prosegue con la gallina della minestra e carne a volontà: la prediletta dai
napoletani è la carne di capretto
condita con patate. Per gli
amanti del brivido, c’è chi osa
non perdere la buona abitudine
di un piatto di pasta; oppure chi
preferisce rimandare l’appuntamento al giorno successivo, a
Santo Stefano: è da buoni intenditori osare per il terzo giorno
consecutivo “consolandosi” con
un bel piatto di fusilli al ragù
con la ricotta! Tutti e tre i giorni
(senza dimenticare che il 31 si
ricomincia) sono arricchiti dalla
frutta secca e dal momento che
tutti aspettano, quello dei dolci.
Roccoco', susamielli, struffoli,
pasta di mandorle, pasta reale,
mustacciuoli, solo per citarne
qualcuno. E solo per soddisfare
qualche curioso i mustacciuoli
traggono il loro nome dalle antiche preparazioni contadine
che utilizzavano il mosto; “mustacea” era infatti il loro appellativo latino, col quale venivano
preparati per essere resi più
dolci. Il roccocò invece, a forma
di ciambella, trae la sue origini
dal francese “rocaille” per la barocca e rotondeggiante forma di
conchiglia. I panettoni e i pandori poi … sulle tavole napoletane lasciano il tempo che
trovano, al massimo li ritroviamo nel latte, a colazione!
pagina a cura di Giulia Martelli
‘O canisto: un rito antico quanto mai attuale
Conteneva tutto quello a cui nessuno voleva rinunziare dopo un anno di sacrifici
I Napoletani, si sa, si distinguono per la loro
innata inventiva, per la capacità di riuscire a
“cavarsela” in ogni situazione, anche quella
più difficile. Tempi duri, soprattutto dal punto
di vista economico, il popolo partenopeo ne ha
affrontati e ne continua ad affrontare tuttora
ed è proprio nei giorni di magra che ha aguzzato l’ingegno riuscendo, nonostante la povertà
dilagante, ad assicurarsi un Natale all’insegna
dell’abbondanza così come tradizione voleva.
Il segreto stava tutto in un “canisto”, ossia una
cesta. Le famiglie facevano privati contratti coi
pizzicagnoli, dai quali, pagando un cinque o sei
grani la settimana, ottenevano a Natale una
cesta ripiena di cibi che si mangiavano in quei
giorni. C’erano vari tipi di “canisto”: il più costoso conteneva un panettone chiuso in un cartone azzurro scuro, una bottiglia di spumante,
“’o ggancia”, e i mostaccioli e i roccocò. Riempivano il “canisto” gli ziti della Russo di Cicciano, fette di “caso muscio”, bottiglie di olio
per friggere e per condire, “’nu lacierto”, un
quarto di capretto, “scelle di baccalà”, capitoni,
castagne del prete, rosolio, un melone verde
imbracato in un cappio di paglia gialla, mele.
E poi i due salami. Solitamente il quantitativo
di pasta era molto elevato al fine di garantire
un pranzo sicuro anche nel mese di Gennaio,
tradizionalmente sobrio e misero nei consumi
così come ricordava il proverbio: “Gennaio,
friddo e famme”. Cinquanta anni fa, il “ cesto
di Natale”, lo organizzavano non solo i bottegai
ma anche i “mastri di festa”, che conoscevano
tutte le famiglie e da tutti erano conosciuti: giravano la domenica mattina, davano la voce
nelle strade e nei cortili e le signore uscivano
a consegnare “la semmana” e a controllare che
l’esattore “mettesse ‘no scippo” su un enorme
registro nero: non c’erano ricevute, funzionava
la fiducia, garantita da relazioni sociali che allora erano una salda trama e ora sono solo un
groviglio di sfilacci…
Questa pratica, ancora viva in alcuni paesi
della Campania, costituiva un’insolita forma
di previdenza che trovava il suo fondamento
nell’impossibilità economica di una famiglia
proletaria a far fronte alle onerose spese natalizie: “‘o canisto” conteneva tutto quello a cui
nessuno voleva rinunziare dopo un anno di sacrifici, anche alimentari.
Perché in Italia, ma non solo, è giorno di festa
La ricorrenza di Santo Stefano
Il 26 dicembre ricorre Santo
Stefano ma non tutti sanno
perchè il nostro calendario
segni in rosso questa data.
Ebbene, subito dopo il Natale,
la celebrazione liturgica commemora i “Comites Christi”,
ovvero coloro che hanno seguito Cristo fino a subirne il
martirio e Santo Stefano è infatti detto il protomartire, cioè
il primo testimone dei seguaci
di Cristo che ha professato la
parola di Gesù sino alla lapidazione per blasfemia.
Ma in che modo Santo Stefano
divenne portavoce della parola di Cristo? Gli apostoli, per
divulgare la fede in Gesù,
scelsero sette Diaconi che li
aiutassero a diffondere il mistero della nascita, della vita,
della morte e resurrezione del
Cristo; Stefano fu il primo dei
sette Diaconi.
In Italia, prima del 1947, il 26
dicembre era un giorno lavorativo, solo da quell’anno è
stata considerata festa nazionale. Questa ricorrenza non
solo allunga le festività natalizie, ma rendere ancora più
solenne il Natale, giorno della
nascita di Cristo. Viene spontaneo chiedere cosa si usa fare
nel giorno di Santo Stefano.
Per chi trascorre questo
giorno tra le mura domestiche,il pranzo di Santo Stefano
è sempre stata “la giornata
degli avanzi”. Vengono consumati i cibi reduci dal cenone
della vigilia e dal pranzo del
Natale riadattati con un po’ di
inventiva. La cosa che di solito
non manca nei giorni di festa
e soprattutto a Santo Stefano
è la tombolata con gli amici
con l’immancabile panettone
a centrotavola. Un modo divertente e simpatico per stare
in compagnia, si gioca, si
scherza, si chiacchiera e la
festa continua!
LE FESTIVITÀ NATALIZIE
NEI FILM D’AUTORE
Esiste il film di Natale per eccellenza? Ovviamente sì, "La
vita è meravigliosa" (1946) di Frank Capra. […] Nel "Tim
Burton's Nightmare Before Christmas" (1993), lo spirito natalizio è vetrioleggiato. È alcolista, scalcinato e scorretto, invece, il "Babbo bastardo" (2003) di Terry Tzigoff: tuttavia,
nello scioglimento, un'anima buonista viene fuori senza
troppa fatica. Tornando a più comuni interpretazioni, il piacere di stare a tavola è tra i temi che con maggiore frequenza
s'associa alla serata del 24 dicembre: se la più sontuosa, fascinosa, pregnante sequenza del genere la si ritrova all'inizio
di "Fanny & Alexander" (1982), la straordinaria saga famigliare che segnò - a suo tempo - il congedo dal cinema dell'immenso Ingmar Bergman, altri titoli son riconducibili
all'argomento. Ad esempio, il lieve "Pranzo di Natale" (1999)
di Danièle Thompson. Ancora, il pungente, quasi risentito,
"Benvenuti in casa Gori" (1990) di Alessandro Benvenuti.
Quanto a crudeltà nessuno, però, può superare "Regalo di Natale" (1986) di Pupi Avati. Alla fine di questa ricognizione non
si può non ricordare la sterminata serie dei cosiddetti "cinepanettoni" indigeni, iniziata con il gradevole "Vacanze di Natale" (1983) e via via degenerata in sempre più fiacchi epigoni.
Per diminuiti incassi, la sfilata s'è finalmente chiusa: ed è di
buon auspicio che proprio in questi giorni, con l'ottimo "Una
famiglia perfetta" di Paolo Genovese, si sia visto il ritorno alla
nobile tradizione della commedia all'italiana, tra interpreti
eccellenti e sceneggiatura impeccabile.
Francesco Troiano http://www.letteratura.rai.it/articoli/ilnatalenelcinema/19335/default.aspx
L’origine della tombola
La tombola napoletana nacque nel 1734 per una diatriba sorta tra il re Carlo III
di Borbone, che era deciso ad
ufficializzare il gioco del lotto
nel Regno (a quei tempi clandestino) per sottrarlo al controllo delle organizzazioni
criminali, ed il frate domenicano Gregorio Maria Rocco,
che riteneva questo gioco un
amorale e ingannevole diletto per i suoi fedeli. Alla
fine riuscì a spuntarla il re,
ma a patto che nella settimana delle festività natalizie
esso venisse sospeso perché il
popolo non doveva distrarsi
dalle preghiere. La popolazione, però, che non voleva
rinunciare a giocare, si organizzò in un altro modo: i novanta numeri del lotto furono
racchiusi in un "panariello"
di vimini e furono disegnati i
numeri su delle cartelle, così
la fantasia partenopea trasformò un gioco pubblico in
un gioco a carattere familiare. Il nome tombola deriva
dalla forma cilindrica del
pezzo di legno dove è impresso il numero e dal rumore che questo fa nel cadere
sul tavolo dal “Panariello”,
che una volta aveva la forma
del tombolo. Ad ognuno dei
novanta numeri della tombola fu attribuito un simbolo,
spesso diverso da città a
città, e a Napoli addirittura
da quartiere a quartiere.
Nacque così anche la famosa
"Smorfia" napoletana.
Botti di Capodanno: sempre
più comuni li vieteranno
Ordinanze comunali a favore degli animali e dell’ambiente
Manca poco a Capodanno e
fortunatamente quest’anno,
sulla scia dell’esempio di Torino, dove è vietato sparare
botti perché spaventano gli
animali, altri comuni si adeguano per seguire la norma. E
i divieti continuano a moltiplicarsi lungo tutto lo stivale, da
Nord a Sud. Da Milano a Bari,
passando per Venezia, Siena,
Modena, Palermo. Fino a Pesaro, dove una ordinanza resterà in vigore addirittura
fino al 9 gennaio, e ad Olbia,
dove il sindaco ha vietato la
vendita, il porto e l’utilizzo di
fuochi pirotecnici, mortaretti
e petardi dalle 17:00 del 31 dicembre alle 6:00 del 1 gennaio. E ancora Agrigento,
Ragusa, Arezzo, Cosenza,
Brescia, Asti e Firenze.
Certo, ogni comune fa storia a
sé. Alcuni hanno emesso ordinanze di natura limitativa
(sul tipo di botti e sugli orari e
zone in cui sono vietati), altri
di divieto totale o parziale in
alcune zone del comune. Si
tratta di decisioni che incontrano il plauso delle associazioni animaliste, che chiedono
a tutti i comuni del Bel Paese
di vietare l’uso di materiali pirotecnici.
Come l’Aidaa, Associazione
italiana in difesa degli animali e dell’ambiente, che, già
in passato ha dedicato gli ultimi giorni dell’anno alla campagna “No ai botti di
Capodanno”, la cui petizione
ha abbondantemente superato le 10.000 firme.
In Italia, spiega l’Aidaa sul
proprio blog, sono 7 milioni le
famiglie che possiedono uno o
più animali domestici, nelle
nostre case e nei nostri giardini vivono circa 10 milioni di
cani, altrettanti gatti e oltre
40 milioni di altri animali domestici (pesci, uccellini, tartarughe, conigli, furetti, tartarughe d’acqua, animali esotici). Ma vi sono anche animali cosiddetti “da reddito”,
come cavalli, galline, mucche,
e milioni e milioni di animali
selvatici e del bosco. Tutti
loro, la notte di San Silvestro,
quella che per noi umani rappresenta il passaggio da un
Cosmetica green
sotto l’albero
anno all’altro, vivranno un
vero incubo, un incubo nel
quale almeno in 5.000 perderanno la vita.
Ma, nonostante l’importante
segno di civiltà dato dalle amministrazioni che li hanno vietati altrove i botti ci saranno
ancora, come tutti gli anni. E
come tutti gli anni, il primo di
gennaio si farà la conta di
morti e feriti, come se si trattasse di una notte di guerra.
Questi argomenti sono da soli
sufficienti a stabilire che questa questione è di fatto
un’emergenza di ordine pubblico, prima ancora che di sensibilità.
I.B.
Un regalo di Natale che segue le ultime tendenze? I cosmetici green: naturali ed ecosostenibili promettono di far bene
alla pelle e ridurre i danni all’ambiente. Una scelta che
aiuta il consumatore a prendere posizione contro la politica
di alcune multinazionali che producono ancora cosmetici
con contenuto di siliconi, petrolati e parabeni.
Il potere d’acquisto è infatti un’arma fondamentale nelle
mani dei consumatori per far pressione sulle politiche
aziendali. Inoltre regalare a Natale un cosmetico green può
essere una buona idea per far sperimentare il prodotto ad
amici e parenti, contribuendo a sviluppare buone pratiche.
Tanti i principi alla base di questi prodotti green, tanti i
produttori – segnalati dall’Adnkronos - che hanno “riscoperto” antichi elisir di bellezza. Come il latte d’asina, usato
da Cleopatra e Poppea per una pelle liscia e senza rughe,
oggi protagonista della linea Milkland, nata dalla creatività di Ettore Togneri, imprenditore agricolo di Frosinone
(appartenente alla Confederazione italiana agricoltori). Poi
c’è la stella alpina: l’imprenditrice agricola trentina Moira
Donati, della Coldiretti, ha ideato cosmetici a base delle
erbe locali. Per le creme antiage è invece impagabile l’apporto del veleno d’api. L’idea arriva da Catania grazie all’imprenditore Nicolò Lo Piccolo, che lo produce nella
Riserva Naturale del Bosco di Santo Pietro. E poi l’olio di
oliva, utilizzato da Chiara De Miccolis (Coldiretti), per produrre creme corpo e saponi, ma anche da Mauro Ceci che,
in provincia di Ancona, ha lanciato linea di cosmetici a km
zero, dalla crema esfoliante allo shampoo, dal latte per il
corpo alla crema nutritiva per il viso.
Non resta che scegliere!
A.E.
Dal WWF le idee regalo che fanno bene all’ambiente
Se volete fare un regalo di
Natale che faccia bene non
solo a chi lo riceve, ma anche
all’intero pianeta, il WWF
propone ancora quest’anno
una vasta scelta di doni “solidali”. Per i modaioli ci sono i
braccialetti Cruciani in edizione WWF di fattura e packaging ecosostenibili, così
come l’eco agenda per i più organizzati. Per gli amanti della
buona tavola c’è invece “Assaggio di Natura”, un cesto
natalizio contenente ingredienti tipici e genuini: pasta
di grano duro, sale grosso e
olio extra vergine di oliva, insieme ad una borsa di juta
(biodegradabile e riciclabile).
Si tratta di prodotti biologici
provenienti dalle oasi protette
WWF : il grano è un prodotto
antico e con caratteristiche di
elevata digeribilità, il sale è
quello raccolto a mano all’interno dell’Oasi delle Saline di
Trapani e Paceco, luogo che
contribuisce alla tutela di
molti uccelli. L’olio, infine,
proviene dall’Oasi del Lago di
Penne. Il ricavato viene reinvestito nella gestione delle
oasi. Per i bambini ci sono i
peluche, come il panda e il
pappagallo: con il ricavato si
provvede alla salvaguardia di
queste due specie. E il WWF
ha pensato anche agli amanti
della tecnologia: per loro è
nata la cover per smartphone
completamente biodegradabile. Infine la linea di biocosmesi e creme per i più piccoli
prodotti senza il ricorso all’olio di palma e ai test sugli
animali. Per chi vuol fare un
regalo del tutto speciale, poi,
c’è l’adozione di un esemplare
o di una specie: gli aderenti
all’iniziativa riceveranno kit
regalo WWF. E per tutti, infine, ci sono i bigliettini di auguri ecocompatibili: un ottimo
modo per ridurre lo spreco di
carta natalizio e per far sì che
un momento di gioia diventi
anche un gesto d’amore nei
confronti del pianeta.
Per scoprire di più http://pandagift.wwf.it/
A.E.
Organismi Geneticamente Modificati
Possono essere vegetali, animali o batteri
Daniela Bove
Cosa sono gli OGM
Un organismo geneticamente
modificato (OGM) è un organismo, diverso da un essere
umano, il cui materiale genetico (DNA) è stato modificato in
un modo differente da quanto
avviene in natura, con l’accoppiamento e la ricombinazione
genetica naturale.
Il trasferimento, di tratti di
geni selezionati, da un organismo all’altro anche di specie
non correlate, per esempio tra
batteri e piante avviene grazie
all’utilizzo di moderne biotecnologie.
Gli OGM possono essere vegetali, animali o microrganismi
quali batteri, parassiti e funghi.
Attualmente, gli OGM sviluppati, autorizzati e commercializzati sono piante, (mais, soia,
colza e cotone), modificate geneticamente per conferire loro
particolari caratteristiche, come
la resistenza ad alcuni insetti o
la tolleranza a qualche tipo di
erbicida.
In Italia, ad oggi, nessuna di
queste piante geneticamente
modificate viene coltivata a fini
commerciali, anche se è consentita la commercializzazione dei
loro prodotti nel rispetto delle
regole di etichettatura.
Commercializzazione degli
OGM
In Italia, la commercializzazione di questi prodotti è consentita purchè avvenga nel
rispetto delle regole di etichettatura. Gli alimenti geneticamente modificati (GM) possono
essere autorizzati nell’Unione
europea soltanto dopo aver superato delle rigorose procedure
di valutazione stabilite dal Regolamento (CE) n.1829/2003 e
dal Regolamento (CE) n.
1830/2003, entrambi in applicazione dal 18 aprile 2004.
La commercializzazione di un
OGM o di un suo prodotto derivato nel mercato europeo può
avvenire solo a seguito di
un’autorizzazione basata su di
una procedura che non può
prescindere da una valutazione
del rischio, sia per la salute
umana che per l’ambiente.
Richiesta di Autorizzazione
Per ottenere l’autorizzazione,
gli operatori interessati pre-
sentano una richiesta all’Autorità nazionale competente di
uno Stato membro, per ciascun
OGM e per i suoi possibili impieghi alimentari/mangimistici.
Quindi, l’Autorità europea per
la sicurezza alimentare (EFSA)
riceve il dossier con le informazioni relative all’OGM in questione che, dopo opportuna
valutazione invia il parere alla
Commissione europea e agli
Stati membri. Solo dopo l’ap-
provazione da parte degli Stati
membri di una proposta di Decisione predisposta dalla CE,
l’OGM e i relativi prodotti oggetto della stessa possono essere immessi sul mercato
europeo, quindi anche in Italia,
alle condizioni previste nel
provvedimento.
Richieste di rinnovo
Conformemente alla legislazione dell’UE, se un richiedente
desidera continuare a commercializzare un OGM che è già
stato autorizzato all’origine
dieci anni prima, il prodotto
deve essere nuovamente valutato dall’EFSA.
Nel 2007 e 2008 il gruppo di
esperti scientifici ha ricevuto
un totale di 25 richieste di rinnovo per una serie di OGM, tra
cui il MON810 e altre varietà di
mais, cotone e soia. Per esempio il gruppo scientifico ha adottato pareri in merito a richieste
di rinnovo per il mais GA21 e
Bt 11 e per la colza T45.
L’EFSA ha inoltre organizzato
una riunione con gli Stati membri in merito alla richiesta di
rinnovo dell’autorizzazione per
il MON810, onde scambiare informazioni e dare una risposta
ai timori espressi da alcuni
Stati membri.
Fonte : Ministero della Salute
ed EFSA
Occhio al computer!
Stare troppe ore davanti allo schermo può provocare disturbi visivi
Brunella Mercadante
Tutti ormai trascorriamo molto
tempo davanti al computer e
stare diverse ore davanti allo
schermo può provocare problemi alla vista. È importante
sottoliniare che, ad oggi, non
esiste ancora uno studio che
abbia dimostrato la correlazione diretta tra l'uso del computer ed i difetti visivi.
Comunque, è un dato di fatto
che quando si sta diverse ore
davanti al computer, l'occhio
deve continuamemte cambiare fuoco, dal monitor alla
tastiera e viceversa e se, per
esempio, vi è una presbiopia
latente, quando l'occhio si affatica, essendo già predisposto, il difetto si manifesta. In
effetti all'origine dei difetti visivi provocati dall'uso del com-
puter possono esserci disturbi
preesistenti della vista, come
la presbiopia, ma anche miopia o astigmatismo, non corretti o non diagnosticati e che
l'uso prolungato al computer,
affaticando l'occhio, evidenzia.
Il computer, inoltre, generando un campo magnetico,
che, fisicamente, attira a sé le
particelle di polvere, fa sì che
l'ambiente di lavoro si inquini
e aumenta il rischio di fastidi
all'occhio. Quando si lavora al
computer, poi, si è molto concentrati, si tiene lo sguardo
fisso e attento diminuendo la
frequenza dell'ammiccamento
delle palpebre, che hanno il
compito di idratare l'occhio distibuendo il film lacrimale alla
cornea. L'occhio, quindi, rimane secco a lungo e, come
conseguenza, maggiormente
esposto al rischio di irritazioni
o arrossamenti. Altri fattori
che possono provocare disturbi
agli occhi, come l'affaticamento oculare, sono legati alla
qualità del computer: se il contrasto dello schermo è scadente o la risoluzione non è di
qualità oppure se si sta troppo
vicini al monitor. Gli stessi caratteri utilizzati per i documenti possono affaticare
l'occhio, perché se si ingrandiscono si può notare che sono
gradinati e questo comporta
uno sforzo per la vista.
I segnali cui fare attenzione
perché possono essere la spia
di una non corretta salute
degli occhi sono un loro continuo bruciore, il prurito, l'arrossamento, gli occhi gonfi, la
lacrimazione e la stanchezza
oculare. Comunque, anche se
non si evidenziano tali sintomi, è bene prendersi delle
pause dal video. L'ideale è
staccarsi dal computer un
quarto d'ora ogni due ore ed effettuare esercizi con gli occhi,
come sbattere le palpebre e
muovere i muscoli oculari; se
l'occhio è secco è bene utilizzare lacrime artificiali. Importante poi è eseguire una visita
oculistica una volta all'anno in
modo da escludere o correggere eventuali difetti visivi che
possono peggiorare davanti al
computer.
Nuovo test per diagnosticare l’endometriosi
Si tratta di individuare una specifica proteina attraverso l’esame del sangue
Fabio Cuoco
L’endometriosi è una malattia
cronica e complessa che riguarda l’apparato genitale
femminile: in particolare si verifica per la presenza anomala
del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, chiamata, per l’appunto, endometrio, in altri organi, quali le
ovaie, le tube di Falloppio, il
peritoneo, la vagina o, addirittura, l’intestino.
In passato, al fine di prevenire
questa malattia, si faceva affidamento ai sintomi che la paziente avvertiva, quali il dolore
pelvico cronico e quello ovarico
intermestruale. In ultima analisi, era necessario effettuare
un esame medico molto invasivo e con pericolosi effetti collaterali, quale la risonanza
magnetica nucleare, accompagnata da alcuni esami ginecologici, al fine di ottenere una
diagnosi più precisa.
D’ora in avanti, però, tutto
questo iter diagnostico non
sarà più necessario: i ricercatori della Fondazione Italiana
Endometriosi, infatti, hanno
scoperto che, al fine di prevenire e curare questa fastidiosa
e pericolosa malattia, sarà ne-
cessario esclusivamente eseguire un banale esame del sangue. Questo test sarà elaborato
utilizzando metodiche di nuova
generazione, quali quelle di
proteomica, come ad esempio
l’analisi 2D Gel, le quali permetteranno di individuare rapidamente, nel sangue delle
donne a rischio malattia, una
specifica proteina che, dalla ricerca degli studiosi della F.I.E.,
risulta essere strettamente collegata all’endometriosi.
Tale innovazione è sicuramente un enorme passo avanti
nella diagnosi e nella cura
della malattia cronica uterina.
"Con questa scoperta si apre
una nuova era nella storia
della Endometriosi", ha dichiarato Pietro Giulio Signorile,
fondatore e presidente della
Fondazione Italiana Endometriosi, che dal 2007 fa ricerca
sulla malattia. "Il nuovo test
diagnostico non invasivo, è altamente sensibile e quindi
esaustivo, - prosegue - consentendo una diagnosi precoce e
non invasiva anche quando
l'endometriosi è ancora ad uno
stadio lieve". La sperimentazione è stata effettuata, come
spesso accade in questo tipo di
ricerche, attraverso il metodo
empirico: sono stati prelevati
dei campioni di sangue da un
gruppo di donne affette dalla
malattia ed altri da donne, invece, immuni dalla stessa. Così
facendo, è stato più semplice
confrontarli e verificare l’effettiva presenza di quella speci-
fica proteina collegata all’endometriosi attraverso l’analisi del
2D Gel, cioè la procedura di separazione delle proteine, e la
mancanza della stessa nei prelievi delle donne non affette da
endometriosi. Da oggi, dunque,
le donne potranno avere una
diagnosi immediata e poco invasiva in merito alla presenza
di questa malattia cronica, che,
seppur colpisca, secondo le statistiche, soltanto il 10% di esse,
è sicuramente un pericolo in
più da prevenire ed evitare nel
modo più rapido possibile.
Pile ad ossido di mercurio
Brunella Mercadante
L'Unione Europea ha confermato il bando delle pile a bottone con mercurio dal mese di
ottobre 2015, escludendo che
la scadenza della deroga che
consente ai produttori , fino al
1 ottobre 2015, di immettere
sul mercato pile a bottone contenenti mercurio, possa comportare problemi per le protesi
acustiche. La pila a bottone,
chiamata anche pila ad ossido
di mercurio o pila Ruben-Mallory, fa parte delle pile alcaline,
è una particolare cella galvanica primaria, non ricaricabile.
Si tratta di una pila miniaturizzata, costituita da un anodo
di zinco e un catodo di acciaio,
separati da un elettrolita costituito da una pasta alcalina di
idrossido di potassio (KOH),
utilizzata, per la ridotta dimensione e la lunga durata, sopratutto in apparecchi elettronici
di piccole dimensioni come orologi, calcolatrici, giochi ecc.
Questa pila ha il vantaggio di
fornire un voltaggio costante,
che implica uniformità della
corrente erogata, fino al suo totale esaurimento, ma con
l'unico grosso inconveniente,
che essendo costituita da Hg, è
altamente inquinante per l'ambiente.Il mercurio, infatti, è notoriamente tossico e l'accumulo
nell'ambiente può causare
danni irreversibili. Nella rela-
zione finale della Commissione
UE del 15 ottobre 2014 - n° 632
– si evidenza con chiarezza che
sul mercato sono già presenti
alternative praticabili -senza
mercurio- per le pile a bottone
usate nelle protesi acustiche,
come ad esempio, la tecnologia
zinco-aria, il cui costo, attualmente superiore di circa il 10%,
dovrebb, peraltro, ridursi a seguito dell'entrata in vigore del
bando dell'Unione Europea.
La questione è sorta dalla Direttiva 2006/66/CE che, cercando di rendere le batterie e
gli accumulatori il meno possibile dannosi per l'ambiente,
come modificata nel 2013, stabilisce un divieto generale di
immettere sul mercato pile o
accumulatori contenenti più
dello 0,0005% di mercurio in
peso, ma prevede una deroga
temporanea, appunto fino al 1
ottobre 2015, per le pile a bottone con tenore di mercurio superiore al 2%, affidando alla
Commissione il compito di informare le altre istituzioni UE,
entro il 1° ottobre 2014, sulla
disponibilità di pile a bottone
per le protesi acustiche conformi al divieto generale.
NELL’ERA DELLA FOTOSINTESI ARTIFICIALE
Il sistema ideato in Giappone che raccoglie luce e rilascia energia
Fabiana Clemente
Fotosintesi clorofilliana? Dalle reminiscenze scolastiche, è facile figurarci
nella nostra mente il processo chimico,
mediante il quale le piante in presenza
della luce solare producono - a partire
dall’anidride carbonica – una sostanza
organica vitale per la pianta stessa. Il
glucosio!Ergo, è un processo biologico
in grado di raccogliere energia solare.
Da qui in avanti sono stati numerosi i
tentativi realizzati con successo, per
trattenere luce solare, fonte inestimabile di energia. Il fotovoltaico, per
esempio, con modalità tecnologiche
particolari, soddisfa in pieno quest’obiettivo. Ma lo sviluppo scientifico
non si arresta qui! La fotosintesi naturale, come siamo abituati a conoscerla, si è
evoluta. Siamo entrati
nell’era della fotosintesi artificiale! E ad
aprire le porte in questo nuovo modo di intendere l’intelligenza
artificiale, è ancora
una volta il Giappone.
Efficient light harvesting via sequential
two-step energy accumulation using a RuRe5
multinuclear
complex incorporated
into periodic mesoporousorganosilica. È il
nome dello studio condotto da un
gruppo di ricercatori giapponesi del
Tokyo Institute of Technology e del Toyota Central R&D Labs - un sistema in
grado di riprodurre la fotosintesi naturale. Si tratta di un meccanismo artificiale che, attraverso l’utilizzo di foglie
artificiali – progettate e realizzate ad
hoc – raccoglie la luce e rilascia energia. Nello specifico della tecnica, il
team di scienziati guidato da OsamuIshitani, dell’Istituto di Tokyo, ha creato
un dispositivo con 440 foglie – utilizzate come assorbitori di luce - utilizzando tubi prodotti dalla cosiddetta
organosilica periodica mesoporosa
(PMO) e bifenile (Bp) light-absorbing. I
complessi PMO-Bp - collegati a cinque
bastoni metallici di renio - trasferiscono
l’energia
luminosa
raccolta dai PMOBpad una sfera di rutenio centrale. I fotoni
dalla sorgente luminosa sono concentrati
prima attraverso i bastoncini renio e poi nel
centro di reazione del
rutenio, limitando la
perdita di energia durante il tragitto. In seguito ad una serie di
sperimentazioni,
il
gruppo di scienziati
hanno dimostrato che
il centro di reazione
del congegno riesce ad
emanare una luce intensa, alimentata
dall’energia fotonica proveniente dalle
foglie artificiali. “Il nuovo sistema potrebbe essere utilizzato per costruire fotocatalizzatori migliori, che possono
essere utilizzati per diversi scopi compresa la riduzione della CO2 e l’ossidazione fotocatalitica nell’acqua” –
sostiene Ishitani. Una vera e propria
rivoluzione scientifica che provocherebbe, di conseguenza, una rivoluzione
ambientale – in termini di inquina-
mento atmosferico e cambiamenti climatici. L’importanza della fotosintesi
artificiale è stata recentemente spiegata da Elio Giamello – docente all’Università di Torino. Secondo le sue
spiegazioni, il nuovo sistema sarebbe la
soluzione ai problemi legati al consumo
spropositato dei fossili – combustibili
altamente inquinanti e per di più esauribili. Le tecnologie del futuro? Una risposta ai danni che ci trasciniamo dal
passato.
Droni, satelliti, sensori wireless potrebbero essere impiegati nella sicurezza preventiva
DISSESTO IDROGEOLOGICO: DALLA
TECNOLOGIA LE RISPOSTE ALLE EMERGENZE
Rosa Funaro
La fragilità del territorio del
nostro paese: un problema endemico riportato alla ribalta
dai recenti fatti di cronaca.
Frane, alluvioni, terremoti
sono pericoli che troppo spesso
vengono affrontati in regime
di emergenza, in assenza di
una appropriata analisi del rischio e di una efficiente programmazione a tutela del
paesaggio e dei cittadini. Eppure, oggi, gli strumenti offerti dallo sviluppo tecnologico
sono molteplici e potrebbero
essere di valido supporto alla
limitazione dei danni a cose e
persone.
“Anticipare i dissesti causati
dai fenomeni naturali è in
parte possibile con nuove tecnologie all’avanguardia che
sono state oggetto di studio e
ricerca per vari anni e che
oggi sono diventate realtà mature, applicabili a prezzi abbordabili e quindi sfruttabili
dai professionisti che ogni
giorno si misurano con il nostro territorio”, afferma Gianluca Benedetti, consigliere
dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna.
Come per esempio i droni
provvisti di sensori e videocamere che riescono a vedere e
rilevare dati in zone altrimenti inaccessibili. Oppure
con l’interferometria satellitare Permanent Scatters (PS).
Attraverso i satelliti che passano sopra le zone da monitorare, permette di seguire nel
tempo lo spostamento di punti
sul territorio (infrastrutture,
edifici, affioramenti rocciosi).
“È un approccio indicato per
monitorare l’evoluzione di
frane lente o seguire i movimenti indotti dallo scavo di
una galleria”, spiega sempre
Benedetti.
Tra le tecniche più promettenti spiccano inoltre le reti di
sensori wireless. Si tratta di
reti di strumenti capaci di co-
municare tra loro e con una
centralina madre che tramettono in tempo reale dati come
la posizione o la velocità di
spostamento. Informazioni
preziose che consentono di
monitorare fenomeni deformativi di versante. Baste-
rebbe davvero poco per migliorare la qualità della vita delle
persone che vivono in contesti
idrogeologici difficili.
Basterebbe affidarsi a questi
“angeli del cielo” prima, piuttosto che a quelli “del fango”
poi.
L’antropizzazione dei paesaggi montani
Le trasformazioni devono essere quanto meno impattanti sul territorio
Antonio Palumbo
L’antropizzazione dei nostri
bellissimi paesaggi alpini, sebbene necessaria allo sviluppo
del turismo, importante fonte
di profitto per le comunità
montane, sta lentamente deturpando le bellezze paesaggistiche delle nostre aree di
montagna. L’architettura del
paesaggio, in tal senso, è chiamata ad affrontare tutte le
complesse tematiche relative
alla compatibilità delle trasformazioni indotte con la tutela
dell’integrità di questi territori.
È però necessario che si rivedano alcune concezioni tradizionali rispetto alle valenze,
alle reali potenzialità e alle modalità per interfacciarsi con tali
aree. Lo spazio montano, infatti - e, segnatamente, quello
alpino - viene comunemente inteso come spazio naturale connesso a dinamiche ed attività
di tipo antropico, ma continua
ad essere visto come uno spazio
isolato, come un mondo chiuso,
una realtà a se stante: in questa prospettiva continuano ad
assumere una valenza negativa tutte le “aggressioni” che a
tale spazio possono essere portate dal rapporto con la pianura e la città. Altro elemento
di criticità è senz’altro legato al
fatto che la pianura (e, per
essa, la città) ha “usato” la
montagna, in questa prospettiva, come serbatoio di risorse
(idriche, forestali, ecc.), come
ostacolo da attraversare per lasciare spazio alle comunicazioni e ai commerci e, infine,
come scenario e risorsa per le
molteplici attività del tempo libero (dunque, quale risorsa da
sfruttare a fini turistici). Da
tutti questi “scambi” la montagna ha raramente tratto vantaggio, e, se vantaggio c’è stato,
questo non è stato generalmente conseguito in modo diretto, bensì attraverso politiche
pubbliche dirette alle aree marginali del territorio: dunque, in
una logica di sostegno assistenziale e non di controprestazione
e comunque in un rapporto di
sostanziale subalternità. In
una nuova prospettiva di ricerca, pertanto, assume un
ruolo cruciale il concetto di
“paesaggio”, inteso come substrato territoriale, tessuto connettivo della società locale ed
elemento propulsivo del suo
modello di sviluppo. In tal
senso, ogni trasformazione paesaggistica va considerata come
un’occasione di mediazione e di
incontro fra le comunità umane
e l’insieme delle risorse ambientali: un processo in continuo divenire, che, per dirsi
“sostenibile”, deve mantenere
vitale e continuo il processo di
costruzione e ri-costruzione del
paesaggio.
Vi sono tuttavia ancora molti
sforzi da compiere per fondare
questo tipo di considerazioni su
una base scientifica, che consenta di comprendere in modo
esaustivo le interrelazioni esistenti fra lo sviluppo socio-economico e il paesaggio culturale:
questo sia nel senso di comprendere quali effetti di mediolungo
termine
possono
comportare sul paesaggio culturale determinati scenari di
sviluppo, sia di individuare il
tipo di paesaggio culturale necessario a supportare determinate strategie di medio e lungo
periodo. Così soprattutto riguardo allo sviluppo turistico,
cui, da circa un ventennio - di
pari passo con una generale
presa di coscienza sulla necessità di tutelare l’ambiente ed il
paesaggio - sembrano per fortuna accompagnarsi fenomeni
di ristrutturazione e valorizzazione del territorio, allo scopo di
ridurre il più possibile gli impatti degli interventi di trasformazione in ambito montano. In
buona sostanza, dunque, si
tratta di affrontare lo scenario
fortemente dinamico che attende lo sviluppo territoriale
delle aree montane nei prossimi anni, mettendo a punto
una metodologia che permetta
di leggere in anticipo gli esiti
delle dinamiche sociali ed economiche in corso, correlandole
con le trasformazioni che è possibile attendersi in termini di
evoluzione del paesaggio e degli
ecosistemi che ad esso fanno riferimento.
Le bibliocabine arrivano anche in Italia
Per una cultura sostenibile ed on the road
Cristina Abbrunzo
Per ogni società che si adatta
al cambiamento c’è sempre
qualche nostalgico che porta
nel futuro un pezzo del proprio passato: è il caso di chi ha
riadattato le vecchie cabine
telefoniche per trasformarle
in biblioteche alla portata di
tutti, o meglio in “bibliocabine”.
È questo il nome del piano di
riqualificazione degli spazi
pubblici che sta spopolando in
tutta Europa e che non passerà sicuramente inosservato.
Colui che ha risollevato dalle
ceneri le cabine ormai in disuso, vittime della rivoluzione
socio-comunicativa del Web
2.0, ha il nome di John Locke,
architetto newyorchese che,
nel progetto di riorganizzazione urbanistica “Department of Urban Betterment”,
ha pensato bene di riproporle
nell’inedita veste di “biblioteche on the road” in modo da
porre i riflettori sui libri, ennesime vittime di Internet e
degli e-book.
Dopo vari tentativi non andati a buon fine, Locke ha in
seguito trovato la formula
perfetta per rendere questo
servizio alla portata di tutti e
ben accolto dall’utenza newyorchese , tanto che la sua
originale idea è sbarcata
anche nel vecchio continente.
Stesso progetto diversa nazione, questa volta le bibliocabine sono arrivate nella
Repubblica ceca, a Praga,
dove due giovani studenti
hanno compreso dai vari ten-
tativi di Locke l’importanza di
trovare una giusta location
per la realizzazione del progetto e quale miglior luogo se
non l’ospedale IKEM.
Qui infatti i pazienti possono
finalmente affrontare le loro
lunghe giornate in compagnia
di un buon libro grazie al loro
box rosso.
Finalmente un servizio senza
scadenza che chiunque può
arricchire con donazioni di
testi da mettere a disposizione di tutti.
Un’iniziativa di grande im-
Solarbox: a londra le cabine telefoniche “verdi”
Ricaricano gratis cellulari e tablet
Iconico simbolo di una delle
città più belle al mondo, le vecchie cabine telefoniche di Londra, le box-red ormai in disuso
da moltissimi anni, ritornano a
nuova vita e si vestono di
verde, ma non è solo un fatto di
tinta, le cabine diventano
“green” anche nell’utilizzo, innovativo e trendy.
Dopo la splendida idea delle
“Biblio cabine” che diventano
mini biblioteche pubbliche,
fuori dai concetti di spazio,
tempo e monotonia o frenesia
metropolitana che si voglia, nascono le “Solarbox”.
Le oltre 11mila cabine rosse
sparse nel paese, solo a Londra
sono 2mila, verranno trasformate in un impianto per l’energia solare dove i cittadini
potranno entrare a ricaricare il
cellulare o altri dispositivi por-
tatili. Ogni cabina sarà dotata
di un pannello fotovoltaico
posto sopra il tetto in grado di
immagazzinare la luce solare
di Londra, ricaricando fino a
100 cellulari o tablet al giorno,
anche di notte e nelle giornate
piovose. La prima “solar-box” è
già stata messa in uso davanti
alla stazione della metropolitana di Tottenham Court
Road, e via via tutta la città
vedrà le cabine diventare
green. L’interesse per l’uso
dello spazio pubblico e delle
rinnovabili ha spinto Kirsty
Kenney e Harold Craston, studenti della “London School of
Economics” a creare una giovane start up capace di trasformare le cabine dismesse in
centri di ricarica per smartphone, tablet e altri gadget
elettronici, senza produrre un
solo grammo di anidride carbonica. Il loro geniale progetto,
grazie alla vittoria di un concorso pubblico, verrà implementato in tutto il paese entro
la primavera 2015 e finanziato
con le pubblicità affisse nelle
stesse solar-box. Un utilizzo intelligente per le vecchie cabine
telefoniche che fanno parte dell’arredo urbano da sempre, ma
troppo superate e inutili; lo
smantellamento avrebbe procurato grandi disagi e spese eccessive alle casse pubbliche;
cosi invece daranno nuovo colore alla città e un utilizzo al
passo con i tempi.
C.A.
portanza che mira al recupero
delle migliaia di cabine
sparse in tutti i paesi europei
che come Germania, Svezia e
Regno Unito stanno seguendo
con successo le orme della
Repubblica Ceca.
E l’Italia? C’è stata una maggioranza di pessimisti che ha
creduto l’iniziativa delle bibliocabine possibile dappertutto tranne che in una delle
pietre miliari della cultura
come l’Italia.
Una contraddizione che viene
smentita dalla recente inaugurazione della prima cabina
di bookcrossing della capitale.
Sorta grazie all’impegno del
Comitato di quartiere Torresina, con l’aiuto di Telecom
Italia, la bibliocabina made in
Italy è situata nel parco Montanelli.
Il funzionamento è semplice:
chiunque può entrare, scegliere un libro, e riconsegnarlo una volta terminato.
Ad evitare atti di vandalismo
e furti, un severo sistema di
sorveglianza e timbratura dei
volumi.
La volontà è di creare anche
nelle nostre strade uno o più
punti di condivisione culturale a disposizione di tutti coloro che ne abbiano interesse
e perchè no, di far avvicinare
più persone possibili all’immenso mondo dei libri.
L AVORO E PREVIDENZA
L’attuazione del Jobs Act
Eleonora Ferrara
Ancora tanto clamore su una riforma appena approvata dalla
Camera dei deputati.
In Senato già si è pronti ad affrontare un acceso confronto per
il nuovo passaggio del disegno di
legge che, senza ulteriori correzioni, potrebbe raggiungere la
propria definizione, sebbene in
un clima quanto mai teso.
In effetti, il via libera della Camera alla legge di stabilità è
stato ottenuto con 324 sì e 108
no. L’obiettivo della manovra è
essenzialmente quello di combattere i finti poveri, di incentivare le assunzioni a tempo
indeterminato mediante la decontribuzione per ogni nuovo assunto a partire dal 01/01/2015,
nonché la deduzione integrale
del costo del lavoro dall’imponibile IRAP. Al contempo si aumenta il fondo per l’attuazione
della riforma degli ammortizzatori, prevista dal Jobs act.
Aumenta anche il Fondo per le
non autosufficienze con la previsione di risorse per far fronte a
nuove patologie come la ludopatia. Stabilizzato anche il bonus
IRPEF do ottanta euro per i lavoratori dipendenti, con sperimentazione, a partire dal 2015,
dell’anticipazione del TFR in
busta paga a quei lavoratori che
ne facessero richiesta.
Il Ministro Padoan, dal canto
suo, si dice convinto che questa
legge di stabilità “ consentirà
all’Italia di avviare quell’inversione di tendenza, in termini di
crescita economica e occupazionale, attesa da anni e di affrontare il 2015 con una fiducia
accresciuta”. Secondo il Ministro, quindi, l’esame alla Camera del DDL di stabilità per il
2015, migliorandone gli elementi fondamentali, non ne ha
alterato l’impianto, constatando
quanto gli emendamenti approvati abbiano rafforzato quegli
aspetti della manovra, legati
alle politiche per la famiglia ed
alle persone più disagiate, nonché al reperimento delle risorse
per i lavoratori svantaggiati, per
il sostegno delle imprese italiane e per la ricerca e la cultura. Intanto, ad un Premier
che afferma, mediante videomessaggio rivolto all’assemblea
della CNA, “Chi la mattina si
alza e prova a fare il suo mestiere e lo fa mettendosi in gioco
tutto, è un eroe dei tempi nostri,
è un eroe della quotidianità.
Ciascuno di voi è un imprendi-
tore, un artigiano, un lavoratore
e sa perfettamente che partire
la mattina con il grido tanto non
ce la faremo mai, non è soltanto
frustrante, rende impossibile
l’impresa” , Susanna Camusso,
leader della CGIL, ha replicato
“ Il futuro di un Paese non può
essere fatto da eroi, ma da persone normali. Quando si indicano degli eroi, bisogna indicare
persone che fanno cose straordinarie”, Poi ha soggiunto ancora
“ Il Premier dovrebbe ricordarsi
che se gli imprenditori hanno
attraversato questa crisi, è perché c’erano i lavoratori con i loro
sacrifici. Penso che gli eroi siano
i lavoratori che continuano a lavorare, nonostante ogni giorno
si sentano più ricattati e tutti
quelli che non prendono lo stipendio da mesi, ma continuano
a recarsi sul posto di lavoro”.
Intanto, dal canto suo, il presidente di Cinfindustria , Giorgio
Squinzi, ritiene che “ Tutti gli
Italiani sono eroi in questo momento”. Il ministro Poletti tranquillizza gli imprenditori che
nessun onere sarà previsto in
più per le imprese, affermando
“ Non abbiamo intenzione di
produrre balzelli ulteriori, elementi di appesantimento. Se
possiamo fare qualcosa è trovare la maniera di costruire un
ponte che aiuti le imprese a crescere….” Ciò che continua a preoccupare le imprese, resta,
senz’altro, la questione del possibile incremento dell’indennizzo
economico
per
i
licenziamenti illegittimi. Il Governo, intanto, nell’attuazione
della delega, non sembra modificare le cose per le imprese fino
a quindici dipendenti, considerando, invece, la possibilità di
una doppia opzione per le medie
e grandi imprese. In caso di contenzioso, infatti, il giudice può
ordinare il pagamento di 1,5
mensilità di ogni anno di anzianità aziendale, con un tetto che
potrebbe essere di 24 o 36 mensilità, in alternativa l’imprenditore può offrire al lavoratore
licenziato un’indennità di una
mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto a 18 o a 24
mensilità.
Si sa che il DDL delega prevede,
per i licenziamenti economici illegittimi, il pagamento di un indennizzo “ certo e crescente in
base all’anzianità di servizio”, al
posto della reintegra, che verrà
confermata “nei licenziamenti
nulli e discriminatori e per specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato”.
Viaggio nelle leggi ambientali
URBANISTICA
L'art. 30 del d.l. 21 giugno 2013, n. 69 (c.d.
"decreto del fare"), convertito con legge 9
agosto 2013, n. 98 ha mantenuto fermo il
principio che costituiscono interventi di
trasformazione urbanistica ed edilizia del
territorio e sono subordinati al permesso di
costruire gli interventi di ristrutturazione
edilizia che comportino un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, un aumento di unità immobiliari,
modifiche del volume, dei prospetti e delle
superfici ovvero che, limitatamente agli
immobili compresi nelle zone omogenee A,
comportino un mutamento della destinazione d'uso ed ha consentito, ricomprendendoli nell'ambito degli interventi di
ristrutturazione edilizia soggetti perciò a
Scia, sia le opere consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria (non più anche con la stessa sagoma)
del manufatto preesistente e sia gli interventi di ristrutturazione volti al ripristino
di edifici, o parti di essi, eventualmente
crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione ma non ha sottratto, in tale caso,
al regime del permesso di costruire le opere
delle quali non sia possibile accertare la
preesistente consistenza, fermo restando
che se l'intervento è eseguito in zona vincolata deve, in ogni caso, essere anche rispettata la medesima sagoma dell'edificio
preesistente tanto per gli interventi di demolizione e ricostruzione quanto per quelli
volti al ripristino di edifici, o parti di essi,
eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione. Cass. Sez. III n.
40342 del 30 settembre 2014 (Ud 3 giu
2014).
RIFIUTI
Al di fuori dall'utilizzazione agronomica, si
deve fare riferimento tanto per la sansa
quanto per le acque di vegetazione alla categoria dei rifiuti qualora di esse si faccia
una raccolta finalizzata, come nella specie,
all'abbandono, mediante raccolta in contenitori o in invasi (nel caso di specie si è trattato di una vasca interrata non
impermeabilizzata di vaste dimensioni).
Corte Suprema di Cassazione Sez. III n.
40533 del 1 ottobre 2014 (Ud 17 giugno
2014)
INQUINAMENTO ACUSTICO
La Cassazione Penale, Sezione III, con la
Sentenza n. 42026 09/10/2014 (udienza 1809-2014), ha stabilito che, la condotta costituita dal superamento dei limiti di
accettabilità di emissioni sonore derivanti
dall'esercizio di professioni o mestieri rumorosi non configura l'ipotesi di reato di cui
all'art. 659 c.p., comma 2, ma il solo illecito
amministrativo ex L. 26 ottobre 1995, n.
447, art. 10, comma 2, (legge quadro sull'inquinamento acustico), in applicazione
del principio di specialità contenuto nella
L. 24 novembre 1981, n. 689, art. 9.
A.T. e E.F.
RICICLIAMO LE NOSTRE RICCHEZZE
Dacci il superfluo e faremo a meno del necessario (J. L. Motley)
Andrea Tafuro
Il sogno segreto di ogni consumatore che si rispetti è di possedere qualcosa di nuovo un
po' prima di quando necessario, il desiderio gli procura un
perenne stato di fibrillante eccitazione compulsiva. Questo
senso di appagamento godereccio è il frutto delle provocazioni di un espediente che si
chiama obsolescenza programmata, definizione coniata dal
designer americano Brook
Stevens nel secolo scorso, cioè
la pratica di contenere artificialmente il ciclo vitale di un
prodotto in modo da incrementare le vendite a favore del
produttore. Ho ragionato su
questo concetto, perché la batteria del telefonino di mio figlio non carica più, sono
andato a chiederne il costo di
una nuova…questi superava
di gran lunga il costo complessivo di un nuovo cellulare. Mi
sa che ha ragione Murphy,
quando dice:”Se costa meno
comprare un telefonino nuovo,
insisteranno perché non si ripari quello vecchio”. Orbene,
cento anni fa. Siamo nel Natale del 1924, i principali produttori di lampadine, tra cui
General Electric Company,
Tungsram, Compagnie di
Lampes, Osram e Philips, istituirono un cartello:Phoebus.
Lo scopo era di controllare il
mercato delle lampadine e il
ho spiegato a mio figlio che nel
2003 la casa produttrice del
suo telefonino, al top tra gli
aggeggi trendy, venne portata
in tribunale con l'accusa di
aver montato su un suo dispositivo, una batteria progettata
appositamente di breve durata per costringere i consumatori a comprare un nuovo
modello dopo poco tempo.
In realtà l'idea risale a quasi
consumatore. I progettisti e gli
ingegneri furono indotti ad abbreviare la durata delle lampadine al solo scopo di
aumentare la domanda. Fino
ad allora la durata pubblicizzata delle lampadine era di
2500 ore mentre con il cartello,
i membri del Phoebus, bandirono tutte le lampadine con
una durata superiore a 1000
ore. Ufficialmente il cartello
non è mai esistito, ma l'ideologia dell'obsolescenza programmata da allora si diffuse
sempre di più. Nel 1928 un'importante rivista pubblicitaria
sentenziò:"Per il mondo degli
affari un capo di abbigliamento che rifiuta di consumarsi è una tragedia". Per
nostra fortuna sembra che
siamo usciti da un tale circuito
di assoggettamento, infatti
l’Europa sta, timidamente,
iniziando a parlare di abbandonare la pervasiva cultura
dello spreco e passare a un
modello più circolare, ovvero a
prodotti economici e innovativi, progettati per durare, per
essere riparati e riciclati. Il
concetto è quello dell’economia
circolare, in cui bisogna riciclare le nostre ricchezze, perché i rifiuti sono troppo
preziosi per andare sprecati.
Pensate che il riciclaggio e le
attività di urban mining, il recupero di materie prime dai rifiuti urbani, consentono
attualmente di ricavare 350
grammi di oro da una tonnellata di rifiuti elettronici. Si
tratta di un risultato di molto
superiore a quello che è in
grado di ottenere l’industria
mineraria tradizionale. Basterebbe riciclare in questo modo
solamente il 3% dell’oro esistente, ad esempio estraendolo
dai telefoni cellulari… anche
da quello di mio figlio, per soddisfare il 100% della nuova domanda. Sono ben consapevole,
d’altra parte, che passare a
un’economia circolare implica
una trasformazione dell’intera
nostra bella società, che modi-
fichi i processi strutturali di
una organizzazione, che sviluppi innovazioni di peso nelle
tecnologie e nella società nel
suo insieme, perché nessuno
mi può contestare se dico che
viviamo in paesi con alti tassi
di consumo e quindi disponiamo di risorse riciclabili.
Per circolare deve intendersi
un’economia in grado di rigenerarsi da sola, dove insistono
due tipi di flussi di materiali,
vi sono quelli tecnici che possono essere ottimizzati e rivalorizzati cosi evitiamo di
reintrodurli nella biosfera e
quelli biologici in grado di essere reintegrati nelle zone
della Terra in cui le condizioni
ambientali permettono lo sviluppo della vita. Si tratta di
implementare un sistema, in
cui tutte le attività sono pianificate in modo che i rifiuti di
qualcuno formino risorse per
qualcun altro. Mentre oggi la
catena economica si regge
sullo schema dell’ estrazione,
della produzione, del consumo
e dello smaltimento/rifiuto, caratteristiche dell’economia lineare. Se davvero funzionasse
l’economia circolare, la prima
cosa a fallire sarebbe l’obsolescenza programmata dei prodotti, poiché si svilupperebbe
un’economia di tipo collaborativa dove al centro non c’è il
prodotto in quanto tale, tanto
meno la proprietà, ma la sua
funzione e il suo utilizzo. Se
una lavastoviglie viene concepita in grado di lavorare per
10 mila cicli e non per 2 mila,
potrà essere utilizzata da più
di un consumatore attivando
meccanismi economici a filiera
corta: noleggio, riadopero o rivendita diretta.
Alla fine avremo reso possibile
la realizzazione di una nuova
cultura industriale, dove verranno utilizzate fonti energetiche rinnovabili, dove vi sarà
un diffuso passaggio di informazioni tra molteplici e diversi soggetti economici. Il
contesto dove si creeranno le
opportunità avrà una forte capacità di innovazione, in grado
di produrre prodotti efficienti,
durevoli, riciclabili e riutilizzabili in altre forme. Voglio che
il mio telefonino sia progettato
in modo da rendere semplice
ed economico riciclarne i pezzi
e recuperarne i materiali rari
e soprattutto abbia un prezzo
accessibile.
Va bene Andrea! Ma per diventare appetibile l’economia
circolare deve garantire redditività, cioè non basta che sia
buona, deve essere conveniente. L’Unione Europea ci
dice che: “La prevenzione dei
danni ambientali e il passaggio a un'economia a basse
emissioni di carbonio rappresentano una sfida per la società, ma offrono anche nuove
opportunità di business per le
imprese che immettono prodotti e servizi verdi sul mercato. La rifabbricazione, la
riparazione, la manutenzione,
il riciclaggio e l'ecodesign
hanno grandi potenzialità di
diventare volani della crescita
economica e della creazione di
posti di lavoro, recando contemporaneamente un significativo contributo nell'affrontare le sfide ambientali”. Sarebbe una bella cosa pensare
ai regali di natalizi tenendo
presente queste cose.
Dì la tua inviando un commento
all’indirizzo:
comunicazione@arpacampania.it
Foto di Fabiana Liguori
11 dicembre 2014 - Yarn Bombing da New York a Napoli: l'arte di strada contro chi imbratta e sporca la città.
Elementi di arredo urbano realizzati da donne partenopee amanti del lavoro a maglia o ad uncinetto
UN NATALE MOLTO SPECIALE
Nuove "Luci di Speranza" illuminano le vie e le piazze di
Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa e Casapesenna,
comuni del napoletano noti soprattutto come "Terra dei Fuochi". Il progetto è dell'artista Giovanni Pirozzi ed è stato
realizzato grazie all'impegno e alla dedizione di circa 800
volontari di alcune associazioni locali. Si tratta della realizzazione di circa 480 istallazioni decorative create con l'utilizzo di bottiglie di plastica riciclate e rimodellate: fiori e
mani giganti, alberi natalizi, renne, personaggi, uccelli, e
animali di ogni tipo animano un lungo tragitto che unisce
i tre comuni. L'iniziativa vuole essere simbolo di un popolo
desideroso di cambiamento per se stesso e le proprie terre,
di un popolo che vuole ricominciare a camminare sulle proprie gambe e a dimostrare che, a volte, la volontà è molto
più forte di ogni altra cosa.