PRIMO PIANO L’ozono, in Italia, uccide 3400 persone l’anno Buonfanti a pag.3 DAL MONDO Joyxee Island: nasce l’isola di plastica È risaputo che riciclare la plastica è cosa buona e giusta. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che si potesse creare una vera e propria isola.... Paparo a pag.5 NATURA & BIODIVERSITÀ Clima, il nuovo rapporto in breve Strutture abusive anche in Sicilia, Puglia e Calabria Abbattuto l’ecomostro di Alimuri, altri quattro attendono le ruspe Finalmente abbattuto l’ecomostro di Alimuri, che deturpava l’omonima spiaggia di vico Equense, perla della splendida Costiera Amalfitana. Sono passati ben 14 anni dalla denuncia di Legambiente. Pochi minuti e 1.200 microcariche da 50 grammi hanno spazzato via quello che sarebbe stato un lussuoso hotel di 150 camere. La vittoria viene così commentata dalla direttrice generale di Legambiente Rossella Muroni: ''È una grande giornata di legalità e giustizia. Chiediamo l'inserimento dei reati ambientali nel nostro codice penale''. Arrivano a cinque, dunque, gli edifici abbattuti in Campania secondo il report Goletta Verde fornito da Legambiente. Tra gli altri: le villette abusive di Eboli, il Fuenti, le torri del Villaggio Coppola Pineta Mare e gli scheletri di Montecorice nel Cilento. Esposito a pag.4 ARPAC Il comitato sui cambiamenti climatici dell'ONU lancia allarmi accurati sugli effetti del riscaldamento globale, infatti, nell’ultimo rapporto presentato a Copenaghen Maisto a pag.8 SCIENZA & TECNOLOGIA Nell’era della fotosintesi artificiale Nuovo ciclo di incontri di educazione ambientale Speciale Natale Quest’anno alla scuola elementare Rodari di Pagani abbiamo avviato un percorso di educazione ambientale affrontando il tema dei rifiuti e della differenziata. Siamo partiti da cosa significa la parola rifiuto e perché è così importante fare la differenziata dei rifiuti e quanto è utile e funzionale la raccolta porta a porta, che è la formula vincente della raccolta differenziata. Ci sono luoghi che non lasciano spazio alla tristezza. Soprattutto a Natale. E nonostante in voi batta un cuore arrabbiato, tormentato o mesto, sappiate che la città di Napoli, è sempre pronta a regalarvi un sorriso e tante altre cose belle. Lasciate perdere i “grandi” sondaggi, i commenti artefatti e tutti gli altri tentativi di nascondere quella che è l’unica e sola verità: l’ex Capitale delle Due Sicilie è, e sarà per sempre, la città più calda e accogliente che abbiate mai visitato. Il sogno segreto di ogni consumatore che si rispetti è di possedere qualcosa di nuovo un po' prima di quando necessario, il desiderio gli procura un perenne stato di fibrillante eccitazione compulsiva. Tafuro a pag.19 Ferrara a pag.18 pagg.9-12 Clemente a pag.15 BIO-ARCHITETTURA AMBIENTE & SALUTE NATUR@MENTE L’antropizzazione dei paesaggi montani Organismi Geneticamente Modificati Dacci il superfluo e faremo a meno del necessario (J. L. Motley) Palumbo a pag.16 Bove a pag.13 L’attuazione del Jobs Act Ancora tanto clamore su una riforma appena approvata dalla Camera dei deputati. In Senato già si è pronti ad affrontare un acceso confronto per il nuovo passaggio del disegno di legge che, senza ulteriori correzioni, potrebbe raggiungere la propria definizione, sebbene in un clima quanto mai teso. In effetti, il via libera della Camera alla legge di stabilità è stato ottenuto con 324 sì e 108 no. L’obiettivo della manovra è essenzialmente quello di combattere i finti poveri, di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato mediante la decontribuzione per ogni nuovo assunto a partire dal 01/01/2015, nonché la deduzione integrale del costo del lavoro dall’imponibile IRAP. Gaudioso a pag.6 Fotosintesi clorofilliana? Dalle reminiscenze scolastiche, è facile figurarci nella nostra mente il processo chimico, mediante il quale le piante in presenza della luce solare producono... LAVORO & PREVIDENZA Ricicliamo le nostre ricchezze MANUALE ISPRA SUL SISTEMA FLUVIALE ITALIANO La pubblicazione si intitola “Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio dei corsi d'acqua“ Angelo Morlando Citiamo la pubblicazione come richiesto dagli autori: Rinaldi M., Surian N., Comiti F., Bussettini M. (2014): IDRAIM – Sistema di valutazione idromorfologica, analisi e monitoraggio dei corsi d'acqua – ISPRA – Manuali e Linee Guida 113/2014. Roma, giugno 2014. È giusto citare anche i contributi di B. Lastoria, L. Nardi, S. Mariani, C. Percopo, L. Marchi e V. D’Agostino. Il primo capitolo è inerente ai concetti di base della geomorfologia fluviale, quindi, sono definiti: il sistema fluviale e la connettività dei processi, le scale spaziali, gli alvei (zone collinari, montane e di pianura) il trasporto solido e sedimenti del fondo, le portate formative, la mobilità laterale e l'erosione delle sponde, la vegetazione e i processi fluviali, le variazioni morfologiche degli alvei fluviali, terminando con una descrizione delle attuali conoscenze sui corsi d’acqua italiani. Il secondo capitolo riguarda i metodi idromorfologici e geomorfologici esistenti, approfondendo le metodologie di valutazione delle condizioni idromorfologiche dei corsi d’acqua, di rilevamento degli habitat fisici e ripariali, delle condizioni morfologiche, delle alterazioni del regime idrologico, della continuità longitu- dinale e della riqualificazione fluviale. Il terzo capitolo approfondisce la struttura metodologica e le principali caratteristiche del sistema IDRAM che si sviluppa attraverso una "fase 1" nella quale si esegue la caratterizzazione del sistema fluviale, con l'inquadramento e suddivisione del reticolo idrografico, la definizione di grado e indice di confinamento, della morfologia dell’alveo, dell'indice di sinuosità, dell'indice di intrecciamento e dell'indice di anabranching (è un termine derivato dall'inglese che sta a definire la variabilità di sezione del fiume). La fase 2 è inerente alla ricostruzione della evoluzione passata e alla valutazione delle condizioni attuali, con la valutazione della qualità e della dinamica morfologica. La fase 3 è inerente al monitoraggio morfologico, dell’alveo e del sistema fluviale. La fase 4 è inerente alla gestione, con la valutazione delle possibili azioni e la procedura per l’identificazione dei corpi idrici fortemente modificati. Sono presenti le seguenti appendici, estremamente utili: indice di qualità morfologica (iqm) e classificazione di dinamica d’evento (cde) e schede di valutazione per alvei confinati e semiconfinati, per conoidi e alvei non confinati. Ebola ed influenza: il business dei vaccini Fabio Cuoco Il vaccino stagionale per l’influenza, quello che quest’anno, si sospetta, abbia causato anche qualche decesso, insieme agli altri vaccini costituisce il business maggiore per i colossi farmaceutici mondiali. La diffusione dei farmaci atti alla prevenzione delle malattie è, infatti, alimentata, anche da campagne di vero e proprio “terrorismo mediatico”, in cui si spaventa il potenziale cliente al punto da indurlo a prevenire la malattia attraverso il vaccino. Secondo l’OMS, infatti, seppur tale business incida solo per il 2-3% sui ricavi complessivi ottenuti dai farmaci, nel 2013 è valso ben 20 miliardi di euro, un valore che è destinato a crescere, fino ad arrivare a quota cento miliardi nel 2025. Questo giro d’affari, però, è circoscritto a 4-5 colossi: in particolare, il nostro paese, dal 2008 ad oggi, ha fatto registrare un aumento notevole delle esportazioni di vaccini, pari ad oltre il 118%. Ogni anno in Italia, infatti, vengono venduti circa 15 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale, che comportano un risparmio di oltre il 90% rispetto alle spese che si sosterrebbero per l’assistenza ai malati. Le statistiche per l’anno in corso, poi, faranno registrare un sensibile aumento dovuto all’introduzione dei vaccini conto l’Ebola: fin- ché il virus era confinato nel continente africano, non aveva ancora destato l’attenzione dei colossi; con il suo avvento in occidente, invece, le grandi multinazionali del farmaco hanno dato vita ad una vera e propria “corsa allo studio” del vaccino, con protocolli sperimentali, spesso finan- ziati da fondi pubblici. Un dato che può dare un quadro più accurato in merito al “terrorismo mediatico” finalizzato al business dei vaccini, riguarda il virus dell’influenza A: nel 2010 hanno prospettato una vera e propria pandemia, poi mai verificatasi, facendo acquistare agli italiani 48 milioni di dosi di vaccino, per un business di oltre 330 milioni di euro, dichiarate poi inefficaci dall’OMS, che in pochi giorni fece dissolvere tutto in una bolla di sapone. Bisogna dunque stare attenti alle notizie che arrivano dal mondo farmaceutico, e magari prendersi anche una sana influenza, anziché prevenirla, per non prendere rischi ulteriori. L’Agenzia Europea dell’Ambiente boccia l’Italia: troppi inquinanti! L’ozono, solo in Italia, uccide 3400 persone l’anno Ilaria Buonfanti L’inquinamento atmosferico continua ad avvelenare l’aria delle città italiane ed europee. Anche se alcune politiche hanno migliorato la qualità dell’aria a livello globale, esso è ancora il principale pericolo per la salute ambientale, con costi elevati per i sistemi sanitari, e circa 400mila morti tra cui il particolato e l’ozono. Il biossido di azoto (NO2) invece non è calato velocemente come previsto. Questo in parte perché i veicoli sono un’importante fonte di NO2 e le norme sulle emissioni da essi generate non hanno sempre portato alle riduzioni previste. Le situazioni più critiche per le polveri sottili e per i livelli monossido di carbonio, le 9 stazioni di misura in Europa che hanno superato il limite di legge, si trovano tutte in Italia. “L’inquinamento atmosferico è ancora alto in Europa,” ha detto il direttore esecutivo dell’Agenzia Europea dell’Ambiente Hans Bruyninckx, “Si arriva a costi elevati per i nostri sistemi naturali, la no- “Greenfunding.it” contro la crisi economica Raccolta fondi per progetti sostenibili Fabio Schiattarella premature in Europa nel 2011. Sono questi i dati resi noti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente nel nuovo rapporto Air Quality in Europe 2014. Nel Vecchio Continente oltre il 90% dei cittadini delle aree metropolitane è esposto a livelli di PM 2,5 e ozono superiori a quelli indicati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come i massimi ammissibili per salvaguardare la salute. Tra le minacce che incombono sugli europei vi sono gli inquinanti più pericolosi come le polveri sottili (PM 10 e PM 2,5), il monossido di carbonio (CO), gli ossidi di azoto (NOx) e l’ozono (O3). La maggior parte degli inquinanti atmosferici è lievemente diminuita nel corso dell’ultimo decennio, di ozono sono state rilevate nei Paesi Balcani, Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Turchia, Repubblica Ceca, Romania e in Italia mentre per gli ossidi di azoto ed il benzo(a)pirene alle nazioni citate precedentemente si aggiungono anche Austria, Germania, Francia e Regno Unito. Ma il nostro paese ha un primato ben poco piacevole: l’Italia ha il più alto numero di morti premature dovute all’inquinamento da ozono con circa 3.400 vittime all’anno (dato relativo al 2012), seguita da Germania, Francia e Spagna. Per quanto riguarda le morti premature dovute alle polveri sottili (PM 2,5), nello stesso anno l’Italia si attesta al secondo posto dietro solo alla Germania con circa 64.000 vittime. Inoltre, per il stra economia, la produttività della forza lavoro europea, e più gravemente, la salute generale dei cittadini”. Mentre si prende atto della gravità della situazione, la nuova Commissione Europea sta ipotizzando un possibile ritiro del “pacchetto sulla qualità dell’aria”, in discussione già da tempo. Si tratta di uno strumento fondamentale per aiutare i governi a ridurre l’inquinamento sul proprio territorio e a tutelare la salute dei cittadini, affinché vengano adottate misure restrittive più ambiziose e vincolanti sulla base delle recenti raccomandazioni fornite dall’OMS. La revisione del pacchetto sulla qualità dell’aria prevede, tra le altre cose, la riduzione delle emissioni degli inquinanti più pericolosi. L’ Associazione Greencommerce ha lanciato un progetto noprofit chiamato Greenfunding.it volto ad offrire uno strumento di raccolta fondi per tutti i cittadini, le imprese, gli enti e le associazioni che abbiano pensato ad un progetto caratterizzato da un buon livello di sostenibilità ambientale. Tale iniziativa risulta importante dato il momento di profonda crisi economica che attanaglia il paese. Gli ambiti ed i settori che possono essere inseriti sono quelli relativi alla green economy quindi dall’ agricoltura all’edilizia, dalla cultura all’editoria, ma anche cibo, produzione musicale e tanto altro. La durata delle campagne di crowdfunding possono essere flash cioè dalla durata di sette giorni, sino ai 270 per campagne più impegnative ed estese che hanno bisogno di farsi strada per raggiungere picchi di donazioni significative. Greenfunding non si pone come strumento alternativo alle forme di credito tradizionale, ma come un’innovativa integrazione. Il suo meccanismo prevede che chi ha nuovi progetti può decidere di avviare una campagna di crowdfunding e solo successivamente tentare di accedere ad un credito di tipo bancario, forte di un risultato concreto che dimostra la bontà del progetto e la capacità di creare un seguito tra centinaia o migliaia di persone. Una campagna di crowdfunding di successo e la possibilità di accedere ad un credito bancario potrebbero risultare la molla fondametale per attrare gli investitori privati oppure i cosiddetti business angels capaci di dar forza economica maggiore a quello che pare un buon progetto. Il funzionamento della piattaforma è semplice ed intuitivo. Accedendo al sito, dopo l’opportuna registrazione, si può creare in totale autonomia una campagna che può essere di due formule, o quella della “donation” o quella “reward” che a differenza della prima prevede una ricompensa alla donazione. Esistono tre tipologie di target. Il sistema “all or nothing” il quale da la possibilità di incassare i proventi se raggiungono il target definito. Poi il sistema di raccolta fondi semplice destinato soprattutto a progetti di valenza sociale che non si attengono ad un budget definito da raggiungere. Greencommerce oggi pensa ad un target intermedio che prevede la possibilità di interrompere le campagne una volta raggiunto l’obiettivo di base. Greenfunding.it si riserva l’opzione di verificare quanto il progetto proposto sposi i temi di sostenibilità ambientale. Le donazioni sono restituite ai sottoscrittori se le campagne vanno male. Abbattuto l’ecomostro di Alimuri, altri quattro attendono le ruspe da anni Alessia Esposito Finalmente abbattuto l’ecomostro di Alimuri, che deturpava l’omonima spiaggia di vico Equense, perla della splendida Costiera Amalfitana. Sono passati ben 14 anni dalla denuncia di Legambiente Pochi minuti e 1.200 microcariche da 50 grammi hanno spazzato via quello che sarebbe stato un lussuoso hotel di 150 camere. La vittoria viene così commentata dalla direttrice generale di Legambiente Rossella Muroni: ''E' una grande giornata di legalità e giustizia. Chiediamo l'inserimento dei reati ambientali nel nostro codice penale''. Arrivano a cinque, dunque, gli edifici abbattuti in Campania secondo il report Goletta Verde fornito da Legambiente. Tra gli altri: le villette abusive di Eboli, il Fuenti, le torri del Villaggio Coppola Pineta Mare e gli scheletri di Montecorice nel Cilento (l’ultimo abbattuto prima di Alimuri, nel luglio 2013). La Campania è del resto, secondo le stesse fonti, maglia nera per reati legati al ce- mento con 838 illeciti accertati e 60mila abitazioni erette illecitamente in dieci anni. Ma non è la sola regione coinvolta nella deturpazione paesaggistica causata da opere di cemento costruite illegalmente. Molte altre, come denuncia la stessa Legambiente, sono ancora in piedi anche in altre regioni. Quattro sono, dopo Alimuri, quelle su cui si concentra mag- giormente l’associazione ambientalista. La prima opera, quella di Pizzo Sella, consiste in un’area occupata da circa 170 ville, poste su un’area con vincolo idrogeologico a due passi dal mare di Mondello. La zona viene chiamata “la collina del disonore”: le costruzioni partirono alla fine degli anni 70 e quasi tutte sono rimaste incomplete per l’ordine di confisca e di demoli- zione disposti dal pretore di Palermo nel 2000. Dietro l’abuso di Pizzo Sella c’è l’ombra della criminalità organizzata: l’area è stata offerta in lottizzazione con 314 concessioni edilizie rilasciate alla Sicilcalce, società intestata alla sorella del boss di Cosa Nostra Michele Greco, per un intreccio insieme di speculazione edilizia e riciclaggio La seconda area soggetta ad abusivismo edilizio citata da Legambiente è Torre Mileto, in provincia di Foggia: qui è la spiaggia dell’istmo di Lesina ad essere occupata da migliaia di villette senza rete fognaria né allacci, e praticamente non agibili. Come terza opera c’è l’ecomostro di Aloha mare ad Acireale, struttura destinata a diventare un albergo, ma la cui costruzione fu bloccata dal Comune dopo due anni per mancanza di permessi. Quarta opera denunciata da Legambiente sono le 35 costruzioni (tra ville, condomini e scalinate dirette al mare) del parco archeologico di Capo Colonna, a Crotone. Sequestrate dal pretore già nel 1995, ma attualmente ancora da demolire. Vergogne di un’Italia abusiva, dove l’ambiente, invece di essere patrimonio paesaggistico da tutelare per migliorare l’economia del turismo con benefici per tutti, viene deturpato per perseguire il malaffare e la ricchezza di pochi. Nel silenzio, e spesso purtroppo nella complicità, di politici e istituzioni. Dicembre scintillante a Napoli nel segno del turismo Soddisfacenti i risultati di una gestione oculata dei flussi Domenico Matania Natale a Napoli. Non è il titolo del solito Cinepanettone, ma lo slogan che fa pensare che non tutto va male nel capoluogo campano. Basti pensare che il primo ponte natalizio ha visto Partenope invasa da turisti stranieri ed italiani. Natale a Napoli calza a pennello, perché le vie del centro sembrano la cornice perfetta a raccogliere le calde atmosfere natalizie e la parte sana della sua cittadinanza (la maggioranza) sa come accogliere nel migliore dei modi tutti coloro che decidono di trascorrere le festività a Napoli. Senza dimenticare la cultura, la musica, la gastronomia; i musei e le chiese sono presi d’assalto, gli spettacoli e gli eventi si succedono, le strade del centro sono colorate di suoni napoletani e natalizi che conferiscono ulteriore magia al tutto. E poi i profumi, gli aromi inconfondibili delle pietanze che allietano le tavolate natalizie tutte napoletane. Ma si sa che a volte tanta bellezza se non abbinata ad una oculata gestione può diventare controproducente. Gestire i flussi turistici nei periodi di overbooking è indispensabile per qualsiasi città al mondo e non c’è bellezza che tenga, perché la cultura, oggigiorno, va accompagnata da un’adeguata offerta che soddisfi le esigenze dei clienti. Non vuol dire, come ritengono i più critici, mercificare la cultura, ma renderla adeguata ed usufruibile a tutti nella maniera più consona. Napoli ci prova e i primi risultati sono tutt’altro che negativi. Il Ponte dell’Immacolata ha fatto registrare il tutto esaurito nei bed and breakfast sia nella zona del centro storico che sul lungomare; senza tralasciare zona Vomero, area flegrea ed area vesuviana. I prezzi si aggirano tra i 55 e i 110 euro a notte e solo nel Ponte dell’8 dicembre si attestano circa cinquanta mila transiti tra arrivi e partenze a Capodichino. Di questi il 65 % sono stranieri, ma anche la percentuale dei turisti “no- strani” non è affatto negativa. A rendere ancora più allettante la proposta turistica napoletana è stata l’apertura di musei e siti culturali in maniera del tutto gratuito secondo i dettami del Ministero dei Beni e Attività Culturali. Paestum, Pompei ed Ercolano hanno fatto parte, ad esempio, dei siti aperti al pubblico. Per l’occasione è stata possibile la visita anche delle opere recuperate della Biblioteca dei Girolamini a Napoli. La macchina organizzativa comunale prova a farsi trovare pronta per l’occasione, a cominciare dai trasporti. È stato rinnovato il patto tra Metronapoli e Comune per far sì che il Venerdì e il Sabato Metro (linea 1) e funicolari restino aperte fino alle 2 di notte; l’accordo è stato raggiunto momentaneamente fino al prossimo mese di marzo. Pronto anche il dispositivo di traffico per evitare il superamento delle soglie di inquinamento: fino al 31 dicembre il lunedì, il martedì, il mercoledì ed il venerdì ci sarà il divieto di circolazione dei veicoli privati dalle 9 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 16.30 (sul sito del Comune presenti le eccezioni al divieto). Joyxee Island: nasce l’isola di plastica Ancorata nelle acque di Isla Mujeres Bay, è un’attrazione turistica Anna Paparo È risaputo che riciclare la plastica è cosa buona e giusta. Ma nessuno avrebbe mai immaginato che si potesse creare una vera e propria isola usando questo materiale. Ci son volute ben 150 mila bottiglie di plastica e in 7 anni il sogno di Richard Sowa, artista e ambientalista britannico di sessantuno anni, è diventato realtà, ce ne dà notizia il sito “In a bottle”. Joyxee Island, così è stata battezzata questa fantastica isola. Estendendosi per 8 mila metri quadrati, si trova in una laguna di Isla Mujeres, "isola delle donne", vicino Cancun, in Messico. Sull'isola si trovano "una casa a tre piani, elettricità, tre docce, una cucina, un bagno, una toilette ecologica, due camere da letto, una vasca idromassaggio, connessione a internet". Ci troviamo di fronte a un vero e proprio eco-paradiso in piena regola. È un'isola fluttuante in mare che si trova a qualche decina di metri dalla riva, ma la cosa più importante è che è stata costruita - con estrema attenzione alle tematiche ambientali - interamente con cen- tocinquanta mila bottiglie di plastica. Sowa ne ha fatto anche un bellissimo ed inusuale nido d'amore che condivide con la sua fidanzata. Pur essendo a trenta metri dalla riva e con una base fatta di bottiglie di plastica piene d'aria, pallet di legno e sabbia - riferisce la webzine "In a Bottle" - Richard insiste nel dire che la sua isola ha tutte le comodità. Non manca proprio niente! Da una casa a tre piani all’elettricità, da tre docce a una cucina, un bagno, una toilette ecologica, due camere da letto, il tutto accompagnato da ogni sorta di comfort. La casa è circondata da palme, mangrovie, alberi da frutto ed erbe commestibili e piante che crescono dalla sabbia e dal terreno dell'isola. Joyxee Island è collegata alla terraferma tramite un cordone che garantisce luce generata dal sole, acqua e connessione internet. In più, per non farsi mancare nulla, Sowa ha realizzato sempre con bottiglie di plastica una sorta di traghetto che può trasportare fino a 8persone. In realtà nel 1998 aveva realizzato in una laguna nei pressi di Puerto Aventuras, in Messico un'altra isola fluttuante, Spiral Island: piattaforma di 250mila bottiglie di plastica, tenute unite da reti, a sorreggere una struttura di compensato e bamboo delle dimensioni di venti metri per sedici. E ancora: piante, un bilocale, un forno solare, un bagno e tre spiagge. Poi, nel 2005 l'uragano Emily ha spazzato via tutto. Nel 2009, infine, Sowa si è rimesso al lavoro per costruire Joyxee; 2 anni dopo ha chiesto al governo messicano il permesso di ancorare la pro- pria isola nelle acque di Isla Mujeres Bay. Il governo ha detto sì e ha classificato l'isola come "Eco Boat". Ora un'attrazione per i turisti. L’inventiva di certo non manca e acquista ancora più valore se è only green. Sì alla patata transgenica. Ecco a voi: “Innate” L’Usda, il dipartimento dell’Agricoltura, ha deliberato. La scorsa settimana negli Stati Uniti ha dato il via libera alla coltivazione della patata transgenica chiamata “Innate”. A ciò si aggiunge il fatto che la commissione Ambiente del Parlamento europeo ha approvato la nuova normativa sugli Ogm che prevede che i singoli Stati membri possano limitarne o vietarne la coltivazione sul proprio territorio anche se questa è autorizzata a livello comunitario. Ma vediamo più da vicino di cosa si tratta. La patata Innate, realizzata dalla J. R. Simplot Company con sede in Idaho, non è la prima patata Ogm autorizzata negli Usa, ma è la prima non sviluppata dalla Monsanto e la prima in oltre dieci anni dopo che le altre sono state un sostanziale fallimento per il fatto che i grandi utilizzatori - come riporta il New York Times “suggerirono” agli agricoltori di non piantarle temendo un rifiuto da parte dei consumatori. Dalla sua parte, la patata Innate ha invece un grandissimo sponsor, ossia McDonald’s. Simplot, infatti, è il maggiore fornitore di patate congelate per il gigante dei fast food e fino agli anni Sessanta l’unico. Ci troviamo di fronte a una patata, l’ Innate, di seconda generazione. Il suo Dna non contiene geni di altri organismi, ma è stato modificato al suo interno. In particolare, attraverso una tecnica chiamata interferenza dell’Rna (Rna interference o RNAi), è stato, per così dire, “silenziato” un gene in modo da ridurre la quantità di acrilamide, una sostanza che si produce quando le patate vengono fritte e che è ritenuta potenzialmente cancerogena. Secondo la società che l’ha creata, il contenuto di acrilamide diminuisce del 50-75% rispetto alle normali patatine fritte. La “nuova” patata, inoltre, non diventa scura pochi minuti dopo che è stata pelata. Oggi negli Stati Uniti oltre il novanta per cento delle coltivazioni di soia e circa l’ottantanove per cento di mais sono Ogm. La decisione dell’Usda potrebbe aprire la strada all’autorizzazione della prima mela Ogm in Nord America: la “Arctic Apple”, la cui polpa non diventa scura pochi minuti dopo averla sbucciata. Sarà vera gloria? Ai posteri, o meglio ai nostri palati l’ardua sentenza. A.P. Educazione ambientale. Avviato un ciclo di appuntamenti didattici organizzato nelle scuole dall’Agenzia Si apprendono in classe le regole fondamentali per separare correttamente i rifiuti domestici Anna Gaudioso quelli che non possono essere riciclati e che sono destinati Quest’anno alla scuola elemen- allo smaltimento in discarica. tare Rodari di Pagani abbiamo E alla domanda su quali vanavviato un percorso di educa- taggi otteniamo dal differenzione ambientale affrontando ziare i prodotti di consumo, la il tema dei rifiuti e della diffe- risposta è che attraverso la renziata. Siamo partiti da cosa raccolta differenziata possignifica la parola rifiuto e per- siamo contribuire a salvaguarché è così importante fare la dare l'ambiente in cui viviamo differenziata dei rifiuti e rendendolo più pulito e igiequanto è utile e funzionale la nico. raccolta porta a porta, che è la È importante ricordare che le formula vincente della raccolta risorse del nostro ambiente differenziata. non sono infinite e che per riCi siamo avvalsi dell’aiuto spettarlo bisogna innanzitutto della lavagna luminosa inte- valorizzare queste risorse ed rattiva multimediale, detta evitare che vengano sprecate. anche LIM o lavagna elettro- Poi abbiamo parlato del vannica, una superficie interattiva taggio economico che si ricava su cui è possibile scrivere, di- dalla differenziata, perché grasegnare, o far vedere imma- zie all'introduzione di questo gini, insomma uno strumento sistema il Comune può risparprezioso che ci ha permesso di miare sui costi di smaltimento far vedere una miriade di im- dei rifiuti. Meno rifiuti indiffemagini su come si effettua una renziati si conferiranno in dicorretta raccolta differenziata. scarica meno si pagherà per il In particolare, è stata messa in loro smaltimento. evidenza l’utilità del sistema Non solo: più alta sarà la perporta a porta. centuale di differenziata, più Prima però di parlare del bassa sarà la tariffa, quindi “come” differenziare abbiamo più bassi i costi che le famiglie cercato di dare qualche rispo- dovranno sostenere per il sersta sul “perché” farlo: perché è vizio di raccolta e smaltimento importante differenziare i ri- dei rifiuti. fiuti, ovvero separare il secco, Infatti il sistema 'porta a porta' l’umido, la carta, il vetro e la è molto efficace, sia in termini plastica? Perché attraverso la qualitativi che quantitativi ed raccolta differenziata si contri- è utile a sensibilizzare e rebuisce a ridurre la quantità di sponsabilizzare gli utenti alla rifiuti indifferenziati, cioè gestione sostenibile del ciclo dei rifiuti. L’organico è il rifiuto che deriva dagli scarti alimentari: una volta raccolto è avviato al riciclo e trova la sua valorizzazione attraverso la produzione di compost. Il rifiuto organico necessita, per non creare problemi in fase di riciclo, di essere raccolto in sacchi in materiale biodegradabile/compostabile. I sacchi devono essere a A scuola. I piccoli alunni della Quarta C e della certificati norma UNI Quarta D della Rodari a lezione di ambiente. EN 13432-2002. I sacchi devono riportare la dicitura: «Sacco biodegradabile e compostabile conforme alla norma UNI EN 13432:2002. Sacco utilizzabile per la raccolta dei rifiuti organici». La presenza di sacchetti in nylon o altro materiale plastico infatti risulta essere elemento estraneo alla frazione selezionata e ne compromette la qualità. Dunque, la prima regola d’oro nella raccolta differenziata è quella di separare i rifiuti. Separare i rifiuti è importante perché grazie alla separazione dei prodotti, a seconda di come sono fatti, e grazie a chi segue con cura questa operazione inserendo negli appositi contenitori i materiali, nonché al comune che li raccoglie, separare i rifiuti da la possibilità di far rinascere l’acciaio, l’ alluminio, la carta, il legno, la plastica e il vetro. Seguono poi le altre regole da compiere per una corretta differenziata dei prodotti di consumo, norme che il Conai definisce “le dieci regole d’oro” e cioè: separare, ridurre, dividere, togliere, sapere, fare attenzione, riconoscere, conferire, introdurre, ricordare. Separare, dunque, i prodotti destinandoli negli appositi cas- sonetti, ridurre il volume degli imballaggi schiacciando le lattine, le bottiglie di plastica, e stare attenti a dividere, a togliere il barattolo di vetro dal tappo. Ridurre il volume degli imballaggi, abbiamo detto: schiacciando le lattine, le bottiglie di plastica e richiudendole poi con il tappo. Inoltre, comprimere carta e cartone: se fai questo renderai più efficace il servizio di raccolta differenziata. Dividere gli imballaggi composti da più materiali, i barattoli di vetro dal tappo di metallo. Se fai questo, limiterai le impurità e permetterai di riciclare più materiale. Togliere gli scarti e i residui di cibo dagli imballaggi prima di metterli nei contenitori per la raccolta differenziata. Se fai questo, ridurrai le quantità di materiali che vengono scartate. Sapere che la carta sporca di cibo (come i cartoni della pizza), di terra, di sostanze velenose come solventi o vernici, eccetera, i fazzoletti usati e gli scontrini non vanno nel contenitore della carta; e che il loro conferimento peggiora la qualità della raccolta differenziata di carta e cartone. Fare attenzione, poi, a non mettere nel contenitore del vetro oggetti in ceramica, por- cellana, specchi e lampadine. Inserire tali materiali può vanificare i tuoi sforzi perché rovina la raccolta del vetro. Riconoscere e conferire correttamente gli imballaggi in alluminio. Oltre alle più note lattine per bevande, separare anche vaschette e scatolette per il cibo, tubetti, bombolette spray e il foglio sottile per alimenti. Riconoscere e conferire correttamente gli imballaggi in acciaio, solitamente riportano le sigle FE o ACC. Si trovano su barattoli per conserve, scatolette del tonno, lattine e bombolette, fustini e secchielli, tappi corona e chiusure di vario tipo per bottiglie e vasetti. Introdurre nel contenitore per la raccolta differenziata della plastica tutte le tipologie di imballaggi. Fare attenzione a non introdurre altri oggetti, anche se di plastica, come giocattoli, vasi, piccoli elettrodomestici, articoli di cancelleria e da ufficio. Ricordare che se si hanno imballaggi in legno si possono portare alle isole ecologiche comunali attrezzate. Cassette per la frutta e per il vino, piccole cassette per i formaggi, sono tutti imballaggi che possono essere riciclati (a.gaudioso@arpacampania.it). Raccontiamo il meteo. Non tutte le correnti fredde sono uguali. Una piccola guida per distinguerle Le differenze tra le varie masse d’aria Gennaro Loffredo Avanza l’inverno e la nostra Penisola risulta interessata in maniera sempre più consistente da masse d’aria più fredda provenienti dalle latitudini settentrionali. Spesso a più di qualcuno verrà sicuramente il dubbio, guardando le carte meteo, che ci sono alcune ondate fredde solo all’apparenza, mentre in realtà, se si vanno a guardare le isoterme, a 1500 metri si notano valori di temperature tutt’altro che rigidi. Questo succede a causa delle caratteristiche delle diverse masse’d’aria che ora andiamo ad illustrare. Oltre agli anticicloni Africano o Azzorriano, ci sono ben quattro masse d’aria differenti che possono interessare il nostro Belpaese nel periodo invernale e sono: Polare Marittima, Artico Marittima, Artico Continentale, Polare Continentale. Essi sono termini tecnici della meteorologia che vengono adoperati talvolta anche dai mass-media ma molte volte in modo inappropriato. L’aria polare marittima, conosciuta anche come “Atlantico” specie in estate, si origina nel Nord Atlantico e il calo delle temperature che essa apporta si avverte specialmente d’estate. In inverno, invece, non porta grandi ondate di freddo e non porta neve alle basse quote, tranne in rarissimi casi. Tale massa d’aria inizial- ARPA CAMPANIA AMBIENTE del 15 dicembre 2014 - Anno X, N.23 Edizione chiusa dalla redazione il 15 dicembre 2014 DIRETTORE EDITORIALE Pietro Vasaturo DIRETTORE RESPONSABILE Pietro Funaro CAPOREDATTORI Salvatore Lanza, Fabiana Liguori, Giulia Martelli IN REDAZIONE Cristina Abbrunzo, Anna Gaudioso, Luigi Mosca, Andrea Tafuro GRAFICA E IMPAGINAZIONE Savino Cuomo HANNO COLLABORATO D.Bove, I. Buonfanti, F. Clemente, F. Cuoco, G. De Crescenzo, A. Esposito, E. Ferrara, R. Funaro, G. Loffredo, R. Maisto, D. Matania, B. Mercadante, A. Morlando, A. Palumbo, A. Paparo, F. Schiattarella, SEGRETARIA AMMINISTRATIVA Carla Gavini DIRETTORE AMMINISTRATIVO Pietro Vasaturo EDITORE Arpa Campania Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1 80143 Napoli REDAZIONE Via Vicinale Santa Maria del Pianto Centro Polifunzionale Torre 1- 80143 Napoli Phone: 081.23.26.405/427/451 Fax: 081. 23.26.481 e-mail: rivista@arpacampania.it Iscrizione al Registro Stampa del Tribunale di Napoli n.07 del 2 febbraio 2005 distribuzione gratuita. L’editore garantisce la massima riservatezza dei dati forniti e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo a: ArpaCampania Ambiente,Via Vicinale Santa Maria del Pianto, Centro Polifunzionale, Torre 7-80143 Napoli. Informativa Legge 675/96 tutela dei dati personali. mente più fredda tende ad attraversare l’oceano mitigandosi ulteriormente. Ha bisogno di precipitazioni per riversare al suolo il freddo che è presente in quota. E’ dunque umida e poco fredda ed è presente tutto l’anno. L’aria artico marittima si origina nella Groenlandia settentrionale. E’ una massa d’aria leggermente più fredda della polare marittima, ma comunque umida ed instabile. E’ generalmente presente tutto l’anno tranne nei mesi estivi. Anche con questo tipo di masse d’aria il freddo in quota deve essere accompagnato dalle precipitazioni per riversarsi al suolo. La neve, dove colpisce, è più grossa e pesante. Non di rado causa neve a bassa quota e fino in pianura, specie al nord. L’aria artico continentale è la massa d’aria più fredda che possa investire l’Italia, responsabile dei cosiddetti ”burian” o “blizzard” ( tempeste di neve). Si origina nel mar di Barents e in Siberia ed è più secca delle altre. E’ generalmente presente da pieno autunno a inizio primavera. Questo tipo di massa d’aria è detta anche pellicolare poiché è più omogenea alle varie quote e quindi non ha bisogno di precipitazioni per riversarsi alle basse quote. E’ responsabile solitamente di temperature basse e sottozero e di nevicate fino in pianura e persino sulle coste, specie del versante adriatico direttamente esposto. L’aria polare continentale è molto fredda quanto come quella artica continentale e anch’essa responsabile di minime molto basse soprattutto a causa dell’inversione termica che favorisce la formazione del famoso ”cuscino freddo” laddove l’orografia lo consente (in pianura padana specialmente). Si origina nella Russia e nel comparto Euroasiatico ed è inizialmente secca, ma si inumidisce attraversando il Mar Adriatico. Anche questo tipo di massa d’aria cosi è presente quasi esclusivamente nella stagione invernale. Non ci resta che attendere e capire quale tra queste masse d’aria sarà quella prevalente. Solo così saremo in grado di analizzare l’andamento dell’inverno. Dal sistema di protezione ambientale In arrivo il Rapporto aree urbane Giornata della trasparenza in Piemonte Luigi Mosca E’ uno dei temi del momento, la trasparenza, perlomeno nell’ambito della pubblica amministrazione. Anche le Arpa sono impegnate su questo versante, tanto che alcune agenzie hanno organizzato o sono in procinto di organizzare appuntamenti aperti al pubblico, noti come “giornate della trasparenza”, in cui dialogano con i propri utenti e con i cittadini: gli enti ambientali raccontano le attività che stanno portando avanti, i risultati ottenuti, oltre a ogni dettaglio tecnico e amministrativo sul loro operato. E’ il caso dell’Arpa Piemonte, che ha programmato una Giornata della trasparenza per il prossimo 22 dicembre. Particolare significativo: l’evento non si terrà in un luogo specifico, ma verrà trasmesso su internet, e qualsiasi cittadino portà perciò prendervi parte da casa. E’ prevista la possibilità, entro il 18 dicembre, di inviare domande all’attenzione dell’agenzia, a cui verrà data risposta nel corso dell’appuntamento. L’attenzione per queste iniziative sembra viva a tutte le latitudini, se è vero che, molto più a Sud, l’Arpa Sicilia organizza il 16 dicembre una Giornata della trasparenza: un’occasione - si legge sul sito dell’ente – per far conoscere la realtà dell’Agenzia, i servizi erogati, le iniziative intraprese a favore del territorio. Una notizia abbastanza singolare arriva invece da Firenze, dove l’Arpa Toscana mette in vendita apparecchiature e automezzi che sono risultati in eccesso dopo la recente riorganizzazione dell’ente. Si tratta di ben diciannove lotti di materiale, che verranno dismessi a partire dal 17 dicembre, quando nella sede di via Porpora si terrà il primo pubblico incanto (gli avvisi d’asta vengono diffusi attraverso il sito dell’agenzia toscana). D’altronde le Arpa, come molti sanno, costituiscono anche una rete, che permette la collaborazione di diverse realtà regionali a una serie di attività. Una di queste, ormai giunta alla decima edizione, è l’elaborazione dell’annuale Rapporto sulla qualità dell’ambiente urbano, pubblicazione che raccoglie una lunga serie di indicatori sulle condizioni ambientali di più di settanta città capoluogo italiane, e nasce appunto dalla collaborazione tra le Arpa, con il coordinamento dell’Ispra. L’evento di presentazione del Rapporto si terrà a Roma, nella sala Unicef di via Palestro, la mattina del 18 dicembre. E’ prevista la partecipazione, tra gli altri, del ministro dell’Ambiente, Gianluca Galletti, del direttore generale di Ispra, Stefano Laporta e del presidente dell’istituto, Bernardo de Bernardinis. Infine, nonostante ci avviamo ormai verso l’inverno, è tempo di bilanci per la qualità del mare italiano nel 2014. L’ultimo numero di Ecoscienza, la rivista curata dall’Arpa Emilia Romagna, illustra i dati elaborati quest’anno dall’agenzia riguardo allo stato delle acque costiere della riviera romagnola. . Clima, il nuovo rapporto in breve A Parigi nel 2015 si potrebbe concludere un accordo costitutivo del protocollo di Kyoto Rosario Maisto Il comitato sui cambiamenti climatici dell'ONU lancia allarmi accurati sugli effetti del riscaldamento globale,infatti, nell’ultimo rapporto presentato a Copenaghen, l'International Panel Climate Change, il comitato intergovernativo incaricato di studiare i cambiamenti climatici, ribadisce l'allarme che la maggioranza degli scienziati di tutto il mondo lanciano ormai da decenni e cioè che dobbiamo ridurre drasticamente l'utilizzo di combustibili fossili se vogliamo proteggere il Pianeta. Il quinto Assessment Synthesis Report, questo il titolo ufficiale, mette insieme le conclusioni dei tre gruppi di lavoro dell'IPCC, che nel corso dell'anno hanno affrontato rispettivamente il problema dei fondamenti scientifici del riscaldamento globale, dei suoi effetti sul pianeta e dei modi per affrontarlo. Il rapporto è una sintesi delle conclusioni sul tema della comunità scientifica, indirizzata ai governi perché prendano provvedimenti concreti. Esso sostiene che è estremamente probabile che le attività umane, prima fra tutte la combustione di carburanti fossili, siano state la causa dominante del riscaldamento globale nel corso degli ultimi decenni,si tratta di un'affermazione più forte rispetto alla versione precedente del rapporto, pubbli- cata nel 2007, in cui la stessa eventualità era data per molto probabile. Inoltre, il rapporto sostiene che senza provvedimenti urgenti che abbattano le emissioni di gas serra, entro la fine del XXI secolo c’è il rischio che il riscaldamento globale abbia conseguenze gravi, e irreversibili sul Pianeta, un esempio di "conseguenze irreversibili" sarebbe il passaggio del punto di non ritorno per quanto riguarda la calotta glaciale dell'Antartide occidentale con il conseguente innalza- mento (da 3m a 4m) del livello dei mari, gradualmente, e a causa dei cambiamenti climatici, una buona parte delle specie dovrà affrontare un rischio di estinzione più alto nel corso di questo secolo e del prossimo. Per quando riguarda i nego- Stop al piombo nell'ambiente Al bando anche alcuni insetticidi per proteggere le specie migratrici L’eliminazione del piombo dalle munizioni da caccia entro il 2017 e la messa al bando di insetticidi pericolosi, sono alcuni dei risultati della conferenza delle parti della Convenzione di Bonn, ovvero la Convenzione ONU sulla conservazione delle specie migratrici, sottoscritta da 115 paesi Italia compresa. Riuniti a Quito, i circa 900 delegati hanno approvato numerose delibere mirate sia a salvare interi ecosistemi, sia singole specie. Tra i risultati significativi c'è l'adozione delle linee guida per prevenire il rischio di avvelenamento degli uccelli migratori, il cui elemento chiave è l'eliminazione di tutte le munizioni al piombo usate per la caccia, non solo nelle aree umide ma in tutti gli ambienti. Lo scopo della delibera è di prevenire, minimizzare ed eliminare, avvelenamenti da pesticidi, esche avvelenate, trattamenti farmaceutici veterinari e l'uso del piombo per la caccia e pesca. In tal senso erano già stati mossi alcuni passi tra- mite il Concordato sulla conservazione degli uccelli acquatici migratori euroafricani (AEWA), che aveva portato all'eliminazione totale del piombo per la caccia e pesca in alcuni paesi europei come la Danimarca, ma ora si prevede che la delibera venga attivata su scala mondiale. Il piombo, assunto con l'in- gestione di pallottole o pesi per la pesca (all'interno di prede), è una delle prime fonti di avvelenamento per gli uccelli migratori, altri rischi vengono dall'ingestione di roditori e insetti esposti a pesticidi, di esche avvelenate o di carcasse di bestiame trattate con farmaci come il Diclofenac. Le soluzioni per questi problemi sono la rimozione delle cause di avvelenamento, infatti vanno eliminati dal mercato gli insetticidi pericolosi, che andrebbero sostituiti con prodotti eco-compatibilio con tecniche di integratedpest management che prevedono l'uso combinato di insetticidi e predatori naturali per gli insetti nocivi. Quanto al diclofenac, un principio attivo presente in medicine contro i dolori articolari, viene proibito e sostituito con altri farmaci eco-compatibili. Si spera che tutti i paesi firmatari, recepiscano le linee guida, allontanando il rischio di collasso ecologico. R.M. ziati sul clima, Parigi, sembra offrire gli ultimi barlumi di speranza. Si parla della prospettiva di concludere un nuovo trattato internazionale sul clima,in vista della conferenza parigina del dicembre 2015, dove si punta a concludere un accordo che sostituisca il Protocollo di Kyoto. Il Protocollo era un trattato vincolante, che imponeva ai firmatari di tagliare le emissioni di gas serra raggiungendo specifici obiettivi, però non vincolavano i due paesi che emettono più gas cioè gli Stati Uniti e la Cina, ma oggi il divario si è ridotto, tutti i paesi, anche quelli meno industrializzati, sostengono di voler fare la loro parte, facendo così, i risultati arriveranno subito! Il Natale a Napoli: l’emozione che non passa più Fabiana Liguori Se ripercorriamo gli ultimi dodici mesi trascorsi a Napoli, tanti sono stati gli eventi, le vicissitudini, i traguardi, le sconfitte e i felici momenti vissuti dal popolo partenopeo. Noi ne ricordiamo davvero tanti: i cortei della gente scesa in strada, nelle piazze, per sostenere e difendere il proprio territorio, le parole di Don Patriciello, i divertenti segnali stradali donati alla città da Clet Abraham, e poi…le visite guidate, EnergyMed, Goletta Tara e la tappa nel Golfo, le installazioni sostenibili del progetto “Culture in Volo”, l’apertura della Metrò di Piazza Garibaldi, Futuro Remoto, le lotte degli artigiani di San Gregorio Armeno, l’ombra permanente dei rifiuti, il mare che vorrei, la nave-scuola Matteo e il sogno di Stefano, Salvatore, il ragazzo ucciso dalla caduta di alcuni calcinacci in pieno centro, solo per citarne alcuni. Napoli è così. Piena di tutto. Piena di sorrisi, ma anche di lacrime. Le emozioni, le turbolenze, non mancano mai. Si susseguono nel corso dei giorni, dei mesi, arricchendo, comunque, le vite di ognuno. A Natale, tutto viene vissuto ancor più forte. Ogni cosa sembra essere parte di un disegno “divino”, nel bene e nel male, legata all'unicità del momento. Una strana serenità si aggira per i vicoli. La solidarietà è sempre di casa. Ma, è soprattutto in questi giorni d’inverno, che qualcosa di magico riscalda anche i cuori più freddi. L’atmosfera che aggroviglia Napoli durante le festività natalizie ha poche eguali nel mondo: certe cose non si possono spiegare. Anche quest’anno il calendario degli appuntamenti e degli eventi è corposo. La città si racconta attraverso i suoi colori, l'artigianato e le luci dei suoi mercatini. La musica e gli zampognari per le vie non mancano mai. Sì ai prodotti fatti in casa, economici e caratteristici. Sì all'arte, alle tipicità culinarie, sì all’allegria. Se siete in città il 20 dicembre e avete voglia di condivisione e cose semplici ...fate un giro in piazza San Domenico, "armati" di vecchi ALCUNI DEGLI APPUNTAMENTI NATALIZI IN CAMPANIA Sorrento canta Gospel al Museo Correale 18 Dicembre 2014 Natale al Museo: alla scoperta del mondo della paleontologia Fino al 22 Dicembre 2014. Organizzato dal Centro Musei delle Scienze Naturali e Fisiche con l’Associazione Didattica Ediacara presso il Museo di Paleontologia di Napoli. Aria di Natale ad Acquavella (SA) Fino al 3 Gennaio 2015 Il Natale accende il Centro Antico di Castellammare (NA) Fino al 3 gennaio 2015 Christmas Time a Piano di Sorrento (NA) Fino al 04 Gennaio 2015 La Festa delle Quattro Porte e gli eventi natalizi di Alife (CE) Fino al 06 Gennaio 2015 “Viviamo il Natale” a Somma Vesuviana (NA) Fino al 6 Gennaio 2015 Santa Claus Village nel Giardino delle Meraviglie a Meta (NA) Fino al 6 Gennaio 2015 Musica, vino e teatro per il Natale a Tufo (AV) Fino al 6 Gennaio 2015 “Presepi in Mostra” ad Atripalda (AV) Fino al 6 Gennaio 2015 Il Borgo della biodiversità: Natale a Casalbuono Fino al 6 Gennaio 2015 Agropoli (SA) in Presepe Fino al 6 Gennaio 2015 Natale al Chiostro di Santa Chiara (NA) Fino al 6 Gennaio 2015 Borghi e Castelli in scena, gli eventi natalizi ad Acerra (NA) Fino al 6 Gennaio 2015 libri, impacchettateli e partecipate al BookMob: lo scambio equo-solidale nato con lo scopo di tirare fuori i libri dagli scaffali e consegnarli a nuovi lettori, nel pieno arbitrio della casualità e della sorpresa. Per gli amanti della fotografia, due in particolare gli appuntamenti da non perdere: al Palazzo delle Arti di Napoli la mostra di OBEY, Shepard Fairey, uno dei più celebrati street artist americani. La rassegna consentirà al visitatore di confrontarsi su tematiche sociali sempre attuali, come la guerra, la repressione, la propaganda, il razzismo, la difesa dell’ambiente e il rapporto con la musica e le icone del nostro secolo. Presso lo Spazio Kromìa, invece, potrete ammirare la mostra fotografica “Herzlich Willkommen” del fotografo Mario Laporta, orgoglio e talento partenopeo: ventuno scatti inediti di vibrante fotogiornalismo cat- turati nelle ore palpitanti della caduta del Muro di Berlino, mostrati per la prima volta al pubblico venticinque anni dopo gli eventi che cambiarono il mondo. Infine, da pochi giorni è stata inaugurata presso il CAM – Casoria Contemporary Art Museum: “I am woman“, la più grande mostra mai realizzata sul mondo delle donne, a cura di Antonio Manfredi. Per quanto riguarda il teatro vi segnaliamo "cose di casa nostra": Nu Petito dint’’a Scarpetta in scena alla Sala Arcas fino al 6 gennaio, una trama ricca di gags e invenzioni teatrali, con due veraci protagonisti, Pulcinella e Feliciello; e Cuore Nero di Fortunato Calvino presso Sala Assoli (Napoli), in scena fino al 21 dicembre: la storia di due malviventi, un amore taciuto, nascosto, stravolgente. Un amore inaccettabile. E poi una chiesa, abbandonata, come ritrovo, nascondiglio, casa. Palinuro (SA) si scopre bella d’inverno Fino al 6 Gennaio 2015 Con “Sembra quasi Natale” il borgo turistico cilentano si prepara per il Natale. Napoli. A Natale ritorna “Tu scendi dalle scale” Fino al 7 Gennaio 2015 Promuovere e valorizzare i percorsi pedonali lungo le scale e le gradinate che collegano il centro storico di Napoli alle colline. I mercatini di Natale di Avellino Fino al 7 Gennaio 2015 In fondo al mare: il presepe di Conca dei Marini (SA) 20 Dicembre 2014 I Mercatini di Natale a Casal Velino (SA) dal 20 al 23 Dicembre 2014 Torna a Napoli la “Tombola Vajassa 2014” dal 26 Dicembre 2014 al 10 Gennaio 2015 La tombola dei femminielli, un vero e proprio fenomeno di massa, torna al Teatro Cabaret Portalba, nel cuore del centro storico partenopeo Al Borgo Storico “Porti” di Faicchio (BN) rivive l’atmosfera del Presepe Vivente dal 26 Dicembre al 04 Gennaio 2015 Il Presepe Vivente di Pietrelcina (BN) dal 27 al 29 Dicembre 2014 A tavola a Natale: viaggio nella tradizione culinaria partenopea Salvatore Lanza Gennaro De Crescenzo Paese che vai … tradizione che trovi, specie a Natale. Anche in termini culinari Napoli e la Campania non si smentiscono in quanto a tradizioni ben radicate che si ripetono da secoli. Un po’ come nel caso della musica popolare, si tratta di riti che si tramandano di generazione in generazione e guai a chi osa apportare modifiche alle rinomate pietanze proposte dalla tradizione. Già il fatto che nei giorni delle vigilie, a pranzo si mangi pizza è una tradizione antica come il mondo, giusto per “mantenersi leggeri”. Si giunge al fatidico cenone del 24 dicembre belli, forti e carichi come non mai! Si aprono le danze, solitamente, con la celebre insalata di rinforzo, preparata con cavolfiore lessato, olive verdi, cetriolini, cipolline, giardiniera, peperoni dolci o piccanti (papaccelle), tutti sottaceto e acciughe sotto sale. Il tutto viene condito con olio, sale ed aceto. Si ritiene che quest’insalata venga definita di rinforzo non per le sue proprietà ma per il fatto che doveva rinforzare l’intero pasto, che secondo la tradizione, essendo a base di pesce, prevederebbe portate piuttosto leggere. Il primo piatto passa quasi in secondo piano, di solito si servono spaghetti con vongole o più in generale frutti di mare. Si passa al secondo: le pietanze immancabili su ogni tavola napoletana sono il baccalà ed il capitone fritto. È mezzanotte, nasce il bambino, il cenone dovrebbe essere completo, ma a distanza di circa dodici ore si ricomincia più agguerriti che mai. È Natale e il pranzo merita la giusta attenzione. Senza dimenticare le rimanenze della “battaglia” della sera precedente si aprono le danze con la minestra rigorosamente maritata. Perché questo appellativo ad una minestra? Si dice che l’aggettivo derivi dal fatto che le verdure miste vengono bollite e aggiunte al consorte, cioè un gran misto di carne che arricchisce il brodo. Gli ingredienti presenti sono un brodo molto ricco, carota, cipolla, sedano, pepe in grani, una gallina intera, due piedini di maiale, un pezzo di coperta di costato di manzo, un osso di prosciutto, due cotenne di prosciutto, due scorze di parmigiano, salame, e un pezzo di salsiccia, puntine di maiale (tracchie). Tutto in un pentolone che bolle dalla sera prima, e che viene accuratamente schiumato togliendo l'eccesso di grasso. Si prosegue con la gallina della minestra e carne a volontà: la prediletta dai napoletani è la carne di capretto condita con patate. Per gli amanti del brivido, c’è chi osa non perdere la buona abitudine di un piatto di pasta; oppure chi preferisce rimandare l’appuntamento al giorno successivo, a Santo Stefano: è da buoni intenditori osare per il terzo giorno consecutivo “consolandosi” con un bel piatto di fusilli al ragù con la ricotta! Tutti e tre i giorni (senza dimenticare che il 31 si ricomincia) sono arricchiti dalla frutta secca e dal momento che tutti aspettano, quello dei dolci. Roccoco', susamielli, struffoli, pasta di mandorle, pasta reale, mustacciuoli, solo per citarne qualcuno. E solo per soddisfare qualche curioso i mustacciuoli traggono il loro nome dalle antiche preparazioni contadine che utilizzavano il mosto; “mustacea” era infatti il loro appellativo latino, col quale venivano preparati per essere resi più dolci. Il roccocò invece, a forma di ciambella, trae la sue origini dal francese “rocaille” per la barocca e rotondeggiante forma di conchiglia. I panettoni e i pandori poi … sulle tavole napoletane lasciano il tempo che trovano, al massimo li ritroviamo nel latte, a colazione! pagina a cura di Giulia Martelli ‘O canisto: un rito antico quanto mai attuale Conteneva tutto quello a cui nessuno voleva rinunziare dopo un anno di sacrifici I Napoletani, si sa, si distinguono per la loro innata inventiva, per la capacità di riuscire a “cavarsela” in ogni situazione, anche quella più difficile. Tempi duri, soprattutto dal punto di vista economico, il popolo partenopeo ne ha affrontati e ne continua ad affrontare tuttora ed è proprio nei giorni di magra che ha aguzzato l’ingegno riuscendo, nonostante la povertà dilagante, ad assicurarsi un Natale all’insegna dell’abbondanza così come tradizione voleva. Il segreto stava tutto in un “canisto”, ossia una cesta. Le famiglie facevano privati contratti coi pizzicagnoli, dai quali, pagando un cinque o sei grani la settimana, ottenevano a Natale una cesta ripiena di cibi che si mangiavano in quei giorni. C’erano vari tipi di “canisto”: il più costoso conteneva un panettone chiuso in un cartone azzurro scuro, una bottiglia di spumante, “’o ggancia”, e i mostaccioli e i roccocò. Riempivano il “canisto” gli ziti della Russo di Cicciano, fette di “caso muscio”, bottiglie di olio per friggere e per condire, “’nu lacierto”, un quarto di capretto, “scelle di baccalà”, capitoni, castagne del prete, rosolio, un melone verde imbracato in un cappio di paglia gialla, mele. E poi i due salami. Solitamente il quantitativo di pasta era molto elevato al fine di garantire un pranzo sicuro anche nel mese di Gennaio, tradizionalmente sobrio e misero nei consumi così come ricordava il proverbio: “Gennaio, friddo e famme”. Cinquanta anni fa, il “ cesto di Natale”, lo organizzavano non solo i bottegai ma anche i “mastri di festa”, che conoscevano tutte le famiglie e da tutti erano conosciuti: giravano la domenica mattina, davano la voce nelle strade e nei cortili e le signore uscivano a consegnare “la semmana” e a controllare che l’esattore “mettesse ‘no scippo” su un enorme registro nero: non c’erano ricevute, funzionava la fiducia, garantita da relazioni sociali che allora erano una salda trama e ora sono solo un groviglio di sfilacci… Questa pratica, ancora viva in alcuni paesi della Campania, costituiva un’insolita forma di previdenza che trovava il suo fondamento nell’impossibilità economica di una famiglia proletaria a far fronte alle onerose spese natalizie: “‘o canisto” conteneva tutto quello a cui nessuno voleva rinunziare dopo un anno di sacrifici, anche alimentari. Perché in Italia, ma non solo, è giorno di festa La ricorrenza di Santo Stefano Il 26 dicembre ricorre Santo Stefano ma non tutti sanno perchè il nostro calendario segni in rosso questa data. Ebbene, subito dopo il Natale, la celebrazione liturgica commemora i “Comites Christi”, ovvero coloro che hanno seguito Cristo fino a subirne il martirio e Santo Stefano è infatti detto il protomartire, cioè il primo testimone dei seguaci di Cristo che ha professato la parola di Gesù sino alla lapidazione per blasfemia. Ma in che modo Santo Stefano divenne portavoce della parola di Cristo? Gli apostoli, per divulgare la fede in Gesù, scelsero sette Diaconi che li aiutassero a diffondere il mistero della nascita, della vita, della morte e resurrezione del Cristo; Stefano fu il primo dei sette Diaconi. In Italia, prima del 1947, il 26 dicembre era un giorno lavorativo, solo da quell’anno è stata considerata festa nazionale. Questa ricorrenza non solo allunga le festività natalizie, ma rendere ancora più solenne il Natale, giorno della nascita di Cristo. Viene spontaneo chiedere cosa si usa fare nel giorno di Santo Stefano. Per chi trascorre questo giorno tra le mura domestiche,il pranzo di Santo Stefano è sempre stata “la giornata degli avanzi”. Vengono consumati i cibi reduci dal cenone della vigilia e dal pranzo del Natale riadattati con un po’ di inventiva. La cosa che di solito non manca nei giorni di festa e soprattutto a Santo Stefano è la tombolata con gli amici con l’immancabile panettone a centrotavola. Un modo divertente e simpatico per stare in compagnia, si gioca, si scherza, si chiacchiera e la festa continua! LE FESTIVITÀ NATALIZIE NEI FILM D’AUTORE Esiste il film di Natale per eccellenza? Ovviamente sì, "La vita è meravigliosa" (1946) di Frank Capra. […] Nel "Tim Burton's Nightmare Before Christmas" (1993), lo spirito natalizio è vetrioleggiato. È alcolista, scalcinato e scorretto, invece, il "Babbo bastardo" (2003) di Terry Tzigoff: tuttavia, nello scioglimento, un'anima buonista viene fuori senza troppa fatica. Tornando a più comuni interpretazioni, il piacere di stare a tavola è tra i temi che con maggiore frequenza s'associa alla serata del 24 dicembre: se la più sontuosa, fascinosa, pregnante sequenza del genere la si ritrova all'inizio di "Fanny & Alexander" (1982), la straordinaria saga famigliare che segnò - a suo tempo - il congedo dal cinema dell'immenso Ingmar Bergman, altri titoli son riconducibili all'argomento. Ad esempio, il lieve "Pranzo di Natale" (1999) di Danièle Thompson. Ancora, il pungente, quasi risentito, "Benvenuti in casa Gori" (1990) di Alessandro Benvenuti. Quanto a crudeltà nessuno, però, può superare "Regalo di Natale" (1986) di Pupi Avati. Alla fine di questa ricognizione non si può non ricordare la sterminata serie dei cosiddetti "cinepanettoni" indigeni, iniziata con il gradevole "Vacanze di Natale" (1983) e via via degenerata in sempre più fiacchi epigoni. Per diminuiti incassi, la sfilata s'è finalmente chiusa: ed è di buon auspicio che proprio in questi giorni, con l'ottimo "Una famiglia perfetta" di Paolo Genovese, si sia visto il ritorno alla nobile tradizione della commedia all'italiana, tra interpreti eccellenti e sceneggiatura impeccabile. Francesco Troiano http://www.letteratura.rai.it/articoli/ilnatalenelcinema/19335/default.aspx L’origine della tombola La tombola napoletana nacque nel 1734 per una diatriba sorta tra il re Carlo III di Borbone, che era deciso ad ufficializzare il gioco del lotto nel Regno (a quei tempi clandestino) per sottrarlo al controllo delle organizzazioni criminali, ed il frate domenicano Gregorio Maria Rocco, che riteneva questo gioco un amorale e ingannevole diletto per i suoi fedeli. Alla fine riuscì a spuntarla il re, ma a patto che nella settimana delle festività natalizie esso venisse sospeso perché il popolo non doveva distrarsi dalle preghiere. La popolazione, però, che non voleva rinunciare a giocare, si organizzò in un altro modo: i novanta numeri del lotto furono racchiusi in un "panariello" di vimini e furono disegnati i numeri su delle cartelle, così la fantasia partenopea trasformò un gioco pubblico in un gioco a carattere familiare. Il nome tombola deriva dalla forma cilindrica del pezzo di legno dove è impresso il numero e dal rumore che questo fa nel cadere sul tavolo dal “Panariello”, che una volta aveva la forma del tombolo. Ad ognuno dei novanta numeri della tombola fu attribuito un simbolo, spesso diverso da città a città, e a Napoli addirittura da quartiere a quartiere. Nacque così anche la famosa "Smorfia" napoletana. Botti di Capodanno: sempre più comuni li vieteranno Ordinanze comunali a favore degli animali e dell’ambiente Manca poco a Capodanno e fortunatamente quest’anno, sulla scia dell’esempio di Torino, dove è vietato sparare botti perché spaventano gli animali, altri comuni si adeguano per seguire la norma. E i divieti continuano a moltiplicarsi lungo tutto lo stivale, da Nord a Sud. Da Milano a Bari, passando per Venezia, Siena, Modena, Palermo. Fino a Pesaro, dove una ordinanza resterà in vigore addirittura fino al 9 gennaio, e ad Olbia, dove il sindaco ha vietato la vendita, il porto e l’utilizzo di fuochi pirotecnici, mortaretti e petardi dalle 17:00 del 31 dicembre alle 6:00 del 1 gennaio. E ancora Agrigento, Ragusa, Arezzo, Cosenza, Brescia, Asti e Firenze. Certo, ogni comune fa storia a sé. Alcuni hanno emesso ordinanze di natura limitativa (sul tipo di botti e sugli orari e zone in cui sono vietati), altri di divieto totale o parziale in alcune zone del comune. Si tratta di decisioni che incontrano il plauso delle associazioni animaliste, che chiedono a tutti i comuni del Bel Paese di vietare l’uso di materiali pirotecnici. Come l’Aidaa, Associazione italiana in difesa degli animali e dell’ambiente, che, già in passato ha dedicato gli ultimi giorni dell’anno alla campagna “No ai botti di Capodanno”, la cui petizione ha abbondantemente superato le 10.000 firme. In Italia, spiega l’Aidaa sul proprio blog, sono 7 milioni le famiglie che possiedono uno o più animali domestici, nelle nostre case e nei nostri giardini vivono circa 10 milioni di cani, altrettanti gatti e oltre 40 milioni di altri animali domestici (pesci, uccellini, tartarughe, conigli, furetti, tartarughe d’acqua, animali esotici). Ma vi sono anche animali cosiddetti “da reddito”, come cavalli, galline, mucche, e milioni e milioni di animali selvatici e del bosco. Tutti loro, la notte di San Silvestro, quella che per noi umani rappresenta il passaggio da un Cosmetica green sotto l’albero anno all’altro, vivranno un vero incubo, un incubo nel quale almeno in 5.000 perderanno la vita. Ma, nonostante l’importante segno di civiltà dato dalle amministrazioni che li hanno vietati altrove i botti ci saranno ancora, come tutti gli anni. E come tutti gli anni, il primo di gennaio si farà la conta di morti e feriti, come se si trattasse di una notte di guerra. Questi argomenti sono da soli sufficienti a stabilire che questa questione è di fatto un’emergenza di ordine pubblico, prima ancora che di sensibilità. I.B. Un regalo di Natale che segue le ultime tendenze? I cosmetici green: naturali ed ecosostenibili promettono di far bene alla pelle e ridurre i danni all’ambiente. Una scelta che aiuta il consumatore a prendere posizione contro la politica di alcune multinazionali che producono ancora cosmetici con contenuto di siliconi, petrolati e parabeni. Il potere d’acquisto è infatti un’arma fondamentale nelle mani dei consumatori per far pressione sulle politiche aziendali. Inoltre regalare a Natale un cosmetico green può essere una buona idea per far sperimentare il prodotto ad amici e parenti, contribuendo a sviluppare buone pratiche. Tanti i principi alla base di questi prodotti green, tanti i produttori – segnalati dall’Adnkronos - che hanno “riscoperto” antichi elisir di bellezza. Come il latte d’asina, usato da Cleopatra e Poppea per una pelle liscia e senza rughe, oggi protagonista della linea Milkland, nata dalla creatività di Ettore Togneri, imprenditore agricolo di Frosinone (appartenente alla Confederazione italiana agricoltori). Poi c’è la stella alpina: l’imprenditrice agricola trentina Moira Donati, della Coldiretti, ha ideato cosmetici a base delle erbe locali. Per le creme antiage è invece impagabile l’apporto del veleno d’api. L’idea arriva da Catania grazie all’imprenditore Nicolò Lo Piccolo, che lo produce nella Riserva Naturale del Bosco di Santo Pietro. E poi l’olio di oliva, utilizzato da Chiara De Miccolis (Coldiretti), per produrre creme corpo e saponi, ma anche da Mauro Ceci che, in provincia di Ancona, ha lanciato linea di cosmetici a km zero, dalla crema esfoliante allo shampoo, dal latte per il corpo alla crema nutritiva per il viso. Non resta che scegliere! A.E. Dal WWF le idee regalo che fanno bene all’ambiente Se volete fare un regalo di Natale che faccia bene non solo a chi lo riceve, ma anche all’intero pianeta, il WWF propone ancora quest’anno una vasta scelta di doni “solidali”. Per i modaioli ci sono i braccialetti Cruciani in edizione WWF di fattura e packaging ecosostenibili, così come l’eco agenda per i più organizzati. Per gli amanti della buona tavola c’è invece “Assaggio di Natura”, un cesto natalizio contenente ingredienti tipici e genuini: pasta di grano duro, sale grosso e olio extra vergine di oliva, insieme ad una borsa di juta (biodegradabile e riciclabile). Si tratta di prodotti biologici provenienti dalle oasi protette WWF : il grano è un prodotto antico e con caratteristiche di elevata digeribilità, il sale è quello raccolto a mano all’interno dell’Oasi delle Saline di Trapani e Paceco, luogo che contribuisce alla tutela di molti uccelli. L’olio, infine, proviene dall’Oasi del Lago di Penne. Il ricavato viene reinvestito nella gestione delle oasi. Per i bambini ci sono i peluche, come il panda e il pappagallo: con il ricavato si provvede alla salvaguardia di queste due specie. E il WWF ha pensato anche agli amanti della tecnologia: per loro è nata la cover per smartphone completamente biodegradabile. Infine la linea di biocosmesi e creme per i più piccoli prodotti senza il ricorso all’olio di palma e ai test sugli animali. Per chi vuol fare un regalo del tutto speciale, poi, c’è l’adozione di un esemplare o di una specie: gli aderenti all’iniziativa riceveranno kit regalo WWF. E per tutti, infine, ci sono i bigliettini di auguri ecocompatibili: un ottimo modo per ridurre lo spreco di carta natalizio e per far sì che un momento di gioia diventi anche un gesto d’amore nei confronti del pianeta. Per scoprire di più http://pandagift.wwf.it/ A.E. Organismi Geneticamente Modificati Possono essere vegetali, animali o batteri Daniela Bove Cosa sono gli OGM Un organismo geneticamente modificato (OGM) è un organismo, diverso da un essere umano, il cui materiale genetico (DNA) è stato modificato in un modo differente da quanto avviene in natura, con l’accoppiamento e la ricombinazione genetica naturale. Il trasferimento, di tratti di geni selezionati, da un organismo all’altro anche di specie non correlate, per esempio tra batteri e piante avviene grazie all’utilizzo di moderne biotecnologie. Gli OGM possono essere vegetali, animali o microrganismi quali batteri, parassiti e funghi. Attualmente, gli OGM sviluppati, autorizzati e commercializzati sono piante, (mais, soia, colza e cotone), modificate geneticamente per conferire loro particolari caratteristiche, come la resistenza ad alcuni insetti o la tolleranza a qualche tipo di erbicida. In Italia, ad oggi, nessuna di queste piante geneticamente modificate viene coltivata a fini commerciali, anche se è consentita la commercializzazione dei loro prodotti nel rispetto delle regole di etichettatura. Commercializzazione degli OGM In Italia, la commercializzazione di questi prodotti è consentita purchè avvenga nel rispetto delle regole di etichettatura. Gli alimenti geneticamente modificati (GM) possono essere autorizzati nell’Unione europea soltanto dopo aver superato delle rigorose procedure di valutazione stabilite dal Regolamento (CE) n.1829/2003 e dal Regolamento (CE) n. 1830/2003, entrambi in applicazione dal 18 aprile 2004. La commercializzazione di un OGM o di un suo prodotto derivato nel mercato europeo può avvenire solo a seguito di un’autorizzazione basata su di una procedura che non può prescindere da una valutazione del rischio, sia per la salute umana che per l’ambiente. Richiesta di Autorizzazione Per ottenere l’autorizzazione, gli operatori interessati pre- sentano una richiesta all’Autorità nazionale competente di uno Stato membro, per ciascun OGM e per i suoi possibili impieghi alimentari/mangimistici. Quindi, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) riceve il dossier con le informazioni relative all’OGM in questione che, dopo opportuna valutazione invia il parere alla Commissione europea e agli Stati membri. Solo dopo l’ap- provazione da parte degli Stati membri di una proposta di Decisione predisposta dalla CE, l’OGM e i relativi prodotti oggetto della stessa possono essere immessi sul mercato europeo, quindi anche in Italia, alle condizioni previste nel provvedimento. Richieste di rinnovo Conformemente alla legislazione dell’UE, se un richiedente desidera continuare a commercializzare un OGM che è già stato autorizzato all’origine dieci anni prima, il prodotto deve essere nuovamente valutato dall’EFSA. Nel 2007 e 2008 il gruppo di esperti scientifici ha ricevuto un totale di 25 richieste di rinnovo per una serie di OGM, tra cui il MON810 e altre varietà di mais, cotone e soia. Per esempio il gruppo scientifico ha adottato pareri in merito a richieste di rinnovo per il mais GA21 e Bt 11 e per la colza T45. L’EFSA ha inoltre organizzato una riunione con gli Stati membri in merito alla richiesta di rinnovo dell’autorizzazione per il MON810, onde scambiare informazioni e dare una risposta ai timori espressi da alcuni Stati membri. Fonte : Ministero della Salute ed EFSA Occhio al computer! Stare troppe ore davanti allo schermo può provocare disturbi visivi Brunella Mercadante Tutti ormai trascorriamo molto tempo davanti al computer e stare diverse ore davanti allo schermo può provocare problemi alla vista. È importante sottoliniare che, ad oggi, non esiste ancora uno studio che abbia dimostrato la correlazione diretta tra l'uso del computer ed i difetti visivi. Comunque, è un dato di fatto che quando si sta diverse ore davanti al computer, l'occhio deve continuamemte cambiare fuoco, dal monitor alla tastiera e viceversa e se, per esempio, vi è una presbiopia latente, quando l'occhio si affatica, essendo già predisposto, il difetto si manifesta. In effetti all'origine dei difetti visivi provocati dall'uso del com- puter possono esserci disturbi preesistenti della vista, come la presbiopia, ma anche miopia o astigmatismo, non corretti o non diagnosticati e che l'uso prolungato al computer, affaticando l'occhio, evidenzia. Il computer, inoltre, generando un campo magnetico, che, fisicamente, attira a sé le particelle di polvere, fa sì che l'ambiente di lavoro si inquini e aumenta il rischio di fastidi all'occhio. Quando si lavora al computer, poi, si è molto concentrati, si tiene lo sguardo fisso e attento diminuendo la frequenza dell'ammiccamento delle palpebre, che hanno il compito di idratare l'occhio distibuendo il film lacrimale alla cornea. L'occhio, quindi, rimane secco a lungo e, come conseguenza, maggiormente esposto al rischio di irritazioni o arrossamenti. Altri fattori che possono provocare disturbi agli occhi, come l'affaticamento oculare, sono legati alla qualità del computer: se il contrasto dello schermo è scadente o la risoluzione non è di qualità oppure se si sta troppo vicini al monitor. Gli stessi caratteri utilizzati per i documenti possono affaticare l'occhio, perché se si ingrandiscono si può notare che sono gradinati e questo comporta uno sforzo per la vista. I segnali cui fare attenzione perché possono essere la spia di una non corretta salute degli occhi sono un loro continuo bruciore, il prurito, l'arrossamento, gli occhi gonfi, la lacrimazione e la stanchezza oculare. Comunque, anche se non si evidenziano tali sintomi, è bene prendersi delle pause dal video. L'ideale è staccarsi dal computer un quarto d'ora ogni due ore ed effettuare esercizi con gli occhi, come sbattere le palpebre e muovere i muscoli oculari; se l'occhio è secco è bene utilizzare lacrime artificiali. Importante poi è eseguire una visita oculistica una volta all'anno in modo da escludere o correggere eventuali difetti visivi che possono peggiorare davanti al computer. Nuovo test per diagnosticare l’endometriosi Si tratta di individuare una specifica proteina attraverso l’esame del sangue Fabio Cuoco L’endometriosi è una malattia cronica e complessa che riguarda l’apparato genitale femminile: in particolare si verifica per la presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, chiamata, per l’appunto, endometrio, in altri organi, quali le ovaie, le tube di Falloppio, il peritoneo, la vagina o, addirittura, l’intestino. In passato, al fine di prevenire questa malattia, si faceva affidamento ai sintomi che la paziente avvertiva, quali il dolore pelvico cronico e quello ovarico intermestruale. In ultima analisi, era necessario effettuare un esame medico molto invasivo e con pericolosi effetti collaterali, quale la risonanza magnetica nucleare, accompagnata da alcuni esami ginecologici, al fine di ottenere una diagnosi più precisa. D’ora in avanti, però, tutto questo iter diagnostico non sarà più necessario: i ricercatori della Fondazione Italiana Endometriosi, infatti, hanno scoperto che, al fine di prevenire e curare questa fastidiosa e pericolosa malattia, sarà ne- cessario esclusivamente eseguire un banale esame del sangue. Questo test sarà elaborato utilizzando metodiche di nuova generazione, quali quelle di proteomica, come ad esempio l’analisi 2D Gel, le quali permetteranno di individuare rapidamente, nel sangue delle donne a rischio malattia, una specifica proteina che, dalla ricerca degli studiosi della F.I.E., risulta essere strettamente collegata all’endometriosi. Tale innovazione è sicuramente un enorme passo avanti nella diagnosi e nella cura della malattia cronica uterina. "Con questa scoperta si apre una nuova era nella storia della Endometriosi", ha dichiarato Pietro Giulio Signorile, fondatore e presidente della Fondazione Italiana Endometriosi, che dal 2007 fa ricerca sulla malattia. "Il nuovo test diagnostico non invasivo, è altamente sensibile e quindi esaustivo, - prosegue - consentendo una diagnosi precoce e non invasiva anche quando l'endometriosi è ancora ad uno stadio lieve". La sperimentazione è stata effettuata, come spesso accade in questo tipo di ricerche, attraverso il metodo empirico: sono stati prelevati dei campioni di sangue da un gruppo di donne affette dalla malattia ed altri da donne, invece, immuni dalla stessa. Così facendo, è stato più semplice confrontarli e verificare l’effettiva presenza di quella speci- fica proteina collegata all’endometriosi attraverso l’analisi del 2D Gel, cioè la procedura di separazione delle proteine, e la mancanza della stessa nei prelievi delle donne non affette da endometriosi. Da oggi, dunque, le donne potranno avere una diagnosi immediata e poco invasiva in merito alla presenza di questa malattia cronica, che, seppur colpisca, secondo le statistiche, soltanto il 10% di esse, è sicuramente un pericolo in più da prevenire ed evitare nel modo più rapido possibile. Pile ad ossido di mercurio Brunella Mercadante L'Unione Europea ha confermato il bando delle pile a bottone con mercurio dal mese di ottobre 2015, escludendo che la scadenza della deroga che consente ai produttori , fino al 1 ottobre 2015, di immettere sul mercato pile a bottone contenenti mercurio, possa comportare problemi per le protesi acustiche. La pila a bottone, chiamata anche pila ad ossido di mercurio o pila Ruben-Mallory, fa parte delle pile alcaline, è una particolare cella galvanica primaria, non ricaricabile. Si tratta di una pila miniaturizzata, costituita da un anodo di zinco e un catodo di acciaio, separati da un elettrolita costituito da una pasta alcalina di idrossido di potassio (KOH), utilizzata, per la ridotta dimensione e la lunga durata, sopratutto in apparecchi elettronici di piccole dimensioni come orologi, calcolatrici, giochi ecc. Questa pila ha il vantaggio di fornire un voltaggio costante, che implica uniformità della corrente erogata, fino al suo totale esaurimento, ma con l'unico grosso inconveniente, che essendo costituita da Hg, è altamente inquinante per l'ambiente.Il mercurio, infatti, è notoriamente tossico e l'accumulo nell'ambiente può causare danni irreversibili. Nella rela- zione finale della Commissione UE del 15 ottobre 2014 - n° 632 – si evidenza con chiarezza che sul mercato sono già presenti alternative praticabili -senza mercurio- per le pile a bottone usate nelle protesi acustiche, come ad esempio, la tecnologia zinco-aria, il cui costo, attualmente superiore di circa il 10%, dovrebb, peraltro, ridursi a seguito dell'entrata in vigore del bando dell'Unione Europea. La questione è sorta dalla Direttiva 2006/66/CE che, cercando di rendere le batterie e gli accumulatori il meno possibile dannosi per l'ambiente, come modificata nel 2013, stabilisce un divieto generale di immettere sul mercato pile o accumulatori contenenti più dello 0,0005% di mercurio in peso, ma prevede una deroga temporanea, appunto fino al 1 ottobre 2015, per le pile a bottone con tenore di mercurio superiore al 2%, affidando alla Commissione il compito di informare le altre istituzioni UE, entro il 1° ottobre 2014, sulla disponibilità di pile a bottone per le protesi acustiche conformi al divieto generale. NELL’ERA DELLA FOTOSINTESI ARTIFICIALE Il sistema ideato in Giappone che raccoglie luce e rilascia energia Fabiana Clemente Fotosintesi clorofilliana? Dalle reminiscenze scolastiche, è facile figurarci nella nostra mente il processo chimico, mediante il quale le piante in presenza della luce solare producono - a partire dall’anidride carbonica – una sostanza organica vitale per la pianta stessa. Il glucosio!Ergo, è un processo biologico in grado di raccogliere energia solare. Da qui in avanti sono stati numerosi i tentativi realizzati con successo, per trattenere luce solare, fonte inestimabile di energia. Il fotovoltaico, per esempio, con modalità tecnologiche particolari, soddisfa in pieno quest’obiettivo. Ma lo sviluppo scientifico non si arresta qui! La fotosintesi naturale, come siamo abituati a conoscerla, si è evoluta. Siamo entrati nell’era della fotosintesi artificiale! E ad aprire le porte in questo nuovo modo di intendere l’intelligenza artificiale, è ancora una volta il Giappone. Efficient light harvesting via sequential two-step energy accumulation using a RuRe5 multinuclear complex incorporated into periodic mesoporousorganosilica. È il nome dello studio condotto da un gruppo di ricercatori giapponesi del Tokyo Institute of Technology e del Toyota Central R&D Labs - un sistema in grado di riprodurre la fotosintesi naturale. Si tratta di un meccanismo artificiale che, attraverso l’utilizzo di foglie artificiali – progettate e realizzate ad hoc – raccoglie la luce e rilascia energia. Nello specifico della tecnica, il team di scienziati guidato da OsamuIshitani, dell’Istituto di Tokyo, ha creato un dispositivo con 440 foglie – utilizzate come assorbitori di luce - utilizzando tubi prodotti dalla cosiddetta organosilica periodica mesoporosa (PMO) e bifenile (Bp) light-absorbing. I complessi PMO-Bp - collegati a cinque bastoni metallici di renio - trasferiscono l’energia luminosa raccolta dai PMOBpad una sfera di rutenio centrale. I fotoni dalla sorgente luminosa sono concentrati prima attraverso i bastoncini renio e poi nel centro di reazione del rutenio, limitando la perdita di energia durante il tragitto. In seguito ad una serie di sperimentazioni, il gruppo di scienziati hanno dimostrato che il centro di reazione del congegno riesce ad emanare una luce intensa, alimentata dall’energia fotonica proveniente dalle foglie artificiali. “Il nuovo sistema potrebbe essere utilizzato per costruire fotocatalizzatori migliori, che possono essere utilizzati per diversi scopi compresa la riduzione della CO2 e l’ossidazione fotocatalitica nell’acqua” – sostiene Ishitani. Una vera e propria rivoluzione scientifica che provocherebbe, di conseguenza, una rivoluzione ambientale – in termini di inquina- mento atmosferico e cambiamenti climatici. L’importanza della fotosintesi artificiale è stata recentemente spiegata da Elio Giamello – docente all’Università di Torino. Secondo le sue spiegazioni, il nuovo sistema sarebbe la soluzione ai problemi legati al consumo spropositato dei fossili – combustibili altamente inquinanti e per di più esauribili. Le tecnologie del futuro? Una risposta ai danni che ci trasciniamo dal passato. Droni, satelliti, sensori wireless potrebbero essere impiegati nella sicurezza preventiva DISSESTO IDROGEOLOGICO: DALLA TECNOLOGIA LE RISPOSTE ALLE EMERGENZE Rosa Funaro La fragilità del territorio del nostro paese: un problema endemico riportato alla ribalta dai recenti fatti di cronaca. Frane, alluvioni, terremoti sono pericoli che troppo spesso vengono affrontati in regime di emergenza, in assenza di una appropriata analisi del rischio e di una efficiente programmazione a tutela del paesaggio e dei cittadini. Eppure, oggi, gli strumenti offerti dallo sviluppo tecnologico sono molteplici e potrebbero essere di valido supporto alla limitazione dei danni a cose e persone. “Anticipare i dissesti causati dai fenomeni naturali è in parte possibile con nuove tecnologie all’avanguardia che sono state oggetto di studio e ricerca per vari anni e che oggi sono diventate realtà mature, applicabili a prezzi abbordabili e quindi sfruttabili dai professionisti che ogni giorno si misurano con il nostro territorio”, afferma Gianluca Benedetti, consigliere dell’Ordine dei geologi dell’Emilia Romagna. Come per esempio i droni provvisti di sensori e videocamere che riescono a vedere e rilevare dati in zone altrimenti inaccessibili. Oppure con l’interferometria satellitare Permanent Scatters (PS). Attraverso i satelliti che passano sopra le zone da monitorare, permette di seguire nel tempo lo spostamento di punti sul territorio (infrastrutture, edifici, affioramenti rocciosi). “È un approccio indicato per monitorare l’evoluzione di frane lente o seguire i movimenti indotti dallo scavo di una galleria”, spiega sempre Benedetti. Tra le tecniche più promettenti spiccano inoltre le reti di sensori wireless. Si tratta di reti di strumenti capaci di co- municare tra loro e con una centralina madre che tramettono in tempo reale dati come la posizione o la velocità di spostamento. Informazioni preziose che consentono di monitorare fenomeni deformativi di versante. Baste- rebbe davvero poco per migliorare la qualità della vita delle persone che vivono in contesti idrogeologici difficili. Basterebbe affidarsi a questi “angeli del cielo” prima, piuttosto che a quelli “del fango” poi. L’antropizzazione dei paesaggi montani Le trasformazioni devono essere quanto meno impattanti sul territorio Antonio Palumbo L’antropizzazione dei nostri bellissimi paesaggi alpini, sebbene necessaria allo sviluppo del turismo, importante fonte di profitto per le comunità montane, sta lentamente deturpando le bellezze paesaggistiche delle nostre aree di montagna. L’architettura del paesaggio, in tal senso, è chiamata ad affrontare tutte le complesse tematiche relative alla compatibilità delle trasformazioni indotte con la tutela dell’integrità di questi territori. È però necessario che si rivedano alcune concezioni tradizionali rispetto alle valenze, alle reali potenzialità e alle modalità per interfacciarsi con tali aree. Lo spazio montano, infatti - e, segnatamente, quello alpino - viene comunemente inteso come spazio naturale connesso a dinamiche ed attività di tipo antropico, ma continua ad essere visto come uno spazio isolato, come un mondo chiuso, una realtà a se stante: in questa prospettiva continuano ad assumere una valenza negativa tutte le “aggressioni” che a tale spazio possono essere portate dal rapporto con la pianura e la città. Altro elemento di criticità è senz’altro legato al fatto che la pianura (e, per essa, la città) ha “usato” la montagna, in questa prospettiva, come serbatoio di risorse (idriche, forestali, ecc.), come ostacolo da attraversare per lasciare spazio alle comunicazioni e ai commerci e, infine, come scenario e risorsa per le molteplici attività del tempo libero (dunque, quale risorsa da sfruttare a fini turistici). Da tutti questi “scambi” la montagna ha raramente tratto vantaggio, e, se vantaggio c’è stato, questo non è stato generalmente conseguito in modo diretto, bensì attraverso politiche pubbliche dirette alle aree marginali del territorio: dunque, in una logica di sostegno assistenziale e non di controprestazione e comunque in un rapporto di sostanziale subalternità. In una nuova prospettiva di ricerca, pertanto, assume un ruolo cruciale il concetto di “paesaggio”, inteso come substrato territoriale, tessuto connettivo della società locale ed elemento propulsivo del suo modello di sviluppo. In tal senso, ogni trasformazione paesaggistica va considerata come un’occasione di mediazione e di incontro fra le comunità umane e l’insieme delle risorse ambientali: un processo in continuo divenire, che, per dirsi “sostenibile”, deve mantenere vitale e continuo il processo di costruzione e ri-costruzione del paesaggio. Vi sono tuttavia ancora molti sforzi da compiere per fondare questo tipo di considerazioni su una base scientifica, che consenta di comprendere in modo esaustivo le interrelazioni esistenti fra lo sviluppo socio-economico e il paesaggio culturale: questo sia nel senso di comprendere quali effetti di mediolungo termine possono comportare sul paesaggio culturale determinati scenari di sviluppo, sia di individuare il tipo di paesaggio culturale necessario a supportare determinate strategie di medio e lungo periodo. Così soprattutto riguardo allo sviluppo turistico, cui, da circa un ventennio - di pari passo con una generale presa di coscienza sulla necessità di tutelare l’ambiente ed il paesaggio - sembrano per fortuna accompagnarsi fenomeni di ristrutturazione e valorizzazione del territorio, allo scopo di ridurre il più possibile gli impatti degli interventi di trasformazione in ambito montano. In buona sostanza, dunque, si tratta di affrontare lo scenario fortemente dinamico che attende lo sviluppo territoriale delle aree montane nei prossimi anni, mettendo a punto una metodologia che permetta di leggere in anticipo gli esiti delle dinamiche sociali ed economiche in corso, correlandole con le trasformazioni che è possibile attendersi in termini di evoluzione del paesaggio e degli ecosistemi che ad esso fanno riferimento. Le bibliocabine arrivano anche in Italia Per una cultura sostenibile ed on the road Cristina Abbrunzo Per ogni società che si adatta al cambiamento c’è sempre qualche nostalgico che porta nel futuro un pezzo del proprio passato: è il caso di chi ha riadattato le vecchie cabine telefoniche per trasformarle in biblioteche alla portata di tutti, o meglio in “bibliocabine”. È questo il nome del piano di riqualificazione degli spazi pubblici che sta spopolando in tutta Europa e che non passerà sicuramente inosservato. Colui che ha risollevato dalle ceneri le cabine ormai in disuso, vittime della rivoluzione socio-comunicativa del Web 2.0, ha il nome di John Locke, architetto newyorchese che, nel progetto di riorganizzazione urbanistica “Department of Urban Betterment”, ha pensato bene di riproporle nell’inedita veste di “biblioteche on the road” in modo da porre i riflettori sui libri, ennesime vittime di Internet e degli e-book. Dopo vari tentativi non andati a buon fine, Locke ha in seguito trovato la formula perfetta per rendere questo servizio alla portata di tutti e ben accolto dall’utenza newyorchese , tanto che la sua originale idea è sbarcata anche nel vecchio continente. Stesso progetto diversa nazione, questa volta le bibliocabine sono arrivate nella Repubblica ceca, a Praga, dove due giovani studenti hanno compreso dai vari ten- tativi di Locke l’importanza di trovare una giusta location per la realizzazione del progetto e quale miglior luogo se non l’ospedale IKEM. Qui infatti i pazienti possono finalmente affrontare le loro lunghe giornate in compagnia di un buon libro grazie al loro box rosso. Finalmente un servizio senza scadenza che chiunque può arricchire con donazioni di testi da mettere a disposizione di tutti. Un’iniziativa di grande im- Solarbox: a londra le cabine telefoniche “verdi” Ricaricano gratis cellulari e tablet Iconico simbolo di una delle città più belle al mondo, le vecchie cabine telefoniche di Londra, le box-red ormai in disuso da moltissimi anni, ritornano a nuova vita e si vestono di verde, ma non è solo un fatto di tinta, le cabine diventano “green” anche nell’utilizzo, innovativo e trendy. Dopo la splendida idea delle “Biblio cabine” che diventano mini biblioteche pubbliche, fuori dai concetti di spazio, tempo e monotonia o frenesia metropolitana che si voglia, nascono le “Solarbox”. Le oltre 11mila cabine rosse sparse nel paese, solo a Londra sono 2mila, verranno trasformate in un impianto per l’energia solare dove i cittadini potranno entrare a ricaricare il cellulare o altri dispositivi por- tatili. Ogni cabina sarà dotata di un pannello fotovoltaico posto sopra il tetto in grado di immagazzinare la luce solare di Londra, ricaricando fino a 100 cellulari o tablet al giorno, anche di notte e nelle giornate piovose. La prima “solar-box” è già stata messa in uso davanti alla stazione della metropolitana di Tottenham Court Road, e via via tutta la città vedrà le cabine diventare green. L’interesse per l’uso dello spazio pubblico e delle rinnovabili ha spinto Kirsty Kenney e Harold Craston, studenti della “London School of Economics” a creare una giovane start up capace di trasformare le cabine dismesse in centri di ricarica per smartphone, tablet e altri gadget elettronici, senza produrre un solo grammo di anidride carbonica. Il loro geniale progetto, grazie alla vittoria di un concorso pubblico, verrà implementato in tutto il paese entro la primavera 2015 e finanziato con le pubblicità affisse nelle stesse solar-box. Un utilizzo intelligente per le vecchie cabine telefoniche che fanno parte dell’arredo urbano da sempre, ma troppo superate e inutili; lo smantellamento avrebbe procurato grandi disagi e spese eccessive alle casse pubbliche; cosi invece daranno nuovo colore alla città e un utilizzo al passo con i tempi. C.A. portanza che mira al recupero delle migliaia di cabine sparse in tutti i paesi europei che come Germania, Svezia e Regno Unito stanno seguendo con successo le orme della Repubblica Ceca. E l’Italia? C’è stata una maggioranza di pessimisti che ha creduto l’iniziativa delle bibliocabine possibile dappertutto tranne che in una delle pietre miliari della cultura come l’Italia. Una contraddizione che viene smentita dalla recente inaugurazione della prima cabina di bookcrossing della capitale. Sorta grazie all’impegno del Comitato di quartiere Torresina, con l’aiuto di Telecom Italia, la bibliocabina made in Italy è situata nel parco Montanelli. Il funzionamento è semplice: chiunque può entrare, scegliere un libro, e riconsegnarlo una volta terminato. Ad evitare atti di vandalismo e furti, un severo sistema di sorveglianza e timbratura dei volumi. La volontà è di creare anche nelle nostre strade uno o più punti di condivisione culturale a disposizione di tutti coloro che ne abbiano interesse e perchè no, di far avvicinare più persone possibili all’immenso mondo dei libri. L AVORO E PREVIDENZA L’attuazione del Jobs Act Eleonora Ferrara Ancora tanto clamore su una riforma appena approvata dalla Camera dei deputati. In Senato già si è pronti ad affrontare un acceso confronto per il nuovo passaggio del disegno di legge che, senza ulteriori correzioni, potrebbe raggiungere la propria definizione, sebbene in un clima quanto mai teso. In effetti, il via libera della Camera alla legge di stabilità è stato ottenuto con 324 sì e 108 no. L’obiettivo della manovra è essenzialmente quello di combattere i finti poveri, di incentivare le assunzioni a tempo indeterminato mediante la decontribuzione per ogni nuovo assunto a partire dal 01/01/2015, nonché la deduzione integrale del costo del lavoro dall’imponibile IRAP. Al contempo si aumenta il fondo per l’attuazione della riforma degli ammortizzatori, prevista dal Jobs act. Aumenta anche il Fondo per le non autosufficienze con la previsione di risorse per far fronte a nuove patologie come la ludopatia. Stabilizzato anche il bonus IRPEF do ottanta euro per i lavoratori dipendenti, con sperimentazione, a partire dal 2015, dell’anticipazione del TFR in busta paga a quei lavoratori che ne facessero richiesta. Il Ministro Padoan, dal canto suo, si dice convinto che questa legge di stabilità “ consentirà all’Italia di avviare quell’inversione di tendenza, in termini di crescita economica e occupazionale, attesa da anni e di affrontare il 2015 con una fiducia accresciuta”. Secondo il Ministro, quindi, l’esame alla Camera del DDL di stabilità per il 2015, migliorandone gli elementi fondamentali, non ne ha alterato l’impianto, constatando quanto gli emendamenti approvati abbiano rafforzato quegli aspetti della manovra, legati alle politiche per la famiglia ed alle persone più disagiate, nonché al reperimento delle risorse per i lavoratori svantaggiati, per il sostegno delle imprese italiane e per la ricerca e la cultura. Intanto, ad un Premier che afferma, mediante videomessaggio rivolto all’assemblea della CNA, “Chi la mattina si alza e prova a fare il suo mestiere e lo fa mettendosi in gioco tutto, è un eroe dei tempi nostri, è un eroe della quotidianità. Ciascuno di voi è un imprendi- tore, un artigiano, un lavoratore e sa perfettamente che partire la mattina con il grido tanto non ce la faremo mai, non è soltanto frustrante, rende impossibile l’impresa” , Susanna Camusso, leader della CGIL, ha replicato “ Il futuro di un Paese non può essere fatto da eroi, ma da persone normali. Quando si indicano degli eroi, bisogna indicare persone che fanno cose straordinarie”, Poi ha soggiunto ancora “ Il Premier dovrebbe ricordarsi che se gli imprenditori hanno attraversato questa crisi, è perché c’erano i lavoratori con i loro sacrifici. Penso che gli eroi siano i lavoratori che continuano a lavorare, nonostante ogni giorno si sentano più ricattati e tutti quelli che non prendono lo stipendio da mesi, ma continuano a recarsi sul posto di lavoro”. Intanto, dal canto suo, il presidente di Cinfindustria , Giorgio Squinzi, ritiene che “ Tutti gli Italiani sono eroi in questo momento”. Il ministro Poletti tranquillizza gli imprenditori che nessun onere sarà previsto in più per le imprese, affermando “ Non abbiamo intenzione di produrre balzelli ulteriori, elementi di appesantimento. Se possiamo fare qualcosa è trovare la maniera di costruire un ponte che aiuti le imprese a crescere….” Ciò che continua a preoccupare le imprese, resta, senz’altro, la questione del possibile incremento dell’indennizzo economico per i licenziamenti illegittimi. Il Governo, intanto, nell’attuazione della delega, non sembra modificare le cose per le imprese fino a quindici dipendenti, considerando, invece, la possibilità di una doppia opzione per le medie e grandi imprese. In caso di contenzioso, infatti, il giudice può ordinare il pagamento di 1,5 mensilità di ogni anno di anzianità aziendale, con un tetto che potrebbe essere di 24 o 36 mensilità, in alternativa l’imprenditore può offrire al lavoratore licenziato un’indennità di una mensilità per ogni anno di servizio, con un tetto a 18 o a 24 mensilità. Si sa che il DDL delega prevede, per i licenziamenti economici illegittimi, il pagamento di un indennizzo “ certo e crescente in base all’anzianità di servizio”, al posto della reintegra, che verrà confermata “nei licenziamenti nulli e discriminatori e per specifiche fattispecie di licenziamento disciplinare ingiustificato”. Viaggio nelle leggi ambientali URBANISTICA L'art. 30 del d.l. 21 giugno 2013, n. 69 (c.d. "decreto del fare"), convertito con legge 9 agosto 2013, n. 98 ha mantenuto fermo il principio che costituiscono interventi di trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio e sono subordinati al permesso di costruire gli interventi di ristrutturazione edilizia che comportino un organismo edilizio in tutto o in parte diverso dal precedente, un aumento di unità immobiliari, modifiche del volume, dei prospetti e delle superfici ovvero che, limitatamente agli immobili compresi nelle zone omogenee A, comportino un mutamento della destinazione d'uso ed ha consentito, ricomprendendoli nell'ambito degli interventi di ristrutturazione edilizia soggetti perciò a Scia, sia le opere consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria (non più anche con la stessa sagoma) del manufatto preesistente e sia gli interventi di ristrutturazione volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione ma non ha sottratto, in tale caso, al regime del permesso di costruire le opere delle quali non sia possibile accertare la preesistente consistenza, fermo restando che se l'intervento è eseguito in zona vincolata deve, in ogni caso, essere anche rispettata la medesima sagoma dell'edificio preesistente tanto per gli interventi di demolizione e ricostruzione quanto per quelli volti al ripristino di edifici, o parti di essi, eventualmente crollati o demoliti, attraverso la loro ricostruzione. Cass. Sez. III n. 40342 del 30 settembre 2014 (Ud 3 giu 2014). RIFIUTI Al di fuori dall'utilizzazione agronomica, si deve fare riferimento tanto per la sansa quanto per le acque di vegetazione alla categoria dei rifiuti qualora di esse si faccia una raccolta finalizzata, come nella specie, all'abbandono, mediante raccolta in contenitori o in invasi (nel caso di specie si è trattato di una vasca interrata non impermeabilizzata di vaste dimensioni). Corte Suprema di Cassazione Sez. III n. 40533 del 1 ottobre 2014 (Ud 17 giugno 2014) INQUINAMENTO ACUSTICO La Cassazione Penale, Sezione III, con la Sentenza n. 42026 09/10/2014 (udienza 1809-2014), ha stabilito che, la condotta costituita dal superamento dei limiti di accettabilità di emissioni sonore derivanti dall'esercizio di professioni o mestieri rumorosi non configura l'ipotesi di reato di cui all'art. 659 c.p., comma 2, ma il solo illecito amministrativo ex L. 26 ottobre 1995, n. 447, art. 10, comma 2, (legge quadro sull'inquinamento acustico), in applicazione del principio di specialità contenuto nella L. 24 novembre 1981, n. 689, art. 9. A.T. e E.F. RICICLIAMO LE NOSTRE RICCHEZZE Dacci il superfluo e faremo a meno del necessario (J. L. Motley) Andrea Tafuro Il sogno segreto di ogni consumatore che si rispetti è di possedere qualcosa di nuovo un po' prima di quando necessario, il desiderio gli procura un perenne stato di fibrillante eccitazione compulsiva. Questo senso di appagamento godereccio è il frutto delle provocazioni di un espediente che si chiama obsolescenza programmata, definizione coniata dal designer americano Brook Stevens nel secolo scorso, cioè la pratica di contenere artificialmente il ciclo vitale di un prodotto in modo da incrementare le vendite a favore del produttore. Ho ragionato su questo concetto, perché la batteria del telefonino di mio figlio non carica più, sono andato a chiederne il costo di una nuova…questi superava di gran lunga il costo complessivo di un nuovo cellulare. Mi sa che ha ragione Murphy, quando dice:”Se costa meno comprare un telefonino nuovo, insisteranno perché non si ripari quello vecchio”. Orbene, cento anni fa. Siamo nel Natale del 1924, i principali produttori di lampadine, tra cui General Electric Company, Tungsram, Compagnie di Lampes, Osram e Philips, istituirono un cartello:Phoebus. Lo scopo era di controllare il mercato delle lampadine e il ho spiegato a mio figlio che nel 2003 la casa produttrice del suo telefonino, al top tra gli aggeggi trendy, venne portata in tribunale con l'accusa di aver montato su un suo dispositivo, una batteria progettata appositamente di breve durata per costringere i consumatori a comprare un nuovo modello dopo poco tempo. In realtà l'idea risale a quasi consumatore. I progettisti e gli ingegneri furono indotti ad abbreviare la durata delle lampadine al solo scopo di aumentare la domanda. Fino ad allora la durata pubblicizzata delle lampadine era di 2500 ore mentre con il cartello, i membri del Phoebus, bandirono tutte le lampadine con una durata superiore a 1000 ore. Ufficialmente il cartello non è mai esistito, ma l'ideologia dell'obsolescenza programmata da allora si diffuse sempre di più. Nel 1928 un'importante rivista pubblicitaria sentenziò:"Per il mondo degli affari un capo di abbigliamento che rifiuta di consumarsi è una tragedia". Per nostra fortuna sembra che siamo usciti da un tale circuito di assoggettamento, infatti l’Europa sta, timidamente, iniziando a parlare di abbandonare la pervasiva cultura dello spreco e passare a un modello più circolare, ovvero a prodotti economici e innovativi, progettati per durare, per essere riparati e riciclati. Il concetto è quello dell’economia circolare, in cui bisogna riciclare le nostre ricchezze, perché i rifiuti sono troppo preziosi per andare sprecati. Pensate che il riciclaggio e le attività di urban mining, il recupero di materie prime dai rifiuti urbani, consentono attualmente di ricavare 350 grammi di oro da una tonnellata di rifiuti elettronici. Si tratta di un risultato di molto superiore a quello che è in grado di ottenere l’industria mineraria tradizionale. Basterebbe riciclare in questo modo solamente il 3% dell’oro esistente, ad esempio estraendolo dai telefoni cellulari… anche da quello di mio figlio, per soddisfare il 100% della nuova domanda. Sono ben consapevole, d’altra parte, che passare a un’economia circolare implica una trasformazione dell’intera nostra bella società, che modi- fichi i processi strutturali di una organizzazione, che sviluppi innovazioni di peso nelle tecnologie e nella società nel suo insieme, perché nessuno mi può contestare se dico che viviamo in paesi con alti tassi di consumo e quindi disponiamo di risorse riciclabili. Per circolare deve intendersi un’economia in grado di rigenerarsi da sola, dove insistono due tipi di flussi di materiali, vi sono quelli tecnici che possono essere ottimizzati e rivalorizzati cosi evitiamo di reintrodurli nella biosfera e quelli biologici in grado di essere reintegrati nelle zone della Terra in cui le condizioni ambientali permettono lo sviluppo della vita. Si tratta di implementare un sistema, in cui tutte le attività sono pianificate in modo che i rifiuti di qualcuno formino risorse per qualcun altro. Mentre oggi la catena economica si regge sullo schema dell’ estrazione, della produzione, del consumo e dello smaltimento/rifiuto, caratteristiche dell’economia lineare. Se davvero funzionasse l’economia circolare, la prima cosa a fallire sarebbe l’obsolescenza programmata dei prodotti, poiché si svilupperebbe un’economia di tipo collaborativa dove al centro non c’è il prodotto in quanto tale, tanto meno la proprietà, ma la sua funzione e il suo utilizzo. Se una lavastoviglie viene concepita in grado di lavorare per 10 mila cicli e non per 2 mila, potrà essere utilizzata da più di un consumatore attivando meccanismi economici a filiera corta: noleggio, riadopero o rivendita diretta. Alla fine avremo reso possibile la realizzazione di una nuova cultura industriale, dove verranno utilizzate fonti energetiche rinnovabili, dove vi sarà un diffuso passaggio di informazioni tra molteplici e diversi soggetti economici. Il contesto dove si creeranno le opportunità avrà una forte capacità di innovazione, in grado di produrre prodotti efficienti, durevoli, riciclabili e riutilizzabili in altre forme. Voglio che il mio telefonino sia progettato in modo da rendere semplice ed economico riciclarne i pezzi e recuperarne i materiali rari e soprattutto abbia un prezzo accessibile. Va bene Andrea! Ma per diventare appetibile l’economia circolare deve garantire redditività, cioè non basta che sia buona, deve essere conveniente. L’Unione Europea ci dice che: “La prevenzione dei danni ambientali e il passaggio a un'economia a basse emissioni di carbonio rappresentano una sfida per la società, ma offrono anche nuove opportunità di business per le imprese che immettono prodotti e servizi verdi sul mercato. La rifabbricazione, la riparazione, la manutenzione, il riciclaggio e l'ecodesign hanno grandi potenzialità di diventare volani della crescita economica e della creazione di posti di lavoro, recando contemporaneamente un significativo contributo nell'affrontare le sfide ambientali”. Sarebbe una bella cosa pensare ai regali di natalizi tenendo presente queste cose. Dì la tua inviando un commento all’indirizzo: comunicazione@arpacampania.it Foto di Fabiana Liguori 11 dicembre 2014 - Yarn Bombing da New York a Napoli: l'arte di strada contro chi imbratta e sporca la città. Elementi di arredo urbano realizzati da donne partenopee amanti del lavoro a maglia o ad uncinetto UN NATALE MOLTO SPECIALE Nuove "Luci di Speranza" illuminano le vie e le piazze di Casal di Principe, San Cipriano d'Aversa e Casapesenna, comuni del napoletano noti soprattutto come "Terra dei Fuochi". Il progetto è dell'artista Giovanni Pirozzi ed è stato realizzato grazie all'impegno e alla dedizione di circa 800 volontari di alcune associazioni locali. Si tratta della realizzazione di circa 480 istallazioni decorative create con l'utilizzo di bottiglie di plastica riciclate e rimodellate: fiori e mani giganti, alberi natalizi, renne, personaggi, uccelli, e animali di ogni tipo animano un lungo tragitto che unisce i tre comuni. L'iniziativa vuole essere simbolo di un popolo desideroso di cambiamento per se stesso e le proprie terre, di un popolo che vuole ricominciare a camminare sulle proprie gambe e a dimostrare che, a volte, la volontà è molto più forte di ogni altra cosa.
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