Break n°1 - Baltour S.r.l.

N. 1 - MAGGIO/AGOSTO 2014
PALIO DI SIENA
IL GIOCO ETERNO
■ Il Museo Egizio di Torino
■ I “caliscendi di Giulianova”
■ Catania e le sue leggende
■ Il personaggio
Giordano Riello
■ Made in Italy
Cosa c’è di meglio?
■ Musica
La mia avventura
all’Ariston con Noemi
■ Tecnologia
L’italiano che ha venduto
ad Amazon
BREAK RIVISTA DI BORDO
N. 1 - MAGGIO/AGOSTO 2014
Direttore responsabile
NICOLA CATENARO
Proprietario ed editore
BALTOUR Srl
Contrada Piano Delfico - Teramo (TE)
Iscrizione Reg. Stampa Tribunale di Teramo
N. 4/03 dell’ 11 febbraio 2003
Redazione
Contrada Piano Delfico - Teramo (TE)
tel. 0861.554889 - fax 0861.554481
www.baltour.it - redazione@baltour.it
Sommario
I miei auguri ai lettori di Break
4
Editoriale
5
Siena e il Palio, passione e storia
di un gioco eterno
6
Giulianova e la magia dei “caliscendi”
La strada per Menfi passa da Torino
12
Catania, la città del vulcano
15
■ Mete da scoprire
9
■ Il personaggio
Intervista a Giordano Riello
18
■ Arte & Dintorni
Progetto grafico
POMILIO BLUMM Srl
Made in Italy, cosa c’è di meglio?
Stampa
Coptip - Industrie Grafiche,
Via Gran Bretagna 50, Modena MO 41122
C.F. e P.Iva 00159910363
La riproduzione intera o parziale
di testi e o fotografie è vietata:
tutti i diritti sono riservati
■ Che musica!
20
■ Ricette locali
Le Virtù teramane, rito collettivo
e trionfo di sapori
22
Moda & Tendenze
E l’estate della donna si veste di flower power
25
La mia avventura all’Ariston con Noemi
27
■ Mondo tecnologico
La “spesa tecnologica” per casalinghe
poco disperate
29
Intervista a Vincenzo Di Nicola
30
■ Imprese che si mettono in gioco
L’importanza del fenomeno startup
in Italia e in Europa
32
■ Bus che passione
La sicurezza di chi viaggia?
Un bene imprescindibile
34
■ Contest letterario
“Diario di bordo”
38
3
I miei auguri
ai lettori di Break
Il saluto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Maurizio Lupi
La nascita di una rivista è sempre
una bella notizia. Scopo di queste
pagine è far conoscere la bellezza
del nostro Paese, far scoprire a chi
attraversa l’Italia in pullman le sue
tradizioni, i suoi costumi, la sua gastronomia, la moda… insomma la
ricchezza della nostra cultura.
Allora la buona notizia è doppia,
perché si tratta di un servizio aggiuntivo rispetto a un servizio pubblico che già il Gruppo Baltour offre
agli oltre quattro milioni di passeggeri che ogni anno viaggiano sui
suoi mezzi.
Lo chiamo servizio pubblico perché, nello spirito di una vera sussidiarietà, è pubblico ciò che risponde a un’esigenza dei cittadini - in
questo caso la mobilità - secondo
certi criteri e nel rispetto delle norme, chiunque sia il soggetto (statale o privato) che lo fornisce.
Il mio non è un astratto appello
alle privatizzazioni, ma alle liberalizzazioni sì, all’ingresso cioè di più
competitività anche nel campo dei
servizi di trasporto.
Bisogna che nel nostro Paese succeda a livello di trasporto pubblico
locale quello che è successo per
l’Alta velocità ferroviaria, un’eccellenza di cui siamo orgogliosi in
Europa, raggiunta grazie al fatto
che nel settore c’è stata vera competizione. Per realizzarla anche a
livello regionale e locale penso che
si debbano seguire cinque indirizzi
operativi.
Primo, i costi standard. Sono stati
introdotti nella Sanità, si può farlo anche per il trasporto locale in
base a una conoscenza approfon-
4
dita dei servizi sul territorio e associati a criteri di premialità.
Secondo, l’integrazione di sistemi: ferro/gomma/aziende. 1093
aziende di trasporto pubblico locale sono l’evidente manifestazione
che qualcosa non funziona.
Terzo, l’innovazione tecnologica.
Penso che chi non introduce innovazione non debba accedere al fondo nazionale per il Tpl.
Quarto, come già detto, la competizione anche nel trasporto regiona-
le, perché la competizione fa bene
al servizio pubblico.
Quinto, le risorse. Tutti ne chiedono
di più, iniziamo a spendere bene,
e a verificare regione per regione
come vengono spesi, i cinque miliardi del fondo nazionale.
Buon viaggio.
Maurizio Lupi
Ministro delle Infrastrutture
e dei Trasporti
Editoriale
Una rivista pensata per intrattenere i passeggeri
e valorizzare le eccellenze del made in Italy
È con grande soddisfazione che
avvio il primo numero della rivista
di bordo “BREAK”, pensata per
intrattenere i nostri passeggeri
durante i viaggi sulle autolinee
a media e lunga percorrenza del
gruppo BALTOUR.
La rivista di bordo si occuperà
di valorizzare le eccellenze del
made in Italy, le peculiarità
turistiche del Belpaese e gli
argomenti di maggiore attualità.
Un par ticolare ringraziamento va
al Ministro delle Infrastrutture
e dei Traspor ti On. Maurizio
Lupi che ha voluto onorarci
della Sua presenza con un
interessante inter vento che
indica la direzione in cui il
settore traspor ti deve procedere
per una rapida modernizzazione.
Indicazioni che noi condividiamo
pienamente in quanto la via
indicata dal Ministro va nel
senso
dell’ef ficienza,
della
liberalizzazione di un mercato
fin troppo ingessato.
Baltour ha creato negli anni
una vasta rete di autolinee
che
collegano
giornalmente
diciassette regioni italiane e
ventitré nazioni europee con
oltre cinquecento destinazioni.
È un nuovo modo di garantire la
mobilità, alternativa alle altre
modalità di traspor to.
Insomma, le autolinee, grazie
al progetto messo in atto da
Baltour e alla fitta rete di
collegamenti realizzati, si sono
evolute forse fino ad eguagliare
se non a superare le altre
modalità di traspor to.
I migliori autobus che il sistema
industriale
oggi
mette
a
disposizione, con età media di
due anni, sono impegnati sulle
linee del gruppo. La sicurezza
dei passeggeri è sempre messa
da noi al primo posto.
L’ef ficienza,
l’eleganza,
il
comfor t, la convenienza e
l’attenzione ai passeggeri sono
gli elementi guida che ispirano
quotidianamente l’operato di
tutto il personale Baltour.
Le
tarif fe speciali per studenti, le
card sconto, i low-cost, sono
fattori che riscuotono sempre
maggiore appeal da par te dei
viaggiatori.
Non vi resta che allacciare le
cinture di sicurezza e fare un
buon viaggio...
Agostino Ballone
Presidente
e CEO Gruppo Baltour
5
Siena e il Palio,
passione e storia
di un gioco eterno
Mete da scoprire
Un’eredità medievale che si
ripete ogni anno il 2 luglio
e il 16 agosto.
E le radici delle Contrade si
perdono nella notte dei tempi
Colori, folla e grida festose. Una
piazza coperta di tufo (la famosa terra di Siena) e dieci cavalli
montati a pelo da altrettanti fantini per una corsa che dura pochi
secondi. Tutto questo è il Palio,
passione e storia di un’intera città. Un’eredità medievale che si
ripete ogni anno il 2 luglio e il 16
agosto. Le radici delle Contrade
senesi si perdono nella notte dei
tempi. Per alcuni risalgono alle
Compagnie Militari che difesero
la città nelle battaglie dell’antica
Repubblica. Per altri, la loro nascita è legata agli eventi ludici
tipici del Medioevo. In alcuni periodi sono state ben ottanta e dal
1729, anno in cui la governatrice
della città, la Serenissima Beatrice Violante di Baviera, ne fissò
i confini precisi (tuttora validi),
sono diciassette.
Oggi la vita di contrada ha assunto forme diverse, ma i valori della
solidarietà e del prestigio da difendere sono sempre gli stessi,
sia nel Palio sia nelle tante manifestazioni che costellano la vita
6
contradaiola. Prima del ‘600 il Palio si correva “alla lunga” per le
strade della città e senza fantini.
Poi, a metà del XVII secolo, si prese a correrlo “ alla tonda” e cioè
dentro la Piazza del Campo come
lo conosciamo oggi. Nel 1701 i
Palii divennero due, il 2 luglio (in
onore della Madonna di Provenzano) e il 16 agosto in onore della
Madonna Assunta in Cielo protettrice della città.
L’evento impegna la città intera
per tutto l’anno nell’organizzazione delle Contrade e nella preparazione dei cavalli (oggi più tutelati
grazie a diverse iniziative del Comune), poi impegnati nella “giostra” sull’anello della piazza. Per
conoscere il Palio, bisogna partecipare a tutti gli appuntamenti previsti dal quarto giorno prima della
corsa. I cavalli vengono assegnati
alle Contrade attraverso sorteggio, mentre la scelta del fantino
è di competenza delle singole
Contrade. Nei giorni precedenti la gara, si effettuano le corse
di prova per saggiare le capacità
dei cavalli e verificare il feeling
tra fantino e animale. Il Palio inizia con la cosiddetta “messa del
fantino” nella Cappella di Piazza
del Campo, poi c’è la segnatura
degli stessi nella Contrada che li
ha prescelti. Da questo momento
non sono più possibili sostituzioni. Nelle prime ore del pomeriggio
i giovani delle Contrade compiono
il rito della vestizione indossando
i fastosi abiti di foggia cinquecentesca, un onore che non ha
eguali. I gruppi di ogni Contrada
(le “comparse”) prendono quindi
parte al corteo storico che precede la corsa sempre all’interno di
Piazza del Campo. Gli alfieri sventolano le proprie bandiere accompagnati dal suono dei tamburi,
delle chiarine e dai rintocchi della
campana grande di Palazzo (Sunto). La tensione cresce fino all’ingresso del Drappellone (o Palio)
che sul Carroccio attraversa la
Piazza. Al termine del corteo, fanno ingresso i 10 cavalli che dal
punto di partenza o “mossa” danno vita ad una frenetica corsa per
tre giri dell’anello.
I cittadini sono impegnati
per tutto l’anno
nell’organizzazione
dell’evento e nella
preparazione dei cavalli
In tanti, scrittori e poeti, hanno
cercato di connotare il Palio nei
suoi tanti perché. “Gioco di concorde discordia”, “complessa
metafora della vita”, “Medio Evo
redivivo”, “suprema espressione
Il Drappellone (o Palio) attraversa Piazza del
Campo durante il corteo storico che precede
la corsa
7
Mete da scoprire > Siena e il Palio, passione e storia di un gioco eterno
di nazionalismo”, “cristianità e
paganesimo, virtù e vizi sociali”.
Ma per i senesi è solo la loro,
preziosa, insostituibile festa. Razionalità e irrazionalità, strategia
e fortuna, lealtà e prevaricazione: un mix di azioni e reazioni
intuibili, nella loro portata, solo
vivendo il Palio molto da vicino.
Aspettarlo, prepararlo, viverlo e
possibilmente vincerlo è un impegno che assorbe tutte le risorse
della ragione di diciassette popoli, tra di loro in sfida perenne. E
la vincita del Palio è rigenerazione
di una comunità intera, oltre che
gioia privata, perché vince anche
il singolo che è parte vitale della
Contrada.
E C’È ANCHE LA “NONNA”
DEL PALIO
È la nobile Contrada dell’Oca
Viverlo e (possibilmente)
vincerlo è un impegno che
assorbe tutte le risorse
della ragione di diciassette
popoli, tra di loro in sfida
perenne
quella che ha ottenuto il maggior
numero di vittorie, ben 66. Il secolo scorso però è ad appannaggio
della Contrada di Fontebranda,
che ha collezionato 20 successi. A dignitosa distanza ci sono il
Drago e Nicchio con 16 vittorie
e Giraffa e Valdimontone con 15.
Il Leocorno è invece la Contrada
rimasta più a lungo a secco di vittorie, ben 72 anni tra il 1704 e il
1776.
Il digiuno di vittorie, in una simpatica metafora della vita, si lega
al simbolo della “cuffia”: detiene
la cuffia la Contrada che da più
tempo non vince ed è chiamata
la “nonna” del Palio. Potrà cederla quando tornerà al successo.
La “vegliarda” oggi è la Contrada della Lupa che non vince dal
1989. La Contrada che per più
tempo ha tenuto la cuffia è sempre il Leocorno, 32 anni consecutivi tra il 1744 ed il 1776. Altra
curiosità è quella del “cappotto”,
cioè la doppia vittoria nel corso
dello stesso anno. È successo a
la Tartuca nel 1933 e alla Giraffa
nel 1997.
Quest’anno, le sette Contrade
che correranno di diritto la Carriera del 2 luglio sono: Giraffa,
Chiocciola, Drago, Tartuca, Selva,
Bruco e Aquila. Quelle che invece
correranno di diritto la Carriera
del 16 agosto sono: Drago, Giraffa, Pantera, Civetta, Istrice, Valdimontone e Leocorno.
Collegamenti giornalieri
BALTOUR per SIENA:
• da Roma 9 partenze
• da Milano e Bologna 5 partenze
• dalla Sicilia una partenza
• dalla Campania due partenze
di cui una notturna e una diurna
• dalla Puglia/Umbria due partenze
di cui una notturna e una diurna
• dall’Abruzzo sei partenze
di cui una notturna
• dal Piemonte due partenze
di cui una notturna e una diurna
• dal Veneto/Friuli due partenze
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Un momento piuttosto concitato del Palio (si ringrazia il Consorzio per la Tutela del Palio di
Siena per la gentile concessione delle foto a corredo del servizio e in copertina)
Giulianova e la magia
dei “caliscendi”
Mete da scoprire
Già nel nome raccontano la loro
storia e la loro antica funzione: il
lento “caliscendi” o “saliscendi”
nelle acque dell’Adriatico per la
pesca. Il tempo, come solo lui sa
fare, è riuscito a trasformarli in
elemento integrante del paesaggio, delle tradizioni e della cultura
di Giulianova, oggi moderna località turistica della provincia teramana nella parte nord della costa
abruzzese.
Situati sul molo sud del porto giuliese, i “caliscendi” sono bilance
a posto fisso con una caratteristica struttura protesa verso il
mare. Furono realizzate a inizio
Novecento e il loro impiego consentì di affermare una nuova e
innovativa modalità di pesca per
l’epoca. Sopravvissuti all’avvento
della motorizzazione nel settore,
Furono realizzati a inizio
Novecento e il loro impiego
consentì di affermare una
nuova modalità di pesca
riuscirono a conservare una loro
vitalità durante la Seconda Guerra Mondiale quando, con la requisizione delle barche per scopi
militari, i “caliscendi” servirono
all’approvvigionamento quotidiano del pesce. Oggi costituiscono
un’attrattiva del turismo locale,
tanto da essere stati inseriti in
una legge regionale che li tutela
insieme ai più noti “trabocchi”
della costa teatina (antiche macchine da pesca simili a palafitte
poggiate sul mare). I caliscendi si
Uno dei “caliscendi” situati sul molo sud del porto di Giulianova
raggiungono camminando o, perché no, pedalando in bicicletta
lungo il passaggio sul porto.
Appaiono così, in fila, silenziosi e
solitari quasi a voler raccontare a
chi sa ascoltarli gesti e tradizioni
marinare impresse nella storia di
questa terra. Suggestioni del passato, che diventano ancora più
emozionanti se vissute quando il
sole cresce dalla linea dell’Adriatico o il tramonto tinge di colori
tenui quello che qui, per tradizione, chiamano “Il Gigante che dorme”, il Gran Sasso d’Italia, vetta
più alta degli Appennini con i suoi
quasi tremila metri.
Oltre ai “caliscendi” merita una
visita l’intera area del porto, ristrutturato in anni recenti. La sua
è una storia antichissima che risale addirittura al tempo dei Pretuzi e poi dei Romani. Periodi di
ricchezza si sono alternati a periodi di decadenza fino a quando,
in pieno Novecento, il porto ha
assunto l’aspetto attuale ospitando una tra le prime dieci flottiglie
pescherecce d’Italia. Tra gli anni
Ottanta e i Novanta è stato invece
realizzato il porticciolo turistico,
capace di ospitare 250 posti barca. Il molo sud, in particolare, è il
luogo ideale per passeggiate nella stagione primaverile ed estiva.
Dal lungomare si sale poi a Giulianova Alta, l’antica “Castrum
Novum” poi “Iulia Nova” in onore
del suo fondatore, il duca Giuliantonio Acquaviva. I mutamenti
storici del nome aiutano a capire quanto sia ricca e articolata la
storia di questa cittadina. Come
9
Mete da scoprire > Giulianova e la magia dei “caliscendi”
altre località della riviera abruzzese, anche Giulianova si articola in una parte costiera e nel
centro storico, costruito nel XIV
Oggi sono un’attrattiva del
turismo abruzzese e vengono
tutelati insieme ai trabocchi
della costa teatina
secolo sulla sommità di una collina. Ed è qui che s’incontrano i
monumenti e i palazzi di maggior
interesse storico-culturale, ad iniziare dal rinascimentale Duomo
di San Flaviano che, con la sua
gigantesca cupola, domina tutta
la città. Molto suggestivi anche
il Belvedere sul mare in piazza
Vittorio Emanuele e, sempre nel
centro storico, il Santuario della
Madonna dello Splendore, luogo
di culto dove ogni anno ad aprile
si celebra la “miracolosa” apparizione della Vergine ad un umile
contadino, secondo tradizione popolare avvenuta nel 1557.
Infine meritano una visita la chiesa cinquecentesca di Sant’Antonio e quella di Sant’Anna, la cappella gentilizia dei Bartolomei e il
torrione detto “Il Bianco”, ultimo
residuo della cinta muraria eretta
in epoca medievale per difendere
la cittadina.
La spiaggia di Giulianova e, in lontananza, il porto
10
Collegamenti giornalieri
BALTOUR per GIULIANOVA:
• da Roma nove partenze
• da Milano e Bologna tre partenze
• da Perugia una partenza
• da Napoli una partenza
• dalla Sicilia una partenza
• dalla Puglia una partenza
• dalla Toscana sei partenze
di cui cinque diurne
e una notturna
• dal Piemonte due partenze
di cui una notturna e una diurna
• dal Veneto/Friuli due partenze
L’AREA MARINA PROTETTA TORRE DEL CERRANO
A pochi chilometri di distanza da Giulianova, tra i comuni di Pineto e Silvi, si trova l’Area Marina Protetta “Torre del Cerrano”. E’ uno “specchio
d’acqua” protetto che delimita sette chilometri di costa e si estende fino
a tre miglia nautiche. Il nome, “Torre del Cerrano” racconta la storia e
l’identità di questo territorio: il Cerrano, torrente che dalle colline di Atri
scende fino alla marina di Silvi, e poi la Torre, utilizzata nel XVI secolo
dagli Spagnoli come baluardo contro i pirati saraceni. Completamente
restaurato, il fortilizio s’affaccia fra le dune a due chilometri dal centro
della località balneare di Pineto. L’area marina è divisa in tre zone (con
differente grado di tutela) e protegge numerose specie animali, dagli
insetti ad “insolite” specie di uccelli come il fratino. Interessante infine
la vegetazione con stupendi esemplari di Giglio di mare e, per citarne
solo un altro molto raro, lo Zafferano delle spiagge.
IL PROGETTO “BIKE TO COAST”
Tutta la costa abruzzese unita dalla pista ciclopedonale più lunga d’Italia.
Il progetto si chiama “Bike To Coast” e, una volta realizzato, consentirà
di attraversare per intero in sella alle “due ruote” i 131 chilometri di
riviera che s’affacciano sull’Adriatico. Si potrà partire da Martinsicuro,
in provincia di Teramo, e, senza mai scendere dalla bici, pedalare sul
lungomare di 19 comuni fino ad arrivare a San Salvo, ultimo comune
abruzzese prima del Molise. La pista si svilupperà all’interno del Corridoio Verde Adriatico e dovrebbe essere completata entro la fine del 2014.
Consigli su dove alloggiare
A Giulianova Lido a 50 m dal mare
sorge il “Residence Gambrinus”
con appartamenti monolocali e
bilocali da 2 a 5 persone, vista
mare.
Piscina, servizio spiaggia.
La struttura è situata nella zona
denominata “Costa Verde” dove la
tranquillità ed il verde e i fiori sono
protagonisti.
Appartamenti a partire
da 310 euro a settimana.
www.residencegambrinus.it
11
La strada per Menfi
passa da Torino
Mete da scoprire
“La strada per Menfi e Tebe passa da Torino”. Era il 1824 quando
il decifratore dei geroglifici egizi
Champollion scrisse questa frase
diventata nel tempo il biglietto da
visita del Museo Egizio (il nome
per intero è Museo delle Antichità
Egizie). Da allora, studiosi da tutto il mondo, esperti e appassionati ogni anno si recano nel capoluogo piemontese per ammirare e
Oggi il museo piemontese è il
secondo nel mondo ed espone
circa 6.500 oggetti e 26mila
reperti
scoprire i mille tesori nascosti tra
le collezioni che si sono sovrapposte negli anni.
La storia del museo è affascinante: il primo oggetto giunto a Torino
fu acquistato nel lontano 1630 da
Carlo Emanuele I di Savoia. Era
la Mensa Isiaca, realizzata probabilmente a Roma nel I secolo
dopo Cristo per un tempio di Iside. Nel 1824 nasce formalmente
il “Regio Museo delle Antichità
Egizie”, il primo al mondo nel suo
genere, grazie all’acquisizione da
parte di Carlo Felice di Savoia
di un’ampia collezione, oltre cinquemila oggetti, riunita in Egitto
da Bernardino Drovetti. La moda
per il collezionismo delle antichità
egizie si fa ancor di più realtà. Le
collezioni crescono di acquisizione in acquisizione: sotto la guida
12
Il primo oggetto fu acquistato
nel lontano 1630 da Carlo
Emanuele I di Savoia
di Ernesto Schiapparelli – siamo
sul finire del XIX secolo – partono
nuovi scavi in tanti siti del Paese africano. Poi con la Missione
Archeologica Italiana, tra il 1900
e il 1935, in Italia giungono molti altri oggetti di scavo come era
d’uso all’epoca. L’ultimo arrivo
importante risale al 1970: è il
tempietto di Ellesija donato dalla
Repubblica Araba per il supporto
tecnico e scientifico durante la
campagna di salvataggio dei monumenti nubiani, minacciati dalla
costruzione dell’imponente diga
di Assuan.
Oggi il Museo Egizio espone circa 6.500 oggetti, più di 26mila i
reperti depositati tra vasellame,
statue frammentarie, ceste, stele
e papiri. Impossibile citare tutti i
capolavori del Museo. Tra questi,
ci sono la tomba intatta di Kha e
Merit, le statue delle dee Iside e
Sekhmet, quella di Ramesse, e il
Canone Reale anche conosciuto
come Papiro di Torino. Si tratta di
una fonte importantissima sulla
sequenza dei sovrani egizi di cui
elenca, in ieratico, la successione, l’età, e gli anni di regno.
Collegamenti giornalieri
BALTOUR per TORINO:
• da Roma e Napoli 4 partenze
di cui una notturna
• dalla Sicilia una partenza
• dalla Toscana/Umbria/Emilia
Romagna tre partenze
• dalla Puglia/Abruzzo/Marche
due partenze di cui una notturna
e una diurna
• dal Veneto/Friuli due partenze
Qui e nella pagina accanto alcuni pregevoli
pezzi dello “statuario” presenti all’interno
del Museo Egizio di Torino
13
Mete da scoprire > La strada per l’Antico Egitto passa da Torino
PERCORSO IN TRE MOSSE
CON GLI ALLESTIMENTI DI FERRETTI
IL MUSEO TRA PASSATO E FUTURO
CON NUMERI DA RECORD
Il percorso museale si articola in tre aree principali. Al Piano Ipogeo c’è la sezione dedicata “all’arte e ai saperi degli antichi Egizi”, un
progetto espositivo moderno che descrive tutta
la varietà e la ricchezza tecnica e artistica raggiunta dagli Egizi per soddisfare i vari aspetti
della vita quotidiana e religiosa. Al Piano Terra,
la sezione i “corredi funerari” raccoglie testimonianze fondamentali per comprendere la nascita e l’evoluzione di alcuni elementi-simbolo
della cultura funeraria egizia come i sarcofagi
e le misteriose “false porte” che stabilivano
punti di contatto tra il mondo dei vivi e quello
dei morti. Infine, sempre al Piano Terra, “Lo
Statuario e il Tempio di Ellesija” (riaperto dal
16 aprile) nello spettacolare allestimento del
premio Oscar Dante Ferretti che avvolge in una
suggestiva penombra alcuni tra gli elementi
scultorei più belli della civiltà egizia: per citarne solo alcuni, la celebre statua giubilare di
Ramesse II, le statue di Iside di Coptos e del
sacerdote astronomo Aanen, il sarcofago Gemenefherbak , il colosso di Sethy II.
Il successo crescente del Museo Egizio è confermato dai numeri: solo nel 2013 gli ingressi sono stati oltre 540mila. Superato dunque il record dei 537mila visitatori del 2006
quando, per le Olimpiadi Invernali di Torino,
il pubblico aumentò addirittura dell’86%. E
la crescita del Museo - da aprile guidato dal
giovanissimo direttore classe ’75, l’egittologo e docente universitario Christian Greco – è
confermata dai progetti in cantiere: già annunciate almeno due mostre l’anno, c’è poi il
progetto per realizzare magazzini a vista e restauri dei reper ti sotto gli occhi dei visitatori
e, soprattutto, c’è il previsto raddoppio delle
sale espositive che raggiungeranno i 12mila
metri quadrati. Il progetto di rifunzionalizzazione - con il secondo Museo Egizio del mondo completamente ristrutturato, ingrandito e
ammodernato - terminerà nella primavera del
2015, in tempo per l’Expo di Milano. Come
dire, a quasi 200 anni di distanza, le parole
di Champollion sono attuali più che mai: “La
strada per Menfi e Tebe passa da Torino”.
14
Uno dei sarcofagi della tomba di Kha e Merit che, con i suoi 500 oggetti, costituisce
la testimonianza preziosa della vita di una coppia di sposi intorno al 1400 a.C
Catania, la città
del Vulcano
Mete da scoprire
Catania e, sullo sfondo. l’Etna
15
Mete da scoprire > Catania, la città del vulcano
Catania, la città del Vulcano. È l’Etna, “colonna del cielo” come la
definì Pindaro, a disegnare dall’alto dei suoi oltre tremila metri l’insieme unico che questo territorio
offre a chi lo visita. Le acque cristalline della costa ionica lasciano
spazio alle vette innevate del Mungibeddu (sempre l’Etna in sicilano),
lo splendido barocco di chiese e
palazzi s’intreccia alla vitalità che
oggi vive la città. E, nei dintorni,
sono tutte da scoprire le meraviglie
nascoste nelle località e nei borghi
della provincia.
La “perla nera” dello Ionio sorge
su un lembo di costa rocciosa frastagliata. Distrutta ben sette volte
da eruzioni vulcaniche e terremoti, oggi è una città moderna che
conserva intatto il fascino della
sua storia. Un itinerario classico
a Catania non può che iniziare da
Piazza Duomo dove c’è la Cattedrale (costruita tra il 1078 e il 1093
dal conte Ruggero) con le reliquie
della patrona Sant’Agata. Al centro
della piazza, il simbolo della città,
la “Fontana dell’Elefante” o “Liotru” (dal nome di un negromante
catanese, Eliodoro o Diodoro) progettata da Gian Battista Vaccarini
e, sempre in
chiesa di San
piazza Duomo, Distrutta ben sette volte
Benedetto, la
il palazzo del
chiesa di San
da
eruzioni
vulcaniche
e
Municipio termiFrancesco Bornato sul finire terremoti, oggi è una città
gia, quella di
del XVIII secolo, moderna che conserva intatto
San Giuliano e
con la facciata
l’ex Collegio dei
il
fascino
della
sua
storia
principale opeGesuiti. Cuore
ra del Vaccarini.
pulsante della
Allo stesso pecittà è la cenriodo risale il seminario dei Chierici. tralissima via Etnea dove s’inconIl grande arco a destra della Catte- tra piazza Università con la sede
drale porta dritto a due piazze dove dell’ateneo catanese e Palazzo
si tiene il tradizionale mercato della San Giuliano. Ancora storia e arte
pescheria e, da qui, costeggiando nella Basilica Collegiata (1768)
via Dusmet, si può raggiungere il in cui sono custodite opere dello
porto, secondo dell’isola siciliana Sciuti e del Sozzi. Poco distanti, i
dopo quello di Palermo. Capolavo- famosi Quattro Canti di Catania.
ro del barocco è il fastoso Palaz- Sulla sinistra, Palazzo Minoriti e, a
zo Biscari dell’architetto Antonino seguire, la Chiesa dei Minoriti del
Amato, voluto da Vincenzo Paternò, Battaglia. Le splendide facciate baprincipe di Biscari. La fronte verso rocche dei palazzi settecenteschi
la marina è decorata con putti, conducono fino a Piazza Stesicofestoni, grottesche. Vivace anche ro, dove si trovano il monumento
il salone delle feste con rocailles, a Vincenzo Bellini, l’Anfiteatro Roaffreschi e specchi, a testimonian- mano del II secolo dopo Cristo e
za della raffinata vita dell’aristocra- la Chiesa di San Biagio, costruita
zia catanese del ‘700. Nel centro nel luogo del martirio della patrostorico spicca il Teatro Bellini, inau- na Sant’Agata. Merita una passeggurato nel 1890, che s’affaccia giata il grande giardino della Villa
sull’omonima piazza, mentre in via Bellini, costellato di alberi secolari,
dei Crociferi si trovano l’arco e la statue e fontane.
Cattedrale di Sant’Agata - Catania
Collegamenti giornalieri
BALTOUR per CATANIA:
• da Piemonte/Lombardia/
Emilia Romagna due partenze
di cui una notturna
• dalla Toscana/Umbria
una partenza
• da Marche/Abruzzo
una partenza
16
ANDAR PER BAROCCO
I FARAGLIONI DI ACI TREZZA
Il barocco siciliano si manifestò pienamente
in seguito agli inter venti di ricostruzione dopo
il devastante sisma che investì la Val di Noto
nel 1693. Nel Catanese c’è l’incantevole cittadina di Militello con palazzi come il Monastero Benedettino, il museo di San Nicolò,
le chiese di Santa Maria alla Catena, Santa
Maria della Stella e Santa Maria la Vetere.
Ricca di pezzi barocchi anche Acireale: il campanile a vela di Santa Maria del Carmelo, la
facciata di San Sebastiano, la Cattedrale o il
por tale in pietra lavica di Santa Maddalena.
C’è poi il barocco dei colori bianco e nero,
pietra lavica e pietra chiara di Comiso
che si alternano all’intonaco grigio ricavato dalla lava o ai por tali e alle cornici.
Di tutt’altro aspetto il barocco vivace delle
ceramiche e maioliche di Caltagirone mentre
a Vizzini, nell’universo di Giovanni Verga (la
famiglia era originaria del paese) ci sono pregevoli palazzi patrizi.
La natura a volte ci mette del suo, il resto lo fa il
mito. Siamo ad Aci Trezza, a pochi chilometri da
Catania. Qui il panorama è dominato dagli otto
faraglioni dei Ciclopi, pittoreschi scogli basaltici
residuo di una grande eruzione vulcanica sommersa risalente a ben 500 mila anni fa. La leggenda
narra che Ulisse, dopo l’assedio di Troia, nel suo
pellegrinaggio per tornare ad Itaca, approdò nell’isola della “Terra dei Ciclopi” dove chiese ospitalità a Polifemo che qui, insieme agli altri ciclopi,
preparava i fulmini per Zeus. Il gigante divorò però
alcuni compagni di Ulisse che, per salvarsi, lo fece
ubriacare e lo accecò. L’ira del ciclope si manifestò nel lancio di massi come cime di monti, i “Faraglioni di Acitrezza”. C’è anche un’altra leggenda,
quella dell’amore tra la ninfa Galatea e il pastorello Aci. Un giorno, Polifemo inviò un messaggero
a Galatea con l’intenzione di prenderla in sposa.
Al suo rifiuto, il ciclope schiacciò Aci sotto un macigno. Il pianto di Galatea fece compassione agli
dei che trasformarono il sangue del pastorello in
un bel fiume che scende dall’Etna e trova pace
nel mare. Ad attenderlo, l’abbraccio dell’amata.
I faraglioni di Aci Trezza
17
Sono cresciuto
a pane e impresa
Il personaggio > Intervista a Giordano Riello
di Matteo Giudici*
Giordano, tu sei un giovane imprenditore che non solo ha ereditato l’azienda ma ne ha creato
anche di nuove, come nasce questa passione?
«Non ricordo un momento preciso
dove è nato l’interesse da parte
mia e l’intenzione di improntare il mio cammino professionale
seguendo le orme imprenditoriali
Essere imprenditore non è
un lavoro, ma una vocazione
a vedere i problemi
come opportunità
della mia famiglia. Sono cresciuto
a “pane e impresa”. Imprenditore
non si diventa, l’animo imprenditoriale, la propensione al rischio,
il porsi ogni giorno difronte a nuove sfide, vedere i problemi come
opportunità, sono stati d’animo
che hai nel sangue e crescono e
si sviluppano con te anno dopo
anno, giorno dopo giorno. Per
anni ho sempre pensato che sarei diventato pilota, ho fatto diversi corsi accumulando diverse licenze di volo, e dopo anni passati
con la cloche fra le mani, mi sono
trovato con la cloche dell’impresa davanti a me, mettendomi in
gioco anche come imprenditore di
prima generazione avendo creato
una start up assieme ad altri due
amici».
18
Qual è il tuo primo ricordo del
“pane e impresa”?
«Il primo ricordo che mi viene in
mente quando penso alla nostra
azienda è legato alla mia infanzia. Quando ero ancora un bambino era quasi un rito, la domenica
mattina, andare in fabbrica con
mio nonno Giordano che con lo
stesso entusiasmo mi spiegava
tutte le settimane il funzionamento delle macchine, come funzionavano le linee di montaggio e cosa
in queste venisse prodotto, le novità che avevano in progetto e le
mille idee diverse per migliorare
sempre più i nostri prodotti. Pur
essendo i processi produttivi non
diversi di settimana in settimana
non mi sono mai stancato di sentirlo raccontare, era un racconto
sempre uguale ma totalmente diverso perché sempre carico di un
forte entusiasmo e di una incredibile comunicatività».
Cosa significa per te fare impresa?
«Il pensiero che ogni giorno mi
accompagna quando spengo le
luci ed esco dall’ufficio è sempre
uno e sempre lo stesso: anche
oggi siamo riusciti a garantire la
serenità a tutti i nostri dipendenti. Questo è il principale pensiero
che mi permette di dormire sereno la notte. Avere 1600 dipendenti e quindi 1600 famiglie è
un’importante responsabilità sociale, per me e la nostra famiglia
il principale impegno. Il secondo
pensiero che mi fa compagnia nel
tragitto in macchina fino a casa è
come poter migliorare ed efficientare la produzione, migliorare il
prodotto e cercare nuovi mercati
worldwide da poter aggredire e
“conquistare”».
Tu sei un imprenditore giovane,
ma cosa significa esserlo oggi?
«Essere imprenditore non è un lavoro, essere imprenditore è una
vocazione! È qualcosa che ti senti
dentro, uno stimolo che ti attraversa le vene, voglia di creare,
raggiungere obbiettivi sempre più
difficili e vedere in ogni difficoltà
un’importante opportunità. Mi
piace ricordare una frase di Henry Ford: “ ..quando tutto sembra
essere contro, ricorda che l’aereo
decolla contro vento, non con il
vento in coda.”, questo è essere
imprenditore, essere comandanti
di questo aereo e abbracciare il
vento contrario, che spesso sono
i problemi, a favore della tua impresa per permettergli di decollare e salire sempre più in alto nel
cielo, che sono i mercati».
Sappiamo che sei molto impegnato anche nell’associazionismo, puoi parlarcene?
«Parallelamente alla vita imprenditoriale sto costruendo un percorso di vita confindustriale. Dal
2009 sono iscritto al gruppo
dei Giovani Imprenditori di Unindustria Rovigo, dove dal 2012
ricopro la carica di Vicepresiden-
te del Gruppo e da aprile dello
scorso anno sono uno degli otto
rappresentanti del movimento dei
Giovani Imprenditori nella Giunta
Nazionale guidata dal Presidente
di Confindustria Giorgio Squinzi.
Confindustria è stata ed è tutt’oggi una palestra importante ed
una grande opportunità di crescita e maturazione sia dal punto di
vista umano e di relazioni e sia
dal punto di vista imprenditoriale.
L’essere imprenditore è uno stimolo continuo ed essere Giovane
Imprenditore lo è ancora di più!
I giovani rappresentano il futuro
del nostro Paese e, proprio per
questo, crediamo che sia necessario metterci in gioco per poter
costruire su basi solide il futuro
che ci troveremo a vivere e guidare».
Cosa rappresentano oggi Confindustria e il movimento dei Giovani Imprenditori?
«Confindustria rappresenta un
interlocutore naturale fra impresa, società e politica. Proprio per
questo motivo con il Gruppo dei
Giovani Imprenditori di Confindustria del Veneto abbiamo messo
a punto, dopo otto mesi di lavoro,
una proposta di Riforma Elettora-
le che crediamo possa essere un
mezzo utile per collaborare al rinnovamento del nostro Paese. Con
coraggio vogliamo superare la logica della protesta, cercando con
pragmatismo di fare un ulteriore
passo in avanti verso il miglioramento dell’Italia. In questi studi
è emerso che la prima esigenza
dell’Italia è la riorganizzazione
dell’apparato pubblico in modo da
garantire l’efficiente governabilità
La crisi degli ultimi
cinque anni non è stata solo
economica ma anche
sociale e di valori
dello Stato, l’effettiva rappresentanza della volontà popolare e la
responsabilizzazione della classe
dirigente. Siamo sì imprenditori e
Confindustriali ma siamo, prima
di tutto, cittadini Italiani che credono ancora nel loro Paese e nelle enormi potenzialità che questo
può avere se vicino ad una impresa valida si affianca una politica
altrettanto autorevole. Questo
progetto, come tanti altri, è stato
frutto di serate sottratte spesso
alla famiglia e trascorse assieme
ad altri Giovani Imprenditori. Questo è uno spirito che non si può
descrivere o raccontare, sono
emozioni che si condividono assieme con il sogno di poter dare
il proprio contributo alle imprese,
ai cittadini ed alla nostra Italia.
Questa è per me Confindustria e
questo è il Movimento dei Giovani
Imprenditori».
Nel ringraziarti per il tuo contributo e il tuo impegno vorrei
chiederti un consiglio che ti sentiresti di dare ai ragazzi giovani
e meno giovani che vorrebbero
fare impresa o la stanno già facendo.
«Da giovane ai giovani non mi sento di dire cose trascendentali, mi
piace ricordare una frase di San
Francesco d’Assisi: “Cominciate
col fare ciò che è necessario, poi
ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile”. Crediamo e credete in
quello che fate e soprattutto, fatevi guidare da uno spirito etico e
morale perché la crisi che ha accompagnato questi ultimi cinque
anni non è stata solo economica
ma anche sociale e di valori».
*Vice Direttore “Quale Impresa” (rivista dei Giovani Imprenditori di Confindustria)
19
Made in Italy,
cosa c’è di meglio?
Arte & Dintorni
di Sergio Di Sabatino
“Con l’espressione made in Italy,
si indica il processo di rivalutazione della produzione artigianale e
industriale italiana che ha spesso
portato i prodotti italiani ad eccellere nella competizione commerciale internazionale. La dicitura
made in Italy è diventata negli
anni un vero e proprio marchio
(brand)” (da Wikipedia).
Secondo uno studio,
abbigliamento, cibo
ed arredamento valgono
insieme l’80 per cento
dell’intera produzione
italiana
Non è una novità la propensione
tutta italiana verso l’estetica, il
bello ed il buon gusto e non è una
novità l’apprezzamento che tutto
il mondo ha nei confronti di queste nostre capacità.
Secondo uno studio condotto da
Databank di Cerved Group, le ormai famose ‘tre F’ del made in
Italy, Fashion, Food & Furniture
ovvero abbigliamento, cibo ed
arredamento, valgono assieme
l’80% dell’intera produzione italiana. Ciò significa che su poco
meno di 550mila aziende manifatturiere presenti in Italia, il
16% è rappresentato dal settore
fashion, il 12% dal food ed il 5%
dal furniture.
20
All’estero, infatti, i prodotti italiani hanno nel tempo guadagnato
una fama, con corrispondente
vantaggio commerciale, tale da
costituire una categoria a sé in
ciascuna delle merceologie rispettivamente interessate.
D’altronde non è un caso che i
clienti di tutto il mondo percepiscano il life style italiano come il
giusto mix di estetica e qualità,
tipico di un’eleganza tutta italiana. Uno stile celebrato in tutto
il mondo attraverso mostre, appuntamenti e omaggi: l’ultimo in
ordine cronologico al Victoria And
Albert Museum. La city londinese
dedicherà ad aprile un importante omaggio allo stile italiano ed
al contributo che le nostre firme
hanno dato a tutto il fashion system mondiale.
Ma è nel corso del tempo che il
Made In Italy è diventato un vero
e proprio brand (stando alle dichiarazioni del Ministero degli
Esteri sarebbe il terzo brand più
conosciuto al mondo, dopo Coca
Cola e Visa). Tanto che l’Italia è
diventata il primo paese esportatore di prodotti tessili ed il secondo per l’esportazione di meccanica ed elettrodomestici, preceduti
solo dai tedeschi.
Sono generalmente riconosciute
al prodotto italiano, o quantomeno ci si attende che esso presenti, notevoli qualità di realizzazione, cura dei dettagli, fantasia del
disegno e delle forme, durevolezza.
Alcuni esempi del “Made in Italy”
GLI IMPRESSIONISTI
AL VITTORIANO
Dai dati diffusi dal Ministero
degli Esteri, quello italiano
è il terzo brand
più conosciuto nel mondo
dopo Coca Cola e Visa
Questo appeal viene costantemente affermato dalla grande capacità imprenditoriale del popolo
italiano in progetti o eventi che
confermano sempre più l’Italian
know how nel mondo.
Parliamo del recente progetto Eataly che si propone di realizzare
nelle città chiave nel mondo punti
vendita di alimentari ed enogastronomia italiana di grandi dimensioni comprendendo decine
di ristoranti al suo interno.
Parliamo della altissima qualità
della produzione di arredi in Italia
rispetto all’estero tale da far diventare il Salone del Mobile di Milano l’evento più importante del
settore al livello mondiale capace
di portare nel Bel Paese operatori
del settore provenienti dalle più
remote nazioni.
Parliamo della Fashion week organizzata sempre nel capoluogo
lombardo che, insieme alle settimane della moda di Parigi e New
York, decreta ogni anno le nuove
tendenze dell’abbigliamento.
Questo è soltanto un piccolo accenno alle grandi capacità di una
grande nazione.
Molto spesso soltanto andando
all’estero ci si rende conto di
quanto il saper fare italiano (e
non know how!) sia apprezzato
contraddicendo quella tendenza
all’autocommiserazione, anche
questa tipicamente italiana.
FRIDA KAHLO ALLE SCUDERIE
DEL QUIRINALE
Un grande omaggio della Capitale all’esuberanza artistica
di Frida Kahlo a sessant’anni
dalla sua scomparsa. Resterà
aperta fino al 31 agosto, alle
Scuderie del Quirinale, la mostra dedicata alla donna-simbolo dell’avanguardia artistica
messicana e al suo rapporto
con i movimenti della sua epoca, dal modernismo messicano
al surrealismo internazionale. È
la prima retrospettiva in Italia
sull’artista: circa 130 le opere
esposte, un corpus di capolavori assoluti provenienti dalle
principali collezioni pubbliche
e private in Messico, Stati Uniti ed Europa. Tra questi, oltre
quaranta straordinari ritratti e
autoritratti tra cui il celebre “Autoritratto con collana di spine”
del ‘40 e i ritratti realizzati da
Nickolas Muray negli anni ’40.
La progettazione e il catalogo
sono curati da Helga PrignitzPoda, specialista dell’opera di
Frida Kahlo. Oltre all’esposizione romana, dal 20 settembre
al 15 febbraio 2015, a Genova
si ripercorrerà l’universo privato di Frida con la mostra ‘Frida
Kahlo e Diego Rivera’.
Per la prima volta a Roma in
mostra le straordinarie opere
realizzate dal 1848 al 1914
dai grandi maestri francesi, da
Gaugain a Monet, da Degas a
Van Gogh, fino a Manet, Corot
e Seurat per citarne alcuni.
L’esposizione “Musée d’Orsay.
Capolavori” sarà ospitata al
Complesso del Vittoriano fino
all’8 giugno. Settanta in tutto
le opere in mostra attraverso
un percorso articolato in cinque sezioni: l’arte dei Salon,
nucleo originario della collezione; il rinnovamento della pittura di paesaggio ad opera della
Scuola di Barbizon; la modernità ritratta dagli impressionisti;
infine l’evolversi del linguaggio
pittorico post impressionista
fino ad arrivare alle avanguardie del XX secolo.
E A MILANO C’È KLIMT
Resterà aperta fino al 13 luglio, all’interno del Palazzo Reale di Milano, la mostra “Klimt.
Alle origini di un mito” promossa dal Comune e realizzata in
collaborazione con il Museo
Belvedere di Vienna. Venti gli
oli del “padre della Secessione” nell’esposizione curata
da Alfred Weidinger, studioso
del maestro viennese e vice
direttore del Belvedere. La riproduzione dell’originale del
“Fregio di Beethoven”, esposto
nel 1902 a Vienna, occuperà
un’intera sala “immergendo”
il visitatore nell’opera d’arte
totale, massima aspirazione
degli artisti della Secessione
Viennese sulle note della Nona
sinfonia di Beethoven. La mostra si propone di indagare i
rapporti familiari e affettivi di
Klimt, esplorando gli inizi della
sua carriera alla Scuola di Arti
Applicate di Vienna e la sua
grande passione per il teatro e
la musica.
21
Le Virtù teramane,
rito collettivo
e trionfo di sapori
Ricette locali
Le protagoniste assolute
della ricetta sono le donne
teramane o, per dirla meglio,
la loro antica “virtù”
nel preparare una pietanza
così complessa
È il piatto per eccellenza della gastronomia teramana ma guai a chiamarlo “minestrone” . Perché le “Virtù”
hanno una storia molto più nobile e
antica. Più “virtuosa” appunto. Tra
cultura e tradizione popolare, quello
delle “Virtù” è innanzitutto un rito
22
collettivo che si consuma una sola
volta l’anno in ogni angolo della cittadina a nord dell’Abruzzo (ma ormai
un po’ in tutta la provincia). La data
scelta è il primo maggio, giorno di
festa ma anche momento simbolico
di passaggio dal freddo rigore della
natura invernale ai nuovi sapori e colori che la nuova stagione regala. Le
protagoniste assolute della ricetta
sono le donne teramane o, per dirla meglio, la loro antica “virtù” nel
saper preparare una pietanza così
complessa unendo - senza buttar via
nulla - gli avanzi rimasti in dispensa
dopo l’inverno con le primizie della
primavera.
E gli ingredienti sono un autentico
omaggio a questo scorrere della
natura e ai suoi cambiamenti: fave
e piselli per i legumi freschi, fagioli e lenticchie tra i legumi secchi,
verdure fresche di stagione come
bietola, indivia, lattuga, borragine,
cicoria e spinaci. E, ancora, carne
di manzo macinata, pasta mista
di grano duro, ed erbe aromatiche.
Insomma, un trionfo in onore della
terra e dei frutti che solo lei sa dare
(le “Virtutes” che gli antichi Romani
consumavano, guarda un po’ anche
in questo caso il primo maggio)
Pietanza complessa dicevamo, perché l’abilità e la pazienza delle cuoche - ed ecco un’altra declinazione
della virtù - sta nel saper unire, ren-
Ricette locali > Le Virtù teramane, rito collettivo e trionfo di sapori
dere in qualche modo armonioso,
questo lungo elenco di ingredienti
e farne qualcosa di davvero unico,
diverso da qualsiasi minestrone. Per
farla breve, per arrivare ad avere un
piatto di “virtù” occorrono almeno
due giorni: ogni singolo prodotto va
cotto separatamente perché ciascuno di essi ha un suo tempo di cottura. Solo al termine vengono uniti tra
loro e amalgamati in un’unica caldaia. Non c’è ristorante, locanda o
casa teramana che il primo maggio
non offra a ospiti e turisti questa delizia della cucina povera teramana. E
c’è anche chi, a ragione, l’ha definita una ricetta “low cost”. Nel piatto
delle “Virtù” finiscono solo verdure
e prodotti che già si hanno in casa
o che si raccolgono tra i campi. Non
L’abilità sta nel rendere in
qualche modo armonioso
questo lungo elenco di
ingredienti e farne qualcosa
di unico, diverso da qualsiasi
minestrone
gli arrosticini di pecora, autentico
simbolo della cucina abruzzese nel
mondo. Dulcis in fundo, non può
mancare in tavola un buon bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo Docg
“Colline Teramane”.
LE REGOLE DA RISPETTARE
Le “Virtù” sono un piatto doc.
Da due anni il piatto teramano
è entrato di diritto nell’elenco
nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali. Questo
grazie al disciplinare stilato da
esperti che elenca le regole per
preparare la ricetta originale:
dagli ingredienti alla cottura,
dagli “attrezzi del mestiere” ai
locali di lavorazione. Insomma,
un vero codice della tradizione
per evitare “falsi d’autore”. Sulla base del disciplinare, i ristoranti aderenti all’“Associazione
Ristoratori Teramani dentro le
mura” si fregiano del marchio
“Qui si fanno le vere Virtù della
tradizione teramana” e si impegnano a proporre il piatto storico cucinato secondo l’antica
“virtù” delle cuoche teramane.
DOVE ASSAGGIARLE
Tra i locali dove assaggiare un
buon piatto di “Virtù”, a maggio, ci sono ovviamente quelli
dell’“Associazione
Ristoratori
Teramani dentro le mura” come
la Cantina di Porta Romana di
Marcello Schillaci. In un’originale replica di una cantina anni
‘50/’60, ripropone fedelmente
sapori e odori dei piatti tipici della gastronomia teramana. Fedeli
al disciplinare della ristorazione
tipica locale sono anche l’Antico
Cantinone, situato in uno dei palazzi più antichi della città proprio
a due passi dal Duomo medioevale in piazza Martiri della Libertà; il ristorante “La Locanda del
Proconsole”, in via Veneto, specializzato nella cucina teramana
ed abruzzese; e il ristorante “I
Carati di Bacco”, situato in piazza Sant’Anna, davanti ai resti di
una sontuosa villa romana del
I secolo avanti Cristo. Lungo il
corso “vecchio” si trova invece
l’Enoteca Centrale, locale storico
e da sempre punto di ritrovo per
la città.
serve altro. In natura (e in cucina)
tutto si può riutilizzare e riciclare. Basta avere un pizzico di virtù…
Ma, per gli amanti della buona tavola, la gastronomia teramana offre
tante altre ricette da assaporare
in ogni periodo dell’anno: si va dai
maccheroni alla chitarra, con le
pallottine di carne alle “scrippelle
mbusse” (crespelle bagnate con
brodo di gallina) fino al timballo teramano, pietanza anch’essa a base
di crespelle disposte a strati e con
ripieno di sugo. E poi i secondi, su
tutti il tacchino alla canzanese con
la gustosissima gelatina, la famosa
porchetta le cui origini risalgono al X
secolo avanti Cristo e, immancabili,
La “Cantina di Porta Romana” a Teramo
23
LA GERUSALEMME SENZA TEMPO, LA TEL AVIV SENZA ORARI.
LA TUA VACANZA,
ANIMA E CORPO.
A partire da
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UN PAESE, UN ALTRO MONDO.
E l’estate della
donna si veste
di flower power
Moda & Tendenze
Voglia di coprirsi di fiori, di essere colorate, di buttarsi alle spalle
il grigiore invernale e - ammettiamolo pure - la cupezza di quest’era fatta di crisi e spread. In una
parola, voglia di flower power. Le
passerelle hanno lanciato il nuovo must e adesso il trend floreale
si fa spazio tra guardaroba e accessori. Sarà questa insomma la
tendenza per la primavera-estate
2014. Da Dolce&Gabbana a Prada, da Alberta Ferretti ad Antonio
Marras, gli stilisti quest’anno vogliono le donne come tanti “giardini colorati”, allegre, magari un po’
bucoliche ma sempre eleganti.
E se il motivo floreale non sa proprio di novità, ecco le rivisitazioni
in chiave sporty con fiori stampati
su spezzati o messi a contrasto
con forme geometriche. Poi ancora fiori in stile tropicale su pellicce eco multicolore, tulipani stilizzati su leggerissimi cappottini
anni ’70. Dalle sfilate newyorkesi
arriva la variazione con trame floreali in stile tapestry, proposte in
ogni colore, lavorazione ed effetto
e le originalissime proposte in stile etnico e azteco.
Sui colori non c’è dubbio alcuno,
a farla da padrone sono quelli pastello, dolci e delicati, mescolati
però a colori fluo alla ricerca di
nuove e stravaganti combinazioni. Per gli outfit, sempre in ascesa inarrestabile i leggins, natural-
Le passerelle hanno lanciato
il nuovo must e adesso
il trend floreale si fa spazio
tra guardaroba e accessori
mente a fiori, mentre tornano di
moda le t-shirt magari con stampe in stile hawaiano che fanno
già pensare alle calde giornate
estive al mare. Per chi può permetterselo c’è anche il crop top,
la magliettina super corta, un po’
osè ma davvero di moda quest’estate.
Sì alla camicia, un pezzo facile facile che sta sempre bene a tutte.
Pollice verso per la blusa, che fa
tanto demodè. La gonna resta un
altro must e non richiede forme o
fantasie particolari. Le passerelle
milanesi suggeriscono long skirt
à la gitana e mini viniliche che
fanno molto anni ’80. Perfette
poi le gonne semplici in stampa
floreale o gli abiti lunghi a fiori con
biker boots ai piedi. La primaveraestate 2014 segna infine anche
il ritorno dell’abbinamento jeans
e felpa, loggata o con fantasie da
abbinare a pantaloni più morbidi.
Un ultimo suggerimento prima
dell’estate? Se avete gambe al
top, comprate un paio di culotte,
potrete concedervi passeggiate
sul lungomare con un articolo
25
Moda & Tendenze > E l’estate della donna si veste di flower power
che sembra rubato al mondo dei
costumi. L’abbinamento perfetto
è con la brassiere (il reggiseno a
fascia).
In conclusione, la bella stagione
spinge alla fantasia e alla
creatività, non siate mai scontate
ma sempre originali e colorate.
Floreali, ma senza strafare.
Ballerine o sandalo sportivo,
ecco tutte le novità
Per la primavera-estate le scarpe dovranno essere comode.
Non a caso i trend saranno le
ballerine e il sandalo sportivo
o alla schiava. Molto adatto
per le passeggiate estive, ma
non solo, anche questo tipo di
calzatura sarà ultraflat e unirà
colori sgargianti e suole in cuoio o gomma, stile piscina. Tantissime le sneakers colorate e
a fantasie, mentre finalmente
tornano di moda le zeppe con
il supertacco decorato per non
passare inosservate.
Altro capitolo, le borse: i modelli proposti parlano addirittura di
un ritorno dello zaino a spalla
insieme alle clutch (da usare
anche a tracolla), all’intramontabile bauletto e alle pochette
da tenere in mano.
La parola d’ordine, anche in
questo caso, è comodità.
26
Dalle collane giganti agli
ear cuff al posto
degli orecchini
Costumi, il segreto
è osare con forme, colori
e abbinamenti
Faranno tendenza le collane,
molto grandi, e, per restare nel
flower style, quelle fatte con
piccole composizioni di tessuti
e fiori colorati ricamati. Andranno i bracciali come catene con
ciondoli, tanti e di ogni forma.
Anche per gli anelli, meglio se
multipli uniti da decorazioni.
Per gli orecchini, molto originale è l’ear cuff, un orecchino che
decora non solo il lobo dell’orecchio ma anche tutto il suo
contorno esterno. Infine gli occhiali, i nuovi modelli che ci accompagneranno durante la bella stagione avranno montature
dai tagli precisi e delineati. A
farla da padrone saranno i cateye (a forma di occhi di gatto,
appunto) e le montature colorate, soprattutto quelle bianche.
Le tendenze per la moda mare
2014 arrivano direttamente da
Oltreoceano e dalle sfilate di
Miami. Protagonisti sulle passerelle e poi sulle spiagge, i
costumi interi che tornano in
auge grazie a modelli avvolgenti
e sensuali. Il segreto è comunque quello di essere trendy e
osare con le forme, i colori e gli
abbinamenti. Che sia un bikini,
un trikini o un costume intero,
l’estate 2014 vuole donne sicure di sé in costume, pronte a
stupire puntando sulla propria
femminilità e sensualità.
La mia avventura
all’Ariston con Noemi
Che musica!
Il compositore Enrico Melozzi parla della sua seconda esperienza al Festival con
la cantautrice romana e del rapporto con la musica e con le radici abruzzesi
Enrico Melozzi non è soltanto un
raffinato compositore ma anche
un musicista eclettico in grado
di saltare da un genere all’altro
con grande naturalezza. Emozionò un’intera città quando, alcuni
anni fa, scrisse ed eseguì la sinfonia per la riapertura del Duomo di
Teramo dopo i lavori di restauro.
Oggi il suo è un nome conosciuto
in ambito nazionale grazie anche
alla collaborazione con Noemi,
che ha diretto nelle ultime due
edizioni del Festival di Sanremo.
mezzoretta nel cosiddetto ‘green’
di essere chiamati. Un luogo
umido dove la musica e i suoni
esterni arrivano ovattati e in
ritardo. Oppure sei costretto a fare
cinque piani a piedi dal camerino
al palco. E poi all’improvviso si
viene scaraventati davanti al
pubblico. Un’emozione incredibile
e un caldo pazzesco. Insomma,
una situazione piuttosto estrema.
(risate)».
ha deciso di ripetere. Di questo
sono stato molto felice. Peraltro
avevo già ricevuto una proposta
da Frankie Hi-nrg, con cui ugualmente mi sarebbe piaciuto collaborare. Però ho fatto una scelta
per potermi dedicare con calma
a un unico progetto. In fondo se
Frankie H-nrg mi aveva chiamato,
era per via della mia esperienza
con Noemi. Un’esperienza che mi
ha arricchito molto e di cui sono
Enrico Melozzi e Noemi​​durante l’esibizione a Sanremo
E poi all’improvviso
si viene scaraventati
davanti al pubblico.
Un’emozione incredibile
e un caldo pazzesco
Sanremo, per un musicista, è un
luogo unico. Lo dicono tutti. È
stato così anche per te?
«Sì, senza ombra di dubbio
Sanremo è un luogo unico. C’è
un’energia particolare che si
respira su quel palcoscenico.
Oltre alle mille diavolerie tecniche
a cui bisogna stare attenti e che
ti mettono in tensione perché la
minima interferenza potrebbe
modificare lo stato delle cose e
la tua performance. Pensa che
i musicisti e i cantanti, prima
dell’esibizione, attendono una
Come hai iniziato a collaborare
con Noemi?
«Noemi venne a sentire un mio
concerto con Sarah Jane Morris.
Le piacque e decise di proporre
a lei di essere ospite del suo disco e a me, che ero anche il produttore di quell’esperienza, di
arrangiare alcune sue canzoni.
Da qui l’approdo a Sanremo con
‘Sono solo parole’. Un’esperienza che andò molto bene e che lei
molto contento. Abbiamo lavorato
moltissimo sui suoni e sull’esecuzione dal vivo con l’orchestra,
cosa che credo abbia fatto la differenza».
Da compositore classico e sinfonico quale sei, com’è il tuo rapporto con la musica leggera?
«Non mi sono mai posto un problema di dignità della musica. Per
me la musica che suono è tutta
27
Che musica! > La mia avventura all’Ariston con Noemi
bella. Le differenze vengono fatte da quelle persone che non dominano bene o non
vogliono approfondire i vari generi. È anche
un problema di ricerca dell’anima di una
musica. Lavorando molto per il cinema, a
me capita spesso di passare da un genere
all’altro. Così come ho sperimentato tanti
stili e tanti linguaggi, dal rock al funky al rap
e all’elettronica, nella mia esperienza musicale. Ed è bello così».
Quando la telecamera ti ha inquadrato per
qualche secondo, hai sibilato un “Forza Teramo” a sostegno della tua città. Le radici,
per un artista come te, sono importanti?
«È stato un gesto spontaneo, la dimostrazione di vicinanza a una città, la mia Teramo, in
cui tante persone si danno da fare e lottano
per cambiare le cose e invertire la tendenza
anche in silenzio. Le radici, per uno come me
che si reputa un artigiano più che un artista,
sono fondamentali. E la mia sfida è quella di
mettere la musica al servizio di qualcosa».
LIBRI
A cosa stai lavorando in questo momento?
«L’organizzazione della terza edizione
dell’happening dei cento violoncelli a Milano, e un film con Gianni Di Gregorio, il regista di “Pranzo di ferragosto”, che ora sta
girando il nuovo, intitolato “Buoni a nulla”.
Se ne sentirà parlare».
Un vademecum per genitori
alle prese con figli “social”
I social network sono luoghi virtuali
nei quali ogni giorno milioni di persone
conducono un’esistenza informatica
parallela a quella reale. In Italia,
7 ragazzi su 10 sono registrati su
Facebook che, con la sua comunità
di oltre 900 milioni di iscritti, può
essere considerato il social network
più importante a livello globale.
Anche se i ragazzi di solito hanno
più dimestichezza dei genitori con
le nuove tecnologie, non è detto
che siano in grado di comprendere
i rischi sociali e legali che possono
derivare dalla pubblicazione online di
contenuti e informazioni personali. In
28
Enrico Melozzi si esibisce con il
suo violoncello durante un concerto​
(foto di Antonio Di Sabatino)
questo vademecum di rapida e agevole
consultazione, che sta riscuotendo un
successo inaspettato nel corso delle
presentazioni che si svolgono lungo lo
Stivale alla presenza del suo autore,
Giammaria de Paulis, imprenditore ed
esperto del web, troverete non solo una
panoramica completa e aggiornata dei
pericoli connessi all’uso di Facebook
da parte dei minori, ma anche gli
strumenti per educare i vostri figli a un
uso corretto e consapevole del social
network, aiutandoli a proteggere la loro
sfera privata da intrusioni malevole
ed agire nel rispetto delle regole
di comportamento e della privacy.
(Giammaria de Paulis, Facebook:
genitori alla riscossa, Galaad Edizioni,
2012, pagg. 172).
L “spesa
La
tecnologica”
per casalinghe
poco disperate
Mondo tecnologico
Fare la spesa non è stato mai
così semplice. Basta poco per
dire addio a liste interminabili di
cose da comprare e corse tra gli
scaffali alla ricerca di quel prodotto “che ci piace tanto”. A riempire il carrello oggi ci pensa l’app
e l’ora della spesa non fa più paura. Le applicazioni scaricabili da
smartphone sono già molte e si
moltiplicano a vista d’occhio.
Fanno praticamente di tutto: preparano l’elenco degli acquisti, ti
trovano il supermercato sotto
casa e “spulciano” tra le offerte
andando a caccia del prezzo più
conveniente. E in tempi di crisi
non è poco.
Eccone alcune adatte a “casalinghe disperate”, mariti indaffarati
e single alle prese con la spesa
quotidiana. Cè MyShopi che in
tempo reale ti dice quanto stai
spendendo, oppure “La mia spesa” che consente di creare liste
di oggetti da comprare, impostare quantità e prezzo e aggiungere persino un’immagine. C’è poi
GroceryZen (non è gratuita, ma
costa appena 1.79 euro) che fa
segnare comodamente a casa
tutte le cose da acquistare e consente di spuntarli una volta nel
supermercato. Se poi dovessero
mancare degli ingredienti, si possono aggiungere senza alcun limite. Con quest’app si può anche
salvare una ricetta completa in
modo da avere in automatico tutti
i prodotti necessari. Altra funzione, la lista può essere inviata via
mail in modo da condividerla con
chi si vuole.
Per risparmiare utile è DoveConviene che offre una raccolta di
volantini e offerte di negozi e
supermercati per non incappare
in costose sorprese al momento
dell’acquisto. Ultimoprezzo.com
è l’app che via GPS fornisce l’elenco dei negozi più vicini e, per
i prezzi, fa un vero e proprio confronto dei prodotti ricercati (basta
inserire il nome o utilizzare il lettore di codici a barre incorporato)
per scoprire tutte le promozioni e
i sottocosti selezionati quotidianamente dalla redazione.
Anche Risparmio Super permette di individuare i singoli prodotti
al prezzo più basso o consultare
volantini e fare veloci ricerche su
singoli supermercati.
Per gli appassionati delle carte
fedeltà c’è invece Menopercento, l’applicazione con geolocalizzazione che dice all’utente dove
e quando usare le sue card, con
quali vantaggi e risparmi.
C’è un’app anche per gli “sbadati cronici”: è Out of Milk con cui
appuntare il proprio elenco spesa, stilare la lista della dispensa
prima di andare al supermercato ed evitare così di trovarsi ad
acquistare doppioni una volta in
negozio. Non tutti però sono appassionati di tecnologia e c’è chi
non riesce proprio a rinunciare ai
vecchi post-it gialli. Ecco allora
un’idea originale e un po’ vintage
tutta per loro. Si chiama Paperback e raccoglie 80 fogli adesivi
da attaccare allo smartphone.
La lista della spesa in questo
modo è salva, perché attaccata
all’ormai inseparabile cellulare.
29
L’informatica?
Il futuro è lì ma noi
italiani lo snobbiamo
Mondo tecnologico
Intervista a Vincenzo Di Nicola, l’italiano che ha venduto ad Amazon
In attesa di una nuova avventura imprenditoriale, è tornato nella sua Teramo
per insegnare informatica agli studenti del liceo dove si è diplomato
Vincenzo Di Nicola, fondatore ed
ex titolare di GoPago, la startup di pagamenti mobile recentemente acquistata da Amazon.
Ora che avventura ti aspetta?
«Non so, sto ancora esplorando
le opportunità in Italia e il tessuto
imprenditoriale sia a livello locale
sia a livello nazionale per capire
che cosa si può fare. Nel frattempo insegno informatica avanzata
ai ragazzi del liceo scientifico di
Teramo, dove ho anch’io studiato
e mi sono diplomato».
È bello lavorare con i ragazzi del
liceo dove sei cresciuto?
«Certo. Quello che sto portando
avanti nella scuola dove mi sono
30
formato è un lavoro che mi sta
dando grandi soddisfazioni anche
in vista della possibilità per i ragazzi di impadronirsi degli strumenti per avviare eventualmente
in futuro una start-up».
Si può dire che sei ufficialmente
rientrato in Italia?
«Per il momento sì. Vediamo. La
cosa importante per me è capire
se si può fare qualcosa di davvero
grande in Abruzzo o in Italia. Per
questo mi sto guardando intorno
con grande attenzione ma anche
prendendomi il tempo necessario
per riflettere».
La tua nuova avventura sarà
sempre nel campo dell’informatica?
«Sì, viviamo nel terzo millennio e
l’innovazione tecnologica passa
per i canali informatici. Ed è questo il campo in cui sono esperto
e posso offrire di più».
Secondo te l’informatica è anche
il campo dove si svilupperanno le
imprese del futuro?
«Non solo le imprese del futuro, a
mio avviso. Qualsiasi cosa è stata rivoluzionata o sarà rivoluzionata dall’informatica e questo è un
dato di fatto. Nei prossimi anni,
poi, dobbiamo attenderci una
ulteriore grande rivoluzione nel
campo finanziario con l’introduzione delle nuove valute digitali. È
un esempio di come l’informatica
cambia in maniera significativa
ogni aspetto della nostra vita».
L’Italia è ancora indietro nel
campo informatico?
«In Italia si sottovaluta l’importanza dell’informatica. Basti pensare
al fatto che non è prevista come
materia nelle scuole e non viene
insegnata adeguatamente neanche all’università. E se non ci
costruiscono le basi perché qualcosa avvenga, l’effetto negativo
di questa scelta si ripercuote su
tutte le componenti della nostra
società e quindi accade che le
imprese in Italia non siano innovative perché non hanno le basi
per esserlo».
Che esperienza hai avuto in questo settore?
«Nella mia esperienza da studente a Stanford, constatavo che
quasi tutti i professori di informatica avevano fondato delle aziende. In Italia accade esattamente
Mondo tecnologico > L’informatica? Il futuro è lì ma noi italiani lo snobbiamo
il contrario, i professori non hanno idea di cosa accade a livello
imprenditoriale con le soluzioni
che loro trasferiscono come insegnamento solo a livello teorico».
Cosa consiglieresti a chi volesse mettersi in proprio ed avviare
una start-up?
«Di pensare a livello globale. Di
non fermarsi ai risvolti locali che
la propria impresa implica. Bisogna pensare in grande ed applicare la propria idea al mercato
globale. Solo in questo modo si
vedrà se l’idea funziona davvero».
Inventerai una soluzione anche
per chi viaggia in autobus?
«Non ci ho pensato, ma non credo... Per quello c’è già Baltour,
che sta facendo un ottimo lavoro.
Mi fa anche piacere, quando giro
per l’Europa, imbattermi spesso
negli autobus di Baltour o Eurolines o di compagnie collegate al
vostro Gruppo. È bello, da teramano, vedere che c’è qualcuno
che porta il nome della mia città
in giro per il mondo».
31
L’importanza del
fenomeno startup
in Italia e in Europa
Imprese che si mettono in gioco
di Antonio Perdichizzi* (@aperdichizzi)
Di startup in Italia si parlava pochissimo soltanto qualche anno
fa. Adesso sembra quasi che se
ne parli fin troppo. Ma non è così.
Non solo per quella antica legge
del marketing che recita “bene o
male basta che se ne parli”. Ma
perché il nostro paese ha bisogno di una nuova generazione di
imprese che sappiano cogliere le
opportunità che il cambiamento
32
economico in atto può offrire. Sì,
opportunità. Perché il periodo di
profondo mutamento delle economie che stiamo vivendo non è
dovuto solo alla crisi, ma anche
da un insieme di variabili molto potenti che si incontrano e si
scontrano proprio in questi anni:
la crescita inarrestabile dei paesi emergenti insieme con grandi
mutamenti tecnologici; i relativi
impatti demografi e sociali e la
diffusione sempre più pervasiva
dell’innovazione; i conflitti generazionali e una nuova cultura del
lavoro e dell’impresa.
È in questo contesto che va letto
il fenomeno delle startup nel nostro paese e in Europa. È esploso
sicuramente dopo gli ecosistemi
più maturi, primo tra tutti quello
Imprese che si mettono in gioco
della Silicon Valley, ma si sta affermando una via tutta italiana e
tutta europea per favorire la nascita e la crescita delle nuove imprese.
Perché le nuove imprese sono
così importanti? Per molte ragioni. Prima di tutto perché i cicli
economici cambiano molto più
rapidamente e servono imprese
nuove per coglierne le opportunità e, spesso, per aiutare quelle
esistenti a sopravvivere e cambiare. Conseguentemente al primo
punto perché creano nuovi posti
di lavoro, infatti negli USA le grandi aziende perdono un milione di
posti di lavoro l’anno e le nuove
imprese ne creano tre milioni,
come studiato dalla autorevole
fondazione Kauffman, dinamica
che si sta consolidando anche in Europa. Il lavoro che creano genera positive ricadute sul territorio.
Infatti, come analizzato dal prof.
Moretti nel suo ottimo libro “La
nuova geografia del lavoro”, per
ogni posto creato da una nuova
azienda innovativa si creano almeno altri tre posti di lavoro legati ai servizi. Ultimo ma non meno
importante, anche per la sua forte valenza sociale e culturale, è il
tema dei giovani. Le nuove imprese vedono sempre più i giovani
come protagonisti, sia da imprenditori che da collaboratori. Il capitale di energia, creatività e istruzione di cui i nostri giovani sono
portatori, non può restare soffocato da un mercato del lavoro che
non riesce a garantirgli opportunità e, per questo, un numero
sempre maggiore di ‘startupper’
si affaccia sulla scena e “ci prova”. Sembrerà strano ma il fatto
che loro riescano non è la cosa
più importante. È importante che
facciano questa esperienza, acquisiscano nuove competenze
che le università non gli avevano
dato e affrontino da protagonisti
sfide importanti. Tutto questo
forgerà imprenditori, lavoratori e
cittadini migliori. Il nostro paese
sta diventando un ecosistema favorevole alle startup grazie all’impegno di moltissime persone di
buona volontà, imprenditori illuminati, aziende responsabili e, da
qualche tempo, grazie ad alcuni
strumenti promossi dal governo
che ci pongono all’avanguardia in
Europa come le norme sulle startup innovative e sul crowdfunding
(la possibilità di reperire capitali
online).
E l’Europa non sta a guardare.
Nei mesi scorsi è stata lanciata
la nuova agenda digitale con l’iniziativa Startup Europe e un vero
e proprio manifesto che dichiara
che l’Europa vuole essere leader
mondiale nel settore delle nuove
imprese e intende investire con
la programmazione dei fondi Horizon 2020. Fare impresa si può.
Quell’idea che anche tu che stai
leggendo hai probabilmente nel
cassetto adesso è il momento
buono per tirarla fuori. Troverai un
contesto favorevole e molte persone e realtà pronte ad aiutarti.
Le troverai tutte in rete, facilmente e, partecipando ad uno dei tantissimi eventi sul tema, forse, potrà iniziare il tuo nuovo percorso.
Da imprenditore. Da startupper.
Io te lo auguro!
*Presidente Gruppo Giovani Imprenditori
Confindustria Catania
33
BUS CHE PASSIONE
La sicurezza
di chi viaggia?
Un bene
imprescindibile
di Alessandro Smania*
La sicurezza dei passeggeri è un obiettivo prioritario. Aziende di trasporto e
costruttori sono uniti nel garantire ai
loro clienti veicoli all’avanguardia e autisti competenti. Baltour e Neoplan sono
un’eccellenza anche in questo ambito.
Una recente indagine ha classificato il
trasporto passeggeri su gomma, in altre parole gli autobus, tra le modalità
più sicure, secondo solo all’aereo nella
classifica che tiene conto anche dei chi-
Ma alle affermazioni devono seguire anche i fatti, allora è giusto spiegare perché gli autobus hanno raggiunto questo
traguardo e illustrare gli accorgimenti
tecnologici che li hanno garantiti.
La flotta Baltour è costituita in netta
prevalenza di veicoli Neoplan, marchio
che insieme a MAN appartiene oggi al
grande gruppo Volkswagen, lo stesso
delle mitiche Golf, ma anche di Audi,
Porsche, Lamborghini e Bentley per ci-
lometri percorsi. Un traguardo importante per tutto il settore, che è riuscito
a ribadire anche con i numeri quella
che è da tempo una realtà conclamata:
viaggiare in autobus è uno dei modi più
sicuri per viaggiare… e anche più comodi, aggiungiamo noi.
tare i marchi più prestigiosi. Un gruppo
che garantisce un’assoluta avanguardia
nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni tecnologiche che hanno proprio la sicurezza ai primi posti dei loro obiettivi.
A cominciare dalla stessa struttura
dell’autobus, che si concretizza nella
34
* Direttore Marketing & Comunicazione MAN Truck & Bus Italia
Neoplan SafetyCabin, cioè una costruzione che prevede un roll-bar integrato
(cioè una centina di sicurezza a protezione dell’abitacolo) per garantire la
massima resistenza in caso di urto, nel
rispetto delle rigorose norme ECE R66;
una struttura caratterizzata da collegamenti rinforzati della fiancata e in una
speciale struttura nella parte anteriore
della carrozzeria.
Tutto questo senza trascurare le dotazioni dei più sviluppati sistemi di
assistenza alla guida e di ausilio nelle
situazioni di emergenza. Su tutti l’ESP
(acronimo di Electronic Stability Control, cioè controllo elettronico della
stabilità) che consente, attraverso un
complesso sistema di sensori che intervengono sui freni e sulla trazione,
di “aiutare” l’autista e il veicolo in condizioni di scarsa aderenza o quando si
affrontano strade particolarmente tortuose, ma anche semplicemente a non
sbandare sugli svincoli dell’autostrada.
Un elemento fondamentale dell’ESP è
l’ABS che controlla la frenata evitando
il bloccaggio delle ruote e accorciando
gli spazi di arresto. Anzi, i bus Neoplan
adottano il sistema BrakeMatic che coordina i sistemi ABS e ASR (il controllo
di trazione) e, nel caso di una frenata
d’emergenza, precede l’autista e attiva
la massima potenza di frenata. È però
importante viaggiare sempre entro i limiti consentiti dal codice, ecco allora il
limitatore della velocità massima, che è
sempre di serie, molto utile per garantire il rispetto delle disposizioni di legge
e di una corretta e prudente conduzione del veicolo.
La tecnologia si è spinta ancora oltre e
ha sviluppato sistemi che consentono di
mantenere costante la distanza dal veicolo che precede e anzi tarare automaticamente la propria velocità su quello
che sta davanti. L’autista può regolare la
distanza da tenere e poi gli automatismi
di bordo regolano la velocità e la frenata
(fino all’arresto completo) regolando
sia l’acceleratore sia il cambio di velocità
(che è ovviamente automatico). Questo
straordinario ausilio alla guida si chiama ACC, acronimo di
Adaptive Cruise Control, ed è certamente uno degli accessori
più affascinanti ed efficaci nello sviluppo di nuove soluzioni
che massimizzino la sicurezza attiva di passeggeri e autista.
Un altro importante ausilio alla guida è l’LGS, acronimo di
Lane Guard System, che avverte con un segnale sonoro / vibrazione sul sedile quando il bus sormonta le linee bianche
di limitazione della corsia, un sistema infallibile contro i colpi
di sonno, ma anche semplicemente per prevenire possibili
distrazioni dell’autista, sempre in agguato anche con i conducenti più esperti. Utile per la sicurezza, ma fondamentale
per il comfort di bordo, è la regolazione elettronica degli ammortizzatori CDS, Comfort Drive Suspension, che garantisce
sempre l’assetto ottimale in tutte le condizioni di carico e
fondo stradale.
La sicurezza di viaggiare con autobus che hanno fatto della
continua innovazione uno dei loro principali vantaggi competitivi è un plus impagabile.
Per esempio i Neoplan Cityliner sono stati i primi della loro
categoria a montare di serie i proiettori di svolta che, grazie
a un fascio luminoso più ampio, migliorano sensibilmente la
visibilità nelle curve strette e le manovre.
Tutte soluzioni che sono un importante aiuto all’autista, l’altra componente fondamentale della sicurezza a bordo. La
sua competenza professionale è frutto di un’accurata gestione, che passa attraverso attente selezioni e alla costruzione
della sua conoscenza attraverso continui corsi di formazione.
Solo dopo aver superato questi importanti passaggi può sedere alla guida di un autobus delle linee Baltour.
35
PayPal è il metodo semplice, rapido e sicuro per pagare e
farsi pagare online, anche attraverso dispositivi mobili.
Il servizio consente di inviare denaro senza condividere i propri dati finanziari e offre la flessibilità
di pagare tramite conto corrente, carta di credito o finanziamento promozionale. 143 milioni di
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Perché scegliere PayPal per prenotare il tuo viaggio?
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36
Scegli PayPal e Baltour
per prenotare il tuo viaggio:
è semplice, comodo e sicuro.
CONTEST LETTERARIO
Scrivi un racconto breve sul tuo viaggio in autobus:
in palio 1.000 euro di viaggi gratuiti con Baltour
Il Gruppo Baltour invita tutti gli aspiranti scrittori a
partecipare con un racconto breve - che abbia per
oggetto il tema del viaggio in autobus - al contest
letterario “Diario di bordo 2014”.
I testi, con una lunghezza minima di 4.000 caratteri
(spazi inclusi) e un massimo di 8.000, a tema libero
e in lingua italiana, devono essere necessariamente
inediti. Non sono ammessi scritti che siano già stati
inviati ad altre iniziative o selezioni.
Ogni partecipante potrà inviare un solo elaborato.
Tutti i racconti saranno pubblicati sul sito del Gruppo
(e sulla relativa pagina Facebook) e potranno essere
letti e votati dagli altri utenti.
REGOLAMENTO
I primi tre racconti più votati potranno essere pubblicati nella rivista di bordo del Gruppo e comunque ai loro autori
saranno assegnati premi in biglietti omaggio per viaggi da utilizzare su tutta la rete italiana del Gruppo Baltour: primo
premio 500 euro in biglietti di viaggio; secondo premio 300 euro in biglietti di viaggio; terzo premio 200 euro in biglietti di viaggio. I suddetti premi sono strettamente personali e dovranno essere utilizzati entro un anno dalla prima
emissione. Gli scritti saranno sottoposti a un controllo preventivo per evitare che eventuali contenuti non in linea con
il decoro e la morale comune possano finire in rete.
Il termine per l’invio degli elaborati, che dovrà avvenire tramite l’apposito form online pubblicato sul sito di Baltour
all’indirizzo www.baltour.it/diariodibordo, è il 10 agosto 2014.
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Colleghiamo ogni giorno
con autobus di linea
17
23
500
regioni italiane,
nazioni europee,
oltre
destinazioni.
Tariffe low cost a partire da 1
Wi-Fi gratuito a bordo
euro
Per info e prenotazioni: tel. 0861 1991900 - email: info@baltour.it