RASSEGNASTAMPA RASSEGNASTAMPA 11 febbraio 2014 RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianodellabasilicata.it ANNO 13 - N. 66e 1,20 in abbinata obbligatoria con Italia Oggi Direzione e Redazioni: POTENZA, via Nazario Sauro 102, cap 85100, tel. 0971 69309, fax 0971 601064; MATERA, Piazza Mulino 15, cap 75100, tel. 0835 256440, fax 0835 256466 POLITICA LUCANA EVENTI CULTURALI «Matera 2019 è di tutti Festival Duni dimenticato nonostante i grandi numeri» Centrosinistra: verso la segreteria Documento dei primi renziani «Braia e Margiotta, ritiratevi» Centrodestra: la carica di Rosa (Fdi) SANTORO alle pagine 8 e 9 QUARTO a pagina 10 Fausto De Maria Era accusato di concorso esterno in associazione a delinquere semplice e truffa La macchia nera Prosciolto Restaino L’ex assessore regionale fu costretto a dimettersi, poi non si è ricandidato: «Per ora mi godo questo momento, poi si vedrà». Su 34 imputati 16 a giudizio, tra cui i vertici di Fenice e Arpab Il disastro ambientale e il sistema delle clientele va a dibattimento Prescrizione per il sindaco di Potenza, Santarsiero IL DOVERE DELLA CRONACA di LUCIA SERINO DOPO QUASI TRE anni il verdetto. In mezzo può esserci un destino. E' stato così prosciolto l'ex assessore regionale Erminio Restaino dall'inchiesta Arpab. Per quell'inchiesta si dimise e si aprì una delle tanti crisi di vuoto regionale, regnante ancora De Filippo. La settimana scorsa in un'altra vicenda era stato prosciolto (per prescrizione) PARLARE DI MATERNITÀ, delle difficoltà, non solo economiche, che incontra una donna che “sceglie”di diventare madre. Su questo piano va riportata continua a pagina 14 Antonio Luongo, dopo dieci anni di attesa. Un'incredibile coincidenza. Ricordo ancora quella direzione regionale Pd con l'ombra della macchia nera su tutte le discussioni. Restaino, subito dopo il verdetto, ieri pomeriggio ha rimarcato l'accanimento che, nei giorni dell'indagine, dovette subire dai giornali, in particolare dal Quotidiano. continua a pagina 7 Musacchio è il commissario unico dei consorzi LORUSSO a pagina 11 Giuseppe Musacchio MATERA Cimitero rimesso a nuovo ma basterà per soli 4 anni QUARTO a pagina 25 Il cimitero di Matera MONTESCAGLIOSO La frana di Montescaglioso GARAGUSO La storia di Eleonora nell’inferno di Kiev VACCARO a pagina 16 Eleonora Trivigno CULTURA I DIRITTI ROSA TRA SUSSIDI E SCELTE POLITICHE di CLARA RIPOLI LE DICHIARAZIONI successive alle stizzite reazioni suscitate dalla proposta di legge che prevede l'istituzione di un sussidio economico mensile continua a pagina 14 SPORT CALCIO Nessun contraccolpo per le lucane frenate in campionato Tortori IL RECORD Montemurro 200 gol e la verve di un ragazzino 40311 9 NOMINE ANDRIULLI a pagina 28 Il dibattito sull’aborto di CRISTIANA COVIELLO VI SEGNALIAMO: Accordo sui mutui con la banca per le famiglie colpite dalla frana AMATO alle pagine 6 e 7 UNA REGIONE CHE PUÒ RIPARTIRE DALLE DONNE Saverio Vizziello 771128 022007 La Russinova con quattro piece tra teatro e letteratura Isabel ALTAVISTA alle pagine 42 e 43 Russinova RASSEGNASTAMPA TESTATA INDIPENDENTE CHE NON PERCEPISCE I CONTRIBUTI PUBBLICI PREVISTI DALLA LEGGE N° 250/90 Martedì 11 marzo 2014 La Gazzetta del Mezzogiorno A 1,20 LA GAZZETTA DI PUGLIA - CORRIERE DELLE Quotidiano fondato nel 1887 PUGLIE www.lagazzettadelmezzogiorno.it B A S I L I C ATA Edisud S.p.A. - Redazione, Amministrazione, Tipografia e Stampa: Viale Scipione l’Africano 264 - 70124 Bari. Sede centrale di Bari (prefisso 080): Informazioni 5470200 - Direzione Generale 5470316 - Direzione Politica 5470250 (direzione politica@gazzettamezzogiorno.it) - Segreteria di Redazione 5470400 (segreteria.redazione@gazzettamezzogiorno.it) - Cronaca di Bari 5470430-431 (cronaca.bari@gazzettamezzogiorno.it) - Cronache italiane 5470413 (cronaca.it@gazzettamezzogiorno.it) - Economia 5470265 (economia@gazzettamezzogiorno.it) - Esteri 5470247 (esteri@gazzettamezzogiorno.it) - Interni 5470209 (politica.int@gazzettamezzogiorno.it) - Regioni 5470364 (cronache.regionali@gazzettamezzogiorno.it) - Spettacoli 5470418 (cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorni,it) - Speciali 5470448 (iniziative.speciali@gazzettamezzogiorno.it) - Sport 5470225 (sport@gazzettamezzogiorno.it) - Vita Culturale 5470239 (cultura.e.spettacoli@gazzettamezzogiorno.it). Abb. Post. - 45% - Art. 2 C 20/B L. 662/96 - Filiale Bari - tassa pagata - *promozioni valide solo in Puglia e Basilicata - Anno 127° Numero 69 TARANTO RIENTRAVANO NEL MAXI-BLOCCO DI 8,1MILIARDI DISPOSTO DAL GIP PRESCRITTI I REATI PER LA DISCARICA DI PALLARETA A POTENZA Caso Ilva, dissequestrate le quote dei Riva in Alitalia Melfi, caso Fenice al Gup Crolla l’«associazione» ma l’inquinamento c’era SERVIZIO IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA III >> Valgono 80milioni di euro. Accolta dal Gup la richiesta avanzata dalla stessa Procura GIUSTIZIA Il Tribunale di Potenza MAZZA A PAGINA 9 >> SCONTRO NO ANCHE AL 40% DELLE DONNE CAPILISTA. DEPUTATE VESTITE DI BIANCO. PD SPACCATO. IL PREMIER: NEL PD PARITÀ DI GENERE SPORT HA ANCHE MESSO LA TESTA A POSTO. PRANDELLI CI PENSA Mondiale Quote rosa, indietro tutta Nell’attacco si fa spazio Cassano Bocciate in aula col voto segreto: contrari 335, favorevoli 227 Padoan: meno tasse coi tagli di spesa. La Camusso all’attacco Le deputate pugliesi deluse e arrabbiate LA QUESTIONE FISCALE BANCO DI PROVA PER RENZI di FRANCESCO COSTANTINI UOMINI CONTRO G SEGUE A PAGINA 17 >> L’ULTIMA OCCASIONE UN OMAGGIO AL TALENTO FLAVETTA A PAGINA 3 >> di GIUSEPPE DE TOMASO ira e rigira, la sorte dei governi dipende dall’economia in generale e dalle tasse in particolare. Matteo Renzi vuole trascorrere da leone la giornata di domani, esibendosi in un bel morso ai balzelli che impoveriscono imprese e famiglie. Non si è ancora capito se poterà il caro-Irpef (incubo dei contribuenti) o l’Irap (angoscia delle imprese). I sindacati propendono per la prima soluzione, la Confindustria per la seconda, anche se all’interno delle singole organizzazioni si registrano voci dissonanti dalla linea ufficiale. Il doroteismo nazionale tifa per una soluzione salomonica (sforbiciata di 10 miliardi da dividere in parti uguali tra Irpef e Irap). Ma il doroteismo è sinonimo di indecisionismo. Bari calcio dichiarato fallito. Nominati i due curatori: sono Giannelli e Danisi «I di MICHELE COZZI U na fortunata fatalità ha fatto coincidere lo scontro parlamentare sulla legge elettorale con lo snodo delle «quote rosa», a cavallo della celebrazione della festa dell’8 marzo. Eppure non è bastato. BOCCARDI CON ALTRI SERVIZI DA PAGINA 2 A 7 >> A PAGINA 2 >> «TROPPI VINCOLI». ULTIMATUM AI COMUNI PER I PIANI Coste a rischio nel Salento è battaglia alla Regione CASSANO La partita col Verona SERVIZI NELLO SPORT >> o ai Mondiali? Ho lo zero per cento di possibilità di andare in Brasile. Che ti devo dire, che ho l’uno per cento? No, ora ne ho lo zero virgola zero per cento». Così parlò Antonio Cassano, solo due mesi fa. E invece pare proprio di no. SEGUE NELLO SPORT >> BARI CHOC IN BANCA. FULMINATO MENTRE VENIVA BLOCCATO Rapinatore ucciso da infarto I parenti: è stato dimenticato l È finito in tragedia un tentativo di rapina a Bari. Un rapinatore di 37 anni, Luigi Abatantuono, con un passato di droga, sposato con tre figli è entrato in una banca di via Napoli con un cacciavite e un falso ordigno. Un cassiere e un cliente lo hanno immobilizzato. Quando sono arrivati i carabinieri però l’uomo non respirava più. Forse lo ha stroncato un infarto. I familiari: ultimamente stava male, andava aiutato. SERVIZI A PAGINA 8 >> STRAGAPEDE A PAGINA 10 >> MELENDUGNO Il crollo di un tratto di scogliera a Nord di San Foca IL MATTONE VA GIÙ Mercato della casa ridotto ai livelli del 1985 A PAGINA 13 >> CAROVIGNO Mele si difende: i debiti sono questioni personali A PAGINA 10 >> RASSEGNASTAMPA LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887 Martedì 11 marzo 2014 www.lagazzettadelmezzogiorno.it LA GAZZETTA DI POTENZA - LA GAZZETTA DI MATERA Redazione Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418511 - Fax: 080/5502360 - Email: redazione.potenza@gazzettamezzogiorno.it Redazione Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/251311 - Fax: 080/5502350 - Email: redazione.matera@gazzettamezzogiorno.it Pubblicità-Publikompass. Potenza: piazza Mario Pagano, 18 - Tel. 0971/418536 - Fax: 0971/274883; Matera: via Cappelluti, 4/b - Tel. 0835/331548 - Fax: 0835/251316 Necrologie: www.gazzettanecrologie.it - Gazzetta Affari: 800.659.659 - www.gazzettaffari.com LE ALTRE REDAZIONI Siamo presenti a: Anzi, Brienza, Calvello, Corleto Perticara, Francavilla in Sinni Bari: Barletta: 080/5470430 0883/341011 Foggia: Brindisi: 0881/779911 0831/223111 Lecce: Taranto: 0832/463911 099/4580211 ABBONAMENTI: tutti i giorni esclusi i festivi: ann. Euro 260,00; sem. Euro 140,00; trim. Euro 80,00. Compresi i festivi: ann. Euro 290,00; sem. Euro 160,00; trim. Euro 90,00. Sola edizione del lunedì: ann. Euro 55,00; sem Euro 30,00. Estero: stesse tariffe più spese postali, secondo destinazione. Per info: tel. 080/5470205, dal lunedì al venerdì, 09,30-13,30, fax 080/5470227, e-mail commerciale@gazzettamezzogiorno.it. Copia arretrata: Euro 2,40. Tel 080/5470213 Siamo presenti a: Laurenzana, Nova Siri Marina, Potenza, San Giorgio Lucano, Villa D’Agri INQUINAMENTO LA DIRIGENZA ARPAB A GIUDIZIO PER LE OMISSIONI DI DENUNCIA LAVORI PUBBLICI Fenice, l’associazione a delinquere non c’era il disastro invece sì Il patto di stabilità blocca i cantieri l Un fiume di denari rischia di svanire nel nulla. Un comparto vitale dell’economia è stretto nell’angolo. È come se, silenziosamente, stesse scomparendo un’altra Fiat. La Provincia di Potenza, con l’assessore Nicola Valluzzi, ha lanciato ieri l’ennesimo Sos opere pubbliche. Con l’Osservatorio di settore e l’assessore regionale Aldo Berlinguer. Restaino scagionato da tutte le accuse La decisione del Gup dopo cinque ore di camera di consiglio Dichiarati prescritti i reati ambientali per la discarica di Pallareta a Potenza l Crolla l’ipotizzata associazione a delinquere che avrebbe nascosto il disastro ambientale dell’inceneritore Fenice a Melfi. Crolla anche l’associazione a delinquere che avrebbe usato l’Arpab per assumere gli «amici» dei politici. Ed esce dall’inchiesta l’ex assessore regionale Erminio Restaino (Pd): «Non luogo a procedere». Molti reati sono prescritti. Come quelli di natura ambientale contestati al sindaco di Potenza Vito Santarsiero (Pd). SERVIZIO A PAGINA III >> CRONACA DI UN DISASTRO ANNUNCIATO MIRACOLI CERCANSI di MIMMO SAMMARTINO È la cronaca di un disastro annunciato. Salvo miracoli. E, mai come di questi tempi, anche i più diffidenti, dovrebbero incrociare le dita e sperare che i prodigi possano accadere. Miracoli cercansi. La ragione ci prospetta un quadro che, in tutte le sue pieghe, non induce ad alcun ottimismo. E se anche la totalità della classe politica che ricopre ruoli di primo piano, a nome e per conto della Basilicata, vede una situazione di estrema gravità, allora c’è da crederci. Non tanto tempo fa c’era chi dava del menagramo a chiunque non suonasse i violini e non vedesse rosa sui cieli lucani. In realtà erano i piani alti dei Palazzi che avevano una visuale ostruita. Da quelle altezze non riuscivano a vedere le folle di impoveriti (era un lucano su quattro, ora ci si avvicina a uno su tre), come dimostra anche l’assemblea dei «senza reddito» che si è riunita ieri a Potenza. Sono i precari da sempre e (forse) per sempre. Sono i senza futuro. Quantificano i diretti interessati: «2600 persone è la platea attuale, oltre 10mila quella potenziale». E, senza andare troppo lontano, il grido di dolore che giunge dalla città di Potenza che sente di aver perduto, strada facendo, missione e denari. L’appello del Comitato 13 Ottobre è un sussulto. Come anche l’allarme sui cantieri bloccati, e sui soldi che svaniscono come fumo, in tema di opere pubbliche. Palazzi e società dovrebbero rompere l’assedio con un pensiero alto. Innovativo e inclusivo. A prescindere da carriere e candidature. Dovrebbero sentire il dovere di farlo perché questa generazione ha contratto un debito formidabile con i propri figli. COMUNE CAPOLUOGO CON LA MANCATA VENDITA DEL TRIBUNALE I CONTI NON TORNANO. I TEMPI PER SALVARSI SEMPRE PIÙ STRETTI Potenza vede il burrone «Casse peggio di Roma». Pressing su Pittella. Caos sul futuro sindaco Da centrosinistra a destra c’è confusione per la scelta del primo candidato. Aria di primarie CITTÀ CAPOLUOGO Il palazzo del Municipio di Potenza in piazza Matteotti [foto Tony Vece] . REGIONE PER I TRE CONSORZI DI BONIFICA DELLA BASILICATA QUESTA NOSTRA CITTÀ DEV’ESSERE SALVATA COMITATO 13 OTTOBRE «L’ULTIMO APPELLO» di DINO DE ANGELIS * Q l Per salvare Potenza dal disastro dei conti e dal rischio bancarotta è pressing sul governatore Marcello Pittella. Il caso Roma fa scuola. Il clima è caotico, come dimostra anche la bagarre esplosa intorno ai nomi delle candid ature per il futuro sindaco. C’è confusione a centro, a sinistra e a destra. La moltiplicazione dei potenziali candidati non aiuta a dipanare la matassa. E fa sentire nell’aria un odore di primarie. uale destino attende questa città? Quali risposte abbiamo ottenuto in tal senso negli ultimi anni da chi ci amministra? Siamo preoccupati non solo per le condizioni disastrose in cui versa il tessuto socio-economico, per le attività che settimanalmente sono costrette a chiudere i battenti, per una serie di servizi non fruiti, per la tristezza che si respira in giro e per la sfiducia nel futuro che anima la maggior parte della collettività. Anche i preti nelle omelie della domenica non dicono più di guardare al futuro con ottimismo, ma invitano a guardare al presente cercando di tenere duro. Anche loro non la nominano più quella parola. Sono cambiate le prospettive, si abbassano sempre di più gli orizzonti, si addensano nuvole sempre più minacciose sui cittadini di Potenza, senza contare che le stesse nuvole si confondono con i fumi di una fabbrica che da anni minaccia direttamente la salute degli abitanti. E nessuno che affronti con decisione il problema. INCISO ALLE PAGINE IV E V >> SEGUE A PAGINA VI >> SINDACATO OGGI LE ASSISE PROVINCIALI AL PARK HOTEL Musacchio nominato Il giorno del congresso Cgil commissario straordinario dopo Matera c’è Potenza NOMINATO Giuseppe Musacchio l Giuseppe Musacchio, ex sindaco di Vaglio, è il Commissario straordinario dei Consorzi di bonifica. Il provvedimento era atteso da tempo. E la sua mancanza ha creato non paralisi e ritardi. Ieri sera la Giunta regionale si è riunita, con un solo argomento all’ordine del giorno, e ha superato l’impasse nominando il nuovo Commissario straordinario dei tre Consorzi di bonifica che operano in Basilicata. LAGUARDIA A PAGINA II >> INCHIESTA Le indagini furono condotte dai carabinieri [foto Tony Vece] CGIL Il segretario Angelo Summa l Ieri il congresso provinciale si è celebrato a Matera, oggi si tiene invece, presso il Park Hotel, l’ottavo congresso provinciale della Cgil di Potenza. La prossima settimana, al Giubileo Hotel, si chiuderà la maratona congressuale con le assise regionali. Una stagione congressuale non facile anche all’interno del sindacato, come hanno dimostrato alcune vicende conflittuali avvenute all’interno di categorie storiche della Cgil (dalla Fiom alla Filcams). MELFI Il caso della mamma morta di parto Perizia depositata BOCCIA A PAGINA III >> MOLITERNO Lancellotti si difende «Con i sequestratori io non c’entro nulla» PERCIANTE A PAGINA VIII >> RASSEGNASTAMPA È fondamentale che le donne possano arrivare a posizioni di vertice per le loro qualità. Perché avvenga è però necessario che le pari opportunità siano garantite davvero. Elena Cattaneo ricercatrice e senatrice a vita 1,30 Anno 91 n. 68 Martedì 11 Marzo 2014 U: Italicum, rivolta delle donne Cinema, solo la commedia vince in Italia Soldini pag. 21 L’eterna primavera di Jan Palach «Così i tifosi offendono Scirea» pag. 23 Leoncini pag. 19 Vergogna alla Camera: bocciati tutti gli emendamenti sulla parità ● Pd spaccato: più di cinquanta no alla proposta di mediazione ● Le democratiche lasciano l’aula ● Renzi: noi rispetteremo l’alternanza ● Accade quel che non doveva accadere. Alla Camera con voto segreto vengono bocciati tutti gli emendamenti sulla parità, persino quello di mediazione. Una sconfitta. Il Pd spaccato: più di 50 deputati contrari. Le democratiche protestano e lasciano l’aula. Renzi: noi rispetteremo l’alternanza nelle liste. Un voto contro il Paese IL COMMENTO SARA VENTRONI FANTOZZI FRULLETTI A PAG. 2-3 Chi ha paura delle donne? Il Paese no. L’Italia è pronta. Eppure s’è deciso di andare contro il sentimento del tempo, con il voto segreto in Parlamento, a sigillo di una convenienza camuffata da libertà di coscienza. Così, all’arma bianca, hanno bocciato gli emendamenti alla legge SEGUE A PAG. 15 elettorale. L’INTERVISTA Agostini: qualcuno ha tradito ma la lotta non finisce Il tecnico diventa un «precisatore» ZEGARELLI A PAG. 2 FRANCESCO CUNDARI A PAG. 3 Deputate con abiti e sciarpe bianche durante il dibattito sulla legge elettorale ieri alla Camera DFTO DI FABIO CIMAGLIA/LAPRESSE Più equità contro la crisi L’ANALISI RONNY MAZZOCCHI La prima cosa che balza all’occhio nel dibattito in corso sulle strategie per il rilancio della crescita del nostro Paese è che sin dall’inizio l’opzione della riduzione del carico fiscale è sembrata l’unica ad essere in campo. Non è nemmeno stata presa in considerazione la possibilità di un intervento pubblico diretto dal lato della spesa, capace di attivare consumi e investimenti. SEGUE A PAG. 15 Padoan: tagli di spesa per il cuneo fiscale ● Il ministro a Bruxelles: effetti sulla crescita entro tre anni. Ribasso per il Pil ● Camusso: il premier si ricordi che i lavoratori hanno già pagato Staino LE INTERVISTE Cofferati: il premier tratterà, lo fece anche Berlusconi MATTEUCCI A PAG. 7 «Finanzieremo la riduzione del cuneo fiscale con tagli alla spesa». Lo dice il ministro dell’Economia Padoan a Bruxelles. Gli effetti sulla crescita, spiega, si avranno entro due-tre anni. Il Pil italiano sarà rivisto al ribasso. Dopo le polemiche interviene la leader Cgil Camusso: «Renzi ricordi che c’è una parte del Paese che ha già pagato». Venturi: ci fidiamo del governo, agire subito sull’Irpef VENTURELLI A PAG. 6 DI GIOVANNI FRANCHI A PAG. 6-7 L’INCHIESTA IL CASO ● I lavori affidati a ditte edili anziché a società specializzate nei monumenti sono 100mila ● le persone danneggiate Pompei, restauri low cost Avastin, Il restauro della casa del Criptoportico, il primo intervento del Grande progetto Pompei, che arriva dopo quattro lunghi anni dai grandi crolli del 2010 è già diventato un caso. Perplessità per lo stile che appare più frutto della logica del risparmio che di esigenze architettoniche. DEL FRA A PAG. 13 FRONTE DEL VIDEO Twittate, twittate. Qualcosa resterà IERI AD AGORÀ ABBIAMO VISTO MAURIZIO GASPARRI SGANASCIARSIDALLE RISATE per l’imitazione che Neri ● Pronta una class action: «Vogliamo essere risarciti» TARQUINI A PAG. 14 MARIA NOVELLA OPPO Marcoréfa di lui. In effetti, è davveroirresistibile, anche se fa sembrare Gasparri un gradino sotto Razzi nella imitazione di Crozza. Ma, chiaramente, nessuno dei due sbertucciati si lamenta, perché i politici sono uomini di spirito, quando vanno in tv. Invece, quando si tratta di giudizi scritti, magari anche meno cattivi della satira televisiva, diventano sensibilissimi e mettono subito mano agli avvocati. Pa- zienza. È un segno del potere della tv, oppure della persistenza, nella testolina di Gasparri, del vecchio detto: scripta manent. Anche se, ormai, tutto rimane registrato e toccherà ai posteri l’ardua sentenza pure per le vigliaccate twittate contro Fiorello, che pure è uno dei personaggi dello spettacolo più universalmente amati. Ma basta che le circostanze della vita lo mettano in condizioni di debolezza che, anche lui, diventa oggetto di crudeli sberleffi. Neanche fosse una donna, contro la quale, si sa, tutto è permesso. RASSEGNASTAMPA 2 PRIMO PIANO Martedì 11 marzo 2014 LEGGE ELETTORALE LE QUESTIONI PRINCIPALI No al 40% delle posizioni di capolista per le candidate, alla parità di rappresentanza e all’alternanza nelle liste La Camera affossa le quote rosa Pd spaccato,l’ira delle deputate Renzi corre ai ripari: nelle nostre liste resta la parità di genere. Oggi il sì alla legge IL RETROSCENISTA di MICHELE COZZI Uomini contro donne la vittoria scontata nei Palazzi del potere U na fortunata fatalità ha fatto coincidere lo scontro parlamentare sulla legge elettorale, con lo snodo delle «quote rosa», a cavallo della celebrazione dell’8 marzo. Eppure non è bastato. Ieri sera la Camera ha bocciato con lo scrutinio segreto i primi emendamenti sulla parità di genere, sull’alternanza dei sessi in lista e sul 40% dei capilista donna. Un brutto segnale, che ha creato un tumulto nel Pd, con Renzi costretto a dichiare che il suo partito rispetterà la parità di genere. Per la prima volta un asse trasversale di deputate e senatrici di ogni schieramento politico ha posto con forza l’esigenza di essere adeguatamente rappresentato nelle Istituzioni. Non a caso i due principali partiti, Pd e Forza Italia, attraversati da sensibilità diverse, hanno lasciato libertà di voto ai loro rappresentanti. Col voto segreto la «lobby maschile» si è compattata a non aprire il varco a coloro che vorrebbero imporre lo sfratto di tanti parlamentari con una legge. Ma quale sono le ragioni degli uni e degli altri? I favorevoli. Il rapporto tra donne e politica è tortuoso, difficile. Poche donne riescono a emergere, a farsi largo. E quando arrivano nei Palazzi delle Istituzioni questo avviene o per cooptazione (ognuno usi il termine alternativo più consono) oppure perché acquisiscono una capacità di farsi largo nel mondo della Politica, utilizzando gli stessi metodi degli uomini. Metodi che, al di là delle favole delle narrazioni e delle ideologie, sono tutt’altro che miti. Qualcuno pensa che Angela Merkel quando deve imporre i suoi diktat sia più dolce di un suo collega maschio? La politica non è il «regno dei miti». Per questo è il momento di una svolta. Per costruire le condizioni per permettere alle donne di entrare dalla porta d’ingresso, e non da quella di servizio, nel Palazzo del potere. Che è maschile per definizione. Una corsia preferenziale per le donne è anticostituzionale? Probabile. Come lo era la legge del Porcellum con la quale si è votato per decenni. Il Parlamento ha l’opportunità di sanare una frattura. Di aprire le proprie porte all’«altra metà del cielo». Che sta conquistando sempre maggiore spazio in tanti ambiti del lavoro. Ma non nel mondo della politica. E non è un caso. Il «cielo della politica» le donne lo sfiorano, ma non lo toccano. E non solo per il «muro di pietra» alzato dagli uomini. Ma anche perché il «tempo delle donne» è infinitamente più parcellizzato del «tempo degli uomini». La donna è contemporaneamente madre, moglie, lavoratrice, accudisce i genitori anziani, fa attività nel sociale, nel volontariato. Tanti ruoli per una persona sola. È difficile comprendere perché incontri grandi difficoltà a sgomitare nella politica degli uomini? Eppoi, diciamola tutta: una valanga di donne in più in Parlamento non farà sicuramente più danni di tanti parlamentari che attraversano il «corridoio dei passi perduti» senza lasciare traccia. Certo, sarebbe auspicabile raggiungere l’obiettivo della maggiore presenza di donne in Parlamento con una sorta di autodisciplina da parte del partiti. Perché imporre la democrazia per decreto è una contraddizione in termini. Ma in attesa di rivoluzioni epocali, non è sbagliato accontentarsi di una piccola riformetta. I contrari. Chi si oppone ad un’apertura lo fa blandendo nientemeno che la Costituzione, che non ammette corsie preferenziali. Ma è la stessa Carta costituzionale all’art. 3 a ribadire che è «compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale (..) che impediscono il pieno sviluppo della persona umana». Tra le tante disuguaglianze inaccettabili, quella di genere è veramente la più intollerabile. Un’occasione persa. l ROMA. Il primo via libera di Montecitorio all’Italicum slitta a oggi, l’intesa sulla legge elettorale tiene ma una sfilza di no affossa la battaglia delle donne in bianco sulle quote rosa. «Nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata. Ho mantenuto la parità di genere da presidente della Provincia, da sindaco, da segretario, da presidente del consiglio dei ministri. Non intendo smettere adesso», assicura via Facebook il premier Matteo Renzi. Ma intanto tutto ciò che ottengono le 90 vestali bipartisan della parità di genere è la libertà di coscienza, che i maggiori partiti lasciano nel voto segreto, mentre il governo si rimetBIPARTISAN L’accordo te all’Aula così come fa il comitato dei nove della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. E' dunque l’Assemblea che affossa le quote rose, dopo lunghissime riunioni, rinvii e trattative che finiscono nel no di Montecitorio al 40% delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), alla parità di rappresentanza (al 50%) e all’alternanza di genere nella composizione delle liste. La legge elettorale si avvia comunque al primo sì, al governo va la delega per ridise- gnare i collegi (non meno di 120) mentre Forza Italia ritira il cosiddetto «Salva Lega». Affossate dunque le quote rosa, per le quali il presidente Laura Boldrini si era simbolicamente schierata esibendo una vistosa sciarpa bianca, prima di salire alla presidenza. Il Pd è spaccato: ufficialmente era a favore, ma i numeri parlano chiaro, mancano decine e decine di voti dei dem. Ma è soprattutto Forza Italia ad essere contraria alle quote rosa, temendo che siano il cavallo di Troia per far saltare l’accordo sulla legge elettoralee d introdurre le preferenze. E il relatore Francesco Paolo Sisto, nonostante il gran numero di parlamentari azzurre ieri in bianco, arriva a definire «incostituzionali» i tre emendamenti trasversali. Non risultano determinanti per il sì i voti dei grillini, pronti a votare la parità uomo-donna anche per intralciare l’accordo sulla legge elettorale. Nella lunga maratona oratoria, nell’Aula di Montecitorio, spiccano il fucsia del tailleur di Daniela Santanchè («il bianco ingrassa», provoca l’esponente di Fi) e la giacca candida provocatoriamente indossata dal leghista Bonanno. Scelta Civica, Nuovo centrodestra e minoranza Pd criticano le ministre che non aderiscono alla battaglia per le quote rose, che riprenderà in ogni caso al Senato. Protestano le deputate del Pd: «Il gruppo non ha rispettato l'accordo – si autoconvocano dopo il voto – L'ac- LA QUESTIONE DELLA PARITÀ DI GENERE Ecco tutti i tentativi caduti nel nulla l ROMA. Dai «saggi» alla «clausola di salvaguardia», al «pillolato», fino alla sentenza della Consulta sul Porcellum e all’accordo sull'Italicum. Un anno intenso per la politica, sul fronte della legge elettorale. Tanti i tentativi. Ma dopo un anno, si avvicina il primo voto su un testo di legge in Parlamento. L'IMPERDONABILE INCONCLUDENZA – «Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale". Il 22 aprile 2013, nel discorso per la sua rie- cordo era che il gruppo Pd avrebbe dovuto votare l’emendamento, dando in tal senso indicazione di voto e invece non è andata così visto che i voti a favore sono stati 253 mentre solo noi del Pd siamo 293. Quindi sono mancati molto più di 40 voti visto che a favore hanno votato anche esponenti di altre forze politiche». lezione, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rimprovera alle Camere l’inerzia mostrata negli ultimi anni sulle riforme. "Vigilerò – ribadisce l’1 giugno – perchè non si scivoli di nuovo verso l’inconcludenza". Il 23 ottobre il capo dello Stato torna a pungolare le Camere: "Non è ammissibile che il Parlamento naufraghi ancora". I SAGGI – Intanto sulla legge elettorale (come su altri temi) lo stesso Napolitano all’inizio della legislatura, in piena impasse po- Stefania Prestigiacomo – che pianse in Consiglio dei Ministri quando Silvio Berlusconi nel 2005 le intimò di «non fare la bambina» e affossò le quote rosa che la giovane ministro voleva a tutti i costi – si presenta in divisa bianca. Con lei un vasto fronte bipartisan, che non include le 8 ministre del governo. Milena Di Mauro LA SCHEDE LE PRINCIPALI NOVITÀ DELLA PROPOSTA DI RIFORMA ELETTORALE, FRUTTO DELL’INTESA TRA RENZI E BERLUSCONI L’Italicum in rampa di lancio Premio di maggioranza, sbarramenti, nuova mappa dei collegi elettorali l ROMA. Soglia al 37% per ottenere il premio di maggioranza, sbarramento al 4,5% per ottenere seggi alla Camera, e brevi liste bloccate in piccole circoscrizioni in cui vengono eletti 5-6 deputati; nessuna norma che riguarda le elezioni del Senato. Sono questi i capisaldi dell’Italicum, la riforma elettorale che dovrebbe essere approvata dall’Assemblea di Montecitorio al massimo entro domani per passare all’esame del Senato. La nuova legge sarà comunque valida solo per Montecitorio, mentre a Palazzo Madama, se nel frattempo la Camera alta non sarà azzerata dalla riforma Costituzionale, si voterà con il cosiddetto «Consultellum», un proporzionale puro con le preferenze. PREMIO MAGGIORANZA -. La nuova legge per la Camera, come il Porcellum, è un sistema proporzionale con un premio di governabilita» che assicura la maggioranza assoluta al partito o alla coalizione vincente. Pr ottenere il premio bisognerà aver superato la soglia del 37% dei voti. Il premio è fissato al massimo al 15%, così da permettere al vincitore di raggiungere ma non superare il tetto dei 340 seggi (pari al 55%). - DOPPIO TURNO -. Se nessuno supera la soglia del 37%, i primi due partiti o coalizioni si sfidano in un doppio turno per l'assegnazione del premio. Il vincitore ramento è al 4,5%. Anche le coalizioni dovranno superare una soglia del 12%. Sono previsti meccanismi per garantire la presenza delle minoranze linguistiche. - COLLEGI - L’Italia sarà divisa in un massimo di 120 collegi plurinominali (coincidenti all’incirca con le province), in ciascuno dei quali vengono eletti da 3 a 6 deputati. Ciascun partito presenta brevi liste bloccate, senza possibilità per gli elettori di esprimere preferenze. - CANDIDATURE IN PIU' COLLEGI -. Sarà possibile per i singoli candidati, presentarsi in 8 collegi diversi. ELEZIONI Oggi il via libera alla nuova legge ottiene 327 seggi, i restanti 290 vanno agli altri partiti (restano fuori dal conteggio i deputati eletti all’estero). SBARRAMENTI -. L’ingresso in Parlamento viene precluso a chi non supera un minimo di voti. Per i partiti che si presentano al di fuori delle coalizioni (come ha fatto M5s), c'è una soglia molto alta, l’8 per cento. Per i partiti che si presentano in una coalizione, lo sbar- COLLEGI DISEGNATI DAL GOVERNO -. Il Governo è delegato a ridisegnare i collegi elettorali, entro 45 giorni, sulla base dei criteri indicati dalla legge. - IL SENATO -. La versione definitiva dell’Italicum approvato dalla Camera non detta norme per il Senato, nella prospettiva di una sua abrogazione. Questa soluzione è stata chiesta dalla minoranza del Pd e da Ncd, per allontanare le elezioni anticipate. Se queste si dovessero concretizzare, per il Senato si voterebbe con il "Consultellum", il sistema risultante dalla sentenza della Corte costituzionale che ha abrogato il Porcellum: un proporzionale puro con preferenza. RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 3 Martedì 11 marzo 2014 Le donne del Pd, «tradite» dalla mancanza dei voti del loro stesso partito «L'accordo non è stato rispettato» LA DIRETTA l . Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 17 Il dolore delle pasionarie tutte vestite di bianco Bocciati i tre emendamenti bipartisan. «Come i 101 contro Prodi» litica sulla formazione del governo, interroga un gruppo di 10 «saggi», che propongono un nuovo sistema misto (in parte proporzionale e in parte maggioritario), con alto sbarramento e un ragionevole premio di governabilità. Un nuovo gruppo di 40 'saggì verrà mobilitato in estate dal governo Letta. LA CLAUSOLA DI SALVAGUARDIA Il governo di Enrico Letta pone fin da subito tra le sue priorità la riforma del voto. Il titolare delle Riforme Quagliariello annuncia che si cercherà un accordo tra i partiti per una «clausola di salvaguardia». DEPUTATE IN BIANCO Accanto e nella foto centrale la protesta inscenata da alcune deputate, interamente vestite di bianco, contro la discriminazione delle donne in politica. Accanto, il tabellone della Camera con la bocciatura di uno degli emendamenti favorevoli alle donne . IL CASO SEPPURE CON SFUMATURE DIVERSE, PER LA COLLOCAZIONE PARLAMENTARE, EMERGE IL DISAPPUNTO PER L’ESITO DEL VORTO DELLA CAMERA La delusione delle pugliesi I pareri di D’Onghia, Duranti, Mongiello e Savino: la partita non è chiusa ALESSANDRA FLAVETTA l ROMA. La democrazia paritaria affonda nell’aula della Camera, ma tiene l’accordo sulla legge elettorale di Renzi e Berlusconi. Tutte le parlamentari pugliesi si aspettavano che alla fine, tra i tre emendamenti alla legge elettorale sulla parità di genere, sarebbe prevalso quello che contempla la soluzione più moderata, cioè che nessun sesso, nelle candidature in testa di lista, possa essere rappresentato in misura superiore al 60% o inferiore al 40%. Questo in una Camera in cui le deputate donne rappresentano il 28,4% e il 27% al Senato, come ricorda Donatella Duranti di Sel, nata a Genova, ma eletta in Puglia. La richiesta di voto segreto faceva presagire il peggio, mentre la decisione dei partiti di lasciare libertà di coscienza andava in senso contrario. Nessuno, però, si aspettava che anche la modifica più timida tra le tre proposte, sarebbe stata bocciata, dopo che la Commissione e il governo avevano rimesso la decisione all’assemblea. Le donne di Forza Italia e di Scelta Civica (Per l’Italia) sono deluse. Le donne del Pd protestano, come quelle di Sel. Quelle del M5S non volevano le quote, avendo il 44% di rappresentanza femminile in parlamento e quelle di Fratelli d’Italia preferivano l’emendamento La Russa, per la reintroduzione delle preferenze. «Questo voto dimostra che le resistenze sul tema delle quote sono tante, e anche per me sono riduttive e ghettizzanti: noi donne, vogliamo emergere per le nostre qualità e meriti – spiega Elvira Savino di Fi, unica deputata del centrodestra pugliese – ma questa riforma prevede la nomina dei candidati, che è arbitraria, non prevede requisiti o qualità, quindi senza dei correttivi nella formazione delle liste, che sono bloc- SOTTOSEGRETARIO D’Onghia PD Colomba Mongiello SEL Donatella Duranti FORZA ITALIA Elvira Savino cate, la norma del 50% di donne e uomini candidati è limitata. A questo punto – aggiunge – meglio le primarie per legge. Come fare le politiche per le donne, se non si aumenta il numero delle donne nelle istituzioni?» chiede Savino, che nota due cose. «La profonda spaccatura nel Pd, che ha sostenuto l’emendamento 60/40%, che non è passato», e «la tenuta dell’accordo tra Renzi e Berlusconi sulla legge elettorale. Savino ora spera che il Senato possa correggere la legge che uscirà dalla Camera. Mentre le deputate del Pd sperano ancora di dare battaglia a Montecitorio. «Abbiamo abbandonato l’aula in segno di protesta – racconta la foggiana Colomba Mongiello del Pd – ci siamo autoconvocate e abbiamo chiesto la riunione del gruppo al capogruppo Roberto Speranza, perché la situazione è delicata. Alcune delle regole contenute negli emendamenti di genere – rileva – fanno parte dello Statuto del Pd, ma a questo punto lo abbiamo rinnegato. Abbiamo scritto una pagina oscura per la democrazia di questo Paese, vorrei ribadire che nessuna di noi è alla ricerca di un posto al solo, e che ognuna di noi ha una sua storia politica: noi siamo il parlamento più rosa della storia e avremo il parlamento più maschile di tutti i tempi, perché il meccanismo delle liste bloccate – spiega –, dei collegi piccoli e delle candidature multiple, senza primarie per legge, elimina la possibilità di accesso per le donne: un passo indietro perfino rispetto al Porcellum. Se man- tenere l’accordo Renzi- Berlusconi significa venir meno a un caposaldo della nostra Costituzione (l’articolo 51 ndr), non capisco come il nostro partito possa mantenere in piedi questo accordo e va quindi fatta una riflessione politica», conclude Mongiello. Prima del voto nell’aula di Montecitorio, la senatrice di Noci Angela D’Onghia (Per l’Italia), sottosegretario all’Istruzione del governo Renzi, era certa che la mediazione tra i gruppi avrebbe fatto passare l’emendamento Agostini del 60 e 40% di donne capolista. «Non sono mai stata favorevole alle quote, ma credo che in un mondo a trazione maschile sia l’unico modo per entrare in politica: qualcosa va fatto, altrimenti torneremo indietro di qualche decennio», afferma D’Onghia. Imprenditrice nel settore della moda maschile, il sottosegretario sottolinea come, con l’obbligo di aumentare la quota di donne nei consigli di amministrazione, sia aumentata la percentuale di donne ai vertici delle società quotate in borsa. E lo stesso accadrebbe in parlamento con una imposizione di legge. «Noi abbiamo donne valide, ma l’unica maniera per bilanciare la loro presenza restano le quote, se il campo non è aperto, come dimostrano le resistenze alla Camera in tutti i partiti», osserva D’Onghia. E se non dovesse passare la norma per le capoliste? «Ci dovremo pensare al Senato – replica il sottosegretario pugliese – e spero che le donne possano essere tra di loro coerenti e fare un asse trasversale per raggiungere l’obiettivo, altrimenti non renderemo l’Italia un Paese più moderno e civile”. Noi donne siamo abituate ad essere pragmatiche, a mediare, lo facciamo anche in famiglia, siamo meno corruttibili ed abbiamo più senso del dovere e spirito civico, insomma, come madri abbiamo più a cuore il futuro dei nostri figli». l ROMA. Nel segreto dell’urna, vincono gli uomini. Non passano i tre emendamenti bipartisan alla legge elettorale sulla parità di genere. Le «pasionarie» di ogni partito, unite dal colore bianco dei vestiti, perdono la loro battaglia. E in Aula mostrano con gesti eloquenti, anche se non plateali, tutto il loro disappunto. Numerose deputate Pd, «tradite» dalla mancanza dei voti del loro stesso partito, che si spacca, lasciano l’Aula, si radunano in Transatlantico e lamentano che «l'accordo» non è stato rispettato. «Rispetto il voto – commenta la presidente della Camera Laura Boldrini – ma non posso negare la profonda amarezza per l’opportunità persa». «E' come con i 101" (quando fu bocciata l’elezione di Prodi al Quirinale) scuotono la testa le parlamentari dem. Il loro partito, pur lasciando libertà di voto, aveva espresso orientamento a favore degli emendamenti sulle quote rosa. Ma al momento del voto, che su richiesta di 39 parlamentari uomini del centrodestra avviene a scrutinio segreto, i sì (253) sono molti di meno di quelli del solo Pd (293). Sull'emendamento più «soft», con le quote al 40% per i capilista, «sono mancati ben più di 40 voti», contano le deputate dem. È lo spettro dei 101. Rosy Bindi esce dall’Aula applaudendo indignata i colleghi di FI, che hanno detto no ad allargare l’accordo sull'Italicum alle quote di genere. Ma alcune deputate della minoranza Pd additano anche i «renziani», per il sospetto che abbiano sabotato le quote rosa per tenere in piedi l’intesa. Un sospetto che i renziani rispediscono al mittente: fino all’ultimo è andato avanti il pressing per persuadere FI, fanno notare, e alla fine il governo si è rimesso all’Aula, senza cedere alla richiesta di Brunetta di dare parere negativo. In ogni caso, ribadisce Matteo Renzi, «nelle liste Pd l’alternanza di genere sarà assicurata». Ma la delusione è tanta, tra le deputate. Che promettono ora battaglia senza esclusione di colpi al Senato. «Ora sì alla doppia preferenza di genere», rilancia Stefano Fassina. «L'Aula della Camera dà un messaggio di misoginia», osserva il deputato socialista Marco Di Lello, che cita una frase pronunciata da Sandro Pertini: «C'è poco da ridere, colleghi. Anche una donna può diventare presidente della Repubblica, sapete?». All’uscita dall’Aula appaiono deluse anche le deputate di FI, che hanno combattuto una battaglia minoritaria nel loro partito. Loro, però, ammettevano di avere i numeri contro: «Gli uomini sono la grande maggioranza, non abbiamo molte speranze». A Montecitorio molte delle «pasionarie» si presentano vestite di bianco. Nell’emiciclo dell’Aula, però, appaiono macchioline chiare, sparute: più numerose tra i banchi del Pd e Sel, dove anche alcuni uomini indossano sciarpe bianche, poche altrove (Polverini, Prestigiacomo, Ravetto in FI; De Girolamo e Bianchi in Ncd; Tinagli in Sc). Ai banchi del governo, ma non in bianco, 3 ministri donna: Boschi, Madia e Ravetto. Indossa una giacca bianca prestatagli da un portiere d’albergo anche il leghista Gianluca Buonanno, ma vuole «prendere in giro» le colleghe. «Vladimir Luxuria, in quali quote starebbe?», scherza greve. Nelle oltre due ore di dibattito in Aula, in tanti prendono la parola. «Più gli interventi dei voti», ironizza qualcuno. L'atmosfera è tesa tra i banchi di FI: Stefania Prestigiacomo, «amareggiata», battibecca con Brunetta e rinfaccia al suo partito di avere fatto «passi indietro» rispetto alle posizioni assunte in passato. Le parlamentari del M5S prendono la parola per dire che le quote di genere in Parlamento sono una "ipocrisia". Replica da Sel Ileana Piazzoni: «Parlate voi che obbedite agli ordini di due uomini»". Ma è uno dei pochi momenti di tensione. Nessuno alza i toni, neanche al momento del voto. E quando è chiara la sconfitta, pochi azzurri applaudono. Tutti gli altri tacciono. Le donne Pd gesticolano con disappunto, si alzano e escono dall’Aula. Serenella Mattera RASSEGNASTAMPA 4 PRIMO PIANO Martedì 11 marzo 2014 GOVERNO E PARTITI LE QUESTIONI SUL TAPPETO Si cercano le coperture per la riduzione delle tasse per sostenere i redditi medio-bassi attraverso il taglio del cuneo per 10 miliardi Renzi al «mercoledì da leoni» su fisco, occupazione e scuola Il premier prepara misure choc per il rilancio dell’economia. Stasera si stringe l ROMA. Un orecchio al voto sulla legge elettorale, entrambi gli occhi sui provvedimenti economici da approvare domani in consiglio dei ministri per quello «choc» necessario al paese. Così Matteo Renzi ha trascorso una giornata decisiva a Palazzo Chigi, al lavoro con Graziano Delrio ed in continuo contatto con il ministro Pier Carlo Padoan. Un gruppo ristrettissimo per evitare di scoprire le carte rispetto a richieste e veti sia dei partiti sia dei sindacati, verso i quali il premier rivendica autonomia a maggior ragione dopo i reiterati attacchi della leader Cgil Susanna Camusso che Renzi liquida con fastidio come «paradossali». Anche se il via libera finale alla legge elettorale arriverà solo oggi, il passaggio di ieri per Renzi era cruciale. Le quote rosa rappresentavano per il presidente del consiglio un test sulla presa di Silvio Berlusconi tra gli azzurri rispetto all’accordo siglato. Dopo aver cercato, fino all’ultimo incontro tra il ministro Maria Elena Boschi e Denis Verdini, un’intesa sulla parità di genere, il governo ha deciso la sua neutralità rimettendosi alla decisione dell’Aula. «Per il Pd le quote rosa andavano bene, il tema era politico, ovvero capire se Berlusconi riusciva a imporre la linea dentro Fi tra donne sulle barricate e malumori di vario genere», spiegano i renziani, sollevati anche in vista del passaggio della riforma in Senato dove i numeri sono tutt'altro che blindati come a Montecitorio. Ma, senza dare per scontato la riforma elettorale, Renzi è concentrato soprattutto sull'ormai ribattezzato «mercoledì da leoni». Gli obiettivi del premier sono chiari: piani scuola e PALAZZO CHIGI Riunione del governo casa, con risorse già definite; il ddl sul jobs act che prevede anche il sussidio di disoccupazione per due anni. E la riduzione delle tasse per sostenere i redditi medio-bassi attraverso il taglio del cuneo per 10 miliardi. Al Tesoro come a Palazzo Chigi è corsa contro il tempo per trovare entro domani le coperture, anche con scelte innovative come i tagli alle spese militari, F35 inclusi. Renzi ha in mente di agire sull'Irpef anche se, spiegano fonti di governo, «si valuta l’impatto di varie misure per capire quali agiscano di più come choc all’economia». Le somme si tireranno stasera a nel vertice previsto a Palazzo Chigi al rientro di Padoan da Bruxelles mentre toccherà al sottosegretario Delrio illustrare le prime misure del governo in un incontro con i capigruppo di maggioranza. Nessun confronto prima del consiglio dei ministri è previsto, invece, con i sindacati nonostante soprattutto la Cgil insista sulla necessità della concertazione. Anche ieri il segretario generale Susanna Camusso, al netto dei toni congressuali, ha accusato Renzi di «disattenzione verso il paese che ha già pagato». Critiche che, a quanto si apprende, il presidente del consiglio non ha preso bene. «Renzi annuncia il taglio delle tasse ed il jobs act e in tutta risposta Susanna Camusso minaccia lo sciopero generale, è incomprensibile», attaccano i renziani. Convinti che mercoledì, davanti all’approvazione delle misure, i sindacati si dovranno ricredere. Cristina Ferrulli M5S, crociata anti-dissidenti un senatore verso l’espulsione Nuovo cartellino rosso tra i grillini: nel mirino il campano Pepe Le primarie nel paese del premier A Pontassieve perde il fedelissimo di Renzi PONTASSIEVE (FIRENZE)Con i se e con i ma non si fa la storia e meno che mai la politica. Così a Pontassieve (Firenze) si commenta la sconfitta di Samuele Fabbrini alle primarie per la scelta del candidato sindaco del paese dove vive Matteo Renzi. Per Fabbrini l’attuale premier è sempre stato un punto di riferimento (era il suo capoclan negli scout), ma ieri Renzi non si è fatto vedere al seggio, facendogli mancare un voto prezioso. Fabbrini aveva deciso di sfidare Monica Marini, assessore uscente appoggiata da tutti i partiti della coalizione di centrosinistra: è stato battuto per 15 voti, 1.999 contro 2014, 30 schede nulle e un giallo al momento dello spoglio dell’ultima sezione (non tornavano le schede votate con le firme sul registro). C'è stata un pò di tensione tra le due parti, stemperata dalla comparsa nella Casa del popolo di due carabinieri. Fabbrini già ieri sera aveva riconosciuto la vittoria della Marini, andando a salutarla nel suo comitato elettorale. Al giovane ingegnere, al di là delle dichiarazioni ufficiali rimarrà però un dubbio: se Matteo fosse andato a votare ieri mattina, prima dei tg, quanti altri elettori avrebbe spinto ai seggi?. "Ma le sue dinamiche oggi sono altre, capisco la sua scelta e la condivido", sostiene lo sconfitto. Certo "perdere per un pugno di voti non è mai piacevole" commenta la vincente Marini, convinta che quella di Renzi di non andare a votare "sia stata una scelta". La Marini ora lancia un messaggio al suo avversario: "Quando si fanno le primarie è chiaro che ci si divide, anche nel Pd. L’importante è, il giorno dopo, avere la capacità di superare le divisioni, stare insieme e pensare alle elezioni, quelle vere che aspettano tutti noi". Non pochi dicono che questa è la prima sconfitta per il neo premier. l ROMA. Nuovo cartellino rosso in casa Cinque Stelle: Beppe Grillo va avanti con il suo pugno di ferro contro gli eretici del Movimento in una sfida senza tregua che punta a bonificare i Cinque Stelle da tutte le voci fuori dal coro. Un’offensiva a tutto campo volta a fare definitivamente piazza pulita delle sacche di dissidenza che potrebbero mettersi di traverso nella traversata verso le elezioni europee. Un gioco rischioso ma che, dai sondaggi in mano ai vertici del Movimento, non pare penalizzare il M5s. Anzi. Ad essere raggiunto a sorpresa dall’avviso di espulsione è il senatore campano, Bartolomeo Pepe. Contro di lui si è espresso il meet up di Napoli. È il primo passo della procedura seguita per le altre espulsioni: arriva la presa di distanza dal gruppo territoriale di riferimento, poi il post in rete di Beppe Grillo, poi il voto dell’assemblea e, infine, quello della rete. E' successo così per tutti gli ultimi casi di espulsione: per Luis Orellana, per i siciliani Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. Ieri anche per l’altro espulso: Lorenzo Battista a cui, però la scomunica dal territorio è arrivata a cose fatte: durante il fine settimana, quando si è riunito il meet up del Friuli Venezia Giulia. Un caso anomalo su cui anche il senatore friulano ironizza: «Non avendo potuto fornire sfiducia dal territorio prima delle illegittime espulsioni, i grillini di Trieste cercano ora di dimostrare fedeltà a Casaleggio e Lord Blog». Non sono ancora state chiarite le ragioni della messa all’indice di Pepe, finora considerato un ortodosso del Movimento: quando venne eletto dichiarò «Bersani è un assassino, il Pd è responsabile dei rifiuti tossici e non faremo nessun accordo al Senato». Ora però ha storto il naso per le ultime epurazioni. E ora anche lui potrebbe ingrossare le fila dei contestatari destinati a confluire nel nuovo gruppo di ex M5s. Campanella ci lavora e ci crede: «Ho aperto un confronto a 362 gradi» scherza. LA PROCEDURA Il post di Grillo, poi il voto dell’assemblea e infine quello della rete M5S Beppe Grillo, leader del Movimento Ex dipendente di un’azienda petrolchimica, Pepe, detto da tutti «Bart», è un’icona della lotta ambientalista: ha combattuto nel Comitato Zero Rifiuti Industriali, in quello contro l’inceneritore di Acer, in quello per il dissesto idrogeologico del territorio e nel comitato Acqua Pubblica e No al Nucleare. Ora, dopo lo scandalo della Terra dei Fuochi, era il candidato in pole position a rappresentare il Movimento nel Comitato di inchiesta parlamentare sul ciclo di rifiuti: ma a poche ore dalla decisione è arrivata la presa di distanze del meet-up di Napoli. Proprio la sua determinazione ad andare a ricoprire quel ruolo è all’origine di un vero e proprio alterco con il capogruppo a palazzo Madama, Maurizio Santangelo. E' stato qualche giorno fa quando gli animi erano al massimo della tensione per le vicende delle espulsioni. «La nostra decisione, messa nero su bianco in una lettera per il senatore Pepe, significa che il meet-up di Napoli non si sente più rappresentato da lui: è una presa d’atto di un rapporto che non funziona più» spiega un’altro degli animatori del meet-up di Napoli, Roberto Fico, il deputato che presiede la Commissione di Vigilanza e che guida il gruppo di testa dei grillini ortodossi in Parlamento. La questione di Pepe dovrà andare ora in assemblea: Fico spiega che non è stata (ancora) avviata una procedura di espulsione. "Ma – assicura – se si dovesse dovesse arrivare in assemblea voterò sì». Francesca Chiri RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 5 Martedì 11 marzo 2014 Ad Arcore, il Cavaliere è stato in costante contatto con i suoi uomini per seguire la votazione a singhiozzo sulla legge elettorale L’ex premier è pronto ad aprire il capitolo europee e i malumori già serpeggiano tra i dirigenti azzurri in merito alla scelta delle candidature Berlusconi irritato da Matteo «Non controlla i suoi deputati» E guarda con preoccupazione il 10 aprile: o va ai domiciliari o ai servizi sociali VERTICI Matteo Renzi (a sinistra) e, in alto, Silvio Berlusconi: l’accordo sull’Italicum sembra reggere . l ROMA. La scelta di Silvio Berlusconi è di restare volutamente in disparte e lasciare che sia Denis Verdini a sbrogliare i nodi sulla legge elettorale. L’ex capo del governo, racconta chi ha avuto modo di sentirlo in questi giorni, ha come pensiero fisso la data del 10 aprile, giorno in cui il tribunale di Milano dovrà decidere se concedergli l'affido ai servizi sociali o mandarlo agli arresti domiciliari: i giudici vogliono la mia fine, continuava a ri- petere anche ieri. Ad Arcore, il Cavaliere è stato in costante contatto con i suoi uomini per seguire la votazione a singhiozzo sulla legge elettorale. Ai suoi non ha nascosto l’irritazione per l'atteggiamento delle parlamentari azzurre che hanno dato battaglia sulla parità di genere in aperto contrasto con la linea ufficiale del partito. A questo però l’ex premier aggiunge il fastidio per l’atteggiamento di Matteo Renzi: non controlla i suoi parla- mentari – è la sintesi del ragionamento dell’ex capo del governo – se continua così dell’accordo non resterà più nulla. Parole che guardano al Senato dov'e gli equilibri numerici sono diversi. A nulla sono serviti gli appelli della maggioranza delle parlamentari affinchè ci fosse un pronunciamento ufficiale da parte del Cavaliere a favore delle quote rosa. Il Cavaliere avrebbe ascoltato le ragioni del sì preferendo però dare ascolto a chi, tra i suoi consiglieri, gli indicava prudenza: il rischio è che se passano le quote rosa si voteranno anche le preferenze - gli avrebbero fatto presente – e poi in vista della campagna elettorale dobbiamo pensare a nomi forti sul territorio. L'irritazione però non è solo per le deputate di Forza Italia ma anche per l’atteggiamento tenuto da Renzi: non controlla i suoi, spero non ci siano ulteriori sorprese in Senato, ha ribadito ancora una volta ai suoi interlocutori. L'ex capo IL CASO IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA E LEADER DI SEL CHIEDE A RENZI DI PASSARE DAGLI ANNUNCI AI PROVVEDIMENTI REALI Vendola: aspettiamo i fatti su tasse e patto di stabilità l BARI. «Da molti anni ho cominciato a praticare, per motivi di igiene politica, l’astinenza dal commentare gli annunci. Cerchiamo di commentare i provvedimenti». Lo ha detto il leader di Sel e presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, rispondendo ad una domanda sulle riforme annunciate dal premier Renzi. «Commentare gli annunci – ha detto Vendola – può portarci fuori strada. Siamo tutti quanti contro le tasse. Se si dice “vogliamo abbassare le tasse”, bene, vediamo come, con che interventi, vediamo con quale copertura finanziaria». «L'essenziale – ha detto ancora il leader di Sel – è che si capisca che il ceto medio, il mondo del lavoro dipendente, il mondo dei pensionati, rappresentano la geografia di un disagio che non può più sopportare nessun tipo di vessazione. Qualunque copertura deve essere cercata al di fuori della consueta platea di pagatori Foggia, il centrosinistra si affida a Marasco Con il 46,39 ha battuto il sindaco uscente FILIPPO SANTIGLIANO ha dichiarato a sua volta il sindaco Mongelli che aveva dalla sua parte larghi strati dell’amministral FOGGIA. Augusto Marasco, 57 anni, ex presi- zione comunale uscente, partiti come Rifondazione, dente dell’Ordine degli architetti, ha vinto le pri- Sel, Realtà Italia, Democratici autonomi, Italia dei marie del centrosinistra per la candidatura a sindaco valori e Centro democratico oltre a sponsor del cadi Foggia. Esce di scena, quindi, il sindaco Gianni libro del governatore Vendola, del sindaco di Bari Mongelli (che aveva accettato di sottoporsi alle pri- Emiliano e dell’assessore regionale alla sanità, Elena marie) che ha tuttavia escluso ripercussioni sulla Gentile. vita dell’amministrazione comunale. «L’ipotesi delle Il voto delle primarie di Foggia dovrebbe aver dimissioni non esiste, oggi andremo in Consiglio chiuso anche l’extratime del congresso provinciale comunale», ha dichiarato ieri per del Partito democratico che si è mettere fine alla ridda di voci su presentato a quest’appuntamento possibili dimissioni. diviso in tre tronconi: quello proNon una vittoria di misura ma vinciale, con il segretario Piemonnetta quella ottenuta da Augusto tese ed i deputati Bordo e MonMarasco che si è aggiudicato le giello, schierati con Marasco; primarie del centrosinistra avenquello cittadino di Foggia, schiedo ottenuto 4.074 preferenze, pari rato con Mongelli e quello «renal 46,39% degli 8.782 voti validi. Il ziano» della prima ora, guidato dal sindaco uscente, Gianni Mongelli, sottosegretario alle riforme, Ivan ha preso 2.397 preferenze, pari al Scalfarotto, schierato con Fratta27,29%. Molto più staccati gli altri rolo (arrivato terzo col 15%). tre candidati: Lorenzo Frattarolo «Mi auguro che con il risultato è terzo (1.374 voti, 15,65%); l’unica delle primarie si possa mettere fidonna in lizza, Rita Saraò, ha ot- FOGGIA Augusto Marasco ne al congresso. Non ci sono ritenuto 640 voti (7,29%). Infine, Nivincite. A chi ha espresso valuno Abate ha preso 297 preferenze (3,38%). tazioni sul partito di Foggia dico solo che non conosce «Ringrazio tutti per la partecipazione e la fiducia bene la nostra realtà. Con Marasco possiamo inaccordatami. A questo punto su di me sento tutto il tercettare la richiesta di cambiamento. Mongelli ha peso della responsabilità di questo consenso. Sono fatto un grande lavoro ma non poteva più essere il certo che da qui ripartiremo per centrare la vittoria candidato sindaco perché questo pensava la pancia di maggio e determinare il cambiamento», ha af- della città. Adesso è il momento di mettere da parte le fermato il neo candidato sindaco del centrosinistra. primarie e di lavorare insieme per allargare la coa«Il dato numerico è indiscutibile. Dal punto di vista lizione a presentarci vincenti alle elezioni di maggio, politico sarà necessaria una valutazione sulla so- quelle che contano per davvero», ha rimarcato a sua stanza di questo voto, perché bisogna capire le pre- volta Raffaele Piemontese, segretario provinciale del senze e soprattutto le assenze alle primarie. Una Partito democratico e presidente del Consiglio coriflessione che dovrò fare con chi mi ha sostenuto», munale di Foggia. per conto di tutti, perchè il ceto medio si è schiantato e quindi bisogna andare altrove». «Nè si può immaginare – ha concluso – di cercare le risorse per coprire qualunque scelta, tagliando ulteriormente il welfare, intervenendo ancora sulla carne viva dei servizi e dei diritti universali della cittadinanza». Poi aggiunge che «Renzi allude alla necessità di mettere mano al patto di stabilità. Lo aspettiamo proprio a questo varco». del governo sceglie di restare alla finestra in attesa di conoscere nel dettaglio anche i provvedimenti economici annunciati dal premier: abbiamo sempre detto di non avere pregiudizi – è il senso del ragionamento – per cui se ci saranno provvedimenti a favore di cittadini e imprese siamo pronti a valutarli. Chiusa la partita della legge elettorale alla Camera, il Cavaliere è pronto ad aprire il capitolo europee ed i malumori che già serpeggiano tra i dirigenti azzurri in merito alla scelta delle candidature. Ai suoi fedelissimi continua a ripetere di voler essere lui il capolista in tutte le circoscrizioni: farò ricorso in tutte le sedi se mi verrà impedito di poter essere candidato. Il Cavaliere è consapevole di avere poche chance ma appare irremovibile: sarebbe l’ennesima prova del tentativo della mia eliminazione dalla scena politica per via giudiziaria. Non possiamo accettarlo senza dare battaglia. Yasmin Inangiray RASSEGNASTAMPA 6 PRIMO PIANO Martedì 11 marzo 2014 I MORSI DELLA CRISI IL PIANO DI RENZI INVERSIONE DI TENDENZA «L’Italia viene in Europa per fare delle cose, non per chiedere favori» Domani l’ora X sul cuneo fiscale «Fisco, ridurremo il cuneo con i tagli alla spesa» Il ministro Padoan: i risultati arriveranno nel giro di due-tre anni SOTTO LA LENTE Scontro Irap-Irpef pro e contro l ROMA. Rilanciare la crescita del Paese attraverso i consumi, oppure puntare su un aumento del Pil spinto da nuove opportunità occupazionali. È un po’ questa, in sintesi, la scelta che il governo si trova davanti. Con un bivio che è anche politico e mediatico: riducendo l’Irpef si aumentano le buste paga dei lavoratori, tagliando l’Irap si aiutano i conti delle imprese. CALO DELL'IRPEF -La focalizzazione delle risorse – a regime 10 miliardi, ma per quest’anno ne serviranno molti di meno – per ridurre l’Irpef sembra al momento l’ipotesi prevalente. Sul tappeto ci sono molte possibilità. L’idea dalla quale si era partiti era quella di ridurre di un punto le prime due aliquote Irpef: quella del 23 che si paga fino a 15.000 euro e quella del 27% che si versa fino a 28.000 euro. Ma una riduzione così avrebbe un impatto su tutti i contribuenti con l’effetto di spalmare i 10 miliardi sui 41 milioni di cittadini che pagano l'imposta. Così, a spanne, il beneficio medio sarebbe di 243 euro l’anno a testa. L'idea, invece, sarebbe quella di concentrare il beneficio sulle fasce di reddito più basse che ora sono con l’acqua alla gola per la crisi e che, in questo modo, immetterebbero queste risorse nell’economia alimentando i consumi. La leva più adatta sono in questo caso le detrazioni per lavoro che hanno un impatto decrescente al salire del reddito. Meno probabile – al momento – è l’idea di rimpinguare le detrazioni per i figli a carico, dando benefici a tutte le famiglie a prescindere dalla tipologia del lavoro. Ma il governo ha la possibilità anche di ridurre i contributi sul lavoro (con benefici diretti in busta paga per il lavoratore ma anche per il datore di lavoro che ne versa una quota) oppure decidere di aumentare gli assegni familiari: quest’ultima ipotesi servirebbe ad aiutare gli 'incapientì, cioè i contribuenti con un reddito così basso da non versare, già oggi, l’Irpef. Con le detrazioni sul lavoro lo sconto potrebbe essere più consistente: se si modulano in modo di concentrare i benefici fino a 15.000 euro il risparmio fiscale andrebbe a circa 4 milioni di lavoratori. L’effetto nella busta paga (o sulla pensione) mensile sarebbe appena superiore ai 200 euro. Se si aggiungono anche i pensionati, che fino a 15.000 euro sono altri 4 milioni, lo sconto ovviamente si dimezzerebbe a 100 euro mensili. Basta salire di poco diluire di ancora il beneficio: fino a 20.000 euro si aggiungono infatti 2,8 milioni di lavoratori e 2,5 milioni di pensionati con il risultato di far scendere lo sconto mensile a 50-60 euro e quello annuale a 600-750 euro. IL TAGLIO DELL'IRAP -Diverso è invece lo scenario dell’Irap. L'imposta, che si paga sul valore aggiunto delle imprese - grandi e piccole – vale complessivamente 34,7 miliardi. Ma la quota pagata dai privati si attesta a «soli 24,8 miliardi». Con una riduzione da 10 miliardi più che annullare l’effetto negativo che questo tributo ha sul costo del lavoro si avrebbe quasi un dimezzamento del prelievo, un alleggerimento del 40% del dovuto. l BRUXELLES. Riforme immediate su crescita e lavoro, per riuscire ad ottenere risultati crescenti nel tempo, significativi nel giro di 2-3 anni. È il biglietto da visita con cui il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha fatto il suo debutto a Bruxelles, per illustrare all’Eurogruppo il programma del governo Renzi, incentrato soprattutto sul rilancio dell’economia attraverso misure strutturali e con un orizzonte, lo ha ripetuto più volte, di medio termine. Il ministro, così come il premier, ha le idee chiare: l'Italia «viene in Europa per fare delle cose, non per chiedere favori». Segno di un cambiamento di atteggiamento e di prospettiva nei confronti dell’Unione europea, anche in vista del semestre italiano di presidenza, occasione che Roma non intende perdere per tentare di rilanciare il proprio ruolo tra i 28. «Bisogna cominciare subito», ha scandito il ministro nella sua prima conferenza stampa ufficiale, ribadendo i concetti espressi nel corso della giornata ai colleghi europei e al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, incontrato al suo arrivo. Le riforme arriveranno e saranno strutturali. Avranno un impatto inevitabile sui conti pubblici, ma andranno valutate al momento giusto, quando cioè cominceranno a dare i risultati a cui il governo punta. Agire sul Pil, sul denominatore, è del resto l’unica via per aggiustare nel tempo anche deficit e debito. Soprattutto considerando che l’economia italiana crescerà quest’anno con ogni probabilità meno di quanto previsto dall’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, (1,1% la stima del titolare del Tesoro fino a dicembre scorso). «I numeri che abbiamo sott'occhio – ha ammesso Padoan – sono più vicini a quelli della Commissione di quanto non fossero in passato. Il mio atteggiamento è di esser prudente, preferisco tenermi basso». Parole che suonano come una vera doccia fredda, visto che le previsioni di Bruxelles indicano per Roma una crescita quest’anno di appena lo 0,6%. Pur inserendosi quindi nelle linee fondamentali del lavoro tracciato dal precedente governo, ora è il momento di accelerare, ha esortato ancora il ministro, assicurando l’Ue che comunque il rispetto dell’equilibrio di bilancio rimane un fondamento essenziale. «La priorità è mettere in atto politiche a favore di crescita e occupazione, non disperdendo l’enorme risultato di finanze pubbliche che sono oggi molto più sostenibili di quanto non fossero tempo fa. Farlo – ha sottolineato – sarebbe una sciocchezza». Le prime misure concrete arriveranno dunque già al prossimo atteso Consiglio dei ministri di domani, momento in cui il governo, come annunciato da Matteo Renzi, comincerà a tirare le somme sul jobs act, sull'edilizia scolastica e sulla casa. Sul tavolo arriverà con ogni probabilità anche un apposito provvedimento sui debiti della pubblica amminisrazione, nodo sul quale la controversia con Bruxelles non sembra ancora appianata. Proprio per rispondere ai rilievi della Commissione, il governo ha recapitato una lettera di risposta per evidenziare le misure intraprese finora e quelle in via di definizione, smontando anche alcuni degli appunti eviden- ziati in sede Ue. Domani sarà però anche il primo momento della verità sul cuneo fiscale. Padoan non ha espresso preferenza tra Irap e Irpef, ma ha assicurato che la riduzione sarà coperta «in modo permanente» dai tagli della revisione della spesa, «condizione importante per garantire la sostenibilità di bilancio». Mila Onder Chiara De Felice ATTESA RENZI SPINGE PERCHÉ TUTTO SIA PRONTO GIÀ PER DOMANI, QUANDO IL GOVERNO SARÀ CHIAMATO A VARARE UNA SVENTAGLIATA DI PROVVEDIMENTI Calo tasse, si lavora alle coperture subito il provvedimento sul«jobs act» l ROMA. La riduzione da 10 miliardi delle tasse ci sarà e il premier Matteo Renzi spinge perchè tutto sia pronto già per domani, quando il Consiglio dei ministri sarà chiamato a varare comunque una sventagliata di provvedimenti che segnerà il cambio di passo del governo. Ma, se per rimborso debiti della pubblica amministrazione, l’edilizia scolastica e il piano casa è tutto pronto, per la riduzione delle tasse potrebbe essere necessario attendere qualche giorno. Il Consiglio dei ministri de- AL TIMONE Il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Attilio Befera . lineerebbe comunque il percorso, identificando coperture e tempi, che saranno brevissimi. Con una sorpresa: tra le forbici del governo potrebbero finire le spese militari e anche i contestatissimi aerei da guerra F35. «Bisogna agire subito – ha detto da Bruxelles il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan – I risultati saranno crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi in 3-4 anni». Nessuna incertezza sulla volontà di intervento, quindi, ma certo il governo è proprio alle prese con le compatibilità tecniche delle scelte da fare. A cominciare dalle coperture, che saranno crescenti nel tempo: 10 miliardi saranno infatti a regime mentre quest’anno – poichè la decisione arriva già qualche mese dopo l'avvio dell’anno – servirà molto meno. Che la riduzione delle tasse si concentri sull'Irpef, invece, appare oramai scontato. Ma certo c'è da decidere come possa essere attuata, ad esempio se attraverso le detrazioni sul lavoro o quelle per i famigliari a carico. I sindacati – tutti - premono per interventi in favore dei lavoratori. Se le scelte saranno concentrate sui redditi fino a 15.000 euro il «bonus» mensile potrebbe arrivare anche a 200 euro, se si sale anche di poco (a 20.000 euro) l’importo si dimezzerebbe. In ogni caso scelte non sono ancora state fatte e un primo vero confronto tecnico collegiale è previsto per oggi, al preconsiglio, al quale non partecipano i ministri. Sul tappeto ci sarebbero ancora anche la possibile riduzione dei contributi sociali, che impattano sulle buste paga ma anche sui costi dei datori di lavoro. Domani certo sarà il giorno delle scelte politiche. Il primo nodo da sciogliere è quello delle coperture. «Non utilizzeremo i fondi Ue per il cuneo fiscale», ha detto il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio in una nota ufficiale. Per questo capitolo nel 2014 basterebbero 7-8 miliardi, cinque dei quali dalla spending review. Nel paniere delle risorse rimangono anche l’intervento sulle rendite finanziarie, i minori esborsi per gli interessi dovuto al calo dei rendimenti sui titoli di Stato e il rimpatrio dei capitali, per il quale è previsto il varo di un disegno di legge da approvare velocemente con le modifiche che spianerebbero alcuni no- di tecnici emersi nel confronto con Svizzera. Ma c'è poi la sorpresa del taglio alle spese militari. Nel mirino della contraerea del governo sono finiti gli aerei da guerra F-35, costosissimi e contestatissimi. Lo Stato italiano prevede ora di spendere 14,3 miliardi in 15 anni ed ha già ridotto il proprio programma da 131 a 90 aerei. Un’ulteriore cesoiata, oltre ad avere un impatto economico, avrebbe un valore politico, dando visibilità ad un tema caro al Pd ma che è diventato un vessillo del M5s. Certi sono invece gli altri provvedimenti annunciati da Renzi. Per il jobs act arrivano le prime norme. Si tratta di disegni di legge che introducono semplificazioni nel mercato del lavoro e anche la riforma degli ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di estendere una copertura anti crisi anche a chi oggi non può usufruire della cassa in deroga. Per ora si tratta di interventi che non richiedono risorse: per gli ammortizzatori sociali però ci sarà però una rimodulazione dei fondi ora previsti per la Cig in deroga. L’ipotesi di interventi onerosi, invece, passa attraverso l’uso dei fondi Ue, che sono vincolati a progetti di sviluppo e che arriverebbero in seguito. Il Tesoro porta le norme che consentono di sbloccare 60 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione che potrebbero avere anche l'effetto di alimentare gli incassi Iva contribuendo alla copertura del taglio del cuneo. Le norme prevedrebbero un rafforzamento del ruolo della Cdp ma anche misure per evitare che in futuro si ripetano gli stessi ritardi. Varo sicuro anche per le norme che sbloccano i fondi – circa 2 miliardi – già in possesso dei comuni per ristrutturare le scuole. E per il piano casa. Prevedrà un’aliquota ridotta per la cedolare in caso di contratti a canone ridotto, un fondo per la morosità incolpevole, un aiuto per le giovani coppie. RASSEGNASTAMPA PRIMO PIANO 7 Martedì 11 marzo 2014 «MI È PARSO DISATTENTO» «C’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi». E poi: «Cambiare verso vuol dire dare lavoro ai giovani» IL MONITO DI VENDOLA «Bisogna stare attenti al fatto che è partita già una campagna di delegittimazione del sindacato» L’ira della Camusso (Cgil) «Il mondo non è un derby» Da Bari il segretario del sindacato replica alle esternazioni di Renzi STEFANO BOCCARDI ECONOMIA Sopra: il ministro Padoan che ribadisce l’impegno per la riduzione del cuneo fiscale. A destra il leader Cgil, Camusso, con Forte, segretario pugliese del sindacato e, a fianco, con il premier Renzi ti l BARI. No, «capisco che Renzi abbia una visione calcistica, ma il mondo non è fatto di derby». Il premier «mi è parso disattento al fatto che c’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi». E ancora: «Renzi deve sapere che se risposte ai lavoratori non arrivano o se si tolgono risorse e si riduce la coperta degli ammortizzatori ci sarà un problema di risposta al mondo del lavoro». Non è ancora una vera e propria dichiarazione di guerra. Non è ancora la proclamazione di quello sciopero generale pure già evocato (o invocato?) da tanti. Ma da Bari, dove ha presenziato alla giornata inaugurale del congresso provinciale della Cgil, Susanna Camusso manda un messaggio inequivocabile al presidente del consiglio. Sì, a meno di ventiquattro ore dalle esternazioni televisive del premier e quando ne mancano altrettante alla presentazione di quella che viene annunciata come una vera e propria rivoluzione fiscale, la numero uno della Cgil conferma di non gradire né l’approccio né tanto meno i contenuti dell’eloquio renziano. Che i due non si amino e che anzi siano da sempre cordialmente avversari, non è certo una notizia. Eppure, fa un certo effetto immaginare che un premier eletto dal centrosinistra possa fare a meno della Cgil o comunque relegare il sindacato fondato da Giuseppe Di Vittorio a un ruolo men che marginali. Ma di trarre conclusioni, occorre vedere le carte di Renzi. Occorre capire innanzitutto dove il premier troverà i 10 miliardi da destinare al taglio del cuneo fiscale, sia che si tratti di tagli dell’Irpef e/o dell’Irap, sia che si tratti di più semplici detrazioni fiscali. Intanto, la Camusso incassa la solidarieta del governatore pugliese e leader di Sel, Nichi Vendola, il quale dice che «bisogna stare attenti al fatto che è partita già una campagna di delegittimazione del sindacato, dopo lo smontaggio dei partiti, che naturalmente hanno avuto tanti torti e tante colpe». Matteo Renzi - lo ha detto domenica da Fazio - teme il «derby» tra Cgil e Confindustria. E soprattutto non ne vuol più sapere della «concertazione». La Camusso ovviamente non ci sta, ma non chiude tutte le porte: «Il premier pensa che non c'è un tema di rapporto con le parti sociali. La nostra opinione è che sbaglia. Il messaggio che vogliamo dare è che continua a lanciare dei titoli ma non si vede il merito di quei titoli. Se quei titoli risponderanno al ridare potere d’acquisto a pensionati e lavoratori saremo i primi ad essere felici, se vogliono dire che si faranno ammortizzatori sociali universali che diano la copertura a tutti saremo più felici». E ancora: «Volete cambiare verso a questo Paese? Cambiare verso vuol dire dare lavoro ai giovani e se non glielo danno le imprese, cominci l’intervento pubblico a farlo e poi le imprese verranno. Ma se aspettiamo le imprese, il verso non lo cambiamo». Di concertazione parla anche il sindaco di Bari e segretario provinciale del Pd, Michele Emiliano: «Concertare non significa venire meno alle proprie prerogative isti- tuzionali. Ieri ho sentito parole un po’ dure in televisione, forse la domenica non è la giornata ideale per affrontare certi argomenti così delicati. Nessuno mette in discussione che la responsabilità della decisione spetta alla politica, ma la concertazione con il sindacato può dare molti vantaggi che consistono nel sostegno del sindacato alle scelte del governo» «È chiaro - spiega il sindaco renziano - che se il sindacato non è d’accordo e il governo è convinto di avere ragione deve andare avanti». E poi: «Siccome noi siamo la sinistra queste cose bisogna sempre dirle con grande attenzione, anche se la verità è che al fondo delle parole di Renzi si intravedeva la domanda di un giovane 39enne: “in questi 20 anni con il vecchio sistema siete riusciti a cambiare le cose?” Siccome dobbiamo ammettere che questo sistema non ha cambiato l’Italia, e anzi ci ha portato in una situazione difficile, è ovvio che anche le parole nuove e il modo diverso di pronunziarle forse sono una scudisciata al paese e anche al sindacato, per stimolarlo verso la direzione giusta. Nessuno vuole fare a meno del sindacato». invitaalconcerto ELISA L’ANIMA VOLA TOUR domenica 16 marzo Palaflorio - Bari Ritaglia e conserva la seconda prova d’acquisto. Per prenotare 2 posti al concerto di Elisa invia un’email mercoledì 12 marzo dalle 12 alle 14 a promozioni@gazzettamezzogiorno.it. Gli assegnatari dei biglietti riceveranno una conferma dell’avvenuta prenotazione e potranno ritirare l’invito presso la nostra sede previa esibizione delle 3 prove d’acquisto. L’iniziativa è valida fino ad esaurimento del numero dei posti a noi riservato. 2a prova d’acquisto del 11 marzo 2014 valida per “LA GAZZETTA TI INVITA AL CONCERTO” RASSEGNASTAMPA 13 Martedì 11 marzo 2014 ECONOMIA&FINANZA Casa, 2013 drammatico le vendite giù del 9,2% Il mercato torna ai livelli dell’85. Continua il calo dei mutui Fonte: Agenzia delle Entrate Il mercato della casa parte dei rogiti dagli ultimi mesi del 2013 ai primi mesi del 2014 per sfruttare la più conveniente imposta di registro». Tenendo conto di questo fenomeno, il quarto trimestre 2013 limiterebbe le perdite al -5,3%. «Si può pensare che nel 2014 il picco della crisi sia ormai passato», osserva il direttore centrale dell’Omise, Gianni Guerrieri. Il bilancio dello scorso anno resta nero. La caduta più pesante delle compravendite colpisce il settore terziario (-11%), seguito dal residenziale (-9,2%), dal commerciale (-7,3%) e dal produttivo (-7,7%). In tutte le grandi città si comprano meno case tranne che a Milano, dove interviene «l'effetto Expo» e porta un +3,4%, e a Bologna (+1,5%). I cali peggiori degli scambi sono a Napoli (-15,2%), Genova (-10,3%), Torino (-8,2%) e Roma (-7,3%). I prezzi sono in flessione ovunque e spaziano dal -4% di Torino (nel secondo semestre rispetto ai sei mesi precedenti) al -0,2% di Verona, con Roma al -1,8% e Milano al -0,5%. ANSA l ROMA. Continuano a calare gli fatti, la flessione rallenta dal 24,8% del acquisti di case, i mutui e i prezzi del 2012 all’8,9% del 2013 e gli ultimi tre mattone, tanto che il mercato immo- mesi dell’anno mostrano un ulteriore biliare residenziale scende a un livello miglioramento al -7,5%. Secondo il vipiù basso di quello che registrava 28 anni fa, nel 1985. È la fotografia dell’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi) dell’Agenzia delle Entrate, che sottolinea come le Compravendite immobiliari, abitazioni passate di mano nel variazione % 2013/2012 2013 sono 403mila, il 9,2% in meno rispetto al 2012 e meno della metà rispetto a prima Residenziale -9,2% della crisi, nel 2006. In un solo anno il valore di scambio complessivo delle case perde il 10,7% fermandosi a Terziario -11% una stima di 66,8 miliardi. Di questi, 17,5 miliardi provengono dalle banche sotto forma di mutui ipotecari. Anche su queCommerciale -7,3% sto fronte pesa la crisi che contrae sia il valore complessivo del credito erogato (del 10,6%) Produttivo -7,7% sia il numero di prestiti (del 7,7%, fino a 143.000 mutui). Buone notizie provengono, invece, dai tassi di interesse meMEDIA -8,9% di che calano al 3,94% (-0,31%) e abbassano la rata a 682 euro al mese (dalle 720 del 2012). Un altro segnale positivo proviene dal confronto del 2013 con cedirettore dell’Agenzia delle Entrate, l'anno precedente: guardando all’in- Gabriella Alemanno, questo dato risieme del mercato immobiliare, in- sente inoltre dello «spostamento di IL ROSSO DEL 2012 TOCCÒ I 507 MILIONI Rcs nel 2013 dimezza le perdite ma i ricavi diminuiscono: -13,1% l MILANO. Rcs chiude il 2013 con perdite per 218,5 milioni, più che dimezzate rispetto al rosso di 507 milioni del 2012. Calano però anche i ricavi, del 13,1% a 1.315 milioni, a causa della pesante contrazione del mercato pubblicitario ancora in atto. Il gruppo registra tuttavia «leggeri segnali di ripresa nella seconda parte dell’anno» sul mercato italiano, e ancor più su quello spagnolo. E sottolinea di aver centrato i target di profittabilità e gestione di cassa per l’anno. Dopo 10 milioni di risparmi in più rispetto ai piani (92 milioni la riduzione totale dei costi nel 2013, con anche 528 dipendenti in meno), Rcs ritiene ora di poter raggiungere in anticipo il target triennale dei tagli. Lo scenario per il 2014 resta però complesso. L’azienda si attende nuove perdite, pur con risultati in miglioramento e un debito in riduzione dopo la discesa a 476 milioni a fine 2013, dagli 846 di un anno prima. Tra le singole divisioni, l’area dei Quotidiani Italia vede ricavi in calo del 13,3% con un margine operativo lordo positivo per 45,5 milioni (-17,8 milioni dal 2012) escludendo gli oneri non ricorrenti (-2,9 milioni, contro i 51,4 del 2012 il mol effettivo). In Spagna i ricavi di Unidad Editorial scendono invece del 10,4%. Spicca tra le voci in calo, la crescita delle attività digitali, dove Rcs ha investito 20 milioni e segna ricavi in aumento del 3% a 147 milioni (l'11% dei ricavi complessivi). Sul tema si è inserito anche il comitato di redazione di Rcd, la Redazione Contenuti Digitali di Rcs, preoccupata per l’annunciato stato di crisi: «Alla luce dei ricavi delle attività digitali, aumentati nell’ultimo anno e dati ancora in crescita per il futuro – afferma il Cdr di Rcd -, appare ancora più incomprensibile». Farinetti cede il 20% di «Eataly» al fondo Tamburi ISTAT BENE LA FABBRICAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO (+12%). NON SFIGURA L'AUMENTO PER GLI AUTOVEICOLI (+7,7%) l ROMA. Oscar Farinetti ha ceduto il 20% di Eataly alla banca d’investimenti Tamburi Investment Partners per 120 milioni di euro. «L'abbiamo fatto per due motivi: futura quotazione in borsa, che ci piacerebbe raggiungere entro il 2017, dove l’esperienza del team Tamburi potrà essere fondamentale e per mettere liquidità in azienda, visto l'importante piano di sviluppo italiano ed estero previsto nei prossimi anni» ha spiegato lo stesso patron di Eataly, smentendo il sospetto di future dismissioni e confermando l’imponente programma di nuove aperture e sviluppi del progetto. Il timone resta saldamente in mano a Oscar Farinetti con una quota di famiglia che scende dall’80% al 60% dove sono preponderanti i tre figli. La merchant bank, annunciando l’acquisizione ha spiegato che i soci di Eataly hanno condiviso con Tip l’obiettivo di quotare la società, subordinatamente alle condizioni dei mercati finanziari, al fine di renderla una public company globale che, pur con un profilo sempre più internazionale, possa continuare a rappresentare l’Italian lifestyle con ancora maggior forza, grazie ai benefici finanziari e di visibilità della quotazione. «La famiglia Farinetti che, insieme agli storici soci già Unieuro controlla Eataly tramite la Eatinvest, scende dall’80% al 60% per fare entrare Tip tramite la Clubitaly» spiega l'imprenditore noto sostenitore di Matteo Renzi. «Restano al timone di Eataly Oscar Farinetti, presidente, ed i due figli Francesco e Nicola con il socio e amministratore delegato Luca Baffigo Filangieri; il terzo figlio di Farinetti, Andrea, segue le aziende produttive» spiega il gruppo che vede tra i soci fondatori anche Coop Italia. ClubItaly, la newco creata appositamente per l’operazione e partecipata al 30% da Tip e al 70% da family office soci storici di Tamburi, tra cui nomi in vista delle famiglie «eccellenti» del made in Italy alimentare, da Lavazza a Ferrero, Marzotto (vini Santa Margherita), Branca, Angelini. Eataly, fondata nel 2003 ad Alba da Oscar Farinetti per la distribuzione e commercializzazione mondiale di prodotti dell’eccellenza enogastronomica italiana, punta quest’anno a un fatturato consolidato intorno a 400 milioni di euro (esclusi i franchisee) e a un ebitda di circa 45 milioni, dopo aver mostrato nel 2010-2013 una crescita media annua di fatturato ed ebitda rispettivamente di oltre il 33% e il 75%. l ROMA. L'industria italiana apre il 2014 con uno scatto che porta la produzione a segnare il rialzo più forte da oltre due anni. A gennaio l’Istat ha infatti registrato una crescita dell’1% su dicembre, come non succedeva dall’agosto del 2011. E il dato torna Industria, balzo della produzione a gennaio crescita massima dal 2011 positivo anche rispetto allo scorso anno, con un aumento dell’1,4%. Certo per adesso bisogna accontentarsi di piccoli passi in avanti, di qualche decimale in più a confronto con le attese. La speranza è che questi timidi segnali non vengano spazzati via dai prossimi dati, come è successo il mensile fanno bene comparti mese prima, quando l'attività a chiave del Made in Italy, come il dicembre è tornata in perdita do- tessile (+5,7%). In netto rialzo anpo il balzo di novembre. A pro- che un altro ramo determinante, posito non confortano le stime del quello che riunisce i macchinari, Centro studi di Confindustria, dai sistemi di riscaldamento alle che prevede un nuovo calo per macchine agricole (+4,2%). Rifebbraio (-0,2%). Il rischio è quello spetto a gennaio del 2013, segna di un’altalena, in cui a ogni seLa produzione industriale gno più segue Indice corretto Indice grezzo una contrazio110 ne, quando per -3,0% 100 rifarsi occor+1,4% 90 rerebbe ben al80 -3,0% -1,7% tra spinta. Ba70 sti pensare 60 che, sempre se50 2011 2012 2013 dic ’13 dic ’14 condo gli economisti di viaL’ULTIMO ANNO MESE PER MESE (dati destagionalizzati) 95 le dell’Astro94 nomia, «il li92,6 vello di attività 93 +1% su dic. 2013 rimane infe92 riore del 91 23,8%» se si fa 90 gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic gen il paragone 2013 2014 Fonte: Istat (Indice; base: 2010 = 100) ANSA con il picco pre-crisi. Tanto che per Nomisma con questi un’impennata a doppia cifra la tassi di crescita solo «nel 2016 si fabbricazione di mezzi di trasporrecupererebbero i livelli di atti- to (+12%) e non sfigura l'aumento vità industriale del 2011». per gli autoveicoli (+7,7%). Fin Comunque grazie allo sprint di qui i dati corretti per gli effetti di gennaio ci sono le premesse per calendario: il quadro cambia se si un avvio di 2014 non del tutto fu- guarda ai risultati grezzi, con un nesto. Inoltre la ripresa appare giorno lavorativo in meno che codiffusa su tutti i principali ma- me al solito pesa (nel complesso cro-settori. In particolare su base dal +1,4% si giunge al -1,7%). RASSEGNASTAMPA LETTERE E COMMENTI 17 Martedì 11 marzo 2014 DE TOMASO Banco di prova per Renzi >> CONTINUA DALLA PRIMA R enzi è un inguaribile ottimista. In cuor suo è convinto che già l’effetto annuncio contribuirebbe a sollevare il morale degli investitori mai così in basso negli ultimi 70 anni. Ma il presidente del Consiglio è il primo a sapere che senza rasoiate strutturali alla spesa improduttiva, i tagli delle tasse su Irpef e Irap verranno compensati da rialzi impositivi su altre voci, anch’esse abbondantemente piallate dal fisco. Morale: la pressione tributaria complessiva rimarrà intatta. Quale sarà, allora, il fisco modello Renzi? Il boccino è nelle mani del ministro dell’economia, Per Carlo Padoan, le cui riflessioni da economista puro prima cioè del suo ingresso al governo spingevano per una scelta radicale, non certo compromissoria, nel derby tra Irpef e Irap, con leggera prevalenza per quest’ultima. Ma anche se prevalesse il pensiero del ministro, cioè anche se il taglio non obbedisse a logiche tartufesche, la questione rimarrebbe inalterata. Dove andrebbero reperite le risorse per finanziare lo sconto fiscale, evitando così di incorrere nelle ire dell’Europa, che fa da sentinella al vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e Pil? E ancòra: sarebbe sufficiente un taglio di 10 miliardi di tasse per ridare slancio all’economia? L’impressione è che Renzi ponga eccessiva fiducia sulla sua sbandierata rivoluzione fiscale. Non saranno i 300 euro (per ogni assunto) di risparmio annuale per le imprese, o gli 80 euro lordi in più in busta paga per i dipendenti, a trasformare un’economia depressa in un’economia più aggressiva di una tigre. L’Italia ha bisogno di una cura choc, non di un’aspirina. Ha bisogno di una terapia dirompente che, però, mal si concilia con l’attuale architettura costituzionale, negata alla decisione immediata. Lo stesso Renzi rischia di rimanere stritolato dalla lentocrazia permanente. Finora lui ha dato prova di velocismo, non di decisionismo. E il velocismo non è altro che il sottoprodotto mediatico e sterile del decisionismo. Punto. Allora. Renzi può governare con tutte le migliori intenzioni del pianeta, ma fino a quando non riuscirà a ridurre l’apparato pubblico, compresi i privilegi e gli sprechi di una Razza Padrona che ha generato figliolanze in tutti gli angoli della Penisola, non avrà fermato neppure per un centimetro il costante declino della nazione. Il debito di oltre 2mila miliardi di euro dipende da una spesa pubblica che solo uno statalista privo di dubbi può considerare necessaria o intoccabile. Ieri su Repubblica, il professor Alessandro De Nicola, recensendo un volume di due economisti sui costi delle ferrovie italiane, ha osservato che «se si attualizzano i versamenti italiani degli ultimi 22 anni (207,7 miliardi più circa 7 per il 2013) con gli interessi pagati per il debito (173 miliardi), la componente ferroviaria del nostro debito pubblico è pari a 388 miliardi di euro, il 20% dello stesso, quasi il 25% del Pil». Avete letto bene. Se poi si confrontano le cifre per le ferrovie in Italia con le cifre degli altri Paesi europei per opere di analoga consistenza, si rischia l’infarto. All’estero, i costi risultano di gran lunga inferiore, il che pone dubbi e interrogativi non solo di natura finanziaria, ma anche o soprattutto di natura morale. Scrive opportunamente De Nicola: «Se avessimo speso quanto la media degli altri Paesi di cui abbiamo i dati completi (senza ottenere i medesimi risultati, per carità!) avremmo oggi un debito pubblico inferiore di 259 miliardi: il 16 per cento del Pil, e in più risparmieremmo ogni anno 11-12 miliardi di interessi». Fin qui i risparmi che si sarebbero ottenuti da un’oculata gestione della politica ferroviaria (altro che raddoppio del binario Termoli-Lesina, si sarebbe potuto realizzare l’Alta Velocità da Trieste a Lecce, come invoca quotidianamente questo giornale). Se poi si dovessero aggiungere i risparmi ricavabili dallo snellimento dell’apparato burocratico, dalla vendita di parte del patrimonio pubblico, dalla soppressione delle Province, dall’accorpamento dei Comuni inferiori ai 40mila abitanti, dalla confluenza delle Regioni più piccole nelle Regioni più popolose, la somma per ridurre il carico fiscale su imprese e famiglie, che resta l’unica efficace e collaudata politica industriale, raggiungerebbe livelli tali da far percepire sul serio, non a parole, i benefìci prodotti dall’abbattimento dell’Irpef e/o dell’Irap. Programma vasto e ambizioso, è vero. Ma senza alternative. Il resto - Renzi o non Renzi - è solo talk-show. Accompagnato da nuove tasse, ossia da nuovi cedimenti del Prodotto Interno Lordo. Giuseppe De Tomaso giuseppe.detomaso@gazzettamezzogiorno.it LUCA CELLAMARE Confisca possibile, ma limitata I l variegato mondo della responsabilità “penale” delle società si è ulteriormente arricchito di due importantissime pronunce della Suprema Corte di Cassazione. Le due “corpose” sentenze, depositate qualche giorno fa, affrontano ancora una volta uno degli aspetti più delicati e controversi dell’intera disciplina: e cioè il sequestro preventivo e la confisca del “profitto del reato”. Con la prima pronuncia la Corte affronta in limine i concetti di “interesse” e “vantaggio” della società, per poi passare ad analizzare approfonditamente la nozione di profitto del reato da assoggettare a confisca in caso di condanna dell’ente. L’interesse e il vantaggio, come noto, devono essere sottesi alla commissione dell’illecito da parte della persona fisica perché possa configurarsi la responsabilità in capo all’ente nel cui contesto aziendale l’agente è inserito. Il reo, infatti, deve essere un soggetto apicale, cioè posto ai vertici dell’azienda, o un individuo sottoposto alla direzione o vigilanza di questi. Ebbene, con il provvedimento in commento, gli Ermellini hanno ribadito che i termini “vantaggio” ed “interesse” non rappresentano una mera endiadi, bensì costituiscono criteri imputativi della responsabilità concorrenti e alternativi tra loro. La sussistenza dell’uno e/o dell’altro, cioè, determina la configurabilità della responsabilità in capo all’ente. I giudici, inoltre, precisano che l’interesse dell’ente richiede una semplice verifica “ex ante”; viceversa, il vantaggio richiede sempre una verifica “ex post” e può essere conseguito anche quando la persona fisica abbia agito nel proprio esclusivo interesse. Circa la definizione di “profitto” del reato, che, come noto, non è fornita dal Legislatore, la Corte ha poi illustrato le varie accezioni che il termine può assumere con riferimento ai diversi istituti di diritto penale: ad esempio la nozione di profitto oggetto della “confisca/sanzione” differisce da quella di profitto oggetto della “confisca/misura di sicurezza”, piuttosto che da quella di “profitto di rilevante entità” come condizione per l’irrogazione delle sanzioni interdittive a carico della società. Abbandonata “qualsiasi velleità di ricostruire una nozione unitaria di profitto, stante la polifunzionalità del termine”, i Giudici si sono quindi soffermati sulla nozione di profitto assoggettabile a confisca/sanzione in caso di condanna dell’ente. In estrema sintesi, per essere tipico, il profitto deve corrispondere ad un mutamento materiale, attuale e di segno positivo del patrimonio del beneficiario. Cioè, può essere assoggettato a confisca soltanto l’immediato ed effettivo incremento del patrimonio scaturente dal reato. Con- seguentemente il profitto, che può comunque sostanziarsi in un mero risparmio di spesa, non può concretarsi in un guadagno “virtuale”: in tal modo il concetto di profitto si ridurrebbe alla nozione di vantaggio e la funzione propria della confisca finirebbe per sovrapporsi (e non affiancarsi) a quella delle sanzioni pecuniarie previste dal decreto 231. Con la seconda pronuncia, le Sezioni Unite si sono invece pronunciate in materia di sequestro dei beni aziendali in relazione al reato di omesso versamento di IVA: in particolare i Giudici hanno risposto alla dibattuta questione se sia possibile disporre il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dei beni societari per le violazioni tributarie commesse dal legale rappresentante o da altro organo. Censurando precedenti orientamenti giurisprudenziali, le SSUU hanno escluso la possibilità di procedere al sequestro preventivo “per equivalente” ai danni della persona giuridica in caso di reati tributari ascritti al legale rappresentante. Non è condivisibile, secondo la Cassazione, l’assunto per cui il sequestro sia possibile in quanto deve ritenersi sussistente un rapporto organico tra persona fisica ed ente, tale da rendere l’agente e la società concorrenti nello stesso reato. La Corte sottolinea, infatti, che in materia di reati tributari è prevista soltanto una responsabilità amministrativa delle società (perseguibile dall’Agenzia delle Entrate e la cui giurisdizione è demandata al giudice tributario) mentre non sussiste una responsabilità “penale” parallela a quella della persona fisica, come invece avviene per i “reati presupposto” contenuti nel decreto 231/2001. A nulla rileverebbe, inoltre, che l’autore del reato (rappresentante legale o manager) abbia la disponibilità dei beni della società. Sul punto è sufficiente sottolineare che, stante la distinzione tra i patrimoni, l’eventuale appropriazione indebita di beni della persona giuridica da parte di un amministratore può integrare il reato di cui all’art. 646 c.p.. In conclusione ed in estrema sintesi, la Corte ha sancito i seguenti principi di diritto: il sequestro preventivo “diretto” è consentito soltanto limitatamente al profitto del reato, in quanto in tal caso la confisca non assolve una funzione afflittiva ma bensì è diretta al ripristino dell’ordine economico perturbato. Il sequestro per equivalente di beni aziendali in caso di reati tributari, invece, è possibile qualora la persona giuridica rappresenti uno “schermo fittizio”. cellamare.luca@libero.it CHE AMBIENTE FA di GIORGIO NEBBIA La contestazione ecologica americana H o assistito, tempo fa, ad un dibattito su un libro intitolato: “Il capitalismo americano e i suoi critici”, curato dallo storico Pier Paolo Poggio (Jacabook). La domanda era: i critici del capitalismo americano che cosa volevano e vogliono - e che cosa hanno ottenuto - Dal libro appare che sostanzialmente tali critici non fanno altro che rivendicare dei diritti, negati nel nome del profitto. I lavoratori chiedono maggiori salari per avere una vita migliore, un diritto negato dall’egoismo del datore di lavoro che tiene bassi i salari per assicurarsi maggiori guadagni. Le donne rivendicano il diritto di uguaglianza, negato dalla comodità di pagarle di meno per avere maggiori profitti. Gli ecologisti protestano per il diritto ad avere aria trasparente e acque pulite, negato dagli inquinatori che traggono maggiori profitti evitando le spese per depuratori e filtri. I pacifisti considerano la guerra uno strumento per violare i diritti e appropriarsi delle ricchezze di altri popoli. I neri chiedono di essere considerati uguali ai bianchi, un diritto negato da residui di discriminazioni che risalgono al tempo in cui, come schiavi, erano considerati proprietà privata dei padroni bianchi. Potere, proprietà privata e denaro appaiono, insomma, i volti del capitalismo americano oggetto della “critica” esaminata nel libro. Mi ha colpito in particolare l’analisi che attribuisce la nascita, proprio negli Stati Uniti, di quella contestazione ecologica che sarebbe arrivata successivamente in Europa. Le colonie nordamericane sono nate in seguito all’immigrazione dall’Europa dapprima di gruppi di intellettuali in fuga dall’oppressione dei regimi autoritari europei, poi, dall’inizio dell’Ottocento in avanti, dall’immigrazione di crescenti masse di proletari alla ricerca della terra promessa, di benessere e ricchezza offerti da uno sterminato territorio ricco di acque, pascoli, foreste e “vuoto”. Vuoto fino a un certo punto, perché abitato da popolazioni native spesso nomadi, che vivevano della caccia di animali allo stato naturale, che non conoscevano la proprietà privata e i confini delle terre, popolazioni “selvagge” rispetto ai modelli europei. Sgradevoli intralci nelle terre che i coloni volevano occupare e che, come prima cosa, dividevano in spazi privati su cui coltivare i propri raccolti, allevare il proprio bestiame, tagliare i propri alberi, aprire le proprie miniere. Le terre dei nativi erano così spartite dapprima fra grandi proprietari, poi a poco a poco, fra piccoli proprietari, o banche che le affittavano a sempre nuovi immigrati; ogni proprietario col fine di trarre il massimo profitto nel più breve tempo possibile, come vogliono le regole del capitalismo. Nella metà dell’Ottocento qualcuno ha cominciato a riconoscere che un territorio vergine, conservato in equilibrio “ecologico” dal modo di vita dei nativi, in breve tempo si trasformava in terre desolate e diboscate, esposte all’erosione ad opera delle acque e del vento, invaso da scorie minerarie. MOVIMENTI -Sono così nati i primi movimenti “critici” di denuncia della devastazione della natura, in difesa delle foreste e contro le coltivazioni e gli allevamenti intensivi. Vari saggi del libro citato, ricordano le persone che hanno parlato nel nome del diritto umano alla salvaguardia della natura, voci contro cui si sono scatenati, nel nome della proprietà privata, i grandi coltivatori e allevatori, i proprietari delle miniere e delle ferrovie che potevano spingere lo sfruttamento di sempre nuove terre sempre più ad ovest. Ricordate i tanti film sul selvaggio West, troppo spesso raccontati dal punto di vista dei coloni e solo di recente un po’ più critici verso la violenza esercitata dai “bianchi” contro i diritti dei nativi - Il libro ricorda, fra “i critici”, le figure di naturalisti come Henry Thoreau (1817-1862), obiettore di coscienza contro un governo che svendeva ai privati le terre fertili che avrebbero dovuto essere beni comuni, John Muir (1838-1914), quello che fondò la prima associazione ambientalista per la difesa delle foreste di sequoia della Sierra californiana; geografi come George Marsh (1801-1882), il primo a denunciare come l’azione umana miope modifica negativamente la natura; sociologi come Lewis Mumford (1895-1990). Ma la voce dei critici era ascoltata anche da alcuni dei presidenti degli Stati Uniti che istituirono le prime “riserve nazionali”, sottratte alla speculazione privata, affidarono al ministero dell’interno il compito di difesa delle risorse naturali e di difesa dei diritti dei nativi sopravvissuti. La critica ecologica si fece più vivace dopo la seconda guerra mondiale (1939-1945) con il chimico Linus Pauling (1901-1994), con i biologi Rachel Carson (1907-1964) e Barry Commoner (1917-2012); gli economisti Kenneth Boulding (1910-1993) e Nicholas Gorgescu-Roegen (1906-1994) riconobbero le regole dell’economia capitalistica come responsabili della devastazione della natura; tutti considerati “comunisti” da speculatori e inquinatori che non esitavano a sostenere che erano proprio i loro profitti ad assicurare lavoro e benessere e progresso. I critici hanno fermato il capitalismo e i suoi guasti - No, ma almeno l’hanno reso, per qualche tempo, un po’ meno violento ed arrogante. Secondo alcuni, adesso che il capitalismo trionfa su scala globale, assistiamo a disastri ecologici sempre più devastanti, in tutti i paesi della Terra, e anche la critica si è allentata per la crisi economica e la stanchezza. Gli inquinatori ringraziano. RASSEGNASTAMPA 2 martedì 11 marzo 2014 POLITICA Italicum, niente parità Deputate in rivolta Bocciati alla Camera con il voto segreto tutti gli emendamenti favorevoli alle quote rosa ● Pd spaccato, oltre cinquanta no alla proposta di mediazione. Le democratiche lasciano l’aula ● FEDERICA FANTOZZI @federicafan Emendamento al buio. Sulla parità di genere l’accordo non spunta. Si va alla battaglia in aula: a voto segreto, però. E la mediazione del 40% dei capilista donne l’unica in campo - si schianta contro 298 no e 253 sì. Tra Pd e Sel mancano all’appello un’ottantina di voti, anche di più se si sommano i sì delle deputate forziste. È caos in aula, le Dem abbandonano l’emiciclo decise a far mancare il numero legale. Finisce nel baratro una giornata nerissima, fatta di stop and go, trattative nel comitato dei nove, tentativi Dem di ammorbidire Forza Italia e sospetti azzurri di fuoco amico sull’Italicum da parte della minoranza Pd. L’impasse è certificata: governo, commissione Affari Costituzionali e comitato ristretto alla fine si rimettono all’aula. Pd, Fi e Scelta Civica lasciano un’ambigua libertà di coscienza ai loro deputati. Sono quasi le nove di sera, quando a Montecitorio cala il sipario. In rapida successione sono già stati bocciati gli emendamenti sull’alternanza di genere (335 no e 227 sì) e sull’alternanza dei capilista (344 no e 214 sì). Il fronte dei contrari cresce. A nulla valgono gli appelli di Epifani, Barbara Pollastrini («Viene da rimettersi alla clemenza della corte...»). Dal Pd si sfilano molti dei suoi 293 deputati, considerando anche i 36 vendoliani e i montiani. Che tirasse un’ariaccia si era capito quando, all’appello di Rosy Bindi ai colleghi maschi affinché ritirassero le firme dalla richiesta di voto segreto, due acconsentono (Sisto e Romano) ma tre si aggiungono, salendo a quota 41. Non si materializza il soccorso grillino, sperato anche dalle donne di piazza in Lucina: «Ipocriti, vogliamo asili nido e non quote rosa, cambiare la società, non avere ministeri senza portafoglio» denunciano in aula le pentastellate. Lo scontro è feroce dentro Forza Italia, dove Berlusconi ha delegato tutto alle sapienti mani di Verdini. Amareggiata, prende la parola Stefania Prestigiacomo avvolta in uno scialle candido: «Parlo in dissenso dai miei, nel 2005 Bondi diede voto favorevole, oggi un partito liberale non lascia libertà di coscienza». Subito rimbrottata da Brunetta: «Sta prevalendo la più grande libertà». Ma l’onorevole siciliana sa che, di fatto, i giochi sono chiusi. I colleghi minacciano, se passa la parità di genere, di votare in massa l’emendamento di La Russa e Meloni sulle preferenze. Ma così salterebbe l’accordo complessivo: il Cavaliere non può permetterlo, Renzi nemmeno. Verdini, Brunetta, Sisto hanno puntellato il muro delle resistenze maschili. Solo Renata Polverini annuncia al microfono voto favorevole alla parità di genere, mentre Longo fa il contrario. La partenza era già con il piede sbagliato. Al mattino, il comitato dei nove prima slitta e fa scivolare in avanti l’aula, prevista alle 11. L’accordo è lontano, la mediazione non decolla. Nella notte c’è stato l’irrigidimento di Forza Italia. Il relatore dell’Italicum Francesco Paolo Sisto si SICILIA Minacce a Crocetta In una busta un proiettile di fucile È stata intercettata ieri mattina una busta indirizzata al presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, con all’interno un proiettile da fucile di grosso calibro. La missiva è stata affidata agli investigatori. «Intensificheremo l’azione antimafia in modo ancora più forte - ha affermato Crocetta - e questo è il risultato anche di chi con toni verbali estremizza». Tanti i messaggi di solidarietà inviati al governatore, dal Pd locale a quello nazionale, fino al ministro Alfano. Risale giusto a un anno fa un’altra lettera anonima con minacce di morte rivolte a Crocetta e a un imprenditore. esprime con durezza: «Siamo contrari alla parità di genere per legge. È incostituzionale». Distribuisce fotocopie di tre sentenze della Consulta che, a liste bloccate, giudicano incostituzionale «la norma di legge che impone nella presentazione delle candidature a cariche pubbliche elettive qualsiasi forma di quota in ragione del sesso dei candidati». Poi chiede un rinvio di tre ore e un nuovo comitato ristretto. Se ne riparla al pomeriggio, è chiaro che si finirà tardi. Accantonato il nodo al nodo al femminile, si passa agli altri. Maretta sulla delega al governo per ridisegnare i collegi. Passa l’emendamento Nardella che assegna il compito al Viminale (cioè ad Alfano). Il governo avrà 45 giorni di tempo per emanare il decreto. I collegi plurinominali, da 125 scremati a 115, salgono a un massimo di 120. Tornano le candidature multiple fino a un massimo di 8, sebbene Ncd avrebbe gradito portarle a 10. Nel frattempo, si tratta a oltranza. Da una parte Verdini, Brunetta e Sisto. Dall’altra Guerini e Maria Elena Boschi. Il ministro delle Riforme si apparta e discute con Verdini e Daniela Santanchè. Il plenipotenziario di Berlusconi chiede al gruppo Dem di votare contro l’emendamento, Speranza rifiuta. E’ ancora stallo. Il governo rompe gli indugi e adotta la soluzione di ripiego: rimettersi all’aula. Non darà parere contrario all’emendamento sul 40-60. In teoria è uno strappo, secondo il patto ogni modifica dovrebbe essere respinta dal governo, ma Renzi forza. Sisto prende il toro per le corna. Chiede alla presidente Boldrini un’ora e un quarto di stop «per sciogliere gli ultimi nodi», ma c’è l’ennesima fumata nera. Forza Italia, Pd e Scelta Civica decidono di lasciare libertà di coscienza ai loro parlamentari. Gli azzurri ritirano il Salva-Lega. La libertà di voto diventa una scelta obbligata: «Il governo ci ha mollati». Non è una resa però: confidano che tutto sia sotto controllo. «Vedremo, la storia non si fa con i se» taglia corto Brunetta. Pronte le firme - più delle 30 necessarie - per chiedere il voto segreto che strangoli le quote rosa nell’urna. .. . Via libera al testo che fissa in un massimo di 120 il numero dei collegi FI ritira il salva-Lega L’abito bianco, i sorrisi poi arriva la delusione FED. FAN. @federicafan Abiti bianchi ma umore nero. A presiedere l’aula, tra pause e slittamenti, è Laura Boldrini, con indosso un lungo scialle bianco sulla giacca grigio perla. Come lei, hanno scelto la sciarpa l’ex ministro Maria Chiara Carrozza e Rosy Bindi, che sulla parità di genere minacciano di impuntarsi. In Transatlantico è l’argomento di tutti i capannelli: la protesta trasversale «whitedresscode» lanciata via Twitter da Laura Ravetto e subito rilanciata da Alessandra Moretti, che ha rinunciato al rosso. Colore più pugnace e meno angelico ma che, oltre ad essere già stato usato contro la violenza sulle donne, sarebbe stato difficile da digerire per le colleghe di Forza Italia. Già, perché magari non è vero, come raccontano gli onorevoli maschi, che Silvio Berlusconi sia furibondo con le sue «pupille». Di certo, l’altissima esposizione mediatica ha molto polarizzato la battaglia. Tra gli scranni di Montecitorio, sono una sessantina le «suffragette del bianco». Un’onda trasversale, e in serata furiosa, che non lambisce il M5S: «Quote rosa come fumo negli occhi» è la stroncatura di Roberta Lombardi. Ravetto è soddisfatta: «È un bel segnale visivo. Bianco in fondo non è quotista, né rosa né azzurro. E certe battaglie vanno «Nel mio partito c’è chi ha tradito, ma non finisce qui» MARIA ZEGARELLI ROMA Roberta Agostini esce dall’Aula con il volto scuro. «Il nostro partito, il nostro partito non l’ha votato». Furibonde le donne del Pd, un colpo basso. Onorevole,sonomancatiprimadituttoi votidel Pd. Partiamo da qui: 253 sì, molti meno dei deputati dem. «Nel Pd c’è stato un tradimento da parte di alcuni di noi. Questo era un emendamento condiviso nel gruppo a parole, più degli altri,ma evidentementeil votosegreto ha coperto dissensi che non hanno avuto il coraggio di venire alla luce e di mostrarsi. Un atteggiamento irresponsabile e incomprensibile, tanto più perché il Pd applica già al suo interno norme e regolamenti stringenti che hanno consentito l’elezione di un gruppo che ha quasi il 40% di presenza femminile. Ma in questa vicenda è bene anche sottolineare la responsabilità di Forza Italia e di Berlusconi che ha manifestato una totale contrarietà». Incomprensibilel’atteggiamentodialcuni deputati Pd? C’è chi dice che il patto traRenzieBerlusconivenivaprimaditut- L’INTERVISTA Roberta Agostini «Il voto segreto ha coperto dissensi che non hanno avuto il coraggio di venire allo scoperto. Da Boschi ci aspettavamo maggiore incoraggiamento» to,anchedella paritàdigenere. Noncrede sia questa la spiegazione? «Certamente la riforma elettorale si fonda sull’accordo prioritario tra Renzi e Berlusconi, ma il patto andava concordato meglio e di più con le forze dell’attuale maggioranza e soprattutto la discussione dentro il Pd doveva essere più approfondita. La legge elettorale andrebbe fatta presto ma anche bene. Tra l’altroil testo dell’Italicum ha già subito modifiche e alcune altre sarebbero auspicabili, come le modifiche delle soglie e la scelta da parte degli elettori. Credo che anche questo punto andava chiarito bene sin dall’inizio. Inoltre la direzione nazionale non ha dato solo mandato al segretario di raggiungere un’intesa sulla legge elettorale ma ha anche approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegnava il Pd, qualunque fosse stata la riforma elettorale, ad inserire norme antidiscriminatorie cogenti. Ci siamo mosse su una decisione della direzione nazionale e abbiamo proseguito trovando un accordo trasversale con le donne delle altre forze politiche a partire da Fi». Mentre noi stiamo parlando le sue colleghe del Pd sono riunite nella sala Berlinguer e minacciano di non votare la leg- ge. Davvero c’è qualcuno che pensa di far saltare il patto di ferro con Fi? «In troppi hanno strumentalizzato la vicenda minacciando che su questo tema potesse saltare un patto. Non credo che questo possa succedere, dobbiamo continuare la nostra iniziativa perché la legge elettorale non finisce alla Camera, ci sarà un voto al Senato e credo che,anche attraverso la spinta che arriverà dall’opinione pubblicae dalle associazioni, possaaiutarci a inserire a Palazzo Madama gli emendamenti qui bocciati». Ma come crede di vincere una battaglia dove i numeri non sono certo gli stessi della Camera? Puntate sul voto palese? «Intanto le regole sono diverse e il voto segreto non è previsto. Abbiamo visto come anche in passato sia stato utilizzato contro norme di parità, qui alla Camera ma anche nelle Regioni dove in alcune occasione è stata affossata proprio con il voto segreto la legge che introducevala parità di genere». Masecondoleiilgovernohafattobenea rimettersi alla Camera, o si aspettava una presa di posizione del premier che è anche il segretario del Pd? «Miaspettavo che il segretario del Pd inse- risse dall’inizio nel testo dell’accordo norme per la parità facendo un punto qualificante dell’iniziativa politica del Pd. Il rimettersialla Camera è stata la conseguenza dell’assenza di accordo a causa della contrarietà di Fi». C’è chi pensa, nel suo partito, che sulla elettorale qualcuno facendo una battaglia sulla parità in realtà volesse creare solo problemi a Renzi. «Chi pensa questo non ha capito niente. Né della battaglia che stiamo facendo né della storia politica che abbiamo alle spalle». Ma su questo emendamento c’è stata la mediazione della ministra Boschi con Verdini. Cosa non ha funzionato se il voto è andato così? «Dalla Boschi ci saremmo aspettate un cenno di incoraggiamento un po’ più convinto. Qualcuno hapensato che la questione potesse essere il grimaldello per far saltare tutto. Non si è guardato il merito». Alcune sue colleghe hanno apertamente detto che adesso Renzi questa legge se la vota da solo. Come rientrerà tanta rabbia? «Solo il Senato rimedierà all’errore fatto approvando ciò che oggi è stato respinto». RASSEGNASTAMPA 3 martedì 11 marzo 2014 Renzi punta a salvare la riforma ma l’ira delle donne scuote il Pd D Deputate vestite di bianco per la battaglia a favore della parità di genere nell’Italicum FOTO LAPRESSE condotte comunque vadano a finire». Solidarietà maschile? Né Brunetta né Verdini hanno sfoggiato lo smoking bianco. «Nino Bosco dell’Ncd mi ha detto che più della camicia bianca non poteva fare – scherza Ravetto – Rammarico per il mio fidanzato (il Pd Dario Ginefra, ndr) che invece se l’è messa azzurra...». Camicia candida e cravatta nera a pois per Nunzia De Girolamo. Camicia senza collo per Annagrazia Calabria che ha firmato l’appello ai leader di partito ma, come Michaela Biancofiore, in beige, fa parte della pattuglia più scettica: «Il principio delle quote è sbagliato e non è lo strumento adeguato per combattere la distorsione culturale che esiste in Italia. Ma il punto, oggi, è tutto politico». Questo: «Con le liste bloccate è difficile che prevalga la meritocrazia». Dolcevita per Gabriella Giammanco. Mise bianconera per Mara Carfagna, che sorride e incrocia le dita. Di tutt’altro umore in serata. Seta bianca sotto giacca arancio per Renata Polverini. Tubino per le Dem Alessandra Moretti, che dedica la giornata a Nilde Iotti, e Cristina Bargero. E poi Roberta Agostini, Titti Di Salvo, la centrista Dorina Bianchi (perdonata dalle «cugine» forziste per aver loro suggerito di chiedere l’interecessione di Francesca Pascale). Attraversa il Transatlantico il ministro Boschi, in pantaloni neri e camicia verde acceso. Molti occhi femminili la fulminano, ma ministre e componenti della segreteria renziana si tengono fuori dalla contesa. Perché, nelle stesse ore, le trattative per sbrogliare la matassa vanno avanti serratissime, e passi falsi sono vietati. Daniela Santanchè, tailleur pantalone rosa shocking e tacchi al solito altissimi, è la contro-eroina della giornata. «Le quote per me sono umilianti. E il bianco ingrassa, non tutti possono permetterselo...». Ignazio La Russa la omaggia: «Daniela è bellissima, ma io l’ho sempre considerata un maschio. Ricordate quando Berlusconi diceva: non la conoscevate prima che andasse a Casablanca?». Lei sorride: «Non mi faccio strumentalizzare, piuttosto che la parità di genere voterò le preferenze». E i due si danno il cinque. a una parte i faldoni con dentro le misure economiche che annuncerà domani, dall’altra il filo diretto con i suoi alla Camera (e con Forza Italia) sulle quote rosa della legge elettorale. Ieri per tutta la giornata Matteo Renzi ha giostrato su questo doppio fronte. Sempre un po’ in bilico tra la vittoria e la battuta d’arresto. Del resto entrambi i terreni si sono fin qui mostrati scivolosi. E il rischio di cadere proprio nel momento in cui il suo governo dovrebbe dare il segno della svolta possibile non era remoto. E, nonostante lo scoglio quote rose sia stato superato, lo rimane. Come dimostra la dura reazione di un bel pezzo di deputati democratici, con le parlamentari in prima fila, a seguito della bocciatura degli emendamenti per la pari opportunità di genere. Un fronte che potrebbe creare più di un ostacolo all’iter dell’Italicum. Di «occasione persa» parla non a caso Gianni Cuperlo spiegando che «serve una buona legge e questa ancora non lo è». Mentre le deputate Pd lasciando l’Aula per protesta hanno chiesto la riunione del gruppo minacciando di far mancare il numero legale. Il che impedirebbe a Renzi di a mettere a segno l’uno-due fatto di Italicum e taglio delle tasse entro domani e quindi di dare un segnale probabilmente fondamentale per garantire al governo la possibilità di guardare con ottimismo a tempi lunghi. È stato infatti lungo questo rettilineo che Renzi s’è mosso anche ieri. «Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere, ma anche l’impegno della direzione Pd: nelle liste l’alternanza sarà assicurata», twitta in serata. Non a caso fin dall’inizio di questa diatriba ripete che la parità lui l’ha applicata, e non solo invocata o enunciata, fin da quando faceva il presidente della Provincia di Firenze. Che da sindaco aveva più donne che uomini in giunta e che poi anche come segretario del Pd prima e presidente del Consiglio poi s’è circondato di squadre rosa. «Un governo con metà ministri donne non c’era mai stato prima», annota Renzi. Quindi chi chiede norme che garantiscano la presenza femminile anche nel futuro Parlamento «con me sfonda una porta aperta». Renzi si fida meno di chi invece usa queste argomentazioni con scopi stru- IL RETROSCENA VLADIMIRO FRULLETTI vfrulletti@unita.it Il premier punta a ottenere Italicum e taglio delle tasse entro domani. E twitta: «Rispettiamo il voto del Parlamento, nelle nostre liste parità assicurata» L’APPUNTAMENTO D’Alema presenta il suo libro a Roma insieme al premier Ci sarà Matteo Renzi accanto a Massimo D’Alema, martedì prossimo alle 18 al Tempio di Adriano a Roma, in occasione della presentazione del nuovo libro dell’ex ministro degli Esteri Non solo euro (Rubbettino editore). A offrire l’occasione per l’incontro pubblico tra i due sarà dunque il libro, di cui l’Unità ha pubblicato ampi stralci, nel quale D’Alema traccia un quadro della crisi di legittimazione delle istituzioni dell’Unione. Una crisi che ha alimentato le proteste populiste, ma che anche a sinistra sta facendo crescere un sentimento antieuropeo. mentali. Che sarebbero quelli e quelle che si muovono, anche dentro e fuori il Pd, con l’obiettivo, appunto, di sgambettarlo proprio mentre ha iniziato la sua corsa. L’affondo velenoso di domenica sera alle parlamentari più preoccupate di essere rielette che non dell’effettiva parità di opportunità fra uomo e donna in tutti i campi della società, aveva proprio questo significato. Da qui l’avvertenza inviata a più riprese ai suoi: ok le quote rosa, ma non a costo di far saltare tutto. Quindi si fa solo se tutti i contraenti sono d’accordo. E vista la contrarietà di un pezzo significativo di Forza Italia c’è spazio per solo due ipotesi: o si convince Berlusconi, come è successo per l’emendamento che lega le sorti dell’Italicum alla fine dell’attuale Senato, o non se ne fa nulla. Problema però non da poco. Infatti ieri pomeriggio Renzi s’è accorto che Berlusconi non poteva essere convinto perché non è in grado di tenere unito tutto il proprio gruppo neppure su una mediazione 60-40. Troppi e troppo forti i no, a cominciare da quello di Brunetta, per essere bypassati dalle pasionarie azzurre, ieri in bianco come molte altre colleghe del Pd in difesa delle pari opportunità di genere. Uno sfaldamento di Forza Italia sarebbe stata una evidente mina innestata sul futuro dell’Italicum. Pronta a esplodere più avanti, al Senato, magari su tempi più indigeribili per Berlusconi: dalle preferenze al conflitto di interessi. Modifiche all’Italicum che a Renzi starebbero state anche bene, ma non al prezzo di far crollare tutta l’impalcatura delle riforme, facendo venire meno il pilastro di Forza Italia. Eventualità che, evidentemente, farebbe morire sul nascere qualsiasi ipotesi di riforma della carta costituzionale. Del resto l’avvertimento di Daniela Santanchè era stato fin troppo chiaro: «Se passano le quote rosa il vero sconfitto sarà Renzi». Da qui la scelta del governo (ma anche del Pd) di non dare alcuna indicazione, come invece avrebbe voluto la minoranza democratica, e di lasciare all’Aula l’onere-onore di decidere. A voto segreto. Un particolare tecnico non trascurabile politicamente perché ha permesso anche a chi (anche nel Pd) le quote rose pur le voleva di poterle affondare per non far affondare tutta la nave dell’Italicum. Ora però ci sarà da ricucire nel partito. Il portavoce della segreteria Lorenzo Guerini è ottimista: «Per noi non cambia nulla perché noi manteniamo ancora più forte l'impegno per il 50 e 50 nelle liste elettorali». Le precarie precisazioni dei tecnici prestati alla politica D a qualche settimana, alle abituali analisi del suo Osservatorio sul Sole 24 Ore, alle frequenti interviste a giornali e settimanali di ogni orientamento, agli interventi in convegni accademici, iniziative di partito e persino di corrente, il professor Roberto D’Alimonte ha aggiunto una nuova forma di esternazione del suo pensiero: la precisazione della rettifica alla precedente precisazione. Il fatto è che D’Alimonte, esperto di leggi elettorali, non ha disdegnato l’impegno diretto quale ambasciatore di Matteo Renzi presso Denis Verdini nella prima delicatissima fase di gestazione dell’Italicum (riforma della quale si è modestamente definito più «zio» che «padre»). Ma in questo passaggio dal ruolo di osservatore a quello di giocatore, non ha smesso né i panni, né le abitudini, né le rubriche del commentatore. Di qui i frequenti fraintendimenti e le non meno frequenti, necessarie precisazioni. Per stare solo alla settimana appena conclusa, lunedì 3 marzo il professor D’Alimonte veniva intervistato dal Corriere della sera. Titolo: «La bacchettata IL CASO FRANCESCO CUNDARI @peraltro Dalle parole di Monti sulla crisi del 2011 a quelle di D’Alimonte sull’Italicum: quando le rettifiche a pioggia non fanno che evidenziare il problema di D’Alimonte: testo da rivedere, ecco gli errori». Intervista che partiva peraltro da una critica già espressa dal professore nell’articolo del giorno precedente sul Sole 24 ore. «Sì - precisava il professore sul Corriere - il testo prevede un meccanismo che garantisce al vincitore 321 seggi alla Camera, a fronte di una maggioranza assoluta di 316 deputati: non si possono lasciare le sorti del Paese in mano a 6 persone, sareb- be una maggioranza troppo fragile». Tre giorni dopo (giovedì 6), a margine di un’iniziativa a Firenze con gli studenti della Luiss, coglieva l’occasione per chiarire ai giornalisti presenti che la sua non era una «sconfessione» della riforma, ma una questione di merito. «Questo sistema di soglie complicate, con lo sconto, speciali - spiegava - va incontro a una richiesta di Berlusconi. Dal mio punto di vista ritengo che questo sistema di soglie sia troppo complicato e probabilmente anche viziato da incostituzionalità alla luce della sentenza della Consulta; ma sono compromessi che vanno accettati». Il giorno dopo (venerdì 7), evidentemente ansioso di precisare ancor meglio il suo pensiero, rilasciava una nuova intervista, questa volta al Fatto.it. «Voglio chiarire - esordiva riferendosi alla battuta sul suo essere solo zio dell’Italicum - ho detto quella cosa non per disconoscimento della legge ora in discussione. Ma come riconoscimento dei veri ideatori e facitori della legge elettorale che sono Renzi e Berlusconi». Lo stesso giorno, però, il professore parlava anche in un’altra iniziativa pub- blica, e in questa occasione, secondo il Fatto (questa volta l’edizione cartacea di sabato 8), avrebbe attribuito a Napolitano la responsabilità di avere affossato l’accordo sul modello spagnolo maturato inizialmente tra Renzi e Berlusconi. Di qui la nuova polemica sul ruolo del Quirinale, con il duro editoriale di Antonio Padellaro. E il giorno dopo, inevitabilmente, la nuova precisazione del professore sul ruolo del Capo dello Stato che «da quanto ho potuto intuire, ha utilizzato il suo potere di moral suasion, e non di veto, affinché il sistema di voto in gestazione fosse in linea con i principi fissati nella recente sentenza della Consulta, e in prarticolare quello di un giusto equilibrio tra rappresentanza e governabilità». Il problema è che non si vede come la catena delle rettifiche possa essere spezzata. Da settimane, infatti, ogni precisazione sul giusto modo di interpretare la precedente precisazione si rivela, a sua volta, bisognosa di ulteriore precisazione su come interpretarla. Un paradosso ben noto ai filosofi del linguaggio, ma forse meno familiare ai tecnici prestati alla politica. Basti ricor- dare, sempre a proposito del ruolo del Quirinale, la recentissima polemica scatenata dalle dichiarazioni del professor Monti sulla nascita del suo governo, e in particolare sul fatto che Napolitano lo avrebbe sondato sull’ipotesi già qualche mese prima. Dichiarazioni che hanno suscitato, da parte di grillini e berlusconiani, accuse di colpo di stato e attentato alla Costituzione tanto prevedibili quanto infondate. E ovviamente del tutto impermeabili all’inevitabile serie di successive precisazioni e controprecisazioni. Con tutti questi fraintendimenti, viene da chiedersi se il problema non sia proprio il ruolo di tanti tecnici, studiosi e osservatori prestati alla politica, che negli ultimi vent’anni hanno acquisito a ogni livello un ruolo crescente, inversamente proporzionale al declinare di partiti e politici di professione. Abituati cioè per professione a confrontarsi con regole e galateo istituzionali, non meno che con il problema del consenso popolare. Ma questa è probabilmente una conclusione troppo tranchant, che avrebbe bisogno di molte precisazioni. RASSEGNASTAMPA 4 martedì 11 marzo 2014 POLITICA Il rebus del Senato che deve autoabolirsi I l Senato lo cancelliamo», ha ripetuto più volte il premier Matteo Renzi ospite domenica di Fabio Fazio. E tuttavia questo obiettivo del premier rischia di essere così impervio da rendere l’approvazione della nuova legge elettorale, al confronto, una passeggiata. La riforma costituzionale, infatti, passerà prima all’esame del Senato. I tempi si annunciano relativamente brevi, probabilmente i lavori in commissione Affari costituzionali partiranno entro fine marzo. Prima dunque che la stessa commissione inizi a esaminare l’Italicum. Ancora non è chiaro se ci sarà una disegno di legge del governo, o se il testo di matrice renziana sarà affidato alla proposta del gruppo Pd. In questi giorni sono al lavoro sul dossier il ministro delle riforme Maria Elena Boschi e il sottosegretario Graziano Delrio, che per ora non hanno mandato a palazzo Madama alcuna bozza. Riserbo assoluto. Ma c’è un punto che ormai sembra delinearsi in modo abbastanza chiaro. Dei tre paletti fissati da Renzi alla direzione del Pd del 6 febbraio (una settimana prima della staffetta a palazzo Chigi) solo uno gode di un robusto sostegno dentro il gruppo Pd e nella maggioranza: il fatto cioè che il nuovo Senato non darà più la fiducia al governo. Sugli altri, a partire dalle modalità di elezione dei senatori, è ancora nebbia fitta. Un punto però appare chiaro: il «Senato dei sindaci», così come illustrato dal premier (composto dai 108 dei capoluoghi più i 21 governatori e una ventina di alte personalità) attualmente gode di una diffusa contrarietà da parte della maggioranza dei senatori. Compresa una larga fetta del Pd. Senatori che si preparano a dare battaglia già in commissione per stravolgere l’impianto renziano, e disegnare un Senato i cui membri «facciano i senatori a tempo pieno, non certo a mezzo servizio come sarebbe per sindaci e governatori che già governano le loro città». Se poi arriverà un ddl del governo, a quel punto ci sarà un braccio di ferro, e infine una qualche ipotesi di mediazione. Che dovrà avere al centro un tema fondamentale: il ruolo del nuovo Senato. Quanto alle competenze, il premier ha parlato di «leggi europee e costituzionali», oltre all’elezione del Capo dello Stato e a un ruolo di «coordinamento tra lo Stato e il sistema delle autonomie sul IL DOSSIER ANDREA CARUGATI ROMA Dubbi diffusi (anche tra i democratici) sull’idea di una Camera composta in gran parte di sindaci Tonini: «È un’operazione a cuore aperto, serve molta prudenza» modello tedesco». In Germania, che è uno stato federale, il Bundesrat è composto dai presidenti dei Lander e da un certo numero di “assessori” delle loro giunte. Il peso è tutto schiacciato dunque sui Lander, mentre Renzi pensa ai Comuni, individuandoli come più rappresentativi delle comunità locali. E qui torna il tema fondamentale: il ruolo del nuovo Senato in rapporto alla riforma, pure prevista, del Titolo V della Costituzione. Spiega il senatore Pd Giorgio Tonini, autore di una proposta di legge che traduce il sistema del Senato tedesco: «Bisogna capire bene come sarà riformato il Titolo V. Se restano poteri legislativi significativi in capo alle Regioni, una camera di raccordo è necessaria, per diri- mere i conflitti tra centro e periferia che oggi sono risolti dalla Corte costituzionale». Altrimenti, se cioè le Regioni venissero retrocesse al ruolo che avevano prima del 2001, allora potrebbe essere immaginabile il modello di Renzi. «Una Camera di tipo consultivo, che rischierebbe di essere la fotocopia del Cnel», dice Tonini. In nodo che emerge è il seguente: se il tema è la potestà legislativa, i sindaci non fanno leggi. E dunque un Senato di sindaci faticherebbe a risolvere le dispute legislative tra Stato e Regioni. La proposta di Tonini, che vedrebbe un Senato di governatori e assessori regionali, rispetta tutti e tre i parametri fissati da Renzi, visto che non ci sarebbe elezione dei senatori e neppure indennità aggiuntive. Ma dentro la maggioranza Ncd continua a insistere per un’elezione diretta del Senato. Il risparmio sui costi arriverebbe riducendo a 420 i deputati. Un’idea, quella di lasciare l’elezione diretta, che gode di consensi anche dentro il Pd (Vannino Chiti l’ha detto esplicitamente). E che, secondo l’altoatesino Karl Zeller «è condivisa dalla maggioranza di questo Senato». Si vedrà. Di certo, nell’ipotesi di una mediazione accettabile dal premier, l’elezione diretta non c’è. Possibile invece un’elezione di secondo grado, da parte dei consigli regionali. Magari ipotizzando l’elezione di una quota di sindaci. Resta aperto il tema delle competenze del nuovo Senato, rispetto alla grande mole di materie di cui sarebbe titolare la Camera: possibile un diritto di richiamo (ma solo se richiesto da una maggioranza qualificata), in tempi certi, e comunque l’ultima parola spetterebbe alla Camera. Il tema, come si vede, è molto complesso. E riguarda il cuore del sistema istituzionale. «In effetti quella che faremo è una operazione a cuore aperto, serve molta prudenza», avverte Tonini. Altre voci si levano per salvaguardare, almeno in parte, l’indennità dei senatori. «Pesiamo per soli 67 milioni su 500 milioni di bilancio del Senato», è il grido che si leva. «Si risparmi tagliando 200 deputati». La partita deve ancora iniziare. E Miguel Gotor, Pd, avverte: «Cerchiamo di liberare almeno questa riforma da ansie propagandistiche». Renzi ha già chiarito quale sarà il suo argomento per piegare i senatori: «Prima viene l’interesse del Paese». Ma anche tra i senatori a lui più vicini il lo «schema dei sindaci» scalda poco i cuori. Anticorruzione, Cantone è pronto ma l’Authority è in alto mare I l suo nome era già circolato nelle scorse settimane quando impazzava il totoministri e Raffaele Cantone, assieme a Nicola Gratteri, sembrava uno dei più accreditati per il dicastero della Giustizia. E sarà forse perché la vicenda del procuratore aggiunto di Reggio Calabria, entrato Guardasigilli nel conclave del Quirinale e uscito poi dalla lista di fronte alle resistenze del presidente Napolitano, è ancora fresca che Raffaele Cantone preferisce non parlare. «Fin quando non ci sarà la nomina ufficiale è meglio restare in silenzio - dice rifiutando cortesemente - Siamo a livelli di annunci. Io sono abituato a ragionare sui fatti. Deciderò. Certo, mi interessa e rientra nelle cose che mi piace fare. Ma non voglio parlare prima e di nulla». L’annuncio dato dal presidente del Consiglio Renzi a «Che tempo che fa», però, lascia poco spazio a sorprese: «Proporrò Raffaele Cantone come capo dell’autorità anticorruzione prevista dal governo Monti e mai realizzata - ha spiegato il IL CASO MASSIMO SOLANI @massimosolani La nomina del magistrato anticamorra verrà formalizzata domani Ma è ancora da definire la fisionomia dell’organismo che dovrà a guidare Raffaele Cantone FOTO LAPRESSE A RADIO VATICANA Il cardinale Kasper contro Ferrara: «Sabotaggio» Il cardinale Walter Kasper attacca duramente il Foglio di Giuliano Ferrara. Parlando a Radio Vaticana, il teologo tedesco incaricato da Francesco della relazione di base al Concistoro straordinario dello scorso febbraio, si scaglia contro il quotidiano che nei primi giorni di marzo aveva divulgato il documento, nel quale l’alto prelato apre alla riammissione dei divorziati risposati alla comunione. «Il Papa ha detto: “Va premier - Nel mondo siamo percepiti come un paese corrotto ma se l’autorità anticorruzione prevista da Monti parte, nei ranking internazionali l’Italia recupera 10 posizioni. Ma c’è bisogno di persone valide». Cinquanta anni, nato a Napoli ma cresciuto a Giugliano, Raffaele Cantone è in magistratura dal 1991 e ha legato il suo nome al processo Spartacus che ha decapitato il clan dei Casalesi condannando all’ergastolo boss del calibro di Francesco «Sandokan» Schiavone e Francesco Bidognetti, detto «Cicciotto ’e Mezzanotte». E proprio nell’aula bunker di Poggioreale, nel marzo del 2008, gli avvocati di Francesco Bidognetti e Antonio Iovine («’O ninno» ai tempi era latitante) lessero un documento in cui puntavano il dito contro il pubblico ministero Cantone, contro la giornalista anti camorra Rosaria Capacchione (oggi senatrice Pd) e contro Roberto Saviano. Oggi Cantone, che da allora vive blindato, lavora a Roma presso il Massimario della Cassazione, l’ufficio che si occupa di riassumere sinteticamente il principio di diritto affermato nella sentenze permettendo la consolidazione della giurisprudenza della Corte. Nel giugno scorso l’allora premier Letta lo aveva nominato nella task force creata per l’elaborazione di proposte in tema di lotta bene. Vogliamo un dibattito. Non vogliamo una Chiesa che dorme, vogliamo una Chiesa vivace”. Ma quello che ha fatto un quotidiano italiano, cioè pubblicare la mia relazione senza autorizzazione, è contro la legge», attacca il cardinale. «Secondo me - prosegue Kasper - in questo modo hanno sabotato la volontà del Papa. Loro vogliono chiudere la discussione, mentre il Papa vuole una discussione aperta». alla criminalità organizzata, presto invece toccherà a lui prendersi cura dell’authority chiamata ad esercitare la vigilanza ed il controllo sull’effettiva applicazione e sull’efficacia delle misure adottate dalle pubbliche amministrazioni in merito al rispetto delle regole della trasparenza dell’attività amministrativa e ad approvare il Piano Nazionale Anticorruzione predisposto dal Dipartimento della funzione pubblica. Un lavoro non facile visto che l’authority prevista dal ddl anticorruzione dell’allora ministro della Giustizia Severino (che ha di recente presentato il suo primo rapporto) è a tutt’oggi un ufficio dalle competenze non pienamente chiarite e dalle dotazioni decisamente insufficienti. E anche la Commissione europea, nel Rapporto 2014 anticorruzione, ha posto gravi dubbi sul funzionamento della Commissione indipendente per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche voluta da Brunetta (la Civit) sulle cui ceneri nel 2012 è nata la nuova authority. Un ufficio che, secondo Bruxelles, «sembra mancare della necessaria capacità per assolvere efficacemente» al proprio compito e che «interpreta le proprie funzioni in modo piuttosto ristretto, limitandosi a svolgere un ruolo più reattivo che proattivo». Per far sì che l’autorità possa funzionare davvero, insomma, ecco da dove si può partire. RASSEGNASTAMPA 5 martedì 11 marzo 2014 M5S verso una nuova espulsione Al Senato scoppia il caso Pepe, sfiduciato dal meetup di Napoli ● Il gruppo congela la procedura, tra l’imbarazzo e la paura di ulteriori polemiche ● Santangelo: questione rinviata ● CATERINA LUPI ROMA A brevissimo sembrano destinati a restare in 41 i senatori grillini, da 50 che erano all’inizio. Nell’occhio del ciclone stavolta c’è Bartolomeo Pepe, sfiduciato dal meetup di Napoli, riunitosi l’altro ieri al Vomero. Come per gli altri senatori espulsi nelle settimane scorse - Luis Alberto Orellana, Francesco Campanella, Fabrizio Bocchino e Lorenzo Battista - anche stavolta dovrebbe scattare lo stesso copione: dopo la bocciatura che arriva dal territorio, l’avvio della procedura di espulsione, decisa dall’assemblea congiunta, e poi la ratifica della Rete. Ma dopo il marasma scatenato dalle ultime espulsioni, dalla riunione dei senatori grillini di ieri pomeriggio - che all’ordine del giorno doveva avere la riorganizzazione del gruppo dopo la sua decimazione e, appunto, il caso Pepe - ufficialmente è uscita solo dell’imbarazzata cautela. Anche perché il rischio è di scuotere ulteriormente i simpatizzanti del Movimento perdendo terreno in termini di consenso. E indebolire ancora di più il gruppo, perché l’allontanamento di Pepe potrebbe portarsi dietro la fuoriuscita di altri, per protesta. Nel frattempo, è già chiaro che sia tutta da rivedere la partecipazione ai lavori delle diverse commissioni permanenti e bicamerali. E i numeri dicono che gli eletti nel Movimento di Grillo dovrebbero passare da quattro a Primarie Pd, ai gazebo si rivedono le code Alta affluenza all’appuntamento di domenica scorsa ● A Pontassieve perde il candidato renziano ● OSVALDO SABATO osabato@unita.it Quella appena trascorsa per il Pd è stata una domenica di primarie per scegliere i candidati a sindaco. E a differenza di quelle per i segretari regionali si sono riviste le code ai gazebo. Oltre centomila gli elettori nei 64 comuni toscani dove si è votato. E non con qualche sorpresa. Sicuramente la più significativa arriva da Pontassieve, città a pochi chilometri da Firenze dove vive il premier Matteo Renzi: qui il candidato renziano Samuele Fabbrini ha perso per soli 13 voti contro l’assessore uscente Monica Marini, che a questo punto sarà la prossima candidata sindaca. Fra le 4099 preferenze prese da Fabbrini non c’è però quello del premier. «Non vado a votare» aveva anticipato Renzi ai cronisti che lo aspettavano all’uscita dalla messa domenicale. A differenza di sua moglie, Agnese, che invece in tarda serata si è recata al seggio. Pronostico rispettato a Pesaro con il renziano Matteo Ricci, presidente della Provincia di Pesaro-Urbino e vice presidente del Pd, candidato dei democratici alla poltrona di sindaco, grazie al 55,6% (3.892) ottenuto alle primarie, battendo ampiamente i suoi sfidanti Luca Pieri (18,2%), Rito Briglia (15,9%) e Michele Gambini (10,3%). In totale hanno votato in 7.018, mentre erano state 8.245 le persone che avevano partecipato alle prima- .. . Matteo Ricci correrà per il Comune di Pesaro D’Alfonso vince col 76% dei consensi in Abruzzo .. . Grillo accusa Boschi: «Minaccia i deputati che sostengono emendamenti alla legge elettorale» rie nazionali per la guida del Pd. A Pesaro per la prima volta il Pd ha organizzato le primarie per scegliere il candidato sindaco e il risultato dell’affluenza viene considerato dai dirigenti democratici locali «comunque soddisfacente». «Da oggi inizia la partita per la vera sfida, rappresentata dalle amministrative», sono state le prima parole di Ricci, ora alle prese con il suo programma per Pesaro che scriverà «raccogliendo anche alcune proposte degli sfidanti nelle primarie». Urne aperte anche in Abruzzo e a Pescara. Luciano D’Alfonso (Pd), è il candidato alla presidenza della Regione della coalizione di centrosinistra «Insieme il nuovo Abruzzo». Nelle primarie l’ex sindaco di Pescara si è imposto sui due concorrenti in lizza ottenendo il 76,2% dei consensi contro il 13,6% di Franco Caramanico (Sel) e il 10,2% di Alfonso Mascitelli (Idv). Al voto hanno partecipato 42.293 elettori. Sarà ballottaggio a Pescara per la scelta del candidato sindaco tra Marco Alessandrini, che ha ottenuto il 35,65%, e l’outsider Antonio Blasioli fermo al 30%. È caos invece a Modena dove le polemiche per il voto degli stranieri e le divisioni tra i candidati dopo le primarie sono sempre molto aspre. A Reggio Emilia, invece, forse già domani si conosceranno le conclusioni della commissione di garanzia sui disordini registrati nel seggio riservato ai cittadini stranieri. Non è esclusa la riammissione dei voti di questo seggio, per ora sospesi, che rimetterebbero in gioco l’ex assessore all’Immigrazione Franco Corradini, candidato alle primarie, espulso dalla giunta e coinvolto nelle polemiche sui presunti brogli. Domenica prossima giornata di primarie a Livorno dove il candidato del Pd Marco Ruggeri, ex capogruppo in Regione, sfiderà Andrea Romano (Idv), Roberto Idà (Sel) e Gianfranco Morelli (Psi). A Firenze, infine, si svolgeranno il 23 marzo. Per la candidatura a Palazzo Vecchio in campo l’attuale vicesindaco Dario Nardella, renziano di ferro, il civatiano Iacopo Ghelli e Alessandro Lo Presti sostenuto da una parte dei cuperliani. Sarà una campagna lampo e non mancano timori di una bassa affluenza alle urne. tre in diverse di queste. «Espulsione? Non conosco la vicenda - commentava quindi con prudenza, ieri, il capogruppo stellato al Senato, Maurizio Santangelo, a margine della riunione, assente Pepe -, ho appreso dai giornali della votazione napoletana. Se lui poi non c’è può darsi che la questione venga affrontata in una prossima riunione, oggi l’ordine del giorno è abbastanza ricco». Difficile però ignorare la questione, dal momento che all’ordine del giorno c’era anche la nomina dei rappresentanti M5S nella commissione di inchiesta su rifiuti ed ecomafie: carica alla quale è candidato fra gli altri proprio Pepe, appena bocciato dagli attivisti di Napoli, e su cui si consuma il nuovo scontro interno. Il parlamentare nel frattempo contesta il voto napoletano e parla di una sorta di agguato. «Hanno approfittato di un mio impegno a un convegno in Calabria, questa cosa non era all’ordine del giorno, altrimenti non penso ci sarebbero state così poche persone alla riunione», dice Pepe, “colpevole” di atteggiamenti da dissidente e che ora, per protesta, annuncia di voler organizzare «un’agorà in piazza con i cittadini». Ma ieri è stato anche un giorno di polemiche a strascico sull’ultima uscita di Beppe Grillo, che dal suo blog ha accusato la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi di «minacciare» i deputati di maggioranza che hanno mantenuto gli emendamenti all’Italicum, sostenendo che Boschi avrebbe fatto recapitare in aula un biglietto diretto alla parlamentare Ncd Dorina Bianchi, in cui si esclude la sua ricandidatura in caso di ok all’introduzione delle preferenze da lei proposto. E per questo “misfatto” Grillo ha pure chiesto alla presidente della Camera Laura Boldrini di richiamare la ministra. «Alla Ca- mera, durante la discussione farsa, la deputata Dorina Bianchi del Ncd ha sostenuto le preferenze all’interno della legge elettorale, inconcepibili per i partiti che devono nominare i loro schiacciabottoni. Un comportamento inammissibile - si legge sul blog di Grillo - in un Parlamento commissariato ai voleri di un pregiudicato extraparlamentare e del suo giovane alter ego Renzie. La zelante ministro Boschi ha subito inviato un messaggino intimidatorio alla Bianchi: “Se passa l’emendamento che hai difeso, salta tutto e si va a votare. Voglio vedere dove prendi i voti per essere eletta”. Firmato Maria Elena». Peccato però che le dirette interessate abbiano subito smentito categoricamente. «È falso che esista un biglietto firmato da Maria Elena Boschi e rivolto all’onorevole Dorina Bianchi. Circostanza ampiamente smentita già alcuni giorni fa sia dal ministro sia dalla parlamentare. È triste che per fare strumentale polemica politica si debba ricorrere a simili metodi per i quali il ministro si riserva di adire le vie legali», hanno fatto sapere dall’ufficio stampa del Ministero per i Rapporti con il Parlamento. E Dorina Bianchi, vicecapogruppo di Ncd, ha rincarato la dose: «Ribadisco di non aver mai ricevuto alcun biglietto dal ministro Boschi. Per questo non posso neppure commentare le fantasiose ricostruzioni di Grillo, mancando proprio l’oggetto delle sue insinuazioni». .. . Dorina Bianchi, chiamata in causa, smentisce. E la ministra per le Riforme non esclude le vie legali Vendola: «Voto Tsipras Schulz ne ha bisogno» No di Sel alla proposta di sostenere il Pse: «Il vigore del leader greco utile al socialismo europeeo» ● C. L. ROMA «Ho avuto un incontro con Schulz molto affettuoso, molto utile politicamente e credo che Schulz abbia bisogno di Tsipras». Così Nichi Vendola, leader di Sel, risponde a chi gli chieda di esprimersi sull’invito rivoltogli dal leader dei Socialisti Italiani, Riccardo Nencini, circa un eventuale appoggio elettorale alla candidatura di Martin Schulz. Sel appoggia la lista del leader greco Alexis Tsipras ma rispondendo a Nencini, Vendola sceglie la via di mezzo. «Il socialismo europeo, in troppe realtà ipotecato dai compromessi con la destra e dall’accettazione supina della religione dell’austerity, ha bisogno dell’esperienza, del vigore, dell’entusiasmo di Alexis Tsipras, simbolo di quella Europa mediterranea che è stata letteralmente massacrata dalle politiche dei tecnocrati di Bruxelles. Quindi Schulz ha bisogno di Tsipras. Se ne faccia una ragione anche Nencini». Da parte sua, il leader dei socialisti (e viceministro alle Infrastrutture) aveva lanciato ieri il suo appello attraverso un’intervista al Corriere della Sera: «Vendola, ripensaci. Siamo ancora in tempo per dare unità elettorale alla sinistra riformista». Perché in questo momento la lista Tsipras potrebbe rischiare di portare avanti solo un’azione di disturbo. E «il risultato delle prossime elezioni europee è troppo importante - sostiene Nencini - e la posta in gioco è altissima: per i due candidati più rappresentativi, Schulz per il Pse e Junker per il Ppe, si prospetta un risultato al fotofinish». Di contro, per Nencini, se il centrosinistra italiano restasse unito e «si presentasse insieme come alle amministrative, sarebbe la prima forza della sinistra in Europa e questo potrebbe determinare la vittoria di Schulz». Difficile forse da capire, per più di qualcuno è contraddittoria, non è però sorprendente la posizione del leader di Sel, che pochi giorni fa, a margine del cogresso del Pse, ripeteva: «Io considero Schulz una delle personalità più importanti della scena politica europea. Lavoro perché la lista Tsipras possa dialogare e immaginare un profilo di alleanza con Martin Schulz. Io sono nella terra di mezzo tra Tsipras e Schulz. La socialdemocrazia ha bisogno dello stimolo prodotto da Tsipras». E ancora, argomentava: «Le larghe intese sono una sciagura in ciascun Paese europeo e sarebbero una catastrofe per l’Europa. Sappiamo che i socialisti in diverse parti d’Europa hanno subito o hanno avuto un atteggiamento di ambiguità rispetto a queste politiche, e allora Tsipras serve a Schulz». Del resto anche il congresso di Sel, a fine gennaio, si era chiuso con lo slogan un po’ sibillino di Vendola, che dopo aver rotto gli indugi ed essersi schierato con Tsipras annunciava: «Con Tsipras ma non contro Schulz, con Tsipras per incontrare Schulz». RASSEGNASTAMPA 7 martedì 11 marzo 2014 Lettera al premier: ricordati che il lavoro ha già pagato ● L’annuncio di pesanti interventi sulla spesa preoccupa la Cgil: «Ricadranno su lavoratori e servizi» ● Non migliora il clima dopo le parole di Renzi. Bonanni: più rispetto, non spari nel mucchio MASSIMO FRANCHI ROMA Debutto europeo per il ministro Pier Carlo Padoan con Herman Van Rompuy FOTO DI YVES LOGGHE/AP-LAPRESSE Prese sonoramente a schiaffoni dall’intervista del premier a Chetempochefa, il giorno dopo le parti sociali rispondono a Matteo Renzi in ordine sparso. Se la Cgil preferisce mettere da parte i metodi e i toni, chiedendo risposte sui contenuti e dicendosi «preoccupata» dalle notizie provenienti da Bruxelles, Confindustria rimane in silenzio sperando ancora di poter spuntare un taglio dell’Irap. Se la Uil si conferma il sindacato più renziano, la Cisl di Bonanni invece si prende il merito di aver «costretto» Renzi a tagliare le tasse alle famiglie. Ieri Susanna Camusso era a Bari per il congresso della locale Camera del lavoro. In serata è stata raggiunta dalle notizie provenienti da Bruxelles e non le ha prese per niente bene. «Se veramente i dieci miliardi del cuneo fiscale saranno figli di soli tagli di spesa - ragionano da Corso Italia - saranno misure pesanti che avranno conseguenze gravi sul lavoro, sulle prestazioni e sui servizi ai cittadini». E su twitter arriva l’hashtag #abbiamogiàdato per ridadire il concetto. In mattinata nel suo intervento Camusso aveva poi risposto al premier («la musica deve cambiare anche per i sindacati», «se la Cgil si mobilita ce ne faremo una ragione») senza alzare i toni. «Renzi mi è parso disattento al fatto che c’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perché la crisi non continuasse a precipitare». Il giudizio sul suo operato però dipenderà solo dalle decisioni che prenderà: «Renzi - ha spiegato il segretario generale della Cgil - deve sapere che quella parte del Paese e quella parte del mondo del lavoro e delle pensioni sta guardando ai suoi tanti annunci e alle coerenze che poi ci saranno tra gli annunci che fa e l’idea di avere una effettiva svolta di politica economica». Le richieste dalla Cgil sono chiare: il taglio del cuneo deve aiutare le fami- Susanna Camusso INFOPHOTO glie veramente in difficoltà, per evitare di favorire gli evasori al posto del taglio dell’Irpef meglio aumentare le detrazioni. Poi c’è il tema della tutela per chi rischia o ha perso il lavoro: devono essere universali e coperte dai contributi di tutti. Se Renzi seguirà queste indicazioni - in tutto o in parte - la Cgil plaudirà. L’altolà arriva soprattutto sul tema degli ammortizzatori. Per Camusso «Renzi deve sapere che se risposte ai lavoratori non arrivano o se si tolgono risorse e si riduce la coperta degli ammortizzatori ci sarà un problema di risposta al mondo del lavoro». BONANNI: TAGLIO MERITO NOSTRO Chi invece in qualche modo mette il cappello sulla scelta - implicitamente annunciata da Renzi - di tagliare l’Irpef è il leader Cisl Raffaele Bonanni. «È ciò che abbiamo chiesto insistentemente e credo che Renzi l’abbia fatto perchè non poteva fare diversamente. Non tener conto delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati, sarebbe stato per lui una prima sconfitta nella decisione sapendo che ha la campagna elettorale. Forse - ha insistito Bonanni - ecco perché ricerca un po’ di attrito col sindacato. È stato costretto a fare ciò che ha detto il sindacato e quindi ora deve mettersi contro il sindacato per rabbonire alcuni ambienti che gli chiedono invece differenti posizioni e differenti decisioni». Anche la Uil di Luigi Angeletti plaude al taglio dell’Irpef in busta paga per i redditi bassi, pari a circa 100 euro lordi in più al mese. «Si trasformerebbe in un incentivo ai consumi, con riflessi positivi sulla produzione e sull’occupazione. Ecco perché - si legge in una nota dell’Esecutivo di ieri - la Uil ha preso favorevolmente atto della disponibilità espressa» da Renzi facendo «propria una storica rivendicazione della Uil. Tornando sul tema della concertazione la Uil poi insiste: «Se i fatti confermassero le anticipazioni, la Uil non riterrebbe necessario alcun confronto tra parti sociali e governo, poiché ciò che conta è che si risolvano i problemi dei lavoratori e dei pensionati». Come detto da parte di Confindustria nessuna reazione ufficiale, ma un tentativo di lavorare dietro le quinte per spuntare un taglio dell’Irap alle imprese o maggiori tagli alla spesa, non a caso promessi ieri da Padoan a Bruxelles. LANDINI: RENZI NON PARLI DI CGIL Ieri ha parlato anche Maurizio Landini. Colui il quale sta diventando un punto di riferimento - strumentale - per Matteo Renzi («Lui fa notare che parla con Landini per fare un dispetto a Camusso», sostiene Bonanni). Dopo la sua lettera aperta al premier su Repubblica ieri ha commentato: «Non ho avuto risposta da Renzi». Spiegando: «Abbiamo fatto delle proposte precise, mi auguro sia possibile un confronto, poi il sindacato decide autonomamente quali inziative mettere in campo». E ancora: «Io sto al merito. Se il governo decide di ridurre l’Irpef ai redditi più bassi fa una cosa giusta. Del resto è una richiesta sindacale da tempo. Renzi dovrebbe essere più attento alle cose che fa e non alla dinamica interna della Cgil. Il governo - ha aggiunto a margine di un convegno di Sel - pensa di intervenire direttamente saltando gli organi di rappresentanza. Il problema non è lamentarsi per un tavolo ma la sostanza di quello che si fa». Persino Berlusconi parlò coi sindacati, pure Renzi lo farà LAURA MATTEUCCI MILANO Nemmeno Berlusconi negò il confronto con i sindacati, anzi. Anno 1994, sul tavolo c’era la riforma delle pensioni: a luglio Berlusconi avanzò delle ipotesi, e per tutto settembre trattammo. E la rottura che in effetti arrivò a fine mese, in realtà fu sollecitata da Confindustria. Il confronto tra governo e parti sociali è inevitavile». L’europarlamentare Pd Sergio Cofferati, nel ‘94 nel ruolo che oggi ricopre Susanna Camusso di segretario generale della Cgil, invita a non drammatizzare i toni dei primi scambi tra il premier Matteo Renzi e i sindacati confederali. Toni non propriamente idilliaci: «se ai sindacati le nostre proposte non piaceranno ce ne faremo una ragione», dice Renzi; «Renzi è disattento, aspettiamo risposte per i lavoratori, e ancora non sappiamo che cosa ci sia nel Jobs Act», replica Camusso. Crede che queste rigidità si scioglieranno a breve? «Credo nel valore del confronto. Sui temi in questione - un piano per la cresci- L’INTERVISTA/2 Sergio Cofferati L’ex leader Cgil: una strada da seguire per sostenere i redditi dei lavoratori sarebbe quella di mettere in busta paga il Tfr Noi lo diciamo da anni ta e l’occupazione - è inevitabile, dunque sarebbe bene programmarlo e prepararlo. Al confronto governo e sindacati ci dovranno andare: allora, meglio arrivarci portando in dote il minor numero di polemiche possibile, senza un conflitto in atto. Non dimentichiamo che dalla drammatica crisi del ‘92-‘93, che aveva ridotto l’Italia alla stessa stregua della Grecia di oggi, uscimmo in virtù di politiche mirate e anche in ragione del metodo della concertazione con le parti sociali». per il suo grande senso di responsabilità verso il Paese tutto». «Il fatto che mercoledì (domani, ndr) intenda annunciare le sue proposte non preclude affatto la possibilità di aprire un confronto con le parti sociali nel merito. Tra l’altro, sottolineo che il sindacato italiano dà da tempo prova di straordinaria disponibilità: vale la pena ricordare che nel 1992 fu firmato unitariamente un accordo durissimo, che tra l’altro prevedeva il blocco temporaneo delle pensioni e quello degli aumenti salariali. Firmare non fu per niente facile per l’allora segretario della Cgil Bruno Trentin: se lo fece, fu solo Prego, quale proposta? Renzi però ha già chiarito: si parla con tutti, ma chi decide è il governo. Con Landini i rapporti sembrano più distesi: solo tattica o c’è anche altro? «A me le richieste della Fiom sembrano, oltre che più che comprensibili, anche temi confederali. Che ci sia bisogno di regole per la rappresentanza, ad esempio, è fuor di dubbio, peraltro dando applicazione al dettato costituzionale. E la discussione sulla riduzione delle tasse sul lavoro o sull’aumento del reddito disponibile sono grandi temi di una società moderna. Anzi, io ho una proposta in merito». «In realtà, si tratta della riproposta dell’ipotesi di Stefano Patriarca, di cui si discusse nella seconda metà degli anni Novanta: mettere direttamente in busta paga il trattamento di fine rapporto, per chi lo desiderasse. Sono soldi che potrebbero venire utilizzati subito, per stimolare i consumi nel breve periodo, con una riforma che affiancasse quella sulla riduzione del cuneo fiscale, che va certamente portata a termine». Per ricapitolare: il suo invito a non dram- matizzare questi primi approcci tra governoesindacatièchiaro.Manonlesembrastiaaccadendoqualcosadigeneticamente nuovo e diverso, che Renzi dia quantomenolasensazionediconsiderare il sindacato come un retaggio novecentesco non essenziale? «Posso dire come la vedo io: il sindacato è un’organizzazione importantissima, che svolge un ruolo fondamentale anche nella società moderna, in Italia come in tutta Europa, pur nella difficoltà di rappresentare un mondo del lavoro molto cambiato rispetto anche a soli pochi anni. Le prime Camere del Lavoro sono datate 1891; eppure, quella forma di rappresentanza è ancora oggi in grado di attrarre consensi e di svolgere una funzione positiva. Nessun’altra organizzazione della rappresentanza istituzioni, partiti - è così antica. Il sindacato ha un valore che va apprezzato, e utilizzato. Senza dimenticare che, nella sua storia, ha svolto funzioni anche improprie, come quella nella lotta al terrorismo degli anni Settanta e Ottanta, e quella per l’ingresso in Europa, attraverso adeguate politiche dei redditi». RASSEGNASTAMPA 11 martedì 11 marzo 2014 Abitazioni, nel 2013 compravendite calate del 9,2% GIULIA PILLA ROMA Anche nel 2013 il mercato immobiliare non è riuscito a rialzare il capo. Le compravendite residenziali sono calate del 9,2% a quota 403 mila, sotto i livelli del 1985. Il valore di scambio delle abitazioni passate di mano è stato di 66,68 miliardi cioè il 10,7% in meno rispetto al 2012. Sono alcuni dei dati forniti ieri dall’osservatorio dell’Agenzia delle Entrate. Ancora tendenze precedute dal segno meno, tuttavia un dato positivo c’è, riguarda proprio il rallentamento della flessione: nel 2012, infatti, per il settore residenziale si era registrato un vero e proprio crollo (-25,8%). Elemento da non sottovalutare come fa fatto notare il direttore centrale dell’osservatorio, Gianni Guerrieri che illustrando i dati ha parlato di «un arresto verso il baratro». Continua il segno negativo «ma ci sono anche segnali positivi sul fronte dei tassi. Ecco perché è possibile, nel 2014, un passaggio da un picco della crisi al ritorno a un segno positivo - osserva Guerrieri - Tutto però dipende dal contesto generale e dall’andamento dell’economia». Segnali di lento risveglio sono indicati anche da Tecnocasa e se ci saranno cambiamenti sul fronte del credito e sulla stabilità economica il 2014 potrebbe quantomeno porre un ulteriore forte freno alla discesa: Tecnocasa stima, nelle grandi città, per il 2014, una contrazione dei valori compresa tra -4% e -2%. Tornando ai dati dell’Agenzia delle Entrate, si sono registrate meno compravendite nelle otto maggiori città italiane, ad eccezione di Milano, che registra un incremento del 3,4%, e Bologna, che riporta un aumento dell’1,5%. Le città che presentano una riduzione più marcata sono Napoli e Genova, che segnano rispettivamente un -15,2% e un -10,3%, seguite da Torino (- 8,2%) e Roma (-7,3%). Diminuzione più contenuta al Nord (-8,2%), mentre il Centro e il Sud perdono poco più del 10% ri- .. . La flessione ha tuttavia subito un rallentamento rispetto al 2012 Prezzi ancora in discesa spetto all’anno precedente. In generale - riferisce l’Omi, la flessione risulta comunque attenuata negli ultri tre mesi del 2013 con un calo del 7,5% delle compravendite. Il dato dell’ultimo trimestre 2013, e di conseguenza anche quello annuale, «risente dello spostamento di parte dei rogiti dagli ultimi mesi del 2013 ai primi mesi del 2014 per sfruttare la più conveniente imposta di registro», ha spiegato il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate, Gabriella Alemanno. Tenendo conto di questo fenomeno, le vendite degli ultimi tre mesi dello scorso anno risulterebbero sostanzialmente in linea con quelle del trimestre precedente. Coinvolge venditori e aspiranti acquirenti il continuo abbassamento dei prezzi. Nel secondo semestre del 2013 il valore medio stimato di un’abitazione compravenduta è stato di circa 164mila euro. Sempre nella seconda parte dell’anno si è registrata su tutto il territorio nazionale, una diminuzione delle quotazioni medie: rispetto all’inizio dell’anno, le città che rilevano le flessioni maggiori sono Torino (-4%), Genova (-3,8%) e Napoli (-3,1%). Più lievi i cali registrati a Verona (-0,2%), Venezia (-0,4%) e Milano (-0,5%). A riprova di quanto l’accesso al credito per imprese e famiglie condizioni fortemente il mercato, ecco il dato relativo alle le compravendite di abitazioni realizzate avvalendosi di un mutuo ipotecario: sono diminuite del 7,7% rispetto al 2012. Il capitale complessivamente erogato ammonta a circa 17,6 miliardi di euro, 2 in menodel 2012. Tamburi paga 120 milioni per il 20% di Eataly Fusione tra Chiquita e Fyffes, nasce il colosso delle banane ● Il Fondo accompagnerà il gruppo alimentare alla quotazione in Borsa ● Il capitale resta italiano Nasce il colosso delle banane, con un fatturato annuo stimato in almeno 4,6 miliardi di euro. A renderlo possibile sarà la fusione tra l’americana Chiquita e la dublinese Fyffes, operazione che porterà il gruppo post integrazione ad essere la prima azienda al mondo attiva nella produzione e vendita di banane. La nuova società si chiamerà ChiquitaFyffes ed avrà una presenza operativa in oltre 70 Paesi e una forza lavoro di circa 32 mila unità. Secondo le stime effettuate, le vendite globali della newco dovrebbero raggiungere le 160 milioni di scatole annue. Ed Lonergan, ceo di Chiquita, ha dichiarato che «l’accordo genera una partnership strategica che unisce due aziende complementari che lavoreranno per portare le migliori pratiche nei Paesi in cui operano. Chiquita, con sede a Charlotte, ha una forte presenza negli Stati Uniti, mentre Fyffes ha l’Europa come mercato di riferimento. Grazie all’unione di questi due punti di forza contiamo di dar vita ad un’azienda che possa operare come mai nessuno prima nell’importante settore delle banane». L’accordo prevede che la nascitura società abbia sede a Dublino e sia quotata sul New York Stock Exchange. Le stime parlano di risparmi possibili per 40 milioni di dollari lordi, grazie alla fusione, che deve comunque ancora ricevere un’approvazione tecnica dalle assemblee straordinarie negli Stati Uniti e in Irlanda. Gli attuali azionisti delle due società dovrebbero dividersi a metà la torta azionaria del nuovo gruppo. Attraverso la fusione la nuova società supererebbe di un quarto le vendite dei loro principali rivali, Dole e Del Monte. ChiquitaFyffes diventerebbe anche il terzo produttore e distributore al mondo di meloni e ananas. Subito dopo la diffusione della notizia del connubio, Fyffes è schizzato in alto del 46% alla Borsa di Dublino, mentre Chiquita ha mostrato un incremento di circa il 13% a Wall Street. Fyffes è il più grande importatore di banane in Europa e la più antica industria di marca, risalente al 1929. Il presidente del gruppo con sede a Dublino, David McCann, diventerà l’a.d. della società post fusione, mentre Lonergan ne sarà il presidente. I celebri bollini blu e verde, rispettivamente di Chiquita e Fyffes, non saranno cambiati e i consumatori non si accorgeranno della differenza. GIUSEPPE VESPO MILANO Una fetta di Eataly in mano al fondo Tamburi. Un boccone da 120 milioni di euro. Tanti ne ha sborsati il fondo d’investimento milanese per mettere le mani sul venti per cento dell’azienda creata da Oscar Farinetti. L’acquisizione è stata chiusa ieri, e guarda all’Expo 2015 ma soprattutto alla quotazione in Borsa di Eataly prevista per il 2016/2017. Tamburi Investment Partners, già presente sul mercato azionario nel segmento Star (ieri più 2,48 per cento), è entrato dentro quella che ormai è considerata la vetrina dell’enogastronomia italiana attraverso la società veicolo ClubItaly, e si è portata con sé alcuni nomi noti dell’industria alimentare: Ferrero, Lavazza ma anche i vini Santa Margherita (Marzotto) e le Cantine Ferrari (Lunelli). PIANI DI ESPANSIONE L’operazione restituisce l’idea di quanto gli investitori scommettano sulle potenzialità di Eataly, fondata da Farinetti nel 2003 per promuovere le eccellenze della tavola italiana, che punta a chiudere il 2014 con un fatturato di 400 milioni di euro. Eataly conta trenta punti vendita e di ristorazione in Italia e nel mondo: New York, Chicago, ma anche Dubai, il Giappone e la Turchia. E sono già in calendario le aperture di Mosca, San Paolo, Los Angeles. Mentre martedì prossimo verrà inaugurato un megastore a Milano, all’interno del dismesso teatro Smeraldo: oltre cinquemila metri quadrati con tredici luoghi di ristorazione, un ristorante a cinque stelle e una grande enoteca. Oscar Farinetti, imprenditore di Alba, figlio del fondatore dei supermercati Unieuro, ritenuto tanto vicino al premier Matteo Renzi da rientrare nel toto ministri alla vigilia della formazione del governo, in serata ha spiegato le ragioni della cessione. «Lo abbiamo fatto per due motivi: la futura quotazione in Borsa, che ci piacerebbe raggiungere entro il 2017, dove l’esperienza del team Tamburi potrà essere fondamentale e per mettere liquidità in azienda, visto l’importante piano di sviluppo italiano ed estero previsto nei prossimi an- ni». In una nota del gruppo, è stato anche specificato che «la famiglia Farinetti scende dall’ottanta al sessanta per cento di Eataly per fare entrare Tamburi Investments Partners tramite la Clubitaly», ma il management resta invariato: «Al timone Oscar Farinetti, presidente, ed i due figli Francesco e Nicola con il socio e amministratore delegato Luca Baffigo Filangieri; il terzo figlio di Farinetti, Andrea, segue le aziende produttive». Di «successo» si parla invece negli uffici di Giovanni Tamburi, fondatore e amministratore delegato dell’omonimo gruppo, da dove trapela la soddisfazione per aver chiuso un’acquisizione che faceva gola a molti, soprattutto all’estero. Contatti e corteggiamenti all’impreditore piemontese sembra fossero arrivati da parte del polo del lusso francese Lvmh e di investitori arabi e americani. «Tutti battuti» dal fondo milanese, che dal Duemila ha investito più di un miliardo di euro in aziende che poco hanno a che fare con l’enogastronomico, come tra le altre Prysmian, Moncler e Amplifon. «Ma è bello - commenta un imprenditore del settore - che in Eataly rimanga un azionariato tutto italiano». GIUSEPPE CARUSO MILANO Oscar Farinetti FOTO INFOPHOTO CONGRESSI CGIL Oggi tocca alla Fillea di Roma e Lazio Comincia oggi a Roma la due gironi il congresso della Fillea di Roma e del Lazio. L’appuntamento è per questa mattina alle 9 all’Appia Park Hotel (via Appia Nuova 934). Come il congresso nazionale della categoria dei lavoratori edili che si terrà sempre a Roma al Frentani il 2 e 3 aprile anche questa assise avrà come slogan “Città future, un nuovo modello di sviluppo per il settore delle costruzioni”. Il congresso si aprirà con la relazione del segretario uscente, e probabile rieletto, Mario Guerci. Già segretario della Filt di Roma e del Lazio, Guerci è stato eletto segretario Fillea di Roma e Lazio il 15 febbraio del 2013, portando avanti l’auspicato «rinnovamento della categoria e dei gruppi dirigenti, per affrontare le terribili sfide che abbiamo di fronte». Al congresso parteciperanno anche l’assessore all’Urbanistica del Lazio Fabio Refrigeri e l’assessore all’Urbanistica di Roma Paolo Masini. RASSEGNASTAMPA 12 martedì 11 marzo 2014 ITALIA Laureati, sempre meno «Poi disoccupati e sfruttati» ● ● Solo il 30% dei giovani si è iscritto a un ateneo nell’indagine Almalaurea Gli occupati guadagnano il 20% in meno. Ma il titolo dà ancora vantaggi ADRIANA COMASCHI acomaschi@unita.it A voler trovare una buona notizia, si può concludere che i laureati hanno comunque una chance in più di trovare lavoro, segno che investire sulla formazione universitaria è anche un antidoto agli effetti della crisi. Lo certifica il XVI rapporto sulla condizione dei laureati realizzato da Almalaurea, consorzio che raduna 64 atenei italiani e ha condotto la ricerca tra quasi 450mila laureati post riforma. Dal rapporto emerge però anche una drammatica conferma della crisi in corso: lo scorso anno la disoccupazione è cresciuta ancora tra tutti i neo dottori. Chi invece ha fatto bingo e dopo un anno lavora può contare su guadagni inferiori al passato: rispetto al 2008, le retribuzioni reali sono calate del 20% per tutti i tipi di laurea. Mentre cresce del 5% la quota di lavoro nero, anche qui per ogni tipo di corso di laurea, così come crescono contratti precari ovvero part-time e collaborazioni. Il rapporto con il mercato del lavoro, dunque. A 12 mesi dalla laurea, rispetto all’indagine di un anno prima il Rapporto segnala un aumento del tasso di disoccupazione che grava sul titolo triennale come sulla specializzazione o sul ciclo unico (Giurisprudenza, Medicina, Veterinaria o Architettura). Nel dettaglio, la disoccupazione cresce dal 23% al 26,5% tra i laureati triennali, dal 21% al 25% per chi ha scelto facoltà a ciclo unico, del 2% tra i magistrali. Ma è il raffronto con la rilevazione 2008 (relativa al 2007, ultimo anno pre crisi) a essere impietoso: +12% di disoccupati (sempre a un anno dalla laurea) tra chi ha frequentato i quattro anni magistrali, +15% per triennali e ciclo unico. Da segnalare il crollo dei contratti a tempo indeterminato, conquistati nel 2013 (12 mesi dopo la laurea) rispetto a cinque anni prima: il 15% in meno tra i laureati triennali, l’8% tra i magistrali e il 5% tra quelli a ciclo unico. Calo accompagnato da una crescita del lavoro autonomo. I dati migliorano sul lungo termine, a cinque anni dal conseguimento del titolo la disoccupazione scende sotto quota 10% a prescindere dal corso di laurea, l’occupazione risulta dell’89% per chi esce dalle triennali, dell’87% per i laureati magistrali fino al 90% dei magistrali a ciclo unico. Migliorano anche le retribuzioni. Dopo 12 mesi infatti una laurea si traduce in media in uno stipendio da 1000 euro (1.003 per il primo livello, 1.038 Fabrizio Meli, a nome del Consiglio di amministrazione della NIE SpA, esprime profondo cordoglio a Umberto Verdat per la perdita del per i magistrali, 970 per i magistrali a ciclo unico), con un calo rispetto alla rilevazione precedente del 5% tra i triennali, del 3% fra i magistrali biennali e del 6% fra chi ha puntato sul a ciclo unico. Dopo 5 anni, invece, la retribuzione media netta si aggira qui 1350 euro (anche qui in calo rispetto al Rapporto precedente). Spicca però la disparità tra Nord e Sud: nel primo caso a cinque anni dalla laurea lavora l’87% di chi ha conseguito il titolo, nel secondo ci si ferma al 75%, 12 punti in meno. Quanto alle retribuzioni, il differenziale Nord-Sud sale al 20%, 1.385 euro contro 1.150 euro, e risulta ancora maggiore (24%) a un anno dalla laurea. I VANTAGGI DELLA LAUREA In ogni caso - e qui sta una delle indicazioni forti del Rapporto - la scelta di continuare gli studi dopo le superiori rimane competitiva, visto che il tasso ... Solo il 21% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato contro il 47% del Regno Unito o il 43% di Francia Un’aula pel Politecnico di Torino FOTO DI ASTRID FORNETTI/INFOPHOTO Rinaldo abbraccia l'amico Umberto per la scomparsa del PAPÀ e partecipa al dolore dei famigliari. PADRE Roma, 11 marzo 2014 Caro Umberto, anche se in questo momento le parole possono poco, sappi che ti sono davvero vicino e ti abbraccio forte Luca Landò Pietro Spataro abbraccia con grande affetto Umberto Verdat che ha perso il suo PAPÀ ed è vicino ai suoi familiari in questo difficile momento. di disoccupazione a cavallo della crisi (il confronto è tra 2007 e 2013) è cresciuto del 2,9% per i laureati, ma del 5,8% per i diplomati, di 6,5% per i neolaureati (tra i 25-34 anni) e addirittura del 14,8% per i neodiplomati (età 18-29). Nello stesso periodo, il differenziale tra il tasso di disoccupazione dei neolaureati e dei neodiplomati è passato da 2,6 punti (a favore dei primi) a 11,9 punti percentuali. Un’arma in più insomma da sfoderare contro la «sensibile, ulteriore frenata della capacità di assorbimento del mercato del lavoro», certificata dal Rapporto. Eppure in Italia solo il 30% dei neo diplomati sceglie di investire in studi universitari. Il che pone un problema all’intero sistema Paese. A oggi tra i 25 e i 34 anni solo il 21% dei giovani italiani risulta laureato contro il 59% del Giappone, il 47% del Regno Unito, o il 43% di Francia e Stati Uniti. Siamo al di sotto della media Ocse (39%) e di quella dell’Ue a 21 (36%). L’obiettivo Ue 2020 sarebbe poi del 40% di laureati nella fascia 30-34 anni: «Le aspettative per raggiungerlo - commenta il fondatore di Almalaurea Andrea Cammelli - sono ormai vanificate per ammissione dello stesso Governo». Claudio Sardo è vicino con affetto e fraternità a Umberto Verdat in questo triste momento per la scomparsa del suo caro PAPÀ La Segreteria di redazione è vicina a Umberto in questo momento di dolore per la morte del PADRE I colleghi dell'Ufficio Centrale si stringono con affetto a Umberto in questo triste momento per la scomparsa del PAPÀ Antonella, Rossella, Massimo e Paolo Fabio, Loredana e Bruna abbracciano Umberto in questo triste momento per la perdita del suo caro PAPÀ Daniela, Stefania, Francesca, Rossella, Gabriella, Bruno, Maria Serena, Alberto abbracciano con grandissimo affetto Umberto, amico e compagno fraterno, in questo momento di dolore e smarrimento per la perdita dell'amato PAPÀ Caro Umberto ti sono vicino in questo triste momento e ti abbraccio forte Roberto Monteforte Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini FOTO RAVAGLI/NFOPHOTO Giannini: «Rafforzare la scuola paritaria» A.COM. acomaschi@unita.it «Mi pare che la visita di oggi possa essere un segnale molto chiaro». Seduta in mezzo ai bimbi di una scuola dell’infanzia parrocchiale, il neo ministro a Istruzione e Università Stefania Giannini ieri da Padova torna a schierarsi in favore delle scuole paritarie, come già all’indomani della sua nomina. Mentre nel pomeriggio rilancia un altro di quelli che possono già essere individuati come suoi leit motiv, e invoca il «merito» per valorizzare gli atenei virtuosi e garantire loro «la certezza dei finanziamenti». In attesa del Consiglio dei ministri che domani darà molto spazio alla scuola (in particolare sul fronte sicurezza), Giannini comincia a tratteggiare la mission di viale Trastevere con il nuovo governo. E la prima notazione è tutta politica, come spiega lo stesso ministro in visita alla materna della parrocchia della Natività. «Lo dico da tempi non sospetti - rivendica l’esponente di Scelta Civica - la libertà di scelta educativa deve trovare anche in Italia un suo spazio politico e culturale concreto, occorre darle una visibilità politica. E servono misure perché le scuole paritarie possano essere una delle opzioni per le famiglie». Di più, «la scuola paritaria è uno dei punti del sistema che funziona meglio quindi si tratta di rafforzarla». Messaggio forte. Che peraltro segue lo stanziamento di 483 milioni, comunicato dal Miur pochi giorni dopo l’insediamento del governo Renzi, a sostegno della scuola paritaria. Allora come ieri, Giannini a frenare le po- lemiche cita «la raccomandazione del Consiglio d’Europa del dicembre 2012» per il rispetto di uguaglianza e parità nella scelta educativa, «ora sta a noi applicarla». Giannini si sposta quindi in un centro professionale, e qui riceva «due richieste nette» dalla Regione Veneto perché «la formazione professionale sia tolta dal Patto di stabilità (per poter almeno pagare con i nostri soldi i docenti e il sistema che regge questa scuola). E perché sia riconosciuto anche al Veneto il giusto equilibrio numerico tra studenti e docenti». La lista dei nodi anche economici all’attenzione di Giannini - «il mio è un ministero dove ogni giorno c’è una bomba da disinnescare», è la battuta che si concede - si allunga poi all’inaugurazione dell’anno accademico a palazzo Bo. E anche qui il ministro dà un’indicazione precisa. «Siamo qui per incoraggiare l’Università di Padova e tutti gli altri atenei. Sarebbe importante darvi certezze sui finanziamenti e sul fatto che siano triennali e non annuali - premette Giannini -: è un’operazione complessa ma ci prendiamo questo impegno». Subito dopo auspica «merito e premialità» anche per diversificare il sostegno università, come prima li aveva promessi per il mondo della scuola, sollecitata sul tema degli stipendi degli insegnanti. Ieri intanto il Miur ha pubblicato i numeri definitivi dei posti messi a bando per le facoltà a numero chiuso, riformulati tenendo conto dei fabbisogni professinali. Saranno 9.983 per Medicina, 774 per Veterinaria, 949 per Odontoiatria e 7.621per Architettura. L’area di preparazione e servizi tecnologici partecipano al dolore di Umberto per la scomparsa del PADRE I colleghi della redazione di Bologna abbracciano Umberto per la scomparsa del PAPÀ Gigi Adriana Andrea Chiara Caro Umberto, un abbraccio grandissimo in questo giorno triste. Roberto, Marco, Massimo, Anna, Jolanda, Adriana, Salvatore. Caro Umberto ti siamo vicini in questo momento di dolore per la perdita di tuo PADRE Un abbraccio forte da Marina, Roberto, Umberto, Roberto, Sonia, Gabriel I colleghi del servizio Economia abbracciano con affetto Umberto e si uniscono al dolore per la scomparsa del PADRE I colleghi della redazione della Toscana si stringono a Umberto in questo momento di dolore per la perdita del suo caro PAPÀ Ieri è deceduto nella sua casa, attorniato da persone che lo amavano STELIO BERGAMO Ne diamo l'annuncio agli amici e ai compagni. La moglie Fiorella, Alessio con Sebastiano, Luca con Eleonora, Giacomo e Edoardo. Roma 11 marzo 2014 RASSEGNASTAMPA 14 martedì 11 marzo 2014 ITALIA Truffa Avastin, «sono 100mila i danneggiati» Adusbef e Federconsumatori: «Raccogliamo firme per un’azione collettiva di risarcimento» ● La storia di Giuseppe Casadio, sindacalista Cgil: «Perso un occhio per colpa del raggiro I medici lo sapevano» ● ANNA TARQUINI atarquini@unita.it Quante sono le persone diventate cieche per colpa dell’accordo truffa tra Novartis e Roche, centinaia, migliaia? Nel 2012 la società italiana di oftalmologia ne contava 260mila potenziali solo in Italia. Oggi almeno 100mila pazienti, su 385mila, hanno subito ritardi o salti di cura. Sono tutti saliti su un convoglio che porta a un’unica stazione e in questi giorni scoprono il perché. Adusbef e Federconsumatori stanno raccogliendo le firme per un’azione collettiva di risarcimento, ma intanto...«Intanto diventare cieco a un occhio è già un dramma. Lo è molto di più per chi è costretto a camminare con le stampelle: io non ho la profondità degli ostacoli davanti a me. Se c’è un dislivello sul terreno me ne accorgo solo quando sono caduto, per capirci». Giuseppe Casadio, ex segretario confederale della Cgil, nella segreteria di Sergio Cofferati, è tra quei pazienti che in queste ore si interrogano, maledicono e se possono chiamano i giornali. La sua vicenda inizia proprio a caval- Fiale di Avastin, il medicinale fu dichiarato «pericoloso» nel 2012 L’INIZIATIVA L’agroalimentare italiano a Expo 2015 «Con la firma del Protocollo perfezioniamo una serie di linee progettuali che aiuteranno tutto il mondo agroalimentare italiano ad essere protagonista assoluto di Expo 2015». Queste le parole del ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, durante la conferenza stampa di ieri a Roma che ha visto la firma del protocollo di intesa «Per la partecipazione dell’Agroalimentare italiano all’EXPO 2015». Hanno sottoscritto il documento anche Giuseppe Sala (commissario unico del governo per Expo Milano 2015) e Diana Bracco (commissario generale del Padiglione Italia). Durante l’incontro il ministro Martina ha anche annunciato l’iniziativa di voler avviare - in accordo con Stefania Giannini, ministro dell’Istruzione - un progetto sperimentale già a partire dal prossimo anno scolastico per un programma di educazione alimentare nelle scuole. lo del 2012 quando l’Aifa blocca la somministrazione dell’Avastin negli ospedali per la cura di alcune patologie dell’occhio dopo che la casa produttrice, la Roche, ha cambiato il bugiardino e segnalato alcune gravi reazioni avverse al farmaco. «Eh sì, l’ho ricostruito in questi giorni cosa mi è successo. E chi devo ringraziare. Sono tra coloro che hanno subito un danno diretto e non quantificabile dalla scandalosa vicenda dei farmaci oculistici. Ma voglio fare una premessa ed è questa. Io sono paralitico dal 2009, da quando una malattia mi ha procurato la mielite. Da allora giro con le stampelle in casa e in carrozzina se devo andare fuori. E questo fa una certa differenza». Nel 2012 Giuseppe Casadio si accorge che non vede più all’occhio sinistro, va dall’oculista, ottiene una diagnosi. «Mi sono beccato una trombosi alla vena centrale della retina che ha provocato un edema al bulbo oculare. Che fare? Gli specialisti mi dicono che qualcosa si può recuperare, che la vista può essere parzialmente recuperata, ma che la terapia è una sola, iniezioni intravitreali di Avastin per riassorbire l’edema. I medici mi hanno detto che non era possibile curare la patologia con medicinali cortisonici, perché i cortisonici alzano la pressione e sono inadatti alla trombosi. Del resto il farmaco costava 50 euro a confezione, allora era distribuito dal Servizio sanitario nazionale. La prima iniezione nel luglio del 2012 - diede subito i primi effetti benefici. Dovevo continuare, però...». Però siamo appunto nel luglio 2012, alla vigilia dell’accordo truffa. Il 30 agosto l’Agenzia europea dei medicinali modifica il bugiardino dell’Avastin e segnala il pericolo di reazioni avverse. L’Aifa lo blocca. E quando Giuseppe Casadio si ripresenta dal suo specialista....«I medici mi dicono che non sanno cosa fare, che non posso più curarmi. Erano arrab- biati, ma anche consapevoli...questa faccenda, la sostituzione dell’Avastin con il Lucentis che costa mille euro a fiala, era nell’aria da tempo. Mi dicono: ... “Aspettiamo. Magari la cosa rientra”. Ho aspettato, come dicevano loro. Il risultato è che ho perso l’occhio». Tra luglio e ottobre del 2012 centinaia di pazienti vengono esclusi come Giuseppe dall’unica possibilità di cura. Al posto dell’Avastin viene indicato il Lucentis, ma è un farmaco che costa troppo e il Servizio sanitario non può supportarlo, se non in alcuni casi, limitatissimi. «Il Lucentis - spiega Giuseppe - non era indicato per la mia terapia. In ogni caso non mi è stato proprio proposto. Tutta la vicenda, ripeto tutta la truffa, era chiara già allora ai miei specialisti. Me lo dissero in maniera esplicita». La storia di Giuseppe è simile a quella di molti. Le testimonianze si moltiplicano. Ieri Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana, sentito come teste in Procura a Torino nell’ambito dell’inchiesta che vede indagate Roche e Novartis per associazione a delinquere finalizzata al disastro colposo, aggiotaggio e truffa, ha dichiarato: «Il danno subito dai pazienti è enorme. Con l’eliminazione dell’Avastin l’unico farmaco per curare la maculopatia restava il Lucentis che costa 1300 euro a confezione. I pazienti che dovevano fare un’iniezione ogni 40 giorni hanno smesso di curarsi». Secondo Abusdef, che si costituirà parte civile, la colossale frode è potuta avvenire per evidenti complicità istituzionali. Un danno che ammonterebbe a circa 45 milioni di euro, e solo per la Regione Lazio, almeno 60 milioni di euro. Giuseppe Casadio non commenta. «Io non so se avrei potuto recuperare la vista. Non so in che misura ma so per certo che mi è stato proibito di curarmi. Secondo voi con chi me la devo prendere oltre che con la sfiga?» RASSEGNASTAMPA 15 martedì 11 marzo 2014 COMUNITÀ L’analisi Il commento Taglio dell’Irpef, più equità contro la crisi Un voto contro il Paese: chi ha paura delle donne? Ronny Mazzocchi SEGUE DALLA PRIMA Quindi senza quell’aleatorietà a cui sono invece sottoposte tutte le altre opzioni ancora oggetto di discussione. Si tratta di un autentico paradosso, visto che anche il Fondo monetario internazionale da tempo non perde occasione di ricordare come - almeno in periodi di crisi economica - gli effetti di un aumento della spesa sarebbero di gran lunga più espansivi di quelli che genererebbe una riduzione delle imposte di eguale ammontare. È evidente che le classi dirigenti italiane non si sono ancora emancipate dal paradigma culturale che ha dominato l’ultimo trentennio e che considerava sempre e comunque la manovra della spesa pubblica come una strada impercorribile, vedendo invece nella riduzione delle imposte l’unica via d’uscita ai problemi della bassa crescita e della carenza di posti di lavoro. Preso atto con rammarico di questo ritardo culturale del nostro Paese e accertato che l’unica alternativa resta quindi quella fra riduzione dell’Irap sulle imprese e dell’Irpef sui redditi più bassi, bisogna ammettere che quest’ultima si presenta come preferibile sia dal punto di vista strettamente economico, sia sotto il profilo distributivo. Il taglio dell’Irap, infatti, avrebbe sul livello di occupazione gli stessi effetti trascurabili che hanno avuto tutti i precedenti incentivi e sconti fiscali concessi in varie forme alle imprese negli anni scorsi. L’esplosione del numero dei senza lavoro registrato a partire dal 2011 non sembra dipendere dal peso delle imposte, ma dal brusco calo del volume di attività determinato dal crollo della domanda interna. La diminuzione dell’Irap, lungi dal tradursi in un aumento degli investimenti, si configurerebbe così in un aumento del risparmio delle imprese o, molto più probabilmente, verrebbe utilizzata per ridurre parzialmente l’esposizione debitoria verso le banche. Le ricadute sull’economia nel suo complesso sarebbero modeste e le risorse resterebbero per lo più confinate ai beneficiari del provvedimento. Al contrario la riduzione dell’Irpef avrebbe effetti espansivi ben maggiori. L’intervento Grillo si combatte con la buona politica Marco Macciantelli Responsabile Enti locali del Pd Emilia-Romagna ● POLITICAMENTE IL FENOMENO GRILLINO HA AVUTO IL SUO BATTESIMO IN UN LUOGO-SIMBOLO: PIAZZA MAGGIORE (LA «PIAZZA GRANDE» DI LUCIO DALLA), NEL 2007, CON UN VAFFA-DAY. Poi, nel 2009, è approdato in consiglio comunale a Bologna. L’anno successivo nell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. Quindi, di nuovo, nel 2011, nel consiglio bolognese (dopo il commissariamento Cancellieri). Sino a conquistare Parma nel 2012. Infine l’exploit nelle elezioni del 24-25 febbraio 2013, quello che ha dato l’accento al M5s, nell’ultimo anno, vissuto dai banchi del Parlamento. Uno sguardo ai voti assoluti, prima ancora che alle percentuali, aiuta a capire meglio quello che è successo. Dopo l’ultimo triennio al governo (2008-2011), il partito di Berlusconi, allora Pdl, ha dimezzato i suoi voti (nessuna rimonta). Il Pd non è riuscito a conquistare quelli in libera uscita, perdendone, a sua volta, tre milioni e mezzo rispetto al 2008. Concentrare l’intervento sui redditi più bassi permetterebbe infatti di aumentare il potere d’acquisto a una fascia di popolazione caratterizzata da una elevata propensione al consumo. L’obiezione secondo cui buona parte dello sconto fiscale si tradurrebbe in un aumento dei beni importati con effetti negativi sulla bilancia commerciale è scarsamente fondata: è assai probabile che i pensionati con la minima e i metalmeccanici con familiari a carico utilizzeranno gli 80 euro di sconto per comprare beni di prima necessità piuttosto che beni voluttuari di importazione come un’auto di alta gamma o una lavatrice all’ultimo grido. Il taglio dell’Irpef avrà effetti sia di breve che di medio periodo. Nell’immediato il rilancio della domanda, generato dall’aumento dei consumi, permetterà alle imprese di rimettere a regime gli impianti finora utilizzati ben al di sotto del loro potenziale. Il rinnovato clima di fidu- .. . La riduzione dell’Irap avrebbe gli stessi effetti trascurabili che hanno avuto tutti i precedenti incentivi cia consentirà poi ai nostri imprenditori di avviare un ciclo di investimenti capace di rimpiazzare lo stock di capitale ormai obsoleto che costituisce la principale causa del nostro gap di produttività nei confronti dei Paesi del centro e del Nord Europa. Questo ciclo virtuoso permetterà poi alle imprese di rientrare in maniera strutturale dalle proprie posizioni debitorie, rafforzando anche la solidità del nostro sistema bancario e finanziario. Indirettamente il miglioramento della solvibilità degli intermediari determinerà un aumento dell’offerta di credito e una riduzione del costo di accesso al finanziamento da parte delle imprese stesse. La ripresa dell’occupazione, invece che il frutto di meri incentivi alle assunzioni sotto forma di sconti fiscali, sarebbe così garantita da un ben più solido processo di crescita economico trainato dalla domanda interna. Le ricadute positive si avrebbero anche sul fronte redistributivo. Dopo anni di tagli alle prestazioni sociali, di blocchi ai salari e di inasprimento della pressione fiscale sui redditi dei lavoratori dipendenti, il taglio dell’Irpef rappresenterebbe la presa d’atto che solo attraverso una più equa redistribuzione della ricchezza e dei redditi sarà possibile uscire dalla crisi. Maramotti Mentre il M5s, al primo colpo, ne ha ottenuti più di 8 milioni e mezzo, distribuiti in modo pressoché omogeneo sul territorio italiano, così da conferire al M5s il carattere di una forza nazionale, con punte sino al 30%. In quel passaggio il M5s non ha misurato più solo la febbre del centrosinistra, ma anche quella del Paese. È finita una fase dell’antipolitica. Si sono fatti più chiari i contorni di un vero e proprio progetto politico. Un risultato della crisi, tra sofferenza sociale, rigetto verso i partiti, una certa abilità nel cannibalizzare il civismo. È un tema da considerare, in vista delle prossime amministrative. Sapendo che va accentuandosi la tendenza a una cittadinanza interessata a iniziative, per dir così, di scopo. Intorno alle quali, volta a volta, si esprime un impegno a tempo, scaduto il quale, o affiora un obiettivo ulteriore, oppure la gente torna alle sue occupazioni prevalenti. La politica fa bene a non sottovalutare questo tipo di nuova sensibilità per la cosa pubblica, facendosene interprete. Il voto è fondamentale. Tra un voto e l’altro, in un Comune, passano cinque anni. In cinque anni cambia il modo. Per questo tra un’elezione e l’altra occorre fare comunità. Per questo la contrapposizione tra democrazia rappresentativa e democrazia diretta è sbagliata: servono entrambe, istituzioni e tessuto civile. Nelle prossime elezioni di maggio non si confronteranno solo «forze politiche», ma anche «modelli di relazione». In un contesto di contendibilità, di tipo proporzionalistico, favorito dalle Europee, in cui il M5s si riterrà contrapposto e alternativo al Partito democratico. Ogni epoca ha avuto una propria comunicazione politica. Nel secondo dopoguerra, i manifesti. Dagli anni Settanta, la televisione. Non da oggi, ma ormai da circa un decennio, il web. Siamo giustamente incamminati su questa strada. Non si tratta però solo di un usare degli strumenti, ma di una diversa impostazione del legame sociale. È qualcosa non di metodologico, ma, per dir così, di ontologico. Bisogna entrare dentro quel mondo, dargli una configurazione. Valorizzandone, da un lato, l’orizzontalità, dall’altro, le differenze. Nel M5s avvertiamo una contraddizione tra il popolo della rete e la verticalizzazione carismatica. E invece, le due cose si tengono, l’una è conseguenza dell’altra. Il governo della democrazia diretta conduce, per certi versi naturalmente, a qualcosa di sovraordinato di tipo neo-autoritario. Ogni fenomeno dogmatico attiva visioni di tipo selettivo, preclusivo, esclusivo. L’ortodossia evoca il suo contrario. Il culto della personalità è una macchina che produce dissenso. È una dialettica antica, che ha segnato un secolo che pensavamo di aver lasciato alle spalle, e che riemerge, non tanto in forme «eversive», quanto caricaturali. Iperrealtà più grottesca che tragica. Poi non è detto che chi dissente, per ciò stesso, sia «meglio» della maschera dispotica che intende abbattere. Grillo va affrontato e battuto con la politica, attraverso la sua autoriforma, sul campo, non immaginando che la sua sconfitta risieda nel numero dei suoi dissidenti, in ogni caso predestinati a una sequenza seriale. Sara Ventroni SEGUE DALLA PRIMA Come se si trattasse di un vezzo. Di un capriccio. E li hanno debellati senza troppi complimenti. Per ogni donna che entra, un uomo deve stare fuori. Non è la jungla, ma la rappresentazione plastica di una legge elettorale, l’Italicum (checché ne dica il relatore Francesco Paolo Sisto: la sentenza della Corte Costituzionale n. 422 del 1995 è stata superata dalla nuova formulazione dell’articolo 51 della Costituzione) - a rischio di incostituzionalità, per il premio di maggioranza, e per le liste bloccate. E dunque: se di liste bloccate si tratta, donne e uomini hanno lo stesso diritto di competere per la piena eleggibilità. Non è una crisi di nicchia, non è una rivolta subalterna. Non è un computo piccolo-piccolo, da ghetto, ma l’indicazione di un correttivo essenziale. La democrazia non è una quisquilia. O è democrazia paritaria, o non è. E se è paritaria, non lo è solo per nomina glamour, come gesto benevolo, attrattivo ancorché arbitrario. Alla mercé delle fantasmagorie del segretario di partito. Lo afferma la Costituzione, non un’agenzia di sondaggi. Uomini e donne devono avere pari opportunità. Niente di più, niente di meno. Articolo tre, articolo cinquantuno. Tutto qui. Eppure non siamo ancora qua. In stal.. . lo. Ma c’è chi si è dato da Uomini e fare per descrivere la battaglia delle donne alla Cadonne devono mera come una questionavere pari cina vezzosa, da area protetta, oppure strumentaopportunità le, di sabotaggio del goNiente di più verno. Non è così. Pur di fraintendere le niente di meno donne ci si appella a comLo afferma plotti inconsistenti. Da un buon decennio la Costituzione siamo oltre la vulgata delle quote: le donne, oggi al netto dell’Italicum - chiedono garanzie formali: tecniche, certo, noiose sicuramente, ma essenziali, per non essere escluse dalla competizione. Le donne, al varo della legge, chiedevano solo una clausola di garanzia: cinquanta e cinquanta di capilista e alternanza uno a uno nelle liste: misure semplici, cui nulla osta, per garantire a tutti e a tutte le stesse possibilità di competere, per poter esser eletti. Non è necessario essere dei costituzionalisti per capire che la legge elettorale Italicum non è la migliore delle leggi possibili. Tutt’altro. È piena di difetti: ancora una volta le liste bloccate, ancora una volta un premio incongruo di maggioranza. Emendarla non solo era legittimo, ma doveroso. Eppure, l’attenzione s’appunta sugli emendamenti eversivi, trasversali, delle donne. Come se si trattasse di un sabotaggio. Di un’oscura manovra per manomettere l’azione di governo; o peggio, il futuro degli uomini, obbedienti, che già aspirano al loro posto. Garantito, loro sì, in lista. No. Non bastano le buone intenzioni dei leader. Non basta il carisma taumaturgico dei segretari di partito che impongono l’olio santo sulle teste delle preferite. Le donne vogliono - in mancanza di preferenze, nel cui caso hanno già pronta, come per la legge elettorale regionale della Campania, la doppia preferenza - le stesse condizioni di partenza. Le novanta donne vestite di bianco alla Camera da giorni tentano di schivare in ogni modo i fendenti goffi dei luoghi comuni. Eppure tutti - giornalisti, colleghi onorevoli, opinionisti - le ricacciano nel passato. Al ghetto delle quote. Ma l’unica a vestirsi di rosa è Daniela Santanchè, fuori tempo massimo, provocatoriamente contraria alle misure correttive per rendere la legge effettivamente a norma di Costituzione. Le donne vestite di bianco non chiedono privilegi. Non reclamano riserve indiane. In modo trasversale, dal Pd a Forza Italia, affermano la necessità di esserci in questo passaggio. Perché l’Italia ha già intuito tutto. E perché deve essere chiaro, finalmente, che se il gioco è blindato, le donne vogliono essere della partita, non di meno. E non di più. Il Paese ha capito. Il Parlamento ha bocciato, sapendo esattamente quello che stava facendo. Ci sono buoni motivi per sospettare che la partita non è persa. Anzi. Semmai si gioca altrove. RASSEGNASTAMPA 16 martedì 11 marzo 2014 COMUNITÀ Dialoghi Suicidarsi con i figli o attraverso i figli Le raccapriccianti sequenze di uccisioni non sui campi di battaglia, ma in famiglia, sono l’esito di micidiali cortocircuiti mentali, praticamente imprevedibili. La paura del futuro, la mancanza di stabilità economica, l’opprimente crisi, destabilizzano le menti più fragili, con sbocchi letali di follia collettiva. FABIO SICARI Luigi Cancrini psichiatra e psicoterapeuta Il numero complessivo degli omicidi è diminuito, in Italia, di quasi quattro volte. La diminuzione, però, riguarda solo quelli legati alle attività delle organizzazioni criminali che hanno messo il colletto bianco e si arricchiscono utilizzando quasi esclusivamente, ormai, i reati finanziari. Coppie e famiglie restano sole, invece, mentre l’onda lunga della crisi appesantisce la vita dei più deboli e diminuisce, ogni giorno di più, la presenza e l’incisività dei servizi CaraUnità Radicali: scelti o sciolti? Nel 1987 i Radicali lanciarono - con un successo abbastanza grande da permettere loro di sopravvivere - una campagna di autofinanziamento e di iscrizioni che aveva questo titolo: «Partito Radicale: o lo scegli o lo sciogli». A 27 anni di distanza da quell’appello, in un Paese i cui Palazzi del potere sono stati quasi totalmente deradicalizzati, siamo ritornati alla stessa emergenza e urgenza: senza un vero sostegno, morale e materiale, i Radicali rischiano di scomparire dalla fauna politica nostrana. Eppure la maggior parte delle tematiche che le istituzioni italiane si trovano ad affrontare oggi, riguardano proprio quegli animali politici in via di estinzione, che ne hanno fatto da sempre le loro battaglie: riforma del sistema giudiziario e penitenziario, abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, trasparenza e legalità delle istituzioni, legalizzazione delle droghe, autodeterminazione e libertà di scelta, tutela delle minoranze, solo per citarne alcune. Nonostante il tentativo di asportazione chirurgica che il regime compie ai danni dei Radicali, la loro storia e le loro lotte sono oggi ancor più presenti, quasi egemoniche, nel panorama politico attuale. Sarà venuto il momento, non fosse altro che per riconoscenza, di dare loro un aiuto concreto? Pietro Rizzo L’intervento Prostituzione, ci sono anche dei diritti Maria Spilabotte senatrice Pd ● CON L’APPROVAZIONE A STRETTA MAGGIORANZA DELLA RELAZIONE HONEYBALL, IL PARLAMENTO EUROPEO HA DI FATTO INIZIATO UNA CROCIATA CONTRO LA PROSTITUZIONE PERCHÉ, COME HA SOTTOLINEATO SILVIA COSTA SU QUESTO GIORNALE, «la pro- stituzione e lo sfruttamento sessuale, che coinvolgono soprattutto donne e ragazze, sono una violazione della dignità umana e perpetuano l’idea che i corpi femminili siano in vendita». Al contrario, io credo che questo del Parlamento europeo sia un atto gravissimo perché mette sullo stesso piano, senza l’indispensabile differenziazione, lo sfruttamento e la libera scelta e porta con un sé un messaggio chiaro e pericoloso: la Questo giornale è stato chiuso in tipografia alle ore 21.30 responsabili della prevenzione. Con un aumento progressivo del numero di quelli che entrano nel caos della disperazione. Come la madre albanese di Lecco che ha ucciso le figlie: per evitare loro di essere costrette a vivere una vita come la sua. Dall’interno di un movimento dell’anima universale (dalla Medea di Euripide a Steiner, il personaggio de La dolce vita di Fellini) in cui quello che si confonde fino a perdersi è il limite fra il Sé e l’altro, nella madre o nel padre che sente i figli come una parte del suo stesso corpo e della sua stessa vita. Suicidandosi con loro o attraverso di loro perché un passaggio difficile di ogni maternità o paternità è il rendersi conto del fatto che il figlio non è tuo, che ci sono dei confini fra te e lui e perché è nel momento della disperazione che può accadere di dimenticarsene. Tornando indietro. Diventando tragicamente anche se momentaneamente folli. Via Ostiense,131/L 00154 Roma lettere@unita.it Dedurre le spese per i badanti Renzi proclama di voler proporre sconti fiscali a partire dalle famiglie. Io avrei una proposta concreta: deduzione dal reddito di tutta la spesa per badante quando si tratta di assistere un soggetto non autosufficiente. La spesa può trovare compensazione in una iniziativa che porti a regolarità 400mila rapporti di lavoro clandestini che pagherebbero Irpef e contributi Inps. Non si può lasciare le famiglie nella solitudine a combattere con situazioni di grave disagio e centinaia di migliaia di lavoratori nella clandestinità. Vanno fatte tante cose a loro sostegno. Questa si può fare subito e senza costi. Aldo Amoretti A proposito della sicurezza sulla rete ferroviaria italiana Caro direttore, accostare in modo equivoco, come fatto dal suo giornale (edizione del 7 marzo, pag. 12, titolo Scontro fra treni: 80 feriti) l’incidente avvenuto sulla rete ferroviaria gestita da Ferrovie della Calabria e i dati diffusi, nella stessa giornata, dall’Agenzia Nazionale della Sicurezza Ferroviaria (ANSF) è forviante e lascia intendere una correlazione che non c’è. Così come è strumentale l’uso delle due notizie fatto da un’associazione di consumatori che ha prostituzione è un male assoluto e va combattuta, anche se viene liberamente scelta. Ancora una volta le donne vengono reputate solo vittime, non in grado di pensare e di scegliere, e il corpo e la sessualità non vengono considerati come fattori di scelte soggettive, ma quali oggetti e comportamenti da normare e addirittura da vietare. Insomma, ciò che per qualcuno è immorale diventa anche illegale. L’approvazione della Relazione, tra l’altro, fotografa una spaccatura: soli 343 voti favorevoli, cioè meno della metà degli aventi diritto, 139 voti contrari, 105 astenuti, mentre ben 163 parlamentari europei non hanno partecipato al voto. Partendo dal presupposto che la tratta e lo sfruttamento delle donne, così come la prostituzione minorile, vadano assolutamente prevenuti, perseguiti e repressi, ritengo che vietare a persone adulte, nel pieno delle proprie facoltà, di offrire prestazioni sessuali in cambio di denaro sia un atto paternalistico e autoritario e indichi un’intrusione intollerabile dello Stato in questioni che attengono alla sfera privata. È il caso di sottolineare che i «sex worker», in Italia come ormai nel resto del mondo, non sono solo donne, ma anche uomini e transessuali. In Italia si parla di 70mila prostitute/i con un giro di 9 milioni di clienti. Non si tratta quindi que- addirittura utilizzato la circostanza per muovere accuse a RFI (Gruppo FS Italiane), notizia che voi avete ripreso ed evidenziato. Invece, come è stato correttamente scritto, Ferrovie della Calabria (società regionale ex concessa) non appartiene al Gruppo FS Italiane. Non è stato però sottolineato che le sue attività, così come gli oltre 3mila km di Ferrovie regionali ex concesse (addirittura pari a quasi un quinto della rete RFI), e i treni che li percorrono, non sono monitorate dall’ANSF. In particolare, poi, è utile che i lettori del suo giornale sappiano che la percentuale, riferita dall’ANSF, del «35% degli incidenti, esclusi gli investimenti di persone» causati da «carenze manutentive» corrisponde, su oltre 3 milioni di treni circolati nel 2013, a soli 2 eventi. Sul fronte sicurezza evidenziamo che il Gruppo FS Italiane negli ultimi anni ha investito circa 9 miliardi di euro in nuove tecnologie. Federico Fabretti DIRETTORE CENTRALE COMUNICAZIONE ESTERNA E MEDIA FERROVIE DELLO STATO ITALIANE Nell’articolocitatovenivanoriportatidatioggettivienoninterpretazioni.L’unicoavverbiopresente nel testo - «fortunatamente» - era riferito al fatto che i due passeggeri, che nell’incidente avevano riportatoferitegravi,nonfossero inpericolodivita. stione attinente alla «dignità della donna», ma di un fenomeno che, nelle more della deregulation ipocrita per cui prostituirsi non è reato ma anche un passaggio in taxi può essere favoreggiamento, proliferano 60 cartelli malavitosi. Confondere la tratta e lo sfruttamento con il «sex working» autodeterminato di fatto ostacola anche la repressione dei reati perché favorisce la clandestinità. Mentre è totalmente da dimostrare la correlazione, fatta dal documento Honeyball, tra legalizzazione della prostituzione e aumento della violenza contro le donne. Proprio a partire da questa distinzione fondamentale, ho presentato un disegno di legge che regolamenta il fenomeno. La proposta aggiorna la sacrosanta legge Merlin che ha liberato le donne dalle case chiuse, inasprisce le pene per i reati di sfruttamento e di tratta, promuove il sostegno a chi vuole uscire dal «giro», ma consente a tutti coloro che scelgono di prostituirsi di accedere a diritti e doveri, quali l’iscrizione alla Camera di Commercio, il pagamento delle tasse e l’accesso alla pensione, l’uso obbligatorio del profilattico, la possibilità di affittare un appartamento per lavorare e di mettersi in cooperativa. Anche questa si chiama autodeterminazione e le donne sono chiamate a difenderla. La tiratura del 10 marzo 2014 è stata di 64.139 copie L’intervento Il Sud può farcela da solo se valorizza le sue risorse Federico Pirro Università di Bari Centro studi Confindustria Puglia ● LO CONFESSIAMO: NON CI APPASSIONA AFFATTO UN NUOVO DIBATTITO STORIOGRAFICO SUL MEZZOGIORNO COMEQUELLO apertosi sul libro Perché il Sud è rimasto indietro di Emanuele Felice - che, detto per inciso, è scientificamente modesto e poco documentato sull’economia meridionale contemporanea - sulle presunte occasioni mancate e sulle responsabilità remote di chi ha compiuto o meno certe scelte destinate poi ad incidere sul lungo periodo. Ma si pensa veramente che tale querelle possa appassionare i disoccupati di Napoli, di Bari o della Sicilia, siano essi manovali o laureati, o gli imprenditori ogni giorno alle prese col credito che scarseggia, fatture non incassate, domanda interna stagnante ed esportazioni difficili? Concentriamoci invece sul da farsi più immediato: acceleriano la spesa dei residui fondi Ue del 2007-2013, impostiamo una buona programmazione del nuovo ciclo 2014-2020, sblocchiamo investimenti di Eni, Enel ed altri grandi gruppi fermati da tempo per resistenze degli ambientalisti, riavviamo importanti lavori pubblici interrotti come quelli ferroviari sulla tratta Foggia-Benevento. Il Meridione può dimostrare al Paese che nelle sue regioni vi sono tutte le risorse naturali, economiche, scientifiche e culturali per avviare - o proseguire là dove già intrapreso come in Puglia e altrove - il cammino virtuoso che può (e deve) portare questa parte dell’Italia ad essere una delle aree più avanzate del Mediterraneo e dell’Europa? Certo che può farlo, anzi deve farlo. Cosa manca infatti nel Sud perché questo avvenga, le risorse forse? Quelle comunitarie, integrate dai fondi nazionali e da quelli privati (da mobilitare con competenza) nazionali e internazionali, se ben impiegate, sarebbero sufficienti a favorire il decollo di tante zone del Mezzogiorno. Ma non bisognerebbe (finalmente) prendere atto che vi sono già tante aree meridionali che hanno tassi di sviluppo comparabili con quelli di diverse zone settentrionali, nelle quali peraltro si sono avvertiti durissimi i colpi della lunga crisi dell’economia nazionale? E poi, diciamolo ancora una volta, un Meridione autopropulsivo può diventare sempre di più uno dei motori della crescita dell’economia nazionale. Agricoltura ormai largamente competitiva, industrie piccole, medie e grandi di valenza strategica per l’intero Paese, dall’acciaio all’energia, dall’aerospazio alla chimica, dalla meccanica al tac riqualificato; turismo di eccellenza, parchi e musei archeologici di rilievo internazionale; vento, sole, Università e centri di ricerca prestigiosi come il Cira di Napoli per l’aerospazio e il Cetma di Brindisi per i nuovi materiali; Istituti di credito locali, come la Popolare di Bari con presenza in tutta Italia e numerose Banche di credito cooperativo fra le quali spiccano quelle in Puglia e in Sicilia; Autorità portuali di Gioia Tauro, Napoli, Taranto e Brindisi che stanno avviando lavori fondamentali come nel capoluogo ionico; Musei diocesani che possono vantare patrimoni e reperti inestimabili. Nulla vieta allora a questo grande territorio e alle sue forze produttive e sociali di crescere e di competere: ed infatti sono tante ormai le Pmi meridionali, accanto alle grandi, che stanno rafforzando il loro posizionamento competitivo sul mercato a dispetto della crisi, innovando prodotti e processi di lavorazione e aggredendo nuovi mercati. E bisognerebbe parlare sempre di più di questi protagonisti dell’economia locale cui non sempre - diciamolo francamente - si presta la dovuta attenzione sui mass media. Allora se tutto questo è (fortunatamente) vero, abbiamo ancora bisogno nel Sud di un tutor nel governo? A difendere e a far crescere ancor più velocemente i suoi territori siano tutti i parlamentari eletti nella circoscrizione, gli stakeholder locali, i giovani professionisti emergenti (ma non quelli del meridionalismo come professione). Il Sud può farcela da solo, valorizzando tutte le sue risorse, senza chiedere o minacciare la dismissione di grandi fabbriche e centrali elettriche, ma esigendo che esse diventino sempre più ecosostenibili. Continuare a credere e a far credere che serva per un nuovo grande sviluppo del Mezzogiorno il taumaturgo nel governo quando invece tocca al mondo dell’imprenditoria e alle Istituzioni territoriali lavorare ogni giorno per promuovere la crescita del Meridione - è un danno consapevolmente arrecato alle enormi potenzialità del suo sistema socioeconomico. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 4 Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it SCELTE POLITICHE Il primo via libera di Montecitorio alla legge elettorale slitta a oggi. L’intesa tiene Italicum, affossate le quote rosa Donne vestite di bianco per protesta ma una sfilza di no boccia la battaglia. Renzi: «Il Pd assicura la parità» di MILENA DI MAURO ROMA - Il primo via libera di Montecitorio all’Italicum slitta a oggi, l’intesa sulla legge elettorale tiene ma una sfilza di no affossa la battaglia delle donne in bianco sulle quote rosa. "Nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata. Ho mantenuto la parità di genere da presidente della Provincia, da sindaco, da segretario, da presidente del consiglio dei ministri. Non intendo smettere adesso", assicura via Facebook il premier Matteo Renzi. Ma intanto tutto ciò che ottengono le 90 vestali bipartisan della parità di genere è la libertà di coscienza, che i maggiori partiti lasciano nel voto segreto, mentre il governo si rimette all’Aula così come fa il comitato dei nove della commissione Affari Costituzionali di Montecitorio. E’ dunque l’Assemblea che affossa le quote rose, dopo lunghissime riunioni, rinvii e trattative che finiscono nel no di Montecitorio al 40% delle posizioni di capolista per le candidate (e il 60% ai candidati), alla parità di rappresentanza (al 50%) e all’alternanza di genere nella composizione delle liste. La legge elettorale si avvia comunque al primo sì, al governo va la delega per ridisegnare i collegi (non meno di 120) mentre Forza Italia ritira il cosiddetto "Salva Lega". Affossate dunque le quote rosa, per le quali il presidente Laura Boldrini si era simbolicamente schierata esibendo una vistosa sciarpa bianca, prima di salire alla presidenza. Il Pd è spaccato: ufficialmente era a favore, ma i numeri parlano chiaro, mancano decine e decine di voti dei dem. Ma è soprattutto Forza Italia ad essere contraria alle quote rosa, temendo che siano il cavallo di Troia per far saltare l’accordo sulla legge elettoralee d introdurre le preferenze. E il relatore Francesco Paolo Sisto, nonostante il gran numero di parlamentari azzurre oggi in bianco, arriva a definire "incostituzionali" i tre emendamenti trasversali. Non risultano determinanti per il sì i voti dei grillini, pronti a votare la parità uomo-donna anche per intralciare l’accordo sulla legge elettorale. Nella lunga maratona oratoria, nell’Aula di Montecitorio, spiccano il fucsia del tailleur di Daniela Santanchè ("il bianco ingrassa", provoca l’esponente di Fi) e la giacca candida provocatoriamente indossata dal leghista Bonanno. Scelta Civica, Nuovo centrodestra e minoranza Pd criticano le ministre che non aderiscono alla battaglia per le quote rose, che riprenderà in ogni caso al Senato. Protestano le deputate del Pd: "Il gruppo non ha rispettato l'accordo si autoconvocano dopo il voto - L’accordo era che il gruppo Pd avrebbe dovuto votare l’emendamento, dan- do in tal senso indicazione di voto e invece non è andata così visto che i voti a favore sono stati 253 mentre solo noi del Pd siamo 293. Quindi sono mancati molto più di 40 voti visto che a favore hanno votato anche esponenti di altre forze politiche". Stefania Prestigiacomo - che pianse in Consiglio dei Ministri quando Silvio Berlusconi nel 2005 le intimò di "non fare la bambina" e affossò le quote rosa che la giovane ministro voleva a tutti i costi - oggi si presenta in divisa bianca e riprende la battaglia. Con lei un vasto fronte bipartisan, che non include le 8 ministre del governo Renzi. "Faremo la nostra battaglia fino in fondo, anche al Senato e non per femminismo", annuncia Nunzia De Girolamo, capogruppo Ncd a Montecitorio. diverse deputate Pd, che dopo il no dell’Aula si autoconvocano per decidere il da farsi. E cade nel vuoto l’appello di Rosy Bindi a ripensarci sul voto segreto chiesto da Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia ed Udc. Il tabellone elettronico dopo lo scrutinio segreto sulle quote rosa | LO SCENARIO | L’irritazione del Cavaliere alla fine dei domiciliari di YASMIN INANGIRAY ROMA - La scelta di Silvio Berlusconi è di restare volutamente in disparte e lasciare che sia Denis Verdini a sbrogliare i nodi sulla legge elettorale. L’ex capo del governo, racconta chi ha avuto modo di sentirlo in questi giorni, ha come pensiero fisso la da- Silvio Berlusconi ta del 10 aprile, giorno in cui il tribunale di Milano dovrà decidere se concedergli l'affido ai servizi sociali o mandarlo agli arresti domiciliari: i giudici vogliono la mia fine, continuava a ripetere anche ieri. Ad Arcore, il Cavaliere è stato in costante contatto con i suoi uomini per seguire la votazione a singhiozzo sulla legge elettorale. Ai suoi non ha nascosto l’irritazione per l'atteggiamento delle parlamentari azzurre che hanno dato battaglia sulla parità di genere in aperto contrasto con la linea ufficiale del partito. A questo però l’ex premier aggiunge il fastidio per l’atteggiamento di Matteo Renzi: non controlla i suoi parlamentati - è la sintesi del ragionamento dell’ex capo del governo - se continua così dell’accordo non resterà più nulla. Parole che guardano al Senato dov'e gli equilibri numerici sono diversi. A nulla sono serviti gli appelli della maggioranza delle parlamentari affinchè ci fosse un pro- nunciamento ufficiale da parte del Cavaliere a favore delle quote rosa. Il Cavaliere avrebbe ascoltato le ragioni del sì preferendo però dare ascolto a chi, tra i suoi consiglieri, gli indicava prudenza: il rischio è che se passano le quote rosa si voteranno anche le preferenze - gli avrebbero fatto presente - e poi in vista della campagna elettorale dobbiamo pensare a nomi forti sul territorio. L’irritazione però non è solo per le deputate di Forza Italia ma anche per l’atteggiamento tenuto da Renzi: non controlla i suoi, spero non ci siano ulteriori sorprese in Senato, ha ribadito ancora una volta ai suoi interlocutori. L’ex capo del governo sceglie di restare alla finestra in attesa di conoscere nel dettaglio anche i provvedimenti economici annunciati dal premier: abbiamo sempre detto di non avere pregiudizi per cui se ci saranno provvedimenti a favore di cittadini e imprese siamo pronti a valutarli. LA POLEMICA Camusso: «Renzi dimentica che parte del Paese ha già pagato» I sindacati si compattano sul fisco Bonanni lancia un hashtag su Twitter per chiedere rispetto per le organizzazioni di YASMIN INANGIRAY ROMA - Le affermazioni del premier Matteo Renzi dell’altro ieri sugli interventi sul fisco e sui sindacati (se li avremo contro ce ne faremo una ragione) hanno ricompattato le organizzazioni dei lavoratori che hanno ribadito al Governo la loro richiesta di concentrare le risorse sulla riduzione della pressione fiscale sul lavoro dipendente e sui redditi da pensione. "Renzi mi è parso disattento - ha detto il segretario generale Cgil, Susanna Camusso - al fatto che c'è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perchè la crisi non continuasse a precipitare”, una parte di Paese che attende una svolta”. E ha ribadito, oltre alle richieste sul fisco, il no all’eventuale riduzione della coperta degli ammortizzatori sociali. “Capisco che Renzi abbia una visione calcistica - ha detto ancora a proposito delle dichiarazioni su Irpef e Irap - ma il mondo non è fatto di derby. Il tema è a chi vuoi dare delle risposte". Il numero uno della Cisl, Raffaele Bonanni stigmatizza la modalità di comunicazione del presidente del Consiglio come ''sopra le righe” ma esprime anche preoccupazione per “la ruggine oramai chiara che c'è tra lui e la Cgil perchè non porterà a nulla di buono, nè per il Governo, nè per il sindacato, nè per il Paese". Nel frattempo chiede a Renzi di rispettare il sindacato e su questo lancia un hashtag su twitter #Renzirispettisindacato e ricorda che i bilanci della Cisl sono on line dal 2002. La Uil quantifica in un aumento di 100 euro in busta paga la riduzione chiesta per l’Irpef per i redditi bassi da lavoro dipendente e avverte che una riduzione dell’Irap non sarebbe funzionale alla crescita del Paese. Susanna Camusso RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 5 LE NORME Calo Irpef tra famiglia e lavoro Il premier spinge sul calo delle tasse e lavora sulle misure di CORRADO CHIOMINTO Barbara Boldrini | RISORSE EUROPEE | Bruxelles libera un tesoretto da 12 miliardi di PATRIZIA ANTONINI BRUXELLES - Si abbassano le aliquote di cofinanziamento sulla programmazione 2007-2013 dei fondi per le politiche di coesione, e Bruxelles libera un "tesoretto" di 12,1 miliardi di euro, grazie a quattro riprogrammazioni concordate tra l’Italia e la Commissione nel periodo 20122013. Intanto il commissario Ue alle Politiche regionali Johannes Hahn, allarmato dai rumors che si sono scatenati dopo l'insediamento del governo Renzi, scrive al sottosegretario Graziano Delrio per mettere i paletti attorno alla programmazione 20142020 (32,823 miliardi di risorse Ue). Hahn sottolinea che la bozza informale d’accordo presentata dall’Italia il 9 dicembre "costituisce una buona base di lavoro", nonostante ci siano dei "nodi da sciogliere", e che sarebbe assurdo pensare di smontarla e rifarla da capo (anche perchè l’ultima scadenza per la presentazione di MILA ONDER e CHIARA DE FELICE Graziano Delrio dell’accordo definitivo a Bruxelles è il 22 aprile). Ma soprattutto il commissario evidenzia che le risorse devono essere usate per misure strutturali, e non congiunturali, come ad esempio le coperture per tagliare il cuneo fiscale. D’altra parte l’Italia si ritrova comunque con 12,1 miliardi, liberati dal piano di cofinanziamento 2007-2013, fatti confluire nel Piano nazionale d’azione per la coesione. Sebbene 9 di questi siano già stati impegnati dal governo (spiegano alla Commissione), resta da decidere il de- stino di 3,1 miliardi. Secondo gli accordi politici tra Roma e Bruxelles dovrebbero essere impiegati per progetti strutturali, ma il governo Renzi potrebbe anche decidere di aprire una riflessione e avanzare proposte diverse. Per spiegare l’origine dei 12,1 miliardi che l’Italia si trova in tasca, occorre risalire all’avvio della programmazione 2007-2013: i fondi europei sul tavolo (fondo regionale e fondo sociale) erano (e restano) 27,9 miliardi. Le risorse nazionali in partenza ammontavano invece a 32,4 miliardi e le aliquote di cofinanziamento erano principalmente fissate al 50%. Tra il 2012 ed il 2013, attraverso 4 riprogrammazioni, col ministro Fabrizio Barca prima, e con Carlo Trigilia poi, la quota nazionale di 32,4 miliardi è stata ridotta di 12,1 miliardi. Bozza d’accordo Hahn mette in guardia Delrio ROMA - La riduzione da 10 miliardi delle tasse ci sarà e il premier Matteo Renzi spinge perchè tutto sia pronto già per domani, quando il Cdm sarà chiamato a varare comunque una sventagliata di provvedimenti che segnerà il cambio di passo del governo. Ma, se per rimborso debiti pa, l’edilizia scolastica e il piano casa è tutto pronto, per la riduzione delle tasse potrebbe essere necessario attendere qualche giorno. Il Cdm delineerebbe comunque il percorso, identificando coperture e tempi, che saranno brevissimi. Con una sorpresa: tra le forbici del governo potrebbero finire le spese militari e anche i contestatissimi aerei da guerra F35. “Bisogna agire subito - ha detto da Bruxelles il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan - I risultati saranno Matteo Renzi crescenti nel tempo e probabilmente veramente significativi in 3-4 anni”. Nessuna incertezza sulla volontà di intervento, quindi, ma certo il governo è proprio alle prese con le compatibilità tecniche delle scelte da fare. A cominciare dalle coperture, che saranno crescenti nel tempo: 10 miliardi saranno infatti a regime mentre quest’anno - poichè la decisione arriva già qualche mese dopo l'avvio dell’anno - servirà molto meno. Che la riduzione delle tasse si concentri sull'Irpef, invece, appare oramai scontato. Ma certo c'è da decidere come possa essere attuata, ad esempio se attraverso le detrazioni sul lavoro o quelle per i famigliari a carico. I sindacati - tutti premono per interventi in favore dei lavoratori e il leader Cgil, Susanna Camusso, chiede risorse per il mondo del lavoro, anche sul capitolo degli ammortizzatori sociali, minacciando proteste. Se le scelte saranno concentrate sui redditi fino a 15.000 euro il 'bonus' mensile potrebbe arrivare anche a 200 euro, se si sale anche di poco (a 20.000 euro) l’importo si dimezzerebbe. In ogni caso scelte non sono ancora state fatte e un primo vero confronto tecnico collegiale è previsto per domani, al preconsiglio, al quale non partecipano i ministri. Sul tappeto ci sarebbero ancora anche la possibile riduzione dei contributi sociali, che impattano sulle buste paga ma anche sui costi dei datori di lavoro. Mercoledì certo sarà il giorno delle scelte politiche. Il primo nodo da sciogliere è quello delle coperture. “Non utilizzeremo i fondi Ue per il cuneo fiscale”, ha detto il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio in una nota ufficiale. Per questo capitolo nel 2014 basterebbero 7-8 miliardi, cinque dei quali dalla spending review. Nel paniere delle risorse rimangono anche l’intervento sulle rendite finanziarie, i minori esborsi per gli interessi dovuto al calo dei rendimenti sui titoli di Stato e il rimpatrio dei capitali, per il quale è previsto il varo di un ddl da approvare velocemente con le modifiche che spianerebbero alcuni nodi tecnici emersi nel confronto con Svizzera. Ma c'è poi la sorpresa del taglio alle spese militari. Nel mirino della contraerea del governo sono finiti gli aerei da guerra F-35, costosissimi e contestatissimi. Lo Stato italiano prevede ora di spendere 14,3 miliardi in 15 anni ed ha già ridotto il proprio programma da 131 a 90 aerei. Un ulteriore cesoiata, oltre ad avere un impatto economico, avrebbe un valore politico, dando visibilità ad un tema caro al Pd ma che è diventato un vessillo del M5s. Certi sono invece gli altri provvedimenti annunciati da Renzi. Per il jobs act arrivano le prime norme. Si tratta di disegni di legge che introducono semplificazioni nel mercato del lavoro e anche la riforma degli ammortizzatori sociali, con l'obiettivo di estendere una 'coperturà anti crisi anche a chi oggi non può usufruire della cassa in deroga. Per ora si tratta di interventi che non richiedono risorse: per gli ammortizzatori sociali però ci sarà però una rimodulazione dei fondi ora previsti per la Cig in deroga. IL DEBUTTO È il biglietto da visita con cui Padoan esordisce in Europa me annunciato da Matteo Renzi, comincerà a tirare le somme sul jobs act, sull'edilizia scolastica e sulla casa. Sul tavolo arriverà con ogni probabilità anche un apposito provvedimento sui debiti della p.a., nodo sul quale la controversia con Bruxelles non sembra ancora appianata. Proprio per rispondere ai rilievi della Commissione, il governo ha recapitato oggi una lettera di risposta per evidenziare le misure intraprese finora e quelle in via di definizione, smontando anche alcuni degli appunti evidenziati in sede Ue. Mercoledì sarà però anche il primo momento della verità sul cuneo fiscale. Padoan non ha espresso preferenza tra Irap e Irpef, ma ha assicurato che la riduzione sarà coperta "in modo permanente" dai tagli di spesa della spending review, "condizione importante per garantire la sostenibilità di bilancio". «Riforme immediate su crescita e lavoro» BRUXELLES - Riforme immediate su crescita e lavoro, per riuscire ad ottenere risultati crescenti nel tempo, significativi nel giro di 2-3 anni. E’ il biglietto da visita con cui il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha fatto il suo debutto a Bruxelles, per illustrare all’Eurogruppo il programma del governo Renzi, incentrato soprattutto sul rilancio dell’economia attraverso misure strutturali e con un orizzonte, lo ha ripetuto più volte, di medio termine. Il ministro, così come il premier, ha le idee chiare: l'Italia "viene in Europa per fare delle cose, non per chiedere favori". Segno di un cambiamento di atteggiamento e di prospettiva nei confronti dell’Unione europea, anche in vista del semestre italiano di presidenza, occasione che Roma non intende perdere per tentare di rilanciare il proprio ruolo tra i 28. "Bisogna cominciare subito", ha scandito il ministro nella sua prima conferenza stampa ufficiale, ribadendo i concetti espressi nel corso della giornata ai colleghi europei e al presidente del Consiglio Ue, Herman Van Rompuy, incontrato al suo arrivo. Le riforme arriveranno e saranno strutturali. Avranno un impatto inevitabile sui conti pubblici, ma andranno valutate al momento giusto, quando cioè cominceranno a dare i risultati a cui il governo punta. Agire sul pil, sul denominatore, è del resto l’unica via per aggiustare nel tempo anche deficit e debito. Soprattutto considerando che l’economia italiana crescerà quest’anno con ogni probabilità meno di quanto previsto dall’ex ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, (1,1% la stima del titolare del Tesoro fino a dicembre scorso). "I numeri che abbiamo sott'occhio - ha ammesso Padoan - sono più vicini a quelli della Commissione di quanto non fossero in passato. Il mio atteggiamento è di esser prudente, preferisco tenermi basso". Parole che suonano come una vera doccia fredda, visto che le previsioni di Bruxelles indicano per Roma una crescita quest’anno di appena lo 0,6%. Pur inserendosi quindi nelle li- nee fondamentali del lavoro tracciato dal precedente governo, ora è il momento di accelerare, ha esortato ancora il ministro, assicurando l’Ue che comunque il rispetto dell’equilibrio di bilancio rimane un fondamento essenziale. "La priorità è mettere in atto politiche a favore di crescita e occupazione, non disperdendo l’enorme risultato di finanze pubbliche che sono oggi molto più sostenibili di quanto non fossero tempo fa. Farlo - ha sottolineato - sarebbe una sciocchezza". Le prime misure concrete arriveranno dunque già al prossimo atteso consiglio dei ministri di mercoledì, momento in cui il governo, co- RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 6 Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it LE INCHIESTE Rinviati a giudizio in 16 per l’inquinamento di Fenice e le raccomandazioni all’Arpab di LEO AMATO POTENZA - L’abuso dei contratti di lavoro interinali all’Arpab, «improntato a criteri clientelari», finirà lo stesso a dibattimento. Incluso quello del factotum dell’ex assessore regionale Erminio Restaino, imputato come “mandante” ma prosciolto «per non aver commesso il fatto». E’ prescritta, invece, l’accusa per il sindaco di Potenza Vito Santarsiero, sulla gestione della discarica comunale di Pallareta. Dovranno comparire davanti al Tribunale in 16 dei 33 per cui il pm Salvatore Colella aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sulle raccomandazioni all’Agenzia regionale per l’ambiente, l’inquinamento nascosto del termovalorizzatore Fenice e quello dell’impianto di smaltimento dei rifiuti del capoluogo. Lo ha deciso ieri sera il gup Rosa Larocca accogliendo la richiesta di proscioglimento avanzata dalla stessa Procura nei confronti dell’avvocato Dino Donnoli assieme alle difese di altri 16 imputati, tra i quali alcuni degli ex dirigenti della municipalizzata potentina della monnezza, e tutti i presunti “beneficiari” delle assunzioni incriminate. E’ crollata l’accusa di associazione a delinquere che era contestata all’ex direttore generale dell’Arpab Vincenzo Sigillito, il suo collaboratore Claudio Dresda, l’ex coordinatore provinciale dell’agenzia Bruno Bove, l’ex responsabile dell’ufficio acque Ferruccio Frittella e Luigi Montano, il responsabile su Potenza di Tempor, la società di lavoro interinale. Per il gup «il fatto non sussiste», tantomeno l’ipotesi di concorso esterno che era contestata all’ex consigliere regionale Erminio Restaino, considerato il suggeritore delle «strategie politiche da adottare con la sua mediazione al fine di ricevere i finanziamenti necessari per assicurare la proroga dei contratti di lavoro interinale (...) con il “tornaconto”elettorale in favore di candidati da costui segnalati (ed i cui voti venivano garantiti a Restaino e Sigillito e richiesti ai beneficiari dei posti di lavoro e ai loro familiari)». Restaino era accusato di aver favorito una persona in particolare, Mario Gentile «alternativamente impiegato quale autista da Sigillito e dal consigliere regionale Erminio Restaino, intimo amico di Sigillito, sia per esigenze lavorative di entrambi che per contingenze di carattere privato». Ma per questo, come per altri 3 casi del genere, il gup ha deciso di rinviare a giudizio soltanto Sigillito, Dresda e Montano prosciogliendo i rimanenti «per non aver commesso il fatto». L’ex direttore generale dovrà rispondere assieme all’ex coordinatore provinciale Bruno Bove anche di falso ideologico per aver attestato nelle denunce presentate alle procure di Potenza e Melfi che prima del 2008 non erano mai emersi superamenti delle soglie di contaminazione nella falda sotto Fenice, mentre una perizia fa risalire l’allarme al 2002. Per i responsabili della Direzione ambiente della Provincia di Potenza e dell’Ufficio compatibilità ambientale della Regione, Domenico Santoro e Salvatore Lambiase, resta l’accusa di omissione d’atti d’ufficio per non aver imposto lo stop alle attività dell’inceneritore una volta venuti a conoscenza dell’inquinamento fino a quando non fossero stati verificati i dati rilevati e ripristinata la «condizione di normalità» nella gestione dell’impianto. Quanto ai vertici di Fenice spa il capo d’imputazione per cui è stato disposto il rinvio a giudizio parla di truffa per aver smalito per anni i rifiuti di Melfi e di diversi comuni del potentino a costo pieno, Si sgonfia il caso Pallareta: restano solo 3 imputati Fenice, nei riquadri Restaino e Santarsiero. A destra Sigillito Restaino prosciolto Santarsiero prescritto A giugno il dibattimento per disastro ambientale e assunzioni “facili” Ma il gup assolve presunti beneficiari e “mandanti”: estranei al fatto mentre il trattamento avveniva tutt’altro che a regola d’arte danneggiando in particolare all’ambiente circostante. Con il concorso dei vertici dell’Arpab che avrebbero mascherato i risultati delle analisi chimiche. Più «disastro ambientale» per non aver attivato le procedure di emergenza previste una volta scoperta la presenza di «metalli pesanti e soventi organici clorurati anche cancerogeni» nella falda. Rispetto invece al terzo filone dell’inchiesta condotta dai militari del Noe e del L’EX CONSIGLIERE SI RILANCIA «Sindaco? Vedremo» Attacco al Quotidiano «ME l’aspettavo». E’ stato questo il ommento dell’ex consigliere regionale Erminio Restaino all’uscita dall’aula dopo la lettura del dispositivo. «E’ stato un periodo molto duro». Ha aggiunto. «Non ho compreso l’accanimento della stampa, in particolare del Quotidiano della Basilicata che ha fatto un mese di prime pagine (...) Adesso mi godo con la mia famiglia questo momento». Restaino, “dimissionato” da assessore regionale proprio in seguito all’inchiesta, è tornato anche sul senso del suo intervento alla direzione regionale del Pd di domenica. «Non ho votato Renzi non lo stimo ma ha dato una lezione di civiltà giuridica e di politica nella vicenda dei sottosegretari indagati. Io penso che per queste vicende, rimborsopoli e altro che può succedere, e che ovviamente non mi auguro, il Pd deve cambiare atteggiamento. Io non mi sono potuto candidare nonostante sia tra i pochi in Italia non coinvolti in rimborsopoli». A domanda invece su una sua possibile candidatura a sindaco del capoluogo ha provato a glissare. «E’ una cosa che non so da dove esca». Ha risposto. «Ci sono tanti giovani. Vedremo nei prossimi giorni». Reparto operativo dei carabinieri, che riguarda la gestione della discarica comunale di Potenza, il gup ha accolto le richieste dell’accusa solo per l’ex direttore e l’ex presidente dell’Acta Rocco Robilotta e Domenico Iacobuzio, tuttora consigliere provinciale del Pd. Più il dirigente dell’ufficio ambiente del Comune di Potenza Giancarlo Grano. Tutti accusati di aver smaltito in maniera non autorizzata il percolato presente sul fondo della discarica di Pallareta senza denunciarne la presenza. Non luogo a procere per prescrizione, infine, per il sindaco del capoluogo Vito Santarsiero, appena eletto in Consiglio regionale, e gli altri responsabili di Comune e Acta che hanno permesso lo sversamento di rifiuti nell’impianto di proprietà dell’amministrazione anche in mancanza dell’autorizzazioni prevista, bloccata proprio per questioni ambientali. La prima udienza del dibattimento davanti ai giudici del collegio del Tribunale è prevista per il 23 giugno. PREMI A PRESCINDERE Nardozza e Iacovino: «Nessun bonus» Pure Ato e Acqua spa si smarcano POTENZA - Ad Acqua spa di premi più o meno “a prescindere” - almeno da un anno a questa parte - non se ne sarebbe visto nemmeno uno. Come pure all’Aato-Servizio idrico integrato. Hanno tenuto a precisarlo il direttore Egidio Iacovino e il commissario Angelo Nardozza replicando alle notizie apparse sul Quotidiano nei giorni scorsi a proposito dell’ultima inchiesta delle Fiamme gialle sui bonus elargiti ai dirigenti di 16 enti e società della Regione, tra cui quelli in cui entrambi prestano servizio. «Atteso che l’Autorità d’ambito territoriale ottimale per il sistema idrico integrato per sua natura giuridica non è mai stato un Ente strumentale della Regione Basilicata, bensì l’organo di governo dei Sindaci della Basilicata - spiega in una nota inviata al Quotidiano Nardozza - ne deriva che il sottoscritto non ha mai usufruito di alcun premio di produzione o di risultato, né di qualsivoglia altra natura, tanto perché, per il ruolo ricoperto nell’Aato e tutt’ora nella Conferenza interistituzionale idrica non ha mai avuto funzione di dipendente e/o dirigente della Regione Basilicata». Fa invece un distinguo Iacovino che chiarisce che l’attuale amministratore unico di Acqua spa, Antonio Triani, secondo lo statuto della società percepisce una retribuzione fissa senza alcuna premialità legata a risultati di gestione o altro. Lui invece è entrato in carica come direttore solo dall’estate scorsa per questo non ha ancora potuto percepire il bonus che gli potrebbe spettare alla fine dell’anno. Possibile, quindi, che negli atti delle Fiamme gialle sia finito il suo precedessore, tra le oltre quaranta posizioni esaminate e tuttora al vaglio dei pm della Corte dei Conti, meno soltanto due casi isolati. Per tutti gli altri, infatti, è stata segnalato un possibile danno erariale che nel complesso ammonterebbe a 2milioni di euro. A riprova dell’andazzo esistente. Soldi che adesso i pm contabili potrebbero provare a recuperare chiamando a risponderne in 31 tra dirigenti e membri dei nuclei di valutazione preposti alla loro assegnazione. l.amato@luedi.it Il commissario: «Non dipendo della Regione» RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 7 ENI-TECNOPARCO Possibile un avvicendamento a capo del distretto Sud Cambio ai vertici del cane a 6 zampe? A rischio la poltrona di Gheller POTENZA - L’esito dei test sui campioni prelevati dai militari del Noe ancora non si sa. Ma un primo effetto dell’inchiesta sui rifiuti del Centro Eni di Viggiano potrebbe maturare a breve con la sostituzione ai vertici del distretto Sud della compagnia dell’attuale direttore, finito sul registro degli indagati assieme ad altre 10 persone. Sono voci insistenti quelle che negli ultimi giorni danno a rischio l’incarico di Ruggero Gheller, giovane e rampante manager della ditta di San Donato, tra i destinatari dell’avviso di garanzia notificato lo scorso 19 febbraio durante il blitz in Val d’Agri dell’Antimafia. L’avvicendamento a capo dell’ufficio responsabile per le attività di esplorazione e produzione in Basilicata sarebbe una misura precauzionale in vista dei possibili sviluppo dell’inchiesta sulla gestione dei reflui delle lavorazioni del petrolio che ogni giorno vengono smaltiti a Pisticci, nelle vasche di Tecnoparco Valbasento. I consulenti della Procura ancora in queste ore stanno effettuando una serie di accertamenti sulle caratteristiche dei liquami prodotti nell’impianto, che è l’infrastruttura fondamentale del programma di estrazioni Eni in Val d’Agri. In più hanno preso di mira anche le autorizzazioni concesse all’impianto della compagnia di San Donato non più tardi di 3 anni fa dalla Regione Basilicata. Alfredo Pini e il team di esperti dell’Arta Abruzzo incaricati in sostituzione di Paolo Rabitti (Giovanni Damiani, Giuliana Trulli e Fabrizio Stecca) devono stabilire innanzitutto il codice del catalogo europeo corrispondente al tipo di rifiuto prodotto. Infatti è da questo che dipende il tipo di trattamento a cui andrebbero sottoposti prima dello smaltimento finale, che nel caso di Tecnoparco avviene nel Basento. Ogni giorno si contano in migliaia di tonnellate i liquami caricati sulle autobotti e inviati da Viggiano a Pisticci, do- Il Centro oli di Viggiano, a sinistra Gheller ve vengono sottoposti a una serie di “lavaggi”. Si parla in massima parte di “acque di strato” che sarebbero né più né meno che la componente liquida separata dal greggio che viene prelevato dagli strati profondi della Val d’Agri, al ritmo di quasi 90mila barili al giorno. Infatti il codice assegnato è lo stesso utilizzato per i “rifiuti non pericolosi”. Ma gli investigatori sospettano che le cose stiano in maniera diversa, per la presenza di sostanze poco “carine” al loro interno. Ad esempio idrocarburi e metalli pesanti. Come in quelle che in un qualsiasi stabilimento industriale vengono classificate come “acque di produzione”, più che altro, e a volte pure “pericolose”, con il relativo codice da indicare sulle bolle di accompagnamento. Poi c’è l’aspetto della conformità dei rifiuti prodotti con quelli previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale dell’impianto realizzato dalla compagnia del cane a sei zampe nel capoluogo petrolifero lucano. Questo è l’ultimo quesito che gli inquirenti hanno affidato ai loro consulenti e potrebbe allargare il perimetro dell’inchiesta al merito del procedimento amministrativo che ha portato al “via libera” della giunta regionale arrivato nei primi mesi del 2011. Un doppio via libera, per essere precisi, dato che nel giro di 3 mesi la Regione ha concesso prima l’autorizzazione integrata ambientale al Centro oli, e poi l’ok al suo ampliamento con la realizzazione di una quinta linea capace di aumentare la produzione di greggio in maniera notevole, forse persino raddoppiarla. Assieme a Gheller risultano iscritti sul registro degli indagati i vertici di Tecnoparco, che è una società misto pubblico-privato. Si tratta dei potentini Faustino e Michele Somma, padre e figlio, che è anche presidente degli industriali lucani. Poi ci sono il direttore Nicola Savino, e alcuni dei nomi che ritornano più spesso nelle società del loro gruppo, come Giulio Spagnoli e Nicola Savino. Con loro figura anche Giovanni Castellano, socio in una finanziara che controlla una quota di Tecnoparco e già arrestato a dicembre dell’anno scorso nell’ambito di un’altra inchiesta sui rifiuti dell’antimafia lucana. Quindi Gaetano Santarsia, commissario del consorzio per lo sviluppo industriale di Matera, presente in Tecnoparco con la quota di maggioranza relativa, e l’ex amministratore delegato di Sorgenia Massimo Orlandi, dimissionario soltanto da luglio dell’anno scorso. l.amato@luedi.it E’ ancora attesa per i test sui campioni prelevati dai pm | L’EDITORIALE | IL DOVERE DELLA CRONACA segue dalla prima di LUCIA SERINO Benchè ci fosse un altro direttore, rivendico a pieno la scelta di cronaca dell’epoca. Fu un mese, l’inchiesta lo meritava, quei fatti costituiscono ancora uno dei più grandi scandali della Basilicata. Con la stessa onestà professionale di quei giorni diamo oggi spazio alla notizia positiva che viene dal Tribunale. Positiva per “il livello politico”, perchè lo scandalo della Macchia nera rimane tutto lì, passato al vaglio del gup. E quei casi (non tutti, in verità) di raccomandazione che fecero scattare l’imputazione per Restaino, non sono fuori dal processo. Di essi, però, nessuna responsabilità è possibile attribuire all’ex assessore prosciolto per «non aver commesso il fatto». Il fatto dunque rimane, ma la responsabilità è di altri. Al di là del tecnicismo mi preme solo sottolineare che i giornali restano, in questi casi, l’anello debole contro i quali scagliare il risentimento comprensibile. Bisogna sforzarsi di capire una cosa, però: che questo giornale è indipendente, da tutti e da tutto. E molto spesso sui fatti di cronaca giudiziaria non ha concorrenti. Lo ritengo ancora un merito. Farei volentieri a meno di aggressioni e minacce telefoniche, a me e ai miei colleghi. Per mia formazione professionale riconosco valore alla cronaca giudiziaria, mescolando il dovere di raccontare sulla base degli atti con la convinzione (se volete garantista) che le responsabilità politiche sono altro rispetto alle responsabilità penali. L’ho scritto più volte nella vicenda Rimborsopoli, ad esempio, ancora mi accusano di essere forcaiola. E Restaino ricorderà lo spazio che gli abbiamo riconosciuto (in verità anche una mia telefonata personale di felicitazione) quando con Enrico Mazzeo Cicchetti è uscito dall’inchiesta sui rimborsi regionali. I fatti però vanno raccontati per come sono costruiti e nel momento in cui accadono. Soprattutto quando hanno a che fare con la reputazione pubblica di chi ci governa e quando sono incartati in un’inchiesta giudiziaria. Questo giornale si è spesso distinto per “indagini parallele”, a prescindere dall’azione del pm, come è giusto che sia nello spirito di un buon giornalismo d’inchiesta. L’esistenza, invece, di una Procura parallela non ce la siamo inventata noi e credo che Restaino non si riferisse ai giornali quando ne ha pubblicamente parlato. Il sistema malato della Basilicata, per come è andato avanti negli anni, non ha bisogno di indagini giudiziarie per essere disvelato. Continuo a pensare che le valutazioni vadano fatte caso per caso. Ebbene, in quel caso, le dimissioni di Restaino erano una scelta che andava fatta, opportuna, a difesa dell’istituzione che rappresentava e visto il tipo di accusa che gli veniva rivolto. Tutto qui. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 8 Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it FIBRILLAZIONI Si apre un’altra polemica tra i democratici lucani e si allungano i tempi congressuali di SALVATORE SANTORO POTENZA - Semaforo rosso dai renziani della prima ora a Braia e Margiotta che sono gli unici due candidati (almeno per ora) alla segreteria regionale del Partito democratico di Basilicata: “Ritirate le candidature o ci sarà un terzo candidato dei renziani della prima ora”. La questione diventa sempre più complessa. Il congresso regionale del Partito democratico di Basilicata con i giorni che passano diventa una “faccenda” sempre più intricata. Tanto che nonostante i tentativi di rinvio e le numerose riunioni fiume ancora non è chiaro quando e come ci sarà un nuovo segretario regionale. Perchè il 30 marzo, data fissata ufficialmente, si avvicina sempre di più. Ma sul tavolo nulla è ancora definito. Basti pensare ai termini per la presentazione delle candidature. Prima era il 28 febbraio. Poi nonostante ci fossero stati due candidati la data è stata spostata a posteriori all’undici marzo (cioè oggi). Ma alla fine si è resa necessaria un ulteriore slittamento al 18 marzo. E intanto rimangono candidati solo Luca Braia e Salvatore Margiotta. Potenzialmente si parla di almeno altri 4 o 5 candidati ma fino a ora nessuno si espone. L’unica certezza è che si continua a prendere tempo. Come si farà a completare tutte le operazioni entro il 30 marzo diventa un mistero. In pratica dopo la chiusura dei termini si dovranno svolgere le convenzioni comunali interne ai tesserati (se Sopra Margiotta, i candidati saransotto Braia no maggiori di 3) e poi le primarie vere e proprie. A occhio e croce sembra impossibile. Per questo al netto dei posizionamenti (Marcello Pittella alla Direzione di domenica si è schierato preliminarmente con Luca Braia) la sensazione è che cresce il “partito” di chi spingerà a Roma per l’ennesimo rinvio di tutto il congresso a giugno. Anche se il nodo è Luca Lotti che in una lettera inviata al segretario regionale Vito De Filippo e al presidente della Commissione congresso Giuseppe Laguardia ha negato il rinvio già richiesto parlando di “inaffidabilità” del Pd lucano qualora non riuscisse a svolgere il congresso entro il 30 marzo. Ma la questione a questo punto non si capisce come potrebbe essere risolta in un paio di settimane. Tanto più che la sensazione è che convenga quasi a tutti rimandare la sfida congressuale dopo le elezioni comunali a Potenza e dopo le europee che vedranno come sicuro protagonista il lucano Gianni Pittella (che dovrebbe ottenere a breve la deroga da Renzi per ricandidarsi). In tutto questo ieri c’è stata la netta posizione dei renziani della prima ora che chiedono a Luca Braia e Salvatore Margiotta di rinunciare alle velleità personali. Braia e Margiotta sono entrambi espressione del mondo renziano ma sono diventati alleati di Matteo Renzi solo nel corso dell’ultimo anno. La nota dei renziani della prima ora lascia poco spazio alle interpretazioni: «In vi- Arriva lo “stop” a Braia e Margiotta Renziani lucani della prima ora a una riunione di qualche mese fa I renziani della prima ora chiedono ai due aspiranti segretari del Pd di ritirare le proprie candidature sta della definizione delle candidature a segretario regionale, i comitati territoriali e le associazioni renziane di Basilicata, nate nel 2012 quale rappresentanza più vera e autentica dell’area che da subito ha sostenuto il cammino di rinnovamento proposto da Matteo Renzi, chiedono ai due candidati alla segretaria regionale: il senatore Salvatore Margiotta e l’ex assessore regionale Luca Braia di fare un passo indietro e ritirare la candidatura nell’ottica di una maggiore unitarietà». «Questo atto - si legge nella nota ufficiale dei renziani - è ritenuto fondamentale al fine di avviare subito un tavolo di confronto tra le parti, per indi- viduare unitariamente una figura di altissimo profilo umano e politico che faccia sintesi tra le varie anime. Oggi si avverte più che mai la necessità di cambiare passo, garantendo la più ampia partecipazione alla scelta della leadership intesa non solo come pura e semplice testimonianza ma come sintesi di maggiore unitarietà e collegialità. Siamo convinti che oggi, ciò che condanna ad una sconfitta o ad una vittoria non è la scelta degli obbiettivi ma dei metodi per raggiungerli. Per questo il nostro impegno è quello di allargare la partecipazione, sapendo di avere una grande opportunità, forse l’ultima e cioè guardare la so- cietà con gli occhi degli ultimi e credere e far credere che il cambiamento è possibile avanzando con ottimismo verso un destino comune». La nota si chiude con l’avvertimento: «Se non ci sarà quest’ atto di generosità e di buon senso politico dei candidati, i comitati renziani dell’intera regione confermano di avere già pronta la propria candidatura alla segreteria regionale». Insomma ci sarebbe in corsa un terzo renziano che di fatto renderebbe più deboli le aspirazioni sia di Margiotta che di Braia. s.santoro@luedi.it © RIPRODUZIONE RISERVATA IL DOCUMENTO Parità di genere nell’Italicum POTENZA - L’Associazione Ande della Basilicata aderente all’Associazione Nazionale Donne Elettrici esprime profonda preoccupazione per l’andamento relativo alla “questione di genere nell’Italicum” e rivolge un forte appello agli uomini di governo, alle parlamentari e ai parlamentari lucani, ai partiti lucani affinché vengano assunte tutte quelle azioni volte ad assicurare un’equa rappresentanza di genere nell’Italicum, che non può certo restringere la rappresentanza democratica delle donne. Pertanto su tale questione l’Ande richiede che venga assunto alla Camera un voto palese. Questo tanto affinché tutti si assumano apertamente le proprie responsabilità e per evitare di farsi schermo con l’anonimato. Le future elezioni della Camera dei deputati non dovranno basarsi su una legge elettorale priva di misure per un’equa rappresentanza di genere e garantita ormai, seppure con dei limiti, nella legge elettorale 23 novembre 2012, numero 215, che presenta importati novità circa la parità di accesso alle cariche elettive e agli organismi esecutivi. Non è possibile che un Parlamento, che si pone come “il più femminile” della nostra storia, predisponga una normativa, quella cioè relativa all’elezione della Camera dei deputati, che nella prossima legislatura potrebbe essere l’unico ramo elettivo del Parlamento, senza che siano assicurate “norme” per una giusta rappresentanza delle donne tra gli eletti. Per noi della Basilicata, che siamo prive di presenze femminili elette nel Consiglio regionale, se si aggiungesse ad un Italicum non paritario, si rinnoverebbe la stessa situazione che già viviamo a livello regionale e che l’Ande auspica che sia sanata, per il futuro naturalmente, con una riscrittura dello Statuto Regionale, contenente in formula chiara e determinata il rispetto della parità di genere e la previsione di una legge elettorale paritaria. L’associazione Ande rivolge quindi un appello agli uomini di governo, lucani, alle parlamentari, ai parlamentari lucani affinché mettano in campo tutte le azioni necessarie perché sia assicurata nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione relativo all’Uguaglianza” e del 51 relativo “alla promozione delle pari opportunità” il rispetto della parità di genere nell’Italicum, così da assicurare per il futuro una democrazia rispettosa degli uomini e delle donne. Anna Maria Fanelli (Presidente associazione Ande) RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 9 CONGRESSO FDI - AN Rosa e il partito di chi lavora Buoncristiano, Ramunno, Di Pierro e Pepe eletti tra i big nazionali Antonio Potenza (Popolari uniti) sano. I piccoli partiti non avrebbero altra possibilità che adeguarsi passivamente a una messinscena francamente inutile. Ecco perché noi dei Popolari uniti, mentre si accavallano le voci di primarie per la scelta del candidato a sindaco del capoluogo lucano, chiediamo che vengano coinvolti realmente e non artificiosamente tutti i soggetti con cui si intende condividere un percorso. Altrimenti le primarie si qualificherebbero come un appuntamento con il qualunquismo e con quel tipo di politica che dobbiamo metterci tutti alle spalle. *Segretario regionale Popolari uniti POTENZA - Marina Buoncristiano, Franco Di Pierro, Pasquale Pepe e Donato Ramunno. Oltre ovviamente a Gianni Rosa. Sono loro i lucani eletti nell’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia - Alleanza nazionale a margine del congresso fondativo che si è svolto lo scorso fine settimana a Fiuggi. Congresso che ha determinato anche l’elezione e leader del partito di Giorgia Meloni. E il responsabile regionale di FdI - An, nonchè consigliere regionale, Gianni Rosa salutà il “successo” del congresso proprio citando la Meloni: «E’ nato il partito della Nazione. Un partito di “destra popolare” che intende ridare dignità alla politica, che è comunità. Perché tutte le volte che la politica è stata interpretata come un percorso individuale, ha fallito. La politica esiste solamente come dimensione comunitaria. La politica esiste solamente se noi ci prendiamo per mano e questo percorso lo facciamo insieme. …. Noi ci saremo fino a quando noi ci staremo insieme”. Gianni Rosa quindi rilancia con le proprie parole l’incoraggiamento ad «essere il cacciavite della storia che aggiusta l'idea che gli italiani hanno della politica”, a restituire passione alla partecipazione giovanile, a ricreare quel legame con il territorio e con la gente che si è perso per colpa della politica autoreferenziale ed egoista che ha considerato e considera i partiti come un qualcosa di proprietà privata». Per Gianni Rosa quindi il nuovo partito della destra italiana e lucana deve essere «aperto alla partecipazione popolare, in cui le decisioni non sono calate dall’alto, ma condivise in assemblee in cui dare spazio a tutti coloro che avranno voglia di rimboccarsi le maniche e che non chiederanno un incarico solo per avere delle mostrine delle quali vantarsi sul territorio, perché non ci possiamo permettere gente con lustrini che non fa il suo lavoro». Il consigliere regionale Gianni Rosa chiude le porte ai “soliti ‘accomandati” della politica «che ricoprono ruoli perché sono figli di, amici di, i quali non hanno mai agito davvero nell’interesse delle persone e che si considerano migliori “di quegli italiani che ha la presunzione di rappresentare». Rosa infine esprimendo soddisfazione per l’elezione di Buoncristiano, Di Pierro, Pepe e Ramunno ai vertici nazionali del partito si dice certo «che metteranno tutto l’impegno, lo stesso che hanno già dimostrato nella costruzione del partito regionale, per portare le istanze e le proposte lucane nella direzione nazionale». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Gianni Rosa sul palco di Fiuggi durante la giornata inaugurale del Congresso di Fdi -An FORZA ITALIA Rinviata la visita di Fitto POTENZA E’ rinviata al prossimo Lunedì 17 Marzo, alle ore 17.30, l’assemblea Regionale di Forza Italia, convocata dal Coordinatore Regionale e deputato Cosimo Latronico, in programma a Potenza presso il Park Hotel alla presenza del deputato ed ex ministro Raffaele Fitto. Il rinvio, si legge nella nota ufficiale, è legato ad impegni parlamentari dei due deputati di Forza Italia. L’INTERVENTO Le primarie sono democratiche oppure non sono primarie di ANTONIO POTENZA* POTENZA - «Le primarie di un partito sono un fatto interno a quel singolo partito. Le primarie di coalizione devono riguardare tutti gli appartenenti a quella coalizione. Altrimenti non hanno senso. Ci sono delle condizioni fondamentali che vanno rispettate perché l’appuntamento delle elezioni primarie conservino il proprio importante valore. Obiettivi comuni, partecipazione democratica, responsabilizzazione diffusa: ecco i requisiti di base che non dovrebbero mai mancare. L’alternativa – ossia l’assenza di quei requisiti – è una manifestazione fittizia di volontà democratica, in realtà nulla di più che la notarile convalida di decisioni già prese. Innanzitutto c’è bisogno di coinvolgere tutti i partiti con cui si vuole realizzare una coalizione. E poi è essenziale intavolare una discussione che porti alla condivisione di un programma partecipato da tutti i soggetti, oltre che all’organizzazione comune dell’evento-primarie. In questo modo tutti avrebbero le stesse opportunità. Se ne avvantaggerebbe la democraticità alla base della coalizione, con ovvi effetti positivi sulla solidità della stessa nel periodo post-elettorale. Ovvio che la condivisione reale passa anche per la scelta degli uomini che si propongono per le candidature. In caso contrario si avrebbe una partecipazione di facciata, buona non per assicurare un’adesione realmente vasta e convinta, bensì per dare il placet a operazioni strategiche che non ci interes- «C’è bisogno di coinvolgere tutti i partiti politici con cui si vuole realizzare una coalizione» Sopra Donato Ramunno a Fiuggi | LA LETTERA | L’orgoglio di aver aderito al progetto di FABIO LOTTINO Scrivo dopo qualche tempo della mia adesione a Fratelli d'Italia - An perché io stesso ho dovuto assimilare bene questa scelta. La mia breve (lunga!!!) storia politica è stata caratterizzata da scelte spesso frutto di istinto e mai di meditazione, ma questa volta non potevo in virtù della scottante delusione avuta da Futuro e Libertà per l'Italia. Una ferita ancora aperta, non lo nascondo, e che brucia ancora tanto, perché in quel progetto ed in quell'idea di partito io ci ho creduto come raramente credo in qualcosa. Ho messo la mia faccia in prima persona soprattutto dedicando tutto me stesso, la mia vita privata ed il mio onore per una causa che ritenevo, e ritengo ancora, giusta: liberare l'Italia non da Berlusconi ma da un certo pessimo berlusconismo. Alcuni di noi, parte attiva dell'ultimo Finismo, sono rimasti orfani di una casa politica in questi lunghi 12 mesi. Mesi nei quali le destre sono quasi scomparse dallo scenario politico nazionale forse per creare uno spazio unico globale della destra in Italia, la destra che ci ha fatto divenire forza di Governo e che ha legittimato, con Gianfranco Fini, la nostra presenza nelle Istituzioni. Le lotte intestine tra i colonnelli a me hanno, sinceramente, interessato sempre poco perché credo che la politica, quella vera, debba essere ben altra cosa. Debba essere interesse collettivo per il quale agire e non orticelli propri come le poltrone, a cui tanti ex - aennini come Gasparri e Matteoli sono attaccati. Proprio il disinteresse verso le lotte interne mi ha visto vedere sin dal principio con piacere la nascita di Fratelli d'Italia. Presente a Roma nel gennaio dello scorso anno, alla presentazione nazionale, ed anche poi a Salerno con la candidatura di Edmondo Cirielli per il Parlamento. Tuttavia assunsi l'impegno verso me stesso di non fare scelte affrettate e valutare bene cosa fare. Non sono più un ragazzino e il lavoro prende talmente tanto tempo alla mia vita che non sarei più in grado di fare quello che ho fatto per Futuro e Libertà e Gianfranco Fini ma, al tempo stesso, la politica è tutti noi ed è dovere di ciascuno provare a impegnarsi per il bene collettivo, che poi è anche il bene proprio. In questi mesi ho più volte mandato messaggi distensivi ai "Fratelli lucani" soprattutto in virtù di una triade di persone davvero in gamba e che, prescindere dai partiti, non sono "politici di professione" ma per "passione": Gianni Rosa ma soprattutto Pasquale Pepe e Donato Ramunno. Grazie a questi due amici giorno dopo giorno ho iniziato a assimilare un mio tiepido avvicinamento a FdI che si è sostanziato con la mia adesione in Febbraio e la successiva partecipazione alle Primarie con le quali finalmente ritorna il simbolo della nostra storia più bella, la Fiamma. Con orgoglio leggo oggi la presenza nella Direzione Nazionale del partito di Donato Ramunno e Pasquale Pepe che, ne sono convinto, si spenderanno anche lì per la causa lucana e soprattutto affinché l'Italia possa avere un grande unico partito di destra. Un partito di destra capace di rispettare la sua storia, Gianfranco Fini compreso, ed i suoi elettori. L'Italia ha bisogno di destra. © RIPRODUZIONE RISERVATA RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 10 Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it VERSO IL 2019 Continua il dibattito sugli eventi culturali del 2014 a Matera e su una delibera che non piace affatto di PIERO QUARTO MATERA - «Non so che dire, mi sento molto scoraggiato». Saverio Vizziello ha un filo di voce, poca voglia di parlare e la constatazione che i risultati e i riconoscimenti raggiunti con il Festival Duni nel corso degli anni non hanno pagato in termini di adeguata attenzione istituzionale. «Non posso dire ciò che non so, può darsi benissimo che ci sia qualcosa che mi sfugge ma di certo non essere ricompresi, citati in una delibera sugli eventi culturali mi lascia molto scoraggiato sul lavoro fatto e da fare. Un chiarimento ci sarà ma certo ora mi sento abbastanza abbattuto, perchè come Festival Duni siamo gli unici che hanno ottenuto un riconoscimento a livello di spettacolo dal Ministero, abbiamo avuto oltre novemila presenze nei concerti recenti con Bregovic e Capossela e abbiamo anche una serie di sponsorizzazioni private che mettiamo in campo. Parliamo di un impegno tangibile perchè si tratta di spettacoli che hanno un costo, 15-20 euro a biglietto, e dunque il riscontro in termini di presenze e di scelta ed apprezzamento del pubblico è concreto. Non capisco a cosa vale questo impegno, se un Festival che ha questi risultati, questi riscontri e che si sostiene anche da solo con l’80% dei biglietti venduti non debba essere ricompreso tra gli eventi a cui dare un contributo». Vizziello non si lancia in accuse o recriminazioni ma lascia trasparire un’amarezza che risulta evidente dalla mancata considerazione per il lavoro che è stato fatto in questi anni in termini di impegno e risultati e che non trova il riscontro e l’attenzione attesa. Poi magari anche il Festival Duni, così come è successo per l’Onyx viene ricompreso come voce in una voce più altre “Le altre musiche” che nella delibera richiede 35.000 euro. Di fatto potrebbe essere questa un’ipotesi che però non fa altro che deviare la questione ed il problema anche rispetto al ruolo ed all’identità delle singole manifestazioni e dei singoli eventi. Un concetto chiarito nei giorni scorsi dall’Onyx (“Non sanno nemmeno come ci chiamiamo”) e che in qualche modo si ritrova anche in questo tipo di contesto che riguarda il Festival Duni. «Non capisco perchè ci sono eventi che vengono citati e che evidentemente hanno una loro dignità ed altri invece che non ci sono. I chiarimenti? Di sicuro ci saranno nel corso dei prossimi giorni, ma non è quello che mi interessa. E’ che andare avanti diventa difficile. Oggi sono scoraggiato, tutto qui. Il mio è solo uno stato d’animo». Il malessere su questa questione continua a montare, sono diverse le associazioni che non vogliono uscire allo scoperto ma che preferiscono tenere i toni bassi ma in realtà i sentimenti di preoccupazione non mancano e non sono stati, probabilmente, sufficienti a risolvere la situazione le parole con le quali sabato scorso il sindaco Adduce ha provato a far capire che le preoccupazioni sono normali ma che c’è anche lo spazio per risolvere tutte quante le questioni sul tappeto. «La fase di transizione», aveva spiegato il primo cittadino, «tra il vecchio mo- L’assessore al turismo Alberto Giordano Il presidente dell’Onyx Gigi Esposito Giordano: «Nessun escluso rispetto al 2013 L’Onix: «Non sanno nemmeno il nostro nome L’eccezione è il Vangelo secondo Matteo» ci mancano di rispetto e ci offendono» Nel 2014 i 50 anni del Vangelo secondo Matteo Il sindaco di Matera, Salvatore Adduce Dal Comune una delibera da 1,3 milioni di euro Adduce: «Giustificate preoccupazioni con i progetti delle Cinque Stagioni di Matera create da questa fase di transizione» Festival Duni dimenticato Saverio Vizziello: «Sono molto scoraggiato dopo tanti riconoscimenti » «Portate 9000 persone con Capossela e Bregovic» Goran Bregovic nei Sassi a Matera con il presidente del Festival Duni Saverio Vizziello e a destra il concerto al Castello di Vinicio Capossela dello di assegnazione dei contributi regionali alle associazioni culturali e uno ancora da costruire ha creato qualche giustificata preoccupazione fra gli operatori» aveva spiegato il sindaco. «Nei prossimi giorni avremo modo di chiarire ogni cosa. Mi preme tuttavia mettere in evidenza che a fronte delle risorse economiche che speriamo la regione Basilicata ci affiderà, nessuno degli eventi storicizzati che abbiamo sempre sostenuto sarà mai trascurato. La delibera richiamata dalle associazioni culturali raggruppa gran parte degli eventi storicizzati per macro aree tematiche. Quindi nessuna esclusione. Ricordo che anche qualche anno fa, nel passaggio dai Pisu ai Piot, la nostra amministrazione non ha trascurato nessuno». Vedremo se saranno state parole sufficienti a tranquillizzare. Di certo però le associazioni ad oggi rimangono molto preoccupate. p.quarto@luedi.it © RIPRODUZIONE RISERVATA | I TEATRI IN CITTA’ | La Scaletta apre un dibattito pubblico sull’utilità di una nuova struttura Dopo essere stata selezionata tra le sei città italiane candidate a divenire capitale europea della cultura, Matera si appresta a vivere una stagione di intenso impegno civile e culturale. L’impegno è di testimoniare il protagonismo civile ed europeo dei cittadini perché diventino responsabili abitanti culturali. In questa vibrante atmosfera da molti è stato posto il problema della idoneità degli attuali luoghi destinati alla diffusione culturale. Più propriamente sono stati sollevati dubbi sulla coerenza degli esistenti spazi destinati allo spettacolo con le esigenze della creatività culturale. Un concreto contributo a questo strate- gico dibattito viene offerto dal Circolo La Scaletta che, attraverso un lavoro di analisi e di proposta, offre una originale soluzione al problema. Con questo spirito e con questo scopo il Circolo La Scaletta ha promosso un pubblico dibattito attraverso la presentazione del volume “Il Guerrieri di Matera”. L’incontro è fissato alla Mediateca Provinciale di Piazza Vittorio Veneto, alle ore 17,30 di oggi. Interverranno il Presidente del Circolo La Scaletta Ivan Focaccia, il Presidente dell’Associazione “Per un teatro a Matera” Franco Lisanti, l’editore Giuseppe Barile e l’autore della pubblicazione Raffaello de Ruggieri. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 11 Primo piano Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it GOVERNANCE La giunta non raccoglie l’autocandidatura di Altobello e nomina l’ex sindaco di Vaglio agli enti di bonifica Musacchio alla guida dei Consorzi Oggi la manifestazione dei dipendenti dell’Alta Val d’Agri, senza stipendio da tempo | di SARA LORUSSO POTENZA - Ha ascoltato attentamente, ha ringraziato e ha riconosciuto che la sfida non è delle più semplici. A capo dei Consorzi di Bonifica dovrà sbrogliare matasse, riordinare la macchina, ascoltare e poi coordinare il personale, da tempo in una situazione di grande difficoltà, tra risorse mancanti e deleghe poco chiare. Giuseppe Musacchio è stato nominato commissario straordinario dei tre Consorzi di Bonifica operanti in Basilicata. Avvocato, ex sindaco di Vaglio, è stato indicato dalla giunta regionale che ieri sera si è riunita con solo questo punto all’ordine del giorno. È stato lo stesso presidente Marcello Pittella a comunicare la notizia a Musacchio che da subito, una volta accettato l’incarico, si troverà ad affrontare alcuni problemi. Già oggi in mattinata è previsto proprio in viale Verrastro, davanti alla sede della Regione Basilicata, un sit in di protesta dei dipendenti del Consorzio di bonifica Alta Val d’Agri. I lavoratori dell’ente non ricevono lo stipendio da mesi e la situazione per tutti loro si è fatta più che difficile. Chiedono chiarezza sul | Rischio dissesto idrogeologico Renzi vuole sbloccare i fondi Ecco quanto spetta al territorio Sullo sfondo la sede della regione Basilicata; in alto Giuseppe Musacchio proprio destino, chiedono chiarezza sugli stipendi, sulle mansioni, sulle prospettive dell’organismo. Ieri pomeriggio, prima dell’ufficializzazione della nomina, sulla necessità di avviare la riorganizzazione dei Consorzi si era espresso anche Antonio Placido, deputato di Sel e sindaco di Rionero in Vulture. Placido aveva rcuperato «le preoccupazioni manifestate dal sindaco di Lavello», Sabino Altobello, sui ritardi accumulati sulla nomina. Inevitabile pensare all’avvicinarsi della «stagione irrigua e, di conseguenza, alla necessità di approntare la programmazione agricola». Con opere infrastrutturali urgenti e già cantierabili, «però bloccate proprio a causa della mancata nomina di un legale rappresentante» non c’era - spiegava Placido - altro tempo da perdere. Al punto da poter quasi prendere in considerazione l’autocandidatura dello stesso Altobello: «qualcosa in più che una intelligente provocazione». | di PIETRO ROMANO* UNA regione di qualità in un territorio di eccellenza? Ogni tanto riecheggia questo slogan di qualche anno fa. In realtà la regione arranca nel darsi un nuovo e adeguato assetto istituzionale e funzionale; il territorio, trascurato e maltrattato, continua a mostrare le sue fragilità e le sue ferite; i cittadini hanno ripreso ad andarsene altrove. Se si prova a fare un bilancio degli ultimi venti anni di governo regionale bisogna prendere atto che: - non c’e stata alcuna politica di governo, uso e tutela del territorio; - peggio ancora non c’è una conoscenza complessiva e scientifica del nostro territorio: i lucani e soprattutto i politici lucani non ne conoscono i diversi caratteri distintivi, le situazioni di degrado, le risorse paesaggistiche storiche culturali (e senza una adeguata conoscenza non ci possono essere politiche di manutenzione, valorizzazione e sviluppo); - è stata largamente praticata la cosiddetta “promozione dello sviluppo locale”: un modo ele- Nessuna politica di uso del territorio DA ROMA A POTENZA La giunta regionale, però, ha fatto un’altra scelta. Musacchio da oggi dovrà guidare anche la riorganizzazione dei diversi consorzi, organismi con spiccata vocazione di tutela del territorio, a servizio soprattutto del tessuto agricolo locale. Un compito che Pittella aveva provato ad affidare al segretario regionale della Cisl, Nino Falotico, il quale però, dopo alcuni giorni di riflessione, ha preferito declinare l’invito e restare alla guida del sindacato. L’INTERVENTO La Regione Basilicata I fondi per il dissesto idrogeologico, ha detto Matteo Renzi, sono tra le priorità che il governo affronterà nei prossimi giorni. Intervenendo a Che Tempo Che Fa, domenica sera, il presidente del consiglio ha spiegato quanto i fondi per il dissesto idrogeologico rappresentino uno die tanti paradossi del paese. Soldi disponibili, ma spesso bloccati per il patto di stabilità o altri vincoli finanziari. E con un’Italia in cui non passa giorno senza la notizia di una frana, è davvero impensabile. La Basilicata, in questo contesto, guarda con molta attenzione alle prossime mosse del governo Renzi sul fronte ambientale. Sono 23 i milioni di fondi Cipe destinati alla Basilicata e attualmente bloccati. La regione, alcuni mesi fa, ha provato ad anticiparne una parte, destinato alle emergenze 10 milioni di euro. Ma a causa del patto di stabilità al commissario per la realizzazione degli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico Acito. Lo sblocco dei fondi sarebbe una boccata di ossigeno importante. C’è poi un’altra strada che la Regione vuole percorrere. Come già annunciato più volte da Pittella, l’idea è di far tornare in Basilicata e destinare anche al dissesto idrogeologico il fondo di 230 milioni (in parte maturati, in parte legato alla rata di giugno) del bonus benzina. | IL PAESAGGIO E L’ASSENZA DI VISIONE NELLA PIANIFICAZIONE gante per definire la vecchia pratica degli interventi a pioggia; - da molti anni ormai le scelte del governo regionale hanno ricadute territoriali che però non vengono esplicitamente dichiarate, né possono essere sottoposte a verifiche di compatibilità e di coerenza con adeguati strumenti di pianificazione (questo spiega come mai possa essere previsto ed approvato un parco eolico con vista sui Sassi di Matera o un impianto solare termodinamico che occuperebbe 269 ettari di terreno irriguo tra Banzi e Palazzo S.G.); - negli ultimi anni non è stato avviato nessun intervento né alcuna scelta in grado di migliorare in modo significativo la condizione dei lucani e del territorio su cui vivono; - la necessità di fare programmazione economica in modo strettamente connesso alla pianificazione territoriale nell’ambito di un “progetto” complessivo per il futuro della regione viene ormai sistematicamente eluso e continua a restare un nervo scoperto del governo regionale. Il nuovo presidente della giunta regionale ha più volte dichiarato che bisogna cambiare. Dalle dichiarazioni del presidente emergono molti punti programmatici, non una “visione” complessiva per la Basilicata dei prossimi anni. Ma, come dice la direttrice del Quotidiano (22.11.2013) “Avere una visione è più complicato. Non basta un programma elettorale” Un progetto strategico, una “visione” non si inventa e non viene per una misteriosa ispirazione. Una visione si costruisce con un processo articolato che deve tener conto di conoscenza e studio del territorio, delle risorse, delle fragilità, delle potenzialità, delle situazioni al margine (particolarmente importanti in una regione “cerniera” come la Basilicata), ma anche dei saperi, delle identità, delle aspirazioni, delle compatibilità. Un progetto per il futuro si costruisce con un processo tecnico e culturale che la politica ha il compito di portare a sintesi e poi di realizzare organizzando le strategie, gli strumenti e gli uomini per at- tuarlo. Non si parte da zero in quanto alcuni studi e alcuni piani relativi a parti importanti del territorio regionale risultano già avviati o definiti; si tratta di integrare e portare a sintesi quanto già fatto con la redazione di due strumenti fondamentali: il Piano Paesaggistico (obbligatorio in base al Codice Urbani) e il “Quadro Strutturale Regionale”(QSR), come quadro strategico generale delle politiche territoriali della Regione. La pianificazione paesaggistica e territoriale non risolve tutti i problemi, ma certamente aiuta a evitare scelte sbagliate e sprechi di risorse; certamente aiuta ad individuare gli obiettivi principali e una possibile strategia per il futuro della regione; certamente aiuta a comprendere che è arrivato il momento di dare una spinta decisiva in favore della concentrazione finalizzata degli investimenti; certamente aiuta ad evitare che altri decidano il destino di questa regione al posto nostro. Una regione come la Basilicata che punta sul grande patri- monio di naturalità del proprio territorio, che comprende la più alta percentuale di superficie protetta rispetto a tutte le altre regioni, che ha investito grandi risorse nello sviluppo di attrezzature turistiche, non può più permettersi di fare a meno di strumenti di conoscenza e governo del territorio. Un presidente e una coalizione che pensano di governare questa regione non possono continuare ad avere questo nervo scoperto, non possono continuare ad improvvisare scelte controproducenti e sganciate da una visione complessiva, dichiarata e condivisa. Riuscirà il presidente Pittella a colmare questa vistosa carenza e ad avviare questo processo virtuoso? Finora le ripetute sollecitazioni e richieste dell’Istituto Nazionale di Urbanistica della Basilicata non hanno avuto seguito, così come non sembrano trovare ascolto le frequenti e oramai disperate sollecitazioni di D’Agostino su questo e su altri aspetti, ma è opportuno insistere, insistere, insistere, in modo da rendere sempre più manifesta l’area di un disagio ampio e motivato. *architetto Non si può continuare a tenere il nervo scoperto RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 12 Economia Italia / Mondo Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it LA RIPRESA Non succedeva dall’agosto 2011. Ora si spera che la tendenza prosegua Industria, “scatto” a gennaio La produzione secondo l’Istat segna un rialzo dell’1% su dicembre di TITO GIABARRI ROMA - L’industria italiana apre il 2014 con uno scatto che porta la produzione a segnare il rialzo più forte da oltre due anni. A gennaio l’Istat ha infatti registrato una crescita dell’1% su dicembre, come non succedeva dall’agosto del 2011. E il dato torna positivo anche rispetto allo scorso anno, con un aumento dell’1,4%. Certo per adesso bisogna accontentarsi di piccoli passi in avanti, di qualche decimale in più a confronto con le attese. La speranza è che questi timidi segnali non vengano spazzati via dai prossimi dati, come è successo il mese prima, quando l’attività a dicembre è tornata in perdita dopo il balzo di novembre. A proposito non confortano le stime del Centro studi di Confindustria, che prevede un nuovo calo per febbraio (0,2%). Il rischio è quello di un’altalena, in cui a ogni segno più segue una contrazione, quando per rifarsi occorrerebbe ben altra spinta. Basti pensare che, sempre secondo gli economisti di viale dell’Astronomia, «il livello di attività rimane inferiore del 23,8%» se si fa il paragone con il picco pre-crisi. Tanto che per Nomisma con questi tassi di crescita solo «nel 2016 si recupererebbero i livelli di attività industriale del 2011». Comunque grazie allo sprint di gennaio ci sono le premesse per un avvio di 2014 non del tutto funesto. Inoltre la ripresa appare diffusa su tutti i principali ma- cro-settori. In particolare su base mensile fanno bene comparti chiave del Made in Italy, come il tessile (+5,7%). In netto rialzo anche un altro ramo determinante, quello che riunisce i macchinari, dai sistemi di riscaldamento alle macchine agricole (+4,2%). Rispetto a gennaio del 2013, segna un’impennata a doppia cifra la fabbricazione di mezzi di trasporto (+12,0%) e non sfigura l’aumento per gli autoveicoli (+7,7%). Fin qui i dati corretti per gli effetti di calendario: il quadro cambia se si guarda ai risultati grezzi, con un giorno lavorativo in meno che come al solito pesa (nel complesso dal +1,4% si giunge al -1,7%). Oltre alle cifre dell’Istat in lieve miglioramento sono risultate pure quelle della Banca d’Italia, che sempre per il primo mese dell’anno rileva un rallentamento nel calo dei prestiti delle banche alle imprese: da un ribasso del 3,7% si è passati a una flessione del 3,5%. Non cambia invece la situazione per le famiglie, con la contrazione ferma all’1,3%, il valore peggiore degli ultimi anni. In tutto questo scende lievemente il tasso di crescita delle sofferenze bancarie (al 24,5%). Buone notizie anche dalal Spagna. In salita per il terzo mese consecutivo la produzione industriale spagnola, in aumento dell’1,1% a gennaio su base annua, piatta su mese. Lo rileva l’Ufficio di statistica spagnolo, ricordando che la crescita ha registrato un rallentamento rispetto a dicembre quando aveva segnato +2,2%. LE REAZIONI Nomisma: «Effetto esportazioni» Cisl: «Sbagliata la politica industriale» ROMA - «Il buon rialzo di gennaio corregge l’inatteso calo che la produzione industriale aveva subito, anche per motivi statistici, a dicembre». E’quanto sottolinea il capo economista di Nomisma, Sergio De Nardis, commentando i dati Istat sulla produzione industriale. «Il dato conferma - spiega l’economista - che siamo su un percorso di ripresa, trainato dalla domanda Confindustria cauta: «Rischio altalena» estera. Il punto di svolta, di superamento della recessione, lo si può approssimativamente collocare nell’estate dello scorso anno». Quanto ai tempi «non si tratta però di una ripresa veloce - puntualizza De Nardis - data la profondità della caduta da cui ci si deve rialzare: al di là degli alti e bassi mensili, a partire da settembre la produzione industriale sta viaggiando a un ritmo medio di +0,3 per cento al mese. C’è da attendersi che ritmi simili siano mantenuti, in media, anche nei prossimi mesi, questi porterebbero a un incremento annuo per il 2014 del 2,5 per cento circa sul 2013». Per l’esperto di Nomisma, dunque, «se si mantenessero negli anni futuri questi tassi medi di crescita, nel 2016 si recupererebbero i livelli di attività industriale del 2011, ma si starebbe ancora di un buon 15 per cento sotto i valori del 2007». «A gennaio finalmente è arrivato un segnale positivo sul fronte della produzione industriale, ma certamente non è il segnale di ripresa che ci aspettavamo». Così Luigi Sbarra, segretario confederale Cisl commenta i dati diffusi sulla produzione industriale, sostenendo che «vanno ricreate le condizioni di produttività di sistema, a partire dalle infrastrutture e le condizioni di agibilità delle imprese, con un’immediata riduzione della pressione fiscale sui redditi da lavoro e da pensione, anche per rimettere in moto la dinamica dei consumi e sostenere la domanda interna». «Nei fatti - spiega Sbarra - solo una parte dell’industria nazionale, quella in grado di compensare con le esportazioni un debole mercato interno, ha rimesso in moto gli investimenti per consolidare la propria capacità produttiva. La riduzione della domanda interna sta quindi tagliando le ali alla crescita di un tessuto industriale, che nonostante le crisi, è ancora vitale e competitivo». «A livello nazionale ed europeo è in atto, almeno nel dibattito, una rivalutazione dell’importanza del settore manifatturiero per l’occupazione, in una fase in cui anche il settore dei servizi è in contrazione. Al nuovo clima di idee - aggiunge - non corrisponde ancora, per obiettivi, risorse e strumenti, una politica industriale efficace per orientare la ristrutturazione e promuovere la crescita di nuovi settori innovativi, che pure è possibile, ad esempio nell’area dell’ambiente e della green economy». La Cisl - conclude Sbarra- è pronta ad un confronto urgente sui temi dell’industria e della crescita, «che non possono essere più rinviati». EXPO 2015 A Milano si punta sul made in Italy LaBorsa Titolo Ultimo Prezzo Variazione Max Min A2a Ansaldo Sts Atlantia Autogrill Spa Azimut Banco Popolare Bca Mps Bca Pop Emil Romagna Bca Pop Milano Buzzi Unicem Campari Cnh Industrial Enel Enel Green Power Eni Exor Fiat Finmeccanica Generali Ass Gtech Intesa Sanpaolo Luxottica Group Mediaset S.p.a Mediobanca Mediolanum Pirelli E C Prysmian Saipem Salvatore Ferragamo Snam Stmicroelectronics Telecom Italia Tenaris Terna Tod's Ubi Banca Unicredit Unipolsai World Duty Free Yoox 0,9995 8,0750 18,8300 7,3050 25,0200 17,5200 0,2150 8,0500 0,6260 0,0000 6,1000 8,0400 3,8280 0,0000 17,4200 30,8600 7,9850 6,8900 16,1900 23,8000 2,2840 39,6700 4,1540 7,7100 6,5100 12,5000 18,2000 17,4100 22,5300 4,1400 6,7400 0,8275 15,1700 3,8280 99,2000 6,4050 6,0400 2,5400 10,6000 31,3900 3,41% -0,12% 2,17% 2,24% 0,40% 2,16% 1,13% -0,49% 1,29% -1,43% 0,41% -1,35% 0,37% -0,48% 0,46% 1,18% 0,19% -0,93% 0,19% 0,42% 0,35% 0,38% -1,24% 0,78% -0,53% -1,73% -0,33% 0,81% -0,71% 0,53% 0,37% 1,41% -0,91% 0,05% 0,66% -0,31% 2,98% 2,92% 1,34% -2,79% 1,013 8,24 18,89 7,335 25,2 17,64 0,2196 8,19 0,628 14,03 6,1 8,13 3,846 2,062 17,5 30,86 8,105 6,975 16,32 23,92 2,32 39,76 4,3 7,735 6,58 12,77 18,26 17,51 22,83 4,144 6,76 0,8325 15,35 3,842 99,95 6,525 6,08 2,54 11 32,42 0,9655 8 18,46 7,07 24,73 16,72 0,2106 7,96 0,6045 13,65 6,01 7,95 3,778 2,03 17,31 30,27 7,905 6,82 16,06 23,65 2,25 39,36 4,154 7,595 6,44 12,33 17,93 17,23 22,52 4,1 6,655 0,8145 15,1 3,792 98,55 6,365 5,86 2,46 10,42 31,15 Indici FTSE/Nome MIB All-Share Mid Cap Small Cap Micro Cap STAR Valore 20.753,36 22.131,48 29.267,92 20.426,16 24.752,39 19.797,47 Var % +0,58 +0,53 +0,06 +0,40 +0,64 -0,05 MaggioriRialzi Nome A2a Unicredit Unipolsai Autogrill Atlantia Valore 0,9995 6,04 2,54 7,305 18,83 Var % +3,41 +2,98 +2,92 +2,24 +2,17 MaggioriRibassi Nome Yoox Pirelli & C Buzzi Unicem Cnh Industrial Mediaset Valore 31,39 12,50 13,77 8,04 4,154 MercatiEsteri Var % -2,79 -1,73 -1,64 -1,35 -1,24 * ore 21 Indice NASDAQ 100 Dow Jones FTSE 100 DAX 30 CAC 40 Valore 3.695,915 16.376,39 6.689,45 9.265,50 4.370,84 Cambi aggiornato ore 21 Nome Acquisto Euro/Dollaro 1,38752 Euro/Sterlina 0,83394 Euro/Franco Svizzero 1,21799 Euro/Yen 143,248 Var. % -0,20 -0,46 -0,35 -0,91 +0,10 Vendita 1,38776 0,83398 1,21823 143,274 MateriePrime Nome Petrolio Oro Argento Valore $ 100.94 $ 1340.8 $ 20.89 Unità di misura Barile (158,987 Litri) 100 Troy Oz. (3,110 Kg) 5000 Oz. (155,517 Kg) Firmato il Protocollo, salto di qualità per l’agroalimentare di CRISTINA LATESSA ROMA - Comincia a prendere forma la vetrina con cui l’agroalimentare italiano si offrirà ai visitatori dell’Expo 2015 a Milano. In base al Protocollo per la partecipazione dell’agroalimentare italiano alla rassegna milanese, firmato ieri dal ministro delle politiche agricole Maurizio Martina, dal commissario unico del governo per Expo Milano 2015 Giuseppe Sala e dal Commissario generale del Padiglione Italia Diana Bracco, nel Padiglione Italia troverà spazio un padiglione dedicato al vino, vero ambasciatore del made in Italy con numeri export da record, ma anche tutte le altre filiere, oltre ad esperienze selezionate di start up, un master per neolaureti in discipline agroalimentari, un progetto di valorizzazione delle eccellenze italiane e uno di promozione del made in Italy che prevede anche un marchio distintivo del made in Italy su cui sono al lavoro le organizzazioni agricole sotto il concerto del ministero delle politiche agricole. Quando mancano 417 giorni ala via dalla rassegna e con i lavori che procedono di gran carriera, anche di notte, si dice soddisfatto il commissario Sala dell’adesione incassata finora da 144 Paesi. «Abbiamo puntato sulla centralità e la forza del cibo come elemento che convinca gli italiani e gli stranieri a veni- re all’Expo 2015 - osserva Sala - Expo non è una fiera commerciale ma fa scoprire le qualità dei vari paesi, in questo caso dell’Italia». «Expo 2015 può essere fino in fondo la piattaforma per far fare un salto di qualità al sistema agroalimentare italiano - afferma da parte sua il ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina - Ora passiamo ad una fase operativa molto concreta». «Vogliamo davvero rappresentare tutto l’universo agroalimentare» - sottolinea il commissario generale del Padiglione Italia Diana Bracco - osservando come, al di là del fatto espositivo, siano previsti 2000 eventi a latere. E poi c’è «l’ambizione di lasciare un’eredità culturale di questo Expo», evocata dal ministro Martina e dal ministro dell’Istruzione Stefania Giannini, che è quello dell’avvio nella prossima stagione scolastica di una campagna di educazione alimentare messa a punto in sinergia dai due ministeri. Il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo annuncia un deciso impegno contro la contraffazione e il vicepresidente vicario della Cia, Cinzia Pagni, che a nome del coordinamento Agrinsieme che raggruppa anche Confagricoltura e Alleanza delle cooperative agroalimentari, parla di «un nuovo inizio di percorso dell’agroalimentare». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 13 Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it DON DIANA ESEMPIO PER LA LEGALITA’ DEI GIOVANI LUCANI IL TERMODINAMICO AZZERA IL SUOLO AGRICOLO di DONATO CANCELLARA * di MAURO ARMANDO TITA VENTI ANNI FA veniva barbaramente assassinato don Peppino Diana. Un prete umile che aveva a cuore le sorti della gente povera del casertano. Don Peppino come don Pino Puglisi auspicavano una rivolta morale contro la paura, la vergogna e la tracotanza della criminalità organizzata e dei poteri occulti disseminati nel nostro meridione. Don Peppino Diana credeva che il riscatto delle popolazioni campane dalla camorra potesse invertire la tendenza di una esistenza grama e degradata. Don Peppino riportava sempre nelle sue omelieil dubbioso interrogativodi don Tonino Bello:"Dio da che parte sta?" A distanza di vent'anni ci preme richiamare, l'attenzione sulla Cittadinanza giovanile lucana, stanchi, come siamo, dell'ingiusto ripetersi delle tante fragilità della società lucanaformata sempre più dauna mareadi deboli adolescenti, di giovani precari, di "operai mobilitati e cassintegrati " senza speranza o di disoccupati di lunga durata senza futuro. Ripercorrere il cammino di don Diana significa riprendere il sempre attuale temadi"giovani, democrazia e legalità ". Per noi è diventato una sorta di "chiodo fisso". L' "aventiniano" comportamento di tanti giovani lucani non è più auspicabile. Laddove i giovani sono stati considerati cittadini attivi e potenzialmente capaci di proporre idee si sono create iniziative, forum, consulte, progettualità del privato-sociale, coordinamenti e progetti innovativi. I giornali locali che ospitano seri approfondimenti di giovani lucani coinvolti nel mondo della politica, dell'imprenditoria, dell'Università e , purtroppo, anche del precariato non hanno mai approfondito il tema della legalità nel Pianeta Giovani Lucano. Al contrario, però, dobbiamo ammetterlo il nostro "angolo" ha sempre colto la forte motivazione al cambiamento delle nuove generazioni lucane e la consapevolezza degli stessi giovani pronti a gestire la cosa pubblica ,senza l'uso di particolari "tabulati ideologici". Gioventù sana che non vuole più delegare al politico di turno e che vorrebbe superare del tutto la "logica burocratica" della partitocrazia. Gioventù pulita che vuole realizzare concretamente un serio percorso politico. Gioventù positiva che vuole "responsabilizzarsi e credere in una società legale e democratica", partendo dalla nostra amata Costituzione, e forse, dal Nuovo Statuto regionale. Gioventù costruttrice di "valori e di impegni fattivi" come lo desideravano Don Peppino e Don Pino Puglisi. Gioventù che ama la propria terra. Su questi principi di legalità molti giovani lucani vogliono la rifondazione della politica. La legalità è sicurezza per chi vuole investire. La legalità è vivere democratico. La legalità è un liberarci dalle spine. La legalità pretende partecipazione e collaborazione. La legalità chiude con l'assistenzialismo e con quei comportamenti non più accettabili. La legalità fa prevalere la cultura, quella vera. La legalità propone idee e progetti condivisi, margina l'affare e la clientela. La legalità va incontro al futuro. La legalità impone una presenza capillare di molti giovani in tutte le Amministrazioni locali della Basilicata, per prevenire ulteriori disagi. La legalità emargina i furbi e i demagoghi di sempre. La legalità crea finalmente quella "rete" di partecipazione tra Istituzioni locali e Associazionismo impegnato anche in Basilicata. Una "rete" che dovrà far uscire gli Enti Locali da una secca di "paranoia e di assistenzialismo", che mal si conciliano con la fattiva presenza giovanile sul territorio. Speriamo che la rassegnazione e ’abbandono morale che pervadono il negativo quotidiano dei nostri borghi non abbiano più il sopravvento. Questo deve essere propedeutico, all'auspicato protagonismo delle nostre aree interne, per troppi decenni sacrificate da un mancato e ingiusto sviluppo socio-economico. E' necessario che, questa consapevolezza diventi patrimonio della politica e delle istituzioni, regionali, in primis, e che venga tradotto in impegno e scelte concrete. Solo così si onora la memoria di Don Peppino Diana . Solo così si genera una nuova cultura del vivere e del bene comune. Egregio Direttore, sono l’ing. Donato Cancellara e Le scrivo per illustrare alcune delle tante ragioni del NO all’impianto Termodinamico (Ibrido), previsto in agro di Banzi, facendo seguito a quanto letto sull’edizione del 9 marzo u.s. in cui sono state illustrate le ragione del SI allo stesso. Sembra ormai consuetudine parlare, pur non avendo alcuna competenza, di problematiche agronomiche, ambientali, paesaggistiche, dei rischi connessi alla salute, dell’impatto economico, del problema occupazionale. Quest’ultima questione, in modo molto suggestivo, sembrerebbe essere fortemente attenuata con la surreale realizzazione del “mitico” impianto termodinamico, molto spesso propagandato, incautamente, come la “panacea di tutti i mali” piuttosto che, come in effetti è, la “gallina delle uova d’oro” per pochi eletti, direttamente o indirettamente, collegati all’impianto. Pur apprezzando lo sforzo di voler trovare argomentazioni a favore del termodinamico, l’impostazione che spesso viene fornita è, nella migliore delle ipotesi, propagandistica. Nella lettera pubblicata si forniscono dati sulle emissioni in atmosfera in modo simile ai dati che spesso vengono letti nella pagella di una rivista automobilistica probabilmente perché a scrivere è un ingegnere meccanico. La realtà è che l’impianto termodinamico non è un’automobile, un trattore o un motociclo e le competenze di un ingegnere meccanico sono ben lontane da quelle di un agronomo, di un pedologo, di un ecologo. Evitando di illustrare tutte le numerose problematiche già oggetto di discussione in precedenti occasioni e che annoierebbero i lettori, qualora venissero nuovamente propinate, con la presente si vuole dare risalto ad una dettagliata relazione sui danni al suolo che verrebbero arrecati dall’impianto termodinamico (ibrido) in discussione, depositata in questi ultimi giorni, a firma del sottoscritto per le sole problematiche ingegneristiche di propria competenza nonché a firma del Prof. Ing. M. Pasquino (Prof. Ord. presso la Facoltà di Ingegneria per l’Ambiente e il Territorio dell’Univ. degli Studi di Napoli, già Presidente della Commissione Ambiente dell’Ord. degli Ingegneri di Napoli); del Prof. S. Vacca (Prof. Ass. di Pedologia, Univ. degli Studi di Sassari; Laurea Honoris Causa in Scienza del Suolo);della Dott.ssa F. De Nicola (Dott. di ricerca in Ecologia ter- restre – Piante e Suolo; Docente di Ecologia presso l’Univ. del Sannio); del Dott. D. Cancellara (Agronomo; esperto nel settore ambientale e nella difesa del suolo). In tale relazione tecnico/scientifica, di oltre 40 pagine, viene precisato che: “Il Suolo agricolo, così come il territorio, è un bene esauribile formatosi in tempi molto lunghi e, come tale, deve essere protetto dalle continue e devastanti minacce speculative rispettando le sue specifiche funzioni. Il Suolo è estremamente vulnerabile e le attività su di esso previste, concepite in modo irrazionale, sono molto spesso la causa principale della sua distruzione. La fragilità del Suolo è intrinsecamente legata alla sua fertilità capace di generarsi in tempi molto lunghi. Un impianto costituito da migliaia di specchi parabolici, come quello della Teknosolar, influisce in modo devastante sui Suoli agricoli:togliendo sole, riducendo luce, modificando vita e tipo di vegetazione, riducendo l’accumulo di sostanza organica al Suolo, limitando le attività microbiche degli organismi coinvolti nella decomposizione, condizionando elimitando scambi gassosi, modificando penetrazione e circolazione dell’acqua. Tutti questi inconvenienti sono di notevole gravità poiché, perpetuati nel tempo di 25 anni, alterano drasticamente i ritmi biologici del Suolo. Dopo la rimozione degli specchi e delle strutture di sostegno, l’area potrebbe essere “recuperata” a fini agricoli, potrebbe ritornare ad essere fertile, ma non in tempi umani bensì in tempi biblici. Tutto il processo è infatti regolato dal tempo ed in particolare dalla velocità di pedogenesi: si stima che il Suolo si formi alla velocità di 1 - 2 cm per 100 anni. Pur aggiungendo “terra” per ripristinare la fertilità agricola, non si riuscirebbe a ricreare il microsistema di scambi gassosi e idrici esi- stenti al momento dell’alterazione. A questi “inconvenienti”, seppure gravi perché perpetuati nel tempo, si aggiungono altri di gravità estrema quali la cementificazione, la impermeabilizzazione e le contaminazione che “uccidono” completamente il Suolo. In aggiunta, la società Teknosolar, pur presentando un semplicistica e sconcertante Relazione tecnica intitolata “Progetto di dismissione dell’impianto” nulla si dice sulla dismissione dei 9000 pali di fondazione con i quali si vorrebbe “massacrare” e “trivellare” l’intero Suolo agricolo di oltre 226 ettari. La Relazione ignora del tutto il comparto ambientale sul quale si produrranno i danni più rilevanti, il Suolo, trattandolo alla stessa stregua di un qualsiasi materiale da movimento. È inaccettabile il tentativo di azzerare completamente il riferimento al Suolo agricolo di alto valore ambientale e strategico che per la sua qualità e potenzialità costituisce un peculiare “pedopaesaggio” di alto pregio agricolo”. Si precisa inoltre che, in data 21.02.2014, l’Assessorato alle Politiche Agricole della Regione Basilicata, in una specifica nota, ha espresso “parere negativo all’autorizzazione dell’impianto della Teknosolar poiché si porrebbe in contrasto con le attuali direttive europee sul contenimento del consumo del suolo e riuso del suolo edificato e con le finalità di valorizzazione dei terreni agricoli e la promozione e tutela dell’attività agricola del paesaggio e dell’ambiente che sono prevalente alla realizzazione del progetto solare termodinamico anche alla luce dei valori sottesi al Piano di Sviluppo Rurale 2007/2013 che si intendono potenziare nel prossimo ciclo di programmazione”. *Socio Italia Nostra (sez. Vulture Alto Bradano) RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 14 Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it UNA REGIONE CHE PUO’ RIPARTIRE DALLE DONNE di CRISTIANA COVIELLO* segue dalla prima la discussione che va avanti da giorni. Le critiche al disegno di legge “Misure di sostegno sociale alla maternità e alla natalità”non sono, come da più parti è stato sostenuto, solo steccati ideologici innalzati da donne agguerrite che non vogliono comprendere il valore sociale della maternità, la sacralità della vita e le buone intenzioni dei firmatari di questa proposta. Se da più parti si è innalzata un'unica voce di disapprovazione, ciò dovrebbe far riflettere. I nostri Consiglieri regionali potrebbero fermarsi, interrogarsi sul perché della protesta e immaginare un nuovo progetto di legge. Non pare, invece, che vi sia stato alcun ripensamento da parte degli schieramenti politici, né tantomeno dei singoli. Le donne lucane non meritano neanche una risposta? Non vogliamo una polemica sterile ma solo un confronto per aprire nella nostra Regione un dibattito sul sostegno alla maternità. In questo panorama di risposte disattese, però, qualcosa comincia a muoversi. Sabato scorso sono stata all’Ospedale San Carlo dove il team amministrativo e sanitario ha presentato il percorso “Vicini alla nascita”, proprio nel giorno dell’ 8 marzo, data simbolica per le donne e di certo non scelta a caso. Uno dei modi giusti da cui ripartire per sostenere le neo mamme. Aree di sosta dedicate le donne in gravidanza, fidelity card anche per viaggiare gratis sui mezzi pubblici urbani, un numero verde dedicato, corso di accompagnamento alla nascita gratuito, diagnosi prenatale, accesso libero nei reparti per le prestazioni, nuove sale parto, donazione del sangue cordonale, banca del latte materno, programma donna in forma per il post parto… Ho visto dirigenti entusiasti, medici fieri di far parte di un progetto, infermieri e ostetriche pronte a intraprendere una nuova sfida accanto alle donne. Anche il logo del progetto, ha spiegato il direttore Maruggi, rappresenta un sorriso. Forse, il sorriso della nascita ma di certo anche quello delle mamme che vedranno il loro percorso un po’ più semplice, sicuro, pieno di attenzioni per la propria salute e quella del bambino. Tante piccole e grandi novità che sostengono le madri fin dal primo momento. Una delle cose ben fatte nella nostra Regione. Quello di cui le donne hanno bisogno, un vero e concreto sostegno per la maternità. È necessario, quindi, che alcuni rappresentanti della politica lucana comprendano che la natalità non si sostiene combattendo l’interruzione volontaria di gravidanza ma che sono necessari aiuti economici per le madri con difficoltà, servizi di qualità, sostengo per la conciliazione famiglia e lavoro, asili nido e un welfare a dimensione di donna. Mi piacerebbe che nessun valore etico e di parte entrasse nelle stanze regionali, sperando di scalfire anni di lotte per i diritti delle donne. Vorrei che le donne, tutte, ricominciassero di nuovo a far sentire la propria voce, che parlassero dei propri bisogni, dei propri diritti. Abbiamo bisogno di una Regione capace di ripartire dalle donne. *avvocato caso di specie ci dimostra, il risultato è che nessuna donna siede in Consiglio regionale. Al netto delle energie spese il saldo risulta inveritiero: le donne perdono sempre mentre vincono da sole, appaiono deboli e soccombenti, mentre la loro forza è viva e propulsiva. Se la metá dei componenti del Consiglio regionale di Basilicata fossero donne, discuteremmo di questa proposta di legge e dei contenuti ad essa connessi? Se la metá dei segretari regionali dei partiti fossero donne avremmo avuto quelle liste e quei listini? E i due sessi sarebbero stati rappresentati in quelle misure e in quell'ordine? Io credo proprio di no. Avere il coraggio di cambiare il modo di fare politica delle donne nel segno dell'innovazione e dell'autonomia per spostare i partiti e le istituzioni più avanti. Mettere in gioco noi stesse, senza sconti o vecchi armamentari di parata: la battaglia tra la conservazione e il progresso non si può imbrigliare nelle mozioni, le cordate, i riformismi burocratico-generazionali senza dialogo tra cuore e cervello, scollegati dai sentimenti popolari e democratici, ma deve esplicitarsi sulle idee, sui contenuti chiari e sugli orizzonti definiti di un cambiamento possibile, anche in Basilicata. Su questo ci si deve confrontare e misurare a viso aperto: si vince o si perde, si conquistano le medaglie di innovatori e si va avanti, oppure di conservatori e si resta indietro. Altrimenti è la storia di sempre, la selezione delle classi dirigenti ammantate da categorie mistiche come la fedeltá, il rinnovamento, la rottamazione, scatole vuote agite come falci per saldare i conti e perdere ancora una volta il treno dell'innovazione. Le donne non possono più stare da questa parte. Nè essere identificate come quelle che trovano riparo in quelle nicchie. Devono fare delle scelte. Cambiare tutti/e quindi rimane l'unica strada percorribile per ricominciare a sperare che il tempo delle crociate sulla pelle delle donne sia definitivamente archiviato, nonostante gli anacronistici sussulti di queste ore, perchè la politica in Basilicata è in grado di riprendere la parola e la sfida del cambiamento perchè il riformismo è possibile. I DIRITTI ROSA TRA SUSSIDI E SCELTE POLITICHE di CLARA RIPOLI segue dalla prima alle donne che rinuncerebbero ad interrompere la gravidanza, avanzate a diverso titolo da alcuni consiglieri regionali, rischiano di essere peggiori della stessa proposta e di accrescere la distanza siderale esistente tra la sensibilitá e il senso di responsabilitá delle donne e un ceto politico asfittico e sterile, non in grado di prevedere l'impatto sociale e politico delle proprie iniziative. Preliminarmente, ciò che colpisce è il maldestro e cinico (come sempre) tentativo di spostare sul metodo (parliamone, confrontiamoci, apriamo un dibattito, magari una bella stagione di convegnistica regionale, perchè no?) una questione di sostanza che colpisce al cuore il principio di autodeterminazione e la dignitá delle donne. Le donne, in quanto soggetto, non possono vedersi opporsi, di fronte al tema della sessualitá, della procreazione e maternitá una qualsivoglia contrattazione sulle decisioni e le scelte di cui eticamente dispongono, proprio perchè soggetti in grado di decidere ed autodeterminarsi. Se si svela il finto buonismo di chi invita ad aprire la discussione, invece di invitare a chiuderla definitivamente come il buon senso vorrebbe, respingendo al mittente la proposta di legge perchè sbagliata, invitando i presentatori a ritirarla, appare chiaro che se si fosse voluto aprire un dibattito sulla maternitá e sullo stato di attuazione della legge 194 in Basilicata si doveva farlo prima della presentazione di una simile proposta, coinvolgendo in primis le donne, le organizzazioni e associazioni che storicamente hanno difeso e difendono l'affermazione dei diritti delle donne, pur con diverse convinzioni, senza escludere nessuno, non certo dopo averla presentata. Ed è altrettanto evidente che il dibattito auspicato avrebbbe dovuto riguardare il tema della genitorialitá responsabile, prima ancora che quello della maternitá. Non le crociate sull'aborto. Ogni donna che come me stima le donne e la loro capacitá di giudizio sa bene che se questo iter fosse stato intrapreso e loro avessero preso la parola questa proposta non ci sarebbe stata. Ce ne sarebbe stata un'altra o più di una, di diversa ispirazione culturale e politica, ma questa no. Semplicemente perchè la monetizzazione, è questo il nocciolo della questione, intesa come strumento di sostegno alla maternitá, è una misura moralmente inaccettabile per tutte le donne poichè offende la loro dignitá e la stessa libertá di scelta, ai quali orizzonti può opporsi unicamente la sola coscienza delle donne stesse. Giuste o sbagliate che siano le loro decisioni. Piaccia o non piaccia. Non esiste un'alternativa a questa condizione se non che altri decidano al posto delle donne, in questa come in tutte le altre sfere della loro soggettivitá. Ma, soprattutto, per concludere su questo punto, se la strada maestra della politica e dell'ascolto, che poi sono la stessa cosa, fosserro state intraprese, le istituzioni, i partiti, gli stessi proponenti sarebbero stati in sintonia con i sentimenti e il senso comune dei soggetti reali della relazione politica, dei loro bisogni e progetti. In questo caso le donne e il loro progetto di vita avrebbero vinto sulla falsa rappresentazione dei loro bisogni "avocata a sè per procura" da un consiglio regionale che burocraticamente si arroga il diritto di parlare e decidedere in nome e per conto delle don- ne. È solo la punta di un iceberg; se si comprende emergono ai fini di questa discussione due aspetti importanti: da una parte la crisi profonda della politica regionale, lontana dal bisogno radicale di cambiamento dei cittadini lucani e dalla vita delle persone. Crisi che ha giá avuto modo di esprimersi drammaticamente e grandemente con l'astensione dal voto della maggioranza dei cittadini lucani in occasione delle elezioni del Consiglio Regionale. L' altro aspetto attiene alla funzione che noi donne lucane intendiamo assegnare alla nostra forza di modernizzazione senza riserve con la quale ogni giorno trasformiamo, migliorandola, la societá lucana, senza riceverne il riconoscimento e l'aiuto necessari. In Basilicata più che altrove, come denunciano tutte le ricerche nazionali. A chi decidiamo di delegarla nei luoghi della decisione? E per farne cosa? Non è forse finito il tempo di un modello di partecipazione politica femminile che sconfigge le donne estraniandole dalle istituzioni e le costringe più che mai a perdere le battaglie per l'affermazione di quello che veniva definito il " principio del riequilibrio della rappresentanza di genere" , mentre studiano, vincono la sfida della competizione del merito, assistono, fanno i figli che possono e decidono di avere, mandano avanti con la loro fatica la baracca? Occorre avere il coraggio riconoscere il fallimento di un modello partecipativo fatto di commissioni per la paritá e pari opportunitá, conferenze delle donne, territoriali e non, a tutti i livelli che finiscono per ripetere compulsivamente giaculatorie ottocentesche, improduttive se, come il RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 15 Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it Nessuna convocazione dalla Giunta nonostante l’imminente avvio dei cantieri Forestazione, stallo preoccupante Non è stato approvato ancora il piano annuale e si teme per le risorse disponibili UN SETTORE completamente paralizzato, nonostante manchino poche settimane all’ipotetico avvio dei cantieri forestali. E’ davvero triste la situazione di circa cinquemila addetti che, attraverso le segreterie regionali di Fai Flai Uila, chiedono la convocazione urgente di un tavolo di confronto con la giunta regionale. Un mese fa ci fu il vertice in Regione con l'assessore all'Agricoltura, Michele Ottati, allo stato attuale nessuna certezza per il progetto Vie Blu. La speranza è che attraverso un’adeguata sollecitazione, a differenza di quanto avvenuto negli anni passati, i cantieri forestali possano partire entro il mese di aprile in tutte le aree programma. L’incertezza - secondo quanto denunciano i segretari di Fai Flai Uila, Antonio Lapadula, Vincenzo Esposito e Gerardo Nardiello - è legata alla mancata approvazione del piano annuale di forestazione da parte della giunta regionale, un documento programmatico senza il quale i cantieri non possono partire, ma Le segreterie di Fai, Flai e Uila propongono un’agenzia regionale a costo zero per la gestione e una task force In breve CONSORZIO ALTA VAL D’AGRI Sit in alla Regione SI SONO DATI appuntamento davanti al palazzo della Giunta regionale, stamatina alle 10:30, i lavoratori del Consorzio di bonifica dell’Alta Val d’Agri per sollecitare il pagamento di sei mensilità arretrate. Di mezzo però non ci sono solo le mensilità arretrate, ma il rischio della paralisi dei servizi, e soprattutto la perdita di progetti per la realizzazione di opere importanti. La protesta di luglio degli operatori delle Vie Blu dal Prefetto anche “per gli effetti che l'esercizio provvisorio di bilancio potrebbe determinare sulla effettiva disponibilità delle risorse finanziare da destinare al comparto”. Nonostante le sollecitazioni, dagli uffici regionali nessuna convocazione di tavoli specifici è arrivata, tanto è che i sindacati hanno proposto la costituzione di un'unica agenzia regionale a costo zero con l'obiettivo di una gestione razionale e sistematica dei tanti progetti attivi nel settore della manutenzione del territorio e del patrimonio boschivo lucano, così come si considera la cerazione di una task-force regionale, purché siano certi i tempi di apertura dei cantieri, le risorse finanziarie e gli obiettivi strategici del piano annuale. Congresso a Potenza AL PARK Hotel di Potenza, con inizio alle 9:30 si terrà il settimo Congresso della Cgil di Potenza, con le conclusioni del segretario nazionale, Serena Sorrentino. PARTENARIATO Primi incontri Incidente nei pressi di Calciano Due feriti sulla Basentana DISAGI sulla Basentana, ieri mattina, a causa di un doppio incidente stradale che ha visto coinvolti tre mezzi e che ha procurato due feriti. All’altezza della galleria di Calciano, in direzione Matera, una Mito ha perso aderenza con la strada sbandando contro il guardrail. In direzione opposta sopraggiungevano un furgone e un’altra auto ch, nel tentativo di evitare l’impatto con l’auto che procedeva in direzione opposta, rallentando, CGIL hanno causato un altro tamponamento. Per fortuna le tre persone coinvolte, tutte soccorse dal 118 (due con codice giallo e una con codice verde) non hanno riportato ferite, ma i disagi si sono riversati sulla circolazione stradale, specie in direzione Matera. Basentana chiusa per mezzora in entrambe le direzioni, mentre verso la città dei Sassi, il transito è potuto tornare regolare solo a partire dalle 10,15. L’impatto in galleria e la lunga coda sulla Basentana, rimasta chiusa per mezzora SI AVVIA IL primo ciclo di incontri con il Tavolo regionale del Partenariato organizzato dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione Basilicata sul territorio. Il primo appuntamento, nei due capoluoghi, è in programma domani, ore 9.30, nella Sala Inguscio della Regione Basilicata, a Potenza, e alle ore 15.30 alla Mediateca Provinciale, a Matera, per condividere le linee di indirizzo strategico della programmazione 2014-2020 per lo sviluppo rurale in Basilicata. Il ciclo di incontri proseguirà con gli appuntamenti del 19 marzo a Rionero e Avigliano, del 20 a Villa D'Agri e Sasso di Castalda, del 21 a Lagonegro e Tursi, del 26 a Irsina. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il patrimonio culturale è un bene comune Interessanti spunti dal convegno di Venosa sul ruolo di enti, scuola e Carabinieri VENOSA- La salvaguardia del patrimonio culturale è indispensabile. A sostenere l’esigenza di politiche di tutela e valorizzazione dei beni artistici e culturali e di difesa del paesaggio, il Vice Presidente della Regione Basilicata, Flavia Franconi, a conclusione del convegno su “L’Arma dei Carabinieri: sicurezza del territorio e tutela del patrimonio culturale”, organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata, attraverso il suo Centro Operativo Misto di Venosa, in collaborazione con il Comando della Compagnia dei Carabinieri della cittadina oraziana e con l’ Iiss “Q.Orazio Flacco” di Venosa. E per dimostrare l’importanza strategica che la Regione riconosce al settore ha annunciato la firma di un Protocollo d’intesa con l’Anas, che rende più fruibile il patrimonio artistico regionale con infrastrutture che facilitano i flussi turistici. “La scuola è la sede naturale per operare in questa direzione- ha sottolineato Mimma Carloma- gno, Dirigente scolastico Iiss “Q.Orazio Flacco” di VenosaQui vengono trattati i temi della sicurezza del territorio, della legalità e della tutela del patrimonio culturale”. “Non possiamo delegare altri, come i carabinieri, a svolgere questa funzione di tutela - ha detto Antonio De Siena, Soprintendente per i Beni Archeologici della Basilicata Siamo noi che dobbiamo conoscere, apprezzare e difendere il nostro patrimonio”. Compiti, organizzazione e articolazione ter- ritoriale dell’Arma sono stati illustrati da Vincenzo Varriale, Capitano-Comandante Compagnia carabinieri Venosa : “Quella della sicurezza è una vera sfida, alla quale bisogna rispondere tutelando la qualità della vita e assicurando lo sviluppo - ha detto Varriale - La nostra presenza capillare sul territorio è una garanzia per i cittadini. Avendo sempre l’orecchio sul territorio possiamo mettere in campo interventi idonei”. g.o. In alto i carabinieri e qui sopra la Franconi RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. 16 Basilicata Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it La storia di Eleonora Trivigno, originaria di Garaguso, da dodici anni in Ucraina Una lucana in piazza per il Majdan di Kiev Il racconto di questi ultimi quattro mesi vissuti in prima linea e della sua Basilicata in alto un momento della protesta nella piazza di Kiev fotografato da Eleonora a destra la famiglia di Eleonora con il marito Andrej e il figlio 2002-2014. Dodici anni intensi, dodici anni di scelte, passioni e lotte. Da Garaguso a Kiev è stato un susseguirsi di emozioni e di scelte importanti che hanno portato Eleonora Trivigno a intraprendere quel viaggio di quasi 3000 chilometri, un po’per amore e un po’perché i suoi studi le permettevano di cercare lavoro anche e soprattutto all’estero. Incontra il marito Andrei durante il percorso universitario. Lo ritrova per caso, anni dopo, grazie ad un amico in comune di Genova. E’ lì che Eleonora comprende che la sua vita cambierà. Si sposano e si trasferiscono a Kiev, dove risiede Andrej che ha una piccola tipografia. Dinamica e autonoma decide di mettere su un’azienda di servizi di internazionalizzazione, pianificazione e analisi di mercato. Nel frattempo diventa madre di Nikolaj, un bimbo che oggi parla italiano, russo e ucraino. Tutto sembra andare a gonfie vele fino al 2008, anno della crisi economica globale che colpisce ed investe anche la sua piccola impresa. Non si scoraggia e così, dopo una serie di colloqui, viene assunta da alcune aziende come responsabile Comunicazione e Marketing. Una donna del sud, tenace e risoluta che ha cercato in questi anni di far diventare l’Ucraina la sua seconda patria, anche durante i tre mesi della lotta del Maidan nella sua Kiev. Non si definisce un’attivista ma una cittadina che con la forza della pace si recava alle assemblee popolari della domenica in piazza, alternandosi con il marito, per combattere il governo della corruzione di Yanucovich. “Sono stati mesi intensi e di cui la stampa e i media soprattutto russi, hanno dato informazioni parziali e non reali. Non si è trattata di una guerra civile, ma della ferma volontà del popolo ucraino di dare un seguito concreto alle promesse del governo Yanucovich di entrare in Europa e non nell’unione doganale russa”. “Le manifestazioni sul Majdan sono sempre state pacifiche, dal 21 novembre 2013 al 19 febbraio 2014, benchè abbiano dovuto sostenere in alcune occasioni cariche di indicibile crudeltà da parte dei corpi speciali Berkut. Una fase poco conosciuta, allora nessuno guardava all’Ucraina. Le proteste violente hanno avuto inizio a metà gennaio ed avevano essenzialmente lo scopo di evitare la promulgazione delle leggi anti-protesta. Il braccio di ferro è continuato fino all’intervento dei cecchini lo scorso 19 e 20 febbraio”. E’ emozionata Eleonora quando racconta dei giovani morti sotto i colpi dei cecchini, gli stessi ragazzi nati proprio nell’anno della proclamazione dell’indi- | SINDACALE | PENSIONATI CISL Le priorità di Zuardi neosegretario pendenza dell’Ucraina. Anche sulla Crimea ha molto da dire: “Ci sono più di 30000 soldati russi, lo Stato non è stato eletto dal popolo e non hanno i database con i dati degli elettori. E’scontato il risultato del referendum, anche un bambino lo capirebbe. L’Europa continua a tergiversare e non ha svolto alcun ruolo geopolitico strategico. Pensa –continua Eleonora il suo sentito racconto- che all’inizio la nostra battaglia si chiamava Euro Maidan. A gennaio soltanto Majdan. Molta delusione”. Quando le chiedo se ha avuto paura ad uscire di casa mi risponde così. “Non ho avuto paura in questi mesi, forse più per gli altri che per me. Soltanto il 18 febbraio, giorno in cui la metropolitana è stata chiusa per far spostare le forze dell’ordine e il panico ha preso il sopravvento, ho provato un po’ di paura. Sono rimasta in ufficio fino alle 21 di sera, aspettando che amici mi venissero a prendere con la macchina perché la città era paralizzata”. Le ritorna il sorriso quando le chiedo della Basilicata e dei piatti che cucina al marito. “Sono sempre stata una pessima cuoca, ma non rinuncio a cucinare la pasta al sugo o la frittata con i peperoni cruski, e a decantare le bellezze della mia ter- ra ad amici di qui che ultimamente porto con me quando rientro a Garaguso”. “Però – continua Eleonora – mi spiace non ritrovare quella vivacità e fermento degli anni ‘90. Le infrastrutture sono peggiorate e di tanto. Per ritornare al mio paese mancano le strade o sono interrotte. Ammetto di esser andata via dalla mia terra non per mancanza di opportunità ma per motivi personali. Oggi però mi rendo conto che un giovane lucano che ha studiato fuori non ha entusiasmo nel ritornarvi perché sa che nella nostra regione difficilmente potrà esprimere le proprie capacità. Ho provato a mettere in contatto agenzie turistiche ucraine con la Basilicata per un educational tour in collaborazione con Alitalia, ma dalla Basilicata nessuna risposta”. Al termine dell’intervista su skype rientra il figlio di sei anni da una lezione di cucina domenicale e anche lui in italiano, dopo aver raccontato della nonna Maria e di quanto sia bello giocare in piazza a Garaguso, raccomanda: “Saluta la nostra terra e i nostri concittadini con l'affetto di chi ha la testa in Ucraina, ma certamente il cuore nell'amata Basilicata”. Loredana Vaccaro @lovatrenta COSTITUITA A MATERA, LA PRESIEDE WENG WUPING Ecco l’associazione cinese di Basilicata E’ STATA costituita a Matera l’associazione Cinese di Basilicata che intende favorire una sempre migliore integrazione della comunità presente in regione, generando occasioni di reciproca conoscenza, per promuovere i valori della cultura e della tradizione della Cina e del suo popolo e offrendo, al contempo, un sostegno concreto ai cittadini cinesi che vivono ed operano nella realtà lucana in perfetto equilibrio sociale con il territorio. “Abbiamo scelto di costituire questa associazione – ha dichiarato Weng Wuping, presidente dell’associazione – perché la presenza di cittadini cinesi in terra lucana è oramai strutturata e costante, favorita da quell'alto senso civico che abita questa terra e che ha favorito la nostra integrazione. Vorremmo approfondire una più intima e reciproca conoscenza degli usi, dei costumi e della cultura della Cina, un paese straordinariamente ricco che merita di essere apprezzato”. FONDO REGIONALE per la non autosufficienza, liste di attesa e vertenzialità territoriale. Sono queste le tre direttrici entro le quali si muoverà Enzo Zuardi, subentrato al posto del dimissionario Vincenzo Pardi, alla guida dei Pensionati Cisl. «Intendiamo rilanciare con maggiore vigore questi temi, resi ancora più impellenti dal progressivo invecchiamento della popolazione, da una domanda di cura e assistenza sempre più insistente e da servizi pubblici che, anche a causa della spending review, rischiano di trascurare fasce deboli e diritti costituzionali fondamentali come quello alla salute», ha detto auspiccando un impegno convergente da parte delle tre Confederazioni e delle rispetEnzo Zuardi, segretario tive federazioni di categoria Pensionati Cisl dei pensionati. «Liste di attesa troppo lunghe su cui occorrerà uno sforzo organizzativo ed economico della sanità pubblica, attingendo magari a modelli che si stanno sperimentando in alcune regioni italiane, con il prolungamento dell’orario di apertura degli ambulatori», ha dichiarato Zuardi. Altro tasto dolente è quello del Fondo regionale sulla non autosufficienza, istituito anni fa ma di fatto mai reso operativo, a dispetto delle 33.000 famiglie lucane che devono sobbarcarsi oneri organizzativi ed economici per sostenere i congiunti in grave difficoltà. E infine la vertenzialità territoriale: «I Comuni devono studiare forme agevolative per pensionati al minimo, indigenti e anziani in difficoltà. Occorrerà rilanciare l’azione facendo leva sulla rete capillare della nostra organizzazione, per sensibilizzare i Sindaci rispetto a questa esigenza». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 17 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 POTENZA ilquotidiano.pz@finedit.com Neppure il tradizionale attivismo pre elettorale risveglia la città dal suo torpore Questo centro sempre più deserto Più che i soldi servirebbero le idee: ecco la sfida per il prossimo sindaco E’ UNA fase molto delicata per il capoluogo. E anche insolita. Perchè mancano pochi mesi alle prossime elezioni comunali, ma tutto sembra tacere. Non solo non si parla ancora di candidature (se non vagamente), ma non c’è neppure il classico attivismo dei presunti candidati. Qualche cantiere è stato annunciato da alcuni assessori uscenti, ma per ora davvero poca cosa. E questo contribuisce al clima di apatia che si respira in città. E nel centro storico in modo particolare. «E’ l’emblema del declino del salotto buono della città» - scrive Gianni Molinari in un articolo pubblicato su “Basilicata Post.it”. Ed è una condizione che vi stiamo documentando ormai da tempo. C’è stato un momento in cui il centro era davvero tale. Era il luogo dove tutta la città si ritrovava. Per passeggiare, per fare acquisti, per mangiare una pizza. Negli ultimi anni, invece, si è pian piano assistito a un costante ma deciso allontanamento. Un graduale scollamento della città dal suo punto nevralgico. Molinari individua la causa nella ricostruzione post terremoto, «che ha restituito ai potentini un centro ancora più bello i prima, ma è altrettanto innegabile che si è fatta un’operazione che ha conferito un enorme valore agli immobili ricostruiti, prevalentemente piccoli e inutilizzabili e ha posto le basi per l’espulsione dal centro di tutte le funzioni amministrative che prima deteneva e ne facevano il cuore pulsante della città, e anche di quelleculturali e sociali». Qualcosa è indubbiamente successo se ora via Pretoria è diventata il simbolo stesso della crisi, con saraci- nesche abbassate ovunque. E sarà difficile poter tornare indietro. Ma è chiaro che qualcosa va fatta per rivitalizzare un luogo che rappresenta la storia e l’identità stessa della città. E questi sono i mesi che precedono le nuove elezioni. E forse si dovrebbe utilizzare il tempo ora a disposizione per capire se qualcosa davvero la si può fare. E quindi va bene trovare improvvisamente 70.000 euro per sistemare i marciapiedi distrutti. Ma serve davvero qualcos’altro. Elaborare proposte concrete per salvare il centro (e la città) dal suo declino dovrà essere il compito di chi vorrà assumersi l’ingrato compito di presentarsi per la carica di sindaco. E davvero non sarà facile, con il famoso debito storico e con i pochi soldi a disposizione. Ma forse più che soldi servirebbero idee. Ne abbiamo qualcuna? an. g. | Ecco “il grande affare” Piazza Prefettura: il cuore (deserto) del centro storico (Foto Mattiacci) La riunione dei senza reddito I senza reddito di Potenza e dei Comuni limitrofi, si sono riuniti in assemblea. La CGIL che ha sollecitato un provvedimento con una tassa sui ricchi per aiutare i poveri. Il punto sulle opere pubbliche Riunione alla Provincia di Potenza per fare un punto sullo stato delle opere pubbliche. L’assessore provinciale Valluzzi ha illustrato la situazione al “collega” regionale Berlinguer Le contrade chiedono vivibilità «L’interesse si deve mostrare non solo quando servono i circa 500 voti dell’area» Cotrada Barrata trada Barrata, e anche le altre contrade, necessitano di un’apertura sociale concreta che “Vivi la campagna” è in grado di offrire, dando la possibilità a chiunque di poter partecipare attivamente, facendo proposte e avendo di volta in volta voce in capitolo su svariati temi e problemi, da valutare e affrontare insieme». L’associazione, composta dal presidente Vito D’Andrea, dal vicepresidente Antonio Zaccagnino e dai membri del coordinamento Leonardo D’Andrea, Giuseppe Zaccagnino, Rocco Coviello e Angelo Coviello, mira a definire un programma annuale ricco di | La sentenza L’associazione “Vivi la campagna” commenta la scelta dei 50.000 euro annunciati da Pesarini «SAREBBE sin troppo facile polemizzare con l’assessore comunale di Potenza Pesarini (viabilità) che nell’annunciare con grande enfasi il programma di appena 50mila euro per la viabilità rurale ha definito “sconfinato” il territorio rurale del capoluogo. Eppure per smontare l’alibi dell’inadeguatezza degli interventi è sufficiente un raffronto con la Città di Melfi: la città capoluogo conta 173 kmquadrati contro i 203 kmquadrati di Melfi». A sostenerlo è Vivi la campagna”, giovane associazione nata circa un anno fa dall’idea di alcuni residenti di contrada Barrata a Potenza. Allo scopo di riunire tutti coloro che vivono la campagna ogni giorno, e non solo, l’associazione si propone di combattere innanzitutto la chiusura e l’individualità, invogliando alla partecipazione e all’aggregazione di chi, pur vivendo in campagna, preso dalla routine quotidiana, spesso dimentica di soffermarsi a pensare al valore dell’ambiente che lo circonda. «Spesso trascurata dagli enti e talvolta anche da chi ci vive, Con- TRIBUNALE eventi di incontro: da quelli culturali e artistici a quelli ludici-ricreativi, comprendendo anche escursioni e viaggi di gruppo, tutti tesi alla rivalutazione e all’apprezzamento dell’ambiente e della campagna. Partecipazione e iniziativa sono i motori che spingono i membri di “Vivi la campagna”a condividere valori e intenti comuni per poter mantenere la zona rurale di residenza viva, dinamica e protetta. Dunque vista l’esistenza di gravi problematiche di viabilità, è questa la prima vera emergenza sopratutto in tutte le contrade dell’area nord della città es. Barrata, bosco grande San Francesco Tiera, realtà stanche ed abbandonate da una politica che si ricorda puntualmente 30 giorni prima delle elezioni comunali. In conclusione, «se gli assessori o i consiglieri fossero più attenti e interessati al bacino di utenti delle aree rurali e non solo nel periodo elettorale quando fanno gola i circa 500 voti di quell’area, probabilmente non si arriverebbe a denunciare perennemente situazioni di invivibilità». DOPO GLI ALLARMI Il consigliere Lofrano Inquinamento: «Dobbiamo vigiliare» PRIMA l’allarme per i fumi emessi dalla ex Siderpotenza, poi i dati del Treno verde che parlano di grave inquinamento acustico. Sono queste «problematiche su cui dobbiamo vigilare». Così il consigliere comunale Vincenzo Lofrano. La nostra città - aggiunge ha un parco auto vecchio, un rapporto macchine/abitanti pari a 72 mezzi ogni cento residenti, che la colloca, triste primato, tra le prime 10 città in Europa e, di conseguenza, un traffico molto intenso. Da non trascurare il potenziale inquinamento elettromagnetico che vede situazioni critiche in città, penso alla centrale Enel di via del Gallitello o agli impianti di telefonia mobile collocati un po’ ovunque in città. Una problematica sulla quale dobbiamo vigilare, profondere sforzi e mettere in atto ogni iniziativa». NEI giorni scorsi la sentenza con cui il Consiglio di Stato rigetta il ricorso del Comune di Potenza relativamente alla vendita del Tribunale. Ora sono pubbliche le motivazioni. Il Consiglio di Stato ha considerato l’edificio «bene del patrimonio non disponile» e quindi ha stabilito «l’incommerciabilità dello stesso». «Si tratta di una sentenza di primaria importanza sui temi della alienazione dei beni pubblici - ha commentato Pietro Simonetti, presidente Cseres - e che blocca definitivamente la svendita dell’immobile ed evita al Comune un ulteriore indebitamento per circa 99 milioni di euro». Infatti «la sede degli uffici giudiziari fu valutata dagli appositi organismi (con una spesa di 70mila euro) 52 milioni di euro a fronte di un canone ipotizzato di 3.100.000 euro. Nelle motivazioni si scrive che all’acquisto dell’immobile si interessarono prima la Cassa Nazionale Forense e successivamente una società immobiliare la cui proposta di acquisto, 38 milioni di euro da pagare in due rate, non veniva ritenuta favorevole. Successivamente fu individuato un acquirente(la società partenopea Maya) per 32 milioni. La stessa avrebbe fittato l’immobile al Comune per 3.290.000 euro annui per un periodo di trenta anni. Tenuto conto che il Comune di Potenza spende ogni anno per i servizi di gestione della sede giudiziaria oltre 3 milioni salvo aumenti derivanti dai costi dei servizi che al momento lo Stato non contribuisce a sostenere, con l’accollo del fitto l’amministrazione avrebbe dovuto garantire una spesa prossima a 6.290.000 euro annui. In sostanza avrebbe incassato 32 milioni e ne avrebbe speso circa 188 milioni in trenta. Questo era il grande” affarone”». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Potenza e provincia Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 21 Resta ancora chiusa la 585 Fondo Valle del Noce. Necessari ulteriori interventi Altre due settimane di disagio E’ prevista la costruzione di una nuova barriera elastica per caduta massi TRECCHINA – La 585 Fondo Valle del Noce resta chiusa per altre due settimane. Necessari i lavori di disgaggio e brillamento dei massi che rischiano di cadere sulla strada, ieri ennesimo sopralluogo congiunto da parte dei tecnici dell’ufficio difesa del suolo della regione Basilicata. La strada statale 585 Fondo Valle del Noce con la caduta di massi dalla parete prospiciente la strada statale, esterna alle aree di competenza dell’Anas, verificatasi sabato 1 marzo, resterà chiusa al traffico per almeno altre due settimane e dopo i lavori di disgaggio e brillamento di grossi massi sulla parete rocciosa è prevista la costruzione di una nuova Un tratto della Fondovalle del Noce barriera elastica sostitutiva di tratto stradale da ulteriori crolli, quelle divelte dai massi caduti e di si potrà passare alla terza fase di un vallo a fianco della sede strada- interventi che prevedono la reale. La caduta ha provocato la di- lizzazione di una barriera. A construzione di due linee di barriere clusione di questi lavori, che doparamassi e gli esperti hanno vrebbero essere ultimati in un convenuto che in una prima fase tempo stimato di circa tre settidi lavori verrà eseguito il disgag- mane, si potrebbe disporre la riagio delle pareti superiori alla nic- pertura della strada. In attesa delchia di distacco. Quindi, in una la riapertura della statale Ss 585 è seconda fase, dovrà essere effet- stata disposto il divieto di transito tuato il brillamento di alcuni bloc- per i mezzi con massa superiore chi nei pressi della nicchia di di- alle 3,5 tonnellate dal confine con stacco. la Campania al confine con la CaUna volta messo in sicurezza il labria e fino alla riapertura al LAVORI A3, la rampa Lagonegro nord chiusa transito della “Fondo Valle del Noce”, interrotta per caduta massi, sarà chiusa al traffico la strada statale 18 “Tirrena Inferiore” dal km 220,610 (confine campano) al km 243,786 (confine calabrese) in entrambe le direzioni, esclusivamente per i mezzi con massa superiore alle 3,5 tonnellate, eccetto gli autobus di linea e il traffico locale. I mezzi pesanti dovranno utilizzare il percorso alternativo sull’autostrada A/3 Salerno-Reggio Calabria. Emilia Manco A Ripacandida un convegno dedicato alla piccola De Luise Rose spezzate dalla violenza Come salvare le donne RIPACANDIDA - Una sala consiliare del Comune gremita, ha ospitato lo scorso 9 marzo un convegno dal titolo: “Rose Spezzate”, organizzato dall’associazione Acli “I Fiori del Vulture”. Si è parlato di Ottavia De Luise, una bambina di 12 anni, scomparsa misteriosamente nel 1975 a Montemurro. A presentare la serata, il presidente dell’associazione Acli, Lina Chiari. Il sindaco Vito Remollino ha portato i saluti: «stasera parliamo di donne, di diritto e di legalità. Ho avuto legami particolari sul caso Claps, avendo vissuto a Potenza nel periodo della sua scomparsa». Il maresciallo della stazione dei carabinieri De Falco, ha aggiunto: «non vedere, non sentire, è il peggior male che esista. In questo modo si crea un muro tra istituzioni e cittadini». Tra un discorso e l’altro gli intermezzi musicali della coppia Annamaria e Raffaele Rigillo. Poi Donato Santoro ha illustrato i limiti legislativi sul femminicidio: «il nostro codice penale risale agli anni ’30. All’epoca della scomparsa di Ottavia, la violenza sessuale era soltanto un reato contro la morale, non contro la persona, quindi non si procedeva d’ufficio». Lucio Attore, docente all’Unibas, ha commentato la scomparsa di Ottavia, ma soprattutto i suoi lati oscuri: «la bambina che nessuno ha cercato. Sul caso Ottavia vi è un coperchio di silenzio, un anonimato corale, dove tutto il paese coopera nella convinzione La sala del convegno omertosa. La colpa di tutto questo è della nostra cultura e della nostra società piena di vizi. Nella nostra regione manca una cultura civile verso le donne e deve essere subito corretta». Antonella Musto, esperta in Gender Studies ha descritto gli strumenti giuridici sulle violenze ai minori, quelle domestiche, familiari e quelle arma- te. Le conclusioni affidate al consigliere regionale ed avvocato, Aurelio Pace: «Il concetto di comunità nella nostra regione si sta perdendo. C’è forte richiesta di verità, di coscienza collettiva, di coraggio e responsabilità. Al di là del reato, anche il legislatore arriva in ritardo. C’è troppo conformismo e servilismo, lo denunciava già Emanuele Gianturco. Se perdiamo il senso dell’umanità, Ottavia era una bambina in carne e ossa, tutto rimane sulla carta. La Basilicata siamo tutti noi, cambiamola!». Gianluigi Laguardia ha proposto al sindaco di intestare un’area verde a Ottavia De Luise. Il sindaco si è fatto garante di questa proposta. Lorenzo Zolfo Le regole per le quattro comunali Scuole dell’infanzia Iscrizioni fino al prossimo 10 aprile POTENZA - C’è tempo fino al prossimo 10 aprileper presentare la domanda diiscrizione per l’anno scolastico 2014-15 alle scuole comunali dell'infanzia di Potenza “L’allegra brigata”, in via Torraca (tre sezioni); “Pollicinia”, via Roma(sei sezioni); “I due noci”, via Adriatico (quattro sezioni), “Il giardino dei colori”, contrada Giuliano (una sezione). Le domande dovranno essere presentate entro le 12 del 10 aprile: per i nuovi iscritti (modello bianco): presso l’Ufficio “Istruzione” in via Nazario Sauro – dalle 10 alle ore 13.30; per i bambini già iscritti (modello giallo): presso la scuola in cui hanno frequentato l’anno precedente. Sarà consentita, qualora risultino disponibili ulteriori posti, l’ammissione dei bambini che compiranno i tre anni di età entro il 30 aprile 2015. Dopo Fiuggi FdI si rivolge ai giovani cittadini VIETRI DI POTENZA - Un appello direttamente ai giovani è quello che rivolge Rossana Mignoli (Fratelli d’Italia) dopo il congresso nazionale a Fiuggi. «Guardo - dice Mignoli - a quei ragazzi che non si girano dall’altra parte e sacrificano qualcosa di se per costruire un futuro migliore per tutti. Nessun dubbio sulla partecipazione e l’entusiasmo che il congresso di Fratelli d'Italia- Alleanza Nazionale tenutosi questo fine settimana a Fiuggi ha regalato a tutti i suoi militanti. Il partito si sta strutturando e grande attenzione è stata data al movimento giovanile che davvero si mo- LAGONEGRO – Sarà chiusa al traffico la rampa allo svincolo dell’A/3 di Lagonegro Nord, un provvedimento necessario per consentire la fine dei lavori. Dalle ore 9 di domani mercoledì 12 marzo alle ore 18 di sabato 15 marzo, sarà chiusa al traffico la rampa di ingresso in carreggiata nord dello svincolo di Lagonegro Nord al km 124,000 dell’autostrada A/3 Salerno-Reggio Calabria. Il provvedimento si rende necessario per consentire l’ultimazione dei lavori di realizzazione del rilevato stradale, della pavimentazione drenante e della segnaletica. I veicoli in ingresso allo svincolo di Lagonegro Nord (km 124,000) in direzione Salerno si immetteranno in Autostrada in direzione Reggio Calabria, con proseguimento sino allo svincolo di Lagonegro Sud (km 125,900) e rientro in Autostrada allo stesso svincolo in direzione Salerno. em. ma. stra la componente più numerosa all’intero di tutto il movimento. Abbiamo firmato a Fiuggi una mozione per stabilire i tempi e le modalità di strutturazione della giovanile. Al di là di questo, coscienziosi che prima di qualsiasi struttura debbano esserci contenuti e impegno, noi continueremo a lavorare quotidianamente per dar voce ai lucani che meritano sicuramente di più rispetto a quello che hanno avuto sino ad ora. Le iniziative organizzate sono innumerevoli, la nostra presenza sul territorio è costante, la nostra sede è aperta a tutti quelli che oggi non si sentono rappresentati da questo governo». BREVI A SALERNO All’Università la tragedia di Balvano ANCHE all’Università degli studi di Salerno si è parlato ieri della tragedia ferroviaria di Balvano, che costò la vita nel marzo del 1943 a circa 600 persone. E’ stato organizzato il convegno “Il peso dei ricordi. Il treno 8017 tra memoria e oblio”, dedicato proprio a quella sciagura. L’unica istituzione accademica che si è occupata della vicenda è, dal 2004, l’Università degli Studi di Salerno. Da allora, le ricerche condotte da Vincenzo Esposito - Insegnamento di Antropologia culturale, Corso di Studio in Filosofia del Dispac - hanno prodotto una notevole mole di documenti audiovisivi, costituiti da testimonianze sulla vicenda. Tali registrazioni sono state riassunte, paradigmaticamente, nel film documentario 3 marzo ‘44, una sorta di microstoria costituita da un “coro di voci” (spesso rimaste inascoltate o ignorate) e da una rassegna di “fonti non convenzionali” relative alla vicenda. Il convegno, al quale hanno partecipato tutti coloro (studiosi, cronisti e artisti) che si sono dedicati alla ricerca, alla riflessione o alla narrazione performativa dei tragici avvenimenti di Balvano (ma anche alcuni studiosi esperti delle questioni della memoria, del ricordo e dell’oblio) ha avuto l’obiettivo di porsi come momento di raccordo tra quanti si sono dedicati a interpretare quei fatti. LA CAMPAGNA La polizia contro il cyberbullismo TOCCHERA’ anche Potenza “Una vita da social”, la campagna educativa itinerante realizzata dalla Polizia di Stato in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, su sensibilizzazione e prevenzione sui rischi e pericoli dei social network e del cyberbullismo. Madre Francesca torna ad Atella Grande la festa ATELLA - Le Sorelle Misericordiose, erano state fondate da madre Francesca Saveria Semporini ad Atella l’11 maggio 1947. Da allora erano rimaste nel Monastero prima Benedettino e, poi, Antoniano in via Giustino Fortunato. Nel frattempo, la Casa generalizia atellana era stata trasferita a Rionero. La prima Suora a rimettere piede nella Parrocchia atellana “Santa Maria ad Nives” è stata suor Francesca Ferrari. Quella vissuta da tutta la Comunità è stata un evento delle grandi occasioni. Tre le messe festive in cui il parroco don Gilberto Cignarale aveva preannunciato il ritorno di Suor Francesca Ferrari. Che manca- va da Atella dall’indomani del terremoto del 23 novembre 1980. Proveniente dalla Tanzanìa, suor Francesca ha partecipato alle tre liturgie eucaristiche tra i lettori parrocchiali. Benedetto Carlucci RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 22 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 VULTURE ilquotidiano.pz@finedit.com RIONERO Successo per la due giorni “Riflessi di specchio” L’anima “femminile” dell’Irccs-Crob RIONERO - Nell’immaginario comune, il luogo “ospedale” è da sempre associato a termini come “sofferenza” e “dolore”. L’ospedale oggi non è più semplice luogo di malattia e sofferenza ma è divenuto, nel corso del tempo, un luogo in cui la persona si trova al centro dell’intero sistema. Ed è quello che succede nell’Ircss Crob di Rionero dove, da diversi anni, vengono promossi interessanti progetti inerenti l’umanizzazione delle cure. Tra questi, c’è “Riflessi di Specchio”, un evento a cadenza mensile organizzato dall’associazione Iris di Basilicata con la collaborazione del Crob di Rionero e del reparto dermocosmetico della Farmacia Papa. La due giorni di marzo è stata interamente dedicata alle pazienti ed al personale femminile che opera all'Interno dell'Istituto affinché le donne colpite da alopecia a seguito di chemio o radioterapia, possano ritrovare la propria immagine di donna, mamma e moglie. «La malattia –riferiscono le volontarie dell’Iris - porta con sé delle inevitabili conseguenze sull’immagine corporea. Quando poi la malattia si chiama cancro, la persona che ne è colpita ha l’impressione di essere completamente invasa dal male e perde la speran- za e la forza di reagire”. Da queste semplici considerazioni è nata Riflessi di Specchio, un progetto di consulenza di “trucco e parrucco” dove le donne, grazie ai consigli del make up artist Enrico Gambera, sperimentano un nuovo modo di vedere se stesse e imparano diverse tattiche estetiche attraverso le quali oscurare e mettere in secondo piano i segni inevitabilmente lasciati dalla malattia. Tenutasi venerdì e sabato scorsi, questa edizione di Marzo si è chiusa con un interessante convegno al quale hanno partecipato il Direttore Sanitario Dott. Sergio Maria Molinari e il responsabile dell’Oncologia Ginecologica Dott. Giuseppe Martinelli. Entrambi hanno ricordato che “in oncologia non si possono fare miracoli”ma “per combattere la malattia la prevenzione è fondamentale”. Il Dott. Molinari ha poi sottolineato “l’importanza dei percorsi di cura intrapresi dal Crob che ci vede uniti al terzo settore e al volontariato. Grazie a questa unione, il paziente sente davvero la vicinanza della struttura ospedaliera. Con il processo di umanizzazione delle cure, intendiamo promuovere anche la restituzione delle attività e delle occu- Una immagine dell’iniziativa pazioni abituali di ogni paziente. Grazie al contributo dell’Associazione Iris, proveremo ad infondere fiducia alle pazienti affinché non tralascino la normalità degli atti quotidiani”. Il convegno è stato intervallato da “Femminopatia”, uno spettacolo portato in scena dall’Associazione Arcadia, che racconta otto storie di otto donne costrette a combattere tra lavoro, famiglia e sogni nascosti nel cassetto e dai balli ipnotici dell'ArcheoClub di Melfi che a Rionero ha portato il progetto "Lu Scarecavasce". an. ge. RIONERO IN VULTURE Costruito nel 1888, oggi è alla mercé dei writer Un monumento da recuperare Lo storico “Orologio della Costa” è in un cattivo stato di conservazione RIONERO - Con le sue lancette ha scandito le ore dei rioneresi, con il suo caldo colore ha scaldato la città fortunatiana. L’Orologio del Rionero Costa, generalmente chiamato Orologio della Costa, sorge nel rione omonimo ed offre un suggestivo panorama del comune. Fu costruito su commissione della Giunta comunale (delibera del 21/12/1888) per collocarvi il vecchio orologio. Il progetto fu redatto dal perito Giulio Pallottino l’anno precedente, mentre la costruzione fu curata dal muratore Francesco Di Lonardo. La sua posizione strategica garantiva a tutti i cittadini (a quel tempo) di poter osservare l'orario in qualsiasi punto della città, ai tempi in cui l'orologio non era ancora alla portata di tutti. Oggi, a causa della proliferazione di alti palazzi, l’Orologio della Costa oggi è visibile solo da alcuni punti della città. Il problema più impellente è lo stato di conservazione di questo monumento della città. Attorniato da lamiere, l’Orologio è pieno di graffiti ed in pessimo stato di conservazione. Seppur situato in un rione storico della città, a causa della scarsa illuminazione e del suo isolamento, l’Orologio della Costa da anni è preso di mira da diversi writer che ne hanno compromesso la bellezza. Lo storico orologio è solo l’ultimo dei monumenti o palazzi pubblici (si pensi a Fontana Grande o bocciodromo comunale) colpiti da Iniziativa dell’associazione “RifacciAmo Lavello” Donne tra conquiste e sconfitte Sopra l’orologio. In basso i graffiti questi fenomeni di vandalismo difficili da arginare. Andrea Gerardi LAVELLO – Si è parlato di donne nell’incontro dibattito promosso dall’associazione culturale RifacciAmo Lavello con il presidente Luigi Liseno in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Lavello. L’incontro cui hanno preso parte esponenti di associazioni locali e rappresentanti istituzionali si è tenuto nell’aula consiliare del Palazzo di Città in occasione della festa della donna. Ad intervenire , coordinati da Concetta Bisceglia dell’associazione Rifacciamo Lavello, il primo cittadino Sabino Altobello, l’assessore alla cultura Giovanna De Luca, la presidente della locale sezione Fidapa, Donatella Di Vittorio, la presidente dell’associazione Asd Libertas, Maria Lidia Pace ed, in rappresentanza del mondo del volontariato, delle Cri Sezione di Lavello, Rosanna Iannuzzi. Sul tema hanno preso la parola Maria Antonietta DI Corato, dirigente medito Asp di Psichiatria, e Rosa Gentile, vice presidente nazionale Confartigianato. Debolezze e pregi del genere femminile tra conquiste e sconfitte in un viaggio a trecentosassanta gradi nell’universo femminile tra sport, associazionismo, volontariato ma soprattutto politica quella dei numeri , delle quote rosa e delle plurimentovate pari opportunità. Storie di donne tra cronache dell’ultimora, occasioni mancate e desiderio di riscatto . Una chiamata a fare meglio , ad un necessario cambio di passo culturale ma soprattutto un impegno a far sentire la propria voce nella società civile. A far da cornice alla manifestazione che si è protratta fino a sera, la mostra dell’artista Salvatore Malvasi, in arte Smal, allestita nelle sale del palazzo di città. d. m. Lavello, visita in Quirinale per i bambini del Comprensivo Hight school game: studenti premiati LAVELLO – Una nuova iniziativa formativa si inserisce nel vasto mosaico di attività messe in campo dall’istituto comprensivo statale 1 con il dirigente scolastico Lucia Scuteri. Una due giorni nella Capitale a completamento di programmi ed attività avviate in loco. Visita al Quirinale per i ragazzi delle classi quinta sezioni B e C al termine del programma cittadinanza e costituzione, un viaggio alla scoperta delle istituzioni, del loro funzionamento e delle normative di riferimento. Accompagnati da un Corazziere e dalla guida , i ragazzi hanno visitato le sale del palazzo ripercorrendo tappe ed avvenimenti importanti della storia della Repubblica Italiana. Dopo il Quirinale appuntamento in Piazza San Pietro per l’udienza di Papa Francesco con i ragazzi e gli inse- RIONERO - High School Game arriva a Rionero in Vulture. Le classi quarte e quinte dell'IIS "G. Fortunato" si sono sfidate a colpi di cultura, per le fasi di qualificazione del concorso nazionale didattico, promosso in Basilicata dalla Festidea Entertainment. Trenta gli istituti superiori coinvolti in tutta la provincia di Potenza. Dopo le fasi di qualificazione all'interno delle singole scuole, i migliori studenti si confronteranno nella finale provinciale che si terrà a fine aprile a Potenza per cercare di aggiudicarsi la partecipazione alla finale nazionale. Questi gli studenti classificati del Fortunato: Vodola, Lucernati, Mecca, Viggiano della 4G; Matta, Luciano, Zaccaro, Gallucci della 4F; Cutolo, Di Leo, Savalli, Candoni della 5G; Ingenito, Glionna G; Faustino; Glionna M. della 5 E I bambini al Quirinale gnanti in prima fila alla vigilia dell’inizio del periodo di Quaresima . Ad adoperarsi per l’eccellente riuscita del progetto e ad accompagnare gli alunni gli insegnanti Tina Parente, Maria Pia Caprioli, Giovanna Santarsiero , Lucia Carretta e Gino Salierno. d. m. RIONERO IN VULTURE Coinvolti i ragazzi dell’Iis “Fortunato” RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 23 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 VULTURE ilquotidiano.pz@finedit.com E a Barile ai domiciliari un ragazzo che deteneva una penna pistola VENOSA «Comunità non coinvolta» Anno Gesualdiano Melfi, volevano rubare gasolio Per Mollica i risultati Messi in fuga dai carabinieri «stentano a vedersi» MELFI - E’ di quattro denunce e un arresto il bilancio di un’attività di controllo messa in atto dai carabinieri della compagnia di Melfi in tre diverse operazioni. Nella prima una pattuglia ha messo in fuga a San Nicola di Melfi tre ladri che stavano rubando gasolio all’interno di un deposito di mezzi pesanti, di proprietà di una ditta di autotrasporti. L’immediato intervento di un’autoradio ha prima recuperato l’intera refurtiva che veniva consegnata al legittimo proprietario e poi una volta espletate le indagini hanno permesso di identificare i ladri che sono stati denunciati all’autorità giudiziaria per tentato furto aggravato. I militari hanno sequestrato anche l’auto che i tre hanno usato per perpetrare il reato. In un intervento a Rionero, i carabinieri hanno denunciato in stato di libertà un 37enne, per furto di un telefonino cellulare. Infine un ragazzo di 23 anni dovrà rispondere di detenzione di arma clandestina prodotta artigianalmente e relative munizioni. Gli investigatori hanno rinvenuto accuratamente celata, una penna pistola calibro 7,65 e, alcuni proiettili dello stesso calibro, nonchè un grosso coltello di genere proibito, tutto sottoposto a sequestro. Il ventitreenne è ai domiciliari. Lavello, pregiudicato arrestato per spaccio Una pattuglia di carabinieri LAVELLO - Dovrà rispondere di detenzione ai fini di spaccio il ventinovenne arrestato dai carabinieri della compagnia di Venosa, al comando del capitano Vincenzo Varriale. I militari, ormai da tempo sulle tracce dello spacciatore, a seguito di perquisizione personale e domiciliare, hanno rinvenuto circa 21 grammi di marijuana, già suddivisa in dosi e pronta per essere smerciata, nonché denaro contante provento, verosimilmente, dell’attività di spaccio, il tutto sottoposto a sequestro. Lo spacciatore, quindi, veniva tratto in arresto ed accompagnato presso la propria abitazione in regime degli arresti domiciliari. A Venosa, infine, a conclusione di un’attività di indagine che alla fine dello scorso mese di febbraio aveva portato all’arresto di un pregiudicato del luogo per furto di materiale ferroso all’interno di un’impresa edile, i carabinieri del nucleo operativo sono riusciti ad identificare anche colui il quale aveva il compito di ricettare sul mercato clandestino, per conto dell’arrestato, il materiale asportato, deferendolo, quindi in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Potenza. Un ritratto di Gesualdo Da Venosa VENOSA - «Celebrazioni per l’Anno Gesualdiano so avviate da tempo ma i risultati stentano a vedersi». Ne ‘ convinto il Consigliere Regionale dell’ Udc Francesco Mollica, sostenitore e promotore delle manifestazioni dedicate al grande madrigalista nativo di Venosa. «Le celebrazioni sono ormai in corso - spiega in una nota stampa - ma per quanto riguarda il territorio, ed in particolare Venosa, i risultati in termini di rilevanza e di coinvolgimento della Comunità e del sistema turistico ed economico stentano a vedersi. Sarebbe opportuno - aggiunge - fare il punto della situazione al fine di ve- rificare quali elementi abbiano finora tenuto a freno l’evoluzione delle celebrazioni e quali misure ed azioni sarebbe opportuno adottare per raccordare e coinvolgere le istituzioni, la comunità e gli interlocutori economici e turistici. Anche questa necessità - conclude Mollica nel comunicato stampa - è alla base della nota inviata al Presidente della Giunta Regionale e all’Assessore alla Formazione con cui si propone la convocazione del Comitato Promotore dell’Anno Gesualdiano che, certamente, potrà individuare le azioni da compiere per promuovere il lavoro fatto fino ad oggi». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 24 REDAZIONE: via Nazario Sauro, 102 85100 Potenza Tel. 0971.69309 - Fax 0971.601064 LAGONEGRESE ilquotidiano.pz@finedit.com VIGGIANO Cicala, invece, pronto a scendere in campo. Prinzi outsider? Comunali: dissapori nei democratici Sembra tramontare l’ipotesi di candidare l’attuale assessore Fortunato VIGGIANO –MARSICOVETERE – Chi si fronteggerà per arrivare a sedere sullo scranno più importante del consiglio comunale di Viggiano e di Marsicovetere? Giochi e ipotesi di alleanze sono nel pieno del movimento nei due paesi del comprensorio valligiano. Si inseguono voci, documenti e patti, ma a circa tre mesi dalle elezioni amministrative la situazione in cui versano i partiti e coalizioni è a dir poco ingarbugliata. Nella ormai denominata “capitale del petrolio”, la situazione è in continuo divenire e ad oggi è impossibile dare delle certezze. Ovviamente non si può più ricandidare, dopo aver esaurito il secondo mandato, l'attuale sindaco, Giuseppe Alberti, area Partito democratico. Si vocifera che il nome dell’assessore alle attività produttive, Domenico Fortunato, circolato già nei mesi scorsi come possibile outsider per una lista Pd, sia venuto meno, per scaramucce e dissapori interni allo stesso partito. Quindi ad oggi tutto rimane “serrato” nella sede del partito. Tra i candidati alla ricerca della MARSICOVETERE Cantiani cerca la riconferma Si fa strada il nome di Mazza MARSICOVETERE - E’ già al lavoro nel comune di Marsicovetere, il sindaco uscente Claudio Cantiani (Pd) che ha ufficializzato la sua ricandidatura, naturalmente, con squadra uscente a seguito (Giovanni Vita, Michele Milano, Marco Zipparri, Monica Gregoriano e Giannangelo Briglia). Di certo, la coalizione sarebbe di centro sinistra. L’altra grande e inaspettata novità del panorama politico di Marsicovetere, sembrerebbe essere – sempre secondo i rumors – il ritorno dell’ex sindaco della cittadina, Michele Mazza, con una lista di sinistra. La sua discesa in campo potrebbe provocare un “terremoto” non di poco conto, nel teatro della battaglia politica e delle alleanze del centro sinistra. A questi si aggiungerebbe come lista, un ulteriore nome parecchio quotato che è l’ambientalista, Terenzio Bove, candidato alle scorse elezioni regionali con “Sinistra ecologia libertà”. a. p. Il municipio di Viggiano carica di primo cittadino non fa mistero la lista capeggiata dall’uscente consigliere di minoranza del “Cambiamento”, Amedeo Cicala. Questa volta però, la lista non è di centro destra, ma a quanto dichiarato è una “coalizione”con tut- te le forze del territorio, anzi dichiara, ci sono “più elementi di centro sinistra” con l’ingresso dell’attuale vice sindaco, Rocco Antonio Montone. Nodo da sciogliere per l’ex sindaco, nonché attuale consigliere provinciale, Vittorio Prinzi. La voce di una sua ipotetica candidatura è finita nell’agone politico, raggiunto al telefono ha evidenziato che «è solo una voce, nessuna ufficializzazione», anche perché, per ora nessun forza politica gli ha strizzato l’occhio. E’probabi- LAGONEGRO Il neosegretario Assunta Mitidieri detta la linea Il governo “ombra” del Pd Ribadita l’indipendenza del partito dalle scelte della maggioranza LAGONEGRO- Il primo consiglio direttivo del Partito Democratico di Lagonegro, eletto a margine dello scorso, contrastato congresso, ha provveduto immediatamente a nominare una sorta di "governo ombra" per tallonare strettamente l'amministrazione comunale su ogni aspetto pertinente le politiche pubbliche, sia pure a livello locale. E dunque, su proposta ed iniziativa della neo-segretaria Assunta Mitidieri, il consiglio ha individuato al suo interno le professionalità e le personalità ritenute più adeguate a ciascun settore di competenza. Notevole e apprezzabile l'entusiasmo di tutti i partecipanti all'assemblea che hanno affrontato una profonda ed articolata discussione in merito alle questio- La riunione conviviale del direttivo del Pd ni politiche e programmatiche considerate più stringenti, tra un brindisi ed uno stuzzichino per rendere l'atmosfera più conviviale: condivisa e motivata è apparsa la volontà di voltare pagina rispetto ad un recente pas- LATRONICO - “Più forte di prima”: è questo il titolo del convegno tenutosi nella palestra delle Scuole Medie ad Agromonte. L’evento, organizzato dal Comune di Latronico in unione alle associazioni “Obiettivo il Sorriso Onlus”, “ Le Porte Aperte”e il parroco don Maurizio Giannella, ha posto l’attenzione sulla lotta contro la violenza sulle donne, proprio nel giorno in cui vengono maggiormente ricordate, l’8 marzo. Il sindaco del piccolo centro lucano, Fausto De Maria, ha subito sottolineato l’importanza di aprire una casa di accoglienza per donne vittima di violenza (primo caso in Basilicata), sia da un punto di vista morale e sociale sato che ha troppe volte visto il consiglio e gli organi di partito esclusivamente come strumenti di ratifica, meri esecutori di decisioni discutibili e prese altrove. L'auspicio di tutti in proposito è stato quello che si torni a fare politica, ponendosi obiettivi a breve e lunga scadenza, da realizzare attraverso un progetto che sia capace di interpretare i bisogni della popolazione. Su questo argomento si è anche evidenziata la necessità di smarcarsi dal rapporto osmotico ed indifferenziato con la maggioranza di centro-sinistra che governa il comune, per essere capaci di rivestire un ruolo costruttivo, di supporto, critica e proposizione, ma comunque alternativo e di natura differente. E’ stata ribadita, infine, la necessità infrastrutturale di dotarsi di una sede opportuna, che sia quotidianamente aperta come luogo di sana socializzazione e diventi punto di riferimento in paese per le sollecitazioni della società civile Fabio Falabella le, invece, che una lista di Grillo si possa presentare alla tornata amministrativa e nel caso, il più papabile dei candidati a sindaco sarebbe il referente di zona, l’imprenditore dell’Azimut, l’ingegnere Alberti. Angela Pepe POLLINO Affluenza record Grande successo per “Ciaspolando” POLLINO - Si è conclusa con successo Ciaspolando Verso Sud, la prima maratona con le ciaspole (racchette da neve) del Centro Sud Italia. La manifestazione, nata da un’idea di Infopollino Centro Escursioni e organizzata dall’Asd Pollino Discovery in collaborazione con lo Sci Club di Rotonda si è svolta a Piano Ruggio, cuore del Parco Nazionale del Pollino, nel comune di Viggianello. Ben 53 iscritti provenienti soprattutto dalla Puglia e dalla Calabria nonostante le difficili avversità atmosferiche che hanno imper- versato a 1500 mt slm con forti raffiche di vento e nevicate. Le guide di Infopollino Centro Escursioni dichiarano che - «con questa iniziativa si candida il Pollino a diventare il Paradiso delle Ciaspole, grazie agli innumerevoli sentieri innevati per buona parte dell'inverno. Inoltre - continuano - le ciaspole (racchette da neve) possono essere indossate da tutti e questo permette di trascorrere delle giornate indimenticabili sulle nevi del Parco Nazionale del Pollino». LATRONICO Sarà la prima in Basilicata. Soddisfatto il sindaco Una casa per donne vittime della violenza che occupazionale, visto che verranno occupati diversi immobili del territorio comunale, dove troveranno lavoro giovani laureati latronichesi. Le dottoresse La Maina e Marrone hanno presentato subito dopo in maniera concreta quale sarà il progetto, che vedrà la realizzazione della “casa delle stesse”, un luogo protetto in grado di favorire l’allontanamento fisico ed emotivo delle donne e dei loro figli da una condizione di violenza, di sfruttamento, di disagio. Un luogo di accoglienza, di contenimento, di accadimento, ma soprattutto di ascolto empatico e rielaborazione del trauma, un ambiente in cui sperimentare una quotidianità più rassicurante e stabile. Le Case delle stelle accoglieranno donne, italiane e straniere, con o senza figli, vittime di violenza domestica, donne e figli con grave disagio psico- sociale, invitate dai Servizi sociosanitari territoriali e da altri servizi del privato sociale. Ma accanto alla risposta normativa, serve una battaglia culturale ed educativa perchè la violenza non è un problema soltanto della donna o dell’uomo, ma è un problema sociale che coinvolge tutti. Il ruolo delle istituzioni è fondamentale, tanto che al convegno è intervenuto anche l’Assessore alla Sanità della Regio- ne Basilicata Dott.ssa Flavia Franconi, garantendo la massima disponibilità per incentivare iniziative del genere nel territorio lucano. Savio Salerno RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 25 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 MATERA matera@luedi.it Rimangono aperti i casi del futuro cioè la gestione e l’autonomia di spazi e loculi C’è un nuovo look al cimitero Rifiuti speciali eliminati, potatura del viale e locali per depositi e bagni pubblici Valdadige, un tavolo tecnico dopo l’annuncio di ripartire col petcoke CIRCA cinquantamila euro di risorse per rimettere a nuovo il cimitero. La potatura dei viali, le siepi che sono state aggiustate al meglio, oltre 15 tir per portar via tutti quanti i rifiuti speciali che erano rimasti nell’area. In più l’adeguamento del deposito, dei bagni, della camera mortuaria presente all’ingresso del cimitero e lavori in corso in accordo con l’Asm per approntare e perfezionare a breve anche una camera autoptica nella quale poter svolgere le autopsie. Sono questi alcuni degli interventi fatti al cimitero materano di contrada Pantano: «i rifiuti che abbiamo trovato erano lì da molti anni, noi abbiamo fatto tutto in pochi mesi con i fondi recuperati nell’assestamento di bilancio del novembre scorso dall’avanzo di amministrazione con i quali siamo riusciti a dare decoro a questa struttura» ha spiegato l’assessore comunale Rocco Rivelli. «Si è trattato di un lavoro non di poco conto ad esempio abbiamo concordato con i fiorai e malgrado le polemiche di dover rimuovere corone e fiori entro 12 ore dal funerale e di poterli portare al centro rifiuti speciali dove è possibile smaltirli senza aggravi di spese. Si è trattato di un percorso non facile ma che sta dando i suoi frutti ed importante in un posto come questo». Definiti questi aspetti i prossimi mesi, probabilmente la prossima legislatura servirà per risolvere due questioni fondamentali la gestione e l’autonomia del cimitero. «Io credo che si debba uscire, in questo senso da posizioni ideologica e si debba affrontare un discorso ampio. Fermo restando che la regia deve essere del pubblico ma bisogna prendere atto che gestire una struttura così grande richiede dei costi ed è dunque necessario pensare al da farsi magari immaginando un intervento di project financing che sostenga autonomamente la struttura, con i vincoli dati dal pubblico che può mantenere le redini della situazione. Quanto agli spazi», aggiunge Rivelli, «l’ autonomia che si può stimare è di circa 4-5 anni e poi bisognerà affrontare la questione delle nuove aree da individuare per il futuro. Una situazione che andrà affrontata». Dal canto suo l’assessore ai Lavori Pubblici Trombetta ha spiegato che «la necessità è di 500 loculi l’anno, stiamo lavorando su altri due settori con fondi che rivengono dalla vendita dei loculi stessi. Un intervento che si autofinanzia di anno in anno». p.quarto@luedi.it I viali rimessi a nuovo del cimitero di contrada Pantano e sotto l’assessore all’Igiene Rocco Rivelli (foto Martemucci) Rivelli: «In pochi mesi un grande lavoro, ora usciamo dalle ideologie» PREFETTURA Incontro sullo sgombero deciso dal sindaco IL sindaco di Matera lo scorso 8 marzo ha disposto lo sgombero immediato da persone di alcuni locali della Prefettura che ospitano alcuni uffici amministrativi e della adiacente Chiesa di San Domenico. Per di assicurare il tempestivo ripristino delle condizioni di sicurezza, il Prefetto di Matera, Luigi Pizzi, ha convocato un incontro domani alle ore 10,30, al quale sono stati invitati a partecipare l’Arcivescovo dell’Arcidiocesi di Matera e Irsina, il Sindaco di Matera, il Comandante provinciale del Vigili del Fuoco, il responsabile dell’Ufficio Operativo del Provveditorato regionale e un rappresentante del Dipartimento Infrastrutture della Regione Basilicata. SI TORNA ad affrontare questa matti- Puglia e con Altamura era necessario na alle 11 al sesto piano il caso Valdadi- coinvolgere in quell’autorizzazione ange con un nuovo tavolo tecnico a cui che la Regione Puglia e lo stesso Comuparteciperanno le diverne di Altamura. Ed invese parti in causa e che cerce lo stesso primo cittadicherà di rimettere ordine no Salvatore Adduce una in una situazione divenuvolta verificata la lettera ta improvvisamente caodell’azienda aveva chietica anche a seguito della sto l’immediata sospencomunicazione fatta dalsione dell’Aia alla Regiol’azienda nei giorni scorne. si che annunciava il ripriUna serie di posizioni stino in via sperimentale ferme che avevano di fate per un periodo di almeto interrotto il dialogo no un mese del progetto aperto nel precedente tadi bruciare petcoke sevolo tecnico. L’incontro condo quanto concesso di questa mattina in Coin un’autorizzazione dalmune dovrebbe quindi Il precedente tavolo tecnico la Regione Basilicata. essere l’occasione per poNell’ambito di questo ter ripartire nell’azione tipo di programma dell’adi dialogo e di confronto e zienda erano arrivate una serie di oppo- per provare ad arrivare ad una soluziosizioni da parte dei residenti che aveva- ne della vicenda. Le posizioni però, al no sottolineato altre difformità nell’Aia momento, sembrano davvero molto disostenendo che vista la vicinanza con la stanti. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Matera Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 27 Il consigliere comunale chiede risposte su una questione d’attualità Toto: «Subito il bando sui parcheggi Niente multe per chi sosta oltre il tempo» L’aggiudicazione del bando di gara dei parcheggi e la circolare del Ministero che suggerisce, di fronte ad un’estensione del tempo di sosta avendo pagato il ticket, di integrare il prezzo dovuto sono le due questioni che il consigliere comunale Augusto Toto pone in un’interrogazione al sindaco ed all’assessore competente per cercare di capire per quale motivo su queste questioni il Comune non stia intervenendo in maniera sollecita ed adeguata alle indicazioni che arrivano dallo stesso Ministero. Toto chiede cosa «impedisce ancor oggi l’aggiudica- zione della gara per la gestione dei parcheggi e di conoscere l’importo complessivamente dovuto dal gestore dall’avvio della concessione sino ad oggi e quello complessivamente riscosso dal Comune». Inoltre il consigliere pone alcune questioni riguardanti gli interventi del Comune per recuperare quanto gli spetta. «Il bando doveva essere pubblicato entro 90 giorni dall’approvazione della delibera, ossia entro il 4 luglio 2012 e che solo in data 3 aprile 2013 veniva pubblicato, ancora oggi la gara non à stata ancora aggiudicata. Dal 3 gennaio 2009, data di scadenza del contratto di gestione dei parcheggi, il servizio è gestito in proroga». Il consigliere fa poi riferimento ad una nota del 22 Marzo 2010,con la quale il Ministero dei Trasporti, dichiarava: “Qualora la sosta sia consentita senza limitazioni di tempo, ancorché assoggettata a pagamento, non ricorrono le condizioni per l’applicazione della sanzione di cui all’art 7 c.15. Se la sosta viene effettuata omettendo l’acquisto del ticket orario, deve essere necessariamente applicata la sanzione. Se invece viene acquistato il ticket, ma la sosta si prolunga oltre l’orario di competenza non si applicano sanzioni ma si da corso al recupero delle ulteriori somme dovute, maggiorate dalle eventuali penali stabilite da apposito regolamento comunale. A parere di questo Ufficio in caso di omessa corresponsione delle ulteriori somme dovute, l’ipotesi prospettate dai Comuni, di applicare la sanzione di cui all’art. 7 c. 15 del Codice, non è giuridicamente giustificabile, in quanto l’eventuale evasione tariffaria non configura violazione alle norme Uno dei parcheggi a pagamento che si trovano in città in attesa del nuovo bando ancora da aggiudicare del Codice, bensì una ina- ed anche parte degli ultimi dempienza contrattuale». indirizzi votati in Consiglio Una questione che si con- mentre le multe ai cittadini tinua a dibattere con la ri- che vanno oltre il periodo inchiesta di integrazione dicato sul ticket continuano avanzata da più consiglieri a fioccare. L’associazione fa un bilancio dell’attività 2013 e sottolinea l’opera dei volontari Adiconsum contro le scorrettezze La vendita libera di servizi tramite call center amplificano i rischi dei consumatori Bilancio positivo per le attività di Adiconsum Basilicata. L’associazione difesa consumatori e ambiente promossa dalla Cisl ha tenuto ieri nella sezione regionale d Matera una conferenza stampa unitamente al direttivo regionale per illustrare l’attività svolta su tutto il territorio regionale dall’Adiconsum. Nel corso dell’incontro è stato approvato il conto consuntivo 2013 e preventivo 2014. All'incontro ha preso parte anche Giovanni D'Elia, Presidente Regionale dell'Adiconsum Puglia. “L'attività di informazione, consulenza e assistenza viene sempre più richiesta all'Adiconsum da parte dei cittadini-consumatori e utenti dei servizi ha detto Angelo Festa presidente regionale Adiconsum. E' una attività impegnativa, portata avanti dai nostri volontari, con grande spirito di sacrificio, per il bene comune, nelle sedi di Matera e Potenza e nei numerosi comuni della Basilicata. La liberalizzazione dei servizi, luce gas e telefonia, non ha portato benefici. Molto spesso i consumatori subiscono comportamenti scorretti o violenti da parte delle società che pur di vendere i loro prodotti o sollecitare con insistenza, a tutte le ore attraverso i call center, l'adesione a un contratto nascondono parti importanti delle condizioni contrattuali che poi rivelano vessatorie. e penalizzanti per i cittadini. E' il caso continua Festa delle forniture di luce e gas. Gli utenti vengono sollecitati a cambiare gestore perché vi è una tariffa più favorevole, poi viene fuori che il contratto è per due anni, non si può cambiare fornitore, le tariffe non sono Resta aperto il caso del Peep di San Giacomo «Si paghi il giusto» Attivato fondo di prevenzione all’usura per le famiglie Il presidente di Adiconsum Angelo Festa convenienti e vi sono costi fissi cittadini subiscono raggiri. Un mensili e di recesso che prima passo in avanti da parte dei connon si conoscevano. Non è an- sumatori è stato fatto sulla gache infrequente conclude Fe- ranzia dei prodotti dove si regista vedersi recapitare a casa per stra una maggiore consapevola stessa utenza di luce o gas lezza sulla qualità dei prodotti una doppia fatturazione da che intendono acquistare e sui parte di due distinte società”. loro diritti. Altro aspetto molto Non solo gas e luce nel lavoro a cuore dell’associazione e il soquotidiano di Adiconsum ma vraindebitamento. Infatti, l’Aanche il mondo della telefonia diconsum è l'unica associazioche proprio di recente ha visto ne dei consumatori ad aver attila chiusura dei battenti di una vato un fondo di prevenzione società di telefonia come la BIP dell'usura a favore delle famiMobile. glie sovraindebitate. In questo Tra le iniziative di Adicon- periodo di grave crisi sociale, sum, la richiesta al Governo di economica e finanziaria le faattivare un fondo di solidarietà miglie non riescono ad arrivaper far fronte al rimborso che i re alla metà del mese, l'indebita- mento con finanziarie aumenta a dismisura e le difficoltà di pagamento sono in aumento con la conseguente iscrizione alla centrale rischi. Per questo motivo Adiconsum ha attivato convenzioni con uno studio di consulenza finanziaria per la verifica dei tassi di interesse sui mutui, conti correnti e carte revolving. Nel corso dell’incontro Angelo Festa si è soffermato sulla questione del peep di San Giacomo sottolineando prima il confronto avviato con l’amministrazione comunale e poi il contenzioso giudiziario, finalizzato alla tutela di 600 famiglie delle ex cooperative. Adiconsum ha anche chiesto all’amministrazione l’eventuale pagamento del saldo del valore dei suoli edificabili, sempre se dovuto, debba limitarsi al solo “giusto” valore dei suoli, ossia quelli di pertinenza dei fabbricati sociali e non debba essere gravato da ulteriori richieste che esulino dal dovere di cittadini, come ad esempio le spese legali, interessi, rivalutazione ma dal palazzo di città nessuna risposta. Ora si attende l’udienza del prossimo ottobre. Michelangelo Ferrara © RIPRODUZIONE RISERVATA Al via lo screening preventivo per il tumore al colon-retto Dal 1 marzo l’Unità Operativa di Patologia Clinica e Laboratorio Analisi del P.O. di Matera, ha avviato l’attività di screening per la prevenzione del tumore del colon-retto mediante la ricerca del sangue occulto nelle feci. A tutte le persone idonee allo screening viene inviata una lettera dalla amministrativa regionale, con l’invito ad eseguire al proprio domicilio la raccolta di un piccolo campione di feci. Il campione viene poi analizzato in laboratorio nei giorni immediatamente successivi per verificare la presenza di sangue, anche in quantità piccolissime. Se il test è positivo, viene proposto un esame di approfondimento che permette allo specialista gastro-enterologo di capire che tipo di lesione causa questo sanguinamento. L’appuntamento per il colloquio con lo spe- cialista è fissato direttamente dalla centrale, come ogni eventuale successivo approfondimento. “Il programma di screening della Regione Basilicata -specifica il Dr. Vitullo direttore della U.O. Patologia Clinica e Laboratorio Analisi del P.O. di Matera- adotta un test di ultima generazione che è molto più efficiente e sensibile di quelli precedenti, che richiedevano la raccolta di tre campioni in giorni diversi. Per questo motivo nei giorni precedenti la raccolta delle feci non è necessaria una dieta particolare, anche l’assunzione farmacologia di ferro non altera il risultato del test”. Il test può risultare positivo a causa di varie condizioni benigne: diverticoli intestinali, emorroidi o ragadi. E’, pertanto, buona regola non allarmarsi e consultare il medico. ISABELLA MORRA Nessun rischio ma laboratori chiusi un mese La protesta di sabato all’Isabella Morra UN LUNGO confronto è quello che è andato in scena ieri mattina in Provincia nel corso del tavolo tecnico sullo stato dell’arte all’istituto professionale Isabella Morra in via Dante. Oltre all’assessore Garbellano, ai tecnici dell’ente erano presenti le diverse parti dal dirigente scolastico ai docenti, dagli alunni ai genitori con un dibattito che si è sviluppato in maniera articolata per cercare di capire se ci sono pericoli di un qualche genere. Ipotesi quest’ultima che è stata seccamente smentita da Garbellano il quale ha spiegato: «si tratta di dover intervenire su alcuni pilastri come già abbiamo verificato, la scuola non corre pericoli, non ci sono problemi di ordine strutturale ma solo la necessità di chiudere due laboratori ed una palestra così come avevamo preannunciato. Del resto anche la relazione dei Vigili del Fuoco in nostro possesso e fatta sabato scorso ha confermato la necessità di un intervento e di chiusura di quei locali, cosa che abbiamo fatto ma ha scartato qulsiasi problema di staticità della scuola. Il confronto che ne è venuto fuori è stato ampio ma credo che alla fine si sia compresa esattamente la situazione». Una delle novità emerse ieri è che i lavori, ieri l’apertura del cantiere, si estenderanno ad un periodo di circa un mese «un’estensione resa necessaria proprio per la volontà di intervenire non solo su due ma su otto pilastri e risolvere completamente il problema». Le lezioni all’Isabella Morra proseguiranno regolarmente. Probabile nel giro di una decina di giorni un nuovo punto della situazione su interventi e lavori. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. PISTICCI Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 28 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 matera@luedi.it MONTESCAGLIOSO Restano i problemi di aziende senza più sede e famiglie sfrattate Mano tesa alle vittime della frana Siglata l’intesa con la Banca Popolare, mutui e finanziamenti congelati per 24 mesi MONTESCAGLIOSO - E' stata stipulata ieri, la convenzione tra la Banca Popolare del Mezzogiorno e il Comune di Montescaglioso, che permetterà di congelare per 24 mesi i mutui accesi presso l'Istituto dalle imprese e dalle famiglie danneggiate dalla frana del 3 dicembre scorso. A porre la firma sul documento, il sindaco Giuseppe Silvaggi e il dirigente Generale dell'Istituto di credito Roberto Vitti. La lodevole iniziativa, era stata annunciata dal direttore della sede di Montescaglioso Franco Petrarca, durante un incontro tenutosi il 3 febbraio scorso, organizzato dalla Caritas e dall'Unpli per fare il punto della situazione relativa alla zona franata, ma anche per consegnare alle cinque famiglie maggiormente colpite il ricavato di una raccolta fondi. In quella occasione la Banca Popolare, che opera sul territorio ormai da oltre mezzo secolo, donò la somma di duemila euro, che fu equamente divisa tra le cinque famiglie costrette a lasciare la propria abitazione. Alla firma, erano presenti anche il responsabile Area Basilicata della Bpm, Antonio Luongo, alcune delle famiglie interessate dall'iniziativa, il vice sindaco Eletto, gli assessori, il presidente del consiglio comunale Andrisani, il consigliere di opposizione Panarelli, il parroco Don Domenico Monaciello ed in rappresentanza delle forze dell'ordine il Mare- sciallo Sergio Laterza. La convenzione, prevede l'impegno del Comune a segnalare l'elenco dei nominativi di quanti sono stati colpiti direttamente ed indirettamente dall'evento franoso. La banca offrirà, a quanti con l'istituto hanno un finanziamento, o un mutuo, la possibilità di una moratoria della durata massima di 24 mesi alle medesime condizioni attualmente in essere e senza oneri aggiuntivi. Un segnale concreto di vicinanza ai propri clienti, ma anche tutta la disponibilità a quanti vogliano fare nuovi investimenti per riprendere la propria attività artigianale o commerciale. E’ stato solle- vato il problema dei pagamenti dovuti all'Inps, ad Equitalia e ad altri enti, con i quali il sindaco ha ribadito di aver avuto degli incontri mentre si è in attesa di atti legislativi. Il consigliere Panarelli ha, infatti, sottolineato che presto occorrerà versare le imposte sui redditi se non interverrà alcun provvedimento. Occorre, dunque, accellerare i tempi e dare risposte certe; è quello che hanno chiesto in molti ieri mattina, tra cui il giovane titolale della marmeria Parchitelli, che ha dovuto licenziare due dipendenti e sospendere la propria attività per i danni strutturali al capannone. Il sindaco metterà a disposizione un lotto comunale della zona artigianale per un nuovo insediamento. Intanto anche l'attività di allevamento di bestiame della famiglia Canterino-Lopergolo è in difficoltà, poiché oltre ad essere stati sistemati presso una struttura religiosa non del tutto idonea per una famiglia con una bimba disabile; giovedì rischiano di essere sfrattati dai proprietari del locale della propria macelleria, da cui dipende la sopravvivenza della famiglia, e chiedono a gran voce soltanto una proroga per organizzare un punto vendita. Maria Andriulli © RIPRODUZIONE RISERVATA La firma dell’intesa tra Comune e Banca popolare FERRANDINA Maggiore apertura e unità saranno i temi del futuro Recchia nuova guida del Pd Il congresso cittadino ha votato nuovo segretario e Direttivo FERRANDINA - Gli iscritti del circolo Pd di Ferrandina, hanno eletto in congresso il segretario Gaetano Recchia. Il neo segretario ha invitato tutti a stare insieme per essere un grande partito, con la necessaria fiducia e solidarietà reciproca. «Gli elettori chiedono unità -si legge in una nota del partito- pertanto, solo così si riuscirà a trasmettere quella credibilità che ogni partito vorrebbe. Il Pd di Ferrandina dovrà avanzare proposte politiche responsabili, che mettano al cen- tro del dibattito i cittadini con i loro problemi. Inoltre, deve farsi carico di battaglie politiche e di proposte sulle questioni che riguardano il territorio e i cittadini che lo vivono». La lista presentata dal neo segretario è stata frutto di valutazioni che auspicano il coinvolgimento di nuovi soggetti, donne e soprattutto i giovani che rappresentano il futuro del nostro paese». I 20 componenti del coordinamento sono: Pepe Domenico, Rossi Riccardo, Dametti Eugenio, Alberico Giacomo, Chiusolo Bene- detto, Pandolfi Giustino, Asmundo Rosalia, Lamagna Maria Grazia, Zizzamia Angelo, D’Elia Carmine, Fabbrizio Tommaso, De Nittis Nicola, Genovese Nunzio, Pallotta Domenico, Schiavone Paolo, Patrone Domenico, Altamura Michele, Montefinese Giuseppe, Montefinese Francesco e Martoccia Gennaro. Pepe Domenico (tesoriere), Lamagna Maria Grazia, Patrone Domenico e Zizzamia Angelo, affiancheranno il segretario. provinciamt@luedi.it ANGOLO DELLO SPORT Resta l’amarezza per un’altra stagione senza una struttura idonea La Volley Pisticci è carica alla meta Match cruciale contro il Policoro, serve giocare con convinzione e perseveranza PISTICCI – L’ultima gara di campionato, di fronte le policoresi. A seguire, i tanto sognati play off, che potrebbero significare promozione in serie D. Al Pala Ercole bisogna andarci con la convinzione di vincere, prima di tutto perché la squadra policorese è stata rinnovata nell’organico, si è molto ringiovanita e le atlete, per carità brave e promettenti, non hanno ancora l’esperienza necessaria per fronteggiare le pisticcesi. In secondo luogo perché bisogna centrare l’approdo alla seconda fase, quella che in definitiva sancirà l’eventuale transito in serie D. «Vorremmo chiudere questa prima fase con una performance degna della nostra forza, per iniziare alla grande e con buoni auspici la seconda fase, che in definitiva è la più importante». Tuona così la schiacciatrice azzurra Lucianna Grieco, che spiega come si affronta un match così. «I Altre città hanno palazzetti e tifosi Un match di volley riflettori saranno puntati su di noi, perché siamo più forti, più quotate e qualcuno potrebbe aspettarsi qualche passo falso. Noi siamo concentrate, abbiamo larghe spalle per affrontare eventuali pressioni e a Policoro ci andiamo per fare la partita». Poi la giovane atleta offre una puntuale analisi sulla grave mancanza di un palazzetto dello sport idoneo nel comu- PISTICCI-MARE Scontro tra auto e furgone ne pisticcese. «È umiliante andare in paesi con molti abitanti in meno del nostro, molte risorse in meno e ritrovarsi a giocare in palazzetti non solo idonei, ma stracolmi di tifosi, dal momento che la struttura non è fatiscente. Noi paghiamo un prezzo troppo alto, che penalizza il volley a dismisura. Siamo costretti a fruire della palestra dell’Istituto Agrario, non abbiamo un palazzet- to a nostra disposizione come tutte le altre squadre dove siamo state ospiti e dove il pubblico poteva incoraggiare le nostre avversarie. Perché il Comune non fa qualcosa? Perché la pallavolo non viene considerata alla stregua del calcio? Si riescono a mantenere le spese vive per due campi sportivi nel comune, e non si riesce a funzionalizzare i palazzetti dello sport esistenti?». Una problematica delicata, annosa e per adesso purtroppo reale, che impedisce a un club di conferire il giusto valore a quanto espresso. Uno spunto di riflessione per gli amministratori, che in fondo ci metterebbero pochissimo a risolvere una questione che, da tempo immemore, danneggia la pratica ottimale degli sport nei palazzetti. Ma ostacoli logistici a parte, la Scuola Volley Pisticci-Marconia pensa già in grande: dovesse vincere in quel di Policoro, il team agli ordini di coach De Pace si proietterebbe in ottica play-off. Fare bene nella fase ormai alle porte, significherebbe promozione in serie D. Cristian Camardo Il mezzo coinvolto PISTICCI - Due incidenti in 48 ore. E’ davvero preoccupante la situazione della sicurezza lungo la Provinciale Pisticci-mare, teatro domenica sera del secondo incidente in zona San Leonardo. Coinvolti un’automobile e un furgone per una dinamica ancora da ricostruire. Sul posto sono intervenuti carabinieri, Polizia ed un’ ambulanza del 118 per soccorre le persone coinvolte. Fortunatamente, lo scontro non ha avuto gravi conseguenze, ma solo il giorno prima si era verificato un altro incidente lungo la stessa Provinciale, anche se a qualche chilometro di distanza, quasi all'ingresso dell'abitato di Tinchi. In quella circostanza, un'automobile si era capottata dopo essere uscita fuori strada. La questione è nota alle istituzioni. Sono stati annunciati dei lavori, ma i tempi di messa in opera non sono affatto soddisfacenti. ro.d’al. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 29 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 TRICARICO matera@luedi.it SAN MAURO Salta anche la Tesoreria comunale, appello a parlamentari e dirigenti No alla chiusura della Carime Affollata assemblea pubblica sull’annunciata soppressione della sede cittadina SAN MAURO FORTE - Si faccia di tutto per evitare la chiusura dello sportello della Banca Carime di San Mauro Forte. L’istanza forte e determinata viene da un’assemblea pubblica, organizzata dalla Pro loco e segnata da una grande partecipazione popolare, oltre che dei rappresentanti dell’Amministrazione comunale. Si ha notizia, infatti, che a metà aprile lo sportello della Banca Carime verrà chiuso, dopo decenni di attività a sostegno dell’economia locale. Una scelta commerciale e di razionalizzazione, che non considera per niente le esigenze del territorio e dell’utenza, «adottata, tra l’altro, nel momento in cui le banche ricevono cospicui aiuti da parte della Stato attraverso il contestato decreto sulla rivalutazione delle quote della Banca d’Italia che ha aumentato il capitale detenuto dalle banche socie (tra cui la Carime) da 156.000 euro a 7,5 miliardi di euro. -il messaggio emerso dall’assemblea- Il disagio per l’eventuale chiusura sarà notevole, non solo per gli anziani e per tutti coloro che hanno difficoltà a spostarsi autonomamente, ma anche per artigiani, agricoltori, commercianti, imprenditori edili ed agricoli; semplici correntisti che, nei decenni passati, grazie al presidio bancario in loco, sono riu- sciti nelle loro attività a custodire ed investire i propri risparmi. Non si può improvvisamente privare una comunità di un pubblico servizio divenuto ormai indispensabile e, a detta degli operatori del settore, pienamente in salute. Così come non si può eludere, da parte dell’istituto di credito, il rispetto di un impegno contrattuale assunto nei confronti del Comune relativamente alla gestione del servizio di Tesoreria». I cittadini fanno, pertanto, appello alle forze politiche, sociali ed istituzionali, «affinché facciano ognuno la propria parte per impedire, in tutte le forme democratiche, che tale decisione giunga a compimento. Impegniamo, inoltre, i parlamentari e i rappresentanti istituzionali del circondario a intercedere verso la direzione della Banca Carime per scongiurare la chiusura dello sportello bancario di San Mauro Forte, evitando, così un ulteriore danno per le comunità delle aree interne della provincia di Matera. Impegniamo i parlamentari a cui la presente è destinata di calendarizzare, con urgenza, un incontro pubblico da tenere presso la sede municipale». Antonio Corrado a.corrado@luedi.it Grave danno a imprenditori e correntisti INTERROGAZIONE DI SEL Un servizio essenziale per il paese L’onorevole Placido chiede ai ministri di fermare la decisione IL TEMA della chiusura della Carime di San Mauro, era stato già oggetto di una interrogazione a risposta scritta, presentata dall’onorevole Antonio Placido (Sel) su impulso del circolo cittadino di Sinistra ecologia e libertà. L’interpellanza è stata presenta- © RIPRODUZIONE RISERVATA ta ai inistro dello Sviluppo economico e dell’Economia e Finanze, per sapere cosa si può fare per scongiurare la chiusura, annunciata il 14 aprile dal grupp Ubi Banca di Bergamo, nellambito di un riordino nazionale delle sedi. «La banca di San Mauro Forte spiega Placido- ha una tradizione decennale, nasce come Cassa di risparmio di Calabria e di Lucania, tant'è che l'immobile è proprietà della banca; immobile nel pieno centro a piano terra, con tutti i comfort, di oltre 300 mq e recentemente ristrutturato; dopo il passaggio da Carical a Carime già si sono avuti i primi contraccolpi, passando da filiale a mini sportello aggregandola alla filiale di Bernalda; le prime avvisaglie già si erano avute nel me- se di luglio-agosto 2013, quando gli sportelli funzionavano a giorni alterni. Ora la notizia, non ufficiale, che dal 14 aprile potrebbe chiudere definitivamente; se ciò dovesse accadere -spiega ancora Placido-sarà un ulteriore colpo ad un piccolo comune di 1.600 abitanti che nel corso degli anni si è visto tagliare altri servizi presenti sul territorio come l'Ufficio del giudice di pace, la presidenza dell'Istituto comprensivo, il monopolio di stato, il ridimensionamento dell'Ufficio postale, accorpandolo a quello di Accettura con la conseguente mancata presenza quotidiana del postino; a ciò si aggiunge un mancato servizio ad una intera comunità perlopiù anziana che in questo momento si vede spaesata, non sapendo cosa fare dei loro piccoli risparmi, nonché anche al piccolo tessuto imprenditoriale e al sistema istituzionale come il Comune e la scuola. Un servizio strategico sul territorio, che non si può perdere». L’assemblea promossa dalla Pro loco a San Mauro Forte ANGOLO DELLO SPORT Due match saranno in casa dove si confida nel calore del tifo Real Stigliano a un passo dalla A Solo sei partite separano le ragazze di Stigliano dalla grande meta STIGLIANO – Quindici vittorie portate a casa, un solo pareggio e zero sconfitte, sono numeri da capogiro quelli messi a segno dalle ragazze del Real Stigliano 2005. Questi dati fanno ben sperare per una promozione meritata, che così vicina, forse non lo è stata mai. Mancano solo sei partite al termine del campionato, e le ragazze di mister Dipersia sanno bene che dovranno mantenere ancora alta la concentrazione. Lo scorso sabato, le ragazze hanno centrato una vittoria importante per la corsa al titolo, asfaltando per 7-2 la seconda della classe: il Real Marsico. Una squadra tosta e difficile da contrastare nella sua metà campo. Infatti, il primo tempo è stato combattuto a centrocampo, con occasioni da entrambe le parti. Nel secondo tempo però, il ritmo è aumentato, e le giallorosse sono scese in campo con una grinta mai vista, la vittoria era il solo risultato che le ragazze volevano ottenere. Se le stiglianesi avanti sono riuscite ad alternarsi spesso, facendo tuonare la porta avversaria con estrema facilità, la difesa ha compiuto grossi miracoli, a partire dal centrale Claudia Zagaria, un vero muro a cemento Le ragazze del Real Stigliano durante un momento di carica armato, che si è fatta cogliere Dipersia, visibilmente emozioimpreparata pochissime volte. nato per l’importante tassello L’altra stella della difesa è l’or- che si aggiunge alla collezione: mai consolidato portiere Cinzia «Sono soddisfatto del lavoro Corleto, capace di avventarsi svolto da queste ragazze. Sapsenza paura su ogni pallone che piamo di poter contare su ognuna delle mie atlete, oggi mancaentra nella sua area di rigore. Ad andare a segno contro il vano due giocatrici importanti, Real Marsico, sono state : Jasmi- ma sono state ben sostituite, sone Rasulo, la migliore in campo, prattutto da Carolina Grancia e che ha messo a segno 2 prezio- Margherita Tursone. –in consissime reti, due reti anche per clusione poi spiegando–MancaSilvia Giordano, un gol per il ca- no sei partite al termine, le più pitano Iaia Gariuolo, Francesca difficili le giocheremo in casa, e Bruno e Francesca Disisto. A lo faremo come se fossero delle sottolineare la fantastica favola finali, Abbiamo voglia di contidella sua squadra, ci ha pensato nuare così, senza distrazioni». Il ricco bottino di vittorie del Real Stigliano, conta ben 151 reti realizzate, ed è il miglio attacco del campionato, con soli 17 gol subìti. I 46 punti in classifica, e i sette di vantaggio sulle inseguitrici Real Marsico e C.S. Pisticci, appaiate a 39, fanno ben sperare il Presidente Donatello Verre: «Oggi abbiamo fatto passo in avanti decisivo per la conquista della Serie A. La strada è ormai spianata e abbiamo messo alle spalle le partite più difficili. Quello che stano facendo, staff, tecnici e giocatrici è sotto gli occhi di tutti, mi sento così in dovere di non escludere nessuno dai ringraziamenti». Quando le partite si giocano in casa, le ragazze sanno benissimo di poter contare sull’affetto e il sostegno dei suoi tifosi, e Salvatore Disisto, vicepresidente della squadra ci tiene a sottolineare questa immancabile presenza: «Il pubblico ci segue sempre con determinazione, è la marcia in più per queste ragazze, che non smettono mai di lottare». Il Real Stigliano vince e convince sempre di più, la serie A è ormai distante quanto un palmo della mano. Michele Ungolo © RIPRODUZIONE RISERVATA BREVI STIGLIANO Annalisa Fusco nel Sales Campus STIGLIANO - Oltre 5mila domande per 30 posti. Annalisa Fusco di Stigliano è entrata nel Sanpellegrino Sales Campus, il progetto che l’azienda ha promosso per offrire ai brillanti neolaureati un’opportunità per avvicinarli al mondo del lavoro. Parte ufficialmente il Sanpellegrino Sales Campus (https://www.sanpellegrino-corporate.it/salescampus.aspx), progetto dedicato alla valorizzazione dei giovani laureati italiani che unisce la formazione e la pratica concreta sul campo. Sulle oltre 5mila domande pervenute solo 30 sono i ragazzi che sono entrati a far parte di questo progetto. Tra questi anche Annalisa Fusco, 27enne di Stigliano. GRASSANO “Fatti sotto”, iscrizioni fino a maggio GRASSANO - Scade il 10 maggio l’iscrizione al concorso “Fatti sotto”, promosso da Radio Activity Grassano. opo il successo della prima edizione, non si poteva disattendere le aspettative del pubblic. Il Contest è rivolto a tutti gli artisti emergenti con età non inferiore ai 18 anni, che siano residenti o non in Basilicata, purché sul territorio italiano. L’iscrizione e la partecipazione e completamente gratuita inviando semplicemente la modulistica pubblicata sul sito www.radioactivitybasilicata.it entro e non oltre il 10 maggio. RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 30 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 BERNALDA matera@luedi.it ROTONDELLA Lo sconfitto: «Escluso da un partito disattento dopo aver fatto il soldatino» Cucari vince le Primarie chiuse Quattro voti di scarto sull’antagonista Francomano visibilmente deluso ROTONDELLA – «No, non mi ricandido, e non sarò parte attiva nella prossima campagna elettorale». Il sindaco, Vincenzo Francomano, non nasconde l’amarezza del giorno dopo. E se qualcuno aveva pensato che le Primarie potessero essere un farmaco indolore, dovrà ricredersi ancora una volta. Alla fine, come da pronostico, ha vinto Mario Cucari: 23 voti contro i 19 di Francomano; 42 votanti, 4 assenti comunque non decisivi (tra questi, infatti, c’era almeno un “voto sicuro” per Cucari). L’ex sindaco diventa, così, il candidato della coalizione che avrà come perno il Pd. Ha vinto la sua mozione “Rotondella prima di tutto”, con al centro lavoro, Agenda digitale, ambiente, energia, sviluppo locale, cultura e democrazia “collavorativa” (la “v” è voluta” per richiamare il lavoro: qualcosa di più, dice, rispetto alla semplice democrazia partecipativa). Subito in marcia dunque. Già domani si riunirà il Comitato di coordinamento, che “nell'unità del partito” (Cucari lo dice scandendo bene le sillabe, ndr.) lavorerà per una coalizione allargata. Allargata a chi? Su questo il primo indirizzo forte del neo candidato. «Sono disposto a dialogare con tutti, ma soprattutto con le forze moderate di centro». Insomma, il Pd targato Cucari sa già dove guardare. Sarebbe stato diverso l’auspicio di Francomano, più orientato a guardare anche a sinistra del partito. Ma adesso, di fatto, il suo parere conta poco. La sua triste presa di distanza è dichiarata con fermezza. E mentre tanti, fuori da Rotondella, si chiedono ancora il perché della mancata ricandidatura di un sindaco giovane con importanti incarichi extra-comunali, quel perché lo cerca anche lui. «E’stata fatta –ha detto ieri al Quotidiano- la scelta più difficile da far capire all’elettorato. Se il partito avesse avuto un’opinione positiva sul mio operato amministrativo, di fronte alla mia ricandidatura non avrebbe dovuto porre alternative. Mario Cucari Avrei capito l’obiezione in presenza di un giudizio negativo che non è mai emerso con chiarezza e che, a questo punto, immagino sia destinato a emergere in campagna elettorale». Una campagna elettorale che, proprio per questo, non lo vedrà impegnato in primo piano. «Mi sentirei motivo di imbarazzo per il partito». Il sindaco snocciola poi il racconto amaro degli ultimi due mesi, non belli per lui, con «la sezione di partito che si è trovata a mettere in maggior risalto le poche criticità del mandato amministrativo rispetto alle tante realizzazioni positive». Parole forti anche all’indirizzo del Pd extracomunale: «Il partito ha una grave responsabilità per quello che è successo, ha mostrato disattenzione. Forse sarebbe stato opportuno aprire una discussione prima di arrivare a tutto questo. Io –ha continuato– per rispetto del Pd e delle sue regole non mi sono tirato indietro, ho fatto ancora una volta il soldatino. Esco di scena non per giudizio del popolo, ma per volontà di una parte del mio partito. Porto con me un’amarezza di fondo, ma una grande serenità d’animo: questa amministrazione ha fatto bene». Su questo, del resto, con toni moderati concorda anche il vincitore: «Domenica si è votato per il futuro –ha detto Cucari al Quotidiano- non solo per il giudizio sul mandato amministrativo, il quale, pur tra luci e ombre, a mio giudizio è comunque positivo». Parole del giorno dopo, ma comunque dette. Cucari, si sa, conosce bene l’arte della politica. La pratica già da tanti anni. Pino Suriano © RIPRODUZIONE RISERVATA ASSISTENZA DOMICILIARE La Mimosa fa il punto POLICORO - Tracciare un report del servizio di assistenza sanitaria domiciliare nel territorio dell'Asm di Matera, in un periodo in cui la presa in carico domiciliare e le conseguenti politiche d’integrazione continuano ad essere un tema di frontiera nell’ambito dei servizi alla persona. Questo l'argomento al centro dell'incontro, promosso dalla cooperativa La Mimosa aderente a Legacoop Basilicata, che si terrà oggi a Policoro, alle ore 15.30, presso la Sala riunioni “Fellini” della Commissione invalidi civili. Interverranno, tra gli altri, i responsabili dei Centri di coordinamento cure domiciliari e palliative dell’Asm, il coordinatore del servizio Adi della cooperativa, il direttore del Distretto coordinamento delle attività territoriali – Asm, rappresentanti sindacali della Fimmg e Snmmg oltre a operatori dei Distretti, medici di Medicina generale e specialisti. Il municipio di Rotondella BERNALDA Fuina scrive ai ministri Alfano e Padoan Tares, l’ultimatum è scaduto «Pronti a boicottare le elezioni» BERNALDA - E’ scaduto l’ultimatum concesso al commissario straordinario, Ermelinda Camerini, da un gruppo nutrito di cittadini, che hanno promosso una petizione per chiedere gli immediati sgravi sulla Tares, la tassa sul servizio di raccolta dei rifiuti. La petizione era stata consegnata alla Commissione di vigilanza sulla ddemocrazia partecipata, che ieri, attraverso il rappresentante Donato Fuina, coordinatore della Cvdp ha segnalato il caso al Ministro degli Interni, Angelino Alfano, e al Ministro dell’Economia e Finanze Pier Carlo Padoan. «Ci sono gravi irregolarità riscontrate nelle procedure di calcolo ed emissione dei bollettini di pagamento relativi alla Tares 2013 da parte dell’Ente comu- nale di Bernalda-Metaponto. -spiega Fuina nella nota- Detta tassazione, anche secondo quanto dichiarato dal Commissario Camerini, nel 2013 ha avuto un incremento rispetto al 2012 del 49,7%. Tuttavia, a causa di probabili disfunzioni non ancora pienamente accertate da parte dell’Ente tassatore, moltissimi cittadini hanno ricevuto comunicazioni di pagamento ancor più elevate, con un incremento che in molti casi ha raggiunto, o addirittura superato, il 300% di rincaro rispetto agli anni scorsi. La cittadinanza si è mobilitata con una massiccia raccolta-firme, ma anche inviato all’Ente comunale svariate richieste di spiegazioni e ricalcolo della tassa, soprattutto a seguito dell’inizio, a partire dal 1 agosto 2013, della raccolta differenziata che, a detta loro, sta avvenendo con successo avendo raggiunto il 60% di differenziazione effettiva. Il Commissario Camerini non ha saputo o voluto fornire alcuna risposta relativamente ai “benefici”destinati alla cittadinanza, e determinati dalla raccolta differenziata in atto, oltre che dal risparmio per il mancato conferimento in discarica di detti materiali. In ulteriore mancanza di riscontri, la maggioranza assoluta dei cittadini bernaldesi e metapontini è pronta anche al boicottaggio totale e sistematico di ogni manifestazione elettoralistica a venire». Donato Fuina della Cvdp di Bernalda in polemica sulla Tares NOVA SIRI L’annuncio del consigliere Stigliano (FI) che ringrazia Stella Sp 104 verso la definitiva messa in sicurezza NOVA SIRI - Nei giorni scorsi l’amministrazione provinciale di Matera e l’impresa aggiudicatrice, hanno finalmente firmato il contratto per la realizzazione dei lavori di messa in sicurezza del tratto di strada provinciale Nova Siri marina/Nova Siri centro, località Pietra del Conte fino al bivio Tre Croci. L’appalto, aggiudicato lo scorso anno per l’importo di circa 138mila euro oltre Iva, prevede l’avvio a brevissimo dei lavori di pulizia di cunette e tombini, la realizzazione Antonio Stigliano di barriere di sicurezza in acciaio, la sistemazione dei tratti in frana dal bivio della Sulla fino al bivio Tre Croci, mediante opere di scavo, sbancamento, rifacimento fondazioni, muri, gabbionature, piantumazione di acacia, eucalipto, oleandro, perastro e ginestre, per il generale miglioramento del drenaggio del terreno. Il progetto prevede, infine, interventi saltuari di bitumazione e rifacimento segnaletica orizzontale. La messa in sicurezza dell’intera direttrice Nova Siri Centro/Marina sarà completata con ulteriori interventi sul tratto contrada Pietra del Conte fino ad arrivare alla marina, grazie all’ulteriore finanziamento di centomila euro stanziato lo scorso novembre in sede di assestamento di bilan- cio. A darne notizia è il consigliere provinciale, Antonio Stigliano (FI), che ricorda come sono da considerarsi praticamente conclusi anche gli interventi di messa in sicurezza della Sp Nova Siri Centro/Rotondella, «consistiti -spiegain pulizia cunette e drenaggi, bitumazione, segnaletica orizzontale, barriere di sicurezza, con la definitiva sistemazione del tratto in frana al km. 2+700. Nelle more dell’avvio a realizzazione della Sp Santuario Madonna della Sulla, opera finanziata con fondi Cipe per 800mila euro, ho avuto rassicurazioni dal presidente Stella che entro aprile saranno eliminate le criticità causate dalle piogge di quest’inverno. Ringrazio Stella a nome dell’intera della comunità novasirese». RASSEGNASTAMPA E' vietata la riproduzione. Tutti i diritti sono riservati. Martedì 11 marzo 2014 www.ilquotidianoweb.it 31 REDAZIONE: piazza Mulino,15 75100 Matera Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466 POLICORO matera@luedi.it POLICORO «Sono venuto da Parma per vivere qui, ma la zona lido è poco sicura» Esasperato dai furti di biciclette La denuncia amara di Salvatore Pace, derubato per 3 volte nel suo giardino POLICORO - E’ intrisa di amarezza, la denuncia di Salvatore Pace, un ragazzo di 35 anni, che ha scelto di trasferirsi da Parma a Policoro, dove vive nella zona Lido, in quanto ama il mare e la spiaggia bellissima di questa zona. Nei giorni scorsi, a Salvatore sono state rubate ben tre bici, unico mezzo di trasporto che ha deciso di possedere. «Vivo da solo ed ho scelto di vivere nella maniera piu ecologica possibile. Non pos- siedo autovetture e credo fermamente nell’ambiente e nella tranquilità, che mi era stata prospettata della zona. Ma ciò che sta succedendo anche qui, ha dell’incredibile. Le mie tre bici mi sono state rubate dall’interno del mio giardino, mentre dormivo. Erano il mio unico mezzo di trasporto, per fare la spesa, andare dal medico ecc. Mi sono sentito tradito e chiedo a chiunque possa aiutarmi a ritrovare le mie bici a cui sono affezionato. Chiedo a tutte le istituzioni e a tutte le forze dell’ordine presenti sul territorio di non abbandonarci a noi stessi. Nella zona dove io vivo, tra il Delfino e il cinema Hollywood, ci sono circa 50 famiglie, ma quello che percepisco è il totale abbandono della zona che viene solo attenzionata nel mese di agosto con la continua presenza di polizia, carabinieri. Chiedo che questa presenza sia continua anche nei periodi invernali, dove i ladri la fanno da padrone. Faccio anche un appello al sindaco di Policoro, affinchè possa far vivere questa zona tutto l’anno, magari aprendo qui in questa zona degli uffici pubblici, nel nuovo Centro commerciale che Una delle bici rubate a Salvatore Pace stanno costruendo, in modo tale zone della città, dove si registrada non sentirci esclusi dal vivere no furti quasi con cadenza quotiquotidiano creando così del mo- diana. Un appello tanto più imvimento di gente». portante, perchè proviene da una Un appello accorato, che do- persona perbene, che ha scelto di vrebbe far riflettere tutti sulla poter vivere a Policoro. Antonio Corrado questione sicurezza in diverse MONTALBANO Le Ferrari per salutare la decima edizione della sagra Mega truffa all’Inps Falsi braccianti Controlli a tappeto Successo per la tre giorni dedicata alle produzioni di qualità nel Metapontino L’arancia in tutte le salse MONTALBANO JONICO - Si è chiusa con un altro successo, la Sagra dell’arancia, appuntamento clou per la produzione di punta dell’economia agricola montalbanese. Tre giorni per aprire la primavera montalbanese e metapontina, con diversi eventi. La manifestazione si è aperta con la consueta mostra pomologica del primo giorno,organizzata dall’Alsia, dove a prendere la scena sono le molte varietà d’arance coltivate in zona, con particolare interesse verso l’arancia “staccia”, tipica dei territori di Montalbano e Tursi. A far da cornice, è stata allestita anche una la mostra della civiltà contadina, con mezzi da lavoro tipici dei “cafoni” (così erano chiamati gli uomini che coltivavano la terra) dei tempi andati e con gli oggetti della quotidianità delle famiglie dei nostri nonni, a cura di “più Midia” di Giovanni Rosano. Il secondo giorno di sagra, dopo un lavoro svolto nelle scuole durante la mattinata a cura dall’associazione “Terra dei calanchi” e dalla cooperativa sociale “Arcobaleno”, dove sono state realizzate da bambini e insegnati spremute e confetture, ha visto sviluppare nel pomeriggio l’aspetto più tecnico e interessante per le aziende agricole locali, cioè, la presentazione in un convegno della nuova Pac (Politica agricola comunitaria), che ha avuto come ospiti e relatori del convegno l’europarlamentare Sergio Silvestris, che ha contribuito alla realizzazione del Pac in commissione agricoltura, e Salvatore Camposeo dell’Università di Bari, esperto di olivicoltura ed agrumicoltura. Nella serata dell’8 l’Ipseao “Fortunato” di Marconia, all’interno del cortile delle scuole elementari, ha realizzato, grazie all’opera degli alunni e dei professori montalbanesi dell’istituto, pietanze e dolci a base d’arancia. Nella giornata conclusiva, dopo l’escursione guidata della prima mattinata presso i calanchi a cura dell’associazione Terra dei calanchi, alle 11.30 hanno sfolgorato per le vie cittadine trenta esemplari di Ferrari, portate a Montalbano dal “Veteran club” di Policoro di Luigi Lavieri, che hanno poi sostato in via Miele fino alle 15.30, prima di far tappa al kartodromo “Don Paolo” per poter essere provate su pista. Alle 17, presso l’aula magna delle Elementari, sono stati assegnati due importanti premi: Il premio “Città di Montalbano”, dove a concorrere sono stati dei giovani laureati in Agronomia, che hanno sviluppato nei loro lavori di tesi argomentazioni affini all’agrumicoltura; e il premio, ormai diventato un punto cardine della sagra, “Arancio d’oro”, assegnato ad i montalbanesi che si sono distinti per particolari motivi, quest’anno, il premio è stato assegnato ad uno dei più antichi e celebri barbieri di Montalbano, Vincenzo Galeazzi, ed allo storico preside dell’Istituto Magistrale e Liceo Scientifico di Montalbano, Giuseppe Sole. Poi il convegno su “Agrumicoltura lucana, attualità a prospettive” a cura di Carmelo Mennone. La serata, e quindi la sagra, si è conclusa con il concorso “Dolce arancia”, organizzato da Forum Giovani di Montalbano, concorso che ha visto premiare il miglior dolce fatto in casa ed il miglior dolce di pasticceria e con la tradizionale “pentolaccia”. Grande soddisfazione degli amministratori comunali e delle Pro loco, che hanno organizzato. provinciamt@luedi.it La mitica arancia staccia BREVI MONTALBANO POLICORO MONTALBANO - «Dobbiamo guardare con interesse al destino della prossima programmazione comunitaria per evitare che si perdano risorse preziose per colmare i divari produttivi ed economici tra regioni d'Europa». Lo ha dichiarato l'onorevole Cosimo Latronico (FI), intervenendo al convegno sulla nuova politica agricola comunitaria promosso dal comune di Montalbano. POLICORO - Per la Festa della donna, l’artista lucano Andrea La Casa ha radunato 7 colleghi per la mostra su “Pianeta Donna”, per indagare con le armi seduttive e allusive dell'arte la figura femminile e le sue contraddizioni, lasciando spazio alla visione delle tele e delle fotografie e all'ascolto del monologo recitato da Giuseppe Ranoia. La Casa è tra i fondatori del movimento Trampled Art contro l’arte a pagamento nelle gallerie. «Il futuro nella Pac» La Casa, mostra sulle donne UNA megatruffa per un danno complessivo alle casse dello Stato di oltre 10 milioni di euro è stata scoperta dai carabinieri del comando provinciale di Bari, durante indagini coordinate dalla procura della Repubblica e svolte anche con la collaborazione degli ispettori della Direzione provinciale pugliese dell’Inps. Centinaia di controlli svolti in tutta la provincia e nel Metapontino, hanno permesso di accertare che numerose società del settore agricolo avevano assunto fittiziamente 831 braccianti, tutti denunciati, attraverso attestazioni false di posizioni lavorative inesistenti, inducendo in errore l’ente previdenziale che ha provveduto, nei vari anni, ad erogare prestazioni assistenziali non dovute, quali la disoccupazione, la malattia, la maternità e gli assegni familiari, producendo un danno milionario all’erario. Per un centinaio di loro è scattata anche l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alle truffe ai danni dello Stato. Si tratta, oltre che di singoli braccianti agricoli, di mediatori, imprenditori del settore agricolo e commercialisti che, a vario titolo, avevano messo in piedi il meccanismo di truffa che ha interessato, oltre alla provincia di Bari, anche il sud foggiano e le province di Brindisi, Taranto e Matera. MONTALBANO Cerimonia in ricordo dell’illustre cittadino Per non dimenticare Leucio Miele Ritratto di Leucio Miele MONTALBANO JONICO - Con una sobria cerimonia è stato ricordato a Montalbano Jonico nella cappella gentilizia di famiglia Leucio Miele ( 1940-1975 ). Erano presenti, tra gli altri, il sindaco, Enzo De Vincenzis, l’assessore alla Cultura Leonardo Rocco Tauro, organizzatore dell’evento insieme a Vincenzo Maida, Francesco Amendola e Giovanni Vita, l’anziano maestro elementare Maurizio Amendola, ufficiale della Repubblica Sociale Italiana e componente dell’ufficio stampa del Ministero della Cultura Popolare della Rsi e numerosi cittadini, oltre ai familiari di Leucio Miele venuti da Bari, da Nova Siri e da Rotondella. Al termine, dopo diversi interventi, che hanno ricordato la figura dello scomparso a soli 35 anni, il 5 marzo del 1975, Maurizio Amendola ha invocato il “presente” secondo la formula di rito. Leucio fu un protagonista delle lotte studentesche alla fine degli anni ’60 nel Metapontino e all’università di Roma e un riferimento nazionale per l’Organizzazione Lotta di Popolo. Rinunciò ad una vita di agi, la sua era una famiglia benestante, e ad una possibile carriera politica in coerenza con la sua visione del mondo. Lottò contro l’autonomia del comune di Scanzano Jonico, prevedendo i danni che ne sarebbero derivati alla co- munità scanzanese ed a quella montalbanese. Organizzò assemblee, manifestazioni e comizi con i contadini colpiti dalle calamità atmosferiche del 1974 e formulò una proposta di legge regionale. Difese dall’ipotesi di privatizzazione il bosco comunale di Andriace. Fondo l’Unione Sportiva “Folgore”; elaborò un progetto di rinascita del comune di Montalbano Jonico. L’impegno di tutti è stato quello di organizzare un convegno su di lui in occasione del quarantennio dalla morte. RASSEGNASTAMPA IV I POTENZA CITTÀ POLITICA LE MANOVRE NEI PARTITI Martedì 11 marzo 2014 CENTRODESTRA Forza Italia pronta a puntare su Michele Cannizzaro, mentre Fratelli d’Italia lancia Galella. Settimana decisiva per le scelte Sindaco, primarie a sinistra e forse a destra Pd imballato potrebbe a correre con più candidati per la scelta ANTONELLA INCISO l Un caos. Il Pd ha la tachicardia, preda delle tensioni provocate dal lavoro per il congresso regionale e dai riassetti interni. Ad aggravare il quadro, poi, le grane generate dalle amministra tive nel capoluogo che, per dirla come affermano autorevoli esponenti del partito, non lesinano «pasticci». Un’allarmante reazione a catena che rischia di far saltare in aria innanzitutto il tavolo per la scelta del candidato sindaco del capoluogo. L’ultimo caso è emerso nella riunione del «comitato tecnico- istituzionale» messo a punto dal partito democratico. Un incontro che serviva ad individuare un candidato unitario del partito da «sottoporre» all’attenzione degli alleati, ma che di fatto si è concluso con la conferma delle troppe tante divisione all’interno dei dem. Insomma, distanze siderali che potrebbero portare a primarie con più candidati targati Pd. Perchè in questo scenario incerto le certezze che si vanno man mano consilidando riguardano proprio le primarie che senza unità diventano quasi un imperativo. Il «nodo», però, è capire con quanti candidati dem debbano svolgersi. Con un solo rappresentante che sfida gli altri candidati della coalizione o con più candidati dello stesso partito? Per avere certezze ci vorranno almeno altri 6 giorni, tempo necessario al «comitato tecnico» per capire se una sintesi è possibile. Molto, però, dipenderà dagli antezziani che pur di evitare ulteriori spaccature, avrebbero chiesto di valutare anche l’ipotesi di sostenere il candidato espressione di un partito minore (a differenza dei pitteliani LA SCADENZA Uno o più nomi? I dem scioglieranno il nodo entro 6 giorni che avrebbero lanciato - senza troppo successo - il nome di Gianluca Caporaso). In caso contrario, senza mediazione e sintesi, pronti a scendere in campo ci sono almeno quattro esponenti dem: Erminio Restaino (sostenuto da una parte dei cuperliani e da una parte dei renziani), Giampaolo Carretta, Federico Pace ed Antonio Pesarini (soluzioni interne proposte entrambe dal gruppo Santarsiero). Con loro a sfidarsi per le primarie del Centrosinistra Roberto Falotico in quota Realtà Italia e Pietro Campagna in quota Centro democratico. Ma se a sinistra le primarie appaiono una strada quasi obbligata, anche il Centrodestra starebbe valutando questa opportunità. A chiederle con insistenza è Fratelli d’Italia che punterebbe, come candidato sindaco, su Alessandro Galella ed i «Popolari per l’Italia» che attraverso il segreatrio cittadino, Franco Morlino, le sollecitano ma «condivise». Questo mentre Forza Italia, starebbe lavorando all’ipotesi Michele Cannizzaro, Roberto Falotico Michele Cannizzaro Erminio Restaino Alessandro Galella Giampaolo Carretta Federico Pace LIMITE DEI TRE MANDATI Pesarini: «Come il cambiamento totale può giovare alla città di Potenza?» Ginefra: «Non sono vecchio della politica ma anche i nuovi abbiano relazioni e voti» l «Sono d’accordo con il fatto che la gente vuole la novità, vuole ringiovanire la classe dirigente. L’esperienza di Renzi ha portato ad un simile ragionamento, io potrei fare un passo indietro e non candidarmi ma per uno che ha svolto due mandati da consigliere ed uno da assessore c’è un percorso in ascesa». Difende la sua idea di candidarsi ancora l’assessore Antonio Pesarini. «Sono per le valutazioni personali sono per cambiare le facce ma non totalmente - evidenzia - voglio una discontinuità nella continuità, non per salvaguardare la mia persona ma perchè se cambiamo totalmente non so come si possa giovare alla città». «Se uno è riuscito a farsi un nome nella città - aggiunge ancora - queste sono condizioni che non si possono mandare alle ortiche. Va valorizzata l’esperienza considerato che ci saranno a disposizione tra liste civiche e del Pd circa 120 posti. Se parliamo di limiti di mandati - conclude - io aggiungo che non accetterei che nella lista del Pd ci sia candidati riciclati del Centrodestra. È evidente che se mettiamo [a.i.] Antonio Pesarini paletti non ne usciamo più». l «Io non credo molto nella rottamazione. Non ho mai digerito che personalità e capacità politiche come D’Alema per il Centrosinistra o Gianfranco Fini per il Centrodestra non diano più niente alla politica. Condivido il rinnovamento se accompagnato dall’esperienza. Una squadra non si forma mai con persone completamente nuove». Usa la metafora calcista l’assessore Giuseppe Ginefra per commentare l’idea del Pd di mettere il limite dei tre mandati. «In una squadra ci vogliono persone di esperienza che facciano da guida ai giocatori più giovani - dice - io credo che il rinnovamento sia necessario, ma si può fare anche diversamente. Se un consigliere con tre legislature viene messo in lista ed esce, non necessariamente deve fare l’assessore ma può stare in consiglio, in giunta va una persona nuova con nuove idee. In politica ci sono due ruoli: la gestione e l’indirizzo politico. Io sono pronto a mettermi a servizio del partito, la prima cosa che vedo è il rafforzamento del partito e del Centrosinistra. Se il partito decide che posso dare qualcosa scendo in campo conclude - io non mi sento vecchio della politica, ma vorrei che [a.i.] Giuseppe Ginefra anche i nuovi siano capaci di avere relazioni e voti». Lovallo: «La politica la faccio per servizio per questo non c’è limite ai mandati» Coviello: «Mi rimetto alle decisioni del partito ma ho ancora qualcosa da dare» l È di poche parole l’assessore Nicola Lovallo. Sul limite dei tre mandati preferisce non esporsi più di tanto e lasciare agli altri le prese di posizione più dure. Qualche frecciatina, però, non la risparmia. «La politica la faccio per dare un servizio, per questo non c’è un limite ai mandanti» esordisce. «Se poi questo serve per dare spazio a qualcuno non c’è problema» continua. Per lui, la cosa essenziale è servire quello che gli dice la sua coscienza. «È la mia coscienza che mi ha dato il via libera a servire la comunità - aggiunge - ho fatto così la politica, sempre così, e così la continuerò a fare serenamente. Le scorciatoie non mi piacciono». Poi, ricorda quando da primo eletto non venne premiato con l’assessorato ma si limitò a fare il semplice consigliere. «Anche come semplice consigliere ho lavorato -sottolinea - io sono stato il primo degli eletti qualche anno ed ho fatto il semplice consigliere. Ho fatto il mio dovere in silenzio non ho mai voluto accordi trasversali, ho cercato di servire la mia gente, ho fatto sempre il mio dovere». [a.i.] Nicola Lovallo [foto Vece] l «Limite dei tre mandati? Mi rimetto alle decisioni del partito». Donato Coviello consigliere comunale ed ex assessore del Comune di Potenza non si sbilancia sull’ipotesi di non essere ricandidato per aver già fatto più di tre legislature. Non si rassegna, però, ad essere considerato un «politico da rottamare». «Io sono nelle condizioni di dare ancora qualcosa alla politica afferma - ma non posso che rimettermi alle scelte del partito, forse ci vuole un pò di rinnovamento ma una decisione drastica di eliminare tutti quelli che hanno più di tre legislature va valutata meglio. Lo so che bisogna fare delle scelte perchè siamo alla fine della legislatura continua - ma non possiamo lasciarci trasportare dall’onda rinnovatrice che è più una moda che una necessità di cui molti cavalcano l’onda. Un partito, invece, deve fare una valutazione più ampia e valutare se coloro che hanno più di tre legislatura possono dare ancora qualcosa al partito ed alla politica in generale. In ogni caso, mi rimetto al partito». [a.i.] Donato Coviello RASSEGNASTAMPA POTENZA CITTÀ I V Martedì 11 marzo 2014 LA PROPOSTA Se le divisioni dovessero mettere a rischio la tenuta del partito, antezziani pronti a sostenere anche il nome di un alleato LA RIUNIONE Il tema affrontato nel corso dell’incontro di maggioranza e nella riunione dei democrat in vista del bilancio Finanze, pressing su Pittella per un decreto «Salva Potenza» Santarsiero: «Se l’Italia si è fatta carico di Roma, la Basilicata si faccia carico della città» Necessari non meno di sei milioni di euro per affrontare la delicata situazione l Una battaglia che vuole condurre in prima persona tenendo ben salde in mano le redini di amministratore per ben oltre dieci anni della città. A chi lo incontra Vito Santarsiero, consigliere regionale del Pd, snocciola numeri ed esempi, cercando di far passare quell’idea di un Decreto «Salva Potenza». La città è sull’orlo del baratro finanziario ed il primo cittadino, ad un passo da diventare ex considerato che tra quindici giorni si voterà per la decadenza, si batte come un leone in Regione per ottenere - nel bilancio - i fondi che salvino la città. Un vero e proprio decreto «Salva Potenza» come quello «Salva Roma» approvato dal Governo Renzi. Un decreto di cui il presidente della Prima Commissione consiliare ha parlato nel corso della riunione di mag- DISSESTO Continua a pesare la situazione debitoria del comune di Potenza, per la quale Satarsiero ha chiesto aiuto alla Regione . gioranza convocata dal presidente Pittella sul bilancio e nel corso di vari incontri del Pd. Cercando convergenze ed alleanze per convincere il governatore e la maggioranza ad erogare i fondi. «Se l’Italia si è fatta carico di Roma, la Basilicata può farsi carico di Potenza. Tra l’altro, in proporzione la situa- zione del capoluogo è peggiore di quella della capitale» ammette Santarsiero che ricorda anche come in città «c’è una dimensione di servizi rispetto ai quali mai c’è stata una chiara consapevolezza di spesa» e «arrivino 40-50mila persone al giorno ed oltre 30mila mezzi» . «Un carico in termini di spesa e di tutto - continua - che necessità di contributi e che si somma alla situazione economica tremenda che abbiamo, con un debito 12 milioni di euro ed una situazione difficile come quella attuale». In questo scenario per Santarsiero servono non meno di sei milioni di euro. «Sono un punto di riferimento, una cifra necessaria per far fronte a tutte spese della città - conclude - Certo, c’è una disponibilità sul fronte politico ma questa si inserisce in un contesto più ampio, quello di sostenere i comuni che erogano servizi sovracomunali». Come dire che per salvare Potenza si possono salvare anche [a.i.] altre realtà. PARTITI CON IL CONGRESSO CITTADINO BENI LE MOTIVAZIONI DEL CONSIGLIO DI STATO E IL COMMENTO DI SIMONETTI REGIONE IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE PIERO LACORAZZA Psi a Potenza rinnovata la segreteria «Tribunale, i perché «Subito risposte del no alla vendita» a chi non lavora» l Il congresso cittadino del Psi nella città di Potenza ha portato al rinnovo della segreteria con l’elezione di Franco Tempone segretario e vice segretari Donato Grosso e Raimondo Andreoli. Molti gli interventi, anche delle forze politiche del Centrosinistra che hanno ringraziato il partito sia per «quanto fatto in passato sia per il ruolo da assumere all’interno della coalizione per il futuro governo della città di Potenza». Dalla discussione, incentratasi soprattutto sull’imminente campagna elettorale per il rinnovo del consiglio comunale di Potenza, sono emerse alcune indicazioni chiare per il prossimo futuro. Il Partito socialista italiano parteciperà alla prossima campagna elettorale con una propria lista che sarà il più possibile aperta ai giovani ed alle donne oltre che capace di guardare al mondo del lavoro, sindacale ed imprenditoriale. Una lista che saprà essere protagonista all’interno del centro sinistra potentino. Un dibattito che, con la relazione del consigliere uscente Filippo Gesualdi, ha evidenziato le diverse criticità sulla gestione della città da parte dell’attuale maggioranza senza mancare di enfatizzare le tante cose realizzate. Un punto di partenza indispensabile sulla base del quale è stata elaborata la proposta programmatica a cui ha lavorato un’apposita commissione congressuale, presieduta da Matteo Schiavo. l Un’ ulteriore spesa con un indebita- te fu individuato un acquirente - continua mento del Comune per circa 98 milioni ed Simonetti - La stessa avrebbe fittato l’imuna proposta di acquisto per 38 milioni non mobile al Comune per 3.290.000,00 annui per ritenuta favorevole. Sono i particolari che un periodo di trenta anni. Tenuto conto che emergono dalle motivazioni del Consiglio di il Comune di Potenza spende ogni anno per Stato con cui sono stati rigettati i ricorsi del i servizi di gestione della sede giudiziaria Comune di Potenza e della societa’ immo- oltre 3, milioni salvo aumenti derivanti dai biliare Maya di Napoli avverso le decisioni costi dei servizi che al momento lo Stato non del Tar Basilicata che aveva bloccato la ven- contribuisce a sostenere con il rimborso a dita della sede del tribunale di Potenza in pie’ di lista, cosi come accade in tutto il quanto «bene del patriPaese, con l’accollo del monio non disponile e fitto l’amministrazione quindi della incommeravrebbe dovuto garanticiabilita’dello stesso». Ad re una spesa prossima a evidenziarlo in una nota 6.290.000,00 euro annui il presidente del Cseres, .In sostanza avrebbe inPietro Simonetti. cassato 32 milioni e ne «Si tratta di una senavrebbe speso circa 188 tenza di primaria impormilioni in trenta ,di cui tanza nazionale sui temi circa 98 per fitto della sedella alienazione dei beni de, oltre ad ulteriori aupubblici e che blocca dementi istat per i contratti finitivamente la svendita dei servizi in essere, e saldell’immobile ed evita al Il Palazzo di giustizia vo qualche contributo Comune un ulteriore indello Stato. Questo era il debitamento per circa 99 milioni di euro - grande” affarone”. Oltre alla possibilita’ di precisa Simonetti - ,al netto di eventuali perdere - continua ancora Simonetti - in aumenti Istat, nel periodo contrattuale a mancanza di pagamento del fitto, la destisuo tempo stipulato con la società privata. nazione d’uso degli uffici, cosi come ha riInfatti, la sede degli uffici giudiziari fu va- levato il Consiglio di Stato». «La riduzione lutata dagli appositi organismi (con una dell’indebitamento del Comune - conclude il spesa di 70mila euro) 52 milioni di euro a presidente del Centro studi - dovra’ essere fronte di un canone ipotizzato di 3 milioni e affrontato dalla prossima amministrazione 100mila euro. Nelle motivazioni si scrive con un serio bilancio di previsione e di che “all’acquisto dell’immobile si interes- allocazione delle risorse che punti a ridare sarono prima la Cassa Nazionale Forense e vita alla città. In questo quadro si potra’ successivamente una società immobiliare , collocare il confronto con il Governo tutto la cui proposta di acquisto, 38 milioni di per la ristrutturazione e il sostegno le spese euro da pagare in due rate ,non veniva ri- del presidio giudiziario di Potenza e della tenuta favorevole per raggiungimento degli Basilicata che ovviamente non puo’ gravare obbiettivi” del Comune». «Successivamen- solo sugli Enti locali» l «Ad aprile ci aspetta una fase molto intensa: nel giro di pochi giorni il Consiglio regionale discuterà la manovra finanziaria per il 2014, le politiche per l'Università e farà il punto sulla programmazione comunitaria 2014/2020. La prima Commissione dovrebbe inoltre approvare la bozza del nuovo Statuto. Quattro scadenze essenziali per indicare una prospettiva alla nostra regione. Ma dobbiamo avere la consapevolezza che ha un senso discutere di prospettiva se, in questo quadro, assumiamo il tema dell’emergenza sociale come qualcosa che ci riguarda molto da vicino». Lo ha detto – secondo quanto reso noto dall’ufficio stampa – il presidente del Consiglio regionale, Piero Lacorazza, nell’intervento di saluto al congresso della Cgil di Matera. «Ci sono risposte da dare subito – ha aggiunto – innanzitutto alla platea dei lavoratori in cassa integrazione e in mobilità, che negli ultimi anni si è andata consolidando, ed ai disoccupati. E non è solo una questione di ammortizzatori sociali e di accesso al mercato del lavoro, tema sul quale a livello nazionale attendiamo proprio in queste ore le proposte del governo. Si tratta di fare qualcosa subito per invertire la rotta della crisi reinnescando la dinamica della crescita economica, ma servono scelte chiare che l’Europa può e deve fare con un determinante impegno della presidenza italiana. E questo per noi, per il Mezzogiorno che in questi anni ha visto aggravare la condizione della propria economia, significa innan- zitutto rivedere le regole del patto di stabilità, liberare risorse per lo sviluppo, consentire di sbloccare il grande tema dei pagamenti delle amministrazioni pubbliche alle imprese». Secondo Lacorazza «servirebbe una task force sul patto di stabilità, per verificare continuamente l’ammontare dei debiti delle amministrazioni pubbliche e le iniziative che si possono assumere per sbloccare progressivamente i pagamenti alle imprese. Ed è necessario mettere a valore le proposte che su questo tema sono venute dal confronto con i parlamentari e i rappresentanti del Governo Bubbico e De Filippo. Un contributo utile a questo dibattito può venire dal Piano del lavoro proposto Cgil, Cisl e Uil e dal documento Pensiamo Basilicata avanzato dalle parti datoriali. Occorrono inoltre alcuni programmi qualificati, di grande utilità sociale e civile, che possono rimettere in moto i settori trainanti dell’economia regionale: penso alla riqualificazione energetica e alla messa in sicurezza degli edifici, interventi che possono dar vita ad un vero e proprio distretto dell’abitare, collegato alle attività artigianali, al mobile imbottito, ma anche all’uso delle tecnologie e alla domotica in particolare. Programmi e iniziative che incrociano le proposte avanzate dal mondo sindacale e dalla Cgil, e su cui – ha concluso Lacorazza – è auspicabile che il governo regionale consolidi le pratiche concertative che sono essenziali per accompagnare la Basilicata fuori dalla crisi». RASSEGNASTAMPA VI I POTENZA CITTÀ CITTÀ DIFFICILE SULL’ORLO DEL PRECIPIZIO Martedì 11 marzo 2014 FUTURO Non c’è più una prospettiva. E si è diffusa una paura generalizzata di guardare al futuro. E persino di parlarne EMERGENZE Dalle condizioni di salubrità messe a rischio dai fumi inquinanti, alla precarietà del bilancio comunale col buco minaccioso «Salvare Potenza dal disfacimento» Appello del Comitato 13 ottobre alla stampa DINO DE ANGELIS * l Quale destino attende questa città? Quali risposte abbiamo ottenuto in tal senso negli ultimi anni da chi ci amministra? Siamo preoccupati non solo per le condizioni disastrose in cui versa il tessuto socio-economico, per le attività che settimanalmente sono costrette a chiudere i battenti, per una serie di servizi non fruiti, per la tristezza che si respira in giro e per la sfiducia nel futuro che anima la maggior parte della collettività. Anche i preti nelle omelie della domenica non dicono più di guardare al futuro con ottimismo, ma invitano a guardare al presente cercando di tenere duro. Anche loro non la nominano più quella parola. Sono cambiate le prospettive, si abbassano sempre di più gli orizzonti, si addensano nuvole sempre più minacciose sui cittadini di Potenza, senza contare che le stesse nuvole si confondono con i fumi di una fabbrica che da anni minaccia direttamente la salute degli abitanti non solo dei quartieri limitrofi, ma della città intera, senza che nessuno affronti con decisione il problema. Come se tutto ciò non bastasse, si prospetta una situazione ancora più grave guardando al buco di bilancio presente nelle casse comunali. Anche su tale drammatica questione nessuno esce allo scoperto. Il presente appello è quello di chiedere la collaborazione di tutte le forze interessate ad un futuro della nostra città, affinchè, finalmente e definitivamente si faccia chiarezza. Non si sa se siano 115, 170 o 200 milioni di euro di passivo. Potrebbe anche essere oltre duecento milioni, cioè un quarto di quello di Roma capitale. La cittadinanza vuole sapere, deve sapere. Deve sapere quali sono i debiti attuali, deve sapere cosa aspetta ciascuna famiglia che ha deciso di continuare a vivere in questo posto. E poi deve anche conoscere come mai, con una debitoria di questa natura, l'amministrazione ha già assunto impegni finanziari per i prossimi anni nella misura di: 3 milioni all'anno per 10 anni, per il rifacimento dell'impianto di illuminazione pubblica; 15 milioni all'anno per lo smaltimento dei rifiuti; 15 milioni all'anno per un sistema di mobilità che da quando è stato varato, non ha dato alcun servizio ai potentini; 10 milioni per i tre sottopassi ferroviari. Una camicia di forza su un malato terminale. Qual è il senso di tutto ciò? Migliorare servizi scadenti con cambiali che pagheranno le famiglie nei prossimi anni? Con quale contropartita? Chi ci assicura che il livello dei servizi non sia ancora più scadente di quello attualmente in essere? È così necessario gravare le famiglie cittadine di costi così elevati in un momento drammatico della loro storia? Chiediamo ai mass media di stimolare un dibattito serio e coscienzioso per il bene di questa città, affinchè gli interessati escano finalmente allo scoperto e dichiarino con ritrovata onestà intellettuale e con una maturità raramente mostrata in questi anni, di dire le cose come stanno. Escano con un comunicato ufficiale, facciano un consiglio comunale ad hoc, purchè prima di andarsene per altri lidi, lasciando il cerino POTENZA PROVE DI FISCO DAL VOLTO UMANO: SPORTELLO TELEMATICO nelle mani di chi verrà, facciano i conti con la verità. Questi cittadini devono sapere cosa li aspetta. Nessuno dei nostri post o twit, o articolo pubblicato con puntualità dagli organi di informazione, è riuscito finora nell'intento di smuovere il muro di gomma del silenzio. Adesso chiamiamo in causa voi: l'ultima possibilità di fare chiarezza. Voi direttori delle testate, voi caporedattori, voi inviati, voi editori, voi speaker, voi responsabili dell'informazione locale, voi che avete sempre dimostrato sensibilità e attaccamento verso questa città, raccogliete questo appello e date una mano secondo le vostre competenze, responsabilità e capacità. È l'ultimo appello che possiamo fare. Dopo di che questa città rischierà nuovamente l'oblio, stavolta forse il sipario si chiuderà definitivamente. [* Comitato 13 Ottobre (www.comitato13Ottobre.it "Mai più indifferenti"] INQUINAMENTO I fumi della ferriera sul cielo della città di Potenza POTENZA INCONTRO ALLA CAMERA DEL LAVORO. SERVONO PERCORSI DI COESIONE E INCLUSIONE I «senza reddito» chiedono una legge per ricominciare LE LINEE «Urge favorire la nascita di micro imprese, senza logiche d’assistenza» POVERTÀ L’incontro dei «Senza reddito» di ieri [foto Tony Vece] l Diritto a esistere. Ieri, presso la Camera del lavoro di Potenza, i senza reddito di Potenza e dei Comuni limitrofi, si sono riuniti in assemblea. Stanno raccogliendo firme sotto al documento «Cartello dei senza reddito della Basilicata» (lo si può sottoscrivere anche on linea sul sito www.naturaleapplicato.eu) che ora invieranno alla giunta regionale. Con il documento si chiede «la rimodulazione della legge Copes, l’ampliamento della platea, un nuovo bando con nuova graduatoria e nell’attesa la continuazione dell’integrazione per gli attuali beneficiari». Si è anche discusso della proposta Cgil che sollecita un provvedimento di sostegno ai poveri tassando maggiormente i ricchi e adottando una legge contro evasori fiscali e lavoro nero. I «Senza Reddito lucani», hanno spiegato i promotori dell’iniziativa, «chiedono al Governo regionale l’immediato avvio delle procedure legislative miranti alla creazione di libere attività lavorative attraverso una specifica nuova legge che dia la possibilità POTENZA INCONTRO FRA UNIONE SINDACALE DI BASE E REGIONE Equitalia ai commercialisti «Una corsia preferenziale di dialogo per semplificare» «Urge ridiscutere la questione delle Fal» l Equitalia Sud apre una corsia più veloce per dialogare con l’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Potenza. Il protocollo d’intesa, prevede l’attivazione dello sportello telematico, un canale dedicato che consente di favorire, migliorare e semplificare i rapporti con i professionisti e con i loro assistiti. Gli iscritti all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Potenza, potranno accedere allo sportello telematico dal sito www.gruppoequitalia.it . Compilando il Form presente nella sezione «Accordi con Enti, Associazioni e Ordini» e allegando la documentazione necessaria, potranno richiedere informazioni, consulenza e fissare un appuntamento per le situazioni più complesse e delicate. l Primo incontro tra il sindacato Usb (Unione sindacale di base) delle Fal con la Direzione tecnica dell'Assessorato regionale alle Infrastrutture e Trasporti, nell'attesa di un prossimo incontro con lo stesso assessore. Quest’ultimo, afferma l’Usb, «ha mostrato interesse in merito ai problemi sollevati relativamente alla gestione delle Ferrovie Appulo Lucane, fortemente caratterizzata dallo spostamento di interessi e dei centri decisionali sulla parte pugliese dell'azienda». Criticate anche scelte del presidente e dg «di cui abbiamo messo in discussione la compatibilità ed eleggibilità nelle funzioni ricoperte». Nel primo approccio «sono stati per lo più toccati i temi relativi ai nuovi investimenti e al finanziamento dei cantieri della tratta lucana da Genzano ad Avigliano Lucania, già quasi tutte cantierabili e per le quali con fondi Cipe e della Comunità europea sono state trovate le coperture finanziarie che dovrebbero assicurare il completamento dei lavori di «La convenzione, che avrà la durata di due anni - dichiara Giovanni Temisio direttore regionale Basilicata – si inserisce nel percorso di collaborazione e ascolto intrapreso dal Gruppo Equitalia. Lo sportello telematico è un canale in grado di garantire servizi efficaci e facilmente fruibili e consente di accrescere e migliorare costantemente i rapporti con i professionisti e con i cittadini da loro assistiti». Con lo sportello telematico dedicato ai Consulenti del Lavoro si da il via a uno strumento di dialogo con la realtà professionale rappresentata dall’Ordine. Il protocollo d’intesa si aggiunge agli accordi già firmati nella provincia di Potenza, con l’Odcec, con l’Ancot, con l’Int, con Confindustria e Confesercenti. ammodernamento della linea ferroviaria». L’Ubs ha chiesto di «avere copia della nuova proposta di legge sulla mobilità regionale in modo da poter inserire in un progetto più vasto il ruolo che le Fal devono avere nel trasporto pubblico lucano». Nel corso dell'incontro si è data particolare attenzione alle problematiche relative «all'obbligo di affidamento dei servizi automobilistici sostitutivi o integrativi dei servizi ferroviari di interesse locale e regionale mediante gara pubblica a partire dall'anno in corso, con le ipotizzabili ricadute sul piano occupazionale. La regione ha poi sollevato la questione degli eccessivi costi del trasporto effettuato su gomma dalle Fal e che oggi rappresentano la maggior parte del servizio fornito dalla stessa azienda in Basilicata». Nel ribadire «la necessità di un confronto di tipo prettamente politico sul futuro delle Fal e delle decisioni che la Regione deve assumere», ci si è aggiornati ad un prossimo incontro, da tenersi a breve, con l'assessore Berlinguer. a tutti i senza reddito con i requisiti, di accedervi. Inoltre si chiede di dare continuità all’integrazione al reddito per gli attuali nuclei beneficiari Copes (la legge sulle povertà), fino ad un nuovo bando e nuova graduatoria». Si guarda alla Regione e ai riferimenti delle politiche europee di contrasto alle povertà, per l’inclusione e la coesione sociale. In concreto, si sollecita «una legge regionale che, come Cittadinanza solidale e Copes, sia finalizzata alla creazione di micro imprese, (meglio se attività lavorative). Nel biennio dell’“investimento pubblico” d’integrazione al reddito, i beneficiari dovranno crearsi attività lavorative con condivisione, associazionismo sociale e no profit, il tutto capace di rispondere e supportare ai bisogni presenti nella propria comunità, evitando così di sfociare nel mortificante pietismo-assistenzialismo caritatevole». Coesione e reiserimento sociale, i principali obiettivi. Chiesta la convocazione di un tavolo tecnico. Scuola Futuro dei bidelli ex «lsu» Una quarantina di lavoratori ex Lsu Ata ha organizzato presso l'Itc Leonardo da Vinci a Potenza un presidio con assemblea intervenendo alla Conferenza di servizio voluta dal Direttore scolastico regionale con i presidi e la nuova ditta subentrante, interessati al cambio di appalto per la pulizia e la sorveglianza delle scuole che in passato hanno utilizzato i lavoratori socialmente utili, stabilizzati poi con l'esternalizzazione del servizio. A presidi e segretari scolastici, fa sapere la coordinatrice regionale della Ubs, Rosalba Guglielmi, hanno ricordato che si sta decidendo sulle loro vite. Che «i tagli ai loro salari annullavano di fatto i rapporti di lavoro, che dopo 18 anni di lavoro, nei fatti corrispondente a quello di bidello, pagato la metà e senza alcun riconoscimento, non poteva essere relegato ad un mero cambio di condizioni, asettico e della cui portata sociale si potevano lavare le mani». Sollecitata «una nota al ministero per chiedere il superamento dell'appalto». Con spostamento dei lavori sul tavolo tecnico, «piuttosto che dal reperimento di ulteriori risorse, alla normativa e alle regole che possano portare all'assunzione di questo personale all'interno della scuola, anche solo con i posti attuali e con i soldi a disposizione». RASSEGNASTAMPA ATTUALITÀ I VII Martedì 11 marzo 2014 S. GIORGIO LUCANO CONTRADDIZIONE Se da un lato si riconosce il valore del patrimonio, dall’altro lo si LE ANTICHE GROTTE DA VALORIZZARE culturale tratta come un territorio banale SPOPOLAMENTO L’abbandono dei luoghi ha accentuato il degrado dei cammini. La vegetazione selvaggia ha fatto il resto Salviamo un «tesoro» abbandonato In gioco il destino del più importante complesso rurale di ipogei nel Mezzogiorno PIETRO VALICENTI * l È possibile perseguire un obiettivo comune nella salvaguardia del più importante complesso rurale di ipogei del mezzogiorno? A San Giorgio Lucano sembra di no. Se da un verso se ne riconosce il valore culturale, dall’altro lo si tratta come un banale territorio. Una volta tanto bisognerebbe essere d’accordo. Invece c’è una corsa a imporre logiche distorti e interessi diversi che contrastano con un’ idea d’insieme. A farne le spese sono queste grotte, che da secoli s’impongono nel territorio già passato alle cronache come Il Paese delle mille grotte. Grotte che mese dopo mese sono distrutte una a una, cancellando aspetti di storia e cultura dei luoghi. Un intervento iniziale di consolidamento delle Timpe sottostanti l’area abitata del centro storico, da quasi un decennio, oltre che non essere efficace, perché non risolutiva, finisce peraltro per deprimere ogni azione di valorizzazione del sito che ha pure valore paesaggistico e naturalistico. Il lavoro prosegue per lotti e, progressivamente, nei primi lavori, a seguito di denunce per eccessiva cementificazione, ci fu un tentativo, peraltro abortito, della Sovrintendenza, per un vincolo paesaggistico (nel febbraio 2005). Vincolo che avrebbe bloccato ogni successivo proseguimento dei lavori di consolidamento, senza un accordo rispondente alla supervisione storica e culturale. All’epoca, la Soprintendenza, nemmeno aveva cognizione del notevole patrimonio ipogeo di San Giorgio Lucano. Le grotte erano fuori dal Parco nazionale del Pollino. Oggi quei lavori continuano sotto controllo del Commissario Straordinario Delegato per la mitigazione del rischio idrogeologico, Francesco Saverio Acito. I costoni su cui insistono tali grotte, sono bancali di arenarie compatte, dichiarate a rischio frana già nel decreto Zanardelli. Tuttavia, nel corso degli anni hanno sempre resistito anche a importanti terremoti. Le acque di scorrimento pluviale, sono sempre state regimate da operazioni legate alla frequentazione delle grotte per attività agropastorali. Fenomeni di micro crolli in prossimità dei portali, rientravano nell’esperienza delle popolazioni, che vi hanno convissuto per secoli. L’azione dell’uomo che ha da sempre frequentato questi dirupi, caratterizzati da stretti sentieri di accesso, si è concretizzata in una continua e costante manutenzione. L’abbandono dei luoghi per i più svariati motivi legati maggiormente al calo demografico, ha accentuato il degrado dei cammini e di conseguenza, la vegetazione arbustiva ha fatto il resto. Ora che le grotte si sono imposte come autentico “macroattrattore” naturale della Regio- ne, andrebbero tutelate, non solamente perché testimonianza di un mondo contadino che sotto alcuni aspetti continua tutt’oggi (bene immateriale), ma ancor più perché evidenziano un’importanza paesaggistica notevole. Gli interventi in essere allo stato attuale, sono conseguenza delle prime denunce. Si è optato per la cosiddetta ingegneria naturalistica. Si è arrivati alla posa di reti con biostuoia ma con evidente impatto paesaggistico. Tutto ciò vanifica inesorabilmente ogni tentativo di tutela e di valorizzazione. L’associazione culturale Mille e una grotta a San Giorgio Lucano, avendo avvertito grande preoccupazione per il divenire dell’intero comprensorio, si era attivata immediatamente per un tavolo di confronto con il Provveditorato alle Opere Pubbliche con una lettera inviata il 26 giugno 2013, per conoscenza anche all’ente Parco nazionale del Pollino e al Comune. Scandalosamente, un incontro c’è stato col Comune, ma senza convocare l’associazione. Eppure quest’associazione è il detentore di ogni sapere sul patrimonio. Ha un retaggio di esperienza e competenza storica notevole e troppo importante per non essere stata chiamata in causa. Il presidente dell’associazione è menzione speciale al Premio Europa Nostra per la tutela del Patrimonio culturale. Èevidente che temevano il confronto. [* giornalista e scrittore] STORIA E TRADIZIONI FRAGILE I costoni su cui si reggono le grotte sono dichiarati a rischio frana PATRIMONIO Alcuni dettagli delle grotte di San Giorgio Lucano. In alto, nel riquadro, uno scorcio del paese . Solo il Parco del Pollino ne riconosce il valore l L’unico Ente che ha risposto con immediatezza e saggezza alla sollecitazione sulle grotte di San Giorgio è stato il Parco Nazionale del Pollino. Anche il Parco che ha accolto nel 2012 la delibera del Consiglio comunale d’inserimento dell’intero comprensorio di grotte nel territorio del Parco Nazionale, condivide la perplessità dell’associazione e si dispone per una soluzione che «…sappia salvaguardare e al contempo valorizzare il singolare patrimonio rappresentato dalle grotte, consentendone l’uso e la fruizione in tutta sicurezza». Il Comune pare subire l’azione dell’opera in atto, forse con altrettanto lassismo, laddove, tali interventi sono in totale detrimento della politica territoriale attuata dalla stessa amministrazione. Che senso ha ora, fintanto che le reti invadono le grotte della Timpa, le meglio conservate e forse le più antiche, parlare di valorizzazione turistica. Nei poster metteremo le foto di com’erano, come si fa con l’immaginetta della Madonna del Pantano che, sparita nel nulla, nonostante ci sia una nuova statua, è consegnata di mano in mano, stupendo gli ignari per il palese contrasto artistico? Le reti su parete verticale di arenaria, non sostengono i costoni di roccia. Poiché è quanto era stato detto alla popolazione, ovvero, che servissero a contenere le frane. Non occorre essere geni o ingegneri: tutti possono appurare come in realtà sia la roccia a sostenere le predette reti. Il che comporta che per fissarle alle pareti si siano dovuti inserire profondi chiodi d’acciaio nelle roccia che hanno sicuramente indebolito l’arenaria. Inoltre su tali chiodi si ancorano reti e biostioie pesanti fisicamente e visivamente. Se un giorno davvero crollasse il crostone, vorrà dire che crollerà assieme alle reti. Evenienza che finora, nei secoli, non è accaduta e le grotte insistenti ne sono prova tangibile. IMMAGINE Le reti invadono le grotte della Timpa, le meglio conservate e le più antiche Si è intervenuti non a mano ma con mezzi meccanici nei dirupi che al massimo hanno registrato il peso degli asini nel corso dei secoli. In Cappadocia ove vi sono realtà simili, su territori altamente sismici e a rischio idrogeologico, non verrebbe in mente ad alcun turco di ammantare di reti quelle gettonate mete turistiche. Tali reti, se ora avrebbero un senso, è per il contenimento di eventuali fenomeni di scagliamento della roccia erosa in superfice. Cosa peraltro molto occasionale nel vissuto degli abitanti. Il resto della manutenzione in questi posti si è affidato da sempre alle capre e alle galline. Mantenere in sicurezza e accessibili le grotte della Timpa era appunto un lavoro da capre. Bastava di gran lunga. Fin quanto sono state frequentate, l’acqua piovana trovava la strada di deflusso nell’esperienza dell’uomo. Se il comune ha a cuore questo patrimonio, può sicuramente investire della manutenzione il cantiere forestale che nel territorio ha sempre lavorato egregiamente facendo lavori di eccezionale competenza e grande risalto visivo, con estrema delicatezza naturalistica e recuperi storici soddisfacenti. Il «giallo» Quel vincolo arenato nove anni fa Perché mai la Soprintendenza non coglie un’occasione fin troppo ghiotta al suo ufficio di tutela dei patrimoni? Non può più ripetersi con i tempi odierni il giallo del vincolo arenato nel 2005, oggi che la stessa amministrazione questa tutela la richiede. Oggi che le grotte stanno a cuore al Parco nazionale. Più di un indizio porta a pensare che tali grotte siano molto più antiche dell’attuale centro abitato e, come scritto da Florelle Murzilli, già nell’800 è riportata da alcuni autori l’origine bizantina delle stesse. Forse qualcosa è sfuggita di mano agli stessi amministratori in questi ultimi mesi. In ogni caso a tutto c’è un rimedio. Quelle reti vanno tolte. Quel territorio vale immensamente più di trecentomila euro. La comunità deve poter godere di questo patrimonio e nessuno deve poterla privare di tale ambizione. Il popolo dei grottaroli, delle mille grotte, proprio ora che può riscoprire anche in chiave moderna le proprie radici, deve proseguire indisturbata il cammino di crescita e quelle reti sono un ostacolo da abbattere. Alla prossima occasione, farebbero bene i signori delle Opere Pubbliche ad avere rispetto di un’associazione di volontariato, no profit, che ha speso tanto in tempo ed energie al solo scopo di tutelare un patrimonio [p. val.] culturale di grande valore. RASSEGNASTAMPA VIII I POTENZA E PROVINCIA Martedì 11 marzo 2014 MOLITERNO UNICO FRA GLI ACCUSATI CHE HA RISPOSTO AL GIUDICE: «HO SOLO ESEGUITO GLI ORDINI DEL MIO DATORE DI LAVORO» Sequestro di imprenditore il lucano Canio Lancellotti si difende: «Non c’entro» Il calciatore moliternese ha risposto al Gip PINO PERCIANTE l MOLITERNO. «Non c’era nessuna pistola in azienda, né gli è stato mai tolto il telefonino». Canio Lancellotti, accusato di aver partecipato al sequestro di un imprenditore di Casagiove, si difende. «Mi sono limitato ad eseguire gli ordini del mio datore di lavoro che erano quelli di discutere delle modalità relative alla restituzione del debito di 200 mila euro». Il trentenne di Moliterno è l’unico che ieri ha accettato di rispondere ACCUSATO Canio Lancellotti, di Moliterno, accusato di aver partecipato a un sequestro di persona alle domande del gip di Cassino, Donatella Perna. I suoi presunti complici si sono tutti avvalsi della facoltà di non rispondere. «Abbiamo chiarito a 360 gradi la sua posizione – ha detto il difensore di Lancellotti, l’avvocato Franco Maldonato - confutando punto per punto l’assunto accusatorio. Non si capisce come l’accusa abbia potuto ritenere l’esistenza di una pistola né cercata né trovata, non essendo stato disposto un atto minimale d’indagine come il decreto di perquisizione locale». L’avvocato Maldonato, insieme al suo collega Umberto Casale, ha chiesto per il suo assistito la revoca degli arresti domiciliari «per difetto della gravità del concerto indiziario». Gli altri sequestratori, secondo gli inquirenti, sono Antonio Grassano, 41 anni, di Montesano sulla Marcellana (Salerno), anche lui, come il sequestrato, titolare di un’azienda di calcestruzzi, Donato Anzillotti, 51 anni, di Francavilla Marittima (Cosenza) e Antonio Parise, 39 anni, di Cosenza. Il fatto sarebbe avvenuto il 24 gennaio 2013; l’imprenditore sequestrato, la cui impresa, intanto, era stata dichiarata fallita, convocato a Cassino da Grassano, sotto la minaccia di una pistola, sarebbe stato rapito e condotto a Siena dal fratello, medico e socio alla pari dell’azienda di famiglia. Dai lui i presunti rapitori avrebbero preteso garanzie sul pagamento del debito di 200 mila euro, poi mai estinto perché la vittima del sequestro una volta liberata denunciò tutto ai carabinieri. POTENZA I SINDACATI SUL PIANO PER LA FORESTAZIONE. APPELLO ALL’ASS. OTTATI S. NICOLA DI MELFI CARABINIERI IN AZIONE «Non si può navigare a vista Rubavano gasolio per i 5 mila addetti forestali» a una ditta Fai, Flai, Uila: «Meglio un’agenzia unica regionale» l Forestazione in alto mare. Le segreterie regionali di Fai Flai Uila denunciano la completa paralisi del settore a poche settimane dal teorico avvio dei cantieri forestali e del progetto Vie Blu e invocano la convocazione urgente di un tavolo di confronto con la giunta regionale. A distanza di quasi un mese dal vertice in Regione con l'assessore all'Agricoltura, Michele Ottati, aumenta il pressing dei sindacati affinché, a differenza di quanto avvenuto negli anni passati, i cantieri forestali possano partire entro il mese di aprile in tutte le aree programma. Al momento, denunciano i segretari di Fai Flai Uila, Antonio Lapadula, Vincenzo Esposito e Gerardo Nardiello, «non è dato sapere se e quanto la giunta regionale intenda approvare il piano annuale di forestazione, documento programmatico di fondamentale importanza, senza il quale i cantieri non possono partire». Tra i sindacati e i circa 5 mila addetti forestali (compresi coloro che operano in Vie Blu, Green River, Utb, Ivam) c'è molta preoccupazione anche per gli effetti che l'esercizio provvisorio di bilancio potrebbe determinare sulla effettiva disponibilità delle risorse finanziare da destinare al comparto. «Nel giro di orizzonte fatto con l'assessore Ottati – spiegano i sindacalisti – abbiamo concordato di attivare tavoli specifici sui vari progetti di forestazione, ma al momento non è arrivata alcuna convocazione. Il rischio è che si ripetano i ritardi e i rimpalli di responsabilità degli anni passati. Se, come ha affermato Ottati, la forestazione è al centro degli obiettivi di sviluppo del governo regionale, ci aspettiamo decisioni conseguenti rapide e condivise, a partire da una sostanziale riforma delle governance del settore, attualmente in capo alle aree programma; gestione che negli anni scorsi ha mostrato limiti evidenti sul piano progettuale ed esecutivo». I sindacati hanno proposto la costituzione di un'unica agenzia regionale a costo zero con l'obiettivo di una gestione razionale e sistematica dei tanti progetti attivi nel settore della manutenzione del territorio e del patrimonio boschivo lucano. «È un'ipotesi che consentirebbe notevoli risparmi di spesa e taglierebbe alla radice i rimpalli di responsabilità tra enti attuatori e Regione», spiegano i segretari di Fai Flai Uila, che si dicono «pronti a valutare altre soluzioni, come quella prospettata di una task-force regionale, purché siano certi i tempi di apertura dei cantieri, le risorse finanziarie e gli obiettivi strategici del piano annuale. Quello che non possiamo più permetterci – concludono Lapadula, Esposito e Nardiello – è di navigare a vista in mare aperto senza bussola e con le vele bucate». FORESTAZIONE La questione forestazione al centro del confronto con la Regione . MOLITERNO RASSEGNA CINEMATOGRAFICA «Zero in condotta»: rassegna per raccontare con i film il mondo affogato dai rifiuti l MOLITERNO. «Abbiamo fatto questo film perché ci sono tante persone che sentono il bisogno urgente di affrontare il problema dei rifiuti e quello della sostenibilità (...) I film possono giocare un ruolo importante, educare la società portando argomenti difficili a un pubblico il più ampio possibile». Così l’attore e regista Jeremy Irons presentava all’uscita il suo film «Trashed» (2013) che apre questa mattina all’Istituto per Geometri e Ragionieri “F.Petruccelli della Gattina” di Moliterno la prima edizione di «Zero in condotta» (titolo dal film capolavoro di Jean Vigo), rassegna che si propone come una zoommata tra il cinema classico e quello della modernità promossa dal Comune di Viggiano, in collaborazione con l’Istituto Petruccelli della Gattina di Moliterno, con il Comune e l’Istituto Comprensivo di Spinoso e l’Istituto Comprensivo di Viggiano. Durerà fino al 18 marzo. Con «Trashed» (che tradotto vuole dire Devastato, Rovinato), Irons conduce lo spettatore nell’inquinamento della terra a causa dei rifiuti che mette a repentaglio la sopravvivenza del genere umano. Un atto di accusa nei confronti della grande economia mondiale. Ma anche un incitamento a resistere e a cambiare il modello di sviluppo. Curata dal giornalista del cinema Mimmo Mastrangelo, la rassegna - spiega l’assessore alla cultura di Viggiano, Luca Caiazza – «vuole essere anche un contenitore per mettere le basi di un progetto di promozione territoriale della cultura, del cinema, a cui aderiscono più comunità e scuole dell’Alta Val D’Agri». CALCIATORE Il giovane Canio Lancellotti ieri ha respinto le accuse rispondendo al Gip Le altre notizie RIONERO IN VULTURE CARABINIERI Preso ladro di telefono di autotrasporti l I Carabinieri hanno tratto in arresto tre ladruncoli di origine romena. Secondo l’accusa, avevano effettuato un colpo per sottrarre gasolio ad alcuni mezzi agricoli nell’area di San Nicola di Melfi. È stato un weekend particolarmente intenso quello dei Carabinieri della Compagnia di Melfi. I militari, tra sabato e domenica scorsa, hanno eseguito una serie di servizi finalizzati al contrasto dei reati in materia di armi e contro il patrimonio, in particolare furti in aree agricole. Denunciate in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Potenza tre cittadini di origine romena, il primo senza fissa dimora e gli altri due residenti in provincia di Foggia, per furto di gasolio. I tre giovani, dopo aver raggiunto la località San Nicola di Melfi, si introducevano all’interno di un deposito di mezzi pesanti, di proprietà di una ditta di autotrasporti ed asportavano dai serbatoi dei camion alcuni quintali di gasolio. L’immediato intervento di un’autoradio in servizio di perlustrazione nella zona, consentiva di mettere in fuga i ladri e recuperare l’intera refurtiva che veniva successivamente consegnata al legittimo proprietario. Le successive indagini effettuate dagli uomini del Nucleo Operativo, permettevano di identificare i ladri che venivano denunciati all’autorità giudiziaria per tentato furto aggravato. Nel corso delle indagini è stata inoltre rinvenuta e sequestrata un’autovettura di grossa cilindrata. Si tratta dell’automobile utilizzata dai tre malviventi per la commissione del reato. Individuati e bloccati tre giovani romeni Denunciati per tentato furto aggravato n I carabinieri della stazione di Rionero hanno denunciato in stato di libertà un 37enne, per furto di un telefonino cellulare. L’uomo, approfittando della distrazione del proprietario, in un circolo ricreativo, si è impossessato del telefonino. BARILE CARABINIERI Aveva una penna-pistola n I Carabinieri del Nucleo Operativo, insieme a una pattuglia cinofila dei CCi di Tito, hanno arrestato un 23enne di Barile per detenzione di un’arma clandestina prodotta artigianalmente. In casa hanno trovato una penna-pistola calibro 7,65 e proiettili, oltre a un grosso coltello a scatto di genere proibito. Armi sequestrate e giovane agli arresti domiciliari. LAVELLO CARABINIERI Un arresto per droga n Aveva droga: i carabinieri lo hanno tratto in arresto. Gli arresti domiciliari sono stati disposti per un giovane di 29 anni, di Lavello, che aveva circa ventuno grammi di marijuana, già divisa in dosi pronta per essere ceduta. La droga è stata sottoposta a sequestro dai militari dell’Ar ma. SS 407 L’IMPATTO È AVVENUTO NELLA GALLERIA «FATTORE» IN DIREZIONE SUD Basentana, incidente con due feriti Fra Campomaggiore e Calciano, ieri, deviazione del traffico con rientro a Tricarico l Incidente stradale sulla Basentana. A causa del sinistro, che ha coinvolto due veicoli e nel quale sono rimaste ferite due persone (soccorse dal 118), è stata chiusa provvisoriamente al traffico la strada statale 407 Basentana, all’interno della galleria «Fattore», in direzione sud, tra il bivio per Campomaggiore e quello per Calciano. Ne ha dato notizia l’Anas specificando che «sul posto sono subito intervenute» anche «le squadre dell’Anas e le Forze dell’ordine, per le attività di accertamento della dinamica e la gestione della viabilità. Il traffico in direzione Metaponto è stato deviato all’uscita di Campomaggiore, con rientro sulla Basentana a Tricarico». BASENTANA Il posto dell’incidente RASSEGNASTAMPA MATERA CITTÀ I IX Martedì 11 marzo 2014 CONTRADA PANTANO VIA LE SITUAZIONI DI DEGRADO I LAVORI EFFETTUATI Oltre allo sfalcio di erbe e alla potatura degli alberi, sistemate grondaie e caditoie; adeguati i locali dei custodi, i bagni e la sala autoptica ALLARME CAPIENZA «La struttura ha una autonomia di cinque anni Occorre cominciare a pianificare l’eventuale ampliamento», afferma l’assessore Rivelli Adesso il cimitero è più decoroso Il Comune ha ultimato gli interventi di riqualificazione DONATO MASTRANGELO l Più decoro al cimitero di contrada Pantano. Niente più rami e rifiuti vari accastati lungo i viali di accesso ai padiglioni nè erbacce nelle aiuole. È il risultato, insieme ad altri lavori, dell’intervento di manutenzione straordinaria messo in campo dall’Amministrazione comunale. Una azione finalizzata a rende più accogliente il luogo sacro ai visitatori, riqualificando e potenziando alcuni servizi. Ieri mattina, nel corso di una conferenza stampa, alla presenza del dirigente di settore Giuseppe Montemurro e dell’assessore alle Opere Pubbliche, Nicola Trombetta, l’assessore all’Igiene pubblica e Decoro urbano, Rocco Rivelli ha presentato le opere realizzate in un paio di mesi da una cooperativa di tipo B insieme ad altre imprese edili per un importo di circa 50 mila euro attinti dalle risorse dell’assestamento di bilancio effettuato lo scorso novembre. «L’alluvione dello scorso anno - ha dichiarato Rivelli aveva riversato una quantità ingente di fango. Era necessario intervenire per fare uscire questo luogo sacro dall’emergenza restituendogli il giusto decoro». L’Amministrazione comunale, quindi, ha approntato una serie di interventi, tra cui la potatura degli alberi, alcuni dei quali erano pericolosamente in bilico, lo sfalcio delle erbacce nelle aiuole, ma anche la sistemazione dei canali di scolo e lo svuotamento delle caditoie ostruite dai detriti per permettere così un più agevole deflusso delle acque meteoriche. I lavori hanno permesso di rimuovere quantitativi consistenti di rifiuti. «Uno dei vezzi maggiori - ha rilevato Rivelli - era quello di accantonare e accatastare i rami potati, le corone di fiori e altri scarti cimiteriali. Abbiamo raccolto almeno dieci-quindici tir di rifiuti dei quali un paio in corrispondenza di uno dei lati di ingresso al cimitero, ovvero quello opposto ai bagni e ai locali deposito». Gli altri lavori, invece, hanno interessato la riqualificazione dei servizi igienici, l’adeguamento dei locali Andrisani, Socrem «Ma l’ente locale faciliti anche la cremazione» Sarà una pratica alla quale viene fatto ancora poco ricorso e che, alla luce degli esigui numeri che si contano sulle dita di una mano, non risolverebbe i problemi di spazio all’interno del cimitero di contrada Pantano. Ma la cremazione andrebbe maggiormente divulgata e incentivata a beneficio di chi potrebbe optare, dopo la morte, per questa forma di sepoltura. A sostenerlo è Nicola Andrisani, presidente della Socrem, l’associazione materana per la cremazione attiva dal 1993. «Da una decina d’anni - dice Andrisani - chiediamo inutilmente un confronto con l’Amministrazione comunale. Fino ad ora il Comune è rimasto insensibile rispetto alle poche richieste di cremazione. È chiaro che visto gli elevati costi per la realizzazione di un forno crematorio ciò che chiediamo è almeno un concorso alle spese per il trasporto alla struttura operante a Bari. Parliamo di costi di poche centinaia di euro a fronte di 3-4 cremazioni annue. In altri Comuni questo già avviene. L’urna cineraria occupa uno spazio minimo: 50 [d.mas.] urne al posto di una bara». riservati ai custodi e ai manutentori della struttura e la sala autoptica, la tinteggiatura della sala mortuaria. «A breve sottolinea Rivelli - faremo anche nel cimitero la raccolta differenziata. Considerate le esigue risorse, i pensionamenti e il blocco delle assunzioni abbiamo fatto di necessità virtù attingendo anche ad un paio di lavoratori di pubblica utilità: un geometra che sta redigendo un censimento del cimitero ed un lattoniere che sta risistemando le grondaie». Risolti anche alcuni problemi che si erano avuti con i fiorai per lo smaltimento dei rifiuti. «Ci siamo confrontati e devo ringraziarli. Il RIMOSSA L’INCURIA E MIGLIORATI I SERVIZI Ecco come si presenta il cimitero di contrada Pantano dopo la sistemazione delle aree verdi. In basso, gli assessori alle Opere pubbliche, Nicola Trombetta, e all’Igiene e Decoro, Rocco Rivelli [foto Genovese] Regolamento sulla gestione delle isole ecologiche l’Amministrazione ha previsto il conferimento gratuito fino a due metri cubi di rifiuti e scarti di lavorazione dei laboratori, concedendo ai fiorai una certa tolleranza rispetto ai tempi di smaltimento dei fiori una volta tumulata la salma». Ma uno dei temi su cui verterà il dibattito nei prossimi mesi è l’ipotesi di ampliamento del cimitero di contrada Pantano. «L’autonomia di questa struttura, considerando una media di due decessi giornalieri, non supera i cinque anni. È opportuno considerare l’eventuale allargamento. Dovremo mettere a tema la gestione del cimitero anche ipotizzando nuove ingegnerie amministrative, pensando, ad esempio al project financing ma mantenendo alcune prerogative come gestione e costi di loculi e cappelle gentilizie sempre in carico alla parte pubblica, al Comune. Ma occorre individuare percorsi e modelli virtuosi in prospettiva, facendo leva sulle innovazioni tecnologiche e sul risparmio energetico». Rivelli quanto al tema della sicurezza nel cimitero ha detto di avere «trasmesso mesi fa una nota al comando di Polizia Locale per segnalare eventuali abusi all’Autorità giudiziaria. Non ci risultano situazioni anomale. Poi qualora ci fossero sciacalli che speculano sui cittadini e anche sulla memoria dei defunti invito i cittadini a denunciarli alle autorità competenti». Trombetta ha annunciato che sono stati aggiudicati i lavori per realizzare due nuovi padiglioni per complessivi 500 loculi, spesa sostenuta dagli introiti per i costi cimiteriali. «L’importo a base d’asta era di 800 mila euro ma potremmo utilizzare parte del ribasso per la sistemazione delle aree interne del cimitero». Nei prossimi mesi in programma anche gli interventi di manutenzione dei padiglioni più vecchi che risalgono agli anni ‘70. UTENTI ADICONSUM: LIBERALIZZAZIONE DI LUCE, GAS E TELEFONIA NON HA PORTATO BENEFICI. E SPESSO COMPORTAMENTI SCORRETTI Società di servizi arrembanti i consumatori chiedono tutela l L’attività di informazione, consulenza e assistenza viene sempre più richiesta all'Adiconsum da parte dei cittadini-consumatori e utenti dei servizi. Il dato emerge dal direttivo regionale dell’associazione, che si è svolto a Matera e in cui si è discusso ed approvato il conto consuntivo 2013 e preventivo 2014. «La nostra è un’attività impegnativa - dice Angelo Festa, segretario regionale dell’Adiconsum - , portata avanti dai nostri volontari con grande spirito di sacrificio e per il bene comune, nelle sedi di Matera e Potenza e nei numerosi comuni della Basilicata. Non vi sono contributi statali, regionali o comunali per tale impegno giornaliero. La liberalizzazione dei servizi, luce gas e telefonia, non ha portato benefici. Spesso i consumatori subiscono comportamenti scorretti o violenti da parte delle società che, pur di vendere i loro prodotti o sollecitare con insistenza l'adesione a un contratto, nascondono parti importanti delle condizioni contrattuali che poi rivelano vessatorie, come per le forniture di luce e gas. Gli utenti vengono sollecitati a cambiare gestore perché vi è una tariffa più favorevole, poi viene fuori che il contratto è per due anni, non si può cambiare fornitore, le tariffe non sono convenienti e vi sono costi fissi mensili e di recesso che prima non si cono- scevano. Non è anche infrequente vedersi recapitare a casa per la stessa utenza di luce o gas una doppia fatturazione da parte di due distinte società. Interpellata l'Autorità garante per l'energia e per il gas, ci sentiamo rispondere che non possono intervenire e di attendere la risposta al reclamo inoltrata alle società interessate. A parere dell’autorità, quando la fattura è errata, occorre pagarla, per evitare il distacco del servizio, e poi procedere al reclamo. Questo è assurdo. Un'autorità garante che dovrebbe essere al servizio dei cittadini tutela i comportamenti violenti delle società. Con le società di luce e gas si fa molta fatica a discutere e conciliare». Nella telefonia le cose vanno diversamente, anche se occorre attivare ulteriori strumenti di tutela, vedi il caso della società Bip, che ha chiuso i battenti lasciando senza il servizio tanti cittadini. «Come Adiconsum abbiamo chiesto al Governo che fosse attivato un fondo di solidarietà per far fronte al rimborso che i cittadini subiscono in casi simili - fa presente Festa - e con i gestori della telefonia ha attivato le conciliazioni paritetiche attraverso le quali le società Telecom, Wind, Fastweb, Tetetu e Vodafone garantiscono la soluzione extragiudiziale, senza alcun costo, di eventuali contenziosi su tariffe, disattivazione dei servizi, CITTADINI E TUTELA Il direttivo regionale dell’Adiconsum. Al centro Angelo Festa addebiti di servizi non richiesti». Per quanto riguarda la garanzia sui prodotti, i consumatori stanno acquisendo una maggiore consapevolezza sulla qualità dei prodotti che intendono acquistare e sui loro diritti. Vi è poi il sovraindebitamento: l'Adiconsum è l'unica associazione dei consumatori ad aver attivato un fondo di prevenzione dell'usura a favore delle famiglie sovraindebitate. «Il nostro impegno - sottolinea Festa - è teso a dare informazioni e consulenza per una corretta gestione del bilancio familiare. L'indebitamento con finanziarie aumenta a dismisura e le difficoltà di pagamento sono in aumento con la conseguente iscrizione alla centrale rischi. Abbiamo attivato convenzioni con uno studio di consulenza finanziaria per la verifica dei tassi di interesse sui mutui, conti correnti e carte revolving». C’è una questione cittadina su cui l’Adiconsum si è spesa molto: il Peep di San Giacomo. «Con il Comune di Matera abbiamo avviato prima un confronto e poi un contenzioso giudiziario, tutelando 600 famiglie delle ex cooperative del Peep, presentando ricorso al Tar e al Tribunale di Matera. Come Adiconsum - dice Festa - abbiamo chiesto che l’eventuale pagamento del saldo del valore dei suoli edificabili, sempre se dovuto, debba limitarsi al solo “giusto” valore dei suoli, ossia quelli di pertinenza dei fabbricati sociali e non debba essere gravato da ulteriori richieste che esulino dal dovere di cittadini, come ad esempio le spese legali, interessi, rivalutazione. Ad oggi il Comune di Matera ancora tace e la seconda udienza è prevista per ottobre 2014». Al direttivo regionale di ieri erano presenti, per la segreteria regionale: Angelo Festa (presidente), Vincenzo Telesca e Marina Festa. Ha partecipato Giovanni D'Elia (presidente dell'Adiconsum Puglia). RASSEGNASTAMPA X I MATERA CITTÀ SETTIMO CONGRESSO LE SFIDE DEL LAVORO Martedì 11 marzo 2014 SI DEVE FARE QUADRATO «Vanno date risposte, quelle possibili, ai lavoratori, partendo dalle cose che si possono fare e che non sono più rinviabili» BASTA INTERVENTI A PIOGGIA Alessandro Genovesi: «Ci si deve concentrare su interventi mirati scegliendo i comparti dove si può competere» «Serve il rilancio del territorio» Manuela Taratufolo riconfermata segretario generale della Cgil del Materano ENZO FONTANAROSA l La Cgil del Materano ha riconfermato Manuela Taratufolo come segretario generale. La rielezione è avvenuta ieri al termine del VII Congresso provinciale del sindacato. «Resterò in carica per altri due anni – ha commentato –. Il mio mandato terminerà definitivamente a ottobre 2016, in osservanza di una regola della Cgil. Sono ovviamente contenta per la rinnovata fiducia che mi è stata espressa, e che mi carica di una grande responsabilità. Cercherò di fare del mio meglio rispetto a tutte le emergenze occupazionali e vertenziali che abbiamo da qui al 2016». Con la elezione del segretario generale, inoltre, la Cgil materana ha altresì nominato anche il suo direttivo. «Si compone tutto di volti nuovi – ha spiegato Taratufolo –. E dei 42 componenti, 19 sono donne a conferma del nostro cliché che attribuisce a loro il 40 per cento dei posti». Al VII Congresso provinciale, che si è svolto ieri nella Casa Cava, hanno preso parte 68 delegati, ed è stato preceduto da circa 244 tra assemblee e incontri fatti in provincia. Al segretario generale e al rinnovato direttivo della Cgil sarà tempo di rimboccarsi le maniche. «Sarà posta attenzione sui temi del lavoro – ha evidenziato Taratufolo –. Non a caso lo slogan del congresso era “Il Lavoro decide il futuro”. Occorre fare quadrato per creare occupazione e per dare risposte, quelle possibili, ai nostri lavoratori, partendo dalle cose che si possono fare e che non sono più rinviabili. Così come vanno date risposte sugli ammortizzatori sociali, sulla possibile industrializzazione lì dove è praticabile, fare in modo di valorizzare quegli strumenti quali l'accordo di programma o la bonifica dei siti della Valbasento perchè da lì sicuramente deriva nuova occupazione, nuova industria e quindi rilancio di tutto quello che nel nostro territorio va fatto». Una serie di interventi che non devono essere fatti a pioggia, come nel passato. Come ha detto Alessandro Genovesi, segretario generale Cgil Basilicata. «Ci si deve concentrare sui interventi mirati – ha detto – sceglien- do i comparti dove si può competere. E lì si investirà perchè la Basilicata non ha né i numeri e né le capacità per competere su tutto con tutti. Un intervento pubblico deve evitare di creare carrozzoni. Noi sfidiamo la Regione a fare una vera spendig review, una riforma di governance. E poi non si trascuri che la nostra regione sta invecchiando, che non è terra di accoglienza per gli immigrati ma di passaggio o di lavoro stagionale, con fenomeni di pendolarismo immigrato legato al fenomeno delle colf e badanti. La Basilicata è pronta a governare una transizione demografica? La Cgil è in campo, con i suoi 64mila iscritti in regione, con idee e proposte e ci auguriamo che il governatore Marcello Pittella non faccia come il premier Matteo Renzi che dice che ascolta tutti e poi decide da solo. Ritengo che se su un problema si ragiona in più d’uno, di solito la soluzione si trova prima». Che sia necessario intervenire senza indugi per invertire la rotta lo ha ribadito pure il presidente del Consiglio regionale Gianni Lacorazza: «Nuovo vigore alla crescita economica può venire da scelte chiare che l’Europa può e deve fare. Soprattutto in questo senso dovrà essere determinante l’impegno della presidenza italiana dell’Unione». A livello locale «idee utili possono arrivare dal Piano del lavoro proposto Cgil, Cisl e Uil e dal documento Pensiamo Basilicata avanzato dalle parti datoriali». Mentre una serie «di programmi qualificati possono rimettere in moto i settori trainanti dell’economia regionale». Sul lavoro inteso come asse strategico per risolvere i problemi dell’Italia si appunta l’attenzione dei vertici del sindacato. Come ha spiegato Vincenzo Scudiere, segretario confederale d'organizzazione Cgil Nazionale: «Sono due le condizioni prevalenti: quella di mantenere il lavoro a chi rischia di perderlo e che si applichi veramente un piano per i giovani. Il Governo fa tanti annunci, pure troppi. Parla di “job act” e noi auspichiamo “job fact”. Cioè il lavoro con i fatti: se non ne arriveranno di concreti faremo le nostre azioni. Va invertita la tendenza». CONGRESSO PROVINCIALE Manuela Taratufolo durante il suo intervento all’assemblea territoriale della Cgil. Vi hanno partecipato 68 delegati in rappresentanza degli iscritti della provincia. I lavori si sono svolti nella Casa Cava [foto Genovese] . ASSOCIAZIONI LE CONTRADDIZIONI RILEVATE NELLA ASSEGNAZIONE DI RISORSE, QUESTA VOLTA INGENTI, DEL COMUNE «I botti finali dell’Amministrazione» Ambiente e Legalità: un milione e 345 mila euro saranno distribuiti al meglio? l «L’amministrazione comunale di Matera, ad un anno dalle nuove elezioni cittadine, si gioca la carta della short list per la candidatura a capitale europea della cultura per il 2019». Così rileva l’associazione «Ambiente e Legalità», che ricorda come in questa fase di «botti finali si passi da 600 mila euro spesi lo scorso anno, a 1 milione e 345 mila euro di euro richiesti per il 2014. Siamo ad una cifra superiore al doppio, se mai qualcuno l'accorderà». Dal dibattito sulla suddivisione delle risorse da parte del Comune alle associazioni, che si è sviluppato in maniera sostenuta sui social network, dice Pio Abiusi, responsabile dell’associazione, «pare che lo scontento sia tantissimo, malgrado le risorse siano cospicue. Il colpo grosso lo fanno le celebrazioni per il cinquantesimo anniversario del film di Pasolini girato a Matera “Il Vangelo secondo Matteo”, ed è giusto perchè c'è un'altra bocca da sfamare che è la Lucana Film Commission, oltre alle solite; alla Soprintendenza ai Beni storici, artistici, etnoantropologici della Basilicata eroghiamo già 15 mila euro dal bilancio comunale a valere sui futuri impegni - se finanziati - . Senza voler fare una disamina di tutti i botti di fine mandato amministrativo, notiamo che il Ballon fe- stival (la rassegna delle mongolfiere) e che la manifestazione Mather Sacra dovrebbero godere di un contributo alle spese pari alla festa padronale della Madonna della Bruna e non si capisce perchè il presepe vivente nei rioni Sassi, per il quale è stata applicata una giusta azione di dimagrimento delle spese ed i visitatori pagano anche un biglietto, dovrebbe godere di un contributo pari a 100 mila euro. Ci piace soffermarci sulla predetta Mather Sacra aggiunge l’associazione Ambiente e Legalità - non già perchè il tema non sia interessante, ma perchè gli anni passati ci inducono a ritenere che uno spettacolo di luci e suoni nel contesto della Gravina non funziona. Il canyon di per se attrae ed anche il tema, ma si può fare di più e meglio in altri modi. Lo spettacolo è dispersivo perchè manca una cavea dove accogliere gli spettatori , grazie ai noti esperti di cui gode il Comune la si può creare in Piazza S. Pietro Caveoso, sulla falsa riga di quanto è stato fatto con il ponte di ferro. Si potrebbe delimitare la Gravina a monte ed a valle ed impedire che questo accada, ma qualche “illuminato” non ci ha ancora pensato. Sarebbe opportuno pensare ad altro proprio perchè l'evento e lo scenario naturale già attraggono da soli». ARTE L’OPERA, IN CARTAPESTA, RIPRODUCE I SASSI ED HA UNA CORNICE IN LEGNO DORATA Un seminario Commercializzare l’olio di oliva ecco le norme Bassorilievo al Comune in dono dai Daddiego CARMELA COSENTINO l Sembra di osservare una fotografia ad alta risoluzione, minuziosa, ricca di particolari, con i Sassi in primo piano e il torrente Gravina che cinge le antiche mura della città. Eppure non è un’immagine. Ma un bassorilievo in cartapesta realizzato dal maestro Mario Daddiego, di cui il popolo materano ha avuto modo di apprezzare l’arte e il modus operandi nel 2012 quando, insieme al fratello Carmine ed ai cugini Valerio e Marco, ha realizzato il carro trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna. Già in quell’occasione si colse la volontà di innovare, di sperimentare, di modernizzare la tradizione senza tuttavia rompere in maniera radicale con il passato, da cui l’arte trae la sua ispirazione. Oggi Mario Daddiego ha deciso di fare un altro dono alla comunità materana, un’opera in cartapesta, un bassorilievo reso ancora più prezioso da una cornice dorata, in legno, realizzata dallo zio Ettore Daddiego. Il primo lavoro di alto artigianato artistico, che ritrae una delle vedute più suggestive dei Sassi, quella che dalla Murgia permette di godere appieno della bellezza dei due rioni di tufo, Caveoso e Barisano. Ma il lavoro dell’artista non si esaurisce in una mera riproduzione grossolana della veduta. Guardando l’opera di possono osservare le piccole finestre curate nei dettagli, le porticine, le tegole dei tetti, il colore brullo della terra e il verde della murgia materana, il tutto racchiuso in un metro per 80 cen- timetri. «L’idea – ha detto Daddiego nell’incontro con i giornalisti tenutosi ieri mattina nella sala Mandela del Comune – parte da una constatazione. Ogni volta che nel Palazzo di città arrivano ospiti illustri e ambasciatori, non c’è un’opera che ritrae i Sassi. Così, partendo da alcune foto antiche che possiedo, ho iniziato la mia opera, un bassorilievo realizzato in circa 10 giorni di lavoro. Ho prima di tutto realizzato il calco in argilla e poi l’opera in cartapesta realizzata con una tecnica che ho appreso dalla mia famiglia. Partendo da queste conoscenze, come già avvenuto per il carro trionfale, sono andato oltre, ho sperimentato tecniche nuove in modo da unire il classico alla modernità». Un lavoro apprezzato dall’Associazione dei Lucani DONO Mario Daddiego con il sindaco Salvatore Adduce [foto Genovese] nel mondo che hanno organizzato in Uruguay un corso di cartapesta rivolto ai lucani che vivono all’estero e che sarà tenuto da Daddiego, dagli assessore comunali Giovanni Scarola, al Patrimonio, e Alberto Giordano, alla Cultura, e naturalmente dal sindaco Salvatore Adduce che nel suo intervento ha sottolineato il va- lore di un’opera che si presenta come l’omaggio di un artista dalla grande capacità di innovazione, all’intera città dei Sassi e ai suoi cittadini. Nei prossimi mesi l’artista Daddiego esporrà le sue opere a New York e sarà protagonista di altri progetti in Sudamerica e a Matera per l’apertura della Scuola di cartapesta. Un seminario informativo sul tema “Nuove Disposizioni nazionali sulla commercializzazione dell’olio di oliva”, organizzato dal Dipartimento Politiche Agricole e Forestali della Regione, si terrà domani, alle 10, nella sede universitaria di via Lazazzera. L’incontro, destinato a produttori olivicoli, frantoi, sansifici, commercianti di olive, intende offrire una panoramica delle disposizioni nazionali sulla commercializzazione dell’olio di oliva in applicazione del Reg (UE) 299/2013, in particolare “ Il registro telematico” con i relativi applicativi. Tra i relatori, Vincenzo Peluso, Romeo Vanzini, Felice Mattia. Concluderà i lavori l’assessore regionale Michele Ottati. Per la partecipazione è richiesta la compilazione del modulo di iscrizione da inviare via email all’indirizzo: stefania.dalessandro@regione.basilicata.it RASSEGNASTAMPA MATERA PROVINCIA I XI Martedì 11 marzo 2014 ROTONDELLA LE LISTE CHE POTREBBERO ESSERE IN LIZZA A FINE MAGGIO. FRANCOMANO SCONFITTO PER QUATTRO VOTI DI SCARTO Alle comunali si prepara una sfida tra candidati che sono stati sindaci Primarie «blindate» nel Pd: la spunta Cucari. Tra gli avversari c’è Agresti Dopo lo scontro in casa del Partito democratico Entro il 25 aprile la presentazione delle liste . FILIPPO MELE l ROTONDELLA. Sarà tra Mario Cucari (Pd), ex sindaco dal 1995 al 2003, e Vito Agresti (Civica), ex sindaco dal 2004 al 2009, e, forse, contro altri due candidati, uno del centrodestra, uno della sinistra, la sfida alle amministrative del 25 maggio prossimo. Le primarie interne (hanno votato solo gli iscritti, ndr) alla sezione del Pd tra Cucari e l’attuale primo cittadino, Enzo Francomano, hanno visto prevalere il primo con 23 voti su 19. «Da oggi – ha detto Cucari – il partito lavorerà all’unità interna ed a mettere su una coalizione capace di vincere per il bene del paese. Io parlerò con tutti ma soprattutto con le forze di centro e moderate. Ora la sezione è retta da un comitato di 7 persone coordinato da Nicola Castronuovo. La votazione di domenica sera non intaccherà l’unita interna. Non abbiamo firmato nessun patto ma ci sono stati appelli ed impegni all’unità sia prima sia dopo il voto». Ma Francomano, membro dell’Anci e presidente dell’Area programma Basso SinniMetapontino, ha dichiarato: «Ho preso atto di non essere più della partita. Auguro al Pd di far valere le sue ragioni. Non sarò in lista né sarò disponibile a soluzione di contrasto. Rimango nel partito come un militante. Ritengo che la sezione dovrà avere molta serietà per spiegare la sua scelta all’elettorato. Se il giudizio sul mio operato era positivo perché cambiare? Altrimenti, bisognava dire che il giudizio era negativo. Nella mia legislatura Rotondella ha recuperato molta visibilità e rapporti istituzionali. Ma quando si governa, ovvio, si fanno scelte che possono accontentare o scontentare. Esco di scena non per scelta del popolo, ma di una parte del mio partito». Ed Agresti, che sabato scorso ha presentato la sua candidatura a capo della lista “Vito Agresti sindaco di Rotondella” che pensieri ha fatto sulla scelta del Pd? «Il risultato delle primarie interne al Pd mi ha lasciato indifferente. Per me sfidare Cucari o Francomano è uguale. Sarebbe stato giusto, tuttavia, che il primo cittadino uscente avesse potuto far giudicare il suo operato alla cittadinanza. Sarebbe stato bello che avesse deciso il popolo e non il suo partito. Ma nella vita politica può succedere di tutto. La mia coalizione è prettamente civica. Non ho rapporti col centrodestra e non sono iscritto da molto tempo a partiti. Sicuramente saremo più di due a correre per la carica di sindaco il 25 maggio». ROTONDELLA. La domanda ricorrente dopo “lo scontro” in casa del Partito democratico è: quante liste correranno per “conquistare” il Comune il 25 maggio prossimo? La risposta arriverà il 25 aprile quando si chiuderà la fase di presentazione delle candidature. Di sicuro, intanto, c'è il drastico ridimensionamento dei candidati per ogni schieramento: da 17 a 7. È la conseguenza del calo del- la popolazione, attestatasi sotto ai 3 mila residenti, circa 2700. Anche la Giunta comunale sarà ridimensionata, con il sindaco e solo due assessori. Probabile che il frazionamento possa far salire il numero delle liste e, quindi, dei candidati alla carica sindaco oltre a Mario Cucari (Pd) e Vito Agresti (civica). Attesi quelli del centrodestra e di quella parte della sini[fi.me.] stra in rotta con il Pd. SI VOTA A MAGGIO Rotondella. A lato, Vito Agresti Mario Cucari PISTICCI «NO SCORIE TRISAIA» PISTICCI EMESSA L’ORDINANZA DEL DIPARTIMENTO NAZIONALE DELLA PROTEZIONE CIVILE «Fiume Basento inquinato Alluvione del 7 e 8 ottobre si intervenga prima del disastro ambientale» stanziati 6,5 milioni di euro l PISTICCI. «Prima che l’inquinamento diffuso del Basento si trasformi in disastro ambientale, il commissario straordinario di Bernalda, Ermelinda Camerini, si attivi per mettere in campo tutte quelle misure di tutela e salvaguardia della salute pubblica e delle economie locali». Lo chiede in una nota, per conto di “No Scorie Trisaia”, Felice Santarcangelo. «Mentre il sindaco di Pisticci – rileva – si limita a scambiare epistole con il presidente della Regione, senza che i due mettano in campo azioni significative, l’inquinamento avanza ed interessa anche Bernalda, ma potrebbe interessare pure la costa jonica ed i comuni di Ginosa e Scanzano. Intere economie agricole e turistiche potrebbero essere messe in serio pericolo. Le locali amministrazioni comunali seguano l’esempio del sindaco di Modugno, Nicola Magrone, che dice stop a nuovi impianti industriali che possano provocare maggior inquinamento». La Valbasento è un area Sin da bonificare e con un «pesante inquinamento delle falde acquifere e del fiume Basento: cosa dobbiamo aspettare – conclude Santarcangelo – affinché le istituzioni agiscano, cioè non rinnovando autorizzazioni per gli impianti a rischio inquinamento e per tutelare la salute dei cittadini e le [p.miol.] vere economie del territorio?». PIERO MIOLLA l PISTICCI. Alluvione del 7 ed 8 ottobre: arrivano 6,5 milioni di euro per Pisticci, Bernalda, Montescaglioso e Scanzano Jonico. I quattro comuni sono stati inseriti nell’ordinanza 145 del capo dipartimento della Protezione Civile nazionale, che disciplina i primi interventi urgenti per quegli eccezionali eventi meteorologici. Per gestire lo stato di emergenza, dichiarato il 10 gennaio dal consiglio dei ministri, è stato nominato commissario per l’emergenza il dirigente del Dipartimento dell’ufficio di Protezione Civile regionale che dovrà predisporre un piano di interventi per il soccorso e l’assistenza alla popolazione, nonché gli interventi urgenti già completati o da completare. Per le abitazioni danneggiate, o sgomberate, è possibile avere un contributo per l’autonoma sistemazione fino a un massimo di 600 euro mensili. L’ordinanza regola gli interventi sul patrimonio pubblico e privato e fa riferimento ad edifici pubblici, alla loro infrastrutturazione, alle reti di acqua, luce, gas, telecomunicazioni, ed alle opere di sistemazione idraulica ed idrogeologica con un ordine di priorità che contempla primi interventi urgenti; interventi di ripristino; interventi strutturali di riduzione del rischio residuo. I danni per i privati possono riguardare le loro abitazioni, gli edifici e le attività economiche e commerciali. Prevista, inoltre, la sospensione dei mutui per 6 mesi: i mutuatari hanno diritto di richiedere agli istituti di cre- POMARICO IL CONSIGLIO COMUNALE STRAORDINARIO HA AFFRONTATO IL PROBLEMA POLICORO INCONTRO DELLA COOPERATIVA LA MIMOSA L’assistenza domiciliare un servizio che va incentivato Tra le priorità il consolidamento di Piana Pacilio e Fosso San Pietro MICHELE SELVAGGI l POMARICO. Un Consiglio comunale straordinario per affrontare il problema frane che minaccia l’abitato. Diversi versanti a rischio per una collina che si sfalda a vista d’occhio, i cui segnali sono sempre più preoccupanti, con il sindaco, Giuseppe Casolaro, costretto ad alzare la voce verso Regione e Governo centrale a causa della scarsità delle risorse comunali, per salvare il salvabile di un centro tra i più rinomati della provincia. Un abitato tutto circondato da fossi profondi. Sei, in particolare: Capo d’Inferno, Gisso, Serrone, Bordano, Cutana e San Pietro, tutti interessati da continui pericolosi smottamenti e cedimenti che fanno pensare al peggio. Situazione precaria che preoccupa la popolazione, soprattutto quella delle zone prossime ai fossi maggiormente interessati dai movimenti franosi. Da qui la convocazione di un Consiglio comunale ad hoc per affrontare e discutere l’importante argomento che riguarda il rischio idrogeologico insistente sul territorio. Diversi gli interventi tra cui quello del consigliere di minoranza Giuseppe Pellegrino che ha sostenuto come l’intervento del Comune in zona Piana Pacilio non avrebbe risolto i problemi di stabilità della zona dal momento che recentemente nella stessa si sono verificati dei cedimenti. Il sindaco ha fatto il punto sulla situazione sostenendo che l’intervento di Piana Pacilio è stato eseguito proprio per le pressanti richieste dei cittadini preoccupati per le condizioni di instabilità del versante. Set- tecento mila euro la somma richiesta al Ministero, che ne accordava solo 500 mila per cui i lavori venivano regolarmente eseguiti, grazie ai quali i fabbricati che insistono nella parte più estrema risultano ancora stabili. «Ma il Comune – secondo quanto ha spiegato Casolaro – ha fatto di più, approvando un progetto per Piana Pacilio di ben 1.800.000 euro candidandoli a finanziamento straordinario al Ministero Ambiente. Il progetto, insieme a quello di consolidamento di Fosso San Pietro e via Papa Giovanni, è stato trasmesso alla Regione che li ha dichiarati prioritari. Per quel che concerne gli altri interventi di messa in sicurezza, consolidamento e sistemazione idrogeologica di quasi tutto il territorio comunale – ha aggiunto Casolaro – sono stati spesi ben 6.460.000 euro, mentre per gli altri interventi è stata sollecitata la Regione ad assentire al finanziamento per diverse opere in tutto il ter- dito la sospensione per 6 mesi delle rate dei finanziamenti, optando tra la sospensione dell’intera rata e quella della sola quota capitale. «Finalmente – è il commento del sindaco di Pisticci, Vito Di Trani - siamo ad una fase concreta con la disponibilità di risorse: l’ordinanza che regolamenta i primi interventi relativi all’alluvione di ottobre è una notizia positiva. Le risorse messe a disposizione hanno permesso una sacrosanta considerazione dei territori colpiti da parte del governo che, in precedenza, era sembrato sordo alle esigenze delle nostre popolazioni. Per il futuro, tuttavia, occorrerà dar seguito al provvedimento con altre risorse perché i danni sono ingenti, considerando anche l’ondata di maltempo di dicembre ». le altre notizie È emergenza frane Trasmessi alla Regione gli interventi ritenuti prioritari. C’è pure via Papa Giovanni Vincenzo Francomano n Tracciare un bilancio dell’assistenza domiciliare nell’Azienda sanitaria di Matera in un periodo in cui la presa in carico domiciliare e le conseguenti politiche d’integrazione continuano ad essere un tema di frontiera nell’ambito dei servizi alla persona. Se ne occuperà un incontro, promosso dalla coop La Mimosa, che si terrà oggi a Policoro, dalle 15.30, nella sala riunioni della Asm, in via Fellini. Interverranno responsabili di servizi di assistenza domiciliare e distretti sanitari, sindacalisti, medici di medicina generale e specialisti. [fi.me.] ritorio comunale, per una cifra pari a 8.750.000 euro». Ha concluso gli interventi il consigliere Francesco Mancini che ha sostenuto come sia importante operare sul territorio, prima che sia troppo tardi, non dimenticando che a Pomarico è sempre vivo il ricordo della tragedia che colpì la famiglia Liccese per la perdita della propria figlia Laura di appena 6 anni, travolta e uccisa mentre giocava, dal cedimento di un muro di sostegno alla periferia est dell’abitato pomaricano. Una tragedia che comunque deve far riflettere sulla necessità e la priorità degli interventi. TERRITORIO FRAGILE Il dissesto idrogeologico tiene sempre più in apprensione la comunità pomaricana SCANZANO JONICO INCONTRO DIVULGATIVO Drupacee, uso sostenibile di pesticidi e tutela della salute umana n Organizzato dall’associazione Lameta di Policoro, in collaborazione con l’Alsia ed altri enti, si terrà oggi a Scanzano Jonico, nella sala consiliare, dalle 17, un seminario su “Strategie di difesa integrata e tecniche di gestione sostenibili delle drupacee”. Saranno affrontati gli aspetti tecnici e normativi dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi, definendo le misure per un loro uso sostenibile al fine di ridurre i rischi e gli impatti sulla salute umana, sull’ambiente e sulla biodiversità e promuovere l’applicazione della difesa integrata e di approcci alternativi o metodi non chimici. [fi.me.] RASSEGNASTAMPA Repubblica.it La Camera boccia la parità di genere Renzi replica: «Noi la rispetteremo» Laura Boldrini, presidente della Camera: «Persa una grande occasione» di Redazione Online La Camera ha bocciato tutti gli emendamenti per la parità di genere nell’Italicum. L’Aula a scrutinio segreto ha bocciato l’emendamento bipartisan alla legge elettorale che prevedeva l’alternanza di genere in lista, vietando che potessero esserci due candidati dello stesso sesso in sequenza. No anche al secondo emendamento, anche questo bipartisan e anche questo respinto a scrutinio segreto, che prevedeva che nessuno dei due sessi può essere rappresentato in misura superiore al 50% per i capilista. Respinto anche il terzo e ultimo emendamento che prevedeva la proporzione del 40-60% per i capilista. I voti contrari al primo emendamento sono stati 335, e i favorevoli 227. Nel secondo caso, l’emendamento è stato bocciato con 344 voti contrari e 214 a favore. L’ultimo emendamento sulla parità di genere è stato respinto con 298 voti contrari e 253 favorevoli. Lo scrutinio segreto era stato richiesto da 39 parlamentari di Fora Italia, Fdi, Ncd e Udc. Dopo la terza bocciatura, il Pd ha chiesto alla presidente della Camera Laura Boldrini di sospendere l’esame della riforma elettorale, e molte deputate hanno lasciato l’Aula in segno di dissenso. Le deputate Dem si sono autoconvocate nell’Aula Enrico Berlinguer, presso gli uffici del gruppo Pd alla Camera, per una riunione in cui discuteranno del da farsi. Gli animi tra i Democratici però sono divisi: «Per il Pd non cambia assolutamente niente perché noi manteniamo ancora più forte l’impegno per il 50 e 50 nelle liste elettorali», ha detto Lorenzo Guerini. Amareggiata la presidente della Camera, Laura Boldrini, che si era simbolicamente schierata a favore delle modifiche esibendo una vistosa sciarpa bianca: «Come presidente della Camera rispetto il voto dell’Aula sugli emendamenti riguardanti la parità di genere. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia». Il premier e segretario del Pd, Matteo Renzi, però assicura: «Nelle liste democratiche l’alternanza sarà assicurata». E proprio Renzi dovrebbe essere presente martedì mattina all’assemblea dei deputati del Partito democratico, fissata alle 8.30 per un nuovo confronto sulla legge elettorale. La spaccatura nella maggioranza I due partiti principali che sostengono l’Italicum, Pd e Forza Italia, dunque si spaccano sulle quote rosa. Il primo emendamento è stato bocciato con 335 no. I voti a favore sono stati invece 227. Un numero di sì che, sebbene il voto segreto renda impossibile verificare esattamente come hanno votato nel complesso i vari gruppi, è comunque inferiore al numero dei deputati del Pd, pari a 293 deputati. Forza Italia ha detto no alle quote perché «sarebbero una norma con problemi di incostituzionalità evidenti», secondo quanto affermato da Francesco Paolo Sisto, deputato azzurro e relatore alla riforma del sistema di voto. Il governo, dal canto suo, aveva fatto sapere che sulla parità di genere si sarebbe rimesso all’Aula. Protestano le deputate del Pd: «Il gruppo non ha rispettato l’accordo - dicono - L’accordo era che il gruppo Pd avrebbe dovuto votare l’emendamento, dando in tal senso indicazione di voto e invece non è andata così visto che i voti a favore sono stati 253 mentre solo noi del Pd siamo 293. Quindi sono mancati molto più di 40 voti visto che a favore hanno votato anche esponenti di altre forze politiche». Sugli altri nodi della legge elettorale rimasti aperti il parere del governo sarà invece contrario. E’ stata anche decisa una riformulazione dell’emendamento alla legge elettorale sulla delega all’esecutivo secondo il quale «i collegi plurinominali non possono essere superiori a 120».«L’intesa è stata raggiunta in zona Cesarini», ha commentato in Aula lo stesso Sisto. Sentenza Consulta Sisto aveva spiegato come a supportare la tesi dell’incostituzionalità dell’introduzione delle quote rose nel provvedimento all’esame del Parlamento vi siano alcune sentenze della Corte costituzionale. «Le leggi - dice - non si fanno su spinta emotiva, sulla base di pressioni anche garbate ma insistenti. E le politiche culturali non si fanno con le norme. Inoltre, se si introducessero le quote rosa in questo testo avremmo un problema meritocratico nonché quello che si porrebbe qualora vi fosse un partito caratterizzato da un genere». A chi sottolinea come per altri sistemi di voto la parità di genere sia prevista, Sisto replica: «In quel caso ci sono le preferenze e immagino che se noi avessimo avuto le preferenze il problema non si sarebbe neanche posto». RASSEGNASTAMPA PrevNext Punti critici «Ci sono ancora dei punti aperti, cioè che non sono stati votati ma accantonati. Tra questi, la delega al governo per le tabelle sui nuovi collegi, le multicandidature e il salva-Lega. Si sta lavorando a emendamenti che consentano di raggiungere un’intesa» ha poi sottolineato Sisto, motivando la richiesta - accolta - di rinvio di alcune ore. Oltre alla parità di genere, quindi, restano ancora da sciogliere i nodi sulle multicandidature - emendamento richiesto da Ncd, che al momento prevede un massimo di otto candidature multiple ma che gli alfaniani vorrebbero portare a 10 - e sul cosiddetto «salva-Lega», emendamento di Forza Italia, ora accantonato, che trova l’ostilità dei partiti «piccoli» e della minoranza Pd. Il nodo dei collegi Ma il vero nodo era sulla delega al governo e sulla ripartizione dei seggi. Quella sul numero dei collegi è stato risolto con la decisione di crearne 120. L’altro scoglio politico da superare è la questione della ripartizione dei voti e quindi dei seggi nel passaggio dal livello regionale a quello nazionale. Un tema che vede coinvolti soprattutto i piccoli partiti, per l’elevata aleatorietà a cui sarebbero soggetti, con il rischio di non sapere, una volta che vengono ripartiti i seggi sulla base dei voti ottenuti, chi sarà eletto e dove. Un problema, fanno notare fonti parlamentari, che riguarderebbe tutte le forze politiche che ottengono fino a un massimo del 15% dei voti a livello nazionale. 10 marzo 2014 | 11:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA
© Copyright 2024 Paperzz