Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46/art. 1, comma 1, DCB Roma - Prezzo copia euro 0,20 MENSILE DIRCREDITO ncontri I idee&fatti febbraio 2014 anno IV 19 OCCUPAZIONE CONTRO IL BARATTO DELL’ABI SALARIO www.dircredito.info informati con DirCredito Incontri idee&fati Anno IV - numero 19 - febbraio 2014 Editore: DirCredito Direttore responsabile: Franz Foti Vice Direttore: Cristina Attuati Comitato di direzione: Maurizio Arena, Silvana Paganessi, Franz Foti, Cristina Attuati Hanno collaborato a questo numero Guido Antolini, Filippo Arena, Maurizio Arena, Cristina Attuati, Silvio Brocchieri, Dante Columbro, Franz Foti, Elisabetta Giustiniani, Livio Iacovella, Claudio Minolfi, Paolo Monaco, Agnese Ninci, Claudio Nobili, Giulio Pomar, Giulia Ranieri, Dante Sbarbati, Roberto Spoletini. Progetto grafico: Claudia Spoletini Stampa: Orfeo Planet s.r.l. - Roma Redazione: Via Principe Amedeo 23 - 00185 Roma Periodico telematico in corso di registrazione Reg. Trib. Roma n. 441/2005 - Iscrizione al ROC n. 13755 chiuso in tipografia il 24 febbraio 2014 SOMMARIO IL PUNTO Il caso di Electrolux L’EDITORIALE L’anacronistico baratto dell’Abi INTERNAZIONALE Brevi dal mondo SINDACATO Breaking through: il piano d’azione di Uni Global Union Banca delle Marche: lavori in corso - Fruendo - Equitalia DirCredito, all’avanguardia sulla difesa della salute POLITICA Il Governo secondo Matteo ECONOMIA Decreto pasticcio Cinesi d’élite nei paradisi fiscali LAVORO Waiting for Job Act Esodati: la legge di stabilità tradisce ancora, fuori in 200.000 La crisi aumenta la scala delle disuguaglianze PENSIONI INPS, un colosso dai piedi d’argilla CORPORATE GOVERNANCE Unione Europea e azionariato dei dipendenti LEGALE Osservatorio sulla giustizia Il filo d’Arianna BANCA Credito su pegno SOCIETÀ Sessismo, la crisi sociale e politica piomba nell’aula del Parlamento Cina, le contraddizioni in seno al popolo In nome della madre Il saluto a Claudio Abbado L’italianità, una caratteristica unica PERSONE Francesco contro l’usura CURIOS@NDO Dallo spazzolino da denti al bordello Bitcoin: la moneta virtuale impazza nella rete Gio Batta Persi, il ciclista che prende la vita a pedalate Umbria, meta affascinante per un weekend “fuori porta” I ncontr i 4 5 6 25 26 27 9 10 15 7 20 21 22 12 14 17 OCCUPAZIONE CONTRO SALARIO IL BARATTO DELL’ABI 18 13 16 24 30 31 28 32 33 34 35 - feb brai o 2014 n 3 n I L P U N TO Il fatto del mese IL CASO ELECTROLUX Electrolux è una multinazionale svedese, produce elettrodomestici per la casa e per uso professionale. Ha impianti in 25 paesi d’Europa e in Italia – a Solaro (Lombardia), Porcia (Friuli Venezia Giulia), Forlì e Susegana (Veneto) – ha concentrato la maggior parte della produzione continentale con 5.715 dipendenti. A causa della crisi, che ha determinato un calo dell’utile dell’azienda del 29%, il gruppo ha deciso il taglio di 2.000 posti di lavoro a livello globale (1.500 in Europa). Indicando gli stabilimenti italiani come scarsamente competitivi, l’azienda ha deciso di avviare un’indagine con i sindacati sulla sostenibilità degli impianti produttivi. A gennaio si è svolta a Mestre una riunione tra i dirigenti della multinazionale e i sindacati, durante la quale l’azienda ha presentato i propri piani industriali per i 3 stabilimenti di Solaro, Forlì e Susegana, ma non per quello di Porcia, dove ogni decisione è stata rinviata all’aprile 2014. Nel testo base della discussione con i sindacati Electrolux ha proposto una riduzione strutturale dell’orario di lavoro – da 8 a 6 ore – e una riduzione del costo dell’ora lavorata, cioè del rapporto tra il costo complessivo sostenuto rispetto alle ore effettivamente lavorate. Quest’ultima da realizzarsi attraverso la sospensione dei premi legati a produttività, redditività, qualità ed efficienza, attraverso la sospensione del pagamento delle festività che cadono di sabato e domenica, la riduzione del 50 per cento dei permessi sindacali, la riorganizzazione delle pause sull’orario a 6 ore, il congelamento degli scatti di anzianità e anche degli eventuali incrementi legati alla contrattazione nazionale. Tutte queste misure dovrebbero essere applicate ai quattro stabilimenti italiani e si tradurrebbero nella riduzione da 3 a 5 euro degli attuali 24 euro spesi in media all’ora per lavoratore. In termini di salario netto questo equivale a circa l’8 per cento di riduzione, circa 130 euro al mese. A fronte di ciò si giunge addirittura a fissare per ogni stabilimento l’incremento dei pezzi prodotti per ogni ora lavorata. Per quanto riguarda Porcia, lo stabilimento che in termini produttivi manifesta maggiori criticità, invece di porre l’attenzione sui lavoratori, l’azienda si è concentrata sull’analisi della differenza di costo tra una lavatrice prodotta nella fabbrica di Pordenone e la stessa lavatrice prodotta in Polonia: differenza che ammonta a 30 euro a pezzo. Quindi, anche significativi tagli di salario non sarebbero comunque sufficienti a colmare la differenza e a renderla accettabile. Sembra incredibile, ma è tutto vero. Redazionale 4 n fe bb rai o 2014 - In cont ri L’ E D I TO R I A L E n L’ANACRONISTICO BARATTO DELL’ABI Occupazione contro salario, i banchieri in pieno stile Electrolux di Maurizio Arena Quando si legge che nel nostro Paese il 10% della popolazione detiene il 50% della ricchezza non si può far a meno di pensare che sono proprio le strategie come quelle messe in campo da ABI che hanno contribuito a determinare questo fenomeno che mina lo sviluppo dei sistemi produttivi, del consumo e del progresso sociale e culturale. “Rivedere” non ha lo stesso significato di smantellare e appiattire. Confrontiamoci senza pregiudizi e valutiamo quanto potere d’acquisto le retribuzioni dei bancari hanno perso nell’ultimo quinquennio. Smontare la contrattazione integrativa sarebbe scellerato, perché in essa non sono presenti privilegi di casta, ma strumenti contrattuali regolarmente negoziati che consentono di premiare la produttività e le specificità professionali. Dobbiamo, al contrario, rafforzare la contrattazione di secondo livello per evitare che molte banche la utilizzino per derogare a norme contrattuali nazionali. Non sarà forse che l’ABI, invece di pensare a rilanciare il settore e il Paese at- traverso una seria politica di investimenti e di accesso al credito di famiglie ed imprese stia cercando di applicare il metodo Electrolux che tenta di far pagare ai lavoratori il dumping sugli elettrodomestici messi in atto da alcune grandi catene di distribuzione? Prima che sul metodo impariamo a discutere sul merito, individuando per esempio con l’ausilio di esperti indipendenti che cosa ha fallito nel modello di banca che i banchieri si ostinano ad applicare. Dal canto nostro siamo pronti a confrontarci, con onestà intellettuale, su quali siano e quanto pesino le reali inefficienze nelle banche. La pregiudiziale che poniamo è che quest’analisi abbia la finalità non di ridurre i costi, ma di ricercare anche soluzioni per il rilancio del settore che ha bisogno di essere profondamente rinnovato, proiettato verso il futuro e molto più vicino ai bisogni dei cittadini e delle imprese, attraverso una riflessione critica che non escluda a prescindere, come vorrebbe l’ABI, le responsabilità del top management. “ Sembra che l’ABI, quando si riferisce al contratto, tenda a declinare gli aggettivi “innovativo” e “riformista” in modo del tutto originale e soprattutto penalizzante per gli oltre 300.000 lavoratori del settore I ncontr i - feb brai o 2014 n “ Ci risiamo. L’Abi non si smentisce e in questa fase di attesa, per la riapertura del confronto per il rinnovo del CCNL, trapelano da Palazzo Altieri alcune voci che farebbero intendere la volontà di depotenziare la contrattazione integrativa, perché non più sostenibile. Un film già visto, che poco ci appassiona in quanto strumentale e poco costruttivo. Sembra che l’Associazione Bancaria, quando si riferisce al contratto, tenda a declinare gli aggettivi “innovativo” e “riformista” in modo del tutto originale e soprattutto penalizzante per gli oltre 300.000 lavoratori del settore. Quando i banchieri pensano al “nuovo” lo fanno limitandosi ad immaginare tagli dei salari e quando pensano a “riforme” teorizzano ulteriori affossamenti delle tutele riguardanti i lavoratori. Il mantra, per l’Abi, è “l’occupazione ad ogni costo”. Si dimentica, a quanto pare, che le persone comuni, oltre ad essere occupate, devono anche provvedere al proprio mantenimento e a quello delle loro famiglie a differenza di chi ha il vantaggio, come nel caso dei manager, di percepire retribuzioni non soggette alle logiche di mercato. Noi non siamo disponibili a subire alcun ricatto. E’ assurdo e insostenibile barattare salario contro occupazione. Questo tipo di scambio, infatti, non serve al rilancio dell’economia come hanno ben compreso in molti altri Paesi. Lo testimonia la presa di posizione del Presidente Obama che, in occasione del Discorso dell’Unione, “motu proprio”, ha annunciato l’intenzione di alzare la paga oraria minima per i dipendenti della pubblica amministrazione. Siamo di fronte a retaggi che appartengono a Paesi come India, Cina, Brasile, che hanno avuto tassi di crescita a due cifre, ma ora in difficoltà espansive, dove i meccanismi economici si stanno inceppando. Sono Paesi che non brillano certo per democrazia e redistribuzione della ricchezza prodotta. 5 n INTERNAZIONALE BREVI DAL MONDO Notizie, fatti e curiosità oltre i confini n EUROPA: RISPOSTE CONCRETE AL CAMBIAMENTO CLIMATICO Finora l’Europa è sempre stata impegnata in prima linea sul tema dei cambiamenti climatici. Tre erano gli obbiettivi che il Vecchio Continente si era prefissato per il 2020: la riduzione del 20 % delle emissioni di gas serra, il recupero del 20 % del fabbisogno energetico da fonti rinnovabili e la riduzione del 20% dei consumi. A sei anni dal traguardo possiamo dire di essere a buon punto, poiché nel 2012 le emissioni rispetto al 2007 si sono ridotte del 18 %, le fonti rinnovabili rappresentano ormai il 14,4 % del fabbisogno energetico e anche in tema di razionalizzazione dei consumi si sono ottenuti risultati apprezzabili.Tali risultati non sarebbero mai stati ottenuti se a monte non vi fosse stata una forte volontà politica. Tuttavia pare che altrettanta determinazione non abbia caratterizzato l’azione Europea quando sono stati fissati i traguardi da raggiungere nei prossimi 15 anni. L’unico punto fermo sembra essere la volontà di ridurre drasticamente l’emissione di gas serra, circa il 35 % rispetto ai livelli del 1990. Nulla è stato stabilito per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabili senza le quali si privilegia inevitabilmente l’uso dell’energia nucleare. 6 Sembrerebbe quasi che l’Europa sotto la pressione di stati come Francia e Gran Bretagna, particolarmente interessati al business legato al nucleare, abbia varato un piano orientato ad ottenere vantaggi a brevissimo termine, allontanando la prospettiva di una politica energetica più onerosa, ma più responsabile che fornisca risposte concrete al cambiamento climatico. Paradossalmente ridimensionando le proprie ambizioni di salvaguardia ambientale l’Europa si indebolisce proprio in uno di quei settori di cui deteneva la leadership. n TURCHIA: CRESCITA ESPONENZIALE DEL DEFICIT Il 29 gennaio, dopo molti tentennamenti, la banca centrale turca ha deciso di alzare i suoi principali tassi d’interesse, rispettivamente dal 4,5 al 10 % e dal 7,75 al 12 %. Secondo un articolo apparso sul Financial Times la decisione si è resa necessaria per cercare di porre un argine al fenomeno dell’inflazione, cresciuta enormemente negli ultimi mesi anche a causa del crollo accusato dalla lira turca nei confronti del dollaro e dell’euro. Probabilmente anche a causa dell’instabilità politica evidenziata dai recenti disordini di piazza, la risposta popolare alla politica sempre più repressiva, anche nell’ambito dei diritti umani, messa in campo da Erdogan, nell’ultimo anno il Paese ha registrato una massiccia fuga dei capitali n fe bb rai o 2014 - In cont ri stranieri. A ciò va aggiunta la crescita esponenziale del deficit commerciale che, per l’80 %, è finanziato con capitali stranieri a breve termine. n USA: SOLLIEVO ALLE FAMIGLIE Nel corso dell’annuale discorso sullo stato dell’unione, tenuto da Barak Obama lo scorso 29 gennaio a Washington, il presidente degli Stati Uniti ha dichiarato di voler far ricorso allo strumento dell’ordine esecutivo, una sorta di decreto presidenziale, per superare le divisioni del congresso e varare misure economiche che possano in qualche modo ridare slancio all’economia reale e, in particolare, riducano la pressione della crisi sulle famiglie. L’obiettivo dichiarato di Obama è quello di dare sollievo alle famiglie statunitensi e diminuire il divario tra ricchi e poveri e tra uomini e donne. Tra le misure adottate, anche l’aumento del salario orario minimo dei dipendenti del governo da 7,25 a 10,10 dollari e l’istituzione di un nuovo fondo per i pensionati. Il presidente che si trova nel suo secondo e ultimo mandato ha così impresso un’accelerazione alla sua politica chiedendo alla camera, a maggioranza repubblicana, di sbloccare la riforma dell’immigrazione, suo cavallo di battaglia, già approvata dal senato. n SUD AFRICA: UNA DONNA CANDIDATA ALLE PRESIDENZIALI 2014 Un’altra donna entra nell’agone politico e lo fa candidandosi a guidare un Paese importante e complesso come il Sud Africa. Si tratta di Mamphela Ramphele, candidata per Alleanza democratica alle presidenziali del 2014. Alleanza democratica (Da) è il più importante partito dell’opposizione sudafricana e può contare su molti sostenitori anche tra la popolazione bianca del Paese. Ramphele sfiderà l’attuale Presidente Jacob Zuma, in quota al National African Congress, il partito di Nelson Mandela. Zuma fischiato più volte in pubblico durante le cerimonie per le esequie di Madiba è in netto calo di popolarità. La candidata dell’opposizione è una nota attivista contro l’apartheid e ha svolto il ruolo di ́ direttrice generale della Banca mondiale. L AV O RO n WAITING FOR JOB ACT Che l’attesa non diventi una poltrona Aspettando Godot, in inglese "Waiting for Godot". è la più famosa opera teatrale di Samuel Beckett. Appartiene a un genere di teatro detto “dell'assurdo” di cui, oltre a Beckett, fanno parte autori come Ionesco, Adamov, Luigi Pirandello e Genet. E’ un movimento che si caratterizza con la credenza che la vita dell'uomo sia senza senso e senza scopo, dominata dall'incomunicabilità e dalla crisi di identità che contraddistinguono le relazioni fra gli esseri umani. Il tema dell’attesa, spesso vana, è un aspetto che, paradossalmente, caratterizza tutta la nostra esperienza di cittadini italiani rispetto alle istituzioni e alla politica che ci rappresenta. Che cosa ci aspetta ora, dopo il “tormentone” della legge elettorale che ha visto accapigliarsi, per motivi che i più stentano a comprendere, i nostri deputati e senatori, mentre il Paese, quello vero, in fila per due, si bloccava nelle pastoie burocratiche per il pagamento della Tares e della Mini Imu. E mentre la Fiat, che non si chiama più così, trasferiva la sua sede fiscale nel Regno Unito e, nello stesso tempo l’Electrolux, per rimanere in Italia, proponeva ai suoi operai un taglio del salario dal 30 al 50%. Ma ecco che, finita quest’attesa, immediatamente se ne profila all’orizzonte un’altra che si prospetta altrettanto complessa e foriera di tensioni. Stiamo parlando del “Job Act”, il piano per il lavoro che il “vulcanico” Matteo Renzi ha più volte annunciato tratteggiandolo negli aspetti essenziali e scatenando, come al solito, un mare di polemiche. Vediamo allora di fare chiarezza, almeno stando alle informazioni che oggi sono in nostro possesso, sugli effetti che questa nuova riforma del lavoro, nel bene e nel male, e sempre con beneficio di inventario, potrebbe produrre sull’ormai devastato mercato del lavoro italiano. Va detto che il Job Act, nelle sue linee guida ancora molto sfumate, è stato accolto positivamente da Bruxelles, fatto che tuttavia non deve spaventarci, poiché non è detto che ciò che entusiasma Olli Rehn debba necessariamente terrorizzarci. Partiamo dal principio, effettuando un’analisi preliminare degli aspetti principali della proposta renziana che, come detto, è ancora in “lavorazione”. Si prevede un taglio dell’Irap, la tassa che alimenta la sanità regionale, del 10 % che si finanzierebbe con un aumento dell’imposta sulle rendite finanziarie. Fare ciò, anche se solo parzialmente, costerebbe circa 2 miliardi. Dove verranno reperiti i fondi o, più semplicemente, verrà ulteriormente aumentato il carico fiscale sui soliti noti? Relativamente al reddito di cittadinanza, o ad una sorta di assegno universale per chi rimane disoccupato, con l’obbligo di seguire un corso di formazione e, pena la perdita del sussidio, di accettare una proposta di lavoro che gli venisse eventualmente offerta, lo strumento esiste già. Lo ha introdotto la Fornero nel 2012. Renzi, dal canto suo, potrebbe allentare i requisiti necessari per poter godere di tale diritto. Estremamente positiva la proposta di introduzione dell’obbligo di rendicontazione della for- mazione finanziata con fondi pubblici. E, per rimanere in ambito pubblico, ci pare apprezzabile il tentativo, probabilmente ai limiti della “mission impossible”, di eliminare i contratti a tempo indeterminato per i dirigenti pubblici, prevedendo di fatto la limitazione del potere dei “boiardi di stato”. Più fumosa, invece è la promessa di abbattere i costi energetici di circa il 10%, non si capisce infatti I ncontr i - feb brai o 2014 n 7 n L AV O RO 8 su chi poi alla fine verranno addebitati i costi di questa operazione. Altrettanto campata in aria sembra la teoria di creare nuova occupazione in settori come Cultura-Turismo-Agricoltura, Made in Italy, Ict, Green economy, Nuovo Welfare, Edilizia, Manifattura, ad oggi abbiamo solo i titoli del progetto che manca completamente delle modalità di attuazione. Diamo ora uno sguardo ai temi che come organizzazione sindacale ci toccano più da vicino. Nel Job Act si annuncia che, tempo otto mesi, verrà presentato un codice del lavoro che si pone l’obiettivo di ridurre le oltre 40 forme contrattuali presenti, orientandosi verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti. Almeno nelle intenzioni la nuova forma contrattuale prevedrebbe il raggiungimento di tutte le garanzie nell’arco di tre anni. Anche qui è tutto da verificare, poiché se, in linea di principio, le semplificazioni possono giovare alla ripresa dell’occu- n fe bb rai o 2014 - In cont ri pazione, l’importante è che con la scusa di rendere più agili gli impianti normativi che regolano i rapporti di lavoro non si finisca per agire con l’accetta solo sui diritti dei lavoratori. Lo stesso ragionamento vale per la Legge sulla rappresentatività sindacale e i rappresentanti eletti dai lavoratori nei Cda delle grandi aziende a cui fa cenno il Job Act. Sulla prima non siamo contrari, almeno in linea di principio, purché la rappresentanza dei lavoratori venga garantita non solo con riferimento al fattore numerico, ma prestando attenzione alle specificità professionali. Sull’ingresso nei Cda delle aziende attraverso l’adozione del sistema tedesco, la Mitbestimmung, che prevede la presenza dei lavoratori in Consigli di sorveglianza con possibilità di intervenire sulle scelte aziendali e, in alcuni casi, di nominare i manager, crediamo che sia opportuno lavorare su più fronti, magari anche su quello del sostegno all’azionariato dei dipendenti previsto dalla nostra Costituzione che, tuttavia, al momento non sembra essere contemplato. Infine, ma non da ultimo, siamo assolutamente d’accordo sul rafforzamento delle regole a tutela della trasparenza a 360 gradi. Riteniamo che tali norme debbano valere in primis per le amministrazioni, ma anche per partiti e sindacati che beneficiano di contributi pubblici. Tuttavia pur non appartenendo a questo tipo di associazioni, vivendo il nostro sindacato esclusivamente grazie alle quote degli associati, quando ciò venisse previsto non avremmo alcuna difficoltà a far certificare i nostri bilanci. Ci auguriamo che l’attesa per il Job Act e le sue declinazioni pratiche non risulti infinita, perché come era solito dire John Fitzgerald Kennedy “Dobbiamo usare il tempo come uno strumento, non come una poltrona”. Cristina Attuati POLITICA n IL GOVERNO SECONDO MATTEO La morsa dei tempi costringe al disarmo bilanciato governo e opposizione Siamo sul punto d’invertire la rotta. La ripresa è vicina.Timidi ma certi i segnali di rilancio. La macchina del risveglio è già in corsa. Fra sei mesi saremo fuori dalla bufera. Il processo delle riforme è già partito. Questi sono stati gli slogan recenti della politica che ormai scivolano addosso a chiunque. Disincanto e scetticismo sono ancora prevalenti tra la gente. Ora si attende il nuovo. Mario Monti ci aveva abituati alle frasi brevi e incisive, ma non si allontanava molto dallo stereotipo dello slogan e contemporaneamente scagliava sassate contro salari e pensioni. Centinaia di migliaia di esodati sono ancora in lacrime e non per solidarietà con la Fornero. Letta ci stava abituando al post andreottismo: un passo alla volta ripetuto più volte, sino allo sfinimento. Renzi vuole “il veloce cambio di passo”, chiaro e preciso, ma le trame delle lobby e dei poteri forti, naturalmente quelli che stanno dietro le quinte dei partiti – i boiardi della finanza speculativa, degli ordini professionali e della burocrazia di stato – sono sempre in agguato. Pronti a costringere il Paese in uno stato ricattatorio di limbo politico e sociale perché così prospera la ricchezza dei pochi. E così il sistema Italia continua a reggersi su due pilastri marcescenti, il Privilegio e il Potere perverso. Intanto Alfano ha necessità di consolidare il suo schieramento. Con una legislatura lunga logorerebbe il suo ex datore di lavoro, almeno anagraficamente, con l’ambizione di ereditare lo scettro della destra. Il centro sarebbe felice di mettere insieme i cocci delle recenti diaspore in tempi non brevi e la sinistra minoritaria del PD potrebbe giocare i suoi brutti scherzi al nuovo messia politico Matteo Primo. Antichi e disastrosi “vizietti” autodistruttivi della sinistra. Grillo e la sinistra radicale sono già in attesa che il governo Renzi venga impallinato e “rottamato” già sul nascere. Anche per loro i tempi lunghi della legislatura non sarebbero augurabili perché ci si dovrebbe misurare con le macroriforme e con proposte alternative in una situazione economica a risorse zero. Così ci dicono. E Berlusconi, vero arbitro del governo Renzi, aspetta la rivincita giocando in panchina le sue solide carte. Matteo ha già configurato il suo “vangelo” fondato su tre assi che dovrebbero dare il senso vero del mutamento: contenuti riformatori, velocità di esecuzione, ripresa economica e rimotivazione alla politica. Punta su quattro piani di azione che comprendono riforme istituzionali, lavoro, riforma della pubblica amministrazione, fisco. I tempi sono davvero stretti. Il “vangelo” dovrà produrre i suoi effetti entro il mese di giugno e poi si dovranno chiudere le fasi parlamentari per riformare il Titolo Quinto della Costituzione. Se dovesse saltare “il banco”, I ncontr i - feb brai o 2014 n mentre la disoccupazione avanza disastrosamente, probabilmente andremo verso la balcanizzazione italo-ellenica. In realtà siamo di fronte a uno scenario mefitico e preoccupante: mafie, evasione fiscale, corruzione, sprechi e burocrazia pubblica valgono 1000 miliardi di euro. Il Paese soffre e pazienta, ma non credo che “i timonieri” abbiano molto tempo nel dare risposte urgenti. La sintesi più incisiva dello stato del paese l’ha fatta una recente copertina dell’Espresso con solo cinque strisce flash, che ripeterei sino all’ossessione: cinquantamila denunce per reati tributari, 987 arresti; 32 condoni fiscali in 34 anni; 5 milioni di contribuenti sospetti, 2 mila controlli veri; 808 miliardi nascosti e scoperti, appena 69 recuperati; e quando si arriva al processo, ci vogliono 903 giorni solo per il primo grado. “E questo è tutto” avrebbe detto Perry Mason. Franz Foti 9 n ECONOMIA DECRETO PASTICCIO Imu pagata da Banca d’Italia con i soldi dei cittadini. Battaglia in Parlamento contro l’ennesimo regalo alle banche A passare ai raggi x il decreto ImuBankitalia, la contestazione che ha minacciato di bloccare i lavori parlamentari, non appare completamente fuori luogo. Deprecabile nei modi ma, nel merito delle misure, parzialmente apprezzabile. Il provvedimento, così come è stato approvato alla Camera, dopo il doppio passaggio parlamentare, prevede che il capitale della Banca d’Italia, rimasto inalterato al suo valore originale del 1936 – circa 156 mila euro – venga rivalutato. Un comitato di esperti nominato dalla stessa Bankitalia, ha stimato il valore attuale del capitale tra i 5 ed i 7,5 mld di euro, demandando al governo, che ha fissato in 7,5 miliardi, la cifra definitiva. In tal modo ai soci, banche e assicurazioni italiane, è stato attribuito un nuovo valore delle quote di appartenenza, molto più alto di quello precedente e tutto a carico delle riserve statutarie accantonate nel tempo da Bankitalia. Inoltre, il provvedimento prevede, per evitare concentrazioni, che nessun socio possa detenere una quota supe- “ Il provvedimento prevede che nessun socio possa detenere una quota superiore al 3% del capitale, obbligando a vendere quelle in eccesso 10 n fe bb rai o 2014 - ” In cont ri riore al 3% del capitale, obbligando a vendere quelle in eccesso. La scelta di agganciare la rivalutazione delle quote di Bankitalia alla cancellazione della seconda rata Imu ha assunto un valore economico reale ed un rapporto diretto. Le coperture finanziarie per assicurare la cancellazione dell’imposta arrivano infatti prevalentemente da un aumento significativo degli acconti fiscali per banche e assicurazioni e da un’addizionale una tantum sugli utili degli stessi istituti (solo per l’anno 2013, 1,53 miliardi di euro relativi alla plusvalenza derivante dall’incremento di valore delle quote che si somma ai 1,49 miliardi di anticipi che il Governo ha chiesto come acconto sulle imposte da versare per l’esercizio 2014). Le banche e le assicurazioni, dopo qualche timida protesta, hanno accettato senza scomporsi solo perché, stimolate dal fatto che nella seconda parte del decreto, quella relativa appunto alla rivalutazione delle quote Bankitalia, sarebbero arrivate le compensazioni. Sono infatti tre i motivi per cui il provvedimento ha immediatamente innescato l’interesse delle banche. Il primo è di natura contabile: le nuove quote rivalutate rafforzeranno il loro patrimonio alla vigilia della supervisione che la Banca Centrale Europea si appresta a svolgere sui bilanci degli istituti. Il valore delle proprie partecipazioni viene moltiplicato - da 0,56 a 25.000,00 euro - consentendo di consolidare, agli occhi dei supervisori comunitari, anche se non per l’esercizio 2013, i bilanci che attualmente non sono proprio al top della forma. Ma c’è dell’altro. Il nuovo provvedimento fissa al 6% un tetto massimo di quota di dividendi da ripartire sugli utili che Bankitalia produce. Una parte rilevante arrivano da sempre dall’attività ECONOMIA n di signoraggio – l’emissione fisica di monete e banconote - che compie in regime di monopolio (attività pubblica) e che andrebbero, con l’attuale riforma, distribuiti a favore dei privati. Il 6% sul capitale rivalutato equivale a una somma massima di 450 milioni di euro che annualmente sarebbero distribuiti alle banche, a scapito di quella destinata tradizionalmente allo Stato. Tanto che, prudenzialmente, nel bilancio 2014-2015 e 2016 il governo ha previsto un abbattimento di entrate per 750 milioni di euro. Possiamo dire che lo Stato ha generosamente deciso di rinunciare a una parte consistente degli utili attesi ogni anno a favore delle banche. I commi 5 e 6 dell’articolo 4 del decreto impongono la cessione delle quote superiori al 3%. Intesa e Unicredit ad esempio, per via delle acquisizioni realizzate nel corso degli anni, si sono ritrovate proprietarie, da sole, di oltre il 50% delle quote (30% Intesa, 22% Unicredit). La parte eccedente il 3% ciascuna dovrà essere ceduta ad istituzioni finanziarie con sede in Italia. Se nessuno dovesse comprare le quote in eccesso, in un mercato di fatto inesistente, il decreto stabilisce che potrebbe essere il Consiglio Superiore di Bankitalia a riacquistarle, al fine di riportare le quote in parità fra i soci. Il beneficio per queste due banche potrebbe essere tra i 4 e i 5 miliardi a carico della stessa Banca d’Italia, acquirente di “prima” istanza per poi ricollocarle su altri soggetti della mede- sima tipologia. Ma la generosità non ha limiti. La rivalutazione impone alle banche il pagamento delle tasse sulla plusvalenza maturata essendo passato il valore della quota da 0.56 a 25.000 euro. L’aliquota ordinaria da applicare, pari al 22%, avrebbe garantito allo Stato almeno 1,5 miliardi di euro, ma di passo in passo nell’ingorgo legislativo di fine anno l’aliquota viene fissata al 12%. Così, l’intera operazione “costa” alle ARRIVA SEPA banche solo 900 milioni di euro. E lo Stato, alla fine dei conti, incassa meno di un miliardo. In conclusione, maxi dividendi, restyling dei bilanci prima dei test europei, quote da vendere e miliardi da incassare tutto a carico delle riserve statutarie di Bankitalia, che appartengono in fin dei conti ai cittadini italiani. Forse L’IMU la stanno pagando comunque i contribuenti. Dante Sbarbati Sepa è l’acronimo di Single euro payments area, ossia l’area unica dei pagamenti europei al cui interno possono essere effettuati e ricevuti pagamenti, utilizzando un unico conto corrente o un’unica carta di credito, indipendentemente dal paese in cui ci si trova senza alcuna differenza tra pagamenti nazionali ed europei. Appartengono a questa area 33 paesi, quindi anche se non facenti parte dell’area euro. In pratica dal 1° febbraio il bonifico Sepa e l’Addebito diretto Sepa sostituiranno il bonifico nazionale e il RID. Di fatto con questa modifica non si saranno più differenze fra pagamenti domestici ed europei che saranno effettuati con le medesime modalità, sicurezza e costi. A breve saranno estesi anche ai pagamenti di e-commerce di beni e di servizi. Il bonifico Sepa verrà eseguito con l’utilizzo del codice IBAN del destinatario della rimessa (fino al 31 gennaio 2016 per le destinazioni non domestiche potrebbe essere richiesto ancora il BIC). L’esecuzione avverrà entro il giorno successivo all’operazione. L’addebito diretto Sepa: nulla varia per chi ha già la domiciliazione RID in quanto il passaggio al nuovo sistema avverrà automaticamente. Per chi dovrà invece attivare nuove domiciliazioni, oltre il sistema cartaceo attualmente in vigore, a breve potrà utilizzare un modulo online sul sito del fornitore. Il cliente potrà inoltre comunicare alla banca di limitare l’importo o fissare una determinata periodicità ed infine fornire liste di creditori indesiderati. Chi utilizza i sistemi di home banking avrà certamente notato le modifiche formali già presenti, ma per eseguire un bonifico, nella sostanza, la procedura non è stata cambiata e l’utente ha eseguito l’operazione senza accorgersi di nulla. I ncontr i - feb brai o 2014 n 11 n C O R P O R AT E G O V E R N A N C E UNIONE EUROPEA E AZIONARIATO DEI DIPENDENTI Timide esperienze in Italia, nel sistema bancario tutto tace L’azionariato dei dipendenti, elemento essenziale per una moderna strategia partecipativa, è ormai definitivamente visto come tassello necessario per la coesione sociale. È questo il momento per tracciare un bilancio della legislatura europea che si avvia a conclusione, dal punto di vista sovranazionale della Federazione Europea dell’Azionariato dei Dipendenti – Efes (ndr presieduta da Guido Antolini), con un occhio anche a quanto accade in Italia. La legislatura europea è arrivata al suo termine naturale. Con le elezioni del prossimo maggio 2014 i cittadini europei eleggeranno i Deputati componenti il Parlamento, avviando anche il processo di ricostituzione della Commissione europea, l’organo esecutivo dell’Unione. La prima valutazione di questa legislatura è relativamente positiva. Le aspettative che il semestre iniziale di presidenza francese dell’Unione potessero portare nelle istituzioni europee 12 un impulso alle modalità concretamente partecipative tramite l’azionariato dei dipendenti, in cui la Francia è da sempre il Paese più avanzato, sono state parzialmente disattese. Occorre tuttavia sottolineare che il lavoro incessante, ma poco visibile, delle parti sociali europee, con il diretto contributo della EFES ha portato dei risultati importanti. L’Avviso Comune del Comitato Economico e Sociale (il CNEL europeo) dell’ottobre 2010 è stato un primo elemento di condivisione e superamento di consolidati pregiudizi. Nello stesso periodo la Direzione Mercato Interno, sotto la responsabilità del Commissario Michel Barnier, alle prese con la drammatica crisi del sistema bancario e produttivo europeo, ha radicalmente modificato l’approccio alla Corporate Governance precedentemente assunto dal Commissario Mc Creevy, ultraliberista già ispiratore dell’effimero “miracolo economico irlandese” dei primi anni 2000. La presenza esplicita dell’azionariato n fe bb rai o 2014 - In cont ri dei dipendenti nei documenti ufficiali comunitari di corporate governance (ai quali, ricordo, il DirCredito ha fornito suoi autonomi contributi) ha indotto EFES a chiedere all’Unione Europea di passare all’azione, nel corso dell’audizione pubblica presso il Parlamento Europeo del Marzo 2012. Il Parlamento, nelle ristrettezze di budget ormai familiari, ha accolto parzialmente le nostre richieste, avviando un progetto pilota direttamente gestito dalla Commissione, nel cui ambito si è tenuta una conferenza lo scorso 30 gennaio. L’elemento di maggior interesse è stata la presentazione del documento, approvato a larga maggioranza dalla Commissione Lavoro del Parlamento e successivamente in plenaria, per la promozione della partecipazione finanziaria in Europa, presentato dal relatore on. Phil Bennion. È fatta? Certamente no, ancora molti equivoci vanno definiti, primo fra tutti la parificazione fra profit sharing (ordinaria attività sindacale, in cui l’azienda è controparte negoziale) e azionariato dei dipendenti, la forma di partecipazione più “alta” direttamente interessata dalle questioni di Corporate Governance. Ma l’indirizzo per la prossima legislatura è ormai tracciato. In Italia, forse, qualcosa si muove. Telecom Italia e Prysmian hanno lanciato piani di azionariato diffusi, mentre il segnale più importane viene dal progetto di assegnare una quota rilevante di Poste Italiane ai dipendenti, nel quadro della prevista privatizzazione. Nel sistema bancario, invece, tutto tace. Sembra che l’ansia di ridurre il cuneo fiscale si plachi quando si ricorda che esiste una franchigia di 2.065 euro per i pagamenti in azioni. Chissà se nel prossimo CCNL ci potrà essere anche qualcosa di positivo… Guido Antolini SOCIETÀ n SESSISMO, LA CRISI SOCIALE E POLITICA PIOMBA NELL’AULA DEL PARLAMENTO Si sposta sulla rete la frustrazione maschile di mediocri, codardi e primitivi Per una volta partiamo da lontano. Di fronte all’adulterio quasi mai l’opinione pubblica ha dubbi; se si riferisce all’uomo arriva subito il perdono perché “l’uomo è cacciatore”. Se invece l’osservazione raggiunge l’altro emisfero di genere scatta subito la condanna perché “la donna è ….”. Fa male ammetterlo ma ancora oggi, in qualunque regione d’Italia e a qualsiasi età, la percezione è che questa sia sempre l’opinione più diffusa. Un luogo comune, certo, come quello dei carabinieri “fedeli nei secoli” o delle stagioni “che non esistono più” e dei politici “tutti ladri”. Ma proprio perché “comune” è più difficile da combattere. Qual è il meccanismo sessista che scatta ogni volta? Dato il presupposto che la donna è disponibile sempre a tutto e con tutti, in caso di confronto acceso, per l’uomo spesso l’offesa a sfondo sessuale è una conseguenza naturale. Un’abitudine, talvolta, con protagonisti d’aspetto insospettabile, che oggi trova la sua migliore opportunità nell’anonimato della rete internet. Ogni occasione diventa buona per sfogare i propri istinti repressi, rovesciando offese di tutti i tipi alle donne, sempre e comunque facendo riferimento al sesso, nelle sue più oscure perversioni. In definitiva molti uomini proprio non ce la fanno. Il bilancio è desolante e sembra impossibile cambiare percezioni radicate fortemente nell’animo di molti. Quando c’è da offendere una donna la prima cosa che viene in mente ad un uomo è un’offesa sessista. Nelle scorse settimane il problema è emerso in tutta la sua drammaticità perché ha investito le massime i stituzioni. Prima in Parlamento, poi sulla rete, ad alcune deputate della Repubblica sono state rivolte espressioni di forte disprezzo sessista: “voi donne siete qui solo perché sapete fare …”. Sul blog di Beppe Grillo in tanti si sono rivolti alla presidente Laura Boldrini invo- livia Incon t ri cando addirittura violenza sessuale e inneggiando allo stupro. Incredibile, assurdo, ingiustificabile! Qui non si tratta solo di razzismo o di sottocultura popolare e non è solo un problema di veline. Siamo in presenza di una vera e propria emergenza culturale a cui non si può far fronte semplicemente con la censura. Bisogna tirarsi su le maniche e tornare a parlare quotidianamente di valori umani e rispetto per il prossimo. Alla base non c’è solo un problema di parità tra uomo e donna. Questo è un problema sociale gravissimo che ha ripercussioni in ogni ambito, da quello professionale lavorativo a quello familiare, all’educazione religiosa che ha anch’essa profonde responsabilità. Papa Francesco ricorda molto spesso il ruolo fondamentale della donna nella Chiesa; ma chissà se si arriverà mai a riformarne la struttura di base, ammettendo l’altro emisfero al sacerdozio e conseguentemente alla carriera ecclesiale. Questa sì sarebbe una vera rivoluzione culturale, per il mondo intero e non solo per il nostro piccolo Paese. La politica deve fare molto, anzi moltissimo, tornando a ricomporre il modello sociale da proporre alla percezione popolare. È da lì che si dovrebbe iniziare. Spesso, in passato, proprio nell’ambito politico esempi non esaltanti di corruzione sessuale ce ne sono stati, lo sappiamo tutti. L’esempio deve venire da tutti, uomini e donne capaci, insieme, di superare stereotipi e cliché tramandati per generazioni, pensando che la cultura e il rispetto per la persona costituiscono valori sui quali costruire relazioni e rapporti che possano accrescere le opportunità e non limitarne i confini intellettuali. Saremo capaci? Livio Iacovella - genn ai o 201 4 n 13 n LEGALE OSSERVATORIO SULLA GIUSTIZIA a cura di Claudio Minolfi n Suprema Corte di Cassazione - Sezione Lavoro Sentenza n° 22798 del 12 dicembre 2012 “ il dipendente che inserisce una clausola, sia pure di miglior favore, non prevista tra le condizioni di investimento, infrange l’obbligo di eseguire la prestazione fedelmente “ LEGITTIMO IL LICENZIAMENTO DEL DIPENDENTE BANCARIO PER VIOLAZIONE DEGLI OBBLIGHI DI INFORMAZIONE NEI CONFRONTI DEI CLIENTI Confermando le decisioni già di primo e di secondo grado, la Corte di Cassazione ha sancito la legittimità del licenziamento comminato al dipendente bancario, nella specie Responsabile di Filiale, che aveva fatto sottoscrivere ad alcuni clienti prenotazioni d’acquisto obbligazioni senza fornire loro idonee informazioni, soprattutto in ordine alle possibilità di vendita a determinate scadenze, inserendo di proprio pugno l’impegno a vendere i titoli – entro una certa data – a prezzo non inferiore al valore nominale. A nulla è valso il tentativo d’invocare la carenza di proporzionalità tra l’evento contestato e la sanzione applicata, sostenendo d’aver agito il funzionario nella piena convinzione di operare nell’esclusivo interesse dell’Azienda e di poter personalmente ripianare le possibili perdite cui aveva esposto l’istituto. Analogamente vano, anche, addurre la mancata esposizione dei previsti regolamenti in un luogo accessibile della Banca, avendo quest’ultima dimostrato di aver fatto una capillare consegna del testo direttamente ai dipendenti. Hanno ritenuto i Giudici della Suprema Corte che, indipendentemente da ogni altra valutazione, nel momento in cui il dipendente inserisce una clausola, sia pure di miglior favore, non prevista tra le condizioni d’investimento fissate nel modulo sottoscritto dai clienti (predisposto dalla Banca in modo conforme alle leggi ed alle delibere dei propri organi di vigilanza, per dargli caratteristiche di generalità e certezza), non infrange regole di comportamento, ma addirittura l’obbligo di eseguire la prestazione fedelmente. n Suprema Corte di Cassazione - Sezione Lavoro Sentenza n° 17371 del 16 luglio 2013 14 n fe bb rai o 2014 - “ In cont ri la valutazione negativa sullo svolgimento di vari incarichi affidati al collaboratore, non è sufficiente da sola a giustificare un provvedimento espulsivo “ ILLEGITTIMO IL LICENZIAMENTO COMMINATO PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DEI RISULTATI Con decisione del novembre 2009, la Corte d’Appello di Trento rigettava il gravame proposto nei confronti di una sentenza del Tribunale con cui era stata dichiarata l’illegittimità del licenziamento di un dipendente dell’Amministrazione Provinciale di Bolzano, per il suo persistente insufficiente rendimento ed i susseguente mancato raggiungimento degli obiettivi. Puntualizzavano i giudici di merito che, in assenza di specifiche contestazioni circa omissioni di comportamento, non è sufficiente la prova del mancato raggiungimento del risultato atteso per integrare i presupposti di un licenziamento per “scarso rendimento”, almeno non prima di aver giustificato il livello minimo della prestazione esigibile. La valutazione negativa sullo svolgimento di vari incarichi affidati al collaboratore, non è sufficiente da sola a giustificare un provvedimento espulsivo. Facendo propri gli esposti principi, la Suprema Corte, ha confermato, con la sentenza in esame, che il rendimento lavorativo inferiore al minimo contrattuale non integra di fatto un inadempimento, non potendosi tra l’altro escludere che l’inadeguatezza della prestazione resa potrebbe essere imputabile alla stessa organizzazione dell’impresa o a fattori non dipendenti dal lavoratore. In mancanza, tra l’altro, di prova sulla persistenza nel tempo del presunto scarso rendimento, riviene dall’assunto della decisione il principio che l’insufficiente prestazione lavorativa, per poter giustificare la massima sanzione, deve essere, riferita, rapportandola alle varie mansioni attribuite, ad un rendimento significativamente basso ed inadeguato, non dal mancato raggiungimento di un risultato sia pur ben definito. ECONOMIA n CINESI D’ÉLITE NEI PARADISI FISCALI All’ombra di Mao 22 mila società offshore e 180 milioni di poveri Mai fu più azzeccato il detto popolare "ogni mondo è Paese”. I figli dell’ex premier Wen Jiabao e il cognato del presidente Xi Jinping sono finiti in una lista "nera" che riporta i nomi dei notabili cinesi del nuovo corso che coniuga il comunismo di "stretta osservanza" con il capitalismo sfrenato che hanno deciso di guardare ad occidente, occultando i propri capitali in paradisi fiscali. Non si tratta di casi isolati, l'eccezionalità dell'evento risiede nel fatto che, stando ai dati forniti da un'inchiesta condotta dall' International consortium of investigative journalists, sono ben 22 mila le società offshore create negli ultimi anni da altrettanti cittadini cinesi. Si tratta di persone che hanno deciso di trasferire i propri "risparmi" in luoghi, come le Antille Olandesi, le Virgin Island e Samoa, noti, oltre che per le loro spiagge bianchissime ed incontaminate, per la disinvoltura con cui accolgono e tassano capitali di dubbia provenienza, frutto di illecito e quasi sempre sfuggiti alla tassazione dei Paesi di appartenenza. Parlando di cifre, pare, stando sempre ai dati emersi dalla ricerca citata, che nell'ultimo decennio i miliardi di dollari che hanno lasciato la Cina per dirigersi verso paesi più compiacenti, È da poco trascorso il Capodanno cinese, celebrato quest’anno il 31 gennaio. Essendo quello tradizionale cinese un calendario lunisolare, i mesi coincidono con il novilunio, quindi, la data d'inizio del capodanno può variare di circa 29 giorni, venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il solstizio d'inverno, evento che, a seconda degli anni, si verifica fra il 21 gennaio e il 19 febbraio del calendario gregoriano. Le festività per il nuovo anno durano in media due settimane, anche se la festa vera e propria inizia la sera della vigilia per terminare la sera del quindicesimo giorno con la festa delle lanterne. I cinesi tendono a trascorrere questo periodo in famiglia visitando parenti e amici. Inoltre indossano per quanto possibile capi rossi, colore tradizionale ritenuto propiziatorio. Quest’anno, in occasione della ricorrenza, la Cina del nuovo corso ha provveduto, attraverso la banca centrale, ad iniettare liquidità nei principali istituti di credito del Paese per garantire la circolazione del contante durante i giorni di festa che, da sempre, hanno fatto registrare un sensibile aumento della richiesta di liquidità. La mossa del Governo va anche intesa a sostenere la riduzione dei tassi di interesse dei prestiti interbancari, che a gennaio sono schizzati dal 4 al 6,5 per cento. I ncontr i da un punto di vista fiscale, siano quasi quattromila. Un bel mucchio di soldi se si pensa che la Cina oggi conta circa 1,35 miliardi di abitanti di cui il 13,4% si trovano ancora sotto la linea di povertà. Ricchezza che, se venisse tassata e comunque reinvestita nel Paese che l’ha prodotta, contribuirebbe sicuramente a ridurre quella percentuale di poveri a 2 cifre. Il problema, tuttavia, non interessa solo Paesi emergenti i cui impianti democratici lasciano molto a desiderare, dove quindi chi detiene il potere economico è in fondo legittimato dalla mancanza di regole certe a tiranneggiare tutti gli altri. È un problema che investe anche realtà come la nostra dove le norme sulla tassazione e le sanzioni contro l’esportazione illecita di capitali abbondano, lo sanno bene i cittadini comuni. Ciò determina la progressiva concentrazione delle ricchezze nelle mani di pochi con l’evidente risultato di un impoverimento graduale del ceto medio, una disgregazione del principio di solidarietà e quindi una messa a rischio del concetto stesso di democrazia. Morale: la Cina è sempre più vicina! - feb brai o 2014 n 15 Giulia Ranieri n SOCIETÀ CINA LE CONTRADDIZIONI IN SENO AL POPOLO Spuntano le opere d’arte, lusso femminile, super ricchi a 38 anni e tanti poveri Mai e poi mai Mao, nell’immaginare il futuro, avrebbe supposto una società cinese così polarizzata come nella quasi totalità del vituperato occidente e in così breve tempo. Pensate: donne cinesi che fanno regali di lusso superando la tradizionale supremazia degli uomini, dominano il mercato raggiungendo quasi la metà di tutti gli acquisti influenzando il mercato per una cifra che si aggira intorno ai 14 miliardi di dollari, si lanciano negli acquisti di cosmetici, profumi e abbigliamento femminile. E tutto ciò si verifica anche in presenza di un rallentamento dell’economia che segnala una certa spinta all’austerità, tanto che le autorità cinesi vietano ai funzionari pubblici di farsi protagonisti di spese esagerate e malgrado si sia registrata una contrazione dei consumi per “cadeaux” del 25 per cento rispetto all’anno scorso. Quattrocento milionari cinesi di cui 41 super ricchi vantano un reddito annuo di 16 milioni di dollari, mentre gli altri si fermano a soli 1,6 milioni di dollari - con un’età media di 38 anni, 16 hanno speso per regali il 15 per cento in meno rispetto al 2013.Nei primi posti della scala degli acquisti dei ricchi cinesi ci sono i vini, orologi, articoli di moda per le donne, senza disdegnare la propensione ai viaggi che continua a scalare le classifiche dei desideri dei cittadini dagli occhi a mandorla. E senza volersi far mancare lo sport. Ma non quello popolare bensì il blasonato golf, che, certamente, non verrà praticato in luoghi in cui si usa la mascherina antismog per poter sopravvivere in salute. E fin qui siamo nella scia della ricerca condotta da dirige, come prodotto nuvoloso d’esportazione gratuita, con sempre maggiore frequenza, verso i luoghi più vicini della disinvolta America. E con questa realtà non fa certo “pendant” la vocazione dei neo ricchi a procurarsi costose collezioni di orologi e chissà perché proprio gli orologi, mentre spunta anche una propensione all’acquisto di opere d’arte come accadeva nel mondo occidentale, soprattutto ai ricchi nostrani che spendevano cifre stratosferiche per esibire pareti casalinghe cariche di dipinti di De Chirico, Modigliani e Dalì. La ricchezza è sacro santa e nessuno Bain&Co. e riportata da Red Luxury. È evidente che restano fuori dalla ricerca i quasi 200 milioni di cinesi che vivono in povertà e le centinaia di migliaia che lavorano oltre i limiti del possibile, in ambienti non del tutto sicuri e con tassi d’inquinamento da rabbrividire. Inquinamento che ormai si può pensare di ridimensionarla per motivi ideologici o per idiosincrasia nei confronti di persone dai dobloni d’oro. È che, forse, una maggiore attenzione alla povertà, ai diritti civili delle comunità cinesi, una condizione più umana di lavoro accompagnata da attenzione alla sicurezza non dispiacerebbe e non solo in Cina. Franz Foti n fe bb rai o 2014 - In cont ri LEGALE n IL FILO D’ARIANNA Suggerimenti per districarsi nel labirinto della vita quotidiana Tracciabilità dei pagamenti e limiti all’uso del contante Pronti a pagare con il Bancomat prodotti e servizi forniti da imprese e professionisti per importi superiori ai trenta euro Ulteriore e nuova disposizione del Governo in carica, nell’intento di favorire i consumatori nei loro pagamenti consentendo, nel contempo, una maggiore tracciabilità dei medesimi, è quella che impone dal prossimo 28 marzo l’obbligo per imprese e professionisti di accettare i pagamenti superiori ai trenta euro mediante carta di debito. Non appena, però, pubblicato il Decreto recante il nuovo dispositivo (D.M. 24/01/14), con un emendamento al testo del Decreto Milleproroghe 2013, proposto dalla Commissione Affari Costituzionali del Senato, l’indicata decorrenza è già stata prorogata al 30 Giugno 2014. Il provvedimento, mirando ad una semplificazione degli oneri a carico della collettività, ha introdotto un’ulteriore misura di controllo alla circolazione del danaro e, pur lasciando inalterato il limite degli € 999,99 per i pagamenti in contante, ha di fatto ridotto tale limite per diverse operazioni. E’ dal 2011 che ridotto il limite di utilizzo del contante, prima da € 5.000 ad € 2.500 e quindi ad € 1.000, non è stato più modificato tale tetto e, nel Marzo 2012, sono stati ricondotti nel limite degli € 999,99 anche i saldi dei libretti al portatore. Come noto caposaldo della normativa antiriciclaggio: ogni trasferimento di danaro superiore ai mille euro dovrà avvenire unicamente per il tramite di un intermediario abilitato o a mezzo assegni bancari o circolari, vaglia cambiari o postali, purché muniti di clausola di non trasferibilità. Opportuno ricordare che, per le violazioni alla Legge, le sanzioni, da un minimo di tremila euro, saranno ben rilevanti e l’unico mezzo per alleggerirne il peso potrà essere la scelta, solo per le infrazioni inferiori ai 250mila euro, del pagamento di un’oblazione del 2% dell’importo eccedente la soglia, purché nei 60 giorni dalla contestazione. Sarà comunque possibile senza alcuna limitazione d’importo, in Banca o alla Posta, prelevare dal proprio conto corrente, cambiare un assegno, effettuare pagamenti in contante, trattandosi di transazioni in cui è parte attiva un intermediario abilitato. Si dovrà, però, in detti casi evitare la frequenza delle operazioni, potendo l’intermediario essere indotto da tale comportamento a segnalare all’organo competente (U.I.F. - Unità di Informazione Finanziaria) di trovarsi di fronte ad attività sospette di essere finalizzate al riciclaggio. Risulta chiaro che non sono stati vietati i trasferimenti superiori ai mille euro, ma che sarà possibile effettuarli in contante solo per la parte non eccedente gli € 999,99 regolando la differenza con mezzi tracciabili (assegno, carta di credito, bancomat, bonifico), e tanto anche nei rapporti familiari, per cui il limite varrà anche per il passaggio di danaro tra coniugi e da genitori a figli. Disciplina ancor più restrittiva per il pagamento dei canoni d’affitto, avendo la “Legge di Stabilità 2014” (n° 147 del 23/12/13) sancito l’obbligatorietà della loro corresponsione solo mediante modalità che escludano l’uso del contante e assicurino la tracciabilità qualunque ne sia l’importo, ad eccezione di quelli afferenti ad alloggi di edilizia pubblica. Claudio Minolfi I ncontr i - feb brai o 2014 n 17 n BANCA CREDITO SU PEGNO Una proposta di utilità sociale contro l’usura Corriere della sera.it (29.10.13) “… Cresce il credito bancario su pegno. Abitudini che cambiano, la prospettiva della liquidità immediata…”. La Repubblica - Torino.it (25.11.13) “… Crisi, tra i big del credito sfida sul Monte dei Pegni: a Torino si moltiplicano gli sportelli dove poter lasciare in pegno preziosi…”. Il Sole 24 Ore – Finanza e Mercati (01.12.13): “…Credito su pegno: un canale antico che decolla in tempi difficili: circa 40 banche in Italia offrono denaro in prestito a fronte di un pegno…”. La stampa, nel corso di svariati anni, si è ciclicamente interessata al credito su pegno enfatizzando come, in questo modo, fosse semplice e conveniente ottenere prestiti. Tuttavia, in 37 anni dedicati esclusivamente a questa attività, non ho mai letto qualcosa di nuovo rispetto a ciò che è stato confezionato apparentemente sempre dallo stesso sarto. In primis, bisognerebbe stabilire cosa sia più importante: risvegliare l’attenzione dei clienti o quella dei vertici degli istituti che offrono, fra i loro “prodotti”, il credito su pegno? Questa attività sottrae, alla diffusa rete 18 nel “marketing sociale” l’obiettivo primario è quello di ottenere un beneficio sociale o di salute per i destinatari del progetto n fe bb rai o 2014 - “ “ In cont ri dell’usura, coloro che in possesso di oggetti preziosi, sono privi delle altre garanzie necessarie per accedere al credito ordinario: ma il tasso che le banche applicano al credito su pegno, è proporzionato al fattore rischio insito in questa tipologia di credito o si ritiene comunque valido in quanto confrontato con i tassi degli usurai? Immaginate di prestare tre banconote da 10€ ad una persona che, per fare dei piccoli ed urgenti acquisti, non riuscendo a cambiare la sua banconota da 100€, ve la dà in garanzia della concordata e futura restituzione.Vi sembra di assumere un grande rischio? L’intera disciplina del credito su pegno, nata per tutelare i Monti quali enti di beneficenza, assicura alle banche che praticano questa forma di credito anche una speciale tutela, ma, ciò nonostante, questa attività si è voluta paragonarla ad un qualsiasi altro prodotto bancario benché essa fosse priva del consueto fattore “rischio” previsto in tutte le altre tipologie del credito. Fattore, in questo caso “inesistente”, considerato la variabile che determina il tasso d’interesse per le operazioni della fattispecie. Il credito su pegno, è regolato dagli articoli non abrogati della legge n. 745 del 10 maggio 1938, e dal regolamento di attuazione contenuto nel R.D. n. 1279 del 25 maggio 1939, che devono essere applicati in deroga alle norme di diritto comune. La legge speciale in argomento mette a disposizione, degli istituti che svolgono questa attività, un insieme di privilegi tali da assicurare ulteriori ed esclusive garanzie: - lo strumento della vendita del bene all’asta pubblica regolata dalle norme interne dell’ente mutuante; - l’esenzione dell’azione revocatoria fallimentare; - la natura “al portatore”, che ostacola lo svolgimento di azioni espropriative e cautelari da parte degli altri creditori, ncontri I idee&fatti 19 febbraio 2014 anno IV SPECIALE EVENTI IL RINNOVAMENTO DELLE INFRASTUTTURE GIURIDICHE DEL SISTEMA - ITALIA IL CATTIVO FUNZIONAMENTO DELLE ISTITUZIONI FRENA L'ECONOMIA ROMA, 10 FEBBRAIO 2014 CAMERA DEI DEPUTATI, PALAZZO MARINI - SALA DELLE COLONNE, VIA POLI 19, ROMA SPECIALE EVENTI STUDI E APPROFONDIMENTI PER PICCOLI AZIONISTI E AZIONARIATO DEI DIPENDENTI DirCredito, Conapa e Fondazione Bruno Visentini collaborano per lo svilippo del Paese Si è svolto il 10 febbraio a Roma, presso la Sala Cotato il lavoro di ricerca, successivamente approfonlonne della Camera dei Deputati, il Convegno “Il rindito nelle varie visuali dai professori Sabrina Bruno novamento delle infrastrutture giuridiche in Italia”, e Gian Domenico Mosco, con il contributo finale di organizzato dalla Fondazione Bruno Visentini. Il ConAldo Sicurani, Segretario generale della Fédération vegno rappresenta la prosecuzione del rapporto avdes Investisseurs Individuels et des Clubs d'investisviato nel marzo 2012 con DirCredito e CONAPA, sement, che ha rappresentato le modalità di interfinalizzato all’approfondimento delle tematiche revento previste in Francia per i 4 milioni di azionisti lative alla Corporate Governance, con particolare individuali. attenzione alla partecipazione assembleare dei PicNel pomeriggio il Convegno è proseguito con la coli azionisti e dell’azionariato dei dipendenti. presentazione del progetto di ricerca biennale imLa collaborazione, nata in occasione della Confepostato in occasione del centenario della nascita di renza-dibattito tenutasi nel Marzo 2012 a Riccione, Bruno Visentini, con il contributo, fra gli altri, dei Prein occasione del Consiglio Nazionale del DirCredito sidenti emeriti della Corte Costituzionale Giovanni sul tema "Rappresentanza dei Piccoli Azionisti: gaMaria Flick e Franco Gallo. ranzie, etica e partecipazione", intende ricercare tutti Guido Antolini quegli elementi utili al miglioramento dell’attuale legiFirmato il Protocollo fra Banca MPS, CONAPA slazione italiana nella cornice istituzionale europea, formue Associazioni di Piccoli Azionisti lando osservazioni e propoIn apertura del Convegno il Presidente del CONAPA Bruno Tabacci ha anste concrete. nunciato la sottoscrizione del Protocollo di intesa fra la Banca senese, rappreIl Convegno si è quindi artisentata dal Presidente Alessandro Profumo, le Associazioni Azione MPS e colato in due distinti moBuongoverno MPS, presiedute da Antonio Spinelli e Maria Alberta Cambi, e menti: il primo ha presenCoordinamento Nazionale delle Associazioni di Piccoli Azionisti, al quale entato gli esiti della ricerca trambe le Associazioni aderiscono. “Si lamenta sempre e ovunque la scarsa condotta da Niccolò Antipartecipazione assembleare dei Piccoli Azionisti. La Legislazione italiana deve essere aggiornata e semplificata, ma nessuna legge può fare a meno di un conchi, giovane ricercatore testo di comportamenti positivi delle parti in causa. L’accordo oggi annunciato presso la LUISS, dal titolo tra MPS e CONAPA con le Associazioni aderenti è un significativo passo in “La funzionalità delle assemquesta direzione di cui le varie sedi istituzionali non potranno non tener conto” blee: l’attuale legislazione nel ha affermato il Presidente Tabacci nel corso dell’Assemblea annuale del COconfronto internazionale”. NAPA, tenutasi in chiusura del Convegno, che lo ha fra l’altro confermato PreBruno Tabacci, presidente sidente per acclamazione, riconoscendone l’insostituibile contributo e ruolo del CONAPA, il prof. Gupropulsivo. stavo Visentini e il Segretario Il DirCredito, promotore e sostenitore di Azione MPS, saluta con soddisfazione generale di DirCredito Mauquesto risultato, unico nel panorama delle Società quotate italiane, testimorizio Arena. hanno intronianza concreta della capacità propositiva che, anche attraverso l’attività rappresentativa degli azionisti dipendenti, il nostro Sindacato è in grado di fornire. dotto i temi etici e di politica generale che hanno delimi- II n fe b br ai o 20 14 - I n con tri SPECIALE EVENTI MERITO, PARTECIPAZIONE AZIONARIA E TUTELA DEGLI INTERESSI DEI DIPENDENTI L’intervento di Maurizio Arena, Segretario Generale DirCredito Un caloroso saluto a tutti i presenti, e un ringraziamento per aver voluto assistere a questa manifestazione che DirCredito ha deciso di patrocinare con particolare entusiasmo e interesse. Il sostegno a quest’iniziativa, oltre che per il solido rapporto di collaborazione che ci lega alla Fondazione Bruno Visentini, scaturisce dal fatto che questo convegno tocca diversi aspetti particolarmente cari a DirCredito. Il primo di questi aspetti è senz’altro la valorizzazione del merito, tema centrale nell’attività dell’organizzazione che rappresento. Siamo, quindi, particolarmente orgogliosi di presentare oggi il lavoro di un giovane talento del diritto, Niccolò Antichi, al quale vanno i nostri complimenti per l’impegno e la passione con cui ha portato a compimento il suo lavoro e per la qualità del prodotto finale. Il secondo riguarda l’attenzione di DirCredito verso In cont r i - tutte le tematiche riguardanti la partecipazione azionaria. Attenzione che ci ha portato a promuovere l’azionariato dei dipendenti quale strumento, non solo di “democrazia sociale”, ma anche di motivazione e coinvolgimento per i lavoratori a tutti i livelli, organizzandone la corretta rappresentanza assembleare attraverso l’unico strumento praticabile oggi in Italia, che è quello delle Associazioni di Piccoli Azionisti. Dieci anni fa, quando nacque il DirCredito, unificando i sindacati che rappresentavano l’area direttiva e le alte professionalità del settore bancario, esisteva nel mondo delle banche un'unica associazione di piccoli azionisti, Azione BNL, nata proprio dalla volontà di una delle organizzazioni che diedero vita a DirCredito. Da allora, grazie ad una costante attività di stimolo e d’impulso, le Associazioni si sono moltiplicate e si sono coordinate con altre, esterne al mondo delle fe bbrai o 201 4 n III SPECIALE EVENTI banche, attraverso il CONAPA e anche grazie alla disponibilità e all’autorevolezza del Presidente Bruno Tabacci, hanno assunto sempre maggiore incisività e un crescente ruolo di rappresentanza nelle Assemblee Societarie. Il terzo elemento d’interesse per i temi che oggi andremo a trattare sta nella caparbia intenzione di DirCredito di intervenire, rappresentando e tutelando i nostri aderenti, in tutti gli aspetti che influiscono sulla Corporate Governance. È proprio in quest’ottica che abbiamo avviato da tempo una sistematica analisi delle consultazioni promosse sul tema dalle autorità nazionali ed internazionali fornendo proposte e contributi. Vorrei ricordare tra queste solo la più recente, quella promossa dalla Banca d’Italia sulla Corporate Governance e le retribuzioni dei Vertici aziendali, argomento quest’ultimo di forte contenuto etico e simbolico, rispetto al quale condividiamo in pieno l’indignazione ell’opinione pubblica, e che intendiamo riproporre ad ABI anche nell’imminente fase di rinnovo dei CCNL di categoria. Ebbene, DirCredito ha risposto alla consultazione entrando nel merito dei problemi , fornendo la propria opinione con la trasparenza e la correttezza che il rispetto delle Istituzioni impone. In particolare abbiamo segnalato un problema che anche in questa sede ribadiamo con forza, e cioè che alcune Banche Popolari quotate impediscono statutariamente ai dipendenti azionisti di esercitare il diritto di voto: questo è a nostro avviso in piena contraddizione con lo spirito della Cooperazione e con le regole di mercato e la Banca d’Italia non può non tenerne conto intervenendo in modo adeguato. Come ho accennato poc’anzi, anche rispetto alle retribuzioni dei Top Manager abbiamo rappresentato attraverso la consultazione la nostra posizione che è ormai nota ed è stata esplicitata in numerose occasioni attraverso gli organi di stampa. Nessuno deve trarre profitto dalla riduzione delle retribuzioni e/o dell’occupazione. Rendere redditizia un’azienda o una banca solo riducendo il costo del lavoro non denota particolari capacità imprenditoriali o spirito d’innovazione. Se la disoccupazione rappresenta il principale problema, come da tutti riconosciuto, non solo non vediamo motivo di correlare agli utili le retribuzioni di pochi, ma riteniamo odioso che ciò avvenga a spese della generalità dei dipendenti. Le imprese possono IV attraversare fasi di ristrutturazione anche dolorose, ma nessuno deve ottenerne benefici personali a discapito di altri e se utili ci sono, tutti devono averne accesso con criteri di proporzionalità ben diversi da quelli attuali assolutamente distorti. Oggi parliamo di uno studio, da noi patrocinato in appoggio all’iniziativa del Presidente Tabacci, che contiene elementi per una proposta di Legge. È la chiusura del cerchio, la capacità di un sindacato numericamente piccolo di partecipare alla produzione di contributi non velleitari e non demagogici, in linea con la complessità che il sistema giuridico e regolamentare ha ormai raggiunto e, credetemi, nessuno come un bancario capisce cosa voglia dire affrontare quotidianamente le complessità regolamentari. Ascolteremo fra poco gli approfondimenti giuridici sulla funzionalità delle assemblee, materia dottrinaria svolta dal meglio che si possa oggi trovare in Italia, la scuola di diritto commerciale del Prof. Visentini. Per quanto riguarda questo tema DirCredito ha da tempo una semplice proposta da avanzare al legislatore: che nel terzo comma dell’art. 137 del Testo Unico della Finanza “Lo statuto può prevedere disposizioni dirette a facilitare l’espressione del voto tramite delega da parte degli azionisti dipendenti” si sostituisca il “può” con “deve”. Basterebbe questo per rendere più agevole l’attività di par tecipazione alle associazioni di piccoli azionisti. Concludo questa mia breve introduzione con una notizia recentissima che mi da particolare soddisfazione: abbiamo oggi il piacere di salutare la sottoscrizione di un Protocollo fra Banca MPS, CONAPA ed Associazioni di Piccoli Azionisti, nella cui costruzione un ruolo determinante è da attribuire all’associazione Azione MPS promossa dal DirCredito e al suo Presidente Antonio Spinelli. Questo sta ad indicare che le alte professionalità del mondo bancario, che ho l’onore di rappresentare in ogni sede istituzionale, dimostrano una capacità di intervento propositivo che, a mio avviso, è il necessario ed insostituibile carburante per avviare una nuova, positiva stagione economica, all’insegna di una migliore distribuzione della ricchezza e della partecipazione. Maurizo Arena n fe b br ai o 20 14 - I n con tri BANCA n per cui è indispensabile l’obbligo di prova dell’appartenenza dei beni ovvero della polizza al debitore esecutato, nelle procedure cautelari ed espropriative; - la tutela giuridica di fronte ai casi di sequestro penale e di confisca; - la responsabilità dei periti stimatori per l’integrale recupero del credito; - la tutela giuridica nei riguardi dei proprietari di cose rubate o smarrite, costituite in pegno e parimenti, di chiunque, per qualsiasi motivo, abbia diritto sulle cose costituite in pegno e ne richieda la restituzione. L’ente mutuante, si trova così nella condizione privilegiata – nel caso di inadempimento del debitore o di qualunque altra azione espropriativa o cautelare – di essere, con diritto di prelazione, integralmente soddisfatto del suo credito sul bene costituito in pegno. Date queste premesse, ci si aspetterebbe un tasso particolarmente agevolato ma, al contrario, quasi tutte le banche che praticano il credito su pegno, si attestano (TAEG) poco al di sotto del “tasso soglia” rilevato ai fini della legge sull’usura. Nonostante l’evidente lucrosità, negli istituti più importanti che praticano questo tipo di attività, si evidenzia una forte contraddizione: le strutture dedicate non sono sempre adeguatamente sostenute per carenza di personale, mancato aggiornamento professionale, assenza di monitoraggio/indirizzo/controllo sulle attività tecniche. In alcuni casi, addirittura, i vertici aziendali non sembrano interessati allo sviluppo di questa attività. Alcune banche, pur avendo numerosi sportelli che praticano il credito su pegno, sono prive di una funzione di indirizzo centrale in grado di accentrare e coordinare tutte le attività necessarie ai fini di un equilibrato sviluppo del prodotto e in particolare: - La formazione del personale; - L’azione di monitoraggio sulla qualità della risposta commerciale - verifica ed analisi dei risultati di vendita nelle sale d’asta aziendali - finalizzata successivamente alla formulazione degli indirizzi necessari per le stime dei preziosi; - L’attività di controllo sull’applicazione degli stessi per la verifica della congruità delle stime; - La revisione tecnica sulla qualità degli oggetti pegnorati nonché sulla corrispondenza dei dati trascritti nella compilazione delle polizze di pegno al momento dell’emissione; - La verifica sull’efficienza dei sistemi informatici e procedurali dedicati alla specifica attività per individuare eventuali carenze. In conclusione, è possibile che l’attenzione si risvegli con un cambio di finalità del prodotto? E’ ipotizzabile, che i vertici di un grande istituto di credito rinuncino alla redditività del prodotto pegno, per riorganizzare questa attività con esclusive finalità sociali? Quale sarebbe la valida contropartita? Questa iniziativa potrebbe rappresentare una “esclusiva intuizione” per l’istituto disponibile a metterla in atto. Infatti, ciò significherebbe effettuare un’azione di marketing per piazzare sul I ncontr i - feb brai o 2014 n mercato un prodotto e/o servizio avendo come finalità ultima non – come di consueto – il maggior profitto possibile, bensì un esclusivo e notevole rientro pubblicitario. Quindi, un orientamento al marketing considerato come comprensione dei bisogni dei clienti per produrre ciò che è adatto a soddisfarli e, trattandosi di servizi mai come oggi necessari ed attuali, un orientamento a quello che viene definito come “marketing sociale”. A differenza del marketing commerciale, nel quale si ricerca un vantaggio economico per chi vende, nel “marketing sociale” l’obiettivo primario è quello di ottenere un beneficio sociale o di salute per i destinatari del progetto. Una tale iniziativa, se riferita al grande pubblico e veicolata efficacemente dai mass media, assicurerebbe un forte rientro d’immagine unitamente a quella credibilità che rappresenta un elemento estremamente vitale e costantemente ricercato proprio dai grandi istituti di credito. La rinuncia alla redditività per finalità sociali - alta in rapporto al credito erogato nel settore pegno, ma ben poca cosa rispetto a quella derivante dalla globalità delle attività di una grande banca - in questo particolare momento di diffusa difficoltà economica, raccoglierebbe, senza alcun dubbio, un vasto e popolare consenso per l’istituto di credito pronto a realizzare un progetto di questa natura. 19 Paolo Monaco n L AV O RO ESODATI: LA LEGGE DI STABILITÀ TRADISCE ANCORA, FUORI IN 200.000 Regolarizzati solo in 17.000, la legge Fornero continua a seminare lacrime Un nuovo intervento nella legge di Stabilità ha esteso ad altri 17.000 “esodati” le salvaguardie necessarie ad eliminare, almeno per loro, i drammatici effetti prodotti dalla riforma delle pensioni di fine 2011. Contrariamente a quanto diffuso da molti media, non si tratta dell’intera platea degli “esodati” sino al 2020, bensì soltanto di quella porzione tra loro, assolutamente minoritaria, che, in base alle precedenti normative, avrebbe percepito la pensione entro la fine del 2014 (il riferimento al 2020 riguarda solo l’impegno di spesa complessiva – pari a 900 milioni di euro – atti a garantirli). Restano quindi esclusi dal salvataggio persino coloro che, pur avendo maturato il proprio “diritto” entro la stessa data, avrebbero goduto del conseguente trattamento – per effetto della finestra “Maroni” - solo a partire dal 2015. Strano Paese davvero il nostro! Si maturano diritti e non si percepiscono benefici. Ci troviamo di fronte a legislatori che si sono avvalsi dell’apporto di sprovveduti contabili che si sono rivelati ignari degli effetti nefasti che avrebbero prodotto con la brutale riforma, peraltro priva di un regime transitorio, e incapaci pure di riferirsi, per le tutele alla 20 SALVAGUARDIE: dati Inps al 31.12.2013 platea prevista certificazioni inviate pensioni liquidate 1a salvaguardia 65.000 60.854 26.345 2a salvaguardia 55.000 13.964 596 3a salvaguardia 10.130 5.171 0 4a salvaguardia 6.500 maturazione dei diritti anziché ai loro effetti. Soluzione che avrebbero potuto tranquillamente adottare. Paradosso che la cancelliera Angela Merkel non ha esitato a definire “impressionante”. Ma fortunatamente c’è ancora chi, anche nei “Palazzi”, continua a perseverare in favore di questi malcapitati, contrastando anche l’intollerabile prassi – divenuta quasi regola – di annullare settimane di discussioni ed intese raggiunte nell’apposita Commissione. Prassi che utilizza lo stratagemma dei decreti legge, ignobilmente giustificati da esigenze di cassa e per rispondere ai ricatti europei. n fe bb rai o 2014 - In cont ri Di fronte a queste procedure ci si trova spalle al muro e si applica il principio-tagliola: “prendere o lasciare”. Non c’è posto in cui è ammissibile mandare al massacro lavoratori rei soltanto di essersi fidati delle leggi dello Stato che lasciano scoperti, anche dopo gli ultimi interventi di salvaguardia e secondo stime, non meno di 200 mila persone. Persone ancora senza tutele, private sia di lavoro che di pensione e con l’aggravante dell’età avanzata, poco utile per trovare una nuova occupazione. Come una grande città, considerando i nuclei familiari coinvolti, di circa un milione di abitanti. Una massa che si chiede ogni giorno come sbarcare il lunario, sfiduciata di uno Stato che ha calpestato i suoi diritti e si mostra incapace di ridimensionare – anche solo di poco – il risparmio di oltre 90 miliardi di euro e 300 a regime – sbandierato dal 2011 ad un’Europa ancora oggi incredula. In tabella i dati recentemente pubblicati dall’Inps sulle salvaguardie già varate. Giulio Pomar L AV O RO n LA CRISI AUMENTA LA SCALA DELLE DISUGUAGLIANZE Servono misure urgenti: lavoro e sviluppo col bollino rosso Anche Cristine Lagarde – Direttore Generale del Fondo Monetario Internazionale – in una intervista recentemente rilasciata alla emittente televisiva France 2, ha sottolineato come nel mondo, con tutte le implicazioni socio/economiche che questo comporta, sia notevolmente aumentata la diseguaglianza sociale. Questa stortura, più volte evidenziata anche da DirCredito, prodotta dalla nuova società modernista, è il vero e drammatico problema che questa lunghissima crisi ci lascerà come eredità, alla quale purtroppo non possiamo volontariamente rinunciare. Nella realtà dei fatti può succedere che, se nella esecuzione di una successione ereditaria i debiti siano maggiori dei crediti, gli eredi possano rinunciare alla eredità. Nel nostro caso no, non è possibile. E’ ormai sotto gli occhi di tutti come la non politica, figlia della autoreferenzialità e vulnus dei nostri tempi, abbia prodotto solo disastri che andranno a ripercuotersi inevitabilmente anche sulle nuove generazioni. La nuova classe dirigente, che ha deciso di non decidere e di fare esclusivamente scelte di opportunità per la conservazione dei propri privilegi, ha demolito regole non scritte di buona e serena convivenza. Regole che, nel tempo e con grandi sacrifici, avevano consentito ai nostri nonni e ai nostri padri di costruire una società migliore di quella in cui loro avevano vissuto. La solidarietà contadina, dove i più giovani accudivano e provvedevano anche al sostegno economico dei più vecchi, aveva lasciato il posto ad una solidarietà più strutturata, fatta di pensioni, salari e stipendi più adeguati alla realtà del lavoro. In poche parole, avevano ridistribuito, in maniera più equa e solidale, la ricchezza prodotta dal paese. Nella stessa intervista Lagarde ha evidenziato un ulteriore pericolo sulla strada della ripresa economica, un fe- nomeno poco noto all’opinione pubblica definito deflazione che consiste in un ribasso generalizzato dei prezzi. A prima vista, potrebbe sembrare un fatto positivo: aumenta il potere d’acquisto della moneta in rapporto ai beni e ai servizi che con essa si possono acquistare, ovvero l’opposto dell’inflazione. Gli economisti, invece, affermano che la deflazione è sintomo di un cattivo stato di salute del sistema economico, in quanto la riduzione dei costi non è determinata da una abbondanza di offerta ma, contrariamente, è dovuta ad un calo della domanda. E’ un circolo vizioso, insomma: meno domanda, meno ricavi, meno produzione, meno occupazione. Tra il 2000 e il 2006 il Giappone ha vissuto la deflazione e, nonostante un consistente taglio alle tasse, non è riuscito a sconfiggerla dimostrando che non ci sono soluzioni lineari e indolore per uscirne. La combinazione crisi economica e deflazione sarebbe, quindi, una iattura che andrebbe ulteriormente a pesare, forse in modo definitivo, su quel ceto I ncontr i - feb brai o 2014 n medio – già fortemente penalizzato e dimezzato nei numeri in questi anni di crisi – che finora ha maggiormente contribuito a cercare di risanare le finanze pubbliche. Alla luce di questo scenario dalle “tinte fosche”, diventa imprescindibile pensare a una decisa regolamentazione, a livello globale, del mercato finanziario, colpevole di aver determinato, con la sua indiscriminata speculazione, questa pericolosa deriva. Creare lavoro in primis, non certo “per decreti”, ma i tempi sono ormai maturi perché coloro che devono prendere decisioni lo facciano. E’ necessario che oggi, finalmente, qualcuno si assuma la responsabilità e il coraggio di adottare strategie di lungo periodo, correndo il rischio, magari inizialmente, anche dell’impopolarità, ma che risultino determinanti per la risoluzione del problema lavoro, fulcro di tutti i mali del Paese. Il superamento di tale problema comporterebbe verosimilmente benefici a cascata per tutti, risolvendo molte delle altre attuali criticità. Silvio Brocchieri 21 n PENSIONI INPS, UN COLOSSO DAI PIEDI D’ARGILLA Si riapre il balletto delle cariche, delle cifre e dei debiti n Ci risiamo Puntuale come una rata di mutuo da pagare, ecco che arriva la notizia del "solito" buco nei conti dell'Inps, stavolta ulteriormente appesantita da ombre e sospetti in coincidenza con le dimissioni del suo presidente Mastrapasqua. Già all'epoca della signora Fornero, in alcune occasioni, c'erano stati spifferi sulla solidità dell'ente previdenziale pubblico, dopo essere stato caricato del deficit dell'Inpdap a seguito della sua incorporazione. Altrettanto puntuali, all'epoca, erano giunte le smentite tranquillizzanti da parte della professoressa Fornero. A questo proposito, è bene ricordare quel secco – "nessun rischio pensioni" – circa il rilievo fatto dal Consiglio di Sorveglianza dello stesso Inps sul disavanzo di 6 miliardi portato in eredità dall'Inpdap che avrebbe potuto influire sulle gestioni finanziarie future. Ciò tenuto anche conto che, nelle variazioni al bilancio preventivo del 2012, si era già registrata una spesa per le prestazioni previdenziali ed assistenziali, in funzione del Pil, superiore del 5,34% rispetto a quanto originariamente previsto. 22 Puntuale come una rata di mutuo da pagare, ecco che arriva la notizia del "solito" buco nei conti dell'Inps n fe bb rai o 2014 - “ “ In cont ri A detta della Fornero, la preoccupazione per il futuro pensionistico sarebbe dovuta addirittura diminuire grazie ai risparmi derivanti dalla creazione del cosiddetto "Super Inps". Purtroppo, i dati relativi al bilancio di previsione dell'Inps 2014, non ancora ufficializzati ma già pubblicati da diversi mass media nei giorni scorsi, vanno in tutt'altra direzione, presentando una situazione generale dell'ente che può infondere qualche timore e, tante, tante perplessità sui sistemi di gestione di questo mastodontico pachiderma. n La figura del presidente La prima (piacevole?) meraviglia viene nell'apprendere che il compenso del tanto osteggiato presidente è stato di "appena" 220.000 euro annui più altri 45.000 di rimborsi spese. Compenso non proprio eccessivo se raffrontato ad altre entità molto più piccole dell'Inps. Va però tenuto conto che il rapporto di Mastrapasqua con l'Inps non è stato di natura esclusiva, ma ha costituito solo uno dei diversi incarichi o attività professionali da lui svolte (dai 25 di qualche anno fa ai 9 attuali), fra le quali la gestione di un proprio studio da commercialista. Come sia stato possibile che il presidente dell'Inps, il maggior istituto previdenziale europeo, abbia potuto continuare a svolgere, fra le altre, anche l'attività di commercialista ha dell’incredibile. L’ex presidente del Consiglio Letta, a questa clamorosa stortura, ha subito ovviato con un repentino decreto legge che (solo ora) impone l'esclusività per determinate cariche pubbliche e, il giorno dopo, Mastrapasqua, bontà sua, ha presentato le dimissioni. A parte le situazioni di palese incompatibilità o, peggio, di dubbia gestione, che stanno ora emergendo e delle quali, nelle sedi più opportune, si spera che vi sia chiarezza, ci si augura che con l'avvento di una nuova guida, che fino PENSIONI n alla fine di settembre sarà un commissario straordinario - Vittorio Conti, di estrazione per lo più bancaria, ex Comit, Intesa, Consob, Bankitalia - si possa voltare pagina e, soprattutto, stabilire un rapporto semplice e trasparente con i milioni di pensionati, bisognosi di tanta tranquillità in merito al loro assegno mensile. Chiaramente, vista la breve durata del mandato, 7 mesi, questa è da considerare una gestione di transizione, ma ci si augura che sia propedeutica a quella futura, per la quale tutti auspicano una svolta positiva sull'andamento non solo dell'Inps, ma di tutto il sistema previdenziale, costantemente sotto tiro da parte dei legislatori. n Il Colosso Inps L'ultimo dato ufficiale relativo al numero dei dipendenti (vedi tabella in pagina) è quello al 31/12/2012, dopo la fusione con l'Inpdap. A partire dal 2002 c'è stata una progressiva diminuzione del personale in nome di una spendig review interna che, dal 2012, è stata interrotta per l'incorporazione dell'Inpdap e dell'Enpals, generando sfasature finanziare e aumentando le dimensioni dell'ente (circa 7.000 dipendenti in più). Da qui l'accresciuto soccorso da parte statale. n I dati trapelati Dal raffronto di dati fra il preventivo 2014 (ufficioso) e il bilancio sociale del IL COLOSSO INPS Alcuni dati rilevati dal Bilancio sociale 2012 Anno 2002 2005 2008 2010 2012 Personale Dipendente 34.174 32.773 29.533 27.640 25.842=32.782 (di cui 1.799 in part time) dopo l'incorporazione dell'Inpdap Età media dipendenti 51 anni Il costo, onnicomprensivo delle liquidazioni, è stato di 2.409 milioni Trasferimenti da parte dello Stato 2011 84.053 (compresi ex Inpdap e Enpals) 2012 93.802 I ncontr i - feb brai o 2014 n 2012 (ultimo ufficiale sul sito Inps, che invitiamo a consultare per la ricchezza di dettagli) emergono alcune variazioni significative. Innanzitutto che, in termini numerici per pensioni erogate, la riforma Fornero ha colpito nel segno, registrandosi un calo addirittura del 43%, a causa principalmente dei tanto deprecati allungamenti dei termini di maturazione previdenziale. Inoltre, per gli anni 2013 e 2014, sono previsti ulteriori, forti diminuzioni nei nuovi trattamenti di anzianità. Le previsioni per l'esercizio in corso indicano un risultato finale negativo intorno agli 11 miliardi che comporterebbe una diminuzione del patrimonio dell'Istituto a meno 4,5 miliardi, cosa che, però, non avverrà. Infatti, contestualmente a questo dato, va tenuto presente che l'ultima legge di stabilità ha previsto la trasformazione delle precedenti anticipazioni erogate dallo Stato (intorno ai 25 miliardi), in occasione dell'assorbimento dell'Inpdap, in trasferimenti definitivi. Grazie a questi, il disavanzo di 12 miliardi si trasformerà in un avanzo di 13 miliardi con la risalita del patrimonio ai precedenti 20 miliardi. Anche per questa manovra tecnicocontabile, la conclusione è la solita: è sempre lo Stato a sanare le inefficienze dei propri enti, accollandole, poi, in altre forme, al povero cittadino. Se così non fosse, non esisterebbe il detto, costantemente ribadito dagli italiani, che "alla fine paga sempre Pantalone". 23 Dante Columbro n SOCIETÅ IN NOME DELLA MADRE Ai figli si potrà dare il solo cognome materno La Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato il nostro Paese perché discrimina tra uomo e donna quando si tratta del cognome dei figli. Avendo negato la possibilità ad una coppia di dare alla figlia il cognome materno, l'Italia, secondo la Corte di Strasburgo, non rispetta il principio di uguaglianza e discrimina le donne. Una sentenza europea definita dal premier Letta “una bastonata”, che ha subito coinvolto il governo con la presentazione di un disegno di legge in 4 punti. In Parlamento sono anni che si accumulano proposte di legge che vanno in questa direzione e che puntualmente si sono arenate, perché quando si toc- cano argomenti come la “famiglia” e, in questo caso, il nome del padre, emerge il “conservatorismo puro” dei politici italiani, che temono attacchi terroristici all'ordine familiare precostituito. Non possiamo dire che l'intervento “tempestivo” del governo vada in questa direzione, anche se taluni hanno parlato di “rivoluzione copernicana”. Il disegno di legge, alquanto scarno, è emblematico di un bizantinismo barocco mai morto. L'art. 1 prevede: “il figlio assume il cognome del padre ovvero, in caso di accordo tra i genitori risultante dalla dichiarazione di nascita, quello della madre o quello di entrambi i genitori”. Per i figli nati fuori dal matrimonio si livia 24 n fe bb rai o 2014 - In cont ri applicano gli stessi parametri (art. 2), per gli adottati la complicazione della dichiarazione scritta risale alla richiesta di adozione e comunque prima del decreto di adozione (art. 3), tutte le disposizioni saranno applicate dopo l'entrata in vigore della legge (art. 4). Si apra il dibattito. Anche in questa situazione è stato formato un gruppo di lavoro nel quale sono stati coinvolti i dicasteri Pari Opportunità, Esteri, Interni e Giustizia. Questo gruppo dovrà approfondire una serie di problemi pazzeschi: fratelli e sorelle potrebbero avere cognomi diversi, il doppio cognome comincerebbe ad essere pesante nelle trasmissioni tra generazioni con l'accavallarsi di cognomi doppi, tripli, quadrupli, il ruolo della madre permane secondario, perché se il padre non è d'accordo il ragazzino s'acchiappa solo il patronimico e via dicendo. Formare un gruppo di lavoro così blasonato desta qualche preoccupazione, a nessuno viene in mente, che considerati tutti i problemi che abbiamo, basterebbe in questo caso copiare da chi ha già risolto razionalmente la questione, come in Francia, Inghilterra e Germania. Abbiamo il sospetto che si stia tentando di prendere tempo e di insabbiare una legge così rivoluzionaria che, per il solo fatto di sancire l'ennesimo principio di uguaglianza, possa erodere il nostro sistema alle basi. In nome del padre già si stanno muovendo gruppi di opinione, mentre i neo genitori stanno litigando intestardendosi ad assegnare ai propri figli i nomi dei nonni, paterni e materni, senza trattino, mandando in tilt il sistema anagrafico. I miei genitori lo hanno fanno tanto tempo fa, e il mio primo nome è ElisabettaAgnese, tralascio per brevità i secondi nomi assegnatimi (quello della madrina e del padrino di battesimo). Elisabetta Giustiniani S I N D A C AT O n BREAKING THROUGH IL PIANO D’AZIONE DI UNI GLOBAL UNION Cambiare le regole del gioco del mercato globale Da Nagasaki 2010 a Cape Town 2014. Ha preso avvio il cammino verso il Congresso mondiale di UNI Global Union, che nel mese di dicembre 2014, vedrà riuniti nella città sudafricana circa 2.000 delegati provenienti da oltre 100 paesi di tutto il mondo. Le mozioni che daranno corpo e significato a questo appuntamento, uno dei momenti più importanti del calendario sindacale internazionale, saranno focalizzate su tre argomentazioni, correlate tra loro, che sintetizzino le problematiche di questo infinito periodo di grave crisi a livello globale: “includersi” per far crescere il movimento sindacale; “risistemare l’economia”; un “nuovo mondo” per il lavoro. La finalità è quella di trovare e proporre soluzioni alternative a quelle finora adottate che contribuiscano a rilanciare il mercato del lavoro. Lo scorso 5 febbraio, i Responsabili dei Dipartimenti Internazionali dei Sindacati italiani del settore credito, che aderiscono a UNI, si sono riuniti per fare il punto della situazione e programmare un percorso comune che consenta una fattiva collaborazione alla stesura delle mozioni. L’obiettivo italiano è quello di riuscire ad inserire all’interno di tali mozioni, determinazioni caratteristiche, che possano connotarsi con il “sistema Italia”. DirCredito, nella consapevolezza che l’isolamento all’interno dei confini domestici sia del tutto anacronistico, ritiene fondamentale la propria collocazione nel contesto di un organismo intersettoriale mondiale, che rappresenta oltre 20 milioni di lavoratori dislocati su tutto il pianeta. Perché Cape Town Il 2014 sarà un anno di cambiamenti e trasformazioni importanti per tutto il Sudafrica. Il Paese celebrerà, infatti, il 20° anniversario della giovane democrazia sudafricana, ci saranno le elezioni presidenziali e sarà il primo anno e la prima prova di coesione nazionale senza la supervisione di Nelson Mandela. Queste le motivazioni principali che hanno spinto Uni Global Union a scegliere Cape Town quale sede del suo quarto Congresso mondiale. Filippo Arena I ncontr i - feb brai o 2014 n 25 n S I N D A C AT O BANCA DELLE MARCHE: LAVORI IN CORSO Ristrutturazioni e riorganizzazioni, sono ancora questi gli argomenti oggetto della maggior parte delle vertenze in corso. Tutto è fermo! L’economia è ferma, lo sviluppo è fermo, le assunzioni e gli stipendi sono fermi… le ristrutturazioni e le riorganizzazioni aziendali delle banche no! Anzi, si sviluppano e si propagano a un ritmo vertiginoso, senza soluzione di continuità. Il fenomeno è molto sentito e preoccupa non poco le parti sociali in quanto porta con sé, solo ed esclusivamente, disagi – psicologici e professionali – per tutti i lavoratori, riduzione della base occupazionale – esodi più o meno volontari – oltre all’apertura di nuove procedure di esternalizzazione e/o cessioni di ramo di azienda. Il tutto in una miope strategia di breve termine. Con poca fantasia creativa e con il solo obiettivo di ridurre immediatamente il costo del lavoro, senza preoccuparsi troppo delle ricadute. Una significativa realtà – fondamentale per lo sviluppo del territorio e punto di riferimento dell’economia locale – come Banca delle Marche, nonostante il commissariamento in essere già dal mese di agosto dello scorso anno, è tutt’ora alle prese con questo tipo di problematiche. Dopo l’interruzione delle trattative sulla ristrutturazione delle Direzione Generale avvenuta il 20 dicembre 2013, le Organizzazioni sindacali aziendali, al fine di confrontarsi direttamente con tutti i lavoratori, hanno convocato una serie di Assemblee, tutt’ora in corso di svolgimento. Nel frattempo, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, su proposta della Banca d’Italia, ha sottoposto alla procedura di amministrazione straordinaria Medioleasing, società facente capo al gruppo Banca Marche. Una ulteriore preoccupazione si aggiunge così al già problematico quadro occupazionale. S.B. FLASH EQUITALIA Raggiunta l’intesa per un’ipotesi di accordo, su unica base contrattuale uguale per tutte le società del Gruppo, circa il Contratto Integrativo Aziendale. La previsione presenta punti qualificanti tra i quali: la salvaguardia integrale dei diritti maturati in costanza di applicazione della L. 122; l’estensione della previdenza a tutti i lavoratori, minimo 1% RAL, con decorrenza 1/1/15; un contributo per i familiari disabili di Euro 4.500 annui; una erogazione per le maggiori prestazioni dei Quadri Direttivi nonché l’introduzione di un istituto di “welfare aziendale” da definirsi, tramite apposita commissione costituita ad hoc, entro il 28 febbraio. Confermati, inoltre, gli Accordi di Gruppo in materia di Polizza sanitaria, agevolazioni creditizie e Polizza infortuni professionali ed extra professionali. L’intesa verrà sottoposta alla valutazione di tutti i lavoratori. 26 n fe bb rai o 2014 - In cont ri FRUENDO ESTERNALIZZAZIONE O CESSIONE DI RAMO D’AZIENDA? Nella nottata dello scorso 20 dicembre si è conclusa la trattativa art. 47 L. 428/90 relativa alla cessione di ramo di azienda, con decorrenza 1° gennaio 2014, fra Banca Monte dei Paschi di Siena e Fruendo Srl. Per il trasferimento del ramo d’azienda avente come oggetto le attività relative ai servizi ausiliari, Banca MPS ha sottoscritto una intesa con Bassilichi e Accenture, che, come parte dell’intesa stessa, hanno costituito una joint venture – Fruendo Srl – partecipata al 60% da Bassilichi ed al 40% da Accenture. Il Protocollo, contestato e non siglato da DirCredito, prevede la fuoriuscita dal perimetro MPS di 1.064 lavoratori. I “neo assunti” della “neo costituita” Fruendo Srl manifestano forte preoccupazione circa il loro futuro anche in considerazione del fatto che l’Accordo non prevede – in caso di tensioni occupazionali – garanzie certe, esigibili e inequivocabili oltre a essere molto limitate nel tempo. Le Rappresentanze aziendali DirCredito, tramite un comunicato indirizzato ai propri iscritti, ha sottolineato come con questo Accordo, che costituisce una involuzione degli aspetti normativi essenziali, in Banca MPS sia stata scritta una brutta pagina. Lo scorso 6 febbraio è nato, in Fruendo, il nuovo Organo di Coordinamento DirCredito. S I N D A C AT O n DIRCREDITO, ALL’AVANGUARDIA SULLA DIFESA DELLA SALUTE La salute e la sicurezza dei lavoratori è stato l'oggetto degli incontri che si sono svolti a Roma e Milano con tutti i Responsabili dei Lavoratori - RLS appartenenti all’organizzazione. Gli incontri, attesi da tempo, hanno dato modo di creare quella sinergia, tra i vari componenti, necessaria in un settore specifico come questo. Oltretutto l’apporto professionale di ognuno ha contribuito al successo dell’iniziativa. Il quadro emerso dallo scambio di esperienze, ha messo in luce, ancora una volta, come un cospicuo numero di aziende affronti il tema della salute e della sicurezza sul posto di lavoro, guardando esclusivamente il profilo economico, per ricercare dove poter abbattere sensibilmente i costi. Oltre al tema della salute e della sicurezza, i partecipanti agli incontri hanno fatto emergere, fra gli argomenti maggiormente “sensibili” il tema dello stress lavoro correlato. Si è trattato, come spesso avviene, di un aspetto importante che viene affrontato, dalle aziende, applicando schemi "standard" che non prevedono e non consentono di apportare i correttivi specifici, pertinenti al settore bancario. Questa concezione del problema non permette di gestirlo adeguatamente, secondo le aspettative, per ricavarne risultati positivi. Non potendo configurare con esattezza di rilevazione lo stresso lavoro correlato, diventa difficoltoso trarne motivi di chiarezza di intervento e pertanto i risultati degli approfondimenti non produco automaticamente effetti positivi. Effetti non riscontrabili che, il più delle volte, aggravano la situazione soggettiva e collettiva negli ambienti di lavoro, con l’aggravante di suscitare tra gli operatori la sensazione di essere stati gabbati per l’ennesima volta. Il messaggio che si vuole inviare alle aziende è quanto sia assurdo non trasformare un obbligo di legge in una opportunità per migliorare se stessi e, per giunta, a costo zero. Salute, sicurezza e stress lavoro correlato non stati però gli unici argomenti trattati. Sono stati affrontati temi di estremo interesse come le rapine, i contratti di manutenzione e di pulizie, la figura del preposto e le responsabilità di legge, la revisione dell’accordo ABI e altri ancora. I ncontr i Visto l’interesse suscitato dagli incontri, si è deciso di ripetere più spesso momenti di confronto e di approfondimento. Si è riscontrata in questa occasione l’utilità di far emergere la necessità di un continuo confronto per migliorare le conoscenze di ciascuno, di scambiare esperienze e approfondire una disciplina complessa che assegna alla figura del RLS un ruolo molto importante per la salute e la sicurezza dei lavoratori. Sono ragioni che ci hanno indotto a predisporre uno specifico account di posta (sicurezza@dircredito.eu) al quale indirizzare richieste di chiarimento e di confronto. Ancora una volta DirCredito impegna i propri dirigenti sindacali nel “Dare credito alla professionalità” convinto più che mai che sia necessario migliorare ad ogni livello le conoscenze, per metterle al servizio degli operatori del credito. Claudio Nobili – Roberto Spoletini - feb brai o 2014 n 27 n PERSONE FRANCESCO CONTRO L’USURA Il Papa punta l’indice contro gli strozzini e ripropone la centralità del lavoro Lo avevamo chiamato Francesco il sorprendente ed infatti il Vescovo di Roma, così preferisce essere chiamato, non finisce mai di sorprenderci. I suoi interventi sono mirati, puntuali, all’ascoltatore dà immediatamente la sensazione che sa esattamente di cosa sta parlando. Pure essendo chiuso da circa un anno in Vaticano, ma effettivamente il concetto di chiusura poco si adatta al modo di porsi ed interagire di Francesco nei confronti di ciò che lo circonda, il Papa, con i suoi interventi, marca immediatamente la distanza da chi, spesso millantando, si vanta di conoscerci e di rappresentarci. Lui, da buon pastore, lo comprendi bene quando ti spara in faccia il suo sorriso ed il suo sguardo spiritoso ed intelligente, conosce bene la condizione delle sue pecore. È come se vivesse accanto a noi, un uomo normale e in questo probabilmente risiede la sua eccezionalità, che ascolta, ma comunica e condivide. Il mondo, soprattutto quello dei più deboli e degli emarginati, cambia ogni giorno, in peggio. Francesco questa deriva la vive, la sente, la soffre, non come ipotesi di scuola, ma concretamente. Ormai ci ha abituato che là dove c’è un problema, là dove c’è un dolore, lui c’è con la concretezza di un aiuto materiale, troppi e troppo spesso sono quelli che pontificano sulla miseria senza conoscerla minimamente, ma anche con una parola, con un gesto, con la voce. È come se avesse il dono dell’ubiquità, forse perché i collaboratori che si è scelto, invece di accapigliarsi sulle beghe vaticane, girano per le strade, incontrano la gente facendosi raccontare storie, diventando i suoi occhi e le sue orecchie, consentendogli di vivere e quindi di capire ed 28 interpretare correttamente la quotidianità che ormai viene considerata da molti troppo scontata per valer la pena di essere vissuta. Tutti guardano spasmodicamente al futuro, ma come fa ad esserci un futuro se ci siamo giocati il presente. Ecco che Francesco non parla, o almeno non solo, del Regno Eterno, ma pragmaticamente svolge il suo apostolato nel presente, in quell’inferno quotidiano che magari qualche sacerdote considera condizione necessaria per la salvezza eterna. “Quando una famiglia non ha da mangiare perché deve pagare il mutuo agli usurai, no, quello non è cristiano, non è umano". Il Papa non parla di povertà, ma punta il dito contro l’usura che è sfruttamento della povertà e quindi riveste un ruolo ancora più diabolico n fe bb rai o 2014 - In cont ri nel comportamento di chi la mette in atto. Mentre il lavoro è sorgente di dignità perché permette all’uomo di vivere il presente, pianificando il futuro, l’usura ferisce la dignità inviolabile della persona umana. Ma perché tutto questo ci entusiasma, forse altre persone non hanno espresso concetti simili a quelli declinati da Francesco. No, almeno non in quel modo, perché quando si tratta di lui le parole non rimangono tali, ma vengono seguite dai fatti e soprattutto dall’esempio. Lo testimonia il “giro di vite” che il Papa ha recentemente dato all’autoindulgenza creativa con cui lo Ior, la Banca vaticana, gestiva i propri affari. Redazionale PERSONE n Silvana Paganessi, Segretario generale aggiunto, per conto di DirCredito, dona a Papa Francesco un lbro sull’arte piemontese, in onore delle sue origini italiane DIRCREDITO PARTECIPA ALL’UDIENZA GENERALE DI PAPA FRANCESCO Lo scorso 22 gennaio, una delegazione di DirCredito ha potuto condividere, insieme a una moltitudine di altre persone venute da tutto il mondo, la toccante esperienza di ascoltare da vicino le parole del Papa. Un Papa che già nella scelta del nome, Francesco, ha voluto mettere al centro del suo operato la persona in quanto tale, sottolineando come la società di oggi sia avara di riconoscimenti verso gli umili, verso coloro che lavorano e traggono sostentamento solo dal loro impegno e dalla loro fatica e, soprattutto, verso coloro che il lavoro non ce l’hanno e non per loro scelta. Nelle poche parole pronunciate in quell’indimenticabile mercoledì, Francesco ha esaltato la nobiltà di sentimenti quali comunione e unità, evidenziando come “le divisioni invece indeboliscono la credibilità e l’efficacia del nostro impegno”. I ncontr i - feb brai o 2014 n 29 n SOCIETÀ IL SALUTO A CLAUDIO ABBADO Marea umana per l’addio al grande maestro in piazza della Scala Ci sono momenti nella vita in cui sentirsi parte di una comunità, ritrovarsi sotto le stesse bandiere, riconoscersi in un ideale, in un progetto aiuta a sentirsi vivi e liberi. Il cuore batte forte, la mente si esalta e il pensiero una volta tanto vola in alto. Sensazioni belle, intense, corroboranti che sempre più spesso non siamo più capaci di provare. L’emozione è sintomo di vitalità, di vivacità, di dinamismo. Questa è l’atmosfera che si è respirata a Milano, dove la sera del 27 gennaio la città, i milanesi, a migliaia, e da ultimo La Scala hanno salutato per l’ultima volta il Maestro Claudio Abbado, cittadino illustre, genio della musica, rivoluzionario. Il Teatro è vuoto, come da tradizione ogni qualvolta rende omaggio ai suoi direttori scomparsi, le porte sono aperte, all’interno solo la Filarmonica diretta da Daniel Barenboim che ese- 30 gue la Marcia funebre (Adagio assai) dalla terza Sinfonia «Eroica» di Ludwig van Beethoven. Il pubblico, la gente, i milanesi sono tutti fuori, uomini, donne, anziani, bambini, musicisti con i loro strumenti, turisti, musicofili e curiosi, uniti, stretti uno accanto all’altro nel freddo della sera, una marea umana che riempie la piazza e fluisce silenziosa verso la galleria e le vie circostanti. I sentimenti prevalenti sono il rispetto e la commozione, quelli veri, così profondi che anche nella folla si vivono in silenzio. Sentimenti che non appartengono alla modernità, spesso dimenticati specialmente in un Paese come il nostro che ha perso la speranza, che non prova orgoglio per se stesso. Tuttavia, è in momenti come questi che occorre gettare il cuore oltre l’ostacolo, ricacciare l’apatia e protendersi fiduciosi verso il futuro. n fe bb rai o 2014 - In cont ri La musica, tutta, ma in particolare quella classica, racchiude in sé questa capacità taumaturgica di risvegliare i cuori, le menti, le coscienze. Ed ecco che Milano coniuga la tristezza, per aver perso uno dei suoi talenti, con l’orgoglio di esserne stata la Patria e, per un momento, torna ad essere quella di un tempo, la Città delle Cinque Giornate che con lo sforzo e il sacrificio di tutti seppe scuotersi di dosso l’invasore e tornare libera e pensante, diventando uno dei fari dell’Italia risorgimentale. Speriamo che quel senso di comunanza e di orgoglio che migliaia di cittadini hanno provato di fronte al teatro non venga disperso nell’apatia quotidiana, ma si trasformi nella determinazione collettiva di rialzare la testa e di uscire dalla palude di crisi ed incertezza in cui questo Paese, quasi fosse preda di un incantesimo, sembra essere precipitato. C.A. SOCIETÀ n L’ITALIANITÀ, UNA CARATTERISTICA UNICA Noi italiani siamo facilmente portati a parlare male degli altri, ma quel che è più incredibile è il tasso di autolesionismo che ci pervade. Riusciamo a parlar male anche di noi stessi. Sembra quasi sia diventato un vezzo, un obbligato modo di essere. Il muro del pianto si nutre ormai di luoghi comuni: “In questo Paese non si può più vivere… gli altri sono sempre meglio di noi… non mi sento italiano… vorrei vivere in qualsiasi altro posto che non sia l’Italia”. Delegittimare qualcosa o qualcuno è diventato un mal costume che ci caratterizza e chi non vi partecipa è out. I Social network – sinonimo di libertà – sono scaduti in luogo di insulti e di turpiloquio… anonimi naturalmente. Sembriamo chiusi in un circuito depressivo che spinge verso l’auto deprezzamento. È vero, i problemi non ci mancano, ma da qui a “ripudiare” il Paese qualche via di mezzo deve pur esserci. Anche gli altri marcano aspetti socialmente distorcenti: emarginazione, povertà, criminalità, disoccupazione, problemi ambientali, disparità sociali. Quell’altrove però non sempre è in grado di esprimere pienamente il senso di libertà che esprimiamo noi, con tutti i limiti che ciò comporta. Siamo dei passionali e spesso l’emotività ci trascina oltre i limiti consentiti dal “bon ton”. E forse per questo incontreremmo molta difficoltà se venisse ingabbiata la totale e a volte incontrollata e pericolosa libertà di esprimere il nostro pensiero, sia pure in maniera emotiva, senza tabù, senza censure e magari, talvolta, anche sopra le righe. Tutto ciò sembra deprecabile finché si vuole, ma per evitare gli eccessi basterebbe inserire qualche regola di controllo, mantenendo tuttavia la libertà d’essere diversi dagli altri, senza dover subire condizionamenti di alcun genere. La nuova “intellighenzia radical chic” sostiene, strumentalmente e a proprio vantaggio, la tesi per cui la gente – il popolo, come amano definirlo loro – non sia in grado di pensare con la propria testa e dunque si ritrova ad essere facilmente condizionabile. E qui traspare in maniera evidente l’intenzione di costoro, più o meno manifesta e spocchiosa, a ritenersi unici ed esclusivi produttori di pensiero, di ragionamento e di discernimento. La realtà è molto diversa da quanto vorrebbero far credere i cosiddetti “pensatori”, forse troppo narcisisti, invaghiti dal potere, tronfi del proprio ego, per cui tardano a capire che invece la gente, il popolo, ragiona e decide con la propria testa ed è perfettamente in grado di vagliare ed esprimere la propria opinione, molto più di quanto si immagini. Questo mi rende orgoglioso di appartenere a questo popolo!S.B. S.B. I ncontr i - feb brai o 2014 n 31 n CURIOS@NDO DALLO SPAZZOLINO DA DENTI AL BORDELLO Storie di straordinaria ironia tra cabaret e cinismo bancario Il banchiere Gerrit Zalm, 61 anni, ceo di Abn Amro, ex ministro delle Finanze olandesi, si è esibito davanti a i suoi dipendenti in uno spettacolo “queer”, travestito da “Drag Queen”. Tra un battito di ciglia finte e accessori glitter come gli occhialoni anni 50 e un vestito da donna blu elettrico, Zalm nelle vesti di “Priscilla”, immaginaria sorella di se stesso, ha arringato i dipendenti con doppi sensi sparati a raffica. Ha esaltato le qualità del “front office” occhieggiando il proprio petto generoso, poi del “back office” palpeggiandosi le natiche. Infine ha svelato il segreto del successo del fratello - cioè lui, Zalm – seguendo i suoi consigli e iniziando da tre valori: fiducia, esperienza e ambizione. “Noi offriamo accoglienza calorosa, abbiamo esperienza e soprattutto accontentiamo ogni giorno il cliente”. Metafora comprensibile anche al più ingenuo degli spettatori che avrà inteso l'ambivalenza di questi valori trasposti da un bordello alla banca. Erano 7 mila dei circa 20.000 dipendenti di Abn Amro ad assistere allo 32 spettacolo, che, dopo un iniziale smarrimento, hanno riso sonoramente nel corso dell'insolito cabaret. La notizia della performance di Zalm, peraltro noto come “manager grigio e aspro”, uno degli artefici del trattato di Maastricht, ha fatto il giro del mondo, suscitando curiosità e molta meraviglia. Nessuna meraviglia hanno però provato in Italia gli ex dipendenti Banca Antonveneta che, in passato, hanno avuto modo di conoscere l'humor olandese. Nel 2005, l'allora ceo Abn Amro, Rijkman Groenink, dopo una tempesta finanziaria da lui forse indirettamente provocata e che portò alla caduta del governatore della Banca d'Italia, Antonio Fazio, riuscì a scalare la Banca Antonveneta. “Colonizzati” dagli olandesi, mediamente biondi, alti e snelli, i dipendenti Antonveneta esorcizzarono le proprie paure scherzando sui possibili risvolti dell'incorporazione con Abn Amro. I meno fantasiosi, ma sicuramente più avveduti, si aspettavano mazzi di tulipani in sostituzione del sistema incen- n fe bb rai o 2014 - In cont ri tivante, mentre i più audaci speravano in un kit di droghe leggere, per alleviare la sofferenza della conquista subita. Le aspettative non andarono del tutto deluse. Arrivarono i tulipani in cesti enormi come premio per le filiali più “performanti” e arrivò anche il kit, costituito però da una t-shirt, un cappellino ed uno spazzolino da denti, accompagnato da una lettera di Groenink. Il ceo dava il benvenuto ai nuovi arrivati, pregandoli di non sottovalutare lo spazzolino da denti: “con questo piccolo gesto quotidiano di lavarsi i denti, ricorderete ogni mattina di appartenere ad un grande team, quello di Abn Amro”. Altro che meravigliati! Esterrefatti! Così si sentirono i dipendenti Antonveneta, alcuni dei quali sdegnosi restituirono il tutto, altri, più pratici, utilizzarono lo spazzolino regalando t- shirt e cappello ai bisognosi, ma nessuno si divertì né apprezzò la trovata umoristica, paventando tempi bui. Sappiamo come è andata a finire: Antonveneta ceduta al Santander e poi a MPS, con tutte le note conseguenze e il colosso olandese Abn Amro, con oltre 100.000 dipendenti, smembrato, ridotto a banchetta di provincia che può giusto permettersi un po’ di cabaret. “Priscilla” esercita un'arte ancora più antica di quella delle banche, ma con una connotazione etica diversa: in un bordello sai cosa stai comprando, in una banca non sempre. Agnese Ninci CURIOS@NDO n BITCOIN LA MONETA VIRTUALE IMPAZZA NELLA RETE La Cina la ostacola, il Brasile la sostiene e in Canada spuntano i bancomat Se ne sente parlare già da tempo. All’inizio, come un fenomeno legato al mondo dell’informatica, poi sempre più come una vera rivoluzione finanziaria. Il Bitcoin continua a conquistare ogni giorno sempre più credibilità. Un’espansione inarrestabile, che conta migliaia di esercizi, artigiani, professionisti in tutto il mondo. In Italia se ne contano poco meno di duecento tra commercianti, ristoratori e albergatori, spinti verso il bitcoin un po’ per convinzione un po’ per marketing. Ad oggi sono 40 i Paesi che trattano il bitcoin con più o meno coraggio. Negli USA l’Agenzia delle Entrate non ha dato ancora una risposta definitiva ai contribuenti americani che chiedono come trattare il bitcoin nella dichiarazione dei redditi. A dicembre, la banca nazionale cinese ne ha annullato la validità con una nota cautelare contro i rischi della moneta, vietandone l'uso da parte degli istituti finanziari. Il Brasile, invece, ha sposato in pieno il concetto di valuta elettronica. "Ad ottobre è entrata in vigore una legge che ha reso possibile la normalizzazione dei sistemi di mobile payment e la contestuale creazione di monete virtuali, compreso il bitcoin". A Vancouver, in Canada, sono perfino spuntati i primi sportelli bancomat interamente dedicati a bitcoin. In un cafè della città canadese hanno installato un ATM prodotto dalla Robocoin, dove è possibile prelevare dollari dal proprio conto bitcoin, oppure versare danaro fisico e incrementare il proprio conto. Il Parlamento Italiano ha trattato la materia a gennaio, in occasione della Legge Finanziaria, al fine di identificare i titolari delle “transazioni superiori ai 1.000 euro” e di applicare “alle operazioni di pagamento effettuate tramite Bitcoin o altre crittovalute le disposizioni in materia di antiriciclaggio”. Cosa è il Bitcoin Il Bitcoin è una moneta elettronica nata nel 2009. A differenza della moneta tradizionale non utilizza un ente centrale che ne controlla i processi, ma fa riferimento ad un database distribuito nei nodi della rete internet, caratteristica che lo rende non manipolabile, non arrestabile e spendibile una sola volta.Il bitcoin è crittografato. Tutte le transazioni sono pubbliche ma anonime e dunque non lasciano traccia proprio come il denaro contante. È proprio il database distribuito che ne consente la conferma delle transazioni e ne verifica l´autenticità, rendendo cosi impossibile spendere due volte gli stessi bitcoin. Chiunque può inviarne e riceverne, basta avere un indirizzo bitcoin, il client trasmette la transazione ai nodi vicini I ncontr i - feb brai o 2014 n e questi propagano e verificano il pagamento. Ci sono però dei limiti, anche grossi. Essendo legato al database del proprio computer in caso di furto o danno irreparabile si perde tutto. In questo caso nessuna banca interverrà a rimborsare il derubato. E c’è già chi ha superato il Bitcoin Mentre governi e istituzioni bancarie mondiali si interrogano su come regolamentare i bitcoin, nel mondo fiorisco non solo altre monete elettroniche, ma anche piattaforme che consentono di 'generare' direttamente transazioni finanziarie e i contratti più disparati, anche la compravendita di immobili, senza far capo ad un'autorità centrale o ad intermediari. Come Ethereum.org, creata da un ex hacker russo di 19 anni. Ultim’ora Trema l’industria del Bitcoin Sparisce dal web Mt. Gox, big del settore, a seguito di una truffa compiuta da alcuni hacker, per un valore di 350 milioni di dollari. Riflettiamoci. L.I. 33 n CURIOS@NDO GIO BATTA PERSI IL CICLISTA CHE PRENDE LA VITA A PEDALATE Un uomo speciale pronto a scalare le cime del Tour de France e del Giro d’Italia C’è chi insegue i propri sogni con la fantasia e chi, molto più concretamente, li rincorre in sella ad una bicicletta. I sogni non hanno età, si sa, come Gio Batta Persi che sulla bici sogna di diventare il ciclista più forte al mondo. Sogni che il genovese trasforma in realtà perché per lui prendere la vita a pedalate aiuta a sentirsi migliori, non solo nell’aspetto fisico. Gio Batta Persi è un uomo un po’ speciale perché può vantare primati unici. Recordman dell’ora della piccola e della lunga distanza, sia da solo che in coppia e progetti che lo avvicineranno sempre più all’olimpo dei campioni di sempre: “Ho stabilito tanti record ed adesso voglio dedicarmi ad altre due grosse imprese – ha raccontato il super ciclista – proverò a scalare tutte le montagne più famose del Tour de I RECORD DI GIO BATTA PERSI ottobre 2009 record italiano dell'ora Over 70 con km/h 38.369 novembre 2011 record mondiale sui 10 Km alla media di km/h 39.374 novembre 2012 record mondiale sui 100 Km media km/h 35.965 (2 h 46' 54") ottobre del 2012 traguardo di percorrenza in bicicletta (tra gare ed allenamenti) di 400/mila Km nel 2011 e 2012 titolo mondiale a cronometro su strada a coppie over 70 (in coppia con Fagnoli di Forli) 26 ottobre 2013 record mondiale sull’ora over 75 con la misura di m 36.805 sottraendolo al canadese Giuseppe Marinoni che lo deteneva con 35.728 France e del Giro d’Italia. Le salite che hanno reso immortali grandi ciclisti di tutti i tempi”. Quali ciclisti? Qual è stato il ciclista più bravo di tutti? “Marco Pantani, senza alcun dubbio”. Poi ripete: “Marco Pantani, nessuno è stato come lui. Ancora oggi, a dieci anni dalla sua scomparsa, quando guardo le immagini delle sue imprese torno a commuovermi. Nessun altro è stato come lui”. La bicicletta per Gio Batta è un incontro quotidiano; ci salì per la prima volta a cinquanta. Oggi, che l’età è vicina ai settantasei, può gonfiare il petto di fronte ai circa 400 mila chilometri pedalati, fra gare, record ed al- lenamenti, una distanza che vale dieci volte il Giro del Mondo, più della distanza tra Terra e Luna. E’ come se Gio Batta avesse pedalato più a lungo della capacità di un’automobile o la metà della vita di un camion. Incredibile ma vero, come è vera la sua passione per il ciclismo che gli regala gioie infinite. Quando lavorava in banca aveva la stessa costanza tanto da essere promosso dirigente a meno di cinquant’anni. Un uomo da record, dunque, come quello stabilito lo scorso mese di ottobre nell’impianto al coperto di Montichiari (BS) quando ha percorso più di 36 chilometri in appena un’ora. Una distanza che spesso, in auto, non si riesce a percorrere nemmeno dopo aver invocato metà dei santi presenti sul calendario. Livio Iacovella I RECORD PIÙ CURIOSI NEL CICLISMO Quanto si può percorrere in 24 ore? Su strada • Jean-Pascal Roux (FRA) km 839 il 18 giugno 2009 • Maria Parker (USA) km 755 il 13 ottobre 2012 34 In pista • Hubert Opperman (US) km 787 a Melbourne nel 1940 • Anna Mei (ITA) km 711 a Busto Garolfo (MI) nel settembre 2011 n fe bb rai o 2014 - In cont ri CURIOS@NDO n UMBRIA, META AFFASCINANTE PER UN WEEKEND “FUORI PORTA” Viaggio fra luoghi santi, opere d’arte, cibi unici e artigianato artistico La gita in Umbria si adatta a tutte le stagioni e a tutte le età. Normalmente la prima visita avviene in età scolastica sulle tracce di frate Francesco, dell’arte e della storia di una regione tra le più belle ed accoglienti. Una seconda volta l’invito arriva proprio dalla curiosità di viverne la tranquillità di luoghi e i sapori spesso unici. Una terza volta si manovra il navigatore su mete umbre di caratteristiche artigianali introvabili, così numerose, in altre regioni. Non sapendo a quale di queste tre occasioni di viaggio far riferimento c’è un itinerario, tra i mille possibili, che risponde alle tre diverse istanze. L’emozione più forte la suscita senza dubbio Assisi e la bellissima basilica di San Francesco che raccoglie le opere dei più grandi artisti del trecento e del quattrocento: il maestro di S Francesco, Giotto, Cimabue, Simone Martini, i fratelli Lorenzetti, solo per citare i più noti. Naturalmente molto toccante è la discesa nella cripta dove, in un’urna di pietra, dal 1230 riposano i resti del Santo Frate. Dopo aver visitato la basilica si attraversa Assisi per raggiungere la piazza del Comune con il Tempio di Minerva, la Chiesa Nuova poi la chiesa di S. Chiara con annesso convento delle Clarisse. Volendo, la giornata può iniziare da Santa Maria degli Angeli e dalla Porziuncola, il luogo dove morì San Francesco. Poi si può raggiungere Assisi a piedi utilizzando la “mattonata di San Francesco”. L’altra località sugge- rita è la deliziosa Spello, affacciata sulla valle Umbra e circondata di ulivi che, oltre all’ottimo olio extravergine, forniscono materia prima all’artigianato locale che ne ricava tanti curiosi oggetti da collezione. A Spello la chiesa di S. Maria Maggiore merita senz’altro una visita accurata; la Cappella Baglioni ospita infatti tre splendidi affreschi rinascimentali del pittore umbro Pinturicchio. Soddisfatta la sete di cultura curiamo ora l’aspetto culinario: in Umbria il vino e l’olio vantano una qualità media molto elevata ed ovunque si trovano aziende vinicole e oleifici dove appezzare ed acquistare prodotti eccellenti, in particolare nella zona del Trasimeno, Trevi e Assisi. Chi volesse decidere di riposare le gambe sotto il tavolo non c’è che l’imbarazzo della scelta. Per quelli in cerca di emozioni particolari consigliamo il ristorante La Stalla, a circa 800 metri dalle mura di Assisi, lungo la strada per L’eremo delle Carceri. Si tratta di una I ncontr i - feb brai o 2014 n stalla vera, per cavalli, un antro “medioevale” fosco e fuligginoso, le pietre delle pareti annerite dal fuoco delle fascine e dal fumo delle braci, i grandi tavoloni, le panche, le brocche ed i soffitti a volta. Un autentico rustico che assicura ottimi sapori. Riprendendo la via di casa è d’obbligo la sosta a Deruta per ammirare le sue deliziose ceramiche. Proprio a Deruta ha sede l’azienda più antica al mondo produttrice di ceramica, la famosa ditta Ubaldo Grazia, fondata nel 1500. Anche qui la proposta è particolare. C’è una piccola realtà artigiana che vanta un prodotto addirittura in esclusiva mondiale; si tratta della ditta Gli Orci che realizza orci per olio e vino di assoluto splendore. Un regalo unico, da un artigiano, Marsilio Pannacci, che ha anche un’altra caratteristica; è l’ultimo artigiano di Deruta che incide a mano libera portavasi, centri tavola e lampade di ogni tipo. Buon viaggio... L.I. 35 al riparo con PACCHETTO ASSICURATIVO DIRCREDITO POLIZZA RC PROFESSIONALE POLIZZA CASSIERI POLIZZA INFORTUNI POLIZZA TUTELA GIUDIZIARIA (VITA PROFESSIONALE) POLIZZA TUTELA GIUDIZIARIA (VITA PRIVATA) POLIZZA RC CAPOFAMIGLIA e ancora... Polizza Long Term Care Prodotti Vita n Polizza RC Auto Polizza Viaggi n Polizza Casa Progetto Welfare Spese Odontoiatriche Consulta la pagina AON su www.dircredito.info
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