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estratto da dday.it
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Gli italiani - a quanto si dice - non
sono disposti a pagare per i servizi.
È per questo - si dice ancora - che
i nostri negozi di elettronica non
ne erogano. Fatto sta che se un
utente oggi ha un problema con un
apparecchio non può che affidarsi
alle sue sole conoscenze incrociate
con quelle di Google o a quelle del
classico “amico esperto”.
È vero: l’italiano non ama pagare
per i servizi, anche quando ne ha un
maledetto bisogno. Parallelamente
i centri di assistenza soffrono (se
addirittura non chiudono), con
apparecchi che sempre più vengono
sostituiti dalla Casa produttrice
e non riparati, con contratti di
convenzione con i marchi sempre
più capestro e con un ciclo di vita
del prodotto che spesso lo rende
obsoleto prima che guasto.
È un peccato, perché con i centri di
assistenza (i cosiddetti CAT), che si
trasformano in puri centri logistici
di ricezione di apparecchi guasti
e riconsegna di ricondizionati, va
perdendosi una grande competenza
tecnica, proprio quella che in realtà
servirebbe a molti negozi per fare il
salto di qualità. Basterebbe pensare
in termini più ampi al termine “assistenza” spostando il pallino dal
prodotto al consumatore: l’assistenza
che serve oggi è all’utente, non (solo)
all’apparecchio. Il centro di assistenza e il negozio hanno bisogno l’uno
dell’altro, devono essere molto più
vicini o addirittura coincidere.
Ecco un’idea nuova: integrare i
centri di assistenza con i grandi
negozi. Da un lato ci sono i CAT che
soffrono, alcuni chiudono; dall’altro i
negozi con superfici troppo grandi e
non sempre frazionabili, condannate
a ripetere alcune merceologie per
non lasciare spazi troppo vuoti, ma
che di certo non vogliono caricarsi
di nuovi addetti. Il gioco “win-win”
è facile: il negozio offra gli spazi e la
sua posizione al centro assistenza,
riuscendo a erogare quindi servizi
post-vendita che altrimenti non saprebbe assolutamente come gestire;
il centro di assistenza - spesso realtà
a conduzione familiare - d’altro
canto avrebbe l’opportunità di
reinventarsi una nuova giovinezza
in un mondo dominato dai colossi.
Il CAT potrebbe trovare la base del
proprio sostentamento per esempio
prendendo in appalto la gestione del
post-vendita del negozio, a partire
dalle annose questioni legate alla garanzia di legge e al ritiro dei RAEE;
e poi potrebbe anche stringere un
ulteriore accordo con il negozio per
erogare particolari servizi di configurazione e di risoluzione problemi,
magari su prodotti selezionati o per
i clienti fidelizzati; o, meglio ancora,
a favore di chi compra il servizio aggiuntivo al momento dell’acquisto,
una sorta di “assicurazione contro i
problemi”, ben più sexy dell’inflazionata assicurazione contro i guasti.
Gianfranco GIardina
Amazon presenta
il set top box
Fire TV
10
Office per iPad
Già 12 milioni
di download 15
Pagamenti NFC
arrivano in Italia
da Vodafone 11
In prova gli smartphone top
HTC One, Galaxy S5 e G Flex
In prova i tre protagonisti della stagione primavera/estate
HTC punta sul design, S5 sulla tradizione, G Flex innova
32, 35, 28
Viaggio nella Cina di TCL 07
e nella fabbrica di LCD
Grandi investimenti e velocità di esecuzione
sono gli ingredienti della scalata al mondo
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Spostiamo i
CAT nei negozi
n.88 / 14 APRILE 2014
Tutti i segreti
di Sky Online
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Test Fujifilm X-T1
ottica 56mm f/1.2
Dal 2015 Sky
senza parabola
Accordo Sky - Telecom:
dal prossimo anno tutto
Sky in streaming
16
Samsung TV
Si parte da 1999€
Presentata in Italia la
gamma TV targata 2014.
Non solo curvi...
07
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Windows Phone 8.1
Arriva Cortana!
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
TV & VIDEO DDAY.it è in Cina per scoprire TCL, colosso della produzione TV poco conosciuto da noi. Ma promettente
Una settimana in Cina alla scoperta di TCL
“Cambierete idea sulla produzione cinese”
TCL è il terzo produttore di TV al mondo ed è pronto a scommettere forte sul mercato europeo
di Gianfranco GIARDINA
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torna al sommario
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a una certa impressione arrivare nella sede principale di TCL
e trovarsi di fronte a qualcosa
di più che un palazzo, un vero campus. Siamo a Shenzhen, in Cina, e
facciamo parte di una delegazione
di stampa europea (come unica testata italiana) invitata a conoscere
da vicino questa realtà. TCL non
è un marchio molto conosciuto in
Italia. Per adesso. Si tratta infatti
di un colosso della produzione di
pannelli e TV, oltre che di tanti altri apparecchi, come DVD e Blu-ray
player, smartphone ed elettrodomestici. In molti dalle nostre parti
si stupiranno di sapere che TCL,
un nome che forse neppure hanno
mai sentito, è il terzo produttore
TV a livello globale, posizione già
raggiunta nel 2013 arrivando dopo
Samsung e LG e scalzando Sony.
Unica azienda cinese nelle prime
sette posizioni, secondo i dati DisplaySearch. Neppure i più attenti
appassionati di TV probabilmente lo sanno. E allo stesso modo in
pochi sanno che dal 2004 TCL ha
acquisito il marchio Thomson e che
produce, tra le altre, anche le TV
a marchio Ikea. È il giovanissimo
CEO di TCL Multimedia Company,
Mr. E a introdurci al mondo TCL:
“Questo viaggio vi darà una nuova
idea non solo di TCL, ma di tutta la
produzione cinese”. Siamo a Shenzhen, metropoli cinese giusto a ridosso del confine con Hong Kong e
centro oramai mondiale della produzione tecnologica. Basti pensare
che proprio qui c’è il più grande
stabilimento di Foxconn, la società
che produce la maggior parte dei
device Apple e impiega nelle sue
fabbriche oltre un milione di persone. L’esperienza di Foxconn e di
tante altre realtà produttive basate
in questo distretto ci ha insegnato
già da tempo che l’idea delle “cinesate” è solo un preconcetto, una
sorta di difesa dialettica dei competitor annichiliti dai costi della
manodopera certo, ma anche dalla
capacità produttiva e dall’organizzazione che si respira da queste
parti. E così, senza che il consumatore italiano ne sapesse molto, TCL
dal 2012 si è stancata di comperare
pannelli da terze parti ed è diventata anche produttore diretto: ora
compra solo i vetri (i produttori nel
mondo sono solo tre), il resto lo fa
da sé. Una produzione enorme per
quantità che ha portato TCL in pochi mesi a diventare il numero cinque (a dir la verità su sei) nella produzione di pannelli. La produzione
viene per circa la metà utilizzata su
TV TCL e per l’altra metà vendu-
ta ad altri brand, tra cui Samsung
(che detiene una quota del 15% della fabbrica), Toshiba, Panasonic,
gli altri brand cinesi, senza dimenticare che è sempre TCL a produrre
con pannelli propri i TV Uppleva di
Ikea e i nuovi TV a marchio Pioneer
comparsi su alcuni mercati negli
ultimi mesi. Il gruppo TCL è ampio
e diversificato, seppur focalizzato
nella produzione di elettronica.
Impiega nel mondo 68.000 addetti
e si appoggia a 10 centri di ricerca
e sviluppo e 20 impianti produttivi. Ha sedi un po’ in tutto il mondo
ed è presente, anche ancora in maniera graduale, anche in Italia.Lo
stabilimento che assembla i TV per
l’Europa si trova in Polonia. TCL
fattura circa 86,5 miliardi di RMB,
pari a circa 9,5 miliardi di euro, di
cui più di un terzo arriva dal mondo TV. TCL – secondo le dichiarazioni dell’azienda - è anche numero
cinque nel mercato globale degli
segue a pagina 03 
REPORTAGE
In Cina da TCL
n.88 / 14 APRILE 2014
Thomson Ultra HD Z8 49’’
segue Da pagina 02 
Il prossimo futuro in
Europa (e non) di TCL
Almeno per il momento, soprattutto in Europa, la presenza di TCL
nel settore TV sarà divisa sui due
brand: TCL e Thomson, che in Europa continueranno a convivere. La
strategia è quella di tenere i brand
differenziati per target: giovane e
tecnofilo TCL, più legato alla famiglia (e quindi anche ai grandi
schermi) Thomson. La gamma a
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smartphone e – cosa che non sapevamo - numero uno incontrastato
nella produzione di lettori DVD e
Blu-ray: praticamente – ci dicono
– tutti i player dei principali brand
escono dalle fabbriche TCL, come
Samsung, Sony ed LG. Il progetto
di TCL è ambizioso: consolidare la
propria posizione e crescere ancora, soprattutto nei Paesi in cui non
è ancora “sentita”, come in Italia.
Va detto che l’Europa sembra proprio l’area per ora meno coperta
da TCL, salvo alcune eccellenze,
come in Francia, in cui il marchio
Thomson ha un appeal naturale e
storico. Fatto sta che la quota di
mercato media nell’Europa occidentale è sotto il 3%, anche se in
costante crescita: “In Europa – ci
dicono – il lavoro è ancora tutto
da fare”. Gli obiettivi – dicevamo
– sono ambiziosi: TCL punta a entrare a breve nella Top5 dei marchi
TV in Europa ed addirittura essere
nella Top3, sempre in Europa, nel
segmento dei TV Ultra HD, ambito
nel quale la società depone molte speranze. Per farlo ha acquisto
nuove professionalità dall’estero,
concentrandosi sul design, l’ambito nel quale i produttori cinesi devono ancora maturare e rispetto al
quale la sensibilità europea è molto alta. Per questo motivo, da un
anno Flemming Petersen, designer
storico nientemeno che di Bang &
Olufsen, si è trasferito a Shenzhen
e ora dirige il Creative Center di
TCL oltre a rivestire anche il ruolo
di Vice Presidente. Insomma – se
non si fosse ancora capito - questi
fanno sul serio.
torna al sommario
Thomson Ultra HD Z8 85’’
marchio Thomson punterà molto
sin da subito sull’Ultra HD. Alla
serie W9 (già introdotta lo scorso
anno), si affiancheranno le serie
Z8 e Z7: si tratta di TV 4K dalle caratteristiche interessanti, con connettività HDMI 2.0 e disponibili in
vari tagli: 49”, 55” e 85”per lo Z8 e
65” per lo Z7. Questi TV UltraHD
dovrebbero arrivare a breve con
TCL SERIE JUMBO
prezzi aggressivi: in particolare si
parla di 999 euro per il 49”, 1299
euro per il 55” (nella foto qui sopra)
e 2499 euro per il 65”. In particolare colpisce il grande 85” Z8 che
dovrebbe attestarsi intorno a 8000
euro, una cifra sì alta a livello assoluto ma assolutamente adeguata
a un 4K di queste dimensioni. Gli
altri “pliastri” dell’offerta Thomson
attuale sono la Smart TV (TCL aderisce alla Smart TV Alliance e quindi si tratta di un ambiente simile
a quello di Philips e LG, tanto per
intenderci) e i TV bianchi: in questo segmento l’azienda ha riscosso
molti successi commerciali, soprattutto sui piccoli polliciaggi. Passiamo invece alla gamma TCL (foto in
basso, in questa pagina): sotto il
marchio “padre” verranno realizzati i prodotti più “agili”, fatto salvo
per i grandissimi TV Ultra HD con
design “a lavagna” da 75”, 85” e addirittura 110“, che ricordano molto
da vicino i corrispondenti modelli
Samsung. Questa linea chiamata
appunto “Jumbo”, dovrebbe arrivare nel corso dell’anno ma i prezzi ancora non si conoscono, ma si
preannunciano più “normali per
il 75” e l’85” e invece “pazzeschi”
per il gigantesco 110”. Tra i punti
chiave, una linea 4K, la S7600, con
polliciaggi decisamente ridotti: 49”
e addirittura 40”, probabilmente
più eleggibile a monitor secondario per PC che a vero e proprio TV,
vista la distanza di visione che dovrebbe derivarne. E poi la declinazione più giovanile dei TV bianchi,
che acqiustano un tocco di colore,
secondo due stili: o la cornice colorata frontalmente e bianca sul fianco o, viceversa, bianca sul frontale
e colorata lateralmente; tre i colori
disponibili, verde, rosso e azzurro, in tinte non eccessivamente
sgargianti. A questi prodotti se ne
aggiungeranno presto degli altri,
segue a pagina 04 
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estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
REPORTAGE
In Cina da TCL
segue Da pagina 03 
tanto per intenderci). “Non avrebbe
senso arrivare prima – ci spiegano
-: noi vogliamo portare la migliore
tecnologia ma a prezzi accessibili”.
Chiediamo, in separata sede, quale
sarebbe a loro avviso un prezzo ragionevole per l’OLED: “1999 euro
per il 55” Full HD, a quel livello si
inizierebbe a vendere davvero. “E
per allora noi ci saremo”.
TV & VIDEO Proseguiamo il nostro reportage dalla Cina con la visita alla fabbrica TCL dove vengono prodotti i pannelli
Visita alla fabbrica da 20 milioni di pannelli
Al momento si producono 20 milioni di pannelli all’anno: entro il 2015 la produzione raddoppierà
N
di Gianfranco GIARDINA
ell’ambito del viaggio in Cina
per conoscere il mondo TCL,
eccoci alla fabbrica di pannelli, a Guangming, poche decine di
chilometri dal centro di Shenzhen:
si tratta di un impianto modernissimo, operativo da meno di due anni
ma che già ha raggiunto e superato
la capacità produttiva per la quale
è stato pensato: nel 2013 sono stati
“sfornati” quasi un milione e quattrocentomila substrati LCD di generazione 8.5 (quindi di dimensioni
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in proprio. Infatti sta per partire
l’investimento per una fabbrica che
si occuperà solo di panelli OLED,
con una produzione iniziale di 55”
WhiteOLED (simili a quelli di LG
torna al sommario
2,2 x 2,85 m) dai quali sono stati ottenuti oltre 21,6 milioni di pannelli
per altrettante TV. Tanto per avere un idea, l’intero fabbisogno del
mercato italiano per quattro anni.
Il braccio armato di TLC sul fronte della produzione dei pannelli si
chiama CSOT – China Star Optoelectronics Technology: si tratta di
una joint venture che prevede, oltre
alla maggioranza dell’85% in capo
al gruppo TCL, la presenza nel capitale di Samsung per il restante 15%.
L’operazione è simmetrica: TCL ha
una partecipazione del 10% nella
fabbrica di pannelli che la stessa
Samsung detiene in Cina. Il rapporto tra le due società è di lunga data:
prima del 2012 TCL non aveva una
fabbrica propria di pannelli e quindi
si approvvigionava principalmente
proprio da Samsung; oggi la situazione è cambiata, con Samsung che
acquista una parte del proprio fabbisogno proprio dalla fabbrica TCL.
La tecnologia sviluppata dalle due
aziende è simile: entrambe realizzano pannelli LCD in tecnologia VA
(Vertical Allignment) e lo scambio
di esperienze e messe a punto è –
per quanto ci dicono – costante. Gli
investimenti collegati a un impianto di questo tipo sono enormi: basti
pensare che la “fase 1” (oramai conclusa) ha richiesto investimenti per
3,5 miliardi di dollari; altri 3,5 sono
stati appena stanziati per estendere la produzione ad una fase 2 (che
entrerà in operatività nella prima
metà dell’anno prossimo) e molto
presto partiranno stanziamenti e
lavori per altri 1,5 milardi di dollari per la fabbrica di pannelli OLED,
che diventerà operativa verso la
fine del 2015. In particolare la fase
2 (la nuova porzione di stabilimensegue a pagina 05 
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Maria Chiara Candiago, Simona Zucca,
Claudio Stellari, Alessandra Lojacono,
Emanuele Villa, Roberto Pezzali,
Paolo Centofanti
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
dday@dday.it
Per la pubblicità
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ovviamente negli ambiti più attesi: primi tra tutti gli LCD curvi che
dovremmo vedere già alla prossima
IFA di Berlino. Per TCL questa innovazione avrà senso solo sui grandi schermi e quindi non dovremmo
vedere LCD curvi sotto i 55”. Al
CES di Las Vegas, invece, dovrebbe
esserci il debutto di TCL per quanto riguarda la compatibilità con
HEVC e nel corso del 2015 è prevista l’introduzioni della compatibilità con le trasmissioni DVB-S3 (lo
standard europeo di trasmissioni
satellitari fino a 4K). Nella seconda
metà del 2015 sarà invece la volta
degli OLED, interamente prodotti
estratto da dday.it
segue Da pagina 04 
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to è già in costruzione) dovrebbe
portare entro il 2015 a un raddoppio della capacità e all’inserimento
in produzione di 400 mila substrati all’anno in tecnologia Oxyde TFT
(qualcosa di molto simile all’IGZO
di Sharp per intenderci), utilizzabili sia per la realizzazione di pannelli LCD che di pannelli OLED.
Grandi investimenti e grandi sforzi
produttivi: non è un caso, quindi,
che al mondo ci siano oramai solo
sei aziende che producono i grandi
pannelli per TV. Con la fabbrica di
Guangming, TCL diventa totalmente indipendente nella produzione
di TV, che realizza sin dal pannello. Unico componente chiave che
deve acquistare da terzi è il vetro
ma di fatto all’interno della fabbrica c’è un distaccamento produttivo
di Asahi da cui TCL si approvvigiona delle lastre per la propria produzione. La produzione di questo
stabilimento – dicevamo – è della cosiddetta generazione 8.5, un
vetro da 220 per 250 cm che può
essere tagliato in molti modi: per
esempio in sei 55” o in otto 49”, o
via via in tagli più piccoli. Come si
può vedere nella slide sotto riportata, da questo vetro è anche possibile ottenere il “bestione” 110” (in
versione UltraHD) che è l’ammiraglia di TCL, ma con il limite che un
vetro dà luogo a un solo pannello,
tra l’altro con lo scarto di una grande porzione.
torna al sommario
Il giro della fabbrica:
4 piani di tecnologia
Non si pensi a qualcosa di simile a
un “capannone”: la fabbrica è alta
come un palazzo di 11 piani e si sviluppa su quattro livelli produttivi,
come fossero quattro stabilimenti
sovrapposti: non a caso la prima
cosa che facciamo è prendere un
ascensore. Sorpresa divertente trovare il tappeto dell’ascensore che
riporta il giorno della settimana
corrente: evidentemente ne cambiano uno al giorno. Dallo sbarco
dell’ascensore in poi le foto sareb-
bero vietate: con qualche strappo
alla regola (e qualcosa di più) siamo comunque riusciti a catturare
qualche immagine e qualche video
che descrive quello che ci troviamo
davanti agli occhi e ci rende più
semplice il compito di raccontarlo.
Certo, siamo stati richiamati all’ordine un paio di volte, ma quel
poco di flessibilità cinese in più
rispetto al rigore giapponese, ha
permesso che qualche ripresa dalla
fabbrica sia stato possibile farla;
ed è quasi la prima volta che accade. Innanzitutto c’è una luce gialla
dovunque: si tratta di una luce con
componenti spettrali non dannose
per il processo di fotodeposizione
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REPORTAGE
In Cina da TCL
n.88 / 14 APRILE 2014
al quale sono sottoposte le lastre
nel processo.
Una fabbrica
di robot in Cina
La prima cosa che si pensa di una
fabbrica in Cina è che sia piena
zeppa di operai, dato il basso costo
del lavoro. Invece lo stabilimento
CSOT è praticamente “fantasma”,
nel senso che è davvero difficile
scorgere degli umani: dalle vetrate che danno sulla linea produttiva vediamo molti robot in movimento che maneggiano, come se
fossero vassoi, le delicate lastre
segue a pagina 06 
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
REPORTAGE
In Cina da TCL
segue Da pagina 05 
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sottilissimo (intorno a mezzo millimetro di spessore) che malgrado
la loro fragilità vengono gestite con
perizia da giganteschi robot che li
prelevano con una serie di ventose e li depongono su una serie di
rulli. Qui la produzione si biforca:
da un lato la deposizione del substrato di transistor e conduttori
per il pilotaggio delle singole celle
fatta su uno dei vetri; sull’altro la
“stampa” dei filtri colore RGB che
renderanno l’immagine colorata. I
due vetri opportunamente lavorati a seconda del taglio di pannello
da ottenere, vengono poi perfettamente allineati e sovrapposti con
l’interposizione dei cristalli liquidi. Detto così sembra facile, ma
questo processo è davvero complicato e costellato di fasi complesse e
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di vetro da cinque metri quadri e
mezzo che andranno a comporre
il pannello. Ogni tanto, ma solo
ogni tanto, si vede un omino passare tutto bardato in un camice
stagno, con tanto di testa coperta.
Apparentemente non fanno nulla
salvo pulire (sul pulito) e controllare. Infatti nello stabilimento non
lavorano molti operai: si tratta di
solo 500 addetti alla produzione,
pochissimi se perequati ai volumi,
e 300 addetti alla ricerca e sviluppo. Questi ultimi sono comunque
in un’area della fabbrica allestita
ad uffici, quindi senza luce naturale e – ci viene da dire – anche incasellati in maniera un po’ alienante
(foto qui a fianco), ma comunque
non troppo differente da quanto si
fa comunemente in ambiti simili
negli Stati Uniti. Sul pavimento,
ovunque, una selva di “tombini” forati: si tratta del sistema di pulizia
dell’aria, che soffia costantemente
dall’alto verso in basso subito fuori dalle macchine, abbattendo così
a zero la polvere residua, anche di
particelle piccolissime: senza questo stratagemma, basterebbe un
micro-granello di polvere deposto
tra un vetro e l’altro per generare
un difetto e il conseguente scarto
del pannello. Il processo non è diverso da quello da noi visto in altre
fabbriche analoghe, come quelle di
Sharp, Panasonic e AUO: arrivano
delle gigantesche lastre di vetro
rischiose per la buona riuscita del
prodotto finale. Il tutto sui quattro
piani della fabbrica.
Alla fine il pannello ha le tre celle
RGB ripetute per ogni pixel, ovviamente con un interasse tra cella
e cella diversa a seconda della dimensione del pannello da realizzare e del fatto che si tratti di pannelli Full HD o Ultra HD. Per un
pannello TV di medie dimensioni,
la densità di pixel è di circa 40 per
pollice nel caso del Full HD che
diventa 80 per pollice per i pannelli Ultra HD: decisamente meno
di quanto non accada con i piccoli schermi per gli smartphone,
che possono avere anche densità
di pixel superiori ai 200-250 per
pollice, che però sono realizzati su
substrati di vetro molto più piccoli
e quindi in fabbriche ben diverse
da questa. Violando tutte le indicazioni dateci dal personale della
fabbrica, abbiamo anche girato
qualche spezzone filmato per far
meglio capire il funzionamento
della fabbrica. Chiediamo scusa
anticipatamente per la scadente
qualità delle riprese, realizzate in
maniera decisamente precaria per
il continuo controllo dei nostri
accompagnatori; alcuni spezzoni
sono ripresi direttamente inquadrando uno schermo che riproduceva alcuni filmati.
Tra le altre cose, infine, segnaliamo un pannello ad alta gamma dinamica che sul cartellino di spiegazioni (rigorosamente in cinese!)
veniva espressamente indicato
come basato su tecnologia Quantum Dots, un pannello in tecnologia IGZO, e un 55” curvo.
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
TV & VIDEO Partito il servizio di streaming di Sky dedicato ai non abbonati al satellite
Sky Online è qui: il prezzo è giusto?
Si parte da 9,90 euro per le serie TV ma il cinema costa 19,90 euro al mese
di Roberto Pezzali
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torna al sommario
Tutta l’offerta Sky TV
sarà disponibile anche
via internet grazie a un
accordo con Telecom
Italia. Stessi prezzi,
stessa offerta e un
decoder dedicato
compressi in H.264 e non saranno
disponibili offline. Sarà presente
la doppia lingua e i sottotitoli. Il
Ticket Cinema darà accesso a 8
canali Sky Cinema (Sky Cinema,
Sky Cinema Hits, Family, Passion,
Comedy, Max, Cult e Classics) ma
con alcune limitazioni: qualche
contenuto sarà disponibile solo per
gli abbonati a Sky tradizionale per
assenza di diritti. Si tratta di pochi
titoli, e la Guida TV indicherà quello che si può e non si può vedere. Il
pacchetto serie TV darà accesso a 3
canali Fox (Fox, Fox
Life e Fox Crime) e
a circa 30 serie TV
in onda con possibilità di vedere On
Demand gli ultimi 3
episodi a serie completata. Ai tre canali Fox disponibili da
subito si aggiungerà
anche Sky Atlantic,
il nuovo canale dedicato alle Serie
TV più attese. Per finire lo Sport:
qui non ci sarà un pacchetto ma si
potranno acquistare i singoli eventi a partire da 5 euro ad evento. I
prezzi anche qui non sono popolari: da 8 a 10 euro per
una partita di calcio
a 12 euro per l’intero
weekend di Formula 1.
Per chi si abbona sono
disponibili anche due
promozioni: Cinema e
serie TV a 24,80 euro al
mese e Cinema a 14,90
euro al mese per chi ha
già serie TV. Chi vuole provare Sky Online
può farlo da subito,
creando l’account sul
sito skyonline.it e scaricando le
app per iPad o tablet Samsung. Sky
Online è disponibile anche su PC /
Mac, Smart TV Samsung modelli
2012/2013, PS3 e PS4. In estate
arriverà anche per Xbox. E le altre
TV o gli altri tablet? Arriveranno, e
nella roadmap c’è anche un device
dedicato per rendere compatibile
ogni TV. In ogni caso la priorità è
stata data ai dispositivi più diffusi.
Infine, da segnalare che è possibile
connettere il PC alla TV senza alcuna limitazione (ma non un tablet).
Il periodo di prova durerà 7 giorni
senza alcun addebito se ci si ricorda, dopo l’iscrizione, di deselezionare l’opzione di rinnovo automatico.
di Roberto PEZZALI
Non solo satellite: dal prossimo
anno Sky sarà disponibile anche come offerta in streaming,
senza satellite o parabola. Telecom Italia e Sky hanno annunciato infatti di aver raggiunto
un accordo che sfrutterà l’infrastruttura di rete ultrabroadband Telecom per veicolare
tutta l’offerta di canali Sky anche tramite IP. Sky, da sempre
emittente satellitare, diventa
quindi anche un operatore
IPTV e per chi sceglierà Sky via
rete sarà disponibile un MySky
HD dedicato all’offerta e avrà
libero accesso a tutti i canali
con la stessa qualità (e anche
gli stessi prezzi).
L’offerta Sky sarà rivolta inizialmente ai clienti con un collegamento in fibra ottica a 30
Mbit/s con i canali che saranno
trasmessi con qualità HD. Una
novità questa che permetterà a
Sky di allargare notevolmente
il suo bacino di utenza, soprattutto in quei centri metropolitani raggiunti dalla fibra ottica
di Telecom, ma nei quali è difficile, per motivi strutturali o
di posizione, installare una parabola. Allo stesso modo Telecom potrà veicolare la sua connettività in fibra a larga banda
offrendo sempre più servizi a
valore aggiunto.
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l nuovo servizio OTT di Sky, Sky
OnLine, arriva in Italia. Dopo la
breve preview che vi abbiamo
già presentato qualche settimana
fa, ora siamo in grado di inserire i tasselli mancanti del puzzle: i
prezzi dei pacchetti e i contenuti
disponibili. Sky Online sarà offerto
con una modalità di ticket mensile:
si paga quando si vuole per quanto
si vuole, senza canone fisso e vincolo; al pacchetto Cinema e serie
TV si affiancheranno poi pacchetti
“eventi” da acquistare singolarmente. La novità di Sky Online è la
freschezza di contenuto: al lancio
di saranno infatti film come Iron
Man 3, Elysium, World War Z e
Django Unchained, affiancati da
serie TV del calibro
di Games of Throne e
House of Cards. Ma i
prezzi? Sky Online è
un’offerta dedicata
a chi non è abbonato Sky e non può
nemmeno entrare in
competizione diretta con Sky, quindi il
prezzo non è quello
che ci si aspettava:
19.90 euro al mese
per il ticket Cinema e
9,90 euro al mese per quello Serie
TV. Non certo poco, soprattutto il
primo. Sky Online non sarà in HD:
una limitazione dovuta più alla
banda italiana (in mobilità) che al
servizio stesso, ma Sky ci assicura
che in futuro verrà sperimentata
anche l’alta definizione. I film sono
Sky nel 2015
anche in
streaming:
accordo
con Telecom
Italia
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
TV & VIDEO Con le serie H8000 e HU8500 debuttano i pannelli Samsung LCD curvi
TV curvi di Samsung: ora in Italia
I prezzi italiani partono da 1.999 € per il 48” fino a 5.499 € del 65” Ultra HD
di Paolo CENTOFANTI
CURVO che nasce per permettere
un’esperienza di visione ancora più
immersiva e realistica, un utilizzo
sempre più smart grazie a funzioni avanzate e contenuti di qualità,
con un’attenzione sempre alta al
design e alla capacità delle linee di
impreziosire l’ambiente domestico.
I nuovi modelli che guideranno il
2014 ci consentiranno di consolidare la nostra leadership di mercato
che deteniamo da nove anni conse-
cutivi e di crescere ulteriormente,
confermando il valore dei nostri
prodotti e l’apprezzamento presso
i consumatori”. Il prezzo raccomandato al pubblico del nuovo HU8500
è 3.499 € per il modello da 55 pollici e 5.499 € per il 65 pollici, mentre quello consigliato per il nuovo
H8000 è 1.999 € per il modello da
48 pollici, 2.699 € per il 55 pollici e
3.999 € per il 65 pollici. Il 48” Full
HD arriverà a fine aprile.
TV & VIDEO Disponibili in Italia i TV Sharp presentati a gennaio al CES di Las Vegas
Sharp Quattron Pro in Italia: fino a 80”
Quattron Pro permette di riprodurre contenuti 4K su un pannello Full HD
I
di Emanuele VILLA
n occasione del CES di Las Vegas parlammo della tecnologia
Quattron Pro di Sharp, quella
che utilizza un pannello Full HD


ono arrivati nei negozi i nuovi
TV Samsung curvi: dopo anni
di TV piatti Samsung prova
a cambiare il trend proponendo
qualcosa di diverso, ed è davvero
difficile prevedere se la gente resterà affascinata dalla possibilità di
avere qualcosa di diverso e unico e
se la TV “curva” verrà bocciata dai
consumatori. Samsung ha presentato la gamma italiana, con attenzione soprattutto ai modelli H8000 e
HU8500 che rappresentano il fiore
all’occhiello della nuova collezione,
dove ovviamente il modello “HU” è
quello ultra HD. “Il nostro obiettivo
è di continuare a essere un precursore di innovazione e un anticipatore di tendenze di consumo nel
comparto dei televisori, ed è per
questo che investiamo nello sviluppo di nuove categorie di prodotto in
grado di cambiare il modo di vivere
l’esperienza TV” spiega Marco Hannappel, Sales & Marketing Director
Audio Video di Samsung Electronics Italia. “Il 2014 rappresenta
per noi l’anno del primo TV UHD
torna al sommario
Disponibile in Italia
il modello più piccolo
della nuova gamma di
TV LCD Art. Il nuovo
32 pollici integra un
sistema audio 2.1
a quattro subpixel per riprodurre
anche immagini native a 4K di risoluzione. Sharp ha annunciato la
disponibilità dei TV Quattron Pro
anche per l’Italia, nei tagli “enormi”
da 60’’, 70’’ e 80’’. Tra
le caratteristiche della
linea UQ10, la tecnologia Sharp a quattro
colori (RGBY), la certifica THX Display,
il 3D attivo, l’active
motion a 800 Hz e la
connettività completa,
che oltre alle connes-
sioni fisiche permette anche il controllo tramite l’app Remote Life,
oltre all’accesso al portale Aquos
Net+ per i servizi smart e il video
on demand. I TV della serie UQ10
dispongono di 4 HDMI 1.4, 1 Scart,
1 component, 1 composito, VGA,
CI+, 3 USB, Ethernet e Wi-Fi, con
miracast, bluetooth e modalità di
risparmio energetico. La gamma
UQ10 è immediatamente disponibile in Italia nei tagli da 60”, 70” e
80”, ai prezzi consigliati al pubblico, rispettivamente, di € 2.399, €
3.999 e € 7.999.
Loewe ha annunciato l’arrivo sul mercato del modello da
32 pollici della nuova linea di
televisori Art. Il TV, contraddistinto dal curato design che
caratterizza i prodotti Loewe, è
dotato di sistema audio 2.1 con
due diffusori da 10 Watt più
subwoofer da 20 Watt. Fatta
eccezione per il 3D, che su questo modello è di tipo passivo, il
nuovo TV presenta tutte le novità introdotte da Loewe sulla
nuova gamma Art, presentata
lo scorso settembre a Berlino
all’IFA. Come consuetudine
Loewe offre di serie più sintonizzatori, compreso anche da
quest’anno il DVB-T2, che affianca il DVB-C e soprattutto il
tuner satellitare. Ci sono il WiFi
integrato e la nuova interfaccia
smart TV personalizzabile, che
rende più semplice accedere ai
contenuti
indipendentemente da dove si trovino: sorgenti
esterne, periferiche USB, rete
DLNA. Il nuovo Art 32 è disponibile nei colori nero, argento
cromato, moka e bianco, a un
prezzo di 799 euro.

S
di Roberto PEZZALI
Loewe lancia
TV Art 32

Innovative Curve
A smartphone
designed to fit you
Now It’s All Possible
estratto da dday.it
Sony presenta il
proiettore Full HD
3D VPL-HW40ES.
Tante tecnologie
collaudate e un prezzo
che si preannuncia
abbordabile
di Emanuele VILLA


Sony ha presentato un proiettore per home cinema Full HD
3D, il VPL-HW40ES. Come
suggerisce la sigla, andrà ad affiancare il VPL-HW55ES (circa
3.000 euro), posizionandosi in
una fascia di mercato più bassa
(si parla di 2.199 euro, prezzo da
confermare). Come dicevamo
quindi, risoluzione Full HD, 3D
con riconoscimento automatico
dei contenuti, il tutto supportato da una luminosità dichiarata
di 1.700 lumen. Il nuovo arrivato integra tecnologie Sony
ben note come Reality Creation,
introdotta nei modelli 4K, i pannelli SXRD (variante Sony dell’LCOS), già visti in modelli di
gamma superiore, e le modalità
Bright Cinema e Bright TV che
migliorano anche la resa delle
immagini 3D. Sul fronte installazione, VPL-HW40ES può
ricreare uno schermo di dimensioni dai 40 ai 300”, con le consuete regolazioni per adattarsi
a più ambienti: installazione a
soffitto, posizioni orizzontali decentrate o classica frontale. Con
un rumore dichiarato di 21 db,
si mantiene su un buon livello
di silenziosità. Sarà disponibile
in bianco e in nero a partire da
questo mese.
torna al sommario
TV & VIDEO Il gigante dell’e-commerce annuncia la sua alternativa ad Apple TV
Amazon lancia il set top box Fire TV
Offrirà tanti servizi video in streaming, ma è anche console da gioco
di Paolo Centofanti
E
d eccolo il set top box di Amazon. Si chiama Fire TV ed è
la risposta di Amazon a prodotti concorrenti come Apple TV
e soprattutto Roku, quest’ultimo
diffusissimo negli Stati Uniti. Si
tratta di un piccolo dispositivo basato sullo stesso sistema operativo
dei tablet Kindle Fire e pensato
per portare sul TV la vasta offerta
di contenuti dei servizi Amazon:
Prime Instant Video e Video on demand inizialmente, ma poi anche
la musica di Cloud Player. Ma non
solo. Amazon ha infatti annunciato una lunga lista di servizi che
saranno disponibili sul piccolo lettore, come Pandora, Hulu, Netflix,
HBO Go e così via, tutte app che
non sono disponibili nel nostro
paese e che rendono quindi poco
probabile l’arrivo a breve di Fire
TV in Italia. Fire TV è pensato per
l’utilizzo anche di un tablet Kindle
in contemporanea, per visualizzare
le informazioni su quello che si sta
guardando sul “secondo schermo”.
Ma Amazon posiziona Fire TV anche come console di gioco, con titoli
da produttori come EA e Gameloft,
oltre a produzioni realizzate dallo
studio interno
di Amazon. Per
l’utilizzo come
console, Amazon ha realizzato anche il
gamepad di cui
erano
uscite
delle immagini
nei giorni scorsi e che avrà
un costo di 40
dollari. Fire TV
costerà invece
99 dollari, ed
è basato su un processore ARM
quad core, con 2 GB di RAM di
supporto. L’apparecchio è dotato di telecomando con microfono
per la ricerca vocale di contenuti
“che funziona”, più funzioni per
la gestione della watchlist e il suggerimento di nuovi contenuti da
guardare.

Da Sony
il proiettore
per tutti?
n.88 / 14 APRILE 2014
TV & VIDEO Google ci riprova con una nuova incarnazione della sua idea di Google TV
Android TV, Google punta sui contenuti
Sarà la prossima piattaforma dedicata all’intrattenimento audio/video
di Emanuele VILLA
G
oogle non conferma né smentisce, ma la fonte è attendibile: dopo il flop di Google TV,
l’azienda sta lavorando nuovamente
a una piattaforma dedicata all’intrattenimento audio/video: Android
TV. Rispetto a Google TV, Android
TV è un progetto meno ambizioso e
più incentrato sui contenuti: in pra-
tica, l’idea non è quella di permettere
a tutti di chattare durante i film, di
fare videochiamate sul grande schermo o di usare il TV come una console
di ultima generazione, bensì di permettere di accedere ai contenuti con
la massima semplicità possibile. Morale: con Android TV, Google allinea
la propria piattaforma ai vari Apple
TV, Fire TV, Roku. Android resta il
basamento del sistema, ma l’interfaccia è completamente stravolta:
c’è un modulo di
ricerca, ma soprattutto un’interfaccia
a blocchi suddivisa
nelle macro aree di
film, programmi
TV, app e giochi,
interfaccia strut-
turata in modo tale da poter essere
facilmente gestita anche da telecomando. Prevista la possibilità di installare nel sistema dei controller di
gioco opzionali per chi il gaming. Ovviamente Android TV sarà integrato
nell’ecosistema Google: l’utente potrà sì cercare il programma che vuole
col modulo di ricerca o sfogliando i
contenuti (previsti anche comandi
vocali), ma un sistema esperto consiglierà direttamente i contenuti
più interessanti per l’utente. Tutto
ciò sarà basato sull’esperienza dell’utente via PC, smartphone e tablet.
Android TV permetterà inoltre di
proseguire sul TV la visione di contenuti avviati sul dispositivo mobile.
Google sarebbe già al lavoro inoltre
con diversi fornitori di contenuti terzi come Netflix, Hulu e Pandora.
estratto da dday.it
Un baco di OpenSSL può
aver esposto dati sensibili
di milioni di utenti
di Paolo CENTOFANTI


Lo hanno chiamato Heartbleed,
e si tratta di una vera e propria
emorragia nel cuore del sistema
di crittografia più utilizzato nel
web, quel SSL/TSL che viene utilizzato da migliaia di siti web per
scambiare informazioni in modo
sicuro con il browser. Si tratta di
uno dei più gravi bug mai scovati perchè colpisce una libreria,
OpenSSL, utilizzata in quasi due
terzi dei siti web che implementano il protocollo HTTPS. Senza
entrare troppo nel dettaglio, i
siti che utilizzano questa libreria,
sono rimasti per due anni esposti
a un attacco informatico, che permette a un malintenzionato di ottenere email, password in chiaro
e persino chiavi private dei certificati di sicurezza SSL utilizzati per
l’autenticazione. Il lungo tempo
di esposizione e il tipo di dati che
sono rimasti non protetti rendono
questa falla di sicurezza una delle
più gravi che abbia mai colpito il
web. I siti affetti sono tantissimi e
di ogni ordine e grado. Il problema è che non c’è modo di sapere
se i siti esposti sono stati effettivamente oggetto del furto di dati.
Di certo tutti i siti che utilizzavano la libreria affetta dal bug
dovranno ora ottenere un nuovo
certificato digitale, anche se ciò
potrebbe non bastare per riparare al danno: malintenzionati in
possesso delle vecchie chiavi potrebbero comunque impersonare
un altro sito senza possibilità di
venire identificati da un browser,
a meno di non procedere con la
revoca di quasi tutti i certificati
digitali rilasciati fin qui, creando
una blacklist di proporzioni colossali. Codenomicon, il cui team
ha scoperto la falla, ha pubblicato
una pagina con tutto quello che
c’è da sapere sul bug.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET Vodafone lancia le SIM NFC, il Wallet digitale e la carta prepagata NFC
Vodafone lancia i pagamenti NFC
La carta prepagata abilita i pagamenti NFC via i POS Mastercard abilitati
V
di Paolo CENTOFANTI
odafone è il primo operatore
telefonico a lanciare ufficialmente in Italia l’era dei pagamenti elettronici via smartphone e tecnologia NFC. Non si tratta
di un nuovo progetto pilota o una
sperimentazione, ma di un vero e
proprio servizio commerciale disponibile per tutti, il primo in Italia su così vasta scala. Vodafone ha
infatti presentato oggi il suo Vodafone Wallet, il portafogli digitale in
grado di accogliere carte di credito,
ma anche carte fedeltà, tessere degli abbonamenti del trasorto pubblico e tanto altro
ancora. Tutto ciò
diventerà disponibile nei prossimi mesi, ma già
oggi è possibile
effettuare pagamenti di qualsiasi importo con il
proprio cellulare
grazie alla nuova
SmartPass NFC,
evoluzione
di
Vodafone SmartPass, la carta prepagata rilasciata in collaborazione
con CartaSì e aderente al circuito
MasterCard, entrambi partner di
Vodafone nel lancio dei pagamenti
via NFC in Italia. SmartPass NFC
può essere virtualizzata all’interno
del Vodafone Wallet, abilitando lo
smartphone a funzionare esattamente come una carta prepagata:
basta appoggiarlo sui POS abilitati
PayPass e per gli importi fino a 25
euro non è nemmeno necessario
digitare il PIN. Per poter utilizzare
la nuova SmartPass NFC, disponibile nei negozi Vodafone con un costo di attivazione di 5 euro, servono
uno smartphone Android dotato di
connettività NFC e la nuova SIM
4G NFC anch’essa annunciata oggi
da Vodafone. Il costo del cambio di
SIM è allineato a quello usualmente
praticato da Vodafone, cioè 10 euro.
Una volta in possesso di carta prepagata SmartPass NFC, SIM NFC
e naturalmente smartphone, resta
da scaricare l’app del Wallet, indispensabile per salvare i dati delle
proprie carte nell’area di memoria
sicura della SIM. È propio questo
elemento che differenzia le SIM
NFC da una normale scheda telefonica e il motivo per cui è necessario
cambiare SIM per poter abilitare il
proprio cellulare ad effettuare i pagamenti. Come abbiamo detto, da
oggi il Vodafone Wallet è utilizzabile solo con la SmartPass NFC, ma
CartaSì ha annunciato che entro
l’estate saranno utilizzabili anche
le carte di credito di alcune delle
principali banche italiane, tra cui
UBI e Mediolanum. Inoltre sono
state avviate alcune sperimentazioni per quanto riguarda le carte fedeltà di alcune catene della grande
distribuzione, anche se al momento
non ci sono ulteriori dettagli in tal
senso. Sul fronte delle altre piattaforme mobile, invece, il Vodafone
Wallet arriverà su Windows Phone
solo dopo l’estate, mentre sono allo
studio in questo momento soluzioni alternative per abilitare i pagamenti NFC con dispositivi Apple,
più che altro da parte delle altre
filiali europee di Vodafone, ma al
momento non c’è nulla di previsto
nel breve termine.

Heartbleed
web nei guai
n.88 / 14 APRILE 2014
n.88 / 14 APRILE 2014
PEOPLE & MARKET Il Ministro dei Beni Culturali aggiornerà le tariffe dell’equo compenso
Equo compenso verso il traguardo
Franceschini è pronto a firmare
Pronto a procedere a costo di prendere bordate di fischi. L’aumento è sicuro
di Roberto PEZZALI
rmai è questione di giorni: il
ministro dei Beni e delle Attività culturali,Dario Franceschini, è pronto ad aggiornare le tariffe dell’equo compenso per la copia
privata come previsto dalla legge. Un
obbligo che, secondo lo stesso Franceschini, lo obbligherà a prendere
decisioni poco popolari. “La prossima settimana organizzeremo un
tavolo con tutte le parti interessate
- ha annunciato a margine della presentazione dei nuovi componenti del
Consiglio Superiore dei Beni culturali
- e poi verrà presa la decisione. Mi
prenderò fischi da tutti, è naturale
quando si devono prendere decisioni
di questo genere mediando tra parti
che non sono d’accordo, ma c’è un
obbligo di legge che è quello di rivedere quelle tabelle che dovevano essere già aggiornate nel 2012”. Resta
da capire chi fischierà più forte: sarà
la SIAE, i consumatori o Confindustria Digitale? I punti di vista sono
O
“Che strano Paese l’Italia. Creiamo
l’Agenzia per il Digitale, poi quintuplichiamo le tasse per l’acquisto
di tablet e smartphone. Il Governo
rifletta prima di adeguare le tariffe.
- ha rincarato la De Monte - Si tratta
di un aumento spropositato che non
andrebbe in alcun modo a finanziare
la ricerca”. Non ci resta che attendere (con i fischietti in mano).
PEOPLE & MARKET Con i download musicali in calo, Apple deve rivedere iTunes Store
Apple sul punto di rivoluzionare iTunes?
Due le possibilità: apertura verso Android o streaming audio a pagamento
di Paolo CENTOFANTI
a musica in download continua
a rappresentare una grossa fetta
degli incassi per quanto riguarda
il mercato della musica digitale, una
quota però che cominicia a ridursi.
E così per Apple, il cui iTunes Store detiene qualcosa come il 90% del
mercato, l’ascesa dei servizi di streaming rappresenta un fenomeno che
non può più essere ignorato. Apple
starebbe studiando come rivedere
tutto il modello di business dell’iTunes Store legato alla musica, anche
alla luce del timido successo di iTunes
Radio. Per temporeggiare, infatti, lo
L


ancora lontani: da un lato c’è la consapevolezza che il diritto d’autore va
preservato, tuttavia così come viene
delineato l’equo compenso, è tutt’altro che equo ed è palese che la SIAE
ha interesse mettere le mani su quello
che è “streaming” trasformando così
il compenso per la copia privata in
un indennizzo per l’ascolto o la visione di contenuti tramite mezzi come
smartphone e tablet. Sulla decisione
del ministro peseranno poi le parole
dei colleghi senatori Andrea Marcucci e Isabella De Monte, che due mesi
fa si sono espressi apertamente contro l’aumento indiscriminato delle
tariffe? “Sul settore grava già l’Iva
al 22% - ha sottolineato Marcucci – e
l’aumento delle tasse che potrebbe
comportare un costo maggiore di 5
euro sugli smartphone e sui tablet
rischia di essere una mazzata insopportabile. Dobbiamo incentivare
l’uso della tecnologia, in questo modo
la scoraggiamo, facendo pagare ai
consumatori la pirateria digitale”.
torna al sommario
scorso anno Apple ha lanciato il suo
servizio di radio personalizzate, che
nonostante abbia raggiunto negli
Stati Uniti il terzo posto per utilizzo
dietro a Pandora e iHeartRadio, non
è riuscito a tamponare l’emorragia
nelle vendite di download: secondo
le fonti di Billboard, solo l’1 - 2% degli
ascoltatori di iTunes Radio finirebbe
con il cliccare sul tasto compra. Troppo poco. Per questo motivo servono
nuove soluzioni, anche perché ormai
i due terzi degli utenti che spendono
di più sull’iTunes Store, secondo le ricerche interne di Apple, sarebero già
abbonati anche a dei servizi di strea-
ming: in pratica Apple sta perdendo
i suoi clienti più importanti. Apple è
determinata a intervenire anche se
sul come, secondo quanto raccolto da
Billboard, il dibattito all’interno dell’azienda è ancora molto acceso. Due
le proposte al momento sul tavolo. La
prima, scontata, è quella di offrire un
servizio di streaming in abbonamento
alla Spotify, dove però Apple deve ora
fronteggiare una concorrenza molto agguerrita. La seconda è quella di
aprire l’iTunes Store anche su altre
piattaforme, a cominciare da Android,
una scelta difficile, quanto fu all’epoca
portare iTunes anche su Windows.
Deezer ora è
gratis senza
limiti da PC
e tablet
Svolta di Deezer che
rinuncia ai limiti di
ascolto per gli utenti
gratuiti su desktop e
tablet. Su smartphone
arrivano invece le radio
personalizzate gratuite
di Paolo CENTOFANTI
Per restare competitivo, il servizio di streaming di musica
Deezer annuncia oggi un’importante svolta: via a tutti i limiti di
ascolto per gli utenti gratuiti. Da
oggi è infatti possibile ascoltare illimitatamente il catalogo di
Deezer da desktop e persino da
tablet anche con un account gratuito. A ciò Deezer affianca anche
una sezione Radio rinnovata che
permette di creare stazioni dalle
proprie playlist, che mescolano i
propri brani preferiti ai suggerimenti del team editoriale di Deezer. Le radio saranno riproducibili da smartphone anche per gli
utenti senza abbonamento, ma
con pubblicità. Le novità annunciate oggi da Deezer sono una
chiara risposta a Spotify, che negli scorsi mesi aveva introdotto
l’ascolto gratuito su smartphone
e tablet con la modalità “shuffle”
ed eliminato ogni limite di ascolto via web e con le app desktop.
Disponibile da oggi anche la beta
dell’app per Mac che consente
di accorpare in un’unica libreria
la musica memorizzata in locale
con il catalogo online di Deezer.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
PEOPLE & MARKET Sempre più evidente la convergenza tra auto e Consumer Electronics
Tegra K1 nell’Audi che guida da sola
Secondo Audi, le auto a guida autonoma sfrutteranno un processore Nvidia
di Giuseppe PIRò
D
Samsung scopre un
nuovo metodo di
sintesi per accelerare la
commercializzazione
di chip al grafene
di Emanuele VILLA
la capacità umana di riconoscimento
degli oggetti. Pensiamo ovviamente alla robotica e alla medicina, ma
anche all’emergente concetto delle
self-driving car, cioè le automobili
che si guidano da sole. Quale migliore
manifestazione delle potenzialità del
Jetson TK1 poteva essere mostrata al
pubblico? Ovviamente quella dell’Audi A7 a guida automatica, vettura che
sfrutta da tempo sistemi Nvidia all’interno del pluripremiato sistema di infotainment Audi Connect. La potenza
del processore grafico è alla base degli
algoritmi di object detection e motion
tracking nei flussi video provenienti
dalle numerose telecamere integrate
nel corpo vettura. Altri sensori contribuiscono a ricostruire tridimensionalmente l’ambiente circostante,
riconoscendo, oltre alle linee di carreggiata e alla segnaletica stradale,
anche i pedoni; l’auto evita così gli
ostacoli e riesce a muoversi lungo
percorsi complessi e in continua
mutazione. Il costo della soluzione
Nvidia è di 192 dollari e comprende,
oltre al processore e alla GPU, un drive mSATA da 64 GB, porte USB 3.0,
mini USB, RS232, HDMI ed Ethernet, moduli Wi-Fi, Bluetooth e GPS,
nonché un display touchscreen.
PEOPLE & MARKET Il Parlamento Europeo vota a favore dell’abolizione del roaming
Tariffe di roaming addio: l’UE le abolisce
La decisione si inserisce nel progetto più ampio di “Continente connesso”
di Emanuele VILLA
uanto spendo quando telefono
dall’estero? E per navigare?
Andrò incontro a una bolletta
salatissima? Dubbi più che legittimi,
ma che da fine 2015 saranno solo un
ricordo. Il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza a favore dell’abolizione delle tariffe di Roaming
all’interno di tutti i Paesi dell’UE,
parte di un regolamento europeo più
ampio e rivolto a realizzare un “Continente Connesso”, ovvero il mercato
unico delle telecomunicazioni. Si è
votato anche a favore della neutralità
della Rete, ovvero della possibilità di

Q
torna al sommario
accedere al web in Europa con le medesime modalità, gli stessi strumenti
e senza discriminazioni di contenuto.
Ottime notizie per quanto concerne gli
utenti, reduci da una battaglia di tre
anni, un po’ meno per le telecom: secondo Reuters, al taglio delle tariffe di
comunicazione e navigazione all’este-
ro seguirà una possibile riduzione dei
ricavi fino al 5%, nonostante questo
verrà poi compensato da un maggior
utilizzo del cellulare all’estero, che
dovrebbe riequilibrare il tutto. Tocca
ora agli Stati proseguire con l’esame,
giungendo a un accordo entro fine
2014, ma ormai il dato è tratto.
Una volta tanto non parliamo di
un nuovo prodotto o di qualche
notizia di mercato, bensì di una
scoperta che potrebbe offrire
nuovi e importanti sbocchi per
l’elettronica del futuro. Attraverso il proprio sito ufficiale, Samsung ha annunciato la scoperta
di un nuovo metodo di sintesi capace di accelerare notevolmente
la commercializzazione dei chip
al grafene, un materiale perfetto
per l’utilizzo in dispositivi elettronici. Samsung Advanced Institute of Technology (SAIT), che
ha effettuato la scoperta in collaborazione con la Sungkyunkwan
University, descrive il risultato
come “uno dei più importanti
passi avanti nella ricerca sul
grafene. Ci aspettiamo che questa scoperta acceleri la commercializzazione del grafene, che
potrebbe inaugurare una nuova
era per la Consumer Electronics”. Rispetto al silicio, attuale
dominatore del mondo dell’elettronica, il grafene offre una mobilità degli elettroni di 100 volte
superiore, dura più dell’acciaio e
ha eccellenti doti di conducibilità termica e flessibilità, il che lo
rende – e qui giungiamo al pezzo
forte – perfetto per la realizzazione di dispositivi curvi e flessibili.
La scoperta è una nuova metodica di sintesi capace di mantenere
inalterate le proprietà meccaniche ed elettriche del materiale
“adattandolo” alle dimensioni
dei wafer di semiconduttori.

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urante la GPU Technology
Conference di San Jose si è
potuto ammirare il nuovo kit
di sviluppo Jetson TK1, basato sul
noto Tegra K1. Nvidia ha mostrato
per la prima volta l’applicazione della
sua recentissima generazione di GPU
che, a detta della stessa azienda, è il
punto di congiunzione tra il mobile
computing e il supercomputing. Con
una capacità di 326 gigaflops, sprigionati da un processore a 192 core
completamente programmabili, il K1
dovrebbe risultare più performante
del Raspberry Pi e nello stesso tempo consumare pochissimo, grazie all’utilizzo dell’architettura Kepler, cioè
quella alla base dei top computer più
efficienti al mondo. Nvidia afferma,
più esplicitamente, che sarà in grado
di raggiungere le performance grafiche della PS4 o della Xbox One, ma su
dispositivi mobili. Ma questo si sapeva: la novità è il kit di sviluppo Jetson
TK1 pensato per sistemi embedded
da sfruttare, per esempio, nello sviluppo di computer capaci di simulare
Samsung
punta sul
grafene per
l’elettronica
flessibile
n.88 / 14 APRILE 2014
PEOPLE & MARKET Anica presenta un progetto tutto italiano con 300 titoli disponibili
Apre i battenti AnicaOnDemand
Portale italiano di streaming video
Tre prezzi per il noleggio e si possono vedere film ancora nelle sale
di Emanuele VILLA
A
PEOPLE & MARKET
Con Phil Spencer
Xbox torna al
gaming
“È stato un anno formidabile
per Xbox ed è un onore per
me poter essere alla guida
del team”: con queste parole
Spencer saluta colleghi e
pubblico dopo la presentazione ufficiale da parte del CEO
Microsoft Satya Nadella. La
cosa che più conta è che con
la nomina di Phil Spencer a
capo di Xbox, Microsoft ritorna alle origini sul versante
gaming; la speranza di Redmond è, appunto, che l’arrivo
di Phil e del suo bagaglio di
conoscenze dell’industria
videoludica possa colmare
il divario da Sony dandole
una spallata magari già al
prossimo E3 di Los Angeles.
Il nuovo “capo” di Xbox,
inoltre, dovrà rispondere
anche dei brand Xbox Live,
Xbox Music, Xbox Video e dei
Microsoft Studios stessi che
fino a poche ore fa erano la
casa di Spencer.


nica, CAN (Cross Advertainment Network) e Mymovies.
it presentano Anicaondemand,
piattaforma di streaming video che,
di fatto, si pone come alternativa dei
vari Sky Online, Mediaset Infinity,
Chili e via dicendo. Anicaonline è una
piattaforma concepita e realizzata dai
produttori e distributori italiani, un
progetto Made in Italy che si riflette
anche sui titoli proposti, provenienti
appunto dal catalogo di aziende italiane. Al lancio, la piattaforma di Anica
ha a disposizione circa 300 titoli tra
cinema, serie e programmi TV, non
molti a dire il vero ma che, possiamo
supporre, cresceranno nei prossimi
torna al sommario
mesi. Ovviamente farà molto l’eventuale accesso delle major hollywoodiane. Il comunicato stampa ufficiale dichiara le finalità del progetto:
“Obiettivi principali del servizio sono
l’esplorazione di nuove e innovative
possibilità di sfruttamento dei diritti,
la lotta contro la distribuzione e la
fruizione illegale di contenuti audiovisivi e l’incremento del mercato online del cinema e dell’audiovisivo in genere”. Elementi cardine della nuova
piattaforma sono la partnership con
MyMovies.it e le funzionalità esclusive del servizio: per quanto concerne il
primo punto, è possibile accedere allo
sterminato database cinematografico
del portale, consultando opinioni del
pubblico, recensioni degli esperti e
molto altro, con in più la possibilità
della condivisione. Per quanto concerne le funzionalità della piattaforma, oltre a svariate possibilità di ricerca per titolo, attore, regista, genere
ecc, sono anche disponibili percorsi
tematici selezionati per l’utente e che
il portale chiama ONDERoad. Ma la
cosa che colpisce, perché va oltre alla
funzionalità tecnica e coinvolge l’intero meccanismo di fruizione dell’opera cinematografica, è ONDEScreen,
ovvero la possibilità di guardare in
streaming film ancora al cinema.
Con limitazioni, chiaro: in pratica,
Anicaonline mette a disposizione un
film ancora in sala e definisce precisamente la data e l’orario di visione (a
quel punto, in effetti, diventa un “on
demand” per modo di dire…), oltre a
un numero massimo di posti disponibili, proprio come se si fosse al cinema. Rispetto a quest’ultimo, il costo
è molto ridotto: 3,99 per “un posto”,
che ovviamente può essere condiviso
dall’intero nucleo familiare o dagli
amici. Il primo film è stato Jimmy
P. con Benicio del Toro, proiettato
domenica 6 aprile e per un numero
massimo di circa 300 posti. Il costo
dei film è (attualmente) suddiviso in
tre fasce: 1,99, 2,99 e 3,99 euro e va
fruito nelle 48 ore successive al noleggio dello stesso. A livello tecnico, però,
la situazione non è esaltante: l’accesso
è possibile solo via PC e Mac, niente
smartphone, tablet, smart TV o affini,
mentre per quanto concerne la qualità di visione il massimo è 720p, ma la
stragrande maggioranza dei titoli che
abbiamo consultato erano in SD. Ciò
non toglie che si tratti di un punto di
partenza interessante per un progetto
Made in Italy che seguiremo nelle future evoluzioni.
WhatsApp
64 miliardi
di messaggi
al giorno
Dopo essere passato
sotto Facebook,
WhatsApp annuncia su
Twitter il traguardo dei
64 miliardi di messaggi
in 24 ore: il Re non
abbandona lo scettro
di Michele LEPORI
Il Re dell’instant messaging annuncia orgogliosamente, con un
cinguettio che suona più come
un ruggito, di aver veicolato un
totale di 64 miliardi di messaggi in 24 ore. 20 miliardi inviati
e 44 miliardi ricevuti, se proprio
vogliamo fare i precisini: l’ultimo
record era di 50 miliardi, a testimonianza di un processo di crescita che non conosce limiti. Line,
Telegram & co. non stanno certo a
guardare, ma il divario da colmare è davvero grande e di strada da
fare se ne prospetta tanta e piena
di ostacoli. Proprio Line ha recentemente annunciato per bocca del
proprio CEO Morikawa Akiera di
aver raggiunto e superato quota
400 milioni di utenti: considerando che 100 milioni sono arrivati
negli ultimi 5 mesi in cui il servizio ha varcato i confini dell’arcipelago del Sol Levante, il primo
traguardo del mezzo miliardo di
utenti ed i successivi step di crescita potrebbero arrivare in tempi
tutto sommato brevi. Forte del
successo di utilizzo in Giappone
(50 milioni di utenti), Thailandia
(24 milioni), Indonesia (20 milioni) ed India (18 milioni), il primo
rivale di WhatsApp tenta l’assalto a Stati Uniti ed Europa dove
spera di trovare terreno fertile di
crescita, al ritmo di +1,7 milioni di
utenti registrati al giorno. Proprio
nel vecchio continente Spagna ed
Italia guidano la scalata dell’ ”altro verde” al successo.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Il servizio di musica
a pagamento su
YouTube, di cui
si vocifera da mesi,
non è ancora pronto.
Sarebbe dovuto partire
ora, ma slitta alla
seconda metà dell’anno
di Matteo ROSELLI


Secondo alcune fonti riportate
da Billboard, Google avrebbe rinviato la data di presentazione del
proprio servizio di musica a pagamento. Il servizio era programmato per l’inizio di quest’anno,
ma alcuni motivi hanno spinto la
casa di Mountain View a ritardarne l’uscita. Secondo alcuni rumor
sembra che, nonostante Google
abbia già i contratti necessari per
operare come servizio di streaming musicale al pari di Spotify
o Deezer, il design non abbia
ancora convinto gli alti dirigenti
Google: l’idea dell’azienda non è
infatti di partire con una beta da
perfezionare nei mesi, bensì con
un servizio completo al 100%.
E la cosa avrebbe senso eccome:
non stiamo parlando di un servizio (quasi) pionieristico, o quanto
meno con concorrenza limitata,
come fu Gmail all’epoca, bensì di
un prodotto che si va a scontrare con un’offerta ricca e ampia;
per entrare in modo competitivo
bisogna offrire una piattaforma
completa e ricca di funzionalità.
YouTube avrebbe dalla sua la
possibilità di miscelare audio e video, ma non tutti i brani musicali
hanno un video collegato, e come
gestire questa eventualità è un
altro dei punti da risolvere. Così
come lo è la gestione del rapporto con l’altro servizio di musica in
streaming targato Google, ovvero
Google Play Music All Access.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET Dopo Apple, anche Microsoft si concentra sul settore automotive
Anche Windows entra “in macchina”
Il sistema Microsoft replica nell’automobile le fattezze di Windows Phone
di Matteo ROSELLI
D
urante la Build Conference della scorsa settimana,
Microsoft ha presentato un
prototipo di Windows per le auto.
Va subito detto che la casa di Redmond non è nuova in questo settore,
ma già da alcuni anni offre alle case
automobilistiche (come Ford, Kia
e BMW) le proprie tecnologie che
vengono però “personalizzate” dalle Case stesse: com’è noto, però, la
filosofia di Windows Phone è quella
di offrire un’esperienza d’uso analoga su tutti i terminali, da cui la
necessità di un’unica interfaccia e
di funzionalità condivise per l’esperienza in-car. Quello che è stato mostrato da Steve Teixeira di Microsoft
è infatti una vera e propria interfaccia “metro” in miniatura. Non mancano infatti i classici tile e lo store
Windows per scaricare le applicazioni. I primi prototipi utilizzano la
tecnologia Mirrorlink per collegarsi
con gli smartphone Windows Phone
“proiettando” lo schermo del telefono sul monitor touch dell’auto.
Questa tecnologia è già utilizzata
da Nokia e Sony e si candida probabilmente a divenire standard nei
prossimi anni grazie all’impegno
dimostrato dalle case automobilistiche (Volkswagen, Honda, Toyota
e Citroen) nella sua integrazione.
Il progetto concepito da Microsoft
mira probabilmente a contrastare il
sistema CarPlay ideato recentemente da Apple. La casa di Redmond
attualmente non ha dato un nome a
questo nuovo sistema né tantomeno
una data d’uscita.
PEOPLE & MARKET Appena presentato, Office per iPad ottiene il suo primo record
Office per iPad: 12 milioni di download
A breve uscirà la versione “metro” per PC e tablet basati su Windows 8
A
di Massimiliano ZOCCHI
nnunciato una settimana fa,
dopo mesi di rumor e attese,
Office per iPad sta scalando
le classifiche di AppStore in diversi
paesi, raggiungedo quota 12 milioni di download. Microsoft ha ovviamente tutte le ragioni di rallegrarsi,
ma è anche vero che in realtà Office
per iPad è la somma di tre applicativi, Word, Excel e PowerPoint
quindi si tratta di una cifra cumulativa. Il dato complessivo, pur eccellente, non ci dice quanti utenti abbiano sottoscritto un abbonamento
a seguito della disponibilità degli
applicativi per iPad, abbonamento
che è necessario per l’editing dei
documenti, e quanti abbiano scelto
la sola funzione gratuita di visualizzazione dei propri lavori. Probabile
anche che, in molti casi, gli utenti
vogliano “toccare con mano” il prodotto, vedere se l’utilizzo mobile si
dimostri soddisfacente e poi (nel
caso) acquistare un abbonamento
a Office 365. Inoltre, la notizia del
lancio e del successo di Office per
iPad va coordinata con un’altra
novità trapelata durante il Build
di Microsoft: il vicepresidente corporate di Microsoft Kirk Koenigsbauer ha mostrato in anteprima
la versione touch di PowerPoint
in fase di sviluppo per PC e tablet
Windows. Questa versione sarà
comunque differente e più ricca
rispetto a quella dedicata al tablet
di Apple. Così facendo a Redmond
sperano di attirare verso i propri
prodotti gli utenti che necessitano
di una esperienza Office più completa. Non ci sono ancora notizie su
una possibile data di lancio.

YouTube
“music” non
convince
Google
n.88 / 14 APRILE 2014
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
MOBILE Primo major update del proprio sistema operativo mobile, molte le funzionalità
Windows Phone 8.1 è ok, lo dice Cortana
Come da previsioni è presente l’assistente “smart” Cortana e l’Action Center
di Emanuele VILLA
P

torna al sommario
Secondo AnTuTu
HTC One M8 è
il telefono più potente
Poi rilascia una nuova
versione del software
e HTC diventa quarta
ordine. Sotto, le notifiche delle app,
anch’esse gestibili dall’utente: era la
mancanza più grave delle precedenti
edizioni, ma ora c’è.
E poi c’è Cortana, l’assistente intelligente e proattivo, la risposta di
Microsoft a Siri e Google Now. Rimpiazza Bing Search e offre una serie di
funzionalità interessanti, nonostante
- è bene dirlo - la versione italiana arriverà solo in un secondo momento.
Si parte negli USA con una versione
beta, si passerà poi al Regno Unito e
alla Cina, e poco alla volta a tutti gli
altri Stati. Traendo spunto da Google
Now, Cortana si propone come vero
e proprio assistente per tutte le attività quotidiane: derivando le proprie
informazioni da diverse fonti, come le
pagine lette, Bing, Foursquare, i luoghi visitati, il GPS, il contenuto delle email, il calendario, gli appuntamenti,
ecc (tranquilli, chiederà il permesso),
Cortana suggerirà all’utente una serie
di azioni finalizzate a semplificargli
la vita. Più verrà usata la ricerca, che
di fatto passerà sempre via Cortana,
più quest’ultima imparerà le abitudini dell’utente e offrirà suggerimenti
sempre più precisi. Tramite comandi
vocali, inoltre, Cortana può lanciare
app esterne e gestirne le funzionalità (far partire una chat in Skype,
consultare il feed di Facebook, ecc),
oppure ricordarci qualcosa quando
parleremo con un determinato contatto nella nostra rubrica. Ovviamente solo una prova pratica per qualche
giorno ci potrà dire se lo scopo è stato
raggiunto o meno: purtroppo ci vorrà
un po’, considerando che per ora il
prodotto è USA-Only ed è in versione
beta. Non finisce qui: Windows Phone 8.1 porta poi novità minori come la
lock screen interattiva con possibilità
di inserire app direttamente in essa,
gli sfondi animati al di sotto delle tile,
il supporto VPN (grosso passo avanti
per utenti aziendali) e S/MIME per
l’encrypting delle e-mail. Confermate
le modifiche allo store con una nuova
struttura dei contenuti, un calendario
più semplice da usare tramite swipe
in senso orizzontale, la funzionalità
Wi-Fi Sense, una sorta di servizio
centralizzato che registra i dati delle reti Wi-Fi e suggerisce le migliori
sulla base della posizione dell’utente,
oltre a miglioramenti alla tastiera per
renderla sempre più smart, rapida
da usare via gesture e la più veloce al
mondo.
di Emanuele VILLA
La storia si ripete. Ricordate
quando Samsung venne accusata di inserire nei propri terminali
hi-end una tecnologia capace di
“overloccarli”
dinamicamente
quando soggetti a benchmark?
Cambia l’azienda ma la storia è
la stessa: il popolare benchmark
Android AnTuTu ha prima rilevato un valore record per HTC
One M8 (38.815), dopo di che ha
introdotto una nuova versione del
proprio benchmark, AnTuTu X,
che ha ridimensionato il risultato
ponendo HTC One M8 in quarta
posizione. HTC ha subito fornito
una spiegazione. Non si tratta di
nessun cheat bensì di un fenomeno previsto e legittimo: il telefono,
di fatto, ottimizza le proprie performance sulla base degli scenari
di utilizzo, e il benchmark è quello
che impone le migliori prestazioni
in assoluto. HTC la chiama HPM,
ovvero High Performance Mode,
una modalità che disattiva le tecnologie di risparmio energetico
per focalizzarsi sulle performance pure e che spreme al massimo
ogni componente interno, soprattutto CPU e GPU. Questa modalità può essere attivata o disattivata
manualmente in modalità di sviluppo. Il primo AnTuTu cercava di
ottenere il massimo dalla modalità HPM, il secondo ha previsto un
profilo d’utilizzo più bilanciato. Di
fatto i benchmark più che un’indicazione sintetica non possono
dare, anche perché ciò che conta
nella valutazione di un telefono è
l’esperienza di utilizzo.


untuale come da previsione,
Microsoft ha approfittato dell’apertura della convention
Build per presentare la nuova versione di Windows Phone, la 8.1, di cui si
parla da mesi. La versione definitiva
di Windows Phone 8.1 verrà rilasciata
“nei prossimi mesi” (nessuna indicazione più precisa, per il momento) e
sarà preinstallata nei nuovi terminali che verranno annunciati a breve.
È anche previsto l’aggiornamento
graduale del sistema operativo per
i telefoni con Windows Phone 8. La
nuova release punta a offrire tante
nuove funzionalità senza intaccare la consueta fluidità del sistema
operativo Microsoft. Se ne parla da
tempo ed effettivamente le feature più interessanti di questo primo
update sono state tutte confermate,
ma si è aggiunto anche qualcosa di
inedito. La novità più interessante è
senza dubbio l’Action Center, ovvero
il centro notifiche, del quale non solo
erano uscite news e foto, ma anche
un video del funzionamento. Di fatto, ora Windows Phone è allineato ai
due sistemi operativi concorrenti, dai
quali riprende diverse soluzioni e modalità di utilizzo: per accedere al centro notifiche si usa uno swipe dall’alto
al basso, esattamente come in iOS o
Android, e c’è una barra superiore di
Quick Settings customizzabile dall’utente. In ogni schermata c’è spazio
per 4 bottoni, ma spetta all’utente
definire quali far comparire e in che
HTC One M8
primo nei
benchmark
O forse no
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
MOBILE Il servizio non lega in alcun modo l’utente, non ha nessun obbligo o vincolo
Mediaset Infinity è su Windows Phone
I clienti Vodafone avranno anche un periodo di prova di tre o quattro mesi
di Paolo CENTOFANTi
I
Nodis presenta
uno smartphone con
display HD, processore
quad core e dual sim
per il mercato italiano
di Matteo ROSELLi
che permette a chi ha sottoscritto un
piano con l’operatore telefonico che
include il traffico dati, di accedere
gratuitamente in prova al servizio
di streaming per tre mesi per le ricaricabili e per quattro mesi per gli
abbonamenti. Scaduto il periodo di
prova, il prezzo sarà di 9.99 euro al
mese. L’offerta, valida anche per gli
abbonati ai servizi di telefonia fissa,
ADSL e fibra ottica di Vodafone, è
già attivabile.
MOBILE Un buon “primo tablet” aggiornato; si può scegliere tra modelli da 10.1, 8 e 7”
Tab 4, Samsung rinnova la gamma media
Tre modelli, Wi-Fi e LTE, con valide caratteristiche e prezzo abbordabile
E
di Emanuele VILLA
lo: non abbiamo il super display
WQXGA (che per i comuni mortali significa 2560 x 1600 pixel) del
Tab Pro e nemmeno un Full HD,
bensì un IPS da 1280 x 800 punti.
Si fa giustamente notare come lo
scarto rispetto ai “fratelli maggiori” sia notevole, considerando che
nel modello da 10’’ i PPI sono 150
contro i 299 del Pro. Il look, invece, deriva direttamente dai modelli
superiori, con chassis ultrasottile
e cover posteriore in
finta pelle, una finitura che evidentemente
piace molto considerando che Samsung,
dopo il Galaxy Note
3, la sta riproponendo
un po’ ovunque. Ai fini
dell’esperienza
d’uso
c’entra molto Android
4.4 con le tipiche personalizzazioni Samsung
TouchWiz, ma anche gli
Samsung Tab 4 10,1 pollici

cco Galaxy Tab 4. Dopo le
versioni Pro e i Note, Samsung rinnova anche la gamma
media della propria offerta tablet
con un annuncio in chiave minore
ma che farà piacere a chi vuole un
apparecchio aggiornato e che non
costi molto.
Galaxy Tab 4 esce in versione da
7, 8 e 10.1 pollici e, in tutti i casi,
offre caratteristiche di medio livel-
torna al sommario
1.5 GB di RAM
e il processore (non meglio precisato)
quad core da
1.2 GHz. Sono
previste sia le
varianti Wi-Fi
only, sia quelle dotate di
connettività LTE; la dotazione di
memoria di base è di 16 GB, ma
il tablet più piccolo, quello da 7’’
(foto a fianco), può anche essere
dotato di 8 GB. Nessuna notizia
circa i prezzi, che presumibilmente
saranno allineati a quelli del Tab
3 dello scorso anno: in USA si vocifera un 200, 300 e 400 dollari;
vedremo poi (a questo punto, a
breve) come verranno convertiti in
euro. Nel frattempo, chi volesse un
tablet abbordabile e, comunque,
d’esperienza, può valutarne l’acquisto.
Nodis prova a dare una scossa
alla fascia media del mercato
con ND-503. Lo smartphone ha
la particolarità di essere un Dual
SIM con caratteristiche interessanti ma a un prezzo concorrenziale. Queste in breve le caratteristiche tecniche annunciate:
• Display 5’’ HD (1280x720 pixel)
• Processore quad core da 1.3 Ghz
• 1 GB di RAM
• Spessore di 6.5 mm
• Doppia fotocamera (frontale 5
mpixel ed esterna da 13 mpixel)
• Slot micro SD
• Android 4.2.2 installato
Nodis ha predisposto una copertura assicurativa Kasko full service per i primi 3 mesi dall’acquisto. Il prodotto entra in un
mercato dove già altre case produttrici hanno solcato il terreno,
basti pensare a Huawei Ascend
G700 oppure Alcatel One Touch
Scribe HD, che si trovano ormai
sotto i 250 €. Il nuovo terminale
venduto da Nodis ha però dalla
sua lo spessore sottile e la doppia fotocamera più performante.
Il prezzo di listino è di 299 €.


l servizio di streaming di
Mediaset, Infinity, disponibile da
qualche mese per varie piattaforme, è arrivato anche sugli smartphone Windows Phone 8. Lo hanno annunciato congiuntamente Mediaset
e Microsoft insieme a Nokia, sottolineando il ruolo di quest’ultima svolto per portare il servizio su Windows
Phone. Nokia è da tempo, per ovvie
ragioni, attiva in prima persona nell’espandere l’offerta di app e servizi
disponibili sul Windows Store.
L’arrivo su Windows Phone non
è però l’unica novità che riguarda
Infinity. Mediaset ha infatti stretto
anche una partnership con Vodafone,
Nodis
ND-503 è
un Dual SIM
da 5’’ a 299 €
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
MOBILE Reuters afferma che la produzione del modello da 4.7 pollici partirà a maggio
Prime foto di iPhone 6: sarà un Air?
Spuntano sul social network cinese Weibo le prime immagini di iPhone 6
di Emanuele VILLA
D
Vodafone avrà in
esclusiva la versione
con retro in color
oro del nuovo
smartphone Samsung
Chi lo acquista con
l’operatore, inoltre,
avrà sei mesi
di 4G inclusi
di Paolo CENTOFANTi
degli stabilimenti Foxconn, dove si
stanno realizzando i primi mokeup
di pre-produzione. Le dimensioni
non sono facilmente calcolabili, ma
l’ipotesi di un 4,7’’ - 5’’ è verosimile, così come il design ultrasottile
che porterebbe a una camera leggermente rialzata rispetto al profilo,
cosa che Apple ha già sperimentato
con successo sull’ultimo iPod Touch.
Il design ultrasottile e la somiglianza con iPad farebbero pensare, come
sottolineato da alcuni commentatori, che il prossimo iPhone sia un Air
e non un 6. E ora avanti con mesi e
mesi di altri rumor…
MOBILE Una misura precauzionale per prevenire delle eventuali minacce informatiche
Sicurezza continua in arrivo per Android
Google annuncia una funzione che controllerà la presenza di app “malefiche”
di Paolo CENTOFANTi
e minacce informatiche sugli
smartphone non sono da sottovalutare, specie su Android dove
gli utenti sono liberi di installare applicazioni anche al di fuori dei “canali
ufficiali”. Per questo motivo Google
aveva già introdotto un sistema di
verifica per le app di provenienza sospetta, ma ora ha deciso di estendere questa capacità, nella forma di un
servizio di scansione che monitorerà
continuamente il comportamento delle app installate. Lo scopo è evidente-

L
torna al sommario
mente quello di
segnalare la presenza di eventuali malware
nascosti all’interno delle app.
Google ci tiene
a precisare che
si tratta di una
misura precauzionale
forse
fin eccessiva, visto che già grazie alla
scansione in fase di installazione, secondo le proprie statistiche, solo lo
0,18% delle app sono state installate
nonostante un warning iniziale. Ma
prevenire, si sa, è meglio che curare.
A breve sarà disponibile nei
negozi il nuovo Galaxy S5 di
Samsung e i vari operatori cominciano a svelare le proprie
offerte. Vodafone, in particolare, più che puntare su una vera
e propria offerta “ad hoc” gioca
su un’esclusiva e sulla promozione della sua rete LTE. In
primo luogo, nei primi mesi di
disponibilità dello smartphone,
Vodafone avrà infatti l’esclusiva sulla versione di Galaxy S5
con retro color oro (o meglio
Copper Gold), forse una delle
più particolari. Inoltre, per gli
utenti che decidono di acquistare il Galaxy S5 o sottoscrivendo
un abbonamento RELAX o con
ricaricabile con smartphone
a rate, riceverà anche sei mesi
di 4G inclusi nel proprio piano,
un’opzione che normalmente
ha un costo di 10 euro al mese
e comprende 2 GB di traffico al
mese su rete LTE.

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ovessimo riportare tutti i rumor che compaiono in rete
(da fonti più o meno affidabili e sempre anonime) sul prossimo
iPhone, potremmo aprire un magazine ad hoc. Però ci ha colpito il fatto
che nell’ultima settimana ci sia stata
un’accelerazione folle in proposito,
con foto che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) provenire direttamente da Foxconn e indiscrezioni di
Reuters relative all’inizio della produzione. Partiamo dal fondo: secondo il quotidiano, il modello 2014 sarà
basato su un display da 4,7’’, mentre
il modello più grande, da 5,5’’, per
il momento resta nel cassetto. La
produzione del pannello da parte di
Japan Display, Sharp e LG Display
inizierà a maggio, il che sarebbe in
linea con un potenziale annuncio del
telefono a settembre.
Come anticipato, sono anche comparse in rete (sul social network
cinese Weibo) alcune immagini
che dovrebbero ritrarre il prossimo
iPhone 6: pur con una giusta dose
di scetticismo, parrebbe siano state
“rubate” direttamente all’interno
Galaxy S5
di Vodafone
è d’oro e
include sei
mesi di LTE
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
MOBILE L’808 è un hexa-core, l’810 è un octa-core. Arriveranno nella seconda metà del 2015
Nuovi Snapdragon 808 e 810 a 64 bit
Due processori mobile “mostruosi”
I due SoC, che arriveranno nel 2015, sono basati su architettura big.LITTLE
Il processo produttivo è a 20nm, 64 bit e modem LTE Cat 6/7 fino a 300 Mbps
di Massimiliano Zocchi
810, invece, grazie all’Adreno 430,
che è più veloce dell’80% rispetto alla GPU adottata dagli attuali
Snapdragon 800/801, sarà in grado
di supportare ben due schermi con
risoluzione 4K e possiede anche un
encoder HEVC/H.265.
Lo Snapdragon 808, infine, supporta
memorie LPDDR3-933 (1.866 MHz
data rate, 15 GB/s bandwidth), mentre l’810 è compatibile con memorie
LPDDR4-1600 (3.200 MHz data rate,
25,6 GB/s bandwidth). Entrambi i
SoC hanno un modem LTE Category
6/7, ma manca il chip Wi-Fi.
Clicca qui per una tabella riassuntiva con le caratteristiche dei SoC a
64-bit di Qualcomm.
mobile Runner Cardio avrà un prezzo di 269 euro, Multi-Sport Cardio di 299 euro
TomTom Runner Cardio misura il battito
Presentati due nuovi GPS watch con cardiofrequenzimetro integrato
T
di Massimiliano Zocchi
omTom lancia altri due modelli
di orologi GPS andando ad allargare la sua famiglia di prodotti
da polso. Da fine aprile saranno disponibili il TomTom Runner Cardio
al prezzo di 269 euro e il Multi-Sport
Cardio, adatto anche a nuoto e ciclismo, a 299 euro. La particolarità di
queste new entry è il cardiofrequenzimetro integrato. TomTom ha inserito un sensore di misurazione del
battito direttamente sotto la cassa
dell'orologio, eliminando così la necessità di indossare una fascia cardiaca da torace. Vedremo se la precisione di rilevamento resterà la stessa.
L'utente potrà selezionare cinque
“zone” di frequenza cardiaca otti-


ualcomm ha annunciato gli
Snapdragon 808 e 810, due
nuovi SoC a 64 bit, costruiti
con processo produttivo a 20nm, che
arriveranno in commercio nella seconda metà del 2015. Entrambi sono
basati sull’architettura big.LITTLE di
ARM, ma mentre lo Snapdragon 808
MSM8992 è un hexa-core (2 core
Cortex-A57 e 4 core Cortex-A53), lo
Snapdragon 810 MSM8994 ha una
configurazione octa-core (4 core Cortex-A57 e 4 core Cortex-A53).
Per quanto riguarda il settore video, lo Snapdragon 808 adotta
una GPU Adreno 418 (20% più
veloce dell’Adreno 330), in grado
di supportare risoluzioni massime da 2560x1600 pixel e ha anche
hardware dedicato alla decodifica HEVC/H.265. Lo Snapdragon
torna al sommario
Con l'aggiornamento
a Windows Phone 8.1,
Nokia renderà gratuito
Here Drive+ per tutti
i telefoni WP, anche
non Lumia
male: Sprint per attività di interval
training, Velocità per migliorare la
velocità e l'attività fitness, Resistenza
per migliorare l'attività polmonare e
cardiaca, Fitness pensato per la perdita di peso, Facile per riscaldamento
o defaticamento. Dotati di sistema
QuickGPSfix (avranno anche sensori
di movimento per l'allenamento indoor), e display
generoso con diverse informazioni in tempo reale, saranno compatibili con diverse piattaforme tra le più
utilizzate come TomTom
MySports, MapMyFitness,
RunKeeper, TrainingPeaks
e MyFitnessPal. Infine,
TomTom dichiara una du-
rata della batteria di 8 ore con GPS
e cardio entrambi attivati, e fino a
10 ore in modalità solo GPS. Attualmente sul sito TomTom ci sono solo
alcune informazioni generiche, ma
da fine mese sarà disponibile sia sullo store online sia presso i negozi di
fitness specializzati.
Microsoft e Nokia annunciano che tutti i dispositivi che riceveranno l'aggiornamento a
Windows Phone 8.1 riceveranno
anche Nokia Here Drive+ gratuitamente. E per "tutti" si intende
proprio ogni dispositivo, non
importa se della gamma Lumia
o della concorrenza. Secondo il
comunicato stampa: "abbiamo
voluto rendere Windows Phone
8.1 ancora migliore per uno stile
di vita mobile. Per questo motivo
abbiamo deciso di estendere a
tutti i benefici della navigazione
turn-by-turn con indicazioni vocali per 97 Paesi”. Attualmente sui
dispositivi di fascia bassa e media
della serie Lumia si trova Nokia
Here Drive, una versione ridotta
con navigazione solo per il Paese
corrispondente alla SIM inserita
nel telefono. Anche i possessori
di terminali Windows Phone 8 di
altri produttori si trovano questa
versione limitata. In entrambi i
casi, volendo aggiornare a Here
Drive+, che comprende la navigazione per 97 Paesi, è prevista
(ad oggi) la spesa di 35 euro. Con
WP 8.1, Here Drive+ avrà anche
mappe aggiornate, come succederà anche a Here Maps e Here
Transit, e in Paesi selezionati sarà
presente una nuova visuale con
edifici in 3D. Il tutto dovrebbe
arrivare a inizio estate. 

Q
di Giuseppe Landolfi
Nokia Here
Drive+ gratis
per tutti
n.88 / 14 APRILE 2014
MOBILE Il Nokia Lumia 930 ha specifiche tecniche di rilievo e scocca unibody in metallo
Lumia 930, 635 e 630 in arrivo a breve
Nokia punta su Windows Phone 8.1
Stephen Elop ha annunciato tre nuovi smartphone della gamma Lumia
Il flagship 930 e gli entry level 635 e 630, questo il primo WP anche Dual-SIM
di Vittorio Barassi
D
nokia lumia 930
ne di filmati a 720p e 30fps. Molti i
colori disponibili, cover posteriore
intercambiabile e slot microSD per
espandere i soli 8 GB di memoria
flash installati a bordo. Lumia 635
arriva in estate su tutti i principali
mercati a 189 dollari, Lumia 630 a
maggio a 159 dollari. Ma c'è la sorpresa: Lumia 630 sarà disponibile
anche in versione dual-SIM, che
arriverà insieme a quella normale
a 169 dollari. Nel comunicato Microsoft parla di "Asia, India/Middle
East, South America and Europe".
AUO pronta col display AMOLED 2K da 5,7’’
Annunciato display AMOLED da 2560x1440 pixel, che si traducono in 513 ppi
di Emanuele villa
A
U Optronics, noto produttore
di pannelli LCD e AMOLED
per aziende di tutto il mondo,
ha annunciato quello che potrebbe
diventare a breve il display di riferimento nel mondo smartphone:
l’AMOLED da 5,7’’ con risoluzione
2K (2560x1440 pixel). Sottilissimo,
appena 0,57mm, si fa notare non
solo per la risoluzione “immensa”
(parliamo di 513 ppi), ma anche per
torna al sommario
una sensibilità “extra” al touch, con
possibilità di utilizzo di 10 dita contemporanee. Su un display di queste
dimensioni ciò potrebbe avere limitata rilevanza pratica, ma d’altronde
ci troviamo nel regno dei phablet e
il supporto multitouch “avanzato” è
gradito. Con il display da 5,7’’, AUO
dichiara di aver prodotto l’AMOLED
a più alta risoluzione al mondo, nonostante si sappia che è allo studio
un pannello Sharp/SEL da 13,3’’ e
8K di risoluzione, che si traduce in
Annunciata la versione
mobile di Lightroom: il
download dall'Apple
Store è gratuito ma
bisogna sottoscrivere
l'abbonamento
Creative Cloud da
12,29 € al mese
di Vittorio Barassi
MOBILE Dovrebbe essere disponibile tra non molto sui prossimi smartphone top di gamma

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opo aver presentato Windows
Phone 8.1 e aver annunciato
che la nuova versione del sistema operativo sarà disponibile per
ogni smartphone Lumia equipaggiato
con Windows Phone 8, Microsoft ha
lasciato spazio a Stephen Elop che ha
annunciato l’arrivo di tre dispositivi
della gamma Lumia. Primo ad essere svelato è Lumia 930, smartphone
inatteso che Nokia, dopo aver abbassato il prezzo di listino del 1020 a 399
euro, ha posizionato sulla vetta della
sua gamma. L e specifiche parlano da
sole: processore Snapdragon 800 da
2.2 GHz, 2GB di RAM, 32 GB di memoria flash (niente slot per microSD)
e display OLED ClearBlack da 5’’ di
diagonale Full HD (1920x1080pixel,
441ppi). Molto interessanti la scocca unibody in metallo (167 g di peso
totale, con slot nano-SIM) e il design che è una via di mezzo tra il 920
e il 925 (Lumia 930 ha la ricarica
Wireless). Pezzo forte del 930 è il
modulo fotografico principale: un
sensore PureView retroilluminato da 20 MP posizionato alle
spalle di un obiettivo stabilizzato Carl Zeiss f/2.4. Molte le
opzioni offerte dall'applicazione fotocamera ma niente zoom
ottico. E niente 4K: registra
filmati in Full HD a 30fps. Nokia Lumia 930, equipaggiato
con Windows Phone 8.1 (link
alla pagina ufficiale Nokia),
arriverà sui principali mercati
entro giugno a un prezzo di listino di 599 dollari. Clicca qui
per il video.
Nokia ha poi svelato due smartphone entry-level, Lumia 635 e Lumia
630, identici nelle fattezze e che
differiscono essenzialmente per un
particolare: il 635 dispone di modulo
4G/LTE mentre il 630 ne è sprovvisto. Il resto delle specifiche è identico: schermo IPS LCD ClearBlack da
4.5’’ di diagonale FWVGA (854x480
pixel, 221 ppi), processore SnapDragon 400 da 1.2GHz, 512 MB di RAM,
fotocamera da 5 Megapixel con autofocus senza flash LED, registrazio-
Adobe porta
Lightroom
su iPad
664 ppi. Il prodotto AUO è il primo a
mostrarsi e ad essere già pronto per
la mass production.
Lightroom è certamente uno
dei software di editing fotografico più apprezzati, e con la
sempre maggior diffusione dei
tablet, ogni giorno più potenti,
una versione "mobile" del programma non sarebbe dispiaciuta a nessuno. Adobe lo sapeva,
lo ha sempre saputo e dopo aver
rilasciato la versione portatile
di Photoshop ha voluto fare lo
stesso anche con Lightroom,
da qualche giorno disponibile
sull'App Store. Il software è
compatibile con iPad, è scaricabile gratuitamente ma per
poterlo utilizzare è necessario
sottoscrivere un abbonamento Creative Cloud dal costo di
12,29€ al mese (se si acquista
l'abbonamento annuale). Grazie a questo sarà possibile accedere al vasto spazio di archiviazione remota offerto da Adobe
(20 GB) sul quale saranno sincronizzate le fotografie; il programma offre un veloce tutorial
che guiderà l'utente nelle prime
sessioni di utilizzo, ma in breve
tempo si riuscirà ad accedere
a tutte le funzioni avanzate del
software, praticamente le stesse
del prodotto desktop (modifica
dei file RAW inclusa).

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
Digital imaging Mercato fotocamere, si punta tutto sulla fascia alta con modelli top
SH-1 di Olympus, stabilizzatore top
Ha zoom ottico 24x con stabilizzazione della top di gamma della serie OMD
di Paolo Centofanti
di Roberto Pezzali
fascia alta di Olympus come la EM-1
e la EM-5. Per il resto si tratta in realtà di una compatta tradizionale, per
quanto con un corpo che richiama la
qualità dei modelli superiori. La fotocamera è dotata di un sensore CMOS
BSI da 16 Megapixel con dimensione di 1/2.3 pollici e monta un'ottica
zoom 24x da 25-600mm equivalenti
con F3.0 - 6.3 di apertura. Per il resto, si segnalano il Wi-Fi integrato, il
processore di immagine TruePic VII,
la possibilità di riprendere video a
1080p a 60 fotogrammi al secondo,
una modalità di ripresa a 240 fps a
risoluzione ridotta e la funzione time
lapse. La fotocamera sarà disponibile
da maggio a 399,99 dollari.
Digital imaging La A7S riesce a riprendere il buio totale e lo trasforma in giorno
Sony A7s, Full Frame mirrorless 4K
Annunciata una nuova fotocamera per gli amanti della fotografia notturna
S
di Vittorio Barassi
ony ha ufficializzato la nuova
A7s, una mirrorless Full Frame provvista di un sensore
da 12.2 Megapixel espressamente
realizzato dall'azienda giapponese
capace di una sensibilità a dir poco
spaventosa: si parla di ISO 409.600,
valore incredibile e paragonabile
esclusivamente a quello della Nikon
D4s, reflex Full Frame professionale
con ben altri target e un prezzo di listino decisamente più alto. La nuova
mirrorless di Sony è anche in grado
di registrare filmati in 4K ma non si
è limitati dal formato AVCHD: Sony,
pur lasciando la possibilità di salvare i dati (sia su Memory Stick che su
SD) in questo formato, ha inserito
come standard il codec XAVC S, de-


Tra le novità di Nikon 1
J4 un nuovo sensore da
18 MP e 20 fps di raffica
con autofocus continuo
torna al sommario
cisamente più flessibile e adatto alle
esigenze dei videomaker. La messa
a fuoco è garantita da un sistema
composto da 25 punti, il mirino elettronico è un XGA OLED da 1,3 centimetri e 2.359.296 punti che copre il
100% del campo visivo e non manca
un display da 3 pollici orientabile;
per la rapida condivisione dei contenuti ci sono Wi-Fi e NFC. Sony A7s
(che sarà disponibile anche con una
nuova lente 28-135mm F4 E-mount)
e arriverà in estate, a un prezzo ancora imprecisato.
Nikon espande la sua gamma di
fotocamere a ottiche intercambiabili mirrorless Nikon 1 con
la nuova J4, fotocamera compattissima che fa della velocità
il suo punto di forza. Nikon non
rinuncia al sensore di tipo CX
(1”) ma aumenta la risoluzione
che arriva a 18.4 MP e rivoluziona il sistema di messa a fuoco. Il
nuovo sensore migliora anche la
resa sulle basse luci e la gamma
ISO, che grazie al nuovo processore Expeed 4A parte da 160
ISO per arrivare a 12800 ISO.
Parlavamo di velocità e sono
proprio i dati a sorprendere: 20
fps di scatto a piena risoluzione
con autofocus continuo e 60 fps
con fuoco sul primo fotogramma. I dati si riferiscono allo
scatto Jpeg, ma in formato RAW
si possono comunque registrare
fino a 20 foto in sequenza. Tra
le altre particolarità, il monitor
touchscreen da 1 milione di punti, il Wi-Fi integrato e la possibilità di ripresa a 1080p.
Nikon 1 J4 è compatibile con
la gamma di ottiche della serie
Nikon 1, anche se per questo
modello Nikon ha preparato un
nuovo NIKKOR VR 10–30mm
f/3.5–5.6 PD-ZOOM motorizzato e collassabile.

I
l mercato delle fotocamere compatte è quello che sta forse soffrendo di più la concorrenza degli
smartphone, dispositivi che per molti
rappresentano la macchina fotografica più utilizzata: sensori sempre più
risoluti, tante funzionalità e immediatezza d'uso, hanno reso le fotocamere
più semplici quasi obsolete. Fanno
eccezione due caratteristiche che solo
una macchina dedicata può offrire:
uno zoom potente e la stabilizzazione
di immagine. Sono queste le caratteristiche di punta della nuova fotocamera di Olympus, la compatta SH-1,
e in particolare il fatto che il produttore giapponese abbia deciso di implementare lo stesso sistema di stabilizzazione di immagine dell'apprezzata
gamma di mirrorless OMD. La SH-1
monta infatti lo stabilizzatore ottico
su sensore a 5 assi (rotazione e traslazione) disponibile su modelli di
Nikon 1 J4
Nuovo sensore
e velocità
record
La lavatrice intelligente
Un concentrato di tecnologia
mai visto prima.
Classe energetica
A+++ -40%
Con un consumo energetico
annuo di 118 kWh, Intelius
è la lavatrice con la maggiore
efficienza energetica sul
mercato (giugno 2012 – GfK).
Haier
Smart Technologies
Smart Drive Motor®
Motore Inverter innestato al
cestello della lavatrice per
un’ incredibile riduzione delle
vibrazioni e della rumorosità.

Smart Dosing
Grazie al serbatoio per
detersivo e ammorbidente,
Intelius ne dosa
automaticamente la
giusta quantità e il risparmio
è assicurato!
Smart Detecting®
Un sistema intelligente di
rilevamento della durezza
dell’acqua si associa a
Smart Dosing per avere
un perfetto ciclo di lavaggio.
Smart Dual Spray®
Due spray intelligenti
lavano fibre e pelucchi lasciati
sulla guarnizione dopo
ogni ciclo di lavaggio.

Scopri la nuova
INTELIUS.
torna al sommario
www.haier.it
n.88 / 14 APRILE 2014
HiFi & Home THEATER Diffusore di classe professionale a un prezzo consumer
JBL LSR305: monitor vero a 150 €
La tecnologia è la stessa dei modelli superiori, sogno di tanti audiofili
di Roberto FAGGIANO
I
Sonos ha annunciato
oggi l’arrivo di Google
Play Music sui suoi
lettori musicali.
Aggiunto anche il
supporto nativo
all’interno dell’app Play
Music per Android
di Paolo CENTOFANTI
(250 euro cadauno) che utilizza lo
stesso principio ma usa un cabinet
più grande, con un woofer da 20 cm
e potenza di 2 x 56 watt.
Hi-fi & Home Theater Logitech lancia il Bluetooth Audio Adapter con uscite RCA
Da tablet al vecchio stereo con Logitech
Il dispositivo riproduce musica senza fili anche da due dispositivi diversi
di Michele LEPORI
L
o stereo di casa funziona bene
e di acquistare una nuova dock
per riprodurre musica senza fili
dallo smartphone (o tablet) di turno non se ne parla proprio? Logitech potrebbe avere la soluzione alla
voglia di “modernizzare” il vostro
impianto grazie a questo Bluetooth
Audio Adapter, una piccola rice-


monitor professionali JBL sono
sempre stati il sogno di molti audiofili: a parte il fascino del marchio, le prestazioni sonore erano
abbastanza diverse dai modelli consumer, molto più equilibrate e con
tutti i vantaggi del monitor amplificato. Ma erano appunto un sogno
dati i prezzi proibitivi. Pur avendo
già avuto in listino modelli di prezzo
abbordabile, i nuovi LSR305 si candidano a essere campioni del rapporto qualità/prezzo con i loro 150 euro
di listino cadauno. Il monitor JBL
infatti monta soprattutto il tweeter
a tromba con tecnologia Image Control Waveguide, sinora usato solo su
modelli molto più costosi. Questa
tecnologia migliora la ricostruzione
tridimensionale non solo nella clas-
sica posizione sul banco di regia,
ma anche quando i monitor sono
posizionati su piedistalli. Il woofer invece lavora in accordo reflex
Slip Stream per produrre una
gamma bassa di grande impatto
e precisione nonostante l’altoparlante utilizzato sia un piccolo
13 cm. Come ogni monitor professionale che si rispetti l’amplificazione è sdoppiata per ogni altoparlante, con potenza di 41 watt
ciascuno in classe D. Sul retro ci
sono anche i controlli di tono separati per bassi e acuti (limitati a
+/- 2 dB) e la regolazione di sensibilità in ingresso. Le connessioni sono solo di tipo professionale
con ingressi bilanciato XLR o TRS.
La finitura è solo quella professionale in colore nero. Agli interessati va
segnalato anche il modello SLR308
torna al sommario
vente da collegare alle casse del PC
piuttosto che all’amplificatore e che
si preoccuperà di ricevere il segnale
audio e trasmetterlo agli speaker.
Vediamo come. Basterà un collegamento via RCA o cavo audio 3,5 mm
per poter riprodurre Spotify piuttosto che la propria playlist preferita
senza doversi preoccupare di cablaggi, configurazioni e test di segnale:
una volta collegato all’unità preposta alla riproduzione basterà attivare
il bluetooth sul
dispositivo sorgente… et voilà, musica per tutti. Anche
simultaneamente
da due dispositivi
diversi, grazie alla
connettività Multipoint Bluetooth e
senza preoccuparsi
Sonos
aggiunge
supporto
a Google
Play Music
di distanze (l’adattatore riceve fino
a 15 metri) né di dover riconfigurare l’impianto una volta terminata
la riproduzione: disconnettendo il
dispositivo mobile o uscendo dal
raggio d’azione dell’adattatore, lo
stesso ripristinerà in automatico la
condizione precedente alla sua messa in funzione. Logitech Bluetooth
Audio Adapter arriverà in Italia a
metà aprile ad un prezzo di listino di
39,90 euro.
Sonos continua a proporsi sempre più come il punto di accesso
privilegiato per tutte le sorgenti
di musica. Dopo aver aggiunto
alla propria rosa di servizi supportati il nuovissimo Beats Music (non ancora disponibile in
Italia) è oggi finalmente il turno
di Google Play Music, disponibile sia per quanto riguarda
il servizio di digital locker, che
per quanto rigurda lo streaming
di All Access e le radio personalizzate. Ma c’è di più. Con
Play Music, infatti, Sonos per
la prima volta dà la possibilità di ascoltare la musica da un
servizio di terze parti sui propri
dispositivi, anche al di fuori dell’app ufficiale Sonos per smartphone e tablet. Gli utenti Android potranno infatti ascoltare
la musica di Play Music sui dispositivi Sonos anche utilizzando l’app di Google: il funzionamento è identico a Chromecast,
nel senso che i dispositivi Sonos
presenti sulla rete domestica
compariranno sotto l’icona normalmente utilizzata per la chiavetta di Google.
Sonos ha recentemente lanciato in beta su Android il redesign completo della sua applicazione, che dovrebbe arrivare
nelle prossime settimane anche
su iOS.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
smarthome Presentati al Fuorisalone di Milano due elettrodomestici Samsung con caratteristiche di alta gamma
Samsung, frigo doppio fondo e lavatrici smart
Il frigorifero ha un doppio fondo nascosto e la lavatrice è Wi-Fi. Prodotti al top, il prezzo anche


l Fuorisalone, Samsung ha presentato in
Italia due elettrodomestici top di gamma:
la lavatrice Crystal Blue serie 9000 e il frigorifero Food Showcase. Entrambi integrano le
migliori tecnologie Samsung nei rispettivi campi, e la qualità si paga: 1.899 euro per il top delle lavabiancheria e 3.199 euro per il frigorifero
doppia porta. Possono sembrare cifre effettivamente alte, ma Samsung ha cercato di creare due
prodotti fuori dal comune, unendo tecnologia a
semplicità d’uso. Andiamoli a vedere nel dettaglio. Samsung Crystal Blue serie 9000 si presenta con un design in linea con le ultime tendenze,
cioè molto minimal, oblò largo e posizionato più
in alto e nessuna superficie sporgente, nessun
tasto, manopola o cassettino. L’interno dell’oblò
ha una superficie a bolle ed è illuminato a LED.
Ciò che la distingue da altri prodotti è un display
a colori touch screen da 5”, secondo Samsung facile da usare come uno smartphone, dal quale si
controlla ogni funzione.
I programmi più usati saranno messi in evidenza, ed è possibile modificare i parametri di
temperatura e centrifuga, salvando poi il programma eventualmente rinominandolo a piacere. Ma la parte Smart non finisce qui. La lavatrice è, infatti, dotata di connettività Wi-Fi e
tramite un’app per smartphone e tablet si potrà
avviare e mettere in pausa un ciclo di lavaggio e
controllarne tutte le fasi in tempo reale.
Come dicevamo, esternamente non c’è nemmeno il classico cassettino per i detersivi e additivi. Questo perchè è stato sostituito da un si-
torna al sommario

A
di Massimiliano ZOCCHI
stema denominato da Samsung Auto Optimal
Wash. Il detersivo è stoccato all’interno della
lavatrice, la quale tramite quattro sensori appositi lo dosa nel modo migliore, per evitare
sprechi. La capacità dichiarata di questo sistema è fino a 30 giorni di lavaggio, senza però
specificare con che tipo di programma e con
quali abitudini.
Non mancano poi i vari programmi cui siamo
abituati, come Ecolavaggio, che dovrebbe assicurare un risparmio ulteriore del 50%, e tutta
una serie di programmi i cui nomi sono ben
esplicativi: Smacchia Tutto Plus, Chef, Sports,
Baby&Kids e il programma per lavaggi quotidiani Daily Speed Wash, che sfrutta getti spray
ad alta forza. Per finire, il motore con sistema
anti-vibrazione è di tipo Digital Inverter ed è
garantito per 10 anni.
Passiamo al frigorifero Samsung Food Showcase. A prima vista può apparire come un normale
frigorifero a doppia porta, ma in realtà la parte
per cibi freschi è divisa in due scomparti, con
una sorta di doppiofondo. La prima porta rivela
l’area denominata ShowCase, destinata ai cibi
di uso quotidiano, la quale a sua volta è divisa
in diverse zone, Cottura, Famiglia e Kids, con
quest’ultima situata più in basso per consentire
l’accesso anche ai bambini. La parete di fondo
in realtà è un’altra porta (trasparente) che nasconde una sezione più interna, detta appunto
InnerCase, per conservare gli alimenti utilizzati meno di frequente e che richiedono maggiore
capienza. Questo meccanismo dovrebbe servire
ad evitare sprechi di energia ad ogni apertura
delle porte, in quanto viene a contatto con aria
più calda solo una parte dei vani interni.
Per quanto riguarda le linee esterne, troviamo
una finitura in acciaio INOX, il tipico display
con controlli e temperature, e un dispenser per
acqua e ghiaccio alloggiato direttamente nella
porta, con capienza fino a 2 kg. Le temperature
ottimali in tutte le zone sono garantite da due
sistemi. Smart Digital Inverter regola automaticamente il compressore fino a sette diverse
velocità a seconda delle necessità, mentre Multi Air Flow si occupa di mantenere omogenea la
temperatura nei vari scomparti.
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
smarthome I nuovi prodotti (non tutti) saranno disponibili a breve nel nostro paese
Le novità 2014 per la casa Panasonic
Il microonde, con tecnologia inverter, cucina come un forno tradizionale
La lavatrice ultra slim offre 6 Kg di carico in soli 41,6 cm di profondità


anasonic ha presentato diverse
soluzioni per quanto riguarda
gli elettrodomestici. Non tutto arriverà in Italia (in particolare
evolutissime macchine per caffé
espresso), ma non mancano prodotti
interessanti che saranno disponibili
a breve anche per il nostro paese.
Il primo è il nuovo top di gamma
della linea di forni a microonde, il
CS894S, che integra soluzioni all’avanguardia, a cominciare dalla
tecnologia a inverter, che consente
di regolare in modo molto più preciso la potenza delle microonde. Il forno, che ha una struttura che volutamente richiama in scala più piccola
quella di un forno tradizionale, è in
grado di cuocere anche a vapore. La
particolare forma delle griglie, inoltre, permette di suddividere il vano
interno da 32 litri in modo tale da
utilizzare la cucina a vapore in funzione di quello che si deve cucinare,
ottimizzando i consumi energetici.
Alla potenza di 1000 watt delle microonde, il forno Panasonic aggiunge
anche un grill elettrico da 1300 watt
e, appunto, 1000 Watt di potenza in
vapore, con un sistema a convezione
che consente di distribuire il calore
in modo efficiente in tutto il forno.
Come ci tiene a sottolineare Panasonic, si tratta di un forno pensato
per cucinare e non solo riscaldare.
Infine, grazie al magnetron girevole,
la base del forno è completamente piatta, permettendo di sfruttare
appieno la sua capacità. Il CS894S
sarà disponibile in Italia a partire da
maggio a un prezzo di 699 euro.
Sul fronte delle lavatrici, Panasonic
ha annunciato un nuovo modello
a carico frontale ultra slim, che riesce a farci stare un cestello da 6 Kg
in 41,6 cm di profondità, invece dei
soliti 45 cm. La 106VC5, questo il
nome del modello, è dotata di oblo
da 33 centimetri di diametro ed è
dotata di funzione “buonanotte”, che
raggiunge una rumorisità massima
torna al sommario
Presentata a
Francoforte la prima
lampada con pannelli
Oled di LG, si potrà
controllare anche dallo
smartphone tramite
un’app dedicata
di Roberto FAGGIANO
di 68 dB, il che permette di utilizzarla
anche di notte senza disturbare il vicinato. La lavatrice, certificata classe
A+, arriverà a un prezzo di listino di
449 euro.
La caratteristica più interessante del
nuovo frigorifero combinato no frost
BN34F è invece il VitaminLED. Si
tratta di un LED aggiunto al cassetto della frutta e verdura che simula
alcune proprietà della luce solare,
con lo scopo di frenare la perdita di
vitamine degli ortaggi e allungarne la
conservazione. Altra caratteristica interessante è il sistema di ventilazione
HygieneAir, che consente di ridurre
notevolmente la carica batterica all’interno del comparto frigo, aiutando
così a migliorare la conservazione dei
cibi. Il frigo è in classe A++, ha una
capacità complessifa di 339 litri e
sarà disponibile da maggio, a partire
da 1199 euro.

P
di Paolo CENTOFANTI
OLED LG
Ora anche
per illuminare
Lg sta puntando molte delle fortune commerciali sui pannelli
OLED, ma questa tecnologia
non si applica solo ia televisori. Alla mostra Light+Building
che si è tenuta a Francoforte è stata presentata la Table
Lamp: una lampada di design
che come fonte luminosa utilizza dei pannelli OLED curvi. La
lampada può essere controllata
anche in remoto da smartphone, sfruttando il collegamento
Bluetooth integrato e l’applicazione già realizzata da LG per
le sue lampadine LED. L’illuminazione OLED è già comparsa da qualche anno nei saloni
specializzati e in prodotti di
design, ma sinora le realizzazioni concretamente in vendita
sono poche, soprattutto a causa
dei costi proibitivi dei piccoli
pannelli. Tuttavia, la discesa
in campo di un colosso come
LG, che produce direttamente i
pannelli, potrebbe davvero segnare l’inizio di una produzione in serie, con costi tollerabili.
Al momento, però, non è stato
comunicato ancora nessun prezzo di vendita e tanto meno una
data di commercializzazione.
n.88 / 14 APRILE 2014
Pc & multimedia Dopo Western Digital anche Seagate entra nel segmento “enterprise”
Seagate, hard disk da 6 TB senza elio
Massima capienza e tecnologia più economica rispetto a quella concorrente
di Michele LEPORI
S
A Francoforte ha
debuttato la lampadina
intelligente Samsung,
offre un’alta efficienza
energetica
che è dotato della tecnologia AES256 per la cifratura dei dati e che al
suo interno è installato un sensore di
umidità.L’azienda americana non ha
rilasciato informazioni dettagliate su
prezzo e disponibilità, ma visto e considerato che il “rivale” WD Ultrastar
He6 viaggia sui 600 dollari possiamo
tranquillamente affermare che la fascia premium sarà la sua casa.
Pc & multimedia My Passport Pro ha connettività Thunderbolt e funzionalità Raid
WD presenta il primo dual drive portatile
È disponibile in versione da 2 TB o 4 TB, in vendita a partire da 379 euro
di Massimiliano ZOCCHI
W
estern Digital ha annunciato
WD My Passport Pro, storage portatile dual drive disponibile nei tagli da 2 TB a 379 euro
e 4 TB a 529 euro. Una soluzione non
per tutti, quindi, ma pensata principalmente per professionisti della
creatività e grandi appassionati che
cercano prestazioni e disposti dunque a spendere cifre elevate.
Il drive si compone di due unità hard
disk da 2,5” in un unico case di alluminio, e grazie alla connettività
Thunderbolt, WD dichiara velocità di
trasferimento fino a 233 MB/s che è
quindi superiore sia a FireWire 800
che a USB 3.0. Gli utenti avranno
inoltre accesso a funzionalità RAID,
senza alimentazioni separate, in modalità data striping (RAID 0) per le
massime prestazioni, e in mirroring


eagate ha presentato l’hard disk
ST6000NM0004, per gli amici
Seagate Enterprise Capacity 3.5
HDD v4. Gli sviluppi di questa “rivoluzione” in ambito di archiviazione
dati potrebbero interessare una fetta
ben più ampia di utenti. Ma andiamo
con ordine.
L’anno scorso WD ha presentato
Ultrastar He6: 6 TB su 7 dischi in un
HDD da 3,5”, risultato reso possibile dall’utilizzo di elio invece dell’aria
come “cuscinetto” fra i piatti. Risultato? Prestazioni ottime con surriscaldamento e consumi energetici in
crollo verticale. Peccato che prezzo e
disponibilità limitino il disco dal gas
nobile ad un mercato di pari livello. Ora Seagate presenta il rivale di
He6, che promette 6 TB su 6 piatti
nel medesimo HDD da 3,5”: bocche
cucite su come siano riusciti nell’impresa, ma nell’analisi in prospettive a
medio-lungo termine è evidente che
questa soluzione meno ecologica, ma
anche meno dispendiosa, sia destinata a proporsi - riveduta ed adattata - sul mercato consumer. Essendo
l’ST6000NM0004 un prodotto destinato prettamente al mondo business,
Seagate va sul sicuro e propone una
soluzione PMR (Perpendicular Magnetic Recording) molto più veloce in
scrittura della nuova SMR (Shingled
Magnetic Recording), che debutterà
sui prodotti destinati al mercato di
massa proprio durante questo 2014:
le aziende interessate al prodotto
saranno inoltre felici di leggere che
è stato certificato per l’uso 24/7, che
è in grado di veicolare un mostruoso
flusso di dati annuo pari a 550 TB,
torna al sommario
(RAID 1) per la ridondanza dei dati.
La modalità è selezionabile a seconda
delle necessità dell’utente.
Vista la connettività Thunderbolt,
questo prodotto è compatibile principalmente con prodotti Mac, e
strizza l’occhio a tutte quelle categorie di professionisti che necessitano
di grandi velocità di trasferimento
Samsung
Smart Bulb
La lampadina
che si accende
via Bluetooth
ma anche di ottime capienze e della
massima sicurezza: fotografi, videomaker, musicisti e chiunque debba
trasportare o generare contenuti al di
fuori del proprio ambiente di lavoro.
Il My Passport Pro sarà disponibile
in tutti i negozi Apple e i principali
rivenditori di elettronica di consumo,
oltre che online e nel WD Store.
di Andrea ZUFFI

estratto da dday.it
Smart Bulb è la lampadina intelligente presentata da Samsung, si
tratta di una lampadina “smart”,
perché potrà connettersi ad altri
dispositivi tramite Bluetooth.
Sarà infatti sufficiente istallare
sul proprio tablet o smartphone l’app dedicata per pilotarne
fino ad un massimo di 64. Sarà,
inoltre, possibile regolarne la luminosità (riducendola fino al 10
per cento di quella massima) e
la tonalità di colore in un range
compreso tra i 2700k del “bianco caldo” e i 6500k della luce
“fredda”. Samsung dichiara un
ciclo di vita della lampadina di
15 mila ore, pari ad un utilizzo
medio giornaliero di 4 ore per 10
anni. La scelta della casa coreana
di preferire il Bluetooth al Wi-Fi
risulta in questo caso azzeccata
perché ne consente un utilizzo immediato anche in tutti gli
ambienti in cui non è presente
un router Wi-Fi. Non si conosce
ancora la data di commercializzazione e neppure il prezzo. Per
analogia con quanto annunciato
da LG il prezzo potrebbe aggirarsi intorno ai 30 dollari.
n.88 / 14 APRILE 2014
Pc & multimedia Microsoft ha aggiornato (ancora) il suo sistema operativo “desktop”
Windows 8.1 Update: torna lo Start!
Ritorna il menù Start e migliora il supporto per i PC senza touchscreen
di Vittorio Romano BARASSI
M
vista (ma sempre per i
PC senza touchscreen).
Con l’update, sono stati inseriti ad ogni Live
Tile anche menù contestuali per l’aggiunta
alla taskbar, il ridimensionamento, lo stop
dell’animazione o l’eliminazione; avviando
un’app Modern sarà finalmente possibile andare con il mouse nella posizione superiore del display per veder
apparire la barra del titolo dalla quale
sarà possibile scegliere se “ridurre ad
icona” oppure chiudere la stessa app.
Spostando il mouse nella porzione inferiore, invece, apparirà la barra delle
applicazioni. Ed è qui che ritroviamo
forse l’aggiunta più attesa: con Windows 8.1 Update, a grande richiesta,
torna il vero menù Start. Si tratta di un
pannello completo che ricorda moltissimo quanto già visto in passato, ma
con modifiche “Modern” - vedi le Live
Tiles - che gli permettono di integrarsi
alla perfezione con lo stile del sistema
operativo. Microsoft ha apportato
anche importanti modifiche a livello
delle prestazioni generali di sistema:
tutti gli attuali PC, infatti, saranno in
grado di supportare l’aggiornamento.
E c’è di più: sono stati abbassati anche
i requisiti di sistema che ora passano
a 1 GB di memoria RAM e 16 GB di
memoria fisica. OneDrive e OneNote
fanno ora parte della dotazione “di
serie”, Internet Explorer 11 è stato
rivisto in meglio ed è presente anche
una modalità Enterprise che permette l’utilizzo del browser anche con siti
non specificatamente sviluppati per
il browser in questione (come spesso
accade per i siti aziendali).
Windows 8.1 Update è completamente gratuito.
Pc & multimedia La dock Elgato ha un look elegante e connessioni davvero complete
Elgato Thunderbolt Dock, è l’hub definitivo?
Offre Thunderbolt, HDMI 1.4, Ethernet e altro ancora, costa 229,95 dollari
di Michele LEPORI
tutti, almeno una volta, sono
capitate situazioni in cui una
USB in più avrebbe fatto davvero comodo. Soluzioni hub sul mercato ce ne sono tante, ma la dock di
Elgato ha una marcia in più. Anzi, a
dir la verità, sono 9 le marce in più.
2 Thunderbolt, 1 HDMI 1.4, 1 Ethernet, 3 USB 3.0, 1 uscita audio 3,5 mm,
1 ingresso microfono sempre da 3,5
mm e 1 cavo Thunderbolt già nella
confezione sono il biglietto da visita
con cui si presenta questa scatoletta;
ci si può collegare di tutto e renderlo
il vero e proprio cuore pulsante di un
A


icrosoft al momento della presentazione di Windows 8 era
convinta che il mercato sarebbe stato inondato da PC desktop
e notebook con schermo touchscreen
ma, evidentemente, qualcosa non è
andato per il verso giusto. Certo, moltissimi sono stati i modelli presentati
nel corso dei mesi ma lo sviluppo di un
sistema operativo molto orientato per
prodotti con display sensibile al tatto,
alla lunga, non si è rivelato proprio
azzeccato. Da un anno e mezzo a questa parte Microsoft non ha fatto altro
che raccogliere le opinioni dei propri
utenti e degli sviluppatori: da qualche
mese è arrivato l’attesissimo aggiornamento 8.1 e dall’8 aprile stato reso
disponibile Windows 8.1 Update, un
vero e proprio aggiornamento dell’aggiornamento. La nuova versione porterà novità che farà felice gli amanti di
tastiera e mouse: ogni PC sprovvisto
di touchscreen si avvierà in modalità
desktop, con l’interfaccia Modern UI,
aggiornata con tanto di tasto per accensione/spegnimento finalmente in
torna al sommario
sistema che comprende notebook,
desktop, monitor,
dispositivi mobile,
strumenti di archiviazione e via
dicendo. Qui un
video abbastanza
eloquente. Non fa
differenza che esse siano piano d’appoggio di postazioni Mac o Windows
(8.1 o successivo) dato che la compatibilità con i due sistemi operativi è
completa. Ad onor del vero, va detto
che il feeling del prodotto, con una
bella finitura in alluminio, richiama
abbastanza dichiaratamente le linee
estetiche dell’universo con la mela.
La Elgato Thunderbolt Dock è disponibile su Elgato Online Store, su
Apple Online Store e negli Apple Store ad un prezzo, negli Stati Uniti di
229,95 dollari.
Canonical
dice addio
al cloud di
Ubuntu One
In un mercato dei
servizi cloud sempre
più competitivo,
Canonical ha deciso
di chiudere il dropbox
di Ubuntu e tutti
i servizi connessi
di Paolo CENTOFANTI

estratto da dday.it
Dal 1 giugno non sarà più possibile caricare file sul servizio di cloud
storage Ubuntu One. Canonical
ha infatti annunciato l’intenzione di chiudere la sua soluzione
cloud, ammettendo di non poter
competere con concorrenti come
Google Drive o Dropbox, che
continuano ad aumentare la lospazio gratuito offerto agli utenti.
Ubuntu One è la suite di soluzioni
cloud che Canonical ha integrato
su Ubuntu negli anni e che era
diventata persino multipiattaforma. Ma la concorrenza in questo
campo si è fatta ormai troppo
forte per Canonical, che ha deciso
di chiudere anche il suo servizio
musicale. Una scelta non facile,
come ha comunicato Canonical
sul suo blog ufficiale, affermando
che in questo modo potrà a concentrarsi soprattutto sul miglioramento del suo sistema operativo.
Ubuntu One non sarà integrato
nell’imminente Ubuntu 14.04, e
le varie app di Ubuntu One per le
altre piattaforme saranno via via
aggiornate di conseguenza. I file
attualmente ospitati sul servizio
cloud rimarranno disponibili per
i download fino al 31 luglio 2014,
dopodiché verranno cancellati.
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST Uno smartphone davvero diverso dal solito, il primo ad arrivare sul mercato con display OLED flessibile
LG G Flex: lo smartphone nato per stupire
Abbiamo usato il G Flex per 10 giorni e l’abbiamo spremuto al massimo. Davvero curvo è bello?
Non rischi di piegarlo, è già curvo
Aperta la scatola, che è curva tanto quanto G
Flex, ci colpisce la stazza del telefono: è enorme,
un 6’’ con display dai bordi ultrasottili, un monoblocco leggermente curvo in senso verticale con
tutta la componentistica principale “piegata” alle
esigenze del telefono. Preso in mano, non senza
qualche difficoltà per via di quanto sopra, non si
può far altro che guardarlo di profilo: il display POLED, il Gorilla Glass che lo sovrasta e la batteria
sono curvi e tutto il telefono ha un look decisamente particolare. Bisogna farci un po’ l’occhio:
all’inizio è difficile pensare che quella che sembra
la conseguenza di un trasporto maldestro (e ripetuto) nella tasca posteriore dei jeans è in realtà
la caratteristica di punta del telefono. Tra l’altro,
viste le dimensioni, hanno senso le funzioni di
utilizzo con una sola mano fornite da LG e che,
grazie al ridimensionamento di alcuni elementi
dell’interfaccia, rendono più semplice l’utilizzo
del telefono.
L’idea di solidità c’è tutta, quella di un prodotto
premium un po’ meno, visto lo chassis in plastica: quasi superfluo aggiungere (ma lo scriviamo
sempre), che per una cifra del genere, un bell’alluminio avrebbe fatto tutta un’altra figura. Ma
d’altronde qui c’è anche la novità della cover posteriore auto-riparante contro piccoli graffi: idea
intelligente, considerando che spesso e volentieri
il telefono è posto in prossimità di oggetti pericolosi come le chiavi.
La cover posteriore appare lucida e leggermente zigrinata, sarebbe un dispiacere rovinarla, ma
come esimerci dal provare immediatamente una
caratteristia innovativa? Sottile graffietto con le
unghie, leggera abrasione con oggetto appuntito
(che simula una condizione verosimile di “sbadato uso quotidiano”), graffio con le chiavi, niente
di grave ma questa volta intenzionale. Nel primo
caso il graffio ha appena scalfitto la protezione
superficiale ed è scomparso nel giro di un attimo,
nel secondo si è attenuato di molto scomparendo
pressochè del tutto, nel terzo caso il potenziale
assorbimento c’è stato (sia pur graduale e non
istantaneo) ma il danno è rimasto visibile.
Morale: essendo lo scopo quello di proteggere la
cover da contatti accidentali con oggetti contundenti, sarà quasi impossibile notare sulla cover
posteriore segni di chiavi o simili solo per il fatto di averlo tenuto in una borsa o in una tasca,
e lo stesso vale per le conseguenze dell’utilizzo
“sbadato” di tutti i giorni. Poi è ovvio che se vi
viene la brillante idea di mostrare la potenza
del self-healing agli amici armandovi di chiavi e
cacciavite… sappiate che non è questo lo scopo
dell’auto-rigenerazione e che potreste pentirvene, a maggior ragione su uno smartphone così
segue a pagina 29 


er il G Flex di LG abbiamo voluto scrivere
una prova diversa dal solito. Sì, perchè alla
fine gli smartphone oggi sono tutti un po’
simili e ripetere che “grazie allo Snapdragon 800
e ai 2 GB di RAM le prestazioni sono eccellenti”
(cosa sacrosanta, peraltro), non avrebbe dato valore aggiunto. E ci mancherebbe altro, considerando che abbiamo in tasca un prodotto da 899
euro di listino. Ciò che dà utilità a una prova e la
differenzia da una semplice notizia è il giudizio
sull’esperienza d’uso, che per forza di cose presuppone qualche giorno di uso serrato e vale soprattutto su smartphone particolari, come questo
G Flex. Morale: a parte il dovere di cronaca, che
ci impone quanto meno di citare le caratteristiche tecniche e far girare un benchmark, questa
prova è incentrata sull’esperienza d’utilizzo, su
quello che ci è successo stando a tu per tu con G
Flex, sulle impressioni delle persone cui l’abbiamo fatto provare e quelle di chi si è portato in giro
un telefono da 6’’ curvo per 10 giorni giocandoci,
lavorandoci, guardandoci dei film e, ogni tanto,
telefonando pure.

P
di Emanuele VILLA
torna al sommario
tEST
Smartphone LG G FLEX
segue Da pagina 28 
costoso. È un plus utile e interessante, dà quella tranquillità in più ma di sicuro non è nato per
stupire gli amici al bar. G Flex è un telefono che,
un po’ per le dimensioni, un po’ per lo chassis
curvo, non passa mai inosservato: lo appoggi su
un tavolo e inevitabilmente dopo un po’ un amico
lo nota e ti chiede informazioni. Garantito. Alchè,
per attirare ulteriormente l’attenzione, pensiamo
di raddrizzarlo applicandogli una forza notevole
con la mano. Pur con un po’ di timore, l’esperimento riesce alla perfezione: G Flex resiste ma
alla fine si piega. L’abbiamo fatto almeno 10 volte, non si è mai rotto nè tantomeno ha mostrato
conseguenze visibili. Tra l’altro fosse solo per il
display P-OLED, il telefono sarebbe ben più flessibile di così, ma al momento sono tutti gli altri
componenti a fare da collo di bottiglia: chissà che
la versione 2015 non si pieghi di 90°? Chissà...
Curvo, ma perché?
Installiamo Spotify, scarichiamo un po’ di musica
via Wi-Fi e lo portiamo in giro per una passeggiata: nonostante si sia abituati ad auricolari di tutto
rispetto (Pioneer SE-CL541), dobbiamo dire che
l’ascolto con quelli in dotazione non è male, dinamico il giusto e con una discreta dose di basse
frequenze che non stona mai. Ecco, magari in
queste circostanze trovare al volo il volume col
telefono in tasca non è la cosa più intuitiva del
mondo, bisogna abituarsi un po’: come per il G2,
anche qui i pulsanti sono sul retro, evidenziati
però da un piccolo spessore che li rende più semplici da trovare. Sempre sul retro c’è il pulsante
di accensione/spegnimento che si illumina a
seconda della notifica:
questa cosa è davvero
comoda.
Tocchiamo
invece i bordi del telefono mentre siamo in
giro ma non troviamo
nulla, solo lo slot micro
SIM: niente volume (è
sul retro), ma soprattutto niente micro SD:
un limite importante,
ma fortunatamente il
taglio di memoria da 32
GB si addice a un terminale premium e non
vi farà sentire troppo la
mancanza di un’espansione.Guardandolo e
riguardandolo, ci siamo
spesso domandati perchè LG abbia deciso di
intraprendere questa
strada anche nel settore mobile. Ma più che
altro ce l’hanno chiesto
un po’ tutti: “sì, è bello,
ma perchè l’hanno fatto
curvo?”. Mille le spiegazioni possibili: si può
dire che il telefono assecondi meglio il profilo
del volto quando si telefona, che riduca i riflessi durante l’uso outdoor,
che se usato per vedere film offra un’esperienza
più “theatrical” e molto altro. Parzialmente, tutte
queste affermazioni sono vere, ma nessuna determina un’esperienza d’uso davvero migliore
rispetto a quella tradizionale: piuttosto, con G
Flex LG ha voluto dimostrare di essere sempre
in prima linea sul fronte dell’innovazione tecnologica, una posizione che ha conquistato anni fa
nell’Home Entertainment e ha esteso, più recentemente, anche nel segmento mobile. G Flex è un
prodotto unico, per pochi e che, lungi da segnare una frattura col passato, potrebbe fungere da
apripista per interessanti evoluzioni future, magari non vincolate a dimensioni di schermo così
importanti e a prezzi così elevati.
P-OLED, croce e delizia di G Flex
Scocca curva e flessibile e batteria curva, ma non
c’è dubbio che il cuore pulsante di G Flex sia il
display P-OLED con matrice RGB e basato su un
substrato plastico che gli permette, appunto, di
flettersi a piacimento. Che si tratti di una primizia tecnologica, è evidente a prima vista: basta
un’occhiata sommaria per capire che il nero è
nero, i colori sono brillanti e i contrasti eccel-

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n.88 / 14 APRILE 2014
torna al sommario
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estratto da dday.it
lenti. Partiamo subito con la riproduzione di un
video sfruttando la modalità QuickTheater, che
si attiva mediante uno swipe con due dita direttamente dalla lockscreen ed è stata realizzata da
LG per esaltare la natura curva e flessibile di G
Flex. Nella parte dedicata ai video è stata inserita una clip promozionale molto bella che mostra
appieno i vantaggi dell’OLED, soprattutto il nero,
il contrasto eccellente e i colori brillanti. E ottiene il risultato sperato, sotto ogni punto di vista.
Notevole.Com’è noto, il display non ha una gran
risoluzione: il pannello P-OLED ha imposto una
risoluzione HD (1280 x 720) anzichè un migliore
1080 che LG riserva ai suoi top di gamma “piatti”.
Il Full HD, soprattutto su un display da 6’’, avrebbe offerto un impatto migliore nella riproduzione
video e anche nei giochi, ma nell’uso quotidiano
il problema si pone molto relativamente. Certo, i
testi piccoli non sono perfettamente definiti come
in altri telefoni, ma anche usandolo di continuo,
non abbiamo fronteggiato problemi di leggibilità.
Tra l’altro i contenuti dei display sono ben visibili
anche quando la luminosità ambientale è forte, e
questo è un vantaggio non da poco.
Attimo di pausa, scarichiamo Asphalt 8 e GT Rasegue a pagina 30 
tEST
Smartphone LG G FLEX
segue Da pagina 29 
Instancabile...
Ecco finalmente un telefono la cui
autonomia supera il classico giorno
di utilizzo cui siamo abituati ormai
da anni. D’altronde una batteria da
3.500 mAh non è da tutti, e i risultati
si vedono: usandolo normalmente,
il che significa navigare un po’, consultare la posta e ascoltare un’oretta
di audio su Spotify, si arriva a sera al
70%, ma in media ci siamo coricati
con il telefono al 40/50%, il che com-

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cing 2 e proviamoli al volo: qui i limiti di risoluzione del display si notano un po’ di più ma gli fps
sono molti e il divertimento assicurato; ci arriva
ogni genere di notifica durante le partite ma la
fluidità non ne risente, ci mettiamo anche Spotify
di sottofondo su 3G e tutto continua a filar liscio,
lo usiamo per fare attività sportiva (qui le dimensioni non aiutano), e il GPS si aggancia in un
secondo. Morale: in futuro anche questo G Flex
subirà il fenomeno dell’obsolescenza come tutti, ma per il momento non si intravede neanche
lontanamente. Va bene per qualsiasi cosa: dalla
posta elettronica all’ultimo videogame, da telecomando per l’impianto home theater a player
multimediale. Anche mettendo più cose insieme. Poi abbiamo guardato un po’ le icone, subito
dopo la prima accensione, notando come LG abbia realizzato un tema apposito per G Flex, con
tanto di lockscreen che oscilla a seconda di come
è inclinato il telefono, Inoltre, LG ha disegnato
icone molto “fumettose” che si differenziano da
quelle dei suoi altri terminali, G2 in primis. Qui
è puramente una questione di gusti, e visto che
LG permette di cambiare tema tornando a quello
classico in un attimo, il giudizio (pur soggettivo)
risulta così del tutto ininfluente.
Poi si può parlare ore sulle personalizzazioni di
LG, dal Knock On alle app specifiche, dai tasti di
controllo posteriori alle app QSlide, ma in generale l’esperienza d’uso che ne deriva è appagante:
magari all’inizio bisogna un po’ abituarsi ai tasti
posteriori, ma l’accenzione/spegnimento con
doppio tap su un display così grande è comodissima e funziona bene, il multitasking in finestra
verrà usato raramente ma può essere comunque utile. Anzi, possiamo
dire che tra tutte le personalizzazioni di Android provate negli ultimi
mesi, quelle di LG sono sì profonde
e “importanti”, ma riescono a offrire
un’esperienza d’uso proficua senza
risultare pesanti. E non è cosa da
poco.
torna al sommario
n.88 / 14 APRILE 2014
prende l’uso di videogiochi, video e streaming
audio ben superiore ai 60 minuti. Siamo giunti
alla conclusione che LG G Flex vada comunque
ricaricato ogni notte per sicurezza, ma che dia
all’utente una sicurezza in più rispetto ai concorrenti: durante il giorno ci si può fare di tutto, ma lui a sera comunque ci arriva. Buona la
fotocamera, senza stabilizzazione ottica e dalle
performance analoghe a quella del G2: qui però
c’è anche la possibilità di riprendere in 4k, cosa
esclusa nel top di gamma “piatto” del medesimo
produttore. Molte le impostazioni di scatto e le
possibili personalizzazioni: dallo scatto panoramico al multishot, lo scatto con 2 fotocamere
contemporaneamente alle modalità sport, notte e
“intelligente”, che regola in autonomia i parametri di scatto a sconda delle condizioni ambientali.
Ovviamente è possibile anche regolare i parametri in modo autonomo, tra cui la risoluzione di
scatto, l’esposizione, gli ISO (fino a 800), il bilanciamento del bianco, il timer ed eventuali effetti
/ filtri creativi.
Gli scatti che pubblichiamo (a destra), realizzati in modalità del tutto automatica, confermano
una buona resa in condizioni ideali di scatto,
unita a una riduzione del rumore efficace e a
una compressione abbastanza avvertibile. Buona
luminosità negli scatti notturni, accompagnata
dalla classica perdita di definizione che è sostanzialmente nella media.
In sostanza: un apripista?
Giungiamo alle conclusioni. Non c’è bisogno di
10 giorni di utilizzo, bastano poche ore per capire
che G Flex è una vera e propria primizia dedicata
a un target ristretto, a chi vuole un prodotto unico. È curvo, ha un display innovativo, è ampio, ha
la cover auto-rigenerante e via dicendo. Il display
P-OLED, principale attrattiva di questo modello,
è anche l’elemento pionieristico e l’unico su cui
c’è ancora da lavorare: la risoluzione va portata il
prima possibile a Full HD e vanno eliminati alcuni i difetti di gioventù, tra i quali questa leggera
persistenza dell’immagine che è del tutto assente
nei competitor “classici”. Niente di drammatico,
ma a un telefono da 899 euro è lecito pretendere
il massimo, pur apprezzando molto l’innovazione
che porta. Per il resto, nulla da dire: è potente,
reattivo, ha una buona fotocamera, riprende in
4k, le personalizzazioni LG sono efficienti, non si
scarica mai e, soprattutto, è unico nel
suo genere.Il prezzo resta il principale freno di questo prodotto: in quanto
innovatore, G Flex si svincola dalla
classica logica del rapporto qualità/
prezzo (che inevitabilmente favorirebbe G2, per esempio), ma resta un
terminale non alla portata di tutti. La
strada intrapresa riteniamo però sia
quella giusta: questo G Flex sarà per
pochi, ma se G Flex “2” costerà un po’
meno e offrirà qualche upgrade sul
fronte del display, sarà probabilmente protagonista indiscusso non solo
dell’innovazione, ma anche delle vendite. Nel frattempo, se siete disposti
a pagare un prezzo premium per un
terminale con cui distinguervi, che
attiri l’attenzione e che ovviamente
vi dia garanzie di longevità e prestazioni, non c’è bisogno di aspettare la
prossima generazione.
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estratto da dday.it
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estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST Come si può migliorare un prodotto già eccellente? Questa la sfida raccolta da HTC con il nuovo HTC One
HTC One M8: il nuovo erede al trono Android
One M8 è uno degli smartphone più belli, curati e potenti del mercato. Fotocamera con luci e ombre
di Paolo CENTOFANTI
L
Meglio dell’alluminio?
Ancora più alluminio
HTC sa bene che uno degli aspetti più apprezzati
del primo HTC One era la costruzione e la qualità
dei materiali e per questo ha deciso di non retrocedere nemmeno di un millimetro dalla propria filo-
HTC One M8
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La videoprova di DDay.it
torna al sommario
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
’HTC One è stato giustamente considerato il
migliore smartphone del 2013. Un prodotto
dall’eccellente design, potente e che, nonostante qualche difetto, meritava sicuramente più
successo anche a livello di vendite. Nel 2014, HTC
ci riprova con il nuovo HTC One, spesso identificato con il suo nome in codice M8, un prodotto che
non solo deve riproporre quanto c’era di buono nel
primo One, ma possibilmente migliorarlo e, naturalmente, sfondare anche a livello commerciale. È
il paradosso di una fase storica in cui è obbligatorio offrire sempre qualcosa di nuovo, specialmente
quando si parla di prodotti di punta come questi,
anche quando magari non c’è una reale necessità
se non quella di soddisfare gli insaziabili appetiti degli appassionati.
Con il nuovo One, HTC
ha cercato di mantenere
la maggior parte degli
elementi che tanto sono
piaciuti sul modello dello
scorso anno e di allineare la dotazione hardware a quelli che sono gli
standard odierni: ecco
quindi uno schermo di
dimensioni generose con risoluzione Full HD, la riproposizione di una scocca metallica e ben rifinita,
uno dei più potenti processori mobile sulla piazza e
tante funzionalità software.
sofia anche nella progettazione di questa
nuova versione. Anche
questo nuovo HTC
One rimane, per design e costruzione, il più
bello smartphone Android sulla piazza. Il Form Factor è rimasto simile
ma allo stesso tempo il design ha subito un’evoluzione che rende questo HTC One in un certo senso
“più pesante”. La qualità della costruzione, dei materiali e dei minimi particolari è rimasta invariata, ma l’alluminio chiaro e il policarbonato bianco
hanno lasciato il posto a un color metallo brunito
e agli inserti in plastica nera. HTC One è disponibile ora anche in altre due finiture, una silver
e bianca maggiormente in sintonia con la versione dello scorso anno, e una gold. Lo smartphone
è anche più alto di circa un centimetro, perché il
display è passato da 4,7 pollici a 5 pollici. Anche
il peso è aumentato leggermente attestandosi ora
sui 160 grammi contro i 143 grammi di prima. La
sensazione al tatto comunque non è cambiata: si
tratta di uno smartphone che restituisce non solo
la sensazione di robustezza, ma anche di un oggetto che “vale”, cosa sempre più rara di questi tempi
anche per dispositivi dal prezzo di listino tutt’altro
che trascurabile. I cambiamenti non si esauriscono solo a livello estetico: il connettore per le cuffie,
ad esempio, si sposta ora in basso, vicino alla porta micro USB / MHL, e lo slot per la SIM accetta
ora le schede nano SIM. Viste le dimensioni dello
smartphone, viene da pensare che ciò sia stato fatto più per intercettare chi viene da un iPhone che
per altro. HTC poi colma quello che era un limite
della prima incarnazione, aggiungendo finalmente
uno slot anche per schede di memoria micro SD.
Spariscono i tasti funzione fisici sotto la cornice
del display, ora integrati nell’interfaccia software.
A livello di caratteristiche tecniche ritroviamo tutto quanto era già all’avanguardia sul vecchio HTC
One: LTE, NFC, Bluetooth 4 con supporto al codec
aptX, WiFi dual band e compatibile 802.11ac, trasmettitore infrarosso per il controllo di altri dispositivi. La RAM è sempre di 2 GB ma il SoC passa
dallo Snapdragon 600 al nuovo Snapdragon 801,
segnando così un deciso passo in avanti in termini di potenza a disposizione. Il display è ora da 5
pollici, ma la risoluzione rimane di 1080 x 1920
pixel con pannello SLCD3, tecnologia sviluppata
inizialmente da Sony Mobile Display e che HTC
utilizza ormai da diversi anni. Infine, le maggiori
dimensioni hanno permesso di aumentare anche
la batteria che passa da 2300 mAh a 2600 mAh.
Fotocamera, un passo in avanti
e uno indietro
Uno dei tasti dolenti del primo HTC One era la qualità della fotocamera. HTC ha deciso lo scorso anno
di seguire una strada interessante sulla carta, puntare cioè su un sensore che, a parità di dimensione,
segue a pagina33 
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST
HTC One M8
segue Da pagina 32 
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torna al sommario
applica degli effetti solo sullo sfondo dell’immagine, e “dimension plus” che permette di cambiare
angolazione all’inquadratura in tempo reale, attraverso il giroscopio dello smartphone.
Più colore per HTC sense 6
Il nuovo HTC One arriva con Android KitKat e una
nuova versione di HTC Sense, la numero 6. Non ci
troviamo di fronte a una radicale evoluzione come
quella dello scorso anno, ma più che altro a un raffinamento di quanto introdotto in HTC Sense 5.
BlinkFeed ad esempio, la home screen che accorpa
feed social, notifiche e notizie in un unico stream,
non è più la home di default, e cambia il colore di
sfondo in funzione del colore del tema. Ora è infatti possibile scegliere temi più “variopinti” in
contrapposizione al grigio scuro della Sense 5 per
gli elementi grafici dei vari menù. L’interfaccia è
stata leggermente modificata per accogliere i tasti
funzione on screen, visto che quelli fisici sono stati
eliminati e la barra delle applicazioni preferite è diventata trasparente, ma nel complesso tutta l’interfaccia è diventata più “flat” rispetto a HTC Sense 5.
Rimane per lo più un’interfaccia pulita ed elegante,
con un feel diverso da Android stock ma non per
questo peggiore o migliore. Una sola cosa non ci è
piaciuta davvero ed è la gestione delle cartelle nel
menù delle applicazioni che, con sfondo nero su
fondo nero, non è il massimo della leggibilità. Oltre a BlinkFeed, il cui funzionamento non ha subito
grossi cambiamenti rispetto allo scorso anno, HTC
non ha aggiunto tante applicazioni personalizzate
ma le novità non mancano. La prima è costituta
dalla nuova modalità di sblocco del telefono che
combina accelerometro e gesture touch. In pratica a seconda dell’orientamento dello smartphone
e della direzione in cui strisciamo il dito sbloccheremo il telefono andando direttamente a una
particolare applicazione. Uno swipe verso il basso
e andiamo in modalità selezione chiamata, verso
destra accederemo direttamente a BlinkFeed, verso l’alto sbloccheremo il telefono. Con il telefono
disposto orizzontalmente, cliccando il tasto del
volume accederemo direttamente alla fotocamera. In realtà questo sistema è all’atto pratico meno
intuitivo di quello che sembra, ma in ogni caso
può essere disattivato. In secondo luogo HTC ha
aggiunto nuove funzionalità di risparmio energetico, visto anche che la durata della batteria era uno
degli aspetti più criticati del precedente HTC One.
C’è una prima funzione di risparmio energetico
che quando attivata riduce il clock del processore, la luminosità del display, disattiva il feedback
a vibrazione e spegne la connessione dati quando
lo schermo è disattivato per molto tempo. Quando
però la batteria è prossima all’esaurimento totale è
possibile attivare la modalità di risparmio energetico “estremo”. In questa modalità lo smartphone
disattiva quasi tutte le funzionalità fatta eccezione per l’invio e ricezione di telefonate e messaggi,
posta elettronica e calendario. L’interfaccia stessa
cambia sostituendo la classica home screen con
un menù essenziale che dà accesso solo a queste
funzionalità. Con il risparmio energetico “estremo” dovrebbe essere possibile riuscire a spremere
ancora qualche ora di utilizzo dalla batteria quasi
scarica. HTC promette addirittura 15 ore d’uso con
il 5% di batteria in questa modalità.
Impressioni d’uso:
velocità innanzitutto
Da almeno un anno a questa parte, forse anche di
più, gli smartphone top di gamma hanno raggiunto
un livello tale di potenza di calcolo che comincia a
diventare difficile avere una reale percezione di miglioramento delle prestazioni. L’HTC One M7 era
già un ottimo smartphone, che a livello di reattività
segue a pagina 34 
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offra meno risoluzione in cambio di pixel più grandi, capaci così di raccogliere più luce e migliorare le
prestazioni in condizioni di scarsa luminosità. Il risultato di questo ragionamento fu una fotocamera
da 4 Megapixel che solo in parte riuscì a mantenere
le promesse originali. Purtroppo HTC per il nuovo
One ha deciso di non cambiare strategia e anzi ha
eliminato quanto c’era di buono: lo stabilizzatore
ottico di immagine. Questo è stato sostituito dalla
vera novità di questo modello, che fa mostra di sè
sul retro dello smartphone: un secondo obiettivo
che ha destato subito grande curiosità. Niente rigurgiti di 3D però, visto che questo obiettivo secondario lavora infatti in sinergia con quello principale
(Duo Camera la chiama HTC) per creare degli effetti di sfocatura sulle fotografie a posteriori con la
funzione UFocus. La fotocamera principale rimane
dunque invariata rispetto a quella del primo HTC
One: obiettivo da 28 mm equivalenti, apertura di
F2.0, doppio flash a LED e sensore da 4 Megapixel
CMOS BSI da 1/3 di pollice. Migliora sensibilmente invece la fotocamera frontale, fino al paradosso
di offrire una maggiore risoluzione di quella principale, visto che arriva fino a 5 Megapixel. L’applicazione della fotocamera è stata rivista con l’aggiunta
di nuove funzionalità e un’interfaccia più pulita e
intuitiva da utilizzare. Un grosso tasto ci consente
di scegliere con semplicità la modalità d’uso. Oltre
a foto, video e panorama, ritroviamo la modalità
foto/video combinati HTC Zoe, più lo scatto doppio, che utilizza contemporaneamente webcam
frontale e fotocamera posteriore. Tra le solite modalità di scatto fotografico, che comprende HDR e
un setup “stabilizzato” digitalmente, c’è anche una
modalità manuale che consente di regolare manualmente anche fuoco e tempo di posa in modo
non così dissimile da quanto fa Nokia sulla sua
gamma Lumia. Dopo aver scattato un’immagine
abbiamo un menù di modifica con ampie possibilità di elaborazione. Oltre alle classiche opzioni di
editing e ai filtri artistici, c’è appunto la funzione
UFocus, che consente di simulare un cambio della messa a fuoco applicando una sfocatura al resto
dell’immagine, sfruttando i dati raccolti dal secondo sensore posto sul retro. Altre due funzioni che
fanno uso della mappa di profondità costruita dalla
fotocamera Duo di HTC sono “primo piano”, che
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST
HTC One M8
segue Da pagina 33 
La tanto pubblicizzata funzione UFocus è interessante ma non sempre è migliore di altre elaborazioni software simili. Il meglio lo dà quando facciamo dei primi piani di persone o comunque di
soggetti ben evidenziati rispetto allo sfondo. Se i
soggetti hanno delle figure troppo complesse (un
albero con tanti rami ad esempio), allora la funzione di sfocatura perde di precisione con artefatti abbastanza visibili sui contorni dei soggetti. Le due
immagini seguenti sono esempi di quanto sopra.
Ciò porta a chiederci allora se forse non valeva la
pena investire più su un nuovo sensore UltraPixel,
UFocus

UFocus
torna al sommario
magari più grande e con maggiore risoluzione,
rispetto a questo secondo obiettivo che in questa
prima release del software non sembra dare un
vantaggio così grande. Vedremo se HTC riuscirà
con degli aggiornamenti a sfruttare meglio questa configurazione. La registrazione di video è più
convincente, ma soprattutto stupisce la ripresa
audio: lo abbiamo messo alla prova in un concerto
dal vivo ottenendo una resa molto interessante.
Per quanto riguarda le funzionalità telefoniche
lo smartphone fa molto bene il suo lavoro, mentre l’autonomia non ci è sembrata così migliorata rispetto al modello precedente. Siamo sempre
arrivati tranquillamente a sera e la modalità di
risparmio “estremo” consente di non rimanere a
secco per le funzioni telefoniche, ma la mattina
dopo, la ricarica si è sempre rivelata necessaria. Il
tempo avuto a disposizione per la prova non ci ha
consentito di avere però delle statistiche d’uso più
consistenti.
Conclusioni
Qualcuno potrebbe preferire il design dello scorso anno, ma ad oggi anche questo modello resta
uno dei più bei smartphone Android sul mercato.
Il livello della costruzione è ineccepibile, con un
design curato nei minimi particolari e materiali
che semplicemente nessuno dei concorrenti utilizza. Sotto lo scocca di alluminio si nasconde uno
smartphone molto potente, che non arranca mai
e con caratteristiche da top di gamma. Rimane
incomprensibile la scelta fatta per la fotocamera:
pur di distinguersi, HTC ha puntato molto su una
funzione, quella della sfocatura assistita da un
obiettivo aggiuntivo, che però non può controbilanciare la decisa minore risoluzione rispetto a
quanto offerto dai concorrenti. Si tratta dell’unico neo di un prodotto altrimenti eccellente. HTC
One (M8) è già disponibile ad un prezzo di listino
di 729 euro.
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dell’interfaccia e sensazione generale non lasciava
spazio a critiche. Quello che possiamo dire di questo nuovo HTC One è che in nessun frangente ci
ritroviamo a pensare “ecco qui dovrebbe essere più
veloce”. Ogni comando viene eseguito istantaneamente e il passaggio da un’applicazione all’altra è
velocissimo: basta provare ad aprire un gioco di
un certo peso, tornare alla home, aprire il browser
o lanciare un video, andare nel menu di selezione
delle app recenti e tornare al gioco. Tutto funziona
impeccabilmente. In dotazione troviamo due browser: Google Chrome e quello customizzato di HTC
Sense 6. Entrambi funzionano alla perfezione con
una buona reattività al tocco e fluidità della grafica
anche con le pagine più ricche e complesse. Le prestazioni del nuovo processore Qualcomm emergono anche in altri ambiti. L’app della fotocamera ad
esempio si apre molto velocemente e in meno di
5 secondi passiamo dallo sblocco del telefono al
primo scatto. Con i giochi più elaborati a livello di
grafica la resa è eccezionale: Dead Trigger 2 gira al
massimo del livello di dettaglio con un frame rate
sostenuto e senza mai mostrare alcun cedimento.
Qui lo smartphone comincia a scaldarsi parecchio
anche perché il case in alluminio viene evidentemente utilizzato per dissipare il calore emanato dal
processore. Gli altoparlanti BoomSound stereo che
sono piazzati ai lati del display sono stati ulteriormente migliorati: il suono è potente e (fatte le debite proporzioni visto il tipo di dispositivo) di buona
qualità. Il display è invece ottimo ed esattamente
al pari con quello della versione precedente: quello
dell’HTC One (M8) è leggermente più grande a parità di risoluzione, ma la minore “densità” di pixel
non si nota minimamente. Quello che continua a
non convincerci del tutto è la fotocamera. Se da un
lato rimane apprezzabile la scelta di non inseguire
a tutti i costi la corsa dei Megapixel a discapito della qualità, resta il fatto che oggi 4 Megapixel sono
un po’ pochi. Il sensore UltraPixel ha il pregio infatti di offrire una resa superiore alla media in condizioni di scarsa luminosità in termini di contrasto
e resa cromatica, ma le fotografie scattate dall’HTC
One sono comunque un po’ rumorose e il livello di
dettaglio non è al pari di quello di molti altri smartphone top di gamma.
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST In prova il recentissimo top di gamma Samsung, erede dell’S4. Che differenze ci sono con il predecessore?
Galaxy S5: minestra riscaldata o rivoluzione?
Look analogo ma più potenza, interfaccia rinnovata e qualche sensore in più. Ne vale la pena?
di Roberto PEZZALI
I
Design che vince
(purtroppo) non si cambia
Se Apple ha acquisito negli anni una tecnica e
una capacità unica di lavorare l’alluminio, Sam-
Samsung Galaxy S5
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La videoprova di DDay.it
torna al sommario
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l nuovo top di gamma Galaxy non è stato
accolto nel migliore dei modi dopo la presentazione al Mobile World Congress: troppo simile al precedente, nessuna novità vera.
Dove sono lo schermo 2K, la fotocamera da 20
megapixel e il processore a 64 bit? Samsung è
rimasta sulle sue idee, chiedendosi se davvero
sarebbero stati quelli gli aspetti su cui puntare
per il suo nuovo smartphone top o se forse non
sarebbe stato il caso di intervenire su altri punti, magari meno appariscenti ma sicuramente
più efficaci per migliorare l’esperienza d’uso.
Abbiamo tra le mani il nuovo Galaxy S5, e anche noi, come gran parte di quelli che hanno
assistito al lancio del telefono, eravamo leggermente prevenuti, eppure ci siamo dovuti (in
parte) ricredere. Il Galaxy S5 è molto simile all’S4, ma basta usarlo un po’ e non fermarsi alle
apparenze per capire il valore del lavoro fatto
da Samsung, che ha mirato ad obiettivi ben
precisi come la durata della batteria e la qualità della fotocamera per creare un prodotto che
potesse dare soddisfazione a chi lo possiede.
A questo si aggiungono anche il trattamento
waterproof, il sensore per il rilevamento del
battito cardiaco, lo sblocco con impronta digitale e un nuovo schermo OLED che, se non
fosse per la cornice un po’ spessa, non avrebbe rivali nel campo. Certo, non è tutto oro (o
alluminio) ciò che luccica: Samsung non cede
sulla scelta dei materiali e continua sulla via
del policarbonato, modo elegante di chiamare
la normale plastica.
sung ha fatto lo stesso con la plastica: il nuovo
Galaxy S5 non utilizza materiali nobili, ma la
sensazione al tatto è migliore di quella del Galaxy S4. Passando un dito sulla cover posteriore,
decorata con un pattern microforato, la sensazione è davvero simile al tocco soft e caldo della
pelle, tutta illusione ovviamente ma quello che
conta è il risultato. Lo smartphone è leggero,
neppure troppo grande se si considera lo schermo da 5.1” e con una eccellente ergonomia, che
permette anche un uso soddisfacente con una
sola mano. Stupisce il lavoro di progettazione
fatto da Samsung per poter raggiungere i suoi
obiettivi: il Galaxy S5 ha allo stesso tempo una
batteria sostituibile ed è waterproof, il tutto grazie a una serie di guarnizioni inserite nei punti
chiave e sotto la cover posteriore. Il grado di resistenza all’acqua è inferiore a quello del Sony
Xperia Z2, IP67 contro l’IP68 del Sony (l’S5 può
essere immerso per un breve periodo ma non
usato sott’acqua), tuttavia lo Z2 non ha una batteria removibile. Lo “scotto” da pagare per avere
uno smartphone che può essere usato anche sotto la doccia o in riva al mare senza paure o timori è lo sportellino che copre la connessione USB
3.0 nella parte bassa, uno sportellino plastico a
incastro che potrebbe non essere così efficace
dopo averlo tolto e rimesso per centinaia di volte (oltre al fastidio di doverlo sempre togliere e
rimettere). La soluzione c’è e si chiama Wireless
Charging Cover, ovvero la cover opzionale che
permette la ricarica wireless, ma è opzionale e
costa ben 79 euro. Sempre in tema di design e
linea, Samsung eredita dal Note 3 il profilo cromato con un piccolo grip ondulato e non riesce
ad eliminare i due “difetti” estetici che da anni
si trascina, ovvero lo speaker mono inserito sul
retro e il “bozzo” attorno al sensore della fotocamera. E’ sempre brutto fare paragoni ma l’HTC
One M8, giusto per guardare smartphone recenti e nella stessa fascia di prezzo, è sicuramente
più elegante e bilanciato. Per finire, il Galaxy S5
non rinuncia al sensore IR per controllare elettrodomestici, condizionatori e altri apparecchi e
integra sotto il sensore della fotocamera anche
un sensore biometrico per rilevare il battito cardiaco. L’altro sensore “novità”, ovvero il Fingerprint Reader, è stato inserito sotto il tasto Home
affiancato, come sempre, dai due tasti capacitivi
per le operazioni di base.
segue a pagina 36 
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST
Samsung Galaxy S5
segue Da pagina 35 
Schermo OLED da Oscar
schermo, Samsung Display è riuscita anche a
migliorare l’efficienza: lo schermo del Galaxy
S5 è del 27% più efficiente di quello del Galaxy
S4, e come vedremo poi questo dato va a tutto
beneficio dell’autonomia.
Riconoscimento impronta
TouchID è più comodo e efficace
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pixel verdi (ma sono più piccoli) e diminuisce
la quantità dei pixel rossi e blu aumentandone
però le dimensioni. Il risultato è un pixel ottenuto sfruttando due subpixel verdi, uno rosso e
uno blu, con i subpixel verdi che vengono però
condivisi: tecnicamente un display Full HD
RGB ha più subpixel, ma sfidiamo chiunque a
riconoscere la differenza su una risoluzione così
elevata. Quello che importa è che sui caratteri
più fini lo schermo riesce a renderizzare piccoli
elementi in modo nitido e non leggermente zigrinato come faceva invece il pannello di tipo
PenTile. A coronamento del lavoro fatto sullo
torna al sommario
La presenza del sensore biometrico per il riconoscimento delle impronte digitali è una delle
novità del Galaxy S5 che Samsung ha copiato dal
concorrente di sempre, Apple. Una copia però
che non è riuscita molto bene: il sensore, nascosto ovviamente sotto il tasto home, è più simile
a quello dei vecchi notebook business con fingerprint reader che al TouchID dell’iPhone 5S.
Il dito, infatti, non va appoggiato ma dev’essere
strisciato dall’altro verso il basso, un movimento da fare anche in modo abbastanza oculato
per essere certi dello sblocco. Il limite vero del
Fingerprint Reader del Galaxy S5 non è però la
necessità di strisciare, quando il fatto di essere
vincolati a una direzione specifica: se abbiamo
fatto la scansione con il pollice perpendicolare
dobbiamo attivare lo sblocco seguendo la stessa
direzione. Fortunatamente il sistema non è così
rigido: contravvenendo alle indicazioni a schermo abbiamo registrato un’impronta strisciando
il pollice di lato ed è stata registrata con successo, facilitando così lo sblocco
con il pollice tenendo il dispositivo con una sola mano.
Le impronte registrabili, al
momento, sono solo tre e l’autenticazione biometrica può
essere utilizzata per il blocco
schermo, per la verifica dell’account Samsung e per l’utilizzo di PayPal, anche se per
quest’ultima funzione va installato il plugin Fido Alliance
per certificare le transizioni.
L’utilizzo con PayPal e con il
plugin Fido Alliance potrebbe
essere il vero punto di forza di
Samsung rispetto alla soluzione concorrente,
anche se al momento solo PayPal permette l’acquisto con scansione biometrica.
S-Health è completo, l’utilità
del sensore cardio è relativa
Oltre al sensore Fingerprint, Samsung ha dotato Galaxy S5 anche di un innovativo sensore per
la registrazione del battito cardiaco. Posizionato sotto la fotocamera, questo sensore si integra
alla perfezione con l’applicazione S-Health e
permette di registrare le pulsazioni durante le
sessioni di fitness, popolando così il nostro grafico “attività”. L’inserimento del sensore nello
smartphone suona un po’ come una forzatura,
più che altro perché durante l’attività fisica le
pulsazioni andrebbero monitorate costantemente con una fascia cardio e non registrate
segue a pagina37 
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Il display del Galaxy S5 è probabilmente il miglior schermo che uno smartphone abbia visto: angolo di visione, leggibilità sotto fonti di
luce, saturazione e resa cromatica sono davvero
al top. Samsung nei giorni scorsi ha rilasciato alcuni dettagli sul trattamento antiriflesso,
confermando che è stata migliorata del 47% la
leggibilità del display sotto forte luce ambientale dove il display può arrivare ad emettere anche 400 nits, un valore di tutto rispetto per un
pannello come l’OLED che è self-emitting. Ma
la luminosità non è tutto: scorrendo una serie
di foto campione e alcuni pattern di test si può
apprezzare l’assoluta linearità di questo schermo, l’ottima resa cromatica e un bilanciamento
quasi perfetto dei colori. Come per i precedenti modelli si può regolare la calibrazione dello
schermo sfruttando una serie di profili come Cinema e Foto professionale, ma la calibrazione
automatica a seconda del tipo di applicazione
ci ha restituito risultati davvero
sorprendenti. Con i suoi 432 ppi,
lo schermo Full HD da 5.1” del
Galaxy S5 riesce a offrire anche
una definizione impeccabile migliorando alcuni difetti della matrice PenTile del precedente modello: sull’S5, Samsung Display
ha adottato una configurazione
Diamond Pattern che raddoppia i
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
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Samsung Galaxy S5
segue Da pagina 36 
occasionalmente stando rigorosamente fermi.
La misurazione è abbastanza precisa, l’abbiamo verificato, tuttavia non è molto diversa
dalle misurazioni fatte con alcune applicazioni
che sfruttano fotocamera e flash per leggere i
cambiamenti di flusso di sangue nel polpastrello. Samsung ha probabilmente voluto inserire
il sensore per spingere la registrazione degli
utenti a S-Health (è l’unico modo per provarlo),
consapevole del fatto che fitness e wearable saranno le prossime frontiere della tecnologia.
Meno Samsung più Google
godono tutti
essere la risposta di Samsung a Blinkfeed di
HTC, anche se molti rimpiangeranno l’assenza
del più utile Google Now (e non si può impostare) quando dalla schermata di Home si effettua lo swipe verso destra. L’interfaccia del
Galaxy S5 sembra accontentare un po’ tutti, sia
quelli che odiano le personalizzazioni eccessive
e preferiscono l’esperienza Android, sia quelli
che invece reputano Android troppo scarno
e poco funzionale. Da segnalare che Samsung
non ha neppure farcito lo smartphone di tutte
le sue app, cosa che avrebbe ridotto lo spazio
a disposizione: i vari S-Note, WatchOn, Video
Editor, SideSync e S-Translator fanno parte del
pacchetto di Samsung Apps Galaxy Essential,
consigliate da Samsung ma non installate. Una
scelta saggia, anche perché la maggior parte
delle persone nemmeno le usa e portano via
inutilmente spazio sul device. Il risultato è un
discreto 12 GB di spazio disponibile sul dispositivo da 16 GB, ma c’è sempre lo spazio cloud e
quello SD per incrementarlo. Tra le applicazioni preinstallate troviamo invece Geo News, una
sorta di alert che avvisa l’utente di pericoli e disastri che avvengono nelle vicinanze. Nel corso
della prova siamo stati avvisati di un incendio
in Valganna, distante 84 km da noi, ed effettivamente (lo abbiamo verificato con Google) era
appena stato segnalato. L’applicazione permette di trasmettere immediatamente una richiesta
di aiuto con coordinate precise tramite SMS a
contatti preinseriti.
Ottima autonomia
se non si esagera
Autonomia e fotocamera sono sicuramente i
due aspetti che più ci hanno sorpreso del Galaxy S5: grazie a un display più efficiente, a
una migliore gestione del processore e a nuove modalità di risparmio energetico, Galaxy S5
raggiunge un’autonomia fino a 2 giorni. Il dato
va preso però con molta attenzione: come tutti
gli smartphone consuma (e non poco) se si utilizza assiduamente per navigare sfruttando la
connessione LTE o per giocare, e in questo caso
arrivare alla giornata non è cosa facile, ma se si
utilizza con moderazione, l’S5 ha una autonomia davvero elevata. Una cosa ovvia, ma neppure tanto: il sistema di gestione energetica riesce
ad essere molto efficiente nella gestione delle
operazioni standard, dalle telefonate alla scrittura di messaggi per arrivare alle foto, e il calo
della batteria in standby è lentissimo. Samsung
ha aggiunto anche una serie di modalità per il
risparmio energetico “extra”, compresa una
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segue a pagina 38 
torna al sommario
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Il sistema operativo del Galaxy S5 è il nuovo Android KitKat 4.4, tuttavia com’era lecito
aspettarsi Samsung ha personalizzato l’interfaccia di Google ritenuta spesso troppo spartana. Il risultato però è migliore di quanto ci si
possa aspettare, e rispetto a quanto fa Samsung
con i tablet o con la serie Note, sull’S5 la personalizzazione è quasi esclusivamente estetica,
con pochi interventi funzionali. L’interfaccia è
snella, veloce, ben disegnata e senza fronzoli o
cose inutili: restano tutte le funzioni presenti
sugli altri modelli ma l’intera interfaccia è stata
riorganizzata per essere più chiara e semplice
da gestire. Il pannello impostazioni, con le sue
icone tonde, ricorda molto quello di Tizen così
come il pannello notifiche, mentre l’interfaccia
principale con i nuovi widget a “tile” rende le
pagine Home davvero eleganti. Così come nei
Galaxy Tab Pro, Samsung ha inserito la “rivista personale”, ovvero ha integrato Flipboard e
i widget social in un layout che ricorda molto
la Metro UI. Un’applicazione questa che vuole
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST
Samsung lamer: da iPhone
a Galaxy in un passaggio
Samsung Galaxy S5
segue Da pagina 37 
Tra Apple e Samsung non scorre buon sangue, e
chissà cosa dirà Apple di Smart Switch Mobile,
l’applicativo realizzato da Samsung per facilitare la migrazione dei contenuti da smartphone
Android o iPhone verso il Galaxy S5. Samsung
ha fatto un lavoro da vero “lamer”, effettuando
il Reverse Engineering completo del backup di
iOS per permettere l’importazione di tutti i dati
presenti sull’iPhone. All’utente che sceglie di
abbandonare la Mela per cedere alla tentazione
di uno schermo più grande Samsung chiede solo
( ! ) l’account di iTunes e un paio di conferme,
dopodichè fa tutto da sola, scarica il backup,
lo decomprime, importa SMS, mail, utenti,
impostazioni e applicazioni scaricandole dopo
aver fatto il match. Una mossa geniale, simile
a quella adottata anche da altri produttori ma
implementata in modo più semplice e diretto, e
raggiungere l’obiettivo non è stato sicuramente
semplice.
La fotocamera è velocissima
e fa anche (inutili) video in 4K
Dopo essersi affidato per anni a Sony e ai suoi
sensori Exmor RS, non ultimo il popolare
IMX135 da 13 megapixel usato su S4 e Note 3,
Samsung si è affidata al suo team interno per
sviluppare il sensore del Galaxy S5. La tecnologia di partenza è quella del sensore ISOCELL
presentato da Samsung a settembre 2013, un
sensore che, grazie ad una microbarriera che
separa i pixel, elimina il crosstalk e aumenta la
gamma dinamica del 30%. Con il suoi 16 megapixel in un’area da 1/2.6’’, il sensore usato
sul Galaxy S5 è il più piccolo CMOS con pixel a
rilevamento di fase mai realizzato, con un pixel
pitch di 1.12 µm e pixel per la messa a fuoco disseminati su tutta la superficie. Una rivoluzione
che arriva dai sensori ibridi delle fotocamere
tradizionali, e effettivamente l’uso dei pixel a
ricerca di fase permette a Samsung di avere un
autofocus davvero veloce e anche abbastanza
preciso. Abbiamo scattato alcune foto e dobbiamo dire che il sensore si è comportato in modo
molto particolare, con situazioni eccelse alternate a qualche momento di difficoltà.
Per le foto “normali” il CMOS Isocell è eccezionale se pensiamo a quanto è grosso: ottima
definizione, rumore contenuto e una resa simile
a quella di una compatta di fascia media. Con
poca luce invece il sensore soffre un po’: o si
impostano gli ISO manuali, ma serve una mano
fermissima, o ci si trova di fronte a una foto comunque rumorosa. Va detto, comunque, che le
condizioni di scatto non erano le più facili. Il
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Smartphone nuovo,
ma il design ormai stanca
torna al sommario
sensore ISOCELL si comporta molto bene anche in alcune situazioni di sfumatura difficile.
Nel complesso comunque la fotocamera è davvero buona: la sua velocità, unita alle possibilità
offerte con le impostazioni avanzate, permette
di scattare ottime foto in quasi tutte le situazioni. Una nota a parte merita il capitolo video:
oltre all’ottima ripresa video Full HD, Samsung ha inserito anche la modalità Ultra HD.
La differenza è visibile con scene luminosa, un
po’ meno con poca luce: in ogni caso il nostro
pensiero non cambia, usare la ripresa video Ultra HD su uno smartphone è solo un modo per
consumare prima lo spazio libero della memoria interna.
Galaxy S5 non è la solita minestra riscaldata,
anzi, le novità sono veramente tante ma è innegabile che un refresh sul design sarebbe stato
necessario. Se escludiamo la cover, che però è
intercambiabile, inizia ad essere davvero difficile distinguere gli smartphone top di gamma
Samsung, e questo nonostante i Galaxy siano
effettivamente diversi, con l’arrotondamento
dei bordi che diventa sempre meno accentuato.
L’unica vera critica che si può fare all’S5 è relativa ai materiali esterni: iPhone, HTC e Sony sono
decisamente più interessanti da questo punto di
vista. Per il resto non esiste un solo punto dove
l’S5 esce sconfitto, soprattutto per chi vuole uno
smartphone e non un mix arraffato di specifiche
tecniche super: lo schermo è incredibile, la batteria dura tanto e la fotocamera fa ottime foto.
A questo si aggiungono poi i miglioramenti sulla
rete, come l’integrazione del Channel Bonding
tra Wi-Fi e LTE, i sensori addizionali (poco utili a dire il vero) e un’interfaccia meno aggressiva e più piacevole di quella a cui Samsung ci ha
abituato. Come nel caso dell’HTC One, però, c’è
sempre da riflettere sul prezzo e sulle novità rapportate ad esso: 699 euro non sono pochi, ma è
il prezzo dei top di gamma. Quello che ci si deve
chiedere è se vale la pena spendere altri 699 euro
per sostituire uno smartphone pagato altrettanto lo scorso anno, smartphone che nel frattempo
si è svalutato in modo pesante per le politiche di
prezzo aggressive della casa coreana. Un Galaxy
S4, che è un ottimo smartphone, si trova oggi alla
metà del prezzo di lancio dello scorso anno e probabilmente l’S5 subirà la stessa sorte, senza poi
essere così diverso dal suo predecessore.
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funzione Super Battery Saving dove allo spegnimento delle funzioni di rete viene affiancato
anche lo schermo in modalità bianco e nero.
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST Una fotocamera compatta destinata agli orfani delle impostazioni manuali: ottimo mirino e tanta qualità
Fujifilm X-T1 e 56mm F1.2: coppia da urlo!
Abbiamo provato la X-T1 assieme al fantastico 56mm F1.2, un vero pozzo di luce! Responso positivo
di Cristian Viarisio
L
Completa e innovativa
Il corpo è di taglia media, con una leggera sagomatura sulla parte destra, interamente gommata
per favorire la presa. Sulla parte superiore ci sono
tre ghiere, ma fra queste manca quella del modo
di funzionamento (Auto, P/A/S/M, ecc.). Fujifilm
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X-T1 rivoluziona il modo di impostare le priorità
durante uno scatto; quando per esempio su una
fotocamera classica scegliamo S/Tv, stiamo dando priorità alla velocità dell’otturatore lasciando
alla logica della fotocamera scegliere l’opportuno
valore di diaframma che garantisca la corretta
esposizione (Ev=0) alla sensibilità ISO impostata.
E lo stesso vale per le altre modalità: fondamentalmente la corretta esposizione è la semplice (e
giusta) combinazione fra velocità dell’otturatore,
apertura del diaframma e sensibilità del sensore. 
Sulla X-T1, al posto di un selettore che a seconda
della modalità “libera” il parametro giusto (una
volta diaframma, una volta l’otturatore, ecc.),
c’è la possibilità di impostare ogni parametro in
Auto o di regolarlo autonomamente, formando
diverse combinazioni. Quindi, se si volesse scattare con priorità al diaframma (la classica A/Av),
si potrebbe lasciare in Auto l’otturatore, impostare (volendo) gli ISO, e quindi regolare direttamente il diaframma con l’anello sull’obiettivo.
Un approccio originale a cui subito ci si adatta
e che ci è piaciuto molto. Stranamente, però, sul
display, invece che segnalare quali parametri
segue a pagina 40 
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a Fujifilm X-T1 è una fotocamera della categoria CSC (Compact System Camera o
Mirrorless), della serie X, dotata di sensore
fotografico APS-C e un corpo solido e dall’estetica vintage, che condivide parte dell’elettronica con la sorella minore X-E2 e si posiziona fra
questa e la "top" X-Pro1, aggiungendo qualche
caratteristica saliente. Una di queste è il corpo
in lega di magnesio, condizione che le garantisce resistenza e leggerezza. Inoltre, è tropicalizzato, quindi in grado di resistere a piccoli urti e
a qualche schizzo d’acqua o polvere, caratteristica sempre più diffusa in apparecchi di questa fascia di prezzo e qualità. Impugnandola, la
sensazione è di robustezza e cura nei particolari.  X-T1 utilizza un sensore X-Trans da 16 Megapixel; della tecnologia proprietaria Fujifilm
X-Trans abbiamo già parlato in dettaglio nella prova della piccola X20, qui riassumiamo
dicendo che in luogo del filtro colore di Bayer
(classico) viene impiegata una matrice meno ripetitiva e quindi meno incline all’effetto moirè,
al punto da non necessitare del filtro passa basso che di contro ridurrebbe di poco la definizione finale. Ergo, un sensore X-Trans dovrebbe garantire una migliore micro-definizione. 
torna al sommario
estratto da dday.it
n.88 / 14 APRILE 2014
tEST
Fujifilm X-T1 e 56mm F1.2
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sono in Auto e quali liberi (quindi con la medesima filosofia), si torna a indicare la modalità
PASM corrispondente alle scelte fatte, e per
chi non ha chiaro il legame descritto poco fa,
questo potrebbe creare confusione. Troviamo,
quindi, una generosa ghiera per impostare gli
ISO che vanno da 200 a 6400 in modo nativo,
con un’estensione verso il basso L=100 e due
verso l’alto H1=12800 e H2=25600 (in modalità estesa non si può salvare in RAF, il RAW di
Fujifilm, ma solo in Jpg). Il selettore è bloccato
da un pulsante per evitare rotazioni involontarie. Sotto la ghiera c’è il selettore “drive”, per
scegliere il bracketing, lo scatto continuo lento
e veloce, il singolo, il multiesposto, i filtri artistici e il panoramico. Il fatto che la modalità di
scatto sia slegata dalla modalità “filtri artistici”
(normalmente si può scegliere o PASM o “effects” che lavorano in Auto), permette di usare
X-T1 in modalità avanzata e con i filtri applicati, contemporaneamente.  Fra i filtri artistici
ci sono i classici, dal colore parziale all’effetto miniature. Dall’altro lato c’è la ghiera dei
tempi che sormonta il selettore del metering
(esposizione spot, prevalenza centrale, media
ponderata). La scelta della velocità dell’otturatore avviene in due mosse: in modo approssimativo con questa ghiera, e quindi in modo più
fine con la rotella frontale e l’indice durante la
composizione (impostando per esempio 1/30
sul primo selettore, poi si può variare da 1/20
a 1/50 con la seconda rotella). La ghiera dei
tempi ha il pulsante di blocco, ma va premuto solo per uscire dall’automatismo. L’ultima
ghiera è quella dedicata al valore Ev, e va da -3
a +3 stop, a passi di un terzo. Purtroppo questa ghiera non è dotata di pulsante di blocco e
capita di ruotarla involontariamente. C’è anche
un menù Q che permette di impostare i vari parametri navigando sul display o nel mirino. Vi
è poi un totale di altri 6 tasti programmabili,
davanti accanto all’obiettivo, sopra e dietro ,cui
assegnare le funzioni rapide che desideriamo,
torna al sommario
Scatti effettuati in condizione di BUONA luminosità
in AMBIENTI ESTERNI (clicca per ingrandire)
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segue Da pagina 39 
oltre a quelle già raggiungibili proprio con il
menù Q. Leggermente scomodi risultano i tasti sul dorso, soprattutto quelli direzionali che
sono troppo piccoli e affossati, tra l’altro inutilmente perché lo spazio ci sarebbe anche. Completa la dotazione il display orientabile in senso verticale a 90° verso l’alto e circa 30° verso
il basso. Il display si vede abbastanza bene in
piena luce anche se la luminosità e il contrasto
crollano: il mirino, in condizioni di forte luminosità ambientale, è l’asso nella manica. La XT1 non ha flash integrato, ma in dotazione vi è
un piccolo illuminatore esterno da agganciare
all’occorrenza sulla slitta.
Un mirino favoloso
A vederlo così, sommariamente, avremmo
giurato che fosse un mirino ottico con sopra un display in trasparenza (ibrido). E invece no…
I 2,36 Megapixel di risoluzione e
soprattutto le generose dimensioni dell’immagine riprodotta offrono all’EVF una resa estremamente
convincente. Non notiamo ritardi
o effetti di trascinamento sulle
immagini, e anche la granulosità
digitale rilevata in altri casi, qui
è appena percepibile. Il mirino
digitale è comodissimo grazie alle
tantissime informazioni che è in grado di veicolare: dal focus peaking, allo split screen, alla
livella. Il focus peaking è ormai la diffusa e comodissima funzione con la quale si enfatizzano
con un colore le zone di massimo contrasto (in
cui quindi la messa a fuoco è corretta): in X-T1
è selezionabile su 4 colori e due livelli di intensità. Il sistema split screen, invece, è un tuffo
nel passato, quando al centro del mirino l’immagine veniva spezzata in verticale e mettendo
a fuoco si cercava di rendere continue le linee
verticali. Con X-T1 si fa nello stesso modo e la
procedura è molto efficace, soprattutto se in
abbinamento con lo zoom della porzione centrale (chiamata focus assist).
Una cosa che ci sentiamo di criticare all’interfaccia grafica della Fujifilm è la poca evidenza
data agli eventuali “fuori scala”; se per esempio
ci troviamo in una condizione in cui l’automatismo ha necessità di andare oltre il tempo di
1/4000sec (limite della X-T1), l’unica cosa che
succede nel mirino o sul display è che il 4000
da azzurro passa a rosso. In altre fotocamere
questa condizione è resa più evidente e sulla
X-T1, che compensa anche la luminosità nell’EVF, rischia di passare inosservata portando
all’errore.
segue a pagina 41 
estratto da dday.it
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Fujifilm X-T1 e 56mm F1.2
n.88 / 14 APRILE 2014
Scatti effettuati sfruttando gli effeTti integrati
della fotocamera e le simulazioni di pellicola (clicca per ingrandire)
segue Da pagina 40 
PRO STANDARD
VELVIA
App Mobile, massima comodità
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torna al sommario
B&W
La splendida Prime 56mm f/1.2
Interamente costruito in metallo, dotato della sola
ghiera del diaframma che va da f/1.2 a f/16 e che include la modalità Auto, e della grande ghiera per la
messa a fuoco manuale, questo 56mm si comporta
come fosse un 84mm su una Full Frame. Quindi, è
perfetto per i primi piani e gli sfondi sfocati. Staccato dal corpo macchina e con tutto il diaframma
aperto, mette in evidenza tutta la sua enorme apertura (il filtro è da 62mm); il trattamento superficiale antiriflesso Super EBC (Electron Beam Coating)
garantisce a questo obiettivo prestazioni eccellenti.
Trattandosi di un’ottica molto luminosa e non particolarmente spinta come focale, non si sente in
modo particolare la mancanza dello stabilizzatore
ottico. La minima distanza di fuoco è, invece, a circa un metro, quindi è impossibile fare scatti da distanze ravvicinate o macro. Il bokeh (la morbidezza
dello sfocato) è eccellente e non si percepisce la for-
SEPIA
ma delle lamelle del diaframma che invece rimane
molto circolare. Da notare che dato che la X-T1 è di
suo già sensibile alla luce (minimo 200 ISO) e che il
56mm a f/1.2 trasmette molta luce, sarebbe opportuno prevedere l’abbinamento di filtri ND (Neutral
Density) per tagliarne un po’.
Ottima tenuta sul rumore
Nella prova degli ISO (foto sotto a destra), a parte
il primo estratto a 200 ISO, già dagli 800 ISO in su
si nota da una parte una perdita di brillantezza, ma
per il resto un’ottima pulizia e il corretto mantenimento dei colori fino anche alle modalità espanse.
Solo a 25.600 ISO (corrispondente ad H2, il massimo) la granulosità diviene più evidente. Sicuramente nel momento in cui si potrà lavorare sugli
scatti raw, il risultato non potrà che migliorare.
Con X-T1 si va sul sicuro
La Fujifilm X-T1 è una splendida fotocamera,
bella, solida e innovativa. Quello che veramente
stona in questa valutazione è il prezzo di vendita
(1.300 euro solo corpo, 1.600 con l’ottica 18-55 in
kit), che la rende un prodotto di altissima gamma, al pari addirittura di alcune soluzioni Full
Frame. Anche il secondo obiettivo è fenomenale
ma costa da solo altri 1100 euro. Sicuramente è
possibile spuntare offerte migliori, ma in generale la X-T1 rimane una fotocamera APS-C di altissima gamma che consigliamo a chiunque ami la
fotografia e le regolazioni che si possono effettuare per realizzare lo scatto migliore.

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Sono sempre di più le fotocamere che hanno
qualche applicazione mobile per il tablet o per
lo smartphone. Abbiamo scaricato e installato
direttamente dal Play Store Fujifilm Camera
Remote (attualmente è disponibile per iOS
e per Android). Una volta installata, basterà premere sulla fotocamera il tasto Wi-Fi e
sullo smartphone avviare l’app, che immediatamente comparirà l’elenco delle fotocamere
presenti nel raggio d’azione.    L’applicazione
permette di controllare la fotocamera (scatto
remoto e parametri come diaframma, ISO, otturatore), stabilire il punto di messa a fuoco
in modalità touch, trasferire una versione da
2 Megapixel delle foto selezionate (per condividerle via smartphone verso i social network,
per esempio) e geotaggare gli scatti che stiamo
per fare. Quest’ultima funzione è molto interessante: in effetti permette di sfruttare il GPS
del proprio smartphone per inserire le coordinate geografiche e l’ora corretta di scatto
automaticamente per un’ora dall’avvio della
funzionalità (dopo entra in risparmio energetico). L’applicazione in sé è ben realizzata e
comoda, anche se la grafica non è il massimo e
lo schermo remoto è piccolino sul display del
telefono (nel nostro caso, occupa meno della
metà dei 4,7’’ disponibili).