estratto da dday.it Gli italiani - a quanto si dice - non sono disposti a pagare per i servizi. È per questo - si dice ancora - che i nostri negozi di elettronica non ne erogano. Fatto sta che se un utente oggi ha un problema con un apparecchio non può che affidarsi alle sue sole conoscenze incrociate con quelle di Google o a quelle del classico “amico esperto”. È vero: l’italiano non ama pagare per i servizi, anche quando ne ha un maledetto bisogno. Parallelamente i centri di assistenza soffrono (se addirittura non chiudono), con apparecchi che sempre più vengono sostituiti dalla Casa produttrice e non riparati, con contratti di convenzione con i marchi sempre più capestro e con un ciclo di vita del prodotto che spesso lo rende obsoleto prima che guasto. È un peccato, perché con i centri di assistenza (i cosiddetti CAT), che si trasformano in puri centri logistici di ricezione di apparecchi guasti e riconsegna di ricondizionati, va perdendosi una grande competenza tecnica, proprio quella che in realtà servirebbe a molti negozi per fare il salto di qualità. Basterebbe pensare in termini più ampi al termine “assistenza” spostando il pallino dal prodotto al consumatore: l’assistenza che serve oggi è all’utente, non (solo) all’apparecchio. Il centro di assistenza e il negozio hanno bisogno l’uno dell’altro, devono essere molto più vicini o addirittura coincidere. Ecco un’idea nuova: integrare i centri di assistenza con i grandi negozi. Da un lato ci sono i CAT che soffrono, alcuni chiudono; dall’altro i negozi con superfici troppo grandi e non sempre frazionabili, condannate a ripetere alcune merceologie per non lasciare spazi troppo vuoti, ma che di certo non vogliono caricarsi di nuovi addetti. Il gioco “win-win” è facile: il negozio offra gli spazi e la sua posizione al centro assistenza, riuscendo a erogare quindi servizi post-vendita che altrimenti non saprebbe assolutamente come gestire; il centro di assistenza - spesso realtà a conduzione familiare - d’altro canto avrebbe l’opportunità di reinventarsi una nuova giovinezza in un mondo dominato dai colossi. Il CAT potrebbe trovare la base del proprio sostentamento per esempio prendendo in appalto la gestione del post-vendita del negozio, a partire dalle annose questioni legate alla garanzia di legge e al ritiro dei RAEE; e poi potrebbe anche stringere un ulteriore accordo con il negozio per erogare particolari servizi di configurazione e di risoluzione problemi, magari su prodotti selezionati o per i clienti fidelizzati; o, meglio ancora, a favore di chi compra il servizio aggiuntivo al momento dell’acquisto, una sorta di “assicurazione contro i problemi”, ben più sexy dell’inflazionata assicurazione contro i guasti. Gianfranco GIardina Amazon presenta il set top box Fire TV 10 Office per iPad Già 12 milioni di download 15 Pagamenti NFC arrivano in Italia da Vodafone 11 In prova gli smartphone top HTC One, Galaxy S5 e G Flex In prova i tre protagonisti della stagione primavera/estate HTC punta sul design, S5 sulla tradizione, G Flex innova 32, 35, 28 Viaggio nella Cina di TCL 07 e nella fabbrica di LCD Grandi investimenti e velocità di esecuzione sono gli ingredienti della scalata al mondo Spostiamo i CAT nei negozi n.88 / 14 APRILE 2014 Tutti i segreti di Sky Online 39 02 Test Fujifilm X-T1 ottica 56mm f/1.2 Dal 2015 Sky senza parabola Accordo Sky - Telecom: dal prossimo anno tutto Sky in streaming 16 Samsung TV Si parte da 1999€ Presentata in Italia la gamma TV targata 2014. Non solo curvi... 07 08 Windows Phone 8.1 Arriva Cortana! estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 TV & VIDEO DDAY.it è in Cina per scoprire TCL, colosso della produzione TV poco conosciuto da noi. Ma promettente Una settimana in Cina alla scoperta di TCL “Cambierete idea sulla produzione cinese” TCL è il terzo produttore di TV al mondo ed è pronto a scommettere forte sul mercato europeo di Gianfranco GIARDINA F torna al sommario a una certa impressione arrivare nella sede principale di TCL e trovarsi di fronte a qualcosa di più che un palazzo, un vero campus. Siamo a Shenzhen, in Cina, e facciamo parte di una delegazione di stampa europea (come unica testata italiana) invitata a conoscere da vicino questa realtà. TCL non è un marchio molto conosciuto in Italia. Per adesso. Si tratta infatti di un colosso della produzione di pannelli e TV, oltre che di tanti altri apparecchi, come DVD e Blu-ray player, smartphone ed elettrodomestici. In molti dalle nostre parti si stupiranno di sapere che TCL, un nome che forse neppure hanno mai sentito, è il terzo produttore TV a livello globale, posizione già raggiunta nel 2013 arrivando dopo Samsung e LG e scalzando Sony. Unica azienda cinese nelle prime sette posizioni, secondo i dati DisplaySearch. Neppure i più attenti appassionati di TV probabilmente lo sanno. E allo stesso modo in pochi sanno che dal 2004 TCL ha acquisito il marchio Thomson e che produce, tra le altre, anche le TV a marchio Ikea. È il giovanissimo CEO di TCL Multimedia Company, Mr. E a introdurci al mondo TCL: “Questo viaggio vi darà una nuova idea non solo di TCL, ma di tutta la produzione cinese”. Siamo a Shenzhen, metropoli cinese giusto a ridosso del confine con Hong Kong e centro oramai mondiale della produzione tecnologica. Basti pensare che proprio qui c’è il più grande stabilimento di Foxconn, la società che produce la maggior parte dei device Apple e impiega nelle sue fabbriche oltre un milione di persone. L’esperienza di Foxconn e di tante altre realtà produttive basate in questo distretto ci ha insegnato già da tempo che l’idea delle “cinesate” è solo un preconcetto, una sorta di difesa dialettica dei competitor annichiliti dai costi della manodopera certo, ma anche dalla capacità produttiva e dall’organizzazione che si respira da queste parti. E così, senza che il consumatore italiano ne sapesse molto, TCL dal 2012 si è stancata di comperare pannelli da terze parti ed è diventata anche produttore diretto: ora compra solo i vetri (i produttori nel mondo sono solo tre), il resto lo fa da sé. Una produzione enorme per quantità che ha portato TCL in pochi mesi a diventare il numero cinque (a dir la verità su sei) nella produzione di pannelli. La produzione viene per circa la metà utilizzata su TV TCL e per l’altra metà vendu- ta ad altri brand, tra cui Samsung (che detiene una quota del 15% della fabbrica), Toshiba, Panasonic, gli altri brand cinesi, senza dimenticare che è sempre TCL a produrre con pannelli propri i TV Uppleva di Ikea e i nuovi TV a marchio Pioneer comparsi su alcuni mercati negli ultimi mesi. Il gruppo TCL è ampio e diversificato, seppur focalizzato nella produzione di elettronica. Impiega nel mondo 68.000 addetti e si appoggia a 10 centri di ricerca e sviluppo e 20 impianti produttivi. Ha sedi un po’ in tutto il mondo ed è presente, anche ancora in maniera graduale, anche in Italia.Lo stabilimento che assembla i TV per l’Europa si trova in Polonia. TCL fattura circa 86,5 miliardi di RMB, pari a circa 9,5 miliardi di euro, di cui più di un terzo arriva dal mondo TV. TCL – secondo le dichiarazioni dell’azienda - è anche numero cinque nel mercato globale degli segue a pagina 03 REPORTAGE In Cina da TCL n.88 / 14 APRILE 2014 Thomson Ultra HD Z8 49’’ segue Da pagina 02 Il prossimo futuro in Europa (e non) di TCL Almeno per il momento, soprattutto in Europa, la presenza di TCL nel settore TV sarà divisa sui due brand: TCL e Thomson, che in Europa continueranno a convivere. La strategia è quella di tenere i brand differenziati per target: giovane e tecnofilo TCL, più legato alla famiglia (e quindi anche ai grandi schermi) Thomson. La gamma a smartphone e – cosa che non sapevamo - numero uno incontrastato nella produzione di lettori DVD e Blu-ray: praticamente – ci dicono – tutti i player dei principali brand escono dalle fabbriche TCL, come Samsung, Sony ed LG. Il progetto di TCL è ambizioso: consolidare la propria posizione e crescere ancora, soprattutto nei Paesi in cui non è ancora “sentita”, come in Italia. Va detto che l’Europa sembra proprio l’area per ora meno coperta da TCL, salvo alcune eccellenze, come in Francia, in cui il marchio Thomson ha un appeal naturale e storico. Fatto sta che la quota di mercato media nell’Europa occidentale è sotto il 3%, anche se in costante crescita: “In Europa – ci dicono – il lavoro è ancora tutto da fare”. Gli obiettivi – dicevamo – sono ambiziosi: TCL punta a entrare a breve nella Top5 dei marchi TV in Europa ed addirittura essere nella Top3, sempre in Europa, nel segmento dei TV Ultra HD, ambito nel quale la società depone molte speranze. Per farlo ha acquisto nuove professionalità dall’estero, concentrandosi sul design, l’ambito nel quale i produttori cinesi devono ancora maturare e rispetto al quale la sensibilità europea è molto alta. Per questo motivo, da un anno Flemming Petersen, designer storico nientemeno che di Bang & Olufsen, si è trasferito a Shenzhen e ora dirige il Creative Center di TCL oltre a rivestire anche il ruolo di Vice Presidente. Insomma – se non si fosse ancora capito - questi fanno sul serio. torna al sommario Thomson Ultra HD Z8 85’’ marchio Thomson punterà molto sin da subito sull’Ultra HD. Alla serie W9 (già introdotta lo scorso anno), si affiancheranno le serie Z8 e Z7: si tratta di TV 4K dalle caratteristiche interessanti, con connettività HDMI 2.0 e disponibili in vari tagli: 49”, 55” e 85”per lo Z8 e 65” per lo Z7. Questi TV UltraHD dovrebbero arrivare a breve con TCL SERIE JUMBO prezzi aggressivi: in particolare si parla di 999 euro per il 49”, 1299 euro per il 55” (nella foto qui sopra) e 2499 euro per il 65”. In particolare colpisce il grande 85” Z8 che dovrebbe attestarsi intorno a 8000 euro, una cifra sì alta a livello assoluto ma assolutamente adeguata a un 4K di queste dimensioni. Gli altri “pliastri” dell’offerta Thomson attuale sono la Smart TV (TCL aderisce alla Smart TV Alliance e quindi si tratta di un ambiente simile a quello di Philips e LG, tanto per intenderci) e i TV bianchi: in questo segmento l’azienda ha riscosso molti successi commerciali, soprattutto sui piccoli polliciaggi. Passiamo invece alla gamma TCL (foto in basso, in questa pagina): sotto il marchio “padre” verranno realizzati i prodotti più “agili”, fatto salvo per i grandissimi TV Ultra HD con design “a lavagna” da 75”, 85” e addirittura 110“, che ricordano molto da vicino i corrispondenti modelli Samsung. Questa linea chiamata appunto “Jumbo”, dovrebbe arrivare nel corso dell’anno ma i prezzi ancora non si conoscono, ma si preannunciano più “normali per il 75” e l’85” e invece “pazzeschi” per il gigantesco 110”. Tra i punti chiave, una linea 4K, la S7600, con polliciaggi decisamente ridotti: 49” e addirittura 40”, probabilmente più eleggibile a monitor secondario per PC che a vero e proprio TV, vista la distanza di visione che dovrebbe derivarne. E poi la declinazione più giovanile dei TV bianchi, che acqiustano un tocco di colore, secondo due stili: o la cornice colorata frontalmente e bianca sul fianco o, viceversa, bianca sul frontale e colorata lateralmente; tre i colori disponibili, verde, rosso e azzurro, in tinte non eccessivamente sgargianti. A questi prodotti se ne aggiungeranno presto degli altri, segue a pagina 04 estratto da dday.it estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 REPORTAGE In Cina da TCL segue Da pagina 03 tanto per intenderci). “Non avrebbe senso arrivare prima – ci spiegano -: noi vogliamo portare la migliore tecnologia ma a prezzi accessibili”. Chiediamo, in separata sede, quale sarebbe a loro avviso un prezzo ragionevole per l’OLED: “1999 euro per il 55” Full HD, a quel livello si inizierebbe a vendere davvero. “E per allora noi ci saremo”. TV & VIDEO Proseguiamo il nostro reportage dalla Cina con la visita alla fabbrica TCL dove vengono prodotti i pannelli Visita alla fabbrica da 20 milioni di pannelli Al momento si producono 20 milioni di pannelli all’anno: entro il 2015 la produzione raddoppierà N di Gianfranco GIARDINA ell’ambito del viaggio in Cina per conoscere il mondo TCL, eccoci alla fabbrica di pannelli, a Guangming, poche decine di chilometri dal centro di Shenzhen: si tratta di un impianto modernissimo, operativo da meno di due anni ma che già ha raggiunto e superato la capacità produttiva per la quale è stato pensato: nel 2013 sono stati “sfornati” quasi un milione e quattrocentomila substrati LCD di generazione 8.5 (quindi di dimensioni in proprio. Infatti sta per partire l’investimento per una fabbrica che si occuperà solo di panelli OLED, con una produzione iniziale di 55” WhiteOLED (simili a quelli di LG torna al sommario 2,2 x 2,85 m) dai quali sono stati ottenuti oltre 21,6 milioni di pannelli per altrettante TV. Tanto per avere un idea, l’intero fabbisogno del mercato italiano per quattro anni. Il braccio armato di TLC sul fronte della produzione dei pannelli si chiama CSOT – China Star Optoelectronics Technology: si tratta di una joint venture che prevede, oltre alla maggioranza dell’85% in capo al gruppo TCL, la presenza nel capitale di Samsung per il restante 15%. L’operazione è simmetrica: TCL ha una partecipazione del 10% nella fabbrica di pannelli che la stessa Samsung detiene in Cina. Il rapporto tra le due società è di lunga data: prima del 2012 TCL non aveva una fabbrica propria di pannelli e quindi si approvvigionava principalmente proprio da Samsung; oggi la situazione è cambiata, con Samsung che acquista una parte del proprio fabbisogno proprio dalla fabbrica TCL. La tecnologia sviluppata dalle due aziende è simile: entrambe realizzano pannelli LCD in tecnologia VA (Vertical Allignment) e lo scambio di esperienze e messe a punto è – per quanto ci dicono – costante. Gli investimenti collegati a un impianto di questo tipo sono enormi: basti pensare che la “fase 1” (oramai conclusa) ha richiesto investimenti per 3,5 miliardi di dollari; altri 3,5 sono stati appena stanziati per estendere la produzione ad una fase 2 (che entrerà in operatività nella prima metà dell’anno prossimo) e molto presto partiranno stanziamenti e lavori per altri 1,5 milardi di dollari per la fabbrica di pannelli OLED, che diventerà operativa verso la fine del 2015. In particolare la fase 2 (la nuova porzione di stabilimensegue a pagina 05 Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Maria Chiara Candiago, Simona Zucca, Claudio Stellari, Alessandra Lojacono, Emanuele Villa, Roberto Pezzali, Paolo Centofanti Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni dday@dday.it Per la pubblicità adv@dday.it ovviamente negli ambiti più attesi: primi tra tutti gli LCD curvi che dovremmo vedere già alla prossima IFA di Berlino. Per TCL questa innovazione avrà senso solo sui grandi schermi e quindi non dovremmo vedere LCD curvi sotto i 55”. Al CES di Las Vegas, invece, dovrebbe esserci il debutto di TCL per quanto riguarda la compatibilità con HEVC e nel corso del 2015 è prevista l’introduzioni della compatibilità con le trasmissioni DVB-S3 (lo standard europeo di trasmissioni satellitari fino a 4K). Nella seconda metà del 2015 sarà invece la volta degli OLED, interamente prodotti estratto da dday.it segue Da pagina 04 to è già in costruzione) dovrebbe portare entro il 2015 a un raddoppio della capacità e all’inserimento in produzione di 400 mila substrati all’anno in tecnologia Oxyde TFT (qualcosa di molto simile all’IGZO di Sharp per intenderci), utilizzabili sia per la realizzazione di pannelli LCD che di pannelli OLED. Grandi investimenti e grandi sforzi produttivi: non è un caso, quindi, che al mondo ci siano oramai solo sei aziende che producono i grandi pannelli per TV. Con la fabbrica di Guangming, TCL diventa totalmente indipendente nella produzione di TV, che realizza sin dal pannello. Unico componente chiave che deve acquistare da terzi è il vetro ma di fatto all’interno della fabbrica c’è un distaccamento produttivo di Asahi da cui TCL si approvvigiona delle lastre per la propria produzione. La produzione di questo stabilimento – dicevamo – è della cosiddetta generazione 8.5, un vetro da 220 per 250 cm che può essere tagliato in molti modi: per esempio in sei 55” o in otto 49”, o via via in tagli più piccoli. Come si può vedere nella slide sotto riportata, da questo vetro è anche possibile ottenere il “bestione” 110” (in versione UltraHD) che è l’ammiraglia di TCL, ma con il limite che un vetro dà luogo a un solo pannello, tra l’altro con lo scarto di una grande porzione. torna al sommario Il giro della fabbrica: 4 piani di tecnologia Non si pensi a qualcosa di simile a un “capannone”: la fabbrica è alta come un palazzo di 11 piani e si sviluppa su quattro livelli produttivi, come fossero quattro stabilimenti sovrapposti: non a caso la prima cosa che facciamo è prendere un ascensore. Sorpresa divertente trovare il tappeto dell’ascensore che riporta il giorno della settimana corrente: evidentemente ne cambiano uno al giorno. Dallo sbarco dell’ascensore in poi le foto sareb- bero vietate: con qualche strappo alla regola (e qualcosa di più) siamo comunque riusciti a catturare qualche immagine e qualche video che descrive quello che ci troviamo davanti agli occhi e ci rende più semplice il compito di raccontarlo. Certo, siamo stati richiamati all’ordine un paio di volte, ma quel poco di flessibilità cinese in più rispetto al rigore giapponese, ha permesso che qualche ripresa dalla fabbrica sia stato possibile farla; ed è quasi la prima volta che accade. Innanzitutto c’è una luce gialla dovunque: si tratta di una luce con componenti spettrali non dannose per il processo di fotodeposizione REPORTAGE In Cina da TCL n.88 / 14 APRILE 2014 al quale sono sottoposte le lastre nel processo. Una fabbrica di robot in Cina La prima cosa che si pensa di una fabbrica in Cina è che sia piena zeppa di operai, dato il basso costo del lavoro. Invece lo stabilimento CSOT è praticamente “fantasma”, nel senso che è davvero difficile scorgere degli umani: dalle vetrate che danno sulla linea produttiva vediamo molti robot in movimento che maneggiano, come se fossero vassoi, le delicate lastre segue a pagina 06 estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 REPORTAGE In Cina da TCL segue Da pagina 05 torna al sommario sottilissimo (intorno a mezzo millimetro di spessore) che malgrado la loro fragilità vengono gestite con perizia da giganteschi robot che li prelevano con una serie di ventose e li depongono su una serie di rulli. Qui la produzione si biforca: da un lato la deposizione del substrato di transistor e conduttori per il pilotaggio delle singole celle fatta su uno dei vetri; sull’altro la “stampa” dei filtri colore RGB che renderanno l’immagine colorata. I due vetri opportunamente lavorati a seconda del taglio di pannello da ottenere, vengono poi perfettamente allineati e sovrapposti con l’interposizione dei cristalli liquidi. Detto così sembra facile, ma questo processo è davvero complicato e costellato di fasi complesse e di vetro da cinque metri quadri e mezzo che andranno a comporre il pannello. Ogni tanto, ma solo ogni tanto, si vede un omino passare tutto bardato in un camice stagno, con tanto di testa coperta. Apparentemente non fanno nulla salvo pulire (sul pulito) e controllare. Infatti nello stabilimento non lavorano molti operai: si tratta di solo 500 addetti alla produzione, pochissimi se perequati ai volumi, e 300 addetti alla ricerca e sviluppo. Questi ultimi sono comunque in un’area della fabbrica allestita ad uffici, quindi senza luce naturale e – ci viene da dire – anche incasellati in maniera un po’ alienante (foto qui a fianco), ma comunque non troppo differente da quanto si fa comunemente in ambiti simili negli Stati Uniti. Sul pavimento, ovunque, una selva di “tombini” forati: si tratta del sistema di pulizia dell’aria, che soffia costantemente dall’alto verso in basso subito fuori dalle macchine, abbattendo così a zero la polvere residua, anche di particelle piccolissime: senza questo stratagemma, basterebbe un micro-granello di polvere deposto tra un vetro e l’altro per generare un difetto e il conseguente scarto del pannello. Il processo non è diverso da quello da noi visto in altre fabbriche analoghe, come quelle di Sharp, Panasonic e AUO: arrivano delle gigantesche lastre di vetro rischiose per la buona riuscita del prodotto finale. Il tutto sui quattro piani della fabbrica. Alla fine il pannello ha le tre celle RGB ripetute per ogni pixel, ovviamente con un interasse tra cella e cella diversa a seconda della dimensione del pannello da realizzare e del fatto che si tratti di pannelli Full HD o Ultra HD. Per un pannello TV di medie dimensioni, la densità di pixel è di circa 40 per pollice nel caso del Full HD che diventa 80 per pollice per i pannelli Ultra HD: decisamente meno di quanto non accada con i piccoli schermi per gli smartphone, che possono avere anche densità di pixel superiori ai 200-250 per pollice, che però sono realizzati su substrati di vetro molto più piccoli e quindi in fabbriche ben diverse da questa. Violando tutte le indicazioni dateci dal personale della fabbrica, abbiamo anche girato qualche spezzone filmato per far meglio capire il funzionamento della fabbrica. Chiediamo scusa anticipatamente per la scadente qualità delle riprese, realizzate in maniera decisamente precaria per il continuo controllo dei nostri accompagnatori; alcuni spezzoni sono ripresi direttamente inquadrando uno schermo che riproduceva alcuni filmati. Tra le altre cose, infine, segnaliamo un pannello ad alta gamma dinamica che sul cartellino di spiegazioni (rigorosamente in cinese!) veniva espressamente indicato come basato su tecnologia Quantum Dots, un pannello in tecnologia IGZO, e un 55” curvo. estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 TV & VIDEO Partito il servizio di streaming di Sky dedicato ai non abbonati al satellite Sky Online è qui: il prezzo è giusto? Si parte da 9,90 euro per le serie TV ma il cinema costa 19,90 euro al mese di Roberto Pezzali I torna al sommario Tutta l’offerta Sky TV sarà disponibile anche via internet grazie a un accordo con Telecom Italia. Stessi prezzi, stessa offerta e un decoder dedicato compressi in H.264 e non saranno disponibili offline. Sarà presente la doppia lingua e i sottotitoli. Il Ticket Cinema darà accesso a 8 canali Sky Cinema (Sky Cinema, Sky Cinema Hits, Family, Passion, Comedy, Max, Cult e Classics) ma con alcune limitazioni: qualche contenuto sarà disponibile solo per gli abbonati a Sky tradizionale per assenza di diritti. Si tratta di pochi titoli, e la Guida TV indicherà quello che si può e non si può vedere. Il pacchetto serie TV darà accesso a 3 canali Fox (Fox, Fox Life e Fox Crime) e a circa 30 serie TV in onda con possibilità di vedere On Demand gli ultimi 3 episodi a serie completata. Ai tre canali Fox disponibili da subito si aggiungerà anche Sky Atlantic, il nuovo canale dedicato alle Serie TV più attese. Per finire lo Sport: qui non ci sarà un pacchetto ma si potranno acquistare i singoli eventi a partire da 5 euro ad evento. I prezzi anche qui non sono popolari: da 8 a 10 euro per una partita di calcio a 12 euro per l’intero weekend di Formula 1. Per chi si abbona sono disponibili anche due promozioni: Cinema e serie TV a 24,80 euro al mese e Cinema a 14,90 euro al mese per chi ha già serie TV. Chi vuole provare Sky Online può farlo da subito, creando l’account sul sito skyonline.it e scaricando le app per iPad o tablet Samsung. Sky Online è disponibile anche su PC / Mac, Smart TV Samsung modelli 2012/2013, PS3 e PS4. In estate arriverà anche per Xbox. E le altre TV o gli altri tablet? Arriveranno, e nella roadmap c’è anche un device dedicato per rendere compatibile ogni TV. In ogni caso la priorità è stata data ai dispositivi più diffusi. Infine, da segnalare che è possibile connettere il PC alla TV senza alcuna limitazione (ma non un tablet). Il periodo di prova durerà 7 giorni senza alcun addebito se ci si ricorda, dopo l’iscrizione, di deselezionare l’opzione di rinnovo automatico. di Roberto PEZZALI Non solo satellite: dal prossimo anno Sky sarà disponibile anche come offerta in streaming, senza satellite o parabola. Telecom Italia e Sky hanno annunciato infatti di aver raggiunto un accordo che sfrutterà l’infrastruttura di rete ultrabroadband Telecom per veicolare tutta l’offerta di canali Sky anche tramite IP. Sky, da sempre emittente satellitare, diventa quindi anche un operatore IPTV e per chi sceglierà Sky via rete sarà disponibile un MySky HD dedicato all’offerta e avrà libero accesso a tutti i canali con la stessa qualità (e anche gli stessi prezzi). L’offerta Sky sarà rivolta inizialmente ai clienti con un collegamento in fibra ottica a 30 Mbit/s con i canali che saranno trasmessi con qualità HD. Una novità questa che permetterà a Sky di allargare notevolmente il suo bacino di utenza, soprattutto in quei centri metropolitani raggiunti dalla fibra ottica di Telecom, ma nei quali è difficile, per motivi strutturali o di posizione, installare una parabola. Allo stesso modo Telecom potrà veicolare la sua connettività in fibra a larga banda offrendo sempre più servizi a valore aggiunto. l nuovo servizio OTT di Sky, Sky OnLine, arriva in Italia. Dopo la breve preview che vi abbiamo già presentato qualche settimana fa, ora siamo in grado di inserire i tasselli mancanti del puzzle: i prezzi dei pacchetti e i contenuti disponibili. Sky Online sarà offerto con una modalità di ticket mensile: si paga quando si vuole per quanto si vuole, senza canone fisso e vincolo; al pacchetto Cinema e serie TV si affiancheranno poi pacchetti “eventi” da acquistare singolarmente. La novità di Sky Online è la freschezza di contenuto: al lancio di saranno infatti film come Iron Man 3, Elysium, World War Z e Django Unchained, affiancati da serie TV del calibro di Games of Throne e House of Cards. Ma i prezzi? Sky Online è un’offerta dedicata a chi non è abbonato Sky e non può nemmeno entrare in competizione diretta con Sky, quindi il prezzo non è quello che ci si aspettava: 19.90 euro al mese per il ticket Cinema e 9,90 euro al mese per quello Serie TV. Non certo poco, soprattutto il primo. Sky Online non sarà in HD: una limitazione dovuta più alla banda italiana (in mobilità) che al servizio stesso, ma Sky ci assicura che in futuro verrà sperimentata anche l’alta definizione. I film sono Sky nel 2015 anche in streaming: accordo con Telecom Italia estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 TV & VIDEO Con le serie H8000 e HU8500 debuttano i pannelli Samsung LCD curvi TV curvi di Samsung: ora in Italia I prezzi italiani partono da 1.999 € per il 48” fino a 5.499 € del 65” Ultra HD di Paolo CENTOFANTI CURVO che nasce per permettere un’esperienza di visione ancora più immersiva e realistica, un utilizzo sempre più smart grazie a funzioni avanzate e contenuti di qualità, con un’attenzione sempre alta al design e alla capacità delle linee di impreziosire l’ambiente domestico. I nuovi modelli che guideranno il 2014 ci consentiranno di consolidare la nostra leadership di mercato che deteniamo da nove anni conse- cutivi e di crescere ulteriormente, confermando il valore dei nostri prodotti e l’apprezzamento presso i consumatori”. Il prezzo raccomandato al pubblico del nuovo HU8500 è 3.499 € per il modello da 55 pollici e 5.499 € per il 65 pollici, mentre quello consigliato per il nuovo H8000 è 1.999 € per il modello da 48 pollici, 2.699 € per il 55 pollici e 3.999 € per il 65 pollici. Il 48” Full HD arriverà a fine aprile. TV & VIDEO Disponibili in Italia i TV Sharp presentati a gennaio al CES di Las Vegas Sharp Quattron Pro in Italia: fino a 80” Quattron Pro permette di riprodurre contenuti 4K su un pannello Full HD I di Emanuele VILLA n occasione del CES di Las Vegas parlammo della tecnologia Quattron Pro di Sharp, quella che utilizza un pannello Full HD ono arrivati nei negozi i nuovi TV Samsung curvi: dopo anni di TV piatti Samsung prova a cambiare il trend proponendo qualcosa di diverso, ed è davvero difficile prevedere se la gente resterà affascinata dalla possibilità di avere qualcosa di diverso e unico e se la TV “curva” verrà bocciata dai consumatori. Samsung ha presentato la gamma italiana, con attenzione soprattutto ai modelli H8000 e HU8500 che rappresentano il fiore all’occhiello della nuova collezione, dove ovviamente il modello “HU” è quello ultra HD. “Il nostro obiettivo è di continuare a essere un precursore di innovazione e un anticipatore di tendenze di consumo nel comparto dei televisori, ed è per questo che investiamo nello sviluppo di nuove categorie di prodotto in grado di cambiare il modo di vivere l’esperienza TV” spiega Marco Hannappel, Sales & Marketing Director Audio Video di Samsung Electronics Italia. “Il 2014 rappresenta per noi l’anno del primo TV UHD torna al sommario Disponibile in Italia il modello più piccolo della nuova gamma di TV LCD Art. Il nuovo 32 pollici integra un sistema audio 2.1 a quattro subpixel per riprodurre anche immagini native a 4K di risoluzione. Sharp ha annunciato la disponibilità dei TV Quattron Pro anche per l’Italia, nei tagli “enormi” da 60’’, 70’’ e 80’’. Tra le caratteristiche della linea UQ10, la tecnologia Sharp a quattro colori (RGBY), la certifica THX Display, il 3D attivo, l’active motion a 800 Hz e la connettività completa, che oltre alle connes- sioni fisiche permette anche il controllo tramite l’app Remote Life, oltre all’accesso al portale Aquos Net+ per i servizi smart e il video on demand. I TV della serie UQ10 dispongono di 4 HDMI 1.4, 1 Scart, 1 component, 1 composito, VGA, CI+, 3 USB, Ethernet e Wi-Fi, con miracast, bluetooth e modalità di risparmio energetico. La gamma UQ10 è immediatamente disponibile in Italia nei tagli da 60”, 70” e 80”, ai prezzi consigliati al pubblico, rispettivamente, di € 2.399, € 3.999 e € 7.999. Loewe ha annunciato l’arrivo sul mercato del modello da 32 pollici della nuova linea di televisori Art. Il TV, contraddistinto dal curato design che caratterizza i prodotti Loewe, è dotato di sistema audio 2.1 con due diffusori da 10 Watt più subwoofer da 20 Watt. Fatta eccezione per il 3D, che su questo modello è di tipo passivo, il nuovo TV presenta tutte le novità introdotte da Loewe sulla nuova gamma Art, presentata lo scorso settembre a Berlino all’IFA. Come consuetudine Loewe offre di serie più sintonizzatori, compreso anche da quest’anno il DVB-T2, che affianca il DVB-C e soprattutto il tuner satellitare. Ci sono il WiFi integrato e la nuova interfaccia smart TV personalizzabile, che rende più semplice accedere ai contenuti indipendentemente da dove si trovino: sorgenti esterne, periferiche USB, rete DLNA. Il nuovo Art 32 è disponibile nei colori nero, argento cromato, moka e bianco, a un prezzo di 799 euro. S di Roberto PEZZALI Loewe lancia TV Art 32 Innovative Curve A smartphone designed to fit you Now It’s All Possible estratto da dday.it Sony presenta il proiettore Full HD 3D VPL-HW40ES. Tante tecnologie collaudate e un prezzo che si preannuncia abbordabile di Emanuele VILLA Sony ha presentato un proiettore per home cinema Full HD 3D, il VPL-HW40ES. Come suggerisce la sigla, andrà ad affiancare il VPL-HW55ES (circa 3.000 euro), posizionandosi in una fascia di mercato più bassa (si parla di 2.199 euro, prezzo da confermare). Come dicevamo quindi, risoluzione Full HD, 3D con riconoscimento automatico dei contenuti, il tutto supportato da una luminosità dichiarata di 1.700 lumen. Il nuovo arrivato integra tecnologie Sony ben note come Reality Creation, introdotta nei modelli 4K, i pannelli SXRD (variante Sony dell’LCOS), già visti in modelli di gamma superiore, e le modalità Bright Cinema e Bright TV che migliorano anche la resa delle immagini 3D. Sul fronte installazione, VPL-HW40ES può ricreare uno schermo di dimensioni dai 40 ai 300”, con le consuete regolazioni per adattarsi a più ambienti: installazione a soffitto, posizioni orizzontali decentrate o classica frontale. Con un rumore dichiarato di 21 db, si mantiene su un buon livello di silenziosità. Sarà disponibile in bianco e in nero a partire da questo mese. torna al sommario TV & VIDEO Il gigante dell’e-commerce annuncia la sua alternativa ad Apple TV Amazon lancia il set top box Fire TV Offrirà tanti servizi video in streaming, ma è anche console da gioco di Paolo Centofanti E d eccolo il set top box di Amazon. Si chiama Fire TV ed è la risposta di Amazon a prodotti concorrenti come Apple TV e soprattutto Roku, quest’ultimo diffusissimo negli Stati Uniti. Si tratta di un piccolo dispositivo basato sullo stesso sistema operativo dei tablet Kindle Fire e pensato per portare sul TV la vasta offerta di contenuti dei servizi Amazon: Prime Instant Video e Video on demand inizialmente, ma poi anche la musica di Cloud Player. Ma non solo. Amazon ha infatti annunciato una lunga lista di servizi che saranno disponibili sul piccolo lettore, come Pandora, Hulu, Netflix, HBO Go e così via, tutte app che non sono disponibili nel nostro paese e che rendono quindi poco probabile l’arrivo a breve di Fire TV in Italia. Fire TV è pensato per l’utilizzo anche di un tablet Kindle in contemporanea, per visualizzare le informazioni su quello che si sta guardando sul “secondo schermo”. Ma Amazon posiziona Fire TV anche come console di gioco, con titoli da produttori come EA e Gameloft, oltre a produzioni realizzate dallo studio interno di Amazon. Per l’utilizzo come console, Amazon ha realizzato anche il gamepad di cui erano uscite delle immagini nei giorni scorsi e che avrà un costo di 40 dollari. Fire TV costerà invece 99 dollari, ed è basato su un processore ARM quad core, con 2 GB di RAM di supporto. L’apparecchio è dotato di telecomando con microfono per la ricerca vocale di contenuti “che funziona”, più funzioni per la gestione della watchlist e il suggerimento di nuovi contenuti da guardare. Da Sony il proiettore per tutti? n.88 / 14 APRILE 2014 TV & VIDEO Google ci riprova con una nuova incarnazione della sua idea di Google TV Android TV, Google punta sui contenuti Sarà la prossima piattaforma dedicata all’intrattenimento audio/video di Emanuele VILLA G oogle non conferma né smentisce, ma la fonte è attendibile: dopo il flop di Google TV, l’azienda sta lavorando nuovamente a una piattaforma dedicata all’intrattenimento audio/video: Android TV. Rispetto a Google TV, Android TV è un progetto meno ambizioso e più incentrato sui contenuti: in pra- tica, l’idea non è quella di permettere a tutti di chattare durante i film, di fare videochiamate sul grande schermo o di usare il TV come una console di ultima generazione, bensì di permettere di accedere ai contenuti con la massima semplicità possibile. Morale: con Android TV, Google allinea la propria piattaforma ai vari Apple TV, Fire TV, Roku. Android resta il basamento del sistema, ma l’interfaccia è completamente stravolta: c’è un modulo di ricerca, ma soprattutto un’interfaccia a blocchi suddivisa nelle macro aree di film, programmi TV, app e giochi, interfaccia strut- turata in modo tale da poter essere facilmente gestita anche da telecomando. Prevista la possibilità di installare nel sistema dei controller di gioco opzionali per chi il gaming. Ovviamente Android TV sarà integrato nell’ecosistema Google: l’utente potrà sì cercare il programma che vuole col modulo di ricerca o sfogliando i contenuti (previsti anche comandi vocali), ma un sistema esperto consiglierà direttamente i contenuti più interessanti per l’utente. Tutto ciò sarà basato sull’esperienza dell’utente via PC, smartphone e tablet. Android TV permetterà inoltre di proseguire sul TV la visione di contenuti avviati sul dispositivo mobile. Google sarebbe già al lavoro inoltre con diversi fornitori di contenuti terzi come Netflix, Hulu e Pandora. estratto da dday.it Un baco di OpenSSL può aver esposto dati sensibili di milioni di utenti di Paolo CENTOFANTI Lo hanno chiamato Heartbleed, e si tratta di una vera e propria emorragia nel cuore del sistema di crittografia più utilizzato nel web, quel SSL/TSL che viene utilizzato da migliaia di siti web per scambiare informazioni in modo sicuro con il browser. Si tratta di uno dei più gravi bug mai scovati perchè colpisce una libreria, OpenSSL, utilizzata in quasi due terzi dei siti web che implementano il protocollo HTTPS. Senza entrare troppo nel dettaglio, i siti che utilizzano questa libreria, sono rimasti per due anni esposti a un attacco informatico, che permette a un malintenzionato di ottenere email, password in chiaro e persino chiavi private dei certificati di sicurezza SSL utilizzati per l’autenticazione. Il lungo tempo di esposizione e il tipo di dati che sono rimasti non protetti rendono questa falla di sicurezza una delle più gravi che abbia mai colpito il web. I siti affetti sono tantissimi e di ogni ordine e grado. Il problema è che non c’è modo di sapere se i siti esposti sono stati effettivamente oggetto del furto di dati. Di certo tutti i siti che utilizzavano la libreria affetta dal bug dovranno ora ottenere un nuovo certificato digitale, anche se ciò potrebbe non bastare per riparare al danno: malintenzionati in possesso delle vecchie chiavi potrebbero comunque impersonare un altro sito senza possibilità di venire identificati da un browser, a meno di non procedere con la revoca di quasi tutti i certificati digitali rilasciati fin qui, creando una blacklist di proporzioni colossali. Codenomicon, il cui team ha scoperto la falla, ha pubblicato una pagina con tutto quello che c’è da sapere sul bug. torna al sommario PEOPLE & MARKET Vodafone lancia le SIM NFC, il Wallet digitale e la carta prepagata NFC Vodafone lancia i pagamenti NFC La carta prepagata abilita i pagamenti NFC via i POS Mastercard abilitati V di Paolo CENTOFANTI odafone è il primo operatore telefonico a lanciare ufficialmente in Italia l’era dei pagamenti elettronici via smartphone e tecnologia NFC. Non si tratta di un nuovo progetto pilota o una sperimentazione, ma di un vero e proprio servizio commerciale disponibile per tutti, il primo in Italia su così vasta scala. Vodafone ha infatti presentato oggi il suo Vodafone Wallet, il portafogli digitale in grado di accogliere carte di credito, ma anche carte fedeltà, tessere degli abbonamenti del trasorto pubblico e tanto altro ancora. Tutto ciò diventerà disponibile nei prossimi mesi, ma già oggi è possibile effettuare pagamenti di qualsiasi importo con il proprio cellulare grazie alla nuova SmartPass NFC, evoluzione di Vodafone SmartPass, la carta prepagata rilasciata in collaborazione con CartaSì e aderente al circuito MasterCard, entrambi partner di Vodafone nel lancio dei pagamenti via NFC in Italia. SmartPass NFC può essere virtualizzata all’interno del Vodafone Wallet, abilitando lo smartphone a funzionare esattamente come una carta prepagata: basta appoggiarlo sui POS abilitati PayPass e per gli importi fino a 25 euro non è nemmeno necessario digitare il PIN. Per poter utilizzare la nuova SmartPass NFC, disponibile nei negozi Vodafone con un costo di attivazione di 5 euro, servono uno smartphone Android dotato di connettività NFC e la nuova SIM 4G NFC anch’essa annunciata oggi da Vodafone. Il costo del cambio di SIM è allineato a quello usualmente praticato da Vodafone, cioè 10 euro. Una volta in possesso di carta prepagata SmartPass NFC, SIM NFC e naturalmente smartphone, resta da scaricare l’app del Wallet, indispensabile per salvare i dati delle proprie carte nell’area di memoria sicura della SIM. È propio questo elemento che differenzia le SIM NFC da una normale scheda telefonica e il motivo per cui è necessario cambiare SIM per poter abilitare il proprio cellulare ad effettuare i pagamenti. Come abbiamo detto, da oggi il Vodafone Wallet è utilizzabile solo con la SmartPass NFC, ma CartaSì ha annunciato che entro l’estate saranno utilizzabili anche le carte di credito di alcune delle principali banche italiane, tra cui UBI e Mediolanum. Inoltre sono state avviate alcune sperimentazioni per quanto riguarda le carte fedeltà di alcune catene della grande distribuzione, anche se al momento non ci sono ulteriori dettagli in tal senso. Sul fronte delle altre piattaforme mobile, invece, il Vodafone Wallet arriverà su Windows Phone solo dopo l’estate, mentre sono allo studio in questo momento soluzioni alternative per abilitare i pagamenti NFC con dispositivi Apple, più che altro da parte delle altre filiali europee di Vodafone, ma al momento non c’è nulla di previsto nel breve termine. Heartbleed web nei guai n.88 / 14 APRILE 2014 n.88 / 14 APRILE 2014 PEOPLE & MARKET Il Ministro dei Beni Culturali aggiornerà le tariffe dell’equo compenso Equo compenso verso il traguardo Franceschini è pronto a firmare Pronto a procedere a costo di prendere bordate di fischi. L’aumento è sicuro di Roberto PEZZALI rmai è questione di giorni: il ministro dei Beni e delle Attività culturali,Dario Franceschini, è pronto ad aggiornare le tariffe dell’equo compenso per la copia privata come previsto dalla legge. Un obbligo che, secondo lo stesso Franceschini, lo obbligherà a prendere decisioni poco popolari. “La prossima settimana organizzeremo un tavolo con tutte le parti interessate - ha annunciato a margine della presentazione dei nuovi componenti del Consiglio Superiore dei Beni culturali - e poi verrà presa la decisione. Mi prenderò fischi da tutti, è naturale quando si devono prendere decisioni di questo genere mediando tra parti che non sono d’accordo, ma c’è un obbligo di legge che è quello di rivedere quelle tabelle che dovevano essere già aggiornate nel 2012”. Resta da capire chi fischierà più forte: sarà la SIAE, i consumatori o Confindustria Digitale? I punti di vista sono O “Che strano Paese l’Italia. Creiamo l’Agenzia per il Digitale, poi quintuplichiamo le tasse per l’acquisto di tablet e smartphone. Il Governo rifletta prima di adeguare le tariffe. - ha rincarato la De Monte - Si tratta di un aumento spropositato che non andrebbe in alcun modo a finanziare la ricerca”. Non ci resta che attendere (con i fischietti in mano). PEOPLE & MARKET Con i download musicali in calo, Apple deve rivedere iTunes Store Apple sul punto di rivoluzionare iTunes? Due le possibilità: apertura verso Android o streaming audio a pagamento di Paolo CENTOFANTI a musica in download continua a rappresentare una grossa fetta degli incassi per quanto riguarda il mercato della musica digitale, una quota però che cominicia a ridursi. E così per Apple, il cui iTunes Store detiene qualcosa come il 90% del mercato, l’ascesa dei servizi di streaming rappresenta un fenomeno che non può più essere ignorato. Apple starebbe studiando come rivedere tutto il modello di business dell’iTunes Store legato alla musica, anche alla luce del timido successo di iTunes Radio. Per temporeggiare, infatti, lo L ancora lontani: da un lato c’è la consapevolezza che il diritto d’autore va preservato, tuttavia così come viene delineato l’equo compenso, è tutt’altro che equo ed è palese che la SIAE ha interesse mettere le mani su quello che è “streaming” trasformando così il compenso per la copia privata in un indennizzo per l’ascolto o la visione di contenuti tramite mezzi come smartphone e tablet. Sulla decisione del ministro peseranno poi le parole dei colleghi senatori Andrea Marcucci e Isabella De Monte, che due mesi fa si sono espressi apertamente contro l’aumento indiscriminato delle tariffe? “Sul settore grava già l’Iva al 22% - ha sottolineato Marcucci – e l’aumento delle tasse che potrebbe comportare un costo maggiore di 5 euro sugli smartphone e sui tablet rischia di essere una mazzata insopportabile. Dobbiamo incentivare l’uso della tecnologia, in questo modo la scoraggiamo, facendo pagare ai consumatori la pirateria digitale”. torna al sommario scorso anno Apple ha lanciato il suo servizio di radio personalizzate, che nonostante abbia raggiunto negli Stati Uniti il terzo posto per utilizzo dietro a Pandora e iHeartRadio, non è riuscito a tamponare l’emorragia nelle vendite di download: secondo le fonti di Billboard, solo l’1 - 2% degli ascoltatori di iTunes Radio finirebbe con il cliccare sul tasto compra. Troppo poco. Per questo motivo servono nuove soluzioni, anche perché ormai i due terzi degli utenti che spendono di più sull’iTunes Store, secondo le ricerche interne di Apple, sarebero già abbonati anche a dei servizi di strea- ming: in pratica Apple sta perdendo i suoi clienti più importanti. Apple è determinata a intervenire anche se sul come, secondo quanto raccolto da Billboard, il dibattito all’interno dell’azienda è ancora molto acceso. Due le proposte al momento sul tavolo. La prima, scontata, è quella di offrire un servizio di streaming in abbonamento alla Spotify, dove però Apple deve ora fronteggiare una concorrenza molto agguerrita. La seconda è quella di aprire l’iTunes Store anche su altre piattaforme, a cominciare da Android, una scelta difficile, quanto fu all’epoca portare iTunes anche su Windows. Deezer ora è gratis senza limiti da PC e tablet Svolta di Deezer che rinuncia ai limiti di ascolto per gli utenti gratuiti su desktop e tablet. Su smartphone arrivano invece le radio personalizzate gratuite di Paolo CENTOFANTI Per restare competitivo, il servizio di streaming di musica Deezer annuncia oggi un’importante svolta: via a tutti i limiti di ascolto per gli utenti gratuiti. Da oggi è infatti possibile ascoltare illimitatamente il catalogo di Deezer da desktop e persino da tablet anche con un account gratuito. A ciò Deezer affianca anche una sezione Radio rinnovata che permette di creare stazioni dalle proprie playlist, che mescolano i propri brani preferiti ai suggerimenti del team editoriale di Deezer. Le radio saranno riproducibili da smartphone anche per gli utenti senza abbonamento, ma con pubblicità. Le novità annunciate oggi da Deezer sono una chiara risposta a Spotify, che negli scorsi mesi aveva introdotto l’ascolto gratuito su smartphone e tablet con la modalità “shuffle” ed eliminato ogni limite di ascolto via web e con le app desktop. Disponibile da oggi anche la beta dell’app per Mac che consente di accorpare in un’unica libreria la musica memorizzata in locale con il catalogo online di Deezer. estratto da dday.it estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 PEOPLE & MARKET Sempre più evidente la convergenza tra auto e Consumer Electronics Tegra K1 nell’Audi che guida da sola Secondo Audi, le auto a guida autonoma sfrutteranno un processore Nvidia di Giuseppe PIRò D Samsung scopre un nuovo metodo di sintesi per accelerare la commercializzazione di chip al grafene di Emanuele VILLA la capacità umana di riconoscimento degli oggetti. Pensiamo ovviamente alla robotica e alla medicina, ma anche all’emergente concetto delle self-driving car, cioè le automobili che si guidano da sole. Quale migliore manifestazione delle potenzialità del Jetson TK1 poteva essere mostrata al pubblico? Ovviamente quella dell’Audi A7 a guida automatica, vettura che sfrutta da tempo sistemi Nvidia all’interno del pluripremiato sistema di infotainment Audi Connect. La potenza del processore grafico è alla base degli algoritmi di object detection e motion tracking nei flussi video provenienti dalle numerose telecamere integrate nel corpo vettura. Altri sensori contribuiscono a ricostruire tridimensionalmente l’ambiente circostante, riconoscendo, oltre alle linee di carreggiata e alla segnaletica stradale, anche i pedoni; l’auto evita così gli ostacoli e riesce a muoversi lungo percorsi complessi e in continua mutazione. Il costo della soluzione Nvidia è di 192 dollari e comprende, oltre al processore e alla GPU, un drive mSATA da 64 GB, porte USB 3.0, mini USB, RS232, HDMI ed Ethernet, moduli Wi-Fi, Bluetooth e GPS, nonché un display touchscreen. PEOPLE & MARKET Il Parlamento Europeo vota a favore dell’abolizione del roaming Tariffe di roaming addio: l’UE le abolisce La decisione si inserisce nel progetto più ampio di “Continente connesso” di Emanuele VILLA uanto spendo quando telefono dall’estero? E per navigare? Andrò incontro a una bolletta salatissima? Dubbi più che legittimi, ma che da fine 2015 saranno solo un ricordo. Il Parlamento Europeo ha votato a larga maggioranza a favore dell’abolizione delle tariffe di Roaming all’interno di tutti i Paesi dell’UE, parte di un regolamento europeo più ampio e rivolto a realizzare un “Continente Connesso”, ovvero il mercato unico delle telecomunicazioni. Si è votato anche a favore della neutralità della Rete, ovvero della possibilità di Q torna al sommario accedere al web in Europa con le medesime modalità, gli stessi strumenti e senza discriminazioni di contenuto. Ottime notizie per quanto concerne gli utenti, reduci da una battaglia di tre anni, un po’ meno per le telecom: secondo Reuters, al taglio delle tariffe di comunicazione e navigazione all’este- ro seguirà una possibile riduzione dei ricavi fino al 5%, nonostante questo verrà poi compensato da un maggior utilizzo del cellulare all’estero, che dovrebbe riequilibrare il tutto. Tocca ora agli Stati proseguire con l’esame, giungendo a un accordo entro fine 2014, ma ormai il dato è tratto. Una volta tanto non parliamo di un nuovo prodotto o di qualche notizia di mercato, bensì di una scoperta che potrebbe offrire nuovi e importanti sbocchi per l’elettronica del futuro. Attraverso il proprio sito ufficiale, Samsung ha annunciato la scoperta di un nuovo metodo di sintesi capace di accelerare notevolmente la commercializzazione dei chip al grafene, un materiale perfetto per l’utilizzo in dispositivi elettronici. Samsung Advanced Institute of Technology (SAIT), che ha effettuato la scoperta in collaborazione con la Sungkyunkwan University, descrive il risultato come “uno dei più importanti passi avanti nella ricerca sul grafene. Ci aspettiamo che questa scoperta acceleri la commercializzazione del grafene, che potrebbe inaugurare una nuova era per la Consumer Electronics”. Rispetto al silicio, attuale dominatore del mondo dell’elettronica, il grafene offre una mobilità degli elettroni di 100 volte superiore, dura più dell’acciaio e ha eccellenti doti di conducibilità termica e flessibilità, il che lo rende – e qui giungiamo al pezzo forte – perfetto per la realizzazione di dispositivi curvi e flessibili. La scoperta è una nuova metodica di sintesi capace di mantenere inalterate le proprietà meccaniche ed elettriche del materiale “adattandolo” alle dimensioni dei wafer di semiconduttori. urante la GPU Technology Conference di San Jose si è potuto ammirare il nuovo kit di sviluppo Jetson TK1, basato sul noto Tegra K1. Nvidia ha mostrato per la prima volta l’applicazione della sua recentissima generazione di GPU che, a detta della stessa azienda, è il punto di congiunzione tra il mobile computing e il supercomputing. Con una capacità di 326 gigaflops, sprigionati da un processore a 192 core completamente programmabili, il K1 dovrebbe risultare più performante del Raspberry Pi e nello stesso tempo consumare pochissimo, grazie all’utilizzo dell’architettura Kepler, cioè quella alla base dei top computer più efficienti al mondo. Nvidia afferma, più esplicitamente, che sarà in grado di raggiungere le performance grafiche della PS4 o della Xbox One, ma su dispositivi mobili. Ma questo si sapeva: la novità è il kit di sviluppo Jetson TK1 pensato per sistemi embedded da sfruttare, per esempio, nello sviluppo di computer capaci di simulare Samsung punta sul grafene per l’elettronica flessibile n.88 / 14 APRILE 2014 PEOPLE & MARKET Anica presenta un progetto tutto italiano con 300 titoli disponibili Apre i battenti AnicaOnDemand Portale italiano di streaming video Tre prezzi per il noleggio e si possono vedere film ancora nelle sale di Emanuele VILLA A PEOPLE & MARKET Con Phil Spencer Xbox torna al gaming “È stato un anno formidabile per Xbox ed è un onore per me poter essere alla guida del team”: con queste parole Spencer saluta colleghi e pubblico dopo la presentazione ufficiale da parte del CEO Microsoft Satya Nadella. La cosa che più conta è che con la nomina di Phil Spencer a capo di Xbox, Microsoft ritorna alle origini sul versante gaming; la speranza di Redmond è, appunto, che l’arrivo di Phil e del suo bagaglio di conoscenze dell’industria videoludica possa colmare il divario da Sony dandole una spallata magari già al prossimo E3 di Los Angeles. Il nuovo “capo” di Xbox, inoltre, dovrà rispondere anche dei brand Xbox Live, Xbox Music, Xbox Video e dei Microsoft Studios stessi che fino a poche ore fa erano la casa di Spencer. nica, CAN (Cross Advertainment Network) e Mymovies. it presentano Anicaondemand, piattaforma di streaming video che, di fatto, si pone come alternativa dei vari Sky Online, Mediaset Infinity, Chili e via dicendo. Anicaonline è una piattaforma concepita e realizzata dai produttori e distributori italiani, un progetto Made in Italy che si riflette anche sui titoli proposti, provenienti appunto dal catalogo di aziende italiane. Al lancio, la piattaforma di Anica ha a disposizione circa 300 titoli tra cinema, serie e programmi TV, non molti a dire il vero ma che, possiamo supporre, cresceranno nei prossimi torna al sommario mesi. Ovviamente farà molto l’eventuale accesso delle major hollywoodiane. Il comunicato stampa ufficiale dichiara le finalità del progetto: “Obiettivi principali del servizio sono l’esplorazione di nuove e innovative possibilità di sfruttamento dei diritti, la lotta contro la distribuzione e la fruizione illegale di contenuti audiovisivi e l’incremento del mercato online del cinema e dell’audiovisivo in genere”. Elementi cardine della nuova piattaforma sono la partnership con MyMovies.it e le funzionalità esclusive del servizio: per quanto concerne il primo punto, è possibile accedere allo sterminato database cinematografico del portale, consultando opinioni del pubblico, recensioni degli esperti e molto altro, con in più la possibilità della condivisione. Per quanto concerne le funzionalità della piattaforma, oltre a svariate possibilità di ricerca per titolo, attore, regista, genere ecc, sono anche disponibili percorsi tematici selezionati per l’utente e che il portale chiama ONDERoad. Ma la cosa che colpisce, perché va oltre alla funzionalità tecnica e coinvolge l’intero meccanismo di fruizione dell’opera cinematografica, è ONDEScreen, ovvero la possibilità di guardare in streaming film ancora al cinema. Con limitazioni, chiaro: in pratica, Anicaonline mette a disposizione un film ancora in sala e definisce precisamente la data e l’orario di visione (a quel punto, in effetti, diventa un “on demand” per modo di dire…), oltre a un numero massimo di posti disponibili, proprio come se si fosse al cinema. Rispetto a quest’ultimo, il costo è molto ridotto: 3,99 per “un posto”, che ovviamente può essere condiviso dall’intero nucleo familiare o dagli amici. Il primo film è stato Jimmy P. con Benicio del Toro, proiettato domenica 6 aprile e per un numero massimo di circa 300 posti. Il costo dei film è (attualmente) suddiviso in tre fasce: 1,99, 2,99 e 3,99 euro e va fruito nelle 48 ore successive al noleggio dello stesso. A livello tecnico, però, la situazione non è esaltante: l’accesso è possibile solo via PC e Mac, niente smartphone, tablet, smart TV o affini, mentre per quanto concerne la qualità di visione il massimo è 720p, ma la stragrande maggioranza dei titoli che abbiamo consultato erano in SD. Ciò non toglie che si tratti di un punto di partenza interessante per un progetto Made in Italy che seguiremo nelle future evoluzioni. WhatsApp 64 miliardi di messaggi al giorno Dopo essere passato sotto Facebook, WhatsApp annuncia su Twitter il traguardo dei 64 miliardi di messaggi in 24 ore: il Re non abbandona lo scettro di Michele LEPORI Il Re dell’instant messaging annuncia orgogliosamente, con un cinguettio che suona più come un ruggito, di aver veicolato un totale di 64 miliardi di messaggi in 24 ore. 20 miliardi inviati e 44 miliardi ricevuti, se proprio vogliamo fare i precisini: l’ultimo record era di 50 miliardi, a testimonianza di un processo di crescita che non conosce limiti. Line, Telegram & co. non stanno certo a guardare, ma il divario da colmare è davvero grande e di strada da fare se ne prospetta tanta e piena di ostacoli. Proprio Line ha recentemente annunciato per bocca del proprio CEO Morikawa Akiera di aver raggiunto e superato quota 400 milioni di utenti: considerando che 100 milioni sono arrivati negli ultimi 5 mesi in cui il servizio ha varcato i confini dell’arcipelago del Sol Levante, il primo traguardo del mezzo miliardo di utenti ed i successivi step di crescita potrebbero arrivare in tempi tutto sommato brevi. Forte del successo di utilizzo in Giappone (50 milioni di utenti), Thailandia (24 milioni), Indonesia (20 milioni) ed India (18 milioni), il primo rivale di WhatsApp tenta l’assalto a Stati Uniti ed Europa dove spera di trovare terreno fertile di crescita, al ritmo di +1,7 milioni di utenti registrati al giorno. Proprio nel vecchio continente Spagna ed Italia guidano la scalata dell’ ”altro verde” al successo. estratto da dday.it estratto da dday.it Il servizio di musica a pagamento su YouTube, di cui si vocifera da mesi, non è ancora pronto. Sarebbe dovuto partire ora, ma slitta alla seconda metà dell’anno di Matteo ROSELLI Secondo alcune fonti riportate da Billboard, Google avrebbe rinviato la data di presentazione del proprio servizio di musica a pagamento. Il servizio era programmato per l’inizio di quest’anno, ma alcuni motivi hanno spinto la casa di Mountain View a ritardarne l’uscita. Secondo alcuni rumor sembra che, nonostante Google abbia già i contratti necessari per operare come servizio di streaming musicale al pari di Spotify o Deezer, il design non abbia ancora convinto gli alti dirigenti Google: l’idea dell’azienda non è infatti di partire con una beta da perfezionare nei mesi, bensì con un servizio completo al 100%. E la cosa avrebbe senso eccome: non stiamo parlando di un servizio (quasi) pionieristico, o quanto meno con concorrenza limitata, come fu Gmail all’epoca, bensì di un prodotto che si va a scontrare con un’offerta ricca e ampia; per entrare in modo competitivo bisogna offrire una piattaforma completa e ricca di funzionalità. YouTube avrebbe dalla sua la possibilità di miscelare audio e video, ma non tutti i brani musicali hanno un video collegato, e come gestire questa eventualità è un altro dei punti da risolvere. Così come lo è la gestione del rapporto con l’altro servizio di musica in streaming targato Google, ovvero Google Play Music All Access. torna al sommario PEOPLE & MARKET Dopo Apple, anche Microsoft si concentra sul settore automotive Anche Windows entra “in macchina” Il sistema Microsoft replica nell’automobile le fattezze di Windows Phone di Matteo ROSELLI D urante la Build Conference della scorsa settimana, Microsoft ha presentato un prototipo di Windows per le auto. Va subito detto che la casa di Redmond non è nuova in questo settore, ma già da alcuni anni offre alle case automobilistiche (come Ford, Kia e BMW) le proprie tecnologie che vengono però “personalizzate” dalle Case stesse: com’è noto, però, la filosofia di Windows Phone è quella di offrire un’esperienza d’uso analoga su tutti i terminali, da cui la necessità di un’unica interfaccia e di funzionalità condivise per l’esperienza in-car. Quello che è stato mostrato da Steve Teixeira di Microsoft è infatti una vera e propria interfaccia “metro” in miniatura. Non mancano infatti i classici tile e lo store Windows per scaricare le applicazioni. I primi prototipi utilizzano la tecnologia Mirrorlink per collegarsi con gli smartphone Windows Phone “proiettando” lo schermo del telefono sul monitor touch dell’auto. Questa tecnologia è già utilizzata da Nokia e Sony e si candida probabilmente a divenire standard nei prossimi anni grazie all’impegno dimostrato dalle case automobilistiche (Volkswagen, Honda, Toyota e Citroen) nella sua integrazione. Il progetto concepito da Microsoft mira probabilmente a contrastare il sistema CarPlay ideato recentemente da Apple. La casa di Redmond attualmente non ha dato un nome a questo nuovo sistema né tantomeno una data d’uscita. PEOPLE & MARKET Appena presentato, Office per iPad ottiene il suo primo record Office per iPad: 12 milioni di download A breve uscirà la versione “metro” per PC e tablet basati su Windows 8 A di Massimiliano ZOCCHI nnunciato una settimana fa, dopo mesi di rumor e attese, Office per iPad sta scalando le classifiche di AppStore in diversi paesi, raggiungedo quota 12 milioni di download. Microsoft ha ovviamente tutte le ragioni di rallegrarsi, ma è anche vero che in realtà Office per iPad è la somma di tre applicativi, Word, Excel e PowerPoint quindi si tratta di una cifra cumulativa. Il dato complessivo, pur eccellente, non ci dice quanti utenti abbiano sottoscritto un abbonamento a seguito della disponibilità degli applicativi per iPad, abbonamento che è necessario per l’editing dei documenti, e quanti abbiano scelto la sola funzione gratuita di visualizzazione dei propri lavori. Probabile anche che, in molti casi, gli utenti vogliano “toccare con mano” il prodotto, vedere se l’utilizzo mobile si dimostri soddisfacente e poi (nel caso) acquistare un abbonamento a Office 365. Inoltre, la notizia del lancio e del successo di Office per iPad va coordinata con un’altra novità trapelata durante il Build di Microsoft: il vicepresidente corporate di Microsoft Kirk Koenigsbauer ha mostrato in anteprima la versione touch di PowerPoint in fase di sviluppo per PC e tablet Windows. Questa versione sarà comunque differente e più ricca rispetto a quella dedicata al tablet di Apple. Così facendo a Redmond sperano di attirare verso i propri prodotti gli utenti che necessitano di una esperienza Office più completa. Non ci sono ancora notizie su una possibile data di lancio. YouTube “music” non convince Google n.88 / 14 APRILE 2014 estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 MOBILE Primo major update del proprio sistema operativo mobile, molte le funzionalità Windows Phone 8.1 è ok, lo dice Cortana Come da previsioni è presente l’assistente “smart” Cortana e l’Action Center di Emanuele VILLA P torna al sommario Secondo AnTuTu HTC One M8 è il telefono più potente Poi rilascia una nuova versione del software e HTC diventa quarta ordine. Sotto, le notifiche delle app, anch’esse gestibili dall’utente: era la mancanza più grave delle precedenti edizioni, ma ora c’è. E poi c’è Cortana, l’assistente intelligente e proattivo, la risposta di Microsoft a Siri e Google Now. Rimpiazza Bing Search e offre una serie di funzionalità interessanti, nonostante - è bene dirlo - la versione italiana arriverà solo in un secondo momento. Si parte negli USA con una versione beta, si passerà poi al Regno Unito e alla Cina, e poco alla volta a tutti gli altri Stati. Traendo spunto da Google Now, Cortana si propone come vero e proprio assistente per tutte le attività quotidiane: derivando le proprie informazioni da diverse fonti, come le pagine lette, Bing, Foursquare, i luoghi visitati, il GPS, il contenuto delle email, il calendario, gli appuntamenti, ecc (tranquilli, chiederà il permesso), Cortana suggerirà all’utente una serie di azioni finalizzate a semplificargli la vita. Più verrà usata la ricerca, che di fatto passerà sempre via Cortana, più quest’ultima imparerà le abitudini dell’utente e offrirà suggerimenti sempre più precisi. Tramite comandi vocali, inoltre, Cortana può lanciare app esterne e gestirne le funzionalità (far partire una chat in Skype, consultare il feed di Facebook, ecc), oppure ricordarci qualcosa quando parleremo con un determinato contatto nella nostra rubrica. Ovviamente solo una prova pratica per qualche giorno ci potrà dire se lo scopo è stato raggiunto o meno: purtroppo ci vorrà un po’, considerando che per ora il prodotto è USA-Only ed è in versione beta. Non finisce qui: Windows Phone 8.1 porta poi novità minori come la lock screen interattiva con possibilità di inserire app direttamente in essa, gli sfondi animati al di sotto delle tile, il supporto VPN (grosso passo avanti per utenti aziendali) e S/MIME per l’encrypting delle e-mail. Confermate le modifiche allo store con una nuova struttura dei contenuti, un calendario più semplice da usare tramite swipe in senso orizzontale, la funzionalità Wi-Fi Sense, una sorta di servizio centralizzato che registra i dati delle reti Wi-Fi e suggerisce le migliori sulla base della posizione dell’utente, oltre a miglioramenti alla tastiera per renderla sempre più smart, rapida da usare via gesture e la più veloce al mondo. di Emanuele VILLA La storia si ripete. Ricordate quando Samsung venne accusata di inserire nei propri terminali hi-end una tecnologia capace di “overloccarli” dinamicamente quando soggetti a benchmark? Cambia l’azienda ma la storia è la stessa: il popolare benchmark Android AnTuTu ha prima rilevato un valore record per HTC One M8 (38.815), dopo di che ha introdotto una nuova versione del proprio benchmark, AnTuTu X, che ha ridimensionato il risultato ponendo HTC One M8 in quarta posizione. HTC ha subito fornito una spiegazione. Non si tratta di nessun cheat bensì di un fenomeno previsto e legittimo: il telefono, di fatto, ottimizza le proprie performance sulla base degli scenari di utilizzo, e il benchmark è quello che impone le migliori prestazioni in assoluto. HTC la chiama HPM, ovvero High Performance Mode, una modalità che disattiva le tecnologie di risparmio energetico per focalizzarsi sulle performance pure e che spreme al massimo ogni componente interno, soprattutto CPU e GPU. Questa modalità può essere attivata o disattivata manualmente in modalità di sviluppo. Il primo AnTuTu cercava di ottenere il massimo dalla modalità HPM, il secondo ha previsto un profilo d’utilizzo più bilanciato. Di fatto i benchmark più che un’indicazione sintetica non possono dare, anche perché ciò che conta nella valutazione di un telefono è l’esperienza di utilizzo. untuale come da previsione, Microsoft ha approfittato dell’apertura della convention Build per presentare la nuova versione di Windows Phone, la 8.1, di cui si parla da mesi. La versione definitiva di Windows Phone 8.1 verrà rilasciata “nei prossimi mesi” (nessuna indicazione più precisa, per il momento) e sarà preinstallata nei nuovi terminali che verranno annunciati a breve. È anche previsto l’aggiornamento graduale del sistema operativo per i telefoni con Windows Phone 8. La nuova release punta a offrire tante nuove funzionalità senza intaccare la consueta fluidità del sistema operativo Microsoft. Se ne parla da tempo ed effettivamente le feature più interessanti di questo primo update sono state tutte confermate, ma si è aggiunto anche qualcosa di inedito. La novità più interessante è senza dubbio l’Action Center, ovvero il centro notifiche, del quale non solo erano uscite news e foto, ma anche un video del funzionamento. Di fatto, ora Windows Phone è allineato ai due sistemi operativi concorrenti, dai quali riprende diverse soluzioni e modalità di utilizzo: per accedere al centro notifiche si usa uno swipe dall’alto al basso, esattamente come in iOS o Android, e c’è una barra superiore di Quick Settings customizzabile dall’utente. In ogni schermata c’è spazio per 4 bottoni, ma spetta all’utente definire quali far comparire e in che HTC One M8 primo nei benchmark O forse no estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 MOBILE Il servizio non lega in alcun modo l’utente, non ha nessun obbligo o vincolo Mediaset Infinity è su Windows Phone I clienti Vodafone avranno anche un periodo di prova di tre o quattro mesi di Paolo CENTOFANTi I Nodis presenta uno smartphone con display HD, processore quad core e dual sim per il mercato italiano di Matteo ROSELLi che permette a chi ha sottoscritto un piano con l’operatore telefonico che include il traffico dati, di accedere gratuitamente in prova al servizio di streaming per tre mesi per le ricaricabili e per quattro mesi per gli abbonamenti. Scaduto il periodo di prova, il prezzo sarà di 9.99 euro al mese. L’offerta, valida anche per gli abbonati ai servizi di telefonia fissa, ADSL e fibra ottica di Vodafone, è già attivabile. MOBILE Un buon “primo tablet” aggiornato; si può scegliere tra modelli da 10.1, 8 e 7” Tab 4, Samsung rinnova la gamma media Tre modelli, Wi-Fi e LTE, con valide caratteristiche e prezzo abbordabile E di Emanuele VILLA lo: non abbiamo il super display WQXGA (che per i comuni mortali significa 2560 x 1600 pixel) del Tab Pro e nemmeno un Full HD, bensì un IPS da 1280 x 800 punti. Si fa giustamente notare come lo scarto rispetto ai “fratelli maggiori” sia notevole, considerando che nel modello da 10’’ i PPI sono 150 contro i 299 del Pro. Il look, invece, deriva direttamente dai modelli superiori, con chassis ultrasottile e cover posteriore in finta pelle, una finitura che evidentemente piace molto considerando che Samsung, dopo il Galaxy Note 3, la sta riproponendo un po’ ovunque. Ai fini dell’esperienza d’uso c’entra molto Android 4.4 con le tipiche personalizzazioni Samsung TouchWiz, ma anche gli Samsung Tab 4 10,1 pollici cco Galaxy Tab 4. Dopo le versioni Pro e i Note, Samsung rinnova anche la gamma media della propria offerta tablet con un annuncio in chiave minore ma che farà piacere a chi vuole un apparecchio aggiornato e che non costi molto. Galaxy Tab 4 esce in versione da 7, 8 e 10.1 pollici e, in tutti i casi, offre caratteristiche di medio livel- torna al sommario 1.5 GB di RAM e il processore (non meglio precisato) quad core da 1.2 GHz. Sono previste sia le varianti Wi-Fi only, sia quelle dotate di connettività LTE; la dotazione di memoria di base è di 16 GB, ma il tablet più piccolo, quello da 7’’ (foto a fianco), può anche essere dotato di 8 GB. Nessuna notizia circa i prezzi, che presumibilmente saranno allineati a quelli del Tab 3 dello scorso anno: in USA si vocifera un 200, 300 e 400 dollari; vedremo poi (a questo punto, a breve) come verranno convertiti in euro. Nel frattempo, chi volesse un tablet abbordabile e, comunque, d’esperienza, può valutarne l’acquisto. Nodis prova a dare una scossa alla fascia media del mercato con ND-503. Lo smartphone ha la particolarità di essere un Dual SIM con caratteristiche interessanti ma a un prezzo concorrenziale. Queste in breve le caratteristiche tecniche annunciate: • Display 5’’ HD (1280x720 pixel) • Processore quad core da 1.3 Ghz • 1 GB di RAM • Spessore di 6.5 mm • Doppia fotocamera (frontale 5 mpixel ed esterna da 13 mpixel) • Slot micro SD • Android 4.2.2 installato Nodis ha predisposto una copertura assicurativa Kasko full service per i primi 3 mesi dall’acquisto. Il prodotto entra in un mercato dove già altre case produttrici hanno solcato il terreno, basti pensare a Huawei Ascend G700 oppure Alcatel One Touch Scribe HD, che si trovano ormai sotto i 250 €. Il nuovo terminale venduto da Nodis ha però dalla sua lo spessore sottile e la doppia fotocamera più performante. Il prezzo di listino è di 299 €. l servizio di streaming di Mediaset, Infinity, disponibile da qualche mese per varie piattaforme, è arrivato anche sugli smartphone Windows Phone 8. Lo hanno annunciato congiuntamente Mediaset e Microsoft insieme a Nokia, sottolineando il ruolo di quest’ultima svolto per portare il servizio su Windows Phone. Nokia è da tempo, per ovvie ragioni, attiva in prima persona nell’espandere l’offerta di app e servizi disponibili sul Windows Store. L’arrivo su Windows Phone non è però l’unica novità che riguarda Infinity. Mediaset ha infatti stretto anche una partnership con Vodafone, Nodis ND-503 è un Dual SIM da 5’’ a 299 € estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 MOBILE Reuters afferma che la produzione del modello da 4.7 pollici partirà a maggio Prime foto di iPhone 6: sarà un Air? Spuntano sul social network cinese Weibo le prime immagini di iPhone 6 di Emanuele VILLA D Vodafone avrà in esclusiva la versione con retro in color oro del nuovo smartphone Samsung Chi lo acquista con l’operatore, inoltre, avrà sei mesi di 4G inclusi di Paolo CENTOFANTi degli stabilimenti Foxconn, dove si stanno realizzando i primi mokeup di pre-produzione. Le dimensioni non sono facilmente calcolabili, ma l’ipotesi di un 4,7’’ - 5’’ è verosimile, così come il design ultrasottile che porterebbe a una camera leggermente rialzata rispetto al profilo, cosa che Apple ha già sperimentato con successo sull’ultimo iPod Touch. Il design ultrasottile e la somiglianza con iPad farebbero pensare, come sottolineato da alcuni commentatori, che il prossimo iPhone sia un Air e non un 6. E ora avanti con mesi e mesi di altri rumor… MOBILE Una misura precauzionale per prevenire delle eventuali minacce informatiche Sicurezza continua in arrivo per Android Google annuncia una funzione che controllerà la presenza di app “malefiche” di Paolo CENTOFANTi e minacce informatiche sugli smartphone non sono da sottovalutare, specie su Android dove gli utenti sono liberi di installare applicazioni anche al di fuori dei “canali ufficiali”. Per questo motivo Google aveva già introdotto un sistema di verifica per le app di provenienza sospetta, ma ora ha deciso di estendere questa capacità, nella forma di un servizio di scansione che monitorerà continuamente il comportamento delle app installate. Lo scopo è evidente- L torna al sommario mente quello di segnalare la presenza di eventuali malware nascosti all’interno delle app. Google ci tiene a precisare che si tratta di una misura precauzionale forse fin eccessiva, visto che già grazie alla scansione in fase di installazione, secondo le proprie statistiche, solo lo 0,18% delle app sono state installate nonostante un warning iniziale. Ma prevenire, si sa, è meglio che curare. A breve sarà disponibile nei negozi il nuovo Galaxy S5 di Samsung e i vari operatori cominciano a svelare le proprie offerte. Vodafone, in particolare, più che puntare su una vera e propria offerta “ad hoc” gioca su un’esclusiva e sulla promozione della sua rete LTE. In primo luogo, nei primi mesi di disponibilità dello smartphone, Vodafone avrà infatti l’esclusiva sulla versione di Galaxy S5 con retro color oro (o meglio Copper Gold), forse una delle più particolari. Inoltre, per gli utenti che decidono di acquistare il Galaxy S5 o sottoscrivendo un abbonamento RELAX o con ricaricabile con smartphone a rate, riceverà anche sei mesi di 4G inclusi nel proprio piano, un’opzione che normalmente ha un costo di 10 euro al mese e comprende 2 GB di traffico al mese su rete LTE. ovessimo riportare tutti i rumor che compaiono in rete (da fonti più o meno affidabili e sempre anonime) sul prossimo iPhone, potremmo aprire un magazine ad hoc. Però ci ha colpito il fatto che nell’ultima settimana ci sia stata un’accelerazione folle in proposito, con foto che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) provenire direttamente da Foxconn e indiscrezioni di Reuters relative all’inizio della produzione. Partiamo dal fondo: secondo il quotidiano, il modello 2014 sarà basato su un display da 4,7’’, mentre il modello più grande, da 5,5’’, per il momento resta nel cassetto. La produzione del pannello da parte di Japan Display, Sharp e LG Display inizierà a maggio, il che sarebbe in linea con un potenziale annuncio del telefono a settembre. Come anticipato, sono anche comparse in rete (sul social network cinese Weibo) alcune immagini che dovrebbero ritrarre il prossimo iPhone 6: pur con una giusta dose di scetticismo, parrebbe siano state “rubate” direttamente all’interno Galaxy S5 di Vodafone è d’oro e include sei mesi di LTE estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 MOBILE L’808 è un hexa-core, l’810 è un octa-core. Arriveranno nella seconda metà del 2015 Nuovi Snapdragon 808 e 810 a 64 bit Due processori mobile “mostruosi” I due SoC, che arriveranno nel 2015, sono basati su architettura big.LITTLE Il processo produttivo è a 20nm, 64 bit e modem LTE Cat 6/7 fino a 300 Mbps di Massimiliano Zocchi 810, invece, grazie all’Adreno 430, che è più veloce dell’80% rispetto alla GPU adottata dagli attuali Snapdragon 800/801, sarà in grado di supportare ben due schermi con risoluzione 4K e possiede anche un encoder HEVC/H.265. Lo Snapdragon 808, infine, supporta memorie LPDDR3-933 (1.866 MHz data rate, 15 GB/s bandwidth), mentre l’810 è compatibile con memorie LPDDR4-1600 (3.200 MHz data rate, 25,6 GB/s bandwidth). Entrambi i SoC hanno un modem LTE Category 6/7, ma manca il chip Wi-Fi. Clicca qui per una tabella riassuntiva con le caratteristiche dei SoC a 64-bit di Qualcomm. mobile Runner Cardio avrà un prezzo di 269 euro, Multi-Sport Cardio di 299 euro TomTom Runner Cardio misura il battito Presentati due nuovi GPS watch con cardiofrequenzimetro integrato T di Massimiliano Zocchi omTom lancia altri due modelli di orologi GPS andando ad allargare la sua famiglia di prodotti da polso. Da fine aprile saranno disponibili il TomTom Runner Cardio al prezzo di 269 euro e il Multi-Sport Cardio, adatto anche a nuoto e ciclismo, a 299 euro. La particolarità di queste new entry è il cardiofrequenzimetro integrato. TomTom ha inserito un sensore di misurazione del battito direttamente sotto la cassa dell'orologio, eliminando così la necessità di indossare una fascia cardiaca da torace. Vedremo se la precisione di rilevamento resterà la stessa. L'utente potrà selezionare cinque “zone” di frequenza cardiaca otti- ualcomm ha annunciato gli Snapdragon 808 e 810, due nuovi SoC a 64 bit, costruiti con processo produttivo a 20nm, che arriveranno in commercio nella seconda metà del 2015. Entrambi sono basati sull’architettura big.LITTLE di ARM, ma mentre lo Snapdragon 808 MSM8992 è un hexa-core (2 core Cortex-A57 e 4 core Cortex-A53), lo Snapdragon 810 MSM8994 ha una configurazione octa-core (4 core Cortex-A57 e 4 core Cortex-A53). Per quanto riguarda il settore video, lo Snapdragon 808 adotta una GPU Adreno 418 (20% più veloce dell’Adreno 330), in grado di supportare risoluzioni massime da 2560x1600 pixel e ha anche hardware dedicato alla decodifica HEVC/H.265. Lo Snapdragon torna al sommario Con l'aggiornamento a Windows Phone 8.1, Nokia renderà gratuito Here Drive+ per tutti i telefoni WP, anche non Lumia male: Sprint per attività di interval training, Velocità per migliorare la velocità e l'attività fitness, Resistenza per migliorare l'attività polmonare e cardiaca, Fitness pensato per la perdita di peso, Facile per riscaldamento o defaticamento. Dotati di sistema QuickGPSfix (avranno anche sensori di movimento per l'allenamento indoor), e display generoso con diverse informazioni in tempo reale, saranno compatibili con diverse piattaforme tra le più utilizzate come TomTom MySports, MapMyFitness, RunKeeper, TrainingPeaks e MyFitnessPal. Infine, TomTom dichiara una du- rata della batteria di 8 ore con GPS e cardio entrambi attivati, e fino a 10 ore in modalità solo GPS. Attualmente sul sito TomTom ci sono solo alcune informazioni generiche, ma da fine mese sarà disponibile sia sullo store online sia presso i negozi di fitness specializzati. Microsoft e Nokia annunciano che tutti i dispositivi che riceveranno l'aggiornamento a Windows Phone 8.1 riceveranno anche Nokia Here Drive+ gratuitamente. E per "tutti" si intende proprio ogni dispositivo, non importa se della gamma Lumia o della concorrenza. Secondo il comunicato stampa: "abbiamo voluto rendere Windows Phone 8.1 ancora migliore per uno stile di vita mobile. Per questo motivo abbiamo deciso di estendere a tutti i benefici della navigazione turn-by-turn con indicazioni vocali per 97 Paesi”. Attualmente sui dispositivi di fascia bassa e media della serie Lumia si trova Nokia Here Drive, una versione ridotta con navigazione solo per il Paese corrispondente alla SIM inserita nel telefono. Anche i possessori di terminali Windows Phone 8 di altri produttori si trovano questa versione limitata. In entrambi i casi, volendo aggiornare a Here Drive+, che comprende la navigazione per 97 Paesi, è prevista (ad oggi) la spesa di 35 euro. Con WP 8.1, Here Drive+ avrà anche mappe aggiornate, come succederà anche a Here Maps e Here Transit, e in Paesi selezionati sarà presente una nuova visuale con edifici in 3D. Il tutto dovrebbe arrivare a inizio estate. Q di Giuseppe Landolfi Nokia Here Drive+ gratis per tutti n.88 / 14 APRILE 2014 MOBILE Il Nokia Lumia 930 ha specifiche tecniche di rilievo e scocca unibody in metallo Lumia 930, 635 e 630 in arrivo a breve Nokia punta su Windows Phone 8.1 Stephen Elop ha annunciato tre nuovi smartphone della gamma Lumia Il flagship 930 e gli entry level 635 e 630, questo il primo WP anche Dual-SIM di Vittorio Barassi D nokia lumia 930 ne di filmati a 720p e 30fps. Molti i colori disponibili, cover posteriore intercambiabile e slot microSD per espandere i soli 8 GB di memoria flash installati a bordo. Lumia 635 arriva in estate su tutti i principali mercati a 189 dollari, Lumia 630 a maggio a 159 dollari. Ma c'è la sorpresa: Lumia 630 sarà disponibile anche in versione dual-SIM, che arriverà insieme a quella normale a 169 dollari. Nel comunicato Microsoft parla di "Asia, India/Middle East, South America and Europe". AUO pronta col display AMOLED 2K da 5,7’’ Annunciato display AMOLED da 2560x1440 pixel, che si traducono in 513 ppi di Emanuele villa A U Optronics, noto produttore di pannelli LCD e AMOLED per aziende di tutto il mondo, ha annunciato quello che potrebbe diventare a breve il display di riferimento nel mondo smartphone: l’AMOLED da 5,7’’ con risoluzione 2K (2560x1440 pixel). Sottilissimo, appena 0,57mm, si fa notare non solo per la risoluzione “immensa” (parliamo di 513 ppi), ma anche per torna al sommario una sensibilità “extra” al touch, con possibilità di utilizzo di 10 dita contemporanee. Su un display di queste dimensioni ciò potrebbe avere limitata rilevanza pratica, ma d’altronde ci troviamo nel regno dei phablet e il supporto multitouch “avanzato” è gradito. Con il display da 5,7’’, AUO dichiara di aver prodotto l’AMOLED a più alta risoluzione al mondo, nonostante si sappia che è allo studio un pannello Sharp/SEL da 13,3’’ e 8K di risoluzione, che si traduce in Annunciata la versione mobile di Lightroom: il download dall'Apple Store è gratuito ma bisogna sottoscrivere l'abbonamento Creative Cloud da 12,29 € al mese di Vittorio Barassi MOBILE Dovrebbe essere disponibile tra non molto sui prossimi smartphone top di gamma opo aver presentato Windows Phone 8.1 e aver annunciato che la nuova versione del sistema operativo sarà disponibile per ogni smartphone Lumia equipaggiato con Windows Phone 8, Microsoft ha lasciato spazio a Stephen Elop che ha annunciato l’arrivo di tre dispositivi della gamma Lumia. Primo ad essere svelato è Lumia 930, smartphone inatteso che Nokia, dopo aver abbassato il prezzo di listino del 1020 a 399 euro, ha posizionato sulla vetta della sua gamma. L e specifiche parlano da sole: processore Snapdragon 800 da 2.2 GHz, 2GB di RAM, 32 GB di memoria flash (niente slot per microSD) e display OLED ClearBlack da 5’’ di diagonale Full HD (1920x1080pixel, 441ppi). Molto interessanti la scocca unibody in metallo (167 g di peso totale, con slot nano-SIM) e il design che è una via di mezzo tra il 920 e il 925 (Lumia 930 ha la ricarica Wireless). Pezzo forte del 930 è il modulo fotografico principale: un sensore PureView retroilluminato da 20 MP posizionato alle spalle di un obiettivo stabilizzato Carl Zeiss f/2.4. Molte le opzioni offerte dall'applicazione fotocamera ma niente zoom ottico. E niente 4K: registra filmati in Full HD a 30fps. Nokia Lumia 930, equipaggiato con Windows Phone 8.1 (link alla pagina ufficiale Nokia), arriverà sui principali mercati entro giugno a un prezzo di listino di 599 dollari. Clicca qui per il video. Nokia ha poi svelato due smartphone entry-level, Lumia 635 e Lumia 630, identici nelle fattezze e che differiscono essenzialmente per un particolare: il 635 dispone di modulo 4G/LTE mentre il 630 ne è sprovvisto. Il resto delle specifiche è identico: schermo IPS LCD ClearBlack da 4.5’’ di diagonale FWVGA (854x480 pixel, 221 ppi), processore SnapDragon 400 da 1.2GHz, 512 MB di RAM, fotocamera da 5 Megapixel con autofocus senza flash LED, registrazio- Adobe porta Lightroom su iPad 664 ppi. Il prodotto AUO è il primo a mostrarsi e ad essere già pronto per la mass production. Lightroom è certamente uno dei software di editing fotografico più apprezzati, e con la sempre maggior diffusione dei tablet, ogni giorno più potenti, una versione "mobile" del programma non sarebbe dispiaciuta a nessuno. Adobe lo sapeva, lo ha sempre saputo e dopo aver rilasciato la versione portatile di Photoshop ha voluto fare lo stesso anche con Lightroom, da qualche giorno disponibile sull'App Store. Il software è compatibile con iPad, è scaricabile gratuitamente ma per poterlo utilizzare è necessario sottoscrivere un abbonamento Creative Cloud dal costo di 12,29€ al mese (se si acquista l'abbonamento annuale). Grazie a questo sarà possibile accedere al vasto spazio di archiviazione remota offerto da Adobe (20 GB) sul quale saranno sincronizzate le fotografie; il programma offre un veloce tutorial che guiderà l'utente nelle prime sessioni di utilizzo, ma in breve tempo si riuscirà ad accedere a tutte le funzioni avanzate del software, praticamente le stesse del prodotto desktop (modifica dei file RAW inclusa). estratto da dday.it estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 Digital imaging Mercato fotocamere, si punta tutto sulla fascia alta con modelli top SH-1 di Olympus, stabilizzatore top Ha zoom ottico 24x con stabilizzazione della top di gamma della serie OMD di Paolo Centofanti di Roberto Pezzali fascia alta di Olympus come la EM-1 e la EM-5. Per il resto si tratta in realtà di una compatta tradizionale, per quanto con un corpo che richiama la qualità dei modelli superiori. La fotocamera è dotata di un sensore CMOS BSI da 16 Megapixel con dimensione di 1/2.3 pollici e monta un'ottica zoom 24x da 25-600mm equivalenti con F3.0 - 6.3 di apertura. Per il resto, si segnalano il Wi-Fi integrato, il processore di immagine TruePic VII, la possibilità di riprendere video a 1080p a 60 fotogrammi al secondo, una modalità di ripresa a 240 fps a risoluzione ridotta e la funzione time lapse. La fotocamera sarà disponibile da maggio a 399,99 dollari. Digital imaging La A7S riesce a riprendere il buio totale e lo trasforma in giorno Sony A7s, Full Frame mirrorless 4K Annunciata una nuova fotocamera per gli amanti della fotografia notturna S di Vittorio Barassi ony ha ufficializzato la nuova A7s, una mirrorless Full Frame provvista di un sensore da 12.2 Megapixel espressamente realizzato dall'azienda giapponese capace di una sensibilità a dir poco spaventosa: si parla di ISO 409.600, valore incredibile e paragonabile esclusivamente a quello della Nikon D4s, reflex Full Frame professionale con ben altri target e un prezzo di listino decisamente più alto. La nuova mirrorless di Sony è anche in grado di registrare filmati in 4K ma non si è limitati dal formato AVCHD: Sony, pur lasciando la possibilità di salvare i dati (sia su Memory Stick che su SD) in questo formato, ha inserito come standard il codec XAVC S, de- Tra le novità di Nikon 1 J4 un nuovo sensore da 18 MP e 20 fps di raffica con autofocus continuo torna al sommario cisamente più flessibile e adatto alle esigenze dei videomaker. La messa a fuoco è garantita da un sistema composto da 25 punti, il mirino elettronico è un XGA OLED da 1,3 centimetri e 2.359.296 punti che copre il 100% del campo visivo e non manca un display da 3 pollici orientabile; per la rapida condivisione dei contenuti ci sono Wi-Fi e NFC. Sony A7s (che sarà disponibile anche con una nuova lente 28-135mm F4 E-mount) e arriverà in estate, a un prezzo ancora imprecisato. Nikon espande la sua gamma di fotocamere a ottiche intercambiabili mirrorless Nikon 1 con la nuova J4, fotocamera compattissima che fa della velocità il suo punto di forza. Nikon non rinuncia al sensore di tipo CX (1”) ma aumenta la risoluzione che arriva a 18.4 MP e rivoluziona il sistema di messa a fuoco. Il nuovo sensore migliora anche la resa sulle basse luci e la gamma ISO, che grazie al nuovo processore Expeed 4A parte da 160 ISO per arrivare a 12800 ISO. Parlavamo di velocità e sono proprio i dati a sorprendere: 20 fps di scatto a piena risoluzione con autofocus continuo e 60 fps con fuoco sul primo fotogramma. I dati si riferiscono allo scatto Jpeg, ma in formato RAW si possono comunque registrare fino a 20 foto in sequenza. Tra le altre particolarità, il monitor touchscreen da 1 milione di punti, il Wi-Fi integrato e la possibilità di ripresa a 1080p. Nikon 1 J4 è compatibile con la gamma di ottiche della serie Nikon 1, anche se per questo modello Nikon ha preparato un nuovo NIKKOR VR 10–30mm f/3.5–5.6 PD-ZOOM motorizzato e collassabile. I l mercato delle fotocamere compatte è quello che sta forse soffrendo di più la concorrenza degli smartphone, dispositivi che per molti rappresentano la macchina fotografica più utilizzata: sensori sempre più risoluti, tante funzionalità e immediatezza d'uso, hanno reso le fotocamere più semplici quasi obsolete. Fanno eccezione due caratteristiche che solo una macchina dedicata può offrire: uno zoom potente e la stabilizzazione di immagine. Sono queste le caratteristiche di punta della nuova fotocamera di Olympus, la compatta SH-1, e in particolare il fatto che il produttore giapponese abbia deciso di implementare lo stesso sistema di stabilizzazione di immagine dell'apprezzata gamma di mirrorless OMD. La SH-1 monta infatti lo stabilizzatore ottico su sensore a 5 assi (rotazione e traslazione) disponibile su modelli di Nikon 1 J4 Nuovo sensore e velocità record La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. torna al sommario www.haier.it n.88 / 14 APRILE 2014 HiFi & Home THEATER Diffusore di classe professionale a un prezzo consumer JBL LSR305: monitor vero a 150 € La tecnologia è la stessa dei modelli superiori, sogno di tanti audiofili di Roberto FAGGIANO I Sonos ha annunciato oggi l’arrivo di Google Play Music sui suoi lettori musicali. Aggiunto anche il supporto nativo all’interno dell’app Play Music per Android di Paolo CENTOFANTI (250 euro cadauno) che utilizza lo stesso principio ma usa un cabinet più grande, con un woofer da 20 cm e potenza di 2 x 56 watt. Hi-fi & Home Theater Logitech lancia il Bluetooth Audio Adapter con uscite RCA Da tablet al vecchio stereo con Logitech Il dispositivo riproduce musica senza fili anche da due dispositivi diversi di Michele LEPORI L o stereo di casa funziona bene e di acquistare una nuova dock per riprodurre musica senza fili dallo smartphone (o tablet) di turno non se ne parla proprio? Logitech potrebbe avere la soluzione alla voglia di “modernizzare” il vostro impianto grazie a questo Bluetooth Audio Adapter, una piccola rice- monitor professionali JBL sono sempre stati il sogno di molti audiofili: a parte il fascino del marchio, le prestazioni sonore erano abbastanza diverse dai modelli consumer, molto più equilibrate e con tutti i vantaggi del monitor amplificato. Ma erano appunto un sogno dati i prezzi proibitivi. Pur avendo già avuto in listino modelli di prezzo abbordabile, i nuovi LSR305 si candidano a essere campioni del rapporto qualità/prezzo con i loro 150 euro di listino cadauno. Il monitor JBL infatti monta soprattutto il tweeter a tromba con tecnologia Image Control Waveguide, sinora usato solo su modelli molto più costosi. Questa tecnologia migliora la ricostruzione tridimensionale non solo nella clas- sica posizione sul banco di regia, ma anche quando i monitor sono posizionati su piedistalli. Il woofer invece lavora in accordo reflex Slip Stream per produrre una gamma bassa di grande impatto e precisione nonostante l’altoparlante utilizzato sia un piccolo 13 cm. Come ogni monitor professionale che si rispetti l’amplificazione è sdoppiata per ogni altoparlante, con potenza di 41 watt ciascuno in classe D. Sul retro ci sono anche i controlli di tono separati per bassi e acuti (limitati a +/- 2 dB) e la regolazione di sensibilità in ingresso. Le connessioni sono solo di tipo professionale con ingressi bilanciato XLR o TRS. La finitura è solo quella professionale in colore nero. Agli interessati va segnalato anche il modello SLR308 torna al sommario vente da collegare alle casse del PC piuttosto che all’amplificatore e che si preoccuperà di ricevere il segnale audio e trasmetterlo agli speaker. Vediamo come. Basterà un collegamento via RCA o cavo audio 3,5 mm per poter riprodurre Spotify piuttosto che la propria playlist preferita senza doversi preoccupare di cablaggi, configurazioni e test di segnale: una volta collegato all’unità preposta alla riproduzione basterà attivare il bluetooth sul dispositivo sorgente… et voilà, musica per tutti. Anche simultaneamente da due dispositivi diversi, grazie alla connettività Multipoint Bluetooth e senza preoccuparsi Sonos aggiunge supporto a Google Play Music di distanze (l’adattatore riceve fino a 15 metri) né di dover riconfigurare l’impianto una volta terminata la riproduzione: disconnettendo il dispositivo mobile o uscendo dal raggio d’azione dell’adattatore, lo stesso ripristinerà in automatico la condizione precedente alla sua messa in funzione. Logitech Bluetooth Audio Adapter arriverà in Italia a metà aprile ad un prezzo di listino di 39,90 euro. Sonos continua a proporsi sempre più come il punto di accesso privilegiato per tutte le sorgenti di musica. Dopo aver aggiunto alla propria rosa di servizi supportati il nuovissimo Beats Music (non ancora disponibile in Italia) è oggi finalmente il turno di Google Play Music, disponibile sia per quanto riguarda il servizio di digital locker, che per quanto rigurda lo streaming di All Access e le radio personalizzate. Ma c’è di più. Con Play Music, infatti, Sonos per la prima volta dà la possibilità di ascoltare la musica da un servizio di terze parti sui propri dispositivi, anche al di fuori dell’app ufficiale Sonos per smartphone e tablet. Gli utenti Android potranno infatti ascoltare la musica di Play Music sui dispositivi Sonos anche utilizzando l’app di Google: il funzionamento è identico a Chromecast, nel senso che i dispositivi Sonos presenti sulla rete domestica compariranno sotto l’icona normalmente utilizzata per la chiavetta di Google. Sonos ha recentemente lanciato in beta su Android il redesign completo della sua applicazione, che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane anche su iOS. estratto da dday.it estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 smarthome Presentati al Fuorisalone di Milano due elettrodomestici Samsung con caratteristiche di alta gamma Samsung, frigo doppio fondo e lavatrici smart Il frigorifero ha un doppio fondo nascosto e la lavatrice è Wi-Fi. Prodotti al top, il prezzo anche l Fuorisalone, Samsung ha presentato in Italia due elettrodomestici top di gamma: la lavatrice Crystal Blue serie 9000 e il frigorifero Food Showcase. Entrambi integrano le migliori tecnologie Samsung nei rispettivi campi, e la qualità si paga: 1.899 euro per il top delle lavabiancheria e 3.199 euro per il frigorifero doppia porta. Possono sembrare cifre effettivamente alte, ma Samsung ha cercato di creare due prodotti fuori dal comune, unendo tecnologia a semplicità d’uso. Andiamoli a vedere nel dettaglio. Samsung Crystal Blue serie 9000 si presenta con un design in linea con le ultime tendenze, cioè molto minimal, oblò largo e posizionato più in alto e nessuna superficie sporgente, nessun tasto, manopola o cassettino. L’interno dell’oblò ha una superficie a bolle ed è illuminato a LED. Ciò che la distingue da altri prodotti è un display a colori touch screen da 5”, secondo Samsung facile da usare come uno smartphone, dal quale si controlla ogni funzione. I programmi più usati saranno messi in evidenza, ed è possibile modificare i parametri di temperatura e centrifuga, salvando poi il programma eventualmente rinominandolo a piacere. Ma la parte Smart non finisce qui. La lavatrice è, infatti, dotata di connettività Wi-Fi e tramite un’app per smartphone e tablet si potrà avviare e mettere in pausa un ciclo di lavaggio e controllarne tutte le fasi in tempo reale. Come dicevamo, esternamente non c’è nemmeno il classico cassettino per i detersivi e additivi. Questo perchè è stato sostituito da un si- torna al sommario A di Massimiliano ZOCCHI stema denominato da Samsung Auto Optimal Wash. Il detersivo è stoccato all’interno della lavatrice, la quale tramite quattro sensori appositi lo dosa nel modo migliore, per evitare sprechi. La capacità dichiarata di questo sistema è fino a 30 giorni di lavaggio, senza però specificare con che tipo di programma e con quali abitudini. Non mancano poi i vari programmi cui siamo abituati, come Ecolavaggio, che dovrebbe assicurare un risparmio ulteriore del 50%, e tutta una serie di programmi i cui nomi sono ben esplicativi: Smacchia Tutto Plus, Chef, Sports, Baby&Kids e il programma per lavaggi quotidiani Daily Speed Wash, che sfrutta getti spray ad alta forza. Per finire, il motore con sistema anti-vibrazione è di tipo Digital Inverter ed è garantito per 10 anni. Passiamo al frigorifero Samsung Food Showcase. A prima vista può apparire come un normale frigorifero a doppia porta, ma in realtà la parte per cibi freschi è divisa in due scomparti, con una sorta di doppiofondo. La prima porta rivela l’area denominata ShowCase, destinata ai cibi di uso quotidiano, la quale a sua volta è divisa in diverse zone, Cottura, Famiglia e Kids, con quest’ultima situata più in basso per consentire l’accesso anche ai bambini. La parete di fondo in realtà è un’altra porta (trasparente) che nasconde una sezione più interna, detta appunto InnerCase, per conservare gli alimenti utilizzati meno di frequente e che richiedono maggiore capienza. Questo meccanismo dovrebbe servire ad evitare sprechi di energia ad ogni apertura delle porte, in quanto viene a contatto con aria più calda solo una parte dei vani interni. Per quanto riguarda le linee esterne, troviamo una finitura in acciaio INOX, il tipico display con controlli e temperature, e un dispenser per acqua e ghiaccio alloggiato direttamente nella porta, con capienza fino a 2 kg. Le temperature ottimali in tutte le zone sono garantite da due sistemi. Smart Digital Inverter regola automaticamente il compressore fino a sette diverse velocità a seconda delle necessità, mentre Multi Air Flow si occupa di mantenere omogenea la temperatura nei vari scomparti. estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 smarthome I nuovi prodotti (non tutti) saranno disponibili a breve nel nostro paese Le novità 2014 per la casa Panasonic Il microonde, con tecnologia inverter, cucina come un forno tradizionale La lavatrice ultra slim offre 6 Kg di carico in soli 41,6 cm di profondità anasonic ha presentato diverse soluzioni per quanto riguarda gli elettrodomestici. Non tutto arriverà in Italia (in particolare evolutissime macchine per caffé espresso), ma non mancano prodotti interessanti che saranno disponibili a breve anche per il nostro paese. Il primo è il nuovo top di gamma della linea di forni a microonde, il CS894S, che integra soluzioni all’avanguardia, a cominciare dalla tecnologia a inverter, che consente di regolare in modo molto più preciso la potenza delle microonde. Il forno, che ha una struttura che volutamente richiama in scala più piccola quella di un forno tradizionale, è in grado di cuocere anche a vapore. La particolare forma delle griglie, inoltre, permette di suddividere il vano interno da 32 litri in modo tale da utilizzare la cucina a vapore in funzione di quello che si deve cucinare, ottimizzando i consumi energetici. Alla potenza di 1000 watt delle microonde, il forno Panasonic aggiunge anche un grill elettrico da 1300 watt e, appunto, 1000 Watt di potenza in vapore, con un sistema a convezione che consente di distribuire il calore in modo efficiente in tutto il forno. Come ci tiene a sottolineare Panasonic, si tratta di un forno pensato per cucinare e non solo riscaldare. Infine, grazie al magnetron girevole, la base del forno è completamente piatta, permettendo di sfruttare appieno la sua capacità. Il CS894S sarà disponibile in Italia a partire da maggio a un prezzo di 699 euro. Sul fronte delle lavatrici, Panasonic ha annunciato un nuovo modello a carico frontale ultra slim, che riesce a farci stare un cestello da 6 Kg in 41,6 cm di profondità, invece dei soliti 45 cm. La 106VC5, questo il nome del modello, è dotata di oblo da 33 centimetri di diametro ed è dotata di funzione “buonanotte”, che raggiunge una rumorisità massima torna al sommario Presentata a Francoforte la prima lampada con pannelli Oled di LG, si potrà controllare anche dallo smartphone tramite un’app dedicata di Roberto FAGGIANO di 68 dB, il che permette di utilizzarla anche di notte senza disturbare il vicinato. La lavatrice, certificata classe A+, arriverà a un prezzo di listino di 449 euro. La caratteristica più interessante del nuovo frigorifero combinato no frost BN34F è invece il VitaminLED. Si tratta di un LED aggiunto al cassetto della frutta e verdura che simula alcune proprietà della luce solare, con lo scopo di frenare la perdita di vitamine degli ortaggi e allungarne la conservazione. Altra caratteristica interessante è il sistema di ventilazione HygieneAir, che consente di ridurre notevolmente la carica batterica all’interno del comparto frigo, aiutando così a migliorare la conservazione dei cibi. Il frigo è in classe A++, ha una capacità complessifa di 339 litri e sarà disponibile da maggio, a partire da 1199 euro. P di Paolo CENTOFANTI OLED LG Ora anche per illuminare Lg sta puntando molte delle fortune commerciali sui pannelli OLED, ma questa tecnologia non si applica solo ia televisori. Alla mostra Light+Building che si è tenuta a Francoforte è stata presentata la Table Lamp: una lampada di design che come fonte luminosa utilizza dei pannelli OLED curvi. La lampada può essere controllata anche in remoto da smartphone, sfruttando il collegamento Bluetooth integrato e l’applicazione già realizzata da LG per le sue lampadine LED. L’illuminazione OLED è già comparsa da qualche anno nei saloni specializzati e in prodotti di design, ma sinora le realizzazioni concretamente in vendita sono poche, soprattutto a causa dei costi proibitivi dei piccoli pannelli. Tuttavia, la discesa in campo di un colosso come LG, che produce direttamente i pannelli, potrebbe davvero segnare l’inizio di una produzione in serie, con costi tollerabili. Al momento, però, non è stato comunicato ancora nessun prezzo di vendita e tanto meno una data di commercializzazione. n.88 / 14 APRILE 2014 Pc & multimedia Dopo Western Digital anche Seagate entra nel segmento “enterprise” Seagate, hard disk da 6 TB senza elio Massima capienza e tecnologia più economica rispetto a quella concorrente di Michele LEPORI S A Francoforte ha debuttato la lampadina intelligente Samsung, offre un’alta efficienza energetica che è dotato della tecnologia AES256 per la cifratura dei dati e che al suo interno è installato un sensore di umidità.L’azienda americana non ha rilasciato informazioni dettagliate su prezzo e disponibilità, ma visto e considerato che il “rivale” WD Ultrastar He6 viaggia sui 600 dollari possiamo tranquillamente affermare che la fascia premium sarà la sua casa. Pc & multimedia My Passport Pro ha connettività Thunderbolt e funzionalità Raid WD presenta il primo dual drive portatile È disponibile in versione da 2 TB o 4 TB, in vendita a partire da 379 euro di Massimiliano ZOCCHI W estern Digital ha annunciato WD My Passport Pro, storage portatile dual drive disponibile nei tagli da 2 TB a 379 euro e 4 TB a 529 euro. Una soluzione non per tutti, quindi, ma pensata principalmente per professionisti della creatività e grandi appassionati che cercano prestazioni e disposti dunque a spendere cifre elevate. Il drive si compone di due unità hard disk da 2,5” in un unico case di alluminio, e grazie alla connettività Thunderbolt, WD dichiara velocità di trasferimento fino a 233 MB/s che è quindi superiore sia a FireWire 800 che a USB 3.0. Gli utenti avranno inoltre accesso a funzionalità RAID, senza alimentazioni separate, in modalità data striping (RAID 0) per le massime prestazioni, e in mirroring eagate ha presentato l’hard disk ST6000NM0004, per gli amici Seagate Enterprise Capacity 3.5 HDD v4. Gli sviluppi di questa “rivoluzione” in ambito di archiviazione dati potrebbero interessare una fetta ben più ampia di utenti. Ma andiamo con ordine. L’anno scorso WD ha presentato Ultrastar He6: 6 TB su 7 dischi in un HDD da 3,5”, risultato reso possibile dall’utilizzo di elio invece dell’aria come “cuscinetto” fra i piatti. Risultato? Prestazioni ottime con surriscaldamento e consumi energetici in crollo verticale. Peccato che prezzo e disponibilità limitino il disco dal gas nobile ad un mercato di pari livello. Ora Seagate presenta il rivale di He6, che promette 6 TB su 6 piatti nel medesimo HDD da 3,5”: bocche cucite su come siano riusciti nell’impresa, ma nell’analisi in prospettive a medio-lungo termine è evidente che questa soluzione meno ecologica, ma anche meno dispendiosa, sia destinata a proporsi - riveduta ed adattata - sul mercato consumer. Essendo l’ST6000NM0004 un prodotto destinato prettamente al mondo business, Seagate va sul sicuro e propone una soluzione PMR (Perpendicular Magnetic Recording) molto più veloce in scrittura della nuova SMR (Shingled Magnetic Recording), che debutterà sui prodotti destinati al mercato di massa proprio durante questo 2014: le aziende interessate al prodotto saranno inoltre felici di leggere che è stato certificato per l’uso 24/7, che è in grado di veicolare un mostruoso flusso di dati annuo pari a 550 TB, torna al sommario (RAID 1) per la ridondanza dei dati. La modalità è selezionabile a seconda delle necessità dell’utente. Vista la connettività Thunderbolt, questo prodotto è compatibile principalmente con prodotti Mac, e strizza l’occhio a tutte quelle categorie di professionisti che necessitano di grandi velocità di trasferimento Samsung Smart Bulb La lampadina che si accende via Bluetooth ma anche di ottime capienze e della massima sicurezza: fotografi, videomaker, musicisti e chiunque debba trasportare o generare contenuti al di fuori del proprio ambiente di lavoro. Il My Passport Pro sarà disponibile in tutti i negozi Apple e i principali rivenditori di elettronica di consumo, oltre che online e nel WD Store. di Andrea ZUFFI estratto da dday.it Smart Bulb è la lampadina intelligente presentata da Samsung, si tratta di una lampadina “smart”, perché potrà connettersi ad altri dispositivi tramite Bluetooth. Sarà infatti sufficiente istallare sul proprio tablet o smartphone l’app dedicata per pilotarne fino ad un massimo di 64. Sarà, inoltre, possibile regolarne la luminosità (riducendola fino al 10 per cento di quella massima) e la tonalità di colore in un range compreso tra i 2700k del “bianco caldo” e i 6500k della luce “fredda”. Samsung dichiara un ciclo di vita della lampadina di 15 mila ore, pari ad un utilizzo medio giornaliero di 4 ore per 10 anni. La scelta della casa coreana di preferire il Bluetooth al Wi-Fi risulta in questo caso azzeccata perché ne consente un utilizzo immediato anche in tutti gli ambienti in cui non è presente un router Wi-Fi. Non si conosce ancora la data di commercializzazione e neppure il prezzo. Per analogia con quanto annunciato da LG il prezzo potrebbe aggirarsi intorno ai 30 dollari. n.88 / 14 APRILE 2014 Pc & multimedia Microsoft ha aggiornato (ancora) il suo sistema operativo “desktop” Windows 8.1 Update: torna lo Start! Ritorna il menù Start e migliora il supporto per i PC senza touchscreen di Vittorio Romano BARASSI M vista (ma sempre per i PC senza touchscreen). Con l’update, sono stati inseriti ad ogni Live Tile anche menù contestuali per l’aggiunta alla taskbar, il ridimensionamento, lo stop dell’animazione o l’eliminazione; avviando un’app Modern sarà finalmente possibile andare con il mouse nella posizione superiore del display per veder apparire la barra del titolo dalla quale sarà possibile scegliere se “ridurre ad icona” oppure chiudere la stessa app. Spostando il mouse nella porzione inferiore, invece, apparirà la barra delle applicazioni. Ed è qui che ritroviamo forse l’aggiunta più attesa: con Windows 8.1 Update, a grande richiesta, torna il vero menù Start. Si tratta di un pannello completo che ricorda moltissimo quanto già visto in passato, ma con modifiche “Modern” - vedi le Live Tiles - che gli permettono di integrarsi alla perfezione con lo stile del sistema operativo. Microsoft ha apportato anche importanti modifiche a livello delle prestazioni generali di sistema: tutti gli attuali PC, infatti, saranno in grado di supportare l’aggiornamento. E c’è di più: sono stati abbassati anche i requisiti di sistema che ora passano a 1 GB di memoria RAM e 16 GB di memoria fisica. OneDrive e OneNote fanno ora parte della dotazione “di serie”, Internet Explorer 11 è stato rivisto in meglio ed è presente anche una modalità Enterprise che permette l’utilizzo del browser anche con siti non specificatamente sviluppati per il browser in questione (come spesso accade per i siti aziendali). Windows 8.1 Update è completamente gratuito. Pc & multimedia La dock Elgato ha un look elegante e connessioni davvero complete Elgato Thunderbolt Dock, è l’hub definitivo? Offre Thunderbolt, HDMI 1.4, Ethernet e altro ancora, costa 229,95 dollari di Michele LEPORI tutti, almeno una volta, sono capitate situazioni in cui una USB in più avrebbe fatto davvero comodo. Soluzioni hub sul mercato ce ne sono tante, ma la dock di Elgato ha una marcia in più. Anzi, a dir la verità, sono 9 le marce in più. 2 Thunderbolt, 1 HDMI 1.4, 1 Ethernet, 3 USB 3.0, 1 uscita audio 3,5 mm, 1 ingresso microfono sempre da 3,5 mm e 1 cavo Thunderbolt già nella confezione sono il biglietto da visita con cui si presenta questa scatoletta; ci si può collegare di tutto e renderlo il vero e proprio cuore pulsante di un A icrosoft al momento della presentazione di Windows 8 era convinta che il mercato sarebbe stato inondato da PC desktop e notebook con schermo touchscreen ma, evidentemente, qualcosa non è andato per il verso giusto. Certo, moltissimi sono stati i modelli presentati nel corso dei mesi ma lo sviluppo di un sistema operativo molto orientato per prodotti con display sensibile al tatto, alla lunga, non si è rivelato proprio azzeccato. Da un anno e mezzo a questa parte Microsoft non ha fatto altro che raccogliere le opinioni dei propri utenti e degli sviluppatori: da qualche mese è arrivato l’attesissimo aggiornamento 8.1 e dall’8 aprile stato reso disponibile Windows 8.1 Update, un vero e proprio aggiornamento dell’aggiornamento. La nuova versione porterà novità che farà felice gli amanti di tastiera e mouse: ogni PC sprovvisto di touchscreen si avvierà in modalità desktop, con l’interfaccia Modern UI, aggiornata con tanto di tasto per accensione/spegnimento finalmente in torna al sommario sistema che comprende notebook, desktop, monitor, dispositivi mobile, strumenti di archiviazione e via dicendo. Qui un video abbastanza eloquente. Non fa differenza che esse siano piano d’appoggio di postazioni Mac o Windows (8.1 o successivo) dato che la compatibilità con i due sistemi operativi è completa. Ad onor del vero, va detto che il feeling del prodotto, con una bella finitura in alluminio, richiama abbastanza dichiaratamente le linee estetiche dell’universo con la mela. La Elgato Thunderbolt Dock è disponibile su Elgato Online Store, su Apple Online Store e negli Apple Store ad un prezzo, negli Stati Uniti di 229,95 dollari. Canonical dice addio al cloud di Ubuntu One In un mercato dei servizi cloud sempre più competitivo, Canonical ha deciso di chiudere il dropbox di Ubuntu e tutti i servizi connessi di Paolo CENTOFANTI estratto da dday.it Dal 1 giugno non sarà più possibile caricare file sul servizio di cloud storage Ubuntu One. Canonical ha infatti annunciato l’intenzione di chiudere la sua soluzione cloud, ammettendo di non poter competere con concorrenti come Google Drive o Dropbox, che continuano ad aumentare la lospazio gratuito offerto agli utenti. Ubuntu One è la suite di soluzioni cloud che Canonical ha integrato su Ubuntu negli anni e che era diventata persino multipiattaforma. Ma la concorrenza in questo campo si è fatta ormai troppo forte per Canonical, che ha deciso di chiudere anche il suo servizio musicale. Una scelta non facile, come ha comunicato Canonical sul suo blog ufficiale, affermando che in questo modo potrà a concentrarsi soprattutto sul miglioramento del suo sistema operativo. Ubuntu One non sarà integrato nell’imminente Ubuntu 14.04, e le varie app di Ubuntu One per le altre piattaforme saranno via via aggiornate di conseguenza. I file attualmente ospitati sul servizio cloud rimarranno disponibili per i download fino al 31 luglio 2014, dopodiché verranno cancellati. estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Uno smartphone davvero diverso dal solito, il primo ad arrivare sul mercato con display OLED flessibile LG G Flex: lo smartphone nato per stupire Abbiamo usato il G Flex per 10 giorni e l’abbiamo spremuto al massimo. Davvero curvo è bello? Non rischi di piegarlo, è già curvo Aperta la scatola, che è curva tanto quanto G Flex, ci colpisce la stazza del telefono: è enorme, un 6’’ con display dai bordi ultrasottili, un monoblocco leggermente curvo in senso verticale con tutta la componentistica principale “piegata” alle esigenze del telefono. Preso in mano, non senza qualche difficoltà per via di quanto sopra, non si può far altro che guardarlo di profilo: il display POLED, il Gorilla Glass che lo sovrasta e la batteria sono curvi e tutto il telefono ha un look decisamente particolare. Bisogna farci un po’ l’occhio: all’inizio è difficile pensare che quella che sembra la conseguenza di un trasporto maldestro (e ripetuto) nella tasca posteriore dei jeans è in realtà la caratteristica di punta del telefono. Tra l’altro, viste le dimensioni, hanno senso le funzioni di utilizzo con una sola mano fornite da LG e che, grazie al ridimensionamento di alcuni elementi dell’interfaccia, rendono più semplice l’utilizzo del telefono. L’idea di solidità c’è tutta, quella di un prodotto premium un po’ meno, visto lo chassis in plastica: quasi superfluo aggiungere (ma lo scriviamo sempre), che per una cifra del genere, un bell’alluminio avrebbe fatto tutta un’altra figura. Ma d’altronde qui c’è anche la novità della cover posteriore auto-riparante contro piccoli graffi: idea intelligente, considerando che spesso e volentieri il telefono è posto in prossimità di oggetti pericolosi come le chiavi. La cover posteriore appare lucida e leggermente zigrinata, sarebbe un dispiacere rovinarla, ma come esimerci dal provare immediatamente una caratteristia innovativa? Sottile graffietto con le unghie, leggera abrasione con oggetto appuntito (che simula una condizione verosimile di “sbadato uso quotidiano”), graffio con le chiavi, niente di grave ma questa volta intenzionale. Nel primo caso il graffio ha appena scalfitto la protezione superficiale ed è scomparso nel giro di un attimo, nel secondo si è attenuato di molto scomparendo pressochè del tutto, nel terzo caso il potenziale assorbimento c’è stato (sia pur graduale e non istantaneo) ma il danno è rimasto visibile. Morale: essendo lo scopo quello di proteggere la cover da contatti accidentali con oggetti contundenti, sarà quasi impossibile notare sulla cover posteriore segni di chiavi o simili solo per il fatto di averlo tenuto in una borsa o in una tasca, e lo stesso vale per le conseguenze dell’utilizzo “sbadato” di tutti i giorni. Poi è ovvio che se vi viene la brillante idea di mostrare la potenza del self-healing agli amici armandovi di chiavi e cacciavite… sappiate che non è questo lo scopo dell’auto-rigenerazione e che potreste pentirvene, a maggior ragione su uno smartphone così segue a pagina 29 er il G Flex di LG abbiamo voluto scrivere una prova diversa dal solito. Sì, perchè alla fine gli smartphone oggi sono tutti un po’ simili e ripetere che “grazie allo Snapdragon 800 e ai 2 GB di RAM le prestazioni sono eccellenti” (cosa sacrosanta, peraltro), non avrebbe dato valore aggiunto. E ci mancherebbe altro, considerando che abbiamo in tasca un prodotto da 899 euro di listino. Ciò che dà utilità a una prova e la differenzia da una semplice notizia è il giudizio sull’esperienza d’uso, che per forza di cose presuppone qualche giorno di uso serrato e vale soprattutto su smartphone particolari, come questo G Flex. Morale: a parte il dovere di cronaca, che ci impone quanto meno di citare le caratteristiche tecniche e far girare un benchmark, questa prova è incentrata sull’esperienza d’utilizzo, su quello che ci è successo stando a tu per tu con G Flex, sulle impressioni delle persone cui l’abbiamo fatto provare e quelle di chi si è portato in giro un telefono da 6’’ curvo per 10 giorni giocandoci, lavorandoci, guardandoci dei film e, ogni tanto, telefonando pure. P di Emanuele VILLA torna al sommario tEST Smartphone LG G FLEX segue Da pagina 28 costoso. È un plus utile e interessante, dà quella tranquillità in più ma di sicuro non è nato per stupire gli amici al bar. G Flex è un telefono che, un po’ per le dimensioni, un po’ per lo chassis curvo, non passa mai inosservato: lo appoggi su un tavolo e inevitabilmente dopo un po’ un amico lo nota e ti chiede informazioni. Garantito. Alchè, per attirare ulteriormente l’attenzione, pensiamo di raddrizzarlo applicandogli una forza notevole con la mano. Pur con un po’ di timore, l’esperimento riesce alla perfezione: G Flex resiste ma alla fine si piega. L’abbiamo fatto almeno 10 volte, non si è mai rotto nè tantomeno ha mostrato conseguenze visibili. Tra l’altro fosse solo per il display P-OLED, il telefono sarebbe ben più flessibile di così, ma al momento sono tutti gli altri componenti a fare da collo di bottiglia: chissà che la versione 2015 non si pieghi di 90°? Chissà... Curvo, ma perché? Installiamo Spotify, scarichiamo un po’ di musica via Wi-Fi e lo portiamo in giro per una passeggiata: nonostante si sia abituati ad auricolari di tutto rispetto (Pioneer SE-CL541), dobbiamo dire che l’ascolto con quelli in dotazione non è male, dinamico il giusto e con una discreta dose di basse frequenze che non stona mai. Ecco, magari in queste circostanze trovare al volo il volume col telefono in tasca non è la cosa più intuitiva del mondo, bisogna abituarsi un po’: come per il G2, anche qui i pulsanti sono sul retro, evidenziati però da un piccolo spessore che li rende più semplici da trovare. Sempre sul retro c’è il pulsante di accensione/spegnimento che si illumina a seconda della notifica: questa cosa è davvero comoda. Tocchiamo invece i bordi del telefono mentre siamo in giro ma non troviamo nulla, solo lo slot micro SIM: niente volume (è sul retro), ma soprattutto niente micro SD: un limite importante, ma fortunatamente il taglio di memoria da 32 GB si addice a un terminale premium e non vi farà sentire troppo la mancanza di un’espansione.Guardandolo e riguardandolo, ci siamo spesso domandati perchè LG abbia deciso di intraprendere questa strada anche nel settore mobile. Ma più che altro ce l’hanno chiesto un po’ tutti: “sì, è bello, ma perchè l’hanno fatto curvo?”. Mille le spiegazioni possibili: si può dire che il telefono assecondi meglio il profilo del volto quando si telefona, che riduca i riflessi durante l’uso outdoor, che se usato per vedere film offra un’esperienza più “theatrical” e molto altro. Parzialmente, tutte queste affermazioni sono vere, ma nessuna determina un’esperienza d’uso davvero migliore rispetto a quella tradizionale: piuttosto, con G Flex LG ha voluto dimostrare di essere sempre in prima linea sul fronte dell’innovazione tecnologica, una posizione che ha conquistato anni fa nell’Home Entertainment e ha esteso, più recentemente, anche nel segmento mobile. G Flex è un prodotto unico, per pochi e che, lungi da segnare una frattura col passato, potrebbe fungere da apripista per interessanti evoluzioni future, magari non vincolate a dimensioni di schermo così importanti e a prezzi così elevati. P-OLED, croce e delizia di G Flex Scocca curva e flessibile e batteria curva, ma non c’è dubbio che il cuore pulsante di G Flex sia il display P-OLED con matrice RGB e basato su un substrato plastico che gli permette, appunto, di flettersi a piacimento. Che si tratti di una primizia tecnologica, è evidente a prima vista: basta un’occhiata sommaria per capire che il nero è nero, i colori sono brillanti e i contrasti eccel- n.88 / 14 APRILE 2014 torna al sommario estratto da dday.it lenti. Partiamo subito con la riproduzione di un video sfruttando la modalità QuickTheater, che si attiva mediante uno swipe con due dita direttamente dalla lockscreen ed è stata realizzata da LG per esaltare la natura curva e flessibile di G Flex. Nella parte dedicata ai video è stata inserita una clip promozionale molto bella che mostra appieno i vantaggi dell’OLED, soprattutto il nero, il contrasto eccellente e i colori brillanti. E ottiene il risultato sperato, sotto ogni punto di vista. Notevole.Com’è noto, il display non ha una gran risoluzione: il pannello P-OLED ha imposto una risoluzione HD (1280 x 720) anzichè un migliore 1080 che LG riserva ai suoi top di gamma “piatti”. Il Full HD, soprattutto su un display da 6’’, avrebbe offerto un impatto migliore nella riproduzione video e anche nei giochi, ma nell’uso quotidiano il problema si pone molto relativamente. Certo, i testi piccoli non sono perfettamente definiti come in altri telefoni, ma anche usandolo di continuo, non abbiamo fronteggiato problemi di leggibilità. Tra l’altro i contenuti dei display sono ben visibili anche quando la luminosità ambientale è forte, e questo è un vantaggio non da poco. Attimo di pausa, scarichiamo Asphalt 8 e GT Rasegue a pagina 30 tEST Smartphone LG G FLEX segue Da pagina 29 Instancabile... Ecco finalmente un telefono la cui autonomia supera il classico giorno di utilizzo cui siamo abituati ormai da anni. D’altronde una batteria da 3.500 mAh non è da tutti, e i risultati si vedono: usandolo normalmente, il che significa navigare un po’, consultare la posta e ascoltare un’oretta di audio su Spotify, si arriva a sera al 70%, ma in media ci siamo coricati con il telefono al 40/50%, il che com- cing 2 e proviamoli al volo: qui i limiti di risoluzione del display si notano un po’ di più ma gli fps sono molti e il divertimento assicurato; ci arriva ogni genere di notifica durante le partite ma la fluidità non ne risente, ci mettiamo anche Spotify di sottofondo su 3G e tutto continua a filar liscio, lo usiamo per fare attività sportiva (qui le dimensioni non aiutano), e il GPS si aggancia in un secondo. Morale: in futuro anche questo G Flex subirà il fenomeno dell’obsolescenza come tutti, ma per il momento non si intravede neanche lontanamente. Va bene per qualsiasi cosa: dalla posta elettronica all’ultimo videogame, da telecomando per l’impianto home theater a player multimediale. Anche mettendo più cose insieme. Poi abbiamo guardato un po’ le icone, subito dopo la prima accensione, notando come LG abbia realizzato un tema apposito per G Flex, con tanto di lockscreen che oscilla a seconda di come è inclinato il telefono, Inoltre, LG ha disegnato icone molto “fumettose” che si differenziano da quelle dei suoi altri terminali, G2 in primis. Qui è puramente una questione di gusti, e visto che LG permette di cambiare tema tornando a quello classico in un attimo, il giudizio (pur soggettivo) risulta così del tutto ininfluente. Poi si può parlare ore sulle personalizzazioni di LG, dal Knock On alle app specifiche, dai tasti di controllo posteriori alle app QSlide, ma in generale l’esperienza d’uso che ne deriva è appagante: magari all’inizio bisogna un po’ abituarsi ai tasti posteriori, ma l’accenzione/spegnimento con doppio tap su un display così grande è comodissima e funziona bene, il multitasking in finestra verrà usato raramente ma può essere comunque utile. Anzi, possiamo dire che tra tutte le personalizzazioni di Android provate negli ultimi mesi, quelle di LG sono sì profonde e “importanti”, ma riescono a offrire un’esperienza d’uso proficua senza risultare pesanti. E non è cosa da poco. torna al sommario n.88 / 14 APRILE 2014 prende l’uso di videogiochi, video e streaming audio ben superiore ai 60 minuti. Siamo giunti alla conclusione che LG G Flex vada comunque ricaricato ogni notte per sicurezza, ma che dia all’utente una sicurezza in più rispetto ai concorrenti: durante il giorno ci si può fare di tutto, ma lui a sera comunque ci arriva. Buona la fotocamera, senza stabilizzazione ottica e dalle performance analoghe a quella del G2: qui però c’è anche la possibilità di riprendere in 4k, cosa esclusa nel top di gamma “piatto” del medesimo produttore. Molte le impostazioni di scatto e le possibili personalizzazioni: dallo scatto panoramico al multishot, lo scatto con 2 fotocamere contemporaneamente alle modalità sport, notte e “intelligente”, che regola in autonomia i parametri di scatto a sconda delle condizioni ambientali. Ovviamente è possibile anche regolare i parametri in modo autonomo, tra cui la risoluzione di scatto, l’esposizione, gli ISO (fino a 800), il bilanciamento del bianco, il timer ed eventuali effetti / filtri creativi. Gli scatti che pubblichiamo (a destra), realizzati in modalità del tutto automatica, confermano una buona resa in condizioni ideali di scatto, unita a una riduzione del rumore efficace e a una compressione abbastanza avvertibile. Buona luminosità negli scatti notturni, accompagnata dalla classica perdita di definizione che è sostanzialmente nella media. In sostanza: un apripista? Giungiamo alle conclusioni. Non c’è bisogno di 10 giorni di utilizzo, bastano poche ore per capire che G Flex è una vera e propria primizia dedicata a un target ristretto, a chi vuole un prodotto unico. È curvo, ha un display innovativo, è ampio, ha la cover auto-rigenerante e via dicendo. Il display P-OLED, principale attrattiva di questo modello, è anche l’elemento pionieristico e l’unico su cui c’è ancora da lavorare: la risoluzione va portata il prima possibile a Full HD e vanno eliminati alcuni i difetti di gioventù, tra i quali questa leggera persistenza dell’immagine che è del tutto assente nei competitor “classici”. Niente di drammatico, ma a un telefono da 899 euro è lecito pretendere il massimo, pur apprezzando molto l’innovazione che porta. Per il resto, nulla da dire: è potente, reattivo, ha una buona fotocamera, riprende in 4k, le personalizzazioni LG sono efficienti, non si scarica mai e, soprattutto, è unico nel suo genere.Il prezzo resta il principale freno di questo prodotto: in quanto innovatore, G Flex si svincola dalla classica logica del rapporto qualità/ prezzo (che inevitabilmente favorirebbe G2, per esempio), ma resta un terminale non alla portata di tutti. La strada intrapresa riteniamo però sia quella giusta: questo G Flex sarà per pochi, ma se G Flex “2” costerà un po’ meno e offrirà qualche upgrade sul fronte del display, sarà probabilmente protagonista indiscusso non solo dell’innovazione, ma anche delle vendite. Nel frattempo, se siete disposti a pagare un prezzo premium per un terminale con cui distinguervi, che attiri l’attenzione e che ovviamente vi dia garanzie di longevità e prestazioni, non c’è bisogno di aspettare la prossima generazione. estratto da dday.it torna al sommario estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Come si può migliorare un prodotto già eccellente? Questa la sfida raccolta da HTC con il nuovo HTC One HTC One M8: il nuovo erede al trono Android One M8 è uno degli smartphone più belli, curati e potenti del mercato. Fotocamera con luci e ombre di Paolo CENTOFANTI L Meglio dell’alluminio? Ancora più alluminio HTC sa bene che uno degli aspetti più apprezzati del primo HTC One era la costruzione e la qualità dei materiali e per questo ha deciso di non retrocedere nemmeno di un millimetro dalla propria filo- HTC One M8 La videoprova di DDay.it torna al sommario ’HTC One è stato giustamente considerato il migliore smartphone del 2013. Un prodotto dall’eccellente design, potente e che, nonostante qualche difetto, meritava sicuramente più successo anche a livello di vendite. Nel 2014, HTC ci riprova con il nuovo HTC One, spesso identificato con il suo nome in codice M8, un prodotto che non solo deve riproporre quanto c’era di buono nel primo One, ma possibilmente migliorarlo e, naturalmente, sfondare anche a livello commerciale. È il paradosso di una fase storica in cui è obbligatorio offrire sempre qualcosa di nuovo, specialmente quando si parla di prodotti di punta come questi, anche quando magari non c’è una reale necessità se non quella di soddisfare gli insaziabili appetiti degli appassionati. Con il nuovo One, HTC ha cercato di mantenere la maggior parte degli elementi che tanto sono piaciuti sul modello dello scorso anno e di allineare la dotazione hardware a quelli che sono gli standard odierni: ecco quindi uno schermo di dimensioni generose con risoluzione Full HD, la riproposizione di una scocca metallica e ben rifinita, uno dei più potenti processori mobile sulla piazza e tante funzionalità software. sofia anche nella progettazione di questa nuova versione. Anche questo nuovo HTC One rimane, per design e costruzione, il più bello smartphone Android sulla piazza. Il Form Factor è rimasto simile ma allo stesso tempo il design ha subito un’evoluzione che rende questo HTC One in un certo senso “più pesante”. La qualità della costruzione, dei materiali e dei minimi particolari è rimasta invariata, ma l’alluminio chiaro e il policarbonato bianco hanno lasciato il posto a un color metallo brunito e agli inserti in plastica nera. HTC One è disponibile ora anche in altre due finiture, una silver e bianca maggiormente in sintonia con la versione dello scorso anno, e una gold. Lo smartphone è anche più alto di circa un centimetro, perché il display è passato da 4,7 pollici a 5 pollici. Anche il peso è aumentato leggermente attestandosi ora sui 160 grammi contro i 143 grammi di prima. La sensazione al tatto comunque non è cambiata: si tratta di uno smartphone che restituisce non solo la sensazione di robustezza, ma anche di un oggetto che “vale”, cosa sempre più rara di questi tempi anche per dispositivi dal prezzo di listino tutt’altro che trascurabile. I cambiamenti non si esauriscono solo a livello estetico: il connettore per le cuffie, ad esempio, si sposta ora in basso, vicino alla porta micro USB / MHL, e lo slot per la SIM accetta ora le schede nano SIM. Viste le dimensioni dello smartphone, viene da pensare che ciò sia stato fatto più per intercettare chi viene da un iPhone che per altro. HTC poi colma quello che era un limite della prima incarnazione, aggiungendo finalmente uno slot anche per schede di memoria micro SD. Spariscono i tasti funzione fisici sotto la cornice del display, ora integrati nell’interfaccia software. A livello di caratteristiche tecniche ritroviamo tutto quanto era già all’avanguardia sul vecchio HTC One: LTE, NFC, Bluetooth 4 con supporto al codec aptX, WiFi dual band e compatibile 802.11ac, trasmettitore infrarosso per il controllo di altri dispositivi. La RAM è sempre di 2 GB ma il SoC passa dallo Snapdragon 600 al nuovo Snapdragon 801, segnando così un deciso passo in avanti in termini di potenza a disposizione. Il display è ora da 5 pollici, ma la risoluzione rimane di 1080 x 1920 pixel con pannello SLCD3, tecnologia sviluppata inizialmente da Sony Mobile Display e che HTC utilizza ormai da diversi anni. Infine, le maggiori dimensioni hanno permesso di aumentare anche la batteria che passa da 2300 mAh a 2600 mAh. Fotocamera, un passo in avanti e uno indietro Uno dei tasti dolenti del primo HTC One era la qualità della fotocamera. HTC ha deciso lo scorso anno di seguire una strada interessante sulla carta, puntare cioè su un sensore che, a parità di dimensione, segue a pagina33 estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST HTC One M8 segue Da pagina 32 torna al sommario applica degli effetti solo sullo sfondo dell’immagine, e “dimension plus” che permette di cambiare angolazione all’inquadratura in tempo reale, attraverso il giroscopio dello smartphone. Più colore per HTC sense 6 Il nuovo HTC One arriva con Android KitKat e una nuova versione di HTC Sense, la numero 6. Non ci troviamo di fronte a una radicale evoluzione come quella dello scorso anno, ma più che altro a un raffinamento di quanto introdotto in HTC Sense 5. BlinkFeed ad esempio, la home screen che accorpa feed social, notifiche e notizie in un unico stream, non è più la home di default, e cambia il colore di sfondo in funzione del colore del tema. Ora è infatti possibile scegliere temi più “variopinti” in contrapposizione al grigio scuro della Sense 5 per gli elementi grafici dei vari menù. L’interfaccia è stata leggermente modificata per accogliere i tasti funzione on screen, visto che quelli fisici sono stati eliminati e la barra delle applicazioni preferite è diventata trasparente, ma nel complesso tutta l’interfaccia è diventata più “flat” rispetto a HTC Sense 5. Rimane per lo più un’interfaccia pulita ed elegante, con un feel diverso da Android stock ma non per questo peggiore o migliore. Una sola cosa non ci è piaciuta davvero ed è la gestione delle cartelle nel menù delle applicazioni che, con sfondo nero su fondo nero, non è il massimo della leggibilità. Oltre a BlinkFeed, il cui funzionamento non ha subito grossi cambiamenti rispetto allo scorso anno, HTC non ha aggiunto tante applicazioni personalizzate ma le novità non mancano. La prima è costituta dalla nuova modalità di sblocco del telefono che combina accelerometro e gesture touch. In pratica a seconda dell’orientamento dello smartphone e della direzione in cui strisciamo il dito sbloccheremo il telefono andando direttamente a una particolare applicazione. Uno swipe verso il basso e andiamo in modalità selezione chiamata, verso destra accederemo direttamente a BlinkFeed, verso l’alto sbloccheremo il telefono. Con il telefono disposto orizzontalmente, cliccando il tasto del volume accederemo direttamente alla fotocamera. In realtà questo sistema è all’atto pratico meno intuitivo di quello che sembra, ma in ogni caso può essere disattivato. In secondo luogo HTC ha aggiunto nuove funzionalità di risparmio energetico, visto anche che la durata della batteria era uno degli aspetti più criticati del precedente HTC One. C’è una prima funzione di risparmio energetico che quando attivata riduce il clock del processore, la luminosità del display, disattiva il feedback a vibrazione e spegne la connessione dati quando lo schermo è disattivato per molto tempo. Quando però la batteria è prossima all’esaurimento totale è possibile attivare la modalità di risparmio energetico “estremo”. In questa modalità lo smartphone disattiva quasi tutte le funzionalità fatta eccezione per l’invio e ricezione di telefonate e messaggi, posta elettronica e calendario. L’interfaccia stessa cambia sostituendo la classica home screen con un menù essenziale che dà accesso solo a queste funzionalità. Con il risparmio energetico “estremo” dovrebbe essere possibile riuscire a spremere ancora qualche ora di utilizzo dalla batteria quasi scarica. HTC promette addirittura 15 ore d’uso con il 5% di batteria in questa modalità. Impressioni d’uso: velocità innanzitutto Da almeno un anno a questa parte, forse anche di più, gli smartphone top di gamma hanno raggiunto un livello tale di potenza di calcolo che comincia a diventare difficile avere una reale percezione di miglioramento delle prestazioni. L’HTC One M7 era già un ottimo smartphone, che a livello di reattività segue a pagina 34 offra meno risoluzione in cambio di pixel più grandi, capaci così di raccogliere più luce e migliorare le prestazioni in condizioni di scarsa luminosità. Il risultato di questo ragionamento fu una fotocamera da 4 Megapixel che solo in parte riuscì a mantenere le promesse originali. Purtroppo HTC per il nuovo One ha deciso di non cambiare strategia e anzi ha eliminato quanto c’era di buono: lo stabilizzatore ottico di immagine. Questo è stato sostituito dalla vera novità di questo modello, che fa mostra di sè sul retro dello smartphone: un secondo obiettivo che ha destato subito grande curiosità. Niente rigurgiti di 3D però, visto che questo obiettivo secondario lavora infatti in sinergia con quello principale (Duo Camera la chiama HTC) per creare degli effetti di sfocatura sulle fotografie a posteriori con la funzione UFocus. La fotocamera principale rimane dunque invariata rispetto a quella del primo HTC One: obiettivo da 28 mm equivalenti, apertura di F2.0, doppio flash a LED e sensore da 4 Megapixel CMOS BSI da 1/3 di pollice. Migliora sensibilmente invece la fotocamera frontale, fino al paradosso di offrire una maggiore risoluzione di quella principale, visto che arriva fino a 5 Megapixel. L’applicazione della fotocamera è stata rivista con l’aggiunta di nuove funzionalità e un’interfaccia più pulita e intuitiva da utilizzare. Un grosso tasto ci consente di scegliere con semplicità la modalità d’uso. Oltre a foto, video e panorama, ritroviamo la modalità foto/video combinati HTC Zoe, più lo scatto doppio, che utilizza contemporaneamente webcam frontale e fotocamera posteriore. Tra le solite modalità di scatto fotografico, che comprende HDR e un setup “stabilizzato” digitalmente, c’è anche una modalità manuale che consente di regolare manualmente anche fuoco e tempo di posa in modo non così dissimile da quanto fa Nokia sulla sua gamma Lumia. Dopo aver scattato un’immagine abbiamo un menù di modifica con ampie possibilità di elaborazione. Oltre alle classiche opzioni di editing e ai filtri artistici, c’è appunto la funzione UFocus, che consente di simulare un cambio della messa a fuoco applicando una sfocatura al resto dell’immagine, sfruttando i dati raccolti dal secondo sensore posto sul retro. Altre due funzioni che fanno uso della mappa di profondità costruita dalla fotocamera Duo di HTC sono “primo piano”, che estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST HTC One M8 segue Da pagina 33 La tanto pubblicizzata funzione UFocus è interessante ma non sempre è migliore di altre elaborazioni software simili. Il meglio lo dà quando facciamo dei primi piani di persone o comunque di soggetti ben evidenziati rispetto allo sfondo. Se i soggetti hanno delle figure troppo complesse (un albero con tanti rami ad esempio), allora la funzione di sfocatura perde di precisione con artefatti abbastanza visibili sui contorni dei soggetti. Le due immagini seguenti sono esempi di quanto sopra. Ciò porta a chiederci allora se forse non valeva la pena investire più su un nuovo sensore UltraPixel, UFocus UFocus torna al sommario magari più grande e con maggiore risoluzione, rispetto a questo secondo obiettivo che in questa prima release del software non sembra dare un vantaggio così grande. Vedremo se HTC riuscirà con degli aggiornamenti a sfruttare meglio questa configurazione. La registrazione di video è più convincente, ma soprattutto stupisce la ripresa audio: lo abbiamo messo alla prova in un concerto dal vivo ottenendo una resa molto interessante. Per quanto riguarda le funzionalità telefoniche lo smartphone fa molto bene il suo lavoro, mentre l’autonomia non ci è sembrata così migliorata rispetto al modello precedente. Siamo sempre arrivati tranquillamente a sera e la modalità di risparmio “estremo” consente di non rimanere a secco per le funzioni telefoniche, ma la mattina dopo, la ricarica si è sempre rivelata necessaria. Il tempo avuto a disposizione per la prova non ci ha consentito di avere però delle statistiche d’uso più consistenti. Conclusioni Qualcuno potrebbe preferire il design dello scorso anno, ma ad oggi anche questo modello resta uno dei più bei smartphone Android sul mercato. Il livello della costruzione è ineccepibile, con un design curato nei minimi particolari e materiali che semplicemente nessuno dei concorrenti utilizza. Sotto lo scocca di alluminio si nasconde uno smartphone molto potente, che non arranca mai e con caratteristiche da top di gamma. Rimane incomprensibile la scelta fatta per la fotocamera: pur di distinguersi, HTC ha puntato molto su una funzione, quella della sfocatura assistita da un obiettivo aggiuntivo, che però non può controbilanciare la decisa minore risoluzione rispetto a quanto offerto dai concorrenti. Si tratta dell’unico neo di un prodotto altrimenti eccellente. HTC One (M8) è già disponibile ad un prezzo di listino di 729 euro. dell’interfaccia e sensazione generale non lasciava spazio a critiche. Quello che possiamo dire di questo nuovo HTC One è che in nessun frangente ci ritroviamo a pensare “ecco qui dovrebbe essere più veloce”. Ogni comando viene eseguito istantaneamente e il passaggio da un’applicazione all’altra è velocissimo: basta provare ad aprire un gioco di un certo peso, tornare alla home, aprire il browser o lanciare un video, andare nel menu di selezione delle app recenti e tornare al gioco. Tutto funziona impeccabilmente. In dotazione troviamo due browser: Google Chrome e quello customizzato di HTC Sense 6. Entrambi funzionano alla perfezione con una buona reattività al tocco e fluidità della grafica anche con le pagine più ricche e complesse. Le prestazioni del nuovo processore Qualcomm emergono anche in altri ambiti. L’app della fotocamera ad esempio si apre molto velocemente e in meno di 5 secondi passiamo dallo sblocco del telefono al primo scatto. Con i giochi più elaborati a livello di grafica la resa è eccezionale: Dead Trigger 2 gira al massimo del livello di dettaglio con un frame rate sostenuto e senza mai mostrare alcun cedimento. Qui lo smartphone comincia a scaldarsi parecchio anche perché il case in alluminio viene evidentemente utilizzato per dissipare il calore emanato dal processore. Gli altoparlanti BoomSound stereo che sono piazzati ai lati del display sono stati ulteriormente migliorati: il suono è potente e (fatte le debite proporzioni visto il tipo di dispositivo) di buona qualità. Il display è invece ottimo ed esattamente al pari con quello della versione precedente: quello dell’HTC One (M8) è leggermente più grande a parità di risoluzione, ma la minore “densità” di pixel non si nota minimamente. Quello che continua a non convincerci del tutto è la fotocamera. Se da un lato rimane apprezzabile la scelta di non inseguire a tutti i costi la corsa dei Megapixel a discapito della qualità, resta il fatto che oggi 4 Megapixel sono un po’ pochi. Il sensore UltraPixel ha il pregio infatti di offrire una resa superiore alla media in condizioni di scarsa luminosità in termini di contrasto e resa cromatica, ma le fotografie scattate dall’HTC One sono comunque un po’ rumorose e il livello di dettaglio non è al pari di quello di molti altri smartphone top di gamma. estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST In prova il recentissimo top di gamma Samsung, erede dell’S4. Che differenze ci sono con il predecessore? Galaxy S5: minestra riscaldata o rivoluzione? Look analogo ma più potenza, interfaccia rinnovata e qualche sensore in più. Ne vale la pena? di Roberto PEZZALI I Design che vince (purtroppo) non si cambia Se Apple ha acquisito negli anni una tecnica e una capacità unica di lavorare l’alluminio, Sam- Samsung Galaxy S5 La videoprova di DDay.it torna al sommario l nuovo top di gamma Galaxy non è stato accolto nel migliore dei modi dopo la presentazione al Mobile World Congress: troppo simile al precedente, nessuna novità vera. Dove sono lo schermo 2K, la fotocamera da 20 megapixel e il processore a 64 bit? Samsung è rimasta sulle sue idee, chiedendosi se davvero sarebbero stati quelli gli aspetti su cui puntare per il suo nuovo smartphone top o se forse non sarebbe stato il caso di intervenire su altri punti, magari meno appariscenti ma sicuramente più efficaci per migliorare l’esperienza d’uso. Abbiamo tra le mani il nuovo Galaxy S5, e anche noi, come gran parte di quelli che hanno assistito al lancio del telefono, eravamo leggermente prevenuti, eppure ci siamo dovuti (in parte) ricredere. Il Galaxy S5 è molto simile all’S4, ma basta usarlo un po’ e non fermarsi alle apparenze per capire il valore del lavoro fatto da Samsung, che ha mirato ad obiettivi ben precisi come la durata della batteria e la qualità della fotocamera per creare un prodotto che potesse dare soddisfazione a chi lo possiede. A questo si aggiungono anche il trattamento waterproof, il sensore per il rilevamento del battito cardiaco, lo sblocco con impronta digitale e un nuovo schermo OLED che, se non fosse per la cornice un po’ spessa, non avrebbe rivali nel campo. Certo, non è tutto oro (o alluminio) ciò che luccica: Samsung non cede sulla scelta dei materiali e continua sulla via del policarbonato, modo elegante di chiamare la normale plastica. sung ha fatto lo stesso con la plastica: il nuovo Galaxy S5 non utilizza materiali nobili, ma la sensazione al tatto è migliore di quella del Galaxy S4. Passando un dito sulla cover posteriore, decorata con un pattern microforato, la sensazione è davvero simile al tocco soft e caldo della pelle, tutta illusione ovviamente ma quello che conta è il risultato. Lo smartphone è leggero, neppure troppo grande se si considera lo schermo da 5.1” e con una eccellente ergonomia, che permette anche un uso soddisfacente con una sola mano. Stupisce il lavoro di progettazione fatto da Samsung per poter raggiungere i suoi obiettivi: il Galaxy S5 ha allo stesso tempo una batteria sostituibile ed è waterproof, il tutto grazie a una serie di guarnizioni inserite nei punti chiave e sotto la cover posteriore. Il grado di resistenza all’acqua è inferiore a quello del Sony Xperia Z2, IP67 contro l’IP68 del Sony (l’S5 può essere immerso per un breve periodo ma non usato sott’acqua), tuttavia lo Z2 non ha una batteria removibile. Lo “scotto” da pagare per avere uno smartphone che può essere usato anche sotto la doccia o in riva al mare senza paure o timori è lo sportellino che copre la connessione USB 3.0 nella parte bassa, uno sportellino plastico a incastro che potrebbe non essere così efficace dopo averlo tolto e rimesso per centinaia di volte (oltre al fastidio di doverlo sempre togliere e rimettere). La soluzione c’è e si chiama Wireless Charging Cover, ovvero la cover opzionale che permette la ricarica wireless, ma è opzionale e costa ben 79 euro. Sempre in tema di design e linea, Samsung eredita dal Note 3 il profilo cromato con un piccolo grip ondulato e non riesce ad eliminare i due “difetti” estetici che da anni si trascina, ovvero lo speaker mono inserito sul retro e il “bozzo” attorno al sensore della fotocamera. E’ sempre brutto fare paragoni ma l’HTC One M8, giusto per guardare smartphone recenti e nella stessa fascia di prezzo, è sicuramente più elegante e bilanciato. Per finire, il Galaxy S5 non rinuncia al sensore IR per controllare elettrodomestici, condizionatori e altri apparecchi e integra sotto il sensore della fotocamera anche un sensore biometrico per rilevare il battito cardiaco. L’altro sensore “novità”, ovvero il Fingerprint Reader, è stato inserito sotto il tasto Home affiancato, come sempre, dai due tasti capacitivi per le operazioni di base. segue a pagina 36 estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Samsung Galaxy S5 segue Da pagina 35 Schermo OLED da Oscar schermo, Samsung Display è riuscita anche a migliorare l’efficienza: lo schermo del Galaxy S5 è del 27% più efficiente di quello del Galaxy S4, e come vedremo poi questo dato va a tutto beneficio dell’autonomia. Riconoscimento impronta TouchID è più comodo e efficace pixel verdi (ma sono più piccoli) e diminuisce la quantità dei pixel rossi e blu aumentandone però le dimensioni. Il risultato è un pixel ottenuto sfruttando due subpixel verdi, uno rosso e uno blu, con i subpixel verdi che vengono però condivisi: tecnicamente un display Full HD RGB ha più subpixel, ma sfidiamo chiunque a riconoscere la differenza su una risoluzione così elevata. Quello che importa è che sui caratteri più fini lo schermo riesce a renderizzare piccoli elementi in modo nitido e non leggermente zigrinato come faceva invece il pannello di tipo PenTile. A coronamento del lavoro fatto sullo torna al sommario La presenza del sensore biometrico per il riconoscimento delle impronte digitali è una delle novità del Galaxy S5 che Samsung ha copiato dal concorrente di sempre, Apple. Una copia però che non è riuscita molto bene: il sensore, nascosto ovviamente sotto il tasto home, è più simile a quello dei vecchi notebook business con fingerprint reader che al TouchID dell’iPhone 5S. Il dito, infatti, non va appoggiato ma dev’essere strisciato dall’altro verso il basso, un movimento da fare anche in modo abbastanza oculato per essere certi dello sblocco. Il limite vero del Fingerprint Reader del Galaxy S5 non è però la necessità di strisciare, quando il fatto di essere vincolati a una direzione specifica: se abbiamo fatto la scansione con il pollice perpendicolare dobbiamo attivare lo sblocco seguendo la stessa direzione. Fortunatamente il sistema non è così rigido: contravvenendo alle indicazioni a schermo abbiamo registrato un’impronta strisciando il pollice di lato ed è stata registrata con successo, facilitando così lo sblocco con il pollice tenendo il dispositivo con una sola mano. Le impronte registrabili, al momento, sono solo tre e l’autenticazione biometrica può essere utilizzata per il blocco schermo, per la verifica dell’account Samsung e per l’utilizzo di PayPal, anche se per quest’ultima funzione va installato il plugin Fido Alliance per certificare le transizioni. L’utilizzo con PayPal e con il plugin Fido Alliance potrebbe essere il vero punto di forza di Samsung rispetto alla soluzione concorrente, anche se al momento solo PayPal permette l’acquisto con scansione biometrica. S-Health è completo, l’utilità del sensore cardio è relativa Oltre al sensore Fingerprint, Samsung ha dotato Galaxy S5 anche di un innovativo sensore per la registrazione del battito cardiaco. Posizionato sotto la fotocamera, questo sensore si integra alla perfezione con l’applicazione S-Health e permette di registrare le pulsazioni durante le sessioni di fitness, popolando così il nostro grafico “attività”. L’inserimento del sensore nello smartphone suona un po’ come una forzatura, più che altro perché durante l’attività fisica le pulsazioni andrebbero monitorate costantemente con una fascia cardio e non registrate segue a pagina37 Il display del Galaxy S5 è probabilmente il miglior schermo che uno smartphone abbia visto: angolo di visione, leggibilità sotto fonti di luce, saturazione e resa cromatica sono davvero al top. Samsung nei giorni scorsi ha rilasciato alcuni dettagli sul trattamento antiriflesso, confermando che è stata migliorata del 47% la leggibilità del display sotto forte luce ambientale dove il display può arrivare ad emettere anche 400 nits, un valore di tutto rispetto per un pannello come l’OLED che è self-emitting. Ma la luminosità non è tutto: scorrendo una serie di foto campione e alcuni pattern di test si può apprezzare l’assoluta linearità di questo schermo, l’ottima resa cromatica e un bilanciamento quasi perfetto dei colori. Come per i precedenti modelli si può regolare la calibrazione dello schermo sfruttando una serie di profili come Cinema e Foto professionale, ma la calibrazione automatica a seconda del tipo di applicazione ci ha restituito risultati davvero sorprendenti. Con i suoi 432 ppi, lo schermo Full HD da 5.1” del Galaxy S5 riesce a offrire anche una definizione impeccabile migliorando alcuni difetti della matrice PenTile del precedente modello: sull’S5, Samsung Display ha adottato una configurazione Diamond Pattern che raddoppia i estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Samsung Galaxy S5 segue Da pagina 36 occasionalmente stando rigorosamente fermi. La misurazione è abbastanza precisa, l’abbiamo verificato, tuttavia non è molto diversa dalle misurazioni fatte con alcune applicazioni che sfruttano fotocamera e flash per leggere i cambiamenti di flusso di sangue nel polpastrello. Samsung ha probabilmente voluto inserire il sensore per spingere la registrazione degli utenti a S-Health (è l’unico modo per provarlo), consapevole del fatto che fitness e wearable saranno le prossime frontiere della tecnologia. Meno Samsung più Google godono tutti essere la risposta di Samsung a Blinkfeed di HTC, anche se molti rimpiangeranno l’assenza del più utile Google Now (e non si può impostare) quando dalla schermata di Home si effettua lo swipe verso destra. L’interfaccia del Galaxy S5 sembra accontentare un po’ tutti, sia quelli che odiano le personalizzazioni eccessive e preferiscono l’esperienza Android, sia quelli che invece reputano Android troppo scarno e poco funzionale. Da segnalare che Samsung non ha neppure farcito lo smartphone di tutte le sue app, cosa che avrebbe ridotto lo spazio a disposizione: i vari S-Note, WatchOn, Video Editor, SideSync e S-Translator fanno parte del pacchetto di Samsung Apps Galaxy Essential, consigliate da Samsung ma non installate. Una scelta saggia, anche perché la maggior parte delle persone nemmeno le usa e portano via inutilmente spazio sul device. Il risultato è un discreto 12 GB di spazio disponibile sul dispositivo da 16 GB, ma c’è sempre lo spazio cloud e quello SD per incrementarlo. Tra le applicazioni preinstallate troviamo invece Geo News, una sorta di alert che avvisa l’utente di pericoli e disastri che avvengono nelle vicinanze. Nel corso della prova siamo stati avvisati di un incendio in Valganna, distante 84 km da noi, ed effettivamente (lo abbiamo verificato con Google) era appena stato segnalato. L’applicazione permette di trasmettere immediatamente una richiesta di aiuto con coordinate precise tramite SMS a contatti preinseriti. Ottima autonomia se non si esagera Autonomia e fotocamera sono sicuramente i due aspetti che più ci hanno sorpreso del Galaxy S5: grazie a un display più efficiente, a una migliore gestione del processore e a nuove modalità di risparmio energetico, Galaxy S5 raggiunge un’autonomia fino a 2 giorni. Il dato va preso però con molta attenzione: come tutti gli smartphone consuma (e non poco) se si utilizza assiduamente per navigare sfruttando la connessione LTE o per giocare, e in questo caso arrivare alla giornata non è cosa facile, ma se si utilizza con moderazione, l’S5 ha una autonomia davvero elevata. Una cosa ovvia, ma neppure tanto: il sistema di gestione energetica riesce ad essere molto efficiente nella gestione delle operazioni standard, dalle telefonate alla scrittura di messaggi per arrivare alle foto, e il calo della batteria in standby è lentissimo. Samsung ha aggiunto anche una serie di modalità per il risparmio energetico “extra”, compresa una segue a pagina 38 torna al sommario Il sistema operativo del Galaxy S5 è il nuovo Android KitKat 4.4, tuttavia com’era lecito aspettarsi Samsung ha personalizzato l’interfaccia di Google ritenuta spesso troppo spartana. Il risultato però è migliore di quanto ci si possa aspettare, e rispetto a quanto fa Samsung con i tablet o con la serie Note, sull’S5 la personalizzazione è quasi esclusivamente estetica, con pochi interventi funzionali. L’interfaccia è snella, veloce, ben disegnata e senza fronzoli o cose inutili: restano tutte le funzioni presenti sugli altri modelli ma l’intera interfaccia è stata riorganizzata per essere più chiara e semplice da gestire. Il pannello impostazioni, con le sue icone tonde, ricorda molto quello di Tizen così come il pannello notifiche, mentre l’interfaccia principale con i nuovi widget a “tile” rende le pagine Home davvero eleganti. Così come nei Galaxy Tab Pro, Samsung ha inserito la “rivista personale”, ovvero ha integrato Flipboard e i widget social in un layout che ricorda molto la Metro UI. Un’applicazione questa che vuole estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Samsung lamer: da iPhone a Galaxy in un passaggio Samsung Galaxy S5 segue Da pagina 37 Tra Apple e Samsung non scorre buon sangue, e chissà cosa dirà Apple di Smart Switch Mobile, l’applicativo realizzato da Samsung per facilitare la migrazione dei contenuti da smartphone Android o iPhone verso il Galaxy S5. Samsung ha fatto un lavoro da vero “lamer”, effettuando il Reverse Engineering completo del backup di iOS per permettere l’importazione di tutti i dati presenti sull’iPhone. All’utente che sceglie di abbandonare la Mela per cedere alla tentazione di uno schermo più grande Samsung chiede solo ( ! ) l’account di iTunes e un paio di conferme, dopodichè fa tutto da sola, scarica il backup, lo decomprime, importa SMS, mail, utenti, impostazioni e applicazioni scaricandole dopo aver fatto il match. Una mossa geniale, simile a quella adottata anche da altri produttori ma implementata in modo più semplice e diretto, e raggiungere l’obiettivo non è stato sicuramente semplice. La fotocamera è velocissima e fa anche (inutili) video in 4K Dopo essersi affidato per anni a Sony e ai suoi sensori Exmor RS, non ultimo il popolare IMX135 da 13 megapixel usato su S4 e Note 3, Samsung si è affidata al suo team interno per sviluppare il sensore del Galaxy S5. La tecnologia di partenza è quella del sensore ISOCELL presentato da Samsung a settembre 2013, un sensore che, grazie ad una microbarriera che separa i pixel, elimina il crosstalk e aumenta la gamma dinamica del 30%. Con il suoi 16 megapixel in un’area da 1/2.6’’, il sensore usato sul Galaxy S5 è il più piccolo CMOS con pixel a rilevamento di fase mai realizzato, con un pixel pitch di 1.12 µm e pixel per la messa a fuoco disseminati su tutta la superficie. Una rivoluzione che arriva dai sensori ibridi delle fotocamere tradizionali, e effettivamente l’uso dei pixel a ricerca di fase permette a Samsung di avere un autofocus davvero veloce e anche abbastanza preciso. Abbiamo scattato alcune foto e dobbiamo dire che il sensore si è comportato in modo molto particolare, con situazioni eccelse alternate a qualche momento di difficoltà. Per le foto “normali” il CMOS Isocell è eccezionale se pensiamo a quanto è grosso: ottima definizione, rumore contenuto e una resa simile a quella di una compatta di fascia media. Con poca luce invece il sensore soffre un po’: o si impostano gli ISO manuali, ma serve una mano fermissima, o ci si trova di fronte a una foto comunque rumorosa. Va detto, comunque, che le condizioni di scatto non erano le più facili. Il Smartphone nuovo, ma il design ormai stanca torna al sommario sensore ISOCELL si comporta molto bene anche in alcune situazioni di sfumatura difficile. Nel complesso comunque la fotocamera è davvero buona: la sua velocità, unita alle possibilità offerte con le impostazioni avanzate, permette di scattare ottime foto in quasi tutte le situazioni. Una nota a parte merita il capitolo video: oltre all’ottima ripresa video Full HD, Samsung ha inserito anche la modalità Ultra HD. La differenza è visibile con scene luminosa, un po’ meno con poca luce: in ogni caso il nostro pensiero non cambia, usare la ripresa video Ultra HD su uno smartphone è solo un modo per consumare prima lo spazio libero della memoria interna. Galaxy S5 non è la solita minestra riscaldata, anzi, le novità sono veramente tante ma è innegabile che un refresh sul design sarebbe stato necessario. Se escludiamo la cover, che però è intercambiabile, inizia ad essere davvero difficile distinguere gli smartphone top di gamma Samsung, e questo nonostante i Galaxy siano effettivamente diversi, con l’arrotondamento dei bordi che diventa sempre meno accentuato. L’unica vera critica che si può fare all’S5 è relativa ai materiali esterni: iPhone, HTC e Sony sono decisamente più interessanti da questo punto di vista. Per il resto non esiste un solo punto dove l’S5 esce sconfitto, soprattutto per chi vuole uno smartphone e non un mix arraffato di specifiche tecniche super: lo schermo è incredibile, la batteria dura tanto e la fotocamera fa ottime foto. A questo si aggiungono poi i miglioramenti sulla rete, come l’integrazione del Channel Bonding tra Wi-Fi e LTE, i sensori addizionali (poco utili a dire il vero) e un’interfaccia meno aggressiva e più piacevole di quella a cui Samsung ci ha abituato. Come nel caso dell’HTC One, però, c’è sempre da riflettere sul prezzo e sulle novità rapportate ad esso: 699 euro non sono pochi, ma è il prezzo dei top di gamma. Quello che ci si deve chiedere è se vale la pena spendere altri 699 euro per sostituire uno smartphone pagato altrettanto lo scorso anno, smartphone che nel frattempo si è svalutato in modo pesante per le politiche di prezzo aggressive della casa coreana. Un Galaxy S4, che è un ottimo smartphone, si trova oggi alla metà del prezzo di lancio dello scorso anno e probabilmente l’S5 subirà la stessa sorte, senza poi essere così diverso dal suo predecessore. funzione Super Battery Saving dove allo spegnimento delle funzioni di rete viene affiancato anche lo schermo in modalità bianco e nero. estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Una fotocamera compatta destinata agli orfani delle impostazioni manuali: ottimo mirino e tanta qualità Fujifilm X-T1 e 56mm F1.2: coppia da urlo! Abbiamo provato la X-T1 assieme al fantastico 56mm F1.2, un vero pozzo di luce! Responso positivo di Cristian Viarisio L Completa e innovativa Il corpo è di taglia media, con una leggera sagomatura sulla parte destra, interamente gommata per favorire la presa. Sulla parte superiore ci sono tre ghiere, ma fra queste manca quella del modo di funzionamento (Auto, P/A/S/M, ecc.). Fujifilm X-T1 rivoluziona il modo di impostare le priorità durante uno scatto; quando per esempio su una fotocamera classica scegliamo S/Tv, stiamo dando priorità alla velocità dell’otturatore lasciando alla logica della fotocamera scegliere l’opportuno valore di diaframma che garantisca la corretta esposizione (Ev=0) alla sensibilità ISO impostata. E lo stesso vale per le altre modalità: fondamentalmente la corretta esposizione è la semplice (e giusta) combinazione fra velocità dell’otturatore, apertura del diaframma e sensibilità del sensore. Sulla X-T1, al posto di un selettore che a seconda della modalità “libera” il parametro giusto (una volta diaframma, una volta l’otturatore, ecc.), c’è la possibilità di impostare ogni parametro in Auto o di regolarlo autonomamente, formando diverse combinazioni. Quindi, se si volesse scattare con priorità al diaframma (la classica A/Av), si potrebbe lasciare in Auto l’otturatore, impostare (volendo) gli ISO, e quindi regolare direttamente il diaframma con l’anello sull’obiettivo. Un approccio originale a cui subito ci si adatta e che ci è piaciuto molto. Stranamente, però, sul display, invece che segnalare quali parametri segue a pagina 40 a Fujifilm X-T1 è una fotocamera della categoria CSC (Compact System Camera o Mirrorless), della serie X, dotata di sensore fotografico APS-C e un corpo solido e dall’estetica vintage, che condivide parte dell’elettronica con la sorella minore X-E2 e si posiziona fra questa e la "top" X-Pro1, aggiungendo qualche caratteristica saliente. Una di queste è il corpo in lega di magnesio, condizione che le garantisce resistenza e leggerezza. Inoltre, è tropicalizzato, quindi in grado di resistere a piccoli urti e a qualche schizzo d’acqua o polvere, caratteristica sempre più diffusa in apparecchi di questa fascia di prezzo e qualità. Impugnandola, la sensazione è di robustezza e cura nei particolari. X-T1 utilizza un sensore X-Trans da 16 Megapixel; della tecnologia proprietaria Fujifilm X-Trans abbiamo già parlato in dettaglio nella prova della piccola X20, qui riassumiamo dicendo che in luogo del filtro colore di Bayer (classico) viene impiegata una matrice meno ripetitiva e quindi meno incline all’effetto moirè, al punto da non necessitare del filtro passa basso che di contro ridurrebbe di poco la definizione finale. Ergo, un sensore X-Trans dovrebbe garantire una migliore micro-definizione. torna al sommario estratto da dday.it n.88 / 14 APRILE 2014 tEST Fujifilm X-T1 e 56mm F1.2 sono in Auto e quali liberi (quindi con la medesima filosofia), si torna a indicare la modalità PASM corrispondente alle scelte fatte, e per chi non ha chiaro il legame descritto poco fa, questo potrebbe creare confusione. Troviamo, quindi, una generosa ghiera per impostare gli ISO che vanno da 200 a 6400 in modo nativo, con un’estensione verso il basso L=100 e due verso l’alto H1=12800 e H2=25600 (in modalità estesa non si può salvare in RAF, il RAW di Fujifilm, ma solo in Jpg). Il selettore è bloccato da un pulsante per evitare rotazioni involontarie. Sotto la ghiera c’è il selettore “drive”, per scegliere il bracketing, lo scatto continuo lento e veloce, il singolo, il multiesposto, i filtri artistici e il panoramico. Il fatto che la modalità di scatto sia slegata dalla modalità “filtri artistici” (normalmente si può scegliere o PASM o “effects” che lavorano in Auto), permette di usare X-T1 in modalità avanzata e con i filtri applicati, contemporaneamente. Fra i filtri artistici ci sono i classici, dal colore parziale all’effetto miniature. Dall’altro lato c’è la ghiera dei tempi che sormonta il selettore del metering (esposizione spot, prevalenza centrale, media ponderata). La scelta della velocità dell’otturatore avviene in due mosse: in modo approssimativo con questa ghiera, e quindi in modo più fine con la rotella frontale e l’indice durante la composizione (impostando per esempio 1/30 sul primo selettore, poi si può variare da 1/20 a 1/50 con la seconda rotella). La ghiera dei tempi ha il pulsante di blocco, ma va premuto solo per uscire dall’automatismo. L’ultima ghiera è quella dedicata al valore Ev, e va da -3 a +3 stop, a passi di un terzo. Purtroppo questa ghiera non è dotata di pulsante di blocco e capita di ruotarla involontariamente. C’è anche un menù Q che permette di impostare i vari parametri navigando sul display o nel mirino. Vi è poi un totale di altri 6 tasti programmabili, davanti accanto all’obiettivo, sopra e dietro ,cui assegnare le funzioni rapide che desideriamo, torna al sommario Scatti effettuati in condizione di BUONA luminosità in AMBIENTI ESTERNI (clicca per ingrandire) segue Da pagina 39 oltre a quelle già raggiungibili proprio con il menù Q. Leggermente scomodi risultano i tasti sul dorso, soprattutto quelli direzionali che sono troppo piccoli e affossati, tra l’altro inutilmente perché lo spazio ci sarebbe anche. Completa la dotazione il display orientabile in senso verticale a 90° verso l’alto e circa 30° verso il basso. Il display si vede abbastanza bene in piena luce anche se la luminosità e il contrasto crollano: il mirino, in condizioni di forte luminosità ambientale, è l’asso nella manica. La XT1 non ha flash integrato, ma in dotazione vi è un piccolo illuminatore esterno da agganciare all’occorrenza sulla slitta. Un mirino favoloso A vederlo così, sommariamente, avremmo giurato che fosse un mirino ottico con sopra un display in trasparenza (ibrido). E invece no… I 2,36 Megapixel di risoluzione e soprattutto le generose dimensioni dell’immagine riprodotta offrono all’EVF una resa estremamente convincente. Non notiamo ritardi o effetti di trascinamento sulle immagini, e anche la granulosità digitale rilevata in altri casi, qui è appena percepibile. Il mirino digitale è comodissimo grazie alle tantissime informazioni che è in grado di veicolare: dal focus peaking, allo split screen, alla livella. Il focus peaking è ormai la diffusa e comodissima funzione con la quale si enfatizzano con un colore le zone di massimo contrasto (in cui quindi la messa a fuoco è corretta): in X-T1 è selezionabile su 4 colori e due livelli di intensità. Il sistema split screen, invece, è un tuffo nel passato, quando al centro del mirino l’immagine veniva spezzata in verticale e mettendo a fuoco si cercava di rendere continue le linee verticali. Con X-T1 si fa nello stesso modo e la procedura è molto efficace, soprattutto se in abbinamento con lo zoom della porzione centrale (chiamata focus assist). Una cosa che ci sentiamo di criticare all’interfaccia grafica della Fujifilm è la poca evidenza data agli eventuali “fuori scala”; se per esempio ci troviamo in una condizione in cui l’automatismo ha necessità di andare oltre il tempo di 1/4000sec (limite della X-T1), l’unica cosa che succede nel mirino o sul display è che il 4000 da azzurro passa a rosso. In altre fotocamere questa condizione è resa più evidente e sulla X-T1, che compensa anche la luminosità nell’EVF, rischia di passare inosservata portando all’errore. segue a pagina 41 estratto da dday.it tEST Fujifilm X-T1 e 56mm F1.2 n.88 / 14 APRILE 2014 Scatti effettuati sfruttando gli effeTti integrati della fotocamera e le simulazioni di pellicola (clicca per ingrandire) segue Da pagina 40 PRO STANDARD VELVIA App Mobile, massima comodità torna al sommario B&W La splendida Prime 56mm f/1.2 Interamente costruito in metallo, dotato della sola ghiera del diaframma che va da f/1.2 a f/16 e che include la modalità Auto, e della grande ghiera per la messa a fuoco manuale, questo 56mm si comporta come fosse un 84mm su una Full Frame. Quindi, è perfetto per i primi piani e gli sfondi sfocati. Staccato dal corpo macchina e con tutto il diaframma aperto, mette in evidenza tutta la sua enorme apertura (il filtro è da 62mm); il trattamento superficiale antiriflesso Super EBC (Electron Beam Coating) garantisce a questo obiettivo prestazioni eccellenti. Trattandosi di un’ottica molto luminosa e non particolarmente spinta come focale, non si sente in modo particolare la mancanza dello stabilizzatore ottico. La minima distanza di fuoco è, invece, a circa un metro, quindi è impossibile fare scatti da distanze ravvicinate o macro. Il bokeh (la morbidezza dello sfocato) è eccellente e non si percepisce la for- SEPIA ma delle lamelle del diaframma che invece rimane molto circolare. Da notare che dato che la X-T1 è di suo già sensibile alla luce (minimo 200 ISO) e che il 56mm a f/1.2 trasmette molta luce, sarebbe opportuno prevedere l’abbinamento di filtri ND (Neutral Density) per tagliarne un po’. Ottima tenuta sul rumore Nella prova degli ISO (foto sotto a destra), a parte il primo estratto a 200 ISO, già dagli 800 ISO in su si nota da una parte una perdita di brillantezza, ma per il resto un’ottima pulizia e il corretto mantenimento dei colori fino anche alle modalità espanse. Solo a 25.600 ISO (corrispondente ad H2, il massimo) la granulosità diviene più evidente. Sicuramente nel momento in cui si potrà lavorare sugli scatti raw, il risultato non potrà che migliorare. Con X-T1 si va sul sicuro La Fujifilm X-T1 è una splendida fotocamera, bella, solida e innovativa. Quello che veramente stona in questa valutazione è il prezzo di vendita (1.300 euro solo corpo, 1.600 con l’ottica 18-55 in kit), che la rende un prodotto di altissima gamma, al pari addirittura di alcune soluzioni Full Frame. Anche il secondo obiettivo è fenomenale ma costa da solo altri 1100 euro. Sicuramente è possibile spuntare offerte migliori, ma in generale la X-T1 rimane una fotocamera APS-C di altissima gamma che consigliamo a chiunque ami la fotografia e le regolazioni che si possono effettuare per realizzare lo scatto migliore. Sono sempre di più le fotocamere che hanno qualche applicazione mobile per il tablet o per lo smartphone. Abbiamo scaricato e installato direttamente dal Play Store Fujifilm Camera Remote (attualmente è disponibile per iOS e per Android). Una volta installata, basterà premere sulla fotocamera il tasto Wi-Fi e sullo smartphone avviare l’app, che immediatamente comparirà l’elenco delle fotocamere presenti nel raggio d’azione. L’applicazione permette di controllare la fotocamera (scatto remoto e parametri come diaframma, ISO, otturatore), stabilire il punto di messa a fuoco in modalità touch, trasferire una versione da 2 Megapixel delle foto selezionate (per condividerle via smartphone verso i social network, per esempio) e geotaggare gli scatti che stiamo per fare. Quest’ultima funzione è molto interessante: in effetti permette di sfruttare il GPS del proprio smartphone per inserire le coordinate geografiche e l’ora corretta di scatto automaticamente per un’ora dall’avvio della funzionalità (dopo entra in risparmio energetico). L’applicazione in sé è ben realizzata e comoda, anche se la grafica non è il massimo e lo schermo remoto è piccolino sul display del telefono (nel nostro caso, occupa meno della metà dei 4,7’’ disponibili).
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