n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE Infinity o Il taglio di 150 A Tivù la gestione della Dietro le quinte certificazioni e dei di Sky: vi sveliamo Premium Play? milioni non nuovi bollini TV 03 i suoi “segreti” 04 Come scegliere? cambierà la RAI Questa sera alle ore 20 il TG1 verrà (finalmente) prodotto in digitale, in 16:9 e in alta definizione. La RAI non ha mancato negli ultimi giorni di celebrare il passaggio con un pomposo spot caratterizzato da toni epici: “È la digitalizzazione!”. Una digitalizzazione che - ci tocca osservarlo - è iniziata in Italia otto anni fa e che da almeno due riguarda già tutta la penisola, nessuna area esclusa, mentre il 16:9 è già una realtà affermata da almeno un decennio. Piuttosto che festeggiare, la RAI dovrebbe mestamente chiedere scusa per tutto il tempo impiegato per adeguare il primo notiziario italiano agli standard produttivi che oramai sono comuni anche nelle emittenti locali. Ma che il periodo per la RAI non sia felice lo dicono gli altri fatti delle ultime ore: settimana scorsa avevamo criticato il fatto che Italia-Lussemburgo fosse stata mandata in onda in standard definition anche sul canale RAI HD. Fonti autorevoli interne alla RAI (che vogliono mantenere l’anonimato) ci fanno sapere che spesso il feed che va ad alimentare RAI HD viene passato - per sciatteria o incompetenza - all’interno di matrici PAL (quindi in definizione standard), eliminando qualsiasi informazione in alta definizione. Ma gli ultimi giorni - sempre sul fronte sportivo - non sono andati meglio: sabato scorso, sollevando anche l’indignazione dei giornalisti RAI, la diretta della finale femminile del Roland Garros è stata interrotta sul 4-4 all’ultimo set per passare la linea ad una partita di calcio di LegaPro, Frosinone-Lecce. Il funzionario RAI che ha dato disposizione di seguire l’evento calcistico minore a scapito della conclusione (pochi minuti ancora) di una spettacolare finale del Grande Slam dovrebbe essere rimosso dall’incarico per conclamata incompetenza. E poi veniamo alla cronaca ancora più recente: ieri sera il primo tempo dell’ultima partita dell’Italia prima dei Mondiali con la Fluminense è stato visto a singhiozzo, gli italiani hanno perso i primi due gol dell’Italia e si sono sorbiti cartelli “vintage” sull’interruzione delle trasmissioni e - ironia della sorte - spot ripetuti sul passaggio del TG1 in 16:9 e sulla “poderosa” copertura RAI ai Mondiali. Cosa a nostro avviso ancor più grave è il penoso tentativo di ribaltare la responsabilità su terzi: “Non è colpa nostra, è colpa della sovrapposizione dei collegamenti via satellite - ha ripetutamente osservato il conduttore”. Ma cosa vuol dire? Come se i passaggi via satellite non fossero risorse da prenotare per tempo, e una volta fattolo, assolutamente garantite; come se la gestione del satellite fosse un fatto aleatorio, che va a fortuna, come il fatto di trovare traffico in autostrada. Insomma, queste sono solo spie del fatto che un problema RAI c’è ed è grande come una casa. Un problema che il premier Renzi ha affrontato “alla bersagliera”, con un taglio di 150 milioni di euro privo di indicazioni specifiche, salvo concedere a RAI il permesso di vendere una quota di RAI WAY. Eppure la storia di Telecom Italia e della sua avventata privatizzazione ci dovrebbe aver insegnato che l’infrastruttura distributiva, segue a pagina 2 02 02 11 Un “assaggio” di 4K nelle case degli italiani Ma solo per 40 minuti e a rotazione, ma almeno chi ha un TV 4K HEVC lo può testare Apple iOS 8, un nuovo punto di partenza 13 iOS 8 mette a disposizione degli sviluppatori un numero elevatissimo di funzionalità. Nessuna rivoluzione, ma il sistema promette bene. Arriva anche il nuovo OS X Yosemite, disponibile in autunno LG G3: tutti i dettagli del nuovo smartphone Android Schermo da 5.5” Quad HD, Snapdragon 801, fotocamera con messa a fuoco laser e interfaccia totalmente rivista IN PROVA 31 HTC One Mini 2 34 Nokia Lumia 630 37 16 TV Ultra HD Sony X9005B n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO In onda via satellite su HotBird il primo canale (sperimentale) in 4K: che spettacolo Eutelsat ha lanciato il canale 4K pubblico Per riceverlo, oltre alla parabola, occorre utilizzare un TV 4K dotato di decoder HEVC di R. PEZZALI e G. GIARDINA E utelsat ha lanciato il primo canale demo 4K HEVC e, per una volta, non è destinato solo agli addetti ai lavori. Per riceverlo, infatti, basta una parabola puntata su Hotbird a 13 gradi est, il satellite più sfruttato in Italia, un TV di ultima generazione con a bordo il tuner DVB-S2 e un decoder HEVC. Eutelsat trasmette contenuti demo di altissima qualità, tra cui uno stream a 10 bit e 50 frames al secondo, come alcuni estratti del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da John Eliot Gardiner nella cappella reale di Versailles, una produzione realizzata con l’aiuto di France Télévisions sfruttando 8 videocamere in 4K. er Michel Chabrol, Director Marketing Innovation e Digital Cinema di Eutelsat “Il lancio di questo nuovo canale è un grande passo per l’arrivo del 4K a livello consumer, e finalmente grazie all’HEVC e alle riprese a 50 fps riusciamo a dimostrare le elevate perfor- mance dei nuovi standard grazie alla potenza trasmissiva di Hotbird”. Tra i modelli di TV che dovrebbero esse compatibili alcuni TV Samsung, LG, Sony e Panasonic. All’11° Forum Digitale di Lucca abbiamo intervistato Renato Farina, amministratore delegato di Eutelsat Italia. Per ora non c’è grande varietà di contenuti, si tratta di soli 40 minuti di filmati messi in onda e replicati “a nastro”, ma il vantaggio è che i possessori di TV Ultra HD hanno Alcuni estratti del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi diretto da John Eliot Gardiner nella cappella reale di Versailles: una produzione realizzata con l’aiuto di France Télévisions sfruttando 8 videocamere in 4K EDITORIALE Il taglio di 150 milioni non cambierà la RAI segue Da pagina 01 la rete, non dovrebbe mai essere ceduta a privati ma è anzi una risorsa strategica da nazionalizzare. Invece, il primo mattone che RAI dovrebbe privatizzare, secondo la visione finto-intelligente di Renzi, dovrebbe essere proprio RAI WAY. È lecito presumere che in RAY WAY ci siano solo tecnici e non giornalisti e amici “sistemati” dalla politica a suo tempo. Come invece si dice abbondino nelle sedi regionali RAI, per esempio, strutture evidentemente “clientelari” che la politica ha opportunamente “protetto” con un emendamento che addirittura impedisce tagli là dove più avrebbe senso. Le sedi regionali RAI occupano (immotivatamente) decine di giornalisti ciascuna, hanno costi e spazi ingenti e una produttività molto bassa; così bassa che addirittura alcune testate regionali RAI acquistano immagini e servizi torna al sommario video HD Forum Italia Intervista a Renato Farina (Eutelsat It) contenuti di alta qualità per valutare le lab prestazioni dei propri TV e per mostrarle a parenti e amici. Ma presto - ci ha detto Farina - arriverà anche il docu-film realizzato con RAI sui luoghi rossiniani e un estratto dell’evento di canonizzazione dei due Papi. Attenzione, però, il privilegio non è per tutti i possessori di TV 4K: il requisito fondamentale è che il tuner del TV UltraHD possa contare anche sulla compatibilità con il codec 4K, cosa non scontata per i modelli dello scorso anno e non sempre vera per quelli di quest’anno. In particolare, la ricezione del canale (trasmesso a circa 25 Mbit/sec) dovrebbe poter essere fatta con gli ultimi modelli di Samsung, LG e Panasonic, mentre per i TV Sony, al momento, ci sarebbero alcuni limiti che potranno essere risolti con un aggiornamento firmware. giornalistici da emittenti locali sul territorio se solo l’evento di cronaca da seguire è a qualche decina di chilometri dal capoluogo regionale. Non solo sono in tanti, ma si stancano anche a mettersi in macchina per svolgere il loro ruolo specifico: la presenza sul territorio. E allora, caro Renzi, siamo d’accordo, il problema c’è. Ma il taglio lineare (e anche con i veti là dove più di tutti bisognerebbe tagliare) non è una soluzione, ma solo una possibile fonte di ulteriori disservizi del sistema radiotelevisivo italiano, perché finirebbe per colpire non i privilegi ingiustificati ma i costi operativi. Si può fare meglio, basta volerlo: per essere costruttivi, esponiamo qui di seguito l’agenda che secondo noi dovrebbe campeggiare sul tavolo del Premier, del sottosegretario Giacomelli e dell’AGCOM: - Privatizzazione della RAI editore radiotelevisivo (di fatto opera già come tale in forza di una raccolta pubblicitaria che dovrebbe da sola mantenere l’azienda) - Bando di concorso aperto a tutti gli editori nazionali (nuova RAI compresa) per i diversi ruoli del servizio pubblico Rai sperimenta il 4K sul DVB-T2 in Val d’Aosta Luigi Rocchi, Direttore Strategie Tecnologiche Rai, ha svelato la sperimentazione delle trasmissioni 4K su digitale terrestre attiva in Val d’Aosta di Roberto PEZZALI La Rai sta sperimentando le trasmissioni 4K tramite DVB-T2: la notizia viene da Luigi Rocchi, Direttore Strategie Tecnologiche di Rai alla conferenza di HD Forum Italia. In una situazione di “stallo” per quanto riguarda il progresso tecnologico della TV italiana, la Rai cerca di sperimentare ogni tipo di soluzione incluso il 4K e il sistema di trasmissione DVB-T2, il tutto condito dall’utilizzo dell’HEVC. L’esperimento della Rai deve, comunque, essere visto come un puro esercizio tecnologico, perché non esiste nessuna possibilità immediata di passare ad un altro standard trasmissivo. L’ipotesi che le aziende stanno valutando, almeno dal punto di vista della standardizzazione, è la possibilità di adottare in qualche modo l’HEVC per risparmiare banda nel caso di trasmissioni in alta definizione: un Full HD in HEVC potrebbe diventare realtà, ma non a breve. Occorre infatti aspettare ancora almeno 2 o 3 anni, ma i canali disponibili sarebbero comunque pochissimi. nazionale (informazione indipendente, educazione, tutela delle minoranze, e così via) su canali privi ovviamente di raccolta pubblicitaria e interamente finanziati dal canone; - Bando di concorso aperto a tutti gli editori locali (nuovi TGR RAI compresi) per la copertura dell’informazione regionale; - Nazionalizzazione di RAI WAY con l’integrazione degli impianti di altri editori, per una vera separazione tra rete e contenuti; - Riordino delle frequenze, con il trasferimento della titolarità delle stesse alla rete nazionale e “servitù di passaggio” a tariffe standard per gli editori già titolari di frequenze. Tutte cose che si possono fare nel giro di qualche anno, ma che - temiamo - non si faranno mai. Cose che convengono agli italiani ma che non sono funzionali all’alimentazione delle clientele. E in Italia, come Expo e Mose ci dimostrano ancora una volta, le cose vanno così. Gianfranco GIARDINA n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO Accordo con HD Forum Italia: Tivù diventa co-autore delle specifiche 3.0 della TV Passano a Tivù la gestione dei bollini TV e le specifiche delle trasmissioni del futuro Attesa una revisione per rendere il sistema dei bollini in linea con l’offerta tecnologica I di Gianfranco GIARDINA l ruolo di coordinatore dell’offerta televisiva italiana (che per anni è stato in carico al consorzio DGTVi) sta passando a Tivù. Infatti Tivù (società posseduta da RAI, Mediaset, Telecom Italia Media, Confindustria TV e Aeranti Corallo) dopo qualche anno improntato soprattutto a varare la piattaforma Tivù Sat, sta assumendo un ruolo più centrale e orizzontale nello sviluppo e nell’armonizzazione del panorama televisivo italiano. Infatti, è di questi giorni l’annuncio di un accordo tra Tivù e HD Forum Italia per la stesura congiunta delle specifiche comuni al mercato televisivo (il cosidetto HD Book) che giungerà, nella prossima edizione, alla release 3.0; le edizioni precedenti erano state realizzate dal solo HD Forum Italia. Questo sicuramente porrà l’iniziativa Tivù e Tivù Sat più al centro degli equilibri del mondo televisivo italiano: un giusto riconoscimento dopo che – malgrado le interessanti progettualità espresse e il gran numero di tessere Tivù Sat attivate - in questi anni Tivù era stata relegata a un ruolo non sempre in primo piano, più per intrighi di palazzo che per altro. Ma le novità, sul fronte Tivù, non si fermano qui: sarà, infatti, proprio Tivù a gestire i bollini relativi agli apparecchi televisivi e ai decoder, un ambito che in passato è stato molto “pasticciato”, con bollini che arrivavano un po’ da tutte le parti (DGTVi, Denon si lancia nel mondo dei diffusori multiroom con la serie Heos, composta da tre modelli wireless Arrivano a settembre di Roberto FAGGIANO AGCOM e la stessa Tivù), in maniera non sempre armonizzata e con uscite successive che hanno finito per creare, più che un vero orientamento per il consumatore, una grande confusione. Ora Tivù assume anche il ruolo di “regolatore” dei bollini, ereditando i due che ancora hanno senso dall’esperienza DGTVi (consorzio che oramai ha cessato il suo operato, trasferendo praticamente le sue attività nella più “istituzionale” Confindustria Digitale) e aggiungendo quelli da Tivù stessa creati in questi anni. È evidente che si tratti di una tassonomia retaggio delle stratificazioni passate e che non rispecchi interamente la varietà dell’offerta attuale. A Tivù a questo punto il ruolo di riprogettare i bollini per avere un aspetto uniforme e soprattutto per dare le corrette indicazioni in un mercato che vede ancora grandi differenze tra prodotto e prodotto, che spesso non vengono ben comunicate, come per esempio la disponibilità di codec HEVC. Il consumatore ha un gran bisogno di uno schema di bollini semplice e unitario: ora è il momento per Tivù di dimostrare di essere diventata grande e di aver la forza – finalmente – di mettere ordine tra i bollini e nei piani di comunicazione connessi in modo tale che siano di indirizzo per una scelta corretta da parte dell’utente e non rappresentino solo una delle tante e indistinte “medaglie” adesive da attaccare sullo schermo dei TV esposti nei negozi. Ma non solo: speriamo che a Tivù siano date risorse e supporto per svolgere il ruolo per il quale questa società era stata pensata: essere l’elemento unificante e standardizzatore dell’offerta televisiva digitale italiana. Ecco come si presenta (in maniera semplificata) l’attuale panorama dei bollini “residui”: la disomogeneità è evidente torna al sommario Con Heos Denon lancia la sfida a Sonos Denon ha presentato la gamma Heos, composta da tre diffusori Wi-Fi n dual-band, un accessorio per estendere la ricezione e da due adattatori per sistemi stereo già esistenti. Per la gamma Heos è anche in arrivo una nuova app Denon Controller - che permetterà di gestire la riproduzione da qualsiasi smartphone o tablet. I nuovi diffusori partono dal modello Heos 3 (299 euro), un due vie con amplificazione digitale che può essere posizionato in orizzontale o verticale; è già prevista la possibilità di abbinarne due in modalità stereo tramite la app. Il modello intermedio Heos 5 (prezzo da stabilire) è un diffusore stereo con doppio tweeter e midrange oltre a un woofer passivo; le dimensioni crescono e ci sono quattro amplificatori digitali. Il modello più grande Heos 7 (599 euro) è un diffusore stereo con cinque amplificatori e dimensioni ancora maggiori. La dotazione di altoparlanti prevede tweeter, midrange per ogni canale oltre a un subwoofer attivo e due woofer passivi. Per migliorare le prestazioni con musica compressa i diffusori Heos sfruttano un DSP con tecnologia Maxxaudio di Waves Audio. Tutti i modelli sono disponibili in colore nero o bianco, inoltre è sempre disponibile l’ingresso minijack per una sorgente ausiliaria, la presa Ethernet e una presa USB; sul modello 7 è anche presente l’uscita cuffia. La disponibilità sul mercato dei diffusori è annunciata per settembre, il resto della gamma arriverà nel 2015. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO Tour completo della macchina “Sky”, passeggiando tra gli studi e i centri di produzione e controllo di Milano Dietro le quinte di Sky: ecco tutti i suoi “segreti” Dalla ripresa alla messa in onda, abbiamo seguito tutte le fasi della produzione: ecco come Sky ci regala 50 canali in HD di Roberto PEZZALI a portato l’alta definizione in Italia, è l’unica emittente con un canale 3D ancora attivo e sperimenta 4K e nuove tecnologie: stiamo parlando di Sky Italia, la pay TV con sede a Milano nel nuovo quartiere Santa Giulia, che conta oltre 4.5 milioni di abbonati in tutta Italia. Sky è quasi una città: con 1500 dipendenti ha messo in piedi una struttura efficiente, moderna, completa e incredibilmente tecnologica. Dei due palazzi, di recente costruzioni, l’ala destra è il cuore tecnologico dell’edificio, un complesso particolare totalmente rinforzato per resistere al peso delle attrezzature e tagliato in due per ospitare, nel retro, l’enorme datacenter, i cablaggi, la centrale elettrica che assicura protezione in caso di blackout e energia sufficiente per restare “on air”. La struttura dell’ala tecnologica di Sky può essere vista come un enorme “panino”: nella parte bassa troviamo gli studi di produzione, subito sopra le regie e, all’ultimo piano, tutta la sezione broadcasting, che si occupa della ricezione dei segnali e della trasmissione dei canali. Abbiamo approfittato del momento di “pausa” post campionato per un breve “tecno-tour” di Sky, dagli studi alla sezione di trasmissione. H Tecnologia italiana e spazio agli OLED Ogni piccolo dettaglio degli studi di produzione è pensato e studiato per poter offrire la migliore resa possibile. Lo Studio 2 è lo studio più grande, è configurabile a piacimento per ogni tipo di trasmissione utilizzando una serie di moduli “smart”. Nel caso della MotoGP, ad esempio, si fa largo uso di videowall LED da utilizzare come TV. Prima si usava la retroproiezione, ci confida Martin Brannigan, Director of Broadcast di Sky Italia che ci ha accompagnato nel corso della visita, ma portava via troppo spazio riducendo la dimensione utile dello studio. “Con i TV LED modulari abbiamo raggiunto il giusto bilanciamento - prosegue Brannigan - anche perché la struttura a moduli ci permette di creare megaschermi curvi di eccellente qualità”. I moduli LED utilizzati effettivamente hanno un’ottima risoluzione e una buona luminosità, ma in tema di risoluzione si poteva anche andare oltre: Sky ha scelto di tenere la definizione dei TV in studio un po’ più bassa perché uno schermo ad elevata definizione appariva troppo finto in TV e lasciava pensare all’uso di green screen. Sky sta sperimentando gli OLED: i pannelli flessibili organici permetteranno di allestire studi impensabili oggi, trasformando ogni superficie in uno schermo sfruttabile. L’altro studio “famoso” di Sky è lo studio 6, all’interno del quale per esempio si gira la diretta della Champions League o del programma “Tango” con la D’Amico e Cruciani. Uno studio particolare, dove parte dell’allestimento è realizzato da una serie di proiettori sincronizzati che proietta su un telo bianco a 270°, ai quali si aggiunge un proiettore posizionato nella parte alta che proietta sul tavolo. La tecnologia dello studio è quasi tutta italiana, a crearla hanno contribuito tante piccole aziende specializzate in computer grafica e apparecchiature da studio. L’impressione in TV è quella di uno studio “enorme”, in realtà visto dal vivo non è così grande. Sky riesce a gestire fino a 8 segnali contemporaneamente sulle pareti, oltre ad avere un tavolo interattivo con riconoscimento “gesture” per lanciare i servizi sull’enorme schermo che circonda lo studio. Videocamere automatizzate e realtà virtuale Gli studi automatizzati di Sky, un solo operatore controlla tutto torna al sommario Dai due studi più “gestiti” si passa poi a due studi più piccoli ma decisamente più tecnologici. Uno di questi è lo studio che viene usato per Sky Sport 24 (studio 3), in onda 24 ore su 24. Per facilitare la lavorazione, Sky ha automatizzato to- talmente lo studio, con le videocamere controllate in remoto e capaci di seguire una serie di percorsi prestabiliti. “Quello che un tempo si faceva con 5 o 6 operatori ora lo facciamo solo con un tecnico di regia”, ci rivela Brannigan. Negli studi è importantissimo mantenere bassa la temperatura e tutta l’aria calda prodotta dalle apparecchiature viene convogliata in modo forzato verso dei trasformatori di calore che la utilizzano per scaldare l’acqua dell’edificio. Un altro esempio di studio ad altissima tecnologia è quello usato per la Formula 1, lo studio 4: in questo caso si fa elevato uso di realtà virtuale per posizionare oggetti creati al computer all’interno della scena. Le videocamere sono sincronizzate con il computer che gestisce la simulazione: in seguito a movimenti, cambi di angolatura e zoom anche l’oggetto virtuale si adatta. In modo simile si comporta anche lo sfondo: tutto quello che si vede nelle finestre dello studio è virtuale e si muove sincronizzato con il movimento della videocamera. Il cuore di Sky: si va in onda Sky ha tantissimi tipi di contenuti, da quelli prodotti a quelli acquistati all’estero a quelli che vengono invece riprodotti partendo da un master, ad esempio un film. Tutta la produzione è ovviamente in alta definizione ed esiste il backup per ogni apparecchiatura. Il centro di controllo principale è una sorta di “gateway”: qui vengono raccolti e smistati tutti i segnali che sono diretti alle varie produzioni. I segnali arrivano in ogni modo e di ogni tipo: ci sono i reporter di Sky TG 24 ad esempio che trasmettono in diretta tramite LTE o 3G, i van che trasmettono da satellite oppure segnali che arrivano in via fibra. Per le trasmissioni più particolari, dove ad esempio bisogna gestire un numero maggiore di segnali contemporaneamente (si pensi ad esempio adnali Sky, dallo segue a pagina 05 n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO Parla il Sottosegrario alle comunicazioni Antonello Giacomelli all’11°HD Forum Giacomelli parla del nuovo canone RAI “Sarà impossibile da evadere e più equo” Stop all’evasione e ammontare proporzionale al reddito. Tutto pronto entro l’autunno A di Gianfranco GIARDINA l 11° Forum Digitale Europeo 2014è intervenuto (seppur con una videointervista condotta da Andrea Michelozzi) Antonello Giacomelli, il Sottosegretario di Stato alle comunicazioni, praticamente il “mini- stro” delle comunicazioni. Il messaggio lanciato è stato molto chiaro: bisogna accelerare la trasformazione della RAI e la ridefinizione del servizio pubblico e con esso anche quello del canone. Ci sono tre elementi che non vanno del canone - ha detto Giacomelli -: prima cosa, è percepito in maniera odiosa; poi non ha alcun meccanismo di equità, dato che è una cifra fissa che si paga a prescindere dal proprio reddito; e infine, ma dovrei forse dire innanzitutto, c’è un’evasione incredibile e imbarazzante”. Giacomelli ha confermato che il Governo sta lavorando a una riforma radicale del canone, che diventerà video HD Forum Italia Intervista a Giacomelli proporzionale al reddito, introducenlab do così degli elementi di equità. “Ma soprattutto - aggiunge Giacomelli - il nuovo canone eliminerà alla radice la possibilità di evadere. Abbiamo quattro opzioni che stiamo valutando ed entro l’autunno saremo pronti.” Crystal Cube Il proiettore che si fa guardare SIM2 ha presentato Crystal Cube, un proiettore DLP Full HD con lampada da 200W UHP e 2.300 lumen di luminosità. Il proiettore ha due ingressi HDMI (v1.4 Deep Color) e vari ingressi analogici, è inoltre presente un’uscita per la sincronizzazione 3D. Crystal Cube è un oggetto elegante, merito del cabinet di forma cubica 31,5 x 31,5 x 19 cm, realizzato in cristallo, un materiale eco-sostenibile che non si altera nel tempo. Crystal Cube di SIM2 sarà disponibile da giugno nei colori bianco o nero, a un prezzo al pubblico di 4.000 euro. TV E VIDEO Dietro le quinte di Sky segue Da pagina 04 sport ai film. Tutti i monitor mostrano in tempo reale il segnale che viene trasmesso e un indicatore visuale indica in tempo reale se qualcosa non va. L’efficienza raggiunta da Sky è davvero alta, ci assicurano, e nella loro scala di “quality of service” anche un paio di secondi di interruzione sono un problema. L’emittente è comunque pronta ad affrontare ogni tipo di problematica, grazie anche al backup su Roma: se per questioni “atmosferiche”, come un violento temporale su Milano, ci sono problemi a trasmettere dalla sede, tutti i segnali vengono inviati costantemente tramite fibra alla sede di Roma che si occupa della trasmissione. La potenza di trasmissione, in caso di pioggia, viene regolata in modo automatico basandosi su una serie di sensori posti sul tetto, vicino alle parabole. Tra i canali messi in onda non poteva mancare Sky 3D, rimasto ormai uno dei pochi canali 3D disponibili. Martin Brannigan si dice invece più scettico per quanto riguarda il 4K: oltre ai costi di produzione maggiori e ad una necessità di dover adeguare tutta la struttura per aumentare la banda passante in tutto il palazzo, la differenza tra Full HD e 4K è molto meno evidente della differenza tra SD e HD. La qualità di ogni segnale viene verificata tramite decoder: nel centro di controllo vengono usati tutti i decoder Sky disponibili, dai più vecchi ai più recenti, per controllare con una catena praticamente “consumer” quello che viene visto dagli utenti. Se nelle altre zone il segnale è broadcast i-frame, qui si riceve lo stesso segnale che vedono tutti, e si interviene nel caso in cui il segnale non abbia qualità accettabile. La stessa cosa viene fatta anche torna al sommario Su questa console arrivano i segnali provenienti da ogni parte della terra via satellite, via rete o via 4G/LTE per SkyGo e SkyOnline, anche se ovviamente è più complesso simulare le condizioni dei singoli utenti. Al momento della nostra visita nel centro controllo c’era grosso movimento: Sky si sta preparando probabilmente a provare “qualcosa di nuovo”, ipotizziamo noi l’imminente trasmissione dei segnali tramite rete web che partirà entro fine anno. Sky Italia ovviamente non si ferma qui, sta studiando tutte le nuove frontiere della TV e si sta preparando anche alle nuove tecnologie, dal 4K alla trasmissione via IP che inizierà con Telecom il prossimo anno. Sky prova i segnali con tutti i decoder in circolazione, anche quelli più datati n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO Samsung annuncia la piattaforma di sviluppo per la Smart TV basata su Tizen Samsung pronta a cambiare Smart TV? Gli sviluppatori possono provare a creare applicazioni, ma i TV (ancora) non esistono S di Roberto PEZZALI amsung è al lavoro su un Tizen TV, nelle prime settimane di luglio verrà rilasciato agli sviluppatori l’ambiente di sviluppo per applicazioni basate su Tizen per Smart TV. I televisori Tizen al momento non esistono ancora: l’attuale gamma di TV Samsung è basata su un sistema operativo dedicato “linux embedded” anche se da mesi si parla anche di TV Samsung Tizen in dirittura d’arrivo. Al momento il colosso coreano ha presentato solo due smartwatch basati su Tizen e a questi ha affiancato ieri il Samsung Z. Tizen potrebbe essere il cuore della prossima piattaforma Smart TV oppure un modello di TV isolato particolarmente intelligente, basato solo sullo streaming web, sulle app e sull’integrazione con i diversi dispositivi disponibili. Oppure, ma è solo una ipotesi, Samsung potreb- be aver previsto un corposo aggiornamento dell’interfaccia e del cuore della piattaforma attuale, migliorando reattività e velocità. La beta del Samsung TV DSK darà agli sviluppatori la possibilità di interagire con alcuni componenti del TV come il Voice Control e il Gesture Interaction, oltre ovviamente alle API per la connessione di dispositivi multipli: un ulteriore passo verso un TV più aperto, con app di terze parti liberamente caricabili e un ecosistema completo. Quello che si cerca di raggiungere da qualche anno potrebbe diventare realtà con Tizen, sempre che Samsung decida davvero di aprire il sistema a tutti. Ecco i nuovi Denon, con Wi-Fi e Bluetooth Si parte con i modelli di fascia media AVR-X1100W e 2100W. Prezzi “allineati” ai precedenti D di Roberto FAGGIANO torna al sommario Arriva dal Giappone la conferma del rallentamento di Panasonic sull’OLED,arriverà (forse) nel 2016, per ora avanti con 4K e LCD di Roberto PEZZALI HI-FI E HOME CINEMA Denon rinnova la serie 100 di sintoamplificatori home theater enon inizia il rinnovamento della gamma di sintoamplificatori di fascia media con importanti novità. I nuovi modelli AVR-X1100W e AVR-X2100W sono ora dotati di connessioni senza fili per i segnali in ingresso tramite Bluetooth e alla rete tramite Wi-Fi. Connessioni che si sommano all’AirPlay per gli utenti di dispositivi Apple e al DLNA, già da tempo presenti sulla gamma. Le differenze tra i due modelli sono essenzialmente nella potenza e nel trattamento di segnali video 4K. Il modello di ingresso 1100W è un 7.2 canali con potenza di 7x80 watt (8 ohm, 0,08% THD), sei ingressi HDMI e possibilità di far passare segnali video 4K verso TV o proiettore. Il modello 2100W è un 7.2 canali con potenza di 7x95 watt (8 ohm, 0,08% THD), otto ingressi HDMI, circuito video con upscaler a 4K per TV compatibili e certificazione ISF. Sul pannello posteriore di entrambi gli apparecchi Panasonic rimanda l’OLED al 2016 spiccano le due antenne Wi-Fi, forse un po’ troppo vistose ma garanzia di buon collegamento alla propria rete casalinga. In funzione multiroom una delle coppie di diffusori surround può essere convertita in uscita stereo per un altro locale della casa. Il sistema di autocalibrazione è l’Audyssey MultiEQ XT. Tra le caratteristiche in comune spicca anche la compatibilità con musica non compressa in versione DSD, una modalità ancora poco diffusa tra i concorrenti. I prezzi per il mercato italiano non sono stati ancora comunicati ma dovrebbero essere in linea con quelli attuali, in particolare 499 euro per il 1100W e 649 euro per il 2100W. La domanda sorge spontanea: ha ragione LG, che sull’OLED sta costruendo la sua strategia di crescita, oppure hanno ragione Samsung, Sony e Panasonic che stanno temporeggiando dopo aver mostrato al mondo i prototipi? Dopo la notizia del rallentamento da parte di Samsung e di Sony, che ha sospeso momentaneamente lo sviluppo, arriva ora la news di Panasonic che, secondo il Nikkei, avrebbe deciso di spostare la produzione nell’anno fiscale 2016, o addirittura più tardi. Qualcuno può tirare un sospiro di sollievo, anche perché le prime voci parlavano di blocco dello sviluppo (si tratta solo di ritardo). I problemi sono soprattutto di natura produttiva: i costi e gli scarti di produzione, secondo gli analisti, non permetterebbero a Panasonic di scendere sotto i 10.000$ come prezzo di vendita, neppure minimamente paragonabile al costo degli attuali TV, i cui prezzi sono in caduta libera. Panasonic è solo l’ultima delle vittime del pannello organico: qualche settimana fa Sony ha annunciato di aver riassegnato le persone che stavano lavorando all’OLED presso l’Atsugi Technology Center ad altri reparti, con un focus particolare sullo sviluppo dei prodotti 4K. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO Viaggio nella sede romana di Ericsson alla scoperta delle tecnologie del futuro TV, cloud ed Etalio nei progetti di Ericsson I fattori chiave saranno l’integrazione tra i sistemi e la condivisione delle informazioni E Dopo il Piccolo, arriva un altro nome italiano per la nuova versione del sistema compatto di casa Denon. Carino è tutto dedicato ai computer di Cristian VIARISIO ricsson ci ha mostrato la sua visione della tecnologia del prossimo futuro, una tecnologia che mette al centro l’utente e di cui già oggi si vedono concrete manifestazioni. Il punto di partenza è che entro il 2020 avremo 50 miliardi di dispositivi connessi, la stragrande maggioranza dei quali potranno riprodurre video: la necessità (già vissuta oggi) di poter fruire di contenuti video su diversi dispositivi e di poterli trasferire da uno all’altro con il semplice tocco è alla base degli studi Ericsson sulla TV del futuro, ancora in una fase prototipale. Uno degli aspetti base, dunque, è il completo sganciamento del contenuto dal mezzo hardware (schermo) e la possibilità di “spostarlo” facilmente da un device a un altro. “Future TV Anywhere” è dunque una piattaforma hardware/software che Ericsson dedica alle Pay TV che vogliono offrire un livello superiore di servizio, una piattaforma che fa largo uso di tecnologie cloud e che permette, oltre alla gestione di video multi-dispositivo, anche l’aggiunta di informazioni e servizi extra. La visione, infatti, si arricchisce di tutte le informazioni che il sistema aggrega contestualmente a ciò che si sta vedendo (altri film con gli stessi attori o sullo stesso argomento, informazioni sul cast, storie correlate), sia sullo schermo principale che su quello secondario, o anche su un terzo device. Inoltre, sarà il sistema stesso che per- di Roberto FAGGIANO sonalizzerà i contenuti proposti in base al profilo utente attivo (se ci sono più utenti, li gestisce insieme). In pratica si rendono molto più immediati e comodi tanti aspetti “secondari” rispetto alla visione e tutti vengono gestiti a livello centralizzato, con l’ulteriore aggiunta dei “gusti” dell’utente. Altri progetti Dal basket a Etalio La TV intesa così è solo uno degli esempi di come Ericsson interpreta la tecnologia del futuro. Andiamo così da impieghi ludici, come un pallone da basket con 56 sensori e sullo schermo vengono contati i rimbalzi e le evoluzioni, a quelli in cui è l’aggregazione Etalio è un sistema di gestione accentrato delle credenziali basato sull’ID telefonico, le informazioni sono condivise solo previa autorizzazione torna al sommario Denon Ceol si rinnova e diventa Carino dei dati a farla da padrone: piattaforme per la risoluzione dei problemi in un help desk, per l’ottimizzazione delle risorse e lo studio di campagne marketing. Prendendo ad esempio la gestione di un operatore telefonico, quando un cliente dovesse chiamare, il sistema è in grado di suggerire all’operatore le possibili cause e le soluzioni da proporre prima ancora di rispondere; queste info vengono estratte dal profilo cliente, dal tipo di terminale che ha, da dove, come e quanto lo usa, fino al firmware dell’apparecchio, ecc. È poi possibile anticipare le necessità del cliente e magari proporre il cambio del telefono se da questo dovesse derivare una maggior soddisfazione per il cliente e un utile per l’azienda. Un ultimo esempio di quanto Ericsson voglia spingere su queste piattaforme avanzate, è Etalio. Si tratta di un sistema accentrato di gestione delle credenziali, basata su un ID legato al proprio numero di telefono. In pratica, il numero di cellulare diventa una vera e propria identità digitale. Etalio permette di gestire questa identità digitale attraverso un’app e una piattaforma web: tutte le informazioni che ci riguardano vengono memorizzate e messe a disposizione (previa autorizzazione) a chi vogliamo noi, le info che verranno rese disponibili alla banca saranno diverse di quelle per il medico o il supermercato, ma comunque tutte gestite in un unico “account”. Nuova versione dei sistemi compatti Denon Ceol: il nuovo arrivato si chiama Carino ed è dedicato all’utilizzo con i PC e la musica liquida da smartphone e tablet. Il Carino è composto da un amplificatore con convertitore digitale/analogico e da una coppia di piccoli diffusori a cubetto. Finiture accurate e il design elegante fanno parte del DNA di questo compatto sistema audio. Sul pannello frontale troviamo un ampio display di controllo e pochi tasti per le funzioni, tutti replicati sul piccolo telecomando in dotazione. Per i collegamenti sono previsti gli ingressi USB per PC e un Minijack per qualsiasi sorgente stereo, mentre per la parte wireless troviamo il Bluetooth con aptX e abbinamento NFC. La potenza dell’amplificatore è di 2x25 watt, sufficiente per ascoltare musica in un ambiente di medie dimesioni, anche perché è possibile collegare un eventuale subwoofer esterno, pronto a sottolineare con la sua presenza le basse frequenze. Per migliorare la resa sonora è anche previsto un controllo della risposta in frequenza, escludibile. Carino è disponibile in versione nera o bianca, il prezzo ancora indicativo dovrebbe essere di circa 349 euro. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO La conferenza di HD Forum 2014 è stata l’occasione per scoprire cosa bolle nel calderone delle produzioni TV sportive Lo sport in TV: tracking evoluto, ricostruzione 3D e regia virtuale Abbiamo approfondito il tema con MediaPro, una società di produzioni televisive spagnola che si occupa anche della Liga C zioni e le prodezze dei propri giocatori, con tanto di notifiche live. Nel video una rassegna delle prestazioni sia di MediaCoach che della sua declinazione “consumer”, SecondScreen. di Gianfranco GIARDINA he bello lo sport in TV! E sta per diventare ancora più entusiasmante grazie alle nuove tecnologie. La conferenza di HD Forum 2014 di Lucca è l’occasione propizia per approfondire questo tema con MediaPro, una grande società di produzioni televisive spagnola (che opera però in molte aree del mondo per un fatturato totale di 1,3 miliardi di euro) e che, tra le altre cose, ha la responsabilità di produrre l’intera copertura video (e molto di più) della Liga spagnola di calcio, uno dei campionati più seguiti. Il 4k che migliora il Full HD In questa rassegna di tutte le novità hi-tech nell’ambito della produzione TV degli eventi sportivi, partiamo dal 4K. Ma non quello fin troppo citato della ripresa e messa in onda live in UltraHD: difficile e costosissimo allestire l’intera catena tutta 4K, tanto che solo tre partite dei Mondiali di Brasile 2014, giusto per fare un esempio, saranno riprese (e neppure trasmesse) in Ultra HD. Il 4K ancora più interessante, perché fruibile La modellizzazione 3D dell’azione e la ricostruzione virtuale dell’inquadratura immediatamente da tutti, è quello che viene usato per scopi produttivi e che permette per esempio di avere una ripresa in Full HD migliore. Ecco come funziona: il campo intero viene ripreso in maniera statica da una coppia di videocamere 4K poste in posizione rialzata all’altezza di centrocampo; una camera inquadra la metà campo di destra e l’altra quella di sinistra. Un processore riunisce le due immagini a crearne una sola eliminando le deformazioni geometriche. Le due videocamere restano assolutamente statiche per tutta la partita. L’immagine del campo intero ha una risoluzione di 7680x2160 dalla quale in qualsiasi momento possono venir ritagliate delle porzioni di immagine in risoluzione Full HD, per esempio per fare un ralenti di un’azione non inquadrata dalle videocamere classiche, come per esempio per un fallo a palla lontana. In questa maniera il regista ha pronto in qualsiasi momento un dettaglio di qualunque parte del campo, al di là della capacità dei singoli cameramen nell’inquadrare la porzione di azione più interessante. Restiamo ancora nei grandi stadi. Mediapro ha messo a punto, con alcuni partner, un nuovo entusiasmante progetto per le partite più importanti: sistemando in posizioni strategiche, sei videocamere fisse Full HD, un sofisticato sistema computerizzato è un grado di effettuare una serie di triangolazioni confrontando le diverse immagini e di ricostruire un precisissimo modello 3D dell’azione ripresa. Il modello 3D, poi, viene “vestito” con una tecnica di sofisticata ricostruzione delle texture ricavate dalle sei immagini. Il risultato – pressoché incredibile e che apre nuovissime frontiere nelle riprese televisive – è Il super-tracking della partita per allenatori e spettatori Nell’esempio si vede un totale, che potrebbe essere 4K (prima in alto), dal quale, per esempio per una moviola o per una riproposizione, ritagliare inquadrature particolari Full HD (la seconda e la terza) torna al sommario Restiamo sempre in tema di grandi eventi calcistici: Mediapro ha anche messo a punto un sistema automatico di tracking della partita che identifica giocatore per giocatore la posizione momento per momento e tutti i movimenti della palla, grazie a speciali videocamere. Il suo nome è MediaCoach e sin dal 2010 tutte le 42 squadre di serie A e B della liga spagnola sono “monitorate” da questo grande fratello elettronico e tutti i dati messi a disposizione delle stesse squadre, degli allenatori e della comunità dei commentatori TV: tutti possono analizzare le azioni, i movimenti dei calciatori, la struttura delle azioni, le distanze corse dagli atleti e così via. Il tutto in cloud per un’analisi in tempo reale; una base dati enorme ma facile da usare a favore dei CT. Ma non finisce qui: tutti i dati raccolti per MediaCoach vengono poi riutilizzati a favore di tutti gli spettatori grazie ad una app specifica: SecondScreen. Questa app rende accessibili ai tifosi tutti i dati rilevati nelle oltre 2000 partite già monitorate, con tutti gli aggiornamenti live del caso e valutazioni singole su tutti i giocatori e i loro trend. Addirittura – vero sogno per tutti i giocatori di fantacalcio – è possibile impostare il proprio team e monitorare in tempo reale le presta- MediaCoach è un sistema automatico di tracking della partita che identifica giocatore per giocatore la posizione momento per momento e tutti i movimenti della palla segue a pagina 09 n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TV E VIDEO Ecco tutte le strade per seguire le partite dei Mondiali da casa o in mobilità, per non perdere nemmeno un goal Sky, Rai o streaming? Tutti i modi di vedere i Mondiali Si potranno seguire tutte le partite del Mondiale brasiliano su Sky e quelle della Nazionale anche sui canali RAI anche in HD S di Roberto FAGGIANO i comincia! Giovedì 12 giugno partono i Mondiali di calcio e il vero tifoso sta già sprimacciando i cuscini del divano per mettersi il più comodo possibile; ci aspettano infatti 64 partite da seguire davanti allo schermo fino alla finale del 13 luglio. La visione integrale di tutte le partite in Italia è riservata gli abbonati Sky ma la Rai trasmetterà tutte le partite della nazionale italiana e le fasi finali del torneo. Chi non è abbonato Sky può sfruttare le offerte dell’ultimo minuto a prezzi speciali: si pagano 19 euro al mese per il pacchetto Sky TV con compresa l’offerta Sky calcio per i Mondiali; però attenzione, l’HD (5 euro) non è compreso e ci sono 159 euro di costi fissi per il decoder My Sky (29 euro con il decoder normale). Se invece siete già abbonati potete mandare a Sky i nomi di quattro amici con i quali vedrete le partite per avere subito a casa il Match box con birra, patatine, carne in scatola, biscotti e caramelle. Sempre per gli abbonati Sky ricordiamo l’articolo in cui descriviamo in dettaglio i programmi speciali della Pay TV per i Mondiali, che prevedono la necessaria associazione di due pacchetti (Calcio e Sport) oppure l’acquisto di un “Pass Mondiali” a 59 euro. I mon- TV E VIDEO Lo sport in TV segue Da pagina 08 quello di poter ricostruire il filmato dell’azione da un qualsiasi punto di vista e addirittura con qualsiasi movimento di macchina muovendo la videocamera virtuale nello spazio. Ovviamente se si zooma troppo, l’immagine tende inevitabilmente a sgranarsi, ma anche in questo caso la possibile futura applicazione del 4K a questo sistema, fa prevedere sistemi incredibilmente sofisticati di costruzione di immagini semi-virtuali delle azioni salienti. In questo video vediamo un esempio di funzionamento di questo incredibile ed entusiasmante sistema. Nessun regista e nessun cameraman: le riprese automatiche per gli eventi minori Ma non esistono solo i grandi match: da uno studio Mediapro ha desunto che ci sono decine di migliaia di eventi sportivi minori che non godono di nessuna co- 1 diali su Sky si potranno gustare anche tramite internet, o con Sky Go oppure col neonato servizio Sky Online, che prevede (esattamente al pari del servizio satellitare) la trasmissione di tutte le partite dell’evento più seguito dell’anno, previo abbonamento per 59 euro. I fedeli abbonati Rai invece potranno seguire le partite in diretta e in HD sul canale 501 con questo calendario: pertura mediatica, ma che avrebbero una potenzialità di audience – ovviamente cumulata – molto elevata. Internet apre la porta al netcasting di questi eventi, ma la produzione tradizionale avrebbe costi ovviamente non giustificabili. Allora Mediapro – ragionando per esempio sul basket – ha messo a punto un sistema di ripresa e regia del tutto automatica: basta un tecnico che posizioni una, tre o sei videocamere (a seconda dell’importanza della partita) e a tutto il resto ci pensa il computer (foto 1). Grazie a un sistema di intelligenza artificiale capace di identificare le zone in cui si sviluppa il gioco e la posizione della palla, un computer sostituisce interamente regista e cameramen: cambia la camera e modifica l’inquadratura. Il risultato ovviamente non è così curato come una copertura fatta da una troupe in carne e ossa, ma è pur sempre gran cosa per un evento che altrimenti non avrebbe alcuna copertura mediatica. Basti pensare a cosa potrebbe rappresentare poter avere un sistema di visione via Internet di tutti i campionati giovanili e delle serie minori. Nel filmato uno spezzone di regia virtuale di una partita di basket tra squadre giovanili. Addio regie mobili: tutto centralizzato e controllato via IP Mediapro ha anche cambiato l’intera logica di produzione: gli OBVAN (i grandi camion regia per la produzione mobile) sono costosi e scomodi, vulnerabili ai guasti e richiedono alti costi di trasferta per seguire gli eventi sul territorio; ma soprattutto la massima lunghezza dei cavi tra le videocamere e il camion regia non può essere oltre un chilometro e mezzo. Mediapro è invece passata alla produzione remota: la Liga spagnola torna al sommario Per le rimanenti partite sono previste delle sintesi che saranno trasmesse in differita. Le stesse partite saranno disponibili in diretta anche in streaming sul sito web della Rai, visibili quindi anche da tablet o smartphone per chi non potrà essere a casa in quei momenti. Sempre per la visione in mobilità saranno utili le app gratuite disponibili da parte della FIFA e da Rai Sport, per tenere sotto i controlli i risultati di tutte le partite e l’andamento delle classifiche; dall’app Rai si potranno vedere direttamente le partite. Se volete assolutamente vedere tutte le partite senza spendere nulla, segnaliamo la possibilità di seguire ogni incontro sui canali nazionali tedeschi ARD Das erste e ZDF, entrambi trasmessi sul satellite Hot Bird in definizione standard oppure in HD su Astra. E per i nostalgici o poco tecnologici ricordiamo la possibilità di ascoltare la radiocronaca di tutte le partite in diretta su Radio Rai. 2 viene ora prodotta dal centro di Barcellona, che realizza la regia e confeziona interamente il feed per la messa in onda, ricevendo in maniera remota tutte le uscite dalle videocamere disposte attorno al campo e gli altri contributi audio. Il tutto tramite protocollo IP e fibra ottica (praticamente Internet, con linee evidentemente molto veloci) con un sistema che garantisce una latenza di soli quattro frame, assolutamente trascurabile rispetto al processo tradizionale (foto 2) I vantaggi e le economie di una centralizzazione di questo tipo sono evidenti, soprattutto in considerazione del fatto che sempre più le partite sono giocate in momenti diversi, proprio per esigenze televisive; quindi il medesimo regista e la stessa troupe e soprattutto la stessa sala di regia può essere impiegata per produrre partite diverse, cosa impossibile con la produzione tradizionale con gli OBVAN.sport ai film. Tutti i monitor mostrano in tempo reale il segdo anche alle nuove tecnologie, dal 4K alla trasmissione via IP che inizierà con Telecom il prossimo anno. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE ENTERTAINMENT Sky ha presentato l’offerta dei Mondiali, il pacchetto in vendita a 59 euro Il mondiale di Sky: Super HD con Del Piero Il segnale verrà trasmesso in streaming anche sulle piattaforme Sky Go e Sky Online T di Roberto PEZZALI ra poco scattano i Mondiali di calcio e per molti il rischio di vederli a metà. Sky, che ha l’esclusiva per la FIFA World Cup 2014 in Brasile, ha presentato i suoi piani: i punti di forza dell’offerta sono tantissimi, anche se la parte del leone la faranno le 39 partite (su un totale di 64) che Sky trasmetterà in esclusiva. Tutti i match saranno in alta definizione, Sky parla anche di Super HD per una resa superiore: difficile capire a cosa si riferisce, ma è probabile un aumento del bitrate. Le partite, oltre che su Sky, saranno disponibili anche in streaming su Sky Go e su Sky OnLine, anche se per quest’ultimo si dovrà acquistare un pacchetto extra. Dovranno pagare, invece, 59 euro coloro che non sono abbonati al pacchetto Sport e al pacchetto Calcio (o nessuno dei due): per vedere i Mondiali serviranno entrambi. Chi è abbonato a uno dei due dovrà solo sottoscrivere l’altro. Per quanto riguarda le partite dell’Italia, che saranno visibili an- L’offerta di Infinity si si arricchisce, arrivano le serie tv, anche in anteprima e senza aumento di prezzo A luglio Infinity arriverà anche Xbox e Xbox One di Roberto PEZZALI che in chiaro, Sky Sport offrirà immagini esclusive con una telecamera ultra slow motion dedicata; Sky Sport 1 HD e Sky Calcio 1 HD, inoltre, da lunedì 9 giugno sono diventati Mondiale 1 HD. Novità anche per le “voci”: Alessandro Del Piero si cimenterà come ospite in studio, inviato speciale e commentatore al fianco dei telecronisti Sky. Dal lato tecnologico non ci sarà solo l’HD: Sky farà debuttare con Sky Stadium l’evoluzione della lavagna tattica (VizRT Libero Virtual Presenter), un sistema di realtà virtuale a tre dimensioni grazie al quale i commentatori di Sky Sport ritorneranno in campo per analizzare le migliori azioni. Da notare, infine, l’assenza del 3D: nessuna partita dei Mondiali di Calcio sarà prodotta in tre dimensioni, segno che anche per la Fifa il 3D è cosa vecchia. ENTERTAINMENT Su RAI HD la partita degli Azzurri è andata in onda riscalata a 1080i Italia-Lussemburgo in standard definition su RAI HD Autogol mondiale della RAI, di HD nelle immagini c’erano solo la grafica e la pubblicità di Gianfranco GIARDINA S tecca della RAI proprio alla vigilia dei Mondiali: la partita Italia-Lussemburgo, in diretta da Perugia, è stata mandata in onda (anche) su RAI HD con una produzione in standard definition riscalata a 1080i. Insomma, l’unica cosa che era in HD era il logo del canale (e gli inserti pubblicitari). La cosa era talmente evidente che anche un occhio non allenato vedeva che c’era qualcosa che non andava, a partire dalla differenza di nitidezza tra il logo “RAI HD”, effettivamente in alta torna al sommario Infinity amplia l’offerta con le serie tv e sbarca su Xbox definizione, e, per esempio, la grafica del risultato, decisamente più “sfuocata”. Per non parlare delle immagini che, malgrado l’upscaling fatto bene, gridavano vendetta, con un’evidente maschera di contrasto che non riusciva nell’intento di aumentare il dettaglio poiché creava un alone su tutti i contorni forti. Nell’esempio qui sotto tre dettagli di un’immagine e proposti assolutamente allo stesso livello di ingrandimento. Malgrado si tratti di una fotografia dello schermo di un TV (e quindi inevitabilmente imprecisa), del logo RAI HD si riesce a vedere quasi il dettaglio del pixel; il resto dell’immagine risulta molto meno nitida, praticamente non leggibile all’ingrandimento utilizzato. Che questo accada su una partita di calcio e proprio nel momento di grande attenzione che precede i Mondiali di calcio è assurdo e incomprensibile. Assurdo perché oramai è quasi più difficile produrre in standard definition che in HD. Incomprensibile perché la RAI, che si sta ribellando ai tagli decisi dal Governo Renzi, dimostra così di non meritarsi i soldi che assorbe. E questo – nel pieno delle polemiche legate al minacciato sciopero RAI – più che un gol ci pare un autogol “mondiale”. Su Infinity sbarcano le serie tv, senza alcun aumento di prezzo, che resta di 9,99 euro al mese. Previsto anche un catalogo di serie TV in modalità Collection, ovvero complete e visibili, episodio dopo episodio, senza interruzioni. “Dopo aver creato una base con una library che potesse soddisfare le esigenze di un target ampio - ci rivela Chiara Tosato, responsabile del progetto Infinity, - è tempo di proporre contenuti esclusivi”. Le serie tv sono tutte in alta definizione, con audio originale e sottotitoli disattivabili: in totale si parla di 20 titoli per 783 episodi, con serie di grande successo come Orange is the New Black, Arrow, The Big Bang Theory, The Mentalist. Per sfruttare al meglio la mobilità, Infinity ha anche preparato un’offerta estiva dedicata a smartphone, tablet e PC al prezzo di 6,99 euro. A breve, indicativamente a luglio, arriveranno anche le offerte prepagate con diversi tagli. Sempre a luglio, Infinity arriverà anche su Xbox: l’applicazione, sviluppata da Accenture Video Solution, sarà disponibile per tutte le console e non richiederà la sottoscrizione al servizio Live Gold. L’abbonamento a Infinity per Xbox potrà essere condiviso con tablet, smartphone e Smart TV, con l’ovvio limite del numero massimo di dispositivi. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE ENTERTAINMENT Scopriamo quali sono le differenze tra Mediaset Infinity e Premium Play Infinity o Premium Play? Come scegliere? Infinity comanda per la library, Premium Play ha più qualità ma anche un costo maggiore D di Roberto PEZZALI opo sei mesi di lancio del servizio firmato Mediaset è ora di tirare le somme, anche in vista della prossima stagione televisiva e dei mesi estivi, dove grazie a un tablet i nuovi servizi escono da casa e ci seguono ovunque. Infinity e Premium Play sono due servizi diversi, ma agli occhi di molti offrono esattamente la stessa cosa, ovvero contenuti da vedere quando si vuole e dove si vuole. In realtà non è del tutto vero: Infinity e Premium Play da una parte hanno alcune analogie ma dall’altra sono complementari. Scegliere non è così difficile, basta pensare a quali sono i contenuti che più interessano: se la risposta è “serie tv” la soluzione è Play, se invece interessano più i film la soluzione è Infinity. I target dei due servizi sono, infatti, differenti, anche se qualche contenuto tra i due si sovrappone, e anche le modalità di sottoscrizione sono diverse: per Premium Play si è vincolati a un abbonamento a Mediaset Premium, Infinity invece non ha obblighi da rispettare e può essere sottoscritto anche a mesi alterni. La qualità dei servizi è leggermente diversa: Premium Play, a nostro avviso, ha una qualità leggermente più alta e un bitrate superiore a Infinity, che, invece, qualche volta in questi mesi ci ha dato dei gratta- Saranno i robot la nuova forza lavoro di Amazon per i prossimi anni Verranno dislocati nei magazzini di tutto il mondo, il loro arrivo non sostituirà gli uomini capi. Inoltre, l’applicazione per Android di Infinity ha qualche problema su alcuni dispositivi, mentre quella per iOS ci è apparsa decisamente più stabile. Sul TV Premium Play si vede meglio di Infinity, che a tratti appare decisamente compresso e con una resa simile a quella di un buon “rip”. Il nodo vero è però legato ai contenuti a disposizione: fatta eccezione per i film Medusa (Sole a catinelle), che vengono condivisi su entrambe le piattaforme e per i contenuti a pagamento che sono comuni (ma su Play costano meno), Premium Play offre contenuti più recenti, Infinity offre la library. Che non è necessariamente un difetto, anzi: l’appassionato di cinema sicuramente apprezzerà di più Infinity per trovare vecchi film che oggi, anche volendo fare i furbetti (ovvero scaricando illegamente) si fa davvero fatica a trovare, soprattutto in italiano. Premium Play, inoltre, è molto legato alla programmazione lineare di Mediaset Premium, quindi i suoi film ruotano molto più velocemente che su Infinity: può capitare, infatti, di cercare un film che magari ci interessava e non trovarlo più, mentre su Infinity è difficile che vecchi film spariscano, anzi, il catalogo andrà progressivamente ad aumentare. La soluzione perfetta per chi vuole Serie TV e tanti film probabilmente è l’accoppiata Infinity con Sky Online Serie TV, anche se Premium Play e Infinity potrebbe essere un’altra buona soluzione. Ricordiamo, infine, e questo in ottica viaggi e vacanze, che sia Infinity che Premium Play permettono il download dei contenuti e per un eventuale viaggio in aereo potrebbe fare decisamente comodo. ENTERTAINMENT È scaduto il termine per presentare le offerte dei diritti TV della Serie A Diritti sulla Serie A, nessuna offerta per lo streaming Mediaset ha presentato un’offerta anche per il satellite, Sky con Fox Sport per il DVB-T di Roberto PEZZALI S ono solo quattro gli operatori che hanno presentato un’offerta per i diritti TV della Serie A per il triennio 2015 - 2018: Sky, Mediaset, Fox e Eurosport. Il pacchetto E, che Infront e Lega Calcio hanno preparato esclusivamente per lo streaming, è stato snobbato da tutti: nessun operatore ha presentato un’offerta, chi si aspettava di vedere il calcio solo online dovrà quindi aspettare. Curiosa invece la situazione per i diritti TV tradizionali: Mediaset ha fatto una grossa offerta per entrambe le piattaforme, DVB-T e Sat, cercando di mettere in difficoltà il torna al sommario Amazon assume 10.000 robot e non licenzia nessuno concorrente Sky, che si ritroverebbe senza diritti per trasmettere il campionato. Sky, a sua volta, ha fatto scendere in campo Fox Sport, che ha fatto un’offerta per i diritti del Digitale Terrestre, compensando in questo modo lo scherzo di Mediaset. Eurosport, infine, ha presentato un’offerta per il pacchetto D, quello con le squadre minori e la Roma. Cosa succederà? Se Mediaset dovesse vincere, l’offerta di Sky sul calcio verrebbe drasticamente ridimensionata, soprattutto dopo il colpo sulla Champions League messo in buca da Mediaset per lo stesso triennio. Mediaset però si troverebbe a dover effettuare grossissimi investimenti e questo sposterebbe il suo business da TV generalista a gruppo televisivo fortemente incentrato sul “pay”. Alle spalle del Biscione però potrebbe esserci un nuovo investitore, quello che Mediaset cerca da tempo per creare un nuovo polo televisivo internazionale. di Roberto PEZZALI I robot aiuteranno gli uomini, non li sostituiranno. Jeff Bezos ha spiegato agli investitori che è intenzionato ad aumentare la forza lavoro “robot” nei suoi magazzini portando le unità a 10.000. Ad oggi ci sono circa 1.000 robot Kiva impiegati a tempo pieno nei warehouse di Amazon, robot nati per la logistica prodotti dalla Kiva System, azienda che Amazon ha acquistato nel 2012 per 775 milioni di dollari. I robot non gestiranno gli ordini, ma si limiteranno a muovere le merci evitando alle persone di raggiungere gli scaffali. Per muoversi i robot Kiva leggono codici a barre posizionati sul pavimento con una serie di adesivi. Per vedere come funziona un centro logistico di Amazon, vi invitiamo a leggere il nostro reportage sul nuovo centro di distribuzione di Castel San Giovanni. Curioso di vedere la giornata tipo di un robot Kiva nel magazzino? Ecco un video. Robot Kiva - video Innovative Curve A smartphone designed to fit you Now It’s All Possible n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE La nuova versione di iOS 8 è basata sulla stessa veste grafica di iOS 7. Nessuna rivoluzione, ma il sistema promette bene Apple iOS 8: tante novità ma anche cose già viste iOS 8 è un nuovo punto di partenza per Apple, che propone agli sviluppatori un numero elevatissimo di funzionalità di Roberto PEZZALI arà iOS 8 la nuova release del sistema operativo mobile di Apple: basata sulla veste grafica di iOS 7, la nuova release, disponibile in beta per gli sviluppatori, migliora e corregge tanti aspetti dell’attuale iOS ponendo dei punti di partenza per nuove sfide. iOS 8 non fa gridare al “wow” come iOS 7 perché in fin dei conti le novità non sono moltissime, ma Apple ha saputo mescolare in modo sapiente elementi già presenti in altri sistemi operativi con elementi grezzi da sviluppare. Una release importantissima l’ha definita Tim Cook, e forse più che nel sistema operativo stesse le novità vanno cercate nei nuovi engine, nelle oltre 4000 API e nel nuovo linguaggio di programmazione Swift che gli sviluppatori potranno adottare per sviluppare le apps. iOS 8 sposta l’attenzione anche su salute e casa, ma anche qui Apple mette le basi per la partenza, saranno gli sviluppatori a dover costruire. Tra le funzioni più interessanti Libreria Foto iCloud, le nuove funzioni di messaggistica, l’app Salute, i Cloud Drive e la nuova tastiera QuickType predittiva. Libreria Foto iCloud, come dice il nome stesso, sfrutta ancora meglio iCloud per gestire le foto all’interno dello stesso ecosistema. Oltre ad una ricerca migliorata, Apple ha anche abilitato la sincronizzazione totale tra le foto su tutti i dispositivi, sincronizzazione che riguarda anche la modifica delle foto stesse. Per gli utenti è disponibile anche un nuovo strumento di editing che permette in modo semplice di regolare luminosità colore e raddrizzare foto scattate storte. Apple migliora anche la fruizione delle notifiche, che ora possono essere gestite direttamente dal pannello notifiche permettendo ad esempio la risposta immediata ad un messaggio. Ispirazioni dai vari software di instant messaging per “Messaggi”: ora è possibile inviare messaggi vocali, si possono aggiungere o rimuovere contatti dalla chat e condividere volendo la conversazione. iMessage diventa una sorta di Whatsapp tra utenti Apple, e le funzioni aggiunge ricordano bene o male quelle del noto sistema di messaggistica cross-platform. S Le foto sono sincronizzate su tutti i dispositivi iOS 8 pensa anche alla salute iOS 8 apre le porte anche alla salute: grazie ad una nuova app e al kit di sviluppo Salute sarà in grado di attingere ai dati dei vari dispositivi di fitness permettendo anche di far comunicare diverse app tra di loro. Una cosa che fino ad oggi non era possibile, ma è estremamente utile: si pensi ad esempio ad una applicazione di dieta che non poteva fino ad oggi attingere ai dati di un’app di corsa. Grazie a Healthkit gli sviluppatori di app di salute potranno condensare dati e metriche di più applicazioni (previa autorizzazione) per costruire un profilo utente ancora più completo. Craig Federighi, Senior Vice President Software Engineering di Apple, è andato molto “veloce” su questo punto, e ipotizziamo che la salute possa essere uno dei punti caldi per le novità relative a iOS 8 che conosceremo solo a settembre, quando arriverà anche l’hardware. Ricordiamo infatti che questa release è incompleta: altre novità sa- Chat complete e messaggi vocali: così iMessage imita Whatsapp Nel pannello multitasking appaiono ora anche i contatti più frequenti e i preferiti ranno aggiunte al lancio del nuovo iPhone. Nuova anche la tastiera: QuickType capisce non solo in che modo l’utente comunica ma anche il feeling che c’è tra due utenti e suggerisce le espressioni preferite. Le abitudini dell’utente sono codificate nel dispositivo e il suggerimento non ha nulla a che fare né con Siri né con il cloud. La dimostrazione fatta ha messo in mostra un’ottima capacità di scrittura veloce, tuttavia le demo lasciano sempre molto a desiderare soprattutto quando si tratta di tastiera. L’italiano, comunque, è tra le lingue supportate. Una novità che invece farà molto felice le famiglie “Apple” è “In Famiglia”, un concetto anche qui non nuovo ma sviluppato da Apple forse meglio di altri brand. segue a pagina 14 torna al sommario n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Simile nel look al Galaxy S5, Samsung Z butterà in Russia e poi in altri Paesi europei Samsung Z è il primo smartphone con Tizen Ha un lettore di impronte digitali e un sensore per il battito cardiaco. Attendiamo il prezzo Q di Roberto PEZZALI uello che fino a pochi mesi fa era solo un prototipo, ora è diventato uno smartphone vero, anche se la sua forma definitiva è diversa da quella vista lo scorso marzo al Mobile World Congress di Barcellona. Stiamo parlando del Samsung Z (niente Galaxy), il primo smartphone destinato alla vendita con a bordo il sistema operativo Tizen. Samsung Z ha una linea tutta sua, anche se per certi aspetti ricorda il Galaxy S5: Samsung come sempre ha realizzato un prodotto sottile e curato nei dettagli, con una cover posteriore dotata di finitura “pelle”, lettore di impronte digitali e sensore biometrico per il battito cardiaco. Sotto il profilo hardware, il Samsung Z non è all’ultimo grido, anche se non manca uno schermo OLED 720p, una fotocamera da 8 Megapixel e un processore quad core con 2 GB di TEST MAGAZINE Estratto dal quotidiano online www.DDAY.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari, Maria Chiara Candiago, Alessandra Lojacono RAM. Per quanto riguarda il processore, resta il dubbio: Intel o Exynos? Samsung è partner di Intel per Tizen, quindi ipotizziamo la presenza di un processore della serie Atom a bordo. Dotato di connettività LTE e con una interfaccia che ricorda molto Android, anche se il kernel e il sistema operativo sono ovviamente diversi, Samsung Z debutterà prima in Russia e poi in altri Paesi europei. Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni dday@dday.it Per la pubblicità adv@dday.it sola carta di credito per famiglia. L’idea è ottima, il limite di licenze è esteso a 6 segue Da pagina 13 membri e per i più piccoli è possibile inviare richieste di “acquisto” applicazioni o contenuti al padre o alla madre, evitanGrazie a In Famiglia si Tante novità per gli sviluppatori può creare un gruppo do così spiacevoli famigliare per la con- e molte feature già viste da altre parti: problemi con la carta di credito. divisione di note, foto, iOS 8 promette comunque bene Apple migliora ancalendari e volendo che Spotlight (che anche posizione geoassomiglia di più a Bing): oltre alla ricergrafica. L’elemento più interessante è la condivisioca sul device fa anche ricerche web tra ne della licenza di fruizione di musica, video e app: news, luoghi e Wikipedia, e sempre in si possono condividere contenuti acquistati con una tema di “ispirazione” trasforma iCloud Mac, iPad e iPhone sono un tutt’uno con Continuity: in iCloud Drive, in pratica un clone di sul Mac arrivano messaggi e telefonate Dropbox che funziona su iOS, Mac e PC Windows per archiviare, accedere e modificare in totale sicurezza documenti di ogni tipo da tutti i dispositivi dell’utente. lo spazio di archiviazione iCloud dell’utente e solo i Interessanti le feature legate alla “continuità”, feature primi 5GB sono gratuiti. Si può notare, inoltre, come che richiedono però il possesso da parte di un utente sia di iOS sia di un Mac con il nuovo sistema operala Apple TV non sia neppure stata citata, segno che forse anche qui qualcosa sta arrivando. tivo OS X Yosemite: grazie ad Handoff si può iniziare iOS 8 è un nuovo punto di partenza per Apple: iOS 7 un’attività su un dispositivo e concluderla su un altro, ha toccato il design, iOS 8 tocca il cuore proponendo Instant Hotspot facilita la creazione di un hotspot poragli sviluppatori un numero elevatissimo di funzionalità, tatile e arriva pure la possibilità di fare e ricevere chiaincluso anche un nuovo linguaggio di programmaziomate o inviare SMS e MMS dal Mac o dall’iPad sfruttando il device iOS 8 in remoto. iOS 8 sarà disponibile ne più veloce di Objective C denominato Swift. Diffiin autunno come aggiornamento software gratuito cile giudicarlo ora: preso “liscio” non è sicuramente la per iPhone 4s, iPhone 5, iPhone 5c, iPhone 5s, iPod grossa rivoluzione che Apple ha descritto, ma le notouch (5a generazione), iPad 2, iPad con display Retività per gli sviluppatori sono davvero tante e alla fine In famiglia si possono condividere anche video, sono proprio le apps quelle che decretano il successo na, iPad Air, iPad mini e iPad mini con display Retina. foto e app I servizi In Famiglia e iCloud Drive usano ovviamente di un sistema operativo (Microsoft lo sa bene). Apple iOS 8: tutte le novità torna al sommario n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Apple offre agli sviluppatori diversi tools per realizzare applicazioni ancora più creative Non solo iOS e e OS X Yosemite, anche 4000 api per intervenire su aspetti finora intoccabili Sony Xperia T3 Fascia media ma materiali top di Roberto PEZZALI oveva essere la Worldwide Developer Conference e così è stato: Apple rimanda gli annunci hardware e concentra la sua attenzione alle persone che hanno reso Apple e iOS quelli che sono ora, ovvero gli sviluppatori, che con la loro creatività hanno saputo trasformare un sistema operativo mobile in un ecosistema di portata planetaria. Quella di ieri, per gli sviluppatori, è stata sicuramente la release più importante di sempre, con Apple che ha allargato un po’ le maglie di iOS per permettere funzionalità da sempre richieste e mai concesse, questo grazie a 4000 nuove API ma anche a strumenti potentissimi come HealthKit, HomeKit e Swift, il nuovissimo linguaggio di programmazione più semplice da scrivere e più veloce di Objective C. iOS 8 offre l’app salute, e gli sviluppatori avranno a disposizione un kit di API denominato Healthkit per interfacciare tra loro più applicazioni permettendo così lo scambio di dati e informazioni, il tutto ovviamente con l’autorizzazione dell’utente. Quella della possibilità di scambiare dati tra apps era forse la richiesta che gli sviluppatori chiedevano di soddisfare da più tempo: fino ad oggi le apps erano “sandboxed”, ovvero chiuse, da adesso in poi si potranno sfruttare elementi di una applicazione in altre applicazioni. Per fare un esempio pratico sarà possibile ad esempio creare una app di filtri fotografici accessibile da altre apps, una cosa questa che era presente in altri OS ma non era possibile in iOS. A fianco a Healthkit, dedicato alla salute, Apple ha lanciato anche HomeKit, che facilita la gestione di un ambiente domestico collegando tra loro con un unico protocollo i vari prodotti della casa. Anche qui non ci sarà una applicazioni, ma grazie a Homekit gli sviluppatori potranno far dialogare tra loro diverse apps per raggiungere risultati incredibili in ambito domotico: si potrà fare ad esempio una app “Casa” che gestisce le luci, i termostati e i condizionatori tramite le apps dedicate dei diversi sistemi. Il tutto condito da Siri, pronto ad accettare richieste del tipo “Spegni le luci” o “Devo andare a dormire” per attivare uno scenario Novità anche per le notifiche e gli altri elementi di sistema: si potranno finalmente creare widget per il pannello notifiche e per la tastiera sarà possibile creare apps di Roberto PEZZALI Sony lancia il nuovo Xperia T3, uno smartphone leggero costruito con materiali premium come l’acciaio inox e sottile solo 7 mm nonostante lo schermo da 5.3”. Xperia T3 non si pone come un top di gamma se guardiamo alle specifiche tecniche, ma probabilmente al tatto sembra più “premium” di tanti altri prodotti che possono invece vantare tanta RAM, display super risoluti e processori ad elevatissima velocità. Xperia T3 condivide pochi elementi con il flagship Z2: il display, un IPS da 5.3”, è infatti un HD da 720 x 1280 pixel e la CPU non è uno Snapdragon 600 o 800 ma un normale Snapdragon 400 con LTE integrato e quattro core da 1.4 Ghz. Completano la dotazione 1 GB di RAM e 8 GB di memoria, ovviamente espandibili. Xperia T3 perde anche la fotocamera da 20 megapixel (c’è un sensore Exmor RS da 8 megapixel) e il trattamento waterproof, mentre restano NFC, bluetooth e una capiente batteria da 2500 mAh. Il vero punto di forza sembra essere però la scocca: acciaio inossidabile, con un bordo che funzionerà come antenna esattamente come nel caso dell’iPhone 4 e 4S e un peso di soli 148 grammi. Il prezzo dovrebbe essere l’altro elemento di forza: si parla di un prezzo di listino compreso tra i 350 e i 400 euro. A questo link, il video. Swift e Metal, le armi degli sviluppatori D torna al sommario che cambiano il layout: una tastiera come Swype, ad esempio, sarò finalmente integrabile in iOS come applicazione esterna. Per la fotografia infine Apple lancia Photokit, che sfrutta il nuovo engine di editing decisamente più veloce e nuove API per la fotocamera con controllo accurato della messa a fuoco, dell’esposizione e del bilanciamento del bianco. iiOS 8 include anche le API per TouchID: il sensore di impronte potrà essere sfruttato anche dagli sviluppatori per rendere le loro apps più sicure. Le bombe di Apple: Metal e Swift Le due “bombe” di Apple si chiamano però Metal e Swift. La prima, nome da duro, è una nuova tecnologia grafica che promette di spremere al meglio le prestazioni del chip A7 migliorando di 10 volte la velocità di draw call: Apple promette giochi da console su dispositivi mobile, e quando fatto vedere durante l’MWC 2014 lascia intendere che le promesse saranno rispettate. Gli sviluppatori oltre a Metal avranno a disposizione SceneKit, un tool che semplifica la creazione di giochi in 3D e una versione migliorata di SpriteKit, il tool che facilita lo sviluppo di giochi 2D. In quest’ultimo caso arrivano i campi di forza, la fisica per-pixel e cinematica inversa. Dulcis in fundo Swift, un nuovo linguaggio di programmazione progettato per Cocoa e Cocoa Touch. Qui Apple traccia una nuova via: un linguaggio di programmazione che potesse girare più veloce di Objective C sui suoi device e sui suoi processori era indispensabile per chiudere il cerchio e ora ce l’ha, anche se sarà un percorso molto lungo. Swith infatti nasce per essere integrato progressivamente con codice Objective C, questo per evitare di dover riscrivere tutte le apps da zero: se progressivamente verrà adottato, come si spera, le performance delle applicazioni per iOS decolleranno viste le prestazioni di Swift rispetto al lento e spesso criticato Objective C. Swift è più efficiente e più affidabile, anche se per facilitare il lavoro a chi conosce Objective C Apple non ha stravolto la sintassi che resta sempre poco “bella” da leggere. Swift sarà corredato da uno strumento come XCode Playground, un output interattivo del codice scritto. Per gli sviluppatori Apple ha infine creato un nuovo portale sicuro TestFlight, un modo sicuro per poter far testare a terzi le applicazioni in beta e offre, da oggi, la possibilità di creare bundle: questo vuol dire che sullo store oltre alle singole apps troveremo anche pacchetti di apps a prezzi più vantaggiosi. Sony lancia il nuovo Xperia T3, corpo in acciaio inox e schermo da 5.3” IPS. Uno smartphone che si distingue non tanto per le specifiche tecniche, quanto per l’uso di materiali e finiture n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Alla presentazione di Londra, LG ha alzato il sipario sul nuovo G3. Nessuna sorpresa LG G3: svelati tutti i dettagli dello smartphone Schermo da 5.5” Quad HD, fotocamera con messa a fuoco laser e interfaccia del tutto rivista L di Roberto PEZZALI G ha presentato a Londra il nuovo G3. Nessuna sorpresa, lo smartphone è quello che ormai abbiamo visto in tutte le salse e da tutti gli angoli in questi giorni, e i rumor si sono in larga parte dimostrati corretti. C’è l’autofocus laser, c’è lo Snapdragon 801 al posto dell’805 e ci sono due versioni e non manca lo schermo da 5.5” IPS Quad HD, uno schermo che occupa il 76% dell’intera superficie frontale dello smartphone. LG ha realizzato due versioni di questo G3, e probabilmente su questo dualismo si accederanno un po’ gli animi: la versione da 16 GB di memoria ha infatti 2 GB di RAM, mentre quella da 32 GB sarà da 3 GB di RAM e sarà la più ambita tra gli appassionati. Lo schermo è il pezzo forte: Quad HD da 5.5”, 1440x2560 di risoluzione per un incredibile dato di 534 punti per pollice, ovviamente con tecnologia IPS. A prote- zione dello schermo non poteva mancare il Gorilla Glass. L’elevata risoluzione dello schermo potrebbe spaventare per l’autonomia, in quanto è risaputo che a schermo risoluto corrispondono anche alti consumi: in realtà LG Chemical ha sfornato un piccolo capolavoro di batteria da 3000 mAh, dove si utilizza la grafite per il catodo che dovrebbe aumentare in modo considerevole l’autonomia. La batteria, finalmente, è removibile. LG ha curato in modo particolare anche la fotocamera: il modulo da 13 megapixel è un derivato di quello usato lo scorso anno, e questa volta oltre allo stabilizzatore d’immagine ottico OIS+ c’è anche il già noto autofocus laser. LG ha preso questa tecnologia dal mondo della fotografia, anche se a dire il vero non è una soluzione usata tantissimo: Sony su alcune camere l’ha usato, Canon pure su alcuni flash ma successivamente la messa a fuoco a ricerca di fase ha avuto il sopravvento. In ogni caso torna al sommario Ricarica wireless universale: che sia la volta buona? Broadcom ha lanciato un nuovo chip per la ricarica wireless universale: è compatibile con tutte le tecnologie e grazie ad un output da 7.5 Watt riesce a ricaricare i dispositivi in modo più efficace e veloce con il modulo laser LG riesce a determinare in modo rapido e efficace la distanza del soggetto quando c’è poca luce, mettendo perfettamente a fuoco anche in situazioni difficili per i minuscoli moduli degli smartphone. Migliora anche la camera frontale, con un sensore più grande e l’implementazione delle gesture per pilotare la fotocamera senza toccare tasti o schermo. LG ha migliorato la resa audio, implementando un amplificatore da 1 Watt, insieme al DAC a 24bit 192 kHz e ad una serie di microfoni per filtrare i rumori ambientali sia in fase di registrazione vocale sia per la chiamata. La parte del leone la fa comunque il design: cornice ridotta al minimo, tasti sul retro e una finitura “metallic skin” che offre al coperchio della batteria un look simile all’alluminio spazzolato, senza però appesantire lo smartphone che pesa solo 149 grammi. LG G3 sarà disponibile in tre diversi colori (nero, bianco, oro) e per effettuare un match preciso tra design e interfaccia, G3 avrà una nuova skin disegnata sopra Android KitKat che sostituirà quella classica di LG spesso definita troppo giocosa. La nuova interfaccia, oltre ad essere completamente ridisegnata, ha una tastiera intelligente che capisce gli errori fatti dall’utente mentre digita velocemente e si adatta di conseguenza e funzioni di security come la disattivazione dello smartphone da remoto. Interessanti gli accessori, come la custodia con finestra circolare “intelligente” (disponibile in diverse colorazioni) e il caricabatterie wireless. G G3 sarà disponibile in Italia dalla seconda metà di giugno sia sul mercato retail che attraverso i gestori telefonici. E i prezzi? Nei vari paesi europei stanno spuntando i primi prezzi di listino, che parte da 549 euro per la versione da 16 GB e 2 GB di RAM in Germania (Amazon.de) e arriva a 649 euro nella versione da 3 GB di RAM e 32 GB di memoria in Finlandia, uno dei paesi nei quali il prezzo è già stato definito. LG Italia ci ha comunicato che il prezzo italiano sta per essere finalizzato, ma verosimilmente non si allontanerà troppo da quello degli altri paesi. Resta comunque il rischio, ma al momento non è da prendere in considerazione, dell’accordo particolare con qualche operatore per la versione “luxury” da 3GB di RAM, quella ambita dai più appassionati. Vodafone, che ha collaborato con LG al lancio del G-Flex, potrebbe essere ad esempio intenzionata ad avere una esclusiva proprio su questa versione. Se in Italia venisse confermato il prezzo più alto, ovvero 599 euro, saremmo comunque di fronte ad un vero best-buy, anche se ormai gli altri top di gamma hanno un prezzo di mercato analogo. Se da un lato pesano schermo 2K e autofocus laser, dall’altra invece molti utenti riflettono se sia il caso di spendere così tanto quando l’ottimo G2 ormai si trova a molto meno. Ma questa, per gli smartphone di ultima generazione, non è più una novità. video lab LG G3 Il primo hands-on di Roberto PEZZALI La ricarica wireless per i dispositivi digitali potrebbe presto subire una fortissima spinta grazie a Broadcom, che ha lanciato il primo controller universale per dispositivi di ricarica. Il chip, siglato BCM59350, permetterà ai vari dispositivi di essere ricaricati con qualsiasi tecnologia di ricarica esistente, sia PMA che Qi. La soluzione Broadcom è nata ovviamente per essere integrata all’interno dei dispositivi (e non nei piani di ricarica), che diventano quindi “ricettori” universali di ricarica wireless: Broadcom ha già consegnato i sample ad alcuni clienti selezionati, e il primo gadget con la nuova tecnologia potrebbe essere presentato molto presto, in barba ai diversi standard e consorzi presenti sul mercato. Interessante anche il dato energetico: uno smartphone con il BCM59350 può gestire 7.5 Watt di potenza al posto dei classici 5 Watt, ricaricandosi quindi più velocemente. Broadcom non guarda ad un mercato particolare, ma smartphone e wearables sono i due trend del momento. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Abbiamo messo a confronto LG G3 con i principali competitor: il Galaxy S5 di Samsung, HTC One M8 e Sony Xperia Z2 LG G3 sfida Galaxy S5, Xperia Z2 e HTC One Vediamo, dati tecnici alla mano, dove l’ultimo arrivato di LG è superiore e dove gli altri sono ancora i riferimenti di Emanuele VILLA inalmente è arrivato: G3 è il nuovo top di gamma di casa LG. Non possiamo sapere se otterrà il successo che spera, ma prima ancora di uscire sul mercato ha “monopolizzato” l’attenzione della stampa e degli appassionati per più di un mese, attenzione alimentata anche dalla scoperta progressiva delle sue caratteristiche, e arriva per ultimo nella schiera dei top di gamma Android di questa generazione, mesi dopo Sony, Samsung e HTC. Mettiamoli tutti a confronto con G3. F LG G3 contro Samsung Galaxy S5 Il derby Partiamo con la sfida per eccellenza: il nuovo G3 contro Galaxy S5. Pur appartenendo alla medesima generazione, sono due prodotti molto diversi, soprattutto sotto il profilo software, laddove entrambe le aziende propongono svariate personalizzazioni; non solo a livello d’interfaccia, laddove tutto sommato le differenze non sono così marcate, ma proprio come applicativi presenti che poggiano sui sensori del telefono. E proprio in quest’ambito, Galaxy S5 è un concentrato di sensoristica: a parte i classici accelerometro, giroscopio, sensore di prossimità, barometro, bussola digitale, ha anche il lettore d’impronte e il sensore di battito cardiaco da usare insieme alle apposite app per il fitness presenti nel telefono (come S Health). G3 qui si limita all’indispensabile, ovvero ci sono tutti quelli citati ad eccezione del fingerprint e dell’Heart Rate Monitor. Niente di fondamentale, sia chiaro, LG dimostra di voler andare al sodo e di non seguire la moda del momento, che vede nel “riconoscimento delle impronte” un motivo di vanto. Difficile paragonare i due display sulla carta: Galaxy S5 è leggermente più piccolo come telefono, con display da 5.1’’, risoluzione Full HD e tecnologia AMOLED con configurazione Diamond Pattern che raddoppia i pixel verdi (i più piccoli) e diminuisce la quantità dei pixel rossi e blu aumentandone le dimensioni, mentre G3 propone un 5.5’’ Quad HD (2.560 x 1.440) con tecnologia LCD IPS. Il dato confrontabile sulla carta è solo la risoluzione, decisamente superiore in G3 per quanto si debba poi capire se lo scarto sia veramente percepibile a occhio nudo e a una distanza “normale”: dal canto suo, l’AMOLED offrirà senz’altro un nero più profondo e una vividezza eccellente, ma IPS potrebbe combattere con angolo di visione e luminosità eccezionali. Il rapporto di PPI è nettamente a favore di G3: 534 PPI contro i 432 PPI di S5. Molto simili le caratteristiche relative alla pura “po- torna al sommario tenza del sistema”, che di fatto rappresentano l’attuale stato dell’arte: esclusa la possibilità che G3 usasse uno Snapdragon 805, la scelta è caduta sullo Snapdragon 801 da 2.5GHz, lo stesso del modello Samsung, che però deve gestire un display di risoluzione inferiore. Variabile invece la quantità di RAM: mentre Galaxy S5 ne ha 2 GB, di G3 sono previste due varianti, ovvero da 2 e 3 GB. Possiamo comunque considerare le prestazioni pure, a livello di gestione degli applicativi, reattività e grafica, come analoghe. Leggermente superiore il dato di targa di G3 in quanto a batteria, da 3.000 mAh contro i 2.800 di S5, ma anche in questo caso possiamo considerare le differenze trascurabili. Entrambi i telefoni sono LTE fino a 150 Mb/s, hanno 16 o 32 GB di memoria e sono espandibili fino a 128 GB con micro SD. Differenze, infine, per la fotocamera: Samsung offre una camera principale 16 MP (1/2.6”) con autofocus a rilevamento di fase, mentre G3 cede leggermente in termini di megapixel (13 MP) ma in più offre lo stabilizzatore ottico e l’autofocus laser. Per i selfie e le videochiamate, la situazione è sostanzialmente la stessa (2 mpixel). Entrambe le fotocamere riprendono in 4K a 30 fps con messa a fuoco continua. Punti di forza di Galaxy S5 Galaxy S5 vince nel comparto dei sensori. C’è il riconoscimento delle impronte, il sensore cardio e le molte app proprietarie Samsung, oltre all’interfaccia TouchWiz. Il display è un AMOLED, a garanzia di neri impeccabili, contrasti nettissimi e colori brillanti. Ed è waterproof. Punti di forza di LG G3 Dov’è meglio G3: dovremo vederli uno a fianco all’altro, ma è plausibile che G3 offra un look “metallic” di livello superiore. È più grande di S5, quindi indicato per chi cerca un simil-phablet che resti pur sempre un telefono, ha il display più definito in commercio con più di 500 PPI e una fotocamera che, pur non raggiungendo i megapixel di S5, offre l’utile stabilizzatore ottico, perfetto per gli scatti a con poca luce. LG G3 contro Xperia Z2: sfida tra giganti Sony Xperia Z2 è un altro competitor diretto del neonato LG G3, e anche in questo caso la situazione appare in condizioni di equilibrio “instabile”: a seconda di quale aspetto interessa di più, si trova agevolmente un vincitore, ma se poi dobbiamo fare una media, la situazione tende più al pareggio che a una vittoria a tavolino. Design: bello in entrambi i casi, ma molto diverso. Morbido in G3, più squadrato in Xperia Z2, che tra l’altro deve fare i conti con i tradizionali “sportellini” (che ci piacciono poco) necessari per assicurarne l’insensibilità all’acqua. G3 non è waterproof, ma la finitura “metallic” gli dà quel tocco di classe in più. Riassumento: G3 più elegante, Z2 più giovanile. Sotto il profilo della potenza di elaborazione, anche qui le differenze difficilmente si rilevano sul piano pratico: entrambi con Snapdragon 801 (ma Z2 va a 2.3GHz, mentre G3 arriva a 2.5GHz) e con 3 GB di RAM, ma di G3 esiste anche la variante con 2GB che presumibilmente offrirà prestazioni inferiori soprattutto in ambito di multitasking, mentre per il resto saremo sostanzialmente a un livello comparabile. Memoria da 16 e 32 GB per G3, solo da 16 GB per Xperia Z2, ma entrambi sono espandibili con micro SD. Non dobbiamo dimenticare che l’engine del sistema deve “muovere” in G3 un quantitativo maggiore di pixel, ma supponiamo che a questi livelli i risultati possano essere analoghi. segue a pagina 18 n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Alcune indiscrezioni di Forbes danno in arrivo il primo smartwatch di Microsoft, sulla scia di Google e Apple Lo smartwatch Microsoft sarà compatibile iOS e Android Sarà in grado di monitorare il battito cardiaco di chi lo indossa e sincronizzare i dati anche coi dispositivi Google e Apple S di Andrea ZUFFI econdo indiscrezioni fornite da Forbes, Microsoft sarebbe al lavoro per entrare nel business dei dispositivi indossabili con un suo smartwatch. Ed era naturale che questo accadesse, con Google già sul mercato e Apple che lo sarà (presumibilmente) entro l’anno. Ciò che alimenta l’interesse intorno ai rumor è che lo smartwatch di Microsoft sarà multi-piattaforma e potrà quindi sincronizzare i dati con iOS e Android, oltre ovviamente ad essere compatibile e ottimizzato per Windows Phone. Con questa mossa Microsoft mira a rendere più appetibili i propri dispositivi indossabili, rischiando però di indebolire l’ecosistema delle app. La strada intrapresa non è poi tanto diversa da quella annunciata solo pochi giorni fa da Samsung con la piattaforma SAMI per l’healthcare. Tornando alle informazioni non ufficiali diffuse da Forbes, Micro- soft avrebbe allocato al progetto “wearable” il team di esperti della divisione Kinect. Il prodotto finale sarà uno smartwatch dal form-factor simile al Gear Fit di Samsung, con display touch a colori e una ricca dotazione di sensori: ce ne sarà sicuramente uno per la rilevazione costante del battito cardiaco, con un’autonomia della batteria di 2 giorni. Il primo smartwatch di Microsoft, che ha ancora un nome, dovrebbe vedere la luce nel corso dell’estate. TEST LG G3 vs Galaxy S5, Xperia Z2 e HTC One segue Da pagina 17 Entrambi con NFC, Bluetooth 4, Wi-Fi ac e analoga dotazione di sensori. Nonostante Xperia Z2 sia un 5,2’’ e G3 sia invece un 5.5’’, Z2 pesa di più: 163 grammi contro i 149 del neonato telefono LG. Differenze importanti, invece, a livello di display e fotocamere: Sony offre un display Full HD da 424 PPI con tecnologia Triluminos ed Engine X-Reality, che insieme offrono un’immagine molto dettagliata, mentre G3 risponde col display IPS più definito in commercio, da ben 534 PPI su 5,5’’ (2560 x 1440). Abbastanza equilibrato, forse leggermente proSony, il comparto fotografico: mentre LG propone una fotocamera da 13 Mpixel con stabilizzatore ottico e autofocus laser, Sony punta sui megapixel con un sensore Exmor RS da 1/2.3” con 20,7 Mpixel su lenti Sony G Lens e stabilizzatore SteadyShot (non ottico), che peraltro funziona molto bene. Viene inoltre impiegato lo stesso processore Bionz delle fotocamere stand alone. Le funzionalità di scatto sono sostanzialmente analoghe, resta la curiosità di vedere in azione lo stabilizzatore ottico di G3 e il suo autofocus laser, prima di emettere un verdetto pratico. Discorso autonomia: 3200 mAh non removibile per Xperia Z2, 3.000 mAh removibile (con catodo in grafite) per G3; anche per questo G3 è più leggero. Supponiamo che il nuovo terminale LG offra quindi, in condizioni comparabili, un’autonomia inferiore, per quanto possano poi intervenire le diverse modalità di risparmio energetico (come Stamina per Sony) messe a disposizione dai due produttori. Punti di forza di Sony Xperia Z2 Il look è più giovanile, grintoso, senz’altro colorato. È waterproof, ha comunque 3 GB di memoria a bordo (G3 li ha solo nel modello da 32 GB) e ha un comparto fotografico davvero notevole, dai 20 mpixel del sensore Exmor RS al processore Bionz. Punti di forza di LG G3 È più grande, sia pur di poco, sembrerebbe più elegante dal punto di vista del look e ha un display con dati torna al sommario di targa di molto superiori. Da valutare la qualità dello stabilizzatore ottico d’immagine, ma per gli scatti in condizioni di low-light è un plus non indifferente. Dove sono simili? A livello di performance generali di sistema, poiché le differenze tecniche non sono tali da renderne uno nettamente superiore all’altro. L’autonomia dovrebbe essere analoga, ma leggermente a favore del Sony. LG G3 contro HTC One M8 vinca il più bello rapportate a un display più definito e quindi più “esoso” in termini di potenza: sono due telefoni potentissimi, le differenze sotto questo profilo si riducono a ben poca cosa. Entrambi sono LTE a quattro bande e Wi-Fi ac, mentre sotto il profilo dell’autonomia, One M8 ha una batteria da 2.600 mAh e LG G3 da 3.000 mAh. Grosse differenze, come spesso accade, sotto il profilo fotografico: HTC One M8 è noto per la sua fotocamera Duo, con sensore di profondità del tutto assente in G3. Inoltre, com’è noto HTC opta per un sensore principale Ultrapixel da 1/3’’, da soli 4 megapixel ma capace di prestazioni superiori in condizioni di scarsa luce, mentre l’elaborazione d’immagine è affidata all’HTC ImageChip 2. Nonostante le buone premesse, la prova ha evidenziato una situazione ancora imperfetta, e manca lo stabilizzatore ottico. Pensiamo quindi (ma ne avremo certezza solo dopo una prova approfondita) che il G3 possa offrire una qualità superiore, grazie ai 13 megapixel, allo stabilizzatore ottico, all’autofocus laser e alla ripresa video 4K. Punti di forza di HTC One M8 Innanzitutto G3 è più grande: nonostante One M8 sia già “imponente” di suo, i suoi 5’’ non reggono di fronte ai 5.5’’ di G3 e anche qui la differenza tra specifiche tecniche di display è notevole: passiamo dal Full HD Super LCD 3 di HTC One M8, che garantisce relativa insensibilità ai riflessi e luminosità di ottimo livello, all’IPS Quad HD da 534 PPI di G3, che a livello puramente numerico è una spanna sopra: piacevole inoltre il fatto che il telefono LG sia più grande, poiché in questo modo la risoluzione di livello superiore sarà più percepibile. A livello estetico li dovremo mettere a fianco, ma battere One M8 e la sua scocca in alluminio sarà veramente difficile, anche perché il look “metallic” di G3 non sostituisce in tutto e per tutto il look e la sensazione dell’alluminio spazzolato. Anche qui abbiamo uno Snapdragon 801: la RAM di One M8 è da 2 GB e sono disponibili le versioni da 16 e 32 GB, entrambe con slot microSD. A ben vedere, tra i 3 GB di RAM (versione da 32 GB) e lo Snapdragon da 2.5 GHz, le prestazioni sono (sulla carta) leggermente a favore di G3, ma vanno poi È il più bel telefono Android, con tanto di scocca in alluminio spazzolato che gli dà una vera sensazione hi-end. Sense 6.0 offre un’esperienza utente apprezzabile e HTC BoomSound gli dà un passo in più sotto il profilo audio, grazie anche agli amplificatori integrati Sense Voice. Punti di forza di LG G3 Dimensioni maggiori, il più evoluto display sul mercato e prestazioni che dovrebbero essere leggermente superiori, soprattutto nel modello da 3 GB. Anche sotto il profilo fotografico, i 13 Mpixel e lo stabilizzatore ottico dovrebbero fornire risultati migliori. Dove sono simili? Anche qui, le prestazioni generali non dovrebbero essere dissimili: la leggera supremazia di G3 dovrebbe vedersi in prospettiva futura e di longevità, poiché ad oggi è difficile ipotizzare casi che possano mettere in crisi HTC One M8 e lo stesso vale, a maggior ragione, per G3. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Cinemartin, già produttore di Cinec Video Converter, sbarca su Android con Hoid Hoid è il primo video player HEVC per Android Il primo video player per il sistema del robottino in grado di supportare il codec H.265 I di Roberto PEZZALI l team spagnolo noto per Cinemartin Cinec, il software di encoding e trascodifica video di ottima qualità, annuncia la disponibilità di Hoid, primo video player per dispositivi mobile a supportare il codec H.265. Secondo i dati ufficiali, Hoid supporta anche Apple ProRes, Sony XAVC e le varie implementazioni di AVCHD. Il vantaggio è qualitativo, ma anche (e soprattutto) di spazio occupato dai singoli file. Le prestazioni di H.265 consentono di avere file fino allo 0,5% del peso originario con differenze di dettaglio nell’immagine che risultano difficilmente percepibili su display di piccole dimensioni. Il player è stato ottimizzato per i device più performanti equipaggiati con processore Snapdragon 800, 801 e 805 e gli ultimi processori Intel Atom per mobile, tuttavia l’azienda dichiara compatibilità con tutti i device da Android 3.0 MOBILE A breve, invasione di phablet con display Quad HD LG Display ha annunciato che mostrerà al SID Expo di San Diego il proprio display da 6’’ con risoluzione Quad HD (2560 x 1600) e, soprattutto, che lo stesso è finalmente pronto per la produzione di massa. Il display in questione è ovviamente pensato per dispositivi phablet di gamma alta, che potranno avvantaggiarsi - anche e soprattutto in virtù delle dimensioni della scocca - della super-risoluzione dello stesso. Nessun record a livello tecnologico: ci troviamo di fronte a un display da 491 PPI, inferiore rispetto al Quad HD del neonato LG G3 che può vantare addirittura un 534 PPI, ma pur sempre nettamente superiore (in termini di pixel) rispetto ai più comuni Full HD, risoluzione che sta dominando il mercato phablet di fascia alta. LG Display ha annunciato l’obiettivo di raggiungere i 600 PPI o adirittura i 700 PPI nel prossimo futuro anche se, a quel punto, bisognerà poi valutare gli effettivi benefici di tipo pratico. torna al sommario in su. In questo caso sarebbero da verificare le prestazioni con i file dai bitrate più “importanti”. Al momento su Play Store è disponibile solo una versione a pagamento (9,95 €) che supporta risoluzioni fino a 3840 x 2160, mentre più avanti in estate arriveranno una versione (gratuita?) che si fermerà a 1920 x 1080, e la versione Gold, con suppor- to a XAVC e risoluzioni fino a 4096 x 2160 con ben 3 Gb di video buffer, a un prezzo però ancora sconosciuto. Verso la fine dell’anno sono programmate anche una versione per iOS e Windows Phone, oltre a una seconda app per encoding diretto da dispositivo mobile. Vi lasciamo a un video rilasciato da Cinemartin. MOBILE Sarà simile al Moto 360. In arrivo tra agosto e settembre Da HTC uno smartwatch Android Wear? di Matteo ROSELLI T ra le grandi case produttrici di smartphone Android, HTC è una delle ultime a entrare nel mondo della tecnologia indossabile. Ad oggi, infatti, l’azienda non ha ancora annunciato nessuno smartwatch. Secondo alcune indiscrezioni provenienti da fonti di PhoneArena, la casa taiwanese starebbe però preparando il suo dispositivo indossabile con Android Wear, il sistema operativo di Google per i wearable. Il nome del dispositivo sarà probabilmente One Wear. Sotto l’aspetto prettamente estetico, l’HTC One Wear dovrebbe essere molto simile al Moto 360, con forma circolare. Conoscendo HTC, è probabile che l’azienda dia molto risalto all’aspetto estetico, e presumibilmente questo è uno dei motivi per cui lo smartwatch HTC non è ancora sul mercato: gli stessi rumor affermano infatti che l’azienda stia lavorando a due modelli, uno in metallo (probabile alluminio spazzolato) e uno in policarbonato. Attualmente non si hanno altre informazioni in merito, se non una possibile data di presentazione tra agosto e settembre, magari all’IFA di Berlino. In un mercato smartphone che rischia la saturazione, sempre più aziende puntano sui dispositivi indossabili, anche se fino ad oggi non hanno fatto breccia nei confronti del pubblico. Riuscirà One Wear a ribaltare la tendenza? Tu parli, e Skype ti traduce in tempo reale Debutterà entro la fine dell’anno il traduttore universale Skype, con capacità di capire e tradurre in 40 lingue. Tu parli, lui traduce, il tuo amico dall’altra parte del mondo ti capisce al volo di Emanuele VILLA Alla Recode Code Conference in Palos Verdes, il CEO di Microsoft ha dato dimostrazione di una feature che comparirà in Skype (presumibilmente) entro la fine dell’anno e che, se ben tarata e perfettamente funzionante, potrà davvero fare la differenza: si chiama Skype Translator ed è una tecnologia di traduzione in tempo reale durante le conversazioni. Nel corso della conferenza, Nadella ha colloquiato in inglese con il responsabile di Skype Gurdeep Singh Pall, che riceveva le informazioni in lingua tedesca e viceversa. La feature è prevista in uscita in una consumer beta di Windows più avanti nel corso dell’anno, supporterà traduzione realtime in 40 lingue e sarà disponibile su tutti i device, PC, tablet e smartphone. Il sistema si baserà su un algoritmo proprietario che gli permetterà di perfezionarsi progressivamente, aggiungendo a un vocabolario base tante espressioni particolari e modi di dire dei vari idiomi, fino all’obiettivo finale di una traduzione istantanea e perfetta, sia a livello di vocaboli che come costruzione sintattica (vero scoglio in questo tipo di progetti). Nadella ha affermato che Skype Translator è il risultato di 10 anni di ricerca nei campi del riconoscimento vocale, traduzione automatica e auto-apprendimento. Lo vedremo in azione entro fine anno. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Sono stati annunciati quattro nuovi prodotti della gamma Satellite ed Encore Da Toshiba notebook e tablet Windows 8.1 I prezzi partiranno da 199 euro per il tablet più piccolo, fino ad arrivare ai 1299 euro di V. Romano BARASSI on l’avvicinarsi dell’estate Toshiba ha voluto rinfrescare la propria gamma di notebook e di tablet annunciando quattro nuovi dispositivi che andranno a popolare le serie Satellite ed Encore. Si tratta di prodotti piuttosto interessanti sotto il profilo delle specifiche i quali arriveranno entro l’estate con Windows 8.1 a bordo. A guidare il plotone ci pensa il nuovo Satellite Click 2 Pro P30W, Ultrabook premium con display IPS Full HD detachable da 13,3 pollici di diagonale equipaggiato con processore Intel Core i5 di quarta generazione; la memoria RAM è di 8 GB mentre per quanto concerne il comparto archiviazione troviamo una combo SSD/HDD da 256 + 500 GB. Il peso totale non è da record ma resta comunque contenuto in poco più di 2 Kg mentre il solo display (che in modalità stand-alone funge da tablet) arriva a pesare 1,05 chili. L’autonomia arriva a toccare punte di 9 ore e il prezzo di listino è stato fissato in 1299€. Ad affiancare il precedente dispositivo ci C pensa Satellite Click 2 L30W, notebook che condivide con il fratello maggiore il design ma che è equipaggiato con specifiche meno altisonanti. In questo caso abbiamo un display IPS - sempre sganciabile - da 13,3 pollici e 1366x768 pixel sotto il quale si nascondono un processore Intel Core i3 di quarta generazione, 4 GB di RAM e 500 GB di memoria fisica. L’autonomia è di 8 ore mentre il peso totale è di 2,2 Kg, con la sola porzione detachable che sulla bilancia fa segnare 1,3 chili. Prezzo di 699 euro. Come abbiamo anticipato ci sono novità anche per quanto concerne la gamma di tablet Encore. Toshiba ha infatti annunciato Encore 2 WT10A ed Encore 2 WT8-B, due nuovi tablet caratterizzati da specifiche tecniche pressoché identiche e separati alla nascita essenzialmente per le dimensioni. Entrambi montano processori Intel Atom di nuova generazione e hanno Windows 8.1 con Bing preinstallato; la memoria fisica è di 32 GB, l’autonomia arriva a 8,5 ore e ci sono pure due fotocamere (principale da 5 MP e frontale da 1,2). I prodotti appena citati differiscono per le dimensioni generali, diretta conseguenza delle diverse dimensioni dei display; WT10-A e WT8-B montano rispettivamente pannelli da 10,1 e 8 pollici di diagonale, entrambi da 1280x800 pixel con supporto touch capacitivo a 10 dita. Prezzi abbastanza competitivi: 199 euro per il modello da 8 pollici e 299 per quello da 10 pollici. MOBILE L’ app torna sullo store di Windows Phone in una nuova versione rivista e corretta WhatsApp per Windows Phone è tornato Oltre al fix dei bug che avevano richiesto la rimozione, aggiunge anche nuove funzionaltà di Roberto PEZZALI hatsapp è tornato su Windows Phone, spegnendo tutti i timori e le indiscrezioni secondo le quali era la stessa Facebook a boicottare l’applicazione per il sistema operativo Microsoft. Il team ha risposto proponendo una nuova versione, la 2.11.490, che grazie ad una serie di novità importanti si avvicina come completezza alle versioni per Android e iOS. La nuova applicazione, infatti, oltre a correggere i problemi con le notifiche che avevano spinto alla rimozione dell’applicazione dallo store, aggiunge gli sfondi alle chat, le impostazioni per la privacy e il download automatico dei file multimediali, le liste broadcast e le suonerie personalizzate, oltre ad una lunga serie di “invisibili” bugfix. Quella presente sullo store non è ancora una versione “definitiva” ma una sorta di beta avanzata fun- W torna al sommario zionante perfettamente, tanto che provandola su Windows Phone 8.1 è apparso al primo avvio un messaggio di errore (ma poi tutto funziona ugualmente). Da segnalare un miglioramento globale delle prestazioni, con le chat che si caricano più velocemente. Transformer Book V è tablet, smartphone e notebook. Tutto insieme Il nuovo “tutto in uno” Asus sembra un notebook con display da 12’’, in realtà è notebook, tablet e anche smartphone. Oltretutto, è sia Windows che Android di Emanuele VILLA Asus porta il concetto di convergenza ai massimi livelli presentando Transformer Book V, notebook, tablet e smartphone “tutto in uno”, con la variante di supportare contemporaneamente sia Android che Windows. Un dispositivo “tre in uno, a cinque modalità”: questo perché può svolgere le funzioni di tre dispositivi separati, e (per le modalità notebook e tablet) ha la doppia opzione Windows e Android. Come notebook, Transformer Book V supporta Windows 8.1 e Android 4.4 KitKat, con un pulsante dedicato al passaggio tra i due sistemi operativi: il tutto è gestito da un Intel Core di ultima generazione, mentre il monitor è un 12,5’’ IPS con risoluzione HD. Quando lo si vuole usare come tablet basta staccare il monitor: anche in questo caso può essere usato indifferentemente come dispositivo Windows o Android. Nonostante lo storage da 1 TB sia presente nella tastiera, il tablet ha 128 GB di flash integrata per la memorizzazione di dati e app. Dentro il tablet c’è il telefono, che può essere usato in modalità stand alone: è un 5’’ LTE alimentato da un Intel Atom quad-core e basato su Android KitKat, con una batteria da 2.500 mAh che assicura (dati dichiarati) 10 ore di navigazione web. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Acer ha presentato al Computex tre nuovi smartphone di fascia media e bassa della serie Liquid, disponibili da agosto Acer Liquid E700 è il primo smartphone con tripla SIM Nessuno finora aveva offerto la possibilità di montare tre diverse SIM, opzione disponibile sull’Acer Liquid E700 (199 euro) I di Roberto FAGGIANO n Italia i telefoni con doppia SIM vengono utilizzati per sfruttare al meglio le diverse tariffe dei gestori telefonici, oppure per unire su di un singolo dispositivo numeri di lavoro e recapito privato. Però nessun marchio aveva offerto la possibilità di montare ben tre diverse SIM, opzione ora disponibile sull’Acer Liquid E700 (199 euro). Il nuovo smartphone però ha altre caratteristiche di rilievo per la categoria: schermo da 5” HD con tecnologia IPS e Zero Air Gap, batteria con autonomia di ben 60 giorni in standby oppure 24 ore in conversazione, me- moria interna di 16 GB, sistema audio dts Studio Sound con altoparlante frontale, spessore ridotto a 9,9 mm e peso di 155 grammi.Il Liquid E700 sarà disponibile da agosto nelle finiture nero e rosso. Sempre al Computex sono stati presentati altri due modelli Liquid. Il Liquid E600 (199 euro) utilizza lo stesso display da 5” dell’E700 ma può sfruttare la tecnologia 4G LTE con processore quad core e Acer Float per utilizzare contemporaneamente più applicazioni. La batteria ha un’autonomia fino a 6 ore in conversazione. Per fotografie e filmati HD c’è un sensore da 8 megapixel e flash LED frontale. L’E600 sarà disponibile da agosto in quattro diverse eleganti finiture. Il Liquid Z200 (79 euro) è uno smartphone dal rapporto qualità/prezzo molto interessante, infatti mantiene un display da 4” e usa il sistema operativo Android 4.4, c’è la versione opzionale con doppia SIM, la fotocamera è da 2MP e si può usare un proprio spazio cloud personale. Il programma Quick Mode permette di configurare il telefono secondo le esigenze di quattro diversi utenti tipo. Lo Z200 sarà disponibile da agosto in molti diversi colori. MOBILE Una “valanga” di prodotti della linea 2014 è stata presentata da Asus al Computex. Il rinnovamento è pressoché totale MemoPad, Fonepad e Transformer: una pioggia di novità da Asus Ci sono i nuovi Fonepad, una nuova linea di MeMo Pad da 7” e 8”e i Transformer Pad, per chi desidera un “due in uno” di Emanuele VILLA mpressionante il numero di prodotti che Asus ha presentato al Computex, spaziando dai monitor ai PC All-inOne, dai notebook “cinque in uno” agli smartphone. Parlando di tablet e di phablet, il rinnovamento è pressoché totale: una nuova linea di MeMo Pad da 7’’ e 8’’, i nuovi Fonepad e gli immancabili Transformer Pad. Partiamo dai MeMO Pad, ovvero dai tablet “mini” in tutto e per tutto: la linea 2014 consta di diversi modelli da 7 e 8 pollici, diversi non tanto sotto il profilo estetico quanto delle caratteristiche I ASUS FONEPAD torna al sommario tecniche. I modelli base sono dotati di processore 64bit Atom Z3745 con clock fino a 1,86 GHz, display da 1280 x 800 pixel IPS, doppia fotocamera da 5 e 2 Megapixel e saranno disponibili in diversi colori, ma è previsto anche il lancio del modello “top” da 8’’ con nome in codice ME581CL dotato di Intel Atom Z3580 da 2.3GHz, display IPS Full HD con 178° di angolo visuale, Wi-Fi ac, LTE e NFC. Per quanto concerne i tablet da 7 e 8 pollici con funzionalità telefonica, ovvero della linea Fonepad, Asus annuncia al Computex due nuovi modelli, contraddistinti da processori Intel Atom Z3560 a 64 bit e 1.8GHz di clock, con display IPS da 1280 x 800 pixel e tecnologia Asus Sonic Master per l’audio. Prevista la presenza della doppia fotocamera, da 5 e 2 Mpixel, e doppio slot SIM, oltre alla disponibilità nei colori bianco, nero, rosso e gold. Infine, i nuovi Transformer Pad (modelli TF103C/ TF103CL), ovvero i “convertibili” tablet/notebook con tastiera fisica separata. I nuovi modelli sono dotati di cerniera nascosta e basati su processori Atom Z3745 quad-core fino a 1.86 GHz, oltre ad avere entrambi un display da 10.1 ma con caratteristiche tecniche diverse. La nuova tastiera-dock è dotata di tasti funzione per le operazioni più comuni e dispone di tasti “a isola” con una corsa di appena 1,9mm. I due modelli differiscono in quanto a caratteristiche tecniche: il modello 103C ha un display HD IPS da 1280 x800 pixel con 170 gradi di angolo di visione, ha Wi-Fi dual band a/b/g/n e GPS integrato, mentre la versione 103CL ha un display Full HD con 178° di angolo di visione, tutte le caratteristiche dell’altro modello con in più anche LTE a 150 Mb/s. ASUS TRANSFORMER PAD n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Acer lancia il guanto di sfida a Sony, Samsung e LG e annuncia lo smartphone octa-core Liquid X1 è lo smartphone octa-core di Acer Processore octa-core da 1,7 GHz e grafica quad-core: basterà per surclassare le rivali? di Michele LEPORI I n un mercato come quello degli smartphone Android, dove i numeri fanno la voce grossa e indirizzano le scelte dei consumatori, Acer mette la freccia e spinge sull’acceleratore annunciando lo smartphone Liquid X1 caratterizzato da processore octa-core da 1,7 GHz e grafica quad-core per superare e mettere nello specchietto le rivali: basterà? Presto per dirlo, ma iniziamo a vedere le caratteristiche nel dettaglio. Parlavamo di numeri e di come il colosso di Taiwan non si sia tirato indietro: oltre al processore octa-core MediaTek basato su core Cortex A7, Liquid X1 avrà 2 GB di memoria RAM e un display da 5,7” montato a filo della scocca con la tecnologia Zero Air Gap, con l’asticella della bilancia che si ferma a 160 g. Completano la dotazione hardware il supporto alle reti wi-fi 802.11 a/b/g/d/n ed LTE, oltre che naturalmente 3G. Numeri interessanti anche per il reparto fotografico, dove troviamo una camera posteriore da 13 MP f/1.8 supportata a livello software da Ultra Fast Focus - che promette acquisizioni in 0,3 secondi - Free Focus e Bright Magic per luminosità ottimale e gestione della profondità di campo. Sul fronte software, al di là dei controlli per la fotocamera, troviamo diverse caratteristiche dedicate, tra cui Acer Zoom Fit che “adatta” il contenuto a video a 4” quando il terminale è usato con una sola mano, AcerRapid che permette di avere a portata di mano tutte le app più importanti, mentre AcerFLOAT è una nuova gestione multitasking che permette di avere più app aperte contemporaneamente e vederle tutte con un semplice tocco. MOBILE Google punta forte su Project Tango e rilascia un tablet dedicato agli sviluppatori Il tablet di Project Tango studia la realtà Enorme potenza, caratteristiche tecniche al top e sensori 3D per progettare le app del futuro di Massimiliano ZOCCHI G sul filo del rasoio che separa realtà da fantascienza, Google immagina uno scenario in cui i nostri device saranno in grado di guidarci nella vita quotidiana, anche in spazi chiusi, come ad esempio indicandoci il prodotto che stiamo cercando in un negozio; inoltre, questi dispositivi saranno in grado di rilevare le dimensioni di oogle presenta ufficialmente il tablet di Project Tango, un modello che Google dedica agli sviluppatori e disponibile al non proprio economico prezzo di 1.024 dollari. Il prezzo comunque si giustifica dai pochi pezzi disponibili e dal fatto che non si tratta di un apparecchio consumer, come fa notare a più riprese Mountain View. In linea con le finalità del progetto, cui rinviamo per un approfondimento, il tablet avrà caratteristiche tecniche di altissimo profilo: sarà Il fine di Project Tango è di donare ai dispoinfatti equipaggiato con sitivi mobile una capacità di comprendere processore Nvidia Tegra gli spostamenti e lo spazio che ci circonda K1, 4 Gb di RAM, e ben il più possibile vicino alla realtà umana 128 GB di storage. Il taglio scelto per il monitor è 7” e troveremo al suo interno tutta una serie casa nostra semplicemente camminandi sensori 3D utilizzati per mappare lo doci all’interno con il tablet in mano, o spazio circostante, anche grazie alla fo- ancora potranno fungere da controller di tocamera con sensore di profondità, e videogame basati sulla realtà aumentata software e API apposite, che verranno a livelli avanzati. Ovviamente non mancostantemente aggiornate. Correndo cherà il supporto per tutta la connettività torna al sommario più diffusa, Wi-Fi, Bluetooth LE, LTE 4G. Google non specifica quando il development kit sarà effettivamente disponibile, dichiarando un generico “più avanti, nel corso dell’anno”. Project Tango Tablet Lo smartphone Amazon arriverà il 18 giugno Un teaser annuncia il lancio dell’attesissimo smartphone Amazon per il 18 di giugno. Non si parla di caratteristiche, ma la funzionalità di 3D tracking è più che probabile di Emanuele VILLA Sono mesi che, ciclicamente, ci troviamo a parlare dello smartphone Amazon, dai primi rumor sul fatto che potesse essere gratuito fino alla tecnologia di 3D tracking. Ora, finalmente, c’è qualcosa di ufficiale: un teaser che, pur non rivelando le caratteristiche di nessun prodotto, identifica chiaramente un telefono o, comunque, un dispositivo mobile (ma dubitiamo che Amazon avrebbe realizzato un teaser per il rinnovamento di una gamma esistente). Amazon lo presenterà in un evento a Seattle fissato per il 18 giugno, e da questa pagina si può richiedere un accredito. Al di là dei commenti dei partecipanti, si nota chiaramente come alcuni di essi muovano lo smartphone: “si muove con me” afferma uno degli attori, e questo farebbe pensare che la funzionalità di 3D tracking sia confermata. Questa permetterebbe l’interazione con lo smartphone mediante movimento dello stesso, ponendo in essere una serie di azioni e funzionalità senza toccare fisicamente lo schermo: inoltre, si parla insistentemente di una funzionalità di riconoscimento 3D degli oggetti, funzionalità che farà uso della fotocamera per identificare l’oggetto ritratto e, ovviamente, offrirà all’utente la possibilità di acquistarlo su Amazon. Quando gli attori affermano di non aver mai visto niente di simile, probabilmente si riferiscono a questo: ma il 18 giugno non è così lontano, e a breve scopriremo la verità. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MOBILE Abbiamo avuto modo di giocare un po’col nuovo nato in casa Acer, lo Switch 10, ovvero il notebook che diventa tablet Anteprima Acer Switch 10: solido e versatile Il PC è interessante, soprattutto per chi lavora, opera in ambiente Windows e vuole un “tutto in uno” di ultima generazione di Emanuele VILLA bbiamo avuto modo di testare, sia pur in modo non approfondito, Switch 10, il nuovissimo combinato notebook/tablet di casa Acer pensato per offrire una soluzione definitiva per chi ha esigenze di massima portabilità. E non ci è dispiaciuto per nulla, poiché offre prestazioni interessanti per il suo target (prevalentamente business) e, soprattutto, una praticità notevole. A Una calamita per 4 posizioni Switch 10 offre quattro modalità di utilizzo: notebook, tablet, display e “tenda”, che ricordano molto da vicino quelle già viste in occasione della prova dello Yoga di Lenovo. Ma con un’importante differenza: mentre il notebook di Lenovo è strutturato in modo tale da permettere la rotazione completa del monitor sulla base, realizzando così le 4 modalità di cui sopra, qui monitor e tastiera si sganciano e diventano due pezzi separati. La cosa interessante (sia pur non più inedita) è che l’aggancio tra le due parti è magnetico e indipendente dal verso, ovvero il monitor può essere indifferentemente collegato alla tastiera in entrambi i versi: quello tipico con la tastiera di fronte, per formare il più classico dei notebook, e al contrario, diventando fondamentale per le modalità display e tenda. La cerniera magnetica, che si avvale anche di due “guide” plastiche ai lati dello schermo, è davvero molto solida in ogni posizione: anche se l’apparecchio viene tenuto sospeso per il monitor, i due componenti non si staccano e neppure si notano leggeri segni di cedimento o affini. I due pezzi sono e restano attaccati anche se viene applicata una leggera pressione involontaria: la cosa ovviamente va valutata nel periodo medio/lungo, ma di per sé il risultato è notevole. Il design è classico, senza particolarità, ricorda molto da vicino i netbook rappresentandone la naturale evoluzione: carina la finitura metallica spazzolata, bello il fatto che la cerniera magnetica non faccia passare neppure un filo d’aria tra i componenti (non si ha l’idea che siano due pezzi), abbastanza “importante” lo spessore, che in versione notebook chiuso è di circa 2 cm e anche il peso, lungi dall’essere un ostacolo per la portabilità, non è dei più contenuti. Ci abbiamo giocato un po’, passando rapidamente da una modalità all’altra, provandolo nelle 4 versioni e cercando di sfruttarlo al meglio ovunque e l’impressione che abbiamo avuto è di grande solidità. Chiaramente non tutti faranno uso delle modalità “tenda” e display, ma si tratta comunque di qualche opzione in più rispetto al solito, e questo non può che far piacere. Se poi la tastiera fisica non serve, basta lasciarla a casa e non si sbaglia. Per il resto la dotazione è buona: Switch 10 è basato su Windows 8.1 ed è “alimentato” da un Intel Atom Bay Trail T Z3745 operante a 1.33 GHz, con 2 GB di RAM e un SSD da 64 GB di storage; il tablet dispone sul profilo di una presa micro USB, dello slot per microSD, pulsante di accensione/standby, bilanciere del volume e anche una micro HDMI per un monitor/TV esterno, ottimo ad esempio per le presentazioni. Il display LCD IPS Acer pone fortemente l’accento sulle doti del display: si tratta di un LCD IPS da 10’’ di diagonale con risoluzione HD (1366 x 768 pixel) e un buon livello di luminosità ottenuto grazie anche alla tecnologia Zero Air Gap che dovrebbe apportare anche benefici a livello di riflessi. Usato all’aria aperta, non si nota tanto una riduzione dei riflessi rispetto alla norma ma, appunto, un buon livello di luminosità (conta anche l’impiego della tecnologia LumiFlex) capace di permettere una discreta leggibilità outdoor anche in condizioni davvero difficili. Davvero ottimo l’angolo di visione, che non snatura la resa cromatica neppure agli estremi, leggermente sottotono il contrasto ma niente di drammatico. Come da immagine qui a lato, è piacevole la presenza della presa USB nella tastiera, quasi un “must” se si tratta di lavorare in movimento e, sotto questo punto di vista, un passo avanti notevole rispetto ai tablet “normali”. book a tutti gli effetti, forse un po’ di RAM in più avrebbe giovato, ma è anche vero che le esigenze lavorative non dovrebbero risentirne, a meno che non coinvolgano attività “pesanti” come il fotoritocco professionale o il video-editing. Non è un prodotto pensato per il gaming ma per il day-by-day, che coinvolge una routine lavorativa e lo svago con video, film e tanta musica. video Una buona alternativa per chi lavora Considerando il prezzo di listino invitante (si parte da 349 euro), Switch 10 ci sembra un PC interessante, soprattutto per chi lavora in ambiente Windows e vuole un “tutto in uno” di ultima generazione. Non ci possiamo esprimere in modo definitivo sulla potenza del sistema, che ci è parso comunque reattivo e ben attrezzato sotto il profilo hardware: considerando che è “anche” note- torna al sommario lab Acer Switch 10 First look di DDay.it La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. www.haier.it n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE PC Apple ha presentato Yosemite, il nuovo OS X. Sarà disponibile in autunno, chi lo desidera può già provare la versione beta Rivoluzione totale per OS X, arriva Yosemite Yosemite offre interfaccia rivista, nuove funzionalità e un’integrazione più completa con i dispositivi di casa Apple D di Roberto PEZZALI opo aver rivoluzionato iOS lo scorso anno, Apple interviene anche su OS X: Yosemite, questo il nome del nuovo sistema operativo, rappresenta per Apple il più grande cambiamento al suo OS dai tempi del passaggio a OS X 10. OS X non perde il suo DNA e non diventa come iOS, a dispetto di coloro che prevedevano l’unificazione, ma grazie a funzioni come Continuity sfrutta le sinergie tra device dello stesso ecosistema per diventare ancora più potente e completo. Yosemite è una “major release” che tocca tutti gli aspetti dell’OS, grafica, prestazioni e funzionalità. Dalla barra notifiche a Safari, passando per il Finder, il nuovo OS X è ancora più completo, anche se forse la funzionalità che più ha impressionato è la possibilità di gestire chiamate e SMS dal desktop sfruttando lo smarthome come semplice gateway. Il look è tutto nuovo, ma mantiene una certa serietà: anche qui, come nel caso di iOS 8, le novità non sono tutta farina del sacco di Apple: qualcuno potrebbe dire che gli elementi translucidi erano uno dei punti di forza di Windows 7, ma Tim Cook risponderebbe che l’implementazione Apple è più completa e funzionale. Cambiano i font di sistema, per una maggiore leggibilità, e cambiano anche le icone, ridisegnate una a una. Passando alle novità si può iniziare dal nuovo Centro Notifiche, che con il pannello “Oggi” offre uno sguardo rapido di tutto quello che si deve sapere sulla giornata. Il pannello è configurabile e, oltre ai widget Calendario, Meteo, Azioni, Promemoria, Orologio del mondo e Social Network, si potranno scaricare elementi aggiuntivi. Il centro notifiche è il tipico esempio di elemento forse non nuovissimo ma implementato alla perfezione: la sidebar di Windows 7, con i widget scaricabili, doveva fare più o meno la stessa cosa ma non conosciamo persona che abbia deciso di usarla. Nuovo anche Spotlight, che appare al centro del desktop, che oltre alla ricerca classica offre anche suggerimenti dal web: nulla di eclatante, ma Apple ha saputo ispirarsi a una delle utility più usate nel mondo Mac, Alfred, integrando un comportamento simile all’interno del suo sistema operativo. A proposito di integrazione, arriva iCloud Drive nel Finder: lo spazio cloud ora funziona come una cartella documenti accessibile da Spotlight per sincronizzare e tenere allineati file torna al sommario nel cloud tra PC, iPhone, iPad e ovviamente Mac. Tante novità anche per il browser, con Safari che migliora le sue prestazioni grazie a un engine di rendering javascript ancora più veloce. Safari si aggiorna alle più recenti tecnologie e integra anche il supporto per HTML5 Premium Video Extension, che permette di visualizzare video HTML5 senza plugin aggiuntivi facendo risparmiare batteria. Apple stima due ore in più di autonomia di un MacBook Air guardando Netflix, ma noi in Italia con i vari servizi basati su Silverlight non potremmo, al momento, trarre troppi benefici da questa soluzione. Safari supporta WebGL, ha una nuova vista Tab e gestisce in modo separato la navigazione protetta e anonima alla quale aggiunge anche il supporto a DuckDuckGo, un motore di ricerca anti-Google che non traccia gli utenti. Più facile e intelligente anche Mail: le novità riguardano il supporto Mail Drop e Markup, ovvero la possibilità di inviare mail con allegati enormi, anche se la casella ricevente non li supporta, e la funzionalità di disegno/appunti direttamente sulla mail, per rispondere con annotazioni o semplicemente con una firma a una mail. Mail Drop funziona sia tra utenti OS X che tra piattaforme diverse: nel primo caso l’invio avverrà in modo trasparente appoggiandosi ai server Apple, con il contenuto dell’allegato criptato e inaccessibile, nel caso di invio da OS X ad altri client, come ad esempio Thunderbird, al ricevente sarà chiesto di scaricare l’allegato dal server. Le funzioni di Yosemite che hanno però impressionato maggiormente, anche perché sono quelle davvero nuove, sono Handoff, Instant Hotspot e la possibilità di effettuare chiamate e inviare messaggi con il Mac. Queste funzioni sono dedicate a chi possiede oltre a un Mac anche un iPhone, e qui Apple fa capire l’importanza dell’integrazione tra dispositivi. Handoff permette di iniziare una mail o un’altra attività su un dispositivo, continuandola poi su un altro: ci sono altri tool che permettono di farlo (ad esempio le webapp di Google), ma la cosa non è integrata bene come lo ha fatto Apple, soprattutto per le mail sarà utilissimo. Più facile anche connettersi all’iPhone: Instant Hotspot permette di gestire l’iPhone come una normale rete Wi-Fi e con l’iPhone collegato si apre un mondo di possibilità, come, ad esempio, la gestione delle chiamate e degli SMS direttamente dal desktop, con il Mac che funziona da vivavoce per il telefono che può anche essere in carica nell’altra stanza. Yosemite è già disponibile per gli sviluppatori, Apple ha pensato di aprire in estate una beta pubblica per chi vuole aiutare nel debug. Per iscriversi alla beta basta andare su www.apple.com/osx/preview, tutti gli altri dovranno attendere l’autunno, quando Yosemite sarà disponibile gratuitamente sul Mac App Store. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE PC Chromebook sta per arrivare in Italia: lo ha annunciato Google sul blog di Chrome Google porta i Chromebook anche in Italia Non sono ancora noti i modelli destinati al nostro Paese, se ci sarà o meno anche il Pixel G di Roberto PEZZALI oogle Chromebook finalmente arriva in Italia e lo fa dalla porta principale. Dopo aver ripetuto più volte che il nostro paese non era ancora pronto, il team di Google ha inserito l’Italia nei prossimi nove paesi nei quali saranno disponibili i computer low cost con a bordo il sistema operativo derivato dal noto browser. L’Italia sarà in buona compagnia, con Belgio, Spagna, Grecia, Norvegia e Da- Asus GX500 Il notebook gaming 4K in soli 19 mm di spessore Asus crede nel gaming e lo dimostra presentando GX500 Un notebook dedicato agli appassionati con look aggressivo tanta potenza e display 4K, tutto in 19 mm di spessore nimarca (restando all’interno dell’Europa), ma ancora non è dato sapere quali saranno i modelli disponibili e se questa apertura riguarda il Play Store o la possibilità di vendita da parte dei produttori. Un fattore importante, anche perché la presenza dei prodotti sul Play Store lascia aperta la porta al Chromebook di Google, il Pixel. I primi prodotti arriveranno in Italia, almeno secondo Google, nelle prossime settimane: ci stiamo informando tramite i vari produttori e distributori per capire quali saranno i possibili prodotti per il mercato italiano ed, eventualmente, il prezzo di lancio. di Massimiliano ZOCCHI PC WD ha presentato WD TV Personal Edition, è più veloce rispetto al precedente modello WD TV Personal, il media player tuttofare a 99 € Offre migliore compatibilità con i formati e Miracast, per riprodurre i file da smartphone W di Roberto PEZZALI estern Digital ha rinnovato la sua gamma di media player WD TV aggiungendo il modello “Personal”. Con un prezzo di 99 euro al pubblico, il WD TV Personal Edition è il mezzo perfetto per chi cerca un media player semplice che possa riprodurre ogni tipo di file scaricato dal web o registrato con tablet e smartphone. WD assicura, infatti, la compatibilità con file MKV, MP4, AVI, WMV, MOV e molti altri ancora, riproducibili da USB oppure da rete. “Gli utenti hanno quantità sempre maggiori di contenuti personali, in diversi formati ed archiviati su una grande varietà di device, da dischi USB a dispositivi storage di rete, fino a personal computer”, spiega Jim Welsh, executive vice president, WD Content Solution Business and Worldwide Sales. “L’ecosistema di app e media player WD garantisce la possibilità di vedere senza problemi questi contenuti su ogni schermo, dai dispositivi mobili fino alle HDTV. WD TV rende l’esperienza di intrattenimento ancor più personale, torna al sommario fornendo agli utenti il modo più semplice di riprodurre tutti i loro file personali: video, foto e musica.” WD TV Personal Edition è più che un normale Media Player: a bordo, oltre alla compatibilità con Miracast che arriva su questa versione, si trovano anche le più note app di streaming, anche se in Italia, come sappiamo, molte di queste sono totalmente inutili. Tra YouTube, Hulu Plus, VUDU, SlingPlayer, Spotify, Pandora e Facebook si salvano giusto Youtube e Il nuovo WD TV uscita HDMI, USB, rete LAN e uscita ottica. C’è anche il Wi-Fi Spotify, sempre che qualcuno non voglia usare Facebook con un Media player. WD ha preparato anche un’applicazione per iOS e Android, WD TV Remote, che permette di controllare il dispositivo da smartphone o tablet. In occasione del Computex a Taipei, Asus ha presentato prodotti per ogni fascia di utenti e non si è dimenticata certo degli appassionati di PC gaming. Ha, infatti, presentato GX500, notebook con display da 15.6 pollici con solo 19 mm di spessore, 2.2 kg di peso e specifiche tecniche d’alta gamma: processore Intel Core i7 con RAM espandibile fino a 16 GB, scheda grafica Nvidia GeForce GTX 860M e display 4K con risoluzione fino a 3.840 x 2.160 pixel. Il prodotto andrà sicuramente a scontrarsi con Razer Blade (di cui vi avevamo parlato qui) e, infatti, anche Asus ha optato per il colore “tattico”: nero ovunque con dettagli rosso fuoco, colori distintivi della gamma di prodotti di cui GX500 fa parte, cioè ROG (Republic Of Gamers), che include tutta una serie di componenti hardware e PC dedicati agli appassionati di videogame. Attesa la commercializzazione nel terzo trimestre di quest’anno, ma senza per ora nessun riferimento a mercati o prezzo. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE PC Al Computex HP ha presentato un notebook basato su Android con display da 14’’ Full HD Slatebook HP, il notebook Android da 14’’ Con un prezzo conteuto (399 dollari), lo Slatebook offre un ottimo rapporto qualità/prezzo di Emanuele VILLA Anche HP approfitta del Computex per presentare novità di prodotto e aggiornare la propria gamma. Tra le novità, il nuovo Slatebook è senza dubbio il prodotto più interessante: diciamo subito che si tratta di un vero e proprio notebook Android dalle caratteristiche tecniche di alto livello, con display touch ma non “convertibile” in senso stretto, poiché (a differenza di altri modelli e dello stesso Slatebook x2 di HP), il monitor non si sgancia dalla tastiera e non diventa tablet: è un notebook tradizionale, con caratteristiche tecniche di buon livello e basato L’SSD di SanDisk ha prestazioni eccellenti 550 MB/s in lettura 520 MB/s in scrittura e fino a 1 TB di spazio Si parte da 199 euro di Emanuele VILLA su Android 4.3 Jelly Bean. Parlando di specifiche tecniche, partiamo col dire che il display è un ampio 14’’ WLED con risoluzione Full HD e luminosità di 270 nits, rigorosamente touchscreen, mentre il processore è il collaudatissimo Tegra 4, il tutto supportato da 2 GB di RAM DDR3L e da un quantitativo di storage variabile a seconda delle configurazioni, comunque da 16, 32 o 64 GB. HP annuncia un’autonomia di 9 ore e una dotazione di connettività completa, che comprende Bluetooth, Wi-Fi b/g/n, USB 3.0 e 2 porte USB 2.0, HDMI 1.4. Tutto questo con un peso di soli 1,7 kg. Molto interessante anche il prezzo di listino: Slatebook sarà in vendita a soli 399 dollari. PC Asus ha presentato PA328Q, un 32” 4K calibrato in fabbrica per offrire una qualità al top Asus ProArt, il monitor 4K da urlo per fotografi Il prezzo non è stato comunicato ma non sarà elevatissimo, si parla di circa 1.600 euro D di Emanuele VILLA opo aver proposto un monitor 4K da 28 pollici dedicato ai gamer, e con un prezzo di acquisto accessibile (699 euro), Asus ora strizza l’occhio anche ai professionisti dell’immagine, presentando al Computex di Taipei il nuovo ProArt PA328Q, un monitor 32 pollici con rapporto di forma 16:9 e una risoluzione di 3840 x 2160 pixel. ll monitor. inoltre, viene accuratamente calibrato in fabbrica prima della spedizione. I dati di targa lasciano subito trasparire l’anima “pro” di questo monitor, capace di gestire i 10 bit e di coprire al 100% la gamma cromatica sRGB, il tutto con una luminosità superiore alle 350 candele al metro quadrato. Sul retro e lungo la cornice tantissime opzioni per la connettività, dalle quattro porte USB 3.0 alle tre porte HDMI 2.0, una delle quali compa- torna al sommario SanDisk Extreme PRO è l’SSD perfetto per i gamer tibile MHL 3.0. Non mancano poi Display Port 1.2 per la gestione del 4K a 60 Hz affiancata a una mini displayport, sempre con standard 1.2. Il monitor Asus, come la maggior parte dei monitor professionali, può essere ruotato, alzato e inclinato a piacere per regolare al meglio la sua posizione rispetto agli occhi dell’utilizzatore. Ancora non c’è un prezzo, ma pare che Asus abbia intenzione di proporre questo monitor a un prezzo decisamente inferiore rispetto ai 3.499 euro chiesti per il gioiellino PQ321QE, il monitor 4K IGZO retroilluminato a LED lanciato lo scorso anno: il range di prezzo potrebbe andare tra i 1.400 e i 1.700 euro. SanDisk annuncia la disponibilità di Extreme PRO SSD, un disco pensato per coniugare spazio di archiviazione e prestazioni: l’ideale per giocatori, appassionati di PC e professionisti del multimedia. I suoi dati di targa sono interessanti: i dischi SSD Extreme PRO assicurano una velocità di lettura sequenziale di 550 MB/s e una velocità di scrittura fino a 520 MB/s, oltre a impiegare la tecnologia nCache Pro, che impiega un’architettura di caching a due livelli per ottimizzare la velocità e la risposta. A livello di capienza, ce n’è un po’ per tutte le esigenze: probabilmente i gamer non avranno bisogno di spazio “esagerato” e per loro il 240 GB (199 euro) e il 480 GB (399 euro) sono adeguati, ma chi vuole spingersi oltre, magari per lavorazioni video in tempo reale, può optare per il modello da 960 GB, proposto in vendita a 649 euro. SanDisk Extreme PRO si avvale, inoltre, dell’applicazione SSD Dashboard per Windows, che consente di monitorare le prestazioni del disco, gli aggiornamenti del firmware, TRIM manuale o programmato, cancellazione sicura, lo stato del drive, la longevità e gli indicatori di temperatura. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE MERCATO L’ultimo rapporto Kantar sottolinea un delicato momento di mercato per Apple Windows Phone cresce ancora in Italia, paga iOS Apple negli USA è stata raggiunta da Samsung e in Italia rischia il sorpasso da parte di WP di Roberto PEZZALI indows Phone cresce ancora, soprattutto in Italia. L’ultimo rapporto Kantar Worldpanel ComTech, relativo all’ultimo trimestre dell’anno, mette in luce due trend significativi: in Europa cresce la frammentazione, grazie alla crescita delle quote di Sony e Motorola che si uniscono a quelle di produttori asiatici come Wiko e Huawei, negli States Samsung ha ormai il fiato sul collo di Apple e si prepara a uno storico sorpasso. Senza guardare però agli altri Paesi è interessante analizzare la situazione italiana: Android è cresciuto dal 66,7% al 72,5%, ma è un dato che non stupisce più di tanto, mentre fa più riflettere la perdita del 3% di quote di Apple, che passa ora al 13,4% e rischia il sorpasso da parte di Windows Phone su base annuale. Il sorpasso in realtà c’è stato a novembre, ma con gli ultimi due trimestri Apple si è ripresa e Windows Phone ha rallentato, complice Panasonic propone un’offerta di lancio sui TV in occasione dei Mondiali di calcio Sulla serie AX800 sconti fino a 300 euro 200 euro in meno per i TV Full HD W di Massimiliano ZOCCHI anche la situazione delicata Microsoft/ Nokia. I prossimi trimestri saranno decisivi. Il sistema operativo di Microsoft da noi va comunque fortissimo, 11,8%, una quota superiore a quella di ogni altro Paese europeo (e non). Con l’arrivo di Lumia 630 e l’acquisizione da parte di Microsoft, Windows Phone potrebbe davvero piazzarsi al secondo posto in modo stabile. Tra le aziende in maggior crescita da segnalare Huawei, che ha visto un incremento del 123% nei 5 prin- cipali mercati, dalla Germania all’Italia. Da tenere d’occhio anche Wiko, che in Francia è all’8% e in Italia è arrivata da poco. Infine, e qui si giocherà una grande battaglia, Apple contro Samsung in casa Apple: la prima ha il 34,6% del mercato, Samsung ha il 34,1%. Il merito di questo risultato, secondo gli analisti, è dovuto al successo del Galaxy S5, ma va anche detto che Apple quei numeri li fa con solo 3 modelli di smartphone, Samsung con almeno 30. MERCATO La società di Cupertino conferma i rumor: è in corso l’acquisizione di Beats Apple ha comprato Beats per 3 miliardi di dollari Attesa per il primo prodotto frutto dell’acquisizione, potrebbe essere la nuova Apple TV di Vittorio Romano BARASSI T re miliardi di dollari: è questa la cifra che Apple sta spendendo per acquistare Beats (in entrambe le sue divisioni, Beats Music e Beats Electronics), azienda con la musica nel DNA, che molto presto entrerà a far parte del corposo portfolio di acquisizioni del colosso di Cupertino. A darne notizia, dopo tanti “no comment” è stata la stessa Apple, tramite un comuni- torna al sommario Sconti Mondiali Fino a 300 euro sui TV Panasonic cato ufficiale apparso sul sito Web, in cui viene confermato quanto i rumor delle scorse settimane avevano svelato con largo anticipo. Le cifre in ballo sono enormi: Apple verserà immediatamente 2,6 miliardi di dollari “cash” e nei prossimi mesi finalizzerà l’acquisto investendo in qualche maniera altri 400 milioni di dollari. I due fondatori di Beats - Jimmy Iovine e Dr. Dre - pare si siano inoltre assicurati due posti di prestigio nel team Apple, ma al momento non è dato sapere di più sulla questione. Tim Cook si è così espresso sull’acquisizione: “La musica è una parte così importante della vita di tutti noi e in Apple occupa un posto speciale nei nostri cuori. Ecco perché abbiamo continuato a investire nella musica e stiamo unendo questi team straordinari in modo da poter continuare a creare i prodotti e i servizi musicali più innovativi al mondo”. Sulla stessa linea di pensiero Iovine, personaggio storicamente molto legato ad Apple: “Ho sempre saputo nel mio cuore che Beats apparteneva ad Apple. Quando abbiamo dato vita all’azienda, l’idea si ispirava dalla capacità ineguagliata di Apple di fondere cultura e tecnologia. Il profondo impegno di Apple verso gli appassionati di musica, gli artisti, cantautori e l’industria della musica è qualcosa di speciale”. Ora che Apple ha finalmente messo le mani su un qualcosa che a Cupertino considerano come un tassello fondamentale per l’azienda che verrà, ci sarà da capire cosa dovremo attenderci per l’immediato e per i prossimi anni. Inizialmente è certo che Beats spingerà non poco iTunes Radio; i seguaci Apple però aspettano ben altro: quando arriverà il primo prodotto frutto dell’attuale acquisizione? C’è già chi sussurra che sarà la tanto attesa nuova Apple TV. I grandi eventi sportivi sono sempre una buona rampa di lancio per i produttori di TV e una buona occasione per i consumatori. Panasonic, che sta lanciando sul mercato italiano i modelli del 2014, sconta (nei negozi che aderiscono all’iniziativa) il prezzo di listino della gamma AX800 fino a 300 euro. Stiamo parlando della linea di TV Ultra HD, 3D e Smart TV disponibile nei tagli da 65”, che scontato viene a costare 4.199 euro, e 50”, che scende a 1.999 euro. La promozione è valida fino al 29 giugno 2014. La serie AS800, invece, consta di un maggior numero di modelli (TX-60AS800, TX-55AS800, TX-47AS800), tutti Full HD, 3D e con svariate funzionalità Smart. La serie viene ribassata di 200 euro rispetto al listino, anche in questo caso con un limite temporale fissato al 29 giugno: in questo modo occorre spendere 2.599 euro per il 60”, 1.799 euro per il 55” e 1.399 per il 47”. Passando infine alle serie Full HD AS750 e AS740, che si differenziano solo per la webcam nella prima e il sintonizzatore T2 e S2 nella seconda, lo sconto è sempre di 200 euro sui modelli da 55’’ e 47’’, mentre 100 euro in meno per i modelli da 42”. Gli sconti, disponibili nei negozi che aderisciono all’iniziativa sono immediati. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE SMARTHOME Apple lancia il programma Homekit: casa intelligente alla portata di tutti Apple prende di mira la casa con Homekit L’obiettivo è quello di permettere ai dispositivi di dialogare grazie a un protocollo sicuro Prima di Apple ci hanno provato in diversi, ma finora il loro progetto è miseramente fallito di Roberto PEZZALI N el 2011 Google, nel corso del Google I/O, annunciò la piattaforma per la casa domotica Android@Home. Un progetto ambizioso, presentato forse troppo presto e in pieno fermento da tablet perché gli sviluppatori potessero prendere in seria considerazioni la soluzione che Google gli aveva messo a disposizione. Senza una base solida, Android@Home ha fatto la stessa fine di molti altri servizi firmati Google, “vaporware” direbbero alcuni. Non è escluso che, grazie anche all’acquisizione di Nest, a Mountain View decidano di tornare sui loro passi spingendo nuovamente il concetto di casa. Così Apple da ieri ha rubato a Google la scena con Homekit, provando a “tirare la volata” dove molti hanno fallito. Il controllo della casa, quello che viene definito domotica o Home Automation, potrebbe essere la gallina dalle uova d’oro dei prossimi anni, insieme alle auto: il primo che riuscirà a mettere insieme tutti i dispositivi, facendoli dialogare senza problemi tra loro, avrà vinto. Homekit è solo agli inizi, ma se c’è qualcuno che può vincere la guerra del controllo della casa è proprio Apple. Con Homekit la casa di Cupertino vuole fare proprio questo: da una parte una piattaforma di sviluppo con un protocollo di comunicazione sicuro, dall’altra un programma di certificazione hardware assicurano la corretta comu- nicazione tra videocamere, termostati, luci, allarmi e ogni altro tipo di accessorio o prodotto per la casa. Craig Federighi, presentando Homekit, è stato molto vago e veloce, segno che forse Apple non sta raccontando proprio tutto quello che ha in mente: chi ha scaricato il documento preliminare, disponibile nell’area sviluppatori di Apple, parla di un concetto tutto sommato semplice per far dialogare tra loro dispositivi diversi raggruppandoli e gestendoli all’interno di scenari. Grazie a Homekit, ad esempio, sarà possibile sviluppare un software che permette di controllare allo stesso tempo il termostato Honeywell e le luci Philips Hue. Un software che, al momento, non è ancora chiaro da chi sarà creato, come non sono ben identificati altri tasselli del puzzle Apple: non tutti i sistemi, infatti, si possono gestire tramite Wi-Fi o Bluetooth, alcuni elementi dei sistemi di Home Automation sfruttano altri tipi di comunicazione e alcuni richiedono hub dedicati. Altro elemento che stona è la dipendenza da Apple: Nest, il termostato intelligente, ora proprietà di Google, non è ovviamente tra i prodotti supportati e non è pensabile che una casa possa essere gestita solo con prodotti “Apple”, sia per quanto riguarda gli elementi controllabili che per quelli di controllo. Come si può definire inIl termostato Honeywell sarà certificato Homekit telligente una casa dove torna al sommario Il tuo prossimo smartphone proietterà ologrammi Ostendo Technologies lavora da quasi 10 anni a un progetto che ha del fantascientifico ma che potrebbe essere pronto ad entrare nei nostri smartphone di Michele LEPORI solo con un iPhone si possono comandare le tapparelle o invocare uno scenario? Limiti, questi, contro i quali chi è venuto prima di Apple si è già scontrato ed è proprio per questo che di Homekit Apple non ci sta dicendo probabilmente tutto, tenendo le sorprese per la seconda parte dell’anno. Apple ha già ricevuto, comunque, l’attenzione da parte di partner molto importanti per Homekit: da Philips a Osram passando per i più noti produttori di chip (Marvell, Broadcom, Ti) tutti si sono detti interessati al nuovo programma, che potrebbe replicare il successo del “Made of iPhone”, un programma che ha visto la nascita di un numero enorme di accessori destinati ai prodotti Apple. Homekit non sarà ancora la soluzione perfetta, ma ad oggi sembra il più concreto passo verso una gestione intelligente della casa da parte di un player che ha una grossissima quota di mercato: mancano ancora dei tasselli, alcune situazioni sono da chiarire, ma se qualcuno può vincere la guerra della casa Apple è una di queste. Sempre che, e siamo certi che lo faranno, Microsoft e Google non vogliano proporre la loro visione. La comunicazione tramite ologrammi, ipotizzata da George Lucas in Star Wars già nel 1977, potrebbe presto diventare realtà. Ostendo Technologies Inc, nome sconosciuto al grande pubblico, ha presentato un proiettore poco più grande di una caramella e dotato di un chip che controlla colore, luminosità e angolo di visione di un milione di pixel proiettati su qualsiasi schermo di diagonale massima 48”. La prima manifestazione della tecnologia sarà un proiettore 2D per smartphone che dovrebbe vedere la luce non più tardi della fine dell’anno e del quale - nei laboratori californiani - pare esista già una versione avanzata poco più grande del modulo camera di un iPhone, pronta per veicolare ologrammi tridimensionali. Gli ologrammi, in realtà, si sono già ottenuti, non esistono solo nel mondo cinematografico di Star Wars e una veloce ricerca su Internet del concerto di Hatsune Miku in Giappone ce lo conferma: stiamo però parlando di un risultato ottenuto su schermi enormi e con un uso di proiettori e specchi di pari dimensioni, assolutamente incompatibili con la nostra vita di tutti i giorni. Ostendo promette di più. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE SCIENZA E FUTURO Robot, reti, aerei, viaggi, salute: Google ha le potenzialità per diventare proprietario del nostro futuro Così Google si appresta a dominare il mondo Tra acquisizioni, ricerche, progetti e investimenti, Google sta costruendo un impero che tocca ogni aspetto della vita di Roberto PEZZALI partita dai motori di ricerca, ma oggi Google ha le mani ovunque. In questi anni, acquisizione dopo acquisizione, ha tracciato un’enorme rete che va a coprire quasi tutti i settori vitali, dalla fotografia alla rete per finire alle mappe, all’energia e anche all’auto e alla robotica. Quello che sorprende non sono tanto gli investimenti fatti da Google, che soldi ne ha moltissimi, ma di come l’azienda riesca a mantenere le promesse con progetti che possono sembrare a prima vista irrealizzabili, ma che poi vengono messi in opera: si pensi, ad esempio, alle auto che guidano da sole o ad Ara, lo smartphone modulare. Ma Google non si ferma qui: tra le centinaia di progetti e di soluzioni avviate ogni anno si trova di tutto, dai robot agli specchi per l’energia solare alle turbine eoliche. Vediamo un elenco dei progetti da seguire. Google acquisisce a fine 2013 la Boston Dynamics, che non è la Massive Dynamic del Dottor Bishop anche se ci si avvicina molto. Una società di ricerca e sviluppo di tecnologie robotiche avanzate per usi militari. Il loro progetto più ambizioso è il mulo robot, qui un interessante video, un quadrupede da trasporto che può scalare pendii e trasportare 150 kg su terreni accidentati. Questo è solo uno dei progetti della Boston Dynamics: navigando il sito si trovano robot che scalano le pareti, che saltano come le pulci oppure il ghepardo robot più veloce al mondo. L’interesse di Google per i robot non si ferma solo agli animali: lo scorso anno ha acquisito anche l’azienda giapponese Schaft, che ha vinto un concorso della DARPA per il robot che meglio sapeva comportarsi come un umano. Il robot della Schaft guida, apre le porte e può eseguire lavori di edilizia come un muratore. Ecco un video del robot in azione, che mostra le infinite possibilità dell’automa e i test che ha superato. Dalla terra allo spazio: Google ha finalizzato, poche settimane fa, l’acquisizione della Titan Aerospace, una società che realizza droni autoalimentati da pannelli solari che possono volare a lungo e in alta quota. Droni molto diversi da quelli fino ad oggi usati: il drone più piccolo che Titan Aerospace sta realizzando ha un’apertura alare maggiore di quella di un Boeing 747. Google intende utilizzarli per creare una rete di comunicazione globale oltre che per le foto aeree da usare per i suoi servizi Earth e Maps. Restando in tema di volo non possiamo dimenticarci poi Project Loon, che si basa sulle mongolfiere per portare Internet nelle zone della terra più remote e disastrate. Google investe moltissimo anche sull’energia: in una pagina del suo sito si possono trovare informazioni sugli investimenti in questo senso, con miliardi di dollari spesi nella ricerca sulle energie alternative. Tra queste si segnala Makani, la turbina che può andare a raccogliere il vento in alta quota risultando così più efficiente della normale pala eolica. Un mega aquilone sempre in volo, controllato da un cavo che gestisce l’altezza e porta a terra l’energia prodotta. Non manca il solare: 100 milioni di dollari vengono investiti ogni anno per ricerche nel campo dei pannelli; Google vuole portare i pannelli solari ad avere un’efficienza incredibile, dimezzando i costi delle centrali. Tra i progetti a cui Google contribuisce c’è anche Shweeb, una strana monorotaia a propulsione umana. L’investimento di solo 1 milione di dollari però lascia intendere che l’azienda non è poi così interessata a questa tecnologia. Non è certo una scoperta, invece, l’auto che si guida da sola: dopo aver provato a integrare la tecnologia su auto di terze parti, Google ha dimostrato di saper costruire anche un’auto da zero e la cosa dovrebbe preoccupare non poco i vari produttori. Spostandosi su cose più “piccole” la divisione hardware di Google ha creato i più incredibili strumenti per il mapping delle aree: dagli zaini da trekking per portare Street View dove una macchina non può passare, al triciclo per le zone pedonali. Tra i progetti, invece, più avanzati si trovano i Google Glass: già in vendita, sarà per Google una delle tecnologie che rivoluzionerà il modo di vivere e vedere il mondo. Saranno commercializzati probabilmente dal prossimo anno, anche se nulla è ancora certo. La stessa logica sarà applicata anche alle Smart Contact Lens, lenti a contatto in grado anche di aiutare coloro che soffrono di diabete monitorando i livelli di glucosio. Tra le lenti a contatto, Smart Google sta lavorando anche a una versione dotata di videocamera integrata. La conquista della casa passa, invece, dall’acquisizione di Nest, l’azienda di Tony Fadell che ha creato il più famoso termostato smart. È solo un primo passo verso la creazione di prodotti intelligenti per la casa e la gestione domotica. Tra gli appassionati di smartphone cresce, infine, l’attesa per Ara, lo smartphone modulare al quale ogni azienda potrà contribuire creando moduli e accessori. Un prodotto che cresce e si evolve nel tempo e che farà la felicità di chi è super attento alle specifiche tecniche dei prodotti e vorrebbe sempre più RAM, uno schermo migliore o una batteria più capiente. I droni a pannelli solari, volano a lungo in alta quota Smart Contact Lens, misurano i livelli di glucosio Ara, lo smartphone modulare che si può comporre È torna al sommario n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TEST Lo stile di HTC One M8 è intatto e le prestazioni restano adeguate, ma il prezzo è elevato: Mini 2 costa 449 euro di listino HTC One Mini 2: ecco a voi il piccolo principe One Mini 2 non è solo più piccolo di One M8, ma appartiene a una diversa fascia di mercato, con dati tecnici inferiori di Andrea ZUFFI e Emanuele VILLA poche settimane dalla prova di HTC One M8, eccoci ad esaminare attentamente il fratello minore, che risponde al nome di One Mini 2. Ad un primo sguardo HTC One Mini 2 è a tutti gli effetti la versione compatta del fratello maggiore One M8, ma l’esame più attento rivela alcune differenze visibili anche dall’esterno, oltre a quelle che si possono dedurre dalle caratteristiche tecniche. Naturalmente è differente anche il prezzo, che in Italia sarà di 449 euro. Esteticamente questo Mini 2 si presenta con lo stesso design dell’HTC One M8, stessi materiali e stessa cura ai dettagli costruttivi. C’è un po’ meno metallo nella parte frontale, ma la scocca posteriore è completamente in alluminio satinano con una leggera bombatura sul dorso, mentre per quanto concerne il display abbiamo un Super LCD 2 da 4,5’’ con ai lati due altoparlanti con tecnologia BoomSound, e nella parte altra trovano posto la fotocamera secondaria, il LED di notifica e due sensori di luminosità e prossimità. Lo spessore del Mini 2 è un po’ maggiore di quello del M8, 10,6 contro 9,4 mm, mentre il peso ovviamente è inferiore, con i suoi 137 grammi e non 160 grammi come nel caso di M8. I tasti sono on-screen, una delle novità introdotte con la versione 6.0 dell’interfaccia proprietaria Sense e di conseguenza la parte sotto al pannello risulta spoglia e inutilizzata; poteva forse essere un po’ ridotta in fase di progettazione. Sulla parte anteriore non si notano quindi differenze rispetto al suo predecessore da 5”, mentre girando il terminale sul retro salta subito all’occhio che la fotocamera è una sola: manca infatti la seconda più piccola e con essa tutte le funzioni che sull’M8 si potevano gestire con l’app UFocus. Anche il flash LED in questo caso è singolo. Entrando nel vivo delle specifiche tecniche, è evidente che l’HTC One Mini 2 sia il fratellino minore di One M8. La scelta di HTC è stata quindi quella di realizzare un prodotto con molti punti di contatto rispetto al top di gamma, ma appartenente a una fascia inferiore: si tratta di un prodotto diverso e dedicato a un pubblico un po’ meno esigente, ma pur sempre di fascia alta, come te- A La fotocamera di HTC One Mini 2 non è Ultrapixel ma, a differenza del fratello maggiore, è da 13 Megapixel BSI. video lab HTC One Mini 2 449,00 € MINI SOLO NELLE DIMENSIONI: COSTA CARO, MA VALE Questa volta, potrebbe davvero essere un successo. Perché lo stile è quello di M8, che è semplicemente il più bel telefono Android in circolazione: è curato nei dettagli e ha caratteristiche tecniche di tutto rispetto, compresa una fotocamera niente male, pur non essendo Ultrapixel e quindi soffrendo un po’ quando la luce è poca. Il costo è il limite di questo prodotto: 449 euro non sono pochi per caratteristiche non al top, ma trattandosi di un terminale di fascia medio/alta con look “premium”, è comunque proporzionato all’offerta. Fermo restando che la scelta di un display 720p è ottima per un terminale di queste dimensioni, ci si interroga sul perchè HTC non abbia voluto andar oltre lo Snapdragon 400 e 1 GB di RAM: questione di costi, presumibilmente, ma c’è anche da dire che qui i pixel da “muovere” rispetto a M8 sono di meno, e l’esperienza d’uso, molto fluida e senza intoppi, l’ha confermato. Poi in prospettiva sarà di certo meno longevo di altri con caratteristiche al top, ma al momento non ci si può lamentare. Autonomia nella norma, un giorno di utilizzo vola senza problemi ma non si può dimenticare la ricarica, pena la necessità di far intervenire la modalità di risparmio estremo che ovviamente “uccide” le funzionalità del telefono. In sostanza: un prodotto premium nel look e mid-range nelle prestazioni, che non delude il target cui si rivolge, non nasce per “battere tutti” in termini di performance ma di design. Design che, com’è noto, si paga. 8.1 Qualità 8 Longevità 7 Design Simplicità 9 8 - Design eccellente COSA CI PIACE - Potenza adeguata alla routine quotidiana - Display luminoso, buona leggibilità diurna stimoniato dal prezzo di listino. Il processore è uno Snapdragon 400 da 1,2 GHz con RAM da 1 GB. La GPU è una Adreno 305. Buona la memoria interna da 16 GB di base, con oltre 10 GB disponibili per l’utente e uno slot MicroSD, novità introdotta da HTC a partire dall’ One M8, che permette un’ulteriore espansione della capacità fino a 128 GB. Il display è un 4,5” con risoluzione di 1280 x 720 pixel (niente Full HD, che invece troviamo sul M8) con densità pari 326 ppi e tecnologia Super LCD 2, che com’è noto apporta una serie di upgrade rispetto al classico LCD, tra cui una riduzione sensibile del gap tra il vetro e il display (che avvantaggia la luminosità e la riduzione dei riflessi), oltre a un angolo di visione più pronunciato. Lo schermo è protetto da Gorilla Glass 3. Se sul fronte della risoluzione, HTC ha dovuto sacrificare il Full HD, cosa comprensibile in virtù della riduzione delle dimensioni, il Mini 2 porta in eredità da M8 BoomSound, con lo stesso amplificatore interno e gli stessi speaker stereo frontali. Una differenza marcata rispetto all’ M8, invece, per Il comparto foto- COSA NON CI PIACE D-Factor 9 Prezzo 8 - Prezzo elevato - Autonomia nella norma, migliorabile grafico: al posto del sensore Ultrapixel, che com’è noto riduce il numero di pixel a favore di un sensore più grande e quindi più sensibile alla luce, qui si è optato per un CMOS “standard” da 13 megapixel, retroilluminato (BSI), con autofocus, Flash LED e geo-tagging, con apertura F/2.2. Come vedremo nella prova sul campo, sono così possibili scatti con risoluzione massima di 4128 x 3096 pixel e riprese video Full HD a 30 fps. La fotocamera secondaria è da 5 Mpx per selfie di qualità, esattamente come per M8, con possibilità di girare video sempre in Full HD a 30 fps. ll nuovo One Mini 2 offre un set completo di servizi di connettività. Sono supportate infatti le reti 3G e le 4 bande LTE, oltre al Bluetooth 4.0, al wi-fi a/b/g/n dual band e al NFC; peccato per l’assenza di Wi-Fi ac. La condivisione dei contenuti è assicurata da DLNA e Miracast. A far girare il Mini 2 è Android nella versione 4.4.2 KitKat con la personalizzazione Sense 6.0 già introdotta su M8 ma che sul mini 2 perde le “motion gesture” tipiche di segue a pagina 32 torna al sommario n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 TEST Smartphone HTC One Mini 2 segue Da pagina 31 M8. L’aspetto della home screen e i temi sono completamente customizzabili: sono disponibili ad esempio il Kid Mode, che permette l’utilizzo soltanto di alcune applicazioni proteggendo i dati importanti dalla visione e cancellazione accidentale, oppure la modalità HTC Car, una particolare impostazione atta a rendere più funzionale e immediato l’utilizzo delle principali funzioni in auto. La batteria ha una capacità di 2.110 mAh e non è removibile essendo la scocca posteriore fissa. Degna di nota la modalità di risparmio batteria, già presente su top di gamma, che agisce su due livelli. Il primo corrisponde al risparmio energetico classico che prolunga la durata della batteria con alcuni semplici accorgimenti, come la riduzione del clock del processore, la diminuzione della luminosità del display e lo spegnimento delle connessioni wireless dopo un certo periodo di stand-by a display spento. Attivando invece la modalità di risparmio estremo, disponibile solo quando l’autonomia è molto ridotta, lo smartphone entrerà in uno stato di funzionamento minimale, permettendo ancora diverse ore di vita della batteria e quindi di raggiungibilità dell’utente in caso di chiamate, SMS ed email. Si dovrà in questo modo rinunciare a tutte le altre feature smart. Vedremo nel corso della prova se HTC sarà riuscita a lavorare sull’ottimizzazione del sistema per garantire un’esperienza d’uso comunque eccellente anche con un hardware meno potente. HTC contro tutti: a chi è rivolto Mini 2? HTC One Mini 2 è uno smarphone completo, curato nell’estetica e nei materiali, con funzioni di prim’ordine. Un terminale di fascia medio-alta dedicato ad un pubblico esigente che non è disposto a spendere una fortuna per un top di gamma. Le dimensioni del Mini 2 non sono eccessive, e per questo il target di Mini 2 è senz’altro più esteso rispetto a quello di M8: una minima differenza di display che incide favorevolmente sull’ergonomia; One Mini 2 si impugna in un attimo, si estrae dalla tasca velocemente, non ci sono problemi a effettuare swipe e via dicendo. Tutto per una piccola differenza nelle dimensioni del display, che però rende One Mini 2 appetibile a una fetta di utenti ben più ampia rispetto a quella di One M8. Il parco applicazioni è di tutto rispetto con qualche taglio rispetto al fratello maggiore, ma la produttività è possibile grazie a Polaris Office 5 compreso nella dotazione. HTC ha preferito in- MAGAZINE serire lo slot nano-SIM. La scelta non sembra obbligata date le generose dimensioni del dispositivo ma probabilmente si tratta di una mossa voluta per strizzare l’occhio ai possessori di iPhone che non escludono di potersi avvicinare ad Android proprio con questo Mini 2.Difficile fare un paragone tra HTC One Mini 2 e altri prodotti nella stessa fascia di prezzo: se dovessimo guardare solo le specifiche tecniche, ci verrebbe da paragonarlo al Moto G, che costa la metà ma non è paragonabile a livello di cura costruttiva, design e stile. Più calzante il paragone con Sony Xperia Z1 Compact, che costa un po’ di più (499 euro), perde il confronto a livello di design e di display ma lo vince a livello tecnico con lo Snapdragon 800 e i 2 GB di RAM, che gli assicurano prestazioni di primissimo piano. Z1 Compact non ha ancora un successore, ma scommettiamo che non manca molto all’arrivo di uno Z2 Compact. Bello, elegante, piacevole da usare Non parliamo in questa sede (se non marginalmente) delle caratteristiche di Sense 6.0, rimandando per un approfondimento alla prova di One M8; ci limitiamo a dire che, a fronte di qualche piccola pecca veniale, l’esperienza d’uso con l’interfaccia HTC è appagante. La grafica è minimale ed elegante, le funzioni sono rapidamente accessibili e il telefono nelle operazioni di base è reattivo il giusto: per fare un esempio, l’accesso alla fotocamera dalla lockscreen è inferiore al secondo, e anche le operazioni di messa a fuoco e scatto sono rapidissime. RIspetto a M8 si sono perse alcune funzionalità, come le motion gesture a telefono spento, ma il grosso è rimasto, così com’è rimasta la tecnologia audio BoomSound, che permette un livello sonoro notevole dai piccoli speaker frontali e può essere attivato o disattivato durante l’ascolto in cuffia. In quest’ultimo caso, però, complici gli auricolari non eccelsi in dotazione, è meglio farne a meno durante l’ascolto musicale, mentre senza cuffie è un plus non indifferente. Usare HTC One Mini 2 nella routine quotidiana è piacevole: il telefono è bello, dà una sensazione di solidità ed è decisamente elegante. La reattività dell’interfaccia è notevole e le operazioni del day-by-day non hanno mai risentito di limiti di particolare entità: un filo trascurabile di lag durante la navigazione, qualche secondo “extra” per il caricamento delle app e dei giochi più impegna- Notte fonda, solo un lampione a illuminare lo scorcio di un palazzo. Modalità Night a ISO 1000: condizioni “estreme” che difficilmente verranno replicate. Nonostante tutto, i colori sono visibili, pur con una notevole rumorosità. torna al sommario tivi rispetto ai blasonati top di gamma ma nulla di più: i giochi, anche di ultimissima generazione, scorrono con un elevato livello di fps, sicuramente analogo a quello di soluzioni grafiche di livello superiore. Qui ovviamente c’entra la risoluzione del pannello, di livello inferiore rispetto ai prodotti di riferimento e quindi meno “esosa” in termini di potenza di calcolo. Certamente una prova del genere dà esiti finali sul lungo periodo, ma una settimana di uso intenso non ha causato nessun sintomo preoccupante: il telefono reagisce sempre bene ad ogni tipo di richiesta e quando il multitasking si fa davvero pesante (GPS + navigazione web + musica di sottofondo + varie ed eventuali) si nota un po’ di fatica dovuta soprattutto a 1 solo GB di RAM, ma non è mai capitato di assistere a blocchi o sintomi più preoccupanti. Scalda abbastanza, questo sì: nella routine quotidiana non è un problema, ma quando l’abbiamo portato in giro per scattare le (decine di) foto, il calore si è fatto notare. A livello di autonomia, nessuna problema particolare: 2 ore circa per la ricarica completa da rete elettrica, se usato in modo intenso siamo sulla giornata e mezza di utilizzo, dopo di che si può intervenire con qualche modalità di risparmio, compresa quella “estrema”, che però lascia acceso proprio il minimo indispensabile. È un telefono con cui si arriva a sera senza problemi, anche usandolo in modo assiduo: poi bisogna ricaricarlo, perchè a 2 giorni non arriva. Fotocamera non Ultrapixel ma molto versatile Vista la tendenza recente di migliorare costantemente il comparto fotografico degli smartphone a discapito delle tradizionali compatte, abbiamo sottoposto Mini 2 a segue a pagina 33 Condizioni ideali di scatto, luce giusta e risultato brillante sotto tutti i parametri: il dettaglio c’è ovunque, la compressione non dà fastidio, rumore scarsissimo e una vividezza di ottimo livello n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 TEST Smartphone HTC One Mini 2 segue Da pagina 32 una sessione di test intensa. Partiamo dicendo che per One Mini 2, HTC ha deciso di non seguire la medesima direttrice di One M7 e One M8: la fotocamera è infatti basata su un sensore non-Ultrapixel retroilluminato BSI da 13 mpixel con apertura F2.2 e senza il sensore di profondità che permette a One M8 di regolare fuoco e profondità dopo lo scatto (qui si può fare una cosa analoga con un effetto di post-produzione ma i risultati sono quello che sono). Intanto due parole sull’interfaccia custom della fotocamera. Promossa, perché anche chi non ha mai maneggiato un prodotto con Sense, si trova bene molto rapidamente. La selezione iniziale è tra Camera, Video e Selfie, dopo di che l’interfaccia (esaminata in modalità landscape) propone le opzioni disposte ordinatamente alla base dell’interfaccia e il pulsante di scatto sul lato destro (click per ingrandire). Tantissime le opzioni: partiamo dalla modalità Auto, che sarà la più usata e permette di regolare manualmente gli ISO, la correzione dell’esposizione, il bilanciamento del bianco ed eventuali effetti artistici, passiamo per la classica modalità Notte, l’HDR, il Panorama, Portrait, Landscape, Macro, Manuale e altri ancora. In modalità manuale, la fotocamera permette la regolazione indipendente del fuoco, diaframma, ISO (tra 100 e 1600), esposizione e bilanciamento del bianco, mentre in tutti i casi è possibile selezionare la risoluzione di scatto (fino a 13 mpixel), il fattore di crop (la macchina scatta in 4:3, 16:9 e in formato quadrato), geotagging e il timer di scatto. Partiamo con la prova in due sessioni distinte: una diurna a luce solare intensa, una serale/notturna decisamente più complessa da rendere al meglio. In sostanza, la fotocamera è un altro punto di forza del telefono HTC: non abbiamo avuto modo di confron- MAGAZINE tarla direttamente con l’Ultrapixel di M8 in condizioni di scatto analoghe, ma questa 13 mpixel BSI di Mini 2 soddisfa le esigenze dell’utente medio di smartphone e va anche leggermente oltre. In condizioni ideali di scatto è davvero notevole, zoom a parte non notiamo differenze di spicco rispetto a una fotocamera compatta di medio livello, la gamma dinamica non è eccelsa ma da un lato ciò è comprensibile, dall’altro un minimo di esperienza, qualche ritocco successivo (sempre in 1 camera) e la gestione manuale dei parametri permettono di ottenere risultati degni di nota. Di notte, l’Ultrapixel avrebbe brillato, qui il calo delle performance è evidente ma – volendo rapportarlo alla media degli smartphone mid-price esistenti in commercio – siamo nella norma; nulla di trascendentale ma, complice una compressione comunque scarsa e tante opzioni di scatto, anche qui è possibile “tirar fuori” qualcosa di buono, magari allontanandosi dall’auto. 2 1) Modalità totalmente Auto, fuoco ed esposizione sugli alberi. 2) Nonostante la forte luminosità, il dettaglio è intelligibile 4 4) Interveniamo con un effetto simil-vintage (si chiama Country), che la macchina appone in tempo reale. 2) Profondità di campo. La macchina evidenzia un cerchio al centro dell’inqua7 3 in quasi tutte le parti dell’immagine e la gamma dinamica è estesa, senza “bruciature” manifeste. Colori molto brillanti. 3) Situazione al limite, per via dei contrasti che mettono a dura prova il sensore. 5 dratura e sfoca progressivamente ai lati. Ha senso in circostanze specifiche ma non qui: dal Ufocus dell’One M8 c’è un abisso. 3) L’effetto Vignetta è un po’ troppo aggressivo, ma d’impatto. 8 6 Non si limita a “vignettare” l’immagine, ma rende nera tutta l’immagine ad eccezione di un cerchio centrale, sul quale opera esaltando la vividezza cromatica a discapito del dettaglio. 9 1 2 7) Modalità Landscape con esposizione sull’erba: ottimo il dettaglio, scarsa la compressione, immagine molto equilibrata cromaticamente. 8) Un ritocco immediato in camera, subito successivo allo scatto di cui 10 sopra. Nonostante le regolazioni, siamo intervenuti sui livelli per alzare un po’ gli scurissimi cercando di bloccare il più possibile i mezzitoni. L’immagine è molto più dettagliata, con una dinamica superiore. 3) L’HDR nelle 11 stesse condizioni di scatto. L’algoritmo è perfezionabile, poiché l’immagine offre sì un buon dettaglio nelle zone in ombra, ma brucia il resto, risultando meno equilibrata e piacevole rispetto a quella di prima. 12 3 Menu principale (1) di selezione delle opzioni di scatto: molte le possibilità, compresa una modalità totalmente manuale (2). Dopo lo scatto, se qualcosa non va, si può intervenire con opzioni di ritocco (3). torna al sommario 101) Qui abbiamo giocato un po’ col Macro e con le regolazioni semi-automatiche: a prescindere dai parametri utilizzati, il risultato è molto bello in termini di impatto e microdettaglio. 11) Regolazione totalmente Automatica per una piazza all’imbrunire (ISO 640). L’immagine è più luminosa rispetto al vero, ma il dettaglio ne risente. 12) Stessa immagine di prima, scattata a pochi secondi di distanza in modalità Night (ISO 1000). Sicuramente più luminosa di prima, ma anche più rumorosa e con dettaglio di livello inferiore. Preferiamo la precedente. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TEST Abbiamo provato lo smartphone Lumia 630, ideale per chi cerca semplicità d’uso, autonomia, qualità, design e colore Nokia 630, buon telefono se non si pretende troppo A 149 € e con un sistema operativo completo, Lumia 630 si candida come best buy per chi non è attratto dai top di gamma di Roberto PEZZALI ’Italia è il paese dei Lumia: nessun altro paese europeo può vantare una quota di mercato per i colorati smartphone Nokia come il nostro e non è un caso che sia proprio l’Italia uno dei primi paesi scelti per il lancio di Lumia 630 con Windows Phone 8.1. Il nuovo Lumia, 149 euro di listino e disponibilità immediata in quasi tutti i negozi, è il primo smartphone al debutto con la nuova release del sistema operativo Microsoft. Il Lumia 630, con la cover colorata intercambiabile che ormai è un marchio di fabbrica, si presenta come un onesto smartphone con specifiche tecniche di base: processore Snapdragon 400, fotocamera da 5 Megapixel, schermo da 480 x 848 pixel e 512 MB di RAM, numeri e sigle queste che contano davvero poco se consideriamo lo smartphone nel suo insieme, perché il Lumia 630 è veloce, ben costruito e soprattutto completo di tutto quello che serve, dal navigatore alle app più interessanti. Il merito va diviso in parti uguali anche se ormai è difficile parlare di Microsoft e Nokia come entità separate, tuttavia sistema operativo, hardware e app sono la ricetta giusta per un buon successo nel segmento degli smartphone di fascia bassa. Alla fine il Lumia 630 è questo: un telefono senza troppe pretese che vuole far bene il suo lavoro senza costare troppo; non intende attrarre un utente di iOS e neppure l’androidiano convinto dal suo ultimo Galaxy S5 o HTC One, ma vuole solo essere un acquisto di cui un utente non si debba pentire. L Costruzione OK, design anche Il Lumia 630 ricalca la linea stilistica degli altri modelli Nokia di fascia bassa, con un guscio colorato in policarbonato intercambiabile e un pannello frontale totalmente nero senza neppure un tasto. Windows Phone 8.1, grazie alla revisione delle specifiche, permette di realizzare smartphone con tasti a schermo e Nokia non si è lasciata sfuggire l’opportunità di risparmiare qualcosa sui bottoni. Il design, per quanto semplice, è comunque piacevole così come è piacevole al tatto la finitura soft robusta e a prova di ditate. Ai tasti di accensione e del volume si affiancano un piccolo foro per lo speaker monofonico, la porta USB e la presa jack, praticamente l’essenziale. Non tutto però è perfetto: la fotocamera, ad esempio, video lab Nokia Lumia 630 149,00 € UN OTTIMO SMARTPHONE PER CHI NON SA USARE LO SMARTPHONE Il Lumia 630 ci è piaciuto molto, è un ottimo smartphone completo destinato a chi non è uno smartphone addicted. Ha i suoi limiti, ma se pensiamo a persone che fino ad oggi hanno usato un vecchio cellulare e non hanno la necessità di qualcosa di più completo, il 630 diventa una soluzione ideale per facilità d’uso, autonomia, qualità e ingombro. Grazie alla suite di applicazioni pre-caricate, Nokia offre un prodotto completo che può essere usato anche senza scaricare ulteriori app dallo store, anche se difficilmente oggi si può rinunciare a Whatsapp o Twitter. Nella fascia di prezzo che va dai 100 ai 150 euro difficilmente si trova di meglio: esistono molti smartphone Android, ma nessuno è in grado probabilmente di reggere il paragone. 7.4 Qualità 7 Longevità 7 Facilità d’utilizzo COSA CI PIACE Sistema operativo completo Maneggevolezza Design 7 Simplicità 9 D-Factor 7 Prezzo 8 Rispetto a iOS e Android mancano app COSA NON CI PIACE Display poco leggibile al sole Solo 512 MB di RAM limitano alcuni giochi non ha il flash, manca una camera frontale, la qualità dello speaker non è eccelsa e manca il sensore per adattare la luminosità dello schermo alla luce ambientale, e quest’ultima a nostro parere è l’assenza più grave. Ogni smartphone va ovviamente considerato in relazione alla sua fascia e al suo prezzo, e se l’assenza del flash è comprensibile quella del sensore un po’ meno. A dire il vero non è l’unico sensore che manca: il Lumia 630 è privo anche di sensore di prossimità ma qui l’azienda ci ha stupito riuscendo a emulare il funzionamento tramite software. Al posto di avere un sensore che rivela la distanza tra l’orecchio e il telefono, spegnendo di conseguenza schermo e touch, sfrutta il contatto della parte alta dello schermo con l’orecchio: basta questo per spegnere lo schermo e evitare di interrompere la chiamata in modo involontario. Il funzionamento lo si può simulare anche a mano, appoggiando la mano sullo schermo in fase di chiamata: anche se il sensore è una mancanza, il modo in cui Nokia ha aggirato il problema è geniale e va solamente applaudito. La mancanza del sensore per adattare l’emissione luminosa dello schermo è invece molto più fastidiosa, perché ci obbliga a regolarla a mano dal pannello notifiche: non sarebbe stato un grosso difetto se lo schermo avesse avuto un trattamento anti-riflesso come i modelli superiori, invece con una forte luce del sole incidente lo schermo non è molto leggibile e solo la luminosità massima lo rende un po’ leggibile, valore che inevitabilmente abbassa l’autonomia. Schermo a definizione standard buon angolo di visione Nokia ha scelto un buon LCD, un pannello da 4.5” IPS con una risoluzione di 480 x 848. Il risultato finale è più che buono: da una parte la tecnologia usata ci regala un ottimo angolo di visione, dall’altra Windows segue a pagina 35 torna al sommario n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TEST Smartphone Nokia Lumia 630 segue Da pagina 34 Phone 8.1 permette di regolare saturazione, ombre, luci e mezzi toni per ottenere il bilanciamento e l’impatto a noi più congeniale. Volendo essere pignoli si poteva sperare in uno schermo QHD, 960 x 540, ma probabilmente costava troppo e toglieva spazio a un prodotto più completo. Ricordiamoci sempre che il listino di questo smartphone è 149 euro, e tra qualche settimana si troverà anche a qualcosa in meno. Chi è abituato a uno schermo con risoluzione più elevata farà comunque fatica ad accettare e a riabituarsi ai pochi punti per pollice, soprattutto durante la navigazione web dove era abituato a leggere titoli e testi piccoli anche senza ricorrere al pinch to zoom. Non è un selphie-phone e manca anche il flash Il reparto fotocamera del Lumia 630 può contare sul vantaggio dell’ottima applicazione Nokia Camera ma anche su un paio di mancanze, come ad esempio l’assenza di una fotocamera frontale (i selphie addicted sono avvisati) e di un flash per la camera posteriore. Questo a nostro avviso non è un grossissimo problema: il flash bisogna saperlo usare, e spesso i LED degli smartphone non fanno altro che contribuire a creare una foto sbilanciata con un viso pallido malamente illuminato verso il centro. Piuttosto che un piccolo LED inutile meglio non avere nulla: chi vuole fare foto in condizioni di scarsa illuminazione deve spendere di più e guardare ad altri modelli Nokia, ma ovviamente i costi da affrontare sono altri. Il sensore della fotocamera offre comunque prestazioni più che buone quando la luce lo permette, con un livello di compressione accettabile e fotografie che possono essere stampate anche su 13/18 senza troppi problemi. Per quanto riguarda, invece, i selphie anche in questo caso Nokia è intervenuta via software: grazie a Nokia Glam Me è possibile scattare selphie con la camera posteriore senza guardare lo schermo. Una serie di segnali acustici ci guidano verso l’inquadratura perfetta grazie a una serie di “bip” che ricordano molto un metal detector. Non è come guardare davvero cosa si sta inquadrando, certo, ma è comunque un modo per realizzare autoscatti centrati e soprattutto permette di cogliere foto più “imprevedibili” e a volte anche più piacevoli di una foto preimpostata. Memoria espandibile e batteria intercambiabile Tra i punti di forza di Lumia 630 ci sono sicuramente la memoria espandibile tramite microSD e la batteria intercambiabile, due punti fermi che spesso mancano su terminali di ben altro livello. La batteria è intercambiabile e sotto la scocca c’è spazio anche per lo slot SD. La presenza della memoria espandibile risulta particolarmente utile con Windows Phone 8.1 a bordo, dove grazie al sensore memoria si può gestire nel migliore dei modi l’archiviazione. Chi vuole giocare poi con cartelle e file può scaricare Gestione File, il nuovo file manager per Windows 8.1: si potranno organizzare i file in cartelle sulla memoria esterna sfruttando al meglio tutto lo spazio disponibile. Sotto il profilo hardware, nonostante il prezzo e la costruzione chiaramente economica, il Lumia 630 non sfigura affatto, e anche ricezione e qualità audio sono più che soddisfacenti, così come soddisfacente è l’autonomia, che raggiunge senza troppi problemi le 18 ore di uso moderato. Completo e appagante (anche senza LTE) Manca il flash, ma non è così grave. Le foto sono comunque buone torna al sommario Il merito del successo di Lumia 630 va diviso equamente tra Nokia e Microsoft: Microsoft con Windows 8.1 ha saputo realizzare un sistema operativo che risulta velocissimo anche su uno smartphone con 512 MB di RAM, Nokia ha aggiunto allo smartphone quelle app che solitamente vanno acquistate a parte. Le novità di Windows 8.1 le abbiamo già ampiamente descritte, ma a queste vanno aggiunte alcune feature proprie degli smartphone Nokia come appunto Nokia Camera, Here Map e Here Drive+, per una suite di navigazione offline completa e ben funzionante. Nokia facilita anche la migrazione da vecchi telefoni “poco smart” con Transfer My Data, una applicazione che trasferisce contatti e volendo anche foto e SMS via Bluetooth. Una cosa semplice, ma considerando che per molti il Lumia 630 potrebbe essere il primo smartphone la funzione non è affatto da sottovalutare. Le prestazioni del Lumia 630 sono assolutamente buone: il sistema operativo è fluidissimo, anche se in molti casi per l’apertura delle app servono un paio di secondi. Windows Phone non sembra però andare mai in crisi nonostante la poca memoria disponibile, anche se, ovviamente, non si possono pretendere dal Lumia 630 le stesse prestazioni di uno smartphone dotato di più memoria e processori più potenti: per i giochi, ad esempio, è meglio non eccedere con il tipo di gioco restando nell’ambito dei casual game. La questione performance con le applicazioni è comunque relativa: alcune app ben scritte sono veloci, altre, anche se semplici, sono lente; è così con tutti i sistemi operativi e ovviamente Windows Phone non rappresenta una eccezione. L’unico dubbio che si potrebbe avere di fronte al Lumia 630 riguarda la poca memoria: è vero che durante la nostra prova i 512 MB non ci hanno mai impensierito, tuttavia ci sono applicazioni che richiedono almeno 1 GB di RAM per funzionare, soprattutto giochi di alto profilo. Se volete Halo Spartan Assault, Fifa, Mass Effect, Spiderman, The Sims e altri titoli “top” sul Lumia 630 non funzioneranno. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TEST Abbiamo provato il modello da 65 pollici, un TV eccezionalmente elegante e capace di offrire una qualità video al top TV Ultra HD Sony X9005B: eleganza e qualità L’X9005 ha un design tutto nuovo, audio ancora migliorato e nuove tecnologie per spingere al massimo il pannello 4K di Paolo CENTOFANTI ony offre quest’anno ben tre serie di TV con pannello 4K e il TV che qui presentiamo è il modello “di mezzo”. La serie X9 - o X9005B come è chiamata anche qui in Italia - è quella che presenta le principali novità Sony per il 2014 e si distingue dal top di gamma, almeno a livello di tecnologia, per la retroilluminazione LED Edge, dove l’X95 è invece full LED. L’X9, disponibile nei tagli da 55, 65 e 79 pollici, presenta però il nuovo design a cuneo che propone anche un migliorato sistema audio rispetto al modello dello scorso anno, integrato e in bella vista. S video Design curato in ogni particolare L’X9 è un vero e proprio oggetto d’arredo curato nei minimi dettagli. E per fortuna verrebbe da dire, perché quando apriamo l’imballo ci troviamo di fronte, con il modello da 65 pollici, a un oggetto largo ben 171 cm (il 79” supera i due metri di larghezza). Le dimensioni sono impegnative, ma il TV Sony è costruito come un mobile di qualità. Tutto il frontale sembra un pezzo unico, senza soluzione di continuità tra pannello e bordi laterali, dove sono incassati i diffusori. Il profilo è elegantissimo, tagliato come di netto, con una bella finitura cromata. Il bordo superiore è invece arrotondato e ancora prolunga la continuità della superficie glossy del frontale. I due piedini che costituiscono la base d’appoggio del TV possono essere posizionati ai bordi, oppure più verso al centro, nel caso di posizionamento su un mobile più stretto rispetto al TV. Sul lato sinistro, nella parte superiore del frontale, a guardare bene notiamo una piccola macchiolina che non è altro che la webcam integrata, utilizzabile in particolar modo Skype e la nuova funzionalità social view. L’attenzione è però naturalmente quasi tutta per il sistema audio integrato, costituito da una coppia di diffusori a tre vie. Oltre al tweeter, rispetto al modello dello scorso anno, abbiamo un midrange e un woofer, entrambi attivi e con coni realizzati in fibra di vetro e mica. Sony ha anche migliorato la sezione di amplificazione per offrire un suono più corposo e dinamico. Opzionalmente è possibile completare il sistema audio anche con un subwoofer wireless. Il retro, come è naturale che sia, non presenta la stessa eleganza, ma Sony ha ben studiato la disposizione delle connessioni per permettere un’installazione il più pulita possibile. Grazie al port replicator è persino possibile uscire dal TV con un unico cavo, per poi collegare le sorgenti in un punto meno in vista. Le connessioni sono davvero complete: ci sono 4 porte HDMI 2.0 di cui due certificate anche MHL 3.0 e una compatibile ARC per il collegamento di un sintoampli esterno. Ci sono, poi, ben 3 porte USB, la presa SCART, ingresso component, uscita digitale ottica, porta di rete LAN, uscita per le cuffie. Il TV è dotato di doppio sintonizzatore DVB-T2 e DVB-S2, anche se la funzionalità dual tuner sarà disponibile curiosamente solo con un aggiornamento del firmware che verrà rilasciato più avanti. In dotazione troviamo, oltre al tele- torna al sommario lab Sony KD-65X9005B 4.199,00 € UN TV BELLO DA VEDERE, SIA ACCESO CHE SPENTO Il nuovo Sony X9 è un TV di altissimo livello. Il dimming funziona molto bene, con i limiti della tecnologia LED Edge e non manca qualche situazione critica, il livello rapporto di contrasto è elevato anche nelle scene più difficili. Ottimo sia il dettaglio che la resa cromatica, contraddistinta da colori saturi e molto brillanti, senza scadere mai nell’artificiale. Ci aspettavamo forse un filo di precisione in più dall’X-reality Pro in alcune situazioni, ma la resa è sempre convincente. L’ X9 è ben costruito, con ottime finiture e include un vero sistema audio stereo che va ben oltre quanto offerto ultimamente dagli altri costruttori. Certo, si tratta di un 65 pollici e, in attesa dell’arrivo di contenuti nativi in 4K, non può dare il meglio con programmi in definizione standard. Il prezzo è elevato, ma considerando la qualità complessiva e tutti i fattori che abbiamo visto è allineato a quanto viene offerto. 8.8 Qualità 9 Longevità 9 Design 10 - Eccellente nelle scene più scure COSA CI PIACE - Immagine dinamica e colori brillanti - Sistema audio di qualità comando tradizionale e due occhialini 3D attivi, anche il one-flick remote, che non solo permette di controllare in modo più agevole le funzionalità smart del TV con il touch-pad integrato, ma include anche l’antenna NFC per accoppiare smartphone Sony Xperia al TV per il mirroring dello schermo. Il TV integra poi anche connettività Bluetooth (utilizzato tra l’altro per il telecomando one-flick e gli occhiali 3D) e naturalmente Wi-Fi e WiFi Direct per la funzionalità Miracast. Simplicità 8 D-Factor 9 Prezzo 9 - Piattaforma smart un po’ “legnosa” COSA NON CI PIACE - Ingombro notevole - Con alcune sequenze di luminosità “media” la retroilluminazione si vede finestra verticale durante la chiamata.L’interfaccia è anche leggermente più veloce di quanto avevamo visto sul W8, ma anche in questo caso, se non attiviamo la modalità “avvio veloce”, nei momenti immediatamente successivi all’accensione il sistema rimane un po’ ingessato. Il telecomando one-flick remote è abbastanza comodo, anche se occorre un po’ per prenderci la mano. In ogni caso nell’utilizzo delle funzionalità smart Tante funzioni smart, menù standard A livello di funzionalità il TV è molto completo. La nuova interfaccia è quella che abbiamo visto già in dettaglio nella nostra prova della serie W8, la serie X9 offre essenzialmente le stesse funzioni e lo stesso parco applicazioni. Qui la differenza primaria è costituita dalla webcam Skype integrata che permette di estendere la funzione di social viewing oltre la visione dei tweet in sovrimpressione durante la visione di un evento televisivo, consentendo di aprire anche una videochiamata in contemporanea sullo schermo. Una caratteristica interessante è che l’app inquadra automaticamente il soggetto che sta parlando davanti al TV nella stretta video lab Sony Bravia KDL-50W805 L’interfaccia a schermo segue a pagina 38 n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 TEST TV Ultra HD Sony X9005B segue Da pagina 37 è sicuramente più comodo di quello tradizionale ed è un’aggiunta benvenuta. Tra le altre funzionalità vale la pena menzionare il lettore multimediale, in grado di riprodurre anche file video in formato HEVC e con risoluzione 4K e naturalmente il supporto per il protocollo DLNA per la riproduzione di contenuti via rete locale da altri dispositivi compatibili. Per quanto riguarda il codec HEVC, purtroppo al momento il TV Sony è in grado di utilizzarlo solo con i servizi di streaming e con i file multimediali, ma non con le trasmissioni televisive: abbiamo provato a sintonizzare il nuovo canale test trasmesso da Eutelsat, ma il video non viene riconosciuto come supportato. Al momento non sappiamo ancora se è possibile aggiungere il supporto alle trasmissioni HEVC con un semplice aggiornamento del firmware. Per quanto riguarda il menù di impostazioni, anche in questo caso tutto è praticamente analogo a quanto visto sul recente TV della serie W8. I parametri di immagine sono infatti essenzialmente i medesimi con l’aggiunta nelle impostazioni avanzate del parametro per il controllo del local dimming. Curiosamente, nonostante lo status di TV praticamente top di gamma, non troviamo controlli avanzati come la regolazione del bilanciamento del bianco su 10 punti o un sistema di color management per personalizzare la riproduzione del colore. Come vedremo meglio qui di seguito, fortunatamente, non se ne sente poi molto l’esigenza. Immagini che “bucano” lo schermo 65 pollici non sono pochi e qui la risoluzione 4K del nuovo televisore ci può venire davvero in aiuto: il primo beneficio è che, anche avvicinandoci allo schermo, i pixel sullo schermo rimangono invisibili, dando così la sensazione di un’immagine quasi stampata sullo schermo, questo a prescindere della definizione del materiale che andiamo a riprodurre. Dopo aver installato e configurato il televisore, la visione di film in Blu-ray Disc mette in luce un’immagine con colori molto brillanti e un’ottima sensazione di contrasto. Il nuovo sistema di torna al sommario MAGAZINE local dimming messo a punto da Sony funziona davvero molto bene ed è uno dei migliori che abbiamo mai visto su un LED Edge. Nelle scene più scure la resa del nuovo Sony X9 è eccezionale: neri profondi, ottima uniformità e immagini tridimensionali che bucano lo schermo. Anche Sony utilizza una specie di “global dimming”, spegnendo cioè la retroilluminazione in presenza di segnale completamente nero o quasi, ma qui il funzionamento è davvero ben implementato e non diventa mai evidente questo effetto, neppure in scene davvero difficili in cui c’è appena un lumicino sullo schermo. Viceversa il local dimming permette di ottenere un’ottima dinamica anche nelle sequenze più luminose, dove anche qui si può apprezzare oltre all’ottimo contrasto anche una discreta uniformità. Dove il Sony X9000 sembra mostrare il fianco a qualche critica da questo punto di vista è paradossalmente nelle scene di luminosità media. Parliamo ad esempio di inquadrature in interni con poche fonti luminose, dove la retroilluminazione proveniente dai bordi dello schermo diventa maggiormente visibile. Qui le zone periferiche delle immagini possono apparire più sbiadite e meno contrastate ricordandoci che comunque stiamo pur sempre avendo a che fare con un LCD LED Edge. Nel complesso però questo X-tended Dynamic Range ci ha lasciati positivamente impressionati. La visione di dischi Blu-ray regala poi immagini ben dettagliate anche su un formato di schermo così grande. Il TV offre sempre una resa coinvolgente e cinematografica. I colori sono per lo più caldi e soprattutto molto brillanti, con un’ottima resa anche degli incarnati. Ci ha convinto un po’ meno l’elaborazione X-Reality Pro, sistema che rielabora l’immagine per migliorare pulizia e dettaglio, sia con materiale in definizione standard e alta definizione, che persino 4K. Indubbiamente l’elaborazione ha generalmente un impatto “delicato” nel senso che non genera artefatti vistosi e contribuisce a restituire un’immagine ancora più incisiva e in grado “di bucare lo schermo”. Nel caso però ad esempio di elementi grafici come titoli o comunque particolari dai contorni molto netti, l’upscaling genera già di suo qualche “seghettatura” - che su un 65 pollici non scappa certo a un occhio attento - su cui poi l’X-Reality Pro agisce ulteriormente rendendole ancora più evidenti. Ciò non capita spesso fortunatamente, però date le premesse ci aspettavamo qualcosa di più. Resta il fatto che, a discapito di una minore precisione su particolari come appunti titoli e testi in sovrimpressione, anche con X-Reality Pro configurato al minimo, l’immagine in upscaling tende ad essere comunque un po’ più precisa e piacevole che con l’elaborazione completamente disattivata, anche se il filtro di riduzione del rumore, anche se al minimo nella configurazione manuale dell’XReality, tende a essere forse un po’ troppo aggressivo ad esempio sull’effetto grana della pellicola. La visione di contenuti nativi in 4K alza naturalmente ancora di più l’asticella della qualità di immagine. Vale tutto quanto detto fino ad ora, con in più il beneficio di ancora più dettaglio e immagini ancora più tridimensionali. A dire il vero con un paio di clip di film che Sony ci ha fornito per la prova (il remake di Total Recall e After Earth), il dettaglio in più si vede, ma la differenza non è così eclatante. Rendono molto di più immagini sportive e di documentari, sempre da clip forniteci per l’occasione da Sony. Va detto inoltre che l’impatto dei Il port replicator consente di uscire dal pozzetto delle connessioni del TV sul retro con un unico cavo. Il piccolo box replica le connessioni HDMI, USB e le prese d’antenna terrestre e satellitare. contenuti nativi in 4K è in parte smussato dalla massima risoluzione in movimento esprimibile dal TV: senza MotionFlow attivo, la risoluzione si attesta tra le 300 e le 350 linee, questo vuol dire che è difficile tirare fuori il meglio da un segnale 4K. Il MotionFlow lavora sia con backlight scanning che con interpolazione dei fotogrammi e varie combinazioni delle due tecniche a seconda della configurazione. Con il solo backlight scanning, le immagini perdono sensibilmente di luminosità e l’effetto flicker è piuttosto evidente e affatica la vista. Le altre impostazioni del MotionFlow introducono vari livelli di interpolazione, dal più lieve a quello più evidente. Quale che sia l’impostazione che si scelga la risoluzione in movimento migliora sensibilmente arrivando a superare le 900 linee. Molto buona la resa del sistema audio integrato, indubbiamente uno dei punti di forza del TV Sony Per quanto riguarda il 3D, anche su questo modello la risoluzione viene sensibilmente limitata - a occhio è possibile vedere quasi delle linee di scansione - ma le immagini sono abbastanza luminose e pulite sui contorni, con artefatti di ghosting molto limitato. Rispetto alla visione 2D il rapporto di contrasto ci è parso decisamente inferiore e complessivamente il video è un po’ più slavato. In ogni caso la resa 3D non è male specie per la pulizia dell’effetto tridimensionale. Dove il TV Sony e il suo X-Reality Pro non possono fare miracoli è con la TV in bassa definizione che affolla il nostro etere. Complice il non trascurabile fattore costituito dalla diagonale di ben 65 pollici, la visione di contenuti in definizione standard non regala molte soddisfazioni: immagini sgranate, poco naturali ed evidentemente affette da artefatti di compressione. Molto buona la resa del sistema audio integrato, indubbiamente uno dei punti di forza del TV Sony rispetto a molta concorrenza. Durante la visione di film possiamo contare su un suono potente, dotato di un ampio fronte sonoro e con un’ottima estensione anche verso le basse frequenze. La resa è molto buona anche sui dialoghi, caldi e corposi, e l’unica cosa che possiamo segnalare è forse un estremo superiore un filo freddo e tagliente, specie nell’ascolto musicale. Sta di fatto che con il TV Sony abbiamo un sistema audio stereo dalla resa superiore a quella di molte altre soundbar, qui per di più già integrato anche a livello estetico, ed è un vantaggio non da poco. Sarebbe stato interessante avere la possibilità di collegare, oltre al subwoofer wireless, anche dei diffusori posteriori per realizzare un sistema 5.1 completo. n.91 / 14 9 GIUGNO 2014 MAGAZINE TEST Disponibili in quattro colori; l’impatto è stato molto buono, elevata la sensibilità e l’impostazione è professionale Ubsound Fighter, in prova gli auricolari “italiani” Sono stati progettati proprio nel nostro Paese, una sfida coraggiosa ai giganti del settore. Li abbiamo ascoltati per voi di Roberto FAGGIANO l made in Italy nel settore dell’elettronica di consumo è da tempo una rarità assoluta; ormai è quasi impossibile realizzare nel nostro Paese qualcosa che non costi una fortuna e che sia competitivo con i migliori concorrenti mondiali. Progettare, invece, è ancora possibile, per poi far realizzare in Oriente e a prezzi accettabili gli oggetti desiderati. Proprio quello che ha fatto Ubsound, lanciando i nuovi auricolari Fighter (prezzo di listino 69,90 euro), oggetti ambiziosi che non nascondono di voler combattere con concorrenti molto più blasonati e magari anche più costosi. I video Fighter, l’auricolare che non ha paura I nuovi auricolari di Ubsound sono disponibili in quattro colori: bianco, nero, rosso e blu, finitura che si estende al cavo di tipo piatto anti groviglio e al corpo dell’auricolare vero e proprio. In dotazione c’è anche un piccolo sacchetto in tessuto per il trasporto. La scocca dell’auricolare è metallica e di forma conica, in modo da ricavare una piccola cassa acustica nella zona esterna all’orecchio. Lungo il cavo piatto da 1,2 metri è disponibile il telecomando con microfono per le funzioni telefoniche e per l’avvio riproduzione, in versione universale per tutti i dispositivi. Il terminale minijack è ben raccordato al cavo dando un’impressione di buona robustezza, in linea con il prezzo richiesto. In dotazione ci sono poi le consuete tre coppie di adattatori per l’orecchio, forse l’unico particolare migliorabile come qualità del materiale. Dal punto di vista tecnico le caratteristiche dichiarate parlano di sensibilità di 92 dB/mW, impedenza a 32 ohm e trasduttore da 8 mm. Un ascolto da professionisti Abbiamo ascoltato i Fighter con un iPod Touch, con uno smartphone LG G2 e con un tablet Asus, con brani MP3 e Flac, in modo da poter avere un quadro completo dei risultati ottenibili. Come raccomandato dal costruttore abbiamo anche “rodato” gli auricolari per qualche giorno, per portarci nelle condizioni d’uso ideali dei materiali e dei trasduttori. torna al sommario lab Il primo impatto è molto buono, si nota subito l’impostazione quasi professionale, cioè senza alcuna concessione alle mode o con quella gamma medio/ bassa rigonfia che può piacere tanto a chi non ha mai ascoltato musica dal vivo o da supporto fisico. Spicca anche l’elevata sensibilità dei Fighter, fattore che permette di risparmiare energia sul dispositivo mobile e che consente di raggiungere un maggiore impatto sonoro per chi lo desidera. La vocazione professionale di questi auricolari fa subito riconoscere gli MP3 troppo compressi o equalizzati per l’ascolto con diffusori di bassa qualità, in questi casi la resa è aspra e fa venire subito voglia di cambiare brano. Anche le voci mal registrate non sfuggono e propongono sibilanti da brivido. Ma con brani meno compressi e con la musica Flac si ottiene l’esatto contrario, cioè un suono molto equilibrato e pulito, che invita a proseguire l’ascolto. Rimane la tendenza a mettere lievemente in primo piano la gamma acuta, ma questa è una precisa scelta progettuale per farci selezionare meglio la musica da ascoltare. In gamma bassa prevale la dinamica corretta, senza voler scendere per forza troppo in basso, dove anche il migliore auricolare non può fisicamente arrivare. Piacevole la compatibilità con ogni genere musicale; anche gli appassionati di classica potranno godere di ottimi risultati e riusciranno a cogliere dettagli che altri concorrenti fanno scomparire. In un ambiente silenzioso questi auricolari daranno il meglio di sé, ma l’isolamento dai rumori esterni è sempre molto difficile da ottenere e i Fighter non fanno eccezione. Questi nuovi auricolari Ubsound Fighter ci sono piaciuti e il loro rapporto qualità/ prezzo ci sembra corretto, quasi conveniente visti i materiali e la finitura; va però sposata e condivisa la loro impostazione quasi da professionisti, non ottimale con troppa musica compressa dei nostri tempi.
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