G It Diabetol Metab 2014;34:32-35 Caso clinico Un caso di ipoglicemia a digiuno e iperglicemia postprandiale da anticorpi anti-insulina Introduzione L’ipoglicemia è un sintomo che spesso si verifica in pazienti in trattamento con farmaci ipoglicemizzanti; quando invece si riscontra in soggetti non diabetici e che non assumono farmaci ipoglicemizzanti è necessario intraprendere uno specifico iter diagnostico. Viene qui presentato un caso di una paziente con ipoglicemia causata da anticorpi anti-insulina, andata incontro a una recidiva in seguito all’assunzione di un integratore nutrizionale a base di acido alfa-lipoico. Storia clinica Il caso clinico qui riportato riguarda una donna di 68 anni, obesa e ipertesa, con storia di ernie discali, fibroadenoma alla mammella di destra e duodenite bulbare erosiva positiva per la presenza di H. pilori, successivamente eradicato mediante specifica terapia medica. L’anamnesi era muta per malattie autoimmuni, ma nel 2006 la paziente aveva riportato una reazione allergica a vaccino batterico (stipite K. pneumoniae) eseguito per episodi di cistite recidivante. Nel 2008, la paziente si presentava all’attenzione dei sanitari e veniva ricoverata in ospedale per la presenza di classici episodi ipoglicemici che soddisfacevano i criteri della triade di Whipple: – manifestazioni tipiche dell’ipoglicemia legate sia all’attivazione adrenergica (sudorazione profusa, palpitazioni, tremori) sia alla neuroglicopenia (torpore, astenia, disorientamento, vertigini); – riscontro di valori di glicemia plasmatica in due occasioni, rispettivamente di 43 mg/dl e di 22 mg/dl; – risoluzione dei sintomi presentati e normalizzazione della glicemia in seguito all’infusione ev di soluzione glucosata al 5%. Avendo riscontrato concentrazioni di insulina e di C-peptide A.G. Ametrano, F. Losurdo, D. Strippoli, A. De Tullio, C. Ippolito, L. Laviola, A. Bellomo Damato, F. Giorgino Sezione di Medicina Interna, Endocrinologia, Andrologia e Malattie Metaboliche, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università degli Studi di Bari Aldo Moro Corrispondenza: prof. Francesco Giorgino, Sezione di Medicina Interna, Endocrinologia, Andrologia e Malattie Metaboliche, Dipartimento dell’Emergenza e dei Trapianti di Organi, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, piazza Giulio Cesare 11, 70124 Bari e-mail: f.giorgino@endo.uniba.it G It Diabetol Metab 2014;34:32-35 Pervenuto in Redazione il 27-01-2014 Accettato per la pubblicazione il 03-02-2014 Parole chiave: ipoglicemia, insulina, anticorpi anti-insulina, autoimmunità, tolleranza al glucosio, insulino-resistenza Key words: hypoglycemia, insulin, anti-insulin antibodies, autoimmunity, glucose tolerance, insulin resistance Un caso di ipoglicemia a digiuno e iperglicemia postprandiale da anticorpi anti-insulina insolitamente e inappropriatamente elevate durante gli episodi di ipoglicemia (Tab. 1) e un incremento della glicemia di 30 mg/dl in seguito all’infusione di glucagone eseguita al termine di un test del digiuno, veniva stabilito che le ipoglicemie erano da attribuire a una condizione di iperinsulinismo endogeno(1). Un esame TC addome e una scintigrafia total-body con octreotide marcata, finalizzati all’individuazione di un possibile insulinoma, fornivano un esito negativo; il pannello autoanticorpale (effettuato per rilevare eventuali malattie autoimmunitarie sistemiche e organo-specifiche) non dimostrava la presenza di alcuna malattia autoimmune. Veniva invece riscontrata una forte positività per la presenza di anticorpi antiinsulina (75%, vn < 7%) e, conseguentemente, veniva formulata diagnosi di sindrome da anticorpi anti-insulina (insulin autoimmune syndrome, IAS). Contestualmente, veniva anche formulata diagnosi di diabete mellito per il riscontro di valore di glicemia due ore dopo un carico con glucosio orale pari a 241 mg/dl e livelli di HbA1c pari a 8,1%. La paziente veniva quindi dimessa con l’indicazione a modificare le proprie abitudini alimentari in modo da seguire una dieta ipocalorica a basso indice glicemico, con pasti piccoli e frequenti nel corso della giornata. Tuttavia, alcune settimane dopo, per il persistere delle crisi ipoglicemiche, veniva introdotto il diazossido, alla dose di 250 mg/die. La paziente si ricoverava nuovamente, nel 2010, per il persistere di alcune crisi ipoglicemiche, ma soprattutto per gli elevati livelli di glicemia postprandiale. In questo secondo ricovero, veniva ridotta la dose di diazossido, portandola a 75 mg/die e ottenendo un buon compromesso in riferimento alla frequenza delle crisi ipoglicemiche e al controllo della glicemia postprandiale. La paziente si presentava nuovamente alla nostra attenzione nel 2012 a causa di una esacerbazione della sindrome e con un aumento del titolo degli anticorpi anti-insulina (Tab. 1). Le crisi ipoglicemiche si presentavano, questa volta, nelle prime ore del mattino. Da un’attenta anamnesi farmacologica, si evidenziava che la paziente aveva recentemente iniziato terapia con un integratore a base di acido alfa-lipoico, su indicazione del proprio reumatologo, per il trattamento di artrosi multiple e osteoporosi. In considerazione della nota associazione tra impiego di acido alfa-lipoico e anticorpi anti-insulina, si pro- Tabella 1. Dati biochimici della paziente. Valori I ricovero II ricovero III ricovero normali (2008) (2010) (2012) Glicemia (mg/dl) 70-100 54 132 41 Insulinemia 4,3-19,9 > 310 170 > 200 (µU/ml) C-peptide 0,85-3,98 19 2,3 4,2 sierico (ng/ml) Anticorpi <7 75 73,9 84 anti-insulina (%) 4,3-5,9 8,1 5,5 5,9 HbA1c (%) 33 cedeva alla sospensione dell’integratore e alla somministrazione di prednisone per ridurre il titolo anticorpale e all’aggiunta di acarbosio alla terapia giornaliera al fine di migliorare il controllo della glicemia postprandiale. Si osservava, nei giorni e nelle settimane successive, una significativa riduzione degli eventi ipoglicemici. Discussione La sindrome da anticorpi anti-insulina, anche nota con il nome di malattia di Hirata, dal nome del medico che individuò il primo caso nel 1970(2), è un raro disordine caratterizzato da ipoglicemia con iperinsulinemia e dalla presenza di anticorpi anti-insulina ad alto titolo in soggetti non precedentemente esposti a trattamento con insulina esogena. Si suppone che in questa condizione gli anticorpi leghino l’insulina circolante, sia nella fase di digiuno sia in quella postprandiale quando i livelli di insulina aumentano notevolmente, cosicché l’insulina viene in qualche modo sequestrata e ne viene impedita la sua azione ipoglicemizzante. Secondo questo modello, l’insulina verrebbe in seguito rilasciata dagli anticorpi a una velocità più o meno costante creando uno stato di equilibrio dinamico tra forma libera e forma legata. Pertanto, nell’immediato periodo postprandiale, si verificherebbe un condizione di insulinoresistenza pre-recettoriale non superabile anche da una betacellula normalmente funzionante e che potrebbe portare anche al riscontro di valori glicemici postprandiali elevati; al contrario, nel periodo postprandiale tardivo o a digiuno, la continua dismissione di insulina dai depositi circolanti favorirebbe l’insorgenza di ipoglicemie anche sintomatiche quando la concentrazione ematica dell’ormone risulta inappropriatamente elevata rispetto alla concentrazione di glucosio. Infatti, generalmente gli episodi ipoglicemici si verificano a digiuno e lontano dai pasti. Talvolta il riscontro di una glicemia elevata due ore dopo l’assunzione di glucosio può portare a una diagnosi di ridotta tolleranza al glucosio o diabete di tipo 2, che ritarda la scoperta della sindrome da anticorpi anti-insulina(3,4). La sindrome si verifica in soggetti con specifici alleli HLA (HLADRB1*04:06, frequente in Giappone, e HLA-DRB1*04:03, frequente nell’Europa meridionale) ed è spesso scatenata dall’assunzione di farmaci contenenti gruppi sulfidrilici(5), che si suppone alterino la struttura dell’insulina rendendola maggiormente immunogenica. Il trattamento prevede l’educazione a un regime alimentare con pasti piccoli, frequenti e ricchi in fibre. Nei casi in cui la terapia non farmacologica non sia sufficiente è previsto l’uso di farmaci quali acarbosio, diazossido, somatostatina o prednisone; tuttavia i dati a favore di queste scelte terapeutiche sono, data l’estrema rarità della condizione, per lo più aneddotici e basati su case report. Occasionalmente, nei pazienti non rispondenti alla terapia farmacologica, è stato proposto l’uso della plasmaferesi per rimuovere gli anticorpi anti-insulina circolanti dal sangue. La paziente, di cui viene descritta la storia clinica, aveva sviluppato la sindrome da anticorpi anti-insulina in assenza di fattori eziologici correlati. Infatti, nell’anamnesi patologica remota e familiare non erano emerse altre malattie autoimmuni 34 A.G. Ametrano et al. e non era stata riportata l’assunzione di alcun farmaco che potesse aver causato la sindrome. La recidiva era invece occorsa perché la paziente aveva iniziato l’assunzione di acido alfa-lipoico (Fig. 1). Questo aspetto indica che, indipendentemente dalla causa che ha portato allo sviluppo di anticorpi anti-insulina, in pazienti con diagnosi di IAS è raccomandato evitare l’assunzione di farmaci contenenti gruppi sulfidrilici. Infatti, l’acido alfa-lipoico si trova, oltre che in numerosi integratori, anche nel fegato e negli spinaci; è considerato una sostanza sicura ed è dotato di potere antiossidante 400 volte maggiore di quello delle vitamine C ed E(6); è usato per il trattamento della neuropatia diabetica, per un migliore controllo della glicemia e per la perdita di peso negli obesi. È possibile che la sua forma ridotta alteri il ponte disulfurico sulla catena alfa dell’insulina rendendola riconoscibile dalle cellule presentanti l’antigene e dai linfociti T in soggetti con specifico aplotipo HLA. Il primo caso di IAS indotta da acido alfa-lipoico in un paziente caucasico è stato riportato da Bresciani et al.(7) in Lombardia. Successivamente, Gullo et al.(8) hanno descritto altri 6 casi in meno di due anni. È verosimile che nel futuro, a causa del sempre più frequente uso di integratori a base di acido alfalipoico, si potrà osservare un aumento di incidenza di IAS. In caso di ipoglicemia con livelli inappropriati di insulina, in soggetti non diabetici e che non assumono farmaci ipoglicemizzanti, è richiesta la massima attenzione nel considerare, tra le cause di iperinsulinismo, anche la presenza di anticorpi anti-insulina. Un dato di laboratorio che può suggerire la presenza di IAS è la coesistenza di livelli particolarmente elevati di insulinemia a fronte di livelli non così elevati di C-peptide OH O S Flow-chart diagnostico-terapeutica Sindrome da anticorpi anti-insulina Anamnesi Episodi ipoglicemici, tipicamente lotano dai pasti Soggetto non diabetico e che non assume farmaci ipoglicemizzanti Assunzione di farmaci contenenti gruppi sulfidrilici Storia personale e/o familiare di malattie autoimmuni Aplotipi HLA-DRB1*04:06 e HLA-DRB1*04:03 Esame obiettivo Constatazione della triade di Whipple Esami di laboratorio e strumentali Esami di laboratorio Glicemia, insulinemia, C-peptide in corso di crisi ipoglicemica Se necessario, effettuare test del digiuno o test del pasto misto (vn: quando glicemia < 55 mg/dl, insulina < 3 μU/ml e C-peptide < 0,6 ng/ml) Test al glucagone al termine del test del digiuno (un aumento della glicemia superiore a 25 mg/dl dopo 30 minuti indica che l’ipoglicemia è provocata dall'insulina) Anticorpi anti-insulina, solitamente presenti ad alto titolo (vn: < 7%) Esami strumentali Raramente necessari TC o RMN addome (per escludere insulinoma) Eco-endoscopia (per escludere insulinoma) Diagnosi differenziale Insulinoma e tumori extrapancreatici secernenti IGF-II Nesidioblastosi Ipoglicemia factitia Sindrome da insulino-resistenza di tipo B Diabete mellito di tipo 2 all’esordio Dumping sindrome Diagnosi eziologica Presenza di anticorpi anti-insulina ad alto titolo nel siero S Acido alfa-lipoico Terapia Pasti piccoli, frequenti e ricchi in fibre Acarbosio, diazossido, somatostatina Prednisone Plasmaferesi OH O HS SH Acido diidrolipoico Figura 1 Struttura dell’acido alfa-lipoico e dell’acido diidrolipoico. sierico (Tab. 1). Questo dato, che si differenzia da quanto osservato nei casi di insulinoma, evidenzia la particolare patogenesi della IAS, in cui l’insulina è sequestrata dagli anticorpi specifici e si accumula nel sangue, raggiungendo livelli particolarmente elevati, laddove questo non avviene per il C-peptide. Il dosaggio degli anticorpi anti-insulina, che risulteranno presenti di solito a titoli particolarmente elevati, fornirà la conferma diagnostica. Nell’esame della terapia assunta, che evidentemente deve riguardare anche gli integratori, occorrerà poi escludere una possibile reazione avversa a un farmaco contenente gruppi sulfidrilici, quale per esempio l’acido alfalipoico. Un caso di ipoglicemia a digiuno e iperglicemia postprandiale da anticorpi anti-insulina Bibliografia 1. Cryer PE, Axelrod L, Grossman AB, Heller SR, Montori VM, Seaquist ER et al. Evaluation and management of adult hypoglycemic disorders: an Endocrine Society clinical practice guideline. J Clin Endocrinol Metab 2009;94:709-28. 2. Hirata Y, Ishizu H, Ohuchi N. Insulin autoimmunity in a case with spontaneous hypoglycemia. J Jap Diab Sot 1970;13:312-9. 3. Lupsa BC, Chong AY, Cochran EK, Soos MA, Semple RK, Gorden P. Autoimmune forms of hypoglycemia. Medicine (Baltimore) 2009;88:141-53. 4. Nasu T, Suzuki R, Okamoto Y, Miyata K, Uno A, Nakao R et al. Late postprandial hypoglycemia due to bioactive insulin disso- 35 ciation from autoantibody leading to unconsciousness in a patient with insulin autoimmune syndrome. Intern Med 2011; 50:339-43. 5. Uchigata Y, Hirata Y, Iwamoto Y. Drug-induced insulin autoimmune syndrome. Diabetes Res Clin Pract 2009;83:e19-20. 6. Takeuchi Y, Miyamoto T, Kakizawa T, Shigematsu S, Hashizume K. Insulin autoimmune syndrome possibly caused by alpha lipoic acid. Intern Med 2007;46:237-9. 7. Bresciani E, Bussi A, Bazzigaluppi E, Balestrieri G. Insulin autoimmune syndrome induced by α-lipoic acid in a Caucasian woman: case report. Diabetes Care 2011;34:e146. 8. Gullo D, Evans JL, Sortino G, Goldfine ID, Vigneri R. Insulin autoimmune syndrome (Hirata disease) in European Caucasians taking α-lipoic acid. Clin Endocrinol (Oxf) 2013;Sep 21.
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