GIOVEDÌ 11 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 215 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281 CRISI DELLA DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA Il dibattito La medicina tra umanità e forza della tecnologia Rock e nostalgia L’album degli U2 gratis su iTunes Su Sette La vendemmia 2014 sarà una sfida alla crisi di Claudio Magris alle pagine 34 e 35 di Andrea Laffranchi a pagina 43 Domani il magazine in edicola con il Corriere Giannelli Svolta LA SOLITUDINE AL POTERE Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 40 9 1 1> © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ad di Fiat-Chrysler nuovo presidente: l’azienda resterà italiana Si consuma il divorzio tra la Ferrari e Luca Cordero di Montezemolo, che dice addio al Cavallino dopo 23 anni, con la conquista di 19 titoli mondiali. Avrà una liquidazione da 27 milioni di euro. L’amministratore delegato di FiatChrysler Sergio Marchionne, nuovo presidente: «Lascia un’azienda in salute, che resterà italiana». La strategia Alonso e i motori Così cambierà la Scuderia di ARIANNA RAVELLI DA PAGINA 2 A PAGINA 6 Basso, Carretto, Chiesa Massaro, Sideri A PAGINA 6 Scenari La spinta di Marchionne: si deve tornare a vincere di SERGIO BOCCONI «S i deve tornare a vincere perché è nel nostro Dna»: è la spinta di Sergio Marchionne, nuovo presidente della Ferrari, durante la conferenza stampa con Luca Cordero di Montezemolo. A PAGINA 3 Milano: oltre all’amministratore delegato del gruppo, coinvolti anche Scaroni e Bisignani Il voto in Emilia Eni, Descalzi sotto inchiesta TRA INDAGINI E GARANTISMO PD PRIGIONIERO DI SE STESSO I pm: mega tangente in Nigeria. Londra sequestra 190 milioni di LUIGI FERRARELLA e GIUSEPPE GUASTELLA Presentata la Commissione ALLE PAGINE 10 E 11 Bianconi, Martirano CONTINUA A PAGINA 39 A PAGINA 13 una parola che difficilmente comparirà SOTTO IL SEGNO Ssaràesullec’è«deroga». agende di questa Commissione europea Quella che si è insediata a Bruxelles DELLA CANCELLIERA sembra «die Kommission»: un organismo filotedesco e di centrodestra. di LUIGI OFFEDDU A PAGINA 17 Veti incrociati per le nomine Legnini dal governo verso i vertici del Csm Lite sulla Consulta Il delitto Bossetti vuole un altro prelievo sugli abiti della vittima. I legali: va liberato Yara, 90 giorni dopo si riparte dal Dna di GIULIANA UBBIALI D opo quasi novanta giorni trascorsi in carcere, in isolamento, Massimo Giuseppe Bossetti, accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, continua a professarsi innocente. Eppure, secondo le analisi disposte dal pm, c’è il suo Dna sugli slip e sui leggings della giovane. I difensori sanno che questo è il pilastro dell’inchiesta, così hanno presentato al gip un’istanza di scarcerazione dell’imputato chiedendo un nuovo prelievo sugli indumenti. A PAGINA 20 Fiorentina-Napoli Coalizione di 40 Paesi L’ultima perizia: quando De Santis sparò al tifoso era a terra ferito Parla Obama: bombardamenti anche sulla Siria per sradicare l’Isis di FULVIO FIANO di MASSIMO GAGGI A PAGINA 21 F Ennesima giornata di veti incrociati sul pacchetto di nomine per la Corte costituzionale e il Consiglio superiore della magistratura. Nuova «fumata nera» per la Consulta, mentre per il Csm hanno raggiunto il quorum solo le new entry del Pd: il sottosegretario Giovanni Legnini (524 voti) e il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani (499 voti). Legnini è ora favorito per la poltrona di vice di Giorgio Napolitano al Csm. La guida dell’Europa al partito del rigore I Presentato dal presidente Juncker (a sinistra) il nuovo governo della Ue. ALLE PAGINE 16 E 17 Caizzi, Montefiori di ANTONIO POLITO orse, col senno di poi, sarebbe stato meglio per Renzi se i magistrati di Bologna avessero fatto qualche giorno di ferie in più. Invece «la Procura ha lavorato anche in agosto», ha spiegato implacabile il vicecapo dell’ufficio. Risultato: primarie emiliane nel caos, direzione del partito rinviata, festa dell’Unità rovinata. Per quanto di modesta entità giudiziaria, l’inchiesta di Bologna è una bella tegola per il Pd renziano. Innanzitutto perché ricorda che il nuovo gruppo dirigente non è così vergine da non avere un passato, in cui viaggiò in auto blu e fu esposto agli incerti del mestiere (soprattutto nei consigli regionali con «nota spese selvaggia»); né è così fraternamente unito da non conoscere le notti dei lunghi coltelli, come quella che si sta consumando nella roccaforte emiliana e che solo i nuovi cremlinologi del renzismo sanno spiegare. l nuovo amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, è indagato dalla Procura di Milano per l’ipotesi di «corruzione internazionale» di politici in Nigeria in relazione a una concessione petrolifera da 1 miliardo di dollari. Inquisiti anche Paolo Scaroni e Luigi Bisignani. E la Corte di Londra sequestra 190 milioni a mediatori nigeriani. LAPRESSE / AP / GEERT VANDEN WIJNGAERT E allora viva le istituzioni monocratiche, abbasso la democrazia rappresentativa. Come sostituirla? Con un tweet, nuova fonte oracolare del diritto. O con una fonte orale: ne ha appena fatto uso il ministro Orlando, annunziando un emendamento al decreto sulla giustizia. Anche se quel testo nessuno lo conosce, anche se Napolitano non l’ha ancora timbrato, anche se la competenza ad emendarlo spetterebbe semmai all’intero Consiglio dei ministri. Ma quest’ultimo è l’ennesimo organismo collegiale caduto ormai in disgrazia, sicché ciascun ministro fa come gli pare. Sempre che sia d’accordo poi il primo ministro, dinanzi al quale tutti gli altri non sono che sottoministri. E lui, l’uomo solo al comando, come comanda? Berlusconi seguiva l’onda dei sondaggi, a costo di cambiare idea tre volte al giorno, se gli piovevano sul tavolo tre rilevazioni differenti; Renzi non sonda, consulta. Il 15 settembre s’aprirà la grande consultazione sulla scuola, dopo quella sullo sblocca Italia, sulla giustizia, sulla burocrazia, sul Terzo settore. Anche la riforma costituzionale (art. 71) fa spazio a nuove «forme di consultazione». Nel 1992 fu l’utopia di Ross Perot, outsider alle presidenziali americane: una società atomistica, in cui ciascuno potesse promuovere o bocciare qualunque decisione di governo, schiacciando un tasto sul computer mentre fa colazione. Non è l’utopia di Renzi, anche perché in Italia i consultati non decidono alcunché. Ma la consultazione è diventata lo strumento per stabilire un rapporto verticale con il leader, nel vuoto di rapporti che segue l’eclissi di ogni aggregazione collettiva. Il risultato? Parafrasando Gaber: l’incontro di due solitudini, in un Paese solo. michele.ainis@uniroma3.it www.abb.it Ferrari, l’addio di Montezemolo Una liquidazione da 27 milioni di MICHELE AINIS L Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: servizioclienti@corriere.it Fondato nel 1876 www.abb.it a democrazia è un ca n t i e re s e m p re aperto. Ogni giorno si forma e si trasforma, anche se per lo più non ci facciamo caso. La folla dei muratori nasconde l’opificio, la polvere di calcinacci ci impedisce di vedere. Eppure sta cambiando, qui, adesso. E la cifra della sua metamorfosi si riassume in una parola: solitudine. Dei leader, dei cittadini, delle istituzioni. Ne è prova il confronto tra l’uomo che ha segnato gli ultimi vent’anni e quello che forse dominerà il prossimo ventennio. Berlusconi inventò il partito personale, schiacciato e soggiogato dal suo capo. Ma un partito c’era, con i suoi gonfaloni, con i suoi colonnelli. Invece Renzi è un leader apartitico, senza partito. Ha successo nonostante il Pd, talvolta contro il Pd. Il suo colore è il bianco, come la camicia sfoggiata a Bologna insieme agli altri leader della sinistra europea. E il bianco è un non colore, non esprime alcuna appartenenza. D’altronde tutti i soggetti associativi sono in crisi, perciò sarebbe folle legarsi mani e piedi alle loro sventure. La fiducia nei partiti vola rasoterra dagli anni Novanta; adesso è sottoterra, al 6,5%. Nelle associazioni degli imprenditori credono ancora 3 italiani su 10, e appena 2 nei sindacati. È in difficoltà pure la Chiesa, ma papa Francesco riscuote il 91% delle simpatie popolari. Come peraltro Renzi, che surclassa la popolarità del suo governo (64%). Perché contano i singoli, non gli organismi collettivi. Contano i sindaci, non i consigli comunali. Conta il governatore, non l’assemblea della Regione: se il primo inciampa, cadono tutti i consiglieri. Mentre il Parlamento nazionale è già caduto, è un fantasma senza linfa: per Eurispes, se ne fida il 16% degli italiani. Invece il presidente della Repubblica, sia pure in calo, rispetto al Parlamento triplica i consensi. In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 A PAGINA 18 2 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Primo Piano Il divorzio La scelta Il cambio Sono arrivati assieme alla conferenza stampa, a bordo di una Rossa guidata dall’ex numero uno di Maranello Marchionne (a sinistra) e Montezemolo ieri a Maranello «La nuova Ferrari resterà italiana» Marchionne: mancanza di convergenze. Montezemolo: lascio un gruppo forte Accordo per una liquidazione da 27 milioni di euro al presidente uscente La vicenda A Cernobbio L’affondo: «Nessuno è indispensabile» «Nessuno è indispensabile». Con questa frase, pronunciata domenica scorsa al forum di Cernobbio, Sergio Marchionne mette implicitamente in discussione la permanenza di Luca Cordero di Montezemolo in Ferrari L’incontro a due Il faccia a faccia martedì scorso a Maranello Martedì scorso Sergio Marchionne è stato a Maranello (Modena), nel quartier generale della Ferrari, dove ha avuto un incontro a due con Luca Cordero di Montezemolo. Le voci sull’avvicendamento sono così diventate più concrete I conti Oggi i risultati del primo semestre Oggi la Ferrari presenterà i risultati del primo semestre 2014. In un primo tempo era parso che il cambio nella governance e il cambio alla presidenza sarebbe stata annunciata in quest’occasione, invece l’annuncio è arrivato ieri DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MARANELLO — Arrivano insieme alla conferenza stampa, Sergio Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo, a bordo di una Ferrari guidata proprio dal presidente dimissionario. Montezemolo ha appena lasciato la società di cui è stato numero uno per 23 anni e nella quale era entrato oltre quarant’anni fa: «La prima volta che venni a Fiorano era il gennaio 1973, Enzo Ferrari mi disse: “Ho bisogno di un giovane come lei, sono troppi anni che non vinciamo in formula 1”», ricorda allungando una pacca sulla spalla a Marchionne, che sta al gioco e sorride. Domenica scorsa proprio una battuta critica di Marchionne sui risultati non lusinghieri in F1 negli ultimi sei anni è stata l’elemento che accelerato il passaggio di consegne. «Con Sergio ci siamo parlati molto, ci sono state incomprensioni nel weekend e anche il motore rotto da Alonso a Monza non ha giovato», ha sorriso Montezemolo. L’immagine offerta dai due manager è comunque di ami- cizia, così come le dichiarazioni, sia pure tra frecciate benevole. Marchionne: «Voglio ringraziarlo per l’amicizia, per il fatto che ci siamo sopportati bene per 10 anni». E Montezemolo: «Abbiamo cominciato a polemizzare nel 2002 al cda del Lingotto». Ma c’è anche diversità sul futuro del Cavallino. Su una cosa sono comunque d’accordo: la Ferrari deve tornare a vincere. «Luca lascia un’azienda in L’uscita Il presidente delle Rosse lascerà il 13 ottobre dopo i festeggiamenti per i 60 anni del Cavallino stato di salute ottima», riconosce Marchionne. «Ma la gestione sportiva, Luca lo sa meglio di me, continua ad essere un elemento essenziale, perché vincere in pista fa parte del Dna, e lavoreremo come dannati per cercare di riconquistare posizioni». E Montezemolo chiosa: «Il mercato più in crescita sono gli Usa, dove la F1 non esiste, ma le vittoria sono in funzione della credibilità e della forza del marchio». Ora si guarda al futuro, alla prossima quotazione a Wall Street dell’azionista (al 90%) Fiat-Chrysler sotto il nuovo marchio Fca: «È un momento storico», dice Montezemolo, «bisogna vedere da dove si è partiti, nel 2004 siamo stati chiamati (ai vertici Fiat, ndr) in un periodo in cui solo Sergio e io sappiamo quanto era difficile, con un’azienda con molte più gambe nel baratro che non nel futuro. Prevedevo di andare via a fine 2015 ma siamo di fronte a una svolta epocale. Oggi è giusto che Ferrari contribuisca a un’operazione» come la quotazione americana, «ed è giusto che la conduca Marchionne, c’è bisogno di un unico regista». Il giorno atteso per lo sbarco a Wall Street è il 13 ottobre, e fino a quella data Montezemolo resterà al vertice della casa di Maranello, da cui si congeda con una buonuscita di 27 milioni di euro (la metà da erogare in 20 anni). «Vedere che la Ferrari darà un contributo importante all’operazione che apre un ciclo nuovo mi riempie d’orgoglio. La Ferrari insieme alla mia famiglia ha rappresentato e rappresenta la cosa più importante della mia vita», dice commosso. «Ora avrò più tempo e meno stress, potrò andare a prendere a scuola mio figlio di 4 anni». E rivolto ai giornalisti, ridendo: «Mi mancheranno le cazzate che spesso avete scritto». Al Museo Ferrari comincia dunque l’era Marchionne, che «resterà a lungo» al vertice. E promette: «Ferrari non sarà mai integrata in Fca, non la faremo inquinare da un sistema automobilistico di mass market. In Ferrari hanno avuto una libertà strategica e operativa che vogliamo continuare ad avere». E c’è un motivo: «Preservare l’esclusività del marchio». È un altro punto di accordo con Montezemolo: «Non sono tanti gli azionisti che vogliono vendere meno macchine», riconosce il 67enne presidente uscente parlando del limite delle 7 mila Rosse prodotte ogni anno, «noi abbiamo venduto meno macchine e portato più utili. Da quest’anno in poi ci sarà un piccolo fi- siologico aumento, perché non possiamo avere liste di attesa che favoriscono solo i concorrenti». La difesa del marchio passa anche dalla italianità del Cavallino, dice Marchionne: «Sarebbe osceno, inconcepibile produrla in America o fuori dall’Italia. La Ferrari è e resterà a Maranello, non bisogna scherzare sulla realtà produttiva dell’azienda». La continuità è garantita anche dall’ammini- Il consiglio Oggi a Maranello il consiglio esaminerà i conti semestrali del gruppo stratore delegato, Amedeo Felisa. La distinzione tra i due è sul passaggio generazionale chiesto da Marchionne. «Luca ha fatto un grandissimo lavoro nel ristabilire i conti di questa azienda. Negli ultimi sette mesi tra noi si sono intensificati i confronti su quanto sarebbe durato il suo impegno in Ferrari perché c’è esigenza di un passaggio generazionale. È stata una questione di convergenza su alcuni punti e mancanza su altre, e la tempistica ha creato le condizioni per il cambiamento. Io ho sempre insistito sulla governance e sulla prevedibilità delle successioni». In questo, spiega, il consiglio di amministrazione di Fca è sovrano: «Io penso a una serie di successori che possono rimpiazzarmi in ogni momento. Il consiglio sa qual è quell’elenco e qual è la mia preferenza in caso di successione». La gestione unitaria di Ferrari in Fca non comporterà comunque cambi di strategia. La quotazione del Cavallino «non è nei piani adesso», chiarisce Marchionne, «non è né esclusa né inclusa». E in ogni caso «la responsabilità di Ipo Ferrari o di un aumento di capitale non è una scelta mia. Tutte le scelte strategiche dipendono dal cda». Escluso anche il famoso «polo del lusso» con Alfa Romeo e Maserati: «La Ferrari ha un segmento per se stessa». Fabrizio Massaro fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA L’accordo Entro gennaio versati 13,2 milioni, gli altri entro il 2035 Tutte le clausole del contratto e il vitalizio a rate per 20 anni DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MARANELLO — «Mettete una buona parola», scherza l’ormai ex presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo rivolto ai giornalisti che gli chiedono della sua buonuscita. E aggiunge: «La Fiat sappia che è sempre troppo poco». È il siparietto con l’amministratore delegato di Fiat Chrysler, Sergio Marchionne, durante la conferenza stampa che sancisce il divorzio di Montezemolo dal Cavallino Rampante dopo 23 anni alla guida della casa di Maranello. Sui compensi non scherza invece Marchionne che rinvia la risposta a una nota ufficiale: «La Fiat dirà quello che deve dire entro i tempi previsti dai regolamenti di Borsa», ha tagliato corto. E così, a mercati chiusi, è arrivato il comunicato. In sintesi, come buonuscita Luca Cordero di Montezemolo incasserà circa 27 milioni. Un accordo su cui la Fiat e l’ex presidente della Ferrari stavano lavorando da tempo. Del resto era ormai da mesi, ha spiegato Gli extra A Montezemolo resterà il diritto di acquistare prodotti Fiat con facilitazioni e di utilizzare alcuni servizi di sicurezza Marchionne, che l’avvicendamento a Maranello era sul tavolo del gruppo. Difficile credere che l’intesa sia stata trovata tra domenica, giorno delle critiche pubbliche dell’amministratore delegato di Fca alla gestione Ferrari di Montezemolo, e ieri. I 27 milioni sono una cifra ben al di sotto di quello che si vociferava nei giorni scorsi. E forse da qui nasce la stoccata di Montezemolo alla Fiat durante la conferenza stampa: «Sappia che è sempre troppo poco». L’ex presidente del Cavallino percepirà «l’indennità di fine mandato attribuitagli sin dal 2003 e già descritta nella Relazione sulla Remunerazione pubblicata dalla società, pari a cinque volte la componente fissa Compensi La nota ufficiale della Fiat della remunerazione annua di 2,7 m i l i o n i e q u i n d i i n to t a l e d i 13.710.000, pagabile nell’arco di vent’anni». A questa si sommano 13,2 milioni a fronte anche dell’impegno di Montezemolo di non svolgere attività in concorrenza con il gruppo Fiat sino al marzo 2017. «Sarà corrisposta la componente fissa e variabile della remunerazione dovuta sino a tale momento – spiega la nota – che corrisponde alla originaria scadenza del mandato in Ferrari, complessivamente pari a 13,2 milioni da erogare entro il 31 gennaio 2015». Infine «Montezemolo conserverà in via temporanea il diritto di acquistare prodotti del gruppo Fiat con alcune facilitazioni nonché di usufruire di taluni servizi attinenti la sicurezza». La buonuscita si va ad aggiungere agli emolumenti passati. Montezemolo negli ultimi dieci anni, tra stipendi, stock option e bonus ha già incassato dalla Ferrari compensi per circa 112 milioni complessivi. L’attenzione sull’indennità che Fiat avrebbe versato a Montezemolo aveva acceso due giorni fa l’attenzione della Consob, che ha chiesto al Lingotto di fornire informazioni all’Authority della Borsa (non al mercato). L’annuncio di ieri ha chiuso la pratica. Francesca Basso @BassoFbasso © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 90 italia: 51575551575557 Dieci anni (vissuti) in bilico Ricordi e consigli inascoltati 6.922 La Sergio Pininfarina La concept car Sergio Pininfarina presentata a Ginevra nel 2013 4 Miliardi. Il valore attribuito al brand Ferrari, che secondo la classifica Global 500 di Fortune è il più noto al mondo, davanti a Google 246 La FF La Ferrari FF al salone di Ginevra a marzo del 2011 Miliardi. Il fatturato realizzato nel 2013 dalla Ferrari. Nel primo semestre di quest’anno i ricavi ammontano a 1,35 miliardi La 458 La 458 Speciale presentata al salone di Francoforte nel settembre 2013 203 I concessionari nel mondo. Di questi, 82 sono in Europa 44 sono in Nord America, 40 nel Sud-est asiatico e 12 in Medio Oriente Forse era inevitabile: tante frasi, battute, «spallatine», ammiccamenti e ricordi spesi ieri nella conferenza stampa comune di Sergio Marchionne e Luca Cordero di Montezemolo hanno rivelato una distanza che sembra avere radici prima ancora nei caratteri diversi che nei fatti, recenti e non, che hanno portato alla rottura e alla «fine di un’epoca». Sorride e si lascia «sballottare» Marchionne quando Montezemolo sottolinea che è stato Enzo Ferrari a chiamarlo nel 1973: «Mi dice: avrei bisogno di un giovane come lei perché sono troppi anni che non vinciamo in Formula 1. Molti di più che dal 2008 a oggi», rimarca facendo riferimento alle dichiarazioni di Marchionne a Cernobbio. «Sono i corsi e ricorsi della storia», aggiunge, come a voler ribadire che lui la «sua vicenda professionale» non l’avrebbe chiusa ieri. E sorride pure Montezemolo quando l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler si sofferma sui «consigli»: «Luca me ne dà da quando lo conosco, dal tipo di macchina che devo guidare, consigli che ho seguito, al vestito da indossare, che siamo stati nominati lo stesso giorno consiglieri di amministrazione della Fiat. Un anno dopo siamo diventati presidente lui e io amministratore delegato. Abbiamo lavorato insieme nei primi anni condividendo preoccupazioni, problemi e successi». All’inizio vivono fianco a fianco comunque uno dei momenti più «neri» del gruppo del Lingotto. La morte di Umberto Agnelli, i conti in forte rosso, l’uscita di Giuseppe Morchio. Maranello e la Ferrari, dove Montezemolo è diventato presidente e amministratore delegato nel 1991, rappresentano in ogni caso un «mondo a parte». Uno dei brand più famosi al mondo, dal Duemila torna- miliardi e l’utile è pari a 246 milioni. Il decennio concluso con la «rivoluzione americana», che comunque sarà dai due condivisa nella giornata «clou» del 13 ottobre, sebbene con significati e prospettive diverse, segna simmetrie (come la volontà di giocare le proprie partite da protagonisti) e distanze nei caratteri che in alcuni momenti si rivelano anche pubblicamente. Come nell’ottobre 2007, per esempio, quando il Lingotto di Marchionne e di Montezemolo, presidente dalla primavera 2004 anche di Confindustria, anticipa ai dipendenti un aumento su un contratto nazionale bloccato da aspetti normativi. E l’annun- Al vertice Nominati insieme al vertice del Lingotto nel 2004. «I suggerimenti di Luca? Qualcuno l’ho seguito, altri no» Milioni. L’utile netto di Ferrari registrato nel 2013, in aumento rispetto ai 227 milioni di profitti del 2012 e ai 176 milioni del 2011 2,335 3 La storia Dalla nomina nel consiglio Fiat nel 2003 Le Rosse Per cento. La quota del capitale sociale di Ferrari detenuta dalla Fiat. Il restante 10% è in mano a Piero Ferrari, figlio del fondatore Enzo Le Ferrari consegnate nel 2013, il 5% in meno rispetto al 2012 non per un calo di richieste ma per l’esigenza di preservare l’esclusività del brand Primo Piano La California La Ferrari California T presentata al salone di Ginevra a marzo 2014 non ho seguito, fino ad altri dettagli che non vi riferisco». E Luca: «Anche in quelli non mi ha seguito». Però ritorna sul capitolo auto: «Quando ho conosciuto Sergio gli ho fatto vedere una bellissima Ferrari e lui mi ha risposto “io ho un’Audi quattro ruote motrici...”, poi ha cambiato idea». E Marchionne questa volta ride: «Completamente convertito». È serio invece l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler quando si parla della buonuscita: fa riferimento al comunicato, diffuso in serata. Mentre Montezemolo non si lascia scappare l’occasione per una battuta, anch’essa per la verità più seria che umoristica: «Fiat sappia che è sempre troppo poco». E ancora: sulla «americanizzazione» della Ferrari, frasesfogo riferita a Montezemolo. Marchionne ha ribadito che «Ferrari è nata e morirà italiana». E Montezemolo ironizza»: «La vera americanizzazione» è il modello in 10 esemplari per il mercato Usa che sarà presentato proprio il 13 ottobre, giorno della quotazione di Fca a Wall Street e dell’addio del presidente Ferrari, supercar e che costerà 2,5 milioni. Scambi e battute che raccontano molto del «decennio comune». «Nel 2003», lo ha ricordato Marchionne, «Luca e io Nel 2004 Luca Cordero di Montezemolo (a destra), allora presidente di Confindustria, con l’amministratore della Fiat, Sergio Marchionne, in una foto del 2004, l’anno in cui Montezemolo diventò presidente del Lingotto ta Campione del mondo di Formula 1 con Michael Schumacher, la Rossa è il «regno» di Montezemolo («assieme alla famiglia la cosa più importante della mia vita» ha detto ieri). Il bilancio che nel ‘91, anno del suo arrivo al vertice, si chiude con 329 milioni di ricavi e 12,1 di utile lievita: nel 2008 il fatturato è a quota 1,94 miliardi e i profitti sono a 230 milioni; nel 2013 le vendite sono cresciute a 2,3 L’autonomia La questione dell’indipendenza e dell’autonomia del Cavallino rampante e la strada della fusione in America cio, coincidenza storica vuole, viene dato proprio a Maranello dove, sede insolita, si svolge il consiglio di amministrazione del gruppo, con John Elkann vicepresidente. Ma l’aspetto che forse più caratterizza il percorso comune è la consolidata autonomia di Maranello. Montezemolo «è» la Ferrari, nel carattere, nei modi glamour, nel look e nel suo modo di rappresentarne il brand worldwide. La distanza è sempre più evidente dalla «severità» del capo-aziende che persegue la fusione in America e che sa bene che il Cavallino Rampante, fiore all’occhiello, gioiello della corona, contributore significativo ai ratio di redditività, non può presentarsi «opaco» in pista. «Si deve tornare a vincere — ha detto il neo presidente Marchionne — perché è nel nostro Dna, siamo capaci di farlo». Le «incomprensioni» , come diplomaticamente vengono definite le divergenze, esplodono. Lo dice Montezemolo: «il ritiro di Alonso a Monza con l’unico motore rotto nella stagione non ha aiutato». Anzi: ha chiuso il decennio comune e per la Rossa l’epoca di Re Luca. Sergio Bocconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Tradition Tourbillon a Fuso 7047 B R E G U E T B O U T I Q U E – V I A M O N T E N A P O L E O N E , 19 MILANO + 3 9 0 2 / 7 6 0 0 7 7 5 6 – W W W. B R E G U E T. C O M 4 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 italia: 51575551575557 5 Primo Piano Il divorzio Le reazioni Il piano industriale e la strategia dietro la svolta Il neopresidente: sarà la bandiera del gruppo. Esclusa la quotazione delle Rosse sul mercato MILANO — Che cosa cambia da oggi in Ferrari? Tutto e niente. E’ vero c’è un nuovo presidente, Sergio Marchionne che ne sostituisce un altro, altrettanto carismatico e famoso, Luca Cordero di Montezemolo. La passione, l’impegno, la determinazione, le motivazioni saranno le stesse, perché lo spirito di squadra rimane identico. Alle spalle delle vetture di Maranello rimane una formula vincente, in ogni settore di attività dell’azienda, perché la Ferrari supera ogni individualismo, è un’azienda che costruisce tutto da sola in assoluta autonomia. Circa 3.000 persone lavorano nelle fabbriche di Maranello e di Modena, di età media intorno ai 40 anni, con livello di istruzione elevato e l’inserimento di un 25%, tra operai ed impiegati, che proviene da una trentina di Paesi del mondo. A Maranello, vicino allo stabilimento, l’ingegner Enzo Ferrari aveva, con lungimiranza, fatto costruire, all’inizio degli anni Quaranta, un istituto di perfezionamento professionale. Diventato nel tempo pubblico, rappresenta il punto di riferimento per gli studenti promossi che vengono assunti in Ferrari. Questo è il patrimonio vero della Ferrari che rimarrà più italiana di prima, la capofila di una scuola, la bandiera per tutti i marchi di Fca a cui appartiene. E’ in atto un movimento in cui arte ed industria si mescolano, segnando nuove strade in cui non tutti possono accedere. L’industria è al centro di un nuovo modello di crescita che raf- Le Rosse nel mondo Svezia 1 2 EUROPA 2,335 miliardi Fatturato 2013 246 milioni Utile netto 2013 2 2 75 Canada 17 Usa 9 5 6.922 le auto consegnate nel 2013 2 4 miliardi il valore del brand Ferrari, che secondo la classifica Global 500 è il più noto al mondo I CONCESSIONARI Panama 1 2 1 10% 90% 8 Paesi del Golfo 1 Filippine Venezuela Malesia e Singapore 2 Indonesia Ferrari World Abu Dhabi 1 quota in mano a Piero Ferrari figlio del fondatore Enzo scritto» ha detto Montezemolo, ieri a Maranello, senza dover «integrare Ferrari in Fiat Chrysler» ha precisato Marchionne, sottolineando che «la Ferrari è nata e resterà sempre italiana». Nulla potrà essere prodotto fuori dai nostri confini, proprio per il ruolo che questo marchio copre nel mondo, qualsiasi evento che potrà succedere nei prossimi mesi non andrà a intaccare lo svolgimento di un programma che, per il nuovo presidente, vede solo il ritorno alla vittoria in pista «il mio impegno è duraturo». Possiamo credere che si butterà, a capofitto, per ritornare sul gradino più alto del podio, per ridare credibilità al potenziale umano e tecnico del brand, perché «vincere sui circuiti non è un’opzione negoziabile, conservare un’integrità stra- 1 Cile Australia Brasile 1 1 3 Argentina 4 Sudafrica Il controllo Quanto vale il marchio Il gruppo Fiat Chrysler controlla il 90 per cento della Ferrari, mentre il restante 10 per cento del capitale appartiene a Piero Ferrari. Attualmente il gruppo di Maranello viene valutato intorno ai 4-5 miliardi di euro. In passato si era ragionato su un suo possibile collocamento in Borsa, progetto poi sfumato. Sarà uno dei punti chiave della quotazione di Fca a Wall Street tegica è determinante per andare avanti». L’innovazione svolge una funzione di volano per stimolare le imprese ad arrivare per prime sui mercati globali, parti di una stessa catena che ha il compito di coadiuvare il passaggio a una gestione ancora più efficace. Amedeo Felisa resterà l’amministratore delegato della Ferrari, ma anche in questo caso, una sostituzione non avrebbe il significato di un ribaltamento. E’ vero, l’uscita di Montezemolo può essere considerata come la fine di Lo sbarco Il 13 ottobre la quotazione della FiatChrysler alla Borsa americana un’epoca, ma Fiat ha attraversato molte altre tempeste, profondamente dolorose. Rimane l’aspetto umano, le lacrime, la commozione di Montezemolo nel percepire l’irreversibilità della situazione che stava vivendo, non possono lasciare insensibili. La ragione delle divergenze degli ultimi giorni si trova in una visione totalmente diversa sul ruolo che la Ferrari dovrà ricoprire all’interno del nuovo gruppo. Se Montezemolo ha sempre considerato il Cavallino un’entità distaccata, autonoma, diversa da tutte le altre, Marchionne lo vede come un tassello, il più importante, del suo grande disegno industriale, pur escludendo, per il momento, qualsiasi ipotesi di Ipo indipendente. Bianca Carretto © RIPRODUZIONE RISERVATA La famiglia, l’assetto per la fusione e quella spinta delle nuove generazioni A Wall Street Negli Stati Uniti, patria del marketing, la Fca ha bisogno del pedigree Ferrari e del podio in Formula Uno l’epilogo del caso Ferrari con l’uscita accelerata del presidente Luca Cordero di Montezemolo. È il fattore «generazionale». La guida della galassia Agnelli, da John Elkann ad Andrea Agnelli, è in mano a under 40. Montezemolo è considerato una persona di famiglia e tutti ricordano che alla scomparsa di Umberto Agnelli la famiglia si affidò proprio a lui. Anche nel «divorzio» il sentimento che si respirava ieri nell’ambiente torinese era quello della riconoscenza. Eppure, il tempo passa e anche la prossima quotazione a Wall Street Giappone 29 Cina Il retroscena La telefonata con il presidente di Fca John Elkann. Il riconoscimento al manager uscente Le vittorie, certo, quelle del Cavallino che da troppo tempo non ci sono (la contabilità è crudele: non vince il mondiale dal 2008). L’argomentazione l’ha messa sul piatto, fin dal primo minuto, lo stesso Sergio Marchionne e in casa Agnelli - anche se la Ferrari non è una religione come la Juventus - ne sono tutti convinti. Squadra che vince non si cambia. E il corollario inverso è facile da declinare. Ma c’è un altro fattore, meno sportivo e forse anche più sottile, che ha influenzato 5 3 4 1 quota detenuta da Fca Il marchio Il progetto è di valorizzare il marchio senza l’integrazione in Fiat Chrysler del Cavallino Corea del Sud Medio Oriente 1 Rep. Domenicana Porto Rico IL CAPITALE SOCIALE forzerà la concorrenza, assicurando, contemporaneamente, nuovi posti di lavoro. Un mondo globalizzato che non ha più confini, sia dal punto di vista economico che finanziario, i mercati sono interdipendenti uno dall’altro, la crisi di una nazione può innescare reazioni imprevedibili in tutto il globo. Questa è la svolta che deve affrontare Fca, sospinta dai valori del Cavallino. La svolta che affronterà Marchionne nel momento in cui la nuova società verrà quotata a New York. «Un nuovo ciclo va ri- 1 Ucraina Marocco 5 Messico Stabilimento di Maranello Russia deve avere accelerato percorsi legati al bisogno del cambiamento. Forse è stato un fattore anche inconscio, emerso con chiarezza solo all’ultimo, nel weekend del doppio appuntamento Cernobbio-Gran premio di Monza quando le affermazioni del presidente uscente della Ferrari hanno scatenato o anticipato delle reazioni. D’altra parte è un fatto che il termine «generazionale», che sia un incontro o uno scontro, ha sempre più peso in Italia, dopo essere stato trasformato in ingrediente da campagna politica dal premier Matteo Renzi. Se c’è stato qualche screzio, comunque, si è trattato di questioni legate agli affari. Lo stesso Montezemolo ieri ci ha tenuto a fare sapere della telefonata, non la prima in questi giorni, con John Elkann. Come a dire che sui sentimenti non si scherza. Inoltre, se è vero che l’implosione è stata recente, la famiglia torinese insieme al management del Lingotto Gli Agnelli La famiglia In alto il presidente di Fiat Chrysler John Elkann, figlio di Margherita Agnelli. A destra in alto Maria Sole Agnelli, sorella dell’Avvocato e zia di John. Sotto il presidente della Juventus Andrea Agnelli, figlio di Umberto aveva già aperto la questione della presidenza futura della Ferrari. Il brand - il più famoso al mondo come certificato da una ricerca del 2013 che lo vedeva avanti anche alla Apple - diventerà sempre più centrale nell’ecosistema di una Fca quotata nel Nuovo mondo. Gli Stati Uniti sono la patria del marketing e la battaglia si gioca anche sull’immagine. Dunque, in soldoni, servono vittorie per il pedigree di tutta la galassia, anche se la Ferrari e la direzione sportiva, ci tengono a sottolineare, rimane indipendente. Piuttosto, a questo punto, essendo stato utilizzato come argomento forte del passaggio di consegne, ancora di più tutti attenderanno le Ferrari davanti alle bandiere a scacchi. Resta un fatto: le cose cambiano o, meglio, sono cambiate. E con l’uscita di Montezemolo anche dalla Fiat viene archiviato tutto un lungo pezzo di storia iniziato quando lo stesso manager insieme a Cristiano Rattazzi, il terzo figlio di Susanna Agnelli, correva su una 500 modificata Giannini con i soprannomi goliardici di «Virgilio» e «Nerone». Montezemolo conobbe l’Avvocato Gianni Agnelli all’Argentario quando i due, «Virgilio» e «Nerone», erano ancora dei sedi- Gli aneddoti L’amicizia con Cristiano Rattazzi, figlio di Susanna Agnelli, e le corse in 500 con i soprannomi Virgilio e Nerone cenni. Sono episodi e aneddoti come questo che danno il polso del legame forte tra la famiglia e Montezemolo. Ma allo stesso tempo sono anche l’indicatore di un cambio storico. Chissà se solo un anno fa, nel 2013, quando per la prima volta l’Accomandita di famiglia si riunì proprio a Maranello con tanto di visita alla fabbrica del Cavallino e al museo, qualcuno aveva potuto prevedere che sarebbe arrivato anche alla Ferrari il momento del dopo-Montezemolo. Massimo Sideri © RIPRODUZIONE RISERVATA Nuova Zelanda 1 Piazza Affari La Fiat in rialzo in Borsa, guadagna l’1,88% Non esiste un «borsino» dei tifosi, ma la Borsa ha sicuramente apprezzato il cambio alla presidenza della Ferrari. Il titolo Fiat è salito dell’1,88% chiudendo a 7,84 euro ad azione. Evidentemente i mercati credono che una Ferrari più interna al gruppo Fiat, così come accade per la Lamborghini alla Volkswagen, possa valorizzare il titolo. L’arrivo di Sergio Marchionne alla guida della Ferrari, che è il brand più noto al mondo in base alla classifica Global 500 di Fortune, potrebbe quindi anche favorire il collocamento delle azioni di Fiat Chrysler a Wall Street quando il 13 ottobre il titolo Fca sbarcherà a New York. Se, come dice Marchionne parlando di Formula1, quello che conta è il risultato, l’obiettivo del Lingotto nelle ultime settimane è stato raggiunto: il titolo Fiat, crollato a 6,26 euro dopo l’assemblea straordinaria del primo agosto, è tornato sopra i 7,7 euro, il corrispettivo che sarà pagato ai soci che hanno deciso di lasciare la società perché contrari ai mutamenti decisi dal board (fusione con Chrysler, trasferimento della sede legale nei Paesi Bassi), esercitando il diritto di recesso. Ora, per la controllante Exor, collocare le azioni provenienti dal recesso non sarà un problema. Le azioni recedute devono essere vendute a 7,7 euro mentre ormai per acquistarle sul mercato bisogna spendere di più. Fausta Chiesa fachiesa@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Primo Piano Il divorzio Il futuro Perplesso La diaspora Quante partenze Fernando Alonso, 33 anni, a Monza si è ritirato. Kimi Raikkonen ha chiuso 9° (Epa) Il dream team si è sparpagliato tra vacanze e altre scuderie DA UNO DEI NOSTRI INVIATI DA UNO DEI NOSTRI INVIATI MARANELLO — Per Sergio sono stati l’arma più affilata per colpire, o — se si preferisce — il pretesto per spiegare un addio già scritto, ma per altri motivi. Per Luca restano una ragione d’orgoglio, fonte di ricordi indimenticabili («Quella volta che l’avvocato Agnelli pianse al telefono»), al massimo fonte di qualche rammarico («Sarei un pazzo se non ne avessi. Per esempio abbiamo sottovalutato la complessità dei nuovi motori»). I risultati della Ferrari in pista: tu chiamale, se vuoi, «incomprensioni». Perché nel cuore di un passaggio epocale, tra la quotazione a Wall Street e la necessità di gestire una successione «pianificata», «Sergio e Luca» (come si chiamano tra loro) si sono ritrovati a parlare del motore di Alonso rotto a Monza («Non succedeva dal 2009 e di sicuro non ha aiutato», il commento di Montezemolo), e di titoli che al Cavallino mancano da sei anni. E che andranno rivinti al più presto. Già, ma come? Sergio Marchionne fa sì l’applauso per i 19 Mondiali e i 137 Gp vinti da Luca di Montezemolo, ma poi ribadisce (appena più velatamente) quanto detto a Cernobbio: «Bisogna dare credibilità alla Ferrari in pista, sono fissato. Bisogna tornare lì. Questo darebbe un sostegno al resto della Ferrari, e va oltre ad ogni tipo di vettura che possiamo fare. Vincere in pista non è negoziabile. Ma non ho il minimo dubbio che ci riusciremo. Arrivare secondi non fa bene alla Ferrari». E quindi, visto che in F1 si va veloci, bisogna già pensare a come cambierà la Scuderia nell’era Mar- MARANELLO — Ora che è uscito anche il numero 1, il presidente che è succeduto al fondatore Enzo Ferrari, si chiude davvero una storia. Quella del dream team, quella dei Mondiali vinti in successione da Michael Schumacher (che ora lotta per riprendersi la vita inchiodato a un letto), e da Jean Todt, dal 2009 presidente della Federazione. Certo è che, per una squadra come la Ferrari che aveva fatto della «stabilità» (per quanto «dinamica») la sua cifra, i cambiamenti negli ultimi anni sono stati moltissimi. Un po’ è stato un fenomeno fisiologico, un po’ si è applicata una logica troppo «calcistica». Il primo a lasciare è stato il mitico d.t. Ross Brawn: nel 2006, dopo l’addio di Schumi, si prende un anno sabbatico. In Ferrari sarebbe rientrato solo da team principal (ma era già stato scelto Domenicali), così rileva la Honda e vince un Mondiale con la Brawn Gp. Nei mesi scorsi Maranello lo ha ricercato allettandolo con una mega offerta, ma Ross per ora preferisce restare a pescare. Luca Baldisserri (colui che nel 2004 si inventò le quattro soste a Magny Cours) nel 2009 è il primo sacrificato sull’altare dell’impazienza. Rimane a Maranello e comincia un nuovo progetto, l’Accademia Ferrari (che chissà ora che fine farà…). In Alonso e un nuovo motore i primi nodi da risolvere Mattiacci resta team principal, in attesa di novità chionne. Intanto, la considerazione in cui l’a.d. di Fiat-Chrysler tiene la F1 fa pensare che non mancheranno gli investimenti: ieri è apparsa la consapevolezza che, negli ultimi anni, sarebbero stati necessari sforzi maggiori: «Faremo tutto quello che è necessario, anche a livello di risorse, per tornare a vincere». Per adesso non sono previsti ribaltoni. «Per la gestione sportiva — ha chiarito Marchionne — c’è Marco Mattiacci. Non mettiamo in dubbio i ruoli, queste non sono le elezioni. Mattiacci è il capo, basta». Però il nuovo team principal siede su una poltrona davvero scomoda: è stato scelto da Montezemolo e, anche se è gradito a John Elkann, per i nuovi responsabili cambiare non significherebbe sconfessarsi. Marchionne sa bene che «questa non è una grande stagione e bisognerà mettersi l’animo in pace», perché «c’è un problema di motore, c’è un cantiere aperto», ma ha tutta l’aria di non essere uno che aspetterà a lungo di vedere risultati. «Se ci saranno novità le comunicheremo» è poi una frase che fa sempre alzare le antenne. Il vero nodo da risolvere si chiama Fernando Alonso, anche se forse si risolverà da solo grazie ai vincoli del contratto che lega lo spagnolo, fino al 2016 compreso, al Cavallino: Fernando è da tempo scontento per l’assenza di risultati, ma per liberarsi deve essere d’accordo anche la Ferrari, oppure deve smettere di correre. Però, non a caso, ha smesso di par- Contratto fino al 2016 Il pilota è vincolato da un contratto fino al 2016: è scontento, ma per liberarsi gli serve il consenso della Ferrari Vincere in fretta La ricerca di risultati in pista obiettivo immediato del team di Maranello: «Arrivare secondi non fa bene alla Ferrari» lare di rinnovo: la trattativa (aveva chiesto un adeguamento di stipendio da 18 a 30 milioni) si è arenata e ora lo spagnolo è confuso. Anche perché gli viene a mancare un altro punto di riferimento: Emilio Botin, il presidente di Santander scomparso ieri, l’uomo che sponsorizzò il suo arrivo alla Ferrari (a medio-lungo termine, la morte di Botin potrebbe avere effetti anche sul rapporto commerciale con il team, anche se la figlia Ana, nominata a succedere al padre, resta vicina alla famiglia: tanto che era presente all’anniversario di matrimonio di John). Insomma, Marchionne dovrà subito «riconquistare» Alonso perché lo spagnolo non può rimanere due anni da scontento; in caso contrario, a Maranello punterebbero su Sebastian Vettel. Ma chi conosce bene la F1 sa che l’instabilità non aiuta una squadra che ha bisogno di tornare sul mercato: vale per i piloti, vale anche per i tecnici. Mesi fa, qualche importante trasferimento già fatto è sfumato (Andy Cowell, area motori Mercedes) o si è reso più difficile (Adrian Newey, genio dell’aerodinamica) con l’uscita di scena dell’ex team principal Stefano Domenicali. Lo stesso potrebbe accadere ora. Infine, la F1 è lo sport più politico che esista: Mattiacci, arrivato solo ad aprile, era seguito da vicino da Montezemolo. Ora è vero che Marchionne ha chiarito che «non è che mi preoccupi tanto trattare con Ecclestone o Todt, ne ho avute di trattative difficili», però è impensabile che sia altrettanto presente. Insomma, le sfide non mancano. Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Vincente Ross Brawn, 59 anni, è stato direttore tecnico della Ferrari per 10 anni: dal 1996 al 2006 (Epa) Sostituito Dopo 23 anni in Ferrari, Stefano Domenicali si è dimesso il 14 aprile. Al suo posto Marco Mattiacci Licenziato Aldo Costa, 53 anni, è stato allontanato dalla Ferrari dopo 5 Gp nel 2011. Oggi è in Mercedes quell’anno salta anche Mario Almondo, perché si decide di far crescere Aldo Costa come d.t. L’anno successivo, dopo il suicidio sportivo di Abu Dhabi, viene sostituito Chris Dyer, responsabile della strategia errata, un po’ perché ci vuole il sangue, molto perché Alonso non ha più fiducia. Costa lo segue pochi mesi dopo, maggio 2011, in un altro annus horribilis: è la scelta forse più rimpianta a Maranello (Costa ora disegna le Mercedes vincenti), però l’ex d.t. paga alcune decisioni sbagliate (quando gli mostrano gli scarichi Toro Rosso a gennaio, quelli soffiati, li snobba, mentre un mese dopo parte il piano d’emergenza per copiarli). Forse l’errore è stato il ruolo: Costa in Mercedes è capo progettista (quello che faceva in Ferrari prima), non il direttore tecnico. L’arrivo di Pat Fry (dalla McLaren) nel 2010 innesca la partenza o lo spostamento in Gestione industriale di diversi tecnici che non condividono l’impostazione dell’inglese. Ora è stata messa in dubbio la capacità di leadership di Fry, infatti sopra a tutti c’è James Allison. Si arriva a quest’anno con le uscite clamorose del team principal Stefano Domenicali e del capo motorista Luca Marmorini (a Maranello, hanno ribadito anche ieri, è tutto un problema di motore: Marmorini ha idee diverse). Ora si ricomincia con un nuovo presidente, e (forse) un altro giro di valzer. a. rav. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 italia: 51575551575557 7 8 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Primo Piano Democratici Il caso Emilia, Bonaccini non si ritira Contestate spese per 4 mila euro Il candidato renziano porta gli scontrini in Procura e «scommette» sulla possibilità di uscire dall’inchiesta L’intervista Dopo l’uscita di scena Richetti: l’indagine c’entra solo in parte Io sollecitato da Roma Ma non dal premier BOLOGNA — «Matteo Renzi non mi ha mai chiesto di ritirarmi dalle primarie ma certo da Roma e in Emilia ho ricevuto sollecitazioni a fare un po’ di ordine nel quadro che si era creato». Il deputato modenese del Pd e renziano della prima ora, Matteo Richetti, il giorno dopo il suo drammatico abbandono della corsa per la scelta del candidato del centrosinistra a governatore dell’Emilia-Romagna, dà la sua versione definitiva dei fatti. Nella serata di ieri ha anche tentato di fare chiarezza sul terremoto politico-giudiziario delle ultime ore che ha messo a rischio lo svolgimento delle primarie per la scelta del successore di Errani pubblicando un video sui social network. Perché si è ritirato all’ultimo momento a poche ore dalla presentazione delle firme necessarie per la candidatura e dopo che Renzi aveva dato il via libera alla competizione. «Ho scelto di fermarmi — spiega Richetti — per semplificare il quadro e per evitare ogni possibile strumentalizzazione e divisione, ho cercato di fare una scelta che rafforzasse il lavoro del Pd». Lei ha comunicato la sua decisione ai fedelissimi prima di sapere dell’indagine. Difficile però pensare che l’inchiesta non abbia influito sulla sua scelta. «La mia decisione ha coinciso con le informazioni che poi mi sono arrivate sull’indagine e per questo ho ritenuto ancora più opportuno ritirarmi. Posso dire che le motivazioni che mi hanno portato a fermarmi dalla corsa si sono sommate». La Procura l’ha iscritta Le spese registro degli indagaIn questo mandato nel ti per peculato nell’ambito dell’inchiesta avviata sono stati aboliti due anni fa sulle spese vitalizi, auto blu dei consiglieri. Se l’aspete spese di tava? Come ha vissuto rappresentanza, non queste ultime ventiquattro ore? si può dimenticare «Io sono assolutamente sereno, anzi sono serenistutto questo simo. I magistrati stanno facendo un lavoro rigoroso, spiegherò punto su punto l’operato di questi anni. In questo mandato sono state abolite le auto blu, i vitalizi e le spese di rappresentanza, non si può dimenticare tutto questo. La nostra corsa va avanti, non ci lasciamo fermare e intimidire, andiamo avanti a testa alta». È vero che lei ha ricevuto forti pressioni politiche da Roma perché si ritirasse dalle primarie del centrosinistra? «Io non ho mai parlato di pressioni politiche da Roma, ho solo raccontato di aver avuto da più parti sollecitazioni per fare un po’ di ordine nel quadro delle primarie». Non è la stessa cosa detta con parole diverse? «Ma questo ragionamento non me l’hanno fatto solo da Roma, molti amministratori mi hanno detto le stesse cose anche qui in Emilia». Renzi le ha mai chiesto esplicitamente di non correre per la successione a Vasco Errani? «Matteo Renzi non mi ha mai chiesto di fare o non fare qualcosa». Il suo principale competitore, il segretario regionale del Pd Stefano Bonaccini, anche lui indagato per peculato nella stessa inchiesta, sembra intenzionato a rimanere in campo. Lei cosa pensa che debba fare? «Bonaccini farà le sue valutazioni. La mia decisione non ha riguardato solo l’indagine e naturalmente non basta essere iscritti nel registro degli indagati per essere colpevoli di qualche cosa. Però ognuno, compreso Bonaccini, su queste cose deve fare una scelta che parte da una riflessione personale». ❜❜ Olivio Romanini © RIPRODUZIONE RISERVATA DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BOLOGNA — Cercasi rovesciata acrobatica alla «Bonimba», al secolo (scorso) Roberto Boninsegna, mitico bomber di cui Stefano Bonaccini, 47 anni, segretario del Pd emiliano, nonché renziano della seconda ora e responsabile nazionale degli enti locali, ha ereditato, vogliamo credere per meriti calcistici, il prestigioso soprannome nella cerchia degli amici modenesi. Solo una prodezza politica da figurina Panini potrà infatti tirare fuori dalle secche il «Bonimba» del Pd, la cui corsa tramite primarie alla successione dell’ex governatore Vasco Errani sta rischiando di impantanarsi tra gli avvisi di garanzia per peculato di quella maxi inchiesta sulle «spese allegre» in Regione che lievita da 2 anni, che dall’ottobre scorso vede indagati i 9 capigruppo di tutti i partiti e che ora, con un’ulteriore accelerazione, ha già messo sotto inchiesta 8 consiglieri del Pd e altri (di vari schieramenti) presto arriveranno. Perso lo sfidante principale alle primarie — Matteo Richetti, 40 anni, modenese, renziano e pure lui indagato per peculato, che ha deciso di ritirarsi dalla tenzone sotto il peso delle pressioni romane, non certo per un’inchiesta di cui anche i bambini sapevano l’esistenza — Bonaccini ieri ha fatto esattamente il contrario di quello che una buona fetta del popolo web — qualcuno in rima, altri in modo più rozzo — gli ha chiesto per ore sul suo profilo Facebook: «Fatti da parte, dimettiti». Giammai. «Sono onesto e determinato a proseguire la campagna per le primarie. Non ho nulla da nascondere e penso di aver dato spiegazioni per qualsiasi addebito». A testa bassa come il Bonimba, il segretario emiliano del Pd così si è presentato ieri pomeriggio dopo aver affrontato per quasi 3 ore, affiancato dall’avvocato Vittorio Manes, la squadra degli inquirenti al gran completo (i La vicenda L’addio di Errani dopo la condanna A luglio, dopo la condanna in Appello per falso ideologico, Errani si dimette dalla presidenza della Regione. Guidava la giunta dell’EmiliaRomagna da 15 anni Il mancato accordo e le primarie Il Pd non trova l’accordo su un candidato, per le Regionali di novembre, che metta d’accordo tutti (salta l’intesa sul nome di Daniele Manca, sindaco di Imola). Fissate le primarie per il 28 settembre Il via libera alla corsa a tre In tre si fanno avanti: Roberto Balzani, Matteo Richetti e Stefano Bonaccini. Due big, questi ultimi, del campo renziano. Il premier non gradisce le primarie, ma alla fine dà il via libera I due big indagati Il deputato si ritira Richetti e Bonaccini, i due big in corsa, entrambi renziani, sono indagati per peculato. Il primo si ritira dalle primarie: «Serve unità, non c’entra l’inchiesta». L’altro va avanti pm titolari dell’indagine, Morena Plazzi e Antonella Scandellari, il procuratore aggiunto Valter Giovannini e il procuratore capo Roberto Alfonso). A Bonaccini, a detta del suo legale, vengono contestate spese, pranzi e rimborsi benzina «che ammontano a meno di 4 mila euro in 19 mesi, qualcosa come 200 euro al mese». Soldi del gruppo (quindi pubblici) non usati per fini personali (niente a che vedere con le imprese di Fiorito, «Er Batman»), ma che sarebbero privi di pezze d’appoggio in grado di dimostrare che si tratti di spese fatte nell’ambito dei propri compiti istituzionali e non per attività di partito. «Sono state date tutte le spiegazioni» ha affermato l’avvocato Manes, che, a quanto trapelato, avrebbe consegnato agli inquirenti scontrini e alcune ricevute a parziale giustificazione di alcune voci. Basterà? Lo si capirà presto, visto che il legale di Bonaccini ha intenzione di uscire di corsa dall’inchiesta: «Chiederemo di stralciare la posizione per arrivare a un’archiviazione». Anche Richetti dovrà rispondere di qualche migliaio di euro (poco più di 5 mila), soprattutto cene e rimborsi chilometrici, oltre a due notti in un albergo a Riva del Garda per 500 euro. Ma è su Bonaccini che i fari sono puntati. Restare in campo significa esporsi al rischio di ritrovarsi addosso, magari da governatore eletto, un rinvio a giudizio. Forse ringalluzzito dal confronto in Procura, che secondo alcuni avrebbe contribuito ad alleggerire la sua posizione, il segretario regionale ha sfidato ieri sera gli umori della I rilievi I soldi non sarebbero stati usati per fini personali ma per attività di partito invece che istituzionali Nulla da nascondere «Sono onesto e determinato a proseguire. Non ho nulla da nascondere» base alla Festa provinciale dell’Unità. «Ci metto la faccia, ci sono le condizioni per restare in campo» ha ribadito ai pochi (e silenziosi) militanti presenti. Ha anche aggiunto «di sentire l’appoggio del partito». E qui qualche dubbio è lecito, almeno stando alla sbrigativa risposta del vicesegretario Guerini sull’ipotesi di sue dimissioni: «Valuterà lui…». Babele interminabile, le radici di queste primarie, oggi più che mai a rischio, affondano in un’inchiesta che, macchiando la presunta «diversità emiliana», ha portato alla luce in Regione una creativa teoria di «spese allegre» con soldi pubblici. Cene per 220 mila euro targate Pdl, a seguire il Pd con 145 mila. Dimissioni dell’ex capogruppo dem, Marco Monari, a cui vengono attribuiti pasti al ristorante per 30 mila euro più weekend a Venezia per lo Sposalizio del Mare. E un bazar di acquisti: asciugacapelli, forno microonde, profumi, medicine, bottiglie di vino. Pure un rimborso da 70 cent per l’uso di bagni pubblici. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA A Bologna Da Parisi a Pasquino: consultazione necessaria o sarà conflitto permanente. I tanti «caduti» per i veti locali La crisi irreversibile del vecchio apparato e c’è il terrore dei gazebo deserti DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BOLOGNA — «Siamo sempre qui, a metà strada tra camicia bianca e colbacco». La signora Marisa del ristorante Bertoldo è un’anima divisa tra fornelli e disincanto, con prevalenza della seconda. I volontari della Festa dell’Unità sono abituati alla loro funzione di termometro, in qualche modo sono ormai una categoria dello spirito, l’incarnazione degli umori della sempre citata e poco ascoltata base democratica. «Meglio stare a casa, così le primarie non servono a nulla. Ci vuole un partito che decide». Alla fine la pre- sunta giustizia a orologeria potrebbe diventare il grande alibi. Tana libera tutti, dalle colpe di un pasticcio che è sabbia in un motore che vale il 12 per cento del Pil nazionale e maneggia più fondi europei di qualunque altra Regione. La crisi politica è arrivata ben prima di quella giudiziaria. Il Pd emiliano è un corpaccione che ha compiuto la sua transizione attraverso le varie sigle, in assoluta continuità di uomini e idee. Le dimissioni di Vasco Errani e la chiusura forzata di un’epoca hanno proiettato il pezzo di Pd più immobile e pesante d’Italia nell’era di Renzi e del suo cambiare verso con gli uomini di sempre, fino a quel momento abbracL’infermeria della politica emiliana è ciati in un matrimonio di convenienza. piena di feriti sul campo di questa battaLa mutazione non è ancora compiuta. glia a bassa intensità. Non è passato il L’addio di Errani ha reso inevitabile la re- candidato degli amministratori locali, sa dei conti. Ancora pochi giorni fa, tra quel Daniele Manca sindaco di Imola stigli stand del Parco Nord, uno degli am- mato da tutti ma troppo bersaniano per ministratori locali più in vista aveva avvisato il premier. «Matteo, se lasci fare Il cambiamento a noi qui succede un casi- L’addio di Errani ha chiuso un’epoca, no epocale». Come non detto. Qui le primarie so- proiettando gli uomini del «corpaccione» no sempre state una litur- emiliano del Pd nell’era renziana gia molto partecipata ma senza sorprese. Ma ora l’anomalia di una superiorità senza con- passare senza lasciare il segno di una vitcorrenti rischia di diventare un’arma a toria netta del vecchio apparato della ditdoppio taglio. «Qualcuno vorrebbe far ta. All’ultimo chilometro prima del tracredere che sono le primarie la causa del- guardo è caduto anche Matteo Richetti, la divisione, quando invece sono soltan- per le stesse ragioni di cui sopra, il suo to l’unica soluzione». Arturo Parisi, ex renzismo spinto e il profilo ipercattolico ministro, ma soprattutto inventore delle erano boccone indigeribile per una clasprimarie, vede fortemente a rischio la sua se dirigente figlia del vecchio partito. creatura. «Questo è un Pd strano», dice. L’unico prodotto di una sintesi precaria «Il solido primato del quale ha goduto tra l’anima di un Pd che si sente ancora nella società emiliana, lo obbliga a tra- Pds e un renzismo solo di facciata era il sferire al suo interno sia la funzione di placido Stefano Bonaccini, il segretario governo che quella di opposizione. Una regionale nato come uomo della ditta e dialettica compressa, se non occultata. divenuto sostenitore dell’attuale premier Ma senza primarie, è destinata a tramu- dopo i rovesci del 2013. Alla fine doveva tarsi in conflitto permanente». rimanere soltanto lui, ultimo Highlander Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 italia: 51575551575557 Primo Piano 9 Bologna Stefano Bonaccini, 47 anni, candidato alle primarie del Pd, ieri dopo essere stato ascoltato in Procura (Fotogramma) Il retroscena Bersani: per me questa regione è come la mamma, ma ho già dato. Anche Prodi si chiama fuori Stallo pd, Renzi rinvia le nomine Slitta la direzione sui nuovi equilibri in segreteria E il leader (per ora) va avanti sulla strada delle primarie L’apertura dell’anno in classe Palazzo Chigi invita i ministri: visitate la vostra vecchia scuola Ministri, tornate a scuola. È stata la richiesta del presidente del Consiglio Matteo Renzi a tutta la squadra di governo: quella di ritornare, in occasione dell’inizio dell’anno scolastico di lunedì prossimo, nella scuola da loro frequentata da studenti. Va detto che la ministra Maria Elena Boschi aveva anticipato di gran lunga la richiesta del premier. Nello scorso aprile aveva infatti visitato, già responsabile delle Riforme istituzionali, il liceo Francesco Petrarca di Arezzo, dove nel 2000 aveva conseguito la maturità classica. Un fuori programma rispetto all’agenda della ministra che, tra l’altro, aveva ottenuto un’ottima copertura mediatica. Matteo Renzi, invece, non sarà in una delle scuole da lui frequentate in giovinezza. Sarà invece a Palermo, nel quartiere Brancaccio, sempre in occasione del via all’anno scolastico. Il presidente del Consiglio martedì scorso, ospite di Porta a Porta, aveva annunciato che commemorerà Don Pino Puglisi con una visita nel capoluogo siciliano. Il premier arriverà nell’istituto comprensivo dedicato alla memoria del sacerdote che fu ucciso dalla mafia proprio il 15 settembre, nel 1993. La visita nasce dall’invito rivolto al capo del governo dagli insegnanti della scuola Puglisi attraverso la vicesegretario del Partito democratico in Sicilia, Mila Spicola. © RIPRODUZIONE RISERVATA sotto mentite spoglie della centralità di una classe dirigente che si sente in via d’estinzione. La selezione non è stata indolore. Ne sono prova i molti silenzi dei parlamentari d’area e le poche parole di Virginio Merola, sindaco di una Bologna ROMA — Il Pd si è «incartato» e non sa come uscirne. Lo ammettono i parlamentari che sciamano tra l’Aula e la buvette di Montecitorio, angosciati per gli incerti sviluppi dell’inchiesta bolognese. Le primarie si faranno o verranno azzerate? Davvero Bonaccini può restare in campo, dopo che l’indagine sulle «spese pazze» ha investito anche lui? Renzi calerà dall’alto il «briscolone» Delrio, o la «briscoletta» Poletti? Né l’uno, né l’altro, per adesso: Palazzo Chigi non sembra intenzionato a buttare una carta sul tavolo, sottosegretario o ministro che sia. In Emilia-Romagna il partito è nel caos. «Una Regione governata dalle procure» azzarda Stefano Menichini su Europa in difesa del Pd. I problemi del territorio fanno tremare il Nazareno, che impone una pausa di riflessione. La direzione è rinviata da oggi a martedì e quindi salta, per ora, anche la nuova segreteria. Renzi l’avrebbe voluta unitaria, ma l’accordo non c’è e la parola d’ordine è stata derubricata a «plurale». Roberto Speranza, che ieri sera ha riunito i suoi in un hotel del centro, vuole tenersi (almeno in parte) le mani libere. Amendola, Leva, Campana o chi per loro entreranno nel «team» del leader del partito e però non avranno ruoli di grande visibilità. Questa l’intesa dimezzata che si va profilando, mentre Bologna insegna che urgono decisioni per raddrizzare il timone del partito. Lo dicono tutti, oppositori interni e renziani della prima ora. Tanto che il premier avrebbe deciso di rafforzare il ruolo di guida di Lorenzo Guerini come reggente. Con il «capo» impegnato in Consiglio dei ministri tocca al vice dare la linea, tranquillizzare i colleghi in ansia e rispondere ai giornalisti: «Le primarie non le abbiamo disdette... Le dimissioni di Bonaccini? È una valutazione che farà lui». Come dire che il passo indietro non è affatto escluso. E i gazebo? «È un percorso che è stato avviato e ci sono candidature presentate. Ascolteremo le riflessioni del partito in Emilia, poi decideremo con grande serenità. Abbiamo persone, figure, storie di prima grandezza da presentare ai cittadini». Ascoltare il partito emiliano, è la linea dettata dall’emergenza. Il problema è che, in Emilia, mezzo partito almeno si riconosce in Bonaccini. Il segretario uscente non molla, sicuro com’è di godere ancora della piena fiducia di Renzi. Ma ieri il premier non si è fatto sentire, il che rivela qualcosa sullo stato d’animo del leader. Richetti ha lasciato il campo a Bonaccini e Balzani. E adesso questa è la sfida che si profila, per quanto in Parlamento molti si mostrino scettici sulla «sostenibilità» sempre più marginale nel potere locale e vano sponsor della candidatura di Manca. «È possibile risolvere la situazione solo se c’è una volontà vera. Quel che avevo da dire, l’ho già detto a chi di dovere». Matteo Renzi ha preso nota ma forse Su «Europa» L’editoriale Ieri su Europa, giornale di area Pd, il direttore Stefano Menichini ha pubblicato la sua analisi del caso Emilia-Romagna nell’editoriale «Una Regione governata dalle procure». Partendo dalla condanna in Appello che ha portato alle dimissioni dell’ex governatore Vasco Errani e arrivando all’inchiesta su Matteo Richetti e Stefano Bonaccini — «politici sulla cui onestà chiunque sarebbe disposto a giurare» — Menichini scrive che i pm di Bologna hanno «di nuovo terremotato la vita politica in Regione» Le conclusioni Per Menichini i politici sono «esposti alla discrezionalità spinta» di pm «sul piede di guerra contro il governo non per questioni di alta politica bensì in difesa di livelli di stipendio e durata delle ferie. Pare avverarsi la cupa profezia berlusconiana sull’impossibilità di tornare a tempi normali dei rapporti fra politica e giustizia» non ha capito che quell’Emilia Romagna a lui quasi sconosciuta, poteva diventare la prima, vera grana della sua carriera da segretario nazionale. «Da queste parti» dice Paolo Pombeni, politologo e docente universitario, ex socialista, «permane Toscana, il caso dell’Asl di Massa FdI porta in Consiglio maschere Verdini/Renzi Rossi: mi ricandido a governatore anche in caso di processo La protesta contro il «Toscanellum» FIRENZE (M. Gasp.) — Il primo a fare la domanda ad Enrico Rossi su un possibile ritiro della candidatura al secondo mandato di governatore della Toscana nel caso di un rinvio a giudizio nell’inchiesta sul buco milionario dell’Asl di Massa (nella quale è indagato) è stato Giovanni Donzelli, capogruppo di FdI, durante il consiglio regionale di ieri. Poi, ai margini della seduta, ci hanno pensato i giornalisti. Il presidente ha risposto che anche con un rinvio a giudizio non avrebbe avuto alcun problema a ricandidarsi: «L’inchiesta non influisce sulla mia ricandidatura. Sono state fatte tutte le verifiche e noi siamo in una botte di ferro». E ha ricordato di essere stato lui a sollevare la vicenda davanti alla magistratura: «Io stesso ho denunciato la questione alla Procura, all’opinione pubblica e alla Corte dei conti e le indagini svolte hanno dimostrato che i © RIPRODUZIONE RISERVATA nostri bilanci sono sani». Firenze, la protesta del gruppo di Fratelli d’Italia contro la riforma elettorale frutto dell’accordo tra Pd e FI sulla quale si è votato nella tarda serata di ieri nel Consiglio regionale della Toscana: una maschera con metà volto di Renzi e metà di Verdini lasciata sui banchi dei consiglieri e tolte dai commessi (Ansa) di una simile scelta. «Fare le primarie in queste condizioni mi sembra complicato», ammette l’emiliano Enzo Lattuca. E mentre Massimo D’Alema da Sesto San Giovanni si rifiuta di commentare «vicende giudiziarie assolutamente irrilevanti», Walter Verini guarda già oltre la competizione: «Dobbiamo trovare una figura autorevole legata al territorio, che rappresenti un po’ tutti». Sembra facile... Prodi? «Ipotesi destituita di fondamento», smentisce lo staff dell’ex premier. Bersani? «Ho l’Emilia nel cuore, per me è come la mamma. Ma io ho già dato, sono stato presidente per 16 anni». Come se ne esce? «Io avevo un’idea di come entrarci, ora è tutto più complicato». L’idea di Bersani aveva un nome e un cognome, quello di Daniele Manca. Ieri mattina in un Transatlantico gremito per il Csm crescevano le quotazioni di Poletti e Delrio, ma nel pomeriggio Palazzo Chigi fa filtrare che la soluzione al rebus non verrà da Roma. Il sottosegretario alla presidenza avrebbe declinato l’offerta di Renzi già alcuni giorni fa. E il ministro del Lavoro, quasi tentato dalla sfida, non sembra godere di una stima unanime tra i «dem». Beppe Fioroni pensa invece che «alla fine il candidato verrà da Imola». E qui i nomi sono due. Se non è Poletti si t r a t ta d i M a n ca , molto gradito a Bersani, Errani e anche al capo del governo. Avanti, Avant dunque. Renzi ha dato il via libera alle all primarie dal palco della Festa dell’Unità e non vorrebbe cambiare idea rispetto alla strategia che il Pd ha perseguito sin dal primo momento. Se invece le spiegazioni di Bonaccini non dovessero convincere, per non mettere a rischio la vittoria elettorale il leader potrebbe vedersi costretto a calare l’asso. Lo stesso segretario regionale uscente ha garantito a Guerini che si farà da parte, per il bene della ditta, qualora il Pd dovesse fiutare una cattiva aria sotto alle due Torri: le primarie si fanno per vincere le elezioni, non per rischiare di perderle... E qui torna il «briscolone». Nel tam tam dei parlamentari il nome che più ricorre è quello di Delrio, da molti invocato come «il salvatore della patria». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA ancora il vecchio riflesso condizionato della perpetuazione della specie a scapito delle infiltrazioni esterne». La prova vivente della teoria sarebbe Roberto Balzani, l’ex sindaco di Forlì che combatte una battaglia tutta sua contro il presunto consociativismo eletto a sistema di Errani e al momento rimane l’unico candidato senza ammaccature evidenti di questa corsa surreale. «Non gli perdonano il fatto di essere contro l’apparato». Anche Gianfranco Pasquino, politologo di area Mulino, si associa ai timori. «Le primarie si devono fare, perché un partito che vuole essere democratico non deve mai stravolgere le sue regole a scapito di un candidato indesiderato come Balzani. Tutto il resto è vecchia politica e bruttissima politica». A questo porta il vicolo cieco emiliano. A primarie da salvaguardare come Panda ma che rischiano di avere così poca gente da sembrare ridicole. La logica e il sapere degli studiosi della politica, che a Bologna non sono mai mancati, spinge per il salvataggio della «creatura». Il nostro sondaggio personale alla Festa dell’Unità si conclude con dodici volontari su 12 intenzionati a disertare gli eventuali gazebo. Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista/2 Sandra Zampa «Lasciamo stare la magistratura e chiediamo scusa agli elettori» ROMA — «Matteo Renzi è venuto a Bologna a commentare “avete fatto un bel casino”; ma a me sembra che il “casino” lo abbiano fatto in parecchi... Adesso chiediamo scusa agli elettori: lo facciano il segretario e i vertici locali, che avrebbero dovuto dire “qui decidiamo noi”. Scusiamoci tutti». Sandra Zampa, prodiana doc, deputata e vicepresidente del Pd, addossa ai vertici del partito la responsabilità del «pasticcio» delle primarie in Emilia Romagna. «Ci sono state troppe interferenze, continui tentativi di definire un candidato unitario. Ma l’unitarietà o c’è, come è Chi è stato sul nome di Chiamparino in Piemonte, oppure è una chimera. Si è perso un mese e mezzo per capire se Roma permetteva o non permetteva; o se avrebbe mandato un nome “importante” a correre per la presidenza regionale, come se ci fosLa carriera sero candidati di serie A Sandra Zampa, e di serie B: una mancan58 anni, laurea za di rispetto. E si è perso in Scienze tempo, soprattutto, per politiche, provare a nascondere le giornalista, dal divisioni interne alla 2007 al 2008 è corrente renziana, che stata capo esprimeva due candidaufficio stampa ti». della presidenza Ma questo che cosa del Consiglio nel c’entra con le indagini a Prodi II. Eletta carico di Matteo Richetalla Camera dal ti e Stefano Bonaccini? 2008, è «C’entra perché la vicepresidente consultazione su chi cordel Pd rerà a nostro nome per la guida della Regione è fissata il 28 di questo mese: sono rimasti pochissimi giorni per la campagna elettorale, per parlare ai cittadini. Speravo che non si provasse più a evitare le primarie». Anche senza il «ritardo» la notizia delle indagini sarebbe arrivata con la stessa tempistica. «L’inchiesta era già nota da tanto. Però, dopo essersi candidati, Richetti e Bonaccini hanno mandato i loro avvocati a verificare in Procura le loro rispettive situazioni: perché non lo hanno fatto prima?» Crede che ci sia un nesso tra il corso delle indagini in Emilia-Romagna e il lavoro del governo sulla riforma della Giustizia? «No. La Procura, come ha dichiarato, ha lavorato in agosto per arrivare al punto in cui è arrivata. In questa serie incredibile di errori, l’unico che non possiamo permetterci è di attaccare la magistratura: sarebbe l’ultima cosa che ci manca per essere omologati a Forza Italia e Berlusconi. Possiamo solo chiedere a giudici di fare il prima possibile». Richetti si è ritirato, mentre Bonaccini ha confermato che andrà avanti con l’appoggio dei vertici nazionali, e correrà contro l’altro candidato pd rimasto, Roberto Balzani. «La decisione spettava soltanto a lui. E penso che Bonaccini abbia scelto bene. Confido nel fatto che, alla fine, l’imputazione che lo riguarda decadrà». Lei e l’area prodiana lo avevate appoggiato, affiancandogli il «vostro» Patrizio Bianchi come responsabile del programma. Continuate a stare con lui? «Sì». Daria Gorodisky © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Il Parlamento Le scelte Csm, passano solo in due Fumata nera sulla Consulta No del centrodestra alla candidatura Catricalà ROMA — L’ennesima giornata di trattative, avvelenata da faide interne ai partiti e da veti incrociati, non è bastata al Parlamento per chiudere il pacchetto di nomine in sospeso da mesi per la Corte costituzionale (due giudici) e il Consiglio superiore della magistratura (otto membri laici). A mezzanotte, alla Camera, si è concretizzata l’ottava «fumata nera» per la Consulta, con Luciano Violante (in quota maggioranza) lontano dal traguardo (quorum dei 3/5 degli aventi diritto: 570 voti) con 429 voti e Antonio Catricalà (opposizione) letteralmente impallinato (64 voti lui, 68 Donato Bruno) dagli azzurri di Forza Italia. Mentre per il Csm hanno raggiunto il quorum (3/5 dei votanti: 489 voti) solo le «new entry» del Pd: il potente sottosegretario chietino all’Economia Giovanni Legnini (524 voti) e il sindaco di Arezzo Giuseppe Fanfani (499 voti). Ora si apre la corsa alla poltrona di vice di Giorgio Napolitano al Csm, che in partenza sembrava destinata a Massimo Brutti (18 voti), con Fanfani che potrebbe anche contendere la carica a Legnini. Mentre la docente di Procedura penale Teresa Bene (485 voti) non ce l’ha fatta per sole 4 schede, nonostante fosse stata in qualche modo caldeggiata dal ministro della Giustizia Andrea Orlando di cui è stata Il voto «dem» Il Pd ha comunque votato in blocco Violante per la Corte costituzionale consulente all’Ambiente. L’accordo tra Pd e FI stavolta ha retto solo in minima parte. Fermati non lontanissimi dal traguardo i candidati azzurri Luigi Vitali (427) ed Elisabetta Casellati (441) che hanno sofferto anche la faida interna alimentata dai simpatizzanti di Ciro Falanga (32) e Antonio Marotta (25). Non ce l’ha fatta, forse a causa del «fuoco amico» di FI, il candidato di Alfano, Antonio Leone (471), che una volta al Csm lascerebbe il suo scranno di deputato al primo dei non eletti nel Pdl (Altieri) fedele a Fitto. Bloccato poi anche l’ex ministro di Scelta civica Renato Balduzzi (430), mentre i due professori candidati dai grillini, Nicola Colaianni (217) e Alessio Zaccaria (129) sono rimasti ostaggio di una sorta di voto strabico, forse maturato in casa Pd. Seduta comune I presidenti di Senato e Camera Pietro Grasso e Laura Boldrini durante il voto per l’elezione di due giudici della Consulta e di 8 membri del Csm (Ansa) Stamattina infatti, prima della nuova votazione per i due giudici costituzionali e i sei laici del Csm ancora in ballo, il Pd potrebbe teoricamente fare una proposta ai grillini: voi votate Violante alla Corte (la somma di 429, più 150 del M5S, più l’Ncd e SC supera quota 570) e noi votiamo compatti per uno dei vostri candidati al Csm. Ovviamente il fatto sarebbe politicamente rilevante perché in questo modo la maggioranza si renderebbe autonoma da Forza Italia. Ma potrebbe invece tenere l’accordo con gli azzurri anche se tra di loro regna il caos. Oltre alla guerriglia interna (tutta campana e cosentiniana) per il Csm, il partito di Berlusconi sconta una spaccatura netta nel voto sulla Corte. Le due fazioni hanno chiesto al Pd di non interferire, per contarsi: Antonio Catricalà, già capo dell’autorità per le telecomunicazioni in era berlusconiana e sottosegretario a Palazzo Chigi con Mario Monti, è stato sconfitto se pur di poco da un forzista di indubbia fede, l’avvocato senatore Donato Bruno che ieri, a Montecitorio, ha ricevuto molte pacche sulle spalle («Tu sì che sei La Nota di Massimo Franco La squadra del premier costretta a misurare una fragilità inattesa l rinvio della Direzione del Pd alla prossima settimana e la ricerca affannosa di un nuovo candidato alla presidenza dell’Emilia Romagna descrivono un partito che si scopre di colpo infragilito e sotto tiro. E il fatto che la magistratura abbia indagato due renziani che correvano per quella carica, coglie Matteo Renzi in un momento delicato per il governo. La regione non è soltanto uno dei maggiori centri di potere del Pd e suo feudo elettorale. Nei mesi scorsi è diventata anche il laboratorio della metamorfosi nella direzione voluta dal presidente del Consiglio: quella dove si gioca la sfida tra la vecchia guardia e seguaci del segretario. Il trauma è visibile nei «no» scontati a candidarsi che arrivano da personaggi storici come l’ex presidente della Commissione Ue, Romano Prodi, e dall’ex leader Pier Luigi Bersani. Ma lo è altrettanto quando spuntano pareri contrari alle primarie, emblema di un’investitura diretta e popolare. Dalla Toscana il «governatore» Enrico Rossi, dalemiano, ha dichiarato che «l’idea delle primarie non ha funzionato», demolendo il mito della partecipazione e lodando le vituperate preferenze. Il vicesegretario nazionale del Pd, Lorenzo Guerini, ha dovuto precisare che in Emilia Romagna, dopo le dimissioni di Matteo Richetti e il rifiuto di darle da parte di Stefano Bonaccini, «le primarie non sono state disdette». Sarebbe paradossale se accadesse. Mentre a Palazzo Chigi siede un premier che ha costruito la sua ascesa proprio partendo da lì, verrebbe abbandonato lo strumento-principe della sua legittimazione. Il sospetto è che non sia soltanto una conseguenza delle inchieste della magistratura. Nel Pd, quanto è accaduto negli ultimi mesi ha rimesso in discussione quasi tutto. E nello scetticidi alcuni verso le primarie si inDi fronte al caso smo dovina implicitamente la freddezza verso il segretario-capo del governo; e Emilia, Renzi la voglia di vedere come Palazzo Chigi obbligato riuscirà a uscirne. Basta registrare le davvero nuove critiche di Massimo D’Alema all’esecutivo. alla velocità Il tentativo di spingere verso l’Emilia Romagna il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio, sta tramontando tra mille perplessità e resistenze anche dell’interessato. Il problema è che stavolta Renzi è davvero costretto alla velocità. Le elezioni sono tra poco più di due mesi. E la vicenda promette di alimentare la competizione feroce di un Movimento 5 Stelle che ha subito rialzato la testa; e attaccando il Pd in modo strumentale si presenta come concorrente più ancora del centrodestra berlusconiano, intrappolato nelle prove d’alleanza. «Ma un candidato non indagato e sconosciuto alle Procure non ce l’avete?», ironizza Beppe Grillo. E cita Vasco Errani, il governatore dimessosi per motivi giudiziari. In realtà, dalle voci che filtrano si capisce che a palazzo Chigi il ritiro di Richetti è stato considerato un po’ affrettato, analizzando le accuse: anche se si apprezza la sua volontà di non esporre il partito. È «un guaio», nelle parole di Bersani, che spunta mentre si cerca di decidere sui tagli alla spesa pubblica. Si era parlato di faccia a faccia tra Renzi e i titolari dei dicasteri, ma l’ipotesi è stata accantonata. Ieri, durante il Consiglio dei ministri, Renzi ha chiesto invece a ognuno di loro di inviargli una nota con le possibili riduzioni di bilancio. Si tratta di una procedura irrituale, che però risponde alla volontà di rendere tutti più responsabili. E soprattutto, implica la possibilità che, in assenza di risposte, alla fine decida il premier. I ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 La rosa per il Csm # Giuseppe Fanfani 67 anni, è sindaco di Arezzo (eletto) uno dei nostri...») dai compagni di partito. Il risultato del passo indietro di FI su Catricalà (che ancora ieri sarebbe stato sponsorizzato ad Arcore direttamente da Gianni Letta) ha però bloccato l’elezione del candidato ufficiale del Pd, l’ex presidente della Camera Luciano Violante al quale sono mancati i voti di Forza Italia e (per ora) quelli dei grillini che hanno votato per l’avvocato Besostri (165) artefice del ricorso vincente contro il Porcellum. L’insediamento del nuovo Csm cade in un momento di tensione tra il governo e la magistratura. Così, dopo lo strappo dell’Associazione nazionale magistrati che ha Giovanni Legnini, 55 anni, è sottosegretario (eletto) Renato Balduzzi, 59 anni, ex ministro alla Salute sparato contro la riforma Renzi, il Guardasigilli Andrea Orlando ha incontrato i vertici del sindacato delle toghe: un’ora di colloquio con il presidente Rodolfo Sabelli che ha prodotto dichiarazioni assai fredde su entrambi i fronti. Orlando, pur smussando i toni usati dal premier («Anm in rivolta? Brrrr...che paura») ha ribadito che il governo non fa alcuna retromarcia. Gelida la reazione dell’Anm: «Passi indietro non ne abbiamo fatti nemmeno noi, sul tema delle ferie si è rotto un metodo improntato al confronto. Non siamo stati noi a produrre questa rottura». Dino Martirano © RIPRODUZIONE RISERVATA Il termine inviso al Movimento Kermesse In un video Beppe Grillo mostra la mappa degli stand Grillo lancia la sua piazza E chiama i 5 Stelle «partito» «Ci stiamo impegnando molto. Abbiamo un palco che i Rolling Stones ci sono rimasti di gesso». È con entusiasmo che Beppe Grillo lancia l’evento Italia 5 Stelle, in programma per il 10, 11 e 12 ottobre al Circo Massimo, a Roma. Tanto che, per definire il Movimento, gli scappa anche la parola «partito», tanto invisa ai Cinque Stelle: «Per la prima volta ci si riunisce tutti, un Movimento, un partito che riunirà gli eletti, i non eletti, gli attivisti, i cittadini normali, gli infiltrati di altri partiti, gli abusivi, tutti. Ed è giusto che ci saranno tutti», dice il leader pentastellato mentre, in un videomessaggio sul blog, mostra una mappa della kermesse del Circo Massimo (la pianta ricalcherà la forma dello Stivale: negli stand gli amministratori e i parlamentari). Grillo ha lanciato anche la raccolta fondi per la kermesse, per cui manca ancora l’autorizzazione del Comune di Roma. In ogni caso, assicurano deputati e attivisti 5 Stelle, nessuno avrebbe intenzione di disertare l’appuntamento, anche se dal sindaco Ignazio Marino non dovesse arrivare il via libera ufficiale. Ieri, intanto, sono state lanciate le consultazioni online per la scelta dei candidati per le Regionali in Calabria ed Emilia Romagna: per iscriversi c’è tempo fino alla mezzanotte di oggi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Teresa Bene È docente universitaria a Napoli Elisabetta Alberti Casellati 62 anni, è avvocato Nicola Colaianni 62 anni, ex deputato Antonio Leone 66 anni, avvocato e deputato Il personaggio Una scelta che arriva nel momento di maggior tensione tra esecutivo e giudici Dal governo alla guida delle toghe La carambola a sorpresa di Legnini Designato alla vicepresidenza, i dubbi dei magistrati ROMA — Dalla sera alla mattina l’onorevole Giovanni Legnini viene trasferito dal governo del Paese all’autogoverno dei giudici; da sottosegretario al ministero dell’Economia con una lunga lista di deleghe importanti, a vicepresidente in pectore del Consiglio superiore della magistratura. Certo, la scelta finale toccherà al plenum del Csm e dunque alla sua maggioranza togata; tuttavia l’indicazione del Pd tra gli otto componenti «laici» da eleggere in Parlamento è arrivata insieme alla designazione per quella carica: vice del presidente della Repubblica nella guida dell’organismo che amministra le carriere dei magistrati italiani. Una decisione a sorpresa, spuntata all’ultimo momento utile — con due mesi di ritardo rispetto alla scadenza iniziale, tanto che Napolitano è voluto intervenire personalmente per scongiurare ulteriori rinvii, e senza riuscirci del tutto — in alternativa a nomi ben più conosciuti nel mondo della giustizia, dall’ex parlamentare Massimo Brutti al professor Giovanni Fiandaca. Con il primo dato quasi per certo fino a due giorni fa, non sgradito alla maggioranza dei giudici. «Ma dobbiamo aspettare che decida Matteo», avvertivano i democratici interpellati. E Brutti ha un profilo poco renziano: settant’anni, già membro del Csm tra il 1986 e il 1990 (quando il premier frequentava le scuole medie), esponente del vecchio Pci e poi dei Ds, stimato professore di Diritto ma considerato uomo d’apparato; accoppiato a Luciano Violante designato per la Corte costituzionale, dev’essere sembrato un po’ troppo a Renzi e al suo team. Così nel pomeriggio di martedì Legnini è stato convocato a Palazzo Chigi; non per discutere di leggi e coperture finanziarie, come probabilmente s’aspettava, ma per prospettargli la novità: il suo titolo di avvocato penalista, prima della carriera politica che l’ha visto sindaco e poi parlamentare dedito per lo più alle questioni economiche, è tornato improvvisamente utile per il nuovo incarico a palazzo dei Marescialli. E quando la novità s’è palesata, i magistrati (soprattutto quelli eletti al Csm, che da due mesi aspettano di entrare nelle loro funzioni) hanno cominciato a chiedersi chi fosse. Scoprendo il suo passaggio diretto dal potere esecutivo a una branca del potere giudiziario; niente per cui stracciarsi le vesti, per carità, ma in un Consiglio dove ci sono già due togati ✒ E per la finanziaria ora serve un regista di ENRICO MARRO È un uomo che ha seguito da protagonista diverse leggi finanziarie dell’ultimo decennio. O come relatore di maggioranza o come sottosegretario, della presidenza del Consiglio, nell’esecutivo Letta. E adesso avrebbe dovuto farlo come sottosegretario dell’Economia, insieme con il viceministro Enrico Morando. Il passaggio di Giovanni Legnini al Consiglio superiore della magistratura, apre un buco importante nel ministero guidato da Pier Carlo Padoan. A lui infatti il ministro ha assegnato una serie di deleghe di peso: ricostruzione in Abruzzo, Roma capitale, giochi, Agenzia delle dogane, rapporti con il Parlamento, dissesto degli enti locali, Cipe (Comitato interministeriale per la politica economica), fondi europei per la coesione. Difficilmente tali deleghe potranno essere distribuite tra gli altri due sottosegretari (Pier Paolo Baretta ed Enrico Zanetti). Più probabile che il premier Matteo Renzi voglia mettere un suo fedelissimo anche in questo posto chiave. sponsorizzati da un sottosegretario alla Giustizia che mantiene il ruolo di leader riconosciuto di una corrente della magistratura, non sembra — almeno sul piano dell’immagine — il massimo della separatezza dei ruoli. Nessuno però vuole azzardare processi alle intenzioni. Quando finalmente il plenum sarà completo, in Consiglio si comincerà a discutere di programmi e prospettive in vista del primo atto ufficiale: l’elezione del vicepresidente, carica alla quale, a questo punto, può teoricamente aspirare anche l’altro «laico» già nominato, Giuseppe Fanfani; in attesa di capire quali altri candidati della maggioranza approderanno a palazzo dei Marescialli. Un’eventuale bocciatura di Legnini suonerebbe come un atto di ribellione alla scelta del Parlamento, un segnale d’insubordinazione a Renzi, al suo esecutivo e al suo partito (nonostante Fanfani, rispetto a Legnini, sia più politicamente vicino al premier, e chissà che alla fine non sia questo l’obiettivo finale del governo). Difficile da ipotizzare, al momento improbabile, ma nemmeno da escludere con certezza, considerato che tutto avviene in un clima di grande confusione e tensione tra potere politico e giudiziario, all’indomani della sfida tra il presidente del Consiglio e l’Associazione magistrati. Dopo il botta e risposta sulle ferie tagliate, il presidente del sindacato dei giudici è tornato a parlare delle famose leggi ad personam che bisognerebbe «avere il coraggio» di abrogare. Dovendo però constatare che tra gli otto «laici» del Csm indicati dalle forze politiche ce ne sono tre (non eletti ma ancora in campo: Leone del Ncd, Casellati e Vitali per Forza Italia) che in passato sono stati accesi sponsor, in Parlamento e nei dibattiti tv spesso degenerati in telerisse, di quelle stesse norme pro Berlusconi tanto criticate dai giudici. Un altro segnale di rigidità verso le toghe. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso L’esponente pd: l’aspetto fisico è un valore. Al pubblico femminile piacerebbe vedere i miei colleghi sui rotocalchi Moretti: i belli in politica? C’è chi ha il suo seguito L’eurodeputata: il Guardasigilli ha fascino Ci sono pure Laforgia, Fratoianni e Lattuca ROMA — «La bellezza è un valore, anche in politica». Alessandra Moretti rompe un tabù della sinistra e ammette che, nell’era di Matteo Renzi, l’aspetto fisico è «un biglietto da visita». L’intervista dell’eurodeputata, nota per il suo fascino, al blog «La ventisettesima ora» di Corriere.it, scatena i commenti della Rete e riaccende il dibattito sull’aspetto fisico delle donne con ruoli al governo o in Parlamento. Nel Pd se ne parla. E si litiga, anche. Rosy Bindi aveva dichiarato che «alcune ministre» sono state scelte «non solo perché brave, ma anche perché giovani e belle» e martedì sera, in tv da Lilli Gruber, Maria Elena Boschi ha replicato con durezza: «È triste che la Luigi Vitali 59 anni, avvocato ed ex deputato Bindi utilizzi gli stessi argomenti usati per anni contro di lei da Berlusconi e Forza Italia». Invidia? «Sembra rancore...». Né invidia, né rancore, assicura l’ex ministro della Sanità e sospetta che Boschi la sua intervista nemmeno l’abbia vista:« Mi aspettavo di essere ringraziata, piuttosto. Alle ministre io ho fatto tre complimenti in un colpo solo. Ho detto che sono giovani, belle e brave. A me una fortuna del genere non è mai capitata». Se Boschi è triste, Bindi è «amareggiata» e non solo per non essere stata compresa dalle colleghe di partito: «A me la tristezza viene nel vedere che il vizio più antico della politica, l’ipocrisia, viene praticato dalle giovani donne». I volti Francesco Laforgia 36 anni, deputato del Pd, docente universitario Nicola Fratoianni Capogruppo di Sinistra e libertà, 41 anni Enzo Lattuca È stato eletto alla Camera con il Pd, 26 anni In realtà le posizioni della Moretti non sono poi così distanti da quelle della Bindi, convinta che la scelta di donne competenti quanto avvenenti sia una precisa strategia comunicativa. «La bellezza in politica conta, anche per gli uomini» dice la deputata europea. E poiché ha subìto quest’estate le incursioni dei fotografi nella sua vita privata per lo scatto in spiaggia con Massimo Giletti, sposta l’attenzione sui «belli» del Parlamento: «Mi piacerebbe che i media, intenti a osservare e fotografare in maniera morbosa le donne, ritraendole anche in bikini per poi commentarne la forma fisica, si occupassero anche degli uomini». Per la Moretti le copertine dei rotocalchi non dovrebbero essere dedicate solo alle ministre o alle deputate, ma anche ai signori ministri o ai parlamentari: «Capisco che al pubblico maschile faccia pia- cere vedere una bella ragazza in costume, ma immagino che il pubblico femminile sarebbe contento di vedere anche i politici nei loro momenti privati». Chi è il bello del Parlamento, Richetti? «Matteo, sì — sta al gioco la Moretti —. Andrea Orlando è un ministro con fascino. Tra le colleghe c’è chi ha notato il giovane Enzo Lattuca, poi sicuramente Francesco Laforgia è un bel ragazzo. Anche Fratoianni, di Sel, ha il suo seguito». E Alessandro Di Battista, del M5S? «No comment». Una provocazione spiritosa, per chiedere a fotografi e giornalisti di allentare l’attenzione sull’avvenenza delle donne in politica: «Basta, smettiamola di vivisezionare le persone, offrendo magari consigli non richiesti sulla dieta». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Riforma della Rai Il Tg3 contro Gubitosi: piano senza pluralismo ROMA — Il Tg3 boccia clamorosamente il progetto di riforma dell’informazione immaginato dal direttore generale della Rai, Luigi Gubitosi (una Newsroom 1 che accorpi Tg1-Tg2-Rai Parlamento e una Newsroom 2 che metta insieme Tg3Rainews 24-Tg2). I giornalisti del tg diretto da Bianca Berlinguer hanno inviato una lettera aperta alla commissione parlamentare di Vigilanza Rai. I toni sono molto duri: «Il piano più che avere un obiettivo economico sembra averne uno politico: gli accorpamenti delle varie testate, in assenza di una riforma della governance, consegnerebbero alla politica un potere quasi assoluto sull’informazione del servizio pubblico che rischierebbe di diventare l’organo di propaganda del governo di turno». Invece per il Tg3 «il pluralismo è un patrimonio che appartiene al Paese e di cui oggi più che mai l’Italia ha bisogno». In quanto alla storia del Tg3 «i giornalisti non sono disposti a disperdere una tradizione di informazione che da sempre ha dato voce agli strati più deboli della popolazione, all’antimafia, alla parità di genere, al mondo del lavoro, ad una visione alternativa della politica estera». Fin qui l’ufficialità della lettera. In più ci sono le voci che si raccolgono a Saxa Rubra: nel disegno di Gubitosi (non ancora sottoposto a un voto formale in Consiglio di amministrazione) la Newsroom 2 di fatto verrebbe guidata da Rainews 24, la testata condotta da Monica Maggini. Il timore del Tg3 è di finire «diluito» in un altro telegiornale e sotto un direttore diverso. Bisognerà ora vedere come reagirà la Vigilanza, anche perché la lettera chiede un’audizione formale del Comitato di redazione del Tg3, cioè il sindacato interno della testata. P. Co. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 I partiti Le strategie Casse vuote, alleanze e malumori I giorni difficili di Forza Italia Raitre contro La7 Appello all’unità per le Regionali. Ma la Lega: no a intese con il Ncd ROMA — Il momento è difficile. Nel silenzio ostinato di Silvio Berlusconi — ancora ad Arcore alle prese con l’uveite —, si incrociano grane e ostacoli e malumori, interni ed esterni, che rendono molto difficile il cammino degli azzurri. Tre i problemi immediati: le alleanze per le Regionali; le casse del partito, sempre più vuote; la sensazione di scoramento di gruppi parlamentari che, anche nell’elezione dei giudici della Consulta, si sentono messi a margine e ininfluenti. Sullo sfondo, resta la difficoltà nell’accettare un ruolo di opposizione molto defilato, con un atteggiamento troppo benevolo verso Renzi che spunta le armi elettorali e che porta pochi consensi. Così, in attesa di capire quale via voglia imboccare un Berlusconi che ieri ha avuto un vertice con Verdini, Ghedini e Letta e che entro il mese vedrà Renzi, i big del partito si confrontano cercando di tessere intese e serrare le fila, intanto con gli alleati esistenti o possibili. Ieri il comitato che si occuperà del tavolo per le Regionali — composto da Matteoli, Verdini, Toti, Brunetta e Romani — si è riunito e ha lanciato l’appello a tutti i partiti che si presentarono assieme al voto nel 2013: «Le Regionali per FI sono un fine per vincere sul territorio, ma sono anche un mezzo per cominciare un percorso che per noi non si esaurisce con le elezioni locali: l’obiettivo è ricostituire la coalizione di centrodestra a livello nazionale», dice Toti. Che — confermando l’intenzione di FI di mediare fra le parti — non si nasconde quanto la strada per un nuovo patto sia impervia. D’altra parte, è il leader leghista Matteo Salvini a confermare che l’aria che tira è pessima: «Un conto sono gli accordi a livello locale ma a livello nazionale non se ne parla. Con il ministro Alfano che ha la delega all’invasione degli immigrati e che blocca gli stipendi alle forze dell’ordine io non Verso il voto Il consigliere politico di Forza Italia Giovanni Toti, 46 anni, alla conferenza stampa sulle Regionali, nella sede azzurra di San Lorenzo in Lucina, ieri, dopo il vertice per fare il punto sulle candidature (Imagoeconomica) ho niente a che fare». Il che significa che non c’è apertura sulle Regionali: «No, e visto che ci sono le elezioni in Emilia fra poco, per quanto mi riguarda, evidentemente la Lega non sarà alleata con Ncd». Un problema grosso, visto che FI e Ncd, che ormai dialogano alla luce del sole, concordano sul fatto che non si possano siglare alleanze a macchia di leopardo: «Per noi — dice Quagliariello — sarebbe inaccettabile un’intesa con FI in Calabria sì e altrove no. E finché la L e g a c i u s a co m e obiettivo quotidiano, per noi non esiste possibilità di accordo». Ma anche Toti è duro: «Salvini dovrebbe spiegare come mai in Lombardia, in Veneto e ovunque governiamo con il Ncd va tutto bene, e per le altre Regioni non se ne può parlare. Bisogna essere coerenti, o si vogliono far cadere le giunte esistenti...?». Insomma, FI si trova di fronte a un bivio che non è scontato sia aggirabile: scegliere l’alleanza con la Lega o quella con il Ncd? Se il lavoro delle prossime settimane sarà quello di cercare un punto d’incontro (già oggi a Frascati al convegno di Magna Charta siederanno assieme Alfano, Maroni e Toti), non c’è dubbio che Berlusconi dovrà schierarsi in qualche modo. Il tutto mentre restano i conflitti interni sulle primarie. Per Matteoli restano una extrema ratio, e Fitto non agisca in solitudine. Quest’ultimo contesta e rilancia, perché sono l’unico modo a suo parere per coinvolgere lo stordito popolo del centrodestra. In questo clima, si capisce come venga vissuta male tra i gruppi azzurri la decisione dei vertici di indicare Catricalà, non certo una bandiera del partito, come giudice della Consulta: «Non possiamo sparire, dobbiamo rivendicare la nostra identità», è la protesta diffusa di chi propone Donato Bruno. E a peggiorare il quadro torna l’annoso problema dei conti in rosso: la situazione illustrata ieri dalla tesoriera Rossi è «drammatica», 15 milioni il «buco» e 88 i debiti con le banche, il rischio è di non riuscire a pagare gli stipendi di settembre ai dipendenti. Le soluzioni, pure, sono scarse: un nuovo duro ordine è stato recapitato agli eletti morosi perché versino le loro quote associative arretrate, e da ottobre si cercherà di reperire fondi attraverso il tesseramento in congressi comunali e provinciali. E a Otto e Mezzo Giovanni Toti ha comunque avvertito: «Berlusconi non può mettere più di 100 mila euro per legge». Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA Benigni ospite del nuovo Ballarò Duello a distanza con Crozza ROMA — Roberto Benigni contro Maurizio Crozza. Il duello La7-Raitre di martedì 16 settembre in prima serata si arricchisce di altri due protagonisti, oltre ai conduttori Giovanni Floris («Di Martedì») e Massimo Giannini («Ballarò»). Manca una formalizzazione ufficiale, ma Roberto Benigni sarà l’ospite principale dell’esordio di Massimo Giannini alla guida della trasmissione fondata dodici anni fa proprio da Floris. Non si tratterà della «copertina» (confermata invece per Crozza su La7) ma di uno showintervista a tutto campo. Per la prima volta dagli schermi Rai Benigni parlerà di Matteo Renzi: la sua ultima apparizione sul servizio pubblico risale al dicembre 2012 (foto in alto). I vertici di viale Mazzini stanno trattando con Lucio Presta (l’agente di Benigni) per un accordo quadro che includa qualche presenza del comico toscano per «Ballarò» e anche la serata speciale sui «Dieci Comandamenti» per Raiuno (data da definirsi). Nessuna indiscrezione sul compenso. Mentre Crozza sarà ospite fisso di Floris, Giannini procederà a una rotazione di vari comici, partendo da Benigni. L’inizio di «Ballarò» verrà affidato a un editoriale-riflessione di Giannini. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 # L’inchiesta di Milano «Tangenti Eni per il petrolio in Nigeria» Il pm indaga l’amministratore Descalzi te perché Eni non ricorre a intermediari, ma tratta esclusivamente con il governo nigeriano che si offre poi di girare i soldi alla società Malabu, regolando i tanti aspri contenziosi locali. Ed è quindi solo al governo che nell’aprile 2011 Eni paga il prezzo di 1 miliardo e 90 milioni di dollari, mentre Shell ne versa altri 200. Il massimo della trasparenza? Una causa civile a Londra nel 2013 sembra farne dubitare. Infatti il mediatore nigeriano Obi, che con Di Capua era intervenuto nella prima negoziazione fallita, a Londra fa causa all’ex ministro del petrolio Etete che non gli riconosce il compenso dovutogli per la mediazione che Obi e Di Capua sostengono di avere svolto in maniera decisiva per l’affare concluso dall’Eni. E nel 2013 Londra dà ragione a Obi e costringe la Malabu a versare a Obi 110 milioni (mentre di altri 80 Obi sostiene che in parte siano per Di Capua). Accuse anche a Scaroni e Bisignani. Londra sequestra 190 milioni ai mediatori africani La vicenda L’inchiesta Le accuse di corruzione internazionale Il nuovo amministratore delegato dell’Eni Claudio Descalzi e il nuovo capo della divisione Esplorazioni Roberto Casula sono indagati dalla Procura di Milano per l’ipotesi di reato di «corruzione internazionale» di politici e burocrati in Nigeria. L’accusa riguarda una presunta tangente per l’acquisto nel 2011 della concessione del campo di esplorazione petrolifera Opl245 dalla società Malabu Il decreto Il sequestro della presunta tangente La «Southwark Crown Court» di Londra su richiesta della Procura di Milano ha sequestrato all’intermediario nigeriano Emeka Obi due depositi anglo-svizzeri di 110 e di 80 milioni di dollari: un quinto del prezzo di 1 miliardo e 90 milioni di dollari che l’Eni nel 2011 (con Paolo Scaroni amministratore delegato e Descalzi capo della divisione Oil) avrebbe pagato al governo nigeriano La difesa La società: «Trattato solo con il governo» A luglio, i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro avevano indagato Eni (per responsabilità amministrativa in base alla legge 231) nell’inchiesta sull’acquisto della concessione. La società aveva però escluso di aver fatto ricorso a intermediari ribadendo che «l’unico interlocutore dell’operazione era stato il governo nigeriano, senza intervento di alcun intermediario» MILANO — La prima importante nomina pubblica dell’era Renzi, quella del successore di Paolo Scaroni al vertice di Eni, è già investita da una pesante inchiesta giudiziaria tra Milano e Londra: il nuovo amministratore delegato Claudio Descalzi è indagato dalla Procura lombarda (insieme al nuovo capo della divisione Esplorazioni del colosso petrolifero, Roberto Casula) per l’ipotesi di reato di «corruzione internazionale» di politici e burocrati in Nigeria. Affiora dalle carte con le quali ieri la «Southwark Crown Court» di Londra, accogliendo una indicazione che si ignorava fosse stata rivolta nelle scorse settimane dall’autorità inquirente italiana, ha sequestrato in via preventiva all’intermediario nigeriano Emeka Obi due depositi anglo-svizzeri di 110 e di 80 milioni di dollari: un quinto del prezzo di 1 miliardo e 90 milioni di dollari che l’Eni nel 2011 (con Paolo Scaroni amministratore delegato e Descalzi capo della divisione Oil) pagò al governo di Lagos per rilevare dalla società nigeriana Malabu la concessione di Opl-245, sigla del campo di esplorazione petrolifera la cui concessione nel 1998 l’allora ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete si era autoassegnato (dietro prestanome della società Malabu) al saldo di 20 milioni. Il colpo di scena londinese spariglia le carte che sembravano in tavola a Milano almeno fino a luglio, allorché i pm Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro avevano notificato a Eni (per responsabilità amministrativa in base alla legge 231) una informazione di garanzia che non aveva granché allarmato il colosso dell’energia, sicuro nel rimarcare che «l’unico interlocutore dell’operazione era stato il governo nigeriano, senza intervento di alcun intermediario». Indagato a Milano era del resto solo Gianluca Di Capua, procacciatore d’affari amico di Luigi Bisignani, a sua volta ascoltato solo come teste al pari di Scaroni. Adesso invece, sulla scorta di sopraggiunti elementi, non solo Udienza in Inghilterra Fissata per lunedì l’udienza sui soldi bloccati aperta a chi vanta diritti sui fondi Tribunale La «Southwark Crown Court» di Londra che ieri ha disposto il sequestro di parte della presunta tangente (Epa /Deme) 1,09 19 Miliardi di dollari Quanto ha pagato Eni al governo nigeriano, nel 2011 (con Paolo Scaroni amministratore delegato e Claudio Descalzi capo della divisione Oil), per rilevare dalla società Malabu la concessione di un campo di esplorazione sono stati indagati DescalziScaroni-Bisignani, ma la Corte di Londra supporta il sequestro dei 190 milioni nigeriani con l’orientamento che davvero possa esserci stata una corruzione Eni di pubblici ufficiali africani (come l’ex ministro Etete e il figlio dell’ex presidente Abacha) tramite intermediari nigeriani (Obi), russi (Agaev) e italiani (Di Capua e Bisignani). Sarebbe dunque una megatangente del 19% sul prezzo del giacimento a sovrapporre nello stesso «film» illecito due «fotogrammi» che invece la storia uf- ficiale della negoziazione descriveva appartenere a due «film» diversi e leciti. Nel primo, risalente al 2010, già si sapeva che Eni, per negoziare con la Malabu (società nigeriana senza alcuna struttura ma titolare del tesoro di concessione), avesse tessuto contatti anche con mediatori e consulenti. E lo si sapeva per intercettazioni di 4 anni fa nell’inchiesta dei pm napoletani Curcio e Woodcock sulla galassia-Bisignani (il quale alla fine patteggerà per altre vicende 1 anno e 7 mesi per associazione a delinquere, favoreg- Per cento La presunta megatangente che sarebbe stata pagata per il giacimento Opl245, il campo di esplorazione petrolifera la cui concessione, nel 1998, si era autoassegnato l’allora ministro del Petrolio nigeriano Dan Etete giamento, corruzione e rivelazione di segreto): dalle spiegazioni di Bisignani e Scaroni era infatti emerso che nel 2010 l’ex ministro nigeriano Etete aveva mobilitato un suo contatto italiano, Di Capua, per piazzare al meglio la concessione petrolifera lucrata anni prima dietro lo schermo della Malabu. Di Capua aveva subito coinvolto Bisignani, sapendolo molto influente su Scaroni. E Bisignani, attratto dalla prospettiva di avere con Di Capua un ritorno economico in caso di successo, aveva davvero interceduto con Scaroni, il quale lo aveva introdotto a Descalzi, allora capo divisione Oil. Le intercettazioni coglievano Descalzi preavvisare Bisignani che un certo giorno l’affare in Nigeria sembrava concluso, e Bisignani subito avvisava Di Nardo. Ma questo prima schema di trattativa diretta con la società nigeriana Malabu naufraga e l’affare non va in porto, con grande irritazione (pure intercettata) di Di Capua e Bisignani. A novembre 2010 comincia invece il secondo «tempo» ufficiale: la trattativa diventa indiretta e in teoria super trasparen- Il mediatore nigeriano deposita infatti copioso materiale per dimostrare di aver avuto il ruolo che rivendica: e spuntano anche moltissimi sms e email con Descalzi, nonché incontri come la cena (Obi, Agaev, Etete e Descalzi all’Hotel Principe di Savoia di Milano) che ad avviso dei giudici inglesi «rappresentava un avanzamento significativo per la società Malabu e dimostrava a Etete quello che le entrature di Obi dentro l’Eni potevano fare ottenere alla Malabu». Ora Londra ha convocato per lunedì prossimo una udienza alla quale potrà intervenire chi ritenga di avere titolo sui 190 milioni in sequestro. Sinora la posizione di Eni è quella cristallizzata nelle assemblee e in una audizione di Scaroni in Senato: «Totale correttezza» perché «come sempre non abbiamo dato una lira a nessuno, non abbiamo usato intermediari, e abbiamo fatto la transazione solo con lo Stato nigeriano». Luigi Ferrarella lferrarella@corriere.it Giuseppe Guastella gguastella@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA I precedenti Gli altri procedimenti aperti negli anni su presunti pagamenti illeciti per gli appalti dall’Algeria fino al Kazakistan La prima volta a Lagos costò 360 milioni di multe L’inchiesta milanese del 2009 e i patteggiamenti con il Dipartimento di Stato e la Borsa Usa Comunque vada a finire, una cosa è certa: la Nigeria non porta bene all’Eni. Già una volta, nel 2009, il colosso petrolifero è rimasto impigliato in una indagine — sempre della Procura di Milano e del pm Fabio De Pasquale — sul consorzio Tskj formato da Snamprogetti con l’americana Kbr, la giapponese Jgc e la francese Technip accusato di aver stanziato tra il 1994 e il 2004 circa 182 milioni di dollari destinati a politici e burocrati nigeriani per aggiudicarsi appalti da 6 miliardi di euro per i sei impianti di estrazione e stoccaggio del gas a Bonny Island. Questa indagine, alla fine, in Italia è giudiziariamente costata al cane a sei zampe «soltanto» 600.000 euro di sanzione pecuniaria e (sempre in base alla legge sulla responsabilità amministrativa delle imprese) la confisca di 24 milioni di euro quali illecito, ma è stata assai più indigesta negli Stati Uniti: Snamprogetti Netherlands BV ha infatti dovuto versare 240 milioni di dollari per patteggiare con il Dipar- timento di Stato (che aveva già raccolto più di un miliardo da altri soggetti internazionali), mentre Snamprogetti ed Eni ne hanno dovuti dare 125 alla Sec, l’autorità Usa di vigilanza sulla Borsa. Un’altra inchiesta arriva in Algeria per sette contratti, e per altrettanti appalti da circa 8 miliardi di euro, che avrebbero fatto finire nelle casse della Saipem, gruppo Eni, profitti per un miliardo di euro. Solo che ad oliare il percorso che fece ottenere gli appalti, secondo la Procura, sarebbe stata una tangente da 197 milioni di dollari. Una mazzetta celata dietro le intermediazioni fittizie della società di Hong Kong «Pearl Partners Limited» che era gestita dall’algerino Ourayed Samyr, ma che per gli investigatori apparteneva al suo ricco connazionale Farid I protagonisti Chakib Khelil È l’ex ministro algerino dell’Energia e delle risorse minerarie Paolo Scaroni Ha guidato l’Eni fino alla primavera scorsa Pietro Varone È l’ex direttore operativo di Saipem Bedjaoui, chiamato «Il giovane», che, a sua volta, avrebbe fatto capo a «Il vecchio», che altri non era che l’allora potente ministro dell’Energia algerino Chekib Khelil. Ad agosto 2013 i pm hanno chiesto a Singapore di bloccare oltre cento milioni sui conti di Bedjaoui, ricercato con lo stesso mandato di cattura internazionale che ha portato in carcere l’ex manager Saipem Pietro Varone. Un’inchiesta in cui sono indagati, tra gli altri, anche l’ex amministratore delegato di Saipem Pietro Tali e l’allora ad di Eni Paolo Scaroni. Ancora Eni nell’indagine su una tangente per appalti petroliferi in Kazakhstan: 20 milioni di dollari che sarebbero serviti ad aprire la strada ad un investimento di Agip Kco. La Procura aveva chiesto l’interdizione dell’Eni per 18 mesi dalle attività in Kazakhstan, ma si era vista dire di no dal Gip e dalla Corte d’appello. L. Fer. G. Gua. © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Primo Piano Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 I punti Il governo Le misure Compensazioni fiscali, arriva il decreto ROMA — Decreti attuativi lumaca. I tempi biblici per scrivere i provvedimenti che consentono di attuare le norme non sono una novità. A riprova dei ritardi accumulati dagli uffici ministeriali, ieri alla Camera, durante il question time, è andato in scena l’ennesimo siparietto, che ricorda l’impossibilità di applicare un provvedimento in assenza del regolamento attuativo (al momento sono quasi 700 i decreti in attesa di emanazione). I deputati del Movimento 5 Stelle hanno chiesto al ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, che fine avesse fatto il decreto attuativo che permette a imprese e professionisti di compensare (ampliando l’applicazione alle somme iscritte a ruolo fino al 31 marzo 2014) i debiti fiscali con i crediti commerciali vantati nei confronti della Pubblica amministrazione. A prevedere l’allargamento Le rassicurazioni del ministro Guidi: «Pronto entro pochi giorni» Il premier aspetta dai ministri le indicazioni sui risparmi possibili della compensazione, del resto, è il decreto Destinazione Italia del governo Letta, pubblicato in Gazzetta ufficiale lo scorso 20 febbraio. Il punto è che il termine per varare la norma di attuazione è slittato prima a maggio e, poi, ad agosto. Il ministro Guidi ieri ha spiegato che «entro pochissimi giorni» sarà tutto pronto. Il ritardo è dovuto alla pausa estiva e all’inevitabile ping pong tra gli uffici del ministero dello Sviluppo economico e quelli del ministero dell’Economia, dal quale dipende direttamente il provvedimento. Se tutto fila liscio, le aziende e i professionisti che vantano un credito nei confronti dell’amministrazione pubblica potranno, finalmente, utilizzarlo per estinguere i de- biti e le cartelle esattoriali, qualora questi ultimi risultino di valore pari o inferiore ai primi. Per beneficiare della compensazione sarà necessario utilizzare la delega unica di pagamento (modello F24) in versione telematica. L’operazione è a somma zero e l’intento, a dispetto dell’attuale stallo, è di accelerare la liquidazione dei crediti accumulati dalle imprese nei confronti dello Stato. La facoltà di compensazione arriva nelle stesse ore in cui il governo è impegnato a individuare la difficile strada per tagliare la spesa di 20 miliardi di euro. Sebbene la spending review ministeriale sia una delle priorità nell’agenda del premier, Matteo Renzi, gli incontri tra lo stesso presidente del Consiglio e i suoi ministri ieri sono stati nuovamente rimandati. L’idea originaria di un breve faccia a faccia di una decina di minuti per una ricognizione ge- L’attacco dei 5 Stelle Grillini all’attacco sui tempi di attuazione delle norme che consentono di compensare debiti fiscali e crediti verso la Pubblica amministrazione nerale sui conti dei ministeri è parsa impraticabile. Meglio stabilire un termine entro il quale trasmettere a Palazzo Chigi le indicazioni e le specifiche dei risparmi che ciascun ministro intende conseguire. La scadenza è fissata per domani. Dopo di che Renzi deciderà gli eventuali incontri individuali. Qualcuno, come il titolare della Salute, Beatrice Lorenzin, ha visto Renzi già ieri auspicando «che il Fondo sanita- Le assunzioni di docenti Il governo autorizza 30 mila assunzioni all’Istruzione. L’obiettivo dei 20 miliardi di tagli alla spesa e i paletti di Lorenzin: «Non toccate il Fondo sanitario» r i o n a z i o n a l e n o n ve n g a toccato». Il timore è che le sforbiciate più importanti siano effettuate dove si concentrano le spese maggiori. Motivo per cui la Lorenzin sta piantando dei paletti per scongiurare tagli sia al Patto per la salute sia al Fondo sanitario. Quest’ultimo è finanziato dall’Irap (imposta sulle attività produttive), che il governo, dopo la riduzione del 10% di quest’anno, vorrebbe ulteriormente diminuire. Circostanza che non può essere stata ignorata nel faccia a faccia tra Renzi e Lorenzin. Un altro ministero sotto osservazione è quello di Guidi, poiché gestisce gli incentivi alle imprese. Il bilancio del ministero dello Sviluppo economico vale 12 miliardi, di questi circa 7,5 miliardi riguardano la direzione politica industriale, e dunque sono nella disponibilità diretta del premier. Nel mirino anche la Difesa, già investita nei mesi scorsi da 400 milioni di euro di tagli per finanziare il bonus Irpef. La caccia, insomma, è aperta. Tanto più che ieri il Consiglio dei ministri ha autorizzato il ministero dell’Istruzione ad assumere 30 mila persone (tra cui 15 mila docenti). Meno personale e caserme L’opposizione della Difesa Nessun taglio al Fondo sanitario Riorganizzazione da 30-40 milioni Razionalizzazione degli incentivi alle imprese e più selezione Risorse disponibili per i salari di carabinieri e polizia Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ruolo di Marco Fortis L’economista industriale critico con Berlino neoconsigliere di Renzi Il caso è interessante perché, al di là della persona, indica che si fa strada una tendenza: la riscoperta dell’economia industriale, decisiva per capire quali tasti della pianola suonare per passare dalle parole ai fatti creando le premesse per la ripresa degli investimenti e il rilancio delle aziende. L’indicatore della svolta è il ruolo che, ormai da qualche settimana, sta avendo un economista, Marco Fortis (nella foto sotto), come consigliere del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Fortis, 58 anni, di Verbania, sponda piemontese del Lago Maggiore, fa parte di una scuola di pensiero, gli economisti industriali, che, negli anni d’oro della finanza e in quelli successivi delle compatibilità di bilancio, sembrava sul punto di andare verso sicura estinzione. Da qualche tempo invece, sotto la spinta dell’emergenza recessione, il tema dello sviluppo economico è tornato una priorità, unico, vero antidoto contro il peso schiacciante del debito pubblico. Per questo le riflessioni di Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison e professore di Economia industriale e commercio Docente alla Cattolica internazionale all’Università Cattolica di Tecnico bipartisan, è Milano, fanno comodo in stato molto ascoltato da quanto è un esperto dei Tremonti pur essendo temi dell’industria e dei legato a Prodi (foto Ansa) distretti industriali, di cui si occupa da sempre. E i contatti con Renzi, spesso via sms, sono sempre più frequenti. In passato Fortis, tecnico bipartisan, è stato molto ascoltato dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (governo Berlusconi), pur essendo legato da sempre a Romano Prodi. I cavalli di battaglia, in particolare, sono due: l’impossibilità di rientrare dal debito pubblico con i soli sacrifici e le analisi critiche sulla Germania, che ha fatto dell’austerità in Europa la leva per accumulare ricchezza mentre altri Paesi, a partire dall’Italia, si sono impoveriti. E non di poco. Fabio Tamburini © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Qualsiasi ipotesi di riduzioni ulteriori viene accolta con un parere negativo dal ministero della Difesa. Soprattutto perché il bilancio è stato già alleggerito di 400 milioni di euro per contribuire agli 80 euro in più in busta paga. Con la spending review il governo vorrebbe intervenire sul personale e sugli edifici delle forze dell’ordine In ambito sanitario, la revisione della spesa non dovrebbe riguardare tagli al Fondo sanitario del 2014, mentre i risparmi sul funzionamento del dicastero (1 miliardo l’anno) si aggirano attorno ai 30-40 milioni. Le riduzioni incideranno soprattutto sui servizi ministeriali d’ispettorato, la vigilanza e il controllo sulla filiera degli alimenti Il governo Renzi ha più volte ricordato che non intende togliere soldi a chi investe, ma soltanto riorganizzare meglio il sistema degli incentivi alle imprese. Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha parlato di una «razionalizzazione degli incentivi» alle aziende, affinché siano meno polverizzati e usati in modo più efficace ILLUSTRAZIONI DI ROBERTO PIROLA Primo Piano 15 italia: 51575551575557 In sede di legge di Stabilità sarà esaminato il blocco dei salari del pubblico impiego. Dopo le forti proteste dei sindacati il governo ha preso tempo. Renzi ha però sostenuto che secondo i ministri, per quanto riguarda le forze dell’ordine, «i denari per risolvere gli sblocchi dei salari e gli scatti possono essere trovati» Lo scenario Tecnici e politici a confronto da oggi. Le mosse del governatore della Bce A Milano il vertice della crescita La spinta di Draghi all’Eurogruppo La definizione di tempi e obiettivi, il nodo della flessibilità ROMA — Ministri, economisti, banchieri centrali, tutti chiamati a discutere sul perché l’Europa non riesca a ritrovare la strada della crescita: oggi a Milano prende avvio una tre giorni di confronti, a più livelli, tecnico e politico, da cui si attendono indicazioni importanti sulla strategie che saranno seguite nei prossimi mesi. Un grande convegno di Eurofi, il think tank presieduto da Jacques de Larosière, quindi l’Eurogruppo e a seguire il primo Ecofin informale a guida italiana saranno le tre diverse occasioni di dibattito. Sullo sfondo, le cifre, severe, su disoccupazione, inflazione e sviluppo e il richiamo del presidente della Bce, Mario Draghi, ai governi a condividere l’urgenza di agire. Draghi interverrà stasera al convegno di Eurofi ed il suo sarà, ancora una volta, il discorso più atteso, peraltro il primo dopo le decisioni della Bce, di tagliare al «livello minimo» i tassi di interesse, portati allo 0,5%, ad un passo dallo zero, e di accelerare sulla realizzazione del programma di acquisti di Abs, cioè di titoli bancari cartolarizzati rappresentativi di prestiti ad imprese e famiglie. Sarà quindi, per lui, l’occasione per spiegare tempi e obiettivi di tali iniziative che si aggiungono al piano di prestiti finalizzati ai finanziamenti di imprese e famiglie. Il numero uno dell’Eurotower, che sin da oggi avrà contatti ed incontri bilaterali nell’ambito delle riunioni dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, avrà anche modo di ribadire e chiarire, senza malintesi, le sollecitazioni fatte nel discorso di metà agosto di Jackson Hole in cui ha ribadito che la politica monetaria non può fare tutto da sola e che diventano sempre più necessarie e urgenti le riforme strutturali e la composizione, più favorevole alla crescita, delle voci di bilancio. Ci vuole più flessibilità — aveva aggiunto nell’intervento americano — mantenendo ferme però le regole previste e non retrocedendo rispetto all’obiettivo di tenere i conti a posto. Ma sulla flessibilità — anche nell’interpretazione delle regole — insiste la Francia, Numero uno Mario Draghi, 67 anni, è il governatore della Banca centrale europea dal 1° novembre 2011 dopo aver guidato per cinque anni la Banca d’Italia (foto Ap) che ieri ha fatto sapere che potrà rientrare entro il tetto del 3% del rapporto deficit/Pil solo nel 2017 e in qualche misura, in modo più articolato, l’Italia, con la Germania invece arroccata nella difesa tout court del rigore. È quindi molto probabile che gran parte del confronto finisca per svolgersi su questo tema. Anche se il ministro italiano, Pier Carlo Padoan, padrone di casa all’Ecofin, cercherà di portare più avanti possibile la sua agenda che insiste in modo particolare sulla necessità di sviluppare un’azione comune per rilanciare gli investimenti. Non per nulla di investimenti e dell’Expo 2015 si parlerà nell’incontro dell’Asem. il forum Asia-Europa, che si svolgerà domani prima dell’Eurogruppo. Nell’agenda della presidenza italiana dell’Ecofin, che servirà un po’ da guida per la nuova Commissione europea, appena nominata, c’è anche la discussione di una road map degli strumenti finanziari per sostenere la crescita. Tra questi ci sono le cartolarizzazioni, che, per essere rilanciate, hanno bisogno, come ha rilevato lo stesso Draghi giovedì scorso a Francoforte, di nuove regole. Padoan comunque interverrà anche oggi all’Eurofi e parlerà dei problemi della crescita, un argomento che tratterà anche, in apertura di convegno, il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Nuova poltrona per Marco Staderini alla Sogesid, controllata al 100% dal Tesoro: si occupa di rifiuti, acqua e bonifiche La società pubblica da chiudere nel 2012? È viva e ora la guida un uomo di Galletti di SERGIO RIZZO L a pietosa sepoltura era pronta. Questo almeno aveva promesso un giorno di due anni fa l’allora ministro Corrado Clini ai deputati della commissione Ambiente della Camera. La data, 18 luglio 2012: «È nostra intenzione prepararci a una chiusura dell’attività di Sogesid per fare in modo che, come prevede il decreto legge sulla spending review, le attività rientrino in procedure ordinarie e trasparenti». Di quali attività si tratta? Progettazione nel settore dei rifiuti, delle acque e delle bonifiche. Compiti a cui la Sogesid, una società per azioni controllata al 100 per cento dal Tesoro e creata ven- 426 Milioni I fondi che dal ministero dell’Ambiente sono arrivati nelle casse della Sogesid tra il 2009 e il 2011. Malgrado la società svolga mansioni che potrebbero essere trasferite proprio al ministero t’anni fa con l’obiettivo di dare attuazione alla legge Galli sui bacini idrici, era arrivata per consunzione della missione originaria: di fatto, mai iniziata. In un Paese normale ne avrebbero preso atto, per chiuderla subito. E qualcuno un pensierino doveva avercelo pure fatto, se a un certo punto era stata affidata all’Iged, ovvero «Ispettorato generale degli enti disciolti», la struttura che aveva in carico i dossier dei cosiddetti enti inutili. Invece, a dispetto degli uccelli del malaugurio, sono riusciti a tenerla in vita per due decenni. Con relative poltrone. Soprattutto, le poltrone. Che vita, poi. Dal 2009 al 2011 ha avuto dal ministero dell’Ambiente qualcosa come 426 milioni per realizzare quei progetti di cui sopra: senza gare, ovviamente, visto che si tratta di una società cosiddetta «in house» che svolge mansioni tipiche ministeriali. Soltanto, con procedure singolari. E 143 dipendenti, collegio sindacale, consiglio di amministrazione di cinque persone. Nonché presidente e amministratore delegato retribuito con 326 mila euro annui: l’ex vicepresidente della Provincia di Siracusa, avvocato Vincenzo Assenza. Mai cognome sarebbe stato più evocativo per una società pubblica priva di alcuna utilità, da chiudere seduta stante tra- sferendo le competenze all’amministrazione di provenienza. Invece, mentre il commissario alla spending review Carlo Cottarelli ormai sulla porta consegnava a Matteo Renzi il piano per risparmiare a regime tre miliardi l’anno eliminando analoghe inaccettabili situazioni, ecco la sorpresa di una resurrezione ancor prima del decesso. Con sorpresa bis. Perché non solo il decreto sblocca Italia le assegna i compiti di appaltatore ed esecutore, di nuovo «in house», dei lavori pubblici da finanziare con i 2 miliardi e mezzo di fondi relativi agli interventi sul dissesto idrogeologico. Ma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, bolognese e fedelissimo del bolognese leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, piazza al vertice dell’azienda un signore che si chiama Marco Staderini. Una vecchia conoscenza del mondo delle imprese pubbliche, degli enti di Stato e delle aziende locali da una dozzina d’anni a questa parte. Ovunque toccasse un posto a Casini, era il suo. La presidenza dell’Inpdap, l’ente di previdenza dei dipendenti statali, a Staderini. La presidenza di Infratel, società del gruppo pubblico Sviluppo Italia incaricata di occuparsi della banda larga, a Staderini. Il consiglio della Sogei, la delicatissima azienda controllata dal ministero delle Finanze che gestisce l’anagrafe tributaria, a Staderini. Al punto da costringerlo a ritrovarsi addirittura contemporaneamente Lo spostamento Reggi lascia l’Istruzione e va al Demanio Missione: cedere gli immobili di Stato ROMA — Dalla Scuola al Demanio. Roberto Reggi, 53 anni, sottosegretario alla Pubblica istruzione, già sindaco democratico di Piacenza dal 2002 al 2012, sarà il nuovo direttore dell’Agenzia del demanio, succedendo a Stefano Scalera. Ieri il Consiglio dei ministri, su proposta dell’Economia, «ha dato avvio alla procedura per il conferimento dell’incarico ai fini dell’acquisizione del parere della Conferenza Unificata». Diventa sua, dunque, la difficile missione che la legge di Stabilità assegnava al Demanio per il 2014: ricavare dalla cessione di immobili pubblici 500 milioni. Ma ancora più corposa è la sfida per il prossimo anno, visto che, in assenza di interventi di ristrutturazione del debito pubblico, è proprio dalla dismissione degli immobili che dovranno arrivare le risorse Chi è Roberto Reggi, 55 anni, già sindaco di Piacenza (foto Imagoeconomica) per abbatterlo. Reggi è un uomo di fiducia di Renzi, avendone coordinato le primarie nel 2012. Il suo curriculum è molto vario. Laureato in Ingegneria elettrotecnica, ha lavorato nel settore della produzione e della vendita di energia elettrica per Eurogen. Si è dato da fare nel mondo del volontariato, con la Cooperativa Eureka. Poi il passaggio in politica, con l’esperienza dal 1994 al 1998, da assessore alle Politiche sociali e abitative di Piacenza, sotto il sindaco di centrosinistra Giacomo Vaciago. Nel 2002 ne prese il posto, venendo eletto al secondo turno con il 54,6% dei voti. Fu riconfermato nel 2007, al secondo turno con il 55,7%. Nello stesso anno Reggi collabora con Enrico Letta nella sua campagna delle primarie del Pd: proprio a Piacenza Letta inaugurerà la candidatura, facendo il suo primo comizio insieme con Reggi. Scaduto il mandato amministrativo, nel 2012 Reggi inizia a collaborare con Matteo Renzi per organizzare la sua candidatura alle primarie nazionali del centrosinistra e in seguito viene nominato, insieme con Giorgio Gori, coordinatore delle stesse. Renzi gli conferma la fiducia da premier, nominandolo all’Istruzione. Ora la nuova sfida al Demanio. A. Bac. © RIPRODUZIONE RISERVATA nel consiglio di amministrazione della Rai e delle Ferrovie. Una coesistenza tentata, ma risultata impossibile. Succedeva nel 2005, ma una singolare sovrapposizione di incarichi Staderini l’aveva sperimentata anche tre anni prima, alla sua prima esperienza come consigliere della tivù di Stato, quando era insieme presidente di Lottomatica, concessionaria di giochi e lotterie. Va avanti così, a ritmi infernali, fino a quando l’Udc sta al governo. Ma ci sono sempre gli effetti collaterali. Per esempio la presidenza del fondo immobiliare Idea Fimit, nel quale sono stati conferiti immobili Inpdap. E poi i consigli di amministrazione di Mps Capital service e della Banca Toscana del gruppo Montepaschi: nel quale ha in quel momento interessi di un certo rilievo Francesco Gaetano Caltagirone, incidentalmente suocero di Casini. Per non parlare del posto di amministratore delegato dell’Acea, la municipalizzata romana quotata in Borsa della quale è azionista insieme a Suez e al Comune di Roma con Gianni Alemanno sindaco, il 2 Miliardi Il valore complessivo dei lavori pubblici per i quali il decreto «sblocca Italia» assegna compiti di appaltatore unico ed esecutore alla Sogesid. Il tutto con la formula «in house», cioè senza gare medesimo Caltagirone. Staderini lascia l’ultima poltrona pubblica nell’aprile del 2013, con il rinnovo del consiglio di amministrazione della società capitolina. Mentre il suo sponsor Casini è tornato al governo, prima con Mario Monti, poi con Enrico Letta, quindi con Matteo Renzi. E si tratta solo di aspettare l’occasione per occupare la poltrona giusta. Che puntualmente arriva. Senza però cancellare il sospetto: che sia quello l’unico motivo di sopravvivenza di una società inutile. Per la serie del nuovo che avanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri La nuova Commissione Governo Ue I commissari lavoreranno in team sui progetti, come l’economia Juncker presenta la squadra La morsa dei rigoristi del Nord Posti chiave ai popolari. All’inglese Hill i dossier sulla City Sette vicepresidenze, molte ai Paesi piccoli (ma non a Parigi) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — È stata battezzata ieri la nuova Commissione europea. Ha 28 componenti, uno per ogni Stato della Ue, fra cui 9 donne. È guidata da un presidente, Jean-Claude Juncker, 7 vicepresidenti, e 4 leader di «project-team», gruppi di lavoro interni per seguire i singoli temi. Ha nelle sue file 7 membri di precedenti Commissioni. Fra «vecchi» e nuovi, volti già noti: Juncker, il finlandese Jyrki Katainen, il francese Pierre Moscovici, l’italiana Federica Mogherini, l’olandese Frans Timmermans. Altri, quasi sconosciuti: la belga Marianna Thyssen, la romena Corina Cretu. Il dato principale è però un altro: questa Commissione promette di essere, se possibile, più complicata ancora della stessa Ue. Avrà infatti portafogli o mandati «sdoppiati», e altri fusi fra loro, con quel che potrà seguirne. Per esempio Moscovici, neo-commissario all’economia, annuncia per prima cosa che l’Europa salterà, se non rispetterà «le prime e uniche priorità, la crescita e l’occu- pazione»: temi assegnati però di competenza al suo «superiore» Kaitanen, appunto neocommissario alla crescita e al lavoro, ultra-rigorista merkeliano, nonché uno dei 7 vicepresidenti della stessa Commissione, seduto un gradino più su di Moscovici. Entrambi, il francese e il finlandese, staranno poi nel «project-team» dedicato agli identici obiettivi, con altri colleghi fra cui l’inglese anti-euro Jonathan Hill, neo-commissario alla stabilità finanziaria e ai mercati, cioè titolare di altre competenze in quasi «condominio» con Katainen e Moscovici. Il dicastero o dicasteri dell’economia potrebbero rivelarsi un alveare a più piani. E Moscovici diventare un «commissario commissariato», con Katainen supervisore di tutto. Nel complesso, nella nuova Commissione sembra confermarsi il profilo del Nord-Euro- A fine ottobre Mogherini via dalla Farnesina dopo il voto a Strasburgo ROMA — Ancora un mese e mezzo alla Farnesina. Poi le dimissioni dal governo italiano. Questa la decisione di Federica Mogherini, designata Alto Rappresentante dell’Unione europea e vicepresidente della commissione guidata dal lussemburghese Juncker. Le dimissioni dopo il voto di fiducia, previsto per il 21 o 22 ottobre, dell’Europarlamento alla nuova squadra. L’assemblea di Strasburgo, infatti, comincerà i lavori per dare l’imprimatur alla nuova commissione il 20 ottobre. pa rigorista. A cominciare da Juncker e dal suo primo vicepresidente e vicario, l’olandese Franz Timmermans (incarico: miglioramento norme europee, Carta dei diritti fondamentali, compresi quelli dei gay, ecc.). Seguono gli altri 6 vicepresidenti: Kristalina Georgieva, bulgara, «bilancio e risorse umane»; Alenka Bratusek, slovena, «Unione energetica»; Katainen; Valdis Dombrovskis, Lettonia, «Euro e dialogo sociale», Andrus Ansip, Estonia, «mercato unico digitale»; Federica Mogherini, «Affari Esteri e politica per la sicurezza e difesa«. La lista dei Commissari «semplici» si apre con lo spagnolo Miguel Arias Canete, già contestato dai Verdi, titolare di due mandati in potenziale contrasto di interessi: clima ed energia (industrie energetiche, petrolio, ecc,). Non solo: Canete non ha mai nascosto di presiedere i consigli di amministrazione di due società petrolifere. La ceca Vera Jourova è la nuova commissaria alla giustizia. Günther Oettinger, tedesco di peso, si occuperà di econo- Jean-Claude Juncker Presidente Frans Timmermans Věra Jourová Giustizia, diritti dei consumatori e le pari opportunità Jonathan Hill Stabilità finanziaria Tibor Navracsics Primo vicepresidente per la migliore legislazione, le relazioni internazionali Günther Oettinger Economia digitale e società Kristalina Georgieva Vicepresidente per il bilancio e le risorse umane Vicepresidente per l’unione energetica Elżbieta Bieńkowska Corina Creţu Politica regionale Miguel Arias Cañete Carlos Moedas Ricerca, innovazione e la scienza Marianne Thyssen Lavoro Azione per il clima e l'energia Istruzione e cultura Jyrki Katainen Vicepresidente per il lavoro Pierre Moscovici Affari economici e monetari Mercato interno e l'industria Alenka Bratušek Neven Mimica Cooperazione interna Phil Hogan Margrethe Vestager Concorrenza Agricoltura e sviluppo rurale mia digitale; di Moscovici (economia) si è già detto; la belga Thyssen seguirà il lavoro e gli affari sociali (duplicato di Katainen?); la romena Corina Cretu, le politiche regionali; Johannes Hahn, austriaco, l’allargamento della Ue; il greco Dimitris Avramopoulos avrà un dicastero importante, Immigrazione e affari interni; il lituano Vytenis Andriukaitis si occuperà di Salute e sicurezza alimentare; l’inglese Jonathan Hill, uomo della «City», veglierà come detto sulla stabilità e i mercati finanziari. Elzbieta Bienkowska, polacca, sul Mercato interno e le piccole e medie imprese, Neven Mimica sulla Cooperazione internazionale. E ancora: Margrethe Vetager, danese, è commissaria alla Concorrenza; Maros Sefcovic, Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 POPOLARI Personaggio Ex premier, 41 anni, ha spesso aperta la strada a Merkel nei vertici a Bruxelles Federica Mogherini Andrus Ansip Vicepresidente Alto Rappresentante dell’Unione Vicepresidente per il mercato unico digitale Vytenis Andriukaitis SOCIALISTI Valdis Dombrovskis Dimitris Avramopoulos A lui riporterà anche il titolare dell’Economia Moscovici DAL NOSTRO INVIATO 8 Salute e sicurezza alimentare LIBERALI Johannes Hahn Immigrazione Karmenu Vella Politica di vicinato e allargamento 5 Ambiente, affari marittimi e pesca Cecilia Malmström Donne Commercio Christos Stylianides Trasporti e spazio 9 19 Aiuti umanitari Uomini CORRIERE DELLA SERA slovacco, ai Trasporti e spazio; Cecilia Malmström, svedese, al Commercio; Karmenu Vella, maltese, all’ambiente e pesca (doppione di Canete?); Tibor Navracsics, ungherese contestato per la sue idee nazionaliste, all’Educazione; Carlos Mo- edas, portoghese, alla ricerca e scienza; Phil Hogan, irlandese, all’agricoltura; mentre Christos Stylianides, cipriota, si occuperà di Aiuti umanitari. L. Off. loffeddu@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 9 il numero dei componenti della Commissione europea. Uno per ogni Paese dell’Unione compreso il presidente (rispetto alla squadra del portoghese Barroso si è aggiunta la Croazia) le donne presenti nella squadra di governo dell’Unione europea guidata da Juncker. Le quote rosa rappresentano quasi un terzo dei commissari. Per la seconda volta sarà ancora una donna l’Alto Rappresentante BRUXELLES — La cancelliera tedesca Angela Merkel ce l’ha fatta. Il suo fedele alleato nella linea dell’austerità e del rigore nei vincoli di bilancio, l’ex premier finlandese e attuale commissario Ue temporaneo agli Affari economici Jyrki Katainen, emerge come il principale responsabile di fatto nelle politiche per la crescita e nel controllo sui conti pubblici dei Paesi membri. Il presidente entrante della Commissione europea e altro merkeliano di ferro, il lussemburghese Jean-Claude Juncker, lo ha nominato suo vice con poteri di coordinamento e di blocco dell’attività dei commissari con i principali portafogli economici. In pratica Francia e Italia, insieme al partito eurosocialista, sono riuscite ad avere come nuovo commissario agli Affari economici il francese Pierre Moscovici, sostenitore della flessibilità nei vincoli di bilancio e degli investimenti pubblici per il rilancio della crescita e dell’occupazione. Ma se lo vedono depotenziato dal furbesco inserimento di super-vicepresidenti con vero e proprio diritto di veto. Juncker ha tutelato ulteriormente Katainen consentendogli di non esporsi sempre. L’altro suo vice sostenitore dell’austerità e filo-Merkel, l’ex premier lettone Valdis Dombrovskis, in quanto responsabile dell’euro e del dialogo sociale, potrà egualmente bloccare le proposte di Moscovici. Katainen, 41 anni, e Dombrovskis, 43 anni, entrambi del Ppe, si sono dimostrati a volte perfino più rigoristi di Merkel. Da premier, applicando le misure di austerità in Finlandia e Lettonia, hanno però provocato recessione e arretramenti. L’irritazione popolare li ha convinti a dimettersi e ad accettare l’aiuto della cancelliera per riciclarsi alla grande in Europa. Katainen a 21 anni è già consigliere comunale. A 27 anni entra in Parlamento. A 35 è ministro delle Finanze e l’anno dopo il Financial Times di Londra lo dichiara «il migliore» tra i colleghi europei (prima della crisi internazionale). Il 22 giugno 2011 diventa premier e si schiera con Merkel negli scontri dei Paesi membri del Nord con quelli del Sud. Nei summit apriva la strada alla cancelliera con azioni di sfondamen- La biografia Il maratoneta Jyrki Katainen, 41 anni, è stato primo ministro finlandese dal 2011 al 2014 e commissario europeo per gli Affari economici con Barroso da giugno 2014. Viene definito un «falco» per le sue politiche rigoriste in linea con la posizione dei Paesi dell’Europa del Nord. Nel 2008 è stato eletto dal Financial Times miglior ministro delle Finanze del Continente. Quattro anni dopo è riuscito a scampare ad un attentato a Turku. È appassionato di maratone to. La più clamorosa avvenne nei giorni caldi del salvataggio della Grecia. Per concedere il «sì» della Finlandia ai prestiti Ue chiese in pegno ad Atene beni immobili di adeguato valore. Fonti diplomatiche fecero trapelare che avrebbe proposto di ipotecare addirittura l’Acropoli, il Partenone e varie isole dell’Egeo. Per questo il presidente francese François Hollande, il premier Matteo Renzi e altri leader di centrosinistra hanno detto «no» a Katainen mantenuto agli Affari economici. Merkel, dopo aver imposto al vertice della Commissione e del Consiglio Ue già due del Ppe suoi fedelissimi nelle misure di austerità, come Juncker e il polacco Donald Tusk, non poteva dire no a Moscovici. Ma Katainen e Dombrovskis li ha recuperati come vicepresidenti, annunciando tempi difficili per Italia, Francia e altri Paesi con difficoltà di bilancio. Katainen, appena insediandosi agli Affari economici, ha ammonito Renzi a non chiedere più flessibilità perché sono possibili solo «soluzioni che non mettano in discussione il Patto di stabilità». Ha poi esortato Roma a passare dalle parole ai fatti perché «non basta comprare una medicina, bisogna ingerirla perché aiuti». Domani è atteso al confronto con il responsabile dell’Economia Pier Carlo Padoan, che presiede l’Ecofin a Milano: in attesa degli scontri a Bruxelles Katainen-Moscovici. Ivo Caizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Finanze pubbliche La Francia non riuscirà a stare sotto la soglia del 3%. Crescita inferiore al previsto E Parigi sforerà il tetto del deficit fino al 2017 DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — Due anni fa la Francia aveva convinto Bruxelles a concederle più tempo per rientrare sotto la soglia del 3 per cento nel rapporto tra deficit e Pil, ottenendo una dilazione al 2015. Ma ieri mattina il ministro delle Finanze Michel Sapin ha annunciato, con gravità, che neanche il nuovo termine sarà rispettato. «Devo farvi un discorso di verità», ha annunciato Sapin mettendo le mani avanti durante una conferenza stampa convocata in fretta a Bercy, sede del ministero. La crescita nel 2014 sarà inferiore al previsto, e l’inflazione pure. «La conseguenza di queste evoluzioni è che la Francia quest’anno non centrerà il suo obiettivo di deficit pubblico». Non lo farà neanche l’anno prossimo, a dispetto dell’accordo con la Commissione, e neppure nel 2016. Il ritorno del rapporto defi- cit/Pil al 3 per cento è spostato ora al lontano 2017. Un risultato grave per la presidenza Hollande, che oltretutto dal momento dell’elezione nel maggio 2012 ripete di volere percorrere la strada della «serietà» per risanare i conti dello Stato. La fermezza sul no a nuove spese pubbliche è costata al governo Valls la crisi di fine estate e il rimpasto governativo, con la cacciata del ministro dell’Economia ribelle Arnaud Montebourg, che avrebbe preferito invece denunciare le politiche di austerità e rinnegare il rigore a suo dire imposto dalla Germania. Eppure, nonostante tutti questi sforzi, i dati sono scoraggianti. La crescita dell’economia francese si è fermata intorno allo zero nei primi due trimestri, e non supererà lo 0,4% in tutto il 2014 (la previsione del governo, rinnovata ancora a giugno, era di almeno 1%). Parigi poi sperava in un’inflazione pari all’1,2% nel 2014, ma si fermerà invece allo 0,5% (nel 2015 salirà allo 0,9% contro l’1,5% previsto). Così, nel 2014, il deficit pubblico arriverà al 4,4 del prodotto interno lordo (aumentando ancora rispetto al 2013), invece del 3,8 previsto. E nel 2015 la Finanze Il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, che ha annunciato la richiesta di una deroga a Bruxelles sui parametri situazione non migliorerà in modo significativo (4,3). In passato i richiami di Bruxelles al rientrare in uno dei parametri fondamentali fissati a Maastricht hanno irritato Parigi. Nel giugno 2013 Il presidente della Commissione uscente José Manuel Barroso aveva invitato la Francia a fare finalmente le riforme profonde necessarie, come l’innalzamento dell’età minima per la pensione, ottenendo la risposta sovrana di Hollande: «Non spetta alla Commissione dire quel che la Francia deve fare». Due anni sono passati, le riforme attese non sono state compiute, la soglia del 3 per cento è sempre più lontana. La dilazione al 2015 era stata ottenuta dall’allora ministro delle Finanze Pierre Moscovici grazie all’ottima intesa con Olli Rehn, il finlandese commissario agli Affari economici. Oggi Moscovici non è più al governo francese ma sta per prendere il posto di Rehn alla commissio- ne. Una fonte di imbarazzo che ieri Moscovici ha affrontato nel corso di un’intervista a Les Echos, dicendo ancora una volta che «le regole vanno applicate. È fuori questione acconsentire a una deroga, sospensione o eccezione per la Francia». E quindi? Sanzioni per Parigi? Non è a questo che pensa Moscovici, anzi. «Quelle stesse regole offrono capacità di interpretazione in funzione delle circostanze economiche e degli sforzi strutturali. Nel 2013 io stesso avevo convinto il mio predecessore, Olli Rehn, che la Francia faceva gli sforzi necessari ma questi non erano sufficienti a rientrare sotto il 3%. E lui aveva stimato che un ritardo di due anni fosse appropriato». Il governo francese torna adesso a evocare «circostanze eccezionali». E non sarà certo Moscovici a battersi perché vengano ignorate. Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Vicepresidente per l’euro e il dialogo sociale Maroš Šefčovič 15 Chi è il falco finlandese Katainen che avrà il veto sull’economia L'analisi CHIAMATELA (SE VOLETE) LA KOMMISSION di LUIGI OFFEDDU T utto può essere, ci mancherebbe: ma se c’è una parola che difficilmente comparirà, sulle agende di questa Commissione Europea, sarà «deroga», o il suo plurale «deroghe». In molti ci sperano — per esempio a Parigi o a Roma — e molti — chissà — dovranno rassegnarsi. Deroghe al patto di Stabilità, cioè più tempo per rientrare dal buco del deficit, o dalla voragine del debito pubblico? La risposta spetterebbe ad almeno 3 commissari sulla carta competenti, più il presidente Juncker. Fra loro, sarà certo possibilista il francese Pierre Moscovici, fautore della flessibilità. Ma potrà forse dire di sì Jyrki Katainen, l’ex premier della Finlandia cui il premio Nobel Paul Krugman rimproverò di aver danneggiato il suo Paese a colpi di austerità? Da oggi, a Bruxelles, avrà potere di veto. E ancora: potrà dire di sì, se da Berlino dirà di no Angela Merkel, quello stesso Junker di centrodestra, che proprio alla Merkel deve la sua elezione a presidente della Commissione? E che prima, per tanti anni, ha guidato l’Eurogruppo con un occhio (ovviamente) sempre rivolto a Berlino? Forse i prossimi mesi smentiranno l’impressione della prima ora, ma sembra proprio che a Bruxelles sieda oggi «die Kommission», una Commissione filo-tedesca, e politicamente di centrodestra. Del resto, entro certi limiti, non c’è da meravigliarsene: la Germania, anche se in frenata, resta la prima potenza manifatturiera del continente, nonché l’unica in grado di interloquire faccia a faccia con la Russia di Putin. Produce da sola un quinto del Pil europeo, ospita un cittadino europeo su sei, è un sistema politico ordinato e assai più pulito di altri. E a Bruxelles, anche negli staff del Consiglio pullulano ai piani alti i dirigenti tedeschi. Non sarà neppure un caso se Frank-Walter Steinmeier, già ministro degli Esteri a Berlino, abbia lanciato in passato dei corsi destinati proprio agli alti funzionari tedeschi che intendono far carriera nelle istituzioni Ue. Ma la Commissione Europea, anche se diventa «die Kommission», è per natura la grande mediatrice fra 28 Paesi diversissimi per culture, interessi economici, passato storico, obiettivi futuri. Non si basa, o non si basa solo, su una sfida fra Pil, prodotti interni lordi più o meno muscolari. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Esteri Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Lungo il fronte Strategie Il presidente Barack Obama ha illustrato il suo nuovo piano per contrastare i jihadisti dell’Isis. La Casa Bianca è pronta a intensificare i bombardamenti su Iraq e Siria e ad allargare la coalizione che combatte i terroristi a 40 Paesi Riluttante a intervenire contro l’Isis, ha negato agli Usa di attaccare dalla base di Incirlik Homs Mar Nero Francia pronta a partecipare ai raid sistematica campagna di bombardamenti non solo in Iraq ma anche in Siria per «degradare e alla fine distruggere l’Isis». Niente soldati americani impegnati in combattimento sul suo straniero, su questo Obama è stato perentorio sottolineando la differenza dalle guerre combattute nello scorso decennio in Iraq e Afghanistan, ma un «continuo e implacabile sforzo di stanare l’Isis utilizzando la forza aerea e supportando le forze di terra irachene» e quelle non governative che combattono contro il califfato in Siria: aiuti militari, supporto operativo e addestramento delle forze di terra. Altri 475 consiglieri militari americani raggiungeranno in Iraq quelli già inviati nelle scorse settimane. Più un massiccio sforzo di intelligence antiterrorismo simile a quello sperimentato con successo in Yemen e in Somalia. Obama ha comunque sottolineato che nel suo piano gli aspetti diplomatici sono importanti quanto quelli militari: l’America Erbil Kirkuk SIRIA SIRIA Tikrit Falluja Ramadi Bagdad Damasco IRAQ GIORDANIA Obama: contro l’Isis bombe anche sulla Siria e coalizione di 40 Paesi DAL NOSTRO INVIATO Mosul Aleppo Mar Caspio Ankara Minacciata dall’Isis, ha già schierato migliaia di nuove truppe ai confini con Siria e Iraq Regione autonoma curda Jarabulus TURCHIA Il discorso Il presidente presenta il piano antiterrorismo NEW YORK — «L’America guiderà una vasta coalizione di Paesi per spazzare via la minaccia terrorista dell’Isis». Nel discorso alla nazione pronunciato nella notte, Barack Obama ha avvertito che d’ora in poi gli Usa saranno all’offensiva per sradicare il califfato sorto a cavallo tra Siria e Iraq: non più solo attacchi aerei con l’obiettivo limitato di proteggere i cittadini americani nella regione ed evitare genocidi, ma una Aree sotto controllo Isis Teheran SIRIA Mar Mediterraneo IRAQ Amman IRAN Il Cairo Già presente militarmente in Iraq contro l’Isis ma «senza coordinamento» con gli Usa Abu Dhabi Riad EMIRATI La voce più forte della regione anti-jihadisti, la Federazione è a favore di un’alleanza anti-Isis Mar Rosso EGITTO LEGA ARABA A favore dell’azione di Washington ma disponibile a intervenire solo con mandato Onu Finora restia a intervenire, ha annunciato vaghe «misure necessarie per fermare l’Isis» ARABIA SAUDITA Mare Arabico Riad vuole la leadership politica nella lotta anti-Isis: migliaia di sauditi ne fanno però parte CORRIERE DELLA SERA non agirà da sola. E, infatti, ieri il segretario di Stato Usa John Kerry ha cominciato da Bagdad una missione che mira a costruire una coalizione di almeno 40 Paesi. Dieci sono quelli occidentali, Italia compresa, che hanno già dato la loro adesione al vertice Nato della scorsa settimana. Ma per battere i terroristi di questo quasi-Stato sunnita a cavallo tra Siria e Iraq è ovviamente necessario soprattutto l’impegno dello stesso Iraq e quello dei Paesi arabi a maggioranza sunnita. So- prattutto del più ricco e influente, l’Arabia Saudita. Dopo Bagdad il capo della diplomazia Usa farà oggi tappa proprio nella capitale saudita dove si terrà un summit di leader e ministri degli Esteri di numerosi Paesi mediorientali. Poi Kerry si trasferirà in Giordania, uno storico alleato degli Usa. Il segretario di Stato, che nei giorni scorsi aveva avuto un difficile confronto con un altro alleato-chiave nella regione, la Turchia, interessata a sbarazzarsi dell’Isis ma anche spaventata dalla possibilità che un conflitto finisca per rafforzare i ribelli curdi del Pkk, completerà il suo tour diplomatico a Parigi. Qui il suo collega francese Laurent Fabius ha organizzato per il fine settimana una conferenza internazionale alla quale parteciperanno i cinque Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: Russia, Cina e Gran Bretagna, oltre agli Usa e alla stessa Francia. E, ieri, proprio Parigi ha dato la sua disponibilità a partecipare, se necessario, agli attacchi aerei sull’Iraq. Kerry è arrivato a Bagdad appena 48 ore dopo la formazione del nuovo governo multietnico guidato dallo sciita moderato Haider al-Abadi al quale il ministro americano ha chiesto di non commettere gli stessi errori del suo predecessore al-Maliki che, col suo comportamento settario, si inimicò tanto la minoranza sunnita quanto quella curda. Apparentemente al-Abadi ha preso gli impegni attesi da Washington sia per quanto riguarda la cessione di poteri ai sunniti, sia per lo sfruttamento dei pozzi petroliferi del Kurdistan dai quali dipende la solidità economica della regione amministrata dai curdi. Si è discusso anche molto di come le forze armate irachene si riorganizzeranno per combattere contro l’Isis. Qui si delinea la formazione di Il summit A Parigi, nel fine settimana, summit con i cinque Paesi del Consiglio di sicurezza dell’Onu una guardia nazionale, da affiancare all’esercito regolare, reclutata presso le tribù locali sul modello del cosiddetto «risveglio sunnita» di qualche anno fa, quando queste tribù dettero un contributo importante per sconfiggere al Qaeda in Iraq. Questo piano mira a ricostruire la capacità di combattimento di un esercito decimato dalle diserzioni nel periodo dello sfaldamento dello Stato iracheno. Dunque responsabilità per la sicurezza decentrate anche per ridurre le tensioni Contro civili palestinesi interetniche. Ma stavolta, per non indebolire lo Stato centrale, le milizie locali saranno comunque addestrate nelle basi dell’esercito e riceveranno stipendi e pensioni da Bagdad. Quella di Riad sarà, per Kerry, una tappa importante quasi quanto quella di Bagdad: l’Arabia Saudita è lo Stato sunnita più ricco e potente della regione e ha un apparato di sicurezza che conosce bene il terrorismo mediorientale avendo dovuto combattere in casa per anni contro la minaccia di Al Qaeda. Re Abdullah ha chiesto da tempo la costituzione di una coalizione internazionale anti Isis e la casa regnante ha rapporti importanti con le tribù sunnite tanto della Siria quanto dell’Iraq: se vorrà, Riad potrà giocare un ruolo decisivo per sconfiggere il califfato. Durante il vertice Kerry cercherà di portare nella coalizione anche gli Emirati Arabi e il Qatar. Quest’ultimo ha avuto comportamenti ambigui, ma per diverse delle missioni di bombardamento contro le postazioni dell’Isis gli americani hanno già utilizzato la base aerea di al-Udeid che è in Qatar. Gli altri attacchi sono partiti da aerei imbarcati sulla portaerei «USS George H.W. Bush» che ha la sua base in Bahrein, insieme al resto della Quinta flotta Usa. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA Meno 24 per cento Israele apre indagine Metano alla Polonia su 2 attacchi a Gaza Mosca taglia forniture L’esercito israeliano ha aperto un’indagine sui due degli incidenti più controversi che hanno provocato vittime civili nel corso della recente offensiva nella Striscia di Gaza. Le Forze armate dello Stato ebraico, ha riferito una fonte militare, indagheranno in particolare sull’uccisione di un gruppo di bambini palestinesi su una spiaggia di Gaza e sul bombardamento di una scuola gestita dall’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi. L’apertura dell’inchiesta sembra un tentativo da parte di Israele di anticipare ed evitare eventuali indagini internazionali (i palestinesi hanno minacciato il ricorso alla Corte penale internazionale) sulla condotta dell’esercito durante l’ultimo conflitto a Gaza, in cui hanno perso la vita oltre 2.100 palestinesi. Nella guerra hanno perso la vita anche 66 soldati israeliani e sei civili, tra cui un lavoratore thailandese. Secondo l’Onu e fonti locali, palestinesi e internazionali, la maggior parte delle vittime erano civili, mentre Israele afferma che il numero di militanti uccisi fosse molto più alto e accusa Hamas di sfruttare i civili come scudi umani. VARSAVIA — La Russia taglia le forniture di gas metano alla Polonia. «È stata constatata una riduzione del 24 per cento in rapporto ai regimi previsti» ha denunciato l’ente polacco del gas di Varsavia, la Pgnig e da quella ucraina Ukrtransgaz. Il gasdotto che avrebbe chiuso i rubinetti è quello che passa per la Bielorussia e l’Ucraina. Le autorità polacche si sono attivate per capire se le ragioni del taglio da parte del colosso energetico Gazprom siano «di natura tecnica o commerciale». La seconda ipotesi è avvalorata dalla posizione anti russa che ha preso la Polonia nella crisi ucraina. L’anno scorso la Polonia ha acquistato circa 8,9 miliardi di metri cubi di gas dalla Russia, coprendo il 60% circa del proprio fabbisogno. Gazprom ha definito «non corrette» le affermazioni su una riduzione del 24% aggiungendo di effettuare le proprie esportazioni «in funzione delle risorse disponibili» e dei pompaggi di gas nei depositi sotterranei russi. Lo ha precisato Serghiei Kuprianov, portavoce della società energetica russa, precisando che «alla Polonia ora viene fornito lo stesso volume di gas dei giorni precedenti, ossia 23 milioni di metri cubi al giorno». Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Esteri 19 italia: 51575551575557 Vademecum Le domande (e le risposte) suscitate dal referendum in programma per giovedì prossimo ? Regina, moneta, petrolio e passaporti, cosa accadrà alla Scozia sovrana S e vince il sì, dopo 307 anni la Gran Bretagna cessa di esistere. Ecco cosa dovrebbe accadere alla nuova Scozia. 1 Quando sarà proclamata l’indipendenza? La data prevista: marzo 2016. Dopo due mesi si terranno le prime elezioni. 2 Quale sarà la moneta del nuovo Stato? Ci terremo la sterlina, dicono gli indipendentisti. Impossibile, ribattono gli unionisti. Anche la Banca d’Inghilterra si è schierata: «Unione monetaria incompatibile con la sovranità». Usare la sterlina senza una propria unione monetaria vorrebbe dire non avere un prestatore di ultima istanza a cui votarsi in caso di gravi crisi. Altre due opzioni: battere nuova moneta, adottare l’euro. In entrambi i casi, tempi lunghi e costosi. 3 Sarà il 29° Paese dell’Unione Europea? Sì, ma ci vorrà molto più tempo dei 18 mesi previsti dagli indipendentisti. Secondo Bruxelles almeno 5 anni: la nuova Scozia dovrà richiedere l’ammissione, per cui serve l’ok di tutti i Paesi membri. Alcuni, alle prese con la febbre separatista Guida pratica per affrontare il giorno dopo la secessione come Spagna e Belgio, potrebbero puntare i piedi. 7 Dove andranno i sottomarini nucleari? La Scozia non li vuole alla base di Faslane, così Londra dovrà scegliere: spostare i 4 sottomarini in un porto inglese o ricollocarli in basi comuni a Francia e Usa. Per spostare tutto l’arsenale ci vorranno un decennio e miliardi di euro. 8 A chi andrà il petrolio? I confini di pertinenza saranno tracciati con i principi usati per la pesca: la Scozia dovrebbe avere il 91% dei proventi. Le stime su riserve e nuovi giacimenti variano (in base alla convenienza politica). 9 Come si dividerà il debito pubblico? Quei mille e trecento miliardi di sterline (il 75% del pil) si dovrebbero dividere in base alla popolazione: la Scozia, che ha l’8% degli abitanti (il 9% del pil), si accollerebbe 108 miliardi di sterline (135 miliardi di euro). Elisabetta ancora regina? Sì, almeno fino a un successivo referendum costituzionale su monarchia o repubblica. Elisabetta II sarà la terza Regina di Scozia della storia. Prima di lei Maria Stuarda, decapitata per ordine di Elisabetta I. 4 5 Come sarà regolata la questione passaporti e confini? Gli scozzesi potranno tenere il vecchio passaporto (fino a scadenza) o passare subito a quello scozzese. 6 Servirà il passaporto per attraversare i nuovi confini? Questione dibattuta. Gli indipendentisti pensano a frontiere «invisibili» come quelle tra Repubblica d’Irlanda e Regno Unito. Ma se, come pare, Edimburgo adotterà politiche più aperte sull’immigrazione, Londra potrebbe imporre controlli alla frontiera. Per evitare che i migranti che vogliono entrare in Inghilterra usino la Scozia come ponte. terrebbe il seggio permanente al Consiglio di Sicurezza solo se i governanti scozzesi non dichiareranno che i due Paesi sono due nuovi Stati. Sembra un cavillo, ma potrebbe rivelarsi un’arma di scambio nelle mani di Edimburgo per strappare concessioni da Londra per esempio sulla moneta. Paesi come Brasile e India sono pronti ad approfittare delle debolezze British. Medaglieri divisi alle Olimpiadi? Per gli sport di squadra come calcio e rugby l’indipendenza è già realtà. La fuga della Scozia dalla squadra GB si noterà alle prossime Olimpiadi (in tempo per Rio 2016): a quelle di Londra gli atleti scozzesi (il 10% del totale) hanno portato il 20% delle medaglie. Addio Andy Murray: l’Inghilterra, come nota il quotidiano The Guardian, dovrà cercarsi un altro campione del tennis in grado di vincere Wimbledon. 11 La Scozia declasserà il Regno Unito all’Onu? Questione intricata. Londra man- 10 Michele Farina mikele_farina © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ Il Partito e il Dalai Lama: decidiamo noi chi si reincarna di GUIDO SANTEVECCHI L’ istituzione del Dalai Lama ha fatto il suo tempo». Parola del Dalai Lama, che lo ha detto in un’intervista in Germania. Il leader spirituale buddista invita il suo popolo a non cercare, dopo la sua morte, la Quindicesima reincarnazione dell’autorità religiosa tibetana: l’uomo nato come Tenzin Gyatso nel 1935 è il quattordicesimo Dalai Lama reincarnato in una storia di quasi cinque secoli. «Questa figura era importante soprattutto per il suo potere politico. Ma come si sa io ho rinunciato al potere nel 2011 quando sono andato in pensione», ha concluso. Già in passato il Premio Nobel aveva annunciato che non sarebbe rinato in Cina se il Tibet, provincia cinese dal 1950, non fosse stato libero e che nessuno avrebbe avuto «il diritto di scegliere il suo successore per fini politici». Libertà Una copia della Statua della Libertà di New York, battezzata «Libertà per l’Indipendenza», è stata piazzata davanti alla sede del Parlamento scozzese a Edimburgo dal capo della campagna per il «sì», Alistair Blacky. Inizialmente sottovalutato dal governo di Londra e dalla maggior parte degli inglesi, il referendum sull’indipendenza che si terrà il 18 settembre rischia di causare la spartizione del Regno Unito dopo tre secoli. Nei sondaggi i due fronti sono testa a testa con piccole oscillazioni quotidiane: ieri secondo il Daily Record gli unionisti erano in vantaggio con il 53% (Afp) ✒ L'analisi UN PALAZZO PER IL SOGNO OTTOMANO DI ERDOGAN di ANTONIO FERRARI C hi ha visto da vicino la reggia del primo sultano repubblicano, depositata in mezzo al nulla di Sogutozu, landa collinare fuori Ankara, isolata come un nido delle aquile, è rimasto sorpreso e turbato. Non tanto perché il nuovo presidente della repubblica turca Recep Tayyip Erdogan ha deciso di pensionare la storica residenza di Cankaya, che fu di Kemal Ataturk, cedendola al suo primo ministro Ahmet Davutoglou. Ma perché il nuovo palazzo presidenziale da una parte è un inno ai fasti imperiali del passato ottomano, dall’altra è la concreta prova della volontà di isolamento dell’inquilino. Che dimostra la solitudine e forse la paura dell’uomo forte della Turchia. Così forte da essere assai fragile. Erdogan si allontana dalla gente con il presuntuoso obiettivo di osservarla dall’alto e di decidere i destini di ciascuno. Non immagina, come diceva una vecchia massima, che vincere è bello ma stravincere è peggio di una sconfitta. Il presidentenarciso, che continua a comportarsi come un Giano bifronte, ha un obiettivo più apparentato all’ego che al benessere del popolo turco: essere lassù, sulla collinetta alla periferia di Ankara, e resistere al timone fino al 2023, per il centenario della repubblica, accostandosi e insieme separandosi da Ataturk. E nel frattempo interpretare il proprio potere navigando tra le centinaia di stanze che sembrano riproporre la megalomania del dittatore comunista romeno Nicolae Ceausescu, che aveva fatto costruire la sua gigantesca reggia (inaugurata poco prima della sua violenta destituzione) dopo aver sventrato il cuore di Bucarest. La maggioranza dei turchi ha eletto direttamente Erdogan, ma il giorno della sua incoronazione, c’erano leader africani, asiatici, caucasici, arabi, mentre l’Unione europea, decidendo di prendere le distanze, non era rappresentata al più alto livello: l’Italia con un sottosegretario, la Francia col ministro della francofonia, la Germania con il ministro dell’Interno: per sottolineare che, per Berlino, è comunque un problema domestico, visto il numero di immigrati turchi ormai integrati nel Paese. Eppure il Giano-Erdogan, che non accetta critiche, nel discorso di investitura ha citato più volte l’Europa, sottintendendo che la Turchia non cambia strada. E’ pur Trasloco La nuova residenza, nei dintorni di Ankara, in cui si è trasferito Erdogan vero che qualche passo sembra incoraggiare la ripresa del cammino verso Bruxelles: ministro degli esteri è diventato il realista Mevlut Kavusoglu, e responsabile per i rapporti con la Ue un tecnico assai apprezzato. Ma il primo ministro Davutoglu, che andrà a vivere a Cankaya, non è certo un euro-entusiasta, e ovviamente seguirà le altalenanti volontà del nuovo sultano. C’è chi sostiene che, dopo la «guerra delle scuole», che ha accentuato il conflitto tra il presidente e il predicatore Fetullah Gülen, che vive negli Stati Uniti, Erdogan voglia tendere la mano all’ex-amico, oggi nemico. Certo è molto strano, anche perché ne ha chiesto la consegna a Obama, ben sapendo (almeno si spera) che il presidente americano mai accetterebbe baratti levantini. Ma questo è Recep Tayyip Erdogan, Giano-bifronte 2014. aferrari @corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Pechino, che proclama la libertà di fede e culto ma vieta ai membri del partito comunista di credere nella religione e impone loro di essere atei, non ha preso bene la dichiarazione. «Nella storia la reincarnazione del Dalai Lama non è mai stata una questione puramente religiosa; tanto meno una questione personale. Il buddismo tibetano non appartiene al Dalai e la tradizione ereditata per cinque secoli non può essere annullata dalla sua parola. Le questioni sul Tibet in ambito internazionale hanno una importanza sempre minore e il Dalai Lama viene emarginato; invecchia e si preoccupa per il suo governo in esilio, per questo cerca pubblicità con il discorso sulla fine della reincarnazione», ha scritto la stampa statale. La portavoce del ministero degli Esteri ha aggiunto che «il governo centrale rispetta e protegge le regole centenarie di reincarnazione dei Buddha viventi e il titolo di Dalai Lama è attribuito da Pechino». Vietato rinunciare alla reincarnazione dunque. Un nuovo motivo di conflitto tra il capo tibetano in esilio nel 1959 e la Repubblica popolare cinese. Quasi a sdrammatizzare, a diluire la polemica, però, il Dalai Lama ha ricordato: «Resto al mio posto, ho 79 anni, i medici dicono che arriverò a cent’anni e i miei sogni predicono i 113». guidosant 20 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Roma L’aggressore, di origine tedesca, minacciava i passanti con un martello. «Arrestato senza sparare un colpo» Clochard accoltella quattro carabinieri Panico in strada. Ferito anche il comandante del Nucleo radiomobile ROMA — «Non mi toccate, non vi avvicinate, lasciatemi in pace!». Le grida del clochard risuonano nei giardini di piazza della Libertà, nel cuore di Prati. Dieter Klaus Bogner, 62 anni, di Passau (vicino Monaco), è un personaggio conosciuto dagli abitanti del quartiere. E anche dai carabinieri. Ieri pomeriggio lo hanno circondato per strappargli dalle mani un grosso martello con il quale aveva minacciato dei passanti, forse perché lo avevano disturbato mentre dormiva sulle panchine di marmo, sepolte da cumuli di immondizia in uno dei luoghi più suggestivi del centro. Quello dei militari dell’Arma doveva essere un intervento di Il caso Il parco Il luogo dove sono stati aggrediti i militari (Proto) routine, solo che il tedesco — alto quasi un metro e novanta, robusto e, soprattutto ubriaco e fuori controllo — ha tirato fuori anche un coltello con la lama di una decina di centimetri. E la si- tuazione è precipitata: quattro carabinieri, fra i quali il tenente colonnello Claudio Rubertà, comandante del Nucleo radiomobile, sono stati feriti dai fendenti. Il più grave è proprio l’alto uf- ficiale, ricoverato al Santo Spirito per un colpo a un fianco. Gli altri — il maresciallo Pasquale Leone, il vice brigadiere Ciro Russo e il carabiniere Natale Rutigliano — sono stati medicati per tagli alle braccia e alle gambe e poi dimessi. Bogner, immobilizzato e disarmato, è stato arrestato per tentato omicidio. «Nessuno ha usato armi. I colleghi hanno cercato di tutelare le numerose persone presenti in strada per evitare ogni allarmismo», chiarisce subito il colonnello Salvatore Luongo, comandante provinciale dell’Arma, accorso in ospedale con il comand a n te ge n e r a l e L e o n a r d o Gallitelli e il responsabile del Reparto operativo Lorenzo Sabati- no. La tragedia di Napoli è ancora troppo fresca e nei primi momenti dopo il ferimento dei quattro carabinieri c’era il timore di un’aggressione mirata alle pattuglie. Non era così. «Abbiamo cercato di calmarlo, di farlo ragionare. Aveva già ferito un carabiniere. La situazione era piuttosto critica e così sono andato sul posto anch’io», racconta l’ufficiale ferito dall’ospedale dove i I testimoni «È stato il panico, con tanto sangue», dice un testimone. Un residente: «Qui abbiamo paura» medici lo hanno trattenuto in osservazione: a mezzanotte è stato sottoposto a una nuova Tac perché la lama è andata in profondità, sfiorando il peritoneo. Momenti drammatici, vissuti poco prima dal marito di una commerciante della zona. «Quel tipo lo conosciamo da tempo, dorme nei giardini — ricorda —. È un violento e si ubriaca sempre. Ieri, dalla mattina al pomeriggio, è rimasto sdraiato sulla panchina, diceva cose senza senso. Poi è passato il marito di mia figlia e lui lo ha minacciato, quasi gli è saltato addosso». Qualcuno ha avvisato il 112 e una pattuglia è intervenuta subito. Ma il tedesco ha ferito i due carabinieri che hanno chiesto rinforzi. Fra i primi ad arrivare proprio il colonnello Rubertà, insieme con un altro militare. Bogner ha cercato di sfuggire alla presa e ha cominciato a scagliare fendenti. «È stato il panico — racconta un dipendente della farmacia di fronte ai giardini dove, nel 1900, è stata fondata la Lazio —, i carabinieri perdevano sangue, ma l’hanno fermato lo stesso. Li ho aiutati con garze e bende». «Qui la gente ha paura di passare da quelle parti, sono anni che ci dormono gli sbandati. Spesso molestano le ragazze e se la prendono con chi porta a spasso il cane», spiega un residente. Molti gli attestati di stima e solidarietà ai carabinieri feriti. Anche dal ministro dell’Interno Angelino Alfano e della Difesa Roberta Pinotti che avverte: «Attenzione a non far montare un clima d’odio contro le forze dell’ordine». Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA Non è sicuro che quantità e qualità dei frammenti permettano altri esami e comparazioni. Gli indizi controversi, gli interrogativi e le strategie La difesa di Bossetti e la battaglia del Dna Chiesti nuovi test a tre mesi dall’arresto Istanza di scarcerazione per l’uomo accusato dell’omicidio di Yara Ottantasette giorni di carcere, in isolamento. Massimo Giuseppe Bossetti prega, conta le ore che lo separano dalle visite dei parenti e continua a dire che non c’entra nulla con l’omicidio di Yara. Eppure, è l’esito delle analisi disposte dal pm, c’è il suo Dna sugli slip e sui leggings della tredicenne, proprio dove sono stati tagliati di netto con una lama. I difensori sanno bene che è l’elemento più forte della battaglia giudiziaria: è il pilastro dell’inchiesta, ma se riusciranno a minarlo faranno traballare, se non crollare, il castello accusatorio. Allora nella giornata in cui hanno presentato l’istanza di scarcerazione al gip Ezia Maccora, che a giugno ha tenuto in cella Bossetti, l’annuncio che chiederanno di estrapolare di nuovo il Dna dagli indumenti di Yara prevale su quella che hanno definito «rilettura critica degli indizi»: la calce nei bronchi, sulle ferite e sugli indumenti della bambina compatibile con il lavoro del carpentiere, la stessa cella telefonica agganciata dal cellulare della vittima e dell’indagato, la testimonianza del fratellino di lei su «quel signore che la guardava male quando tornava dalla palestra». Per la difesa è una carta rischiosa da giocare, ma forse pure l’unica: se il test si potrà ripetere e confermerà che il profilo genetico è di Bossetti, l’accusa ne uscirà rafforzata. A questo punto le domande sono due: c’è materiale per un nuovo esame? E se non c’è, che cosa accadrà a processo? Il nuovo test Gli avvocati chiedono che la prova del Dna sia acquisita in contraddittorio, cioè con la loro partecipazione. Così non era stato fatto all’epoca dell’esame sugli indumenti della vittima (aprile 2011), ma la procedura non fa una piega perché allora non c’era nessun indagato. Il profilo estratto da macchioline di sangue (si presume, vi- sto l’esito negativo dei test per sperma e saliva) misto a quello di Yara è stato isolato in un punto di contatto tra leggings e slip. Quell’area di tessuto non esiste più, perché deteriorata dalle analisi effettuate nei laboratori del Ris. Nelle provette è rimasto materiale a sufficienza per ripetere il test? È ragionevole rispondere no, visto che non è bastato al Centro di genomica traslazionale e bioinformatica dell’ospedale San Raffaele di Milano per ripetere la sequenza del Dna e scovare nuove informazioni su quello che allora si chiamava ancora Ignoto 1. In altri punti sui leggings, però, ci sono tracce più piccole ma identiche a quelle già analizzate che sono rimaste intatte e custodite. Bisognerà ora verificare quantità e qualità. Nell’ipotesi che non ci sia materiale adatto a una nuova analisi, il primo risultato non sarà acquisibile a processo? Difficile, proprio perché la procedura è stata rispettata, ma solo i giudici potranno deciderlo alla luce di una valutazione complessiva degli elementi di accusa e difesa. L’importanza del Dna Quanto sia centrale emerge dalle 10 pagine scritte a giugno dal g--ip che nei prossimi cinque giorni deciderà se il quadro dei gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari è cambiato: «Secondo l’orientamento prevalente in giurisprudenza, gli esiti dell’indagine genetica, atteso l’elevatissimo numero delle ricorrenze statistiche confermative tale da rendere infinite- Le accuse simale la possibilità d’errore, presentano natura di prova e non di mero indizio. A tale elemento probatorio si aggiungono ulteriori indizi che rafforzano, se valutati globalmente, il quadro indiziario». Che il profilo genetico sia del carpentiere viene indicato al termine di un excursus sulla pista genetica che ha portato a Giuseppe Guerinoni, il padre naturale dell’indagato, e alla mamma Ester Arzuffi: «Ne discende che sussistono gravi indizi per ritenere che Bossetti è il soggetto che ha lasciato la traccia di sangue sugli indumenti della vittima». Il valore della traccia Chi ha lasciato il proprio Dna è l’assassino? Perché, pur infierendo su Yara, non ha lasciato sangue anche su altre parti? Solo il tribunale potrà rispondere, ma già nelle indagini preliminari il valore del profilo genetico viene messo in evidenza. Il gip cita la relazione del Ris: «Non è dovuto solo al fatto che è maschile, ma anche e soprattutto perché è stato isolato su Le tracce genetiche Le celle telefoniche, l’auto, i dubbi sull’alibi: tanti gli indizi, ma sono le tracce genetiche ad avere il peso maggiore un’area attigua a uno dei margini recisi dell’indumento». Ne deriva che «è logico il percorso che ha portato a escludere che la presenza di Ignoto 1 sia dovuta a un fugace maneggiamento degli indumenti». Il giallo Yara Gambirasio e, a sinistra, Massimo Giuseppe Bossetti accusato dell’omicidio Alghero Uccide il marito mentre dorme dopo una lite Dopo l’ennesimo litigio ha aspettato che il marito si addormentasse in camera da letto per il sonnellino pomeridiano, ha preso un coltello da cucina e lo ha ucciso con almeno tre fendenti. È successo ad Alghero: Roberta Gasperini, 44 anni, è stata arrestata dopo un lungo interrogatorio per l’omicidio del marito, Pietro Girardi, di 52 anni. I due, originari di Vergiate, in provincia di Varese, da quattro anni avevano affittato una villetta in città e negli ultimi mesi vi avevano passato molto tempo con l’intenzione di trasferirsi in Sardegna. Con loro anche la figlia di 22 anni. È stata lei, ieri intorno alle 16, a chiedere l’intervento dei carabinieri. Sul posto sono arrivati gli uomini del comando provinciale di Sassari, della compagnia di Alghero e del nucleo investigativo. Con loro il pm Corinna Carrara e il medico legale Salvatore Lorenzoni. I due coniugi, che non avevano una occupazione stabile, avevano un rapporto difficile e anche di recente la donna era stata costretta a rivolgersi ai medici a causa delle percosse subite. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli indizi controversi Nel mirino della difesa non c’è solo il Dna. Gli avvocati mettono in discussione altri tre punti che per il gip, a giugno, pesavano a sfavore di Bossetti. La polvere di calce: Yara l’ha respirata perché chiusa in un ambiente che ne era saturo, oppure perché il suo assassino ne era impregnato, e l’indagato è un carpentiere. Ma per la difesa l’edilizia è un settore talmente diffuso nella Bergamasca da non essere rilevante. I cellulari: quello di Yara ha agganciato la cella di via Natta, a Mapello, alle 18.49, la stessa agganciata da Bossetti alle 17.45. Per i difensori non deve sorprendere, dal momento che lui vive a Mapello. Poi c’è il fratellino di Yara che aveva raccontato ai carabinieri di quel signore con la barbettina e l’auto lunga grigia. Un elemento non decisivo, ma nemmeno trascurabile secondo il Gip: Bossetti aveva il pizzetto e una Volvo V40. Solo che il bambino aveva descritto un uomo «cicciottello» e poi non ha riconosciuto l’indagato. Giuliana Ubbiali © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Dna Gli inquirenti sui leggings e sugli slip di Yara Gambirasio, di 13 anni, uccisa il 26 novembre 2010, hanno trovato materiale genetico. Per l’accusa, le tracce sono compatibili al 99,9 per cento con il Dna di Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere dal 16 giugno scorso Il telefonino Gli inquirenti hanno analizzato 120 mila comunicazioni avvenute tramite telefonini nell’area di Brembate il 26 novembre 2010, giorno in cui scomparve Yara. Il cellulare di Bossetti ha agganciato una cella di Mapello, alle 17.45. Poi non avrebbe dato segnali fino alle 7.34 Il materiale edile Nei vestiti e nell’albero bronchiale di Yara Gambirasio gli inquirenti hanno riscontrato la presenza di polvere riconducibile a materiali utilizzati nel settore dell’edilizia. Il suo assassino o il mezzo che ha usato ne dovevano essere impregnati L’alibi Gli investigatori stanno verificando l’alibi fornito da Bossetti durante gli interrogatori. Lui, si è detto innocente e si è descritto come un uomo tutto casa e lavoro. Dice di non sapere il perché del suo Dna fosse sui vestiti di Yara e che il 26 novembre passava da Brembate perché sulla strada per la sua casa a Mapello Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 ILLUSTRAZIONI DI FRANCO PORTINARI La nuova ricostruzione Roma Delitto del tifoso napoletano, potrebbe cambiare il contesto dell’agguato. I legali dell’ex ultrà romanista ipotizzano la legittima difesa L’assalto Un gruppetto romanista aggredisce un pullman di tifosi del Napoli. Tra loro c’è Daniele De Santis, che poi verrà inseguito da Ciro e Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti, scesi da alcune auto La fuga e gli spari De Santis corre in direzione di casa sua ma inciampa mentre apre un cancelletto. Viene così «sopraffatto dai suoi aggressori», che lo feriscono. A questo punto spara quattro colpi, uno dei quali ucciderà Ciro Le coltellate Arrivano poi altri napoletani che colpiscono ancora De Santis. La perizia non stabilisce se le coltellate gli siano state inferte prima o dopo gli spari Il ferito spostato I napoletani sollevano Ciro Esposito e lo riportano in Viale Tor di Quinto «De Santis fu aggredito, poi sparò a Ciro» La perizia dei carabinieri: quando impugnò la pistola era già ferito, forse a coltellate ROMA — Una pozza di sangue può riscrivere in parte la morte di Ciro Esposito. È la «traccia ematica G» nella perizia depositata dal Racis dei carabinieri, ed è dovuta ad una ferita, forse da coltello, subita da Daniele De Santis prima che un suo colpo di pistola uccidesse il tifoso napoletano. I difensori dell’ex ultrà romanista attaccano: «De Santis fu vittima di un tentato omicidio, e se venisse dimostrato che a sparare è stato lui, si tratterebbe di legittima difesa». Viale di Tor di Quinto, prepartita di Napoli-Fiorentina, finale di coppa Italia. De Santis ha appena aggredito i pullman di tifosi azzurri diretti all’Olimpico. Urlando minacce, battendo i pugni contro i finestrini, impugnando un fumogeno. Viene inseguito da alcuni napoletani scesi dalle auto. Viene raggiunto pochi metri dopo nei pressi del cancello del Ciak Village. Tra gli inseguitori ci sono Ciro Esposito, Gennaro Fioretti e Alfonso Esposito. I primi a raggiungerlo. De Santis, pesante, poco agile, cade, secondo un testimone placcato da Ciro come un rugbista. Una ricostruzione che il Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri accoglie fin qui in pieno nelle 600 pagine fornite al gip Giacomo Ebner. Poi si apre la fase ancora controversa. La vicenda Gli scontri fra ultrà Il 3 maggio, a Roma, prima della finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, Ciro Esposito, tifoso partenopeo di 29 anni, viene ferito da colpi di pistola durante gli scontri pre partita fra ultrà romanisti e napoletani. Ricoverato al Gemelli, muore il 25 giugno L’accusa Accusato dell’omicidio è il romanista Daniele De Santis (foto). Per i pm, avrebbe provocato con altri tre i tifosi azzurri a bordo di un bus: inseguito, avrebbe aperto il fuoco contro di loro La nuova perizia Secondo la perizia dei carabinieri del Racis, De Santis avrebbe sparato quando era già ferito a terra «Si ritiene — si legge nel rapporto — che De Santis, sopraffatto dagli aggressori, ferito e sanguinante, con le mani sporche del suo stesso sangue abbia impugnato l’arma ed abbia esploso i quattro colpi ferendo i tifosi napoletani. Non si esclude che in questa fase sia stato utilizzato il coltello a serramanico per mano di uno dei tifosi partenopei. Dopo avvengono gli spari in rapida successione». La pozza ha forma ovale, dimensioni di circa 10x8 centimetri ed è generata da una lenta fuoriuscita di sangue. I colpi di pistola sono quattro, in rapida successione. «In tale situazione concitata — continua la perizia — è probabile che gli aggressori abbiano anche tentato di afferrare l’arma». I bossoli e un quinto proiettile inesploso e “scarrellato” dall’arma inceppata — tutti Parabellum, Full Metal Jacket, con polvere artigianale, partiti da una Benelli 7,65 con matricola trapanata — vengono ritrovati in uno spazio molto circoscritto. La posizione è rilevante anche per lo stub, l’esame delle particelle di polvere da sparo. Un dato risultato positivo sugli abiti dei tre tifosi — che avrebbero «schermato il deposito di gran parte delle particelle» — e sui guanti di De Santis, che però non li indossava. Sarebbero stati altrimenti sporchi di sangue come Il 17enne morto a Napoli La conferma dall’autopsia su Davide «Un colpo al petto, sparato dall’alto» Minorenne Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso da un carabiniere una settimana fa a Napoli al termine di un inseguimento al Rione Traiano NAPOLI — È stata eseguita ieri mattina presso l’Istituto di medicina legale del Secondo Policlinico l’autopsia sul corpo di Davide Bifolco, il ragazzo di 17 anni ucciso da un carabiniere nella notte tra il 4 e il 5 settembre scorsi al termine di un inseguimento al Rione Traiano. Secondo quanto reso noto dall’avvocato Fabio Anselmo, legale della famiglia Bifolco, l’esame autoptico avrebbe evidenziato che il proiettile che ha colpito Davide è entrato dal petto ed è uscito dalla schiena. «Su questo punto concordano i consulenti di entrambe le parti», ha detto l’avvocato. Tale ricostruzione coincide con quella fatta dai carabinieri e con il referto stilato nella notte della tragedia dai medici del Pronto soccorso dell’ospedale San Paolo, dove Davide Bifolco fu trasportato giungendovi però già privo di vita. L’esito dell’autopsia è stato commentato anche dall’avvocato Salvatore Pane, difensore del carabiniere che esplose il colpo di pistola e che è indagato per omicidio colposo. Ha detto il legale: «Non sono emersi elementi che smentiscano la ricostruzione che abbiamo fornito al magistrato. La conferma che il colpo sia stato esploso frontalmente smentisce chi raccontava in tv di aver visto il mio assistito sparare alle spalle del giovane mentre questi scappava. Il mio cliente è inciampato sul marciapiedi e il colpo è partito accidentalmente». Dopo l’autopsia, al Rione Traiano è iniziata l’attesa che il corpo di Davide Bifolco tornasse nel quartiere, dove nel pomeriggio di ieri è stata allestita la camera ardente nella sede di una associazione cattolica poco distante dal luogo della tragedia. Ma fino a sera la salma non è stata riconsegnata alla famiglia, e nell’attesa le persone che avrebbero voluto renderle omaggio, hanno organizzato un corteo che ha attraversato le strade del quartiere per concludersi poi con un sit in di preghiera. F. B. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il video In un filmato inedito al vaglio degli inquirenti si vedono i primi concitati soccorsi a Ciro Esposito e i tentavi di rianimarlo dei supporter napoletani la mano. Nessuna impronta digitale è stato però possibile isolare sull’arma, perché in troppi l’hanno toccata. Dopo gli spari — oltre a Ciro, feriti lievemente gli altri due —, su De Santis arriva un secondo e più numeroso gruppo di tifosi azzurri. «Gastone» riporta fratture alle costole, a una gamba (rischia l’amputazione), al naso, ferite da taglio all’addome. Tracce di sangue del romanista ci sono su un manico di scopa «Pippo», su un collo di bottiglia, una bandiera azzurra, altre due aste di legno oltre che sul coltello a serramanico. Quando e da chi sono stati usati questi oggetti? «La dinamica è palesemente incompatibile con le tesi dell’agguato di De Santis, si indaghi sui suoi aggressori», dicono i legali Tommaso Politi e Michele D’Urso. Gli avvocati della famiglia Esposito, Angelo Pisani e Damiano De Rosa definiscono invece «inverosimile ed azzardata la tesi della legittima difesa». Nessuno del secondo gruppo di napoletani è stato identificato. Resta da chiarire il ruolo dei quattro romanisti indagati per concorso morale nel presunto omicidio volontario compiuto da De Santis. Fulvio Fiano © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Che non si possano concordare prestazioni a pagamento con persone che esercitano meretricio per strada, ci sta. Che non ci si possa mostrare in pubblico con abiti che offendano il comune senso del pudore, è già più discutibile da applicare (dipende anche dai gusti in materia di abbigliamento). Che, però, non si possano più affiggere papiri di laurea e festeggiare il neodottore con la tradizionale doccia di uova, farina o altri liquidi, ha dell’incredibile se l’interdizione si applica alla culla della goliardia, che vanta 60 mila studenti universitari. Possibile che Padova sia diventata la capitale dei divieti? «Ma lo sa quanti laureati ci sono ogni giorno in città? Trenta o quaranta...», chiosa il sindaco leghista Massimo Bitonci. «Mentre la nostra ambizione è di far diventare Padova la capitale culturale ed economica del Veneto, e può diventarlo solo se sarà capace di offrire opportunità, e le opportunità si creeranno quando ci saranno regole per tutti rispettate da tutti». L’elenco dei divieti compare nel regolamento di polizia urbana che entrerà in vigore dopo il voto del consiglio comunale, previsto il 29 settembre. Ventiquattro articoli ve c c h i e n u o v i pensati per «assicurare la serena e civile convivenza», e «tutelare la tranquillità sociale, il decoro ambientale, la fruibilità e il corretto uso del luogo pubblico e dei beni comuni». Per esempio: il palo che sorregge i cartelli stradali, gli alberelli dai fusti sottili e le inferriate, non nascono per agganciarci la catena della bicicletta o del motorino. Alla multa, per chi se ne dimentica, si somma la rimozione. Non si potrà scrivere «Laura ti amo» sul tronco di una quercia (ed è un bene), ma non si potranno nemmeno stendere i panni alle finestre del centro. Sedersi sull’asfalto sarà punito con cento euro di ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI Il caso Non si può stendere i panni in centro, né stare seduti per terra. È vietato anche fare le pulizie di casa se si produce troppo rumore Stop a feste goliardiche e birre al parco Padova diventa la città dei divieti I nuovi comportamenti proibiti dall’ordinanza del sindaco Bitonci Il caso Il precedente A fine agosto il sindaco leghista di Padova Massimo Bitonci (nella foto) annuncia il divieto di accattonaggio con sanzioni dai 25 ai 500 euro e la confisca della questua. L’idea è combattere il racket dell’elemosina multa, lo stesso cogliere un fiore da un’aiuola (anche se è la festa della mamma e non si ha un soldo in tasca) o trattenersi nei giardini pubblici recintati oltre l’orario di chiusura. Si dovrà stare molto attenti anche mentre si fanno le pulizie di casa. Chi cerca di farsi piacere per forza la cera ai pavimenti cantando a squarcia- gola «Insieme a te non ci sto più guardo le nuvole lassù» dovrà tenere conto dell’articolo 20, comma 1: «Tutte le attività, anche domestiche, devono essere svolte senza creare disturbo al vicinato». L’associazione Antigone ha liquidato le indicazioni con poche parole. «Ci auguriamo che sia uno scherzo. Se così non fosse saremmo tornati all’epoca premoderna. Si tratta della tipica azione di governo contro i poveri, frutto di un’idea della politica e della giustizia illiberale e classista. Sembrava essersi chiuso il periodo delle ordinanze creative dei sindaci-sceriffi sulla sicurezza». Ed è pronta a ricorrere alla Corte Costituzionale se davvero il provvedimento sarà approvato. La protesta L’associazione Antigone: «Si torna alle tipiche azioni di governo contro i poveri» L’editore: «Donne più attraenti con un vestito alla moda» Murdoch contro il topless a pagina 3 del «Sun» La Caritas Il direttore della Caritas padovana, don Luca Facco, interviene per dire che «dal punto di vista cristiano la possibilità di dare o chiedere l’elemosina è un diritto sacrosanto che va riconosciuto a qualsiasi persona». L’importante, aggiunge, «è non alimentare le forme moleste, ma questo vale per tutto ciò che diventa pesante o aggressivo» Un anno dopo, Rupert Murdoch (foto a destra) ci riprova. Con un tweet chiede ai lettori del Sun, il tabloid britannico da 2 milioni di copie di cui è editore dal 1969, se sono pronti a rinunciare alle ragazze in topless che da sempre compaiono a pagina 3. «Non sono le giovani donne forse più attraenti se indossano almeno qualche vestito all’ultima moda? Le vostre opinioni, grazie», ha scritto l’83enne Murdoch, dando la parola ai lettori. Che, per sua stessa ammissione, «non sembrano pensarla allo stesso modo, anche se io credo che (il topless ndr) sia all’antica». Murdoch ne ha approfittato per un affondo contro le femministe: «Se la prendono da sempre con la pagina tre, ma scommetto che il giornale non lo comprano nemmeno». Ovviamente la presa di posizione del tycoon dei media australiano ha scatenato il dibattito. Del resto, la tradizione che vuole una ragazza seminuda sul Sun — il giornale più letto del Paese — è stata più volte oggetto di critiche e campagne di sensibilizzazione, dagli scout l’anno scorso a quella lanciata nel 2012 al grido di «No more page 3» (basta pagina 3 ndr). Per ora a bandire la pagina della discordia è stata l’edizione irlandese del tabloid per «differenze culturali» tra la cattolica Irlanda e il Regno Unito. Dalla redazione arrivano indicazioni sibilline: «Sebbene tutti gli aspetti del Sun siano sempre sotto analisi, ribadiamo il nostro impegno ad ascoltare i lettori e produrre il giornale che vogliono leggere». Ma il sindaco respinge le accuse. «Non puniamo la povertà, ma chi se ne approfitta. Vietare di chiedere l’elemosina all’aperto, o di farlo con petulanza, è un modo per porre un argine al racket che c’è dietro: ci sono bande di nomadi di diverse etnie che si contendono a suon di bastonate le piazze della questua, sfruttando la disabilità altrui». E non basta: «Impedire che i cingalesi vendano abusivamente birra e alcolici o che gli ambulanti smercino le borse false davanti ai negozi significa supportare i commercianti che con molti sacrifici assumono lavoratori, pagano le tasse e subiscono questa concorrenza sleale». E che dire del comma 8, articolo 7? «È vietato dare alloggio nei locali ad uso abitazione a un numero superiore rispetto ai parametri indicati dalla delibera della giunta». Bitonci replica: «Ma lo sa che una settimana fa sono stati trovati settanta cinesi in un attico vicino alla stazione?». E il divieto di bere alcolici nei parchi? «Il Prato della Valle è una delle più grandi piazze d’Europa, dove giovani, soprattutto sbandati ed extracomunitari, bivaccano ubriacandosi con alcolici acquistati al supermercato. Da poco a Padova abbiamo avuto un quindicenne in coma etilico». Non resta che consolarsi per tanti veti leggendo un bel libro sdraiati sulla panchina. Anzi no! Articolo 9, comma 2-a: «È vietato sdraiarsi sulle panchine... impedendone l’uso ad altre persone». L’ammenda è di 100 euro. Elvira Serra @elvira_serra © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Lo studio Prima e ultima sillaba, così i bimbi imparano le parole di MASSIMO PIATTELLI PALMARINI H a quasi del miracoloso come un bimbo riesca a estrarre le singole parole dal flusso continuo del linguaggio parlato. Infatti, in nessuna lingua, quando normalmente parliamo, vi sono piccolissimi intervalli acustici tra una parola e la successiva. Mediante opportuni raffinati strumenti di analisi delle onde acustiche prodotte da un parlante, molti infinitesimi intervalli cadono entro le parole, non tra una parola e un’altra. Un esempio (uno tra tantissimi), nella frase inglese, normalmente pronunciata, «Where are the silences between words?» (Dove sono i silenzi tra le parole?), un silenzio cade tra «s» e «ilen», uno tra «word» e «s». Non stupisce, quindi, che da anni linguisti e scienziati cognitivi si siano affannati a identificare le strategie innate che il bimbo mette inconsapevolmente in azione per imparare le parole della propria lingua materna. Un certo numero di tali strategie è stato identificato. Nessuna è infallibile, ma applicate insieme forniscono al bimbo un buon successo in questo formidabile compito. Nell’ultimo numero della rivista internazionale specializzata Child Development un decano delle scienze cognitive, Jacques Mehler e la sua brillante collaboratrice Silvia Bendes-Varela hanno pubblicato un importante risultato delle loro ricerche, condotte a Trieste, alla Sissa (Scuola Internazionale di Studi Scientifici Avanzati). In sostanza, bimbi di sette mesi prestano speciale attenzione alle sillabe iniziali e finali delle parole multi-sillabiche e le memorizzano. Presentando acusticamente parole inventate con normale pronuncia ita- liana, per esempio «sotumavefi» e «tusomafive», e abbinando questi stimoli linguistici alla presentazione di pupazzi colorati, si è potuto verificare dove, con lo sguardo, il bimbo si aspetta di veder comparire un particolare pupazzo precedentemente abbinato a una particolare parola. Il trucco, per così dire, consisteva nel variare, in un caso, le sillabe al centro della parola, in un altro le sillabe all’inizio e alla fine della parola. In tal modo, si è accertata la speciale importanza, nell’apprendimento e nella memorizzazione, dei «bordi» (edges) delle parole, cioè delle sillabe finali e iniziali, mentre la variazione delle sillabe centrali ha minore importanza. Presumibilmente, come altri studi pubblicati suggeriscono, l’importanza delle sillabe iniziali non è esattamente la stessa di quella delle sillabe finali e un abbinamento ricorrente tra iniziali e finali può avere speciale importanza. L’esperimento di Mehler e BenavidesVarela non consente di rivelare questa differenza. Ci si è chiesti se contino anche, seppur meno, le sillabe centrali della parola. Conta la loro identità, o la loro posizione, o ambedue? Ulteriori esperimenti, riportati nel lavoro ora pubblicato, mostrano una certa importanza anche della posizione delle sillabe entro una parola. In sostanza, le sillabe «estreme», ai bordi della parola, sono necessarie, ma non sufficienti. La loro conclusione è che la di- visione tra le due componenti principali della memoria sequenziale, cioè ordine e identità dei componenti, emerge prestissimo nello sviluppo cognitivo e cerebrale del bimbo, rivelando un tratto fondamentale delle rappresentazioni mnemoniche. Il riconoscimento del contenuto verbale è molto precoce, mentre quello dei dettagli dell’ordine seriale appare successivamente, quando maturano le strutture cerebrali deputate alla rappresentazione delle sequenze temporali. Mehler e Benavides-Varela sottolinea- Strategie innate I bambini hanno un’innata ed efficace strategia per estrarre i singoli vocaboli dal flusso di suoni della frase Prefissi e suffissi Anche per gli adulti i «bordi» hanno importanza: il senso si modifica aggiungendo prefissi e suffissi no che, non a caso, i «bordi» delle parole hanno speciale importanza nella morfologia e nella semantica di moltissime lingue. Si modifica il significato delle parole aggiungendo prefissi e suffissi (ri-conoscere, im-mangiabile, gioca-ndo, sincer-ità e così via). Quindi, la speciale attenzione del bimbo all’inizio e alla fine delle parole è una strategia efficace. Naturalmente, si combina con numerose altre strategie innate, in parte già note, di segmentazione del flusso del parlato in parole. Mi chiedo se simili esperimenti potranno essere anche effettuati con bimbi che stanno imparando lingue come l’arabo, dove i plurali si formano aggiungendo infissi (kitab libro, kutub libri; kalb cane, kilab cani). Sarebbe interessante vedere se questo apprendimento avviene più tardi. Per adesso, l’importanza dei bordi delle parole mi ricorda una classica canzone napoletana che dice «a’primma e l’ultima sarraie p’e mme’». © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Cronache 25 italia: 51575551575557 L’anniversario Oltre 132 milioni di copie vendute «Più collezionisti e specificità Nel tempo sono cambiate le sensibilità e i gusti» Acrobata L’americana Nancy Siefker ha colpito con una freccia un bersaglio a 6,09 metri di distanza usando i piedi. Il bersaglio usato da Nancy aveva un diametro di 13,9 centimetri L’iniziativa di Lidl Rossi francesi e champagne arrivano al discount P Abilità e stranezze Il circo del mondo compie 60 anni Tra storie, manie e record mancati. Ecco il compleanno del libro dei primati Il volume La raccolta Sarà in libreria in Italia dal 16 settembre «Guinness world records» (Mondadori, 256 pagine, 19,90 euro), l’edizione più aggiornata che raccoglie tutti i record mondiali in decine di ambiti diversi dal 1955 a oggi I capitoli Nel volume (sopra la copertina) si parte da tutto quello che riguarda lo Spazio per arrivare poi alle nostre altezze passando attraverso le montagne e gli animali. La chiusura è riservata agli sport I numeri Dal 1955 a oggi sono state vendute 132 milioni di copie (oltre a 3 milioni di ebook) in oltre 100 Paesi. I volumi del Guinness dei primati sono stati tradotti in almeno 20 lingue e ogni anno le sue trasmissioni vengono viste in tv da più di 750 milioni di telespettatori Ci sono la lingua di Gennaro Pelliccia, assicurata per 14 milioni di dollari, e quella di Nick «The Lick» Stoeberl, lunga 10,1 centimetri dalla punta al centro del labbro chiuso. Uno yo-yo di oltre due tonnellate e le Bugatti che valgono almeno un paio di milioni di euro. Silvio Sabba, di Pioltello (Milano) — uno dei primatisti più prolifici in imprese di vario genere tutte della durata di 60 secondi — e le unghie della mano sinistra dell’indiano Shridhar Chillal, mai più tagliate dal 1952 fino al 2004 quando toccarono una lunghezza di 7,05 metri complessivi. Poi c’è Nancy Siefker in grado di centrare con una freccia (scoccata con i piedi) un bersaglio lontano 6,09 metri. O Karsten Maas che s’è costruito una mazza da golf lunga 4,37 metri con la quale è riuscito a mandare una pallina a 165,46 metri di distanza. Per non parlare della giapponese Akiko Obata e della sua raccolta di 8.083 riproduzioni di pietanze e magneti a tema culinario. Un po’ circo su scala globale, un po’ fenomenologia dell’uomo moderno, un po’ elenco dei successi — e degli eccessi — di Madre Natura. È il «Guinness world records 2015». Giunto alla sua sessantesima edizione con un volume aggiornato con i nuovi primati che il Corriere ha potuto sfogliare in anteprima nella sua versione italiana. Un volume con un occhio sempre più dedicato anche al web. Che se da un lato finisce per scoraggiare buona parte degli utenti della Rete — del resto è impossibile per l’uomo medio, in un giorno, raccogliere più di un milione di follower su Twitter com’è successo all’attore Robert Downey Jr —, dall’altro sintetizza cosa si muove nello spazio virtuale in un solo minuto tra 204 milioni di email inviate, 2 milioni di ricerche su Google e 1,8 milioni di «mi piace» su Facebook. Dietro ogni record, una storia. Ci sono voluti dieci tentativi al lituano Antanas Kontrimas per sollevare con la sola forza della sua barba — nel 2013 — 63,8 chili di peso. Mentre l’americana Lee Redmond, «campionessa» per la lunghezza delle unghie (8,65 metri nel 2008), ha dovuto dire addio a quel risultato l’anno dopo quando, dopo un incidente stradale nello Utah, gliele hanno dovute tagliare. «Ma almeno ora è più semplice per me fare le cose, anche le più banali», ha raccontato in un’intervista. «Ogni anno alla sede centrale, a Londra, arrivano cinquantamila richieste di convalida dei primati: ma sono circa 5-6 mila quelli riconosciuti», calcola Marco Frigatti, 44 anni, veneziano, direttore dei servizi di omologazione a livello globale di Guinness world records. Ma se lo spirito resta lo stesso di sessant’anni fa, qualcosa è cambiato da allora. «Soprattutto per tenere conto della diversa sensibilità delle persone», continua Frigatti. «Ci sono categorie che non consideriamo più, come l’ingordigia. Nell’edizione del 1955 il californiano Edward Abraham Miller era riconosciuto come il più grande “mangione” con le sue 25 mila calorie al giorno. Dal 1990 non accettiamo più questo tipo di record. Ora tutti i primati che riguardano il cibo hanno un limite di tempo, quantità o destrezza». Esiste una «specificità» nazionale? «Noi italiani siamo i migliori nei settori che riguardano l’alimentazione. La Germania è bravissima nella riproduzione, in grande o in piccolo, degli oggetti». Rispetto al passato «è aumentato il numero dei collezionisti. Se nell’edizione 1955 ce n’era uno solo (di francobolli), oggi ne abbiamo oltre 400. Dai cartelli “Non disturbare” ai sacchetti degli aerei, dai cappelli della polizia agli gnomi». E la passione a volte spunta dal nulla. Com’è successo all’inglese Nick Bennett: un giorno, nel ‘95, incrociò in tv uno dei film di 007. Fu amore a prima vista: nel 2013 aveva già raccolto 12.463 oggetti della serie. Ci sono poi i record, «tantissimi», di cui non c’è traccia. Realizzati ma non omologati per un errore, magari banale. E i pretendenti, come reagiscono? «Non sempre con sportività — risponde Frigatti —, anzi a volte s’arrabbiano proprio». Sull’erba Il danese Karsten Maas ha costruito una mazza da golf di 4,37 metri (quelle normali sono lunghe 1,1-1,2 metri) con la quale ha mandato una palla a 165,46 metri Multicolore La giapponese Akiko Obata ha raccolto nel giro di poco tempo qualcosa come 8.083 riproduzioni di pietanze e oggetti a tema culinario In aria Il 15 settembre 2012, Beth Johnson ha realizzato in Ohio, Stati Uniti, uno yo-yo con un diametro di 3,63 metri e un peso di 2,09 tonnellate iccoli lussi possibili al discount: champagne e rossi bordolesi a prezzi contenuti. L’idea nasce dalla Lidl, colosso dal cuore tedesco con diecimila punti vendita in 26 Paesi europei (in Italia i market sono 570). Una campagna che inizia lunedì prossimo e prosegue fino all’esaurimento delle scorte. Sugli scaffali ci saranno 41 etichette di vini francesi (con certificazione AOP o AOC). «Sì va da 3,99 a 17,99 euro, a novembre replicheremo, aumentando i vini per i brindisi delle feste», spiega Gianfranco Marc Brunetti, responsabile della comunicazione di Lidl, che fa parte del Gruppo Schwarz, fondato nel 1973, in Italia la sede è ad Arcole, in provincia di Verona: dà lavoro a 9.500 persone. Una selezione dei 41 vini è stata servita ieri al Château Monfort, l’hotel a cinque stelle di Milano. Tra questi c’era il Vieux Château Bourgneuf 2006, da Pomerol, a base di Merlot e Cabernet Franc, nella zona dove nasce il vino del mito mondiale, Petrus, che viene venduto dai mille euro in su. Il Pomerol di Lidl, color rosso con punte granate, profumi di more, terra e tabacco, costa 17,99, e si è abbinato bene, durante la degustazione, al filetto di manzo al sangue. Del 2006 è anche il Vieux Château Perey da Saint Emilion, un Grand Cru, 9,99 euro, al punto giusto di affinamento, che profuma di vaniglia. Dalla zona di Margaux, a 14,99 euro, lo Château Deyrem Valentin 2008, color rubino, un uvaggio di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, odori di frutta rossa con qualche nota erbacea. Tra i bianchi il Crémant d’Alsace di Ernest Wein (a 6,99 euro), il Muscadet Fief Guérin (3,99 euro) e il Graves Les Queyrats (4,99 euro). Infine una selezione di rosati. «Vini che ovviamente non vogliono competere con i grandi di Francia — dicono alla Lidl — ma che saranno utili a molti nostri clienti per conoscere nuovi sapori. Un evento che prosegue il nostro percorso del gusto, le cui ultime tappe sono state con i prodotti gastronomici asiatici e spagnoli». Tra i vini proposti anche uno champagne, il Bissinger Premier cru Brut a 17,99 euro, con note di pesca e fiori bianchi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Leonard Berberi @leonard_berberi © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervento Sudoku Diabolico La nave della Msc allungata di 24 metri su delle rotaie. Il programma Rinascimento prevede in futuro l’ ampliamento e il potenziamento delle altre navi della Compagnia (in totale sono quattro: Msc Armonia, Msc Sinfonia, Msc Opera ed Msc Lirica). Il tutto per un valore di circa 200 milioni di euro. Le statistiche dicono che sono almeno 22 milioni le persone che ogni anno trascorrono le loro vacanze sul mare. Inserendo un nuovo troncone nel vecchio corpo delle navi alla Msc Crociere sono convinti «di dotare le nuove imbarcazioni di comfort all’avanguardia per rispondere alle esigenze dei moderni croceristi». © RIPRODUZIONE RISERVATA 7 2 6 4 3 Puzzles by Pappocom C’è chi l’ha già definita un’impresa ingegneristica straordinaria. Qualunque valutazione si possa dare della cosa, di sicuro non accade spesso di vedere una nave allungarsi di 24 metri. Eppure è successo a Palermo, nei cantieri siciliani della Fincantieri, sotto lo sguardo incuriosito di molti giornalisti. Una nave (di Msc Crociere, oggetto di un programma dal nome Rinascimento) è stata segata in due (come si vede nella foto) e al centro è stata innestata una nuova costruzione lunga, appunto, 24 metri e pari a 2.200 tonnellate. Tecnicamente, il troncone di prua di 14.000 tonnellate è stato spostato in avanti di 30 metri 9 4 5 9 1 3 9 7 4 8 6 9 6 3 2 8 4 7 2 1 Altri giochi su www.corriere.it 3 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 LA SOLUZIONE DI IERI 2 7 3 4 5 6 8 9 1 9 6 4 1 2 8 5 3 7 8 5 1 9 3 7 6 2 4 6 9 2 5 1 3 4 7 8 3 4 8 7 6 9 1 5 2 5 1 7 2 8 4 9 6 3 4 8 5 3 9 2 7 1 6 7 2 9 6 4 1 3 8 5 1 3 6 8 7 5 2 4 9 26 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Moda 27 italia: 51575551575557 Le sfilate Collant di lattice per Marc by Marc Jacobs I bordi asimmetrici e gli scolli olimpionici di Narciso Rodriguez Tacchi bassi, gonne Anni 50 Svolta romantica (anche per Diesel) Il marchio di Renzo Rosso si «ammorbidisce». L’ottimismo di Kors la dello cybersquatting (domini illegali che vendono falsi): qui siamo arrivati a far chiudere 83 siti! C’è sofferenza ma c’è tanta energia». Ti accoglie con un sorriso e con l’aria di chi ha il vento in poppa anche Michael Kors. Che sarà un ottimista per natura, come ci tiene a sottolineare sempre lui, ma è pure vero che la griffe sta andando a meraviglia. D’altronde l’uomo sa bene interpretare il momento bilanciando stile e mercato. A questo giro ha scelto — rieccoli — gli anni Cinquanta, «ma quelli delle donne che cominciavano a lavorare, dunque con l’esigenza di un abbigliamento più libero, alla Diane Vreeland insomma». Ecco, allora, gonnelloni midi, pantaloni cari, piccole giacchette, bluse ad A, caban, picot, camicie, come li portava la leggendaria direttrice di Vogue. Cinquanta, ma aggiornati in volumi (più contenuti), tessuti (camoscio, organza, tecnico) e proporzioni (silhouette più sottile) e colori (blu, bianco, giallo) e ricami (di legno e di raffia). Il tocco, che è la firma di Kors, le mani in tasca e i sandali bassi: «Questa per me è la vera modernità». Collant di lattice e capelli alla Bjork chez Marc by Marc Jacobs, per tutti ormai MBMJ (embiemgiei), disegnata dal Luella Bartley e Katie Hillier. Un volo nella cultura dei rave party inglesi, delle ragazze ninja from Japan, nel «New world system» insomma come sta scritto a carattere cubitali sulle t-shirt che sicuramente andranno come il pane fra quello che è ormai in popolo di adepti del mondo di Marc che è fatto tanto di piccoli pezzi ribelli e furbi. Per la prossima primavera estate lattice allora: calze ma pure abiti e pantaloni e giacche nei colori pastello. Forme over e sovrapposizioni. Difficile percepirla come una moda donante però a piccole dosi, per una ragazza un tantino spregiudicata, perché no? Tutt’altra atmosfera da Narciso Rodriguez, uno degli ultimi poeti della moda. Perché ci crede e continua a raccontare la storia di una femminilità sussurrata in un mondo iper fisico e tecnologico. Abiti scostati dal corpo con zip «rubate» al mondo scuba, dai bordi asimmetrici, gli scolli olimpionici e i ricami come le increspature del mare. Sabot e tacchi a rocchetto. I colori di Narciso: blu, ghiaccio, petrolio. Bravo. DALLA NOSTRA INVIATA NEW YORK — Sceglie di essere più romantica e meno aggressiva, più femminile e meno boysh la nuova «girl» di Diesel Black Gold di Andreas Melbostad. E non è poco per una tipa che era abituata ad entrare in una stanza in stiletto killer e in pelle seconda pelle e borchie e zip. Non che abbia perso la sua grinta, questo mai: è pur sempre una rockabilly nell’animo, solo che si è arresa alla dolcezza della New Wave. Ed è una gran bella svolta quella dello stilista norvegese che porta la linea a prendere la sua strada anche rispetto alla Diesel di Formichetti, che è assai tosta, offrendo più visioni di uno stesso mondo che resta quello del jeans «couture», dalle lavorazione (per pesi e morbidezze) e tonalità (i nuovi rossi e grigi) decisamente molto sofisticate. La vita alta per i pantaloni sottili (gli anni Cinquanta di riferimento rocka- Lo Smart Watch Samsung? Una collaborazione di cui siamo orgogliosi, presto ci saranno novità ❜❜ Michael Kors Mi piace quel periodo storico perché le donne cominciano a lavorare. I sandali rasoterra, vera modernità billy) e la linea ad A per le gonne (i Settanta della New Wave). Poi chiodi e top, camicie e abiti sottovesti, canotte e giacche di pelle; non manca insomma nulla del patrimonio «genetico» solo che zip e borchie sono più discrete. Unica stampa che è anche ricamo o decoro è una pioggia di stelle «che sono positive e danno allegria», sottolinea lo stilista. Renzo Rosso, il proprietario del marchio e della holding da 7.500 dipendenti, gioca soddisfatto con lo Smart Watch Samsung «vestito Diesel» che indossa lui e le modelle in passerella: «Una collaborazione i cui andiamo orgogliosi. Per ora solo per lo show ma presto ci saranno novità — anticipa —. La linea ci sta dando grandi soddisfazioni: solo qui a New York abbiamo segnato il 103 per cento. Non è un periodo semplice quindi questi numeri sono strepitosi. Siamo anche impegnati in battaglie insidiose come quel- NEW YORK ❜❜ Renzo Rosso Stili a confronto Narciso Rodriguez Marc by Marc Jacobs Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA Michael Kors La lunga gonna in tulle sulla camicia maschile Diesel Black Gold Zip e borchie si fanno più discrete Le sfilate di New York sul nuovo Canale Moda del Corriere www.corriere.it/moda Francesca Liberatore David Beckham L’ex stella del calcio protagonista di un libro per Belstaff. «La moda per me è un episodio. Per ora» «Victoria? Fantastica. Ma è mia figlia a darmi consigli» «Io e i ragazzi siamo pronti a uscire in 5 minuti. Harper mi dice che scarpe mettere» DALLA NOSTRA INVIATA NEW YORK — «Non avevamo l’intenzione di pubblicare un libro («Off Road» ndr) in edizione limitata, ma il servizio fotografico era talmente incredibile, grazie a Peter Lindbergh, che ci sembrava giusto crearne qualcosa di speciale. Sono molto orgoglioso del lavoro fatto insieme», dice David Beckham nel raccontare di come sia diventato il protagonista appunto di un libro e lo stilista di una serie limitata di biker per Belstaff, la storica marca inglese di abbigliamento da moto poi diventata moda. A New York, nella boutique in Madison, l’ex stella del calcio in- glese si concede gentile ai microfoni e taccuini che si susseguono uno via l’altro al ritmo, inflessibile e serrato, di cinque minuti. Lui, bello&beato, non si tira indietro su nulla. E a spizzichi e bocconi regala l’immagine dell’uomo, padre, marito, imprenditore, suddito perfetto. Ancora un Beckham nella moda, ma Victoria (la moglie stilista) cosa dice? «Per lei, le collezioni sono il focus su cui ha costruito la carriera, è la vita che ha scelto. La strada che ha deciso di percorrere al meglio. Sono molto orgoglioso di quello che sta facendo. È una donna incredibile, da Spice Girl è diventata una donna d’affari di successo e intanto sta crescendo quattro figli. Io invece ho tante cose per le mani. La moda per me è un episodio». Pausa ad effetto, la fa spesso il ragazzo. Poi aggiunge: «Per ora». Coppie Sopra, Beckham alla sfilata della moglie seduto accanto ad Anna Wintour. A sinistra, l’ex calciatore con il fotografo Peter Lindbergh Chi l’avrebbe detto che Beckham (David) avrebbe disegnato una piccola collezione moda, anche se di giubbotti. «A me piace la moda, la seguo. Sono attento da sempre, io e i ragazzi siamo pronti per uscire in cinque minuti. Harper, essendo una bambina, è seguita più da Victoria che da me». E chi sceglie cosa? «Nonostante abbia tre anni sa già il fatto suo quando si parla di stile, mi dà consigli tipo “papà abbina queste scarpe a questi pantaloni”». Famiglia di stile, un po’ come i principi William e Kate. «Si, sono dei bravissimi genitori e ne danno dimostrazione ogni giorno gestendo la famiglia, che resta la loro priorità, e gli impegni reali al meglio». Pa. Po © RIPRODUZIONE RISERVATA Zac Posen 28 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 29 italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- i`>ÃiÌ >L > ÃiÌÌ>> >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /- Ó£°£{ä]È{ ä]ä{¯ `À> È°nÎä]££ /- Ì° - >Ài ÓÓ°ÎÈ]Óx ä]ä¯ À>VvÀÌi °Çää]£Ç ä]££¯ /- Ì°-Ì>À ä]Çǯ *>À} >V{ä® {°{xä]Ç ä]ä{¯ £n°ÎÓ{]ÈÇ £Ç°äÈ£]Ó{ ä]Ón¯ e } } >Ã`>µ {°xÇn]Óx ä]xǯ e / i® £x°Çnn]Çn -E* xää £°{]£ä ä]Ón¯ e >`À` £ä°ÎÇ]nä ä]£Î¯ Ü ià La lente LE CASSE DEI PROFESSIONISTI, UN FONDO INFRASTRUTTURE Impieghi per quasi 100 miliardi di euro. Dalle parti di Cassa depositi e prestiti (Cdp) sono convinti di alzare l’asticella degli obiettivi del piano industriale. Nel decreto sblocca Italia è prevista una norma che amplia le garanzie statali in favore dell’istituto di via Goito. Tradotto vuol dire che il Tesoro rafforzerà il ruolo di garante di Cdp negli investimenti ritenuti di interesse pubblico. La conseguenza, come spiegato dal presidente di Cdp, Franco Bassanini, è che «la garanzia ci consentirà di avvicinarci a quota 100 miliardi (più precisamente 95 miliardi, ndr) nel triennio tra investimenti e finanziamenti». Un balzo significativo rispetto al piano industriale, che fino ad oggi ha indicato un obiettivo di 80 miliardi. 95 Miliardi. Gli impieghi che la Cdp potrebbe raggiungere grazie all’ampliamento delle garanzie statali Una quota parte di questi soldi, peraltro, potrebbe finire nell’iniziativa predisposta dalle casse di previdenza di geometri, periti industriali, ingegneri e architetti. I tre enti previdenziali hanno costituito Arpinge, una società ad hoc per investire in infrastrutture e nel mercato immobiliare. La strategia è replicare in dodicesimo uno sblocca cantieri privato, intervenendo in opere di media dimensione (tra i 10 e i 45 milioni). Arpinge avrebbe già individuato e selezionato una cinquantina di progetti, che nel triennio 2014-2016 richiederanno circa 340 milioni. La società di investimento potrebbe partecipare, mettendo sul piatto fino a 160 milioni. Gli ambiti su cui intende operare Arpinge sono energia, reti gas, residenze sanitarie, logistica, parcheggi e immobili in via di privatizzazione. La speranza è che Cdp decida di metterci un cip. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA £ iÕÀ ä]äÓ¯ e Ó{°Çäx]ÎÈ £]ί ä]Óx¯ e £]ÓÓ `>À /Ì ` -Ì>Ì > ÃiÌÌ>> /Ì ä]Óä¯ e i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ää iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £ää iÌÌ ¯ Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £ä£]xÎ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{È]xÓ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]ÈÓ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££Ç]{Î Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]{x Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ £ÓÎ]xx Ó]ä£ Ó]nÎ £]{£ £ iÕÀ £ÎÇ]äää Þi ä]Çί e £ iÕÀ ä]ä¯ e Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÈ]Ón ä]ä¯ e Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äÈ]Σ Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££x]nÓ ä]£È ä]ÇÈ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £än]ä{ Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ £ÓÓ]Çä VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£{ Î]äÓ Î]ä ä]äx Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££]nÈ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ £Ó£]ÇÎ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££n]ÈÇ £]£n £]Îä £]Ç VÌ änä£ÉäÉ£x ä]ÓÓä¯ £ää]£ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]£n VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]Èx ä]£n ä]Ón ä]xÇ ä]nä£Ó ÃÌiÀi £ iÕÀ £]ÓäÇÓ vÀ° ÃÛ° £ iÕÀ ]£n£ VÀ°ÃÛi° ä]£Ó¯ e £ iÕÀ £]{ӣΠ`°V>° ä]Îx¯ e Telecomunicazioni Dopo l’ingresso con l’8,7% la quota Vivendi nell’operatore tlc potrebbe salire ancora Telecom-Mediaset, l’ipotesi Premium I contatti per un’intesa attraverso la pay-tv. Il ruolo di Tarak ben Ammar È un percorso che si snoda su due binari paralleli ma che, nonostante la geometria, a un certo punto potrebbe convergere. E il punto di congiunzione sarebbe Telecom Italia. Almeno così dicono le voci che ieri rilanciavano l’idea di un possibile incrocio tra Mediaset e Vivendi che coinvolgerebbe direttamente l’assetto del gruppo telefonico. Un’alleanza tra i tre gruppi che avverrebbe sotto la regia del patron di Vivendi, Vincent Bolloré. Il quale ha appena ceduto a Telefonica la controllata brasiliana Gvt ottenendo in cambio cash, denari, e un corrispettivo in azioni rappresentato dall’8,7% di Telecom Italia. E dunque ha già (quasi) un piede dentro il gruppo telefonico. Lo snodo che porta fino a Mediaset passa anch’esso per Vivendi, la cui controllata CanalPlus sta valutando già da qualche tempo il dossier Mediaset Premium. Bolloré potrebbe quindi avere buon gioco su due tavoli. Sembra un gioco dell’oca in cui alla fine del percorso potrebbe esserci un nuovo polo della pay-tv, il primo in cui telefonia e media non solo convergono ma si integrano. Un disegno tutt’altro che facile da realizzare, sul quale tuttavia secondo l’agenzia «Bloomberg» sarebbero al lavoro i consulenti. Non è certo la prima volta che si parla di Mediaset-Telecom. E la presenza di Tarak Ben Ammar a bordo del Paloma, la barca di Bollorè, nel giorno in cui vertici del gruppo telefonico hanno presentato al finanziere francese il loro piano per Gvt, ha rilanciato i rumors. Più semplice sarebbe un accordo commerciale aperto ai contenuti di Vivendi e di Mediaset Plus, con Telecom che D’ARCO In Borsa negli ultimi tre mesi +0,55% Ieri 0,97 0,92 euro 0,94 0,90 0,86 0,83 0,79 23 giugno 7 luglio fornirebbe la piattaforma per trasmetterli. Sul modello dell’intesa che il gruppo telefonico ha già fatto con Sky. Fonti che conoscono bene le società coinvolte escludono che sia allo studio un progetto per mettere insieme Telecom e Mediaset. Non sarebbe nemmeno così semplice da realizzare. Bollorè è presidente di Vivendi di cui possiede il 5%, ma non ha un 21 luglio controllo pieno sul consiglio il quale, dopo aver incassato 5 miliardi da Telefonica in Brasile e dismesso le attività nella telefonia, potrebbe anche non avere interesse a investire in Telecom Italia. Quell’8,7% che gli arriverà da Telefonica è la contropartita per incassare i 5 miliardi cash. Più logico sarebbe invece un investimento in Mediaset Pre- 4 agosto 18 agosto Il passaggio L’eventuale ingresso potrebbe avvenire anche direttamente senza passare attraverso Telefonica Il sito americano di news Politico.com sbarca in Europa Joint venture con Axel Springer Il sito web specializzato nella politica americana, Politico.com, sbarca in Europa grazie all’accordo con l’editore tedesco Axel Springer. Si tratta di una joint venture controllata al 50% da ciascun partner e riguarderà non solo Bruxelles, dove avrà sede la redazione principale, ma la politica europea più in generale. Politico è stato fondato nel 2007 da John Harris, nella foto, attuale direttore del sito, e Jim VandeHei, entrambi ex giornalisti del Washington Post. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 settembre mium, ossia la pay-tv, che è il core business di Vivendi e dove indubbiamente il mercato italiano offre ancora importanti margini di crescita. Un rafforzamento in questo ambito sarebbe vantaggioso per entrambi. Tant’è che tra CanalPlus e Segrate i colloqui sono in corso da tempo. E, secondo alcune voci, l’interesse dei francesi sarebbe per una quota piuttosto rotonda della pay-tv del Biscione. I tasselli del puzzle sul tavolo di Vivendi, insomma, sono tanti e devono essere ancora incastrati. Per cui il gruppo francese per adesso sta percorrendo i due binari: il primo per entrare in Telecom, l’altro, forse, in Mediaset Premium. Si incroceranno? Una convergenza industriale, tra rete e contenuti, tra Telecom Mediaset e Vivendi, sembrerebbe più facile. E non richiederebbe un incrocio azionario. Che non è escluso possa arrivare successivamente. Federico De Rosa © RIPRODUZIONE RISERVATA Business «genico» Fondata da Naldini, lo scienziato che ha «addomesticato» l’Hiv, e Paracchi, finanziatore di Eos Genenta Science, il San Raffaele lancia la start up delle biotecnologie «Suona come una fiction scientifica» aveva scritto l’Economist parlando anche del suo lavoro solo lo scorso febbraio. Una sorta di House of Cards della genetica. «Ma sta diventando un fatto» conveniva lo stesso articolo. Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San RaffaeleTelethon per la terapia genica, il Tiget, è lo scienziato che ha «addomesticato» il virus responsabile dell’Aids, l’Hiv, per trasformarlo, dopo averlo reso innocuo, in un potente veicolo per intervenire sulle malattie. Il motivo è semplice: sfruttare l’incredibile capacità infettiva del virus in questo caso a fin di cura. Ora i suoi lavori stanno diventando una start up biotech. Il nome è Genenta Science, società fondata dal San Raffaele, l’ospedale guidato da Nicola Bedin, lo stesso Naldini, Pierluigi Paracchi, fondatore di Quantica e investitore di Eos, altra start up milanese del biotech venduta a una società quotata al Nasdaq per mezzo miliardo di dollari nel 2013, e l’ematologo Bernhard Gentner. La prudenza in questi campi è d’obbligo. L’obiettivo di Genenta Science è arrivare alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo del protocollo terapeutico per la cura dei tumori in due anni. Ma la squadra promette bene e, soprattutto, è il segnale che anche in Italia, in particolare a Milano, l’eccellenza scientifica sta testando il modello molto americano della start up biotech, dove si «impacchetta» la ricerca promettente per renderla anche appetibile finanziariamente. Ogni fase che può durare anche anni e che in caso di progresso permette di avvicinarsi sempre di più a un farmaco commercializzabile sul Luigi Naldini, direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon: pronta la nuova start up Genenta mercato, si trasforma difatti in multipli significativi del valore dell’azienda. «Nel solo ultimo anno — tira le somme Paracchi — le start up biotech italiane hanno generato un valore di oltre 8 miliardi: Eos, Okairos, Intercept e Gentium». Gli studi sulle applicazioni della terapia genica per l’inibizione dei tumori sono stati pubblicati recentemente anche su varie riviste scientifiche internazionali come Science Translational Medicine e Oncoimmunology. In termini tecnici si tratta dell’inserimento di un gene terapeutico nelle cellule staminali del midollo osseo. In termini di business è tutto da scoprire. «Lo scopo di Genenta Science — sintetizza lo stesso Naldini — è quello di portare rapidamente alla sperimentazione clinica, quindi sul paziente, il risultato di anni di attività di ricerca», «mantenendo sempre come primo obiettivo il rigore scientifico e la sicurezza dei pazienti». Massimo Sideri smarteconomy.corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Moda La decisione di Cavalli: vendo ai russi Roberto Cavalli parlerà russo. L’ufficialità ci sarà il 20 settembre, giorno della sfilata della griffe fiorentina e dell’ingresso in passerella dei nuovi soci di Vtb. Lo stilista fiorentino, 73 anni, ha preso una decisione: passerà il timone e circa il 60% delle sue azioni a Vtb Capital, braccio per gli investimenti di Vtb bank, una delle più grandi conglomerate della Russia, controllata al 40% dal Cremlino. Si è impegnato, con un contratto pressoché finalizzato, a vendere a Tim Demchenco, a capo delle attività di private equity. Adesso la palla è nel campo di Mosca che ha posto giovedì 25 settembre come data termine del negoziato. Un’idea concorde sul prezzo che verrà corrisposto al designer c’è già: tra 200 e 250 milioni, al netto di eventuali pagamenti futuri in base ai Pacchetto del 60% Lo stilista fiorentino passerà il timone e circa il 60% delle sue azioni a Vtb Capital risultati. Ma il vero tema di Demchenco è trovare top manager in grado di trasformare la griffe in un’azienda strutturata, in grado di andare in Borsa tra cinque anni. La ricerca verte anche sui nuovi stilisti che avranno le redini delle collezioni sotto la direzione creativa di Cavalli. Il modello è quanto fatto da Mayhoola con Valentino. Sono giorni frenetici per la squadra di Vtb a Milano che sonda manager e designer di gruppi italiani e francesi (in particolare di Lvmh e Givenchy). Cambierà anche il board, fatto che sancirà il passo indietro della famiglia, la moglie di Cavalli, Eva Duringer, e i tre figli. Il fondatore sarà presidente e il suo capoazienda Daniele Corvasce aiuterà la transizione. Intanto Vtb cerca coinvestitori tra fondi pensione Usa e asset manager per diluire la presenza russa in un momento in cui le sanzioni (che pur in questo caso non si applicano) sono ancora vive. Daniela Polizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA italia: 51575551575557 Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Economia 31 italia: 51575551575557 La dinastia Dal 1986 alla guida del gruppo, ha costruito il primo istituto di credito dell’eurozona L’operazione Addio a Botin, Ana guiderà il Santander Conad rileva 50 negozi Billa e 1.200 addetti Il banchiere spagnolo aveva 79 anni, la figlia nominata subito al suo posto Ntv, vertice coi sindacati sui risparmi I servizi ferroviari di ItaloNtv non dovrebbero essere ridotti, ma appaiono inevitabili gli interventi sul «modello di esercizio», cioè i tagli sul personale viaggiante e di terra. Numeri ufficiali nel nuovo business plan, che verrà presentato il 24 settembre nel Cda, non ce ne sono, ma le indiscrezioni circolate nei giorni corsi (300 esuberi su mille dipendenti) preoccupano molto i sindacati che ieri si sono incontrati con il responsabile del personale, Adriano Tomaro, e il direttore operation, Paolo Ripa, affiancati dall’advisor e consulente di Ntv, Francesco Garello. Dopo quasi due ore di riunione, Alessandro Rocchi della Filt Cgil fa il punto: «Ci hanno detto che “la situazione è impegnativa”: per questo sono in corso azioni per la ristrutturazione del debito (781 milioni ndr) e la ricapitalizzazione». Il piano industriale «non conterrà la revisione della rete dei servizi — aggiunge Rocchi riportando la precisazione fornita da Ntv — ma siamo preoccupati per gli incombenti tagli al personale». Salvatore Pellecchia della Fit Cisl aggiunge: «Ci hanno confermato le difficoltà che conoscevamo: vedremo tra due settimane che cosa prevede il piano industriale». Francesco Di Frischia © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Succede così, di solito, nelle monarchie: la morte del sovrano e, il giorno stesso, l’ascesa al trono dell’erede. Come Elisabetta II d’Inghilterra, in visita in Kenya, il 6 febbraio del 1952, anche Ana Patricia Botin era all’estero, a Londra, l’altro ieri, quando il padre, Emilio Botin, quasi ottantenne, ha percepito le avvisaglie dell’infarto che se lo sarebbe rapidamente portato via nella notte, a Madrid. Meno di ventiquattr’ore dopo, alle 16 di ieri, il consiglio d’amministrazione del Banco Santander, all’unanimità, ha incoronato presidente la primogenita del banchiere della Cantabria che, in Spagna, spesso ha contato davvero più del re. Ora tocca a lei che, dal papà, ha preso molto, a cominciare dalla data di nascita, continuare nel solco famigliare: lui avrebbe compiuto 80 anni il primo ottobre, lei ne avrà 54 tre giorni più tardi. In comune, la passione per il golf e per la caccia, un’irriducibile riservatezza di carattere, un consapevole ascendente politico anche al di fuori del gotha bancario, ma soprattutto dei confini iberici. Se ne accorse il Financial Times fin dal 2004, collocandola al secondo posto fra le donne più influenti d’Europa. Proprio mentre lei, già presidente di Banesto, entrava nel consiglio d’amministrazione delle Assicurazioni Generali, e nella scacchiera del potere economico italiano, per restarci fino al 2011. Non è così né ora che la figlia del monarca avrebbe voluto prendere il posto del padre, ma di sicuro la sua candidatura alla successione era l’unica, tra i sei discendenti, ed era stata decisa da tempo. Sebbene il vecchio “don Emilio” negasse con ardore di essere pronto al passaggio dello scettro: «Sono in forma, ho l’appoggio di tutto il consiglio, perché bisognerebbe parlarne?». Preferiva parlare di Formula 1 da quando era diventato sponsor della Ferrari e nel 2010 aveva assicurato alla scuderia Fernando Alonso. Dopo Emilio I, Emilio II ed Emilio III, che si sono tramandati la guida dell’impero Santander per 157 anni, dunque tocca ad Ana Patricia I, capo finora del ramo britannico, e da ieri prima donna al vertice di una delle più importanti banche (la prima, A 88 anni Scomparsa Franca Segre signora della finanza torinese e prima banchiera italiana È morta a Torino Franca Bruna Segre, 88 anni, considerata la signora delle banche, figura storica della finanza piemontese. Per anni alla guida della Banca Intermobiliare, e professionista di fiducia di Carlo De Benedetti, è stata l’unica presidente donna tra le banche quotate in Italia, prima ragioniera di Torino. I funerali si svolgeranno stamattina nel capoluogo piemontese, nella parrocchia della Beata Vergine delle Grazie. Dopo il funerale Franca Segre verrà seppellita a Strevi, Comune in provincia di Alessandria di cui era cittadina onoraria. Una persona «di grande e raffinata intelligenza — ha detto il sindaco di Torino, Piero Fassino — acuta personalità della finanza, non solo torinese, e capace di analisi attente. Discreta, riservata, secondo le regole di uno stile antico». Poco incline ai riflettori mediatici, era partita da zero costituendo con il marito Giulio Segre, scomparso nel 1995, uno strettissimo legame di affetto e lavoro. I due si erano lanciati nel settore della finanza nel Franca Bruna Segre 1981 con una commissionaria di borsa, diventata in seguito prima sim (e fu la prima ad essere quotata) poi istituto di credito nel 1997. Agli inizi di agosto la sua famiglia con altri investitori piemontesi ha riacquistato la Banca Intermobiliare. Negli Anni 70 Segre aveva rilanciato la Marxer di Loranzè di Ivrea, azienda chimico farmaceutica, fino a farla diventare leader europeo nella produzione di aminoacidi mentre negli Anni 80 aveva rilevato il Caffè San Carlo, salotto culturale della città della Mole. C.D.C. © RIPRODUZIONE RISERVATA Padre e figlia Emilio Botin, morto per infarto a 79 anni, era considerato l’uomo più potente della finanza spagnola. Ha assunto la La successione Ana Patricia Botin, 53 anni, nuovo presidente Santander per autodefinizione) dell’eurozona, con 102 milioni di clienti in tutto il mondo, dettare le strategie che hanno fatto della cittadella finanziaria di Boadilla del Monte, appena fuori Madrid, un pentagono dell’alta finanza internazionale. Dal suo quartier generale Emilio III aveva concepito e diretto le presidenza del Santander nell’86, a 52 anni, succedendo al padre. Ora il testimone passa alla figlia Ana Patricia, 53 anni sue manovre espansionistiche: l’Italia, quindici anni fa, fu uno dei suoi territori di conquista, poco dopo la fusione (che per lui si leggeva piuttosto come acquisizione) con il Central Hispano. Prima l’incrocio azionario con SanpaoloImi, poi il ben più azzardato incrocio di Opa (Unicredit sulla Comit e Sanpaolo-Imi sulla Banca di Roma) che lo portò faccia a faccia con Enrico Cuccia. Mediobanca tentò un’alleanza tattica, in difesa della Comit, ma l’energico spagnolo chiarì la sua legge: «Primero, ganar dinero». Primo, guadagnare soldi. La applicò in una delle operazioni più controverse degli ultimi anni: l’acquisizione al 100% della Banca Antonveneta. Quando fiutò la crisi in arrivo, riuscì a rivenderla nel 2007 al Monte dei Paschi che sborsò ben 9 miliardi preparandosi la via alla richiesta di aiuti statali. Nello stesso anno il Santander ebbe un ruolo anche nella vendita, a caro prezzo del gruppo editoriale spagnolo Recoletos alla Rcs, editrice del Corriere della Sera. Quali fossero i suoi piani per il futuro forse lo sa meglio di tutti Ana Patricia, che non lo ha mai deluso: il re è morto, viva la regina. Il cooperativismo emiliano (di Conad) mette uno, anzi due piedi in Veneto — dove la sua presenza è sempre stata storicamente bassa — rilevando gli ultimi cinquanta punti vendita dell’insegna Billa del gruppo tedesco della grande distribuzione Rewe. Sancendo di fatto l’uscita della multinazionale dal nostro Paese, al netto di qualche discount Penny Market. La cessione — in attesa dell’approvazione dell’Antitrust — arriva dopo una trattativa infinita tra i due retailer durata oltre un anno e fa il paio con quella del dicembre 2011 in cui Conad era sempre acquirente e Rewe era ancora venditore, in quel caso di 43 negozi di cui sette ipermercati e 36 supermercati tra Sardegna, Lazio e Toscana. La nota positiva è che questa operazione prevede il trasferimento dei circa 1.200 collaboratori Billa all’interno del perimetro Conad. Fabio Savelli Elisabetta Rosaspina © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA OBBLIGAZIONI BANCA IMI TASSO FISSO. DUE NUOVE OPERE PER LA TUA COLLEZIONE. Messaggio pubblicitario Il piano * * Collezione Tasso Fisso Dollaro Australiano Opera IV Collezione Tasso Fisso Dollaro Neozelandese Opera I Emissione a 6 anni Emissione a 5 anni * Cedola lorda. L’investimento è esposto al rischio derivante dalle variazioni del rapporto di cambio tra la valuta di denominazione dei titoli e l’Euro e al rischio emittente. OBBLIGAZIONI CON CEDOLE ANNUALI FISSE A 6 ANNI IN DOLLARI AUSTRALIANI E A 5 ANNI IN DOLLARI NEOZELANDESI. Le obbligazioni Banca IMI Collezione Tasso Fisso Dollaro Australiano Opera IV e Collezione Tasso Fisso Dollaro Neozelandese Opera I sono emesse da Banca IMI, la banca di investimento del Gruppo Intesa Sanpaolo, e sono negoziabili dal 10.09.2014 sul MOT di Borsa Italiana e su EuroTLX. Puoi acquistarle e rivenderle, attraverso la tua banca di fiducia, indicando il relativo Codice ISIN. L’acquisto, il pagamento degli interessi e il rimborso del capitale avvengono nella valuta di emissione (Dollaro Australiano o Dollaro Neozelandese). DENOMINAZIONE CODICE ISIN VALUTA EMISSIONE TAGLIO MINIMO PREZZO DI EMISSIONE SCADENZA CEDOLA ANNUA LORDA CEDOLA ANNUA NETTA (1) RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO LORDO (2) RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO NETTO (1)(2) OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO FISSO DOLLARO AUSTRALIANO OPERA IV IT0005045221 AUD 2.000 DOLLARI AUSTRALIANI 99,64% 08/09/2020 4,30% 3,182% 4,366% 3,246% OBBLIGAZIONE BANCA IMI COLLEZIONE TASSO FISSO DOLLARO NEOZELANDESE OPERA I IT0005045247 NZD 2.000 DOLLARI NEOZELANDESI 99,63% 08/09/2019 5,20% 3,848% 5,283% 3,929% (1) Il rendimento effettivo annuo netto è calcolato al netto dell’imposta sostitutiva del 26%, sugli interessi lordi maturati e sul disaggio di emissione (2) Rendimento calcolato alla data di emissione e sulla base del prezzo di emissione La cedola e il rendimento lordo e netto (espresso nella valuta di emissione), alla data di emissione e sulla base del prezzo di emissione, sono indicati nella tabella sovrastante; inoltre, in ipotesi di acquisto successivo alla data di emissione, il rendimento dipende anche dal prezzo di negoziazione. Il tasso cedolare è espresso nella valuta di emissione. Un aumento di valore della valuta dell’investitore rispetto alla valuta delle Obbligazioni potrebbe influire negativamente sul rendimento complessivo delle Obbligazioni (ove espresso nella valuta dell’investitore). PER INFORMAZIONI VISITA IL SITO WWW.BANCAIMI.COM/RETAILHUB OPPURE CHIAMA IL NUMERO VERDE 800.99.66.99. In caso di vendita, il prezzo delle obbligazioni potrebbe essere inferiore al prezzo di acquisto e l’investitore potrebbe subire una perdita, anche significativa, sul capitale investito. Non vi è alcuna garanzia che venga ad esistenza un mercato secondario liquido. Alla data del 08.09.2014 il rating assegnato a Banca IMI da S&P è BBB, da Moody’s Baa2, da Fitch BBB+. MESSAGGIO PUBBLICITARIO. Il presente annuncio è un messaggio pubblicitario con finalità promozionale e non costituisce offerta o sollecitazione all’investimento nelle obbligazioni Collezione Tasso Fisso Dollaro Australiano Opera IV e Collezione Tasso Fisso Dollaro Neozelandese I (le “Obbligazioni”) né consulenza finanziaria o raccomandazione d’investimento. Prima di procedere all’acquisto delle Obbligazioni leggere attentamente il Prospetto di Base relativo al Programma di offerta e/o quotazione di Obbligazioni Plain Vanilla depositato presso CONSOB in data 15 aprile 2014 a seguito dell’approvazione comunicata con nota n. 0028165/14 del 4 aprile 2014, come modificato mediante supplemento depositato presso la CONSOB in data 06.06.2014 a seguito di approvazione comunicata con nota n. 0046979/14 del 05.06.2014 (il prospetto di base come modificato dal supplemento il “Prospetto di Base”) e le relative Condizioni Definitive con in allegato la Nota di Sintesi della Singola Emissione depositate in Borsa Italiana e in Consob in data 08.09.2014, con particolare riguardo ai costi e ai fattori di rischio, nonché ogni altra documentazione che l’intermediario sia tenuto a mettere a disposizione degli investitori ai sensi della vigente normativa applicabile. Il Prospetto di Base e le Condizioni Definitive sono disponibili sul sito internet www.bancaimi.com/retailhub e presso la sede di Banca IMI S.p.A. in Largo Mattioli 3 Milano. Le Obbligazioni non sono un investimento adatto a tutti gli investitori. Prima di procedere all’acquisto è necessario valutare l’adeguatezza dell’investimento, anche tramite i propri consulenti finanziari, nonché comprenderne le caratteristiche, tutti i fattori di rischio riportati nell’omonima sezione del Prospetto di Base e nella Nota di Sintesi della Singola Emissione e i relativi costi anche attraverso i propri consulenti fiscali, legali e finanziari. Le Obbligazioni non sono assistite dalla garanzia del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Nel caso in cui l’emittente sia inadempiente o soggetto ad insolvenza, l’investitore potrebbe perdere in tutto o in parte il proprio investimento. Le obbligazioni non sono state né saranno registrate ai sensi del Securities Act del 1933, e successive modifiche, (il “Securities Act”) vigente negli Stati Uniti d’America né ai sensi delle corrispondenti normative in vigore in Canada, Giappone, Australia o in qualunque altro paese nel quale l’offerta, l’invito ad offrire o l’attività promozionale relativa alle obbligazioni non siano consentiti in assenza di esenzione o autorizzazione da parte delle autorità competenti (gli “Altri Paesi”) e non potranno conseguentemente essere offerte, vendute o comunque consegnate, direttamente o indirettamente, negli Stati Uniti d’America, in Canada, in Giappone, in Australia o negli Altri Paesi. 32 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Active Selection ACC AZ F. Active Selection DIS AZ F. Active Strategy AZ F. Alpha Man. Credit AZ F. Alpha Man. Equity AZ F. Alpha Man. Them. AZ F. American Trend AZ F. Asia Absolute AZ F. Asset Plus AZ F. Asset Power AZ F. Asset Timing AZ F. Best Bond 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 5,461 5,463 5,080 5,479 5,185 3,805 3,485 4,960 5,589 5,547 5,010 5,428 TRILOCALE ristrutturato Baiamonti. Ampio soggiorno, bicamere, biservizi, box. CE: B - IPE: 36,8 kWh/mqa. 02.88.08.31 cod. T31 www.filcasaimmobili.it SOCIETÀ d'investimento internazionale acquista direttamente appartamenti e stabili in Milano. 02.46.27.03 BANCHE MULTINAZIONALI vendita. Milano e provincia 02.29.52.99.43 APPARTAMENTO nuovo Archimede/ Fiamma. Soggiorno-cottura, bicamere, biservizi, balcone. Termoautonomo. CE: B - IPE: 50,71 kWh/mqa. 02.88.08.31 cod. 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Bond Target Giugno 2016 ACC AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS AZ F. Cash 12 Mesi AZ F. Cash Overnight AZ F. Carry Strategy ACC AZ F. Carry Strategy DIS AZ F. Cat Bond ACC AZ F. Cat Bond DIS AZ F. CGM Opport Corp Bd AZ F. CGM Opport European AZ F. CGM Opport Global AZ F. CGM Opport Gov Bd AZ F. Commodity Trading AZ F. Conservative AZ F. Core Brands ACC AZ F. Core Brands DIS AZ F. Corporate Premium ACC AZ F. Corporate Premium DIS AZ F. Dividend Premium ACC AZ F. Dividend Premium DIS AZ F. Emer. Mkt Asia AZ F. Emer. Mkt Europe AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. AZ F. European Dynamic ACC AZ F. European Dynamic DIS AZ F. European Trend AZ F. Formula 1 Absolute ACC AZ F. Formula 1 Absolute DIS AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 AZ F. Formula Target 2015 ACC AZ F. Formula Target 2015 DIS AZ F. Formula 1 Conserv. AZ F. Global Curr&Rates ACC AZ F. Global Curr&Rates DIS AZ F. Global Sukuk ACC AZ F. Global Sukuk DIS AZ F. Hybrid Bonds ACC AZ F. Hybrid Bonds DIS AZ F. Income ACC AZ F. Income DIS AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS AZ F. Institutional Target ACC AZ F. Institutional Target DIS AZ F. Italian Trend ACC AZ F. Italian Trend DIS AZ F. Lira Plus ACC AZ F. Lira Plus DIS AZ F. Macro Dynamic AZ F. Opportunities AZ F. Pacific Trend AZ F. Patriot ACC AZ F. Patriot DIS AZ F. Qbond AZ F. Qinternational AZ F. QProtection AZ F. Qtrend AZ F. Renminbi Opport AZ F. Reserve Short Term AZ F. Short Term Gl High Yield ACC AZ F. Short Term Gl High Yield DIS AZ F. Solidity ACC AZ F. Solidity DIS AZ F. Strategic Trend AZ F. Top Rating ACC AZ F. Top Rating DIS AZ F. Trend AZ F. US Income 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 29/08 29/08 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 29/08 29/08 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 5,720 5,122 5,267 6,056 5,506 5,541 5,229 5,249 5,164 5,707 5,230 5,930 5,535 5,373 5,272 5,034 5,034 5,317 5,280 6,172 6,745 6,561 5,691 4,090 6,632 5,643 5,640 5,723 5,383 5,831 5,107 6,646 3,392 5,642 5,259 5,258 3,409 5,425 5,420 5,598 5,524 4,847 6,204 5,645 5,018 4,555 4,255 5,286 5,145 5,415 5,250 6,393 5,862 4,808 4,467 5,613 5,574 3,592 3,591 5,026 4,840 6,241 5,090 4,437 7,044 6,472 5,374 5,325 5,402 5,175 5,345 6,308 5,127 4,997 6,217 5,762 6,041 5,177 5,177 6,594 5,705 5,723 5,124 5,277 6,057 5,507 5,542 5,230 5,250 5,165 5,707 5,230 5,929 5,534 5,372 5,272 5,030 5,030 5,309 5,272 6,170 6,762 6,564 5,691 4,108 6,631 5,657 5,654 5,720 5,380 5,846 5,120 6,629 3,402 5,656 5,268 5,266 3,426 5,425 5,419 5,597 5,523 4,848 6,207 5,648 5,018 4,560 4,260 5,286 5,144 5,414 5,250 6,389 5,858 4,813 4,471 5,616 5,577 3,607 3,607 5,035 4,849 6,239 5,118 4,436 7,062 6,488 5,381 5,339 5,406 5,194 5,338 6,308 5,126 4,997 6,220 5,765 6,044 5,183 5,183 6,602 5,704 Nome Data Valuta ATTIVITÀ da cedere/acquistare artigianali, industriali, turistico alberghiere, commerciali, bar, aziende agricole, immobili. Ricerca soci. Business Services 02.29.51.80.14 DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome 1343,116 1241,642 1198,919 120,560 120,341 78,658 81,933 104,611 1087,826 1200,059 1041,601 1346,956 1241,808 1199,090 120,605 120,380 78,328 81,580 104,476 1088,654 1203,080 1043,199 08/09 EUR 09/09 EUR 09/09 EUR 56,530 102,530 929,720 57,080 103,790 930,180 121,960 8981,550 176,080 5703,210 106,950 10630,920 122,250 8965,590 176,980 5779,020 107,420 10668,140 Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 09/09 09/09 09/09 03/09 09/09 03/09 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 03/09 03/09 03/09 03/09 03/09 ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 05/09 31/07 31/07 31/07 30/06 EUR JPY USD EUR EUR EUR 11,017 5,813 5,387 6,658 7,297 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection MALIZIOSAMENTE insieme 899.842.411. Viziosa 899.842.473. Euro 1,30min/ivato. VM18. Futura Madama31 Torino ARGENTO ACQUISTIAMO: •ARGENTI D'ANTIQUARIATO . •ARGENTO USATO: Euro 270,00/kg. •MONETE ARGENTO . •GIOIELLERIA CURTINI via Unione 6 - 02.72.02.27.36 335.64.82.765 MM Duomo-Missori 52,870 62,910 59,840 62,620 61,090 63,750 61,500 58,020 46,780 67,810 65,100 60,510 49,720 Data Valuta 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 53,050 63,090 60,070 62,480 61,070 63,600 61,510 58,420 47,060 67,990 65,240 60,600 50,060 EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD Quota/od. Quota/pre. 12,862 11,051 5,820 5,741 60,780 15,130 11,556 43,880 10,633 13,101 11,891 50,430 36,260 3209,000 18,110 16,340 11,940 19,190 13,810 14,790 14,060 10,876 10,238 14,390 11,842 10,554 33,330 31,860 12,885 11,054 5,837 5,753 60,800 15,130 11,563 43,900 10,651 13,115 11,903 50,330 36,280 3210,000 18,110 16,340 11,890 19,220 13,830 14,750 14,030 10,869 10,186 14,430 11,841 10,553 33,470 32,000 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 31/07 EUR 873974,630 31/07 EUR 570591,037 31/07 EUR 589705,032 31/07 EUR 536171,250 09/09 EUR 6,818 09/09 EUR 10,467 KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 08/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 08/09 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 287,790 202,410 203,920 174,680 124,710 129,140 127,640 132,540 134,850 175,070 121,780 124,140 135,570 133,530 126,390 128,970 129,700 104,740 103,750 107,360 134,030 133,160 139,570 142,620 155,390 114,090 117,110 118,020 123,710 125,960 125,770 99,080 104,060 100,300 Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - info@compamfund.com 09/09 USD 1529,631 1531,802 Active Dollar Bond A 09/09 EUR 1675,655 1677,651 Active Emerging Credit A 09/09 EUR 1610,898 1612,834 Active Emerging Credit B 09/09 EUR 1461,548 1462,672 Active European Credit A 09/09 EUR 1397,940 1399,032 Active European Credit B 09/09 EUR 1420,930 1424,972 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD USD EUR 26,170 16,810 15,130 14,730 15,220 10,407 15,330 15,080 9,447 12,772 17,039 26,190 16,820 15,210 14,810 15,280 10,426 15,410 15,215 9,531 12,778 17,069 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 13,266 109,473 116,165 117,653 24,898 5,790 121,222 9254,887 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. www.multistarssicav.com multistars@pharus.ch T. +41 (0)91 640 37 80 09/09 EUR 103,700 103,890 09/09 EUR 106,150 106,620 09/09 EUR 159,070 160,670 09/09 EUR 1624,260 1640,570 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 09/09 EUR 193,340 193,540 NM Augustum Corp Bd A 09/09 EUR 147,190 147,360 NM Augustum High Qual Bd A 09/09 EUR 138,230 138,450 NM Balanced World Cons A 09/09 EUR 139,490 139,600 NM Euro Bonds Short Term A 09/09 EUR 48,910 49,160 NM Euro Equities A 09/09 EUR 74,480 74,820 NM Global Equities EUR hdg A 106,790 107,230 NM Inflation Linked Bond Europe A 09/09 EUR 09/09 EUR 112,680 112,700 NM Italian Diversified Bond A 09/09 EUR 115,310 115,330 NM Italian Diversified Bond I 09/09 EUR 137,560 137,630 NM Large Europe Corp A 09/09 EUR 106,990 107,180 NM Market Timing A 09/09 EUR 108,140 108,330 NM Market Timing I 09/09 EUR 61,720 61,680 NM Q7 Active Eq. Int. A 05/09 EUR 105,740 105,780 NM Q7 Globalflex A 05/09 EUR 122,560 121,740 NM Total Return Flexible A 09/09 EUR 106,010 106,100 NM VolActive A 09/09 EUR 106,780 106,850 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Liquidity B PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Target C PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B PS - Value C 287,810 202,420 203,930 174,740 124,760 129,180 127,700 132,610 134,910 175,190 121,870 124,220 135,420 133,400 126,720 129,300 130,030 104,730 103,760 107,360 134,120 133,230 140,150 143,140 155,280 114,010 117,030 117,950 123,660 125,900 125,720 99,460 104,450 100,290 13,274 109,378 116,253 117,949 24,904 5,796 121,333 9255,021 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 09/09 EUR 09/09 EUR 09/09 EUR 111,210 115,830 154,240 111,550 116,490 155,110 Numero verde 800 124811 www.nextampartners.com-info@nextampartners.com 09/09 EUR 7,134 Nextam Bilanciato 09/09 EUR 7,699 Nextam Obblig. Misto 09/09 EUR 6,346 BInver International A 09/09 EUR 5,807 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 09/09 EUR 6,039 CITIC Securities China Fd A 09/09 EUR 5,460 Fidela A 09/09 EUR 5,780 Income A 09/09 EUR 7,529 International Equity A 09/09 EUR 6,773 Italian Selection A 09/09 EUR 5,341 Liquidity A 09/09 EUR 5,259 Multimanager American Eq.A 09/09 EUR 5,017 Multimanager Asia Pacific Eq.A 09/09 EUR 4,735 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 09/09 EUR 4,609 Multimanager European Eq.A 09/09 EUR 5,353 Strategic A 09/09 EUR 6,302 Usa Value Fund A 09/09 EUR 5,563 Ver Capital Credit Fd A Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com info@pharusfunds.com 09/09 EUR 115,360 PS - Absolute Return A 09/09 EUR 121,810 PS - Absolute Return B 09/09 EUR 110,960 PS - Algo Flex A 09/09 EUR 106,150 PS - Algo Flex B 09/09 EUR 87,470 PS - BeFlexible A 09/09 USD 85,980 PS - BeFlexible C 09/09 EUR 102,610 PS - Best Global Managers A 09/09 EUR 106,680 PS - Best Global Managers B 09/09 EUR 112,520 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 09/09 EUR 164,860 PS - Bond Opportunities A 09/09 EUR 123,050 PS - Bond Opportunities B 09/09 USD 102,700 PS - Bond Opportunities C 09/09 EUR 123,090 PS - EOS A 09/09 EUR 95,230 PS - Equilibrium A 7,148 7,712 6,364 5,823 6,085 5,469 5,791 7,552 6,806 5,342 5,272 5,020 4,760 4,618 5,363 6,339 5,578 115,400 121,860 110,930 106,110 87,420 85,930 102,510 106,560 112,600 164,830 123,030 102,680 123,820 95,130 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 03/06 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD Quota/od. Quota/pre. 99,650 102,530 103,050 118,240 120,880 125,350 100,520 99,720 105,580 101,340 104,460 107,170 108,990 109,130 105,070 110,650 102,990 96,840 112,960 107,740 110,110 105,350 99,680 102,660 103,170 118,060 120,690 125,330 100,510 99,660 105,510 100,270 104,530 106,870 109,100 109,240 105,210 109,710 102,910 96,750 112,920 107,120 109,480 104,810 www.pegasocapitalsicav.com 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 09/09 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C 881868,830 576066,607 594784,667 541259,625 6,818 10,460 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. 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Clima di attesa anche a Piazza Affari, dove ieri è sceso il controvalore degli scambi. L’indice Ftse-Mib è rimasto sostanzialmente in parità (-0,04%) e lo spread Bund-Btp è leggermente risalito, chiudendo a 141 punti base. Nelle sale operative ha tenuto banco per il secondo giorno consecutivo la vicenda dell’avvicendamento al vertice della Ferrari. Mentre a Maranello Sergio Marchionne e Luca di Montezemolo hanno smorzato i toni della polemica, il titolo Fiat ha proseguito la corsa, terminando in progresso dell’1,88%, migliore performance nel paniere delle blue-chips. È rimbalzata inoltre Monte Paschi (+1,8%), seguita da Cnh Industrial (+1,42%). Più contenuti i rialzi di Saipem (+0,59%) e Telecom Italia (+0,55%). Sul fronte delle variazioni negative spicca invece la frenata di Mediaset (-2,77%), mentre nel comparto del lusso Ferragamo ha ceduto il 2,22%, seguita da Yoox (-1,96%). Flessioni significative, infine, per Banca Popolare Milano (-1,69%) e StM (-1,57%). (d.pol.) Conto alla rovescia in casa Giochi Preziosi per il passaggio di proprietà del 38% del capitale del gruppo di giocattoli ai cinesi di Ocean Gold Global, conglomerata attiva nelle materie prime ma anche nella produzione di giochi. Il gruppo dell’imprenditore Michael Lee sta ancora negoziando prezzo e condizioni del subentro a Lauro 22 che custodisce appunto il 38% della realtà fondata da Enrico Preziosi che rimarrebbe nella compagine. Un veicolo del quale sono soci il fondo Clessidra con il 57,6%, Hvb capital (24,2%) e al 18,2% il fondo Hamilton Lane. Le condizioni poste dal gruppo cinese sono la liquidazione dei soci di Lauro 22 con una cifra attorno ai 50 milioni (di cui appunto circa 25 milioni finirebbero a Clessidra) e l’impegno però a sottoscrivere subito dopo un aumento di capitale di 40 milioni per rafforzare le finanze aziendali e consentirle di crescere ancora. Una buona notizia per il gruppo dei giocattoli che deve farsi strada nella battaglia sui prezzi con i concorrenti Usa e asiatici. Meno buona per Lauro 22 che entrò a valutazioni elevate (800 milioni per l’intera società), visto che quella quota è in carico per 112 milioni, e appena sei mesi fa ha sottoscritto con gli altri soci un’iniezione di liquidità di 37,5 milioni a sostegno di un piano di ristrutturazione siglato con le banche. Ocean Gold è una vecchia conoscenza di Preziosi. È stato a lungo partner commerciale della società e ha contribuito al suo sviluppo in Asia. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° Economia/Mercati Finanziari 33 italia: 51575551575557 Trevi, dalle trivelle alle case vacanze Boston consulting, sede sul Duomo (f.ch.) Nel loro gruppo — Trevi — è appena entrato con 100 milioni di euro il Fondo Strategico Italiano, mentre loro — la famiglia Trevisani di Cesena — hanno deciso di entrare in un business lontano da ciò di cui si occupa la quotata, cioè trivelle e fondazioni, dandosi anche alle case vacanza. La famiglia Trevi, alla guida di un’azienda leader mondiale nell’ingegneria del sottosuolo, ha investito a titolo personale in Solo Affitti Vacanze, spa creata recentemente da un’altra azienda cesenate, il gruppo Solo Affitti, terzo franchising immobiliare italiano con 350 agenzie in Italia e Spagna e specializzato nel business degli affitti. La famiglia Spronelli nel 2010 aveva avviato un ramo d’azienda di Solo Affitti specifico per gli affitti turistici e dall’inizio di quest’anno ha lanciato sul mercato una piattaforma e-commerce per prenotare e pagare online l’affitto di immobili turistici, selezionati e di qualità. Nei giorni scorsi ha portato a termine un’operazione di finanza straordinaria che aumenta il capitale sociale di Solo Affitti Vacanze a 4 milioni di euro e allarga l’azionariato con quota complessiva del 17% ai Trevi e al Gruppo Sistema, altra azienda cesenate specializzata nell’ICT e nei servizi di implementazione delle tecnologie per le aziende. L’alleanza punta a sfruttare le competenze internazionali dei due nuovi partner per spingere l’acceleratore sulle case vacanze, in crescita nel mercato turistico. ( f.mas.) Un trasloco per molti versi storico, quello di Boston Consulting Group: la sede italiana della società di consulenza strategica lascia gli uffici di Milano in Piazzetta Bossi, alle spalle di Mediobanca, contribuendo a modificare ancora una volta quello che è stato il cuore della city milanese, pochi metri quadrati in cui ancora si concentrano firme prestigiose della finanza come Goldman Sachs o lo studio legale Clifford Chance, e dove prima aveva sede legale la Montedison. Bcg si sposta di qualche centinaio di metri e si trasferisce in Piazza del Duomo, accanto alla Galleria Vittorio Emanuele, occupando i locali di quello che una volta era l’Hotel Duomo, edificato nel 1860 insieme con la Galleria. Cambia anche il locatore: Piazzetta Bossi, gia palazzo storico della Cariplo, è del gruppo Statuto, mentre i 6 mila metri quadrati distribuiti su 7 piani (più terrazze vista Duomo) presi in affitto dalla società di consulenza guidata da Giuseppe Falco, amministratore delegato per Italia, Grecia e Turchia, appartengono a Generali Real Estate. L’immobile — scelto da Bcg con l’advisor Cbre con l’intenzione di farne la vetrina del gruppo durante l’Expo — è previsto che sia consegnato a metà 2015, in contemporanea con la fine dei lavori di riqualificazione dell’angolo della piazza tra via Foscolo e via Berchet. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® i /Ì /i° *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® i /Ì /i° *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® i /Ì /i° *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]Çxä ä]Ç ³£ä]£È ä]{È ä]nx£ ÓÇ]Ç `ÕÃÌÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® È]{Óä ³£]{Ó Ó£]È£ È]Ó{ä n]nää nÈ{È]x À>` 6>}} °°°°°°°°°°°°°°°°°6® ä]È£ £]Óä ³ÈÓ]ÈÎ ä]Înä ä]nÈä Ón]ä *iÀÀi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® Ó 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Il romanzo è la storia drammatica di una adolescente fragile, Courtney, e della sua difficile e conflittuale famiglia. Dialoghi Incontro con il cardiologo Gianfranco Sinagra dell’Università di Trieste Medicina specchio della vita Mette ogni individuo davanti a limiti e possibilità Tra esigenze di umanità e potere della tecnologia di CLAUDIO MAGRIS F orse la Medicina è la scienza più completa e non solo perché prima o dopo chiunque ha a che fare con essa, ma anche e soprattutto perché mai come quando si trova davanti alla malattia l’individuo è totalmente se stesso, implicato — direttamente o indirettamente — in tutta la realtà della sua persona, non solo fisicamente ma anche negli affetti e nel lavoro, nella possibilità e difficoltà di vivere la propria vita. Come altre scienze — specialmente quelle dure, della natura — la medicina è sempre più legata alla tecnologia, nella cui crescente potenza e invadenza molti vedono un pericolo di disumanizzazione. L’Occidente, culla della tecnica, è anche la culla della sua critica più accanita. Tecnica e medicina. Ne parlo con Gianfranco Sinagra, cardiologo di fama internazionale, che ha costantemente unito tecnica e umanesimo, notevolissima competenza scientifica e calda attenzione a tutte le sfumature del rapporto col paziente, alla complessiva qualità della sua vita. Un medico per il quale non esistono i pazienti, ma ogni volta il paziente. Professore di cardiologia e direttore del Dipartimento cardiovascolare e della Scuola di specializzazione dell’Università di Trieste, coordinatore del Centro clinico-sperimentale di cardiologia molecolare e traslazionale, collaboratore delle più importanti riviste internazionali e autore di lavori premiati, Sinagra si è occupato di scompenso cardiaco e cardiomiopatie, biopsia endomiocardica e terapia rigenerativa. Continua la gloriosa tradizione triestina di cardiologia, costruita dai suoi predecessori quali Klugmann e Camerini. Negli ultimi cinque anni presso la Cardiochirurgia di Trieste sono stati operati 2.800 pazienti, con una mortalità del 4% (comprensiva dei casi di estrema gravità), ampiamente inferiore alla media. Molti pazienti, pure di età avanzata, sono tornati a una vita normale. Naturalmente anche quel 4% ha un tragico peso, perché la vita di un individuo è un assoluto non quantificabile, ma quelle cifre rivelano l’eccellenza generale dell’istituzione, eccellenza il cui merito va a tutta l’équipe di medici, infermieri, operatori sanitari. La storia di un malato e della sua malattia non finisce con la sua dimissione dall’ospedale, dopo la quale inizia un’altra fase Biografia Gianfranco Sinagra (Palermo, 1964; sotto nella foto), cardiologo, dirige il Dipartimento Cardiovascolare degli Ospedali Riuniti di Trieste. Professore di Cardiologia, è direttore della Scuola di Specializzazione in malattie dell’apparato cardiovascolare della Università degli Studi di Trieste e coordinatore del Centro Clinico-Sperimentale di Cardiologia molecolare e traslazionale. Sinagra è, inoltre, autore (con la collega Francesca Brun) del volume divulgativo Pianeta cuore. Istruzioni per conoscerlo e mantenerlo sano (Biancaev olta, pp. 220, 9): è un vademecum per la corretta conoscenza e la prevenzione delle malattie cardiovascolari nato a partire dalle domande più ricorrenti che pazienti e familiari pongono sulle cardiopatie. Sinagra è, inoltre, autore di diverse centinaia di pubblicazioni, tra interventi su riviste scientifiche e contributi a volumi. Ad agosto è uscito da Springer il volume specialistico, curato da Sinagra e Bruno Pinamonti, Clinical Echocardiography and Other Imaging Techniques in Cardiomyopathies della tutela della sua qualità di vita, in cui s’intrecciano tecnologia e attenzione umana. «Molti — gli dico incontrandolo nel suo studio triestino — esaltano e molti deplorano il crescente ruolo della tecnica nella Medicina, quasi essa sostituisse la macchina all’uomo e dunque indebolisse quel rapporto diretto, personale fra medico e paziente che è fondamentale per la guarigione e il ritorno alla vita normale...». Sinagra – La tecnologia ha contribuito grandemente a migliorare la qualità e la durata della vita degli uomini, ma rivela pure limiti, di conoscenza e di intervento. Non conosciamo certo tutto delle malattie, non riusciamo a curarle tutte e talora nemmeno a identificarle. Ma questi sono limiti di tutto ciò che è umano. La Medicina non ha bisogno di essere «anche» arte, perché essendo governata dagli uomini ha in sé il germe della creatività nelle relazioni e nelle azioni. La Medicina autentica pone realmente, non demagogicamente, al centro il paziente e anche il sano, perché Medicina significa pure prevenzione e creazione di un ambiente adatto alla vita degli uomini. Naturalmente ci può essere la deformazione tecnocratica, l’idolatria statistica dimentica dell’individuo, l’interesse per la malattia che dimentica il malato. Forse anche la letteratura, espressione per eccellenza dell’umano, corre rischi diversi ma analoghi... Magris – Certo. Un grande poeta, Milosz, ha detto che «spesso i poeti hanno un cuore freddo»; se scrivono una poesia per un bambino che muore, corrono il rischio di concentrarsi e commuoversi più sull’armonia dei loro versi che sulla sofferenza del bambino. La storia letteraria è costellata di sentimenti di colpa per tale mancanza di umanità nell’arte; si pensi a Thomas Mann, che ne era dolorosamente consapevole. Ma perché Lei dice «non demagogicamente»? Sinagra – Perché spesso noi medici parliamo di relazionalità, empatia, ascolto, senza poi metterli in atto e creando invece un paternalismo che guarda al paziente dall’alto in basso, rendendolo mero oggetto delle decisioni cliniche oppure affidandolo astrattamente alla standardizzazione dei percorsi, agli algoritmi, perdendo di vista l’individuo concreto e il suo vissuto, sempre unico e irripetibile. E qui l’arte e la letteratura hanno molto da dire, quando si parla del singolo... Magris – Certo, nella letteratura — ma in ogni arte e nella vita stessa — non esistono tur- bercolotici o cardiopatici come non esistono europei, innamorati o obesi, bensì esiste l’uno o l’altro individuo, che può essere nato in Europa, grasso o magro, soffrire di tisi o di pene d’amore, ma è sempre una singolarità irriducibile a una generica categoria. Ci sono grandissimi malati nella letteratura da cui un medico può imparare anche nel concreto esercizio della sua professione; la letteratura ha pure affrontato il carattere epocale, storico e simbolico, di alcune malattie, dalla peste alla tubercolosi, dalla sifilide al cancro o all’Aids. Si parla spesso di «fisiologia dell’esistenza», di rapporto e contatto umano. Ma come si fa a metterli Pieve di Soligo Il Premio Zanzotto a Marzio Breda La prima edizione del premio dedicato ad Andrea Zanzotto (nella foto) è stata assegnata a Marzio Breda, inviato del «Corriere della Sera», cui il poeta scomparso nel 2011 affidò il proprio testamento civile raccolto nel volume edito da Garzanti In questo progresso scorsoio. Il riconoscimento sarà consegnato durante il convegno internazionale di tre giorni (10, 11, 12 ottobre) che si svolgerà tra Pieve di Soligo e Cison di Valmarino, Treviso. Organizzato da Francesco Carbognin del dipartimento di Filologia classica e Italianistica dell’Università di Bologna, l’incontro di studio, che prevede relazioni, dibattiti e concerti, coinvolge 11 atenei italiani e l’università francese di Lorraine, gli Istituti italiani di cultura di Parigi e Bruxelles e diverse case editrici. Il comitato scientifico (Stefano Agosti, Carbognin, Michele Cortelazzo, Silvana Tamiozzo Goldmann, Maria Antonietta Grignani, Niva Lorenzini) consegnerà anche un riconoscimento a tre scuole distintesi nella tutela dell’ambiente attraverso l’attività didattica. Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 IN PAGINA ✒ L’eterno (effimero) di Voronoff di MATTEO COLLURA La celebrità per gli esseri umani può durare una breve stagione, dopo la quale non ci sarà che silenzio, rotto qua e là da altre glorie effimere. È il caso del chirurgo ebreo franco-russo Serge Voronoff (1866-1951), Strategia Il rapporto diretto, personale fra medico e paziente risulta fondamentale per la guarigione e il ritorno alla vita normale con casa (una sontuosa villa simile a un castello) a Grimaldi di Ventimiglia, sui Balzi Rossi, a poche centinaia di metri da Mentone. Nei ruggenti anni Venti e Trenta, il dottor Voronoff concepì il sogno dell’eterna giovinezza, la vecchiaia sconfitta con trapianti di testicoli dalle scimmie agli uomini. Un’illusione (se non un’impostura) che gli diede fama e ricchezza. La sua storia è ora raccontata in forma autobiografica da Enzo Barnabà, con l’artificio del manoscritto ritrovato: Il sogno dell’eterna giovinezza — vita e misteri di Serge Voronoff (Infinito edizioni, pp. 203, 15). «Non sono un mago», scrisse di sé Voronoff, «sono uno studioso che cerca di giovare all’umanità. Non c’è bisogno ch’io venga esaltato per questo, ma neppure che venga oltraggiato. L’errore degli uomini è di chiedermi troppo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Riviste Un intervento sul «Mulino» denuncia i rischi ambientali e politici «Lezione di anatomia del dottor Frederik Ruysch» di Jan van Neck. Al dottor Ruysch è dedicata una delle Operette morali di Giacomo Leopardi concretamente in atto nei casi di gravità acuta estrema? Sinagra – Nella fase acuta — nell’infarto, nell’ictus, nel politrauma, nello shock — lo spazio e il tempo per una vera relazione sono esigui e la salvezza della persona dipende dalla capacità del medico di risolvere il problema acuto in tempi rapidi e da un contesto organizzativo adeguato. Eppure anche in queste fasi convulse il valore di pochi minuti o anche secondi di colloquio, sguardi, umana comprensione nel rapporto col paziente o i familiari è fondamentale. Nel percorso successivo — cronicità, domiciliarizzazione delle cure — è essenziale il ruolo dell’infermiere oggi centrale nella Medicina, come quello di altri professionisti sanitari. Nel percorso globale di vita del paziente restituito, dopo gli interventi urgenti, a una vita normale con una lunga prospettiva di sopravvivenza, sono importantissimi l’ascol- Cultura 35 italia: 51575551575557 La vera bomba demografica è il dislivello tra Nord e Sud to, l’aiuto a elaborare psicologicamente la malattia, la correzione dei fattori di rischio. Questo è scientificamente dimostrato. Magris – Anche in Medicina, come in ogni campo dell’esistenza e della scienza, c’è l’errore. Un errore che può avere gravissime conseguenze — causare la morte — mentre un errore nel mio campo non fa morire nessuno, neanche se dicessi che Dante ha scritto I Promessi Sposi. Come vive l’errore in medicina? Sinagra – Come la misura della fallibilità degli uomini, dell’estrema eterogeneità e imprevedibilità degli scenari, dell’incompletezza delle conoscenze. Ovviamente va distinta la negligenza o l’ignoranza dall’errore inatteso. Tutti compiamo errori; l’importante è «imparare da essi», diceva Popper. La sfida della complessità ci può inibire o vederci attivi nell’agire e perciò stesso esposti all’errore, che va contenuto al massimo con l’impegno di studio, la solidità dell’organizzazione, l’educazione medica permanente, la continua revisione critica. Lavoro difficile, cui non sempre siamo preparati. Magris – La qualità della vita è fondamentale, ma, per una diffusa distorsione di questo concetto, può diventare un principio pericoloso, l’arroganza di decidere per gli altri quale sia il livello di tale qualità al quale la vita inizia a essere degna di venir vissuta. In tal modo si è giunti alla discriminazione, anche all’eliminazione di persone prive o considerate prive di tale livello. L’eutanasia nei confronti dei minorati, dei disabili... Sinagra – Concordo: la qualità di vita non è una variabile assoluta, oggettiva, standardizzabile. Spesso questa argomentazione è uno scudo. Particolarmente quando ci si riferisce agli anziani o a patologie croniche o degenerative: la valutazione del livello di qualità di vita dovrebbe essere parte di una valutazione condivisa, umanamente intensa, che sappia avere attenzione a entrambi gli estremi dello spettro: evitare di intensificare le cure oltre un limite che configurerebbe inutile accanimento terapeutico, ma anche evitare di precludere trattamenti raccomandati ed efficaci sulla base di pregiudizi, discriminazioni economiche o razziali, emotività, ideologie. Magris – Non le sembra che l’eutanasia, in generale, stia diventando una parola d’ordine obbligata per dimostrarsi aperti e progressisti, una nuova forma di essere benpensanti? Sinagra – Rifiuto l’idea di provocare la morte. La vita è per me dono, con la sua straordinaria ricchezza e generosità di esperienze, incluse la sofferenza e la malattia. La Medicina deve avere attenzione ad alleviare le sofferenze con i numerosi strumenti di cui dispone. C’è una bellissima pagina del Diario di Etty Hillesum, che mi viene spesso in mente: «La vita non può esser colta in poche formule... è infinitamente ricca di sfumature, non può essere imprigionata né semplificata». © RIPRODUZIONE RISERVATA Livi Bacci: troppe nascite in Africa, poche in Europa di ANTONIO CARIOTI L a bomba demografica non appare più pericolosa come un tempo, ma sarebbe irrealistico e irresponsabile pensare che il problema sia superato o comunque avviato verso un felice assestamento spontaneo. È il messaggio contenuto nell’intervento di Massimo Livi Bacci che apre il numero del «Mulino» in uscita domani. Come al solito la rivista diretta da Michele Salvati riserva ampio spazio ai problemi mondiali, ma preferisce non inseguire l’attualità immediata. Per esempio analizza le difficoltà e gli arretramenti della democrazia in tre Paesi importanti, ma che al momento non si trovano direttamente sotto il raggio dei riflettori mediatici: Egitto, India e Serbia. Qualcosa di analogo può dirsi della questione demografica, che è decisiva per le prospettive del pianeta, ma ha un andamento che procede sottotraccia rispetto agli eventi che polarizzano l’attenzione del grande pubblico. Tanto più che, osserva Livi Bacci, in fatto di natalità si sono diffuse convinzioni illusorie. Dato che il ritmo di crescita della popolazione nei Paesi poveri è molto rallentato, si spera in una convergenza che porti il mondo intero ad avere «un’alta speranza di vita», con una media di procreazione «intorno ai due figli per donna» e un conseguente decremento delle spinte migratorie. Uno scenario che appare senza dubbio desiderabile, scrive Livi Bacci, ma è tuttora ben lontano da quanto sta realmente accadendo. Per esempio la fecondità dell’Africa subsahariana rimane intorno ai 5,4 figli per donna: anche se scendesse a 2,7 verso la metà di questo secolo, secondo la stima più ottimistica, nel 2050 la popolazione di quella zona del globo raddoppierebbe rispetto ad oggi. E si farebbe macroscopico il divario con il declino dell’Europa, che attualmente è «ben sotto la soglia di rimpiazzo della popolazione». Ne consegue che la natalità va scendendo ovunque, ma gli squilibri tra le diverse aree geografiche non sono mai stati così profondi. Bisognerebbe quindi intensificare il controllo delle nascite nei Paesi poveri e incentivare la fecondità in quelli avanzati, la cui popolazione tende a diminuire e invecchiare in maniera preoccupante. Ma se promuovere il declino demografico appare relativa- Un’opera del pittore mozambicano Malangatana Valente Ngwenya (1936-2011) mente semplice, assai più arduo è agire per contrastarlo e invertirlo là dove si è consolidato e avanza. Livi Bacci suggerisce di adottare un cocktail «di sostegno alla famiglia, di strategie fiscali e di misure normative», ma non sembra molto convinto che si possano ottenere risultati incisivi. Di certo tuttavia non si può rimanere inerti, perché ci sono due grossi scogli all’orizzonte. Da un lato si acuiscono i problemi di sostenibilità ambientale Gli argomenti Disagio della scuola e sfide riformatrici Demografia, problemi della scuola, prospettive delle riforme istituzionali, governance europea sono tra i temi affrontati nel numero della rivista «Il Mulino», diretta da Michele Salvati, che esce domani in libreria. Da segnalare una discussione a più voci sulla questione meridionale e una ricerca dell’Istituto Cattaneo sui voti di preferenza nelle recenti prove elettorali. causati dall’aumento della popolazione in Paesi la cui economia resta caratterizzata da un intenso consumo di risorse naturali, a partire dai combustibili fossili. Dall’altro salgono le tensioni causate da crescenti flussi migratori, che suscitano reazioni di rigetto nelle popolazioni autoctone, con la forte ascese di movimenti xenofobi, fino a determinare autentiche crisi di «sostenibilità politica». Qui però si apre un interrogativo: è possibile sottoporre a un controllo politico razionale fenomeni così complessi, che riguardano la sfera intima delle persone e vanno a toccare corde identitarie ad alta intensità emotiva? Nello stesso numero del «Mulino» Gian Enrico Rusconi ricorda l’esito catastrofico che ebbe l’illusione di programmare razionalmente la guerra un secolo fa, nel 1914. Mentre Mauro Bonazzi s’interroga sulle origini e sulla plausibilità culturale della tesi, cara al pontefice emerito Joseph Ratzinger, che la filosofia greca di Platone e Aristotele, coniugata al cristianesimo, costituisca il fondamento razionale irrinunciabile della civiltà europea. Affrontare con realismo i problemi del nostro tempo significa probabilmente anche prendere atto dei limiti della ragione umana, senza naturalmente rinunciare al suo esercizio. @A_Carioti © RIPRODUZIONE RISERVATAJ Maestri Si apre oggi al Martin Gropius Bau una mostra sul legame tra lo scrittore e Roma, mentre Wagenbach pubblica una scelta di testi e racconti Il mito Pasolini non tramonta mai: le sue idee piacciono in Germania dal nostro corrispondente PAOLO LEPRI BERLINO — Sono passati trentacinque anni dalla pubblicazione in tedesco di Scritti corsari, ma la Germania non dimentica Pier Paolo Pasolini. Lo scrittore, il regista, e soprattutto, ma non solo, l’intellettuale le cui battaglie contro il consumismo, l’omologazione e la perenne auto-assoluzione del Potere hanno alimentato l’anima critica anche di questo Paese spesso diviso tra consenso e alternativa. È lui e nessun altro, in fondo, l’uomo che pochi mesi dopo l’attentato di Berlino al leader del movimento studentesco Rudi Dutschke, gli scrisse (in una poesia raccolta poi in Trasumanar e organizzar) di essergli «padre» e di guardarlo anche «con l’occhio del figlio». «La borghesia dalle cui viscere misteriosamente sei nato,/ l’ho vista coi miei occhi, ha visi bianchi come lapidi:/ non lasciarti ingannare dalla loro buona volontà…». Un appello, insomma, contro «l’odio della ragione» che veniva dal passato. Era il novembre del 1968. Altri tempi, si potrebbe dire, «ma la provocazione è un bene, perché la società così capisce meglio», dice lo storico del cinema Jordi Ballò, uno dei curatori della mostra Pasolini - Roma, che si apre oggi al Martin Gropius Bau, una delle roccaforti della produzione culturale nella capitale tedesca. Anche se farà meno biglietti dell’omaggio multimediale a David Bowie che ha messo per settimane in coda i berlinesi, si tratta sicuramente di uno dei momenti più importanti di questo autunno che sta iniziando. Non è un caso che sia affiancata, inoltre, da una retrospettiva cinematografica che è Sentimenti Pier Paolo Pasolini e la madre, nell’appartamento dell’Eur in via Eufrate 9 ( Mario ed Elisa Dondero) un esempio di cura e di attenzione. Non sono solo però la mostra (arrivata dal Palazzo delle Esposizioni di Roma dopo essere stata anche a Parigi e Barcellona) e la retrospettiva a dimostrare quanto l’opera di Pasolini continui a vivere in Germania di una fortuna lunga. È appena uscita una scelta di testi e racconti Rom, Rom, pubblicata da Wagenbach, la casa editrice che ha fatto conoscere gli Scritti corsari e mandato alle stampe, tra l’altro, la biografia dell’autore delle Ceneri di Gramsci scritta da Nico Naldini. Negli scaffali delle librerie i testi del grande avversario del «Palazzo» non mancano mai, e gli studi critici non diminuiscono con il passare degli anni. Ma era comunque atteso un salto di qualità. «Con queste iniziative verrà dato sicuramente un nuovo contributo alla conoscenza sistematica della figura di Pasolini in Germania», dice Aldo Venturelli, il direttore dell’Istituto italiano di cultura, che ha collaborato alla realizzazione degli eventi. Di attualità dello scrittore e regista friulano parla anche il direttore del Martin Gropius Bau, Gereon Sievernich. «Quello che ha scritto vale ancora oggi», non ha dubbi l’altro curatore, il critico Alan Bergala, secondo cui è stato un bene non attendere il quarantesimo anniversario della morte. «Non abbiamo bisogno — aggiunge — di nessuna ricorrenza triste». Valutazioni Lo storico del cinema Jordi Ballò: «La provocazione è un bene, perché la società così capisce meglio» Certo, quella terribile notte all’Idroscalo di Ostia, a cui è dedicata l’ultima sala, rimane comunque una fonte di interrogativi e di misteri. Fu Ninetto Davoli, l’ex ragazzo del borghetto Prenestino diventato attore in nove film di Pasolini, «a riconoscere, nel cadavere bocconi sullo sterrato, Pier Paolo morto», come ha raccontato Enzo Siciliano nella biografia del regista di Accattone. Invitato a Berlino per l’apertura della mostra, il protagonista, con Totò, di Uccellacci e uccellini, sostiene di non credere che sia stata «la politica o il potere» a eliminare Pasolini. «È stato un agguato — aggiunge Ninetto — compiuto da tre o quattro persone, in una serata sbagliata e sfortunata. Era un uomo amato-odiato, forse più odiato che amato». L’emozione è ancora forte, le parole sono limpide. © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 UN INCONTRO ECCEZIONALE TRA DUE GRANDI INTERPRETI DEL NOSTRO TEMPO DAL 10 SETTEMBRE IN LIBRERIA CON BOMPIANI * E IN EDICOLA CON CORRIERE DELLA SERA A € 5,90 *prezzo libreria €7,00 **in aggiunta al prezzo del quotidiano ** “La grandezza misericordiosa di questo pontefice si misura nel suo rapporto con gli altri, nella sua ostinazione a continuare a voler fare il prete, di persona, al telefono, in tutti i modi.” FERRUCCIO DE BORTOLI Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Cultura 37 italia: 51575551575557 Le iniziative del Corriere I capolavori dell’arte Atmosfere Anche nei nudi femminili conservò una purezza che nasceva dall’amore per l’antico. E nelle vesti delle donne cercò una seconda pelle Camille Monet mentre legge 1872-1874 Le bagnanti 1918-1919 L'altalena 1876 CORRIERE DELLA SERA Il tatto di Renoir per la pittura di ROBERTA SCORRANESE Considerava le figure dei dipinti cose da toccare La luce uno strumento per dare corpo agli oggetti GIORGIO DE CHIRICO, «DONNA BIONDA» DI SPALLE, 1930 «L a pittura non si racconta, si guarda. A cosa servirebbe, se anche ti dicessi che le cortigiane di Tiziano fanno venire voglia di accarezzarle? Un giorno ti capiterà di vedere quei quadri, e se non ti faranno né caldo né freddo vorrà dire che di pittura tu non capisci niente». Così Pierre-Auguste Renoir si rivolgeva al figlio Jean, il quale aveva preferito il cinema e che diventerà il regista «più francese dei francesi», come disse Georges Sadoul. Per il vecchio Renoir a cavallo tra Otto e Novecento, però (già segnato dall’artrosi e da una strana malinconia rassegnata), l’arte non era sguardo. L’arte era senso, tattilità. Voglia di toccare, letteralmente, quelle donne dai ventri prominenti che Tiziano o Giorgione seppero rappresentare. Questa «concretezza delle impressioni» è il cardine di tutte le sue opere, anche di Ballo al Moulin de la Galette (1876) che segna la terza uscita della collana «I capolavori dell’arte». Perché il corpo è il fuoco delle tele di Renoir, anche quando rappresenta una Colazione dei canottieri (1882) o un paesaggio. Dell’esperienza en plein air nelle campagne di Fontainebleau, dove andava con l’amico Monet, colse la consistenza dei colori, la pienezza delle forme. E disse: «Quando si tratta di un paesaggio, io amo quei quadri che mi fanno venir voglia di penetrarvi per andarci a spasso». Persino i grandi nudi dell’ultimo periodo, come le famosissime Bagnanti (che terminò nell’anno della morte, il 1919, con i pennelli legati alle mani deturpate dall’artrite), alludono a una malizia che non si compie mai, che resta cristallizzata in qualcosa di materno, di caldo, di «mammario». I nudi di Renoir sono vestiti. Pierre-Auguste era figlio di sarti. Da bambino imparò il senso della vestibilità, della misura, dell’impertinente imperfezione di una piega che cade su un fianco o la leggiadria di una ragazza che si inclina vezzosa da un lato, la veste che si solleva, ricade, si muove. Drappeggi. Come le carni delle sue modelle, paffute, rosee, senza pensieri. Ecco perché quando, durante il viaggio in Italia, nel 1881, la gioia serena nelle donne di Raffaello (disse: «Lui non cercava, come me, le cose impossibili, ma è bello») e la voluttuosa pacatezza di quelle di Tiziano gli parvero l’abito adatto per le donne che aveva in testa. Abito, appunto. Quella leggerezza spensierata che si coglie in tutti i suoi quadri, che siano una donna in procinto di distendersi o un bambino intento al gioco o un gruppo di amici intorno al tavolo di un locale sulla Senna, quella leggerezza è un velo, un tessuto che on- deggia, una piega che non va mai a posto. È per questo che i corpi nudi delle Bagnanti non destarono lo stesso scandalo che, nel 1863, aveva provocato Le déjeuner sur l’herbe di Édouard Manet: il corpo nudo della donna seduta sul prato tra gli uomini aveva una luce serica, forte, scontornata, provocante. Era un taglio moderno, sfrontato, un lucore quasi pornografico. Al contrario, le bagnanti di Renoir sono prive di angoli, rotonde, dalle pose che si richiamano alla classicità, al quel nudo fatto d’antico e soffuso dalla luce della Senna e della Marna. È un nudo altrove, lontano, avulso da ogni tentazione. Certo, la critica trovò altri motivi di biasimo. Albert Wolff, di «Le Figaro», scrisse: «Qualcuno spieghi al signor Renoir che il torso non è un ammasso di carne in stato di decomposizione». Eppure, di quei nudi all’epoca c’era bisogno. C’era bisogno di un ritorno alle origini del corpo e del mondo per passare sopra a i massacri dei Comunardi del 1871. C’era bisogno di quell’atmosfera acquatica, la stessa che dava sapore ai racconti di Maupassant. Masse dense, curve che nulla concedevano alla modernità fisica di Cézanne, un altro che, più o meno negli stessi anni, rappresentava bagnanti. Ma Les grandes baigneuses (1906) era stato un esercizio cerebrale: strati sovrapposti di colore, corpi assimilabili a solidi, contorni scuri per rendere le donne simili a sculture. L’anno successivo Picasso dipingerà Les demoiselles d’Avignon, sintesi di una poetica ancor più lontana dalle veneri barocche o dalle cortigiane rinascimentali. No, l’imperativo di Renoir era l’opposto: smussare. Lo faceva davvero, in casa: non ammetteva spigoli né rasoi in bella vista — anche per un innato senso di protezione nei confronti dei suoi tre figli. E lo faceva metaforicamente in pittura, attraverso il recupero dei volumi con la luce (ormai lontanissimo dalla poetica dell’Impressionismo), attraverso le fossette sulle anche delle donne (infantili, più che sensuali), attraverso le vesti. Più tardi, Giorgio de Chirico riprenderà queste atmosfere innocue, le sfu- mature color carne che virano all’azzurro, la pienezza dei corpi in quadri come Donna bionda di spalle (1930). Ma Renoir va oltre. Come ha scritto John Berger, lui «dipingeva i sogni di abbigliamento come nessun altro artista, eccetto Watteau, ha mai fatto. A volte lo immagino davanti al cavalletto, col fiato quasi sospeso, gli occhi strizzati, degli spilli tra le labbra come la madre». Nel Ballo in campagna e nel corrispettivo Ballo in città (entrambi del 1883) sembra non esserci confine tra il corpo e gli abiti. Qui la stoffa è una pelle che partecipa psicologicamente delle emozioni, così come ne la Baigneuse assise (1892) la vegetazione sullo sfondo sembra fondersi con il nudo della ragazza. Una donna fatta di foglie e fiori, che sa di natura. Stessa fusione nel ritratto di Camille Monet: la ricchezza dell’abbigliamento è parte di una sensualità segreta e allusiva. Nel 1876 Renoir dipinge il Ballo al Moulin de la Galette e anche L’altalena, tela in cui una donna riccamente vestita gioca con altri uomini, dondolandosi pigramente, mentre un bimbo osserva. Entrambi i quadri sono una partitura di vibrazioni luminose, distillati di mondi evanescenti. La critica non apprezzò nessuno dei due dipinti, che vennero acquistati dal pittore Gustave Caillebotte. Ma, d’altra parte, Renoir lo diceva sempre: «È difficile credere che un dipinto possa appartenere alla grandissima pittura pur rimanendo allegro». rscorranese@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA Le uscite In edicola il volume sul francese, il prossimo sarà Michelangelo I ost stoo 1 dal 28 agosto Sandro Botticelli lli La Nascita di Venere 2 4 settembree Caravaggio Canestra di frutta 3 Oggi Pierre-Auguste Renoi Renoir ir Ballo al Moulin de la Galette ree 4 18 settembre Michelangelo Tondo Doni ree 5 25 settembre Vincent van Gogh Girasoli 6 2 ottobre Jan Vermeer La merlettaia re 7 9 ottobre Gustav Klimt imt Le tre età ree 8 16 ottobre La festa (elegante) dei colori impressionisti n edicola oggi con il «Corriere della Sera» il terzo volume della collana «I capolavori dell’arte», le monografie dedicate a opere straordinarie: oggi esce infatti il libro che illustra il celebre dipinto di Pierre Auguste Renoir, Ballo al Moulin de la Galette, in vendita a 5,90 (più il prezzo del quotidiano). Ogni volume, introdotto dal critico Philippe Daverio, parte dall’analisi del capolavoro (in questo caso, uno dei dipinti più rappresentativi dell’Impressionismo francese) per risalire all’intera produzione I primi dieci titoli dell’artista, ricostruendone la carriera, l’ambiente e la fortuna: tra gli apparati, da segnalare anche un’antologia storico critica con i contributi di noti critici e storici dell’arte, come Roberto Longhi, Giulio Carlo Argan, Bernard Berenson. La prossima settimana, il 18 settembre, in edicola il volume dedicato a uno dei capolavori dell’arte mondiale, firmato dal più importante maestro del nostro Rinascimento: il Tondo Doni di Michelangelo Buonarroti. (ida bozzi) © RIPRODUZIONE RISERVATA Piero della Francesca Sacra Conversazione ree 9 23 ottobre Claude Monet et Impression, Soleil oleil levant 10 30 ottobre Leonardo da Vinci La Gioconda 38 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 39 italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile L’11 SETTEMBRE ✒ La novità è interessante ed emerge da una ricerca condotta dal consiglio nazionale degli ingegneri su un campione di oltre 13 mila professionisti: la propensione ad associarsi è in grande rialzo. Lo studio individuale resta la modalità organizzativa prevalente (58%) degli ingegneri ma circa il 13% svolge la propria attività in forma associata e guadagna in media tre volte di più. Ma anche chi lavora da solo ha sviluppato ormai una tendenza ad adottare strategie di network, anche informali tanto che più dell’80% opera in rete con altri professionisti e imprese. Cresce anche la propensione a collaborare con colleghi appartenenti a discipline una volta lontane come giurisprudenza, Ict ed economia. Dietro questi mutamenti c’è sicuramente la pressione della concorrenza delle strutture associate, spesso straniere che rischiano di fare l’en plein dei lavori più pregiati. Purtroppo non sta funzionando a dovere lo strumento delle nuove società tra professionisti (Stp), che sono ancora un numero ristretto, nessuna di esse è interdisciplinare e presentano gravi lacune normative. La seconda novità della ricerca riguarda il rapporto, in profonda evoluzione, che lega gli ingegneri all’ordine professionale. Più della metà degli intervistati chiede che l’Ordine si impegni a fornire servizi di supporto all’attività professionale ovvero informazioni sulle opportunità di business, strumenti per l’organizzazione e la gestione degli studi e anche per l’avvio di partnership con altri soggetti professionali. L’Ordine è chiamato in causa anche per favorire l’accesso e la partecipazione ai programmi e ai finanziamenti europei. È forse la prima volta che così nettamente si segnala una ritrovata capacità del professionalismo italiano di rimettersi in marcia dopo le mille polemiche con la politica e i colpi subiti dalla crisi. Niente è automatico e di conseguenza queste tendenze vanno evidentemente monitorate e incoraggiate, colmando i vuoti laddove sono segnalati (Stp) e sviluppando nel mondo associativo un dibattito meno provinciale e più orientato all’innovazione. Non è troppo tardi ma non va perso comunque dell’altro tempo. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA UNA STRATEGIA PER IL DIGITALE IN EUROPA NON BASTANO DUE COMMISSARI ✒ Il tedesco Günther Oettinger, esponente politico della Cdu e attuale commissario per l’energia, è il nuovo titolare europeo dell’Agenda digitale: d’ora in poi si occuperà dei programmi per l’innovazione. Dovrà però condividere la sua responsabilità con l’ex primo ministro estone Andrus Ansip, che avrà la competenza del Mercato unico digitale. Ma come funzionerà il coordinamento tra i due? L’esperienza del passato insegna che questo tipo di collaborazioni non ha mai avuto vita facile a Bruxelles, perché ogni commissario tende a gestire autonomamente il proprio orto. Starà probabilmente al presidente della Commissione Jean-Claude Juncker fare in modo che il «coordinamento» non porti paralisi decisionali. E forse sarà solo il numero uno lussemburghese a trarre il maggior giovamento, in termini di potere, da questa bislacca suddivisione di responsabilità. Una cosa è certa: la struttura che si occupa di Agenda digitale ha scampato l’ipotesi smantellamento, che da tempo circolava. Ma la domanda più interessante è se il duo Oettinger/Ansip sia una buona scelta per il mercato e per la crescita. L’Europa ha accumulato grandi ritardi verso l’America e l’Asia, a causa dell’eccessiva frammentazione dei mercati, del numero troppo alto di operatori e di una politica della concorrenza che punta troppo a far scendere i prezzi e troppo poco a far salire gli investimenti. Il vero test, per Oettinger e Ansip, sarà la capacità di avviare la correzione della rotta fin qui seguita, contribuendo a creare le condizioni per un consolidamento dei mercati. Solo maggiori dimensioni potranno infatti liberare risorse per il nuovo ecosistema digitale. Nel settembre 2011, alcune uscite di Oettinger suscitarono un mare di polemiche, quando il commissario dichiarò che le bandiere degli Stati membri dell’Ue con eccessivo deficit di bilancio pubblico avrebbero dovuto essere esposte a mezz’asta. Speriamo che nel nuovo ruolo sia più sobrio: nell’innovazione tecnologica è tutta l’Europa a rischiare di dover esporre la bandiera multistellata a mezz’asta. Edoardo Segantini esegantini@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA NAPOLI PARALIZZATA DALLE PROTESTE I SENSI DI COLPA DI UNO STATO IMPOTENTE ✒ Tutte le strade della rivolta portano a Napoli. Basta leggere i titoli e i commenti di questi giorni per capire che l’acqua in pentola è tornata a bollire. Come negli anni Settanta con i senzatetto in piazza e i disoccupati organizzati ad assediare le sedi dei partiti; come negli anni Ottanta con i terroristi alleati ai camorristi; come all’inizio del nuovo secolo con i boss approfittanti delle proteste per i rifiuti. Napoli ricorda ora Ferguson e la rivolta razziale, ora Atene nei mesi della bancarotta nazionale, ora le banlieue parigine. E nel frattempo c’è chi confonde Rione Traiano, dove un carabiniere ha ucciso il diciassettenne Davide Bifolco, con il Parco Gezi di Istanbul; e chi intravede i tratti di Antigone nella madre di Ciro Esposito, il tifoso azzurro ammazzato a Roma. Tutto è utile ad alimentare la tensione. Da tre giorni, Napoli è paralizzata dai cortei non autorizzati che ostruiscono le gallerie e occupano gli incroci. In strada ci sono gli amici e i familiari di Davide, inseguito dai carabinieri perché in compagnia di un latitante, e il loro manifestare fa impazzire il traffico, senza che nessuno in divisa muova un dito. Uno Stato devastato dal senso di colpa lascia fare e guarda impotente. Un’apparente egemonia del dolore ha messo nell’angolo politica e istituzioni. In realtà, coperti dal dolore delle famiglie, molti ne approfittano. Sono tornati a protestare i dipendenti dei bacini ecologici, quelli del blitz a Sanremo. Protestano gli operatori sanitari che hanno terminato i loro corsi di formazione. Protestano i disoccupati storici. E già si mobilitano gli antagonisti che inneggiano ai black bloc. A Napoli, il 2 ottobre, è in calendario un summit della Bce e il comitato di accoglienza è in piena attività sui siti e nelle aule universitarie. I «signori dell’austerità» sono avvertiti. Mai come questa volta, poi, storia e cronaca si saldano. Singolare la polemica a La zanzara di Radio 24 tra il sudista Pasquale Squitieri e il leghista Mario Borghezio. Con il primo a ricordare che i bersaglieri di Cavour sgozzavano come gli jihadisti di oggi e il secondo a inveire contro le madri urlanti di Rione Traiano. Entrambi ignari di avere nei briganti antiunitari i loro esaltanti eroi comuni. Marco Demarco @mdemarco55 © RIPRODUZIONE RISERVATA I laici smarriti di fronte ai conflitti e la via per la pace indicata dal Papa di GOFFREDO BUCCINI l sonno della ragione, si sa, genera mostri. Ma, tredici anni dopo l’11 settembre — quell’11 settembre —, al tempo dell’Isis, pare produrre anche qualche paradosso. Di fronte all’orrore causato via web dai macellai fondamentalisti, che si mescola a un terrore lungamente sedimentato in questi tredici anni, il pensiero laico sembra arretrare. Politici e intellettuali abbandonano antiche categorie di lettura della realtà, l’analisi razionale del divario tra mondo industrializzato e non (alcuni persino la vecchia differenza fra struttura e sovrastruttura a loro cara) per abbracciare la mistica dello scontro di religioni e culture. La ciambella che Samuel Huntington, con fosca preveggenza, aveva lanciato all’Occidente cinque anni prima dell’attacco alle Torri, sembrerebbe più che mai la sola salvezza nell’angoscia ancestrale sgorgata dall’immagine dei neri tagliagole del Califfato. Il paradosso sta nel fatto che l’unico leader a non seguire affatto questa via, e anzi a muoversi su un terreno che, ci fosse concesso, potrebbe quasi definirsi strutturale in senso marxista, è anche il solo che invece sarebbe davvero intitolato a tenere la questione in un perimetro strettamente religioso e mistico: il Papa. Francesco si richiama alla povertà, «il cuore del Vangelo», ma alla povertà dà battaglia, sui barconi che arrivano a Lampedusa come nelle favelas del mondo. Tanto da dover spiegare l’ovvio a cinque ragazzi fiamminghi che lo intervistavano: di non essere comunista. «La povertà è una bandiera senza ideologia». Da antico e saggio prete di strada il Santo Padre pare perfino divertirsi con i superstiti seguaci del materialismo storico: «Ci hanno rubato la bandiera dei poveri. Parlando con loro si potrebbe dire: ma voi siete cristiani!». E tuttavia la paradossale modernità di un Papa così attento alla sofferenza materiale, di fronte al crepuscolare smarrimento di laici che credettero di cambiare la Storia, è esaltata da questi mesi tanto travagliati per tutti. Il Pil pro capite racconta la parte del mondo che ci terrorizza molto meglio delle farneticazioni di John, il boia dell’Isis. Se in America è di 48 mila dollari e in Italia di 29 mila dollari l’anno, in Iraq scende a 2.500 dollari, che diventano 1.700 in Siria, 806 in Pakistan, 424 in Afghanistan e 600 in quel Burundi dove tre suore italiane sono appena state martirizzate. Ci sono Paesi arabi in cui il tasso di analfabetismo è del 60 per cento a fronte del 3 per cento dell’Occidente. Due giorni dopo l’11 settembre 2001, i pachistani fuggirono da New York sotto gli occhi di noi cronisti. Studenti, ragazzi, I CONC GLI INGEGNERI NON FANNO PIÙ DA SOLI BENE ASSOCIARSI, MA L’INNOVAZIONE? famiglie attraversavano verso nord il confine dello Stato, diretti in Canada: la vita, nella città un tempo open space, era diventata semplicemente impossibile per loro. Osama aveva vinto, un ponte si spezzava. Noi attiravamo la loro meglio gioventù col benessere e la ricerca della felicità. I loro ragazzi spesso tornavano in patria occidentalizzati, portatori di una modernità insopportabile per gli islamisti radicali. Tutto finì l’11 settembre e venne cancellato dalla stagione teocon. Bush, recordman di condanne capitali in Texas, apriva le riunioni di governo con una preghiera al Padreterno misericordioso. Come i mullah che combatteva. Il multiculturalismo è probabilmente una chimera e può essere un grave equivoco se pretende di rimpiazzare le leggi del Paese ospitante. Il proselitismo fondamentalista va stroncato, da noi e ovunque si manifesti. Ma è difficile negare che libertà dalla fame e dalla paura, dignità e integrità della persona siano i soli valori universali a tutti comprensibili. Che una ragazza afghana preferirà di gran lunga togliere il burqa e ❜❜ Il Santo Padre si richiama alla povertà, «il cuore del Vangelo», ma alla povertà dà battaglia sciogliere i capelli sul prato di un campus se solo avrà la possibilità di scegliere. Che un piccolo martire palestinese indosserà più volentieri una maglietta del Barcellona che una cintura di dinamite se sarà libero di optare. Libero davvero: dal bisogno e dall’ignoranza. Si diventa fondamentalisti per vuoto d’anima o di stomaco. Non esistono culture o religioni superiori, solo stagioni diverse. Fino a trecento anni fa torturavamo gli innocenti in nome di quello stesso Dio che adesso Francesco rende accogliente persino ai non credenti con la sua voce teneramente paterna. Il Malleus Maleficarum, il codice di procedura penale contro le streghe scritto da due domenicani nel 1487, è in effetti una buona prova dell’esistenza del demonio solo se assumiamo che il demonio, in quel periodo lungo più di due secoli, trovò un comodo cantuccio in seno alla Chiesa. Nulla è semplice. E l’idea di leggere la geopolitica con Feuerbach (siamo ciò che mangiamo) può essere naif. Ma ricostruire il ponte che Osama distrusse e che Obama non ha la forza di progettare daccapo sarà alla fine l’unica strada. Faticosa, ma la sola. Per ora ce la indica un prete venuto dall’altra parte del mondo, per dirci che non esiste un Cristianesimo identitario e senza Gesù: e per prendere a scapaccioni (amorevoli) noi laici smarriti, rifluiti nelle guerre di civiltà, immemori di quanto ci sia costato scoprire che l’unica civiltà è la pace. @GoffredoB © RIPRODUZIONE RISERVATA IL VOTO IN EMILIA Il Pd stretto fra indagini e garantismo di ANTONIO POLITO SEGUE DALLA PRIMA Una macchia fastidiosa, insomma, per la generazione Dash, con la camicia bianca che più bianco non si può. Ma la cosa peggiore è che ripiomba il partito nuovo in una questione antica, tipica dell’era che sperava di essersi ormai gettata alle spalle: come dotarsi di una moderna cultura garantista dopo una così lunga pedagogia moralista e, dunque, che fare quando uno dei tuoi è sotto inchiesta. Al momento, la situazione è kafkiana. Richetti si è ritirato dalle primarie perché è indagato, ma senza averlo detto. Bonaccini l’ha detto ma non si è ritirato, confida come al solito di dimostrare ecc. ecc. (ma già deve sfuggire ai militanti inferociti sul suo blog: quanto potrà resistere?). Il terzo candidato, che non è indagato, rischia invece di essere eliminato se saltano le primarie. Il problema è che il governatore che sono chiamati a sostituire, Errani, si era dimesso dopo una sentenza di primo grado nonostante Renzi gliel’avesse scon- sigliato, poiché viene dal Pci e sta ancora elaborando il lutto della diversità come perfezione morale; mentre Enrico Rossi, anche lui ex Pci, si ricandida a governatore della Toscana nonostante sia indagato. Nel frattempo nessuno obietta che in Campania Vincenzo De Luca, due volte rinviato a giudizio, si prepari a correre per le primarie regionali. Né che al governo ci siano quattro sottosegretari a loro volta indagati, ma confermati. Così il nuovo Pd si trova tra due fuochi. Se dice, come in molti sussurrano, che ❜❜ Il partito ripiomba in una vecchia questione: cosa fare se uno dei suoi finisce sotto la lente della magistratura l’indagine è una vendetta della magistratura per le ferie tagliate, dà ragione in un solo colpo a vent’anni di agitazione berlusconiana contro le toghe rosse e la giustizia a orologeria. Se dice, come molti vorrebbero, che lascerà decidere ai suoi elettori e non alle Procure chi deve essere candidato e chi no, dà torto in un colpo solo a vent’anni di antiberlusconismo, che ha fatto strame di molti principi di garanzia e che è stato a lungo usato come un surrogato della politica per cibare il popolo di sinistra. Bisognerebbe che il nuovo partito-guida avviasse dunque una riflessione: su come essere più severi, prima che arrivino le Procure, con chi sale sul taxi solo per arricchirsi, e meno bigotti con chi viene fatto scendere ogni volta che fischia un pm. Bisognerebbe che Renzi ci pensasse e ne parlasse, visto che è anche il segretario del partito e non ha mai pensato neanche per un nanosecondo di lasciare la carica. Ma Renzi, per altro loquace, per ora ne tace. © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 41 italia: 51575551575557 Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 Lettere al Corriere LE GUERRE DEGLI STATI UNITI DAL VIETNAM ALL’IRAQ Risponde Sergio Romano In un articolo di fondo sul Corriere lei ci ha ricordato che con la presidenza Obama gli Stati Uniti non possono e non vogliono essere un poliziotto globale. Ritengo che lei abbia inteso riferirsi al modo di fare polizia «su strada», ovvero, pattugliando il mondo 24 ore con uomini, armi, mezzi e intelligence. D’altro canto, tenere di riserva in casa armamenti e truppe pronte a catapultarsi fuori all’occorrenza (almeno per salvare il salvabile) penso che ciò sia un sistema strategico per fare polizia di sicurezza globale che gli Usa abbiano ormai adottato e accettato come vocazione nazionale. Penso anche che molti Paesi, fra i quali l’Italia, tengano ONU E UNIONE EUROPEA Giudizi sulle istituzioni Caro Romano, guardiamoci intorno. E alla luce di quanto sta succedendo nel mondo e in Europa non viene da chiedersi: a che servono l’ Onu e l’Unione Europea? Di che si occupano? Che poteri hanno? Riflettendo ancora: e se le abolissimo entrambe, che succederebbe ? detto sistema in costante incontrovertibile considerazione ai fini di tranquillità propria. È stato questo il senso del suo dire? Alessandro Prandi alessandro.prandi51@ gmail.com tro queste richieste insoddisfatte vi è ormai da molto tempo un patto tacito: l’America paga molto più degli altri, ma questa generosità le garantisce una leadership pressoché indiscussa. Resta da vedere, tuttavia, se le guerre dovute a questa leadership abbiano davvero giovato alla scurezza delle democrazie occidentali. Quella del Vietnam ha suscitato l’opposizione dell’opinione pubblica europea e si è conclusa con una ritirata strategica che ha lasciato l’intero Paese nelle mani dei Vietcong. Quel- Caro Prandi, alleanza con gli Stati Uniti ha certamente permesso a molti membri della Nato di spendere per la loro sicurezza internazionale somme modeste. Gli americani ci chiedono regolarmente di aumentare la percentuale del Pil (Prodotto interno lordo) destinata al bilancio della Difesa; e ora, in particolare, sostengono che non dovrebbe essere inferiore al 2%. Ma die- L’ possono evitare casi di peculato, corruzioni e concussioni, perché non vi è l’opportunità di radicarsi sul territorio in modo perenne e tessere le varie reti. Sarebbe auspicabile, inoltre, che i politici condannati per questi reati non debbano avere sconti di pena. lavoratori. L’abitudine a un privilegio è molto difficile da eradicare, ma ognuno dovrebbe valutare attentamente i privilegi di cui gode e chiederne l’abolizione. Annibale Antonelli annibaleantonelli@virgilio.it Sergio Guadagnolo sergioguadagnolo@virgilio.it Antonio Massioni , Milano La società vede soprattutto il problema che maggiormente la concerne in un particolare momento e giudica le pubbliche istituzioni dal modo in cui lo affrontano. Quando le istituzioni scompaiono, travolte dalla rabbia popolare, l’opinione pubblica si accorge che facevano molte altre cose e comincia a rimpiangerle. POLITICI Accuse di peculato Sono balzati agli onori della cronaca i nomi di altri politici indagati per peculato. A prescindere da nome e dal partito di appartenenza, ritengo che sia opportuna e urgente una legge che stabilisca che un cittadino non possa accedere al parlamento centrale (o periferico) per più di due mandati: solo così si DICHIARAZIONI DEI REDDITI italiana Giuoco Calcio incarichi un musicista per insegnare, come si deve, agli ‘azzurri’, il Canto di Goffredo Mameli! SOLO PER QUELLI DEGLI ALTRI Mariella Mercalli, Milano Tagli dei privilegi BUROCRAZIA In questa fase di spending review, ogni categoria indica i tagli da effettuare in ambiti diversi dal proprio, lo stesso accade per i privilegi: tutti a indicare i privilegi di altre categorie e nessuno si sofferma sui propri. Nel corso degli anni lotte sindacali fatte per costruire facile consenso hanno fornito privilegi unici in ambito europeo a tante categorie di Nel 1997 il ministro Bersani abrogò una legge razziale del 1939, ma la legge restò in vigore perché non vennero redatti i decreti attuativi. Non è ammissibile che la burocrazia blocchi una legge: chi non fa il proprio dovere deve essere messo nella condizione di non nuocere! La tua opinione su sonar.corriere.it Secondo l’Ocse, la scuola italiana ha troppi insegnanti e si studia poca matematica. Siete d’accordo? INNO DI MAMELI Quella legge bloccata Mario Bocci, Milano Calciatori impreparati C’è da impallidire nel sentire cantare i calciatori. Nella serata di Norvegia-Italia, tutti, nessuno escluso, sono andati fuori tempo. Nessuno ha seguito la musica, ma ha continuato, imperterrito, a urlare la prima strofa, secondo i suoi ritmi. Forse è venuta l’ora che la Federazione SUL WEB Risposte alle 19 di ieri Sì 80 No di Beppe Severgnini del 2011 perché Obama fu trascinato nel conflitto da due potenze europee, Francia e Gran Bretagna, che ancora sembrano non rendersi conto dei danni provocati dalla loro iniziativa alla stabilità di una intera regione, dal Mediterraneo ai Paesi africani del Sahel. Gli Stati Uniti sono una potenza vitale e dinamica, aperta a sperimentazioni e innovazioni di ogni genere, dotata di u n o s t r a o rd i n a r i o « s o f t power», un termine utilizzato da uno studioso di Harvard, Joseph S. Nye, per definire un potere benevolo e intelligente. Peccato che ricorrano troppo frequentemente al potere muscoloso (hard power) degli arsenali militari. Ci voleva Andrea Bocelli per ricordare agli italiani una vergogna nazionale: credo infatti che la gente debba sapere che in Italia nella dichiarazione dei redditi si scarica di più donando soldi ai partiti, anche al più piccolo, piuttosto che a fondazioni benefiche. 20 La domanda di oggi In una proposta di legge sull’eterologa è previsto di vietarla alle donne over 35. Siete d’accordo? © RIPRODUZIONE RISERVATA Claudio Villa,Vanzago (MI) NUOVI CALCOLI DEL PIL / 1 Attività illegali Ma il Pil misura davvero la ricchezza prodotta da un Paese in un anno? Questo dubbio mi viene quando si afferma, in sede europea, che anche il profitto delle attività illegali va a comporlo. Come a dire: «pecunia non olet», l’importante è che il danaro circoli. Questa concezione non soltanto è immorale e pericolosa, ma anche arcaica. La vera ricchezza nazionale è fatta da produzioni veramente utili per la comunità, Alberto Voltaggio, Roma NUOVI CALCOLI DEL PIL / 2 Paradosso pericoloso Sommerso e illegale entrano nel conteggio del Pil: questo significa che quando viene sequestrato un carico di droga si danneggia la credibilità economica del Paese? Fermate il mondo, voglio scendere! Ferruccio Guida ferruccio.geremia@ cheapnet.it Interventi & Repliche Docenti e lamentele per gli stipendi Tutti i giorni si legge che gli insegnanti percepiscono uno stipendio basso in rapporto al ruolo che svolgono. Non viene detto, però, che le ore di insegnamento sono 18 ore settimanali più qualche ora per le riunioni scolastiche. È pur vero che hanno i compiti da correggere e i programmi da preparare (non tutti lo fanno), ma queste attività vengono svolte nelle proprie abitazioni con la possibilità, comunque, di accudire i figli e dare una occhiata alla «pentola che bolle sul fuoco». Poi, vacanze natalizie, pasquali e altro. Ci sono persone, laureate, che escono di casa alle 8 del mattino e rientrano alla sera tardi con uno stipendio anche inferiore a quello degli insegnanti. Basta lamentarsi: sono privilegiati rispetto agli altri lavoratori. Gloria Roti, Milano Napoli: le proteste contro la mafia In riferimento alla lettera «Napoli: la rivolta di un quartiere» (Corriere di ieri) ricordo che 100.000 persone manifestarono contro le ecomafie a piazza del Plebiscito, a Napoli, nel novembre 2013; solo un anno prima (ottobre 2012) circa 3.000 persone scesero in strada a Chiaiano e Marianella, quartieri «limite» di Napoli, contro la camorra e l’uccisione, per errore da parte di quella, di Lino Romano e la fiaccolata per Andrea Nollino, vittima di camorra, a Casoria (Na) nel giugno 2012; quella per il sindaco di Pollica (Sa) Angelo Vassallo, a settembre del 2010 e tante altre manifestazioni e l’attività di associazioni, anche legate a Libera, e comitati. Tutto colpa di quello che, recentemente in Italia, è diventato uno sport nazionale: denigrare Napoli. Alfredo Forte, Salerno Unificazione delle forze dell’ordine A proposito della lettera sulla difficoltà di unificare le differenti forze dell’ordine (Corriere di ieri), il premier Renzi ha ricordato che il costo eccessivo è dato dalla duplicazione delle strutture. Si potrebbe, per esempio, fare assorbire la polizia dai carabinieri, le 5 forze navali © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli privacy.corsera@rcs.it - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. 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Ha brevettato un nuovo cemento leggero che si vende a rulli, come un tappeto, e s’indurisce quand’è idratato. Hanno decine di milioni di dollari di fatturato e quarantasei anni: in due. Daniel racconta che l’idea del cemento portatile gli è venuta nel traffico, bloccato per due ore dietro una betoniera (se non è vera, è ben trovata). Nanxi spiega, con candore impressionante, come si butta per conoscere persone che le sembrano importanti. Le avvicina in pubblico, si presenta. «Si comincia con una chiacchierata» dice con un sorriso radioso «poi finiscono a investire nella società». Nanxi spiega che ogni business, in qualche modo, copia altri business, ma non è un problema. Non c’è neppure bisogno di diventare perfetti: basta essere il 10% migliori dei concorrenti. Daniel ricorda tutti i «no» che ha raccolto prima di trovare investitori («Non è un problema, basta continuare a chiamare») e afferma: «I brevetti servono solo a guadagnare un po’ di tempo». Li ascoltavamo. Si può conoscere il gusto del futuro dell’America, ma fa impressione vederlo stampato in due occhi asiatici e in un sorriso esteuropeo. La buona notizia è: quei ragazzi non sono più soli. Sul palco, di fianco a Nanxi e Daniel, c’erano Molti giovani un inglese e tre italiani. Il veneto preferiscono Francesco Nazari Fusetti, classe rischiare piuttosto 1987, fondatore di Charity Stars (aiuta le organizzazioni non profit che elemosinare a raccogliere fondi attraverso aste di beneficenza, trattenendo il 15%). un lavoro Il triestino Beniamino Pagliaro, anche lui 27 anni, che con cinque coetanei ha creato Good Morning Italia, la migliore rassegna-stampa in circolazione (da poco a pagamento, con successo). Il bresciano Davide Dattoli, inventore di Talent Garden: luoghi di lavoro condivisi in diverse città d’Italia («un ecosistema dove menti brillanti e creative possano aiutarsi e competere allo stesso tempo, svilupparsi e diventare grandi»). Casi isolati? Non più. Questa giovane imprenditoria, fantasiosa e ammirevole, sta sfondando. Non grazie a leggi lungimiranti, a investitori intelligenti, a coraggiose associazioni industriali. I maestri dei nuovissimi imprenditori sono altri: internet e disperazione. Uno e l’altra mettono idee in testa e ali ai piedi. Invece di elemosinare un lavoro che non c’è, ragionano molti ragazzi, tanto vale rischiare. Ce la faranno? Sono convinto di sì. Una generazione così non si vedeva dagli anni Sessanta: fame e freni, oggi come allora, fanno miracoli. Se dovesse andar bene, vedrete: affamatori e frenatori in politica, nell’amministrazione, nelle organizzazioni di categoria proveranno a prendersi il merito. Ma noi non gli crederemo, stavolta. Il merito delle scoperte è solo degli esploratori. @beppesevergnini A ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Vauro FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE E-mail: lettere@corriere.it oppure: www.corriere.it oppure: sromano@rcs.it Italians la per procura, combattuta in Afghanistan accanto ai mujaheddin contro l’Armata Rossa, dopo l’invasione sovietica del dicembre 1979, ha avuto per effetto la nascita di un movimento talebano che sopravvive tenacemente in molte province del Paese all’apparente vittoria di George W. Bush nell’ottobre del 2001. L’operazione umanitaria di George H. W. Bush in Somalia, alla fine del 1990, è rimasta incompiuta da quando Bill Clinton ha rinunciato a mettere ordine nel Paese. Quella di Bush junior contro l’Iraq di Saddam Hussein si è lasciata alle spalle un Paese devastato da una guerra civile e religiosa che ne minaccia l’integrità. Tralascio l’operazione contro Gheddafi Fondi ai partiti @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,20; Argentina $ 15,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,20; Belgio € 2,20; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. Fr. 3,00 (quando pubblicato con Style Magazine Fr. 3,50);Cipro € 2,20; Croazia Hrk 17; CZ Czk. 64; Francia € 2,20; Germania € 2,20; Grecia € 2,50; Irlanda € 2,20; Lux € 2,20; Malta € 2,20; Monaco P. € 2,20; Olanda € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,20; Spagna/Isole € 2,50; dalla Guardia costiera. Negli Usa la Coast Guard fa tutto e l’Irs (internal revenue service) persegue i reati finanziari. Franco Delle Piane, Genova Il problema deflazione Sul Corriere del 1° settembre una lettera parlava di pericolo deflazione. Ormai abbiamo cominciato a conoscere anche questo termine! Finalmente i prezzi indietreggiano. Ma ormai siamo al paradosso: ci siamo sempre crucciati dell’aumento dei prezzi (per anni e anni in crescita) e ora che calano, ci si lamenta ancora! Massimo Furian massimofurian@hotmail.com EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 - USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “Tiziano Terzani” € 10,30; con “I capolavori dell’Arte” € 7,30; con “Ufo Robot” € 11,39; con “James Bond collection” € 11,39; con “English Express” € 12,39 42 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 43 italia: 51575551575557 Spettacoli Il direttore d’orchestra morto a 92 anni La Scala ricorda Orizio, una vita per la musica La Scala «si unisce al cordoglio per la scomparsa del maestro Agostino Orizio», morto a Brescia a 92 anni. In una nota il Teatro ricorda la sua vita per «Songs of Innocence» L’album gratis su iTunes fino al 13 ottobre per 500 milioni di fan la musica: pianista, organizzatore, direttore d’orchestra. Orizio ha fondato nel 1964 il Festival Pianistico intitolato ad Arturo Benedetti Michelangeli. I palinsesti Sky punta su grandi serial, talent e fiction italiane Torna Corrado Guzzanti Sorrisi L’amministratore delegato di Apple, Tim Cook (53 anni), con il leader degli U2 Bono (54) alla presentazione dell’iPhone 6. Alle loro spalle The Edge e il batterista Larry Mullen jr. In alto, la copertina del nuovo disco I nuovi U2, viaggi e nostalgie rock «Disco per un miliardo di orecchie» La famiglia, l’Irlanda violenta: un diario personale di Bono L’ album che ha ucciso l’album. Potrebbe passare alla storia così «Songs of Innocence», il nuovo disco degli U2. Il ritorno di Bono e soci dopo 5 anni da «No Line on the Horizon» guarda al futuro e straccia le regole del passato. Non per i suoni, ma per la strategia che ha portato alla pubblicazione. È un disco che non si compra. Chiunque abbia un account su iTunes se lo è ritrovato pronto da scaricare gratuitamente martedì dopo l’evento di lancio dell’iPhone 6. Cinquecento milioni di potenziali ascoltatori, «un miliardo di orecchie» per dirla con le parole di Bono. Numeri che non entreranno nei record (le copie regalate non si contano nelle classifiche), ma che nessuno ha mai potuto raggiungere. «Songs of Innocence» uscirà poi il 13 ottobre, ma chissà se allora ancora qualcuno — esclusi i fan dell’oggetto fisico e i collezionisti — se lo comprerà. Nessuna svendita. Nessun tradimento della missione del rock spiega il cantante in una lettera aperta: «Nel Dna di questa band c’è da sempre il desiderio di portare la propria musica a quanta più gente possibile. Oltre mezzo miliardo di persone potrà avere “Songs of Innocence” se solo lo vorrà. Gente che non ha mai sentito la nostra musica. Che situazione mitica, da perdere la testa, roba da 21esimo secolo». Non è la prima volta che una band regala un La curiosità Apple dice addio al «vecchio» iPod Nel giorno in cui Apple ha annunciato la rivoluzione di Watch, ha — senza saluti ufficiali — chiuso quella dell’iPod classic, il lettore digitale che, 13 anni fa, aveva cambiato il modo in cui si ascolta la musica. Con la versione classic (l’unica a sparire) muore anche l’iconica rotella, il meccanismo voluto da Steve Jobs per poter comandare iPod in modo semplice. Ironicamente, l’addio è avvenuto con gli U2 sul palco: quegli stessi U2 che nel 2004 firmarono una «special edition» del lettore. album. Nel 2007 i Radiohead misero in rete «In Rainbows» chiedendo ai fan un’offerta libera. Nello stesso anno Prince allegò a una rivista inglese «Planet Earth». I quattro hanno alzato l’asticella. L’operazione fa bene agli U2 che sembravano in fase di stallo (l’ultimo disco si era «fermato» a 5 milioni di copie) e che tornano a presidiare la frontiera dell’innovazione. Ma fa bene anche a Apple per recuperare terreno nei confronti dei servizi streaming che hanno superato per fatturato il download di cui è leader con iTunes. Un disco gratis cambia però il rapporto fra artista e pubblico. La musica registrata diventa un biglietto da visita. Gli U2 se lo possono permettere: il loro conto in banca dipende più dai concerti che dai dischi. Difficile che un esordiente possa sostenere lo stesso sforzo. Bono la vede diversamente. «Apple ha comprato il disco per fare un regalo ai propri clienti. È gratis, ma è stato pagato. Se nessuno paga non esiste musica gratis veramente gratis (o libera, visto che Bono usa il termine free ndr). Questo avrebbe gravi conseguenze, non per noi U2, ma per i musicisti del futuro e la loro musica». E le canzoni? Gli U2 sono rimasti fedeli alla loro miscela di rock epico. Con qualche sporcatura e ruvidezza in più (e qualche inno da stadio in meno). Nei testi degli 11 brani Bono non alza lo sguardo al futuro, ma si guarda alle spal- le. «The Miracle (Of Joey Ramone)» è il ricordo di un concerto dei Ramones che ispirò i quattro dubliners a mettere su una band. «This Is Where You Can Reach Me Now» omaggia Joe Strummer dei Clash. «California (There Is No End to Love)» racconta la solitudine di una star e pesca nelle memorie del primo viaggio negli Usa. Bono ci ha messo anche tanto di personale: la strada dove è cresciuto («Cedarwood Road»), la mamma scomparsa quando era un teenager in «Iris (Hold Me Close)», le bombe Altri casi I Radiohead misero in Rete «In Rainbows» con offerta libera, Prince allegò «Planet Earth» a una rivista nella Dublino degli anni di piombo in «Raised by Wolves». Il progetto non finisce qui. «Stiamo collaborando con Apple per i prossimi due anni — scrive Bono —. Innovazioni che cambieranno il modo di ascoltare e vedere la musica. E se vi piace “Songs of Innocence”, state pronti a “Songs of Experience”. Sarà pronto a breve». La rivoluzione parte 2 è in arrivo. Andrea Laffranchi © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — «Ogni città rappresenta un labirinto e anche la mente umana può diventare un labirinto in cui rimanere intrappolati». Così Matt Dillon presenta «Wayward Pines», il primo progetto televisivo firmato dal regista M. Night Shyamalan, dove il titolo è il nome della città in cui il protagonista rimane imprigionato. Una serie tv che — atmosfere alla «Twin Peaks» — gioca sul registro del surreale (la parola più ripetuta dall’attore americano) e che rimane sul filo del dubbio: quello che sta vivendo Matt Dillon è reale o è solo il parto della sua mente ormai andata? In arrivo su Fox la prossima primavera «Wayward Pines» è una delle tante serie che puntellano il palinsesto dei canali Fox e Sky. Un genere su cui la pay tv punta con decisione nonostante il mercato abbia a che vedere con il fenomeno crescente dei download illegali, perché spesso il vero appassionato è anche uno scaricatore ben connesso. «Sky oggi è una media company che opera su più piattaforme, con l’ambizione di stimolare, creare mercato» spiega Andrea Zappia, amministratore delegato Sky. Aggiunge Andrea Scrosati, vice president Programming e News: «“Gomorra” è un esempio di talento italiano esportato nel mondo, è già in 70 Paesi. Proprio l’altro ieri in Spagna ha raddoppiato gli ascolti della Sexta. Continuiamo a investire». E così oltre a «Gomorra 2», arriveranno anche «1992» (Accorsi su Tangentopoli) e Sorrentino Giudice con «Young Pope». L’effetto A destra, elenco è inevitabile, Littizzetto dunque meglio scegliere. E giudice di vanno segnalate su Sky «Italia’s Got Atlantic «House of Cards Talent». So2» e «True Detective». La pra, Dillon in prima in onda dal 23 «Wayward settembre si concentra sui Pines» nuovi maneggi dello spietato lupo di Washington Kevin Spacey e della sua non meno avvelenata moglie Robin Wright. «True Detective» in onda dal 3 ottobre invece è la storia della caccia lunga 17 anni a un serial killer in Louisiana, ma la partita è soprattutto tra i due fenomenali detective protagonisti, il cinico, colto quanto nichilista, Matthew McConaughey e Woody Harrelson, meno cerebrale del collega, traditore seriale della moglie, altrettanto compulsivo amante di bottiglie alcoliche. Quanto all’intrattenimento «X Factor» torna dal 18 su Sky Uno e la novità, già annunciata, è nella giuria con i nuovi arrivi di Victoria Cabello e del rapper Fedez. Confermati Mika e Morgan, quello che ogni anno dice che il prossimo non ci sarà. Per la versione Sky di «Italia’s Got Talent» bisogna aspettare marzo: in giuria Bisio, Littizzetto, Matano e Nina Zilli. E torna Corrado Guzzanti, che sta preparando un progetto da lui concepito e scritto: «Una serie comica in sei puntate sulla crisi dell’intellettuale nell’era Renzi» annuncia. Potrebbe arrivare a fine 2015, ma con Guzzanti non si sa mai. Del resto il genio non si fa intrappolare in tristi questioni temporali. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Spettacoli Festival A Stresa La novità di Noseda è l’Orfeo di Stravinskij animato dai mimi di ENRICO GIRARDI Podio Noseda dirige con l’animazione dei mimi R iunire in un programma da concerto il Concerto in re per archi di Stravinskij, l’Ottava di Beethoven e la musica del Balletto Orpheus ancora di Stravinskij è come annunciare un teorema. È come dire che due mondi lontani lontani si possono dire tante cose. Che la n.8, spigolosetta e «mancina» a dispetto del suo numero di catalogo, è stravinskiana ante litteram; che il gusto classico del sommo musicista del Novecento è più autentico di ogni moda neoclassica, un fatto di spirito prima che di lettera. Autore della bellissima e, per una volta, non banale impaginazione del concerto, uno degli avvenimenti più significativi dell’edizione 2014 dello Stresa Festival, è Gianandrea Noseda, che della rassegna del Lago Maggiore è direttore artistico. Nella fattispecie, anche il direttore musicale. Fortunatamente però, non dirige la Stresa Festival Orchestra in modo dimostrativo. Cerca piuttosto di ricreare in sala quella chiarezza di disegno che le partiture in questione rivelano anche solo a chi ne osservi la «grafica». Sa che per questo sono difficilissime, che non c’è linea che non sia scoperta. Ed è encomiabile nel suo sforzo di spingere sul tempo fino al punto massimo di non rottura, fino a quel punto oltre il quale cioè verrebbe meno la trasparenza del disegno formale. Il risultato non è perfetto, specie nel primo Stravinskij, ma comunque molto buono. Tale da far arrivare al pubblico che bella è questa musica. Al Palazzo dei Congressi di Stresa non c’è spazio per realizzare l’azione coreografica di Orpheus, che tale azione chiede però a gran voce. Ecco perché si è deciso di rappresentare il mito di Orfeo attraverso le immagini del Teatro di figura curate da Stefano Monti e Monique Arnaud, animate da un manipolo di mimi-studenti della Università Iuav di Venezia: una soluzione godibilissima, capace nella sua essenzialità tra simbolismo e minimalismo di andare al cuore dell’azione mitologica. Lunghi applausi a tutti ma soprattutto a Gianandrea Noseda, protagonista quest’estate di una vertenza con la dirigenza del Teatro Regio di Torino che sarà bene risolvere positivamente, e al più presto. Per il bene di uno dei pochi teatri d’opera italiani che naviga in acque meno burrascose di quelle che fu costretto a navigare Orfeo. teatro e musica In Platea © RIPRODUZIONE RISERVATA voto 7 LIRICA Elektra La profondità di Strauss senza l’adeguata potenza È stato uno dei dischi più pubblicizzati dell’estate, perché è raro riproporre titoli che godono di ampia discografia (è un’incisione live ma registrata alla Philharmonie di Berlino come fosse in studio), perché vanta un cast (Herlitzius, Schwanewilms, Meier, Pape) che migliore non si riesce neanche a immaginare. Anche perché la Statskapelle Dresden è il top per la musica di Richard Strauss. Eppure questa Elektra diretta da Christian Thielemann per DG sembra meno di quel che avrebbe potuto essere. Non sfrutta tutti i cavalli del suo motore, non si distingue per profondità e pienezza di suono, non riesce a ricreare le atmosfere lancinanti del dramma. Risulta in qualche maniera attutita dala continua ricerca di trasparenza che non guasta certo ma che finisce per togliere slancio, come se chiarezza e potenza non potessero convivere. (E. Gir.) dischi 1111111111 voto 6,5 ODIN TEATRET 50 ANNI Festa Spettacoli: Memoria con Winther, Laukvik (foto) di Eugenio Barba; Bianca come il gelsomino di I. N. Rasmussen; seminari (dal 15, Cantieri Koreja, Lecce) 7 giorni sul palco di CLAUDIA PROVVEDINI TORINODANZA Carolyn Carlson E Eva Yerbabuena: Incontri; Zingaro di Bartabas: Golgota, amore morte; The best of Circa (in scena, Carignano, Fonderie) INTERVISTA IMPOSSIBILE Io, Nessuno e Polifemo Di e con Emma Dante, D’Onofrio, Maringola: apre il 67mo Ciclo Spettacoli Classici (dal 17, Olimpico, Vicenza) Riletture Commuove la tragedia messa in scena da D’Ambrosi con i ragazzi del Teatro Patologico Quei terribili misteri di Medea di FRANCO CORDELLI R iapertura della stagione. Ancora festival, ce ne sono troppi, pochi hanno un senso, pochissimi un progetto. È crescente l’impressione che gli spettacoli vengano invitati senza che nessuno li abbia visti: è di questi giorni tale impressione per il romano Short Theatre. Del Festival di Castel dei Mondi sono un veterano, ma da quando i direttori si sono moltiplicati il gioiello di Andria è un ex gioiello. C’è di tutto, non c’è più uno spettacolo di punta. Dove sono i fratelli Forman di una volta? L’anno scorso, Anagoor fu un’eccezione. Il pezzo forte del 2014 non è uno spettacolo di teatro, è un’istallazione, si chiama Tapis magiques – L’origine du monde. Il suo bello è che si svolge nel castello di Federico II, un topos del turismo internazionale da quando alla fine del secolo scorso fu dichiarato patrimonio dell’umanità. Perfino le storie della letteratura partono da questo castello, prima non ci pensava nessuno, si cominciava con San Francesco, con il Cantico delle Creature. Ho scritto che il «bello» di Tapis magiques è che si svolge proprio qui, ma è una (mia) forzatura. L’opera ovviamente va da sé. Il francese di origine messicana Miguel Chevalier è di fatto un video-artista. Sul pavimento della corte ottagonale del castello si susseguono una quantità inverosimile di immagini che attingono alla biologia, alla geometria, alla psichedelia. Sono figure stupefacenti, lo stupore dipende anche dalla velocità con cui si susseguono l’una all’altra. Gli spettatori si siedono per terra e se ne stanno lì, a rimirare, a sprofondare in un’oretta di yoga o di pura contemplazione. Non credo vi siano significati particolari sfuggiti alla mia attenzione. Il motivo per cui anche quest’anno sono venuto ad Andria è però tutt’altro: perché ero contento vi fosse un gruppo di attori che mi è molto caro. Sono i ragazzi disabili del Teatro Patologico. Questo luogo eletto si trova a poche centinaia di metri da casa mia, a Roma, sulla via Cassia. Avrei potuto vedere la Medea del regista Dario D’Ambrosi andando in teatro a piedi. Ho preferito fare i mille chilometri di andata e ritorno per toccare con mano la reazione di un pubblico nuovo. Anche l’idea di Medea, benché di Medee ce ne siano troppe, mi piaceva: mi piaceva di ritrovarvi come protagonista Almerica Schiavo, che è l’attrice che è (accanto a lei recita il possente Mauro Cardinali), e non posso non segnalare Maschere Un momento di «Medea», rappresentata dai ragazzi del Teatro Patologico al festival di Castel dei Mondi ad Andria come Medea nel nostro immaginario abbia sostituito Le Troiane. Le Troiane era per dire dell’umiliazione della donna. Medea è perché registriamo tante uccisioni di bambini. Perché ciò accade? Non erano i ragazzi del Patologico a dover dare una risposta, loro hanno fatto ciò che dovevano e il pubblico si è giustamente commosso e li ha salutati con un applauso interminabile. Un buon applauso hanno ricevuto anche i due autori e interpreti di Morsi a vuoto, la siciliana Luciana Maniaci e il pugliese Francesco D’Amore. Sono nati come scrittori alla Holden di Torino; più tardi hanno continuato con il teatro diventando interpreti di se stessi — come accade a tante altre giovani formazioni nostre contemporanee. Ci parlano (sintetizzo al massimo) della difficoltà a esistere di Simona/Luciana, prima in visita da uno psicanalista, poi visitata in casa da un ladro. Morsi a vuoto è una com- media che versa ironia e citazioni (anche musicali) su un che di amaro e profondamente dolente. Più che mai qui l’ironia è uno schermo, un tentativo di smussare. Se si pensa che, con un intento simile, Zombitudine di Timpano-Frosini è nel programma di Romaeuropa, Morsi a vuoto è nell’eccellenza. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 voto 7 All Ways A Bassano del Grappa lo spettacolo del teatro delle Briciole Giovani da frontiera sulla linea di partenza di MAGDA POLI M olta attenzione al territorio, uno sguardo sulla realtà in incroci di linguaggi espressivi tra loro differenti, il vitalissimo Festival Operaestate di Bassano del Grappa è stato e continua a essere una fucina per il fiorire di nuove realtà teatrali e per la formazione del pubblico condotto a letture critiche. Così in spettacoli tra loro diversissimi, si è parlato dell’oggi. Si va dalla tragedia del vivere all’ironia bonaria e divertita di All Ways delle Briciole, interpretato da under 25. Tutti sulla linea di partenza e via. Individuati i «segni» con i quali l’uomo ha disegnato il mondo, senza parole, in un fluire d’azioni e musiche, con bastoni di un metro si ricreano simboli e la li- Al via Una scena di «All Ways» nea Maginot si trasforma in quella di fuga o di successione, o di frontiera o in un rompete le righe. Le linee creano le situazioni che creano a loro volta altre linee e altri significati. Di peso specifico diverso Ce ne andiamo per non darvi altre preoccupazioni (in stagione ai Filodrammatici di Milano) di Daria Deflorian e Antonio Ta- gliarini, interpretato dai due e da Monica Piseddu e Valentino Villa. Un fatto di cronaca, quattro pensionate greche decidono di suicidarsi per togliere ogni disturbo alla società in affanno per la crisi. Un fatto e la necessità di narrarlo in uno spettacolo che nasce dalla dichiarazione di non riuscire a fare lo spettacolo e negando continuamente se stesso offre, nella continua dialettica tra attori e personaggi, stratificazioni di psicologie e di sentire, cuciti nel grigio di sensi di inadeguatezza, di sconfitta, di inutilità e nel rimpianto di non essere riusciti a dire no. Distanza critica e immedesimazione in uno spettacolo intenso e empatico. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 voto 8 JAZZ Brownie Speaks AUTORI In Cile Veritas L’incandescente concerto del trombettista Clifford Stile da rapper per cantare Grignani, gli alibi e la voglia troppi amori finiti male di una «vita spericolata» Le celebrazioni per i 75 anni della gloriosa etichetta Blue Note riportano all’attenzione il suo catalogo da varie prospettive: ristampe che riproducono (anche in vinile) gli storici album originali, valorizzazione di nuovi musicisti, sillogi retrospettive. A queste ultime appartiene l’eccellente «Brownie Speaks», che in 3 cd racchiude tutto ciò che per l’etichetta ha realizzato il grande trombettista Clifford Brown. Scomparso in un incidente d’auto nel 1956 a 25 anni, «Brownie» influisce ancor oggi sul linguaggio trombettistico; e ciò basti a dichiararne la maestria. La raccolta ce lo mostra, fra 1953 e 1954, con J.J. Johnson (questi sono alcuni capolavori dell’epoca), Lou Donaldson e un proprio sestetto; inoltre nell’incandescente, famoso concerto del 22 febbraio 1954 al Birdland che segnò in pratica la nascita dei Jazz Messengers. Piazzare una Lupo, vettura fine anni 90 poco azzeccata e presto dimenticata, in una canzone. Quella del Cile non è fantasia. È oggettività da cronista. La ragazza di cui canta in «Sapevi di me» l’aveva veramente. E aveva pure il citato padre con l’hobby della pittura. I testi del Cile, al secondo album con «In Cile Veritas» (Universal), hanno una lucidità da rapper. Lontani dai cliché intimisti della nuova leva cantautorale o da quelli del pop dei cieli sereni e dei prati in fiore. Sono scatti a fuoco (nonostante l’alcol) di vita, momentacci di amori finiti male (anche se alla fine «Un’altra aurora» lascia speranza). «Sapevi di me» è una perla per intensità. «Ascoltando i tuoi passi» è amara ma con piglio rock. In «Liberi di vivere» esce il ritratto di una generazione che vive di «speranze ad orologeria». «Maryjane», la musica non la distruttiva protagonista, è spensierata e brit. Grignani torna sulla scena con «A volte esagero» (Sony), album che sa di arringa difensiva nel tentativo di trovare degli alibi agli eccessi comportamentali di questi anni. «Non voglio essere un fenomeno» è un rock in cui rivendica il suo diritto a essere se stesso: testo debolino e tappeto sonoro molto rumoroso. «A volte esagero», che parte lenta con uno sviluppo rock melodico alla Vasco, è un inno all’irresponsabilità e a uno stato «apatico-simpatico». «L’uomo di sabbia» ragiona sulla (sua) fragilità. Chiassosa e confusa «Il mostro» con gran chitarra di Alberto Radius. Curiosa nella melodia ma banale nel testo «L’amore che non sai», «Rivoluzione serena» è un manifesto di aspettative. E poi la copertina: faccia da compiaciuto «maledetto» per cavalcare, con un qualche decennio di ritardo, la «vita spericolata» in un disco sostanzialmente inutile, dove riluce solo la sua bellissima timbrica vocale. Claudio Sessa Andrea Laffranchi Mario Luzzatto Fegiz © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111 111111r Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 1111111111 voto 9 1111111111 POP A volte esagero voto 8 1111r 111111 voto 4,5 Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 CANZONE DEI LUOGHI COMUNI Il giocatore Rovina, vita. M.Martinelli, E.Montanari, cantanti dello Sperimentale, musiche di Carrara, dirige Scogna (dal 12, Spoleto) cinema SINFONIA D’AUTUNNO Di Bergman Solitudine. Con Annamaria Guarnieri, Nigrelli, Milillo, Salvatori; regia Lavia. In Chiesa: Haendel, Frescobaldi, Bach (fino al 13, T. Cucinelli, Solomeo) SPERIMENTALE Transart Dopo Jan Lauwers, Song da Ginsberg coreografia di Kjartansson; Enthropy Symphony di Mitterer; i Chromosom (in scena, Bolzano) STELLE di Josh Boone 1.697.936 2 N I MERCENARI 3 dI Patrick Hughes 1.530.618 Classifica Cinetel relativa all’ultimo weekend LEGENDA in discesaU in salitaW novità N stabile = Redenzione e perdono visti da Firth-Kidman Siamo vicini al ponte sul fiume Kwai: ex ufficiale inglese scopre il carnefice giapponese che lo torturò in guerra ma incontra pure un grande amore. Sentimenti primari in match secondo le linee del libro biografico di guerra e pace di Lomax (Vallardi) ridotto nel film d’attesa su redenzione e perdono. Ping pong temporale e cotta tra Firth sempre bravo e la Kidman cui spetta il non facile compito rieducativo. (m. po.) voto 6 Colpa delle stelle Finta patina moderna in un furbo melodramma Fazzoletti già aperti, successo del libro di Green (Rizzoli) e del melò di Boone con la giovane coppia carina, innamorata (qui molto malata) di Divergent. Il tentativo di addolcire il «cancer movie» con giovanilismo e humour (ma dove?), dà una finta patina moderna al molto lacrimoso polpettone con una sciolta narrazione che cede ai ricatti sentimentali e al furbo brio narrativo. (m. po.) 11111 11111r CITTA’ SPETTACOLO Da Shakespeare Don’t say that name da Macbeth, Wrong play (foto) da Amleto, di L. Rambelli; Napoli nella Tempesta da Eduardo, con M. Rigillo (13-14, Benevento) KING ARTHUR Motus Parole e canto, umani e spiriti. Di Dryden, musiche Purcell; con Glen çaçi, Silvia Calderoni; Casagrande in video (16-17, Sagra malatestiana, Rimini) FRA MILANO E TORINO MITO Spaces Tour: Nils Frahm piano elettrico, synthesizer; 2cellos Luka Šulic e Stjepan Hauser per Michael Frances Ha Una ballerina tra problemi di sesso e intermittenze del cuore Le due vie del destino Box office 1 W 1111111111 COLPA DELLE Spettacoli 45 italia: 51575551575557 voto 5,5 Jackson; Yuval Avital concerto di voci (fino al 21) A PORDENONELEGGE La paura Di Federico De Roberto, racconto di trincea. Regia D. Nicosia, con M. Salvianti, Arca Azzurra (18, Comunale, Pordenone) © RIPRODUZIONE RISERVATA The Giver - Il mondo di Jonas il nuovo fantasy La leggera incoscienza di Greta Delude da modello orwelliano in una New York senza colori Sulla falsariga delle allarmanti saghe fantasy da teenager, ecco un futuribile mondo tecnologico, scolorito e omologato al peggio in cui un 16enne deve raccogliere da Jeff Bridges la memoria del Mondo, colpa della perfida Meryl Streep. La banalità del bene, del male, soprattutto di questo cinema orwelliano che ci avverte sulla scomparsa delle specifiche qualità. (m. po.) di MAURIZIO PORRO S e c’è una storia d’amore in questo pulsante piccolo grande film che restituisce ossigeno alle immagini è quella tra la 27enne Frances Ha (come Haliday, ma nella targhetta della posta ci sta solo Ha) e New York, non la Manhattan di Woody, ma quella più giovane meno mondana di chi non ha ancora firmato il patto di dare e avere con il mondo. La sua storia di ballerina di teatro danza alla Bausch è divisa in capitoli seguendo i traslochi di casa e degli affetti, sognando Tribeca ma scendendo a Brooklyn. La grande mela piena di morsi a metà. Vive con la migliore amica Sophie, affetto forse lesbico, chissà, continuamente messo in forse da incontri con uomini poco interessanti fra cui Michael Esper e Adam Driver, coppa Volpi a Venezia. L’autore Noah Baumbach (Il calamaro e la balena) riprendendo nello splendore bianco e nero di Sam Levy una città al neon come nell’immaginario anni 60, lancia con la compagna e sceneggiatrice Greta Gerwig la coppia di fatto del cinema indipendente americano. Il film paga allegro un grosso debito con la nouvelle vague (da Godard a Truf- 1111111111 voto 5 Sex Tape - Finiti in rete Il filmino con Cameron riesce solo ad annoiare Intensa Greta Gerwig (31 anni) è la protagonista del film diretto da Noah Baumbach faut, da Varda fino a Carax) non solo con un viaggio lampo e premio a Parigi, ma per la scrittura emotiva che ci rende complici di questa attrice sensibilissima (è anche in rotta di collisione con Al Pacino in The humbling) e capace di assumersi le indecisioni di una generazione. Frances ha problemi col sesso e la mastercard, non ha fissa dimora non solo per la casa, ma perché vive e sente le intermittenze del cuore e del reale vede il lato nascosto: una ragaz- za carina, intelligente, un poco ingombra dal suo ego, portatrice sana di un disagio comune, cui gli amici hanno coniato addosso l’aggettivo «infrequentabile». Cammina sul filo come quegli equilibristi che si esibiscono a New York tra i grattacieli, ma lei saltella al ritmo di David Bowie e la sua malinconica voglia di esserci ci regala un’incoscienza leggera. © RIPRODUZIONE RISERVATA 1111111111 voto Una coppietta filma tre ore di sesso, mandando poi il materiale per sbaglio in rete ad amici e parenti, come si immagina già prima di entrare: peggio del trailer. A parte due battute perdute e una corsa col cane, il film (con Jason Segel) è tremendamente molesto, noioso e volgare non per il sesso ma per ciò che sottintende. E Cameron Diaz continua a distruggere una già non memorabile carriera. (m. po.) 8 1111111111 voto 3 46 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Eventi STRADIVARI FESTIVAL La rassegna Oltre 40 appuntamenti fra concerti, mostre e incontri a un anno dalla nascita A l Museo del Violino non poteva bastare un concerto per festeggiare il suo primo compleanno; ha voluto sette serate con le stelle dell’archetto, altri nove concerti di cui tre specificamente per i bambini, tre mostre, incontri e tanto altro ancora, per un totale di 40 eventi disseminati da questa domenica al 12 ottobre. Lo Stradivari Festival non è nato per megalomania, ma come espressione di un Museo che non si concepisce come un reliquiario di strumenti: la musica è l’arte che esiste nell’istante in cui accade e ogni giornata di questo luogo ferve di percorsi didattici e mostre, di ricerche sull’acustica e la conservazione del legno, sui concerti e su momenti educational rivolti al pubblico, generico come specifico, dai più piccoli ai tassisti e ai poliziotti. «La liuteria è stata inserita dall’Unesco tra i beni immateriali dell’umanità, e Cremona ne è la patria — principia Virginia Villa, direttore del Museo, sostenuto principalmente dal Comune di Cremona e dalla Fondazione Arvedi-Buschini —. Eravamo partiti guardinghi, pensando soprattutto alla città e alla Lombardia, ma i risultati di questo primo anno ci hanno spinto ad ambire già a una dimensione più ampia: 58 mila visitatori, 10 mila spettatori alle audizioni e altrettanti ai concerti ospitati nell’Auditorium Giovanni Arvedi, un gioiello di acustica concepito per gustare al meglio la voce degli otto Stradivari e degli altri archi che conserviamo». Domenica, a un anno esatto dall’apertura del Museo, Pavel Vernikov inaugurerà il Festival col Trio Ciajkovskij: «Ma noi non vogliamo che gli artisti si limitino a suonare, il concerto deve essere solo il momento clou di un incontro più ampio col publico — puntualizza Villa —. Vernikov, tre ore prima La storia Teca preziosa Un violino di Nicolò Amati ex «Collin» (1669), tra quelli custoditi nella sala «Lo scrigno dei tesori» del museo di Cremona Le corde del cuore Cremona, nel regno della grande liuteria per il museo un compleanno pieno di stelle La scultura e il convegno L’esterno del museo con «Suono d’acciaio» di Helidon Xhixha Sabato 4 ottobre alle 11 si parlerà del valore economico del violino con esperti economici e di aste (Sotheby’s) di suonare, dialogherà in pubblico col liutaio Primo Pistoni. Abbiamo visto come l’offrire più di una semplice esibizione attiri sia un pubblico inesperto, che finalmente si vede introdotto ed educato a capire i fascinosi ma spesso oscuri misteri della classica, sia il pubblico molto preparato che raramente può incontrare gli Un’attrazione di successo In 12 mesi sono stati 58 mila i visitatori, molti dall’estero: 10 mila gli spettatori alle audizioni e altrettanti ai concerti nell’Auditorium Giovanni Arvedi artisti e sentirli parlare». Sempre per intercettare un pubblico più ampio il cartellone, disegnato da Francesca Colombo, si apre a generi diversi: «Viktoria Mullova imbraccerà lo Stradivari Julius Falk del 1723 prima per un Partita di Bach poi, assieme a chitarra e percussioni, per uno scoppiettante “Stradivarius in Rio” sulle note di Nucci, Azevedo, Veloso e Misha, il figlio che Viktoria ha avuto da Abbado. Anche lei incontrerà il pubblico assieme al liutaio Marcello Ive». Dal samba a un doppio tango: Richard Galliano incrocerà la sua fisarmonica col violino di Guido Rimonda, accompagnati dalla Camerata Ducale tra Vivaldi, Bach, Piazzolla e lo stesso Galliano; Sonig Tchakerian e l’Orchestra di Padova e del Veneto confronteranno le Quattro Stagioni di Vivaldi e Piazzolla. Poi il violino jazz di Regina Carter e quello classicissimo di Salvatore Accardo, solista in Bach con l’Orchestra da camera italiana. «Meno altisonanti ma per me ugualmente importanti sono i tre appuntamenti per i bambini, la domenica pomeriggio — sottolinea Villa, citando — “L’Oca Rina alla scoperta della musica” o “Quante storie per un violino!”, nonché le matinée domenicali con i quartetti Stradivari, Matamoe e di Cremona. E le tre mostre: “Cremona 1937”, per ricordare la nascita del Museo di liuteria moderna; “Maestri”, per omaggiare quattro grandi liutai, Bissolotti, Guicciardi, Morassi e Scrollavezza, che sono stati i maestri di tutti gli artigiani oggi attivi: incontrarli sarà incontrare la tradizione; “Liutai italiani del XXI secolo”, con gli strumenti di oltre 160 artisti: sarà un patrimonio immateriale, ma oggi la liuteria è viva e vegeta, qui lo si può vedere e toccare con mano». Enrico Parola © RIPRODUZIONE RISERVATA Nella bottega del grande artigiano, uno dei maestri mondiali insieme con Francesco Bissolotti, Giancarlo Guicciardi e Renato Scrollavezza «Qui dentro nasce un violino al mese. Da 60 anni» Gio Batta Morassi: «Ma quest’anno nessun italiano è iscritto alla mia scuola» G li artisti non hanno orari. Nel bar di fronte al laboratorio (che vanta una sua «testa» di violino di fianco alla cassa) c’è anche un fotografo inglese di un’università giapponese. Gio Batta Morassi, leva liutaria classe 1934, affonda lo scalpello nel legno come lama nel burro. Tecnica pura. Il Maestro ha sempre lavorato in giacca e cravatta. Ancora oggi il grembiule da lavoro lo mette controvoglia. Dai tempi in cui la moglie lo malediva per ogni camicia che portava a casa da buttare la sera. La polvere si lava, la vernice molto meno. È cresciuto al riparo tra le montagne della Carnia, dove il violino nessuno sapeva cosa fosse. A 15 anni, una borsa di studio gli è valsa un biglietto di sola andata per Cremona. In treno, la scoperta della sua America. La prima volta in cui è salito in cattedra alla Scuola di Cremona era il ’58 e con lui tornava a insegnare la grande tradizione italiana. Oltre la vetrina del laboratorio, passano due ragazze svedesi con il loro violino sottobraccio come una baguette. Alla scuola di liuteria, su 50 iscritti, quest’anno non c’è un italiano. Arrivano tutti dal Giappone, Cina, Taiwan. Magari Bulgaria, Romania. «Troppi italiani oggi sono lavativi: è un lavoro dove ci vuole molta testa e tante mani. Ma questa è un’arte che non morirà mai, è il simbolo di un artigianato che funziona senza bisogno di macchine» racconta Morassi. Uno che per diventare «il maestro», come tutti lo salutano per strada, ha imparato a lavorare con entrambe le mani per non tradire la vena del legno. «La liuteria è una scienza simmetrica» spiega. Così è diventato il liutaio più veloce del mondo, senza tradire una briciola di qualità. «Sono riuscito a fare in tre giorni un violino per cui altri impiegavano due mesi. È la mia natura, sono sempre andato veloce. Anche oggi vado avanti indietro con il mio Friuli, Vienna, Budapest, Praga, quando posso in macchina». Simeone Morassi, 48 anni, porta avanti il laboratorio di papà. Un violino al mese, tutti pezzi numerati, già prenotati per i prossimi tre anni. Suo figlio ha 17 anni e nessuna intenzione di tradire l’albero musicale di famiglia. «D’estate viene a dare una mano in laboratorio: non è facile ma mi sembra convinto, si è scottato, affettato dita, ha capito che gli piace» racconta Simeone. La prima cosa che colpisce in un laboratorio di liuteria è il rumore. Vecchi suoni dimenticati. Fresa, lime. La polvere del legno che cade lasciando una scia musicale. Ci sono le stanze di costruzione, la sala di verniciatura con vasetti di sottaceti e gusci di capesante prestati alla causa («una cosa bella va utilizzata ovunque arrivi»). Poi un piccolo studio fotografico per immortala- re i modelli finiti e la stanza acustica, dove i musicisti si chiudono per ore per provare gli strumenti. Un liutaio difficilmente sarà anche un artista. «Abbiamo la mano dura, ma l’orecchio abbastanza morbido per convincere il musicista a fidarsi di noi. Dopo aver scavato e limato il legno, difficile avere la seta nelle dita per suonarlo» spiega Gio Batta. Racconta del legno, che spesso è andato a tagliare di persona, intorno a Francesco Bissolotti (1929) Giancarlo Guicciardi (1940) I colori del suono Gio Batta Morassi (1934) nel suo laboratorio (M. Scarpa/Skorpionpress) Renato Scrollavezza (1927) Sarajevo. Abete, lo stesso dell’albero di Natale. «Ci sono pezzi di legno che devi saper aspettare 40 anni: a volte lo si sceglie insieme al musicista in modo che possa anche andare incontro al suo gusto estetico». È capitato poi che qualcuno azzardasse troppo sulla richiesta. «Io al violino di Hello Kitty ho sempre detto no» ripete con una faccia che suona 60 anni di onorata carriera. Gio Batta Morassi ha appena compiuto 80 anni. In Carnia l’hanno eletto cittadino onorario. In Giappone lo invitano trattandolo da re («viaggi in business, cene con ministri che non parlano inglese e si vive di sguardi»). A Cremona, alla grande festa organizzata dal figlio c’erano tutti gli ex allievi. Il più giovane aveva 70 anni. Venuti dall’America come dalla Georgia. Ancora oggi i giovani che frequentano la Scuola passano di qui a trovarlo. «Da me vogliono una critica che possa farli crescere». Cammina nel laboratorio e a distanza di metri vede imperfezioni di un millimetro. Sfoglia vecchie riviste con sue interviste rilasciate alla Pravda come al New York Times. In un angolo il figlio Simeone sta accordando uno degli ultimi pezzi costruiti. Con la coda dell’orecchio, Gio Batta non perde una nota. «Io non suono, non ho mai avuto il tempo. Però, so ascoltare». Stefano Landi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 La guida Le biglietterie del Museo del Violino e del Teatro Ponchielli sono su www.stradivarifestival.it. Ingresso al Museo, prezzi: intero 10 euro, ridotto 7 euro. L’ingresso alle mostre e agli incontri è incluso nel biglietto del Museo. Info: 0372/080.809 e www.stradivarifestival.it. Aggiornamenti sulle pagine Facebook del Museo e su Twitter con l’hashtag #stradivarifestival. Facebook: https://www.facebook.com /museodelviolino. Twitter: @museodelviolino Eventi 47 italia: 51575551575557 L’altro appuntamento Restando in tema, dal 26 al 28 settembre CremonaFiere ospita la 27a edizione di Cremona Mondomusica, salone internazionale degli strumenti musicali d’artigianato (senza dimenticare le ultime novità dal mondo digitale), e la quarta edizione di Cremona Pianoforte – The Piano Experience, fiera dedicata a professionisti e appassionati dei tasti d’avorio. Info: tel. 0372/598011, www.cremonamondomusica.it, www.cremonapianoforte.it Scarica l’«app» Eventi Informazione, approfondimenti, gallery fotografiche e la mappa degli appuntamenti più importanti in Italia. È disponibile sull’App Store di Apple la nuova applicazione culturale del «Corriere della Sera Eventi». È gratis per 7 giorni. L’intervista La celebre violinista russa, in scena il 27 settembre, e la musica senza confini Tra Bach e le sonorità del Brasile scopro un nuovo talento, mio figlio Viktoria Mullova e il brano di Misha, nato dal legame con Abbado B ach e Brazil. Johann Sebastian e Caetano Veloso, il barocco e la bossanova, musica per meditare e musica per ballare... Bisogna saper osare per accostare mondi così lontani, separati da un oceano geografico e 400 anni di storia. Viktoria Mullova osa. La celebre violinista russa promette di lasciare senza fiato chi assisterà al suo concerto cremonese il 27 settembre. Bach nella prima parte da sola (dalla Partita n.1 in si minore), Veloso, Chico Buarque, Antonio Carlos Jobin e molti altri nella seconda, stavolta insieme con l’ensemble che vede suo marito Matthew Barley al violoncello, Paul Clarvis e Luis Guello alle percussioni, Carioca Freitas alla chitarra. Quanto a lei, visto che siamo nel regno del violino, ne suonerà non uno ma due. «Il mio Guadagnini del 1750, il cui archetto barocco è perfetto per la musica di Bach, mentre per la parte brasilera userò il mio Stradivari “Jules Falk” del 1723», precisa l’artista che mai si separa da suoi «gioielli». Due «solitari» della liuteria a confronto in repertori molto diversi. «Sono molto curiosa di sentire il loro suono in questo nuovo Auditorium sorto dentro il Museo del Violino, la cui acustica mi dicono straordinaria». Ma la scorribanda carioca nasconde una sorpresa. Tra i brani che Viktoria e la sua band eseguiranno ce n’è uno firmato da un compositore per nulla brasiliano il cui nome, Misha Mullov-Abbado, racchiude i talenti di due genitori fuori dal comune. Un bel ragazzo, nato dal suo legame con Claudio Abbado, votato per la musica in modo La seduzione Dialogo generazionale La violinista russa Viktoria Mullova (1959) con il suo Stradivari e, sopra, il figlio Misha Mullov-Abbado, 23 anni: diplomato alla Royal Academy di Londra è contrabbassista e compositore jazz. Ha vinto recentemente il Kenny Wheeler Prize straordinario. A 23 anni Misha è già un affermato contrabassista, diplomato alla Royal Academy of Music di Londra, adora la «classica» e compone jazz. Premiato qualche mese fa con il Kenny Wheeler Prize come miglior artista giovane. «Misha ha scritto una versione jazz di “Brazil”. Mi è molto piaciuta, si intona bene con le atmosfere e sonorità di un Paese che mi emoziona e che ho voluto celebrare nel mio ultimo cd,“Stradivarius in Rio”». Con Misha finora non si è mai esibita in pubblico: «A casa però suoniamo molto spesso insieme. E ci divertiamo moltissimo». Coinvolte nel «sound of music» familiare anche le sue due figlie, Katia e Nadia. «Che ha 16 anni e frequenta la Royal Ballet School. Sono felice delle loro passioni. Ma mai ho fatto ❜❜ In famiglia A casa suoniamo spesso insieme e coinvolgiamo anche le altre due mie figlie, Katia e Nadia Protagonisti pressioni di sorta. Mai avrei spinto i miei figli in una direzione piuttosto che in un’altra. Libertà, è la parola chiave della mia vita. E spero anche delle loro». Una libertà che Viktoria ha dovuto conquistarsi con coraggio e determinazione. La stessa con cui a 5 anni iniziò a studiare violino al Conservatorio di Mosca. Ma crescere nell’Unione Sovietica dell’era Breznev non era facile. Tanto più per un’artista ribelle come lei. Così a 23 anni Viktoria approfitta di una tournée in Finlandia per sottrarsi ai controlli feroci del Kgb, fuggire in Svezia e, nascosta sotto una parrucca bionda, raggiungere l’ambasciata americana per chiedere asilo politico. «No, non ho mai provato nostalgia o rimpianti per il mio Paese. Vivo a Londra da 23 anni, la mia casa e le mie radici sono lì. A Mosca non ho lasciato amici né affetti. Andarmene mi ha dato solo un senso di sollievo. Una smisurata felicità all’idea di non doverci più tornare». La Russia di adesso è molto cambiata. «Di sicuro è molto cambiata Mosca. Ma non in meglio. Rispetto allora ci sono tantissimi ricchi. Tanto ricchi che nessuno può immaginare quanto. Denaro che chissà da dove arriva. Meglio non saperlo. D’altra parte invece c’è una povertà tremenda. E ora l’Ucraina... È spaventoso quello che sta accadendo». Ingiustizie, costrizioni, barriere. L’impegno di Viktoria è continuare a scavalcarle. Come donna e come artista lei non accetta confini né divisioni. In piena libertà ha vissuto il suo privato, in piena libertà vive la musica. «La mia gioia più grande. Pari solo a quella che mi danno la natura, i miei figli, mio marito. Tutto è sempre questione di armonia, di ritmo, d’intesa. Bach o i Pink Floyd, Brahms o Miles Davies... Antica o contemporanea. Classica, rock o pop. Purché sia bella, la musica è musica». Giuseppina Manin Natalia Gutman La violoncellista suonerà Bach e Beethoven il 4 ottobre alle 21, accompagnata da S. Moroz e D. Hoffmann Avi Avital Al mandolino si esibirà l’11 ottobre alle 16, al Museo Civico, con musiche di Bach, Sauli, Bloch e Kuwahara Salvatore Accardo Suonerà Bach e Dvorak l’11 ottobre alle 21, in qualità di direttore e violino solista © RIPRODUZIONE RISERVATA La lunga sequenza di furti, mirati o casuali. Dall’avventura dello strumento di Amoyal all’ultimo caso del gennaio scorso Solisti e ladri, quella sfida tra «virtuosi» Per gli Stradivari e i suoi «fratelli» un’infinita passione criminale P eggio che con un figlio piccolo. Neanche un istante si può lasciare da solo un violino, e non c’è bisogno che sia uno Stradivari costato milioni e milioni. I ladri di strumenti più o meno preziosi sono sempre in agguato. Furti «mirati» e furti casuali. Pensiamo a quello dello Stradivari Lipinski 1715 (valore: 3,5 milioni di dollari) rubato nel gennaio di quest’anno a Frank Almond, primo violino della Milwaukee Symphony Orchestra, aggredito con uno storditore elettrico mentre tornava alla macchina dopo un concerto. L’anno scorso è stato ritrovato uno Stradivari 1696, dopo tre anni di «sparizione»: la sua proprietaria, la violinista coreana Min-Jin Kym era a Londra, alla stazione di Euston, mangiava un panino a un chiosco, ha guardato un attimo il telefonino e... Neanche in chiesa si può star tranquilli: lo scorso aprile, un solido Hornsteiner 1804, plasmato con i legni di Mittenwald, è stato rubato al violinista Damiano Bordoni nel Duomo di Novara. Il maestro aveva appena concluso la «Passione secondo Giovan- ni» e aveva appoggiato lo strumento in una sala della Cattedrale... Il colmo della sfortuna è toccato a un virtuoso eclettico come Luigi Alberto Bianchi: nel 1980 gli rubano una viola Amati 1595, la «Medicea», rompendogli il finestrino della macchina, lasciata in piazza Scala a Milano (happy end: i Carabinieri l’hanno recuperata nel 2006); nel ‘98, i ladri gli svaligiano anche la casa a Roma, trafugando uno Stradivari, il «Colossus» 1716... Lo Stradivari Gibson 1713 oggi suonato dal giovane statunitense Joshua Bell ha una storia curiosa: rubato nel 1936 in un camerino della Carnegie Hall (il proprietario, il violinista Bronisław Huberman era in scena e stava suonando... un altro violino, un Guarneri 1731), è riemerso solo nel 1985, riconsegnato alla polizia dalla vedova del ladro, violinista di strada... Ma il caso più avventuroso è quello occorso al francese Pierre Amoyal e al suo Stradivari Kochanski 1717, appartenuto allo Zar Nicola II. È il 15 aprile 1987. Amoyal si trova a Saluzzo per una masterclass. «Arrivo davanti all’hotel con la mia macchina, — racconta nel suo libro «Pour l’amour d’un Stradivarius» —. Non trovo parcheggio, mi metto in seconda fila. Col mio violino in mano corro nella hall, dove mi aspettano le mie valigie. Appoggio il giubbotto su una sacca, e sopra le chiavi dell’auto. Non lascio il violino neanche per un istante. Ho tante borse da sistemare, ma per primo mi occupo del mio amico Kochanski, che adagio sul sedile poste- Attenzione morbosa Pierre Amoyal con il suo Stradivari del 1717. Sopra il ritrovamento dello strumento nel ‘91 riore. Torno nella hall, prendo il giubbotto, cerco le chiavi, corro verso la macchina, credendo di averle lasciate dentro. Il ladro è già al volante, il motore ruggisce, la Porsche schizza via»... Il ladro voleva solo il bolide? «On a volé non âme», «Mi hanno rubato l’anima», piange Amoyal nelle interviste di quei mesi. È così: per un violinista lo strumento non è solo «strumento», non è soltanto la carriera, è la sua voce, una parte di sé, e la sua perdita è come un’amputazione. «Come se avessero rapito mia figlia», dice il maestro. Salvatore Accardo, con grande nobiltà, gli presta uno dei suoi violini, lo Stradivari «Uccello di Fuoco». Ma Amoyal non si rassegna. Si trasferisce in Italia, ingaggia investigatori privati. Dopo due anni di silenzio, i «rapitori» emergono dall’ombra e chiedono tre miliardi di lire di riscatto (lo riporta «Le nouvel observateur»). Intanto, il ladro della Porsche viene trovato torturato e ucciso, forse dai complici. Altri mesi di indagini, la traccia di una fotografia e poi il colpo finale: l’8 aprile 1991, un blitz dei Carabinieri blocca la Mercedes dei rapitori mentre stanno trasferendo l’ostaggio in un altro nascondiglio. Lo Stradivari è salvo, Amoyal ritrova la sua anima... Gian Mario Benzing © RIPRODUZIONE RISERVATA Quartetto di Cremona Eseguirà musiche di Lachenmann e Beethoven il 28 settembre alle 11 Richard Galliano Alla fisarmonica si esibirà con Guido Rimonda al violino il 2 ottobre alle 21 (foto Greppi) 48 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Serie B, solo un pari per il Latina Infortuni, Pato attacca il Milan Si è chiuso sullo 0-0 (rigore sbagliato dal laziale Paolucci) il recupero della 1ª giornata di serie B tra Vicenza e Latina. Classifica: Perugia p. 6; V. Lanciano, Cittadella, Ternana, Livorno, Trapani, Carpi e Latina 4; Bari, Pro Vercelli, Spezia, Frosinone e Avellino 3; Varese (-1) e Pescara 2; Catania, Bologna, Entella, Modena e Vicenza 1; Brescia e Crotone 0. «Sono tornato in Brasile per guarire. In Italia non mi hanno saputo curare». Pato, che nei suoi anni rossoneri ha fronteggiato decine di infortuni muscolari, attraverso l’«Estado de S.Paulo», attacca il Milan. «Ho girato il mondo per curarmi ma hanno sempre fatto tutto in fretta rimandandomi in campo troppo presto. Da due anni non ho infortuni, il problema non ero io». La Nazionale Dopo due vittorie è tornato l’entusiasmo. Il c.t. frena e invia un messaggio a Balotelli: «Chi verrà dovrà lavorare forte» MILANO — «Questo gruppo mi ha conquistato», confessa Antonio Conte dopo due vittorie, quattro gol segnati e neppure uno subito. Sono stati sufficienti nove giorni di lavoro per far scattare il feeling con la Nazionale. Perché anche la squadra è innamorata del nuovo allenatore. «Con lui sappiamo cosa dobbiamo fare», spiega Daniele De Rossi, il secondo azzurro per presenze (la prossima sarà la centesima in azzurro). «Ci fa lavorare tanto sul piano tattico», aggiunge il romanista. Però funziona. L’Italia ha già un’identità precisa: «Di certo non ci affideremo al tiki-taka», dice Conte, che chiude definitivamente con il passato. Non siamo spettacolari, forse, o almeno non ancora. Ma compatti, solidi, rabbiosi, determinati. Una squadra con l’anima. L’anima di Conte. «Ora andrò in giro a cercare altri gio- Assente Rivelazione Mario Balotelli, 24 anni, non è stato chiamato da Antonio Conte (a sinistra) per le due gare contro Olanda e Norvegia (Ansa) Simone Zaza, 23 anni, in gol contro la Norvegia. Aveva debuttato nell’amichevole contro l’Olanda (Getty Images) Conte accende il fuoco sacro La squadra C’è il nodo Pirlo: con lui De Rossi fa il difensore o rischia di perdere il posto. Verratti indietro catori senza preclusioni, ma chi verrà in Nazionale dovrà lavorare come hanno fatto questi ragazzi». Un messaggio sin troppo chiaro a Mario Balotelli, il grande assente di questa ripartenza e al tempo stesso il grande sconfitto. Se prima Mario era al centro del progetto, ora è marginale. Dopo aver visto all’opera Zaza e Immobile e considerando che il c.t. intende recuperare gli indisponibili Osvaldo e Pazzini, per Balo c’è una sola strada percorribile: mettersi in mostra sul campo. Quando sarà pronto, Conte gli concederà un’opportunità, una sola, senza sconti, né condizionamenti: o entra nei meccanismi del gruppo e si comporta come gli altri o resta a casa. Si può fare a me- Il tecnico: «Conquistato dal gruppo e niente tiki-taka». SuperMario rischia Ora l’incontro per la pace con la Juve no di lui. Non basta la fama, ci vuole fame. «E io sono il primo ad averne. Come Buffon, Bonucci, De Rossi. Con gente così mi auguro che la voglia di vincere rimanga in tutto il gruppo. Voglio giocatori che abbiano il fuoco dentro». Non è solo il pensiero di Conte. Anche gli azzurri, soprat- tutto i vecchi, vogliono cavalcare l’idea del tecnico: faticare per vincere. Senza risparmiarsi e senza cali di tensione. L’Italia è partita forte. Ma sarebbe sbagliato illudersi che la crisi del calcio italiano sia stata superata solo perché abbiamo messo sotto Olanda e la tenera Norvegia. E Conte è il primo a saperlo. «Non sono un taumaturgo e non faccio miracoli», avverte. E perché in Nazionale manca la continuità del lavoro. «Ogni volta si riparte da zero», avvisa Fabio Capello, c.t. della Russia. E poi se è vero che il nuovo allenatore ha già dato un’impronta alla squa- dra, è altrettanto vero che la qualità del gruppo è piuttosto bassa e non sarà facile migliorare da questo punto di vista. Il gruppo, più o meno, è questo. Conte lo ha promosso. Facile immaginare che rientreranno Barzagli e Chiellini in difesa e i già citati Pazzini e Osvaldo in attacco. A centrocampo c’è curiosità per Pirlo, che dovrebbe tornare in gioco a ottobre, ma potrebbe pestarsi i piedi con De Rossi. Nella filosofia di gioco del nuovo tecnico gli interni devono essere bravi ad attaccare la profondità. Di conseguenza se sarà Pirlo a guidare il centrocampo, De Rossi può giocare in difesa (ma è difficile togliere il posto a Bonucci) oppure darsi il cambio con lo juventino. Verratti, invece, rischia di essere chiuso. Staremo a vedere. Conte va oltre. «Abbiamo messo in moto la macchina, ora bisogna centrare la qualificazione all’Europeo». Il tecnico, in compagnia di Oriali, a stretto giro di posta (forse già oggi) farà visita alla Juve per chiudere il caso Chiellini. «Sentirò presto Marotta per chiarire ogni cosa», garantisce il team manager. Perché, come dice Conte, solo uniti possiamo tornare a vincere. Alessandro Bocci © RIPRODUZIONE RISERVATA Antirazzismo Alla conferenza Respect Diversity, assente il presidente della Figc, il numero 1 dell’Uefa ritorna sul caso. «Non è più tempo di un calcio bianco e machista» «Stupore e riprovazione», Platini non perdona Tavecchio ROMA — «Sono frasi che hanno provocato stupore e riprovazione». Le parole di Michel Platini, presidente della Uefa, introducendo la quarta conferenza Respect Diversity, sulla lotta a razzismo, discriminazione e intolleranza nel calcio, sono chiare. Ed è una scelta non fare il nome di chi ha pronunciato quelle frasi sui «mangiatori di banane» — e cioè Carlo Tavecchio —, che da Platini viene citato come «colui che è recentemente diventato presidente Figc». La Uefa ha aperto un’indagine sul caso Optì Pobà: «C’è chi deciderà in merito e non tocca a me pronunciarmi». Il finale arriverà entro fine mese — forse prima — perché la Uefa si è presa il tempo per tradurre le carte dell’archiviazione italiana. L’assenza del presidente federale della nazione che ospita l’evento è clamorosa. Solo il presidente della Lega di serie A e vicepresidente federale vicario, Maurizio Beretta, per ovvi motivi, non vede nelle parole di Platini «un attacco a Tavecchio, semmai un elemento che ha ricordato un dato di cronaca». Per due deputati del Pd, Khalid Chaouki L’inchiesta Uefa Le Roi sul caso Optì Pobà: «C’è chi deciderà in merito e non tocca a me pronunciarmi» e Laura Coccia, «l’imbarazzante assenza del presidente della Figc costituisce un’umiliazione per l’Italia e per il calcio italiano ed è di per sé una sconfitta in tema di lotta al razzismo». Platini ha affermato che non è più tempo per un calcio «bianco e machista, ma non possiamo essere orgogliosi di questa quarta edizione di Respect Diversity negli ultimi undici anni perché è la constatazione di un fallimento». Il razzismo è ancora ben presente nel calcio, megafono per chi vuole fare passare certi messaggi. Per questo è importante combatterli con leggi efficaci — sportive e non —, ma lo è altrettanto aprire il dibattito a 360 gradi per evi- Parodia L’ultima imitazione di Crozza Maurizio Crozza (nella foto) imita Carlo Tavecchio. Il comico ha preso di mira il presidente della Figc dopo l’infelice frase su «Opti Pobà e le banane». Il video si può vedere sul sito corriere.it tare ogni tipo di intolleranza (genere, colore e orientamento sessuale), ma anche, come ha detto acutamente un delegato croato, dell’ultimo grado di discriminazione: la povertà. Sarebbe stato bello parlarne con Platini, «integrando» tutti i mass media presenti, ma nessuno è perfetto, nemmeno Le Roi. Lo erano, semmai, i suoi calci di punizione. In questo senso, con lo spettacolo e con i comportamenti, il calcio può dare una mano alla crescita sociale sui temi antirazzisti. Per questo, tra i relatori, c’era il presidente della Juve, Andrea Agnelli, che ha parlato della partnership con l’Unesco, chiamata «Gioca con me», che «è incentrata sull’educazione co- me chiave per combattere tutte le forme di discriminazione e promuovere l’integrazione. L’Italia sta prendendo coscienza solo adesso della portata dell’immigrazione di massa. Le nostre squadre sono diventate laboratori multiculturali. I nostri tifosi non sono interessati alla provenienza dei calciatori, l’unica cosa che conta è che siano una squadra. Nella Germania campione del mondo Miroslav Klose, che è nato in Polonia, è diventato un’icona. Se l’Italia raggiungesse un livello di integrazione sociale e sportiva pari a quello tedesco ne trarrebbe vantaggio sia dentro che fuori dal campo». Luca Valdiserri © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Sport 49 italia: 51575551575557 Suarez in campo contro il Real Coppa Davis, oggi il sorteggio Basket, la Serbia in semifinale Luis Suarez sarà in campo in Real Madrid-Barcellona, in programma al Santiago Bernabeu il 25 ottobre (ore 18). L’attaccante finirà di scontare i quattro mesi di squalifica per il morso a Chiellini (a Natal, 24 giugno) proprio il giorno prima del «Clasico». Lo ha confermato il Tribunale Arbitrale dello Sport: lo stop va dal 25 giugno al 24 ottobre. La Serbia raggiunge Lituania e Usa nelle semifinali del Mondiale di basket in Spagna: la squadra di Djordjevic ha travolto il Brasile (84-56) delle stelle Nba Varejao e Splitter. La Serbia, che l’anno scorso negò all’Italia l’ultimo posto per il Mondiale, è decollata nel 3°quarto (29-12) con un grande Teodosic (23 punti): adesso affronterà la vincente della sfida tra Spagna e Francia. Oggi alle 12 alla Victoria Hall di Ginevra il sorteggio-conferenza stampa per la semifinale di Coppa Davis Svizzera-Italia in programma da domani nella hall 6 del Palexpo, seconda arena più grande del mondo (18.500 posti), dopo l’Arthur Ashe Stadium di New York (23.200). Svizzera favorita con Federer (3 del mondo) e Wawrinka (4) contro i nostri Fognini (17) e Seppi (48). Trasformazione Il rilancio di Giaccherini e la scommessa Florenzi Zaza, Immobile & c. Quelli con la fame che piacciono al c.t. Il nuovo Verbo: applicazione e intensità Certezza Ciro Immobile, 24 anni, è l’unico degli attaccanti chiamati da Antonio Conte ad aver giocato il Mondiale (Getty Images) ✒ E adesso chi si ricorda di Balo? di ALBERTO COSTA N on è la prima volta, nel passato prossimo della nazionale, che un c.t. parte sparato, con due vittorie consecutive. Nel ’98 Dino Zoff, se possibile, fece addirittura meglio di Antonio Conte, spezzando le reni al Galles (a Liverpool) e poi alla Svizzera, anch’egli con un doppio 2-0: in entrambi i casi si trattava di impegni ufficiali, per le qualificazioni a Euro 2000. I peana all’indirizzo del nuovo c.t. che hanno caratterizzato il successo di Oslo lasciano quindi il tempo che trovano, nel senso che, pure legittimi, tradiscono la nostra atavica mancanza di senso della misura. Anche con Prandelli per un bel po’ fu amore sviscerato, grazie a un’Italia che giocava come nessuna squadra di club era in grado di fare: poi sappiamo com’è andata, con il c.t. spernacchiato da tutti, incluso il nonno di Pepito Rossi. Dunque, al di là del senso di appartenenza e di un evidente filo conduttore espressi dagli azzurri in Norvegia, a noi pare che il vero grande merito di Conte sia soprattutto quello di avere azzerato la memoria di Balotelli. Come se SuperMario non fosse mai esistito, come se le sue 33 presenze azzurre (e i suoi 13 gol) appartenessero a un mondo distante anni luce. La nuova Italia ha lottato e vinto con una coppia di attaccanti che non è affetta da twittite acuta e che non è funzionale al gioco perverso degli eccessi mediatici. Nelle 54 apparizioni ufficiali da milanista Balo aveva segnato soltanto 2 dei suoi 30 gol complessivi a formazioni cosiddette di vertice (Napoli e Fiorentina), entrambi peraltro non decisivi: eppure lo avevamo collocato al centro del nostro universo calcistico. Conte è riuscito a rovesciare il mondo: Balotelli chi? © RIPRODUZIONE RISERVATA 13 cross effettuati dagli azzurri con la Norvegia contro i 6 fatti in tutto il Mondiale MILANO — La fame è tornata anche perché Antonio Conte ha rimesso il boccone al centro del tavolo e ha spiegato agli azzurri qual è la strada più breve per addentarlo. Fuor di metafora: contro la Norvegia, l’Italia ad esempio ha crossato 13 volte, più del doppio delle tre partite del Mondiale brasiliano (6). Un gioco più profondo, più veloce, in cui l’applicazione e l’intensità devono essere sempre al massimo: da Zaza a Immobile, da Giaccherini a Florenzi, passando per De Sciglio, ma anche Poli o Darmian. Tutti citati da Conte come esempio di giocatori con la fame, in contrapposizione a Balotelli a cui è rimasta solo la «fama». Tutti con ampi margini di crescita, da colmare con una totale dedizione alla causa. L’ultimo arrivato e il più appariscente di questa piccola co- vata di mastini da sguinzagliare è Simone Zaza, il ragazzo lucano che vuole di più dalla sua vita calcistica, ma senza fretta: a 15 anni ha detto di no al Milan (per l’Atalanta) a 20 ha respinto il Psg che gli proponeva un quinquennale, per restare ad Ascoli con il cartellino di proprietà della Samp. E quest’estate, come Berardi, Zaza ha preferito crescere ancora in Emilia. La Juve ha il diritto di ricomprare l’attaccante a 14 milioni nel 2015 o a 18 nel 2016, ma intanto con i soldi dell’operazione Zaza ha finanziato parte dell’acquisto esoso (21 milioni) di Morata, via Madrid, di un anno più giovane: «I motivi ve li spiego in privato…» ha svicolato ad Oslo Antonio Conte. Per il ruolo che occupano e per i gol e le occasioni che hanno creato contro Olanda e Norvegia, Zaza e Immobile rappre- sentano l’avanguardia dei giocatori a stomaco vuoto tanto cari al c.t.: anche nella Juve dei tre scudetti si è visto di rado un moto perpetuo di questo tipo da parte delle due punte. I due azzurri hanno meno soluzioni tecniche nel loro prontuario da attaccanti rispetto a Tevez e Llorente, ma compensano con un grande dinamismo, sfruttando tutta la loro energia giovanile. Soprattutto Immobile, che si è pure fatto male all’anca nel finale (niente di grave) ha fatto il pendolare tra centrocampo e at- Il metodo Conte Giaccherini: «Cassano parlava dei soldatini della Juve? Ben vengano se sono questi qua» Juventus tacco: Ciro ha un anno in più di Zaza, ha firmato un contratto milionario col Borussia Dortmund dopo aver vinto la classifica marcatori col Torino, ma ciò non toglie che la scelta della Juve di non riscattarne l’altra metà dai granata ma di venderla ai tedeschi possa rappresentare per il giocatore un ulteriore stimolo ad esplodere con la maglia azzurra. Per dimostrare che anche l’infallibile Conte a volte può sbagliarsi. Di sicuro il c.t. non si sbaglia su Giaccherini: se la vetrina nel negozio degli affamati è per gli attaccanti, nel retrobottega c’è il Giacche a controllare che tutto sia a posto. Il giocatore del Sunderland ha fatto capire come stanno le cose: «Cassano parlava dei soldatini di Conte alla Juve? Se sono questi qua, ben vengano i soldatini…». Pochi giorni dopo, il tuttocampista sbucato nel Cesena dal nulla calcistico ed esploso nella Juve, aveva attaccato Prandelli per averlo lasciato a casa dal Mondiale. In due partite si è confermato un giocatore difficilmente sostituibile per intensità di gioco e conoscenza dei movimenti del nuovo c.t.: quando Conte fece una piazzata per la sua cessione al Sunderland (comunque 7 milioni di euro) fu preso per matto. Sarà stato solo un attacco di fame nervosa? Paolo Tomaselli Vidal e Tevez si bloccano Ansia Allegri TORINO — Sono guai per Allegri. La Juventus perde Arturo Vidal per una «lieve distrazione muscolare a carico del semitendinoso della coscia destra» e Carlitos Tevez, anche lui bloccato da un problema muscolare al flessore. Il centrocampista cileno salterà l’anticipo di campionato con l’Udinese e il debutto in Champions con il Malmoe di martedì ed effettuerà ulteriori controlli all’inizio della prossima settimana. La speranza è di un recupero lampo per la sfida con il Milan del 20 settembre. Anche Tevez rischia di saltare Udinese e Malmoe. Emergenza per Allegri: sabato mancheranno anche Pirlo, Barzagli, Chiellini e Morata. f. bon. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA La polemica Lotito incassa anche l’ironia della Roma e del suo d.g. «Sono più di un dirigente Figc» MILANO — La presenza di Claudio Lotito al seguito della Nazionale continua a far discutere. Ce n’è per tutti i gusti. Ad esempio, è stato divertente assistere ai tentativi del presidente della Lazio di dribblare le regole legate ai controlli di sicurezza dell’aeroporto di Oslo, mentre gli addetti alla sicurezza insistevano perché buttasse via due bottiglie di acqua minerale, prima di passare dal metal detector. «È l’acqua dello sponsor», ha ripetuto Lotito, che però non è riuscito a commuovere i controllori norvegesi. Il tutto due ore dopo che Daniele De Rossi aveva detto, a proposito della presenza azzurra di Lotito: «Se ci sono fastidi miei personali, non è detto che siano di tutto il gruppo. Preferisco avere intorno meno gente possibile; dicono che i consiglieri federali siano 21, speriamo non vengano tutti». Il team manager, Lele Oriali, ha spiegato: «Se i risultati sono questi, ben vengano le polemiche. Quella di Daniele è un’esternazione personale, il presidente Lotito è stato sia a Bari sia a Oslo, ma sa anche che all’interno dello spogliatoio non può venire, quella è una zona franca e non si è mai visto. Poi, visto che è stato lui con noi, vorrà dire che per par condicio inviteremo anche gli altri consiglieri». La presenza di Lotito in azzurro ha dato vita a una nuova puntata del derby romano, con intervento del d. g. giallorosso, Mauro Baldissoni: «Non credo che in Nazionale ci sia una querelle tra De Rossi e Lotito. Lui è al seguito dell’Italia, secondo molti in maniera forse un po’ troppo ingombrante, ma evidentemente non ha di meglio di cui occuparsi. E quindi si occupa della Nazionale». Alla fine della giornata, ecco la Presente Claudio Lotito (Ansa) puntualizzazione del presidente della Lazio (il club è stato deferito in queste ore per il contratto di Onazi), consigliere federale e componente del comitato di presidenza della Figc (con delega alle riforme): «Non sono solo consigliere federale, ma molto di più». La controprova arriverà nel Cf di domani, dove si parlerà di multiproprietà per i club, di format dei campionati (A e B a 18), di rose bloccate a 25, di 8 giocatori in lista provenienti dai vivai. Così Lotito in una nota: «È necessario avviare un processo di riforme che ci restituisca competitività in ambito internazionale. Serve un nuovo corso, dove i fatti superino l’immobilismo mostrato fino a oggi e il contributo di tutte le componenti sarà fondamentale. Farò il possibile perché il nostro Paese possa misurarsi con realtà più concrete ed efficienti». f. mo. © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 Sport 51 italia: 51575551575557 Il caso L’avvocato dell’atleta: «Clima da caccia alle streghe, l’unica debolezza di Alex è del 2012» Investigatori in marcia su Schwazer ombre anche sull’oro di Pechino L’accusa: «Doping provato dal 2010, gravi indizi prima del 2008» La vicenda La confessione Mi sono dopato radiatemi L’8 agosto 2012, alla vigilia delle Olimpiadi di Londra, in una drammatica conferenza stampa Alex Schwazer riconosce il doping: «Sono dopato e merito di essere radiato. Ho fatto tutto da solo» L’antidoping Squalifica fino al 2016 Il Tribunale nazionale antidoping squalifica Schwazer per tre anni e mezzo, fino al 30 gennaio del 2016. Nel frattempo sulla vicenda indaga la procura di Bolzano La procura Indagati medici e dirigente Fidal La procura di Bolzano chiude l’inchiesta penale. Ci sono quattro indagati: Schwazer, i due medici federali Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella e l’ex dirigente tecnico Fidal Rita Bottiglieri La novità «Il doping risulta provato dal 2010, pur sussistendo gravi indizi riconducibili fino al 2008, prima delle Olimpiadi di Pechino». È la sorprendente conclusione a cui sono arrivati gli investigatori che hanno indagato sul caso del marciatore azzurro Alex Schwazer. Sorprendente perché, al di là degli effetti penali dell’inchiesta da poco conclusa dalla procura di Bolzano, allunga un’ombra su uno dei successi più prestigiosi della storia dell’atletica azzurra: l’oro nella 50 chilometri di marcia alle Olimpiadi di Pechino, coronato dall’atleta altoatesino con il record olimpico. Il documento fa parte del faldone depositato dagli inquirenti con l’avviso di conclusione delle indagini, nel quale vengono riportati nel dettaglio i capi d’accusa. Al di là delle certezze sul doping confessato dallo stesso Schwazer alla vigilia delle Olimpiadi di Londra del 2012 e al di là dei sospetti sugli europei di Barcellona, dove il marciatore ha paradossalmente conquistato l’oro dopo la squalifica per doping del russo Stanislav Emelyanov, il pm si sofferma su due periodi: dal 10 al 23 giugno 2008 e dal 6 al 27 luglio dello stesso anno (i Giochi di Pechino sono dell’agosto successivo). E scrive che «al fine di alterare le proprie prestazioni agonistiche ha fatto uso di una tenda ipossica in grado di replicare la ridotta disponibilità di ossigeno tipica dell’alta quota, abbassando la percentuale di ossigeno nell’aria. L’uso della tenda è vietato in Italia, in quanto inserita nella “Lista dei metodi proibiti” pubblicata dal ministero della Sanità». Così, l’accusa. Che tuttavia sembra non avere alcuna intenzione di affondare troppo il colpo e non esclude l’ipotesi di giungere Volley con l’ex marciatore a una sorta di patteggiamento, la cosiddetta «messa alla prova», con sospensione del processo e cancellazione di ogni macchia penale sul passato. «Non accetto che si dubiti sulla regolarità dell’oro olimpico di Pechino del mio cliente — ha replicato deciso l’avvocato Gerhard Brandstätter, difensore di Schwazer con il suo collega Domenico Aiello — C’è un clima di caccia alle streghe che allontana dalla verità e la verità è una sola, quella che lo stesso Alex ha confessato: la sua è stata una debolezza circoscritta al 2012. I valori sballati che emergono dal 2010, solo un paio, rientrano nella media e si tratta di valori di allenamento. Documenteremo la regolarità anche di questi». Aiello ha voluto sottolineare come «in Italia un certo tipo di onestà e di sincerità non paghi mai, specie nelle aule di giustizia». Con Schwazer sono indagati per favoreggiamento i due ex medici federali Pierluigi Fiorella e Giuseppe Fischietto e l’ex velocista e dirigente Fidal Rita Bottiglieri. «Da parte della Federazione vi era da anni la consa- Patteggiamento Il pm si prepara a una sorta di patteggiamento con sospensione del processo Gioia olimpica Alex Schwazer, 29 anni, esulta sul traguardo di Pechino dopo l’oro nella 50 km (Reuters) Una nuova consulenza medica e nuovi interrogatori: il caso Pantani è ufficialmente riaperto. Lo ha confermato il procuratore di Rimini, Paolo Giovagnoli, che ha così deciso di indagare nuovamente sulla morte del Pirata (foto) del 24 luglio 2004 al residence Le Rose di Rimini. L’inchiesta prende vita dall’esposto presentato dall’avvocato Antonio De Rensis a nome della famiglia del Pirata lo scorso 24 luglio, in cui viene contestata «l’unilaterale attività investigativa», che avrebbe tralasciato «logici approfondimenti e consueti rilevamenti». E ipotizza l’omicidio volontario. «Marco stammi vicino, ci siamo», ha scritto ieri su Facebook mamma Tonina. pevolezza che il comportamento di Schwazer era da considerarsi sospetto e che per Fischetto, Fiorella e Bottiglieri rasentava la certezza», scrivono gli investigatori. Mentre il pm precisa: «Prima nel 2008 e poi nel marzo 2012 il tecnico federale Vittorio Visini manifestava i propri dubbi al dottor Fischetto che però ometteva di informare l’antidoping del Coni». E lo stesso avrebbe fatto il suo collega Fiorella «pur avendo a disposizione i dati ematici oltre la norma nella primavera del 2010, nella primavera del 2011 e nel febbraio 2012». La difesa dei due medici è netta: «Non sapevamo del doping». © RIPRODUZIONE RISERVATA Andrea Pasqualetto Vittoria della famiglia La Procura: verrà riaperto il caso Pantani Nuovi interrogatori e consulenza medica © RIPRODUZIONE RISERVATA Sabato a Pechino la prima gara: anche DiCaprio patron di un team. Jarno Trulli proprietario e pilota: Michela Cerruti corre con lui Formula E, adesso si corre con le pile Via al Mondiale delle auto elettriche: al pit stop si cambia macchina DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PECHINO — Le batterie sono cariche. E se qualcuno ha lasciato Monza deluso dal rumore ibrido dei motori Mercedes, che effetto faranno a Pechino le monoposto completamente elettriche della nuova Formula E (come Electric)? Il primo campionato «a pila» parte sabato nella capitale della Cina, diventata il più grande mercato mondiale dell’automobile, appassionata di velocità ed eccessi a quattro ruote. Dietro questa nuova «electric series» ecologica ci sono piloti, ingegneri e sponsor transfughi dalla F1. Il patron è lo spagnolo Alejandro Agag, genero dell’ex premier Aznar, amico di Flavio Briatore. Ancora un anno fa lo consideravano un illuso, ma oggi quaranta vetture sono sbarcate a Pechino: e al Parco Olimpico, intorno allo stadio Nido d’Uccello, stanno finendo di montare barriere e tribune per l’«ePrix» di dopodomani, sabato 13 settembre. Uno a uno arrivano i piloti e i proprietari delle scuderie, nomi del jet-set: Alain Prost ha fondato una squadra e affidato il volante al figlio Nicolas; Nelson Piquet jr guida per China Racing; Bruno Senna è sulla indiana Mahindra; Leonardo DiCaprio è dietro il team Venturi; sir Richard Branson ha lanciato un Virgin Racing team. C’è anche parecchia Italia in questa avventura: Jarno Trulli, l’abruzzese con 256 Grand Prix alle spalle ha una scuderia, corre e fa correre anche la giovane Michela Cerruti. Agag può esultare, tra le dieci città che hanno aperto le loro strade urbane al ca- Calendario In parata Le auto elettriche in parata a Londra, dove si concluderà il campionato lendario del suo mondiale ci sono Berlino, Buenos Aires, Miami, Long Beach, Montecarlo e per finire Londra. «Siamo entrati in questo progetto concentrandoci su Cina e Stati Uniti che saranno i due principali mercati dello sviluppo delle auto elettriche; vogliamo mostrare correndo che i nostri motori sono la soluzione all’inquinamento delle metropoli come Pechino». In effetti, anche in questi giorni che dovrebbero essere di sole, la capitale è avvolta nella solita nuvola di foschia formata dal PM 2,5. Le dieci scuderie però, sono venute a Pe- chino per gareggiare e vincere. Più o meno ad armi pari, perché per questo primo anno le vetture hanno lo stesso motore, per economizzare. La velocità massima è sui 225 km orari, più bassa di quella in F1, ma l’accelerazione da zero a cento avviene in tre secondi e sui circuiti cittadini la velocità sarà comunque da brivido. Tutto in un quasi silenzio futuristico: «A tratti si sente solo il vento», dice Jaime Alguersuari, prima guida della Virgin. A noi questi motori hanno ricordato un frullatore di banane spinto al massimo, fuso con un effetto speciale da film. Sebastian Vettel è meno poe- Questo il calendario delle gare di Formula E: la gara del 14 febbraio dovrebbe tenersi a Los Angeles, nel 2015 toccherà anche a Roma 13/9 Cina Pechino 22/11 Malesia Putrayaja 13/12 Uruguay Punta del Este 10/1 Argentina Buenos Aires 14/2 da ass. 14/3 Usa Miami 4/4 Usa Long Beach 9/5 Monaco Monte Carlo 30/5 Germania Monaco 27/6 G.Bretagna Londra tico: «Roba morbida come il formaggio», ha sentenziato. Sta di fatto che ai box sono scomparse le cuffie protettive per il rumore assordante e per avvisare i meccanici del rientro di un’auto si suonano le sirene. Proprio i box e la pit lane promettono di essere uno dei punti di forza dell’ePrix. A Pechino la pit lane è disegnata a U, con le tribune sopra per consentire al pubblico di vedere i piloti che a metà gara scendono e cambiano monoposto, perché questi motori elettrici hanno un’autonomia in corsa di circa mezz’ora e la Fia ha giudicato ancora troppo pericoloso ricaricare al pit stop le batterie da 700 volt. Il cambio di vettura risale ai tempi eroici della Formula 1: Stirling Moss vinse nel 1957 ad Aintree con la Vanwall cedutagli a metà gara dal generoso compagno Tony Brooks. Il regolamento prevede un minuto per scendere dalla monoposto scarica e ripartire con quella che servirà a completare la gara: nessun cambio gomme, a meno di foratura. Quindi, a Pechino vedremo quaranta vetture in tutto per le dieci scuderie: le consegnano gli aerei di Dhl. Viene dalla F1 anche Tag Heuer, cronometrista ufficiale e founding partner della Formula E, che a suo tempo era stato al fianco di Enzo Ferrari e ora cerca nuove sfide d’avanguardia. Gara di un’ora, prove libere e di qualifica concentrate nella stessa giornata di sabato. Tutto si consuma rapidamente, perché il pubblico al quale si rivolge la formula E è quello giovane, dei social network. E sul web si può votare per i piloti: chi ha più consensi ottiene 5 secondi di «boost», può aumentare la potenza del motore. In questo X Factor pechinese ho cliccato sulla nostra Michela Cerruti del team Trulli. Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA Deluso Il c.t. Mauro Berruto Italia murata dalla Serbia Il Mondiale ormai la boccia Ce n’è abbastanza per metterli in discussione tutti, nessuno escluso. L’Italia del volley, nonostante abbia ancora davanti tre partite, è fuori dal Mondiale. Fuori da posizioni minimamente accettabili, detto che non si parla nemmeno di arrivare a giocare per le medaglie. Così, a Lodz, l’ennesima sconfitta con la Serbia (3-0: 25-19, 2927, 25-22), serve solo a certificare che da certi buchi neri, in questa vita, non è stata capace di uscirne. Perché nella precedente c’era riuscita e come. E allora la spiegazione potrebbe essere molto meno teatrale di dissensi interni e prese di posizione, potrebbe essere che questi ragazzi fino ad oggi hanno giocato al massimo del loro potenziale e che ora siano lontanissimi da quei livelli. Tecnicamente, perché hanno giocato peggio dei loro avversari (in attacco prima di tutto), perdendo in modo impietoso il confronto con il resto del mondo. Caratterialmente, perché manca un leader che nei momenti bui si carichi la squadra sulle spalle. Anche ai Giochi di Londra erano partiti male; poi però era arrivato il bronzo, ma Savani e Mastrangelo non sono diventati Savani e Mastrangelo a caso. E invece dopo Londra il gruppo è cambiato ancora e non ha retto il ritornello di essere la squadra «destinata solo a vincere». Mauro Berruto, il c.t. che in quattro stagioni ha trasformato dei buoni giocatori in uomini da medaglia, forse è il primo che ha subito la stessa pressione. Sono caduti tutti, rovinosamente. «Ora chiudiamo il Mondiale con dignità — commenta il ct —, poi valuteremo perché i meccanismi che ci hanno portato a vincere prima, si sono rivelati così fragili oggi. Siamo tutti sotto esame, lo so, ma il mio obiettivo resta Rio 2016: ho delle idee e vado avanti». Parlare, resettare e condividere. Dove sta scritto che è troppo tardi? Eleonora Cozzari © RIPRODUZIONE RISERVATA Gruppo E Così ieri ITALIA-Serbia 0-3 Argentina-Francia 1-3 Australia-Iran 1-3 Polonia-Usa 1-3 Classifica Francia 10; Polonia e Serbia 9; Iran 8; Usa 7; Argentina 3; ITALIA 2; Australia 0 Così oggi ore 16.40: Argentina-Iran ore 16.40: Serbia-Usa ore 20.25: Polonia-ITALIA Tv: diretta RaiSport1 ore 20.25: Australia-Francia 52 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 È mancato allaffetto dei suoi cari il Luigi Sella grande uomo di Fede, legato ai valori della famiglia.- I funerali si svolgeranno venerdì 12 settembre alle ore 10 nella chiesa di Caltignaga (No) e proseguiranno con la tumulazione al cimitero di Oropa nella cappella di famiglia. - Roma, 10 settembre 2014. Giorgio Malberti - Cinisello Balsamo, 10 settembre 2014. La Direzione e i dipendenti delle società Gecofin e Geico Group profondamente commossi partecipano al lutto della famiglia Malberti per la perdita di Partecipano al lutto: Silvana, Lorenzo e Stefano. Giorgio Malberti Sandro e Roberta, con Federica, Luca e Sveva si stringono affettuosamente a Liliana, Paolo e Roberta nel dolore per la scomparsa del Lodovico e Sandra Sella sono vicini con grande affetto a Imara, figli, nipoti e a Elena nel ricordo del carissimo - Cinisello Balsamo, 10 settembre 2014. Anna, Franco, Irina e Giuseppe Altamura addolorati per la sua scomparsa ricordano Dott. Prof. Giorgio Fossati Magda Olivero già docente dellistituto Verri, studioso insigne. - Milano, 10 settembre 2014. Luigi - San Gerolamo, 11 settembre 2014. celebre soprano e donna esemplare. - Milano, 10 settembre 2014. Partecipano al lutto: Concetta Malcangi. Laura Fabris. La Dottoressa Ornella Marelli. Nicolò e Indoo addolorati per la scomparsa di Luigi Sella ricordano in lui il cugino affettuoso e saggio. - Sella di Mosso, 11 settembre 2014. Magda non cè più ma la stella luminosissima del suo canto brillerà per sempre.- Maria Chiara. - Oderzo, 10 settembre 2014. Sentite condoglianze alla famiglia per la scomparsa del caro Cesare, Daniele, Domitilla, Flaminia, Francesco, Gian Mario, Luigi, Stefano, Teo, Vito sono vicini a Maurizio con grande affetto per la perdita del suo indimenticabile papà Dott. Giorgio Fossati Giovanni (Nino) Frare I condomini di viale Piave 15. - Milano, 10 settembre 2014. N.H. Amore della mia vita non ci sei più.- Ringrazio insieme ai miei figli Claudia e Silvio il personale San Gerardo di Monza e dellIstituto dei Tumori di Milano per la loro professionalità ed umanità.Tua moglie, Serafina. - Lesmo, 9 settembre 2014. Il giorno 9 settembre è mancata allaffetto dei suoi cari Luigi Sella - Roma, 9 settembre 2014. Maria Fabris Puggina Addolorati ne danno il triste annuncio il marito Marino, i figli Cristina, Massimo con Monica, Antonio con Alessandra e Antonella con Massimo ed i nipoti.- I funerali avranno luogo sabato 13 settembre alle ore 10.30 nella chiesa parrocchiale di Rubano (PD). - Rubano - Padova, 11 settembre 2014. Il Presidente Cavaliere del Lavoro Antonio DAmato, unitamente ai componenti del Consiglio Direttivo e ai Past President Cavalieri del Lavoro Alfredo Diana e Benito Benedini della Federazione Nazionale dei Cavalieri dei Lavoro, partecipa con profondo cordoglio al dolore del Vice Direttore Generale Carlo Quintino Sella e della sua famiglia per la perdita del caro papà Massimo e Milly Moratti abbracciano con affetto Gabriele nel dolore per la perdita del padre Renato Salvatores - Milano, 10 settembre 2014. 11 settembre 1964 - 11 settembre 2014 La Real Casa di Savoia si stringe attorno alla famiglia del Commendatore Marino Puggina per la perdita della Dama della Croce Rossa Dott. Luigi Sella - Roma, 10 settembre 2014. Antonino Giuffrè Caro papà, vicini a mamma, Peppino con Paola, Maria Teresa, Gaetano con Roberta e Isabella con Roberto ti ricordano con affetto immutato a cinquantanni dalla tua scomparsa.- Ti indicano ai nipoti e pronipoti come esempio di vita e ti ricordano a quanti ti hanno stimato e voluto bene. - Milano, 11 settembre 2014. Maria Fabris Puggina Il Direttore Generale Franco Caramazza e tutto il personale della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro partecipano con affetto e amicizia al dolore del collega Carlo Quintino Sella e della sua famiglia per la scomparsa del caro papà - Ginevra, 10 settembre 2014. Stefano e Monica Boccadoro porgono le più sentite condoglianze alla famiglia del Presidente Don Emilio Botín Dott. Luigi Sella La Confraternita della Gastronomia Lombarda, nel trigesimo della tragica scomparsa dellamico per la grande perdita umana e professionale. - Milano, 10 settembre 2014. - Roma, 10 settembre 2014. Il Signore ha chiamato a sé lanima buona di Evaldo Bianchi Santander Private Banking con il Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale e tutti i dipendenti si unisce al dolore della famiglia per la perdita del suo stimato Presidente Agostino Orizio ringraziandolo per la gioia che ci ha dato con la sua musica e il suo profondo affetto, lo piangono con infinita nostalgia la moglie Luciana Babini e i figli Pier Carlo, Alessandro, Marco e Paolo con le loro famiglie.- Le esequie avranno luogo nella chiesa parrocchiale di Cazzago San Martino giovedì 11 settembre alle ore 15. - Brescia, 11 settembre 2014. Cavaliere fondatore, è vicina nel dolore alla moglie Mariangela e ai figli Simona e Alessio con profonda, sincera commozione. - Milano, 11 settembre 2014. Don Emilio Botín Sarà per noi fonte di grande orgoglio il poter perseguire lambizioso progetto assieme condiviso. - Milano, 10 settembre 2014. Nellottavo anniversario della scomparsa la famiglia ricorda E venuta a mancare allaffetto dei suoi cari Una Santa Messa sarà celebrata oggi alle 18.30 nella chiesa di San Marco. - Milano, 11 settembre 2014. Aldo De Martino Domenica Figini Messina Partecipa al lutto: Furcht Pianoforti - Milano. di Reza, Laura, Daryush e Irene Arabnia sono affettuosamente vicini alla famiglia Malberti per la scomparsa del caro dott. Giorgio Fossati Ne danno lannuncio la moglie Liliana, i figli Roberta con Alfonso e Paolo con Monica, i nipoti Edoardo, Giaime, Ingris e Leo.- I funerali avranno luogo giovedì 11 settembre alle ore 14.45 presso la parrocchia di San Vincenzo de Paoli, via Pisacane 32. - Milano, 10 settembre 2014. Ne danno il triste annuncio il figlio Edoardo con Laura, le nipoti Elisabetta, Anna e Francesca con Fabio, Giorgio e i pronipoti. - Milano, 9 settembre 2014. La Filarmonica della Scala è vicina alla famiglia Agostino Orizio 11 settembre 2008 - 11 settembre 2014 Avv. Francesco Paola Sei sempre nei nostri cuori e nei nostri pensieri.La tua affezionata famiglia. - Milano, 11 settembre 2014. Ci mancherai tanto per la perdita di un musicista che ha lasciato una traccia indelebile nella storia musicale del nostro paese. - Milano, 10 settembre 2014. nonna Ninni I tuoi nipoti Elisabetta, Anna, Francesca, Enrico, Susanna e Giacomo. - Milano, 9 settembre 2014. Alberto Moro Visconti a nome degli "amici del venerdì" esprime profondo cordoglio ad Umberto per la scomparsa della cara sorella RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Angelo con Mariagrazia, Gianni con Cristina e Peppo sono vicini a Raffaele e Fabrizio per la prematura perdita di Franca Veronesi Lazzarini - Milano, 11 settembre 2014. SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Renata La famiglia Vannucci partecipa al dolore del Professor Umberto e della sua famiglia per la scomparsa delladorata sorella ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 - Muggiò, 9 settembre 2014. CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: acquisizione.necrologie@rcs.it Presidente e soci del Lions Club Desio piangono con Raffaele e Fabrizio la prematura scomparsa della cara amica Franca - Milano, 11 settembre 2014. Renata Gaiotto Siano Sergio Dompé con particolare affetto si stringe a Umberto e Susy in questo dolorosissimo momento ricordando con grandissima ammirazione e stima la dolce SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ - Desio, 11 settembre 2014. È mancata allaffetto dei suoi cari TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Lidia Faverio Nazzarri Franca Lannuncia il figlio Luca con Gabriella, Roberta, Federica, Barbara. - Milano, 9 settembre 2014. - Milano, 10 settembre 2014. Franca Veronesi Lazzarini PER PAROLA: A MODULO: Partecipano al lutto: Aldo Brielli e famiglia. Filippo Rocca e famiglia. Partecipano al lutto: Grazia e Paola Coppi. fondazionecorriere.it Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: fatturazione.necrologie@rcs.it Lucio Esposito Mario Orsenigo - Bergamo, 9 settembre 2014. - Milano, 10 settembre 2014. Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Il Centro Sociologico Italiano - GLDI Delegazione Regionale Lombardia partecipa al dolore della signora Anna per la scomparsa e il passaggio allOriente Eterno del caro Nicoletta e Francesca Orsenigo partecipano con affetto e rimpianto al lutto di Leda e dei suoi figli per la dipartita di Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti:€ 540,00 Design A+G La moglie Imara Nasalli Rocca, la sorella Elena, i figli Immacolata, Carlo Quintino, Maurizio con Ondine, i nipoti Clotilde con Giuseppe, Marco, Carolina con Walid, Francesca, Pietro Quintino, Camilla, Carlotta, Stanislao, i pronipoti Angelica e Omar annunciano la scomparsa di 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 6:5 ,*,? 6 9 ,*:: 5?, ,* * 695 ,*:? ,*: 6 5 ,*9 6 5 ,*9 6 ,* 9 66 ,* 6 6 : ,*9, -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" ' %'+) 0%440 +)%>%+)3 %' 8(-+ 4;'' )+483 )%4+' )+3 -3 /;'# !%+3)+. !!% )+3 8(-+3'% %;4% '+'()8 %)8)4% 4;''1 (%'%$+(!) +4) >%+ (3% 3#. %+=4#% '83+=. =)3& %' 8(-+ !3;'()8 (%!'%+3 +) '2%)48%'%8 # %)83443 % -%< ' >+) +3%)8'% '' )%4+' 488+3% += -+83 )+3 -%+=3 ( += % 43))+ )# '' 4#%3%8. ;)& -!!%+3 ' +3 3#. ,+5"$ %*(..( -" *($" 2&:-( $"-" +48 +3%)+ )+= +'+!) +( (-+44+ . 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È questo il titolo della prima puntata del nuovo ciclo del programma condotto da Nicola Porro ( foto).Lo stesso papa Francesco parla di «Terzo conflitto mondiale». Se ne discute con Magdi Cristiano Allam, il filosofo Gianni Vattimo, la giornalista di Al Jazeera Barbara Serra, l’editorialista de Il Corriere della sera, Pierluigi Battista. Torna anche la rubrica di Sgarbi «Il contagio geniale». L’intervista finale è con l’imprenditore Gianluca Vacchi, il re dei Social Network Breaking Bad Rai4, ore 23.25 Virus Rai2, ore 21.10 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä ,1 "° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° È°{x 1 "// ° ÌÌÕ>ÌD ££°£ä " / //° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää *,"6 1" "° 6>ÀiÌD £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx " "*" /° 6>ÀiÌD° `ÕVi Ìi> iÀV £{°{ä /",/" " ," ¶ 6,//" ° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi V> ivÀi`` £È°ää 6/ ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀV À] ÀÃÌ> *>À` £È°Îä / £° £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD° `ÕVi >`iÕà -, Óä°ää /", ° Óä°Îä , /1"° 6>ÀiÌD° `ÕVi >Û Ã> Ó£°£x 1 ½/, 6/° ÃiÀi° 6>iÃÃ> VÌÀ>`>] ÀiÌÌ> }}] >ii ÌÌ] iÃ>Ài VV È°ää t ",< *--" ° /v° Ç°Óä ,/ ° /iiv n°ää -", "° /iiv °Óx *-" *,"° /iiv £ä°£ä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD ££°ää // 6"-/,° ÌÌ° ££°xä /Ó / *,° ÌÌ° £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £Î°xä Îΰ ,ÕLÀV> £{°ää //" //"° ÌÌ° £È°£x -/° /iiv £Ç°ää -1*,8 /6° 6>ÀiÌD £Ç°{x , *, /"° £Ç°xx / Ó - °°-° £n°ää , / -*",/° £n°Óä / Ó° £n°xä ° °°-° " -° /iiv £°{ä ° °°-° /iiv È°ää , 7- ", 7-° ÌÌÕ>ÌD n°ää ", -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°£ä ,/° £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx - ", 7-/° /iiv £Î°£ä /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /,, "-/, Ó° /iiv £x°{x -- , ,"-- ° £Ç°xä " < Óä£{° VÕiÌ>À /" ΰ £°ää / ΰ £°Îä / ," ° / ," /"° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää " \®° -iÀi Ó£°£ä 6,1- " /" ° /> à ܰ Óΰxä / Ó° ä°äx "//6" * /° ÌÌÕ>ÌD £°ää 7 6ä° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx , ° / ÀiÀ] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` ° ° >`À° iÛ -«>ViÞ] *>Õ iÌÌ>Þ] <>V >ÀÞ +ÕÌ° Óΰäx / ," ° ÓΰÓä *",/ *",/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕ 6ië> ä°xx / £ "//° £°Óx /*" ° £°Îä -"//"6" ° ÌÌÕ>ÌD /" Ó° £°xä -/ " *"/, ½",° -iÀi ΰ£x /Ó / *,° ÌÌÕ>ÌD >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì / { / 7-° <",,"° /iiv 1 /,° /iiv 1", ,° /iiÛi> , ,° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /", ° / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv° }i> >ÃLÕÀÞ " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv ", " ½ *5 - *"° / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°{x // " +1° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°{ä 1/1° ->« "«iÀ> £{°{x "6½ ¶ ÃiÀi £È°ää *"," +1° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi >ÀL>À> ½1Àð i «À}À>>\ /}x ÕÌ £n°xx -,/"° /iiÛi>° i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi £°xx / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì È°£ä , -° -iÀi Ç°äx 6/ - " " ° -iÀi Ç°Îä E "9° /iiv n°Óx / "-,° /iiv £ä°Óx *,-" " /,-/° /iiv° >Ûiâi] />À> *° iÃ] iÛ >«> £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°äx -*",/ -/° £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îx 1/1,° >ÀÌ £x°ää *,//9 // ,-° /iiv £È°{ä 7-" ½- ,° -iÀi £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Óä °-°° 7 9",° /iiv° >ÀÞ -Ãi] >Ài Û>ââ] -i> 7>À` È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌ° Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ° ££°Îä "6+1, /° /> Ã Ü ££°xä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Îä / -* -1 /"-° /iiv £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £Ç°{ä "--," ",,° /iiv £°{ä "6+1, /° /> Ã Ü £x°£ä ," 1 , -1*,-/,° /iiv £È°ää /-\ - //½ -iÀi £È°xä £È /° 6>ÀiÌD £Ç°xä / "° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD Óä°£x £È /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä /*, / 6,° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x /1// "* -,° Óΰää ," 1 -, " */" ° 6>ÀiÌD £°Îx , " /6 ° 6>ÀiÌD £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi>° i}> À>V> Ì>iÀ] iÝ >`i>] >À> Õâ>à Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä " 1° i`>] Ì>>] Óää®° ,i}> ` i>À Õâ>Ìi° iVV <>i] LLÀiÃV>] >L /À> Ó£°£ä -"" *, 6 //° âi] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` ,}iÀ >`ð V>à >}i] >Õ>ÀÞ iÃ] ÕÞ *i>ÀVi° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä /," " " ", "° i`>] 1Ã>] £Ç®° ,i}> ` *°° }>° Õ> ,LiÀÌÃ] iÀÌ ÕÀiÞ° Óΰ£ä / Î "// -//° /" ΰ Óΰ{x /, *," , *° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x " 6,° À>>ÌV] 1Ã>] £®° ,i}> ` À> >À>LÌ° / >à ÓΰÎä /,8° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ° /iiÃi £°Îä / x "//° i «À}À>>\ ,>ÃÃi}> ÃÌ>«>Æ iÌi°Ì Óΰ£x ,6 ,9° âi] 1Ã>] Ó䣣®° ,i}> ` *>ÌÀV ÕÃÃiÀ° V>à >}i] LiÀ i>À`] 7> V ÌiÀ Óΰ£ä -- /° 6>ÀiÌD ä°£ä / Ç / -° ä°{ä "6+1, /° /> à ܰ `ÕVi ° Àà ,> -ÌÀ> ,> Õ« ,i> /i >Ãà /Û >Ý È°ää È°xä Ç°Óä n°£x °{ä £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £Î°ää £{°ää £x°Îä £È°Îx £n°xx ii>Þ /6 £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £°ää -7/ / ,/ Ó° /iiv Óä°ää / "7° ÕÃV>i Óä°Îä ", *-1° ÕÃV>i Óä°{x 1", ,"° 6>ÀiÌD Ó£°£x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°Îä *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ ÓÓ°ää / ,6,° /iiv Óΰää -° /iiv Ó{°ää " /-° /iiv £°ää / "7° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Un problema morale Vanessa Incontrada per Kevin Spacey cambia la sua vita ,>{ Sam Rogers (Kevin Spacey, foto), broker a Wall Street, si trova davanti a un problema morale: che fare se i vertici della sua azienda pensano un piano non troppo legale per salvarla? Margin Call Rai3, ore 21.05 Emma (Vanessa Incontrada, foto), dopo che il marito viene coinvolto in un pesante scandalo, decide di lasciare la sua casa e di andare a vivere con le sue tre figlie a Ponza. Un’altra vita Rai1, ore 21.15 Torna Telese Simona Ventura e si occupa di Napoli e le miss selezionate Torna Luca Telese e si occupa di legalità e illegalità dopo i fatti di Napoli; dell’allarme sicurezza dopo lo sciopero della polizia e delle riforme degli statali auspicate da Matteo Renzi. Matrix Canale 5, ore 23.30 Stasera e domani di scena Simona Ventura e le 60 ragazze (diventate poi 24) che hanno partecipato alla prima parte delle finali di Miss Italia a Jesolo Le selezioni La7, 23.10 È°äx È°Îä È°{x Ç°Îä °ää °{x £ä°Îä ££°Óä £Ó°äx £Î°Îx £{°Óä £x°äx £x°xä £È°Îx £n°äx £n°£ä £n°xx £°{ä Óä°Óx Ó£°£ä ÓΰÓx ,>x À>°Ì À>°Ì -, 7,-° ÌÌ° 1- ° ÌÌÕ>ÌD - /1,9° -iÀi / "-/ 7",° -iÀi 7,"1- £Î° -iÀi 6 ° -iÀi ,1- ° -*" /° -iÀi -/,° -iÀi 6 ° -iÀi -/,/ / /-° /iiv " /", 7"° -iÀi " /, ° -iÀi -/,° -iÀi , 7- ", "° 7,"1- £Î° -iÀi / "-/ 7",° -iÀi " /", 7"° -iÀi -/,/ / /-° /iiv "91, ---- -° âi®° ,i}> ` /i``Þ >° , ° -iÀi £°Îä *,--" -/° VÕiÌ>À Óä°Îx *--*,/"1/° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£x */,1- *,- /° V° Ó£°Óä , , - 1 - 1,/° ÕÃV> ÓΰÎä 6 //, -"7° /> Ã Ü £°Îä ½/ { ¼xä\ *",/ * /" ¶ V° Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä ° °° ° VÕiÌ ÓÓ°Îä ° °° ° ** 7--1,° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £x°{ä £x°xä £Ç°{ä £Ç°{x £°£x ,° ÌÌÕ>ÌD ,° ÃiÀi , 7- ", "° /"*<"° /iiÛi> /,, "-/,° /iiÛi> Óä°£ä 1 " ° -iÀi Ó£°£ä ,/ 1° ÓÓ°xä £{c -/,//"° -iÀi À>°Ì À>°Ì £n°£ä , 7- ", "° £n°£x 1 /,½ " *" ,- "° £°{ä ,,6/" " ,/"° Ó£°£x " 9° Óΰ£ä ",-/° ä°Îä , 7- "//° ä°Îx **1 / /" ° ÌÌÕ>ÌD À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x / ,1-° /v £°Îx 6"//° /iiv Óä°Óx "1- " 1-° /iiv Ó£°£x 7 8 1° >ÀÌ Ó£°{ä ,<< -1 --"° >ÀÌ ÓÓ°äx 1 1 * ° >ÀÌ £n°£ä "//",-- - *,/"° ÌÌ° £°£ä 8/, "6,\ / /" ° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 1"6 - -1½,"° ÌÌ° ÓÓ°£ä Ó{ ", - *,/"° ÌÌÕ>ÌD £È°ää £È°Îä £Ç°{x £n°{ä / ", "° ÌÌÕ>ÌD / -*",/° ÌÌÕ>ÌD -," ° -iÀi 7E",,° /iiv Óä°{ä -/,//" *"< {° -iÀi ÓÓ°{ä -* "-/, 6 <° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°xä 7E",,° /iiv £n°Îx /", /-",° ÌÌÕ>ÌD £°Îä -/", 7, ° V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä -/", 7, ° V° ÓÓ°ää " / , 7,-° VÕiÌ>À ÓÓ°xä , +1//," ,1"/° ÌÌÕ>ÌD £{°äx / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £È°xä -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " /" -*"-° ,i>ÌÞ ä°£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £°£ä "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £°Îä -" *, *-- 9,£ >ÀÌ £°xä ,/" " < " ½","° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°äx "6° >ÀÌ Ó£°Îä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £x°{x - "] *-/" ° £Ç°Óx ½-" /-","° £°£{ <<,° /iiv Óä°äÈ <<,° /iiv Óä°x 1 / ΰ ÓΰÓ{ ,- -/6 -* ° Óΰx{ ", ","° £n°{x "-- /° 6>ÀiÌD £°£ä , 1" /8-° V° Óä°£ä , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä 1 ,7",\ ,-6"° âi] 1Ã>] Óä£Ó®° Óΰ£x ,"- /9° VÕiÌ>À £n°Îä 19 //9° /iiv £°Óx "--* ,° /iiv Óä°£x ,"9 * -° /iiv Ó£°£ä / - ,/ , ° /iiv Óΰää 6/ -*"-\ -/,1<" *, ½1-"° VÕiÌ>À ÌÛÓäää°Ì £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°ää *," " /" " " ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°xä ,"-," - /1," *"*° ,i}i Corriere della Sera Giovedì 11 Settembre 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Keri Rusell fan di Jane Austen Una fan di Jane Austen (Keri Rusell, foto) decide di soggiornare nella villa dove alcuni attori decidono di mettere in scena «Orgoglio e pregiudizio». Lì qualcosa per lei cambierà. Alla ricerca di Jane Sky Cinema 1, ore 19.20 Allievi speciali per Antonio Banderas -Þ i> A fil di rete -«ÀÌ £ä°äx **1 / /" *, 1 6 // }Û>i Þ i ÃViÀvv >i iÌÀ> VÌ>ÌÌ\ «À Ûii Ã>Û>Ì `> ÃiV`] > V>VV> ` Ûi`iÌÌ> «iÀ > ÀÌi `i v}° -Þ i> >ÃÃVà ££°Îä - -*"-/ 1 *"-/" /6" «À>â Õâ>i ÃÌ> «iÀ â>Ài > Ãi}>«ÃÌ ` Õ Ì>Û V>` >ÛÛiÀÌÌ>iÌi° > ÕÛ> `ëÃâi v>ÀD > `vviÀiâ>°°° -Þ i> £ £Ó°xä 5 *, /1" `i> Ài> 7Àà i >À`>> ½>VV««>Ì> `i} "ÃV>À º- Ài» i º7>>Vi E ÀÌ»®] V `i Ì« Vi «ÀÌ>}ÃÌ° >âi° -Þ i> >Þ £Î°Îä /"/' , - 1 vÀ`>Li /Ì¢] V i ÃiLÀ> ÛiÌ>Àà > «>ÀÌi > > V i v «ÀVi`i° À} }Û>Ãà -Ìi i ° Vi° -Þ i> >ÃÃVà £{°Óä -/,8 "8\ -,6<" -1 -/ iÃ>Ài i xä >° ° `iV`i ` Û>`iÀi > ÀÌ>>° > Ài}> `i Õ} >`> Õ ÃÕ ÕvvV>i > V i`iÀi >ÕÌ > Õ «VV Û>}}° -Þ i> >Þ £x°£x 7 -/,/ ° Õ}>Ã] `ÀiÌÌ `> "° -Ìi i £nÇ] ÌiÀ«ÀiÌ> > «>ÀÌi `i ëÀi}Õ`V>Ì >vv>ÀÃÌ> ` 7> -ÌÀiiÌ i° -Þ i> ÕÌ £È°£x *1 Ó >À}>i> VÀi> Õ> V««> ` `ëiÌÌÃi VÀi>ÌÕÀi à > «Õvv] i] V VÕ Ã«iÀ> ` V>ÌÌÕÀ>Ài > À >}V> ºiÃÃiâ> LÕ»° -Þ i> >Þ £Ç°äx *, 9 -" ½"*" , "-/, *iÀVÞ >Và `iÛi >ÌÌÀ>ÛiÀÃ>Ài >Ài `i ÃÌÀ «iÀ ÌÀÛ>Ài 6i `½"À i «ÌiÀ VÕÀ>Ài ½>LiÀ >ÛÛii>Ì ` / >>° -Þ i> £ £n°äx -1,½- 1* , " «}Õ `Þ] >Ãà `i ÃÕÀv] >ÃV> ½Ì>ÀÌ`i «iÀ À>}}Õ}iÀi Õ½Ã> i >À V>`] `Ûi à ÌiÀÀD Õ> }>À> ` ÃÕÀv° >âi° -Þ i> >Þ £°£ä "1 /,9 -/," *iÀ ÀÛ>ÕÌ>Ài > ÃÕ> >}i > V>Ì>Ìi iÞ >ÌiÀ À}>ââ> Õ ÌÕÀ V > ÕÛ> ÃÌ>À i>Õ ÕÌÌ i ÌÀ> `Õi ÃV««> ½>Ài° -Þ i> Ìà ӣ°ää , *À> ` Ìi i vÀÌÕ>Ìi® V>LÀ>âi vÀ> ° 7`iÀ i ÃVii}}>ÌÀi °°° >`° ° «iÀ i ° i«LÕÀ° -Þ i> >ÃÃVà - ,- µÕi ÃÌÕ`iÌ ` "Ì>}] ÕÛ> <i>`>] ÌÀÛ> Õ µÕ>ÌÌ>ÌÛ iÀi ` >ÀÕ>>° â> > ë>VV>À> > «À«ÀiÌ>À ÀÌÀ>°°° -Þ i> ÕÌ 1 1"6" " *, 7/ 9 ,"7 7 ÌiÞ] Õ> À>}>ââ> Ûâ>Ì> i >LÌÕ>Ì> > } >}] `iÛi À`iÃ>Ài > ÃÕ> ÛÌ>° >ÌV> «iÀ¢ >` >`>ÌÌ>Àà >> ÕÛ> Ài>ÌD° -Þ i> >Þ ½* "/-/ -ÌVV> Õ> v>}> Ûii LÀÕÌ>iÌi ÕVVÃ>° ½m Õ ÌiÃÌi `i> V>ÀivV>] v} >`iÃViÌi] ÛÛ «iÀ À>V° -Þ i> >Ý , *iÀ «>}>Ài Õ `iLÌ ` }V] À "½ i ° ,iiÛiî >VViÌÌ> ` >i>Ài Õ> õÕ>`À> ` L>ÃiL>° -Þ i> *>Ãà ӣ°£ä " /-/ ,1// / i *>ÃÌ> Ãi}>Ì `> Ìi ÌiÃ] ½VÌÀ vÀ> Õ }Û>i ÃëiÌÌ>Ì ` ÌiÀÀÀà i Õ «ÀviÃÃÀi >iÀV> V i >ÛÀ> «iÀ > >° -Þ i> Ìà " , /" \ /- - 1- > L>` `i iÌ `i} "i ÀiVÌ À>VVÌ>Ì> >ÌÌÀ>ÛiÀà i Ì>««i ` Õ ÌÕÀ `>i° à VViÀÌ] > >V i ÀiÌÀÃVi>° -Þ 1 ÓÓ°Îx " 6" "t >] >] à ÌÀ>ÃviÀÃVi Õ> ÕÛ> VÌÌD i Ã}> ` ÌÀÛ>Ài Õ½>V> V VÕ V`Û`iÀi ÌÕÌÌ° /ÀÛiÀD ] i>À}>Ì> `> ÌÕÌÌ° -Þ i> >Þ £{°Îä "\ 16 /1- /, -iÀi Óä£ÎÉ£{ -Þ -«ÀÌ £ £x°Îä "\ * 1,"* /"1, "«i° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £È°£x "\ / / 6," -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £Ç°ää "\ 6" 16 /1- -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £n°ää "\ " *" -iÀi -Þ -«ÀÌ £ £°ää 7,-/ \ 77 8*, -Þ -«ÀÌ Ó Óä°äx *6""\ - \ *° " Óä£{ ,>-«ÀÌ £ Ó£°ää "\ ",6 / +Õ>vV>â ÕÀ«i Óä£È -Þ -«ÀÌ £ "\ 1- * /"1, /ÕÀ >«Ã «° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°Îä ,"\ { ", / - >} > >ÃÌiÀà ÕÀëÀÌ Ó£°Îx 77 "//" Ó ÓÓ°äx "\ <" \ ",6 / +1 <" 1 Óä£x ,>-«ÀÌ £ ÓÓ°Óx 77 /,1, Ó ÓΰÎä -"\ -/, " / -/,"6° £xÇ 6ÕiÌ> ` -«>}> ÕÀëÀÌ ä°Îä 1/""-"\ , £ Ó /Àvi L>ÀÌ xää -Þ -«ÀÌ Ó £°Îä "\ /, *- , -iÀi -Þ -«ÀÌ £ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i £x°ää "1- " 1- ,> Õ« £È°£ä 1" ",/1 ,t ÃiÞ >i £Ç°ää " 7/ " ÃiÞ >i £n°ää /- ÃiÞ >i £°äx // *,-" Ý Ài Óä°ää /1 , Vi`i Ó£°ää 6 ÃiÞ >i "7 / 9"1, "/, Ý ÓÓ°ää " - Ý vi Óΰäx /- ÃiÞ >i Óΰ£x / 6/,- ÃiÞ >i ÓΰÓä / /",9 Ý ÓΰÎx , - Ý Ài £{°£x 1 ", -/, / -Þ 1 £x°£ä , ½- "/ / / -Þ 1 £È°{x *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi -/, 1-/, -Þ 1 £n°£x /"1, ÃiÞ >i £°£ä 1,, /",/ Óä°£x 8 /", -/",9 -Þ 1 Ó£°ää 1 1" Ý vi Ó£°xx , /,"*"/ ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i ÓÓ°{x 8 /", -/",9 -Þ 1 Óΰ{ä , ½- "/ / / -Þ 1 ä°Óä * / 1 * i`à ä°Óx , ½- "/ / / -Þ 1 £°Óä 66 *, , "" -Þ 1 £È°Óx /" i`à £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°äx " -/,", ," " " 1 >ÀÌ iÌÜÀ £°ää 7 8 1 i`à Óä°ää /" E ,,9 /- iÀ>} / // - "t >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°äx 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°£ä 1,/ /" Ó Ó£°£x 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ 7 8 1 ,> Õ« ÓÓ°ää - ""9"" 9-/,9 ° iÀ>} ÓÓ°äx 1 , * >ÀÌ iÌÜÀ £{°Îx "-//, - *,/" £x°£ä 6,-," ££ -//, Óää£ ÃÌÀÞ >i £È°£ä " //" ÃVÛiÀÞ -ViVi £Ç°ää -/", ½1 6,-" ÃÌÀÞ >i £n°ää * / ,"--" ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää ",/ , ÃVÛiÀÞ >i , ÃÌÀÞ >i 11/", -, Ó£°£ä " //" ÃVÛiÀÞ -ViVi ÓÓ°Îä , ÃÌÀÞ >i £{°xÇ "6,/ ,-° /iiv /" £x°£Î / 6*, ,-° /iiv 9 £x°{£ ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°{x ,6"1/" ° /iiv /" £È°äÓ 1 *, ° /iiv 9 £È°ÓÎ " -/° - Ü " £È°Îä -1*, /1,° /iiv /" £È°{ä / " -/ / , , "-*,<" ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°äx / 1 /"1 - /" ° *ÀiÕ i> £Ç°£È "6,/ ,-° /iiv /" £Ç°Ó / ° /iiv " £Ç°xÈ *,- , ,/" ° /iiv " £n°äÓ ,6"1/" ° /iiv /" £n°{{ / 6*, ,-° /iiv 9 £n°xä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°x£ -1*, /1,° /iiv /" £°äx /"6 ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°£ä /"7, -/ "*" /" 6"° *ÀiÕ i> di Aldo Grasso «La vita in diretta» sembra «Verissimo» opo aver lasciato Canale 5, dopo il flop su La7, Cristina Parodi conduce con Marco Liorni il pomeriggio di Rai1, «La vita in diretta» (dal lunedì al venerdì, ore 16). La first lady orobica, la prima dòna de Bèrghem ha voluto come capo progetto il suo vecchio sodale Gregorio Paolini. Una scelta interessante, una marca stilistica che ci dice molto del programma. Dalle prime puntate si può dire che «La vita in diretta» assomiglia molto a «Verissimo», edizione ParodiPaolini (nove edizioni dal 1996). Vincitori e vinti È la tv degli anni 90, elegante, non povera (basta contare il nuAntonio mero degli autori), fatalmente Conte rivolta a un pubblico che, nel Il calcio vince frattempo, è invecchiato. Lo sti(abbondante le è quello del rotocalco: intermente) la vista di Cristina a una star canoserata. Rai1: l’esordio ra (Al Bano, Bocelli…), il martidegli azzurri guidati rio delle tre suore in Burundi, le da Antonio Conte alle novità sul delitto di Garlasco, la qualificazioni rubrica di Gianfranco Vissani per gli Europei, (ma paga lui la Rai per la réclacontro la Norvegia, me che si fa o è pagato?), i serviè visto da 8.105.000 zi «spiritosi» di Gianfranco spettatori, Agus sulle nozze di George Clo33,33% di share oney, la storia di una madre che sparisce abbandonando il figlio Leonardo disabile (e qui Cristina può fiPieraccioni nalmente dire «lo dico da Canale 5 mamma»), il medico che ha risponde confessato di aver ucciso una a Rai1 paziente, qualche giornalista con un film diretto della «carta stampata» ospite in e interpretato studio e cose del genere. Leonardo Pieraccioni, Intanto su Canale 5 va in on«Finalmente da «Pomeriggio Cinque» e il la felicità» del 2011, confronto è davvero molto intema convince solo ressante. Da un po’ di tempo, le 2.593.000 spettatori, scelte delle due ammiraglie sopari al 10,87% no inequivocabili: Rai1 si rivoldi share ge al pubblico femminile più attempato, Canale 5 con la D’Urso, la serialità spagnola, i tronisti di Maria, e la fiction di Tarallo-Losito a un target femminile più gentesco, abbassando di molto il livello di scrittura (giudizio tecnico non morale). L’impressione è che la tv generalista non progetti più, non sia più capace di interrogarsi sul suo futuro e si accontenti invece di lisciare il pelo ai suoi affezionati clienti (come l’Italia?). D Pierre Dulaine (Antonio Banderas, foto) è un ballerino che insegna ballo da sala in una scuola privata. Nel doposcuola va insegnare però in una scuola disagiata, con ragazzi problematici. Ti va di ballare? Sky Cinema Passion, ore 22.55 Il prof Riz Ahmed e le sue ideologie Un giovane professore universitario di Lahore (Riz Ahmed, foto) intrattiene una conversazione con un giornalista americano di passaggio e gli spiega come l’11 settembre l’abbia cambiato. Il fondamentalista riluttante Sky Cinema Hits, ore 21.10 L’agente Scamarcio sogna di recitare i`>ÃiÌ *ÀiÕ Nel 1968, nel periodo della nascita del movimento studentesco, si intrecciano le vicende di alcune persone tra cui Nicola (Riccardo Scamarcio), un giovane poliziotto aspirante attore. Il grande sogno Cinema Emotion, ore 21.15 £Î°Ó " /, ° /iiv 9 £{°£ä -1*, /1,° /iiv /" £{°£ , *, ° /iiv 9 £{°Ón -/, - < ",° *ÀiÕ i> £{°{ä *,,- " 6 ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°{ ,° "1- 6-" ° /iiv " © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv £°ÎÎ £°ÎÈ £°ÎÈ Óä°ÓÓ Óä°Ó{ Óä°Óx Óä°{ä " /, ° /iiv 9 "6,/ ,-° /iiv /" ,,9½- 7° /iiv " " /, ° /iiv 9 ,6"1/" ° /iiv /" ,,9½- 7° /iiv " "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 7", /, /,° *ÀiÕ i> Ó£°£x ,,"7° /iiv /" Ó£°£x / ,, ,-° /iiv 9 Ó£°£x ",9 *,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÓ ,,"7° /iiv /" ÓÓ°ä{ ,/ " 8° /iiv 9 ÓÓ°än *-9 ° /iiv " ÓÓ°x£ ,,"7° /iiv /" ÓΰÓ{ ,, ° *ÀiÕ i> 56 italia: 51575551575557 Giovedì 11 Settembre 2014 Corriere della Sera
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