Press ottobre 2014 / no.70 ISSN 2039-540X Professione Economica e Sistema Sociale Press Sommario/ottobre DOCUMENTI CNDCEC 30 Camera dei Deputati Audizione Cndcec DOCUMENTO JOBS ACT 35 AA.VV. EDITORIALE Jacono: “Il supporto del Cndcec in materia di lavoro” 3 Maria Luisa Campise L’INTERVENTO - Pag. 4 Vito Jacono Lorenzo Di Pace, Domenico Calvelli 10 Lorena Raspanti, Salvatore Stifanelli 12 Nicola Bellomo 22 Tiziana Mastrogiacomo 4 6 Di Pace, Calvelli: “Il Commercialista del lavoro” 16 Ordine di Catania 18 Ordine di Rimini 20 Ordine di Verona - Pag. 6 PRIMO PIANO 24 Paola Schiavo 25 Domenico Calvelli, Patrizia Bonaca 26 Luca Santi CNDCEC REPORT 28 L’attività di ottobre - Pag. 10 WCOA 2014 41 Ifac DIAMO I NUMERI 58 Calano i redditi medi professionali e crescono i divari interregionali PROFESSIONE E TEMPO LIBERO 63 Letti per voi DAGLI ORDINI Raspanti, Stifanelli: “Riflessioni sul Jobs Act” Mastrogiacomo: “Assemblea degli Ordini territoriali” - Pag. 22 Jobs act l tema di questo numero di Press è il lavoro, un argomento quanto mai attuale I vista la rivoluzione avviata dal presidente del Consiglio Renzi con la riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive. Jobs Act che verrà ricordato anche per il processo di razionalizzazione e semplificazione della materia giuslavoristica, tanto auspicato nel nostro ordinamento e non più rinviabile. Punto cruciale della riforma è la creazione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione - partecipata da Stato, Regioni, Province autonome e vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali - in grado di gestire i servizi per l’impiego, le politiche attive e l’ASpI (Assicurazione sociale per l’impiego). Creare un’unica banca dati nazionale che, includendo le informazioni dei Centri per l’impiego e delle imprese private di lavoro, sia accessibile a tutti, è fondamentale. L’incontro tra domanda e offerta di lavoro è uno dei punti centrali della riforma che, per poter ottenere il risultato auspicato è indispensabile che venga sostenuta anche dalla nostra Professione da sempre impegnata in questa area socialmente strategica. Nella consapevolezza di ciò, il Cndcec si è fatto parte attiva ed è stato ascoltato dalla Commissione Lavoro della Camera dei Deputati nell’ambito dell’Indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici. Le osservazioni del Consiglio Nazionale sono racchiuse in un documento il cui testo è pubblicato integralmente in questo numero. L’attualità del tema lavoro non deriva solo dalla riforma in atto, ma anche da un insieme di prassi e norme che rendono indispensabile un approfondimento per consentire un supporto concreto alle imprese che operano nel nostro Paese. Per tale motivo, su questo numero vengono offerti spunti interessanti per chi deve operare quotidianamente in questo ambito, grazie anche al contributo delle Commissioni di studio degli Ordini territoriali. Sul punto ho il piacere di segnalare che, da questo numero in poi, uno spazio di questa rivista sarà sempre dedicato proprio ai contributi delle Commissioni territoriali sul tema oggetto di approfondimento da Press, nella consapevolezza che la nostra testata può e deve essere anche un veicolo per la circolarizzazione del know how fra i Colleghi. Maria Luisa Campise Direttore Press 4 Il supporto del Cndcec in materia di lavoro Vito Jacono Consigliere nazionale delegato all’Area “Commercialista del lavoro” Il percorso prevede un tavolo di confronto per arrivare alla individuazione di procedure pratiche uguali per tutti, formazione professionale, formulazione di proposte per le istituzioni… ppena assunta la delega ho cercato di capire quanti colleghi commercialisti si occupano di consulenza del lavoro e qui ho avuto la prima sorpresa: circa 20.000 dei circa 115.000 iscritti. Un numero non indifferente, sintomatico di una specializzazione esistente all’interno della professione e, a voltepoco evidenziata. I dottori commercialisti ed i ragionieri e periti commerciali hanno sempre avuto, nei propri ordinamenti, la possibilità di svolgere la consulenza del lavoro e, a maggior ragione, il legislatore nel momento in cui ha emanato la legge n. 12/79, costitutivo dell’Albo dei consulenti del lavoro, all’articolo 1 ha sancito “tutti gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei lavoratori dipendenti… non possono essere assunti se non da coloro che siano iscritti nell’albo dei consulenti A del lavoro... nonché da coloro che siano iscritti negli albi degli avvocati e procuratori legali, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali…”. Pertanto il legislatore stesso da sempre ha riconosciuto ai commercialisti l’abilitazione per svolgere la consulenza del lavoro. Il futuro delle professioni si baserà sempre più sulle specializzazioni e, tra queste, indubbiamente la consulenza del lavoro avrà il suo ruolo. Molte volte siamo portati ad individuare la consulenza del lavoro con la mera predisposizione dei cedolini paga e la tenuta dei registri obbligatori. Questa è l’attività ordinaria, al pari della tenuta della contabilità per le aziende. Esistono, tuttavia, tutta una serie di problematiche inerenti ai rapporti di lavoro connesse alle operazioni straordinarie messe in essere dalle imprese e/o alle procedure concorsuali. Cito tali operazioni in quanto, normalmente, tutte le fattispecie che rientrano in tali operazioni hanno un filo conduttore comune ovvero il trasferimento e/o il salvataggio dell’azienda. L’analisi preliminare della situazione dei contratti di lavoro in essere presso un’azienda è un elemento essenziale per il buon fine dell’operazione. Qualsiasi soggetto, il quale abbia interesse ad acquisire un’azienda, in qualsiasi modo esso avvenga, vuole conoscere a priori, per poi fare le proprie valutazioni, la situazione esistente dei contratti di lavoro, i relativi costi, gli obblighi relativi alla continuità dei contratti in essere in capo al nuovo soggetto. È facile intuire che nel mondo della consulenza del lavoro le problematiche sono innumerevoli ed il Consiglio Nazionale, per andare incontro ai colleghi che si occupano di tale materia, ha istituito all’interno della propria fondazione l’area lavoro L’intervento dedicandogli inizialmente un ricercatore nella convinzione di incrementarne il numero nel 2015. Comunque, anche gli altri ricercatori della Fondazione dedicati alle aree fiscale, procedure concorsuali, operazioni straordinarie e legale, potranno collaborare fattivamente con l’area lavoro. Come sopra evidenziato, in Italia, i professionisti abilitati per legge a trattare la consulenza del lavoro devono essere iscritti obbligatoriamente ad uno dei seguenti tre Ordini professionali: avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro. Tali figure professionali, in un contesto di crisi economica quale quello attuale, che non ha precedenti, dovrebbero unire le forze e trovare delle sinergie utili alle imprese assistite e guardare al futuro in modo unitario, propositivo e costruttivo. Pertanto alla luce delle considerazioni fatte sarebbe utile, sia per i professionisti che prestano la consulenza del lavoro che per le imprese che la ricevono, individuare un percorso comune ed unitario. 5 Tale percorso unitario dovrebbe partire dall’istituzione di un tavolo di confronto permanente per arrivare alla condivisione di scelte comuni tra cui l’individuazione di procedure pratiche uguali per tutti, la formazione professionale, la formulazione di proposte per le istituzioni, ecc.. A mio modesto parere, in un mondo figlio della globalizzazione, non abbiamo più la possibilità di guardare solo al proprio orticello ma bisogna ragionare in termini più ampi abbattendo muri oggigiorno inutili e deleteri. 6 Il Commercialista del lavoro Lorenzo Di Pace * Domenico Calvelli ** ( ) ( ) L’esercizio della consulenza del lavoro costituisce una delle possibili aree di attività professionale che i commercialisti possono liberamente intraprendere, perché da sempre rientra nelle loro competenze ecentemente il Consiglio Nazionale appena insediatosi ha sancito una realtà esistente da sempre, affidando la delega alla materia giuslavoristica al consigliere nazionale Vito Jacono e definendo i colleghi che se ne occupano come “commercialisti del lavoro”: un grande passo avanti nel riconoscimento delle competenze in materia della categoria. Tutto nasce, in realtà, con la legge 12 del 1979, ma viene rilanciato, poco più di un anno fa, con la costituzione del Gruppo nazionale ODCEC Area Lavoro, una compagine spontanea nata a Roma nel settembre del 2013. Così è accaduto, all’interno della professione di commercialista, un fatto davvero nuovo: moltissimi colleghi, in rappresentanza di un numero considerevole ed in crescita di Ordini territoriali (ad oggi più di 60 e rappresentanti oltre il 60% degli iscritti all’Albo nazionale), si sono aggregati per affrontare e risolvere tematiche di stretta afferenza professionale, in questo caso R giuslavoristica, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello dei rapporti con le Amministrazioni, a difesa della Categoria. Per mezzo dei referenti giuslavoristi degli Ordini, è così sorto un movimento spontaneo, apolitico, con l’obiettivo di riportare al centro dell’attenzione la materia del lavoro tra le competenze primarie dei commercialisti. Tutto ciò è accaduto in un particolare momento storico di assenza di governance nazionale, oggi finalmente risolto con grande sollievo della Categoria. L’esercizio della consulenza del lavoro del resto costituisce una delle possibili aree di attività professionale che gli iscritti agli Ordini dei dottori commercialisti e degli esperti contabili possono liberamente intraprendere; tale area, infatti, da sempre rientra tra le competenze del commercialista, in realtà ancor prima della legge 11 gennaio 1979, n. 12, la quale ha, peraltro, consacrato, tra le altre, la figura del commercialista quale ( ) * ( **) soggetto abilitato all’esercizio dell’attività di consulenza del lavoro, con l’unico obbligo di darne comunicazione al Servizio Ispezione del Lavoro della D.T.L. delle province nel cui ambito intende svolgere l’attività. La cosiddetta “globalizzazione” ha reso la materia “lavoro”, nella sua accezione più ampia (incluso il concetto di welfare), elemento imprescindibile della nuova economia. Nessun professionista economico-giuridico, e soprattutto i commercialisti, può esimersi dall’occuparsi, in qualche misura, di lavoro e di previdenza. Così, in un sistema economico profondamente in crisi ed in rapido mutamento, la materia lavoristica diviene, sia per i giovani appena abilitati che per i colleghi più affermati, un’opportunità professionale e di crescita formativa. All’art. 1 della legge 12/1979, del resto, si legge chiaramente: “Tutti gli adempimenti in materia di lavoro, previdenza ed assistenza sociale dei Presidente della Commissione lavoro Odcec di Roma Presidente Odc di Biella L’intervento lavoratori dipendenti, quando non sono curati dal datore di lavoro, direttamente od a mezzo di propri dipendenti, non possono essere assunti se non da coloro che siano iscritti nell'albo dei consulenti del lavoro a norma dell'articolo 9 della presente legge, salvo il disposto del successivo articolo 40, nonché da coloro che siano iscritti negli albi degli avvocati e procuratori legali, dei dottori commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali, i quali in tal caso sono tenuti a darne comunicazione agli ispettorati del lavoro delle province nel cui ambito territoriale intendono svolgere gli adempimenti di cui sopra”. Il datore di lavoro può affidare questi adempimenti ad un centro elaborazione dati; in tal caso, tuttavia, le attività dovranno essere limitate al mero svolgimento di operazioni di calcolo e stampa in materia di lavoro, previdenza e assistenza e all’esecuzione delle attività strumentali e accessorie. In ogni caso i Ced debbono essere assistiti da uno o più iscritti agli Albi indicati nel citato articolo 1. I commercialisti e gli avvocati, diversamente dai consulenti del lavoro (unica differenza), sono tenuti, come accennato ad inizio articolo, a darne comunicazione al competente Servizio Ispezione del Lavoro competente per provincia. È quindi pacifico che ogni commercialista (ed oggi se ne contano più di 20.000 che operano in tal senso, sul totale degli iscritti all’Albo nazionale) sia ampiamente abilitato e titolato allo svolgimento di incarichi lavoristici. Del resto il Gruppo ODCEC Area Lavoro si è attivato sin 7 da subito per portare avanti alcune tematiche quali il ripristino della pari dignità, che vedono la nostra Categoria subìre talvolta prevaricazioni ingiustificate. È il caso della costituzione degli organismi di certificazione dei contratti di lavoro, dell’assenza dei commercialisti dall’assistenza in fase di conciliazione nei casi di licenziamenti per GMO, della sottoscrizione del protocollo d’intesa relativo all’Asse.Co.. Queste attività di tutela saranno ancor di più svolte unitamente al Consiglio Nazionale, alla Commissione nazionale competente e costituita ad hoc, alla Fondazione Istituto di Ricerca; del resto, fin da subito il Consiglio Nazionale stesso, anche nelle persone del presidente Gerardo Longobardi e del vicepresidente Davide Di Russo, ha creduto in questa 8 L’intervento iniziativa. Ed ancora si è proceduto a intraprendere un’attività divulgativa e scientifica per mezzo della rivista “Il Commerci@lista lavoro e previdenza”, che dispone di oltre duecento colleghi in comitato di redazione e che, in particolare, viene realizzata da un comitato ristretto di coordinatori composto dallo scrivdente Lorenzo Di Pace (ODCEC Roma, presidente del Gruppo), Bruno Anastasio (ODCEC Napoli), Paride Barani (ODCEC Reggio Emilia), Domenico Calvelli (ODCEC Biella, fondatore e direttore responsabile), Maurizio Centra (ODCEC Roma), Ermelindo Provenzani (ODCEC Palermo), Martina Riccardi (ODCEC Biella, capo redattore area lavoro), Marco Sambo (ODCEC Venezia) e Graziano Vezzoni (ODCEC Lucca). Dopo l’istituzione del tavolo tecnico con la Dirigenza Nazionale INPS, è stato inoltre istituito un tavolo tecnico con la Dirigenza Centrale INAIL, ripristinando di fatto quelle collaborazioni di cui certamente si sentiva l’esigenza e di dar seguito ad ulteriori iniziative di dialogo istituzionale come ad esempio con l’ANIV, l’associazione professionale dei funzionari ispettivi pubblici. Del resto, nel panorama italiano, è difficile trovare una professione più “liberalizzata” di quella di commercialista, la quale, senza numeri chiusi, esclusive né minimi tariffari, si sorregge completamente sulle proprie competenze tecniche, anche in materia di lavoro quindi. Il d.lgs. 139 del 2005 (l’attuale legge professionale) elenca infatti ben quindici competenze tecniche riconosciute solo per gli iscritti alla sezione A dell’Albo, sorrette dal lungo e complesso iter accademico, pratico e formativo imposto agli iscritti. Ecco che allora il commercialista (anche quello del lavoro) non ha mai chiesto “regali” da parte del Legislatore ed è il frutto dell’evoluzione, verrebbe da dire darwiniana, di una professione che, per percorso di studi e per complessità giuridica ambientale, ormai ha capacità a tutto tondo nelle materie economiche e giuridiche. Solo per questo si chiede agli interlocutori istituzionali di essere ascoltati. Parafrasando il D’Annunzio nella sua celebre frase “memento audere semper” (ricorda di osare sempre, comunque utile), ci si rivolge a chi prende decisioni politiche in materia economica e giuridica dicendo: “memento audire semper”, cioè ricorda di ascoltare sempre (prima di decidere). Chi? I commercialisti, ovviamente. E la recente audizione, proprio in tema di riforma del mercato del lavoro, presso l’XI Commissione della Camera dei Deputati, sia il più bell’auspicio per l’inizio di un nuovo percorso costruttivo ed utile alla Nazione. L’ottimismo prevede un duro lavoro. Essere ottimisti oggi non significa credere semplicemente che sarà possibile uscire dalla crisi. Significa piuttosto, trasformare questa crisi in opportunità di cambiamento: non solo in termini di riforme del sistema, ma anche di responsabilità. Chi, come noi, non reputa il lavoro come un diritto acquisito, sa che solo attraverso l’impegno e i sacrifici possiamo lasciarci la crisi alle spalle, senza farla ricadere su quelle dei nostri figli. 10 Riflessioni sul Jobs Act Lorena Raspanti * Salvatore Stifanelli ** ( ) ( ) Si attendeva da tempo un lavoro di “semplificazione” e collegamento tra tutti gli attori del mercato del lavoro che, si spera, possa finalmente realizzarsi nell’interesse comune della ripresa dell’attività lavorativa e dello sviluppo dell’economia stagnante l Presidente del Consiglio dei Ministri sta indubbiamente imprimendo un’accelerazione sull’approvazione della delega al governo per il riordino del mercato del lavoro, ma è altrettanto evidente che, ad un paese come il nostro, risulta particolarmente difficile accettare, o solamente condividere, processi di cambiamento strutturale, che in qualche modo vadano in controtendenza. Concordemente a quanto più volte espresso, la sfida a cui s’è chiamati è principalmente culturale, oltre che economica e progettuale. Fino a quando non si avrà una reale percezione di identità nazionale, fino a che si perseguiranno soli interessi personali, senza tenere in alcuna considerazione il bene-essere del Paese o, in ambito più ristretto, della propria comunità locale, tutto quello che si potrà dire o meglio indicare come strumento correttivo di disfunzioni o cattiva amministrazione, servirà a ben poco. “Una riforma delle riforme” così è I stata anche definita, considerato che, ancora una volta, pone l’accento su istituti normativi che, proprio per la loro poca semplicità di gestione, non hanno prodotto finora i risultati attesi, in particolare sul fronte giovanile. Quanto indicato nel testo del cosiddetto “Jobs Act”, così come riformulato dal maxi emendamento del Senato, contiene spunti, certamente ambiziosi, che dovrebbero condurre l’Italia a dotarsi di un corpus giuridico più snello ed efficace. Se il principio ispiratore della legge delega è “la razionalizzazione e la semplificazione” del sistema delle politiche attive e delle politiche passive che interessano il mondo del lavoro, l’attenta lettura e la corretta applicazione di istituti normativi già attualmente vigenti (norme già previste e magari ancora non attuate!), porterebbero alla realizzazione di quasi il 50% di quanto ( ) * ( **) Odcec di Catania Odcec di Barcellona Pozzo di Gotto in essa previsto. E a tal proposito gioverebbe dar corso a quanto scriveva un autore, sconosciuto ai più, già nel 1766. Ebbene, Giacinto Dragonetti, nel suo trattato dal titolo “Delle virtù e dei premi”, rappresentava come fosse molto più contagiosa la “virtù” del “vizio”. Solo che, per far sì che ciò avvenga, è necessario prevedere norme premiali per coloro i quali rispettano le regole, per evitare di trarre la conclusione che rispettarle non serva a nulla. Più che una vera e propria riforma, si dovrebbe procedere ad un taglio drastico di norme e interventi che, in forma derogatoria e spesso anche confusionaria, hanno modificato i termini applicativi di disposizioni che se ben attuate e monitorate, avrebbero potuto essere più che funzionali. Allo stesso modo si attendeva da L’intervento tempo un lavoro di “semplificazione” e collegamento tra tutti gli attori del mercato del lavoro che, si spera, possa finalmente realizzarsi nell’interesse comune della ripresa dell’attività lavorativa e dello sviluppo dell’economia stagnate, probabilmente anche per eccesso di “burocrazia”. Molto azzeccata appare quindi la previsione di non voler più autorizzare CIGS ad aziende in chiusura, come del resto già previsto dalla stessa legge 223/91, ma da sola non è efficiente. Sugli ammortizzatori sociali è pacifico che il quadro normativo attuale appare appesantito da tutti gli interventi di “proroghe e deroghe” che hanno trasformato strumenti “per pochi a carattere straordinario” in strumenti “ordinari, per tanti e incontrollati”. Il sistema delle deroghe, iniziato nel 2009 per tutelare altri settori o lavoratori di piccole aziende colpite dalla “crisi” generale del mercato, ha fortemente falsato i termini della questione e quello che era diventato un intervento a carattere “eccezionale” è praticamente diventato uno strumento ricorrente, anche di prosecuzione ad interventi ordinari già fruiti, privilegiando magari particolari settori piuttosto che altri, ed escludendo di fatto datori di lavoro definiti “non imprenditori”. Per questo gli ammortizzatori sociali dovrebbero avere durate limitate, regole certe di accesso, che ne garantiscano una fruizione immediata, prevedere controlli più pregnanti sulla ripartizione delle risorse tra aziende beneficiare e soggetti percettori. Nella realtà dei fatti, politiche passive che non dialogano con politiche attive hanno prodotto l’impossibilità di monitorare situazioni in cui lavoratori, in godimento di ammortizzatori vari, riescono a lavorare “in nero” per non perderne la fruizione. Ecco dove risiede la vera rivoluzione culturale da condurre, perché fin quando si continueranno a creare sacche di “privilegiati” a carico della collettività, non si perseguirà l’interesse nazionale. Parimenti non in linea con l’idea di risanamento è la potenziale estensione dell’Aspi ai Co.co.co.. Ove tale rapporto si configuri genuinamente di natura autonoma, allargare a tali soggetti il beneficio comporterebbe un’anomala gestione di un sistema di tutela non prevista per le altre categorie di lavoratori autonomi (vedi art. e com.), costituendo, parimenti, un invito all’utilizzazione del contratto di collaborazione non in linea con la previsione normativa originaria, che avrebbe dovuto tutelare una forma “atipica” di lavoro non subordinata. Maggiore partecipazione nella fase di ricerca del lavoro; banche dati nazionali o europee del mercato del lavoro che possano facilitare l’incrocio tra domanda ed offerta, riuscendo a sprovincializzare i paesi europei, conferendo loro una vera integrazione e monitoraggio del lavoro; corsi di riqualificazione professionale mirata, piuttosto che ammortizzatori che spingono solo verso l’inedia: questi dovrebbero essere le linee guida degli interventi da proporre. Un nuovo Testo unico delle norme in materia di lavoro che possa razionalizzare e ridurre la copiosa mole di leggi che, talune volte, risultano di difficile raccordo anche per gli addetti ai lavori. In ultima analisi, è possibile escogitare strumenti tra i più bizzarri, ma quando si realizza una stagnazione 11 dei mercati, alle imprese poco interessa la riduzione del costo del lavoro se inteso come agevolazione per nuove assunzioni, perché non possono proprio permettersi di assumere in mancanza di commesse. Da qui, reminiscenze universitarie risvegliano teorie macroeconomiche keynesiane ormai sopite, che ci dicono che il livello di occupazione è determinato dalla somma dei consumi e degli investimenti; è contrario al risparmio, perché risparmiando non si consuma, di conseguenza non si produce e si crea disoccupazione e impossibilità di investimenti. In buona sostanza, si afferma che sono giustificabili le politiche destinate a stimolare la domanda in periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un incremento della spesa pubblica. Poiché Keynes non ha piena fiducia nella capacità del mercato lasciato a se stesso di esprimere una domanda di piena occupazione, ritiene necessario che in talune circostanze sia lo Stato a stimolare la domanda stessa. Ovviamente sono teorie che possono essere più o meno condivise, ma se si desse corso a tutti gli investimenti infrastrutturali necessari per rendere il nostro Paese competitivo nello scenario globale, se si avviassero tutte quelle opere di risanamento del territorio e dei beni artistico-architettonici, utilizzando pienamente i contributi messi a disposizione dalla Comunità Europea, si potrebbe far ripartire, ad esempio, un settore trainante come l’edilizia che, già nel passato, ha determinato il boom economico del “Bel Paese”, senza per questo tralasciare il settore turistico a vocazione naturale, che proprio tra i giovani troverebbe linfa vitale. 12 La procedura sindacale nella cessione d’azienda Nicola Bellomo * ( ) Il cambio di titolarità di un complesso aziendale fa nascere una serie di conseguenze giuridiche, che interessa anche la prosecuzione di tutti i rapporti di lavoro in corso al momento della cessione e per i quali è indispensabile per gli stessi assicurare forme di tutela a cessione d’azienda o d’impresa (come in uso) attualmente risulta essere un istituto largamente utilizzato per i continui cambiamenti del mondo economico, produttivo ed industriale, teso sempre più verso un processo di sviluppo globale che rende implicitamente necessario il coordinamento della legislazione nazionale con quella comunitaria. Il verificarsi del cambio di titolarità alla guida di un complesso aziendale fa nascere una serie di conseguenze giuridiche che, oltre a coinvolgere i diretti interessati e cioè il cedente ed il cessionario, interessa anche la prosecuzione di tutti i rapporti di lavoro in corso al momento della cessione e per i quali, quindi, diventa indispensabile per gli stessi assicurare forme di tutela. In questo lavoro intendiamo affrontare le tematiche riguardanti gli aspetti relativi alla tutela dei lavoratori quali le procedure sindacali. Ma partiamo dal concetto di trasferimento d’azienda modificato sia dall’ordinamento comunitario che da L quello interno; possiamo quindi qualificare come trasferimento d’azienda qualunque operazione comporti il mutamento della titolarità di un’attività economica organizzata, con o senza fine di lucro, antecedente al trasferimento e che nel trasferimento conservi la propria identità. Tali disposizioni si applicano anche al trasferimento di “RAMO D’AZIENDA” intesa come articolazione funzionalmente autonoma di un’attività economica organizzata identificata come tale sia dal cedente che dal cessionario del trasferimento. Le fonti del trasferimento d’azienda sono: Cessione contrattuale; Fusione. Nella cessione contrattuale ciascuna parte può sostituire a sé un terzo nei rapporti derivanti da un contratto a prestazioni corrispettive, se queste non sono state ancora eseguite purché l’altra parte vi consenta. ( ) * Nella fusione la norma dispone che può eseguirsi mediante la costituzione di una società nuova o, mediante l’incorporazione in una, di una o più altre. Gli effetti che si producono a seguito di una fusione sono precisamente gli stessi che si concretizzano in una qualsiasi cessione; infatti, la nuova società, che risulta dalla fusione o quella incorporante, assume i diritti e gli stessi obblighi delle società estinte. Dopo aver sommariamente esposto i concetti basilari del trasferimento d’azienda entriamo nel merito dell’informazione e del confronto sindacale, che devono svolgersi tempestivamente una volta che il cedente e cessionario abbiano maturato la decisione di trasferire l’azienda e tale decisione trovi riscontro in un atto giuridico vincolante che impegni reciprocamente le parti, anche prima che i contorni dell’operazione economica siano stati già tutti Presidente Commissione Consulenza del Lavoro Odcec Bari L’intervento compiutamente e pedissequamente definiti. Nelle imprese con più di 15 dipendenti (art. 47, legge n. 428/1990 modificata dall’art. 1, d.lgs. n. 18/2001 “attuazione della direttiva 98/50/CE”), è prevista una particolare procedura di informazione e consultazione con le rappresentanze sindacali. Il cedente e il cessionario debbono, infatti, comunicare il trasferimento alle rappresentanze sindacali aziendali (RSA), ovvero alle rappresentanze sindacali unitarie (RSU) delle unità produttive interessate ed ai sindacati di categoria, che hanno stipulato il contratto collettivo applicato alle imprese oggetto dell’operazione, 25 giorni prima che si perfezioni l’atto di cessione o l’obbligo di procedere alla cessione a norma dell’art. 19 della legge 20 maggio 1970, n. 300. Tale obbligo sussiste anche quando la decisione del trasferimento sia stata assunta da altra impresa controllante il cedente. La comunicazione, effettuata direttamente dalle imprese interessate alla cessione, ovvero per il tramite della associazione sindacale cui le predette imprese aderiscano od alla quale abbiano conferito mandato, deve contenere: la data del trasferimento, ovvero la data proposta per il trasferimento; i motivi del programmato trasferimento; le conseguenze giuridiche, economiche e sociali che il trasferimento potrà produrre sui lavoratori; le eventuali misure previste nei confronti di questi ultimi. A fronte dell’informazione suddetta, le organizzazioni sindacali possono chiedere entro i sette giorni successivi, sia al cedente che al cessionario, di avviare un esame congiunto, che dovrà essere avviato entro il settimo giorno successivo al ricevimento della richiesta. Decorsi dieci giorni dall’inizio della fase di esame congiunto, anche in assenza di accordo, la procedura di consultazione si intenderà in ogni caso esperita. Il mancato espletamento della procedura, pur non inficiando la validità dell’atto e quindi il trasferimento, costituisce condotta datoriale qualificabile come antisindacale ai sensi dell’art. 28 legge n. 300/1970. L’obiettivo della procedura è quello di accordare al sindacato la possibilità di rilevare e conoscere la capacità gestionale dell’acquirente, e le sue intenzioni con riferimento ai piani di investimento, ai programmi produttivi, ai livelli occupazionali e alle condizioni di lavoro assicurate ai dipendenti. Sono lasciate fuori dall’obbligo di informativa le vicende di carattere economico-finanziario, in quanto integranti il diritto di iniziativa privata propria del datore di lavoro e la tutela in materia di concorrenza. I tempi piuttosto risicati rappresentano un contemperamento tra la necessità di non impacciare l’iniziativa economica e quella di prendere nella dovuta considerazione le istanze di tutela dell’occupazione e delle condizioni giuridiche ed economiche dei lavoratori interessati. A seguito dell’informativa si dischiude la fase della consultazione sindacale che esplicita l’adozione 13 della forma scritta per l’invio della richiesta dell’esame congiunto. Le rappresentanze sindacali o il sindacato di categoria dovranno, secondo quanto stabilito dalla procedura, richiedere l’esame congiunto entro sette giorni dal ricevimento dell’informativa ed entro un arco temporale di pari durata dal ricevimento della suddetta richiesta; cedente e cessionario dovranno avviare la consultazione. L’alienante e l’acquirente dovranno attivamente partecipare congiuntamente alla consultazione, mentre le organizzazioni sindacali potranno farlo anche separatamente, non essendo dalla norma stabilito né l’oggetto né il contenuto dell’esame congiunto e quindi sarà lecito pensare che i temi da affrontare coincidano con gli argomenti evidenziati nell’informativa. La procedura si conclude quindi con la consultazione aziendale e, non essendo prevista alcuna indicazione dalla legge 428/90, l’esame congiunto si riterrà esaurito da semplici scambi di pareri, opinioni, utili per far conoscere alle parti le rispettive posizioni. Nel trasferimento d’azienda il rapporto di lavoro continua con l’acquirente e l’unità lavorativa conserva tutti i diritti che ne derivano. Con le procedure di cui agli artt. 410 e 411 cpc il lavoratore potrà liberare il cedente dalle obbligazioni derivanti dal suo rapporto di lavoro. Il cedente e il cessionario saranno comunque obbligati, in solido, per tutti i crediti che il lavoratore aveva maturato al tempo del trasferimento. Il trasferimento d’azienda non costituisce di per sé motivo di licenziamento. Vogliamo dare una mano al Paese. Anzi centodiecimila. Crediamo nell’utilità sociale del pensiero tecnico e che non sia questo il momento di chiedere, ma di dare. E di mettere al servizio della comunità la competenza, la professionalità e l’esperienza dei Commercialisti Italiani. Possiamo essere utili al Paese perché siamo professionisti, vogliamo esserlo perché siamo cittadini. Contributi dagli Ordini Nell’ottica di rinnovamento della rivista, la rubrica dedicata agli Ordini territoriali, a partire da questo numero, si trasforma per dare spazio ai contributi delle relative Commissioni di Studio sui temi di volta in volta trattati da Press. Una iniziativa, questa, volta, da un lato, a creare una sempre crescente sinergia tra il Consiglio Nazionale e gli Ordini e, dall’altro, a valorizzare, attraverso la circolarizzazione del know how i contributi, numerosi e puntuali, dei Colleghi d’Italia che operano all’interno delle Commissioni studio. 16 Ordine di Catania A cura della Commissione Lavoro Crediti PA, il rilascio del DURC on il d.m. del 13 marzo 2013 il Ministero delle finanze di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha disciplinato le modalità di attuazione dell’art. 13 bis, c. 5, del d.l. n. 52/2012 (conv. in legge 94/2012 ) che prevede il rilascio del Durc “in presenza di una certificazione…. che attesti la sussistenza e l’importo di crediti certi, liquidi ed esigibili vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni di importo almeno pari agli oneri contributivi accertati e non ancora versati da parte di un medesimo soggetto”. L’intervento normativo interviene quindi per dettare alcune regole “speciali” cui devono attenersi i soggetti richiedenti e gli Enti per procedere al rilascio del documento unico di regolarità contributiva nella fattispecie speciale, ma non derogatoria alle norme vigenti in materia di Durc. L’obiettivo di tale intervento di “armonizzazione” tra ministeri diversi nasce dalla necessità di rendere operativa ed efficace una norma che dovrebbe avere un grande impatto economico e sociale, permettendo alle aziende “irregolari” per debiti previdenziali e assicurativi, di ottenere il DURC in presenza di certificazione di crediti da parte della PA, e quindi di continuare ad operare sul mercato. Di qui la necessità di un decreto “concertato”, ma che purtroppo lascia al buon senso degli operatori e alla responsabilità addirittura “penale” del soggetto titolare del credito, la buona riuscita di una procedura che doveva essere semplificata. Di seguito si riportanto sinteticamente i passaggi operativi. La circolare del MEF n. 21 del 25 giugno 2014 spiega le modalità di accesso e utilizzo dell’apposita Piattaforma dei Crediti Certificati (PCC), alla quale possono accedere tutti i C soggetti che vantano crediti nei confronti della PA e intendano avvalersi di tale certificazione per gli usi consentiti dalla legge. Tra questi, la certificazione dei crediti può essere utilizzata per ottenere il rilascio del Durc anche in presenza di debiti verso gli Enti previdenziali: in questo caso, il soggetto titolare del credito certificato, dovrà attivare la richiesta di Durc, in base alla disposizione speciale prevista dall’art 13 bis, per il tramite di intermediario, utilizzando l’apposita sezione “Gestione richieste Durc” presente sulla PCC. Alla richiesta dovrà collegare i crediti già certificati presenti nella piattaforma che intende utilizzare, e stampare (o salvare su supporto informatico) una ricevuta in pdf. Fatto questo passaggio preliminare, la richiesta di Durc da sportello Sportello Unico previdenziale avverrà secondo le regole già note agli operatori pubblici (stazioni appaltanti) e/o privati (nei casi residuali previsti dalla legge) allegando il documento precedentemente stampato dalla piattaforma PCC, che dovrà, eventualmente, esibire all’Ente che rilascerà il Durc (anche in formato cartaceo se necessario!). Trattandosi di una procedura speciale, la richiesta deve essere esplicitata con il riferimento normativo, indicando la dicitura “ai sensi del c. 5 dell’art. 13 bis d.l. 52/2012” in “oggetto dell’appalto” o “specifica uso”, non essendo prevista apposita nota. In caso di preavviso di accertamento negativo in fase di istruzione di una richiesta Durc, con relativa sospensione, il documento rilevato dalla Piattaforma di certificazione dei crediti potrà essere presentato per la regolarizzazione entro il periodo di tempo di sospensione fissato in 15 gg. All’interno della procedura PCC è prevista anche la funzione “verifica la capienza per l’emissione del durc”, che permetterà all’operatore dell’Ente, che deve rilasciare il Durc, di verificare la copertura dei debiti previdenziali e L’intervento assistenziali, anche nei confronti degli altri Enti chiamati in causa (quindi Cassa Edile, Inps e Inail). È evidente come una siffatta procedura dovrebbe essere supportata da sistemi di archivi “collegati” in tempo reale oltre che “riscontrabili e certi”, tuttavia, come si rileva dalla stessa circolare Inps n. 16 del 30 gennaio 2014, si rimette tale funzionalità alla buona prassi degli uffici che “vicendevolmente” dovranno acquisire le informazioni degli altri enti sui debiti accertati di ognuno, trasferendosi tali comunicazioni esclusivamente via pec. Il Durc rilasciato ai sensi dell’art. 13 bis, in quanto norma speciale, deve indicare il riferimento legislativo ben preciso e deve essere chiaro nella quantificazione del debito alla data in cui esso è accertato; deve inoltre riportare gli estremi della richiesta protocollata da PCC e il saldo eventualmente disponibile dopo la verifica di capienza. Una volta emesso, così come negli altri casi, avrà validità 120 gg e potrà essere utilizzato, oltre che per le finalità previste dalle leggi vigenti in materia, anche per la compensazione di somme iscritte a ruolo o per la cessione o anticipazione del credito presso banche o intermediari finanziari. Importanti innovazioni sono state disposte anche per l’intervento sostitutivo diventato obbligatorio per la Stazione Appaltante che riceve un Durc rilasciato ai sensi dell’art.13 bis co.5, per il pagamento di prestazioni relative a servizi e forniture o stato avanzamento lavori. La stazione appaltante quindi è ora tenuta a intervenire a garanzia dei crediti degli Enti decurtando i pagamenti 17 della minore somma dovuta dalle imprese agli Enti laddove, in precedenza, l’intervento era solo possibile. Si tratta evidentemente di un’innovazione normativa che può mettere in grave difficoltà le imprese che rischiano di vedere drasticamente ridimensionati i propri crediti nel momento in cui dai pagamenti vengono detratti importi iscritti a ruolo con l’aggravio di interessi e sanzioni. Al riguardo, è appena il caso di ricordare che spesso, il difetto di regolarità contributiva delle imprese, specie quelle che operano per le PA, deriva dai cronici ritardi dei pagamenti che caratterizzano la stessa PA. Un legislatore attento dovrebbe tenere conto di quest’ultima circostanza e, nel caso, applicare un equo interesse di dilazione piuttosto che il pesante sistema sanzionatorio previsto per il mancato pagamento di imposte e contributi. In effetti, questa sperequazione è stata già più volte censurata dalla Giurisprudenza che in sede penale è arrivata addirittura a escludere il reato nei casi in cui si è accertato che il mancato pagamento dell’impresa è stato determinato oggettivamente dall’ingiustificata e abnorme dilatazione dei tempi di pagamento dei debiti delle PA. Per altri versi, è a tutti nota l’ingente sperequazione tra le somme aggiuntive previste per le imprese in caso di mancato pagamento di imposte e contributi e gli esigui interessi previsti a carico della PA a fronte dei ritardati pagamenti delle proprie obbligazioni. In ogni caso, i Durc emessi in base alla norma speciale esaminata sono pochissimi, stante la difficoltà di far comunicare in modo efficace ed efficiente i diversi Enti pubblici coinvolti nella procedura, e il professionista, che intende farsi parte diligente per facilitare questo “dialogo tra sordi”, spesso si trova a rimbalzare inutilmente contro il famoso muro di gomma. Ancora una volta, quindi, le tante criticità che caratterizzano tristemente l’agire della burocrazia, svuotano di operatività una disposizione normativa che nel disciplinare un’operazione di “semplificazione” rischia, come sempre più spesso capita, di impantanarsi nell’inerzia degli Enti coinvolti e tra le varie “piattaforme” con l’esito di non ottenere i risultati auspicati anche nell’ottica di rilancio dell’economia. Per questo è necessario e urgente che si proceda alla conclusione dei lavori sull’art. 4 del decreto legge n. 34/2014 convertito in legge 78/2014 (primo pilastro del Jobs act) che avrebbe già dovuto essere operativo per “semplificare” il rilascio del Durc e che invece, come visto, continua di fatto a rimanere solo una buona intenzione. 18 Ordine di Rimini A cura della Commissione Lavoro * ( ) Le attività in materia giuslavoristica irca il 15% degli iscritti all’Odcec (120 su base locale e 20.000 su base nazionale) all’interno dei propri Studi attua anche la materia giuslavoristica. Un dato talmente rilevante in termini numerici e di “peso” per la nostra Categoria, che non rispecchia in alcun modo l’attenzione che ci è stata dedicata negli anni dagli Enti preposti a detta specifica materia. È infatti evidente come le Istituzioni, con le quali giornalmente ci raffrontiamo, non sempre danno alla nostra realtà professionale la giusta considerazione che dovremmo avere. Sono stati questi i presupposti alla base della nascita a Rimini, quando ancora non esisteva l’Albo unico, di una congiunta Commissione diritto del lavoro tra iscritti all’ex Ordine dottori commercialisti e all’ex Collegio ragionieri commercialisti; dal 2008 confluita nella Commissione Diritto del Lavoro dell’Odcec Rimini. L’attività della Commissione Diritto del Lavoro è indirizzata verso tre diversi ambiti: territoriale, regionale e nazionale. C In ambito territoriale Da diversi anni è iniziato quel processo di immagine della Categoria che la vede sempre presente, con propri rappresentanti, ad ogni riunione o incontro indetto da INAIL, INPS, DPL, AUSL di Rimini in materia di sicurezza sul lavoro, e alla Prefettura con la partecipazione al tavolo anticrisi/gruppo lavoro per l’occupazione. Quanto sopra accanto l’attività primaria della Commissione e cioè quella di informare gli iscritti su comportamenti, indirizzi ed interpretazioni dei vari uffici, oltre che cercare di risolvere le criticità nei servizi/adempimenti con gli istituti (CUD, INAIL e deleghe “consulenti Old”, Inps e avvisi bonari, Regione ER e servizio di rappresentanza in ambito esami congiunti, ecc.). In considerazione di quanto sopra, in data 6 dicembre 2011 è stato sottoscritto dal presidente dell’Ordine riminese, Bruno Piccioni, un “protocollo di intesa” con la Direzione Provinciale dell’INPS. Un protocollo, ancora oggi attivo, per un fattivo rapporto collaborativo che, nel corso di questi anni, si è concretizzato con tavoli di lavoro congiunti, incontri formativi, ecc.. Non ultima l’attività formativa. Fiore all’occhiello l’organizzazione di un seminario in materia di diritto del lavoro che svolge il suo percorso formativo da ottobre a giugno dell’anno successivo, con incontri mensili. Il “format”, oramai collaudato, è il seguente: la mattina è dedicata all’aggiornamento periodico delle novità legislative, di prassi e di giurisprudenza emanate nel mese precedente, mentre il pomeriggio, con altro relatore, è dedicato all’approfondimento scientifico di uno specifico argomento. L’obiettivo della Commissione è dare all’iscritto la possibilità di avere in “casa” (gli incontri si volgono presso la sede dell’Ordine) un progetto formativo di alto L’intervento 19 livello, a costi contenuti e senza necessità di lunghe e costose trasferte. Il programma dell’edizione 2014/2015 affronterà temi quali: il diritto sindacale e le relazioni industriali, i rapporti di lavoro nelle procedure concorsuali, crisi di liquidità dell’impresa, il distacco del dipendente in ambito comunitario e nei contratti di rete di impresa. Questi sono solo alcuni degli argomenti che verranno trattati, ma ci con i quali sono costanti i rapporti di collaborazione e non solo per l’attività formativa. In ambito regionale La Commissione riminese è attiva anche all’interno del Coordinamento Regionale degli Odcec delle province dell’Emilia Romagna (Coder), in cui è nata una specifica area di diritto del lavoro deputata ad intervenire in rappresentanza di tutti gli iscritti, con gli Istituti e per le problematiche regionali. Tra i prossimi immediati obiettivi, il più rilevante è la richiesta alla Regione Emilia Romagna dell’abolizione dell’obbligo della vidimazione del registro infortuni; obbligo al quale sono attualmente tenuti i datori di lavoro che operano nel territorio regionale e che è divenuto ormai inattuale e superfluo. Superfluo in quanto superato dalla denuncia telematica ed inattuale in quanto non interferisce in alcun modo con il rispetto delle norme che riguardano la sicurezza sul lavoro da parte dei soggetti interessati. L’abolizione del registro infortuni è stata già decisa da numerose regioni italiane. preme evidenziare che una giornata dei lavori sarà dedicata anche al mandato professionale, codice deontologico, gestione della clientela insolvente, prescrizioni e deleghe ed azione legale. Un programma a tutto tondo che vede la partecipazione di relatori di alta professionalità: Nevio Bianchi, Paolo Ferretti, Pierluigi Rausei, Maria Rosa Gheido, Francesco Felli Falconi, Evangelista Basile, Riccardo Girotto, Temistocle Bussino, Francesco Natalini e Matteo Gozzi. Importante sottolineare che il “seminario lavoro” è organizzato, quest’anno ma anche negli anni passati, con gli iscritti all’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Rimini, ( ) * Commissione diritto del lavoro: Consigliere Delegato: Falcioni Maurizio Coordinatore: Brunazzo Cinzia Componenti: Antonacci Giuseppe, Casamenti David, Mattei Nadia e Masini Giancarlo. In ambito nazionale Da settembre 2013 il nostro Ordine ha fattivamente partecipato alla nascita del Gruppo Odcec Area Lavoro, unitamente agli Odcec di Roma, Milano, Firenze, Bologna e Torino. La continua emarginazione a cui la nostra categoria istituzionale è sottoposta nei rapporti con le direzioni centrali di INPS, INAL e Ministero del Lavoro, ha visto nel tempo relegate esclusivamente ad iniziative locali attività per ottenere una pari dignità professionale. È per detti motivi che si è valutato molto più producente unire le forze e rendere operativo un gruppo di lavoro, nato dall’iniziativa di pochi, ma che ad oggi conta la partecipazione e quindi l’accredito di più di 60 Ordini territoriali. Un “gruppo” creatosi solamente per un esclusivo interesse verso la categoria, al fine di condividere obiettivi, progetti comuni e risoluzioni di problematiche connesse ad adempimenti nel settore giuslavoristico. 20 L’intervento Ordine di Verona A cura della Commissione Lavoro e previdenza * ( ) La disciplina del distacco e Codatorialità dei lavoratori a capacità competitiva del nostro Paese è, da sempre, strettamente connessa al dinamismo e all’innovazione delle sue imprese e, in particolar modo, di quelle di piccole e medie dimensioni. In questo contesto il contratto di rete rappresenta uno strumento giuridico che consente alle pmi di determinare un programma comune, con obiettivi strategici condivisi, che permettano la crescita della capacità innovativa e la crescita della competitività, prevedendo che i lavoratori di un’impresa prestino la loro attività a favore di uno degli altri partecipanti in regime di distacco. Il distacco dei lavoratori è un istituto di grande interesse che, con il decreto legge n. 76/2013 cd. “Decreto Giovannini”, è stato significativamente modificato, disciplinandolo con riferimento ai contratti di rete tra imprese ed al principio della codatorialità. Il distacco si configura quando un datore di lavoro, per soddisfare un proprio interesse, pone temporaneamente uno o più lavoratori a disposizione di un altro soggetto o datore di lavoro per l’esecuzione di una determinata attività lavorativa. Tre sono i soggetti: il datore di lavoro distaccante titolare formale del rapporto di lavoro, il datore di lavoro distaccatario, che si avvale di fatto dell’attività lavorativa, e il lavoratore distaccato. Requisiti per attuare un distacco lecito sono: l’interesse concreto del datore di lavoro distaccante, la temporaneità del mutamento della prestazione di lavoro e la permanenza in capo al distaccante del rapporto di lavoro con obbligo retributivo e contributivo. In un contratto di rete di L ( ) * L’articolo è stato pubblicato su “L’Arena di Verona” del 30 luglio 2014 impresa l’interesse della parte distaccante sorge, in via automatica, rendendo implicito l’interesse del distaccante, facilitando con ciò la procedura del distacco di un lavoratore. La legge di conversione del succitato decreto ha significativamente favorito l’istituto del distacco e dato attuazione, per la prima volta nell’ordinamento italiano, all’istituto della codatorialità, ovvero la titolarità congiunta in capo a due soggetti diversi del rapporto di lavoro, con regole stabilite attraverso il contratto di rete. Nel distacco il rapporto rimane in capo al distaccante, mentre nella codatorialità la peculiarità è proprio quella della titolarità congiunta, ovvero contitolarità. Le modalità concrete di svolgimento del rapporto di lavoro, tra cui l’orario di lavoro e la retribuzione, vengono definite nel contratto di rete, affidando all’autonomia negoziale delle parti codatrici le regole di ingaggio dei lavoratori. Per l’applicazione concreta di Distacco e Codatorialità, è importante affidarsi a dei professionisti esperti nella materia, che verifichino in maniera approfondita tutte le condizioni e le possibilità offerte dalla normativa, che risolvano le formalità tipiche di questi istituti, e che effettuino le dovute verifiche preliminari per evitare di eludere le norme sull’intermediazione della manodopera e sul collocamento. È tempo di pensare al futuro. Oggi i nostri figli hanno molti dubbi e un’unica convinzione: che in futuro staranno peggio dei loro padri. Il futuro si può, però, ancora cambiare, con regole e scelte che interessino i nostri figli, facendo sacrifici oggi per farne fare meno a loro domani. Trasformando la crisi in opportunità e l’immobilità in ottimismo. 22 Assemblea degli Ordini territoriali Tiziana Mastrogiacomo Ufficio stampa Cndcec Trasparenza e spending review i temi principali affrontati dal nuovo Consiglio nazionale durante i primi 100 giorni di mandato. Grande partecipazione: presenti 131 ODCEC su 144 i è conclusa con una grande e sentita partecipazione l’Assemblea degli Ordini territoriali dei commercialisti, organizzata dal Consiglio nazionale presso l’hotel Parco dei Principi di Roma il 29 e 30 ottobre scorsi. Alla due giorni, prima vera occasione di incontro del nuovo Consiglio nazionale, insediatosi lo scorso luglio, con i presidenti ed i vicepresidenti locali, hanno infatti partecipato 131 Ordini su 144. E l’Assemblea ha posto l’accento proprio sull’aspetto partecipativo che d’ora in poi ciascun Ordine dovrà avere nella valorizzazione della professione di commercialista: un grande contenitore di idee e proposte per condividere contenuti ed obiettivi. Ad aprire la prima giornata di lavori è stato il presidente Gerardo Longobardi che, durante la relazione introduttiva, ha posto l’accento sui primi cento giorni di mandato all’insegna della trasparenza e della spending review. D’ora in poi, infatti, ciascun iscritto avrà la possibilità di consultare sul sito del Consiglio nazionale - che ha subito un restyling - S i rimborsi spese e le indennità dei consiglieri nazionali, dei componenti delle commissioni e dei collaboratori esterni. Inoltre, come ha affermato il tesoriere Roberto Cunsolo, il nuovo CN ha ridotto da 150 a 130 euro la quota annuale dovuta dagli iscritti con la grande novità che gli under 36 avranno una riduzione del 50%, versando solo 65 euro. Un’altra novità riguarda la partecipazione attiva che d’ora in poi avranno gli Ordini nell’esprimere un parere sul bilancio del Consiglio nazionale attraverso un voto di indirizzo. E proprio durante l’Assemblea è stato approvato all’unanimità il preventivo 2015, forte segnale della grande fiducia che gli Ordini hanno posto nella nuova governance. “Sul fronte esterno - ha affermato il presidente Longobardi - vogliamo rimettere la professione al centro dell’attenzione. E per farlo è necessaria un’interlocuzione costante e quotidiana con le Istituzioni, come del resto abbiamo già iniziato a fare da settembre, per ridare dignità e valore ai commercialisti italiani. Abbiamo tutti la consapevolezza che la mancanza prolungata di un Consiglio Nazionale ha fatto scomparire i commercialisti dal radar della politica e delle Istituzioni. Siamo stati forzatamente assenti dal dibattito su tutte le principali questioni che riguardano la nostra professione, a partire dalla delega fiscale. Per questo, l’impegno prioritario è stato e continua ad essere quello di riallacciare le interlocuzioni con umiltà e propositività”. Il CN, infatti, sta riallacciando i rapporti con le Istituzioni dopo uno stop di quasi due anni: i temi sul tavolo vanno dai controlli negli Enti locali alla delega fiscale, dall’antiriciclaggio all’abuso del diritto, dai beni sequestrati alle mafie al recupero dei crediti della Pubblica amministrazione, dalla nuova geografia giudiziaria fino agli accordi con il ministero dell’Istruzione per il tirocinio in ateneo. Longobardi, inoltre, è fortemente deciso ad istituire scuole di alta specializzazione sul territorio nazionale, promuovendole in accordo con gli Ordini per fornire agli iscritti la possibilità di conseguire, nelle materie di competenza e in quelle più innovative, una specializzazione tale da offrire nuove e più ampie L’intervento opportunità di affermazione professionale. Il presidente, inoltre, vuole intraprendere una battaglia senza esclusione di colpi nei confronti di chi esercita abusivamente la professione di commercialista senza essere in possesso del relativo titolo professionale. “Crediamo - ha continuato Longobardi - che sia giunto il momento di agire, anche avvalendoci dei media, per lanciare una campagna di sensibilizzazione verso il legislatore, le Istituzioni e l’opinione pubblica contro chi, impropriamente, utilizza il nostro titolo. Un abuso che non solo penalizza i redditi dei commercialisti, ma crea anche confusione nei confronti della clientela che spesso non è in grado di distinguere se l’attività è svolta da un commercialista o da un abusivo”. Nella seconda giornata di lavori, invece, si sono succeduti gli interventi dei rappresentanti degli Ordini locali che hanno esposto i problemi che gli iscritti si trovano quotidianamente ad affrontare, proponendo contenuti ed obiettivi che la nuova governance ha apprezzato proprio in conformità al nuovo spirito di partecipazione. 23 L’Assemblea, infine, è stata anche l’occasione per il debutto ufficiale della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, presieduta da Giorgio Sganga, che oltre a realizzare circolari e documenti, fornirà anche cifre, tabelle e analisi dettagliate sull’andamento dell’economia nel Paese. Durante l’Assemblea, sono stati presentanti i due volumi a cura del nuovo istituto di ricerca: Il Rapporto 2014 sull’Albo dei Dottori commercialisti e degli Esperti contabili e l’Indagine statistica sull’organizzazione dello studio e la specializzazione professionale. 24 Primo Piano Mediazione, le novità del codice deontologico di Paola Schiavo ODCEC di Vicenza Il fine di contribuire alla diffusione della cultura della mediazione anche per un elevato interesse sociale avviene con un costante e attivo impegno professionale. Anche il ruolo e la deontologia professionale del mediatore sono elementi imprescindibili della figura del commercialista chiamato a svolgere abitualmente nella propria professione un’attività “arte” di adempiere al meglio al dettato normativo per far sì che la giustizia sia più vicina ai reali interessi delle parti in lite. Tutto ciò nel rispetto delle fondamentali norme deontologico-etiche del mediatore che si basano: sulla competenza; sulla riservatezza; sulla qualità della procedura nel senso che il mediatore deve condurre la mediazione con trasparenza, diligenza e nel rispetto del principio di autodeterminazione delle parti, oltre che nel rispetto delle regole contenute nel regolamento adottato dall’Organismo presso il quale presta la sua opera; informativa sui compensi; obblighi di segnalazione; autodeterminazione, nel senso che il mediatore deve riconoscere e far presente che la mediazione è basata sul principio dell’autodeterminazione delle parti; e dal 24 settembre scorso incompatibilità e assenza di conflitto di interessi. Infatti, il recentissimo d.m. 4 agosto 2014, n. 139, recante modifiche al precedente d.m. 180 del 2010, è intervenuto sulla determinazione dei criteri, modalità di iscrizione e tenuta del registro degli Organismi di mediazione normando con il nuovo art. 14bis anche le incompatibilità e il conflitto di interesse in ossequio all’autonomia, terzietà e all’indipendenza tipici del mediatore. Così, il mediatore non può essere parte oppure rappresentare o in ogni modo assistere le parti in procedure di mediazione davanti all'Organismo presso cui è iscritto o relativamente al quale è socio o riveste una carica a qualsiasi titolo. Va tenuto presente che tale divieto si estende ai professionisti soci, associati o che esercitano la professione negli stessi locali. Inoltre, non può assumere la funzione di mediatore chi ha in corso o ha avuto negli ultimi due anni rapporti professionali con una delle parti, o quando una delle parti è assistita o è stata assistita negli ultimi due anni da un professionista di lui socio o con lui associato ovvero che ha esercitato la professione negli stessi locali. Parimenti, non può assumere l’incarico di mediatore chi ha un interesse diretto o indiretto nella causa ai sensi dell’articolo 815 cpc, comma 1, numeri 2-6. Infine, chi ha svolto l'incarico di mediatore non può intrattenere rapporti professionali con una delle parti se non sono decorsi almeno due anni dalla definizione del procedimento. È evidente che la formulazione normativa e la conseguente attività amministrativa mira ad un’assoluta garanzia dello svolgimento dell’attività di mediazione e alla consapevolezza dell’importanza di una sempre maggiore qualificazione nella formazione, con un costante aggiornamento nella materia di mediazione e risoluzione alternativa delle controversie. Nell’ipotesi di individuazione di responsabilità del mediatore, le parti della controversia, in forza del rapporto contrattuale sorto con l’Organismo di mediazione a cui si sono rivolte, potranno chiedere il risarcimento del danno allo stesso, salva la possibilità dell’Organismo di rivalersi nei confronti del mediatore, previo onere delle parti istanti a dimostrare l’effettivo danno subito a causa del comportamento del mediatore. Ecco perché, fra le altre ragioni, è imposto agli Organismi e ai mediatori l’obbligo di stipulare apposita polizza assicurativa per possibili danni derivanti dall’esercizio dell’attività di mediazione (in quanto tra mediatore e parti che hanno richiesto il servizio all’Organismo non si può configurare un rapporto negoziale, e comunque risulterebbe una responsabilità contrattuale detta di “contatto sociale”, con la conseguente valutazione della condotta tenuta dal professionista designato dall’Organismo in termini di diligenza nell’adempimento di obbligazioni contrattuali e, quindi, di eventuale applicazione dei principi in materia di responsabilità da inadempimento). È interessante riflettere sulla previsione dell’attivazione di molte categorie professionali di costituire, a norma dell’art. 19 d.lgs. 28/2010, gli Organismi speciali di mediazione presso i Consigli degli Ordini professionali per le materie riservate alla loro competenza. E, in particolare, è di forte attualità l’esigenza del coordinamento ed il recepimento delle norme disciplinari sulla mediazione anche da parte dei Consigli di disciplina così come statuiti dPR 137/2012. L’auspicio è che tutti gli Ordini si attivino a rafforzare e promuovere con continuità l’attività del mediatore civile e commerciale a garanzia della tutela della qualità, competenza e professionalità che il mediatore commercialista rivela sia nella componente economica che in quella giuridica. Primo Piano 25 Commercialisti, cambiamento e spiritualità di Domenico Calvelli Presidente ODCEC di Biella di Patrizia Bonaca ODCEC di Roma Come si possono accostare queste tre categorie? Apparentemente i commercialisti hanno ben poco a che vedere con la spiritualità, mentre al cambiamento, ma solo a quello, continuo, delle norme, sono decisamente avvezzi. La nostra professione è da sempre definita “libera” ed “intellettuale”, concetti questi che possono essere interpretati in maniera più profonda e vissuti per quello che veramente significano. L’attuale fase storica ci vede, come uomini, spettatori di cambiamenti che vanno ben al di là delle ossessive scadenze fiscali o delle mirabolanti invenzioni del Legislatore. Siamo testimoni di un cambiamento epocale che riguarda il rapporto tra le persone, e quindi tra i professionisti stessi. In fondo noi serviamo le imprese, i privati cittadini, gli enti, che sempre più ci chiedono ausilio nell’interpretazione e nell’applicazione di norme tecniche molto spesso confuse e contraddittorie. E in questo usiamo il nostro “intelletto” che, “liberamente”, ci spinge a trovare soluzioni, delle quali ci assumiamo la nostra responsabilità morale e materiale. Ma quello che ci sfugge è che le soluzioni che troviamo non sono “esterne” al nostro mondo, ma sono parte di noi poiché noi, a nostra volta, siamo parte integrante del mondo che ci circonda. Ecco che allora, al di là dei tecnicismi che appartengono alla mera materialità e che ad essa vengono confinati, nella professione c’è dell’altro; esiste una “cosa” che si chiama coscienza e dalla quale promana l’intelletto che noi usiamo nella soluzione dei problemi quotidiani. Non si tratta qui di tirare in ballo né l’etica né la morale, parole peraltro decisamente abusate, a volte anche da chi non ne conosce il significato più intimo; si tratta invece di guardarsi intorno, orientarsi, capire dove ci troviamo e che rapporto vogliamo tenere con gli altri, i nostri colleghi, i nostri clienti, le istituzioni. Perché qui sta il punto; sapere che siamo tutti sulla stessa barca, che è terminato il tempo delle divisioni (tempo “diabolico”, poiché “diàbolos” in greco è colui che si mette di traverso, che separa), che non possiamo più fare a meno dell’altro, verrebbe da dire, un tempo “olistico”, dalla parola greca “holos” che significa intero. Non è da trascurare questo dettaglio: la nostra attività di consulenza sgorga dal nostro intero ed è in interazione con l’organizzazione oggetto del nostro studio. In pratica, l’aspetto emotivo e spirituale di una organizzazione è come l’involucro che contiene nel suo interno tutte le manifestazioni oggettive e visibili per le quali veniamo chiamati ad operare. Proviamo, allora, a considerare le organizzazioni, le aziende, nella loro interezza piuttosto che nelle singole persone, o divisioni, o livelli, o reparti che le compongono. Secondo questo approccio daremo importanza all’invisibile insito tra le righe della dimensione emotiva, sociale, fisica e spirituale dell’azienda. Significherà non limitarsi ai meri tecnicismi, ma alzare la nostra visione che potrà stimolare il “percorso di guarigione” che inevitabilmente si ripercuoterà nel sistema paese. Ad esempio, dare importanza alla storia di un’organizzazione potrebbe essere un buon punto di partenza per un approccio consulenziale di tipo olistico. Questo approccio olistico, innovativo e dirompente, valorizza l’interazione tra il razionale e lo spirituale che secondo l’olismo è ciò che ci indirizza nella vita e ci conferisce un senso di felicità interiore. Quindi …commercialisti, cambiamento e spiritualità verso un nuovo modo di operare, che include e non esclude, come sfida vincente di una crisi antropologica che ci impone inesorabilmente di rivedere i nostri schemi ripetitivi, oramai obsoleti. Lo stesso Papa Francesco, rimettendo l’uomo al centro delle scelte economiche, in una delle sue famosi frasi sostiene: “In questo periodo di crisi è importante non chiudersi in se stessi, ma aprirsi ed essere attenti all’altro”. Questa visione può restituirci la motivazione che al tempo originò il miracolo economico italiano, può aiutarci ad inventare un nuovo modo di fare economia e fare di noi commercialisti la chiave d’oro di questo rinnovamento, e di questo, perché no! secondo miracolo italiano. 26 Primo Piano L’opportunità fiscale nella Mediazione Civile e Commerciale: Parte I di Luca Santi Odcec di Verona Il presente intervento analizza la disciplina fiscale agevolativa contenuta nella mediazione civile e commerciale. L’attuale scenario del sistema giudiziario italiano, sebbene in continua evoluzione, non può dimenticarsi di valorizzare l’istituto della Mediazione civile e commerciale di cui al d.lgs. 28/2010 (d’ora in avanti Decreto) e successive modifiche. Questo strumento, se correttamente e professionalmente svolto, è completamente differente e rimane lo strumento più veloce e snello di tutti gli altri strumenti di risoluzione alternativa alle controversie. Ciò è ribadito anche in un recente documento del Consiglio Nazionale dei dottori Commercialisti ed esperti contabili neo insediato: “nella Mediazione civile, la presenza di un soggetto terzo tecnicamente formato costituisce elemento di novità nella trattativa che modifica le dinamiche negoziali e può portare a risultati positivi laddove la Negoziazione diretta è fallita”1. Tra i tanti vantaggi occorre ricordare anche quelli fiscali, che riguardano sia l’imposizione indiretta che quella diretta. Più precisamente le agevolazioni fiscali vanno suddivise in due grandi filoni: il primo (riferito all’imposizione indiretta e dettato dall’articolo 17 commi 2 e 3 del Decreto) ha lo scopo di favorire e sostenere la diffusione e lo sviluppo della mediazione e permette di ridurre l’onere complessivo del procedimento anche rispetto ad altri istituti giuridici; il secondo (disciplinato dall’articolo 20 del Decreto) ha lo scopo di “rottamare le liti” e introduce un credito d’imposta nei confronti delle parti. Analizzando le norme specifiche troviamo, appunto nei commi 2 e 3 dell’articolo 17, rubricato “Risorse, regime tributario e indennità”: … omiss… c2] Tutti gli atti, documenti e provvedimenti relativi al procedimento di mediazione sono esenti dall’imposta di bollo e da ogni spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura. c3] Il Verbale di accordo è esente dall’imposta di registro entro il limite di valore di 50.000 euro, altrimenti l’imposta è dovuta per la parte eccedente. …omiss… Dalla lettura dell’articolo si evince che il vantaggio fiscale attribuisce benefici sia sull’imposta di bollo sia su quella di registro. Più precisamente con riferimento all’imposta di bollo (ad oggi € 16,00) di cui al dPR 642/72, il regime di esenzione è integrale anche con riferimento ad ogni altra spesa, tassa o diritto di qualsiasi specie e natura. Pertanto tutti i “documenti” prodotti e firmati dalla parti, dagli avvocati e dal mediatore sono totalmente esenti da imposizione indiretta, se non per la sola imposta di registro (di cui al dPR 131/86) per la quale è previsto che i verbali di accordo ne siano esenti fino all’importo di euro 50 mila per essere assoggettati a tassazione per la parte eccedente. Com’è noto dal 1° gennaio 2014 è previsto che agli atti traslativi della proprietà di immobili in genere, agli atti traslativi o costitutivi di diritti reali immobiliari di godimento, ai provvedimenti di espropriazione per pubblica utilità e ai trasferimenti coattivi si applichi l’imposta di registro del 9%, mentre se il trasferimento ha per oggetto case di abitazione (escluse le categorie A1, A8 e A9) con i requisiti della prima casa trova applicazione l’imposta di registro del 2%; infine è prevista l’imposta del 12% ai trasferimenti di terreni agricoli e relative pertinenze a favore di soggetti diversi dai coltivatori diretti e dagli IAP, iscritti nella gestione previdenziale. (1) SI veda Documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili del 27 agosto 2014 “Consultazione pubblica del Governo sulla riforma del Sistema Giudiziario Italiano”. (2) Esempio tratto dal “Codice Commentato della mediazione”, Ruscetta, Caradonna, Giorgetti, Ipsoa - Fondazione ADR Commercialisti, 2014. Primo Piano Per cui il risparmio può oscillare: da € 1.000 in caso di applicazione dell’imposta di registro del 2%; ad € 4.500 in caso di applicazione dell’imposta di registro del 9%; ad € 6.000 in caso di applicazione dell’imposta di registro del 12%. Se, per esempio, il valore della controversia è di 200 mila euro la registrazione del verbale di accordo comporterà il pagamento dell’imposta su 150 mila euro in quanto i primi 50 mila euro sono esenti2. Quanto sopra riportato vale, dunque, per l’imposizione indiretta. L’Istituto beneficia di vantaggi fiscali anche sul fronte delle imposte dirette che si traducono in crediti d’imposta attribuiti alle parti (sia Persone Fisiche che titolari di Partita Iva che società) disciplinati dal succitato art. 20 a cui si rimanda. Da una prima lettura dell’articolo si capiscono due cose: vi è una reale possibilità di ottenere un credito d’imposta ma anche che questo credito dipenda da una serie di fattori e di meccanismi non certo lineari e semplici. Tant’è che quanto detta il comma 3), vale a dire il fatto che il credito debba essere comunicato dal Ministero della Giustizia all’interessato, è un ottimo concetto che tuttavia si ferma alla “carta”. Non mi risulta che tale comunicazione sia stata mai fatta soprattutto per problemi informatici di ricezione dei dati da parte del Ministero stesso. Sottolineo che questa “mancanza” dovrebbe essere sanata con le recenti modifiche normative introdotte dal d.m. 139/2014 al d.m. 180/2010 rubricato “Regolamento recante la determinazione dei criteri e delle modalità di iscrizione e tenuta del registro degli organismi di mediazione e dell’elenco dei formatori per la mediazione, nonché l’approvazione delle indennità spettanti agli organismi, ai sensi dell’articolo 16 del d.lgs. 4 marzo 2010, n. 28”. Sul punto si rimanda anche alla Circolare 18 settembre 2014: “Informatizzazione registro organismi di mediazione ed elenco enti di formazione” del Dipartimento per gli affari di giustizia. In estrema sintesi, gli organismi devono comunicare al Ministero della Giustizia, alla fine di ogni trimestre, non oltre l’ultimo giorno del mese successivo alla scadenza del trimestre stesso, i dati statistici relativi alla attività di mediazione svolta (art. 8 d.m. 180/2010), pena la sospensione per un periodo di dodici mesi dell’organismo che non ha comunicato i dati. Altro tema, prima di analizzare il vero meccanismo del credito d’imposta, è il fatto che lo stesso sia condizionato e quindi “aleatorio” in quanto si “promettono” benefici solamente virtuali e non fruibili dal contribuente che si avvicina allo strumento mediativo. Perché questa differenza rispetto ad altri oneri detraibili (per esempio spese mediche, interessi passivi mutuo prima casa, rette frequenza asili nido, ecc.)? Sul punto sarebbe auspicabile una modifica normativa che attribuisca la possibilità di poter quantificare la misura precisa del credito d’imposta. Pertanto alle parti, che hanno svolto il procedimento mediativo presso un Organismo di conciliazione iscritto nel registro tenuto dal Ministero della Giustizia ad opera di uno o più mediatori abilitati, è attribuito un credito d’imposta per massimi € 500,00 in caso di successo della mediazione e per un credito pari alla metà (€ 250,00) nel caso di insuccesso. Tale importo va, anzitutto commisurato con l’indennità corrisposta all’Organismo: se le spese di mediazione dovessero risultare inferiori l’importo del credito si allineerebbe ad esse. Se, per esempio, le parti spendono pro-quota € 400,00 e la mediazione avesse successo, il credito da riportare in dichiarazione dei redditi ammonterebbe ad € 400,00. Il credito poi è commisurato in misura proporzionale alle risorse stanziate e, comunque nei limiti dell’importo sopra indicato (€ 500,00 o € 250,00) determinate con decreto del Ministro della giustizia entro il 30 aprile di ciascun anno. Solamente dopo aver ricevuto la comunicazione dell’esatto ammontare del credito d’imposta da parte del Ministero della Giustizia sarà possibile quantificare l’importo da portare in dichiarazione dei redditi dalle parti. Si precisa che le “parti”, come definite genericamente dalla norma, possono essere sia persone fisiche non titolari di reddito d’impresa o di lavoro autonomo, sia società che professionisti. La norma stabilisce che la misura del credito d’imposta sarà comunicata alle parti entro il 30 maggio dell’anno successivo a quello in cui la mediazione è avvenuta e potrà essere utilizzata nella dichiarazione dei redditi relativa all’anno in cui lo stesso credito d’imposta è stato assegnato, la norma espressamente specifica che il credito d’imposta deve essere indicato a pena di decadenza, mancando in caso contrario alla fruibilità stessa. 27 CNDCEC-Report L’attività di ottobre a cura della Redazione Normativa Antiriciclaggio - esonero obbligo comunicazione indirizzo PEC Con la risoluzione n. 88 del 14 ottobre 2014, l’Agenzia delle Entrate ha confermato che gli Iscritti nell’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili devono ritenersi esonerati dall’obbligo di comunicazione dell’indirizzo Pec previsto dal provvedimento MEF/GDF prot. n. 2014/105953 emanato lo scorso 8 agosto. In particolare, l’Agenzia ha chiarito che tale obbligo, destinato ad una pluralità di soggetti di diversa natura, deve ritenersi già assolto con riferimento ai soggetti di cui agli articoli 11, 12, 13 e 14 del d.lgs. 231 del 21 novembre 2007 (ivi compresi, dunque, gli Iscritti nell’Albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili) tenuto conto che, come segnalato dal Consiglio Nazionale nel suo intervento inviato lo scorso 18 settembre, già sussistono, nell’ordinamento interno, registri ed elenchi detenuti da pubblici amministrazioni contenenti gli indirizzi Pec di tali soggetti. Funzioni giudiziarie Il Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili ha diffuso, per il tramite degli Ordini territoriali, un questionario finalizzato a consultare i colleghi che hanno svolto o svolgono il delicato incarico di amministratore giudiziario e/o custode di beni sequestrati e confiscati anche a consorterie criminali. Il Cndcec ha ritenuto fondamentale avviare questa consultazione per acquisire, dai colleghi esperti della materia, contributi volti ad evidenziare eventuali criticità riscontrate e le buone pratiche applicate a livello territoriale, oltre all’indicazione di dati statistici e di proposte di modifica alla legislazione antimafia. Terzo Settore Il Cndcec, per il tramite del Consigliere nazionale con delega al No Profit, Sandro Santi, ha presentato al Sottosegretario al Welfare, Luigi Bobba, un documento recante alcune osservazioni e proposte al disegno di legge sulla riforma del Terzo Settore. In particolare, nel documento i commercialisti sostengono la necessità di procedere al riordino e all’armonizzazione delle diverse forme di fiscalità agevolata attualmente vigenti in questo settore attraverso: l’adozione di un’unica definizione di ente non commerciale ai fini fiscali; la razionalizzazione e la semplificazione del regime di deducibilità e detraibilità, ai fini delle imposte dirette, delle erogazioni liberali disposte a favore del Terzo settore; la riforma strutturale dell’istituto della destinazione del 5 per mille dell’IRPEF in base alle scelte espresse dai contribuenti; la razionalizzazione delle tax expenditure. Tra le criticità da risolvere, secondo il Consiglio nazionale dei commercialisti, c’è quella relativa alle attuali disposizioni ed adempimenti normativi, che risultano troppo spesso incoerenti tra loro e talora eccessivi, anche a causa della proliferazione del numero delle norme di settore che ha favorito la sovrapposizione delle fattispecie regolate e la sproporzione delle regole rispetto agli interessi rappresentati da tali realtà. Nel documento, il Cndcec si sofferma anche sul tema dei controlli, interni ed esterni, che rappresentano un corollario della trasparenza poiché sono strumenti che CNDCEC Report garantiscono il corretto uso e la gestione delle risorse messe a disposizione dai privati e dagli enti pubblici per il perseguimento del fine ideale. 29 nuovi accordi non sarà possibile svolgere il tirocinio nel corso degli studi universitari. Osservatorio ABI - Imprese Tirocinio La possibilità di svolgere il tirocinio semestrale nel corso dell’ultimo anno di corso esteso anche alle lauree triennali è la principale novità contenuta nella nuova convenzione per il tirocinio sottoscritta dai Ministeri dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR) e della Giustizia e dal Cndcec. Tale convenzione si era resa necessaria dopo la riduzione del tirocinio da 36 a 18 mesi prevista dalla riforma delle professioni, a seguito della quale erano stati riformulati anche i termini delle convenzioni universitarie che consentono lo svolgimento del tirocinio durante gli studi universitari. La nuova convenzione quadro, frutto del lavoro di un tavolo tecnico istituito nel giugno 2013 presso il Miur, dovrà ora essere attuata mediante accordi tra Ordini territoriali dei commercialisti e Università. L’attuazione dovrà realizzarsi entro l’anno accademico 2014-2015, in quanto la norma transitoria prevede che le “vecchie” convenzioni tra Ordini ed Università (quelle stipulate in attuazione della convenzione quadro del 2010) possono trovare applicazione fino alla stipula delle “nuove” convenzioni tra Ordini ed Università e, comunque, non oltre l’anno accademico 2014-2015. Quindi, a partire dall’anno accademico 2015-2016, non potranno più trovare applicazione i vecchi accordi e se non saranno siglati i Il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili è entrato a far parte dell’Osservatorio sulle crisi aziendali promosso da Abi (Associazione bancaria italiana). Dell’organismo fanno parte anche le associazioni rappresentative del mondo imprenditoriale (Confindustria, Rete Imprese Italia, Lega Coop) e di quello dell’agricoltura. In rappresentanza della categoria, Il Consiglio nazionale ha delegato i consiglieri Maria Rachele Vigani e Felice Ruscetta. Scopo principale dell’Osservatorio è quello di analizzare i problemi giuridico-operativi concernenti non solo la disciplina concorsuale, ma anche le altre problematiche che ostacolano o rendono più gravosa l’attività degli operatori. Tra i temi che l’Osservatorio si propone di approfondire ci sono le disposizioni tributarie riguardanti la crisi delle imprese e il trattamento delle perdite sui crediti, eventuali proposte di riforma della disciplina processual–concorsualistica e la possibile rivisitazione della disciplina delle garanzie mobiliari nell’ordinamento domestico. L’Osservatorio fungerà anche da “cabina di regia” per coordinare e gestire le attività che metterà in campo per la diffusione di una cultura delle composizioni delle crisi aziendali. Audizione del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili Indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati CAMERA DEI DEPUTATI XI COMMISSIONE PERMANENTE LAVORO PUBBLICO E PRIVATO PREMESSA I servizi per il lavoro e le politiche attive Il mercato del lavoro in Italia richiede servizi e competenze che variano nel tempo in conseguenza del naturale modificarsi delle esigenze dei datori di lavoro, delle aspettative dei lavoratori e della capacità del sistema formativo di assecondare l’evoluzione tecnica, scientifica e sociale. Le statistiche, da sole, già individuano gran parte delle attuali inefficienze del mercato e, inoltre, “mettono in luce” lo scarso ruolo propositivo degli operatori pubblici e privati; pertanto, con questo breve contributo, ci limitiamo ad evidenziare alcune situazioni che, a nostro parere, meritano di essere esaminate in questo Onorevole consesso al fine di un auspicato intervento legislativo di adeguamento più che di vera e propria riforma. CAPITOLO 1 La ripartizione delle competenze La ripartizione delle competenze legislative e amministrative in materia di lavoro, tra Stato e Regioni, è - a nostro avviso - uno dei problemi che “affliggono” il mercato del lavoro in Italia, reso evidente dal mancato coordinamento tra le politiche attive e le politiche passive. Allo Stato, infatti, competono le politiche passive (es. Cassa integrazione guadagni) ed alle Regioni le (scarse) politiche attive (es. misure per il reinserimento nel mondo del lavoro), con le conseguenze che sono immaginabili anche dai non addetti ai lavori. Le esigenze di razionalizzare un sistema che, attualmente, è frastagliato e “confuso”, con sovrapposizioni che rendono poco trasparente ed efficace l’attività svolta da una miriade di soggetti, sebbene siano avvertite da tutti, non hanno ancora trovato gli opportuni interventi correttivi. I poteri “concorrenti” di Stato e Regioni hanno finito con il creare un’articolazione territoriale dei servizi per il mercato del lavoro che, probabilmente, non ha eguali nel mondo! Come se non bastasse questa peculiarità nazionale, invece di rappresentare un fattore di vantaggio (es. in termini di flessibilità), in un paese caratterizzato - ancora oggi - da forti differenze sociali ed economiche tra nord e sud, accresce le difficoltà di inserimento nel mondo del lavoro e non favorisce in alcun modo il reinserimento di coloro che ne sono temporaneamente usciti. Nonostante i proclami della Garanzia Giovani, ad oggi non è stato realizzato alcun programma di collaborazione tra Regioni e Amministrazione centrale sia per assicurare gli stessi standard di servizio su tutto il territorio nazionale, sia per avere un sistema nazionale di monitoraggio e valutazione. Il risultato ottenuto è che, da nord a sud, i giovani che si avvicinano ai servizi pubblici per l’impiego trovano sistemi totalmente differenti che Audizione Cndcec generano, purtroppo, anche diverse opportunità. La spesa per i servizi per il lavoro, in Italia, è tra le più basse in Europa e ciò che stupisce è la diminuzione delle risorse in presenza di un trend crescente della disoccupazione, soprattutto giovanile. L’Italia ha un tasso di disoccupazione del 12,6% (nominale) e un numero complessivo di persone senza lavoro che supera i sei milioni, tra disoccupati e scoraggiati che non cercano più occupazione. Numeri che sono doppi rispetto alla Germania e agli altri paesi del Nord Europa, i quali hanno attuato politiche attive fin dal 2005. A tal fine, è appena il caso di ricordare che la “svolta” per la Germania è rappresentata dalla costituzione dell’Agenzia federale per l’impiego, la quale ha concretamente riqualificato e riposizionato sul mercato del lavoro i disoccupati. La scelta del Governo italiano di creare e formare l’Agenzia nazionale per l’impiego e l’occupazione è - di per se - condivisibile, ma la valutazione non può che restare “sospesa” visto l’attuale funzionamento dei 550 Centri per l’Impiego dotati di un organico di circa 7.000 persone, le quali sono occupate prevalentemente in attività diverse dall’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. CAPITOLO 2 Gli “Attori” del mercato del lavoro 1. I Centri per l’impiego (Cpi), demandati ad offrire servizi per l’orientamento alla ricerca del lavoro conservano in molte regioni il “vecchio “ruolo di certificatori dello status di disoccupazione. Attualmente, hanno ingenti difficoltà operative per assenza sia di infrastrutture che di personale specializzato che possa mettere in atto l’offerta di moderni servizi di orientamento. Gli stessi, essendo organizzati su base provinciale all’interno della stessa Regione, non di rado rischiano di fornire pareri difformi sulla medesima questione sottoposta. 2. Italia Lavoro S.p.a. deputata a fare da trade union tra il Ministero del lavoro e il mondo delle imprese per la proposizione di progetti di sostegno alla creazione di opportunità di lavoro, dovrebbe operare in maniera sinergica con le imprese/datori di lavoro e quindi con le categorie professionali deputate all’assistenza in materia di lavoro (avvocati, commercialisti, e consulenti del lavoro), ma, nonostante le aspettative del mondo del lavoro, è riuscita solo a fare azioni divulgative e, in minima parte, di supporto operativo per l’accesso a determinate agevolazioni. 3. Agenzie di somministrazione del lavoro hanno rappresentato un’importante novità alcuni anni or sono ma la loro presenza sul 31 mercato del lavoro si è andata “geneticamente modificando”, tanto che oggi sembrano sopperire quasi totalmente al servizio di orientamento che dovrebbe essere di competenza dei Centri per l’impiego. Inoltre, con la somministrazione, favoriscono la conoscenza tra datore di lavoro e lavoratore che la limitatezza del patto di prova o i vincoli dell’assunzione a tempo determinato non consentono. 4. Associazioni datoriali svolgono un ruolo di assistenza e consulenza alle imprese associate, a volte “sconfinando” nelle materie riservate per legge a professionisti abilitati, e, nelle realtà più piccole, fungono anche da luogo di incontro della domanda e dell’offerta di lavoro, spesso basata più sulla conoscenza personale che non su criteri oggettivi di selezione. 5. Sindacati dei lavoratori alla loro specifica funzione sociale di tutela dei diritti dei lavoratori spesso associano attività complementari di consulenza ed assistenza dei lavoratori in materia di ricerca di nuova occupazione, formazione professionale ed orientamento. 6. Professionisti competenti in materia di lavoro, gli Avvocati, i Commercialisti ed i Consulenti del lavoro sono le categorie professionali deputate all’assistenza e consulenza ai datori di lavoro e svolgono un ruolo qualificato di informazione, spesso anche nei confronti dei lavoratori o soggetti in cerca di occupazione, e possono rivelarsi il nuovo collante di una rete di diffusione della cultura e della legalità del lavoro nonché di interscambio di informazioni e opportunità lavorative, “traducendo” le reali esigenze dei datori di lavoro in uno skill adeguato. CAPITOLO 3 L’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro Poiché oggetto dell’indagine sono le risorse umane, non si può prescindere dall’aspetto “umano” e quindi “individuale” della questione. Il lavoratore disoccupato dovrà essere accompagnato nella ricerca di nuove opportunità lavorative non solo nell’ambito delle proprie competenze acquisite, ma anche attraverso percorsi di riqualificazione e di nuove qualificazioni, ove possibili, basati sulle reali esigenze delle imprese operanti nei vari settori. Il mercato del lavoro spesso è saturo di determinate qualifiche e contemporaneamente carente di altre. Le politiche attive dell’ultimo decennio, in un periodo di flessione della richiesta di forza lavoro, si sono spesso concentrate su servizi a sostegno alla qualificazione e/o riqualificazione degli espulsi e dei sospesi dal lavoro (es. lavoratori in mobilità o in cassa integrazione guadagni), favorendo un collaterale sistema di lavoro nero e di servizi 32 Audizione Cndcec di formazione “fine a se stessi”. Dall’osservazione sul campo emerge uno spreco di risorse in interventi formativi sulla cui utilità non credono, per primi, i lavoratori interessati. Per non parlare dei tirocini, che non hanno prodotto reale occupazione, ma, in compenso, un bel po’ di attestati obsoleti per le imprese. In realtà, l’obiettivo degli interventi di politica attiva dovrebbe essere quello di assistere il lavoratore nella ricerca di un’occupazione correlando il rifiuto dell’offerta di lavoro disponibile alla perdita delle prestazioni a sostegno del reddito. Al fine di garantire pari opportunità almeno nella ricerca di lavoro è necessario intervenire sul sistema che regola l’incontro della domanda e dell’offerta di lavoro nel nostro Paese, con una serie di interventi di razionalizzazione e semplificazione quali: 1. la semplificazione del sistema di registrazione della dichiarazione di disponibilità (Did) a carattere nazionale con l’adesione immediata al sistema da parte delle Regioni a statuto speciale e le province autonome; 2. la previsione di una piattaforma informatica, centralizzata presso il Ministero del lavoro, a cui tutti gli operatori, sia pubblici sia privati, devono far confluire i dati inerenti i servizi di orientamento, utilizzando il codice fiscale, quale unico parametro di ricerca; 3. la razionalizzazione degli interventi di orientamento sulla persona presa in carico; 4. attivazione del “libretto elettronico“ del cittadino, il quale dovrebbe certificare, oltre ai dati anagrafici, le esperienze lavorative pregresse, le competenze professionali acquisite nonché i percorsi scolastici e formativi effettuati; 5. il raccordo immediato tra incentivi all’occupazione e politiche passive, con una reale semplificazione delle agevolazioni contributive per le nuove assunzioni, alla luce del decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181 “Disposizioni per agevolare l'incontro fra domanda ed offerta di lavoro, in attuazione dell'articolo 45, comma 1, lettera a), della legge 17 maggio 1999, n. 144”, sullo status di lunga disoccupazione per favorire la diffusione di altri strumenti quale l’apprendistato; 6. l’utilizzo dello strumento del tirocinio di inserimento come strumento tipico dei servizi pubblici, demandando ad altri operatori specializzati le altre opportunità ed evitando sovrapposizioni. Quando si parla di sistema, almeno in Italia, si pensa subito a strumenti complessi e costosi, mentre il cambiamento, in materia di mercato del lavoro, dovrebbe riguardare gli obiettivi, i flussi informativi, i ruoli degli attori e, soprattutto, la mentalità degli operatori. Per questo riteniamo che l’intervento necessario sia di adeguamento e non di vera e propria riforma. Da economisti di azienda sappiamo che tutto quello che funziona va salvaguardato, ma anche che la mancanza di obiettivi chiari e di regole del gioco conosciute da tutti, meglio se condivise, determina l’insuccesso di qualunque iniziativa e l’Italia, probabilmente, non può permettersi di perdere la partita del corretto funzionamento del mercato del lavoro! La collaborazione tra operatori pubblici e privati dovrebbe essere fortemente incentivata. L’operatore privato ha canali di comunicazione con lavoratori ed aziende innovativi e soprattutto in linea con gli standard europei (non va dimenticato che società specializzate nella selezione e collocazione del personale, comprese le società di somministrazione, sono spesso multinazionali che operano sul territorio europeo e non solo). La finalità è quella di avere strumenti efficienti ed efficaci per l’interscambio tra i vari operatori degli elementi che identifichino le professionalità al fine di poter offrire al mondo del lavoro non un elenco infinito di nominativi, come accade ora, ma un elenco selezionato ad hoc di professionalità in linea con le richieste delle aziende che intendono assumere. Tale sistema, inoltre, deve: essere di facile ed immediato accesso da parte dei soggetti abilitati; utilizzare tutti i canali di comunicazione disponibili, compresi i social network, anche simultaneamente tra loro, ad es. ricevere/inviare una e-mail mentre un operatore telefonico parla con un lavoratore; conservare le informazioni del lavoratore ed aggiornarle periodicamente, anche consentendo all’interessato di accedere alla banca dati, previa verifica dell’identità e sotto vincoli di sicurezza; attuare e gestire il “libretto elettronico del lavoratore” contenente le esperienze lavorative pregresse, le competenze professionali acquisite nonché i percorsi scolastici e formativi effettuati. Tale “libretto” non deve essere confuso con l’abolito libretto cartaceo o come un ulteriore inutile adempimento, ma inteso come un passaporto informatico del lavoratore che nasce automaticamente dalle informazioni assunte dai vari soggetti abilitati, pubblici o privati, a seguito della compilazione della scheda del lavoratore; gestire eventuali test di verifica delle competenze acquisite; definire ed aggiornare i tipi di informazioni gestite in collaborazione con i professionisti competenti in materia di lavoro, che costituiscono il link naturale tra datori di lavoro, università/enti di formazione e lavoratori; consentire lo scambio di informazioni tra i Cpi locali, anche al fine di favorire la mobilità dei lavoratori sul territorio nazionale; gestire le informazioni relative ai lavoratori fisicamente o socialmente svantaggiati, al fine di favorirne l’occupazione, anche temporanea; definire gli standard di interscambio di dati con altri enti pubblici (Regioni, Inps, ecc.) e gestire il flusso degli stessi dati da un soggetto all’altro in modo automatico, al fine di evitare che ad es. ad un’assunzione agevolata non venga associato il corretto codice di “riconoscimento” da parte dell’Inps, con conseguenti addebiti di contributi non dovuti. Audizione Cndcec CAPITOLO 4 Le altre questioni rilevanti 1. La logistica, anche se è oggetto di attenzione in altro programma di indagine, si rappresenta la fatiscenza di parecchie sedi dei Cpi, non consone ad accogliere e offrire tutti i servizi previsti, dall’accoglienza all’orientamento, ai lavoratori. 2. Le banche dati rappresentano un vero e proprio problema, anche da questo scaturisce l’esigenza di avere un unico sistema nazionale. Nel nostro Paese le innumerevoli banche dati che vengono gestite dagli operatori del mercato del lavoro che - a vario titolo - sono coinvolte nell’attuale sistema frammentato non dialogano tra di loro con il risultato di interventi ripetitivi e inefficaci nei confronti dei soggetti “presi in carico” (Italia Lavoro, Fse, Isfol, Cpi, agenzie private, ecc.). I Centri per l’impiego, che accolgono gli utenti per la registrazione e la resa della “dichiarazione di disponibilità”, si limitano a produrre un certificato cartaceo di tale dichiarazione e solo dal 2008, con la lettura dei dati provenienti dal sistema Col, si è ottenuta una maggiore attenzione alla certificazione dello status di disoccupazione/in occupazione. Il sistema utilizzato dai Cpi, inoltre, non dialoga con le banche dati dell’Inps sui percettori di ammortizzatori sociali, ma, cosa ancor più grave, non dialoga con il resto dell’Italia, per cui la condizione occupazionale di un soggetto non sempre è verificabile in tempi reali da qualsiasi punto della nazione. Il sistema informatico SIL, che è stato implementato dai Cpi in Sicilia negli ultimi anni, ha avuto uno strumento parallelo gestito dagli interventi formativi degli enti privati che hanno gestito l’avviso 1/2010 con la piattaforma informatica “Caronte” del FSE a supporto dei processi di rendicontazione. Di contro, la registrazione dei dati sul portale nazionale click lavoro è lasciata al libero arbitrio dell’utente, con la conseguenza che spesso non viene gestita da nessuno! 3. La presenza di organismi paralleli competenti in materia di servizi di orientamento, oltre a costituire un’inutile fonte di spesa, finisce addirittura per disorientare i lavoratori destinatari degli stessi servizi. La realtà degli sportelli multifunzionali, che dal 2001 hanno lavorato per l’offerta dei servizi per l’orientamento, gestiti da enti accreditati di natura privata, ha fatto sì che il personale dei Cpi fosse relegato a meri lavori amministrativi e di certificazione, spesso cartacea senza supporto informatico, con il risultato che ad oggi ci ritroviamo una professionalità di soggetti funzionari del servizio pubblico non all’altezza delle moderne tecniche di accoglienza e orientamento, propedeutiche all’incrocio domanda/offerta. Da qui la percezione esterna dei servizi per l’impiego che si collocano ancora in una idea culturale di “uffici certificatori dello status di 33 disoccupazione” e non di un ente moderno, con un’affluenza che continua a diminuire, soprattutto da parte dei giovani, e senza alcuna capacità/possibilità di far conoscere i servizi offerti. Molti giovani non conoscono addirittura i Centri per l’impiego né le ragioni per cui bisogna recarsi presso questi uffici. La ricerca di lavoro viene effettuata spesso in maniera autonoma, senza avvalersi dell’ausilio di quest’ultimi, ma utilizzando i sistemi informatici molto vicini alle nuove generazioni, ma senza alcuna garanzia di affidabilità del potenziale datore di lavoro. Al riguardo si ricorda che il decreto legislativo 21 aprile 2000, n. 181, prevede che il lavoratore in cerca di occupazione debba rendere la dichiarazione di immediata disponibilità (Did) presso i Cpi per attivarsi alla ricerca di lavoro e usufruire dei servizi di orientamento. In pratica, accade molte volte che il soggetto che inizia un nuovo rapporto di lavoro non ha provveduto al Did ed a volte non la presenta al datore di lavoro al momento dell’assunzione. Questo comportamento, in taluni casi, è contrario alle norme di legge che prevedendo/regolano agevolazioni per l’assunzione di soggetti svantaggiati, es. lavoratori con anzianità di disoccupazione di lunga durata (cfr. legge 407/1990). Con un sistema integrato nazionale si eviterebbero tali inadempimenti ed il datore di lavoro sarebbe in grado di verificare immediatamente lo status di disoccupazione. La certificazione dello status di disoccupazione, inoltre, supportata anche da leggi regionali speciali, risente di interpretazioni diverse anche tra territori della stessa Regione ed il sistema di registrazione on line (solo da qualche mese in funzione) non risulta ancora utilizzato appieno. 4. La raccolta di dati ed altre informazioni relative al lavoratore disoccupato e, in particolare, i curriculum vitae (CV) è fatta da diversi operatori del mercato del lavoro, sia pubblici sia privati, senza uno standard comune né collegamenti tra di loro, con la conseguenza che chi cerca lavoro produce immani copie dei proprio curriculum facendone quasi un volantinaggio! La suddetta attività è attualmente demandata ai Cpi che si trovano, quasi sempre, a trattare gli stessi soggetti “presi in carico” da altri enti con servizi di orientamento già erogati, generando anche un senso di “fastidio“ agli interessati che, nel migliore dei casi, si interrogano sulla funzione degli stessi Centri per l’impiego. 5. I servizi rivolti ai soggetti svantaggiati dovrebbero costituire il “fulcro” dell’intervento pubblico in materia di collocamento dei lavoratori, in quanto rivolti a coloro che sono ritenuti meritevoli di una specifica tutela. Tra costoro rientrano i soggetti espulsi dal mercato del lavoro, che, in quanto percettori di sostegni al reddito, devono godere di servizi di orientamento e riqualificazione. Lo stesso lavoratore si trova a ricevere continuamente servizi di 34 Audizione Cndcec accoglienza/orientamento e/o riqualificazione, esclusivamente per conservare lo status di percettore di sostegno sociale senza una reale prospettiva di ritorno sul mercato del lavoro, almeno tramite quel canale! Altro importante tema riguarda l’impiego mirato dei lavoratori diversamente abili. Al riguardo, si dovrebbe procedere alla ridefinizione degli obiettivi da conseguire, non trascurando né la maggiore informatizzazione delle procedure di assunzione e delle convenzioni d’impiego né l’introduzione di meccanismi automatici di riconoscimento reciproco delle agevolazioni per l’assunzione di disabili, anche per evitare discriminazioni tra Regioni, in base al finanziamento o meno degli incentivi per l’assunzione di tali lavoratori (Cfr. ad es. legge 68/1999). CAPITOLO 5 L’orientamento qualificato, in un contesto di risorse ridotte L’attuale condizione organica dei servizi per l’impiego non ha, nella generalità dei casi, le competenze professionali per gestire informazioni dettagliate e tecniche sui percorsi possibili, soprattutto in materia di avvio di impresa. A tal fine le strutture pubbliche periferiche, centri per l’impiego, al loro interno dovranno dotarsi (anche attraverso specifici percorsi formativi) di personale specializzato che sia in grado, da una parte, di supportare i lavoratori privi di occupazione e, dall’altra, di interfacciarsi con le aziende e con gli operatori delle aziende stesse, tra questi ovviamente i professionisti quali i Commercialisti, al fine di creare la rete di interscambio delle informazioni e opportunità lavorative che, ad oggi, in poche realtà si sono realizzate. Da qui la proposta di convenzioni con gli Ordini Professionali (esperienza già avviata in Campania), che potrebbero supportare, grazie alle loro competenze specifiche, i Cpi per la diffusione degli strumenti messi a disposizione dalle normative vigenti. Lo stesso dicasi per le informazioni su “incentivi e agevolazioni“ alle imprese e su tutti gli altri percorsi che i Cpi dovrebbero proporre: un’offerta di lavoro, eventualmente accompagnata da un bonus occupazionale per l’impresa; un’offerta di apprendistato, anche all’estero; un tirocinio, eventualmente accompagnato da una borsa di tirocinio; un’esperienza di servizio civile (con relativa borsa); l’inserimento in programmi di mobilità transnazionale; l’inserimento o reinserimento in un percorso di formazione o istruzione per completare gli studi o specializzarsi professionalmente; l’accompagnamento in un percorso di avvio d’impresa. Gli operatori privati già da tempo di stanno attivando per reclutare tra le loro risorse umane professionisti che garantiscano una buona informazione di sistema. CAPITOLO 6 Il fallimento del clik day Lo strumento del click day, che dovrebbe favorire la libera gestione del potenziale incrocio domanda/offerta di lavoro, non funziona per il semplice fatto che il giovane che si presenta al Cpi deve poter ricevere un servizio a supporto della eventuale richiesta di contatto ricevuto dal potenziale datore di lavoro e non rivivere una vecchia funzione di “collocamento” non desiderato dalle aziende. Una volta intrapreso il percorso per l’inserimento lavorativo, il datore di lavoro deve poter sempre fare richiesta di bonus o altro tipo di intervento economico, ovviamente, ricorrendone le condizioni previste dalla legge, tra cui la c.d. regolarità contributiva. Si ritiene, inoltre, che anche i giovani studenti debbano avere le stesse opportunità dei giovani non studenti, considerato che coloro che intraprendono un percorso di studi universitari non sempre sono fortemente motivati e comunque orientati in maniera definitiva. A tal fine si potrebbe creare un sistema immediato di registrazione on line al compimento dei 18 anni attraverso il sistema scolastico stesso (o a completamento del percorso di studi di primo grado) per evitare che i giovani, che intraprendono un corso di studi universitari, rimangano esclusi dal sistema di inserimento nel mondo del lavoro per non aver maturato i requisiti di anzianità di disoccupazione previsti per alcune agevolazioni (ma su questo punto è necessaria una razionalizzazione e semplificazione del sistema degli incentivi per non continuare a mantenere i “privilegi” dello status di lunga disoccupazione). CONCLUSIONI I Commercialisti, che da sempre operano sul mercato del lavoro sia assistendo i datori di lavoro che svolgendo una funzione di raccordo tra scuola e lavoro, sono disponibili, nei confronti delle istituzioni pubbliche, a dare il loro contributo per trovare soluzioni adeguate ai problemi che, attualmente, non consentono alla domanda ed all’offerta di lavoro di incontrarsi convenientemente. La presente relazione è stata redatta dal Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, area “COMMERCIALISTI DEL LAVORO”, in collaborazione con il Gruppo ODCEC “AREA LAVORO”. Documento Jobs Act, fra norme e prospettive A cura del Comitato di Redazione de Il Commerci@lista lavoro e previdenza(1) Autori: Cinzia Brunazzo, Marialuisa De Cia, Luisella Fontanella e Maurizio Centra del Gruppo Odcec Area lavoro L’8 ottobre 2014 il Senato della Repubblica ha approvato il disegno di legge: Delega al Governo in materia di riforma degli ammortizzatori sociali, dei servizi per il lavoro e delle politiche attive, nonché in materia di riordino della disciplina dei rapporti di lavoro e dell’attività ispettiva e di tutela e conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro. Detta così la notizia arriva - sì e no - agli addetti ai lavori, che poi, se addetti lo sono davvero, prima di fare qualunque commento o considerazione in merito, aspettano che si concluda l’iter parlamentare e che il disegno in questione, approvato anche dalla camera dei Deputati, diventi legge dello Stato. Tutt’altra cosa è dire: il Jobs Act è in dirittura d’arrivo! In un epoca nella quale lo slogan si sta affermando come elemento di comunicazione ed il twitter ha ormai rimpiazzato il confronto tra liberi pensatori nell’Agorà o, in modo più prosaico, le chiacchiere sulla piazza del paese, non c’è da stupirsi che i politici abbiano adottato un linguaggio mediatico, a volte così marcato da “oscurare” i contenuti delle azioni o dei provvedimenti ai quali i termini-slogan si riferiscono e, quindi, quella che potrebbe essere “La Riforma” complessiva della normativa sul lavoro, passerà alla storia con l’anglofilo nome di Jobs Act, con buona pace degli esperti dell’Accademia della Crusca, che ha sede a Firenze, proprio da dove viene anche il nostro attuale Presidente del Consiglio dei Ministri, probabile ideatore del termine in questione. (1) Del Presidente Renzi, al momento, si apprezza la determinazione ad intervenire su una materia come il lavoro, che è il “basamento” del Paese, come afferma l’art. 1 della Costituzione (L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro …), ma, pur essendo una persona di cultura, più che ispirarsi a suoi illustri conterranei, come Dante Alighieri, almeno nel lessico, sembra prediligere Piero Pelù o i Negrita, che sono anche loro fiorentini, ma decisamente meno aulici! Pertanto, prendendo a prestito la nota frase (… o famo strano …) della coppia di sposi coatti del film Viaggi di nozze di Carlo Verdone, guarda caso girato in parte a Firenze, la prima sintetica riflessione sul Jobs Act, dopo aver finito di leggere il disegno di legge, è: dimolo strano! Il fatto di volerlo dire strano è più evidente se ricordiamo a noi stessi che l’uso di termini stranieri nella lingua italiana è consentito quando non esistono corrispondenti termini italiani nonché quando i termini stranieri sono di uso comune, si pensi a bar, pub, basket, film, software, hardware, fair value e via dicendo. Jobs Act, in verità, non ha caratteristiche di questo tipo, non ha un significato univoco e, addirittura, non esiste una sua precisa definizione in italiano, tanto che il Vocabolario Treccani.it recita: Jobs act (Job Act, job act) loc. s.le m. Piano per il lavoro. Tenendo a mente la meno roboante definizione Piano per il lavoro, diamo Testata iscritta al Registro Stampa del Tribunale di Biella al n. 576, Direttore responsabile Domenico Calvelli, Comitato di Redazione lavoro e previdenza: Martina Riccardi (Capo Redattore), Bruno Anastasio, Paride Barani, Maurizio Centra, Ermelindo Provenzani, Marco Sambo e Graziano Vezzoni (Redattori). 36 Jobs Act uno sguardo al testo licenziato dal Senato, con l'auspicio di fornire qualche spunto di riflessione o suggerimento, al Legislatore prima ed al Governo subito dopo l’approvazione della legge delega, da parte di chi, come il Commercialista, è chiamato quotidianamente ad assistere gli imprenditori nella gestione dei rapporti di lavoro, cercando di coniugare le esigenze di efficienza ed efficacia aziendale con la tutela della libertà e della dignità dei lavoratori. Il disegno di legge è composto da un solo articolo, suddiviso in 14 (quattordici) commi, i primi 9 (nove) dei quali contengono le materie oggetto di delega al Governo: commi 1 e 2 ammortizzatori sociali; commi 3 e 4 politiche attive del lavoro; commi 5 e 6 semplificazione e razionalizzazione delle procedure; comma 7 tipologie contrattuali; commi 8 e 9 tutela della maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ammortizzatori sociali (commi 1 e 2) L’intervento sugli ammortizzatori sociali può cambiare radicalmente non solo gli attuali strumenti, che sono stati modificati dalla legge 28 giugno 2012, n. 92 “Disposizioni in materia di riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”, tra l’altro con l’introduzione della ASpI e della mini ASpI, ma l’intero sistema, mediante nuovi istituti che assicurino, in caso di disoccupazione involontaria, tutele uniformi e legate alla storia contributiva dei lavoratori e che favoriscano il coinvolgimento attivo di quanti siano espulsi dal mercato del lavoro ovvero siano beneficiari di ammortizzatori sociali. L’obiettivo finale è sicuramente ambizioso, ossia garantire un livello (minimo) di tutele a tutti i lavoratori disoccupati per eventi aziendali e/o di mercato, mediante la scrittura ex novo delle regole sia degli ammortizzatori sociali (politiche di sostegno) sia degli strumenti finalizzati al reimpiego dei lavoratori (politiche attive del lavoro). Si stima che la c.d. rete di sicurezza dei disoccupati dovrebbe allargarsi fino a 12 milioni di lavoratori, con un funzionamento analogo a quello della pensione contributiva, pertanto, le nuove indennità, che potrebbero anche ridursi nel numero, sarebbero proporzionali all’anzianità contributiva. Il disegno di legge delega prevede anche: l’impossibilità di autorizzare le integrazioni salariali in caso di cessazione di attività aziendale o di un ramo di essa, fattispecie oggi consentita, anche se con limitazioni; la correlazione tra l’accesso alla Cassa integrazione guadagni e la riduzione dell’orario di lavoro, che potrebbe portare ad una vera e propria gerarchia dell’utilizzo degli strumenti nonché un ricorso più diffuso ai contratti di solidarietà; l’incentivazione della rotazione tra i lavoratori sospesi e posti in cassa integrazione guadagni; oneri aggiuntivi per le imprese che fanno ricorso agli ammortizzatori sociali (maggiore compartecipazione); la rimodulazione dell’Assicurazione sociale per l’impiego (ASpI) e l’universalizzazione del suo campo d’azione, comprendendovi anche i lavoratori con contratto di collaborazione coordinata e continuativa; l’eliminazione dello stato di disoccupazione come requisito per l’accesso a servizi di carattere essenziale. Politiche attive del lavoro (commi 3 e 4) In sintonia con l’intervento di razionalizzazione e modifica degli ammortizzatori sociali, il disegno di legge delega prevede anche la riforma dei servizi per il lavoro: “allo scopo di garantire la fruizione dei servizi essenziali in materia di politica attiva del lavoro su tutto il territorio nazionale, nonché di assicurare l’esercizio unitario delle relative funzioni amministrative”. Razionalizzare gli attuali incentivi all’assunzione e collegarli alle concrete possibilità di accesso al lavoro, è un’esigenza avvertita dagli operatori e che i Commercialisti hanno più volte segnalato nelle sedi competenti, sottolineando anche la necessità di semplificarne le procedure. Difatti, é preferibile avere un’agevolazione di minor valore ma di facile utilizzo e di durata certa nel tempo, che non una serie di incentivi diversi tra loro, che, a volte, per essere utilizzati impongono oneri superiori all’agevolazione che concedono. Gli aiuti pubblici, da soli non fanno crescere l’occupazione, ma avere degli strumenti inutilizzabili è addirittura offensivo, nei confronti sia dei datori di lavoro sia dei lavoratori! Basti pensare al “Bonus Occupazione” del Programma Operativo nazionale per l’attuazione della iniziativa europea per l’occupazione dei Giovani, che, nonostante esista un Decreto Direttoriale che lo regola, in talune Regioni (es. Emilia Romagna) non è utilizzabile per i contratti a termine. Ricordiamo, inoltre, che - attualmente - in materia di politiche attive del lavoro esistono delle disparità censurate anche dagli organi di giustizia europei, alle quali potrebbero porre rimedio i decreti legislativi di attuazione della delega. Si pensi, ad esempio, che la categoria dei Jobs Act professionisti è esclusa dall’agevolazione all’assunzione di lavoratori in mobilità, nonostante la Corte Europea abbia disposto diversamente. È alquanto strano il trattamento che il sistema legislativo riserva oggi al professionista datore di lavoro; infatti, per usufruire delle agevolazioni non è assimilato alle imprese, mentre per il pagamento dell’IRAP sì! Il disegno di legge delega prevede anche: la creazione di un’Agenzia nazionale per l’occupazione, partecipata da Stato, regioni e province autonome, vigilata dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che gestisca i servizi per l’impiego, le politiche attive e l’ASpI, che, se dovesse funzionare correttamente, costituirebbe un valore aggiunto per i datori di lavoro, costretti oggi a “fare i conti” con procedure e sistemi difformi non solo tra gli enti pubblici competenti in materia, ma, addirittura, nell’ambito dello stesso ente, tra le varie sedi operative sul territorio nazionale; la razionalizzazione e revisione delle procedure e degli adempimenti in materia di collocamento obbligatorio (disabili e categorie protette), ai sensi della legge 12 marzo 1999 n. 68, “al fine di favorirne l’inserimento e l’integrazione nel mercato del lavoro”; sinergie tra pubblico e privato per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Al riguardo si ricorda che il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, con il contributo del Gruppo Odcec Area Lavoro, nel mese di settembre 2014 ha fornito le sue osservazioni e proposte alla Camera dei Deputati, XI Commissione - Lavoro pubblico e privato, nell’ambito della Indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati; nuovi sistemi di inserimento nel tessuto produttivo della persona inoccupata, anche attraverso accordi con le agenzie per il lavoro o altri operatori accreditati; l’istituzione del fascicolo elettronico unico del lavoratore, nel quale far confluire le informazioni relative ai suoi percorsi educativi e formativi, ai periodi lavorativi, alla fruizione di provvidenze pubbliche (es. indennità ASpI) ed ai versamenti contributivi. La previsione di sinergie tra servizi pubblici e privati per favorire l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se attuata mediante l’impiego delle tecnologie informatiche, in particolar modo per la “costituzione, gestione e cessazione dei rapporti di lavoro”, e l’istituzione del fascicolo elettronico, sono assolutamente condivisibili e, al riguardo, è utile che si coinvolgano quanti più soggetti possibili, a cominciare dai professionisti (Avvocati, Commercialisti e Consulenti del lavoro) che ogni giorno si trovano in prima linea! È opportuno fare un breve accenno anche al problema delle c.d. dimissioni in bianco, per evitare il quale è attualmente vigente un 37 sistema inutilmente macchinoso, che i lavoratori a volte non rispettano, lasciando in capo ai datori di lavoro le conseguenze sanzionatorie. Per garantire la data certa e l’autenticità della manifestazione di volontà del lavoratore che cessa il rapporto di lavoro per dimissioni o risoluzione consensuale, il disegno di legge introduce il concetto di “certezza della cessazione del rapporto nel caso di comportamento concludente del lavoratore”, che sarà cura del Governo trasformare in un sistema semplice, economico ed efficace. In merito alla razionalizzazione e semplificazione che “permea” tutto il disegno di legge, si segnala che i Commercialisti hanno condiviso quanto ha affermato lo scorso 30 giugno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, nel corso della VIII Assemblea Gruppo Odcec Area Lavoro a Rimini, con riferimento all’Agenzia nazionale per l’occupazione, che in quel momento era ancora in pectore: “abbiamo deciso di istituire un’Agenzia unica che fa riferimento a tutte le problematiche delle imprese e del lavoro; se riusciremo a fare questa operazione avremo prodotto una grande operazione di semplificazione”; è appena il caso di annotare che sono seguiti gli applausi della platea! Semplificazione e razionalizzazione delle procedure (commi 5 e 6) La semplificazione come strumento per rilanciare l’economia: questo l’obiettivo dei commi 5 e 6 del disegno di legge, che affida al Governo il compito di razionalizzare e semplificare le procedure connesse ai rapporti di lavoro e alla sicurezza sul lavoro. Come? In primis l’auspicata chiarezza normativa, essenziale per semplificare tutte le gestioni connesse con i rapporti di lavoro. La delega al Governo, infatti, prevede di “dimezzare il numero degli atti [amministrativi] di gestione del rapporto di lavoro” nonché l’eliminazione, anche con l’emanazione di norme di carattere interpretativo, di tutte quelle disposizioni normative che hanno determinato forti contrasti interpretativi generando un elevato contenzioso. La suddetta previsione consentirebbe, se concretamente attuata, di sburocratizzare la gestione dei rapporti di lavoro rendendoli più facili non solo agli addetti ai lavori, ma a tutti i cittadini! Il disegno di legge affida al Governo il compito di rivedere il sistema sanzionatorio tenendo conto delle violazioni formali e favorendo “l’immediata eliminazione degli effetti della condotta illecita”. L’errore che, nel ginepraio delle norme confuse e poco chiare, è spesso inevitabile, dovrebbe essere tempestivamente evidenziato dall’Amministrazione e non portato a conoscenza nei termini, 38 Jobs Act esorbitanti, della prescrizione con conseguenti oneri aggiuntivi (sanzioni ed interessi). Non sempre vi è una volontà precisa di omissione e il contribuente medio ben preferisce adempiere regolarmente ai propri obblighi, ma questo richiede una certezza normativa che, finora, è stata solo annunciata e mai realizzata. Sempre nell’ambito sanzionatorio, inoltre, il disegno di legge stabilisce che si intervenga nel campo della prevenzione e repressione del c.d. lavoro sommerso, speriamo in modo efficace! La semplificazione e razionalizzazione delle procedure, alla quale tende il disegno di legge, non è limitata agli adempimenti costitutivi, modificativi o estintivi del rapporto di lavoro, ma comprende anche quelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Sull’argomento della semplificazione e razionalizzazione delle procedure, il Gruppo Odcec Area Lavoro ha formulato - nel corso dell’ultimo anno - varie proposte pratiche, orientate alla trasparenza normativa ed alla semplificazione, come: l’istituzione del Codice del Lavoro, ossia di un testo unico che accolga tutte le norme inerenti ai rapporti di lavoro, comprese quelle relative alla sicurezza sul lavoro, con conseguente abrogazione delle norme incoerenti e obsolete; l’unificazione delle comunicazioni, indispensabile per gli stessi enti pubblici (Ministero del lavoro, Inps, Inail, Organi del collocamento, ecc.) che oggi non “dialogano” tra di loro, almeno a livello informatico. Non è civile che per una richiesta di Cassa integrazione in deroga si debbano presentare due istanze pressoché identiche, una all’Inps ed una alla Regione e, successivamente, rendicontare le ore mensili fruite alla Regione e poi ancora all’Inps, con i flussi Uniemens (sic). In merito alla comunicazione di inizio, modifica o cessazione del rapporto di lavoro si segnala, inoltre, che, attualmente, il datore di lavoro per vedersi riconoscere un’agevolazione alla quale ha diritto, connessa all’assunzione di lavoratore, deve assoggettarsi a tali e tanti adempimenti che, se non vi rinuncia, a volte li completa quando il rapporto si è già concluso! Mentre il Centro per l’impiego sa, o dovrebbe sapere, se un lavoratore ha caratteristiche tali per cui al suo datore di lavoro compete un’agevolazione per l’assunzione e dovrebbe, all’atto dell’assunzione stessa, darne conferma al datore di lavoro e comunicazione a tutti gli enti competenti (es. Inps). In tema di semplificazioni, merita un accenno anche il Registro degli infortuni, che, al momento, è soggetto a vidimazione in alcune Regioni d’Italia ma non in altre, in base alla competenza territoriale in materia di salute. Al riguardo si può ricordare al Governo, nel momento in cui eserciterà la delega, che i datori di lavoro sono già soggetti ad un libro vidimato che, non a caso si chiama libro unico del lavoro (LUL), sul quale sono tenuti ad annotare tutti gli eventi che riguardano il lavoratore, compresi gli infortuni e le conseguenti assenze dal posto di lavoro ed indennità corrisposte. Il LUL (vidimato dall’Inail), quindi, potrebbe essere sufficiente a registrare i “fatti” della vita lavorativa di ciascun lavoratore, integrato dalla conservazione dei certificati medici e dell’ulteriore documentazione sanitaria relativi agli infortuni. Parlando di infortuni, come non affrontare la spinosa questione della sicurezza sul lavoro? Troppi adempimenti spesso solo di natura burocratica senza un reale impatto sulla sicurezza dei lavoratori! La semplificazione dovrebbe operare soprattutto per tutte quelle realtà produttive di piccole e medie dimensioni a “basso rischio” facilmente individuabili dalle classificazioni Inail. Linee guida semplificate per la valutazione dei rischi, individuazione di Responsabili dei lavoratori per la sicurezza (RLS) territoriali su base settoriale, possibilmente gestiti/forniti dall’Inail stesso, riconoscimento dei corsi effettuati in precedenti rapporti di lavoro, modalità semplificate di frequenza dei corsi anche on line, sorveglianza sanitaria organizzata con le ASL, strumenti chiari e propositivi per la valutazione dello stress da lavoro correlato: ecco alcuni punti sui quali la semplificazione potrebbe operare a vantaggio sia di una maggiore trasparenza sia di una diminuzione dei costi fissi per le piccole e medie aziende. In merito alla riforma del sistema sanzionatorio, infine, si auspica un intervento normativo basato sul rispetto e la considerazione reciproci tra enti pubblici ed imprenditori, e, soprattutto, il superamento dell’attuale “approccio punitivo” del datore di lavoro che ancora caratterizza talune norme e molti documenti di prassi. Visto, inoltre, il grave disagio che la crisi economica sta creando alle imprese, sarebbe necessario intervenire anche sulle norme in materia di rateizzazione e, in taluni casi di sospensione della riscossione dei contributi, per la quota a carico del datore di lavoro. Tipologie contrattuali (comma 7) Attuando la delega relativa alle tipologie contrattuali, il Governo dovrà e potrà intervenire in modo sostanziale sul vigente quadro normativo, che è il risultato - o più precisamente - la stratificazione di interventi normativi che si sono succeduti nel tempo senza un preciso disegno, badando più agli effetti immediati che alla certezza dei rapporti e, a volte, anche del diritto! Come avviene con la formazione della Nazionale di calcio, ognuno di noi sa qual è la soluzione migliore! Ma la materia, che richiede una vera e propria ridefinizione e non un semplice restyling è delle più complesse, Jobs Act tanto che un errore potrebbe compromettere o ritardare centinaia o anche migliaia di assunzioni. Ove mai il Governo cercasse l’ispirazione giusta per partire nel “viaggio del cambiamento”, la cui durata è prevista in sei mesi, tanti quanti gliene concede il disegno di legge per adottare i decreti legislativi di attuazione, potrebbe rileggere l’art. 4, secondo comma, della Costituzione della Repubblica Italiana: “Il lavoro è ogni attività o funzione diretta al progresso materiale e spirituale della società”, e riflettere sul fatto che il termine lavoro si concretizza in diverse tipologie contrattuali, come il lavoro dipendente (o subordinato) ed il lavoro autonomo, e ricordare che ogni lavoro, di per sé, può essere svolto in modo autonomo o subordinato, ma anche in modo para subordinato e, perché no, para professionale. In luogo dei diversi tipi di contratto oggi esistenti, il disegno di legge, dopo aver affermato che occorre “riordinare i contratti di lavoro vigenti per renderli maggiormente coerenti con le attuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo …” prevede vari interventi integrativi e/o modificativi, come, ad esempio: il “recupero” della centralità del contratto di lavoro a tempo indeterminato nel nostro ordinamento e, non a caso, lo definisce la forma privilegiata di contratto di lavoro, prevedendo anche che sia reso più conveniente rispetto agli altri tipi di contratto, in termini di oneri diretti e indiretti; il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità di servizio, per le nuove assunzioni; la revisione della disciplina delle mansioni, in caso di processi di riorganizzazione o conversione aziendale, riservando alle organizzazioni sindacali dei lavoratori un ruolo di fondamentale importanza nella definizione, mediante accordi collettivi anche aziendali, di ipotesi ulteriori rispetto a quelle che saranno definite dalla legge delega, necessarie per gestire le esigenze di specifiche aziende o determinati comparti produttivi; la revisione della disciplina dei controlli a distanza, tenuto conto che quella attuale è decisamente obsoleta; l’introduzione, anche in via sperimentale, del compenso orario minimo, applicabile anche ai rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. Al fine di attuare con efficacia ed equità la delega, il Governo, ragionevolmente, avvierà un confronto con le parti sociali e gli addetti ai lavori, nella consapevolezza della valenza strategica degli interventi sulle tipologie contrattuali. Basti pensare che con il termine contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti possono intendersi strumenti molto diversi tra loro. Una cosa è introdurre un lungo periodo di prova (ad es. di tre anni), durante il quale il licenziamento è sempre 39 possibile, un’altra è la libertà di licenziamento, con il solo limite (forse) di quello discriminatorio, ma con un indennizzo crescente con l’anzianità di servizio, da applicarsi solo ai nuovi assunti. Per non parlare della revisione della disciplina delle mansioni, che dovrebbe intervenire in modo significativo sull’istituto dello ius variandi, che costituisce una delle manifestazioni tipiche del potere direttivo, regolato dall’art. 2103 del Codice civile nel seguente modo: “il lavoratore deve essere adibito alle mansioni per le quali è stato assunto o a quelle corrispondenti alla categoria superiore che abbia successivamente acquisito o a quelle equivalenti alle ultime effettivamente svolte, senza alcuna diminuzione della retribuzione”. Vero è che l’ultimo intervento modificativo di tale istituto risale al 1970 (art. 13 dello Statuto dei lavoratori), ma non saranno poche le resistenze che incontrerà il Governo nel momento in cui ci “metterà le mani”, soprattutto dalla componente più radicale di talune organizzazioni sindacali dei lavoratori, mentre nelle aziende è sempre più diffusa la considerazione che, a volte, è meglio la modifica delle mansioni, con le tutele stabilite dalla legge, che perdere il posto di lavoro! Non deve stupire l’assenza nel Disegno di legge di riferimenti all’art. Statuto dei lavoratori (legge 300/1970), trattandosi, in realtà, di un argomento agitato più come un feticcio nella recente discussione politica, ma che è di modesta portata, mentre la delega, se sarà confermata anche dalla Camera dei Deputati, è di quelle che consentono un reale cambiamento! Tutela della maternità e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (commi 8 e 9) La delega punta a dare più sostegno alla maternità anche “nella prospettiva di estendere, eventualmente anche in modo graduale” l’indennità di maternità “a tutte le categorie di donne lavoratrici” ed alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro prevedendo una maggiore flessibilità degli orari di lavoro e dei congedi obbligatori e parentali. Lo scopo è quello di tutelare la maternità delle lavoratrici e favorire le opportunità di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per la generalità dei lavoratori. La previsione di estendere l’indennità di maternità a tutte le categorie di donne lavoratrici, comprese quelle parasubordinate ed autonome, anche in mancanza dei versamenti dei contributi da parte dei datori di lavoro, è sicuramente degna di un paese civile, ma probabilmente, dovrà essere resa compatibile con le scarse risorse disponibili a tal fine. Il Disegno di legge prevede anche la possibilità di “introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, 40 Jobs Act anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e di armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”. Dal momento che nel nostro ordinamento già esiste un sistema di tutela della maternità, perfettibile ma funzionante, in previsione dell’esercizio della delega, si segnala al Governo: l’esigenza di intervenire, se possibile, in modo “chirurgico”, salvaguardando gli istituti che funzionano, modificando quelli che lo richiedono ed introducendo i nuovi, secondo un principio di continuità degli stessi istituti, la cui operatività è garantita da procedure amministrative ed informatiche pubbliche e private; la conciliazione tra vita e lavoro, almeno nelle micro imprese, si scontra con le esigenze organizzative e la necessità di essere competitivi sul mercato. In situazioni di questo tipo, un aiuto economico, tramite finanziamenti o decontribuzione o detassazione, sarebbe un valido aiuto; ai datori di lavoro che, già oggi, vanno incontro alle lavoratrici concedendo part time oltre a quelli obbligatori in base al contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL), si potrebbe pensare di rifinanziare la legge 53/200 (permessi per motivi familiari, ecc.); che anche le professioniste hanno il problema di conciliare il lavoro con la famiglia, come dimostra una recente indagine statistica dalla quale è emerso, o sarebbe meglio dire confermato, che nei Consigli di Amministrazione e nei Collegi dei revisori legali le donne sono in netta minoranza, a parità di anzianità di iscrizione all’Ordine professionale; ma non solo, anche il loro reddito è inferiore a quello dei colleghi uomini, che hanno più tempo da dedicare alla professione; sarebbe auspicabile introdurre nell’ordinamento forme di sostegno alle imprese costituite solo da donne, nelle quali - con elevata probabilità - potrebbero essere praticate più facilmente sia la flessibilità di orario sia altre forme di “mutua assistenza” per l’esercizio delle responsabilità genitoriali, ad esempio mediante lo scambio fra le lavoratrici di tutti o parte dei giorni di riposo previsti dalla legge e/o dal contratto collettivo nazionale di lavoro. La revisione delle tutele e sostegno della maternità e paternità, anche per garantire una migliore flessibilità è - in generale - condivisibile, si raccomanda, però, di tenere presente la necessità di coordinare le modifiche normative con gli adempimenti pratici e la prassi consolidata. Si pensi al frazionamento ad ore del congedo parentale possibile dal 1° gennaio 2013 a seguito di accordi collettivi che ne definiscano i criteri e le modalità, ma ancora “ignorato” dall’Inps, che non ne ha definito le modalità di gestione (es. Uniemens). Per agevolare la genitorialità, l’assistenza ai familiari anziani ed i tempi di vita, l’attuazione della delega può essere la prima vera opportunità di definire in modo chiaro ed univoco le modalità ed i limiti di esercizio dei diritti individuali, nel rispetto delle esigenze aziendali, nonché per il concreto utilizzo delle nuove tecnologie, come quelle che consentono il telelavoro. I progetti delle aziende che, ai suddetti fini, favoriscano il ricorso alle nuove tecnologie o sviluppino servizi per l’infanzia, anche mediante accordi con terzi, dovrebbero rientrare nel novero delle iniziative meritevoli di sostegno. In un recente convegno dell’Odcec di Torino con l’Ente Bilaterale per l’Artigianato Piemontese è emerso che, anche a causa del perdurare dello stato di crisi economica del Paese, la necessità di ricorrere a forme di sussidio e/o assistenza alle famiglie è avvertita non solo dai lavoratori subordinati, ma anche dai titolari, soci e coadiuvanti artigiani. Si segnala, inoltre, che negli ultimi anni è cresciuto il ricorso alle prestazioni della Cassa di Assistenza Sanitaria Integrativa per le lavoratrici degli Studi Professionali (Ca.Di Prof.), che garantisce un fondo maternità di 1.000 euro per ogni gravidanza, oltre all’asilo nido, per un massimo di 600 euro all'anno fino ai 3 anni di età del bambino, ed a rimborsi delle spese per assistenza pediatrica, prodotti e presidi sanitari, quali pannolini, omogeneizzati, ecc.. È appena il caso di segnalare, infine, che degli interventi innovativi sul fronte dell’assistenza alla prima infanzia, nei quali rientrano gli asili nido, favorirebbero la ripresa dell’attività lavorativa della madre in tempi brevi, con la salvaguardia sia della sua professionalità sia dell’efficienza aziendale. World Congress of Accountants 2014 WWW.WCOA2014ROME.COM Lunedì, 10 Novembre h. 09:00 - 16:00 > REGISTRAZIONE Area Espositiva h. 16:30 - 20:00 > CERIMONIA DI APERTURA Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi • Benvenuto delle Autorità Locali • Benvenuto del Presidente CNDCEC Gerardo Longobardi • Benvenuto del Presidente IFAC (2012-2014), Warren Allen • Benvenuto dello Sponsor Imperiale CGMA • Presentazione del Premio Accademico da parte dell’ ICAN (Nigeria) • Presentazione Premio alla Carriera dell’IFAC • Discorso di Vincenzo La Via, Direttore generale, Ministero del Tesoro Performance Artistica Cocktail Reception, Foyer 1 Martedì, 11 Novembre h. 09:00 - 10:30 > PLENARIA I - LA FINANZA AZIENDALE INNOVAZIONE E SOLIDITÀ PER RIEMERGERE E CRESCERE Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi Le imprese nel futuro dovranno avvalersi di esperti di finanza che siano in grado di fornire non solo analisi ma anche previsioni. Il CFO e il suo team saranno orientati al raggiungimento dei risultati, sosterranno la strategia aziendale e ne faciliteranno il processo di innovazione. Le loro aziende dovranno sviluppare modelli di business che reggano all’impatto delle nuove tecnologie, al confronto con i nuovi strumenti di comunicazione di massa e a processi di globalizzazione sempre più accelerata. I CFO di alcuni dei più noti giganti internazionali illustreranno come stanno formando i loro team, i talenti di cui sono a caccia e le sfide da cogliere in questo contesto competitivo difficile. MODERATORE MISHAL HUSAIN, Broadcaster and Journalist, UK RELATORI CAROL CALANDRA, CFO Global Markets, EY Global LLP, USA TONY CHANMUGAM, CFO, British Telecom Plc, UK KEN GOLDMAN, CFO, Yahoo! Inc., USA SIMON HENRY, CFO, Royal Dutch Shell Plc, Netherlands h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking h. 11:15 - 12:45 > SESSIONI PARALLELE 1.1-1.5 Sala Santa Cecilia 1.1 - IL NUOVO MODELLO DELLA RELAZIONE DI REVISIONE - PIÙ INFORMAZIONI PIÙ CHIAREZZA? Sollecitati dalle richieste di investitori, legislatori, autorità pubbliche e altri stakeholder, sia lo IAASB, sia il PCAOB stanno valutando nuovi elementi da inserire nella relazione di revisione. I relatori esamineranno le ragioni per cui si rendono necessarie tali modifiche, e il riscontro della comunità scientifica ed operatori ai cambiamenti proposti. MODERATORE MICHAEL GEWEHR, Member, Audit and Assurance Policy Group, Federation of European Accountants, Germany RELATORI LINDA DE BEER, Chair, International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB) Consultative Advisory Group, South Africa JAMES DOTY, Chair, Public Company Accounting Oversight Board, USA PHILIP JOHNSON, Audit Committee Member, Wellcome Trust, UK DAN MONTGOMERY, Deputy Chair, IAASB, and Global Director of Assurance Standards, Methodology & Implementation, EY Global Services, USA 2 Sala Sinopoli 1.2 - L’EVOLUZIONE DELL’INFORMATIVA FINANZIARIA NELLE SOCIETÀ NON QUOTATE Lo standard IFRS per le PMI è stato adottato in più di 80 paesi ed è utilizzato da milioni di imprese in tutto il mondo. Tuttavia in alcuni ordinamenti giuridici si stanno elaborando set di principi contabili specifici, indirizzati esclusivamente alle PMI locali. I relatori si confronteranno sulle possibili problematiche legate all’adozione dell’IFRS per le PMI e sulle ragioni dell’adozione nel loro paese di un approccio diverso, rilevando le principali differenze nei principi. MODERATORE FEDERICO DIOMEDA, Special Advisor to the President, European Federation of Accountants and Auditors for Small and Medium-sized Enterprises, Italy RELATORI ULLA BAUER, Senior Member, BDO, Germany SUSAN COFFEY, Senior Vice President, Public Practice and Global Alliances, American Institute of CPAs, USA PETER DOWLING, Deputy President, CPA Australia, Australia DARREL SCOTT, Board Member, International Financial Reporting Standards Foundation, and Chair, SME Implementation Group, UK Sala Petrassi 1.3 - IL RUOLO DEL COMMERCIALISTA NELLA LOTTA ALLA CORRUZIONE E ALLE FRODI COSTI E BENEFICI I commercialisti si trovano a dover affrontare quotidianamente situazioni di criticità che li mettono nelle condizioni di dover prendere decisioni che coinvolgono spesso anche la sfera etica. Devono cooperare con le autorità e istituzioni pubbliche e, allo stesso tempo, adeguarsi alla normativa in materia di frodi e corruzione. I relatori si confronteranno sulle soluzioni per trovare il giusto equilibrio tra riservatezza e responsabilità legali, nonché sulle aspettative e l’interesse pubblico. MODERATORE JAPHETH KATTO, Member IFAC Nominating Committee and former CEO Capital Markets Authority, Uganda RELATORI Dr. YUGUI CHEN, Vice President and Secretary General, Chinese Institute of Certified Public Accountants, P.R. China CAROLINE GARDNER, Member, International Ethics Standards Board for Accountants, and Auditor General, Scotland JIM OSAYANDE OBAZEE, Executive Secretary, Financial Reporting Council, Nigeria PAKDEE POTHISIRI, Commissioner, National Anti-Corruption Commission, Thailand Teatro Studio 1.4 - SVILUPPO DELLE COMPETENZE DELL’ESPERTO DI VALUTAZIONE A LIVELLO GLOBALE Se da un lato le fusioni e le acquisizioni sono sempre più transfrontaliere, dall’altro le metodologie di valutazione variano nelle diverse aree geografiche. Questa sessione rifletterà sulle peculiarità dell’attività svolta dall’esperto di valutazione a livello globale e sulla necessità di elaborare principi di valutazione internazionali. Inoltre si discuterà sui parametri di riferimento internazionali per la formazione degli esperti di valutazione e delle misure da prendere a livello nazionale per lo sviluppo di questa particolare competenza professionale. MODERATORE RACHEL GRIMES, CPA, Board Member, International Federation of Accountants and Chartered Accountants Australia and New Zealand RELATORI MAURO BINI, Member of Professional Board, International Valuation Standards Council (IVSC), and Chair, Organismo Italiano Valutazione, Italy APRIL MACKENZIE, CEO, International Valuation Standards Council (IVSC), UK DOUG McPHEE, Member of Professional Board, IVSC, and Deputy Chair, Global Valuation Services, KPMG, UK DAVID TWEEDIE, Chair of Board of Trustees, International Valuation Standards Council (IVSC), UK 3 Sala Coro 1.5 - LE COMPETENZE DEL REVISORE LEGALE NELLA PROSPETTIVA DEGLI INTERNATIONAL EDUCATION STANDARD La qualità della revisione contabile dipende in larga parte dalle capacità, dalla formazione, e dalla competenza dei revisori; tuttavia, le disposizioni e i regolamenti sulla formazione e sulle qualifiche professionali variano da un ordinamento giuridico all’altro. Considerando che gli International Education Standards (IES) sono sempre più adottati come parametro di riferimento per le diverse componenti della competenza del revisore - in particolare, le componenti formative, accademiche e professionali - il dibattito verterà sulla misura in cui l’uso di questi principi di formazione internazionali può aiutare il responsabile dell’incarico del gruppo a mantenere un elevato livello di qualità generale di un incarico multinazionale. MODERATORE EDUARDO OJEDA, CEO, Baker Tilly, México RELATORI YOSEPH ASMELASH, Economic Affairs Officer, United Nations Conference on Trade and Development, Switzerland Prof. BELVERD E. NEEDLES, DePaul University, USA Prof. HANS VERKRUIJSSE, Tilburg University, Netherlands EILEEN WALSH, Member, International Accounting Education Standards Board, and Partner in Charge, KPMG Business School, USA h. 12:45 - 14:00 > Pausa Pranzo h. 14:00 - 15:30 > SESSIONI PARALLELE 1.6-1.10 Sala Santa Cecilia 1.6 - CONVERGENZA SUGLI IFRS - COERENZA E COMPARABILITÀ A LIVELLO GLOBALE La convergenza verso un unico set di principi contabili internazionali, di elevata qualità, contribuisce ad accrescere la comparabilità e l’uniformità e favorisce la stabilità finanziaria globale, tutelando l’interesse pubblico. I relatori presenteranno il proprio punto di vista sullo stato della convergenza sugli standard IFRS a livello globale, si confronteranno sulle sfide pratiche da affrontare nell’applicazione di un unico set di principi contabili internazionali in un contesto globale, e sulle misure che possono contribuire positivamente all’adozione e all’implementazione dei principi. MODERATORE MARK VAESSEN, Chair, Corporate Reporting Policy Group, Federation of European Accountants, Netherlands RELATORI HANS HOGERVOORST, Chair, International Accounting Standards Board, UK LEN JUI, Partner, KPMG, P.R. China VINCENT PAPA, Director, Financial Reporting Policy, Chartered Financial Analyst Institute, USA JULIE ERHARDT, Chair of Committee 1, International Organization of Securities Commissions, USA (Invited) 4 Sala Sinopoli 1.7 - IL VALORE AGGIUNTO DEI SERVIZI DI ATTESTAZIONE E VERIFICA (ASSURANCE) PER L’INFORMATIVA FINANZIARIA DELLE PMI Le varie soglie che definiscono il perimetro della revisione contabile vengono di volta in volta innalzate, esonerando sempre più PMI da tale obbligo. Di conseguenza, è in crescita la domanda per altri servizi, quali la revisione limitata, che forniscano ai titolari delle PMI, così come agli utilizzatori del bilancio, un determinato livello di assurance sui dati esposti in bilancio. Si stanno sviluppando varie tipologie di servizi alternativi alla revisione, a livello sia nazionale, sia internazionale. I relatori si confronteranno sulla domanda di servizi di assurance diversi dalla revisione nei propri ordinamenti, e offriranno il proprio punto di vista sulle future tendenze e i benefici per il mercato. MODERATORE SUE ALMOND, External Affairs Director, Association of Chartered Certified Accountants, UK RELATORI PHILIPPE ARRAOU, CPA, Vice President, Conseil Supérieur de l’Ordre des Experts-Comptables, France STUART BLACK, Member, IFAC Small and Medium Practices Committee and Chartered Accountants Australia and New Zealand, CPA Australia PHILIP COWPERTHWAITE, Member, IFAC Small and Medium Practices Committee, Canada PER HANSTAD, CEO, Den Norske Revisorforening , Norway Sala Petrassi 1.8 - FINANZA ETICA E SVILUPPO DEL SETTORE BANCARIO Gli istituti finanziari affrontano cambiamenti continui in ambito regolamentare, sia nazionale che internazionale, volti a rafforzare la stabilità del mercato e a evitare rischi sistemici in un mondo sempre più globalizzato. In un approccio che non si limita a subire passivamente tale sistema, alcuni istituti finanziari hanno scelto una via diversa, incorporando i valori sociali nella politica creditizia. I relatori esporranno i loro diversi punti di vista sui benefici e sulle sfide che derivano dal bilanciamento tra valori sociali e credito, e su come ciò contribuisce alla stabilità del mercato. MODERATORE ALEX MALLEY, Chief Executive, CPA Australia, Australia RELATORI DAUD VICARY ABDULLAH, President and CEO, International Centre for Education in Islamic Finance (INCEIF), Malaysia SAMMY ALMEDAL, CEO, JAK Members Bank, Sweden ALBERTO BALESTRERI, CPA, Studio Balestreri, Italy Teatro Studio 1.9 - LA CIRCOLAZIONE DEI SERVIZI PROFESSIONALI A LIVELLO GLOBALE: SCHEMI E PIATTAFORME PER INNOVARE PERCORSI FORMATIVI E COMPETENZE Nello svolgimento della loro attività, inclusi servizi di contabilità, i professionisti sono soggetti a norme internazionali sul commercio dei servizi, alcune delle quali non riflettono più le esigenze dell’economia globale di oggi. Poiché la catena del valore globale ridefinisce il significato della partecipazione al commercio internazionale, i riflettori sono puntati sull’importanza dell’economia dei servizi e sulle barriere che pongono ostacoli al pieno sviluppo delle sue potenzialità. Questa sessione esamina le dinamiche del commercio internazionale dei servizi, le problematiche e le opportunità per la professione, e le modalità con cui questa può far leva sulla piattaforma delle politiche commerciali per superare le barriere al commercio che ne limitano la capacità di contribuire pienamente allo sviluppo di economie forti nel mondo. MODERATORE GARY PFLUGRATH, Director, Public Policy & Regulation, International Federation of Accountants RELATORI PETER ALLGEIER, President, Coalition of Services Industries, USA CRAWFORD FALCONER, Director, Trade in Services Division, Organization for Economic Co-operation and Development New Zealand RONAN O’LOUGHLIN, Director of Education and Training at Chartered Accountants Ireland, Ireland PIERRE PETTIGREW, Executive Advisor, International, Deloitte, Canada 5 Sala Coro 1.10 - LE OPPORTUNITÀ E LE SFIDE DELL’ADOZIONE DEI NUOVI INTERNATIONAL EDUCATION STANDARDS La professione a livello globale sta effettivamente adeguando le proprie competenze in modo da poter efficacemente affrontare le continue esigenze di cambiamento? L’International Accounting Education Standards Board (IAESB) ha completato la revisione degli International Education Standard. I relatori si confronteranno sulle opportunità e le sfide che gli Stati membri e gli studi professionali dovranno affrontare nell’adozione dei nuovi standard. MODERATORE DAVID McPEAK, Senior Technical Manager, International Accounting Education Standards Board RELATORI WOLF BÖHM, Member and Secretary, Steering Group, Common Content Project, Germany EDWARD KIESWETTER, Deputy Chair, IAESB, and Group Chief Executive, Alexander Forbes Group Holdings Limited, South Africa ADRIAN PULHAM, Education and Membership Director, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK Prof. JERRY TRAPNELL, Member, IAESB Consultative Advisory Group, and Special Advisor to the President/CEO, Association to Advance Collegiate Schools of Business International, USA h. 15:30 - 16:00 > Esposizione, Caffè e Networking h. 16:00 - 17:30 > SESSIONI PARALLELE 1.11-1.15 Sala Santa Cecilia 1.11 - IL CONTRIBUTO DEI PICCOLI E MEDI STUDI PROFESSIONALI ALLA CRESCITA E ALL’INTERNAZIONALIZZAZIONE Nell’odierna economia globale, essere un’impresa internazionale va ben al di là delle operazioni di importazione/esportazione. Man mano che le PMI crescono spingendosi al di là dei propri confini, i commercialisti giocano un ruolo chiave nei servizi di consulenza alle imprese, ad esempio in termini di crescita e di sviluppo di nuovi mercati. Questa sessione evidenzierà le competenze di cui i piccoli e medi studi professionali hanno bisogno, e come gli organismi contabili possono aiutarli a sviluppare queste competenze. MODERATORE MARK GOLD, Chair, SMP Forum, Fédération des Experts Comptables Européens (FEE), UK RELATORI JELIL BOURAOUI, CPA, Jelil Bouraoui & Associates, Tunisia DANIEL LANRE MONEHIN, Division President, Sub Sahara Africa, MasterCard Worldwide, UAE INGE SAEYS, Member, Small and Medium Practices (SMP) Committee, IFAC, Belgium KAMLESH VIKAMSEY, FCA, Senior Partner, Khimji Kunverji, India 6 Sala Sinopoli 1.12 - LA FUTURA GENERAZIONE DEI RESPONSABILI DELL’ AREA FINANZA: ALLA GUIDA DI IMPRESE CON PERCORSI A MILLE CURVE Nell’ambito della e-Finance, i direttori finanziari di nuova generazione, globali, innovativi e tecnologicamente alla avanguardia, agiranno come acceleratori di performance in grado di integrarsi superando i confini funzionali, e saranno capaci di controllare e sfruttare il potere di servizi virtuali, integrati e condivisi, e di costruire imprese solide che siano allo stesso tempo agili. Nel corso della sessione, questa nuova generazione di CFO esporrà il suo punto di vista sul futuro, descrivendo le misure che stanno adottando per prepararsi e preparare i propri team a creare valore sostenibile per le proprie imprese. MODERATORE CHARLES TILLEY, CEO, Chartered Institute of Management Accountants, UK RELATORI TAN LIXIA, Senior Vice President and CFO, Haier Group, P.R. China CHRISTIAN MELONI, Global Controlling Manager, Solvay Specialty Polymers, Italy JASON O’MALLEY, Finance Director , Managed Services, British Telecom Wholesale, UK OLEG PAROEV, Finance Director, Diageo, Russia Sala Petrassi 1.13 - L’ORIZZONTE 2020 E LO SVILUPPO DEGLI ORDINI PROFESSIONALI: IL PUNTO DI VISTA DEI CEOS Le organizzazioni membri di IFAC operano in molteplici settori per lo sviluppo della professione in contesti giuridici e socio economici, per certi versi molto diversi e per altri molto similari. I membri del Panel che parteciperanno a questa sessione sono tutti CEOs di diversi istituti membri dell’IFAC, che si confronteranno e condivideranno con noi le criticità affrontate e le strategie promosse nei rispettivi istituti, verso il traguardo del 2020. MODERATORE EAMONN SIGGINS, CEO, Certified Public Accountants Ireland, Ireland RELATORI ARDIANA BUNJAKU, Executive Director, Society of Certified Accountants and Auditors of Kosovo, Kosovo ANDREW CONWAY, CEO, Institute of Public Accountants, Australia SHAHIED DANIELS, CEO, South African Institute of Professional Accountants, South Africa MARK FARRAR, CEO, Association of Accounting Technicians, UK Teatro Studio 1.14 - PRECURSORI E NUOVI PERCORSI Le problematiche sistemiche devono essere affrontate a partire da prospettive diverse perché un unico gruppo, lavorando da solo, non può sperare di elaborare soluzioni creative. Coinvolgere altre voci stimola il dibattito oltre i confini noti e abituali della professione contabile, generando nuove idee e apportando innovazioni. I relatori proporranno nuove prospettive sugli orizzonti che si aprono per la professione nel 21 secolo. Sarà un’esperienza partecipativa e interattiva per tutti, che si avvarrà di metodi elaborati nell’ambito di AuditFutures – un programma pionieristico di ICAEW – gestito in collaborazione con il Finance Innovation Lab. MODERATORE ROBERT HODGKINSON, Executive Director, Technical Strategy Department, Institute of Chartered Accountants in England and Wales, UK RELATORI LEE BRYANT, Co-Founder, Post Shift , UK NICK DE LEON, Head of Service Design, Royal College of Arts, UK (Invited) IVAN KRASTEV, Chair of the Centre for Liberal Strategies, Bulgaria BRETT SCOTT, Independent Author and Journalist, UK 7 Sala Coro 1.15 - L’INFORMATIVA FINANZIARIA NEGLI ENTI NON PROFIT Sebbene le organizzazioni non profit rappresentino una porzione significativa dell’attività economica a livello mondiale, non esiste ancora un quadro normativo contabile a livello internazionale. I relatori si confronteranno sulle rispettive esperienze nell’applicazione della normativa nazionale considerando la rispondenza e l’idoneità della stessa a riflettere gli aspetti più peculiari e critici della contabilità degli enti non profit. MODERATORE PAMELA MONROE ELLIS, Board Member, International Federation of Accountants, and Auditor General, Jamaica RELATORI RETO EBERLE, Member of the Executive Board, Swiss GAAP FER Commission, Switzerland Prof. LUCIANO HINNA, Tor Vergata University, Italy TADASHI SEKIKAWA, Senior Technical Director, Japanese Institute of Certified Public Accountants, Japan NIGEL SLEIGH-JOHNSON, Head, Financial Reporting Faculty, Institute of Chartered Accountants in England and Wales, UK 8 Mercoledì, 12 Novembre h. 09:00 - 10:30 > PLENARIA II - TRASPARENZA E ACCOUNTABILITY DEL SETTORE PUBBLICO - LA VIA VERSO LA CRESCITA ECONOMICA Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi L’instabilità finanziaria degli stati si è rivelata uno dei principali fattori di crisi dell’economia globale. In molti casi, le crisi finanziarie si sono accompagnate all’emersione di deficit e debiti pubblici non riportati in bilancio. È cresciuta per questo, negli ultimi anni, la consapevolezza della necessità di una maggiore trasparenza nelle politiche fiscali e nei bilanci degli stati. Il miglioramento delle pratiche di accountability nel settore pubblico non è solo una soluzione necessaria per la governance economico-finanziaria a livello globale, ma un indispensabile strumento per accrescere il livello di democrazia e il controllo dei cittadini sull’utilizzo delle risorse pubbliche. La sessione intende fornire diverse prospettive e alimentare il dibattito sullo stato dell’arte e i futuri sviluppi su questi temi. In particolare, i relatori rappresenteranno il punto di vista dei principali attori dal versante delle istituzioni di indirizzo politico, degli organismi di presidio finanziario e di regolamentazione contabile internazionale, nonché dal lato degli utilizzatori dell’informazione di bilancio delle amministrazioni pubbliche. MODERATORE Prof. ANDREAS BERGMANN, Chair, International Public Sector Accounting Standards Board, Switzerland RELATORI IAN BALL, Chair, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy International, UK THOMAS MÜLLER-MARQUÉS BERGER, Member, IPSASB, and Chair, Public Sector Group, Federation of European Accountants, Germany YU WEIPING, Assistant Minister of the Ministry of Finance, P. R. China ZAIFUN YERNAZAROVA, Director, Department of Budget Procedures Methodology, Ministry of Finance, Republic of Kazakhstan h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking h. 11:15 - 12:45 > SESSIONI PARALLELE 2.1-2.6 Sala Santa Cecilia 2.1 - I PILASTRI DI UNA REVISIONE CONTABILE DI QUALITÀ Fermo restando che la responsabilità effettiva della qualità della revisione contabile è dei revisori, è più agevole svolgere una revisione contabile di qualità in un ambiente che vede il contributo fattivo degli altri partecipanti alla supply chain dell’informativa finanziaria. Nell’elaborare il proprio Framework, lo IAASB ha identificato alcune aree che potrebbero essere prese in considerazione sia dai revisori, sia dagli altri partecipanti alla supply chain, allo scopo di migliorare la qualità della revisione a livello globale. I relatori esporranno il proprio punto di vista sui fattori fondamentali che determinano la qualità della revisione contabile. MODERATORE JAMES GUNN, Managing Director, Professional Standards - IAASB IESBA IAESB IPSASB RELATORI THOMAS BLOINK, Head, Accounting Law and Auditing Law Section, Federal Ministry of Justice, Germany LEWIS FERGUSON, Member, Public Company Accounting Oversight Board, and Chair, International Forum of Independent Audit Regulators, USA STEVE MASLIN, Chair, Global Public Policy Committee, and Partner, Grant Thornton, UK Prof. ARNOLD SCHILDER, Chairman, International Auditing and Assurance Standards Board, Netherlands 9 Sala Sinopoli 2.2 - I PICCOLI E MEDI STUDI PROFESSIONALI VERSO IL 2020 Questa sessione è dedicata all’esame dei cambiamenti e delle esigenze delle PMI e dei piccoli e medi studi professionali (PMS), guardando all’orizzonte del decennio a venire. Si considererà l’impatto della crescente globalizzazione, dei cambiamenti tecnologici e della normativa, nonché le sfide e le opportunità che questi rappresentano per i PMS. Si approfondiranno le modalità con cui il Comitato IFAC per i piccoli e medi studi professionali (SMPC), insieme alle iniziative di altri organismi professionali, potrà affrontare queste sfide e cogliere queste opportunità. MODERATORE GIANCARLO ATTOLINI, Chairman, IFAC Small and Medium Practices Committee, Italy RELATORI ALBERT AU, Chairman, BDO, Hong Kong MONICA FOERSTER, Member Small and Medium Practices (SMPC) Committee,IFAC, and Partner Auditoria Confidor, Brazil DIANNE AZOOR HUGHES, Consultant, Pitcher Partners, Australia WASSIM KHROUF, Partner, Auditing and Consulting Worldwide, Tunisia Sala Petrassi 2.3 - LA CONTABILITÀ DEL SETTORE PUBBLICO E IL PASSAGGIO ALLA CONTABILITÀ ECONOMICO-PATRIMONIALE La crisi del debito pubblico ha drammaticamente evidenziato l’importanza delle condizioni finanziarie degli Stati e degli altri enti del settore pubblico per l’economia a livello globale. L’adozione di sistemi contabili basati sul principio della competenza economica accresce la trasparenza finanziaria e l’Accountability; ciononostante molti Stati utilizzano ancora il sistema di contabilità per cassa, che non fornisce un quadro esauriente della salute fiscale di un paese. I relatori discuteranno dei principali vantaggi che derivano dal passaggio ai principi contabili per competenza economica e le criticità riscontrate nella loro adozione e implementazione. MODERATORE Prof. MARIANO D’AMORE, Member, International Public Sector Accounting Standards Board (IPSASB), Parthenope University, Italy RELATORI RIYAD AL MUBARAK, Chair, Accountability Authority, Abu Dhabi ALEXANDRE MAKARONIDIS, Head, Task Force EPSAS, EUROSTAT, European Commission, Greece LEONARDO SILVEIRA DO NASCIMENTO, Member, IPSASB, and Head, Department of Accounting Standards, Ministry of Finance, Brazil GERHARD STEGER, Director General, Finances and Sustainability, Court of Audit, Austria 10 Teatro Studio 2.4 - IL CODICE DEONTOLOGICO: PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA PROFESSIONE Il Codice Etico emanato dall’International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA) definisce il ruolo e le responsabilità dei commercialisti a livello internazionale ed è applicabile a TUTTI i commercialisti, siano essi liberi professionisti o professionisti operanti nelle imprese. Ci si confronterà sulle sfide presentate dall’adozione del Codice - in particolare per i piccoli e medi studi e per i professionisti che operano nelle imprese - evidenziando gli imminenti cambiamenti e le loro implicazioni. MODERATORE BOB FRANCHINI, Partner, EY, Italy RELATORI Prof. ANNA KARMANSKA, Chair, Ethics Commission of SKwP, Poland Prof. ATSUSHI KATO, Member, International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA), and Former Deputy Chair, Accounting Standards Board of Japan, Japan IAN RUSHBY, Member, IFAC Professional Accountants in Business Committee, UK NIC VAN DER ENDE, Member, Public Interest Oversight Board, Netherlands DON THOMSON, Member, International Ethics Standards Board for Accountants (IESBA), and National Director, Ethics and Independence, Regional Quality Partner, Grant Thornton, Canada Sala Coro 2.5 - IL RISCHIO DI FALLIMENTO NEGLI ISTITUTI FINANZIARI – LA LIMITAZIONE DEL RISCHIO E LA VIGILANZA PRUDENZIALE I recenti fallimenti di istituti finanziari hanno innalzato le aspettative del pubblico nei confronti di chi redige i bilanci bancari, di chi ne svolge la revisione e, infine, di chi ne stabilisce la regolamentazione. I relatori presenteranno il proprio punto di vista sulle sfide da affrontare in questo settore, le nuove aspettative da parte degli stakeholder e le modalità con cui è possibile limitare il rischio di fallimenti in futuro. MODERATORE RUSSELL GUTHRIE, Executive Director, Professional Relations, International Federation of Accountants RELATORI PAUL CAVELAARS, Head of the Strategy Department, De Nederlandsche Bank, Netherlands HENRY DAUBENEY, Senior Partner, PWC, UK TSUYOSHI OYAMA, Head, Center for Risk Management Strategy, Deloitte Touche Tohmatsu, Japan PATRICIA SUCHER, Chair, Basel Audit subgroup, Basel Committee, UK Studio 1 2.6 - I PRINCIPI INTERNAZIONALI PER LA PROFESSIONE: BEST PRACTICES E STRUMENTI PER UNA TRADUZIONE DI QUALITÀ I principi internazionali sono sempre più tradotti e adottati in tutto il mondo. Anche i manuali e le linee guida vengono spesso utilizzati come riferimento sulle questioni normative e professionali che travalicano i confini nazionali. In questo contesto, traduzioni fedeli di elevata qualità diventano indispensabili per produrre materiale tecnico affidabile ed efficace nella lingua madre degli utilizzatori. Processi di traduzione realizzati secondo i migliori criteri, best practice, strumenti tecnici e policy IFAC per la traduzione saranno presentati per dare un quadro chiaro e completo delle risorse e delle competenze necessarie per ottenere traduzioni di qualità, ampiamente accettate. In un momento in cui per le autorità, come per gli istituti membri di IFAC, diventa sempre più pressante l’esigenza di elaborare un approccio alla regolamentazione internazionale, questo workshop fornisce un utile supporto e informazioni rilevanti per il processo decisionale e per la definizione dei processi di traduzione. MODERATORE KELLY ANERUD, Deputy Director, Intellectual Property, International Federation of Accountants RELATORI HILDE BLOMME, Deputy Chief Executive, Federation of European Accountants, Belgium MARIARITA CAFULLI, Head Translations Office, International Affairs, Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, Italy JAVIER QUINTANA, CEO, Instituto de Censores Jurados de Cuentas de España, Spain 11 h. 12:45 - 14:00 > Pranzo h. 14:00 - 15:30 > SESSIONI PARALLELE 2.7-2.11 Sala Santa Cecilia 2.7 - MADE IN ITALY Da aziende di famiglia a icone globali: il termine MADE IN ITALY identifica le migliori creazioni del nostro paese, che è diventato famoso in tutto il mondo per il cibo, la moda, l’ingegneria meccanica, e il design. Adottando una formula che combina le risorse locali, la storia, la tradizione, il connubio tra conoscenze e creatività, pur mantenendo una qualità elevata e la capacità di adattare un prodotto artigianale ad una produzione su scala industriale, queste imprese son diventate ambasciatrici dell’eccellenza italiana nel mondo. I rappresentanti di prestigiose firme e produzioni italiane metteranno in mostra idee e prodotti condividendo le esperienze e le sfide che si sono trovati a dover affrontare e i modi per superarle. MODERATORE SEBASTIANO BARISONI, Deputy Director, Radio 24 - Il Sole 24 ore, Italy RELATORI FRANCESCO BOTTIGLIERO, Chief Digital Officer, Brunello Cucinelli (Cashmere), Italy ANTONIO MASSACESI, Product Marketing Director of 500 Family, FIAT Brand, EMEA Region, Italy LISA RAVÀ, Owner, Il Poderaccio Wine Producer, Italy LUIGI ABETE, President, Cinecittà World, Italy (Invited) Sala Sinopoli 2.8 - LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE NEI SISTEMI FISCALI PER UNA MAGGIORE EQUITÀ E CRESCITA In seguito ai recenti casi più noti e discussi di profit shifting, gruppi internazionali quali l’OCSE e il G8 hanno concentrato l’attenzione sull’erosione della base imponibile. Questa sessione esaminerà gli aspetti etici del trasferimento degli utili, il ruolo del commercialista nonché le sfide e le opportunità che offre la creazione di un sistema internazionale di reporting. MODERATORE FRIEDRICH RÖDLER, Chair, Tax Policy Group, Federation of European Accountants, Austria RELATORI BILL DODWELL, Head of Tax Policy, Deloitte, UK STEFANO MARCHESE, Member, International Ethics Standards Board for Accountants, Italy GRACE PEREZ-NAVARRO, Deputy Director, Centre for Tax Policy and Administration, Organization for Economic Co-operation and Development, France ROB WHITEMAN, Chief Executive, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK Sala Petrassi 2.9 - REPORTING INTEGRATO: LE SFIDE E OPPORTUNITÀ Il Reporting Integrato (<IR>) combina l’informativa finanziaria e non finanziaria per consentire alle aziende di rappresentare in modo chiaro e articolato le modalità con cui stanno utilizzando le risorse e mantenendo le diverse relazioni, al fine di creare e conservare il valore nel breve, medio e lungo termine. I relatori discuteranno del nuovo Framework <IR>, analizzeranno le principali problematiche di tipo tecnico ed esamineranno i diversi modi in cui questo è stato implementato dalle aziende e le organizzazioni nell’ambito del programma pilota. MODERATORE Prof. CHIARA MIO, Cà Foscari University, Italy RELATORI VANIA MARIA DA COSTA BORGERTH, Advisor, Brazilian Development Bank, Brazil DAVID SHAMMAI, Senior Corporate Governance Specialist, APG Asset Management, Netherlands SUSANNE STORMER, Vice President of Corporate Sustainability, Novo Nordisk, Norway STEVE WAYGOOD, Chief Responsible Investment Officer, Aviva Investors, UK 12 Teatro Studio 2.10 - DARWINISMO DIGITALE: RISCHI E OPPORTUNITÀ DEL CAMBIAMENTO TECNOLOGICO Oggi viviamo in un’era di “Darwinismo digitale”, un’epoca in cui la tecnologia al servizio del progresso della società si sta evolvendo più velocemente rispetto alla tempistica con cui molte organizzazioni riescono a adattarsi ai cambiamenti. I relatori evidenzieranno le conoscenze e le competenze di cui i commercialisti e i professionisti della finanza hanno bisogno per essere quei leader che le imprese si aspettano dai propri consulenti di fiducia. MODERATORE FAYE CHUA, Head of Future Research, Association of Chartered Certified Accountants, UK RELATORI ROSEMARY AMATO, Director, Global Clients & Industries, Global Client Intelligence, Deloitte, Amsterdam, Netherlands ASHTON DALLSINGH, Vice President & CFO, EMEAR (Europe, Middle East, Africa and Russia) Cisco Systems Ltd, UK MIKHAIL PILOSYAN, Finance Director, Equinix, Switzerland NINA TAN, CFO, Trax Technologies, Singapore Sala Coro 2.11 - RAFFORZARE E SVILUPPARE LA PROFESSIONE CONTABILE Molte organizzazioni della professione contabile e studi di commercialisti - talvolta con l’aiuto delle donazioni - hanno intrapreso nuove strade per lo sviluppo e la trasformazione della professione contabile. Sono stati invitati a mostrare queste iniziative, uniche nel loro genere, in una galleria dei progetti. In questa sessione si vuole discutere di ciò che le organizzazioni stanno facendo nei rispettivi paesi per lo sviluppo sostenibile della professione contabile; verrà evidenziata l’importanza di una value proposition e del coinvolgimento di tutti gli stakeholder, inclusi i formatori, gli studi professionali, gli Stati e i donatori. MODERATORE ALTA PRINSLOO, Executive Director, Strategy and Chief Operating Officer, International Federation of Accountants RELATORI MARK BOWER, Deputy CEO, CFO, Edcon, and a Trustee of the Thuthuka Bursary Fund, South Africa CHANTYL MULDER, Senior Executive, Professional Development, Transformation and Growth, South African Institute of Chartered Accountants, South Africa TERENCE NOMBEMBE, CEO, South African Institute of Chartered Accountants, South Africa SIZWE ERROL NXASANA, CEO, FirstRand, and Chair, Thuthuka Bursary Fund, South Africa TOKELO SEKESE, Thuthuka Graduate, Thuthuka Bursary Fund, South Africa Prof. ALEX VAN DER WATT, University of Johannesburg and Trustee of the Thuthuka Bursary Fund, South Africa h. 19:30 - 23:00 > Serata Sociale 13 Giovedì, 13 Novembre h. 09:00 - 13:00 > SESSIONI PARALLELE 3.1-3.5 Sala Santa Cecilia 3.1 - LE NUOVE DIRETTIVE CONTABILI EUROPEE DEL 2013: PROSPETTIVE E CRITICITÀ Entro luglio 2015, gli Stati membri UE dovranno implementare la nuova normativa contabile per il bilancio annuale e il bilancio consolidato con riferimento alle imprese che non sono tenute ad applicare gli IFRS. I relatori evidenzieranno le sfide legate all’implementazione delle disposizioni e valuteranno in quale misura l’informativa resa secondo il nuovo quadro normativo soddisferà le esigenze informative degli stakeholder. MODERATORE PETR KŘÍŽ, Deputy President, Federation of European Accountants, Czech Republic RELATORI STIG ENEVOLDSEN, Deputy Chair, Corporate Reporting Policy Group, Federation of European Accountants, Denmark DIDIER MILLEROT, Head of Unit, Accounting & Financial Reporting, DG Internal Market and Services, European Commission, France FLORIN TOMA, Vice President, Federation of European Accountants, Romania REPRESENTATIVE OF THE ITALIAN ACCOUNTING STANDARD SETTER, Organismo Italiano di Contabilità (To be definied) Sala Sinopoli 3.2 - FACILITARE L’ACCESSO AL CREDITO PER LE PMI La solvibilità finanziaria di una PMI ha una rilevanza quotidiana per tutti i suoi stakeholder interni ed esterni, inclusi creditori, fornitori, clienti e dipendenti; tuttavia, l’accesso al credito può risultare difficoltoso. I relatori analizzeranno le attuali condizioni e i cambiamenti che si stanno verificando. Considereranno con una prospettiva nuova i tradizionali criteri di accesso al credito, nonché le possibili soluzioni alternative per agevolare l’erogazione del credito. MODERATORE GAIL MCEVOY, Board Member, International Federation of Accountants, Ireland RELATORI FABIO CORNO, Managing partner, Studio Corno, Italy KUMAR RAGHU, President, Institute Chartered Accountants India, India MIKE VOLKER, Professor, Simon Fraser University, Canada GRAEME WADE, Deputy President, CPA Australia, Australia 14 Sala Petrassi 3.3 - CONTRIBUIRE E SOSTENERE LO SVILUPPO DEGLI ORGANISMI CONTABILI La creazione di sistemi solidi per la gestione finanziaria del settore pubblico e privato è un obiettivo cruciale per tutte le economie e in particolare per quelle emergenti. In questa sessione verrà esaminato il ruolo vitale svolto dagli organismi contabili nel fornire supporto ai governi e agli altri stakeholder nazionali per il raggiungimento di questo obiettivo. Si considererà il lavoro svolto dal Comitato IFAC per gli organismi contabili che ha promosso il contributo della professione contabile allo sviluppo economico. Verrà esaminato anche il MOSAIC (Memorandum Of Understanding to Strengthen And Improve Cooperation), una dichiarazione di intenti tra l’IFAC e i donatori, che serve come piattaforma per incrementare la consapevolezza, identificare le soluzioni per lo sviluppo e condividere le conoscenze per rafforzare le capacità degli organismi contabili e migliorare la qualità dell’infrastruttura finanziaria di un paese. MODERATORE SYLVIA TSEN, Director, Quality & Member Relations, International Federation of Accountants RELATORI PAUL HURKS, Director of Education and Development, Nederlandse Beroepsorganisatie van Accountants, Netherlands CAROLINE J. KIGEN, Deputy Chair, Professional Accountancy Organization Development Committee (PAODC), Kenya VERNON SOARE, Executive director, Professional Standards, Institute of Chartered Accountants in England and Wales (ICAEW), UK JENNIFER THOMSON, Chief Financial Management Officer, World Bank, USA Teatro Studio 3.4 - SOSTENIBILITÀ DELLA SPESA PUBBLICA E INFORMATIVA SULLA PERFORMANCE DEGLI ENTI DEL SETTORE PUBBLICO È ipotizzabile che le amministrazioni pubbliche mantengano tipologie e livelli dei servizi, nel rispetto dei vincoli imposti dalle politiche socio-assistenziali, senza aumentare le imposte, né accrescere il debito pubblico fino a livelli insostenibili? Al fine di fornire informazioni sui risultati dei servizi pubblici resi, sull’accountability e sulla gestione della spesa pubblica, potrebbe essere necessario, per le amministrazioni, integrare il bilancio redatto secondo il principio della competenza economica con altri prospetti economici, quali ad esempio una relazione sulla sostenibilità a lungo termine delle finanz pubbliche e sulla performance dei servizi. In questa sessione verranno esaminate le evoluzioni più recenti nell’ambito dell’informativa sulla sostenibilità e sulla performance delle amministrazioni pubbliche. MODERATORE OLIVIER BOUTELLIS-TAFT, CEO, Federation of European Accountants RELATORI IAN CARRUTHERS, Member, International Public Sector Accounting Standards Board (IPSASB), and Policy and Technical Director, Chartered Institute of Public Finance and Accountancy, UK BOB DACEY, Director Research and Technical Activities, Governmental Accounting Standards Board Chief Accountant U.S. Government Accountability Office, USA KEN WARREN, Member, IPSASB, and Treasury’s Chief Accounting Advisor, New Zealand 15 Sala Coro 3.5 - L’AUDIT COMMITTEE: UN ELEMENTO CARDINE DELLA GOVERNANCE NELL’INTERESSE PUBBLICO L’Audit Committee e il collegio sindacale rivestono un ruolo fondamentale nell’assetto della governance societaria per la tutela dell’interesse pubblico. Tale ruolo, può variare nelle diverse parti del mondo ma, in molti ordinamenti giuridici, funge da trait d’union tra il consiglio di amministrazione, i revisori interni e quelli esterni e assolve inoltre una funzione importante nella governance e nel controllo interno aziendale. I relatori esporranno i propri punti di vista sul ruolo e l’efficacia di tali organi nei rispettivi ordinamenti giuridici, evidenziando quali siano a loro giudizio le sfide e i vantaggi di ciascun modello. MODERATORE LIZ MURRALL, Investment Management Association Director, Corporate Governance and Reporting, UK RELATORI MICHELE CASÒ, CA and CFE, Studio Casò, Italy ANNE MOLYNEUX, Director, Consultants and Strategists International, Switzerland ANTON VAN WYK, Global Chairman, Institute of Internal Auditors, South Africa LEE WHITE, CEO, Chartered Accountants Australia and New Zealand, Australia h. 10:30 - 11:15 > Esposizione, Caffè e Networking h. 11:15 - 12:45 > PLENARIA III - PENSARE INTEGRATO: UN APPROCCIO PER MIGLIORARE LA PERFORMANCE AZIENDALE E GENERARE VALORI Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi Le sfide sociali ed economiche del mondo di oggi sono sfide culturali che vanno affrontate non solo aggiungendo nozioni e strumenti ma cambiando il modello di rappresentazione e risoluzione dei processi decisionali. L’approccio integrato all’analisi, alla raccolta e alla sistemazione delle informazioni aziendali è alla base dell’Integrated Reporting. Gli illustri panelisti ci guideranno attraverso le nuove logiche e illustreranno le prime sperimentazioni per riflettere sui nuovi modelli di Reporting e su quali siano i percorsi di definizione di nuovi e originali strumenti a livello internazionale e locale. MODERATORE PAUL DRUCKMAN, CEO, International Integrated Reporting Council, UK RELATORI ALEXSANDRO BROEDEL LOPES, CFO, Itau Unibanco, Brazil NICK HOLLAND, CEO, Gold Fields, South Africa THOMAS KUSTERER, CFO, EnBW, Germany h. 13:00 - 14:30 > SESSIONE FINALE E CERIMONIA DI CHIUSURA Sale Santa Cecilia, Sinopoli, Petrassi • Intervento di Olivia Kirtley, Presidente IFAC (2014-2016) • Presentazione del Premio Sempier • Saluti di chiusura del Presidente CNDCEC, Gerardo Longobardi • Annuncio della prossima sede del congresso mondiale 2018 Spettacolo di chiusura Il Congresso è un evento per il quale sono assegnati i crediti formativi per gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili* *Il Numero dei Crediti sarà comunicato a Settembre 16 Vogliamo lavorare per qualcosa, non contro qualcuno. Crediamo che sia giunto il momento di ragionare come una comunità. Servono regole certe, riforme del sistema fiscale e giudiziario. Serve un pensiero tecnico, imparziale, non schierato che affianchi le istituzioni: per lavorare, non più contro qualcuno, ma a favore di tutti. 58 Diamo i Numeri Calano i redditi medi professionali e crescono i divari interregionali di Tommaso Di Nardo, Fondazione Nazionale dei Commercialisti Nel corso del 2013, gli iscritti all’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili sono cresciuti a un tasso dello 0,9% raggiungendo la cifra di 115.067 al 1° gennaio 2014 (tab. 1). Nello stesso periodo, gli iscritti alle due casse di previdenza della Categoria, la Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti e la Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri, sono cresciuti a un tasso dell’1,5% e sono risultati pari a 89.970 (tab. 1). Dal 2008 al 2014, gli iscritti all’Albo sono aumentati del 7% (+7.568), mentre gli iscritti alle Casse sono aumentati del 14,5% (+11.369) e, nello stesso periodo, l’occupazione nazionale è diminuita del 3,5%, con un calo ancora maggiore delle unità di lavoro (-6,9%). La crescita degli iscritti all’Albo e ancor più quella degli iscritti alle casse, manifestatasi in netta controtendenza rispetto all’andamento dell’occupazione generale, è associata a un calo dei redditi medi professionali, osservati attraverso i dati reddituali delle casse di previdenza. Il calo del reddito medio reale dei Commercialisti, -4,4% nel 2012 e 12,5% in sei anni, può essere adeguatamente analizzato solo se confrontato con l’andamento del Pil reale. Utilizzando le nuove serie dei conti nazionali dell’Istat, il Pil reale medio (Pil a prezzi costanti per unità di lavoro) in sei anni è diminuito del 4,6%. In pratica, il ciclo economico dei Commercialisti durante la crisi è risultato tre volte peggiore rispetto a quello medio nazionale. Nel 2012, ultimo anno d’imposta per il quale sono disponibili i dati reddituali delle Casse di previdenza, il reddito medio generale è risultato pari a 59.182 euro in termini nominali e 52.396 euro in termini reali. Rispetto al 2007, il reddito medio nominale è diminuito dell’1,1%. Le medie reali sono state calcolate deflazionando i valori nominali con l’indice dei prezzi al consumo su anno base 2007. Dall’analisi delle serie 2007-2012, si vede come al calo del 4,9% nel 2009, l’anno peggiore della crisi, è corrisposto un calo del 5,7% in termini reali. Inoltre, mentre nel biennio 2010-2011 il reddito nominale ha recuperato terreno sul 2009 crescendo prima dello 0,7% e poi del 2,2%, in termini reali ha continuato a contrarsi, segnando un -0,9% seguito da un -0,6%. Nel 2012, allorché il ciclo economico nazionale ha subito un nuovo forte peggioramento, il reddito medio è di nuovo calato sia in termini nominali che in termini reali. Come ampiamente illustrato nel Rapporto 2014 della Fondazione Nazionale dei Commercialisti, a cui si rinvia per maggiori dettagli, il reddito professionale medio dei commercialisti, contrariamente alla tesi anticiclica, segue la tendenza ciclica del Pil italiano con oscillazioni più ampie del trend economico generale. La particolare gravità della crisi economica che ha colpito il Paese e i Commercialisti, in particolare, come si evince anche dai conti nazionali dell’Istat e dalle recenti analisi della Svimez, si è riflessa in modo molto negativo sulle aree più deboli del Paese, come evidenziato dall’ampliarsi dei divari reddituali interregionali, in particolare tra le 59 Tabelle Tabella 1 Iscritti Albo e Iscritti Casse. Anni 2008-2014* Anni Iscritti Albo Tasso di crescita Iscritti Casse Tasso di crescita 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 107.499 109.474 110.787 112.164 113.235 114.041 115.067 -1,8% 1,2% 1,2% 1,0% 0,7% 0,9% 78.601 80.759 82.658 84.721 86.965 88.628 89.970 2,8% 2,4% 2,5% 2,6% 1,9% 1,5% * Dati al 1° gennaio di ogni anno - Fonte: Rapporto 2014. Fondazione Nazionale dei Commercialisti Tabella 2 Media Irpef nominale e reale e Pil per Unità di lavoro. Anni 2007-2012. Valori in milioni di euro Anni Media Irpef Tasso di crescita Media Irpef* Tasso di crescita 2007 2008 2009 2010 2011 2012 59.847 61.138 58.126 58.537 59.854 59.187 -2,2% -4,9% 0,7% 2,2% -1,1% 59.847 59.015 55.670 55.143 54.788 52.396 --1,4% -5,7% -0,9% -0,6% -4,4% * Valori deflazionati sulla base dell’indice IPCA su anno base 2007 Fonte: Rapporto 2014. Fondazione Nazionale dei Commercialisti Tabella 3 Statistiche reddituali. Medie. Anno 2012 REGIONI Irpef Var. % Iva Var. % ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA EMILIA ROMAGNA FRIULI VENEZIA GIULIA LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO ALTO ADIGE UMBRIA VALLE D'AOSTA VENETO 32.810 30.588 23.419 29.684 70.442 71.338 57.969 63.025 93.191 51.833 29.720 68.461 30.094 40.310 31.075 58.491 110.225 48.129 78.661 71.292 -2,0% -0,8% -2,3% -1,1% -0,2% -1,0% -0,7% 0,7% -1,5% -4,3% -4,0% -0,5% 1,0% -0,9% -1,5% -1,8% 2,4% -2,3% -3,6% -1,3% 57.269 51.456 39.699 50.545 130.066 123.385 100.260 117.346 172.506 98.143 49.265 131.762 52.047 71.182 53.882 114.206 200.293 93.968 144.717 137.349 -1,4% -1,3% -2,4% -0,8% 0,4% 1,8% -0,1% 1,1% -0,6% -2,0% -5,4% 0,2% 0,7% -0,2% -0,6% 0,4% 2,8% 0,2% 0,7% 0,1% NORD NORD-EST NORD-OVEST CENTRO SUD MERIDIONE ISOLE 80.422 73.803 84.473 56.770 30.342 29.419 32.967 -0,9% -0,4% -1,1% -1,6% -0,9% -0,7% -1,4% 150.031 137.791 157.524 103.989 52.254 50.434 57.426 0,1% 0,7% -0,3% -0,2% -0,6% -0,6% -0,5% ITALIA 59.187 -1,1% 108.601 -0,2% Fonte: Rapporto 2014. Fondazione Nazionale dei Commercialisti regioni settentrionali e quelle meridionali. Le statistiche reddituali regionali del Rapporto 2014, infatti, qui riportate nella tabella 3, mostrano come il divario tra il reddito medio regionale più basso (23.419 euro della Calabria) e quello più alto (110.225 del Trentino Alto Adige), sia cresciuto in maniera significativa dal 2011 al 2012. Mentre, infatti, nel 2011, il primo incideva per il 23,93% sul secondo, nel 2012 lo stesso rapporto è sceso al 21,4%. Se si osservano i tassi di variazione annuale si vede come al calo del 2,3% della Calabria si contrappone l’aumento del 2,4% del Trentino Alto Adige. In generale, nelle regioni del Nordest si è verificato un aumento dello 0,7% contro un calo dello 0,3% nel Nord-ovest, un calo dello 0,2% nel Centro e un calo dello 0,6% nel Sud. L’analisi dell’andamento dei divari interregionali conferma ancora di più quanto sia stato determinante l’effetto della crisi economica nelle economie regionali che presentano tessuti produttivi e imprenditoriali meno robusti. Guida al controllo della qualità nei piccoli e medi studi professionali Traduzione della terza edizione inglese 180 pp. - in brossura – ISBN: 978-1-60815-097-7 Prezzo 18,00 euro (IVA e spese di trasporto incluse) La pubblicazione della traduzione italiana della terza edizione della “Guida al Controllo della Qualità nei piccoli e medi studi professionali” completa un progetto che ha impegnato, per oltre tre anni, l’ufficio traduzioni del CNDCEC e la commissione tecnico-scientifica che ha revisionato i lavori. La versione originale in lingua inglese della Guida ha incontrato in tutto il mondo un grande successo, completando l’offerta di strumenti di supporto all’attività degli studi professionali predisposti dal Comitato Piccoli e Medi Studi Professionali (Small and Medium Practices Committee) di IFAC (International Federation of Accountants). Questa pubblicazione rappresenta un valido aiuto per i professionisti che intendono affrontare l’attività di revisione legale in maniera conforme ai principi internazionali ISA, consentendo di implementare le prescrizioni internazionali in materia di controllo della qualità dell’attività di revisione in maniera semplice ed efficace, anche nella realtà dei piccoli e medi studi. Al fine di garantire la qualità del lavoro di revisione, i Principi Internazionali di Revisione ISA richiedono infatti l’adozione da parte del revisore di un sistema di qualità equivalente alle prescrizioni dello standard ISQC1; questa Guida consente di realizzare un sistema di qualità conforme ad ISQC1, in maniera proporzionata alle esigenze ed alle risorse di studi professionali di ridotta dimensione. L’esposizione della materia, semplice ed efficace, è riferita alle caratteristiche degli studi professionali piccoli e medi; la Guida è inoltre corredata da pratici modelli di manuali di controllo qualità, pensati per le esigenze di studi professionali anche composti da un solo professionista. La traduzione in lingua italiana giunge in un momento in cui la nostra professione si sta preparando all‘introduzione dei Principi Internazionali di Revisione ISA su scala europea e può costituire un prezioso supporto per la strutturazione di un’attività di revisione legale pienamente conforme ai Principi ISA. Il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili compie così un ulteriore importante passo nel consentire alla professione italiana di adeguarsi ai migliori standard internazionali e continuare nella tradizione di qualità e competenza. Principi Internazionali di Revisione e Controllo della Qualità Edizione Italiana 2011 862 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-00-8 Prezzo 50,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse) La versione italiana 2011 dei principi internazionali (edizione inglese 2009), contenuta nel presente volume, è il risultato di un complesso progetto di riscrittura, attuato da IFAC, per effetto del quale i 36 principi di revisione ed il principio sul controllo di qualità sono stati completamente riorganizzati in sezioni distinte e parzialmente modificati nei contenuti. I principi così aggiornati sono ampiamente migliorati, sia in termini di comprensibilità che in termini di semplificazione applicativa e sono destinati a divenire comune bagaglio professionale per tutti i colleghi impegnati nell'attività di revisione legale dei conti. La nuova struttura dei principi, mantenendo invariato l'originario approccio basato su regole generali, è ampiamente compatibile con i principi di revisione nazionali in vigore dal 2002. L'attività di revisione legale dei conti continuerà ad essere svolta sulla base di una preliminare identificazione e valutazione dei rischi di errori significativi nel bilancio, sulle cui risultanze verranno configurate le procedure di revisione più appropriate. Quindi non controlli casuali, che ripercorrono indistintamente tutte le operazioni contabili, ma verifiche mirate a quelle aree di bilancio che il revisore ha identificato come maggiormente problematiche e dalle quali può derivare un rischio concreto e significativo di errore nel bilancio. La fase transitoria del federalismo municipale Aspetti quantitativi, contabili e fiscali delle nuove entrate comunali 126 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-01-5 Prezzo 15,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse) Il volume intende offrire un contributo al dibattito sul federalismo municipale effettuando un'analisi dei profili quantitativi, contabili e fiscali della riforma. A tal fine, il lavoro: espone i risultati di un'analisi quantitativa finalizzata a valutare gli effetti di gettito prodotti dall'adozione del modello federale di cui al D.Lgs. 14 marzo 2011, n. 23; illustra le modalità di rappresentazione nei bilanci degli Enti locali delle nuove entrate disciplinate dal medesimo decreto; nonché effettua un'analisi della normativa di riferimento, tesa a verificare l'effettiva capacità di realizzazione del principio vedo, voto e pago. La ricerca è rivolta ai professionisti impegnati nell'attività di revisione degli Enti locali, ma offre interessanti spunti di riflessione anche alla componente politica e amministrativa, proponendo una prima simulazione dell'impatto che la riforma in senso federale avrà sulle entrate degli Enti locali. Guida all’utilizzo dei principi di revisione internazionali nella revisione contabile delle piccole e medie imprese Volume I: Concetti fondamentali 242 pp. - ISBN 978-88-97361-02-2 Prezzo 25,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse) Volume II: Guida pratica 328 pp. - ISBN 978-88-97361-03-9 Prezzo 25,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse) Giunta alla terza edizione, la “Guida all’utilizzo dei principi di revisione internazionali nella revisione contabile delle piccole e medie imprese”, elaborata dallo Small and Medium Practices Committee dell’International Federation of Accountants (IFAC), è stata suddivisa in due volumi: Concetti fondamentali e Guida pratica. Nata da un’idea originale del 2005, la Guida è stata la prima di una fortunata serie di pubblicazioni del Comitato Piccoli e Medi Studi Professionali di IFAC (SMP Committee), che comprendono oggi anche la Guida al controllo della qualità nei piccoli e medi studi professionali e la Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali. Tradotta nelle principali lingue e nota nel mondo come “ISA Guide”, la Guida è nata dall’esigenza di aiutare i professionisti ad utilizzare correttamente gli ISA - International Standards on Auditing - nella revisione contabile delle piccole e medie imprese, una necessità oggi di grande attualità, nel momento in cui l’adozione degli ISA nella revisione si profila come una concreta possibilità nell’ambito della riforma della regolamentazione della revisione in ambito europeo. Il primo volume presenta i fondamenti teorici dei principi ISA che più frequentemente trovano applicazione nella revisione delle PMI, con una tecnica espositiva che fa ampio uso di schemi e diagrammi e facilita la comprensione e l’apprendimento; il risultato è un testo che può essere utilizzato sia come manuale didattico, sia come riferimento operativo nell’attività professionale quotidiana. Il secondo volume presenta invece un approccio pratico alla revisione delle PMI, accompagnando il lettore attraverso tutte le fasi dell’incarico, e svolge completamente due casi pratici che illustrano la revisione di una microimpresa e di una piccola impresa. Guida alla gestione dei piccoli e medi studi professionali Traduzione della seconda edizione 2012 570 pp. - in brossura - ISBN 978-88-97361-05- 3 Prezzo 50,00 Euro (IVA e spese di trasporto incluse) Cinque anni di lavoro, una decina di autori, un comitato di redazione di oltre trenta persone sparse in tutto il globo, più di cento revisori provenienti da una ventina di paesi in tutti i continenti, oltre cinquanta teleconferenze per le riunioni del comitato di redazione, che hanno collegato gli angoli più remoti del pianeta nell’arco di due anni; un’opera che, nella versione originale in lingua inglese, è in testa alle classifiche dei download dal sito di IFAC, con traduzioni realizzate o in corso in sette tra le principali lingue del mondo. Queste cifre danno un’idea dell’impegno che lo Small and Medium Practices Committee di IFAC ha profuso nella realizzazione di quest’opera e della ricchezza di contributi che è stato possibile raccogliere in queste pagine. L’edizione italiana della Guida è una traduzione fedele della seconda edizione inglese, che ne riporta integralmente i contenuti. Con questa nuova edizione si è voluto aggiornare le sezioni sulle letture consigliate e le risorse reperibili nel sito IFAC, presenti alla fine dei moduli, nonché effettuare qualche miglioramento nella presentazione. Organizzata in otto moduli indipendenti, la Guida si propone di fornire ai piccoli e medi studi professionali una serie di principi gestionali ed alcune best practice in merito a numerose aree, tra cui pianificazione strategica, gestione delle risorse umane, rapporto con il cliente e passaggi generazionali. Per aiutare gli organismi membri e gli studi professionali ad utilizzare al meglio la Guida, lo Small and Medium Practices Committee ha elaborato la Companion Guide, Guida alla Gestione dei Piccoli e Medi Studi Professionali: Indicazioni per l’uso (www.ifac.org/publications-resources/guide-practice-management-small-and-medium-sized-practices-userguide), che fornisce indicazioni su come sfruttare al massimo la Guida. Le note bibliografiche sono state arricchite con i documenti più recenti editi dal CNDCEC e alle appendici del Modulo 1 sono state aggiunte le “Linee guida per l’introduzione di sistemi di gestione documentati negli studi dei dottori commercialisti ed esperti contabili”, redatte da una commissione del CNDCEC ma fino ad oggi ancora inedite. I volumi sono acquistabili unicamente on line sul sito “Press Store”all’indirizzo www.press-store.it oppure www.commercialisti.it > PRESS & INFORMA > Press Store Press S.r.l. - Società unipersonale soggetta all’attività di direzione e coordinamento del CNDCEC 00185 ROMA - Piazza della Repubblica, 59 C.F., P.Iva e N. Iscr. R.I. 09257291006 Rappresentiamo una minoranza del 99,9%. In Italia le PMI sono il 99,9% della forza economica, eppure vengono trattate come una minoranza. Il mondo produttivo e le istituzioni funzionano solo grazie alle libere professioni, eppure queste ultime non vengono prese in considerazione dai poteri forti. Essere utili al Paese significa cambiare anche questi squilibri, ma soprattutto lavorare per le cose che contano. Letti per Voi SOCIETÀ 2015 a cura di Gabelli Massimo, Morri Stefano 63 Tempo libero (Ipsoa, 2014) Uno strumento di lavoro pensato dai professionisti per i professionisti, un’opera completa, ma anche e soprattutto di pronta consultazione, che consenta un orientamento di insieme sulle principali e più attuali problematiche del diritto societario. L’analisi della norma, mai fine a se stessa ma costantemente rivolta all’operatore, è corredata dalle più rilevanti pronunce della giurisprudenza di legittimità e di merito e dalle massime del Notariato, oltre che dagli orientamenti interpretativi maggiormente significativi e da numerosi spunti operativi. Anche la struttura del testo e la sua veste grafica sono rinnovate in un’ottica di rapidità ed efficacia della consultazione. Ciascun capitolo strutturato sulla base dell’innovativa logica “how to” - prevede nella parte introduttiva una "smart chart" che consente al lettore di individuare subito i principali topics, intorno ai quali si svilupperà il prosieguo della trattazione. La valorizzazione dei passaggi più importanti e attuali all’interno del capitolo è realizzata con l’inserimento di elementi iconografici in corrispondenza delle principali novità normative, eccezioni ai principi generali ed eventuali esempi pratici. L’orizzonte Patrick Modiano (Einaudi, 2012) Si ritrovano in questo libro l’universo concentrato di Modiano, i suoi silenzi e ricerche, la scrittura tersa e come tesa su un filo, la musica delle parole. E si incontrano personaggi affascinanti e misteriosi… BITCOIN: GUIDA ALL'USO Antonio Simeone, Davide Mancini, Annalaura Ianiro (Exeo edizioni, 2014) Il volume si propone di offrire un inquadramento del mondo Bitcoin e, più in generale, delle cripto valute. L’avvento delle nuove tecnologie ha sollevato esigenze e problemi prima non avvertiti, con effetti non solo sul sistema economico-finanziario, ma anche sulla società nel suo complesso. L’opera si articola in quattro capitoli. Il primo è finalizzato a illustrare le origini della moneta e le sue principali funzioni, premessa necessaria per il successivo confronto con le criptovalute. I capitoli seguenti descrivono in dettaglio le caratteristiche che differenziano le cripto valute dalle valute tradizionali. In particolare, ci si sofferma sulla natura decentralizzata della moneta - che fa sì che possa rappresentare un’alternativa universale, più rispondente alle esigenze della globalizzazione collegata all’assenza di un organo centrale che la emette. Si sottolinea che i Bitcoin verranno emessi in quantità limitata, con conseguente assenza di rischi di inflazione, ma possibili effetti deflattivi. Si chiariscono gli aspetti dell’anonimato che consente agli operatori del mercato una maggiore tutela della privacy, segnalando come le critiche sul possibile utilizzo della criptovaluta a fini illegali non sia una discriminante rispetto alle valute tradizionali. Al contrario, da recenti indagini è evidente come a tali fini sia molto più utilizzato il contante nelle diverse valute tradizionali, rispetto ai Bitcoin. Si prosegue con un’analisi tecnica dei Bitcoin volta a individuare i principali fattori che ne influenzano prezzo e volatilità. Amore, cucina e curry Richard C. Morais (Neri Pozza, 2014) Popolato di personaggi eccentrici, ricco di divertenti disavventure culturali, ambientazioni vivaci e squisite ricette, descritte con dovizia di particolari, il libro svela le trame interne all’esclusivo mondo dell’alta cucina francese e narra la storia toccante di un ragazzo indiano… LE RIFORME DEL PROCESSO CIVILE Dalla digitalizzazione del processo alla negoziazione assistita Antonio Didone (Giuffré, 2014) Il volume fa il “punto della situazione” non solo su tutti i più significativi interventi di modifica che negli ultimi anni, dal 2006 ad oggi (d.l. 132/2014) hanno interessato il processo civile, ma anche sulla evoluzione della giurisprudenza della Cassazione (non ultima la pronuncia delle Sezioni unite del 7 aprile 2014 sul nuovo art. 360 n. 5 c.p.c.). Dai provvedimenti legislativi finalizzati alla riduzione dei tempi del processo a quelli di erogazione dei servizi accessori - come la legge che ha introdotto il processo telematico -, dalla “semplificazione” dei riti alla reintroduzione dell’obbligatorietà della mediazione civile dopo l’arresto della Consulta, nonché al recentissimo istituto della negoziazione assistita. Nell’opera, l’analisi delle riforme è svolta per argomenti e problemi, attraverso l’interpretazione critica di autorevoli commentatori, con costante attenzione all’applicazione pratica e alla giurisprudenza di legittimità. La trattazione della recente riforma delle impugnazioni (inammissibilità dell'appello - motivi del ricorso per cassazione) tiene conto delle pronunce della Cassazione che nel 2014 hanno chiarito l'ambito di applicazione delle nuove norme e precisato gli effetti dell'ordinanza di inammissibilità dell'appello sull'accesso al giudizio di legittimità. IL CODICE DEI CONCORDATI E DELLE ALTRE PROCEDURE CONCORSUALI NEGOZIALI a cura di Antonio Pezzano (Giappichelli, 2014) Composto di quattro parti, il volume raccoglie la normativa specifica e di riferimento per ciascuna fattispecie di concordato (compresi quelli in materia bancaria ed assicurativa) e la giurisprudenza più recente del Giudice delle Leggi, della Corte di Cassazione e del Consiglio di Stato. È inoltre arricchito con la prassi (le circolari e le risoluzioni emesse in merito dall’Agenzia delle Entrate, dall’INPS, etc.): documentazione quest’ultima di non facile reperibilità e raccolta qui, per la prima volta, in modo organico ed integrale attraverso la collocazione sotto l’articolo di riferimento. Infine, offre la Legge Fallimentare completa ed aggiornata con ogni precedente versione. Con la struttura adottata ed i contenuti inseriti, il Codice offre a quanti operano o si avvicinano al settore un quadro completo ed in continuo aggiornamento (on-line), per aiutare a risolvere in modo approfondito, ma altresì rapido e concreto, le questioni relative alla materia concordataria. Shotgun Lovesongs Nickolas Butler (Marsilio, 2014) Struggente e profondo, il libro è un vibrante inno alle cose che contano davvero nella vita, l’amore e la lealtà, il potere della musica e la bellezza della natura… Impresa futura Renato Fiocca (Franco Angeli, 2014) Le difficoltà e la crisi che hanno colpito i mercati e le imprese negli ultimi anni hanno lasciato segni profondi nel modo con il quale si possono gestire le imprese. Una serie di riflessioni, di suggerimenti, anche di provocazioni, indirizzate agli imprenditori e ai manager di oggi e di domani… A cura di Maria Pia Parenti Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Press Professione economica e sistema sociale Rivista del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili Presidente Gerardo LONGOBARDI Vice Presidente Davide DI RUSSO Segretario Achille COPPOLA Tesoriere Roberto CUNSOLO Componenti Adriano BARBARISI Maria Luisa CAMPISE Andrea FOSCHI Maurizio Giuseppe GROSSO Vito JACONO Attilio LIGA Giorgio LUCHETTA Luigi MANDOLESI Raffaele MARCELLO Marcello MARCHETTI Massimo MIANI Giovanni Gerardo PARENTE Ugo Marco POLLICE Antonio REPACI Felice RUSCETTA Sandro SANTI Maria Rachele VIGANI Direttore Responsabile Maria Luisa Campise Caporedattore Marcella Caradonna Comitato di Redazione Filippo Carlin Mario Della Porta Marcello Febert Tiziana Mastrogiacomo Mauro Parracino Barbara Ricciardi Silvana Filomena Secinaro Segreteria di Redazione Maria Pia Parenti Editore PRESS Srl Piazza della Repubblica, 59 00185 Roma Tel 06.478631 Progetto grafico e art direction Giuseppe Antonucci Impaginazione Hedrarte sas di Angelo Mastria Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 408/2006 Piazza della Repubblica, 59 00185 - ROMA Tel +39 06.47863322 Fax +39 06.47863640 Sito internet: www.commercialisti.it e-mail: press@commercialisti.it Ogni articolo firmato esprime esclusivamente il pensiero di chi lo firma e pertanto ne impegna la responsabilità personale
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