8 PROVINCIA GRANDA venerdì 30 maggio 2014 Gazzetta di Mondovì L’assessore Tealdi risponde: «Tornerà nei cieli, ma sarà gestita in modo diverso» Stefano Tarolli a Coverciano accanto a Gianni Rivera Aimo: «La mongoliera della città non vola perchè non viene riparata» MONDOVÌ - La questione prende spunto da un post pubblicato dal campione monregalese di volo in mongolfiera John Aimo. Si legge: «Il costo della grande riparazione del pallone aerostatico “Città di Mondovì”, cioè della ricostruzione della velatura, si aggira sui 25.000 euro, di cui 7/8000 solo per la grafica. Non ci vogliono sottoscrizioni pubbliche, quelle lasciamole per le cose veramente importanti. Ma il Comune i soldi li aveva già e non so che fine hanno fatto. Questi 25000 euro bisogna considerarli spalmati su 10 anni, la vita pre- sunta di questa velatura, visto che la prima ne ha fatti 11. Quindi la spesa annuale è molto piccola, se si considerano tutti i minuti di riprese televisive su reti nazionali e regionali. Il fatto di essere un pallone istituzionale, cioè non commerciale, fa sì che Rai, Canale 5 ecc. non pongano veti alle riprese. Quando ci chiamano, la prima cosa che ci dicono è questa: "Il pallone deve essere pulito, cioè senza pubblicità sull'involucro". Ma uno stemma di città non è un problema. Per chi sa qualcosa dei costi della pubblicità televisiva, anche riprese di pochi secondi ripagano ampiamente una nuova velatura». Una polemica che Aimo ha sollevato chiamando in causa il Comune, proprietario del pallone. Risponde lʼassessore comunale Guido Tealdi: «Il pallone “Città di Mondovì” tornerà a volare, ci stiamo lavorando da tempo, ma in un modo diverso rispetto al passato: non sarà affidato ad un privato, ma sarà gestito dallʼAeroclub del Comune e poi cʼè un dialogo già avviato con i Comuni di Imperia e Nizza per la promozione della città attraverso la sua mongolfiera». Congresso il 30 maggio a Mondovì. Confronto tra luminari della specialità Mondovì: i nuovi orizzonti nell’impianto di protesi d’anca MONDOVÌ - Venerdi 30 maggio lʼospedale Regina Montis Regalis di Mondovì ospiterà un congresso scientifico di altissimo livello, al quale parteciperanno alcuni dei maggiori specialisti ortopedici per ragionare sulle nuove frontiere in tema di interventi di protesi dʼanca. Nel corso del 2013, dopo il trasferimento da Saluzzo di Roberto Scagnelli con buona parte della sua équipe, gli interventi ortopedici a Mondovì si sono moltiplicati: nel solo 2013 si sono registrati 1315 interventi di cui 361 impianti di protesi e 13.658 passaggi ambulatoriali. Spiega Roberto Scagnelli, direttore della struttura di Ortopedia e Traumatologia dellʼospedale: «Nella nostra migliore tradizione, anche riscoprendo la funzione dellʼassociazione “Lʼuomo che Cammina” che ha compiuto ormai 9 anni, continuiamo lʼattività di formazione, soprattutto attraverso lʼesame e la discussione di casi, confrontandoci con colleghi provenienti da altri ospedali nei quali lʼattività ortopedica è riconosciuta come eccellenza. In questo senso, con lʼappuntamento del 30 maggio, ci poniamo lʼobiettivo di analizzare lʼesito dellʼutilizzo, negli im- pianti di protesi dʼanca, dei diversi tipi di materiale, dallʼaccoppiamento metallo-metallo a quello ceramica-ceramica, approfondendo la ricerca di nuove soluzioni più durature nel tempo. Lʼanalisi delle possibili usure legate alle diverse tipologie di materiali utilizzati è un argomento di notevole interesse, sempre allʼordine del giorno: un tema da discutere e approfondire, con il quale dovremo sempre confrontarci nella nostra attività quotidiana». Il congresso sarà moderato dal professor Giacomo Massè e dal professor Paolo Rossi. Roberto Scagnelli 50 bambini coinvolti nel progetto. La presentazione del responsabile Maurizio Arduino Touch for Autism, un primo bilancio MONDOVÌ - Il Centro Autismo e Sindrome di Asperger dellʼAsl Cn1 organizzato per mercoledì un incontro della durata di tre ore (14.30-17.30), nellʼaula Magna del Politecnico di Mondovì per presentare i primi risultati dellʼutilizzo della piattaforma touch for Autism (t4A) come supporto al progetto educativo e abilitativo del bambino. Si tratta di un sito Internet a cui si accede tramite una password, dove verrà inserito, su richiesta del genitore, il progetto dei bambini seguiti dal Centro. Ogni genitore ha ricevuto una password con cui poteva accedere, insieme agli insegnanti e agli operatori che seguono il bambino, al progetto individualizzato e ad alcune dispense informative sulle strategie educative da utilizzare. Spiega il responsabile del Centro per lʼAutismo dellʼAsl Cn1, Maurizio Giuseppe Arduino: «Il progetto di ciascun bambino è stato dettagliato in obiettivi e attività nel corso in un incontro tenutosi il 29 gennaio 2014. Lʼincontro del 28 maggio sarà aperto ai genitori, agli operatori e agli insegnanti degli oltre 50 bambini residenti nella territorio delle Asl Cn1 e Cn2, coinvolti nel progetto e a coloro che sono interessati a conoscere la piattaforma del progetto t4A». Il progetto nasce dalla collaborazione tra Centro Autismo e Sindrome di Asperger dellʼAsl Cn1 sede di Mondovì, l'organismo di ricerca Csp - innovazione nella Ict - di Torino e un'associazione che opera da 30 anni nel campo degli ausili tecnologici per la disabilità (Fondazione Asphi) con il coinvolgimento dellʼIstituto di Istruzione Superiore di Fossano Val- «Cosa state combinando?» Una voce stentorea spaventa le tre donne immerse nella lettura, a Virginia il libro sfugge di mano. Alle loro spalle è arrivato improvviso Luigi Anfossi. «Papà, mi farai morire unʼaltra volta…» geme Camilla, una mano sul cuore. Il vecchio ridacchia divertito, si china a raccogliere il libro, lo sfoglia, punta un dito contro la figlia. «Mondovì comʼera nellʼOttocento, eh? Ma guarda un poʼ, magari qui si parla della nostra famiglia. E voi non mi dicevate nulla!». «Stavamo appunto cercando il suo nome, signor bisnonno» sussurra Virginia. «Tu, bambina, piantala di chiamarmi signor bisnonno» esclama ruvido Anfossi. «E voi, perché non mi avete detto nulla di questo libro?» «Lʼabbiamo scoperto stasera, signore» inizia la tata. «Mentre tu te ne stavi di là a fumare» precisa polemica Camilla. «Io non stavo affatto fumando» si difende Anfossi, ma intanto si caccia qualche mentina in bocca. «Allora, che cʼè di interessante in questo libro?» «Abbiamo trovato la foto del mio papà, signor…ehm… bisnonno». Virginia gli prende il libro di mano: «Posso?» e lo sfoglia finché ritrova la pagina. «Guardi quantʼera bello!» Anfossi si aggiusta il monocolo e osserva accigliato la foto di quellʼautomobilista con casco e occhialoni. «Guido Martini, eh? Quel buonanul…» Camilla gli tira una gomitata nel fianco. «Volevo dire, quel buon uomo del tuo papà è riuscito a finire dentro un libro. E io, allora?» «Stavamo appunto cercando, papà, se vuoi lasciarci continuare…» Il tono di Camilla è polemico, il vecchio alza le mani in segno di resa: «Va bene, va bene, non sono gradito, me ne vado. Però non vale, siete in tre contro uno, contro un povero vecchio…» «Vecchio solo quando ti fa comodo, papà». Camilla non si lascia commuovere. «Non temere, appena troviamo qualcosa di interessante, ti chiamo». Nonno Anfossi si allontana brontolando, le donne tornano a chinarsi sul libro. «Chissà se troviamo qualche altro accenno alla mia mamma» dice Virginia. lauri e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e, per lʼarticolazione torinese del progetto, della Cassa di Risparmio di Torino, della Fondazione e della Fondazione Specchio dei Tempi. Presso il Centro Autismo e Sindrome di Asperger dellʼAsl Cn1, sono inoltre attivi due gruppi sulle abilità sociali per bambini con autismo ad alto funzionamento o sindrome di Asperger, un gruppo di Parent training, per genitori di bambini di età 2-5 anni e due gruppi Sibling per fratelli e sorelle di bambini con disturbi dello spettro autistico. Proseguono inoltre le attività di supporto alle famiglie organizzate in collaborazione con lʼAssociazione Autismo Help Cuneo. Per informazioni, rivolgersi al Centro Autismo (0174.677495, autismo@aslcn1.it). «Brava, piccola! Così magari riusciamo a risalire alla mia famiglia e facciamo contento il bisnonno. E non solo lui… » Camilla sfoglia attenta le pagine, Anna e Virginia sbirciano, sedute di fianco a lei, la storia della Mondovì ottocentesca che si dipana allʼindietro. Nomi, date, eventi… «Cʼè da perdersi, qui dentro» sospira Anna, che a malapena sa leggere e scrivere. Anche Virginia si sta stancando, ma Camilla non demorde, continua a cercare. «Ecco… ecco… guardate qui cosʼho trovato» sussurra a un tratto, la voce rotta dallʼemozione. «Guardate qui!» Tata Anna si porta una mano alla bocca: «Ma questa… questa è la mia piccola Marianna! Guarda, Virginia, quantʼera bella tua madre al ballo dei suoi diciottʼanni!» Virginia contempla in silenzio la foto di mamma Marianna nello splendore della giovinezza e i suoi occhi si velano di lacrime. Ma Camilla è euforica: «Qui si parla del Teatro Sociale di Piazza, dove si rappresentavano opere liriche e commedie, si organizzavano veglioni di carnevale e balli, come questo del 1897 dove è stata fotografata Marianna. E sentite, sentite cosa dice la didascalia: “Una delle debuttanti più graziose era Marianna Turco, figlia di Giambattista e di Camilla Anfossi. Camilla era rimasta lʼunica erede del possidente Luigi Anfossi dopo lʼeroica morte dei suoi fratelli Francesco e Ferdinando nella battaglia di Adua”. Anna tira su con il naso: «Che tragedia fu quella, signora Camilla! La sua povera mamma non si rimise mai dal dolore». Camilla sospira, assorta, poi si riscuote: «Su, su, bando alle tristezze, il passato è passato. Pensiamo piuttosto ad aiutare Carlotta. Adesso vi spiego come». Virginia esulta, Anna è scettica. «Insomma» sbotta Camilla «si può sapere perché continui a ostacolare le ricerche di Carlotta? Mi sembra logico che lei voglia aiutare il marito nella ricerca delle sue radici!» «Signora, non mi pare che Ugo abbia tanta voglia di trovarle, queste radici! E non ha mica tutti i torti…» Camilla guarda corrucciata Anna: «Non è la prima volta che fai di queste osservazioni. Tu mi nascondi qualcosa». . Piergiorgia Oderda (40 continua) MONDOVÌ - Eʼ stato relatore a Coverciano, al fianco di un mito del calcio italiano come Gianni Rivera. Eʼ Stefano Tarolli, avvocato e consigliere comunale a Mondovì. Lʼoccasione è stato il convegno "Dalla figura di agente di calciatori a intermediario ed il ruolo dell'avvocato agente alla luce del nuovo scenario disegnato dalla F.I.F.A.", in programma lunedì scorso. L'evento, che si è svolto nella prestigiosa location del "Museo del Calcio", è stato organizzato con il patrocinio della Federazione Italiana Giuoco Calcio e dell'Associazione Avvocati Calcio. L'introduzione è stata effettuata Stefano Tarolli da Gianni Rivera, presidente del Settore Tecnico di Coverciano. Al convegno è intervenuto in qualità di relatore Tarolli, socio dell'Associazione Avvocati Calcio, il quale ha approfondito il tema "Il doppio ruolo di avvocato agente e intermediario e difficoltà nell'attuale scenario normativo italiano". Il dibattito è stato moderato dal giornalista de La Gazzetta dello Sport Carlo Laudisa. Il convegno si è svolto in contemporanea con il primo giorno di convocazione della Nazionale Maggiore di Cesare Prandelli, in occasione dello stage di preparazione in vista dei prossimi Campionati del Mondo. Distretto Autonomo Monteregale Sicurezza e forconi Il quadro desolante della società italiana del tempo assume tinte ancora più fosche se si esamina lʼaspetto “sicurezza”, inteso proprio come bisogno primario di tutela della persona e dei suoi beni. Gli episodi lievi (scippi e furti) e gravi (rapine, ferimenti e omicidi) erano fatti quotidiani in ogni parte dʼItalia; quasi mai i colpevoli erano identificati e condannati; spesso e volentieri le pene non erano eseguite in prigione a motivo della concessione di benefici di ogni genere, come perdono giudiziale, sospensione della pena, libertà vigilata, arresti domiciliari; eppure ogni tanto era necessario un condono o unʼamnistia per ridurre il sovraffollamento delle carceri (oltre 60.000 detenuti) e mitigarne le tristi condizioni, le quali avevano attirato ammonizioni e sanzioni dalle autorità europee. Mafia, ʻndrangheta, Sacra Corona Unita avevano messo profonde radici anche al Nord e controllavano molte attività economiche; imperversavano bande di delinquenti di origine albanese o romena, feroci e determinate, specializzate in rapine a mano armata e nel giro della prostituzione; il mercato della droga era aperto a tutti i delinquenti. Lʼarrivo di migliaia di disperati a Lampedusa non era gestito con intelligenza dallʼautorità e provocava sconcerto nellʼopinione pubblica, divisa fra il dovere dellʼaccoglienza e la paura di un aumento dellʼinsicurezza. Le Forze dellʼordine, insufficienti, male organizzate e prive di mezzi adeguati, non potevano fronteggiare la criminalità. Le esigenze più comuni, come recarsi al lavoro o a scuola, trasportare passeggeri o merci, intraprendere un viaggio, erano spesso intralciate da scioperi anche improvvisi in ogni settore; essi si erano intensificati a causa della crisi economica, tradottasi in fallimenti, chiusura di aziende e licenziamenti; erano organizzati da una miriade di sindacati o dai Cobas e spesso finivano con danneggiamenti e violenze, a causa di infiltrati con caschi e cappucci in cerca dello scontro. Sul finire dellʼanno 2013 lʼesasperazione aveva dato origine a gruppi anomali ed indefiniti, senza vero coordinamento ma accomunati dal bisogno di protestare contro il sistema. Il movimento aveva preso il nome di Forconi o del “9 dicembre” ed aveva escogitato un metodo nuovo per acquistare visibilità e forza: il blocco sistematico e repentino della circolazione. Divisi in gruppi, anche di poche decine di persone, avvolti nella bandiera italiana, bloccavano gli incroci importanti delle città, di strade ed autostrade, senza preavvisi e per intere giornate. Lʼeffetto era devastante e migliaia di auto e di Tir erano tenute in ostaggio in code interminabili. Le forze dellʼordine stavano a guardare, senza ricevere direttive di intervento da un governo imbelle che stentava a galleggiare, mentre il paese sprofondava nel caos. Volendo analizzare lʼinfinità varietà di idee contrapposte che agitavano gli animi, si possono ritenere comuni due sentimenti: lʼesasperazione di tutti verso la classe politica e il governo, ossia il potere centrale, che non era più in grado di assicurare un ordinato vivere sociale, incapace di promuovere la ripresa economica e un rinnovato periodo di sviluppo e di benessere, opprimente nella burocrazia e nella fiscalità; in secondo luogo, la sensazione che la colpa era tutta e solo degli altri, percepita a livello di Nord contro Sud, di regioni contro lo stato, di province ( ancora vive e vegete) e di comuni contro la regione, di italiani contro gli immigrati e di tutti contro lʼUnione Europea. Domenico Danna Segue sul prossimo numero FIABE DA UN MONDO SOGNATO Mignolo e Favola, un’amicizia senza frontiere Mignolo era la costante disperazione di mamma Mandorla. Gli altri suoi cuccioli, venuti al mondo da poco, se ne stavano buoni buoni attaccati a lei, sempre intenti a poppare o a dormire. Quellʼinfernale piccoletto, invece, a pochi giorni di vita già se ne andava a zonzo nel prato, si smarriva fra lʼerba alta e poi piangeva forte perché non trovava più la strada del ritorno. Allora Mandorla doveva mollare gli altri e correre a prendere per la collottola quel figliolino troppo avventuroso. Che però, una volta passata la paura, ripartiva intrepido per le sue spedizioni. A nulla servivano i rimproveri e qualche scapaccione. Mignolo era troppo curioso del mondo che gli stava intorno per starsene a giocare con i fratellini. «Un giorno o lʼaltro quel piccino si farà del male» sospirava Mandorla. «Imparerà a sue spese, come abbiamo fatto tutti» sentenziava la vecchia gatta Setola, che amava pisolare al sole. «Parli facile, tu che non hai figli» la rimbeccò un giorno Trottola, la chioccia che si affannava di qua e di là dietro i suoi pulcini. «Cara la mia gallina, io già allevavo gatti quando tu non eri ancora nemmeno un uovo» miagolò risentita Setola. «Calma, ragazze, calma» intervenne Angelo, il grosso cane da guardia della cascina. «Qui siamo una grande famiglia, non ammetto litigi fra di voi». «Io non litigo» precisò la gatta «dico soltanto che i figli non sempre crescono come tu vorresti. Infatti, sentite…» «Mignolo! Mignolo!» gridava la povera Mandorla. «Dove ti sei cacciato, adesso?» Tra le foglie della grande quercia che ombreggiava lʼaia si affacciarono alcune testoline: la nuova covata della gazza Ugola si preparava proprio quel giorno al primo volo. «Mignolo! Mignolo!» I guaiti di Mandorla avevano ormai un tono parossistico. Lʼintero cortile era in subbuglio. Lʼagitazione contagiò anche Setola, che cominciò a gnaulare: «Mignoulau! Mignoulau!» «Statevene lì, bambine» decise la gazza Ugola. «Vado a vedere se trovo quello stupido cagnolino, così la piantano con questa cagnara e quando torno cominciamo la lezione». Ugola si levò in volo, gracchiando anche lei: «Migr-nolo! Migr-nolo!» La più curiosa delle piccole gazze si sporse un poʼ troppo per guardare quel che stava succedendo e casco giù, annaspando con le alucce inesperte, proprio mentre il cagnolino che tutti cercavano irrompeva di corsa nel cortile. Un poʼ ammaccata, la piccola gazza si trovò faccia a faccia con Mignolo. Si guardarono, si piacquero allʼistante. «Ciao, mi chiamo Mignolo» disse lui, imbambolato. «Lo so, lo sta gridando tutto il cortile» ridacchiò lei. «Io sono Favola». Avrebbero continuato a guardarsi per chissà quanto tempo, ma su di lui piombò mamma Mandorla, su di lei mamma Ugola e i due cuccioli si trovarono separati. Da quel giorno, però, Mignolo non si allontanò più dalla quercia su cui viveva Favola. «Non essere scemo, Mignolo» lo redarguiva la mamma «non perdere il tuo tempo dietro quella gazza». «Favola, smettila con quello lì! Sei una gazza, tu, non un cane!» gracchiava Ugola Niente da fare. I due diventarono inseparabili. Si rotolavano nellʼerba, improvvisavano giochi, si mordicchiavano amorosamente. Se Favola tardava, Mignolo abbaiava sotto la quercia finché lei scendeva svolazzando. Se Mignolo dormiva, era Favola a stuzzicarlo zampettandogli addosso. E i giochi ricominciavano ogni volta. Mandorla era allibita, Ugola pure. Sʼincontrarono, per discutere di quella strana coppia, ma finirono per litigare. Stavano per azzuffarsi, quando arrivò di corsa Angelo, il saggio cane da guardia: «Vergogna! I vostri figli vanno dʼamore e dʼaccordo e voi litigate! Ma perché non imparate da loro, voi che pretendete di insegnargli a vivere?» La vecchia gatta Setola miagolò, sorniona: «Lʼavevo detto, io, che i figli crescono a modo loro. E adesso piantatela tutti quanti, che voglio dormire». Piergiorgia Oderda
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