17_3_2014 - CGIL Basilicata

RASSEGNASTAMPA
RASSEGNASTAMPA
17 marzo 2014
RASSEGNASTAMPA
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Lunedì 17 marzo 2014
www.ilquotidianodellabasilicata.it
ANNO 13 - N. 75e 1,20
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“Vento del Sud”: il finanziere Mario Zarrillo disposto a tutto. Nelle intercettazioni
si dice pronto a pagare qualunque cifra pur di soddisfare il desiderio della donna
VI SEGNALIAMO:
Il documento che prova
l’ingresso al San Carlo
Quattro anni
dal ritrovamento
di Elisa Claps
e ancora misteri
Veronica Vasapollo trasferita dall’ospedale di Lagonegro
all’azienda di Potenza. Indagini su come ci è arrivata.
Il colonnello millantava amicizie potenti con le colleghe
dell’amante per poter sistemare le cose
Mauro Maldonato
e le riflessioni
su scuola
e Sud Italia
PANETTIERI a pagina 5
Matera2019
IL CINEMA APPRODA IN CITTA’
Da oggi una settimana di eventi e incontri
in attesa della European Film Academy
La locandina della manifestazione
POTENZA
a pagina 39
L’INTERVISTA
GAGLIARDI alle pagine 8 e 9
Mauro
Maldonato
MATERA
L’assessore
Ina Macaione:
«Perchè sono stata
fermata?»
CIERVO a pagina 42
CIERVO alle pagine 6 e 7
Ritrovamento
del corpo
L’assessore
Ina Macaione
SPORT - 28 PAGINE DA STACCARE E CONSERVARE
Derby rossoblù
VOLLEY A2
Coserplast
di ferro
Quarto posto
matematico
BASKET
Brutta Bawer
Va ko
e saltano
i nervi a Austin
Il Francavilla a valanga sul Matera
Seconda Divisione
Melfi stratosferico
lontano da casa
Calcio regionale
Feste rimandate
per Potenza e Latronico
FORMULA UNO
Volley B2
Lagonegro si conferma
vincendo a Potenza
PISTICCI
Finisce con la moto
su un’auto
Muore centauro
tarantino
40317
9
771128
022007
La moto della vittima (da
pisticci.com)
a pagina 43
Subito
Mercedes
Le Ferrari
rimandate
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TESTATA INDIPENDENTE CHE
PERCEPISCE
I CONTRIBUTI
DALLA LEGGE N° 250/90
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DELLE PPREVISTI
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CALIFORNIA PRIMA TENNISTA ITALIANA AD AGGIUDICARSI IL WTA PREMIER
NUOVA TRAGEDIA DELLA STRADA. L’AUTO HA SVOLTATO A SINISTRA
Vince a Indian Wells
la brindisina
Flavia Pennetta
è ormai nella storia
Basentana, a Pisticci
moto contro fuoristrada
50enne morto sul colpo
MORIZZI IN GAZZETTA DI BASILICATA A PAGINA V >>
SCHIANTO La moto distrutta sulla Basentana
SERVIZIO NELLO SPORT >>
GRINTA La Pennetta
DOPO PARIGI BERLINO IN GERMANIA CON IL PREMIER ANCHE SEI MINISTRI. PALESE (FI): FINORA SOLO ANNUNCI, OCCORRE INTERVENIRE ANCHE SULL’IRAP
CALCIO IN SERIE D IL FRANCAVILLA PIEGA IL MATERA
«Siamo l’Italia, non un Paese da mettere dietro la lavagna». Oggi il vertice
La Pinotti annuncia tagli alla Difesa: F35 troppo costosi, via 385 caserme
in classifica
Melfi vince
Renzi sfida la Merkel in casa Ila Martina
e sale
I DEBITI DELLA PA
IL DRIBBLING
DI MATTEO
TRA LANDINI
E LA CAMUSSO
Quelle 215mila imprese
in attesa d’essere pagate
In media 322mila euro ciascuna
di VITTORIO B. STAMERRA
I
l ciclone Renzi sta ulteriormente scompaginando la galassia della sinistra. Se già
prima che l’ex sindaco di Firenze s’impadronisse del Pd era
difficile cercare di dare un’identità progettuale certa alle varie
correnti e alle sigle che ruotano
nella sinistra genericamente intesa, oggi è diventato ancora più
problematico. Se poi mettiamo in
conto che rottamato e rottamatore, ossia D’Alema e Renzi, si fanno
l’occhiolino e domani sera addirittura presenteranno insieme
l’ultimo libro di D’Alema, l’impresa diventa impossibile. Certo è che
Renzi non solo è «piè veloce», ma è
anche furbo. Sa molto bene che,
soprattutto in politica, la realtà è
molto più complessa di quanto appare. Navigare nel mare della politica senza coperture, è come tentare di attraversare la parte settentrionale dell’Oceano Indiano
senza correre il rischio di imbattersi in qualche battello di pirati.
SEGUE A PAGINA 15 >>
PONTASSIEVE (FI) Renzi saluta un manifestante sotto casa sua
l Sono oltre 215mila le imprese italiane che vantano
ancora crediti con la pubblica amministrazione. E per
ciascuna di esse la media degli arretrati dei pagamenti è
pari a oltre 322mila euro. Questi i dati di un rapporto del
Centro studi di Unimpresa sulla questione dei debiti
della pubblica amministrazione, sulla quale il governo di
Matteo Renzi ha promesso un ulteriore intervento dopo i
21,5 miliardi già pagati nel corso degli scorsi mesi che
hanno portato lo stock di arretrati da 91 a 69,5 miliardi.
SERVIZI DA PAGINA 2 A 5 >>
SERVIZIO A PAGINA 13 >>
CRISI DI LIQUIDITÀ . CHIESTO PRESTITO DI CINQUECENTO MILIONI
Ilva, niente
soldi in cassa
c’è l’allarme
dei sindacati
TARANTO
Una veduta
dell’area
della
laminazione
nello
stabilimento
Ilva: la
produzione
di acciaio è
calata di
molto
PALMIOTTI A PAGINA 7 >>
MELFI Il bomber Ricciardo del Melfi
SERVIZI NELLO SPORT A PAG. VII E IN NAZIONALE >>
MA QUANT’È BRUTTA
QUESTA FORMULA UNO
di AMERIGO DE PEPPO
C
he barba, che noia! Se il buongiorno si vede
dal mattino, il Gran Premio di Australia sta
lì a indicare che qualche mente sopraffina
vuole «uccidere» la Formula Uno. Se in
passato ci annoiavamo per l’assenza di sorpassi, ora
saremo costretti a rimpiangere quei tempi
CONTINUA A PAGINA 40 >>
BOMBA-UCRAINA
CASO A BRINDISI
Crimea, plebiscito Il commercialista
per aderire a Mosca sbaglia: risarcite
tensione alle stelle le contribuenti
A PAGINA 12 >>
A PAGINA 8 >>
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LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO - Quotidiano fondato nel 1887
Lunedì 17 marzo 2014
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INCIDENTI VITTIMA, ANGELO SMIRAGLIA, 50 ANNI, DI TARANTO. IN MOTO A SASSUOLO MUORE GIOVANE DI SANT’ARCANGELO, GIUSEPPE G. MASOTROSIMONE POLITICA AL LAVORO UN COMITATO DI SAGGI
Basentana, moto contro auto Pd Potenza
centauro muore sul colpo fuori i 4
cercasi
l’unità
l Incidente mortale, ieri mattina, sulla ss Basentana, in territorio di Pisticci. Moto contro
fuoristrada. La vittima è Angelo
Smiraglia, 50 anni, imprenditore edile originario di Taranto.
Viaggiava in moto. Nello schianto la moto si è spezzata in tre
parti.
Il giorno prima, nei pressi di
Sassuolo, un giovane di 28 anni,
Giuseppe Giovanni Mastrosimone, originario di Sant’Arcangelo, è morto sulla sua moto che si è
scontrata con una Fiat Panda.
MORIZZI A PAGINA V >>
Si scioglie oggi il nodo sulla
segreteria regionale: con renziani e
cuperliani che dovranno decidere
con quanti candidati correre
I BAMBINI
CI GUARDANO
E CHIEDONO
DEL LORO FUTURO
l Con la presentazione delle candidature per il
segreteria regionale e la scelta di un candidato sindaco unitario per la città di Potenza, per il Partito
democratico inizia una settimana cruciale. La giornata più attesa, però, è oggi, proprio quando si terrà la
direzione regionale e si capirà quanti saranno i candidati alla segreteria. Un dato non trascurabile perchè dimostrerà quanta unità c’è nel partito e tra le
diverse anime del partito.
di MIMMO SAMMARTINO
«I
bambini ci guardano» è il titolo di un
film del 1943 diretto
da Vittorio De Sica e
tratto dal romanzo «Pricò» di Cesare Giulio Viola. Una pellicola
che ha aperto la strada alla stagione del cinema neorealista.
Un racconto che è anche denuncia di un mondo adulto in disfacimento. Condizione che annichilisce un testimone-bambino. Esiste una responsabilità dei
«grandi» davanti al proprio stesso fallimento? È concepibile un
limite invalicabile agli occhi della generazione dei propri figli?
Risposte che non pretendono parole, ma comportamenti e scelte.
Pochi però si ricordano di De
Sica e Viola. Si dice: non basta il
talento, è neccessario accompagnare intelligenza e inclinazioni
con la fatica del metodo. Non
servono scorciatoie, ma competenze e impegno quotidiano. Ma
la cronaca e i fatti dicono altro.
SCHIANTO Il luogo dell’incidente mortale sulla Basentana con la moto distrutta di Angelo Smiraglia
INCISO A PAGINA III >>
L’INCHIESTA «VENTO DEL SUD»
I MISTERI DI POTENZA
«Così il colonnello
tentava d’inquinare
le prove su di lui»
Claps, quattro anni fa
il ritrovamento
nel sottotetto in chiesa
l «Dobbiamo vederci perché ci deve chiamare la
polizia e ci dobbiamo mettere d’accordo su cosa dire». Giuliana è una testimone. È la cugina di Veronica Vasapollo, la operatrice socio sanitaria che gli
investigatori ritengono essere stata legata sentimentalmente al colonnello della Guardia di finanza Mario Zarrillo. Il colonnello, già capo di stato maggiore
della Guardia di finanza - accusato di millantato
credito, accesso abusivo a sistemi informatici, peculato e danneggiamento aggravato - è finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta «Vento del Sud».
l Quattro anni fa, il 17 marzo del 2010, sono stati ritrovati
ufficialmente nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza i
resti di Elisa Claps, studentessa sedicenne scomparsa il 12 settembre del 1993, in una bella domenica. Erano nel sottotetto della
canonica adiacente alla chiesa nel centro storico del capoluogo
lucano. È stata la svolta del mistero che per tanti anni è stato un
incubo per la famiglia Claps che nel cuore non nutriva più speranze di trovare viva la ragazza ed anzi aveva certezze che poi
sono state confermate dalle inchieste e dai giudizi dei tribunali. A
quattro anni però le circostanze del ritrovamento restano ancora
un mistero. Il caso si è poi intrecciato con quello del commissario
Anna Esposito. Oggi se ne occupa la Rai con «I Fatti vostri».
AMENDOLARA A PAGINA II >>
UFFICIALE Il colonnello Zarrillo [foto T. Vece]
SEGUE A PAGINA III >>
SERVIZIO A PAGINA II >>
BARILE OGGI I FESTEGGIAMENTI CON LA CITTADINANZA
Il nonnino calzolaio
spegne cento candeline
CENTENARIO Donato Innocenzo
l Tappa ambita e prestigiosa
per Donato Innocenzo che oggi
raggiunge l’importante traguardo dei cento anni. Nato a
Barile il 17 marzo 1914, di mestiere calzolaio (e infermiere
per passione per chiunque glielo chiedesse in paese) ha vissuto una vita umile ma intensa
nel corso della quale ha visto
alternarsi momenti felici ed altri più o meno difficili, come la
guerra e la prigionia.
SERVIZIO A PAGINA II >>
SECONDA DIVISIONE ORA I GIALLOVERDI SONO QUINTI
Il Melfi vince a Martina
e scala la classifica
BOMBER Ricciardo del Melfi
l I gialloverdi battono a
donicilio il Martina Franca
per due reti a zero. Con questa
vittoria i gialloverdi salgono a
quaranta punti i n classifica a
due lunghezze dal Messina,
attualmente sesto e davanti alla Vigor Lamezia che ne ha
49.
Prossimo turno in trasferta
contro il Messina, che attualmente si trova un punto davanti ai gialloverdi.
SERVIZI A PAG.VII E IN NAZ. >>
SERIE D I SINNICICI VINCONO 3-0 ALLO STADIO XXI SETTEMBRE
Il Francavilla strapazza
il Matera capolista
MATERA Una fase di gara
l Il Francavilla strapazza il Matera e si porta a tre sole lunghezze
dalla vetta occupata da Matera e
Taranto. Adesso in tre punti sono
racchiuse ben cinque squadre, tra
cui proprio il Francavilla che è
quinto.E a questo punto per i sinnici è lecito sognare, ma il presidente Antonio Cupparo, resta
con i piedi per terra: E a questo
punto per i sinnici è lecito sognare, ma il presidente Antonio Cupparo, resta con i piedi per terra.
SOLE A PAG VII E IN NAZIONALE >>
RASSEGNASTAMPA
Oggi il pericolo maggiore
per la democrazia non è
più la dittatura della
maggioranza, ma quella
delle minoranze e del
caos populista. Sono
i veri rischi per l’Europa.
Guido Rossi
1,30 Anno 91 n. 74
Lunedì 17 Marzo 2014
U:
Crimea, un passo nel vuoto
Sempre più
uomini felici
di fare i papà
Trinci pag. 19
●
●
Il pugile del ghetto
diventa un film
A Rosberg
la prima della
Formula uno
Basalù pag. 21
Miccolis pag. 17
Il referendum filo-russo approva con il 93 per cento l’indipendenza ● Usa e Ue: «Voto illegale»
Ora Mosca prepara l’annessione-lampo ● Tensione a Kiev, si rischia una crisi incontrollabile
Come previsto: il 75% dei cittadini della
Crimea ha partecipato al referendum
sull’indipendenza e il 93% di loro ha detto
sì. «Illegale», è il commento degli Usa che
con la Ue non riconosce il risultato. La crisi rischia di diventare incontrollabile.
DIFESA
La ministra
Pinotti apre
alla riduzione
degli F 35
BERTINETTO DE GIOVANNANGELI
A PAG. 2-3
Il bivio di Putin
e il grande rischio
● «Legittimo pensarlo»
SILVIO PONS
●
E annuncia il taglio
di 385 caserme
svolto sotto la pressione di un’occupazione militare. Ciò è sufficiente per contestarne la legittimità. Il suo esito scontato va a costituire il classico fatto compiuto, combinando una violazione della sovranità statale a mezzo della forza
con una modalità democraticistica confortata dal supporto della maggioranza russa nella penisola.
Sui cacciabombardieri F35 «è lecito immaginare che si può ripensare, si può
ridurre, si può rivedere»: così la ministra della Difesa Roberta Pinotti, intervistata ieri a Sky tv. L’ordine degli F35
prevede l’acquisto di 90 aerei. Pinotti
spiega che prima di tagliare «bisogna
chiedersi che tipo di difesa vogliamo,
quale protezione ci può servire».
IL REFERENDUM SULLA SECESSIONE
DELLA CRIMEA E LA SUA INCORPORAZIONE NELLA Federazione Russa si è
SEGUE A PAG. 3
La sinistra
post-ideologica
L’ANALISI
MICHELE CILIBERTO
Gli uomini vanno giudicati per
quello che fanno e non per
quello che dicono, specie
quando si parla di politici. È
dunque possibile cominciare
ad esprimere qualche giudizio
sulla figura dell’attuale
presidente del Consiglio
Matteo Renzi, su che cosa
vuole e può fare per il nostro
paese, cercando di andare
alla «cosa» e non alla sua
rappresentazione.
SEGUE A PAG. 15
Operazioni di voto a Simferopoli, Crimea FOTO REUTERS
Renzi: l’Italia non sta dietro la lavagna
● Il premier oggi incontra
Pellegrino:
bisogna
ripartire
dalle sue carte
● Parla l’ex presidente
della commissione stragi
RIGHI A PAG. 10
L’austerity non
Camusso: tasse sì, precarietà no è più un dogma
Merkel. «Voglio pensare ai L’INTERVISTA
giovani non a sindacati e
Confindustria» ● Bersani:
Matteo è vitale ma il Pd non
è un nastro traportatore
È ancora lecito criticare?
Oggi Renzi vede Angela Merkel. Alla
vigilia avverte: «L’Italia non sta dietro
la lavagna. L’Europa deve cambiare».
Lavoro? «Penso ai giovani, non a sindacati e Confindustria». Intervista a Filippo Taddei, responsabile economico
del Pd: «Rinegoziare il Fiscal compact?
Delicato ma inevitabile». Per Bersani
standing ovation a Che tempo che fa.
CARUGATI ZEGARELLI A PAG. 4-7
I MISTERI DI MORO
A PAG. 6
Staino
IL COMMENTO
PAOLO SOLDINI
«È legittimo avere opinioni differenti
su proposte differenti, non c’è offesa
per nessuno. C’è troppo nervosismo in
giro, come se lo schema fosse quello
del solo schierarsi e non della normale
dialettica democratica». Susanna Camusso ribadisce i sì e i no della Cgil al
governo: bene sull’Irpef, no sui contratti che aumentano la precarietà.
Forse lui non lo sa nemmeno, ma
alla vigilia della sua difficile
trasferta Matteo Renzi ha trovato
a Berlino un alleato prezioso. Si
tratta di Peter Bofinger, uno dei
«cinque saggi» istituzionalmente
incaricati di consigliare il governo
federale in materia economica.
SEGUE A PAG. 4
MATTEUCCI A PAG. 5
CAMPIONATO DI CALCIO
Cassano stende il Milan
● Parma sbanca il Meazza:
4-2 e show di Fantantonio
● La Lazio passa a Cagliari
Milan sempre più in crisi nera: perde
2-4 in casa contro il Parma e vede allontanarsi anche l’ultimo obiettivo di una
disastrosa stagione, l’Europa League.
Vince in trasferta anche la Lazio, mentre in coda successi vitali di Livorno e
Sassuolo a spese di Bologna e Catania.
A PAG. 22-23
RASSEGNASTAMPA
2 PRIMO PIANO
Lunedì 17 marzo 2014
LA MISSIONE
VERTICE ITALIA-GERMANIA
Il presidente vuole presentarsi davanti
alla cancelliera, custode del rigore, senza
complessi di inferiorità
Renzi all’esame di tedesco
oggi l’incontro con la Merkel
Il premier: siamo l’Italia, non siamo da mettere dietro la lavagna
La sensazione è che il
confronto più tecnico sarà
lasciato a due pezzi da novanta
come Padoan e Schaeuble
l BERLINO. Un confronto a testa alta,
tra pari. Tra due Paesi chiave per
l’Europa, che hanno bisogno l’uno
dell’altro. Mettendo definitivamente in
soffitta il complesso di chi deve fare i
compiti a casa, perchè l’Italia «non è un
alunno somaro da mettere dietro la
lavagna».
Dopo aver rottamato buona parte dei
politici italiani, ora per il premier Matteo Renzi è arrivato il banco di prova
più difficile. Ribaltare tutti i luoghi
comuni sui rapporti tra Italia e Germania e presentarsi davanti alla cancelliera tedesca, custode dell’ortodossia
del rigore, senza complessi di inferiorità. Ma al contrario con in mano
«un percorso di riforme che non ha
fatto nessuno prima in Europa», scandisce il premier alla vigilia dell’incontro a Berlino. Un pacchetto di interventi correlato di date e scadenze
chiare e a breve termine. Una novità
che la cancelliera, che da anni sprona
l’Italia sulla via delle riforme strutturali, non potrà non apprezzare.
Una differenza notevole rispetto al
2012, quando l’allora premier Mario
Monti dovette impegnarsi con Frau
Angela promettendo il massimo rigore
per evitare di finire sotto la scure della
Troika. Ora, si sottolinea in ambienti di
governo, la situazione è cambiata e
l’Italia non intende andare a dimostrare come pensa di tenere i conti in
ordine. Lo farà e basta. Per i suoi figli,
come va ripetendo Renzi. E, è il ragionamento che si fa negli stessi ambienti, non punta nemmeno ad avere
«viatici o bollinature» per le misure
prese. Perchè l'Italia sa che se fa bene il
suo dovere «può essere alla guida
dell’Europa e non l’ultimo vagone tra i
ritardatari».
L'obiettivo del vertice di oggi a Berlino, al quale Renzi andrà con 6 ministri
del suo governo e una delegazione di
imprenditori, è conoscersi, prendere le
misure, dopo quell'incontro privato e
informale voluto nel luglio scorso dalla
Merkel quando Renzi era ancora sindaco di Firenze. Ma già parlava di
Europa in modo nuovo, tanto da colpire
la cancelliera che decise di invitarlo
dopo aver letto una sua intervista.
Insomma il premier oggi si presenterà con la maglietta di Mario Gomez
per la cancelliera ma non con il cappello
in mano. Questa volta non ha nulla da
chiedere. Semmai può confrontarsi su
quelle che la Merkel ha già definito
riforme «ambiziose». Anche se la sensazione è che il confronto più tecnico
sulle cifre e sulle differenti situazioni
economiche sarà lasciato a due pezzi da
novanta come Pier Carlo Padoan e
Wolfang Schaeuble. L'incontro tra Renzi e la Merkel sarà squisitamente politico perchè sul tavolo ci sono le elezioni europee con i venti populisti che
soffiano sempre più forte e una cancelliera che sa bene di non attrarre su di
sè un grande consenso popolare e potrebbe apprezzare la capacità dell’ex
sindaco di 'svecchiarè le istituzioni.
Cura della quale l’Europa, sempre più
lontana dai cittadini, avrebbe più che
mai bisogno. Per questo la cancelliera
potrebbe essere la prima ad apprezzare
la forte ambizione del premier in vista
della guida italiana del semestre europeo, cogliendo anche i forti pericoli
interni al Paese, come la proposta di
Grillo di un referendum per il ritorno
alla lira.
E' chiaro che per quanto Frau Angela
possa apprezzare l'enfant prodige della
politica italiana, alla donna alla guida
della locomotiva d’Europa che proprio
sabato ha annunciato la possibilità di
raggiungere il pareggio di bilancio nel
2015 l'ipotesi di utilizzare come copertura i 2-6 miliardi ricavati dall’aumento
del deficit, pur restando sotto la soglia
del 3%, non può piacere fino in fondo.
Ma chi è vicino al premier assicura che
Renzi non intende andare a Berlino per
chiedere il via libera alle sue prossime
mosse. E del resto negli ultimi giorni ha
più volte ripetuto come un mantra che
l’Italia rispetterà gli impegni presi. Certo, su un punto l’ex sindaco deve trovare
il modo di rassicurare la cancelliera,
che negli ultimi tre anni ha avuto
bilaterali con 4 premier italiani: la
stabilità. Senza la quale non sono possibili neppure le riforme.
Paola Tamborlini
MINISTRO DELL’INTERNO
Alfano storce il naso
«Alle forze dell’ordine
il nostro sostegno»
VERTICI La cancelliera tedesca Angela Merkel. Al centro, il
premier Matteo Renzi, in tribuna allo stadio di Firenze
l ROMA. Le forze dell’ordine non si toccano.
«Non molleremo mai il nostro sostegno»: lo
assicura il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, parlando a Bologna dal convegno del
Nuovo Centro Destra e ricordando come
nell’ultima legge di stabilità siano state piuttosto inserite risorse aggiuntive per il comparto, in particolare per gli agenti.
Per il settore invece si prospetterebbe un
piano di tagli per 700 milioni di euro, nell’ambito della spending review che interesserà nei
prossimi mesi tutta la pubblica amministrazione. Lo ha scritto un quotidiano parlando
della chiusura di circa trecento uffici e del
trasferimento del personale che è in sedi in
L’ESORDIO CON WOLFANG SCHAEUBLE E I DUE CAPI DI GOVERNO AVRANNO SUL TAVOLO LA MADRE DI TUTTI I DOSSIER: COME AIUTARE LA CRESCITA
La prima di Padoan, garante dei conti
nel bilaterale fra l’Italia e la Germania
l ROMA. Non solo Renzi-Merkel. Il più
«politico» dei tecnici alla guida del Tesoro italiano e il politico più longevo
della storia tedesca (in posizioni di governo già con Helmut Kohl prima della
riunificazione, di cui fu uno degli artefici) si incontreranno oggi nell’atteso
bilaterale Italia-Germania.
Pier Carlo Padoan e Wolfang Schaeuble, accanto ai colleghi ministri e ai
due capi di governo, avranno sul tavolo
la madre di tutti i dossier: come aiutare
la crescita dei cosiddetti paesi periferici
dell’euro e dell’Italia in particolare, sostenere l’occupazione e nello stesso tempo mantenere in ordine i conti e fare
(non solo promettere) le riforme che
Berlino chiede in cambio come assicurazione contro i rischi per ogni piccolo
passo verso un allentamento del rigore.
Il presidente del Consiglio italiano e
l’ex economista dell’Ocse, ma già esperto
di questioni di governo come consigliere
economico di D’Alema e Amato nella
prima stagione di centrosinistra, si presentano forti di un 2,6 per cento di
rapporto deficit-Pil, un avanzo di bilancio strutturale tra i migliori in Europa, ma gravati da un debito pubblico
«monstre», un Pil al palo, una disoccupazione verso il 13 per cento, quasi il
doppio della Germania.
Padoan apparirà a Berlino come la
garanzia voluta da alcuni (a iniziare dal
presidente Napolitano) in Italia e nell’Ue
per rassicurare i mercati e proprio i
tedeschi che con la Merkel al governo dal
2005 hanno visto cambiare sei governi e
altrettanti responsabili dei conti. Dopo
Monti, invocato a scongiurare il default,
Grilli, tecnico da anni al Tesoro, e Saccomanni, vicinissimo al presidente della
Bce Mario Draghi dai tempi della comune esperienza in Bankitalia, adesso
tocca a Padoan, un tecnico dipinto come
atipico, più sensibile alle esigenze della
politica, del consenso. In ogni caso il più
rigorista della squadra di governo, per
questo forse l’unico in grado di dare
concretezza alla copertura dei piani del
governo su fisco e lavoro agli occhi dei
tedeschi.
Per lui c'è la prova del primo vero
scoglio all’attuazione del programma
Renzi: l’ok della Cancelleria e di conseguenza dell’Europa ad una linea meno
rigida di politica economica, utilizzando
magari quello 0,3-0,4 per cento di margine nel rapporto deficit-Pil, mantenendo il vincolo del 3 per cento ribadito
sabato da Hollande, per la politica fiscale
(più difficile) o per i pagamenti alla
pubblica amministrazione (meno improbabile, come ha detto anche Franco Bassanini) sulla cui soluzione Padoan, a
detta del presidente della Cassa Depositi
e Prestiti, sarebbe pienamente d’accordo
e non di ostacolo come fu Saccomanni
per Letta.
Davanti a Padoan ci sarà il falco
dell’Economia tedesca, custode del rigore per tranquillizzare i tedeschi sul
mantenimento del fiscal compact e del
Patto di stabilità come argine al pericolo
del contagio da Sud. In realtà il meno
aggressivo dei falchi del governo Merkel,
almeno di quello in alleanza con i liberali, con una visione certamente più
aperta sull'Europa della Cancelliera, se
non altro per il passato di politico in
quella Rft storicamente vicina alla Francia e ai Paesi fondatori.
Certamente non una colomba, però.
Contrario ad ogni ipotesi di eurobond in
qualsiasi forma, come quelle ipotizzate
invece dallo stesso Padoan nel 2012 quando era all’Ocse.
«Si tratta di affiancare politiche di
crescita al fiscal compact – aveva detto in
un’intervista Padoan – che garantisce la
disciplina fiscale. Gli strumenti europei
esistono un maggiore ruolo della Banca
Europea per gli investimenti, l'utilizzo di
eurobond per il finanziamento di pro-
getti infrastrutturali e infine, anche se se
ne parla meno, una spinta forte al completamento del mercato interno che presenta una grande potenzialità di ulteriore crescita».
L’Italia sarà rappresentata anche dai
ministri delle Finanze Pier Carlo Padoan, dello Sviluppo Economico Federica Guidi, delle Infrastrutture Maurizio
Lupi, del Lavoro Giuliano Poletti, della
Difesa Roberta Pinotti e degli Esteri
Federica Mogherini. Ucraina, esiti del
Consiglio Affari Esteri Ue, presidenza
italiana dell’Ue, Expo 2015 saranno in
particolare i temi al centro del colloquio
tra la titolare della Farnesina ed il
collega Frank-Walter Steinmeier, con il
quale verrà sollevato anche il caso marò.
Massimo Ricci
FINANZE
Il ministro
dell’Economia
Pier Carlo Padoan oggi
è atteso al confronto
con il ministro tedesco
su conti e prospettive
economiche dei due
Paesi e dell’Europa
.
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 3
Lunedì 17 marzo 2014
Nei due anni passati «sono stati fatti
tanti errori, dalle regole di ingaggio
alla mancanza di una chiara strategia»
LA DIRETTA
Segui gli aggiornamenti sul telefonino. Le istruzioni a pagina 15
Pinotti: taglio delle spese
tra caserme e aerei F-35
Il premier: vogliamo una forte aeronautica, ma il programma va rivisto
MINISTRO
Angelino
Alfano,
responsabile
dell’Interno.
Ribadisce
che le Forze
dell’Ordine
non si
toccano
.
affitto in caserme dismesse o in immobili del
Demanio. L'allarme sull'ipotesi di taglio di 600
milioni per le forze dell’ordine (ai quali si
aggiungerebbe una riduzione di 100 milioni per
il solo comparto dei vigili del fuoco) e della
chiusura di circa trecento presidi era stato
lanciato nei giorni scorsi anche dai sindacati di
polizia. Il ministro Alfano torna invece a lanciare messaggi di rassicurazione.
l ROMA. Una riduzione degli F-35,
che «è lecito pensare»; e la chiusura di
385 caserme con la creazione di una
task force per gestirne la vendita.
E in serata incassa il via libera di
Renzi: «Il ministro Pinotti ha ragione
a dire che risparmieremo molti soldi
dalla Difesa:3 miliardi di euro, non
tutti dagli F35, ma dal recupero delle
caserme e dalla riorganizzazione delle
strutture militari.
Sugli F35 continuiamo con i programmi
internazionali e una
forte aeronautica ma
quel programma sarà rivisto».
Sono i due principali impegni presi dal ministro della
Difesa Roberta Pinotti, nel prospettare una piano di spending review per
il comparto. Pinotti è appena tornata
da New Dheli e oggi sarà a Berlino,
dove incontrerà la sua omologa tedesca, Ursula von der Leyen.
India e Germania sono due poli
chiave anche per l’azione del mini-
stero. Il caso Marò è irrisolto. Alle
spalle, due anni in cui «sono stati fatti
tanti errori, dalle regole di ingaggio
alla mancanza di una chiara strategia.
Ma ora non è utile concentrarsi su
questo, serve grande unità nazionale»,
dice il ministro, ribadendo con forza
che Latorre e Girone «non possono
essere giudicati in India» e auspicando la «solidarietà
della comunità internazionale». Della vicenda «riparlerò anche domani
(oggi per chi legge,
ndr)» al ministro
tedesco, assicura.
Ma è soprattutto
la razionalizzazione del sistema Difesa in Italia, il tema
che il ministro dovrà affrontare a breve. Una cura dimagrante già avviata
dal precedente governo, per ridurre
da «190mila a 150mila i militari di
Aeronautica, Marina, Esercito da qui
al 2024», ha ricordato Pinotti, assicurando che «già nei prossimi anni scenderemo a 170mila». Le unità del per-
I DUE MARÒ
«Latorre e Girone
non possono essere
giudicati in India»
sonale civile passeranno da 30 a 20mila. Saranno chiuse 385 caserme e presidi militari e «entro un mese» Pinotti
conta di presentate in Consiglio un
provvedimento ad hoc per definire
una task force che «metta in fila Difesa, Demanio, enti locali» e si occupi
della vendita dei beni. In fatto di tagli,
il capitolo più spinoso si chiama F-35,
«i cacciabombardieri nemico per eccellenza nell’immaginario comune». Nei
giorni scorsi il ministro aveva già detto che c'è la disponibilità a «rivedere anche grandi progetti».
Il piano F-35 è un
grande progetto da 14,3 miliardi di
euro in 15 anni per l’acquisto di 90
caccia: 60 a decollo convenzionale (costo medio 74 milioni di euro l’uno) e 30
a decollo verticale (88 milioni di euro
l’uno), parte dei quali (una ventina) da
impiegare sulla portaerei Cavour.
Oggi Pinotti è stata più esplicita, ha
ribadito l’impegno a «ripensare, ri-
durre e rivedere» e ha detto che «è
lecito immaginare una razionalizzazione». Non solo sugli F-35, certo. Ma
anche sugli F-35. Alla base, «la domanda che dobbiamo porci è: ci serve
l’Aeronautica? ci possono essere minacce per le quali ci serve una difesa
da parte dell’Aeronautica? quale tipo
di protezione ci può servire? Se non ti
fai prima queste domanda - ha spiegato
– è difficile poi dire:
90, 100, 30, zero, uno.
C'è un impegno assunto dal governo
con il Parlamento,
un’indagine conoscitiva in corso»,
partita nel luglio
scorso: «È importante attenderne la
fine».
Da sottolineare il fatto che in commissione Difesa alla Camera il Pd
(partito dalle cui fila proviene anche il
ministro) ha già fatto emergere un
orientamento favorevole al dimezzamento degli F-35.
Eva Bosco
LA «DIETA»
«Le unità del personale
civile passeranno
da 30 a 20mila»
IL CASO CONTINUA IL DUELLO A DISTANZA TRA IL GOVERNO E LA CAMUSSO CHE ATTACCA LE NOVITÀ ANNUNCIATE NEL «JOBS ACT»
Lavoro, Matteo gela i sindacati
«La nostra attenzione è ai giovani»
CGIL
La segretaria
generale
Susanna
Camusso
continua la
polemica con il
governo sulle
misure
annunciate del
«Jobs act»
l ROMA. A Matteo Renzi interessano i
ragazzi che non trovano un lavoro, non i
sindacalisti o le associazioni di categoria. Il
presidente del Consiglio taglia corto sulle
polemiche sorte attorno al decreto Lavoro e,
mentre continua lo scontro tra il ministro
Giuliano Poletti e la Cgil, sceglie senza incertezze da che parte stare.
«Il problema – ha detto Renzi in un’intervista al Tg5 – non è discutere di norme, ma
garantire la possibilità di assumere. Semplificare le norme sul lavoro «non significa
dare più precarietà ma consentire ai ragazzi
di lavorare. A me interessano loro non gli
addetti ai lavori, che siano sindacalisti o le
associazioni dei categoria degli imprendito-
.
ri». Infatti, ha proseguito, «il contratto di
apprendistato, che noi cambiamo, era prima
del nostro decreto legge un incubo burocratico. Cambiare quello, il contratto a termine
non significa più precarietà ma consentire ai
ragazzi di lavorare". La polemica sul posto
fisso, che il decreto renderebbe ancora più un
miraggio, non lo spaventa: «Il posto fisso per i
giovani – ha osservato – non c'è più da anni, la
disoccupazione giovanile, mentre a Roma discutevano, è passata al 42%, è più che raddoppiata. E allora il problema non è stare a
discutere delle norme, ma garantire la possibilità di assumere per chi vuole assumere».
Le parole di Renzi arrivano al termine di
una giornata in cui è andato avanti il duello a
distanza tra Poletti e la leader della Cgil,
Susanna Camusso sul Dl appena approvato
dal Governo. Si attenuano però i toni. Così in
alcune interviste il responsabile del Welfare
riconosce la «buona fede» della Cgil ma ribadisce la validità del provvedimento e
dell’efficacia del decreto «poi, certo, non siamo infallibili e il dibattito in Parlamento farà
il suo corso». E proprio sull'iter parlamentare
punta la sindacalista per ottenere le modifiche. Per Camusso, in particolare, l’impianto
delle politiche del lavoro deve puntare a ridurre le diseguaglianze generate dal precariato focalizzandosi anche sulla scuola e la
formazione ed elevando l'obbligo scolastico».
OPPOSIZIONE IL LEADER DI SEL E GOVERNATORE DELLA REGIONE PUGLIA ATTACCA IL PIANO DI RENZI RIMBORSI I DEBITI DELLE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI. IL PRESIDENTE DELLA CASSA DEPOSITI E PRESTITI
«Jobs act» bocciato da Vendola
«Il contratto unico di tre anni rappresenta la morte del lavoro»
Bassanini: soldi alle imprese entro l’estate
Letta fu fermato dalle strutture del Tesoro
l ROMA. «Un contratto
unico che dura tre anni non
favorisce la nascita di nuovi
posti di lavoro ma è la morte
del lavoro come fondamento
dell’autonomia individuale».
Così il presidente della Regione Puglia e leader di Sel,
Nichi Vendola, commenta ai
microfoni di Fanpage.it le misure previste dal Jobs Act di
Matteo Renzi.
«Ci sono alcuni segnali positivi come gli 85 euro in
busta paga, ma a che serve la
precarizzazione del mercato
del lavoro? - afferma Vendola
– Non solo rende più indifese
le persone, ma rende meno
competitivo il sistema pro-
l ROMA. La scadenza del 21
settembre, in cui non per coincidenza cade San Matteo, indicata dal presidente del Consiglio Renzi come ultima data
per il pagamento della montagna di debiti della pubblica
amministrazione «è credibile».
Il presidente della Cdp, istituzione che avrà un ruolo importante in tutta l’operazione,
Franco Bassanini, conferma la
tempistica indicata da Palazzo
Chigi, assicurando che al Tesoro non storcono più il naso.
Quindi "l'unico problema è trovare il modo di pagarli" ed è qui
che interviene tutto il meccanismo messo a punto con il
ruolo di ultima istanza della
duttivo italiano».
Il governatore pugliese e
leader di Sel spera «di tornare alla polpa delle questioni, perchè la dialettica tra
vecchio e nuovo e tra veloce e
lento mi fa smarrire. Io sono
antico, penso che la dialettica
sia quella tra destra e sinistra, tra privilegio e uguaglianza. Su questo, anche
Renzi prima o poi sarà costretto a fare i conti con la
realtà».
Una questione, quella del
possibile aumento della precarietà con le novità annunciate dal piano di Renzi contro cui ha già fatto sentire il
suo dissenso la Cgil.
SEL Nichi Vendola
Cdp, che potrà eventualmente
acquisire dalle banche i crediti
ceduti dalle aziende: ogni anno
Cdp dovrà stabilire un plafond
a questo scopo e Bassanini immagina che «non dovrebbe superare i 2 o 3 miliardi l'anno».
A giocare a favore, ha spiegato
Bassanini, c'è anche il nuovo
atteggiamento assunto dalle
strutture
del
ministero
dell’Economia, che al tempo
del governo Letta avevano diverse "obiezioni", a causa di
una possibile bocciatura da
parte dell’Europa: adesso, invece, il ministro Pier Carlo
Padoan «è pienamente impegnato a sostenere questa soluzione».
CDP Franco Bassanini
RASSEGNASTAMPA
4 PRIMO PIANO
Lunedì 17 marzo 2014
MANOVRE DEI PARTITI
ELEZIONI E STRATEGIE
«Occorre obbligare la pubblica
amministrazione a usare la rete Consip
per tutti gli acquisti di beni e servizi»
Palese: solo annunci
ora aspettiamo i fatti
GOVERNO
Matteo Renzi
con, a partire da
sinistra, Andrea
Orlando e
Gianluca Galletti
«Occorre intervenire anche sull’Irap. Allarme per i fondi strutturali»
MICHELE COZZI
Rocco Palese, capogruppo di
Forza Italia nella Commissione bilancio della Camera:
come giudica le prime mosse
del governo?
«La conferenza stampa di Renzi
è stata una televendita, con una
serie di annunci. Ora aspettiamo
che si passi ai fatti. Siamo favorevoli a quelle che sono linee di
principio, cioè l’obiettivo della
crescita, delle riforme e della riduzione delle tasse. Che sono temi
fondamentali portati avanti da
Forza Italia negli ultimi anni».
Questo in linea di principio.
E nel merito delle proposte?
«L’avere indicato il taglio del cuneo fiscale di 10 miliardi, con un
beneficio di 80 euro in busta paga è
un dato positivo. Ma occorre anche intervenire in maniera più decisa sul taglio dell’Irap. Su questo
anche la Puglia deve fare la sua
parte poiché si paga un punto in
più. E non si capisce il motivo visto che Vendola dice che i conti
della sanità sono in ordine».
Renzi dice che non si toccano
i Bot, ma aumenta la tassazione sulle rendite finanziarie. Che ne pensa?
«I Bot non devono essere assolutamente toccati, ma anche le
maggiori tasse sulle rendite finanziarie rappresentano sempre un
aumento del livello della pressione fiscale, poiché si prevede un
aumento dal 20 al 26%. Ma anche
questa misura tocca la gente, anche se in seconda battuta. Spero
che il governo trovi altre coperture che convincano l’Europa».
Si parla di un maggiore risparmio anche come conseguenza del calo dello spread.
Ci crede?
«Le coperture certo dipendono
anche dallo spread. Se rimane suilivelli attuale potremmo risparmiare nel corso degli anni 7-8 miliardi. Il calo dello spread è un
fatto positivo perché nelle prossime settimane dovremo mettere
sul mercato diversi miliardi di titoli di Stato. Poi c'è il piano di
revisione della spesa pubblica che
annualmente pesa per 810 miliardi. Ma finora non si è fatto niente».
Pensioni nel mirino. Qual è la
sua opinione?
FORZA ITALIA Rocco Palese
«In maniera improvvida si è
pensato di toccare le pensioni. Siamo contrari, perché un contributo
da chi prende 2500 euro al mese
tocca il ceto medio. Non è questa la
strada, va corretta e tagliata la
spesa pubblica».
In che modo?
«Obbligando la pubblica amministrazione a usare la rete Consip
per tutti gli acquisti di beni e servizi. Da uno studio emerge che se
si facesse così si risparmiebbero 4
miliardi su 10. Nella solo sanità si
risparmierebbero 10 miliardi».
E le altre misure possibili per
ridurre le tasse?
«Mi auguro che il governo rispetti i tempi della nuova delega
fiscale, promossa da Capezzone,
che dovrebbe produrre una serie
di detrazione per persone a basso
reddito e famiglie con figlie a carico. E che rappresenta anche un
aiuto al lavoro autonomo».
La legge elettorale è passata
alla Camera. Poi c’è la fine
del Senato elettivo e la modifica del Titolo Quinto.
«Sul Titolo Quinto speriamo
che si faccia presto. Per la spesa
pubblica, Renzi provveda quanto
prima anche per consentire che si
torni al controllo preventino su
tutti gli atti della pubblica amministrazione».
E sul lavoro?
«Si deve procedere con la liberalizzazione del mercato. La Cgil è
contraria, ma il sindacato deve
evitare abusi, ma non ostacolare
questo processo. Occorre dare risposta ai giovani senza futuro».
La questione dei fondi strutturali non sembra rosea.
Qual è il suo parere?
«Spero che Renzi risolva, con
Delrio, la questione delle censure
fatte dalla Commissione europea
l ROMA. «Disobbediamo, una firma per
candidare Berlusconi». È il titolo a caratteri
cubitali del Giornale a svelare la campagna
di primavera per Silvio Berlusconi, aperta
già ieri da Daniela Santanchè spronando
«migliaia di italiani» a firmare per chiedere
la grazia a Giorgio Napolitano e dare contemporaneamente battaglia per la candidatura a Bruxelles del Cavaliere.
Firme e disubbidienza, in vista della scadenza del 10 aprile, data in cui il Tribunale
di sorveglianza di Milano deciderà se affidare Berlusconi ai servizi sociali o ai domiciliari dopo la condanna nel processo
Mediaset. Intanto, già domani la Corte di
Cassazione deciderà sulla durata della pena
accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, dopo la riduzione a 3 anni stabilita dalla
Corte di appello di Milano. Ma l’ex premier
ha già in mente tutta una serie di ricorsi
(coinvolgendo Tar e Corte Europea), per
rientrare in partita.
sul programma presentato da Letta. Le censure dicono che i fondi
devono essere utilizzate in un programma di sviluppo che siano finalizzate alla qualità della spesa e
per le infrastrutture».
Ci sono ritardi per il piano
2014-2020?
«L'agenzia per i fondi voluta
dall’ex ministro Trigilia non è ancora nata. Eppure la Ue la ritiene
già insufficiente. Sono in ballo 117
miliardi e non possiamo rischiare.
Soprattutto al Sud. Spero che Renzi riesca a spiegare all'Europa la
necessità esclude queste risorse
dal patto di stabilità».
Il governo punta sull’ammodernamento delle scuole.
Condivide?
«Certo, ma vanno accelerate le
procedure delle opere, utilizzando
le misure che consentano la massima urgenza. Ci sono tante scuole
chiuse per sicurezza che potrebbero essere ammodernata con le
procedure della protezione civile.
In modo da essere celeri nella realizzazione e da essere escluderle
dal patto di stabilità. Occorre pagare i fondi che le pubblica amministrazione devono alle imprese e ridurre le tariffe energetiche
almeno del 10 per cento».
.
DOPO IL TAGLIO A FAVORE DEI DIPENDENTI
Fisco, Ncd: sostegno
anche agli autonomi
l ROMA. Dopo il taglio a favore dei dipendenti e la
richiesta dei sindacati di estenderlo a pensionati e precari è
la volta di Ncd e dei Popolari per l'Italia di avanzare proposte
a sostegno della famiglia e degli autonomi, temi cari ai
rispettivi bacini elettorali. Mentre il sottosegretario Graziano Delrio sottolinea che quella appena varata dal governo
è una manovra keynesiana e se «nel 2015 o 2016 dovessimo
prevedere un piccolo contributo dalle pensioni superiori ai
5.000 euro lordi mensili, non credo cascherebbe il mondo».
Una situazione di emergenza simile, avverte il braccio destro
di Renzi nel governo in un’intervista, «con una disoccupazione a livello record e i consumi al livello più basso, se si
affronta con prudenza diventa una malattia incurabile», per
questo la direzione del governo «è una manovra keynesiana,
dà importanza alla crescita e all’uguaglianza».
A giudizio del ministro dell’interno e leader dell’Ncd,
Angelino Alfano, «il prossimo obiettivo del governo sarà il
lavoro che faremo per dare un aiuto fiscale al popolo delle
partite Iva, degli autonomi e dei liberi professionisti». Gli fa
eco il vice ministro all’Economia, Luigi Casero: «Un alleggerimento sia in termini di maggiore semplificazione
degli adempimenti sia in termini di forfettizzazione di quan-
Il «popolo di Berlusconi»
pronto alla disobbedienza
Raccolta di firme per il Cav al Parlamento europeo
Il Cavaliere continua a sentirsi colui che
rappresenta i moderati italiani ed è perseguitato dalla giustizia. L’esercito dei Club
di Forza Italia e di Forza Silvio promette di
difenderlo e di non consentire, come dice
ancora la Santanchè «lo scempio di una
estromissione di Berlusconi per via giudiziaria della vita politica italiana, scempio
della nostra democrazia».
Forza Italia fa quadrato: «La candidatura
non è affatto una provocazione, è un auspicio, che sanerebbe l’anomalia democratica dell’espulsione del leader dei moderati
tramite una sentenza mostruosa e l’applicazione retroattiva di una legge come la
Severino, voluta dal Pd, che ha di fatto mes-
so fuori dal campo politico il leader di 10
milioni di elettori moderati», dice il consigliere di Berlusconi Giovanni Toti.
«Noi poniamo una questione di democrazia e di libertà. Berlusconi è il leader che
guida e rappresenta il centrodestra e ha il
diritto di essere in campo alle elezioni europee», alza gli scudi Maurizio Gasparri,
vicepresidente del Senato di Fi. «La possibilità per Berlusconi di candidarsi alle
elezioni europee è un test che interroga e
mette alla prova la democrazia italiana»,
rilancia Anna Maria Bernini.
Anche da altri partiti arrivano segnali di
solidarietà. Come l'invito del segretario Udc
Lorenzo Cesa a "non sollevare polveroni
mediatici sulla candidatura"; o le parole
dell’ex azzurra Nunzia De Girolamo, ora
capogruppo Ncd alla Camera: "Penso che
questo Paese vada pacificato una volta per
tutte. Basta con l’antiberlusconismo", dice
annunciando che sosterrebbe la richiesta di
grazia. «Spero che la sua sia solo una provocazione e che rimanga tale», afferma invece nel Pd il ministro della Difesa Roberta
Pinotti.
Intanto, è già campagna elettorale e Fi ed
Ncd – pur dichiarando a parole di volere in
futuro ricongiungersi in un centrodestra
unito e vincente – continuano a litigare
sull'utilità del voto alle europee. Udc e Popolari per l’Italia annunciano invece di volersi presentare insieme e «tentano» Ncd.
«Siamo del parere che debba farsi una vasta
aggregazione di forze moderate e riformiste
alternative alla sinistra e ben differenziate
da Forza Italia a partire da una scadenza
come quella delle europee», dice Cicchitto.
PD L’EX SEGRETARIO IN TELEVISIONE CHIEDE CAMBIAMENTI SULLA LEGGE ELETTORALE E ANNUNCIA CHE NON SI CANDIDA ALLE EUROPEE
Bersani: io leale, ma non consegno il mio cervello
IN TV Bersani, ex segretario del Pd
l ROMA. Darà una mano a Matteo Renzi? «Assolutamente sì». Così risponde Pier
Luigi Bersani, ieri sera in Tv a «Che tempo
che fa». «Ma lo farò con le mie idee –
aggiunge – Ho salvato il cervello per un
pelo non posso consegnarlo adesso».
Insomma, «c'è da aspettarsi da me assolutamente lealtà e fedeltà alla ditta, ma
anche qualche opinione e spero qualche
buon consiglio».
Poi tocca la storia del Pd: «Vedo una
fragilità, un rischio nel Pd, che si è manifestato nella vicenda che mi riguarda e
anche nel modo in cui si è passati da Letta e
Renzi».
«Per essere utili al Paese il partito deve
essere un soggetto politico, non uno spazio
politico dove corrono tutti gli individualismi e anche i cinismi – afferma Bersani –
Sto pensando non a Renzi, ma nel complesso alla nuova generazione che sta irrompendo nel Pd».
Il partito «rischia di essere una specie di
idrovora, di nastro trasportatore di quello
che la società chiede. Così il Pd potrà anche
garantirsi l’eternità ma non avrà la forza
di cambiare», avverte l’ex segretario.
Sulla legge elettorale dice di non essere
convinto «di operazioni come quella della
legge elettorale: deve essere migliorata».
«Sulla parità di genere qualcosa si deve
fare: quando sento alcune donne che dicono che sono contrarie mi viene la pressione alta. Se io non avessi messo la regola
della parità nelle primarie non ci sarebbe il
40 per cento di donne nel pd in parlamento». Bersani dice no anche ai «nominati» e
alle soglie di sbarramento troppo alte.
Poi annuncia che non si candida alle
Europee: «No, sono a posto così». E' d’accordo con Romano Prodi, quando prevede
che queste elezioni europee saranno un
referendum sul governo Renzi? «In parte sì
– afferma l’ex segretario del Pd – credo che
lo stesso Renzi la stia mettendo un poco in
questa chiave: in gioco non solo le elezioni
europee ma una ripartenza nazionale». Sul
M5s dice che «in quel elettorato c’è chi è
disposto al dialogo».
Sulle misure del governo afferma che
«sono tutte cose che vanno molto bene».
RASSEGNASTAMPA
PRIMO PIANO 5
Lunedì 17 marzo 2014
«Il voto per l’Unione è anche un voto
nazionale. Tre governi sono stati decisi
dalla Ue con il beneplacito del Colle»
«L’eliminazione del fiscal compact e
emissione di eurobond». In caso contrario
lancia il ricorso al «referendum»
Grillo: le Camere a casa
se vinciamo alle Europee
Il leader del M5 incalza Napolitano. E chiama Renzi «contapalle»
FISCO Dopo
il taglio a favore
dei dipendenti
e la richiesta
dei sindacati
di estenderlo
a pensionati
e precari è la volta
di Ncd
e dei Popolari per
l'Italia di avanzare
proposte
a sostegno
della famiglia
e degli autonomi
to dovrebbero versare» gli autonomi è nelle intenzioni
dell’esecutivo attraverso la delega fiscale.
«Il tentativo di Renzi di sostenere i redditi più bassi affermano i deputati dei Popolari Per l’Italia Gian Luigi Gigli
e Mario Sberna – attraverso gli sgravi Irpef va nella direzione
giusta, sempre che il presidente del Consiglio riesca a trovare le coperture. Occorre tuttavia modulare l’intervento
affinchè tenga conto del fattore famiglia. Non sarebbe accettabile infatti che le coppie di fatto arrivassero a godere due
volte dei benefici, se nessuno dei due partner supera i 1.500
euro di stipendio, mentre una famiglia regolare potrebbe
non goderne a causa del cumulo dei redditi dei due coniugi».
l ROMA. Eleggere venti o
trenta eurodeputati 5 Stelle. Affermarsi come «primo gruppo»
italiano al Parlamento europeo.
Avere abbastanza forza da travolgere la politica di Bruxelles
e, a valanga, quella di Roma
(Napolitano «dovrebbe sciogliere le Camere»). Beppe Grillo parte all’assalto dell’Ue. Si
lancia a testa bassa e con ottimismo nella prima campagna
elettorale del M5S per le europee e torna a minacciare un
referendum per l’uscita dall’euro e il ritorno alla lira.
«Il voto europeo è anche un
voto nazionale», spiega ai lettori del suo blog il leader dei 5
Stelle. «Tre governi italiani sono stati decisi dalla Ue con il
beneplacito di Napolitano», sostiene: «Il Parlamento italiano
serve ormai solo come «facciata democratica». Dunque, se il
Movimento riuscisse, come si
propone, a prendere più voti
degli altri partiti, il presidente
della Repubblica Giorgio Napolitano «non potrebbe più tirare
a campare con giochi di palazzo, dovrebbe sciogliere le Camere e indire nuove elezioni».
Per far «saltare gli attuali
M5S Il leader Beppe Grillo: torna ad attaccare il governo
equilibri», il M5S, è il calcolo,
deve eleggere tra 20 e 30 eurodeputati, ossia occupare quasi la metà dei 73 seggi dell’Italia. L’obiettivo è ambizioso, ma
Grillo ha lanciato la sua scommessa: «Andrò io dalla Merkel e
la guarderò negli occhi», ha detto. E non è forse casuale la pubblicazione di un post dal titolo
«in Europa per l’Italia», proprio alla vigilia del viaggio a
Berlino di Matteo Renzi.
A chi prova a schiacciare i
grillini su posizioni anti-euro,
Grillo replica che la visione è
più articolata: «Il M5S non è
Euro-sì o Euro-no», ma vuole
tornare «a principi di solidarietà e comunità: Europa solidale o nessuna Europa». Dopo
l’ingresso nel Parlamento europeo, il M5S «porrà delle condizioni» all’Ue: «l'eliminazione
immediata del Fiscal Compact», per non essere «conse-
gnati alla Troika», e «l'emissione di eurobond» garantiti a livello centrale, per non «finire
come la Grecia». Se l’Ue rifiuterà queste richieste, spiega il
leader 5 Stelle, non ci sarà altra
scelta che «uscire dall’euro». E
allora il Movimento proporrà
un referendum «per tornare alla lira».
Musica, questa, per le orecchie della Lega: «Incontrerei
volentieri Grillo per parlare di
euro e lanciare con lui una sfida
sui progetti», dice Matteo Salvini. E ripete come un mantra
"basta euro". Ma frena sull'ipotesi di un referendum per
tornare alla lira: «La Costituzione lo impedisce».
Intanto, Grillo continua a
pungolare «Renzie» (così chiama il presidente del Consiglio)
e accusarlo di mentire. L’occasione questa volta è un sondaggio lanciato sul blog per decidere chi è il «più grande contapalle» tra i premier italiani.
Vince Silvio Berlusconi ma,
sottolinea il leader M5S, «con
un margine di neppure 1.000
voti» sul «mentitore seriale di
Firenze».
Serenella Mattera
RASSEGNASTAMPA
Lunedì 17 marzo 2014
13
ECONOMIA&FINANZA
I DATI DI MINISTERO, ISTAT E BANKITALIA PER OGNUNA LA MEDIA DEI CREDITI ARRETRATI È PARI A OLTRE 322MILA EURO
«Oltre 215mila aziende
attendono i pagamenti»
Unimpresa suona la sveglia alla pubblica amministrazione
l ROMA. Sono oltre 215mila le
imprese italiane che vantano ancora
crediti con la pubblica amministrazione. E per ciascuna di esse la
media degli arretrati dei pagamenti
è pari a oltre 322mila euro.
Questi i dati di un rapporto del
Centro studi di Unimpresa sulla questione dei
debiti della
pubblica
amministrazione,
sulla quale
il governo
di Matteo
Renzi
ha
promesso
un ulteriore intervento dopo i
21,5 miliardi già pagati nel corso
degli scorsi
mesi
che
hanno portato lo stock di arretrati da
91 miliardi a 69,5 miliardi. L'analisi
di Unimpresa, basata su dati del
ministero dell’Economia, dell’Istat e
della Banca d’Italia, mette in luce i
dati sulle imprese, settore per settore, che attendono pagamenti da
parte della pubblica amministrazio-
ne. Nell’industria è pari all’1,2% la
quota di imprese in credito con lo
Stato: vuol dire che ci sono 5.436
aziende che aspettano di veder saldata una fattura. Nel comparto delle
costruzioni (edilizia e ristrutturazioni) la quota di imprese in fila
d’attesa è pari al 16,2%, che equivale
a 100.926 aziende. Il record è nei
servizi: sono 109.131 (il 3,3% del
totale del settore) le imprese a cui lo
Stato centrale o gli enti locali e
territoriali (regioni, province e regioni) devono riconoscere un corrispettivo.
Complessivamente, dunque, sul totale delle imprese italiane (4.383.000)
il 4,9% è creditore della pubblica
amministrazione: 215.493 aziende,
insomma, corrono il rischio di licenziare i dipendenti, di chiudere in
perdita un bilancio, di avviare una
procedure di crisi, di trovarsi in una
pericolosa condizione di insolvenza
o, ipotesi peggiore, di imboccare la
strada del fallimento. «Tutto questo
per colpa dei ritardi di pagamento
della pubblica amministrazione –
sottolinea Unimpresa -. Lo stock di
arretrati, tra Stato ed enti locali, era
inizialmente pari a 91 miliardi di
euro: le misure dell’Esecutivo varate
lo scorso anno hanno sbloccato pagamenti per 21,5 miliardi, ragion per
cui, oggi, la montagna di arretrati
vale 69,5 miliardi. Il Consiglio dei
ministri ha approvato un piano che
prevede di saldare, entro settembre,
tutto lo stock di debiti».
«Ci auguriamo che il governo riesca a condurre in porto il progetto
annunciato mercoledì scorso volto
ad azzerare gli arretrati», osserva il
presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. «L'economia italiana vive
una delle fasi più drammatiche della
storia. Il pagamento degli arretrati –
aggiunge – consentirebbe di respirare non solo alle imprese creditrici
dello Stato centrale o delle amministrazioni territoriali, ma anche a
tutte le altre aziende collegate e
subfornitrici». Secondo il presidente
di Unimpresa, «si innescherebbe un
effetto leva, un moltiplicatore incredibile che potrebbe fare da volano
per riuscire ad agganciare la ripresa. Ovviamente questa misura da
sola non basta: la questione fiscale,
con un auspicabile attuazione rapida
del piano volto alla riduzione del
carico tributario, e il tema del credito bancario, con un disegno per
rimettere in moto il motore dei prestiti, restano cruciali per le imprese
italiane e devono restare al primo
punto dell’agenda del governo Renzi».
Banche, l’Abi aspetta il governatore Visco
MILANO – E' tempo di pulizie di primavera, anche per le
banche. Lo dice la Borsa, che ha promosso a pieni voti la scelta choc di Unicredit, l’istituto con il coraggio di mettere a bilancio 14 miliardi di perdite nel 2013 soprattutto per una nuova e
trasparente politica sui crediti deteriorati. E potrebbe essere
proprio questo uno dei temi centrali dell’inedito incontro di
metà settimana a Milano del governatore della Banca d’Italia,
Ignazio Visco, con il direttivo dell’Abi, il vertice al gran completo degli istituti di credito italiani.
Secondo diversi analisti negli ultimi tempi il confronto tra banche e via Nazionale con un eufemismo si può dire che sia stato
particolarmente intenso, a partire dai prossimi stress test della
Bce, che nelle «ispezioni» possono coinvolgere i tecnici di
Bankitalia. Anche perchè quello che ha fatto Unicredit non può
non avere ripercussioni: il gruppo guidato da Federico Ghizzoni ha portato il tasso di copertura dei crediti deteriorati dal 45
al 51,7%, comprendendo in questa massa sofferenze, incagli,
crediti ristrutturati e scaduti. Ad esempio per il Monte dei Paschi a fine 2012 il tasso di copertura era del 40%, per il Banco
popolare e Ubi al 26%. E' vero che ogni istituto conosce meglio di ogni altro la qualità dei sui crediti, ma Unicredit «è andata giù durissima», per dirla con le parole di un operatore che
segue il settore. Ma si può spiegare che sono stati rivisti «tutti i
collaterali di crediti immobiliari superiori al milione di euro»,
come sottolineato dall’amministratore delegato Ghizzoni.
Così, in una settimana difficile per la crisi in Crimea, in Piazza
Affari Unicredit è cresciuta del 3,7% mentre, per fare un raffronto, Intesa ha perso oltre il 7%. Percorso «autonomo» per
Monte Paschi, salita del 7% mentre si avvicina la stretta finale
per la cessione della gran parte della quota della Fondazione
(già scesa sul mercato dal 33,5% al 29,9%), per la quale si ipotizzano forti interessi dall’estero, a partire dal fondo statunitense Jc Flowers fino alla Qatar investment authority.
Fari puntati sulla Crimea
c’è grande attesa
per l’apertura della Borsa
POSSIBILITÀ I PAESI MEMBRI NON ABBASSINO LA GUARDIA SUL RISANAMENTO DEI CONTI PER CENTRARE GLI OBIETTIVI DEL PATTO DI STABILITÀ
l MILANO. Risultato del referendum in Crimea ma soprattutto
reazione dei ministri degli Esteri europei con possibili sanzioni
insieme all’avvio di settimana dei mercati. Impatto della «liberalizzazione» dello yuan dopo che Pechino ha deciso di alzare al
2% la sua possibile oscillazione quotidiana con il dollaro, in un
momento nel quale la moneta cinese flette e quindi potrebbe
aiutare le esportazioni del gigante asiatico. Attesa per il «gran
mercoledì» della Fed, che a metà settimana darà indicazioni sul
programma di aiuti ai mercati, con annessa prima conferenza
stampa da presidente di Janet Yellen.
Le Borse si preparano a un lunedì molto teso con il chiaro
inasprimento della posizione Ue sulla Crimea dopo che, tra l'altro,
l’ultima settimana è stata la peggiore da gennaio, con un calo del
4,4% dell’indice Euro stoxx dei principali titoli del Vecchio continente. Il mercato azionario più debole è stato quello di Francoforte, sceso del 5% in cinque sedute mentre Londra ha ceduto il
3,8% e Milano ha limitato le perdite settimanali al 2,3%, nonostante il settore bancario europeo abbia perso complessivamente il 5,6%, un comparto che tradizionalmente pesa molto in
Piazza Affari. Ma ora si guarda soprattutto alle sanzioni, la cui
minaccia rischia di avere effetti molto più devastanti della rilevanza delle stesse punizioni inflitte a Mosca. Gli analisti che
stanno preparando l’avvio di settimana segnalano che nel week
end si è infatti intensificato il richiamo di capitali depositati nei
Paesi del G7 da parte di grosse aziende e banche russe (oltre che di
famosi oligarchi preoccupati per il loro patrimonio personale). Il
timore è che i fondi siano congelati a breve dall’Occidente, mentre
i Paesi europei e gli Stati Uniti - con una partecipazione molto
marginale dell’Italia – starebbero vendendo titoli di Stato, obbligazioni e azioni russe prima che le sanzioni vengano ufficialmente annunciate. Ecco perchè dall’inizio della crisi in Crimea, nonostante riporti sotto l’ombrello di Mosca un territorio
molto strategico, la Borsa russa ha perso quasi il 15%. «Le tensioni
stanno crescendo – afferma Allan von Mehren, capo analista della
Danske Bank – e stiamo rafforzando il nostro orientamento su un
avvio di settimana con una nuova correzione: il voto in Crimea
non potrà che riscaldare la situazione». Chi da Piazza Affari segue
i mercati dell’Estremo oriente vede intanto con grande interesse
l’ultima mossa della banca centrale cinese, che punta a liberalizzare lo yuan sui mercati valutari e fa capire come i mercati
finanziari del colosso asiatico possano progressivamente aprirsi.
l ROMA. I Paesi membri non
abbassino la guardia sul risanamento dei conti: per centrare
gli obiettivi del Patto di Stabilità servirebbero nuove manovre nel 2015-16. E’ il messaggio
lanciato dagli analisti della Bce
in un articolo pubblicato
sull’ultimo Bollettino mensile
dell’istituto. «E' necessario ma
Bce: nuove manovre entro il 2016
o rischi di ricadute sui titoli statali
è anche probabile che entro il
2016 la maggior parte dei governi adotti ulteriori interventi di risanamento», si legge nel
testo. «Serve infatti ulteriore
impegno nel riequilibrio dei
conti per ripristinare finanze
pubbliche solide nell’area
dell’euro. In assenza di tale riequilibrio - si legge nel testo - vi è
il rischio di ricadute negative
sui titoli di Stato. Inoltre, le ulteriori possibili conseguenze
avverse sul clima di fiducia potrebbero ostacolare la ripresa
dell’economia».
Gli analisi si basano su ipotesi che includono tutti i provvedimenti già approvati dai
parlamenti nazionali, o che sono stati definiti in sufficiente
dettaglio dai governi e probabilmente supereranno l’iter legislativo. «Per la maggior parte
dei paesi le misure considerate
nello scenario di base delle
proiezioni - si sottolinea - non
bastano a realizzare il risanamento richiesto nel quadro del
meccanismo correttivo e di
quello preventivo del Patto di
stabilità e crescita». L’impegno
a soddisfare tali requisiti si riflette ampiamente negli obiettivi di bilancio delineati dai governi nelle leggi di bilancio o
nei progetti di documenti programmatici di bilancio per il
2014, spiegano gli analisti della
Bce. Tuttavia, «gli interventi tesi al raggiungimento di tali
obiettivi spesso mancano oppure non sono sufficientemente
precisati nel dettaglio e, pertanto - si legge - non se ne tiene
conto nello scenario di base delle proiezioni, in particolare per
il 2015-2016, periodo che non è
compreso nelle manovre di finanza pubblica e nelle leggi di
bilancio di gran parte dei Pae-
si».
Il punto è dunque il «divario»
fra gli obiettivi di bilancio dei
governi e lo scenario dei conti
pubblici utilizzato per le proiezioni. Ma non solo, gli analisti
rilevano «incertezze» nei target
di finanza pubblica fissati dai
governi con la probabilità di
ulteriori interventi di risanamento.
In base a queste premesse,
per «l’area dell’euro si valuta
un risanamento aggiuntivo pari a circa lo 0,1% del Pil nel 2014,
mentre ulteriori interventi di
riequilibrio saranno probabilmente adottati nel 2015 (intorno
allo 0,6%) e in misura inferiore
nel 2016 (circa lo 0,3%); il valore
cumulato si collocherebbe
quindi intorno all’1% del Pil
entro la fine del 2016», affermano gli esperti della Bce. Per
gli analisti della Bce al livello di
aggregazione dell’area dell’euro si valuta che «il risanamento
dei conti sia sbilanciato verso il
lato della spesa, ma emergono
anche incrementi dell’imposizione fiscale diretta e indiretta
e dei contributi previdenziali».
Quanto all’impatto sul Pil
delle misure di risanamento aggiuntive, per il 2014 risulta contenuto (-0,1%), per il 2015 è stimato a circa -0,4% e per il 2016
risulta nuovamente limitato
(-0,1%). L’effetto sull’inflazione
al consumo è stimato a circa 0,1
punti percentuali.
RASSEGNASTAMPA
LETTERE E COMMENTI 15
Lunedì 17 marzo 2014
STAMERRA
Il dribbling di Matteo
>> CONTINUA DALLA PRIMA
E
d ecco il Renzi che non t’aspetti.
Se prima era il contraltare
«dem» dell’ex comunista Bersani, che puntava ai voti dei moderati e del centrodestra per far vincere il
Pd, oggi, giunto alla guida del governo,
spiazza tutti annunciando in economia
provvedimenti che hanno una precisa ed
inequivocabile matrice di sinistra. Tanto
di sinistra che persino Susanna Camusso,
la segretaria generale della Cgil, è costretta ad ammettere, ad esempio, che la
promessa riduzione dell’Irpef per i lavoratori dipendenti a basso reddito, è una
«buona cosa». Certo, il giorno dopo la
leader della Cgil riaggiusta la rotta, bollando come sbagliate e confusionarie le
intenzioni del governo sui contratti di
lavoro a termine, ma è indubbio che il
Renzi che avvia la sua esperienza a Palazzo
Chigi battendo la strada dell’aumento dei
salari e della tassazione delle rendite finanziarie, è recondita armonia per le orecchie del sindacato e per la sinistra in
particolare. Può essere anche l’ennesimo
fronte che Renzi apre per neutralizzare i
suoi potenziali avversari, tagliando loro
l’erba sotto i piedi, per arrivare a quel
consolidamento che solo una vittoria alle
Europee potrà dargli.
Si inquadra in questo contesto anche il
particolare rapporto che Matteo Renzi ha
stabilito con Maurizio Landini, il leader
della Fiom e fiero avversario della Camusso dentro la Cgil. È indubbio che la
simpatia verso Landini da parte del segretario del Pd, che non è certo un bolscevico, anzi, contiene parecchi elementi
di strumentalità. Come si fa a tifare Marchionne e poi essere dalla parte del leader
dei metalmeccanici della Cgil? Virate e
controvirate a cui il segretario del Pd ci ha
INSIEME Il premier Renzi con la Camusso
ampiamente abituati. Renzi e la Camusso
non si amano e non hanno mai nascosto la
reciproca avversione. Il sindacato però,
pur nell’attuale crisi delle rappresentanze
sociali, è fondamentale per la vita del
governo. La Cgil in particolare per la sua
consolidata e tuttora forte capacità di mobilitazione. Negli anni scorsi, durante i
governi di Berlusconi, quando Cisl e Uil,
con una interlocuzione privilegiata con
Palazzo Chigi, tentarono la strada di un
isolamento della Cgil, non andarono da
nessuna parte. Lo stesso accadde nelle
vertenze con la Fiat, dove la Cgil venne
sistematicamente esclusa dalle trattative.
Anzi la leadership della battagliera Susanna, anche per come sono miseramente
naufragati i programmi italiani della casa
torinese, ne uscì rafforzata.
Renzi può fare tutte le giravolte che
vuole ma non può andare contro natura. È
vero che i sindacati cinghia di trasmissione dei partiti sono da anni morti e
sepolti, ma non si possono cancellare decenni di affinità culturali, di battaglie
civili, di comune percorso nella storia
italiana. Sarebbe innaturale per il segretario del maggiore partito della sinistra
italiana, che per giunta ha aderito pure al
partito socialista europeo, avere contro il
maggiore sindacato dei lavoratori. Nasce
da qui la scelta dell’accerchiamento. Così
come non corre un buon rapporto tra
Renzi e la Camusso, anche il capo della
Fiom Maurizio Landini non nutre particolare simpatia per la Susanna, che accusa anche di essere troppo accondiscendente, in particolare verso Confindustria.
Cioè una moderata. Ed ecco che Renzi,
quello che vuole conquistare i voti dei
moderati, compiere l’ennesima piroetta: fa
sapere a modo suo, da abile comunicatore,
che tra la moderata Camusso e il radicale
Landini, lui ha più in simpatia quest’ultimo! Stravaganza? No, precisa tattica. In
queste settimane la Cgil è impegnata in
uno dei congressi più importanti della sua
storia, è probabile che un pensierino a
provare anche nel sindacato qualche importante rottamazione Renzi lo abbia fatto.
Non potendo più disporre della vecchia
cinghia di trasmissione, è probabile che
abbia provato a condizionare il dibattito e
le conclusioni del congresso tifando per la
parte che contesta la Camusso. Tattica due
volte sbagliata. La prima perché il Renzi
che parla come Landini, quello della patrimoniale ad esempio, non può contemporaneamente essere anche il riferimento
dei salotti della finanza e degli innovatori
che lo hanno sostenuto nella sua ascesa; la
seconda gliel’ha comunicato direttamente
Landini in tv quando schierandosi senza
se e senza ma dalla parte della Camusso a
proposito del discusso provvedimento sui
contratti a termine.
Camusso e Landini divisi su tutto, ma
mai mettersi in mezzo.
Vittorio Bruno Stamerra
MARIO LETTIERI* PAOLO RAIMONDI **
Banche, servono nuove regole
L
a separazione tra le banche commerciali e quelle di investimento sta per approdare nelle competenti Commissioni parlamentari. Il servizio studi del Senato ha già preparato il relativo dossier contenente 6 progetti di legge a
suo tempo presentati da varie componenti politiche con differenti
soluzioni.
Negli anni passati, prima e dopo la crisi finanziaria globale,
purtroppo, la mancanza di una seria riforma e l’assenza di regole
stringenti, hanno consentito al sistema bancario grandi giochi speculativi.
Sono stati inventati innumerevoli strumenti finanziari, alcuni
davvero”esotici”, mettendo però
a rischio non solo lo stesso sistema bancario ma anche quello
economico.
Come è noto uno dei problemi
più rischiosi per le banche è il
leverage, cioè la loro capacità di
creare debito in rapporto al proprio capitale. Si pensi che di solito le corporation economiche
più grandi hanno un rapporto 50
a 50 tra il capitale proprio e il
debito sottoscritto, mentre il sistema bancario ha un rapporto
di 5 a 95, come evidenziato in un
documento della Banca dei Regolamenti Internazionali. Ciò ovviamente con spregiudicato utilizzo
dei soldi dei risparmiatori. Senza contare i debiti fatti e tenuti fuori
bilancio.
I citati progetti di legge in vario modo riprendono i contenuti del
Glass-Steagall Act americano. Nel 1933 il presidente Roosevelt volle
la separazione tra le banche di deposito e quelle d’affari per affrontare alcune delle cause della crisi del ’29 e della Grande Depressione.
Anche nelle proposte presentate al Senato si prevede il divieto per
le banche commerciali di svolgere attività di intermediazione dei
valori mobiliari e di svolgere attività proprie delle banche d’affari e
delle SIM. Per le banche di deposito è previsto il divieto di partecipazioni e accordi di collaborazione con banche d’affari e quello
di operare in condizioni di disequilibrio delle scadenze delle varie
attività di raccolta e di impiego delle risorse finanziarie, ridefinendo così anche i requisiti prudenziali e di sana gestione. Si stabilisce la incompatibilità delle cariche direttive nelle banche commerciali da parte di rappresentanti, direttori, soci di riferimento
delle banche d’affari. Si introduce anche una differenziazione del
trattamento fiscale tra le due tipologie di banche, a favore di quelle
di deposito.
E’ senz’altro un fatto positivo che anche la Consob, preposta
all’attività di controllo sulla trasparenza in borsa, sia intervenuta a
favore della separazione bancaria. In una recente audizione alla
Camera, il presidente Giuseppe Vegas ha sostenuto che “la risposta
più efficace alla persistente finanziarizzazione dell’economia e alla
prevenzione dei rischi sistemici è quella di implementare con convinzione un modello di separazione tra i diversi comparti dell’attività di intermediazione finanziaria, impedendo commistioni tra
l’attività di banca commerciale e quella di banca d’investimento”.
Per la Consob “ciò ridurrebbe gli effetti di contagio, legati ad una
eccessiva assunzione di rischi, verso il settore bancario tradizionale, preservandone la capacità di trasferire risparmio all’economia reale e di sostenere la crescita delle imprese”.
Siamo convinti che una riforma efficace potrebbe contribuire a
rendere più trasparente il sistema bancario italiano e a superare
l’attuale fase di credit crunch. A tal fine le banche dovrebbero
prioritariamente erogare credito produttivo utilizzando anche strumenti innovativi quali i mini bond a sostegno degli investimenti
delle Pmi.
Si ricordi che nel 2013 in Italia il credito erogato dal sistema
bancario alle imprese è diminuito del 4,6%, mentre il tasso di interesse applicato ai nuovi crediti sotto il milione di euro è dell’1,6%
superiore a quello praticato in Germania e in Francia.
Da tempo sosteniamo la separazione bancaria. Speriamo che sia
la volta buona e che una rapida approvazione della legge possa
incidere anche a livello europeo per sconfiggere le potenti lobby
bancarie che finora hanno pesantemente condizionato le scelte nazionali ed europee in materia di credito, finanza ed economia.
*Sottosegretario all’Economia del governo Prodi ** Economista
CHE SUD FA
di RAFFAELE NIGRO
Matrimonio arabo
un rito familiare
S
i dorme bene nella villetta di Bassem, l’amico che ci
ospita per qualche settimana. Fuori il silenzio è aggredito dal fruscio del mare che pare precipitare in
casa dove le pareti sono tutte dipinte di azzurro.
Colazione in giardino, in un continuo frastuono di uccelli
marini e dove a metà mattinata ci raggiunge Salman Natur,
uno scrittore palestinese di Haifa autore di romanzi autobiografici nei quali descrive la vita tradizionale e le ormai
antiche prove di convivenza con gli israeliani. È venuto in
compagnia della moglie, una fascinosa docente di lettere che
si esprime bene in francese. Dallo sterrato intorno salgono
gli schiamazzi dei ragazzi che giocano a pallone tra le radio a
tutto volume. Natur mi spiega che si sta preparando a un
viaggio in Italia, ma è preoccupato per lo stato di salute della
moglie affetta da un principio di Parkinson e da osteoporosi.
La donna non usa il velo, ma si limita a un abito lungo e
scuro. Lui è sulla settantina, ha pochi capelli bianchi e radi.
È raro trovare da queste parti uomini dai capelli lunghi. Si
tratta di una moda del momento, sostiene Bassem, perché a
suo dire, da giovane li ha portati sempre lunghi.
Quando Natur riparte decidiamo di scendere al mare, con
Bassem, suo nipote Nur e con Angela che indossa un costume nero che ottiene preventivamente l’approvazione di
Bassem. In quanto a Nur ha deciso all’ultimo momento di
disertare il mare e andare a scuola di chitarra. Superiamo
un torrente che scende dal monte Carmine, attraversa Jeser
az Zarca e si porta i rifiuti del paese al Mediterraneo. Infatti
dal canneto che accompagna il fiume è irresistibile il fetore
dei liquami. I palestinesi incolpano gli israeliani che non gli
sovvenzionano le fogne.
Il mare è sabbioso, caldo e smottante, l’acqua si precipita
con violente ondate sulla sabbia. Bassem si allontana per
chiedere al pescatore Sami se ha pescato del pesce buono, ma
a quest’ora lo ha venduto già tutto. Il mare ha restituito un
montone morto che giace ora con le zampe al cielo. «Se non
porto qualche foto in municipio - dice Bassem - questo resterà qui non so fino a quando». Gli arabi sanno di essere
indolenti. L’acqua è calda ma la sabbia così smottante che
scivolo e mi stiro un muscolo.
Con difficoltà raggiungiamo un ristorante in una zona
detta del Triangolo, perché posta alla confluenza di tre paesi
palestinesi. Il ristorante è gestito da israeliani ed è molto
pulito. Riso, verza in aceto, cetriolini, insalata di pomodori e
spiedini di carne. Da bere lime e menta molto fresca. Nel
pomeriggio Bassem chiama un giovane fisioterapista che mi
manipola la caviglia. Il giovane si è formato a Bari, città dove
ormai vengono in tanti a studiare. Nel pomeriggio viene e
farci visita un architetto romano, Luigi Piacentini. Ha due
bambini, avuti da Edith, una israeliana conosciuta a Parigi.
Architetto anche lei, ha convinto il marito a venire a vivere a
Tel Aviv. Ma lui si dice filo palestinese e vorrebbe far prendere coscienza agli arabi che posseggono piccole aree incantevoli, ma che sarebbe necessaria più pulizia e che l’architettura popolare araba può diventare una vera attrazione
turistica. «Difficile far passare il messaggio», ammette. Alle
20 finalmente siamo pronti per il matrimonio, anzi, per la
festa di presentazione dell’hennè da parte dello sposo alla
sposa. Si tratta della ragazza alla cui festa di fidanzamento
abbiamo presenziato, una nipote di Bassem Jarban. Il locale
è un immenso cortile circondato da un muretto a secco e a
due passi dal mare, dal quale ci separano solo alcune dune
artificiali. La sposa veste un lussuoso abito rosa confetto, con
corpetto fasciato e sottogonna di tulle. Ha i capelli alti tenuti
da una frontiera di bigiotteria e da un largo giro di collane.
Offre un colpo d’occhio straordinario. Quando arriviamo la
musica è altissima, un sottofondo di tamburi accompagna
clarini e violini. Lo spazio della festa è diviso in due parti, a
sinistra ci sono una diecina di lunghe tavolate, a destra alcune file concentriche di sedie. Ai tavoli saranno ammessi i
parenti stretti, coloro che hanno diritto a partecipare alla
cena nuziale, alle sedie di destra possono accedere gli amici,
i curiosi, gli abitanti del villaggio. Divisi a loro volta in un
settore femminile e in uno maschile. I tavoli sono coperti da
tovaglie bianche coperte da tulle nero e candelieri in forma
di piccoli alberi di plastica tempestati di lampadine molto
kitsch. Ma mano che gli invitati arrivano porgono gli auguri
alla sposa e ai genitori, depositano una busta contenente
denaro nella feritoia di una cassapanca collocata alle spalle
della sposa, quindi vengono accompagnati dai parenti più
stretti ai tavoli dove intanto vengono serviti riso con pinoli,
spezzatino di manzo e vitello, insalate, frutta, pesce Sanpietro e dolci. Gli ospiti si servono dopodiché si spostano
presso le file di sedie che circondano la pista da ballo, in una
platea dove si pratica il ballo tondo, un ballo etnico a cui
prendono parte tutti, uomini in camicia o in giacca e donne
in abiti eleganti con chador e acconciature orientali. La musica è etnica, non accenna mai a ritmi occidentali. Intanto i
camerieri versano aranciata, cocacola e sprite.
RASSEGNASTAMPA
2
lunedì 17 marzo 2014
LA CRISI UCRAINA
Crimea indipendente, è plebiscito
Alta l’affluenza alle urne: 75,9% ● Exit poll:
«Vince il sì con il 93%» ● Oggi una delegazione
del Parlamento locale in Russia per l’annessione
● La Duma inizierà a discuterne già venerdì
●
GABRIEL BERTINETTO
gbertinetto@unita.it
Come era largamente previsto, gli abitanti della Crimea dicono sì ai loro leader, che in una regione abitata in grande maggioranza da russofoni e di fatto
militarmente occupata da Mosca, chiedono di essere inglobati nella Federazione russa. Favorevoli, secondo i primi exit-poll, addirittura il 93%.
Briciole percentuali ha racimolato
la soluzione alternativa, che non era il
mantenimento dello status quo, cioè
l’appartenenza all’Ucraina, ma il ritorno alla Costituzione del 1992, quella
che seppure per un solo giorno stabilì
l’indipendenza della Crimea, prima
che ne venisse sancito lo status di Repubblica autonoma entro la cornice
dello Stato ucraino. Altissima l’affluenza. Due ore prima della chiusura dei
seggi, secondo la commissione elettorale, aveva già votato quasi il 76%.
Mentre Usa e Europa minacciano
sanzioni, Mosca non perde tempo e si
prepara all’annessione. Franz Klintsevich, presidente della commissione Difesa della Duma, la Camera bassa del
Parlamento, annuncia che «entro la fine di marzo saranno completate le procedure» per aprire le porte alla
Crimea. La Duma inizierà a discuterne
già venerdì.
Alla vigilia del voto il Consiglio di sicurezza dell’Onu, con il no di Mosca,
l’astensione di Pechino, e il sì di tutti gli
altri Stati membri, si era pronunciato
su una risoluzione che dichiarava «l’invalidità del referendum», perché «non
è stato autorizzato dall’Ucraina». Nel
testo l’Onu si impegnava «per il mantenimento dell’unità e dell’integrità territoriale». Una dichiarazione di intenti
importante, ma priva di efficacia operativa, perché i membri permanenti
dell’organo esecutivo di Palazzo di Vetro (la Russia è uno di questi) hanno
potere di veto.
Il referendum è stato preparato a
tempo di record, e questo è già in sé un
primo elemento che ne inficerebbe la
validità anche se fosse stato indetto
con l’accordo del governo centrale. Il
27 febbraio, nel giorno stesso in cui il
parlamento veniva invaso da miliziani
filo-russi (ma per alcune fonti erano
truppe dell’esercito di Mosca), le autorità di Simferopoli dapprima indicavano la data del 25 maggio, la stessa prevista per le presidenziali ucraine e le europee. Il giorno dopo anticipavano al
30 marzo e infine, strozzando ulteriormente i tempi con la fretta di chi vuole
creare il fatto compiuto, al 16 marzo.
Si è votato senza che gli organizzatori disponessero nemmeno di regolari liste elettorali. Non riconoscendo la legittimità dell’iniziativa, il governo di
Kiev aveva infatti bloccato l’accesso informatico ai registri centrali. Per cui le
autorità di Crimea hanno dovuto in tutta fretta comporre le liste degli aventi
diritti al voto sulla base dei dati disponibili sui residenti nei singoli distretti amministrativi.
Ad alterare ulteriormente la democraticità di un processo elettorale giuridicamente fragile, ha contribuito il clima della campagna elettorale, in cui si
è sentita quasi soltanto la voce del
Cremlino e dei secessionisti. La tv
ucraina è stata oscurata. La gente del
luogo poteva vedere e ascoltare solo le
trasmissioni di Mosca. Non sono mancate intimidazioni e qualche atto di vio-
.. .
Mandati di cattura
da Kiev per il premier
Aksyonov e il presidente
del Parlamento locale
Un uomo tiene in mano una scheda elettorale a Sinferopoli FOTO LAPRESSE
Un gigante d’argilla:
ecco l’esercito di Kiev
lenza ai danni dei pochi che osavano
manifestare dissenso. E tutto è avvenuto mentre i russi si impadronivano di
basi militari ucraine, centri di potere
civile, strade, stazioni, ponti. Impegnati nell’operazione non erano solo gli effettivi già presenti nella penisola in base agli accordi fra Kiev e Mosca, rinnovati nel 2010, ma migliaia di forze fresche. Tanto che, secondo il governo
ucraino, alla vigilia del voto, Putin aveva in Crimea 22mila soldati.
REAZIONI A KIEV
Non potendo fare nulla per impedire lo
svolgimento del referendum, le autorità di Kiev si limitano ad alzare la voce,
promettendo severe punizioni ai suoi
promotori, quando i tempi lo consentiranno. «La terrà brucerà sotto i loro
piedi» proclama il primo ministro Arseny Yatsenkiuk. «Lo Stato ucraino troverà tutti gli istigatori del separatismo
e quei reparti del nostro esercito che si
sono messi al riparo dei militari russi».
Yatseniuk sa perfettamente che lo scenario da lui descritto ai ministri non appartiene al presente, ma promette:
«Entro uno o due anni li troveremo e li
giudicheremo». Intanto la magistratura ha emesso mandati di cattura per
due delle massime autorità di Crimea,
il premier Sergei Aksyonov e il presidente del Parlamento Volodymyr Konstantynov, accusati di tentato golpe.
Elezioni a parte, è stata una giornata di ormai ordinaria tensione sia in
Crimea, dove truppe russe avrebbero
piazzato mine anticarro intorno alla base navale di Feodosia, sia in altre parti
dell’Ucraina. A Donetsk in particolare
manifestanti filorussi hanno invaso la
sede dei servizi segreti e della procura,
chiedendo la scarcerazione del loro leader Pavel Gubarev. Mentre Mosca e
Kiev continuano a denunciare movimenti di truppe dell’altro Paese ai rispettivi confini, si sarebbero anche accordate per una sorta di tregua che fino al 21 marzo mette al riparo le infrastrutture militari di Kiev da eventuali
attacchi. Così ha dichiarato il ministro
della Difesa ucraino, Ihor Tenyukh.
S
ulla carta l’Esercito ucraino è considerato, per numero e dotazioni, il quinto d’Europa. Le forze armate ucraine constano infatti di oltre 170mila effettivi, con circa 100mila professionisti e
70mila militari di leva (anche in questo
Paese la leva obbligatoria è in via di superamento); sono 70mila i militari
dell’esercito, 45mila dell’Aeronautica,
15mila nella marina e circa 40mila dipendenti civili; la dotazione bellica si
compone poi di oltre 4000 carri armati, 400 aerei, un centinaio di elicotteri
da guerra, un sottomarino e una fregata (nessun tipo di arsenale nucleare è
presente). Sulla carta, dunque, le armate di Kiev sembrerebbero in grado di
far fronte alla potenza di fuoco messa in
campo da Mosca. Ma, scavando nelle cifre, la realtà che emerge è di tutt’altro
segno. Un Gigante dai piedi di argilla: è
l’Ucraina vista dal punto di vista militare. A darne conto è un recente, e ben
documentato, report di Rid (Rivista Italiana DIfesa) a cura di Pietro Batacchi.
RAPPORTI DI FORZA
Nonostante gli sforzi dell’industria locale - rileva il report di Rid - il grosso degli
equipaggiamenti è ancora incentrato
su materiale di derivazione sovietica:
carri T-64, già portati negli anni ’90 allo standard B, e dal 2009 oggetto di un
nuovo upgrade (T-64Bm Bulat, meno
di 80 consegnati su circa 2.300), cui si
aggiungono circa 180 T-55AGm e 270
T-80UD, un migliaio di T-72 e un pugno di più recenti T-84, la cui produzione ha visto privilegiato l’export. La
gran parte dei T-64 e dei T-72 sono stoccati nei depositi di riserva, in non valutabili condizioni operative, così come dubbio è lo status operativo dei T-55. Tra i
pochi mezzi di origine occidentale, vanno segnalati gli Humvee in dotazione al
battaglione ucraino-polacco (sorta di
test per un’eventuale adesione ucraina
alla Nato, e tra i reparti che Kiev impiega in numerose missioni Onu. Decisamente più problematica al situazione
delle forze aeree: se i circa 70 elicotteri,
IL DOSSIER
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
udegiovannangeli@unita.it
Sulla carta sarebbero
le quinte Forze armate
al mondo, ma la crisi
economica e le divisioni
etniche hanno intaccato
le capacità militari di Kiev
da trasporto Mi-8/17 Hip e da attacco
Mi-24 Hind dell’Esercito sono in discrete condizioni, l’Aeronautica se la passa
peggio. Sulla carta può contare su un’ingente flotta di aerei da combattimento,
la cui punta di lancia è formata da
30/40 Su-27 (in fase di ammodernamento, e non tutti operativi, nonostante spetti loro monitorare lo spazio aereo contro le intrusioni russe) e un’ottantina di Mig-29. Di questi non dovrebbero essere operativi più di una quarantina di velivoli operativi. Perse le migliori infrastrutture navali con l’occupazione russa della Crimea, la flotta ucraina
rappresenta infine un assetto del tutto
trascurabile, come dimostrano le immagini del suo trasferimento in porti più
sicuri, in primis Odessa. Le unità principali sono una fregata leggera tipo Krivak III in servizio dal 1993 (impegnata
nelle operazioni di Eunavfor contro i pi-
.. .
Sono oltre 170mila
gli effettivi ma armi
tank ed equipaggiamento
sono di epoca sovietica
rati, in questi giorni sarebbe stata al centro di un tentativo di defezionare a favore dei secessionisti, in un rincorrersi di
voci contrastanti), 4 corvette, compresa una Grisha V completata nel 2006,
una mezza dozzina di dragamine, 2 navi anfibie, e un certo numero di guardacoste e navi ausiliarie non tutte operative, più una ventina di elicotteri. L’unico
sommergibile in servizio è invece un
vecchio (1970) Foxtrot, già in disarmo
tra 1997 e 2005, e impiegato per attività addestrativa, mentre un programma
per 4 nuove corvette lanciato nel 2009
non è mai iniziato.
Le Forze armate ucraine, rileva Batacchi, devono affrontare la più grave
crisi della loro storia ventennale con 3
handicap di non poco conto: primo, una
decennale crisi politico-economica che
ne ha minato i programmi di ammodernamento; secondo, l’apparato militare
sta attraversando una delicata fase di
transizione, legata al passaggio alla professionalizzazione sancito nell’ottobre
scorso con la sospensione della coscrizione; terzo fattore, il più insidioso, la
presenza di personale russofono o filorusso, talvolta in posti chiave (come dimostra il caso dell’ammiraglio Denys
Berezovsky, passato dalla parte dei secessionisti della Crimea poche ore dopo
essere stato nominato comandante della Marina Ucraina), e che rispecchia
grosso modo la percentuale etnica della
popolazione, con un 18% circa di residenti legato alla «madre Russia».
Lo sfaldamento degli apparti militari e di sicurezza (di cui fanno parte anche 100mila poliziotti e guardie di frontiera) rappresenta il peggiore degli incubi e l’anticamera di una guerra civile
che verrebbe alimentata dai depositi
dell’esercito ucraino che contengono
migliaia di vecchi mezzi sovietici (tank,
blindati, artiglieria) e milioni di armi
leggere in un Paese dove la «difesa di
popolo» sovietica e la leva militare hanno insegnato a tutti come si imbraccia
un fucile. In quest’ottica il richiamo in
servizio dei riservisti (un milione di uomini) potrebbe accelerare questo processo distribuendo armi su vasta scala.
RASSEGNASTAMPA
3
lunedì 17 marzo 2014
Ora Mosca prepara l’annessione
Il bivio di Putin
e il rischio
di guerra civile
L’ANALISI
SILVIO PONS
SEGUE DALLA PRIMA
Un manifesto politico a Sebastopoli a favore dell’annessione della Crimea FOTO LAPRESSE
Europa e Usa all’unisono
«Il referendum è illegale»
Oggi a Bruxelles il vertice dei ministri degli Esteri dell’Unione: nuove
sanzioni in vista ● Dura la Casa Bianca: la Russia pagherà questa forzatura
●
U. D. G.
udegiovannangeli@unita.it
Aurne ancora aperte, il giudizio dell’Europa è già sancito. L’Unione europea considera il referendum sul futuro status del
territorio dell’Ucraina come contrario alla Costituzione ucraina e alla legge internazionale. Il referendum è illegale e illegittimo e il suo risultato non sarà riconosciuto». È quanto si legge in una nota congiunta del presidente Ue, Herman van Rompuy, e del presidente della Commissione,
José Manuel Barroso. «La soluzione alla
crisi va basata sull’integrità territoriale, sovranità e indipendenza dell’Ucraina, nella
cornice della Costituzione e del rispetto
degli standard internazionali», prosegue
la nota. I due leader europei affermano
che solo il lavoro «congiunto attraverso
processi diplomatici, incluse discussioni
dirette tra governi di Ucraina e Russia,
possa trovare una soluzione». Inoltre,condannando «la violazione non provocata
della sovranità e integrità territoriale
ucraina», Van Rompuy e Barroso «chiedono alla Russia di ritirare le sue forze armate ai numeri di prima della crisi e nelle loro aree di stazionamento permanente, in
rispetto degli accordi».
mento di Stato americano. Kerry ha chiesto a Mosca di ritirare le truppe e permettere agli ucraini di attuare riforme che riguardino i diritti delle minoranze e determininoquanto potere debba essere condiviso.Al suo omologo russo,Kerry hasottolineato come gli Stati Uniti siano «fortemente preoccupati» per le «continue provocazioni» russe nell’est dell’Ucraina e
per le attività militari in atto in alcune zone contigue alla Crimea.
In serata, a urne chiuse, interviene la
Casa Bianca che respinge il risultato scontato del referendum per l’annessione alla
Russia dellaCrimea e bolla le azioni di Mosca come «pericolose e destabilizzanti».
Un referendum illegale, tenuto sotto «la
minaccia di violenza e l'intimidazione»
dell'esercito russo. Non solo. Washington
avverte che ora Mosca affronterà «costi
crescenti»per l’intervento militare e la violazione del diritto internazionale nella penisola ucraina. I toni sono quella da Guerra fredda. Rivolta al Cremlino, la Casa
Bianca ribadisce che, ormai «siamo lontani dai giorni passati», quando il mondo,
«assistevatranquillo mentreun Paese conquistava con la forza il territorio di un altro». Gli Stati Uniti chiedono alle altre nazioni di «intraprendere passi concreti per
imporre costi» nei confronti della Russia.
MURO CONTRO MURO
La nota precisa inoltre che oggi i ministri
degli Esteri a Bruxelles valuteranno la situazione e «decideranno misure aggiuntive in linea con la dichiarazione» del 6 marzo.Il referendumerastato definito«vergognoso» e «illegale» dal presidente francese Francois Hollande e dal premier italiano Matteo Renzi, nel vertice italo-francese dell’altro ieri all’Eliseo.
Da Bruxelles a Washington. Diversa la
sede, stessa la linea. Il segretario di Stato
Usa, John Kerry, ha parlato al telefono
con il ministro degli Esteri russo, Sergei
Lavrov, ripetendogli che gli Stati Uniti
non riconosceranno il risultato del referendum in Crimea. Lo fa sapere il Diparti-
MOSCA RILANCIA
Immediata la reazione di Mosca. Il referendumsulla secessione della Crimea dall'
Ucraina è «legale» e «la Russia rispetterà
il risultato», ha ribadito il presidente russo
Vladimir Putin in una conversazione telefonica con la cancelliera tedesca Angela
Merkel. Nel corso del colloquio, il capo del
...
L’Occidente fa quadrato
in difesa di Kiev
Mogherini: «L’Italia
in sintonia coi partner Ue»
Cremlino ha espresso «preoccupazione
per le tensioni create nelle regioni meridionali e sud-orientali da gruppi radicali,
con il consenso delle autorità di Kiev». Lo
riferisceil Cremlino inun comunicato. Oggi, sul piano diplomatico, l’attenzione sarà
centrata su Bruxelles. Nel corso della riunione del Consiglio degli Affari esteri sarà
CatherineAshton, responsabile della Politica estera dei Ventotto ad aggiornare i capi delle diplomazie europee sulla situazione in Ucraina. Nelle ultime settimane Bruxelles ha condannato con fermezza qualsiasi violazione dell’integrità territoriale
dell'Ucraina,e le sanzioni, hanno affermato fonti diplomatiche, avranno bisogno di
«solide basi giuridiche» e saranno indirizzate a colpire individui che abbiano una
connessione con «minacce dirette alla sovranità ucraina».Nei giorni scorsi un autorevole quottidiano tedesco Bild, aveva riportato che nella lista «nera» dell’Ue potrebbe essere incluso anche il numero
uno di Gazprom, Alexei Miller.
ROMA IN CAMPO
«Quelladell’Ucraina è una «questione grave, drammatica», ha detto il premier MatteoRenzi in serata. «Stiamolavorando tutti insieme i Paesi europei nel G8, perché si
possano ridurre le frizioni che in questo
momento sono fortissime e dare un messaggio: il diritto internazionale va difeso e
salvaguardato, cosa che non sta avvenendo». Dello stesso avviso la ministra degli
Esteri Federica Mogherini da Bruxelles,
dove è giunta per partecipare agli incontri
preparatori del Consiglio Affari Esteri
dell’Unione europea di oggi. La consultazione, ha detto Mogherini, «è contraria sia
alla legislazione ucraina sia alle norme del
diritto internazionale, e per questo il suo
esito non sarà riconosciuto. Oggi, nel corso del Consiglio Affari Esteri, decideremo
come applicare le sanzioni nei confronti
di cittadini ucraini e russi, già stabilite dal
Consiglio europeo del 6 marzo, in caso di
mancati segnali di distensione».
.. .
Obama:
«Siamo
lontani
dai giorni
in cui
il mondo
non
reagiva»
Si tratta ora di capire bene quali scenari si aprono in
Ucraina e nel sistema internazionale. Un esercizio al
quale dovrebbe dedicarsi attentamente l’Unione Europea,
dopo aver latitato nell'opera di prevenzione della crisi.
Il vero problema non è la Crimea. L’occidente varerà un
piano di sanzioni che difficilmente può essere estremo.
Nessuno ha interesse a spingere le tensioni internazionali
oltre un certo limite. Se la crisi resterà limitata alla
secessione della Crimea, potrà essere contenuta e persino
portare a più lungo termine un riconoscimento degli
interessi strategici russi. Ma il fatto è che una simile
localizzazione sembra molto problematica. L’epicentro
della crisi può spostarsi nell’Ucraina orientale, con esiti
esplosivi. I segnali di gravi tensioni nella regione tra
nazionalisti e filo-russi si stanno moltiplicando.
L’argomento usato da Mosca per occupare la Crimea - la
difesa delle popolazioni russe contro le azioni di un
governo illegittimo - rappresenta un possibile precedente
anche per l’Ucraina orientale. Il governo di Kiev difende
la sovranità del paese, ma al tempo stesso alimenta la
russofobia e il nazionalismo. Il fallimento dei colloqui tra
Kerry e Lavrov a Londra non promette nulla di buono.
L’interrogativo numero uno è ovviamente fino a dove
Putin intenda spingersi e quale sia l’interpretazione
dell’interesse russo prevalente a Mosca. Appare evidente
la sua oscillazione tra Realpolitik e ideologia nazionalista,
tra il riconoscimento dell’esigenza di trovare una
soluzione negoziale e la tendenza a vedere gli eventi in
Ucraina come la conseguenza di complotti orditi
dall’occidente. A Londra, Lavrov ha fatto notare che la
Crimea è più importante per la Russia di quanto lo
fossero le isole Falkland per la Gran Bretagna. Difficile
dargli torto. Questa argomentazione potrebbe far pensare
che, una volta acquisito il risultato del referendum, Mosca
dia prova di realismo e contribuisca ad allentare le
tensioni internazionali e interne all’Ucraina.
C'è però una seconda possibilità. E cioè che la politica di
Putin venga orientata da una visione ostile alla stessa
statualità ucraina. Tale visione è implicita nella
concezione - emersa dopo il crollo dell’Urss - che parte
essenziale dello spazio post-sovietico debba costituire una
sfera d’influenza della Federazione, anzitutto per la
presenza massiccia di russi che vivono fuori di essa.
Dinanzi alla crisi in atto, la tentazione potrebbe essere
quella di ricostruire l’Ucraina come una Grande Bosnia,
vale a dire uno stato a impronta federale talmente spinta
da consentire a singole componenti o regioni di seguire
influenze esterne molto diverse tra loro. Questo scenario
permetterebbe all’Ucraina di conservare la sua
ambivalenza geopolitica tra Europa e Russia. Ma in
questo momento esso rischia di essere il detonatore di un
conflitto piuttosto che l’oggetto di un negoziato
diplomatico.
Quello che è evidente è che Putin basa la propria
condotta sia sul calcolo sia sull’idea di una diversità
culturale tra Russia e occidente. Egli sa che l’Ucraina è
più importante per la Russia che per l’Europa, troppo
presa dai suoi problemi economici e politici. Che
l’adozione di sanzioni antirusse può provocare soltanto
danni limitati. E si illude chi pensa di far crollare il suo
consenso interno escludendo la Russia dal G8. Ma Putin
appare anche convinto che il mondo occidentale conosca
una decadenza morale e sia incapace di esercitare un
governo globale. Per questo motivo la sua strategia spesso accostata a una politica di potenza ottocentesca - è
più indecifrabile e ambiziosa di quanto non si dica. E non
è compresa in occidente, perché negli ultimi vent’anni,
come ha scritto il New York Times, ci si è dimenticati
della Russia per concentrare attenzioni ed esperti sul
Medio Oriente e sulla Cina.
Il rischio di una guerra civile in Ucraina e di un intervento
della Russia resta molto elevato, come prodotto di
colpevoli imprevidenze e di logiche in collisione messe in
campo dai diversi attori. Sarebbe un disastro dalle
conseguenze incalcolabili, in termini umanitari,
geopolitici e globali. Non soltanto perché produrrebbe il
collasso delle relazioni economiche tra Europa e Russia,
con il possibile risultato di una nuova recessione
mondiale. Ma perché alimenterebbe per lungo tempo un
distanziamento della Russia dall'Europa, destinato a
danneggiare entrambe.
RASSEGNASTAMPA
4
lunedì 17 marzo 2014
POLITICA
Renzi: «Non stiamo
dietro la lavagna»
Il premier avverte
Merkel, che vedrà oggi:
«Non siamo gli alunni
somari. L’Italia non ha
paura di nessuno
Faremo le riforme
ma anche l’Europa
deve cambiare»
● A Berlino con Guidi
Padoan e Mogherini
●
MARIA ZEGARELLI
ROMA
«Siamo l’Italia e se l’Italia fa l’Italia non
deve avere paura di nessuno». Il premier Matteo Renzi chiede uno scatto
d’orgoglio e si prepara all’incontro di
oggi pomeriggio a Berlino con la cancelliera Angela Merkel per presentare le
sue riforme, i suoi progetti per il Paese,
non certo per cercare promozioni. E lo
chiarisce al Tg 5 della sera: «È chiaro
quello che l’Italia deve fare e lo farà e
questo Paese ha il diritto di dire che questa Europa deve cambiare. Non siamo
gli alunni somari da mettere dietro lavagna».
Ieri mattina ha letto con attenzione i
quotidiani, poi quello che ha detto al Tg
5 ieri sera di buon’ora lo aveva già anticipato ai suoi collaboratori: «Descrivono
il vertice con la Merkel come se dovessi
andare a sostenere l’esame di maturità
o a farmi correggere il compito in classe. Io vado ad un incontro bilaterale, deciso da tempo, e al quale parteciperanno molti ministri. Alla cancelleria parlerò delle riforme che stiamo facendo, della rivoluzione in atto nella pubblica amministrazione, per rilanciare il ruolo
della scuola, per rilanciare l’occupazione, non per certo per farmi promuovere o bocciare». Il faccia a faccia con Merkel ci sarà, certo, ma subito dopo la riunione sui temi bilaterali e l’Europa sarà
allargato ai ministri Padoan, Mogherini
e Guidi con i colleghi tedeschi, mentre
alla cena in programma per questa sera
ci saranno anche Giorgio Squinzi e Urlich Grillo, presidenti delle rispettive associazioni di industriali italiana e tede-
sca, oltre a Greco (Generali), Aleotti
(Menaroni), Conti (Eni) e i loro corrispettivi in Germania. E qui in primo piano ci saranno le politiche industriali e i
piani di rilancio che i due paesi intendono portare avanti. È evidente che Renzi
oggi arriva a Berlino forte della «totale
sintonia» incassata sabato scorso con il
vertice di Parigi, sia rispetto al ruolo
che l’Europa dovrà avere sul piano economico, affiancando politiche di crescita e occupazionali a quella di austerità
che finora ha imposto ai suoi Stati membri, sia sul piano più squisitamente politico, un’Europa «viva», per dirla con il
premier italiano, che non venga vissuta
dai cittadini come un organo tecnocratico, lontano, ma come «un’eccezionale
opportunità».
A Berlino si è seguita con grande attenzione l’ascesa al potere del giovane
sindaco, Angela Merkel nei giorni scorsi ha definito «ambizioso» il piano annunciato dal premier e dalla Germania
dicono che quell’ambizioso per la Cancelliera ha un’accezione positiva. Certo,
aiuterà il comune interesse per l’attaccante viola Mario Gomez (Renzi le farà
omaggio di una maglietta di Gomez autografata) a scaldare il clima, ma aiuterà anche molto per la Merkel il fatto che
per anni, troppi, il suo interlocutore è
stato Silvio Berlusconi, l’uomo dei grandi annunci, delle molte gaffe, a cui non
LA GIORNATA
Con la famiglia
tra la messa e lo stadio
Dopo una giornata rilassata trascorsa
con la sua famiglia, Matteo Renzi,
accompagnato dalla moglie Agnese e
dalla piccola Ester, è uscito a piedi per
assistere alla messa nella chiesa di San
Michele a Pontassieve, mentre i due
figli più grandi lo attendevano in
chiesa. Al termine della funzione,
Renzi si è diretto verso lo stadio
“Franchi” di Firenze per assistere alla
partita Fiorentina-Chievo. Tutto
questo prima della partenza di oggi
per Berlino dove incontrerà la Merkel
alla quale porterà la maglia viola
autografata da Mario Gomez, ricevuta
in dono dal vicesindaco Nardella.
sono mai seguiti i fatti. In Renzi la Merkel vede un politico giovane che ha tutto l’interesse - suo e del Paese - a vincere
la scommessa sia in Italia sia in Europa.
Per questo vorrà conoscere a fondo le
riforme e capire come l’Italia intende
trovare le coperture, non è escluso che
si mostri più morbida rispetto all’ipotesi di sforare quel 2,6% attuale del rapporto tra debito e Pil di qualche zero virgola per far fronte ai debiti della pa anziché per coprire il cuneo fiscale.
Ma se questa appena iniziata è la settimana europea di Renzi, è la prossima
quella a cui guarda con particolare interesse il premier. Il 24 marzo, infatti, nei
Paesi Bassi, si terrà il vertice mondiale
dell’Aja sulla sicurezza nucleare. Lì incontrerà il presidente americano Barak
Obama prima della visita che questi farà a Roma il 27 successivo, per l’incontro con papa Francesco. In quella occasione il premier riceverà in visita il presidente degli Usa a Palazzo Chigi.
I TAGLI E LE RISORSE
Renzi conferma anche quanto anticipato dalla ministra della Difesa Roberta Pinotti sulla spending review che riguarderà in maniera consistente anche il
suo ministero: «Risparmieremo molti
soldi sulla Difesa, circa 3 miliardi di euro. Non tutti sugli F35, ma anche con la
riorganizzazione delle strutture militari. Continuiamo con i programmi internazionali e con una forte aeronautica,
ma il programma sarà rivisto», annuncia il premier. Assicura che da maggio i
lavoratori che guadagnano fino a 1500
euro al mese avranno tra gli ottanta e i
cento euro in più in busta paga, «vuol
dire che la politica stringe un po’ la cinghia e i soldi non vanno nelle casse dello
Stato, ma vengono restituiti ai cittadini.
Basta con gli sprechi della politica, sono
soldi che tornano nelle tasche dei cittadini». Quanto al posto fisso, risponde
che «per i giovani non c’è più da anni,
mentre a Roma si discuteva la disoccupazione giovanile è passata a 42%. Il tema non è discutere di norme, ma garantire la possibilità assumere per chi vuole assumere. L’apprendistato era un incubo burocratico. Semplificare non significa dare più precarietà ma consentire ai ragazzi di lavorare. E a me interessano i ragazzi, non gli addetti ai lavori,
che siano i sindacati o le associazioni di
categoria degli imprenditori». Da Squinzi a Camusso ce n’è per tutti.
UN ANNO DALL’ELEZIONE
«Trasparenza e minori distanze con i cittadini»
Gli obiettivi dei presidenti Grasso e Boldrini
Rivedere la struttura del Senato e
accorciare la distanza tra il “palazzo” e
la vita delle persone. Sono gli obiettivi
che si prefiggono i presidenti di
Palazzo Madama e di Montecitorio
Pietro Grasso e Laura Boldrini.
Seconda e terza carica dello stato
parlano a un anno dall’elezione. Scrive
su Facebook Grasso: «Sono convinto
che sia venuto il momento di rivedere
profondamente e razionalizzare la
struttura del Senato: questo è uno dei
miei prossimi obiettivi».
Oggi, ricorda la seconda carica
dello Stato sarà esattamente un anno
dal giorno in cui è stato eletto
presidente. «Sin dall’inizio del mio
mandato ho voluto affrontare il tema
della trasparenza e della
razionalizzazione delle spese, che
ritengo essenziali per la credibilità
della politica e delle istituzioni. Sono
stati fatti passi importanti e non solo
simbolici ma c’è ancora molto da fare.
Credendo da sempre nel valore
dell'esempio sono partito da me,
tagliando il mio stipendio del 50% e
riducendo della metà le spese del
gabinetto del presidente».
Scrive invece Boldrini su Facebook:
«Accorciare la distanza tra il “palazzo”
e la vita delle persone è stato
Ma a Berlino l’austerità ormai non è più un dogma
SEGUE DALLA PRIMA
È forse l’economista più conosciuto in
Germania e certo il meno allineato sulla tradizionale linea dell’austerity. Bofinger stavolta ha indirizzato la sua inesausta vis polemica contro il proposito
del ministro delle Finanze Wolfgang
Schäuble, annunciato con grande battage propagandistico nel piano finanziario presdentato in parlamento, di
raggiungere nel 2015 il pareggio assoluto di bilancio, ovvero l’eliminazione
di ogni debito. Secondo l’economista,
non è proprio il momento di puntare
allo «zero nero», come in gergo viene
definita l’eliminazione totale dell’indebitamento nel bilancio. Oggi, alla luce
del livello bassissimo del costo del denaro, che non è mai stato tanto favorevole, sarebbe invece molto conveniente eliminare il blocco degli investimenti in fatto di infrastrutture imposto
dall’attuale rigida disciplina. Bisognerebbe spendere di più, insomma.
Nell’anno in corso e nel prossimo, secondo l’economista dei «saggi», il governo federale dovrebbe «utilizzare a
pieno gli spazi di manovra» offerti dal
patto di stabilità e stanziare investi-
L’ANALISI
PAOLO SOLDINI
Tra i consiglieri
del governo c’è chi, come
l’ecomomista Peter
Bofinger, fa campagna
contro lo «zero nero»,
il pareggio di bilancio
menti finanziati a debito che nel 2015
potrebbero ammontare a 27,5 miliardi
di euro.
Altri analisti, anche indipendenti,
condividono l’opinione secondo la quale la politica economica della Germania dovrebbe favorire la ripresa degli
investimenti, a cominciare da quelli
pubblici, e privilegiare il rafforzamento del mercato interno riducendo la
propensione alle esportazioni, la quale
è diventata un tale fattore di squilibrio
all’interno dell’Unione da aver fatto balenare la prospettiva di sanzioni della
Commissione se il gap non verrà ridotto.
Il parere di Bofinger e di molti suoi
colleghi è musica per le orecchie di tutti coloro che ritengono sia arrivato il
momento di allentare nell’Eurozona i
vincoli imposti dall’austerità a tutti costi per promuovere investimenti e crescita. In questa schiera c’è, com’è arcinoto, il capo del governo italiano, il quale arriverà stamani a Berlino con il proposito di convincere Frau Merkel (e
Herr Schäuble) ad appoggiare, o almeno non ostacolare, il proposito di Roma di chiedere a Bruxelles il permesso
di manovrare sui margini offerti dai
quattro decimi di punto tra il deficit al
2,6% attuale e la fatidica soglia del 3%.
Si tratta di miliardi necessarissimi per
finanziare le manovre illustrate nei
giorni scorsi a Roma e gratificate, a
Berlino, con l’aggettivo “ambiziose”.
Certo, gli interlocutori della nutrita
delegazione governativa italiana non
saranno Bofinger e gli altri economisti
che la pensano più o meno come lui e
che cominciano ad essere un bel numero anche a Berlino e dintorni. Renzi e i
suoi dovranno vedersela con la cancelliera, come dire la «linea Merkel» nella
sua pura e semplice incarnazione terrena, e con il possibilmente anche più
ostico ministro da lei messo a guardia
dei conti. Ma il fatto di arrivare nella
tana dei lupi nel momento in cui tra gli
stessi lupi qualche discussione comincia a vivacizzare la scena, potrebbe aiutare non poco l’argomentare dell’italiano.
Anche perché in fatto di politiche
economiche e di strategia contro la crisi del debito, qualche novità rispetto alle chiusure e alle rigidità del passato a
Berlino c’è anche a prescindere dalle
convinzioni e dalle raccomandazioni di
Bofinger e compagni. Al governo insieme con Angela Merkel (e con Schäuble) ci sono i socialdemocratici, i quali
sono sensibili, sì, alle ragioni della disciplina di bilancio ma lo sono altrettanto
alle esigenze degli investimenti e
dell’allargamento del mercato interno,
come si è visto anche nelle lunghe trattative d’autunno per la formazione della große Koalition. Renzi, che socialdemocratico non è mai stato, ha fatto anche lo sforzo di stabilire un buon rapporto con la Spd nell’ambito del partito dei socialisti e democratici europei
cui ha favorito l’adesione del Pd e al cui
congresso a Roma ha tenuto un impegnativo discorso. E d’altra parte questo tour di prese di contatto nelle capitali importanti e a Bruxelles del nuovo
capo del nuovo governo di Roma si colloca a poco più di due mesi dalle europee, a quattro dalla presidenza di turno dell’Italia e a otto dal rinnovo della
Commissione: avvenimenti che potrebbero aprire la strada a modifiche profonde, nel segno degli investimenti e
del lavoro, nelle politiche dell’Unione
europea.
RASSEGNASTAMPA
5
lunedì 17 marzo 2014
«Da noi critiche, non diktat
Il governo si confronti»
LAURA MATTEUCCI
MILANO
«Sono stati messi in campo proposte e
provvedimenti che abbiamo condiviso
fin da subito, che consideriamo scelte
importanti e necessarie, e altre che invece ci vedono stupiti e contrari». Susanna Camusso, leader della Cgil, fa il punto sulle prime mosse del governo Renzi.
E i suoi sono i giudizi articolati di chi
non ci sta a giocare la parte dell’oppositore per principio, come qualcuno vorrebbe facesse - il ministro Lupi che ha
parlato di «diktat della Cgil», ma non solo. «È legittimo avere opinioni differenti su proposte differenti, non c’è offesa
per nessuno. C’è troppo nervosismo in
giro, come se lo schema fosse quello del
solo schierarsi, e non della normale dialettica democratica».
Il presidente del Consiglio
Matteo Renzi oggi incontra
la C\ancelliera tedesca
Angela Merkel FOTO LAPRESSE
l’obiettivo che ha guidato ogni giorno
e ogni singola scelta di questo mio
primo anno. Il contatto diretto con voi
resterà sempre la bussola per
orientarmi nel mio lavoro. Grazie per
questo anno insieme».
La presidente della Camera
pubblica sul web anche «una linea del
tempo interattiva» per ripercorrere gli
eventi più significativi di questo anno,
dai tagli decisi dall’ufficio di
presidenza alla promozione di «start
up e idee innovative»: «Il dialogo con
le persone è ancora vivo, non si è
spenta la voglia di partecipazione che
dal dopoguerra ha sempre
caratterizzato la società italiana; e che
se noi, donne e uomini delle istituzioni,
abbiamo la capacità di metterci in
ascolto, la risposta non manca».
.. .
«Il contratto unico ha
senso se sostituisce tutte
le forme di precarietà.
Non se le aggiunge»
Quanto è stato detto sulle coperture la
convince? Si è tornati anche a parlare di
un prelievo sulle pensioni (davvero)
d’oro: sarebbe d’accordo?
«Se il governo sostiene che è possibile
trovare le coperture, la prendiamo come una sfida positiva. Quanto alle pensioni d’oro, abbiamo sempre detto che
contributi di solidarietà sono possibili.
Di sicuro, non si può tagliare la spesa
sociale. Una parte del Paese ha pagato
un prezzo altissimo alla crisi, chiedere a
chi ha dato meno o nulla è un’impostazione corretta. Noi pensiamo che una
patrimoniale sia una misura utile, ma se
il governo trova altre forme, siamo disponibili a valutare».
Sulla riforma degli ammortizzatori quali
sono i paletti della Cgil?
«Pensiamo ad un sistema basato sulla
cassa integrazione estesa a tutti e su un
sussidio di disoccupazione universale,
oltre ai contratti di solidarietà, utili anche perché redistribuiscono il lavoro. Il
governo sembra aver avuto un ripensamento sull’abolizione della cig, e questo
è un bene, così com’è condivisibile l’attenzione alle politiche attive finalizzate
alla ricerca di nuovo lavoro. Di sicuro
un sistema universale che non può essere senza oneri».
Partiamo dalle scelte che la Cgil giudica
positive, innanzitutto la riduzione del cuneo fiscale quantificato in 10 miliardi: un
atto di equità sociale che sarà anche funzionale alla ripresa economica?
«Quella della restituzione fiscale è una
scelta importante, e sì, anche necessaria a rilanciare l’economia. Soprattutto
se verranno mantenute le modalità di
cui si è parlato finora: se sarà strutturale avrà effetti positivi sui consumi. E
non è l’unica. Da apprezzare anche l’attenzione ai cosiddetti incapienti (chi
guadagna fino a 8mila euro). Così come
l’idea di alzare la tassazione sulle rendite finanziarie per ridurre l’Irap è una risposta con un segno politico inequivoco. Bene l’idea di creare due fondi di investimenti pubblici con obiettivi di qualità, quali la risistemazione dell’edilizia
scolastica e dell’assetto idrogeologico.
Sono punti di programma che troviamo
anche nel nostro piano del lavoro, soprattutto per il concetto che l’intervento pubblico possa essere un volano di
occupazione. Sono tutte scelte positive,
che segnano una netta inversione di rotta rispetto alle modalità adottate finora
e danno l’idea di un grande abbraccio al
mondo del lavoro. Anche se è pur vero
che ne manca un pezzo, quello dei pensionati: sono milioni solo quelli che non
arrivano a mille euro al mese. A loro,
parlato a lungo, ma è chiaro che avrebbe senso se fosse sostituivo di tutte le
forme di precarietà, e non aggiuntivo».
Iltemadeitemirestaquellodellacreazione di lavoro.
L’INTERVISTA
Susanna Camusso
IlsegretariodellaCisl,Bonanni,nonècontrario allo schema sui contratti a termine,
e chiede alla Cgil di contrastare insieme
altre formedi precarietà, false partite Iva,
co.co.pro., lavoratori senza alcuna tutela.
«Lui sostiene che il contratto a termine
sia meglio di altre forme di lavoro, e su
questo siamo d’accordo. Ma alla fine
giunge allo stesso punto, al fatto che abbiamo un’infinità di forme precarie, che
ovviamente non andrebbero aumentate, ma anzi diminuite. Questo è un grande tema che riguarda i giovani, ma non
solo: la difficoltà a rientrare nel mondo
credo sia doveroso dare delle risposte». del lavoro con qualche effettiva certezIldecretolavoroinvecepropriononvipia- za. Discutiamo, ma diamoci l’obiettivo
ce.
di ridurre drasticamente la precarietà
«Nutriamo perplessità sulla legge dele- con la legge delega».
ga, perché non ci è chiara la proposta PerilministroPolettilemisuresarannoefsull’estensione degli ammortizzatori so- ficaci, e non aumenteranno la precarietà.
ciali, e siamo contrari al decreto che re- «Insistere sull’eliminazione di vincoli è
gola apprendistato e contratti a termi- contraddittorio rispetto all’idea di invene perché non costruisce un percorso di stire sulle persone. Di questo testo non
maggiori tutele. Sull’apprendistato, si si capiscono le ragioni profonde e la logiriduce la fase formativa e si mina il prin- ca, se non quelle di tendere ad una flessicipio della riconferma del lavoratore. bilità infinita. Peraltro, per un governo
Per i contratti a termine, poi, lo schema nato all’insegna della velocità, tre anni
è quello della frammentazione, che può sono un tempo lunghissimo. Anche toportare ad un aumento della precarietà gliere l’elemento della causalità dà dave non induce ad investire sul singolo la- vero l’idea che il lavoratore sia un oggetvoratore, né nel lavoro nel suo comples- to e non una persona».
so. Dove lo vogliamo portare il lavoro? ManelfrattempoilcontrattounicoatuteVerso un’idea di stabilità, formazione, le crescenti, di cui la Cgil si è detta dispomaggiori tutele, o verso la moltiplicazio- sta a discutere, che fine ha fatto?
«Questo infatti ci lascia stupiti. Se n’è
ne di contratti ed incertezze?».
«Positive le misure su Irpef
scuola e ambiente. E l’dea
di alzare il prelievo sulle
rendite per ridurre l’Irap è
di segno politico inequivoco
Ma sul lavoro non ci siamo»
«Nell’attesa messianica che il mondo
delle imprese torni ad investire, è utile
impostare una politica di intervento
pubblico per l’occupazione di qualità.
Lavorare sull’edilizia scolastica potrebbe significare anche ragionare sulla qualità di un costruire diverso. Uno straordinario investimento sarebbe quello sul
riordino e la trasformazione dei rifiuti,
che genera innovazione tecnologica, lavoro qualificato, e contrasta la criminalità organizzata. Il messaggio per i giovani dev’essere chiaro: noi investiamo su
di loro».
Renzi ha già visto Hollande, domani (oggi,ndr)saràa Berlinocon la Merkel:come
è possibile conciliare l’idea di allentare
l’austerità in favore di investimenti e crescita con i vincoli dei patti di bilancio?
«Il problema non è solo il vincolo del 3%
del rapporto deficit/Pil, ma anche il fiscal compact. Che, già dal 2015, significherà trovare circa 50 miliardi l’anno.
Noi abbiamo sempre pensato che per
l’Europa mutualizzare una parte del debito di tutti i Paesi sia più efficace. Comunque sia, se si vuole mettere in campo una strategia di crescita, il fiscal compact va cambiato».
...
«Manca un pezzo,
i pensionati: sono milioni
quelli che non arrivano
a mille euro al mese»
Bersani torna in tv: «Sosterrò Matteo con le mie idee»
L’ex segretario Pd accolto con un’ovazione
a «Che tempo che fa»: «Contento di rivedervi...»
●
M. ZE.
ROMA
Inizia con un’ovazione il suo ritorno da
Fabio Fazio a Che tempo che fa. «Son contento anche io di rivedervi», dice Pier
Luigi Bersani, subito aggiungendo che a
preoccuparlo di più, dopo la malattia, è
stata la lettura della rassegna stampa,
«ero più di là che di qua. Ringrazio tutti i
giornali, di destra e di sinistra. Mi spiace
però che dovrete rifarlo».
Oltre la politica c’è l’umanità, riflette,
quella che ha toccato con mano anche
da parte dei suoi avversari di sempre.
Certo, la rete, il web, non sono stati teneri, «pieni di robacce», ma questo è un
male che si cura da solo. Spetta alla politica, allora, «fare uno sforzo in più per
trovare un modo combattivo ma rispettoso, ci sono avversari non nemici» dice
pensando allo scontro frontale che per
anni c’è stato tra il centrosinistra e il centrodestra di Silvio Berlusconi. Eppure
non ci sta alla lettura di quel che gli è
accaduto come una conseguenza delle
fatiche e delle amarezze che proprio la
politica gli ha riservato. «Posso smentirlo». Perché alla fine, ragiona, il Pd, il suo
Pd, è diventato un partito centrale, che
non ha vinto le elezioni, ma «che su quelle basi adesso sta dando un governo di
svolta e per come sono io questo è una
soddisfazione» e se nessuno gli riconosce un po’ di merito, «non fa niente». Tutto bene? Per niente. «Vedo un rischio»,
aggiunge, delle «fragilità», anche per la
«forma per cui si è passati da Letta a
Renzi». Un passaggio quello che Bersani
non ha condiviso - e torna a difender eil
governo Letta per alcune delle misure
decise e che oggi diventano operative
con il governo Renzi - pur avendo detto
ai suoi di non ostacolare Renzi nella famosa direzione in cui si decise il cambio
di guardia. Quello che lo preoccupa ora
è il rischio di personalizzazione del partito. La nuova generazione che sta irrom-
pendo nel Pd, dice, «deve percepire che
si immette in un’impresa collettiva»,
non può vivere il partito come un nastro
trasportatore dove scorre tutto ciò che
la società chiede. Deve esserci, per l’ex
segretario una intenzione dietro un partito.
Sulla velocità e diversità di questo
nuovo governo, di questo feeling tra
Renzi e il Paese, Bersani ha valutazione
positiva, «ci sta mettendo un atteggiamento sfidante», l’effetto «movida va bene», ma «significa anche alzare le aspettative ed è per questo che c’è bisogno
dell’aiuto di tutti e io per quanto mi riguarda ce la metterò tutta». Se appoggerà Renzi? «Da me c’è da aspettarsi lealtà
ma anche qualche opinione e consiglio»,
perché lo ripete qui dopo averlo già detto nei giorni scorsi a Montecitorio, «ho
salvato il cervello per un pelo non posso
consegnarlo così. Adesso bisogna che
me lo tenga. Bisogna aspettarsi da me
lealtà e fedeltà alla ditta ma anche qualche opinione e buon consiglio».
Nella maggioranza c’è chi sospetta
proprio i bersaniani, in asse con i lettiani, di voler rallentare l’iter della riforma
elettorale per cercare di incrinare il rap-
porto di Renzi con Berlusconi. Sospetti
che Bersani respinge perché dal suo punto di vista l’Italicum ha diversi punti di
criticità, a partire dalla mancata democrazia paritaria, «che ci vuole» perché
non arriverà mai per gentile concessione dei segretari dei partiti. Critica anche
il premio di maggioranza che un partito
potrebbe assicurarsi grazie a partiti che
però date le attuali soglie di sbarramento potrebbero restare fuori dal Parlamento. «Chi concorre al premio di maggioranza deve avere posto in Parlamento», dice. Altro punto da riguardare: la
soglia dell’8% per un partito che si presenta da solo e «che non ha eguali in Europa». Ribadisce il rispetto dei patti, ma
«non è che Berlusconi può avere l’ultima parola».
Quanto al M5S, con cui aveva inutilmente cercato un punto di contatto durante le consultazioni post-elezioni, Bersani è convinto che «farà tutto da sé» nel
perdere quei consensi clamorosi che lo
hanno fatto balzare al 25% giusto un anno fa. «Hanno deciso di avere un atteggiamento autoreferenziale, fanno la loro battaglia, ma credo che ci sia un appannamento».
RASSEGNASTAMPA
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lunedì 17 marzo 2014
POLITICA
Pinotti sugli F35: «Lecito pensare una riduzione»
La ministra della Difesa apre all’ipotesi
di rivedere gli impegni sui cacciabombardieri
● L’annuncio sulla spending review: «Chiuderemo
385 caserme». Tagli anche al personale civile
●
UMBERTO DE GIOVANNANGELI
udegiovannangeli@unita.it
Risparmiare non è sinonimo di smantellare. Più «snelli» più efficienti. È il
nuovo modello di Difesa evocato da Roberta Pinotti. F35 e non solo. La titolare della Difesa è pronta a fare la sua
parte per i risparmi e la spending review, in particolare a tagliare il personale e a chiudere 385 caserme o presidi, per poi vendere gli immobili. Lo ha
detto la ministra intervistata da Maria
Latella a SkyTg24, annunciando che entro un mese arriverà in Consiglio dei
ministri un provvedimento ad hoc e
che sarà allestita una task force attiva
12 ore al giorno «per dare risposte, per
non perdere tempo per mettere i beni
della Difesa a disposizione dei Comuni,
degli enti locali e anche dei privati. Da
tanti anni ci sono immobili fermi, risolvere questo problema non sarà semplice ma è un dovere patriottico».
CURA DIMAGRANTE
I tagli alla Difesa sarebbero già in atto:
«Abbiamo già cominciato - rimarca Pinotti -. Noi stiamo passando da un effettivo di 190mila militari a 150mila da oggi al 2024 e poi ridurremo da 30mila a
20mila il personale civile della Difesa.
Insieme a questo programma abbiamo
deciso di chiudere 385 caserme e presidi militari. Non solo penso che qualcuno possa acquistarli ma per facilitare
queste dismissioni ho intenzione di allestire una task force».
Sui cacciabombardieri F35 «è lecito
immaginare che si può ripensare, si
può ridurre, si può rivedere», dice la
ministra della Difesa, precisando che
l’ordine degli F35 prevede l’acquisto di
90 aerei. Pinotti aggiunge che prima di
tagliare o ridurre «bisogna chiedersi:
vogliamo un’Aeronautica? Dobbiamo
chiederci che tipo di difesa vogliamo,
quale tipo di protezione ci può servire.
C’è un impegno assunto dal governo,
aspettiamo la fine dell’indagine conoscitiva per prendere una decisione». «Il
tutto - sottolinea la ministra - nel rispetto del ruolo del Parlamento e delle sue
prerogative, così come previsto anche
nella stessa legge delega 244 del 2012.
Per questo, una riflessione ampia e matura sulla difesa nazionale sarà fondamentale per le scelte che abbiamo di
fronte, riflessione che solo uno strumento quale un Libro Bianco può offrire».
L’obiettivo, confidano a l’Unità fonti
bene informate, è quello di recuperare
almeno 2,2 miliardi di euro. La riduzione delle spese per gli F35 è stata indicata in questi giorni come una delle possibili coperture per finanziare il taglio
del cuneo fiscale. Secondo quanto dichiarato dal generale Domenico Esposito, capo della direzione armamenti
aeronautici, il costo del programma
F35 per l'Italia è di 14,3 miliardi di euro spalmati in 15 anni, inclusi 2 miliardi
già spesi. Ogni singolo caccia costerà
alle forze armate tricolori 74 milioni di
euro (per i 60 velivoli della variante
«Ctol», a decollo e atterraggio convenzionali) e 88 milioni di euro (per gli al-
Roberta Pinotti, Ministro della Difesa FOTO LAPRESSE
tri 30 caccia del tipo "Stovl", a decollo
corto ed atterraggio verticale da utilizzare sulle navi senza un ponte abbastanza lungo).
«Sono da sempre convinto che la pace non si costruisca né con le armi né
con le missioni militari. Le parole del
ministro della Difesa, Roberta Pinotti
sulla revisione del programma relativo
all'acquisto degli F35 vanno nella giusta direzione e colgono il senso di una
difficoltà del Paese, nel momento in
cui sta lottando per uscire dalla crisi,
nel giustificare investimenti militari così alti e così poco comprensibili per i
cittadini». Lo scrive in una nota il deputato del Pd, Enrico Gasbarra, membro
della commissione Difesa della Camera. «Sono da sempre convinto che la pace non si costruisca - conclude - nè con
le armi nè con le missioni militari». Più
problematica è la presa di posizione
del sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano, esponente del Nuovo centrodestra (Ncd): l’Italia potrebbe fare
ulteriori tagli alle forze armate, ma rimarca Alfano «c’è un punto limite che
non può essere superato». Il che riguarda anche gli F35. «Dobbiamo razionalizzare e tagliare tutto il possibile - dice
il sottosegretario - tenendo, però presente, che l’Italia fa parte di un contesto di difesa integrato internazionale».
«Auguro al ministro Pinotti di avere
maggior fortuna di quanta ne ho avuta
io che, per dismettere i beni della Difesa, avevo anche fatto approvare una
legge che non so nemmeno se sia sta
abrogata o se è ancora in vigore». Così
l’ex ministro della Difesa Ignazio La
Russa.
Ripensare, ridurre, rivedere il modello di Difesa, avendo lo sguardo rivolto a l’Europa: una scommessa su quale
vale la pena puntare.
Fra falsi follower e troll, il lato oscuro della politica 2.0
S
trumento di democrazia diretta,
pagliacciata mediatica, grimaldello per varcare (virtualmente e
non) i palazzi del potere, consolazione
per anime solitarie, brillante veicolo di
propaganda, acceleratore di populismi, simulacro della trasparenza a tutti
i costi. Il rapporto tra politica e web
non riesce ad essere incardinato in nessuna di queste definizioni. Tutte vere e
approssimative insieme. Ma non c'è da
sbatterci troppo la testa: l’arte del possibile e la panoplia comunicativa della Rete sono materie già di per sé troppo malleabili e la natura umana che esse riflettono, sa essere persino più contraddittoria.
CESARE BUQUICCHIO
Twitter @cbuquicchio
Dalla vendita di dolci porta
a porta di Obama
al Comment-storming
Nel nuovo ebook di Michele
Di Salvo tutti i trucchi della
comunicazione digitale
UNA TORTA ALLA TUA PORTA
È almeno dal 2008, dalla prima campagna elettorale di Barack Obama, che si
è compreso quanto un uso sapiente della Rete potesse influenzare le campagne elettorali e il destino dei candidati.
Ma, come ci fa notare Michele Di Salvo
nel suo nuovo libro “Politica 2.0 – La
politica e la comunicazione nell’era digitale” disponibile come e.book su Amazon.it, il web diventa vincente quando
ti fa fare in modo nuovo (e più efficiente) le stesse cose che facevi prima. La
rivoluzione web della prima campagna
Obama passava dalle vendite di torte
porta a porta e dalle gare territoriali di
coinvolgimento di donatori di fondi,
con “un posto a cena” col candidato presidente per i vincitori. Da quella campagna a oggi il rapporto tra web e politica
si è arricchito di molteplici aspetti e il
volume di Di Salvo li analizza in modo
sistematico mettendone in luce problematicità e buone pratiche. Un po’ manuale pronto all’uso di politici e organizzatori, un po’ riflessione generale sul
rapporto tra digitale e comunicazione,
scorrendo le pagine di “Politica 2.0”, oltre a Obama, incontriamo il Tea Party,
il Partito Pirata, il MeetUp e le fortune
del Movimento 5 Stelle in Italia, Albado-
rata, la nuova costituzione islandese nata dal web, Hugo Chavez e Twitter, la
rete nei contesti autoritari come Sud
America, Russia, Siria, Turchia e Cina.
LA RECENSIONE
POLITICA 2.0
LA POLITICA
E
LA
COMUNICAZIONE NELL’ERA
DIGITALE
Michele Di Salvo
LE ASTUZIE DELLA “ZONA NERA”
Di Salvo, imprenditore ed esperto di comunicazione, blogger, editorialista e
scrittore, svela trucchi e trucchetti
nell’uso della rete in modo strategico,
dai più innocenti e scontati fino ad arrivare alle pratiche della cosiddetta
“zona nera” del web. «Nella zona
“nera” possiamo fare rientrare tutte
quelle tecniche decisamente illegali come violazioni di siti web, attacchi
DDoS, vero e proprio hacking teso a
danneggiare siti software e strutture altrui o per “spionaggio informatico”, invio di mail “a nome di…” fasulle, la diffusione di notizie false, di cui si conosce la
falsità, l’uso di falsi profili a nome o di
nome simile al proprio avversario, o anche l’accusa non dimostrata che una di
queste azioni venga compiuta da un
concorrente». Siamo già ben lontani
dalle torte porta a porta di Obama. Altrettanto interessante è l’analisi delle
cosiddetta “zone grigie” della comunicazione web. Come il CrossBlogging,
quando ad esempio una notizia viene
pubblicata su un blog anonimo o creato
ad hoc per pubblicarla (e non direttamente riconducibile a quella parte politica), semmai in forma anonima, salvo
poi “contribuire a rilanciare” quella notizia dicendo candidamente «questo
blog ha detto che…».
QUANTO È SPONTANEA LA RETE?
In misura speculare il ForcedReBlogging, ovvero un sistema quasi automatico per cui un post viene sistematicamente rilanciato da una rete di blog e
siti apparentemente non collegati tra loro, alle volte usando semplicemente dei
feed o rss, per accrescere la visibilità e
la percezione di autorevolezza di una
certa notizia o informazione. Parliamo
di CyberShilling quando persone – normalmente freelance – vengono impiegate per «postare commenti favorevoli o
propagandistici» in rete, generalmente
su blog o siti di riferimento, spesso
usando nick-name di fantasia, semmai
associati a profili Twitter o Facebook.
Questa tecnica nasce per le esigenze
commerciali di alcune aziende per
“parlare bene in rete” dei propri prodotti o per limitare l’effetto di commenti
L’ESTRATTO
Quando gli amici «veri» vengono sostituiti con i fan
«Il rischio più diffuso è quello di perdere
inconsciamente contatto con la realtà,
con le persone vere: fare cioè una
selezione delle dinamiche relazionali e
ricavare una “rubrica per sottrazione”»,
scrive Michele Di Salvo nel suo libro,
annotando le conseguenze della
«distorsione ottica della realtà» operata
dal web. «Un esempio concreto. Se io
avevo 100 persone con cui mi
relazionavo nella vita vera - spiega - e
poi attraverso i social ne raggiungo altre
10.000, e se queste sono
tendenzialmente “a me affini”, da queste
mi sento stimato, apprezzato, può
nascere in me la tendenza selettiva a
dire “ma chi me lo fa fare a frequentare
ancora quelle 40 persone che invece mi
trattano come una persona normale e
mi criticano quando “il resto del mondo”
mi fa sentire al centro dell’attenzione?”
Manicheo? Eccessivo? Troppo
‘patologico’ per essere un fenomeno
diffuso? Allora provate a misurare
quante persone “avete perso”,
tralasciato, sostituito, in due o tre anni di
vita social, e provate a verificare quante
persone nuove sono entrate nella vostra
vita reale dai social network. Forse
scoprirete che quelle “nuove” sono
“vostri fan” e quelle che ne sono uscite
spesso sono quelle che maggiormente
vi mettevano in discussione».
sgradevoli, e nondimeno è di efficace
impiego anche nella comunicazione politica. C'è poi il Comment-Storming, ovvero un’attività più o meno coordinata
massiva di commenti di più utenti, in
rapida successione sotto un articolo, un
video, un post. La forza di questo strumento risiede in almeno due caratteristiche: la prima, è quella di apparire come una forma di azione spontanea, di
attivisti “numerosi” (anche quando basta vedere un minimo di storico e scopriamo che un gran rumore viene fatto
da qualche decina di soggetti, e sempre
più o meno gli stessi), e la seconda, che
quando un determinato contenuto viene condiviso, “trascina” inevitabilmente con sé anche i commenti, e questo ci
riporta alla funzione essenziale di avere una strategia di risposta. Infine, ci
sono i Troll, profili che interagiscono
con gli altri utenti tramite messaggi
provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo
di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi; i Fake, profili falsi,
contraffatti, che nascondono identità o
ne imitano altre (discorso diverso e altrettanto interessante quello relativo ai
falsi follower dei politici su Twitter: da
Renzi a Grillo); e i Botnet, macchine e
profili artificiali che compiono azioni
programmate: si va dallo spam di messaggi privati via Twitter, all’invio di
mail automatiche.
DISTORSIONE OTTICA
L’analisi di Di Salvo ci svela così quanto
sia ormai profonda la distanza tra le ingenue premesse egualitarie, orizzontali, spontaneistiche e reticolari del web e
una realtà fatta di controllo, strategie,
investimenti economici e tecnologici.
«Qualsiasi sia il nostro ruolo e lavoro, e
qualsiasi sia la posizione politica, la rete ha comunque in sé un forte elemento
di distorsione ottica della realtà, sia da
un punto di vista qualitativo che quantitativo», scrive Di Salvo.
RASSEGNASTAMPA
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lunedì 17 marzo 2014
ECONOMIA
ANDREA BONZI
@andreabonzi74
Due o tre mesi per pagare il “grosso”
dei debiti della Pubblica amministrazione, completando poi l’opera poco
dopo l’estate. Il presidente della Cassa depositi e prestiti (Cdp), Franco
Bassanini, precisa la roadmap che, nei
piani del governo, porterà al saldo degli arretrati degli enti pubblici alle imprese.
Un handicapalla ripresa che ha messo in difficoltà migliaia di aziende e a
cui l’ex premier Enrico Letta aveva
cercato di rimediare, senza però riuscire a centrare pienamente l’obiettivo. «Per quanto ne so io - confida Bassanini, intervistato da Lucia Annunziata su RaiTre a In mezz’ora - Letta
era assolutamente favorevole, ma ci
sono state una serie di obiezioni da
parte dell’amministrazione del ministero dell’Economia e Finanze, timoroso che si evidenziasse un debito che
l’Europa non voleva emergesse». Una
preoccupazione che, secondo Bassanini, oggi non ci sarebbe più. Anzi, la
procedura di infrazione inoltrata
dall’Ue nei confronti del nostro Paese
(peggior pagatore del continente, che
esige il saldo entro 30 giorni dall’emissione della fattura) dimostrerebbe
proprio «che l’Europa, a condizione
di star dentro al 3% del rapporto debito/Pil, vuole che quelle risorse vengano erogate», sostiene il dirigente.
Pa, le coperture ci sono:
debiti saldati entro l’estate
Il presidente della Cdp Franco Bassanini conferma la road map di Renzi
per la quota di parte corrente ● E rivela: il piano di Letta bloccato dal Tesoro
●
Rimborsi debiti della Pa, dati aggiornati al 26 febbraio 2014
Fonte ministero Economia e Finanze
IL SALDO IN DUE MOSSE
Come farlo? Due le linee di intervento. La prima - che probabilmente sarà
attuata per decreto, anche se nel governo ci si sta ancora ragionando - riguarda i debiti della pubblica amministrazione di parte corrente, con cui
gli enti pagano sostanzialmente i servizi di manutenzione e simili. Il premier Matteo Renzi ha parlato di altri
68 miliardi da saldare entro l’estate.
Questo denaro sarà distribuito «molto prima della fine di luglio, anche perché già conteggiato nel tetto deficit/
Pil», conferma Bassanini.
Gli enti non potranno più tenere
nel cassetto le fatture dei fornitori
che hanno erogato beni e servizi, ci
sono solo tre possibilità: «O pagano, o
contestano la fattura, oppure, non essendo in grado di saldarla, la certificano, cioè la riconoscono e chiedono
una dilazione del pagamento - scandisce il dirigente -. Se le amministrazioni non fanno nessuna di queste cose,
ne risponde il funzionario responsabile e si paga una penalizzazione».
Sulle fatture non pagate (ma certificate) fino al 2013 «viene emessa una
garanzia dello Stato - continua Bassanini -. Le banche sono disponibili a
comprare i crediti dalle imprese, senza sconto o comunque non superiore
al 2%, cancellando o diminuendo il debito delle aziende». A questo punto
l’imprenditore non è più in debito, e
la banca è creditrice verso lo Stato, un
pagatore meno rischioso del privato.
Qui entra in gioco la Cassa depositi e
prestiti, che a sua volta può acquistare il debito della banca, nel caso questa non venga rimborsata (si cercherà
di concordare una ristrutturazione in
5 anni): l’ente guidato da Bassanini,
infatti, ha tempi più lunghi e modalità
più convenienti per il saldo. Ovviamente bisognerà avere un fondo di garanzia dello Stato. «Ogni anno - chiude il ragionamento Bassanini - la legge prevederà che la Cdp stabilisca un
plafond di risorse. Penso che, essendo
il nostro un intervento finale, non serviranno più di 2-3 miliardi l’anno per i
cinque previsti dalla ristrutturazione».
La seconda linea di intervento attiene ai debiti in conto capitale, che riguardano gli investimenti più a lungo
termine delle amministrazioni: la stima parla di una cifra compresa fra i 5
e i 10 miliardi di euro. «Qui i tempi
sono più lunghi - ammette Bassanini perché nel momento in cui vengono
pagati è necessario trovare le coperture», in modo da non sforare il tetto del
3%. Tuttavia il dirigente ritiene «credibile» la data del 21 settembre fissata
dal premier Renzi.
CIÒ CHE È STATO FATTO
IL CASO
Milano Assicurazioni passa ad Allianz
Il colosso tedesco Allianz compra
gli asset ex Milano Assicurazione da
UnipolSai. Nella trattativa - limata
fino all’ultimo minuto per mettere a
punto i dettagli tecnico-legali
dell’accordo - il prezzo è stato
fissato in 440 milioni di euro (oltre
600 milioni di dollari), per attività
che comprendono 1,1 miliardi di
premi nel ramo danni (dati 2013),
729 agenzie e 500 addetti.
L’ufficialità della cessione, che era
richiesta a UnipolSai dall’Antitrust,
è arrivata in un comunicato del
secondo gruppo assicurativo
italiano, in cui si legge, appunto,
dell’accordo di cessione del vasto
ramo d’azienda.
«L’accordo raggiunto con Allianz,
in linea con le condizioni di
mercato, tutela gli stakeholder di
UnipolSai - ha commenta
l’amministratore delegato Carlo
Cimbri - e consente al gruppo
Unipol di adempiere alle misure
straordinariamente rigorose
imposte dall’Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato in
occasione del salvataggio del
gruppo Fondiaria-Sai».
E proprio l’ok delle autorità
competenti è atteso adesso per
completare la transazione: fonti di
stampa ipotizzavano una
maxi-multa nel caso l’Authority non
fosse soddisfatta dell’entità e della
quantità della cessione. Pur
perdendo il 2,7% alla vigilia
dell’accordo, il titolo del gruppo
bolognese è cresciuto del 60%
dalla fine dell’estate e del 27%
dall’inizio del 2014.
Qual è lo stato dell’arte dei pagamenti
alle imprese? Lo stanziamento complessivo dei governi precedenti era di
47 miliardi, di cui 22,8 sono già finiti
nelle mani delle aziende che vantavano i crediti. Sul suo sito, il ministero
dell’Economia e delle Finanze mette
anche la divisione, ente per ente: 3 miliardi erogati dallo Stato, 12,9 dalle Regioni e dalle Province autonome, 6,8
da Comuni e dalle strutture provinciali.
La stima delle necessità è meno
precisa. Qualche calcolo l’ha fatto,
proprio ieri, Unimpresa, che elaborando dati di Mef, Istat e Banca d’Italia, quantifica gli arretrati in circa
69,5 miliardi. Una sofferenza che riguarda oltre 215mila aziende, il 5%
del totale italiano: ben 109mila sono
nel comparto dei servizi. In molti casi,
sottolinea l’associazione, i ritardi nel
saldo dei debiti hanno portato al licenziamento di dipendenti, all’avvio di
procedure di crisi, o addirittura al fallimento delle attività coinvolte.
«Rinegoziare il Fiscal compact, delicato ma inevitabile»
ANDREA CARUGATI
ROMA
Filippo Taddei, 38 anni, economista bolognese e responsabile economico Pd da
tempo proponeva una riduzione dell’Irpef
come primo passo necessario. L’aveva fatto alle primarie con Civati, a Renzi l’idea
era piaciuta e l’ha chiamato in segreteria.
Ora quel disegno sta muovendo i primi
passi.
«Non voglio certo prendermi meriti non
miei. La decisione è di Renzi. Sono ben
felice di osservare che la sinistra di questo
Paese si impegna con la più grande riduzione fiscale degli ultimi vent’anni e parte
dai lavoratori dipendenti, che sono i contribuenti più fedeli e vanno premiati. La
stella polare è questa, i loro interessi vengono messi davanti a tutto e il resto si
muove di conseguenza. In passato, nei
momenti di difficoltà, lo Stato metteva le
mani nelle tasche di queste persone per
tappare le falle: c’è un ribaltamento della
logica. L’obiettivo primario è premiare il
lavoro, poi certo ci aspettiamo dei vantaggi sulla crescita. La Cgia di Mestre stima
che il 90% di questa restituzione vada in
consumi: io sono più prudente, però la
stragrandemaggioranza di quei 10 miliardi andrà a stimolare la domanda interna».
Sulle coperture restano dei dubbi. Pare
più probabile che l’Europa ci consenta di
usarelalevadeldeficitperpagareidebiti
dellaParispettoallariduzionedelcuneo.
«Dei 60 miliardi di debiti, la stragrande
maggioranza è già conteggiata nel deficit.
La piccola parte che riguarda gli investimenti viene invece conteggiata nel momento in cui viene pagata. Se anche comportassero, e non è affatto sicuro, cambiamenti del deficit sopra il 2,6% sono certo
che la Commissione Ue sarà molto tollerante, visto che è proprio Bruxelles che ci
chiede di pagare in tempi brevi».
Eilgrossodeldebitocomeverràpagato?
«Gli strumenti esistono, si potrà fare con le
banche private e con il sostegno della Cassa depositi e prestiti. Le parole di Bassanini sono state molto chiare su questo».
Sul cuneo dove troverete le coperture?
«Per il 2014 servono circa 6 miliardi, visto
che la misura partirà da maggio: 3 di questi derivano dalla spendig review, come ha
spiegato il commissario Cottarelli. Altri
1-2 miliardi arrivano da una spesa per interessi più bassa grazie al calo degli spread.
Poi ci sono leentrate che derivanodal rientro dei capitali all’estero, la “volontary disclosure”. L’ex ministro Saccomanni stimava i ricavi straordinari fino a 8 miliardi.
Anche con una stima più prudente, con
.. .
«Prelievo sulle pensioni:
le ipotesi allo studio
riguardano
una persona su venti»
rassicurare i pensionati che l’eventuale
provvedimento riguarderebbe una persona su 20, una piccola platea di pensionati
con assegni elevati».
L’INTERVISTA
Filippo Taddei
Qualirisultaticisipuòaspettareragionevolmente da questo viaggio europeo
del premier?
Il responsabile economico
Pd: «Nessun Paese può
reggere tagli per 50 mld
l’anno». Benefici fiscali: «In
seconda battuta intervenire
su pensionati e autonomi»
questi tre capitoli ci sono le risorse per finanziare la riduzione Irpef per il 2014. Il
pianocomplessivo prevede a regime un taglio di spesa di 20 miliardi l’anno, 10 già
nel 2015. Credo che di fronte a una riforma della spesa di questa portata,sia legittimo aspettarsi dai partner europei una certa dose di cooperazione».
Nel futuro, quando il risparmio a regime
sarà di 20 miliardi l’anno, ci sarà un’altra
sforbiciata sulle tasse?
«Noidobbiamo recuperareun differenziale di tassazione su lavoro e imprese di 2
punti di Pil, circa 30 miliardi. Se tra tre
anni saremo riusciti a recuperare due terzi di questo differenziale avremo vinto la
nostra scommessa. Non siamo davanti a
provvedimenti tampone ma ad una vera
ristrutturazione della spesa pubblica».
I benefici toccheranno le categorie fino-
ra escluse?
«La mia opinione è che in seconda battuta occorra intervenire sui lavoratori
autonomi e i pensionati».
Iprovvedimentisuicontrattiaterminerischiano di produrre più precarietà?
«Sui contratti a termine il decreto serve
sostanzialmente a ridurre i contenziosi,
non cambia la durata dei contratti ma solo la necessità di una motivazione. C’è
dunque una minore incertezza per i datori di lavoro. Gli interventi di razionalizzazione del contratto di apprendistato mi
paiono utili a rilanciare questo strumento, che in Germania è molto efficace. È
vero che il contratto di unico è rimasto in
secondo piano. Mi aspetto che il governo
se ne occupi al più presto».
Il prelievo sulle pensioni ci sarà?
«Ci sono delle ipotesi allo studio. Vorrei
«Ci si può aspettare cooperazione dai nostri partner. A differenza di quanto sostiene la propaganda antieuropeista, in Europa c’è grande attesa e fiducia verso di noi.
Francesi, tedeschi e anche inglesi non vedonol’ora di avereachefare con ungoverno italiano che presenta e realizza un serio piano di riforme».
Nel concreto?
«Sono convinto che di fronte a fatti concreti l’Europa ci sarà tutto il sostegno del
caso, sia sotto il profilo del deficit che di
una rinegoziazione del Fiscal compact.
L’idea di un’Italia depressa e di un’Europa costrittiva è una retorica utile a chi non
vuole cambiare nulla. I partner Ue hanno
problemi simili ai nostri, e sono pronti a
sostenerci».
È immaginabile una proposta italiana di
rinegoziazione del Fiscal compatc?
«Il rientro dal debito si può ottenere con
la riduzione delle spese o con l’aumento
della crescita. Quest’ultimo fattore è decisivo come correttore del debito pubblico.
Nessun Paese potrebbe reggere a tagli di
spesa per 50 miliardi l’anno, come sono
previsti dal Fiscal compact. Sarà un negoziato molto delicato ma inevitabile».
RASSEGNASTAMPA
8
lunedì 17 marzo 2014
POLITICA
Fi non si ferma:
«Il Cav candidato»
Gasparri: «Ha diritto
ad essere in campo, ci
batteremo per questo»
● Il Giornale lancia
una raccolta di firme
Rotondi: «Serve una
mobilitazione di base»
● La ministra Pinotti:
«Spero sia solo
una provocazione»
●
CATERINA LUPI
ROMA
Forza Italia non cede di un millimetro sulla candidatura di Silvio Berlusconi e nonostante la condanna all’interdizione dai pubblici uffici pronunciata dal tribunale di Milano e confermata dalla Corte di Cassazione, lancia una massiccia campagna di sostegno al suo leader.
Dopo l’intenzione annunciata
dall’ex premier in persona, ieri è stato il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri a rilanciare: «Noi poniamo una questione di democrazia e di
libertà. Berlusconi è il leader che guida e rappresenta il centrodestra e ha
il diritto di essere in campo alle elezioni europee. Ci batteremo per questo.
E lo faremo per dare forza a un voto
utile, per cambiare le regole europee,
per fare le riforme in Italia, per evitare che l'Italia torni indietro ai ricatti
dei partitini, per evitare che Renzi tassi di più casa, pensione e risparmio».
Il quotidiano di famiglia intanto avvia una raccolta di firme per «Berlusconi candidato». Lo slogan ieri era
già nel titolo di apertura de Il Giornale: «Disobbediamo», perché «chiedere a Berlusconi di ammettere un reato che lui ritiene di non aver commesso è solo l’ultima di una serie di inaudite violenze», e il Cav «non è uomo
da sottomissioni», ha scritto Alessandro Sallusti in prima pagina. Gianfranco Rotondi, il forzista nominato
“premier ombra”, invece promuove
la richiesta di grazia e la raccolta di
firme promossa a tal fine dalla San-
tanché. «Al di là del merito giuridico
è necessaria una mobilitazione di base che evidenzi lo scandalo di un Paese democratico in cui col pretesto della pena si chiude la bocca a chi rappresenta l’opposizione e l’alternativa»,
dice Rotondi. Mentre il senatore azzurro Lucio Malan se la prende coi
Democratici. «Le reazioni di troppi
esponenti del Pd all’annuncio della
possibile candidatura di Silvio Berlusconi dimostrano la paura di perdere
le elezioni nonostante l’appoggio dei
media», sostiene lui, ricordando i 10
milioni di preferenze raccolte
dall’amico Silvio alle europee, e poi
prosegue senza pudore: «Più in generale sembra che essi vogliano restringere il più possibile gli spazi democratici: dal leader avversario messo fuori
dal Senato violando ogni regola alla
giunta della Regione Piemonte, fatta
cadere nonostante abbia vinto le elezioni, dalla frenesia nell’abolire non il
Senato e le province, ma solo le relative elezioni»
Anche dal centro arriva un monito
all’indirizzo del Partito democratico.
«Troppo nervosismo non fa bene al
Pd. Se all’annuncio della candidatura
di Berlusconi la reazione è isterica e
scomposta significa che manca quella maturità che consente di distinguere la propaganda dalla politica», avverte il segretario dell’Udc Lorenzo
Cesa, annunciando che Udc e Popolari per l’Italia si presenteranno alle europee con una lista comune.
Sulla possibile candidatura del Cavaliere interviene anche la ministra
della Difesa, Roberta Pinotti. «Mi auguro - ha affermato la ministra a
Skytg24 - che quella di Berlusconi sia
solo una provocazione. La legge Seve-
.. .
Nunzia De Girolamo
(Ncd): «L’affetto per Silvio
non si cancella, firmerei
la richiesta di grazia»
.. .
L’Udc se la prende col Pd:
«Troppo nervosi, non
sanno distinguere la
propaganda dalla politica»
rino è stata votata in Parlamento anche dal suo partito».
Nel frattempo, come a fare da contrappunto alle polemiche, Alfano
commenta: «Siamo molto maltrattati
dagli organi di comunicazione del
presidente Berlusconi, perché abbiamo separato la nostra strada dalla
sua, ma noi non l’abbiamo fatto con
malanimo». E tra i suoi, Fabrizio Cicchitto, intervistato dal Mattino, attacca: l’annuncio del Cav è pura propaganda, in ogni caso «dal punto di vista
giudiziario ha la mia piena solidarietà, ma dal punto di vista politico il
mio totale dissenso. Siamo noi, del
Nuovo centrodestra, i veri continuatori della linea che Berlusconi definì dopo le politiche del 2013». Proprio dalla compagine alfaniana arriva però
l’esternazione della nuova capogruppo alla Camera, Nunzia De Girolamo,
che esclude di poter tornare con Fi
ma annuncia di essere disponibile a
firmare la richiesta di grazia, perché,
dice, «il mio affetto per Berlusconi
non si cancellerà mai».
Il Mattinale, la nota politica redatta dallo staff del gruppo di Forza Italia alla Camera commenta con toni
provocatori la posizione dell’alfaniano Sacconi sul piano per il lavoro.
«Ha ragione, non va toccato: la flessibilità dà lavoro, la rigidità lo toglie.
Ed è bello minacciare la crisi sul punto, se così non dovesse essere. Domandina: la stabilità è un bene assoluto o
un alibi per sacrificare Berlusconi?
La storia del Ncd dice: buona la seconda».
Una guerra, quella tra Forza Italia
e il Nuovo centrodestra, che fa pensare a un derby su quale sia il voto utile
alle europee. E secondo il capogruppo di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza
«chi li vota non solo fa una cosa inutile ma anche dannosa. Entrambi i partiti, infatti, faranno parte del Partito
popolare europeo, proprio quello in
cui detta legge la Merkel. Ecco perchè chi vota Berlusconi o Alfano, non
vota per l’Italia ma per la Germania e
rafforza la cancelliera tedesca». Parola di Fdi, mentre Berlusconi si guadagna il titolo, affibbiatogli da Beppe
Grillo, del «più grande contapalle tra
i presidenti del Consiglio», come ha
titolato un post pubblicato sul suo
blog, nel quale svela gli esiti di un sondaggio lanciato tre giorni fa.
IL LUTTO
Addio a Giulio Spallone, onorevole partigiano
È morto a 94 anni Giulio Spallone,
dirigente del Pci e deputato per le
prime quattro legislature della
Repubblica. Era nato a Lecce dei Marsi
(L’Aquila) l’11 settembre del 1919 ed era
il fratello dell’ex sindaco di Avezzano
(nonché medico di Togliatti) Mario
Spallone. Ancora studente era entrato
nell’organizzazione comunista
clandestina. Venne arrestato nel 1939
insieme ad altri militanti comunisti e
condannato a 17 anni di carcere dal
tribunale speciale fascista. Dopo l’8
settembre del ’43 è stato partigiano in
Abruzzo. Eletto deputato nel 1948
rimase in Parlamento per quattro
legislature. Nel 2007 Ciampi lo ha
insignito dell’onorificenza di Grande
ufficiale della Repubblica. Negli ultimi
anni ha continuato l’attività politica
come presidente dell’Anppia,
l’Associazione nazionale perseguitati
politici italiani antifascisti, e militando
nel Pd.
Grillo: se vinciamo alle Europee si sciolgano le Camere
L’ossessione del leader: «Se perdiamo lascio»
E fissa la soglia minima: eleggere 20 eurodeputati
●
ANDREA CARUGATI
ROMA
Le europee del 25 maggio ormai sono
diventate un’ossessione per Beppe Grillo. La prova del nove, probabilmente
un test sulle possibilità di sopravvivenza del M5s per come lo abbiamo conosciuto finora: e cioè con Grillo e Casaleggio saldamente ai vertici. «Se gli italiani votano ancora questa gente qua io
me ne torno a casa», ha ribadito il Capo
in più occasioni. A maggio l’ex comico
si gioca tutto. Di qui la strategia delle
ultime settimane: espulsioni per tutte
le anime critiche, opposizione durissima, nessuna disponibilità a discutere
di riforme che, cambiando il Paese, potrebbero togliere nutrimento ai sentimenti anti-politici.
Più della casta italiana, il vento che
Grillo intende sfruttare è quello anti-europeo. Di qui il tour a pagamento
«Te la do io l’Europa» che sarà l’ossatu-
ra della sua campagna elettorale: otto
date tra il primo e il 14 aprile, si parte a
Catania e si chiude a Roma. Di qui la
scelta sua e di Casaleggio di andare in
tv, e il guru sabato ha confermato questa ipotesi. E anche la decisione di mandare in piazza i fedelissimi nelle prossime settimane: da Luigi Di Maio a Roberto Fico a Di Battista. I nuovi leader
in erba che Beppe elogia pubblicamente nelle piazze, che vanno con lui a Milano da Casaleggio (insieme a un’altra
quindicina di ortodossi tra cui Nuti, Taverna, Crimi, Lombardi, Morra e Santangelo) per discutere della strategia e
allenarsi per piazze e tv. Ormai è tutto
...
«Il Fiscal compact va
eliminato. In caso
contrario obbligatorio
uscire dalla moneta unica»
allo scoperto, tutto palese: ci sono i prescelti, gli espulsi e la truppa ai margini
che mugugna ma non si espone. E se
altri alzeranno la voce sono pronte nuove espulsioni. «Siamo in guerra».
Sabato la sparata: «Con la Merkel ci
parlo io». Ieri il messaggio a Napolitano: «Se il M5S si affermasse come primo gruppo politico, il presidente della
Repubblica non potrebbe più tirare a
campare con i suoi giochi di Palazzo,
dovrebbe sciogliere le Camere e indire
nuove elezioni». Una richiesta priva di
qualunque legittimità (finché c’è una
maggioranza il governo non cade), ma
certamente densa di significato politico. Se il M5S dovesse vincere il quadro
politico italiano sarebbe certamente
destabilizzato. «Le europee di fatto sono diventate elezioni nazionali», scrive
Grillo. Che fissa a 20 la soglia minima
di eurodeputati da conquistare a maggio «per far saltare gli attuali equilibri».
Il programma è molto netto: eliminazione del Fiscal compact, e gli eurobond. «Se la Ue rifiuterà queste richieste è obbligatorio uscire dall’euro, non
c’è scelta, il M5S farà un referendum
per ritornare alla lira e per riprenderci
la nostra sovranità monetaria».
Un programma che s’incrocia con
quello della Lega. «Beppe Grillo getti
la maschera e ci faccia sapere cosa pensa davvero sull’Euro», dice il leader
Matteo Salvini da Milano dove ieri ha
riunito gli Stati generali del Carroccio.
«Sediamoci intorno a un tavolo e parliamo del futuro dell’Europa». Salvini racconta che sabato sera ha incrociato alcuni esponenti M5S in un albergo di Milano. «Alcuni di loro sono passati a salutarci, abbiamo scambiato qualche battuta e gli ho regalato il nostro libro
“Basta euro”. Li ho visti molto interessati alla nostra proposta. Ora voglio capire: il loro capo cosa ne pensa? È pronto a un confronto serio su questo tema
o sull’Euro farà marcia indietro come
già fatto in passato? Noi non cerchia-
.. .
Il leghista Salvini chiede
un incontro: «Beppe
ci faccia sapere cosa
pensa davvero dell’Euro»
mo e non abbiamo bisogno di aiuti, ma
la moneta unica sta uccidendo l’economia dell’Italia. Uscirne subito è una
priorità. Quindi se ci sono anche altri
soggetti che, pur marciando separati,
vogliono raggiungere lo stesso obiettivo, non possiamo che esserne contenti.
Voglio però capire se abbiamo di fronte persone serie o parolai». Salvini ribadisce di voler incontrare Grillo «per
lanciare con lui una sfida sui progetti».
Ma è scettico sul referendum proposto
dall’ex comico: «La Costituzione lo impedisce».
Sul blog di Grillo intanto arrivano i
risultati del sondaggio sul premier
«più contapalle della storia repubblicana. Purtroppo per Beppe, Berlusconi
vince su Renzi, «ma solo per mille voti»
spiega il blog. Hanno votato in 30mila:
12.446 (42%) hanno scelto il Cavaliere,
contro gli 11.657 (40%) del leader Pd.
Seguono Monti e Prodi con circa 800
voti a testa, poi D’Alema con 700 ed
Enrico Letta con 323. Segno che, nonostante la durissima campagna del blog
contro l’esecutivo Letta, anche i militanti del M5S lo considerano una persona che non mente.
RASSEGNASTAMPA
9
lunedì 17 marzo 2014
Arci, ci vorrà un congresso bis
C
ongresso da rifare.
Quattro giorni di assemblea, un centinaio di interventi, decine di riunioni spontanee a margine
dell’assise principale non sono bastati. L’Arci, chiamata per la prima volta a scegliere tra due candidati alla
presidenza, è rimasta a metà del guado. Impossibile mettersi d’accordo
sulla composizione del Consiglio nazionale; ancora più difficile, per una
parte dei delegati, metabolizzare la
richiesta di voto segreto avanzata
dai sostenitori di uno dei due aspiranti alla presidenza. Applausi unanimi solo per Ibrahim, un bimbo piccolissimo sfuggito al controllo della
madre, che si è impadronito del microfono e ha arringato la platea con
parole incomprensibili ma che gli sono valse la nomina a presidente per
acclamazione. Il gigante dell’associazionismo - oltre un milione e centomila soci, diciassette comitati regionali, 116 comitati provinciali, quasi
cinquemila circoli diffusi su tutto il
territorio - è ora affidato a un comitato di reggenza composto da Paolo
Beni, presidente uscente, e da un
rappresentante per ogni comitato regionale.
L’organismo gestirà l’ordinaria
amministrazione e la convocazione
entro giugno di una nuova assemblea congressuale. Dietro l’impasse,
c’è quella che molti delegati defini-
L’ex presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi
FOTO LAPRESSE
.. .
Ora un comitato
di reggenza dovrà
provvedere all’ordinaria
amministrazione
«Leggete il Vangelo
ma attenti sul bus...»
● Francesco visita una
parrocchia alle porte
di Roma: «Ascoltiamo
tante chiacchiere
ma la parola di Dio?»
GIGI MARCUCCI
gmarcucci@unita.it
A Bologna l’assise
non trova l’accordo
sulla composizione
del consiglio nazionale
Tutto rinviato a giugno. Per
la prima volta c’erano due
candidati alla presidenza
scono una questione organizzativa, ma
che per altri è principalmente politica.
Filippo Miraglia, uno dei due candidati
alla presidenza, chiede di riequilbrare
la rappresentanza all’interno del Consiglio nazionale dando più spazio ai territori poveri, con meno circoli e Case del
popolo, ma dove spesso l’Arci è protagonista di battaglie politiche fondamentali come quella contro la criminalità organizzata e per la legalità. Sull’altro fronte, rappresentato da Francesca
Chiavacci, c’è la forza numerica di
un’organizzazione profondamente radicata sul territorio, soprattutto in Emilia-Romagna e in Toscana.
Paolo Beni conferma: l’obiettivo finale avrebbe dovuto essere una maggiore perequazione tra regioni a maggiore radicamento e quelle dove la forza dell’Associazione viene soprattutto
«da un approccio più militante».Sullo
dre - ha detto rivolto a se stesso a nome
dell’immaginario interlocutore - io
ascolto tanto. Ascolti, sì, ma cosa? Le
chiacchiere delle persone, la tv, la radio», è stata la risposta di Bergoglio.
«Prendiamo ogni giorno un po’ di tempo per ascoltare la parola di Gesù, a casa abbiamo il Vangelo per nutrirci: è il
pasto più forte per l’anima. Dobbiamo ha concluso - prendere ogni giorno alcuni minuti per nutrirci della Parola del
Vangelo».
GIORNATA DELLA MEMORIA
GIUSEPPE VITTORI
ROMA
«Vi suggerisco di avere sempre con voi
un Vangelo, piccolino, e leggerlo quando avete un minuto, magari anche nel
bus quando è possibile. Cioè, se non
dobbiamo essere costretti a mantenere
l’equilibrio, e anche a difendere le tasche...». Papa Francesco si è rivolto così alla comunità parrocchiale di Setteville di Guidonia, alle porte di Roma.
Nell’omelia della messa, il Pontefice è
tornato sulla raccomandazione fatta
all’Angelus di una maggiore familiarità
con la Parola di Dio: «Il Vangelo - ha
detto - sia sempre con noi. I martiri come santa Cecilia portavano sempre il
Vangelo».
Per ascoltarlo i fedeli della parrocchia di Santa Maria dell’Orazione sono
anche saliti sui tetti delle case vicine.
Dalle prime ore del pomeriggio, nei dintorni della Chiesa, in tanti hanno fatto
provviste di bandierine, magliette, rosari, foulard per ricevere a festa il Pontefice, che al suo arrivo li ha salutati.
«Quali sono - ha chiesto ai fedeli della frazione di Guidonia - i compiti principali del cristiano? La messa domenicale? Il digiuno? L’astinenza? No - ha affermato Francesco - il primo compito è
ascoltare la Parola di Dio che fa più forte e robusta la nostra fede». Il Pontefice
ha anche rappresentato in poche battute il colloquio con un penitente: «Ma pa-
IL CASO
Papa Francesco
.. .
Il Pontefice venerdì
incontra i familiari
delle vittime
della mafia
Tra gli appuntamenti in agenda per
questa settimana c’è quello organizzato per venerdì, quando Papa Francesco
incontrerà i familiari delle vittime innocenti delle mafie, alla vigilia della XIX
«Giornata della memoria e dell’impegno» promossa ogni anno dall’Associazione Libera di don Luigi Ciotti. L’incontro avverrà tra quattro giorni nella
Chiesa di San Gregorio VII, a poche decine di metri dalla Città del Vaticano e
in particolare dall’ingresso del Perugino che è nei pressi della Domus Santa
Marta dove Francesco risiede.
Ha detto don Luigi Ciotti riferendosi
all’appuntamento: «Grande la gioia di
centinaia di familiari delle vittime innocenti di mafia che, pur avendo, molti di
loro, altri culti, altri riferimenti, hanno
gradito questo pensiero e lo sentono
profondamente dentro. Attendono una
parola, ancora una volta, forte, come
quella che Francesco sa dare, che dica
con chiarezza di nuovo che il Vangelo è
incompatibile con l’illegalità, la corruzione e le mafie». Per il fondatore di Libera «è molto bello che Francesco partecipi alla lettura di tutti i nomi delle
vittime questo 21 marzo, primo giorno
di primavera. Questa lettura, che viene
fatta da tanti anni in tutti i luoghi d’Italia, verrà fatta a Roma con Papa Francesco, che è stato subito disponibile». Il
sacerdote sottolinea: «Non dobbiamo
dimenticarci, infatti, che il 70 per cento
dei familiari delle vittime innocenti di
mafia non conosce la verità. Questo
Pontificato parla di una Chiesa più libera da qualunque forma di potere economico e politico e, soprattutto, di una
Chiesa profetica».
sfondo un’assenza della politica, riconosciuta da entrambi i candidati e dal
declino di grandi movimenti come quelli no global e per la pace. Ora l’Arci balla da sola, spiega Beni, e spesso svolge
compiti di supplenza perché sempre
meno automatici diventano i riferimenti a partiti e sindacati. «Qui dentro - aggiunge il presidente, succeduto nel
2004 a Tom Benetollo, leader carismatico delle battaglie per la pace - c’è gente che ha sostituito l’impegno nel partito con quello nei circoli». Nell’intervento di apertura, il presidente uscente è
stato chiarissimo: «C’è bisogno di una
scossa che la politica, immersa in una
crisi senza precedenti, non riesce a dare. L’inizio di questa legislatura ha visto precipitare su un ripido piano inclinato la fiducia dei cittadini nei partiti e
la stessa credibilità delle istituzioni. Il
problema è serio, e non si può pensare
di esorcizzarlo gridando all’antipolitica».
Che sarebbe stato un congresso difficile e soprattutto teso lo si era capito
fin dall’inizio. L’Arci, l’Associazione ricreativa e culturale nata nel ‘57, con la
Cgil una delle poche organizzazioni di
massa sopravvissute al crollo del muro, aveva selezionato circa seicento delegati per ridisegnare almeno in parte
il proprio profilo. La fase finale delle
votazioni si è svolta a porte chiuse, con
i giornalisti tenuti nei limiti del possibile alla larga dalla grande sala di Palazzo Re Enzo, nel cuore di Bologna, dove
si è svolto il congresso. Ma lo scontro è
.. .
La tensione rotta
da Ibrahim, un bimbo
piccolissimo che afferra
un microfono incustodito
stato troppo duro e l’eco non poteva rimanere confinata entro quelle mura.
La mattina di domenica si apre con
vari tentativi di accorciare le distanze
tra le due proposte in campo. «Non c’è
spaccatura, l’Arci rimane la Casa delle
sinistre», spiega Beni all’Unità, «la sua
autonomia non è mai stata in discussione». L’obiettivo semmai è quello di far
convivere l’ala movimentista e quella
più ancorata ai circoli. Operazione che
secondo alcuni non è semplice. «In
Emilia-Romagna e in Toscana, spiega
Alfredo Simone, delegato ligure, l’Arci
è più legata al Pd che in altre zone d’Italia». O forse così appare all’esterno: ad
esempio, a Bologna, in occasione del referendum sul finanziamento alle materne paritarie, si è registrata una durissima dialettica anche tra partito e associazione. In ogni caso potrebbe essere anche questo uno dei «nodi politici»
che convincono il comitato di presidenza e l’assemblea a rinviare ogni decisione a un congresso “bis”.
Prova Francesca Poletti a proporre
il voto segreto. «Per vivere più serenamente questa fase difficile. Le dinamiche nazionali e quelle interne ai circoli
non sono congruenti, tanto vale tenerle separate». Risponde un altro delegato: «Non voglio nascondermi all’interno dell’Arci». Dall’esterno della sala affrescata si sentono applausi, fischi, urla. Viene chiesta una sospensione di
cinque minuti. Altri fischi, ma la proposta passa. Il primo a tornare ai microfoni è Filippo Miraglia. «Ritiro la proposta di composizione del consiglio nazionale», dice, «ho avvertito una pressione insopportabile dentro un’associazione come la nostra». Prende la parola
Francesca Chiavacci. «Non ha senso
una votazione fatta solo da una parte».
È la battuta finale. Un congresso
non è bastato.
Udc e Popolari insieme
al voto per Strasburgo
Cesa e Mauro
hanno siglato
l’accordo per una lista
comune alle elezioni
del 25 maggio
●
C. L.
ROMA
L’Udc e i Popolari per l’Italia presenteranno alle prossime elezioni europee
una lista comune. Lo annunciano il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa e il
presidente dei Popolari, Mario Mauro. «Questa decisione fa seguito ai colloqui intervenuti nell’ambito delle forze politiche di ispirazione popolare
che hanno sostenuto il Governo Letta
e ora sostengono il Governo Renzi»,
spiegano Cesa e Mauro in una nota.
«La lista, che intende mantenere un
atteggiamento di apertura verso le altre forze politiche della maggioranza,
si pone l’obiettivo di rappresentare
una visione europeista convinta e forte». Per Udc e Popolari, «proprio le
culture politiche di matrice popolare
interpretate con una nuova visione,
possono concorrere a rafforzare questa prospettiva, sconfiggendo così le
preoccupanti pulsioni populiste che
stanno crescendo in Italia e in Europa, a destra come a sinistra».
L’operazione è volta a coinvolgere
.. .
Appello ad unirsi
all’Ncd. Salatto: «Non è
scontato che raggiunga
la soglia del 4 per cento»
anche altre forze che sostengono Renzi, e in particolare il Nuovo centrodestra. Spiega l’eurodeputato del Ppe
Potito Salatto: «L’ostinato e incomprensibile tergiversare di Alfano nel
dar vita, in occasione delle prossime
elezioni europee, a una lista unica
composta da Ncd, Udc e Ppi, gli addosserà un’enorme responsabilità: quella
di non consentire ai veri popolari italiani di essere presenti nel Ppe durante la prossima legislatura». Il vicepresidente della delegazione Popolari
per l’Europa al Parlamento europeo
sostiene che «raggiungere l’attuale
sbarramento del 4 per cento per accedere ai banchi di Strasburgo non è affatto scontato per Alfano, alla luce degli attuali sondaggi»
Soddisfatto per l’accordo raggiunto da Cesa e Mauro è il capogruppo
dei Popolari per l’Italia Lorenzo Dellai, che dice: «Il fatto che negli ultimi
giorni Popolari Per l’Italia, Udc e Centro Democratico abbiano intensificato il confronto in vista delle europee, e
non solo, costituisce un elemento nuovo e positivo per la politica italiana.
Forse può veramente nascere un’area
popolare e liberal-democratica, chiarissimamente chiusa verso destra».
L’operazione per le forze centriste
è importante anche in ragione del fatto che le elezioni europee prevedono
una soglia di sbarramento del 4 per
cento. Al momento è in discussione al
Senato una proposta di legge per abbassare di un punto percentuale tale
soglia, ma la discussione finora si è
arenata. L’ipotesi di andare insieme a
Udc e Popolari al voto del 25 maggio
non convince però il gruppo dirigente
dell’Ncd, che vuole giocare una campagna elettorale in chiave anti-Forza
Italia per conquistare i voti di centrodestra.
RASSEGNASTAMPA
12
lunedì 17 marzo 2014
L’OSSERVATORIO
I
n Italia, negli ultimi cinquant’anni, la crescita dei livelli di scolarizzazione e l’andamento del Pil sono andati di pari passo. Negli
anni Sessanta, i diplomati nelle scuole secondarie superiori sono cresciuti del 105%
rispetto al decennio precedente, con un cre- CARLO BUTTARONI
scita del Pil del 56%. Negli anni Settanta, il nume- PRESIDENTE TECNÈ
ro di diplomati è cresciuto del 91% e il Pil del 45%.
Tendenza positiva proseguita fino al 2000, anno
in cui è iniziata un’inversione di tendenza che ha
visto, nella decade 2000-2010, un calo del numero
dei diplomati del 6% rispetto al decennio precedente e il Pil fermo sotto il 3%. Un caso? Non proprio.
L’istruzione, nelle economie avanzate, è il più importante fattore di crescita. Proprio come per gli
investimenti in «capitale fisico», un Paese investe
in istruzione e formazione per migliorare il proprio «capitale umano» sostenendo dei costi che in
futuro si trasformano in maggiori guadagni.
Se si analizza la capacità di creare valore aggiunto, cioè l'incremento di valore che si verifica nell'
ambito dei processi produttivi a partire dalle risorse iniziali, ci si rende conto che l’elemento della
«competenza» è fondamentale, perché si traduce
in migliore qualità dei beni e servizi, insieme da
performance produttive più alte.
I differenziali di conoscenza incidono sulla competitività più dei costi di produzione che, seppur
rilevanti, hanno una valenza che si misura soprattutto nel breve termine, mentre il miglioramento
degli standard produttivi, ottenuti attraverso l’aumento delle conoscenze e delle competenze, migliora la competitività nel lungo periodo.
Il livello di capitale umano, dunque, è un fattore
decisivo per la crescita economica di qualunque riabile fondamentale, il potenziale produttivo di
Paese. Ed è anche un fattore attrattivo degli inve- un Paese e la sua capacità di generare valore agstimenti esteri, diventati, in questi ultimi anni, la giunto. I grandi fondi di private equity mondiali,
principale leva di finanziamento dello sviluppo.
che raccolgono risorse in tutto il mondo e hanno
Agli inizi degli anni ’70, i paradigmi della finan- portafogli d’investimento di centinaia di miliardi
za sono cambiati radicalmente con la scelta del go- di dollari, finanziano imprese che operano nel
verno USA di sospendere la convertibilità in oro campo della meccanica di precisione, del chimico,
del dollaro. Una decisione che ha azzerato gli ac- del farmaceutico, dell’high-tech, in base a paramecordi di Bretton Woods del 1944 che limitavano la tri dove il «capitale umano» non conta meno del
circolazione dei capitali. Da quel momento, enor- costo del lavoro.
mi quantità di ricchezza sono uscite dai radar dei
Un elevato livello di capitale umano, alimentato
governi nazionali e hanno iniziato a muoversi a da una costante crescita delle conoscenze e delle
livello globale. Oggi, per esempio, le grandi centra- competenze, rappresenta, infatti, il presupposto
li finanziarie mondiali possono scegliere se soste- di miglioramenti continui degli standard produttinere il debito pubblico di un Paese e questa decisio- vi e nella capacità di creare valore. Oltretutto, atne, al netto delle speculazioni, dipende dalla capa- traverso il movimento internazionale dei capitali,
cità di trasformare il debito in crescita. Una scelta è possibile incrementare il trasferimento di nuove
che avviene tenendo in considerazione, come va- conoscenze e tecnologie ottenendo un progressi-
to se confrontati con quelli della media europea. E
ancor più sconfortanti sono quegli indicatori che
la Ue utilizza come obiettivo strategico per il
2020.
Nell'Europa dei 27 l'Italia è terza per quanto riguarda la quota dei NEET, i giovani che non lavorano, non studiano e non sono impegnati in percorsi
formativi. Un primato negativo che ci vede preceduti solo da Grecia e Bulgaria. Un paese, il nostro,
a fondo scala per quanto riguarda la classifica sull'
istruzione universitaria, nel gruppo di testa per
l'abbandono scolastico e al 16° posto in merito alle
competenze matematiche dei nostri studenti. La
Strategia di Lisbona aveva posto, tra i cinque obiettivi da raggiungere entro il 2010, la riduzione al 10
per cento della quota di giovani che lasciano la
scuola senza un adeguato titolo di studio, e il piano
«Europa 2020» ha posto il tetto di almeno il 40 per
cento di giovani che ottiene un titolo di studio universitario. L’Italia ha fallito il primo obiettivo ed è
assai lontana dal raggiungere il secondo. Una condizione che non stupisce, perché l'Italia è nella parte bassa della classifica anche per quanto riguarda
la spesa pubblica per l'istruzione e la formazione,
ben al di sotto la media europea. E gli esempi non
mancano: la Danimarca, per citarne uno, investe
una quota pari al 7,8% del PIL, contro il 4,2%
dell’Italia. Un’impostazione, la nostra, che
nel medio/lungo periodo porterà a un
minore tasso di sviluppo dell’Italia
anche rispetto ai propri partner
europei, con un conseguente
deterioramento dei processi
NELSON MANDELA
produttivi.
vo avanzamento della fronL’Italia, quindi, se non
...
tiera della produzione. Invecambia strada, si andrà ad atL’istruzione
stire in conoscenza, quindi,
testare su livelli di competiticonviene all’intera econovità più arretrati rispetto
e la formazione sono
mia di una nazione. A livelagli altri Paesi dell’Unione
le armi più potenti che
lo globale, gli investimenti in
Europea, con conseguenze
si possono utilizzare per
conoscenza vedono in prima
inevitabilmente negative sui
cambiare il mondo»
fila le economie emergenti,
tassi di crescita economici. Nelche stanno scalando le classifison Mandela ricordava spesso
che mondiali non solo in termini di
che «L’istruzione e la formazione soPil ma anche di livelli d’istruzione e
no le armi più potenti che si possono utiqualità delle università.
lizzare per cambiare il mondo» e, sicuramente,
L’Italia, invece, sta perdendo questa sfida sul sono l’unico strumento per non scivolare verso un
futuro, non solo a livello mondiale ma anche all’in- futuro assai meno glorioso del nostro passato. Senterno dell’Europa. I dati sul livello del capitale za istruzione manca la conoscenza di base necessaumano delle persone occupate nel nostro Paese ria per il progresso tecnico e scientifico, ma anche
misurato ad esempio attraverso il livello d’istruzio- per quello umano, senza il quale ogni forma di prone degli occupati non sono confortanti, soprattut- gresso rischia di rimanere sterile e priva di frutti.
NELL’ULTIMO DECENNIO I DIPLOMATI SONO CALATI
DEL 6% E IL PIL È FERMO SOTTO IL 3%. UN CASO?
Meno istruzione
meno Pil: è crisi
capitale umano
RASSEGNASTAMPA
15
lunedì 17 marzo 2014
COMUNITÀ
L’analisi
Il commento
La sinistra post-ideologica di Renzi
Mancata parità di genere
Rimediamo alla sconfitta
Michele
Ciliberto
SEGUE DALLA PRIMA
Come è facile vedere dalle misure che ha cominciato a far approvare, si tratta di politiche che
potrebbero essere definite, a seconda dei casi, di
destra o di sinistra. Ma questo getta luce su un
primo, essenziale tratto di fondo di Renzi: si muove in una prospettiva nettamente post-ideologica. In questo senso appartiene al mondo che si è
determinato nel ventennio berlusconiano, senza
con questo voler dire che è un erede di Berlusconi, o che somiglia al capo di Forza Italia. Sostenere questo sarebbe una autentica sciocchezza.
Post-ideologico dunque. E perciò estraneo alle
tradizionali categorie di destra e di sinistra imperniante sul concetto di eguaglianza e diseguaglianza, come ha del resto dichiarato il premier
in modo esplicito. Allo stesso modo gli sono totalmente estranee categorie centrali del movimento operaio di matrice marxista: lotta di classe,
capitale, lavoro, sfruttamento. Il che non vuol dire che sia estraneo a tematiche e sensibilità di
carattere sociale, ma esse hanno una diversa origine e differenti svolgimenti. Questa dimensione
post-ideologica si intreccia a una forte rivendicazione della politica e del suo primato e a una drastica liquidazione della «tecnica». Una politica
fortemente programmata, concepita quale rapporto di potere e di forza, come è apparso dalla
trattativa con Berlusconi sulla legge elettorale e
che coincide con la figura del leader e con il rapporto che egli stabilisce con il suo «popolo». Esso
travalica i tradizionali schieramenti politici.
Da qui discende una sostanziale estraneità ai
«corpi intermedi», a cominciare dal sindacato e
dallo stesso partito. Sono, in entrambi i casi, utili
se servono al capo e alla sua politica, altrimenti
se ne può fare a meno. C’è qui una forte differenza non solo rispetto alla tradizione socialista, ma
anche verso le correnti del cattolicesimo democratico e liberale che hanno contribuito a formare il gruppo dirigente democristiano al potere
nella prima Repubblica. Anche su questo punto,
Renzi si muove secondo una linea nuova, che
non gli impedisce però di recuperare alcuni elementi di quella tradizione. A questi primi due
punti - post-ideologia, primato della politica - ne
va aggiunto subito un altro: la centralità della
questione dello «sviluppo» del paese, tagliando il
prima possibile tutti i lacci e lacciuoli che ne intralciano la crescita. In questo senso, la lotta alla
burocrazia e all’amministrazione - e la loro subordinazione alla politica e alle direttive del governo e del suo capo - è una battaglia di ordine
strategico. Se non sfonda su questo terreno, è
tutta la sua missione che viene meno e perde colpi.
Per favorire lo sviluppo sono utili tutti gli stru-
L’intervento
Partito democratico
L’Europa nel destino
Luigi
Agostini
●
L’EUROPA,PRIMAANCORADIUNPROGETTO,
RAPPRESENTA UN DESTINO. L’adesione del
Partito democratico al Partito Socialista europeo, pur gestita all’insegna di un inspiegabile
minimalismo burocratico, ha oggettivamente
un significato straordinario. L’adesione ridefinisce l’identità politica del partito democratico una identità socialista - e ricolloca nel suo alveo
naturale - la sinistra socialista - l’insieme delle
forze che si raccolgono sotto la bandiera del Partito democratico nella sempre più strategica
contesa politica continentale, sviluppando l’embrione di un partito a dimensione continentale.
Definita, con la adesione, la questione della
identità politica, rimangono certamente aperte
le altre due dimensioni che connotano una forza politica: quella del «che fare», cioè del programma, e quella del modello di partito, cioè
della forma-partito. La ridefinizione del «che fare» e della forma-partito dovranno essere tarate
sui due processi insorti nell’ultimo decennio, e
menti a disposizione, siano essi di destra o di sinistra - dalla ripresa di elementi keynesiani alla
flessibilità dei contratti. Così come è essenziale
la riformulazione dei rapporti con l’Europa su
nuove basi. Sono queste le altre priorità strategiche di Renzi. Priorità dello sviluppo e uso di tutti
gli strumenti necessari in questa direzione, prescindendo da qualunque motivo di carattere
ideologico. Ma se ci si limitasse a questo non si
capirebbero i caratteri e gli obiettivi del presidente del Consiglio. Mi esprimo con una battuta:
non è Marchionne, l’amministratore della Fiat, e
non considera la Nazione italiana come un’azienda. È anche, in modi nuovi, un politico di sinistra. Ci deve essere «sviluppo», ma deve diventare «progresso». Occorre perciò avere attenzione
verso gli strati o più deboli o più esposti alla crisi,
o più sofferenti. È necessario perciò che il governo abbia una forte sensibilità di carattere sociale, ma secondo prospettive assai diverse da quelle proprie della tradizione sociale di tipo marxista. Renzi viene da un altro mondo.
Le categorie che egli utilizza non sono gli
«sfruttati» o il conflitto tra «capitale» e «lavoro»;
sono quelle degli «ultimi», dei «poveri», di coloro
che restano ai margini. Su questi ceti occorre agire con politiche di ampia apertura sociale, e su
tutti i piani: costruendo scuole per i bambini e
garantendo loro sicurezza; mettendo più soldi
nella busta paga di chi guadagna meno. E bisogna farlo con interventi che scendano «dall’alto», dal governo che si fa carico direttamente delle situazioni di crisi e interviene in esse per rovesciarle. Qui, quelli che svolgono una funzione essenziale sono, in primo luogo, i «doveri» dei «governanti» piuttosto che i «diritti» acquisiti attraverso le lotte e i conflitti sociali dai «governati».
È infatti l’interesse del «tutto» che deve prevale-
re su quello delle «parti» le quali, qualunque sia
la loro matrice, vanno ricondotte, attraverso la
politica, al bene comune. È a questo livello che il
presidente del Consiglio recupera elementi del
cattolicesimo sociale e, in modo specifico, della
esperienza di un uomo di governo come La Pira,
il sindaco che a Firenze costruirà le «case minime» e che intervenne con durezza nella questione del Nuovo Pignone.
Su questo terreno è possibile che Renzi ci riservi delle sorprese e che lo Stato, col suo governo, possa assumere un ruolo significativo come
punto di potenziamento, e di equilibrio, dello sviluppo sociale ed economico. Spesso il presidente
ha usato il termine visione: credo che ambisca ad
avere una visione dell’Italia, ed è possibile che in
questo quadro lo Stato, riformato e riorganizzato, possa progressivamente svolgere una funzione di rilievo, secondo la cultura dei Vanoni e dei
Saraceno. Come si vede, è una ideologia composita. Ma è proprio questo carattere che gli garantisce un vasto consenso a sinistra e a destra. Viene incontro all’ansia profonda di cambiamento
che, nonostante la crisi, attraversa il paese, alla
ricerca, nonostante la disillusione e anche la disperazione, di una visione e di una speranza. In
questo senso, Renzi, con la sua obiettiva capacità
di muoversi con velocità su piani diversi, riesce a
coinvolgere ceti e strati diversi, senza punti di
riferimenti certi. Ma non sorprende: noi viviamo
il tempo della fluidità dei blocchi sociali e anche
della precarietà delle posizioni ideologiche. Come mai prima, tutto è in movimento, e la politica
del presidente del Consiglio ne è al tempo stesso
un effetto e una causa. Bisogna vedere che cosa
verrà fuori da questo patchwork, e cosa si affermerà. Ma questo ce lo potrà dire solo il tempo, e
non ce ne vorrà molto.
Maramotti
Maramotti
che rappresentano il nuovo banco di prova rispetto alle impostazioni politiche del passato.
Al momento crisi e globalizzazione rappresentano per i socialisti - come sostiene in fondo
Jürgen Habermas - i due dati di novità dello scenario su cui approfondire l’analisi e il confronto
e in cui realizzare l’accumulo di forze da schierare contro la destra conservatrice. Se il 1989 raffigura anche simbolicamente il collasso del socialismo sovietico, l’irrompere della grande crisi
dell’agosto 2007, rappresenta l’avvio della fine
del liberismo trionfante ma anche del tramonto
della parabola della Terza via. Globalizzazione
e crisi, nel doppio e inverso movimento di mondializzazione dei mercati ma anche di rinazionalizzazione-riteritorializzazione degli interessi,
rappresentano oggi lo scenario in cui i partiti
socialisti saranno chiamati a dimostrare, senza
rendite di posizione, la autonoma forza delle loro idee e la loro autonoma capacità di mobilitazione sociale.
Il prodotto di tale duplice movimento è rappresentato dal crescere esponenziale della diseguaglianza. Il tratto fondamentale della nostra
epoca, come sostiene Pierre Rosanvallon nella
sua splendida opera - LaSociétédeségaux- è dato
dal crescere smisurato della diseguaglianza: diseguaglianza tra lavori, tra sessi, tra giovani e
no, tra Paesi e tra aree di uno stesso Paese. La
diseguaglianza attuale - è bene precisarlo - non
è la prosecuzione nelle nostre società di un puro
fenomeno ereditato dal passato, ma il frutto di
una inversione - a partire dagli anni Ottanta della tendenza alla riduzione delle diseguaglianze che aveva dominato per tutto il secondo dopo-
guerra. Diseguaglianza che configura oggi persino l’apparire di un nuovo fenomeno sociale, la
«secessione dei ricchi» (Robert Reich). La diseguaglianza va quindi assunta come principale
strumento analitico della nostra realtà sociale, e
la lotta senza quartiere alla diseguaglianza come la ragione politica di fondo che motiva l’esistenza di un movimento socialista e quindi della
adesione del Pd al Pse. Negli ultimi decenni, nei
decenni del liberismo trionfante, e ancora oggi,
l’eguaglianza delle opportunità rappresenta nella Sinistra l’idea dominante. Proprio l’eguaglianza delle opportunità si è risolta, nel concreto, in
un assecondamento più che in un contrasto delle politiche antiegualitarie della cosiddetta rivoluzione conservatrice. Una riformulazione della idea di eguaglianza diventa essenziale per il
futuro della sinistra di matrice socialista proprio per riarmare - dentro la crisi - il confronto/
conflitto tra capitalismo e socialismo.
L’adesione al Pse può diventare l’occasione
per mettere al centro dell’analisi e della azione
politica due questioni di fondo, oggi di rilevanza
storica: la costruzione di un partito continentale, in grado di reggere a sua volta, l’impresa della costruzione dello Stato federale europeo, e
insieme la ridefinizione, all’altezza della crisi,
dell’idea forza fondante della sua esistenza politica, l’idea di eguaglianza. Uno Stato federale
europeo come dimensione statuale indispensabile, per riportare «sotto controllo» direbbe Habermas, la potenza anarchica del mercato,
un’idea di eguaglianza come stella polare della
azione politica quotidiana della Sinistra socialista.
Valeria
Fedeli
vicepresidente
del Senato
●
LA MANCATA MODIFICA ALL’ITALICUM IN MERITO ALLA PARITÀ DI GENERE È UNA SCONFITTA
PER L’ITALIA. UNA SCONFITTA CHE MOSTRA PROVINCIALISMOEVISIONEMIOPE, assenza di coraggio e atti-
tudine invece a un conservatorismo difensivo e lontano dagli interessi del Paese. Una sconfitta cui è
necessario rimediare nel passaggio al Senato. Si
può giudicare come si vuole il testo uscito dalla Camera. Ognuno ha legittimamente la propria opinione. Il punto politico oggi è quello di evitare di riaprire la discussione in generale. Sbaglia chi pensa che
su soglie o preferenze ci siano margini di modifica.
Chi ipotizza questo mostra eccessiva ingenuità o
malafede, perché significherebbe far saltare l’accordo e affossare la riforma. Una riforma che invece è urgente per restituire efficacia e credibilità alle istituzioni, alla politica, al sistema Paese tutto.
Non si faccia allora confusione, con l’obiettivo di
ritornare a quella prassi di dibattito in cui tutto si
mescola, tutto si ipotizza, tutto si somma, ma poi
nulla si realizza. Inserire correzioni per garantire
che la nuova legge elettorale sia effettivamente paritaria è il punto di modifica possibile nel passaggio
della legge al Senato. E su questo si deve concentrare l’impegno del Pd nel costruire le condizioni politiche che rendano possibile l’intesa sulla parità di
genere.
Si parte già dall’esistenza di un largo fronte di
battaglia, che si è manifestato nel Paese e alla Camera, e che è stato sconfitto dal voto segreto, dalla
pavidità di qualche deputato e dal maschilismo di
molti. È un fronte trasversale, che unisce donne e
uomini di tutte le forze politiche che hanno sostenuto l’accordo e approvato la legge. Un fronte che
pur rispettando l’accordo, vuole migliorarlo in un
elemento significativo che incide sulla qualità intrinseca della democrazia che vogliamo realizzare
anche attraverso la legge elettorale. Vogliamo una
democrazia paritaria non per un capriccio, ma perché è l’unico modo per cui davvero la nostra democrazia può accettare la sfida del cambiamento, governare le trasformazioni in atto nel Paese e nel
mondo mettendo insieme le energie, le competenze e la forza di tutte e tutti.
La parità di genere non è una questione tecnica,
di procedura normativa, ma una questione politica, culturale e strategica decisiva: di qualità della
rappresentanza, della democrazia, della competitività e delle possibilità di rilancio dell’Italia. È una
questione di valori, una questione che precede
ogni riforma, e che deve essere prevista da ogni
processo riformatore. Fin dal primo momento in
cui si è iniziato concretamente a parlare della nuova legge elettorale, alla fine dello scorso anno, abbiamo detto - e iniziato a costruire un’alleanza larga - che, quale fosse il sistema alla fine scelto, avrebbe dovuto rispettare parità di candidature femminili e maschili e parità tra elette ed eletti. Non si tratta di quote, di un riequilibrio statistico, di un tema
di parte, di una battaglia femminile. Una legge elettorale, effettivamente paritaria dal punto di vista di
genere è un modo per rendere viva e attuata la nostra Costituzione (lavorando per la rimozione degli
ostacoli all’uguaglianza - art.3 - e la promozione
delle pari opportunità - art.51 -), un modo per scegliere l’innovazione culturale e di sistema, per dare
forza e concretezza alle speranze di cambiamento.
Le forze politiche che hanno sostenuto la riforma si comportino in modo responsabile e si assumano l’onore - perché di onore si tratta, non di un
onere - di una scelta storica. Il Senato, che non è
interessato dalla riforma, che vedrà cambiare la
propria natura e funzioni, e che per l’ultima volta si
esprimerà in materia di legge elettorale, ha la possibilità di intestarsi questa innovazione, un’innovazione che fa bene all’Italia. Un’innovazione che riguarda non solo la legge elettorale nazionale, ma
anche quella per il rinnovo del Parlamento europeo, con il voto della settimana prossima sul ddl di
cui sono prima firmataria per introdurre la doppia
preferenza di genere. Una norma che va approvata, senza scaricare strumentalmente su di essa i
malcontenti legati all’Italicum e invece facendo in
modo che la legge sia attuata già dalle Europee di
maggio.
Lo dico chiaramente, allora, a tutte e tutti, leader politici, senatori e senatrici, uomini e donne:
sulla parità di genere ci giochiamo la credibilità nostra e delle istituzioni, la qualità del processo democratico e del rilancio del Paese, il futuro di tutte e
tutti, a partire dalle ragazze e dai ragazzi che saranno cittadine e cittadine dell’Italia di domani. Pensiamo a loro quando dovremo votare, e non agli
interessi di una parte politica o della parte sola maschile del Paese.
RASSEGNASTAMPA
16
lunedì 17 marzo 2014
COMUNITÀ
Dialoghi
Lo stato sociale
e l’austerità in Europa
contro i più deboli
Si diceva che gli europei avevano
bisogno di «più Europa», ora hanno
bisogno di «un’Europa diversa», dopo
che gli anni della crisi e dell’austerity
hanno distrutto le speranze che
riponevamo nell’Europa come si
pensava fosse destinata ad evolversi.
L’attuale politica liberista strangola
l’economia, frena gli investimenti,
impoverisce gran parte della
popolazione.
MARIO PULIMANTI
Luigi
Cancrini
psichiatra
e psicoterapeuta
Barcellona, gruppi di supervisione per
psicoterapeuti del servizio pubblico
che si occupano dei problemi dei
minori e dei tossicodipendenti, dei
pazienti psichiatrici e delle famiglie in
crisi. Con una povertà di risorse
assurda nel confronto con quello che
mi accadeva di vedere negli anni 90.
Ha le lacrime agli occhi una di loro
mentre espone un caso ed è una
donna giovane, entusiasta da sempre
CaraUnità
Alfano e la mosca
L’enfasi e la prosopopea con cui Alfano
cerca di intestarsi la prossima
(speriamo) diminuzione del cuneo fiscale
(«faremo una riduzione delle tasse mai
vista prima») mi fanno tornare in mente
una storiella che mia mamma mi
raccontava quando ero bambino. Eccola.
Una mosca era posata sulla schiena di un
bue che trainava un aratro. Passa
un’altra mosca e le chiede: «Che stai
facendo?». E la prima risponde: «Non
vedi? Ariamo».
Enrico Venturoli
Don Mazzi e il caso Berlusconi
Dissento totalmente dalla dichiarazione
attribuita a Don Mazzi in merito al
«gioco» che la magistratura avrebbe
espresso nei confronti di Berlusconi.
Dissento anche dall’affermazione che ciò
sarebbe avvenuto in altri casi. Ho alle
spalle 35 anni di esperienza nelle aule
giudiziarie, tanto civili quanto penali, e
L’intervento
Un Pd più forte
per un governo più forte
Roberto
Roscani
●
CHECOSAÈUNMODERNOPARTITOPOLITICO QUANDO GOVERNA? CREDO CHE, PRIMA DI IMBARCARSI IN IDEE DI BASSO PROFILO,
CHE MAGARI GUARDANO AGLI EQUILIBRI INTERNI E ALLE COMPENSAZIONI, DOVREMMO PORCI
QUESTA DOMANDA. Cominciamo col dire
che questa esperienza non è mai stata compiuta dalla sinistra. Infatti, nelle due occasioni in cui si è trovata a governare dopo
un passaggio elettorale, il premier non era
il leader di un partito ma semmai il perno
di una alleanza in cui i partiti non rinunciavano affatto ad avere un proprio ruolo autonomo. Lo sa bene il Prodi del 1998, sbalzato di sella non solo da un partito che non
faceva parte dell’alleanza (Rifondazione
non è mai stata nell’Ulivo e tanto meno nel
governo, anche se i suoi voti erano indispensabili a tenere in piedi l’esecutivo) ma
anche dal fatto che i due partiti maggiori,
il Pds-Ds e i Popolari rifiutavano di essere
identificati sotto lo stemma dell’Ulivo e
mettevano la propria autonomia politica e
il ruolo del partito davanti a ogni altra cosa (ricordate Gargonza?).
E questo vale anche per il 2006 quando
Questo giornale è stato
chiuso in tipografia alle
ore 21.30
del suo lavoro mentre mi dice che
«per disposizione del servizio» non
può destinare alla dodicenne che
avrebbe bisogno di ben più di 45
minuti ogni due settimane. Al modo in
cui piangevano di rabbia a Liegi, in
Belgio, a gennaio, i genitori dei
ragazzi con handicap cui la spending
review del governo belga dimezzava i
fondi e la possibilità di essere assistiti
mentre tanti sono anche in Francia e
in Italia i colleghi dei servizi che mi
raccontano il modo in cui l’austerità
dei burocrati e dei politici è ricaduta
su quelli che più avrebbero avuto e
hanno bisogno di uno stato sociale
all’altezza delle loro aspettative e dei
loro diritti. Sarà in grado il Pse-Pd di
raccogliere questi segnali in
campagna elettorale e nella fase in
cui, come tutti speriamo, il
Commissario e il Parlamento europeo
parleranno un linguaggio progressista
e di sinistra?
Via Ostiense,131/L_0154_Roma
lettere@unita.it
non m’è mai capitato di veder «giocare»
un magistrato nei confronti di alcuno.
Certo, la mia esperienza è stata parziale,
anche se ha spaziato su mezz’Italia, dal
Nord al Sud. A tutto voler concedere,
posso ammettere che non di pregiudizio,
ma di impostazioni concettuali non
sufficientemente sottoscrivibili si è
talvolta trattato, ma ciò ha a che fare con
la competenza professionale, con la
preparazione, non con la «parzialità».
Quanto a Berlusconi, una letteratura
alluvionale circostanziatamente
documentata ne riferisce le condotte.
Rispetto alle quali un magistrato aveva e
ha il dovere di indagare e di giudicare.
D’altronde, le prescrizioni accumulate da
Berlusconi attestano che non di
persecuzione si è trattato neanche in
quei casi. E se non fosse che da noi la
prescrizione è legata al momento di
commissione del fatto di reato (su cui le
difese possono «giocare», con le tecniche
più defatiganti e dilatorie possibili) certe
sentenze di proscioglimento per
prescrizione avrebbero potuto
diversamente qualificarsi.
alla lista Uniti nell’Ulivo alla Camera i partiti contrapposero le proprie liste al Senato,
confermando nei fatti che quel cartello
non era un vero soggetto politico. Anche
di questa occasione perduta conosciamo il
risultato, determinato dalla pletora di piccoli partiti che furono messi insieme per
vincere le elezioni.
La constatazione di tutto questo (insieme a una cocente sconfitta elettorale alle
provinciali dove Uniti nell’Ulivo perse oltre
dieci punti in percentuale) rese finalmente inevitabile l’idea del Partito democratico. Fare questo partito rendeva inevitabilmente chiaro il nesso tra leadership e governo. Il segretario del Pd è, non per passione ma perché altrimenti il Pd non esiste, o il capo del governo o il capo dell’opposizione.
Oggi per la prima volta abbiamo un governo pienamente politico in cui la forza
più grande in tutti e due i rami del Parlamento, esprime anche il premier, il quale
sarà pure arrivato lì senza un passaggio
elettorale, ma ci è arrivato sulla base di
una investitura popolare e attorno ad un
progetto (una idea delle istituzioni e delle
potenzialità di crescita del Paese). Ai miei
occhi - ma, sono sicuro, anche a quelli di
chiunque abbia sostenuto o semplicemente votato Renzi alle primarie - è chiarissimo il fatto che Renzi debba rimanere segretario del Pd non anche ma proprio perché fa il premier.
E allora il partito (nella sua articolazione territoriale, nella sua vita quotidiana,
nella sua capacità di comunicazione) che
cosa deve essere? Uno strumento aperto e
democratico per la costruzione del consenso e per l’elaborazione delle idee, uno strumento che lega strettamente governo e
Paese, capace di cogliere i sentimenti e i
bisogni che si esprimono e di organizzare
una risposta.
Siamo, insomma, in una situazione nuova che chiede forme organizzative e idee
nuove ma sicuramente non chiede di fare
delle stanze e del poltrone del Nazareno le
camere di compensazione di un partito ancora molto diviso e squilibrato tra il consenso degli elettori (effettivi e soprattutto
potenziali) e i vecchi assetti. Basta pensare che la minoranza interna raccolta attorno a Cuperlo ha fatto tutta la sua campagna sull’idea di dividere partito e premier,
immaginando il primo come un oggetto separato, una «comunità di fedeli» in cui, inevitabilmente, i bisogni e i meriti contassero poco e l’appartenenza e la fedeltà moltissimo. E D’Alema torna a proporre questa visione oggi.
Sarebbe un errore madornale se il partito venisse sottostimato come elemento del
successo di una premiership di governo. Il
partito è una cosa seria che va cambiata da
cima a fondo, intanto portato al suo interno un pezzo cospicuo dei quasi tre milioni
di persone che hanno votato alle primarie
e poi con un ricambio profondo dei gruppi
dirigenti guardando alle capacità e non
agli equilibri. È più inclusivo avere un
gruppo dirigente valido e competente piuttosto che un gruppo «arlecchino» fatto seguendo il manuale Cencelli delle correnti.
Non parlo di un gruppo dirigente «fedele»,
ma scelto per capacità e non per «maglietta».
Renzi, ancora uno sforzo: una segreteria non troppo numerosa, senza suddivisione di materie se non quelle tipiche di un
partito (organizzazione, territorio, enti locali e comunicazione), che voglia correre
la stessa corsa del governo. Cambiamento, cambiamento e ancora cambiamento.
Vincenzo Cassibba
Risiko ucraino
Siamo tornati ai carri armati russi che
entrano nello «stato fratello», come in
Ungheria, nella Cecoslovacchia, con la
solita sceneggiatura ufficiale, che ribalta
l’aggressione per aiuto, offerto per
difendersi i buoni dalle prepotenze dei
cattivi. Il presente è pieno di mulinelli.
Basta poco per essere risucchiati nel
passato, anche in quello più remoto. La
storia della Crimea è segnata: sarà
barattata per il gas russo. La prosperità
dei Paesi ricchi non vale il diritto di
quelli più poveri. Il diritto internazionale
è così un lusso, riservato a chi può
permetterselo e farlo valere. Un club
esclusivo di stati tutelati, che continuerà
a giocare a Risiko con il resto del mondo.
Massimo Marnetto
La tiratura del 16 marzo 2014
è stata di 73.456 copie
Atipici a chi
Renzi e le attese
del congresso Cgil
Bruno
Ugolini
●
SONO IN CORSO IN QUESTE SETTIMANE DECINE E DECINE
DICONGRESSIDELLACGIL. Esiste in Italia un’organizzazione (a parte Cisl e Uil, ma con dimensioni inferiori)
che esprima una tale mobilitazione, la capacità di ascoltare e farsi ascoltare da tante donne e tanti uomini dei
più diversi settori: bancari, autoferrotranvieri, lavoratori della terra, edili, metalmeccanici, insegnanti, poliziotti? È possibile muovere tutte le critiche possibili al sindacato, quel che non si dovrebbe fare è considerare un tale
soggetto come una specie di ente inutile. Un’interpretazione che è apparsa far parte dell’impetuosa messa in
scena programmatica di Matteo Renzi, quando ha commentato con un irridente «c’è ne faremo una ragione» la
possibilità di deludere i sindacati. I quali in sostanza
(perlomeno la Cgil) hanno emesso due verdetti sulle
scelte governative. Il primo verdetto è improntato dalla
soddisfazione per la promessa di un aumento pari a 80
euro mensili in media per i lavoratori con contratti a
tempo indeterminato. Il secondo di secca bocciatura
per una nuova misura destinata a moltiplicare i contratti a tempo determinato, visti come nuove forme di precarietà nonché per la completa assenza di misure per i
pensionati a basso reddito.
Il fatto però che in qualche modo la compagine governativa abbia ignorato ogni ipotesi di concertazione con i
sindacati ma ne abbia in parte tenuto in conto le opinioni, può dare ai sindacati stessi nuova fiducia e nuova
energia. È aperta la speranza di poter incidere su tutte
le scelte annunciate. Affinché davvero si concretizzi nelle buste paga, l’aumento promesso e che venga corretta
l’impostazione data per preca.. .
ri e pensionati. Il neo ministro
del lavoro, Giuliano Poletti,
Il governo
del resto, ha già introdotto
ha ignorato la una correzione, tenendo condelle proteste Cgil, ma anconcertazione to
che delle pesanti osservazioni
con i sindacati avanzate da studiosi come Tito Boeri.
ma ha tenuto
Fatto sta che il tema del rapin conto le loro porto con questo governo sarà, crediamo, uno dei temi delopinioni
la fase finale dei congressi
Cgil. Un motivo in più per cercare di trovare una soluzione alla discussione aperta tra
Fiom e le altre categorie, nonché con la confederazione
sull’accordo per la rappresentanza. Molti si stanno muovendo in questa direzione. Così, in un articolo pubblicato su Rassegnasindacale due ex segretari, Alfiero Grandi e
Paolo Lucchesi, scrivono: «Chi ha a cuore il ruolo della
Cgil e del sindacato ha il dovere di ricondurre la discussione entro limiti fisiologici, mentre incoraggiare le rotture sarebbe un comportamento irresponsabile». Viene
proposto, rispetto a quel punto dell’intesa che prevede
il superamento dei diritti sindacali, per chi non rispetta
i contratti, che la Cgil chiarisca che per lei «la Fiom,
come qualunque altra categoria, non deve essere esclusa dalle piattaforme, dalle trattative, dai diritti sindacali
anche se non intende firmare il contratto».
Anche per quanto riguarda il cosiddetto arbitrato interconfederale, per dirimere i disaccordi e regolare i
comportamenti, la Cgil potrebbe affermare che nessuna maggioranza della commissione arbitrale potrà adottare sanzioni verso sue categorie, possibili solo entro i
limiti dello statuto della confederazione. Per concludere Grandi e Lucchesi sottolineano come l’accordo del 31
maggio 2013, quello precedente le regole per attuarlo,
resti un punto di riferimento positivo e possa aiutare il
sindacato ad uscire dalle difficoltà. «Sarebbe un vero
peccato che la stesura del regolamento attuativo finisse
con il riportare le lancette indietro».
Sarà possibile riflettere su questi suggerimenti? Fatto sta che nelle settimane scorse Susanna Camusso, partecipando a uno dei tanti congressi, quello di Brescia, ha
ricordato come da molto tempo le controparti dei metalmeccanici sceglievano con chi dialogare. Così si è assistito a una collezione di accordi separati, contro cui sono stati dichiarati scioperi, indetti referendum e sostenuto battaglie «senza spostare di un millimetro la situazione». Di fronte a questo contesto, la Cgil aveva capito,
spiegava la Camusso, che «bisognava giungere a una
definizione precisa, stabilire chi rappresentava cosa e in
che modo». Certo, in attesa di una legge, ammesso che
la promessa fatta da Renzi a Landini, si realizzi.
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Primo piano
POLITICA
Lunedì 17 marzo 2014
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A Berlino anche un nutrito gruppo di imprenditori italiani
Padoan incontrerà il suo omologo Schäuble
«Italia-Germania? Pari siamo»
Renzi oggi dalla Merkel senza complessi di inferiorità: «Non siamo somari»
di PAOLA TAMBORLINI
BERLINO - Un confronto a
testa alta, tra pari. Tra due
Paesi chiave per l’Europa,
che hanno bisogno l’uno
dell’altro. Mettendo definitivamente in soffitta il complesso di chi deve fare i compiti a casa, perché l’Italia
«non è un alunno somaro da
mettere dietro la lavagna».
Dopo aver rottamato buona parte dei politici italiani,
ora per il premier Matteo
Renzi è arrivato il banco di
prova più difficile. Ribaltare tutti i luoghi comuni sui
rapporti tra Italia e Germania e presentarsi davanti alla cancelliera tedesca, custode dell’ortodossia del rigore, senza complessi di inferiorità. Ma al contrario
con in mano «un percorso di
riforme che non ha fatto
nessuno prima in Europa»,
scandisce il premier alla vigilia dell’incontro a Berlino. Un pacchetto di interventi correlato di date e scadenze chiare e a breve termine. Una novità che la cancelliera, che da anni sprona l’Italia sulla via delle riforme
strutturali, non potrà non
apprezzare.
Una differenza notevole rispetto al 2012,
quando l’allora
premier Mario
Monti dovette
impegnarsi con
Frau
Angela
promettendo il massimo rigore per evitare di finire
sotto la scure della Troika.
Ora, si sottolinea in ambienti di governo, la situazione è
cambiata e l’Italia non intende andare a dimostrare
come pensa di tenere i conti
in ordine. Lo farà e basta.
Per i suoi figli, come va ripetendo Renzi. E, è il ragionamento che si fa negli stessi
ambienti, non punta nemmeno ad avere «viatici o bollinature» per le misure prese. Perché l’Italia sa che se fa
bene il suo dovere «può essere alla guida dell’Europa e
non l’ultimo vagone tra i ritardatari».
L’obiettivo del vertice di
oggi a Berlino, al quale Renzi andrà con 6 ministri del
suo governo e una delegazione di imprenditori, è conoscersi, prendere le misure, dopo quell’incontro privato e informale voluto nel
luglio scorso dalla Merkel
quando Renzi era ancora
sindaco di Firenze. Ma già
parlava di Europa in modo
nuovo, tanto da colpire la
cancelliera che decise di invitarlo dopo aver letto una
sua intervista.
Insomma il premier oggi
si presenterà con la maglietta di Mario Gomez per
la cancelliera ma non con il
cappello in mano. Questa
volta non ha nulla da chiedere. Semmai può confrontarsi su quelle che la Merkel
ha già definito riforme «ambiziose». Anche se la sensazione è che il confronto più
Il primo
ministro
italiano
Matteo
Renzi. Nella
foto a sinistra
la cancelliera
tedesca
Angela
Merkel
tecnico sulle cifre e sulle differenti situazioni economiche sarà lasciato a due pezzi
da novanta come Pier Carlo
Padoan e Wolfang Schaeuble. L’incontro tra Renzi e la
Merkel sarà squisitamente
politico perché sul tavolo ci
sono le elezioni europee con
i venti populisti che soffiano sempre più
forte e una cancelliera che sa bedi MILENA DI MAURO
ne di non attrarre su di sé un
ROMA - «Disobbediamo, una firgrande consenma per candidare Berlusconi». E’
so popolare e poil titolo a caratteri cubitali del
trebbe apprezzaGiornale a svelare la campagna di
re la capacità delprimavera per Silvio Berlusconi,
l’ex sindaco di “svecchiare”
aperta già sabato da Daniela Sanle istituzioni. Cura della
tanchè spronando «migliaia di
quale l’Europa, sempre più
italiani» a firmare per chiedere la
lontana dai cittadini, avrebgrazia a Giorgio Napolitano e dabe più che mai bisogno. Per
re contemporaneamente battaquesto la cancelliera poglia per la candidatutrebbe essere la priH:291.074pt
ra a Bruxelles del Cama ad apprezzare la W:114.269pt
EUROPEE
valiere.
forte ambizione del
Firme e disubbidienpremier in vista delza, in vista della scala guida italiana del
denza del 10 aprile, dasemestre europeo,
ta in cui il Tribunale di
cogliendo anche i
forti pericoli interni ROMA - Eleggere venti o sorveglianza di Milaal Paese, come la trenta eurodeputati 5 Stelle. no deciderà se affidare
proposta di Grillo di Affermarsi come «primo Berlusconi ai servizi
un referendum per gruppo» italiano al Parla- sociali o ai domiciliari
mento europeo. Avere ab- dopo la condanna nel
il ritorno alla lira.
E’ chiaro che per bastanza forza da travolge- processo Mediaset.
Intanto, già domani
quanto Frau Ange- re la politica di Bruxelles e, a
la possa apprezzare valanga, quella di Roma 18 la Corte di Cassazio«dovrebbe ne deciderà sulla dural’enfant
prodige (Napolitano
della politica italia- sciogliere le Camere»). ta della pena accessona, alla donna alla Beppe Grillo parte all’assal- ria dell’interdizione
guida della locomo- to dell’Ue. Si lancia a testa dai pubblici uffici, dotiva d’Europa che bassa e con ottimismo nella po la riduzione a 3 anni
proprio sabato ha prima campagna elettorale stabilita dalla Corte di
annunciato la pos- del M5S per le europee e appello di Milano. Ma
sibilità di raggiun- torna a minacciare un refe- l’ex premier ha già in
gere il pareggio di rendum per l’uscita dall’eu- mente tutta una serie
di ricorsi (coinvolgenbilancio nel 2015 l’i- ro e il ritorno alla lira.
«Il voto europeo è anche do Tar e Corte Europotesi di utilizzare
come copertura i 2- un voto nazionale», spiega pea), per rientrare in
6 miliardi ricavati ai lettori del suo blog il lea- partita.
Il Cavaliere contidall’aumento del der dei 5 Stelle.
nua a sentirsi colui che
deficit, pur restanrappresenta i moderado sotto la soglia del
ti italiani ed è perseguitato dalla
3%, non può piacere fino in
giustizia.
fondo. Ma chi è vicino al preL’esercito dei Club di Forza Itamier assicura che Renzi
lia e di Forza Silvio promette di dinon intende andare a Berlifenderlo e di non consentire, cono per chiedere il via libera
me dice ancora la Santanchè «lo
alle sue prossime mosse. E
scempio di una estromissione di
del resto negli ultimi giorni
Berlusconi per via giudiziaria
ha più volte ripetuto come
della vita politica italiana, scemun mantra che l’Italia rispetterà gli impegni presi.
Il premier
a Berlino
con 6 ministri
|
FOCUS
|
Offensiva di Forza Italia
«Disobbediamo e firmiamo»
Grillo all’assalto
di Strasburgo
Giovanni Toti
pio della nostra democrazia».
Forza Italia fa quadrato: «La
candidatura non è affatto una
provocazione, è un auspicio, che
sanerebbe l’anomalia democratica dell’espulsione del leader dei
moderati tramite una sentenza
mostruosa e l’applicazione retroattiva di una legge come la Severino, voluta dal Pd, che ha di fatto messo fuori dal campo politico
il leader di 10 milioni
di elettori moderati»,
dice il consigliere di
Berlusconi Giovanni
Toti.
«Noi poniamo una
questione di democrazia e di libertà. Silvio
Berlusconi è il leader
che guida e rappresenta il centrodestra e ha il
diritto di essere in campo alle elezioni europee», alza gli scudi Maurizio Gasparri, vicepresidente del
Senato di Fi.
«La possibilità per Silvio Berlusconi di candidarsi alle prossime
elezioni europee del 25 maggio, è
un test che interroga e mette alla
prova la democrazia italiana», rilancia Anna Maria Bernini.
Anche da altri partiti arrivano segnali
di solidarietà. Come
l’invito del segretario
Udc Lorenzo Cesa a
«non sollevare polveroni mediatici sulla
candidatura»; o le parole dell’ex azzurra
Nunzia De Girolamo,
ora capogruppo Ncd
alla Camera: «Penso
che questo Paese vada
pacificato una volta
per tutte. Basta con
l’antiberlusconismo», dice annunciando che sosterrebbe la richiesta di grazia.
Spero che la sua sia solo una
provocazione e che rimanga tale», afferma invece nel Pd il ministro della Difesa Roberta Pinotti.
Intanto, è già campagna elettorale e Fi ed Ncd - pur dichiarando
a parole di volere in futuro ricongiungersi in un centrodestra
unito e vincente - continuano a litigare sull’utilità del voto alle europee. Udc e Popolari per l’Italia
annunciano invece di
volersi presentare insieme e «tentano»
Ncd.
«Siamo del parere
che debba farsi una
vasta aggregazione di
forze moderate e riformiste alternative alla
sinistra e ben differenziate da Forza Italia proprio a partire da una scadenza come quella delle elezioni
europee che sembra fatta apposta
per mettere insieme i moderati e i
riformisti che si riconoscono nel
Partito Popolare Europeo», apre
Fabrizio Cicchitto. La sua , per
ora, è una posizione personale,
ma nel Nuovo centrodestra è in
corso un ragionamento sul tema.
Berlusconi
presto
ai servizi sociali
o ai domiciliari
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Lunedì 17 marzo 2014
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VENTO DEL SUD
5
Il colonnello Mario Zarrillo puntava al successo dell’operazione
millantando anche amicizie potenti con le colleghe dell’amante
Ecco la prova del trasferimento
Il documento del San Carlo che attesta l’ingresso come Oss di Veronica Vasapollo
di VALERIO PANETTIERI
POTENZA - «La Sig.ra Vasapollo
Veronica, mostra la necessaria
motivazione ed ha sviluppato
buone competenze professionali perché possa essere utilizzata in questa Azienda quale Operatore Socio Sanitario». Sono le
parole scritte nella delibera del
San Carlo, datata 24 gennaio
2014, che attestano il trasferimento di Veronica Vasapollo,
amante del colonnello della
Guardia Di Finanza coinvolto
nell’inchiesta “Vento del Sud”,
dall’Asp di Lagonegro, dove lavorava a tempo indeterminato,
all’ospedale San Carlo di Potenza. Un documento di “sostituzione”, perché la Vasapollo ha semplicemente fatto a scambio. Semplicemente avrebbe sostituito
un’altra Oss disposta a trasferirsi a Lagonegro e questo documento ne è la prova. Alla fine di
gennaio di quest’anno quindi le
carte erano già pronte, tant’è che
si parla di entrata effettiva prevista per il primo febbraio del
2014, quando poi in realtà le cose
sono andate un po’ più per le lunghe.
Ma la donna al San Carlo ci era
già stata, con un contratto a tempo determinato, dal primo gennaio del 2013 al 31 agosto dello
stesso anno. Negli stessi atti dell’inchiesta si legge che per un periodo, tramite una società privata, era arrivata in “prestito” all’ospedale di Potenza sempre da Lagonegro, dove invece era assunta a tempo indeterminato.
Come ci è arrivata al San Carlo
è ancora una questione che gli investigatori stanno valutando,
anche perché è palese il fatto,
stando alle intercettazioni, che il
colonnello della finanza, ora ai
domiciliari, avesse fatto di tutto
pur di mettere in pratica il trasferimento della donna all’ospedale
potentino. Perché nella parte dell’inchiesta che riguarda proprio
il rapporto tra il colonnello e la
sua mante Veronica Vasapollo si
parla soprattutto di questo, delle
operazioni messe in pratica dal
colonnello per far ottenere i trasferimenti anche alle colleghe
l colonnello Gdf Mario Zarrillo, in basso: Veronica Vasapollo e la determina del San Carlo sul trasferimento della donna
della donna, alcune disposte a
pagare “qualunque cifra” pur di
poter trovare un modo di entrare
dove desiderato.
E il colonnello era sempre a disposizione, tanto da operare anche una sorta di pressing sulla
Vasapollo pur di poter chiudere
qualche affare da 20mila euro il
favore, da dividere ovviamente
con la sua compagna. Così ansioso che in alcuni casi, stando alle
valutazioni stesse degli inquirenti, avrebbe millantato amici-
zie e legami all’interno delle
aziende ospedaliere utili a poter
sistemare le cose. La stessa Laura Triassi, il giorno delal conferenza stampa in tribunale, ha ribadito che questo trasferimento
al San Carlo è già stato appurato
e che «non c’è nessun indagato»
all’interno delle strutture sanitarie. Sta di fatto però che questo
documento potrebbe costituire
una prova indiretta del “successo” del colonnello nelle sue contrattazioni. Ma il rapporto tra il
colonnello e la Vasapollo era anche fatto da migliaia di sms e telefonate inviati dai telefoni di
servizio e quella notte che preso
da un impeto di gelosia, dopo
l’ennesimo controllo di una targa “sospetta” tramite accesso
abusivo al sistema interforze di
indagine, scoprì che a casa della
dona c’era un medico di Lagonegro. la serata si concluse nel peggiore dei modi: gomme squarciate alla Mercedes del medico e alla
stessa auto della Vasapollo. E
non è stata l’unica volta: perché il
colonnello di auto ne ha controllate tante, tutte poi risultate intestate a delle donne. Ma il rapporto con la Vasapollo che andava
dalla pura relazione ad un vero e
proprio duo disposto a fare “affari e soldi” è stato anche molto
confidenziale, così tanto che ad
un certo punto il colonnello, scoperte una serie di indagini nei
suoi confronti, avrebbe telefonato la donna chiedendole un incontro per «mettersi d’accordo
su cosa dire» all’interrogatorio
di Polizia.
Ma quindi, tornando alla vicenda dei trasferimenti, Zarrillo
millantava o era veramente capace di fare ciò che diceva? Tutto
ancora da vedere, così come sono
da esplorare ancora i rapporti
con il costruttore Leonardo Mecca e il funzionario regionale Dionigi Pastore, aiutati dal colonnello a scoprire qualche indiscrezione sulle indagini in corso
in relazione ad un appalto milionario alla Regione Basilicata.
D’altra parte Mecca sapeva come
accontentare il colonnello, regalando notti di sesso con escort.
Diversa invece è la questione sugli “aiutini” che il colonnello
avrebbe elargito a Vito Antonio
Zaccagnino, imprenditore coinvolto anche nell’inchiesta antimafia “Iena 2”, per ottenere lo
sblocco di un finanziamento ex
legge 488. Finanziamento che
stando alle indagini effettivamente venne sbloccato. A svolgere un ruolo fondamentale in questo caso sarebbe stato anche il dirigente regionale del dipartimento Attività produttive, Michele Vita. Il suo nome compare
in alcune intercettazioni dove il
colonnello dice chiaramente che
«Con Vita arriviamo al ministero». E adesso c’è un altro filone
dell’inchiesta che andrà chiarito: quello sull’appaltone regionale, filone dove il ruolo del colonnello è stato strategico per
permettere a Mecca e Dionigi Pastore di potersi accordare sulla
gestione della gara, poi vinta
proprio dalla ditta di cui Mecca è
presidente.
v.panettieri@luedi.it
LA GRANDE BELLEZZA
Luca Braia ne approfitta, va in palestra e si “spara” un selfie che
suona tanto come un avvertimento per i suoi compagni di partito.
Anche lui si prepara al confronto nel Pd.
“Quelli che dicono no, le feste de #laGrandeBellezza a Roma non si
fanno. A Roma non so, ma a #Potenza sì!”. Gaetano Cappelli alla festa
di Maurizio De Fino a Rifreddo. Bella gente, tante cubiste.
La leggenda della fotografia cinematografica Vittorio Storaro, con
macchina fotografica a tracolla, verso il bar Schiuma a godersi un
caffè prima di un giro, entusiasmante, tra i Sassi.
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Lunedì 17 marzo 2014
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CINEMA E CULTURA
Da oggi una settimana di eventi e incontri
Il grande incanto
approda a Matera
Proiezioni per le scuole, mostre e dibattiti
e la due giorni dell’Efa alla Camera di Commercio
di ANTONELLA CIERVO
Le
locandine
dei film
che
saranno
proiettati
da oggi al
20 marzo
con
spettacoli
gratuiti al
Comunale
MATERA - Che Matera fosse città
del cinema, lo dimostra la sua lunga storia che ne ha fatto un set naturale per decine di registi di tutto il
mondo.
Che il cinema, ancora oggi, la
consideri punto di riferimento è dimostrato dalla riunione del consiglio di amministrazione
dell’Efa,
la
European
Film Academy, che si riunirà nella città dei Sassi
dal 20 al 23
marzo.
L’iniziativa, promossa
dalla Camera
di Commercio, impegnata in politiche
di internazionalizzazione
che coinvolgono i più differenti settori
produttivi, ha
impegnato
anche Regione, Apt Basilicata, Comune, Provincia
di Matera, Soprintendenza
ai beni Storici, artistici ed
etnoantropologici, Comitato Matera
2019, Conservatorio Duni,
Lucana Film
Commission,
Confcommercio e Confesercenti.
Clima primaverile e atmosfera
di
grande suggestione completano
il
quadro di una città che respira già
aria di storia della celluloide.
Da oggi il calendario, infatti, sarà
fitto di appuntamenti che culmineranno con l’arrivo dei componenti
del Cda della Film Academy presieduta da Agnieska Holland e che ha
vanta Wim Wenders in qualità di
presidente onorario.
Da oggi vetrine del centro trasformate in set cinematografici,
grazie ad una iniziativa di Confcommercio e Confesercenti che
hanno lasciato libera la fantasia degli esercenti cittadini.
Sarà la sala convegni della Camera di Commercio, da oggi al al 21
marzo ad ospitare la mostra fotografica di Domenico Notarangelo
intitolata “Omaggio a Pier Paolo
Pasolini - il Vangelo Secondo Mat-
teo” che ritrae il celebre regista nel
corso della lavorazione del suo capolavoro girato proprio a Matera.
L’iniziativa è curata dall’Associazione culturale “Pier Paolo Pasolini
- Matera”.
Oggi alle 10,30 al cinema Comunale, proiezione riservata alle scuole superiori del film “I 400 colpi” di
Francois Truffaut.
Primo lungometraggio del maestro francese, il film è la storia del
piccolo Antoine fra una madre leggera e un padre adottivo che non se
ne cura molto. Lo scarso rendimento a scuola e l’irrequietezza lo conducono, su decisione della famiglia, in un riformatorio, lontano
dal suo unico amico, Renè. Solo
scappando da quel luogo di punizione, Antoine potrà finalmente vedere il mare per la prima volta nella
sua vita.
Domani, alle 10,30 sempre al cinema Comunale, proiezione sempre per gli istituti superiori de “Il
ragazzo dai capelli verdi” di Joseph
Losey. L’iniziativa è a cura di Lucana Film Commission, Comune e
Provincia di Matera.
E’ la storia di Peter, un bambino
che vive con il nonno Gramp un’infanzia spensierata, sempre colpito
però da un manifesto che invitava a
non dimenticare gli orfani di guerra. Il piccolo, già deriso a scuola dai
compagni, si sveglia un giorno con
i capelli verdi, ulteriore causa dei
dispetti degli altri scolari. Scappa
perciò ne bosco dove, in sogno incontra gli orfani di guerra che gli
ricordano che il colore dei capelli è
sinonimo di libertà.
Giovedì 20 marzo, alle 19,45 al cinema Comunale, proiezione gratuita aperta al pubblico del film “Deserto rosso” di Michelangelo Antonioni.
Girato nel 1964, il film racconta
la storia di Giuliana, moglie di Ugo,
che vive un’esistenza tormentata e
complicata anche da un ricovero in
clinica che non ha portato alcun
giovamento. Una finta malattia del
figlio e l’incapacità di adeguarsi al
mondo che la circonda, la conducono sempre più lontana da tutto e
tutti.
Venerdì 21 marzo alle 18,30, collegamento con Radiotre e la trasmissione “Holywood party”, promossa dal Comitato Matera 2019.
Sabato 22 marzo alle 18,30 a Palazzo Lanfranchi, la cerimonia di
inaugurazione della mostra “La
grande bellezza della cineteca lucana” promossa dalla Lucana film
Commission e dalla Soprintendenza ai Beni storici, artistici ed etnoantropologici.
Tutto pronto, dunque, per trasformare la città in luogo di confronto e discussione sui temi legati
al cinema e, più in generale, alla
cultura che a Matera fa rima sempre più spesso con la settima Musa.
a.ciervo@luedi.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
La locandina
della Camera
di Commercio
in occasione
dell’assemblea
della European
Film Academy
|
LA CURIOSITA’
|
Un turista speciale, ieri tra strade e monumenti
A passeggio in cerca di luce
Storaro cattura i colori della città
MATERA - Non ha mai lasciato la sua
macchina fotografica, quasi a voler fermare i secondi più suggestivi della città.
Insieme a Raffaello de Ruggieri presidente del Musma, Ivan Focaccia presidente dell’associazione La Scaletta e ad altri qualificati accompagnatori, ha visitato i Sassi, il Musma e si è soffermato, come
descrivono le foto di Cosimo Martemucci,
davanti alla chiesa di S. Francesco d’Assisi così come in molti altri punti panoramici della città. Storaro ha prolungato
così la sua visita in occasione dell’affollatissimo seminario che ha tenuto ieri a
Matera a Palazzo Lanfranchi.
matera@luedi.it
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Lunedì 17 marzo 2014
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|
ALTRO DI ME..
7
|
Sabato scorso a Matera in scena con Francesco Zingariello
Katia racconta la sua vita
e il destino scritto di una diva
TURISMO
Telegraph travel
«Visitate Matera»
LA città dei Sassi spicca fra le migliori mete del 2014, secondo il
periodico specializzato britannico
“Telegraph travel”.
Insieme alle isole Egadi, Matera infatti è segnalata dalla rivista
inglese come destinazione per i
turisti insieme alle città di Glasgow in Scozia, Bordeaux in
Francia, Charleston negli Stati
Uniti, alla riserva di Chengdu in
Cina, al Liuwa Plain National Park
dello Zambia, all’isola di Sumatra
in Indonesia e infine Alacati in
Turchia. Prosegue, dunque, il
cammino positivo della città che, ancora una volta, rimbalza sulle cronache internazionale per le sue bellezze naturali e il suo patrimonio storico.
Un riconoscimento che si aggiunge al percorso già avviato con l’ingresso nella short list per la candidatura a Capitale europea della cultura
nel 2019. Il turismo straniero, in città, sta facendo sentire il suo peso con
presenze che animano i flussi nel corso dell’anno.
di ANTONELLA CIERVO
SE io fossi il gestore del cine teatro Duni mi farei una domanda:
“La struttura di cui mi occupo, è
adatta ad ospitare pubblico, artisti, musicisti, ballerini, tecnici?”.
E dopo la risposta negativa (che in
questo caso sarebbe d'obbligo),
comincerei a domandarmi perchè un edificio come questo,
esempio di architettura d'avanguardia, debba essere destinato
ad essere declassato a teatrino post bellico con poltrone sudicie,
muri scrostati, luci malfunzionanti, porte vecchie e in pessime
condizioni.
Le riflessioni appena scritte sono la conseguenza di'un ulteriore
umiliazione subìta, come cittadina e come appassionata di teatro
in occasione dello spettacolo “Altro di me...”con Katia Ricciarelli e
Francesco Zingariello.
Mentre la celebre soprano de-
MATERA - JKatia Ricciarelli non ha paura scorre alla sue spalle durante lo spettacolo.
del tempo che passa. Anzi, lo trasforma in Dagli esordi alla Rai in bianco e nero ai paluna commedia musicale in cui non rispar- coscenici di tutto il mondo accanto a Luciamia nulla: errori, rimpianti, ma soprattut- no Pavarotti e Josè Carreras. E’ questa la fito rivalsa. Quella che da una nascita illegit- gura che rappresenta il filo rosso di gran
tima, all’infanzia povera fino alla celebrità parte della sua esistenza. Ne parla più vole alla riccchezza, ha trasformato la giova- te, descrivendo la storia d’amore di due voci
ne Katiuscia nella diva che il mondo della celebri, affini non solo nel canto ma anche
lirica ha celebranel privato,
to.
nonostante
“Altro di me”, la
grandi liti e
commedia musibellissime
cale che ha portariappacificato in scena sabato
zioni. E gli
al teatro Duni è
aneddoti non
un viaggio non
mancano
solo nella vita di
(«Una volta riuna donna che
dusse in brancon tenacia e pasdelli tutti i
sione ha costruito
miei
vestiuna carriera preti...ma poi fu
stigiosa, ma anbello fare pache nella storia
ce...peccato
del nostro Paese,
per gli abiti»).
che come la RicMa tra i riciarelli, dalla facordi, quelli
me è passato al
più struggenboom economico.
ti sono per la
Francesco Zinmadre, forte,
gariello, tenore
rimasta sola
che si sottopone Due scene con Katia Ricciarelli e Francesco Zingariello,
ancora giovaad un provino con Simona De Nittis e Sebastiano Andrea Meli (f. Martemucci)
ne, ma mai
lei, diventa confisconfitta dalla
dente e complice
vita. E poi l’odi quel viaggio.
maggio
alLe due voci si inl’uomo che ha
contrano su arie
trasformato
celebri ma anla giovane rache brani della
gazza do Rovitradizione nago nella granpoletana e dei
de Katia Ricgrandi musical
ciarelli, Ludoamericani.
vico Patrolini,
Lo spettacolo,
bancario meche prende il
lomane che fisuo titolo da una
nanziò i suoi
frase di Mimì,
primi studi.
nella Boheme,
All’ex mariha il sapore di
to Pippo Bauun racconto con
do, Katia Ricinserti danzati
ciarelli non
da Simona De
destina ricorNittis e Sebadi romantici.
stiano Andrea
Piuttosto freMeli in cui la vinetici
nella
ta reale diventa romanzo, amore, strage- descrizione quasi folcloristica delle nozze
dia, passione. Le coreografie di grande celebrate in Sicilia quasi come una festa pasuggestione si muovono su un palco pieno tronale con serenata dell’Orchestra di Pipdi bauli, abiti di scena, cappelliere e vali- po Caruso nella prima notte degli sposi.
gie.
Ironica e senza falsi pudori, si affida al teUna bellissima prova, questa, per Fran- sto di Maurizio Costanzo e Enrico Vaime,
cesco Zingariello, che attraverso arie cele- ispirato al suo libro autobiografico e alla
bri e brani della canzone popolare italiana, regia di Marco Mattolini, mentre di volta in
fa rivivere i grandi del passato, con voce di volta diventa interprete, diva, figlia, mogrande suggestione.
glie ma sempre donna dalle scelte di cuoLa Ricciarelli si racconta anche grazie ad re.
a.ciervo@luedi.it
uno straordinario album fotografico che
Arredi danneggiati e disagi per chi assiste dalla galleria agli spettacoli al Duni
Il triste volto di un teatro dimenticato
Macchie scure su una poltrona in galleria al cine teatro Duni
scriveva i suoi concerti nella sede
prestigiosa dei Berliner Philarmoniker e al Metropolitan di New
York, io mi guardavo intorno,
cercando di restare seduta sulla
poltrona dal sedile ammaccato,
con macchie nere sullo schienale
e con i piedi poggiati su un pavimento ricoperto da quella che
molti anni fa era una moquette,
credo, verde.
Ascoltavo il racconto di luoghi
che hanno accolto i pilastri della
musica internazionale e mi vergognavo sempre di più, sperando
che alla signora Ricciarelli, a Zingariello e alla compagnia (così come a tutti coloro che hanno calcato quel palco negli ultimi tempi)
fosse stato evitato l'imbarazzo di
vedere tutto ciò che di brutto c'è
ormai in questo cine teatro.
Assistere ad uno spettacolo in
galleria, al cineteatro Duni, è
un'esperienza che consiglio a
molti, soprattutto a chi è davvero
appassionato di cinema o di teatro
ed è capace di superare tutti gli
ostacoli che il destino, o la strafottenza gli pongono dinanzi.
L'intervallo è un lasso di tempo
che si può utilizzare in molti modi, in galleria: contando le poltrone rimaste intatte e non danneggiate da spettatori maleducati e
non ancora riparate, contando le
lampadine rimaste ancora in funzione, contando i pannelli laterali
scrostati o chiudendo la porta che
conduce ai corridoi esterni e che
rimane sempre bloccata, lasciando entrare folate di freddo improvvise.
Il tema dei contenitori culturali
è una emergenza che va affrontata. Dai privati, dalle istituzioni, da
chiunque abbia a cuore la civiltà,
dovunque essa si trovi.
Solo allora il gestore del cine
teatro Duni potrà riproporsi la
stessa domanda e darsi finalmente una risposta positiva.
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APPROFONDIMENTI
La ricerca scientifica contro la pretesa egemonica della tecnoscienza
divulgata da una massa di conformisti. Ma anche la cultura umanistica
ha le sue responsabilità
di ROSSELLA GAGLIARDI
Tre continenti in pochissimo tempo,
un libro The Predictive Brain (Sussex
Academic Press) appena pubblicato
negli Usa e Inghilterra e un ponderoso
Dicionário das Ciências da Mente (Senac editora) in uscita nelle prossime
settimane in Sudamerica. Cosa c’è all’origine di questa frenetica attività?
Un’inquietudine inguaribile e, direi, il
prender sul serio le cose che si fanno.
Parliamo del libro che, nei giorni scorsi, ha presentato negli Emirati Arabi
in occasione della 1° Conferenza Internazionale di Psicologia dello Sport,
che ha visto ricercatori di Università
di tutto il mondo dibattere temi sportivi e neurofisiologici, psicologici e filosofici, in presenza di grandi campioni
dello sport.
Sì, una bella occasione di discussione sui
temi più avanzati della medicina e della
psicologia applicata allo sport, con implicazioni ben oltre lo sport. La tesi del libro è che il nostro cervello non sia solo un
struttura che reagisce agli stimoli esterni, ma che ci permette di fare ipotesi, di
anticipare le conseguenze, di formulare
aspettative. Tutto ciò molto prima della
consapevolezza.
Il libro tratta anche dell’intuizione.
Cos’è, precisamente, un’intuizione:
una conoscenza implicita, un
sesto senso?
Un’intuizione si presenta, per lo più,
come
uno
scarto
del
pensiero che
si accompagna a una
sensazione
allo stomaco. Ma non è
un sesto senso. È un’intelligenza inconscia, estranea al ragionamento, che ci consente di far più rapidamente
e meglio le cose rispetto alla razionalità cui si affida la nostra società. L’intuizione attinge a risorse depositate, nel
corso dei millenni, negli archivi del nostro cervello, che ci consentono di agire
rapidamente e spesso con stupefacente
precisione, soprattutto senza affaticare
troppo la nostra mente. Nessuno può farne a meno. Nemmeno coloro che pretendono di vivere nell’Olimpo della pura
astrazione.
Senza ragionamento, però, l’intuizione può essere fallace.
È vero. Ma noi non sbagliamo solo quando ci fidiamo della nostra intuizione.
Sbagliamo anche quando riflettiamo
troppo sulle azioni da compiere, perché
‘soffochiamo’ le nostre sensazioni viscerali, privandoci della loro ‘saggezza’. Lo
sanno bene i ballerini, i musicisti, gli
atleti professionisti. Il nostro cervello sa
molte più cose di quante ne conosciamo.
Solo che ancora non sappiamo dimostrarlo.
Ma se non è possibile dimostrarlo, allora non siamo più nel campo della
scienza.
Se questo fosse vero dovremmo tacere
sulla gran parte delle cose della nostra
vita. Ma la verità non appartiene solo ai
sistemi esatti. Viviamo in un mondo, non
in mezzo a correnti di elettroni. Siamo esseri dotati di pensieri, non semplici oggetti della psicologia, della fisica, dell’economia, delle scienze sociali. L’ideologia tecnoscientifica prova a farci credere
che le cose stanno così. Ma le sue sono
estrapolazioni banalizzate ed estremizzate. Che travolgono la stessa storia della
razionalità. La scienza non ha niente a
che fare con tutto questo.
Niente diplomazie.
Vede, quel che sta gradualmente venen-
Cerchiamo
stabilità
ma la vita
è transitorietà
Il professore Mauro
Maldonato, a sinistra la
copertina del suo ultimo libro
Qual è oggi la condizione dell'uomo occidentale?
Le risposte del professore dell'Unibas Mauro
Maldonato che sul Mezzogiorno d'Italia è
spietato: "Un deserto lunare dove sono cadute,
con un silenzio senza onore, intere generazioni"
E la scuola? "Mira a creare cittadini prevedibili,
amputando l'imprevedibilità, la creatività,
l'innovazione"
do meno è quello spirito critico che ha a
lungo alimentato la ricerca scientifica:
la sfida della libertà umana contro i poteri oscurantisti e repressivi. Oggi, ad occupare la scena è il conformismo senza
pensiero di una massa di divulgatori
scientifici servili verso il nuovo potere
della tecnoscienza, seguaci acritici impegnati in una vasta opera di disinformazione e abbrutimento intellettuale. Si
tratta di una sorta di proletariato intellettuale che presta al fanatismo della
scienza una credulità superiore a quella
del contadino medioevale verso il suo
parroco; e che prende come rivelazione
divina quello che dicono i dottori e gli
scienziati nei media di oggi. Questo clima di ostentata efficienza ricorda quel
tenebroso personaggio dostoevskiano,
Shigaliev, che ne I Demoni delineava il sistema sociale ottimale: nove decimi dell’umanità a gregge, sulla base dei dati
“perfettamente logici” delle scienze naturali.
Come siamo arrivati qui?
Perché si è affermato un modello sociale
dominato dai principi della scienza avalutativa che sta facendo precipitare la società in un nuovo hobbesiano stato di natura. L’orizzonte della tecnoscienza, indifferente alle domande fondamentali
della vita, sarà quello di un termitaio post-umano, popolato di animali ben nutriti, annoiati e violenti. Si guardi in giro.
Dopo decenni di opulenza fine a se stessa
e priva di scopi, lo scenario è occupato da
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uomini che camminano inquieti, senza
orizzonte, esposti alle suggestioni più
insulse.
Possibile che sia tutta colpa della cultura tecnico-scientifica?
Beh, non in quanto tale. Direi della sua
pretesa egemonia. Del resto, anche la
cultura umanistica ha le sue responsabilità. Si è adattata troppo facilmente al
nuovo ruolo assegnatole di adorna ed
erudita conoscenza specialistica, del tutto marginale per la società moderna, se
non addirittura, come diceva Veblen, un
lusso nocivo.
Questo crescente malessere in un epoca di sostanziale benessere era sconosciuto alle generazioni precedenti.
Oltre i nostri struggenti paesaggi, le metropoli d’Occidente pullulano di individui a caccia di emozioni e di distrazioni.
Protestano solo contro determinati
aspetti della società o insorgono contro
un’organizzazione fondata sul calcolo e
la razionalizzazione di ogni aspetto della
vita? Lo Stato, fulgida creazione della razionalità occidentale, ha per troppo tempo promesso all’uomo quel che l’uomo
profondamente desidera e la vita non gli
dà: una condizione stabile, ferma, immutabile, e dunque del tutto diversa dalla
condizione naturale della vita che è l’instabilità, la transitorietà, la mutabilità.
Non si comprenderebbe questo tempo,
senza venire a capo di queste ragioni
prettamente psicologiche.
Questa diagnosi è applicabile al Mezzogiorno d’Italia?
Qui da noi questi meccanismi si sono saldati ad altri di natura storico-politica, facendo di questa parte del Paese il deserto
lunare dove sono cadute senza rumore, e
in un silenzio senza onore, intere generazioni. Ma questa è un’altra storia.
E la scuola? Quali sono le sue responsabilità?
La crisi della scuola, dalla primaria all’Università, più che con misure all’altezza
dei problemi è stata affrontata con semplici riforme amministrative. Nel cuore
di queste istituzioni serpeggia un’insidia che ne permea i meccanismi ordinari
e appiattisce il sapere anziché elevare i livelli di istruzione degli scolarizzati: la
banalizzazione. L’educazione è ormai del
tutto funzionale alle esigenze della società. Il nostro sistema educativo è volto a
generare cittadini prevedibili e, dunque,
mira ad amputare l’imprevedibilità, la
creatività, l’innovazione.
Come se ne esce?
Nessuno ho soluzioni. Forse invertiremo la rotta se riusciremo a ripensare la
nostra stessa civilizzazione con una visione unitaria della vita e del sapere.
Quella stessa condizione che aveva offerto a Copernico, Galileo, Keplero, Bacone
la possibilità di vivere come uomini educati umanisticamente e, al tempo stesso,
di lavorare come scienziati senza lacerazioni della coscienza.
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Oggi l’anniversario del ritrovamento del corpo di Elisa Claps nella chiesa della Trinità
Quattro anni e ancora mille misteri
Un libro scritto da Gildo e Federica Sciarelli sui tanti depistaggi sul caso
SONO passati quattro anni da quel
17 marzo che ha segnato in maniera
indelebile l’intera città di Potenza. Il
17 marzo del 2010 tutti seppero che
Elisa Claps non si era allontanata
volontariamente - come qualcuno
aveva sostenuto - ma era morta lo
stesso giorno della sua scomparsa.
Ed era morta nell’ultimo posto in cui era stata vista: la chiesa della
Trinità di Potenza, nel
cui sottotetto quel giovane corpo è rimasto
per diciassette anni.
La scoperta dei resti
è stata la chiave di lettura perchè ha permesso, in base all’autopsia, di inchiodare
alle sue responsabilità
il principale sospettato, Danilo Restivo, condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione. Elisa Claps fu uccisa con tredici colpi di
un’arma da taglio e punta, presumibilmente un coltellino, e fu colpita
prevalentemente alle spalle mentre
respingeva un assalto sessuale.
Queste sono le conclusioni degli
esami effettuati sui poveri resti.
Una delle prove della colpevolezza
di Restivo è giunta dal maglione che
la ragazza indossava quella mattina perchè sul capo è stata trovata
una traccia di dna che senza alcun
dubbio i Ris hanno attribuito a Restivo. Il rinvenimento dei resti si è
intrecciato con altre vicende. Infatti
l’omicidio di Elisa Claps, per modalità e analogie, è molto simile a quello di Heather Barnett, sarta inglese
di Bournemouth (sud dell’Inghilterra), uccisa il 12 novembre del
2002. Era vicina di casa di Danilo
Restivo. E poi, negli ultimi mesi, è
emerso anche un collegamento con il suicidio
della dirigente della Digos di Potenza, Anna
Esposito. La donna è stata trovata morta all’età di
35 anni il 12 marzo 2001
in quello che fin dai primi istanti era sembrato
un caso anomalo di suicidio.
Su tutte queste vicende
proprio in questi giorni è
uscito il libro, scritto da Federica Il ritrovamento del corpo di Elisa nel sottotetto della Trinità
Sciarelli e Gildo Claps, “Per Elisa, 18
ASSEMBLEA REGIONALE DI FORZA ITALIA
anni di depistaggi, silenzi e omissioni”. Mentre oggi, alla trasmissione “I fatti vostri” su Rai Due, si parlerà della morte di Anna Esposito.
Secondo la mamma di Elisa, Filo«SARÀ un momento di ripartenza per costruire Forza Italia in Basilicata. L'omena, ed il fratello Gildo, in particobiettivo è costruire un’alternativa al sistema di potere che per molto tempo e
lare, il ritrovamento del 17 marzo è
con risultati assai poco lusinghieri governa a tutti i livelli la nostra regione». Co“una messinscena” perchè la scosì il coordinatore regionale di Forza Italia, Cosimo Latronico, che presenta cpsì
perta era già stata fatta prima da
l’assemblea regionale del partito in programma oggi a Potenza, alla presenza
due donne delle pulizie e di questo
di Raffaele Fitto. «Il progetto di Forza Italia di dar vita al polo dei moderati e dei
era a conoscenza il vice parroco che
liberali. Il dialogo con Raffaele Fitto ha il senso di intessere un rapporto sempre
lo avrebbe comunicato anche ai verpiù fecondo con un leader meridionale di valore, ma anche di provare a testici della Diocesi. Le due donne sono
sere una relazione con la Puglia per guardare a quella regione del sud est, che
ancora sotto processo per false dimetta insieme i punti di forza del sistema lucano e di quello pugliese».
chiarazioni al pm.
La svolta
nel mistero
ha portato
alla condanna
di Restivo
Oggi Raffaele Fitto a Potenza
FORUM GIOVANILE
Dove si creano
le proposte
E’ ATTIVO il Forum giovanile comunale. A comunicarlo
l’assessore alle Politiche
giovanili Emiddio Fiore. Il
Forum dei Giovani «mira a
favorire la piena consapevolezza, sollecitando i ragazzi
a farsi promotori di idee progettuali da sottoporre all’amministrazione
comunale,
sulla base delle proposte
che verranno elaborate dai
gruppi di lavoro. Immediatamente attivo, è un importante strumento di partecipazione delle realtà giovanili alla
vita amministrativa e istituzionale della città. Rappresenta, infatti, l’organo consultivo per l’amministrazione
comunale che potrà avvalersene per finalizzare interventi mirati, ma anche propositivo per le deliberazioni
di Giunta e Consiglio comunale che riguardano le tematiche giovanili. Il Forum, inoltre, promuove progetti, attività, dibattiti, ricerche e iniziative volte a un miglior utilizzo
del tempo libero.
Fratelli d’Italia contro Si riunisce il consiglio Pappagalli brasiliani
la violenza sulle donne comunale dei ragazzi
e solidarietà
Ieri un nuovo femminicidio: un fenomeno contro il quale Fratelli
d’Italia è sceso ieri in piazza per sensibilizzare i cittadini.
RETE UNESCO ALLA LEOPARDI
Un poster per la pace
OGGI alle 16.30, nell’ambito della manifestazione
“Un poter per la Pace – Il
nostro mondo, il nostro
futuro” promossa dal
Club Lions Pretoria Potenza, sarà presentato il
logo del Comprensivo
“Leopardi” unitamente a
quello Unesco. L’Istituto
è l’unico a Potenza ammesso alla rete Unesco in
quanto da anni integra le
proprie attività curriculari con programmi e
progetti educativi che
puntano alla tutela dei diritti umani e della diversità culturale. La manifestazione si svolgerà presso l’Aula Magna della
Scuola Secondaria. Il 22
marzo, poi, verrà presentato un percorso laboratoriale indirizzato agli allievi di strumento. Fino
alla fine dell’anno previste iniziative finalizzate
alla conoscenza del periodo gesualdiano.
Oggi alle 16,30, nella sala del consiglio comunale, si riuniranno i
nostri giovani amministratori, guidati dal sindaco Anna Caputo.
MUSICA
Successo per gli Sugar sound
TEATRO pieno per la band
potentina degli Sugar
Sound che ha presentato
la sua terza “creatura” dal
titolo “She’s My Baby”. Oltre ai più conosciuti brani
dell’artista emiliano Zucchero Fornaciari, sette
inediti scritti e musicati da
Antonello Lioi (leader e voce del gruppo) e Gianfranco Cloralio. Alla serata
presente anche il coro dei
ragazzi dell’Ic Sinisgalli e
il trio cabarettistico La Ri-
Il teatro pieno
cotta. E poi il contributo
degli Audio Due, che ha interpretato alcuni brani
della band potentina.
L’incontro tra l’associazione “Via dei matti n. 0” e “Insieme onlus” ha
permesso di realizzare la commedia “Lu pappaadd brasilian”.
TRIBUNALE DI POTENZA
PROC. ESEC. IMM. 176/2011 R.G.E.
G.E. Dott.ssa Chiara Malerba
LOTTO UNICO: Abitazione in Potenza in Via Mazzini n.86. Fabbricato adibito a civile abitazione piano terzo, al foglio 48 particella 864 sub 26, piano 3 cat. A/3 classe 5
consistenza 4,5 vani. Superficie lorda abitabile m2 115,4, superficie balcone m2 6,16.
L’immobile si trova nel Comune di Potenza e in particolare alla via Mazzini n.86.
L’appartamento è formato da un lungo corridoio, una cucina, un bagno, un soggiorno e due stanze da letto come da relazione CTU
Stato dell’occupazione: Immobile occupato dal debitore
PREZZO BASE Euro 190.800,00
Offerta d’acquisto minima in aumento:
libera nella vendita senza incanto;
Euro 38.160,00 (trentottomilacentosessanta/00) sia in sede di eventuale gara
nella vendita senza incanto, sia in sede di vendita con incanto, pari al 5% del prezzo
arrotondato per eccesso al migliaio di euro più prossimo.
Vendita senza incanto 21.05.2014 alle ore 12,00 presso lo studio del
Professionista delegato dott. Pietro Pompeo PISANI in Potenza, Via della Chimica 9.
Eventuale incanto 30.07.2014 alle ore 12,00.
Gli interessati possono assumere ulteriori informazioni presso il Tribunale di
Potenza – Sezione Civile – Ufficio Esecuzioni Immobiliari – Via N. Sauro (piano quarto), e/o sui siti www.astegiudiziarie.it e www.studiocommercialistipisani.com oppure
presso il Professionista Delegato dott. Pietro Pompeo PISANI, (anche per la visita
dell’ immobile posto in vendita, previo appuntamento) con studio in Potenza, Via della
Chimica, n. 9; Tel. 0971-56903;
Fax 0971-476198; mail: info@studiocommercialistipisani.com
e PEC: pietropompeo.pisani@pec.commercialistipz.it;
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Potenza e provincia
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SENISE L’ambasciatrice ha incontrato il sindaco e la comunità lucana
Un gemellaggio con la Moldavia
Per Pittella è questa un’occasione anche per lo sviluppo turistico
SENISE - Visita a Senise della ambasciatrice in Italia della Moldova. Accolta dal sindaco Giuseppe
Castronuovo e dall’intera amministrazione comunale e accompagnata dal presidente la giunta regionale, Marcello Pittella, Stela
Stingaci, dopo aver fatto una visita seppur repentina nel centro
abitato si è detta contenta di questa esperienza, che comunque era
stata in precedenza preparata.
La diplomatica infatti è arrivata con in agenda il nome di un comune della sua regione, pronto a
gemellarsi con Senise. Si tratta di
Carahasani, luogo descritto come
molto attraente, dove si produce
vino molto buono. In precedenza
il sindaco Castronuovo, aveva sottolineato la nuova strategia mirata ad attirare turismo dalle nostre
parti. Ed in tal senso va letto il
contatto avuto lo scorso anno, con
l’ambasciata di Russia a Roma
che dunque precede questa con la
Moldova: «si tratta - ha detto il sindaco - di aprirsi al nuovo mondo
che va oltre i confini regionali e
nazionali e per questo salutiamo
con soddisfazione l’avvio di nuove
relazioni». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Pittella che
ha manifestato la sua soddisfazione in occasioni come queste, ricordando che esperienze di collaborazioni, sono già avviate ed attive con la Romania e dunque quale
migliore occasione per allargare
l’orizzonte dei rapporti tra i popoli: «L’Europa, ha detto il presidente - non deve arroccarsi ma aprirsi
ai nuovi popoli che entrano a far
parte di questa famiglia; si tratta
di guardare il mondo con occhi di-
versi, disponibili ad
ascoltare le istanze che
arrivano da ogni parte».
Ad accogliere l’ambasciatrice, anche alcune
delegazioni di associazioni di volontariato co- La diplomatica moldava con il sindaco
me Argento vivo, presieduta da se di giugno, per avviare la prima
Gabriella Policicchio e il Buon sa- parte del gemellaggio. Lo scammaritano, presieduto da Domeni- bio della vista naturalmente verco Chiorazzi. Alla fine poi, si è con- rà stabilito in quella occasione di
venuti sulla opportunità di preve- comune accordo. Alla fine c’è stadere una visita in Moldova ed in to uno scambio di doni con l’offerparticolare proprio a Carahasani, ta di un paniere di prodotti tipici.
Gianni Costantino
probabilmente nel prossimo me-
MARSICO NUOVO Oggi incontro con amministratori, tecnici e dirigenti dell’Eni
Petrolio, «ora vogliamo garanzie»
«E’ tardi per dire no, ma pretendiamo tutela ambientale e la salute dei cittadini»
MARSICO NUOVO – “Problematiche inerenti l’estrazione petrolifera Pozzo Pergola 1”. E’ il tema dell’incontro pubblico organizzato dall’amministrazione comunale che si
svolgerà questa sera, dalle 18 in poi,
nell’aula magna del Liceo Scientifico di Marsico Nuovo. Al tavolo dei relatori ci saranno il sindaco della cittadina marsicana, Domenico Vita, il
presidente della Regione, Marcello
Pittella, l’assessore regionale all’Ambiente, Aldo Berlinguer, il direttore del CNR, Enzo
Lapenna, il responsabile di Eni Distretto
Sud Meridionale di
Viggiano, Ruggero
Gheller e il direttore
dell’Arpab, Raffaele
Vita. Un incontro che
ha spiegato il sindaco
Vita «è finalizzato all’ottenimento di tutte
le garanzie necessarie a salvaguardare sia la salute che l’ambiente nella
fase di perforazione del pozzo e nella
fase di realizzazione delle condotte
dell’oleodotto». Per il primo cittadino «sarebbe illusorio e inutile sostenere, ora, che le estrazioni non dove-
Potenziare
le funzioni
Osservatorio
di Marsico
vano giammai interessare la Val
d’Agri, come personalmente avrei di
sicuro preferito, al pari di non pochi
altri amministratori e cittadini, per
non dire degli imprenditori agricoli
e turistici che più degli altri hanno
subito conseguenze». «Inoltre ho sostenuto – continua Vita - che sulle vicende petrolio occorre voltare pagina, mettendo a frutto analisi, preoccupazioni e prospettive possibili e
questo si richiede alla classe dirigente». Questione centrale «è quella
della tutela dell’ecosistema e della
salute delle persone». In tal senso,
«la Regione – evidenzia Vita - deve
potenziare e rendere penetrante la
funzione dell’Osservatorio Ambientale istituito da qualche anno a Marsico nuovo, ma per il quale non è stato ancora attivata una funzione indipendente di alta vigilanza». «Questo
- aggiunge - è l’unico modo per garantire alle comunità interessate
che l’estrazione petrolifera e il funzionamento del Centro Olio usino le
più moderne tecnologie conosciute
a livello mondiale e di mettere in condizione gli enti preposti al controllo,
con strumentazione adeguata».
Angela Pepe
Salvatore a Bella
per parlare di economia
BELLA - Dominick Salvatore a Bella per parlare di economia a tutto campo. L’economista tra i maggiori
esperti a livello mondiale,
nonché docente in materia
presso le università di New
York (Fordham University),
Pechino (Shanghai Finance
University), Vienna e in Sud
Africa a Pretoria. A Bella per
motivi personali (la moglie,
Lucia Ferrone è lucana) ha
fatto anche un punto della situazione in Italia e in Basilicata, ai tempi della crisi economica e sociale in atto. «L’Italia, ormai, è da 20 anni in
lento declino e questo dipende dalla scelta di non aver
fatto le giuste riforme. Le riforme se fatte hanno dei costi immediati per ottenere
benefici nel tempo. Il punto è
che ci sono troppe leggi in
Italia che frenano lo sviluppo, la prima cosa da fare è
semplificare – afferma Salvatore - perché abbiamo oltre
120 mila leggi inutili. Per capire meglio, aprire un’impresa in Italia costa 24 volte
in più rispetto ad altri paesi e
questo scoraggia inevitabilmente l’attività d’impresa.
Bisognerebbe sì estrarre il
petrolio, ma a patto che la Basilicata riceva i benefici che
merita, per non parlare anche del turismo che è una risorsa ancora poco sviluppata». L’incontro con Salvatore
si è tenuto presso la bibliomediateca dell’Istituto Comprensivo di Bella cui hanno
preso parte gli allievi della
scuola media, il sindaco Celentano, gli assessori Leone
e Ferrone e il dirigente scolastico Mario Coviello. Un’occasione unica e straordinaria per i giovanissimi allievi
della scuola bellese.
Davide Di Vito
CANTISANI (IDV)
Nessun precario
a casa
Il centro oli di Viggiano
TRIBUNALE DI POTENZA
AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE SENZA INCANTO E CON INCANTO
PROCEDIMENTO DI ESPROPRIAZIONE IMMOBILIARE R.G.E. 117/2004
SECONDA VENDITA
Il sottoscritto Avv. Anna Sbailo, con studio in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n.
11, custode giudiziario nonché professionista delegato alle operazioni di vendita, giusta
Ordinanza del Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Potenza, Dott.ssa Chiara
Malerba, emessa in data 05.04.2013, nonché autorizzato alla seconda vendita con
ribasso di 1/4 del prezzo a base d’asta con ulteriore Provvedimento del 14.02.2014, visti
gli artt. 570 e segg., 576 e segg. e 591 bis c.p.c.,
RENDE NOTO
che il giorno 14 MAGGIO 2014 alle ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in
Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, si procederà alla vendita senza incanto,
con ribasso di 1/4 del valore, dei seguenti beni immobili:
LOTTO N. 1:
- Diritto di piena proprietà su terreno sito in Potenza alla C/da Torretta, distinto in catasto al foglio di mappa 14, part.lla 1265, di complessivi mq. 624, seminativo classe 3,
reddito dominicale € 1,13 reddito agrario € 0,97.
Stato: occupato dal debitore
PREZZO BASE: € 3.510,00 (ribasso di 1/4)
OFFERTA MINIMA IN AUMENTO: € 200,00
LOTTO N. 2:
- Diritto di piena proprietà su terreno sito in Potenza alla C.da Cerreta Trinità - Sicilia, in
catasto al Foglio di mappa 17 part.lla 247, pascolo classe 3, di complessivi mq. 2520,
reddito dominicale di € 1,17 e reddito agrario di € 0,91.
Stato: occupato dal debitore
PREZZO BASE: € 9.450,00 (ribasso di 1/4)
OFFERTA MINIMA IN AUMENTO: € 500,00
Nelle ipotesi di cui all’art. 569, terzo comma, c.p.c., il giorno 17 LUGLIO 2014 alle ore
16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11,
si procederà alla vendita con incanto dei medesimi beni immobili.
Le domande per partecipare alla vendita dovranno essere corredate da bollo di ? 16,00.
Nella vendita senza incanto le offerte di acquisto, dovranno essere depositate in busta
chiusa presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa
Aldo Moro n. 11 entro le ore 19:00 del 13 Maggio 2014.
Nella vendita con incanto gli offerenti dovranno depositare presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, entro le ore
19:00 del 16 Luglio 2014, domanda di partecipazione alla vendita.
Per maggiori dettagli sulle modalità e condizioni di vendita contattare l’Avv. Anna
Sbailo, custode giudiziario e delegato alla vendita, al n. 347-0865516, o consultare il sito www.astegiudiziarie.it, ove sono pubblicati l’avviso di vendita, l’ordinanza
e la relazione di stima.
Potenza, 12.03.2014
Il Professionista Delegato
Avv. Anna SBAILO
«LA protesta dei lavoratori
precari del Po Fesr va nella
stessa direzione dell’iniziativa che IdV ha avviato per
abolire le leggi Fornero e
per affermare il principio
che nessun lavoratore precario debba tornare a casa». E’ quanto afferma la
segretaria regionale di IdV
Maria Luisa Cantisani che
aggiunge: «nel caso di lavoratori che hanno svolto attività di assistenza tecnica alla Pubblica Amministrazione (Regione) la situazione
che si è creata è ancor più
ingiusta perché a decidere
di fare a meno di queste
esperienze professionali è
una controparte pubblica. Il
rischio che ravvisiamo inoltre è di alimentare una sorta
di guerra tra poveri tra vecchi e nuovi precari».
TRIBUNALE DI POTENZA
AVVISO DI VENDITA IMMOBILIARE SENZA INCANTO E CON INCANTO.
PROCEDIMENTO ESECUTIVO N. 66/1996 R.G.E.
III ESPERIMENTO DI VENDITA
Il sottoscritto Avv. Anna Sbailo, con studio in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro
n. 11, custode giudiziario nonché professionista delegato alle operazioni di vendita,
giusta Ordinanza del Giudice dell’Esecuzione del Tribunale di Potenza, Dott.ssa
Emanuela Musi, emessa in data 16.09.11, successiva proroga del 28.02.2014 del
Giudice dell’Esecuzione, Dott.ssa Chiara Malerba, autorizzato alla seconda vendita con ribasso di 1/4 del prezzo a base d’asta, con Provvedimento del 14.06.2013,
nonché, autorizzato alla terza vendita con ulteriore ribasso di 1/4 del prezzo a base
d’asta, con Provvedimento del 14.02.2014, visti gli artt. 570 e segg., 576 e segg. e
591 bis c.p.c.,
RENDE NOTO
che il giorno 13 MAGGIO 2014 alle ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito
in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, si procederà alla vendita senza
incanto, con ulteriore ribasso di 1/4 del valore, dei seguenti beni immobili
LOTTO UNICO
- Diritto di piena proprietà dei terreni siti in agro di Ruoti (Pz) alla contrada Miceli,
foglio di mappa 2, part.lle nn. 73, 75, 86 e 62, di are complessive 149,18 di cui circa
114,18 a seminativo e circa 35 a cespugliata di ginestre nelle particelle 73 e 75;
In catasto al N.C.T. del Comune di Ruoti (PZ), foglio 2,
part.lla 73, are 54,00, seminativo classe 4, R. D. € 5,02, R.A. € 5,58;
part.lla 75, are 46,80, seminativo classe 4, R. D. € 4,35, R.A. € 4,83;
part.lla 86, are 20,60, seminativo classe 4, R. D. € 1,92, R.A. € 2,13;
part.lla 62, are 27,78, seminativo classe 4, R. D. € 2,58, R.A. € 2,87;
Stato: occupato dal debitore
Precisazioni urbanistiche: : i terreni ricadono in zona “agricola” come da Certificato di
destinazione Urbanistica rilasciato dal Comune di Ruoti in data 06.09.2000.
PREZZO BASE: € 3.093,75 (secondo ribasso di 1/4) OFFERTA MINIMA IN AUMENTO: € 155,00
Nelle ipotesi di cui all’art. 569, terzo comma, c.p.c., il giorno 16 LUGLIO 2014 alle
ore 16:00 presso lo studio del sottoscritto sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo
Moro n. 11, si procederà alla vendita con incanto dei medesimi beni immobili.
Le domande per partecipare alla vendita dovranno essere corredate da bollo di € 16,00.
Nella vendita senza incanto le offerte di acquisto, dovranno essere depositate in busta
chiusa presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa
Aldo Moro n. 11, entro le ore 11:00 del 12 Maggio 2014.
Nella vendita con incanto gli offerenti dovranno depositare presso lo studio del professionista delegato sito in Pignola (PZ) alla Traversa Aldo Moro n. 11, entro le ore
11:00 del giorno 15 Luglio 2014, domanda di partecipazione alla vendita.
Per maggiori dettagli sulle modalità e condizioni di vendita contattare l’Avv. Anna
Sbailo, custode giudiziario e delegato alla vendita, al n. 347-0865516, o consultare il
sito www.astegiudiziarie.it, ove sono pubblicati l’ordinanza di vendita, l’avviso di vendita e la relazione di stima.
Potenza, 12.03.2014
Il Professionista Delegato
Avv. Anna SBAILO
RASSEGNASTAMPA
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Lunedì 17 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
42
REDAZIONE: piazza Mulino,15
75100 Matera
Tel. 0835.256440 - Fax 0835.256466
MATERA
matera@luedi.itmatera
L’assessore all’urbanistica: «I 10 punti sui cui puntavo non sono più priorità della giunta»
«Perchè mi hanno fermata?»
Ina Macaione scrive a sindaco e consiglieri: «Ostacoli anche di natura individuale»
IL suo non è un ultimatum,
così come lo intendono gli
esperti in politica, ma una
chiamata alle armi per chi,
come lei vive la responsabilità di un ruolo pubblico per
trasformarla in operatività.
La lettera aperta che l’assessore all’urbanistica ha inviato al consiglio comunale,
a tratti, ha il sapore del saluto di chi ripone le armi e si
adatta alla ragion di Stato. In
realtà la diretta interessata
spiega che ha tutt’altro senso. Ina Macaione è arrabbiata perchè in alcuni casi, pur
in presenza degli strumenti
per operare, è stata costretta
all’immobilità. «Per colpa, a
volte di stupidaggini - spiega -E poi ci sono alcuni aspetti che riguardano i Sassi dei
quali io, ad esempio, non sono stata avvisata».
Uno dei passaggi decisivi
della lettera dice: «Non so valutare se nell’immediato futuro sarò più utile all’interno dell’amministrazione o
all’esterno dove forse potrei
essere più adatta ed efficace
per spingere verso quel salto
di qualità indispensabile per
non perdere quanto finora
prodotto».
«Nel testo segnalo 10 punti che sono cose che ho sempre messo un tavolo, che abbiamo condiviso con il sindaco e la giunta ma che negli ultimi tempi non fossero più
priorità. Credo molto nella
possibilità di Matera di essere capitale della cultura e
non vorrei che si tornasse indietro negli anni ‘80. Ci sono
molte persone che valgono,
in questa città, ma bisogna
darsi da fare. Sono ingenua?
Forse, ma se non ci crediamo
noi, chi deve farlo?Bisogna
lavorare in modo coerente
all’obiettivo che ci siamo dati
e la comunità deve decidere».
I punti che concludono la
lettera aperta riguardano i
Sassi e le modalità di gestione, la scuola con la realizzazione della Bramante, le
piazze e i luoghi pubblici, la
rigenerazione dei quartieri,
il co-housing, il verde intelligente e il recupero di aree come quelle del borgo La Martella, il recupero ambientale,
il museo demoetnoantropologico, le “porte della città” e
il ruolo nodale di piazza della
Visitazione e l’urban center,
progetto di d’accompagnamento al piano strategico.
Ina Macaione parla, in alcuni passi di ostacoli, lasciando intravedere meccanismi di bassa politica non
proprio edificanti «Non solo
oggettivi, come ad esempio
contrada Granulari, che si
frappongono alla realizzazione dei progetti. Ostacoli,
anche di natura individuale,
prodotti per conservare gli
interessi di pochi, indebolendo o deviando quel prezioso lavoro collettivo, volto
a condividere a livello di qualità la realizzazione dei cam-
Uniti a quelli della Regione completano il programma
Adduce risponde a Renzi
e chiede tre milioni
per i lavori alla scuola Torraca
DOPO aver destinato circa
due milioni di euro per mettere in sicurezza l’edilizia
scolastica della città, dopo
aver recuperato i fondi necessari per dare una definitiva soluzione alla scuola di
via Bramante attraverso la
realizzazione di un edificio
moderno e adeguato ai bisogni di alunni, docenti e genitori, si avvia a soluzione
anche il problema riguardante la scuola media Torraca. Il sindaco Salvatore
Adduce, infatti, ha risposto
alla lettera inviata da Matteo Renzi a
tutti i sindaci dei comuni italiani
con la quale
il Presidente
del Consiglio dei ministri
ha
chiesto di segnalare un
edificio scolastico su cui
effettuare lavori di risistemazione.
Nelle scorse
ore Adduce
ha inviato alla cabina di regia, appositamente istituita da Renzi per
seguire la vicenda dell’edilizia scolastica e la ripresa dei
lavori pubblici, l’apposito
modulo compilato con cui si
chiede un contributo di 3
milioni di euro per ricostruire la scuola media inferiore “Francesco Torraca”
di Matera.
Così come richiesto dal
Presidente del Consiglio, il
sindaco ha inviato la scheda
con l’indicazione della
Dai Sassi alle aree verdi di La Martella fino
alla realizzazione della ex scuola di via
Bramante. Sono alcuni dei punti che
l’assessore Macaione vuole risolvere presto
biamenti. Non voglio ostacolare i processi, nè accelerarli, ma vorrei che mostrassimo quanto valiamo».
La lettera inviata ai consiglieri rappresenta per alcuni versi un bilancio di «Un lavoro faticoso, giunto in dirittura d’arrivo». Non proprio,
dal momento che annuncia
di voler creare «gruppi di attività per produrre lavoro e
contribuire al processo di innovazione soprattutto delle
imprese sulla base delle tre
“R” (reuse, reduce, recyicling). La Macaione torna
sullo schema che ha ribattezzato VVIMS, ovvero: visione,
valori, identità, missioni,
strategie. Un programma di
tutto rispetto. Qualcuno la
aiuterà a farlo ripartire?
a.ciervo@luedi.it
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Matteo Maffei
Tantissimi auguri al piccolo Matteo Maffei per il suo
compleanno (6 anni) da parte di nonno Mimmo e nonna
Lucia
scuola, il valore dell’intervento, le modalità di finanziamento e la tempistica di
realizzazione.
Costruita nel 1966, la
scuola si estende su 3.500
metri quadri e su quattro
piani per ospitare circa 600
studenti.
«Se l’impegno del Governo venisse confermato – afferma Adduce – potrebbe
arrivare presto a una soluzione definitiva il problema
della messa in sicurezza
dell’edificio scolastico per il
quale, secondo la stima dei
tecnici, occorrono circa 6 milioni.
Infatti, nelle
prossime
settimane la
Regione Basilicata ratificherà un
accordo con
il quale si assegnano al
Comune di
Matera 3 milioni di euro
finalizzati
allo stesso
scopo.
Avremmo
così in dotazione la somma
necessaria (3 meuro derivante dal Governo e altri 3
meuro derivanti dalla Regione) per risistemare definitivamente la scuola Torraca. I tempi saranno rapidi. Infatti, Renzi ha assicurato che già entro i prossimi
quindici giorni individuerà
le strade per semplificare le
procedure di gara e per liberare fondi dal computo del
patto di stabilità interna».
matera@luedi.it
Paolo Paradiso
Come vedi oggi tocca a te essere immortalato nelle nostre
pagine!
Buon compleanno da tutti noi!
RASSEGNASTAMPA
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Matera e provincia
Lunedì 17 marzo 2014
www.ilquotidianoweb.it
POMARICO Indagini a tutto tondo sulle modalità di ingresso dei ladri
43
Furto al Comune, nuovi interrogativi
Scontro sulla Basentana
muore centauro pugliese
POMARICO - «Il furto non può
essere avvenuto di notte». L'assicura il presidente dell'Istituto
di vigilanza L'Aquila, di Pomarico. Mauro Sciocia è infatti intervenuto in merito al furto avvenuto a danno degli uffici comunali di corso Garibaldi. Sciocia parte dai rapporti del suo
agente sul posto, visto che è il
suo istituto a garantire il servizio di vigilanza notturna per il
Municipio. Il punto è che almeno fino alle 4 di notte l'uomo in
servizio non ha visto entrare o
uscire nessuno dall'ex convento
sede del Comune. Dettaglio non
secondario e accertato anche
dai carabinieri di stanza sul po-
PISTICCI - Non ce l’ha fatta Angelo Smiraglia, imprenditore 50enne di Taranto che ieri ha perso la
vita in un incidente sulla
Basentana all’altezza di
Pisticci. L’uomo viaggiava con altri motociclisti e
si è scontrato con una
Mitsubishi guidata da
Francesco Camardo, 43
anni di Pomarico. Sembra che l’auto che viaggiava nella stessa direzione, stesse svoltando
quando è giunta la moto
guidata che non è riuscita a frenare. Sul luogo
dell’incidente sono giun-
sto. A questo punto, dato che
non sono stati trovati segni d'effrazione, scasso ecc. come sono
entrati i ladri nel Comune? Le
ipotesi adesso vanno ancora
analizzate. «Sta di fatto che con
telecamere in collegamento con
noi non sarebbe potuto accadere
- ha aggiunto Sciocia. Il fatto è
che il Municipio ha diversi ingressi, e durante il giorno ha
porte aperte. Con, per giunta,
tanti spazi interni poco frequentati e la sala consiliare quale ulteriore possibilità d'uscita. O fuga.
Nunzio Festa
provinciamt@luedi.it
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La sede del municipio di Pomarico
ti i sanitari del 118, i carabinieri e personale dell’Anas. La società in una nota, chiarisce che il tratto
in cui è avvenuto l’incidente era un rettilineo.
a.ciervo@luedi.it
PISTICCI Le reazioni all’annuncio del ricorso dell’azienda alla cassa integrazione
«L’Amaro lucano non va lasciato solo»
L’onorevole Burtone (Pd) e il consigliere Florio (centro democratico) segnalano il caso
ROMA - Le notizie relative ad un
prossimo periodo di cassa integrazione per i lavoratori dell’Amaro Lucano hanno destato le attenzioni dell’onorevole Giovanni
Burtone (Pd), non nuovo ad attività parlamentari riguardanti il territorio di Pisticci. Burtone ha presentato una interrogazione a risposta in Commissione ai Ministri
dello Sviluppo Economico e del Lavoro per conoscere in maniera più
dettagliata gli aspetti specifici che
riguardano l’azienda proprio in
relazione alle sue esigenze sul
fronte occupazionale. In premessa, Burtone fa notare che «L’Amaro Lucano è uno dei brand più noti
del made in Italy anche all’estero e
rappresenta una delle eccellenze
della Basilicata; sarebbe previsto a
breve da parte dell’azienda il ricorso ad un periodo di cassa integrazione ordinaria di 13 settimane
rinnovabili; non si tratta di una
buona notizia per i lavoratori dello
stabilimento che avevano già fatto
ricorso in precedenza allo strumento del contratto di solidarietà
per affrontare una fase di congiuntura non facile; tale ricorso
però era durato dall’aprile 2012 al
marzo 2013 e da ottobre fino a dicembre 2013, quando l’azienda vi
aveva rinunciato, e pertanto vi era
fiducia sul superamento delle difficoltà; l’annuncio di ricorso alla
«Il Governo si attivi
per conoscere
il piano industriale
di questa azienda
per il futuro
ed evitare
che questa crisi
intervenga
sulla realtà
produttiva
dello stabilimento»
Una fase di lavorazione dell’Amaro lucano
cigo ha quindi sorpreso i lavoratori ed anche le organizzazioni sindacali; occorre non lasciare sola
una impresa storica patrimonio
della imprenditoria nazionale» E’
sulla scorta di questi presupposti
che Burtone chiede «Di conoscere
se e quali iniziative il governo intenda attivare per conoscere dall’Amaro Lucano il proprio piano
industriale per il futuro ed evitare
che una fase congiunturale di crisi possa compromettere la realtà
produttiva dello stabilimento di
Pisticci e se, nell’ambito più generale delle politiche industriali che
l’esecutivo intende porre in essere, vi siano gli strumenti per evitare il ricorso agli ammortizzatori
sociali e supportare un brand strategico nel panorama produttivo
italiano.
«La riduzione produttiva che si
registra nello stabilimento di Pisticci dell’Amaro Lucano non può
che preoccuparci principalmente
per due ordini di motivo: i livelli
occupazionali che insieme al mantenimento del salario pieno di questi tempi sono un problema sempre più drammatico; il futuro di
un marchio da sempre considerato simbolo non solo delle produzioni della Basilicata quanto piuttosto del made in Italy». E’quanto sostiene Rossana Florio, Centro Democratico, consigliere comunale
di Pisticci. Nel ricordare che solo
una decina di giorni fa il Presiden-
te Pittella in occasione dei 120 anni del marchio “Amaro Lucano”,
nella lettera di felicitazioni rivolta
al presidente del Cda dell’azienda
lucana, Pasquale Vena, ha sottolineato «Il grande valore aggiunto rappresentato dall’azienda pisticcese, Florio evidenzia che - la crisi
dei consumi ed in primo luogo degli alcolici è sicuramente la causa
principale che ha determinato la
scelta di ridurre la produzione. E’
necessario però che l’attenzione
mostrata dal Presidente Pittella si
traduca in un impegno ad accompagnare l’impresa per individuare ogni strumento utile a garantire serenità agli attuali dipendenti
e nell’attività produttiva a breve e
medio termine. Quello che è il
brand lucano più affermato nel
mondo – continua Florio – richiede uno sforzo adeguato che va oltre il puro riconoscimento dall’immagine della donna in costume
tradizionale all’efficace rapporto
azienda-territorio. Un’idea in proposito: l’azienda Vena sta lavorando ad una campagna pubblicitaria
per i 120 anni del prodotto. La Regione può affiancarla in una campagna di promozione del proprio
territorio e delle proprie risorse
per accrescere i benefici diretti ed
indiretti di ricaduta del brand».
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Il docente scomparso nei giorni scorsi aveva scritto un magnifico testo su Rotondella
Montesano, cultura e passioni mai banali
ROTONDELLA – “Un libro
ben fatto, come quello che
voi avete per Rotondella, a
noi ancora manca”. Son
soddisfazioni, se ad ammetterlo è un cittadino di
Nova Siri, appassionato di
storia locale.
E se il voi, in particolare,
è riferito ai rotondellesi,
storici rivali con cui si contende spesso, per fortuna
senza eccessi e con qualche salata ironia, più di un
“primato”.
Il libro in questione,
quello “ben fatto”, è opera
del professor Giovanni
Montesano,
scomparso
nei giorni scorsi a Matera
all’età di 88 anni. Era inti-
tolato “Rotondella e il suo
territorio nell’età moderna”, Edizioni Osanna di
Venosa.
Non molti avrebbero potuto dar vita a un’opera simile.
Non molti, infatti, posseggono la capacità di abbinare al gusto per la scrittura e all’amore per le radici il rigore documentale
dello storico vero. E così le
fonti aride, passate dal filtro della sua penna, sono
divenute racconto gustoso, quasi, a tratti, “lettura
leggera”. Mai, però, con
banalità e “topoi” abusati.
Lo riconobbe Raffaele
Giura Lungo, altro com-
pianto storico materano,
docente di Storia del Risorgimento all’Università di
Bari, che in prefazione
scrisse: “Montesano riesce
ad accostarsi ad argomenti anche ben noti, come ad
esempio quello relativo a
Isabella Morra, evitando
opportunamente i luoghi
comuni (sovente errati) su
cui purtroppo molti tipografi tentano di costruire
le loro fortune”.
Proprio sulla vicenda di
Isabella, del resto, si era
concentrato per la sua ultima fatica, “La tragica fine
di Isabella Morra – La rovinosa decadenza della terra
di Favale”, edizioni Magi-
ster.
Tanti, a Rotondella e sui
social network, in questi
giorni lo hanno ricordato
con stima. Il suo ricordo
permarrà a Rotondella come a Matera, dove aveva
saputo essere punto di riferimento per generazioni
di allievi. Aveva studiato
Lettere Classiche a Bari,
negli anni d’oro dell’”Ecole Barisienne”, portando
poi quel potente bagaglio
di cultura alle future classi
dirigenti materane del Liceo Classico Duni. Capace
di ironia, ma al contempo
di severità, rigore e spinta
alla riflessione.
Su Rotondella si potrà
Il centro storico di Rotondella e nel box il prof. Montesano
scrivere ancora, magari in
modo altrettanto gustoso
e approfondito. E se già
questo sarà difficile, sarà
addirittura impossibile,
forse, poterne scriverne
senza partire da lui.
Pino Suriano
provinciamt@luedi.it
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RASSEGNASTAMPA
II I POTENZA CITTÀ
«VENTO DEL SUD»
L’INCHIESTA DELLA PROCURA
Lunedì 17 marzo 2014
CASO ZARRILLO
Il gip spiega nella sua ordinanza di aver
ordinato i domiciliari per il colonnello
perché cercava di avvicinare i testimoni
«Dobbiamo decidere
cosa dire alla polizia»
Gli indagati stavano concordando le dichiarazioni
FABIO AMENDOLARA
l «Dobbiamo vederci perché ci
deve chiamare la polizia e ci dobbiamo mettere d’accordo su cosa dire». Giuliana è una testimone. È la
cugina di Veronica Vasapollo, la operatrice socio sanitaria che gli investigatori ritengono essere stata legata sentimentalmente al colonnello
della Guardia di finanza Mario Zarrillo. Il colonnello, già capo di stato
maggiore della Guardia di finanza in
servizio al comando regionale della
Basilicata - accusato di millantato
credito, accesso abusivo a sistemi
informatici, peculato e danneggia-
mento aggravato - è finito ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta
«Vento del Sud».
Quello, secondo il gip del Tribunale
di Potenza Rossella Larocca (il giudice che ha privato della libertà il
colonnello Zarrillo), «è l’episodio più
sintomatico nell’ottica della strategia
di inquinamento probatorio posta in
essere da Zarrillo».
La telefonata è stata intercettata sul
telefono della signora Vasapollo. Giuliana, la cugina, chiama e confida le
pressanti richieste del colonnello che
vuole incontrarla per concordare le
eventuali dichiarazioni da fare alla
polizia giudiziaria in caso di con-
.
UFFICIALE Il colonnello della Guardia di finanza Mario Zarrillo [foto Tony Vece]
vocazione. Ma quello con la cugina di
Vasapollo non è l’unico tentativo di
avvicinare i testimoni registrato dagli
investigatori. Un tale Laviero contatta
il colonnello dopo aver ricevuto la
notifica del decreto con cui era stato
disposto l’interrogatorio. L’uomo si
dice preoccupato per la «carta» che gli
è stata notificata e manifesta la volontà di parlare con il colonnello di
persona, trattandosi di una cosa «urgentissima». Stesso episodio si sarebbe verificato con un imprenditore
che, dopo essere stato sentito dagli
investigatori, ha chiato Zarrillo per
fissare un incontro di persona.
L’analisi di queste telefonate è con-
tenuta nelle conclusioni dell’ordinanza di custodia cautelare con cui il gip
ha disposto l’arresto (ai domiciliari)
del colonnello Zarrillo, l’obbligo di
presentazione all’autorità giudiziaria
di Vasapollo e dell’imprenditore Leonardo Mecca, indagati a vario titolo
per concorso in accesso abusivo ai
sistemi informatici e millantato credito.
Questa seconda fase dell’ inchiesta
«Vento del Sud» parte dalle intercettazioni sui telefoni dell’imprenditore che, dopo essersi accorto che lo
polizia lo seguiva, ha chiesto al colonnello di verificare una targa nel
sistema informatico della Guardia di
finanza.
A questo punto gli investigatori
hanno acceso i riflettori sul militare,
scoprendo anche una sua «dichiarata» disponibilità a di interessarsi di
alcuni «affari», tra cui una «spintarella» per il concorso per allievi
marescialli che si è svolto lo scorso
anno, con la richiesta di circa 20mila
euro (gli atti che riguardano questo
aspetto sono stati inviati alla Procura
di Bari per competenza territoriale. Il
concorso si è tenuto a Bari, per questo
la competenza non è della Procura
potentina), e «favori» per trasferimenti di personale tra alcune aziende
sanitarie lucane.
POTENZA IL 17 MARZO DEL 2010 IL RITROVAMENTO «UFFICIALE» DEI RESTI DELLA RAGAZZA SCOMPARSA NEL 1993 NEL SOTTOTETTO DELLA CHIESA DELLA TRINITÀ
MISTERO IL CASO SU RAI2
Ma le circostanze della scoperta non sono state ancora completamente chiarite
Oggi «I fatti vostri»
affronta gli intrecci
con il giallo
del commissario
Caso Claps, quattro anni fa la svolta
l Quattro anni fa, il 17 marzo
del 2010, sono stati ritrovati ufficialmente nella chiesa della Santissima Trinità a Potenza i resti di
Elisa Claps, studentessa sedicenne scomparsa il 12 settembre del
1993, in una bella domenica. Erano
nel sottotetto della canonica adiacente alla chiesa nel centro storico
del capoluogo lucano. È stata la
svolta del mistero che per tanti
anni è stato un incubo per la famiglia Claps che nel cuore non
nutriva più speranze di trovare
viva la ragazza ed anzi aveva certezze che poi sono state confermate dalle inchieste e dai giudizi
dei tribunali. A quattro anni però
le circostanze del ritrovamento restano ancora un mistero.
La scoperta dei resti è stata la
chiave di lettura perchè ha permesso, in base all’autopsia, di inchiodare alle sue responsabilità il
principale sospettato, Danilo Restivo, condannato in primo e secondo grado a 30 anni di reclusione. Elisa Claps fu uccisa con
tredici colpi di un’arma da taglio e
punta, presumibilmente un coltellino, e fu colpita prevalentemente
alle spalle mentre respingeva un
assalto sessuale. Queste sono le
RESTI I resti
di Elisa Claps
sono stati
ritrovati
ufficialmente
il 17 marzo
del 2010 nel
sottotetto
della chiesa
della Trinità di
Potenza
.
conclusioni degli esami effettuati
sui poveri resti.
Una delle prove della colpevolezza di Restivo è giunta dal maglione che la ragazza indossava
quella mattina perchè sul capo è
stata trovata una traccia di dna
che senza alcun dubbio i Ris hanno attribuito a Restivo. Il rinvenimento dei resti si è intrecciato
con altre vicende. Infatti l’omicidio di Elisa Claps, per modalità e
analogie, è molto simile a quello di
Heather Barnett, sarta inglese di
Bournemouth (sud dell’Inghilterra), uccisa il 12 novembre del 2002.
Era vicina di casa di Danilo Restivo. Oltre a queste code giudiziarie, il caso Claps rimane sotto i
riflettori per gli intrecci con un’altra vicenda misteriosa. Si tratta
della morte di Anna Esposito, della provincia di Salerno, funzionaria della Digos di Potenza, che è
stata trovata morta, impiccata, nel
suo appartamento di servizio nella Questura di Potenza il 12 marzo
del 2001. All’epoca le indagini furono chiuse subito per suicidio. La
Procura di Potenza - anche grazie
ai servizi pubblicati dalla Gazzetta del Mezzogiorno (così come riportato nelle informative della polizia di Stato) le ha riaperte ipotizzando la tesi dell’omicidio. Nella vicenda potrebbe esserci un col-
legamento con il caso Claps in
quanto la madre di Anna Esposito
ha rivelato a Gildo Claps, dichiarandolo anche agli inquirenti, che
qualche tempo prima di morire la
figlia le avrebbe confidato che nella Questura di Potenza forse qualcuno sapeva dove Elisa era sepolta. Altro particolare: Esposito intendeva parlarne con Gildo Claps.
L’incontro non avvenne perché fu
trovata morta.
BARILE NEL POMERIGGIO DI OGGI FESTEGGIAMENTI CON LA COMUNITÀ, RICORDANDO LE SUE «IMPRESE» MILITARI
Cento anni per il nonnino calzolaio
Donato Innocenzo, classe 1914, raggiunge oggi l’importante traguardo
l Tappa ambita e prestigiosa per Donato Innocenzo che oggi raggiunge l’importante traguardo dei cento anni. Nato
a Barile il 17 marzo 1914, di mestiere
calzolaio (e infermiere per passione per
chiunque glielo chiedesse in paese) ha
vissuto una vita umile ma intensa nel
corso della quale ha visto alternarsi
momenti felici ed altri più o meno difficili, come la guerra e la prigionia che
il signor Donato (Tucc’ per gli amici)
oggi racconta con tenacia e immutato
fervore. Durante il fascismo è mobilitato in Libia, dove viene fatto prigio-
niero dagli inglesi e dagli australiani
che lo deportano al campo di concentramento di Alessandria d’Egitto. Dopo
15 giorni viene fatto imbarcare per l’India, Bombay, Calcutta e poi a Sydney, in
Australia, dove rimane prigioniero per
tre anni. In tutto circa 7 anni lontano da
casa durante i quali, nonostante tutte le
difficoltà del caso, riesce a mantenere i
contatti con la famiglia. Torna in Italia
il 26 febbraio 1947, viene insignito della
Croce al merito di guerra e si sposa con
Maria Barbaro nel 1953. Oggi Donato è
una persona indipendente, attiva e di-
namica che non si fa mancare nulla.
Passeggiata mattutina in paese, viaggi
in treno, visite a parenti e amici.Insignito nel 2012 dell’onorificenza di Cavaliere Benemerito della Repubblica
Italiana, a Donato sono giunti per l’occasione anche gli auguri ufficiali da
parte della Presidenza della Repubblica. Con ironia e tanto umorismo ha salutato oggi i suoi cento anni, e nel pomeriggio, dalle 17, con tutti gli onori
militari del caso, la comunità di Barile,
il sindaco, parenti e amici, festeggeranno questa specialissima ricorrenza.
STORIA Donato Innocenzo cavaliere della Repubblica
l Ai «Fatti vostri» la morte di
Anna Esposito, la dirigente della
Digos della Questura di Potenza
trovata morta all’età di 35 anni il
12 marzo 2001 in quello che fin dai
primi istanti era sembrato un caso anomalo di suicidio. Oggi, alle
11, su Rai2, Giancarlo Magalli si
occupa di questo particolare caso. Dopo circa 13 anni la Procura
di Potenza ha deciso di riaprire le
indagini, come richiesto da tempo dalla famiglia. L'ipotesi di reato è omicidio volontario. Il corpo
senza vita della donna, madre di
due figlie, fu rinvenuto legato alla
porta del bagno dell’alloggio nella caserma Zaccagnino e qui cominciano i particolari oscuri. Il
12 marzo la Esposito avrebbe dovuto incontrare Gildo Claps, fratello della giovane Elisa Claps,
scomparsa nel 1993, e il cui cadavere venne ritrovato nel 2010.
Ospiti in studio il giornalista Fabio Amendolara - autore del libro
inchiesta «Il Segreto di Anna» e
di una lunga inchiesta giornalistica pubblicata dalla Gazzetta - e
Roberta Di Gaetano, cugina di
Anna. In collegamento dalla sede
Rai di Potenza interverrà Gildo
Claps. Perché i due casi - Claps ed
Esposito - si sono intrecciati. «La
mamma di Anna Esposito mi ha
telefonato per dirmi cosa le aveva
confidato la figlia pochi giorni
prima di morire: le disse che in
Questura qualcuno sapeva dove
era sepolta Elisa», ha rivelato Gildo. «In quanti sapevano che Elisa
era nascosta nel sottotetto della
chiesa della Trinità?», si è chiesto
Gildo.
Tra questi c’era un poliziotto
che aveva ricevuto una soffiata da
un anziano. Era il mese di marzo
del 2001. Lo stesso mese e lo stesso
anno in cui Anna Esposito, commissario di polizia, morì in circostanze mai del tutto chiarite. Le
due storie inevitabilmente si sono intrecciate. La poliziotta confidò a sua madre che qualcuno in
Questura sapeva dove era nascosto il corpo di Elisa. La Procura di
Salerno ha escluso eventuali connessioni. Ma è davvero così?
RASSEGNASTAMPA
POTENZA CITTÀ I III
Lunedì 17 marzo 2014
AMMINISTRATIVE RICONFERMA DEGLI USCENTI: L’IPOTESI DI LAVORO PER IL PARTITO DEMOCRATICO
Elezioni nei comuni
primi tasselli a posto
Potenza: fuori i 4 aspiranti, si cerca il nome unitario
ANTONELLA INCISO
l Con la presentazione delle
candidature per il segreteria regionale e la scelta di un candidato sindaco unitario per la
città di Potenza, per il Partito
democratico inizia una settimana cruciale. La giornata più attesa, però, è oggi, proprio quando si terrà la direzione regionale
e si capirà quanti saranno i
candidati alla segreteria. Un dato non trascurabile perchè dimostrerà quanta unità c’è nel
partito e tra le diverse anime del
partito, considerato che sia i
renziani sia i cuperliani sino a
ieri mettevano sul piatto almeno
due nomi (Luca Braia e Salvatore Margiotta per i renziani
ed Antonio Luongo e Nicola
Valluzzi per i cuperliani).
Sulla segreteria, dunque,
qualcosa in più si inizierà a
capire nel pomeriggio di oggi,
mentre domani, con la presentazione del documenti, le candidature saranno ufficializzate.
Quelle in corso, però, sono ore
cruciali. Per le trattative e la
ricerca di intese ed alleanze.
Esattamente come sta avvenendo per la scelta del candidato
sindaco di Potenza. Dopo la riunione della segreteria cittadina
e la decisione di affidare ad un
comitato ristretto di saggi (il
consigliere regionale e sindaco
uscente Vito Santarsiero e il
segretario cittadino Iudicello)
l’individuazione di un candidato
unitario ai più non resta che
aspettare. Prima di giovedì, infatti, difficilmente sarà possibile
avere qualche indiscrezione.
Perchè certa è solo la voglia di
trovare un nome che tenga insieme tutte le anime dei dem ed
eviti innanzitutto le primarie
del Pd, poi, magari anche quelle
della coalizione. In questo scenario, anche se nessuno ufficialmente, lo dice è evidente che
L’appuntamento
Forza Italia
oggi a Potenza
Raffaele Fitto
«Sarà un momento di
ripartenza per costruire
Forza Italia in Basilicata.
L'obiettivo è quello di realizzare una presenza in tutti
i 131 comuni della regione
per offrire uno spazio di
partecipazione politica che
punti a costruire una alternativa al sistema di potere
che per molto tempo e con
risultati assai poco lusinghieri governa a tutti i livelli la nostra regione». Così il
coordinatore regionale di
Forza Italia, l’on. Cosimo
Latronico (FI) a proposito
dell’assemblea regionale
del partito in programma
oggi a Potenza, alla presenza dell’on. Raffaele Fitto.
I BAMBINI CI GUARDANO
E NON CAPISCONO
IL PERCHÉ DEL DISASTRO
CHE UCCIDE IL FUTURO
di MIMMO SAMMARTINO
Il Comune di Potenza
i quattro tra assessori e consiglieri comunali in corsa per la
carica di primo cittadino (Carretta, Messina, Pace e Pesarini) ,
sono di fatto fuori. Il che rimetterebbe in corsa Erminio
Restaino, ma anche un eventuale esponente della società civile.
Più chiaro, invece, lo scenario
in alcuni degli altri comuni dove
si vota, dove come regola varrà
la ricandidatura dei sindaci
uscenti (se non hanno due mandati). È il caso di Marsicovetere
e di Grumento Nova dove il Pd
punterà alla riconferma di Claudio Cantiani e Vincenzo Vertunni, mentre a Tito il candidato
è Graziano Scavone (che si batterà contro l’attuale vice sindaco
Antonio Romano).
VIABILITÀ DALLE 7 ALLE 20: L’ANNUNCIO DELL’ASSESSORE VALLUZZI
Provinciale della Camastra
chiusa dal 19 al 23 marzo
l Da mercoledì 19 marzo alle ore 7.00 e fino alle ore 20.00
del 23 maggio 2014 sarà chiusa temporaneamente al transito
la strada provinciale 32 “della Camastra” dal km 7+250 al
km 10+000.
Lo comunica l’assessore alla Viabilità e ai Trasporti della
Provincia di Potenza Nicola Valluzzi, spiegando che la chiusura del tratto viario si è resa necessaria per avviare i lavori
di costruzione del secondo imbocco della costruenda galleria
e favorire, in tal modo, un effettivo avanzamento del cantiere.
I lavori di completamento della riqualificazione funzionale
dell’arteria, finanziati per 13 milioni di euro, sono stati avviati in uno dei momenti più difficili per la finanza pubblica
e per la gestione degli appalti sempre più stretti nella trappola mortale del patto di stabilità.
La circolazione veicolare sarà dirottata su percorsi alternativi e specificatamente: per il traffico proveniente dai comuni di Corleto Perticara, Laurenzana, Calvello e Anzi sulla
SS 92 “dell’Appennino meridionale” e per il traffico proveniente dai comuni di Castelmezzano, Albano di Lucania e
Trivigno sulla SS 407 “Basentana”.
«I
bambini ci guardano» è il titolo di un
film del 1943 diretto da Vittorio De Sica e
tratto dal romanzo «Pricò» di Cesare
Giulio Viola. Una pellicola che ha aperto
la strada alla stagione del cinema neorealista. Un
racconto che è anche denuncia di un mondo adulto in
disfacimento. Condizione che annichilisce un testimone-bambino. Esiste una responsabilità dei «grandi» davanti al proprio stesso fallimento? È concepibile un limite invalicabile agli occhi della generazione dei propri figli? Risposte che non pretendono
parole, ma comportamenti e scelte. Però pochi si
ricordano di De Sica e Viola.
Si dice «non basta il talento, è neccessario accompagnare intelligenza e inclinazioni con la fatica
del metodo. Non servono scorciatoie, bisogna costruire competenze con l’impegno quotidiano. E il
lavoro, al di là dei punti di partenza (condizione
sociale, economica, luogo di nascita), porta sempre
frutto perché viene premiato il merito. Anche a Sud.
Anche in Basilicata. Se così non fosse, il Mezzogiorno
sarebbe destinato a fallire, la Basilicata a estinguersi
e l’Italia affonderebbe nella palude». D’altronde, come dicono tutti, non siamo all’ultima chiamata?
I ragazzi leggono poco i giornali. Ma le cose, a
osservare le loro espressioni stranite, devono averle
apprese ugualmente. È la cronaca che smentisce gli
asupici e denuncia una quotidianità che va da tutt’altra parte. La politica mostra la sua faccia rissosa e
autoreferenziale, fra miserie di contenuti e ossessione per le carriere individuali di oligarchie e dei
postulanti aggrappati con le loro ventose, come remore, alle pance di squali viaggianti. Nessuna capacità di autoriformarsi, con sommo gaudio di demagoghi e populisti che sanno di poter trarre profitto
dalla disperazione sociale. E su altri fronti - come
segnalano inchieste giudiziarie - emerge una corruzione pervasiva insieme a un delirio di onnipotenze di figure con funzioni istituzionali rilevanti.
Uno scempio fatto di ordinaria corruzione, ruberie,
mercimonio (in soldi o in natura), aggiramento delle
regole. Lo spazio della mobilità sociale è soffocato da
questo vortice di marciume che rischia di risucchiare anche ciò che c’è di pulito. I bambini ci guardano e nessuno, per questo disastro, riesce a dare uno
straccio di spiegazione ai Pricò del nostro tempo.
RASSEGNASTAMPA
IV I MATERA CITTÀ
Lunedì 17 marzo 2014
PIANETA SCUOLA
LETTERA AL PRIMO MINISTRO
A DOMANDA RISPONDE
Adduce risponde alla lettera inviata da
Renzi ai sindaci per segnalare una scuola
su cui effettuare lavori di risistemazione
«La media Torraca
ora la salva Renzi»
Costruita nel 1966, si
estende su 3.500 metri
quadrati, quattro piani
e ospita 600 studenti
l Si avvia a soluzione il problema
riguardante la scuola media Torraca.
Il sindaco di Matera, Salvatore Adduce, ha immediatamente risposto
alla lettera inviata da Matteo Renzi a
tutti i sindaci dei comuni italiani con
la quale il Presidente del Consiglio dei
ministri ha chiesto di segnalare un
edificio scolastico su cui effettuare
lavori di risistemazione.
Nelle scorse ore Adduce ha inviato
alla cabina di regia, appositamente
istituita da Renzi per seguire la vi-
cenda dell’edilizia scolastica e la ripresa dei lavori pubblici, l’apposito
modulo compilato con cui si chiede un
contributo di 3 milioni di euro per
ricostruire la scuola media inferiore
“Francesco Torraca” di Matera.
Così come richiesto dal Presidente
del Consiglio, il sindaco ha inviato la
scheda con l’indicazione della scuola,
il valore dell’intervento, le modalità
di finanziamento e la tempistica di
realizzazione.
Costruita nel 1966, la scuola si
SCUOLA MEDIA TORRACA Le proteste degli studenti [foto Genovese]
estende su 3.500 metri quadri e su
quattro piani per ospitare circa 600
studenti. «Se l’impegno del Governo
venisse confermato – afferma Adduce
– potrebbe arrivare presto a una soluzione definitiva il problema della
messa in sicurezza dell’edificio scolastico per il quale, secondo la stima
dei tecnici, occorrono circa 6 milioni
di euro. Infatti, nelle prossime settimane la Regione Basilicata ratificherà un accordo con il quale si
assegnano al Comune di Matera 3
milioni di euro finalizzati allo stesso
scopo. In tal caso avremmo in dotazione la somma necessaria (3 meuro
derivante dal Governo e altri 3 meuro
derivanti dalla Regione) per risistemare definitivamente la scuola Torraca. I tempi saranno rapidi. Infatti,
Renzi ha assicurato che già entro i
prossimi quindici giorni individuerà
le strade per semplificare le procedure di gara e per liberare fondi dal
computo del patto di stabilità inter na».
IGIENE URBANA DOPO LE RIPETUTE SEGNALAZIONE DEI RESIDENTI E DEL CONSIGLIERE MASSARI, L’ASSESSORE RIVELLI S’IMPEGNA A RISOLVERE UN PROBLEMA REALE
Quei rifiuti nei borghi dimenticati
Non c’è la la raccolta differenziata, adesso il Comune annuncia di voler rimediare
l I timori che suscita la bruciatura di
petcke a ridosso del borgo Venusio sembrano essere diventatai momento di
confronto più alto. La vicenda non riguarda solamente i residenti della zona
che sorge a ridosso della fabbrica on cui
si producono laterizi. Un altro tema, non
meno impattante per la vita quotidiana
di chi vive nelle zone periferiche e dei
borghi della città va ricondotta direttamente all gestione dei rifiuti, specialmente quelli solidi urbani. Insomma, da
queste pagine stiamo evidenziando ormai da molto tempo che da quelle parti
non si pratica la raccolta differenziata,
ma non perchè i residenti resistono a
questa buona pratica. Nom per la semplice ragione che l’ente locale non ha
esteso il servizio a tutto il territorio
comunale, c’è chi è rimasto escluso.
Dell’argomento se ne è occupato anche il consigliere comunale Enzo Massari. la sua segnalazione sembra aver
avuto maggior fortuna, almeno a livello
di annuncio, di quelle dei cittadini girate periodicamente agli organi d’informazione. «Condivido la sollecitazione del consigliere Massari in relazione
alla necessità di estendere la raccolta
differenziata dei rifiuti anche nei borghi». Lo afferma l’assessore comunale
RACCOLTA DIFFERENZIATA DEI
RIFIUTI Sopra, l’ingresso del borgo
La Martella. Qui, come negli altri borghi,
non c’è ancora la raccolta differenziata
all’Igiene urbana, Rocco Rivelli. E aggiunge, «segnalo che proprio nei giorni
scorsi ho dato mandato al dirigente del
settore di redigere una proposta progettuale per portare la raccolta differenziata nei borghi periferici e, in particolare, in quelli più popolosi come La
Martella e Venusio. Nelle prossime settimane valuteremo su quale modello di
raccolta organizzare il sistema già sapendo che proveremo a puntare, valutando attentamente i costi, sulla raccolta “porta a porta” così come richiesto
da una città che guarda al futuro. Pen-
siamo che già prima dell’estate riusciremo a colmare questa incredibile lacuna che abbiamo ereditato con il precedente appalto».
Speriamo bene e soprattutto che vengano ascoltati anche i cittadini-contribuenti, non solo i consiglieri comunali.
ISTITUZIONI L’ASSESSORE PROVINCIALE (IDV) PROPONE L’ISTITUZIONE DI UN TAVOLO PERMANENTE INIZIATIVE L’OPERA SARÀ INAUGURATA OGGI NELL’ISTITUTO INDUSTRIALE
Grieco: «Serve una cabina di regia
Un busto di Pentasuglia
per affrontare l’emergenza ambiente» nella scuola a lui dedicata
l Va istituito un tavolo permanente per
l’emergenza ambiente nel Materano. È quanto
propone Michele Grieco, dirigente regionale
dell’Italia dei Valori e assessore provinciale di
Matera. In pratica, suggerisce che per affrontare
in maniera organica la ”emergenza ambiente”
sul nostro territorio è opportuno «istituire una
sorta di cabina di regia in un tavolo permanente
per avere un quadro completo e programmare al
meglio le azioni da mettere in campo». Ne dovranno fare parte Regione, Provincia e Comuni,
gli organismi che si occupano di tutela ambientale (Arpab in primo luogo, ma anche l’Agenzia
della Provincia di Matera), le forze dell’ordine, i
rappresentanti di associazioni delle imprese e
del volontariato. «La situazione – afferma Grieco
– ha raggiunto livelli mai conosciuti prima. Alla
bonifica della Valbasento che continua a segnare
“alti e bassi”, nel senso che dopo avere, almeno
per ora, scongiurato il rischio di perdere i fi-
nanziamenti, non si intravedono significativi
passi avanti, si aggiungono ulteriori pericoli per
il territorio e la salute dei cittadini. Mi riferisco
alle nuove segnalazioni di cumuli di amianto e
persino fitofarmaci nelle campagne di Policoro e
alla lettera del sindaco di Pisticci Di Trani perché si delimitino le aree ed aziende agricole dove
coltivare». Una mappatura delle emergenze è
«più agevole utilizzando gli strumenti di cui il
Centro di Geodesia Spaziale Asi di Matera dispone oltre ad utilizzare gli altri istituti di ricerca (Enea, Agrobios) e dell’Università. Sul piano delle risorse finanziarie, il P.O. Basilicata
2014-2020 è l’ultima opportunità che ci presenta e
che va colta per individuare canali finanziari e
strumenti di intervento senza però abbassare la
guardia nei confronti del Governo Renzi per
l’attuazione delle misure e dei progetti contenuti
nel Memorandum sul petrolio che vanno al più
presto, sia pure con gradualità, scongelati».
l Il Comune di Matera ha donato
all’Istituto “Giambattista Pentasuglia” una copia del busto di Giambattista Pentasuglia realizzata dal
pronipote del garibaldino, Raffaele
Pentasuglia, e istallata il 17 marzo del
2011 nella villa comunale in occasione delle celebrazioni dell’Unità d’Italia. Il busto verrà inaugurato oggi
nell’istituto tecnico industriale in
una cerimonia che inizia elle 9.
«Abbiamo scelto questa data – dice
il sindaco, Salvatore Adduce – perché il 17 marzo si celebra la “Giornata
dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”. Dopo le sollecitazioni della prof. Teresa
Vigorito, preside dell’istituto Pentasuglia fino a un anno fa, impegno che
ha continuato l’attuale dirigente sco-
lastico Antonio Epifania, abbiamo
deciso di donare una copia identica
del busto installato nella villa comunale all’Istituto scolastico che porta il
nome dell’eroe garibaldino».
Alla cerimonia interverranno Antonio Epifania, dirigente scolastico
dell’Istituto, Teresa Vigorito, già dirigente scolastico dell’Istituto, Pasquale Doria, giornalista e scrittore,
Franco Stella, presidente della Provincia, il sindaco Salvatore Adduce,
Salvatore Ligorio, arcivescovo di
Matera e Irsina, Luigi Pizzi, prefetto
di Matera.
Alle 10.30 è prevista la esibizione
dell’orchestra dell’Istituto. Seguirà
una lettura di testi di Giambattista
Pentasuglia e, alle 11.30, la benedizione e la inaugurazione del busto.
le altre notizie
SINDACATO DEI MEDICI
Campanaro subentra
a Dubla nel Fimmg
n Michele Campanaro, medico
di medicina generale a Montescaglioso, è stato nominato
dal direttivo eletto nei giorni
scorsi nuovo segretario provinciale del sindacato Fimmg
(Federazione italiana medici
di medicina generale). Dopo
22 anni, infatti, è stato sancito
il rinnovamento: il segretario
uscente, Tommaso Dubla,
non ha più presentato la sua
candidatura. Un rinnovamento nel segno della continuità. Con Campanaro è stato
nominato l’esecutivo provinciale: Antonio Divincenzo, vice segretario; Nicola Mancini, vicesegretario vicario;
Giovanni Bottarini, tesorie[fi.me.]
re.
CERIMONIA IN PREFETTURA
Consegna onorificenze
a quattro Cavalieri
n Si svolgerà oggi alle 18, in Prefettura, la cerimonia di consegna delle onorificenze
dell’Ordine al Merito della
Repubblica italiana. Ad essere insigniti del titolo di cavaliere saranno Giuseppe Cavalluzzi, Domenico Inglese,
Luigi Montemusso e Saverio
Palomba.
CON LA LEGGE «SABATINI»
Imprese, un seminario
sulle nuove avegolazioni
n Nella sala riunioni della Cna
di Matera, in via Benedetto
Croce 21, si svolgerà oggi alle
18 il seminario sulla nuova
legge “Sabatini” che prevede
agevolazioni alle imprese.
Per partecipare, segreteria.mt@cna.it o 0835/271831.
NELLA CAMERA DI COMMERCIO
Incontro sulle novità
bancarie per le aziende
n Si svolgerà oggi alle 10 nella
sala “Bagnale” della Camera
di Commercio di Matera, l’incontro fra i responsabili commerciali della Banca Popolare di Puglia e Basilicata ed i
rappresentanti di Rete Impresa Italia, Cofidi Puglia, Confapi e Artigianfidi.
RASSEGNASTAMPA
MATERA CITTÀ I V
Lunedì 17 marzo 2014
PISTICCI IL CENTAURO NON È RIUSCITO AD EVITARE L’IMPATTO CONTRO IL VEICOLO CHE PARE STESSE EFFETTUANDO UNA SVOLTA A SINISTRA. ILLESO L’AUTISTA MA SOTTO CHOC
La gita in moto finisce in tragedia
Vittima un 50enne di Taranto morto sul colpo sulla Basentata in territorio di Pisticci
ANGELO MORIZZI
l PISTICCI. Incidente mortale, ieri mattina, sulla Statale
407 Basentana, in territorio di
Pisticci. Il sinistro è avvenuto
alle 10,54, al km 87+100. Vittima un uomo di Taranto, Angelo Smiraglia, 50 anni, imprenditore edile, che viaggiava, assieme a un gruppo di
amici, con la passione del motociclismo, a bordo di una Yamaha R1, in direzione Potenza.
La moto si è schiantata contro
un fuoristrada, una Mitstubishi Pajero di colore nero, guidata da Francesco Camardo,
43 anni, di Pomarico, il quale
non ha riportato conseguenze
fisiche, ma solo un acclarato
stato di shock emotivo. Sul
posto sono intervenuti il nucleo radiomobile dei Carabinieri di Pisticci, la Polizia municipale, in fase di supporto
nello smistamento del traffico,
e unità mobili del 118, oltre ai
mezzi del soccorso stradale Aci
di Matera. Dalle prime ricostruzioni svolte dagli inquirenti, ancora in fase di accertamento, e da alcune testimonianze dirette, risulta
che “la Mitsubishi di Camardo,
che viaggiava sulla stessa carreggiata della moto, in direzione Potenza, avesse avviato
una manovra di svolta a sinistra, verso località San Vito,
dove l’uomo possiede un podere”. Da dietro è sopraggiunta la Yamaha di Smiraglia, che
non è riuscita a evitare l’impatto, disintegrandosi in vari
pezzi, volati via sulla carreg-
le altre notizie
POLICORO, È LA RICHIESTA DI CARBONE (NCD)
«Interventi urgenti per il liceo»
n Interventi urgenti per il Liceo scientifico Fermi di Policoro sono stati chiesti all’assessore
alle infrastrutture della Provincia dal consigliere provinciale Francesco Carbone (NCD).
Tra questi «la messa in sicurezza del cancello
principale con l’installazione di motorino
elettrico poiché la struttura è notevolmente
pesante e lo scorrimento è fortemente disagevole; alla massima apertura, inoltre, tra il
cancello e il muretto di sostegno si produce un
interstizio che pregiudica la sicurezza». [fi.me.]
A PANTANELLO DI METAPONTO
Un incontro sull’ortofrutticoltura
n Incontro a Metaponto, dalle 17, nella sala convegni dell’azienda agricola sperimentale
Pantanello su “L'ortofrutticoltura lucana nel
contesto della programmazione regionale”.
L’iniziativa è del Distretto agroalimentare del
Metapontino, dell’Alsia e della Regione. [fi.me.]
SI È DISINTEGRATA La moto finita contro il fuoristrada è andata
distrutta nel violentissimo impatto. Il conducente è morto sul colpo
giata. Nulla da fare per il motociclista pugliese, che è deceduto sul colpo. Per Camardo,
invece, soccorso dagli uomini
del 118, non c'è stato neppure
bisogno del ricovero. Attoniti e
costernati gli amici della vittima, tutti tarantini «Stamane
– osserva uno di loro, Domenico Bianco – siamo partiti
in sette e, purtroppo, torneremo a casa in sei. Smiraglia,
come tutti noi, aveva la pas-
sione per le moto. Stavamo
facendo la solita passeggiata
domenicale verso la zona di
Ferrandina. Purtroppo il nostro amico ha impattato bruscamante contro il fuoristrada,
che si era fermato al centro
della carreggiata per girare
verso sinistra, nonostante la
doppia linea continua». Il corpo di Smiraglia è stato trasportato all’obitorio del cimitero di Marconia.
CONSIGLIO STRAORDINARIO A TRICARICO
Si decide sul Parco eolico
n È convocato per le 19 di questa sera in seduta
straordinaria e urgente, il Consiglio comunale di Tricarico. Si discuterà dei provvedimenti da prendere in relazione alla realizzazione
di un parco eolico in località Monte Verru[v.d.l.]
toli-Giumentarizzo-Siggiano.
RENDICONTO FINANZIARIO
Consiglio comunale a Grottole
n Si riunisce oggi a Grottole in prima convocazione alle 18.30 il Consiglio comunale. Tra i
punti all’ordine del giorno l’approvazione del
rendiconto di gestione per l’esercizio finanziario 2013 e il Piano di diritto allo studio
RASSEGNASTAMPA
repubblica.it
Elezioni in Serbia, avanti i conservatori
Il partito del progresso serbo, di centrodestra, secondo i primi dati sfiora il 50 per cento dei consensi. Solo quattro partiti
superano sbarramento 5%. Lo riferisce il Centro per le elezioni libere e la democrazia.
BELGRADO - I conservatori del Partito del progresso serbo (Sns) di Aleksandar Vucic hanno ottenuto il 48,8% dei voti
nelle legislative di oggi in Serbia, secondo nuovi dati preliminari aggiornati diffusi dall’ong “Centro per le elezioni libere e
la democrazia”. Al secondo posto il Partito socialista (Sps) con il 14%, seguito da Partito democratico (Ds) al 5,9% e Nuovo
partito democratico (Nds) con il 5,7%. Solo questi quattro partiti avrebbero superato lo sbarramento del 5% necessario a
entrare nel parlamento unicamerale di 250 seggi. Il Partito democratico della Serbia (Dss), secondo CeSID, ha ottenuto il
4,1%, il Partito delle regioni il 3,3%, il Partito liberaldemocratico (Ldp) il 3,1% e il Partito radicale serbo (Srs) il 2%.
RASSEGNASTAMPA