Grammatiche della forma per la città del nostro tempo Michele Beccu, Francesco Defilippis, Loredana Ficarelli, Matteo Ieva, Anna Bruna Menghini, Carlo Moccia, Michele Montemurro, Antonio Vito Riondino Politecnico di Bari, Dipartimento DICAR, Gruppo di ricerca UFG_Urbanformgrammars SSD: 08/D1 - Progettazione architettonica ICAR/14 - Composizione architettonica e urbana; ICAR/15 - Architettura del paesaggio Settori ERC: SH3_1 - Environment, resources and sustainability SH3_9 - Spatial development, land use, regional planning SH3_10 - Urbanization, cities and rural areas SH3_11 - Infrastructure, human and political geography, settlements SH5_9 - History of art and history of architecture SH5_11 - Cultural heritage, cultural memory michele.beccu@abdr.it; francesco.defilippis@poliba.it; loredana.ficarelli@poliba.it; matteo.ieva@poliba.it; annabruna.menghini@poliba.it; cmoccia@libero.it; michele.montemurro@poliba.it; ariondino@yahoo.com Abstract. La ricerca del Gruppo Urbanformgrammars1 si focalizza sul rapporto tra architettura e città. Assumendo questo orizzonte problematico si è sviluppato nel Novecento il contributo più rilevante del pensiero architettonico italiano. Ad esso vogliamo riallacciarci guardando al fenomeno della città contemporanea per riconoscere, insieme alla crisi della sua forma, le potenzialità che da essa derivano. La “città-natura”, interpretata attraverso una teoria che permetta di considerare unitariamente i valori morfologici del paesaggio e quelli degli insediamenti urbani, l’“edificio-città”, inteso come “grande” forma architettonica capace di evocare la complessità spaziale della città e come elemento catalizzatore e misuratore dei vuoti urbani, i “tessuti densi” capaci di riproporre, nella “città in estensione” contemporanea, la condizione compatta e gerarchicamente articolata della città storica, costituiscono i campi privilegiati della nostra ricerca. Keywords: città-natura; principi insediativi; edificio-città; tessuti densi; ricerca tipomorfologica 1 Il gruppo di ricerca Urbanformgrammars si è formalmente costituito nel 2013 in occasione dell’Erasmus Intensive Programme “Re_build the Urban Form”, ma la collaborazione tra i suoi componenti sui temi di ricerca assunti risale al 2008. I progetti di ricerca e le attività di ricerca applicata, le attività di consulenza scientifica e di supporto tecnico agli Enti territoriali, i rapporti internazionali e i partenariati con i centri di ricerca universitari italiani ed europei, le principali pubblicazioni dei componenti del gruppo di ricerca riferite alle linee di ricerca, sono documentate nel sito www.urbanformgrammars.com. 1 Introduzione La ricerca del Gruppo Urbanformgrammars si focalizza sul rapporto tra architettura e città. Non è possibile, per noi, pensare la forma di un edificio senza assumere come fondante la sua corrispondenza ad una “idea di città”. I ricercatori impegnati nelle attività del gruppo di ricerca riconoscono in questo atteggiamento l’appartenenza ad una radicata linea di ricerca sulla forma, che ha fortemente caratterizzato il contributo italiano al pensiero architettonico del Novecento. A questa esperienza vogliamo riallacciarci guardando, senza pre-giudizi, al fenomeno della città contemporanea per assumere, insieme alla crisi della sua forma, le potenzialità che da essa derivano. La dimensione “estesa” della città contemporanea, in cui il limite tra urbano e rurale appare indistinguibile, la relazione tra le “parti” della città contemporanea, in cui gli spazi liberi di natura spesso si trovano non “fuori” ma all’interno della città, richiedono interpretazioni rinnovate della struttura urbana. Rispetto a questo campo problematico si deve riaffermare l’attualità di una riflessione condotta sul piano della “forma”. Il “pensiero” morfologico è il contributo che la nostra disciplina può offrire alle istituzioni che governano le città e i territori contemporanei. Assumendo la condizione problematica della contemporaneità, dobbiamo sviluppare una riflessione sulle idee di città e una sperimentazione sulle “grammatiche” che possono conformare lo spazio urbano contemporaneo. In particolare riteniamo che il territorio italiano (l’insieme di città, campagna e luoghi di natura, risultato di una profonda e “antica” interazione tra uomo e natura) ponga una questione essenziale per la riaffermazione della sua identità: il riconoscimento del valore fondativo della “forma della terra” (così diversa, ma sempre così caratterizzata nell’intera geografia della penisola) rispetto alla forma degli insediamenti urbani. Questa questione rimanda a molte altre. A quella del rapporto tra “esternità” degli spazi naturali e “internità” degli spazi urbani, oppure a quella del rapporto tra le “parti” di città e il sistema degli “spazi aperti”, fino a quella della “adeguatezza” delle forme costruttive rispetto ai caratteri dei luoghi naturali. A queste questioni bisogna dare una risposta che permetta di superare l’indifferenza della “città generica” al valore della forma naturale. Rispetto a questi temi, la disciplina del progetto deve sviluppare un pensiero originale che costituisca una alternativa alla epistemologia “senza forma” che sembra contraddistinguere le teorie “ambientaliste” del “terzo paesaggio”. La bellezza delle forme “naturali” (le forme della terra, le forme dei fiumi e della costa, le forme dei boschi e dei parchi, ma anche quelle dei giardini e della campagna coltivata) deve essere rappresentata attraverso rinnovate grammatiche di costruzione della “città-natura”. Il rapporto tra le forme della geografia fisica e le forme insediative, il rapporto tra gli spazi “compressi” della città densa e gli spazi liberi e dilatati della natura, il ruolo sintattico dei “vuoti” di natura nella struttura della città, il grado di articolazione delle “parti” urbane e, nello stesso tempo, la finitezza necessaria alla loro individuazione, sono alcuni dei temi che si pongono alla nostra riflessione. In una logica più generale di contenimento della dispersione urbana, di recupero delle aree urbane “dismesse”, di valorizzazione della costa e delle campagne, si devono sperimentare rinnovate grammatiche della forma urbana che consentano la presenza degli spazi dell’“internità” urbana (in cui siano riconoscibili gli spazi “emblematici” della città) insieme a quella degli spazi aperti di natura. La città-natura, letta e interpretata attraverso una teoria che permetta di riconoscere unitariamente i valori morfologici del paesaggio naturale e quelli degli insediamenti urbani, l’edificio-città, inteso come “grande forma” architettonica capace di contenere la complessità della città e, al contempo, come elemento catalizzatore e misuratore dei vuoti urbani, i tessuti densi capaci di evocare la condizione compatta e gerarchicamente articolata degli spazi della città storica e, nello stesso tempo, in grado di porsi come elementi identificabili all’intero dei “vuoti” di natura, costituiscono i campi privilegiati di sperimentazione e applicazione della ricerca che il gruppo ha avviato e che intende portare avanti. 2 Linee di ricerca Il gruppo si articola in tre sezioni corrispondenti alle seguenti linee di ricerca: City-Nature. Forme della terra e principi insediativi City-Building. La “grande architettura” come metafora della città Den-City. Tessuti urbani tra densità e discontinuità 2.1 City-Nature. Forme della terra e principi insediativi Questa linea di ricerca affronta il problema della costruzione della forma della città contemporanea a partire da due assunti. Da un lato la consapevolezza che la condizione della città contemporanea (la sua conformazione “senza delimitazione” e la sua dimensione “dilatata”) richieda una interpretazione nuova del rapporto tra città e natura. Una relazione rinnovata capace di attribuire significato alle aree vuote di natura inglobate nella città, oppure ai “frammenti” di città collocati nei contesti periurbani. Dall’altro il riconoscimento del valore della forma fisica della terra come “radice etimologica” della forma della città. Le tecniche di urbanizzazione contemporanee non riconoscono la centralità di questi temi per la città contemporanea, né assumono le potenzialità che derivano dalla forma fisica dei nostri territori. Lo sprawl urbano è indifferente ai caratteri topologici espressi dalle forme della terra, la città diffusa ignora il valore formale della misura, della finitezza e dell’intervallo. L’obiettivo di questa linea di ricerca è quello di superare l’approccio riduttivamente “ecologista” al tema dei vuoti urbani (secondo il quale essi sono considerati soltanto come spazio “verde” inedificato), per attribuire alle forme della natura, al pari delle forme della costruzione, un valore fondativo del rinnovato paradigma della forma urbana. Il rapporto tra la forma fisica della terra (riconosciuta nei suoi caratteri “spaziali” e “tettonici”) e le forme degli insediamenti; il ruolo sintattico degli “intervalli” di natura nella struttura della città “per parti”; il grado di articolazione e di complessità delle “parti” di città e, nello stesso tempo, la “finitezza” necessaria al loro riconoscimento e alla loro identificazione; il rapporto tra gli spazi “delimitati” e “compressi” dell’internità urbana (gli spazi dei vicoli, delle strade, delle corti e delle piazze) e gli spazi liberi e “dilatati” della natura, sono alcuni delle questioni su cui si è indirizzata la ricerca. Con l’obiettivo costante di sperimentare attraverso l’esercizio del progetto (inteso come occasione di “validazione” della teoria e di continua ri-apertura alla meditazione torica) le nuove grammatiche della forma della “città-natura”. Nello stesso tempo vogliamo approfondire, nel solco di una tradizione viva all’interno della nostra comunità scientifica, lo studio e la sperimentazione sui caratteri tipologici e morfologici dell’architettura. Portando avanti la ricerca sulle forme della casa, capaci di interpretarne il senso attraverso relazioni rinnovate con le forme della natura (il “suolo” in cui le case si collocano o il “paesaggio” verso cui si affacciano), insieme a quella sulle forme degli “edifici-castello”, capaci di interpretare il ruolo di “caposaldo” nella dimensione dilatata dello spazio della “città in estensione” contemporanea. 2.2 City-Building. La “grande architettura” come metafora della città L’edificio-città, organismo edilizio di grande dimensione, è qui inteso come grande “forma” architettonica capace di accogliere al suo interno la complessità della città. Ponendosi, al contempo, come elemento catalizzatore dei flussi metropolitani nonché come elemento di “misura” e di “riferimento” dei paesaggi metropolitani contemporanei. Il progressivo liberarsi nelle città di aree centrali e semicentrali, a seguito della dismissione di attività obsolete (ferroviarie, industriali, militari), e i processi di modificazione e implementazione degli assetti infrastrutturali relativi alla mobilità urbana e territoriale pongono all’attenzione non solo nuovi problemi di strategia urbana ma soprattutto nuovi problemi di forma, divenendo occasioni formidabili per la sperimentazione di “inediti” tipi architettonici corrispondenti a edifici di forma complessa, ad alta integrazione funzionale e tecnologica. Edifici capaci di accogliere simultaneamente funzioni tra loro diversificate (di tipo residenziale, commerciale e di servizio) nonché funzioni di carattere collettivo, in un intreccio che comporta una sorta di “stratificazione” di cui bisogna rinvenire un ordine. Un ordine che si “raccordi” alle nuove forme e ai modi della mobilità urbana e rappresenti attraverso forme architettoniche adeguate i nuovi luoghi dello scambio e dell’interconnessione. Questo tipo di edificio complesso, divenuto obiettivo d’indagine analitica e di interpretazione progettuale anche nel panorama internazionale, assume spesso i valori di “porta” o di “caposaldo” urbano, valori legati al suo ruolo di elemento che, attraverso la sua forma sintetica e inequivocabile, evoca la complessità della città, riproponendo le sue articolate spazialità; annuncia l’“entrare in città”, anticipando l’”intensità” metropolitana per chi giunge dall’entroterra e dalla periferia con i mezzi della mobilità pubblica e privata; e, infine, fissa i “capisaldi” della forma urbana, stabilendo relazioni anche a grande distanza. L'obiettivo di questa linea di ricerca è prefigurare una sorta di “metafora urbana”. Un “edificio-mondo” che ambisca a divenire luogo di sintesi dell’urbanità e contemporaneamente contribuisca alla riforma urbana della città e della periferia, al ridisegno figurativo della città compatta e alla riordino della città dispersa, entrando a far parte dell’orizzonte della campagna urbana e intessendo un dialogo a distanza con il paesaggio della città-natura. Oltre ad assumere un valore iconico e rappresentativo, questo tipo di edificio deve corrispondere alla complessità del luogo su cui sorge, alla sua stratificazione infrastrutturale come alla sua articolazione morfologica e topologica. Ma deve, allo stesso tempo, porsi un obiettivo ambizioso: quello di “fare città” restituendo senso allo “stare” e all’”attraversare” in una nuova dimensione metropolitana. 2.3 Den-City. Tessuti urbani tra densità e discontinuità Questa linea di ricerca si propone un’indagine sulle grammatiche insediative che regolano la “città compatta” e sulle possibilità di riproposizione dei suoi “caratteri” nella condizione della “città in estensione” contemporanea. Si tratta di un modello caratterizzato da tessuti urbani densi, espressione della tradizione urbana italiana (città creata per “concrezione”), reinterpretato nella città dell’ottocento (tessuti costituiti da grandi isolati) e del novecento (città composta attraverso la ripetizione di tessuti seriali aperti), assunto criticamente nella riflessione teorica del secondo novecento italiano ed entrato in crisi nella contemporaneità. È nostra convinzione che si tratti di un modello con cui la città e il paesaggio europeo contemporanei si devono tuttora confrontare per dare forma a quelle aree periferiche (cresciute in modo “informale”, “disordinato” e “incompiuto”) in continuità con i principi insediativi originari di questi territori (con le spazialità proprie di questo tipo di città e con le forme architettoniche consolidate che lo caratterizzano). Questa linea di ricerca intende indagare le potenzialità ancora inespresse di questo paradigma nella condizione della città contemporanea (costituita da parti diverse, spesso frammentarie e contrapposte) con la finalità di conseguire una “nuova” unità della forma urbana attraverso la relazione dialettica tra le parti stesse, tra gli spazi pieni e vuoti, tra gli spazi chiusi e quelli aperti (in una rinnovata interpretazione dei temi della “strada”, della “piazza”, dell’”isolato”, della “corte”, del “giardino”, dell’”orto urbano”). Il gruppo di ricerca UFG, che si fonda su una consolidata esperienza metodologica e applicativa nel campo dell’analisi urbana, assume la tradizione della scuola italiana sugli studi tipo-morfologici con l’obiettivo di produrre una interpretazione originale dei fenomeni urbani e territoriali contemporanei. L’analisi urbana è intesa come momento operativo in grado di leggere i principi fondativi, le grammatiche e le sintassi che caratterizzano la forma urbana e i rapporti esistenti tra morfologia urbana e tipologia edilizia. Con la finalità di individuare “regole” e strumenti per la trasformazione della città contemporanea, “buone prassi” e protocolli operativi per il controllo della forma del territorio alla grande scala (cercando una innovativa collaborazione con le tecniche della pianificazione urbanistica). L’esperienza di ricerca e la sperimentazione applicativa maturata e che si intende portare avanti, hanno riguardato i seguenti campi tematici, corrispondenti a specifiche condizioni della città contemporanea: delimitazione dei margini della città compatta e definizione delle sue “parti”; densificazione dei tessuti dispersi della periferia urbana; ridefinizione della forma dei vuoti urbani inglobati nella città derivati dalla dismissione di aree produttive o industriali; costruzione di “isole” architettoniche nei contesti di natura.
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