L`OSSERVATORE ROMANO

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POLITICO RELIGIOSO
Non praevalebunt
Città del Vaticano
giovedì 5 marzo 2015
.
All’udienza generale Papa Francesco parla dell’importanza dei nonni e della loro problematica condizione
La persecuzione dei cristiani assiri e caldei
Gli anziani siamo noi
Sulla propria pelle
E con i vescovi amici dei Focolari ricorda i drammi di Siria, Iraq e Ucraina
«L’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà»: è il monito rilanciato da Papa Francesco all’udienza generale di mercoledì 4
marzo. Incontrando in piazza San
Pietro dodicimila fedeli provenienti
da ogni parte del mondo, il Pontefice ha proseguito il ciclo di riflessioni
dedicate alla famiglia e si è soffermato sulla «problematica condizione
attuale» dei nonni, a fronte di tante
situazioni di abbandono e indifferenza. E ha definito “perversa” «una
società senza prossimità» nei confronti di «questa età della vita».
Aggiungendo, come di consueto,
alcune considerazioni personali al te-
sto preparato, il Papa ha spiegato
che gli «anziani sono una ricchezza,
non si possono ignorare», perché
«questa civiltà andrà avanti» solo
«se saprà rispettare» la loro saggezza e la loro sapienza. Infatti, ha pro-
seguito con un’immagine forte, «una
civiltà in cui gli anziani sono scartati
perché creano problemi porta con sé
il virus della morte».
Attingendo alla sua esperienza
durante il ministero episcopale a
Una nuova
tragedia
dell’immigrazione
ROMA, 4. Nuova tragedia dell’immigrazione nel Mediterraneo che
riporta in primo piano il tema
della sicurezza e dei sistemi di gestione del fenomeno migratorio in
Europa. I corpi di dieci migranti,
vittime del ribaltamento di un
gommone carico di profughi, sono stati recuperati questa mattina
nel Canale di Sicilia dalla nave
D attilo.
In totale — stando agli ultimi
dati raccolti — sono circa un migliaio i migranti soccorsi nelle ultime ore in diverse operazioni nel
Canale e che stanno per approdare in alcuni porti siciliani. Oltre
alla Dattilo, sono impegnate nelle
attività una petroliera che sta portando 183 persone a Pozzallo. Altri 319 migranti sono diretti a Porto Empedocle. Complessivamente
sono stati soccorsi cinque gommoni e due barconi carichi di migranti di provenienza siriana, palestinese, tunisina, libica e subsahariana. Tra le persone tratte in
salvo oltre trenta bambini e più
di cinquanta donne, di cui una
incinta.
Nel frattempo, la Procura di
Siracusa ha aperto un’inchiesta
sul naufragio che causato la morte dei dieci migranti nel ribaltamento del gommone. L’ipotesi di
reato — affermano fonti di stampa
— è omicidio. Le indagini, condotte dal Gruppo interforze della
Procura, hanno accertato che le
vittime erano insieme ad altre 120
migranti sul natante che si è rovesciato mentre altre 309 si trovavano su un’altra imbarcazione.
Buenos Aires, il Pontefice ha ricordato la vicenda di un’anziana abbandonata dai figli che non si lamentava nonostante fossero passati otto
mesi dalla loro ultima visita. «Questo si chiama peccato mortale» ha
commentato. Quindi ha riproposto
la storia — raccontatagli da sua nonna — di una famiglia in cui un anziano che «nel mangiare si sporcava» era stato confinato «in cucina»
per non far fare «una brutta figura
quando venivano gli amici a pranzo
o a cena». Il racconto prosegue con
la scena del capofamiglia che pochi
giorni dopo, tornando a casa, trova
il figlioletto che gioca con legno,
martello e chiodi. Quando il papà
chiede cosa stesse facendo, il bambino risponde: «Faccio un tavolo per
quando tu diventi anziano, così puoi
mangiare lì». Dimostrando, ha evidenziato Francesco, che nel rapporto
con gli anziani «i bambini hanno
più coscienza di noi».
Prima dell’udienza generale il Papa aveva ricevuto nell’aula Paolo VI
sessanta vescovi amici del movimento dei Focolari. Nel discorso il Pontefice ha rivolto un ringraziamento
«particolare» ai presuli provenienti
«dalle terre insanguinate della Siria
e dell’Iraq, come pure dell’Ucraina.
Nella sofferenza che state vivendo
con la vostra gente — ha assicurato
— voi sperimentate la forza che viene
da Gesù Eucaristia».
Ferdinand Georg Waldmüller, «La richiesta della bambina» (1860)
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E
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Auspicata dagli Stati Uniti e da quattro Paesi europei
Soluzione pacifica in Ucraina
WASHINGTON, 4. Il presidente degli
Stati Uniti, Barack Obama, e i leader europei hanno «ribadito il loro
appoggio per una soluzione pacifica
del conflitto nell’est dell’Ucraina e
per l’attuazione dell’accordo di
Minsk». Lo afferma la Casa Bianca
riferendo della conference call di ieri
fra Obama e i capi di Stato e di Governo di Gran Bretagna, Germania,
Francia e Italia. I leader occidentali
chiedono a «tutte le parti di cessare
tutte le azioni militari, cooperare
con l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa» e
sono pronti «ad agire rapidamente e
all’unisono per imporre significativi
costi ulteriori se gli accordi di Minsk
fossero violati o se i separatisti appoggiati dalla Russia cercheranno di
guadagnare nuovi territori». I leader
occidentali sono dunque uniti sulla
crisi in Ucraina alla vigilia della missione che il presidente del Consiglio
dei ministri italiano, Matteo Renzi,
si appresta a fare a Kiev e Mosca.
Barack Obama, David Cameron,
Angela Merkel, François Hollande,
Matteo Renzi e il presidente del
Consiglio europeo, Donald Tusk,
hanno discusso in videoconferenza
oltre un’ora per valutare l’attuazione
degli accordi di Minsk, stesso tema
al centro della conversazione di lunedì sera tra i presidenti ucraino,
russo, francese e il cancelliere tedesco mentre Bruxelles tesseva la tela
dei negoziati sul gas. Se l’intesa rag-
giunta con la mediazione Ue rientra
infatti nei punti richiesti da Minsk,
secondo una nota di Berlino, a fronte dell’apprezzamento per i «recenti
sviluppi positivi» è stata sottolineata
l’importanza di «stabilizzare la tregua attuale, rendere verificabile il ritiro delle armi pesanti e rendere possibile l’inizio di un processo politico» oltre a «rafforzare la missione
Osce». Anche perché, avverte l’Ue,
la posizione sulle sanzioni non cam-
bia: queste restano «strettamente legate» all’attuazione completa degli
accordi di Minsk, e in caso di una
nuova escalation Ue e Stati Uniti
sono «pronti a nuove sanzioni».
Nel frattempo, una decisione
sull’estensione del mandato della
missione Osce in Ucraina verrà presa in tempi brevi. Lo ha detto ieri il
presidente in carica dell’organizzazione, Ivica Dačić, ministro degli
Esteri serbo.
Rifugiati in Ciad, Camerun e Niger
In fuga da Boko Haram
un milione di nigeriani
GINEVRA, 4. Sono almeno un milione i nigeriani che si sono rifugiati in Camerun, Ciad, Niger per
sfuggire alle violenze di Boko Haram, senza contare gli sfollati interni. La cifra è stata fatta ieri a Ginevra dal ministro della Giustizia nigeriano, Mohammed Bello Adoke,
in un intervento davanti al Consiglio delle Nazioni Unite per i Diritti umani. Nel frattempo, il Governo ha annunciato di aver inviato
rinforzi consistenti alle truppe impegnate contro Boko Haram nel
nord-est del Paese, dove stanno
operando da un mese anche oltre
ottomila soldati la forza africana
costituita da Ciad, Camerun, Niger
e Benin. Fonti governative di
Abuja hanno specificato che a questo scopo sono stati richiamati anche militari impegnati nelle missioni internazionali nel Darfur e in
Sud Sudan.
Il Papa e don Bosco
Storia di un ragazzo
MARCELLO FILOTEI
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di MANUEL NIN
A PAGINA
5
L’originalità del cristianesimo
secondo Guillaume Jedrzejczak
Confronto
con l’impensabile
LUCETTA SCARAFFIA
A PAGINA
4
Profughi durante una distribuzione di cibo (Afp)
e notizie che arrivano dal
Medio oriente, con le violenze e il sequestro di tanti cristiani di tradizione siriaca, soprattutto assiri e caldei, e la distruzione
totale delle loro chiese, delle loro
case, delle loro vite, portano a pregare per questi nostri fratelli, a
piangere con loro e a confessare
con loro la fede. E a denunciare
questi fatti inqualificabili in Medio
oriente come in tante altre regioni
della terra, deplorando l’indifferenza in occidente.
Leggendo queste notizie non
possiamo non pensare ed evocare
una delle più venerabili tradizioni cristiane di lingua siriaca, quella siroorientale, di quei
cristiani che nella
loro preghiera dicono abba al Padre
celeste, e che nella
loro speranza gridano maran atha al
Signore di cui attendono il ritorno
nella gloria. Nella
seconda metà del IV
secolo questa tradizione, tagliata fuori
dai confini dell’impero, è stata suo
malgrado separata
dalla
comunione
fraterna con le altre
Chiese cristiane, e
«Ultima
dopo il concilio di
Efeso nel 431 è rimasta fedele alla sua arcaica professione di fede radicata in quella sede patriarcale di Antiochia dove i
cristiani ebbero il più grande degli
onori, cioè essere chiamati col
nome di colui che fu appeso alla
croce.
Con una spinta missionaria
esemplare i cristiani siro-orientali
arrivarono fino in India, Cina e
Mongolia. In questi ultimi due
Paesi rimasero fiorenti fino al medioevo, e nel XIII secolo, a
Baghdad, elessero patriarca uno dei
loro vescovi che proveniva dalla
Mongolia. Questa Chiesa oggi, in
Cina e in Mongolia non esiste più.
Restano pochissime tracce e
qualche reperto archeologico: quasi
solo il ricordo di quei cristiani conosciuti con il nome di nestoriani.
In India invece arrivarono portati
dalla predicazione dell’apostolo
Tommaso e fondarono Chiese oggi
viventi e forti nella loro confessione
di fede e nell’annuncio del
Vangelo.
Questi cristiani, riuniti nelle
Chiese assira e caldea, hanno usato
e usano il siriaco come lingua liturgica, e nella celebrazione dei santi
misteri adoperano una delle preghiere eucaristiche più arcaiche,
quella conosciuta con il nome di
Addai e Mari, anafora che non ha
tramandato la narrazione dell’istituzione
dell’eucaristia.
Queste
Chiese cristiane hanno però celebrato e celebrano i santi misteri invocando il dono dello Spirito Santo per la consacrazione di quel pane e quel vino che è stato ed è il
corpo e il sangue del Signore, fedeli alla loro tradizione teologica e liturgica, che li riporta alla fede degli apostoli e a quel momento in
cui il Signore diede ai discepoli il
suo corpo e il suo sangue affinché
lo tramandassero alle sue Chiese
sparse da oriente a occidente.
Cristiani assiri e caldei nel nord
della Siria e in Iraq oggi non hanno più le loro chiese dove celebrare
la fede e ascoltare la sua Parola,
non hanno più le loro case dove
abitare in quella terra che è la loro
da quasi duemila anni. Chiese e
monasteri dall’architettura antichissima e arcaica, con una iconografia
precedente l’iconoclasmo che lacerò il mondo bizantino, erano e sono testimonianza di un cristianesimo fiero della sua diversità. Cristiani assiri e caldei perseguitati già
all’inizio del XX secolo assieme a
cristiani armeni e siro-antiocheni, e
che cercarono rifugio in occidente
L
e oltre l’oceano, oggi di nuovo sono assediati, rapiti, perseguitati.
Martiri che vivono come se portassero scritte sulla propria pelle le
parole del Salvatore ai suoi discepoli: questo è il mio corpo e il mio
sangue.
E ancora una volta la voce del
Papa si è levata per questi fratelli
cristiani, spinta dalle notizie
«drammatiche che giungono dalla
Siria e dall’Iraq, relative a violenze,
sequestri di persona e soprusi a
danno di cristiani e di altri gruppi». Francesco vuole così «assicurare a quanti sono coinvolti in queste situazioni che non li dimentichiamo, ma siamo loro vicini e
cena» (evangeliario siriaco,
XIII
secolo)
preghiamo insistentemente perché
al più presto si ponga fine all’intollerabile brutalità di cui sono vittime». E chiede «a tutti, secondo le
loro possibilità, di adoperarsi per
alleviare le sofferenze di quanti sono nella prova, spesso solo a causa
della fede che professano». Perché
i cristiani assiri e caldei hanno le
parole del loro e nostro Signore —
prendete e mangiate, prendete e
bevete, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue — scritte non
nei libri ma nella loro vita e nella
loro testimonianza fino al martirio.
NOSTRE
INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha accettato
la rinuncia all’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Tlalnepantla (Messico), presentata da Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Francisco Ramírez Navarro, Vescovo titolare di Tlos, in conformità ai canoni 411 e 401 §
1 del Codice di Diritto Canonico.
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di
Colatina (Brasile) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Joaquim Wladimir Lopes Dias, trasferendolo dalla
Sede titolare di Sita e dall’ufficio di Ausiliare dell’Arcidiocesi di Vitória.
Nomina
di Vescovo Ausiliare
Il Santo Padre ha nominato Ausiliare di Tlalnepantla
(Messico) il Reverendo Jorge
Cuapio Bautista, del clero
della Diocesi di Texcoco, assegnandogli la Sede titolare
di Bisarcio.
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giovedì 5 marzo 2015
Indagine federale sulle violenze della polizia
Lo spettro
di Ferguson
WASHINGTON, 4. I fatti di Ferguson
continuano a far discutere, ponendo all’America interrogativi molto
seri. Secondo il dipartimento di
Giustizia, la condotta tenuta dagli
agenti della polizia nella città del
Politici brasiliani
sotto inchiesta
per lo scandalo
Petrobras
BRASILIA, 4. Il procuratore generale del Brasile, Rodrigo Janot,
ha chiesto al Supremo tribunale
federale di aprire un’inchiesta su
altre 54 persone, fra cui un numero imprecisato di politici in
attività, in relazione alla vicenda
di corruzione nella Petrobras,
l’azienda petrolifera statale.
Janot ha mantenuto segreti i
nomi di quanti vorrebbe indagare. Secondo la stampa brasiliana
e internazionale, nella lista figurano numerosi parlamentari che
beneficiano di immunità e politici che stanno esercitando un
mandato pubblico. Nell’elenco ci
sarebbero anche alcune alte cariche dello Stato appartenenti alla
maggioranza governativa: ma
per il momento si tratta solo di
indiscrezioni che hanno trovato
conferme ufficiali.
La vicenda ha visto finora finire sotto inchiesta 150 persone e
232 imprese. Sono stati inoltre
eseguiti 64 mandati di cattura.
Missouri teatro questa estate
dell’assassinio di Michael Brown —
giovane nero disarmato ucciso dagli
spari esplosi da un agente bianco —
è stata sistematicamente influenzata
e condizionata da considerazioni a
sfondo razziale.
A queste conclusioni è arrivata
l’indagine ministeriale sulle pratiche
delle forze dell’ordine in servizio
nel sobborgo di Saint Louis, avviata subito dopo l’uccisione di Brown. La vicenda innescò furiose proteste in tutto il Paese e fu seguita
da altri gravi fatti di sangue.
D all’esame di oltre 35000 pagine
di documenti ufficiali della polizia
è emerso che, stando sempre a fonti
riservate del dipartimento, a Ferguson il 93 per cento degli arresti riguardano afro-americani, nonostante questi ultimi costituiscano soltanto il 67 per cento della popolazione
locale complessiva. Identica appartenenza etnica anche per la maggioranza di coloro che sono rimasti
coinvolti in episodi di ricorso alla
forza da parte dei poliziotti, come
pure di tutti quelli in cui i cani in
dotazione a questi ultimi hanno
morso comuni cittadini.
Sotto il profilo giudiziario, sempre gli afro-americani rappresentano il 95 per cento di tutti coloro
che vengono trattenuti in cella per
un periodo superiore ai due giorni
e sono quelli che hanno in assoluto
la minore probabilità di essere prosciolti.
La maggioranza dei mandati di
arresto — si legge sempre nel rapporto — sono spiccati inoltre per illeciti minori quali violazioni dei codici della strada o dell’edilizia: cioè
per le infrazioni imputate con maggiore frequenza a chi appartiene
agli strati sociali più poveri, la cui
immotivata penalizzazione da parte
della magistratura cittadina già in
passato era stata criticata dal procuratore generale, Eric Holder.
I risultati dell’inchiesta sono destinati a far scalpore innescando
una serie di reazioni, come ad
esempio una trattativa tra il dipartimento di Giustizia e la polizia per
cercare di cambiare il comportamento degli agenti. Senza un’intesa, invece, al dipartimento non rimarrà che citare in giudizio le autorità municipali di Ferguson. Con
conseguenze facilmente immaginabili per l’ordine pubblico.
Ma intanto negli Stati Uniti le
violenze impartite dalla polizia continuano. E non riguardano soltanto
gli afro-americani. È stato diffuso
pochi giorni fa un video che ritrae
diversi agenti a Los Angeles mentre
picchiano un clochard, poi ucciso
con cinque colpi di pistola. L’uomo
si chiamava Charley Saturmin Robinet, era di nazionalità francese e
pregiudicato per rapina. Secondo il
«Los Angeles Times», Robinet, 39
anni, fu condannato nel 2000 per
una rapina a una banca di Thousand Oaks. Dopo aver scontato la
condanna, era stato rilasciato lo
scorso maggio.
Tra strategie diplomatiche e scadenze del mercato
Atene in cerca di liquidità
ATENE, 4. La Grecia studia nuove
misure per ottenere credito. Come
sostengono numerosi analisti, le vere
intenzioni di Yanis Varoufakis, ministro delle Finanze greco, che parla
apertamente di «ambiguità creativa»
nell’accordo concluso con l’Europa,
sono ormai diventate un rebus per
gli investitori. Ma al di là delle strategie e delle polemiche, Atene va in
cerca di liquidità in vista di metà
marzo, quando i numeri dicono che
lo Stato ellenico resterà senza soldi
in assenza di una svolta.
Varoufakis ha incontrato ieri gli
alti funzionari del suo ministero per
fare il punto sulle possibili coperture d’emergenza per gli impegni finanziari immediati. C’è il rimborso
di 1,5 miliardi di euro dovuto al
Drastiche
misure
antipedofilia
in Gran Bretagna
LONDRA, 4. Gli scandali pedofilia
nel Regno Unito sono ormai «su
scala industriale» dice il premier
David Cameron e così il Governo
lancia nuove, drastiche misure
contro chi dovrebbe controllare e
sorvegliare ma non lo fa.
La proposta è stata annunciata
ieri in un vertice a Downing
Street: i funzionari pubblici, dagli assistenti sociali agli insegnanti, fino ai politici locali, che
ignorano volontariamente i casi
di sfruttamento sessuale di minori e decidono di non intervenire,
rischiano un processo e una condanna fino a cinque anni di carcere. Il fenomeno — ha detto Cameron — è un’autentica «emergenza nazionale», alla pari del
terrorismo e del crimine organizzato. «Dobbiamo fare un passo
indietro e riconoscere l’orribile
natura di quello che è accaduto
nel nostro Paese». E sempre ieri
è stata pubblicata una nuova inchiesta indipendente, secondo la
quale sarebbero più di 370 le
bambine vittime di abusi sessuali
nell’O xfordshire, nell’Inghilterra
centrale, obbligate a prostituirsi
da alcune gang criminali negli
ultimi sedici anni. Le piccole —
dice l’inchiesta — hanno subito i
peggiori soprusi, sono state allontanate dai loro genitori, e sottoposte a sistematiche violenze.
Fondo monetario internazionale
(Fmi) nel solo mese di marzo, di cui
303 milioni già venerdì. Altri test altrettanto insidiosi sono l’asta di oggi
per rifinanziare 875 miliardi di debito a breve che arrivano a scadenza
(dovrebbero pensarci le banche elleniche) e quella di lunedì prossimo,
con 1,4 miliardi di euro da emettere
sui mercati.
Un percorso minato di fronte al
quale Atene ha intensificato i negoziati con l’Ue sulla lista di riforme
che l’Eurogruppo attende da Atene
per lunedì prossimo. Un documento
convincente — dicono gli analisti —
basterebbe all’Europa per sbloccare
una parte dei sette miliardi rimanenti dell’attuale salvataggio. E intanto
ieri Bruxelles ha definita «prematu-
Rapporto della Croce rossa sulle donne in Spagna
Escluse
Oltre la metà è senza lavoro
MADRID, 4. Allarme povertà femminile nella Spagna colpita dalla
crisi. Dei 2,9 milioni di donne assistite dalla Croce rossa nel 2014, il
novanta per cento fa parte di nuclei familiari sotto la soglia di povertà e il 60,9 per cento è senza lavoro. È quanto emerge dal rapporto sulla condizione sociale in Spagna redatto e reso noto dalla Croce
rossa, un documento che traccia
una “radiografia” della situazione
provocata appunto dalla prolungata crisi economica.
Delle donne disoccupate, il 75 per
cento lo è da molto tempo e solo
l’otto per cento percepisce il sussidio di disoccupazione. «Le donne si
scontrano ogni giorno con molteplici barriere sociali, economiche e culturali che generano disuguaglianze
ed emarginazione, ma nel caso delle
donne assistite dalla Croce rossa,
queste barriere sono anche maggiori» ha assicurato il coordinatore generale della Croce rossa spagnola,
Antoni Bruel, nella presentazione
del rapporto, ieri a Madrid.
Nel dettaglio, il 73,5 per cento del
campione esaminato è costituito da
donne costrette a far fronte da sole
ai lavori domestici e alla cura dei
minori a carico, mentre il 34 per
cento ha a suo carico persone anziane, ammalati o persone non autosufficienti. Il 57 per cento delle donne assistite dalla Croce rossa assume
Allarme in Cile per l’eruzione del vulcano Villarrica
SANTIAGO DEL CILE, 4. Il vulcano
Villarrica, nel sud del Cile, si è svegliato ieri notte dopo quindici anni
di inattività: una violenta esplosione
di lava che ha raggiunto i tre chilometri di altezza, ha seminato il panico nella regione circostante. Le autorità cilene hanno risposto rapidamente all’emergenza, dichiarando l’allerta
rossa ed evacuando preventivamente
oltre tremila persone che vivono nei
pressi del vulcano. La presidente cilena, Michelle Bachelet, è arrivata a
Pucon, 780 chilometri a sud della capitale, per coordinare personalmente
le operazioni di emergenza.
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ra» la scelta di parlare di un terzo
salvataggio per la Grecia, dopo le rivelazioni fatte da Madrid di un piano da cinquanta miliardi pronto a
scattare dopo giugno.
Ieri la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers) ha dato il via libera ai prestiti ad Atene fino al 2020. Contemporaneamente
Varoufakis ha fatto sapere che andrà
al meeting dell’Eurogruppo di lunedì a Bruxelles con «un dossier di sei
proposte di riforma», alcune delle
quali conterranno, per la prima volta, numeri precisi e impegni non derogabili.
E poi c’è la Banca centrale europea (Bce). Al consiglio direttivo di
giovedì, inevitabilmente i governatori discuteranno della situazione delle
antidepressivi e il cinque per cento
ha subito violenza domestica, molestie al lavoro o abusi sessuali.
In tutto, 2,9 milioni di donne a
rischio di esclusione sociale, delle
quali il settanta per cento dichiara
di fare fatica ad arrivare a fine mese. Oltre la metà sono immigrate.
banche greche. Queste dipendono
per circa cento miliardi dalla liquidità della Bce. Ma Varoufakis — sostengono gli esperti — rischia di trovarsi la porta sbarrata anche dal presidente Mario Draghi: il greco vorrebbe la restituzione di due miliardi
di profitti realizzati da Francoforte
con l’acquisto dei bond ellenici, ma
i soldi sono già stati distribuiti fra le
banche centrali nazionali: la procedura è lunga. La Bce, poi, difficilmente concederà alle banche greche
l’accesso ai rifinanziamenti diretti,
almeno fino a quando l’Eurogruppo
non certificherà che Atene sta completando con successo l’ultimo giro
di controlli e riforme. E appare altrettanto difficile che la Bce, come
vorrebbe Atene, consenta alla Grecia
di aumentare a oltre quindici miliardi di euro la soglia sulle sue emissioni di debito a breve. A Francoforte non vogliono stare al gioco: sanno benissimo che quei bond vengono comprati dalle banche elleniche,
che a loro volta li danno a garanzia
di liquidità che poi usano per sottoscrivere altri bond, in un circuito vizioso che fa della Banca centrale il
finanziatore del Governo greco.
L’Eurogruppo, se convinto, potrebbe sbloccare velocemente una prima
tranche di aiuti. Anche dall’Eurotower potrebbero arrivare prudenti
aperture, condizionate ai piani di
Atene. Ma vista l’incertezza, Varoufakis sta valutando fonti alternative,
e pensa così di sbloccare circa due
miliardi di riserve degli enti pubblici
statali per far fronte alla crisi di liquidità.
Valls a Strasburgo
per il dialogo con l’islam
PARIGI, 4. «La crescita dei populismi e quella dell’estrema destra, in
Europa e nel nostro Paese, si alimentano anche della crescita del
jihadismo, del terrorismo e dell’estremismo radicale. La sola risposta a questi due pericoli, che si nutrono l’uno dell’altro, è la Repubblica. La sola risposta è la laicità,
l’educazione, l’università, il sapere,
l’intelligenza, la capacità di vivere
insieme. Altrimenti il nostro progetto nazionale sarà messo in discussione». Questo il messaggio lanciato dal premier francese, Manuel
Valls, intervenuto ieri a Strasburgo,
alla Grande Moschea, in un incontro sulla situazione socio-politica
Maggiore sostegno europeo
ai Paesi colpiti dall’ebola
BRUXELLES, 4. L’Unione europea
riafferma l’impegno a sostenere i
Paesi più colpiti dall’ebola, Guinea,
Liberia e Sierra Leone, in favore dei
quali si conferma però necessario
un maggiore sforzo internazionale.
È quanto emerge dalla conferenza
che si avvia a conclusione in queste
ore a Bruxelles tra i rappresentanti
dei tre Paesi e quelli dell’O nu,
dell’Unione europea, dell’Unione
africana e della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
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vicedirettore
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
del Paese dopo le stragi di Parigi.
All’incontro — che ha previsto anche una tappa all’Università della
città per un dibattito con gli studenti del corso «Diritto, società e
pluralismo delle religioni», che forma i responsabili religiosi — hanno
partecipato
anche
il
ministro
dell’Interno, Bernard Cazeneuve, e
il titolare dell’Istruzione, Najat Vallaud-Belkacem.
La scorsa settimana il Governo
presieduto da Valls ha lanciato un
piano «per migliorare il dialogo
con l’islam di Francia» che prevede
azioni per rafforzare la sicurezza
della comunità musulmana e per
promuovere i rapporti con i fedeli.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
Europa: € 410; $ 605
Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
America Nord, Oceania: € 500; $ 740
Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30):
telefono 06 698 99480, 06 698 99483
fax 06 69885164, 06 698 82818,
info@ossrom.va diffusione@ossrom.va
Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675
«L’impatto di ebola sull’economia è stato profondo e piani e strategie per risollevarla devono essere
messi in opera. Non c’è dubbio che
questo richiederà risorse significative», ha detto la presidente della Liberia, Ellen Johnson-Sirleaf.
Sulla stessa linea si sono espressi
i presidenti sierraleonese, Ernest Bai
Koroma, e guineano, Alpha Condé,
il quale si è rivolto in particolare
all’Unione
europea,
chiedendo
«mezzi ulteriori per incoraggiare gli
investitori a tornare nei nostri
Paesi».
Concessionaria di pubblicità
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giovedì 5 marzo 2015
pagina 3
Si mira a un Governo di unità nazionale
Riprendono i negoziati
tra le fazioni libiche
Al Congresso statunitense
L’intervento
di Netanyahu
WASHINGTON, 4. Un discorso durato tre quarti d’ora, salutato con
quasi cinque minuti di applausi e
strette di mano. A due settimane
dalle elezioni legislative israeliane,
Benjamin Netanyahu ha tenuto ieri al Congresso statunitense il suo
terzo intervento in qualità di primo ministro (gli altri sono stati
nel 1996 e nel 2011). Il premier ha
soprattutto criticato i negoziati in
corso sul programma nucleare iraniano, che stanno dando vita a
«un accordo terribile», e sottolineato che Teheran potrebbe comunque avere presto a disposizione un’arma nucleare. Si tratta di
«una minaccia non solo per Israele, ma per il mondo intero» ha
detto il leader del Likud che ha
poi avvertito: «Anche se Israele
dovesse rimanere da solo, reagirà
alla minaccia nucleare iraniana».
Netanyahu ha anche voluto ricordare lo speciale rapporto con
l’alleato americano: «So che voi
siete con Israele. E apprezzo quello che Obama fa per Israele. Gli
sarò sempre grato per l’appoggio
che ha dato». Il rapporto tra Stati
Uniti e Israele «deve restare sopra
la politica» e questo anche perché
«condividiamo lo stesso destino di
terra promessa».
Ma il discorso del premier
israeliano non si è concentrato solo sul dossier nucleare iraniano.
Netanyahu ha infatti rivolto lo
sguardo anche all’offensiva del cosiddetto Stato islamico (Is). «La
lotta dell’Iran contro l’Is non lo fa
diventare un amico degli Stati
Uniti. Entrambi vogliono creare
un impero islamico prima nella regione e poi in tutto il mondo» ha
dichiarato.
Fredda la reazione della Casa
Bianca. Netanyahu era stato invitato dai repubblicani, che dopo le
elezioni del Mid Term controllano
entrambi i rami del Congresso.
L’Amministrazione ha sempre detto di aver saputo solo in un secondo momento dell’invito. Sul
discorso, il presidente Obama ha
detto: «Non l’ho visto, ho letto la
trascrizione: non c'era nulla di
nuovo». Netanyahu «non ha offerto nessuna alternativa valida»
in vista di una soluzione positiva
sul dossier iraniano. Il presidente
ha sempre detto che opporrà il veto a nuove possibili sanzioni a
Teheran decise dal Congresso perché potrebbero bloccare il dialogo
in corso a Ginevra.
TRIPOLI, 4. Riparte il negoziato per
ricomporre le spaccature della Libia:
una crisi esplosa in seguito alla fine
del regime di Gheddafi. Il Parlamento eletto democraticamente, riconosciuto dalla comunità internazionale ma costretto — per motivi di
sicurezza — a riunirsi a Tobruk, ha
dato via libera alla ripresa dei colloqui con i ribelli sotto egida Onu:
domani in Marocco il nuovo incontro.
La missione di supporto dell’O nu
per la Libia ha annunciato che «il
prossimo round di dialogo politico
si terrà domani in Marocco» e si
concentrerà su tre punti: formazione
di un Governo di unità nazionale,
«ritiro scaglionato di tutti i gruppi
Accuse al Governo di non rispettare le quote previste
Polemiche in Sud Africa
sui minatori stranieri
battimenti — era stato impossibile
convocare un nuovo incontro.
Anche l’Europa, intanto, si muove. L’alto rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza comune
dell’Ue, Federica Mogherini, ha annunciato ieri che il consiglio informale dei ministri degli Esteri europei in programma venerdì e sabato a
Riga sarà l’occasione per «concordare passi concreti» di sostegno al Governo di unità nazionale.
E l’inviato León informerà oggi il
Consiglio di sicurezza dell’Onu sugli sviluppi della crisi libica che ieri
è stata tra gli argomenti di una videoconferenza tra il presidente statunitense, Barack Obama, e i leader
europei. Questi hanno ribadito il sostegno a una soluzione politica del
conflitto in Libia.
Intanto, sul piano militare, l’esercito del generale Haftar, fedele al
Parlamento di Tobruk, ha annunciato che «la città di Derna è circondata» e i jihadisti assediati, ma i miliziani hanno conquistato due campi
petroliferi (Al Bahi e Al Mabrouk) a
sud-est di Sirte.
L’inviato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino León (Afp)
Forze irachene insieme a milizie sciite e sunnite premono sulle postazioni dell’Is
Esito incerto della battaglia a Tikrit
CITTÀ DEL CAPO, 4. Cresce in Sud
Africa la polemica relativa all’impiego di lavoratori mozambicani
nelle miniere. I rappresentanti di
questi ultimi e lo stesso Governo
di Maputo accusano quello sudafricano di non rispettare gli accordi. Il riferimento è alle intese siglate nel 1909 e nel 1964 tra Sud Africa e Mozambico (all’epoca ancora
dominati, rispettivamente, da un
Governo della sola minoranza
bianca e dalle autorità coloniali
portoghesi), che prevedono l’assunzione di una quota di mozambicani nelle miniere sudafricane.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori, questa quota si è progressivamente ridotta negli anni, con
Si profila il ritiro
della missione nel Darfur
KHARTOUM, 4. Si profila un ritiro
dell’Unamid, la missione congiunta
dell’Onu e dell’Unione africana nel
Darfur, la regione occidentale sudanese teatro da dodici anni di un
conflitto civile ancora sostanzialmente irrisolto. Una nota dell’Unamid ha annunciato un taglio di 791
membri del suo personale, come
primo passo di una strategia di uscita sulla quale sono cominciati una
decina di giorni fa negoziati con il
Governo di Khartoum.
Il numero degli incarichi e del
personale, si legge nella nota, sarà
ridotto entro il 31 marzo, avviando
un
progressivo
disimpegno
dell’Unamid. Il Governo sudanese
aveva chiesto il ritiro della missione
alcuni mesi fa, a seguito di denunce
relative a stupri di massa che sarebbero stati commessi a ottobre nel
villaggio di Tabit da militari
dell’Unamid.
armati» dalle città e «scadenze chiare» da fissare per redigere una Costituzione. Dunque, per porre fine al
caos bellico di cui sta approfittando
anche lo Stato islamico per insediarsi nel cuore del Mediterraneo, i rappresentanti dei due principali schieramenti del Paese torneranno a incontrarsi grazie alla mediazione
dell’inviato speciale dell’Onu, Bernardino León. Dopo la falsa partenza del settembre scorso e due round
a gennaio senza la partecipazione
dell’altro Parlamento (quello di Tripoli legato alle milizie islamiche) il
mese scorso le due parti si erano incontrate a Ghadames, nel sud della
Libia. Tuttavia, successivamente —
fra veti incrociati, attentati e com-
Dispiegata nel Darfur dal 2007,
l’Unamid è attualmente la maggiore
missione internazionale nel mondo,
con i suoi oltre ventimila uomini e
costa un miliardo e trecentocinquanta milioni di dollari l’anno.
Nonostante questi numeri, la missione non è stata capace di garantire
una stabilizzazione della regione
dove il conflitto, soprattutto nei
suoi primi anni, ha provocato centinaia di migliaia di morti e una delle
maggiori crisi umanitarie di sempre
nel mondo.
Dopo un periodo di relativa calma, il conflitto si è riacceso a fine
2013. Secondo l’Ocha, l’ufficio
dell’Onu per il coordinamento degli
interventi umanitari, solo nei primi
due mesi di quest’anno più di quarantamila persone sono state costrette a lasciare le loro case per i combattimenti tra reparti dell’esercito e
gruppi ribelli.
conseguenze economiche importanti per quanti dipendevano dalle
rimesse degli emigranti. Le autorità
sudafricane replicano che il tasso
di disoccupazione nel loro Paese è
stabilmente intorno al 25 per cento,
motivo per cui va privilegiata l’assunzione di manodopera locale,
come previsto dalle leggi statali.
Adelino Espanha Muchenga, rappresentante del ministero del Lavoro di Maputo in Sud Africa, chiede
invece che siano sostituiti almeno i
lavoratori vittime di incidenti sul
lavoro. Per una soluzione della
questione, i delegati dei lavoratori
stranieri chiedono un incontro tra i
presidente sudafricano, Jacob Zuma, e mozambicano, Filipe Nyusi.
Sanzioni Onu
per il conflitto
in Sud Sudan
NEW YORK, 4. Il Consiglio di
sicurezza dell’Onu ha approvato
una risoluzione, promossa dagli
Stati Uniti, che permetterà di
imporre sanzioni mirate — blocco dei beni e divieto di viaggio
— a singoli individui considerati
responsabili di minare la stabilità del Sud Sudan, commettendo
crimini o ostacolando l’arrivo di
aiuti umanitari. Un comitato appositamente costituito dovrà stilare la lista di queste persone. Il
Sud Sudan, teatro dal dicembre
2013 di un conflitto civile tra le
forze fedeli al presidente Salva
Kiir Mayardit e i ribelli guidati
dal suo ex vice Rijek Machar,
non sarà invece sottoposto a
embargo sulle armi, anche se un
gruppo di esperti dovranno sorvegliarne i flussi.
BAGHDAD, 4. Quello di Tikrit, nella
provincia irachena di Salahuddin, si
conferma in queste ore il principale
fronte di battaglia contro il cosiddetto Stato islamico (Is). Le forze irachene, appoggiate da milizie sia sciite sia sunnite — e secondo diverse
fonti da combattenti iraniani — premono sul capoluogo, ma sull’esito
della battaglia le notizie sono contraddittorie. Fonti militari di Baghdad parlano di scontri particolarmente intensi sia a Tikrit sia nella
cittadina di Al Dor, venticinque chilometri a sud-est, e affermano di
aver assunto il controllo del vicino
distretto di Himrin. Esponenti del
consiglio provinciale di Salahuddin
parlano invece di un’avanzata molto
lenta e di combattimenti finora circoscritti ai bombardamenti aerei e
d’artiglieria.
In ogni caso, nella battaglia non
stanno intervenendo gli aerei della
coalizione internazionale guidata
dagli Stati Uniti, i cui raid negli ul-
Pechino annuncia
l’aumento
delle spese militari
PECHINO, 4. La Cina, seconda potenza economica mondiale, ha annunciato che intende aumentare del
10 per cento il bilancio militare, rispetto al 2014. Lo ha dichiarato oggi
la portavoce del Parlamento, Fu
Ying, rendendo noto che le cifre
esatte saranno rese note domani
quando verrà inaugurata a Pechino
la sessione ufficiale dell’Assemblea
nazionale del popolo, dove il premier cinese, Li Keqiang, aprirà i lavori con una relazione nella quale
vengono indicati gli obiettivi del
Governo per il prossimo anno fiscale.
In ogni caso le spese cinesi per la
Difesa lo scorso anno (quando vennero già incrementate del 12,2 per
cento) raggiunsero quota 130 miliardi di dollari, seconde solo a quelle
statunitensi, seppur ancora nettamente inferiori.
Se il budget militare di Pechino
toccasse, considerando un aumento
secco del dieci per cento, la cifra di
143 miliardi di dollari, sarebbe ancora pari a meno del venti per cento
dei 786,6 miliardi di dollari stanziati
dall’Amministrazione
statunitense.
Di questi 534,3 sono riferibili alle sole spese militari, escludendo le missioni all’estero e i finanziamenti per
le tante agenzie governative del settore.
timi giorni si sono concentrati in
Iraq sulle aree di Mosul, Al Asad,
Baiji, Ramadi e Sinjar, e in Siria su
quelle di Kobane e della provincia
di Hasaka, al confine con la
Turchia.
Proprio da Hasaka è giunta ieri
notizia della liberazione di altri
quattro degli oltre duecento cristiani
assiri catturati dall’Is la settimana
scorsa. Organizzazioni non governative legate alla comunità cristiana locale hanno riferito del rilascio di
una coppia sposata, di una donna e
di una bambina di sei anni.
Negli Stati Uniti, intanto, il segretario alla Difesa, Ashton Carter, ha
accusato il comando centrale del
Pentagono (Centcom) che gestisce le
operazioni in Siria e Iraq, di aver
fornito informazioni non solo imprecise, ma anche riservate, sull’offensiva contro Mosul in preparazione.
Durante un’audizione al Senato,
Carter ha annunciato un’inchiesta
per accertare le responsabilità di un
irrituale incontro con la stampa nel
quale a febbraio il Centcom fornì
particolari sull’operazione, che al
momento risulta comunque rinviata.
Prove di dialogo
tra India e Pakistan
ISLAMABAD, 4. Tentativi di rilancio
del dialogo tra India e Pakistan
dopo che negli ultimi mesi la tensione era salita a causa di ripetuti
scontri al confine tra i due Paesi.
In visita ufficiale a Islamabad, il
segretario generale del ministero
degli Esteri di New Delhi, Subrahmanyam Jaishankar, ha annunciato l’intenzione di favorire la riconciliazione tra le due potenze
nucleari. Al centro dell’incontro, il
commercio e gli scambi regionali.
«La visita ha dato l’opportunità di
discutere le relazioni bilaterali», ha
spiegato il segretario generale del
ministero degli Esteri indiano al
termine dell’incontro con il collega
pakistano. Tra gli obiettivi delle
consultazioni quello di garantire la
pace e la sicurezza nella contesa regione del Kashmir. Tasnim Alsman, portavoce del ministero degli Esteri di Islamabad, ha sottolineato che la visita del rappresentante indiano è servita a rompere il
ghiaccio e ha auspicato una piena
ripresa del dialogo. Gli ultimi negoziati tra i due Paesi si erano tenuti l’8 settembre del 2012.
La maggiore questione aperta resta proprio quella del Kashmir. Infatti, nel 1947, la spartizione
dell’India britannica in India e Pakistan non divise le Nazioni secondo criteri condivisi da tutti gli attori. Il maggiore scontro diplomatico
si ebbe sulla spartizione della regione himalayana che ha provocato
numerosi conflitti armati.
Sanguinoso attentato
contro soldati afghani
KABUL, 4. È di sedici morti, cinque
civili e undici militari, il bilancio di
un attacco suicida contro le forze
di sicurezza afghane nella provincia di Helmand, nell’est del Paese.
L’attentatore ha ieri fatto saltare in
aria l’autobomba di cui era alla
guida nella zona di Anar Bagh, nel
distretto di Sangin, dove è forte la
presenza degli insorti talebani.
Dieci i feriti nell’esplosione, per lo
più civili. Non sono giunte finora
rivendicazioni dell’attentato anche
se le autorità ritengono probabile
che sia opera dei talebani.
Nel frattempo, alcune unità delle forze di sicurezza hanno lanciato
un’operazione su ampia scala nel
distretto di Khak-e-Afghan, provincia meridionale di Zabul, per liberare trenta ostaggi di etnia hazara
nelle mani di un gruppo militante.
Lo ha rivelato — come riferiscono
le agenzie — una fonte della sicurezza locale spiegando che «l’operazione coinvolge unità dell’esercito, della polizia e della direzione
nazionale per la sicurezza, è stata
lanciata ieri all’alba a Khak-e-Afghan e finora ha portato all’uccisione di 32 militanti coinvolti nel
rapimento». Nove giorni fa un
gruppo di uomini armati ha prelevato trenta passeggeri di etnia hazara da due bus nel distretto
Shahjoi della provincia di Zabul.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
giovedì 5 marzo 2015
Il Vangelo ha lavorato nelle nostre società
molto al di là
di tutte le nostre strategie di riconquista
Che si limitano
a conteggiare chi frequenta la messa
Jean Guitton, «Angeli contemplanti la cena»
(1970, particolare)
L’originalità del cristianesimo secondo Guillaume Jedrzejczak
di LUCETTA SCARAFFIA
idea che sta alla base
del piccolo e prezioso
libro di Guillaume
Jedrzejczak, L’extraordinaire originalité du
Christianisme (Paris, Editions Salvator, 2014, pagine 132, euro 14,90) è
questa: la crisi che indubbiamente
oggi coinvolge non solo la vita religiosa, ma la fede nel suo complesso,
può essere l’occasione per riscoprire
l’originalità e la vitalità del cristianesimo. Partendo da una constatazione: oggi il bisogno di spiritualità
coincide con una ricerca di sé, e
quindi bisogna ritrovare cosa ha da
offrire il cristianesimo in risposta a
questa domanda.
Il cristianesimo rende l’essere
umano responsabile e padrone della
sua esistenza, e la sua influenza è
ben visibile nel mondo post-moderno in cui viviamo, nel quale il valore
principale è dato alla persona umana, e dove ognuno è coinvolto e soffre per la sofferenza di ogni altro essere. Si tratta di un mutamento impercettibile, ma reale. Le cose importanti, infatti, non hanno bisogno
di essere enunciate, ma diventano
evidenze incontestabili e incontestate
che niente può mettere di nuovo in
dubbio.
Ma rimane aperto il problema di
come esprimere, nel linguaggio di
oggi, in un linguaggio che tocchi
l’intelligenza e il cuore, che Gesù è
«la via, la verità e la vita». E di conseguenza quali sono i fondamenti
che strutturano la visione cristiana
del mondo e che resistono all’obsolescenza dei sistemi e dei valori?
Il primo è la relazione che il cristianesimo stabilisce fra l’uno e il
multiplo, che si comprende attraverso la teologia della Trinità. Il secondo è il rapporto fra cielo e terra uniti grazie alla teologia dell’incarnazione. Il terzo è il rapporto che il cristianesimo instaura con il tempo e la
storia, fondato sulla fiducia nell’opera dello Spirito santo.
Confronto
con l’impensabile
L’
siamo capire ciò che siamo chiamati
a diventare in futuro, cioè un uomo
infinitamente libero, infinitamente
vicino, infinitamente umano.
Il cristianesimo è quindi una fede
che obbliga a sperimentare e a pensare: non offre delle risposte, alle
questioni che vengono poste, ma induce un nuovo modo di porre le domande.
La migliore scuola di spiritualità è
la vita, scrive l’autore, nel suo imprevedibile mescolare libertà e grazia. La spiritualità cristiana infatLa migliore scuola di spiritualità
ti si nutre dell’esperienza dell’alterità, si
è la vita
nutre di dialogo e di
Nel suo imprevedibile mescolare
ascolto: proprio per
libertà e grazia
questo centrale rimane
quindi sempre il confronto con una guida
spirituale.
zione dell’unità, ma è la condizione
Da questo punto di vista, può esdella vita, la realtà nella sua espres- sere rovesciato il giudizio sulla diversione. Perché la rivelazione cristiana sità delle Chiese cristiane che, dopo
non ci parla solo di Dio, ma anche essere stata interpretata a lungo codell’essere umano. L’immagine e la me ferita e ostacolo all’evangelizzasomiglianza sono le chiavi per com- zione, può invece essere considerata
prendere il mistero dell’essere uma- come una grande grazia: dalle Chieno: è guardando Cristo che noi pos- se orientali possiamo riscoprire la li-
Dio ha voluto l’essere umano duplice, fin dall’origine: quando l’ha
fatto a sua immagine e somiglianza,
l’ha creato maschio e femmina, e
Dio quando parla di se stesso usa il
plurale. Ci ha insegnato perciò che
l’unità non è sinonimo di perfezione,
e che la nostra esperienza è, innanzi
tutto, esperienza della diversità: la
vita presuppone la distinzione, la ricomposizione, la molteplicità. Quindi la molteplicità non è la degrada-
turgia, l’arte dell’icona e la grande
tradizione dei Padri; dalle Chiese
nate dalla Riforma la Sacra Scrittura
ha ritrovato il suo posto centrale
nella vita dei cristiani, e la ricerca
teologica la libertà; grazie alla Chiesa cattolica, l’impegno sociale e caritativo ora è tesoro comune di tutte
le Chiese. E le nuove denominazioni
portano freschezza ed entusiasmo,
vitalità.
Se guardiamo bene, ci accorgiamo
che l’insegnamento di Gesù ha cambiato la faccia del mondo mettendo
l’altro, il piccolo, il povero, il peccatore, la prostituta, al cuore della coscienza umana. Il Vangelo ha lavorato nelle nostre società molto al di là
di tutte le nostre strategie di riconquista che si limitano a conteggiare
chi frequenta la messa: «Il mondo
cambia e il bene progredisce».
Il principio di incarnazione, che
garantisce la bellezza e il valore di
ogni esistenza umana, è il secondo
cambiamento radicale di prospettiva
introdotto dal cristianesimo. Sono
cadute così tutte le distinzioni fra sacro e profano, fra puro e impuro, e
tutti gli steccati fra gli esseri umani.
La carne assume una nuova dignità,
perché è il luogo per eccellenza
dell’incontro con Dio. L’invenzione
degli ospedali ne è l’aspetto più evidente.
Il cristiano si è quindi sentito investito da una missione, quella di far
sbocciare le potenzialità presenti nella creazione: «Una spiritualità che
non trasformasse il mondo nel quale
vive sarebbe molto presto votata
all’abbandono e alla dimenticanza».
Il cristianesimo rifiuta la visione
(fatum) di destino ineluttabile, ma
afferma con forza l’esistenza della libertà umana: l’essere umano conserva sempre la sua capacità di scegliere e di decidere. A questo contribuisce anche una visione del tempo che
si muove verso un fine, attraverso il
progresso continuo dell’umanità.
L’idea di progresso fa parte della visione cristiana del tempo, e la vera
storia del mondo consiste nello scoprire, nell’apparente caos degli avvenimenti, il filo rosso di un significato misterioso e sotterraneo.
Se uno dei fenomeni più imprevisti degli ultimi anni è il ritorno della
spiritualità, sappiamo che sono sempre meno le persone che credono in
un Dio personale. E la fede si è
molto individualizzata, sempre più
lontana dalle istituzioni. Certo la
spiritualità è divenuta un pezzo importante
della
costruzione
di
un’identità, ma non si può dimenticare che è nell’incontro con Cristo
che si costruisce la nostra identità
cristiana. Ma è anche essenziale trovare un luogo, una persona, a cui affidare un processo di formazione,
che presuppone poi la trasformazione in un sé migliore. Qui si trova
confermata la ragion d’essere delle
istituzioni religiose.
L’autore torna quindi alla sua prima affermazione, quella in cui identificava la crisi come un momento di
grazia, nel quale si può esprimere la
creatività umana e la capacità di adattamento. La
crisi — ribadisce alla fine
— è il luogo in cui l’umano ritrova tutto il suo posto, perché è il momento
di grazia in cui donne e
uomini sono di nuovo
messi di fronte alla loro
vocazione di cooperare
all’opera della creazione.
Perché, in sostanza,
l’estrema originalità del
cristianesimo non sta tanto nelle forme o nei sistemi ai quali ha dato origine, durante i secoli, ma
piuttosto alla sua capacità
di integrare e suscitare
novità, accettando di conKeisha Castle Hughes (al centro)
frontarsi senza requie con
interpreta Maria nel film «Nativity» (2006)
l’impensabile.
I cinquant’anni di «The Sound of Music»
Un’altra luce
di EMILIO RANZATO
Compie cinquant’anni The Sound of
Music (Tutti insieme appassionatamente),
commedia diretta da Robert Wise — notissima è la colonna sonora — tratta dal
musical teatrale di Richard Rodgers e
Oscar Hammerstein. Ma la vera vicenda
della famiglia austriaca a cui ci si ispira,
i von Trapp, era stata già raccontata in
precedenza da un’autobiografia e da
due film firmati dal tedesco Wolfgang
Liebeneiner.
Nell’Austria del 1938 la novizia Maria
(Julie Andrews), amante della musica,
mette in subbuglio la vita del convento
con la sua esuberanza. Un po’ per liberarsene almeno temporaneamente e un
po’ per mettere alla prova la sua vocazione, la madre superiora decide di
mandarla a casa di un comandante vedovo (Christopher Plummer) per fare
da istitutrice ai suoi sette figli, presto
conquistati dalla nuova arrivata. Maria
scoprirà con sorpresa di provare dei sentimenti per il padrone di casa, ma i veri
problemi arriveranno con l’Anschluss.
Come accade spesso per i grandi successi, anche per Tutti insieme appassionatamente dopo mezzo secolo è giusto ricalibrare la bilancia dei meriti e dei demeriti. Andrebbe infatti ridimensionato
sia l’incredibile riscontro presso il pubblico — probabilmente eccessivo, se consideriamo che si tratta della terza pellicola di maggior successo di tutti i tempi
in America per biglietti venduti — sia il
commento spesso ingeneroso della critica, che ne ha lamentato per lo più un
eccesso di melassa.
Un torto il film sicuramente ce l’ha.
Ed è quello di essere uscito con una decina di anni di ritardo. A metà degli an-
ni Cinquanta, infatti, si sarebbe inserito perfettamente nella Hollywood più
matura e sfarzosa. Così invece si è ritrovato al contrario in una terra di nessuno delimitata dal cinema
d’autore da una parte e da
quello
indipendente
dall’altra.
Territori
in
espansione che per contrasto facevano apparire il residuo orticello hollywoodiano come un’isola fuori
dal tempo e più edulcorata
di quello che era effettivamente.
E se Hollywood era fuori moda, il musical in particolare era un vero e proprio relitto di un’epoca improvvisamente lontana. I
nuovi modi di fare cinema,
ma anche la diffusione della televisione, avevano portato un’ondata di realismo da cui non ci si poteva
più sottrarre. Girare un film interamente
nei teatri di posa non era più pensabile,
e anche le coreografie avevano cominciato a stancare il pubblico.
Il regista Robert Wise, però, non era
certamente uno sprovveduto. Proveniente da due apprendistati a dir poco preziosi come quelli con Orson Welles, di
cui fu montatore, e con il geniale produttore di horror a basso budget Val
Lewton, aveva già gettato in prima persona qualche base per un cinema americano più realistico con produzioni relativamente piccole e soprattutto molto
personali, come Stasera ho vinto anch’io
(1949) e Strategia di una rapina (1959). E
quando veniva chiamato a gettarsi di
nuovo nel mainstream lo faceva con professionalità ma anche con la consapevolezza che i tempi stavano cambiando.
Cercando dunque di dare un senso preciso agli elementi della tradizione, e
conciliandoli con altri più aggiornati.
Come per esempio aveva fatto con West
Side Story (1961), compenetrando efficacemente la New York reale con una
reinventata.
Ecco allora che l’impatto estetico
conservatore del film si fonde intelligentemente con l’immagine decadente di
un mondo mitteleuropeo al tramonto.
Di cui sono espressione il comandante
protagonista e soprattutto i suoi amici
di stampo chiaramente lubitschiano.
Le canzoni sono tante e dal gusto
classico, ma si rinuncia quasi del tutto a
vere coreografie in favore di ariosi movimenti di macchina a inseguire gli spostamenti tanto studiati quanto disinvolti
dei personaggi attraverso ambientazioni
quasi sempre reali.
E nonostante l’ispirazione della pellicola nasca da origini lontane, anche
narrativamente il film non manca di dire qualcosa di moderno e di poco convenzionale. Intanto è pur sempre una
storia d’amore che coinvolge una novizia. Ma soprattutto è un pastiche di generi e registri che guardando non a caso
di nuovo a Lubitsch e al suo Vogliamo
vivere! (1942), anticipa viceversa di decenni azzardati esperimenti analoghi sugli orrori della guerra, come La vita è
bella (1997) o Train de vie (1998). Qui
certo non c’è la Shoah, ma saluti nazisti
e svastiche irrompono comunque all’improvviso nel contesto allegro. E personaggi positivi che magari nella prima
parte avevamo visto anche cantare e
ballare, ancora in ossequio al mondo
del musical che fu, li ritroviamo
nell’epilogo nei panni dei più convinti
hitleriani, con un mutamento di toni
che appare facile solo perché condotto
con grande maestria, e che apre le porte
a un cinema molto più complesso.
Per il resto, il successo del film si deve in gran parte a Julie Andrews, che
dopo la prova generale di Mary Poppins
trova il ruolo della vita in un personaggio per molti versi simile, ma con negli
occhi un’altra luce e un’altra verità.
L’ispirazione ha origini lontane
Ma anche dal punto di vista narrativo
il film consapevolmente
e felicemente fuori moda
non manca di dire
qualcosa di poco convenzionale
È stato detto giustamente che forse
nessun’altra, a eccezione di Barbra
Streisand, ha mai recitato e cantato così
bene nello stesso momento. Aiutata, in
questo caso, da un film consapevolmente e felicemente fuori moda.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 5 marzo 2015
Allievi nel cortile
del Colegio Wilfrid Barón
pagina 5
Pubblicate integralmente quattro lettere
— delle quali due inedite —
che il futuro Pontefice
inviò all’amico padre Cayetano Bruno
Il Papa e don Bosco
Storia di un ragazzo
rimpianti. Cose che accadono alle persone
che vivono intensamente.
Il ragazzo è diventato prima gesuita, poi
vescovo, arcivescovo, cardinale e ora è Papa, ma il suo rapporto con i salesiani e con
don Bosco è sempre rimasto vivo. E proprio di questo legame parlano quattro lettere — due inedite, delle quali una in stralcio in questa pagina, e due già pubblicate
dall’Osservatore Romano — che Jorge Mario Bergoglio inviò in diversi periodi al suo
amico padre Bruno. Le quattro missive sono state ritrovate nel 2012 nell’Archivio
centrale salesiano di Buenos Aires e ora sono pubblicate integralmente nel volume
Papa Francesco e don Bosco (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2015, pagine 157, euro 14) pensato da Alejandro
León con la finalità di «avvicinarsi all’incontro tra don Bosco e Papa Francesco
con approccio semplice ma completo», soprattutto «partendo dalle radici salesiane
della sua famiglia, dalla sua immersione
nelle vicende storiche in cui gli toccò vivere e rileggendo via via la sua esperienza salesiana, in modo da permetterci di illuminare la dimensione ecclesiale del carisma
salesiano come dono e sfida».
Già dalla prima lettera, quella del 20 ottobre 1990 (pubblicata dall’O sservatore
Romano del 23-24 dicembre 2013), emerge
chiaramente il rapporto profondo, quasi
intimo, sicuramente molto personale, con
padre Pozzoli che lo battezzò il giorno di
la pietà... tutto era reale, e tutto formava
abitudini che, nel loro insieme, plasmavano un modo di essere culturale. Si viveva
in questo mondo, aperto però alla trascendenza dell’altro mondo».
E subito il ricordo va agli anni in cui
quegli insegnamenti sono stati messi in
di MARCELLO FILOTEI
pratica. In particolare agli anni di San Miuesta è la storia di un raguel, dove nel 1976 era stata trasferita la
gazzo di dodici anni che
Curia provinciale. Lì, racconta Bergoglio,
nel 1949, solo per un anno,
«vidi i quartieri senza cura pastorale; ciò
mi preoccupò e iniziammo a seguire i
frequentò il Colegio Wilbambini; il sabato pomeriggio insegnavafrid Barón de los Santos
mo catechismo, poi giocavano, ecc. Mi resi
Ángeles a Ramos Mejía,
conto che noi Professori avevamo il voto
nel Gran Buenos Aires. Ma anche quella
d’insegnare la dottrina a bambini e ignodi due salesiani, Enrique Pozzoli, che lo
ranti, e cominciai io stesso a farlo insieme
aveva battezzato e guidato spiritualmente
agli studenti. La cosa andò crescendo; si
per molti anni, e Cayetano Bruno, che del
edificarono 5 chiese grandi, si mobilitarono
giovane ha raccolto confidenze fatte di tiin modo organizzato i bambini della zona
mori, convinzioni, dubbi, certezze, rimorsi,
(...). Allora venne l’accusa che questo non
era un apostolato proprio dei gesuiti; che
io avevo salesianizzato (sic!) la formazione». Ma i rilievi vengono rispediti al mittente: «Mi accusano di essere un gesuita
pro-salesiano, e forse ciò fa sì che i miei ricordi siano un po’ di parte... ma resto
tranquillo perché il mio interlocutore di
questo momento è un salesiano pro-gesuita, e lui saprà discernere le cose».
E il rapporto con padre Bruno, il salesiano pro-gesuita, continua e cresce. Qualche anno dopo, il 18 maggio 1986, una
nuova riflessione è affidata proprio al suo
giudizio attraverso una
lettera incentrata sulla figura del «sig. Zatti (del
Il giorno di Natale del 1936
quale sono divenuto molto amico) in riferimento
il salesiano Enrique Pozzoli
alla mancanza di Fratelli
battezzò il piccolo Jorge Mario
Coadiutori». Nel 1976,
racconta Bergoglio, «nel
e da allora è sempre rimasto nella sua vita
corso di una visita che feEra lui la persona alla quale la famiglia Bergoglio
ci ai missionari gesuiti nel
nord dell’Argentina, sosi rivolgeva ogni volta che c’era un problema
stai nell’arcidiocesi di Salta per un paio di giorni.
Lì, tra una chiacchiera e
Natale del 1936 e da allora è sempre rima- l’altra, mons. Pérez mi parlò della vita del
sto nella sua vita. È lui la persona, «molto sig. Zatti. E mi diede anche da leggere il
legato alla famiglia Sivori, la famiglia di libro della sua vita. Mi colpì la figura di
mamma», alla quale «ci si rivolgeva ogni Coadiutore così piena. Da quel momento
volta che c’era un problema, o quando si sentii che avrei dovuto chiedere al Signore,
aveva bisogno di un consiglio».
per intercessione di questo grande Fratello
E sarà così anche all’arrivo della voca- Coadiutore, che ci inviasse delle vocazioni.
zione, esattamente il 21 settembre 1954: Feci delle novene e chiese ai novizi di
«Mi hanno buttato giù dal cavallo. Ho co- farle».
nosciuto P. Carlos B. Duarte Ibarra a FloE le preghiere diedero dei frutti se è veres (la mia parrocchia). Mi sono confessato ro che, come prosegue la lettera, «da quancon lui per caso (...) e lì — senza che io do abbiamo iniziato le invocazioni al sig.
stessi nel banco delle imposte come il san- Zatti sono arrivati 18 Coadiutori giovani
to del giorno [Matteo] — mi aspettava il che hanno perseverato, oltre ad altri 5 che
Signore “miserando et eligendo”. Lì non hanno lasciato il noviziato o lo juniorato».
ho avuto dubbi che dovevo essere sacerdo- Anche degli abbandoni Bergoglio è grato
te». Passa del tempo, ma «a casa non sono sottolineando che quelli che sono rimasti
convinti» e allora si ricorre all’amico di famiglia: «Poiché capivo
su chi sarebbe finito il
conflitto, andai da P.
Pozzoli e gli raccontai
tutto. Esaminò la mia
vocazione. Mi disse di
pregare e di lasciare
tutto nelle mani di
Al centro padre Enrique Pozzoli
Dio. Mi diede la benedizione di Maria Ausiliatrice. Ogni volta che
recito il “Sub tuum
praesidium...” mi ricordo di lui».
Convegno a Milano
Ma subito dopo
aver finito questo racconto, Bergoglio torna
VI
a scrivere. Il giorno
stesso aggiunge altre
cinque cartelle dove
Il prossimo 10 marzo a Milano, presso l’Università
raccoglie alcuni «ricorCattolica del Sacro Cuore, si svolgerà il convegno
di salesiani», in partiinternazionale «Questione sociale, questione
colare quelli relativi almondiale. La permanente attualità del magistero di
la sua frequentazione
Paolo VI», organizzato dal Centro di Ateneo per la
del Colegio a Ramos
dottrina sociale della Chiesa. A pochi mesi dalla
Mejía che «creava, atbeatificazione, il convegno intende mostrare come
traverso il risvegliarsi
Papa Montini abbia aperto vie nuove nel cammino
della coscienza nella
della dottrina sociale della Chiesa, poi solcate dai
verità delle cose, una
suoi successori, e come le sue indicazioni in tema
cultura cattolica che
di sviluppo integrale avrebbero condotto a «una
non era per nulla “biglobalizzazione che funziona», per dirla con il
gotta” o “disorientata”.
premio Nobel Joseph Stiglitz. Un tema che
Lo studio, i valori soemergerà dal confronto a più voci dei diversi
ciali di convivenza, i
relatori, dal teologo allo studioso di politiche
riferimenti sociali ai
economiche internazionali al contributo del
più bisognosi (...), lo
Paolo
VI
in
aereo
Un dipinto ritrae Zatti tra la gente di Viedma
sport, la competenza,
giurista.
Q
Paolo
e la globalizzazione buona
«sono giovani che vogliono essere Coadiutori come Sant'Ignazio voleva che fossero,
senza che gli “si indorasse la pillola”».
E non indora la pillola il futuro Papa,
nemmeno quando affronta il difficile problema della conquista dell’America da parte degli europei. È ormai il 15 ottobre del
1992 quando il vescovo Bergoglio torna a
scrivere a padre Bruno, anteponendo poche righe di presentazione all’omelia che
aveva tenuto tre giorni prima durante il Te
D eum per il quinto centenario della
cattedrale di Buenos Aires. È una disamina
asciutta la sua: «Come il frumento cresce
insieme alla zizzania, la Croce piantata in
San Salvador giunse insieme alla passione
degli uomini, la più grande e la più
contrastata. Insieme al peccato giunse la
grazia».
Ma se non c’è spazio per la retorica, ce
n’è per la speranza del popolo americano
che «non separa la sua fede cristiana dai
suoi progetti storici, ma nemmeno li contamina con un messianismo rivoluzionario».
In uno degli inediti
Giovani
tutti d’un pezzo
Buenos Aires, 18 maggio 1986
R.P. Cayetano Bruno, sdb
Buenos Aires
Caro P. Bruno: Pax Christi!!
(...) Per noi la vocazione del
Fratello Coadiutore è molto
importante, don Arrupe diceva
che la Compagnia, senza di loro,
non era la Compagnia; hanno un
carisma speciale che si alimenta
con la preghiera e il lavoro. E
fanno bene a tutto il corpo della
Compagnia. E richiedono
esigenza. Padre Swinnen, che era
Maestro [dei novizi] all’epoca in
cui iniziarono ad arrivare le
vocazioni dei Fratelli (successivamente è stato Provinciale e ora è
tornato ad essere Padre Maestro)
ha saputo infondere in loro, sin
dall’inizio, il vero carisma
ignaziano della Coadiutoria
Temporale. E così ha fatto chi gli
è successo nella carica di Maestro,
mentre lui era Provinciale (Padre
López Rosas). I giovani
rimangono delusi quando vedono
che sono trattati con mezze
misure o palliativi nella loro
vocazione. Vogliono essere tutti
d’un pezzo (anche se a volte
protestano al momento, ma nel
profondo del cuore cercano cose
autentiche, non imitazioni).
Questa è stata, in generale, la
storia del mio rapporto col sig.
Zatti a proposito delle Vocazioni
dei Fratelli Coadiutori nella
Compagnia. Ripeto che sono
convinto della sua intercessione,
perché so tutto ciò che gli
abbiamo chiesto, invocandolo
come avvocato per quest’affare.
Nulla di più per oggi. Resto
Vostro afmmo., in nostro Signore
e la Sua Santissima Madre,
Jorge Mario Bergoglio, S.J.
(Segue)
8. Rileggendo la lettera vedo che
sarebbe da completare
il numero 7, parlando della qualità
dei giovani Coadiutori. Sono pii,
allegri, lavoratori, sani. Veri
uomini e consapevoli della
vocazione a cui sono stati
chiamati. Sentono una speciale
responsabilità di preghiera verso i
giovani studenti gesuiti che si
preparano al sacerdozio. In loro
non si nota alcun “complesso di
inferiorità” per non essere
sacerdoti, né gli passa per la testa
di aspirare al diaconato... Sanno
qual è la loro vocazione e la
vogliono così. Questo è salutare.
E fa bene.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
giovedì 5 marzo 2015
Ribadito dai presuli calabresi l’impegno della Chiesa
Senza sconti
contro la criminalità
A Parigi il forum di pastorale sociale europea
Si può fare ancora di più
PARIGI, 4. Accompagnare ancora di
più quanti sono nel bisogno e organizzare meglio la solidarietà. È
quella del buon samaritano l’immagine che la Chiesa in Europa propone come modello per rispondere alle sfide della società: dall’immigrazione alle conseguenze della crisi
economica sulle famiglie. L’indicazione è emersa dal forum di pastorale sociale che i responsabili di alcune organizzazioni cattoliche europee hanno avuto nei giorni scorsi a
Parigi, presso la sede della Conferenza episcopale francese. Al centro
dell’incontro proprio l’urgenza di
individuare iniziative sempre più efficaci per far fronte alle situazioni di
bisogno che i cittadini europei si
trovano ad affrontare.
In un comunicato del Consiglio
delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) si sottolinea come i lavori
del forum si siano avvalsi del contributo di organizzazioni come Caritas
Europa, la Commissione cattolica
internazionale per le migrazioni, il
Centro europeo per le questioni dei
lavoratori, la Conferenza delle commissioni di Giustizia e pace in Europa, la Commissione degli episcopati della Comunità europea (Comece) e lo stesso Ccee. Insieme è
stata condivisa una valutazione «sui
molteplici bisogni dei cittadini europei, constatando pure l’enorme sforzo che fa la Chiesa cattolica in Europa per rimanere accanto ai più bisognosi attraverso iniziative concrete
a livello locale, nazionale e anche
internazionale».
Secondo quanto rilevato dai partecipanti all’incontro parigino —
spiega il comunicato — «questa
constatazione è un invito ad approfondire ulteriormente lo spirito di
collaborazione tra tutte le persone e
gli organismi che prestano il proprio
servizio in campo sociale». La
Chiesa cattolica presente nel vecchio
continente, infatti, «ascolta con sollecitudine la voce, spesso angosciata, di chi cerca aiuto, convinta
di essere chiamata a fare ancora di
più».
In questo senso e «seguendo l’incoraggiante esempio di Papa Francesco», la Chiesa che è in Europa
rinnova l’impegno a essere una comunità in uscita per essere accanto
a chi è in difficoltà, per «assistere e
accompagnare con generosità le numerosissime persone che chiedono
aiuto presso le organizzazioni cattoliche e presso le diverse comunità
cristiane».
Sui lavori del forum, il comunicato del Ccee riferisce che «alcune
delle sfide analizzate hanno riguardato la questione demografica in
un’Europa che invecchia; la crisi
economica, che genera nuovi poveri
e tante disuguaglianze inaccettabili;
il numero crescente di migranti; le
trasformazioni del multiculturalismo; il problema della precarietà del
lavoro e in particolare la disoccupazione giovanile; la fragilità delle fa-
miglie; le guerre e altre forme di
violenza, tanto all’interno quanto
all’esterno dell’Europa».
Una galleria di angosciose questioni sociali che, «pur essendo così
diverse, sono legate tra loro, e non
possono essere trattate separatamente nella promozione dello sviluppo
integrale della persona umana». In
questa prospettiva, «un sincero e rispettoso dialogo sociale, che veda
tutti ugualmente impegnati, diventa
un’urgenza».
Ricordando l’insegnamento della
Evangelii gaudium, i partecipanti al
forum sottolineano perciò come
«attraverso i suoi numerosi attori, la
Chiesa
cattolica
agisce
come
custode di un bene che umanizza e
come promotore di una civiltà
dell’amore». Da qui la preoccupazione «per l’attuale situazione» e la
speranza «che quanti hanno responsabilità politiche, sociali ed economiche si sentano parimenti impegnati insieme all’intera società nella
ricerca di soluzioni concrete alle
realtà sociali difficili dei cittadini
europei, per coinvolgere tutti nella
promozione di un’economia che
non uccida ma che sviluppi il bene
comune». Infatti, «la missione della
Chiesa è quella di essere come il
buon samaritano, in grado di rendersi vicina a tutti offrendo non solo un conforto momentaneo, ma soprattutto la speranza nell’amore di
Dio misericordioso».
I vescovi del Belgio
Iniziativa in Spagna di Manos Unidas
Dalla parte
dei più
vulnerabili
È possibile
sradicare la povertà
BRUXELLES, 4. Netta presa di posizione dei vescovi del Belgio contro la proposta di allargare
ulteriormente la legge sull’eutanasia anche alle persone con
demenza, che abbiano precedentemente indicato questa scelta con
una dichiarazione di volontà anticipata.
In una dichiarazione dal titolo
«La dignità della persona umana,
anche demente» i presuli sottolineano che «l’invecchiamento crescente della popolazione costituisce una delle maggiori sfide della
nostra società così come l’aumento
conseguente dei casi di demenza.
In primo luogo, un essere umano,
anche se malato di demenza, rimane una persona integra fino alla morte».
I presuli sfatano poi l’idea di
«autonomia della volontà secondo
la quale “io e solo io decido ciò
che voglio fare della mia vita”,
perché l’essere umano non è
un’isola ma vive in relazione e in
comunione con altri». Ciò che però più preoccupa l’episcopato è
«il clima di eutanasia nel quale
stiamo vivendo. Dalla legge
sull’eutanasia del 2002 s’impone
una constatazione: la deriva prevista all’epoca è diventata realtà. I
limiti di legge sono sistematicamente elusi o violati». I vescovi
portano l’esempio della «sofferenza esistenziale» come pure «la fatica di vivere» che vengono messe
«senza esitazione nel campo di
applicazione della legge».
MADRID, 4. Manos Unidas, l’ong
della Chiesa cattolica in Spagna,
ha promosso quattordici corsi di
formazione on line che permetteranno di conoscere le molteplici
cause della povertà e della fame
nel mondo e le possibili soluzioni.
I corsi potranno essere seguiti fino
al prossimo 29 marzo sulla piattaforma di formazione on line di
Manos Unidas.
L’obiettivo è quello di creare
una coscienza critica sulle vere
cause della povertà, la fame e il
sottosviluppo. «Poiché tutti siamo
corresponsabili delle enormi disuguaglianze che esistono nel mondo — spiegano all’ong — conoscere
le cause di queste disuguaglianze
è il primo passo per realizzare la
giustizia sociale. La povertà si
può sradicare, questa possibilità è
nelle nostre mani».
I corsi on line promossi da Manos Unidas a partire dal 2010 sono stati seguiti da molte persone
che sono diventate “alleate”
dell’ong nella lotta per sradicare
la povertà, la fame e il sottosviluppo.
E quanto sia necessario e urgente questo impegno lo rivela anche
uno studio condotto nella provincia di Cádiz, nel sud della Spagna. Dai dati che, riferisce l’agenzia Fides, sono stati presentati alla
stampa dal responsabile della Caritas diocesana e dal vescovo di
Cádiz y Ceuta, monsignor Rafael
Zornoza Boy, emerge che il 24 per
cento della popolazione della pro-
vincia di Cádiz si trova in una situazione di esclusione sociale. Si
tratta di 100.000 nuclei familiari,
circa 297.000 persone. Di queste,
42.000 vivono in una situazione di
miseria estrema. La percentuale di
persone che sono a rischio di
esclusione sociale nella provincia è
molto simile al resto dell’Andalusia e della Spagna, tuttavia a Cádiz si riscontra anche un
grave fenomeno di disgregazione
delle famiglie. In quattro nuclei su
cinque almeno una persona è stata
costretta ad allontanarsi in cerca
di lavoro, in Spagna o all’estero.
Nel resto del Paese il fenomeno riguarda invece due famiglie su tre.
«La disoccupazione — spiegano
alla Caritas — è la porta attraverso
la quale molte famiglie vanno incontro a povertà e all’esclusione
sociale». Tuttavia, trovare un lavoro non sempre significa superare il
pericolo «perché lo stipendio ricevuto non è sufficiente a soddisfare
le esigenze minime di una vita
degna».
Per far fronte alle numerose richieste di aiuto, nella diocesi di
Barbastro-Monzón è stata avviata
nei giorni scorsi la terza edizione
della Giornata solidale di raccolta
di alimenti, con l’obiettivo di reperire viveri da donare alla Caritas
diocesana. L’anno scorso furono
raccolti 350 chili di alimenti che
anche in quell’occasione furono
donati alla Caritas e distribuiti ai
poveri.
CATANZARO, 4. La Chiesa in Calabria, non da oggi, ha preso coscienza della gravità del fenomeno
malavitoso. E, se «molto resta da
fare», è chiaro che «il cammino
verso il futuro è irreversibile». Per
questo con «stupore» e «amarezza» i vescovi calabresi hanno appreso dai mezzi di comunicazione
sociale le parole del procuratore
nazionale antimafia, Franco Roberti, il quale ha affermato che «la
Chiesa potrebbe moltissimo contro
le mafie», sottolineando anche come essa abbia «una grande responsabilità per i silenzi» del passato.
Affermazioni che «fanno male»,
hanno scritto i presuli al termine di
un incontro tenuto ieri, martedì, a
Catanzaro, perché «denotano una
lettura superficiale e una conoscenza approssimativa del pur faticoso,
forse a tratti lento, ma in ogni caso
ininterrotto cammino che proprio
la Chiesa ha compiuto dal secondo
dopoguerra a oggi, nella compren-
sione e nella trattazione del fenomeno mafioso e di cui proprio don
Puglisi, e con lui tante altre figure
di sacerdoti, sono testimonianza
viva».
Per i presuli calabresi, infatti, un
conto è parlare di ritardi, che pure
«ci sono stati», un altro è «farli
passare per immobilismo, silenzi,
omissioni e talvolta larvata connivenza». La Calabria e in genere il
meridione d’Italia — si legge nella
nota — «è terra segnata dalla crisi
economica, dalle deficienze della
classe dirigente, dalle dimenticanze
dei governi di ogni livello, a volte
dall’incapacità della politica. Non
per questo riteniamo che l’errore di
qualcuno possa tradursi, affrettatamente e strumentalmente, in errore
di tutti».
A riprova della serietà con cui la
Chiesa ha sempre affrontato il fenomeno malavitoso, vengono citate
la lettera pastorale del 1948 dei vescovi meridionali, cui seguì il 30
Il patriarcato di Mosca e la tutela della vita
Famiglia
tema ecumenico
MOSCA, 4. «Siamo incoraggiati
dalla dottrina sociale della Chiesa ortodossa russa a collaborare
attivamente con i nostri fratelli e
sorelle cattolici, in materia di tutela della vita, della famiglia, dei
valori tradizionali, dei progetti
sociali. Dovremo sviluppare tutto questo in futuro, perché siamo sotto attacco da parte di varie tendenze negative, e agire in
stretta collaborazione in difesa
dei nostri valori comuni». Parole
di Alexey Komov, membro della
Commissione per la famiglia del
Patriarcato di Mosca, che in
un’intervista a Sir Europa si sofferma anche sulla dimensione
ecumenica della tutela della vita,
sull’impegno
che
accomuna
«Russia e Vaticano nella difesa
dei valori naturali, della vita
umana e della sua dignità, a livello delle Nazioni Unite».
Komov, che è rappresentante
in Russia e all’Onu del Congresso mondiale delle famiglie
nonché presidente in patria del
gruppo di difesa dei diritti FamilyPolicy.ru, spiega i risultati
ottenuti dalla collaborazione fra
Stato e Chiesa in Russia: «Negli
ultimi anni abbiamo prodotto
provvedimenti e leggi a sostegno
dei valori della famiglia e della
demografia. A esempio, per
ogni secondo figlio lo Stato assegna l’equivalente di 10.000
dollari alla famiglia. Inoltre ogni
pubblicità dell’aborto è vietata.
Sotto il regime comunista la
Russia era diventata di fatto il
primo Paese al mondo a legalizzarlo. Negli ultimi decenni abbiamo ottenuto alcuni progressi.
La nostra situazione demografica è migliorata e il numero di
aborti è diminuito di cinque volte negli ultimi venticinque anni:
da quattro milioni all’anno a
meno di 700.000 attualmente.
Tuttavia, c’è ancora molto lavoro da fare».
Con FamilyPolicy.ru «favoriamo l’approvazione di una buona
legislazione in Russia e a livello
internazionale, anche presso le
Nazioni Unite». Il think tank
produce commenti sui nuovi
progetti di legge, propone modifiche, offre analisi su varie
questioni. «Più professionisti
qualificati e colti abbiamo dalla
nostra parte, meglio è», commenta Komov, perché «soltanto
ricorrendo agli esperti possiamo
penetrare i vari livelli della società civile ed essere rispettati
nelle nostre argomentazioni».
A tutto ciò — riferisce — si accompagna un crescente coinvolgimento delle Chiese cristiane in
Russia: «Negli ultimi venticinque anni sono stati costruiti oltre trentamila nuovi luoghi di
culto. E sempre più giovani vengono in chiesa. Il patriarca di
Mosca, Cirillol, e gli altri capi
ortodossi sostengono attivamente il movimento pro-vita e profamiglia».
novembre 1975 una lettera dei presuli calabresi dal titolo «L’episcopato calabro contro la mafia, disonorante piaga della società» e la
recente nota pastorale della Chiesa
calabrese sulla ’ndrangheta, intitolata «Testimoniare la verità del
Vangelo», nella quale si legge che
«non sono mancate irresponsabili
connivenze di pochi, nonché silenzi omertosi: e di questo i credenti
sanno e vogliono chiedere perdono. Ma accanto alla gramigna, silenziosamente cresce il campo del
bene che si distingue, senza mezzi
termini, per la sua luminosità e la
sua coerenza». In questo senso,
spiegano i vescovi calabresi, «noi
crediamo che per sconfiggere il
male ciascuno deve fare il proprio
dovere, fino in fondo. Ce lo insegna il beato Puglisi, figura straordinariamente semplice che combatteva le cosche da prete: innanzitutto con la coerenza della vita e poi
amministrando i sacramenti, strappando i giovani alla strada, spingendo e stimolando le istituzioni a
essere presenti, sempre e comunque. Cosa che fanno silenziosamente, ogni giorno, tanti sacerdoti
e laici nelle parrocchie che in alcuni casi sono l’unico presidio sociale
nel territorio».
Per questo i vescovi sono convinti che «si possa riuscire, ciascuno
nel proprio ambito, ma in unità di
intenti, a debellare la piaga mafiosa
senza più incertezze né tentennamenti».
Inaugurato da Cirill0
Primo
orfanotrofio
per bambini
disabili
MOSCA, 4. È stato benedetto a
Mosca dal patriarca Cirillo il primo
orfanotrofio non governativo destinato ad accogliere bambini con disabilità multiple. Ne dà notizia il
sito del patriarcato, rendendo noto
che il centro, denominato Casa
Santa Sofia, verrà gestito dal servizio caritativo Misericordia della
Chiesa ortodossa. Nella struttura, il
cui progetto era stato approvato
nel 2013, troveranno presto ospitalità ventuno bambini, diciannove dei
quali provenienti da orfanotrofi
statali.
A seguire la crescita dei ragazzi
disabili saranno alcune suore, coadiuvate da esperti e volontari con
alle spalle una lunga esperienza nel
settore. I piccoli disabili accolti
presso Casa Santa Sofia potranno
contare anche su un’attenzione
maggiore rispetto ai normali standard. Infatti — secondo quanto viene reso noto — un assistente avrà la
cura di sette bambini, mentre negli
orfanotrofi di Stato il rapporto è
molto superiore: uno a venti.
Nelle intenzioni dei responsabili
dell’istituto anche quella di attivarsi per trovare delle famiglie che
possano accogliere come figli questi bambini con gravi difficoltà. Le
suore e alcuni volontari si sono però detti pronti a prendersi cura dei
ragazzi anche una volta che questi
saranno diventati maggiorenni. Casa Santa Sofia è uno dei ventiquattro progetti sociali promossi dal
servizio caritativo della Chiesa ortodossa di Mosca.
L’OSSERVATORE ROMANO
giovedì 5 marzo 2015
pagina 7
Nell’udienza ai vescovi amici del movimento dei Focolari il Papa ribadisce l’importanza del dialogo
Ancorati all’Eucaristia
Il pensiero per le terre insanguinate della Siria, dell’Iraq e dell’Ucraina
Un ringraziamento «particolare» ai vescovi provenienti
«dalle terre insanguinate della Siria e dell’Iraq, come pure
dell’Ucraina» è stato rivolto da Papa Francesco, durante
l’incontro con sessanta presuli amici del movimento
dei Focolari, svoltosi nell’Aula Paolo VI mercoledì mattina,
Cari Fratelli,
vi do il benvenuto e ringrazio il Cardinale Kovithavanij per la sua introduzione. Ringrazio anche la Presidente e il Co-Presidente del Movimento dei Focolari per la loro presenza.
Vi ha riunito a Roma l’amicizia
con questo Movimento e l’interesse
per la “spiritualità di comunione”.
In particolare, in questi giorni la vostra riflessione è incentrata sul tema
“Eucaristia, mistero di comunione”.
In effetti, il carisma dell’unità proprio dell’Opera di Maria è fortemente ancorato all’Eucaristia, che gli con-
4 marzo, prima dell’udienza generale. «Nella sofferenza
che state vivendo con la vostra gente — ha assicurato — voi
sperimentate la forza che viene da Gesù Eucaristia, forza
di andare avanti uniti nella fede e nella speranza».
Pubblichiamo il discorso del Pontefice.
ferisce il suo carattere cristiano ed
ecclesiale. Senza l’Eucaristia l’unità
perderebbe il suo polo di attrazione
divina e si ridurrebbe a un sentimento e ad una dinamica solamente
umana, psicologica, sociologica. Invece l’Eucaristia garantisce che al
centro ci sia Cristo, e che sia il suo
Spirito, lo Spirito Santo a muovere i
nostri passi e le nostre iniziative di
incontro e di comunione.
L’apostolo Paolo scrive: «Poiché vi
è un solo pane, noi siamo, benché molti,
un solo corpo: tutti infatti partecipiamo
all’unico pane» (1 Cor 10, 17). Come
Vescovi, noi raduniamo le comunità
intorno all’Eucaristia, alla duplice
mensa della Parola e del Pane di vita. Questo è il nostro servizio, ed è
fondamentale. Il Vescovo è principio
di unità nella Chiesa, ma questo non
avviene senza l’Eucaristia: il Vescovo
non raduna il popolo intorno alla
propria persona, o alle proprie idee,
ma intorno a Cristo presente nella
sua Parola e nel Sacramento del suo
Corpo e Sangue. E alla scuola di
Gesù, buon Pastore fattosi Agnello
immolato e risorto, il Vescovo
raduna le pecore a Lui affidate con
l’offerta della sua vita, assumendo
egli stesso una forma di esistenza
eucaristica. Così il Vescovo, confor-
Gino Severini, «Bozzetto per la Santa Cena» (1927)
mato a Cristo, diventa Vangelo vivo,
diventa Pane spezzato per la vita di
molti con la sua predicazione e la
sua testimonianza. Chi si nutre con
fede di Cristo Pane vivo viene spinto
dal suo amore a dare la vita per i
fratelli, ad uscire, ad andare incontro
a chi è emarginato e disprezzato.
Ringrazio in modo particolare voi,
Fratelli, che venite dalle terre insanguinate della Siria e dell’Iraq, come
pure dell’Ucraina. Nella sofferenza
che state vivendo con la vostra gente, voi sperimentate la forza che viene da Gesù Eucaristia, forza di andare avanti uniti nella fede e nella
speranza.
Nella celebrazione quotidiana della Messa noi siamo uniti a voi, preghiamo per voi offrendo il Sacrificio
di Cristo; e da lì prendono forza e
significato anche le molteplici inizia-
tive di solidarietà in favore delle vostre Chiese.
Cari Fratelli, vi incoraggio a portare avanti il vostro impegno in favore del cammino ecumenico e del
dialogo interreligioso. E vi ringrazio
per il contributo che date ad una
maggiore comunione tra i vari movimenti ecclesiali.
Il Signore vi benedica e la Madonna vi protegga. Preghiamo gli
uni per gli altri. Vi ringrazio delle
vostre preghiere.
Nel saluto dell’arcivescovo di Bangkok
Abbraccio di unità e di comunione
Un «abbraccio di unità e comunione» con i pastori
che stanno soffrendo in Siria, Iraq, Libano, Ucraina e
Libia è stato lanciato dal cardinale Francis Xavier
Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok, a nome dei sessanta vescovi amici del movimento dei Focolari, provenienti da centotrentacinque Paesi, che stanno
partecipando a Castel Gandolfo a un convegno sul
«mistero dell’Eucaristia, fonte di comunione con Dio e
i fratelli». Il porporato — succeduto al cardinale Vlk
come coordinatore dei presuli vicini alla spiritualità di
Chiara Lubich — ha presentato queste realtà di frontiera a Papa Francesco, all’inizio dell’udienza che si è
svolta nell’aula Paolo VI. Erano presenti anche Maria
Voce e don Jesús Morán Cepedano, presidente e copresidente del movimento.
«Accogliamo la loro sofferenza dovuta a un’annosa
insicurezza di fronte a una persecuzione disumana e ci
lasciamo arricchire dalle loro feconde testimonianze
che giungono fino al martirio» ha affermato il cardina-
Il cardinale Robert Sarah ricorda don Bosco
Ma non è lotta di classe
le riferendosi al Medio oriente. Riguardo alla parte
orientale dell’Ucraina, ha poi messo in risalto quanto
sia «prezioso e impegnativo costruire il dialogo in una
Nazione lacerata dalla guerra». Questo coraggio deve
esserci nella realtà di ogni diocesi, attraverso «l’ascolto
e il dialogo», con «una pastorale più attenta ai rapporti tra pastori e fedeli». Così «non a caso Dio ci ha posti in contatto con una umanità ferita da molteplici
mali», con «tante lacrime, grida di disperazione e segnali di speranza». I pastori, ha concluso il cardinale,
devono essere «pronti a dare la vita per gli altri». E
«questo passo lo sta vivendo il nostro fratello vescovo
amico della Libia monsignor Martinelli che non è tra
noi perché vuol restare lì nonostante un reale pericolo
di morte». Ed è «un passo che hanno fatto anche i due
vescovi amici della Siria — il siro ortodosso Gregorios
Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi —
sequestrati due anni fa e quasi dimenticati dall’opinione pubblica».
«C’è chi vorrebbe una Chiesa impegnata pienamente nella lotta di
classe e chi la vorrebbe fuori di
ogni classe. La Chiesa è invece
Chiesa nella misura in cui è accanto all’uomo e annuncia tutto il
vangelo, perché questa è la sua
missione, e per questo è stata, è e
forse sarà perseguitata». Ci sono
diversi
riferimenti
all’attualità
nell’omelia che il cardinale Robert
Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha pronunciato
nei giorni scorsi in una parrocchia
della periferia di Roma. Si tratta di
San Giovanni Bosco in via Tusco-
Gruppi di fedeli in piazza San Pietro
All’udienza generale di mercoledì 4 marzo, in
piazza San Pietro, erano presenti i seguenti gruppi:
Da diversi Paesi: Docenti e Studenti della
Pontificia Università Salesiana di Roma; Suore della Carità di Gesù; Giuseppini del Murialdo.
Dall’Italia: Diaconi della Diocesi di Milano; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie: Beata
Vergine Addolorata, in Trieste; Santo Stefano,
in Tradate; Madonna delle Grazie, in Cantù;
Sant’Eusebio, in Cinisello Balsamo; Santo
Stefano, in Novellara; Maria Santissima Madre di Dio, in Torrette; Santa Maria a Coverciano, in Firenze; Santa Maria della pace, in
Chiusi Stazione; Maria Santissima Addolorata, in Tuturano; Maria Santissima del Rosario, in Grottaglie; San Nicola, in Cisternino;
Santissimo Salvatore, in Pontelandolfo;
Sant’Antonio, in Sant’Anastasìa; San Pietro in
Santa Maria Maggiore, in Somma Vesuviana;
Santa Maria del Carmine; e Sant’Eustachio in
San Francesco, in Eboli; Gruppi di fedeli dalle Parrocchie di Ospedaletti, Casalpusterlengo, Fiorenzuola, Dinazzano-Casalgrande; Soci del Rotary club Distretto 2100 e altri Distretti Italiani; Cooperatrici pastorali della
Diocesi di Treviso; Gruppo della Banca di Filottrano; Gruppo dell’Ordine degli Avvocati,
di Bari; Collegio provinciale Geometri e Geometri laureati, di Genova; Associazione sportiva disabili basket, di Brugnera; Associazione
sportiva scherma, di Catania; Associazione
sportiva Indomita, di Sant’Arsenio; Associazione Amici in cammino con Maria, di Napoli; Associazione ANTHEA, di Giugliano in
Campania; Associazione italiana donatori organi, di Vigevano, e di Lonigo; Associazione
nazionale Carabinieri, di Bussi sul Tirino; Associazione nazionale Polizia di Stato, di Carbonia; Coro Giovanni Paolo II, di Ladispoli;
Corale Santa Barbara, di Montecatini Alto;
Cooperativa La ruota-Barba Band, di Trento;
Operatori sanitari dell’Ospedale di Oderzo;
gruppo della Polizia di Roma Capitale; gruppo Festa Santissimo Crocifisso, di Villafrati;
gruppo Sacro Cuore, di Nettuno; Casa di solidarietà San Zenone, di Lodi; gruppi UNITALSI dalla Lombardia e dal Triveneto; gruppo Vivi il Vangelo nella tua vita, di Roma;
gruppo Vecchie glorie calcio, di Bolzano;
Ammalati dalla Diocesi di Mondovì, con il
Vescovo Luciano Pacomio; gruppi di studenti:
Collegio Brandolini-Rota, di Oderzo; Liceo
Majorana, di Pozzuoli; Liceo Leonardo da
Vinci, di Firenze; Liceo Fogazzaro, di Vicenza; Liceo Montale, di Roma; Istituto Suore
Riparatrici, di San Nicola Arcella; Istituto
Galilei, di Firenze; Istituto Russell-Newton,
di Firenze; Istituto Mattei, di Sondrio; Istituto Serena, di Treviso; Istituto Colotti, di Feltre; Istituto Carducci-Volta-Pacinotti, di
Piombino; Istituto Tavelli, di Ravenna; Istituto Sant’Agnese, di Saronno; Istituto comprensivo, di Ronco all’Adige; Scuola Rocco, di
Kalwaria — promotorzy akcji ewangelizacyjnej
«Busem do marzeń», organizowanej w ramach przygotowań do Światowych Dni
Młodzieży; pielgrzymi indywidualni.
De différents pays: groupe de prêtres chaldéens d’Europe, avec S.Exc. Mgr Ramzi Garmou.
De France: groupe de jeunes du diocèse de
Sens, avec S.Exc. Mgr Yves Patenôtre; servants d’autel, du diocèse de Nice; paroisse
Saint-Aldegonde, en Val de Sambre de Maubeuge; Equipes Notre-Dame, de Poitiers; Lycée Ozanam, de Châlons-en-Champagne;
Collège Stanislas, de Paris;
Collège Le Rosaire, de SaintLeu-la-Forêt; Collège SainteFamille-des-Minimes, de Toulouse; Collège de l’Immaculée
Conception, de Coutances; Lycée Avesnières, de Laval; Club
Kiwanis, de Cannes; groupe
de pèlerins de Cognac.
From Great Britain: O fficers
and men of the 9th/12th Royal
Lancers, accompanied by Rt
Rev. Richard Moth, Bishop of
the Forces.
From Austria: Students and
faculty from Vienna International School.
Afragola; Scuola San Benedetto, di Parma;
Scuola Nostra Signora di Betlem, di Frattocchie-Marino; Scuola Beata Vergine, di Milano; Scuola Colombo, di Taranto; Scuola Calvino, di Reggio Emilia; Gruppi di fedeli da
Sant’Alfio, Trieste, Bene Vagienna, Melzo,
Casale Monferrato, Caltanissetta, Gragnano,
Ugento, Terranegra di Legnago, Fabriano,
Grammichele, Ravenna, Trento, Anzio.
Coppie di sposi novelli.
I polacchi: Pielgrzymi z parafii św. Wojciecha w Bninie i Świętej Trójcy w Błoniu koło
Warszawy; delegacja z Małopolskiego Hospicjum dla Dzieci z Krakowa; profesorowie i
studenci z uniwersytetu w Poznaniu; Koszalińska Orkiestra Akordeonowa AKORD; przedstawiciele Katolickiego Stowarzyszenia GPS
From Denmark: Students
and staff from: St Norbert’s
Catholic School, Vejle; Viborg Secondary
School.
From Sweden: Members of the Stockholm
Diocesan Commission for Catechism.
From Japan: Pilgrims from Sendai
Shirayuri Women’s University, Miyagi Prefecture.
From South Korea: Pilgrims from the Diocese of Taegu.
From the United States of America: Pilgrims
from the Diocese of Cleveland, Ohio; Pilgrims from the following parishes: Immaculate Conception, San Francisco, California;
Holy Cross, San Jose, California; St Lucie,
Port St Lucie, Florida; Holy Redeemer, West
New York, New Jersey; Cape Henry Collegi-
ate School Choir, Virginia Beach, Virginia;
students and faculty from: St John’s University Queens, New York, Rome Campus;
University of Ohio, Study Abroad Experience; Franciscan University of Steubenville,
Ohio; Mount St Mary’s College, Los
Angeles, California; Wesleyan College,
Maicon, Georgia; Christendom College,
Front Royal, Virginia; The Monfort Academy,
Mount Vernon, New York; The Heights
School, Potomac, Maryland; Christ Episcopal
School, Arden, North Carolina.
Aus der Bundesrepublik Deutschland: Pilgergruppen aus den Pfarrgemeinden St. Urbanus, Birgden; St. Johannes Nepomuk, Hadamar; Herz Jesu, Ingolstadt; Seelsorgeeinheit
Neckar-Aich; St. Michael, Neuhof; St. Martinus, Nottuln; St. Andreas, Wonfurt; Pfarrverband Zülpich; Pilgergruppen aus Eutin; Hanhofen; Mainburg; Osnabrück; Regensburg;
Steingaden; Trier; Untergruppenbach; Arbeitsgemeinschaft Katholischer Hochschulgemeinden; Familienbund der Katholiken im
Erzbistum Paderborn e.V.; Leserreise der Zeitung Unsere Kirche – Evang. Zeitung für
Westfalen und Lippe; CDU Seniorenunion,
Viersen; Schülerinnen, Schüler und Lehrer
aus dem Gutenberg-Gymnasium, Erfurt.
Aus der Republik Österreich: Pilger aus der
Pfarre St. Georg, Ebbs; Pilger aus Wien;
Schülerinnen, Schüler und Lehrer aus dem
Gymnasium Eisenstadt.
Aus der Schweizerischen Eidgenossenschaft:
Pilger aus Locarno; Schülerinnen, Schüler
und Lehrer aus der Berufsschule Winterthur;
Firmlinge aus Pontresina.
Aus der Provinz Bozen — Republik Italien:
Schüler der Mittelschule «Johann Baptist
Murr», Laas.
De España: Peregrinación de la diócesis de
Plasencia, con monseñor Amadeo Rodríguez
Magro; grupo de seminaristas del Seminario
diocesano de Getafe; parroquia de Sant Esteve, de Parets del Valles, Catalunya; Parroquia
Corazón de María, de Las Palmas; Colegio
Nuestra Señora del Carmen, de Crevillente;
Colegio Santa María Hijas de Jesús, de Elche; Colegio Sagrado Corazón, de Cáceres;
Instituto «La Melva», de Elda.
De Argentina: grupos de peregrinos.
lana e l’occasione è stata una duplice ricorrenza: il cinquantesimo
anniversario dell’elevazione della
basilica a diaconia — e l’attuale diacono dal 2010 è proprio il porporato africano — e il bicentenario della
nascita del fondatore dei salesiani.
Proprio riflettendo sul carisma
del santo piemontese, il cardinale
Sarah ha fatto notare come la storia insegni «che la Chiesa non è
stata mai perseguitata per le opere
sociali che ha promosso, ma per
l’annuncio del Vangelo, per una liberazione che inizia dal corpo e
non si ferma al corpo, ma abbraccia tutto l’uomo per fare della sua
vita e della sua storia, una storia di
salvezza». Del resto, ha aggiunto,
«portare Gesù e il suo vangelo agli
uomini è la missione principale
della Chiesa. Perché solo il vangelo
guarisce gli ammalati, gli indemoniati e tutti quelli che sono a letto
con la febbre dell’indifferenza religiosa e sono diventati schiavi di
idoli moderni e spiriti malvagi». E
proprio «questo invito ad annunciare il vangelo della grazia di Dio
— ha sottolineato il porporato — ha
spinto san Giovanni Bosco a curare
i ragazzi oppressi dalla povertà,
senza educazione e senza dignità
di vita, né speranza».
Dopo aver ricordato che fu Paolo VI nel 1965 a elevare la parrocchia di Cinecittà a diaconia cardinalizia, il celebrante ha spiegato
che «tener presente il modo con il
quale don Bosco ha amato il Signore, aiuta a vivere con maggior
amore, fedeltà ed entusiasmo il
rapporto con il Signore». Egli infatti «ha dedicato in modo unico e
speciale il suo ministero sacerdotale
ai giovani», offrendo «amorevole
attenzione ai tanti orfani e abbandonati che incontrava per i quartieri poveri della sua città».
Attualizzando il discorso, il cardinale Sarah ha evidenziato che il
fondatore dei salesiani «non si è lasciato vincere dalla globalizzazione
dell’indifferenza» — più volte denunciata da Papa Francesco — la
quale «già iniziava a prendere piede» nell’Ottocento; al contrario
«ha aperto le braccia ai bisogni di
tanti ragazzi, offrendo loro la possibilità di vivere con dignità». Egli,
ha aggiunto, «non riusciva a vedere i giovani abbandonati al proprio
destino», obbligati «a rinunciare
all’educazione scolastica, per il fatto che erano costretti a lavorare per
procurarsi innanzitutto il pane
quotidiano con cui sfamarsi». Infatti, «scommettere sui giovani, sulla loro retta educazione, sia culturale sia spirituale, vuol dire coltivare il desiderio di un futuro ricco di
speranza e in grado di ridare
all’uomo maggiore dignità». Insomma don Bosco ha preso sul serio la missione di annunciare il
vangelo anche con le opere, perché
— ha concluso il cardinale Sarah citando il Papa — solo «il vangelo è
capace di cambiare le persone».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 8
giovedì 5 marzo 2015
All’udienza generale Papa Francesco parla dei nonni
Gli anziani siamo noi
L’attenzione nei loro confronti segna la differenza di una civiltà
«L’attenzione agli anziani fa la differenza di una civiltà»: la catechesi di mercoledì 4 marzo
nel corso dell’udienza generale in piazza San Pietro è stata dedicata da Papa Francesco ai
nonni. Il Pontefice si è soffermato soprattutto sulla «problematica condizione attuale
degli anziani» e, a fronte di tante situazioni di abbandono e di indifferenza, ha ricordato che
«l’anziano siamo noi» e che «una società senza prossimità» è «una società perversa».
Cari fratelli e sorelle, buongiorno.
Grazie ai progressi della medicina la vita si è allungata: ma la società non si è “allargata” alla vita! Il numero degli anziani
si è moltiplicato, ma le nostre società non
si sono organizzate abbastanza per fare
posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilità e la
loro dignità. Finché siamo giovani, siamo
indotti a ignorare la vecchiaia, come se
fosse una malattia da tenere lontana;
quando poi diventiamo anziani, specialmente se siamo poveri, se siamo malati e
soli, sperimentiamo le lacune di una società
programmata
sull’efficienza,
che
conseguentemente
ignora gli anziani. E
gli anziani sono una
ricchezza, non si possono ignorare.
Benedetto XVI, visitando una casa per
anziani, usò parole
chiare e profetiche,
diceva così: «La qualità di una società,
vorrei dire di una civiltà, si giudica anche
da come gli anziani
sono trattati e dal posto loro riservato nel
vivere comune» (12
novembre 2012). È
vero, l’attenzione agli
anziani fa la differenza di una civiltà. In
una civiltà c’è attenzione
all’anziano?
C’è posto per l’anziano? Questa civiltà
andrà avanti se saprà
rispettare la saggezza,
la sapienza degli anLuis Egidio Meléndez, «Sacra famiglia con i santi Gioacchino e Anna» (1768)
ziani. In una civiltà
La catechesi di oggi e quella di mercoledì
prossimo sono dedicate agli anziani, che,
nell’ambito della famiglia, sono i nonni, gli
zii. Oggi riflettiamo sulla problematica
condizione attuale degli anziani, e la prossima volta, cioè il prossimo mercoledì, più
in positivo, sulla vocazione contenuta in
questa età della vita.
in cui non c’è posto per gli anziani o sono
scartati perché creano problemi, questa società porta con sé il virus della morte.
In Occidente, gli studiosi presentano il
secolo attuale come il secolo dell’invecchiamento: i figli diminuiscono, i vecchi aumentano. Questo sbilanciamento ci interpella, anzi, è una grande sfida per la società contemporanea. Eppure una cultura
del profitto insiste nel far apparire i vecchi
come un peso, una “zavorra”. Non solo
non producono, pensa questa cultura, ma
sono un onere: insomma, qual è il risultato di pensare così? Vanno scartati. È brutto vedere gli anziani scartati, è una cosa
brutta, è peccato! Non si osa dirlo apertamente, ma lo si fa! C’è qualcosa di vile in
questa assuefazione alla cultura dello scarto.
Ma noi siamo abituati a scartare gente.
Vogliamo rimuovere la nostra accresciuta
paura della debolezza e della vulnerabilità; ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e
abbandonati.
Già nel mio ministero a Buenos Aires
ho toccato con mano questa realtà con i
suoi problemi: «Gli anziani sono abbandonati, e non solo nella precarietà materiale. Sono abbandonati nella egoistica incapacità di accettare i loro limiti che riflettono i nostri limiti, nelle numerose difficoltà che oggi debbono superare per sopravvivere in una civiltà che non permette
loro di partecipare, di dire la propria, né
di essere referenti secondo il modello consumistico del “soltanto i giovani possono
essere utili e possono godere”. Questi anziani dovrebbero invece essere, per tutta la
società, la riserva sapienziale del nostro
popolo. Gli anziani sono la riserva sapienziale del nostro popolo! Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando
non c’è amore!» (Solo l’amore ci può salvare, Città del Vaticano 2013, p. 83). E così
succede. Io ricordo, quando visitavo le case di riposo, parlavo con ognuno e tante
volte ho sentito questo: «Come sta lei? E i
suoi figli? — Bene, bene — Quanti ne ha?
— Tanti. — E vengono a visitarla? — Sì, sì,
sempre, sì, vengono. — Quando sono ve-
Voci di speranza e solidarietà
Le voci di speranza
dei venti sacerdoti caldei
in missione tra i sessantamila
cristiani della diaspora
in Europa,
delle donne disabili di Gaza
che non si rassegnano
a emarginazione e pregiudizi
e dei Paesi africani di lingua
portoghese che ricordano il
quarantesimo
dell’indipendenza, hanno
caratterizzato l’udienza
in piazza San Pietro.
«Famiglie, giovani
e vocazioni» sono le priorità
pastorali per i caldei,
in profonda comunione
con quanti stanno soffrendo
nelle loro terre di origine.
Da parte loro, invece, cinque
donne disabili di Gaza hanno
presentato a Francesco
il concreto progetto di micro
imprese che le vede
protagoniste di piccole realtà
imprenditoriali in un contesto
complesso, con un mirato
sostegno internazionale.
Di Africa, hanno annunciato
al Papa, si parlerà il 5 e il 6
marzo nella sede della Radio
Vaticana in una conferenza
internazionale
sul «contributo del beato
Paolo VI, della Chiesa
cattolica e dell’Italia
nel processo d’indipendenza
dei Paesi africani»,
con particolare riferimento
a quelli di lingua portoghese.
A promuovere l’iniziativa,
il Centro di riflessione Africa
2000, con il Centro angolano
de estudos Populorum
progressio e la Pontificia
Università Antonianum.
A Francesco
è stata donata anche
l’edizione completa,
composta da trenta volumi,
dell’opera del gesuita
portoghese Antonio Vieira,
missionario
in Brasile nel Seicento.
Significativa, poi, la presenza
dei rappresentanti della Casa
di solidarietà San Zenone
che, a Lodi, accoglie
centosessantacinque ragazzi
africani richiedenti asilo
nel territorio italiano.
Tra gli argentini, Marcela
Lanusse ha presentato
a Francesco un’immagine
mariana. Presente, tra gli
altri,
Julia Echalecu, responsabile
del museo della basilica
di Luján.
Inoltre, i contenuti
di «un nuovo patto
tra infermieri e cittadini»
sono stati illustrati al Papa
da una delegazione
dei partecipanti al congresso
nazionale della federazione
dei collegi Ipasvi. Da parte
degli infermieri, è la
convinzione della presidente
Annalisa Silvestro, c’è
appunto «la volontà di una
costante presenza
professionale
a fianco dei cittadini, basata
sulla consapevolezza del
proprio valore e sulla volontà
di rafforzare un patto
strutturato su un impegno
ampio e responsabile».
Prima dell’udienza,
accanto all’aula Paolo VI,
Francesc0 ha benedetto
uno dei quattro bus a bordo
dei quali alcuni giovani
gireranno
per tutta l’Europa
in missione
di evangelizzazione, nella
prospettiva della Giornata
mondiale della gioventù che
si svolgerà a Cracovia
nel 2016. E sempre dalla città
polacca è stata portata al
Papa la prima pietra
per una nuova struttura
ospedaliera
destinata a bambini ammalati
di tumore.
nuti l’ultima volta?». Ricordo un’anziana
che mi diceva: «Mah, per Natale». Eravamo in agosto! Otto mesi senza essere visitati dai figli, otto mesi abbandonata! Questo si chiama peccato mortale, capito?
Una volta da bambino, la nonna ci raccontava una storia di un nonno anziano
che nel mangiare si sporcava perché non
poteva portare bene il cucchiaio con la
minestra alla bocca. E il figlio, ossia il papà della famiglia, aveva deciso di spostarlo dalla tavola comune e ha fatto un tavolino in cucina, dove non si vedeva, perché
mangiasse da solo. E così non avrebbe fatto una brutta figura quando venivano gli
amici a pranzo o a cena. Pochi giorni dopo, arrivò a casa e trovò il suo figlio più
piccolo che giocava con il legno e il martello e i chiodi, faceva qualcosa lì, disse:
«Ma cosa fai? — Faccio un tavolo, papà. —
Un tavolo, perché? — Per averlo quando
tu diventi anziano, così tu puoi mangiare
lì». I bambini hanno più coscienza di noi!
Nella tradizione della Chiesa vi è un
bagaglio di sapienza che ha sempre sostenuto una cultura di vicinanza agli anziani,
una disposizione all’accompagnamento affettuoso e solidale in questa parte finale
della vita. Tale tradizione è radicata nella
Sacra Scrittura, come attestano ad esempio queste espressioni del Libro del Siracide: «Non trascurare i discorsi dei vecchi,
perché anch’essi hanno imparato dai loro
padri; da loro imparerai il discernimento e
come rispondere nel momento del bisogno» (Sir 8, 9).
La Chiesa non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e
tanto meno di indifferenza e di disprezzo,
nei confronti della vecchiaia. Dobbiamo
risvegliare il senso collettivo di gratitudine,
di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua
comunità.
Gli anziani sono uomini e donne, padri
e madri che sono stati prima di noi sulla
nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per
una vita degna. Sono uomini e donne dai
quali abbiamo ricevuto molto. L’anziano
I saluti ai gruppi di fedeli
Memoria e saggezza
Nel saluto ai gruppi di fedeli presenti
all’udienza generale in piazza San Pietro,
il Papa è tornato sul tema
della catechesi e ha invitato a rispettare
«i nostri anziani», che «sono la nostra
memoria e la nostra saggezza».
Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i sacerdoti
caldei d’Europa, accompagnati da
Mons. Ramsi Garmou, e i numerosi
gruppi di giovani. Vi invito tutti a farvi vicini alle persone anziane che vi
circondano e di far sentire loro il vostro affetto, la vostra stima e la vostra
riconoscenza. Sappiate approfittare
della loro esperienza e della loro saggezza. Buon pellegrinaggio.
Saluto i pellegrini di lingua inglese
presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Gran Bretagna, Austria, Danimarca, Svezia,
Giappone, Corea e Stati Uniti d’America. Su voi e sulle vostre famiglie invoco la gioia e la pace nel Signore Gesù. Dio vi benedica!
Con gioia saluto i pellegrini e visitatori provenienti dai paesi di lingua tedesca. Uno speciale benvenuto rivolgo
ai vari gruppi scolastici e all’Associazione delle Katholische Hochschulgemeinden in Germania. Il vostro pellegrinaggio a Roma vi confermi nella fede e vi faccia sperimentare la comunione della Chiesa Universale. Lo Spirito Santo vi colmi di sapienza e di
gioia.
Saludo a los peregrinos de lengua
española venidos de España, México,
Venezuela, Argentina y otros países latinoamericanos. Queridos hermanos,
recordemos hoy a los ancianos especialmente a los que están más necesitados, que viven solos, que están enfermos, dependientes de los demás. Que
puedan sentir la ternura del Padre a
través de la amabilidad y delicadeza
de todos. Muchas gracias.
Con grande affetto saluto i pellegrini di lingua portoghese, augurando a
voi tutti di rendervi sempre conto di
quanto la vita sia davvero un dono
meraviglioso. Vegli sul vostro cammino la Vergine Maria e vi aiuti ad essere segno di fiducia e di speranza in
mezzo ai vostri fratelli. Su di voi e sulle vostre famiglie scenda la Benedizione di Dio.
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio
Oriente! Cari fratelli e
sorelle, rispettiamo i nostri anziani, loro sono la
nostra memoria e la nostra saggezza. Il Signore
vi benedica!
Un cordiale saluto rivolgo ai pellegrini polacchi. San Giovanni Paolo
II ha osservato che «la
cosiddetta terza o quarta
età è spesso deprezzata,
e gli anziani stessi sono
indotti a domandarsi se
la loro esistenza sia ancora utile» (...), mentre
— continua il santo — «la
comunità cristiana può
ricevere molto dalla serena presenza di chi è avanti negli anni.
(...) Gli anziani capaci di infondere
coraggio mediante il consiglio amorevole, la silenziosa preghiera, la testimonianza della sofferenza accolta con
paziente abbandono (...) diventano
più preziosi nel disegno misterioso
della Provvidenza» (Lettera agli anziani). Fino a qui San Giovanni Paolo II.
Ringraziamo il Signore per i nostri
nonni, e chiediamo per loro una particolare Benedizione. Sia lodato Gesù
Cristo!
Rivolgo un cordiale benvenuto ai
pellegrini di lingua italiana. Saluto i
docenti e gli studenti della Pontificia
Università Salesiana che ricordano il
bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco; i diaconi della Arcidiocesi di Milano e i numerosi soci del Ro-
tary Club. Saluto i fedeli di Anzio,
che celebrano l’anno dedicato a Papa
Innocenzo XII; l’AID O di Vigevano nel
40° di fondazione, e i disabili di Mondovì accompagnati dal Vescovo Mons.
Luciano Pacomio.
Cari amici, il nostro tempo, segnato
da tante ombre, sia sempre illuminato
dal sole della speranza, che è Cristo.
Egli ha promesso di restare sempre
con noi e in molti modi manifesta la
non è un alieno. L’anziano siamo noi: fra
poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi
non impariamo a trattare bene gli anziani,
così tratteranno noi.
Fragili siamo un po’ tutti, i vecchi. Alcuni, però, sono particolarmente deboli,
molti sono soli, e segnati dalla malattia.
Alcuni dipendono da cure indispensabili e
dall’attenzione degli altri. Faremo per
questo un passo indietro?, li abbandoneremo al loro destino? Una società senza
prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza
contropartita — anche fra estranei — vanno
scomparendo, è una società perversa. La
Chiesa, fedele alla Parola di Dio, non può
tollerare queste degenerazioni. Una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità
non fossero più considerate indispensabili,
perderebbe con esse la sua anima. Dove
non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani.
Nomine episcopali
Le nomine di oggi riguardano la Chiesa in Brasile e in Messico.
Joaquim Wladimir Lopes Dias
vescovo di Colatina (Brasile)
Nato il 23 ottobre 1957 a Cafelândia,
diocesi di Lins, Stato di São Paulo, dopo gli studi preparatori svolti nella città
natale e a Bauru, ha ottenuto il baccalaureato in amministrazione aziendale
presso la facoltà di scienze economiche
e Amministrazione di Jundiaí. Entrato
nel seminario Nossa Senhora do Desterro della diocesi di Jundiaí, vi ha seguito i corsi di filosofia. Quindi ha
compiuto gli studi di teologia presso
l’Istituto teologico salesiano Pio XI a
São Paulo. Il 12 dicembre 1997 ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale per il
clero della diocesi di Jundiaí, nella quale è stato vicario parrocchiale di São
Sebastião a Itupeva (1997-1998); coordinatore diocesano del movimento Cursilhos de Cristandade (1997-1998); parroco di São Francisco de Assis a Campo
Limpo (1999-2000); parroco di Nossa
Senhora da Piedade a Várzea Paulista
(2001-2002); vice-rettore (2003-2006) e
rettore del seminario diocesano Nossa
Senhora do Desterro (2006-2009); vicario generale (2006-2009 e 2010-2011),
amministratore diocesano (2009). Il 21
dicembre 2011 è stato nominato vescovo
titolare di Sita e ausiliare dell’arcidiocesi di Vitória, ricevendo l’ordinazione
episcopale il 4 marzo 2012. Dal 14 maggio 2014 era amministratore apostolico
della diocesi di Colatina.
Jorge Cuapio Bautista
ausiliare di Tlalnepantla
(Messico)
sua presenza. A noi il compito di annunciare e testimoniare il suo amore
che ci accompagna in ogni situazione.
Non stancatevi, pertanto, di affidarvi a
Cristo e di diffondere il suo Vangelo
in ogni ambiente.
Saluto i giovani, gli ammalati e gli
sposi novelli. Cari giovani, il cammino
quaresimale che stiamo percorrendo
sia occasione di autentica conversione
perché possiate giungere alla maturità
della fede in Cristo. Cari ammalati,
partecipando con amore alla stessa
sofferenza del Figlio di Dio incarnato,
possiate condividere fin d’ora la gioia
della sua risurrezione. E voi, cari sposi
novelli, trovate nell’alleanza che, a
prezzo del suo sangue, Cristo ha stretto con la sua Chiesa, la base del vostro patto coniugale.
Nato in Santa Ana Chiauhteman,
nello Stato di Tlaxcala, il 6 aprile 1967,
dopo gli studi nel seminario di Tulantongo ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 15 agosto 1992, per la diocesi
di Texcoco. Appartiene alla comunità
dei missionari di Nostra Signora del
Sacro Cuore. Ha ottenuto la Licenza in
filosofia presso l’Universidad Popular
Autónoma del Estado de Puebla. È stato vicario parrocchiale, professore nel
seminario e parroco di San Salvador e
San Bartolome Apóstol e vicario episcopale zonale per la sesta vicaria e
successivamente vicario episcopale della
pastorale e membro del collegio di consultori. Tra il 2012 e 2014 ha seguito i
corsi e conseguito la licenza in scienze
della famiglia presso l’Istituto Giovanni
Paolo II, in Roma. Attualmente collaborava con la parrocchia di Santa Isabel Ixtapan.