Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino FISICA II (ESERCIZI SVOLTI E COMMENTATI) Parte 1 1 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Parte 1 Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 2 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 1) Due cariche puntiformi uguali + q , ferme alla distanza 2d 0 l’una dall’alta, esercitano un’azione sulla carica + q 0 ferma in un punto dell’asse della loro congiungente. Calcolare − La forza complessiva esercitata su + q 0 , − la posizione nella quale l’intensità della forza esercitata risulta massima ed il suo valore. (rappresentazione 01) La forza elettrostatica Ft , esercitata dalle due cariche positive + q sulla carica + q 0 , è data dalla risultante delle due forze Ft ( x ) = F1 + F2 (1) essendo 1 qq 0 ⎫ u1 ⎪ 4πε 0 r 2 1 qq 0 ⎪ F1 = F2 = ⎬ 1 qq 0 ⎪ 4πε 0 r 2 F2 = u 2 ⎪⎭ 4πε 0 r 2 Osservando il sistema di riferimento in figura, si deduce che r 2 = x 2 + d 02 F1 = u 1 = cos ( − θ ) u x + sin ( − θ ) u y = cos θ u x − sin θ u y u 2 = cos θ u x + sin θ u y con sin θ = d0 = r d0 x +d Sostituendo nella relazione (1) si ottiene (1’) 2 cos θ = 2 0 Ft ( x ) = F1 + F2 = 2 x = r x x + d 02 2 1 qq 0 1 x cos θ u x = qq 0 ux 2 2 2 32 4πε 0 r 2πε 0 x + d ( ) 0 Per calcolare il massimo dell’intensità di tale forza, si annulli la derivata prima (rispetto ad x) del modulo della relazione (1), ossia dFt ( x ) d 2 − 2x 2 1 = =0 qq 0 0 52 dx 2πε 0 ( x2 + d2 ) 0 ossia 2 d0 2 In tali punti la forza (1) assume il massimo valore dell’intensità 3 qq 0 Fmax = ± ux 9πε 0 d 02 x=± 2) Due sferette (uguali per dimensioni e massa), elettrizzate con identica carica + q , sono sospese a fili indeformabili lunghezza l 0 e massa trascurabile. I punti di sospensione sono posizionati a distanza 2d 0 l’uno dall’altro e, nella posizione di equilibrio strabile, i fili formano un angolo θ rispetto alla verticale. Determinare il valore delle cariche di elettrizzazione. (rappresentazione 02) Considerato il sistema di riferimento in figura, su ognuna delle sferette agiscono Parte 1 3 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino − la forza di Coulomb 1 qq ux 4πε 0 x 2 FC = − la forza peso P = mg u y − la tensione T = Tu essendo x = 2d 0 + 2l 0 sin θ = 2 ( d 0 + l 0 sin θ ) ⎛π ⎞ ⎛π ⎞ u = cos ⎜ + θ ⎟ u x + sin ⎜ + θ ⎟ u y = − sin θ u x + cos θ u y ⎝2 ⎠ ⎝2 ⎠ Nella condizione di equilibrio stabile, la risultante delle tre forze deve essere nulla FC + P + T = 0 e tale relazione vale anche per le componenti ⎛ 1 ⎞ qq − (2) asse x: T ⎜ x ⎟ ux = 0 ⎜ 4πε 0 2 ( d + l sin θ ) 2 ⎟ 0 0 ⎝ ⎠ (3) asse y: ( Ty − mg ) u y = 0 Le due componenti della tensione T valgono Tx = T sin θ Dalla (3) si ricava il modulo della tensione Ty = T cos θ mg cos θ e dalla (2) si ricava il valore della carica di elettrizzazione q = ± 2 ( d 0 + l 0 sin θ ) 2πε 0 mg tan θ T= 3) Quattro cariche puntiformi uguali + q sono posizionate ai vertici di un quadrato ideale di lato l 0 . Calcolare − la forza agente su una qualsiasi delle cariche, − il valore di una carica q 0 , posta al centro del quadrato, affinché la risultante di tutte le forze agenti su ciascuna carica sia nulla. (rappresentazione 03) Dato un sistema di riferimento come in figura, le forze agenti sulla carica + q posta nell’origine sono 1 qq 1 qq 1 qq F1 = − ux F3 = − uy F2 = − u 2 2 4πε 0 l 2 4πε 0 l 0 4πε 0 l 02 ( 0 ) essendo il versore u definito dalla relazione u = cos θ u x + sin θ u y = 2 2 ux + uy 2 2 La forza risultante è pari a Ftot = F1 + F2 + F3 = − con modulo Parte 1 4 8 + 2 q2 (ux + u y ) 16πε 0 l 02 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 1+ 4 2 q2 8πε 0 l 02 Posizionando la carica q 0 al centro del quadrato, affinché non sia esercitata alcuna azione su ognuna delle cariche + q poste ai vertici del quadrato, deve vale Ftot = ( Ftot ) x + ( Ftot ) y 2 2 = ⎧ ∗ 2 qq 0 (ux + uy ) ⎪F = 4πε 0 l 02 ⎪ ∗ F + Ftot = 0 ⎨ 2 ⎪F = − 8 + 2 q u + u ( x y) ⎪ tot 16πε 0 l 02 ⎩ F∗ = Ftot ossia 1 q0 = − q 1+ 4 2 2 4) Tre cariche puntiformi uguali + q sono posizionate ai vertici di un ideale quadrato di lato l 0 . Calcolare sia il campo sia il potenziale elettrostatico nel vertice libero. Nell’ipotesi che la carica puntiforme + q 0 si sposti dall’infinito fino al vertice libero, calcolare il lavoro speso. (rappresentazione 04) Dato un sistema di riferimento come in figura, il campo elettrostatico nel vertice libero è dato da (4) E∗ = E A + E B + E O con 1 q 1 q 1 q EA = ux EB = uy EO = u 2 2 4πε 0 l 2 4πε 0 l 0 4πε 0 l 02 ( 0 ) essendo il versore u definito dalla relazione u = cos θ u x + sin θ u y = 2 2 ux + uy 2 2 Sostituendo nella (4) i valori si ricava E∗ = 4+ 2 q (ux + u y ) 16πε 0 l 02 il cui modulo vale 1+ 2 2 q 8πε 0 l 02 Per il principio di sovrapposizione degli effetti, il potenziale elettrostatico è pari alle somma dei potenziali elettrostatici determinati dalle tre cariche (4’) V * = VA + VB + VO con 1 q 1 q VA = VB = VO = 4πε 0 l0 2 4πε0 l0 2 sostituendo in (4’) si ricava 1 q 4+ 2 q V∗ = = 4πε 0 l 0 2 8πε 0 l 0 E ∗ = E 2x + E 2y = Il lavoro speso per trasferire la carica + q 0 dall’infinito fino al vertice libero vale Parte 1 5 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino L ∞∗ = q 0 ( V∞ − V ∗ ) = − q 0 V ∗ = − 4 + 2 qq 0 8πε 0 l 0 5) Tre cariche puntiformi uguali + q sono posizionate ai vertici di un ideale triangolo equilatero di lato l 0 . Calcolare sia il potenziale elettrostatico sia la forza agente su ognuna delle cariche. Nell’ipotesi che una delle cariche sia libera di muoversi, determinare la sua energia cinetica quando essa si è allontanata fino a non più risentire alcuna azione da parte del sistema delle cariche. (rappresentazione 05) Considerato il riferimento in figura, il potenziale elettrostatico nel vertice C vale 1 q 1 q VC = VA + VB = + 4πε 0 l 0 4πε 0 l 0 ossia 1 q VC = 2πε 0 l 0 Il campo elettrostatico nel punto C è la sovrapposizione dei due campi elettrostatici 1 q 1 q uA EA = EB = uB 2 4πε 0 l 0 4πε 0 l 02 essendo i versori definiti da 1 3 u A = cos 60 u x + sin 60 u y = u x + uy 2 2 1 3 u B = cos ( 90 + 30 ) u x + sin ( 90 + 30 ) u y = − u x + uy 2 2 Il campo E C è dato da ⎛ 3 1 q ⎡⎛ 1 1 ⎞ 3⎞ ⎤ 3 q uy − ⎟ u x + ⎜⎜ + ⎟⎟ u y ⎥ = 2 ⎢⎜ 2 4πε 0 l 0 ⎢⎣⎝ 2 2 ⎠ 2 2 4 l πε ⎥ 0 0 ⎝ ⎠ ⎦ e la forza agente sulla carica + q posizionata in C vale EC = EA + EB = 3 q2 uy FC = + qE C = 4πε 0 l 02 Il campo elettrostatico è un campo conservativo e quando una delle cariche del sistema si muove, spostandosi dal vertice nel quale è posizionata fino all’infinito (ossia fino in un punto nel quale risulti nulla l’azione del campo elettrostatico generato dalle altre), ad essa è applicabile la conservazione dell’energia meccanica ⎧ 1 q2 T =0 U C = + qVC = 2πε 0 l 0 ( T + U ) C = ( T + U )∞ ⎪⎨ C ⎪T ≠ 0 U∞ = 0 ⎩ ∞ 1 q2 T∞ = U C = 2πε 0 l 0 6) Tre cariche puntiformi uguali + q sono posizionate ai vertici di un ideale triangolo equilatero di lato l 0 . Calcolare sia il potenziale elettrostatico sia il campo elettrostatico al centro del triangolo. (rappresentazione 06) Il centro del triangolo è un punto equidistante dai tre vertici Parte 1 6 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino r = rA = rB = rC = e scegliendo un riferimento come in figura si ricava 1 q EA = uA 4πε 0 r 2 1 q EB = uB 4πε 0 r 2 1 q EC = uC 4πε 0 r 2 l0 3 1 q 4 πε 0 r 1 q VB = 4 πε 0 r 1 q VC = 4 πε 0 r VA = Osservando che θ = 30 , i tre versori sono definiti dalle relazioni 3 1 u A = cos θ u x + sinθ u y = ux + uy 2 2 u B = cos (180 − θ ) u x + sin (180 − θ ) u y = − cos θ u x + sin θ u y = − uC = − uy 3 1 ux + uy 2 2 Il potenziale elettrostatico è la somma dei tre potenziali Vtot = VA + VB + VC = 3 q 4πε 0 r Ossia Vtot = 3 3 q 4πε 0 l 0 Il campo elettrostatico complessivo vale E tot = E A + E B + E C = 1 q ⎡⎛ 3 3⎞ ⎛1 1 ⎞ ⎤ − + u ⎢ ⎜ ⎟ x ⎜ + − 1⎟ u y ⎥ 4πε 0 r 2 ⎣⎢⎜⎝ 2 2 ⎟⎠ ⎝ 2 2 ⎠ ⎦⎥ ossia E tot = 0 7) Dato il riferimento O { x, y} , si consideri un campo elettrostatico piano ed uniforme E 0 = E 0u x . Calcolare: − la differenza di potenziale fra il punto O ed i generico punto P, posto sulla bisettrice dell’angolo xy , a distanza OP = l 0 ; − il lavoro compiuto per spostare la carica − q 0 dal punto O al punto P; − l’energie potenziali elettrostatiche nei punti O e P, stabilendo se abbiano o meno valore differente. (rappresentazione 07) La differenza di potenziale fra i punto O e P è definita dalla relazione P P 2 l0 2 VO − VP = ∫ E 0 • dl = E 0 ∫ dl cos 45 = E 0 dl = E 0l0 ∫ O O 2 0 2 o anche 2 ΔV = VP − VO = − E 0l 0 2 Essendo il campo elettrostatico conservativo, vale la relazione E 0 = − grad V e ricordando la definizione dell’operatore gradiente, nel presente esercizio a causa della simmetria si ha Parte 1 7 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino E 0u x = − ∫ P O P P O O dV ux dx dV = − E 0 ∫ dx = − E 0 ∫ ds cos 45 = − E 0 VP − VO = ΔV = − 2 l0 ds 2 ∫0 2 E 0l 0 2 come nel caso precedente. Il lavoro speso per spostare la carica − q 0 dal punto O al punto P è dato dalla relazione L OP = ∫ F− • d l = − q 0 ∫ E 0 • d l = − q 0 (VO − VP ) = − P P O O UO − U P 2 q 0 E 0l 0 2 ossia 2 q 0 E 0l 0 < 0 2 da cui di deduce che − ( U O − U P ) < 0 , ragion per cui si ha L OP = − UP < UO Infatti, la carica − q 0 si muoverebbe spontaneamente in verso opposto al campo e per portarla dal punto O al punto P deve essere spesa energia. 8) Quattro cariche puntiformi uguali + q sono posizionate ai vertici di un quadrato ideale di lato l 0 . Calcolare − l’energia potenziale elettrostatica del sistema, − il lavoro necessario per spostare la carica posizionata in A fino a P, punto intermedio del alto opposto. (rappresentazione 08) L’energia potenziale elettrostatica è definita dalla relazione qiq j 1 ⎡ ⎛ 1 1 q 2 ⎞ ⎛ 1 1 1 1 q 2 ⎞⎤ = + U= 4 2 ⎢ ⎟⎥ ⎜ ⎟ ⎜ ∑ 2 4πε 0 i ≠ j rij 2 ⎢⎣ ⎝ 2 4πε 0 l 0 ⎠ ⎜⎝ 2 4πε 0 l 0 2 ⎟⎠ ⎥⎦ ossia 4 + 2 q2 U= 8πε 0 l 0 Essendo il campo elettrostatico conservativo, il lavoro che compie su una carica in moto è indipendente dal percorso seguito. Dalla relazione L AP = + q ( VA − VP ) con VA = 2 VP = 2 1 q 1 q 4+ 2 q + = 4πε 0 l 0 4πε 0 l 0 2 8πε 0 l 0 1 q 1 q 5+ 5 q + = 4πε 0 l 0 2 4πε 0 l 0 5 2 5πε 0 l 0 e sostituendo si ricava L AP = 2 +2 5 −6 q 20πε 0 l0 9) Due masse puntiformi, sospese a fili indeformabili di lunghezza l 0 e agganciati ad un medesimo punto, sono elettrizzate in modo identico. Calcolare il valore delle cariche in condizione di equilibrio. Parte 1 8 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 09) Scelto un riferimento come in figura, le masse sono assimilabile a pendoli matematici e le forze agenti su ognuna di essi sono la 1 qq − forza coulombiana con d 0 = 2l0 sin θ Fe = ux 4πε 0 d 02 − forza peso P = − mgu y − tensione del filo T = Tu essendo il versore definito dalla relazione u = cos ( 90 + θ ) u x + sin ( 90 + θ ) u y = − sin θ u x + cos θ u y La condizione di equilibrio è definita dalla relazione FC + P + T = 0 che risulta valida anche per le componenti e precisamente ⎛ 1 qq ⎞ componente asse x) − T sin θ ⎟ u x = 0 ⎜ 2 ⎝ 4πε 0 d 0 ⎠ componente asse y) ( T cos θ − mg ) u y = 0 Si osservi che i valori del seno e del coseno dell’angolo θ valgono d 2 sin θ = 0 l0 Dalla componente asse y) si ottiene cos θ = l 02 − ( d 0 2 ) l0 mg cos θ e dalla componente asse x) si ricava il valore della carica q = ± 4l 0 sin θ πε 0 mg tan θ T= A titolo di completezza, il campo elettrostatico nel punto di aggancio dei due fili ha modulo 1 q EO = 2πε 0 l 02 Ed il potenziale elettrostatico 1 q VO = 2πε 0 l 0 10) Si consideri una sferetta metallica di raggio R posta nell’aria. Determinare il massimo valore di carica superficiale che è possibile localizzare senza che scocchi una scintilla. (sia E sc il campo elettrostatico critico per il quale avviene la scarica). A causa della simmetria della distribuzione superficiale di carica, il medesimo effetto è determinato da una carica immagine di identico valore posizionata al centro delle sferetta. Considerando la superficie della sferetta come superficie gaussiana, la legge di Gauss impone q Φ E sc = ∫∫ E sc • n dS = E sc 4πR 2 = max ε aria S S ( ) E sc = 1 q max ur 4πε aria R 2 essendo il campo a simmetria radiale. Ossia q max = 4πε aria R 2 E sc = ε aria SE sc Parte 1 9 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino ( ) q max = ε aria SE sc = ε aria Φ E sc Il medesimo risultato si ottiene applicando la relazione che definisce il campo elettrostatico generato da un conduttore elettrizzato nell’aria (teorema di Coulomb) σ E = max n ε aria Al valore critico vale E ≡ E cr e la densità superficiale di carica vale q σ max = mqx2 4π R e sostituendo si ricava proprio la relazione precedente. 11) Nell’origine di un sistema di riferimento O { x, y, z} , la carica + q 0 genera nel vuoto il campo elettrostatico E 0 che esercita un’azione sulla carica + q posta a distanza P − O = r . Ricavare la forza di interazione fra le due cariche e dimostrare se tale forza sia o meno conservativa. La forza coulombiana di interazione fra le cariche è data da 1 qq 0 1 qq 0 r F0 = qE 0 = ur = 2 4πε 0 r 4πε 0 r 2 r e poiché valgono la relazioni 1 d ⎛1⎞ r =− ⎜ ⎟ u r = = gradr 2 r dr ⎝ r ⎠ r si può scrivere ⎛ 1 qq 0 ⎞ 1 d ⎛1⎞ 1 ⎛1⎞ qq 0 ⎜ ⎟ = − qq 0 grad ⎜ ⎟ = − grad ⎜ ⎟ 4πε 0 dr ⎝ r ⎠ 4πε 0 ⎝r⎠ ⎝ 4πε 0 r ⎠ La relazione che definisce l’energia potenziale elettrostatica di due cariche nel vuoto è 1 qq 0 U0 = 4πε 0 r quindi è sempre possibile esprimere la forza elettrostatica fra due cariche (grandezza vettoriale) come gradiente dell’energia potenziale elettrostatica (grandezza scalare) F0 = − gradU 0 F0 = qE 0 = − (5) Il campo elettrostatico E 0 (grandezza vettoriale) si può esprimere come gradiente del potenziale elettrostatico V0 (grandezza scalare) V0 = 1 q0 4πε 0 r ossia E 0 = − gradV0 La tabella comparativa è la seguente 1 q0 E0 = ur 4πε 0 r 2 ↑ grad ( V0 = Parte 1 ← (q) → ) 1 q0 4πε 0 r F0 = 1 qq 0 ur 4πε 0 r 2 ↑ grad ( ← (q) → 10 U0 = ) 1 qq 0 4πε 0 r Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino − Si consideri un potenziale elettrostatico definito dalla relazione V ( x ) = V0 + kx 4 3 essendo k una costante arbitraria positiva. Il campo elettrostatico vale d 4 E ( x ) = − gradV ( x ) = − ( V0 + kx 4 3 ) = − kx1 3u x dx 3 − Si consideri un potenziale elettrostatico definito dalla relazione V ( r ) = kr 2 essendo k una costante arbitraria positiva. Calcolare sia il campo elettrostatico, nel generico punto P di un riferimento O {x, y, z} a distanza P − O = r dall’origine, sia la densità volumica di carica. La distanza r è definita in coordinate cartesiane come r 2 = x 2 + y 2 + z 2 e applicando la definizione di conservatività (6) ∂V ( r ) ∂V ( r ) ⎞ ⎛ ∂V ( r ) E ( r ) = − gradV ( r ) = − ⎜ ux + uy + uz ⎟ ∂y ∂z ⎝ ∂x ⎠ ossia ∂V ( r ) ∂ =k ( x 2 + y 2 + z 2 ) = 2k x ∂x ∂x ∂V ( r ) ∂ = k ( x 2 + y 2 + z 2 ) = 2k y ∂y ∂y ∂V ( r ) ∂ = k ( x 2 + y 2 + z 2 ) = 2k z ∂z ∂z Sostituendo nella (6) si ottiene E ( r ) = −2k ( xu x + yu y + zu z ) = −2k r con modulo E ( x, y, z ) = 2k x 2 + y 2 + z 2 La densità volumica di carica deve soddisfare l’equazione di Maxwell ∂E x ∂E y ∂E z 1 divE ( r ) = ρ = + + = − 6k ε0 ∂x ∂y ∂z ossia ρ = − 6k ε 0 12) Due sferette conduttrici di massa m con una carica − q sono poste su una retta orizzontale a distanza 2d 0 reciprocamente. Una terza sferetta conduttrice, sempre di massa m e carica + q , è posta sull’asse della congiungente delle due prime cariche. Sapendo che il sistema è posizionato verticalmente, trovare la posizione di equilibrio. (rappresentazione 12) Scelto un riferimento come in figura, si ponga − θ l’angolo in A e B, − x = AC = BC la distanza fra le due cariche − q e la carica + q , − sin θ = OC AC = x 2 − d 02 x cos θ = OA AC = d 0 x La carica positiva in C è sottoposta all’azione delle due forze attrattive 1 q2 1 q2 FA = F = uB u A B 4πε 0 x 2 4πε 0 x 2 essendo i due versori Parte 1 11 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino u A = cos (180 − θ ) u x + sin (180 − θ ) u y = − cos θ u x + sin θ u y u A = cos θ u x + sin θ u y La forza attrattiva complessiva è la risultante delle due forze precedenti x − d0 1 q2 1 sin θ u y = q2 uy 2 4πε 0 x 2πε 0 x3 e nella condizione di equilibrio detta risultante è uguale alla forza peso F = −P 2 (7) 1 q2 2πε 0 Ponendo χ = 2 F = FA + FB = 2 x 2 − d 02 = mg x3 1 q2 , la precedente equazione assume la forma 2πε 0 mg (8) x 3 = χ x 2 − d 02 quadrando la relazione (8) e ponendo ulteriormente y = x 2 , si ricava la funzione da studiare f ( y ) = y 3 − χ 2 y + χ 2d 0 La ricerca dei valori di massimo e di minimo si attua annullando la derivata prima della funzione df ( y ) 3 = 3y 2 − χ 2 = 0 y=± χ dx 3 e studiando il segno della derivata seconda nei punti di annullamento della derivata prima d 2f ( y ) = 6y dy 2 ⎛ 3 ⎞ f ⎜⎜ + χ ⎟⎟ > 0 minimo 3 ⎝ ⎠ 2 ⎛ d 3 ⎞ χ⎟ < 0 massimo f ⎜⎜ − 2 dy ⎝ 3 ⎟⎠ − In corrispondenza del massimo si ha d 02 > 2χ 3 9 e la funzione f ( y ) non interseca alcun punto d2 dy 2 dell’asse delle ascisse: non esistono posizioni di equilibrio stabile. La carica + q cade. − In corrispondenza del massimo si ha d 02 < 2χ 3 9 e la funzione f ( y ) interseca in due punti l’asse delle ascisse: esistono due posizioni di equilibrio stabile 3 < x2 < χ 3 − In corrispondenza del valore nullo della derivata prima si ha d 02 = 2χ 3 9 e la funzione f ( y ) è 0 < x1 < χ tangente all’asse delle ascisse: esiste una sola posizione di equilibrio stabile. 13) Un condensatore piano, sconnesso dall’alimentatore, ha le armature (superficie S e distanza d) indotte completamente con una densità superficiale di carica ± σ . Una lastra conduttrice piana (spessore s < d ) elettricamente neutra è posizionata fra le armature (però non a loro contatto). Calcolare sia la densità superficiale di carica che compare sulle superfici della lastra sia la differenza di potenziale fra le armature. (rappresentazione 13) Trascurando l’effetto di bordo e sconnettendo il condensatore carico dall’alimentatore, esiste fra le armature un campo elettrostatico uniforme dato da Parte 1 12 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino σ n ε0 Quando la lastra conduttrice è inserita fra le armature, tale campo determina una rilocalizzazione delle sue cariche libere poiché su di esse agisce una forza F− = − eE Sulla superficie della lastra, prossima all’armatura positiva del condensatore, si localizza un eccesso di cariche negative che determina una distribuzione superficiale negativa (induzione elettrostatica). Sulla superficie opposta della lastra si ha una carenza di cariche negative che viene decodificata come distribuzione di cariche positive. Durante il processo di rilocalizzazione, all’interno della lastra, si genera un campo elettrostatico E′ di verso opposto ad E . Quando viene raggiunto l’equilibrio elettrostatico si ha E′ = − E ed il processo di rilocalizzazione si ferma: sulle superfici della lastra si hanno due distribuzioni superficiali di carica pari a ∓σ Fra le armature del condensatore, in condizione di equilibrio elettrostatico, esiste un campo elettrostatico nello spazio ( d − s ) . E= In assenza di lastra conduttrice, fra le armature esiste una differenza di potenziale data da d σ VA − VB = ∫ E • dl = d 0 ε0 In presenza della lastra conduttrice, la differenza di potenziale fra le armature vale σ VA′ − VB′ = ( d − s ) ε0 14) Il potenziale elettrostatico fra gli elettrodi (superficie S e distanza reciproca d) di un tubo elettronico è dato dalla relazione V ( x ) = V0 + kx 4 3 Sapendo che gli elettrodi sono contenuti in un’ampolla nella quale è stato fatto il vuoto, calcolare il campo elettrostatico, la densità volumica di carica ed numero di cariche per unità di superficie fra gli elettrodi. (rappresentazione 14) Nel riferimento in figura, essendo il campo elettrostatico conservativo deve valere la relazione ∂V ( x ) 4 E ( x ) = − gradV ( x ) = − = − kx1 3 u x ∂x 3 La densità volumica si ricava applicando la relazione ∂Ex ( x ) 1 = ρ divE ( x ) = ∂x ε0 da cui si ricava derivando 4 ρ = − ε 0 kx −2 3 9 La carica contenuta nel volume di spazio fra gli elettrodi vale d 4 q = ∫∫∫ ρ ( x ) dW = ∫ ρ ( x ) Sdx = − ε 0 kSd1 3 0 3 W E dividendo tale relazione per la superficie si ricava la densità di carica per unità di superficie q 4 σ = = − ε 0 kd1 3 S 3 Parte 1 13 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 15) Il nucleo di un atomo di carbonio può essere rappresentato, in prima approssimazione, con una sfera di raggio R uniformemente elettrizzata (carica totale Q 0 , essendo e = 1.6 ⋅ 10 − 19 C la carica dell’elettrone). Un protone (massa m p = 1.67 ⋅ 10 − 27 kg e carica q p = +1e ) viene accelerato da un dispositivo, assimilabile ad un condensatore piano fra le cui armature è applicata una d.d.p. ΔV = 6.85 ⋅ 10 5 V . Ipotizzando che il protone parta dal punto A di generazione con velocità iniziale nulla e che attraversi l’armatura forata, posizionata ad una distanza d = 10 − 10 m dalla superficie del nucleo di carbonio, calcolare: − la velocità del protone all’uscita da B, − il raggio del nucleo di carbonio sapendo che, nelle condizioni indicate, il protone raggiunge la superficie del nucleo con velocità nulla. (rappresentazione 15) Il moto del protone del dispositivo di accelerazione deve soddisfare la conservazione dell’energia meccanica ( T + U )A = ( T + U )B essendo U A = q pΔV TA = 0 TB = 1 mp v2 2 UB = 0 Sostituendo tali valori si ricava v= 2 qp mp Δ V = 1.15 ⋅107 m s Nel punto di impatto, sulla superficie del nucleo di carbonio, vale ancora la conservazione dell’energia meccanica ( T + U )B = ( T + U )P essendo TB = 1 m p v 2 = q p ΔV 2 UB = TP = 0 UP = 1 q pQ0 4πε 0 d 1 q pQ0 4πε 0 R si osservi che U B < U P e sostituendo si ottiene Q0d 4πε 0 d ΔV + Q 0 Poiché d >> R , è accettabile l’approssimazione U B 0 ed il secondo termine del denominatore diventa trascurabile. Il raggio del nucleo di carbonio ha valore Q0d = 1.26 ⋅10 −14 m R 4πε 0 d ΔV R= 16) In un riferimento O { x, y} come in figura, si consideri una distribuzione lineare (densità uniforme λ ) definita fra i valori {− ∞ , − y 0 } e {+ y 0 , + ∞} dell’asse y. Calcolare il campo elettrostatico in un punto dell’asse x (il valore del campo risulta funzione di x). (rappresentazione 16) Parte 1 14 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Si considerino le due cariche infinitesime ± dq , poste a distanza ± y dall’origine O del sistema di riferimento. I due campi elettrostatici generati nel generico punto P dell’asse delle ascisse hanno identico modulo 1 dq 1 λ dy = dE1 = dE 2 = 2 4πε 0 r 4πε 0 r 2 e le loro risultante, per motivi di simmetria, è diretta lungo l’asse delle ascisse. Si ponga − OP = x la distanza fra origine del riferimento e generico punto P, − r la distanza fra ± dq ed il punto P, − ± θ l’angolo formato dalle congiungenti le cariche ± dq con l’asse delle ascisse, − ± θ 0 l’angolo che sottende l’ordinata ± y 0 dal punto P. Il modulo della risultante dei due campi elettrostatici dE1 e dE 2 vale dE ( x ) = dE12 + dE 22 = 2dE1 cos θ (9) Attenzione: il contributo della distribuzione {− ∞, − y 0 } è espresso dal termine 2, dalla figura si deduce che dθ cos 2 θ 1 cos 2 θ x = r cos θ = r2 x2 Sostituendo nella (9) e integrando fra i limiti y = y0 → θ = θ0 y = +∞ θ=π 2 → si ha 1 λ π2 E(x) = d ( sin θ ) 2πε 0 r ∫θ0 1 λ E(x) = [1 − sin θ0 ] 2πε 0 r y = x tan θ Poiché sin θ0 = y 0 dy = x x 2 + y 02 , la relazione diventa E(x) = y0 1 λ⎡ ⎢1 − 2 2πε 0 r ⎢ x + y0 ⎣ ⎤ ⎥ ⎥⎦ 17) Si consideri una distribuzione lineare di cariche positive (densità λ ) di lunghezza 2d 0 di centro O. calcolare sulla retta della distribuzione: − il potenziale elettrostatico nel punto A, a distanza x A > d 0 , − trascurando la distribuzione compresa nel tratto 2x 0 ( < 2d 0 ) e centro O, il potenziale elettrostatico nel punto B alla distanza x 0 < x B < d 0 (rappresentazione 17) Fissato un riferimento con origine nel centro O della distribuzione, si consideri la carica dq = λ dx alla distanza x < d 0 da O. Il potenziale elettrostatico nel punto A vale (figura a) 1 λ dx dVA = 4πε 0 x A − x ed integrando + d0 1 dx λ∫ VA = 4πε 0 − d 0 x A − x Parte 1 15 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino x + d0 1 λ ln A 4πε 0 x A − d0 Il campo elettrostatico nel punto A si ottiene applicando il concetto di conservatività d ∂V 1 λ 2 0 2 ux E A = − gradVA = A = ∂ x 4πε 0 x A − d 0 Il potenziale elettrostatico nel punto B (figura b) vale 1 λ dx 1 λ dx dVB = + 4πε 0 x B − x 4πε 0 x B + x ed integrando − x0 + d0 1 dx 1 dx λ∫ + λ∫ VB = d x − + 0 x 0 x 4πε 0 4πε 0 B +x B −x x − x0 x − d0 1 VB = λ ln B − ln B 4πε 0 x B − d0 xB + x0 VA = VB = x 2 − x 02 1 λ ln B 2 4πε 0 ( x B − d0 ) 18) Calcolare il campo ed il potenziale elettrostatico generato da una distribuzione superficiale di cariche positive con densità + σ su una sfera di raggio R. (rappresentazione 18) Per motivi di simmetria, il campo elettrostatico presenta una simmetria sferica con verso orientato verso l’esterno e sia n la normale alla superficie sferica di raggio R. − Considerando una superficie gaussiana di raggio r > R , concentrica alla distribuzione, la legge di Gauss impone 1 Φ E = ∫∫ E est • n dS = q int ε0 4πr2 ( ) Essendo E n , il flusso vale ( ) Φ E = E est 4πr 2 = σ 4πR 2 ε0 da cui σ ⎛R⎞ = ⎜ ⎟ n ε0 ⎝ r ⎠ 2 E est per r > R − Quando r = R , si ottiene σ ER = n per r = R ε0 − Quando r < R , non essendo presenti cariche all’interno della superficie gaussiana, il campo è nullo E int = 0 per r < R Il campo elettrostatico attraverso la distribuzione superficiale presenta una discontinuità pari a σ Δ E = E est − E int = n ε0 Internamente alla distribuzione il campo elettrostatico è nullo, ma non risulta nullo il potenziale elettrostatico che ha valore costante in tutti i punti e risulta uguale al valore che ha sulla superficie sferica di raggio r − Quando r = R , si ottiene Parte 1 16 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Vint − V ( R ) = ∫ E int • dr = 0 R r Vint = V ( R ) = σ R ε0 per r < R − Quando r > R , si ottiene Vest − V ( R ) = ∫ E est • dr e R sostituendo il valore del campo e integrando σ R2 Vest = per r > R ε0 r 19) Nel centro di una sfera di raggio R, costituita da un materiale dielettrico omogeneo ed isotropo di costante dielettrica relativa κ e , è posta una carica + q 0 . Determinare l’andamento del campo elettrostatico e del vettore induzione elettrostatica nei punti interni ed esterni della sfera, ipotizzando che la sfera sia nel vuoto. La variabile rispetto alla quale determinare quanto richiesto sia r. Data una superficie sferica gaussiana, concentrica alla sfera data, di raggio − r < R (superficie interna), la legge di Gauss impone che 1 1 q0 Φ E int = ∫∫ E int • n dS = E int 4πr 2 = q 0 = ε κeε0 4πr2 ( ) ossia E int ( r ) = − 1 q0 4πκ e ε 0 r 2 r > R (superficie esterna), la legge di Gauss impone che ( ) ∫∫ E Φ E est = • n dS = E est 4πr = 2 int 4πr2 1 q0 ε0 ossia E est ( r ) = 1 q0 4πε 0 r 2 A causa della simmetria radiale delle linee del campo elettrostatico, i due vettori E ( r ) e D ( r ) risultano paralleli e concordi e normali alla superficie della sfera di raggio R. Passando dal materiale dielettrico al vuoto, il vettore induzione dielettrica non presenta discontinuità per le componenti normali. Quindi D ( r ) = κeε0E ( r ) ed il suo modulo vale D(r) = 1 q0 4π r 2 20) Cariche elettriche positive sono uniformemente distribuite con densità volumica + ρ all’interno di una superficie cilindrica indefinita di raggio R. Determinare sia il potenziale elettrostatico sia la differenza di potenziale fra l’asse del cilindro ed il mantello laterale. (rappresentazione 20) Si consideri una superficie gaussiana cilindrica, coassiale con il cilindro dato, di raggio r < R ed altezza infinitesima dh . Sul mantello di tale superficie il campo elettrostatico ha valore costante e simmetria cilindrica. La legge di Gauss impone che valga Parte 1 17 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino ( ) d Φ E = E • n dS = E 2πrdh = 1 1 dq = ρπr 2 dh ε0 ε0 dW Ossia 1 ρ rn 2 ε0 La differenza di potenziale fra l’asse del cilindro di raggio R ed il suo mantello è definita da R 1 ρ 2 Vasse − Vmantello = ∫ E • dr = R 0 4 ε0 E= 21) Assumendo come riferimento l’infinito, calcolare il campo ed il potenziale elettrostatico di una distribuzione volumica sferica di cariche (densità volumica uniforme + ρ ) di raggio R. Il campo elettrostatico presenta una simmetria radiale con orientamento verso l’esterno. Si consideri una superficie gaussiana sferica di raggio r, concentrica alla distribuzione: la normale n alla superficie è parallela e concorde con il vettore campo elettrostatico E . La legge di Gauss permette di determinare il campo elettrostatico nei tre casi: − r < R , il flusso vale 1 1 4 Φ E int = ∫∫ E int • n dS = E int 4πr 2 = q int = ρ πr 3 ε0 ε0 3 4πr2 ( ) da cui 1 ρ rn per r < R 3 ε0 Internamente alla distribuzione il campo elettrostatico cresce uniformemente dal valore nullo nel suo centro fino a raggiungere il massimo valore sulla sua superficie 1 ρ E= Rn per r = R 3 ε0 E int = − r > R , il flusso vale ( ) ∫∫ E Φ E est = est • n dS = E est 4πr 4πr2 2 = 1 1 4 q = ρ πR 3 ε0 ε0 3 da cui E est = 1 ρ R3 n 3 ε0 r 2 per r > R Esternamente alla distribuzione il campo elettrostatico decresce secondo la legge 1 r 2 fino ad annullarsi all’infinito La differenza di potenziale è definita da − in punti esterni alla distribuzione r 1 ρ 3 r 1 1 ρ R3 V∞ − Vest = 0 − Vest = ∫ E est • dr = R ∫ 2 dr = − ∞ ∞r 3 ε0 3 ε0 r Vest = 1 ρ R3 3 ε0 r per r > R − in punti interni alla distribuzione V∞ − Vint = ( 0 − Vsup erficie ) + ( Vsuperficie − Vint ) = ∫ E est • d r + ∫ E int • dr = Parte 1 R r ∞ R 18 1 ρ 3 r 1 1 ρ R3 R ∫ 2 dr = − ∞ r 3 ε0 3 ε0 r Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino V∞ − Vint = 1 ρ 3 R 1 1 ρ R ∫ 2 dr + ∞ r 3 ε0 3 ε0 ∫ r R r dr da cui Vint = 1 ρ ⎛ 2 1 2⎞ ⎜R − r ⎟ 2 ε0 ⎝ 3 ⎠ − sulla superficie della distribuzione 1 ρ 2 Vest = R 3 ε0 per r < R per r = R 22) Calcolare la capacità di un condensatore le cui armature sono due sfere conduttrici concentriche totalmente indotte fra le quali vi è il vuoto. (rappresentazione 22) Ipotizzando che la distribuzione delle cariche positive sia sull’armatura centrale di raggio R 1 e quella delle cariche negative sull’armatura esterna di raggio R 2 , la capacità del condensatore è definita come q C= (10) V1 − V2 Fra le armature totalmente indotte esiste un campo elettrostatico a simmetria radiale orientato dall’armatura interna verso quella esterna. Si consideri una superficie gaussiana di raggio R 1 < r < R 2 e la legge di Gauss relativa a tale superficie impone che G 1 1 q Φ E = E 4π r 2 = q E= 4πε 0 r 2 ε0 G La normale n alla superficie gaussiana risulta parallela e concorde con il campo elettrostatico G 1 q G E= n 4πε 0 r 2 e la differenza di potenziale fra le armature vale R2 G G q ⎛ 1 1 ⎞ q R 2 − R1 V1 − V2 = ∫ E • d r = − ⎜ ⎟= R1 4πε 0 ⎝ R 1 R 2 ⎠ 4πε 0 R 1R 2 Sostituendo tale relazione nella (10) si ottiene RR C = 4πε 0 1 2 R 2 − R1 Considerazioni varie − la capacità di un condensatore è una proprietà geometrica del sistema di conduttori, − se R 1 << R 2 la capacità sarebbe C 4πε 0 R 1 ( ) − se R 1 R 2 R la capacità avrebbe valore R2 C 4πε 0 R 2 − R1 ricordando che la superficie delle armature è S 4πR 2 e che la loro distanza è d = R 2 − R 1 , la capacità del condensatore sferico è assimilabile a quella di un condensatore piano S C = ε0 d Il campo elettrostatico manterrebbe il medesimo valore anche nell’ipotesi che il raggio dell’armatura interna tendesse a zero. Fra tutti gli assiomi, la legge di Gauss permette di ricavare il campo generato da una carica puntiforme (appunto R 1 → 0 ) senza ricorrere alla relazione di Coulomb. Parte 2 19 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino L’unica ipotesi aggiuntiva è che la carica puntiforme generi un campo a simmetria radiale. 23) Un condensatore a superfici piane e parallele (con l’aria come dielettrico) ha capacità C. Mantenendo costante la carica sulle armature, quando la distanza iniziale fra le armature viene raddoppiata calcolare la variazione sia del potenziale elettrostatico sia del lavoro speso. La costante dielettrica relativa dell’aria sia κ a , la capacità del condensatore e la differenza di potenziale fra le armature sono definite dalle relazioni quando la − distanza fra le armature vale d S q q d 1 q2 1 q2 d ΔV1 = = U1 = = C1 = κ a 2 C1 2 κ a S d C1 κ a S − distanza fra le armature vale 2d S q q 2d 1 q 2 1 q 2 2d ΔV2 = = U2 = = 2 C2 2 κa S 2d C2 κa S La differenza di capacità nei due casi vale 1 S ΔC = C 2 − C1 = κ a 2 d La differenza di potenziale subisce una variazione ⎛ 1 C −C 1 ⎞ Δ V = Δ V2 − Δ V1 = q ⎜ − ⎟ = q 1 2 C1C 2 ⎝ C 2 C1 ⎠ C2 = κa q d κa S La differenza di energia posseduta dal condensatore vale 1 q2 d ΔU = U 2 − U1 = 2 κa S ΔV = 24) Calcolare la capacità equivalente del sistema di condensatori rappresentati in figura e la sua energia. Determinare inoltre sia la d.d.p. ai capi dei singoli condensatori sia la carica sulle loro armature. (rappresentazione 24) Applicando le relazioni per sistemi di condensatori in serie ed in parallelo si ricava ( e) − C123 = C1 + C 2 + C 3 1 1 (e) − C1234 = (e) + C123 C 4 − − ( ) C 56 = C5 + C 6 1 1 (e) C 567 = (e) + C 56 C 7 e e) (e) C (tote) = C1234 + C (567 = C 4 ( C1 + C 2 + C3 ) C 7 ( C5 + C 6 ) + C1 + C 2 + C3 + C 4 C 5 + C 6 + C 7 (e) ( e) è uguale a quella del condensatore equivalente C567 . Le La d.d.p. ai capi del condensatore equivalente C1234 cariche sulle armature del condensatore (e) − di capacità C 4 sono uguali a quelle sulle armature del condensatore equivalente C123 q ( e) C123 = 123 → q123 = q 4 = C 4 ΔV ΔV Parte 2 20 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino ΔV = ΔV123 + ΔV4 → ΔV123 = ΔV − C q4 = ΔV − ΔV 123 = ΔV1 = ΔV2 = ΔV3 C4 C4 ( e) − di capacità C 7 sono uguali a quelle sulle armature del condensatore equivalente C 56 Sulle armature dei singoli condensatori si hanno le cariche ⎧q1 = C1ΔV123 ⎪ q123 = q1 + q 2 + q 3 → ⎨q 2 = C 2 ΔV123 ⎪q = C ΔV 3 123 ⎩ 3 e) si ricava Con un ragionamento analogo per il condensatore di capacità equivalente C(567 q 56 = q 5 + q 6 L’energia complessiva del sistema è 1 U tot = C(tote ) ΔV 2 25) In un blocco di materiale isolante è stata scavata una semisfera di raggio r2 , riempita con un liquido che presenta un’alta resistività ρ . In tale liquido è immerso un elettrodo concentrico semisferico di raggio r1 < r2 . Calcolare la resistenza di isolamento elettrico della parte di elettrodo immerso nel liquido e l’intensità della corrente circolante attraverso il liquido stesso quando si applica una d.d.p. ΔV fra gli elettrodi. (rappresentazione 25) Applicando la d.d.p. fra gli elettrodi semisferici e concentrici, per motivi di simmetria, le due superfici bagnate dal liquido sono equipotenziali. Nella regione di spazio compreso fra i due elettrodi, si considerino due superfici semisferiche concentriche di raggi r1 < r < r2 e r + dr : la resistenza elettrica del liquido compreso fra tali superfici è definita dalla relazione di Ohm dr dr ρ dr dR = ρ = ρ = 2 4π r S 2π r 2 2 Integrando fra i valori minimi e massimi di r, si ricava ρ r2 dr ρ r2 − r1 = R= 2π ∫ r1 r 2 2π r1r2 ed il valore dell’intensità della corrente ΔV 2π r1r2 i= = ΔV R ρ r2 − r1 G 26) Un’asta di lunghezza l 0 (resistenza elettrica trascurabile) scorre senza attrito con velocità v su due guide filiformi parallele conduttrici (resistività ρ e sezione calibra S) fra le quali è interposto un generatore di forza elettromotrice E (con resistenza interna r). Sapendo che nell’intervallo temporale Δt = t f − t i l’asta percorre lo spazio d 0 , calcolare il lavoro compiuta dal generatore durante lo spostamento. Trascurare i fenomeni di autoinduzione che potrebbero presentarsi a causa della variazione del flusso magnetico concatenato. (rappresentazione 26) Al generico istante t lo spazio percorso dall’asta sulle due guide vale x = vt e la corrente circolante nel circuito vale Parte 2 21 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino E R tot essendo la resistenza totale del circuito definita dalla combinazione della resistenza del generatore e della sbarra x R tot = r + 2ρ S ossia S E i= =E x r S + 2 ρvt r + 2ρ S La potenza erogata dal generatore è definita da dL S P= = iE dL = iE dt = E 2 dt dt rS + 2ρvt integrando, rispetto alla variabile tempo, fra il valore t i = 0 e t f = d 0 v i= L = E 2S ∫ d0 v 0 dt rS + 2ρvt d ⎞ E 2S ⎛ L= ln ⎜1 + 2ρ 0 ⎟ ρv ⎝ rS ⎠ 27) Due fili conduttori, di lunghezza indefinita e distanti d 0 fra loro, sono posti in un piano verticale. Sapendo che il conduttore c è percorso da una corrente di intensità i 1 , determinare: − l’intensità della corrente circolante nel conduttore d affinché il vettore induzione magnetica, calcolato in C sul prolungamento da A verso B (con BC = d 0 2 ), sia nullo; − per i valori delle intensità precedentemente definite, il vettore induzione magnetica nel punto D (simmetrico di C dalla parte di A) e nel punto generico E, non appartenente all’asse AB. (rappresentazione 27) Il vettore induzione magnetica, nel caso di un conduttore filiforme indefinito, è dato dalla relazione di BiôtSavart μ i B= 0 (11) 2π r La corrente circolante nel conduttore c ha intensità i1 e nel conduttore d intensità i x , nel punto C il vettore induzione magnetica vale μ 0 i1 G ⎧G AC = 3d 0 2 ⎪⎪B1 = 2π AC n1 G G G BC = B1 + B 2 ⎨G ⎪B = μ 0 i x nG AC = d 0 2 2 2 2π BC ⎩⎪ Dalla figura si osserva che G G n 2 = − n1 e uguagliando i moduli si ricava μ 0 i1 μ i = 0 x 2π 3 d 2π 1 d 0 0 2 2 da cui 1 i x = i1 3 Parte 2 22 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Con identico ragionamento si ricava il valore del vettore induzione magnetica nel punto D μ 0 i1 G ⎧G AD = d 0 2 ⎪⎪B1′ = 2π AC n1 G G G B D = B1′ + B′2 ⎨G ⎪B′ = μ 0 i x nG CD = 3d 0 2 ⎪⎩ 2 2π BC 2 e poiché i versori sono correlati dalla relazione G G n′2 = − n′1 G μ i G μ i G BD = 0 1 n1 − 0 x n1 2π 1 d 2π 1 d 0 0 2 2 G i G 8 BD = μ 0 1 n1 9 d0 Il punto E abbia distanza r1 dal punto A e distanza r2 dal punto B: il vettore induzione magnetica in tale punto è definito da μ i G ⎧G B1′′ = 0 1 n 1′′ ⎪ G G G 2π r1 ⎪ B E = B′′1 + B′′2 ⎨G ⎪B′′ = μ 0 i x nG ′′ = μ 0 i1 nG ′′ ⎪⎩ 2 2π r2 2 6π r2 il cui modulo vale μ i B E = B1′′ 2 + B′′2 2 = 0 1 r12 + 9r22 6π r1r2 e la cui direzione è quella definita dalla diagonale risultante. 28) Un fascio di protoni, accelerato dalla d.d.p. ΔV = 7 MV , deve essere incurvato di 90° in un tratto lungo l 0 = 1.5m utilizzando un campo magnetico agente in direzione normale al piano della traiettoria. Sapendo che la velocità iniziale del fascio è nulla, che la carica del protone vale q = + 1.6 ⋅ 10 − 19 C e che la sua massa è m = 1.7 ⋅ 10 − 27 kg , determinare il valore del campo magnetico in modulo, direzione e verso. La permeabilità magnetica del vuoto vale μ 0 = 4π ⋅ 10 −7 ( T ⋅ m ) A . (rappresentazione 28) G Su ogni singolo protone del fascio il campo magnetico B esercita un’azione definita dalla forza di Lorentz G G G FL = qv × B il cui modulo vale FL = qvBsin θ = qvB G G Considerando la proprietà del prodotto vettoriale, la forza FL è normale sia alla velocità v del protone (ricordare che il vettore velocità risulta essere sempre tangente in ogni punto alla traiettoria percorsa) sia al G campo di induzione magnetica B . Il verso è diretto verso il centro della traiettoria, che risulta essere una circonferenza di raggio l 0 . La forza di Lorentz è identificabile con la forza centripeta (forza centrale) FL = qvB = m v2 l0 q Bl 0 m Il calcolo della velocità è fattibile applicando il teorema dell’energia cinetica (12) Parte 2 v= 23 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 1 ΔV mv 2 − 0 = qN 2 L 1 mv 2 = q ΔV 2 e, confrontando la (12) con la (13), si ricava il modulo del vettore induzione magnetica 1 m B= 2 ΔV = 0.25T l0 q La direzione è imposta obbligatoriamente definita dalle proprietà geometriche della forza di Lorentz. (13) 29) Un fascio costituito da protoni e ioni positivi è accelerato, partendo dalla quiete, applicando una d.d.p. ΔV = 10 4 V . Dopo una opportuna collimazione, il fascio attraversa una regione di spazio nella quale esiste un campo di induzione magnetica uniforme (modulo B = 0.1T ), agente ortogonalmente al piano sul G quale si muove il fascio. I suoi componenti subiscono l’azione di B e si raggruppano in due distinti fasci che, dopo aver subito una inversione di 180°, risultano spaziati di d = 0.14m (i protoni descrivono una traiettoria semicircolare di raggio minore rispetto a quella descritta dagli ioni). Poiché per i protoni il rapporto carica elettrica/massa vale qp = 9.6 ⋅ 10 7 C kg mp calcolare il medesimo rapporto per gli ioni del fascio. (rappresentazione 29) I componenti del fascio, a causa della d.d.p., acquisiscono una velocità determinabile applicando il teorema dell’energia cinetica 1 L = q ΔV = mv 2 − 0 2 Precisamente per − protoni 1 (14) q p ΔV = m p v 2p 2 − ioni 1 (15) q i ΔV = m i v i2 2 G Sia i protoni sia gli ioni subiscono l’azione del campo B che si identifica con la forza di Lorentz G G G FL = qv × B G G la quale determina l’incurvatura della traiettoria. Poiché v ⊥ B , la traiettoria è una circonferenza con raggio G calcolabile ricordando che FL è uguale alla forza centripeta − protoni m p v 2p (16) q p v p Bsin θ = N Rp 1 − ioni m i v i2 Ri 1 Uguagliando la (14) con la (16) e la (15) con la (17) si ricava − protoni (17) Parte 2 q i v i Bsin Nθ = 24 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Rp = Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino mp 1 ΔV = 0.145 m 2 B qp qp mp =2 ΔV 2 BR 2 p = 9.6 ⋅10 7 C kg − ioni m 1 2 i ΔV B qi Secondo quanto enunciato fra due raggi di curvatura esiste la relazione Ri = 2R i = 2R P + d quindi per gli ioni si ricava Ri = RP + d 2 qi ΔV =2 2 2 mi B Ri Il valore del rapporto carica/massa vale qi ΔV C =2 = 4.8 ⋅10 7 2 mi kg B2 ( R p + d 2 ) Attenzione: lo ione minimo che soddisfi il valore trovato è il deutone (carica q′ = + 1.6 ⋅10 −19 C e massa m′ = 3.3 ⋅10 −27 kg ). Tuttavia, ogni ione che abbia un valore del rapporto q m multiplo di quello del deutone (ad esempio 4 He 2 ionizzato due volte oppure 6 He 3 ionizzato tre volte) soddisfa la relazione: il procedimento illustrato non permette di selezionare ioni differenti aventi però il medesimo rapporto q m 30) Un filo conduttore sagomato, percorso da una corrente di intensità costante i, è posto su un piano G normale alla direzione di un campo di induzione magnetica B uniforme. Sapendo che AB = CD = d 0 G p è una semicirconferenza di raggio R, calcolare l’azione che il campo B e che il tratto BC esercita sul conduttore (in modulo, direzione e verso). (rappresentazione 30) Per comodità si consideri verticale il piano contenete il conduttore. Su ogni suo singolo elemento del G conduttore il campo B esercita un’azione definita dalla I legge di Laplace e precisamente G G G G − tratto AB : FAB = i ( B − A ) × B FAB = id 0 B u y (direzione verticale) G G G − tratto BC : dFBC = i dl × B dFBC = iBdl = iBRd θ u (direzione radiale) G G G − tratto CD : FCD = i ( D − C ) × B FCD = id 0 B u y (direzione verticale) Nel tratto BC la forza magnetica ha direzione radiale ed è possibile scomporla nella π ( FBC ) x = iBR ∫0 cos θ dθ = 0 − componete orizzontale ( dFBC ) x = dFBC cos θ tale componente non fornisce contributo in quanto fra {90 ,180 } il medesimo valore è negativo. D {0,90 } D il valore è positivo mentre fra D π − componente verticale ( dFBC ) y = dFBC sin θ ( FBC ) y = iBR ∫0 sin θ dθ = 2iBR G G G Quindi si ha FBC = FBC = 2iBR u y e la forza totale è la risultante delle tre forze che sono parallele e ( ) y concordemente dirette verticalmente verso il basso G G G G G FAD = FAB + FBC + FCD = 2iBR ( d + R ) u y ( ) Parte 2 y 25 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 31) La corrente di intensità costante i 1 fluisce in un filo conduttore rettilineo indefinito e la corrente di intensità costante i 2 in una spira conduttrice rettangolare ( AB = CD = a e BC = DA = b ). Il filo e la spira sono complanari, inoltre il lato AB dista d 0 = cost dal filo: calcolare l’azione che il campo di G induzione magnetica B1 , generato dalla corrente i 1 , esercita sulla spira. (rappresentazione 31) G Il campo B1 è definito dalla relazione di Biôt-Savart e risulta normale al piano contenete filo e spira. L’azione che esso esercita su ogni lato della spira è calcolabile applicando la I legge di Laplace e cioè μ i − lato AB : B1 ( d 0 ) = 0 1 = cost (in quanto il lato ha distanza d 0 = cost dal filo) 2π d 0 G G FAB = i 2 ( B − A ) × B1 ( d 0 ) G μ ii G FAB = − 0 1 2 a u x 2π d 0 che risulta essere una forza attrattiva. − lato BC : B1 ( x ) (variabile decrescente passando da B a C) G G G dFBC = i 2 dx × B1 ( x ) G μ ii G (18) dFBC = 0 1 2 dx u y 2π x μ i1 − lato CD : B1 ( d 0 + b ) = 0 = cost (in quanto il lato ha distanza d 0 + b = cost dal filo) 2π d 0 + b G G FCD = i 2 ( D − C ) × B1 ( d 0 + b ) G μ ii G FCD = 0 1 2 a u x 2π d 0 + b che risulta essere una forza repulsiva. − lato DA : B1 ( x ) (variabile crescente passando da D ad A) G G G dFDA = i 2 dx × B1 ( x ) G μ ii G (19) dFDa = − 0 1 2 dx u y 2π x Le due forze (18) e (19) hanno identica retta di azione, ma sono antiparallele. La loro risultante è nulla, G quindi non forniscono alcun contributo al calcolo della forza esercitata dal campo B1 sulla spira ed il loro modulo vale d0 +b d 0 + b dx μ μ d +b FBC = ∫ dFB = 0 i1i 2 ∫ = 0 i1i 2 ln 0 = FDA d0 d0 2π x 2π d0 G G Essendo il modulo della forza FCD minore di quello della forza FAB ed avendo la stessa retta di azione, la G forza complessiva esercitato dal campo B1 sulla spira è di tipo attrattivo e vale G G G μ ab G Ftot = FAB + FCD = − 0 i1i 2 ux 2π d0 (d0 + b) 32) Una rete elettrica è costituita da tre fili conduttori rettilinei paralleli e indefiniti. I due fili esterni, a distanza d 0 l’uno dall’altro, sono percorsi nello stesso verso da correnti di intensità rispettivamente i 1 e i 2 , mentre il filo centrale è percorso dalla corrente di intensità i 3 nel verso opposto. Parte 2 26 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Determinare la posizione di equilibrio del filo centrale e calcolare la forza, per unità di lunghezza, agente sui due fili esterni. (rappresentazione 32) Il filo conduttore centrale abbia distanza x dal primo conduttore, percorso dalla corrente di intensità i1 . I campi di induzione magnetica, generati dalle correnti di intensità i1 e i 2 , nei punti del conduttore centrale valgono G G μ i G μ i1 G B1 ( x ) = − 0 1 u z B2 ( d 0 − x ) = 0 uz 2π x 2π d 0 − x G G Sull’elemento i 3dl = i 3dl u y del conduttore centrale sono esercitate le due forze G G G G G G dF13 = i 3dl u y × B1 ( x ) dF23 = i 3dl u y × B 2 ( d 0 − x ) che hanno direzione antiparallela fra loro. Nella condizione di equilibrio, la risultante delle forze magnetiche agenti sul filo centrale deve essere nulla. Poiché i vettori sono normali fra loro μ 0 i1 μ 0 i1 = 2π x 2 π d 0 − x ossia i x = d0 1 i1 + i 2 La corrente di intensità i 3 circolante nel conduttore centrale, genera campi di induzione magnetica nei punti dei due fili esterni di valore G G μ i G μ i1 G B3 ( d 0 − x ) = 0 uz B3 ( x ) = − 0 3 u x 2π d 0 − x 2π x G e sull’elemento d l dei due fili conduttori le due forze magnetiche sono definite dalla I legge di Laplace G μ ii G G − dF31 = i1dl u y × B3 ( x ) dF31 = 0 1 3 dl 2π x G G μ ii G − dF32 = i 2 dl u y × B3 ( d 0 − x ) dF32 = 0 2 3 dl 2π d 0 − x G Dividendo le due relazioni per d l si ottengono le forze per unità di lunghezza dF μ ii dF μ ii f 32 = 32 = 0 2 3 f 31 = 31 = 0 1 3 dl 2π x dl 2π d 0 − x 33) Si consideri una spira conduttrice costituita da un arco di raggio r1 e da un altro arco di raggio r2 , sottesi entrambi dal medesimo angolo θ, uniti da due elementi rettilinei di lunghezza l 0 . La spira è percorsa da una corrente di intensità costante i 0 : calcolare il campo di induzione magnetica (in modulo, direzione e verso) nel centro O di curvatura della spira. (rappresentazione 33) G Il campo di induzione magnetica BO nel punto O è ricavabile applicando la seconda relazione di Laplace G G μ 0 dl × uG r μ 0 dl G dB = i0 i0 u θ = 4π r2 4π r 2 ai singolo rami della spira (principio di sovrapposizione degli effetti). G − Tratti BC e DA : l’elemento infinitesimo d l risulta essere parallelo concorde o discorde rispetto al G G versore u r . Il prodotto vettoriale è nullo e nessun contributo è fornito al calcolo del campo BO . G p : l’elemento d l risulta essere normale rispetto al versore uG , inoltre dl = r d θ − Tratto AB r Parte 2 27 1 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino G μ i G θ μ i G θ μ i G B AB = − 0 02 u θ ∫ dl = − 0 0 u θ ∫ d θ = − 0 0 θ u θ 0 0 4π r1 4π r1 4π r1 G G p : l’elemento d l risulta essere normale rispetto al versore u , inoltre dl = r d θ − Tratto CD r 2 G μ0 i0 G 0 μ0 i0 G θ μ0 i0 G θ uθ BCD = u θ dl = − u θ dθ = − 4π r12 ∫θ 4π r1 ∫ 0 4π r1 I due campi risultano antiparalleli fra loro ed essendo BCD > B AB in quanto r1 > r2 , la loro risultante vale G G G ⎛ 1 1⎞G μ BO = B AB + BCD = 0 i 0 θ ⎜ − ⎟ u θ 4π ⎝ r2 r1 ⎠ G μ r −r G BO = 0 i 0 θ 1 2 u θ 4π r1r2 σ + 34) Un disco isolante di raggio R, elettrizzato uniformemente con cariche positive (densità superficiale di G carica ), ruota attorno al suo asse di simmetria con velocità angolare uniforme ω . Calcolare il momento di dipolo magnetico di un disco. 0 (rappresentazione 34) Il principio di equivalenza di Ampère definisce che il momento magnetico di una spira di superficie S, percorsa da una corrente di intensità i 0 , vale G G m = i 0Sn G G essendo n il versore normale alla spira, orientato concordemente con ω . Il disco uniformemente elettrizzato può essere assimilato ad un insieme di spire circolari concentriche, di raggio ( 0 ≤ r ≤ R ) e larghezza infinitesima d r , percorse da correnti di intensità di il cui valore è dq di = T con 2π dq = σ dSspira = σ 2πrdr T= ω Il momento magnetico della spira vale G G G d m = diπr 2 n = σωπr 3dr n e integrando tale relazione si ricava il momento magnetico complessivo del disco R G 1 G G m disco = σωπ∫ r 3dr n = σωR 2 π R2 n N 0 4 S G 1 G m disco = σωR 2 Sn 4 i G G m disco = iSn G 1 G m disco = σωR 2Sn 4 1 i = σωR 2 4 35) Un cavo coassiale può essere schematizzato, in prima approssimazione, come un conduttore filiforme circondato da un cilindro conduttore coassiale di raggio r. Il cavo coassiale è chiuso da un resistore di resistenza R e inserendo un generatore di f.e.m. E si ha circolazione di una corrente di intensità i fra il conduttore centrale e quello esterno. Calcolare la forza per unità di superficie che il conduttore centrale esercita su quello esterno. Si tenga presente che nei due conduttori il verso di circolazione della corrente è opposto. (rappresentazione 35) Parte 2 28 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Potendo approssimare il conduttore esterno con una cilindro di raggio r, si consideri un suo elemento infinitesimo di superficie dS = ds dh , con ds la lunghezza e d h la larghezza. Tale elemento di superficie è percorso dalle corrente di intensità di′ che si ricava considerando la proporzione fra la corrente che circola sulla superficie del mantello cilindrico e quella relativa alla superficie infinitesima i : di′ = 2πr : dh i di′ = dh (20) 2π r Il valore del vettore di induzione magnetica, generato dalla corrente che percorre il conduttore centrale, nei punti del mantello della superficie cilindrica esterna è approssimabile con la relazione di Biôt-Savart μ i B= 0 2π r G Su un elemento ds di conduttore cilindrico, percorso dalla corrente (20), detto campo B esercita l’azione G G G (21) dF = di′ds × B i i i μ0 i dF = dhds B dS = 2π r N 2 r 2π r π dS ⎛ i ⎞ dF = fS = μ0 ⎜ ⎟ dS ⎝ 2π r ⎠ 2 Per proprietà del prodotto vettoriale la forza data dalla (21) ha direzione radiale rispetto al cavo coassiale e verso orientato esternamente. 36) Una lastra piana conduttrice di lunghezza infinita e larghezza h è percorsa da una corrente di intensità costante i. Considerando lo spessore della lamina trascurabile, calcolare il campo di G induzione magnetica B in un generico punto P del piano mediano della lastra a distanza d da essa. (rappresentazione 36) Scegliendo un riferimento O {x, y, z} come in figura, la lastra è suddivisibile in un numero infinito di elementi conduttori rettilinei di larghezza dy , ognuno dei quali è percorso dalla corrente di intensità di′ . Tale valore è ottenibile considerando la proporzione fra la corrente che fluisce sulla lastra e quella che fluisce nel conduttore infinitesimo i : di′ = h : dy i (22) di′ = dy h Il generico elemento conduttore rettilineo (distanza + y dal piano mediano) percorso dalla corrente di G intensità di′ genera nel punto P del piano mediano (a distanza d dal conduttore) il campo di induzione dB μ di′ dB = 0 2π r con direzione ed verso definiti dalle proprietà geometriche della II relazione di Laplace. Osservando la figura, si deduce che r cos θ = d per cui μ i dB P = 0 cos θ dy (23) 2π hd Le due componenti del campo rispetto agli assi y e z valgono G G − asse y: dB Py = dB P cos θ dB Py = − dBP cos θ u y (distanza + y da piano mediano) G G G G − asse z: dB Pz = dB P sin θ u z dB Pz = + dB P cos θ u z (distanza + y da piano mediano) La corrente circolante nel conduttore rettilineo, simmetrico a distanza − y rispetto al piano mediano, G genera anch’essa un campo B di valore uguale a quello della (23), ma le sue componenti valgono Parte 2 29 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino G G dB Py = dB P cos θ u y G G dB Pz = − dB P cos θ u z − asse y: dB Py = dB P cos θ (distanza − y da piano mediano) − asse z: dB Pz = dB P sin θ (distanza − y da piano mediano) G G Le due componenti dB Pz , essendo antiparallele, si compensano ed il valore del campo di induzione B è G la risultante delle altre due componenti dB Py G G G G dB P = dBPy + dB Py = − 2dBP cos θ u y e sostituendo la (23) G μ i G dB P = − 0 cos 2 θ dy u y π hd Ricordando che y = d tan θ G sostituendo in dBP si ricava dy = d dθ cos 2 θ G μ i G dB P = − 0 dθ u y π h I limiti di integrazione sono per θ=0 y=0 y=h 2 θ = arctan h 2d G μ 0 i arctan 2dh G BP = − dθ u y ∫ 0 π h G μ i h G B P = − 0 arctan u y π h 2d Quando il punto P è distante dalla lamina ( d >> h ), la funzione trigonometrica può essere approssimata h h arctan 2d 2d ed il campo di induzione magnetica diventa G μ i G BP − 0 u y ( d >> h ) 2π d 37) Un cilindro omogeneo di legno (massa m, raggio R e lunghezza d) è appoggiato su un piano liscio, inclinato di un angolo θ rispetto all’orizzontale. Lungo il piano mediano, parallelo al piano inclinato, è avvolto un filo conduttore in modo da costituire una bobina di N spire tutte uguali. Il sistema è G immerso in un campo di induzione magnetica B normale al piano orizzontale. Determinare l’intensità della corrente che deve circolare nella bobina affinché il cilindro resti in condizione di equilibrio stabile sul piano inclinato. (rappresentazione 37) Il sistema è sostanzialmente un corpo rigido e la sua posizione di equilibrio stabile su piano inclinato è definita dall’annullamento della risultante dei momenti meccanici, imputabili all’azione − della forza peso (applicata nel punto C del cilindro) G − della interazione del campo B con il momento magnetico della bobina. Detti momenti meccanici devono avere lo stesso modulo, ma verso opposto. Rispetto all’asse dato dal segmento di tangenza cilindro/piano, il momento meccanico G G (24) M O( p ) = ( C − O ) × P (imputabile alla forza peso) determina il rotolamento del cilindro verso la base del piano inclinato. Mentre il momento meccanico Parte 2 30 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ G ( m) (25) Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Gb G M O = m( ) × B G G (imputabile al momento magnetico) tende a contrastarlo. Essendo m ( b ) = Ni x Sn il momento magnetico della bobina, il verso di circolazione della corrente di intensità i x deve essere orario affinché si abbia G m G p M O( ) = − M O( ) La relazione (25) diventa G m G G (26) M O( ) = Ni x Sn × B G con S = 2Rd la superficie della bobina ed n il versore normale, orientato secondo il verso di circolazione della corrente. Uguagliano i moduli di (24) e (26) si ottiene mg sin θ R sin 90D = 2Ni x RBd sin θ Pt ossia mg 2NBd G (m) Il momento meccanico M O è anche possibile ricavarlo calcolando la forza magnetica complessiva G G G G G Ftot = FAB + FBC + FCD + FDA G dovuta all’azione che il campo B esercita sui singoli lati della bobina. Tale azione è data dalla I legge di Laplace G G G F = ix l × B ix = − lato AB = 2R G G FAB = Ni x ( B − A ) × B FAB = 2Ni x RB − lato CD = 2R G G FCD = Ni x ( D − C ) × B FCD = 2Ni x RB Le due forze hanno identico modulo, verso opposto e stessa retta di azione. La loro risultante è nulla, quindi G non forniscono alcun contributo al calcolo di Ftot . − lato BC = d G G FBC = Ni x ( C − B ) × B FAB = Ni x Bd − lato DA = d G G FDA = Ni x ( A − D ) × B FDA = Ni x Bd Le due forze hanno identico modulo, verso opposto, differente retta di azione: costituiscono una coppia di forze le cui componenti tangenti al mantello del cilindro valgono ′ = FDA ′ = Ni x Bd sin θ FBC Il momento meccanico di detta coppia di forze è m ′ R = 2Ni x RBd sin θ M (O ) = 2FBC proprio come ricavato precedentemente. 38) Si considerino due fili conduttori paralleli (distanza d) indefiniti, percorsi da una corrente di identica G intensità i costante in verso opposto. Calcolare il valore del campo B nei punti equidistanti dai due fili conduttori. Parte 2 31 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 38) I punti nei quali deve essere calcolato il campo di induzione magnetica sono quelli della retta, normale alla congiungente dei due fili conduttori, posta a distanza d 2 da questi. Scelto un sistema di riferimento come in figura e fissato un punto P a distanza x dall’origine O, si ha r = x 2 + ( d 2) 2 G Il modulo dei campi B ( x ) , generati dalla corrente di identica intensità i circolante nei due conduttori filiformi, è lo stesso e vale μ i B1 ( x ) = B 2 ( x ) = 0 2π r Il campo complessivo di induzione magnetica è la risultante dei due campi G G G (27) B ( x ) = B1 ( x ) + B2 ( x ) essendo G G ⎪⎧ B1x ( x ) = B1 ( x ) cos θ ⎪⎧B 2x ( x ) = B 2 ( x ) cos θ B1 ( x ) ⎨ B2 ( x ) ⎨ ⎪⎩ B1y ( x ) = B1 ( x ) sin θ ⎪⎩B 2y ( x ) = B 2 ( x ) sin θ Per proprietà geometriche le due componenti rispetto l’asse y risultano opposte fra loro, quindi non G forniscono alcun contributo alla determinazione del valore di B ( x ) . Il campo complessivo risulta diretta lungo l’asse x G G G μ i G B ( x ) = B1x ( x ) + B2x ( x ) = 2 0 cos θ u x 2π r con cos θ = ( d 2 ) r . Sostituendo i valori di r e cos θ G μ 2d G B(x) = 0 i 2 ux π d + 4x 2 Approssimazioni: G μ i G − quando x = 0 , si ha il valore massimo B ( 0 ) = 2 0 u x π d G μ d G − quando x >> d , si ha B ( x ) 0 i 2 u x 2π x G − quando x → ∞ , il valore si annulla B ( ∞ ) = 0 39) Si consideri un cavo coassiale (un conduttore cilindrico interno di raggio r3 ed una guaina conduttrice cilindrica esterna coassiale di raggi r1 ed r2 ). Sapendo che la corrente di intensità costante i circola in verso opposto nei due conduttori, calcolare il modulo del vettore induzione G magnetica B ( r ) in funzione della distanza r dal centro del cavo. (rappresentazione 39) G Sezionando il cavo coassiale con un piano normale al suo asse, le linee del campo B ( r ) sono circonferenze concentriche con centro sull’asse del cavo e si ipotizzi che il verso di circolazione della corrente nel conduttore centrale sia entrante nel piano della figura. Il teorema di Ampère impone che la circuitazione di G B ( r ) lungo una circonferenza di raggio r, concentrica con le linee di campo, valga G G B r • dl = 2πrB ( r ) = μ 0i ( r ) ( ) v∫ ossia (28) Parte 2 B(r) = μ0 i ( r ) 2π r 32 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino essendo la distanza r variabile fra ( 0 ≤ r ≤ ∞ ) . Conseguentemente il valore del campo di induzione magnetica risulta funzione della distanza dal centro del cavo coassiale. − 0 ≤ r ≤ r3 : la circonferenza considerata concatena solamente una parte di corrente circolante nel G conduttore interno. Ricordando che l’intensità della corrente è il flusso del vettore densità di corrente j attraverso una sezione, si ha la proporzione i : i 3 ( r ) = jπr32 : jπr 2 ossia si ha r2 i3 ( r ) = i 2 r3 Sostituendo tale valore nella (28) si ricava μ r B3 ( r ) = 0 i 3 2 2π r3 − r3 ≤ r ≤ r2 : la circonferenza considerata concatena completamente la corrente circolante nel conduttore interno, quindi i ( r ) = i ed il campo di induzione magnetica vale B2 ( r ) = Quando r = r3 si ha B 2 ( r3 ) ≡ B3 ( r3 ) . − μ0 1 i 2π r r2 ≤ r ≤ r1 : la circonferenza considerata concatena completamente la corrente circolante nel conduttore interno ed una parte di quella circolante nella guaina cilindrica esterna. Ricordando che l’intensità della G corrente è il flusso del vettore densità di corrente j attraverso una sezione, si ha la proporzione i : i1 ( r ) = jπ ( r12 − r22 ) : jπ ( r 2 − r22 ) ossia si ha i1 ( r ) = i r 2 − r22 r12 − r22 Applicando il teorema di Ampère si ricava G G B r • d l = 2πrB1 ( r ) = μ 0 ⎡⎣i − i1 ( r ) ⎤⎦ ( ) 1 v∫ ossia μ 0 i − i1 2π r ⎞ μ i ⎛ r2 B1 ( r ) = 0 2 2 ⎜ 1 − r ⎟ 2π r1 − r1 ⎝ r ⎠ B1 ( r ) = Quando r = r2 si ha B1 ( r2 ) ≡ B 2 ( r2 ) . − r > r1 : la circonferenza contorna sia la corrente circolante nel conduttore interno sia quella circolante nel conduttore esterno. Poiché il verso di circolazione delle correnti nei due conduttori è antiparallelo, il valore del vettore di induzione magnetica totale è nullo in quanto risultante di due vettori antiparalleli fra loro G B0 ( r ) = 0 40) Un lungo solenoide di raggio r0 , composto da n spire per unità di lunghezza, è percorso da una corrente stazionaria di intensità i 0 . Sull’asse del solenoide è posizionato un filo conduttore rettilineo, percorso da una corrente stazionaria di intensità i1 . Calcolare il valore di i1 affinché a distanza G r = r0 2 = cost il campo B abbia una direzione che formi un angolo θ = 45D con l’asse del solenoide. Parte 2 33 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 40) All’interno del solenoide, percorso dalla corrente stazionaria di intensità i 0 , il campo di induzione magnetica vale B0 = nμ0i 0 è uniforme e diretto parallelamente al suo asse. A distanza r = r0 2 dall’asse del G solenoide, il campo B1 generato dalla corrente stazionaria di intensità i1 vale μ i B1 = 0 1 2π r G G G Essendo i due campi normali fra loro, se il campo di induzione risultante B = B0 + B1 deve formare un angolo θ = 45D con l’asse del solenoide, i loro moduli devono essere uguali μ i B0 = B1 n μ 0i 0 = 0 1 2π r ossia i1 = n πr0i 0 41) Un’asta conduttrice rigida, omogenea e di lunghezza l 0 ruota, con attrito trascurabile, attorno ad un G asse verticale passante per uno degli estremi con velocità angolare uniforme ω . Sapendo che il G sistema è immerso in un campo di induzione magnetica B uniforme e parallelo all’asse di rotazione, calcolare la forza elettromotrice indotta. (rappresentazione 41) L’asse di rotazione verticale passi per l’estremo H dell’asta conduttrice. La velocità periferica dell’altro estremo K vale G G G v = ω× l0 e nel tempo dt l’estremo K descrive un arco di circonferenza ds = l 0 d θ mentre l’asta spazza l’area 1 1 (29) d Σ = l 0 ds = l 02 d θ 2 2 G Il flusso del campo B attraverso a tale area vale G G G 1 dΦ B = B × n d Σ = Bd Σ = Bl 02 d θ N 2 // La legge di Faraday- Lentz impone che sia G dΦ B 1 dθ 1 = − Bl 02 = − Bl 02 ω Ei = − dt 2 dt 2 e ricordando la definizione di velocità angolare si ricava 1 Ei = − Bl 02 ω 2 Il segno negativo è conseguente del fatto che il flusso, attraverso all’area spazzata dall’asta durante la G rotazione, tende ad aumentare nel tempo, ossia d Φ B dt > 0 . ( ) ( ) ( ) 42) Una spira rettangolare ( AB = CD = d 0 , BC = DA = h 0 ) conduttrice (resistenza elettrica R) si G allontana con velocità v uniforme da un filo conduttore indefinito, percorso da una corrente stazionaria di intensità i . Sapendo che un identico piano contiene sia il filo sia la spira, che il lato AD si mantiene sempre parallelo al filo e che al tempo iniziale t = 0 la spira dista s 0 dal filo, calcolare la forza elettromotrice indotta nella spira, l’intensità della corrente indotta ed il suo verso di circolazione. Parte 2 34 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 42) Scegliendo un riferimento come in figura, la corrente circolante nel filo conduttore genera un campo di induzione magnetica in accordo alla legge di Biôt-Savart μ i B( x) = 0 0 2π x G essendo x la distanza dal filo. Le linee di campo B ( x ) hanno simmetria cilindrica e le superfici di campo sono le superfici cilindriche che hanno come asse il filo conduttore. Attraverso la superficie Σ = l 0 d 0 della G spira il campo B ( x ) definisce il flusso G G G Φ ⎡⎣ B ( x ) ⎤⎦ = B ( x ) • n Σ = B ( x ) Σ (30) G G Per quando detto circa la simmetria delle linee di campo, si ha B ( x ) // n . Attraverso alla superficie della spira, che si allontana dal filo, il flusso (30) non resta costante nel tempo in G quanto il modulo di B ( x ) diminuisce secondo la legge 1 x . La legge di Faraday-Lentz impone che si generi una f.e.m. indotta data dalla relazione G d Φ ⎡⎣ B ( x ) ⎤⎦ (31) Ei = − dt Suddividendo la spira in infiniti elementi di superficie infinitesima d Σ = h 0 dx , attraverso i quali si ha il flusso infinitesimo G μ dx (32) d Φ ⎡⎣ B ( x ) ⎤⎦ = B ( x ) d Σ = 0 i 0 h 0 2π x G La spira si sposta con velocità v diretta lungo l’asse x, quindi al generico tempo t il lato AD si trova nella posizione x i = s 0 + v t mentre il lato BC nella posizione x f = s 0 + d 0 + v t . Integrando la (32) si ottiene G x f dx μ Φ ⎡⎣ B ( x ) ⎤⎦ = 0 i 0 h 0 ∫ xi x 2π G μ μ s + d 0 + vt v Φ ⎡⎣ B ( x ) ⎤⎦ = 0 i 0 h 0 ln f = 0 i 0 h 0 ln 0 2π v i 2π s0 + vt Applicando la definizione (31) si ricava la f.e.m. indotta μ v Ei = − 0 i 0 h 0 d 0 2π ( s 0 + vt )( s 0 + d 0 + vt ) Poiché la spira presenta una resistenza elettrica R, essa è sede di una corrente indotta di intensità Ei μ d h v ii = = − 0 i0 0 0 R 2π R ( s 0 + vt )( s 0 + d 0 + vt ) circolante in verso orario: compensazione perché la variazione del flusso è negativa (legge di Lentz) G d Φ ⎡⎣ B ( x ) ⎤⎦ <0 dt 43) Un freno a corrente parassita di Foucault è costituito da un disco omogeneo conduttore (resistività ρ, conduttività σ = 1 ρ ) di raggio r0 , massa m e spessore d. Il disco ruota con velocità angolare G G uniforme ω attorno al suo asse di simmetria. Un campo di induzione magnetica B , uniforme e con direzione parallela all’asse di rotazione, è applicato su una piccola area quadrata Σ = l 2 della sua superficie. Sapendo che detta area è a distanza r dall’asse di rotazione, calcolare il momento meccanico frenante. (rappresentazione 43) Parte 2 35 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Nel tempo dt della rotazione del disco, l’area Σ descrive un arco di lunghezza ds = v dt = r0 ω dt , spazzando un’area d Σ = lds = r0 lω dt G Attraverso all’area spazzata il campo B definisce un flusso G G G d Φ B = B • n d Σ = Bd Σ = Br0 ωld t ( ) La cui variazione temporale vale G dΦ B ( ) = Br ωl 0 dt e per la legge di Faraday-Lentz, si determina la f.e.m. indotta G dΦ B Ei = − = − Br0 ωl dt Dal punto di vista elettrico, l’area Σ è equivalente ad un resistore di lunghezza l e sezione S = ld la cui resistenza elettrica vale l l 1 R =ρ =ρ =ρ S ld d L’intensità della corrente indotta ha valore Ei 1 i i = = − Br0 ωld = − σBr0 ω ld R ρ G ed il verso di circolazione è quello radiale. Per la I legge di Laplace, il campo B esercita sul resistore equivalente una forza G G G F = ii l × B G diretta tangenzialmente al disco in verso opposto a quello del moto (attenzione: l’orientamento di l è G G concorde con il verso di circolazione di i i , quindi l ⊥ B ) ( ) F = i i lB Il momento meccanico, determinato da detta forza, rispetto all’asse di rotazione vale G G G M = r ×F il cui modulo è M = Fr = − σω ( B 2l 2 r02d ) 44) In una spira conduttrice quadrata di lato l = 20cm è inserito un condensatore piano (distanza fra le armature d = 0.5cm , superficie delle armature S = 100cm 2 ). Il sistema trasla rigidamente con velocità uniforme v = 2m s in un campo di induzione magnetica B = 0.2 T uniforme. Calcolare sia il campo elettrico fra le armature del condensatore sia la carica depositata su di esse. (rappresentazione 44) Nel generico intervallo temporale dt la spira si sposti di un tratto dx = vdt , spazzando l’area d Σ = ldx = lvdt G attraverso alla quale il campo B determina il flusso G G G d Φ B = B • n d Σ = Blvd t ( ) La legge di Faraday-Lentz definisce una f.e.m. indotta Ei data da G dΦ B Ei = − dt ( ) Parte 2 36 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino ossia Ei = G dΦ B ( ) = − Blv dt e tale f.e.m. è uguale alla differenza di potenziale elettrico ΔV fra le armature del condensatore piano. Quando il condensatore è carico, nella regione di spazio fra di esse esiste un campo elettrico uniforme (trascurando l’effetto di bordo) Ei = ΔV = Ed Il modulo del campo elettrico vale Ei l E = = − Bv = − 40 V m d d e la carica depositata sulle armature si ricava ricordando la definizione di capacità Q = CΔV = C Ei q Q = C Ei = −ε 0 Blv S = − 3.5 ⋅10 −12 C d 45) Un solenoide molto lungo (sezione S ), costituito da n1 spire conduttrici per unità di lunghezza percorse da una corrente stazionaria di intensità i, è circondato coassialmente da un secondo solenoide costituito da n 2 < n1 spire conduttrici per unità di lunghezza (la resistenza elettrica complessiva del solenoide esterno sia R ). Sapendo che nell’intervallo temporale Δ t la corrente subisce una variazione temporale, determinare il valore della carica complessiva della corrente di induzione, circolante nel solenoide esterno, quando l’intensità i raddoppia di valore , si annulla o inverte il valore. (rappresentazione 45) Al’interno del solenoide percorso dalla corrente di intensità i, il campo di induzione magnetica vale B1 = n1μ 0i G e quando nell’intervallo temporale Δt la corrente subisce una variazione, anche il flusso Φ 2 B1 , ( ) attraverso alla superficie S2 della sezione del solenoide esterno, subisce una variazione. Per la legge di Faraday-Lentz nel solenoide esterno si determina una f.e.m. indotta (effetto primario) data da G ΔΦ 2 B1 Ei = − Δt con circolazione di una corrente indotta (effetto secondario) G Δ Φ B Ei Δq i 2 1 1 = ii = = − Δt Δt R R La carica complessiva circolante q i (ovviamente correlata alla corrente indotta) vale G 1 (33) Δq i = i i Δt = − ΔΦ 2 B1 R G ed il flusso Φ 2 B1 attraverso alla sezione S, dove il campo è differente da zero, ha valore G G Φ 2 B1 = n 2 B1S = μ 0 n1n 2Si i ΔΦ 2 B1 = μ 0 n1n 2SΔi i ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) sostituendo nella (33) si ottiene il valore della carica localizzata sulle armature del condensatore 1 Δq i = i i Δt = − μ 0 n1n 2SΔi i R Parte 2 37 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino t i ) → ii ⎫ ⎬ Δi i = i i t f ) → 2i i ⎭ 1 R Δq i = − μ 0 n1n 2Si i t i ) → ii ⎫ ⎬ Δi i = − i i t f ) → 0⎭ t i ) → ii ⎫ ⎬ Δi i = 2i i t f ) → − ii ⎭ Δq i = 1 μ 0 n1n 2Si i R 1 R Δq i = 2 μ 0 n1n 2Si i 46) Un’asta omogenea di lunghezza HK = l 0 = 10.8cm (resistenza elettrica R = 415 μΩ ) si sposta con velocità v = 4.86m s su due guide conduttrici parallele (distanza l 0 e resistenza elettrica trascurabile) indefinite. Sul sistema agisce un campo di induzione magnetica B = 1.18 T , agente normalmente al piano delle guide. Calcolare: − la f.e.m. indotta e la corrente indotta circolante nell’asta, − la potenza elettrica dissipata dalla corrente nell’asta, − la forza che dovrebbe essere applicata all’asta affinché la sua velocità resti costante, − la potenza meccanica necessaria per l’applicazione della predetta forza. (rappresentazione 46) Nell’intervallo temporale dt , l’asta si sposta di un tratto d x = v dt ed attraverso alla superficie spazzata dS = l 0 dx = l 0 vdt G il campo B definisce il flusso G G G dΦ B = B • n dS = Bl 0 vdt (34) N ( ) // La legge di Faraday-Lentz impone che si generi una f.e.m. indotta G dΦ B Ei = − dt ossia G dΦ B = − Bl 0 v = − 0.62V Ei = dt La corrente indotta circolante nell’asta vale Ei Bl v i i = = − 0 = − 1.49V R R il suo verso di circolazione è quello orario (legge di Lentz) in quanto la variazione temporale del flusso G Φ B aumenta. Si osservi che nell’asta l’estremo H possiede un potenziale maggiore (+) rispetto a quello ( ) ( ) ( ) (-) dell’estremo K. La potenza dissipata (effetto Joule) vale Pi = i ( Bl 0 v ) R= 2 = 0.92W R G Il campo B esercita sull’asta HK = l 0 , percorsa dalla corrente indotta, la forza G G F = ii ( K − H ) × B 2 i diretta in verso opposto alla direzione del moto. Essendo i due vettori normali fra loro B 2 l 02 F = iil0B = − v = − 0.19 N R Affinché la velocità resti costante, all’asta deve essere applicata la forza motrice Parte 2 38 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino G G B 2 l 02 Fv = − F = v = 0.19 N R La potenza meccanica sviluppata dalla forza è data da G dxG G G dL v d G G = = Fv • v = Fv v Pv = Fv • x = Fv • dt dt dt N // ( ) B 2 l 02 v 2 R 2 = ii R R R G Quindi la potenza meccanica sviluppata dalla forza Fv per mantenere la velocità costante è uguale a quella dissipata per effetto Joule dalla corrente indotta Pv = i i2 R = Pi Pv = 47) Un’asta conduttrice omogenea (lunghezza HK = l 0 , massa m, resistenza elettrica R) è vincolata a muoversi con attrito trascurabile su due guide parallele indefinite (distanza l 0 e resistenza elettrica trascurabile), collegate ad un generatore di f.e.m. costante E . Sul sistema agisce un campo di G induzione magnetica B , agente normalmente al piano delle guide. Calcolare: G − la velocità v con la quale si muove l’asta ed osservare che il suo modulo tende ad un valore costante, − l’intensità della corrente circolante nell’asta quando viene raggiunto il valore costante della velocità. (rappresentazione 47) Durante il moto, l’asta nel intervallo temporale dt si sposta di un tratto d x = v dt ed attraverso la superficie spazzata dS = l 0 dx = l 0 vdt G il campo B definisce il flusso G G G (35) dΦ B = B • n dS = Bl 0 vdt N ( ) // La legge di Faraday-Lentz impone che si generi una f.e.m. indotta quando G dΦ B Ei = − dt e dalla (35) si ricava G dΦ B = − Bl 0 v Ei = dt Come effetto secondario della f.e.m. indotta, si genera una corrente indotta i i che si sovrappone alla corrente i 0 prodotta dal generatore. Il verso di circolazione della corrente indotta è quello orario (legge di G Lentz) in quanto la variazione temporale del flusso Φ B aumenta. Poiché anche il verso di circolazione ( ) ( ) ( ) della corrente prodotta dal generatore è oraria, l’intensità complessiva e la somma delle due intensità E Ei E − Bl 0 v (36) i = i0 + ii = + = R R R G Ed il verso di circolazione è orario. Il campo B esercita sull’asta HK = l 0 , percorsa dalla corrente di intensità i, la forza G G F = i (K − H)× B diretta in verso opposto alla direzione del moto. Essendo i due vettori normali fra loro Parte 2 39 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino E l 0 B − l 02 B 2 v F = il 0 B = R e la II legge della dinamica impone che F E l 0 B − l 02 B 2 v = m mR Quando l’accelerazione si annulla, la velocità assume un valore costante (velocità di regime) E v reg = = cost a=0 l0 B in tale condizione − la f.e.m. indotta risulta uguale e contraria a quella fornita dal generatore Ei = E , a= − sostituendo il valore v reg nella (36) si ricava che la corrente circolante è nulla i = 0 . Osservazione: lo schema di risoluzione proposto può indurre false considerazioni circa la possibilità di mantenere la velocità limite senza fornire potenza all’asta, staccando il generatore. La spiegazione di tale fatto è riconducibile all’approssimazione di aver trascurato qualsiasi tipologia di forze passive. Nella realtà, anche a velocità di regime deve essere fornita potenza per far circolare corrente di opportuna intensità in modo che la forza magnetica compensi la risultante delle forze passive. 48) Un filo rettilineo conduttore è percorso da una corrente di intensità costante i 0 = 110 A . Ad una distanza d = 10.2cm , un’asta conduttrice di lunghezza HK = l 0 = 9.83cm e resistenza elettrica R = 415 Ω si muove con velocità v = 4.86m s parallelamente al filo su due guide rettilinee passanti per gli estremi dall’asta. Il sistema considerato è complanare e si trova immerso in un campo di G induzione magnetica B uniforme, con direzione normale al piano. Trascurando sia le forze passive sia la resistenza elettrica delle guide, calcolare: − la f.e.m. indotta e la corrente indotta circolante nell’asta, − la potenza dissipata per effetto Joule nell’asta, − la forza che deve essere applicata all’asta per mantenerla in moto uniforme e la potenza meccanica che deve essere fornita. (rappresentazione 48) Scelto un riferimento come in figura, la corrente di intensità i 0 genera un campo di induzione magnetica secondo la legge di Biôt-Savart μ i B( x) = 0 0 2π x G Durante il moto dell’asta, viene spazzata un’area attraverso alla quale si determina un flusso Φ B che G varia nel tempo poiché l’area spazzata aumenta. A tale d Φ B d t corrisponde una f.e.m. indotta (legge di ( ) ( ) Faraday-Lentz) come effetto primario e come effetto secondario inizia a circolare una corrente indotta. La determinazione della f.e.m. indotta può essere fatta seguendo due procedimenti differenti. G − Primo procedimento: le cariche libere dell’asta (elettroni) sotto l’azione del campo B ( x ) sono sottoposte alla forza di Lorentz che genera un campo elettromotore G G G FL G G G G FL = ( − e ) v × B ( x ) E em = = v × B(x) ( − e) G Si osservi che il campo elettromotore risulta antiparallelo rispetto alla forza FL . Si definisce f.e.m. la circuitazione del campo elettromotore: nel presente calcolo la linea chiusa, lungo la quale calcolare G l’integrale, è il virtuale circuito definito da asta e guide. Oggettivamente, poiché il campo E em ha valore nullo semplicemente nell’asta, la circuitazione si riduce ad un integrale di linea Parte 2 40 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino G G G d + l0 G d + l0 G G G Ei = v∫ E em • dl = ∫ E em • dx = ∫ ⎡⎣ v × B ( x ) ⎤⎦ • d x d d I due vettori del prodotto vettoriale sono normali fra loro, mentre il vettore prodotto e lo spostamento sono antiparalleli fra loro, quindi ⎤ G G d + l0 ⎡ G d + l0 d d μ dx μ 0 d Ei = ∫ ⎢ v × B ( x ) ⎥ • dx = − ∫ vB ( x ) dx = ∫ vB ( x ) dx = 0 i 0 v ∫ = i 0 v ln d d d + l0 d + l0 x ⎥ 2π 2π d + l0 ⎢⎣ ⊥ ⎦ /0 Ei = μ0 d = 2.53V i 0 v ln 2π d + l0 La corrente indotta ha intensità ii = Ei = μ0 i0 d v ln = 6.09 ⋅10 − 4 A 2π R d + l0 R ed il verso di circolazione è quello orario. − Secondo procedimento: suddividendo l’area spazzata in infiniti elementi infinitesimi di valore G d Σ = xdx = vtd x , il flusso di B ( x ) attraverso ad essi vale G G G dΦ B = B ( x ) • n dΣ G essendo n il versore normale alla superficie, orientato concordemente con il campo G μ dx d Φ B = B ( x ) d Σ = 0 i 0 vt 2π x Integrando tale relazione si ricava G d + l0 dx μ μ d + l0 Φ B = 0 i 0 vt ∫ = 0 i 0 vt ln d d 2π x 2π La legge di Faraday-Lentz definisce la f.e.m. indotta G dΦ B d + l0 μ Ei = − = − 0 i 0 vt ln dt 2π d μ d Ei = 0 i 0 v ln = 2.53 ⋅10 − 4 A 2π d + l0 e l’intensità della corrente indotta vale Ei μ i d i i = = 0 0 v ln = 6.09 ⋅10 − 4 A R 2π R d + l0 con verso di circolazione è quello orario. La potenza dissipata per effetto Joule è definito dalla relazione Pv = i i2 R = 1.54 ⋅10 − 7 J e per ogni singolo elemento d x dell’asta, la II legge di Laplace (forza magnetica) ha valore G G G dF = i i dx × B ( x ) /0 G si osservi che l’elemento dx è orientato secondo il verso di circolazione della corrente indotta. dF = − i i B ( x ) dx ( ) ( ) ( ) ( ) La forza complessiva su tutta l’asta si ricava integrando d + l0 dx μ μ d + l0 F = − 0 i 0i i ∫ = − 0 i 0i i ln d d 2π x 2π μ d = 3.1710 − 8 N F = 0 i 0i i ln 2π d + l0 Parte 2 41 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Il cui verso è opposto alla direzione del moto. Affinché la velocità risulti costante nel tempo, all’asta deve essere applicata una forza G G Fv = − F che implica una potenza meccanica spesa G dxG G G dL v d G G Pv = = = Fv • v = Fv v Fv • x = Fv • dt dt dt N // ( ) Pv = Fv v = 1.54 ⋅10 − 7 W 49) Una spira conduttrice di forma semicircolare (raggio r e resistenza elettrica R) ruota, con velocità G G angolare uniforme ω , attorno al suo diametro AB in un campo di induzione magnetica B uniforme e parallelo al diametro. Calcolare l’intensità della corrente indotta e la d.d.p. ai capi del diametro per effetto della sola forza magnetica. (rappresentazione 49) G Si orienti il versore normale n alla superficie S = πr 2 2 della spira normalmente alla direzione del campo G B . Il flusso del campo attraverso alla superficie è nullo, infatti G G G Φ B =B •nS = 0 N ( ) ⊥ la f.e.m. indotta (legge di Faraday-Lentz) è nulla, come è nulla intensità della corrente indotta ii = 0 Ogni carica libera (elettroni) della spira è sottoposta all’azione della forza di Lorentz G G G FL = − ev × B ed essendo i due vettori normali fra loro, si ha (37) FL = − ev B La velocità è sempre ortogonale alla spira ed il suo valore dipende dalla distanza che la carica libera ha dall’asse di rotazione. A sua volta tale distanza è funzione dell’angolo formato fra il diametro ed il raggio r relativo al punto in cui si trova la carica h ( θ ) = r sin θ v ( θ ) = ωh ( θ ) = ωr sin θ Il valore della (37) è FL = − e ω rBsin θ ed il campo elettromotore associato vale FL = e ω rBsin θ −e La d.d.p. fra i due estremi del diametro è definita dalla relazione G B G VA − VB = ∫ E • d l E= A Essendo la variabile di integrazione l’angolo θ, all’estremo A corrisponde l’angolo A ( θ = 0 ) mentre all’altro estremo del diametro B ( θ = π ) . Risolvendo l’integrale (si osservi dalla figura che lo spostamento G d l nei due punti corrispondenti a θ e 180D − θ ha verso opposto) si ricava che G π G π VA − VB = ∫ E • d l = e ωr 2 B∫ sin θ cos θ dθ 0 0 ossia VA − VB = 0 In tale condizione non si ha alcuna circolazione di corrente nella spira. Parte 2 42 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 50) Nel campo gravitazionale terrestre, si considerino due guide conduttrici (parallele fra loro a distanza d 0 ) poste su un piano inclinato di un angolo θ con l’orizzontale. La loro parte superiore e collegata G tramite un resistore di resistenza R. Il sistema è immerso in un campo di induzione magnetica B uniforme, orientato orizzontalmente come in figura. Una sbarretta conduttrice (massa m e lunghezza d 0 ) inizia a scendere con velocità iniziale nulla lungo le guide con attrito trascurabile da un’altezza iniziale h: calcolare la velocità limite (costante) di scorrimento. (rappresentazione 50) Nell’intervallo temporale dt la sbarretta conduttrice HK spazza l’area dΣ = d 0 vdt G attraverso la quale il campo B determina il flusso G G G d Φ B = B • ndΣ = Bd 0 v cos ϕ dt G G essendo l’angolo compreso fra B e la normale n dato da π ϕ= +θ cos ϕ = − sin θ 2 G Il segno meno indica che il flusso di B attraverso l’area spazzata è entrante G d Φ B = −Bd 0 v sin θ dt ( ) ( ) La f.e.m. indotta è definita dalla legge di Faraday-Lentz G dΦ B Ei = − = Bd 0 v sin θ dt mentre la corrente indotta vale Ei Bd 0 v ii = = sin θ R R G L’area spazzata tende ad aumentare per cui d Φ B dt > 0 , quindi per la legge di Lentz la corrente indotta G G deve circolare in verso antiorario per generare un campo Bi antiparallo rispetto a B . Durante la discesa, le forze agenti sulla sbarretta sono G G − la forza peso P = mg (orientata verticalmente verso il basso), G G G − la forza magnetica F = ii d 0 × B (orientata verticalmente verso l’alto) e la velocità costante di scivolamento viene raggiunta quando G G B2 d 02 v F = −P sin θ = mg R ossia mgR v= 2 2 B d 0 sin θ ( ) ( ) 51) Una spira rettangolare rigida ( PQ = RS = a = 20cm , QR = SP = b = 10cm ) è costituita da un materiale conduttore di densità lineare λ = 5 ⋅ 10− 2 g cm ed è percorsa da una corrente stazionaria di intensità i 0 . La spira è libera di ruotare, con attrito trascurabile, attorno al lato PQ parallelo all’asse G G x del riferimento P { x, y, z} . Quando sulla spira agisce il campo di induzione B = Bu z ( B = 2 ⋅ 10 − 2 T ) ruota di un angolo θ = 30D , raggiungendo la posizione di equilibrio. Essendo la permeabilità magnetica del vuoto μ 0 = 4π ⋅ 10 − 7 H m , calcolare: − il valore dell’intensità i 0 , − il lavoro compiuto dalle forze magnetiche durante la rotazione. Parte 2 43 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 51) La risoluzione del problema può essere eseguita seguendo due procedimenti equivalenti e precisamente a) La spira possiede un momento magnetico G G G m = i 0Sn = i 0 ab n G ed il campo B esercita un’azione su di essa tramite un momento meccanico G G G ⎛π ⎞G M 1 = m × B = i 0 abBsin ⎜ − θ ⎟ u x 2 ⎠ ⎝ cos θ che determina la rotazione attorno all’asse fisso PQ. La forza peso, applicata nel baricentro, definisce anch’essa un momento meccanico G 1G G b G M 2 = b × P = − mg sin θ u x 2 2 che tende ad opporsi alla rotazione della spira. La massa della spira vale m = λ ( 2a + 2b ) = 2λ ( a + b ) e quando la spira raggiunge la posizione di equilibrio, la risultante dei due momenti meccanici è nulla G G M1 + M 2 = 0 La corrente circolante nella spira ha una intensità λg a + b i0 = tan θ = 2.12 A B a Durante la rotazione, il momento delle forze magnetiche compie un lavoro θ L m = ∫ M 1d θ = i 0 abBsin 30D = 4.24 ⋅10 − 4 J 0 b) Le forze magnetiche agenti sui singoli lati della spira valgono − lato PQ: FPQ = 0 a causa della reazione del vincolo, G G G G G G G G G − lato QR ed SP: FQR = i 0 b × B = i 0 bBsin ( π − θ ) u x = i 0 bBsin θ u x e FSP = i 0 b × B = − i 0 bBsin θ u x ; le due forze si annullano, G G G G − lato RS: FRS = i 0 a × B = − i 0 aB u y ed il suo momento meccanico rispetto all’asse di rotazione è G G G G M 1 = b 2 × FRS = i 0 abBcos θ u x La forza peso, applicata nel baricentro, definisce anch’essa un momento meccanico G 1G G b G M 2 = b × P = − mg sin θ u x 2 2 che tende ad opporsi alla rotazione della spira. La massa della spira vale m = λ ( 2a + 2b ) = 2λ ( a + b ) e quando la spira raggiunge la posizione di equilibrio, la risultante dei due momenti meccanici è nulla G G M1 + M 2 = 0 Anche con il presente procedimento si ottengono i precedenti risultati. 52) Una bobina è formata da N = 20 spire conduttrici, avvolte secondo due semicirconferenze uguali (di raggio a = 20cm ) posizionate su piani ortogonali fra loro. La bobina ruota con velocità angolare uniforme ω = 100 rad s attorno all’asse individuato dalla intersezione dei due pini contenenti le spire ed è immersa in un campo uniforme B = 0.5 T , normale all’asse di rotazione. Calcolare: − la f.e.m. indotta ed il suo valore massimo, − la potenza media sviluppata se la resistenza totale della bobina è R = 10 Ω . Parte 2 44 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 52) G G Attraverso alla superficie delle due mezze semicirconferenze il campo B determina un flusso Φ B . G G Definiti con n1 ed n 2 i due versori normali alle due superfici, il flusso vale G G G G G πa 2 ⎡ πa 2 ⎛π ⎞⎤ Φ B = N B • n1S + B • n 2S = NB cos θ t + cos + θ t = NB ⎡ cos θ ( t ) − sin θ ( t ) ⎤⎦ ( ) ( ) ⎜ ⎟⎥ 2 ⎢⎣ 2 ⎣ ⎝2 ⎠⎦ essendo θ ( t ) = ωt a causa della rotazione della bobina. Ricordando che ( ) ( ) ( ) 1 1 ⎡ 1 1 π π⎤ ⎤ 1 ⎡ cos θ ( t ) − sin θ ( t ) ⎥ = cos θ ( t ) cos − sin θ ( t ) sin ⎥ ⎡⎣cos θ ( t ) − sin θ ( t ) ⎤⎦ = ⎢ ⎢ 2 4 4⎦ 2⎣ 2 2 2⎣ ⎦ ossia 1 1 ⎡π ⎤ ⎡⎣cos θ ( t ) − sin θ ( t ) ⎤⎦ = cos ⎢ + θ ( t ) ⎥ 2 2 ⎣4 ⎦ il flusso risulta essere definito dalla relazione G G G G G πa 2 ⎡π ⎤ cos ⎢ + θ ( t ) ⎥ Φ B = N B • n1S + B • n 2S = NB 2 ⎣4 ⎦ La f.e.m. indotta vale G dΦ B πa 2 ⎡π ⎤ sin ⎢ + θ ( t ) ⎥ = NB Ei = − dt 2 ⎣4 ⎦ ( ) ( ) ( ) ed il suo massimo valore è ( Ei ) max La potenza media sviluppata risulta essere 〈P〉 = πa 2 = 22.2 V 2 = NB (E ) i max 2R = 24.7 W 53) La spira conduttrice fissa (raggio r1 = 10cm ) è percorsa dalla corrente di intensità costante i = 20 A . Sull’asse di tale spira vi è il centro di una seconda spira conduttrice che si allontana dall’altra con velocità v = 3m s uniforme lungo l’asse. Calcolare le f.e.m. indotta nella spira mobile quando la distanza fra le spire è d = 5cm . (rappresentazione 53) L’asse della spira fissa sia l’asse x del riferimento e la corrente circoli in verso orario. G Il campo di induzione magnetica B è orientato concordemente lungo l’asse ed il suo valore nel generico punto x vale μ r1 Bx = 0 i 2 ( r 2 + x 2 )3 2 1 ed il suo flusso attraverso alla superficie S2 = πr della spira mobile è G G G r1r22 1 Φ 2 B x = B x • n x S2 = μ 0 πi 32 2 ( r12 + x 2 ) 2 2 ( ) La legge di Faraday-Lentz definisce che la f.e.m. indotta è definita dalla relazione G G dΦ 2 Bx d Φ 2 B x dx =− Ei = − dt dx dt N ( ) ( ) v Parte 2 45 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino r1r22 3 x Ei = μ 0 πiv 52 2 (r2 + x2 ) 1 quando x = d = 10 cm la f.e.m. indotta risulta avere valore r1r22 3 d = 4.8610 − 8 V Ei = μ 0 πiv 52 2 2 2 (r + x ) 1 54) Una spira quadrata conduttrice cade verticalmente per effetto della forza di gravità. Durante in moto G verticale passa da una regione di spazio, nella quale agisce un campo B uniforme (con modulo B = 0.5 T e direzione orizzontale), ad una nella quale non esiste alcun campo. La massa della spira vale m = 150 g , il lato l 0 = 0.5cm e la resistenza elettrica R = 1.0 Ω . Calcolare: − la velocità limite di caduta della spira quando attraversa il piano di separazione fra le due regioni di spazio, − l’energia persa per effetto Joule durante l’intervallo temporale di attraversamento completo del piano di separazione fra le due regioni di spazio. Attenzione: assumere che la velocità della spira, quando raggiunge il piano di separazione fra le due regioni di spazio, sia quella limite e che essa resti costante durante l’intero attraversamento. (rappresentazione 54) Assumendo un riferimento con l’asse z orientato verso il basso (concorde con la direzione del moto), nel tempo dt la spira si sposta di un tratto dz = vdt spazzando un’area dS = l 0 dz = vl 0 dt . Il flusso del campo G B attraverso a tale superficie vale G G G dΦ B = B • n dS = BdS = Bvl 0 dt N ( ) // La legge di Faraday-Lentz definisce che la f.e.m. indotta è definita dalla relazione dΦ ( B) Ei = − = − Bvl 0 dt e l’intensità della corrente indotta vale Ei Bvl 0 ii = = − R R G con verso di circolazione antiorario. Su ogni lato della spira il campo B esercita un’azione che si esplica con una forza magnetica definita da G G G dF = i i d l × B ed essendo i vettori normali fra loro, il modulo vale 2 B 2 l 02 v lim Pi = i i2 R = R E nell’intervallo temporale Δ t = l 0 v , impiegato dalla spira per il completo attraversamento del piano di separazione fra le due regioni di spazio, la potenza dissipata ha valore 2 B 2 l 02 v lim ΔU = mgl 0 = = 0.074 J Pi = Δt R Il valore corrisponde esattamente alla perdita di energia potenziale e ciò non implica alcun aumento di energia cinetica: tale perdita determina un riscaldamento della spira. 55) Un lungo solenoide, costituito da n spire per unità di lunghezza (raggio R), è percorso da una corrente di intensità costante i 0 . Lungo l’asse del solenoide è posizionato un filo rettilineo conduttore percorso da una corrente di intensità costante i x , che circola concordemente con i 0 . Parte 2 46 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino Determinare il valore dell’intensità della corrente circolante nel filo rettilineo affinché nei punti a G distanza r = R 2 il vettore di induzione magnetica B tot abbia una direzione che formi l’angolo θ = 45D rispetto all’asse del solenoide. (rappresentazione 55) G Il campo B1 , nei punti interni al solenoide, ha modulo dato dalla relazione (38) B0 = nμ 0i 0 = cost (direzione parallela all’asse del solenoide) nell’approssimazione che la lunghezza del solenoide sia assolutamente prevalente rispetto al diametro delle G n spire. Il campo B ( r ) , generato dalla corrente di intensità i x circolante nel filo rettilineo, alla distanza r = R 2 da questo ha modulo definito dalla relazione di Biôt-Savart μ i (direzione normale all’asse del solenoide) (39) B(r) = 0 x 2π r G G G I due campi sono ortogonali fra loro e poiché il campo risultante B tot = B0 + B ( r ) deve formare un angolo θ = 45D rispetto all’asse, i due moduli (38) e (39) devono essere uguali μ0 i x = nμ 0i 0 2π r ossia i x = nμ 0 Ri 0 56) Si consideri un elettromagnete con i due poli di forma circolare (raggio r = 0.5m ) posizionati orizzontalmente e con il polo nord nella posizione inferiore. Trascurando l’effetto di bordo, il campo di induzione magnetica nel volume di spazio fra i poli è uniforme e nell’intervallo temporale Δ t = 10s , l’intensità del campo varia dal valore B i = 0.1T al valore B f = 1.1T . Calcolare il campo elettrico indotto fra i due poli. (rappresentazione 56) Si consideri una circonferenza di raggio 0 ≤ r′ ≤ r (superficie S′ = π r′ 2 ), coassiale con i due poli e orientata G in verso antiorario (coerentemente con la direzione del campo). Il flusso concatenato del campo B subisce una variazione temporale lineare del tipo B ( t ) = Bi + k Δ t per cui si ha una f.e.m. indotta alla quale è associato un campo elettrico indotto non conservativo G ΔΦ B (42) Ei = − Δt G G G con Φ B = B ( t ) • n S G Il versore normale n alla superficie contornata dalla circonferenza di raggio r′ sia orientato concordemente con l’orientamento di della circonferenza. ( ) ( ) G ΔΦ B ( ) = πr ′ Δt La (42) si può scrivere 2 ΔB ( t ) = πr ′ 2 k Δt G G Ei = −πr′2 k = v∫ E i • dl = E i 2πr′ ossia 1 Ei = − kr′ 2 Il coefficiente k si ricava ricordando il suo significato, cioè (43) Parte 3 47 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino k= Δ B B ( t ) − Bi = = 0.1T Δt Δt E la relazione (43) vale numericamente 1 ⎛N⎞ E i = − kr′ = − 0.05 r′ ⎜ ⎟ 2 ⎝C⎠ ora per − r′ = 0 Ei = 0 → N C N C G G Osservazione: avendo orientata la linea chiusa di integrazione in verso antiorario ( n // B ), il segno meno G che compare nel valore del campo elettrico indotto indica che E i ha verso orario. − r′ = r → E i = − 2.5 ⋅10 − 2 57) Due guide rettilinee parallele (distanza d 0 = 10cm ) giacciono in un piano normale alla direzione di un G campo B (con B = 2 T ) uniforme. Due aste conduttrici AD = BC = d (con resistenza elettrica rispettivamente R 1 = 5 Ω e R 2 = 10 Ω ) possono muoversi con attrito trascurabile lungo le guide. Nell’ipotesi che il resistore con R 1 sia fermo e quello con R 2 si allontani con velocità costante v = 50cm s , calcolare l’intensità ed il verso di circolazione della corrente indotta nel circuito ABCD. Ripetere il calcolo quando R 2 e fermo ed R 1 si muove con identica velocità. (rappresentazione 57) Nel tempo dt il resistore di resistenza R 2 si sposta di un tratto d x = vdt , spazzando l’area dS = dvdt G attraverso la quale si ha il flusso infinitesimo del campo B dato da G G G d Φ B = B • ndS = Bd 0 v dt ( ) La legge di Faraday-Lentz definisce la f.e.m. indotta G dΦ B = − Bd 0 v Ei = − dt La resistenza complessiva del circuito spira vale R 1 + R 2 e la corrente indotta ha intensità ( ) ii = Ei R1 + R 2 = − 0.06 A con circolazione nel verso orario. Bloccando l’asta di resistenza R 2 e muovendo quella di resistenza R 1 , il calcolo dell’intensità della corrente indotta attraverso un analogo procedimento conduce allo stesso risultato. 58) Un lungo solenoide di raggio r0 , costituito da n spire per unità di lunghezza, è percorso da una corrente di intensità variabile secondo la relazione i ( t ) = i 0 cos ωt (essendo i 0 il massimo valore della intensità e ω la pulsazione). Calcolare il campo elettrico indotto in funzione della distanza r dall’asse del solenoide. (rappresentazione 58) Il campo di induzione magnetica all’interno del solenoide ha modulo B ( t ) = nμ 0i ( t ) = nμ 0i 0 cos ωt ed è diretto parallelamente all’asse del solenoide. Si considerino i due casi Parte 3 48 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ − Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino r < r0 : si consideri una circonferenza di raggio r con il centro sull’asse del solenoide. Attraverso alla sua superficie si ha il flusso G Φ B = = B ( t ) πr 2 ( ) e la legge di Faraday-Lentz definisce la f.e.m. indotta G dΦ B G G = v∫ E i • d l Ei = − dt Calcolando i valori dei due termini si ha G G dΦ B G G 2 dB ( t ) = πr = − πr 2 nμ 0 ω sin ωt E • d l = E i 2π r i v∫ dt dt e sostituendo si ricava il campo elettrico indotto (non conservativo) all’interno del solenoide 1 E i ( r ) = nωμ 0i 0 r sin ωt 2 − r > r0 : considerando una circonferenza di raggio r, con il centro sull’asse del solenoide, attraverso la sua superficie si ha il flusso G Φ B = = B ( t ) πr 2 ≡ B ( t ) πr02 G in quanto la sezione utile è proprio quella del solenoide poiché esternamente il campo B e nullo. Seguendo il procedimento precedente si ricava che il campo elettrico indotto all’esterno del solenoide vale r2 1 E i ( r ) = nωμ 0i 0 0 sin ωt 2 r ( ) ( ) ( ) 59) Un cavo coassiale di lunghezza d 0 grande, costituito da due conduttori coassiali di raggio r1 ed r2 > r1 , è percorso da una corrente di intensità costante i (il verso di circolazione è opposto nei due conduttori). Calcolare sia l’energia magnetica, immagazzinata in un tratto d di cavo, sia il valore della induttanza. (rappresentazione 59) Se il verso di circolazione della corrente nel conduttore interno avvenisse da sinistra verso destra (vedere G figura), il vettore campo B avrebbe verso orario mentre quello generato dalla corrente di identica intensità circolante da destra a sinistra nel conduttore esterno avrebbe verso antiorario. Nello spazio esterno al cavo il G campo complessivo B tot è nullo in quanto generato da due identiche correnti circolanti in verso antiparallelo. Si consideri una sezione normale del cavo coassiale e sul piano della sezione una circonferenza di raggio r1 < r < r2 . Applicando il teorema di Ampère, nel caso di fenomeni stazionari, si ha G G B r • d l = B ( r ) 2π r = μ 0i ( ) v∫ G G con lo spostamento d l parallelo e concorde con B . Ricavando il valore del modulo del campo μ i B(r) = 0 2π r Considerando plausibile supporre che la maggior parte dell’energia magnetica sia contenuta nello spazio fra i due conduttori del cavo, la densità di energia magnetica per unità di volume vale 2 dU m 1 B 2 μ 0 ⎛ i ⎞ um = = = ⎜ ⎟ dW 2 μ 0 8π 2 ⎝ r ⎠ Si consideri una corona cilindrica (a distanza r1 < r < r2 dall’asse del cavo) di spessore d r e lunghezza d 0 : il volume è dW = 2πrdr d ed in esso l’energia magnetica è data da Parte 3 49 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 2 μ0 ⎛ i ⎞ μ dr 2πrdr d 0 = 0 i 2 d 2 ⎜ ⎟ 8π ⎝ r ⎠ 4π r Integrando la (44) fra i valori r1 ed r2 si ricava μ r U m = 0 i 2 d 0 ln 2 4π r1 Il solenoide può essere considerato un induttore, quindi l’energia magnetica è definita dalla relazione 1 U m = Li 2 2 essendo L l’induzione dell’induttore. Uguagliando le due relazioni si ottiene μ r L = 0 d 0 ln 2 4π r1 60) Calcolare l’induttanza di un solenoide toroidale a sezione rettangolare percorso da una corrente di intensità costante i. Sia N il numero delle spire di altezza h con r1 il raggio interno ed r2 quello esterno. (44) dU m = u m dW = (rappresentazione 61) G Il campo B è diretto lungo l’asse del solenoide. Si consideri una circonferenza di raggio r1 < r < r2 con centro sull’asse del solenoide e orientata in funzione del verso del campo. Il teorema di Ampère impone che per una spira G G B v∫ • dl = B2πr = μ 0i da cui si ottiene μ0 i 2π r Il solenoide è formato da N spire uguali, quindi il campo complessivo vale μ i B= 0 N 2π r ed alla distanza r dall’asse del solenoide si consideri la corona circolare di spessore dr . Attraverso alla superficie dS = 2πrdr il flusso del campo B è dato da G G G d Φ B = B • ndS = BdS = Nμ 0 idr B= ( ) Poiché la spira è rettangolare di altezza h, il flusso complessivo del campo per tutta l’altezza del solenoide vale G d Φ B = Nμ 0 hid r ( ) e integrando fra il minimo valore r1 ed il massimo valore r2 si ricava G r2 Φ B = Nμ 0 hi ∫ dr = Nμ 0 hi ( r2 − r1 ) r1 G Il flusso complessivo NΦ B è uguale al prodotto dell’induttanza L per la corrente che genera il campo G NΦ B = ⎡⎣ N 2μ 0 h ( r2 − r1 ) ⎤⎦ i = L i quindi l’induttanza del solenoide ha valore L = N 2μ 0 h ( r2 − r1 ) ( ) ( ) ( ) 61) Calcolare l’induttanza per unità di lunghezza di due cilindri conduttori cavi e coassiali, rispettivamente di raggi r1 ed r2 > r1 e lunghezza h >> ( r1 ,r2 ) . Le estremità dei due cilindri sono collegate fra loro in modo in modo che la corrente stazionaria di intensità i 0 entri nel cilindro interno ed esca da quello esterno. Parte 3 50 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino (rappresentazione 61) Si consideri una circonferenza di raggio r1 < r < r2 , concentrica con i due cilindri, posizionata nel piano di una qualsiasi sezione normale del sistema e orientata secondo il verso di circolazione della corrente nel cilindro interno. Il teorema di Ampère impone che sia G G (45) v∫ B ( r ) • dl = B2πr = μ 0i concatenata si ricordi che la corrente fluisce sulla superficie dei due cilindri. Attenzione: G − se la circonferenza fosse contenuta nel cilindro interno ( r < r1 ), il campo B avrebbe valore nullo in quanto non si avrebbero correnti concatenate i concatenata = 0 . − se la circonferenza concatenasse il cilindro esterno ( r > r2 ),il campo complessivo avrebbe valore nullo in quanto risulterebbe dal contributo di due correnti di identica intensità circolanti in verso opposto. Dalla (45) si ricava il campo di induzione magnetica con modulo pari a μ i μ i B ( r ) = 0 concatenata ≡ 0 0 2π r 2π r e verso orario. Il valore è equivalente a quello generato da una corrente di intensità i, circolante lungo l’asse del sistema. Attraverso ad una superficie piana dS , (posta a distanza r1 < r < r2 dall’asse del sistema) di altezza dr e di lunghezza h, esiste un flusso G G G μ dr d Φ B = B • ndS = BdS = Bhdr = 0 hi 0 2π r G Il flusso totale Φ B risulta essere proporzionale alla corrente che genera il campo G G Φ B = ∫∫ d Φ B = Li 0 ( ) ( ) ( ) ( ) S e risolvendo G r2 dr μ μ r Φ B = 0 hi 0 ∫ = 0 hi 0 ln 2 = L i 0 r 1 2π r 2π r1 Si definisce induttanza per unità di lunghezza la relazione L μ r L′ = = 0 ln 2 h 2π r1 che risulta essere una caratteristica geometrica del sistema. È possibile ricavare tale espressione considerando il volume infinitesimo definito da uno strato cilindrico di spessore dr e di lunghezza h dW = 2πrhdr La densità di energia magnetica per unità di volume dU m 1 B 2 um = = dW 2 μ 0 ha valore costante nel volume considerato e l’energia magnetica complessiva, contenuta nel volume racchiuso fra i due cilindri, vale r2 dr μ μ r = 0 i 02 h ln 2 U m = ∫ dU m = ∫∫∫ u m dW = 0 i 02 h ∫ r 1 2π r 2π r1 W Ricordando che tale energia è possibile esprimerla attraverso l’induttanza μ 1 r U m = Li 2 = 0 i 02 h ln 2 2 2π r1 si ricava il valore dell’induttanza per unita di volume ( ) Parte 3 51 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino L′ = L μ 0 r2 ln = h 2π r1 62) Un filo indeformabile e di massa trascurabile sostiene una sbarretta omogenea (lunghezza l e massa m) magnetizzata con il punto di sospensione localizzato all’estremità dalla polarità negativa (polo G sud). Generando un campo B di intensità uniforme e direzione orizzontale (normale alla configurazione di equilibrio del sistema nella quale la tensione del filo è equilibrata dalla forza peso), descrivere l’azione che viene esercitata sulla sbarretta magnetizzata. (rappresentazione 63) G La magnetizzazione della sbarretta è descritta dal suo momento magnetico m , orientato dalla polarità negativa a quella positiva. G G G G La presenza del campo B determina un momento meccanico M m = m × B che tende a ruotare la sbarretta G attorno al punto di sospensione, cercando di allineare m alle linee del campo. Tuttavia la forza peso G G G P = mg determina, rispetto al medesimo punto di sospensione, un momento meccanico M P che si oppone al precedente: in condizione di equilibrio detti momenti meccanici hanno identico modulo ⎧ ⎛π ⎞ ⎪⎪ M m = mBsin ⎜ 2 − θ ⎟ = mB cos θ ⎝ ⎠ Mm = MP ⎨ ⎪ M = mg l sin θ ⎪⎩ P 2 da cui si ricava 2m B θ = arctan mgl 63) Sul fondo di una vasca piena di acqua (indice di rifrazione n a = 1.33 ) alla profondità h = 2.5 m , rispetto al pelo libero, è posto un disco di rame. Sopra la superficie dell’acqua vi è aria (indice di rifrazione n = 1.00 ) ed osservando la posizione del disco, da un punto posizionato molto vicino alla normale, la sua profondità sembrerebbe apparentemente diminuire. Determinare detta apparente profondità. (rappresentazione 63) Immaginando la superficie del disco parallela a quella del pelo libero dell’acqua, la retta normale è identica per le due superfici. Si consideri un raggio luminoso uscente dalla superficie del disco e sia − θ l’angolo che forma con la retta normale (nell’acqua), − θ′ l’angolo formato dal raggio luminoso rifratto (uscente dall’acqua). La legge di Snell applicata al sistema impone che sia n a sin θ = n sin θ′ La distanza fra la normale ed il punto dal quale emerge nell’aria il raggio luminoso vale (46) d = h tan θ d = z tan θ′ Avendo definito con z la profondità (dal pelo libero dell’acqua) dell’intersezione del prolungamento del raggio rifratto con la retta normale. Dalla (46) si ricava tan θ (47) z=h tan θ′ che rappresenta appunto la profondità apparente alla quale un osservatore osserverebbe il disco. Per raggi luminosi prossimi alla retta normale (raggi parassiali) è possibile affermare che sin θ′ tan θ′ e che θ 0 (ossia cos θ 1 ), quindi Parte 3 52 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino sin θ′ tan θ′ = na sin θ n e sostituendo nella (47) si ricava z=h n 1 n = 1.87 m h n a cos θ na 64) Una sorgente puntiforme di luce monocromatica è posta sul fondo di un recipiente, contenente un liquido trasparente per un’altezza h = 0.5m , nel centro della base. Il sistema è circondato dall’aria ed osservando il pelo libero del liquido si osserva che la luce fuoriesce semplicemente da un’area circolare di raggio r0 = 0.57 m con centro sulla normale passante per la sorgente. Calcolare l’angolo limite o di Brewster sulla superficie di separazione liquido/aria. (rappresentazione 64) La legge di Snell per il sistema liquido/aria definisce che n liq sin θ liq = n ar sin θ ar (48) e nel caso dell’angolo limite si ha π θar = 2 per cui la (48) diventa n sin θ liq = ar n liq Poiché i raggi escono unicamente dalla superficie π r 2 centrata sulla normale, si ha r0 = h tan θ liq r0 = 48D74′ h Assumendo l’indice di rifrazione dell’aria pari ad uno ( n ar = 1 ), si ricava l’indice di rifrazione del liquido n sin θar 1 n liq = ar = = 1.33 sin θliq sin θ liq θ liq = arctn 65) Nell’aria (indice di rifrazione n = 1 ) una sottile lamina oleosa di spessore costante (indice di rifrazione n 0 = 1.32 ) è spalmata su una lastra di vetro (indice di rifrazione n v = 1.50 ). Sulla lamina incide un’onda piana monocromatica la cui lunghezza d’onda può variare in modo continuo dal minimo valore λ m = 485nm al valore massimo λ M = 679nm . Per il fascio riflesso si osserva una interferenza totalmente negativa per i due valori estremi delle lunghezze d’onda, mentre non si osserva il fenomeno per tutte le altre lunghezze d’onda comprese. Calcolare lo spessore della lamina oleosa. I raggi luminosi subiscono il fenomeno della riflessione sia sulla superficie di separazione aria/lamina oleosa sia sulla superficie di separazione lamina oleosa/aria. All’interno della lamina oleosa i raggi subiscono uno sfasamento complessivo Δ θ = π , che risulta correlato alla differenza di cammino ottico Δ r . Se lo spessore della lamina fosse d, la condizione di interferenza negativa relativamente alle due lunghezze d’onda estreme è 1⎞ 1⎞ ⎛ ⎛ 2dn o = ⎜ k m + ⎟ λ m 2dn o = ⎜ k M + ⎟ λ M (49) 2⎠ 2⎠ ⎝ ⎝ Non esistendo nessuna lunghezza d’onda compresa nell’intervallo ( λ m , λ M ) che soddisfi la condizione di interferenza negativa, ovviamente non ci sarà alcun valore intero di k compreso nell’intervallo ( k m , k M ) . Parte 3 53 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino I due valori di k, riferiti ai valori estremi dell’intervallo ( λ m , λ M ) , sono correlati dalla relazione (50) k m = k M +1 e operando sulle (49) e (50) si ricava d = 643nm con km = 3 kM = 2 66) Un’onda piana monocromatica di lunghezza λ = 680nm investe due lastrine di vetro (lunghezza l = 120nm ) a contatto reciproco in un estremo e distanziate di h = 0.05nm nell’altro. Sapendo che il sistema è immerso nell’aria, determinare quante frange di interferenza compaiono sulla intera lunghezza h. (rappresentazione 66) L’aria fra le due lastrine costituisce un virtuale cuneo che determina una differenza di cammino ottico Δ r fra i raggi riflessi dalle due superfici di separazione aria/vetro. Detta differenza di cammino varia con continuità fra il valore iniziale 0 e quello finale d, per cui si evidenziano frange di interferenza parallele alla linea di contatto fra le due lastrine. Poiché l’indice di rifrazione dell’aria è minore di quello del vetro, una delle due riflessioni avviene nel mezzo con minore indice di rifrazione ed in tale situazione la differenza di fase è pari a Δ θ = π . La condizione per avere frange luminose visibili è 1⎞ ⎛ 2x = ⎜ k + ⎟ λ 2⎠ ⎝ con 0≤x≤h La prima frangia luminosa si ha per k = 0 , l’ultima quando x = h al quale corrisponde h 1 k = 2 − = 141 λ 2 Si osservi che nella relazione non compare la lunghezza delle lastrine, quindi il valore massimo è indipendente da l. La spaziatura fra le frange è pari a 120 /141 = 0.85 nm . 67) Calcolare l’ingrandimento lineare di uno specchio piano e di uno specchio sferico convesso, considerando un oggetto esteso con dimensione lineare l 0 . Dare la rappresentazione grafica di quanto dedotto. (rappresentazione 67) Trattando corpi estesi nel fenomeno della riflessione, si deve tenere presente la convenzione − per un oggetto: la distanza di un suo punto dall’asse ottico è positiva, se il punto è situato sopra l’asse ottico − per un’immagine: la distanza di un suo punto dall’asse ottico è positiva, se il punto è situato sotto l’asse ottico. Si definisce ingrandimento lineare la relazione l′ I= l0 essendo l 0 la dimensione lineare dell’oggetto ed l′ quella dell’immagine − Specchio piano: considerando la rappresentazione (67°), per i triangoli simili ABV e A′B′V si ricava AB : A′B′ = AV : A′V A′B′ A′V = (51) AB AV Parte 3 54 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino con AB = l 0 e A′B′ = l′ . Per la convenzione sopracitata, essendo l’immagine sopra l’asse ottico l′ < 0 e l’ingrandimento vale l′ I sp = − l0 Ponendo AV = p la distanza oggetto/specchio e A′V = q quella immagine/specchio, l’ingrandimento può essere riscritto tenendo conto della (51) l′ q I sp = − = − l0 p − Specchio sferico convesso di raggio R: considerando la rappresentazione (67b), per i triangoli simili ABV e A′B′V si ricava AB : A′B′ = AV : A′V A′B′ A′V = (52) AB AV con AB = l 0 e A′B′ = l′ . Per la convenzione sopracitata, essendo l’immagine sopra l’asse ottico l′ < 0 e l’ingrandimento vale l′ I sp = − l0 Ponendo AV = p la distanza oggetto/specchio e A′V = q quella immagine/specchio, l’ingrandimento può essere riscritto tenendo conto della (52) l′ q I sp = − = − l0 p 68) Un sistema ottico è costituito da uno specchio piano e da uno specchio sferico convesso (raggio di curvatura R = 10cm ) con lo stesso asse ottico. La distanza fra i vertici dei due specchi vale V1 V2 = d = 30cm . Una sorgente puntiforme monocromatica P, posta a distanza l 0 = 10cm dallo specchio piano, è schermata in modo da inviare luce solamente sullo specchio piano. Fra tutte le immagini formate dal sistema ottico, calcolare a quale distanza dal vertice V2 dello specchio sferico si forma l’immagine più vicina. (rappresentazione 68) Si consideri un solo raggio luminoso uscente dalla sorgente schermata P e incidente sullo specchio piano e l’immagine P1 è situata sull’asse ottico, a distanza l 0 dal vertice V1 dello specchio. Il raggio riflesso dallo specchio piano risulta divergente ed incide sullo specchio sferico convesso: per tale specchio il raggio risulterebbe provenire dalla sorgente reale P1 , posizionata a distanza p = l 0 + d dal vertice V2 , e formerebbe l’immagine P2 . L’equazione che correla la distanza P1V2 = p (sorgente/specchio) e la distanza P2 V2 = q (immagine/specchio) con il raggio di curvatura dello specchio è 1 1 2 + = p q R Secondo la convenzione dei segni si ha p>0 q<0 R<0 quindi si ricava 1 1 2 − =− p q R La distanza dell’immagine virtuale P2 dal vertice V2 dello specchio vale Parte 3 55 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino 1 1 2 q = 22.2 cm = + = 4.5 ⋅10 − 2 cm −1 q p R I raggi riflessi dallo specchio sferico si possono considerare generati dalla sorgente virtuale P2 e per quelli sufficientemente parassiali (paralleli all’asse ottico) si ha una riflessione da parte dello specchio piano e formano un’immagine P3 , la cui distanza da V1 è maggiore di quella di P1 . A sua volta P3 risulta sorgente dei raggi ulteriormente riflessi dallo specchio sferico e formeranno l’immagine P4 , ad una distanza dal vertice V2 maggiore rispetto a quella di P2 . Tale processo è valido per tutte le successive riflessioni e si deduce che P2 è proprio l’immagine che risulta essere più vicina di tutte al vertice V2 . 69) Ricavare la relazione dell’ingrandimento lineare per uno specchio sferico (rappresentazione 69) Si definisce ingrandimento lineare il rapporto fra la dimensione geometrica l′ dell’immagine e quella l 0 dell’oggetto l′ I= l0 − Specchio concavo (rappresentazione 69a): sapendo che vale la convenzione distanza oggetto/specchio : p>0 distanza immagine/specchio : q<0 raggio di curvatura dello specchio : R<0 dimensione geometrica oggetto : l0 > 0 dimensione geometrica immagine : l′ > 0 Nei due triangoli simili ABC e A′B′C si ricava ′B′ = AC : A′C AB N:A N l0 l′ AB A′B′ = AC A′C l′ A′C VC − VA′ −R − ( −q ) I= = = = l 0 AC VA − VC p − ( −R ) da cui q−R p+R − Specchio convesso (rappresentazione 69b): sapendo che vale la convenzione distanza oggetto/specchio : p>0 distanza immagine/specchio : q>0 raggio di curvatura dello specchio : R >0 dimensione geometrica oggetto : l0 > 0 dimensione geometrica immagine : l′ < 0 Nei due triangoli simili ABC e A′B′C si ricava ′B′ = AC : A′C AB N:A N I= l0 l′ AB A′B′ = AC A′C l′ A′C VC − VA′ R −q I= =− =− =− l0 p+R AC VA + VC Parte 3 56 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino da cui I= q−R p+R 70) Si consideri nell’aria una sottile lente biconvessa le cui superfici hanno identico raggio di curvatura R = 10cm . Un oggetto puntiforme, posto sull’asse ottico a sinistra della lente alla distanza p = 4.55cm dal centro, forma un’immagine virtuale alla destra della lente a distanza q = 2p dal centro sempre sull’asse ottico. Calcolare il valore dell’indice di rifrazione del vetro della lente. L’indice di rifrazione del materiale che costituisce la lente sia n e la relazione per le lenti sottili è ⎛ 1 1 1 1 ⎞ + = ( n − 1) ⎜ − ⎟ p q ⎝ R1 R 2 ⎠ essendo per convenzione distanza oggetto/centro : p>0 distanza immagine/centro : q = −2p < 0 raggio di curvatura del primo diottro : R1 > 0 raggio di curvatura del secondo diottro : R 2 < 0 Poiché R 1 = R 2 = R , si ricava l’equazione ( n − 1) 1 1 + =2 p q R dalla quale si ricava che l’indice di rifrazione del materiale vale R n = 1+ = 1.55 4p 71) Un tubo cilindrico, contenente un liquido trasparente, è racchiuso da una lastra piana e da una lente sottile biconvessa i cui raggi di curvatura sono identici e valgono R = 30cm (sia la lastra sia la lente sono di vetro con indice di rifrazione n v = 1.5 ). Il sistema è posto nell’aria (indice di rifrazione n = 1 ) e posizionando una sorgente puntiforme sull’asse ottico del sistema, a distanza p = 44.8cm dal centro della lente, si osserva che dalla superficie piana escono raggi luminosi tutti paralleli a detto asse. Calcolare l’indice di rifrazione del liquido trasparente. Poiché i raggi luminosi escono dalla lastra piana parallelamente all’asse ottico, in quanto la lastra non altera minimamente la direzione dei raggi incidenti normalmente su di essa, si deduce che i raggi luminosi si propagano anche nel liquido parallelamente all’asse ottico del sistema. Ciò implica che la sorgente puntiforme deve essere posizionata nel fuoco della lente biconvessa sull’asse ottico. L’equazione del − diottro aria/vetro (lente) vale n nv nv − n (53) + = p q R − diottro vetro/liquido vale nv nx nx − nv (54) + = − q q′ −R Per quanto spiegato prima, nella (54) q′ = ∞ e si ha n n − nv (55) − v =− x q R ed eliminando la variabile q fra la (53) e la (55) si ricava Parte 3 57 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino ⎛ R⎞ n x = 2n v − ⎜1 + ⎟ = 1.33 p⎠ ⎝ 72) Un oggetto lineare di lunghezza AB = l 0 = 2cm è posizionato su una retta orizzontale nell’aria (indice di rifrazione n = 1 ) con il punto A alla distanza p A = 10cm da una lastra trasparente di spessore s = 5cm (indice di rifrazione n v = 1.5 ). Calcolare l’immagine del punto A ed il valore dell’ingrandimento lineare longitudinale del sistema ottico. (rappresentazione 72) Posizionando il punto A alla sinistra della lastra piana a distanza AV1 = p A , la sua immagine dovuta al doppio diottro si ricava considerando il sistema di equazioni n nv nv − n (56) + = p A q′ R n n − nv n + v = (57) s − q′ q A R′ Per la lastra piana R = R ′ = ∞ e confrontando le due equazioni fra loro si ricava s + n vpA s − q′ =− qA = − nv nv ossia q A = −13.3cm e l’immagine del punto A si trova alla sinistra del punto V2 . L’immagine del punto B si ricava con un analogo procedimento e la sua distanza dal punto V2 vale qB = − s + n v ( p A − l0 ) s − n vpA =− nv nv e la lunghezza A′B′ = l′ dell’immagine complessiva è data da 1 l′ = q A − q B = ( s + n v p A − s − n v p A + n v l 0 ) = l 0 nv L’ingrandimento lineare I = l′ l 0 longitudinale è pertanto unitario l′ I = =1 l0 73) Un sistema è costituito da un tubo di lunghezza d , contenete un liquido trasparente di indice di rifrazione n x , chiuso da due lenti uguali piano/convesse di vetro (indice di rifrazione n v ) con identico raggio di curvatura R. Un fascio luminoso, parallelo all’asse ottico del sistema, incide sulla prima lente e fuoriesce dalla seconda ancora parallelamente all’asse ottico. Il sistema è posto nell’aria (indice di rifrazione n): determinare l’indice di rifrazione del liquido trasparente. (rappresentazione 73) Il sistema di equazioni relative alla prima lente (primo diottro) è n nx nx − n (58) p=∞ + = p q′ ( + R ) nv n − nv n R′ = ∞ (59) + x = x ( − q′) f 2′ ( + R ′) Parte 3 58 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino essendo f 2′ la seconda distanza focale della prima lente, calcolata dal suo centro. Confrontando le equazioni si ricava n n f 2′ = R x q′ = R v n v −1 n v −1 Affinché il fascio luminoso esca dalla seconda lente ancora parallelo all’asse ottico, occorre che l’immagine formata dalla prima lente cada esattamente nel primo fuoco f1′′ della seconda lente. Il sistema di equazioni relative alla seconda lente (secondo diottro) è nx nv nv − nx R′ = ∞ (60) + = f1′′ q′′ ( + R ′ ) nv n n − nv p′′ = ∞ + = ( − q′′) p′′ ( − R ) Confrontando le equazioni si ricava n n f1′′ = R x q′′ = f1′′ v n v −1 nx Analiticamente la condizione che il primo fuoco della seconda lente cada esattamente nel secondo fuoco della prima lente si esprime come f 2′ + f1′′ = d e sostituendo i rispettivi valori si ricava n n R x +R x =d n v −1 n v −1 Operando si ricava d n x = ( n v − 1) 2R (61) 74) Un oggetto puntiforme, posto a distanza p da un obiettivo fotografico costituito da una lente sottile con diametro (o apertura) pari a d 0 , è focalizzato in un’immagine puntiforme su una pellicola piana, posta a distanza q dall’obiettivo. Un altro oggetto puntiforme, localizzato alla distanza p + Δ p dalla lente, non risulterà focalizzato sul piano pellicola in quanto i suoi raggi attraversano il proprio punto coniugato prima di incidere (o attraversare) la pellicola. In una tale situazione sul piano pellicola si formerà un cerchio di confusione: dimostrare che il suo diametro vale q d = d0 2 Δp p (rappresentazione 74) Considerando l’asse ottico del sistema, sia − P l’oggetto puntiforme che forma l’immagine puntiforme Q esattamente sul piano pellicola, − P′ l’oggetto puntiforme (con tan θ θ PP′ = Δ p ) che forma l’immagine Q′ non focalizzata sul piano pellicola, − l’angolo che il raggio luminoso uscente dalla lente (e che determina l’immagine Q′ ) forma con l’asse ottico. Il sistema di equazioni relativo a P e P′ è 1 1 1 (62) P) + = p q f 1 1 1 + = (63) P′) p + Δ p q − Δq f e tenendo conto che geometricamente si ha Parte 3 59 Vittorio Mussino: vittorio.mussino@polito.it ____________________________________ Dipartimento di Fisica – Politecnico di Torino d0 d QQ′ = = Δ q tan θ = ( q − Δ q ) tan θ 2 2 Considerando raggi luminosi parassiali, tan θ θ per cui si ricava d0 d = Δq θ = ( q − Δq ) θ 2 2 ed eliminando l’angolo fra loro Δq (65) d d0 q − Δq Dalla seconda delle (64) si ha p q ( p + Δp ) 1 1 1 1 q − Δq = = + − pΔq + pΔ p + p 2 q − Δq p q p + Δ p (64) Δq = q 2Δp pΔq + pΔ p + p 2 Sostituendo nella (65) q Δp q d 0 2 Δp p ( p + Δp ) p Fissati i valori di p e q e considerando come accettabile un cerchio di confusione di diametro d, la profondità del fuoco Δ p risulta inversamente proporzionale al diametro di apertura della lente d d0 p2 d q d0 Nelle macchine fotografiche, l’apertura è nota dal rapporto distanza focale/diametro lente anteriore f = 1_1.4 _ 2.8_ 5.6 _11_ 22 _ 32 _ " d Δp CORREZIONI Parte 3 60 G u2 rappresentazione 01 +q G F2 r d θ G u1 θ x + q0 G Ft θ d r G F1 +q G uy G ux vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 02 2d 0 G u θ π 2+θ l0 G Ty G T y G Tx x +q G FC G P vittorio.mussino@polito.it G uy G ux x 1 rappresentazione 03a B ( +q ) A ( +q ) G u l0 θ l0 2 G F3 G Ftot θ G F2 O ( +q ) l0 C ( +q ) G uy G F1 G ux vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 03b G uy G ux l0 G∗ F (q0 ) θ G Ftot ( + q) l0 vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 04 G EB G uy G ux G EO A(+q) ( + q0 ) G∗ E G EA l0 l0 2 G u θ O(+q) θ l0 B(+q) vittorio.mussino@polito.it 1 G EC 120D G EA G EB G uA G uB C ( +q ) rappresentazione 05 l0 60D l0 G uy G ux A ( +q ) l0 B ( +q ) vittorio.mussino@polito.it 1 C ( +q ) G uB G uA rappresentazione 06 30D rC l0 G EB l0 G EA G rA G EC G rB 30D A ( +q ) G uC l0 vittorio.mussino@polito.it G uy B ( +q ) G ux 1 rappresentazione 07 G E0 G E0 P G F− G dl − q0 G E0 G E0 45D O vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 08 +q +q l0 2 A +q l0 vittorio.mussino@polito.it +q 1 O rappresentazione 09 G u θ π 2+θ l0 G Ty G T G Tx d0 G FC G P vittorio.mussino@polito.it G uy G ux 1 A ( −q ) d0 d0 O B ( −q ) θ G uy G F x G FA G ux G FB C ( +q ) rappresentazione 12 G uA θ G uB 180D − θ G P vittorio.mussino@polito.it 1 −σ +σ +σ −σ G E rappresentazione 13 B A G E s d vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 14 G E( x) G ux vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 15 ΔV (q ) p G v B P R A d vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 16 dq r + y0 θ O x θ − y0 θ0 θ0 G dE 2 G dE ( x ) P r θ G dE1 G uy dq O vittorio.mussino@polito.it G ux 1 rappresentazione 17 dq O − d0 A + d0 x ( figura a ) xA + x0 − x0 O dq dq B + d0 − d0 ( figura b ) −x +x vittorio.mussino@polito.it xB 1 rappresentazione 18 R dS dΩ G n r vittorio.mussino@polito.it G E 1 rappresentazione 20 ( + ρ) G n G E(r) r R vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 22 R2 G E R1 G E vittorio.mussino@polito.it 1 C1 rappresentazione 24 C4 C2 C3 (+) (−) C5 C7 C6 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 25 r2 dr r1 r (ρ) vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 26 (tf ) ( t i = 0) d0 B G v r l0 E A x vittorio.mussino@polito.it 1 G B′2 D i1 d0 2 A G n2 c ix G B1 A G B′′2 r1 E d0 G n1 d G B′1 rappresentazione 27 d0 G B′′1 B d0 2 C G BE r2 B G B2 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 28 ( ΔV ) l0 G v O G FL ( + q) l0 G v G B vittorio.mussino@polito.it 1 G B rappresentazione 29 G v (m ) (mi ) p A ( ΔV ) G FL B C d vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 30 G dl R D d G dFBC G uy C G FCD O d i B G B ( G dl A G FAB G ux ( G dFBC ) y G dFBC θ B vittorio.mussino@polito.it ) x G R dFBC O C 1 rappresentazione 31 x i1 B b d0 i2 A a D D G B1 ( d 0 ) G B1 ( d 0 ) G ux C b A G B1 ( x ) G uy B G FAB G FCD G B1 ( d 0 + b ) C B d0 C b B G dl A G dFDA G B1 ( d 0 + b ) G dFBC CG dl D G B1 ( x ) G B1 ( x ) vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 32 x G B2( d0 − x) i1 G dF23 G dl G B1 ( x ) G dF13 d0 − x i2 i3 x G dF31 G dl i1 x G B3( d0 − x) G dl i3 G B3( x) d0 − x vittorio.mussino@polito.it i2 G dF23 1 rappresentazione 33 G B CD G dl D A i0 G uθ G dl G dl G ur θ i0 O G B AB r2 r1 C vittorio.mussino@polito.it G dl B 1 rappresentazione 34 G ω dq r R vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 35 i R G B di′ds r i i G dF r dh ds − E + vittorio.mussino@polito.it 1 P rappresentazione 36 d s −y x +y z h r z G + dB Pz y G G dB Py dB P G P − dB Pz θ r G dB P G dB P r d −y vittorio.mussino@polito.it +y y 1 G B G B G m D θ C R d n ix C ix θ A G (p) MO 2R B rappresentazione 37a G (m) MO vittorio.mussino@polito.it 1 G B G B G FCD G FDA G FBC G FAB G FDA rappresentazione 37b G ′ FDA G ′ FBC C R G FBC O G P θ vittorio.mussino@polito.it 2 y G uy rappresentazione 38 r O θ i i x r P G ux G B1 ( x ) d 2 θ r θ O d 2 vittorio.mussino@polito.it G B ( x) x r G B2( x) 1 r1 r2 r3 rappresentazione 39 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 40 G B0 π 4 i1 G B G B0 G B1 r π 4 r0 i0 G B G B1 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 41 G ω G B H dθ l0 ds G v K vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 42 G uy G B ( x) C dx ii D h0 i G v x B ii s0 G ux d0 A vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 43a G ω r0 r G B d G ( ω) r0 r vittorio.mussino@polito.it r 1 rappresentazione 43b G B l G ω ii d l G F r vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 44 G B dx O x G v l d vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 45 ( n2 ) i G B i (S) ( n1 ) vittorio.mussino@polito.it 1 G B rappresentazione 46 dx K ( − ) x G v ii G Fv H(+) l0 ii vittorio.mussino@polito.it 1 G B rappresentazione 47 G i l0 G B dx x G F K G v i l0 ii H i vittorio.mussino@polito.it (−) (+ ) E 1 G B ( x) rappresentazione 48 G B ( x) d ii G v l0 G FL x H dx G v i ii ii K ( x) x dx vittorio.mussino@polito.it G B ( x) G dF 1 G B rappresentazione 49 G ω G n B ( − e) r G dl G v G dl θ h ( θ) r 180D − θ θ A G FL G FL vittorio.mussino@polito.it G B G ω 1 rappresentazione 50 ϕ = π 2+θ G B (R) ϕ h G B G n G v θ vdt K ii G n θ G B G F H G i i l0 G v d0 vittorio.mussino@polito.it H K G P 1 rappresentazione 51 G uz G B P G uy G ux G B a b ϕ G m θ Q G ω S b2 b1 θ R G P vittorio.mussino@polito.it G FRS 1 G B G ω a rappresentazione 52 a G n1 θ(t) G n2 π + θ(t) 2 G B vittorio.mussino@polito.it G B 1 rappresentazione 53 (x) G v G Bx x d r1 i vittorio.mussino@polito.it 1 D rappresentazione 54a l0 A ⇑ G B≠0 dz G B G B=0 G n ⇓ l0 C B G v z vittorio.mussino@polito.it 1 G FDA rappresentazione 54b ii ii ( A − D) ⇑ D G i i d lCD A G B≠0 G dFAB G B=0 G dFCD G B G i i d lAB G B G B G P l0 C ⇓ ii l0 z B vittorio.mussino@polito.it 2 i0 R ix r G B(r) R i0 G B tot rappresentazione 55 r 45D ix i0 G B0 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 56a (S) r r′ G n G B (N) vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 56b G B r G Ei G dl r′ G n vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 57 G B A dx d0 B ( R1 ) (R2 ) G v D C vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 58 r0 r > r0 r0 r < r0 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 59a i r2 i r1 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 59b r1 i r G dl r2 G B vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 60 r2 G B h r G dl dr r1 vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 61a i r2 r1 i h vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 61b h r dr i G dl G B vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 62 G T (−) (−) G B G m l (+ ) G θ P G P vittorio.mussino@polito.it (+ ) 1 rappresentazione 63 d θ′ (n) ( na ) z h θ vittorio.mussino@polito.it 1 r0 rappresentazione 64 r ( nar ) (n ) θar θ ar = π 2 liq θ liq h vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 66 θ θ ( aria ) h l vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 67a B′ B l′ l0 θ A θ A′ V p q (a ) vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 67b B l0 B′ l′ A′ V A p C q (b ) vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 68 R V1 P1 l0 V2 P P2 C l0 d p vittorio.mussino@polito.it q 1 rappresentazione 69a B l0 R A′ C A l′ F V B′ (a ) vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 69b B R l0 B′ V A l′ A′ F C (b ) vittorio.mussino@polito.it 2 rappresentazione 72 (n v ) (n ) B A l0 B′ A′ V1 V2 l′ qA pA vittorio.mussino@polito.it s 1 rappresentazione 73 (nx ) d vittorio.mussino@polito.it 1 rappresentazione 74 d0 2 θ P′ P Q d 2 Q′ Δp p q − Δq Δq q vittorio.mussino@polito.it 1
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