Strumenti 8 ISBN: 88-7853-000-x Iª edizione luglio 2004 Edizioni SETTE CITTÀ Via Mazzini 87 01100 Viterbo tel 0761303020 fax 0761304967 info@settecitta.it redazione largo dell’Università snc 01100 Viterbo tel 0761354620 fax 270939 autori@settecitta.it www.settecitta.it Questo libro è stampato con il contributo dell’Università della Tuscia - Viterbo Marko Jačov Stefano Pifferi Francesca De Caprio Jerzy Motylewicz SAGGI VARI SETTE CITTÀ INDICE p. 7 Marco Jačov Clemente VIII e la Sacra Congregazione de Propaganda Fide 19 Stefano Pifferi Magnificenza, sfarzo, stupore, costi e curiosità nella Roma barocca, Teatro delle Nazioni, attraverso alcuni esempi di sfarzose feste, solenni entrate, cavalcate d’ingresso d’insigni personaggi 67 Francesca De Caprio Notarelle sul viaggio d’esilio a Roma di Maria Casimira Sobieska regina di Polonia 109 Jerzy Motylewicz I mercanti dei paesi dell’Impero Turco nel commercio del Dniestr alla metà del XVIII secolo Clemente VIII e la Sacra Congregazione de Propaganda Fide Marco Jačov Qualche volta la situazione politico-militare internazionale influiva sulla decisione del pontefice di fondare una nuova Congregazione. Così per esempio il papa Clemente VIII, dopo aver, l’ultimo giorno di luglio 1592, appreso dagli inviati dell’imperatore Rodolfo II il pericolo ottomano fondò “la Congregazione per gli affari bellici d’Ungheria”.1 Poi, il 24 settembre 1593, fu costituita “la Congregazione di 17 cardinali sopra il negotio turchesco”.2 Un anno più tardi furono costituite “la Congregazione di Polonia” (19 gennaio 1594) e “la Congregazione di Germania (28 marzo 1594).3 Tutte queste Congregazioni avevano il compito di interessarsi degli aiuti militari e finanziari che sarebbero stati mandati dalla Santa Sede e dai sovrani cristiani all’imperatore Rodolfo II, mentre “la Congregazione de Propaganda Fide” avrebbe dovuto fare il possibile per proteggere i cristiani rimasti fedeli alla Chiesa Cattolica, far avvicinare gli ortodossi e i protestanti alla Santa Sede e soprattutto opporsi al processo di islamizzazione forzata. “E rammentandomi ancora”, scrisse all’epoca Gironimo Gratiani (Jeronimo Gracian) (1545-1614), superiore dei carmelitani scalzi (Ordine della Madonna del Carmine), “che il nostro Santiss[imo] P[adre] Papa Clemente VIII, bona memoria, nell’anno 1600, haveva eretta la Congregazione de gl’Illustriss[imi] Cardinali, de Propaganda Fide, della quale era Prefettto l’Illustriss[imo] Cardinale S[anta] Severina, di bona memoria, dal quale fui essortato, a nome di Sua Santità, d’inviarmi ne i paesi di Barbaria, a predicare il Giubileo dell’Anno Santo, quale viaggio io feci, intrando per Zeuta e Tituan, per fare qualche frutto nell’anime di quei poveri schiavi e d’altri Christiani, che vivono fra gl’infedeli, con grandissimo bisogno d’essere ammaestrati nella fede. Dal che mosso quando ritornai dalla captività de’ Turchi, dove stetti schiavo 2 anni, diedi a Sua Santità una relazione de i travagli grandi, che patiscono li schiavi Christiani in Barbaria, con evidente pericolo di perdere la fede”.4 8 ˇ Marko Jacov Con questo racconto del Gratiani concordano le fonti vaticane, con una differenza però che esse indicano il 10 agosto 1599 come giorno della fondazione della Sacra Congregazione de Propaganda (“Congregatio de propagatione seu dilatatione fidei”)5, quando, in presenza di Clemente VIII e sotto la presidenza del prefetto Giulio Antonio Santori, cardinale di Santa Severina6, si sono riuniti i seguenti cardinali, membri della suddetta Congregazione: Pietro Aldobrandini;7 Cinzio Passeri Aldobrandini;8 Giovanni Battista Deti Fiorenza;9 Federico Borromeo;10 Roberto Bellarmino;11 Silvio Antoniani;12 Alfonso Vincenzo Visconti;13 Cesare Baronio14 e Camillo Borghese.15 La seconda congregazione generale della Congregazione de Propaganda Fide ebbe luogo il 30 agosto 1599, nella quale fu riferita la lettera del patriarca serbo Jovan inviata al papa Clemente VIII.16 Per la terza volta i suddetti cardinali si riunirono nella congregazione generale il 20 settembre 1599.17 La quarta congregazione generale fu tenuta il 3 novembre 1599 nella casa del prefetto Giulio Antonio Santori. Oltre al prefetto, furono presenti i seguenti cardinali: Giovanni Battista Deti Fiorentza, Cesare Baronio, Silvio Antoniani, Roberto Bellarmino, Pietro Aldobrandini e Cinzio Passeri Aldobrandini. Tra l’altro, si è parlato dei cattolici nelle Indie, nella Valacchia e nella Moldavia.18 Delle lettere del patriarca Jovan sapeva anche il Gratiani. “La Chiesa Orientale dell’Illirico, hoggi Schiavonia” [il territorio che si estende dal Danubio al Mar Adriatico], informa egli, “scrive una lettera al Beatissimo Symaco Pontefice Romano persuadendolo, che mandi ministri a predicare il Vangelo per tutte le parti del Mondo”.19 Decisi di proteggere gli interessi della Chiesa, il pontefice e il patriarca fecero, durante “la lunga guerra” combattuta tra l’Impero Ottomano e quello Asburgico dal 1593 al 1606, sollevare i loro fedeli nei Balcani contro il sultano. Informando Clemente VIII dei progressi militari compiuti dai ribelli serbi, il patriarca Jovan gli promise “cento mila e più soldati scelti”. Perciò gli chiese di mandargli “un capitano con un competente esercito”, suggerendogli che i soldati pontifici attaccassero gli Ottomani dalla parte delle Bocche di Cattaro (territorio veneto) e si unissero ai ribelli serbi nella città di Onogošt, dove sarebbero venuti Clemente VIII e la sacra congregazione de propaganda fide 9 “tutti li capi della nobiltà di quel Regno e Provincie d’intorno”. In caso di successo, il capo militare mandato dal papa sarebbe stato incoronato come re della Serbia. Si sarebbe potuto compiere l’incoronazione o nella chiesa di San Pietro vicino a Novi Pazar, o a Žiča, oppure a Peć. Nella chiesa di San Pietro, perché in essa fu battezzato secondo il rito latino il fondatore dello Stato serbo medievale, Stefan Nemanja; a Žiča, perché in essa fu coronato il primo re serbo Stefan, figlio del summenzionato Nemanja, con la corona mandatagli dal papa Onorio III; a Peć, perché era la sede patriarcale.20 Alla lettera del patriarca Jovan Clemente VIII rispose il 10 aprile 1598, esprimendo la sua gioia che il patriarca e i suoi predecessori “omnem obedientiam et venerationem adhibuerunt” alla Chiesa di Roma. “Gaudemus in Domino”, scrive il papa, “et tibi congratulamur, quod in huius Ecclesia communione, extra quam non est salus, te perseverare, et huic fidei te adhaerire profiteris”.21 Nella sua risposta a Clemente VIII il patriarca Jovan confermò la sua devozione e la comunione con la chiesa cattolica. Che non si trattasse di un gesto esclusivamente personale lo si può dedurre dal fatto che egli fece firmare la sua lettera anche dal metropolita di Erzegovina, Visarion.22 Rispondendo, il 24 aprile 1599, al patriarca Jovan e al metropolita Visarion, Clemente VIII ancora una volta sottolineò la sua gioia per la perseveranza del patriarca nella comunione con la Chiesa di Roma.23 Successivamente il patriarca si rivolse al papa come “al vero successore di beato Pietro Apostolo, di Gesù Cristo vicario di tutte le chiese e di tutti i cristiani dottore, per concessione di Cristo, havendo comesso a San Pietro pascere, insegnare et regere tutte le chiese, come è determinato nelli generali concili”.24 Impedito di venire personalmente a Roma, il patriarca mandò tre suoi monaci: Sava, Damaskin e Damjan. Essi furono ricevuti da Clemente VIII. I primi due tornarono dal patriarca, mentre Damjan Ljubibratić rimase a Roma dal giugno 1600 al maggio 1601. Portando a compimento la missione affidatagli dal patriarca Jovan, egli pronunciò e sottoscrisse, anche a nome del patriarca stesso, l’atto d’unione 10 ˇ Marko Jacov del patriarcato di Peć con la Santa Sede. La cerimonia si svolse nel palazzo di Montecitorio il 7 maggio 1601: di essa sono conservati gli atti originali.25 Oltre ad aver “trattato la divulgatione seu propagatione fidei per unir la Chiesa Greca alla Latina”, la nuova Congregazione de Propaganda Fide si è dedicata “alla conversione degli Heretici intorno Genevra, et specialmente in quelle valli sottoposte al Duca di Savoia et a Grisioni, havendo aperto una porta a questa santa opera a certi Padri Capuccini”.26 Inoltre, come risulta dagli Atti della quarta congregazione, tenutasi il 3 novembre 1599, essa si impegnò di rafforzare le missioni in tutto il mondo. Non si parla della missione da svolgere tra i protestanti dell’Impero Asburgico per non provocare le discordie nell’ambito dell’esercito imperiale, composto dai cattolici, protestanti ed ortodossi, impegnato nella guerra antiottomana. Anche quando nella città di Strigonia, conquistata dagli Ottomani, alcuni soldati imperiali appartenenti alla confessione calvinista avevano profanato le immagini sacre, il papa Clemente VIII si limitò a chiedere a Rodolfo II “di levar loro ogni comodità di far male”.27 Gli scopi proposti dalla Sacra Congregazione de Propaganda Fide il 10 agosto 1599, quando fu fondata da Clemente VIII, furono ripetuti anche da Gregorio XV.28 Quest’ultimo tentò però di togliere ai re di Spagna, di Portogallo e di Francia il patronato sulle missioni nei paesi lontani tra i pagani e di sottometterle direttamente alla riorganizzata Sacra Congregazione de Propaganda Fide. Nonostante ciò, la Santa Sede continuerà a chiedere aiuto a tutti i sovrani cattolici per risolvere casi particolari. In questo contesto vanno ricordati numerosi interventi della Polonia, della Repubblica Veneta e della Francia presso la Porta Ottomana. La bolla riguardante la Sacra Congregazione de Propaganda Fide fu emanata il 22 giugno 1622 presso la basilica di Santa Maria Maggiore29. Nonostante ciò, i grandi conoscitori della storia della suddetta Congregazione indicano il 6 gennaio 1622 come data della sua fondazione, perché quel giorno fu tenuta la prima congregazione generale Clemente VIII e la sacra congregazione de propaganda fide 11 sotto Gregorio XV.30 Seguendo lo stesso ragionamento, che ritengo giusto, si dovrebbe riconoscere che la Sacra Congregazione de Propaganda Fide fu fondata il 10 agosto 1599, perché quel giorno fu tenuta la prima congregazione generale in presenza di Clemente VIII31, mentre il 6 gennaio 1622 si può considerare come data della sua riorganizzazione. 12 ˇ Marko Jacov Note 1 Biblioteca Apostolica Vaticana (BAV), Manoscritti Urbaniani Latini (Urb. Lat.) 1060, par. II, f. 472v, 474r, 628r; Urb. Lat. 866, f. 162rv; Manoscritti Barberini Latini (Barb. Lat.) 5152, f. 3v; Archivio Segreto Vaticano (ASV), Fondo Borghese (FB), serie III, vol. 19AG, f. 5v; ASV, Armadio 44, vol. 37, f. 262r, n. 449; ASV, Armadio 44, vol. 39, f. 214v; M. Jačov, I Balcani tra Impero Ottomano e potenze europee (sec. XVI-XVIII). Il ruolo della diplomazia pontificia, Cosenza, Edizioni Periferia, 1997, p. 21. 2 BAV, Urb. Lat. 1061, f. 550r; M. Jačov, op. cit., p. 30. 3 BAV, Urb. Lat. 1062, f. 42r, 182rv; M. Jačov, op. cit., 40-41. 4 Zelo della propagazione della fede dove si contiene un’essortazione per andare a predicare la Fede Cattolica nelle parti dell’Idolatri, Infedeli, et Heretici, et si dimostra la dispositione, che si trova al presente in molti Regni per riceverla. Composto per molto R. P. M. F. Gironimo Gratiani della Madre di Dio, dell’Ordine della Madonna del Carmine. Tradotto di lingua Spagnuola in Italiana, Roma, appresso Stefano Paolini, 1610, p. 7-8. ASV, Armadio 52, vol. 22, f. 94r. Giulio Santorio, cardinale di Santa Severina afferma di esser stato lui autorizzato da Clemente VIII di dare il nome alla nuova Congregazione: “Che la chiami come voglio io”; BAV, Manoscritti Urbaniani Latini (Urb. Lat.) 1067, f. 503r-504v, 523r. “Sabbato li XIII Agosto 1599. Il N[ostro] S[igno]re mercordi [10 agosto 1599] tenne una nuova Congreg[azio]ne di XI Card[ina]li, contando con li due nepoti, Santa Severina, Fiorenze, Borromeo, Baronio, Bellarmino, Visconti, che però tornò da Frascati, come si è scritto, Antonioni, et Borghese […] diciamo la cosa vera dell’erettione di questa nuova Congeg[azio]ne, la quale si terrà unitamente avanti Santa Severina col titolo supra propagatione seu dilatatione fidei, trattandosi di riunir la Chiesa Greca alla Latina, negotio altre volte fatto, ma la volubilità de Greci non permette, che le cose siano stabili et perpetue, et però non si dolgono della penitenza che fanno sotto il giogo ottomano, et sperano che questa Congregatione non sarà vana, poiché non osta altro per questa unione, che l’ostinatione greca”. Sul impegno di Clemente VIII di avvicinare gli ortodossi alla Santa Sede ved. BAV, Barb. Lat. 2607, f. 7r-18r. 5 6 Card. 1570-1602. 7 Card. 1593-1621. 8 Card. 1593-1610. Clemente VIII e la sacra congregazione de propaganda fide 9 13 Card. 1599-1630. 10 Card. 1588-1631. 11 Card. 1599-1621. 12 Card. 1599-1603. 13 Card. 1599-1608. 14 Card. 1596-1607. 15 Card. 1596-1605. ASV, Armadio 52, vol. 22, f. 98r. “Lunedì passato 30 Agosto fu [la seconda] Cong[regazio]ne della S[an]ta Fede, et Relig[io]ne Cat[toli]ca, et si trattò delle infrascritte cose: Di far il Breve all’Arciv[escov]o d’Antivari per conto de Serviani”. 16 17 ASV, Armadio 52, vol. 22, f. 101r. 18 ASV, Archivum Arcis, Armadi I – XVIII, n. 1721, f. 1r-2v. 19 G. Gratiani, op. cit., p. 9. 20 ASV, FB, serie I, vol. 913, f. 157rv, 484r-485v. 21 ASV, Armadio 44, vol. 42, f. 110r-111r; ASV, Epistolae ad Principes, vol. 30, f. 102r-103r. 22 ASV, Armadio 44, vol. 43, f. 180v-181v. 23 Idem. 24 ASV, Secreteria dei Brevi, vol. 310, f. 6rv, 18r. 25 ASV, Secreteria dei Brevi, vol. 310, f. 8r-16r. L’intera documentazione è stata pubblicata da M. Jačov, La Santa Sede ed il Patriarcato di Peć dal 1557 al 1699, Tipografia Vaticana 1991, p. 10-37. 26 BAV, Urb. Lat. 1067, f. 503r-504v, 523r. 27 ASV, FB, serie III, vol. 18, f. 596v-597r; Fondo Bolognetti, vol. 253, f. 61r-62r; M. Jačov, I Balcani, op. cit., pp. 126-127. ASV, Secreteria dei Brevi - Registri, vol.678, f. 849r-852v; Bandi Sciolti, serie I, vol. 3B, n. 89, 111. “S. D. N. D. Gregorii Divina Providentia Papae XV. Constitutio Erectionis Sacrae Congregationis De propaganda Fide. Romae, ex Typographia Camerae Apostolicae 1622. 28 14 ˇ Marko Jacov Gregorius Episcopus Servus Servorum Dei. Ad perpetuam rei memoriam. Inscrutabili diuinae prouidentiae arcano, ad Christi Ecclesiae regenda gubernacula, nullis nostris meritis à Spiritu Sancto vocati, praecipuas nostri pastoralis muneris partes esse intelligimus, sedulò invigilandi, et quantum nobis ex alto conceditur, intentis studijs adnitendi, vt oues miserabiliter errantes, ad Christi ouile adducantur, ac Dominum gregis agnoscant, et pastorem. Quò scilicet, diuina adspirante gratia, desinant per infelicia pascua infidelitatis, et haeresum vagari, et aqua mortifera pestilentiae potari, sed in loco pascuae verae Fidei, ac salutaris doctrinae collocentur, et adducantur ad vitae fontes aquarum. Et vero quis non intelligit, omnem nostram sollicitudinem desiderare, omnemque conatum à nobis exigere, opus adducationis animarum ad Ecclesiam Christi, quippe quod tanti fecerit Deus Mundi salutem, vt ipsum Vnigenitum suum daret, Vnigenitum illum, qui cum esset splendor gloriae, et figura substantiae eius, portans omnia verbo virtutis suae, exinaniuit semetipsum, formam serui accipiens, factus obediens vsque ad mortem, mortem autem Crucis, vt sua nimia charitate seruos, et malos seruos, Dominus redimeret pretio Sanguinis sui. Inaestimabilis huius charitatis imitatores esse profectò omnes debent, qui Christiano nomine fideliter gloriantur, et membra Christi effecti sunt, vt eius verbi factores sint, non auditores tantum: nam et per sanctum Apostolum suum monet. Estote imitatores sicut filij charissimi, et ambulate in dilectione sicut Christus dilexit nos, et tradidit semetipsum pro nobis. Quod si haec ad vnumquemque Christianorum scripta sunt, quanto magis ad eos, qui in sortem, et militiam Christi vocati, positi sunt Episcopi regere Ecclesiam suam, quibus saepe per Prophetas suos grauibus verbis comminatur, si pascentes semetipsos, gregem non pascunt, et quod crassum est occidentes, infirmum non consolidant, aegrotum non sanant, confractum non alligant, abiectum non reducunt, perditum non quaerunt. Quae profectò voces vt omnes Ecclesiarum Rectores valde sollicitos habere debent, licet in partem sollicitudinis sint vocati, ita multo vehementius nos vrgent, qui in plenitudinem electi, non solùm vniuerso gregi, sed etiam Pastoribus praepositi sumus. Quocirca quod Apostolis omnibus à Domino mandabatur, vt praedicarent Euangelium omni creaturae, principaliter Petro incumbebat, qui omnibus praestabat praerogatiua Principatus, et cui soli iniunctum fuerat à Domino, vt pasceret oues suas. Quapropter et vni Petro vas illud quasi linteum ostenditur quatuor initijs de caelo submitti in terram, in quo erant omnia quadrupedia, et serpentia terrae, et volatilia caeli, quodque illa vox sequuta est, Surge Petre, occide, et manduca, vt praefiguraretur Petri, et Successorum eius munus ex quatuor Mundi partibus homines varia impietate insipientes congregandi, quò eos quasi occidendo, hoc est, veteri vita exuendo, et exutos manducando, idest in sua membra, qui visibile erat caput Ecclesiae conuertendo, etiam membra Christi redderet, inuisibilis Ecclesiae capitis, atque ita adipiscerentur participationem generationis Christi, eamque adepti, quae Christi sunt, saperent, quae Christi sunt operarentur, ac demum per gratiam Spiritus Sancti eius in aeterna pascua transfer- Clemente VIII e la sacra congregazione de propaganda fide 15 rentur, potandi torrente inexhausto voluptatis Dei. Quantum verò his calamitosis temporibus excreuerit errantium, et dispersarum ouium numerus , qui Ecclesiam Sanctam eius Catholicam Christi ouile, vel nunquam cognouerunt, vel cognitam Sathanae dolis deseruerunt, sine lachrymis commemorari non potest. Si enim mentis nostrae aciem conuertimus ad innumerabilem populorum multitudinem, iam tot seculis Agarenorum impurissima dementia captam, insanique erroris, ac mendacij tenebris obcaecatam, miseratione commouentur viscera nostra, cernenetes, tam multis, ac varijs caelestibus donis olim celebres nationes, per ignorantiae, et pestilentis persuasionis stuporem, humanitatem in bestiarum naturam ferè mutasse, atque ad aeterna incendia Diabolo et Angelis eius parata, ali, ac propagari. Et licet inter eas aliquae sint gentes in iustitia detentae, quae Christi nomen inuocant; tamen ita antiquarum haeresum veneno sunt infectae, vt sinceram veritatem paucissimae agnoscant, ac fere omnes, in multis nedum in vno peccantes, factae sint omnium reae. Vbi verò peccatis nostris facientibus, inimicus homo super bonum semem in Septentrionalibus partibus seminauit haeresum zizania, ita dira contagia grassata sunt, vt animas innumerabiles iamdiu perdiderit, ac Prouincias, et Regna Christo per summam iniuriam erepta, suae tyrannidi mancipauerit. Quamobrem, etsi à fe. rec. Romm. Pontt. Praedecessoribus nostris, pastorali vigilantia, ope, studio, et industria elaboratum fuerit, ne tam multae messi deessent operarij, et negociatio haec sancta non negligeretur, nihilominus Nos, vt maiori cum vigilantia, cura, et feruore, opus prosequi possimus, et in posterum successores nostri possint, nonnullorum Ven. fratrum nostrorum S. R. E. Cardinalium peculiari sollicitudini negocium committendum duximus, prout tenore praesentium committimus, et demandamus. Volentes, vt in vnum congregati, adhibitis etiam aliquot Rom. Curiae Praelatis, et Religiosis viris, ac Secretario, prout Nos hac prima vice eos adhiberi voluimus, et nominauimus, in commune consulant, tantaeque rei nobiscum inuigilent, ac tam Sancto, et Diuinae Maiestati maximè grato operi, quanto melius fieri poterit, incumbant, quod, vt commodius praestari possit, semel coram Nobis, ac bis saltem in domo antiuioris eorum, quolibet mense congregentur, omniaque et singula negocia ad Fidem in vniuerso Mundo propagandam pertinentia cognoscant, et tractent, et grauiora quae in praedicta domo congregati tractauerint, ad Nos referant: alia verò per se ipsos decidant, et expediant pro eorum prudentia. Missionibus omnibus ad praedicandum, et docendum Euangelium, et Catholicam doctrinam superintendant, ministros neccessarios constituant, et mutent. Nos enim eis, tàm praemissa, quàm omnia, et singula alia desuper necessaria, et opportuna, etiam si talia fuerint, quae specialem, specificam, et expressam requirant mentionem, faciendi, gerendi, tractandi, agendi, et exequendi, plenam, liberam, et amplam facultatem, auctoritatem, et potestatem, Apostolica auctoritate, earundem tenore praesentium concedimus, et impartimur. Vt verò res tanti momenti, in quam magnos sumptus fieri necesse est, per temporalium cum spiritualibus felicem commutationem, nullo retardata impedimento, faciliùs, et celeriùs procedat, vltra ea, quae ex arca nostra priuata suppeditari iam 16 ˇ Marko Jacov mandauimus, et piorum fidelium liberalitate collata sunt, et in posterum non defutura subsidia in Domino confidimus, cum nostrum, et huius Sanctae Sedis proprium sit negocium, certos huic operi redditus ex Camera nostra Apostolica in perpetuum attribuemus, eurumque administrationem ijsdem Cardinalibus, prout in alijs nostris expedientis literis plenius continebitur. Cardinales autem, quos Sancto huic negocio praefecimus, sunt qui sequuntur: Antonius Osteien. Saulius, Odoardus Sabinen. Farnesius, Octauius Praenestin. Epi Bandinus, Franciscus S. Praxedis de Surdis, Maphaeus S. Honuphrij Barberinus, Ioannes Garsias SS. Quatuor Coronatorum Millinus, Gaspar Sanctae Crucis in Hierusalem Borgia, Robertus S. Alexij Vbaldinus, Scipio S. Susannae, Petrus S. Saluatoris in Lauro Valerius, Itelius Fridericus S. Laurentij in pane et perna de Zolleren, Ludouicus S. Mariae Traspontinae Ludouisius, et Franciscus S. Matthei Titulorum Presbyteri Cardinales Sacratus nuncupati. Praelati verò, dilecti filij Io. Baptista Viues in vtraque Signatura nostra Referendarius, et Io. Baptista Agucchius Secretarius noster, ac Sedis Apostolicae Notarius, et Dominicus à Iesu Maria Ordinis Carmelitarum Discalceatorum Professor, et Vicarius Generalis. Secretarius verò à Nobis pariter deputatus dilectus filius Franciscus Ingolus Presbyter Rauennas V. I. D. Decernentes, praesentes literas, ac omnia, et singula in eis contenta, semper et perpetuo valida, firma, et efficacia esse, ac ab omnibus, et singulis, ad quos spectat, et in futurum quomodolibet spectabit, firmiter et inuiolabiliter perpetuò obseruari debere. Sicque et non aliter per quoscunque Iudices, ordinarios et delegatos, etiam Causarum Palatij Apostolici Auditores, ac S. R. E. Cardinales, vbique iudicari et diffiniri debere, ac irritum, et inane quicquid secus super his à quoquam quauis auctoritate, scienter vel ignoranter contigerit attentari. Non obastan. quibusuis Constitutionibus, et ordinationibus Apostolicis, priuilegijs quoque, indultis, et literis Apostolicis, quibusuis Ordinibus, Congregationibus, Societatibus, et institutis, su quibuscunque tenoribus et formis, ac cum quibusuis, etiam derogatoriarum derogatorijs, alijsque efficacioribus, et insolitis clausulis, ac irritantibus, et alijs decretis, in genere vel in specie, ac aliàs in contrarium praemissorum quomodolibet concessis, confirmatis, et innouatis. Quibus omnibus, et singulis, eorum omnium tenores praesentibus pro plenè, et sufficienter expressis, et ad verbum insertis habentes, illis alias in suo robore permansuris, hac vice dumtaxat specialiter, et expressè derogamus, caeterisque contrarijs quibuscunque. Nulli ergo omnino hominum liceat, hanc paginam nostrorum commissionis, demandationis, voluntatum, decretorum, cencessionis, impartitionis, et derogationis infringere, vel ei ausu temerario contraire. Si quis autem hoc attentare praesumpserit, indignationem Omnipotentis Dei, ac Beatorum Petri, et Pauli Apostolorum eius, se nouerit incursurum. Dat. Romae apud S. Mariam Maiorem, Anno Incarnationis Dominicae millesimo sexcentesimo vigesimo secundo, decimo Kal. Julij [22 giugno 1622], Pontificatus Clemente VIII e la sacra congregazione de propaganda fide 17 Nostri Anno Secundo. V. Dat. Felicianus Paulus S. de Vrsinis. Registrata in Secretaria Breuium.” Ved. Bullarium diplomatum et privilegiorum Sanctorum Romanorum Pontificum, tom. XII, Torino 1867, pp. 690-696. Juris Pontificii de Propaganda Fide, parte I, vol. I, 22 giugno 1622, Roma 1888; Collectanea S. Congregationis de Propaganda Fide, vol. I, n. 3, Roma 1907; Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum 1622-1972, vol. III/2, Herder-Roma-Freiburg-Wien 1976, pp. 662-664. 29 A causa della sua importanza questa bolla fu pubblicata separatamente nella Tipografia della Camera Apostolica nel 1622 e l’anno successivo a Bruxelles presso Joannes Mommartius. Ved. BAV, Chigi IV 2184, int. 12. 30 Autori Vari, Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum, vol. I/1 – III/2, Herder-Roma-Frieburg-Wien 1976; N. Kowalski – J. Metzler, Inventario dell’Archivio Storico della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli o “de Propaganda Fide”, Pontificia Universitas Urbaniana, Roma 1983. 31 In questo articolo sono indicati e citati, per la prima volta, gli Atti originali delle congregazioni generali della Sacra Congregazione de Propaganda Fide, tenutesi sotto il pontificato di Clemente VIII.
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