VERSIONE ON LINE - 100% Fitness Magazine

Anno IX • Numero 01 • GENNAIO 2014
VERSIONE ON LINE
Vietato digrignare i denti, ma
occhio ai rimedi fai-da-te
di Vittorio Milanese
Malattia renale cronica
di Giuseppe De Simone
Il bullismo? Io mi difendo
di Valerio Massimo Aiello
A Papa Francesco
di Salvatore Spinelli
sommario
Anno IX • Numero 01
GENNAIO 2014
In copertina
Roberto Fornari
19 anni di Sorrento
fotografato da
Pino Coluccino
Sant'Agnello
Cell. 3314511034
Prodotto edito da
"La Mia Penisola"
Dep. Aut. Tribunale di
Torre Annunziata del
09.06.2010
Periodico di attualità
a diffusione gratuita
Direttore responsabile
Giuseppe Damiano
Progetto grafico
Maurizio Manzi
Bingwa Art Factory
Corso Italia, 371
Piano di Sorrento (Na)
Tel. 081.534.11.17
info@bingwa.it
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Grafica Cirillo
Scafati (Sa)
10 Malattia renale cronica
di Giuseppe De Simone - Farmacista
12 La chitarra spezzata di
Jason Becker
di Mariarosaria D'Esposito - Logopedista
14 Come vivere meglio e
più a lungo
di Vittorio Fabbrocini - Cardiologo
16 Rilassarsi con il training
autogeno
di Luisa Buonocore - Psicologa
18 Ansia e attacchi di panico:
la chiave nell'infanzia
di Carlo Alfaro - Pediatra
20 Vietato digrignare i denti
di Vittorio Milanese - Odontoiatra
22 Il sonno ed i suoi disturbi
di Antonio Coppola - Anestesista
28 Voglio i giochi come quelli di
mamma e papà...
di Daniela Caiafa - Neuropsicomotricista
32 Tunnel tarsale
di Barbara Martino - Chiropratica
34 Il problema del piede piatto
38 L'acqua, la nostra fonte
primaria della salute
di Francesca Maresca - Nutrizionista
40 Ode all'ortaggio dal cuore
tenero
di Anna Maione
42 Iperlordosi lombare, come
curarla?
di Mariano Russo
46 Donne e pesi: si può fare!
di Fabio Siniscalchi
48 Alleniamo i bicipiti
di Nello Iaccarino
50 Trekking urbano a Meta
di Nino Aversa
52 Il 2014... l'anno più bello della
nostra vita
di Ernesto Lupacchio
56 Relax... in Toscana!
58 Perchè si paga il veterinario
60 Il bullismo? Io mi difendo
di Valerio Massimo Aiello
62 Crescita italiana ostaggio del
"credit crunch"
di Mario De Simone
64 La tirannia della mente
di Domenico Casa
66 A Papa Francesco
di Salvatore Spinelli
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#FARMACISTA
Malattia renale
cronica
Ne sono affetti 2 milioni e 200 mila italiani tra i 35 e gli 80 anni
La malattia renale cronica è una patologia in
progressiva espansione nella società occidentale.
Le stime più aggiornate quantificano in circa il
10% la popolazione affetta da patologie renali di
diversa gravità. La pericolosità della insufficienza
Renale Cronica è legata al suo alto rischio
cardiovascolare e di mortalità precoce.
Da qui la necessità di una gestione della patologia
più efficace, di una maggiore prevenzione e,
soprattutto, di una più stretta collaborazione
tra i nefrologi e gli altri medici e farmacisti, in
particolare i medici di famiglia, che possono per
primi diagnosticare problemi iniziali o fattori di
rischio per l’insufficienza renale.
L’IRC può essere provocata da una serie di
patologie che influiscono sulla funzionalità renale,
come l’ipertensione arteriosa o il diabete mellito.
Ci sono, poi alcuni fattori di rischio che
favoriscono il verificarsi della patologia: l’obesità,
l’ipercolesterolemia, le infezioni urinarie.
La funzione renale è suddivisa in cinque stadi
e viene definita con la velocità di filtrazione
glomerulare (VFG), misurata in ml al minuto.
Questa misura si ottiene valutando la clearance o
la purificazione della creatinina, cioè la capacità del
rene di ripulire il sangue dalla creatinina.
Dallo stadio 3 allo stadio 5 la capacità di filtrazione
peggiora lentamente. Quest'ultimo viene definito
fase terminale; ciò significa che i reni hanno quasi
totalmente perso la loro funzione ed è, pertanto,
necessario un trattamento che sostituisca la
funzione renale: la dialisi o il trapianto. Il primo
passo per curare l’IRC è capirne le cause.
Il trattamento medico dell’IRC prevede:
♦ Riduzione della progressione della malattia
attraverso la terapia nutrizionale.
♦ Trattamento delle complicanze.
♦ Preparazione per la terapia sostitutiva: dialisi o
trapianto.
♦ Adeguamento dello stile di vita: attività fisica e
rinuncia al fumo.
Nel regime alimentare dell’IRC, a partire dallo
stadio 3, sono di grande aiuto gli alimenti dietetici
a basso contenuto proteico: ipoproteici o aproteici.
Grazie a questi alimenti il paziente IRC può:
ridurre l’apporto proteico, per non affaticare la
funzione renale; gestire l’apporto calorico per
raggiungere o mantenere il peso ideale; limitare
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100% Fitness Mag
Gennaio 2014
Dottor
Giuseppe De Simone
Laureato in Farmacia e Specializzato in
Scienza e tecniche delle piante officinali
presso l’Università Federico II di Napoli.
335.5302988
http://bit.ly/1ghBPqX
l’assunzione di sodio, fosforo e potassio.
Un’assunzione ridotta delle proteine (non oltre
0,7 g al giorno per kg di peso corporeo) oltre a
mantenere l’equilibrio dell’organismo ed uno stato
nutrizionale soddisfacente, consente di ridurre la
progressione dell’IRC.
Le proteine sono componenti importanti
per il nostro organismo, ma sovraccaricano
maggiormente i nefroni ammalati aumentando la
pressione all’ interno del glomerulo.
Il consumo di prodotti aproteici consente di
apportare proteine nobili, come carne, pesce,
uova e latte, ma anche proteine non nobili come
pane, pasta e biscotti. Gli alimenti aproteici hanno
un contenuto di proteine inferiore o uguale all’1%,
mentre quelli ipoproteici hanno un contenuto
maggiore dell’1%, ma inferiore al 2%. Una dieta
aproteica non comporta una rinuncia delle
proprie abitudini alimentari o dei piatti gustosi.
Oggi è disponibile un’ampia gamma di prodotti
aproteici come pasta, pane, farina, cereali, biscotti,
merendine e tante altri.
In farmacia sono disponibili alimenti aproteici, con
un contenuto di proteine inferiore ad 1g per 100g
di prodotto. Essendo poveri di sodio, potassio
e fosforo si adattano perfettamente anche alle
esigenze di coloro che soffrono di una funzionalità
renale limitata e che quindi devono seguire una
dieta povera dei minerali citati. Questi alimenti
sostituiscono nella dieta ipoproteica i prodotti a
base di cereali come la pasta ed il pane.
Sono quindi un importante contributo per
abbassare il livello di proteine nell’alimentazione
senza dover rinunciare a piatti tipici e gustosi.
Essendo prodotti dietetici a fini medici speciali
questi alimenti sono indicati nell’ambito di un
regime dietetico sotto controllo medico.
#LOGOPEDISTA
La chitarra spezzata di
Jason Becker
Dottoressa
Mariarosaria D’Esposito
Laureata in Logopedia presso l’Università
Federico II di Napoli
Giovedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00
338.3191494
http://bit.ly/1c9PCsk
Da quando suo padre, un musicista jazz, gli regalò
la sua prima chitarra all’età di 5 anni Jason non se
ne separò più: la portava anche a letto!
Le sue prime foto lo ritraggono come un bambino
un po’ serioso: capelli a caschetto, sguardo vispo
ed impertinente, sempre abbracciato alla sua
inseparabile amica a sei corde.
Un enfant prodige della musica che “volava”
sul pentagramma, con virtuosismi ispirati al
Maestro Niccolò Paganini. A 16 anni superò in
bravura i suoi stessi insegnanti. Bastarono pochi
accordi, eseguiti sul palco di un’aula scolastica e
testimoniati da uno dei suoi più famosi e cliccati
video, a rivelare al pubblico l’enorme talento.
La sua particolare tecnica esecutiva, precisa,
veloce ed innovativa, fece di lui un vero e proprio
genio della musica heavy metal. Inizia per Jason
un periodo discografico esplosivo: all’età di 17
anni incontra il chitarrista Marty Friedman e con
lui produce e pubblica due album grandiosi,
“Speed Metal Symphony” e “Go off!”. Nell’88
e successivamente nel ’95 le prime incisioni
come solista, “Perpetual Burn” e “Prospective”,
dimostrano ancora una volta il suo livello
chitarristico eccezionale e l’assoluta perfezione
delle sue esecuzioni, con tempi musicali di rapidità
sovrumana. Stava nascendo una rock star: all’età
di 20’anni contattato da Lee Roth, per sostituire
Steve Vai nei Van Halen, entra a far parte della
band e si prepara per un tour mondiale.
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Poi la tragedia: durante le prove con il gruppo,
Jason sente in maniera sempre più frequente
debolezza diffusa e fatica nei movimenti. Visite
specialistiche ed esami clinici non sembrano
riuscire a spiegare questa crescente stanchezza
e ad arrivare alla formulazione di una diagnosi.
Claudicante, con il bastone di legno e le mani
tremanti, sempre meno forti, Jason continua a
frequentare assiduamente la sala d’incisione ed
non si assenta mai alle prove con il suo gruppo. Ma
suonare, muovere le dita sulle corde, è sempre più
difficile e faticoso. All’età di soli 22 anni la diagnosi:
SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica), una terribile
malattia neurologica che lo porterà, di lì a poco,
alla totale paralisi muscolare. I medici gli danno al
massimo ancora 3 anni di vita.
Jason Becker oggi riesce a muovere solo gli occhi,
impossibilitato a respirare autonomamente ed a
parlare. Tuttavia comunica grazie ad un sistema,
messo a punto dal padre, che sfrutta unicamente i
movimenti oculari. Jason non solo ci trasporta nella
sua ancora fervida emotività, ma ancora compone
musica, non toccando più le corde della sua
chitarra, ma di certo l’animo di chi l’ascolta.
Jason è ancora vivo e combatte contro la sua
malattia. La copertina dell’edizione rivisitata e più
recente dell’album “Prospective” ritrae una chitarra
spezzata, distrutta, senza corde, parte di uno
scenario desolato e decadente. La frase “It has
crippled my body and speech, but not my mind”
(“Ha paralizzato il mio corpo e il linguaggio, ma non
la mia mente”), apposta sull’album, apre una crepa
sulla scorza superficiale secca ed arida e ci porta in
un mondo interiore ancora vivo e pulsante.
La SLA è un “mostro” che divora, colpisce ogni
muscolo del corpo e pian piano toglie il respiro.
Il senso d’impotenza e l’incombenza della morte
hanno scaraventato questo giovane e talentuoso
chitarrista in una lotta per la vita. La sua nuova
dimensione ed una diversa “Prospective” inducono
a riflessioni aristiche, ma soprattutto umane in
rapporto ad un più reale significato dell’esistenza.
“Me ne sto seduto, ho da fare in questa vita.
Mi piace, non soffro. Ho ancora così tanta passione, non
solo per la musica, ma per le relazioni e gli amici.
Voglio dire, la vita è piena d’amore e divertimento.
Non penso di essere speciale e i miei genitori mi hanno
insegnato la magia della vita”. (J. Backer)
#CARDIOLOGO
Come vivere meglio
e più a lungo
Professor Dottor
Vittorio Fabbrocini
Cardiologo e Internista, è
stato Libero Docente presso
l’Università di Napoli, Primario
ospedaliero e poi Cardiologo
ambulatoriale a Napoli.
Giornalista pubblicista, già
Redattore scientifico de "IL
MATTINO" di Napoli
338.4086506
v.fabbrocini@alice.it
http://bit.ly/1gCxr2Z
Secondo
un
vecchio
detto
"Una mela
al giorno
toglie il
medico di
torno"
14
Durante la lunga attività di Cardiologo mi capita
spesso di sentirmi chiedere da persone, donne e
uomini, più o meno anziani, di come proseguire
negli anni, quale stile di vita occorre avere per
mantenersi in buone condizioni e il più a lungo
possibile con una vita migliore. Si tratta di una
domanda logica e giusta per una persona, specie
se con qualche anno in più. Tuttavia occorre fare
alcune valutazioni per dare una soddisfacente
risposta. Innanzitutto occorre conoscere bene
quali sono le attuali condizioni del soggetto: la
sua età, se ha o meno una malattia in atto, se
v’è un interessamento o meno dell’apparato
cardiovascolare o di altri organi, quale terapia
sta attuando e infine come mangia. E’ ormai noto
che col passare degli anni si raccolgono e si
sommano tutti i disturbi o mali verificatisi negli anni
precedenti. Ma certamente possono venire fuori o
aumentare certe manifestazioni di malattia, come
il diabete, perché favorite dagli anni e dal periodo
che si attraversa, Menopausa nella donna per
riduzione degli ormoni femminili e Andropausa
nell'uomo per riduzione di quelli maschili. Molti
disturbi che in età giovanile non vengono presi
in considerazione possono poi manifestarsi con il
passare degli anni.
100% Fitness Mag
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Oltre che ad una
alimentazione più
equilibrata, evitando i
“fattori di rischio” occorre
tenere l’organismo in buona
e frequente attività
L'apparato cardiocircolatorio
Così per l’apparato cardiocircolatorio nell'età
avanzata possono comparire i primi segni di un
aumento dei valori pressori arteriosi, di un iniziale
scompenso cardiaco con episodi di affanno dopo
un poco di cammino, o improvvisi dolori al petto,
caratteristici di una insufficienza coronarica. Si
tratta di situazioni venute fuori nel tempo, ma che
costituiscono gli aggravamenti di processi quasi
sempre prevedibili e curabili negli anni precedenti.
Anche per l’Apparato respiratorio si può dire che
“tutti i nodi vengono al pettine” in quanto chi ha
vissuto da giovane in ambienti polverosi, umidi
e poco confortevoli, considerando responsabile
anche il fumo di sigaretta, paga uno scotto
considerevole con manifestazioni di malattie
croniche broncopolmonari in seguito.
La stessa cosa può dirsi per i disturbi
gastrointestinali sottovalutati precedentemente.
Quando si parla del criterio di alimentazione per
la prevenzione delle malattie cardiovascolari
e di quelle metaboliche, come il diabete e
l'obesità o il sovrappeso, v'è spesso una
certa noncuranza da parte di chi ascolta. E
pure l'alimentazione costituisce un caposaldo
preventivo sia per le malattie metaboliche che
per quelle cardiovascolari. Oggi in America ed
in molti Paesi europei sin dall'infanzia la Società,
e per essa i Pediatri, consigliano di limitare i
grassi e gli zuccheri negli alimenti quotidiani nei
bambini, controllando periodicamente il peso
sin dalla tenera età. Nei ragazzi e nei giovani
un'alimentazione ricca di grassi certamente
predispone nel tempo condizioni perchè si
costituiscano gli addensamenti di colesterolo e
poi le pericolose placche occludenti il passaggio
del sangue ossigenato nelle arterie cerebrali, alle
coronarie e ai vasi degli agli arti.
I disturbi dell'età vanno prevenuti
In un mondo evoluto, come quello di oggi,
certamente occorrerebbe una migliore attenzione
per la propria salute. Sono ormai anni che la
Medicina ha segnalato che alcuni stili di vita
debbono essere corretti perchè sbagliati e
pericolosi per il nostro organismo. Così sono stati
indicati gli ormai pericolosi "fattori di rischio"
per le malattie cardiovascolari in particolare. In
primo luogo il sovrappeso ha la sua importanza.
Seguono poi l'aumento persistente dei valori della
pressione arteriosa senza alcun controllo e cura.
Così per il Diabete con valori glicemici elevati e
non controllati con adeguata terapia. L'aumento
del colesterolo nel sangue, con valori superiori ai
220 milligrammi per decilitro di sangue, specie
quando v'è coincidenza con la presenza di altri
"fattori di rischio", occorre affidarsi allo specifico
trattamento con gli attuali farmaci, denominati
"Statine" (altri sono i nomi commerciali dei diversi
prodotti), che sotto controllo del Medico curante
danno degli ottimi risultati con abbassamento
del colesterolo e salvaguardia del sistema
cardiovascolare.
Le Statine per il colesterolo
Va anche detto che prima di iniziare tale
trattamento farmacologico di regola va attuato
un periodo di adeguata dieta, priva di grassi,
bevande alcoliche e zuccheri, per alcuni mesi e
solo se i valori del colesterolo non ritornano nei
limiti va intrapresa la cura con le Statine. A parte
gli indiscussi effetti benefici di questi farmaci
non va trascurato il costo degli stessi, anche se
consentiti dal Sistema Sanitario Nazionale per
chi è riconosciuto affetto da ipercolesterolemia,
talvolta le Statine possono causare delle
alterazioni a livello del fegato e della muscolatura
scheletrica della persona. Conviene quindi
rilevare la particolare utilità del loro impiego, ma
anche la necessità di praticare in tutti coloro che
usano le Statine un periodico controllo di sangue,
ogni 5-6 mesi, delle Transaminasi e del CK
(Creatin kinasi), esami che possono consentire di
verificare in anticipo eventuali implicazioni sia del
fegato che dei muscoli.
L'abuso
di dolci
aumenta il
colesterolo
"cattivo"
nel sangue
Necessario il moto e la Dieta
Anche la vita iperattiva e stress portano nel
tempo delle ripercussioni a carico del cuore e del
cervello. Così anche lo smog che respiriamo ed
il fumo di sigaretta possono causare problemi al
cuore e all'apparato respiratorio, con enfisema
polmonare e malattia cronica a carico dei bronchi.
Tuttavia la lunga inattività fisica e di movimento
possono causare fastidiosi ripercussioni negli
anni a carico delle articolazioni e di tutto il
fisico. Non escludendo peggioramenti con tale
inattività anche a carico del cuore e delle malattie
metaboliche, come il Diabete. Infatti l'attività
motoria (ginnastica in palestra o percorsi a piedi
camminando in modo svelto per 40-50 minuti
al giorno e non meno di due - tre volte nella
settimana) consente un migliore utilizzo degli
zuccheri ingeriti e quindi anche un abbassamento
della glicemia nei diabetici e dei grassi, a tutto
vantaggio anche dell'apparato cardiovascolare.
Un particolare riferimento va fatto poi per la dieta,
quella Mediterranea (su cui mi sono soffermato
nel numero precedente di Novembre del giornale)
che è quella consigliata a tutti coloro che hanno
delle alterazioni di colesterolo nel sangue e
dei segni di sovrappeso. Volendo infine dare
dei consigli a chi desidera affacciarsi alla vita
dell'anziano, anche se non ancora pensionato
dall'attività lavorativa quotidiana, nei limiti del
possibile è necessario che si attenga a certi
comportamenti di vita ben diversi da quelli avuti
in precedenza, se questi sono usciti fuori dalle
righe. Solo in tal modo è possibile assicurarsi una
vita certamente migliore e più lunga, tenendo
lontano i disturbi dell'età.
www.centopercentofitness.it
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#PSICOLOGA
Rilassarsi con il
Training Autogeno
Luisa Buonocore
Laureata in Psicologia Clinica presso
l’Università “La Sapienza di Roma”.
Collabora con il Centro di Terapia
Metacognitiva Interpersonale di Roma.
Lunedì e Venerdì dalle 10.00 alle 13.00
333.4471904
http://bit.ly/1bFShtd
Il Training Autogeno è una tecnica di rilassamento
che permette di raggiungere uno stato di
benessere psicofisico. Questo metodo è
stato creato e sviluppato negli anni trenta da
Johannes Heinrich Schultz, uno psichiatra
tedesco. I suoi studi avevano come precedenti
quelli sull'ipnosi, affiancati dalla curiosità per lo
yoga e le discipline orientali. Mentre nell'ipnosi,
però, è sempre necessaria la presenza dello
psicoterapeuta (salvo particolari casi di autoipnosi), un punto fondamentale di questa tecnica
è rendere i pazienti indipendenti, permettendogli
di raggiungere da soli uno stato di benessere.
Come spiega lo stesso Schultz, Training Autogeno
significa “allenamento” che si genera (dal
greco genos) “da sé” (da greco autos). È quindi
un metodo di auto-distensione che una volta
acquisito, tramite un addestramento specifico,
può essere utilizzato in modo indipendente senza
l’aiuto di altre persone.
Il Training Autogeno permette di raggiungere
uno stato di calma e rilassamento attraverso
l’autoregolazione di funzioni corporee altrimenti
involontarie. Consente di superare i momenti di
stanchezza, prevenire i disturbi psicosomatici
e migliorare la concentrazione, la memoria e
l’autocontrollo. Gli esercizi si possono attuare
in tre posizioni: posizione sdraiata, in poltrona e
del cocchiere. Molto importante è l’ambiente in
cui si svolgono questi esercizi che deve essere
silenzioso e privo di luci intense.
Un passaggio fondamentale è l’acquisizione di
una respirazione diaframmatica e profonda che
deve funzionare in modo sempre più automatico
e meno controllato e che consente di raggiungere
un primo stato di rilassamento.
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100% Fitness Mag
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Gli esercizi sono di due tipi: "fondamentali" e
"complementari". I fondamentali sono:
• L’esercizio della pesantezza: produce uno
stato di rilassamento muscolare, ovvero di
rilassamento dei muscoli striati e lisci;
♦ L’esercizio del calore: produce una
vasodilatazione periferica con conseguente
aumento del flusso sanguigno.
Gli esercizi complementari sono:
♦ esercizio del cuore: produce un miglioramento
della funzione cardiovascolare;
♦ esercizio del respiro: produce un miglioramento
della funzione respiratoria;
♦ esercizio del plesso solare: produce un aumento
del flusso sanguigno in tutti gli organi interni;
♦ esercizio della fronte fresca: produce una
leggera vasocostrizione nella regione encefalica.
Questi esercizi vanno imparati con l’aiuto di
psicologi o medici con formazione specifica.
Lo scopo è, però, quello di fornire alla persona
delle tecniche che possa poi utilizzare in modo
autonomo nei momenti di maggiore bisogno.
Il Training Autogeno è una tecnica utile e versatile
che si adatta a diversi contesti. In ambito clinico
è particolarmente indicato per i disturbi d’ansia,
di somatizzazione (disturbi gastrointestinali,
disturbi della pelle e disturbi sessuali) e per le
problematiche legate all’ insonnia. In ambito di
prevenzione e di promozione per la salute, il
T.A. è uno strumento molto utile per il controllo
e la gestione dello stress, il controllo delle
reazioni emotive, l’autoinduzione della calma e
il miglioramento delle prestazioni mentali. Infine,
il Training Autogeno è molto utilizzato in ambito
sportivo dove consente di abbassare la tensione
pre-agonistica favorendo il sonno e il rilassamento
fisico generale (diminuzione della tensione
muscolare, distensione viscerale, vasodilatazione,
regolazione del sistema neurovegetativo, ecc.).
Questo metodo risulta quindi uno strumento
efficace per molte situazioni di difficoltà che
una volta interiorizzato può essere praticato in
autonomia.
Esistono solo alcune controindicazioni nell’utilizzo
di questo metodo: è sconsigliato in presenza
di patologie depressive e psicotiche ed è
controindicato per persone con insufficienze
cardiache, in particolare per i soggetti che hanno
avuto infarti recenti.
#PEDIATRA
Ansia e attacchi
di panico: la chiave
nell’infanzia
Dottor
Carlo Alfaro
http://bit.ly/1dzh7MF
L'ansia è la malattia del nostro tempo, frettoloso ed
iper-tecnologico, poco “a misura d’uomo”. Nasce
come reazione istintiva al pericolo, necessaria a
fronteggiarlo, ma subdolamente si può trasformare
in uno stato d'animo persistente che toglie gioia
alla vita, dà sintomi psichici e fisici, limita le
relazioni. Tra le condizioni predisponenti sembra
ci sia un’infanzia infelice, con un "attaccamento
non sicuro" nei confronti dei genitori, la sicurezza
del cui amore quando siamo piccoli ci rende
invece "resilienti" alle difficoltà della vita. Se un
bambino immagazzina sin dai primi mesi di vita
un modello interno di una persona che si prende
cura di lui in maniera sensibile e affettuosa,
sviluppa il concetto di essere meritevole di
amore e attenzione, indipendentemente poi
dalle vicissitudini della vita. Di qui la nostra
grande responsabilità verso i minori. La vita di
oggi, particolarmente stressante, rende i genitori
meno capaci di offrire un “porto sicuro” di
riserva di affetto e sostegno ai propri figli, i quali
a loro volta si trovano ad affrontare situazioni
esistenziali sempre più complesse e ansiogene.
L’ingigantimento dei problemi di salute attraverso
il tam tam dei media, la poca disponibilità di
tempo che rende i genitori sempre più ansiosi
e insicuri, la perdita della memoria storica di ciò
che è normale nell’infanzia con l’affermarsi della
famiglia “nucleare”- solo i genitori e i figli - fanno
sì che il padre e la madre siano concentrati oggi
solo sul benesserre materiale e fisico dei propri
figli, perdendo l’occasione di entrare in contatto
intimo e reale col loro universo emotivo, col rischio
di crescere un individuo poco incline ad autoesaminarsi ed iper-concentrato sugli aspetti fisici,
organici, fragile ed ansioso. La più tipica e grave
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manifestazione dell'ansia è l'attacco di panico,
che ha come possibili conseguenze l’agorafobia
e l'evitamento di situazioni pubbliche (fobia
sociale). Un attacco di panico è un momento di
paura o disagio acuti ed intensi, tipicamente con
un inizio improvviso e durata variabile dai 2 agli 8
minuti; raramente la durata è maggiore, dalle due
alle tre ore, e possono susseguirsi più attacchi
consecutivi. I sintomi possono includere tremori,
respirazione superficiale ed iperventilazione,
sudorazione, nausea e conati di vomito,
vertigini, parestesie (sensazione di formicolio o
intorpidimento alle mani, al viso, ai piedi o alla
bocca), tachicardia, aumento della pressione
arteriosa, cecità temporanea, sensazione di
soffocamento o difficoltà di respirazione e
affanno (dispnea), dolori al petto e al braccio
sinistro (come nell’infarto), reazioni vasomotorie
(rossore al viso e al petto, vampate di calore o
brividi di freddo), cefalea, confusione mentale,
vertigini, stordimento, pianto e grida o incapacità
di parlare, in un circolo vizioso dove i sintomi
mentali accrescono i sintomi fisici, e viceversa. Gli
attacchi sono improvvisi, non sembrano provocati
da un evento specifico e spesso lasciano il
soggetto debilitato, spossato, sfinito, dolorante a
causa della contrazione dei muscoli e fortemente
scosso. La maggior parte delle persone che
soffre di attacchi di panico riferisce paura di
morire, di “impazzire” o perdere il controllo
su emozioni e comportamento. L'esperienza
generalmente provoca un forte bisogno di
evitare o scappare dal posto in cui comincia
l'attacco, e porta a cercare aiuto presso servizi
sanitari d'emergenza, convinti di essere vittima
di un grave malore. A volte possono presentarsi
i cosiddetti "campanelli d'allarme" come una
sensazione d'ansia, agitazione, paura che capiti
qualcosa di disastroso, affanno, respirazione
corta e confusione mentale. Dal punto di vista
fisiopatologico, l’attacco è scatenato dalla paura,
che porta al rilascio di adrenalina, la quale causa la
cosiddetta risposta “combatti o fuggi”, come se il
corpo si preparasse ad un'attività fisica importante,
il che comporta una frequenza cardiaca
accresciuta (tachicardia), una respirazione rapida
(iperventilazione) e la sudorazione. L’attivazione di
tutti questi meccanismi senza la reale necessità
di impegno in un’attività fisica vigorosa scatena
altri fenomeni neurovegetativi legati soprattutto
all’abbassamento dei livelli di anidride carbonica
nel sangue per l’iperventilazione, in un circolo
vizioso in cui l’ulteriore rilascio di adrenalina
alimenta e peggiora i sintomi. Le persone che
hanno avuto un attacco di panico, per esempio
mentre stavano guidando, facendo shopping
in un negozio affollato o in ascensore, possono
sviluppare paure irrazionali, chiamate fobie,
riguardo alle situazioni dove hanno avuto paura
e cominciare ad evitarle. Alla fine, lo schema di
evitamento e il livello di paura di un nuovo attacco,
possono costringere l’individuo a limitare sempre
più le sue prestazioni, come guidare, lavorare o
perfino uscire fuori casa. Generalmente l'età di
esordio degli attacchi di panico è compresa tra i
15 e i 35 anni. Le donne sono da 2 a 3 volte più
colpite dei soggetti di sesso maschile, ma si sta
registrando un aumento soprattutto tra manager
e professionisti. La terapia farmacologica si basa
sugli ansiolitici benzodiazepinici in abbinamento
ad antidepressivi di nuova generazione (SSRI).
Fondamentale però è la terapia psicologica. Un
certo beneficio può derivare da rimedi naturali, da
abbinare come coadiuvante a terapie psicologiche
e farmacologiche, e sempre da utilizzare su
indicazione del Medico riguardo a dosi e tempi
di assunzione. Ad esempio, passiflora, tiglio,
camomilla, melissa, valeriana, biancospino
hanno effetto rilassante e sedativo; l’iperico ha
azione anti-depressiva e aumenta la secrezione
di melatonina che regola il ritmo sonno-veglia. Il
Rescue Remedy dei fiori di Bach, composto da
5 fiori Clematis, Impatiens, Rock Rose, Cherry
Plum e Star of Bethelhem, viene consigliato
come rimedio di emergenza al momento della
crisi. Molte persone traggono poi beneficio dalle
pratiche yoga di rilassamento e respirazione, o dai
massaggi con oli essenziali. Anche l’alimentazione
è importante, evitando caffè, the, cacao, alcolici
e apportando abbondantemente vitamine del
gruppo B, vitamina E, calcio e magnesio.
#ODONTOIATRA
Vietato digrignare
i denti
ma attenzione ai rimedi fai da te
Dottor
Vittorio Milanese
Laureato in Odontoiatria e protesi
dentiaria presso l’Università di Napoli.
Socio dell’A.N.D.I.
Martedì e Giovedì
dalle 13.30 alle 15.00
338.4698121
http://bit.ly/1kh4FtU
Con il termine bruxismo si intende quel disturbo
che porta a digrignare i denti, spesso durante la
notte o in situazioni di particolare stress.
Il bruxismo è considerata una para funzione,
ovvero un movimento non finalizzato ad uno
scopo e viene creato dalla contrazione della
muscolatura masticatoria per 5-10 secondi a volta.
Il bruxismo può produrre alterazioni importanti
sia ai denti, che nel tempo si usurano, che ai
loro tessuti di supporto. Pur non essendoci una
terapia specifica per curare questa patologia
per prevenire i danni si utilizzano dei dispositivi
medici su misura chiamati bite. Tali apparecchi si
devono considerare con molta attenzione.
Se da una parte il bite è un insostituibile
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100% Fitness Mag
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strumento a disposizione del dentista per
curare una patologia, dall’altro può creare, se
non adeguatamente realizzato, adattato e
controllato dal dentista, problemi di masticazioni
anche irreversibili.
I bite possono essere indicati per diverse
patologie quali: i disordini temporo-mandibolari,
le parafunzioni (es. digrignamento dei denti),
i dolori a livello dei muscoli elevatori della
mandibola e del collo, il blocco articolare (locking)
e le patologie degenerative artrosiche.
Queste condizioni possono essere presenti
singolarmente, oppure variamente sovrapposte
ed interconnesse fra loro, richiedendo un
approccio multidisciplinare dell’odontoiatragnatologo, dell’ortodontista, del fisioterapista,
dello psicologo, del protesista.
Considerando che un bite può curare una
serie di patologie è fondamentale la diagnosi
(clinica e strumentale) da parte del dentista. Una
diagnosi scorretta o ancora peggio un utilizzo
autonomo dei bite potrebbe modificare i sintomi
rendendo più complessa la diagnosi: in taluni casi
aggravare la patologia in atto o anche provocare
l’insorgenza di patologie gengivali e parodontali.
Per queste ragioni si sconsigliano i pazienti
dall’utilizzare soluzioni alternative “fai da te”,
bensì di rivolgersi al proprio dentista di fiducia.
Tengo infatti a sottolineare che mentre altre
soluzioni “fai da te” si rivelano al massimo
inefficaci e quindi del tutto inutili (vedi tutta
la gamma dei sbiancanti dentali venduta in
farmacia o attraverso internet), i bite venduti in
farmacia come auto-modellanti possono risultare
estremamente dannosi a livello dell’articolazione
temporo-mandibolare.
Vi assicuro infatti che neanche 5 anni di corso
di laurea in odontoiatria e svariati corsi di
aggiornamento mi sono stati sufficienti per automodellarmi correttamente un bite ricevuto come
campione gratuito da un rappresentante che
mi consigliava di proporlo ai miei pazienti come
soluzione più economica in alternativa ad uno
preparato correttamente in studio.
#ANESTESISTA
Il sonno
ed i suoi disturbi
Dottor
Antonio Coppola
Medico, pediatra, rianimatore, anestesista
specializzato nella terapia del dolore
338.1705569
La sindrome delle apnee notturne
Prima di effettuare un esame Polisonnografico,
amo spiegare ai miei pazienti cosa sia
un'apnea nel sonno e quale disagio (anche
immediato) possa provocare; per tale ragione,
da molto tempo, utilizzo un piccolo esperimento
chiarificatore: chiedo al soggetto di espirare
profondamente, (le apnee ostruttive notturne si
manifestano infatti alla fine di una espirazione)
quindi di chiudere naso e bocca ed attendere.
A differenza di quanto avviene durante la notte,
periodo in cui siamo incoscienti, di giorno è facile
osservare come dopo pochi secondi (10-15 in
genere) le persone abbiano bisogno di respirare.
In pochi secondi, si rendono quindi conto del
disagio cui potrebbero incorrere durante la
notte ed immaginano più facilmente gli esiti su
cuore e cervello di decine o centinaia di episodi
apnoici. Almeno la metà dei russatori presenta
Apnee Notturne. Questi soggetti, durante la notte,
respirano molto rumorosamente e sono soggetti
a ripetuti episodi di apnea, determinati da una
temporanea ostruzione delle alte vie aeree.
Ciò comporta una diminuzione ciclica (ripetuta)
della quantità di ossigeno nel sangue, definita
ipossia; i pazienti, nel ripristinare una corretta
respirazione, attuano, nel sonno e di continuo,
ampi movimenti dei muscoli respiratori della
gabbia toracica e dell'addome. Il ricorrente
incremento dello sforzo ventilatorio può
determinare sia bruschi risvegli notturni o
microrisvegli non coscienti, sia aumenti patologici
della frequenza cardiaca e della pressione
arteriosa, in alcuni casi anche centinaia di volte
per notte. Spesso, è solo il partner ad accorgersi
di quanto accade durante il sonno.
Immediata conseguenza è la frammentazione
del sonno, con riduzione delle fasi più profonde
specifiche del riposo (fase 3 - sonno REM), che
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vengono compromesse.
È importante sapere che le apnee sono fenomeni
respiratori di diverso tipo: abbiamo evidenza
di apnee (o ipopnee) ostruttive quando il
meccanismo che le determina è una chisura
(ostruzione) temporanea delle vie respiratorie,
mentre le apnee sono definite centrali, quando
ad essere alterato è il meccanismo che controlla
la respirazione. Nel primo caso il torace e
l'addome si muovono con energia nel tentativo
di incamerare aria, fino al cosidetto "sussulto"
respiatorio; nel secondo caso, torace ed addome
sono completamente fermi in quanto a mancare
è la capacità di riconoscere il "bisogno" di
respirare, in altre parole la sensibilità alla quantità
di ossigeno ed anidride carbonica nel sangue
circolante. Vengono considerate significative
le apnee e le ipopnee di durata superiore a 10
secondi; per le ipopnee è necessario poi che si
accompagnino ad una corrispettiva riduzione di
ossigeno nel sangue (desaturazione).
I sintomi
I sintomi che ne derivano sono quindi
principalmente di tipo neurologico:
♦ Sensazione di sonno non efficace
♦ Eccessiva attività motoria notturna (gambe, molti
cambiamenti di posizione)
♦ Sonnolenza diurna e crisi improvvise di sonno
♦ Cefalea mattutina
♦ Facile stancabilità
♦ Diminuzione del grado di attenzione e
concentrazione, in particolare sul lavoro
♦ Perdita di riflessi o loro notevole riduzione.
♦ Deterioramento intellettuale
♦ Cambiamenti nello stile di vita
♦ Disordini comportamentali
♦ Irritabilità, ansia
♦ Peggioramento dell'umore, depressione
♦ Modificazioni della libido
♦Enuresi
Nel tempo, invece, si manifesteranno condizioni
patologiche a carico dell'apparato cardiaco e
respiratorio:
♦ Aumento delle dimensioni del cuore
♦ Incremento della pressione arteriosa
♦ Aritmie cardiache notturne
(ad es. Fibrillazione atriale)
♦ Ipertensione del circolo polmonare
#ANESTESISTA
♦ Insufficienza ventricolare destra e sinistra
♦ Aumentata incidenza di infarto miocardico, di
ictus cerebrale, di morte improvvisa.
La ricerca
I soggetti maggiormente predisposti sono
maschi (con un'incidenza del 9% rispetto al 4%
del sesso femminile), di età superiore a 30 anni.
Fattori di rischio sono l'eccedenza ponderale o
l'obesità conclamata, il diabete, la broncopatia
cronica, l'ipotiroidismo, le patologie vascolari,
le alterazioni dell'anatomia mandibolare, le
patologie delle cavità nasali (es. deviazione del
setto, ipertrofia dei turbinati), del palato molle
(ptosi), del faringe. L'alcool, il fumo di sigaretta,
la privazione del sonno, possono inoltre
incrementare il numero e la severità degli
episodi apnoici. Da molto tempo, le cronache
e la ricerca ci hanno messo a conoscenza del
fatto che l'alcool è alla base di almeno il 50%
degli incidenti automobilistici.
La Sindrome delle Apnee Notturne determina,
secondo i risultati di recenti studi il 20 % circa di
questi eventi.
Fisiopatologia della sindrome delle
apnee notturne
La Sindrome delle Apnee Notturne è un
disturbo respiratorio caratterizzato da ripetuti
collassi delle vie aeree superiori durante il
sonno, in grado di determinare un temporaneo
arresto del flusso d'aria ai polmoni (apnea) con
diverse conseguenze:
♦ riduzione della saturazione di ossigeno,
♦ arousals corticali (microrisvegli) ed alterazioni
della struttura del sonno
♦ frammentazione del sonno REM (il sonno
caratterizzato da Rapid Eyes Movement)
♦ con sonnolenza residua il giorno successivo
♦ attivazione del sistema nervoso autonomico
(durante i tentativi di compenso),
♦ alterazioni emodinamiche i cui effetti si
possono osservare anche nella veglia
(periodici aumenti delle pressioni negative
intratoraciche, maggiore afflusso venoso al
cuore, suo ingrandimento)
La Sindrome delle Apnee Notturne si
accompagna molto frequentemente a
Russamento rumoroso (Roncopatia); questo
sintomo, costituisce uno degli elementi più
riconoscibili della Sindrome.
L'ostruzione delle alte vie respiratorie (ad
esempio: palato molle e/o base della lingua
e/o ugola) è caratteristica delle apnee
ostruttive mentre le apnee cosidette centrali,
si manifestano con vie respiratorie pervie;
in questi casi a fermarsi sono i movimenti
respiratori di torace ed addome.
Da molto tempo la Sindrome delle Apnee
Notturne è considerata un fattore di rischio
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indipendente per la patologia cardiovascolare
(infarto, ictus).
Sintomatologia
Eccessiva sonnolenza diurna non imputabile ad
altri fattori e/o due o più dei seguenti sintomi:
♦ russamento rumoroso;
♦ senso di soffocamento/respiro ansimante,
durante il sonno;
♦ risvegli notturni ricorrenti;
♦ sonno non ristoratore;
♦ stanchezza diurna;
♦ ridotta capacità di concentrazione;
♦ presenza nel monitoraggio notturno di almeno
cinque episodi di apnea più ipopnea più RERAs
(respiratory effort-related arousals) per ora di
sonno;
♦microrisvegli (arousal) correlati alla sforzo
respiratorio;
Sintomatologia cardiovascolare
♦ Aritmie cardiache - Bradicardia, blocco AV, F.A.
♦ Ipertensione arteriosa
♦ Ipertensione del circolo polmonare
♦ Insufficienza ventricolare sinistra
♦ Insufficienza ventricolare destra
♦ Cuore polmonare cronico
♦ Aumentata incidenza di STROKE ed IMA
♦ Morte improvvisa
Condizioni intermedie che contribuiscono
all'inizio ed alla progressione della patologia
cardiovascolare nella Sindrome delle Apnee
Notturne:
♦ Attivazione Orto-Simpatica (del Sistema Nervoso
Simpatico)
♦Vascocostrizione
♦Tachicardia
♦ Aumento catecolamine circolanti
♦ Disfunzione Endoteliale
♦ Aumentati livelli di Endotelina possono
contribuire a sostenere la vasocostrizione
periferica
♦ Stress Ossidativo Vascolare
♦ Produzione di radicali liberi per danno da
ipossia-reossigenazione
♦Infiammazione
♦ Aumento PCR
♦ Aumentata attività protrombotica
♦ Fattore VIIc, Fibrinogeno, attività piastrinica,
viscosità ematica
Conseguenze cliniche:
♦ Sintomi soggettivi: roncopatia, sonnolenza
♦ Sequele neuropsicologiche (da frammentazione
del sonno REM)
♦ Alterazioni metaboliche (da ipossia)
♦ Ipertensione arteriosa (per attivazione
ortosimpatica)
♦ Patologia cardio e cerebrovascolare
♦Aritmie
www.facebook.com/100x100FitnessMagazine
#NEUROPSICOMOTRICISTA
Voglio i giochi come
quelli di mamma e papà
Dottoressa
Daniela Caiafa
Laureata in Neuropsicomotricità dell’età
evolutiva, presso l’Università di Napoli
Federico II
Lunedì e Sabato dalle 9.00 alle 13.00
347.5477785
http://bit.ly/1bjyYJp
Durante le vacanze di Natale mi sono soffermata a
guardare come giocano i bambini oggi… bhe!
Si può quasi dire addio alle vecchie care bambole,
costruzioni di legno e a incastro, al didò, per far
spazio ai Nintendo, WII, play box, tablet… chi più
ne ha più ne metta! Mi ha sorpreso vedere bambini
con una manualità eccezionale se dovevano
utilizzare mouse e altri aggeggi, ed essere poi
incapaci di disegnare o costruire qualcosa.
Bambini che a stento parlano utilizzare un
linguaggio tecnico ed essere consapevoli di cos’è il
touch screen ecc… allora ripenso all’importanza dei
vecchi giochi. Il gioco svolge un ruolo chiave nello
sviluppo del bambino dal punto di vista cognitivo,
affettivo e sociale. Nel gioco spesso il bambino
imita ciò che accade nella realtà “facendo finta
di”: oggetti, azioni, situazioni presenti vengono
utilizzati come simboli per rappresentare qualcosa
che non è presente ma che si può immaginare. Il
gioco simbolico, per la cui analisi il riferimento è lo
psicologo Jean Piaget, è una fase fondamentale
della vita del bambino a partire dai 12/15 mesi d’età
e si protrae fino ai 6/7 anni. Si tratta di una forma di
gioco che, attraverso la finzione, porta il bambino
a sperimentare, mettere in atto, accrescere tutte
quelle abilità che lo qualificheranno come persona.
È proprio dal concetto di “finzione” che deriva il
termine “simbolico”, perché un oggetto o un’azione
vengono utilizzate per rappresentare qualcos’altro.
Nel gioco simbolico, gli oggetti sono interpretati
in funzione dell’immaginazione.
È il momento in cui il gioco da pura attività fisica e
sensoriale diventa narrazione, rappresentazione,
interpretazione. Uno scatolone di cartone diventa
una casa, una nave, un lenzuolo posto su due
sedie diventa una stanza di un castello, un
bastone un fucile, un cuscino un animale feroce…
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L’imitazione è un altro aspetto caratteristico di
questa fase evolutiva. Nell’imitazione, spesso molto
“sentita”, delle attività e dei ruoli degli adulti il
bambino esprime, mette alla prova, comprende
le dinamiche di relazione e sperimenta emozioni
e sentimenti. Inizialmente giocare con le bambole
è un’attività molto ricercata da tutti i bambini,
maschi e femmine indistintamente. Molti papà non
vedono di buon occhio il loro piccolo ometto che
gioca con una bambola, ignorando il fatto che è un
importante tappa dello sviluppo del bambino, dove
si identifica nella figura di riferimento pricipale. Il
bambino fa finta di… con questo gioco esprime il
proprio vissuto, descrive ciò che lo circonda dal
suo punto di vista, esternando il modo in cui lui
stesso recepisce il mondo affettivo che lo circonda.
I giochi di travestimento permettono al bambino di
far finta di essere una principessa, un cavaliere…
Winnicott descrive l'attività ludica come un
propulsore dell'impellente bisogno umano di
armonizzare e ri-comporre il proprio mondo
interno con i vincoli della realtà esterna, Bruner
rivolge la propria attenzione al gioco in relazione ai
processi di apprendimento, mettendo in luce come
le diverse attività di gioco proposte a bambini
e ragazzi incidano in modo determinante sulle
capacità di attivare:
a) strategie per la ricerca di soluzioni a problemi,
nel caso di compiti ben strutturati e finalizzati al
raggiungimento di obiettivi predefiniti;
b) procedure euristiche, per orientarsi in situazioni
non ben definite e finalizzate a uno scopo preciso.
Laeng, infine, riprendendo una concettualizzazione
piagetiana, dà rilievo alla funzione del gioco
quale mediatore del passaggio dalla fase di
egocentrismo, tipica della prima infanzia, alla
fase di decentramento, prerequisito essenziale
per attivare tutte le forme di apprendimento
socializzato e socializzante.
Non a caso il gioco, supportato dalla fantasia
e dall'immaginazione, diviene un formidabile
strumento di anticipazione, di previsione e di
ipotesi. Con questo articolo vorrei far capire che
è importante che i nostri bambini siano al passo
con i tempi, che debbano saper utilizzare tutte le
tecnologie che ci propongono, ma non dobbiamo
mai lasciare che questi prendano il soppravvento
abbandonando i cari vecchi giochi che permettono
e aiutano la crescita emotiva e cognitiva.
#CHIROPRATICA
Compressione dei nervi periferici
Tunnel tarsale
tibiale, l’astragalo, il calcagno e il legamento
deltoideo, che sono un importante rinforzo
Laureata in chiropratica all’Anglo-European dell’articolazione tibiotarsica. Nel tunnel il
College of Chiropractic in Bournemouth
nervo tibiale posteriore transita insieme ai
(Inghilterra), membro dell’A.I.C.
vasi sanguigni omonimi posti dietro i tendini
Tutti i giorni dalle 12.00 alle 16.00
del muscolo tibiale posteriore e del muscolo
349.1381175
flessore lungo delle dita e superficialmente
http://bit.ly/1ddlb6M
al flessore lungo dell’alluce. Il nervo tibiale
posteriore, con i suoi rami terminali, innerva i
piccoli muscoli del piede e delle dita.
Il nervo plantare mediale innerva: il flessore
breve delle dita, l’abduttore dell’alluce, il
flessore breve dell’alluce e il I lombricale.
La sindrome del tunnel tarsale è una neuropatia Quest’ultimo nervo fornisce, inoltre, rami
nella quale il nervo tibiale posteriore è
sensitivi al lato mediale della pianta del piede
compresso nel tunnel tarsale (all’interno della
e al lato plantare delle prime tre dita e del
gamba dietro il malleolo mediale).
quarto dito. Il nervo plantare laterale innerva:
il quadrato plantare, i 3 interossei plantari,
i 4 interossei dorsali, i 3 lombricali laterali,
Anatomia
l’abduttore del V dito, il flessore breve del V dito,
Il nervo tibiale posteriore (L4 - S3) è un ramo
l’opponente del V dito e parte dell’abduttore
del nervo sciatico. Dopo avere passato le 2
dell’alluce. Quest’ultimo nervo fornisce, inoltre,
teste del muscolo gastrocnemio, il nervo tibiale
rami sensitivi alla parte laterale della pianta del
s’inserisce in profondità al muscolo soleo nel
piede e al lato plantare del V dito e del IV dito.
compartimento inferiore della gamba. Viaggia
poi dietro il malleolo mediale, attraverso il
Cause d’intrappolamento del nervo
tunnel tarsale, dove si divide nei suoi rami
tibiale posteriore
terminali: il nervo plantare mediale e laterale. Il
Come già accennato, il tunnel tarsale è formato
Canale Tarsale è un tunnel osteofibroso noto
da una banda di tessuto fibroso denso che
anche come canale tibio- astragalo- calcaneare
sostiene e rafforza l'articolazione della caviglia
o canale di Richet.
chiamato flessore retinacolo. Tutto ciò che
Il "tunnel tarsale" ha per tetto il legamento
occupa uno spazio o comprime il tunnel tarsale
laciniato che costituisce il retinacolo dei
provocherà una pressione sul nervo e causerà
muscoli flessori e va dal malleolo mediale al
infiammazione e dolore. Questa condizione
calcagno, mentre il pavimento è il malleolo
è simile alla sindrome del tunnel carpale, che
avviene nel polso.
Le cause della sindrome del tunnel tarsale
includono: la crescita abnorme di tessuto
nei pressi della galleria (tumori, cisti, lipomi,
gangli nervosi, nelle cicatrici post-traumatiche);
il gonfiore o il sanguinamento attivo nel
tunnel dopo trauma al piede o alla caviglia;
l’infiammazione e il gonfiore dei vicini tendini
causato da movimenti ripetitivi o risultato
dell’artrite reumatoide. Individui con il piede
piatto sono sensibili alla sindrome del tunnel
tarsale perché l'appiattimento (pronazione)
dell'arco provoca pressione sui muscoli presenti
Dottoressa
Barbara Martino
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100% Fitness Mag
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#CHIROPRATICA
Studi diagnostici
L’anamnesi e l'esame fisico sono gli strumenti
clinici iniziali più utili nel determinare una
compressione del nervo tibiale posteriore.
Le radiografie sono effettuate per escludere
lesioni traumatiche sottostanti (ad esempio
fratture non diagnosticate) e anomalie
scheletriche come esostosi e osteocondromi
che possono causare una compressione del
nervo. La Tomografia Computerizzata (TC) e la
Risonanza Magnetica (MRI) possono aiutare a
escludere l'infiammazione dei tendini e sono
utili nella ricerca della zona in cui il nervo è
compresso. L’elettromiografia è senza dubbio
il metodo migliore per studiare e valutare la
funzione del nervo tibiale posteriore.
Diagnosi differenziale
nel tunnel comprimendo il nervo. L'obesità è un
fattore di rischio per questa sindrome perché
il peso eccessivo può indebolire la struttura
del piede, con conseguente compressione
del nervo tibiale posteriore. Inoltre carenze
diabetiche, alcolismo, malattie della tiroide, e
mancanza di vitamine possono aumentare il
rischio di neuropatie da intrappolamento come
la sindrome del tunnel tarsale.
Segni e sintomi
Nella sindrome del tunnel tarsale il dolore si
presenta come continuo nella pianta del piede
ed è descritto come bruciore e/o formicolio.
Questo fastidio può irradiarsi dalla caviglia fino
alla punta delle dita dei piedi.
I sintomi della sindrome del tunnel tarsale sono
di solito unilaterali. In genere migliorano con
il riposo e/o tenendo il piede in elevazione e
durante la notte si prova sollievo muovendo
l’arto, scendendo dal letto o facendo penzolare
la gamba dal bordo del letto. Il dolore, invece,
peggiora con il progredire della giornata e
peggiora di notte. L’andamento del dolore
distingue il tunnel tarsale dalla fascite plantare,
dove il dolore è molto forte la mattina e si
allevia durante il giorno. Nell’esame fisico sono
presenti segni d’intorpidimento (parestesia) e di
debolezza muscolare con possibile atrofia dei
muscoli intrinseci del piede. Inoltre, una leggera
pressione nella zona superiore del tunnel
tarsale può riprodurre il dolore o formicolio
che s’irradia verso le dita dei piedi (segno di
Tinel). I sintomi possono essere anche aggravati
girando la pianta del piede verso l'esterno
(eversione) e puntando le dita dei piedi verso
l'alto (dorsiflessione).
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È importante escludere altre patologie che
spesso causano sintomi simili a quelli da
sindrome del tunnel tarsale. Tra queste
patologie le più importanti sono:
♦ Ernia del disco
♦ Malattia vascolare periferica
♦Diabete
♦ Neurinoma di Morton
♦ Fascite plantare
♦ Cisti gangliari
♦Fratture
♦Lipomi
♦ Sinostosi tarsali
Trattamento
Parte integrante dell’approccio chiropratico
per la sindrome del tunnel tarsale consiste
in manovre manuali delle ossa del piede,
particolarmente al calcagno. Inoltre, per
garantire un equilibrio di tutto il sistema nervoso
sono fondamentali la correzione e lo sblocco
delle articolazioni della schiena, del bacino, del
ginocchio e delle caviglie.
Inoltre, nella sindrome del tunnel tarsale, i
muscoli del piede spesso sono indeboliti e
atrofizzati a causa dell’intrappolamento del
nervo tibiale. Quindi, una terapia manuale molto
specifica ai muscoli, alla fascia, e ai tendini ne
restaura la funzionalità neurologica. Potrebbe
anche essere utile l’uso di plantari con cuneo
mediale a livello del calcagno per dominare
la pronazione del retropiede e cuneo laterale
alla base metatarsale per ricostruire l’appoggio
normale dell’avampiede.
Infine, è anche molto importante un’adeguata
rieducazione posturale volta a ristabilire una
corretta rispondenza tra rachide lombare,
bacino, ginocchia e piede.
Se non avviene la guarigione, l'intervento
chirurgico può essere indicato.
www.centopercentofitness.it
33
#POSTUROLOGIA
Il problema del
piede piatto
Il piede piatto è una problematica di appoggio
molto diffusa tra i bambini, che spesso persiste sia
nell’età evolutiva sia nell’età adulta.
Noi tutti nasciamo con i piedi piatti, ma poi,
quando impariamo a camminare, esercitando un
movimento di contrazione e rilasciamento dei
muscoli intrinseci del piede stesso, otteniamo
l’aumento del tono muscolare.
Questo comporta una maggiore forza sia
dei muscoli intrinseci che delle componenti
legamentose del piede e l’organizzazione della
sua specifica architettura in arcate.
Quali sono le funzioni del piede?
a)Base di appoggio nella stazione eretta
b)Ammortizzatore nella deambulazione
c)Leva utile alla propulsione
d)Servomeccanismo antigravitario
e)Organo neurosensoriale
f)Organo vascolare.
Da tutto questo si evince come sia importante
che già dall’infanzia ci sia uno sviluppo ed una
funzionalità normale dell’appoggio podalico.
Succede molto spesso, però, che il bambino
rimane con i piedi piatti.
Quali sono i fattori che predispongono
al piattismo?
Ci sono molti fattori che predispongono al
piattismo come familiarità, lassità muscololegamentosa, scarsa attività fisica del bambino,
perdita dell’abitudine di camminare a piedi.
Circa il 30% dei bambini mantengono un piattismo
dei piedi oltre il terzo anno di età. Dal punto di
vista clinico il piede piatto è caratterizzato da:
♦ Abbassamento o crollo della volta plantare
♦ Deviazione in valgo del calcagno (che
normalmente è < 10°)
♦ Protrusione mediale dello scafoide
♦ Aumento dell’angolo tibio-astragalico (che
normalmente è = 115° circa)
Il piattismo dei piedi dei bambini, non è mai
un problema isolato, ma spesso genera altre
problematiche soprattutto di natura posturale.
Ginocchia valghe, asimmetria del bacino e
delle spalle con un aspetto astenico di tutto il
soma e spalle abbassate, si associano molto
frequentemente ai piedi piatti. I bambini inoltre
sono spesso lenti nei movimenti, pigri, si stancano
molto facimente e non gradiscono né camminare
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100% Fitness Mag
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a piedi, né svolgere qualche sport. Tendono ad
essere in sovrappeso.
Come si pone l'ortopedia verso il
piattismo?
Da sempre l'ortopedia dell'età evolutiva si
è preoccupata di trovare dei presidi per la
correzione dei piedi piatti, impiegando, il più
delle volte, materiali rigidi e mezzi coercitivi per
posizionare meglio i piedi. Scarpe ortopediche,
plantari con rialzi sulla volta mediale, semisfere,
talloniere per contenere il valgismo del calcagno,
si usano da sempre, ma sempre con scarsi risultati.
Negli ultimi vent'anni si sta affermando l'utilizzo di
speciali plantari di stimolazione neuro-muscolare.
Quello che comunemente non viene valutato nella
prescrizione di una ortesi plantare ortopedica,
è l'effetto sensoriale che le ortesi inducono e le
reazioni neuromuscolari ad esse connesse.
Ma la ricerca scientifica degli ultimi decenni ci sta
facendo capire, ed ha fin qui dimostrato, che la
disposizione architettonica delle ossa dipende
essenzialmente dal funzionamento normale di
muscoli e legamenti. Sono questi che, esprimendo
una normale forza ed una normale capacità
fibroelastica, posizionano e mantengono le ossa
in assetto ottimale per lo svolgimento sia della
funzione antigravitazionale che dinamica di ogni
parte del nostro apparato locomotore, anche dei
piedi. Esistono oggi dei plantari di ultimissima
generazione che presentano forma, dimensione
e consistenza completamente diversa dai soliti
plantari ortopedici, permettendo una ottima
adattabilità ad ogni tipo di calzatura.
Presentano nel loro interno delle sacche di
attivazione proprio all’inserzione dei muscoli
intrinseci della pianta dei piedi, quei muscoli da cui
dipende l’organizzazione delle arcate ossee dei
piedi stessi.
Tali sacche di stimolazione vengono riempite,
in modo assolutamente personalizzato per ogni
singolo paziente, con un materiale di consistenza
elastica tale da innescare un massaggio continuo
ai muscoli ed ai punti della pianta dei piedi che
non lavorano in modo corretto. Usati in modo
continuativo permettono ai muscoli lassi di
recuperare un tono fisiologico e di organizzare
spazialità più corrette a livello articolare,
modificando in modo “VISIBILE” l’appoggio dei
piedi e la deambulazione dei bambini.
#NUTRIZIONISTA
L'Acqua
la nostra prima fonte della salute
Non sempre ci si pensa ma l’acqua è uno tra gli
alimenti più importanti nelle dieta di ciascuno di
noi: ci permette di vivere, di “ripulire” l’organismo
da scorie e tossine, di ridurre i rischi di numerose
malattie e di avere una pelle più sana e luminosa.
Scopriamo insieme le sue proprietà e come
utilizzarla.
L’acqua è un elemento indispensabile per la vita.
È il costituente principale degli organismi viventi:
nell’essere umano adulto rappresenta circa il 65%
del peso corporeo. Essa consente le reazioni
chimiche necessarie alle funzioni vitali.
Il fabbisogno giornaliero di acqua di una persona
in buona salute è pari a circa 3 litri al giorno, da
assumere sia attraverso le bevande sia attraverso
gli alimenti; soprattutto frutta e verdura; in questo
modo si bilanciano le perdite quotidiane di acqua
che avvengono attraverso le urine, le feci, la
sudorazione, (circa il 6% dell’acqua presente
nell’organismo). Sarebbe buona regola perciò bere
8-10 bicchieri d’acqua a temperatura ambiente
nell’arco della giornata.
Chi segue una dieta ricca di proteine, fa
sport o vive in un clima caldo, chi è colpito da
infiammazioni delle vie urinarie, uricemia e gotta,
calcoli renali, diarrea, vomito o febbre elevata
necessita di una dose maggiore di acqua.
L’assunzione giornaliera di circa 3 litri di liquidi
comprende, oltre all’acqua, anche tisane, te,
centrifugati di verdure, spremute e minestroni.
Nell’elenco mancano le comuni bibite, in quanto
addizionate con edulcoranti, conservanti, ecc.
e, quindi, meno dissetanti delle altre bevande
menzionate. Per quanto riguarda zuppe e
minestroni, il loro potere reidratante è certo se
nella preparazione il sale utilizzato è minimo.
L’acqua nella dieta quotidiana
Non è solo quella che beviamo: anche i cibi ne
sono ricchi e frutta, ortaggi, verdura e latte sono
quelli che ne contengono di più.
38
100% Fitness Mag
Gennaio 2014
Dottoressa
Francesca Maresca
Laureata in Dietistica presso l’Università di
Napoli Federico II.
Martedì e Giovedì dalle 15.00 alle 16.30
334.2258132
http://bit.ly/19ubheb
Ecco qui di seguito alcuni alimenti e le loro
percentuali di acqua.
100 g prosciutto crudo: 51g d’acqua;
100 g parmigiano: 30g d’acqua;
100 g cocco:
51g d’acqua;
100 g ciliegie:
86g d’acqua;
100 g arance:
87g d’acqua;
100 g di carciofi:
91g d’acqua;
Bevande comuni e loro contenuto
d’acqua
La sete è un segnale che non va mai ignorato.
Soprattutto in estate, quando il caldo favorisce la
disidratazione, bere bevande analcoliche e non
dolcificate è fonte di salute per tutti!
1 tazza di tè:
100g d’acqua;
1 tazza di tisana:
100g d’acqua;
1 bicchiere di succo di frutta: 84.5g d’acqua;
1 caffè d’orzo:
100 g d’acqua;
1 porzione di minestrone:
90g d’acqua;
L’acqua non fornisce calorie, quindi non ingrassa e,
al contrario, facilita lo smaltimento delle sostanze
tossiche presenti nell’organismo, che spesso
rendono più difficile l’eliminazione dei liquidi in
eccesso e dell’adipe accumulato, migliorando
anche la circolazione sanguigna.
#FOODCROSSING
Ode all’ortaggio
dal cuore tenero!
Anna Maione
Esperta in comunicazione multimediale
dell'enogastronomia
http://bit.ly/1fbD77f
Originario del Medio Oriente e utilizzato già
dagli Egizi per la preparazione di piatti prelibati,
il carciofo iniziò ad essere coltivato in Sicilia nei
primi secoli d.C. e lentamente risalì la nostra
penisola nel tardo Medioevo diventando tra i
simboli della cucina tradizionale in diverse regioni
e rendendone tra l’altro l’Italia uno dei maggiori
produttori al mondo. Il segreto delle sue virtù
risiede nella cinarina, la sostanza aromatica che gli
conferisce il caratteristico sapore amaro e molte
delle sue proprietà benefiche e terapeutiche.
Il carciofo ha un apporto calorico veramente basso
ed un enorme contenuto di ferro. Inoltre, contiene
sodio, potassio, calcio, fosforo, vitamine (A, B1,
B2, C, PP), acido malico, acido citrico, tannini e
zuccheri consentiti anche ai diabetici.
La parte commestibile di questo protagonista
della cucina è in realtà il fiore della pianta, con il
cuore (il “cimarolo”) che rappresenta la parte più
tenera e quindi ricercata. Durante la pulitura, può
essere molto utile immergere il carciofo in acqua
acidulata, unita ad esempio a succo di limone, così
da evitare l’annerimento delle foglie. È opportuno
ricordare che, una volta cotto, il carciofo non
riesce a conservarsi a lungo. Come recuperare
le foglie scartate? Se si è in grado di resistere
al sapore amaro di questa parte meno nobile, è
possibile prepararne un infuso in acqua calda. È
così infatti che si recuperano le proprietà nutrienti
(ritenute utili anche per ridurre il colesterolo nel
sangue) che altrimenti andrebbero perdute. In
ogni caso, se la preparazione del carciofo prevede
di cuocerli, si può conservare l’acqua di cottura
e riutilizzarla ad esempio per arricchire minestre
o zuppe.Esistono diverse varietà di carciofo: il
ligure è dolce, il romanesco tenerissimo e il sardo
un po' spigoloso. Fioriscono da ottobre ad aprile
(a seconda della qualità) e si prestano ad essere
40
100% Fitness Mag
Gennaio 2014
protagonisti di numerosissime ricette, dai primi
piatti ai contorni, dagli antipasti ai piatti unici.
Curiosità: il carciofo è molto apprezzato
anche lontano dai fornelli, il suo succo è infatti
usato nella cosmesi naturale per tonificare e
rivitalizzare la pelle, il suo succo dona vitalità e
tonicità alla pelle devitalizzata e foruncolosa.
Carcioffole ‘ndurate e fritte
Ecco la ricetta che la cara amica Antonella
Gargiulo ha inviato alla rubrica FoodCrossing
di 100% Fitness Magazine, dopo aver appreso
e sperimentato la ricetta dell’insalata di rinforzo
proposta da me nel numero di Dicembre.
“Ne ricordo il caldo profumo che si spandeva la
domenica in tutta la casa arrivando alla gola…e
allo stomaco!”
I carciofi indorati e fritti sono un piatto tipico della
cucina napoletana. Sono adatti come antipasto ma
se preferite potete servirli anche come secondo
accompagnati da una fresca insalata. Attenzione!
L’effetto “uno tira l’altro” è garantito!
Ingredienti:
Carciofi; 3 uova; 1 limone, sale q.b., olio extra
vergine di oliva
Procedimento:
Pulire i carciofi togliendo le foglie esterne più
dure, tagliare le punte, dividerli a metà, togliere la
barba interna, tagliare ogni metà in 2 e metterli in
acqua e limone per 10 minuti. Asciugarli e passarli
prima nella farina e poi nelle uova sbattute. Quindi
friggerli in abbondante olio bollente prima da un
lato e poi dall’altro, adagiarli man mano in un piatti
ricoperto da carta assorbente per eliminare l’unto
in eccesso. Salarli e servirli caldi. Buon appetito!
Grazie Antonella!
Vuoi che la tua ricetta della tradizione venga
pubblicata sulla bacheca di Food Crossing?
Inviala a redazione@centopercentofitness.it
#FITNESS
Iperlordosi
lombare
come curarla?
Mariano Russo
Laureato in scienze motorie
Responsabile Tecnico Palestra Futura
388.3542023
La colonna vertebrale rappresenta
il pilastro centrale del corpo umano,
svolgendo principalmente funzione di
sostegno del tronco.
Per chi lavora nell'ambito del benessere
psico-fisico, come ad esempio il
Personal Trainer, è di fondamentale
importanza saper valutare la postura
del proprio cliente, per apportare
le giuste correzioni ai fini estetici o
funzionali dello stesso.
La prima esigenza è la verifica della
funzionalità del sistema posturale e
dell'integrazione recettoriale dalla
quale è governato, ai fini di attuare
un programma di lavoro adatto alla
risoluzione della problematica. I
paramorfismi più frequenti sono quelli
che rappresentano un aumento della
curva dorsale e della lardosi lombare.
L'iperlordosi lombare è una patologia
molto frequente nel sesso femminile,
a causa della diversa conformazione
ossea e delle abitudini culturali, come
ad esempio l'uso dei tacchi alti, che
spesso di associa a dolore acuto e
cronico definito lombalgia. Siccome
la lordosi lombare è in rapporto con
l'osso sacro e quindi con il bacino, sarà
fondamentale capire come funziona
il bacino in statica e in dinamica in
modo da poter capire quelli che sono i
compensi della zona lombare. Le masse
muscolari, che prendono inserzione
sul bacino, sono artefici dei movimenti
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100% Fitness Mag
Gennaio 2014
del bacino stesso indirizzandolo verso
una retroversione (delordosizzante)
o un'anteroversione (lordosizzante).
Per risolvere la problematica
dell'anteroversione del bacino e quindi
correggere tale patologia si ci avvale
della legge della "plasticità muscolare"
di Borrelli-Weber-Fick, ovvero si lavora
in accorciamento su quei muscoli che
diminuiscono la lordosi (tutti quelli
cioè che realizzano il movimento di
retroversione del bacino), ischio crurali
(semimembranoso, semitendinoso,
bicipite femorale) cioè la parte posteriore
della coscia, grande gluteo, grande
adduttore e la parete addominale (retto
addominale, obliqui interno ed esterno,
traverso).
È importante lavorare invece in
allungamento attraverso metodiche
di stretching per detensionare
la muscolatura responsabile
dell'antiversione come i lombari (sacro
spinale, rotatori lombare, multifido
della spina, interspinali lombari), il retto
del femore, l'ileo-psoas, il sartorio e il
tensore fascia lata.
Oltre a eseguire esercizi di stretching e
potenziamento, sono consigliabili sedute
di ginnastica posturale per tentare
non solo di allungare tutta la catena
posteriore, che si estende dall'occipitale
fino alle punte dei piedi, come ha
studiato e scoperto Mézières, ma anche
per correggere atteggiamenti errati.
https://plus.google.com/+CentopercentofitnessIt/
https://twitter.com/100x100FitnessM
#FITNESS
Donne e pesi:
si può fare!
Fabio Siniscalchi
Laurea in Scienze Motorie per la Prevenzione ed il
Benessere presso l’Università degli Studi di Napoli
“Parthenope” - Personal Trainer
347.3797803
fabio.siniscalchi@email.it
Buon inizio d’anno a tutti
i lettori, augurandoci che
sia ricco di soddisfazioni e
che ognuno possa trovare
il giusto tempo da dedicare
all’esercizio fisico e alle
attività preferite. L’argomento
oggetto di questo articolo
è da sempre al centro
dell’attenzione da parte
dell’utenza femminile
all’interno delle palestre e dei
centri fitness.
È diffusa, infatti, la falsa
credenza che l’allenamento
con i sovraccarichi (macchine
isotoniche, bilancieri e pesi
liberi) sia sconsigliato alle
donne. A rovesciare tale
mito ci vengono in aiuto le
conoscenze di fisiologia e
il contributo della ricerca
scientifica in tema di
esercizio fisico al femminile.
Per prima cosa occorre
precisare le differenze in
termini fisiologici tra i due
sessi. La donna presenta,
per quanto concerne il
sistema endocrino, costituto
da ghiandole che riversano
il loro prodotto (ormoni)
all’interno dell’organismo,
una minore concentrazione
di GH (growth hormone
o ormone somatotropo),
46
100% Fitness Mag
prodotto dall’ipofisi e
deputato all’accrescimento
di molti organi e apparati
come quello muscolare e
scheletrico. Troviamo, inoltre,
una presenza più bassa di
ormoni androgeni, rilasciati
dalla midollare del surrene,
di cui una piccola quantità è
riversata nelle ovaie per la
donna, e in misura maggiore
nei testicoli per l’uomo. Il più
importante degli androgeni
è il testosterone, ormone ad
azione anabolica, ad esso
dobbiamo l’aumento della
massa muscolare e della
deposizione di calcio nelle
ossa. La donna presenta un
quantitativo di testosterone
minore circa 10 volte rispetto
al quello dell’uomo.
Oltre alle differenze relative
alla funzione endocrina,
sono da sottolineare anche
quelle antropometriche: in un
soggetto normale di sesso
femminile la percentuale di
grasso corporeo si aggira
intorno al 25-30% contro
i 15-20% dell’uomo, ciò è
dovuto a una minore massa
muscolare. A supporto di
tali conoscenze possiamo
analizzare il grafico di
uno studio condotto dal
Gennaio 2014
Prof. Jack H. Wilmore,
uno dei massimi esperti a
livello mondiale nel campo
della fisiologia applicata
all’esercizio fisico e allo
sport, alla fine degli anni
’70, nel quale notiamo come
nella donna sia presente
un minore aumento di
dimensioni delle fibre
(ipertrofia) rispetto alla
forza comparati con le
circonferenze corporee
del maschio. La donna,
quindi, non corre il rischio
di diventare “grossa”, ma al
contrario l’esercizio fisico in
carico è consigliato in quanto
alleato contro l’osteoporosi,
di cui abbiamo già parlato
in passato, e permette
un miglioramento della
composizione corporea e
del metabolismo basale,
per cui iniziamo ad allenarci
seriamente… non è mai tardi
per iniziare.
Buon allenamento!
#FITNESS
Alleniamo
i bicipiti
Professor
Nello Iaccarino
LSM (Laureato Scienze Motorie)
PT (Personal Trainer)
Consulenza Fitness
dalle 15.00 alle 16.00
329.6220310
I bicipiti sono muscoli flessori del braccio e del
gomito composti da:
1.Bicipite Brachiale: biarticolare e flessore del
braccio, ha origine dalla scapola e si inserisce
sul radio;
2.Brachiale: monoarticolare e flessore del gomito,
ha origine dall’omero e si inserisce sull’ulna;
3.Brachioradiale: monoarticolare e flessore del
gomito, ha origine dall’omero e si inserisce sul
radio.
Occorre sapere che i bicipiti mediamente
occupano 1/3 del braccio, mentre i tricipiti i 2/3;
il volume del braccio comunque deve essere
armonico con il resto del corpo.
Un esempio può essere
Torace 110 cm = Braccio 35/37 cm.
Il volume del braccio è in relazione anche al peso
corporeo del soggetto, ad esempio un Maschio di
70 Kg non avrà mai un braccio di 45 cm.
Infine la sua massa muscolare, ovviamente, è in
funzione del sesso: infatti le donne hanno una
minima ipertrofia causata da bassa produzione di
androgeni e di GH (ormone somatotropo).
Prima di allenare i bicipiti bisogna stimare il tipo
di fibre predominanti in essi (di tipo IA - IIA - IIB - IIC,
ecc). Ciò si realizza tramite test specifici indiretti.
L’allenamento dei bicipiti va differenziato a
seconda se si è:
1.Principianti (basso volume di allenamento,
consigliate max 8 serie inserite in schede
split o, meglio, in scheda unica; esercizi
prevalentemente biarticolari rispetto ai
monoarticolari e senza tecniche avanzate);
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100% Fitness Mag
Gennaio 2014
2.Intermedi (medio volume di allenamento,
consigliate max 12 serie inserite in schede split
con esercizi prevalentemente monoarticolari
rispetto ai biarticolari e uso di tecniche
avanzate);
3.Avanzati (medio – alto volume di allenamento,
bicipiti inseriti in schede split con esercizi
prevalentemente monoarticolari rispetto ai
biarticolari e uso di tecniche avanzate);
4.Braccio a sciabola (tipico di alcune donne, cioè
tricipite ipertonico rispetto al bicipite, allenarli
con volume di allenamento più alto rispetto ai
tricipiti);
5.Donne in menopausa (dopo il test indiretto
di stima della predominanza fibre, adattare
allenamento specifico senza mai ridursi ad
un monotono e, alla lunga, improduttivo
allenamento basato su alte ripetizioni,
bassa intensità e basso carico, sapendo
che il soggetto, a causa della bassa attività
estrogenica, accumula grasso in tale zona).
Personalmente ho verificato su molti soggetti che
i loro bicipiti hanno predominanza di fibre di tipo
IA - IIA e, quindi, è necessario utilizzare e ciclizzare
tecniche adatte a tale composizione. Le tecniche
che ho usato maggiormente sono state:
1.Serie 21;
2.Stripping;
3.Burns;
4.Iso con e senza contrazione di picco.
#TREKKING
Trekking urbano
a Meta
Nino Aversa
Guida escursionistica
334.1161642
ninoaversa@alice.it
Nino Aversa
http://bit.ly/ItF7c2
Il progetto di escursionismo urbano, nei mesi
invernali, è rivolto alla conoscenza dei paesi
della Penisola Sorrentina data l’instabilità
meteorologica e la poca disponibilità di luce
diurna. Ma questo ci permette di scoprire molte
curiosità e tracce storiche di un luogo che
attraversiamo e viviamo tutti i giorni.
Il paese di Meta è il primo che si incontra entrando
in Penisola Sorrentina. Con la sua imponente
basilica, dedicata alla Madonna del Lauro,
accoglie tutti coloro che percorrono la panoramica
strada di Scutolo. Molte leggende e vicende di
vita popolare sono legate a questa chiesa, dai
pellegrinaggi dei marinai scampati alle tempeste
incontrate in tutto il mondo fino ai legami con la
coltivazione della terra e della vita contadina. Una
curiosità legata a questa chiesa è che, durante
una delle fasi di restauro, si creò una diatriba con
Sorrento perchè il suo campanile non doveva
essere più alto della cattedrale sorrentina.
Nella parte a valle della basilica si conserva intatto
un centro storico ricco di palazzi e portali che
riportano alla memoria di un glorioso passato
di navigatori ed armatori di navi a vela. Un giro
per il paese, con un buon accompagnatore e
conoscitore di storie e di particolari, diventa
veramente una visita museale e permette la
conoscenza dell’ingegno e delle capacità di
persone che sono state in grado di creare
grandi imprese in un luogo geograficamente
ostile proprio perchè, fino alla fine del 1800, non
esisteva la strada di Scutolo ed i collegamenti
con le zone di Castellammare e Vico Equense
avvenivano tramite le ripide strade di Casanocillo
50
100% Fitness Mag
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(Arola), del Petrale (Alberi) o delle Grottelle
(Trarivi). Ed è proprio lungo queste strade, ora
considerate secondarie e di poco valore, che si
svolgono le escursioni urbane più interessanti
dato che, oltre ad un interesse storico, offrono
scorci panoramici molto suggestivi. Un percorso
che frequento molto inizia dalla zona del Mulino,
a ricordo di mulini e botteghe che si trovavano
lungo l’attuale via Ponte Vecchio. Giunti all’altezza
del ponte Orazio (toponimo derivato da “Ponte
del Dazio") si sale lungo via Casa Starita che
costeggia il vallone di divisione tra i paesi di Meta
e Piano di Sorrento ed attraversa il borgo antico
di Trarivi. La strada è interrotta dalla moderna
statale e prosegue verso il valico montano
immettendosi in Via Grottelle. Questa antica via,
tuttora percorribile, si inerpica con un insolita
pendenza verso le alte rupi dei monti dato che,
anticamente, era formata da scale ed adesso ha
un lungo tratto carrabile. I portali, le edicole votive
e le costruzioni che si incontrano sono di fattura
antica e subito si entra in un ambiente bucolico.
Lasciata l’ultima parte antropizzata si attraversano
vigneti ed oliveti dove si notano tantissimi muri a
secco (mangiarine). Servivano a formare piccoli
fazzoletti di terra da coltivare e, in molte parti,
ci sono alte strutture costruite per mettere a
dimora solo un albero. Da questi segni si capisce
l’importanza ed il rispetto che si dava alla terra
ed ai prodotti per la sussistenza della propria
famiglia e del commercio anche a costo di
decine di ore di lavoro per costruirli. Terminata la
comoda strada inizia un sentiero di terra battuta
che segue i limiti di proprietà coltivate e da qui,
tramite scale di pietra, si guadagna quota fino
ad arrivare alle prime case del paese di Arola.
Il panorama, da questo punto, si apre su tutta la
Penisola fino a scorgere l’isola di Capri. Nelle
pareti rocciose si aprono grotte ed anfratti usati
per il ricovero di attrezzi ed animali (grottelle) ed
affiorano formazioni rocciose e tracce di minerali
dalla montagna. Arrivati ad una grande cisterna
abbandonata si riprende una strada cementata
che si dirige verso il centro del paese. Qualche
antica casa di tufo, con tetti a volta o a schiena
d’asino, fanno capire la giusta direzione da
seguire e, giunti in prossimità di Arola, crescono
di numero e di interesse. Per chiudere il circuito ci
dirigiamo verso l’eremo dei Camaldoli dove una
spettacolare terrazza offre uno dei panorami più
entusiasmanti sulla Penisola Sorrentina.
Ritemprati dagli sforzi della salita si riprende la
discesa che, dalla torre di difesa dell’eremo, dirige
verso la frazione vicana di Alberi. Questo era il
punto di ingresso alla Penisola e, nei pressi della
chiesa, parte la via Petrale che segue ancora la
traccia romana di accesso alla Penisola (lo stesso
nome della strada ha un significato antico).
Solo scendendo a piedi lungo questa via, cioè
alla velocità giusta per osservare e capire tante
logiche di collegamento e notare tutti i particolari,
si possono scoprire altri scorci meravigliosi
della nostra terra. A metà della strada esiste un
sentiero, tuttora in pessime condizioni, che svolta
verso l’attuale cimitero mentre, dopo circa 300
metri, c’è una rampa di scale, molto suggestiva,
che conduce verso il paese di Meta immettendosi,
dopo aver attraversato la Meta Amalfi, lungo la
via casa Iaccarino.
Siamo nuovamente al punto di partenza ma,
sicuramente, si è più ricchi di conoscenza del
proprio territorio e della sua storia. Uno dei compiti
fondamentali da approfondire è anche questa
conoscenza ed appartenenza del territorio dove
viviamo, da tramandare ai nostri figli, per non farli
sentire fuori dal mondo e senza soddisfazioni e
alternative alla noia che li assale.
#WELLNESS
Il 2014…
L’anno più bello della
nostra vita!!!
“I sogni son desideri, chiusi in fondo al cuor…”
Ernesto Lupacchio
Central Fitness Club 1, 2, 3
http://bit.ly/1couZMz
Lo dice anche la colonna sonora di una celebre
fiaba. Purtroppo è questo che involontariamente
spesso insegna la società; a chiudere i sogni in un
angolo sperduto del nostro cuore, in un cassetto
che non conviene aprire e per questo, per credere
nei propri sogni, ci vuole coraggio!
Sono in palestra a scrivere l’articolo che state
leggendo, durante il “Sorrento Campus Dance”
e vedo tante ragazzine con gli occhi lucidi, per
l’emozione di ballare con Lorella Boccia di
“Amici”. Una di loro venuta dalla Sardegna,
piangendo ha detto: “Ho realizzato il sogno della
mia vita”, ed altre magari, sognano di diventare
ballerine come Lorella. Per me è stato bello
condividere la gioia di queste adolescenti mentre
rincorrevano i loro desideri. A proposito di sogni e
desideri, come le ragazze dello stage anche noi,
iniziando l’anno nuovo, ci apprestiamo ad avere
buoni propositi per il 2014…vero?
Devo dimagrire; devo andare in palestra
(ovviamente al Central); devo fare quel viaggio;
devo trovare o cambiare lavoro; devo comprarmi
la macchina, devo fidanzarmi; devo sposarmi;
devo separarmi (così non scontento nessuno);
devo comprare casa; devo rimettere la pista di
pattinaggio; etc. etc.
Tutti i nostri sogni e desideri possono diventare
realtà solo se abbiamo veramente voglia di
perseguirli, prima visualizzandoli mentalmente e
poi impegnandoci con tutte le nostre potenzialità
per raggiungerli.
Imparare a conoscere e utilizzare la nostra mente e
sviluppare maggiori abilità per sfruttarne le risorse
sono strumenti molto efficaci e potenti che, una
volta acquisiti, permettono a chiunque di strutturare
la propria vita in modo che la felicità non dipenda
52
100% Fitness Mag
Gennaio 2014
più da “ciò che ci accade”, ma da noi stessi.
È possibile allenare la mente e l’intuito a
prospettare obiettivi concreti, specifici e motivanti,
e verificarne già da subito la loro fattibilità. E’
possibile abituare la mente ad orientarsi verso
direzioni ideali e gratificanti. Immaginarsi e
visualizzare i propri desideri, entrarci e vederli in
anticipo, sperimentare mentalmente ogni variante,
prestando attenzione alle emozioni che si provano
sono tutte modalità, di facile applicazione e di
grande efficacia, per imparare a raggiungere i
propri risultati felicemente e senza stress.
E allora come fare, affinché il 2014 diventi l’anno
più bello e speciale della nostra vita?
Come afferma Re, nei suoi innumerevoli corsi
di formazione di crescita personale, un anno
#WELLNESS
veramente speciale può derivare da eventi fortuiti
come la nascita di un bambino, l’incontro con
l’uomo o la donna della nostra vita, la vittoria alla
lotteria di capodanno oppure, perché abbiamo
contribuito ogni giorno a renderlo tale.
Ecco gli ingredienti per un anno veramente
speciale.
SFIDA TE STESSO
Contrariamente a quanto si possa pensare, è più
facile realizzare un obiettivo ambizioso che uno
modesto. Dinanzi ad un obiettivo ambizioso le
persone raccolgono la sfida e mettono in campo
risorse che neppure immaginavano di avere.
C’è qualcosa che desideri fare da tempo e continui
a rimandare? Apri quel cassetto e trasforma i
tuoi sogni in obiettivi. Pianifica le azioni che devi
compiere per raggiungerli e dedicati ad esse con
costanza.
ALLARGA LA TUA ZONA DI COMFORT.
Non poltrire nei vecchi schemi mentali. Allena ogni
giorno la tua capacità di cambiare e di sentirti a
tuo agio anche nel disagio. Fai cose nuove per
ottenere nuovi risultati.
CREA IL TUO AMBIENTE
Circondati di persone con cui stai veramente bene,
persone stimolanti e positive. Con persone simili
anche le discussioni non sottraggono energie,
ma sono occasioni di crescita. Segui l’esempio di
coloro che stimi e presto diventerai tu stesso un
esempio per gli altri.
GIOCA LA VITA
Vivi la vita come un gioco:
divertiti, festeggia i risultati
con la squadra e anche
quando le cose non
vanno per il meglio non
abbandonare il campo prima
del fischio di fine dell’arbitro.
Capito? …e se vediamo che
non riusciamo a raggiungere
quell’obiettivo prefissato,
cambiamo strada. Facendo
sempre quello che
abbiamo fatto fino ad oggi,
raggiungeremo sempre gli
stessi risultati.
Se non abbiamo la possibilità
di cambiare molte cose che la vita ci mette davanti,
possiamo, però, scegliere come affrontarle, quanto
farci influenzare da esse e quanto lasciare che ci
trasformino dentro. Su Facebook ho letto questa
storia che mi ha colpito molto: “Un giorno, un uomo
non vedente era seduto sui gradini di un edificio
con un cappello ai suoi piedi ed un cartello recante
la scritta: "Sono cieco, aiutatemi per favore". Una
persona che passeggiava lì vicino si fermò e notò
che aveva solo pochi centesimi nel suo cappello.
Si chinò e versò altre monete. Poi, senza chiedere
il permesso dell’uomo, prese il cartello, lo girò e
scrisse un’altra frase. Quello stesso pomeriggio, la
stessa persona tornò dal non vedente e notò che
il suo cappello era pieno di monete e banconote. Il
non vedente riconobbe il passo dell'uomo: chiese
se fosse stato lui ad aver riscritto il suo cartello e
cosa avesse scritto. Il passante rispose: "Niente
che non fosse vero. Ho solo riscritto il tuo cartello
in maniera diversa", sorrise e andò via. Il non
vedente non seppe mai che sul suo cartello ora
c’era scritto: "Oggi è primavera... ed io non la
posso vedere."
Ecco come, nella stessa situazione modificando
solo strategia, possano cambiare completamente
gli stati d’animo delle persone, nel caso specifico in
senso positivo.
Quando ti sembra che le cose non vadano
bene…cambia strategia!!!
La frase più pericolosa in assoluto è: “Abbiamo
sempre fatto così"
"Il segreto per andare
avanti è iniziare"
Mark Twain
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100% Fitness Mag
Gennaio 2014
#WELLNESS
Relax…
in Toscana!
Gli articoli della
"Tecnoambiente" su
http://bit.ly/ILfIdn
Un nuovo centro benessere sui colli aretini
Un'ultima fatica della
Tecnoambiente di Meta ha
riguardato l’impiantistica per
un nuovo centro benessere
di Villa Cilnia ad Arezzo,
un’azienda vitivinicola
sviluppata intorno ad una
costruzione del ‘300 dove, tra
la tranquillità degli sconfinati
colli piantumati a vite si erge
il casolare dove potersi
rilassare e rigenerare nella
più completa tranquillità.
In questo caso, non potendo
esportare la bellezza
intrinseca delle coste
Sorrentine, si è provveduto
a diffondere la collaudata
tecnologia dell’azienda
installando vari trattamenti
specifici della Tecnoambiente
come la ormai celebre vasca
idromassaggio TA-RELAX
CHAIR a doppia postazione,
questa volta rivestita in
marmo locale, il percorso di
docce TA-RELAX SHOWER
completo di luci emozionali
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100% Fitness Mag
con i vari tipi di ugello che,
differenziando la pressione
e la forma del getto d’acqua
provocano la diversità
sensoriale del massaggio
producendo la sensazione di
energia e vitalità.
A corredo dei trattamenti
delle sale massaggio presenti
nel centro è presente
anche il MARE DI VAPORE,
Gennaio 2014
con la propria suggestiva
e particolare atmosfera.
Il tutto per concedersi il
lusso di qualche ora di
relax sfruttando le migliori
tecnologie ormai collaudate.
Anche l’impiantistica
della climatizzazione, per
il mantenimento delle
condizioni termoigrometriche
della struttura al fine di
garantirne la qualità dell’aria
interna e mantenere giuste
il grado di temperatura e
umidità sono differenziate
per i vari ambienti, e studiate
per poter usufruire del vero
Benessere in valore assoluto.
I percorsi relax e i trattamenti
rigeneranti sono stati
ottimizzati rispetto alle
esperienze acquisite negli
anni e terminano alla cantina
dove ci si può appagare con
un’ottima sorsata di buon vino
Chianti dei colli Aretini.
Articolo tratto dal web della dott.ssa veterinaria
Manuela Chimera
#ANIMALI
Costo delle prestazioni veterinarie:
Perché si paga il
veterinario
Molte persone si lamentano che le spese
veterinarie sono troppo care.
L’argomentazione che sento fare più spesso è
questa, prenderò a prestito il costo di un vaccino:
“Se il vaccino in farmacia costa 5 euro, perché il
veterinario me lo fa pagare 40 euro? Allora è un
ladro”. Questa affermazione è contestabile per più
di un motivo:
♦ Prima di tutto, il farmacista non può fare cessione
di vaccini, sono farmaci acquistabili con ricetta in
triplice copia solo da un veterinario
♦ È vero che la boccetta di vaccino costa in media
5 euro (quello per la FeLV in realtà costa di più, così
come quello per la Piroplasmosi, ma ho scelto un
vaccino medio per comodità), ma quando andate
a comprare una maglia a 40 euro, pensate forse
che il negoziante l’abbia comprata a 40 euro?
Che al fabbricante di magliette sia costata 40
euro? Stessa cosa per il pesce che comprate in
pescheria, per i farmaci che vi vende il farmacista: il
costo con cui viene venduto non può certo essere
quello di produzione. Se io compro dal pescatore
un pesce a 5 euro e poi te lo rivendo a 5 euro,
con che cosa mangio a fine giornata se finisco in
pari? Questa è una regola base dell’economia, di
qualsiasi settore si tratti
♦ Perché tacciare il veterinario di essere un ladro
se si fa pagare una prestazione? Forse date del
ladro al panettiere perché vi fa pagare il pane?
In fin dei conti è un bene di prima necessità,
ma non per questo viene accusato di essere
un ladro perché si fa pagare il suo lavoro. Così
come nessuno accusa un avvocato, un medico,
un negoziante di essere dei ladri perché si fanno
pagare: invece il veterinario sì
♦ Il vaccino costa 40 euro: perché? Senza entrare
troppo nello specifico, in fin dei conti non sono una
commercialista, quindi non voglio entrare troppo
nei dettagli tecnici. Però facciamo due conti. Non
pensiate che quei 40 euro che il veterinario vi
chiede entrino nelle sue tasche: lo Stato su quei
40 euro richiede il pagamento del 22% dell’Iva (e
non siamo stati noi veterinari a chiedere quest’Iva,
noi chiediamo l’abbassamento al 10% da anni, ma il
Governo bellamente ci ignora) e il 2% di Enpav, che
sarebbe in pratica l’Inps dei veterinari. Togliendo
queste percentuali, al veterinario rimane il netto,
32,41 euro. Beh, direte voi, sono sempre 32 euro
per un vaccino. Però anche questi non finiscono
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tutti nelle tasche del veterinario: su questi 32 euro
il veterinario paga allo Stato circa il 40% di tasse.
Questo significa che al veterinario rimangono 19
euro (ricordate? Eravamo partiti dai 40 contestati
e siamo arrivati a 19 euro). Ma questi non sono 19
euro puliti, da questi dovete togliere:
1) il costo base del vaccino, 5 euro, quindi
scendiamo a 14 euro
2) il costo del materiale utilizzato durante la
visita. E per materiale non intendo solo la siringa,
ma tutto ciò che è stato usato per fare la visita: il
termometro, l’otoscopio, il tavolo visita, il frigorifero
in cui è contenuto il vaccino, l’intera struttura e via
dicendo
3) i costi gestionali: da quei 14 euro, che togliendo
il costo dei materiali, sarà ulteriormente sceso,
bisogna togliere altre cose a cui normalmente
i proprietari non pensano. Ebbene sì, anche
il veterinario deve pagare l’affitto, la bolletta
elettrica, la bolletta del gas, la bolletta dell’acqua,
assicurazioni varie e balzelli richiesti dallo Stato
per l’adeguamento della struttura alle norme di
sicurezza. Inoltre deve anche pagare gli eventuali
collaboratori, se si rompono degli strumenti deve
pagarseli di tasca sua (un radiologico costa anche
sui 24000 euro, un ecografo come si deve con
sonde poco meno, i monitor per le anestesie,
l’apparecchiatura costa)… secondo voi di quei 14
euro quanti gliene sono rimasti in tasca?
Perché si paga il veterinario
Ecco i motivi per cui si paga il veterinario:
♦ Il veterinario libero professionista non
riceve alcun sussidio o pagamento dallo Stato.
C’è questa comune credenza che vuole che il
veterinario ambulatoriale o delle cliniche riceva,
come i medici della mutua o come i veterinari
dell’Asl, uno stipendio da parte dello Stato. Vi
posso garantire che non è così: tutti i ricavi
derivano dalle parcelle dei clienti. Se per esempio
decido di fare uno sconto a un cliente, quello
sconto lo pagherò di tasca mia, mi tolgo qualcosa
io per darlo al cliente: questo perché se faccio
lo sconto su una prestazione, non è che posso
chiedere al fornitore di farmaci, all’Enel di farmi
pagare di meno, quelli li pago sempre di tasca mia
♦ Non esiste la mutua nei cani perché… beh, già
la Sanità italiana fa acqua da tutte le parti, non
hanno soldi per le persone, vi pare che ne abbiano
per gli animali? Ah, a proposito: quando si protesta
per il costo degli esami, vi ricordo che i costi sono
equiparabili all’umana, solo che in umana c’è la
Sanità che paga il ticket. Il che vuol dire che voi
pagate la Sanità, perché non è certo gratuita, solo
che le trattenute ve le fanno direttamente in busta
paga e non ve ne accorgete
♦ Il tariffario minimo degli Ordini è stato abolito,
ciò significa che ogni veterinario è libero di
farsi pagare quanto ritiene giusto per il proprio
operato. Molti proprietari protestano: perché qui
una sterilizzazione viene 100 euro e là 250 euro?
Dovete considerare parecchie variabili, fra cui di
sicuro la città di residenza, obiettivamente ci sono
città in cui la vita è più cara. E poi dipende molto
anche dai materiali utilizzati: la qualità si paga.
Un intervento fatto in 3-4 colleghi, con tre monitor
attaccati al paziente, materiali di prima qualità
non costerà certo quanto un intervento fatto da
un singolo veterinario senza apparecchiature di
controllo. Ovvio che si abbattono i costi, ma a
prezzo della sicurezza del paziente.
Ricordate che non sempre qualità e prezzi bassi
coincidono, anzi...
♦ A proposito di quel vaccino di cui parlavamo
sopra, tutti pensano solamente ai materiali utilizzati,
ma in realtà in generale il costo della prestazione
non comprende solo quello. Voi state pagando
la professionalità di un dottore, una persona
che ha studiato per anni e investito soldi di tasca
propria per crearsi una professione, che continua
a studiare a spese sue (un corso di aggiornamento
di tre giorni arriva facilmente a costare 500-600
euro, di questo non ci lamentiamo?) per offrire al
cliente sempre un lavoro di qualità migliore, una
persona che sa visitare un cane e che sa capire se
quel vaccino può essere fatto o no. Voi pagate la
sua professionalità, non dimenticatelo. Spiegatemi
perché quando arriva l’idraulico che dà un’occhiata
alla caldaia, non gli fa nulla e si prende 60 euro
non dite nulla, ma quando il veterinario visita per
mezz’ora il vostro cane, lo controlla da capo a piedi
usando diversi strumenti, vi fa una prestazione e vi
chiede 40 euro allora gli date del ladro!
♦ Per quanto riguarda l’Iva al 22% non
prendetevela col veterinario, ma con il Governo:
è lui che ha stabilito che cani e gatti sono beni di
lusso e che quindi devono avere una tassazione
così alta. Da anni i veterinari si battono per ridurre
l’Iva almeno al 10%, però il Governo continua a fare
orecchie da mercante
♦ Si paga anche la qualità del servizio. Trovatemi
un medico umano che vi risponde ad ogni ora
del giorno e della notte, Natale incluso, che viene
chiamato alle due di notte per sapere a che ora
l’ambulatorio aprirà il giorno dopo, che è disposto
a fermarsi fuori orario per un paziente che vomita
da dieci giorni e che i proprietari si sono decisi
a portare tardivamente e rigorosamente fuori
dall’orario di visita, che è disposto ad interrompere
qualsiasi attività stia facendo (non è di dominio
pubblico, ma anche i veterinari hanno una vita e
una famiglia al di là del lavoro!) per venire a vedere
il vostro pet… la disponibilità si paga, non si può
pretendere sempre e non dare nulla in cambio
♦ Ritorniamo al concetto iniziale: è bello fare il
veterinario, ma rimane un lavoro. Con quello che
un veterinario guadagna, a fine mese deve pagare
la scuola dei figli, dargli da mangiare e da vestire
e via dicendo. Forse che non pagate il vostro
panettiere?
#AVVOCATO
#POESIA
Il bullismo?
Io mi difendo
Valerio Massimo Aiello
Avvocato Penalista
Studio Legale: Vico Equense, via Canale 28
Sorrento, Corso Italia 261
339.4095882 • 081.8015930
valerioajello@gmail.com
http://bit.ly/1eYpjwE
È uno dei fenomeni purtroppo in crescita nel
mondo degli adolescenti: affliggere ed impaurire
un soggetto considerato più debole.
È ciò che in gergo viene chiamato "bullismo”,
termine che indica il desiderio deliberato di fare
del male, di minacciare o impaurire qualcuno
con parole o azioni lesive, ben potendo tali
atteggiamenti differire nel grado di gravità. Gli
atteggiamenti dei bulli si manifestano solitamente
con minacce, dispetti, insulti, prepotenze,
aggressioni fisiche, tentativi di estorsione ecc..;
tutti accomunati però dallo stesso fine: imporre
la propria supremazia (psicologica e fisica) su un
soggetto considerato più debole.
Ma cosa si deve fare quando si diventa vittime
dei cosiddetti “bulli” e soprattutto è possibile
denunciare tali comportamenti vessatori?
Premesso che a tutt’oggi, non esiste ancora una
fattispecie legislativa che punisce il bullismo
come reato, ciò tuttavia non significa, però, che
gli atti nocivi dei bulli debbano restare impuniti.
Generalmente l'atto del “bullo” viola, infatti,
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diverse disposizioni sia della legge penale che di
quella civile, e quindi và denunciato e perseguito
sia penalmente che civilmente.
In ambito penale il bullismo racchiude e genera
varie tipologie di reato.
A titolo esemplificativo sono atti di bullismo gli
insulti, le offese, le voci diffamatorie, i piccoli furti,
le estorsioni, le minacce, le lesioni personali, le
percosse, il danneggiamento di cose ecc... Tali
atteggiamenti configurano varie fattispecie di
reato: reato di percosse (art. 581 codice penale),
reato di lesioni personali (artt. 582 e ss cp.), danni
alle cose, reato di danneggiamento (art. 635 cp.),
reato di ingiuria o reato di diffamazione, (artt.
594 e 595 cp.), minacce (art. 612 cp.), reato di
estorsione (art. 629 cp) ecc.
Per alcuni di questi reati sarà sufficiente sporgere
una denuncia all'autorità giudiziaria (questura,
carabinieri ecc.) per attivare un procedimento
penale nei confronti del bullo (p.es. lesioni gravi,
minaccia grave) essendo tali reati procedibili di
ufficio; negli altri casi (reati procedibili a querela
della persona offesa) la denuncia dovrà contenere,
invece, la richiesta che si proceda penalmente
contro l'autore del reato (in questo caso occorre
che la persona offesa sporga denuncia-querela nei
previsti termini di legge).
In entrambi i casi si consiglia, comunque, di
rivolgersi prontamente ad un avvocato penalista in
modo da evitare il rischio di rendere inefficace la
propria denuncia-querela.
Denunciato quindi il fatto-reato l’autorità giudiziaria
competente darà inizio alle indagini preliminari
ed, in caso di fondatezza della notizia di reato,
provvederà ad instaurare un procedimento penale
contro il bullo responsabile del reato.
Detto ciò occorre ora vedere quali potrebbero
essere le conseguenze del processo penale.
Purtroppo essendo i bulli, nella maggior parte
dei casi, soggetti di giovanissima età occorrerà
distinguere se gli stessi siano maggiorenni o
minorenni.
Nel primo caso nulla quaestio: il bullo maggiorenne
sarà penalmente punito con le pene detentive
e pecuniarie previste dal reato commesso. La
questione è, invece, più delicata nell’ipotesi in cui
il bullo abbia meno di 14 anni o un’età compresa
tra i 14 e 18 anni. Nella prima ipotesi (minore di anni
14) per espressa previsione dell’art. 97 CP che
stabilisce che “non è imputabile chi al momento
in cui ha commesso il fatto non aveva compiuto
i quattordici anni” il bullo non potrà essere
punito penalmente poiché considerato privo della
capacità di intendere e di volere; tuttavia qualora
dovesse essere giudicato socialmente pericoloso,
lo stesso potrà essere sottoposto alla misura di
sicurezza del ricovero in un riformatorio giudiziario
o a quella della libertà vigilata. Nel caso, invece,
di minori ricompresi tra gli anni 14 e gli anni 18
l'imputabilità andrà giudicata caso per caso, in
concreto ed in relazione al fatto commesso.
Il giudice dovrà, dunque, appurare la concreta
capacità di intendere e di volere del minore degli
anni 18 al momento in cui ha commesso il fatto. In
caso di mancanza di tale capacità il minore non
sarà punibile. Nel diverso caso in cui il minore
degli anni 18 sarà considerato capace di intendere
e di volere al momento della commissione del
fatto verrà considerato punibile, anche se la pena
comminata sarà diminuita. In tali ipotesi a giudicare
il bullo sarà competente il Tribunale dei minorenni.
In ambito civile, invece, tali azioni offensive
obbligheranno il responsabile ad un risarcimento
del danno ingiustamente patito. Per ottenere tale
risarcimento bisognerà rivolgersi ad un avvocato
ed intraprendere una causa davanti al Tribunale
civile. Essendo spesso il bullo minorenne sono
molti i casi in cui la responsabilità sarà addebitata
anche ad altri soggetti che risponderanno per fatto
altrui (insegnanti, scuola, genitori).
In tutte le ipotesi descritte è bene ricordare che
comunque la denuncia sporta contro il bullo,
che comporterà l’inizio del processo penale,
il pagamento delle spese legali e processuali
e finanche una possibile e amara condanna
penale, sarà per lo stesso di certo un’esperienza
di vita negativa e si spera anche un deterrente
a vita. Non esitate, quindi, a denunciare gli atti di
bullismo e a perseguire i bulli sia penalmente che
civilmente poiché solo in questo modo si potrà
infliggere agli stessi una bella lezione di vita.
#FINANZA
Crescita italiana
ostaggio del
“credit crunch”
Dr. Mario De Simone
Consulente Finanziario
338.5458815
dr.mariodesimone@hotmail.it
http://bit.ly/K174rK
Meno 44 miliardi: di tanto sono crollati l'anno
scorso i prestiti delle banche alle imprese italiane.
Questa è la stima fornita da Standard & Poor's, ciò
fornisce un'idea dell'asfissia finanziaria che soffoca
l'industria e l'economia italiana. Il Centro studi di
Confindustria ha dichiarato che "ormai rischiano
di fallire anche le aziende sane" a causa di tale
problema. Il denaro non circola e non alimenta
come dovrebbe l'economia italiana nonostante
l'alluvione di liquidità che la Bce (Banca Centrale
Europea) ha immesso nel sistema bancario
italiano: 140 miliardi.
Tale fenomeno, denominato "credit crunch"
tiene in ostaggio le prospettive di crescita, e
non potrebbe essere altrimenti, vista la struttura
del settore finanziario in Europa, di gran lunga
dominato dalle banche a differenza di quanto
accade negli Stati Uniti.
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Gennaio 2014
I crediti bancari negli Usa, infatti, rappresentano
meno di un terzo del totale dei finanziamenti alle
imprese, che per metà arrivano da assicurazioni
e fondi pensioni e per il resto dai fondi di
investimento. In Europa solo il Lussemburgo ha un
modello simile a quello americano. In Germania le
banche forniscono i due terzi del finanziamento
all'economia, più o meno come in Francia. In
Italia la percentuale sfiora l'85%, in Spagna il
90%. Con questi numeri, se il rubinetto si blocca,
è inevitabile che i contraccolpi sulla crescita
economica diventino ancora più letali.
Ma mentre il credito langue le banche italiane
hanno fatto incetta di BTP, infatti, la liquidità
iniettata da Draghi a fine del 2011 è finita tutta lì,
nei Titoli di Stato. Lo stock di titoli in portafoglio è
salito di ben 190 miliardi dai 209 miliardi detenuti
nel 2011 ai 399 in pancia alle banche italiane ad
oggi. Questi aiuti a “buon mercato” ricevuti dalla
Bce sono stati investiti in attività finanziarie e non
nell'economia reale.
Perché? Semplice. Le banche hanno sofferto
il violento incremento delle “sofferenze” frutto
del retaggio del credito “fiume” concesso negli
anni d'oro, che oggi pesa sui bilanci, dato che
le perdite su tali crediti malati erodono i ricavi
bancari. Ovvio che in questo contesto tutti gli
istituti di credito (chi più chi meno) hanno chiuso
i rubinetti e preferito mettere i soldi in attività più
sicure e lucrose: Titoli di Stato con rendimenti
"sicuri" e sofferenze zero!
Molte banche hanno fatto acquisti strabilianti
tanto da rendere certi istituti più delle grandi
tesorerie che non delle normali banche che di
mestiere erogano il credito.
Le massicce iniezioni di liquidità da parte della
Bce hanno certamente rimosso il rischio di
un fallimento bancario nell'eurozona: effetto
sicuramente importante! La differenza fra il basso
costo dell'iniezione di liquidità (pagata dalle
banche all'1%) ed i rendimenti alti sui titoli di Stato
di diversi Paesi europei ha indotto tutte le banche
ad insistere con l'investimento sul debito sovrano,
in particolare in Italia, perchè il rischio "Paese"
forniva tassi molto interessanti.
L'enorme aumento del portafoglio di titoli pubblici
posseduti dalle banche, però, solleva il timore
che l'operazione di iniezione di liquidità abbia
sì spento il fuoco del rischio fallimento delle
banche in difficoltà, ma abbia però intensificato il
legame fra banche e debito pubblico dei rispettivi
Paesi, una delle cause principali delle violente
turbolenze dei mesi scorsi. Le sofferenze bancarie
costituiscono un rischio da non sottovalutare,
infatti, l'Abi rileva che nel 2013 a seguito del
perdurare della crisi e dei suoi effetti, la rischiosità
dei prestiti è ulteriormente cresciuta e sono
aumentate le sofferenze nette, salite ai massimi
dal 1999. L'associazione bancaria (ABI) rileva,
infatti, come la domanda di credito sia penalizzata
dalla crescita dei fallimenti delle imprese. Secondo
gli ultimi dati elaborati nei primi otto mesi del 2013,
inoltre, il numero delle domande di finanziamenti
da parte delle imprese italiane è diminuito di -1,1%
rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Come se ne esce allora? Secondo gli esperti la
risposta a tale domanda sta nell’integrazione e
modernizzazione del settore bancario a livello
europeo, insieme ad una ristrutturazione e
ricapitalizzazione degli istituti, e quando e dove
necessario, regole Ue sempre più omogenee e
trasparenti. La soluzione, sempre in base al parere
degli esperti, è una ricetta che prevede i seguenti
ingredienti: l'unione bancaria, la definitiva rottura
del legame tra crisi finanziaria e crisi sovrana,
supervisione unica del settore bancario alla Bce,
un fondo di risoluzione delle crisi bancarie ed
infine, la garanzia comune sui depositi dei clienti.
«Gli Stati Uniti ci hanno messo 60 anni per arrivare
alla supervisione bancaria unica.
In Europa a tale traguardo dovremmo arrivarci
in molto meno, visto che scatterà dall'estate del
2014, per quanto riguarda il fondo di risoluzione
ci vorranno dai 15 ai 20 anni secondo i tedeschi
ma, nel frattempo, si potrà procedere con una
formula mista, che prevede finanziamenti nazionali
da parte dei Paesi interessati all'operazione (con
decisioni all'unanimità) e finanziamenti europei
targati Esm (c.d. “Fondo Salvastati”). Per ora,
invece, resta molto lontana la “garanzia comune
sui depositi”. È evidente che con questa unione
bancaria, più di nome che di fatto, il recupero
della fiducia perduta in Europa resterà in stand-by
ancora per un po’ di tempo.
A ciò si aggiunga che Pascal Lamy, direttore
generale Wto, ha dichiarato che il 90% della
crescita mondiale nei prossimi anni avverrà fuori
dall'Europa. Così ragiona anche Berlino, che non
a caso rema contro i progetti di Mario Draghi,
il quale sta provando, invece, a dare un po' di
respiro alle piccole e medie imprese in sofferenza.
Anche in questo caso, dunque, meglio non
aspettarsi grandi aiuti dall'Europa per uscire dal
credit crunch: non arriveranno!
#FILOSOFIA
La tirannia
della mente
Domenico Casa
Consulente filosofico
339.3318463
Domenico.Casa2@tin.it
http://bit.ly/ICygMX
“La mente intuitiva è un dono sacro e la mente
razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato
una società che onora il servo e ha dimenticato
il dono” (Albert Einstein). Non si può dire che
Einstein non sia stato un illuminista.
Non sarebbe diventato il grande scienziato
rivoluzioario che è stato. Fermo restando l'inubbio
valore di quella stagione culturale che, anzi,
ancora non ha maturato tutti i suoi frutti nelle
menti individuali e in molte regioni del globo, c'è
da dire che spesso la ragione, da strumento, sia
pure fondamentale e indispensabile di ricerca e
orientamento nel mondo, si trasforma in tiranna.
Alcuni anni fa, durante gli esami di maturità
liceale, uno studente, avendola letta troppo
frettolosamente, stravolse la traccia “Il sonno
della ragione genera mostri”, trasformandola in
“Il sommo della ragione genera mostri”.
Benché lontano dall'indicazione del Ministero che
aveva scelto quell'anno la frase ormai stranota
di Goya, la commissione giudicatrice dovette
convenire che, partendo dall'assunto sbagliato,
lo studente aveva svolto un lavoro rigoroso e sul
filo della logica, sostenendo, anche con prove
inconfutabili, che l'uso arbitrario e illimitato della
ragione può condurre ad errori ed orrori.
Già Immanuel Kant, da illuminista critico qual
era, nella sua “Critica della ragion pura”, aveva
messo in guardia contro le pretese della ragione.
Che la realtà umana sia più ampia e complessa
della sua mente, è ormai un dato acquisito. Ma
il più delle volte, negli esseri umani, la ragione è
quella che detta leggi, “lavora incessantemente
per classificare, definire, inquadrare. mettere
limiti” (da “Felicità in questo mondo” alla scoperta
del Buddismo), ignorando o dimenticando
di essere a servizio, un semplice benché
importante strumento a disposizione dell'uomo.
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100% Fitness Mag
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Sigmund Freud aveva sostenuto che l'Io razionale
non è l'istanza originaria dell'uomo. Esso si
forma più tardi e svolge un'indubbia funzione di
equilibrio tra le diverse istanze psichiche le quali,
altrimenti, si comporterebbero in modo anarchico
e conflittuale tra di loro. Ma, svolto questo
compito, la nostra ragione deve lasciare alle altre
parti o dimensioni dell'essere umano di esprimersi
senza “la frusta” o la “bacchetta”. Essa non può
accampare la pretesa di “avere ragione su tutto”.
Le conseguenze della sua “tirannia” portebbero
essere, e sono, di una gravità inimmaginabile.
C'è un libro di Friedrich W. Nietsche, che spesso
viene considerato secondario rispetto alla
produzione successiva del filosofo, ma che invece
risulta essere il cardine del suo pensiero. Si tratta
della “Nascita della tragedia”. Nell'esaminare
l'origine di quella espresione artistica che fu la
tragedia greca, Nietzsche individua, nel passaggio
dal mondo ellenico a quello graco, due forme o
modalità di esistenza, “lo spirito dionisiaco” e “lo
spirito apollineo”, riferiti a due divinità, Dioniso e
Apollo. Il primo rappresenterebbe la vita in tutte
le sue manifestazioni: gioia, dolore, fede, amore,
passione, sessualità, festa, ebbrezza, musica,
canto, persino la morte che è inestricabilmente
connessa alla vita.
Il secondo, Apollo, speculativo, teorico,
ponderato, astratto, freddo, si imporrebbe sulla
vita nella sua complessità nel momento storico,
in cui, con Socrate, all'amore per la vita e al “sì”
incondizionato ad essa, rappresentata dal gioioso
Dioniso, si sostituirebbe la ragione egoistica,
valutativa, calcolatrice, utilitaristica, economicistica.
Quella che conosciamo noi, in altre parole.
Quella da cui, secondo Nietzsche, discenderebbe,
passando attraverso secoli di mortificazione,
di repressione, di negazione dell'uomo, cui si
sarebbero dedicati un po' tutti, dalle dottrine
morali alla scienza (scientismo), quell'essere
malato e decadente che siamo noi.
#FILOSOFIA
#POESIA
A Papa Francesco
Quella sera dalla loggia di san Pietro
senza voltarti più indietro
e ad elezione a Papa, fresco,
hai detto: “Buonasera, sono Francesco!”.
Con quel <buonasera> inaspettato
anche lo scettico hai conquistato,
ed è da quel momento in poi
che sei nel cuore di tutti noi.
Era il tredici marzo, quella sera
di una incipiente primavera,
dove Tu invece di pontificare
hai chiesto a tutti di pregare.
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Alla folla poi Ti sei inchinato
e con Te tutti hanno pregato,
hai chiesto di pregare con ragione
perché dura sarà la Tua missione.
D’Assisi tu guardi al Poverello
e per noi questo è molto bello,
Lui scalzo, Tu con scarpe risuolate
invece di quelle di raso e firmate.
La Chiesa, è noto, è malata,
deve essere seguita, recuperata,
insomma ci voleva una forte scossa
e i Padri han fatto la giusta mossa.
Sempre ispirandoTi al Poverello
hai bandito ogni futile orpello,
l’anello Tuo è di ferro dorato
perché quello d’oro l’hai rifiutato.
Per la fumata bianca e veloce
è intervenuto Cristo dalla Croce
per ispirare i padri ad eleggere
chi il grande peso potesse reggere.
Nei cristiani è chiara la pretesa
che Tu raddrizzi questa Chiesa
perché essa, non si era mai visto,
sta snobbando l’insegnamento di Cristo.
Dopo un consiglio a tutto tondo
hanno pescato in fondo al mondo,
perché tutti, al di qua e al di là,
conoscevano la Tua grande umiltà.
Per l’unica pecorella smarrita
Gesù avrebbe sacrificato la vita,
ma è nel gregge che il male avanza
perché s’è fatto rubare la speranza.
Ci voleva chi fosse da esempio
a chi dell’opulenza fa scempio,
e il ferro del Tuo crocefisso
ha dimostrato qual è l’abisso.
Questo gregge ha fatto prevalere l’IO
dimenticando scientemente il suo DIO,
solo Tu puoi ricondurlo nell’ovile
uomo semplice, umile e gentile.
La Chiesa sfoggia oro e preziosi
ma non bada troppo ai bisognosi,
utilizza pellicce di ermellino
ed è indifferente col tapino.
Ma... quel candido, splendido sorriso
nasconde un uomo fermo e deciso
che farà tutto, anche l’impossibile,
perché la Chiesa ritorni credibile.
Pervaso da profonda umanità
la Tua sofferenza è la povertà,
il tuo cruccio è il derelitto,
l’ingiustizia, l’oppresso, l’afflitto.
Credenti e non ormai han realizzato
quanto grande sarà il Tuo papato,
con Te la Chiesa si rinnoverà
e la storia, grata, Ti ringrazierà.
Perciò vuoi vivere in sobrietà
rifiutando agi e comodità,
tutto ciò Ti fa molto onore,
gradito anche a nostro Signore.
Il popolo di Dio sarà al Tuo fianco
amato vescovo vestito di bianco,
compatto ti sosterrà con la preghiera
che chiedesti alla folla quella sera.
100% Fitness Mag
Gennaio 2014
Salvatore Spinelli
Poeta