Il PSBIO La società PSBIO SYSTEM s.r.l., opera fin dal 1988 nel settore del trattamento delle acque e nella depurazione degli scarichi civili e industriali, e durante questi anni ha acquisito una notevole esperienza nella produzione e nella cura dei batteri fototrofi. Il risultato degli studi effettuati anche in collaborazione con le più note Università nazionali ed internazionali, è il nuovo prodotto denominato PSBIO. Il PSBIO è un attivatore ed ottimizzatore dei processi biologici che si verificano negli impianti di depurazione sia aerobici che anaerobici. E’ costituito da un insieme di batteri fotosintetici, in stato di riposo in una soluzione di sali minerali, pronti ad iniziare il loro ciclo riproduttivo non appena vengono a contatto con la sostanza organica. Con l’utilizzo del PSBIO, insieme ad un notevole miglioramento di tutta la fase biologica negli impianti di depurazione delle acque reflue, si ottengono due risultati fondamentali: maggiore qualità dell’effluente finale e sensibile riduzione dei costi di gestione dell’impianto. Infatti l'utilizzo del PSBIO negli impianti a "fanghi attivi" può portare ad un risparmio di circa il 25%, migliorando la qualità dell'effluente e riducendo la formazione dei fanghi residui. Il PSBIO è un prodotto che contribuisce ad evitare cali di rendimento del reattore biologico mantenendo costanti tutti i principali fattori che determinano tale rendimento, per una depurazione ed uno smaltimento di rifiuti che permettano il riutilizzo delle acque reflue e dei fanghi in modo da assicurare un ambiente più pulito e meno inquinato da agenti chimici e industriali. 1 I Batteri Fototrofi I batteri fototrofi sono dei microrganismi la cui caratteristica fondamentale è quella di essere particolarmente recettivi alle stimolazioni della radiazione luminosa. Il nostro prodotto PSBIO è costituito proprio da un pool di questi microrganismi tenuti in una sospensione di sali minerali. Questi batteri appartengono tra le altre, alle seguenti famiglie : Rhodospirillaceae, Chromotiaceae, Ectothiorhodospira, Chlorobiaceae, Bradyrhizobiaceae ed a i seguenti generi : Rhodospeudomonas, Rhodospirillum, Thiosarcina, Thiospirillum, Lamprocystis, Amoebobacter, Chloropseudomonas, Clathrochloris. Come evidenziato da numerosi studi effettuati in Giappone dal Prof. Michiharu Kobayashi, i batteri fotosintetici presenti in questo prodotto esistono in natura sia in habitat acquatico che terrestre e utilizzando la luce come fonte di energia, sono in grado di assimilare sia l’anidride carbonica che l’azoto molecolare. 2 Come agisce il PSBIO L'immissione del prodotto PSBIO in un sistema inquinato, sia solido che liquido, avvia immediatamente il ciclo metabolico e riproduttivo dei suoi microrganismi che più vi si adattano. L'attività dei batteri fotosintetici si esplica anche in presenza di alta salinità ed utilizza al massimo l'associazione simbiotica con i microrganismi eterotrofi, utilizzando l'acido piruvico escreto da questi. Con il suo metabolismo il prodotto PSBIO provoca una serie di reazioni che, in parte, possono essere così riassunte: 1) l'azione simbionte, appena illustrata, determina un aumento della riproduzione biologica e della secrezione enzimatica, sia in aerobiosi che in anaerobiosi, a spese della componente organica inquinante anche se in alta concentrazione od in forma difficilmente biodegradabile; 2) la produzione di vitamine del gruppo B, che facilitano la scissione cellulare, promuove una maggior velocità di biodegradazione con una ridotta necessità di ossigeno e di energia; 3) la formazione di una cospicua varietà di "antibiotici" e di "prodotti antivirali" innesca un forte antagonismo nei confronti dei microrganismi patogeni, portando ad una valida "azione igienizzante" del sistema sottoposto a trattamento; 4) la necessità metabolica ad utilizzare prodotti dello zolfo ridotto,da parte di molti dei microrganismi contenuti nel PSBIO risolve gravi problemi d’inquinamento atmosferico; 3 5) la maggior attività biologica del sistema depurante, inoculato con PSBIO porta ad incrementare il rendimento di biodegradazione delle sostanze organiche comprese quelle difficili quali grassi, tensioattivi, fenoli ecc.; 6) la facilità con cui i batteri fotosintetici si riproducono, sia alla luce che al buio, porta ad un forte consumo di azoto e fosforo; 7) l'accelerazione del metabolismo della biomassa inoculata con PSBIO aumenta la potenzialità di bonifica del sistema ed accorcia i tempi di mineralizzazione della componente organica inquinante; 8) la maggiore attività batterica e la validità della miscela di microrganismi espressa dal PSBIO facilita anche il processo di nitrificazione-denitrificazione. 4 Campi d’impiego del PSBIO Il PSBIO è utilizzato in tutti i processi biologici depurativi, sia in aerobiosi che in anaerobiosi, per ottenere elevati rendimenti quantitativi, qualitativi ed economici. L'applicazione del PSBIO permette di poter innescare rapidamente processi biologici depurativi anche in condizioni difficili. Piccoli dosaggi di PSBIO: a) in impianti a "fanghi attivi" facilitano il raggiungimento di alti livelli depurativi con un risparmio di energia di circa il 20+25% ed una riduzione nella produzione dei fanghi di risulta; b) in "lagunaggio" eliminano la schiuma ed i cattivi odori nel bacino e riducono ulteriormente i solidi sospesi ed il colore nell'effluente depurato; c) nei "biodischi" impediscono l'accumulo grossolano di materiale mucilaginoso sulle pareti ruotanti, che spesso è alla base di grossi disservizi e di alti costi di manutenzione; d) nei "letti percolatori" evitano l’eccessivo impaccamento del materiale di riempimento; 5 e) nella "digestione anaerobica a freddo", realizzata per lo più in impianti zootecnici, accelerano i tempi di fermentazione permettendo la continuità della reazione anche in inverno, quando la temperatura esterna raggiunge valori molto bassi; f) nella "digestione anaerobica con produzione di biogas” provocano una maggior produzione ed un netto miglioramento qualitativo del biogas, a dimostrazione dell'aumentato rendimento digestivo; g) nelle “trappole per olii e grassi”, che spesso si ritrovano nelle mense, nei macelli, o nelle attività alimentari, eliminano l'intasamento delle linee di scarico nonchè l'emanazione di cattivi odori prodotti nella decomposizione del deposito; h) nella “discarica controllata di rifiuti solidi urbani od assimilabili” accelerano i tempi di umificazione, evitando l'emissione di cattivi odori, e riducono l'inquinamento nel percolato; i) nel "compostaggio", sia aerobico che anaerobico, accelerano i tempi di compimento delle reazioni e sviluppano un’ energica azione igienizzante. 6 Come si impiega il PSBIO Il PSBIO rispetto alla forma solida, rappresenta un notevole passo avanti per quanto riguarda la manualità operativa, poichè va usato tal quale e quindi con la possibilità di utilizzare una pompa dosatrice. Il punto di iniezione dovrà essere il più a monte possibile, in modo da coinvolgere tutto il sistema e mettere a disposizione della biomassa depuratrice tempi più lunghi. L’uso del prodotto PSBIO si diversifica in due fasi, la prima per l'inoculo del sistema mentre la seconda come dose di mantenimento; i rispettivi dosaggi varieranno a seconda dei tempi di risposta attesi o della quantità di composti tossici presenti nei sistemi da depurare. A livello indicativo proponiamo i seguenti quantitativi iniziali, in gr/mc, suggerendo in seguito di aggiustare i consumi sulle rispettive necessità, di solito in difetto rispetto alle dosi consigliate: Processo depurativo INOCULO SUL VOLUME DEL SISTEMA Gr/mc Fanghi attivi Lagunaggio Biodischi Percolatori Digestione anaerobica a freddo Digestione anaerobica con biogas Trappole per olii e grassi Discarica controllata Compostaggio 80-100 10-20 50 50 10 7 MANTENIMENTO SULLA QUANTITA’ GIORNALIERA Gr/mc 2 1 2 2 2 50 5 100 10-25 70 10 - Caratteristiche chimico-fisiche del PSBIO - ASPETTO Sospensione batterica colloidale - COLORE Rossastro - PESO SPECIFICO 1010 gr/l - PATOGENEITA’ Assente - TOSSICITA’ Assente - PUNTO DI EBOLLIZIONE 100° C - SOLUBILITA’ IN ACQUA Completa - ODORE Acre - INFIAMMABILITA’ Esclusa - STABILITA’ Superiore ai 18 mesi - REATTIVITA’ Evitare il contatto con l’aria e lo stoccaggio a temperature inferiori a 0° C e superiori ai 50° C 8 Scheda di sicurezza Il PSBIO è un prodotto biologico naturale privo di microrganismi patogeni, non tossico, a base principalmente di ceppi specifici della specie Rhodopseudomonas, in sospensione di sali minerali. Il prodotto PSBIO non contiene OGM. Identificazione del preparato Denominazione PSBIO Descrizione/Utilizzo prodotto per il trattamento acque reflue sospensione batterica (Rhodopseudomonas capsulata et Palustris) Nome chimico e sinonimi Identificazione della Società Ragione Sociale Località e Stato PSBIO System s.r.l. Via A. Stoppato 3 Roma - Italia 06 - 7230479 06 - 72671426 Telefono Fax Indicazione dei pericoli NESSUNA INDICAZIONE DA SEGNALARE Stabilità e reattività Il prodotto è stabile per 18 mesi se conservato in ambiente fresco e nei suoi contenitori originali ed integri. 9 Misure di primo soccorso Non sono noti episodi di danno al personale addetto all’uso del prodotto. Tuttavia, in caso di contatto, inalazione o ingestione, si devono adottare, se del caso, le seguenti misure generali previste per il primo soccorso : Inalazione: portare il soggetto all’aria fresca. Ingestione: bere acqua in abbondanza per rimuovere il prodotto ed il cattivo odore che sprigiona. Occhi e pelle: lavare con molta acqua Misure antincendio I mezzi di estinzione tradizionali come anidride carbonica, schiuma ed acqua. Il prodotto non è combustibile ne comburente (sospensione acquosa). Manipolazione e stoccaggio Conservare in luogo fresco e ben ventilato; mantenere chiuso il recipiente quando non è utilizzato; conservare lontano da fonti di calore. 10 Le nostre referenze ACHIMAR S.p.A. di Frosinone GIMA INDUSTRIA S.p.A. di Frosinone KEMIRA CHIMICA S.p.A. di Milano CENTRAL CHIMICA S.r.l. di Reggio Emilia EUROAMBIENTE S.r.l. di Frosinone E.W.E. S.r.l. di Ravenna MA.PE.BA. di Vicenza WATER TREATMENT PROCESS S.r.l. di Città di Castello (PG) ASSOCIATION AGRICOLTURE COOPERATIVES di Imathias (Grecia) IDRATECH S.r.l. di Roma 11 Per contattarci Sciarra Aldo Amministratore Unico PSBIO SYSTEM S.r.l. Via A. Stoppato, 3 00173 – Roma Tel. 06.7230479 Fax : 06.72671426 E-mail : posta@psbiosystem.it Internet : www.psbiosystem.it 12 Allegati - Documento prove effettuate dall’ Università degli Studi di Roma - Attività dei microrganismi nella depurazione a Fanghi Attivi - Biodegradazione dei composti aromatici - Nitrificazione e batteri Nitrificanti - Digestione anaerobica - Compostaggio e Zootecnia 13 Attività dei microrganismi nella depurazione a fanghi attivi I processi biologici di depurazione sono basati su sistemi dinamici che permettono di rimuovere le sostanze organiche biodegradabili presenti nel liquame per smaltirle come fango e quindi in modo igienicamente più corretto. In termini scientifici il fenomeno sfruttato è una fermentazione aerobica i cui maggiori responsabili sono colonie miste di batteri saprofiti, cioè demolitori di sostanza organica morta. A livello di reazioni biochimiche si realizza una degradazione aerobica ottenendo una mineralizzazione di una parte del substrato con formazione di prodotti del catabolismo come CO2 ed H20, mentre la parte rimanente del substrato viene rimossa attraverso diversi meccanismi fisico-biologici di trasporto di massa che vanno dalla sintesi protoplasmatica di nuove cellule batteriche alla bioflocculazione ed al bioassorbimento. L'efficacia e le dimensioni di un sistema biologico di depurazione dipendono da tre fattori fondamentali: - la velocità di reazione biologica, - la biomassa che vi opera, - il tempo di contatto tra il substrato e la biomassa batterica. Questi tre fattori principali sono fortemente influenzati dai valori chimicofisico ambientali e da quelli idraulico-impiantistici. La biomassa batterica è importante nei confronti dei rendimenti depurativi non solo per la sua concentrazione, ma soprattutto per la sua varietà, poiché questa ha ripercussione sulla sua specificità metabolica. Infatti i microrganismi responsabili della depurazione non sono colonie di una unica specie, ma una massa eterogenea di origine prevalentemente fecale che costituisce il fiocco di fango attivo. 1 In questa miscela predominano i batteri saprofiti anche se coesistono altre forme di vita come alghe, funghi, protozoi, e qualche volta nematodi e rotiferi. Non molto tempo fa si pensava che la formazione del fiocco fosse dovuta all'attività di un unico organismo, la Zooglea ramigera, recentemente però è stato accertato che il ruolo di questa specie è molto minore in quanto molti batteri, in opportune condizioni fisiologiche, possono dare origine a colonie di tipo fioccoso. Le caratteristiche chimiche dei composti presenti nello scarico sono la causa che determina la predominanza di alcune specie batteriche rispetto alle altre. Ad esempio un'alta concentrazione di proteine favorisce la predominanza di Alcalingenes, Flavobacterium e Bacillus, mentre un elevato tenore di carboidrati sviluppa la crescita di Pseudomonas e forti concentrazioni di ossigeno a basso carico organico determinano la moltiplicazione di Nitrosomonas e Nitrobacter. La presenza e relativa predominanza di funghi, molto spesso responsabili del bulking, è da imputarsi generalmente all'alto tenore di carboidrati, alla presenza di composti di sintesi difficilmente biodegradabili od addirittura tossici, a condizioni di basso pH ed a deficienze nutrizionali, specialmente di azoto. La struttura della popolazione batterica varia anche con l'età del fango; uno studio della dinamica di tale popolazione, magari tramite l'esame microscopico sui protozoi funzionanti da indicatori biologici, può permettere di prevedere e quindi anticipare eventuali problemi di gestione. E' evidente che ogni fattore che può influenzare la crescita microbica si ripercuote sul rendimento depurativo del liquame; così variazioni di temperatura, pH, ossigeno disciolto, carico organico, nutrienti, sostanze tossiche, influenzano la velocità di riproduzione dei microrganismi e quindi la composizione. qualitativa della popolazione batterica. In tal modo sarà l'ambiente stesso, spesso conseguente delle modalità gestionali, a selezionare le specie più adatte ed a favorire la predominanza delle une rispetto alle altre. 2 Molto spesso tali effetti determinati da questi fattori si attenuano nel tempo a causa dell'adattamento e della predominanza di specie sempre più selezionate dall'ambiente imposto se le variazioni di questi parametri sono mantenute entro un limitato campo di valori. Nel ciclo biologico normale gli adattamenti e le mutazioni avvengono costantemente, anche se a tempi lunghi, permettendo la sopravvivenza di molte specie microbiche e di conseguenza la continuità di certe reazioni biologiche. Molte delle sostanze tossiche oggi di consumo corrente con le quali stiamo contaminando il nostro ambiente, contengono notevoli quantità di legami carbonio-cloro ed altri gruppi sostitutivi che, a causa della configurazione e complessità molecolare, non permettono che il processo di adattamento proceda normalmente. Nello sforzo di superare questa ovvia impotenza biochimica è stato intrapreso in Giappone un elaborato piano di ricerca che ha portato alla produzione del prodotto Psbio, miscela contenente varie specie di microrganismi che possono adattarsi a condizioni di tossicità molto spinte. Questi microrganismi hanno dimostrato la loro abilità a degradare substrati organici sintetici come aril ed alchilamine, fenoli, fenoli alogenati, erbicidi alogenati, vari tensioattivi sintetici, grassi, cianuri ecc. Tra questi microrganismi i più reattivi si sono dimostrati quelli appartenenti ai seguenti generi: Saccharomyces, Bacillus, Candida, Endomycopis, Cladosporium, Nocardia, Streptomyces, Clostridium, Azotomonas, Pseudomonas, Bacterium, Basidiomycetes e Bacteri fotosintetici (Rhodopseudomonas, Rhodospirillum, Thiospirillum, Rhodomicrobium, Amoebobacter,ecc.) La biodegradazione osservata di questi inquinanti è principalmente una conseguenza dell'attività enzimatica extracellulare particolarmente specializzata dalle condizioni di adattamento e resa ancor più resistente dalla miscela di coltura appositamente studiata. 3 I Streptomyces sono microrganismi aerobici che decompongono la cellulosa, idrolizzano i grassi e l'amido utilizzando gli zuccheri come sorgente di carbonio nella loro sintesi; è notevole la loro produzione di antibiotici (actinomicetina, endomicina, streptomicina ecc.), attraverso cui esibiscono una fortissima azione antagonista nei confronti di batteri, funghi e virus patogeni. I Glostridium, anaerobici stretti, sviluppano la loro attività verso sofisticate fermentazioni partendo da grassi ed amidi che portano alla produzione di acidi (acetico in particolare), gas (CO2 e CH4) e quantità variabili di prodotti neutri (alcools ecc.); possono produrre nitriti da nitrato ed addirittura fissare azoto atmosferico. Gli Azotomonas sono batteri chemiotropici aerobici molto attivi nella fissazione dell'azoto atmosferico; utilizzano inoltre, tra i pochi, direttamente NH3 nel loro metabolismo ed intervengono nella nitrificazione; producono acidi metabolizzabili da amido, glucosio e zuccheri vari adoperando molti composti a base carboniosa, oltre gli zuccheri, come sorgente di energia. Gli Pseudomonas, aerobici ed anaerobici facoltativi, elaborano glucosio, maltosio, lattosio, sucrosio e mannitolo, riescono inoltre ad attaccare i gruppi naftenici, la cellulosa e l'amido; come sorgente di azoto questi microrganismi utilizzano peptone, estratti di lievito, nitrati ed ammoniaca ed inoltre sopportano salinità anche superiori al 4%. I Bacillus, aerobici od anaerobici facoltativi, utilizzano NH3 come sorgente di azoto, decompongono le proteine, fermentano i carboidrati ed idrolizzano gli amidi; alcune specie sono termofile riuscendo a metabolizzare anche a temperature superiori a 65° C . I Nocardia sono aerobici ed elaborano paraffina, fenolo, idrocarburi, grassi, cere che vengono utilizzati come sorgente di energia; hanno proprietà antagoniste nei confronti di molte specie patogene poichè producono antibiotici come il neocardin. I batteri fotosintetici, aerobici ed anaerobici facoltativi, hanno il grossissimo merito di utilizzare altissime concentrazioni di prodotti solforati (H2S - mercaptani e composti di putrefazione) per il loro metabolismo modificando quindi anche condizioni di inquinamento atmosferico dovute a questi inquinanti. 4 La caratteristica più significativa dei batteri fotosintetici risiede nella loro capacità di vivere e riprodursi in ambienti privi di ossigeno e in quelli con presenza di O2, essendo batteri non strettamente anaerobi; il loro metabolismo fotosintetico viene sempre assicurato in presenza di composti organici. Facilitano inoltre le operazioni di inoculazione poiché forniscono immediatamente anche ad altri ceppi batterici, che lavorano in sinergismo con essi, l'energia necessaria alle reazioni biochimiche del metabolismo senza che questa si accumuli lentamente con la loro stessa attività. I batteri fotosintetici presenti in Psbio forniscono immediatamente anche ad altri ceppi batterici chemiotropici, che lavorano in sinergismo con essi, l'energia necessaria alle reazioni biochimiche del metabolismo, senza che questa si accumuli lentamente con la loro stessa attività, e favoriscono la bioflocculazione. Davanti a queste caratteristiche è facile prevedere la differenza tra i rendimenti depurativi ottenuti in un impianto a fanghi attivi inoculato spontaneamente rispetto a quello inoculato e soprattutto mantenuto con Psbio. Gli effetti più positivi possono essere cosi riassunti: 1) rapidità di messa a regime del processo ossidativo sia in fase iniziale che nel recupero di una biomassa in crisi. 2) Maggiore velocità delle reazioni chimico-biologiche che determina alti rendimenti depurativi in tempi più brevi e con notevoli risparmi energetici. 3) Miglior rendimento di mineralizzazione dei fanghi sia nella vasca di ossidazione biologica che nella vasca di stabilizzazione dei fanghi. 4) Maggiore resistenza a condizioni di tossicità determinata sia da fattori ambientali che da composti chimici. Questa ultima causa rende il Psbio indispensabile nella biodegradazione degli scarichi effluenti da processi chimici, petrolchimici e petroliferi. 5 Biodegradazione dei composti aromatici Il fenolo è il più semplice composto esistente della propria classe, quella dei composti aromatici derivati dal benzene, che recano un gruppo ossidrile (-OH) direttamente legato all’anello aromatico. Il fenolo contiene 6 atomi di carbonio legati assieme, che formano un anello la cui formula generale è C6H5OH. Il composto, da tempo riconosciuto come acido fenico, è considerato unanimemente come un agente antibatterico e disinfettante ed è materia prima molto comune nella produzione di coloranti, di farmaci e di polimeri. E’ comunque, un composto biodegradabile, soprattutto in presenza di batteri del suolo o del gruppo pseudomonas. La biodegradazione del fenolo richiede un enzima chiamato oxidase capace di separare l'anello aromatico, per produrre un acido dicarbossilico lineare, l’acido muconico. Questo enzima è presente nel batterio pseudmonas e può svolgere la sua funzione in presenza di una concentrazione di fenolo relativamente alta. L'utilizzo del prodotto Psbio, favorisce lo sviluppo degli enzimi per il catabolismo del fenolo e migliora in modo significativo la rottura di tale sostanza negli impianti di trattamento delle acque di scarico inquinate da sostanze aromatiche. E’ necessario un processo aerobico da cui può risultare una riduzione della concentrazione di fenolo fino a livelli inferiori ad 1 mg/l; questa riduzione può essere ottenuta in lagune aerate, così come in complessi impianti di trattamento delle acque di scarico. I batteri contenuti nel Psbio sono in grado di degradare in 10-14 giorni livelli di fenolo di 3000 mg/l producendo effluenti contenenti meno di 1 mg/l di fenolo. 1 La degradazione iniziale è lenta, ma comunque una volta che il liveIlo del fenolo raggiunge gli 800-1000 mg/l, si velocizza fino ad arrivare ad 1 mg/l entro 24-48 ore. Dato che la maggior parte dei processi di biodegradazione industriale richiedono l'aggiunta di sostanze nutrienti supplementari, abbiamo osservato la relazione tra i livelli stessi di fenolo e l'ammontare di ammoniaca ed ortofosfati necessari perché si verifichi la degradazione batterica del fenolo. Se si usano livelli di fenolo anzichè il BOD prodotto dal fenolo, il fabbisogno diventa di 10 mg/l di ammoniaca azotata e 2 mg/l di ortofosfati per 100 mg/l di fenolo. Inoltre, l'ossidazione del fenolo, mentre è in atto, è molto sensibile ai cambiamenti ambientali. L' ossidazione del fenolo deve essere trattata con particolare attenzione per quel che riguarda le condizioni necessarie alla reazione; infatti mentre è in atto, è molto sensibile ai cambiamenti ambientali che influenzano la forza della degradazione modificando l’esito finale. Si pensi che l’azione singola oppure simultanea di questi fattori può accrescere o diminuire il rendimento del processo di decomposizione dei composti inquinati. Tra i maggiori parametri in gioco si ricordino il pH, la presenza di aria e di ossigeno e naturalmente la concentrazione del substrato. Bruschi cambiamenti di questi parametri, come l'introduzione improvvisa di sostanze nutrienti fresche od un improvviso cambiamento di pH, causano l'arresto dell'ossidazione del fenolo per periodi di 24-48 ore. L'ossidazione ricomincia liberamente dopo il periodo di intervallo di 2448 ore, ma se poi si ripete l'errore la fase d'intervallo si ripete. 2 Nitrificazione e batteri nitrificanti La nitrificazione, intesa in senso lato, è un processo di ossidazione biologica dell’azoto prima a ione nitrito ed in seguito a ione nitrato. Può a tutti gli effetti essere considerata il primo stadio del processo di rimozione dell’azoto nelle acque reflue. La nitrificazione avviene ad opera di certi batteri autotrofi, i quali prendono l'energia necessaria alle loro funzioni vitali attraverso l’ossidazione dell’ ammoniaca ed utilizzano, come fonte di carbonio, l’anidride carbonica invece della sostanza organica. Questa reazione, come noto, avviene in due stadi distinti: il primo provoca il passaggio a nitrito ad opera dei batteri Nitrosomonas, mentre il secondo completa la reazione a nitrato per mezzo dei batteri Nitrobacter, secondo questo schema: l) Nitrosazione ad opera dei Nitrosomonas NH4+ + 1.5O2 2H+ + H20 + N02- (+ 58-84 Kcal) 2) Nitrificazione ad opera dei Nitrobacter NO2- + 0,5O2 NO3- (15,4-20.9 Kcal) 3) Totale NH4+ + 2O2 N03- + 2H+ + H20 Da queste reazioni si osserva che l’ossidazione dell’ammoniaca a nitrito libera più energia che non verso i nitrati, per cui la crescita batterica dei Nitrosomonas è maggiore dei Nitrobacter. Qualunque shock all'impianto di trattamento, che sia chimico, idraulico, di cambiamento del pH o di temperatura che possa disturbare queste due specie di batteri finisce con il disturbare anche il processo di nitrificazione. La crescita dei batteri nitrificanti è relativamente lento e quindi risulta difficile creare una popolazione di batteri nitrificanti adeguata. 1 Per avviare la fase di nitrificazione in un impianto di depurazione sono necessari dai 30 ai 60 giorni di riduzione degli scarichi, una maggiore “età” dei fanghi e l’aumento dell’aerazione. Inoltre i batteri nitrificanti non crescono in ambienti ricchi di BOD, come ad esempio gli scarichi umani. Anche se esistono diverse specie di batteri che rimuovono BOD e che trovano un ambiente ottimale nei reflui fognari, ciò non vale per i batteri nitrificanti. Infatti questi batteri non crescono nei reflui fognari non trattati, gli influenti nell’impianto non contengono una quantità sufficiente di batteri nitrificanti che permettano un rapido avvio del processo di nitrificazione o una sua pronta ripresa dopo una situazione di shock. Queste reazioni, inoltre producono radicali acidi liberi e consumano circa 7 gr. di alcalinità (come CaCO3) per ogni grammo di azoto ammoniacale ossidato. Anche il pH ha una notevole influenza sulla velocità di nitrificazione che già per sua natura tende verso il campo acido. I valori ottimali di pH per il processo di nitrificazione si aggirano intorno a 8-8,5, ed invece viene fortemente ostacolato fuori del campo 7-9.2. Fin qui si è analizzato l'aspetto quasi chimico della reazione, a questo punto è necessario scendere nell’analisi più spiccatamente biologica ed in questa direzione vediamo che: l) la nitrificazione è un processo strettamente aerobico che avviene quando la componente organica (BOD ) è completamente biodegradata. A questo proposito per la flora nitrificante spontanea diventano inibenti concentrazioni di 50-100 ppm di BOD5 per i Nitrosomonas e 100-200 ppm di BOD5 per i Nitrobacter; 2) il processo di nitrificazione essendo strettamente aerobico ha bisogno, oltre ad una concentrazione di almeno 1,5-2 ppm di O2, di un valore redox superiore a + 120 mV; 2 3) la flora spontanea è facilitata nella realizzazione della nitrificazione da temperature superiori a + 20° C; 4) è condizione "sine qua non" un’età del fango superiore a 7 gg, essendo questo il limite minimo del tempo di raddoppiamento dei microrganismi spontanei preposti alla nitrificazione. Come si è visto il processo di nitrificazione è abbastanza semplice ma non sempre è possibile la sua realizzazione, poichè molte sono le interferenze dovute anche alla qualità della gestione degli impianti. Utilizzando il prodotto PSBIO è possibile rendere più affidabile questo processo con l’uso di microrganismi specifici ed adattati a diverse situazioni di tossicità. Il prodotto è liquido e contiene una miscela di microrganismi innocui, non patogeni né geneticamente modificati, e la specie microbica più rappresentativa è la Rhodospeudomonas capsulata. Questa miscela batterica permette, dopo una correzione del redox a valori di almeno + 100 mV col dosaggio di pochi ppm di un qualsiasi nitrato (sodio, calcio, ecc.), di nitrificare a temperature molto inferiori ai 20° C e con concentrazioni di ossigeno anche inferiori ad 1 ppm. Inoltre con un dosaggio continuo, tale da eliminare la necessità della moltiplicazione spontanea dei microrganismi preposti alla nitrificazione, è possibile realizzare questo processo con un’età del fango anche di 1+2 giorni. In queste condizioni, con le condizioni ideali di alcalinità e pH, 1 ml di PSBIO riesce a nitrificare circa 30 gr di NH3. 3 Digestione anaerobica La decomposizione anaerobica del materiale organico avviene da milioni di anni. Questo processo naturale di degradazione in assenza di ossigeno riduce composti organici complessi in elementi semplici che ritornano nel suolo come nutrienti o nell’aria come gas; queste reazioni di decomposizione avvengono biologicamente tramite l'azione dei batteri. In altre parole si può dire che i batteri mangiano il materiale organico, lo digeriscono e lo convertono in un prodotto finito costituito da gas, liquido e solido stabilizzato. L’uomo ha scoperto così che una delle migliori e più economiche vie per la biodegradazione dei rifiuti organici è quella di obbligare milioni e milioni di batteri a lavorare per lui. Perchè la digestione anaerobica dei materiali organici sia conveniente sotto il profilo economico e rappresenti un processo affidabile sotto il profilo tecnico, deve ottenere i seguenti risultati: 1) il fango residuo del trattamento sia stabilizzato, cioè ben decomposto e la cui attività batterica sia ridottissima; 2) i gas maleodoranti siano eliminati; 3) i batteri patogeni siano scomparsi; 4) il quantitativo di fango sia notevolmente ridotto a seguito della sua conversione consistente in gas e liquido, ed il gas prodotto possa essere utilizzato come combustibile; 5) il fango di risulta sia facilmente disidratabile ed abbia buone qualità per il miglioramento del terreno a cui è destinato. 1 Teoria della digestione anaerobica La digestione anaerobica è considerata, come si è appena visto, un processo in cui i microrganismi anaerobici e i facoltativi liquefano , gassificano, mineralizzano ed umificano il materiale organico per ottenere energia e prodotti carboniosi necessari alla sintesi del loro protoplasma. Non è un processo di completa stabilizzazione poichè molti dei composti organici presenti sono così complessi che resistono alla degradazione biologica. Per questa ragione i carboidrati e gli acidi organici a catena corta, a causa della loro solubilità e della loro minor complessità, sono stabilizzati più facilmente di composti quali i grassi e gli olii. Nello stadio di liquefazione i batteri saprofiti secernono enzimi extracellulari che scindono ed idrolizzano le molecole complesse in componenti più semplici. . Cosi i carboidrati passano a zuccheri semplici, le proteine ad aminoacidi, i grassi a glicerolo ed acidi grassi, ecc. Questi vengono utilizzati dai microrganismi per ricavare energia e materie prime per la loro riproduzione. I prodotti finali del processo di liquefazione-idrolisi sono acidi organici volatili (prevalentemente acetico, propionico e butirrico) ottenuti dall’attività dei batteri noti come “produttori di acidi”. Gli acidi organici volatili vengono successivamente elaborati dagli enzimi extracellulari di un altro gruppo di microrganismi detti “metanogeni” che li trasformano in biogas le cui componenti prioritarie sono rappresentate da metano ed anidride carbonica. La digestione anaerobica ideale sarà raggiunta quando queste due distinte reazioni (acidificazione e gassificazione) raggiungeranno contemporaneamente il massimo rendimento. Ciò non è facile da ottenere perchè il pH operativo (6,8 - 7,2) rappresenta un compromesso che permette ad entrambi i gruppi di microrganismi di operare soddisfacentemente, pur essendo lontani ambedue dal loro valore ottimale. I microrganismi presenti in un digestore sono quasi esclusivamente costituiti da batteri; funghi, alghe e protozoi, essendo aerobici, non sopravvivono in un ambiente privo di ossigeno. 2 Le diverse specie batteriche risultano sensibili sia agli sbalzi di temperatura che di pH, per questo il processo di digestione deve essere condotto a condizioni il più possibile costanti. Tra i microrganismi presenti si distinguono batteri facoltativi e batteri anaerobici stretti; i primi, più numerosi, si riproducono molto più facilmente di quelli anaerobici obbligati e sono anche i primi a svilupparsi in un digestore appena avviato. La produzione di acidi è operata principalmente dai batteri facoltativi; i batteri anaerobici stretti sono altamente specializzati nella produzione di gas e per questo hanno un'importanza fondamentale nella digestione anaerobica. Tra i batteri metano produttori che si conoscono vanno messi in evidenza i generi Methanobacterium, Methanosarcina e Methanococcus. Molti dei batteri necessari alla digestione anaerobica sono presenti nei liquami urbani e zootecnici mentre mancano negli scarichi industriali, specialmente quelli provenienti dalla distillazione. Tra i batteri maggiormente responsabili della produzione di enzimi extracellulari ritroviamo: Bacillus subtilis, Clostridium perfrigens, Bacillus macerans, Escherichia coli, Staphilococcus aureus, Clostridium acetobilicum, Clostridium dissolvens, Clostridium omelianski, ecc. 3 Riscontri pratici nella digestione anaerobica L'esperienza, in accordo con la letteratura sull'argomento, dimostra che a seconda della composizione del substrato si possono raggiungere rendimenti nella produzione di biogas proporzionali alla concentrazione dei singoli componenti (carboidrati, grassi, proteine, ecc.), i quali hanno i seguenti coefficienti teorici indicativi di trasformazione: - Carboidrati - Grassi - Proteine 1 mole di CH4 per mole 4 moli di CH4 per mole 0.9 moli di CH4 per mole Tali valori possono essere più praticamente espressi con i dati riportati nella seguente tabella: Materiali Lt gas/Kg Sost.org. demolita CH4 % 800 50-65 Carboidrati (C6H10O5)n Grassi C50H90O6 1500 68-75 1350 70-75 Sapone insolubile Ca(C15H31O2)2 Proteine 6C x 2NH3 x 3H2O 580 68-73 Fibra grezza 650 45-50 Le concentrazioni dei due componenti principali nel biogas saranno: 6575% di CH4 e 25-35 di CO2. Anche il grado a cui le varie sostanze organiche saranno decomposte dipenderà dalla loro natura chimica. Il materiale legnoso e le fibre daranno circa il 40% di humus come residuo, il materiale organico solubile (salvo gli idrocarburi) sarà quasi completamente decomposto, gli acidi grassi liberi si trasformeranno per 80-90%, gli acidi grassi esterificati per il 65-85% e le materie insaponificabili in misura inferiore al 40%. L'andamento della biodegradazione della sostanza organica nei vari stadi della digestione anaerobica può essere così descritto: Fermentazione acida La produzione intensiva di acidi volatili abbassa velocemente il pH; in questo ambiente gli acidi grassi insaturi vengono idrogenati e quindi saturati. Solo il 10% circa del grasso presente viene degradato. Regressione acida Durante questo stadio la decomposizione degli acidi organici e dei composti azotati solubili tende verso la formazione di NH3 , amine, carboidrati acidi e piccole quantità di CO2, N2, CH4 e H2. Il pH tenderà ad aumentare. 4 Fermentazione alcalina In questa fase avviene la distruzione massiccia della cellulosa, dei grassi e dei composti azotati. Gli acidi organici volatili vengono trasformati in C02 e CH4. I microrganismi maggiormente responsabili di questo processo sono gli azoto riduttori, i metano batteri ed i grasso-scissori. Il campo ideale di pH per la formazione di CH4 è 7,2-7,6 però, dato che l'intero processo di digestione anaerobica avviene in una unica apparecchiatura miscelata, si cerca di tenerlo fra 6,8 e 7,2, quale compromesso fra le diverse esigenze. Una concentrazione superiore ai 2.000 ppm di acidi volatili inibisce il processo di produzione di metano, mentre l’alcalinità desiderabile è compresa tra 2.000 e 4.000 ppm CaC03. Più ancora dei singoli valori è consigliabile rispettare il rapporto alcalinità/acidità volatile intorno a 10. 5 Risultati ottenuti nel trattamento delle borlande di distilleria Le caratteristiche chimiche e chimico-fisiche delle borlande di distilleria risultano molto variabili, dipendendo dalle materie prime impiegate, dal tipo di impianto, dall'epoca della lavorazione e dalle condizioni di fermentazione e di stoccaggio dei prodotti utilizzati. In linea di massima si possono utilizzare i risultati riportati nella tabella sottoindicata per le valutazioni gestionali, ricordando però che esprimono valori medi annuali. VINO pH 3 S.S. g/lt 1.5 Acidità totale “ 7.2 Glicerina “ 6.5 Polifenoli totali (ac.gallico) “ 0.5 Cloruri come NeCe “ 0.1 “ 0.3 Solfati come K2SO4 Fosfati come P04 “ 0.4 Azoto totale “ 0.35 BOD5 ppm O2 16.000 30.000 COD ppm O2 BOD5/N/P 100:1.2:0.5 VINACCIA FECCIA IN PASTA MELE 4 3.5 7.5 3.1 3.5 7.1 1.5 2.5 1.1 28.000 52.000 100:5:2 5.8 15.0 2.1 1.5 0.2 0.9 1.2 0.15 0.8 24.000 40.000 100:1:0.02 3.5 27.0 2.5 2.8 0.1 0.05 0.2 0.3 0.05 15.000 35.000 100:0.1:0.2 Riportiamo qui di seguito, il caso di una distilleria interessata a migliorare i rendimenti depurativi dei suoi effluenti idrici e con un impianto costituito da: 1) un digestore anaerobico, 2) uno stadio a fanghi attivi. I risultati depurativi finora ottenuti sono stati altalenanti e spesso per rimanere nei limiti di legge nell’effluente finale, era necessario ridurre al minimo od addirittura fermare l'alimentazione all'impianto. La causa più evidente, alla base di questa limitazione, era rappresentata dall'innalzamento dell'acidità volatile nella digestione anaerobica, che arrivava a valori di guardia individuati vicino ai 2.000 ppm. Questo fenomeno si esalta quando si lavorano certe materie prime, come il vino, o quando si opera un cambio di materia prima; e’ chiaro che un basso rendimento depurativo della digestione anaerobica si ripercuote in maniera sostanziale anche sulle reazioni aerobiche che avvengono nel bacino a fanghi attivi. 6 Il motivo per cui si arriva a questa situazione è sicuramente determinato da un blocco delle reazioni di gassificazione i cui responsabili sono i microrganismi metanogeni spontanei che sono estremamente sensibili a diversi fattori tra i quali, oltre l'acidità volatile, la presenza di prodotti tossici come i polifenoli, il bisolfito, i metalli pesanti, ecc. Inoltre operando con inoculi spontanei è difficile, in tempi brevi, ricostituire la biomassa specifica per le diverse materie prime che vengono lavorate, secondo un programma per lo più stabilito dal mercato. Partendo dal presupposto che l'efficacia di un sistema biologico dipende da tre fattori fondamentali: - la velocità delle reazioni biologiche, - la biomassa che vi opera, - il tempo di contatto tra il substrato e la biomassa batterica, e sapendo che questi fattori sono fortemente influenzati dai parametri chimico-fisici ambientali ed idraulico-impiantistici purtroppo non modificabili, per migliorare il rendimento depurativo delle borlande bisognava ricorrere ad un intervento sulla biomassa. Infatti la biomassa batterica è importantissima non solo per la sua concentrazione, ma soprattutto per la sua varietà, poichè questa ha ripercussione sia sulla specificità metabolica di degradazione che sulla velocità delle reazioni biologiche. Allo scopo di superare questa parziale impotenza biochimica dell'inoculo spontaneo, è stata proposta alla direzione della distilleria l’utilizzazione del prodotto PSBIO, una miscela di 83 generi batterici adattati a condizioni di tossicità molto spinte, distribuiti tra aerobici, anaerobici e facoltativi. La famiglia più rappresentativa appartiene alla specie Rhodospeudomonas capsulata. Le modalità di inoculazione consigliate prevedono dosaggi variabili a seconda delle situazioni, e cioè: a) 100 ml/mc valutati sul volume del digestore anaerobico, nel caso che l'impianto sia in avviamento; b) 50 ml/mc valutati sul volume del digestore anaerobico quando si debba ricuperare un processo in evidente crisi; c) 25 ml/mc, a titolo preventivo, ad ogni cambio di materia prima, con il digestore ben funzionante. 7 Con l'impianto in crisi per un'acidità di 1.500 ppm in aumento, è stato iniziato l’inoculo con 100 ml/mc di PSBIO su un digestore da 3.000 mc. La distilleria aveva appena cambiato materia prima ed era passata da vino a pere, ed il digestore era alimentato con una portata di 130 mc/ g di borlande. Causa l'incremento di acidità, che al 60 giorno dopo il passaggio a pere aveva toccato il tetto di 2.500 ppm, la distilleria aveva dovuto ridurre l’alimentazione prima a 100 mc/g e poi era stata addirittura costretta a sospenderla del tutto. Mantenendo costanti i parametri di temperatura e pH, rispettivamente a 34° C e 7,1 al decimo giorno dall'inoculo con PSBI O l'acidità ha iniziato la sua discesa fino a stabilirsi su valori di 600 ppm con portate di alimentazione fino a 300 mc/g, nonostante in questo periodo siano state lavorate, successivamente alle pere, susine e mele. C’è da dire anzi che, continuando ad effettuare inoculi, pur notando ai singoli passaggi di materia prima un leggero incremento di acidità volatile subito rientrata, dopo circa 15 giorni di lavorazione delle mele i valori di acidità volatile oscillavano tra 1 160 e i 300 ppm (mai trovati cosi bassi in precedenza) con un alimentazione di borlanda intorno ai 250 mc/g. In questo periodo la produzione di biogas è stata e1evatissima tanto da avvicinarsi ai valori teorici, valutabili intorno ai 650 lt gas/Kg di BOD5 degradato, con una concentrazione di metano di circa il 74%; conseguentemente a ciò si è ottenuto un ottimo comportamento del fango digerito sia nei confronti della sedimentabi1ità che della disidratabi1ità. Partendo con un COD intorno ai 45.000 ppm della borlanda si sono ottenuti valori da 1.000 a 2.000 ppm nel chiarificato destinato all’impianto a fanghi attivi. L'efficacia delle reazioni biologiche nella digestione anaerobica ha determinato inoltre una maggior costanza di risultati nel processo aerobico a fanghi attivi, sempre abbondantemente contenuti entro i limiti di legge. Per una ulteriore verifica, preoccupata dal fatto che sul miglioramento ottenuto potessero aver influito fattori estremi quali la qualità delle materie prime, la direzione della distilleria ha sospeso completamente gli inoculi ritornando in fretta ai valori operativi precedenti alla prova con PSBIO. 8 Le prove sopra descritte hanno confermato la validità e l'efficacia del prodotto PSBIO, permettendo, col mantenimento dei valori analitici operativi a livelli di massima sicurezza, di utilizzare l’intero impianto di depurazione, digestione anaerobica e fanghi attivi, a carichi idraulici altissimi valutabili in circa 10 giorni di permanenza nel 1° stadio. Risultati analoghi sono stati ottenuti anche in molti altri campi di applicazione quali il municipale, lo zootecnico, il petrolchimico, la raffineria, il tessile, il conciario ecc., tanto aerobici che anaerobici, a conferma dell'ampio spettro di attività del PSBIO. Sotto il profilo economico riteniamo che l'uso di PSBIO sia estremamente interessante, infatti, valutando sulla media della produzione annuale un consumo specifico di PSBIO di circa 3 ml/mc di borlande al prezzo di 10,00 Euro/Lt e non quantizzando sia la facilità di gestione degli impianti di depurazione che la continuità dell'attività distillatoria, è sufficiente aumentare la produzione di biogas di circa 100 mc/g, dove questo è riutilizzato per la combustione, per ripagare la spesa sostenuta. 9 Digestione anaerobica dei liquami zootecnici In quest’altro tipo di applicazione sono cinque i fattori fondamentali che influenzano il processo di digestione anaerobica: 1) la flora batterica presente; 2) la qualità del substrato da digerire; 3) la quantità di organico che viene indicato come “carico”; 4) la miscelazione che permette un intimo contatto tra substrato e flora batterica; 5) condizioni ambientali. 1) Flora batterica Il tipo di fermentazione applicato nella digestione anaerobica poggia sulle reazioni dei metano batteri. Per questo motivo l’avviamento di un digestore, utilizzando la popolazione batterica spontanea, richiede tempi lunghi corrispondenti alla riproduzione di un adeguato numero di ceppi metanogeni. In termini di velocità di reazione si può dire che l'evoluzione delle varie fasi avviene in modo tale che ciascuna di esse, molto diverse all’inizio del processo, tende ad eguagliarsi quando vengono raggiunte condizioni di regime: in particolare le fasi acide, per le quali sono responsabili i batteri facoltativi, sono inizialmente molto più veloci della fase di gassificazione. La conseguenza di ciò è che si producono all’inizio molto più acidi volatili di quelli che non vengono gassificati. Inoltre i batteri produttori di acidi sono resistenti alle alte concentrazioni di acidi volatili ed ai bassi pH, mentre i metanogeni ne sono inibiti e si moltiplicano perciò molto lentamente. Per questi motivi la fase di avviamento di un digestore anaerobico, utilizzando la flora batterica spontanea, può prolungarsi anche 5 o 6 mesi. L’utilizzo di PSBIO, grazie alle caratteristiche dei ceppi batterici ivi contenuti, permette di accelerare enormemente la fase di messa a regime, tanto da considerare normale un periodo di 2-3 settimane per il raggiungimento dell’equilibrio dinamico tra le varie fasi fermentative. 10 2) Qualità dei liquame da depurare I solidi volatili contenuti nei liquami sono il substrato di cui i batteri si nutrono. La qualità di questo influisce, come e’ stato precedentemente illustrato, sui rendimenti di produzione del biogas. 3) Carico organico L'alimentazione è uno dei principali parametri che l'operatore deve controllare, distinguendo: - la concentrazione del secco in entrata al digestore; - quella in solidi volatili; - il rapporto solidi volatili/volume di gestore, usato come controllo del carico organico; - il carico idraulico o tempo di permanenza in digestione, che è correlato alla possibilità di crescita degli organismi e del loro eventuale dilavamento. 4) Miscelazione La stabilizzazione del liquame inquinato non può avvenire se i batteri non vengono a contatto con il substrato. l benefici della miscelazione sono l'aumento di velocità di degradazione dei solidi volatili ed un notevole aumento di produzione in biogas. 5) Fattori ambientali I batteri metanogeni sono molto sensibili alle condizioni del digestore e la loro attività si riduce se tali condizioni non sono tenute al meglio. Nella seguente tabella vengono riportati i fattori più importanti fra quelli chimico-fisici-ambientali ed i loro campi di attività: Condizioni anaerobiche: Temperatura: pH: Assenza di materiali tossici. completa assenza di ossigeno. 29-37° C 6,8-7,2 Oltre ai valori in senso assoluto sono da evitare anche variazioni repentine di questi valori per non inibire l’attività dei batteri metanogeni. Infatti variazioni giornaliere di 1° C di temperatu ra o 0,2 punti di pH possono bloccare l'attività metanogena di un digestore e per questo motivo dover interrompere l’alimentazione del liquame fino al recupero delle velocità di reazione standard. 11 Dosaggi Come è stato possibile intuire da queste pagine il processo di digestione anaerobica dei liquami zootecnici è ormai avviato come fase di notevole recupero tenendo conto che oltre al biogas possono essere utilizzati in agricoltura sia le acque che i fanghi prodotti. Gli equilibri dinamici e le specifiche velocità di reazioni biochimiche sono ormai noti per i vari microrganismi che intervengono nella digestione anaerobica. Questo motivo ha permesso di intervenire scientificamente nelle varie fasi del processo (avviamento, aumento dei rendimenti in biogas, recupero da situazioni di crisi, ecc.) con il PSBIO, prodotto contenente 83 ceppi batterici mutati ed adattati, con notevoli risultati sia qualitativi che economici, se per questo ultimo fattore si considerano la produttività ed i tempi di risposta. La forte resistenza ai tossici del PSBIO permette di superare senza danni anche situazioni difficili quali quelle che si vengono a creare in concomitanza di trattamento ai maiali di antibiotici od altri prodotti medicali. Gli effetti più positivi ottenuti dall’uso del PSBIO possono essere così riassunti: 1) rapidità di messa a regime del processo biologico (e nella fase iniziale ed in seguito ad una crisi dovuta a tossici) sia in aerobiosi che in anaerobiosi; 2) maggiore velocità delle reazioni chimico-biologiche che determina alti rendimenti depurativi e maggiori recuperi specie nella produzione di biogas; 3) eliminazione dell'acido solfidrico e dei mercaptani nel biogas grazie all’azione dei batteri fotosintetici; 4) maggiore abbattimento dei composti ammoniacali in seguito ad una diversa utilizzazione che i batteri del PSBIO fanno di questo composto; infatti oltre ad utilizzarlo direttamente come nutriente, alcuni microrganismi lo denitrurano utilizzando poi gli idrogeni come accettori di elettroni. Tutto ciò può essere ottenuto applicando la seguente procedura: Inoculo principale: 100 ml/mc di PSBIO sul volume del bacino biologico +eventuale sedimentatore (sia aerobiosi che anaerobiosi) dosaggio di mantenimento volume ogni 15-20 giorni. 30-40 ml/mc di PSBIO sullo stesso 12 Compostaggio e Zootecnia Le piante si nutrono dei loro propri rifiuti (foglie, rami, radici morte ecc.) che, una volta sul terreno, vengono riciclati dai vermi e dai microrganismi; osservando da vicino il terreno di bosco, si nota quanto questa terra sia aromatica, soffice e ricca di humus. Con il compostaggio viene imitato questo processo di formazione di humus naturale che si verifica nel terreno grazie all’azione di miliardi di batteri, dei funghi della flora microbiologica (i lombrichi, le larve delle mosche, gli insetti, le formiche e così via). L’utilizzo dei microrganismi del prodotto Psbio insieme ad uno specifico supporto di carbonio organico favorisce il ripristino della fertilità nei terreni stanchi, il compostaggio di residui di coltivazione come granoturco, soia, girasole, barbabietola e ortaggi in genere in quanto ne promuove la rapida biodegradazione e la trasformazione in Humus, favorendo in tal modo la nuova coltura. Il prodotto Psbio distribuito sui cumuli di sostanze organiche in fermentazione come letami, rifiuti organici, sfalci, fogliame o residui vegetali, attiva ed accelera il processo di umificazione con formazione di un ottimo compost. Migliora inoltre i valori agronomici dei letami in pieno campo mineralizzando la parte organica ed evitando il dilavamento dell' azoto nitrico. In Zootecnia il prodotto Psbio può essere utilizzato nelle lettiere degli animali, nelle porcilaie, nelle stalle ed in generale per il trattamento dei liquami stoccati nei grigliati e nei bacini di raccolta. L’utilizzo del prodotto permette di sciogliere le parti di liquame che si sono solidificate, migliorando la circolazione nei sottogrigliati e quindi riducendo la formazione di manti galleggianti nelle fasi di stoccaggio. Come è noto le sostanze organiche sono destinate a deteriorarsi nel tempo ad opera della fermentazione. Questo processo determina produzione di odori sgradevoli e in alcuni casi addirittura la generazione di gas nocivi per l’uomo. La tecnologia che sta alla base dei nostri prodotti tende a risolvere il problema alla radice, attraverso la biodegradazione delle sostanze organiche (grassi, proteine, amidi) responsabili dei cattivi odori, e consente di ottenere una straordinaria azione di bioigienizzazione, provocando una drastica riduzione o scomparsa di batteri patogeni. Inoltre, l’azoto non viene disperso allo stato gassoso, ma resta nel liquame, riducendo notevolmente la produzione di ammoniaca gassosa. Di conseguenza è possibile notare sia una netta diminuzione di problemi respiratori e agli occhi dei suini e sia anche una diminuzione della presenza di insetti e mosche nelle stalle. In questo modo il liquame ottenuto ha un grande valore biologico e può essere usato tranquillamente nelle colture favorendo la formazione di humus indispensabile per la vita del terreno e delle piante. Come si impiega Psbio Psbio rispetto alla forma solida, rappresenta un notevole passo avanti per quanto riguarda la manualità operativa, in quanto va usato tal quale e quindi con la possibilità di utilizzare una pompa dosatrice. Compostaggio Utilizzare 50-100 mL di Psbio per ogni metro cubo di compost (organico e inorganico) Irrorare bene. Mescolare, capovolgere il compost e aggiungere terra. Effettuare trattamenti periodici controllando il livello di maturazione del compost. Zootecnia Utilizzare 100 mL di Psbio per ogni metro cubo di lettiera o parte da trattare ed irrigare uniformemente. Ripetere l’operazione ogni volta sia necessario a seconda dei risultati che si vogliono ottenere.
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