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Rubriche e Commenti
Peste e corna
di Edmunduburdu
LA RANA E IL BUE
1 dicembre 2014
23
STORIA DEL FUMETTO ITALIANO
di Evaristo Puxeddu
OPERAZIONE OVERLORD
Autori: Falba - Le Galli - Dalla Vecchia - Fabbri
N
on bastava che fossero politici, sindacati, lavoratori occupati o disoccupati, migranti, insegnanti,
studenti e giudici a continuare a scornarsi tra loro,
lo si fa anche in Vaticano, dove alti porporati contestano
il fatto che il papa propugni l’accoglienza di tutti, si tratti
di divorziati, di omosessuali o di chissà cos’altro. Un papa
che mette sull’altare non più convenienze strategiche e
ricchezze, ma rapporti umani, senza parole difficili né distinzioni tra osservanti e non, e senza la pretesa di dare
ordini. Ma solo questo, a fatica, e niente di più, niente
comprensione o accettazione di matrimoni omosessuali,
niente suicidi in proprio o assistiti e niente aborti, con il
sentito plauso dei ginecologi obiettori di coscienza. Nessuna meraviglia: sicuramente esistono anche elettricisti
contrari all’utilizzo degli interruttori o meccanici che rifiutano il cambio dell’olio ai motori.
Intanto il tempo passa o, come dicevano due millenni fa,
tutto scorre, mentre noi restiamo spettatori dell’andazzo
di sempre. Il tempo passa, la popolazione mondiale aumenta, le contestazioni e le voglie di prevalere con nuove
morali dilagano e non importa quali mezzi si utilizzino,
né che siano fucilazioni o decapitazioni anziché parole. Il
fine giustifica i mezzi, diceva un altro nei secoli passati,
uno che aveva capito l’animale umano. E tutto succede
perché sul nostro pianeta non c’è un cane che proponga
qualcosa di lungimirante anziché ricorrere a compromessi e violenze.
Anche i paragrafi e i commi delle nostre leggi fanno a
pugni tra loro e i concetti di proprietà, di onestà, di serietà, di bontà, di solidarietà, di doveri e di diritti sono diventati opinabili e così succede che tanti vogliano tutto in
nome di chissà cosa senza dare niente in cambio: è la realtà delle case occupate e dei proprietari cacciati, dei lavori
che mancano o non si cercano, delle sovvenzioni e delle
assistenze regalate, dei non inviti a partecipare alle responsabilità collettive o personali. Cui tuttavia un certo
ente ha trovato rimedio: non hai i soldi per pagare la bolletta? Bene, puoi scontarla facendo i lavori che ti indico.
Un modo per aiutare chi è in difficoltà senza lederne la
dignità e facendolo partecipe: ben diverso da quello, in
apparenza molto generoso ma che a lungo andare non aiu-
ta né l’indigente né la società, di dare in cambio di niente.
Negli anni andati in Cina la popolazione cresceva troppo
e si sono fatte leggi per rallentarla, ora in una India sovrappopolata e in parte affamata lo stato invita le donne a
sterilizzarsi. Nei paesi poveri la crescita demografica è
sempre alta perché chi non ha un lavoro cerca almeno uno
svago, mentre nelle economie avanzate chi ce l’ha viene
invitato a fare i figli che fra qualche decina d’anni con i
loro contributi pagheranno le pensioni ai vecchi. Si fa
questo in nome di un’economia da tenere in espansione.
Una tragica commedia come nella favola della rana e del
bue, dove la rana (che crediamo possa in questo caso simboleggiare la nostra ambizione di una crescita costante)
pensa di poter raggiungere le dimensioni del bue (il nostro sogno di un’economia che fa fronte a tutto) e si gonfia, gonfia e gonfia fino al punto da scoppiare. È la raffigurazione della nostra società che sta declinando senza
che nessuno voglia accorgersene.
Le direttive politiche sono sempre le stesse, produrre per
dare lavoro e crescita e, nel contempo, produrre tecniche
nuove per accelerare i tempi di produzione e diminuire i
costi del lavoro. Andrebbero bene se il nostro pianeta fosse grande come l’universo e tutti avessero la possibilità di
utilizzare le proprie forze per partecipare a quel cambiamento, anziché far parte di un mondo in mano a pochi
miopi egoisti incapaci di guardare più in là. Le difficoltà
di trovare un lavoro sono le prime avvisaglie. L’innovazione, la meccanizzazione e la robotizzazione in crescita,
che in futuro diventeranno totali in tutti i settori, vedranno ancor più masse senza lavoro, affamate e arrabbiate,
da sempre escluse da quella trasformazione e mai invitate
a contribuire con le loro forze. Non si potrà neppure pensare a un’assistenza generalizzata e sedata, perché mancheranno le risorse, e i bastoni urleranno più forte.
Chiediamoci cosa fare per evitare di entrare in quel tunnel e intanto, per riavere coscienza di noi stessi, cominciamo a darci da fare per riprendere in mano il nostro essere magari pulendo palestre allagate o riabilitando strade
franate, anziché aspettare passivamente l’intervento di uno
Stato burocratizzato e incapace di decidere in tempi accettabili.
LETTERE
direttore@lagazzetta.net
RINGRAZIAMENTI
In un periodo in cui l’opinione pubblica tende a sottolineare
in modo particolare gli aspetti negativi della sanità, vorrei
spezzare una lancia in favore di coloro che aumentano gli
standard qualitativi delle professioni sanitarie.
Durante le mie visite a mio fratello, ho avuto occasione di
percepire l’attenzione e la professionalità del personale, unite ad una particolare disponibilità nei confronti sia dei pazienti sia dei parenti, che spesso non sono di facile gestione.
Ho avuto modo di notare le capacità professionali tecnicochirurgiche di alto livello, la facile accessibilità nei rapporti
col personale medico ed infermieristico, la disponibilità costante nel fornire spiegazioni e nel preoccuparsi dello stato
di salute di mio fratello.
Voglio perciò ringraziare sentitamente il dott. Sechi, Diretto-
Pabillonis
Il vescovo Dettori
ha impartito
le cresime
Anche a Pabillonis si sono tenute le Sacre Cresime. Domenica 23 novembre,
dopo un’adeguata preparazione ad
opera delle catechiste, nella chiesa parrocchiale Beata Vergine della Neve,
trentasette ragazzi hanno ricevuto il
sacramento dal vescovo Giovanni Dettori.
Dario Frau
re del reparto di chirurgia dell’ospedale di San Gavino -il
quale stimo personalmente per l’ottima gestione del repartoper le sue doti umane che fanno di un medico un “bravo medico” e una persona speciale. Non ci saranno abbastanza parole per esprimere la mia gratitudine verso l’amore, la professionalità, la disponibilità e la serietà con cui svolge la professione.
Altrettanti ringraziamenti vanno al personale infermieristico: colleghi che mi rendono orgogliosa del lavoro che svolgo
e della nostra categoria sottovalutata. Ringrazio, inoltre il
personale addetto all’assistenza per la loro solidarietà ed
empatia poiché rendono più leggeri e sopportabili la degenza
ed i problemi ad essa legati.
Simonetta Mamusa - Pabillonis
È il fumetto che racconta una pagina storica indimenticabile:
la notte del 6 giugno 1944. Quando avvenne la più grande
operazione di sbarco mai realizzata, che cambiò le sorti della
seconda guerra mondiale. In
movimento ci fu l’armata più
grande che la storia ricordi.
Era imponente. Fece rotta verso le coste francesi. C’erano
5.000 piroscafi, scortati da
700 navi da guerra e da
13.000 aerei. Trasportavano
un esercito di 150.000 uomini. Un’avanguardia di 20.000
paracadutisti aveva già fatto
breccia nel suolo francese il
5 giugno. Un impressionante
spiegamento di mezzi militari e soldati che darà il via allo
“Sbarco in Normandia”, che
cambiò le sorti del conflitto. Il generale americano Eisenhower
disse: “Vittoria completa… nient’altro”. Questa giornata fu
chiamata anche “D – Day”. Senza quella operazione militare, il mondo oggi sarebbe diverso.
DALLA STORIA AL FUMETTO
Un accadimento storico così importante non poteva non essere affrontato oltre che dal cinema e dalla televisione, anche
dal fumetto. Una casa editrice americana, la Charlton Comics, negli anni ’60, gli dedicò una fortunata serie. In Gran Bretagna la Fleetway, specializzata in fumetti di guerra, pubblicò molte storie di grandi autori internazionali sulla ricostruzione del D –Day. Il fumetto che vi proponiamo si inserisce
nel solco di quella tradizione di comics, che raccontano l’offensiva finale contro il nazismo.
DISEGNATORI E CARATTERISTICHE
La partecipazione agli eventi viene resa coinvolgente grazie
alla scrittura di Le Galli, che riesce a farci cogliere gli aspetti
più intimi. Ogni milite ha una sua storia, le sue aspettative, i
suoi motivi per tornare a casa. In particolare, ognuno appartiene a una etnia diversa, restituendo, dice il critico, così l’immagine di un mondo plurale, fatto di usi e di mentalità differenti, eppure unito nell’ impresa di sconfiggere quel modello
di pensiero unico che si riconosce nel mito, scientificamente
e logicamente del tutto infondato, della purezza razziale.
SCENEGGIATORE E DISEGNATORE
Nella narrazione a piani alternati, tra immagini in diretta e
flashback, quindi viene reso molto bene lo stato d’animo, lo
spirito del tempo, in cui si verifica la vicenda. Lo sceneggiatore francese recupera pertanto il modus narrativo dal sapore
classico. Ma è soprattutto la spettacolarità del disegno di Davide Fabbri che ci immerge nel clima emotivo del conflitto, la
sua “ plasticità “ sobria quanto sofisticata come il “viaggio
aereo e il lancio di paracadutisti”, sottolinea la critica, che ricostruisce azioni e sentimenti storici. Secondo noi: ottimo.
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1 dicembre 2014
IL MIO PUNTO DI VISTA
di Antonio Loru
L’APPETITO VIEN MANGIANDO.
E LA FAME DIGIUNANDO
Affinché possa esistere il desiderio è necessario uno spazio
che separi il soggetto dalla domanda dell’Altro. […] Come
si può, infatti, obbligare al desiderio? Non è una contraddizione in termini? Il desiderio non rigetta forse ogni senso
dell’obbligo, non ne è forse l’acerrimo antagonista? È questo il paradosso della scuola - il carattere decisivo della sua
funzione - che si situa proprio in questo delicatissimo punto
di snodo: come si può far sorgere il desiderio - il desiderio di
sapere - quando l’apprendimento del sapere deve essere obbligatorio? Come non rendere l’obbligatorietà un parassita
mortale del sapere? Come, in ultima istanza, intrecciare il
desiderio alla legge?
(Massimo Recalcati, L’ora di lezione. Per un’erotica dell’insegnamento. La legge della scuola, pgg. 66/67)
La valorizzazione delle abilità di pensiero non ha luogo soltanto nelle discussioni in classe, ma è qui che l’esercizio
e il consolidamento di queste attività si rendono più evidenti.
Alcuni […] amano leggere, alcuni amano scrivere, molti
amano parlare. Il problema consiste nel trasformare l’energia di questo impulso in un’abilità cognitiva, analogamente
a come il sistema di trasmissione dell’automobile trasforma
l’energia del motore nel movimento disciplinato e orientato
delle ruote. Il mero parlare deve essere tramutato in conversazione, discussione, dialogo. Ciò significa imparare ad ascoltare gli altri e rispondere in modo efficace […] calcolare le
assunzioni alla base di ogni enunciato, ricavare inferenze,
verificare coerenza e completezza, imparare a pensare in
maniera indipendente scegliendo liberamente le premesse da
cui partire. […] La funzione della logica è disciplinare il dialogo. Ciò avviene dando ai partecipanti la possibilità di utilizzare le regole della logica come criteri che legittimino le
loro inferenze, vale a dire come criteri in base ai quali distinguere il pensiero corretto da quello fallace.
(Matthew Lipman, Educare al pensiero, Vita e Pensiero,
MI, 2005, pgg. 181/182)
Scusate se insisto. La scuola fondata sull’idea di assunzione
compulsivo-bulimica di nozioni, de-genera la risposta identico-contraria dell’anoressia, il rifiuto anche di quelle nozioni-base indispensabili per poter costruire il nuovo sapere del
soggetto discente. Il docente che non riesce a stimolare nei
giovani in formazione il sano appetito della conoscenza, forse è uno che a sua volta non ha mai digerito, non ha sintetizzato, le nozioni che gli sono state introdotte a forza, a mo’ di
olio di ricino, durante la sua formazione scolastica, quando è
stato a sua volta vittima e non co-protagonista, nel processo
della sua crescita culturale e umana. La scuola, in Italia, (basta leggere attentamente Cuore di De Amicis, per averne la
prova provata) non è mai riuscita a creare il senso del vuoto
buono nei ragazzi che la frequentano ma non la sentono casa
loro, il senso del vuoto che genera il desiderio di sapere,
perché questa scuola di volta in volta è stata posta al servizio
degli interessi particolari delle diverse borghesie padronali
che si sono succedute dall’Unità del 1861-70 a oggi. Almeno
però, fino agli Anni Novanta dell’Ottocento era laica! Peccato! Fino al Sessantotto è stata una scuola autoritaria, dopo la
contestazione si è arresa e ha generato la scuola dell’indifferenza: diplomificio alle superiori, esamificio all’università.
Così i professori, le professoresse sapienti, i nostalgici dell’autorità del ruolo, sono anni luce distanti dall’ideale socratico-platonico della conoscenza. Fermando la loro azione al
mero dato della memoria, pretendendo dai loro allievi la ripetizione pedissequa del libro di testo, o delle loro parole
docilmente appuntate sul quadernetto della materia. Così
risultano, lo sappiano o meno, gli aguzzini e i carnefici del
desiderio di incontrare la conoscenza che è in ogni essere
umano, bambino, giovane, adulto o vecchio che sia.
Il destino segnato degli adolescenti che il caso ha posto inopinatamente ma disgraziatamente nelle loro mani. L’atteggiamento contrario, ma uguale quanto a negatività, è l’atteggiamento del docente che si disinteressa, che promuove burocraticamente senza promuovere nell’allievo il terremoto del
desiderio della conoscenza. È l’atteggiamento di chi non riesce, non vuole, e in definitiva non sa vedere il discente come
soggetto di desiderio di conoscere. L’arte dell’insegnante è
quella del medium, tra il desiderio di sapere e sapere come
fare a sapere dell’allievo. L’insegnante deve essere la testimonianza vivente del suo sapere, il suo corpo stesso deve
dare prova del suo amore per la conoscenza, il suo corpo
deve essere visto dagli allievi, quando è costretto alle posture del suo mestiere. Il suo corpo che lo chiama ad altre cose,
ad altri luoghi, ad altre posizioni deve essere palesemente
obbligato a stare invece in quelle posizioni, lontano da quei
luoghi e da quelle cose che non sono la sua attività maieutica, rimandato questo richiamo a un dopo, da un’urgenza
maggiore, l’urgenza del tratto quotidiano, non improcrastinabile, del percorso inesauribile verso la conoscenza, da fare
assieme ai suoi allievi. L’insegnamento è l’arte della mediazione tra l’adesso e il poi, tra i richiami delle sirene e il demone didattico. Certo in questo percorso anche la disciplina
della memoria ha la sua importanza, bisogna saper educare
all’arte del ricordare, ma a ricordare come atto vivo di conoscenza. Ricordare il Bene Assoluto, per Platone, significa liberarsi dal corpo, principio di ogni male, rendere le ali all’anima che è caduta sulla Terra a causa del peso del corpo.
Per Sigmund Freud ricordare vuol dire liberare il corpo dal
fardello paralizzante del ricordo osceno, nascosto, che costringe il corpo a comportamenti nevrotici o addirittura psicotici, fardello, handicap dal quale solo l’analista saprà liberarci, restituendo il corpo alle sue naturali dinamiche. Lavorare per mettere assieme questi due aspetti della memoria è
l’arte di coloro che hanno la fortuna di fare questo meraviglioso e terribile mestiere. Quello che assolutamente non si
può fare, che nessun insegnante degno di questo nome fa,
ché non ci sono insegnanti così, è credere di motivare gli
allievi allo studio adottando forme e atteggiamenti di terrorismo psicologico, perché lo sappiamo tutti, gli insegnanti per
primi e meglio, che il terrore blocca, mette le ganasce alle
ruote che devono muoverci e trasportarci alla ricerca, e dunque si otterrebbe l’effetto contrario. Infine l’obbligatorietà
scolastica, che qualcuno vorrebbe rimuovere, in nome di un
modernismo che è in realtà più vecchio del cùcco! Non rimuoviamo assolutamente il trauma benefico dell’obbligatorietà scolastica: studierebbe altrimenti solo il figlio del ricco!! Tornerebbe a studiare, come in parte sta già avendo, solo
il figlio del ricco. Questo gli insegnanti che amano il loro
mestiere non devono assolutamente consentirlo.
Richiesta Errata Corrige
Gentile signor Direttore, nel numero 20 del 15 di novembre u. s. nella Gazzetta, quasi al termine della seconda colonna del mio articolo Impara e Dimentica, è contenuto
un errore di stampa: nella frase «…. dove casualmente ritrovi famigliari prossimi, nipotini, amanti e famiglie del
sindaco, dell’assessore, del politico locale o territoriale,
possano …» alla parola famiglie deve essere sostituita con
la parola famigli, vale a dire servi, domestici, lacchè.
Saluti e salute.
Antonio Loru
La sezione di Villacidro ricorda ai donatori che
La sezione di Guspini ricorda ai donatori che
domenica 74dicembre
domenica
ottobre
sabato 20 dicembre
effettuerà i prelievi nel Poliambulatorio
in Via G. Rossa, 49
effettuerà i prelievi nella sede locale
in Via Don Minzoni, 107
di Giovanni Luigi Zedda
Dimmi cosa leggi
OGGI PARLIAMO DI...
LO ZEN E L’ARTE
DELLA MANUTENZIONE
DELLA MOTOCICLETTA
Il problema sul quale si bloccano gli scienziati è quello del
pensiero. Il pensiero non possiede né materia né energia, eppure questi uomini di scienza non possono sfuggire al ruolo
predominate che esso svolge in qualsiasi loro attività.
La logica esiste nel pensiero. I numeri esistono soltanto nel
pensiero. Io non mi arrabbio quando gli scienziati dicono che
i fantasmi esistono nel pensiero. È quel soltanto che mi manda in bestia. Anche la scienza esiste soltanto nel pensiero.
(Robert M. Pirsig, Lo zen e l’arte della manutenzione della
motocicletta, Adelphi, MI, 1981, pg. 45)
Motocicletta/dieci HP/tutta cromata …
(Mogol-Battisti, Il tempo di morire, in Emozioni, Ricordi, MI, 1970)
Quando uscì Lo zen e l’arte della manutenzione della motocicletta nel 1974 negli USA, il nome di Robert Maynard Pirsig era assolutamente sconosciuto, in patria e all’estero.
Diventò immediatamente un fenomeno letterario, vendendo
in quegli anni quanto R. R. Tolkien con Lo Hobbit e Il Signore degli anelli. Niente male! Filosofo e, da allora, scrittore,
nasce nel 1928 a Minneapolis, capoluogo della contea di
Hennepin, nello stato
del Minnesota, dove il
Mississippi confluisce
nelle acque del Minnesota. Ha forse mutuato
dall’immagine eraclitea del fiume come paradigma del pánta rêi,
tutto scorre, la sua passione per il viaggio, per
il movimento, in moto
o in barca, in ogni caso
cercando di evitare più
che possibile la vita
pubblica. Ha vissuto in
varie località degli Stati
Uniti, in Svezia, in Inghilterra. È stato in India, nell’Università induista di Benares, per
studiare da vicino le filosofie orientali.
Il suo romanzo è un vero capolavoro, nella forma della scrittura on the road, ma pervasa di nietzschianesimo tragico greco da una parte e di ansia di metodo cartesiano da un’altra.
Lo lessi per la prima volta intorno ai trent’anni e ne rimasi
folgorato. Lo rilessi circa dieci anni dopo, sulla suggestione
della interpretazione che ne diede un grande filosofo italiano
della scienza, Silvano Tagliagambe, che oggi vive e opera
prevalentemente nella nostra meravigliosa ma povera e per
tanti aspetti sciagurata isola di Sardegna. L’ho letto ancora
non più di un mese fa.
Nel 2011 è stato ri-pubblicato da Adelphi anche in edizione
eBook, nel 2000 in edizione tascabile, ancora in quegli anni
nella categoria Terapie e Discipline Orientali, sempre da Adelphi. La bellissima edizione del 1981 è purtroppo fuori catalogo, se siete fortunati in qualche ex-libris o sui siti internet
dedicati potete trovarne qualche copia.
Un libro da leggere assolutamente, per i giovani di tutte le
età.
Robert M. Pirsig, Lo zen e l’arte della manutenzione della
motocicletta, Adelphi, MI, 1981.
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Rubriche e Commenti
AMBIENTE E SICUREZZA
di Andrea Alessandro Muntoni
Ingegnere ambientale
PROMUOVERE L’ECCELLENZA
PER SOSTENERE LA CRESCITA
L
a Fluorsid S.p.A., società del gruppo Fluorsid (proprietaria del Cagliari Calcio) è stata premiata per la sua capacità di resistere alla crisi e per la sua attenzione alle problematiche ambientali, testimoniate dall’importante investimento effettuato per la produzione di energia elettrica
da fonti rinnovabili presso lo
stabilimento produttivo di
Macchiareddu e per la ricerca applicata alla produzione
di materie secondarie ecocompatibili per la bioedilizia a zero emissioni aggiunte di
CO2. La Società, peraltro, ha implementato un efficace sistema di gestione ambientale secondo la UNI EN ISO 14001 ed
è tra le prime società sarde ad avere implementato un articolato modello di organizzazione, gestione e controllo per prevenire la commissione di reati ambientali e in materia di sicurezza che possano essere il presupposto della responsabilità amministrativa della società ex decreto legislativo n. 231
del 2001.
La Fluorsid è stata premiata il 14 novembre nell’ambito di
un evento organizzato da Intesa - San Paolo e svoltosi presso
l’Aula Magna del Rettorato dell’Università di Cagliari, alla
presenza del rettore Giovanni Melis, dell’assessore regionale del Turismo, Commercio e Artigianato Francesco Morandi, del sindaco di Cagliari Massimo Zedda e di altre illustri
personalità del mondo accademico, imprenditoriale e politico. Il meritato premio è giunto inatteso e, anche per questo
motivo, ha molto onorato sia il presidente della multinazionale Fluorsid Pasquale Lavanga sia l’amministratore delegato della società Michele Lavanga, che l’hanno ricevuto brevi
manu, e che sono impegnati da anni a consolidare e rafforzare la posizione di leader mondiale nel mercato internazionale
dei derivati del fluoro e in quello della produzione di gesso,
pur con qualche difficoltà (legata alla non sempre “leale”
concorrenza di altri gruppi stranieri) e coniugando sapientemente e responsabilmente crescita industriale e rispetto del-
PSICONEWS
l’ambiente e della salute e sicurezza dei lavoratori.
La commissione di gara, di cui hanno fatto parte anche i direttori del quotidiano L’Unione Sarda e della testata La Nuova Sardegna, oltre ai rettori
delle università di Cagliari e
Sassari, ha premiato anche
altre dieci società del settore
agroalimentare (3A di Arborea, Vini Surrau, ecc.), del
turismo (Delphina, ecc.) e
dell’industria con sede in
Sardegna che si sono distinte per gli eccellenti risultati conseguiti negli ultimi anni, soprattutto con riguardo al commercio con l’estero e per la capacità di resistere alla crisi economica con azioni basate su
buone pratiche manageriali, ricerca e innovazione (di cui sono
una misura i nuovi brevetti depositati e gli investimenti per
innovazione tecnologica e IT), in taluni casi persino incrementando la produzione industriale e il fatturato, in controtendenza con l’andamento nazionale.
Intesa San Paolo, impegnata come main sponsor nell’ambito
di EXPO 2015, sosterrà con proprie iniziative commerciali e
promozionali le piccole e medie imprese della Sardegna che,
a giudizio di Gregorio De Felice, responsabile dell’ufficio
studi dell’istituto bancario, potranno - partecipando all’esposizione universale - crescere e consolidare la propria presenza nel mercato locale (regionale), domestico (italiano) e, data
la visibilità associata all’evento che prenderà avvio il 31
maggio 2015 a Milano, finanche mondiale.
L’evento “Promuovere l’eccellenza per sostenere la crescita”, che si ripete con successo da qualche anno, ha lo scopo
di avvicinare le realtà imprenditoriali sarde di eccellenza fra
loro e, al tempo stesso, ha l’obiettivo - sostiene Pierluigi Monceri di ISP - di favorire e promuovere un proficuo rapporto
dialettico e sinergico con la Regione e gli istituti bancari in
genere, dalla cui disponibilità a scommettere sulle PMI e
finanziare nuove idee imprenditoriali dipende, probabilmente, almeno in parte, il futuro socio-economico dell’Isola.
di Samuela Garau
Psicoterapeuta
IL LINGUAGGIO DEL CORPO
La comunicazione è un aspetto fondamentale della nostra vita,
in quanto rappresenta lo strumento attraverso il quale trasmettiamo e riceviamo informazioni dalle altre persone.
Comunicare non è semplicemente parlare, infatti gli studi
dimostrano che, all’interno del processo comunicativo, la comunicazione non verbale possiede un’influenza pari al 70%,
rispetto al canale verbale (15%) e a quello paraverbale (15%).
Si può avere una percezione chiara di che cosa sia il linguaggio non verbale, immaginando di trovarsi all’estero senza conoscere la lingua: quando ci servirà la collaborazione di un’altra persona, occorrerà attingere a risorse diverse dalle parole
e potremmo riuscire nel nostro intento solo se saremmo bravi
ad usare la gestualità, la mimica, la distanza, l’atteggiamento, il tono della voce, in altre parole la comunicazione non
verbale.
La gestualità riguarda tutti i gesti delle braccia ed alcune piccole azioni, quali il grattarsi la testa o schiacciarsi la punta
del naso. Per mimica si intende tutto ciò che si può osservare
sul viso di una persona, mentre la distanza è relativa a quella
che ci separa fisicamente dagli altri ed ai movimenti che ognuno può effettuare per regolarla, come ad esempio quello di
avvicinarsi o indietreggiare dal proprio interlocutore. L’atteggiamento è relativo, invece, alla postura ed ai i movimenti
del corpo, come ad esempio spostarsi di lato oppure incrociare le braccia. Il tono, invece, riguarda la sonorità delle
espressioni che utilizza la persona e quindi l’intonazione, il
ritmo, ma anche il sospiro, le pause ed il silenzio.
Al di là delle differenze culturali, quindi, possiamo affermare che esiste per la specie umana un codice di linguaggio
universale, che ogni persona, in base alla propria individualità, all’educazione o al contesto, sceglierà di utilizzare, nella
maggior parte dei casi, inconsapevolmente. Un famoso studioso del linguaggio aveva sostenuto che la comunicazione
avviene contemporaneamente su due piani, quello del contenuto e quello della relazione, infatti attraverso le parole trasmettiamo le informazioni, con i segnali del corpo diamo “informazioni alle informazioni”. Utilizzando il volume della
voce una persona può comunicare, seppur senza rendersene
conto, le emozioni che sta provando: alzare il tono di voce,
ad esempio, può essere un forte strumento comunicativo,
consapevole o meno, per trasmettere rabbia o autorità, mentre un tono di voce basso può essere indice di passività o
insicurezza. Nel corso di una conversazione, talvolta, risulta
facile accorgersi che i messaggi non verbali contraddicono
quelli verbali, in questo caso il messaggio risulta poco convincente. A volte, invece, alcuni segnali non hanno significati univoci e possono essere anche facilmente fraintesi, come
ad esempio il sorriso, che può essere ironico o segnale di
gioia, o il silenzio, che può denotare insicurezza o rappresentare una scelta strategica consapevole per creare disagio
nell’altro.
L’efficacia di un messaggio dipende quindi solamente in
minima parte dal significato letterale di ciò che viene detto
ed il modo in cui questo messaggio viene percepito è profondamente influenzato dagli elementi della comunicazione non
verbale, la quale gioca un ruolo fondamentale anche nel giudizio sugli altri, perché il linguaggio corporeo può inviarci
segnali specifici e dirci effettivamente qualcosa di concreto
su chi abbiamo di fronte.
Una buona conoscenza del linguaggio del corpo permette di
migliorare le proprie capacità comunicative e di avere una
comunicazione più efficace, inoltre, consente alla persona di
interpretare più chiaramente il messaggio dell’interlocutore
ed avere così una maggiore conoscenza di se stesso e degli
altri.
Per info: samuela.garau@libero.it
1 dicembre 2014
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L’Italia è un paese
per i giovani?
Quante volte, soprattutto in questi ultimi anni, hanno detto
che «l’Italia non è un Paese per giovani»? Che si provi a
chiedere ai giovani che cosa ne pensano realmente. Che si
consideri un ventenne… Pieno di sogni e aspirazioni per il
futuro, profondamente idealista e pregno di sete d’avventura
e voglia di conoscere e apprendere sempre più… Come si
sente relazionandosi con la realtà di ogni giorno?
A vent’anni hai la vita davanti e vorresti agire, viaggiare, conoscere, apprendere, sperimentare, lavorare e ovviamente
divertirti. Immagini grandi cose, ma non è tutto oro quello
che luccica e i tuoi progetti vanno in fumo scontrandosi con
la realtà quotidiana.
Viviamo in un Paese di disoccupati, dove i giovani non trovano nella maggior parte dei casi impieghi concernenti il loro
titolo di studio, non sanno che significhi avere un contratto a
tempo indeterminato e non possono fare progetti a lungo termine non avendo stabilità economica in loro favore. Sembra
che l’’unica soluzione sia partire all’estero, ci vogliono convincere che nel resto d’Europa e del mondo non stanno aspettando che noi italiani per le nostre eccellenti competenze,
perché questa fuga di cervelli? Perché non cercare di impiegare le eccellenze italiane in patria? Perché chiunque sale al
governo non è in grado di instradarci verso la risalita da una
crisi che miete vittime e dura ormai da troppo tempo?
Dicono che i giovani siano annoiati, che si adagino a farsi
sostenere economicamente dai genitori perché non hanno
voglia di lavorare e faticare. Loro vivono di notte e dormono
di giorno, vogliono i soldi facili e si abbandonano a droghe
e alcol. Tutto
vero, ma questi
comportamenti
sono il frutto di
un malessere generale sofferto
dai giovani,
sono schiavi degli eccessi perché molto spesso non sanno sfogarsi in altro modo. Il futuro sembra critico ed è meglio non
pensarci più di tanto.
Gli adulti ci rimproverano perché non ci occupiamo di politica oppure perché non prendiamo seriamente la vita o non
cerchiamo di cambiare la nostra situazione, ma ci danno abbastanza fiducia? Ci permettono di impegnarci, farci avanti e
dimostrare quanto valiamo?
Passiamo metà della nostra gioventù a studiare per imparare
come rapportarci al mondo del lavoro e poi quando giunge il
momento di ottenere un impiego non abbiamo abbastanza
esperienza, non siamo abbastanza qualificati, insomma noi
non siamo mai abbastanza. Poi ci si chiede perché ci siano
così tanti giovani depressi e passivi… Probabilmente si sono
stancati prima di iniziare a combattere, ma per fortuna non si
arrendono tutti.
Io vedo giovani pieni di grinta che si fanno avanti nel momento del bisogno. Quanti giovani volontari ci sono dopotutto nel mondo? Chi si è presentato in prima linea durante le
alluvioni in Sardegna? Chi sono gli angeli del fango a Genova? Sono giovani. Ragazzi provenienti da tutta l’Italia e non
solo, che si sono armati di pale e stivali e hanno offerto il
proprio aiuto senza nulla in cambio, che con il loro sorriso
hanno riportato la speranza fra le famiglie colpite da tali disastri.
Che lo si voglia o no, siamo noi giovani il futuro. Ci accusano di non interessarci alla politica, ma probabilmente si spera
che ciò non avvenga. Eppure i giovani non sono insensibili
ad essa, quante manifestazioni, quanti scioperi sono militati
da ragazzi che invocano il rispetto dei loro diritti?
Chi c’era a Roma il 25 ottobre per la manifestazione della
Cgil se non giovani desiderosi di cambiamenti e di dimostrare il loro interessamento a una politica che, detto francamente, poco si cura di loro?
Mi viene in mente un grande politico, morto trent’anni fa e
che i più giovani non hanno potuto conoscere, ma di cui hanno studiato il pensiero: Enrico Berlinguer. Un uomo che per
le sue idee e le sue azioni dovrebbe essere preso d’esempio
dai politici di oggi che troppo spesso tendono a paragonarsi a
lui, peccato che non contino le parole ma i fatti!
Proprio a giovani come noi si è rivolto tante volte e i suoi
discorsi riecheggiano ancora oggi densi di significato e più
attuali che mai. «Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e con
gli oppressi, non c’è più scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia».
Carola Onnis
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Rubriche e Commenti
1 dicembre 2014
L’ISOLA IN CUCINA
di Roberto Loddi
COIÈTTAS DE BACCALLIARI DE SA NOTT’E XENA
Goduriosa ricetta preparata in occasione della cena della Vigilia di Natale (nott’e xena) è un piatto tipico del
carlofortino e alcune zone della Sardegna. Gli involtini di stoccafisso (coiéttas in sardo) provengono dalla cucina
ligure, ma anche la Calabria vanta parecchie ricette, fra le tante i trippiceddi (trippelle dello stocco di Mammola)
al verde o con ’nduja (insaccato di maiale a base di peperoncino molto piccante), che ne fanno un piatto di rara
prelibatezza.
Preparazione:
Ingredienti:
4 filetti di stoccafisso già ammollato di g 200 cadauno;
1 mazzo di prezzemolo, un ciuffo di timo,
4 pomodori secchi ben dissalati, 2 spicchi d’aglio,
4 filetti d’acciuga, g 120 di olive di Gonnos snocciolate,
una manciata di capperi, una manciata di pinoli,
1 peperoncino rosso piccante, 2 patate a pasta gialla,
g 600 di pomodorini appesi, vino bianco secco,
brodo vegetale, olio extravergine d’oliva, sale q.b.
Prima di tutto lessa le patate con la buccia e appena al dente pelale e tienile da parte. Fatto, trita il prezzemolo (tienine da parte
un cucchiaio) con il timo, i pomodori secchi, uno spicchio d’aglio, le olive, i capperi, le patate e il battuto ottenuto versalo in
un recipiente con i pinoli, un giro d’olio, una presa di sale e mettilo in frigorifero a insaporirsi. Nel mentre, versa un generoso
giro d’olio in un largo tegame di terracotta, poi unisci l’aglio rimasto, schiacciato; dopo un minuto aggiungi il peperoncino
spezzettato, il prezzemolo tenuto da parte e una spruzzata di vino. Evaporato, tuffaci i pomodorini divisi in metà e lascia
cuocere per mezz’ora e intanto che la salsa si restringe farcisci i filetti di stoccafisso con il ripieno tenuto in frigorifero, quindi
avvolgili formando degli involtini che andrai a legare con dello spago per alimenti. Terminata questa operazione, accomoda le
cojettas nel tegame del sugo, aggiungi un mestolino di brodo bollente e prosegui la cottura dolcemente, regola di sale e dopo
venti minuti circa servi gli involtini irrorati con il suo intingolo.
Vino consigliato: Mandrolisai rosato, dal sapore asciutto, sapido con retrogusto amarognolo, armonico, vellutato e caratteristico.
PAGINE DI STORIA POLITICA
di Evaristo Puxeddu
MARCO PANNELLA
Politico e giornalista italiano. Segretario del Partito Radicale, con Luca Bruneschi e Vittorio Luppi.
Tra i fondatori di Radio Radicale e di storiche testate. Deputato. Europarlamentare.
Più volte fermato, contestato. Arrestato ai domiciliari. Ma anche amato e votato.
NOTIZIE BIOGRAFICHE
All’anagrafe “Giacinto”. Un personaggio di altissimo livello
e unico, per le mille cose che è riuscito a fare. Sempre battagliero, con il codino ai capelli lunghi, elegante, anticlericale,
antiproibizionista, antimilitarista, non violento e gandhiano.
Sostenitore dello “spinello”. Si definisce radicale, socialista- liberale, federalista europeo. Nel 1955, fu tra i fondatori
di quella formazione politica promossa dalla “sinistra liberale italiana” raccolta intorno al settimanale “Il Mondo”, diretto da Mario Pannunzio. Famose le sue lotte per il divorzio, per il finanziamento ai partiti e per la depenalizzazione
dell’uso delle droghe. Riuscì a mandare in parlamento la
pornostar Ilona Staller. Con la bravissima Emma Bonino riuscì a promuovere l’ associazione “Non c’è pace senza giustizia” per attivare un Tribunale Penale Internazionale per l’ex
Jugoslavia e l’arresto di Milosevic. Per sostenere l’elezione
di Sciascia, Toni Negri, Domenico Modugno, Enzo Tortora.
LONGEVO E PROTAGONISTA
Marco Pannella è stato nella “scena politica”, deputato dal
1976 al 1992. Dunque, uno dei politici più longevi, ma soprattutto un protagonista con “la maiuscola” di battaglie civili, utilizzando sempre il metodo della lotta politica non violenta: scioperi della fame, disobbedienza civile, sit-in. Armi
queste, spesso vincenti, che utilizzarono anche altri due famosi personaggi: Gandhi e Luther King. Nacquero così anche in Italia decine di scioperi famosi, diversi. Pannella è un
vero professionista di performance della sete e della fame.
Con la nobilissima intenzione di affermare la legalità, il “diritto alla vita e la vita del diritto”, secondo le sue stesse parole, da inossidabile laureato in giurisprudenza, figlio di un ingegnere discendente della borghesia agraria e di una madre
franco-svizzera. Che, oltre alle cariche di deputato ed europarlamentare, è stato presidente della XIII circoscrizione del
Comune di Roma (Ostia ), consigliere comunale a Trieste,
Catania, Napoli, Teramo, Roma e L’ Aquila. E consigliere regionale del Lazio e dell’Abruzzo, operando attivamente nella
vita politica dell’Italia, attraverso lo strumento del “referendum”. Ma le posizioni interventiste, assunte in riferimento
alla guerra del Kosovo (1999) e quella in Afganistan (2001)
incrinarono il rapporto col mondo non violento e pacifista.
Nel 2003 per evitare la guerra d’Iraq, propose che l’Italia fosse il portavoce per l’esilio e il salvacondotto per Saddam
Hussein. Nel 2006 è candidato al Senato con la lista che aveva il simbolo della “rosa nel pugno”. Verrà citato più volte in
films e canzoni anche da De Gregori e Jovanotti.
UNA CELEBRE DICHIARAZIONE
«Noi siamo diventati radicali perché ritenevamo di avere delle
insuperabili solitudini e diversità rispetto alla gente, e quindi
una sete alternativa profonda, più dura, più radicale di altri… Noi non facciamo i politici, i deputati, i leader… Lottiamo, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo. E
questa è la differenza che prima o poi, speriamo non troppo
tardi, si dovrà comprendere».
IL FONDATORE
Marco Pannella, laureato ad Urbino, dove esercitò la professione di avvocato, fondò il Partito Radicale con Ernesto Rossi, Leo Valiani, Marco Pannunzio ed Eugenio Scalfari e nel
’58 fece lista con i repubblicani. Nel ’59 propose l’alleanza
di tutte le sinistre. Rivolse una critica ai comunisti dicendo
«Cessate di proporre mirabolanti politiche che nemmeno da
soli potreste attuare… Rivolgetevi come interlocutori ai laburisti inglesi e alla socialdemocrazia tedesca e non agli sparuti comunisti belgi, olandesi, scandinavi, inglesi, che non
rappresentano nessuna reale posizione democratica e popolare nei loro Paesi». E sviluppò un intenso dialogo con Aldo
Capitini sul significato della non violenza e sul rinnovamento della politica. Dopo aver avuto un cordiale scambio di
battute con Togliatti, e aver rimosso Craxi dalla guida degli
Universitari Italiani. Nel 1966, fondò la LID (Lega Italiana
Divorzio ). Nel 1968 fu imprigionato a Sofia per aver protestato contro l’ invasione sovietica della Cecoslovacchia. Nel
1972, anche con il suo sciopero della fame, si ottenne la “legalizzazione dell’obiezione di coscienza”.
UNA DELLE BATTAGLIE FAMOSE
Era il 1° ottobre 1965. Il deputato socialista Loris Fortuna
presentò una proposta di legge per introdurre lo scioglimento, in casi limitati, del matrimonio. I radicali pensarono che
ormai, nella società italiana, i costumi erano variati rispetto
al diritto vigente. Si poteva trasformare un fatto privato in un
problema di carattere sociale. C’erano 600 mila separati legali in Italia, con il milione e mezzo di separati di fatto, e con
le altre migliaia di persone coinvolte nelle separazioni. Dunque almeno il dieci/dodici per cento della popolazione italiana in un modo o nell’altro era direttamente interessata. Esisteva pertanto un chiarissimo “vasto potenziale di mobilitazione politica”. Nel 1966 Pannella e Mellini annunciarono la
costituzione della Lega per il divorzio, approvata nel ’70 da
una maggioranza parlamentare che comprendeva comunisti,
socialisti e repubblicani.
ALTRE BATTAGLIE, ALTRI RICONOSCIMENTI
Nel ’72, intervenne a un congresso anarchico, dopo aver partecipato a una marcia antimilitarista, presente il famoso anarchico Pinelli. Tanti intellettuali, di alto valore, fecero commenti. Sartre, come Eugene Ionesco, si diranno affascinati
dal personaggio politico
Pannella. E Pasolini,
«…Amici radicali, continuate a essere voi stessi... imperterriti, ostinati, eternamente contrari,
a pretendere, a volere, a
identificarvi col diverso,
a scandalizzare; a bestemmiare». L’anno
dopo fondò il quotidiano “Liberazione”. Durante la campagna contro la fame del mondo, con Emma Bonino, Pannella
incontrò il Pontefice Giovanni Paolo II e nel ’76 contrastò la
maggioranza parlamentare fra DC e PCI, che definì polemicamente “ammucchiata”, o “monopartitismo imperfetto”.
Entrò in polemica con Cossiga che gli aveva proibito di fare
una dimostrazione di protesta, ma poi diventò suo amico. Così
capitò, per ragioni diverse, anche con Berlusconi e Sgarbi.
Mentre rimane storica la sua amicizia con il Dalai Lama. Nei
giorni del sequestro Moro, sostenne la strada della trattativa
e subito dopo fu a favore dell’abolizione del reato d’aborto.
Negli anni ottanta la protesta contro la violazione del diritto
di informazione e i referendum anticaccia e antinucleare. A
seguito di una clamorosa sconfitta calcistica della nazionale
italiana contro lo Zambia, devolve il suo stipendio di parlamentare ai calciatori africani, come protesta contro gli eccessivi compensi del nostro calcio professionistico. Il Partito
Radicale si trasformò, dopo aver contribuito alle Liste Verdi,
in partito transnazionale e transpartito e concentrerà la sua
azione politica verso gli obiettivi dell’abolizione della “pena
di morte nel mondo”. Nel 2010 ricoprì il ruolo di insegnante
di storia politica, alla Domus Talenti di Roma, per due mesi.
Nel 2013 venne candidato alle “Politiche” ma non venne eletto.
SCIOPERI DELLA FAME
Tra i moltissimi scioperi della fame, della sete o entrambi
tenuti in segno di protesta, il più lungo fu quello dal 20 aprile al luglio 2011, per proporre un’amnistia contro le condizioni delle carceri italiane. Aveva, allora, 81 anni, accanito
fumatore, e disse: «Non mi batto per il detenuto eccellente,
ma per la tutela della vita del diritto nei confronti del detenuto ignoto, alla vita del diritto per il diritto alla vita». Dopo
una telefonata con Papa Francesco, interruppe lo sciopero
della sete. Oggi vive a Roma con la convivente Mirella, ginecologa. Nel maggio 2010, si dichiarò bisessuale. Per sua
scelta, non gode di alcun tipo di vitalizio e di trattamento
pensionistico.
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Sport
Quando lo sport è soprattutto
divertimento e partecipazione
A
prescindere dai risultati sportivi, che quando arrivano
sono sempre benvenuti, è il divertimento la massima che
impera nel Comitato territoriale Medio Campidano del Csi
(Centro sportivo italiano), con sede a San Gavino, e comprende tutti i paesi della diocesi di Ales-Terralba. Il Csi è un
ente di promozione sportiva senza scopo di lucro, riconosciuto dal Coni, ispirato al principio di partecipazione, in condizioni di uguaglianza e pari opportunità. Condotto da volontari impegnati, senza percepire alcuna retribuzione, il
Centro promuove attività motorie e formative che, seppur
con modalità competitive di gara, hanno finalità di educazione ai valori etici. Sacrificio, collaborazione, reciproco
rispetto e confronto corretto, indispensabili per il vivere sociale e la crescita dell’adolescente che si “allena” ad affrontare le difficoltà delle vita. La sede sangavinese è così diventata un punto di riferimento per tutte le associazioni del
territorio. I 2896 tesserati infatti, con un’unica tessera, possono scegliere di praticare più discipline sportive offerte dalle
46 società affiliate e registrate nella stagione 2013/2014.
Oltre a quelle calcistiche, sono affiliati circoli culturali, oratori e società che praticano con continuità ginnastica ritmica, atletica leggera, corsa campestre, corsa su strada, mini
basket, gioca-sport, nuoto, escursionismo, danza sportiva,
collaborando all’organizzazione di manifestazioni provinciali e regionali. E ai campionati nazionali, le società sangavinesi Dafne della ginnastica artistica, Sporting del nuoto e
Podistica di atletica, hanno portato a casa alcune medaglie,
comprovando impegno e costanza dei dirigenti.
Altro sport partecipato e seguito dagli iscritti è il campionato calcio a 5 Open, disputato quest’anno da 14 squadre provenienti da Albagiara, Las Plassas, Mandas, Nuragus, Nurri, Simala, Collinas, Villacidro, Mogoro, Pompu e Villano-
vaforru, e dedicato a Flavio Mocci, fondatore e forza trainante del Comitato, scomparso di recente. Il torneo si divide in due
gironi con gare di andata e ritorno, alla fine
delle quali son stilate due classifiche: una
tecnica, in base ai risultati raggiunti dalle
prime due squadre di entrambi i gironi, e
una Fair Play, che classifica le squadre migliori dei due gironi, in base a criteri di
comportamento etico. Le sei squadre vincenti formano poi un altro girone, il Play
Off, per classificarsi idonee alla successiva fase regionale e vincere per partecipare
a quella interregionale, fino al raggiungimento del campionato nazionale in programma l’anno prossimo a Montecatini Terme. «Finora la società di Nurri - dice Mario Farci,
presidente del Comitato - ha sempre raggiunto le finali nazionali, rappresentando degnamente il Comitato del Medio
Campidano, di cui fa parte anche un folto gruppo di arbitri,
seguiti da un responsabile negli incontri dedicati all’aggiornamento».
Le squadre di calcetto escluse dai Play Off continuano a
giocare partecipando alla Coppa Primavera in un girone unico a otto squadre con partite di sola andata, che si concludono nella finale in campo neutro tra la prima squadra della
classifica tecnica e quella della Fair Play. «È importante ricordare che al campionato di calcio a 5 Open partecipa, da
tre anni, anche la Polisportiva Frontera di Villacidro - aggiunge Farci - impegnata in uno dei settori più delicati, quello
della disabilità, che con i suoi “ragazzi” si è pienamente
integrata nel contesto dei normodotati e partecipa attivamente
a tutte le nostre iniziative. Tra l’altro la società Frontera ha
Karate, Gino Emanuele Melis conquista il bronzo
ai Campionati Nazionali CSEN 2014
Gino Emanuele Melis dimostra ancora una volta il suo valore
ottenendo un ottimo risultato al Campionato Italiano CSEN
2014 specialità kumite seniores cinture nere, che si è svolto a
Foligno lo scorso 8-9 novembre. L’atleta sardo è riuscito ancora a stupire vincendo la medaglia di bronzo in una prestigiosa competizione contro avversari di grande livello ed è stato
l’unico rappresentante della Regione Sardegna.
Al Campionato Nazionale CSEN, primo ente di promozione
sportiva in Italia, hanno partecipato 1850 atleti e 97 società da
tutta la penisola.
Melis, oltre ad essere un grande atleta sardo con una carriera
agonistica di tutto rispetto (pluri campione provinciale e regionale in diverse federazioni e enti di promozione sportiva, 5
medaglie nazionali di cui 3 argenti e 2 bronzi, una medaglia di
bronzo ai Campionati Europei a Milano nel 2004 e un quarto
posto ai Campionati Mondiali a Venezia nel 2005), è anche
maestro cintura nera 3° Dan della società Karate Do Funakoshi di Quartucciu, nella quale insegna con il padre, il maestro
IV Dan Giancarlo Melis che come sempre ha sostenuto il figlio anche in quest’ultima impresa.
Gino Emanuele Melis ha anche ricevuto la chiamata del Presidente Regionale CSEN che si è complimentato con lui dell’importante risultato raggiunto sia a livello personale che per
l’immagine dello sport sardo e nello specifico del settore Karate.
L’atleta sardo si era qualificato al Campionato Nazionale vincendo la medaglia d’oro al Campionato Regionale CSEN svoltosi a Uri il 27 aprile 2014, nel quale la società Karate Do
Funakoshi di Quartucciu, molto attiva sia in campo regionale
che nazionale, si è classificata seconda su 20 società provenienti da tutta l’Isola.
Melis è anche capitano della rappresentativa sarda di Kumite
WTKA dal 2012, con la quale ha vinto la medaglia d’argento
nel Trofeo delle Regioni che si è svolto proprio in Sardegna, a
Cagliari, nel giugno del 2013.
“Sono molto soddisfatto della mia prestazione - rimarca Gino
Emanuele Melis - e fiero di aver rappresentato la nostra bellissima Isola e di essere riuscito a portare in Sardegna una
medaglia così importante per me e per lo sport sardo”.
Gian Luigi Pittau
vinto numerosi titoli ai campionati nazionali di atletica e
corsa campestre. Di recente, si è avvicinata anche la società
“Delfino” di San Gavino, che ha nelle sue fila giovani con
diversi handicap».
Non sono da meno i circoli e le associazioni composte da
persone anziane, che praticano svariate attività sportive e
culturali. «Purtroppo oggi - dice Farci - le associazioni vengono considerate un’impresa anche dal punto di vista bancario, nonostante da anni non percepiscano contributi dalla
Provincia, soldi che ricadono nel territorio e, se non rimessi
a disposizione, diventano un ostacolo allo sport».
Per non soccombere al problema e consentire alle società
una maggiore autonomia sotto il profilo delle conoscenze
fiscali e gestionali, il Csi sta organizzando corsi di formazione per i dirigenti sulle recenti normative in materia di
associazionismo. In programma, è previsto quello per conoscere le modalità di utilizzo del defibrillatore, obbligatorio da gennaio 2016.
Marisa Putzolu
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Sport
1 dicembre 2014
I talenti dell’Unione sportiva Lunamatrona
N
egli ultimi anni l’Unione sportiva Lunamatron ha abbracciato un progetto che guarda al futuro, volto a valorizzare i giovani locali e dei paesi limitrofi. Da Gesturi, Villanovafranca, Sanluri, Villasor e persino da Cagliari, in tanti
hanno aderito al programma dell’associazione nel cuore della Marmilla, anche tra le associazioni locali e la stessa comunità, che partecipano alle attività svolte nella Polisportiva di
Lunamatrona. Trenta dirigenti, 130 atleti e almeno 200 tifosi
seduti in tribuna per seguire le partite domenicali giocate in
casa.
Il paese in realtà vanta una passione per lo sport non indifferente e non solo da oggi. Come conferma Fausto Podda, segretario e dirigente dal 1977, che sfoggia la meritata Stella
d’oro, benemerenza sportiva di Lnd/Figc (Lega nazionale
dilettanti/Federazione italiana giuoco calcio), conferitagli a
Roma nel 2002 e tutte le altre onorificenze, assegnategli per
l’impegno e i risultati straordinari delle squadre gestite dalle
società affiliate. Tra le conquiste impresse nella memoria dell’Unione, c’è di certo quella del campionato in seconda categoria del’ ’81/’82, vinto senza alcuna sconfitta. Su 30 gare,
portarono a casa 26 vittorie e quattro pareggi. «Purtroppo confida il 38enne Roberto Moi, presidente dell’Unione dal
2009 - ci son stati anni di disaffezione allo sport locale. Così
abbiamo pensato di coinvolgere soprattutto i giovani, inserendoli anche nel settore direzionale e tecnico. E posso affermare con certezza che tutti i collaboratori e giocatori son validi
e danno frutti alle squadre».
In particolare nel calcio in seconda categoria si mettono in
mostra talenti locali. Tra i ragazzi di 18 e 19 anni, emergono
Gianmario Uda, Gabriele Setzu, Luca Farris, Stefano Setzu,
Mattia Atzeni, Andrea Setzu e Massimiliano Carruciu di 20
anni. E il centrocampista Martino Garau, 16 anni, che l’anno
scorso per le sue innate capacità a ricoprire in campo tutti i
ruoli, è passato dalla allievi direttamente in seconda categoria. «Ho giocato per dieci anni con l’associazione di Lunamatrona - racconta Martino, studente di Amministrazione
Finanza Marketing a Sanluri - poi per un anno nella squadra
sanlurese. Quando l’Us Lunamatrona mi ha proposto di tornare, ho accettato anche perché sono al terzo anno delle superiori e nel mio paese posso impegnarmi di più, sia negli
studi che con l’avvicinamento della squadra».
Squadra supportata da validi e noti calciatori, tra cui Luca
Cancedda, carabiniere di Sanluri, che tre anni fa decise di
sostituire il portiere, deceduto una settimana prima d’inizio
campionato, e di coinvolgere nel progetto lunamatronese
anche suo cugino Mario Vargiu di Villasor, il cui curriculum
ha già portato in auge la squadra della Marmilla. Ex calciatore del Cagliari serie A fino a quando aveva vent’anni, ha poi
giocato un anno nella squadra inglese del West Ham e, prima
di tornare in Sardegna, nella Dundee in Scozia. Ora, si è messo
a disposizione dei ragazzi della Lunamatrona, per giocare
nello stesso campo dove il Cagliari calcio si allenava nei pri-
Pol. Villanovaforru
Sma Collinas
mi anni ’90, uno dei primi impianti della Sardegna. E lo fa a
titolo gratuito, come tutto il settore tecnico della Polisportiva, compresi gli allenatori Luca Rugiu della seconda categoria, e di quelle giovanili Ninni Collu, Efisio Setzu e Corrado
Pianu. «Chiunque militi nella squadra lunamatronese - afferma il sindaco Italo Carruciu - ne rimane affezionato. Tant’è
che non è mai stato necessario indire bandi per dirigenti. Son
loro a chiedere di farne parte volontariamente, mettendosi a
disposizione per autogestire tutto, anche il servizio di riordino e pulizia di campetti da gioco e locali interni». Consentendo così agli amministratori di rientrare nei costi, circa
20mila euro annui recepiti dalla quota dei dirigenti, delle famiglie e dal contributo comunale. «Un grandissimo aiuto aggiunge il presidente Moi - arriva da imprenditori e commercianti locali, quando organizziamo eventi culturali quali
il torneo di calcio a 5 e le sagre paesane, e da società come la
Virtus Luna che, quando ha cessato l’attività, ha devoluto
tutti gli utili alla nostra associazione calcistica».
Una nota di ringraziamento va alla concittadina Algentina
Orrù che, in memoria e per volere del figlio Valerio Ghiani
scomparso di recente, ha destinato un contributo per ristrutturare il campo da calcetto con erba sintetica. E ai ragazzi
dell’associazione Tennis Club, istituita due mesi fa, che di
propria iniziativa e a loro spese hanno restaurato i locali, rendendoli agibili allo sport da praticare.
Marisa Putzolu
Lo spogliatoio della Sma Collinas
Calcio a 5: gol e spettacolo
tra Sma Collinas e Villanovaforru
La noia non esiste nelle gare del torneo di calcio a 5
open organizzato dal Centro Sportivo Italiano. Così
una pioggia di gol e azioni veloci hanno caratterizzato
la partita tra Sma Collinas e la Polisportiva Villanovaforru (nelle foto di Renato Sechi) presieduta dal dinamico Sergio Vacca. I padroni di casa si sono imposti sugli ospiti per 10 reti a 6. La gara è stata molto
combattuta e leale come dimostra l’unico cartellino
giallo della partita arbitrata da Angelo Lisci.
La formazione del Collinas si dimostra un ottimo gruppo sia in campo che nello spogliatoio. Gli spalti della
palestra comunale sono stati animati da un tifo molto
sportivo del pubblico presente.
Ecco i nomi dei calciatori. Per la polisportiva Sma Col-
linas: Antonio Sechi, Lorenzo Pilloni, Paolo Onnis,
Luca Onnis, Stefano Onnis, Fabio Onnis, Gianni Onnis, Alessandro Onnis, Stefano Sebis, Rossano Matta, Luca Altea, Andrea Onnis, Cristian Sanna e Matteo Onnis (dirigente accompagnatore Giovanni Pilloni).
Polisportiva Villanovaforru: Cristian Tatti, Giacomo
Matteo Ibba, Jairo Velasco, Kande Amadou, Matteo
Mandis, Andrea Ibba, Franco Farris, Edoardo Pistis,
Riccardo Ibba, Dario Cilloco, Nicola Piras, Simone
Pusceddu (allenatore Giuseppe Vacca, dirigente accompagnatore Dario Cilloco e dirigente addetto all’arbitro Alberto Pusceddu).
Gian Luigi Pittau
Giovani tifosi del Collinas
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In questa rubrica ospitiamo foto e messaggi di auguri per compleanni, anniversari di matrimonio, riunioni
conviviali, nozze, nascite, battesimi, cresime, prime comunioni, lauree e ricorrenze varie da festeggiare.
Le foto a colori, accompagnate da un testo, possono essere inviate all’indirizzo e-mail
lagazzetta@lagazzetta.net o consegnate direttamente all’ufficio di redazione.
Laurea in Scienze Politiche
Fabrizio Altea
Complimenti
per il traguardo raggiunto!
Ti auguriamo una carriera
piena di soddisfazioni
da parte di tutta la famiglia
e in particolare da Michela.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Orazio Farris
Hai raggiunto
il tuo obiettivo
siamo sicuri
che porterai avanti
con entusiasmo
e successo
la tua amata
professione.
Congratulazioni
mamma, papà, Cristiano, nonne, zie e zii.
Ciao a tutti.
Sono
Daniele Pilloni,
vi presento
mia sorellina
Alessia
che il 16 Novembre
ha compiuto
1 anno
Baci a mia mamma e mio babbo
e a tutti quelli che mi conoscono.
i
GUSPINI 21 NOVEMBRE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SAN GAVINO 19 NOVEMBRE 2014
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
GUSPINI 16 NOVEMBRE
A
Lauretta
Porcedda
785678
che il 21 novembre ha compiuto
5 anni
Auguri
jklllll
un treno carico di
ed un grosso bacione da nonna Ida.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
GUSPINI 3 DICEMBRE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
GUSPINI 5 DICEMBRE 2014
Tanti Auguri
di Buon Compleanno
a
Ylenia Dessì
che il 5 dicembre
compie
2 anni
Mamma, Papà,
Nonni e Diddini
Promettevi bene fin da bambino, infatti
sei diventato proprio un ragazzo speciale.
Più invecchi, più sei bello!
Però ora basta, non esagerare,
lasciane anche agli altri...
Buon 24esimo com
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Ciao maestro Livio
Villacidro Vendesi caldaia
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400,00. Tel. 338 7092184.
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1 dicembre 2014
C
on questo saluto i tuoi alunni della quarta A di Pabillonis ti vogliono ricordare. Sei
stato molto più di un maestro, sei entrato nei nostri cuori con la tua simpatia, la tua
ironia, ma soprattutto con la tua umiltà. Grande studioso ed esperto di cultura e tradizioni sarde, mai presuntuoso e sapientone, ma a “misura di bambino” hai fatto apprezzare la bellezza della nostra lingua quando, arrivando in aula, chiedevi: “a si podidi”?
E raccontavi le storie antiche della nostra terra imitando “le voci” dei protagonisti.
Altero ed elegante nel ballo, hai saputo coinvolgere noi giovani ballerini nelle diverse
coreografie. E l’Inno dei sardi contro i feudatari? Un vero spettacolo! Ci hai messo il
cuore ed è così che noi bambini ti ricorderemo: come un grande e paziente amico.
Sempre pronto e disponibile, hai lasciato un’impronta indelebile in tutti coloro che
hanno avuto la fortuna di conoscerti.
Noi continueremo a cantare in limba e a ballare su Dillu e Su pass’e tresi come ci hai
insegnato. Tu, ti raccomandiamo, da Lassù, tienici d’occhio e pazienza se a volte perderemo il ritmo: apprezza la nostra buona volontà e il nostro impegno.
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32
1 dicembre 2014

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La Pancalera Edizione AGOSTO 2014 2

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Il packaging in una popolazione sempre più anziana

UNA SECONDA VITA PER IL VINTAGE!