Da: libreria UBIK Savona ste.milano@alice.it Oggetto: RSFC: sul tema della centrale non è in discussione la politica energetica, ma i contenuti tecnici per il rilascio di un'AIA, oltre che il presunto perseguimento di un reato Data: 09 dicembre 2014 17:05 A: presidente@pec.governo.it, matteo@governo.it, info@matteorenzi.it, matteo@matteorenzi.it, matteorenzi@matteorenzi.it , m.renzi@matteorenzi.it Cc: ivg ivg comunicati@ivg.it, redazione@ivg.it, savonaintv@primocanale.it, tgrliguria@rai.it, segreteria_genova@repubblica.it, cancelli@ilsecoloxix.it, pellissone@ilsecoloxix.it, savona@ilsecoloxix.it, silvia.campese@fastwebnet.it, lugaro lugaro@ilsecoloxix.it, giovanni vaccaro secolo XIX givicom@tin.it, mariodefazio@hotmail.it, savonanews savonanews redazione@savonanews.it, cla.mor@alice.it, ParidePasquino Paride.PASQUINO@lastampa.it, savona@lastampa.it, ermanno.branca@lastampa.it, dario.corradino@lastampa.it, ansa.genova@ansa.it, articoli.liguria2000news@gmail.com, direttore@rsvn.it, Redazione Uominiliberi.eu laredazione@uominiliberi.eu, liguria2000news@gmail.com, redazione.genova@agi.it, redazione@albengacorsara.it, Redazione Babboleo redazione@babboleo.it, redazione@ilsegnonews.it, redazione@liguria2000news.com, redazione@quotidianoligure.it, redazione@radio19.it, redazione@rsvn.it, redazione@telecupole.com, redazione@uds.it, radio savonasound redazionenews@radiosavonasound.it, segreteria@babboleo.it, Amodio Antonio red.savona@tiscali.it, m.molinari@mac.com, ferruccio.sansa@gmail.com, Marco Preve m.preve@repubblica.it, ciolina@ilsecoloxix.it, coordinamento@nocarbonesavona.it, rete-savona@nocarbone.it ACLI, ARCI, Comitato Acqua Bene Comune, Comitato Ambiente Spotorno-Noli, Comitato Albamare, Gassa Gruppo Acquisto Solidale, Legambiente, Libreria Ubik, Movimento Consumatori, NuovoFilmstudio, Uniti per la Salute ONLUS, API Alleanza per l’Italia, MoVimento 5 Stelle, Noi per Savona, Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi. Con il sostegno di Medicina Democratica e dell’associazione “SI alle rinnovabili, NO al nucleare”. Con il sostegno delle associazioni nazionali: Greenpeace Italia, WWF Italia, Legambiente, ARCI Nazionale. Lettera aperta al Presidente del Consiglio Savona, 9 dicembre 2014 All’attenzione di: Matteo Renzi Presidente del Consiglio Graziano Del Rio Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Sul tema della centrale di Vado Ligure non è in discussione la politica energetica nel nostro paese (questione di competenza della politica), ma i contenuti tecnici per il rilascio di un'AIA (di competenza tecnica), oltre che il presunto perseguimento di un reato (di competenza della giustizia). Al proposito, in vista del prossimo incontro a Palazzo Chigi di giovedì 11 dicembre, non dubitiamo che la Presidenza del giovedì 11 dicembre, non dubitiamo che la Presidenza del Consiglio abbia l'intenzione di rispettare l'azione autonoma della magistratura, secondo il principio costituzionale della separazione dei poteri, e non sia invece sia tentata di imporre una soluzione politica che sconfini in un aggiramento dell'azione giudiziaria. Una centrale a carbone con gruppi altamente obsoleti, situata in un centro cittadino densamente abitato e in una situazione accertata di disastro ambientale, non può in alcun modo funzionare senza creare un danno sanitario e ambientale rilevante, indipendentemente che venga gestita da un soggetto privato attuale o futuro, oppure da un soggetto pubblico o da un commissario. Visto l’instaurarsi di una sorta di campagna che da alcuni mesi tenta di minimizzare la portata della gravissima situazione ambientale e sanitaria del territorio savonese collegata alla centrale a carbone di Vado Ligure, portando anche attacchi alla Magistratura proprio nel momento in cui stanno sviluppando delicatissime indagini, come cittadini ed associazioni riteniamo opportuno presentare una sintesi di alcuni aspetti del grave problema. La centrale termoelettrica di Vado Ligure-Quiliano funziona da oltre quarant’anni in un contesto densamente popolato, vicinissima a Savona, su un tratto di costa con insediamenti abitati ininterrotti. Peraltro località di grande rilevanza turistica come Varazze, Celle Ligure, Albisola, Spotorno, Noli, Varigotti si trovano in questo tratto di costa. Moltissimi cittadini (già nel 2007 sono state raccolte 10.000 firme) e molte associazioni a livello locale e nazionale come ARCI, ACLI, Legambiente, WWF, Greenpeace con il sostegno di moltissime personalità della scienza, della medicina, della cultura, del diritto (come Hack, Fo, Imposimato, Mercalli, Ovadia, Guzzanti, don Ciotti, Vergassola, e tanti altri) nel corso degli anni hanno evidenziato i gravi problemi del territorio con incontri pubblici, istanze, ricorsi al TAR, segnalazioni, diffide e denunce a vari livelli amministrativi locali e nazionali basandosi su diversi punti tra cui: nazionali basandosi su diversi punti tra cui: - il gravissimo problema dell’inquinamento lichenico del territorio emerso dal biomonitoraggio effettuato a cura della stessa azienda che evidenzia per alcuni inquinanti livelli elevatissimi, i più alti mai riscontrati in Italia secondo la tabella NIMIS; - il pesante inquinamento nei sedimenti marini presso la foce del torrente Quiliano (foce dove confluiscono anche gli scarichi idrici della centrale) evidenziato nello studio Arpal 2010 con valori considerevoli: L’Ordine dei Medici in un documento ufficiale parla della “presenza di metalli pesanti e di idrocarburi policiclici aromatici a livelli enormemente maggiori rispetto alle altre aree liguri, anche portuali, e di oltre cento volte superiori rispetto ai riferimenti normativi... Tuttavia non ci risultano misurazioni pubbliche agli scarichi idrici” (oltre 900 miliardi di litri nel solo 2010 fonte della stessa azienda); - la mancanza di misurazioni pubbliche: non ci risultano misurazioni pubbliche sulle emissioni ai camini ! Questo è un fatto di una gravità estrema: gli unici dati sulle emissioni in nostro possesso sono quelle rilevate a cura della stessa azienda (in altri termini, il controllato è anche il controllore); - la dichiarazione dell'Istituto Tumori di Genova riportata nello Studio di Impatto ambientale, secondo il quale “nella relazione presentata da Tirreno Power vi sono gravi lacune metodologiche che mettono in discussione le tranquillizzanti conclusioni del documento: errori ed omissioni nelle stime delle emissioni di polveri fini primarie e secondarie; sottostima delle emissioni di gas serra; sottovalutazione dei dati derivanti da studi su bioindicatori; errori metodologici sull’impatto sanitario…”; - le dichiarazioni del Ministero della Salute - Istituto Superiore di Sanità in sede di Conferenza dei Servizi, che segnalano come i decreti rilasciati “non abbiano sufficiente evidenza della problematica relativa ai c.d. microinquinanti classici derivanti dalla combustione del carbone, tra cui PCB, i metalli pesanti, l’arsenico, ecc… e “l’importanza di considerare il deposito al suolo di tali sostanze”; - i documenti di un Ente terzo e sicuramente super partes come l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona nel 2010, il quale a l’Ordine dei Medici della Provincia di Savona nel 2010, il quale a proposito dei vecchi (40 anni) gruppi a carbone parla di “minaccia reale e consistente per la salute e per la vita dei cittadini della provincia di Savona”: questo dovrebbe già bastare per attivare provvedimenti a tutela dei cittadini; - la situazione generale dell’inquinamento riassunta dalla stessa Regione Liguria nel "Piano di risanamento e tutela della qualità dell'aria" a pag 126: “La combustione nell'industria dell'energia e quindi essenzialmente la centrale termoelettrica è la prioritaria responsabile delle emissioni di Ossidi di azoto, PM10, SOx e di COV...”; - la perizia allo studio Terra srl commissionata dagli stessi comuni di Vado e Quiliano (perizia firmata e giurata in Tribunale dal dott. Marco Stevanin già membro della commissione VIA nazionale) in cui “per quanto riguarda la salute, è evidenziata una situazione già fortemente compromessa”; Molta altra documentazione è stata prodotta da fonte europea, dall’ISDE, e soprattutto dall’Università di Stoccarda, secondo la quale la centrale di Vado Ligure risuterebbe la più ‘letale’ in Italia con 120 morti premature imputabili in un solo anno (nel 2010). _________________ Di fronte al sostanziale silenzio delle amministrazioni e soprattutto di fronte alla mancanza di provvedimenti, i cittadini e le associazioni nazionali e locali in questi anni si sono rivolti con esposti alla Magistratura Savonese. La Procura della Repubblica ha disposto accurate indagini (in cui sono indagati dirigenti dell’azienda) e studi peritali approfonditi (gli unici mai fatti su questo territorio veramente completi e indipendenti); azione che ha portato al sequestro dei gruppi a carbone (esclusi quindi i gruppi a turbogas) da parte del GIP per disastro segnalando centinaia di morti e migliaia di ricoveri dovuti “esclusivamente al funzionamento della centrale”. Sottolineiamo: si parla di art. 434, comma 2, c.p., ossia disastro consumato. L’attendibilità della metodologia delle indagini (sia ambientale sia epidemiologica) seguite dai consulenti della Procura di Savona è già epidemiologica) seguite dai consulenti della Procura di Savona è già stata confermata non solo dal richiamato provvedimento del GIP di Savona di sequestro dell'impianto in esame, ma anche dal Tribunale di Rovigo in composizione collegiale che ha emesso la sentenza 31 marzo - 8 ottobre 2014 di condanna ex art. 434, comma 1, cp degli amministratori delegati di Enel spa in relazione alle emissioni della CTE di Porto Tolle: si vedano, in particolare, i paragrafi 14, 15 e 16, pagg. 56 e ss. della motivazione della sentenza. In proposito si sottolinea infatti che la metodologia di indagine utilizzata dai consulenti della Magistratura inquirente nel processo di Rovigo, sia con riferimento allo studio epidemiologico sia a quello ambientale (sui licheni), è identica a quella utilizzata dai medesimi consulenti della Procura di Savona (e presto anche dalle Procure di Brindisi e Gorizia): quel che varia la "significatività statistica" del rischio sanitario attribuibile all’esposizione agli inquinanti delle due centrali, che nel caso di Savona è molto più elevata. Si ricorda peraltro che nel processo svoltosi dinanzi al Tribunale di Rovigo sia il Ministero dell’ambiente che il Ministero della salute si sono costituiti parti civili, su autorizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, chiedendo non solo il risarcimento del danno ambientale, ma anche l’inibitoria del futuro utilizzo della CTE di Porto Tolle. Gli esiti davvero drammatici, sul piano ambientale e ancor più su quello sanitario, delle ricerche condotte dai tecnici incaricati dalla Procura di Savona sono evidentemente conseguenti alla collocazione della centrale Tirreno Power assolutamente fuori da ogni logica, in piena area urbana densamente popolata (lo stesso AD di Enel ha ammesso recentemente l’assurdità di mantenere ancora centrali a carbone nei centri abitati). Quest'ultima è la ragione di assoluta particolarità che contraddistingue quest'impianto industriale e che si deve necessariamente tenere presente. Il fronte ambientalista è come noto contrario al carbone, ma in questo caso specifico il problema si porrebbe lo stesso anche se ci fosse un impianto alimentato con altri combustibili (come l’olio). Le emissioni devono essere compatibili con la situazione sanitaria locale e ad oggi l'unico studio completo, affidabile, indipendente e con modalità e consulenti già ritenuti validi in giudizio, è lo studio della Procura della Repubblica di Savona. Per ulteriore chiarezza riportiamo alcuni passi del documento di sequestro del GIP laddove riporta i dati del procedimento penale sui alcuni dirigenti indagati “dirigevano e gestivano la Centrale termoelettrica a combustibili fossili situata a Vado Ligure e Quiliano, utilizzando i gruppi a carbone VL3 e VL4 in violazione delle prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi… e con valori emissivi nettamente superiori a quelli resi possibili dalle migliori tecniche disponibili..., nonostante i dati in possesso della società documentassero già un diffuso danno all’ambiente circostante, così commettendo fatti diretti a cagionare un disastro ambientale e sanitario, evento effettivamente verificatosi nelle aree di ricaduta delle emissioni della centrale, come provato dalle indagini ambientali ed epidemiologiche espletate, che hanno evidenziato un aumento della morbilità e della mortalità, esclusivamente attribuibile alle emissione della centrale..” in seguito vengono evidenziate morti e ricoveri “tutte patologie, eventi letali e danno ambientale, attribuibili esclusivamente alla Centrale, di entità tale da assumere le dimensioni del disastro, con conseguente pericolo per la pubblica incolumità”. E si legge ancora: “Ciò che preme evidenziare è che il gestore, certamente agevolato da una quasi assoluta carenza di controlli, ha di fatto violato la quasi totalità delle prescrizioni imposte, ed ha gestito in assoluta autonomia e senza alcuna verifica, uno SME.” E ancora: “Da ultimo, l’annotazione 6 marzo 2014 del N.O.E. dei Carabinieri di Genova….., rilevava come dagli stessi fosse emersa la inattendibilità e la modificabilità dei dati forniti dallo SME, circostanza particolarmente grave in quanto in grado di inficiare i risultati di tale sistema e, quindi, di non far ritenere validi e credibili i dati delle emissioni fornite dallo stesso” In realtà oltre agli SME citati (che sono quelli all’uscita dei gruppi e si è visto come fossero gestiti) l’AIA 2012 in conformità a precisa normativa ne stabiliva anche uno al vertice del camino E2 (soluzione sollecitata anche da ISPRA). Questo appare uno dei punti fondamentali dell’intera vicenda: l’azienda chiede ed ottiene di non installarlo e la stessa commissione IPPC, in contrasto con le precedenti disposizioni arriva addirittura a definirlo in modo inspiegabile “inutile”. La stessa azienda è arrivata ad “accusare” gli ambientalisti di “pensare ancora” al misuratore al camino con ciò rafforzandoci nella convinzione che sia quanto mai necessario; in ogni rafforzandoci nella convinzione che sia quanto mai necessario; in ogni caso faremo di tutto per ottenere che chi immette inquinanti nell’aria che respiriamo sia soggetto ai controlli più accurati: a cosa serve dare i limiti di emissioni di inquinanti se non c’è la certezza condivisa della efficacia delle misurazioni? Riteniamo che i cittadini abbiano diritto (anche visti i precedenti) di avere dati delle emissioni validi, credibili, attendibili e immodificabili ancorché soggetti a controllo pubblico. Perché così forte resistenza al misuratore di inquinanti all’uscita del camino? l’azienda non è in grado di sostenere le spese per il misuratore? Oppure ci sono altri motivi non detti? Leggiamo nel documento del GIP a proposito dello SME: “Appare infatti assai probabile (per non dire certo) che il gestore, non diversamente da quanto ha fatto sino ad oggi, cerchi in ogni modo di rinviare sine die l’adempimento richiesto, in tal modo vanificando l’esigenza (che il sequestro vuole soddisfare) di ridurre le emissioni pericolose dell’impianto, scongiurando il protrarsi del danno per l’ambiente e la salute.” Riteniamo non si assolutamente possa ignorare quanto scritto: “Non si può poi dimenticare - ed anzi è l’elemento di maggior rilievo - che il reato contestato prevede, come sua ipotesi sicuramente più grave, l’ingente danno alla salute provocato dal dimostrato aumento del ricoveri ospedalieri e del numero dei decessi riconducibile direttamente alla presenza della centrale”. E ancora “Senza contare che, accanto al danno alla salute in senso stretto e al danno ambientale, vi è anche un profilo economico che consente di valutare sotto tale aspetto le ricadute e le dimensioni del disastro” I “sostenitori del carbone” lamentano che l’ultima Conferenza dei Servizi avrebbe imposto limiti troppo severi all’azienda: alleghiamo in proposito le ultime osservazioni presentate dove si evidenziano invece molti punti che riteniamo anche troppo generosi per una centrale che sorge in pieno centro abitato, letteralmente tra case e palazzi e in presenza di un sequestro per disastro. In CdS infatti, oltre alla citata e grave questione dello SME a camino, è stato concesso per il pericoloso CO un limite ben oltre il doppio rispetto al massimo del range MTD e di ben quattro volte rispetto al minimo del range, inoltre non risulta definito il problema dell’applicazione del complesso MTD. _________________ _________________ Ebbene, invece di esprimere gratitudine alla Magistratura che con impegno e determinazione ha svolto un’azione a tutela della salute di tutti i cittadini (a fronte della “neghittosità degli organi pubblici chiamati a svolgere attività di controllo” come scritto nell’ordinanza del GIP), assistiamo ad una serie di distinguo e di dubbiose insinuazioni da parte di alcuni amministratori (forse per provare a difendere in qualche modo la loro inerzia e passività, o -temiamo- l’accondiscendenza verso alcuni potentati economici e politici). Ci paiono altresì gravi e assolutamente fuori luogo anche alcune posizioni espresse da esponenti sindacali: è veramente inconcepibile ad esempio come la gravissima accusa di disastro ambientale doloso la si possa ritenere solvibile con una semplice sanzione amministrativa parlando di “sequestro cautelativo su due inosservanze all’Aia che in una situazione normale avrebbero portato ad un’ammenda”. A nostro avviso è in corso un tentativo di screditare e aggirare l’azione dei magistrati savonesi (sfruttando il legittimo malcontento dei lavoratori) con un tiro concentrico da più parti che riteniamo assomigli in modo inquietante a quanto visto in altri contesti in un triste passato recente. Pochi ma mirati attacchi dove si parla genericamente di “inchieste scritte sull’acqua” “sequestro giudiziario costruito su un teorema rivelatosi fallace” “atteggiamento discutibile della Procura”, solo per citarne alcuni. E’ opportuno ribadire che sul tema della centrale di Vado Ligure non è in discussione la politica energetica nel nostro paese (questione di competenza della politica), ma i contenuti tecnici per il rilascio di un'Autorizzazione Integrata Ambientale (di competenza tecnica), oltre che il presunto perseguimento di un reato (di competenza della giustizia). Al proposito, in vista del prossimo incontro a Palazzo Chigi di giovedì 11 dicembre, non dubitiamo che la Presidenza del Consiglio abbia l'intenzione di rispettare l'azione autonoma della magistratura, secondo il principio costituzionale della separazione dei poteri, e non sia invece sia tentata di imporre una soluzione politica che sconfini in un aggiramento dell'azione giudiziaria. Ricordiamo che una centrale a carbone con gruppi altamente obsoleti e non più ristrutturabili (come riconosciuto anche dall’azienda e dal Governatore della Liguria Claudio Burlando), situata in un centro Governatore della Liguria Claudio Burlando), situata in un centro cittadino densamente abitato, e in una situazione accertata di disastro ambientale e rarefazione lichenica, non può in alcun modo funzionare senza creare un danno sanitario e ambientale rilevante (ovvero la “reiterazione del reato”, come sostenuto dalla Procura), e questo indipendentemente che venga gestita da un soggetto privato attuale o futuro, oppure da un soggetto pubblico o da un commissario. _________________ Noi riteniamo che l’azienda Tirreno Power, pur considerando la crisi, non abbia voluto o saputo gestire per tempo il cambiamento, ma abbia fatto la scelta sbagliata di continuare a puntare sulla combustione del carbone in pieno centro abitato, forse supportata dalla cieca acquiescenza di troppe parti in causa che non hanno saputo orientare per tempo diverse opzioni per questo territorio. Molti politici e sindacalisti non riescono a proporre un’idea di sviluppo se non quella di condannare ancora questa provincia ad un destino segnato dal carbone. Questo territorio ne ha già subito per oltre quarant’anni i devastanti e nefasti effetti, ed è ora di dire basta. E’ ora che si tutelino davvero i cittadini e i lavoratori (e non chi se ne fa scudo per altri interessi) con scelte coraggiose ed innovative, per creare nuova e produttiva occupazione. Ribadiamo quindi con forza come sia assurdo e insostenibile continuare la combustione del carbone in pieno centro abitato e in una situazione accertata di disastro ambientale, e rinnoviamo la fiducia nell’opera dei Magistrati a tutela della salute e della vita di tutti. A fronte di quanto detto sopra, Voi siete ora pienamente consapevoli dell’importanza della questione, e ben consci delle responsabilità nel dare (o meno) preminenza assoluta ai risvolti ambientali e sanitari a Vostra disposizione, prima di ogni qualsivoglia altra considerazione di natura economica e politica, a tutela dei cittadini che rappresentate. RETE SAVONESE FERMIAMO IL CARBONE ACLI, ARCI, Comitato Acqua Bene Comune, Comitato Ambiente Spotorno-Noli, Comitato Albamare, Gassa Gruppo Acquisto Solidale, Legambiente, Libreria Ubik, Movimento Consumatori, NuovoFilmstudio, Uniti per la Salute ONLUS, API Alleanza per l’Italia, MoVimento 5 Stelle, Noi per Savona, Rifondazione Comunista, Federazione dei Verdi. Con il sostegno di Medicina Democratica e dell’associazione “SI alle rinnovabili, NO al nucleare”. Con il sostegno delle associazioni nazionali: Greenpeace Italia, WWF Italia, Legambiente, ARCI Nazionale.
© Copyright 2024 Paperzz