E SE LA RIDONO PURE

Anno III - Numero 151 - Sabato 28 giugno 2014
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
Attualità
Roma
Cronaca
Perfino i ragazzini
ora lasciano l'Italia
Donna scomparsa
il mistero si fa fitto
Yara, altri indizi
a carico di Bossetti
a pag. 3
Sarra a pag. 6
Capasso a pag. 8
MERKEL DISPONE, RENZI OBBEDISCE. GLI ITALIANI PAGANO
RIFLESSIONI SULLA CRISI DEI PARTITI DELLA COALIZIONE
SE IL CENTRODESTRA
È ALLO SBANDO
Sovranità, fisco, immigrazione, lotta
al relativismo possono rappresentare
il collante programmatico
di una nuova battaglia politica
di Francesco Storace
È
un centrodestra allo sbando quello che ci fa assistere ad uno spettacolo
penoso. Ognuno dei cosiddetti
leaders parla per se’ e pare non
capirci più nulla di quello che
bisognerebbe fare.
Provo a ricapitolare le forze in
campo e poi i contenuti che mi
piacerebbe ritrovare nell’azione
politica di una coalizione che
possa tornare ad essere spendibile
per non ridurre il confronto a soli
due compari, Renzi e Grillo.
1) Forza Italia sembra ormai
divisa tra tante correnti, ognuna
delle quali dice di essere fedele
a Berlusconi, che però ormai
pensa ad altro. Devono addirittura riunire i gruppi parlamentari
la prossima settimana perché
sulle riforme si registra una babele insopportabile. Ma ci vuole
tanto a dire che i senatori vanno
eletti e che l’immunità non ha
alcun consenso sociale?
2) La Lega sta per fare i conti
con l’ala nordista che, superate
le elezioni europee, dovrà rinchiudersi a guscio a tutela di
Salvini. All’orizzonte c’è infatti
una contesa interna con Flavio
Tosi per le eventuali primarie
del centrodestra e il sindaco di
Verona intende giocarsi la carta
“nazionale” e non più secessionista con maggiore credibilità
(sul tema) del pur bravo leader
leghista. E comunque col 6 per
cento non si dettano condizioni
al resto del mondo.
3) Il Nuovo centrodestra di Alfano e troppi altri galli nel pollaio
è al bivio: tentare la ricomposizione col centrodestra ovvero
proseguire la marcia verso Renzi. La disputa rischia di diventare
fratricida.
4) Fratelli d’Italia sembra aver
perso l’entusiasmo iniziale dopo
aver mancato - per egoismo
verso La Destra - l’obiettivo del
quorum europeo. Ora le voci di
sottofondo raccontano di liti interne sulla “deriva missina”
imputata a Giorgia Meloni. Decidano che fare: la destra non
si ricostruisce da soli. Noi siamo
sempre al tema proposto il 9
novembre scorso al Parco dei
Principi. Se non si vuole fare la
destra, resta solo il centrodestra:
Forza Italia. E non è il sogno
della vita.
Ma più che altro ci vogliono i
contenuti. E mai come ora, a
partire dalle riforme, c’è un
gran bisogno di idee forti, che
rappresentino la cifra della nostra coerenza.
Sovranità nazionale al primo
posto: politica, economica, monetaria.
Contrastare le politiche di governo sull’immigrazione con una
proposta di investimenti europei
nelle terre di origine, favorire
gli italiani nell’accesso alle prestazioni sociali, rispedire a casa
loro i detenuti stranieri ospiti
delle carceri del Belpaese.
Lanciare politiche di equità fiscale e di liberazione dai troppi
apparati che appesantiscono la
macchina pubblica.
Stroncare il disegno relativista
che inquina la nostra tradizione
culturale: la famiglia fondata
sul matrimonio tra uomo e donna
torni ad essere un pilastro da
cui non retrocedere.
Se è possibile costruire una
piattaforma che sia consequenziale a questi principi, si ritrova
un cammino comune. Se prevale
il fai da te, ci teniamo Matteo
Renzi per vent’anni.
E SE LA RIDONO PURE
Il premier-segretario Pd tende l’ennesima trappola a Letta
E la presidenza della Commissione Ue va al burocrate Juncker
di Igor Traboni
iù che un faccia a faccia, quello
di ieri tra Angela Merkel e Matteo Renzi è stato un incontro
alla ‘volemose bene’, con la
cancelliera tedesca che anche
dall’attuale premier – come già in precedenza da Monti e Letta – continua ad incassare tutta una serie di sussiegosi ‘signorsì’. Per Renzi, invece, la solita passerella con risvolti interni e soprattutto
partitici (il presidente del Consiglio non
smette mai la divisa da segretario del
Pd), questa volta con l’ennesima frecciatina
nei confronti del predecessore Enrico
Letta, definitivamente bruciato sull’altare
di eventuali incarichi europei.
A proposito: la presidenza della Commissione Ue – questo l’accordo raggiunto
ieri a maggioranza ma senza l’adesione
inglese – andrà al lussemburghese Jean-
P
ANNULLATA UN'ALTRA VISITA
Claude Juncker. Al posto di Barroso andrà
dunque non proprio un novellino, ma uno
dei più grandi burocratici europei, inviso
a gran parte dei leader del Ppe, che alla
fine però si sono decisi a sostenerlo, più
che altro per fare un favore alla solita signora Merkel.
Un ‘sì’ che in tal senso è arrivato anche
dall’Italia: ora Matteo Renzi farà il giro
delle sette trasmissioni tv e di altrettanti
giornali amici per dire che si tratta di
‘una conquista’, che alla fine la Germania
si è detta disposta ad allentare il famoso
patto di stabilità, e cose del genere. Intanto
la realtà corrisponde per l’appunto alla
sola nomina di Juncker, da ottobre in sella
alla Commissione.
Una decisione che al premier inglese
David Cameron non è piaciuta per niente,
tanto da arrivare a twittare – in maniera
abbastanza clamorosa e rivolto agli alleati
– che questa scelta “potrebbero rimpian-
gerla per tutta la vita”, mentre la stampa
d’oltre Manica continua ad attaccare Juncker definendolo “l’uomo più pericoloso
d’Europa” e ricordando anche i suoi ‘legami’ assai particolari con l’alcool.
L’orizzonte di Matteo Renzi, invece, come
detto, resta parecchio ristretto alle cose
italiane e a quelle del Pd: il segretario
si è tolto l’ultimo ‘macigno’ dalle scarpe
nei confronti di Enrico Letta, fino a ieri
candidato italiano alla stessa presidenza
della Commissione Ue: “Questa ipotesi
di Letta – si è affrettato a dire il premier
– l’ho vista solo sui giornali italiani e
avanzata da politici italiani, fonti qualificate
– ha aggiunto con ironia e saccenza
Renzi – ma non dalle cancellerie europee. E se ci sono tre presidenze (il Consiglio e la Bce, oltre alla Commissione,
ndr) è difficile pensare che due spettino
all’Italia”. Soprattutto se l’altro nome è
quello di Enrico Letta.
I FUNERALI DEL TIFOSO UCCISO
IL PM PENTITO
‘Con Tortora
ho sbagliato’
rent’anni dopo Diego Marmo, allora pm nel caso Enzo
Tortora, chiede scusa alla
famiglia del presentatore tv, a sui
tempo accusato di essere un camorrista: "Ho richiesto la condanna
di un uomo dichiarato innocente
con sentenza passata in giudicato.
E adesso, dopo trent'anni, è arrivato il momento. Mi sono portato
dietro questo tormento troppo a
lungo. Chiedo scusa alla famiglia
di Enzo Tortora per quello che ho
fatto. Agii in perfetta buona fede"
Marmo è tornato all'attenzione
delle cronache la scorsa settimana,
quando – ormai in pensione - è
stato nominato assessore alla legalità nel comune campano di
Pompei. Molti commentatori lo
hanno criticato per non avere
mai pronunciato parole di scuse
per l'arringa con la quale voleva
inchiodare Tortora a reati mai
commessi. E adesso, dopo tutto
questo tempo, Marmo ricostruisce
la vicenda dal suo punto di vista.
E chiede scusa.
Ceccarelli a pag. 9
T
IL PAPA STA MALE
‘MAI VIOLENZE
NEL NOME DI CIRO’
A pag. 2
A pag 10
2
Sabato 28 giugno 2014
Attualità
BERGOGLIO SI È SENTITO POCO BENE APPENA PRIMA DI SALIRE IN AUTO PER ANDARE AL GEMELLI
Malore del Papa, annullata un’altra visita
Il Vaticano: ‘E’ stanco’ – Ma è giallo attorno a problemi respiratori e cardiaci sempre più seri
di Igor Traboni
ra tutto pronto: Papa Bergoglio ieri pomeriggio
era atteso al Policlinico
Gemelli, l’ospedale romano “dei papi”, per
una visita pastorale. Ma all’ultimo
momento la visita è stata annullata
“per un’improvvisa indisposizione”, come reso noto dalla sala
stampa vaticana. Pochi minuti prima
della visita, quando già centinaia
di persone si erano assiepate nel
piazzale del Gemelli e all’interno
dell’ospedale era già pronta la delegazione ufficiale incaricata dell’accoglienza, dal Vaticano è arrivato il dietro front. Improvviso, repentino. Anzi, a
quanto risulta al Giornale d’Italia, Bergoglio era
già pronto a salire a bordo di una jeep di colore
bianco, ma pochi istanti prima il pontefice avrebbe
causato un malore, un improvviso mancamento;
da qui, consultato subito un medico dello staff
sanitario che con discrezione ma con sempre
maggiore apprensione segue il pontefice, la decisione di non farlo spostare dal Vaticano. Decisione rispetto alla quale Bergoglio avrebbe protestato, intenzionato com’era ad andare comunque
in visita al Gemelli, per poi arrendersi ai consigli
dei medici.
“Il Papa è molto stanco”, hanno poi riferito le
fonti ufficiali vaticane “ha bisogno di riposo”. Ma
E
qui la vicenda assume tutti i connotati del giallo:
se si è trattato solo di stanchezza, perché comunque il Papa sarebbe stato messo in condizioni
di ‘uscire di casa’ e avvicinarsi all’auto già pronta,
seppur per il breve tragitto fino al Gemelli? E se
invece, come appare possibile, si è trattato di un
malore più intenso, perché il Pontefice non è
stato comunque portato al Gemelli e ricoverato?
In quest’ultimo caso, si sarebbe tratto di una
questione di ‘opportunità’, per non spaventare
oltre i fedeli già pronti ad accoglierlo ma non
certo da ‘malato’. E comunque, la decisione di
non farlo ricoverare sarebbe stata presa dallo
stesso staff medico interno al Vaticano, che ben
conosce la situazione di Bergoglio e quindi ha
valutato e deciso per un rientro in
Casa Santa Marta e una razione di
riposo suppletiva.
E qui torniamo alle condizioni di
salute non eccelse di Papa Francesco. Il Pontefice ha notori problemi
respiratori, legati ad un’operazione
subìta in gioventù nella sua Argentina. Ma da ultimo, come da noi
scritto il 20 giugno scorso, si sarebbero aggiunti problemi cardiaci
di una discreta importanza, tanto
che il pontefice – che peraltro non
si risparmia mai soprattutto nelle
occasioni pubbliche – verrebbe
costantemente e sempre più attentamente monitorato.
L’episodio di ieri del Gemelli è comunque il più serio degli ultimi tempi, anche se
il Papa è stato più volte costretto a rinunciare ad
impegni pastorali già presi e comunicati in via
ufficiale. L’ultima, il 19 giugno, per la tradizionale
processione del Corpus Domini, che invece il
Papa ha poi seguito in auto, da Santa Maria Maggiore a San Giovanni. Una settimana prima, tutto
era pronto per ricevere una delegazione del
Csm in Vaticano, ma anche in quell’occasione
“una leggera febbre” aveva portato il Papa a disertare l’incontro. E prima ancora: un incontro
con i seminaristi romani (altri appuntamento cui
il Papa teneva moltissimo) e addirittura l’incontro
con i cardinali Scola e Ravasi, al termine di una
‘normale’ udienza del mercoledì.
ACCUSATO DI ABUSI SU MINORI
Ex nunzio ridotto
allo stato laicale
ozef Wesolowski, già nunzio nella
Repubblica Dominicana e accusato
di abusi sessuali su minori, è stato
condannato alla dimissione dallo stato
clericale da parte dell’ex Sant’Uffizio, al
termine del processo in primo grado.
Ora l'arcivescovo ha due mesi per proporre appello. L’ex nunzio sarà anche
sottoposto a limitazioni della libertà personale, perché non si sottragga agli ulteriori processi penali, a cominciare da
quello del Tribunale Vaticano, come ha
precisato il portavoce della Santa Sede,
padre Federico Lombardi. Per l’ex nunzio
apostolico nella Repubblica Dominicana,
insomma, non è da escludere neppure
il clamoroso arresto, dopo il processo
di secondo grado sempre in Vaticano,
di cui Wesolowski è cittadino.
Finora Wiesolowski, come ha aggiunto
padre Lombardi "ha usufruito di una relativa libertà di movimento in attesa che
la Congregazione per la dottrina della
fede procedesse a verificare il fondamento
delle accuse mosse a suo carico".
Polacco, 66 anni, Wesolowski era nunzio
nel Paese centroamericano dal 2008.
Papa Francesco lo ha richiamato a Roma
nell’agosto 2013, in seguito a pesanti
accuse di abusi su minori.
J
A 34 ANNI DAL DISASTRO, FONTI GOVERNATIVE OLTRALPE SI OFFRONO DI RIAPRIRE GLI ARCHIVI DELLA DIFESA
Strage di Ustica, la Francia collabora
di Giorgio Musumeci
ono trascorsi 34 anni da quando le televisioni trasmisero le
terribili immagini di quel che restava dell’aereo Itavia Dc9, precipitato a largo dell’isola di Ustica la sera del 27 giugno 1980,
causando la morte di tutti gli 81 passeggeri. Dalla sera della tragedia,
la strada verso la verità, è stata contaminata da false testimonianze,
omissioni e silenzi che hanno impedito di dare una risposta definitiva
a quello che rimane uno dei più grandi misteri sulla storia del nostro
Paese. Oggi, un spiraglio viene aperto dalla Francia, decisa a
collaborare all’inchiesta sulla strage. Secondo quanto trapelato, le
prime ammissioni fatte da alcuni militari dell’Armeé de l’air ai
pubblici ministeri contraddirebbero la versione ufficiale dei fatti. Le
informazioni raccolte dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e
dal sostituto Erminio Amelio dimostrerebbero che i famosi caccia
francesi della base di Solenzara, in Corsica, non tornarono a terra
S
intorno alle 17, cioè quattro ore prima dell’esplosione del Dc9 Itavia,
ma bensì volarono fino a tarda sera. Una notizia di enorme rilevanza,
se si pensa che tra le ipotesi più accreditate per spiegare la tragedia,
c’è proprio quella che ad aver causato il tutto possa essere stato un
missile sparato da un caccia francese. Pur non trapelando alcuna informazione sull’attività investigativa in corso, da oltralpe fanno
sapere di essere disposti anche a riaprire gli archivi della Difesa per
ricostruire i movimenti di cacciabombardieri e unità navali nel mar
Tirreno, la notte dell’incidente. Un clamoroso cambio di rotta, se si
pensa che le fonti governative francesi avevano sempre ritenuto di
non poter ritracciare con precisione chi, la notte dell’accaduto, era in
servizio nella base militare di Solenzara. Già nel 2011 l’Eliseo aveva
mostrato collaborazione ammettendo che le due portaerei Foch e
Clemenceau, si incrociavano nel Mediterraneo nel periodo della
strage, sia pur in giorni diversi dal 27 giugno.
Interesse dei magistrati romani è soprattutto quello di ricostruire il
traffico aereo di quel giorno, capire se c’era un’esercitazione in
corso e se vi erano navi nell’area di mare in cui è precipitato il DC9.
Ad alimentare questo filone dell’inchiesta, fu la testimonianza resa
un anno fa da un pilota dell’Ati che riferì di aver notato, sorvolando
l’isola la sera prima del disastro, alcune navi, tra cui proprio una
portaerei. Intanto, ieri, in occasione dell’anniversario dell’accaduto,
nel messaggio inviato al presidente dell’Associazione parenti delle
vittime della strage di Ustica Daria Bonfietti, il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano invita le istituzioni “a compiere ogni
ulteriore sforzo possibile, anche sul piano internazionale, per giungere
ad una esaustiva ricostruzione di quello che avvenne nei cieli di
Ustica”. Nettamente contrario all’ipotesi che ad abbattere il DC9 sia
potuto esser stato un missile francese, è il senatore di Nuovo Centrodestra Carlo Giovanardi, convinto invece che ad aver provocato il
disastro è stata l’esplosione di una bomba nella toilette di bordo. “È
singolare –ha affermato Giovanardi- che la magistratura italiana non
pretenda risposte da parte della Nuova Libia, essendo noto che la
Libia di Gheddafi fu costretta ad ammettere la responsabilità dell’esplosione in volo di aerei americani e francesi tramite bombe
collocate da suoi agenti a bordo degli stessi”.
CONTESTATO IL PREMIO AL GIORNALISTA ANTONIO MANZI
La “vendetta” di Esposito
dopo l’intervista su Mediaset
on trova pace, il giudice Antonio Esposito. Ancora contrariato per l’ormai nota intervista
rilasciata al giornalista Antonio Manzo sulla sentenza di condanna in via
definitiva a Silvio Berlusconi per
frode fiscale, il magistrato ha preso
carta e penna per manifestare la
propria contrarierà sull’assegnazione del premio Ischia proprio al cronista del Mattino. Nel rivelare l’episodio, il Fatto Quotidiano racconta
che Esposito, attraverso il suo legale,
ha rivolto la missiva al presidente
della giuria del premio di giornalismo Giulio Anselmi, già direttore
di Espresso, Stampa, Ansa, oltre che
ad altri giurati (tra i nomi che compongono la giuria ci sono i direttori
del Mattino, Alessandro Barbano,
N
dell’Ansa Luigi Contu, del Messaggero Virman Cusenza, e di SkyTg24
Sarah Varetto). Oggetto della lettera,
la richiesta di sospensione o revoca
del riconoscimento “a fronte di
un’azione risarcitoria” avanzata dal
giudice di Cassazione contro Manzo,
il direttore de Il Mattino e l’editore
Caltagirone che ammonterebbe alla
bellezza di 2 milioni di euro per
un’intervista –ha spiegato il legale“così gravemente manipolata”. E
se da Ischia fanno sapere che il premio per Manzo è dovuto alle meritevoli interviste fatte nel 2014, l’avvocato di Esposito fa sapere, invece,
che non è esclusa un’azione contro
la Fondazione Valentino (organizzatrice del riconoscimento).
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n° 286 del 19-10-2012
3
Sabato 28 giugno 2014
Attualità
SEMPRE PIÙ NUMEROSI GLI ADOLESCENTI CHE LASCIANO L’ITALIA DOPO LA LICENZA MEDIA
Incredibile: adesso anche i ragazzini vanno via!
Emigrano in Germania e in Svizzera, soprattutto dal Meridione, in cerca di fortuna
icercatori e laureati non sono gli
unici che lasciano l'Italia per lavorare. Accanto a loro ci sono sempre
più diplomati e, soprattutto, i loro
''fratelli minori''. Ovvero, ragazzini
che dopo la licenza media lasciano il Paese
per andare all''estero, chi seguendo la famiglia
e chi per cercare lavoro. Un tuffo nel passato,
in quella stagione che vedeva gli italiani emigrare in massa per cercare fortuna all'estero.
E per la Fondazione Migrantes, questo nuovo
aumento di minorenni che lasciano l'Italia è
“un campanello d'allarme", un fenomeno recente che deve essere studiato. A dirlo è
Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani
nel mondo della Fondazione Migrantes, ieri a
Bologna per il convegno sulla nuova emigrazione italiana organizzato dalla Consulta degli
emiliano-romagnoli nel mondo. In un due
anni, dal 2010 al 2011, i minorenni con licenza
media che hanno lasciato l''Italia "sono passati
dallo 0,3% al 24%) sottolinea Licata- è un
dato che va scientificamente accertato e analizzato nelle sue caratteristiche, se sono minorenni accompagnati dalle famiglie o se
sono ragazzi con licenza media che si spostano,
in prevalenza dalle regioni del sud Italia verso
la Svizzera e la Germania alla ricerca di posti
di lavoro, così come avveniva diversi anni fa,
in un momento in cui l'Europa ha difficoltà di
inserimento lavorativo".
Quindi occorre "verificare che tipo di spostamenti sono". In parallelo aumentano anche i
diplomati, che rappresentano il 27% dei giovani
che espatriano. "Ma fra loro- segnala Licatal''83% ha provato a frequentare l'Universita',
LAVORO GARANTITO PER 1650 PERSONE
R
Accordo alla Fiat di Melfi
ma la solita Fiom non firma
P
ma poi ha abbandonato gli studi per andare
a lavorare all''estero. E questo è grave".
Secondo gli ultimi dati disponibili dell''Istat, il
fenomeno dell'emigrazione italiana si conferma
in netta crescita. "Le iscrizioni alle anagrafe,
di persone rientrate, sono scese dalle 31.000
nel 2012 alle 28.000 del 2013- spiega Licatamentre le cancellazioni sono passate dalle
68.000 del 2012 alle 82.000 del 2013". Nell''ultimo biennio, la maggior parte delle partenze
si è registrato da Lombardia e Veneto (segue
la Sicilia), "ma è probabile che si tratti di persone che vanno all''estero dopo un percorso
migratorio interno, dal sud al nord Italia". Tra
il 2012 e il 2013, inoltre, "sono in parte cambiate
le rotte degli italiani che vanno all''esterospiega ancora Licata- c''e'' un aumento
dell''8,6% di emigrati verso l''Asia, tra cui
mille persone hanno preso residenza in Cina".
Sempre alta resta comunque l''emigrazione
verso l''America (+4%). "Dobbiamo pero' sfatare un mito- avverte Licata- i dati sugli italiani
nel mondo sono incompleti". Gli iscritti all''Aire
(l''Anagrafe degli italiani residenti all''estero)
sono oltre 4,3 milioni, ma i ricercatori che si
occupano di studiare il fenomeno stimano
che siano almeno il doppio, perché l''Aire
non riesce a intercettare soprattutto i giovani
che spesso si spostano da un Paese all''altro,
per motivi di studio o lavoro, e non si iscrivono
all''anagrafe. Secondo l''Aire, nel 2012 gli emiliano-romagnoli nel mondo erano circa 150.000,
con 7-8.000 nuove iscrizioni in media ogni
anno.
(dire).
CON L’INIZIO DELLE FESTIVITÀ ARRIVANO I SOLITI AUMENTI DI BENZINA E DIESEL
Sotto l’ombrellone nuovi
rincari del carburante
di Giorgio Musumeci
ncora una volta, per gli italiani
sarà un’estate caldissima.
Puntuali, infatti, arrivano i rincari del carburante. Se da
una parte le compagnie scaricano la colpa sull’aumento dei prezzi
internazionali del petrolio, dall’altra le
associazioni dei consumatori evidenziano la perpetuata sincronia tra festività
e rincari. In sostanza, ogni qual volta
più persone si mettono al volante, aumentano i prezzi.
Durissimo il commento del presidente
del Codacons, Carlo Rienzi: “Si prepara
la solita estate di fuoco per gli automo-
A
resso la sede della Confindustria Basilicata è stata firmata l'ipotesi di accordo
per i 1650 lavoratori delle 12 aziende
dell'indotto della Fiat di Melfi che producono
la componentistica per la realizzazione delle
autovetture. Sull'intesa e' positivo il giudizio
della Uilm perché vengono garantiti i livelli
occupazionali esistenti "attraverso una nuova
organizzazione del lavoro che contribuirà a
favorire il lancio produttivo della nuova Jeep
Renegade e della 500X assicurando i livelli
produttivi richiesti dal mercato". La Fiom
Cgil., invece, non ha firmato e il sindacato
rosso per eccellenza, nonostante una trattativa
durata circa tre mesi, ha già detto di voler rivedere l’accordo.
"Un primo grande obiettivo raggiunto con
l'accordo – ha invece detto Marco Lomio,
segretario della Uilm Basilicata - è sicuramente rappresentato dalla salvaguardia dei
livelli occupazionali". Inoltre si procede "nella
direzione di una giusta ed improcrastinabile
armonizzazione salariale tra con i colleghi
della Fiat Chrysler, resa possibile anche e
soprattutto attraverso il riconoscimento dell'accresciuta professionalità che si determinerà
in seguito all'applicazione, anche nelle aziende
dell'indotto, delle nuove metodologie di lavoro
legate all'applicazione del Wcm (World Class
Manufacturing)".
Ig.Tr.
bilisti italiani, abituati oramai a subire
rincari dei listini in occasione delle partenze per le vacanze. Aumenti dei carburanti che avranno ripercussioni negative su tutta l’economia –prosegue
Rienzi-, determinando rincari generalizzati dei prezzi al dettaglio e spinte al
rialzo dell’inflazione.”
Analogo il pensiero di Adusbef e Federconsumatori, secondo cui gli aumenti
del carburante sono “del tutto immotivati”, indice di un “andamento intollerabile, a cui il Governo deve porre immediatamente un freno. Di questo passo
a fine agosto saremo ben oltre i 2 euro
al litro”. Secondo le due associazioni,
gli automobilisti “continuano a pagare
oltre 6 centesimi di troppo sul prezzo
dei carburanti”, ma gli aumenti pesano
“su tutti i cittadini, dal momento che
l’86% dei beni in Italia è trasportato su
gomma”. Tra l’altro, aggiungono, “l’incremento ingiustificato dei costi dei
carburanti inciderà in maniera pesante
sull’andamento della domanda turistica,
facendo ridurre ulteriormente il budget
del già esiguo numero di famiglie che
si apprestano a partire per le vacanze
estive”. A fronte di questa situazione, i
consumatori ribadiscono dunque la
necessità di procedere a una razionalizzazione della rete di distribuzione,
a un incremento dell’efficienza dell’intero settore, a un serio piano di abbattimento delle tasse sui carburanti,
anche attraverso l’introduzione dell’accisa mobile, annunciata anni fa e mai
introdotta. “È ora che il Governo la
smetta di fare cassa con il continuo incremento delle accise sui carburanti”,
concludono i presidenti Rosario Trefiletti
ed Elio Lannutti.
Analizzando nel particolare gli aumenti,a
dare il via è stata l’Eni, seguita da Tamoil
e Shell con 1 centesimo in più sulla
benzina e sul diesel, e da Esso con
+0,5 centesimi su entrambi i prodotti.
Le medie nazionali del prezzo “servito”
della benzina e del diesel sono adesso
a 1,853 e 1,749 euro al litro (Gpl a
0,755). Le punte in alcune zone sono
per la verde fino a 1,910 euro, per il
diesel a 1,798 e per il Gpl a 0,767.
RILEVAZIONI DELL’ISTAT
Crolla l’occupazione
e aumenta la povertà
rrivano ancora dati
negativi dall’Istat, che
nell’ultima analisi su
occupazione e retribuzione
nelle grandi imprese, disegna l’ennesimo quadro
drammatico nel quale si
trova il nostro Paese. Riguardo l’occupazione nelle
grandi imprese, l’Istituto di
statistica evidenzia come,
al lordo dei dipendenti in
cassa integrazione guadagni, questa ad aprile segna
in termini destagionalizzati
una flessione dello 0,1%
rispetto a marzo e dell’1,0%
rispetto allo stesso mese
di un anno fa. Al netto dei
dipendenti in Cig si registra
una variazione nulla rispetto
a marzo 2014 e dello 0,6%
su aprile 2013.
Al netto degli effetti di calendario, diminuisce anche
il numero di ore lavorate
per dipendente, che rispetto ad aprile 2013 segna
una flessione dell’1,8%. L’incidenza delle ore di cassa
integrazione guadagni utilizzate è pari a 29,2 ore ogni
mille ore lavorate, in diminuzione di 4,8 ore ogni mille
rispetto ad aprile 2013.
Sul fronte retribuzioni, invece, il dato lordo per ora
lavorata segna una diminuzione di un punto percentuale rispetto a marzo,
A
mentre in termini tendenziali l’indice grezzo perde
lo 0,6 per cento. Rispetto
ad aprile 2013, conclude
l’Istituto di statistica, la retribuzione lorda e il costo
del lavoro per dipendente
flettono di 1,6 punti percentuali.
Numeri drammatici arrivano anche dal Rapporto
2014 sul Benessere equo e
sostenibile (Bes) presentato
da Istat e Cnel. Secondo
gli analisti, infatti, nel 2012
la percentuale di persone
che vive in famiglie assolutamente povere passa dal
5,7 per cento all’8 per cento, facendo aumentare di
due milioni e 400mila le
persone in questa condizione rispetto al 2007.
A fare le spese della crisi,
spiega ancora l’Istat, sono
in particolare i minori e i
giovani, che sono di fatto i
nuovi poveri. Se fino a qualche tempo fa ci si preoccupava, infatti, della situazione critica degli anziani,
ora sono i nipoti a subire
gli effetti peggiori della
recessione. Emblematico,
in tal senso, il livello di soddisfazione per la qualità
della vita, che tra i giovani
ha subito una flessione di
4,5 punti percentuali.
G.M.
4
Sabato 28 giugno 2014
Storia
IL RACCONTO DIRETTO DELL’ESPERIENZA FASCISTA E REPUBBLICANA VISSUTE DA UNA DONNA CHE AMAVA LA PATRIA
Zelmira, giovinezza in camicia nera/3
“Dovunque si andasse, si respirava un’atmosfera ch’era piena di lui. Il fascismo ci riempiva la vita”
di Emma Moriconi
a vita di Zelmira Marazio
si sviluppa lungo il periodo del Ventennio e, poi,
della Rsi: la donna vive
tutte le fasi di questo periodo storico e ne racconta, nel suo
volume “Il mio Fascismo”, ogni sfumatura. Il passaggio da “piccola
italiana” a “giovane italiana”, le colonie marine e montane che frequenta tra gli 8 a i 12 anni: “era un
periodo felice per il nostro paese –
scrive – c’era tranquillità e sicurezza
all’interno, prestigio crescente all’estero”. Ricorda anche i commenti
della madre, del tipo: “Se ci fosse
stato Mussolini quando mi licenziarono dal municipio, con la scusa
che, dovendo allattare te, non potevo
fare il lavoro straordinario, non mi
avrebbero sbattuta in mezzo alla
strada. Oggi si difendono le madri.
È proprio un brav’uomo, il Duce”.
Zelmira ricorda i viaggi in treno
lungo le paludi pontine bonificate,
“fino a ieri regno della miseria e
della malaria”. E scrive ancora: “Dovunque si andasse, si respirava
un’atmosfera ch’era piena di lui […
] il fascismo ci riempiva la vita, tutto
ciò che potevamo desiderare e anche di più […] Eravamo appagati e
sereni. Oggi si può pensare che
soffrissimo per la mancanza di libertà. Ma la nostra libertà era quella
di crescere fisicamente e spiritual-
L
mente, di prepararci ad un avvenire
luminoso., di credere ed obbedire
per far la patria più grande. Il nostro
era il migliore dei mondi possibile.
[…] Secoli di sofferenze, di umiliazioni, di lotte erano sfociati nella luminosa primavera del Risorgimento
e poi, dopo la meschina parentesi
dell’Italietta umbertina, nell’ancor
più splendida primavera fascista”.
E poi la battaglia del grano, le operazioni militari in Etiopia, la dichiarazione di guerra, l’atmosfera, vissuta
in prima persona, di quell’Italia degli
anni Venti, Trenta e poi Quaranta. Il
diploma di maestra elementare, e
poi il GUF, il Gruppo Universitario
Fascista. E poi Salò. La Federazione
del Fascio Repubblicano, le canzoni,
la nascita del fascismo repubblicano
in cui “si erano ritrovati insieme i
fascisti della vecchia guardia, che
erano stati arrestati durante il periodo
badogliano e i giovani che non volevano condividere il disonorevole
armistizio”. Gran parte dei ricordi
di Zelmira sono concentrati nel periodo della Repubblica sociale, della
quale rievoca il pathos ma anche i
fatti, come la legge sulla socializzazione delle imprese, e ancora il dolore nell’accogliere a Casa Littoria
i cadaveri dei Caduti, “morti in combattimento durante i rastrellamenti
nelle valli della provincia o trucidati
in agguati. […] In quelle casse di
legno – ricorda Zelmira tanto tempo
dopo quei fatti – coperte dal tricolore
stavano persone con cui avevamo
trascorso giornate di lavoro, condiviso propositi, speranze, elaborato
progetti per il futuro. Per loro non
c’era più futuro; toccava a noi tradurre in atto ciò che essi avrebbero
voluto fare; per questo erano ancora
presenti in mezzo a noi”.
Zelmira, che tutti chiamano confidenzialmente Mirella, vorrebbe arruolarsi, compila la domanda ed attende il grande giorno. Non sta nella
pelle in attesa di iniziare il primo
corso. Non si arruolerà mai, per non
spezzare il cuore a sua madre, che
vive solo per lei. Così continua a
servire la Patria occupandosi del
giornale e lavorando per la ricostruzione. La rinuncia al Servizio Ausiliario
Femminile le costa molto, ma sa che
restando al suo posto a Casa Littoria
può contribuire lo stesso a risollevare
le sorti della Nazione.
“Giuro di servire e difendere la Repubblica Sociale Italiana nelle sue
istituzioni e nelle sue leggi, nel suo
onore e nel suo territorio, in pace e
in guerra, fino al sacrificio supremo.
Lo giuro dinanzi a Dio e ai Caduti
per l’unità, l’indipendenza e l’avvenire
della Patria”, scandisce il comandante. “Giuro” gridano i soldati. “Un
brivido di commozione mi scosse;
lacrime mi solcavano il volto mentre
pronunciavo anch’io con gli altri la
sacra parola che mi legava irrevocabilmente alla nostra Repubblica”.
(…continua…)
emoriconi@ilgiornaleditalia.org
FLAVIA ENTERTAINMENT PRESENTA un film di emma moriconi
film ammesso a
UN FILM PER LA PACE
A FILM FOR PEACE
festival 2014
Film di interesse culturale
patrocinato da
con il patrocinio gratuito della
al cinema dal 12 giugno
5
Sabato 28 giugno 2014
Esteri
I 4 ERANO STATI PRESI UN MESE FA, MA CE NE SONO ALTRI IN MANO AI FILO RUSSI
Liberi gli osservatori Ocse rapiti in Ucraina
SVOLTA NELLE INDAGINI SULL’AGGUATO DI MONACO
di Cristina Di Giorgi
li osservatori dell’Osce, sequestrati in Ucraina il 26 maggio
scorso dai ribelli filo russi, sono
stati liberati e attualmente si
trovano in un albergo a Donetsk,
dove sono giunti in nottata. Secondo alcuni
testimoni, i quattro (un cittadino danese,
un turco, uno svizzero ed un estone),
seppure in condizioni relativamente buone, sono apparsi stanchi e tesi e hanno
rifiutato contatti con la stampa.
A dare la notizia, in un comunicato
diffuso in queste ore, è Alexander Borodai, premier dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, piazzaforte dei
filo-russi nell’est dell’Ucraina. Il quale,
oltre ad aver precisato che il rilascio
degli ostaggi è avvenuto senza condizioni - “Non ci attendiamo nulla in cambio, speriamo che la Comunità internazionale lo capisca” - ha anche aggiunto
che il responsabile del sequestro è un
capo ribelle della vicina regione di Lugansk. Nell’area, come hanno più volte
dichiarato i dirigenti separatisti locali,
operano infatti diversi gruppi paramilitari,
su alcuni dei quali le forze “istituzionali”
non hanno alcun controllo. Borodai ha
poi aggiunto che i combattenti prorussi, dopo alcune ore di scontro armato,
si erano asserragliati in una base militare
ucraina di Donetsk.
“Ci felicitiamo del ritorno dei quattro
membri della missione dopo trentuno
giorni di assenza” ha dichiarato Mark
Etherington, numero due dell’Ocse in
Caso Pastor: il futuro genero
ammette di essere il mandante
G
e indagini sull’omicidio di
Hèlène Pastor, la ricca
ereditiera monegasca
morta in seguito alle lesioni
riportate nell’attentato del 6
maggio scorso a Nizza, sono
ad una svolta: Wocjieck Janowski, futuro genero della
donna, ha infatti in queste ore
ammesso il suo coinvolgimento
nel crimine in questione.
Dopo che la figlia della vittima
– la cinquantatreenne Sylvia era stata completamente scagionata dall’accusa di essere
tra i mandanti del delitto, i sospetti si sono subito spostati
sul futuro genero della Pastor.
Secondo Brice Robin, il procuratore di Marsiglia che conduce l’inchiesta, l’indagine si
è concentrata sull’uomo in seguito sia a “flussi finanziari
sospetti” riscontrati esaminando i suoi conti bancari, sia ai
suoi “possibili collegamenti
con due individui qualificabili
come intermediari”.
Stando a quanto riportato dalla
stampa francese, a detta degli
inquirenti il console di Polonia
a Monaco ed ex direttore di
L
Ucraina. Anche Didier Burkhalter, presidente dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa,
ha pronunciato parole di soddisfazione
per l’avvenuta liberazione e ha ringraziato tutti coloro che si sono impegnati
per raggiungere tale risultato. Che, a
quanto si apprende, è stato ottenuto
dopo che i filo russi hanno deciso di
partecipare a ulteriori colloqui di pace
con le autorità di Kiev.
Gioia quindi. Ma anche, ancora, grande
timore per le sorti di un altro gruppo di
collaboratori dell’Osce, rapiti il 29 maggio,
che sono ancora nelle mani dei ribelli.
“Siamo molto preoccupati per i nostri
colleghi” ha detto Etherigton. Gli fanno
eco le parole del presidente Burkhalter,
che ha lanciato un appello per la loro liberazione.
hotel esclusivi, sospettato di
essere il mandante dell’omicidio
della Pastor e del suo autista
tutto fare Mohamed Darwich,
ha confermato la sua partecipazione al delitto. Che, secondo
alcune voci ancora non confermate, avrebbe dovuto avere
come obiettivo la malcapitata
Sylvia, spesso al fianco della
madre in occasione delle sue
visite a Nizza, teatro dell’agguato.
Per ora si sa che a commettere
materialmente l’omicidio sono
stati due sicari originari delle
Comore (incastrati da una serie
di prove, tra cui il ritrovamento,
nel corso di una perquisizione,
di una parte dei soldi che avrebbero ricevuto come compenso
per l’omicidio), già identificati
e arrestati insieme ad altre persone che sarebbero a vario titolo coinvolte nel disegno criminoso. Sul cui movente non
è ancora stata fatta piena luce,
anche se l’ipotesi più probabile
a riguardo è data dal ricchissimo patrimonio familiare dei
Pastor, stimato intorno ai 19
miliardi di euro.
CdG
LA CRISI TRA MOSCA E KIEV SI RIPERCUOTE ANCHE SUI VICINI, DALLA GEORGIA ALLA MOLDOVA, FINO ALLA BIELORUSSIA
L’area ex Urss è in continua ebollizione
di Giuliano Castellino
ome prevedibile e
come programmato a
tavolino dagli occidentali lo scontro ucraino-russo
sta portando destabilizzazione in tutta l'area ex Urss.
La Russia è pronta a consultazioni con l'Ucraina, ma anche con Georgia e Moldova,
sull’imminente associazione
all'Ue dei tre vicini, ma ha
ribadito e specificato che in
caso questa abbia "effetti
negativi" sull'economia russa, Mosca non esiterà ad
adottare "misure di salvaguardia" in conformità con
le norme del Wto.
Il monito è arrivato dal mi-
C
nistro degli Esteri russo, Serghei Lavrov: "Siamo pronti a
consultazioni di ogni tipo,
ma non appena gli accordi
entreranno in vigore e i nostri
partner della Cis firmeranno
con l'Ue, se ci rendiamo conto
che questo avrà un effetto
negativo sul funzionamento
della nostra zona di libero
scambio, un effetto negativo
in base alle condizioni per
le quali abbiamo aderito al
Wto, sarà necessario, ovviamente, adottare misure di
salvaguardia in piena conformità con le norme del
Wto".
Della Cis (Comunità stati indipendenti) fanno parte non
solo Russia, Moldova e Ucrai-
na, ma anche Armenia, Bielorussia, Kazakhstan, Uzbekistan e Kirghizistan. La
Georgia, pur non essendo
membro della Cis, ha in essere diversi accordi commerciali ed economici con i
paesi della comunità.
Sulla crisi nell'Ucraina orientale, si è registrato anche ieri
un fitto intreccio di contatti
e scambi diplomatici durante
il "cessate il fuoco", alquanto
traballante, proclamato una
settimana fa dal presidente
ucraino Petro Poroshenko.
La cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente
russo Vladimir Putin hanno
avuto un nuovo colloquio telefonico in cui, riferisce il
Cremlino, hanno discusso
della possibilità di un monitoraggio della tregua, dell'avvio di un gruppo di contatto regolare e del rilascio
degli ostaggi. Il capo del
Cremlino ha ribadito che il
cessate il fuoco dovrebbe
essere prolungato.
Kiev intanto ha ribadito le
accuse: è Mosca a finanziare,
sostenere e armare i separatisti dell'Ucraina sud-orientale. "Sono armi russe - ha
detto il portavoce del ministero degli Esteri ucraino,
Ievghen Perebiinis - quelle
che i 'terroristi' stanno usando
per uccidere i soldati ucraini
e i cittadini pacifici. E sono
portate in Ucraina orientale
ininterrottamente e con l'aiuto delle autorità russe".
Intanto, in attesa di firmare
l'accordo di associazione
ucraina alla Ue, il presidente
Poroshenko ha deplorato l'insufficiente sostegno della
Russia al piano di pace: "Potrà funzionare solo se la Russia fa la sua parte. Sino ad
ora, purtroppo, il sostegno
di Mosca non è sufficiente",
ha affermato intervenendo
a Strasburgo davanti all'assemblea parlamentare del
Consiglio d'europa. "La guerra non dichiarata - ha aggiunto - continua a infuriare
in questo momento. Si tratta
di richiamare i mercenari
che attraversano la frontiera
russa". Quanto alla possibilità
di prolungare il cessate il
fuoco, Poroshenko ha detto
che il suo obiettivo è "una
tregua duratura", ma che "al
momento" non è in grado
"di dire quale decisione sarà
presa in questi giorni".
Più cauta Berlino, divenuta
più equilibrata nell'ultimo
periodo, anche se meno
pompiere degli ultimi giorni:
"Il presidente Poroshenko ci
riferirà della situazione in
Ucraina e poi dovremo decidere come procedere", ha
dichiarato la cancelliera tedesca Angela Merkel a margine del summit dei leader
Ppe a Courtrai. I progressi
"al momento non sono così
chiari come avrei auspicato,
di fronte a quasi sette giorni
di tregua. Discuteremo se
proseguire con le sanzioni
o altrimenti quali saranno i
prossimi passi se ci sono
progressi. Lo possiamo decidere solo dopo aver ascoltato il presidente Poroshenko". Le nuove sanzioni dovrebbero colpire Mosca nei
settori bancario e tecnologico.
Più diretto il segretario di
Stato americano John Kerry,
che ha lanciato un nuovo ultimatum alla Russia: o nelle
prossime ore Mosca farà
pressioni sui separatisti ucraini affinché depongano le
armi oppure arriveranno
nuove sanzioni. Kerry ha parlato da Parigi, dove ha incontrato il ministro degli
Esteri francese, Laurent Fabius. "Putin deve agire per
incoraggiare i separatisti a
disarmarsi. E diventare parte
di un processo politico legittimo".
Da Mosca ha risposto la vice
direttrice del dipartimento
informativo del ministero degli Esteri, Maria Zakharova:
"La Nato ignora gli sforzi del
governo russo per mettere
fine al conflitto nell'Ucraina
dell'est ed è ancora prigioniera di stereotipi da guerra
fredda".
6
Sabato 28 giugno 2014
Da Roma e dal Lazio
OGGI IL CORTEO ANTAGONISTA NELLA CAPITALE
DELL’IMPRENDITRICE E TITOLARE DEI CENTRI DIAGNOSTICI ARTEMISIA-LAB NON SI HANNO PIÙ NOTIZIE DA MERCOLEDÌ SERA
“Controsemestre popolare”,
la sinistra torna in piazza
Caso Giorlandino,
al vaglio tutte le piste
L’obiettivo dei manifestanti è arrivare
sotto la sede romana dell’Ue
Controsemetre popolare”.
Con questo slogan l’Unione
sindacale di base, assieme
al movimento No Tav, il forum
dei movimenti per l’acqua pubblica, Rete No War, Ross@, lavoratori, disoccupati, pensionati,
precari, migranti e studenti,
torna in piazza.
Il corteo partirà alle 14 da piazza
della Repubblica e attraverserà
via Amendola, via Cavour, largo
Corrado Ricci, via dei Fori Imperiali, piazza Venezia, raggiungendo piazza Santi Apostoli.
Gli organizzatori, inoltre, hanno
fatto sapere che arriverà anche
un pullman da Bruxelles, con a
bordo la delegazione italiana
della Carovana Migranti e Rifugiati, che si unirà al corteo
dopo aver manifestato sotto il
Consiglio Europeo per il diritto
di asilo e la liberà di circolazione
per le persone.
Ma la possibilità che gli antagonisti vogliano arrivare sotto
la sede romana dell’Unione europea è reale. Non solo: il rischio
che nella capitale arrivino pure
le solite realtà dei centri sociali
provenienti da Torino, Milano,
Venezia, Bergamo, Brescia, Padova, Bologna, Firenze, Livorno,
“
Massa Carrara, Napoli, Cosenza
e molte altre città è ancora più
alto.
Nel mirino dei manifestanti,
però, solo il presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi:
“Il distruttore dei servizi pubblici,
è l’artefice delle leggi sulla casa
che negano perfino i diritti civili
a chi lotta per avere un’abitazione, è il decisionista che vuole
l’Expo e le grandi opere come
il Mose e la Tav che sono solo
speculazione e corruzione”. “Il
rottamatore – scrivono ancora
gli antagonisti sul web - è in
continuità con i corrotti che
hanno inquinato la vita pubblica
italiana. Matteo Renzi continua
le loro opere che vanno invece
subito fermate”.
Massima attenzione, quindi, da
parte delle forze dell’ordine ai
palazzi del governo e agli obiettivi ritenuti sensibili.
Ieri, intanto, i collettivi e comitati
studenteschi, oltre ad una piccola rappresentanza dei movimenti per il diritto all’abitare,
composta per lo più da immigrati, hanno sfilato per le strade
del quartiere romano di San
Lorenzo.
G.S.
La Procura di Roma aveva già aperto un fascicolo
per una denuncia, presentata dalla donna, per stalking
roseguono senza
nel corso degli ultimi mesi si
sosta le ricerche di
sono perpetrati contro di lei
Mariastella Giorale purtroppo anche contro di
dino da parte degli
me”. Sull’attività di indagine
investigatori. L’importata avanti dai carabinieri,
prenditrice, madre di un figlio
invece, ha detto: “Mi auguro
di 12 anni, architetto, appasche il lavoro delle forze delsionata di pittura e titolare dei
l’ordine possa darci presto
centri diagnostici Artemisiabuone notizie”.
Lab, è scomparsa mercoledì
L’uomo, inoltre, ha rivolto ansera. La donna era fortemente
che un appello: “Chiedo a
stressata ormai da alcuni anni
chiunque possa averla vista
e si sentiva perseguitata.
in queste ore di darne pronta
La Procura ha aperto così un
comunicazione alle istituzioni
altro fascicolo affidato al pubdeputate”.
Mariastella Giorlandino insieme al marito Carlo De Martino
blico ministero Mario Dovinola,
Solidarietà anche dai dipenche già da qualche tempo
denti degli otto centri clinici
aveva avviato un’indagine dopo una debianca e grigia, a lavoro e in mattinata
e diagnostici del territorio romano e gli
nuncia per stalking che era stata fatta
aveva anche partecipato a una riunione.
oltre duecento professionisti medici che
dalla stessa imprenditrice.
La sera, però, non è rientrata a casa,
collaborano presso il Gruppo ArtemiI militari stanno indagando a tutto campo
una villa sull’Appia Antica. Quindi la
sia-Lab, i quali si augurano che “possa
per ricostruire le ultime ore prima della
denuncia del marito, Carlo De Martino,
tornare subito a riabbracciare tutti i suoi
scomparsa della donna. Dai familiari
che si è detto “molto preoccupato poiché
cari”.
agli amici, passando per i collaboratori
questa assenza fa seguito alle continue
Un esempio – hanno ricordato – di imdi lavoro. Ancora molte le persone da
denunce sporte da mia moglie nei conprenditrice infaticabile, dalle eccezionali
sentire.
fronti di ignoti, per gli innumerevoli epidoti carismatiche e dalle innegabili comMercoledì, comunque, la Giorladino era
sodi di stalking fisico, psicologico, mepetenze manageriali.
andata regolarmente, con la sua Smart
diatico e amministrativo/burocratico che
Giuseppe Sarra
P
OPERAZIONE “ARCO”, SOSTANZE STUPEFACENTI DALLA SARDEGNA ALL’AGRO PONTINO: 24 ARRESTATI, 66 INVECE GLI INDAGATI
Latina, duro colpo
al traffico della droga
L’inchiesta è partita dal duplice omicidio del 29 ottobre 2012,
quando vennero uccisi Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne
entiquattro persone
arrestate, quattro
delle quali irreperibili. Sessantasei complessivamente, invece, gli
indagati. Questo il bilancio
dell’operazione denominata “Arco” condotta dal
comando provinciale dei
carabinieri di Latina.
Un blitz, scattato alle prime
ore della mattinata di ieri,
che ha visto impiegati oltre
150 militari, supportati da
unità cinofile antidroga e
per la ricerca di armi, nonché da un velivolo del nucleo elicotteri di Pratica
di Mare.
Gli uomini del colonnello
Giovanni De Chiari, inoltre,
hanno scoperto che la droga arrivava
direttamente dalla Sardegna e veniva
smerciata tra Latina, Sezze, Priverno e
Pontinia. Un’indagine particolarmente
complessa, fatta di intercettazioni ambientali e telefoniche, in quanto gli indagati
si incontravano spesso in luoghi isolati,
in piena campagna, nel tentativo di non
essere intercettati.
L’attività investigativa è stata avviata in
seguito al duplice omicidio e al tentato
V
omicidio avvenuti la sera del 29 ottobre
2012 a Sezze, presso una stazione di
servizio, quando vennero uccisi Alessandro Radicioli e Tiziano Marchionne. All’epoca finirono in manette Enrico, Maurizio e Stefano Botticelli, per i quali è
tutt’ora in corso il processo. Allora si parlò
di una resa dei conti tra bande rivali di
spacciatori, invece, l’attività di indagine
ha visto emergere elementi tali da far
ipotizzare che il grave fatto di sangue
potesse essere maturato
in un contesto criminale
dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti.
Si tratta in sostanza di soggetti che svolgevano l’attività di spaccio in maniera
professionale, traendo dai
proventi dei reati la principale fonte di sostentamento, e adottando tutte
le cautele possibili al fine
di evitare le investigazioni.
Nonostante l’accortezza
degli indagati, i militari,
nel corso dell’operazione,
avevano già tratto in arresto in flagranza di reato
17 persone, e ne avevano
segnalate 11 per uso personale.
“Molti di questi sono personaggi dal notevole spessore criminale – hanno spiegato i militari – e hanno adottato misure
volte a sviare gli accertamenti, si aspettavano comunque che succedesse qualcosa dopo il delitto”.
Ai 24 arrestati, comunque, non viene contestata l’associazione per delinquere ma
lo spaccio di stupefacenti, senza riferimento a un gruppo organizzato.
Marco Compagnoni
TASSAZIONE
Strisce blu, ancora
polemiche su Marino
Nei giorni scorsi la commissione
Bilancio ha dato il via libera definitivo
all’aumento della sosta oraria, e non solo
ltre polemiche
sui rincari stabiliti dall’amministrazione capitolina. In
molti, infatti, non hanno
digerito l’aumento del
50% del ticket delle
strisce blu. Ma anche
la soppressione delle tariffe
agevolate, la sosta oraria
giornaliera di 4 euro per 8
ore, oltre all’abbonamento
mensile di 70 euro. Si paga
e basta, senza se e senza
ma: 1,50 euro l’ora. Questo
è quanto ha stabilito la giunta di Ignazio Marino. Un
provvedimento che, nei
giorni scorsi, ha ottenuto il
via libera della commissione Bilancio presieduta dal
consigliere del Partito democratico Alfredo Ferrari.
A tornare sulla vicenda l’Associazione difesa orientamento consumatori (Adoc)
che ha calcolato un danno
mensile di 194 euro per i
lavoratori costretti ad utilizzare l’automobile.
“Siamo assolutamente contrari a qualsiasi aumento a
1,50 euro l’ora delle tariffe
di parcheggio all'interno
delle strisce blu”, denuncia
A
l’associazione dei consumatori che poi ha ricordato
che “non è accettabile, neanche a livello ipotetico,
un aumento delle tariffe né
qualsiasi taglio delle agevolazioni attualmente presenti. Soprattutto nelle condizioni – ha sottolineato
Adoc - in cui attualmente
versa il trasporto pubblico
romano, con il 75% dei cittadini “costretto” a raggiungere il posto di lavoro utilizzando il proprio mezzo”.
E ancora. “E’ evidente – ha
aggiunto l’associazione –
che si andrebbe a penalizzare una larga fetta della
popolazione, tagliando di
fatto le entrate del bonus
80 euro emanato dal Governo. Una situazione inaccettabile e insostenibile”.
La solita sinistra: con una
mano dà, con l’altra toglie.
Antonio Testa
7
Sabato 28 giugno 2014
Dall’Italia
NELLO SCONTRO A FUOCO È RIMASTA FERITA ANCHE LA MOGLIE
Agguato a Paternò, ucciso ex detenuto
di Francesca Ceccarelli
n agguato nel Catanese, poco dopo
le 7 del mattino,
che ha messo fine
alla vita di un ex
ergastolano, il 55enne Salvatore Leanza, ucciso in un
attentato di mafia avvenuto
a Paternò.
Secondo la ricostruzione
l'uomo era a bordo della
propria auto guidata dalla
moglie, Barbara Bonanno
(58 anni) quando alcuni
sicari col volto travisato
hanno sparato numerosi
colpi di pistola in direzione
della vettura. La donna è
rimasta ferita, ma non in
maniera grave. Sull'episodio
indagano i carabinieri della
Compagnia di Paternò e
del Reparto operativo del
Comando provinciale di
Catania.
Salvatore Leanza era stato
condannato all'ergastolo
per omicidio ed era ritenuto
un elemento del clan Alleruzzo-Assinnato ed era stato
scarcerato nel marzo del
2013. Da quella data era
sottoposto all'obbligo della
libertà vigilata.
Stando alle parole della
moglie rilasciate prima di
essere ricoverata in ospedale, l’uomo era a bordo
dell'auto di famiglia guidata
dalla donna in viale dei
Platani a Paternò. La coppia
stava per rientrare a casa
quando la loro vettura è
stata affiancata e superata
da un'automobile dalla quale poi sono scesi più sicari
U
dal volto coperto che hanno
esploso numerosi colpi di
pistola contro suo marito.
La donna è stata ferita ma
non in maniera grave ed è
adesso ricoverata nell'ospedale Santissimo Salvatore
di Paternò.
I militari dell'Arma che indagano ritengono che l'agguato sia di chiaro stampo
mafioso, anche per le modalità con cui è stato attuato,
e ritengono che sia maturato in ambienti della criminalità organizzata. Sul-
l'episodio ha aperto un'inchiesta la Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di
Catania.
Leanza era stato condannato per l'omicidio di Alfio
Avellino morto nel '79. Ad
uccidere l'uomo che gestiva
una radio privata ad Adrano
(Ct), secondo il pentito Giuseppe Pellegriti, che si era
autoaccusato e poi ritrattò,
furono anche Salvatore Leanza, Salvatore Santangelo,
Nicolò Lo Cicero e Placido
D'Oca. Pellegriti dichiarò
durante il processo di essersi inventato tutto e di
aver accusato Leanza, Santangelo, Lo Cicero e D'Oca
perché gli inquirenti lo avevano indotto a fare i loro
nomi. Leanza ricevette un
altro ordine di custodia in
carcere per un'operazione
antimafia nel '94, ordine poi
annullato dal gip. Salvatore
è fratello di Antonino Leanza, che venne arrestato
per mafia e traffico di droga, nel '98.
MAXISEQUESTRO A GIOIA TAURO
Cocaina tra le banane
n sequestro record quello effettuato ieri al porto di Gioia
Tauro. Circa 100 chili di droga
è stata trovata nascosta all’interno
di un container che trasportava banane proveniente dall’Equador.
La guardia di finanza di Reggio Calabria e i funzionari dell’Agenzia delle
dogane di Gioia Tauro hanno individuato e sequestrato l’ ingente carico
di cocaina rivelatasi purissima.
U
L’operazione, coordinata dalla Dda
di Reggio Calabria, è stata eseguita
attraverso una serie di incroci documentali e controlli di container sospetti, anche con scanner. La cocaina
sequestrata avrebbe fruttato con la
vendita al dettaglio circa 21 milioni
di euro. Grazie alle attività di controllo
dall’inizio dell’anno nel porto di Gioia
Tauro sono stati sequestrati circa
900 chili di cocaina.
IN TEMPI DI RISTRETTEZZE ECONOMICHE UN’AZIENDA CHE CERCA DI ANDARE INCONTRO AL CONSUMATORE
Pastificio Cerlacchia: “Con noi il kit anti-crisi”
Un’iniziativa di solidarietà per dare sostegno alle famiglie in difficoltà
i necessità virtù: cntro la crisi
c’è chi cerca di dare soluzioni
alternative: così ha fatto il pastificio Cerlacchi di Budrio, in provincia di Bologna. Il pastificio, dal
2013 in esercizio provvisorio, rilancia
un Pastakit: "un'iniziativa di solidarietà
per aiutare tante persone in difficoltà,
tutelando al contempo un pezzo di
patrimonio industriale e parecchi
posti di lavoro".
Tortellini, tortelloni e ravioli: questo
il contenuto speciale kit per superare
il periodo di difficoltà in cui versa
l’azienda nel segno della solidarietà
sociale.
Il kit (64 confezioni di pasta da 250
gr per 33 euro) - scrive Cerlacchia
in una nota - "è una risposta che coniuga etica, solidarietà, economicità,
sostenibilità e tipicità del prodotto.
Un uovo di colombo che permette
a un'azienda in fallimento, finché
esiste, non solo di sperare in un
finale diverso della propria storia,
ma anche di essere utile alla propria
comunità. Attraverso un'azione benefica potrà trovare la forza per rilanciarsi e diventare appetibile per
D
nuovi investitori in vista della prossima asta di venerdì 27 giugno 2014".
L’iniziativa è stata pensata dal Curatore del fallimento di Cerlacchia Srl
Giacomo Barbieri, dopo aver preso
contatto con il presidente di Last
Minute Market Andrea Segré per
avviare una collaborazione rapidissima con lo spin off dell’Università
di Bologna e con Caab Centro Agroalimentare Bologna, e concretizzare
così la produzione e distribuzione
del kit anticrisi, disponibile da qualche giorno in via sperimentale per
i dipendenti delle aziende associate
ad Unindustria Bologna, e adesso
anche per l’acquisto diretto presso
lo stabilimento di Azienda Cerlacchia. Grazie alla collaborazione di
Last Minute Market si consentirà ad
aziende e privati cittadini di acquistare kit anticrisi da donare a persone
bisognose.
«Abbiamo deciso immediatamente
di sostenere questa iniziativa che
sposa perfettamente la filosofia ‘win
win’ di Last Minute Market – spiega
il presidente Andrea Segrè – In questo progetto, infatti, ci auguriamo
possano vincere tutti: l’azienda Cerlacchia innanzitutto, e i suoi dipendenti, così come le persone, le realtà
e le comunità con ridotta possibilità
di acquisto che risulteranno beneficiarie dei Kit. La crisi colpisce tutti,
ma il dono intelligente, come in questo caso, è un motore potente per
riparare i fallimenti dell’economia e
stimolare la ripresa. Al tempo stesso,
il rilancio di un’azienda che opera
nella tipicità del food nell’Area Me-
tropolitana di Bologna segnerà un
punto a vantaggio della valorizzazione del patrimonio agroalimentare
locale e favorirà la rigenerazione di
piccoli ma preziosi anticorpi del
comparto industriale e commerciale
bolognese. Se necessario, Caab
darà un supporto logistico per stoccare temporaneamente i kit – dichiara il presidente Andrea Segrè –
ma la cosa davvero rilevante è che
l’iniziativa nasca dal curatore fallimentare del Pastificio sotto l’egida,
per così dire, della sezione fallimentare del Tribunale: Bologna, città del
cibo, è anche questo». Gli ordini, i
pagamenti e la fatturazione saranno
gestiti direttamente dal Pastificio
Azienda Cerlacchia sotto il controllo
del Curatore e del Tribunale di Bologna, in modo da garantire la massima trasparenza di tutte le operazioni. In base a quanto dichiarato al
momento dell’ordine, nella fattura
saranno distinti gli acquisti destinati
al consumo privato, alle mense aziendali, ai propri dipendenti ed alla beneficenza, in modo da facilitare il
corretto trattamento a fini fiscali.
8
Sabato 28 giugno 2014
Dall’Italia
DURANTE L’INCONTRO CON IL MARITO IN CARCERE HANNO PARLATO SOLO DEI TRE FIGLI, NESSUN SEGNO DI CEDIMENTO O CONTRADDIZIONE
La moglie di Bossetti:“Mi portò sul campo di Yara”
A breve le analisi dei Ris di Parma sull’auto e sul furgone dell’indagato, per la procura probabile il giudizio immediato
di Chantal Capasso
RICORDATO ANCHE ALMIRANTE
e prime domande che Bossetti
ha rivolto alla
moglie sono state sui loro figli.
Il presunto assassino,
dopo dieci giorni di reclusione in isolamento,
ha potuto incontrare la
coniuge nel colloquio autorizzato dal autorizzato
dal pubblico ministero.
Durante l’incontro, che è
durato circa due ore,
sembra che Bossetti non
abbia mostrato nessun
segnale di cedimento o
contraddizione, la discussione verteva soprattutto
sui tre figli. Nella caserma di Ponte San Pietro la
donna è stata interrogata
dagli inquirenti, che ha ribadito più volte:
"Gli credo, mio marito non è un assassino.
Non è un pedofilo".
Ma alla domanda su dove si trovasse il
marito la sera del 26 novembre 2010, ha
risposto “non ricordo”, e “può essere”,
avvalendosi della facoltà di non rispondere
e sottolineando anche che il non ricordare
“non significa niente”, considerando normale la sua amnesia dopo quasi quattro
anni passati da quel giorno.
Ma dopo qualche ricordo è affiorato, l’orario della cena: "Quella sera cenai con
mio marito alle nove di sera", ha dichiarato
la donna. Un elemento nuovo, importante
per gli inquirenti per la ricostruzione dei
fatti.
Altro particolare interessante emerso nel
verbale dell’interrogatorio della donna. I
due coniugi si recarono sul luogo dove
era stato trovato il corpo senza vita della
ragazza. Lo racconta agli inquirenti la moglie di Bossetti, rispondendo alla domanda
: "Si è mai recata sul luogo del rinvenimento
del cadavere di Yara a Chignolo d'Isola?".
La Comi ha risposto che : "E' capitato in
una circostanza, molto tempo dopo il ritrovamento di Yara, che transitando per
L
Fronte della gioventù,
ricordi e passione
Presentato ieri a Perugia il volume
di Alessandro Amorese dedicato
al movimento giovanile del Msi
n saggio per raccontare la destra giovanile negli anni Ottanta
e Novanta: “Fronte della
gioventù – La storia mai
raccontata” di Alessandro
Amorese è il volume che è
stato presentato ieri sera a
Perugia. Ad organizzare
l’evento, Fratelli d’Italia e
Gioventù nazionale Perugia
(quest’ultima alla sua prima
uscita pubblica) con Riccardo Merolla (FdI) che ha parlato di “un periodo di ricostituzione, rilancio e ricostruzione di un tessuto politico
raccontato senza dietrologie da un giovane autore”.
Il coordinatore di Gn Enea Paladino ha detto: “La destra
degli Anni Ottanta propose temi e spunti di riflessione importanti che permisero di superare lo stallo, il declino e il
sentimento di antipolitica provocati dal terrorismo. E oggi,
in un mondo preda di sfiducia nei confronti delle istituzioni,
l’esperienza del Fdg può esser modello di rinascita di una
politica più semplice, più vicina alle esigenze delle persone,
più nazionale e più popolare, con i giovani ancora una
volta viatico di entusiasmo e passione”.
L’appuntamento di ieri a Perugia, al quale ha partecipato
anche l’autore del volume Alessandro Amorese e alcuni
ragazzi del Fronte Umbro che hanno portato la propria testimonianza, ha costituito anche un momento di ricordo
della figura di Giorgio Almirante nel centenario dalla
nascita dello storico segretario del Msi. Gn Umbria ha
posto l’accento sulle tematiche della disoccupazione giovanile, dramma legato alla crisi della grande industria
locale, in particolare relativamente alla Perugina e alle acciaierie di Terni, oltre che facendo un focus sul dramma
della droga. “Ora che l’attenzione è tutta rivolta al Brasile,
poi – ha detto il coordinatore regionale di Gn Enea
Paladino – chiediamo al governo di ricordarsi di Cesare
em
Battisti e di chiederne l’estradizione”.
U
andare a Capriate San Gervasio, volevamo
andare a vedere il luogo. Inizialmente non
trovammo la strada, ma alla fine ci siamo
arrivati. Che io sappia mio marito non
c'era mai andato".
Sempre nel verbale si legge: "È a conoscenza - domandano gli inquirenti alla
Comi - di una chiamata di Bossetti Massimo
a sua madre avvenuta proprio nel contesto
del rinvenimento del cadavere di Yara
Gambirasio e mentre si trovava a transitare
in Chignolo d’Isola, con la quale informava
la donna di ciò che stava accadendo, chiedendole anche se volesse raggiungerlo?".
La donna ha risposto di non sapere nulla
a riguardo. Altro dettaglio interessante
emerso nelle dichiarazioni rese dalla donna: il muratore di Mapello si sarebbe trovato a Chignolo d'Isola quando fu scoperto
il corpo e informò la madre.
Nel frattempo le attività investigative stanno analizzando le celle telefoniche agganciate da Yara Gambirasio con quelle
di Massimo Giuseppe Bossetti e poter
quindi stabilire il numero di contatti "'virtuali" tra la vittima e il presunto assassino
della tredicenne.
Le analisi tecniche si concentrano su un
periodo di tempo molto ampio, almeno
da qualche mese prima della scomparsa
della giovane di Bremabate, affinchè si
possa stabilire con assoluta certezza quante
volte i cellulari abbiano agganciato la
stessa cella per capire quando e se la vittima ed il suo carnefice fossero presenti
contemporaneamente nello stesso luogo.
Mentre i militari del Ris di Parma cominceranno le analisi dai veicoli di Massimo
Giuseppe Bossetti (un furgone e un'automobile) i rilievi dei militari del Ris di
Parma. Le operazioni previste per la prossima settimana implicano che sia avvisato
il difensore di Bossetti affinché possa nominare propri consulenti di parte.
Mentre sul profilo processuale, Francesco
Dettori, il procuratore di Bergamo, si legge
in una nota, ha dichiarato: "Credo che si
possa tranquillamente andare a giudizio
immediato". Ed ha precisato: "La decisione
di richiederlo spetta al pm Ruggeri, ma
ritengo di sì, che si possa fare il giudizio
immediato. Dopo tanti anni, se si riesce
ad arrivare a un giudizio dibattimentale
il più rapido possibile significa anche
dare un giusto conto del funzionamento
della macchina della giustizia".
UNDICI INDAGATI. AVVISO DI GARANZIA ANCHE PER IL SINDACO DI CARMIANO
Salento: la mani della Sacra Corona Unita sulla banca
Infiltrazioni mafiose nella gestione dell’istituto di credito cooperativo Terra d’Otranto
embra ci sia lo zampino della
Sacra Corona Unita nella gestione
della Banca di credito cooperativo
Terra d'Otranto. Coinvolti nello scandalo anche Giancarlo Mazzotta, sindaco di Carmiano (Lecce) e il presidente della Banca tra gli 11 indagati
per estorsione aggravata dal metodo
mafioso.
Fra gli undici avvisi di garanzia ci
sono anche quelli notificati ai Dino
Mazzotta (fratello del sindaco) nell'ambito dell'indagine sulle presunte
irregolarità commesse negli ultimi
anni dai vertici dell'istituto bancario
salentino.
Gli 11 provvedimenti restrittivi sono
scattati in seguito al mandato di perquisizione disposto dal sostituto procuratore Carmen Ruggiero ed eseguito
dai carabinieri del Ros e della Compagnia di Campi, coordinati dal colonnello Paolo Vincenzoni e dal mag-
S
giore Nicola Fasciano, nelle sedi della
Bcc a per scovare i documenti che
consentissero di fare luce su presunti
illeciti denunciati da alcuni soci dell’istituto di credito.
Sotto la lente degli inquirenti le presunte
irregolarità nell’ultimo rinnovo del
consiglio di amministrazione
dove veniva confermata la presidenza
di Dino Mazzotta.
Determinanti gli accertamenti documentali e informatici che hanno portato
alla luce degli investigatori delle procedure poco trasparenti. Sono stati
sentiti dai Carabinieri otto persone,
soci dell’istituto, individuate come parti
offese che secondo le ipotesi dell’accusa, durante le fasi per il rinnovo
delle cariche sociali, avrebbero subito
pressioni da parte di esponenti di un
gruppo della Sacra Corona Unita.
Il prossimo 2 luglio il pm che coordina
l’inchiesta, Carmen Ruggiero, della
Direzione distrettuale antimafia di Lecce, affiderà l’incarico a un consulente
per un accertamento tecnico irripetibile sui computer sequestrati.
Coinvolto nella vicenda anche Gianni
Mazzotta, imprenditore del settore alimentare ritenuto dagli inquirenti vicino
al clan Tornese di Monteroni.
L’uomo negli anni scorsi fu destinatario
di provvedimenti di sequestro di diversi
supermercati, in quanto la Procura di
Lecce ritenne quei beni acquisiti in
maniera illecita.
La presenza dei Tornese o persone
a loro collegate, del resto, ruota da
diverso tempo, intorno alle attività
della Terra d'Otranto. A corroborare
l’infiltrazione mafiosa è la presenza
tra gli indagati dei nomi di Saulle
Politi e Alessandro Caracciolo, ritenuti anche loro associati al clan e
già condannati.
C.C.
9
Sabato 28 giugno 2014
Dall’Italia
DURANTE UNA VACANZA LAVORO
A DISTANZA DI 30 ANNI SI TORNA A PARLARE DELL’ERRORE GIUDIZIARIO
Incidente in Australia:
muoiono due italiane
Caso Tortora, il pm si scusa
concerto per la morte in
Australia, insieme ad una
sua amica di Salerno, di
Martina Pettinelli 20enne senigalliese che si trovava lì per
un periodo di vacanze lavoro.
Martina e la sua amica Clementina Gagliardi, campana
di 25 anni sono morte dopo
che l’auto sulla quale viaggiavano – secondo una prima ricostruzione – avrebbe tentato
di sorpassare un camion sulla
strada principale di Augusta,
a circa 30 chilometri a sud di
Port Augusta.
La macchina è andata a finire
sulla fiancata di un camion cisterna. Per Martina Pettinelli e
per la sua amica non c’è stato
niente da fare. Clementina Gagliardi è rimasta incastrata
nell’abitacolo dell’auto ridotta
ad un ammasso di lamiere,
mentre Martina Pettinelli a causa dell’impatto violentissimo
contro l’autocisterna è stata
sbalzata fuori volando sull’asfalto.
I genitori chiusi nel dolore
nella loro casa nella frazione
di Cannella, la stessa dove
aveva vissuto Martina fino a
qualche mese fa e dove sarebbe dovuta tornare a breve,
per trascorrere le vacanze con
le sue amiche di sempre.
“L'aspettavamo - spiega
un'amica - Quando ho letto
della notizia non volevo cre-
S
derci, speravo avessero sbagliato, invece, me lo ha confermato anche il fratello. Purtroppo Martina non c'è più». I
genitori non sono ancora partiti
per l'Australia, restano in attesa.
Chi li ha visti, descrive due
persone distrutte: «Un dolore
immenso - spiega una vicina
di casa - , per tutti quelli che
come noi l'hanno vista crescere. Una ragazza piena di
vita, piena di sogni, non può
finire tutto così”.
A comunicare la notizia in città,
anche alcuni giovani senigalliesi che come Martina si trovano in Australia: “Siamo qui
a lavorare - spiega Luca Santarelli - Non la conoscevo, ma
alcuni miei amici che sono
qui con me in Australia mi
hanno informato dell'accaduto,
così sono andato a vedere i
giornali locali. Mi dispiace
molto”.“Martina era una sognatrice, i sogni l'avevano spinta lontano – dicono gli amici Molte volte abbiamo discusso
perché lei aveva una visione
diversa dalla mia, io sono più
realista. Lei ci credeva, credeva
che in Australia avrebbe trovato
quello che qui non c'era. E
così è stato. Era felice di questa
esperienza, ma stava per tornare. Non vedevo l'ora di riabbracciarla e mi sembra impossibile pensare che non poF.Ce.
trò farlo più”.
o richiesto la condanna di
un uomo dichiarato innocente con sentenza passata
in giudicato. E adesso, dopo
trent'anni, è arrivato il momento. Mi sono
portato dietro questo tormento troppo a
lungo. Chiedo scusa alla famiglia di Enzo
Tortora per quello che ho fatto. Agii in
perfetta buona fede": queste le parole
del pm Diego Marmo, che accusò il presentatore di 'Portobellò di essere un camorrista, rivolgendosi al giornalista de
“Il Garantista”.
Marmo è tornato all'attenzione della cronaca la scorsa settimana, quando è stato
nominato assessore alla legalità a Pompei.
Molti commentatori lo hanno criticato
per non avere mai pronunciato parole di
scuse per l'arringa con la quale voleva
inchiodare Tortora a reati mai commessi.
"In trent'anni non ho mai pensato o detto:
chissenefrega del caso Tortora. Immaginavo - spiega il pm - che potessero sorgere polemiche sulla mia nomina. Ma
alla fine ho deciso di accettare perché la
situazione degli scavi di Pompei mi sta
particolarmente a cuore".
Marmo racconta che "il rammarico" per
l'errore fatto "c'è da tempo" anche se
"l'unica difesa che avevo era il silenzio".
Il pm ha spiegato : "Il mio lavoro si svolse
sulla base dell'istruttoria fatta da Di Pietro
e Di Persia. Tortora fu rinviato a giudizio
da Fontana. io feci il pubblico ministero
al processo. E sulla base degli elementi
raccolti, mi convinsi in perfetta buona
fede della sua colpevolezza. La richiesta
venne accolta dal tribunale".
Quindi per il pm furono in "molti, in giro,
i Diego Marmo. Ma sul banco degli imputati sono rimasto solo io". A contribuire
“H
alla gogna nei suoi confronti fu la dura
requisitoria durante la quale definì Tortora
"un cinico mercante di morte", un "uomo
della notte". "Certamente - spiega ancora
Marmo - mi lasciai prendere dal temperamento. Ero in buona fede. Ma questo
non vuol dire che usai sempre termini
appropriati, e che non sia disposto ad
ammetterlo. Mi feci prendere dalla foga".
Al termine dell'intervista, arrivano le
scuse di Marmo. "Non ho mai pensato di
raccontare il mio stato d'animo sino ad
ora. Ho creduto che ogni mia parola non
sarebbe servita a niente. Che tutto mi si
sarebbe ritorto contro. Ho preferito mantenere il silenzio". Ma "ho richiesto la
condanna di un innocente. Porto il peso
di quello sbaglio nella mia coscienza.
Chiedo scusa alla famiglia di Enzo Tortora
per quello che ho fatto. Posso solo dire
che l'ho fatto in buona fede".
Francesca Ceccarelli
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Sabato 28 giugno 2014
Dall’Italia
COMMOZIONE E COMPOSTEZZA AI FUNERALI DEL GIOVANE TIFOSO MORTO DOPO 50 GIORNI DI AGONIA
In migliaia a Scampia per l’ultimo saluto a Ciro
La fidanzata: “Niente vendette, basta con la violenza, non uccidetelo un’altra volta”
di Chantal Capasso
antissima gente ha reso
omaggio ieri pomeriggio a Scampia alla salma di Ciro Esposito, il
giovane tifoso napoletano colpito da un proiettile prima
della finale di Coppa Italia Napoli-Fiorentina all'Olimpico di
Roma, nel maggio scorso, e morto
dopo 50 giorni di agonia, al Policlinico Gemelli. Il rito è stato officiato dal pastore evangelico Alfredo Ciabatti.
A Napoli ieri è stato proclamato
il lutto cittadino. Molti i cuscini e
le corone di fiori, tra cui quelli
inviati da altre tifoserie di tutta
Italia e perfino dall’estero. Delegazioni di ultras erano presenti
anche ieri, sia al funerale che prima nell’omaggio alla camera ardente, ma tutto si è svolto nel
massimo della compostezza. La
bara di Ciro è arrivata in piazza (i
funerali sono stati celebrati all’aperto) ricoperta da sciarpe del
Napoli Calcio e ai piedi del feretro
sono stati sistemati i fiori portati
dalla gente in visita alla camera
ardente.
La camera ardente, allestita all'Auditorium di Scampia è rimasta
aperta tutta la notte. A vegliare il
feretro, gli affetti più prossimi del
povero ragazzo, il padre Giuseppe, la madre Antonella e la fidanzata Simona.
"Ciro può continuare a vivere solo
T
aiutandoci a rendere forte, autentico e senza appello il ripudio di
ciò che lo ha condotto alla morte:
la violenza". Queste le parole del
cardinale di Napoli Crescenzio
Sepe a poche ore dalle esequie
del giovane tifoso del Napoli.
"Quando muore un giovane di 30
anni - ha continuato il cardinale muore sempre una parte della
città, perché viene a mancare un
tratto della sua giovinezza".
Una folla composta, come detto,
ha seguito il rito funebre: tutti uniti
nel dolore e nell’estremo saluto
ad una giovane vita spazzata via.
Antonella Leardi, la mamma di
Ciro, ha ricordato come «Abbiamo
tanto pregato, io e mio figlio, e
dopo la preghiera, su di noi è
scesa la pace». La donna, con
voce rotta dall'emozione, ha raccontato dinanzi a migliaia di persone quei drammatici momenti.
Tra le corone di fiori, anche quella
del Club Napoli Milano Partenopea, il gruppo di tifosi preso di
mira, secondo la ricostruzione
degli investigatori, ta Tor di Quinto
prima della finale di Coppa Italia
e che Ciro avrebbe cercato di
difendere. All’estremo saluto era
presente anche Genny De Tommaso, noto come "Genny 'a carogna" che la sera della finale di
Coppa Italia era a capo della Curva all'Olimpico.
Un lungo corteo ha poi seguito il
feretro di Ciro Esposito che ha
lasciato la camera ardente allestita
all'Auditorium di
Scampia portato in
spalla dai tifosi del
Napoli. Gli applausi
della folla hanno accompagnato la bara
attraverso le strade
del quartiere napoletano per raggiungere piazza Grande
Eventi, luogo delle
esequie con rito
evangelico, e che alcuni ragazzi hanno
subito denominato,
con un nuovo cartello,
‘piazza Ciro Esposito’. Toccanti le parole
della fidanzata di
Ciro, che ha invitato
a mettere da parte qualsiasi rancore e forma di violenza “altrimenti
uccidete Ciro un’altra volta”
Presente il giocatore del Napoli
Lorenzo Insigne, di ritorno dai
Mondiali in Brasile, giunto anche
lui a Scampia per partecipare ai
funerali di Ciro Esposito. Il calciatore azzurro era con la moglie
Genny, accompagnati dal coordinatore delle giovanili del Napoli,
Gianluca Grava. Durante la cerimonia il presidente del Napoli,
Aurelio De Laurentiis ha commentato: «Quella sera del 3 maggio Ciro era già morto, perchè
era morto il calcio e lui lo rappresentava venendo a Roma, difendendo un pullman pieno di bambini e di famiglie».
CHIELLINI PERDONA, LA FIFA NO
Sanzione eccessiva
per quel morso
opo la bufera arriva il “perdono” di Giorgio
Chiellini, definendo “eccessiva” la sanzione applicata dalla Fifa, di 9 giornate e 4 mesi di
squalifica nei confronti di Luiz Suarez per il morso
dato all’attaccante azzurro durante la partita contro
l’Uruguay.
Un pensiero quindi per il collega “e la sua famiglia
perché si troveranno ad affrontare un periodo molto
difficile. «Dentro di me ora non ci sono sentimenti di
gioia, di vendetta o di rabbia contro Suarez per un incidente che è accaduto in campo ed è finito lì. Rimangono solo la rabbia e delusione per la partita persa»
Così scrive il difensore sul suo blog e nel giudicare la
sanzione a Suarez ha ribadito «Ho sempre considerato
inequivocabili gli interventi disciplinari da parte degli
organi competenti, ma allo stesso tempo credo che la
formula proposta sia eccessiva. Spero sinceramente
che gli sarà consentito, almeno, di stare vicino ai suoi
compagni di squadra durante le partite perché tale
divieto è davvero alienante per un giocatore». C.C.
D
11
Sabato 28 giugno 2014
Cultura
NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ, LA STORICA STRUTTURA ROMANA PRESENTA UN CARTELLONE APPASSIONANTE E COINVOLGENTE
La Sala Umberto riapre il sipario:
da settembre la nuova stagione
Tante serate sul palcoscenico per sorridere ma anche per riflettere, a cavallo tra il 2014 e il 2015
di Emma Moriconi
resentata la stagione teatrale
della Sala Umberto di Roma.
Nonostante le
difficoltà, denunciate nel
comunicato stampa relativo all’evento e derivate
da mancate sponsorizzazioni di enti pubblici e
privati, lo storico teatro
romano torna ad alzare il
sipario su una nuova, avvincente stagione. Prima
di presentare gli eventi in
programma a partire
dall’autunno 2014, il Teatro
vuole sciorinare un po’ di
numeri relativi alla stagione appena conclusa:
490 posti in sala, 36 spettacoli di cui 20 per le scuole, 317 recite di cui 48 matinée in 220 giornate lavorative, 90.000 spettatori
circa, 16.000 bambini/ragazzi dai 3 ai 18 anni. E
vuole, con il cuore, ringraziare gli spettatori paganti, a cominciare dagli
abbonati. Ma un passaggio del comunicato stampa pervenuto in redazione
merita di essere citato testualmente: “Ci scusiamo – scrive
ironicamente - con gli Uffici delle
Imposte e gli Enti Previdenziali
per aver versato nell’anno 2013
tra imposte, oneri, siae e tasse
solo 191.000,00 euro, di aver subito
una perdita di esercizio e di non
poter contribuire ulteriormente
con ulteriori imposte sul reddito.
In sintesi – affonda - siamo un
soggetto che sostiene la Cultura
e lo Stato, anziché essere sostenuto
dallo Stato per la Cultura. Un caso
esemplare di valore civico”. In
poche parole è racchiuso un dramma vero e grande che attanaglia
il mondo della cultura italiana. Lo
spirito improntato al voler essere
P
positivi a tutti costi da parte dello
storico teatro della Capitale è certamente una nota di merito, ma il
problema rimane. Comunque, la
Sala Umberto torna a presentare
la stagione 2014-2015, il sipario
si alza lo stesso e la stagione si
preannuncia appassionante e ricca
di proposte diversificate. Si comincia il 9 settembre con Attilio
Fontana & Emiliano Reggente in
“Strimpelli e vinile” con Ilaria Porceddu, musiche di Attilio Fontana
& Franco Ventura. Dal 23 settembre
andrà in scena “Vanya e Sonia e
Masha e Spike”, di Christopher
Durang, con Chiara Noschese,
Emanuela Grimalda, Patrick Rossi
Gastaldi, adattamento e regia di
Patrick Rossi Gastaldi. Dal 7 ottobre
poi sul palco della Sala Umberto
arriva il varietà di Roberto Ciufoli
e Pino Insegno con “Ecco noi per
esempio – Ti insegno un par de
Ciufoli”, con Federico Perrotta,
Vito Ubaldini, Veronica Pinelli e
la Peresempio Band. A partire dal
21 ottobre, poi, su il sipario per
Corrado Tedeschi ed Ettore Bassi
in “Trappola Mortale” di Ira Levin,
traduzione di Luigi Lunari, con Miriam Mesturino, regia di Ennio
Coltorti. Dall’11 novembre si cambia genere ed è la volta di Teresa
De Sio in “Notturno di donna con
ospiti” di Annibale Ruccello, regia
di Enrico Maria Lamanna, mentre
dal 2 dicembre è di scena “Il Prestito” di Jordi Galceran nella versione italiana di Pino Tierno, con
Antonio Catania e Gianluca Ramazzotti, regia di Giampiero Solari.
“Gatta ci cova” di Antonino Russo
Giusti per la regia di Antonello
Capodici va invece in scena a partire dal 16 dicembre, mentre da
26 Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi presentano “I suoceri
albanesi – due borghesi piccoli
piccoli” di Gianni Clementi, regia
di Claudio Boccaccini. Con il nuovo
anno, a partire dal 20 gennaio, Dario Ballantini porta sul palco della
Sala Umberto “Da Balla a Dalla –
storia di un0imitazione
vissuta”, progetto e regia
di Massimo Licinio, scritto e cantato da Dario Ballantini, arrangiamenti e
direzione musicale del
Maestro Stefano Cenci.
A partire dal 27 dello
stesso mese, Roberto
Ciufoli, Max Pisu, Michela Andreozzi e Barbara
Terrinoni, con la partecipazione di Nini Salerno
e Nino Formicola, portano
in
scena
“Forbici&Follia” da Paul
Portner, regia di Marco
Rampoldi. Max Paiella
va in scena invece dal
17 febbraio con “Il tonto
di Monte Cristo (le tont
du montcrist) con la
band The Rabbits, regia
di Francesco Brandi. Dal
3 marzo, poi, Paolo Caiazzo presenta “Benvenuti in casa Esposito” di
Paolo Caiazzo, Pino Imperatore e Alessandro
Siani, regia dello stesso
Siani.
Dal 17 marzo, ancora,
Sergio Assisi e Bianca
Guaccero saranno in scena con “Oggi sto da Dio”
, di Assisi, Gioielli, Prato,
Sabatucci, con Fabrizio Sabatucci
e Giancarlo Ratti, regia di Mauro
Mandolini.
Ma la stagione riserva ancora belle
sorprese: dal 7 aprile Emilio Solfrizzi
presenta “Sarto per signora” di Georges Feydeau, regia di Valerio Binasco, mentre dal 28 aprile Marco
Columbro e Gaia De Laurentis vanno in scena con “Alla stessa ora il
prossimo anno” di Bernard Slade,
traduzione ed adattamento di Nino
Marino, regia di Giovanni De Feudis.
Per finire, dal 12 maggio Nicola Pistoia e Paolo Triestino presentano
“Scacco Pazzo”, scritto e diretto da
Vittorio Franceschi, con Elisabetta
de Vito.
SPETTACOLI A INGRESSO LIBERO NELLA SPLENDIDA CORNICE STORICA DEL COMUNE LAZIALE
Ammiraglia torna in scena a Fiano Romano
Fino a domani, serate all’aperto nel Castello Ducale: è la settima edizione del “Festival del Teatro”
l Festival del Teatro di Fiano Romano giunge alla sua settima
edizione: organizzato dall’associazione culturale “Scintilla”, con la
direzione artistica del regista ed attore Ercole Ammiraglia, porta in scena tre spettacoli ad ingresso libero.
Splendida la cornice in cui si svolge
l’evento, il consueto scorcio storico
del Castello Ducale della cittadina
in provincia di Roma. Al termine del
Festival, quest’anno sarà premiato
l’attore e regista Alberto Di Stasio.
L’appuntamento è per le ore 21,30.
Ieri sera è andato in scena lo spettacolo “E basta co’ ‘sto Shakespeare”,
commedia scritta e diretta da Enzo
I
Masci, con la compagnia BracciSchneider, mentre questa sera il
cartellone prevede “Le bugie con
le gambe lunghe” di Eduardo De
Filippo, la regia è di Angelo Grieco
e la compagnia è “Insieme per
caso”. L’appuntamento per domani
sera invece è con la commedia “Rumors” di Neil Simon, adattata e diretta
dallo stesso direttore Ercole Ammiraglia che porta in scena la Compagnia Teatrale intitolata al compianto
Aldo Fabrizi, una realtà culturale
del territorio che continua a ricevere
consensi ed attenzione.
Giunta al suo settimo anno, la rassegna è ormai un appuntamento fisso
ed atteso, garanzia di buon teatro e
di serate all’insegna della cultura e
del talento. Il direttore Ammiraglia,
raggiunto già nella scorsa edizione
del Festival dal Giornale d’Italia, si
era detto fiero del lavoro svolto, perché “le cose belle si possono fare
anche fuori del Raccordo Anulare”.
Rivalutazione dunque del territorio,
alla base di questa scelta coraggiosa
ed appassionata di restare vicini alle
origini e alle bellezze delle realtà
artistiche anche locali. Che spesso,
come in questo caso, non hanno
nulla da invidiare alle realtà culturali
delle grandi città.
em
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Sabato 28 giugno 2014
Cultura
L’AMORE, LA MATEMATICA, LE VITE DEGLI ALTRI: LE MILLE SORPRESE DEL NUOVO LIBRO DI CHIARA VALERIO
Un almanacco contro la miseria narrativa
di Igor Traboni
e cercavate un bel libro da
portare in spiaggia (sotto l’ombrellone però, perché poi la
lettura vi prenderà così tanto
da farvi dimenticare il solleone), fermate pure le ricerche: ecco
“Almanacco del giorno prima” di
Chiara Valerio (Einaudi, 20 euro). Se
cercavate il miglior romanzo della stagione (non solo estiva, of course), il
consiglio è sempre lo stesso, perché
qui la Valerio ha moltiplicato le belle
cose che già ci aveva regalato - a proposito di sole e mare - con “Spiaggia
libera tutti”, uscito nel 2010 nella collana
Contromano di Laterza.
Altro e ultimo prologo: Chiara è persona adorabile, che conosciamo, eppure questo non ci fa velo, così come
- di converso - il fatto che sia distante
mille miglia dal nostro mondo (è redattore di Nuovi Argomenti e scrive
sull’Unità).
Questo “Almanacco” è un buon libro.
Punto. E di questo vogliamo parlare.
La storia dipanata dalla Valerio è quella
di Alessio Medrano, cognome circense
non a caso, che della vita sua fa una
scommessa perenne, mentre della
vita altrui ha deciso di farne un lavoro,
il suo. Alessio è un broker di quelli un
po’ strambi (posto che ne esistano di
savi, ma questo è un altro discorso)
che va in giro ad acquistare assicurazioni altrui, di quelle sulla vita. Che
uno magari non può più permettersi
di continuare a pagare il rateo, va alla
riscossione e rischia di prendere pochino, ma poi spunta Alessio (o il suo
formidabile amico Janak, altro ritratto
di questo libro che da solo vale… un
altro libro) e le compra, investendo
S
sull’ulteriore durata di vita di quel soggetto, per farne un fondo finanziario.
“Io vendo Bond, Death Bond”, si presenta Medrano. Ma nessuno ride o
sorride alla battuta, triste segno dei
tempi.
Attraverso le vite altrui, in alcuni casi
appena abbozzate (come in effetti lo
sono tante vite ) il protagonista prova
a (ri)disegnare la sua di vita. E un po’
la nostra. La lente di ingrandimento di
Medrano è la matematica: figlio di
due matematici, Alessio gioca a nascondino con i numeri e proietta il lettore, che nulla sa di questo mondo, in
un linguaggio nuovo, inedito, perché
“la matematica è un
linguaggio, non è
scienza”, scrive Chiara-Alessio. E – a proposito di numeri – fa
tombola, come dimostra la passione nel seguire certi ragionamenti e calcoli anche
da parte del povero
recensore, preclaro
esempio di un 4 fisso
(2 all’orale, altrettanto allo scritto) nella
matematica scolastica. E ancora: “Le
persone hanno paura della matematica
perché hanno paura dei numeri, per-
ché i numeri ordinano il possesso,
che non è un atto,
ma una conquista.
Essere qualcosa,
qualcuno. Avere
qualcosa o qualcuno”.
Dalla matematica
all’economia il passo è breve. Nel libro
se ne parla, senza
discettarne inutilmente, perché “L’altrove, come ha scritto Gertrude Stein,
non è un luogo. E io aggiungo È il
mercato”, scrive ancora Chiara-Alessio
in un fraseggiare che di continuo fa
anche blocco alla punteggiatura, asserragliando per questo, una volta
di più, il lettore dentro la scrittura e
le pagine.
Ma è anche un libro che, snocciolando
le 24 ore del protagonista prima di
presentare il suo fondo finanziario
(ecco anche il senso del titolo) non
può fare a meno dell’amore, reso
presente da Elena, l’amata del protagonista: “Elena? Mondo. Non Elena?
Sbiadito. Elena? Fiori. Non Elena?
Appassiti”.
L’amore che è un po’ un quiz in
questo libro, come quello del conduttore del gioco a premi interiore
che fa capolino tra le pagine e le
esperienze di Alessio e che, al rullo
dei tamburi, arriverà ad urlargli “E
ora… da capo!, tanto non è mai la
stessa cosa”
A voler trovare il pelo nell’uovo, del
romanzo della Valerio poco ci piace
quel “dio” ripetuto più volte con la
minuscola, quasi ostentato neanche
Repubblica scrivesse del ‘papa’ se
non c’è di mezzo Scalfari. Anche se
poi una spiegazione Chiara la fornisce
nelle “note” in fondo al libro, facendosi
accompagnare da Giorgio Manganelli.
E non vi diremo cos’è, per non svelare
il piacere di queste due paginette
(detto mica in senso spregiativo) che
in effetti sono un compendio del libro,
come un altro capitolo. Come quel
“domani accadrà” che è l’ultimo capitolo effettivo del libro. Altre due
dense paginette. E che non accada
come pure capita ad Alessio: “La gente
dimentica la storia e non legge abbastanza, e il risultato è un’immensa miseria narrativa”.
L’esatto opposto di questo libro.