CIAO LILLI

Aprile 2014 - N. 143
PERIODICO DEL C.U.S.I.
FONDATO NEL 1951 DA ALDO DE MARTINO
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(CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PARMA
CIAO LILLI
Le tue idee per sempre
Sport Universitario
N. 143 - Aprile 2014
C.U.S.I.
(Centro Universitario Sportivo Italiano)
Sede: Roma - Via Brofferio, 7
Tel. (06) 37.22.206 fax (06) 37.24.479
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Lorenzo Lentini
Vice Presidente:
Artemio Carra.
Consiglio Federale: Nicola Aprile,
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Elio Cosentino, Riccardo D’Elicio, Mario Di Marco,
Carlo Dolfi, Francesco Franceschetti, Gianni Ippolito,
Romano Isler, Piero Jaci, Eugenio Meschi,
Giacomo Zanni.
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Collegio Sindacale: Danilo Zantedeschi - Presidente
Collegio dei Probiviri: Enrico Bordi - Presidente
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Lilli, Amico mio
Lettera di Antonio Dima al Presidente Leonardo Coiana
C
iao Presidente Coiana,
ti voglio scrivere con
molta semplicità due o
tre cose che non ho avuto
occasione di dirti. Ci sono giorni che mai vorresti
arrivassero e persone di cui non
immagini nemmeno di privarti. Per
me sei stato un maestro, una guida
imprescindibile. La tua grandezza
stava anche nel tuo saper essere
intransigente ed al tempo stesso
comprensivo. Quante discussioni
sono state stemperate dal tuo
sorriso, quanti confronti duri si
sono risolti in una stretta di mano,
in un abbraccio. Non sto qui a
ricordare quanto tu abbia fatto a
beneficio del Cusi e del movimento
sportivo universitario del nostro
Paese. Gli ideali in cui credevi e le
battaglie che hai portato avanti sono
noti a tutti. La tua biografia è ricca
di tanti capitoli luminosi e parla
chiaro.
Ho avuto dapprima la ventura di
conoscerti per il lavoro e poi il
privilegio di essere tuo amico per il
legame d’intesa che immediatamente
e naturalmente si è instaurato tra di
noi.
Lealtà, schiettezza, stima,
lungimiranza, sincerità e coerenza i
pilastri del nostro rapporto.
Il vuoto della tua assenza fisica
è colmato dalla pienezza dei tuoi
insegnamenti, il dolore è lenito dalla
soddisfazione per le tante conquiste
realizzate insieme e lo smarrimento
è fugato dall’impegno verso le tante
cose che mi hai lasciato il compito di
portare a compimento.
Ho avuto il privilegio di conoscere le
tue qualità, la tua forza e proprio per
il rispetto che ti devo cercherò di fare
un modello del tuo ricordo.
Il ricordo è importante. Si dice che
non si muore davvero fino a quando
qualcuno dedica un momento al
tuo ricordo. Io penso che la nostra
mente si difenda dall’insopportabile
sofferenza della separazione dagli
affetti, selezionando e fissando in
modo indelebile la memoria degli
episodi sereni trascorsi insieme,
di quella microstoria positiva che
appartiene a tutti, anche ai grandi
come te. Io non ti dimenticherò.
Con me ti salutano Angelo, Antonella,
Emanuele, Yuri, Massimo e Paolo.
Ciao Lilli, Amico mio.
Antonio
Il presidente Coiana all’Universiade di Kazan con Antonio Dima e Marcello Vasapollo.
2
L’annuncio della Fisu e dell’Ansa al mondo sportivo universitario
LAUSANNE – With the death of
CUSI President Leonardo Coiana,
FISU has lost a faithful friend and
an enthusiastic collaborator.
It is with great sadness indeed
that we learned of the passing of
Leonardo Coiana, which occurred
this morning, 11 February
following a long illness.
Born in 1937 in Cagliari, Italy,
Leonardo Coiana was a well-known
surgeon, specialised in sports
medicine. He was also a member
of UNESCO’s ‘Sport and Culture
Commission and a member of
the Anti-Doping Committee of the
Italian Ministry of Health.
Leonardo had an immense sports
experience in general and of
university sport in particular. Italian
University Football Champion in
1957 and 1959, Leonardo was a
member of the Italian ‘Sport for All’
Commission. He also served on the
Italian Council of Sports Medicine.
Six times he headed the medical
staff of the Italian Team at the
Olympics. But it is his Universiade
honor roll which is the most
impressive. He headed the Italian
delegation at more
than 40 Universiades!
He was Acting
President of CUSI,
the Italian University
Sports Federation, one
of the most dynamic
member associations
of FISU. He was also
the FISU technical
delegate for golf
from 1991 to 2011
and currently chaired
of the FISU Sports
Regulations Committee
(CRS) since his
appointment in 2011.
Rest in peace ‘Lilli’, the
FISU Family already
misses you...
Y. Dufour, Editor-in-Chief
(ANSA) -Cagliari 11 febbraio – È morto il medico sportivo Leonardo Coiana,
76 anni, uno dei più grandi dirigenti dello sport italiano e presidente nazionale del
Centro Universitario Sportivo Italiano. È stato anche coordinatore sanitario di otto
Olimpiadi (da Città del Messico ‘68 a Barcellona ‘92) e di quaranta Universiadi(27
estive, 13 invernali). Responsabile anche dello staff medico del Cagliari Calcio,
lo fu per vent’anni anche della Fidal nazionale ed uno dei padri fondatori del Cus
Cagliari, di cui era vicepresidente.
3
Un grande Presidente per il Cusi, per noi tutti
di Lorenzo Lentini
C
i sono persone che parlano,
ci sono persone che
agiscono.
Lui, Leonardo Coiana,
appunto, rientra nella categoria di chi
agiva.
Molto impegnato nella sua
professione di medico, ma soprattutto
nelle sue due grandi passioni: lo
Sport e la Medicina Sportiva.
Due poli che si sono intrecciati,
quotidianamente, nel suo ideale di
vita.
La notizia, ieri, della sua scomparsa.
Per un attimo, un senso di vuoto.
Poi, subito dopo, antichi e nuovi
ricordi.
Il mio incontro, negli anni ’80, con la
figura di Carlo Merola, a Salerno, che
mi avvicinò, con grande timore, alla
grande famiglia dei NEBIOLO, degli
SCARPIELLO, dei LOJACONO.
Carlo Merola fu il primo che mi parlò
di Lui, il dott. Leonardo Coiana,
con grande rispetto delle Sue doti
professionali e del sano realismo,
nella guida delle istituzioni.
Lo conobbi a Cagliari, durante
il I congresso, a cui presi parte,
come osservatore, nel mio ruolo di
Commissario del Cus Salerno.
Carlo, avevi ragione.
Lilli Coiana sin dal lontano 1995, è
L’ultimo Lilli, quello sofferente
dell’Universiade, mentre tifa
per Nenzi a Baselga di Pinè
con Zanda, Ippolito e D’Elicio.
stato un grande Presidente, per il
CUSI, per noi tutti.
Caparbio, riservato, di grande
equilibrio era un vero conoscitore
dell’uomo dei suoi pregi, perché no,
delle Sue debolezze.
Egli ha saputo guidare il CUSI e noi
tutti rivestendo innumerevoli cariche
in ambito Nazionale ed Internazionale,
in una profonda epoca di crisi,
tenendo la barra del timone “dritta”!
È vero Lilli, occorre tenacia,
perseveranza, fatti e, soprattutto,
spirito di sacrificio, verso l’Istituzione
che rappresentiamo.
4
Se dopo oltre 60 anni, lo Sport
Universitario esiste, Amici tutti,
credetemi , lo dobbiamo soprattutto
a Lui, alla Sua forza di coesione,
alla Sua tenacia, anche per superare
alcune sconfitte, che la vita
quotidianamente ci riserva.
Ignazio Lojacono ha fondato i
pilastri della disciplina dello Sport
Universitario, nel nostro Paese.
Primo Nebiolo, ha riunito lo Sport
Universitario nella FISU.
Leonardo Coiana un condottiero
fiero e silenzioso che ha traghettato il
CUSI nel buio di una crisi finanziaria
e di ideali senza precedenti, nel terzo
millennio.
Non è stato facile.
A Lui il merito della nostra riforma
statutaria, la riorganizzazione
strutturale del CUSI, che ci ha
consentito di superare crisi di sistema
dei CUS, senza precedenti.
A Lui, ancora la nuova era del CUSI
l’accordo con la CRUI il nuovo corso
di rapporti con il CONI ed il suo
Presidente Giovanni Malagò, che
lui ha voluto fortemente, insieme
all’amico del CUSI, oggi Segretario
Generale del CONI Roberto Fabbricini.
A Lui la recente costituzione della
Fondazione CUSI.
A Lui le ultime Universiadi Invernali di
Trento, durante le quali, nonostante
Coiana con i suoi fedelissimi vice presidenti, Carra e Lentini.
5
un precario stato di salute, con
fierezza e dignità, ha continuato a
svolgere il suo ruolo Istituzionale,
incurante delle dolorose applicazioni
terapeutiche.
Grazie Lilli Ti siamo grati!
Durante la Tua vita sei stato un
grande uomo di Sport e del CUSI.
Una guida continua, che ha
“costruito” una nuova classe di
Dirigenti dello Sport Universitario del
nostro Paese.
Siamo certi che da lì continuerai a
guidarci, nel nostro faticoso percorso,
attraverso il solco che hai tracciato,
nella realtà sportiva universitaria ma
soprattutto nell’animo di tutti noi
e di quanti Ti hanno conosciuto ed
apprezzato.
Ecco perché, cari amici, abbiamo
il dovere di continuare, per non
disgregare quei valori di unione,
coesione, solidarietà che Lilli, prima
di tutti, ci ha tramandati.
Occorre fermamente credere,
anticipando eventi e destino, come
ha saputo fare solo Lui, il Grande
Leonardo Coiana, con impegno e
caparbietà, senza paura, mai di nulla,
nemmeno della morte!
Ed allora, occorre andare avanti,
verso il futuro uniti, insieme.
Questo il suo testamento morale,
che tutti noi raccogliamo, con
orgoglio, insieme alla Sua famiglia,
intorno alla quale ci stringiamo,
nella piena consapevolezza di una
grande eredità Spirituale.
Il messaggio al Cusi
del Rettore Attaianese
Ricordiamolo
proseguendo
il suo lavoro
Carissimo Antonio,
al di la dei messaggi istituzionali
di cordoglio, volevo testimoniare
a te e a tutto il CUSI la tristezza e
il dolore che provo, come persona
prima ancora che come Rettore.
Conoscevo non da molto
Leonardo ma ho avuto modo
di apprezzare le Sue grandi doti
umane, la Sua capacità gestionale,
la Sua passione, il Suo impegno
per la crescita del suo movimento
sportivo universitario da cui sono
stato contagiato e che ho finito
con il condividere in pieno.
È sicuramente un giorno triste per
lo Sport Universitario, ma sono
sicuro che proseguire il lavoro
di Leonardo costituirà il modo
migliore per ricordarlo come
merita e per raggiungere nuovi
importanti traguardi.
Con stima e affetto.
Ciro Attaianese
(Rettore di Cassino)
Il suo testamento spirituale nelle ultime giornate dell’Universiade
Il Cusi è promotore degli eventi
U
n inaspettato nervosismo,
dovuto sicuramente al male
che l’affligeva – in retrospettiva
molto premonitore – ha
caratterizzato le ultime giornate del
presidente Leonardo Coiana nelle
giornate dell’Universiade. Ma non si
è mai arreso anche se qualcuno lo ha
spesso invitato a riposarsi. Era con noi
anche nella giornata conclusiva delle gare
a tifare per Pellegrin, a sperare invano nel
podio per il giovane fondista invece del
cucchiaio di legno. Così come a Baselga
di Pinè aveva gioito per Nenzi, per la sua
collezione di medaglie, per le fiammate
azzurre sul ghiaccio.
Nel corso delle due interviste, ha
posto l’accento ripetutamente su una
frase di cui ora si capisce a fondo il
significato anche se poteva sembrare
l’espressione di un malcontento che
serpeggiava nella delegazione del Cusi.
“Noi del Cusi – aveva detto e ripetuto –
siamo promotori dell’evento e garanti
a livello italiano quindi non possiamo
essere in sintonia con chi vorrebbe
ignorarci. Certe lezioni del passato non
dovrebbero essere dimenticate”. Era
dall’inviato Giorgio Gandolfi
chiaro il riferimento all’Universiade di
Tarvisio dove gli organizzatori avevano
corso praticamente da soli pur avendo
a disposizione dirigenti esperti come
quelli del Cusi. Un riferimento anche a
quanto emerso dal Convegno di Rovereto
con intendimenti che travalicavano
certi compiti istituzionali dell’Università
trentina. “Se l’Universiade è stata
assegnata a Trento è perchè noi siamo
stati garanti nei confronti della Fisu che
riconosce soltanto il Cusi e la nostra
organizzazione”.
Parole ben chiare anche a chi non
volesse intendere considerato quanto
era successo in precedenza. Sono parole
precise, dette con fermezza nonostante
il dolore che negli ultimi tempi aveva
scavato il suo volto facendogli perdere
quella serenità che l’ha sempre
contraddistinto soprattutto nei momenti
difficili – che non sono mancati nei suoi
vent’anni di conduzione – facendogli
prendere ugualmente e puntualmente le
decisioni giuste.
Il suo testamento è chiaro: Quando si
parla di Sport Universitario si parla
soltanto di Cusi e viceversa.
6
Il maestrale l’ha accompagnato nell’ultimo viaggio
La sfida con la malattia nel racconto di Mario Frongia
Il viaggio per salutare la figlia in America
quindi l’Universiade e poi il ricovero.
U
Un formicolio alle gambe.
Fastidioso. Ma poco
preoccupante. Leonardo
Coiana era fiducioso. Lottava
da tempo con un tumore. Sapeva che
sarebbe stata una delle sue partite più
complesse. “Combatto. Vedremo chi
ha la pelle più dura” si era lasciato
sfuggire con un mezzo sorriso lo scorso
novembre, nel ricevere il premio alla
carriera donatogli dall’Ussi Sardegna.
Poi, il salto alle Universiadi. E il viaggio
a Miami, dalla figlia. Quindi, il forfait
all’inaugurazione dell’anno accademico
dell’ateneo di Cagliari. Il rientro in città
è un incipit imprevisto e amaro. Lo
ricoverano nel reparto di neurologia
dell’Azienda Brotzu. È il suo ultimo
passaggio. Sta qualche piano più
su del figlio Nicola, ortopedico. E a
qualche rampa di scale dalla fisiatria,
disciplina che nell’isola lo vede come
indiscusso pioniere, teatro di uno
dei suoi più affezionati allievi, Pietro
Braina. Forse, questi collegamenti
sono connessi da un filo invisibile.
Lilli, come lo chiamavano amici,
conoscenti e colleghi, se ne è andato
7
in una soleggiata mattinata di febbraio.
Il maestrale l’ha accompagnato alla
chiesetta di San Luca, Margine Rosso,
versante orientale del Poetto sulla
litoranea per Villasimius. Aveva 76 anni.
E una passione illuminata per lo sport
che andrebbe inserita nei manuali di
formazione di quanti si avvicinano, a
qualsiasi titolo, a campi, piste, pedane
e palestre. Il Cus Cagliari, di cui era
vicepresidente e fondatore, ha reso al
numero uno del Cusi onori e rispetto. Gli
uni e l’altro, meritati con gli interessi. Le
ragazze della A1 di basket, le delegazioni
di calcio, hockey, scherma, atletica,
tennis e canoa si sono strette attorno
all’uomo che appena tre giorni prima
di andarsene ha chiamato Marcello
Vasapollo, dirigente della pallacanestro
rossoblù per sapere lo score
dell’ultimo match. Sulle vicissitudini
del Cagliari, la telefonata a Stefano
Arrica. I suoi ragazzi. Sport, politica,
amministrazione. Lilli Coiana, ha sempre
preferito metter mano e faccia nelle
cose che seguiva. Non a caso, anche
dal mondo imprenditoriale, associativo
e della riabilitazione hanno fatto la fila
per portargli un saluto. Tra i tanti, il
collega medico e socio di tante remate,
Oreste Murgia, l’ex assessore regionale
Domenico Pili, i politici Emilio Floris,
Mauro Pili, Piergiorgio Massidda. In
omaggio alla salma del presidentissimo
anche i numeri uno dell’Ordine dei
medici e del Coni Sardegna, Raimondo
Ibba e Gianfranco Fara. Una cornice
commossa e partecipata. Con i
presidenti dei Cus e i consiglieri Cusi
in prima fila. Tra questi, alle spalle di
Franco Arese e Adriano Rossi (affranto
e incredulo per la scomparsa di un
compagno di innumerevoli battaglie),
Antonio Dima: segretario generale
ma soprattutto fidato collaboratore.
Da Sochi il messaggio di un altro
fraterno compagno di viaggio, Roberto
Fabbricini. Con Lilli, il braccio destro
di Malagò ha condiviso pagine
importanti dello sport tricolore.
Addolorati i vicepresidenti del Coni,
Luciano Bonfiglio e del Cusi, Lorenzo
Lentini e Artemio Carra. Sconforto e
amarezza dai tanti dirigenti. Con in testa
il sassarese Gianni Ippolito, Mauro
Nasciuti (Genova) e Riccardo Delicio
(Torino). Figure e personalità di pregio.
Ma anche tanti sconosciuti, operai,
artigiani, tecnici e specializzandi, che
lo avevano apprezzato per bonomia e
spigliatezza. La chiesetta di San Luca ha
ospitato anche il rettore dell’ateneo di
LENTINI PRESIDENTE AD INTERIM
A MAGGIO ASSEMBLEA A CASSINO
Il Consiglio Federale, convocato a Roma, dopo la scomparsa di Lilli Coiana,
ha ratificato l’elezione del vice presidente vicario Lorenzo Lentini alla
presidenza. Nel corso dell’Assemblea Federale del Cusi già convocata per il 10
maggio a Cassino si avrà il rinnovo di tutte le cariche sociali a completamento
del quadriennio.
Cagliari, Giovanni Melis. A pochi passi
dal feretro, i familiari. Il figlio Nicola
con moglie e figli: i nipoti Leonardo Jr,
Francesco e Margherita, vero e proprio
tesoro di un nonno che solo con loro si
ritrovava a ricacciare indietro lacrime di
gioia. Lilli ha detto addio circondato dai
tanti che gli volevano bene. Viene facile
immaginarlo con un fugace sorriso.
Una smorfia sornione e pratica. Sintesi
e azione al tempo stesso. Capace di
individuare il traguardo, le fatiche per
raggiungerlo, la rabbia per dover lottare
contro burocrazie e mulini a vento:
detestava protocollo e zelo fuori luogo.
“Se pensano di darmi una scrivania e
una cravatta si sbagliano di grosso” lo
spot appena salito sulla poltrona del
Cusi. Aveva ragione, si sono sbagliati.
Con alle spalle otto Olimpiadi, da Città
del Messico ’68 a Barcellona ’92,
27 Universiadi estive e 13 invernali
da coordinatore sanitario, Leonardo
Coiana sapeva di sport e medicina
come pochi. Si muoveva rapido e
diretto. Era innamorato di un ambiente
calamitante come pochi. Il feeling con
il profumo del campo e della pista
erano per lui un elisir portentoso. Ha
lasciato a testa alta. Così come aveva
fatto al fianco dei pazienti prima, degli
atleti poi. È stato anche responsabile
medico della Fidal e del Cagliari calcio:
“Massimo, ti voglio bene, ma se vuoi
fare a modo tuo, me ne vado” il suo
saluto a Cellino. Risoluto, concreto,
di modi spicci. Amava tenere rapporti
trasversali: “È da stupidi pensare di
essere indispensabili”. Relazioni a 360
gradi, apertura verso l’innovazione e
gli studenti (“È folle che solo in Italia
lo sport negli atenei venga considerato
così poco”), capace di tessere tele di
alto profilo. Ad esempio, andava fiero
della Fondazione Cusi. Nel board, da
lui delineato e sostenuto dal ministro
dell’Istruzione, università e ricerca,
Maria Chiara Carrozza, l’ex ministro e
già presidente del Coni, Mario Pescante,
Pasquale De Lise, presidente emerito
Corte Costituzionale e Francesco
Profumo, ex rettore a Torino. La
Fondazione è stata l’ultima opera di
Coiana da numero uno di 50 Cus e
400mila tesserati. Buon amico del
presidente del Coni, Giovanni Malagò
DALLA FISU IL SALUTO
DI ERIC SAINTROND
A Lilli,
Sei partito come sempre con il passo
pesanti e le mani in tasca.
Sei partito come probabilmente hai
voluto, come sempre, senza ascoltare
i consigli di chi ti stava vicino
Sei partito e malgrado ciò sei sempre
vicino a me, come se solo il tuo corpo
avesse raggiunto l’al di là.
Sento ancora la tua voce e la tua
risata, una voce che non si dimentica,
una voce che non si può dimenticare
Sento ancora le tue guance e la tua
barba ruvida che mi abbracciano e
nello stesso tempo mi graffiano
Una barba ruvida come te e delle
guance morbide come te
Perché tu avevi la ruvidezza delle
(intenso il suo telegramma da Sochi),
era riuscito a recuperare risorse anche
in tempi di allarme finanziario. “Lo
sport è questione di cultura e benessere
fisico. Senza, si rimane più poveri e
deboli”. Da qui, il sostegno particolare
ai centri sportivi del Meridione e agli
atenei di Cagliari e Sassari. Aiutava gli
atleti meritevoli e i dirigenti lungimiranti
e capaci di organizzare senza frignare
attività ed eventi. “Anche il dottor Coiana
aveva debolezze e fragilità. Quelle di tutti
noi. Ma – ha sintetizzato il parroco –
sapeva elevare attenzioni e sensibilità”.
Specializzato in chirurgia, fisiatria,
pietre della
Barbagia e la
dolcezza dell’olio
che sgorga dalla Tonda
E non hai mai tentato di dissimulare
ne la forza delle tue idee, ne la
saggezza del tuo pensiero, ne la
bellezza del tuo cuore.
Per me sei e sarai sempre Lilli,
l’amico che se ne è andato con il
passo pesante e le mani in tasca
Senza nemmeno girarti indietro
Buona strada Lilli
Eric Saintrond*
Bruxelles, 11 gennaio 2014
* Segretario generale della Fisu
medicina dello sport e ortopedia,
Lilli è stato festeggiato dall’Ordine
dei medici nel maggio 2013 per aver
centrato mezzo secolo di medicina. “Lo
sportivo che bara danneggia se stesso
e l’ambiente” ripeteva. Non a caso
aveva fatto parte della Commissione
antidoping del ministero della Salute,
fautore del regolamento attuativo. Ha
lasciato con orgoglio. Sulla scrivania
le carte dei Campionati universitari
in programma fra tre mesi a Milano.
Lo sport universitario perde un suo
patrimonio. Sarebbe un peccato farsi
sfuggire una lezione robusta ed efficace.
8
Nenzi
Borghetti
L’Italia del Cusi ha fatto tredici
sulle nevi trentine
MALAGO’
A PAVIA
CUSSINO
AD HONOREM
Cazzaniga
Il ringraziamento di Gallien a Coiana
e la conferma della sinergia Cusi-Coni
nel convegno di Rovereto
di Francis Cirianni
I
n concomitanza con l’apertura
dell’Universiade si è svolto
un convegno internazionale
“University sport: inspiring
innovation” con tema conduttore
lLinnovazione legata alla Sport
Universitario. Numerose presentazioni
di professionisti e sportivi dell’area
trentina oltre a relatori provenienti da Atenei italiani e non, della Fisu, del Cusi del Coni, dei Ministeri e di istituti di
ricerca nazionali ed internazionali. Se
nella prima giornata le sessioni sono
state prevalentemente tecnico sportive,
nella seconda parte vi sono stati gli
interventi che maggiormente si sono
soffermati sulla politica dello sport
universitario.
I lavori sono stati aperti dall’intervento
del Presidente della Crui, il professor
Stefano Paleari che ha prodotto una
lecture tanto interessante quanto
azzeccata sui luoghi di incontro dello
sport e dello studio universitario, il
virtuoso prodotto della contaminazione
tra il mondo accademico ed il mondo
sportivo. Dalla esposizione del prof
Paleari la ripetizione
dei valori sportivi
nell’Università, emergono quale propulsore per
il sistema universitario italiano
nell’accreditamento negli scenari
internazionali, sia per la ricerca che per
la qualificazione dei nostri studenti.
L’approccio nell’intervento, da bravo
ingegnere è sistemico e sistematico,
e con linearità conduce all’assioma
“impegno nello sport = risultati nella
vita” e mostra tutti i presupposti di
una tendenza della leadership del
parlamentino dei rettori verso una
importante apertura verso lo sport per
gli universitari.
Da parte sua,Pasquale De Lise,
presidente emerito del Consiglio
di Stato e presidente del Comitato
Tecnico Scientifico della Fondazione
Cusi, ha esposto gli aspetti giuridici
entro cui è cresciuto e si è fortificato
nell’ordinamento legislativo
repubblicano lo sport universitario,
presentando, come solo un maestro
del diritto sa fare, con semplicità e
aspetti altrimenti complessi ad un
profano della dottrina.
I lavori sono stati conclusi con
l’intervento del Presidente Galien, che
ha ricordato che se il motto di questa
universiade è “inspired by U”, la lettera
U può ben stare per Universiade,
Università, Universalità e… perché
no... giovinezza (yoUth)! Galien ha
ringraziato il Presidente Leonardo
Coiana, artefice di questa Universiade
in Italia, ricordando che senza il suo
impegno l’Universiade non si sarebbe
potuta realizzare.
Il ringraziamento del Presidente della
Fisu è andato anche agli organizzatori
locali, l’amministrazione Provinciale
di Trento ed i suoi dipendenti, il
comune e l’Università di Trento nonchè
tutti i volontari che sono intervenuti
contribuendo con energie ed impegno
alla riuscita della manifestazione
goliardica.
In conclusione le riflessioni del
Presidente Coiana, e del Presidente del
Coni Malagò, arrivato con il segretario
generale Roberto Fabbricini insieme
alla torcia. Il Presidente Malagò non
ha mancato anche in questa sede
di ripetere il suo impegno per la
diffusione e la promozione dello sport,
e la vicinanza di intenti e di finalità con
il Cusi e con lo sport universitario.
E anche se non fosse stato scandito
a chiare lettere, la presenza del
Presidente e del Segretario Generale
del CONI all’Universiade è stata una
testimonianza lampante della sinergia
che si vive oggi tra Coni e Cusi.
10
Un documento punto di partenza per l’allenza “Sport-Università”
I
grandi eventi sportivi come acceleratore
di sviluppo per i territori che li ospitano:
questo il messaggio della conferenza
internazionale di Roverto su Sport e
innovazione, come ha sottolineato il presidente
della Crui, Stefano Paleari: “Lo sport è un
linguaggio universale, ha un valore sociale ed
economico. Può essere fonte di ispirazione per
la ricerca e spingere l’innovazione in un’ottica
interdisciplinare e una forte propensione al
trasferimento tecnologico”. Da tutto questo la
base del documento sottoscritto dallo stesso
Paleari, da quello della Fisu, Claude-Louis
Gallien, dal direttore dell’Ufficio Sport della
Presidenza del Consiglio, Giovanni Panebianco,
quindi dal presidente del Coni, Giovanni Malagò,
il presidente del Cusi, Leonardo Coiana, la
rettrice dell’Università di Trento, Daria De Pretis
e il presidente dell’ateneo triestino, nonchè
presidente del Comitato d’onore dell’Universiade,
Innocenzo Cipolletta.
Da sinistra, il presidente della Crui,
professor Stefano Paleari, il presidente
Fisu, Gallien e la torcia dell’Universiade
presenti Coiana e gli altri delegati ,
quindi il dirigente francese col Rettore
De Pretis e il professor Paolo Bouquet,
animatore della manifestazione.
Il documento intende attivare un gruppo di lavoro
per dare voce alla nuova alleanza tra sport e
università e poggerà su due livelli. Da un lato
intende promuovere una forte connessione con
il mondo industriale e imprenditoriale. Dall’altro,
a livello accademico, farà leva sulle Università
affinchè promuovano programmi di doppia
carriera per i giovani studenti-atleti e sfruttino
lo sport ed il sistena ad esso collegati come
strumento efficace di educazione e come spunto
per l’innovazione nella ricerca. Nella dichiarazione
è infine rivolto un appello alle istituzioni pubbliche
affinchè riconoscano nello sport uno strumento
La delegazione del Cusi ed il gruppo della Fisu in senso orario:
Leonardo Coiana, Antonio Dima, Artemio Carra (Comitato organizzatore)
Mauro Nasciuti (Fisu) Riccardo D’Elicio (capo delegazione) Gianni
Ippolito e Francesco Franceschetti vice capi delegazione, Francis
Cirianni, Gianfranco Beltrami (direttore sanitario) Eugenio Meschi (Fisu)
Francesco Bizzarri, Davide D’Elicio, Franco Zanda e Marco Nasciuti
medici; Nazzareno Rocchetti fisioterapista, Massimo Buccini, Peppino
Minervini, Angelo Orsillo, segreteria e Giorgio Gandolfi, ufficio stampa.
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utile per affrontare alcune delle grandi sfide
sociali del 21° secolo, come l’invecchiamento
della popolazione, l’obesità, l’immigrazione, la
poverà e la sostenibilità ambientale.
“La competizione fra le Università – ha aggiunto
Paleari – avrebbe molto da imparare dallo sport,
a cominciare dal rispetto delle regole e dallo
spirito di squadra. In effetti fra sport, ricerca
e università ci sono molti parallelismi: basta
pensare al concetto di record che si ispira a
qualcosa che non è mai stato fatto prima o
alla competizione che nello sport ha regole e
arbitri che possono dare una missione a chi
vince e chi perde. Questo
forse è ciò su cui si può
lavorare di più e che lo sport
insegna: anche nel mondo
dell’università non può
esserci competizione se non
ci sono regole condivise.
Gli accademici, così come
gli atleti, sono sempre alla
ricerca di qualcosa che li
stimoli. Per loro, come gli
atleti, l’importanteè fare
rete”.
Luci (tante) ed ombre dell’Universiade trentina
di Mauro Nasciuti
L
a lettera “T” come comune
denominatore: dopo Tarvisio
e Torino, Trento. O meglio, il
Trentino, con i suoi scenari
mozzafiato. Per la terza volta in pochi
anni l’Italia ha avuto l’onore di ospitare
le Universiadi invernali. Il marchio del
Trentino è garanzia di successo, e non
ha deluso le aspettative. Successo dal
punto di vista prettamente sportivo, ma
anche da quello della partecipazione e
dell’entusiasmo. Entusiasmo degli atleti
stranieri, di certo meno abituati dei nostri
connazionali a gareggiare in una cornice
così suggestiva; ed entusiasmo del
pubblico, coinvolto e caloroso, e che ha
particolarmente apprezzato la scelta della
delegazione di conferire al pattinatore
trentino Paolo Bacchini – giunto alla
sua terza Universiade – il ruolo di
portabandiera.
Che sarebbe stata un’edizione fortunata
lo si era capito fin dalla cerimonia di
inaugurazione, celebrata l’11 dicembre
nella splendida Piazza Duomo di
Trento. Confesso di essere stato un po’
preoccupato dalla scelta della location,
pensavo che la capienza limitata fosse
un fattore limitante. Un problema
brillantemente superato grazie alle
scelte impeccabili degli organizzatori,
che hanno sistemato le Rappresentative
al centro della piazza, dopo averle fatte
sfilare nelle vie della città dando così
vita ad un festoso clima di amicizia ed
integrazione.
Dopo la bellezza della presentazione, la
manifestazione è entrata nel vivo con
la disputa delle prime gare. Siamo stati
protagonisti fin dall’inizio, smentendo le
preoccupazioni di tante persone, che nei
giorni immediatamente precedenti mi
avevano manifestato alcune perplessità
sul valore della squadra italiana. Il tredici
dicembre, in discesa libera maschile,
sono infatti arrivate – tra le altre – le
splendide prestazioni di Davide Cazzaniga
(oro) e Guglielmo Bosca (bronzo). Lo
stesso Guglielmo ha replicato il risultato
anche nella giornata successiva nella
gara di Super-G. Proprio il Super-G è
stata la disciplina che ci ha dato molte
soddisfazioni, vedendo trionfare, nella
competizione femminile, una grande
Giulia Borghetti. Insomma, molto bene
nello sci alpino (secondi solo alla Francia,
che si è presentata con una formazione
addirittura superiore a quella schierata
in Coppa Europa) e nel pattinaggio,
dove mi corre l’obbligo di sottolineare le
prestazioni, in campo maschile, di Mirko
Giacomo Nenzi, capace di portare a
casa quattro medaglie, con un oro e due
argenti nelle discipline di velocità.
Il bottino di medaglie è stato ottimo,
e non mi è quindi possibile citare tutti
FOTO SPORT UNIVERSITARIO
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quelli che lo meriterebbero in questo
breve resoconto; basti pensare che
l’Italia si è piazzata al sesto posto del
medagliere, preceduta soltanto da
colossi quali Stati Uniti, Russia, Cina
e Corea. Tra i “pari grado” ha fatto
meglio di noi soltanto la Polonia, mentre
siamo stati capaci di tenere a distanza
rappresentative di assoluto livello come
Francia, Germania e Gran Bretagna.
Come sempre, dietro a questo risultato
c’è stato grandissimo aiuto da parte
delle Federazioni interessate; a questo
proposito vorrei sottolineare la
collaborazione con la Federghiaccio,
concretamente attuata grazie al prezioso
lavoro del Segretario Generale Alberto
Berto e del Vice Presidente Sergio Anesi,
che in talune circostanze è riuscito per un
attimo a distrarsi dal ruolo di Presidente
del Comitato Organizzatore. In tutte
le discipline questa collaborazione ha
portato risultati concreti, uno per tutti la
presenza di un’atleta di assoluto livello
come Valentina Marchei, che, con un
argento conquistato nel pattinaggio di
figura, non ha fatto rimpiangere l’assenza
(più che giustificata) della star Carolina
Kostner. Solo nel Curling non sono
arrivati risultati soddisfacenti, guardando
le cose da un prospettiva ottimistica
possiamo dire che non sarà difficile
fare meglio nella prossima edizione.
Per quanto riguarda l’hockey maschile,
la squadra ha sfiorato la semifinale e
si è tolta la soddisfazione di battere gli
Stati Uniti nelle gare di qualificazione,
coagulando intorno a sé entusiasmo e
partecipazione.
Stesso entusiasmo da cui è stato
circondato il fondista Mattia Pellegrin
nella gara dell’ultima giornata, quando,
sotto gli occhi dell’intera delegazione e
di un pubblico numeroso, ha sfiorato
un bronzo che sarebbe stato più che
inaspettato.
Male invece il biatholon, disciplina che
non sembra ancora essere entrate nel
DNA della nostra nazione. Così come
male lo snowboard, dove tuttavia
possiamo dire di aver schierato il miglior
elemento nello staff, il Presidente
del Cus L’Aquila Francesco Bizzarri,
apprezzatissimo dai ragazzi nella duplice
veste di medico e team leader.
Parziale delusione anche per quel che
riguarda il salto, dove le aspettative erano
di certo più alte vista la grandissima
prestazione in campo femminile della
passata edizione.
Infine, il rapporto con la FISI. Se, sia
nello sci alpino che nello sci nordico
sono stati messi a disposizione i
migliori atleti in circolazione, non
altrettanto soddisfacente può essere
considerato l’apporto ricevuto sul piano
dell’assistenza, tecnica e non. E questo
nonostante il grande contributo offertoci
dal Consigliere (e medaglia d’argento
olimpica) Gianfranco Martin. Non
temo smentita se affermo che, senza la
preziosa collaborazione del Cusi, questo
aspetto sarebbe stato deficitario.
Per chiudere e sintetizzare, un bilancio
positivo, dal punto di vista tecnico ma
non solo. Al momento di guardare il
medagliere, tutti noi non potevamo che
sorridere.
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Il “giallo” del portabandiera
di Lisa Demetz
Toccava ad Elisa Demetz l’onore di fare la portabandiera dell’Universiade quale ultima
medaglia in Turchia. Poi all’ultimo momento la notizia che l’azzurra era a Parma per dare
un esame e non intendeva rinunciare. Così nasceva il ballottaggio fra Maurizio Zandron
di Bolzano (nella foto) e Paolo Bacchini, pattinatore fiemmese che vanta una notevole
esperienza internazionale ed era alla sua quarta Universiade. Alla fine il Cusi ha optato su
di lui. Ecco l’articolo che Elisa, gentilissima, ha inviato dal Giappone, mentre era impegnata
in Coppa del mondo, a Sport Universitario.
L’
Universiade è un
bellissimo evento,
con tante nazioni
che vi partecipano:
l’atmosfera è pari ad un
mondiale.
La prima universiade alla quale
partecipai era quella di Erzurum
in Turchia nel 2011dove la
mia collega di squadra Elena
Runggaldier si era classificata
prima ed io terza, entrambe sul
podio, io col bronzo. Quest’anno
i Giochi universitari sono stati
disputati a Predazzo. Per me è
stato molto emozionante perché
ho potuto gareggiare in casa e
per di più sul trampolino dove
spesso mi alleno.
Purtroppo il periodo non era il
migliore. La stagione invernale,
15
ovvero le gare di coppa del
mondo, era appena iniziata e
considerato che faccio parte della
squadra nazionale di salto, ero
già in piena stagione. Un altro fattore al cui dovevo
tenere conto era un esame di
lingua francese all’Università di
Parma che era in programma
proprio nei giorni liberi che avevo
dal ritorno della prima coppa del
mondo a Lillehammer e l’inizio
dell’Universiade.
Il giorno precedente l’impegno
universitario, mi chiesero se ero
disponibile a fare la portabandiera
per l’Italia il giorno della
cerimonia d’apertura a Trento.
Mi sarebbe piaciuto moltissimo,
era un grande onore ma a
malincuore dovetti rinunciare
perché avevo già programmato di
dare l’esame di francese e mi ero
impegnata a fondo per ottenere
un buon punteggio. Quando si è un atleta che
gareggia in coppa del mondo e in
concomitanza si studia bisogna
essere molto organizzati. Per
me lo sport ha la priorità e poi
dopo le gare e gli allenamenti
devo programmare bene quando
studiare e quando dare gli esami. Durante l’Universiade avevo
deciso di non alloggiare in
albergo e così sono rimasta
a casa mia che si trova in Val
Gardena e dista 45 minuti da
Predazzo, per recuperare bene
dopo gli allenamenti e per non
pensare troppo al salto.
Nella gara individuale mi
sono classificata al settimo
posto, sono contenta con
questo risultato perchè il
livello era molto alto in quanto
gareggiavano tante ragazze della
coppa del mondo e anche perché
torno da un anno molto difficile
con alti e bassi. A dicembre del
2012 mi ero rotta il legamento
crociato e così dovetti rinunciare
alla stagione invernale. Durante
l’estate avevo ripreso a saltare
e ad allenarmi ma come si sa
non si recupera da un infortunio
da oggi a domani, ci vuole del
tempo e devo dire che è stato un
periodo duro dove ho imparato
a stringere i denti e a guardare
avanti.
La gara si è svolta alla sera, c’era
una bellissima atmosfera, gli
allenamenti ufficiali erano andati
abbastanza bene ed io mi sentivo
carica e serena per la gara. Il pubblico non era molto
numeroso ma i tifosi presenti
hanno fatto un bel tifo: il bello
quando gareggi in casa è che
tutta la tua famiglia, i tuoi amici e
conoscenti vengono a vedere la
gara, in più sono arrivati anche
tantissimi amici miei di Parma a
tifare per me. Per molti di loro era
la prima volta che mi vedevano in
una gara di salto dal vivo.
Nel programma di questa
Universiade c’era anche una
competizione a squadre miste,
una donna ed un uomo. Alessio
De Crignis ed io ci siamo piazzati
al 13 posto.
Anche qui il livello era di nuovo
molto alto perché oltre che alle
donne della coppa del mondo
c’erano anche tanti uomini che
partecipano al circuito mondiale.
L’Universiade trentina sarà un
evento indimenticabile nei miei
ricordi. Tante emozioni anche
se mi resta il rammarico di non
avere partecipato alla sfilata nel
cuore di Trento. Speriamo per la
prossima in Spagna…
Nenzi il jet dell’altopiano
di Giorgio Gandolfi
FOTO SPORT UNIVERSITARIO
Baselga di Pinè è la sua seconda casa, anzi
la prima in tante occasioni, come appunto
l’Universiade. Per questo giovanotto di mare,
lui veneziano di Marano, l’altopiano trentino
non fa differenza, basta che ci sia il ghiaccio
della pista.. Tre anni fa Mirko Giacomo Nenzi
correva ancora coi pattini a rotelle.
Ecco perchè ha dedicato queste medaglie ai
suoi allenatori, Stefano Donagrandi e Giorgio
Baroni che gli fecero scoprire la bellezza
dello sprint sul ghiaccio vincendo il primo
argento nei mondiali sui 10mila. Stavolta è
andato meglio, primo! “L’Universiade – ha
detto – crea entusiasmo, proprio come
l’Olimpiade. È un sogno!”.
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I bambini della Scuola primaria di Centa San
Nicolò sono stati i suoi maggiori sostenitori:
agli ordini della maestra hanno cantato e
sbandierato il tricolore tornando a casa con
gli autografi del campione. Fra le urla anche
i belati delle sportivissime pecore che vivono
su un fianco dell’impianto.
Bronzo, argento e oro, crescendo fantastico
Soltanto quattro atleti hanno vinto
quattro medaglie, gruppo che si riduce a
tre quando si prendono in considerazioni
quelli che hanno completato l’en plein,
ovvero oro, argento e bronzo. Renzi è
in entrambi i gruppi: nel primo con Kim
Bo (Korea), Nowakowska (Polonia) e
Shakirzianov (Urss). Nel secondo con
Markisimochkin (Urss) e Pidruchnyi
(Ukraina). Inoltre ha battuto sia il record
di Fabris nei 1.000 metri, ottenuto
nell’Universiade di Torino e quello della
pista di Baselga col tempo di 1.09.32, un
fulmine.
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FOTO SPORT UNIVERSITARIO
Semplicemente fantastico l’impianto di
Baselga di Pinè. Dove un tempo c’era un
acquitrino ecco il paradiso dei pattinatori
l’Ice Rink Piné . Del complesso fanno parte
una pista di velocità ed un campo per il
pattinaggio artistico e per i giochi dell’hockey,
del curling e del broomball. Quest’ultimo
campo è parte di un palazzetto nel quale
trovano ubicazione tutte le strutture di
servizio, complessivamente ci sono 1906
posti a sedere.
Stile e potenza dell’atleta veneziano che ha
ricordato sotto tanti aspetti il grande Fabris.
Il bottino raccolto dai pattinatori è stato
essenziale per il Cusi considerato il bronzo
della staffetta femminile (Speedy Skating
Trial) con Francesca Bettrone, Yvonne
Daldossi, Francesca e Giulia Lollobrigida) e
di quella maschile (Team Pursuit) con Ian
Daldossi, Andrea Giovannini, Mirko Nenzi ed
Andrea Stefani.
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Francesca Lollobrigida in azione ed il gruppo dei volontari con Nenzi
FOTO SPORT UNIVERSITARIO
Il cin cin dei fratelli Bosca
C
on un cielo così
squillante gli azzurri dello
sci alpino non potevano
stonare.
Dopo le prime apprensioni, ecco i
successi che hanno ridato fiato al
tifo a dirigenti e atleti del Cusi.
Dopo il bronzo di quel ragazzo
terribile che è Giuliano Bosca
(quante volte abbiamo brindato
con lo spumante di questa
importante famiglia di Canelli
che già nell’800 esportava i suoi
vini nel mondo) ben imitato dal
fratello Guglielmo, ecco la sinfonia
di Davide Cazzaniga, preludio a
quello di Giulia Borghetti, una
ragazza che ha saputo ricostruirsi
dopo le disavventure che l’hanno
colpita ma mai domata. La
vediano nella foto a fianco del
cartellone.
Go Italia!
Cazzaniga
e Bosca
ragazzi
d’oro e
di bronzo
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La quarta vittoria nella libera nella storia dell’Universiade
N
on per niente ma sono
state le prime due medaglie
azzurre quelle di Davide
Cazzaniga, 21enne, brianzolo
di Biassono che risiede a Bormio e
frequenta l’Università di sociologia a
Como. Ha battuto il francese Balisie
Giezendanner e il milanese Guglielmo
Bosca che frequenta la facoltà di
ingegneria al Politecnico di Milano. Lo
stesso Bosca che aveva vinto il bronzo
battuto dai francesi Fabre e Favrot
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(foto nel riquadro). Fu il padre, grande
appassionato, ad indurlo a scegliere
la Valtellina per coronare i suoi sogni
sulle nevi e lì pratica altri sport come
l’arrampicata, la bici e la moto. Allo
Stelvio la sua pista preferita, quella di
San Pellegrino non gli è piaciuta “perchè
l’hanno tracciata con quattro curvoni
da gigante”. È stata una vera e propria
sfida Italia-Francia su quel percorso
che presenta un dislivello di 520 metri
con tre atleti delle due squadre nei
primi sei posti. Secondo gli esperti il
percorso era particolarmente tecnico
nella prima parte e molto armonico in
quello conclusivo. Davide ha staccato il
francese di 48 centesimi e l’altro azzurro
di 73. In sesta posizione Emanuele
Buzzi, veneto di Sappada, primo anno
di giurisprudenza a Udine. Ha deluso il
comasco Michelangelo Tentori mentre
Rocco Del Sante è stato tradito da
una buca dopo una buona prestazione
nell’intertempo. Quella di Cazzaniga è
Dal simpatico cartellone per i fratelli Bosca
(...la faccenda si fa losca!”) al gruppo di
dirigenti convenuti a San Pellegrino per
tifare Italia: Roberta Nasciuti, Francesco
Franceschetti, Mauro Nasciuti, Gian
Luca Tasin, Claudio Danesi e Roberto
Scotti del Cus Brescia col loro presidente
Artemio Carra. In alto lo sprint vincente di
Cazzaniga ritratto con due... ammiratori
quindi l’elegante saltino di Bosca che poi
festeggia il bronzo a fianco dei francesi
Fabre e Favrot.
la quarta vittoria dell’Italia nella storia
dell’Universiade nella discesa libera
(Confortola, Marconi e Cigolla gli azzurri
che l’hanno preceduto).
L’argento gigante del dottor Bosca
C
La scioltezza di Buzzi, uno dei più
giovani in gara, nella sua bella
prova e il gesto di rassegnazione
di Rocco Del Sante, le braccia
aperte, sconsolato, dopo che una
buca l’ha tradito.
ome ha titolato il giornale
di Trento, un Bosca tira
l’altro. Dopo Guglielmo
ecco il fratello maggiore
Giulio vincere l’argento nello slalom
gigante nell’apertura delle gare di
disciplina tecniche sulla pista Alloch
(che spettacolo di sera) di Pozza.
Laureatosi da poco in Economia Europea
all’Università di Milano, nono dopo la
prima manche, con il quarto tempo nella
seconda, si è messo in mezzo ai due
francesi, il grande Jonas Fabre e Thibaut
Favrot. Solo nono il ceco Adam Zanca,
protagonista della Coppa del mondo.
MUSICA E MEDAGLIE
Chi ha
vinto la
medaglia,
Davide o
Giuliano?
in serata nelle piazze di Moena e
Predazzo con pubblico inesistente visto
che la stagione cominciava il 19.
Ecco Cazzaniga e Bosca sul podio:
l’atleta dell’Esercito ha dedicato
il bronzo alla nonna Giampiera
e al grande Amato Cerise, il valdostano
che nel ‘94 guidò la nazionale di sci,
entrambi scomparsi da poco.
Per Cazzaniga l’obiettivo è un posto
nella squadra della Coppa del mondo.
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FOTO SPORT UNIVERSITARIO
by Claudio Danesi
e Francesco Franceschetti
Elena Re
ottava
Quando Giulia fa sul serio
P
ochi la davano vincente
questa ragazza assai tosta
della Brianza che era
reduce da una lunga serie
di infortuni, ovvero tre legamenti ai
crociati delle ginocchia e la frattura
di un braccio: zitta zitta la Borghetti
ha recuperato ed ha cancellato dalle
labbra della polacca Chrapek il sorriso
del trionfo.
Sembrava fatta per il bronzo di venerdì
ma Giulia l’ha bruciata col tempo di
1.28”43 contro l’1.28.58 di Karolina
23
e l’1.29.22 della russa Golenkova.
Quinta Valentina Rossi Cellara 1.29.30,
ottava Elena Re 1.29.87.
Nelle foto la cerimonia,
i festeggiamenti dei dirigenti italiani
capeggiati dal vice presidente Carra
con D’Elicio, Ippolito, Franceschetti,
il federale Martin, Davide D’Elicio.
Quindi il podio e l’altra cerimonia
a Moena con le tre finaliste che
ascoltano il Gaudeamus con
l’alzabandiera. Presenti gli scoiattoli
del Club Monti Pallidi di Moena.
Protagonisti anche nella danza
I Magnifici 13
Ecco gli azzurri
che da Trento sono
andati a Sochi:
Corinna Boccacini,
David Bosa, Yvonne
Daldossi, Francesco
De Fabiani, Virginia
De Martin Topranin,
Nicole Della
Monica, Andrea
Giovannini, Matteo
Guarise, Francesca
Lollobrigida, Aaron
March, Valentina
Marchei, Mirko
Giacomo Nenzi,
Mattia Pellegrin.
Q
uanti bei sorrisi da parte delle
nostre pattinatrici specie
quando contribuiscono al
bilancio finale con un argento
(Valentina Marchei, figure skating)
e un bronzo (Nicole Della Monica e
Matteo Guarise, figure a coppie). Nella
foto i due bresciani in azione quindi un
gruppo azzurro con la solita intrusione
di Rocchetti (con loro Simone Vaturi,
Francesca Rio, Federica Bernardi,
Lorenza Alessandrini e Valentina Marchei)
quindi un bellissimo primo piano di
Valentina Marchei battuta soltanto dalla
russa Biryukova con 161,91 punti contro
160,18. Con la studentessa dell’Università
telematica del San Raffaele, hanno
gareggiato anche Roberta Rodeghiero
giunta 8° e Francesca Rio, 10°. Da notare
che Valentina si è inserita nella lotta delle
dominatrici russe che hanno occupato
primo, terzo e quarto posto.
Da Trento
a Sochi
Era il sogno in
famiglia quello di
sfilare all’Olimpiade:
Valentina c’è riuscita,
papà Marco no,
condizionato dalla
partecipazione alla
Maratona che a Mosca ‘80 e Los Angeles ‘84
era dopo due settimane di gare. Al contrario
per i pattinatori si parte subito quindi con la
possibilità di essere disponibili per la sfilata.
Com’è avvenuto appunto per Valentina che
vediamo in alto a fianco di Zoeggeler.
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Festeggiati dal rettore Promossi e Bocciati
fuori...gara
I
due universitari bresciani che hanno
vinto il bronzo all’Universiade
sono stati ricevuti e festeggiati dal
Magnifico Rettore dell’Università,
Pecorelli e dal Presidente del Cus,
Artemio Carra. Con loro il presidente
della Camera di Commercio, Francesco
Bettoni. È davvero singolare questa
coppia iscritta al primo anno del corso di
laurea in economia aziendale della Statale
ma che vive per metà dell’anno in Russia,
a San Pietroburgo dove si allenano
agli ordini di Oleg Vassilev. Nei restanti
mesi vivono a Milano, dove pattinano,
e Albano Sant’Alessandro, in provincia
di Bergamo dove risiedono. “Siamo
entrati per la prima volta in contatto
con Brescia – dicono – due anni fa
quando abbiamo firmato un contratto di
sponsorizzazione con la Centrale del latte.
Ci tenevamo a partecipare all’Universiade
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Più che un commento quello
di Pozza di Fassa sembrava il
clou di una serata in discoteca
con musica assordante e parole
incomprensibili con le partenze
degli azzurri dette puntualmente
quando...stavano arrivando. Da
mandare a “studiare” da Broll...
così come all’Olimpiade di Sochi”. Matteo
è diplomato geometra, Nicole dirigente
di comunità. Notevoli i loro impegni:
dopo l’Universiade e l’Olimpiade, ed i
campionati italiani. A Marzo li vedremo in
azione ai Mondiali in Giappone.
S
Nella
foto con
l’insegnante
italiana,
la signora
Mauri.
emplicemente fantastica la
radiocronaca di Mario Broll,
presidente del GS Castello
di Fiemme a Lago Tesero
col collega di lingua tedesca. Non
immaginiamo che toni avrebbe raggiunto
se Pellegrin o un altro azzurro avessero
vinto. Bravi, il massimo del voto per
questa coppia che sa unire entusiasmo,
ritmo, linguaggio e competenza.
Si chiama Maria Chiara e poi Leonardelli
ma noi l’abbiamo battezzata “Il mastino di
Baselga”. Nel coordinare la premiazione
più che parlare, ruggiva. Ordini perentori
a cameramen, fotografi e giornalisti e guai
a fiatare. Il dubbio è che abbia organizzato
moltissime manifestazioni o soltanto
questa. Propendiamo per la seconda
ipotesi perchè si puà benissimo dare ordini
con quella parola che si chiama stile.
Pellegrin, protagonista
Cento km di gare in due settimane.
Mattia tocca
Roncador per
la terza staffetta
nella 4x10 km.
D’
accordo che è giovane e
ha un fisico da corazziere
più che da poliziotto delle
Fiamme Oro ma mettergli
nelle gambe 100 chilometri di saliscendi
in due settimane, oltretutto da un capo
all’altro dell’Europa, non è stato certo un
modo per aiutarlo. Così Mattia Pellegrin,
da non confondere con il noto Pellegrini,
ha combattuto in Norvegia (Lillehammer)
poi sul Lago Tesero quindi in Austria per
rientrare a casa ed entusiasmare nella
staffetta 4x10 dove l’Italia per un soffio ha
mancato il podio. Diceva un tecnico della
specialità a pochi metri dal responsabile
Mauro Artusi – che ha evitato di
26