[01]EDITORIALI [02]FLASH [03]BLOG [01] EDITORIALI LPP Zevi e il famolo strano Tra le varie stupidaggini che girano su Zevi c’è quella che fosse attratto dalle architetture inconsuete, bislacche, deformi. Si tratta di una visione caricaturale, non so quanto in mala fede e comunque funzionale al ragionamento di coloro che, invece, propugnano il ritorno all’ordine, alla banalità e alla mediocrità cercando di farlo passare come l’unica strada possibile verso una modernità seria e responsabile. E che oltretutto non tengono conto della sua acutissima capacità di analisi formale, come si evince da una sterminata produzione pubblicistica di altissimo livello. Zevi era attratto dalla sperimentazione, dalla ricerca, dalla tensione espressiva che è tutt’altro che la licenza e l’arbitrio. Detestava la monumentalità e la staticità perché queste sottraevano il mondo dal suo carattere dinamico, precario e transeunte ipostatizzando la dimensione spaziale a scapito di quella temporale. Detestava l’accademia perché dietro un parlare artato e con pretese di cultura, nasconde ignoranza e arroganza. Motivo per il quale al latinorum autoreferenziale e formalmente corretto preferiva il linguaggio anche sgrammaticato di chi si confronta più schiettamente con la realtà di tutti i giorni. Insomma la cronaca che, però, distingueva dalla storia, scritta con pochi capolavori da una minoranza di personaggi eccezionali. Far passare, invece, Zevi per il cantore del “famolo strano” è una infame carognata di chi non riesce a capire un modo ancora estremamente fertile, e non privo di risvolti etici, di guardare al mondo delle forme in architettura. Alessandra Muntoni “IKI”, un concetto giapponese intraducibile Succede spesso. Non appena si è letto di qualcosa, la si ritrova immediatamente in un altro scritto. Avevo appena letto del concetto di “Iki”in Mappa Mundi di Domenico De Masi e lo ritrovo in un capitolo del libro di Paolo D’Angelo Ars est celare artem segnalatomi dall’amico Giorgio Ciucci. Un concetto affascinante perché inafferrabile. Per parlarne, i due autori usano la traduzione di G. Baccini (1992) de La struttura dell’Iki di Kuki Shūzō (1930) che in quel termine aveva concentrato il quid dell’anima giapponese. Intriso di sfumature e penombre, di eleganza non esibita, di seduzione come premessa alla rinuncia, di scopo senza scopo, l’Iki è avvicinato alla sprezzatura di Baldassarre Castiglione, ma si potrebbe anche citare Il seduttoredi Kirkegaard o l’orgoglio della modestia di Pagano e Persico. L’Iki, apprendiamo, include il concetto di vuoto, Wuo Ma che sia. Probabile motivo della capacità dei giapponesi di acquisire disinvoltamente i modelli occidentali, elaborandone versioni che oggi potremmo chiamare Iki. Nel loro vuoto, che è concetto infinito, è sempre possibile immettere qualcosa di alieno e, smangiandone i bordi, renderlo incapace di riempire completamente quel vuoto, che così resta giapponese. Per noi, schiavi del pieno, ciò è ben più difficile. Il glossario di concetti spaziali di Teruyuki Monnai («Casabella», 608-609, Giappone, una modernità disorientata, 1994), conteneva varianti e sinonimi dell’Iki che sono serviti a molti di noi per comprendere l’architettura giapponese del Novecento. Oggi ritroviamo questa parola in loghi di ristoranti, negozi di arredo, manga e supermercati. Sul filo dell’avanguardia di massa teorizzata da Maurizio Calvesi, ci domandiamo se sia possibile il paradosso opposto: l’Iki di massa. Massimo Locci Pica Ciamarra_Il fiume parla di architettura Dal 4 al 13 aprile 2014 a Pisa si parla di tematiche urbane e si mostrano architetture contemporanee innovative. L’associazione culturale LP- Laboratorio Permanente per la città e l’Ordine degli Architetti di Pisa, in collaborazione con il Comune, hanno organizzato la mostra-percorso “Il fiume parla di architettura” e il convegno –“La Città per l’Uomo, Eteronomia dell’Architettura”. La mostra, ospitata in tre sedi con tre diverse modalità di comunicazione, ha al centro mezzo secolo di attività (progetti, opere, proposte, strategie culturali) dello studio Pica Ciamarra Associati. Sette sezioni ne spiegano il complesso processo: Ricivilizzare l’urbano, Reti / Maglie di attesa, Punti fissi / Ambiti flessibili, Dialoghi di forme, Ambiguità della forma, La sostenibilità sostiene l’architettura, Rapporto con la cultura. In mostra molti progetti sperimentali che non vanno intesi come soluzioni “utopiche” ma come progetti concreti, difesi strenuamente dai progettisti, sostenuti da studi di fattibilità e finalizzati sempre alla costruzione, come dimostrano le numerose realizzazioni che, dopo molti anni, appaiono ancora attuali per linguaggio e qualità spaziale. Il gruppo, coordinato da Massimo Pica Ciamarra, fin dall’inizio si è distinto per l’originalità dell’approccio, andando controcorrente nella sclerotizzata condizione italiana, sviluppando teorie e tematiche operative di stampo internazionale, in particolare attualizzando l’approccio del Team X, le tematiche ambientali, la paesaggistica applicata al progetto urbano. La metodologia della “forma aperta” caratterizzano le opere iniziali, quali le Officine Angus, l’unità residenziale a Posillipo (1964/70), il complesso polifunzionale dell’Università della Calabria ad Arcavacata (1972). Le tematiche ambientali, quelle del contenimento energetico e della bio-architettura sono centrali nell’Istituto Motori CNR a Napoli e nella piazza antistante, negli uffici Teuco-Guzzini a Recanati, nella Biblioteca Sangiorgio a Pistoia, nella Città della Scienza a Napoli, nella facoltà di Medicina a Caserta, nel Parco dello Sport a Napoli / Bagnoli. Dai piani e dai progetti urbani sviluppati dal gruppo emergono originali proposte di ampliamento/riconversione urbana, d’integrazione con il paesaggio e riflessioni non standardizzate sulle prospettive di trasformazione della città attuale. A questo tema contribuiscono anche le infinite proposte concorsuali, i progetti per i parchi urbani e i complessi direzionali, le varie proposte per l’architettura universitaria. Nonostante un certo ostracismo, in particolare della cultura accademica, moltissimi sono stati i riconoscimenti, tra gli altri: il premio IN/Arch-Campania 1969; International Award for Innovative Technology in Architecture di Sydney 1990; premio Architettura Tecnologia Ambiente 1998; Trophées Sommet de la Terre et Batiment 2003; premio Dedalo Minosse 2004; Triennale di Milano – Medaglia d’Oro all’Architettura Italiana (finalista); Premio Europeo Museo dell’anno 2005.La concezione spaziale dello studio Pica Ciamarra si fonda sul senso della narrazione aperta e su espressioni linguistiche variate che s’innestano su griglie prestabilite: singoli frammenti finalizzati a dare movimento alle masse e flessibilità all’assemblaggio. Procedendo per elencazioni, aggiunte, sovrapposizioni, risemantizzano la matrice morfologica e l’impaginato originario. Sono architetture topologiche con forti principi d’identità ma anche, sintatticamente, legate all’ambiguità della forma, alla flessibilità e alla trasformabilità, con azioni (scavare, stratificare, sfondare i margini, contrapporre/attrarre, decentrare fulcri e nodi) ora libere, ora programmate. Pensata come un’architettura in continua genesi, l’opera non raggiunge mai una saturazione univoca e stabile: l’immagine rimane precaria e aperta a nuove metamorfosi; il linguaggio si dimostra duttile, non dogmatico e capace di superare la questione dello stile. Questa legge del mutamento perenne mette in discussione gran parte delle false certezze disciplinari e, accettando di entrare in contraddizione, riflette molti aspetti nodali della condizione attuale. [02] FLASH Gando School Library, Kéré Architecture Per info e immagini del progetto vai su en.presstletter http://en.presstletter.com/2014/03/gando-school-library-kere-architecture/ [03] BLOG L'architetto e la pratica sportiva - di Christian De Iuliis Molti professionisti, nel momento in cui cominciano a lavorare in maniera seria e continuativa, abbandonano definitivamente qualsiasi attività sportiva. In questo senso l’architetto è di solito un anticonformista, poichè si ostina nel continuare a dedicarsi alla pratica sportiva coltivando il sogno di mantenersi in forma ...Leggi online. 6 AMBASCIATE PER IL GARBAGE PATCH STATE: mostra dei progetti degli studenti del Master in Exhibit & Public Design Nell'ambito del progetto" The Garbage Patch State Embassy" di Maria Cristina Finuccipatrocinato dal Ministero dell'Ambiente, in collaborazione con il Dipartimento Educazione del MAXXI, il Master in Exhibit & Public Design presenta 6 AMBASCIATE ... Leggi online. Minimalisti a Senorbì - di Alessandro Melis Una buona amministrazione pubblica e uno studio tecnico comunale, giovane e dinamico possono offrire qualche piacevole sopresa anche nei cosiddetti territori periferici della nazione. L'architettura di qualità, nel territorio municipale di Senorbì, a pochi chilometri da Cagliari, non sembra un obiettivo occasionale, riferibile ad uno specifico intervento, ma ...Leggi online. Ode a Via Zino Zini - di Guido Aragona Amo via Zino Zini perché è l’unica opera di Torino 2006 utile et humile (le altre certo non sono umili ma soprattutto, quasi mai utili) Perché non ha semafori Amo via Zino Zini perché poco se ne è parlato, perché non molti la conoscono Perché è dedicata ... Leggi online. Quarto Stato confusionale - di Eduardo Alamaro Quando l'artiGiano, umile mestiere, elabora e sofistica la sua opera quotidiana va dritto dritto in mano all'Arte. Dentro il cavallo di Troia di Ulisse. Un suicidio annunciato artigiano. Apre il vaso di Pandora. E così la mano del Giano va nel terreno ambiguo della macchina. In quella dell'inganno, ... Leggi online. Aforismi ristrutturati 716 – 720 – di Diego Lama 716) Gli architetti si accoppiano con architetti e generano architetti 717) Troppo denaro riempie le tasche ma svuota le teste 718) Gli edifici fatti da giovani pesano per tutta la vita 719) Dopo i settanta tutti diventano grandi architetti 720) Dopo gli ottanta tutti diventano grandi maestri Leggi online. #PRESSTLETTER#CRONACHE E STORIA – GENNAIO 1964 - di Arcangelo Di Cesare Il 18 febbraio 1564 ricorreva il quarto centenario della morte di Michelangelo e la rivista gli dedicò il fascicolo di Gennaio. Lo fece, con l’impostazione critica di sempre, non come mero atto contemplativo ma come strumento fecondo per mettere in risalto le qualità dell’opera Michelangiolesca. Tra i tanti ... Leggi online. Fiume - di Marco Ermentini “Nessun uomo può entrare due volte nello stesso fiume” perché né il fiume, né lui stesso saranno mai uguali. Il vecchio detto di Eraclito, pronunciato più di 2500 anni fa, è sempre meravigliosamente vero. Il fiume muta volume, velocità, temperatura, trasparenza, colore, percorso e suono pur rimanendo lo ... Leggi online. Interno 14 : mostra “Disegni Obliqui” di Cristina Senatore Il giorno 11 Aprile 2014 ore 18.30 Interno 14_lo spazio dell’AIAC presenta “Disegni Obliqui” di Cristina Senatore a cura di Roberta Melasecca e Sergio Bianchi ...Leggi online. Lucia Sirchi: collisioni - di Claudia Ferrini Lo spazio è l’elemento che determina le direzioni delle ricerche di Lucia Sirchi. Uno spazio in espansione, strutturalmente complesso, che si prefigge di consegnare con esattezza le dimensioni di una realtà sospesa, in fieri ...Leggi online. GRAVINA CONTEMPORANEA: Concorso di idee per giovani operatori nel campo dell’arte, dell’architettura contemporanea e del cinema L’Associazione Temporanea di Scopo “GravinaContemporanea” (A.T.S.) formata dal Comune di Gravina di Catania e dall’Associazione culturale Spazi Contemporanei, ...Leggi online. Le Vignette di Roberto Malfatti In redazione: LPP, Anna Baldini, Edoardo Alamaro, Marta Atzemi, Furio Barzon, Diego Barbarelli, Valentina Buzzone, Diego Caramma, Francesca Capobianco, Christian De Iuliis, Luigi Catenacci, Marcello del Campo, Arcangelo Di Cesare, Marco Ermentini, Claudia Ferrauto, Claudia Ferrini, Elisabetta Fragalà, Francesca Gattello, Diego Lama, Massimo Locci, Rosella Longavita, Zaira Magliozzi, Antonella Marino, Alessandro e Leonardo Matassoni, Roberta Melasecca, Alessandra Muntoni, Giulia Mura, Ilenia Pizzico, Filippo Puleo, Marco Maria Sambo, Roberto Sommatino, Graziella Trovato, Antonio Tursi, Monica Zerboni. seguici su: Iscriviti al gruppo www.facebook.com/groups/presstletter PresS/Tletter pagina www.facebook.com/pages/pressTLetter @presstletter https://twitter.com/presSTletter http://www.youtube.com/user/architetturaecritica http://www.youtube.com/user/presstletter >per inviare mail alla redazione usare: l.prestinenza@gmail.com >la rubrica LETTERE si è trasferita su fb: www.facebook.com/groups/presstletter
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