83a ASSEMBLEA MANAGERITALIA Nei giorni 20 e

A TUTTE LE ASSOCIAZIONI
AI COMPONENTI IL COMITATO DI PRESIDENZA
AI COMPONENTI IL COLLEGIO DEI PROBIVIRI
AI COMPONENTI IL COLLEGIO DEI REVISORI DEI
- LORO INDIRIZZI -
Oggetto:
CONTI
83a ASSEMBLEA MANAGERITALIA
Nei giorni 20 e 21 giugno 2014 si è riunita a Milano la 83a Assemblea MANAGERITALIA,
con la partecipazione di 178 delegati appartenenti alle 13 Associazioni sindacali territoriali
aderenti alla Federazione, in rappresentanza di 32133 associati. Hanno altresì partecipato
a titolo consultivo il Vice Presidente federale onorario Gian Paolo Carrozza, i componenti i
Collegi nazionali dei Probiviri e dei Revisori dei conti, i Rappresentanti delle Aree Quadri e
Professional.
Pomeriggio del venerdì
L’83a Assemblea MANAGERITALIA si apre con il saluto di benvenuto del Presidente
Carella e l’adempimento delle consuete formalità: viene nominata la Commissione di
verifica poteri, incaricando Alberto Cristofani, Sergio Colloredo e Francesco Leonardi; per
la verbalizzazione della riunione, viene nominato Segretario Massimo Fiaschi; la
presidenza del consesso viene assunta dal Presidente federale.
I lavori assembleari prendono avvio con la proiezione di un video sul temi della corruzione
e del malgoverno, alla quale segue l’intervento del Presidente, con la relazione
introduttiva – allegata in calce al presente verbale – sulla politica, il lavoro, il ruolo del
management e gli impegni di Manageritalia.
Interviene quindi il Presidente della CIDA, Bertolini, il quale traccia un riepilogo delle
strategie e dei programmi della Confederazione, dalla data di costituzione, il 4 luglio 2012,
ad oggi, anche soffermandosi sui grandi temi dei coordinamenti territoriali, della difesa del
management dalle aggressioni mediatiche, dei rapporti istituzionali e politici, resi ancora
più difficoltosi dalla precarietà dei governi degli ultimi anni.
Vengono quindi proiettati alcuni video che sintetizzano le attività del Fasdac, Pastore,
Negri, Assidir, Fondir, CFMT, Manageritalia Servizi, GPA Wide Group e Manageritalia, ai
Sede Roma: 00184 Roma - Via Nazionale, 163 - Tel. 0669942441- Fax 066781794 - Ufficio Milano: 20129 Milano - Via Stoppani, 6 - Tel. 0229409078 - Fax 0229409836
Codice Fiscale 80078730589 - website:
www.manageritalia.it - e-mail: manageritalia@manageritalia.it
quali segue un dibattito di approfondimento, con gli interventi di Ambrosi, Coletti,
Trucato, e repliche di Carella e Baldi.
Fiaschi, con l’ausilio di slide, presenta i risultati dell’iniziativa Manager to Work –
promossa assieme a Federmanager con Italia Lavoro – commentando i dati delle
domande pervenute, con riferimento alla collocazione territoriale degli interessati, all’età,
alla qualifica, al percorso prescelto, fra ricollocazione o autoimprenditorialità.
Mantovani interviene per condividere con i partecipanti all’Assemblea alcune slide di
sintesi di un’analisi elaborata con l’osservazione sul territorio ed il raffronto di dati, dalla
quale emergono interessanti spunti di riflessione sulla competitività delle imprese italiane e
sul ruolo del management nell’attuale sistema produttivo.
I lavori assembleari del pomeriggio del venerdì si concludono con la lettura del verbale
della Commissione verifica poteri, dichiarativo della regolare costituzione dell’adunanza.
--Sabato
Al mattino, i lavori assembleari riprendono con le operazioni di voto per la nomina dei
rappresentanti federali negli enti ed organismi partecipati da Manageritalia, coordinate dal
Segretario Generale.
Concluse le votazioni, Carella sottopone all’Assemblea le seguenti ratifiche:
per l’assemblea CIDA, Baldi, Burattin, Dezzani, De Martino, Di Maio e Fiaschi sono
sostituiti da Bonaiti, Lanfredi, Manella, Prosperi, Pallante e Gargano;
per il Collegio dei Revisori CIDA, Dal Poz è sostituito da Pennino.
L’Assemblea, all’unanimità, ratifica le sostituzioni.
Viene inoltre sottoposta a ratifica la seguente delibera del Comitato di Presidenza del 9
maggio 2014:
il Comitato, prendendo atto dell’assenza di osservazioni ed eccezioni da parte dei Project Leader
Territoriali del gruppo Governance, in merito alla proposta di deliberare l’introduzione del divieto di
assumere contemporaneamente la carica di Presidente di Associazione Territoriale e Presidente di
uno degli enti, fondi od organismi partecipati o collegati a Manageritalia, all’unanimità accoglie la
proposta, precisando che tale incompatibilità non attiene alla possibilità di assumere doppi
incarichi da parte dei Vice Presidenti di Manageritalia né alla possibilità di assumere
contemporaneamente la carica di Presidente o Vice Presidente di Associazione Territoriale e
Consigliere di uno degli enti, fondi od organismi partecipati o collegati a Manageritalia.
L’Assemblea, all’unanimità, preso atto che i compensi in caso di doppi incarichi
sono comunque unitari ed omnicomprensivi, ratifica la delibera del Comitato di
Presidenza del 9 maggio 2014.
Carella ringrazia e informa che il Comitato di Presidenza, nella riunione del 19 giugno, ha
inoltre deliberato i nominativi dei candidati da proporre all’Assemblea della Cassa De
Lellis:
Girardi, Cosma, Votino, Coletti e Antonucci, nel consiglio di amministrazione;
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Caporale, Peri e Lanzoni per il Collegio dei Revisori dei Conti.
Il Presidente quindi, sottopone le nomine alla ratifica dell’Assemblea.
L’Assemblea, all’unanimità, ratifica le nomine nella Cassa De Lellis.
I lavori proseguono con l’intervento del Vice Presidente Baldi il quale, con l’ausilio di slide,
commenta analiticamente le voci del bilancio 2013 di Manageritalia. Al termine, Carella
pone in votazione il documento contabile.
L’Assemblea, all’unanimità, approva il bilancio federale per l’esercizio 2013.
Carella ringrazia e cede la parola a Mantovani il quale informa che Ballarè ha sostituito
Bertolini nel coordinamento dei gruppi del P.O.N. affidatogli, per consentire al Presidente
della CIDA di avere più possibilità di seguire l’incarico e le attività connesse al mandato
nella Confederazione.
Su invito del Vice Presidente quindi, si susseguono gli interventi dei referenti dei gruppi
di lavoro del P.O.N., i quali aggiornano l’Assemblea sulle attività realizzate, sugli obiettivi
raggiunti, sui programmi in attesa di attuazione, sulle nuove proposte e suggerimenti. In
tale contesto, il Direttore Marketing di Manageritalia Servizi presenta i primi risultati
dell’indagine Quadri di valore.
Il Responsabile delle relazioni sindacali, Flavio Leone, relaziona poi all’Assemblea sulle
attività relative alla gestione dei rinnovi dei contratti collettivi, con gli accordi di proroga per
un anno con Confcommercio, Federalberghi ed Aica, contenenti l’adeguamento della
contribuzione aziendale al Negri ed al Fasdac e l’impegno economico per finanziare le
politiche attive. La nuova piattaforma, spiega Leone, terrà presente le proposte e le idee
emerse con il lavoro dei gruppi del P.O.N. e avrà come base negoziale il recupero della
perdita di acquisto delle retribuzioni per effetto del fenomeno inflattivo.
Segue un dibattito, con gli interventi di Baiamonte, Fedi, Montegiove, Paci, Carrozza,
con repliche di Carella.
Su invito del Presidente quindi, Fiaschi riferisce sul successo dell’attività della Federazione
in merito al provvedimento del Governo per la corretta attuazione della direttiva sui
licenziamenti collettivi, a seguito della sentenza della Corte di Giustizia europea che il 14
febbraio ha dichiarato l’inadempimento dello Stato italiano per aver escluso la categoria
dei dirigenti dalle tutele previste per legge, in particolare per quanto attiene all’obbligo di
consultazione.
Carella ringrazia e annuncia che la Commissione elettorale ha concluso lo spoglio per le
nomine dei rappresentanti di Manageritalia negli enti e fondi contrattuali e partecipati.
Vengono quindi proiettati gli esiti:
FONDO M. NEGRI 26.486 24.616 24.339 24.038 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
BALDI ALESSANDRO RAPEZZI RICCARDO MAIO GIOVANNI LEONE FLAVIO 3
23.546 6.437 5.791 1.737 488 23.986 22.437 3.292 2.401 167 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
COLLEGIO DEI SINDACI
COLLEGIO DEI SINDACI
COLLEGIO DEI SINDACI
COLLEGIO DEI SINDACI
COLLEGIO DEI SINDACI
FASDAC 25.110 24.711 24.673 24.502 22.632 8.444 5.476 2.473 1.198 919 23.524 22.779 3.330 3.326 86 FONDIR 25.628 24.696 24.042 23.971 25.518 24.758 24.681 1.113 956 927 348 RUBINI MIRKO PANARIELLO MAURIZIO DE BERNARDI UGO FORTINI RICCARDO ANTONUCCI NICOLA DAL POZ OSCAR NOLO MONICA PANVINI ARMANDO MANELLA GABRIELLA PENNINO NICOLO’ CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
CONSIGLIO DI GESTIONE
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
PULCINELLI FABRIZIO MANTOVANI MARIO CORBO’PAOLO BARBATI CARLO AMBROSI PAOLO TRUCATO CLAUDIO BANDIERA PAOLO BURATTIN ERNESTO FORTINI RICCARDO LOMBARDO VALENTINA BRAIDO GIAN MARIO OFFICIO GIANLUCA POGGI VERONICA CORDOVA MARIA FEDERICA PENNINO NICOLO’ ASSEMBLEA ASSEMBLEA ASSEMBLEA ASSEMBLEA CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE 4
DEZZANI ANGELO SALGARELLO BRUNO CROCCO FABRIZIO MORO GIANFRANCO VIGNOLI PAOLA FEDI PAOLO MASSA SILVIO TANCREDI NISTRI GIOVANNI TAUSANI CLAUDIO COSSUTTA RAOUL VON DELLEMAN ROBERT 72 24.410 24.216 24.114 24.060 25.246 587 CFMT 24.025 24.021 23.894 23.239 23.228 22.456 1.086 943 892 799 461 447 324 176 34 24.508 344 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE COMITATO DI COMPARTO COMITATO DI COMPARTO COMITATO DI COMPARTO COMITATO DI COMPARTO COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI FIUME LUCIANO TRUGLIA GIUSEPPE PULVIRENTI AGATA TERRIN CARLO BREVEGLIERI ROBERTO CORDOVA MARIA FEDERICA PENNINO NICOLO’ CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
PORTALUPI ANTONELLA GIACOMON PIETRO LUIGI MONTI GIUSEPPE BONARDO ANTONIO TESTOLIN DANIELE DE MARTIN STEFANO FORTINI RICCARDO TRINGALI MARIA COSSUTTA RAOUL DI MAIO GAETANO GISTRI DORIANO FORMENTIN ANGELO ELISEI DINO LOMBARDO VALENTINA BECCARI ROBERTO MENCARELLI LUCA PENNINO NICOLO’ A. PASTORE 25.651 24.880 24.287 1.460 24.553 23.694 1.544 1.025 489 CONSIGLIO DIRETTIVO
CONSIGLIO DIRETTIVO
CONSIGLIO DIRETTIVO
CONSIGLIO DIRETTIVO
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
COLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTI
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CATALUCCI LUIGI MENICHINI MASSIMO CANTON ROBERTO LOMBARDO VALENTINA MANTOVANI MARIO GHIO CARLO ROSSINI ERALDO LONGO NICOLA PENNINO NICOLO’ ASSIDIR 24.740 24.288 24.256 23.714 22.913 1.114 944 799 737 403 218 183 136 25.885 25.453 5.536 1.207 923 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
COLLEGIO SINDACALE
COLLEGIO SINDACALE
COLLEGIO SINDACALE
COLLEGIO SINDACALE
COLLEGIO SINDACALE
BALLARE’ MARCO SASO TOMMASO LANFREDI ALFREDO MOSCIONI PAOLO POZZI STEFANO COLETTI MARCELLO ACCORSI CINZIA COSMA MARCO GIRARDI MARIA GABRIELLA
RUSSO RAFFAELE VON DELLEMAN ROBERT CAPORALE SANDRO CASTELLI DOMENICO IORIO ALFONSO RIZZO SILVANA SACCHETTI PAOLO PERI ELISABETTA PENNINO NICOLO’ GPA CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE
COLLEGIO SINDACALE
COLLEGIO SINDACALE
SALIOLA ROBERTO SASSI ALFREDO MAESTRELLO GIANLUCA TOMASI FRANCO PUGI SILVIA COSMA MARCO TRINGALI MARIA PALUMBO LOREDANA LONGO NICOLA ELISEI DINO VON DELLEMAN ROBERT BECCARI ROBERTO GARGANO FRANCESCO RUSSO RAFFAELE BALDI ALESSANDRO SULAS GIANNI 24.294 24.052 23.677 23.490 22.404 1.609 875 714 535 302 233 228 72 46 26.804 25.117 6
24.708 698 COLLEGIO SINDACALE
COLLEGIO SINDACALE
CAPPUCCINI RENATO PENNINO NICOLO’ MIT SERVIZI 24.374 24.172 24.082 23.855 23.077 1.206 999 945 875 781 444 407 17 25.858 25.590 3.631 1.173 452 CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE COLLEGIO SINDACALE COLLEGIO SINDACALE COLLEGIO SINDACALE COLLEGIO SINDACALE COLLEGIO SINDACALE MEZZANOTTE CRISTINA MONTEGIOVE MARISA BONAITI ROSSELLA BUONDESTINO CIRO PIZZOGLIO SIMONE COSSUTTA RAOUL STRAZZULLO FRANCO COSMA MARCO LONGO NICOLA BECHIS ROBERTO LOMBARDO VALENTINA TRISCIUZZI GIUSEPPE SCARPA PAOLO BALDI ALESSANDRO VALLONE TIZIANA APRICO CORRADO COLLETTI CARLO PENNINO NICOLO’ L’Assemblea si conclude con il saluto del Presidente Carella, il quale riprende i lavori delle
due giornate, apprezzando la coerenza delle proposte e delle iniziative descritte dai
referenti dei gruppi del P.O.N., che sottolineano il crescente impegno sul territorio ed il
coinvolgimento con una identità sempre più comune. Il Presidente poi, si congratula con
gli eletti e ringrazia i colleghi uscenti, in particolare Marcella Mallen, per l’impegno profuso
ed i risultati conseguiti. Auspica che la struttura dell’assemblea, con la proiezione dei video
in luogo delle tradizionali relazioni sui fondi ed enti partecipati, sia stata apprezzata ed
abbia coinvolto l’attenzione dei tanti delegati presenti in sala, ai quali infine, augura un
sereno rientro nelle proprie famiglie.
IL SEGRETARIO GENERALE
Massimo Fiaschi
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Allegata: Relazione del Presidente
Care colleghe e cari colleghi, ho voluto iniziare la mia relazione con un filmato che richiama al mio
ultimo editoriale.
Corruzione, malaffare e illegalità purtroppo sono quotidianamente agli onori delle cronache.
Legalità, competenza, merito e quindi concorrenza, sono gli unici fattori capaci di garantire uno
sviluppo vero e per tutti, ma sono ben poco praticati, per non dire contrastati, in ogni dove.
Soprattutto negli snodi di potere che regolano la nostra vita e il nostro futuro.
I luoghi comuni, già negativi, sui comportamenti della dirigenza pubblica ma anche privata,
vengono così ulteriormente amplificati.
Dobbiamo reagire con forza e determinazione. Dobbiamo far valere il ruolo propositivo del
management, in nome delle responsabilità che ci addossiamo ogni giorno, delle competenze,
dell’etica professionale e sociale, e della capacità di visione strategica che ci contraddistinguono.
A fronte di un’Italia che con il recente voto ha detto, in modo più che esplicito, che vuole cambiare
ed essere protagonista in Europa, stanno venendo a galla i veri motivi per cui non riusciamo a
riprenderci.
Siamo tutti più consapevoli che, per uscire dalla crisi, è necessaria una forte assunzione di
responsabilità collettiva e individuale. Soprattutto da parte di chi, come noi, ha le competenze, e
quindi il dovere, di dare il proprio contributo al cambiamento.
Il 1° luglio l’Italia assumerà la presidenza semestrale dell’UE che ci darà, speriamo, l’occasione di
mettere al centro dell’agenda l’occupazione e la crescita. Come ha detto il ministro Padoan, la lotta
alla disoccupazione non è la prossima priorità, è la Priorità.
Oggi l’Europa è il nostro orizzonte. Siamo stati protagonisti della costruzione dell’Europa unita,
dobbiamo tornare ad avere un ruolo di primo piano e ridare all’Italia. Fondi comunitari da investire
nei tempi giusti, opportunità, possibilità e speranza nel futuro.
Dobbiamo attuare le riforme indispensabili per modernizzare il Paese. Per far dimenticare che in
Italia il saldo tra promesse e dichiarazioni verso i fatti è purtroppo negativo. Che siamo il Paese
delle riforme inattuate e delle leggi inapplicate. Basti pensare che a febbraio (sì, parliamo di
febbraio ma sembra già di parlare di anni fa), il governo Letta aveva lasciato 478 provvedimenti
attuativi ancora da adottare, parte dei quali eredità del governo Monti. Senza questi decreti attuativi,
leggi utili alla crescita e allo sviluppo dell’economia non possono avere pieno corso. Bene, a due
mesi dall’insediamento di Matteo Renzi a Palazzo Chigi il bilancio era salito già a 500.
Non sto a elencarvi il lungo elenco delle riforme necessarie. La visione della nostra Federazione e
delle altre che aderiscono a Cida è contenuta nei due documenti politici “dell’Italia che vogliamo” e
“dell’Europa che vogliamo”, che contengono le nostre proposte riformatrici in tutte le principali
aree di bilancio dello Stato.
Lo scenario politico che si è manifestato dopo le ultime politiche, le Europee e l’ultima tornata delle
amministrative, non offre ancora garanzie di stabilità. Garanzie assolutamente indispensabili per
avviare una coraggiosa e sostenibile azione riformatrice, nonostante i commentatori dicano che le
elezioni europee abbiano segnato uno spartiacque per avviare con maggiore determinazione le
riforme necessarie.
Siamo in pieno scenario post-ideologico nella relazione tra cittadini e partiti e più in generale verso
la politica. Come dice Renzi, “sono finite le posizioni di rendita elettorale”.
I contorni dei partiti sono liquidi e i cittadini votano in base ai risultati, alla qualità della proposta,
alla capacità di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale.
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L’elettorato tende a premiare il cambiamento e a punire le vecchie nomenklature (questo spiega in
parte il grande successo di Matteo Renzi alle europee). Ma è preoccupante l’astensionismo. Una
massa di scontenti che può fluttuare da uno schieramento all’altro e dunque sconvolgere equilibri di
potere e alleanze in maniera imprevedibile.
Una massa eterogenea di cittadini, potenzialmente maggioritaria, che aspetta di trovare punti di
riferimento credibili.
Penso che la causa sia da ricercare nei troppi fallimenti della politica. Fallimenti che hanno portato
il Paese al triste primato di campione di disuguaglianza in Europa, e al costante tartassamento della
media borghesia produttiva e più in generale del cosiddetto ceto medio. Tutta una vasta area
moderata che, dopo i fallimenti dei progetti per occuparne gli spazi di rappresentanza, a mio avviso
è andata a ingrossare i ranghi degli astensionisti.
Questo gioco distruttivo, questa mancanza di rappresentanza dei nostri interessi, la stiamo vivendo
da molti anni sulla nostra pelle. Continuiamo ad essere tartassati, considerati una casta di
privilegiati e, in quanto tali, utilizzati come un bancomat tutte le volte che ci sono da recuperare
risorse. Non fa differenza se attivi o pensionati, se dirigente pubblico o privato. Non fanno scalpore
provvedimenti iniqui nella previdenza sociale o prelievi fiscali nei fondi complementari o di
assistenza. O di interventi che non tengano in nessuna considerazione i principi costituzionali di
proporzionalità ed eguaglianza.
L’esecutivo ha preso i primi provvedimenti. Su alcuni abbiamo espresso un giudizio positivo.
Sul decreto lavoro, in particolare, il Governo e il Ministro Poletti hanno dato prova di rapidità e
coraggio, segni chiari di volontà di cambiare.
La settimana scorsa il Consiglio dei Ministri ha varato la riforma della Pubblica Amministrazione:
decreto legge e un disegno di legge delega.
L’Italia, nei suoi quasi settant’anni di Repubblica, ha avuto 63 Governi. Tutti si sono impegnati
nella riforma della pubblica amministrazione. Ciò nonostante, conosciamo bene la situazione in cui
versa e la qualità della burocrazia pubblica.
La Pubblica Amministrazione è imbrigliata in lacci e orpelli burocratici che ostacolano la sua
azione. Per questo motivo era ormai indispensabile un intervento strutturato di semplificazione
amministrativa.
Vedremo. Interverremo dove ci saranno provvedimenti che non ci convinceranno.
Matteo Renzi ha già mostrato in maniera esplicita forme di insofferenza verso i sindacati,
accusandoli di attardarsi in battaglie retrograde o nella difesa di anacronistici privilegi.
Un fondo di verità forse c’è, perché i sindacati sinora non sono certo parsi amici del nuovo e non si
sono adeguati a un mondo del lavoro che ha cambiato i suoi paradigmi.
Sia sul piano formale che sostanziale si rischia la loro esclusione da tutti i processi decisionali che
investono il mercato del lavoro, la disciplina dei rapporti, il sistema previdenziale. Eppure, nel
gestire le crisi, il sindacato si è confermato un indispensabile attore sociale.
Quanti sono i contratti di solidarietà, anche stipulati da Manageritalia, che hanno contribuito alla
tenuta occupazionale delle imprese? Quanti gli interventi collettivi o individuali che hanno dato
supporto e sostegno ai lavoratori in difficoltà?
Sarà finita la concertazione ma abbiamo ancora lo spazio per la rivendicazione, del sostegno di chi è
in difficoltà e dello sviluppo dei servizi agli associati. Siamo nati per questo! Organizzati per
questo! Non rimpiangeremo alcun tavolo verde di Palazzo Chigi.
Ci troviamo in un momento complicato e delicato per la dirigenza.
Matteo Renzi ha messo nel suo mirino la dirigenza pubblica e le retribuzioni irragionevoli e
immeritate che riguardano davvero poche persone.
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Siamo arrivati al paradosso che chi guadagna più di 2mila euro al mese è mal visto. Come se
premiare i più meritevoli fosse sbagliato. Renzi ha intercettato il sentimento di una crescente ostilità
verso i ceti abbienti.
Non a caso la maggiore popolarità dell’esecutivo è attribuita dai sondaggisti non alla concessione
del bonus di ottanta euro, ma all’introduzione del tetto retributivo per i dirigenti pubblici (e per i
manager delle società partecipate). Sintomo questo degli umori di un Paese che non tollera più le
disuguaglianze eccessive ma continua a tollerare (di contro) un’economia sommersa pari ad un
quarto del prodotto interno lordo.
Ma lo sappiamo bene che il tetto alle retribuzioni non ha senso. Si favorisce la fuga di cervelli. Si
impedisce alla Pubblica Amministrazione di poter contare sui migliori, e non si favorirà
quell’osmosi tra pubblico e privato, necessaria per l’ammodernamento del nostro Paese.
Un obiettivo del Governo, invece, dovrebbe essere l’immissione di una massiccia dose di
managerialità, come lo stesso Renzi, che viene dal nostro mondo, del resto ha riconosciuto.
Come uscirne? Come rivendicare maggiore consapevolezza e rispetto sul nostro ruolo
professionale, economico e sociale?
Cominciamo da casa nostra. Continuiamo a fare autodiagnosi. A guardarci dentro, cercando di
cogliere tutti i segnali che stanno profondamente modificando i paradigmi del mondo del lavoro
manageriale.
Siamo coscienti che tutto ciò richiede un’analisi e un adeguamento continuo del nostro sistema di
offerta e di servizi. Riflettiamo sulle strategie dei nostri rapporti istituzionali per garantire i diritti di
equità, eguaglianza e cittadinanza dei nostri rappresentati.
Siamo convinti che per uscire dalla dall’impasse della crisi le aziende avrebbero bisogno, ora più
che in passato, di figure manageriali. Questo al fine di elevare la propria capacità produttiva,
innovare e competere sia nel mercato interno che in quello internazionale.
Il management può e deve rappresentare una risorsa indispensabile per un reale aumento di capacità
del nostro Paese sul piano della produttività e della competitività.
Mi auguro che questa premessa sia condivisa dalle rappresentanze imprenditoriali e possa
pervadere le trattative dei prossimi rinnovi contrattuali.
Siamo coscienti che esistono un gran numero di aziende in crisi che difficilmente avranno un
futuro. D’altro canto ci sono numerosi esempi di imprenditori “attenti alle dinamiche di mercato”.
Imprenditori che in tempo utile hanno innovato i loro modelli di governance con una forte
integrazione di cultura e presenza manageriale, riuscendo così a far crescere le aziende e ad
aumentare l’occupazione.
In mezzo, il gruppo più numeroso di aziende che possono transitare nell’una e nell’altra situazione.
Aziende che devono decidere come risolvere i problemi di passaggio generazionale. Come
recuperare quote di mercato. Come innovare i loro processi organizzativi e di prodotto. Come ridare
slancio al ruolo sociale d’impresa. Come recuperare distintività e unicità. Insomma, come
pianificare il loro futuro in un mercato globale che non perdona chi non fa ricerca, innovazione e
sviluppo.
Noi siamo pronti a valutare e a rendere concrete soluzioni di flessibilità da una parte e di inclusività
dall’altra. Per mettere a disposizione conoscenze e competenze. Incrementare un processo di
contaminazione di cultura imprenditoriale e manageriale per dare maggiore slancio alle opportunità
di crescita. Un tema ampiamente analizzato in un recente dibattito in Senato, alla presenza del
Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che ha sostenuto e condiviso analisi e proposte.
Intanto, per favorire questo cambio di cultura, stiamo chiedendo al Ministero del Lavoro di
costruire insieme un modello di promozione delle politiche attive per tutti i manager. Un insieme di
strumenti e servizi tra loro complementari e coerenti per aiutare le imprese a crescere.
La nostra organizzazione non chiede allo Stato di incrementare le politiche passive di sostegno al
reddito, ma di facilitare politiche di workfare specifiche per la categoria dei dirigenti. Occorre
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perseguire la logica del miglioramento delle performance aziendali attraverso le competenze
manageriali.
Nel modello suggerito abbiamo individuato il veicolo, i criteri di finanziamento, i collegamenti con
la rete degli enti dedicati, dei mezzi di comunicazione, dei sistemi di accreditamento, dei fondi
formativi.
Abbiamo chiesto di agevolare le micro e piccole imprese nell’impiego di personale qualificato
attraverso la riduzione dei costi previsti per la loro assunzione.
Abbiamo chiesto che nella programmazione dei Fondi strutturali possa essere previsto il
rifinanziamento del bando “Manager to Work” sull’autoimprenditorialità per dirigenti e quadri
disoccupati. Magari legando l’incentivo anche alla possibilità di acquisire delle partecipazioni in
piccole e medie imprese.
Come ha certificato l’Istat, il tasso di disoccupazione tra i 15 e i 24 anni è del 46%.
Su questo punto a richiamare l’Italia è anche lo stesso consiglio europeo in un passaggio delle
raccomandazioni inviate il 4 giugno. Il documento invita il nostro Paese “ad esigere un impegno più
forte da parte del settore privato a offrire apprendistati e tirocini di qualità entro la fine del 2014 in
conformità con gli obiettivi della Garanzia Giovani”. Il settore privato, quindi le imprese, sono
chiamate a fare la loro parte.
Noi abbiamo già iniziato.
Abbiamo prospettato, sempre nello stesso documento consegnato al Ministero del Lavoro, un
coinvolgimento dei manager su scala nazionale a favore della “garanzia giovani”, dopo i protocolli
già sottoscritti in alcune regioni. Protocolli dove si propongono una serie di possibili interventi che
coinvolgono giovani in cerca di occupazione, dirigenti in mobilità e neo-pensionati.
La nostra economia è tuttora in un periodo di difficoltà. Il mercato del lavoro soffre. Per questi
motivi abbiamo chiesto di poter derogare all’attività dei fondi interprofessionali per la formazione
continua interventi per misure temporanee ed eccezionali anche a sostegno del reddito a favore dei
lavoratori disoccupati.
Sono convinto che il modello possa dare vere opportunità di welfare ai dirigenti senza lavoro. Come
sono certo che possa dare vere opportunità di crescita alle imprese, soprattutto se sostenuto
dall’azione sinergica della bilateralità.
Siamo presenti nel quotidiano a livello di attività istituzionale per cercare di individuare dove
potrebbero esserci delle criticità. Riconoscere gli interlocutori più sensibili e prevenire rischi
potenziali per alcuni pilastri, come la previdenza. Al di là della concertazione, appunto!
Invece assistiamo a un attacco insensato e continuo alla previdenza e da ultimo alla previdenza
complementare. Infatti, abbiamo avuto conferma dell’aumento previsto per il 2014 dello 0,5%
(dall’11 all’11,5%) dell’aliquota dell’imposta sostitutiva a carico dei fondi pensione complementari.
Per consentire un credito d’imposta alle casse previdenziali privatizzate che sterilizzi l’aumento
della tassazione dal 20 al 26% previsto per le rendite.
I segnali, per i cittadini e i lavoratori, sono estremamente negativi. Infatti, da un lato la previdenza
pubblica continua a essere riformata con penalizzazioni spesso insensate e inique.
Dall’altro anche la previdenza complementare, ormai indispensabile per permettere di avere una
pensione dignitosa, viene penalizzata dalla situazione di crisi economica e, ora, da questo ulteriore
aumento della tassazione. Tutto ciò nonostante i continui proclami dello Stato.
In Parlamento abbiamo cercato di contrastare questo ennesimo attacco alla previdenza di chi lavora.
Un attacco di fatto a tutti gli italiani che oggi affidano allo Stato la loro previdenza futura, che come
capita sempre più spesso è poi una gallina dalle uova d’oro, per evitare tagli di spesa su altri fronti
ben più meritevoli di attenzioni e azioni.
Il prossimo passo, ancora più preoccupante, sarà l’armonizzazione della tassazione tra le casse e i
fondi di previdenza complementare che, come per ora previsto nel disegno di legge, dovrà avvenire
a decorrere dal 2015.
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L’intento di armonizzare due valori così distanti tra loro (11 o 11,5% e 26%) non fa presagire niente
di buono per i lavoratori iscritti ai fondi di previdenza complementare.
Non possiamo che stigmatizzare un intervento che rinnega le promesse fatte dal legislatore nel
2007. Quando la volontà era quella di promuovere il ricorso alla previdenza complementare per
compensare le deficienze della previdenza pubblica. Un intervento che finirà per porre in seria
difficoltà i fondi di previdenza complementare, già penalizzati per le minori entrate causate dalla
crisi degli ultimi anni.
Fino ad oggi il nostro complesso e farraginoso sistema di ammortizzatori sociali ha più o meno
funzionato. Ma ormai mostra vistosamente la corda ed è inevitabile un intervento riformatore.
La convinzione è che il sistema attuale produca delle disuguaglianze, oltre ad essere non più
sostenibile. Sono proprio queste problematiche connesse con gli ammortizzatori sociali che
inducono vecchie e nuove tensioni sul sistema pensionistico.
Sono ormai cinque le ondate di esodati rimasti senza lavoro né pensione dopo la riforma Fornero
del 2012, salvaguardati con diversi provvedimenti. E quanti ne abbiamo tra i nostri colleghi.
La Commissione lavoro della Camera ha presentato una proposta di legge unificata, condivisa da
tutti i partiti, che verrà discussa dall’Aula a partire dal prossimo 23 giugno. È evidente l’urgenza di
risolvere definitivamente il problema di chi rimane senza lavoro e senza reddito e deve aspettare
molti anni per poter andare in pensione.
Il nodo più difficile da sciogliere sarà come sempre quello della sostenibilità finanziaria delle
misure proposte. Ma di certo non si reperiscono risorse adeguate con interventi, più o meno
maldestri, sulle pensioni più elevate, o con il blocco della perequazione automatica.
Ci troviamo poi davanti al paradosso da un lato di dover includere giovani e donne che oggi ne sono
fuori o ai margini, dall’altra di dover allungare la durata dell’età lavorativa per chi il lavoro ce l’ha. Non
possiamo riflettere sugli over50 senza contemporaneamente prendere in considerazione la condizione
professionale ed esistenziale dei giovani, la loro pressante richiesta di prospettiva. Infatti,
l’allungamento della vita lavorativa determina un’ulteriore barriera all’ingresso dei giovani sul
mercato del lavoro. Soprattutto in un momento come questo in cui la già scarsa offerta di
occupazione è per lo più all’insegna del precariato.
Siamo uno dei Paesi che incoraggiano di meno la partecipazione delle donne al lavoro (il tasso di
occupazione è solo del 46,6%). Una donna su due dopo il primo figlio alza bandiera bianca e lascia
il lavoro. Questa è una scommessa persa per le donne e per il Paese intero.
E il discorso vale anche per le mamme manager. Stando all’ultima indagine di Manageritalia, in
collaborazione con AstraRicerche e Edwi hr, la maternità diventa un problema per tutti. In linea di
principio si sa che una migliore organizzazione del lavoro sarebbe la soluzione, ma non vengono
applicate le possibili best practice necessarie a creare le migliori condizioni di lavoro e di vita. Un
problema che tocca tutti i componenti dell’organizzazione aziendale. Non solo le donne.
Il segmento degli adulti di 50-65 anni sembra abbandonato al triste destino di esuberi,
prepensionati, esodati, staffettati, senza alcun meccanismo utile per conservare almeno una porzione
di quell’importante capitale umano.
Siamo obbligati a trovare nuove strade.
La realtà impone un ripensamento complessivo dei percorsi di vita delle persone e
dell’organizzazione del lavoro. Le persone sono chiamate a riprogettare una parte importante della
loro vita, mentre le organizzazioni devono ripensare i processi produttivi per impiegare al meglio i
lavoratori più anziani.
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Bisogna infatti ripensare a un riassetto del mercato del lavoro. Ripensare in particolare alle
dinamiche connesse a una profonda riorganizzazione del concetto stesso di lavoro nelle strutture
economiche e sociali del nostro tempo.
C’è stato in questi anni un grande cambiamento. Ci rendiamo conto che dobbiamo fare qualcosa dal
punto di vista non solo istituzionale, ma anche civico e con Cida e Prioritalia stiamo andando in
quella direzione. Anche se si tratta di un lavoro molto faticoso se solo si pensa che in tre anni si
sono succeduti ben quattro Governi.
Anche Manageritalia ha il dovere di dare il suo contributo. Tutti noi siamo consapevoli, tutti noi
daremo il meglio delle nostre possibilità. Ne sono certo!
Credo infatti che tutti noi, insieme, abbiamo colto con anticipo i segnali già con i temi congressuali
del 2012, attualissimi, e poi con il Piano Operativo quadriennale che si propone di attuarli.
La Federazione e le Associazioni territoriali stanno lavorando con il consueto impegno alla
realizzazione degli obiettivi posti dal Piano Operativo 2012-2016.
Oggi e domani, nel corso di questa Assemblea, avremo l’occasione per conoscere lo stato di
avanzamento dei lavori dei gruppi attuativi. Questa mattina, ben 150 di noi si sono riuniti nei gruppi
operativi per discutere e domani ci daranno il quadro di quanto fatto finora. Sono contento di tutte
le iniziative nate sul territorio dal Piano Operativo. Va salvaguardata la territorialità dei singoli
progetti: sono occasioni per attuare buone pratiche e diffonderle poi nell’intero sistema. Di certo la
nostra azione è orientata all’obiettivo di incrementare la presenza manageriale nel nostro tessuto
produttivo.
Tutto quello che facciamo è finalizzato a questo.
A fronte di una crisi così pesante, rischiavamo un forte calo degli iscritti fino a forse un 20-30%.
Invece il loro numero è costante, a riprova che le nostre strategie stanno funzionando. Analizzando i
nostri dati sulle vertenze, in questi primi cinque mesi del 2014 abbiamo registrato un loro calo del
13% rispetto ai primi 5 mesi dello scorso anno.
Abbiamo affrontato la crisi con un contratto stipulato nel 2005, quando l’economia apparentemente
cresceva, ma con un contratto all’interno del quale erano già presenti degli strumenti che si sono
dimostrati utili per affrontare il periodo di crisi.
Nel prossimo rinnovo contrattuale dobbiamo trovare maggiore spazio per le politiche attive e nei
servizi al lavoro per offrire maggiori opportunità ai manager.
La mobilità caratterizzerà sempre di più il nostro lavoro e con strumenti concreti si deve trovare la
possibilità di essere ricollocati e di esserlo in tempi brevi. Qui c’è il giusto spazio per modernizzare
il contratto, innovandolo.
In questa Assemblea ci sarà il rinnovo di alcune importanti cariche per ricomporre la squadra.
La logica dei numeri e quindi delle associazioni più numerose non c’è più. Adesso lavoriamo sulle
competenze e sulle specificità, sulla storia dei singoli e sul loro vissuto associativo.
In questi ultimi mesi ho effettuato un giro per le Associazioni territoriali, partecipando ai consigli
direttivi. Sul territorio ho chiesto una valutazione degli ultimi due anni di attività sia federale che
territoriale, e come si pensa di organizzarsi per il ricambio in vista del prossimo mandato.
Con grande piacere ho ritrovato un concreto fil rouge in tutti i consigli direttivi. Mi è sembrato di
partecipare sempre allo stesso consiglio direttivo. Poi, certo, ognuno con le proprie specificità, con
forti declinazioni territoriali.
Ma trattiamo lo stesso tema, parliamo lo stesso linguaggio, adottiamo gli stessi comportamenti. E
quando c’è un’identità molto forte di comportamenti vuol dire che i valori li abbiamo davvero insiti.
Questo aiuta molto la Federazione sia in termini di visibilità che di credibilità verso i politici, le
istituzioni, tutti i nostri stakeholders e per primi i dirigenti associati- Ci muoviamo come una
squadra con un’identità comune.
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Sono state risolte alcune situazioni che si trascinavano da anni e sono molto soddisfatto di quanto
stiamo facendo, sia a livello individuale che a livello di squadra.
Facciamo dunque gli adeguati correttivi, se servono, per mettere ancora meglio a punto il progetto
di squadra per il 2016 per ripartire con la stessa voglia di fare bene.
Programmiamo e agiamo responsabilmente, così come facciamo nelle nostre aziende.
Per concludere, le sfide future sono dietro l’angolo, Manageritalia proseguirà nel suo impegno per
rispondere ai bisogni primari della categoria.
Per dare a tutti i manager risposte concrete e innovative e realizzare quei cambiamenti strutturali
necessari per raggiungere i nostri obiettivi.
Un lungo lavoro nel solco della tradizione di un contratto che ha radici vive e profonde, e che è
sempre stato la maggiore e migliore garanzia a difesa di una professione così importante ed esposta
quale quella di noi dirigenti d’azienda.
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