SmartPage SIE-04SIE1.qxd 26 gennaio 2014 Pellegrinaggio diocesano a Roma Piazza Duomo 5 53100 Siena tel. 0577/42020 fax 0577/281840 27 aprile Arcidiocesi di Siena - Colle di Val d’Elsa - Montalcino LRoma ’organizza per il prossimo 27 aprile un pellegrinaggio a in occasione della canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Per consultare nel dettaglio il programma del pellegrinaggio si consiglia di prendere visione della locandina ufficiale e di contattare la segreteria organizzativa di Viae Siena. Si ricorda infine che il termine ultimo per le iscrizioni è previsto per il 31 gennaio 2014, giorno entro il quale dovranno essere già state presentate - presso la segreteria di Viae Siena - le adesioni al pellegrinaggio diocesano. Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 PRIMO PIANO Le notizie principali di questo numero il SAGRATO A sostegno della famiglia e articolazioni locali dell’associazione L(Firenze, "Scienza e Vita" presenti in tutta la Toscana Pisa, Livorno, Siena, Lucca, «La giornata dei cattolici colligiani» «Uniti per il futuro dei nostri oratori» Una speranza che oltrepassa la crisi di LODOVICO ANDREUCCI di MARCO PIERACCIOLI di MARIO MARZUCCHI a pagina II a pagina III a pagina V L’incontro in Sinagoga «L’ottava Parola» La venticinquesima edizione della giornata ebraico - cristiana DI MARCO PIERACCIOLI ottava Parola: non ruberai». È stato questo il tema che ha animato le riflessioni della venticinquesima edizione della giornata per il dialogo ebraicocristiano che si è svolta a Siena lo scorso 16 gennaio. Una giornata che ha portato con sé due grandi novità rispetto al passato recente: la presenza del nuovo rabbino di Siena, il rav Crescenzo Efraim Piattelli, "insediatosi" soltanto pochi mesi fa dopo essere stato il rabbino di Verona per ben venticinque anni (dal 1987 al 2012); e la scelta di ospitare l’incontro all’interno della sinagoga di Siena. Una scelta che non si ripeteva ormai da diversi anni, dato che negli ultimi tempi ad ospitare la giornata ebraico-cristiana erano state le parrocchie della diocesi. Due novità nella continuità, potremmo sintetizzare, se è vero come è vero che il tema centrale dell’edizione 2014 della Giornata - «Non ruberai» - non ha fatto altro che muoversi lungo la scia di quel percorso di approfondimento sui «L’ Comandamenti iniziato a partire dal 2006. E che lo scorso 16 gennaio si è arricchito di un nuovo capitolo. L’ottavo appunto. A condurre la conversazione come da programma - è stato il rabbino di Siena, con una relazione breve quanto incisiva, introdotta da una precisazione: «Le Dieci Parole rappresentano un dono per tutte le genti, per tutti i popoli della terra. E come sapete, queste Parole vennero incise nella pietra». Un particolare non proprio secondario: «In ebraico, la parola "pietra" racchiude in sé altri due termini molto importanti: "padre" e "figlio". E questo ha un significato ben preciso: è attraverso la trasmissione di padre in figlio che le Dieci Parole diventano parole di vita vera». Conclusa la premessa, Piattelli ha rivolto la propria attenzione all’ottavo Comandamento: «In questa ottava Parola, Dio ci comanda di non rubare, di non diventare dei ladri. Ma chi è il ladro? Per capirlo fino in fondo, dobbiamo rifarci all’etimologia del termine: ladro è colui che ruba alle spalle del suo possessore, all’insaputa cioè della sua vittima». E se da una parte il mondo va avanti e cambia ogni giorno di più («oggi i ladri si nascondono nelle banche, nei governi, nei posti di comando»), una cosa appare quantomeno certa in questo magma in movimento: se c’è un ladro, c’è anche un furto. Elementare Watson. Ciò che invece è meno elementare è la natura stessa della refurtiva, che può essere materiale e immateriale al tempo stesso. Insomma, il furto non nasce e muore con la "semplice" sottrazione di un oggetto di valore; ma chiama in causa anche la coscienza dell’uomo. È un furto ad esempio ingannare gli altri («quando ci spacciamo per quel che non siamo o ci attribuiamo pregi che non ci appartengono»), così come lo è ignorare il richiamo del povero. «Quando non diamo qualcosa a chi non ha niente, noi siamo dei ladri. Dare qualcosa al povero non è carità; è giustizia. Il povero ha diritto ad avere ciò di cui necessita ed è nostro dovere aiutarlo. Se così non facciamo, noi andiamo contro Dio. Perché chi ruba, ruba a Dio. E chi ruba infrange le sue supreme leggi divine». A pagina III, le parole dei protagonisti Pontremoli) che hanno già affrontato più volte nei propri convegni il tema dell’ideologia del gender, rilevandone la pericolosità sul piano sociale, per la famiglia e per i diritti e l’educazione dei figli, facendo eco all’importante manifestazione di sabato 19 gennaio a Palazzo Vecchio in Firenze sul testo di legge "Scalfarotto" (n°1052) approvato alla camera il 19/9/2013 e in discussione al Senato, auspicano una grande mobilitazione ideale e civile dell’opinione pubblica volta a mettere in rilievo il significato specifico della sessualità umana e il valore della famiglia naturale fondata sul matrimonio tra uomo e donna e aperta alla procreazione. Da anni si assiste, anche a livello europeo ed internazionale ad una sistematica aggressione alla famiglia non solo sul piano culturale e, particolarmente in Italia, ma anche sul piano delle politiche economiche, fiscali e sociali. Nella convinzione che solo dinamiche familiari forti possono assicurare equilibri sociali stabili, deve essere riaffermato il grande valore ideale e la fondamentale funzione sociale (ed, altresì, economica) della famiglia che trasmette la vita e si apre al futuro non solo per dare pienezza umana all’esistenza individuale ma anche per offrire alla società il supporto indispensabile di coesione sociale, specie nella stagione della "emergenza educativa" e del "suicidio demografico" in cui i tassi di crescita della popolazione sono negativi. Da queste convinzioni deriva la nostra netta opposizione aI Disegno di legge sull’omofobia (dagli stessi promotori ritenuto come tappa necessaria verso il "matrimonio" omosessuale, che introduce una inaccettabile limitazione ai diritto di ogni cittadino di manifestare liberamente il proprio pensiero, come stabilito dall’ articolo 21 della Costituzione. L’opposizione alle discriminazioni verso gli omosessuali, che nessuno vuol mettere qui in discussione, è espressione dell’assoluto rispetto dovuto ad ogni persona in quanto tale, ma non può e non deve tradursi, come avverrebbe se passasse questa legge, in una discriminazione di senso opposto, finendo per perseguire penalmente anche chi voglia affermare e difendere, rispetto ad ogni altra forma di convivenze, l’unicità del matrimonio e della famiglia formata dall’unione tra un uomo e una donna, dove nascono e si formano le future generazioni e, pertanto, il suo imparagonabile valore morale, economico e sociale contemplato dalla nostra costituzione. Pertanto si invitano le istituzioni competenti e i rappresentanti politici alla massima vigilanza affinché sia scongiurata questa pericolosa deriva verso una legislazione liberticida o addirittura, come da alcuni autorevoli giuristi paventato, totalitaria. il POST-IT GLI APPUNTAMENTI IN AGENDA 25 GENNAIO «Uno sguardo oltre le frontiere» 31 GENNAIO San Giovanni Bosco 2 FEBBRAIO Giornata per la vita II TOSCANA OGGI SIENA COLLE VAL D’ ELSA MONTALCINO 26 gennaio 2014 Arcidiocesi NEWS Festa della Pace e Open Church Domenica 26 gennaio e 2 febbraio ■ L’ EVENTO Sabato 18 gennaio, è andato in scena a Colle il primo incontro sociale di forania «La giornata dei cattolici colligiani» ue appuntamenti e un comun D denominatore: la parrocchia dello Spirito Santo a Poggibonsi. Che tra l’ultima domenica di gennaio e la seconda di febbraio ospiterà due eventi di rilievo. E così, mentre questa domenica andrà in scena la celebrazione della Festa della Pace (che vedrà in prima linea i ragazzi dell’Azione Cattolica diocesana); il 2 febbraio tornerà «Open Church», con le porte della chiesa che resteranno aperte per tutta la notte per accogliere i fedeli in preghiera. Di nuovo in cammino: incontro per separati e divorziati Giovedì 30 gennaio, ore 18.30 Consultorio «La Famiglia» di Siena iovedì 30 gennaio, il Consultorio G «La Famiglia» di Siena ospiterà dalle 18.30 alle 20.00 l’incontro interattivo per persone separate e divorziate dal titolo: «Di nuovo in cammino: consapevolezza e accettazione dopi giorni dell’abbandono». Si ricorda inoltre, che a partire dal 6 febbraio proseguiranno gli incontri mensili di auto-aiuto. Per maggiori informazioni, è possibile contattare il Consultorio allo 0577 22.22.71 Pastorale SANITARIA associazione ACOS, in collaborazione con LOspedaliera ’l’AOUS, l’AMCI, l’AVO, la Cappellania e l’Ufficio per la Pastorale Sanitaria, organizza per il giorno 25 gennaio un evento formativo dal titolo «Uno sguardo oltre le frontiere» che si terra presso l’aula 6 del centro didattico dell’AOUS, piano 1, lotto didattico del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, con orario 9-13. L’arrivo dell’immigrazione ci pone davanti a problemi etici nuovi, ad una cultura dell’accoglienza nell’attività sanitaria che impegna comportamenti e competenze relazionali nuove e più ampie. L’operatore sanitario si trova a soffermare l’attenzione sulla cultura del riconoscimento incondizionato della dignità di ogni persona umana; in un momento di crisi etica e antropologica è opportuno riflettere che è necessario educare al rispetto della vita e di ogni vita e, come operatori sanitari, riflettere sulla capacità di prendersi cura della persona ferita, malata o gravemente disabile. Una società che scarta il prodotto difettato, che pretende il tutto e subito non può dimenticare che esiste l’ospedale e la malattia, luoghi e situazioni dove necessariamente le persone sono fuori da questa logica consumistica e non sempre il percorso di cura porta al ripristino in toto della salute e quindi il rientro nella società. Come ricorda Marcel Mauss le società hanno progredito nella misura in cui hanno saputo rendere stabili i loro rapporti vicendevoli dello scambio, del dare e ricevere nell’arricchirsi intorno alla ricchezza comune. Diventa allora necessario riflettere intorno alla cultura dello scarto che elimina e rifiuta chi non serve, chi è malato, chi è "inutile"; occorre incentivare una cultura sanitaria che già nel rapporto con l’altro deve promuovere l’atto terapeutico dell’accoglienza e della presa in carico. L’evento, aperto a chiunque sia interessato, è in corso di accreditamento presso la Regione Toscana per le qualifiche di medico, laureato, infermiere, tecnico sanitario e di riabilitazione. La partecipazione è gratuita e accettata fino all’esaurimento dei posti disponibili, ma è obbligatoria l’iscrizione da effettuarsi per mezzo fax (0577 585527) o mail (formazione2@ao-siena.toscana.it). Segreteria ACOS Siena DI LODOVICO ANDREUCCI na bellissima giornata quella di sabato 18 gennaio, trascorsa all’ex-seminario di Colle di Val d’Elsa, che ha ospitato la prima giornata sociale dei cattolici colligiani. Deve essere premiato lo sforzo degli organizzatori e di tutti coloro che hanno partecipato con molto entusiasmo. Il premio dovrebbe essere la concretizzazione di tutte le proposte fatte, specilamente durante le attività di gruppo. La domanda posta durante tutto il pomerggio è stata: come fare ad uscire dalla crisi che stiamo vivendo, una crisi non solo economica, ma specialemnte etica. Come spesso ha ripetuto il Santo Padre, durante le udienze generali del mercoledì: «Ciò che domina sono le dinamiche di un’economia e di una finanza carenti di etica. Ciò che comanda oggi non è l’uomo, ma il denaro». La ricerca di una soluzione, deve nascere da una domanda interiore. Un interrogativo come sorgente di un nuovo inizio, prendendosi seri impegni nella società e quindi ripensando alle priorità. Partire con un percorso nuovo, che non deve rimanere attanagliato al passato, come ha ripetuto lo stesso Don Giovanni Soldani, durante la sua omelia: non avere U paura delle nuove situazioni, ma interpretare la realtà alla luce del Vangelo; con due direttrici cioè la pienezza spirituale (che viene solo da un’intensa vita di fede) e la competenza professionale. Il rischio di guardare solo al passato è quello di cadere nel sentimentalismo, invece con uno sguardo al presente, è possibile capire cosa ci aspetta nel futuro. Scoprire la realtà, scendendo per le strade, "senza rimanere sul divano di casa propria", immergendosi nella società odierna, solo in questo modo sarà possibile percepire quali sono le necessità e i bisogni del nostro tempo. Un passato utilizzabile solo per trarne il meglio, ma senza legarci troppo ad un’idea di recupero di situazioni ormai impossibili da riproporre. Don Giovanni Soldani per esprime questo concetto ha utilizzato un parallelo molto significativo, parlando della fase costituente dell’immediato dopoguerra. Durante quel particolare momento storico ci sono molti esempi da riprendere, laici d’ispirazione cristiana che hanno avuto un ruolo fondamentale. Ritrovare il rapporto con il prossimo deve diventare la prima meta da raggiungere, viviamo in un mondo costruito sull’individualismo, come ha affermato un giovane lavoratore durante le attività di gruppo: «A volte, nella mia quotidianità lavorativa, mi sento circondato da nemici e non da colleghi. Ognuno pensa al proprio percorso, al proprio successo e per raggiungerlo si arriva a fare di tutto». L’arrivismo e l’individualismo sono le cause della crisi etica; alcuni operatori Caritas hanno riportato che durante le ore di centroascolto, le persone che chiedono il loro aiuto sono arrivate ad uno stato di impaurimento nei confronti di tutto: «ho continuamente paura di essere imbrogliato». Una situazione che ricorda quella del curato partorito dalla mente di A. Manzoni: «Il nostro Abbondio, […] s’era dunque accorto […] d’essere, in quella società, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiar in compagnia di molti vasi di ferro». Andrea Barani, il direttore dell’ufficio Diocesano per la Pastorale Sociale e del Lavoro di San Miniato, ha introdotto e concluso i lavori, evocando ancora una volta le parole di Papa Francesco, che ha chiamato tutti noi ad essere "cristiani accompagnatori". L’obiettivo è quello di scoprire la purezza di camminare insieme, ritornando a vivere i luoghi abbandonati, come per Colle la piazza centrale della città. Un progetto di unità, da riscoprire anche durante la Santa Messa, che deve cambiarci ogni volta per essere un vero "popolo in cammino", che non ha paura del futuro, che non ricerca una soluzione per il proprio bene, ma per il bene comune. Non raggiunegere uno stato di assoluta perfezione per se stessi, ma una realtà che non lasci indietro nessuno. Un progetto, anche se non perfetto, ma per tutti. ■ PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO Il commento dei responsabili dell’Ufficio Da Pistoia a Colle, in nome dell’impegno DI GUIDO PRATESI ella particolare cornice N del dell’ex Convento di San Francesco si è svolto, sabato 18 gennaio, su iniziativa del locale circolo ACLI e l’Ufficio di Pastorale Sociale diocesano, il previsto incontro sugli "atti" della Settimana Sociale dei Cattolici Toscani consegnati al laicato da parte dei Vescovi della regione, lo scorso 30 novembre. Il testo che è frutto di una elaborazione collegiale (meditazione) realizzata tra l’ottobre del 2012 ed il maggio del 2013 fra le Parrocchie e Foranie toscane, riporta le linee guida per l’attività socio-culturale ed economico-politica che ogni singola comunità ecclesiale vorrà porre in essere nel proprio territorio (azione) al fine di promuovere il bene comune. Consci che, come disse Papa Francesco, all’apposito festival di Verona il 22 novembre scorso: la dottrina sociale, quando viene vissuta, genera la speranza. Dopo l’introduzione ai lavori da parte di mons. Giovanni Soldani, vicario generale che ha portato il saluto, l’interesse e l’apprezzamento per l’iniziativa manifestatagli dal Vescovo, sottolineata anche dalla presenza dei parroci cittadini,I il dottor. Andrea Barani, della Segreteria regionale di Pastorale Sociale della CET e relatore del convegno, a fine giornata, commentando le elaborazioni dei tre gruppi di lavoro, ha concluso il suo intervento sottolineando che è stato colpito dall’entusiasmo che ha notato negli oltre 50 partecipanti all’iniziativa, che hanno affrontato, in modo proattivo, temi come famiglia, giovani e lavoro, chiedendosi cosa la comunità possa fare nei relativi campi (banco alimentare e farmaceutico, oratori e dopo scuola, mediazione culturale, assistenza anziani e malati, cooperative di lavoro, etc …) nel contesto di una realtà , ormai, multietnica e multi religiosa come quella della città di Colle . Nei Gruppi di lavoro è emerso che l’azione potrà essere caritatevole, solidale e sussidiaria ma è da evitare che si caratterizzi per puro assistenzialismo. Ritornando alla considerazione del dottor Barani, si è sottolineato come, non sia un fatto "banale" che una cinquantina di persone, in via spontanea, dedichi del tempo, proprio e familiare, ad interessarsi del sociale. Nel corso dei lavori,ripetutamente è stata citata la recente esortazione apostolica «Evangelii gaudium» che se non può essere annoverata fra le encicliche sociali, certamente contiene affermazioni e indicazioni proprie della tradizione iniziata con la «Rerum novarum» di fine ottocento. Dopo al celebrazione della S. Messa ( momento orante ), con la quale si è chiesta l’illuminazione nel discernimento e protezione nel cammino, allietati dalla presenza dei bambini che assieme ai nonni hanno raggiunto i genitori (segno della solidarietà fra generazioni), la giornata si è conclusa con la cena finale. TOSCANA OGGI SIENA COLLE VAL D’ ELSA MONTALCINO 26 gennaio 2014 ■ L’ INTERVISTA Mauro Bignami, relatore al «Laboratorio dei talenti», indica le nuove sfide III 31 GENNAIO Solennità di S. Gimignano «Uniti per il futuro dei nostri oratori» DI ROMANO FRANCARDELLI n Vescovo e tre città in festa per un U gemellaggio secolare di fede e di storia. Da Modena a Pontremoli fino a San DI MARCO PIERACCIOLI a condotto la relazione principale del convegno, illustrando ai ragazzi e ai sacerdoti riuniti nel teatro del Costone, le linee principali de «il laboratorio dei talenti», la nota pastorale della Chiesa italiana incentrata sugli oratori. Mauro Bignami esperto del settore e membro del Forum Italiano degli Oratori - a margine del convegno senese ha risposto anche ad alcune nostre domande. Ecco quello che ci ha raccontato… H Oggi attorno al «laboratorio dei talenti» sono riunite tutte le diocesi della Toscana: come giudica la proposta della delegazione regionale? «Credo che sia molto importante affrontare assieme una riflessione sugli oratori. Devo dire che da qualche anno un po’ in tutta Italia stiamo assistendo a progetti pastorali su scala regionale. E questo, oltre a testimoniare una sempre più crescente attenzione delle Chiese locali verso gli oratori, rappresenta anche la via obbligata per guardare al futuro. E il fatto che in Italia si stia diffondendo sempre di più questa nuova consapevolezza non può che essere un bene». Quello di Siena è il secondo convegno tematico organizzato dalla pastorale giovanile toscana dopo quello di Arezzo dello scorso anno: che valore ha, nell’ottica di un cammino condiviso, la successione costante di questi appuntamenti? «La continuità è chiaramente un altro grande elemento del progetto intrapreso dalle diocesi toscane. Organizzare un convegno a distanza di tre o cinque anni da quello precedente infatti avrebbe poco senso; farlo invece con questa continuità rappresenta invece un punto positivo. In questo modo ad esempio si permette ai tanti operatori che vi prendono parte, di vedere in questo convegno una tappa di un cammino ben più ampio; di vedere e verificare in prima persona cioè che esiste una strada condivisa sulla quale poter camminare e crescere insieme». Guardando la situazione attuale degli oratori italiani, quali sono a suo avviso, i punti di forza in vista di un possibile rilancio? «Se andiamo a vedere quello che sta avvenendo proprio in questi anni, di punti positivi ce ne sono molti: dalla rinnovata attenzione che i Vescovi italiani hanno dedicato al tema, alla grande tradizione che abbiamo in molte zone d’Italia, pur con le dovute differenze territoriali; e poi i percorsi condivisi che stanno nascendo, la voglia di lavorare assieme. Insomma, i punti di forza non mancano». l’educatore è cresciuto a sua volta in un oratorio, o quantomeno conosce le dinamiche di una relazione educativa. Non si diventa educatori per caso, ecco. Semmai la cosa che mi sento di consigliare ai ragazzi presenti al convegno è quella di investire nella propria formazione, specializzandosi, per quanto possibile, in un settore ben preciso della pastorale. Mi spiego meglio: guidare un gruppo di adolescenti o un gruppo di bambini comporta atteggiamenti, linguaggi e attitudini differenti. Se un educatore intraprende per due o tre anni un percorso formativo specializzato, acquisirà col tempo un bagaglio di esperienze e conoscenze che un domani potrebbe risultare utile anche per gli altri operatori». «Gli oratori dovranno essere disposti a scommettere sui giovani e sui cambiamenti» Non mancheranno, immagino, neppure quelli deboli… «Più che di punti deboli, parlerei di rischi. Purtroppo ancora oggi c’è chi vede nell’oratorio la soluzione a tutti i problemi, o chi lo considera come uno strumento semplice da usare. Ma non è affatto così. Anzi, in futuro, gli oratori che resisteranno saranno quelli disposti a scommettere sui giovani, sulle nuove sfide, sui cambiamenti. E tutto questo, come sappiamo, non è sempre facile da accettare, perché il cambiamento fa paura». Tra i rischi in corso, c’è anche quello che le famiglie tendano a delegare all’oratorio l’educazione dei figli? «Il rischio c’è. E in questo caso, a venire meno sarebbe la corresponsabilità che è un tratto fondamentale nella gestione delle cosiddette alleanze educative. Però è un rischio che va messo in conto, anche se il nostro obiettivo rimane chiaramente quello di guardare alla formazione dei giovani stando accanto alle famiglie». Il convegno di oggi ha negli educatori e nei responsabili degli oratori i suoi interlocutori privilegiati: quali sono, a suo avviso, le caratteristiche necessarie per prestare servizio? «Spesso, per non dire quasi sempre, Oggi la Chiesa celebra la centesima giornata del migrante: l’oratorio potrà diventare in futuro anche un luogo di integrazione? «Penso di sì, perché in futuro gli oratori avranno sempre più a che fare sia con le attività del dopo scuola, sia con i linguaggi espressivi dei giovani come il teatro, la musica, lo sport e così via. Queste attività permetteranno ai ragazzi non solo di incontrarsi sistematicamente, ma anche di esprimersi all’interno dello stesso luogo e dello stesso progetto educativo. L’integrazione dunque, più che un obiettivo, sarà secondo me una logica conseguenza». Papa Francesco ha più volte richiamato l’attenzione verso le periferie del mondo. I giovani, che in Italia hanno così poco spazio, rappresentano anch’essi una delle tante periferie del nostro tempo? E che cosa può fare per loro oggi la Chiesa, grazie anche agli oratori? «La Chiesa deve tornare prima di tutto a essere un riferimento per questi ragazzi, guardandoli con uno spirito di paternità e maternità spirituale. Fatta questa premessa, c’è una cosa poi che ci insegna la storia e cioè che l’oratorio rappresenta da sempre, per i ragazzi, un luogo nel quale sentirsi protagonisti. E poi chissà che in futuro l’oratorio non torni ad aiutare i ragazzi ad acquisire perfino alcune competenze professionali. Non mi sorprenderebbe tutto questo. E sa perché? Perché l’oratorio, per poter guardare al futuro, dovrà farsi interprete delle urgenze e dei bisogni delle nuove generazioni». ■ XXV GIORNATA EBRAICO-CRISTIANA Le parole pronunciate dai protagonisti onostante duemila anni di «incomprensioni, Npregiudizi, sofferenze e oggi possiamo godere dei frutti del Concilio Vaticano II». Così ha esordito il rabbino di Siena, Crescenzo Piattelli, prima di aprire la sua relazione. «Grazie al dialogo sono stati fatti molti progressi in questi anni, ma la strada è ancora lunga. Ma sono anche convinto che ebrei e cristiani possano tornare a camminare insieme lungo la via della stima e del rispetto reciproci». Parole alle quali hanno fatto eco anche quelle del delegato diocesano per il dialogo interreligioso, Renato Rossi: «Ventisette anni fa, a Roma, si svolse uno storico incontro all’interno della sede del segretariato dell’ecumenismo, al quale partecipò anche il rabbino capo Toaff. E fu a partire da quell’incontro che nacquero le Giornate ebraico cristiane che ci accompagnano ormai da venticinque anni. E oggi come allora, rimane valido per tutti noi, ebrei e cristiani, lo stesso invito: come possiamo incontrarci se non approfondendo le nostre comuni radici? Ecco perché oggi ripercorriamo assieme i Dieci Comandamenti: dieci Parole che chiedono di essere testimoniate ogni giorno nella vita di ciascuno». Marco Pieraccioli Gimignano: il 31 gennaio - Solennità di San Gimignano - le tre comunità si uniranno per celebrare il loro santo patrono. Il 31 gennaio infatti ricorre il giorno della morte del Santo Vescovo, avvenuta a Modena nel 393. Venerdì prossimo dunque, sotto le Torri sarà festa con la celebrazione in chiesa e la tradizionale fiera nelle piazze della città. Per l’occasione, sarà presente per la prima volta nella storia della chiesa sangimignanese, il Nunzio Apostolico in Italia, l’ambasciatore della Città del Vaticano, Sua Eminenza Monsignor Adriano Bernardini. Un avvenimento. Il Nunzio del Papa Francesco farà il suo ingresso nella solenne concelebrazione eucaristica alle 18.30 in Duomo. Ad accoglierlo, oltre ai fedeli e a don Mauro Fusi, anche i giovani del coro parrocchiale guidati dal maestro Fabrizio Bassi. Saranno presenti inoltre le delegazioni e i gonfaloni delle città di Modena e Pontremoli e San Gimignano (con in testa il sindaco Giacomo Bassi); e non mancheranno, come sempre, anche le delegazioni dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme di Siena, la Confraternita di San Geminiano di Modena e l’associazione culturale Cavalieri di Santa Fina. Alla fine della Concelebrazioni le delegazioni delle tre città offriranno i tradizionali ceri votivi di San Gimignano alla Chiesa per illuminare la cappella di San Gimignano dove è custodita la reliquia del Vescovo. Il programma della festa inizia alle 17.00 con il ricevimento del sindaco Bassi alle delegazioni ufficiali delle città "gemellate". Saranno presenti ovviamente anche le autorità e le associazioni cittadine, che si daranno appuntamento così all’interno della chiesa "Santissima Annunziata" dentro la cinta del vecchio carcere di San Domenico, già Castello del Vescovo, Convento dei Domenicani e carcere attivo fino al 1991. Durante la presentazione della festa di San Gimignano, il sindaco Giacomo Bassi ricorderà la storia e il riuso del San Domenico e, con l’occasione, rilascerà alcuni riconoscimenti ai cittadini di San Gimignano. Alle 18.00, trasferimento delle delegazioni, accompagnato dalla Banda cittadina "Puccini", fino all’ingresso nella Basilica per la solenne Messa di San Gimignano. Una festa coordinata e programmata con l’amministrazione Comunale e dal Comitato delle feste patronali guidato dal presidente Alessandro Viti. Per ricordare il cammino di Santo Gimignano da quel lontano secolo di fine anni Trecento, fra storia e leggenda, si incrociano e si mescolano i racconti sulla reliquia, il "dito" del Vescovo. Reliquia che fu portata fin dentro le mura assieme all’anello vescovile, da un giovane chierichetto colligiano il quale, invaghitosi come ricordano le storiche guide della città dell’anello al dito del Santo, approfittò delle esequie del Vescovo per sfilargli il prezioso anello. Durante il "furto" sacrilego però, ecco che si staccò anche il dito. Il giovane, preso poi dal rimorso, fuggì fino a rifugiarsi nel Duomo sotto le Torri e si pentì del gesto confessando il furto ai sacerdoti della città. L’anello fu riportato a Modena; mentre la reliquia del dito rimase in Duomo. Dove è custodita ancora oggi nella cappella dedicata al Vescovo di San Gimignano e patrono della Città a fianco dell’altare maggiore. SmartPage SIE-04SIE5.qxd SIENA COLLE VAL D’ ELSA MONTALCINO ■ VOLONTARIATO L’intervento del Provveditore della Misericordia alla festa di S. Antonio Aabate TOSCANA OGGI 26 gennaio 2014 V Musica SACRA DI DANEIELE PALMIERI opo le prime apparizioni nel corso D dell’anno 2013, nel periodo natalizio appena trascorso il Coro DI MARIO MARZUCCHI anno appena trascorso si è purtroppo rivelato ancora più difficile del precedente poiché di fronte ad un impoverimento ulteriore delle risorse ci siamo trovati di fronte ad un aumento dei bisogni. Non voglio tediarVi con i soliti dati che sono in linea (802.000 Km) con quelli dell’anno precedente anche se i servizi spesso restano sempre più a carico della Misericordia che cerca di far fronte con risorse proprie a quelle richieste che non trovano più risposte da parte del "Servizio Pubblico". Voglio invece mettere l’accento, seppur brevemente, sull’impegno sociale che ci ha portato ad intraprendere nuove iniziative per poter dare risposte positive, anche se del tutto parziali, alle varie richieste ed alle aspettative di tante persone bisognose così come ci sprona a fare il nostro Papa Francesco che proprio in questi giorni ha messo in evidenza che «i poveri non possono aspettare». Il nostro aiuto è rivolto anche ai malati e a coloro che non sono solo poveri dal punto di vista economico, ma hanno anche bisogno di un consiglio disinteressato, di un sorriso o di una carezza. Sappiamo quanto sia difficile, ma questo dovrebbe essere il valore aggiunto del volontariato di qualsiasi ispirazione, ciò che invece ci scoraggia è che sempre più, abbiamo l’impressione di costituire un bacino presso cui attingere manodopera a basso prezzo o meglio a costo zero. Possiamo e dobbiamo mettere a disposizione il nostro tempo, tempo incomprimibile e indilatabile per tutti i volontari a qualsiasi livello operino, ma le Istituzioni devono fare il "loro" per metterci nella possibilità di operare serenamente a partire dalla programmazione anche nel medio e lungo periodo. (La vicenda delle Centrali 118 insegna) Tornando alle parole del Papa, dobbiamo prestare sempre più attenzione alle persone che formano la fila davanti alla Bancarella della Solidarietà o bussano al nostro Ufficio Ispezione o all’Ufficio del Provveditore e che, purtroppo, qualche volta se ne vanno mortificate perché forse pensavano di poter ricevere molto di L’ Una speranza che oltrepassa la crisi più di quello che siamo stati in grado di dare. Oltre tutto, fra qualche mese, a meno che le nostre Autorità di Governo non riescano ad ottenere qualcosa in sede di Comunità Europea, termineranno gli aiuti dell’AGEA, l’Agenzia che, tra l’altro, raccoglie le eccedenze della produzione agricola nazionale, per cui gli avanzi di frutta torneranno ad essere eliminati sotto i cingoli dei trattori e non trasformati in marmellata per i poveri, il latte verrà buttato nei fossi e non lavorato per produrne confezioni a lunga conservazione o burro e formaggio per i poveri, lo stesso per i cereali con cui si fanno pasta e biscotti e così via. Ed allora l’auspicio è che la nostra città, che nonostante tutte le traversie è rimasta in cima alle classifiche del benessere, anche grazie al volontariato, trovi quella compattezza fra tutte le sue componenti, nessuna esclusa, per operare affinché nessuno resti sempre più indietro. Faccio solo due esempi di iniziative: La prima Adotta insieme a noi una famiglia: con un patto di solidarietà "a Km 0", per portare speranza a chi si trova in una situazione di particolare bisogno, attraverso la Bancarella della Solidarietà, sia per donare generi di prima necessità sia per accompagnare con pulmini attrezzati ed autovettureanziani e disabili in difficoltà. Ci auguriamo che questa iniziativa possa raggiungere, con l’aiuto di tutti, un rating di A++ che per noi vuol dire Accoglienza, Assistenza, Aiuto. Nel nostro Sito Internet, in corso di aggiornamento, ci sono riportate le modalità di partecipazione a questo progetto. Il Secondo esempio è quello della finanza etica dove la Misericordia opera attraverso la Fondazione Toscana per la Prevenzione dell’Usura, Microcredito di Solidarietà e, proprio in questi ultimi tempi, con il prestito sociale della Regione Toscana. Mi piacerebbe mettere in evidenza in dettaglio tutti i campi in cui opera la nostra Istituzione, ma non posso dilungarmi anche se mi farebbe piacere se qualcuno avesse la curiosità di farlo richiedendoci la chiavetta dei bilanci sociali dal 2009 al 2012; per cui termino con doverosi ringraziamenti partendo da S.E.R. Mons. Arcivescovo che ci guida spiritualmente e con il quale abbiamo condiviso alcuni incontri di riflessione, i nostri benefattori fra cui in questa occasione ricordo Lilliana Machetti alla quale abbiamo dedicato un pulmino per trasporto disabili e Mons. Savino Mazzini e la sua famiglia che ci ha donato l’altro pulmino che opererà soprattutto presso la nostra sezione di Taverne - Arbia, tutti i nostri dipendenti e quelli della Coop.va Il Prossimo, i nostri soci e concittadini che ci sostengono con la loro quota associativa e con l’opzione del 5 per mille ed infine i nostri volontari a tutti i livelli che operano nei più svariati servizi e nelle nostre sezioni distaccamenti e consorelle di Taverne-Arbia, S. Rocco, Rosia, Isola d’Arbia, S. Miniato, in cui abbiamo recentemente inaugurata la nuova sede, Quercegrossa, Casciano di Murlo, Pievasciata, Vescovado di Murlo che nell’anno trascorso hanno donato 140.000 ore del loro tempo alle attività della Misericordia. Saluto tutti con fraternità, parola recentemente rivalutata in tutta la sua portata da Papa Francesco, con il nostro motto «Che Dio ve ne renda merito». ■ DALLE PARROCCHIE Pippo Cortigliano ha presentato a Siena il suo ultimo lavoro editoriale «Quando Dio è contento: il segreto della felicità» DI FRANCA PICCINI uando Dio è contento - il «titolo Qdelsegreto della felicità», è il libro di Pippo Corigliano, edito da Mondadori e presentato nella sala del capitolo del chiostro di San Domenico per il ciclo di incontri culturali «I giovedì di San Domenico». Pippo Corigliano è stato per quarant’anni portavoce dell’Opus Dei e proprio la vicinanza con il fondatore San José Maria Escrivà gli ha fatto capire che la felicità si trova nella vita ordinaria di ogni giorno. Il libro è una carrellata di racconti di vita ordinaria, dove persone normali si raccontano, con umiltà e anche con un po’ di ironia, ma proprio dalle esperienze quotidiane scaturisce il senso della felicità. Il libro è un viaggio nell’esperienza umana del vivere quotidiano, dove il lettore condivide e si arricchisce con coloro che si raccontano. Il cristiano, consapevole della ricchezza che gli proviene dal battesimo e dalla cresima, fa testimonianza con il proprio comportamento e questo è già motivo di felicità; nella consapevolezza che la felicità assoluta non esiste nel mondo terreno, ma che voler bene, vuol dire "amatevi come io vi ho amato" e da qui nasce la spinta a coltivare l’amore per gli altri e l’amicizia, accettando l’altro per quello che è, come del resto Dio ci accetta per quello che siamo. Saper voler bene è un’arte che non si finisce mai di imparare. Spesso Papa Francesco parla di tenerezza, anche noi nella vita di ogni giorno non dobbiamo aver paura della tenerezza. Si vive un tempo in cui la cultura dominante è contro la Chiesa cattolica e spesso la Chiesa è all’attenzione dei mezzi di informazione per gli scandali, tralasciando quello che è il ruolo, la missione e la vocazione della stragrande maggioranza dei sacerdoti e suore che vivono il quotidiano accanto alla gente dando aiuto a chi ne ha bisogno. Questo non vuol dire negare i fatti, ma vuol dire oscurare il lavoro umile e onesto che tanti uomini e donne di Chiesa fanno quotidianamente. La serata è stata condotta da Tommaso Strambi, capo redattore de La Nazione Siena; Corigliano è stato accompagnato a visitare i luoghi cateriniani di Siena da Padre Alfredo che gli ha illustrato la figura di Santa Caterina da Siena, patrona dell’Opus Dei per quanto riguarda l’apostolato dell’opinione pubblica. interparrocchiale della Foranìa diocesana senese Amiata-Valdorcia ha mostrato di essersi consolidata, raggiungendo anche ottimi risultati musicali. Castel del Piano (Chiesa piccina), Montalcino (Sant’Egidio Abate) e San Quirico d’Orcia (Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta) hanno ospitato i percorsi di canti sul «Mistero dell’Incarnazione», intervallati dalle riflessioni proposte rispettivamente da don Roberto Bianchini, padre Pierino Bregoli e don Gianni Lanini. I brani sono stati eseguiti davvero con grande capacità espressiva ed hanno toccato varie epoche e modalità compositive. Eseguito dai coristi sotto l’efficace, attenta guida di Alessandra Micheloni, il programma è stato aperto da "Altissima Luce" (tratto dal Laudario Cortonese), seguito dalla dolcissima «Ave Maria» del francese Jacob Arcadelt (vissuto nel XVI° secolo), per approdare poi al tradizionale «Tu Scendi dalle Stelle» e tornare al Laudario Cortonese con il pur conosciuto «Gloria in cielo». Altro brano di bell’effetto è stato il «Gaudete, Gaudete, Christus est Natus», di autore anonimo quattrocentesco e la stessa cosa può dirsi per il successivo «S’Accese un Astro in Cielo», che la mano del compositore Georg F. Haendel (1685 1759) ha reso sognante. Ultimi due brani del programma «Laudate» del francese contemporaneo J. P. Lécot (autore, fra l’altro, dell’Inno per il Giubileo del 2000) , ed il gospel «Go, Tell it on the Mountain» («Va e annuncia Lui in montagna»), sul quale don Gianni Lanini non ha potuto fare a meno di soffermarsi anche per un aspetto che lo riguarda in prima persona, essendo prossimo il suo trasferimento come parroco a Castel del Piano. Il coro è naturalmente aperto a quanti vogliano aggregarsi ed ha in programma la preparazione di altri appuntamenti a tema liturgico: nella Quaresima e poi nel mese mariano di Maggio, con l’intenzione di offrire appuntamenti di canto e meditazioni in altre parrocchie del comprensorio. Per concludere, giusto onore e merito all’impegno dei coristi, provenienti da Arcidosso, Castel del Piano e Campiglia d’Orcia, impegnati in questa esperienza e testimonianza di canto ed amicizia: Anna Bucelli, Lucia Corsini, Milena Giubbilei, Maria Eugenia Pogni, Giuseppina Sellitri (soprani); Laura Brazzabeni, Silvia Corridori, Mimma Frascà, Simonetta Pallini, Rossana Penza (contralti), Fulvio Nanni e Stefano Pecci (tenori); Michele Bucelli e Giovanni Zanaboni (bassi). dalle PARROCCHIE «Il mago di Oz» Venerdì 31 gennaio, ore 21.15 Teatro Sant’Agostino (Colle Val d’Elsa) ragazzi e i giovani della parrocchia di Idella Sant’Agostino a Colle Val d’Elsa in occasione festa di San Giovanni Bosco vi invitano al loro spettacolo: «Il mago di Oz». L’appuntamento è dunque per venerdì 31 gennaio al teatro Sant’Agostino di Colle Val d’Elsa. Lo spettacolo, che inizierà alle ore 21.15, sarà ad ingresso gratuito.
© Copyright 2025 Paperzz