Ligornetto - Parrocchia San Vitale Chiasso

(La croce di Cristo al Castello Aragonese).
Ligornetto
ESTATE 2014
Febbraio • Marzo • Aprile • Maggio 2013
ORARIO ESTIVO
delle celebrazioni eucaristiche
PARROCCHIA CATTOLICA DI SAN VITALE MARTIRE, CHIASSO
Sabato sera e vigilia delle festività (Ss. Messe prefestive)
15.30 Casa Giardino
17.30 Chiesa parrocchiale
Domenica e festività
8.00 Chiesa parrocchiale
10.30 Chiesa parrocchiale
17.30 Chiesa parrocchiale
18.00
9.00
18.00
Lunedì
Chiesa parrocchiale
Martedì
Chiesa di Sant’Anna
Chiesa parrocchiale
Mercoledì
9.00 Chiesa della Madonna di Fatima
18.00 Chiesa parrocchiale
Giovedì
18.00 Chiesa parrocchiale
Venerdì
18.00 Chiesa parrocchiale
(Nei mesi di luglio e agosto è sospesa la S. Messa domenicale delle 17.30)
PARROCCHIA CATTOLICA DELLA SANTA CROCE, PEDRINATE
19.00
9.30
17.00
17.00
Sabato sera e vigilia delle festività (S. Messa prefestiva)
Chiesa di Santa Teresa a Seseglio
Domenica e festività
Chiesa della Santa Croce a Pedrinate
Lunedì
Chiesa della Santa Croce a Pedrinate
Venerdì
Chiesa della Santa Croce a Pedrinate
CONFESSIONI NELLA CHIESA PARROCCHIALE DI CHIASSO
Tutti i sabati dalle 9.30 alle 11.00
In confidenza…
“Otium cum dignitate”:
buone vacanze!
Friborgo (Monastero di Hauterive)
E se nelle nostre vacanze facessimo tappa anche in qualche monastero o santuario?
C’è un “ozio” che non è “il padre dei vizi”
Mi sia consentito rivolgere a tutti gli amici del “Bollettino parrocchiale”
l’augurio di “buone vacanze” con una sentenza latina che suona così:
“Otium cum dignitate”. Sono le parole con le quali l’antico Cicerone, nel
“De oratore”, indica le occupazioni adatte al “vir bonus”, ossia alla persona dabbene, parole che per lui rappresentano soprattutto un ideale
etico universale, prima ancora che la qualità specifica del perfetto oratore. Il termine “otium”, di difficile traduzione, non indica qui il cosiddetto
“dolce far niente”, né tantomeno l’antico adagio “otia dant vitia”, antenato del nostro “l’ozio è il padre dei vizi”, ma piuttosto l’insieme di tutte
quelle attività, non politiche e non retribuite, che concorrono alla formazione della genuina “humanitas” del cittadino.
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Rientravano in questa categoria attività come lo studio, la scrittura, le
conversazioni dotte e intime, la meditazione, il tempo dedicato ai propri
familiari e agli amici, o quello passato in campagna lontano dal trambusto della città. Non è quindi il nostro ozio, ma l’insieme di attività veramente importanti, grazie alle quali si diventa “viri boni”, uomini buoni.
A questo “otium” deve congiungersi però anche la “dignitas”, che rappresenta un complesso di virtù quali il pudore, l’onestà, il dominio di sé,
comprendendo anche il senso della moderazione o della misura, atteggiamento tanto importante per gli uomini di cultura del mondo antico.
Gesù e i discepoli in cerca di quiete
La sapienza dell’antico Cicerone trova pieno riscontro nel cristianesimo.
Nella visione della fede cristiana, infatti, anche la quiete, il riposo e la
vacanza costituiscono un “luogo” teologico. Non sono mai un tempo
vuoto, ma un’occasione propizia per una felice comunione con Dio,
con noi stessi e con il nostro prossimo. Interessanti, al riguardo, sono le
parole che Gesù rivolse un giorno agli stanchi discepoli al termine della
loro prima esperienza missionaria. È un quadretto evangelico che costituisce una sorta di teologia cristiana delle vacanze.
“Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che
avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: ‘Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un poco’. Erano
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infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il
tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto,
in disparte” (Marco 6,30-32).
La fatica di un vero riposo
Insomma, occorre fermarsi per dedicare un po’ di tempo alle cose dello
spirito. Impresa non facile, specialmente per noi figli della tecnica. Esiste
nel profondo di ognuno di noi un universo di interiorità che continuamente rischia di essere dimenticato e soffocato da mille distrazioni. È
necessario porvi rimedio con intelligenza e impegno, perché non basta
semplicemente decidere di andare in ferie. Non è forse vero, infatti, che
molti tornano dalle ferie più stanchi e stressati di quando erano partiti?
E non è soltanto il problema dei nostri giovani rumorosi e distratti, come
facilmente potremmo pensare, ma di tutti. La riduzione materialista e
godereccia della vita porta sempre a quelle conseguenze di alienazione
e di angoscia che ben conosciamo.
Una vera vacanza dovrebbe quindi portarci fino all’esperienza del riposo
dell’anima, oltre che al riposo del corpo, fino alla rinascita del desiderio
delle realtà spirituali, fino alla ricerca del silenzio, dell’ascolto, della preghiera, dell’armonia con il creato, fino alla riscoperta della tenerezza di
Dio dentro la trama della nostra vita. Il gusto ritrovato dell’interiorità produrrà immancabilmente l’effetto di un rapporto più intimo e sereno con
le persone che ci stanno accanto e con l’ambiente che ci circonda. La
pace con Dio e con se stessi si traduce sempre in una capacità nuova di
rapportarsi agli altri e alle cose. Per le nostre vacanze allora, nella valigia
o nella borsa da viaggio, non scordiamo di prendere con noi il Vangelo, il
libro della Parola di Dio, il libro della preghiera.
don Gianfranco
La preghiera nasce dal pensiero
Le vacanze, per chi ha la fortuna di goderne la distensione dal
ritmo premente delle consuete occupazioni, sono uno svago. Ma
appunto per questo possono offrire momenti, programmati per
alcuni, spontanei per altri, di riflessione personale sul mondo, sulla
vita, su se stessi; momenti che possono aprire l’animo a qualche
interiore preghiera, Questo avviene per chi dalla riposante ed insieme stimolante pausa delle vacanze trae incitamento ed occasione per pensare, e perciò per pregare: i due momenti dello spirito
sono normalmente consecutivi. La preghiera nasce dal pensiero.
(Paolo VI)
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Domenica 11 maggio 2014
Festa della Prima Comunione
per 37 bambini della nostra comunità
Nicola Ballabio – Elodie Basile – Sara Bernaschina – Mattia Bernardasci – Greta Bernardis – Denise Cavalera – Ylenia Cassoni – Daniele Da
Costa Nascimento – Melat Dawit – Daria Delea – Christian Di Petto –
Martina Di Pietro – Ana Rita Esteves – Catarina Isabel Esteves – Lenny
Eyenga Ekoa – Aurora Ferlito – Morgana Galeno – Martina Gessaga –
Manuel Gravante – Giada Greco – Jacopo Luraschi – Sofia Milauro –
Simone Margalho – Shantia Najafi – Martina Nodari – Mélanie Pintus
– Laurane Quifica – Francesco Raimondi – Ana Sofia Ramos – Aurora
Ranno – Rosario Pio Ranno – Federica Resciniti – Veronica Resciniti –
Cristina Rusca – Anna Maria Serrano – Erika Vullo – Chantal Wildi.
L’atteggiamento autentico del cristiano
non è quello altezzoso del fariseo adulto, astuto, razionale ed orgoglioso,
bensì quello della semplicità fiduciosa del bambino.
È la sua fiducia serena e radicale che gli fa porre tranquillamente la mano
in quella del padre e della madre.
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Cronaca parrocchiale
23 marzo
In chiesa arcipretale elevazione spirituale per la Quaresima con il “Gruppo
vocale Famiglia Sala”. Musiche di Palestrina, Bach, Mozart, Ramirez, Kodaly,
Mascagni e Rachmaninov.
12 aprile
Una serata indimenticabile e una chiesa gremitissima per il “Requiem” di
Mozart con il Coro operistico di Mendrisio.
4 maggio
Festa della Prima Comunione a Pedrinate per 9 bambini.
11 maggio
Festa della Prima Comunione a Chiasso per 37 bambini.
9 giugno
Gita-pellegrinaggio a Sotto il Monte, il villaggio natale di papa Giovanni XXIII,
dichiarato santo il 27 aprile scorso, per una cinquantina di parrocchiani.
Ripartiamo in settembre
Condividere il pane edifica la Comunità
Martedì: PRANZO DELLE FAMIGLIE
Mercoledì: MENSA DEI POVERI
Vieni anche tu all’Oratorio
a gustare con noi un momento di fraternità!
Domenica 30 novembre 2014
ore 10.30
FESTA DELLA CRESIMA
DEI NOSTRI RAGAZZI
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Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II
due nuovi Santi nella Chiesa e per la Chiesa
Entrambi si sono resi conto che l’unica vera minaccia per la missione
evangelizzatrice della Chiesa è la nostra insufficiente consapevolezza della “vittoria che ha vinto il mondo: la
nostra fede” (1 Giovanni 5,4).
Giovanni XXIII ha aperto la strada. Ha
ricordato, non solo ai cristiani ma anche a tutti gli uomini e donne di buona volontà, che nessuno è costretto
a sottostare alla tirannia dei nostri
fantasmi. Non siamo obbligati a lasciarci paralizzare dalle voci dei “profeti di sventura”, disse nel discorso
di apertura del Concilio Vaticano II di
cui ebbe l’intuizione. La Verità non è
certo un prodotto della storia. È però
solo stando nella storia e abitandola
responsabilmente che la possiamo incontrare.
A dispetto di tutti quelli che amano
mettere in evidenza solo le discordanze, Giovanni Paolo II ha continuato e
allargato il solco. Ci ha fatto capire
che, dietro l’atteggiamento che rischiava di confinare la Chiesa entro il
ristretto perimetro dell’autodifesa, stava una paura più profonda: quella di
lasciarsi afferrare da Cristo, “Redentore dell’uomo”, che proprio la storia
degli uomini è venuto ad abitare e salvare. Da qui il suo permanente invito a
spalancare le porte della nostra vita a
Lui, che non toglie nulla al nostro desiderio di vivere in pienezza la nostra
umanità, ma al contrario è l’unico che
ci dà la speranza di poterlo realizzare.
Si delinea così un cammino che siamo chiamati a proseguire nel nostro
quotidiano.
C’è da augurarsi infatti che il riconoscimento pubblico universale della
santità di questi due papi del nostro
tempo produca frutto ecclesiale. Non
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contribuisca, come qualche volta accade purtroppo, a neutralizzare la
provocazione della loro vita umana
concreta e della loro testimonianza
rendendole puro oggetto di culto. Veneriamo i santi per rinnovare la nostra
fede.
E la fede dei due “capi” che ricordiamo non è stata quella incerta che
spesso ci por ta a scappare dalle
asprezze della storia, come bambini
che si ostinano a non voler diventare
adulti. La loro è stata la fede dei cristiani, di coloro che semplicemente
vanno ad aprire, quando sentono bussare alla propria porta. Non solo per
scoprire che non c’è nessuno da temere, ma soprattutto per accogliere
Colui che da sempre vuole entrare.
La realtà ultima non è il buio che ci
rende sempre meno capaci di vivere,
ma è l’amore che, secondo Giovanni
– l’apostolo il cui nome risuona non a
caso in quello dei due nuovi santi papi
– rende perfetti e “scaccia la paura” (1
Giovanni 4,18).
+ Valerio Lazzeri
Vescovo di Lugano
Giornale del Popolo, 26 aprile 2014
La parola di papa Francesco
La novità ci fa sempre un po’ di paura,
perché ci sentiamo più sicuri se abbiamo tutto sotto controllo, se siamo noi a
costruire, a programmare, a progettare
la nostra vita secondo i nostri schemi, le nostre sicurezze, i nostri gusti.
E questo avviene anche con Dio. Ma,
in tutta la storia della salvezza, quando Dio si rivela porta novità – Dio porta
sempre novità –, trasforma e chiede di
fidarsi totalmente di Lui. La novità che
Dio porta nella nostra vita è ciò che veramente ci realizza, ciò che ci dona la
vera gioia, la vera serenità, perché Dio
ci ama e vuole solo il nostro bene.
Lo Spirito Santo è lo Spirito di unità,
che non significa uniformità, ma ricondurre il tutto all’armonia. Nella Chiesa
l’armonia la fa lo Spirito Santo. Uno
dei Padri della Chiesa ha un’espressione che mi piace tanto: lo Spirito
Santo “ipse harmonia est”. Lui è proprio l’armonia. Solo Lui può suscitare
la diversità, la pluralità, la molteplicità
e, nello stesso tempo, operare l’unità.
Anche qui, quando siamo noi a voler
fare la diversità e ci chiudiamo nei nostri particolarismi, nei nostri esclusivismi, portiamo la divisione; e quando
siamo noi a voler fare l’unità secondo
i nostri disegni umani, finiamo per portare l’uniformità, l’omologazione. Se invece ci lasciamo guidare dallo Spirito,
la ricchezza, la varietà, la diversità non
diventano mai conflitto, perché Egli ci
spinge a vivere la varietà nella comunione della Chiesa. È la Chiesa che mi
porta Cristo e mi porta a Cristo; i cammini paralleli sono tanto pericolosi!
I teologi antichi dicevano: l’anima è una
specie di barca a vela, lo Spirito Santo
è il vento che soffia nella vela per farla andare avanti, gli impulsi e le spinte
del vento sono i doni dello Spirito. Lo
Spirito Santo è l’anima della missione.
Quanto avvenuto a Gerusalemme quasi duemila anni fa non è un fatto lontano da noi, è un fatto che ci raggiunge,
che si fa esperienza viva in ciascuno
di noi. La Pentecoste del cenacolo di
Gerusalemme è l’inizio, un inizio che
si prolunga. Lo Spirito Santo è il dono
per eccellenza di Cristo risorto ai suoi
Apostoli, ma Egli vuole che giunga a
tutti. Gesù, come abbiamo ascoltato
nel Vangelo, dice: «Io pregherò il Padre
ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre» (Gv
14,16). È lo Spirito Paràclito, il «Consolatore», che dà il coraggio di percorrere le strade del mondo portando il
Vangelo! Lo Spirito Santo ci fa vedere
l’orizzonte e ci spinge fino alle periferie esistenziali per annunciare la vita di
Gesù Cristo. Chiediamoci se abbiamo
la tendenza di chiuderci in noi stessi,
nel nostro gruppo, o se lasciamo che
lo Spirito Santo ci apra alla missione.
Ricordiamo queste tre parole: novità,
armonia, missione.
(dall’omelia di Pentecoste 2013)
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La grazia di ricominciare sempre
La prima cosa che ci aiuta questa mattina a riconciliarci con l’avventura della
vita nella quale siamo immersi è l’invito
a metterci nello spazio della benedizione di Dio sulla nostra esistenza. La
benedizione è il compito che il Signore
affida ai sacerdoti dell’Antica Alleanza, ad Aronne e ai suoi figli, e che oggi
realizza per mezzo della sua Chiesa:
fare risuonare nel tempo una Parola
che dica bene della vita umana, che
la custodisca, che le dia la possibilità
di riconoscersi come vista da un Volto
di benevolenza. Tutto può ricominciare nel tempo se siamo visti in questo
modo.
Non basta però la Parola udita fuori.
La Parola che risuona alle orecchie per
quanto buona e consolante non basta
per convincerci. Deve arrivare da dentro ciò che ci rassicura radicalmente.
Ecco allora la testimonianza dello Spirito del Figlio, lo Spirito che innesta in
noi la preghiera stessa di Gesù, “Abbà,
Padre”. Quando accogliamo questo
Respiro divino, il tempo che apparentemente ci schiavizza, ci tiranneggia,
ci inghiotte con il suo passare, allenta
la sua morsa, diventa il nostro migliore alleato perché ci porta alla pienezza
dello scoprirci figli. “Quindi non sei più
schiavo, ma figlio e, se figlio, sei anche
erede per grazia di Dio”.
E così arriviamo al mistero che la liturgia ci fa celebrare nel primo giorno dell’anno civile, quello della divina
maternità di Maria, quello del grembo
verginale della creatura che diventa il
luogo dove la Parola eterna, l’eterno
inizio di ogni cosa, si fa carne per accompagnare da dentro, per sostenere
purificare e trasfigurare ogni istante
della nostra vita, ogni fibra della nostra
realtà corporea, ogni componente materiale e immateriale del nostro mondo.
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Sembra un discorso molto astratto,
molto lontano dalle nostre preoccupazioni quotidiane di pellegrini di questa
storia ferita e striata di dolore e di sangue, di violenze e di guerre.
Ma non è così. Il grembo verginale e
fecondo di Maria Santissima continua
a essere la testimonianza più alta della permeabilità di tutto ciò che esiste
alla Parola e al Soffio che tutto rinnova e rigenera. Il mondo creato da Dio
non sarà mai così vecchio da non poter
accogliere la Novità. La storia degli uomini non è mai rinata dai loro progetti
rivoluzionari, dai loro programmi di riforma, dalle loro visioni ideali e dalle loro abili strategie per attuarle. Anzi, i più
grandi disastri sono spesso scaturiti da
volontà inizialmente animate da propositi sublimi di riscatto e di redenzione.
Infatti, tutto comincia e rinasce in quel
punto segreto del cuore umano, che
solo Dio conosce e che solo il Creatore
è in grado di individuare e visitare con il
suo Amore nel cuore della creatura.
Dall’omelia del Vescovo Valerio
per la Messa di inizio anno
Lugano - Chiesa di Sant’Antonio,
1° gennaio 2014
Oratorio: porte aperte
a cura di Umberto Colombo
UN CANTIERE APERTO
Cari amici, nei prossimi mesi il nostro Oratorio sarà più che mai… un cantiere
aperto! Un cantiere prima di tutto a motivo dei lavori di manutenzione in programma: pittura dei locali, cambio di alcuni arredamenti, riparazione di tubature, ecc. Ma nel frattempo, mentre con altri amici saremo a Catto per la consueta colonia estiva, provvederemo ad aprire un secondo cantiere: quello culturale.
Con Marco Zucchi, critico cinematografico della RSI, abbiamo già preparato il
prossimo programma di “Film-in-controluce” che si svolgerà sempre di venerdì, un ricco cineforum con film veramente belli e impegnativi, che proporremo
dal prossimo settembre fino a marzo 2015. Una novità di quest’anno proposta
per il mese di ottobre sarà la rassegna cinematografica di film africani, accompagnati da mostre e cartellonerie che spiegano la realtà del cinema africano
e molti esempi riguardanti le loro pubblicazioni. La provenienza delle pellicole
sarà totalmente africana. Tale scelta è motivata dal carattere inedito di questi
film impossibili da vedere al di fuori dei festival e la possibilità di avere uno
sguardo originale sulla cultura, la politica, la vita quotidiana dell’Africa. L’Africa,
o meglio le Afriche, si raccontano e ci raccontano. Ne emergerà l’immagine di
un continente e una cinematografia ricca e raffinata che narra, a se stessa e a
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noi, storie universali, costruite su punti di vista differenti che arricchiscono la
nostra esperienza quotidiana e culturale.
I lunedì del mese di novembre vedranno la continuazione della rassegna cinematografica “Il cinema alla ricerca di Dio”. In questo cammino cinematografico di “reinterpretazione del sacro”, rintracciamo nel panorama contemporaneo
quattro titoli che propongono in primo piano una gamma di “figure cristiche”.
Vedremo gente comune, capace però, sull’esempio di Gesù, di sopportare
dolore, persecuzioni ed ingiustizie per un bene più grande. Nel rapporto filmico
tra peccato e redenzione spesso il martirio diviene l’unica via di salvezza possibile. Quattro film che riporteranno al centro della riflessione il tema della vita e
della morte, della fine e del fine dell’esistenza umana. Un itinerario alla ricerca
di un senso sospeso tra Cielo e Terra.
“SCUOLA GENITORI”
Da settembre riproporremo la nona edizione della “Scuola Genitori”. Questi
incontri, aperti a tutti, hanno lo scopo di aiutare a interpretare con più attenzione la realtà in cui viviamo. I veloci mutamenti della società mettono alla prova
qualsiasi nostro valore e convinzione facendo crescere il bisogno di trovare
nuove risposte educative. Riflettere insieme, con l’aiuto di esperti, ci potrà aiutare ad affrontare con serenità e coraggio le nostre importanti scelte quotidiane.
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ALL’ORATORIO NASCE UNA NUOVA ATTIVITÀ:
“GRUPPO SOLIDARIETÀ”
Nel mese di giugno un gruppetto di persone vicine al nostro Oratorio si sono
incontrate con il responsabile della Caritas di Como, Roberto Bernasconi, per
far nascere, istituire e formare un gruppo che abbia il desiderio di capire “come
si dovrebbe fare oggi” ad aiutare le persone in grave difficoltà. Non soltanto per
trovare loro degli aiuti materiali, ma per essere noi un aiuto per loro.
È forse il tempo di “ri-educarci” al sociale? Chi è l’altro che incontro superando
lo stereotipo di “povero”, di “rifugiato”, di “barbone”? Come individuare il vero
bisogno di una persona? Si aiuta da soli o insieme? Come posso diventare io
una persona di riferimento al di là dei beni che possiedo?
Queste e altre domande accompagnano la motivazione di questa scelta. Tale
percorso lo inizieremo con i responsabili della Caritas di Como, attingendo alla
loro grande esperienza e disponibilità ad accompagnarci in un percorso di confronto e formazione.
Tante idee mi si presentano alla mente: stabiliamo un incontro formativo mensile? Partecipiamo alla distribuzione del tè, delle coperte o altro alla stazione?
Visitiamo il Centro di ascolto di Como per vedere come fanno? Vogliamo conoscere da vicino le istituzioni che già operano sul nostro territorio? Nel mese di
settembre comunicheremo le date di inizio per questa esperienza nuova.
Sul nostro sito e sul prossimo Bollettino verranno comunicate
tutte le date delle varie iniziative:
www.perunanuovacultura.ch oppure www.parrocchia-chiasso.ch
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I GIOVANI E IL TEATRO
Ecco un’altra stagione portata a termine dall’Associazione Culturale Artinscena
di Morbio Inferiore, la quale, rimasta priva di sede nel suo villaggio, ha potuto
continuare l’attività grazie all’ospitalità del Cine Excelsior di Chiasso.
È stato un anno intenso, non sempre facile, ma che attraverso l’unione, la complicità, lo scambio reciproco di idee, lo studio, gli approfondimenti e le tecniche
teatrali, ha consentito a tutti di crescere ed essere un po’ più consapevoli delle
nostre capacità e fiduciosi per affrontare il cammino.
Tre spettacoli differenti. SBANG presentato dal gruppo Cuccioli a molti degli
allievi delle Scuole Elementari del Circondario, ha voluto essere per i bambini
uno stimolo alla fantasia, alla creatività e al trascorrere tempo insieme.
ACCHIAPPA IL TUO FUTURO SOGNANDO, vincitore del premio “ Portatori
d’Arte” al Festival di Novara dal gruppo Junior e replicato al Kursaal di Locarno
e al Cine Excelsior di Chiasso, racconta come una adolescente riesca a trovare
la certezza delle sue scelte ed avere il coraggio di parlarne ai genitori. Una storia fra moderno e antico molto attuale e romantica.
MILES GLORIOSUS O SOLDATO FANFARONE di Maccio Plauto. In prima
assoluta il gruppo Grandi si è dedicato al mondo classico, una commedia greca
che nonostante il passare del tempo è attuale e molto divertente. Con questa
pièce i ragazzi sono stati selezionati per partecipare al Festival Internazionale di
Dramma Antico dei Giovani indetto dalla Fondazione INDA di Siracusa riscuotendo grande successo.
Ringraziando gli attori per le emozioni che hanno regalato, le mie collaboratrici
per l’immenso lavoro dietro le quinte e i costumi, la mia famiglia che sempre è
al mio fianco, tutti gli sponsor che ci hanno permesso di realizzare le manifestazioni e Umberto Colombo che ci ha accolti con grande calore, auguro un’estate
splendida all’insegna della pace e dell’amore universale.
Per coloro che fossero interessati, vi invito a visitare il nostro sito www.artinscena.com e vi ricordo che le iscrizioni ai corsi si apriranno il primo settembre
anche online.
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Pensieri semplici
Ricordati di Cristo
Se ti accorgi che le gioie del mondo ti tengono prigioniero e desideri dimenticare; se t’accorgi che le cure del mondo ti preoccupano, e desideri dimenticare; se
t’accorgi che le preoccupazioni terrene s’impadroniscono di te come la corrente
afferra il nuotatore, e desideri dimenticare, se le angosce della tentazione ti perseguitano e tu desideri dal profondo del cuore di poter dimenticare: ricordati di
nostro Signore Gesù Cristo e allora riuscirai.
Sören A. Kierkegaard
La giusta parola nasce dal silenzio
Caratteristica della solitudine è il silenzio, come la parola è caratteristica della
comunione.
Tra il silenzio e la parola c’è lo stesso legame interiore e la stessa distinzione che
c’è fra solitudine e comunione. L’una non può esistere senza l’altra. La giusta
parola nasce dal silenzio e il giusto silenzio nasce dalla parola.
Tacere non significa restare muti, come parlare non significa chiacchierare. Il
restare muti non crea la solitudine e il chiacchierare non crea la comunione.
La parola che crea di nuovo la comunione e la riunisce è accompagnata dal
silenzio.
Dietrich Bonhöffer
Tacere… ascoltare
Non c’è solitudine senza silenzio. Il silenzio: talvolta è tacere, sempre è ascoltare.
Un’assenza di rumore, priva della nostra attenzione alla Parola di Dio, non sarebbe più silenzio.
Una giornata piena di rumori e di voci può essere una giornata di silenzio, se il
rumore diventa per noi un’eco della presenza di Dio.
Quando parliamo di noi stessi e di nostra iniziativa, noi usciamo dal silenzio.
Quando ripetiamo con le labbra le aspirazioni segrete della Parola di Dio in fondo al nostro intimo, noi lasciamo intatto il silenzio.
Madeleine Delbrêl
Ascoltare il prossimo per ascoltare Dio
Il primo servizio che si deve al prossimo è quello di ascoltarlo. Come l’amore di
Dio incomincia con l’ascoltare la sua Parola, così l’inizio dell’amore per il fratello
sta nell’imparare ad ascoltarlo.
Chi non sa ascoltare il fratello, ben presto non saprà neppure ascoltare Dio. Anche di fronte a Dio sarà sempre lui a parlare. Avrà così inizio la morte della vita
spirituale. Alla fine non resteranno altro che le chiacchiere spirituali.
Chi non sa ascoltare a lungo e con pazienza parlerà senza toccare veramente
l’altro; ed infine non se ne accorgerà nemmeno più. Chi crede che il suo tempo
sia troppo prezioso per essere perso nell’ascoltare il prossimo, non avrà mai veramente tempo per Dio e per il fratello, ma sempre e solo per se stesso.
Dietrich Bonhöffer
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Saremo tutti assunti in cielo
Maria, nostra Madre, ci è data in tutto
come nostro modello. Invece di immaginare l’assunzione come un privilegio
unico, dobbiamo riconoscere che anche in questo siamo chiamati ad imitarla. Nella seconda lettera ai Corinti, all’inizio del capitolo quinto, Paolo afferma
che nel momento della nostra morte,
quando la tenda della nostra corporeità
è disfatta, già riceviamo da Dio l’abitazione definitiva non costruita da mani
d’uomo, che resta poi in eterno.
Il dogma dell’assunzione corporea di
Maria è qui chiaramente definito e si
estende a tutti. Leggiamo anche il capitolo 15 della prima lettera ai Corinti,
dove Paolo spiega questa trasformazione. Siamo come un piccolo seme
trasformato in albero frugifero; l’identità
resta la stessa, ma la nostra pienezza è
prorompente. Noi quaggiù siamo come
degli embrioni; anche se fossero dotati
di pensiero non potrebbero immaginare il loro stato adulto e il mondo che li
circonderà. Si capisce l’anelito di Paolo, come appare nel primo capitolo della lettera ai Filippesi, ad essere sciolto
per entrare nella piena comunione con
il Cristo, al punto che afferma: per me
morire è un guadagno. Già in questa
vita embrionale possediamo le primizie dello Spirito e avvertiamo che Dio
non è un essere misterioso e lontano,
ma quel papà che già sta generandoci
alla pienezza della vita. Come cristiani
dobbiamo riconoscere la nostra dignità
umana, conformando le nostre azioni
alla sfera celeste. In fondo, embrionalmente, siamo già in Paradiso. Spesso
leggiamo nel Vangelo di Giovanni: “Chi
crede ha la vita eterna”. Noi siamo già
oggi concittadini dei santi e famigliari di
Dio. La morte cristiana non è un evento funereo, ma la nascita gioiosa alla
pienezza. Con un’immagine potremmo
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evocare Luca 15,20: il papà, visceralmente trapassato dalle deficienze del
figlio che torna a casa, lo seppellisce
di baci e di abbracci e lo fa sentire un
re. Se fosse stato ricevuto a bastonate avrebbe sofferto meno. Ora lui, così
indegno, freddo, cinico, calcolatore, si
vede accolto da un amore tanto intenso quanto immeritato e capisce finalmente il suo errore di avere immaginato
il padre come un tiranno, quando aveva
la tenerezza di una mamma. Convinciamoci che è più difficile dannarci, opporci definitivamente all’amore infinito,
che accettare di lasciarci salvare dalla
misericordia infinita. Veramente la morte è il “dies natalis”, la vera nascita che
ci butta nelle braccia di un Padre-Madre che vive per noi da tutta l’eternità.
La nostra vita embrionale terrena non
solo non è sminuita in quest’ottica, ma
impreziosita. La paragoniamo ai nove
mesi di gestazione che fanno entrare
nel mondo nuovo. Quest’uomo non
conoscerà mai uno spegnimento, una
distruzione, ma crescerà in una pienezza d’amore vertiginosa che non avrà
mai fine.
Sandro Vitalini
Spirito di Dio
Tu vieni a turbarci,
vento dello Spirito.
Tu sei l’altro che è in noi.
Tu sei il soffio che anima
e sempre scompare.
Tu sei il fuoco
che brucia per illuminare.
Attraverso i secoli e le moltitudini
Tu corri come un sorriso
per far impallidire le pretese
degli uomini.
Poiché tu sei l’invisibile
testimone del domani,
di tutti i domani.
Tu sei povero come l’amore
per questo ami radunare
per creare.
Oh, ebbrezza e tempesta di Dio!
David Maria Turoldo
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La pagina del buonumore
Piccolo dizionario
ACCESSO: Porta del gabinetto.
BARLUME: La luce del bar.
CIMITERO: Ci si passa tante volte così vicino che alla fine tutti vi cascano.
DENTISTA: Uno che mangia con i denti degli altri.
EPITAFFIO: L’ultima réclame.
FANTASMA: Persona con mandato di comparizione.
GUINZAGLIO: Corda che permette al cane di condurre a passeggio il padrone.
HUMOR: Tutte le volte che si ride, si toglie un chiodo dalla bara.
INFARTO: Ciò che, oggi come oggi, ci sta più a cuore.
LADRO: Persona che prende le cose sul serio.
MELODRAMMA: Opera i cui protagonisti furono Adamo ed Eva.
NEONATO: Uomo da poco.
OCULISTA: Un medico che non è ben visto dai clienti.
PIGRIZIA: L’abitudine di riposarsi prima che venga la stanchezza.
QUESTUA: Maniera gentile di domandare la borsa senza domandare la vita.
RAFFREDDORE: La goccia che fa traboccare il… naso.
SBORNIA: Una buona presenza di… spirito.
TRASFUSIONE: Un’operazione che va a gonfie… vene.
UOMO: Sostantivo che abbraccia anche la donna.
VIOLENZA: La ragione di chi ha torto.
ZITELLA: Una donna in dolce attesa.
L’amico nero all’amico bianco…
Amico bianco: io, quando piccolo, nero; quando diventato grande, nero;
quando arrabbiato, nero; quando morire, sempre nero.
Ma tu, amico bianco: tu, quando nato, rosa; quando diventato grande,
bianco; quando arrabbiato, rosso; quando malato, giallo; quando paura,
verde; quando morire, viola. Ma allora, amico bianco: perché tu chiamare me… di colore?
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