movimenti A.L.B.A. – per un soggetto politico nuovo Ph. Marco Fuligno movimenti ANTIPOLITICO? Un’analisi del Movimento 5 Stelle G.I. Olivier Turquet 14 dic. 2012 / gen. 2013 Quando, in qualunque modo, disturbi l’ordine costituito, la cosa migliore da fare è non parlare di te. Non è una questione personale, non ha colore politico: si è fatto con la Lega Nord, il Partito Umanista, i Cavalieri del Nulla e, naturalmente, con il Movimento 5 Stelle. Quando è impossibile ignorarti, allora si passa al secondo metodo, attaccarti un’etichetta; in politica va di moda definire “antipolitico” chi fa cose diverse dal solito. Ma il movimento fondato da Beppe Grillo è così antipolitico, nel bene e nel male? Questa piccola scheda cerca di capirlo ritrovando i parametri che caratterizzano, o dovrebbero caratterizzare secondo una logica, un partito o un movimento politico. A Parma erano in 400; qualcuno “C’è una cosa che ci accomuna: in funzione complementare nello in meno rispetto al primo raduno la diversità. Il nostro atto di nasci- scaffale dell’offerta politica. Si è al PalaMandela di Firenze ma pur ta è un atto di accusa al sistema aperta una fase costituente della sempre in tanti, in piena estate e partitico novecentesco arrivato a democrazia italiana”. con temperature tropicali, e tut- fine corsa. Vogliamo fondare un Fissati i paletti e le coordinate, ti impegnati a sfornare proposte nuovo sistema politico, introdur- quali sono gli obiettivi di A.L.B.A.? e documenti, divisi per tavoli da re elementi di una cultura poli- “L’ambizione che ci anima è al- 15, secondo uno dei metodi del- tica rivoluzionaria”. E ancora: “È ta: contribuire alla costruzione la democrazia partecipativa: “Mi una grande responsabilità quel- di un’alternativa a questa Italia verrebbe da esclamare ‘quanto è la che sentiamo. Nei cittadini c’è e questa Europa. Un’altra via di difficile e complessa la democra- l’esigenza di trovare nuove inter- uscita dalla crisi, che non faccia zia, però quanto è bella!’– dice locuzioni. In questi mesi abbia- a pezzi diritti e dignità del lavo- Anna Pascuzzo – Ti fa respirare mo visto crescere molto in fretta il ro, relazioni e vita delle donne un’aria nuova, un’aria fresca, non Movimento 5 Stelle e noi vorrem- e degli uomini. Esiste una parte senti più l’odore di stantio, quella mo porci come un’alternativa a ampia della società italiana che ha puzza di vecchie liturgie verticisti- Beppe Grillo, perché molte delle riempito le strade di questi anni, che attraverso le quali la base sta- persone che chiedono un rinno- ed anche le urne, una volta tanto, va sempre ai margini e a scegliere vamento non si riconoscono nel nei referendum e in molte elezio- erano sempre gli stessi. A Parma si grillismo. Quello che noi rifiutia- ni amministrative. Questa Italia è sperimentata una ‘pratica nuo- mo è proprio la figura del capo chiede forme politiche nuove per va’: la democrazia. Finalmente si carismatico: questo Paese ne ha poter partecipare ad uno spazio Il nome Il leader è ricominciato a parlare di politica conosciuti diversi, e quando ve- pubblico allargato, all’altezza della 5 Stelle ricorda i cinque punti Beppe Grillo fa e disfa il movimento, dicono non solo i denigratori tutti insieme, ciascuno ha potuto diamo che ce n’è uno che ha ad- devastazione anche antropologica che il movimento considera- ma anche qualcuno dei suoi, tant’è che molti hanno abbandonato dire la propria e la sintesi non ha dirittura la proprietà del marchio che si è manifestata in questi 20 va più importanti ai suoi inizi: il movimento o sono stati espulsi quando si sono permessi di cri- sacrificato nessuno. S’è discus- del suo movimento non possiamo anni di berlusconismo. Centrale democrazia, energia, ambien- ticare il leader. Ma, mentre Berlusconi smentisce se stesso e il suo so, dibattuto fino a stancarci tutti, non avvertire un pericolo per la nella riflessione di A.L.B.A. è il te- te, informazione, istruzione. partito e afferma a giorni alterni che sarà lui il candidato, Grillo ma non s’è votato finché le tesi da democrazia. Alba non avrà capi, ma del lavoro. E la necessità di un Consultando il programma si dichiara a Travaglio in un’intervista di giugno: “Eh no eh, io mica mi sottoporre al vaglio dell’assem- meno che mai carismatici”. reddito di cittadinanza. Il tutto in scopre che sono diventati 7: candido… L’ho detto e lo ripeto, io nel palazzo non ci entro: non blea non fossero realmente chia- A Parma si è anche sbattuta la por- un’ottica di riconversione ecologi- stato e cittadini, energia, infor- mi lascio ingabbiare. Preferisco restare un battitore libero, un fran- re a ciascuno. Solo allora ci si è ta ad intese elettorali di centrosini- ca del sistema produttivo e della mazione, economia, trasporti, espressi, favorevoli o contrari”. È stra: “La mia opinione – continua nostra vita. L’ideale sarebbe una salute, istruzione. co tiratore”. (www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/13/beppe-grillo-nonfregheranno-i-5-stelle-con-saviano-passera-o-montezemolo/261729/) il metodo di A.L.B.A. (acronimo Ginsborg – è che non sia possibi- grande alleanza sociale fra la parte che sta per Alleanza Lavoro Beni- le un’alleanza elettorale col Pd. più battagliera della classe opera- comuni Ambiente), il “soggetto Nessuna possibilità di partecipare ia, i ceti medi urbani che sono stati Il programma L’organizzazione politico nuovo” (con accento sul a primarie di centrosinistra, che conquistati alla difesa della Costi- Sul sito, all’indirizzo www.bep- Il 5 Stelle ha un’organizzazione decentrata ma abbastanza pre- nuovo) promosso da numerosi non hanno un’ombra di contenu- tuzione, e i precari. Questo puz- cisa, basata sui meetup degli amici di Beppe Grillo, descritta in intellettuali come Paolo Cacciari, to – o se ce l’hanno è quello del zle sociale potrebbe diventare la Ugo Mattei, Marco Revelli, Chiara governo Monti e dell’Europa dei nostra base elettorale. Una grande pegrillo.it/iniziative/movimentocinquestelle/Programma-Movimento-5-Stelle.pdf è reperibile Giunti, Nicoletta Pirotta, Alberto memorandum”. Ma la chiusura va Alba per l’Italia!”. il programma, articolato in 15 bilmente pochi partiti attuali possono vantare, composta da ben Lucarelli, Andrea Bagni e Clau- oltre: “Niente somme spente di Ai militanti del “soggetto politico pagine secondo i punti esposti 252 liste. L’organizzazione non è esente da liti e soprusi, che dio Giorno, che hanno scritto il partitini vecchi, nessun ritorno a nuovo” è arrivato il saluto di Luigi sopra: abolire tale legge, fare caratterizzano troppo spesso realtà associative di ogni tipo. Su manifesto fondativo (http://www. modelli tipo ‘sinistra arcobaleno’; De Magistris: “Serve una svolta a tale altra; la parte di ridimen- questo Grillo dice a Travaglio: “Non voglio sentir parlare di strut- soggettopoliticonuovo.it/) insieme niente aggregazioni residuali degli 360 gradi che coinvolga la società sionamento della politica pren- ture. Siamo un movimento orizzontale, se ti sviluppi in verticale al più noto Paul Ginsborg (scrit- esclusi; tanto meno liste civiche civile, i comitati, le associazioni, de una pagina. diventi un partito. Poi lo so anch’io che ci sono i dissidi, le divi- tore, giornalista, docente di storia con volti decenti di supporto a i movimenti; per la rifondazione sioni, un meetup contro l’altro…”. In ogni caso le loro litigate contemporanea), il quale spiega: un centrosinistra impresentabile, della politica stessa”. avvengono in buona parte in diretta sui loro blog... barricate dettaglio qui: www.beppegrillo.it/meetup/ Ha un’organizzazione di base capillare sul territorio che proba- Non entriamo in questioni di merito, né esprimiamo un giudizio su questa nuova formazione politica; semplicemente ci sembra che non si tratti di un movimento antipolitico ma di una risposta che le persone, dalla base, hanno cercato di dare all’evidente degrado della politica; una risposta parziale, ispirata da un personaggio per molti discutibile, ma che certamente coglie alcuni temi cari alle persone in questo momento: ripartire dalla base, essere trasparenti, preoccuparsi del bene comune e cercare delle soluzioni. Tutte cose politiche, nel senso buono che questa parola deve rapidamente riprendere. barricate dic. 2012 / gen. 2013 15 Barricate e Palazzi una testa un voto Verso il compimento della democrazia Maria Chiara Ballerini Fonti: La Democrazia Diretta, Giuseppe Schiavone, Ed. Dedalo, Bari, 1997 Democrazia Diretta, Murray Bookchin, (trad. it.) Elèuthera, Milano, 2001 Democrazia elettronica, Maurizio Bolognini, Carocci, Roma, 2001 Ci sono anch’io. Il cittadino e la democrazia partecipativa, Paolo Bertolotti, KC Edizioni Come si forma l’Opinione pubblica, Mascia Ferri, Milano, FrancoAngeli, 2006. Democrazia diretta: più potere ai cittadini, Thomas Benedikter, Edizioni Sonda, 2008 Negli ultimi anni, che hanno visto un grande fermento una reale partecipazione attiva e propositiva dei citpartecipativo con la nascita e lo sviluppo di numerosi tadini alla vita politica sono sostanzialmente due: il Democrazia dei Cittadini, movimenti civici, è sempre più diffusa l’opinione che i Referendum e l’Iniziativa. Paolo Michelotto, tempi siano maturi per un passo in avanti nel processo Il Referendum -inteso nel senso più ampio, e non soTroll Libri, 2008 di democratizzazione della società, che viene identifi- lo abrogativo come lo è in Italia- è lo strumento atJe Participe cato con la pratica della Democrazia Diretta. traverso il quale i cittadini possono esercitare il diritUn laboratorio di L’aggettivo “diretta” è in realtà pleonastico, ma to di controllo sull’operato dei propri rappresentanti Democrazia a Roma oggi è forse l’unico in grado di riportare il termine politici. Quando essi prendono decisioni non condiviSud, Andrea Carnevali, PB Press, Roma, 2009. “democrazia” alla sua accezione originaria. Solo se se da una parte della cittadinanza, questa ha la posesercitata direttamente infatti, la desibilità di raccogliere firme e richiedeGuida alla Democrazia La democrazia mocrazia è davvero il governo del pore un referendum, che in questo caso è diretta, Kaufmann, diretta è un metodo polo, in base al principio fondamentale detto “referendum confermativo facolBuchi, Braun, IRI di partecipazione Europe, Koniz, 2009 “una testa, un voto”. Sono numerosistativo”. Si ha invece il “referendum condella cittadinanza simi gli studi, i testi, i blog sulla demofermativo obbligatorio” in caso di reviLa tua guida all’iniziativa alla politica, crazia diretta, nonostante essa non sia sioni della Costituzione. dei cittadini europei non in opposizione Unione Europea, ancora stata definitivamente teorizzata L’iniziativa, o iniziativa popolare legislaalla democrazia Bruxelles, 2011 in maniera complessiva ed esaustiva, e tiva, è lo strumento attraverso il quale i rappresentativa per questa ragione l’espressione ha accittadini possono elaborare proposte di La Democrazia Sussidiaria, ma come suo cezioni differenti. Generalmente si può legge da sottoporre al voto dell’assemDario Alberto Caprio, completamento Nuova Editrice intendere la democrazia diretta come blea legislativa e successivamente a un Mondoperaio, Roma, 2012. un “metodo di partecipazione della cittadinanza al- voto referendario, sempre previa raccolta di un dala politica”, non in opposizione alla democrazia rap- to numero di firme. “L’iniziativa popolare –afferma presentativa ma come suo completamento. Thomas Benedikter- è il vero e proprio nocciolo delL’Italia prevede già alcuni strumenti di democrazia la democrazia diretta. (…) È un atto generato interadiretta, ma la loro influenza è alquanto margina- mente dalla cittadinanza, che si fa legislatrice per fole, poiché le iniziative popolari vengono per lo più calizzare l’attenzione della rappresentanza politica su ignorate dai destinatari (camera e commissioni par- un tema pubblico rimasto trascurato”. Referendum lamentari), mentre del referendum si cerca di osta- Altri strumenti importanti della democrazia die Iniziativa popolare colare la potenza con un regolamento restrittivo e retta, ma senza funzione vincolante, sono il relegislativa, affiancati l’imposizione di un quorum altissimo. Altrove inve- ferendum consultivo, la proposta di legge di inida revoca, petizione ce esistono esperienze riuscite ed efficaci che coin- ziativa popolare senza referendum, la petizione e débat public sono volgono municipi, regioni o addirittura nazioni, per e il procedimento di recall, ovvero revoca degli i principali strumenti esempio la Svizzera -dove vige un sistema di demo- eletti che non rispettano il proprio mandato. che permettono crazia “semidiretta”- alcuni stati degli USA come la Nel sistema democratico diretto l’informaziouna reale partecipazione California, la regione della Bavaria e la città brasiliane ha un ruolo fondamentale. In Svizzera ad attiva e propositiva na di Porto Alegre, dove vengono in diversa misuesempio, dove il ricorso al referendum è abidei cittadini ra applicati gli strumenti normativi su cui la demo- tuale e frequente, ogni cittadino riceve un opualla vita politica crazia diretta si basa. Gli strumenti che permettono scolo informativo che spiega dettagliatamente 16 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Illustrazioni Filippo Emiliani Democrazia diretta gli strumenti della democrazia diretta Nella Democrazia Diretta il popolo è sovrano. I cittadini non sono soltanto elettori che delegano il proprio potere politico ai rappresentanti, ma sono anche legislatori e amministratori della cosa pubblica. Gli strumenti principali con cui la democrazia diretta si esercita sono: Referendum Propositivo: i cittadini possono proporre una legge ai legislatori. Referendum Abrogativo: i cittadini possono cancellare una legge. Referendum Consultivo: i cittadini possono esprimere un parere. Iniziativa Popolare: i cittadini possono proporre direttamente una legge. L’iniziativa vincola il parlamento ad una risposta entro massimo sei mesi. Se la risposta non è soddisfacente si ha un referendum. Revoca degli eletti: strumento applicabile a qualsiasi carica pubblica elettiva. Bilancio Partecipativo: consente ai cittadini di decidere direttamente sui beni comuni. Débat Public: pratica per consultare popolazioni interessate da grandi opere pubbliche. Petizione: il ricevente ha l’obbligo di rispondere entro un tempo stabilito. Diversi studi vinciali e regionali in cui sono previsti le ragioni del pro e del contro, menhanno dimostrato i referendum locali si nota come quetre in Francia vige dal 1995 il Débat un effetto positivo sto strumento sia utilissimo a favorire Public, una procedura di democrazia della democrazia la partecipazione attiva dei cittadini alle partecipativa che mette tutti i cittadidiretta sulla questioni collettive, l’assunzione di reni nelle condizioni non solo di essere convivenza civica sponsabilità e la diffusione dell’informasempre informati, ma anche di poter e sul benessere zione. Inoltre, come sostiene Paolo Miintervenire sui grandi progetti relativi a economico chelotto, gli amministratori che portano infrastrutture da realizzare sul territorio, tramite dibattiti su conseguenze e vantaggi che queste modalità nelle proprie città godono di grande porteranno tali opere, in cui i rappresentanti politici stima e appoggio da parte dei cittadini, che tendoascoltano le ragioni espresse dai cittadini e trovano no ad avvicinarsi tra loro, ad essere più disponibili e Thomas Benedikter, autore insieme, con la collaborazione di esperti esterni, le comprensivi, ad assumersi responsabilità, ad aumendi “Democrazia Diretta, Più tare la comprensione civica. soluzioni migliori per tutti. potere ai Cittadini” Tra gli altri strumenti che hanno l’obiettivo di facili- Ed è proprio l’assunzione di responsabilità che si matare la partecipazione dei cittadini alla vita po- nifesta come punto centrale, non solo della demoNel mondo litica e pubblica, spicca il Bilancio Partecipativo, crazia diretta, ma della democrazia tout court. Coesistono esperienze adottato da molti comuni italiani piccoli e me- me scriveva Bobbio in un articolo del 1958 ma più riuscite ed efficaci di negli anni ’70 e in qualche caso anche oggi, che mai attuale “il cammino della democrazia non è di applicazione e dal 1989 nella città brasiliana di Porto Alegre, un cammino facile, per questo bisogna essere condegli strumenti della dove 1,4 milioni di abitanti discutono insieme tinuamente vigilanti, non rassegnarsi al peggio, ma democrazia diretta, di risorse e piano regolatore, e si esprimono neppure abbandonarsi ad una tranquilla fiducia nelle come in Svizzera, sorti fatalmente progressive dell’umanità. Oggi non anche via internet. California, Bavaria Diversi studi hanno dimostrato la ricaduta posi- crediamo, come credevano i liberali, i democratici, i e nella città brasiliana tiva di queste prassi, sia a livello di convivenza socialisti al principio del secolo, che la democrazia sia di Porto Alegre civica, sia a livello di incremento del benesse- un cammino fatale (…) Noi siamo, dobbiamo essere, re economico. Nei regolamenti comunali, pro- democratici sempre in allarme.” barricate dic. 2012 / gen. 2013 17 Barricate e Palazzi democrazia diretta intervista a paolo michelotto la parola ai cittadini Maria Chiara Ballerini Paolo Michelotto, come nasce e come si sta sviluppando la campagna Quorum Zero? Chi studia la democrazia, sa che uno degli impedimenti maggiori nell’utilizzo degli strumenti di democrazia diretta è rappresentato dalla presenza del quorum nei referendum. Impedimento particolarmente insidioso, perché ad una analisi veloce e superficiale sembrerebbe invece una tutela necessaria e “democratica”. Non è ovviamente così e ci sono decine di ragioni per toglierlo. La presenza del quorum allontana gli elettori dal voto e questo è dimostrato analizzando l’affluenza elettorale dei referendum confermativi, che non hanno il quorum, e dei referendum abrogativi che invece lo hanno. I paesi che più utilizzano il referendum, come la California e la Svizzera, non hanno il quorum. E ogni volta che gli strumenti di democrazia diretta sono stati introdotti su iniziativa dei cittadini, nel mondo, sempre sono stati introdotti senza quorum. Al contrario, il quorum è sempre caldeggiato dalle classi politiche che, dietro la motivazione di facciata di maggiore “democraticità”, invece si tutelano dagli strumenti di democrazia diretta e dalla possibilità che i cittadini possano esprimere la loro volontà svincolati dai “professionisti”, da “coloro che sanno”, con questo efficace ostacolo. 18 dic. 2012 / gen. 2013 ottenere maggiore democrazia, come assemblee partecipative e incontri di progettazione partecipata. L’attività che in questo momento coinvolge maggiormente Michelotto è l’iniziativa “Quorum Zero e più democrazia”, raccolta di firme per una proposta di legge di iniziativa popolare che intende togliere il quorum dai Referendum e migliorare gli strumenti di democrazia diretta. Negli stati deve gli strumenti di democrazia diretta funzionano, il quorum non esiste, e sono la maggioranza dei paesi europei. Da queste considerazioni, dopo il referendum abrogativo del giugno 2011, è nata l’idea di scrivere la migliore proposta di legge possibile sulla democrazia diretta, che prendesse il meglio che esiste nel mondo e lo portasse in Italia. Una trentina di appassionati di tutta Italia si è ritrovata per 8 mesi con riunioni online quasi settimanali ed ha redatto la proposta di legge di iniziativa popolare “Quorum Zero e Più Democrazia”. In Italia non si possono fare referendum abrogativi sui contenuti della costituzione, quindi per togliere il quorum bisognava per forza agire con la proposta di legge di iniziativa popolare. Strumento più debole, ma unico a disposizione dei cittadini su questo tema. Questa proposta di legge, ha raccolto 50.000 firme ed è stata depositata in parlamento che potrà esaminarla. Tutta la campagna si è basata esclusivamente sul volontariato. La proposta di legge, oltre all’idea di togliere il quorum, contiene l'introduzione di referendum propositivo, confermativo e costituzionale, la revoca degli eletti, la proposta di legge a discussione obbligatoria, l’indennità dei rappresentanti decisa dagli elettori al momento del voto. barricate Quale percorso personale e politico ti ha portato ad interessarti di democrazia diretta? Ho sempre avuto la sensazione di vivere in una democrazia formale, finta, ipocrita. Ma nella formazione scolastica questa versione di democrazia rappresentativa elettiva è presentata come unica e indiscutibile e non vengono dati appigli per cercare altre visioni. Poi ho cominciato a leggere, studiare, guardare cosa accade nel resto del mondo, ed ho scoperto che gli esempi diversi, migliori, democratici nel senso letterale della parola (potere della gente) esistevano. Ho passato anni ad approfondire e contemporaneamente a cercare di coinvolgere altre persone, a tentare di introdurre gli strumenti conosciuti anche nelle città dove vivevo, prima a Vicenza ed ora a Rovereto. È un percorso naturale. Quando si scopre che qualcosa che ci era stata sempre descritta come utopia, era una realtà in altre parti del mondo, poi non si può far finta di niente. Da allora ho cercato di fare tutto il possibile per diffondere queste conoscenze. E vedo con soddisfazione che ora in Italia migliaia di persone -e in numero sempre maggiore- esigono più democrazia. Sappiamo che nei tuoi incontri e seminari fai esempi pratici di applicazione delle regole della democrazia diretta. Che risultati ottieni? Fonti: www.quorumzeropiu democrazia.it Paolo Michelotto, Democrazia dei cittadini www.paolomichelotto.it/ blog/wp-content/plugins/ download-monitor/ download.php?id=37 13 motivi per togliere il quorum dai referendum http://www.paolo michelotto.it/blog/ 2011/05/23/13-motivi-perabolire-il-quorum-daireferendum/ Vivere meglio con più democrazia - A.A.V.V. http://www.paolo michelotto.it/blog/ wp-content/uploads/ 2011/05/vivere-megliocon-più-democrazia.pdf Guida alla democrazia diretta - Iri Institute http://www.paolo michelotto.it/blog/ wp-content/uploads/ 2011/04/Guida-DD.pdf Illustrazioni Filippo Emiliani Democrazia dei cittadini è il titolo del volume di uno dei massimi esperti e rappresentanti della democrazia diretta in Italia, impegnato da anni nel contribuire a realizzare “la migliore delle società possibili”, come si legge nel suo blog. Paolo Michelotto vive a Rovereto (TN) e fa parte dell’Associazione PartecipAzione Cittadini Rovereto, con cui porta avanti dal 2007 diverse iniziative cittadine finalizzate ad Verhulst Nijeboer, Democrazia Diretta http://www.paolo michelotto.it/blog/ wp-content/uploads/ 2011/05/democrazia_ diretta_it.pdf Si può presentare un argomento in varie maniere. Io cerco di farlo in modo che stimoli la curiosità e che lasci qualcosa nella memoria. Di circa 2 ore di una mia presentazione, la prima ora è dedicata alla realizzazione concreta del metodo partecipativo “La Parola ai Cittadini”. È un metodo facile, che coinvolge le persone presenti, che dà a tutti il sapore di cosa potrebbe essere una riunione democratica, che mostra come alcune semplici regole permettono a tutti di parlare, di fare proposte, di discutere e di votare. Quindi, dopo aver fatto assaggiare la democrazia come potrebbe essere, racconto con l’ausilio di immagini proiettate cos’è la democrazia in altri paesi. Gli esempi migliori a cui possiamo ispirarci. Il mio scopo è quello di stimolare la voglia di approfondire e di risvegliare la curiosità. E quando qualcuno alla fine dell’incontro sviluppa questo desiderio, sento di aver raggiunto il risultato più grande. “Democrazia diretta” è in Italia un concetto definito ancora in modo vario e spesso si tende a confonderlo con quello di democrazia partecipativa. Quali sono le differenze? In Italia, la democrazia partecipativa tende sempre di più ad essere quel “contentino” che i governanti, spesso di sinistra e a livello locale, elargiscono ai loro amministrati per poter poi dire che si è rispettata la promessa elettorale. Ma è una cosa decisa dall’alto, con i limiti decisi dall’alto, spesso con traguardi simbolici. Per cui, per esempio, a Capannori (LU) nel 2011 si è fatto un ottimo bilancio partecipato sulla carta, mettendo in gioco però solo 400.000 euro su un bilancio di 86 milioni di euro, ossia il 4,6 per mille. E anche con tale basso valore questo metodo viene applicato finché l’amministrazione lo desidera. Se essa cambia colore o semplicemente cambia idea, la democrazia partecipata cade. Gli strumenti di democrazia diretta invece hanno la caratteristica di non essere decisi dall’alto, di essere permanenti e non modificabili da qualsiasi amministrazione, ed anzi si possono imporre anche nel caso in cui gli amministratori siano contrari. Ad esempio, in Svizzera i cittadini con referendum senza quorum hanno deciso a maggioranza di stare fuori dell’UE nonostante che tutti i partiti, i sindacati e le associazioni economiche, industriali e bancarie fossero a favore. La democrazia diretta è solo un’utopia che “sirve para caminar”, oppure esistono probabilità concrete che un paese come l’Italia possa dotarsene e utilizzare proficuamente i suoi strumenti? La democrazia diretta è una realtà in Svizzera, in Baviera, in California, in Oregon e altre decine di stati USA. Tutti gli esseri umani che condividono lo stesso DNA possono praticarla, non ci sono limitazioni di ricchezza, cultura, mentalità o propensione. Lo si può fare nelle Bidonville in Brasile come in Baviera, il laender con reddito più alto della Germania. Si può sviluppare in California come in Australia, in Svizzera come in Italia. C’è un solo prerequisito. Devono essere i cittadini ad essere consapevoli e a pretendere di affiancare gli strumenti di democrazia diretta efficaci alla democrazia rappresentativa. Se non sono loro ad esigere questo cambiamento, nessuno può farlo al loro posto, di sicuro non i rappresentanti eletti che detengono oggi il potere e che come tutti coloro che detengono il potere in qualsiasi ambito, faranno di tutto per conservarlo nelle loro mani. Storicamente in Svizzera ad inizio ‘800 e negli USA a fine ‘800-primi ‘900, il percorso è iniziato a livello locale, per poi arrivare solo dopo decenni a livello nazionale. In Italia stiamo tentando tutte le strade contemporaneamente: il percorso locale (in vari comuni tra i quali Rovereto, Trento, Sesto San Giovanni, Vicenza, con iniziative e referendum locali), quello provinciale (Bolzano e Trento stanno esaminando proposte di leggi popolari formulate dai cittadini su questi temi) e quello nazionale (con l’iniziativa quorum zero e più democrazia). barricate dic. 2012 / gen. 2013 19 voci solidali volontariato voci solidali Volontariato e Civismo, la cultura dell’impegno e del dono Giuseppina Catalano Se consideriamo il civismo come uno stile e una pra- dono ai criteri fondamentali di gratuità, giustizia, tica di vita che nasce dalla consapevolezza di appar- solidarietà, democraticità, condivisione. I volontari, tenere a un territorio, a una città, grande o piccola cioè, governano orizzontalmente l’organizzazione e che sia, e dal desiderio di farne parte attiva, assu- svolgono azioni non retribuite, indirizzate a vantagmendo responsabilità, caricandosi di un impegno, ri- gio di terzi o ad un ampliamento e una maggiore spettando e condividendo spazi e valori, intervenen- fruibilità dei beni comuni, indossando l’abito mentale do negli argomenti di interesse collettivo, della condivisione. Il volontariato mettendo il proprio tempo e la propria Se storicamente il volontariato nasce è impegno energia a disposizione della società, si –già in epoca romana- nello stesso verso il prossimo può affermare che il volontariato rapprecontesto in cui si sviluppa il sistema e cittadinanza attiva, senta del civismo la massima espressione. assistenziale e conserva sostanzialuna dedizione La pratica del volontariato presuppone la mente la stessa impostazione almeno che prescinde dedizione all’Altro, inteso come singolo fino agli anni ’70 del secolo scorso, da ogni tornaconto o come comunità, al di là di ogni tornarecentemente ha spiccato un “salto materiale e che conto di tipo materiale. Il volontariato è di qualità”, passando da una funzione si ispira ai principi un dono di sé al prossimo e contiene in sé puramente riparatrice e di contenidi gratuità, il principio della tanto declamata quanto mento del disagio materiale e esistensolidarietà, spesso poco realizzata “partecipazione” ziale, a una pluralità di espressioni democraticità, -condizione essenziale per l’acquisizione e costruttive e promozionali, che spocondivisione l’esercizio delle virtù civiche che rendono stano l’attenzione sulle cause stesse possibile agli individui correre insieme verso progetti del disagio, rivendicando così un ruolo politico e di e risultati comuni- e il principio della sussidiarietà, professionalità sociale. “Per compiere questo ‘salche permette di esprimere una socialità vera, in gra- to di qualità’, il volontariato ha sentito l'esigenza do di investire tutti gli ambiti della vita, dalla politica di dover passare da una ‘cultura di gruppo’, la cui alla cultura, dall’etica all’economia. degenerazione provoca spesso ideologizzazione, Prima di essere impegno verso il prossimo, il volonta- frammentazione nelle idee e nella operatività, ad una riato è cittadinanza attiva, e in questo senso si pone ‘cultura di comunità’, dove la reciproca influenza e alla base stessa di qualsiasi atteggiamento che voglia interdipendenza tra i membri si evolve in termini di dirsi civico, non per imposizione o costrizione, ma, arricchimento e di maturazione. È il primo passo verappunto, per libera espressione della volontà. so quel ‘volontariato organizzato’ che, del volontaGiuridicamente il volontariato appartiene a quel riato, rappresenta appunto l'espressione moderna.” mondo composito e multiforme chiamato “terzo (S. Rocchi). settore”, o genericamente “no profit”, all’interno del quale confluiscono realtà eterogenee, accomunate Un mondo al plurale dal fatto di essere “organizzazioni private che ope- Nonostante il mondo del volontariato sia per sua rano senza scopo di lucro per realizzare una finalità natura molto eterogeneo, tanto che si tende ormai di utilità sociale o prettamente solidaristica”(R. Fri- ad usare il plurale e a parlare di “volontariati”, non sanco). Si comprende facilmente come possano rien- è impossibile fornire una panoramica della dimentrare in questa larga definizione organizzazioni diver- sione del fenomeno in Italia, considerando tra le sissime tra loro per ruolo, caratteristiche e funzioni, numerosissime organizzazioni quelle che soddisfano come Organizzazioni Non Governative, associazioni i requisiti previsti dalla legge quadro sul volontariato, di promozione sociale, fondazioni, comitati, patrona- ma senza dimenticare tutte quelle realtà non “certifiti, enti ecclesiastici, cooperative sociali. cate” ufficialmente ma che svolgono un ruolo deterLe Organizzazioni di Volontariato vere e proprie minante nel proprio territorio. (ODV), iscritte o non nei registri regionali, rispon- Secondo il IV rapporto biennale sul volontariato 20 dic. 2012 / gen. 2013 voci solidali Fonti: vi conferenza nazionale del volontariato, L’Aquila 5-7 ottobre 2012 “Volontariato: solidarietà a km zero” IV rapporto biennale sul volontariato, a cura del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali; _Dir. Gen. Volontariato, Associazionismo e Formazioni sociali _Div. III Volontariato _Osservatorio Nazionale per il Volontariato, 2011 Negli ultimi anni il volontariato ha assunto una pluralità di funzioni culturali, costruttive e promozionali, rivendicando un ruolo politico e di professionalità sociale LINK: EURISPES, XXII Rapporto Italia 2010 e 2012, Roma, Eurilink Coordinamento nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato: www.csvnet.it E.Pavolini, I volontariati tra vecchie e nuove reti, 2009 Ministero delle politiche sociali: www.lavoro.gov.it Sarete liberi davvero, lettera sull’emarginazione, Edizioni Gruppo Abele, 1983 Istat: www.istat.it S.Rocchi, Volontariato tra tradizione e innovazione, 1993 R.Frisanco Rapporto sul volontariato in Italia, 2008 CNV di Lucca: www.centro volontariato.net Fondazione Roma Terzo Settore: www.fondazioneroma terzosettore.it del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, al 2007 erano circa 35000 le ODV attive, cifra che, confrontata con quella del 2001, indica un notevole progressivo aumento annuale; Pavolini nel 2009 ipotizzava che le associazioni di volontariato fossero ormai circa 42mila. Secondo l’indagine Eurispes 2010, la stima dei volontari presenti nelle organizzazioni solidaristiche è di oltre 1 milione di individui, la cui maggioranza presta servizio con continuità in enti organizzati. A questo numero vanno aggiunti i circa 4 milioni di volontari che operano solo individualmente e in modo occasionale. I più impegnati nelle attività gratuite risultano i giovani tra i 18 e i 19 anni e gli adulti tra i 55 e i 64 anni; le ragazze sono complessivamente di più (11,9%) rispetto ai coetanei maschi (10,4%), ma in età più avanzata risultano in numero maggiore gli uomini (il 13,2% i 55-59enni e il 13,6% i 60-64enni) rispetto alle donne (10,6% per le 55-59enni, 10,2% per le 60-64enni). I settori verso cui è rivolta l’azione del volontariato sono soprattutto la sanità (28%), l’assistenza sociale (27,8%) e la tutela del bene comune (28,6%), ambito in cui però confluiscono tutte le attività svolte nei settori della partecipazione civica (ambiente, cultura, istruzione ed educazione permanente, protezione civile, solidarietà internazionale). La partecipazione ad attività di volontariato riguarda in numero maggiore i residenti al Nord (11,9%) mentre nel Centro la quota scende all’8,5% e nel Mezzogiorno al 6%, anche se è proprio a Sud che si registra il trend di crescita numerico maggiore. Tuttavia possiamo affermare, con le parole di Stefano Tabò, che “in Italia non esiste una capitale del volontariato ma il volontariato è un capitale dell’Italia intera”. Nonostante la crisi, si mantiene stabile la fiducia nel volontariato come strumento di condivisione, cambiamento e giustizia sociale. “La condivisione fa lottare ed amare, vince l'ingiustizia e ripara al male fatto. La qualità diversa della condivisione rispetto all'assistenzialismo consiste nel non separare la propria esistenza da quella dell'altro. L'emarginazione non ha altra strada per essere aggredita e vinta.”(Gruppo Abele). voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 21 voci solidali intervista a suor rita giaretta legalità I VOLTI DELLA SPERANZA contro le nuove schiavitù il coraggio di una comunità Maria Chiara Ballerini La comunità Rut di Caserta è un centro che accoglie donne migranti in situazioni di difficoltà, sole o con bambini, fondato nel 1995 da suor Rita Giaretta insieme con alcune consorelle dell’ordine delle Orsoline. Delle 350 ragazze accolte fino ad oggi, tante sono state vittime della tratta di esseri umani, una delle più gravi violazioni dei diritti fondamentali della persona, un crimine che al racket internazionale frutta lucrosi proventi soprattutto tramite la riduzione in schiavitù a scopo di sfruttamento sessuale di giovani donne immigrate in Italia, costrette a prostituirsi e vendute, comprate, rivendute. A Casa Rut, alcune di queste donne hanno potuto trovare un luogo di accoglienza e di speranza che ha dato Suor Rita, come è nata Casa Rut? Da Vicenza, dove ha sede la nostra comunità di suore orsoline, siamo state inviate a Caserta con il mandato, in coerenza con il nostro carisma, di occuparci di donne in situazioni di disagio, soprattutto donne immigrate. Era il 1995, erano gli anni in cui la chiesa rifletteva sulla scelta di un cammino accanto ai poveri e agli ultimi, favorendo dei percorsi di promozione e liberazione a tutto tondo della persona. Erano gli anni della prima immigrazione di massa, era stato deciso di aprirsi a sud, e a Caserta c’era il vescovo Raffaele Nogaro, già molto presente e attivo a favore degli immigrati. All’inizio la nostra sede era in periferia, non in una struttura religiosa ma in un appartamento, tra la gente comune che si incuriosiva a vedere delle suore un po’ insolite. Avevamo l’intenzione di conoscere e capire 22 dic. 2012 / gen. 2013 loro un’alternativa alla “strada” e a una vita di umiliazioni del corpo e dell’anima che troppe volte ha il più tragico dei finali. E hanno trovato sister Rita, che con gesti e sguardi tanto dolci quanto determinati, ha saputo aprire spazi, avviare pratiche di solidarietà e di giustizia, creare percorsi di liberazione per difendere i diritti e la dignità della persona, considerando ogni singola donna come un volto unico, come una storia irripetibile. Casa Rut ha ambienti armoniosi, gradevoli, allegri e colorati: una cucina che dà su un ampia terrazza, le camere delle suore, le camere delle ragazze, in cui spesso accanto al letto c’è una culla, una stanza dove i più piccini possono giocare, uno spazio comune e un angolo di preghiera dove tutte le religioni sono rappresentate. il territorio per poterci inserire ed agire, e l’unica era viverci in mezzo. Abbiamo formato la Comunità Rut e abbiamo cominciato ad avviare un dialogo con le diverse realtà locali. Abbiamo conosciuto il mondo del carcere femminile –prima che chiudessero la struttura- formato soprattutto da donne straniere, abbiamo cercato un confronto con la direttrice, le educatrici, le assistenti sociali, i magistrati. La canonica parrocchiale in cui ci eravamo poi trasferite era diventato un ponte tra le detenute e la società civile, le ragazze potevano lì trascorrere permessi e svolgere attività. Come è iniziato il contatto con le donne vittime di tratta e come si è sviluppata l’attività di accoglienza? Girando per le strade, attraversando le periferie di Caserta, vedevamo tante donne, alcune visibilmente straniere, tutte giovani, voci solidali troppo giovani, qualcuna con il viso da bambina. A quell’epoca, della tratta di migranti non si sapeva, o comunque non se ne parlava. Alle nostre domande presso le istituzioni per capire chi fossero quelle donne, da dove venissero, perché si prostituissero, ricevevamo risposte vaghe. Quelle donne venivano ignorate. Erano donne invisibili. Allora ci siamo rivolte alla Caritas, all’Usmi, al Gruppo Abele, a Migrantes, che già si occupavano del tema dell’immigrazione e della tratta, per intraprendere un cammino di formazione. Poi un giorno, l’8 marzo 1997, ci siamo decise ad incontrare le ragazze sulla strada, donando loro un omaggio per la festa della donna, un vasetto di primule accompagnato da una frase di amicizia, con l’indirizzo della comunità. Dopo il primo momento di stupore, molte ragazze hanno cominciato a rac- contarci le loro storie. Ci dicevano che non erano lì per scelta, che erano state costrette, che vivevano come schiave, senza documenti, senza libertà, senza dignità. Man mano che la fiducia cresceva, ci hanno aperto il loro cuore, con le loro sofferenze, la loro vita di violenze subite, di torture. Ci hanno raccontato di come erano state ingannate con false promesse e poi costrette a prostituirsi, di come erano sfruttate, di come veniva loro estorto tutto il denaro guadagnato. Tra affidamenti dal carcere e ragazze che chiedevano aiuto dalla strada, gli angusti spazi non bastavano più. Con la benedizione del vescovo Nogaro e il sostegno della congregazione, abbiamo investito nell’acquisto di 3 appartamenti nel centro di Caserta per poter accogliere queste ragazze. Nel cuore della città: era un segnale forte, per due ragioni, una concreta e una simbolica. Innanzitutto erano persone a rischio e avevano bisogno di protezione e sicurezza, quindi era preferibile un luogo vicino alle istituzioni, alla polizia, alla questura, all’ospedale, ai servizi. Inoltre, queste ragazze erano sempre vissute ai margini, della città come della vita, mentre ora avrebbero potuto vivere da cittadine come tutti. Era anche giusto che la città stessa si rendesse spazio di accoglienza, smettendo di relegare le situazioni di bisogno nei sobborghi. Quali sono stati e come si sono evoluti i rapporti con il territorio? Qual è ora la risposta della gente? Caserta non è una città facile. L’immigrazione clandestina e il racket si sono aggiunti a una situazione già critica di esclusione sociale, disoccupazione, illegalità. Un territorio in gran parte controllato dalla camorra, dove era facile per gli immigrati in condizioni di estrema difficoltà scivolare tra le maglie della criminalità organizzata. In tutto questo, il problema delle donne sfruttate non sembrava toccare l’opinione pubblica. Era un problema lontano, invisibile. Noi abbiamo contribuito a renderlo visibile e a dargli un nome. Con la nostra attività di dialogo, di accoglienza, di avviamento di percorsi di regolarizzazione, formazione, inserimento lavorativo, abbiamo trasmesso la conoscenza di questa realtà, siamo diventate noi per prime una fonte di informazione e di sensibilizzazione sul territorio, per i servizi sociali, per la procura, per i giudici, gli avvocati, per tutti. Siamo riuscite ad instaurare un buon rapporto di collaborazione con la questura, che si è resa conto da subito che a Casa Rut si fa un lavoro serio di reinserimento. Casa Rut è molto presente sul territorio, utilizziamo spesso anche la stampa, abbiamo legami di fiducia e stima non solo con le istituzioni e la questura ma anche con i giornalisti, è importane uscire su quotidiani e riviste, rafforza noi e si diffonde la conoscenza. I condomini non ci hanno accettato da subito, all’inizio temevano che chissà cosa sarebbe successo! Noi abbiamo lasciato che ci conoscessero, dicendo chiaramente alle ragazze che c’era una sfida, e che questa sfida andava vinta con la buona educazione, con il rispetto, con il saluto, la cortesia, con il tenere l’ambiente pulito e ordinato. Praticamente li abbiamo “smontati”, non avevano ragione di temere nulla, alla fine sono passati dalla diffidenza al sostegno e ora sono orgogliosi di averci, chiedono spesso la disponibilità per l’assistenza ai genitori anziani o ai figli piccoli. Se tolgo le etichette, riesco a vedere le persone, incontro i nomi, i volti… La sfida è vinta. Le ragazze si inseriscono nella normalità, come tutti, con la propria identità e dignità. Penso anche ai 50 bambini che negli anni sono nati qui e che ci danno la speranza per il futuro. Quali percorsi di accompagnamento avviate? Noi diamo la prima accoglienza, ma poi avviamo percorsi affinché tutte acquistino autonomia, per poter poi creare una loro rete di amicizia, condividere un appartamento, farsi una famiglia. Le ragazze vengono sottratte da una situazione di schiavitù o comunque di clandestinità, di vulnerabilità, e vengono inserite nel programma dell’articolo 18 per regolarizzare la loro posizione legale. Le seguiamo nei processi. Come dicevo esiste un buon rapporto con la questura di Caserta. Con la regolarizzazione diventano possibili la formazione, l’educazione, i corsi di italiano, l’inserimento lavorativo. Insegnamo come accedere ai servizi, perché possano da sole esercitare diritti e doveri di cittadinanza. Anche per la formazione c’è un compenso tipo borsa lavoro, che permette piccole forme di risparmio. All’inizio diamo noi i vestiti, ma poi è importante che siano loro a comprarsi le proprie cose. Alla fine sanno gestirsi in tutto. Preferiamo rischiare nella libertà. Ma il risultato è stupendo: vedere le persone che camminano con le loro gambe. Non sarà facile oggi un inserimento nel mondo del lavoro… Oggi è tutto più difficile da questo punto di vista. Con la crisi il processo sta diventando molto più lento, ci sono sempre meno possibilità lavorative, anche al nord. Molte non ce la fanno, rimangono qui, oppure vanno per poi tornare. Noi siamo come una famiglia e se tornano indietro, ovviamente le accogliamo voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 23 voci solidali i volti della speranza Intervista a suor rita giaretta di nuovo. Ci siamo sempre, anche se abbiamo pure noi difficoltà economiche, ma per non perdere l’indipendenza preferiamo rinunciare a un finanziamento se sentiamo odore di business: non si può, come diceva don Milani, farsi strada con la scusa di aiutare i poveri. Non ci interessa nemmeno essere una grande struttura, un contenitore dove ci sta di tutto e si perde il contatto con il singolo. Troppi centri accolgono per ricevere i finanziamenti ministeriali, ora poi con l’emergenza dai paesi arabi… Ma non attivano programmi, né percorsi di regolarizzazione, né formazione linguistica o lavorativa. E quando quelle persone usciranno? Togliamoci dalla testa che ritornino nei loro paesi, perché chi è fuggito da un inferno non ci ritorna… Il governo, le istituzioni, hanno l’obbligo di trovare soluzioni per l’impiego, per tutti, e a maggior ragione per chi esce da situazioni simili. Come fai a lasciare la strada se non c’è un’alternativa? Anche se sei schiava, anche se la maggior parte del denaro va allo sfruttatore, almeno vivi, se no sei una clandestina, se ti prendono ti mettono nei centri o ti rimandano dall’inferno da cui sei scappata. A questo proposito, ci vuoi parlare della Cooperativa Sociale NeWhope, alla quale avete dato vita insieme ad alcune ragazze? La Cooperativa è un’altra sfida vinta con il territorio. Si è costituita intorno a un laboratorio di sartoria etnica e ora è un’opportunità di lavoro e guadagno per molte ra24 dic. 2012 / gen. 2013 voci solidali gazze. Soprattutto per le ragazze nigeriane ha avuto un’importanza fondamentale anche il fatto stesso di manipolare le stoffe africane e farne abiti e oggetti, per riconciliarsi con la propria terra, da cui erano fuggite. La cooperativa rientra nella logica di favorire opportunità. Non si può fare solo accoglienza, bisogna creare modalità che siano anche attraenti e stimolino le potenzialità creative. La cooperativa non è in casa, ci sono orari da rispettare, è importante creare responsabilizzazione, insegnare l’ordine. La strada crea tanto disordine, si è sempre in balia di ciò che accade senza poter costruire la propria vita, si è fuori in tutti i sensi. Bisogna allora mettere nel corso della giornata dei punti di riferimento. A volte sarebbe più comodo, e anche più gratificante, dare sempre ragione. Ma bisogna saper gestire i conflitti, non siamo qui per cercare le nostre gratificazioni, ma per accompagnare le persone a camminare da sole. Prima dicevi che seguite le ragazze nei processi. Intendi dire che le ragazze denunciano i loro sfruttatori? Rischiano per questo di avere ritorsioni? Molte ragazze hanno avuto il coraggio di denunciare. Solo in due occasioni ci siamo rivolti ad avvocati, le altre volte ci siamo arrangiati, le ragazze sono riuscite a sostenere il processo da sole. Il momento drammatico è quello del riconoscimento in aula di tribunale. Con la procura di Santa Maria Capua Vetere c’è un buon rapporto, i giudici mi hanno permesso di assistere ai processi: mi mettevo davanti, in modo da poter incontrare lo sguardo della ragazza e trasmetterle energia, la convinzione di potercela fare. È difficile alla domanda “era lui o lei che ti sfruttava”, guardare quel lui o lei e dire “sì”, o pronunciare nomi e cognomi. Ma alla fine ce l’hanno fatta, tutte quante. Molte poi venivano allontanate per non correre il rischio di ritorsioni, ma alcune hanno scelto di rimanere, con la forza della verità hanno imparato a non avere più paura di nessuno. Prima non hanno sempre chiara la situazione, hanno sensi di colpa, allora è necessario rafforzarle nella motivazione, dire loro “guarda che tu sei stata sfruttata, sei la vittima, non devi sentirti parte di questo crimine.” In effetti rischiano solo finché sono deboli, ma nel momento in cui sono forti, con documenti e tutto, vengono lasciate in pace. Quando sei niente, può succederti di tutto, pensiamo ai corpi senza nome ritrovati senza indagini… Ma quando si è inseriti in un tessuto sociale, in una rete di legami, con documenti, lavoro, identità, quando si è cittadini, si diventa molto più forti. La criminalità non è stupida, lo percepisce, lo sa. Borsellino diceva che siamo vulnerabili quando siamo isolati, ma quando attorno a noi c’è tutta una rete di relazioni e istituzioni, colpirci è molto più difficile. Cosa è cambiato in questi 17 anni nel racket della tratta e nel vostro lavoro? Il racket della tratta è un fenomeno in evoluzione, come tutto il mondo della criminalità organizzata. Le rotte cambiano in base alle frontiere ma la criminalità trova sempre i canali. Non si può fermare questo flusso, le merci circolano, non si possono trattenere le persone, se alzi un muro trovano un’altra strada. Per le nigeriane la via continua ad essere, dopo vari passaggi, Lampedusa, e la destinazione è la strada, anche se oggi molte sfruttatrici, le madame loro connazionali, le mettono in casa. Gli sfruttatori poi trovano connivenza e compromessi con la camorra, se no non possono esercitare, il territorio è controllato e va pagato un prezzo per il posto. Per le ragazze dell’est è cambiato molto, hanno maggior capacità di contrattazione con chi le mette in questo giro, guadagnano tantissimo e anche allo sfruttatore conviene spartire. Le loro destinazioni sono appartamenti, locali, hotel, luoghi chiusi più “sicuri” e meno avvicinabili dalle unità di strada. Oggi poi ci sono anche le ragazze brasiliane, le cinesi… Il fenomeno è ampio e Rita Giaretta è nata a Quinto Vicentino (VI) nel 1956. Prima di diventare suora Orsolina del S. Cuore di Maria, missione che ha abbracciato nel 1987, ha lavorato come infermiera, si è impegnata come sindacalista lottando per la difesa dei diritti dei lavoratori e delle donne, ha viaggiato in diversi paesi del mondo, rendendosi conto di come la violenza sulle donne fosse una realtà drammatica, diffusissima, spesso sottaciuta. All’età di 29 anni, l’incontro con una suora orsolina le apre una prospettiva di vita fino a quel momento mai considerata e perfino impensabile. Trascorre così alcuni anni a Vicenza, fino alla svolta del1995, quando riceve il mandato di raggiungere Caserta. Nel 1995 fonda la Comunità Rut, che nel 1998 diventa centro di accoglienza suddiviso in tre appartamenti nel cuore della città; Casa Rut, sede principale, si trova in Corso Trieste. Nel 2004, insieme ad alcune donne accolte, alle religiose e a un gruppo di laici, costi- complesso, con una crisi economica che apre spazi ancora maggiori alla prostituzione. Sono cambiate anche le ragazze. Prima davvero cadevano con ingenuità in quelle reti, si fidavano delle promesse, non sapevano realmente cosa venivano a fare in Italia. Oggi il più delle volte sanno cosa le aspetta, le comunicazioni volano. Ma nulla è cambiato nei loro paesi e nelle loro motivazioni. Povertà, miseria, corruzione, la donna che non ha valore… C’è un sogno, c’è un bisogno. Molte pensano che la prostituzione può essere una via di uscita, di poter farlo per un po’ e poi trovare il modo di tirarsi fuori. La forza che muove è il denaro, il bisogno di cambiamento della propria condizione, il denaro è entrato nella testa di tutti, come la logica dell’immagine, l’idea che se usi il tuo corpo puoi fare soldi e carriera. Questi messaggi passano dappertutto, il modello del consumismo è ormai devastante e martellante ovunque. Prima si poteva lavorare di più sulle motivazioni, oggi le ragazze hanno un fortissimo bisogno di denaro, è più faticoso il percorso di crescere insieme e trovare alternative, altri modelli. Cosa pensi che stia accadendo a livello culturale, educativo? Il modello “velina” imperversa, ti tuisce la cooperativa sociale NeWhope, un laboratorio di sartoria etnica. Nel 2007 pubblica il libro Non più schiave – Casa Rut, il coraggio di una comunità, con l’introduzione di Dacia Maraini, e nel 2012 Osare la speranza – La liberazione viene da Sud . È tra le protagoniste del volume Suore – vent’anni dopo di Mariapia Bonanate, che la chiama “sindacalista di Dio”. Suor Rita Giaretta interviene di frequente presso le istituzioni locali e nazionali con le sue “lettere”, scritti pungenti, fanno credere che oltre a un corpo da esibire non c’è altro, né una bellezza che va oltre, né un’intelligenza da esprimere, né doni da sviluppare. Famiglia, scuola, chiesa, fanno fatica a dare risposte, a non deludere i ragazzi. Si gioca al ribasso. E i invece giovani hanno bisogno di testimoni, perché di prediche ne hanno abbastanza. Viene voglia di abbandonare, e invece bisogna insistere, anche voi lo fate perché non volete soffocare la speranza di credere che c’è dell’altro, che è possibile. Come voi, tanti hanno sete e fame di interiorità, di una vita che abbia un valore e un senso. Che ruolo ha il volontariato in tutto questo? Volontariato non è solo aiutare, o “cose da fare”, ma perdere il tempo per sedersi accanto, guardare insieme un film, fare una passeggiata, mangiare un gelato… e intanto ci si guarda negli occhi, si crea un legame. È il volontariato più faticoso ma è quello che poi segna di più, ha una durata nel tempo, perché un legame quando si è formato, puoi anche allontanarti ma rimane fino in fondo. Quel volto, quell’incontro, quelle parole… è il tempo dedicato all’altro, e l’altro lo ha dedicato a te. Le cose da fare verranno da sé, la creatività non è l’inizio ma provocatori, spesso apertamente critici, sempre ricchi di riflessioni e stimoli, che offrono una visione acuta e limpida sulla società di oggi. il frutto. Se si è aperti questo è una continua sorpresa, perché si riescono a cogliere le sfumature, si percepiscono aspetti nascosti e profondi, che sono quelli che ti danno la carica, un’energia di vita positiva. Perché avete scelto il nome di Rut? Per noi è stata una scoperta, Rut è una figura dell’antico testamento che magari non colpisce tanto. Rut è la donna straniera in terra d’Israele, che attraverso l’amore umano ha saputo tessere percorsi di liberazione. Una straniera, una moabita, allora considerata stirpe inferiore, gente di malaffare, sarà la nonna di Davide e rientrerà nella genealogia di coloro che daranno vita al Messia. Per noi è una figura forte. Noi, partite dal presuntuoso nord in terra del sud, dove ci siamo sentite straniere, accanto ad altre donne ancora più straniere, cerchiamo insieme di tessere legami di affetto e stima reciproca. Cerchiamo di spezzare le catene della schiavitù, anelli tragici fatti di criminalità, omertà, istituzioni inadempienti, clienti che alimentano il fenomeno, indifferenza della gente. Cerchiamo di spezzarle e di sostituirle con altri anelli che uniti insieme formino una catena di solidarietà, di liberazione, di dignità. voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 25 voci solidali linguaggi grafici - hurricane ivan legalità UN ANTIDOTO CONTRO LE MAFIE SOLIDARIETÀ, EDUCAZIONE, LEGALITÀ 26 dic. 2012 / gen. 2013 Hurricane. Ovvero Ivan underground degli anni '60 supereroe precario) ed è tra gli “Mamma Fotogramma” dirige Manuppelli. Fondatore e '70. Nel 2011 cura e dirige animatori del rilancio editoriale la serie animata Aztrokitifk e direttore irresponsabile delle il celebrativo "Puck Comic Party", di Frigidaire, per la quale & Mario, tratta da un suo riviste indipendenti The Artist la più grande jam session a partorisce "I Nuovi Partigiani", la fumetto. È bassista, paroliere e "Puck!", che pubblicano lavori fumetti mai realizzata (oltre 170 prima organizzazione terroristica e armonicista blues della band di giganti del fumetto italiano cartoonist da tutto il mondo per la Terza Età. Collaboratore Hamelin. Ogni tanto finisce (Cavandoli, Bacilieri, Ponchione, nella stessa storia). Come autore assiduo de Il Male di Vauro nei libri di Rosenzweig nei Rosenzweig, Max Capa crea la serie autobiografica e Vincino, realizza anche un panni di Muffa. info: www. e moltissimi altri), artisti di strada Groove, Puck il Nano, Stanley lo paio di copertine e un presepe hurricaneivan.blogspot.com e reduci storici della scena Sciacallo, Precary Man (il primo satanico. Assieme al gruppo contatti: lagoladipuck@email.it barricate Illustrazioni Carlotta Campagnoli pubblicato originariamente su Crack Comix Antology 2010. No copyright. Creative Commons License Maria Chiara Ballerini Le associazioni per la difesa della legalità educano i giovani al rispetto di valori opposti a quelli criminali e divengono terreni su cui costruire comunità giuste e libere Dagli omicidi eccellenti all’estorsione e al traffico di È sorprendente scoprire che a difendere la legalità, droga e di armi, dalle stragi alla tratta di esseri uma- quella vera, intesa nel suo senso democratico e conni, allo sfruttamento della prostituzione, alla riduzio- diviso, si impegnano innumerevoli realtà del monne in schiavitù. do dell’associazionismo civile, sia laico sia di matrice È così che le perverse diramazioni della criminalità religiosa. Realtà piccole e grandi, nate dall’impegno organizzata transazionale, che fanno capo a un’u- di singoli cittadini, fondazioni, organizzazioni di vonica grande matrice, la mafia, si sono riorganizzate, lontariato, che attraverso manifestazioni, denunce e perfezionate, rafforzate, lasciando dietro di sé, oltre battaglie spesso pericolose, svolgono un ruolo ima insanabili ferite e scie di dolore e disperazione, an- portantissimo dal punto di vista sociale e culturale. che danni irreversibili per la salute sociale ed econo- L’associazionismo per la difesa della legalità, se namica di un paese intero, se non di un continente. sce in origine soprattutto come sostegno alle vittime Oggi il “boss” non è più fisicamente riconoscibile, in- di mafia, si caratterizza oggi per le sue finalità edudossa l’abito dell’imprenditore o del banchiere, vive cative, costruttive e di prevenzione del fenomeno, nel lusso, se ne sta nell’ombra a coordinare i lucrosi affermando valori alternativi a quelli criminali, soliaffari che gli fruttano il denaro sporco riciclato, con darietà e democrazia in primis, per l’avvento di una investimenti, azioni, nuove imprese, e via così. comunità che preveda il rispetto delle leggi e l’eduIn base al metodo currency demand cazione a questo rispetto. Con un giro d’affari approach, che calcola il rapporto tra il Come afferma Renato Natale, “Le orgadi 180 miliardi di denaro circolante e le transazioni che nizzazioni del volontariato o della promoeuro, la criminalità avvengono in contanti, la criminalità orzione sociale sono i luoghi ove gruppi e organizzata ganizzata di stampo mafioso risulta tra comunità assumono a modello comportadi stampo mafioso le prime “multinazionali” al mondo e la menti e rapporti reciproci diametralmente è tra le prime prima “azienda” in Italia per fatturato e opposti a quelli propri delle mafie. La soli“aziende” in Italia utile netto. darietà innanzitutto, ma anche lo sviluppo per fatturato Le dimensioni nazionali sono immense di forme più o meno esplicite di democrae utile netto (un giro d’affari annuo che si aggira, sezia, valori e comportamenti che spesso ricondo le diverse stime, da 130 a180 miliardi di euro), escono ad aiutare giovani e meno giovani a sfuggire al tanto che solo con i sequestri dei beni mafiosi si risol- canto delle sirene di un arricchimento facile, del potere verebbero il debito pubblico e la crisi economica. Pec- e del senso di sicurezza nel far parte di un gruppo, ancato che i sequestri non arrivino ancora al 10% dei che se criminale.” patrimoni mafiosi e solo la metà giungano a confisca. Una delle bandiere più note sul territorio nazionale Mentre una così diffusa e potente illegalità stringe il pa- nella lotta alla criminalità è quella, coloratissima, di ese in una morsa e ne impedisce un sano e corretto svi- Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie luppo, le istituzioni nazionali e l’Europa con la sua legi- fondata da don Luigi Ciotti, che insieme all’ARCI naslazione all’avanguardia svolgono un prezioso operato, zionale promuove ogni anno la Carovana antimafie. sui risultati del quale non entriamo ora nel merito. Non mancano però realtà meno note, magari sconoPiuttosto, ci interessa un altro punto. Qual è la rispo- sciute a molti, ma che svolgono un ruolo indispensasta-reazione della società civile alla legge dell’illegali- bile, soprattutto a livello locale. tà decisa dai clan? voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 27 voci solidali Di seguito indichiamo alcune realtà impegnate nella lotta contro la criminalità, senza la minima pretesa di essere esaustivi, anzi: invitiamo a segnalarci altri siti, indirizzi, storie, iniziative. Sito della fondazione in memoria di Paolo Borsellino e di tutte le vittime della mafia http://progettolegalita.it e ancora: Sito dell’ARCI nazionale www.arci.it Addio Pizzo (Palermo) tel: 091-6194228 www.addiopizzo.org Periodico on line diretto da Elio Veltri www.democrazialegalita.it Associazione Ammazzateci tutti Locri (RC) +39 333 83 125 83 www. ammazzatecitutti.org, Sito della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone www.fondazionefalcone.it Ass.ne antimafia Rita Atria (Milano - ME) info@ritaatria.it www.ritaatria.it Sito dell’Associazione Gruppo Abele www.gruppoabele.org Sito di Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie www.libera.it Mensile di informazione, analisi e documentazione del Gruppo Abele dedicata al narcotraffico e alla criminalità organizzata www.narcomafie.it Sito del movimento delle Agende Rosse www.19luglio1992.com Avviso Pubblico. Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie (Certaldo -FI) info@avvisopubblico.it www.avvisopubblico.it Associazione Contracamorra (NAPOLI) www.contracamorra.it Associazione Famigliari Strage di Via dei Georgofili (Firenze) 27maggio93@libero.it www.strageviadeigeorgofili.org Associazione Giancarlo Siani (NAPOLI) info@giancarlosiani.it www.giancarlosiani.it Comunità Rut Corso Trieste, 192 Caserta www.associazionerut.it Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane (Napoli) tel: 081-5528090 info@antiracket.it www.antiracket.it Fondazione Antonino Caponnetto (Firenze) www.antoninocaponnetto.it Progetto Sud (Lamezia Terme) www.comunitaprogettosud.it via dei Bizantini, 95-101 88046 Lamezia Terme (CZ) SOS Impresa - Confesercenti (Roma) tel:06-47251 sosimpresa@confesercenti.it www.sosimpresa.it Fondazione Rocco Chinnici (Palermo) www.fondazioneroccochinnici.it Forum contro la mafia (Firenze) www.forumcontrolamafia.info Libera (Roma) tel: 06-69770301-2-3 libera@libera.it - www.libera.it LIBERA Osservatorio milanese sulla criminalità organizzata al nord (Milano) jolgar@fastwebnet.it www.omicronweb.it M.C. B. Osservatorio sulla camorra e sull’illegalità (Napoli) t 081-7602207 osservatorio@corrieredel mezzogiorno.it www.osservatoriocamorra.org Libera- Associazioni, nomi e nu- La legge sull'uso sociale dei be- restituirli alla cittadinanza trami- meri contro le mafie è una rete ni confiscati alle mafie, l'educa- te servizi, attività di promozione di oltre 1600 realtà fra associa- zione alla legalità democratica, sociale e lavoro. zioni nazionali e locali, coope- l'impegno contro la corruzione, Il lavoro sui terreni confiscati ha rative sociali e comitati di base. i campi di formazione antima- portato alla produzione di olio, Fondata da don Luigi Ciotti nel fia, gli incontri nelle scuole e vino, pasta, taralli, legumi, con- 1995, Libera ha l'intento di sol- nelle università, le iniziative di serve alimentari e altri prodotti lecitare la società civile nella lot- promozione sportiva, i progetti biologici realizzati dalle coope- ta contro le mafie e di promuo- sul lavoro e sullo sviluppo, le rative di giovani in Sicilia, Cala- Fondazione Giuseppe Fava (Catania) www.fondazionefava.it vere legalità e giustizia sociale. attività antiusura, la vicinanza ai bria, Campania, Puglia e Lazio, Accanto all’intervento delle isti- familiari delle vittime innocenti contrassegnati dal marchio di tuzioni e delle forze dell'ordine, delle mafie, sono solo alcuni dei qualità e legalità Libera Terra. Fondazione Mario Francese www.fondazionefrancese.org Libera porta avanti una vera e concreti impegni di Libera. Le attività condotte dalle coo- propria battaglia culturale su di- La prima azione intrapresa da perative sociali sui beni confi- versi fronti per prevenire le con- Libera nel 1996 fu la proposta scati si basano su un metodo di dizioni in cui la mafia si insinua per la legge di iniziativa popo- lavoro che coinvolge i soggetti e si espande. lare sull'uso sociale dei beni sani del territorio, rendendo il confiscati alla mafia e la loro re- bene confiscato una risorsa per stituzione alla collettività, una lo sviluppo dell'intero circuito campagna che raccolse oltre un socio-economico, attraverso il milione di firme e che portò alla coinvolgimento degli agricoltori legge 109/96. Legge che preve- e di altri settori produttivi. Ogni de l'assegnazione dei patrimoni anno su questi terreni si svol- e delle ricchezze di provenien- gono campi di volontariato in- za illecita a quei soggetti -asso- ternazionale con giovani prove- ciazioni, cooperative, Comuni, nienti da ogni parte del mondo. Osservatorio sulla legalità e i diritti (Napoli) t 081-7602207 info@osservatoriosullalegalita.org www.osservatoriosullalegalita.org USMI nazionale - settore tratta donne e minori www.usminazionale.it/ aree/tratta.html Fonti: G. Ruffolo, E. Veltri, F. Archibugi e A. Masneri, Economia illegale e criminale, ricerca del 2010 Libera è presente su tutto il territorio nazionale attraverso sedi regionali e coordinamenti provinciali; le associazioni possono aderire a Libera nominando un referente. È possibile inoltre aprire dei presidi sul territorio, formati da gruppi organizzati che agiscono per conto di Libera per aumentare la visibilità dei suoi contenuti e moltiplicarne le azioni a livello locale.(www.libera.it) P. Grasso, Relazione 2009 alla Commissione antimafia Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni, nuova edizione 2012, BUR Eugenio Marongiu / Shutterstock.com Renato Natale, Associazionismo e giustizia sociale, in www.aislo.it/ ServiziNewsletterAssociazionismo _e_giustizia_sociale.kl 28 dic. 2012 / gen. 2013 voci solidali Province e Regioni- in grado di LE AGENDE ROSSE L. B. Nel 2009, dalla volontà di Salva- cui appaiono per la prima volta le il NO-B Day, le manifestazioni per tore Borsellino, fratello del ma- “agende rosse”, ma sicuramente l’Aquila, l’Information Day e il No- gistrato Paolo Borsellino ucciso sono presenti il 18, 19 e 20 luglio Bavaglio Day. in un attentato di mafia nel 1992, 2009 alle manifestazioni con pre- Agende Rosse si propone come ha origine il movimento Agende sidio in via D’Amelio. un movimento non generalista, Rosse. Il movimento si organizza L’agenda rossa apparteneva al ma- ma impegnato a sostenere i magi- in maniera spontanea in seguito gistrato Paolo Borsellino e conte- strati che si occupano di far luce a una serie di incontri con gruppi neva i suoi appunti sulla trattativa sulle stragi del ‘92 e sulle collusio- di giovani tenuti in diverse città stato mafia, e scompare in circo- ni fra la mafia e il potere politico. d’Italia da Salvatore Borsellino, stanze poco chiare dopo la strage. Le finalità del movimento non Sonia Alfano, Benny Calasanzio L’agenda rossa è oggi il simbolo sono tuttavia di tipo politico, ma e Enzo Guidotto, riguardo le te- di un movimento che si batte per riguardano solo la ricerca della matiche della criminalità mafiosa. la verità, la giustizia e la difesa del- verità e della giustizia, mantenen- Il movimento inizia a crescere, la magistratura dagli attacchi del do vivo il ricordo di grandi magi- ma non assume da subito questo potere politico. Il gruppo parte- strati come Falcone e Borsellino. nome: non c’è una data precisa in cipa a numerose iniziative come voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 29 voci solidali linguaggi grafici - Squaz intervista A rita borsellino legalità Pasquale Todisco aka Squaz Fumettista e illustratore, nato a Taranto nel 1970. I suoi lavori sono apparsi su Frigidaire, Inguine Ma(h)gazine, Urban, Rolling Stone, XL di STATO-MAFIA: LA TRATTATIVA È UNA REALTÀ ora diteci perché Maria Chiara Ballerini Repubblica, Slowfood, Internazionale, Linus, Link, Il Male, Meridiano Zero, Feltrinelli. Autore di libri a fumetti tra i quali Entertainment! (Ed.Interculturali), Pandemonio (Fernandel Ed. su testi di Gianluca Morozzi), Minus Habens, Dimmi La Verità (entrambi per Grrrzetic Ed.), Le 5 Fasi con il collettivo DUMMY (Edizioni BD) e Macchina Suprema (Giuda Edizioni). Collabora con il collettivo Il 2012 è il ventennale della morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Tutti sentiamo l’esigenza di guardare indietro, dentro di noi e in avanti. Del passato ci restano ferite aperte e sul futuro si aprono tante domande. La trattativa stato-mafia all’indomani (o forse prima?) delle stragi del ’92-‘93, la metamorfosi del fenomeno mafioso, i tagli finanziari alla magistratura. Ne abbiamo parlato con Rita Borsellino, europarlamentare e sorella di Paolo Borsellino. Dalle sue parole emerge con forza e chiarezza il bisogno di memoria e di verità. multimediale Action30 e con la Galleria MioMao di Perugia. Vive e lavora a Gorgonzola (Milano). www.hotel-tarantula. blogspot.com 30 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Onorevole Rita Borsellino, inchieste e atti giudiziari dimostrano che una negoziazione tra lo stato italiano e la mafia si è effettivamente verificata, ma ancora si tenta di negarla. Qual è la sua opinione e come vive questa situazione? Una parziale verità è emersa non solo da inchieste processuali, ma addirittura da una sentenza. Che la trattativa ci sia stata è un punto già confermato, una certezza. Ora si tratta di capire da parte di chi, con quale modalità e con quali risultati. Questa è un’opinione che mi porto dentro da tanto tempo, da subito dopo la morte di Paolo Borsellino, quando noi familiari abbiamo cominciato a pensare che non si trattasse soltanto di mafia. E non lo pensavamo perché ce lo eravamo inventato, ma perché eravamo depositari di alcune frasi confidenziali –ma che poi sono state riferite anche ai magistrati- come, cito scenario assolutamente differente testualmente, “quando mi ammaz- sulla genesi delle stragi. Contrastazeranno ricordatevi che non sarà to in tutti modi, è stato poi dichiastata la mafia”, oppure “ho visto rato attendibile da tre Procure, non la mafia in diretta”, e ancora, “mi solo da una. E da lì sono cominciati sto rendendo conto di una situa- tutti i distinguo, i non ricordo, o zione che va al di là della questione mi ricordo un pezzetto, o non l’ho mafiosa”. Riflessioni, spunti che detto perché non mi sembrava Paolo aveva lanciato poco prima importante… Insomma si è visto di morire e che ci fache c’erano uomini “Quando mi cevano pensare che delle istituzioni che ammazzeranno le indagini che si staavevano una grande ricordatevi che non vano facendo e che difficoltà a parlare di sarà stata la mafia.” riguardavano solo la fatti che fino a quel Paolo Borsellino meccanica e i responmomento avevano tasabili diretti della sua uccisione, ciuto, oppure che continuavano non potevano bastare e si doveva a tacere su argomenti di cui gli si andare oltre. Poi arrivarono le sen- chiedeva conto. tenze definitive che delineavano un Questo è lo scenario che fa da quadro di responsabilità molto pre- sfondo, andando verso il nuovo ciso, anche se limitato agli esecu- processo, e che ci fa capire come, tori materiali. Dopo anni qualcuno mentre Paolo Borsellino, uomo delci dice “guardate che non è così”, le istituzioni, sacrificava la propria come il collaboratore di giustizia vita per difendere le istituzioni e Gaspare Spatuzza, che traccia uno questo paese, c’erano altri uomini voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 31 voci solidali STATO-MAFIA: LA TRATTATIVA È UNA REALTÀ Intervista a rita borsellino Sicuramente delle istituzioni che inmi ha tradito” in manell’agenda rossa vece lottavano contro niera generica, lì fosse c’erano elementi Paolo Borsellino. spiegato con tanto di importanti Oggi noi vogliamo sanome dell’amico. Sipere non solo chi ha ucciso mate- curamente nell’agenda rossa c’era rialmente Paolo Borsellino o chi ha un approfondimento di idee che ordinato l’uccisione, che poi è la venivano fuori in maniera impulsiva stessa cosa, ma soprattutto voglia- ed episodica nei suoi sfoghi promo sapere perché è stato ucciso e, fessionali e familiari. Sicuramente ancora di più, a chi serviva che ve- in quell’agenda c’erano elementi nisse ucciso. Questo è il sentimento importanti, perché altrimenti non con cui affronto questa situazione. sarebbe stata trafugata e non saLa sparizione dell’agenda rossa rebbe sparita. Come è stata trovata è documentata dalle immagini l’agenda grigia si sarebbe dovuta dell’attentato. Cosa può svelare trovare quella rossa… Nell’agenda il fatto che sia stata trafugata? rossa c’erano, o comunque si teAlcune considerazioni di Paolo non meva che ci fossero, elementi che erano solo confidenze personali, potevano essere rischiosi per chi ne parlava in famiglia ma anche aveva bisogno di proteggersi. con gli amici, con i magistrati, al- L’atteggiamento del governo cune sono pubbliche perché fanno non sembra favorire le indagini. parte delle deposizioni che tutti Ora mette i bastoni tra le ruote noi abbiamo fatto. Sicuramente l’a- alla magistratura tagliando figenda rossa era un’agenda diversa nanziamenti e strutture… da quella grigia in cui scriveva gli Questo governo magari taglia solo appuntamenti, era più personale, per motivi economici, quello di priconteneva le sue tracce di lavoro e ma non ne parliamo! le sue osservazioni. Niente di strano Certo, però, non si può tagliare che quella frase “ho visto la mafia indiscriminatamente in un contein diretta”, che per noi resta un sto come quello attuale, in cui c’è enigma, lì fosse spiegata. Niente di bisogno di tutti i mezzi disponibili strano che l’aver detto “un amico per portare la verità di una situa32 dic. 2012 / gen. 2013 voci solidali zione talmente grave che coinvolge il passato, il presente e anche e il futuro di questo paese. Quando si taglia, bisognerebbe stare attenti a non amputare il cuore del paziente, se no muore… Cosa chiedere ai governanti per ridare impulso alla lotta contro la criminalità orPaolo diceva “parlatene ganizzata? E cosa sempre”, in televisione, al può fare la società lavoro, nelle scuole civile per contrastare un fenomeno che ormai domina l’economia mondiale e ha volti irriconoscibili? Paolo diceva “parlatene sempre”, in televisione, al lavoro, nelle scuole. Oggi però ho l’impressione che questo problema, ormai dopo 20 anni, riguardi un numero sempre più limitato di persone, oserei dire un’élite: riguarda la magistratura, i familiari, le vittime, ma ho l’impressione che la società, presa da troppi altri problemi, questo lo abbia accantonato, probabilmente con l’erronea convinzione che ci devono pensare altri. E invece questo è un problema che riguarda la società nella sua stessa sopravvivenza, è un problema che ognuno di noi dovrebbe sentire come pro- prio, non della sorella, del figlio o del fratello di Paolo Borsellino, o di Ingroia e dei magistrati, il problema riguarda tutto il paese. E siccome la società è rappresentata dai suoi governanti, riguarda anche loro in prima persona. Probabilmente i cittadini, vivono una sorta di delusione. Abbiamo visto tanti eroi e martiri ma poca giustizia. I risultati del maxiprocesso non si sono più ripetuti, anzi stiamo perdendo pezzi di legge che quei successi avevano permesso. Sicuramente sì, c’è un senso di delusione nella gente. Sono passati 20 anni, è un periodo davvero tanto lungo, e considero un miracolo quando ancora si fanno manifestazioni, quando ancora c’è un dibattito aperto, anche se per addetti ai lavori o per pochi intimi. Quando vado a parlare nelle scuole incontro ragazzi che non erano neanche nati quando questi fatti sono accaduti. Eppure forse i ragazzi delle scuole sono gli unici depositari di questa memoria. Paradossalmente dovremmo dire che era meglio quando c’erano le Rita Borsellino nasce a Palermo il 2 giugno 1945. Il suo impegno politico inizia dopo la strage di via D’Amelio, dove perse la vita il fratello, il giudice Paolo Borsellino. Fino ad allora riservata e dedita alla famiglia, Rita Borsellino diventa un personaggio pubblico: tiene incontri e conferenze e inizia a lavorare in ambito sociale per costruire e rafforzare la coscienza antimafia in Sicilia e in tutta Italia. Con l’Arci dà vita alla Carovana Antimafia e con don Luigi Ciotti all’Associazione Libera, stragi e così l’attenzione era viva? ma in realtà è diventata molto più La criminalità oggi si è organizzata potente. I mafiosi sono furbi, hanin maniera diversa, si tratta di giri no una capacità di adattarsi, di muilleciti di denaro, di situazioni che tare. E questa capacità la mafia l’ha non fanno odore e non fanno ru- sempre messa in gioco. more, e allora si pensa di potersene Guardando al futuro, che mesdisinteressare. saggio vuole lanciare alle nuove Lei è parlamentare europeo. generazioni? Che lavoro si sta facendo in Paolo diceva che la lotta contro la questo ambito in Europa? mafia non può essere solo compito In Europa si sta facendo un lavoro di magistratura e forze dell’ordine, molto importante. Finalmente si ma deve essere contemporaneacomincia a considerare il fenomeno mente un movimento culturale e mafioso come qualcosa che riguar- morale che coinvolge tutti. Sono da tutto il mondo, e non come un due azioni che vanno insieme, non morbo limitato all’Italia si può promuovere l’uÈ necessario o ad alcune sue regioni. na e trascurare l’altra, un processo Ora questo salto, quenon si può prima farne di elaborazione sta evoluzione, a livello una e poi approcciarsi culturale europeo si sta compienall’altra, devono andare e di educazione do, ma forse noi, a casa di pari passo. Mentre che guardi verso nostra, non sappiamo inquirenti e magistratuil futuro guardare più lontano ra fanno il loro lavoro, del nostro naso: siccome non ve- che si riferisce soprattutto a ciò che diamo più i morti per terra, ci illu- è stato e a ciò che è già in atto, ci diamo che la mafia sia meno peri- vuole accanto un processo di elacolosa. Invece è proprio per questo borazione culturale e di educazione che la mafia è più pericolosa, per- che guardi verso il futuro e che perché è riuscita a distogliere l’atten- metta di far sì che le nuove generazione da sé, ad indossare un abito zioni, come diceva Paolo, neghino il che non la rende più riconoscibile, consenso alla mafie. di cui è vicepresidente fino al ‘95 e presidente onoraria fino al 2005. Si candida come presidente dell’Unione alle regionali in Sicilia del 2006, risultando, nonostante la mancata elezione, il candidato di centrosinistra più votato nella storia della Sicilia. Nella XV legislatura dell’Assemblea regionale siciliana assume il ruolo di leader dell’opposizione. Successivamente si dedica interamente al mondo dell’associazionismo, costituendo nel luglio 2008 il movimento nazionale di Un’Altra Storia, per dare identità concreta al suo modo di fare politica vicino alla gente. Rita Borsellino è inoltre presidente dell’Associazione Piera Cutino guarire dalla talassemia Onlus con sede a Palermo. Nel 2009 si candida al Parlamento Europeo e viene eletta con grande successo. È membro della Commissione Libertà civili, Giustizia e Affari interni, e della Commissione contro le Mafie e la criminalità organizzata (CRIM). http://www.ritaborsellino.it voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 33 voci solidali intervista a elisabetta antognoni legalità Libero Cinema in Libera Terra Incontro con Cinemovel, carovana itinerante di moderni saltimbanchi Franco Cittadini Camper, telone bianco, generatore, casse, mixer, proiettore e una scelta originale di opere cinematografiche. Cinemovel porta il cinema, la magia del cinema, nei paesi e nei villaggi dove non c’è più o non c’è mai stato. Dal Mozambico al Marocco, dal Senegal all’Italia e così via per le strade del mondo. Abbiamo raggiunto Elisabetta Antognoni, ideatrice insieme a Nello Ferrieri del progetto Cinemovel, mentre è in corso la settima edizione di Libero Cinema in Libera Terra, il festival di cinema itinerante sui beni confiscati alle mafie, promosso da Cinemovel Foundation, con la presidenza onoraria di Ettore Scola, e da Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie. Ma andiamo per ordine: ci racconta come nasce Cinemovel? L’idea di portare film nei paesi impoveriti con il cinema ambulante comincia a prendere forma dopo un viaggio in Madagascar nel 1997. Nel corso di quel primo incontro con il continente africano abbiamo modo di constatare da una parte la straordinaria ricchezza immaginativa della popolazione e la sua entusiastica domanda di cinema, dall’altra l’assoluta povertà di mezzi e di proposte disponibili e, in quelle poche città dove il cinema arriva, si tratta per lo più di B-movies, di scarsa qualità spesso trasmessi su monitor televisivi. Da qui l’iniziale impulso romantico di portare il cinema tramite l’uso delle nuove tecnologie digitali a basso costo, viaggiando di paese in paese. Così, tra suggestioni felliniane 34 dic. 2012 / gen. 2013 e utopie zavattiniane, comincia l’improbabile avventura che porterà alla nascita del Cinemovel con l’idea di ripartire dalle origini del cinema, prima dell’avvento delle sale cinematografiche, quando il cinema era muto e le proiezioni avvenivano nelle fiere di paese. Prende così corpo l’idea di organizzare un cinema ambulante in Africa per proiettare sul grande schermo le grandi storie del cinema, puntando sull’innovazione tecnologica. Una carovana di moderni saltimbanchi che percorre le strade del continente africano, si ferma nei villaggi e nelle periferie, monta uno schermo all’aperto e proietta i classici del cinema, il cinema del paese e i film per bambini. Un circo di cinema pensato come piazza di confronto, proprio per la straordinaria natura comunitaria del cinema, per il suo valore universale, per la forza comunicativa delle immagini in movimento, con un’attenzione particolare allo sguardo dei bambini, “il primo pubblico”, capace di vedere il cinema con uno speciale talento. Dopo il successo del progetto pilota in Mozambico, abbiamo fatto la nostra scelta di usare le potenzialità del linguaggio cinematografico per parlare di diritti umani, portando, grazie alle nuove tecnologie, il cinema nelle aree impoverite del mondo e creare attorno al cinema eventi comunitari di confronto culturale, sociale e politico. Sul sito www.cinemovel.tv sono pubblicati documenti, video e foto che raccontano le varie esperienze. E in Italia, come nasce il pro- voci solidali getto Libero Cinema in Libera Terra? Libero Cinema nasce nel 2006, dall’incontro con le prime cooperative siciliane di Libera Terra. È un progetto unico: una carovana itinerante di cinema per sostenere l’impegno civile dei giovani delle cooperative di Libera Terra e promuovere, attraverso il cinema, la pratica della legalità in risposta alla violenza mafiosa. La caratteristica principale delle proiezioni di Libero Cinema in Libera Terra è quella di rappresentare una novità per il luogo, per i contenuti e per il contesto in cui si proietta. Lo scopo è proiettare film nelle terre sottratte alle mafie e restituite alla legalità, scegliendo luoghi simbolici per montare lo schermo e il proiettore e proporre, per ogni tappa, titoli di impatto, interesse e riflessione per il pubblico. Film che possono bene rappresentare questa esigenza di raccontare e contestualmente rappresentare la realtà. Dalla prima edizione, il cinema proiettato nelle terre confiscate alla mafia è stato uno dei linguaggi usati per promuovere la cultura della legalità, dimostrando il forte impatto comunicativo del connubio Cinema e Legalità, mai sperimentato prima in questa modalità. Esperienze come quelle delle cooperative di Libera Terra contribuiscono all’allargamento degli spazi democratici e, anche il cinema, in questo senso, può dare il suo contributo. Soprattutto quel cinema “invisibile” che, per vari motivi, non arriva più sugli schermi delle sale. Allora il ci- nema itinerante può arrivare oltre e superare le barriere, portando i film direttamente alle persone con gli autori che discutono col pubblico, là dove spesso manca anche la sala, facendo quello che né la televisione, né i telefonini possono fare, e cioè “aggregare la piazza” e rendere il pubblico partecipe di un evento. Il cinema che viaggia e allestisce luoghi di visione collettiva occupando simbolicamente, anche per un solo giorno, paesi come Corleone, Galbiate, Cinisi, Polistena, ecc., acquista un valore particolare restituendo alla piazza la sua funzione storica, luogo di incontro e scambio. In questo modo, il luogo diventa la “piazza universale”, spazio di dialogo e confronto per promuovere la presa di coscienza, il senso di responsabilità e il radicamento della cultura della legalità. Qual è lo spirito che anima Libero Cinema? Ci può raccontare un episodio significativo ed emblematico di questa vostra esperienza? Prendo a prestito una frase di don Luigi Ciotti per rispondere: “Il cinema, l’arte, la musica possono portare un contributo nella lotta alla criminalità, alle mafie, alla violenza, alla sopraffazione? Noi crediamo di sì, perché sono la sintesi tra estetica ed etica. Ricerca del bello e dimensione di giustizia. Il cinema ci rende migliori e innesca semi di cambiamento che dalla cultura quasi sempre passano all’etica, alla vita quotidiana… e le mafie a volte temono molto di più un buon film di una solo annunciata normativa repressiva”. Questo è lo spirito di Libero Cinema. C’è un Italia sana, pulita, bella che incontriamo ogni anno, e di cui si parla troppo poco, è quella dei ragazzi che partecipano ai campi di volontariato di Libera e dei giovani delle cooperative di Libera Terra, che nonostante i ripetuti atti di sabotaggio, per cui ogni stagione vanno a fuoco ulivi secolari, campi di grano, vigne e agrumeti, continuano ostinatamente a produrre nella legalità e nella qualità. Da queste terre liberate dalle mafie arrivano prodotti buonissimi: vino, taralli, olio, che ci parlano della bellezza pulita della terra, restituita alla legalità, patrimonio comune. E così, alla nascita di nuove cooperative di Libera Terra corrispondono nuove tappe di libero cinema. “Insieme si può” è la scritta che campeggia all’ingresso della coo- perativa Calcestruzzi Ericina Libera. Più che di episodi si tratta di una continua sequenza di piccoli eventi, come quando il meccanico che ci ripara il furgone, visto quello che facciamo (impossibile far finta di niente, il furgone completamente serigrafato parla da sé), velocizza i tempi di riparazione per farci ripartire il prima possibile in tempo per proiettare la sera stessa. O l’arrivo dei bambini, soprattutto a sud, mentre ancora si sta montando lo schermo e il luogo diventa spazio di gioco e curiosità, o i ragazzi dei presidi che portano direttamente le seggiole da casa per la proiezione quando abbiamo a che fare con amministrazioni “distratte”. I tanti volontari che aumentano ogni anno, o i carabinieri di Cirò che aspettano la fine dello smontaggio per accompagnarci in albergo, e la tenacia e il coraggio delle donne che nonostante gli attentati continuano la propria attività amministrativa contro le mafie, come Carolina Girasole, la sindaca di Isola di Capo Rizzuto, o come Carla Ripoli, la vice sindaca di Pollica, compagna di Angelo Vassallo in tante battaglie, che la mattina alle 7.30 ci prepara il caffè caldo alla foresteria: mitica! voci solidali dic. 2012 / gen. 2013 35 bere mangiare respirare ambiente ambiente BERE MANGIARE RESPIRARE ANCHE SE NOI CI CREDIAMOASSOLTI… Antropocene: la nuova era segnata da una inconfondibile impronta ecologica: la nostra Mauro Ferri Illustrazioni Laura Testasecca Maria Chiara Ballerini Luogo in cui vivere, casa, dimora dell’anima. Questo il significato dell’antico greco oikos, il termine che Ernst Haeckel scelse parecchi lustri addietro per coniare il termine “ecologia”. Lo studio della natura, dei rapporti tra esseri viventi, non potrebbe essere quindi scienza più vicina a noi: oikos è la nostra casa comune, l’ambiente che ci dà vita. A volte ce ne dimentichiamo, come fosse un concetto distante che non ci appartiene, a volte consideriamo l’ambiente un fatto talmente privato e scontato da permetterci di usarlo come ci va, senza pensare alle conseguenze, né per i nostri “coinquilini”, né per la “casa” stessa. Dimentichiamo che questa casa è nostra solo per un lasso di tempo, è una casa in affitto che dovremmo essere tenuti a riconsegnare a chi la abiterà dopo di noi nello stato migliore possibile, pulita e in ordine. Sappiamo che non sarà così. Sappiamo che, nonostante gli esseri umani abbiano cominciato a incendiare foreste ben 50000 anni fa, la terra ha mantenuto la sua “capacità di portata” rimanendo in equilibrio tra popolazione e risorse, mentre solo negli ultimi 40 anni siamo riusciti a distruggere per sempre il 30% della biodiversità, a 36 dic. 2012 / gen. 2013 barricate ridurre di 1/3 le foreste, a inquinare aria, suolo, acqua provocando un danno biologico ormai irreparabile. Sappiamo che il procedere dei consumi a questo ritmo di crescita porterà ad un implosione rapidissima del pianeta: qualcuno lo ha stimato in un periodo molto vicino a noi e altri hanno individuato il fatidico “overshoot day”. Il giorno in cui il consumo di risorse ha oltrepassato la capacità del pianeta di autorigenerarle. Lo sappiamo ma facciamo finta di niente, deturpiamo la nostra habitat-abitazione come se ne avessimo a disposizione una seconda. Purtroppo però non esiste un altro pianeta, non esiste una vita di ricambio. Barricate vuole riflettere sui temi dell’ambiente in questo modo e andare alla ricerca di risposte ed esperienze da condividere, come potremmo farlo se fossimo condomini in riunione, o ancora meglio familiari e amici intorno a un tavolo, mentre insieme mangiamo, beviamo, respiriamo. Bere, mangiare e respirare sono le azioni senza cui non c’è vita, quelle che ci legano indissolubilmente alla terra che ci ospita e che ci regalano alcuni dei piaceri più dolci, graditi al corpo come all’anima. E sono forse le uniche cose di cui siamo davvero sicuri. 1 Autori del libro “L’impronta Ecologica”, Edizioni Ambiente, Milano, prima edizione 1996, seconda edizione 2008. 2 (ibidem, p. 9) 3 (ibidem, p. 10) Impronta ecologica, un concetto chiaro. Tutto ciò normale non dare alle cose materiali l’importanza e che facciamo lascia una traccia, piccola, grande, il valore che meritano. Soprattutto se siamo convineffimera o duratura. Qualcuno potrebbe dire che è ti che l’unico punto di incontro tra spirito e materia ovvio, ogni essere interagisce con il suo ambiente. si realizza negli esseri umani (la famosa ghiandola Ma per quanto riguarda l’uomo, sarebbe meglio pineale, sede dell’anima per Cartesio): tutti gli altri, affermare “impatta con il luogo che lo ospita”. La privi di anima, sono relegati al mondo inferiore, differenza non è poco. Riflette un’attitudine men- quindi nella piena e indiscriminata disponibilità detale radicata nel nostro modo di rappresentarci: i gli eletti superiori per diritto divino. Appunto. più intelligenti individui calati sul pianeta per diritto Ma forse è solo un alibi culturale. divino, con potere di governo e di sfruttamento. Fa- Le filosofie orientali, induismo, buddismo, taoismo e tichiamo a considerarci uguali agli altri pensiero zen, rispettose della vita in ogni Dal 1784 abbiamo abitanti del pianeta, nei casi migliori ci sua forma, improntate a una visione oliinnescato consideriamo primi inter pares. Eppure stica della realtà universale, non hanno un meccanismo lo sappiamo, ce lo dice la scienza, che impedito alle genti che popolano India, di trasformazione abbiamo la stessa natura di tutti gli Cina e Giappone di saccheggiare e prodella biosfera così altri, piante o animali che siano. Sono fanare il loro ambiente, né più né meno penetrante e veloce, state trovate cellule simili ai neuroni di come abbiamo fatto noi occidentali, che possiamo vedere persino nelle piante! cattolici o protestanti, fa poca differenza. in tempo reale Forse è tutta colpa del dualismo carteQuando affermiamo che il nostro prolii risultati delle siano, di quella separazione tra spirito ferare ha sconvolto e manipolato pesannostre azioni, della e materia che ha causato non pochi temente il pianeta, non diciamo nulla di nostra presenza danni nelle nostre scelte. Se siamo nuovo, lo sappiamo, basta che ci guarportati a credere che il mondo sia diviso in una diamo intorno. Quello che forse dovremmo comincomponente superiore ed eletta, che è la natura ciare a considerare è che ciascuno di noi, individualspirituale dell’anima, e un’altra inferiore e reietta, mente, lascia la sua impronta giorno dopo giorno. il mondo materiale incluso il nostro corpo, allora è Qualunque cosa facciamo, lasciamo una traccia. barricate dic. 2012 / gen. 2013 37 bere mangiare respirare Secondo Mathis Wackernagel e William Rees, da più di duecento anni il nostro pianeta è entrato in una nuova era, l’Antropocene. Chi si occupa dell’evoluzione della vita, cioè la sequenza di trasformazioni ambientali che hanno portato la Terra a essere quella che conosciamo (e che per lo più tutti i nostri antenati hanno conosciuto), sa che i periodi sono così lunghi da chiamarsi “ere”. Bene, dalla data convenzionale del 1784, secondo Wackernagel e Rees, saremmo entrati nella nuova era. Il fatto è che i passaggi tra ciascuna delle ere precedenti, dal Cambriano del Paleozoico al più recente Olocene del Neozoico, sono segnati da graduali trasformazioni degli equilibri interni ai sistemi ecologici del pianeta. Trasformazioni di cui nessun essere vivente del tempo ha potuto avere consapevolezza, soprattutto perché, salvo eventi traumatici come il meteorite che causò la distruzione dei dinosauri, i processi si sono svolti con tempi più lunghi di quelli della vita degli esseri che ne erano coinvolti, più lunghi anche della loro meNegli ultimi 150 anni moria storica, qualora ne avessero avuta una. ci siamo bruciati il 40% Ora non è più così. Ora tocchiamo con mano i del petrolio, abbiamo cambiamenti, li vediamo ogni giorno. Dall’Eurotrasformato direttamente pa all’Oceania, dalla terra del Fuoco alla Siberia. il 50% delle terre emerse, Abbiamo innescato un meccanismo di trasforil 22% delle zone di pesca mazione della biosfera così penetrante e veloce, sono sovrasfruttate e che possiamo vedere in tempo reale i risultati di queste il 44% è ai limiti delle nostre azioni, della nostra presenza. Le dello sfruttamento nostre impronte. Il problema è che ci crediamo spettatori, invece siamo attori. Come cantava Fabrizio De André: “anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.” Facciamo qualche numero: negli ultimi 150 anni ci siamo bruciati il 40% del petrolio, depositi che si erano formati nel corso di diverse centinaia di milioni di anni; abbiamo trasformato direttamente il 50% delle terre emerse (con punte che interessano fino all’83%); se andiamo nel mare non stiamo meglio: il 22% delle zone di pesca sono sovrasfruttate (qui c’è ancora spazio, potrebbe dire qualche idiota) e di queste il 44% è ai limiti dello sfruttamento (l’idiota non osi alzare la La comunità scientifica mano). Ma soprattutto abbiamo paurosamente ritiene che numerose incrementato i tassi di estinzione di innumerevospecie viventi stiano li specie viventi: la comunità scientifica le ritiene subendo un’estinzione “nel pieno di un’estinzione di massa dovuta di massa dovuta all'azione all’azione di una singola specie, quella umana.” di una singola specie, Quindi, anche se ci crediamo assolti (Ma io che quella umana posso fare di più? Mi impegno nella raccolta differenziata, non butto le cartacce per la strada, cerco di non sprecare l’acqua, spengo le luci – anche perché costano – sono contro il nucleare, odio la caccia …) siamo ugualmente coinvolti. E possiamo anche misurare l’impronta che ciascuno di noi lascia vivendo con il suo stile di vita. Con qualche sorpresa, come si vede in uno dei due box correlati. Nell’altro scopriamo che divenire virtuosi è anche remunerativo. Via quindi i fantasmi di una triste austerità da nuovo medioevo! È da qui che riprenderemo il discorso. 38 dic. 2012 / gen. 2013 barricate linguaggi grafici - roberto la forgia …SIAMO LO STESSO COINVOLTI Roberto La Forgia è nato a Treviso nel 1983. Trascorre Per avere un’idea di quanto siamo coinvolti, il sito www.footprintnetwork.org propone di calcolare l’impronta ecologica di ciascuno di noi. Basta andare nella sezione “la tua impronta” e rispondere al questionario. Sapevo di non essere un asceta, ma credevo di essere virtuoso quanto basta per assolvermi: se tutti avessero la mia impronta ecologica, per supportare il mio stile di vita, magari con qualche piccolo sforamento, la capacità rigenerativa della Terra dovrebbe bastare. Questo pensavo prima di accedere alle pagine del sito del Footprint Network. Il risultato mi ha lasciato allibito: se tutti (sulla Terra) avessero il mio stile di vita, avremmo bisogno della capacità rigenerativa di 2,7 pianeti! Eppure non faccio nulla di straordinario, mangio carne un paio di volte la settimana, pesce ancora meno, latticini un po’ di più (ma non troppo, per via del colesterolo), uso lampadine a risparmio energetico, non esagero nello shopping di vestiti o elettrodomestici, quando mi è possibile uso i mezzi pubblici al posto della macchina (ma faccio comunque parecchi chilometri in auto ogni settimana, non posso evitarlo), sono scrupoloso con la raccolta differenziata, e via dicendo. Tutto inutile, sono stato bocciato! Se un dato mi è stato di conforto, è scoprire di essere appena sotto alla media italiana. Il problema è l’energia: il mio fabbisogno energetico forma da solo il 58% della mia impronta, poi una bella mano è data dal terreno agricolo necessario per sostenermi (21%), un valore che diminuirebbe se divenissi vegetariano. Ma il fatto è che anche se volessi fare l’asceta (e non ci penso, almeno per il momento), la mia impronta personale non scenderebbe moltissimo, perché – come si legge nelle schede del sito che spiegano il punteggio raggiunto – l’impronta tiene conto anche della società in cui si vive. Quindi dobbiamo impegnarci a migliorare tutti insieme. Non possiamo non partecipare. Siamo comunque coinvolti. l’infanzia e l’adolescenza nel barese, dove esperimenta i primi racconti a fumetti. Nel 2007 realizza Gli intrusi, un progetto antologico che raccoglie storie a fumetti sulla provincia di Bari, che si tradurrà nel volume Gli intrusi, appunti da una terra vicina (Coconino Press, 2007). Nel 2008 fonda la casa di produzione Littlepills, esperienza che lo vede come autore di video comici e surreali. Realizza spot per Rai, Fineco, Citroen e sul network Zooppa.com. Le sue illustrazioni e i fumetti sono apparsi sulle riviste Black, Lo straniero, La lettura de Il Corriere della Sera e regolarmente su Il Male di Vauro e Vincino, con personaggi irriverenti tra cui Pasqualino, un tipo capacissimo. Lavora come disegnatore per la saggistica Rizzoli. Redige la rivista Mosso, un aperiodico d’arte reperibile gratuitamente su www.rivistamosso.blogspot. it. Di recente ha pubblicato il suo primo graphic novel, Il signore dei colori (Coconino – Fandango, 2012), la storia di un vivace trio di bambini che sotto il sole di un’estate pugliese vive le prime curiosità sessuali, le prime attrazioni, le prime relazioni talvolta controverse. Segnalato da alcuni come la nuova rivelazione del graphic novel italiano, Il signore dei colori giunge adesso in Francia con le edizioni Atrabile. Oggi La Forgia vive e lavora a Varese. BARRICATE dic. 2012 / gen. 2013 39 linguaggi grafici - andrea bersani impronta ecologica intervista a Mathis Wackernagel non solo pil Mauro Ferri Andrea Bersani è nato a Bologna il 7 maggio del Nell’introduzione alla seconda edizione del libro “L’impronta ecologica”, Mathis Wackernagel, autore dell’opera assieme a William E. Rees, introduce l’interessante tema dell’utilizzo del nuovo parametro dell’Impronta Ecologica da porre accanto al PIL per determinare le scelte di politica economica. E ciò che sorprende è che, invece di essere di ostacolo allo sviluppo, questa scelta - per chi la saprà cogliere con lungimiranza - è persino remunerativa! 1955, dove abita e lavora. Ha conseguito la maturità in Arte Applicata (Decorazione Pitto- rica) presso l’ISAB, dove ha insegnato per un breve periodo. Dal 1975 si occupa di comunicazione visiva, come grafico, pubblicitario ed illustratore. Sue le campagne illustrate per Mandarina Duck ed il marchio dei Cantieri Nautici Ferretti. Ha sempre avuto un fortissimo interesse per l’umorismo grafico, in tutte le sue declinazioni, interesse che lo ha portato nel tempo, non solo a produrre per diletto, ricerca personale, ma anche a pubblicare. www.andreabersani.it 40 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Dottor Wackernagel, lei sostiene per il conseguimento di un succes- Non le sembra di prospettare un Ecuador ed Emirati Arabi, la na- che la lotta per le risorse diven- so economico duraturo. quadro apocalittico? zione nello stadio più avanzato terà l’elemento caratterizzante Ten-in-Ten? Questo non vuole essere un qua- del programma. del XXI secolo. Dice anche che Il Global Footprint Network si è dro apocalittico, ma uno carico di Inoltre, a partire dal 2010 abbiamo le complesse problematiche non prefissato un ambizioso obiettivo, speranza. La creazione di econo- un programma specifico per le na- sono ingestibili. Come? denominato “Ten-in-Ten”: mira mie a prova di futuro e la ridefini- zioni dell’area mediterranea. Sor- Molti opinionisti credono errone- all’istituzionalizzazione degli indi- zione dei progetti di investimento prende che la nazione più avanti si- amente che la promozione della catori dell’Impronta Ecologica in possono rivelarsi estremamente ano gli Emirati Arabi. Quando, nel sostenibilità sia un onere per l’e- dieci Paesi entro il 2015, affinché remunerative. La sostenibilità non 2007, risultò essere la nazione con conomia, un costo che potremo tale parametro possa essere usato, solo salva il pianeta, ma garantisce l’impronta ecologica per persona permetterci solo in futuro. Ma il alla stregua del PIL, come indicatore un flusso finanziario di lungo ter- più grande del mondo, vollero ca- futuro è adesso, e la sostenibilità è per la pianificazione. mine agli investitori più avveduti. pire il perché. Il governo EAU lan- nell’interesse diretto di ogni Paese, Con quale meccanismo? A quale tipo di investitore sta ciò un’iniziativa che, nata per capi- stato o città. Chi si prepara a vivere Via via che il capitale naturale diven- pensando? re e misurare l’impatto ambientale rispettando un mondo dalle risorse ta più scarso, una buona governance A chiunque sia in grado di piani- del loro stile di vita, è divenuta uno limitate se la caverà meglio di chi dipenderà sia dai sistemi di contabi- ficare e di cambiare adesso, per strumento per guidare le scelte a non lo fa. lità delle risorse come l’Impronta fare fronte ai limiti delle risorse tutti i livelli, dai decision-maker In che senso? Ecologica, sia dal PIL: in un mon- in futuro. economici e politici ai singoli indi- Nel senso che i Paesi che fanno finta do dalle risorse sempre più esigue, Ma adesso ho anche io una doman- vidui nel loro quotidiano. di niente diventeranno estrema- ignorare la disponibilità e il livello da per i suoi lettori: potrà l’Italia E in Italia? mente vulnerabili, mentre stati e di sfruttamento della biocapacità sta essere una delle nazioni pioniere? L’approccio, più che nazionale è, Paesi con surplus ecologici, o città diventando un rischio sempre più e comunità con una lieve Impron- inaccettabile. Comunque, non è fa- Abbiamo chiesto ad Alessandro è (ancora) la più grande econo- ta Ecologica, come la vostra Siena, cile convincere governi e opinione Galli, referente italiano del Global mia del pianeta e ha investito 1,5 potranno trarre benefici dal loro pubblica a utilizzare un nuovo para- Footprint Network a che punto è il milioni di Euro in un programma vantaggio competitivo. Sembra ad- metro accanto al PIL. Secondo caute programma “Ten-to-Ten”. biennale chiamato OPEN-EU (One dirittura conveniente adottare l’Im- previsioni delle Nazioni Unite, se gli Avete lanciato il vostro progetto Planet Economy Network), il cui pronta Ecologica come parametro, attuali trend dovessero continuare, nel 2005; a che punto siete? scopo è dotarsi di uno strumento ma un conto è il dire, un altro il entro il 2050 l’impronta dell’uma- Il programma “Ten-in-Ten” è in che aiuti i decision-makers europei fare. Adeguare le infrastrutture e il nità sarà il doppio di quanto la Ter- atto, si articola in cinque fasi e a esplorare gli scenari futuri in fun- nostro stile di vita ai limiti posti dal- ra potrà sostenere. L’accumulo del coinvolge circa cinquanta nazio- zione delle scelte che possono esse- le risorse richiede tempo e lungimi- nostro debito ecologico porterebbe ni nel mondo divise nelle varie re adottate. Lo strumento si chiama ranza, ragion per cui consideriamo al collasso degli ecosistemi a livello fasi. Al momento il programma è EUREAPA e il Global Footprint Net- la nostra campagna “ Ten-in-Ten” globale ancor prima che gli studenti stato adottato da Finlandia, Gal- work vi sta collaborando assieme ad fondamentale per la promozione e di oggi vadano in pensione. les, Svizzera, Scozia, Giappone, altri organismi continentali. per il momento, europeo. La UE barricate dic. 2012 / gen. 2013 41 bere mangiare respirare ambiente salviamo il paesaggio La rivoluzione edilizia di Domenico Fininguerra Giancarlo Iacchini Quarantacinque anni fa, in pieno boom economico e poco prima della rottura epocale del ’68-‘69 (contestazione studentesca e autunno caldo operaio), Giuliano Procacci lanciava, dalle pagine finali del suo Storia degli italiani, il primo grido d’allarme. Il Paese sta crescendo, sta cambiando faccia rapidamente gettandosi alle spalle l’atavica miseria - scriveva l’illustre storico scomparso nel 2008 – ma c’è un problema, anzi due. Perché oltre a quella distribuzione ineguale della ricchezza che balzava agli occhi di tutti anche all’apice del boom, nel raffronto tra la borghesia rampante dell’automobile o dell’edilizia e i nuovi ceti medi da un lato, e dall’altro il proletariato delle fabbriche del nord, per non parlare di un Meridione sempre più emarginato economicamente e spopolato dall’emigrazione, si cominciava a intravvedere una questione ecologica in precedenza ignorata o trascurata anche dai critici più severi dello sviluppo capitalistico. Stiamo costruendo troppo, affermava Procacci, con la conseguenza amara di stravolgere la maggiore risorsa del nostro Paese: il suo bellissimo paesaggio! Ebbene, sapete cos’è successo da allora? Che al ritmo di 200 mila ettari all’anno è stata cementificata un’area pari all’intero norditalia, ed in particolare negli ultimi 30 anni, nonostante una coscienza ambientalista molto più chiara e diffusa, sono stati sepolti sotto colate di cemento ben 6 milioni di ettari di terreno vergine, pari ad un quinto del territorio nazionale. Con conseguenze facilmente immaginabili – anzi… visibilissime – sull’equilibro geologico e sui livelli di inquinamento, oltre che, naturalmente, sulla salute dei cittadini. La battaglia degli ecologisti per frenare questo devastante processo e possibilmente invertire la rotta si è manifestata in mille modi, negli ultimi decenni. L’iniziativa più recente è la creazione un anno fa, il 29 ottobre 2011, del Forum che sul modello di quello per l’acqua pubblica unisce un’ottantina di associazioni ambientaliste nazionali ed oltre 700 locali, più migliaia di singoli aderenti tra i cittadini e – come si può leggere nel sito ufficiale – quattro (solo?) realtà politiche che lo sostengono ufficialmente: Sinistra Ecologia e Libertà, Rifondazione Comunista, Ecologisti e Reti Civiche, Movimento RadicalSocialista. Il battesimo del Forum è avvenuto a Cassinetta di Lugagnano, nel parco del Ticino, in quello stesso spazio verde intitolato a Fabrizio De Andrè in cui, quasi 42 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Il Forum nazionale “Salviamo il paesaggio. Difendiamo i territori” è un’importante battaglia degli ecologisti per frenare il devastante processo del consumo di territorio 3 anni prima, il 24 gennaio 2009, l’allora sindaco del paese Domenico Finiguerra aveva lanciato la sua “rivoluzione edilizia”: basta nuove costruzioni, basta consumare altro terreno agricolo, basta veder sparire altra campagna; si costruirà solo sull’esistente, si ristruttura e si ammoderna ma non si abbatte più nem- meno un albero né si distrugge più alcun prato verde. “Così facendo abbiamo rinunciato ad oneri di urbanizzazione che facevano gola – racconta Finiguerra – ma abbiamo guadagnato molto di più: non solo pace, tranquillità, tutela del paesaggio naturale e turismo intelligente (in tanti vanno a visitare il comune virtuoso di Cassinetta, ndr), ma un nuovo modello amministrativo improntato a sobrietà e risparmio energetico, che ci ha fatto chiudere i conti egualmente in pareggio, con grande beneficio di tutta la comunità”. Molto più che un esempio da seguire… “È una scelta ormai obbligata – avverte colui che nei 10 anni del suo doppio mandato (2002-2012) è stato il sindaco dello stop alla cementificazione selvaggia, oggi tra i promotori del Forum – e lo sarà sempre di più nei prossimi anni, di fronte alla fine vera e propria dello spazio a disposizione per costruire edifici. La terra ha bisogno di respirare: non lasciamola soffocare del tutto!”. Come si legge nei documenti prodotti da “Salviamo il paesaggio”, “il limite di non ritorno, superato il quale l’ecosistema Italia non è più in grado di autoriprodursi, è sempre più vicino”. Lo stupendo panorama del Belpaese è stato stravolto, e l’attività speculativa, in questo settore, non sembra conoscere crisi, nonostante le moltissime case vuote e inutilizzate che costellano le nostre strade e città, e che il Forum intende monitorare con un censimento del patrimonio edilizio: “Non vi è angolo d’Italia in cui non vi sia almeno un progetto a base di gettate di cemento: piani urbanistici, residenziali e industriali; insediamenti commerciali; grandi opere autostradali e ferroviarie; porti e aeroporti. Non si può andare avanti così! La natura, la terra, l’acqua non sono risorse infinite. Il paese è al dissesto idrogeologico, il patrimonio paesaggistico e artistico rischia di essere irreversibilmente compromesso, l’agricoltura scivola verso un impoverimento senza ritorno, le identità culturali e le peculiarità di ciascun territorio e di ogni città sembrano destinate a confluire in un unico contenitore indistinto, uniforme e grigio”. In nome dell’articolo 9 della nostra Costituzione (“La repubblica tutela il paesaggio”), il Forum ha detto basta a questa deriva, con la forza delle sue mille espressioni locali: “tanti piccoli germogli”, come li chiama Finiguerra, per sensibilizzare l’opinione pubblica e salvare (materialmente!) l’Italia, finché si è ancora in tempo. barricate dic. 2012 / gen. 2013 43 inserto di Barricate anno 1° / numero 1 DIC. 2012 / GEN. 2013 biologico Restituire vita alla terra Numeri dal mondo biologico Eleonora Celi In Italia il suo nome è “biologico”, in inglese - e quindi nel mondo - ci si riferisce allo stesso concetto con il termine “organic”. Ed è l’essere organico che spiega cosa sia questo fenomeno ormai in esplosione: tutto ha inizio dalla terra, da ciò che nasce e si fa strada nella terra. Una sorta di ritorno alle origini, come qualcuno lo ha voluto definire. O progresso secondo natura, coscienzioso, di qualità, che si basa sulla conservazione delle sostanze organiche del terreno. Spiegare il biologico equivale non solo a destreggiarsi tra decine di dati, ricerche e statistiche, ma anche e soprattutto capirne la filosofia, il punto di partenza e le ragioni del suo sviluppo. Il nuovo Regolamento (CE) n. 834/2007 definisce la produzione biologica come sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in mate- ria di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali. Come la stessa Comunità Europea ricorda perciò, il metodo biologico svolge una duplice funzione sociale, rispondendo alla domanda di prodotti biologici di un determinato mercato di consumatori e fornendo beni che contribuiscono alla tutela dell’ambiente, al benessere degli animali e allo sviluppo rurale. L’agricoltura biologica comporta perciò restrizioni sostanziali nell’uso di fertilizzanti ed antiparassitari. Lo stesso Codex Alimentarius considera l’agricoltura biologica come un sistema globale di produzione agricola (vegetale e animale) che privilegia le pratiche di gestione piuttosto che il ricorso a fattori di origine esterna come i prodotti chimici di sintesi. L’Italia è il Paese con il maggior numero di aziende biologiche e la maggiore superficie destinata all’agricoltura biologica in Europa. I primi dati resi noti e resegue a pag. 45 L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di aziende biologiche e la maggiore superficie destinata all’agricoltura biologica 44 dic. 2012 / gen. 2013 barricate L’agricoltura biologica in Europa è stata regolamentata per la prima volta a livello comunitario nel 1991 con il Regolamento (CEE) n° 2092/91. 2 Il Codex Alimentarius è un insieme di regole e di normative elaborate dalla Codex Alimentarius Commission, una Commissione (suddivisa in numerosi comitati) istituita nel 1963 dalla FAO e dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Scopo principale della commissione è proteggere la salute dei consumatori e assicurare la correttezza degli scambi internazionali. 1 Le Barricate dei ragazzi. Questo inserto è curato dal gruppo Hamelin di Bologna e pensato per voi che avete dagli 8 ai 12 anni circa. Non più bambini, non ancora adolescenti. Senza voler fare rigide divisioni delle fasce d’età, che sfuggono a qualsiasi classificazione generale, il vostro è un tempo epico e irripetibile, è un’ “età di mezzo” indefinibile e magica. A voi dedichiamo queste pagine, e in cambio da voi aspettiamo pareri, consigli, impressioni, che potete spedire a b!ragazzi@barricate. net o a Barricate!, strada di Monteballante 12, 61122 Pesaro. L’inserto è tutto vostro, è una rivista dentro la rivista. Ma se lo lasciate in giro potrebbe suscitare la curiosità dei vostri genitori. Provate a spiarli… 1 B! ragazziillustrazione ottobre 2012 di Alessandro Gottardo B! gulp! B! 2 ottobre 2012 B! ragazzi Puoi trovare questa e altre avventure nel libro di Tuono Pettinato “Il magnifico lavativo”, Topipittori, 2012 B! ragazzi ottobre 2012 B! 3 pazza scienza Il vulcano più alto del mondo ‹cile 6.891m. argentina› COSTRUISCI IL TUO VULCANO cosa ti occorre: etna x2 + 250m. ∏ ojos del salado disegni di Michelangelo Setola Ojos del Salado Atacama è il maestoso , situato proprio sul confine tra Cile e Ar. Con i suoi metri è anche la segentina, nel deserto di conda montagna più alta dell’Emisfero occidentale: se in cima al , che è il vulcano più alto d’Europa, ne impiliamo un altro, ci sono di salita per raggiungere la vetta dell’Ojos! Tranquilli ancora però, a parte qualche piccola traccia di fumo, nessuno l’ha mai visto in . Cerazione, e l’ultima eruzione sembra risalire a più di to, il nostro gigante è appena un nanetto se paragonato all’ osservato sul pianeta , il maggiore del : quando hanno provato a misurarlo superava i Etna Marte il gigante di marte ˇ 27km. 4 ottobre 2012 B! ragazzi Monte 250 metri Mons B! 6.891 1000 anni fa Olympus Sistema Solare 27 chilometri! Olympus mons ˇ [ ] B! ragazzi ottobre 2012 B! 5 storie Una storia che parla di avventure pericolose, mondi nascosti, creature minuscole, forse anche amore. Una storia che parla di ragazzi che scappano, ricerche solitarie, misteri della natura storie da leggere LA STANZA DELLE MERAVIGLIE Consigli: mettiti in poltrona con una bella tazza d’infuso d’erbe e miele, spegni la luce. Dove leggerlo: di Brian Selznick Mondadori, 2012, 650 pagine Altre storie come questa: se ce l’hai, in cantina. Altrimenti in un posto pieno di cose vecchie. Un libro come questo nessuno l’ha mai visto prima, a meno che non abbia avuto la fortuna di leggere La straordinaria invenzione di Hugo Cabret, dello stesso inimitabile scrittoredisegnatore, da cui è stato tratto anche un bel film. Bastano pochi secondi per rimanere sbalorditi e catturati: a volte la storia è scritta, altre raccontata tramite pagine e pagine di grandi e splendidi disegni a matita. La stanza delle meraviglie è in realtà due storie in una: quella di Ben, orfano e diventato sordo dopo essere stato colpito da un fulmine, che scappa a New York alla ricerca del padre che non ha mai conosciuto; e quella ambientata mezzo secolo prima, di Rose, anche lei sorda e in fuga verso un destino migliore. Punto di misterioso contatto, l’incredibile Museo di Storia Naturale in cui ci porteranno, tra dinosauri, meteoriti e curiosità esotiche. Sotto il pavimento di Mary Norton, Salani editore, il libro da cui è tratto. Principessa Mononoke di Hayao Miyazaki, un altro grande film d’animazione dello studio Ghibli. Tobia di Timothée de Fombelle, San Paolo Editore, un eroe piccolissimo e il suo mondo in un albero. storie da vedere ARRIETTY Il mondo segreto sotto il pavimento Una storia che parla di lotta contro la mafia, coraggio, e della storia vera di Giovanni Falcone. Altre storie come questa: il fumetto, di Claudio Stassi tratto da questo libro. Altre storie come questa: La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznick, un libro che sembra un film. Fuga al museo di E.L.Konigsburg, editore Salani, per continuare a nascondersi in un grande museo. L’approdo di Shaun Tan, edizioni Elliot, una storia tutta immagini, senza nemmeno una parola. Consigli: scegli un quaderno su cui annotare le cose che ti sembrano importanti: puoi iniziare con le informazioni che trovi qui sulla mafia e sulle tecniche di indagine di Falcone. Altre storie come questa: Io dentro gli spari, di Silvana Gandolfi, Salani editore. La scelta, di Hiromasa Yonebayashi (Studio Ghibli) Giappone, 2010, 94 min. Shõ deve trasferirsi in una vecchia casa di campagna per via di una malattia al cuore. Qui, tra l’erba alta del giardino, il suo occhio coglie di sfuggita qualcosa che si muove e che subito scompare: non ne parla con nessuno, ma è convinto di aver visto una minuscola creatura. E in effetti, proprio sotto quella casa, abita con la sua famiglia Arrietty: quattordici anni, dieci centimetri di altezza, un lungo vestito rosso che la fa sembrare un fiore, uno spillone come spada infilato nella cintura, bellissima e forse troppo coraggiosa. Come tutti i “Prendinprestito”, ora che è grande, col favore della notte si introduce segretamente nelle stanze degli umani in cerca di oggetti utili, spostandosi attraverso i muri e nascondendosi nei buchi più invisibili: Arrietty infatti sa bene che essere notata significherebbe la fine del suo popolo. E se Shõ ora volesse conoscerla? B! 6 ottobre 2012 B! ragazzi Sinnos editore, di Luisa Mattia. Ti chiami Lupo Gentile, Rizzoli editore, di Luisa Mattia. Io non ho paura, un romanzo di Niccolò Ammaniti e un film di Gabriele Salvatores. storie da leggere PER QUESTO MI CHIAMO GIOVANNI di Luigi Garlando Bur, 2012, 154 pagine Giovanni ha 10 anni e un problema a scuola che tiene nascosto: un prepotente picchia chi non lo paga. Quando il padre lo viene a sapere, decide di dargli un giorno di vacanza, e di portarlo in giro per la sua città, Palermo, per fargli conoscere una storia. Insieme visiteranno diversi luoghi, che anni prima erano stati frequentati da un altro Giovanni: una casa, una scuola, il tribunale, un punto preciso sull’autostrada che va all’aeroporto, con una targa che ricorda una tragedia. Giovanni scopre così perché gli è stato dato proprio quel nome: mentre nasceva, l’altro uomo di cui sta imparando la vita veniva ucciso dalla mafia in un tremendo attentato, che fece saltare in aria lui, la moglie e i poliziotti della scorta con cinque quintali di tritolo. Si trattava del magistrato Falcone, un vero eroe moderno. E da quella giornata, davanti a una vita così coraggiosa, dedicata senza pause alla lotta contro il crimine, Giovanni si sente diverso, più forte. B! ragazzi ottobre 2012 B! 7 JoËlle ha disegnato anche storie di pinguini (365 pinguini; 10 piccoli pinguini, Il Castoro), altri animali (Zoo Logico, Rizzoli) e di un furgoncino rosso (Schizzo in città, Il Castoro). direfaremangiare bere mangiare respirare 3 Dati diffusi a luglio 2012 da MiPAAF - Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali; fonte: Organismi di Controllo; elaborazione: SINAB - Sistema d’Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica. 4 Ultimi dati noti risalenti al 2010 e pubblicati da BioBank; fonte: Ismea (Istituto di Servizi per il mercato Agricolo Alimentare). 5 Ultimi dati noti risalenti al 2010 e pubblicati da BioBank; fonti: Fibl-Ifoam (Research Institute of Organic Agriculture - International Federation of Organic Agriculture Movements). 6 Verona, 10 Ottobre 2009, “Il biologico: un fattore di sviluppo per l’agricoltura italiana”. Fonte: ufficio stampa Fedagri Confcooperative. B! 8 ottobre 2012 B! ragazzi lativi all’analisi del settore in Italia nel 2011 aiutano a farsi un’idea non solo approssimativa dello scenario: gli operatori del settore sono 48.269, di cui 37.905 produttori esclusivi, 6.165 preparatori (comprese le aziende che effettuano attività di vendita al dettaglio), 3.906 aziende che effettuano sia attività di produzione che di trasformazione, 63 importatori esclusivi, 230 importatori che effettuano anche attività di produzione o trasformazione. Rispetto al 2010 un aumento complessivo del numero di operatori dell’1,3%. La superficie interessata, in conversione o interamente convertita ad agricoltura biologica, risulta pari a 1.096.889 ettari, con un decremento rispetto all’anno precedente circa dell’1,5%. La classifica mondiale vede l’Italia al settimo posto, con il 3% circa della superficie complessiva mondiale, valutata sui 37 milioni di ettari. I principali orientamenti produttivi in Italia sono i cereali, il foraggio e i pascoli. Segue, in ordine di importanza, la superficie investita ad olivicoltura. Numeri e tendenze ci permettono di affermare che il biologico in Italia, ma non solo, ha assunto un peso economico non indifferente. La produzione dei prodotti bio nel Paese è aumentata considerevolmente, tanto che in quindici anni il numero di operatori è quintuplicato. Si stima che il giro d’affari complessivo lambisca i 3 miliardi di euro (la cui metà si riferisce al fatturato relativo alle esportazioni), a fronte di un mercato internazionale di 59 miliardi di dollari (44,5 miliardi di euro circa) e 160 Paesi. Da produzione di nicchia, l’agricoltura biologica è quindi arrivata a conquistare quote significative della fase produttiva e fasce sempre più ampie del mercato agroalimentare. La promozione del metodo da parte delle istituzioni e la domanda crescente di consumatori sempre più attenti e informati hanno consentito la diffusione di un modello che, non più elitario, è diventato garanzia di sostenibilità ambientale e di partecipazione ad un mercato mondiale. Nonostante il delicato momento di crisi che sta interessando il nostro Paese, le recenti rilevazioni di Ismea-Gfk-Eurisko segnalano un incremento della spesa biologica dell’8,9% su base annua, in leggero rallentamento rispetto al tasso di crescita del 2010, ma in evidente controtendenza con la riduzione complessiva dei consumi di generi alimentari “convenzionali”. Al valore economico si affianca il non meno importante valore sociale e culturale che ha assunto il biologico negli ultimi anni. Basti pensare alla stessa risonanza mediatica che hanno tematiche relative a ciò che sia in qualche modo sostenibile, ecologico, compatibile con uno stile di vita secondo natura. Mangiar sano, vivere in modo sano sembra essere diventato finalmente uno scopo prioritario per molti cittadini che, forse stanchi degli effetti inquinanti e dannosi del progresso, preferiscono informarsi, capire e scegliere. Una scelta che comporta a volte cambiamenti sottili, altre volte radicali della propria esistenza. Come aveva affermato il presidente di FedagriConfcooperative Paolo Bruni durante un convegno nel 2009, “L’agricoltura biologica ha avuto un grande merito indiretto, quello di aver dato vita ad una svolta culturale e ad un cambiamento della mentalità di chi fa agricoltura, dal momento che oggi anche l’imprenditore che non fa biologico va nella direzione di un’agricoltura sempre più sostenibile.” E non solo. Il cambiamento di mentalità sta prendendo forma ad ogni livello, facendo sì che cambi non solo il modo di produrre e vendere, ma anche di acquistare, di associarsi, di lavorare, di mangiare, di pensare e persino di viaggiare. Il biologico ha a che fare profondamente -ed etimologicamente- con la vita e non potrebbe che essere un grande motore di rinnovamento, o forse ritorno e restituzione a ciò che è madre della vita. Bentornati alla terra. barricate dic. 2012 / gen. 2013 45 bere mangiare respirare agricoltura biologica Biografia gentilmente concessa da Giovanni Battista Girolomoni Il bioregionalismo Il profeta del biologico italiano E. C. Gino Girolomoni Personaggio poliedrico e dunque difficile da definire, Gino Girolomoni, come confermano coloro che lo hanno conosciuto e amato. Nato da famiglia contadina il 13 agosto 1946 a Isola del Piano, nel cuore del Montefeltro marchigiano, maggiore di tre figli, vide morire sua madre ancora bambino e dovette presto occuparsi di un padre dalla salute cagionevole. Conobbe presto la povertà, la solitudine e la faticosa vita di campagna, senza corrente elettrica in casa e senza strade, ma anche i valori che a quel tempo era ancora possibile respirare e trasmettere e che Gino seppe assimilare, come la grande onestà e la religiosità di suo nonno Getullio. Come era normale in quegli anni, emigrò in Svizzera insieme a suo zio Giovanni, ma tornò presto in Italia. A meno di vent’anni scriveva già poesie, organizzava mostre d’arte coi giovani incisori della scuola di Urbino, leggeva la Bibbia. Divenne, giovanissimo, sindaco del paese di Isola del Piano, determinato a recuperare non solo le rovine del monastero di Montebello in cima alla collina, ma anche i presupposti sociali e culturali di quella civiltà contadina che tutti stavano abbandonando per la città e le fabbriche. Sposò quindi Tullia, che ebbe l’ardire di seguirlo nelle sue avventure, e dal matrimonio nacquero tre figli, Giovanni Battista, Samuele e Maria, che ora guidano la cooperativa, l’azienda agricola e l’agriturismo. Andarono ad abitare nella parte già ristrutturata dell’amato monastero di Montebello. Gino aveva energie, fantasia e grandi capacità di tessere rapporti umani, anche con personaggi di una certa levatura. Entrò presto in contatto con diversi intellettuali: Sergio Quinzio, Guido Ceronetti, Paolo Volponi, Carlo Bo. Fu memorabile una rappresentazione teatrale a Urbino da lui scritta, interpretata da Giorgio Albertazzi nelle vesti del duca Federico di ritorno alla sua città e al suo palazzo dopo centinaia d’anni. Il 13 luglio 1977, insieme a sua moglie, a due anziani agricoltori e a cinque giovani del paese, fondò la cooperativa Alce Nero. Le prime attività (mucche, formaggi, farine) si svolgevano attorno al monastero in parte ristrutturato, con vecchi mulini a pietra ancora operanti nel territorio. Poi venne costruita una stalla al di là della collina, un edificio per il mulino a pietra, 46 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Ritorno alla natura selvatica un paio di silos per lo stoccaggio e un magazzino di confezionamento dei primi prodotti (cereali decorticati e legumi). Macchine e confezioni erano ancora molto artigianali. In questo periodo Girolomoni girava per l’Italia a raccontare la propria esperienza, cercando di diffondere il suo pensiero sull’agricoltura biologica. Una sua frase storica relativa a quegli anni è: “Andate e predicate il biologico”. Eppure allora nessuno avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe diventato negli anni il biologico in Europa e nel mondo. Proprio a Isola del Piano, nel 1978, si tenne quello che è stato certamente uno dei primi corsi di agricoltura biologica in Italia, al quale parteciparono molti di coloro che poi diedero vita alle più varie esperienze nel settore. Girolomoni fu anche tra i più importanti promotori dell’AMAB, l’associazione che ancora oggi riunisce migliaia di aziende agricole biologiche su tutto il territorio nazionale. Il salto di qualità arrivò nel 1989, con la costruzione di un capannone e la linea di pasta corta. Dopo qualche anno fu costruita anche la linea di pasta lunga. L’attività aumentò molto e così il fatturato. Girolomoni, da profeta del biologico, è stato un vero imprenditore, pur restando nel profondo un eremita e un poeta, e un “bifolco”, come amava definirsi. Era possibile trovarlo in cappella a pregare prima di iniziare le sue giornate, e subito dopo al tavolo del suo studio a scrivere versi, oppure nei campi a inseguire una vacca scappata dal recinto. E dopo qualche ora pronto per un incontro in Confindustria a Pesaro o per un’intervista al Ministro dell’Agricoltura di turno. Tra le sue ultime iniziative, il progetto di recupero di varietà di grano antiche e, insieme a Pascucci, quello della promozione del caffè equo e solidale, per sostenere una cooperativa di agricoltori haitiani. Nel 2004 fu venduto il marchio Alce Nero col cavallino, presto sostituito da un nuovo marchio che raffigurava in sintesi grafica il monastero di Montebello. Gino Girolomoni ha lasciato la sua terra il 16 marzo 2012. La cooperativa ha già adottato il suo nome ed anche la firma Montebello ha appena ceduto il passo al nuovo marchio “Gino Girolomoni”, che racchiuderà molto più di un monastero e di una storia. Il Bioregionalismo è definibi- dunque essere bioregionali- le come corrente culturale a sta nel luogo in cui vive. Per sfondo ecologico, economico i bioregionalisti, l’evoluzione e sociale nata negli anni ‘70 sociale e tecnologica è ecolo- nell’America del Nord -formu- gicamente compatibile solo lata per la prima volta da Peter in “piccola scala”, localmente. Berg e Raymond Dasmann-, In Italia il Bioregionalismo in risposta al nascente disagio non ha ancora avuto grande dell’uomo globale verso il pro- diffusione. Ha tuttavia susci- prio sradicamento e la perdita tato un certo interesse in set- di identità. Un’ecologia sociale tori del movimento anarchico dall’approccio etico quindi, le- e pensatori anticonformisti. gata al territorio in cui si vive Del resto “il Bioregionalismo e basata sull’individuazione e richiede un cambiamento di lo studio di aree naturalmente vita e una radicale modifica definite bioregioni o ecoregio- nel proprio stile esistenziale e ni. Il termine bioregione viene nell’approccio generale verso dalla parola greca bios (vita) e l’habitat, gli animali ed il resto da quella latina regere (regge- del genere umano”, sottolinea re o governare): un territorio il bioregionalista Paolo D’Arpi- geografico omogeneo in cui ni, che si definisce un cercato- dovrebbero essere predomi- re spirituale laico. nanti le regole dettate dalla “La Rete Bioregionale Italia- natura e non le leggi imposte na, fondata nel 1996, non è un dall’uomo. Le bioregioni han- movimento compatto -sostie- no comunque confini porosi, ne D’Arpini-, esistono varie re- perché sono costantemente in altà anche disgiunte che si oc- cambiamento e in relazione cupano di Bioregionalismo ed con le bioregioni circostanti. ecologia profonda. Alcune di “Ri-abitare il mondo significa queste realtà sono soprattutto pensare a noi stessi come par- teoriche e divulgative ed ope- te interdipendente del mon- rano attraverso l’editoria di do naturale, e, forse ancora settore. La Rete è, però, - come più importante, sviluppare un si legge nella carta degli inten- senso del posto che sappia an- ti del movimento -, un terreno dare oltre il dogma dell’uomo comune per condividere idee, signore e padrone del creato, informazioni, esperienze, pro- e allargare invece il senso di getti ma anche emozioni. L’a- comunità con tutti i viventi: desione avviene per semplice umani e non-umani che siano. condivisione dello stile di vita Il Bioregionalismo è un ten- e delle tematiche, lasciando tativo per recuperare questo ad ognuno la propria libertà di senso di appartenenza”, così proporre iniziative che possa- Giuseppe Moretti, ex Coordi- no aiutare le comunità”. natore della Rete Bioregionale Non esistono veri e propri le- Italiana, ha delineato il signifi- gami operativi con altri movi- cato profondo del movimento menti in Europa e nel mondo, visto da dentro. ed anche per questa ragione L’obiettivo bioregionale è non è possibile avere dati certi quello di riportare l’essere sulla portata del movimento umano e le sue attività all’in- e dei suoi sostenitori. In re- terno dell’economia della na- te è però semplice informarsi tura, attraverso il buon senso sul movimento e i suoi risvolti di una cultura della reciproci- nella vita quotidiana. 1 Dopo l’uscita dalla Rete Bioregionale Italiana, Giuseppe Moretti ha dato vita a Sentiero Bioregionale, un’aggregazione di persone all’interno della quale si condividono idee, esperienze e progetti con lo scopo di arricchire la pratica bioregionale. Fonti: www.retebioregionale.ilcannocchiale.it www.bioregionalismo-treia.blogspot.it www.circolovegetarianocalcata.it www.terranauta.it www.sentierobioregionale.org/ Wwoofing, viaggio nell’agricoltura. Il wwoofing è un modo alternativo di viaggiare che sta prendendo piede in tutto il mondo: non si tratta solo di visitare nuovi luoghi ma anche di riscoprire un contatto originale con la natura, di lavorare nelle campagne e di finanziare in questo modo il proprio viaggio. Wwoofing è l’acronimo inglese di World Wide Opportunities on Organic Farms, anche se l’origine del sistema è tedesca. Infatti il wwoofing nasce in Germania nel 1971, quando alcuni volontari decisero di lavorare insieme ad agricoltori biologici, imparando molto da quell’esperienza. Si può fare wwoofing in ogni parte del mondo: in cambio di 4-6 ore di lavoro giornaliere si ottiene vitto e alloggio. Un nuovo modo di fare turismo e di conoscere la terra e i suoi frutti. wwoof.org / wwoof.it Bionieri, ai confini tra selvatico e coltivato. Chi sono i bionieri? Temerari, o astuti eremiti del XXI secolo che hanno scelto di fuggire dalla città e vivere con ciò che offre la terra, riappropriandosi di spazi abbandonati per dedicarsi all’agricoltura biologica o all’artigianato artistico. I “pionieri biologici” italiani sono stati ispirati dall’esperienza dei bionieri americani, che nel 1990 decisero di adottare il nuovo stile di vita per unire “natura, cultura e spirito”. Gli attivisti si riuniscono ogni anno, per tre giorni, nei pressi di San Rafael, in California, con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza ambientalista e ripensare modi di vivere più rispettosi della salute del pianeta. Tre anni fa è stato creata on line, ad opera di Renato Pontiroli, una comunità virtuale che li riunisce tutti o quasi, il rural network dei bionieri italiani. www.bionieri.ning.com tà e del limite. Chiunque può barricate dic. 2012 / gen. 2013 47 bere mangiare respirare consumatori C’è ARIA DI GAS… E PROFUMA Illustrazioni Laura Testasecca Martino Campagnoli Non sono integralisti dell’antiglobalizzazione né macrobiotici marziali e neppure alieni: sono le persone normali che creano la rete GAS Una rete che conta più di 160.000 persone sa, o meglio di costo, anche il costo dello stress di un e si estende in tutto il paese, una realtà na- centro commerciale, l’investimento a perdere del freta nel 1994 tra Parma e Fidenza da un pic- quentare luoghi frenetici dove non si creano relazioni, colo gruppo di amici che, dopo la tragedia ed hanno ben chiara la sottile ma sostanziale differendi Chernobyl, si pose il problema di come e za tra lo stress di un ipermercato e l’impegno necessadove comprare alimenti sani. Un’idea sem- rio per aderire ad un GAS. plice e concreta che oggi intende decidere come im- Risparmiare comprando grandi quantitativi di prodotpostare la propria economia. to ma anche chiedersi cosa ci sia dietro un determinaNon sono integralisti dell’antiglobalizzazione né ma- to bene di consumo ed a questo punto scegliere, scecrobiotici marziali e neppure alieni: sono le persone gliere e sostenere un certo tipo di produzione: ed è qui normali che creano l’incredibile rete GAS. che prende sostanza la “S” solidale dell’acronimo GAS. GAS è l’acronimo di “Gruppi di Acquisto Solidale” Uscire dal circuito della grande distribuzione, delle che, in pratica, significa organizzare i bisogni ali- merci che inquinano, degli imballaggi, del trasporto mentari di un gruppo, creare un ordine comune ed inutile, dello sfruttamento indiscriminato dei campi e, acquistare assieme da produttori locali per poi ridi- spesso, delle persone. stribuire ciò che si è comprato. Il gruppo d’acquisto Acquistare dai piccoli produttori locali consente si costituisce, in genere, per favorire la riflessione di evitare l’intermediazione, ed anche il rincaro di sui temi dell’alimentazione con prodotti biologici, prezzo, della grande distribuzione, creando un vanl’approvvigionamento dei prodotti stessi a prezzi taggio economico sia per il produttore che per il accessibili a tutti e per creare un rapporto di fiducia consumatore. Questo sistema promuove un discreto tra consumatori e produttori. abbassamento dei costi di prodotti spesso di nicchia, Una pratica di consumo libero, critico e consape- come il biologico o l’alta qualità locale, restituendo la vole che privilegia la piccola produpossibilità di aderire al consumo critico Una pratica di consumo zione locale, sana ed etica. Consuanche a famiglie a basso reddito. libero, critico mare praticando un risparmio etico, Un GAS è mediamente composto da e consapevole dove “risparmio” è solo in secondo una trentina di famiglie, corrispondenche privilegia piano un risparmio economico. È ti a circa 100 persone, che periodicala piccola produzione un gioco di parole? No, perché queste mente si ritrovano per compilare gli locale, sana ed etica persone mettono nel concetto di speordini per i diversi fornitori. 48 dic. 2012 / gen. 2013 barricate “Mediamente” è un avverbio obbligatorio in questo caso, perché la realtà creativa e variegata dei GAS si compone di gruppi poco più che familiari così come di gruppi talmente estesi da essersi costituiti in associazioni o cooperative. I gruppi censiti sono circa 900 e se ne stimano altrettanti non censiti, le regioni con maggiore partecipazione sono: Lombardia, 229 gruppi, Toscana, 118, Piemonte, 95. Secondo le stime del GAS il numero delle persone che partecipano alla rete è di circa 160.000, ovvero quasi 40.000 famiglie con una spesa media annua di 2000 euro. I gruppi si generano spontaneamente da persone “contagiate” dal passaparola e dall’esperienza positiva di amici e conoscenti oppure, quando un GAS cresce oltre le proprie possibilità organizzative, una parte si stacca dal nucleo iniziale e crea un nuovo gruppo. È una realtà assolutamente orizzontale che non prevede un’organizzazione centrale che emani regole o statuti: ogni gruppo è libero di gestire i propri bisogni ed i propri rapporti come crede, a patto di rispettare i principi base di “piccolo, locale e solidale”. Negli anni sono nate delle reti di coordinamento locali, generalmente sono i gruppi più esperti e con più storia alle spalle che s’incaricano di aiutare e coordinare i nuovi GAS. Tutta la struttura si basa su un’adesione volontaria e gratuita, il sito ufficiale dei GAS (www.retegas. org) fornisce modelli di riferimento organizzativo Le persone che ed associativo lasciando ad ognuno l’assoluta partecipano alla rete libertà di scegliere la formula che più rispecchi sono circa 160.000, le proprie esigenze. quasi 40.000 famiglie Non solo comprare zucchine, GAS è anche un’icon una spesa media dea, o meglio una volontà, di aderire a diverse annua di 2000 euro forme d’investimento economico, energetico e di presenza sul territorio. Da alcuni anni infatti muovono i primi passi i DES: Distretti di Economia Solidale. Senza essere dei novelli dottor Frankenstein dell’economia, si sono resi conto semplicemente che “zi può fare !”. Partendo dalla base delle esperienze e della rete creata negli anni dai GAS, i DES non si riferiscono più ai soli generi alimentari ma prendono in mano la produzione di beni e servizi. Nella pratica, ad oggi, ci sono circa 50 nuclei territoriali che stanno attivando progetti di filiera riscrivendo con il proprio senso i processi di produzione, trasformazione e consumo nei campi più diversi: dal pane (partendo dall’acquisto partecipato dei campi) al tessile, passando per la distribuzione di energia veramente pulita. Può sembrare impegnativo e…lo è. Però, queste persone trovano meno impegnativo e stressante doversi organizzare e sobbarcarsi la fatica di intessere nuove relazioni piuttosto che gettarsi nel carnevale caotico di un ipermercato. A quanto pare non gli pesa neppure imparare a fare acquisti settimanali, organizzarsi la spesa, rinunciare ai prodotti fuori stagione per abbracciare la naturale stagionalità dei frutti della terra. barricate dic. 2012 / gen. 2013 49 bere mangiare respirare Intervista ad Andrea Saroldi consumatori L’ANTILEADER DI UN’IDEA ORIZZONTALE Martino Campagnoli Golena del Furlo (PU), 23 giugno 2012, incontro nazionale dei GAS. Arriviamo senza telefonare, senza prendere un appuntamento, cerchiamo Andrea Saroldi uno dei fondatori del movimento GAS. Tutto funziona con la tranquillità che precede la lentezza ma si capisce che è l’unico modo per godersi il caldo e l’impegno profondo dei workshop. È uno fra i tanti, in fila come tutti. Lo troviamo semplicemente chiedendo e, nel giro di tre indicazioni, siamo faccia a faccia. C’è un attimo di sospetto, smaliziata curiosità e la promessa di lasciarsi intervistare dopo la pausa pranzo. Chissà se verrà? In fondo è “l’eroe eponimo” dei GAS, braccato senza preavviso in uno dei rari momenti di pausa di questo evento…e invece arriva sorridente con un caffè in mano. Come è iniziata la storia dei GAS? Sì assolutamente, ci sono dei principi stesso o esiste una figura di riferi- dall’America latina, è quella dei distret- ti, uno di questi si chiama “made in di più la parte legata ai distretti che Il primo GAS si formalizza nel 1994 comuni però poi di fatto ogni GAS si mento? ti di economia solidale, quindi l’idea no” ed è una filiera che è stata realiz- hanno bisogno di una certa struttura. a Fidenza, erano gli anni dopo Cher- organizza in un modo suo, sceglie i I GAS sono una rete molto orizzontale, di costruire un’economia che abbia zata assieme ai GAS per gli indumenti. Poi iniziare a vedere i rapporti con nobyl, da una considerazione molto suoi produttori ed applica nel caso forse l’unica, tutte le altre reti che co- dei principi diversi a partire dall’e- È un progetto che ha una parte, cioè le istituzioni, perché ci sono regioni semplice e molto diretta: come fare concreto i principi, che sono riassunti nosco si chiamano reti ma spesso han- sperienza di consumatori organizzati. il cotone, che proviene dall’America interessate a promuovere ed emanare ad avere dei prodotti sani e buoni dagli aggettivi “piccolo, locale e solida- no una struttura più gerarchica. Di fat- Abbiamo deciso di partire dal livello latina e dall’Asia, sviluppato secondo delle leggi sui GAS. all’interno di questa economia molto le”, però poi che cosa questo vuol dire to succede questo: quando ci sono più locale perché è quello in cui è più fa- i criteri dell’equo e solidale, ma poi la Questa esperienza con le regioni è sregolata. ogni GAS lo discute al suo interno. Ad GAS in un territorio nascono delle reti cile conoscersi, incontrarsi e ragionare lavorazione viene fatta in provincia di già in atto? Iniziano in maniera molto pratica a esempio: è meglio un’insalata biologi- locali e queste sono anche i soggetti a assieme. Attualmente, a livelli molto Novara, un territorio dove il tessile sta- Ci sono delle regioni che hanno già stabilire ed a raccogliere le loro esi- ca che ha fatto 100 km o l’insalata che cui si cerca di rimandare i conflitti, ad diversi, ci sono circa 50 nuclei DES. va sparendo. Un altro campo è quello legiferato con risultati negativi o, per genze e bisogni e a prendere contatti ha fatto 2 km e che non è biologica? esempio nel caso di gruppi che cerca- Come opera, nella pratica, un DES? dell’energia: c’è un gruppo che ha si- meglio dire, diversi. con produttori della zona e a rifornirsi Libertà di coscienza su questo o c’è no solo di risparmiare o strappare le Cominciando a porre in essere un glato un accordo con un fornitore che Nel Veneto, ad esempio, hanno vo- direttamente da loro. Acquistare in un “dogma”? condizioni migliori dal produttore, il mappatura del territorio, vedere quali produce da fonti rinnovabili, per cui luto fare un albo regionale dei GAS, questo modo soddisfa diverse esigen- No, nessun dogma, questa è la discus- che non è nello spirito dei GAS. sono i soggetti dell’economia solidale, chi partecipa ai GAS, ma anche sem- cosa che i GAS non tollerano, non am- ze, sia di tipo alimentare che di tipo sione che si fa all’interno di un GAS, Cosa sono i DES? censirli, metterli insieme, magari orga- plicemente chi è interessato, può fare mettendo di essere imbrigliati nell’i- sociale, psicologico, in qualche modo. ci si ritrova sui principi comuni poi la DES significa Distretti di Economia So- nizzare una fiera per farli conoscere. un contratto con un fornitore che pro- scrizione ad un albo. Invece in Emilia Nasce un GAS a Reggio Emilia ed un loro applicazione è figlia della discus- lidale ed è una prospettiva di costruire Poi, dopo aver costruito una mappa duce unicamente da fonti rinnovabili. Romagna stanno creando un percorso altro a Piacenza, in questo modo la sione che viene fatta assieme a livello forme diverse di economia mettendo del territorio, delle disponibilità e Il cittadino che viene a conoscenza assieme tra regione, GAS e DES per ca- cosa si diffonde e adesso ci sono 900 paritario. assieme i GAS che sono un aspetto delle esigenze, cominciando a pro- di queste realtà come vi contatta? pire cosa chiedere ed avere un dialogo gas censiti e pensiamo almeno altret- Quindi non c’è una struttura nazio- dell’economia -l’aspetto del consu- muovere progetti di filiera. Per fare Lo strumento principale è il passapa- costruttivo. Negli altri casi c’è stato un tanti non censiti, quindi in tutta Italia nale di raccordo, è un’iniziativa libe- mo- con gli altri aspetti, in particolare un esempio sulle filiere c’è il caso di rola, poi c’è il sito. Di solito la cosa che esito negativo, perché le regioni han- ci sono circa 2000 GAS. ra che si regge su principi condivisi? la produzione, la creazione di servizi “spiga e madia”, una filiera del pane uno inizia a fare è cercare un GAS nella no voluto fare delle leggi senza tener Una curiosità: lei ci parla di quasi C’è una struttura di collegamento, ma e la distribuzione. Nel 2002 ci siamo che hanno costruito in Brianza met- propria zona e prendere contatto. conto delle realtà effettive su cui si 2000 gruppi ma sul vostro sito ne non di organizzazione nel senso di detti: “Abbiamo costruito delle filiere, tendo insieme chi possiede il campo, Prendendo atto del successo dei basano i GAS. Sono due mondi molto risultano appena 900. rappresentanza. Ci sono strumenti co- abbiamo messo assieme i produttori, la cooperativa che coltiva, il mugnaio, GAS, pensate un giorno all’eventua- distanti e trovare un collegamento non Succede questo: quando proviamo in muni: una mailing list, un sito, mani- costruito delle relazioni sul territo- il panificatore ed i GAS. lità di dovervi strutturare a caratte- è semplice, anche perché banalmente i un territorio specifico a stimare i GAS festazioni come queste per cui i gasisti rio, però non ci basta! Vogliamo una Sempre nella produzione alimen- re ufficiale e nazionale? funzionari regionali lavorano di giorno che realmente operano sul territorio ci vengono, si incontrano e si scambiano prospettiva in cui poterci muovere in tare o anche in altri tipi di servizi? Questo è un tema di cui si discute e di giorno si occupano di queste cose, accorgiamo che sono circa il doppio di delle idee. una logica di trasformazione globale Questi sono gli esempi più classici, ci in questi giorni, per ora il tentativo i gasisti di giorno hanno un loro lavoro quelli registrati. Essendo una realtà non gerarchica dell’economia.” sono però esperimenti anche su altri di risposta è questo: mantenere la e di queste cose si occupano la sera… Quindi c’è un’enorme libertà di re- ma orizzontale, se un GAS ha dei pro- La strada che abbiamo trovato, e campi, in particolare c’è il discorso del spontaneità e la vivacità dei GAS ed una mediazione bisogna trovarla, al- gistrarsi nel circuito ufficiale. blemi solidi può rivolgersi solo a se su questo abbiamo imparato molto tessile sul quale sono nati vari proget- intanto cercare di organizzare un po’ meno sull’orario! 50 dic. 2012 / gen. 2013 barricate barricate dic. 2012 / gen. 2013 51 Lombardia - La terra racconta linguaggi grafici - nicola sancisi LOMBARDIA manifesto per il nuovo "cinepanettone" La terra racconta Nicola Sancisi titolare dell'omonimo studio grafico, divide la sua professione tra design e comunicazione, operando nei settori dell'industria, del commercio, della cultura, del sociale; dalla progettazione dell'identità visiva di un prodotto, servizio o evento, al suo sviluppo su tutti gli strumenti di comunicazione. Insieme ad un team di professionisti conduce ricerche, progetta, crea la forma di un rapporto reale fra il messaggio da comunicare e l’opinione pubblica, attraverso il linguaggio del design. Il manifesto nasce dall'ossrvazione di quanto sta accadendo nella giunta regionale lombarda, un copione fatto di inganni e corruzione degno di un film di Otto Preminger, dove i protagonisti cadono uno ad uno come i protagonisti di uno spaghetti-western. Assistiamo allibiti a questo indegno spettacolo e ci aspettiamo un finale da commedia all'italiana. Con sorpresa... di Natale! www.studiosancisi.it 52 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Ogni numero di Barricate dedica questa sezione a una regione italiana, trasferendo a livello locale gli argomenti trattati nella parte nazionale. Abbiamo iniziato con la Lombardia, nel bene e nel male “specchio” della nazione, un microcosmo che riflette tante qualità e altrettanti nervi scoperti, spesso anticipando situazioni ed eventi destinati a coinvolgere l’Italia intera. La Lombardia ha visto l’inizio del ventennio berlusconiano e il suo crollo per squallidi scandali, ha assistito ad alba e tramonto di una Lega sbugiardata nelle fondamenta, continua a vedere i propri dirigenti capeggiare le liste degli inquisiti per le frodi più svariate. Nello stesso tempo, come emerge dalle interviste a Moni Ovadia e Milly Moratti, la Lombardia è una terra con un’irresistibile voglia di tornare a creare, di dare speranza e di costruire, ma non più con il cemento, che sembra aver lasciato ben pochi spazi liberi. Tanti, però, si stanno battendo contro il consumo scriteriato del territorio, proponendo alternative virtuose. Di loro raccontiamo, di lotte e imprese eco-sostenibili ed “eco-sostenute” dall’amore per l’ambiente che circonda tutti noi. Chiude la sezione la rubrica “Tre giorni a spasso”, ispirata dal binomio cultura/natura. Un omaggio ad angoli di paesaggio e di storia che si sono salvati dall’attacco di mostri d’asfalto e indifferenza, e che conservano gelosamente la facoltà di raccontare. barricate dic. 2012 / gen. 2013 53 Lombardia - La terra racconta 54 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Che cosa porta un’area ricca a degenerare in una ragnatela di nepotismo, clientelismo, tangentismo? Quando la politica non riesce più a dare risposte serie, quando viene privata degli strumenti filtro ai suoi bacini d’ingresso, quando non funzionano più gli elementi depurativi, subentra dapprima l’opportunismo, poi un sistema che potremmo definire mafioso: un sistema che permette a singoli di esercitare i propri affari con la cosa pubblica, che permette a segmenti della società di entrare in politica e creare una rete d’interessi privati, di gruppo, di monopoli, di cricche, è un sistema cui la politica non è in grado di dare risposte sicure, serie. Non è un caso che il corrotto Belgio sia rimasto un intero anno senza governo per incapacità di dare risposte politiche. La mafia, come il fascismo, come il berlusconismo e il craxismo, che del precedente è espressione primogenita ed embrionale, ha prodotto degenerazioni mai completamente epurate dalla democrazia, fino ad arrivare alla ragnatela Formigoni, alcuni pezzi della quale sono oggi già sui banchi della magistratura. Per Ph. Antonietta Baldassarre / Insidefoto La Lombardia è quello che l’Italia sarà fra cinque anni. È uno stato nello stato: dieci milioni di abitanti, dodici province, il 20% del Pil nazionale. Milano, nonostante tutto, resta una capitale del pianeta, una città dove il futuro si costruisce attraverso l’economia, la cultura, il design. Una città che è un punto di riferimento per coloro che vogliono avvertire in prima linea la sensazione di non aspettare il domani per capire dove andrà il nostro vivere. La Lombardia è geograficamente, climaticamente, storicamente, culturalmente e archittettonicamente parte fondamentale del continente Europa più di quanto non lo sia per il bacino del Mediterraneo, che resta lontano nonostante che un milanese su tre abbia oggi un ascendente meridionale. In particolare Milano, come tutte le metropoli avanzate, ingloba le diversità, le metabolizza e le “milanesizza”. Così i figli dei meridionali nei quartieri dell’Hinterland sono diventati la cosa più milanese di Milano, esattamente come un italoamericano è la cosa più americana di New York. La Lombardia è la regione più ricca d’Italia, che a sua volta è l’ottavo paese più ricco del pianeta. Da cui si evince che la Lombardia è una delle aree economicamente più progredite del pianeta. Se chiedete ad un tedesco qual è la regione più ricca d’Europa, a denti stretti non vi risponderà la Valle della Rurh, ma La Lombardia. Eppure in questa regione sono nati il Berlusconismo, il Leghismo, il Craxismo e in parte anche il Fascismo. Qui è nata la corruzione, Tangentopoli, il sistema Formigoni, la sanità del San Raffaele e della Maugeri, Penati e Belsito, Minetti e le cliniche gestite da CL, il Trivulzio e il marcio che a breve esploderà coinvolgendo catene e settori di amministrazioni. Il binomio ricchezza/corruzione non è singolare. Lo ritroviamo in Giappone, in Belgio e perfino negli Usa. Ph. Samantha Zucchi / Insidefoto Fabio Greggio oltre venti anni, con la collusione dell’ipotetica purezza leghista, questo sistema si è ramificato e spalmato nelle realtà amministrative locali, creando clientelismo, nepotismo e sinergie con la criminalità organizzata, che oltre a chiedere il pizzo o ammazzare brutalmente persone, ricicla denaro nell’edilizia. Non a caso Milano sta subendo un attacco di cementificazione spinta senza precedenti. In città, dove oggi vi sono numerosissimi appartamenti sfitti, si costruiscono quartieri, palazzi e perfino una sorta di Manhattan nel cuore di Milano, la zona Garibaldi, dove sono in costruzione grattacieli altissimi non appartenenti alla struttura architettonica meneghina e stanno ridefinendo lo “skyline” della metropoli. La catarsi di questa metastasi potrà essere la capacità lombarda di rivoluzionare e depurare il sistema azzerandolo, un’onda legalizzatrice che passa attraverso i diversi tentativi di organizzazione di Liste Civiche e Movimenti, compreso il grillismo, che a breve cercheranno di ridefinire l’algoritmo politico e che come sempre potranno essere l’esempio per il resto della Nazione. Perché nel bene e nel male, Milan l’è semper un grand Milan. PRIMATO AMARO Ph. Alberto Camici / Insidefoto lombardia specchio di una nazione Ph. Samantha Zucchi / Insidefoto politica Il consiglio della Regione Lombardia è il più indagato d’Italia Su 80 dei consiglieri che compon- te), Massimo Buscemi (peculato). gono il consiglio regionale lom- Tra i leghisti compaiono Daniele bardo, ben 14 sono coinvolti in Belotti (coinvolto in una vicenda scandali giudiziari. Nel pdl, con di tifo violento a Bergamo), Mo- Domenico Zambetti in testa, arre- nica Rizzi (indagata a Brescia per stato per voto di scambio e concor- presunte schedature nel partito, so esterno in associazione mafio- si è in seguito dimessa), Davide sa, spicca il presidente Formigoni, Boni (presunte tangenti in ambi- indagato per corruzione, seguito to urbanistico), Renzo Bossi (truf- a ruota da Nicole Minetti, accusa- fa ai danni dello stato nell’inchie- ta di favoreggiamento della pro- sta sui fondi della Lega). Nell’area stituzione nel celebre Ruby-gate. pd, Filippo Penati è indagato per Devono rispondere nelle inchie- presunte tangenti per gli appalti ste più svariate anche Gianluca Ri- dell’area Falck. Nella lista anche naldin (presunte tangenti nel tu- Carlo Lucchina, direttore generale rismo locale), Massimo Ponzoni dell’assessorato alla sanità, accusa- (bancarotta e corruzione), Angelo to di turbativa d’asta su finanzia- Giammario (corruzione e finanzia- menti regionali ad aziende private, mento illecito dei partiti), Romano e Alessandra Massei, ex dirigente La Russa (finanziamento illecito ai alla programmazione sanitaria, in- partiti), Franco Nicoli Cristiani (ar- dagata nell’inchiesta relativa alla restato per una presunta tangen- fondazione Maugeri. barricate dic. 2012 / gen. 2013 55 Lombardia - La terra racconta POLITICA Intervista a milly moratti Intervista a moni ovadia cultura SE NON MILANO, CHI? MILANO secondo MONI OVADIA Fabio Greggio Fabio Greggio “Bisogna creare comitati, indurre l’ag- da grattacieli a banana che scimmiot- gregazione, Milano non è mai seconda tano Dubai. Io avevo proposto una a nessuno, le cose le crea e le propo- Media City, una piccola Cinecittà data ne, è e deve tornare a essere locomo- la vicinanza di molte ditte che produ- tiva e non vagone, deve trasgredire, cono software. Una specie di centro abbandonare il letargo in cui è calata della comunicazione della conoscen- con le precedenti amministrazioni e za. E anche su quei grattacieli di Porta ritornare ad essere traino originale e Garibaldi…ma noi dobbiamo creare mai simile a nessuno”. Questo è sem- cose originali, non copiare standard pre stata Milano. “Se non Milano, chi?” ritriti. Milano ha uno storico culturale Esulto. Finalmente la milanesità genia- immenso. Bene Boeri che marginaliz- le e coraggiosa. Speravo in una critica za gli eventi culturali d’immagine tem- o polemica, in un commento acido poranei e fini a se stessi, realizzando alla cognata. E invece Milly interpreta invece un Laboratorio Culturale dove la milanesità nella sua essenza, quel- la cultura si crea per restare in modo la in comune a Franca Rame e molte permanente. Noi milanesi siamo spinti altre milanesi storiche: mai piangere al contatto umano e alla conoscenza o fermarsi. Una piccola scossa di capo perché non viviamo vicino alla natura. e si riparte a pensare il domani, che Per questo abbiamo sviluppato creati- sarà radioso. vità e avanguardia.” “Ghe pensi mi”. Eccola, la Milly (scritto Volevo un’intervista al fulmicotone, rigorosamente con l’articolo davanti ed invece trovo una persona nelle pie- Ovadia, venti anni di amministra- bottoni. Guardi il Psi francese oggi, è Carlo Porta, uno dei più grandi poeti al nome come è obbligatorio a Mila- ghe ottimista e idealista, per niente zione di centrodestra cosa hanno al potere in Francia. In Italia sono tutti dell’800. Hanno fatto solo baggianate no), idealista che sogna spazi originali rancorosa, interessata solo a cosa si rappresentato sotto il profilo cultu- passati a destra, perfino i demartiniani sulla caseoula e i risotti. In una città nuovi e nuovi stili di vita: “Milano ha farà domani. Lei spesso snobbata dai rale a Milano? e lombardiani. L’unico rimasto è Intini che ha un Nobel come Dario Fo, asso- sempre accolto, mai rifiutato”. Men- partiti, ma sempre battagliera per la Una vera catastrofe. Si salvano aree che ricordava a Martelli in tv che i So- lutamente snobbato per 20 anni. tre a New York si diventa newyorkese sua Milano, voce fuori dal coro, ani- e corpi estranei all’amministrazione, cialisti stanno a sinistra… E oggi la cultura come va? cancellando la propria identità, a Mila- ma libera, avrebbe potuto godersi la come la Scala e altri centri di produ- Ora però a Milano c’è Pisapia Guardi, se pensa che quelli del centro- no si diventa milanesi mantenendo la sua posizione di sana alta borghesia. zione culturale autonoma. Ma Milano Presto per dare giudizi. Ci sono segna- sinistra si diano da fare, sbaglia. Boeri differenza che è migliorativa. I terùn E invece la incontri al mercato con la è l’ombra di quella città effervescente li positivi, lui è un galantuomo. Non ha fatto un bel gesto con la mostra usavano l’olio, i milanesi, il burro. Ha bicicletta, che soppesa verdura, scam- che produsse Dario Fo e Franca Rame, c’è paragone con l’amministrazione a Palazzo Reale di Dario Fo. Ma non prevalso poi l’olio, che è più sano”. bia battute con gli ambulanti e corre a Jannacci, vero maestro di milanesi, di centrodestra. Però gli direi che ci si capisce che la cultura è anche un “I centri abitativi devono umanizzarsi, casa a cucinare per la famiglia. Sempre Strehler, Gaber… vuole più coraggio, osare di più. Mi- affare. L’ha capito perfino Confindu- Le chiedo subito cosa pensa di Pisapia, penso a una Cascina del Terzo Millen- attenta ai problemi della gente. Amica Perché tutto questo? lano sui temi di accoglienza deve dare stria: Il Sole 24ore ha parlato di cultura lei che l’ha sostenuto con una lista nio, legata alla terra, ma dove si possa da sempre della sinistra non allineabi- Perché dalla fine degli anni ’70 il Cra- esempi. In fatto di viabilità la zona C come di “strumento per rilanciare l’e- propria e che ha ottenuto una delega anche lavorare a casa con il web. Si le, di quel crogiuolo artistico che va da xismo attraverso la legge Mammì rega- ha fatto diventare il centro un garage. conomia”. Questo paese ha avuto una per la nascita di negozi civici, in altre sviluppano rapporti sinergici, affettivi, Vecchioni a Paolo Rossi, da Riki Gian- lò il dominio culturale al monopolio Capisco l’interesse del singolo. Ma il borghesia colta, un esempio su tutti parole spazi logistici di quartiere che si ritorna allo scambio per ridurre gli co a quel mondo artistico che ruota delle tv commerciali che prepararono diritto del sociale deve prevalere sul Olivetti e la sua piccola rivoluzione erogano servizi gratuiti, momenti di sprechi. A questo servirebbe l’espe- non indifferente attorno all’Inter, la il terreno al Berlusconismo. Fu una personale. Non c’è un vero progetto a industriale. Mentre a partire da Craxi aggregazione, punti di riferimento per rienza travagliata della prossima Expo. squadra del marito Massimo. Per la sua devastazione culturale. Ma la colpa Milano. Solo piccoli segnali. si scambiò la cultura popolare con cul- E quando c’era la Lega? tura plebea. Il popolo si deve studiare! Incontro Milly Moratti nella sede dell’Inter, dietro al Duomo, nel corso passeggiata che parte da Piazza San Babila e approda nel cuore fisico della metropoli. Arriva sorridente e scherza con i collaboratori in un ambiente high-tech fra coppe mondiali e gadget neroazzurri. Milly non è solo milanese, è una parte di Milano. Da sempre impegnata nel sociale con idee progressiste e un occhio a tutto ciò che si muove di nuovo. 56 dic. 2012 / gen. 2013 Ph. Campanini-Baracchi Moni Ovadia, bulgaro di nascita, cresciuto fin dai suoi primi anni a Milano, uomo di teatro fuori dalle convenzioni, effervescentemente intellettuale legata a movimenti, manifestazioni e tutto ciò che si muove nella città meneghina. Noi che siamo in movimento, non potevamo non sentire la sua opinione. Ecco cosa ci ha raccontato. incontri e iniziative culturali. Dalla terra alla lavorazione del prodot- Milano, Milly si fa in quattro e pensa primaria fu delle opposizioni che non Pur ammettendo una certa confusione to fino al consumo. Una filiera interna- solo in positivo. Gli anni del centrode- reagirono e presero sotto gamba il fe- Una volta in tv mi intervistarono. Ero a Milano è ancora capitale morale? sui bilanci, Milly Moratti parte con un zionale nelle sue diversità.” stra hanno fatto tabula rasa di cultura nomeno. Così anche la tv pubblica fu Miami e Salvini era in studio. Mi sbef- Non dopo Tangentopoli. Ci vuole una disegno civico preciso, attento a un È entusiasta della sua eterna anima e innovazione. Ora l’occasione Pisapia costretta ad abbassare i target culturali feggiò perché io, di origine bulgara, rigenerazione. Anche architettonica- consumatore che non è più solo utiliz- verde che recupera i rapporti tra cit- non va sprecata. “Milano deve tornare praticando una vera lobotomia all’ita- cosa ne potevo sapere di Milano? Co- mente parlando, lasciamo stare i grat- zatore terminale ma propositivo, che tadini, terra, economia sostenibile: a produrre geni come Dario Fo, Gaber, liano medio, l’apoteosi dello squallore minciai a parlare milanese spiegando- tacieli stile Pechino. Quello che sta delega i Negozi Civici a dare voce alle “L’economia deve tornare a gestire Jannacci, Strehler….ci siamo semplice- e della volgarità. gli che io a Milano ci sono quasi nato, venendo su a Fiera Milano City è una sue esigenze. idee migliorative ed estromettere la mente fermati un po’”. Craxi… vivevamo in sole due stanze e ho avuto chiavica. In sintesi a Milano ci vuole Insisto per avere un giudizio, ma lei finanza”. Ora è il momento di ripartire tutti in- Sì, Craxi ha distrutto il Socialismo ita- pezze al culo che lui manco sa cosa si- più coraggio, bisogna essere trasgres- riparte con il concetto d’intelligenza E prosegue: “Avrei voluto che l’area sieme a fare cose mai viste. liano. Con la sua mania di marginaliz- ano. Voleva fare il milanesone e invece sivi. È nella storia della città. Bisogna collettiva, vera forza storica di Milano: della vecchia Fiera non fosse occupata Come sempre qui da noi a Milano. zare il Pci e di entrare nella stanza dei quelli della Lega manco sanno chi è tornare a osare. barricate barricate dic. 2012 / gen. 2013 57 Lombardia - La terra racconta linguaggi grafici - daniele pampanelli LEGALITà L'intero progetto è visionabile all'indirizzo web: http://issuu.com/danielepampanelli/docs/tesi_isia-daniele_pampanelli mafia, immagine coordinata di una grande multinazionale Daniele Pampanelli nasce a Perugia, dove vive e lavora. Grafico, occhi aperti sulla mafia omicroN: osservatorio milanese sulla criminalità grafista, fotografo e disegnatore “polaroid”: Francesco Ballerini tira fuori un’agendina nei momenti più improbabili e disegna quel che vede. Vista la miopia, male. Il progetto è stato presentato nel 2001 come tesi di diploma ISIA partendo dalla premessa di trattare la mafia come una Eugenio Marongiu / Shutterstock.com “normale” multinazionale, con attività diversificate e ramificate in più settori di mercato, un’industria che, in concorso con Croce del Sud altre istituzioni (tra cui lo stato) produce, promuove e vende “protezione” in un determinato territorio. Le diverse mafie L’Osservatorio milanese sulla criminalità organizzata al toriale, scritto dai componenti del Comitato scientifico; (mafia siciliana, russa, Nord Omicron si occupa di ricerca riguardo alle diverse un’inchiesta supportata dai più recenti dati statistici dispo- nigeriana, cosa nostra fenomenologie criminali organizzate, con attenzione parti- nibili o un intervento degli attori protagonisti sul campo americana, narcoma- colare ai fatti e alle tendenze dell’Italia settentrionale. Omi- o nella ricerca; una rassegna dei fatti di cronaca del Nord fie sudamericane e cron nasce nel gennaio del 1997 come newsletter di analisi Italia; una rubrica con gli appuntamenti del mese e le se- asiatiche ecc.) hanno e informazione, il periodico “color salmone”, destinato a gnalazioni riguardanti le realtà associative; un “dubbio”, un’identità di aggre- un pubblico di addetti ai lavori: magistrati, politici, intel- infine, che prende spunto dai fatti di attualità. gazione: se il punto è lettuali, giornalisti ed esponenti delle forze dell’ordine. Fra gli studi e le analisi scientifiche ricordiamo la ricerca l’unità fondamentale, Grazie allo spazio dedicato alle associazioni, ai movimenti sulla Criminalità Metropolitana e la ricerca sulla Criminali- la sua identità iconica e alle scuole, Omicron diventa in seguito strumento di con- tà legata ai fenomeni migratori, nell’ambito del Programma e sociale è data dalle tatto e aggiornamento fra le istituzioni e la società civile. Falcone dell’Unione Europea. relazioni che forma Nel 2000 Omicron segue i lavori della Convenzione Onu Attualmente l’Osservatorio è impegnato, congiuntamente con altre unità. Il contro la criminalità transnazionale e partecipa ad una rete ai partner internazionali, in una serie di Congressi inter- marchio si concretizza di collaborazione europea e internazionale. Nel 2001 si nazionali che si sono svolti a Bruxelles, Brasilia e Ginevra. in un sistema di rap- costituisce in associazione e viene riconosciuta come Or- Oggi Omicron sta inoltre lavorando con scuole, enti e Al marchio vengono porti tra gli elementi, ganizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale (ONLUS). Dal associazioni per progetti di formazione e aggiornamento assegnati 2 colori: costanti e dinamici, 2006 fa parte dell’Associazione Saveria Antiochia Omicron, su tematiche diversificate, attinenti alla devianza giovanile tenendo presente una che dal 2011 è Associazione di Promozione Sociale. e alla cultura della legalità. Si tratta di un impegno volto e verde per rimandare continuità delle diffe- L’ Osservatorio promuove tre attività principali: l’impo- ad elevare sia il grado di conoscenze scientifiche sia la alle origini agricole renze. Così ogni costel- stazione di studi e ricerche di carattere scientifico, l’or- consapevolezza civile delle nuove generazioni; ma anche delle prime mafie e lazione identifica una ganizzazione e la partecipazione a convegni e seminari e a innalzare, in alcune istituzioni e nel mondo associativo, al collegamento stretto macro-organizzazione l’istituzione di corsi di formazione e aggiornamento. le motivazioni ad affrontare con più serietà e passione la mafiosa. Il giornale è composto da alcune rubriche fisse: un edi- questione criminale. Cassiopea Orsa Maggiore Orsa Minore Rif. Pantone Nero Rif. Pantone 264 nero, colore neutro, tra mafia ed economia. 58 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Pesce Volante Triangolo barricate dic. 2012 / gen. 2013 59 Lombardia - La terra racconta Intervista a Elio Veltri LEGALITà Mafia&danè l’anno, oltre il 12% del totale del paese. Esistono connivenze politiche spe- E Formigoni…che mi dici? Dato sottostimato, poiché l’indagine cifiche? “Il sistema Formigoni è un enorme si è fermata al 2008, mentre la crisi è “Le mafie italiane hanno sempre avu- sistema di potere che si avvale di due peggiorata negli anni successivi; inol- to rapporti politici e sociali importan- bracci armati: Comunione e Libera- tre uno dei parametri utilizzato per ti. In maniera diversa e in proporzioni zione e la Compagnia delle Opere” la ricerca è la prostituzione che non diverse tutti i partiti sono stati coin- Le tue proposte di legge sembrano rappresenta certo la seconda voce di volti e hanno taciuto. È credibile che i molto serie e interessanti. Cosa fare Fabio Greggio entrata delle mafie. Quindi almeno un presidenti delle regioni non sappiano per un semplice cittadino che voglia quarto di questa ricchezza, esentasse, quali sono le aziende che nei settori sottoscrivere e aiutare l’iniziativa? è prodotta in Lombardia è investita in più svariati, poiché le mafie non han- “Il 24 settembre abbiamo depositato maniera consistente nell’economia le- no limitazioni merceologiche, hanno in Cassazione i testi e ora è in atto la gale. L’obiettivo della criminalità non è rapporti con la criminalità? Se non lo raccolta delle firme. Purtroppo non l’usura ma impadronirsi delle aziende. sanno, non possono governare nel tutti i gruppi locali e liste civiche che Una ricerca, a crisi terminata, potrà for- terzo millennio. Se pensano che i rap- vorrebbero presentarsi alle elezioni nire i dati riguardanti le aziende passate porti economici siano tollerabili e si politiche nazionali hanno capito che di mano. Ma di questi argomenti non si può chiudere un occhio dovrebbero la presentazione delle tre proposte vuole occupare nessuno perché la veri- essere cacciati. Se poi delegano alla sarebbe stata l’unica occasione per tà butterebbe un’ombra incancellabile magistratura e alle forze dell’ordine il costruire un movimento dal basso sui partiti, sui presidenti delle regioni, compito politico più importante del necessario anche per la presentazio- sui sindaci e su tutta la politica che ha nostro tempo, si assumono responsa- ne di una lista civica. Spero che ci fatto finta di non vedere quanto negli bilità gravissime. Per mia esperienza ripensino”. ultimi trenta anni stava avvenendo da posso affermare che la politica oggi Roma in su.” non vuole contributi di conoscenza Quali sono le zone con più forti e di gestione dei problemi, neanche presenze di criminalità organizzata gratis, da parte di chi non fa parte del e quali sono le realtà criminali più loro giro.” Elio Veltri ha fama di puro e burbero. Però lui, socialista lombardiano, uscì in polemica con Craxi dal PSI già nel lontano 1982 per la questione morale, ben dieci anni prima di Mani Pulite. Crea con Di Pietro l’Italia dei Valori, ma poi abbandona Tonino per questioni morali e di poco chiari movimenti di denaro pubblico. Ha avuto dieci di denuncie da parte di Berlusconi o chi per lui. Molte vinte, alcune perse, diverse in corso. Ha scritto con Travaglio “L’Odore dei soldi”. Poi a sua insaputa viene pubblicata una riedizione senza il suo consenso. Risultato: anche con Travaglio Elio Veltri è un giornalista e politico italiano. Celebri sono le sue inchieste sulla legalità del sistema economico e politico del nostro paese. È stato sindaco di Pavia dal 1973 al 1980 eletto nelle liste del PSI, Consigliere Regionale per Democrazia Proletaria in Lombardia nel 1985, parlamentare dell’Ulivo nelle liste PDS nel 1996. Nel 1997 ha fondato l’associazione Democrazia e Legalità. Opere: Milano degli scandali (1991) con Gianni Barbacetto, Laterza Da Craxi a Craxi (1992) Laterza 60 dic. 2012 / gen. 2013 rompe i rapporti. Con Grillo ci fu collaborazione. Ma anche Grillo si comportò in modo strano. Insomma l’Orso Veltri è un castigamatti, uno che non manda fax. Veltri è la memoria storica dei rapporti mafiosi di questo paese. Conosce le cifre, i dati, i nomi. Anche quelli che si conoscono poco. “Mafia Pulita” il suo ultimo libro è lo spaccato più completo dello stadio evolutivo della mafia oggi. Se lo chiamassero come consulente al governo per la criminalità organizzata e i suoi derivati (evasione, riciclaggio, rapporti internazionali ecc) si risparmierebbero tempo e denaro. Forse perfino indagini. NOMOS Il 24 Settembre Elio ha presentato in del mio compare Frank Sinatra ad Aca- presenti? Nella tua proposta di legge d’ini- Cassazione tre leggi di iniziativa popo- pulco... Lì mi dovevano arrivare i soldi “La criminalità è diventata una vera e ziativa popolare (www.nomos.na- lare ( www.nomos.name) dopo aver nostri, cioè di Craxi, Bisaglia, Petrucci, propria multinazionale che si muove me) Esistono gli anticorpi per ini- Il popolo che propone le dei vitalizi e il tempo pieno coagulato attorno a se ben 130 nomi Gullotti, Gava ecc. Invece avvenne il nella finanza e nell’economia globale. ziare un percorso di depurazione leggi è il Comitato Promoto- per i parlamentari e i consi- del gota politico, sociale, culturale, famoso dramma, diciamo pre- Mani Non ha più bisogno di uccidere per- del sistema? re costituito da associazioni, glieri regionali; altre riduzio- giornalistico. E non è detto che si fer- Pulite...e quel miliardo e mezzo che mi ché corrompe e compra tutti coloro “Nella proposta di legge sull’econo- movimenti e singoli indivi- ni di costi legati agli stipendi mi qui. Lo intervisto e prima ancora doveva arrivare fu bloccato... i soldi che che possono essere utili. Il libro di mia sommersa e criminale sono con- dui, presieduto da Elio Veltri, di amministratori delegati di di partire nel fare uno screening sulla noi avevano dove erano? Erano in Bot Forgione, spiega bene i rapporti na- tenute proposte molto innovative a che presenta tre leggi di ini- enti e società a capitale pub- criminalità organizzata in Lombardia, alla BNL. Poi sono stato a Miami, New zionali e internazionali delle mafie e, cominciare dall’obbligo di rispettare ziativa popolare riguardanti blico e alle modalità amministrative negli enti locali. mi da una notizia di per se eclatante York, nel Massachusetts, in Brasile... in questo caso della Ndrangheta, con tempi brevi e certi per il sequestro e tre riforme: Limitazione del e deprimente, uno scoop su cui molti mi sono fatto tutta l’America latina e imprenditori, politici, uomini dello la confisca dei beni e per il loro utiliz- precariato, Riforma dei par- La proposta sull’economia dovrebbero riflettere. così ho dato il via a determinate situa- Stato (magistrati, servizi segreti, forze zo. È intollerabile che con le ristret- titi, Contrasto all’economia sommersa e criminale, che Lo incontro a casa sua davanti ad un zioni di qua...”. E ancora:” E che cazzo, dell’ordine, professionisti). Rapporti tezze economiche e finanziarie che sommersa e criminale. rappresenta il 20% del Pil, piatto di fichi secchi alla calabrese, vent’anni così, perchè non mi arresta- che tracciano una rete inestricabile e affliggono lo Stato, le regioni e gli La proposta sul precariato prevede l’obbligo delle ban- essiccati con amore conditi con vin te?. Sono qua in Venezuela.. è tanto capace di intervenire ovunque. Poi- enti locali, a nessuno sia venuto in prevede il salario garantito che a comunicare all’anagra- cotto e farciti con alloro e noci. Un facile. Qua sono! Pigliatemi. E invece ché l’obiettivo della criminalità sono mente di proporre un piano naziona- indicandone i costi e il repe- fe tributaria la consistenza L’odore dei soldi (2001) con Marco Travaglio, Editori Riuniti cibo degli Dei. E mentre io mangio, lui non l’hanno fatto. Chi lo sa perché... gli affari, le cosche e i loro uomini le per la gestione dei beni mafiosi e rimento dei finanziamenti, “iniziale, finale e media” del- parte in quarta: Loro sanno che se mi decido e dico tut- operano dove circolano soldi, sono per il loro utilizzo, ben sapendo che la riduzione dei contratti da le operazioni finanziarie dei “Voglio farti una simpatica premessa: to posso fare un best seller”. (Francesco consistenti i mercati finanziari e di valgono centinaia di miliardi di euro. 30 a 5, la retribuzione di non soggetti interessati. Per la lot- Le toghe rosse (2002) Baldini & Castoldi Aldo Miccichè, imprenditore latitante Forgione- Porto Franco).” beni, e funzionano le borse.” Si pensa di vendere i beni dello Stato meno di 10 euro all’ora per ta alle economie mafiose - da venti anni in Venezuela, legato ai La Lombardia è una regione a forte Perché questo fenomeno ha attec- e si tace sui beni delle mafie. A quale lavori non contrattualizzati. che rappresentano la prima La legge dell’impunità (2004) l’Unità Piromalli di Gioia Tauro, dei quali cura presenza di criminalità organizzata. chito così radicalmente e rapida- logica risponde tale atteggiamento? La Riforma dei partiti pre- industria privata del paese gli affari, nel 2007, intercettato, parla Tu che da anni ti occupi di questo mente nella regione più industria- Per i governi, i partiti, le regioni ecc vede l’attuazione dell’artico- con 1000 miliardi di euro di Il topino intrappolato (2005) Editori Riuniti di un giro di assegni del 1986 per un fenomeno, quali dati indicativi puoi lizzata d’Italia? l’economia criminale non esiste e i lo 49 della Costituzione e il patrimoni - introduce norme miliardio e mezzo di lire che avevano darci nel merito? “Per le ragioni già dette e perché chi beni mafiosi (azioni, altri titoli, soldi e controllo della democrazia volte a evitare la prescrizione Il governo dei conflitti (2006) con Francesco Paola, Edizioni Longanesi coinvolto lo IOR, la Banca Nazionale “Dai dati nazionali, con un po’ di pa- doveva parlare (politici, amministra- beni) non sono da incamerare. Sono interna, il taglio dei costi del- dei reati, accelerare i tempi del Lavoro e il Monte dei Paschi di Sie- zienza, si possono dedurre le stime tori e organi d’informazione, burocra- anni che ne parlo e ne scrivo, in pri- la politica, la riduzione dei fi- di confisca dei beni mafiosi, na:” L’allora sostituto Procuratore della dell’economia criminale in Lombardia, ti) hanno taciuto e il silenzio, come vato tutti i leader politici con i quali nanziamenti pubblici ai par- riformare la legge sul riciclag- Mafia pulita (2009), con Antonio Laudati, Edizioni Longanesi Reppubblica mio amico per la pelle mi tenendo conto che la regione produ- diceva Paolo Borsellino è il migliore ho parlato mi hanno dato ragione, ma titi e il rimborso effettivo e gio, rafforzare e rendere ope- disse: Aldo, perchè non ti fai un viag- ce il 22-23 per cento della ricchezza complice delle mafie che per fare af- poi non fanno nulla. A questo punto controllato dalla Corte dei rativa l’Agenzia per l’ammi- getto... che sta venendo la legge per nazionale. Uno studio recente di Ban- fari hanno bisogno di discrezione, la risposta più diffusa dei cittadini, Conti delle spese elettorali; nistrazione dei beni mafiosi. cui questo reato viene prescritto?... E io ca Italia dice che il PIL dell’economia silenzio e, soprattutto del disinteresse che io non condivido, è che i politici la riforma delle indennità e http://www.nomos.name presi l’aereo e me ne andai nella villa criminale è 180-200 miliardi di euro delle istituzioni e dei cittadini.” sono quasi tutti collusi con la mafia.” Manifesto per un Paese normale (1995) Baldini & Castoldi barricate barricate dic. 2012 / gen. 2013 61 intervista A luca trada comitati comitato no expo no expo Lombardia - La terra racconta 2015 tanti eletti dai cittadini, in questi 5 an- nione pubblica che attualmente, se è ni ha mai fatto un voto in cui dicesse messa di fronte ad un quadro d’infor- “dobbiamo fare Expo, lo facciamo per mazione completo e chiaro, sa dove questo, lo faremo così”. Non c è mai scegliere. Qui parliamo dell’ennesima stato questo voto, è sempre stata una riproduzione di un meccanismo che decisione presa con giunte, preceden- già su Milano accadeva, cioè quello ze, commissari. È stata la Moratti a dare del consumo di suolo, quello della l’ok di Milano, non il consiglio comuna- trasformazione del territorio lombar- le, è stato Formigoni e non il consiglio do in una grande piastra logistico- regionale, è stato il governo Prodi e commerciale; quindi c’è anche da un non il parlamento; e questo si porta lato una maggiore difficoltà a vivere dietro poi tutte queste degenerazioni l’eccezionalità di quello che sta acca- perché è chiaro che nel momento in dendo, dall’altro teniamo conto che cui io scelgo di semplificare, di fare le quello che sta accadendo, accade in corse a ribasso, rinuncio a mettere dei un’ area compresa tra tangenziale, milioni che recuperare 2 miliardi e 100; paletti, aggiungiamo che faccio questo autostrade, ferrovie e inceneritori, lo stesso governo italiano ha rinunciato in una regione dove da anni le inda- vicino a quella che era la più grande a candidare Roma per le olimpiadi del gini dimostrano che dentro tutta una raffineria del nord Italia, insomma 2020 proprio per motivi economici e serie di settori impera la ‘ndrangheta un’area che sinceramente è margi- assenza di fondi, non capiamo perché e dove non impera la ‘ndrangheta im- nale alla città e che quindi anche dal invece per Expo si debba continuare perano questi fantomatici drappelli di punto di vista di reazione, di voglia con questa testardaggine, con questo imprese dove c’è sempre caporalato, della popolazione di mobilitarsi per inutile sperpero di denaro. Ma perché lavoro nero. Cosa mi potevo aspettare difendere quell’area, è molto difficile. poi uno dovrebbe venire in una caldis- che accedesse con Expo, qualcosa di Tutti parlano di Expo e pensano al sima estate del 2015 in una delle aree differente? Assolutamente no. Oggi è milione di metri quadri di sito espo- Francesco Ballerini Il comitato No Expo è un coordinamento di associazioni, comitati locali, centri sociali, singoli cittadini, che si oppone alla candidatura di Milano ad Expo 2015. Expo è un esposizione internazionale organizzata dal BIE (Bureau International des Expositions), che si tiene ogni 5 anni nel paese che vince la candidatura. Il comitato nasce per opporsi al progetto gestito dalla Expo 2015 s.p.a., che vede la compartecipazione finanziaria pubblica per ben il 90% delle quote (Governo 40%, Comune di Milano 20%, Regione Lombardia 20%, Provincia di Milano 10%, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Milano 10%). Sarà un grande evento, portatore di ingenti investimenti e appalti pubblici e privati. Sono infatti previsti nel progetto: 4 miliardi di euro d’investimenti (1,4 mld di euro pubblici); milioni di mq di nuove aree cementificate; 160.000 visitatori attesi al giorno per 180 giorni; realizzazione del Tav e di nuove autostrade (Brebemi, Pedemontana, 2 nuove tangenziali a Milano, Broni-Casale e Boffalora-Malpensa); terzo terminal a Malpensa; alberghi, parcheggi, poli logistici di servizio. Il comitato No Expo si propone come strumento per la formazione di una coalizione composta da movimenti, individui, reti e comitati: persone delle istituzioni e della società civile con l’obiettivo comune di fungere da osservatorio, monitorando il percorso e i reali intenti di Expo 2015, e diventando un punto di incontro tra le diverse realtà di lotta territoriale e sociale. Abbiamo intervistato Luca Trada, porta- poco da insegnare rispetto alla soste- In che modo operate per sensibiliz- più inquinate di Italia? Perché quando la Helios, domani potrà essere qualche sitivo, però poi si dimenticano tutto voce del movimento No Expo. nibilità alimentare. Non vediamo nes- zare il territorio? c’è internet, 20 000 modi diversi per altra società ma non ci aspettiamo che quello che Expo si porta appresso, L’Expo è ritenuta una grande occa- sun cambiamento di rotta rispetto alle Noi siamo nati in fase di pre-assegnazio- scambiarsi conoscenze e informazioni possa esserci qualche differenza, anche cioè queste opere che 5 anni fa era- sione di rilancio del prestigio inter- politiche agroalimentari, un modello ne nel 2007, quando si iniziò a parlare in questo mondo, mettere insieme un perché gli stessi strumenti che teorica- no nei cassetti, nessuno pensava a fi- nazionale della città in cui si svolge. imposto dal Nord del mondo al Sud di expo 2015 a Milano, basando tutto baraccone che dura sei mesi, che costa mente avevano detto avrebbero dovuto nanziarle, perché fondamentalmente Per quale motivo e in che modo nasce del mondo che in realtà non sta risol- il nostro ragionamento su questi due miliardi di euro e che porterà beneficio prevenire, la commissione antimafia, le inutili, e con Expo improvvisamente l’esperienza del comitato No Expo? vendo i problemi alimentari del piane- principi: Expo non era un’ opportunità, solo a chi oggi vende i terreni? certificazioni, le stesse autorità, sono diventano prioritarie, allora ecco che “Grande vetrina internazionale”: que- ta, ma li aggrava. Noi ci domandiamo Expo non faceva altro che riprodurre e Ci può parlare di cosa è accaduto in ormai insufficienti per capire se l’azien- nei territori dove queste cose iniziano sto è tutto da dimostrare. La storia re- quale interesse può avere il contadino amplificare tutta una serie di fenomeni merito all’estromissione ed al recen- da ha il pedigree o se viceversa non ce ad accadere nasce anche una reazione cente ci dice che tutti gli expo euro- indiano o sudamericano o africano, che già sul territorio milanese stavano te reintegro della società Helios srl? l’ha, quindi non ci meraviglia che acca- popolare, perché i territori attraversa- pei si sono rivelati un fallimento da un a venire a Milano ad imparare come andando avanti. Abbiamo iniziato a fare La vicenda della Helios è una vicenda dono queste cose. ti dalla Tem non sono la schifosissima punto di vista economico-finanziario fare per risolvere i problemi alimentari un lavoro che è stato fondamentalmen- tipicamente giudiziaria. Il problema è a Quanti sono i sostenitori di No Expo? area ex industriale di Rho-Pero, ma anche per la parte pubblica che si è del pianeta; forse sarebbe meglio che te di quotidiana e continua controin- monte: non dimentichiamoci che nes- Questa è la grossa domanda, nel sen- sono terreni agricoli del parco sud, e trovata a gestirli: il numero di visitatori lasciassimo questi popoli nella libertà formazione e decostruzione di tutto sun organo, nessuna assemblea eletti- so che noi stessi per primi cogliamo quindi anche l’interesse degli abitan- è stato ben al di sotto delle attese. La di autodeterminare le proprie scelte quell’immaginario che in questi anni va, quindi Comune Provincia Regione, intorno a noi molto interesse, l’abbia- ti a mobilitarsi per difendere quelle sensazione da subito confermata da alimentari di consumo senza imporre si è cercato di creare. Sono 5 anni che insomma gli enti locali con rappresen- mo colto in questi anni e c è un’opi- aree cresce ed è anche più palese. quello che è successo in questi 5 anni dei modelli, anche perché gli stessi che ci sentiamo dire da tutti che i milanesi è che in realtà Expo 2015 sia un’ope- verranno ad Expo a magnificare le sorti vogliono Expo, ma poi basta girare per razione utilizzata per tutt’altro tranne dell’agricoltura super tecnicizzata sono le strade di Milano e non solo di Expo che per il tema della rassegna, ma per gli stessi che poi si comprano intere 2015 non ne sa niente nessuno, ma quello che riesce a mettere in moto regioni, sottraendo terra a chi ne coltiva quei pochi che sanno qualcosa non glie- a livello locale, a livello di affari e di e girando la raccolta di queste terre alle ne frega niente. In una fase economica business. Quindi noi non vediamo in multinazionali del settore alimentare. e finanziaria come questa, solo la follia Expo un’opportunità, vediamo semmai Come è organizzato il Comitato? può continuare a far fare Expo a Milano. l’ennesima occasione per saccheggiare, Non abbiamo una struttura organizzata Quindi la proposta di No Expo è di drenare risorse pubbliche, spostandole come il nome “comitato” potrebbe far ritirare la candidatura di Milano? nelle tasche di pochi, che saranno gli presumere, nel senso che siamo una La proposta è sicuramente quella, e il unici che ci guadagneranno. serie di soggetti individuali o collettivi BIE stesso prevede che un paese pos- Cosa ne pensate del tema di presenti sul territorio milanese, centri sa rinunciare a Expo; rinunciarvi ora quest’anno “Nutrire il pianeta, sociali, associazioni, comitati locali di costerebbe allo stato italiano un ven- energia per la vita”? quartiere, collaboriamo sempre nell’ot- tesimo di quello che costerebbe farlo, Questa è appunto la contraddizione: tica di rete e senza nessun legame so- parliamo di 56 milioni di euro per usci- il territorio milanese, per come si è stanziale né con partiti né con forze re fino all’aprile 2013 dall’operazione sviluppato negli ultimi 20-30 anni, ha istituzionalmente organizzate. Expo. Io credo sia più facile trovare 56 62 dic. 2012 / gen. 2013 barricate barricate dic. 2012 / gen. 2013 63 Lombardia - La terra racconta intervista A andrea de feo comitati comitato no tem Francesco Ballerini Il comitato No Tem nasce nei comuni della Martesana, nel sud-est milanese, per opporsi alla realizzazione del progetto della Tangenziale Est Esterna Milanese. L’opera intende collegare l’A1 con l’A4 Milano-Venezia, attraverso la costruzione di 32 km di autostrada tra Melegnano e Agrate Brianza e 38 km ulteriori di strade accessorie, per un traffico stimato, ad opera ultimata, di 75 000 auto al giorno (stime di Tem spa). Il comitato è composto in modo eterogeneo da giovani dei centri sociali, amministratori locali, agricoltori, allevatori, associazioni e privati cittadini, tutti uniti per evitare un’ulteriore cementificazione dei loro territori. La realizzazione della Tem è strettamente connessa con il proget- Ne parliamo con Andrea De Feo, mem- 64 dic. 2012 / gen. 2013 to di Expo 2015, motivo per cui l’ 8-9-10 giugno si è svolta, presso la Cascina Bragosa di Pessano con Bornago (MI), la seconda edizione del Climate Camp, Uscire da Expo/Fermare la Tem: una tre giorni auto-organizzata di condivisione di saperi, pratiche ed azioni dirette “per la difesa della terra bene comune”. Dal 2 al 5 agosto si è recentemente svolto a Vimercate il “Festival No Tem”, durante il quale il comitato ha ribadito la propria proposta alternativa in favore di un’implementazione del trasporto pubblico tramite l’estensione delle linee metropolitane milanesi M2 e M3 come soluzione al problema della congestione del traffico e per una reale riduzione dell’inquinamento. dalità operative per mandare avanti Il festival No Tem abbiamo deciso La proposta non è nostra originale, ma festazioni, alcuni critical mass, alcuni il lavoro di autodeterminazione della di farlo a Vimercate, territorio re- è la controproposta presentata da 32 incontri pubblici. valle da una parte, della provincia di lativamente marginale rispetto alla sindaci della zona coinvolta, di riqualifi- No Tem? In che modo sussiste il coordina- Milano dall’altra. Tem, ma fondamentale: il progetto cazione delle strade esistenti, tra cui un I primi comitati nascono 10 anni fa mento con il Comitato No Expo e Ci può parlare dell’esperienza del alternativo rispetto a Tem prevede raddoppiamento della strada Cerca, la circa, quando è stata inserita la Tem quali sono i collegamenti con il mo- Climate Camp di giugno 2012 e del l’ampliamento della metropolitana strada sotto la Tem, evitando i 5 euro di nella legge obiettivo. Questi comita- vimento No Tav valsusino? Festival No Tem? fino appunto a Vimercate, cosa che pedaggio. È previsto anche il potenzia- ti erano formati principalmente da Con il comitato No Expo il coordina- Il Climate Camp è un’esperienza che invece non è stata fatta, preferendo mento dei mezzi pubblici, in particola- ambientalisti, da alcune associazioni mento è forte, perché stiamo intra- nasce dalla volontà di condivide- l’asfalto. Il festival è stato realizzato re del rendimento delle metropolitane: storiche della nostra zona, che hanno prendendo un’unica lotta anche se da re pratiche di effetto territoriale, con non troppo anticipo, abbiamo fino a Pavullo la gialla, fino a Vimercate iniziato a muovere le prime obiezioni punti di vista differenti, uno metropo- quelle che sono le realtà milanesi e ricevuto un forte sostegno, una gran- la verde, in restituzione di un trasporto nei confronti di queste infrastruttu- litano con il conflitto contro Expo, e non solo, mettendole a confronto de partecipazione, abbiamo visto un pubblico reale dell’asse Nord-Sud della re. Sono rimaste sempre abbastanza uno diciamo più provinciale. Fanno con le esperienze anglosassoni, più grande interesse da parte dei parte- provincia, attualmente inesistente. Pen- isolate e frammentarie, fino a circa parte entrambi di un solo progetto, avanzate di noi in questo ambito. cipanti nel sostenere la lotta. Non si lei che se adesso dovessi andare da aprile dell’anno scorso, quando hanno che purtroppo finirà per distruggere Quest’anno è stato dedicato a due c’era un ingresso ma un banchetto in Monza a Melegnano non esiste un pas- formato un presidio dove si coordina il lavoro della città e della provincia argomenti collegati, la Tem e Expo, cui si richiedeva un’offerta libera per saggio diretto, ma dovrei andare fino a il comitato. con il precariato. Per quanto riguarda di cui Tem è un sottoprogetto. È il sostegno alla lotta e abbiamo visto Milano centrale per cambiare: la cosa Quali azioni dirette sono state orga- invece i collegamenti con No TAV, stato deciso di farlo direttamente che la gente continuava a dare offer- è surreale. Quindi questi 32 sindaci si nizzate per la sensibilizzazione del c’è rispetto e stima del movimento dove sarebbe passata la Tem per te. Questo è un segno molto prati- sono consociati e hanno affidato uno territorio? valsusino. Le dinamiche in cui sono dargli una forte valenza simbolica. co: la gente crede che sia possibile studio ad un’associazione di ingegneri Sono stati fatti diversi tipi di azioni, inseriti sono profondamente diverse, Nonostante la pioggia siamo rimasti fermare e che vada fermata questa urbanisti, che ha dimostrato come la dal più classico volantinaggio ai va- al di là dell’autoritarismo da parte soddisfatti dei risultati della parte- autostrada. proposta più efficiente fosse il poten- ri banchetti. Momenti aggregativi di dello Stato e del capitale. Ci sono stati cipazione. Il climate camp ha visto Ci può descrivere la vostra proposta ziamento del trasporto pubblico e la ogni tipo, fino a due festival, uno l’an- contatti più che altro per confrontare un migliaio di persone alla nostra di implementazione del trasporto riqualificazione dell’esistente: questa è no scorso e uno quest’anno, in cui le diverse esperienze e le diverse mo- manifestazione conclusiva. pubblico? la proposta che noi appoggiamo. bro del comitato No Tem. Come e quando nasce il comitato barricate sono state organizzate diverse mani- barricate dic. 2012 / gen. 2013 65 Lombardia - La terra racconta Intervista a Giuseppe Vergani consumatori succede domani economia solidale i des in lombardia Martino Campagnoli Bisogna uscire dall’equivoco drammatico per cui la terra è considerata un fattore di produzione come gli altri: la terra è un bene comune come lo sono l’acqua e l’energia. Contiene un valore di vita, ambientale, sociale e storico che non può essere ridotto a merce. GAS, acronimo di “Gruppi d’Acquisto Solidale” è un’associazione di consumatori che organizza i bisogni alimentari di un gruppo, crea un ordine comune ed acquista da produttori locali, preferibilmente biologici. DES significa Distretti di Economia Solidale, è una forma di economia che relaziona l’aspetto del consumo consapevole con la produzione, la creazione di servizi e la distribuzione. Giuseppe Vergani è uno dei pionieri Il GAS che acquista direttamente e per di GAS e DES Lombardia, progettista e il proprio circuito è, diciamo, la versio- promotore della filiera del pane “Spiga ne uno; ora c’è il GAS come attivatore e madia”. A lui abbiamo chiesto di rac- di filiera e di processi nuovi. Attraverso contarci gli sviluppi delle attività pro- i DES di Varese, Como e Brianza si cer- mosse dal mondo dei gasisti lombardi ca di attivare un sistema partecipativo Com’è la situazione dei DES in Lom- di garanzia. bardia? Sul vostro sito www.desbri. Il GAS ha un valore intangibile straordi- org sono attivi non solo progetti ma nario che è dato dalla fiducia che nasce anche una campagna d’informazione da anni di relazioni ed esperienza, una Un conto è l’approccio del GAS: un ap- sorta di certificazione di qualità. Non proccio più informale, lento, a bassa so- volendo farlo diventare puro marketing glia che avviene per contatto. I distretti siamo disposti a metterci la faccia in vivono su una scala diversa, tentano due: produttori e GAS. di connettere esperienze economiche. È un modello che parte dall’idea di Poi ci sono temi per noi fondamenta- Michael Polland “ stringete la mano che li come la lotta sulla tangenziale che vi nutre”. rischia di farci chiudere la filiera del La Lombardia è una regione all’a- pane. Temi sui quali non riusciamo a vanguardia e sensibile per quanto comunicare attraverso la stampa ufficia- riguarda il biologico, ma è anche tra le, ci bloccano l’informazione e quindi quelle con i terreni più inquinati. noi comunichiamo coi nostri mezzi. Voi come fate a scegliere e indivi- Abbiamo visto che in Lombardia duare i produttori locali? Nel vostro stanno aprendo diversi punti ven- territorio il rapporto biologico/chi- dita di biologico e locale, ed anche lometro zero è possibile? i GAS si stanno muovendo in questa Principalmente ci sono due problemi: direzione. È un’evoluzione del mo- la Lombardia è la prima regione agri- produttore piuttosto che un altro: ab- dello GAS? cola in Italia, però la pianura padana è biamo dovuto attivarci per creare delle Abbiamo aperto ai non gasisti per so- sepolta dai nitrati e conseguentemente filiere virtuose, come quella di Spiga e stenere i produttori locali biologici con è l’ultima regione per produzione bio- Madia, trovare produttori e sostenerli il nostro patrimonio di relazioni, con la logica a fronte di un alto consumo. In sin dal principio dell’attività. Sostenia- garanzia che passa attraverso la presen- secondo luogo non esiste più suolo mo e promuoviamo i parchi agricoli: si za dei GAS. Basiamo l’economia sulla coltivabile: siamo prede di una urbaniz- tratta di costruire dal basso delle realtà relazione, non scambiamo merci ma zazione estrema ed insensata. virtuose ovunque ci siano ancora dei beni, però serve una scala grande per Quindi i DES non possono limitarsi, campi coltivabili con metodo biologico tutelare il produttore. come in altre regioni, a scegliere un in Lombardia. 66 dic. 2012 / gen. 2013 barricate fonti: www.desbri.org pagina del distretto di economia solidale Brianza. una pioggia imprevedibile di Michele Boato Sabato 31 agosto 2013. Le ferie stanno per finire, anche se per molti non sono mai iniziate. Le città pigramente si ripopolano; code ai caselli, qualche tamponamento. Tutto regolare. Chi segue le previsioni del tempo sa che ci aspettano “acquazzoni improvvisi”; ma anche questi rientrano nella norma: “La prima pioggia d’agosto rinfresca il bosco”. Ce l’hanno lasciato in eredità i nonni, assieme a “Madonna Candelora, dell’inverno semo fora”, “Aprile, non ti scoprire”, “San Benedetto, prima rondine sul tetto” e varie altre osservazioni stagionali. Ed ecco che arrivano i nuvoloni, veloci e nerissimi. Siamo ancora in fila per pagare l’autostrada, che ci tocca chiudere i finestrini: sono goccioloni pesantissimi, che fanno rimbombare il tetto della Dacia. Sembra quasi grandine. è grandine, caspita, ha persino ammaccato il cofano! La coda è ancora lunga e il piazzale del casello sta diventando un lago, anzi un fiume: “ Papà, mi sembra di vedere il Lambro imbronciato”. “Non preoccuparti piccola, il Lambro ha dei buoni argini, questa è solo un po’ di pioggia”. Finalmente paghiamo e svelti a casa. “Perché ci fermano?” “Scusi vigile, cosa sta succedendo?” “Mezzo metro d’acqua, e da dove viene?” “Dal Lambro? Ma non avevano rifatto gli argini?” Va bene, mi giro. Solo che casa nostra è proprio lì, a mezzo chilometro! Come facciamo ad arrivarci?” Non ci arriviamo, sta notte si dorme dai suoceri, la casa è diventata un isolotto del Lambro, cresciuto all’improvviso come un mostro nei film dell’orrore. Ma questo non è un film. Anzi si, forse l’abbiamo già visto qualche anno fa, ma non eravamo così in prima fila… E dire che l’assessore ci aveva assicurato che non c’era più pericolo di allagamenti, che le rive di cemento erano state alzate e i tubi messi al posto dei fossi erano a regola d’arte. Mah, il Comune dice che una pioggia così intensa era proprio imprevedibile. Adesso faccia il conto dei danni, perchè Formigoni ha detto al telegiornale che la Regione li rimborserà (Bilancio permettendo). Speriamo, come dicevano i nonni “Finchè c’è vita, c’è speranza”, ma se continuano col cemento… barricate dic. Novembre 2012 / gen. 20122013 67 Lombardia - La terra racconta Tre giorni a spasso MILANO IL PAESE DI CUCCAGNA Non lontano dal centro di Milano, trimonio architettonico, agricolo e rigorosamente a filiera corta; pasta, dalle parti di porta Romana, si tro- culturale locale, e di promuovere pane e dolci sono fatti in casa; ver- va una delle più antiche cascine l’incontro, la partecipazione e la dura, frutta, farine e oli provengono agricole milanesi, datata 1695, socialità. Finalmente, nel 2012, la da agricoltura biologica; la maggior che dall’aprile di quest’anno ospi- cascina Cuccagna torna a nuova parte dei piatti sono vegetariani e ta il Progetto Cuccagna, “cultura, vita in seguito a un’opera di re- molti sono senza glutine; tutti i pro- verde e aggregazione in uno spa- stauro che risponde ai principi di dotti sono genuini e rintracciabili. zio pubblico”. bioarchitettura e di sostenibilità A ulteriore sostegno della sosteni- L’idea di riaprire gli spazi interni energetica. In 4000 metri quadrati bilità ecologica, il locale dispone di ed esterni della cascina Cuccagna trovano spazio la bottega a filiera un impianto a induzione che limita per metterli a disposizione dei corta Campagna amica, la Cicloffi- i consumi elettrici. Le sale, allestite cittadini nasce negli anni ‘90 ad cina-sporcarsi le mani, dove impa- a cura di esterni, hanno uno stile opera di un consorzio di nove as- rare a riparare la propria bici, serre informale e colorato, con tavoli so- sociazioni, con il duplice obiettivo e orti con percorsi e laboratori di- ciali, sgabelli in legno e seggioline Seminascosto in una delle rare via di salvaguardare e valorizzare il pa- dattici per ragazzi, e il ristorante a misura di bambino. Frequentato private nei pressi del centro di Mi- -anche se sarebbe più appropriato da giovani, famiglie, lettori, ciclisti, lano, nel quartiere di Città Studi, chiamarlo “spazio conviviale”- Un amanti della natura, cascina Cucca- l’Hotel Ambra permette di passare posto a Milano, dove il noto chef gna è davvero un posto “per tutti”, una notte al riparo dal trambusto Nicola Cavallaro invita a provare come si legge sulle comode sdraio del traffico, senza addolorare trop- la sua nuova cucina “democratica”. sotto il pergolato. po il portafoglio. Progetto Cuccurano via Cuccagna 2/4 ang. via Muratori 20135 Milano (MI) - t/f 02 54118733 www.cuccagna.org Hotel Ambra Via Antonio Caccianino, 10 20131 Milano t 02 2665465 SONDRIO VARESE LECCO COMO dall’ora di colazione al dopo cena, CREMONA MANTOVA Un posto a Milano propone piatti elaborati in base alla disponibilità di prodotti stagionali del territorio, dic. 2012 / gen. 2013 barricate alla metropoli milanese e ai lontani all’interno della stazione superiore Appennini oltre la pianura padana. della funicolare che dal 1887 corre Notevolmente varia l’offerta eno- su e giù tra Berghem de Hota e Ber- gastronomica, che spazia da diversi ghem de Hura, la parte storica più menu degustazione di specialità ti- antica della “Città dei Mille”. piche lombarde (assortimento di L’edificio di origine medievale, resi- formaggi in primis), a piatti di cuci- denza storica della famiglia Suardi, na internazionale contemporanea, è stato restaurato a fine ‘800 per a insalate variopinte, ai dolci, tra essere adibito a stazione teleferica, cui spicca lo “sgonfiotto caldo al poi è rimasto sostanzialmente inal- cioccolato fondente”, imperdibile terato fino alla sua trasformazione d’inverno e pure d’estate. in ristorante. Oggi il Caffè conserva L’offerta etilica comprende un’ec- ancora l’impianto architettonico, la cellente selezione di vini resa an- suddivisione in due piani, le travi a cora più gradita dalla possibilità di vista, le porte e vetrate in stile Liber- degustare al calice (da segnalare ty, e alcune decorazioni murarie. l’ottimo chardonnay Uccellanda), Grazie alla posizione elevata, la ter- distillati (strepitosa collezione di razza esterna offre una delle più whiskey, oltre 50 etichette tra noti, belle viste che si possono godere da meno noti e sconosciuti) e cocktail, Bergamo Alta; suggestiva soprattut- ma anche gli astemi rimarranno sod- to di sera per lo sfavillare delle luci disfatti grazie alla varietà di miscugli della Città Bassa, in certe giornate analcolici alla frutta e infusi curativi limpide lascia volare lo sguardo fino di ogni singola parte del corpo. SONDRIO VARESE LECCO COMO BERGAMO BRESCIA MILANO LODI PAVIA CREMONA Ponte tra città e campagna, aperto BRESCIA LODI PAVIA Il Caffè della Funicolare si trova MANTOVA BERGAMO MILANO 68 BERGAMO. UN APERITIVO IN FUNICOLARE Caffè della Funicolare Via Porta Dipinta, 1 24129 Bergamo (BG) t 035 210091 barricate dic. 2012 / gen. 2013 69 Lombardia - La terra racconta tre giorni a spasso tre giorni a spasso I FORMAGGI DELLE OROBIE BERGAMASCHE SONDRIO VARESE LECCO COMO BERGAMO BRESCIA MILANO LODI PAVIA CREMONA MANTOVA DOP: FIDARSI È BENE, MA… IL BORGO DI PIANAZZOLA SONDRIO VARESE LECCO COMO BERGAMO Brembana, Seriana, di Scalve, Ima- saporisce con la stagionatura fino a più compatto. Caratteristici sono so- Aggiungiamo alla lista il Bitto che, gna, sono i nomi delle principali raggiungere toni addirittura piccan- prattutto i suoi profumi d’alpeggio. oltre ad essere oggetto di una po- valli bergamasche, al di sopra delle ti. Nell’aroma affiorano le essenze Strachi tunt in dialetto significa lemica sull’origine (valtellinese o quali si estendono le Alpi Orobie. vegetali dei foraggi estivi. “stracchino rotondo” ed è la va- brembana?), è al centro di una vi- Oltre ad essere una zona ricchissima Lo stracchino Bronzone è prodotto riante artigianale di un erborinato cenda che getta un’ombra sulla di paesaggi naturali dove si snodano nell’area omonima fin dal X secolo. prodotto in Val Taleggio dal 1200, certificazione DOP. sentieri alla scoperta di vette, boschi, Ottenuto da latte vaccino, ha forma sottoposto a una stagionatura pro- I marchi Dop, Igp, Stg, attribuiti dal Contraddicendo apparentemente cascate, erbe medicinali e fioriture, quadrata, consistenza cremosa e lungata. L’inconfondibile gusto sistema di certificazione europeo, ci il proprio nome, Pianazzola è un camosci e caprioli, antichi borghi sapore dolce. Il nome “stracchino” aromatico è merito del clima delle rassicurano sulla qualità e sull’origine borgo a circa 635 metri d’altezza, in pietra e testimonianze storiche, deriva dalla parola dialettale “stra- casere di montagna. I palati forti lo dei diversi prodotti alimentari. Che arrampicato su un pendio che of- la “Bergasmasca” con i suoi 150 al- chì”, che indicava i formaggi pro- trovano strepitoso. l’Italia detenga il primato nell’ambito fre un magnifico panorama sulla peggi detiene il primato italiano per dotti con il latte di vacca “straca”, Il celeberrimo Taleggio appartiene è un’ottima notizia, ma sembra che città di Chiavenna, la sua valle e numero di formaggi DOP (Denomi- ovvero stanca in seguito alle sfacchi- alla categoria degli stracchini ed per ottenere il prestigioso marchio l’anfiteatro di montagne, tanto da nazione d’Origine Protetta). nate su per i pascoli. è originario dell’omonima valle, sia sufficiente che solo una delle fasi essere soprannominato “balcone Agrì, tipico della Val Brembana e Il Formai de mut, formaggio di anche se è diffuso anche in altre di un dato prodotto, cioè produzio- di Chiavenna”. della Valtorta, è un piccolo formag- monte, è davvero se stesso quando valli orobiche. Se anticamente era ne, trasformazione ed elaborazione, Abitato da non più di 50 persone e gio fresco a pasta cruda, delicato è prodotto con il latte delle muc- un formaggio esclusivamente di avvenga sul territorio in esame. Per da un certo punto in poi raggiun- e insieme aromatico, e può essere che in alpeggio, ovvero d’estate. montagna, oggi è prodotto ovun- esempio, la bresaola -per rimanere in ottenuto da latte sia vaccino che ca- La versione invernale ottenuta in que, dagli artigiani come negli sta- area geografica lombarda- potrebbe prino. Ha la particolarità di essere azienda perde infatti gran parte de- bilimenti industriali. essere ottenuta dalla carne di bovi- impastato a mano dal casaro finché gli aromi montani. E delicato, ma Ci sono poi vari tipi di Caprino, a ni brasiliani ma rimanere “dop” in non raggiunge la consistenza voluta. può aumentare di sapidità con la pasta fresca, molle o dura, molto quanto stagionata in Valtellina. ripide scalette e stretti vicoli acciot- Branzi, uno dei più antichi delle stagionatura. differenti tra loro per sapore, aro- Nel caso del Bitto, prodotto stori- tolati, punteggiato da cespugli fio- Orobie, è originario dal villaggio La Formaggella della Val di Scalve, ma, consistenza. Diversamente dai camente nella Val del Bitt, l’area di omonimo dell’alta Val Brembana. di latte vaccino, è a pasta semicotta soliti caprini, quelli della bergama- produzione si è allargata fino a co- A pasta semidura, prodotto con bianca e morbida, rivestita di una sca hanno la peculiarità di essere muni del fondovalle privi di alpeggi latte vaccino, ha un gusto dolce e crosta che si fa scura con la stagio- prodotti –almeno sembra- esclusi- pur mantenendo la certificazione, delicato quando è fresco ma si in- natura, che rende anche l’interno vamente con latte di capra. ma un comitato di “ribelli” difende strenuamente il Bitto storico, tutelando la produzione fedele a luoghi e metodi tradizionali. Il Bitto è uno squisito formaggio d’alpe a pasta semicotta e di media durezza, ottenuto da latte di vacca cui viene aggiunto latte di capra in proporzioni variabili. Inizialmente delicato, il sapore si BRESCIA MILANO LODI PAVIA CREMONA MANTOVA CHIAVENNA. I SEGRETI DEI CROTTI Costeggiando verso nord “quel ramo del lago di Como” che sfiora le propaggini più occidentali della Valtellina, si raggiunge la Val Chiavenna. Lungo i pendi delle sue montagne si aprono i “crott”, cavità naturali formatesi in epoca preistorica in seguito a frane di ingenti dimensioni. L’etimologia del nome risale al medievale crota, ancora più vicino all’originario greco krypta, ovvero grotta. Tra i massi all’interno dei crotti soffia inces- santemente il Sorel, una corrente d’aria proveniente dal cuore della montagna che mantiene le grotte ad una temperatura costante tra 4 e 8 gradi. Dall’epoca romana, i crotti sono utilizzati per la maturazione e la conservazione di cibi e bevande e rappresentano oggi un patrimonio architettonico, culturale e gastronomico. A settembre si svolge la Sagra dei Crotti, quando le grotte vengono aperte e gli abitanti invitati a degustare i vari gibile solo a piedi, è un villaggio di case in pietra con balconi di legno scuro e tetti di piode (lastre di pietra spaccate artigianalmente), prodotti, primi fra tutti brisaola, formaggio e vino, La frase d’accompagnamento “si vende vino bono e si tiene scola de umanità” la dice lunga sul valore sociale e conviviale di questa golosa manifestazione. riti e minuscoli orti, dove il tempo sembra non essere più trascorso da un centinaio d’anni. Vicino alla piccola chiesa, che conserva un affresco del XV secolo e altre opere d’arte di epoche successive, si trova la casa più antica ancora esisten- Consorzio Turistico Valchiavenna t +39 0343 37485 f +39 0343 37361 consorzioturistico@ valchiavenna.com te, datata 1585 con una incisione sull’architrave in pietra. Appena sotto il paese sono visibili i ronchi, antichi terrazzamenti tuttora coltivati a vite che seguono il digradare del pendio. fa più intenso con il procedere della stagionatura, che pare possa arrivare fino a 10 anni di invecchiamento. SONDRIO http://ribellidelbitto.blogspot.it/ VARESE La cosa migliore è andare a cercarsi i formaggi dai piccoli artigiani, altrimenti, in Città Bassa c’è La Cascina Alpina, che vende formaggi tipici bergamaschi LECCO COMO BERGAMO BRESCIA MILANO LODI PAVIA CREMONA MANTOVA e lombardi a produzione propria. La Cascina Alpina Via Corridoni, 23 - t 035 360716 www.lacascinaalpina.it 70 dic. 2012 / gen. 2013 barricate barricate dic. 2012 / gen. 2013 71 Lombardia - La terra racconta linguaggi grafici - michele petrucci tre giorni a spasso PAVIA. GLI ORTI DELLA CERTOSA vestono la chiesa e il monastero mostra temporanea e il libro “La di una ricchezza compositiva che medicina dei semplici” illustrano rende la Certosa un’opera tan- come utilizzare nella farmacopea to preziosa quanto singolare. La e nella fitoterapia erbe officinali, splendida facciata in marmo poli- piante, radici, fiori e frutti, me- cromo, ornata di logge, bassorilie- diante decotti, tinture, sciroppi ed vi e sculture, rappresenta uno dei infusi. Nella piccola bottega sono più stupefacenti monumenti de- a disposizione, oltre a riso e miele corativi in Italia; una visita guidata prodotti dai frati, 8 diverse tisane dai monaci cistercensi porterà alla a base di erbe sapientemente mi- Via Corridoni, 23 - t 035 360716 scoperta delle numerose opere scelate per depurare l’organismo, Era il 1396 quando Gian Galeazzo d’arte custodite all’interno della abbassare il colesterolo, ritrova- Visconti duca di Milano, insieme chiesa -tra cui spiccano i dipinti di re la calma dello spirito e chissà con il fior fiore degli architetti e Perugino, Foppa, Guercino e Ber- cos’altro: “herbis, non verbis, re- artisti dell’epoca, inaugurò i lavori gognone-, dei chiostri, del palazzo deunt in corpora vires”. di costruzione della Gratiarum ducale e delle corti di servizio. Carthusia, la Certosa dedicata alla Oltre le mura della Certosa si Madonna delle Grazie, nota come estende l’Horto dei semplici che Certosa di Pavia. I lavori durarono i monaci coltivano oggi come al- sino alla fine del XVII secolo, un’e- lora, depositari fin dal medioevo stensione di tempo che spiega la della Medicina simplex, segre- sovrapposizione degli stili goti- ti, virtù e impieghi di erbe con co, rinascimentale e barocco che proprietà medicamentose. Una SONDRIO VARESE LECCO COMO BERGAMO BRESCIA MILANO LODI PAVIA CREMONA MANTOVA 72 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Michele Petrucci nasce Grossi e la sua miserabile della sera, Il manifesto, Tavola dedicata nel 1973 nelle Marche banda (Tunué), A caccia Coconino Press e Black a un personaggio storico dove vive. Ha pubblicato di rane (Topipittori). Velvet. Ha vinto il della regione Lombardia i fumetti Keires, Sali Ha disegnato Il vangelo premio Nuove Strade d'argento (Innocent del coyote (Guanda) (2002) e il premio Attilio Victim), tradotti anche e la trilogia FactorY Micheluzzi (2009). in Francia e negli Usa, (Fernandel). Numeri (Magic Press), Ha scritto e disegnato Metauro e Il brigante racconti per il Corriere BARRICATE dic. 2012 / gen. 2013 73 il movimento dell’informazione intervista a Silvia D’Onghia testate Ph. Samantha Zucchi / Insidefoto http://farm4.staticflickr.com/3298/4567856746_7696898bb5_o.jpg Laura Ballerini Dal progetto di Antonio Padellaro e Marco Travaglio, il 23 settembre 2009 nasce il Fatto Quotidiano. “Avevamo detto: proviamo a fare un giornale che abbia una proprietà e non un padrone. Che non debba mai chiedere il permesso a nessuno.”(Antonio Padellaro) Il 28 maggio 2009, sul blog di Travaglio voglioscendere.it, viene annunciato per la prima volta il nuovo quotidiano; il 23 settembre, primo giorno nelle edicole, vengono messe in vendita 150.000 copie, di cui 112.000 vengono vendute prima delle 8 di mattina. La scelta del nome è stata fatta in memoria del giornalista Enzo Biagi, conduttore del programma televisivo Il Fatto, mentre il logo del bambino con il megafono è un omaggio al quotidiano La Voce e al suo fondatore Indro Montanelli. Il Fatto è edito dalla Editoria Fatto S.p.A., il cui presidente è Antonio Padellaro. Il giornale dunque, privo di un azionista di controllo, si propone come voce indipendente del giornalismo italiano, con l’obiettivo di trattare temi e notizie che le altre testate tralasciano. La linea politica è quella di difendere i principi della costituzione e della libertà di stampa, schierandosi contro chiunque – destra o sinistra – non lo faccia. Il Fatto quotidiano ha deciso di rinunciare ai fondi del finanziamento pubblico per l’editoria, sovvenzionandosi unicamente con i proventi delle pubblicità e delle vendite. Il quotidiano ha 74 dic. 2012 / gen. 2013 attualmente una tiratura di 150.000 copie, con una media giornaliera di 75.923 nel 2011 e 56.380 al maggio 2012 (dati ADS - Accertamenti Diffusione Stampa). Ne parliamo con Silvia D’Onghia, collaboratrice della testata fin dalla sua fondazione. Tu collabori con il Fatto quotidiano fin dalla sua nascita, cosa ci puoi raccontare del clima e delle aspettative prima della sua uscita? Come avete vissuto il grande successo di vendite che questo quotidiano ha avuto fin dal primo giorno? All’inizio abbiamo lavorato un mese senza che il giornale uscisse, facendo finta che fosse in edicola. Ogni giorno cercavamo di fare un numero più o meno vero del giornale, per cercare anche di allenarci un po’. Eravamo molto galvanizzati da questa esperienza, ci rendevamo conto tutti quanti che poteva essere un esperienza bella, vera, l’esperienza della vita per alcuni di noi. Nessuno mai si sarebbe aspettato quello che è successo il primo giorno, cioè le 150.000 copie vendute in edicola. Mi ricordo l’emozione di tutti e la commozione negli barricate occhi di qualcuno, quando arrivarono le prime copie. Il giorno dopo, il boom dei numeri ci fece cominciare a capire che il Fatto poteva essere veramente un fenomeno. Marco Travaglio racconta sempre che all’inizio aveva scommesso una cena con il nostro ex amministratore delegato Giorgio Poidomani sul numero delle copie vendute, diceva “se arriviamo a 20.000 copie ti offro una cena”. In realtà quel giorno ci siamo resi conto che altro che cena! Dovevamo rimboccarci le maniche! Nel momento stesso è stata una gioia incredibile, ma anche una presa di responsabilità enorme. Se c’era tanta aspettativa nei confronti di un giornale libero, senza padrone, che avesse soltanto come padrone il lettore, voleva dire che dovevamo metterci il doppio dell’impegno, della responsabilità e della serietà, proprio perché c’erano delle persone da non tradire. Il Fatto quotidiano è una voce indipendente, che non esita ad attaccare i politici se necessario. Che costi ha avuto questa scelta? Ci sono state conseguenze legali nel mantenimento di tale linea politica? Costi e conseguenze legali tanti, ancora nessuna per fortuna reale, ma Ph. Samantha Zucchi / Insidefoto il fatto quotidiano tieni conto che a noi arrivano querele quotidiane, perché qualche articolo non è andato bene a qualcuno. Fino ad ora non ci sono state sentenze di condanne e credo che ce ne saranno poche, perché il nostro lavoro è ben documentato. Mi spiego meglio. Stare in un giornale libero vuol dire questo: se io ho una notizia verificata rispetto a un politico, un amministratore locale, chiunque, ma so che quella notizia è reale perché ho le carte, vado dal mio direttore e l’unica domanda che mi pone è “hai le carte?”. Ovviamente significa “hai dei documenti d’appoggio? Possiamo provare quello che stai dicendo anche eventualmente in aula di tribunale?” Nel momento in cui dimostro con le carte, che quello che sto dicendo è reale, la notizia passa e viene pubblicata sul giornale. A volte la querela viene usata non perché diciamo cose false o diffamatorie, ma perché quello che scriviamo non l’ avrebbe scritto nessun altro e danno fastidio. È un atto intimidatorio, un dire “dovete stare attenti perché se voi scrivete di me io vi querelo e vi porto in tribunale.” Questo purtroppo molto spesso funziona nelle altre redazioni, perché di fronte all’ipotesi di una querela milionaria i direttori, soprattutto di piccole testate, si tirano indietro: un giornale non potrebbe sostenere spese così grandi. Ci provano anche con noi, ma con noi non ci si riesce. Questo grazie a una gestione amministrativa oculata, per cui c’è un fondo cassa sostanzioso per le querele. Se c’è una carta giudiziaria o un inchiesta, se c’è un documento di polizia giudiziaria, se c’è qualcuno, nome e cognome e aperte virgolette, che ci dice qualcosa, solo allora noi scriviamo. Naturalmente ci esponiamo, ma è bello lavorare in un giornale libero per questo: io non ho paura, se devo scoprire che il compagno di Rosi Mauro, Pier Moscagiuro ha inventato la canzone “Kooly Noody”, io lo scrivo perché so che sono documentata, lui mi trascina in tribunale e lì vedremo chi ha ragione. Non tutti sono d’accordo nel riconoscere il Fatto come un giornale di informazione oggettivo. Le critiche ricevute e gli ostacoli incontrati sono mai stati motivo di reale scoraggiamento o sfiducia nel vostro lavoro? Assolutamente no, mai. È chiaro che il Fatto è un giornale che dà fastidio Al suo interno ha dinamiche e discussioni quotidiane sulla linea da seguire, ci riuniamo tutte le mattine alle 12, tutta la redazione -cosa che non capita mai da nessuna parte- per discutere quello che ci sarà da mettere nel giornale del giorno successivo. Questo signifi- barricate dic. 2012 / gen. 2013 75 il movimento dell’informazione il fatto quotidiano Intervista a Silvia D’Onghia 76 dic. 2012 / gen. 2013 da 20 anni in cui meno si parla di certe cose meglio è, le persone si sono disabituate alle notizie e al pensiero critico e quindi va bene anche il caldo a ferragosto. Quello che il Fatto sta cercando di fare è allenare un po’ le menti. Io sono una cronista nata sulla cronaca nera e penso sempre che, quando scrivo un pezzo, racconto quello che ho visto. Questo è un privilegio, io lo devo raccontare, facendo in modo che attraverso i miei occhi le persone guardino quello che ho visto io. È chiaro che non potrò mai essere totalmente obiettiva perché l’obiettività assoluta non esiste, ma cercherò di essere il più possibile fedele alla realtà. All’estero i giornalisti sono cani da guardia sempre pronti ad attaccare il potere e ad additare gli errori fatti da chiunque, incontri il politico di turno e gli metti il microfono sotto la bocca, ti basta la dichiarazione. Nel Fatto quotidiano le dichiarazioni non esistono, non esiste politico che chiama e dice “io vorrei dire questo”. Ci deve essere motivo per ospitare qualche politico sul giornale. Ci puoi raccontare qualcosa delle iniziative del Fatto, come la recente raccolta firma in favore dei magistrati? Noi dall’inizio siamo stati a fianco dei magistrati, non di tutti i magistrati barricate Ph. Samantha Zucchi / Insidefoto ca che se c’è qualcosa che a me, che sono l’ultima ruota del carro, non va bene, ho la possibilità di dire “non sono d’accordo”, se ne discute e se ne traggono le conclusioni, poi certo il direttore e il vicedirettore danno la linea al giornale. Nessuno ci ha mai impedito di esprimere la nostra opinione e di scrivere quello che pensiamo, cercando ovviamente di essere il più obiettivi possibile. Ci dicono che siamo faziosi, che siamo il giornale delle questure e delle procure, ce ne dicono di tutti i colori, ma noi andiamo avanti, va bene così, evidentemente siamo un giornale scomodo, e in questo paese serve un giornale scomodo, se vendiamo 100.000 copie. Il Fatto quotidiano non è attento solo all’operato dei politici ma anche a quello dei giornalisti e dell’informazione. Cosa ci puoi dire di questa scelta redazionale? E cosa ne pensate dell’informazione italiana di oggi? Noi abbiamo molti capitoli aperti nei confronti dei colleghi, non perché ci sentiamo superiori agli altri,quanto perché siamo forse un po’ più fortunati, e parlo di redattori che hanno la possibilità di scrivere. Noi contestiamo la linea di molti altri giornali, non abbiamo timore di raccontare le cose dal nostro punto di vista. È chiaro che è il nostro punto di vista, non abbiamo la verità in tasca, ma cerchiamo di confutare quello che gli altri dicono o non dicono partendo dal presupposto che il lettore deve conoscere la verità o quello che ci può essere di più vicino alla verità. Secondo me l’informazione in Italia è un animale malato, nel senso che le potenzialità sono enormi, le redazioni sono piene di giornalisti in gamba, che andrebbero soltanto fatti lavorare così come prevede il nostro mestiere. L’informazione, e penso soprattutto al servizio pubblico, quasi non esiste più. Basta guardare un telegiornale per capire che non esistono più le notizie in questo paese. All’Italiano che mangia all’ora di pranzo viene data la notizia sul caldo d’estate, come se fosse un evento, che faccia caldo ad agosto. Questa non è una notizia è una cosa che viene data al popolo così che se ne stia tranquillo. Purtroppo veniamo come ci dicono, ma di quelli che lavorano per bene e lavorano per la verità. Uno dei buchi neri enormi dell’Italia è la trattativa fra lo stato e la mafia. A 20 anni dalle stragi di Palermo, visto che ci sono magistrati che continuano a lavorare per cercare una verità che non abbiamo ancora saputo, è giusto sostenerli. È successo che il Quirinale è stato intercettato, non perché la procura di Palermo lo ha intercettato direttamente, ma per un giro di telefonate per cui alla fine viene intercettato anche il Quirinale. In un qualsiasi altro paese, di fronte una cosa del genere, un Presidente della Repubblica tira fuori lui stesso le telefonate e dice “ecco quello che ho detto, quello che è successo, ve lo racconto io”. In questo paese è successo il contrario: è partito da tutte le parti l’attacco alla procura di Palermo, a quegli stessi magistrati considerati fino a pochi mesi fa come eroi, perché erano gli eroi dell’antimafia, adesso solo perché si sono permessi di intercettare il capo dello stato, diventano dei demoni. In questo paese ci sono delle cose che non vanno toccate. Questo paradossalmente ci sta facendo registrare un aumento dei lettori, significa che probabilmente agli italiani non interessa solamente il ferragosto e il caldo, ma forse qualcosa di più, e che in questo paese, per fortuna, quando tocchi la rifare memoria di magistrati come Falcone e Borsellino la gente si incazza, è giusto così, vuol dire che c’è ancora una parte sana in questo paese. Ci vuoi parlare delle rubriche come “misfatto” e “donne di fatto”? Come sono nate? Quanto lavoro c’è dietro? Il misfatto è nato come inserto di satira nel momento in cui la satira c’era poco o non c’era sui giornali, ed è un bell’inserto, una cosa che leggi la domenica ed è un po’ più leggera. Dopo una settimana in cui vi abbiamo massacrato di politici e trattative, almeno ci si fa due risate! Le altre rubriche si sono unite nel tempo e molte vengono dal sito. Il sito è a Milano alle dipendenze di Peter Gomez, ha una grandissima autonomia rispetto al cartaceo, perché la carta ha solo 20 pagine; noi ogni giorno potremmo fare due giornali per le idee che abbiamo, il problema è che non possiamo superare le 20 pagine, massimo 24, per cui molte cose vengono accantonate per il giorno dopo o non escono. Nel sito non esiste questo problema, più roba c’è meglio è. Donne di fatto dà un taglio diverso rispetto a quello che sono le altre donne sugli altri giornali. Cerchiamo storie particolari e cerchiamo di raccontare le persone, che penso sia la cosa più importante. Il Fatto è una fucina, nel momento in cui a qualcuno viene un idea e si può realizzare, nessuno ci ha mai detto di no. Cosa ne pensi della polemica sull’albo dei giornalisti? È complicato, io credo che ormai siamo in un epoca tale in cui per fare un giornalista non sia necessaria l’iscrizione a un ordine. L’ordine dei giornalisti in questo momento serve a poco, perché non serve a tutelare i giornalisti. Ci sono migliaia di giovani colleghi che si affacciano adesso al mondo della professione, che non avranno mai probabilmente un posto fisso, sono un numero esagerato rispetto alle necessità del paese e vengono utilizzati nelle redazioni per fare qualsiasi cosa, molti non vengono pagati o pagati pochissimo. In tutto questo l’ordine non fa nulla, il sindacato purtroppo fa ancora meno. Non credo che sia un albo a determinare un giornalista, o l’appartenenza a un ordine a fare di un giornalista un buon giornalista. Negli anni l’ordine dei giornalisti è stato visto, ed è stato, come una vera casta, i giornalisti erano veramente dei privilegiati, stipendi e pensioni più alte degli altri, facilitazioni, convenzioni con chiunque, avevano i vari regalini a Natale e lo stiamo vedendo adesso con l’llva. Era una casta, e quella casta si autotutela. Adesso ci sono i giornalisti anziani, che hanno ancora dei privilegi, e la stragrande maggioranza degli altri che non ne ha nessuno. O l’ordine prende in mano la situazione, oppure è destinato ad autoeliminarsi, perché fra un po’ di anni non ci saranno più giornalisti in grado di pagare la quota annuale. Se non prende provvedimenti l’ordine si eliminerà da solo. Facendo una piccola autoanalisi, cosa ne pensi della strada intrapresa in questi anni e dell’evoluzione che il giornale ha avuto? Il Fatto è arrivato dove intendeva arrivare? Ti dico sì per un verso e no per un altro. Siamo arrivati dove volevamo arrivare nel senso che abbiamo creato un problema al paese e siamo contenti di averlo fatto, abbiamo creato una spaccatura e questo non credo che qualcuno possa negarlo. Non siamo arrivati dove volevamo arrivare perché le sfide sono tante e tutte aperte, ancora non c’è una legge anti corruzione in questo paese, ancora ci sono tante cose da fare. La classe politica è quella che è, se la politica buona esiste in questo paese è l’ora che si faccia vedere; io non credo che ci sia più purtroppo, sono molto sconfortata, ma questa è la sfida che ci aspetta in questo momento, ancora di più bisogna che ci sia un cane da guardia contro il potere. Purtroppo questo è un paese che non guarisce facilmente e i dottori devono stare sempre attenti. barricate dic. 2012 / gen. 2013 77 la cultura dietro le righe cultura barricate, barricarsi, vino barricato... Paolo Teobaldi La lettura quotidiana del vocabolario è una pratica che consiglio a tutti: anzi, potendo, la renderei obbligatoria, un po’ come la lettura del breviario per i preti, almeno quelli di una volta, riconoscibili dalla lunghissima fila di bottoni sull’abito talare (33, per la precisione: come gli anni di Cristo). È un esercizio economico e divertente; oltre che un efficace antidoto contro l’insorgere di una malattia tra le più temute al giorno d’oggi (quante battute a esorcizzare il proprio “Alzheimer galoppante” al primo nome dimenticato, al primo Coso…); sicuramente più utile dei giochi intelligenti o dei periodici di enigmistica. Controprova: aprendo a caso una pagina qualsiasi di un buon vocabolario, si troverà sempre una serie di parole di cui non si conosce, in tutto o in parte, il significato o la fraseologia; la pronuncia o la grafia; l’origine o la radice, insomma l’etimo. L’etimologia rivela spesso ascendenze insospettabili, naturalmente senza facili automatismi: capita anche nella vita che “genitori esemplari” abbiano un figlio delinquente o che un astemio abbia avuto un padre alcolizzato. Salta fuori, ad esempio, che la parola garbino non ha un’origine adriatica, marinaresca o portolotta, localistica o peggio ancora provinciale, bensì araba: deriva infatti da el-gharb, occidentale (sottinteso: il vento); oppure che triccolo (o tréccolo), il rivendugliolo di verdure al mercato, deriva da trecca, parola già presente nel Trecento (Boccaccio la usa in questo stesso senso nel Decameron, giornata VIII, novella 5). E poi si scoprono parole nuove, neologismi che a volte hanno vita effimera, altre volte invece si affermano e si radicano; perfino mostruosità linguistiche (e qui eccellono i nostri politici): briffare, ad esempio, l’ineffabile anglismo alla puttanesca coniato da Nicole Minetti, fa accapponare la pelle (suppongo che derivi dal verbo inglese to brief, sintetizzare, riassumere: ricordo ancora la Sala briefing nella base dell’Aeronautica dove ho prestato il servizio militare). Esodati però è anche peggio, in quanto triplice aberrazione (linguistica, politica ed economica): improbabile participio passato di un inesistente verbo transitivo esodare, che comunque rende subito l’idea di una massa di persone che si ritrovano nel deserto senza più alcuna tutela: né acqua né salario né pensione. Ma quarant’anni fa non si diceva che l’anarchico Giuseppe Pinelli era morto suicidato? Adesso nasce un nuovo periodico, a cui viene posto il titolo di Barricate (fra parentesi, nel linguaggio comune 78 dic. 2012 / gen. 2013 barricate l’espressione dare i titoli suona ironicamente come offendere, ingiuriare). E dare il nome a una nuova creatura (bambino o animale o azienda o prodotto o periodico…) è una delle operazioni più delicate al mondo (mio padre diceva che nella razza umana la gravidanza dura nove mesi per dare ai genitori tutto il tempo di riflettere sul nome del nascituro). Barricate quindi. Il Tommaseo, il Tommaseo-Bellini, il padre nobile dei nostri dizionari (il Dalmata, lo chiama Bianciardi nella Vita agra, in quanto nativo di Sebenico) dà questa definizione: “Barricata, s. f.: Da Barricare. Riparo tumultuario di legname, di balle di lana, di botti piene di terra o di letame o di sassi, che si fa attraverso delle vie per impedire il passaggio de’ nemici.” Urge ricerca etimologica. Senza scomodare il DELI, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, di Cortellazzo-Zolli, o cimentarmi fisicamente col Grande dizionario della lingua italiana del Battaglia (21 volumoni in ottavo + 2 di aggiornamenti) mi accontento del Devoto-Oli, Nuovo vocabolario illustrato della lingua italiana, che alla voce Barricare propone la seguente etimologia: “Dal fr. Barriquer, der. di barrique ‘barile’ e cioè ‘allineare barili’ (per costituire un ostacolo), perché le prime barricate (1588) furono fatte con botti e barili.” Un ostacolo improvvisato ma fisso, per bloccare il nemico. Vero è che poi nel corso delle Cinque giornate di Milano (1848) gli insorti guidati dal Cattaneo ebbero un’idea geniale, che li aiutò a cacciare gli Austriaci del Radetzky: inventarono le barricate mobili, cioè delle superbarricate fatte con fascine bagnate, barili pieni di terra etc. munite però di ruote: da statica, insomma la barricata diventò dinamica. Purtroppo poi, sempre a Milano, le barricate del 1898 furono spazzate via a cannonate dal generale Bava Beccaris, “il feroce monarchico Bava”; e in fondo l’impianto urbanistico della Parigi moderna, costituito di lunghi e larghi boulevards, impossibili da barricare, non è estraneo a quella esperienza. Ma, alla parola barricare, trovo anche connotazioni statiche più che dinamiche, come di chi si incaponisca a difendere le proprie idee, o peggio ancora si isoli dagli altri. Sempre il Devoto-Oli riporta un po’ di fraseologia: “Barricare (…) rifl. Chiudersi in un luogo rafforzando con sostegni improvvisati le aperture o sbarrandone l’accesso; anche fig., richiudersi in casa rifiutando qualsiasi contatto con l’esterno, far vita estremamente ritirata.” Ma, come tutte le cose vive, la lingua italiana si evolve. Così negli ultimi anni il verbo barricare si è arricchito di un nuovo significato: vino barricato infatti significa vino invecchiato in barrique di rovere per un certo numero di anni, in modo che col passar del tempo possa assumere il gusto, gli aromi e i tannini di quel nobile legno (anche se oggi non mancano i furbi che accelerano il processo di invecchiamento con una birbonata, immettendo nel vino trucioli di rovere). Insomma Barricate è un titolo giusto per la nuova creatura? Dà un’idea statica o dinamica dei nostri tempi? Intelligente o ideologica? Antagonista o depressoide? Non lo so, sinceramente: il mio voto è che la rivista prenda piede e che prosperi, che tenga gli occhi aperti, che inviti i suoi lettori (un numero crescente di lettori) a studiare e ad approfondire le questioni affrontate; che eviti le frasi fatte e i luoghi comuni (in senso linguistico: la piazza cittadina a me va benissimo). In fondo non sono un profeta, sono solo un artigiano che legge, che scrive e che cancella. Potrei citare la serendipity, cioè le scoperte che avvengono per caso, oppure l’eterogenesi dei fini. Ma l’esempio più illuminante ci viene dalla storia. Il nome Benito era assai comune nel ventennio fascista perché dichiarava sfacciatamente la fede politica di molte famiglie (non tutte): ma pochi sapevano che il padre di Mussolini, il socialista “fabbro predappiano”, aveva scelto quel nome quale esplicito omaggio a Benito Juarez, il presidente del Messico: progressista, libertario e per di più indio (quindi di pelle scura). Va a finire che da barrique deriva anche Baricco. barricate dic. 2012 / gen. 2013 79 la cultura dietro le righe cinema intervista A antonietta de lillo la gallina e il paradosso Incontro con la regista alla 48 a edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro Massimiliano De Simone In Italia nel 2011 sono stati prodotti 499 film, senza contare le coproduzioni. Di questi ne sono stati distribuiti nelle sale, comprese le coproduzioni, 133. L’andamento del 2012 non sembra invertire questa tendenza, che lascia sconcertati e perplessi noi appassionati di cinema. 1 Dati del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per il Cinema. 2 Giornale dello Spettacolo, 20-1-2012 80 dic. 2012 / gen. 2013 Tutti i film scritti, girati, fotografati, recitati, montati, sudati e pagati che non hanno avuto l’uscita in sala, che fine fanno? Potremo mai vederli? Esiste una sorta di macero virtuale in cui le opere finite finiscono, con la residua speranza di un’uscita in dvd o di un passaggio in tv, magari in notturna? Eppure tra gli autori non distribuiti non ci sono solo giovani esordienti, ma anche autori con carriere, poetiche e pubblico ormai consolidati. Solo gli esempi più eclatanti: Pasquale Squittieri con Father e Aurelio Grimaldi con L’ultimo re. Oltre le acque stagnanti e torbide in cui sono impantanate, agli occhi del profano, le politiche distributive e le strategie di mercato, un fatto emerge limpido: un film, finanziato, prodotto e finito che non esce in sala è una sconfitta, un volo ipotetico, un sogno strozzato per l’autore e per il pubblico. Di questo e di altro ancora discutiamo con Antonietta De Lillo, regista napoletana attiva sulla scena italiana da quasi 25 anni e ospite alla 48ª edizione della Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro. Autrice poliedrica, Antonietta De Lillo ha barricate Antonietta De Lillo nasce a Napoli nel 1960. La sua attività cinematografica non si limita al campo artistico. Nel 1985 fonda insieme a Giorgio Magliulo la Angiofilm, con la quale produce i suoi primi lavori: Una casa in bilico (1986) e Matilda (1990). Nel 1992, insieme ai TeatriUniti, produce Morte di un matematico napoletano, folgorante esordio cinematorgafco di Mario Martone, uno dei film più intensi di quel decennio. utilizzato e utilizza, senza pregiudizi, sia il video che la pellicola, e intreccia le sue storie ricorrendo alla fiction e al documentario. Curiosa per natura e per professione, disposta a correre qualche rischio pur di spingere in avanti la sua ricerca, De Lillo attualmente si sta cimentando in un nuovo progetto dal titolo emblematico: “film partecipato”. La regista sintetizza così l’idea: “L’obiettivo è sperimentare le potenzialità di quella forma di partecipzione, peculiare della Nel 1997 realizza Maruzzella, episodio de I vesusiani, film manifesto del gruppo eterogeneo di registi (Capuano, Corsicato, De Lillo, Martone, Incerti) classificati allora, un pò frettolosamente, come una nuova corrente cinematografica. Nel 2004 gira Il resto di niente, tratto dall’omonimo libro di Enzo Striano, in cui la breve esperienza della repubblica napoletana del 1799 è raccontata attraverso l’impegno politico di Eleonora Pimentel Fonseca; sguardo di una donna contemporanea sulla vicenda umana e politica di una donna moderna, “illuminata” e controcorrente. Prima e dopo ha realizzato diversi video ritratti di poeti, registi e personaggi di rilievo nella scena culturale italiana. Dopo l’esperienza della Megaris, altro centro di produzione audiovisa, nel 2011 fonda la Marechiarofilm, con la quale produce gli ultimi suoi lavori. rete, nota come crowdsourcing, per ottenere un prodotto che si fondi sulla condivisione di un argomento. Ne Il pranzo di Natale, primo film partecipato, si sperimentano linguaggi eterogenei attraverso l’utilizzo sia di immagini amatoriali e di aspiranti film-makers, sia di video realizzati da professionisti. Tutti invitati a esprimersi sul tema delle festività natalizie. Il desiderio è vedere la realtà attraverso occhi diversi. E a proposito di realtà vista con occhi diversi, De Lillo racconta un momento della sua infanzia trascorsa in campagna, un età in cui il magico riempie ogni cosa e un luogo che è una riserva inesauribile di eventi straordinari per i sensi allertati dei bambini: “Mi sono accorta che le galline chiudono gli occhi al contrario, cioè le palpebre si chiudono dal basso verso l’alto, ma essendo una bambina con sensibilità e immaginazione molto acuite, ho pensato di esser pazza e non l’ho mai detto a nessuno. Quando ho saputo in modo casuale che la cosa era vera mi sono rassicurata. Un paradosso: quello che sembra falso è vero e viceversa.Una chiave di lettura, questa, che utiizzo spesso nella mia attività.” Antonietta, in Italia dei pochi film prodotti, ne vengono distribiti circa un terzo. Da persona “non conciliata” con il sistema, che ha sempre cercato strade personali e alternative per accedere ai finanziamenti e per garantirti la distribuzione, che idea ti sei fatta del sistema cinema in Italia? “La crisi del sistema cinema italiano è solo lo specchio della crisi del sistema Italia. Il vecchio sistema, sia produttivamente che tecnologicamente, è diventato sempre più obsoleto e schizzofrenico. Da una parte i film ‘mostro’ distribuiti in 500 copie e tenuti nelle sale per un paio di settimane, dall’altra quelli con visibilità zero. L’unico elemento discriminante, per usufruire dei finaziamenti è l’incasso. Chi è capace di stare all’interno delle regole gode dei benefici garantiti, chi non può o non vuole, rimane fuori. Questa situazione ha prodotto una sorta di pensiero unico: per poter accedere alle linee di finanziamento, già notevolmente ridotte, bisogna adeguarsi ad un prodotto standardizzato nelle forme e nei contenuti. Ciò che è diverso è a priori al di fuori di qualsiasi posizionamento del prodotto. Penso che il sistema imploda perché non s’impegna sull’innovazione e non cerca un rapporto reale con il pubblico. Ma, nonostante la situazione di emergenza, credo che la creatività si muova un po’ come l’acqua quando si infiltra: le crepe sembrano rattoppate, ma l’acqua trova sempre la strada. Accanto alla depressione sento anche molto fermento. C’è un mondo autonomo e anarchico fatto prevalentememete di giovani ma anche di cineasti abituati a trovare delle strade personali per attingere ai finanziamenti. Mi piacerebbe un fermento capace di dialogare con le istituzioni: io sono sempre disposta ad allungare la mano, anche se spesso rimane priva della stretta dell’altro. Ma è un atteggiamento barricate dic. 2012 / gen. 2013 81 la cultura dietro le righe linguaggi grafici - hotmilk garage la gallina e il paradosso Intervista a antonietta de lillo 82 dic. 2012 / gen. 2013 una soluzione registica, capovolgo la situazione e cerco di avvicinarmi all’essenziale.” Queste considerazioni mi rimandano ad un altro grande irregolare, in questo caso del teatro italiano, Armando Punzo, che da anni svolge la sua attività teatrale con i carcerati dell’Istituto Penale di Volterra. Il processo creativo che mette in atto con i suoi attori prevede non propriamente un capovolgimento, ma un lavorarsi contro per cercare di raggiungere, attraverso la messa in scena delle parole e dei corpi, l’essenza, l’autenticità. Ancora un apparente paradosso: la libertà espressiva ricercata in un contesto di privazione di libertà. Come paradossale e ardita poteva sembrare la scelta di due registi ventenni, De Lillo e Magliulo, che pretendono di raccontare un età della vita cosi estranea alla loro esperienza. De Lillo continua: “Probabilmente, per fare un cinema personale, in quel momento avevo bisogno di costruire una storia universale; cosa c’era di autobiografico in una storia di sessantenni? Tutto. C’era tutto.C’era la mia paura di farmi abbattere dalla pigrizia, di soccombere, di morire ogni giorno un po’. “ Vorrei farti una domanda più specifica, relativa al montaggio. Ti capita di avere indecisioni, insicurezze, per poi trovare l’ intuizione giusta: quella scena può essere montata solo in un modo? “Ti confesso che la creatività è una barricate cosa complicata e un po’ fetente, nel senso che l’errore è sempre dietro l’angolo. Due esempi. Quando rivedo l’episodio Maruzzella dei Vesuviani sento che è contratto, che non c’è respiro e vorrei allungarlo tutto. Ma a suo tempo, quando lo montai, mi sembrava che tutto funzionasse. Questa carenza l’ho riconosciuta con il tempo. Secondo esempio: Il resto di niente. Una scena era stata montata in modo impeccabile: era bella ma non funzionava, e non capivo il motivo... ripensandola mi sentivo come un topo in gabbia. Dopo due giorni ho avuto l’intuizione: ho girato con gli occhi di Eleonora e quindi il montaggio doveva essere governato dallo sguardo di Eleonora. La scena montata prima era perfetta, ma non corrispondeva a questa esigenza. Così ho trovato la strada, ma potevo anche non trovarla. Questo episodio mi ha fatto capire che un artista deve stare sempre con l’istinto in ascolto. Grazie all’istinto ho capito che nella scena de Il resto di niente c’era un tradimento della scrittura originale. Accanto all’istinto l’artista deve coltivare e nutrire l’immaginazione, e non sempre è una cosa semplice.” Concludiamo la chiaccierata senza la classica domanda sui progetti futuri, ma una speranza Antonietta De Lillo me la confida: “Spero di riuscire a fare un film sulla mia vita; e il film inizierà sicuramente con la gallina che chiude un occhio...” Datemi una gallina e vi racconterò di me e del mondo. manifesto per la festa del partito democratico Hotmilk Garage è un luogo in cui si disegnano le idee. È uno studio dove la creatività prende forma di disegni, illustrazioni e tshirt. L’obiettivo è comunicare in maniera originale l’attività del committente. Hotmilk garage nasce nel 2010 dall’unione di due esperienze: Cristiano Andreani, Urbino 1973, diplomato ISIA, libero professionista, creativo e disegnatore di lungo corso; Emanuele Barduagni, Pesaro 1985, disegnatore professionista e custom designer nel circuito auto e motociclistico. Questo manifesto è nato come sintesi di una riflessione sulla capacità di un partito di cancellare, completamente e velocemente, l'immagine storica della propria festa. Uccidendola con una serie infinita di gazebo senza storia, togliendo simboli e colori, estinguendo quel sapore paesano così importante. www.hotmilkgarage.com Ph. Paolo Rosso che continuerò a riproporre. È importante creare le condizioni per un dialogo costruttivo.” Perdona la domanda molto diretta e poco specifica...cosa significa per te fare cinema? “Fare un film quando sei solo tu a pensarlo è un atto di fede. Io non vivo per fare il cinema, ma il cinema mi serve a vivere. La creatività e l’arte possono aiutare anche in passaggi estremi e dolorosi come la morte e la malattia. Trovo una profonda affinità con un pensiero del compianto Giuseppe Bertolucci: ‘il cinema ha due madri: una madre naturale, chi lo pensa, e una madre adottiva, chi lo guarda’. Credo che tanto buon cinema in questi anni abbia perso la madre adottiva e spero che si riesca a ritrovarla.” Il cinema lo scopri ad un certo punto della tua vita... “Il mio incontro con il cinema, avvenuto in modo casuale, si è rivelato perfetto: sono stata condivisa e partecipata già prima dell’esperienza del film partecipato. Mi sento un’artigiana che lavora fianco a fianco con i suoi collaboratori, ognuno dei quali contribuisce con la propria creatività al risultato finale. Sono inoltre incuriosita dalla tecnologia e mi sento capace di elaborare la ricerca estetica con mezzi diversi e di finalizzarla in una storia.” Esordisci a metà anni ‘80 in modo apparentemente tradizionale con un film di sceneggiatura, per poi approdare a lavori in cui fiction, documentario, racconti di vita si intrecciano in modo spericolato ed efficace. “In quel momento, metà anni ‘80, i nostri padri, Bellocchio, Del Monte solo per citarne alcuni, riferivano il loro cinema al loro vissuto. In un contesto simile, appropriarsi di una narrazione “forte” e nascondersi dietro la vicenda di personaggi sessantenni era una scelta abbastanza rivoluzionaria. Nel mio lavoro di preparazione adotto sempre il parodosso, come raccontavo a proposito della gallina. Quando devo affrontare un testo, fare una scelta drammaturgica, adottare studio@hotmilkgarage.com BARRICATE dic. 2012 / gen. 2013 83 linguaggi grafici - CANICOLA editoria grafica CANICOLA In viaggio tra i linguaggi Monique De Monique I libri a fumetti pubblicati da Canicola comprendono la produzione di giovani talenti italiani e la traduzione di opere internazionali, con una particolare attenzione a Finlandia, Germania e Cina. In grande, la copertina del numero monografico dedicato ad autori cinesi, di cui pubblichiamo alcuni estratti dei seguenti lavori: Drawing di Anusman, Starsflavours di Tang Yan, L’arte della tortura di Hok Tak Yeung, Il ragazzo nello specchio di Jin Ningning. 84 dic. 2012 / gen. 2013 barricate Canicola è un progetto editoriale nato a Bologna nel 2004, che fa ricerca nell’ambito del fumetto contemporaneo. Fin dalla nascita la vocazione è stata di respiro internazionale, e autori e curatori sono stati invitati a festival e manifestazioni culturali a Parigi, Lisbona, Buenos Aires, Amburgo, Stoccolma, Helsinki, Madrid, Lucerna, San Pietroburgo, e tante altre città, per mostre, workshop e conferenze. Il progetto ha ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero, e si concentra sulla produzione di una rivista-laboratorio e di libri a fumetti. Dopo il numero interamente a colori dedicato al fumetto per bambini, che ha ricevuto il premio Boscarato come miglior produzione a fumetti per ragazzi, l’ultimo numero di Canicola è dedicato alla scena del fumetto cinese. Abbiamo fatto alcune domande a Edo Chieregato, che cura il progetto con Liliana Cupido. Perché avete deciso di indagare la scena contemporanea del fumetto cinese? Crediamo che la scena cinese sia una delle più interessanti oggi: non solo si emancipa dalla cultura manga giapponese, ma propone un variegato ventaglio di approcci grafici e riflessioni sul linguaggio che riteniamo importanti in un decennio in cui la maggior parte dell’attenzione è legata al formato graphic novel, alle storie a lungo respiro, oppure alla cronaca o al graphic journalism più o meno serio. Molto forte è la propensione al racconto breve, al potere dell’immagine e del silenzio, fino alle possibilità di un incontro lirico tra testo e immagini. Cosa pensi del fumetto italiano, dei suoi autori, del suo mercato, della sua storia e della situazione attuale? La scuola italiana è sempre tra le più autorevoli. Dopo i grandi autori degli anni sessanta (Pratt, Crepax, Magnus, Toppi, Micheluzzi…) e dopo le avanguardie degli ottanta (Frigidaire e Valvoline), ci ritroviamo oggi con una ricchezza impressionante. Sono tanti i grandi autori giovani da noi, disegnatori capaci di creare mondi e interpretarli con stile originale, ma l’attenzione mediatica e del mercato è stupidamente esterofila o modaiola, per cui spesso tanta ricchezza rischia di non arrivare ad un pubblico trasversale di lettori. Quali sono i vostri obiettivi e progetti futuri? Cerchiamo sempre più di costruire dei progetti culturali ed espositivi attorno ai libri che produciamo, perché non siamo interessati ad un mercato mordi e fuggi. Tra gli obiettivi più sentiti e difficili c’è la voglia di produrre libri di autori italiani giovani, opere prime non scontate, perché lo spazio per la ricerca è quasi scomparso nell’ambito della normale distribuzione. In autunno uscirà Alien, l’opera prima della tedesca Aisha Franz, è un libro delicato che indaga la sfera intima della sessualità attraverso tre generazioni di donne e un disegno a matita morbido. Sempre entro fine anno usciranno un libro di grande formato di Gabriella Giandelli, tra le maggiori autrici europee di oggi, e una raccolta di storie brevi di Michelangelo Setola, disegnatore misconosciuto in Italia ma apprezzato a livello internazionale con diverse esposizioni in Europa o in realtà dell’arte contemporanea come Artissima di Torino. Altro che ti piacerebbe comunicare? Credo che il fumetto sia tra i pochi linguaggi che resistono all’imbarbarimento del contemporaneo e alla povertà di idee e immaginari che stiamo vivendo. Certo, non tutto è buono, anzi si produce tanta roba inutile, ma con un po’ di curiosità le cose ancora necessarie si possono trovare e gustare. BARRICATE Sopra: Le copertine della rivista Canicola, nata a Bologna nel 2005 Contatti: Canicola c/o Chieregato/Cupido v. C. Ranzani 5/10 40127 - Bologna www.canicola.net info@canicola.net dic. 2012 / gen. 2013 85 ’arte della tortura - hok tak yeung canicola cina: hok tak yeung - l’arte della tortura canicola cina: anusman - disegni / drawings 152 The art of torture Old resentment / 1. He he..... go ahead and shoot! In eighteen years there will be another hero like me! 2. I hate people hat talkWhat a lot!the 3. hell.... Eighteen years later... 4. You won’t Winnie make me that/ fast thisdon’t! time...I’ll/ Who y?! 3. 4. And then there’s Snoopy, theshoot Pooh.... Please talk! are you people Defeat 1. He he... what a long night to go... 2. I’ll talk! / What? 3. I said I will talk / You! 4. Please take it easy, life is full of defeats! 97 156 86 dic. 2012 / gen. 2013 barricate 153 154 99 157 158 BARRICATE dic. 2012 / gen. 2013 87 linguaggi grafici - persichetti bros' Una buona idea... ABBONARSI A GAIA Trimestrale edito dall’Ecoistituto del Veneto Alex Langer. Ecologia, Nonviolenza, Tecnologie Appropriate, Consumi Leggeri, Meno Rifiuti, Mobilità Intelligente, Natura e Animali, Democrazia, Salute ed Educazione Ambientale. Gaia esce da 12 anni: concreta, informata, libera da compromessi, senza pubblicità e totalmente finanziata dagli abbonati. Persichetti Bros’. Autori di Singloids, Striscia quasi quotidiana su nerdiness, amicizia, sesso, amore e altre patologie dell’animo un anno € 20 (4 Gaia + 6 Tera e Aqua + 1 libro di Gaia) due anni € 35 umano. 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