Valli Giudicarie e Rendena 36 giovedì 20 febbraio 2014 L’azienda è nata da alcuni mesi dalla fusione delle ditte Beltrami e Spada Occupa 18 addetti di cui quattro soci CHIESE l'Adige Sabato un convegno per specialisti ma anche studenti sulla durabilità delle strutture in calcestruzzo IN BREVE TIONE Edificio demolito al Tar Per il Comune l’intervento autorizzato in piazza Pleù era un restauro conservativo, per la proprietà l’edificio doveva essere demolito perché pericolante. Ora sulla controversia deciderà il Tar che a fissato l’udienza per il 13 marzo; nel frattempo il Comune non potrà accedere al cantiere per il completamento delle opere di messa in sicurezza, non eseguite dall’impresa. La Betonscavi rilancia «Innovare contro la crisi» GIULIANO BELTRAMI VALLE DEL CHIESE - Da alcuni mesi si chiama Betonscavi, ha sede a Darzo e due zone di produzione (di qua e di là dal Chiese, a Darzo e Storo), 18 addetti, fra cui 4 soci. Ieri era, anzi, erano Beltrami e Spada, due imprese storiche del settore inerti, aggregati e calcestruzzi. Storiche perché hanno percorso un bel pezzo di Novecento: Beltrami, fondata a Darzo da Emanuele addirittura negli anni ’20 insieme a Lino Rinaldi come ditta di autotrasporti, poi presa in mano dal giovanissimo figlio Costante nel ’54, quando morì improvvisamente il padre; ora alla terza generazione con Sonia e Johnny, e Spada, nata nel ’53 a Condino da Giulio Spada e Mario Tolettini, che hanno tenuto una cava alla foce del Chiese fino alla fine degli anni ’80, quando Tolettini è andato e sono arrivati Roberto e Massimo Spada, seconda generazione, eredi di un capostipite partito dal nulla. Parlando con Sonia Beltrami (rappresentante legale della Betonscavi, membro della giunta comprensoriale degli artigiani, nel direttivo di «Donne impresa» e vicepresidente del Consorzio estrattivo trentino) senti il tono accorato di chi nell’impresa è nato (papà Costantino è uomo di rigidissimi principi) e di chi vuole che l’impresa continui a vivere. Innovando, naturalmente. E per innovare «bisogna saper guardare avanti: rischiare, cerca- re soluzioni. Bisogna aggiornarsi e aggiornare». Sonia ci porta al convegno organizzato per sabato in un hotel della zona per informare, appunto, gli impresari e i loro tecnici su «La durabilità delle strutture in calcestruzzo». Materia molto specifica, ovviamente, per addetti ai lavori. «Specifica con relatori autorevoli», assicura Sonia Beltrami, che riportiamo sul perché della fusione fra le due ditte. Lucida ed appassionata la sua analisi: «Noi operiamo nel Chiese, in valle Sabbia e in val di Ledro, valli che non offrono per il comparto edile opere strutturali medio-grandi, ma modeste opere di edilizia privata e pubblica. Le due ditte si erano strutturate per servire le piccole imprese della zona (che vanno da uno a dieci addetti), difficili e costose da servire perché distanti fra loro. C’è un problema: come tutti, eravamo attrezzati per non dipendere dalla concorrenza, per non andare in prestito di macchinari. Il risultato? Parlo per la mia, ma il discorso vale per ambedue: azienda sovradimensionata e pesante da gestire amministrativamente. Ecco qua il motivo della fusione». Fondere significa razionalizzare, e razionalizzare significa dismettere. Nella dismissione ci stanno i macchinari, ma anche gli uomini...«Guardi - si accalora la dirigente - sa quanto fa male ad un imprenditore lasciare a casa un collaboratore? Ad aggravare la situazione c’è questa crisi maledetta. Dopo la fusione abbiamo ridotto il par- VIGO RENDENA Fotoclub, l’assemblea I soci dell’Associazione Culturale Fotoclub f11 sono convocati in assemblea generale ordinaria, domani, alle ore 20 ,nella sede al 1° piano della Casa Sociale a Vigo Rendena. In programma la relazione del presidente sull’attività svolta nel 2013 e l’attività prevista nel 2014. Dopo l’assemblea seguirà una pizza in compagnia alla Pizzeria «Le Fontane» di Darè. DARZO Collaudo del nido Il servizio comunale ha conferito all’ing. Emanuele Beltrami della Sintec Associati l’incarico per il collaudo statico delle opere in cemento armato relative ai lavori di realizzazione del nido d’infanzia a Darzo. Il compenso è di 4.450 euro. Da sinistra i titolari Sonia Beltrami, Johnny Beltrami, Massimo Spada e Roberto Spada co macchine. Nonostante questo, si è ridotto drasticamente il lavoro, per cui il nostro tentativo di fare economie di scala è stato parzialmente vanificato». Pentimenti? E’ secca Sonia: «Per niente. Abbiamo un ottimo parco macchine e buoni impianti. Certo, ci sono gli investimenti da onorare, ma questa è la strada. Siamo una bella realtà e vo- gliamo continuare a lavorare con un obiettivo: la qualità. Non ci manca nemmeno la speranza che il sistema riprenda a girare». Intanto sabato mattina il convegno. Appuntamento alle 9,30, pranzo a mezzogiorno. Insieme agli addetti ai lavori ci saranno pure due classi di aspiranti geometri del Guetti di Tione: sempre per guardare al futuro. STORO Legna per ultra 65enni I cittadini ultra 65enni di Storo interessati potranno partecipare domani, venerdì, alle 16.30 in municipio, all’estrazione della legna risultante dalla pulizia delle scarpate della strada per Faserno. Ricerca condotta dal Parco Adamello Brenta su 355 incontri ravvicinati RENDENA L’orso è pigro ma non pericoloso NICOLA GUARNIERI n.guarnieri@ladige.it VAL RENDENA - Uomo e orso possono convivere? Detta così questa domanda può far sorridere ma è quanto hanno cercato di capire i ricercatori del Parco Adamello Brenta che per quattro anni hanno studiato il plantigrado soprattutto dal punto di vista sociale. E hanno sfatato una credenza assai diffusa: l’orso bruno non è pericoloso. Certo, non sarà quel che si dice un animale sociale, e d’altro canto è un orso mica per niente, ma quel che è certo è che nelle sue intenzioni non c’è per nulla la voglia o l’impulso di attaccare l’uomo. La ricerca - condotta da Maria Cavedon si è occupata chiaramente di molti altri aspetti come le stra- tegie di svernamento. E gli atti sono finiti in un interessante libro edito dal Parco assieme a un secondo volume sul gallo cedrone. L’indagine ha raccolto le testimonianze di 355 persone che, nei boschi tra il Brenta e la Paganella, hanno avuto un incontro ravvicinato con il plantigrado. La reazione prevalente dell’animale, manco a dirlo, nel 60% dei casi è stata quella di allontanarsi dall’avvistatore. Nessuna ambizione di confronto o scontro, insomma, ma una più opportuna indifferenza. In un terzo dei faccia a faccia, è rimasto fermo al suo posto ma senza atteggiamenti minacciosi, quanto piuttosto di controllo della famiglia (si tratta infatti di mamme con i cuccioli). Dopo aver appurato l’assenza di pericoli, però, ha girato la coda e se n’è andato. In nessun caso, comunque, il plantigrado ha mostrato aggressività e, tra l’altro, non sembra aver paura della presenza umana a prescindere dal comportamento e dal rumore prodotto. A meno che questo non sia fastidioso, come urla e risate grasse, che potrebbe registrare come rischio di attacco nemico. La percezione di avere davanti un esponente di un altro regno naturale, dicono gli esperti, più che al comportamento è piuttosto legata all’odore. Vista dalla parte dell’uomo, invece, l’incontro con l’orso è servito per cambiare l’opinione, di solito da bar, sul re del bosco. In sei casi su dieci, infatti, gli escursionisti hanno cancellato i preconcetti sulla pericolosità di Bruno riconoscendone l’atteggiamento positivo. L’orso, insomma, è tutt’altro VAL DAONE Uno splendido esemplare di orso presente nel Parco Adamello Brenta è evitare in tutti i modi di lasciare rifiuti in giro. L’orso, infatti, è un mangione, onnivoro, perennemente affamato e soprattutto terribilmente opportunista e pigro. Per questo tende a gettarsi sul cibo facile, che non richieda fatica o impegno eccessivo. E i sacchetti della spazzatura, ma pure i bidoni e i ce- stini, sono semplici da recuperare. Nutrirsi di rifiuti comporterebbe a lungo andare la perdita della selvaticità e anche quel minimo di paura che ha nell’uomo. Insomma, la possibilità di trovarselo sul sedile passeggero con le cinture allacciate potrebbe non essere così remota. Dalle 13 alle 5 vietato il transito a partire dall’abitato di Daone Chiusura parziale della strada FAMIGLIA COOPERATIVA DI CARISOLO Società Cooperativa R4021916 AVVISO DI CONVOCAZIONE I Soci della FAMIGLIA COOPERATIVA DI CARISOLO società cooperativa sono convocati in ASSEMBLEA GENERALE STRAORDINARIA E ORDINARIA indetta in prima convocazione per il giorno 28 febbraio 2014 c/o la sede di Piazza 2 Maggio n. 5 alle ore 07.00 e in seconda convocazione per il giorno mercoledì 19 MARZO 2014 oree 20.00 presso la Casa Rosa di Carisolo per deliberare sul seguente ORDINE DEL GIORNO STRAORDINARIA 1. Modifiche Statuto ORDINARIA 1. Relazione del consiglio d’amministrazione, presentazione del bilancio al 31.10.2013, deliberazioni relative; 2. Varie; 3. Elezioni cariche sociali. nza: Sono in scaden Presidente: Povinelli Modesto Consiglieri: Rambaldini Ivano, Ghezzi Giovanni, Salvadei Dennjs Comitato femminile: Bosetti Katia, Caola Maria Grazia, Gottardi Lorena. che un nemico della specie umana anche se non ha affatto voglia di uscire a cena insieme. Però è fondamentale tenere a mente alcune norme comportamentali quando si gira per i boschi. Innanzitutto, si deve ricordare che, pur di indole assolutamente pacifica, si tratta di un essere di grandi dimensioni e quindi con necessità di avere ben presente un’ampia via di fuga in caso di pericolo. Per evitare il confronto, quindi, basta camminare in modo rumoroso, calpestando foglie e rami secchi o produrre altri suoni non molesti. Grida e schiamazzi non solo sono inutili ma disturbano anche altri abitanti delle foreste. Sarebbe come presentarsi a casa di amici e urlare in continuazione. L’altra norma da seguire, anche da un punto di vista ecologico, DAONE - Che non sia una stagione favorevole per la val Daone si sapeva. Ma ora, proprio, si stanno raggiungendo livelli inattesi e non certo auspicati. L’altra sera la Commissione valanghe ha preso una decisione: strada chiusa a partire dall’abitato di Daone dalle tredici alle cinque del mattino. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, aperta dalle cinque alle tredici, fino a nuovo ordine. La ragione è nota: la sentiamo ripetere da settimane in questo inverno dei paradossi, in cui nevica troppo per consentire alla gente di gioire per la neve. Nevica molto, ci piove sopra, appesantisce la neve e il pericolo di valanghe è dietro l’angolo, anzi, sopra la testa. Così si chiudono le strade, perché la prudenza non è mai troppa. Non che l’alta montagna stia meglio. Chi sorvola l’alta valle parla di otto o nove metri di neve e soprattutto di una quantità di animali in difficoltà. Solo a fine inverno sarà possibile tracciare un bilancio chiaro della situazione. Tornando alla strada della val Daone, realizzata negli anni Cinquanta dalle imprese che costruirono i grandi impianti idroelettrici (bacini artificiali di Bissina e Boazzo, centrale in roccia di Boazzo, condotte forzate e prese su torrenti turbinosi e pisciarole) porta dal centro abitato di Daone a malga Bissina, lungo una trentina di chilometri in mezzo alla natura, ma anche alle rocce instabili. Un tempo di proprietà dell’Enel, ora fino a Pracul è provinciale, mentre l’ultimo tratto è comunale. L’ultimo tratto (quello che da malga Boazzo porta a Bissina, per intenderci) rimane chiuso tutto l’inverno, perché fra i due bacini i guardiani delle dighe salgono con la teleferica. In questo inverno strambo è chiusa anche la funivia. I guardiani salgono con l’elicottero: troppo alto il rischio di valanghe. Il resto solitamente rimane aperto. Anche perché in valle (a Limes, Pracul, Vermongoi) ci sono seconde case, fienili ristrutturati, ma anche bar, ristoranti/alberghi e agriturismi. Ai locali pubblici aperti la chiusura arrecherà certamente un contraccolpo: infatti se la strada chiude alle tredici è difficile mangiare e battersela con il boccone in bocca. Chi non avvertirà il danno saranno le «pareti di cristallo», le cascate di ghiaccio: quelle lo hanno avvertito prima, perché le temperature troppo elevate e l’acqua abbondante hanno impedito di ghiacciare. G. B.
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