Anno CXX - N. 6 Luglio-Agosto 2014 - POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, ROMA luglio-agosto 2014 - n. 6 Vita Giuseppina M e n s i l e d e i g i u s e p p i n i d e l m u r i a l d o compagni di strada 1 sommario 4 5 l’orizzonte L’incontro In copertina cara vita giuseppina Un’immagine che vale più di mille parole: “compagni di strada” per un mondo migliore! grandangolo Un altro racconto di Giuseppe Novero Che rumore fa la felicità? 6 periferie al centro a cura del Gruppo Giovanissimi di Rossano 7 Sipari sociali di Mariaelena Aimo e Christina Scarmato 9 Tre religioni in casa di Asllan Sevdari 10 murialdo world Economi a confronto 12 ... Soltanto scuola e chiesa? 13 di p. Adelio Cola 120 anni di Vita Giuseppina di p. Angelo Catapano 14 15 uomini di dio Fratel Francesco Airale di p. Orides Ballardin testimonianza Battezzato dal papa di Davide Scapin 17 vita della chiesa ...In prima fila da Papa Francesco di p. Massimo Rocchi testimonianza Ma che mattino! di p. Mariolino Parati 18 20 22 festa del murialdo san giuseppe Patrono di ciascuno di noi di p. Tullio Locatelli murialdine Estate: la gioia di stare insieme di sr. Emma Bellotto 23 engim ong Sumak Kawsay... di Lucio Filipponi Fare e divertirsi insieme di p. Fidenzio Nalin 24 25 vita delle opere testimonianza Un’adozione speciale Coro Murialdo di Franco Monaco 26 28 30 32 34 36 Una imagen que vale más de mil palabras: ¡”compañeros de camino” para un mundo mejor! Uma imagem que vale mais de mil palavras: “companheiros de viagem” para um mundo melhor! M e n s i l e d e i g i u s e p p i n i d e l di p. Gabriele Prandi vita delle opere compagni di strada 1 Vita Giuseppina mensile dei giuseppini del murialdo anno CXX - luglio-agosto 2014 testimonianza Capodanno in altoforno di p. Gino Piccialuti nella casa del padre flash di vita fotocronaca progetto n. 6 Direttore responsabile Giuseppe Novero Redattore Modesto De Summa Redazione S. Agazzi - M. Aldegani - M. Regosa - A. Santonico Segreteria F. De Summa - A. Romozzi Editing G. Rocchetti Progetto grafico S. Aureli Collaboratori A. Aimetta - G. Marzano Editore Casa Generalizia della Pia Società Torinese di San Giuseppe Indirizzo e contatti Via Belvedere Montello, 77 - 00166 Roma (Italia) Tel. 06.6247144 - Fax: 06.6240846 - Email: vita.g@murialdo.org www.giuseppini.org - www.murialdo.org Autorizzazione del Tribunale di Roma 26-7-1954 - n. 4072 del Registro della Stampa. La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 250. Numero iscrizione al ROC: 1321 - Partita Iva: 01209641008 Stampa Scuola Tipografica S. Pio X Via degli Etruschi, 7 - 00185 Roma Libreria Editrice murialdo Dal 1895 con il nome di “Lettere Giuseppine” e poi dal 1931 con il nome di “Vita Giuseppina” questa rivista informa ed unisce tutti coloro che si riconoscono nel carisma donato da San Leonardo Murialdo alla Chiesa. Le eventuali offerte dei lettori di “Vita Giuseppina”, di cui si ringrazia anticipatamente, servono a sostenere le spese di stampa e di spedizione della rivista e a sostenere le opere giuseppine nel mondo nelle loro attività verso i giovani poveri (borse di studio, missioni, progetti...). abbonamento: ordinario € 20 l’incontro M u r i a l d o An image that is worth more than a thousand words: “fellow travellers” for a better world! ...Una Vita Giuseppina carismatica 16 Vita Giuseppina luglio-agosto 2014 - n. 6 di Alessandro Pellizzari C’era una volta... L’orizzonte di p. Mario Aldegani Anno CXX - N. 6 Luglio-Agosto 2014 - POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN A.P. D.L. 353/03 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, ROMA 3 - sostenitore € 50 - benefattore € 100 Si possono spedire attraverso: - C.C.P. 62635008 intestato a Vita Giuseppina - Bonifico bancario intestato a Casa Generalizia Pia Società Torinese di san Giuseppe. 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Anche quando sono difficili o dolorosi ci portano qualcosa di prezioso: ci fanno andare oltre l’apparenza, ci insegnano a vivere la profondità. “Incontro… Questa parola ha un suo potere intrinseco; racchiude in poche sillabe un’infinità di soggetti, di temi, di sentimenti, di memorie. Il farsi “incontro” è la metafora di un peregrinare quotidiano che ci porta verso qualcuno o in direzione di qualche meta. C’è un forte desiderio di movimento, di scoperta, in questo “farsi incontro”; il movimento, da sempre, è significativo di rinnovamento, evoluzione. Chi va incontro nutre fiducia in se stesso e, molto probabilmente, in colui o coloro verso cui si muove. Incontro è anche un evento, nel quale poniamo le nostre personali aspettative o ne siamo latori per conto di altri: in ogni caso, un incontro racchiude in sé pur sempre un insieme di ambizioni, interessi, prospettive che animano i protagonisti. “Fatevi incontro”, rendete la vostra persona un luogo nel quale le persone che non conoscete possano trovarvi disponibili; nel quale le persone che conoscete possano confermarvi come percorso e non come meta. Ognuno di noi può essere uno o più “incontri”, ma mai siate un traguardo… perché vivere non ha fine con la morte: la memoria è il luogo di incontro dei ricordi.” Buona vita a tutti, nella gioia e nella grazia dell’incontro. n d. Mario Aldegani, padre generale Vita Giuseppina 6 2014 l 3 In dialogo Cara Vita Giuseppina... con i nostri lettori Ho ricevuto, con piacere, la rivista del mese di dicembre che ho letto come sempre con attenzione ed affetto nei vostri confronti, seguendo le attività che svolgete nelle varie parti del mondo... voglio farvi gli auguri x il 120° anno di pubblicazione... grazie per quello che fate per i giovani e gli emarginati. Ringraziando ancora per la rivista che mantiene informati sulle vostre attività. Porgo cari saluti, auguro un prospero 2014 a tutti voi. Aldo Casali Sono un ex allievo del Collegio san Giuseppe di Rivoli e seguo con attenzione le vicende e con amore ricordo molti professori che come dite VOI sono ritornati al PADRE. Giancarlo Patelli Sono tanti anni che ho dovuto lasciare Arcugnano (VI) e in questi anni ho seguito la Vita della Congregazione che ho tanto amato ed ancora amo con il carissimo ricordo di p. Casaril, p. Cainer, p. Minciacchi e tantissimi altri cari Padri che ho conosciuto, con il rapporto di cara amicizia con p. Gino Piccialuti e con “Vita Giuseppina” che mi aggiorna di continuo. La rivista è sempre graditissima. Vi ringrazio e vi chiedo un caro ricordo nelle vostre preghiere. Tantissimi auguri e cari saluti Nello Rinaldi - Jesi (AN) Seguiamo con particolare attenzione Vita Giuseppina anche perché come associazione Ex Oratoriani Murialdo di Milano sosteniamo i progetti in particolare per i bambini della Guinea Bissau. Complimenti Chiavon Raimondo In riscontro alla vostra comunicazione desidero informarvi che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare la splendida Famiglia del Murialdo in qualità di Ex Allievo. Purtroppo il lavoro mi ha portato via da Roma e dagli amici degli Ex Allievi e non frequento più quelle persone a me tuttora care. Attualmente vivo a Trieste e, soprattutto grazie alle mie due figlie che frequentano presso la Parrocchia il catechismo e l’oratorio, cerco di vivere i valori cristiani che, anche voi, avete costantemente alimentato in me. Non mi sono informato se a Trieste sia radicata la Famiglia del Murialdo, in ogni caso spero di tornare (forse tra un paio d’anni) a Roma e di tornare tra le fila degli Ex Allievi! L’occasione mi è gradita per rivolgere a voi tutti un caro saluto Pasquale Acampora - Trieste Vorrei far pervenire un saluto particolare: a p. Franco Verri, conosciuto e molto apprezzato come disegnatore e pittore al Brandolini di Oderzo nei primi anni 60 e poi perso di vista; mi colpirono molto in quegli anni i suoi ritratti “stenografici” per l’essenzialità e la sicurezza del segno che con pochi tratti definiva compiutamente un volto. E un saluto anche a p. Francesco Donaggio, incredibile computer vivente (sia per la memoria da molti Gb, sia per le capacità matematiche) che l’età non sembra avere scalfito. I 5 anni trascorsi al Brandolini (dal 1961 al 1966) li ricordo sempre con grande affetto e riconoscenza nei confronti dei miei educatori e professori, oltre che con una certa ovvia nostalgia per la giovinezza passata. Ma passata bene, con grande impegno nello studio, nello sport, nei mille diversivi che ci inventavamo per rendere pieni i nostri giorni: il giornalino “il Barattolo”, i cineforum, gli spettacoli (Brandoquiz ...), mostra del libro, mostra missionaria, concorsi artistico-letterari... Ricordo poi la frequentazione del card. Albino Luciani (papa Giovanni Paolo I) che veniva a spiegarci i lavori del concilio (e noi a tentare di stenografare, con scarso successo, le sue parole). Un cordiale abbraccio Luigi Vedovato grandangolo un altro racconto U n giornale racconta il mondo che vede, ne è lo specchio più o meno fedele. Solo così riesce a interpretare la realtà, lo spirito, il carattere e il senso profondo di una comunità. Proprio per questo spesso sembriamo non accorgerci, o non curarci affatto, della positività che ci circonda. Il nostro sguardo cade sui tanti fattori negativi che opprimono la vita delle famiglie e di tutti noi: un pessimismo di maniera talvolta lamentoso quasi per principio. Ma basta andare un po’ fuori del nostro recinto per dare importanza alle tante cose positive che ci circondano. Prendiamo la scuola. Si sente parlare, spesso, di alleanza educativa. Noi, per esempio, non saremmo quelli che siamo senza i nostri insegnanti. è giusto allora registrare che molti di questi insegnanti non sono andati in vacanza senza prima aver stimolato i propri allievi ad un compito estivo, magari nel volontariato, nello studio, nell’impegno di sé per gli altri. Se poi appena ci lasciamo contaminare dall’ascolto, ci accorgiamo che la convivenza non è quel ring nel quale si combatte e basta, ma la sorpresa di un incontro, magari impensato, rivelato da un approccio più libero e generoso. Uno dei motivi di smarrimento della nostra società è proprio la mancanza di amicizia civica, che passa volgendo l’occhio sul mondo che ci circonda. Il periodo estivo è fatto anche di tempi diversi dove è possibile incontrare una realtà apparsa sbiadita nella corsa del quotidiano, riscoprendo il primato della relazione, della comunicazione personale. Comunicare non è un’attività facoltativa: è alla base di ogni esistenza e sviluppo. Le nostre prime parole sono state rivolte al “tu”: mamma, papà… solo successivamente il bimbo impara a dire il suo nome. Nell’estate non mancano le occasioni per nuovi incontri e per riprendere, con energia nuova, relazioni un po’ consumate. Così, come ci invita Pascal nei Pensieri, “allontaniamo lo sguardo dagli oggetti meschini che ci circondano” e vediamo volti e orizzonti nuovi. Da raccontare. n Abbiamo bisogno del vostro aiuto per sostenere Vita Giuseppina. Le offerte che riceviamo coprono solo una parte delle spese di stampa e di spedizione. Grazie a tutti coloro che si ricordano di Vita Giuseppina attraverso il rinnovo annuale dell’abbonamento e il sostegno generoso alle nostre missioni. sostieni Vita Giuseppina C.C.P. 62635008 Vita Giuseppina 6 2014 l Giuseppe Novero 5 periferie al centro periferie al centro Comunità Murialdo Piemonte al Teatro Regio di Torino La risposta degli adolescenti di Rossano a favore dell’integrazione: Sipari Sociali: che rumore fa la felicità? L a famosa canzone dei Negrita ha un titolo al quanto particolare: “Che rumore fa la felicità?” Noi giovanissimi di Azione Cattolica dell’Opera Sacro Cuore di Rossano siamo riusciti a captare questo singolare rumore. Come? Raccontiamo la nostra avventura dall’inizio. Nel mese di ottobre, durante un incontro finalizzato alla programmazione degli impegni da assumere durante l’anno associativo, Alessia ha posto un interrogativo: come coinvolgere nelle attività della nostra Opera i bambini non italiani, i cui genitori vengono aiutati 6 e sostenuti dal centro d’ascolto Caritas parrocchiale “P. Egidio”? La nostra cittadina infatti brulica di cittadini stranieri prevalentemente originari dei paesi dell’Est che sono venuti a Rossano attirati dalla prospettiva di poter lavorare nei campi per la raccolta degli agrumi, delle olive o delle fragole di cui la nostra terra è particolarmente ricca. Purtroppo qui da noi non sempre trovano quello che hanno sperato e che sarebbe giusto offrire loro, per cui spesso si ritrovano a vivere in situazioni di disagio economico e sociale. Questa situazione coinvolge interi nuclei familiari con tanti bambini che, oltre a vivere i disagi legati al fabbisogno economico delle loro famiglie, vivono anche quello di un inserimento difficile nelle nostre scuole e nel nostro territorio e questo per problemi di lingua, di abitudini e purtroppo a volte anche di poca accettazione da parte di noi Rossanesi. Alla luce di questa situazione il nostro gruppo “giovanissimi” è arrivato alla conclusione che è fondamentale che queste persone e soprattutto questi bambini si sentano accolti, diventino parte della nostra realtà. Dovevamo fare qualcosa in questo senso. Abbiamo deciso quindi di offrire ai ragazzi dei momenti di animazione, di gioco, di canto… di stare insieme. Abbiamo cominciato ad invitarli mentre le mamme aspettavano il loro turno al centro Caritas a stare con noi per giocare, cantare, ballare, disegnare… Per affrontare le piccole spese a cui andavamo incontro abbiamo anche organizzato un momento di autofinanziamento. L’esperienza ha avuto inizio nel mese di novembre e continua tutt’ora. Inizialmente sia le mamme che i bambini ci guardavano con sospetto e diffidenza, ma poi piano piano hanno cominciato a coinvolgersi e ora sono loro che vengono a chiederci di stare con noi per trasformare quel tempo di monotona e imbarazzante attesa in tempo di gioia. Vita Giuseppina 6 2014 l periferie che diventano centro! Il numero dei bambini coinvolti non è numerosissimo ma sta crescendo, anche se molto lentamente; quello che però sta crescendo di più è la nostra amicizia con loro. Da parte nostra abbiamo dovuto superare non poche difficoltà: trovare del tempo da dedicare a questi bambini, non quando non abbiamo niente altro da fare, ma tutte le volte che ce n’è bisogno; superare le barriere dovute alle nostre paure, ai nostri preconcetti, alla lingua, all’imbarazzo del fare… Il progetto continua settimanalmente e non solo… Nei prossimi giorni è previsto un torneo di calcetto che coinvolgerà i “nostri” bambini e anche quelli che frequentano il Centro Diurno e l’ACR. Tutto questo coinvolgimento ha segnato ed educato fortemente il nostro gruppo al rispetto degli altri, ci ha fatto scoprire l’indescrivibile sensazione che si prova nel donare il proprio tempo e il proprio affetto e ci ha portati ad individuare il “rumore della felicità” in alcuni elementi che caratterizzano la vita di tutti coloro che hanno voglia di essere LUCE NEL MONDO: l’impegno, la costanza, il sacrificio, la perseveranza, la preghiera, l’amore e soprattutto… le risate dei bambini! n I giovanissimi di A.C. dell’Opera “Sacro Cuore” di Rossano Vita Giuseppina 6 2014 l U n incontro di ragazzi, di storie, di sogni, di desideri, di opportunità per esprimere ciò che si è! Questo è il progetto Sipari Sociali, quest’anno alla seconda edizione, ideato dalla Comunità Murialdo Piemonte con il Teatro Regio di Torino, teatro lirico tra i più importanti d’Italia e più rilevanti nel panorama internazionale. Grandi artisti come Maria Callas e Luciano Pavarotti sono stati protagonisti di grandi opere di Verdi e di Puccini, insieme a tanti altri che ogni anno arricchiscono il vasto programma. E proprio nelle sale prove, nel foyer, sul palcoscenico del Piccolo Regio, un teatro interno al complesso, immersi nella bellezza e maestosità di un grande progetto artistico si lavora quotidianamente perchè periferie sociali siano conosciute e riconosciute come portatrici di capacità e di talenti e diventino il centro dello sguardo di professionisti del settore e della città di Torino. Settanta adolescenti si sono preparati come musicisti, mimi, attori, coristi, scenografi, accompagnati da artisti del famoso teatro torinese ed educatori della Comunità Murialdo, un progetto educativo ed artistico che risponde al bisogno di identità dell’adolescenza con particolare attenzione alle situazioni di fragilità e di disagio. Le attività espressive sono oggi ampiamente riconosciute come potenti strumenti di apprendimento e di conoscenza di sé. La 7 periferie al centro possibilità per gli adolescenti di sperimentare con creatività ruoli nuovi aumenta la stima in sé e nel gruppo, scoprendo risorse individuali e collettive, maturando nuove esperienze e capacità. Questa è la sfida raccolta da un gruppo di educatori della Comunità Murialdo Piemonte che affiancano i ragazzi in un cammino ricco di stimoli, ma anche di difficoltà legate all’ansia da prestazione, all’imbarazzo, alle relazioni e dinamiche che si creano nel gruppo e alla fatica di studiare i testi, le musiche i cori. L’obiettivo è di andare oltre l’esperienza teatrale e costruire nuovi significati e nuovi legami nella propria vita, accompagnati dalla consapevolezza delle emozioni. L’esperienza teatrale consente di abbandonare l’avere, per dare voce e spazio all’essere. Ed è proprio nella faticosa ripetitiva preparazione dello spettacolo che i ragazzi iniziano a raccontarsi, a dar voce alle proprie paure, al de- 8 periferie al centro siderio di riuscire e di fare bene la propria parte. Si sentono parte di un gruppo in cui non solo ognuno è responsabile del proprio ruolo ma fondamentale è il sostegno reciproco, consapevoli che solo una sintonia autentica consente a ciascuno di vivere emozioni che poi raggiungeranno il pubblico. Luca, che nella suddivisione delle parti recitate ha espresso poca soddisfazione del ruolo attribuitogli dal regista, dice: “siamo una squadra, ogni parte è importante anche se piccola!”. E poi c’è Andrea che non sorride mai, ma quando prende la chitarra in mano il suo viso s’illumina. E Caterina che parla pochissimo con una vocina quasi inesistente, ha chiesto di partecipare al laboratorio di coro e lì la sua voce si sente. E Silvia “Non è facile andare a tempo con la musica e con gli altri, ma ci provo!”. E così quello che talvolta sembra impossibile esprimere e far emergere, rimanendo una periferia in- teriore, ha l’opportunità di essere messa in luce, accrescendo il senso del proprio ruolo nella comunità. Il cuore del lavoro educativo del progetto è consentire alla “periferia” di raggiungere il “centro”, ammirando la sua bellezza. L’anno scorso è stato messo in scena “Aiutiamo Sam!” tratto da “Il piccolo spazzacamino” di Benjamin Britten, opera scelta per dar voce all’infanzia e alle sue virtù: il senso dell’amicizia, il coraggio, l’innocenza, l’amore per la vita. Quest’anno i ragazzi hanno preparato “Elisir del Teatro”, tratto da “Elisir d’Amore” di Donizetti; la vicenda narrata affronta con delicato umorismo gli impacci di un giovane timido, pieno di amore, alle prese con le normali difficoltà di crescita e inserimento sociale. Lo spettacolo è andato in scena il 16 e il 17 maggio al Piccolo Regio di Torino. http://siparisociali.org/ n Mariaelena Aimo e Christina Scarmato info@siparisociali.org Vita Giuseppina 6 2014 l Una bella testimonianza di tolleranza vissuta e raccontata da un docente del Centro Professionale “S. Giuseppe Artigiano” di Fier in Albania Tre religioni in casa “N onno, nonno, è nato Sean! Lo sai?” dice Enio, il nipote più grande. Ecco la notizia che si aspettava ormai da diversi giorni: il nonno Burhan è diventato nonno per la terza volta. I primi due nipotini, Enio e Kristian, ormai di 6 e 2 anni, li vede quasi ogni giorno, qui in Albania dove vivono, I genitori di Asllan Sevdari, i suoi suoceri, la moglie mentre il più piccolo, Sean, con i due bimbi, il cognato con la sua fidanzata. per il momento lo potrà vedere solo grazie a skype. rito! Da quando sono diventato È nato in America, è americano! anch’io un loro familiare, ho imDelle lacrime cominciano pian parato molte cose: l’umiltà, il vapiano a scivolare e la forte emolore della famiglia… zione costringe il nonno Burhan a Burhan è una persona saggia, sedersi su una sedia posta sul balcalma, ma a volte vuole che si sencone panoramico di casa sua. ta un po’ anche la sua voce, quel La nonna, Pëllumbesha, anche poco che lo faccia sentire ancora lei commossa, sentita la notizia, capofamiglia. Ha tre figli, due fisubito prende la bottiglia di grapglie, Klotilda ed Elona, sposate, ed pa e due bicchierini, ce li mette un figlio, Blerim, fidanzato. Tutti a davanti, li riempie e ci dice: “Dai, tre educati bene; hanno studiato fate un brindisi di augurio, bevete tutti all’università. un sorsetto!” La prima figlia si è sposata da “Lunga vita a tuo nipote! Che dieci anni con un musulmano possa diventare forte e che non dibektashiano e vive qui a Fier. mentichi di essere albanese”. AcLa seconda figlia è sposata da costo il bicchiere al labbro e subito sei anni con un cattolico di Scutaverso tutta la grappa in gola. Forri, vive a New York. te, ma è buona. Il nonno Burhan Il figlio si è fidanzato con una rami vede, abbozza un sorriso, mi gazza ortodossa. Non so se esiste ringrazia, poi alza la testa verso il un caso simile al mondo, dove tre cielo e dice: “Grazie Dio...” e conreligioni s’intrecciano in una sola tinua con i suoi auguri. famiglia, dove la tolleranza religioConosco quest’uomo, conosco sa gode massimo rispetto. questa famiglia grazie alla loro Quando chiesi a nonno Burhan figlia più grande: sono suo mase aveva mai pensato di giudicare Vita Giuseppina 6 2014 l questi legami in base alla religione, lui mi rispose: “Davanti all’amore dei giovani non esiste nessun ostacolo; anche Dio porta rispetto, perché Dio trasmette la fede per contagio e la sua fiamma è l’amore”. Poi aggiunse: “Noi non abbiamo educato i figli all’odio verso le altre religioni, perché sono tutte strade che ci conducono ad amare Dio. Dio appartiene a tutti e tutti siamo fratelli, figli di Dio. Credo che i miei ragazzi abbiano fatto la scelta giusta perché in mezzo c’è l’amore e il rispetto per l’uomo, per Dio”. Questa è la casa che ho la fortuna di frequentare ogni giorno, questi sono i valori con i quali convivo quotidianamente. La tolleranza religiosa non è un lusso, ma la conseguenza di un popolo che l’ha coltivata nel tempo…; la sua storia, passata e presente, lo testimonia. Condivido un’ultima testimonianza. In questi giorni in un villaggio abitato da musulmani (la maggioranza) e da cattolici (la minoranza) nel nord dell’Albania, per ricostruire la chiesa cattolica hanno contribuito sia economicamente sia con il loro lavoro manuale anche i musulmani presenti nel luogo! La gente semplice sa aprire porte e finestre per trasmettere sempre tolleranza e fraternità! n Asllan Sevdari asllansevdari_09@hotmail.com 9 murialdo world murialdo world Conferenza Interprovinciale 2014 economi a confronto Il prof. Marco Grumo, docente di economia del “non-profit” all’Università Cattolica di Milano, che è stato con noi un pomeriggio intero, ha avallato pienamente il nostro percorso di rinnovamento del sistema economico di Congregazione, che lui stesso ha definito conditio sine qua non per affrontare virtuosamente la delirante corsa che la “strada” appena fuori dalle nostre mura ci presenta. Il mio coinvolgimento a supporto dell’economo generale, p. Juarez Dalan, che mi ha voluto vicino nella preparazione e nel coordinamento di questa Conferenza Interprovinciale, mi ha permesso di essere testimone degli effetti positivi del valente oltreché possibile accostamento “economia & religione”, figlio minore di quello “ragione & fede”. Nella foto sopra: proiezione di un video durante i lavori della conferenza interprovinciale degli economi nella sala del consiglio generale. Nella pagina a fianco: Alessandro Pellizzari con il prof. Marco Grumo. La foto di gruppo dei partecipanti alla conferenza. II 3 maggio scorso si è conclusa la Conferenza Interprovinciale degli economi, che ha visto riuniti per sei giorni consecutivi presso la casa generalizia a Roma i responsabili delle economie provinciali e generale della Congregazione dei Giuseppini del Murialdo, assieme al padre generale e al suo consiglio. A tema i nodi importanti dell’economia giuseppina ed in particolare la concretizzazione del cosiddetto “nuovo sistema economico”, come risposta ai profondi e inevitabili cambiamenti del sistema economico mondiale in cui la Congregazione si trova a dover operare. Numerosi i risultati tecnici raggiunti, tra cui l’analisi economica di massima di ogni Provincia giuseppina, l’individuazione dei fondi necessari per partire in questi giorni con la nuova apertura missionaria giuseppina in Nigeria, il perfezionamen- La domanda che mi sono posto è la seguente: “Si possono conciliare le logiche economiche del terzo millennio con i valori cristiani esplicitati 2000 anni fa da Gesù Cristo, metabolizzati e testimoniati da san Leonardo Murialdo 150 anni fa e ora affidati alla responsabilità della Congregazione e in senso lato della Famiglia del Murialdo?”. to e l’approvazione di un metodo semplificato capace di raggiungere nel prossimo biennio l’obiettivo ambizioso del bilancio consolidato generale di Congregazione. Possiamo sinteticamente definire quest’ultimo obiettivo raggiunto come la via priva di scorciatoie per comprendere in maniera oggettiva e scientifica la situazione economico-patrimoniale dei giuseppini nella loro presenza mondiale. Personalmente sostengo di sì e la Conferenza appena trascorsa è stata ai miei occhi una prova evidente di ciò; ma a quale prezzo lo si può fare? Al prezzo di mantenere un distacco dalla rovinosa seppur affascinate sensazione che il potere economico ti offre, di acquisire le competenze necessarie per essere padroni delle leggi economiche sempre in evoluzione, di guadagnare e di concedere reciprocamente fiducia come succede in un’autentica famiglia, di sviluppare un modello di autonomia coordinata capace di evitare i due estremi e cioè la frammentazione e il centralismo spersonalizzante. Il clima serio, motivato e fraterno, che ci ha sostenuto per tutta la settimana di conferenza, mi legittima ad affermare con serenità e fondata certezza che la “nostra” Famiglia è veramente accompagnata da qualcuno che ci vuol bene… ma che sia proprio lui, san Leonardo Murialdo? n Alessandro Pellizzari a.pellizzari@murialdoworld.org Sostieni il progetto: ”Nuova apertura missionaria in Nigeria” è iniziata la raccolta dei fondi per aprire una nuova opera missionaria in Nigeria: sarà la quarta nazione africana, dopo Sierra Leone, Guinea Bissau e Ghana, dove si avrà la presenza di una comunità giuseppina a sostegno della gioventù locale. Riferimenti per donazioni deducibili fiscalmente: IBAN: IT 17 E076 0103 2000 0100 1330 032 Causale: “Progetto Nigeria”. Contattaci, saremo felici di risponderti: Tel. 06 62.47.144 info@murialdoworld.org - www.murialdoworld.org 10 Vita Giuseppina 6 2014 l Vita Giuseppina 6 2014 l 11 c’era una volta... ma questa è storia vera 120° anno di pubblicazione ...Soltanto scuola e chiesa? testimonianza dell’ ex redattore di VG: Una “Vita Giuseppina” carismatica Mi si chiede una testimonianza sul periodo in cui sono stato redattore di Vita Giuseppina (2003-2007). Dopo la morte del compianto p. Vittorio Garuti, il padre generale mi ha chiamato d’urgenza a questo compito, che ho svolto con dedizione e spero con buon frutto, per quanto alla fine ho desiderato andare nella “vita” pratica tra la gente (dove adesso mi trovo come parroco e direttore), piuttosto che rimanere a scrivere (prevalentemente davanti a un computer) e a occuparmi della rivista. Sono stati solo quattro anni ma operosi e segnati da notevoli cambiamenti. Nell’impostazione dei contenuti ho tenuto conto del nome della testata, che richiama al carisma giuseppino, quindi dando rilievo alle figure di santità che sono il nostro modello, a cominciare da san Giuseppe (nostro padre e custode), e da san Il “teatrino” del Collegio Artigianelli di Torino. “P overi ragazzi! Soltanto scuola e chiesa!” La Mostra-Museo Murialdo si trova all’interno del Collegio degli Artigianelli di Torino. Dal 30 marzo 2000, data d’apertura, alla medesima data del 2013 è stata visitata da circa 12.000 persone. Osservando la fotocopia dell’orario quotidiano degli Artigianelli dell’Ottocento, un visitatore della Mostra esclamò: “Poveri ragazzi! Soltanto scuola e chiesa!” La verità è un’altra. C’era il tempo dedicato al gioco, alle lunghe passeggiate, alle gare sportive e agli spettacoli teatrali. Questi ultimi erano organizzati specialmente in tempo di carnevale. Il repertorio comprendeva commedie di vari autori, come testimonia l’elenco di quelle recitate nel “Teatrino del collegio”. Si distinguono per valore e divertimento procurato agli spettatori quelle stampate dalla tipografia del collegio e raccolte in XIV fascicoli con il titolo “Serate di carnevale dei fratelli don Eugenio ed Enrico Reffo”. Don Eugenio ed Enrico erano edu- 12 catori degli Artigianelli. Il primo veniva giustamente considerato il primo aiutante del rettore san Leonardo Murialdo. La sua causa di beatificazione è stata introdotta a Roma in considerazione dell’esemplare vita di sacerdote religioso giuseppino. Fu giornalista e direttore de “La voce dell’operaio”, (ora “La voce del popolo”, settimanale della diocesi di Torino), e autore di alcuni libri di storia e di devozione. La sua inventiva teatrale fu feconda e originale. Il fratello pittore preparava scenografie e costumi. Le numerose commedie, farse, scherzi e monologhi, pubblicate in quattordici fascicoli stampati dalla tipografia del collegio, divertivano correggendo ed educavano al vivere civile e religioso. Il capolavoro è “Il figliuol prodigo”, dramma in cinque atti; “Il loro modesto teatrino [del collegio] - ricorda don Reffo nella biografia del santo rettore - si vide frequentato dalla migliore società”. n p. Angelo Catapano acatapano@murialdo.org Padre Angelo Catapano durante una processione a Taranto. p. Adelio Cola - colaadelio@gmail.com Vita Giuseppina 6 2014 l Leonardo Murialdo (nostro fondatore), fino ai Giuseppini di cui si è aperta la causa di canonizzazione (servi di Dio Eugenio Reffo, Giovanni Schiavo, Angelo Cuomo). Mi è sembrato opportuno riservare uno spazio centrale all’attualità della Chiesa e della società, soprattutto al mondo educativo (che è la nostra missione), con una finestra sui mezzi di comunicazione sociale (libri, film, musica, internet). Ampio spazio è stato dato infine alla vita delle comunità e delle opere, proveniente dall’Italia e dalle altre nazioni in cui siamo presenti, con notizie, articoli e interviste, e con l’immancabile fotocronaca dal titolo “flash di vita”. Ho promosso un taglio più giovanile con il rinnovamento della veste grafica e dei colori, come pure l’ingrandimento del formato e delle immagini, arrivando all’attuale dimensione e numero di pagine. Ho sostenuto l’abbinamento con sussidi di formazione e di preghiera: il numero speciale all’inizio dell’anno per la Famiglia del Murialdo, i libretti allegati al periodico (La via di Giuseppe, Sui passi del Murialdo, incontro a Maria, catalogo LEM…), il calendarietto tascabile. Ho dedicato l’ultima pagina alle proposte di solidarietà. Siamo sbarcati anche con la versione online sul nostro sito. Abbiamo cercato di ragionare insieme, costituendo un gruppo di redazione stabile, ampliando l’apporto di laici e professionisti, fino alla conduzione laicale dell’attuale direttore Giuseppe Novero (fratello del giuseppino Paolo e mio compagno di studi nel liceo classico). In questo servizio alla stampa di congregazione, ho ricevuto molto, specialmente come ricchezza di contatti e di internazionalità. Ora mi manca un po’, dato che ho sempre sentito la vocazione dello scrittore e del giornalista. Ad ogni modo darò anche in futuro il mio contributo, nel caso che serva, per quanto posso e riesco. n Vita Giuseppina 6 2014 l 13 uomini di Dio testimonianza Battezzato dal Papa Fratel Francesco Airale E cco un fratello laico della prima generazione, testimone, in vita, del vero religioso giuseppino come l’avevano sognato il Murialdo e i cofondatori e, oggi, nostro intercessore in cielo. Nato a Torino il 6 aprile 1862, fr. Francesco Airale ricevette una sana educazione cristiana da Sebastiano e Giuseppa, suoi genitori. Il contatto con la giovane Congregazione di S. Giuseppe lo portò a entrare in noviziato l’8 dicembre 1880 alla Colonia di Bruere (Rivoli), sotto la guida del p. Pier Giuseppe Milanese, uno del gruppo di fondazione della congregazione. Francesco, il “Cichin d’Turin”, come lo chiamavano, era riuscito a compiere solo gli studi elementari, ma gli fu possibile, nella Colonia agricola, raggiungere il diploma di agronomia con abilitazione in floricoltura. Emise gioiosamente la prima professione l’11 novembre 1882 e continuò a lavorare alla Colonia di Bruere (Rivoli) come assistente dei giardinieri e floricultori, rivelandosi allegro e simpatico educatore dei ragazzi. La coltivazione dei fiori nei giardini e nelle anime dei giovani lo fece di un’invidiabile bellezza d’animo. Il contatto con la terra, il vedere il bello e il buono nella floricultura e frutticultura della bellissima ed avanzatissima Colonia di Rivoli lo riempiva continuamente di soddisfazioni. Frequentò a Torino, con lode e in qualche caso con premio, altri corsi di qualificazione in agricoltura, ad esempio per l’innesto di viti e alberi da frutta. Come religioso, essendo discepolo del Murialdo, ne ricopiò diligentemente lo spirito, distinguendosi soprattutto per una esimia pietà, per una umiltà semplice e serena e per un amore grandissimo alla Congregazione. E cresceva nello zelo giuseppino circondato dai buoni esempi e ammonimenti dei cofondatori e dei primi fervorosi giuseppini laici. Anche lui, con tutti i ragazzi della Colonia, fu presente ai solenni funerali del Santo Fondatore Leonardo Murialdo. Con l’apertura della prima missione giuseppina “ad gentes” a Bengasi (Libia) nel 1904, gli occhi dei Superiori si posero su di lui; e nel 1906 si aggiunse a padre 14 Girolamo Apolloni, a fratel Maurizio Costa e a fratel Carlo Arlunno. Fratel Francesco era felice, fedele e instancabile nel suo lavoro con i “moretti” che gli volevano molto bene. Lui, piccolo di statura, con la bella barbetta e sempre contento e pieno di umorismo, si faceva voler bene ed otteneva ottimi risultati in campo umano e religioso. Alcuni di loro, più tardi, ogni tanto gli scrivevano ancora, dopo il suo rientro in Italia (1915). Fu poi a Modena come giardiniere, a Rivoli, dal 1917 al 1919, anno in cui fu mandato alla Bufalotta, dove fece anche da vice-maestro dei novizi laici. Il p. Girolamo Apolloni ebbe per lui sempre grande affetto e stima. Il 5 gennaio 1931, nel comunicargli il trasferimento ad Albano, così gli scriveva: “In primo luogo rinnovo auguri al caro giovanotto (di ieri), che si chiama Cichin d’Turin… e con lui a tutta la grande comunità di S. Alessandro. Ha visto come la Provvidenza ha provvisto? Lei è atteso ad Albano dove potrà recarsi al più presto, dove si troverà, spero, ottimamente bene… non mica come villeggiante eh! Non mica come giubilato (che questo avverrà fra venti, trenta anni almeno!) ma come… fattore… di opere materiali e morali. Salve ed arrivederci. Aff.mo P. Gir. Apolloni, C.S.J.”. Ad Albano celebrò i suoi 50 anni di consacrazione religiosa. Dal 1937 fu trasferito a Roma in Casa Generalizia, ove si distinse per il servizio amorevole e simpatico al padre generale, al consiglio e ai confratelli ospiti. E il 5 gennaio 1947, lui, uno dei primissimi missionari giuseppini in Africa, poté dare il saluto ai 51 missionari partenti per l’America del Sud. Due mesi dopo, il 5 marzo 1947, toccava a lui partire per il viaggio definitivo alla Casa del Padre. Confortato da tutti i sacramenti e amorosamente assistito dai Confratelli di Casa Generalizia, andò a prendere il posto a lui riservato per il riposo eterno negli splendidi giardini del cielo. n D iciotto aprile duemilaquattordici. Venerdi Santo. Noi tutti, fr. Valeriano Maragno, Gabriella Marangoni, Edda Bolzonella Vais, Claudio Coppo, Adriano Fasolo, Ornella Pittarello, Stefano Ferrarese, Francesco Caldarazzo, Laura di Chiara, Davide Scapin siamo partiti alla volta di Roma al fine di celebrare assieme la Pasqua, ma soprattutto per condividere il momento in cui Nader avrebbe ricevuto da Papa Francesco il sacramento del battesimo. Arrivati a Roma, siamo stati ospitati nella Casa Generalizia dei Giuseppini del Murialdo da p. Tullio e dai suoi confratelli, i quali ci hanno subito fatto sentire accolti, rendendosi disponibili per ogni nostra necessità. La mattina di sabato ci siamo diretti verso la chiesa di San Pietro dove, mentre p. Tullio ci ha fatto da “Cicerone” all’interno della basilica, illustrandoci i significati e la storia delle meraviglie in essa contenute, Nader e fr. Valeriano hanno fatto le prove per la celebrazione che si sarebbe tenuta alla sera. Quella sera, in fila per entrare nella Basilica di San Pietro per la veglia pasquale, si poteva respirare un’aria densa, carica ed emozionata per la grandiosità dell’evento che da due millenni si celebra: la resurrezione di Gesù. All’inizio della celebrazione la basilica era buia… Un poco alla volta, però, si illumi- na grazie alla fiamma delle candele, accese dal cero pasquale, che ogni persona tiene in mano. La veglia pasquale presieduta da Papa Francesco prosegue intensa con l’esortazione, nell’omelia, di fare ritorno ciascuno alla propria “Galilea”. Stava per giungere il momento in cui Nader avrebbe ricevuto il sacramento del battesimo, al termine di un profondo cammino interiore che segna l’inizio di una vita nuova. Ed ecco che tutto avviene in pochi istanti: “Giovanni Nader, io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”. Sono stati attimi commoventi, emozionanti e carichi di gioia (foto). Al termine della veglia, nel tragitto verso casa, abbiamo condiviso quello che abbiamo vissuto: una gioia immensa! Il giorno seguente, dopo la benedizione del Papa in piazza S. Pietro, tornati in casa generalizia siamo stati omaggiati con diversi doni: in particolar modo a Giovanni Nader è stato regalato un libro contenente le immagini più belle e suggestive di Papa Francesco. Dopo i dovuti e sentiti ringraziamenti per la vera accoglienza donataci e le foto di rito, siamo ripartiti, felici e carichi per l’esperienza e le emozioni provate. n Davide Scapin - dskap89@gmail.com p. Orides Ballardin - orides@murialdo.org Vita Giuseppina 6 2014 l Vita Giuseppina 6 2014 l 15 vita della chiesa testimonianza Oderzo: in prima fila è 27 Aprile 2014: un giorno storico, più unico che raro, a S. Pietro in Roma un’esperienza unica quella che abbiamo vissuto sabato 10 maggio a Roma, all’incontro della scuola italiana col Papa. L’incontro è stato promosso dalla Cei per sensibilizzare ai temi educativi all’interno del mondo della scuola e per “rafforzare energie e motivazioni in tutte le scuole, sia in quelle statali che in quelle paritarie: la libertà dei genitori verso i propri figli rappresenta un diritto sancito dal nostro paese, la libertà di educare i propri figli secondo i propri valori”, come ha detto il card. Bagnasco nel suo saluto. è stata, come ha detto anche Papa Francesco, una bella festa, con tanto di animazione, di canti, di balli, di testimonianze, tra cui una frase di Yuri Chechi: “è sempre più bella una sconfitta pulita che una vittoria sporca”, riportata dal Papa. E noi di Oderzo eravamo lì, proprio in prima fila, per i preparativi fatti molti mesi prima, per la fortuna di avere tra i nostri genitori un papà presidente provinciale Agesc, per essere arrivati tra i primi nella piazza e per l’attesa paziente davanti al nostro settore. Un incontro di gioia, ma anche di grande spiritualità e riflessione sulla scuola e sul ruolo dell’educatore. Più di trecentomila persone hanno riempito la piazza, via della Conciliazione e anche le vie vicine per dire che amiamo la scuola, che, come ha detto il Papa, è luogo di incontro, è apertura alla realtà e ci educa al vero, al bene e al bello. Non lasciamoci rubare l’amore per la scuola! Un discorso semplice, senza troppi riferimenti confessionali per toccare il cuore di tutti. è stata un’esperienza unica e indimenticabile, un’emozione fortissima vedere il Papa da così vicino e con la consapevolezza che forse mai ci ricapiterà. Eravamo tutti lì sotto il sole che aspettavamo il Papa di fronte a ragazzini in carrozzina e persone malate e mi sono chiesta: “Cosa mi manca?” Un’esperienza del genere non solo ti porta a riflettere, ma anche ti dà un grande carico di energia, forza e coraggio; il giorno dopo una mia collega mi ha detto “hai una luce speciale negli occhi”. Forse la luce del sentirsi Chiesa in mezzo a migliaia di altre persone che cantavano “Jesus Christ you are my life” o sventolavano il fazzolettone azzurro consegnato a tutti i partecipanti, o gridavano insieme: “W il Papa!” “Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti”, - ha detto ancora il Papa “andare a scuola significa aprire la mente e il cuore alla realtà, e questo è bellissimo! Nei primi anni si impara a 360 gradi, poi piano piano si approfondisce un indirizzo e infine ci si specializza. Ma se uno ha imparato a imparare, - è questo il segreto, imparare ad imparare! - questo gli rimane per sempre!” E a noi rimarranno sempre impressi nel cuore e nella mentre, oltre a queste parole, anche le migliaia di volti in piazza, volti di bambini, ragazzi, adolescenti, giovani, adulti, che vivono nella scuola, che amano la scuola e che, insieme, hanno pregato per la scuola. n p. Massimo Rocchi donmassimo.rocchi@gmail.com 16 Ma che mattino! da Papa Francesco Vita Giuseppina 6 2014 l U n milione? Due milioni? Un miliardo davanti alla TV? Chi lo sa? Quello che so è che il giorno della canonizzazione di Giovanni XXIII e di Giovanni Paolo II, a Roma in Piazza S. Pietro, c’ero anch’io, dopo aver trovato, con una fortuna sfacciata, un biglietto di ingresso insieme ai sacerdoti incaricati di distribuire la comunione! Così dopo aver indossato la talare e la cotta nell’aula Nervi ho potuto assistere al solenne rito, con la pisside in mano, proprio in prima fila davanti al primo gradino di fronte all’altare del papa! Non ho potuto partecipare quasi mai a eventi del genere, ma l’emozione è stata intensa. Perché? Forse per la vicinanza al papa, alle autorità e ai vescovi e cardinali; forse perché c’erano 4 papi: due all’altare (Francesco e Benedetto XVI) e altri due “sugli altari”, che con il loro Vita Giuseppina 5 2014 l sguardo sorridente ci guardavano dai ritratti delle grandi tele esposte ai due finestroni laterali della basilica; forse perché c’era una folla indescrivibile che si accalcava da ore, se non da giorni, intorno al Vaticano; forse perché ero insieme a circa 400 sacerdoti di non so quante nazionalità e sentivo che cantare insieme in latino era un segno della nostra cattolicità e di una fede profonda e condivisa anche con chi non conosci; forse perché alla fine del rito sono passato davanti alle nuove tombe dei due papi in basilica, dove ancora non era entrato nessuno; e forse per tanti altri motivi ancora che non so descrivere, ma che mi hanno fatto pensare: “Mio Dio, che mattino!” e ancora: “è bello per noi stare qui!”. Grazie, Chiesa! n p. Mariolino Parati mariolino@murialdo.org 17 o d l a i r u m festa del 14 0 2 o i g g a m 8 1 e pagine: Nelle foto di queste du Torino aggiore Montecchio M vesuviano san giuseppe roma treviso viterbo napoli lucera taranto montecatini Programma dei Festeggiamenti 14 ore 17:00: Villaggio della Gioia in Oratorio San Paolo, animazione alla preghiera e all’adorazione ore 19.30: S. Messa Mercoledi A seguire Rinfresco 15 Giovedi 16 Venerdi ore 20:45: In chiesa dell’Oratorio San Paolo Veglia di Preghiera animata con il nostro San Leonardo Murialdo. ore 18:30: In Parrocchia Murialdo - Incontro formativo sull’Esortazione Apostolica “Evagelii Gaudium” di papa Francesco ore 21.00: Concerto della Corale Cristallo ore 15:30:“Festa del Malato” con unzione degli Infermi con l’Unitalsi, gli Amici dei Malati e le Artigianelle; Ore 17:00: in Teatro Parrocchia Murialdo Premiazione “Concorso Murialdo” di Poesia. Dalle ore 16:00 alle 18:00 Ritiro Pettorine in Sabato Oratorio San Paolo per “Corri..Amo San Paolo” Ore 18:30: Ritrovo per Partenze Maratone A seguire Premiazioni, Spaghettata e Impianti Aperti per “La Notte Bianca dello Sport” 17 ore 10:00: in Parrocchia Murialdo s. Messa all’aperto, segue processione con la Statua di San Leonardo Murialdo per le vie del quartiere. ore 16:00: in Parrocchia Murialdo Apertura Bancarelle e Fiera del Murialdo ore 16:15 : Grandi giochi di Lilo e Stitch per ragazzi ore 17:00 Concorso “Torta più Hawaiana” Domenica ore 18:00 Teatro Ripa Grande del Murialdo, Musica ore 19:00 Stand gastronomici “Cena Paesana” (bruschette, pasta, 18 porchetta, pizza) - Animazione - Balli di gruppo -Revival 18 Vita Giuseppina 6 2013ì4 l Vita Giuseppina 6 2014 l 19 san giuseppe murialdo La Festa del Carisma Patrono di ciascuno di noi Fra tradizione e creatività S i è tenuta a Torino dal 25 al 27 aprile la Festa del Carisma, organizzata dalla Provincia Italiana. Il tema di questa prima edizione “Carisma, Tradizione, Incarnazione e Creatività” ha portato i partecipanti a riflettere e confrontarsi sulle possibilità attuali di incarnazione del carisma nelle proprie vite, nei propri territori, nelle proprie Opere di appartenenza. I momenti di preghiera vissuti assieme e una breve rappresentazione teatrale della vita del Murialdo hanno gridato a gran voce che l’ispirazione e l’ideale di ieri sono ancora quanto mai attuali e validi per l’oggi; che il “ne perdantur” non è solo una citazione latina che ci è cara, ma un’eredità che siamo tutti chiamati a vivere, seppur nella 20 diversità di vocazioni della nostra Famiglia del Murialdo. Come farlo? Come rispondere ai segni dei tempi? Innanzitutto guardando all’esempio del nostro Santo! Padre Giovenale Dotta, nel corso del proprio intervento “Il Murialdo tra ieri e oggi”, ha descritto un uomo aperto alle novità e al dialogo, capace di collaborazione e cooperazione con il territorio, con altre istituzioni, con i laici; un sacerdote capace di vivere nel proprio contesto ma, sempre, con l’orecchio e lo sguardo tesi a nuovi bisogni e la mente e il cuore pronti a sognare e pensare nuove risposte. Le quattro interessanti testimonianze di Alfredo Tonelli, di Laura Orestano, di Cristina Casado e di Giuseppe Meluso ci hanno raccontato come nella semplicità dell’ordinario è possibile vivere lo straordinario del carisma con grandi novità. La Fiera delle esperienze e i lavori di gruppo hanno permesso, poi, ai partecipanti di condividere sensazioni, impressioni e vissuti personali. Ed è proprio il vissuto comune di questi giorni, che riporta ciascuno dei presenti alla propria vita e al proprio apostolato con l’impegno a ricercare e cogliere nel carisma murialdino “provocazioni al nuovo”, per gettare semi di creatività: senza mai perdere di vista la nostra missione di educatori dei giovani. n Marika Polidori marikapolidori@gmail.com Vita Giuseppina 5 2014 l I nvocare il patrocinio di san Giuseppe nelle varie circostanze della vita dice che abbiamo con lui un legame di fiducia e di confidenza. Tuttavia non bisogna dimenticare che anche s. Giuseppe ha qualcosa da chiederci. Il servo di Dio d. Eugenio Reffo scriveva: «E che cosa dice a noi il Patrono della Chiesa, il glorioso s. Giuseppe? Ecco il suo ammonimento, nel quale sta tutto il dovere dei figli di Dio: siate cristiani non di “convenzione” ma di “convinzione”, non di parata (cioè per farsi vedere, esternamente), ma di pratica, coraggiosi, senza rispetto umano, cristiani tutti d’un pezzo, devoti al papa, incrollabili nella fede, gli uni agli altri edificanti nell’esercizio delle virtù». Insomma non si può essere tanto devoti e poi essere poco cristiani, o cristiani solo in chiesa. Alle volte il san Giuseppe custode di Gesù è paragonato al Giuseppe, venduto dai fratelli di cui si narra la vicenda nel libro della Genesi, il primo libro della Sacra Scrittura. Dopo vicende drammatiche Giuseppe è divenuto un pezzo importante nel regno d’Egitto, tanto che il Faraone l’ha nominato suo vice re, in un momento di carestia e di gravi problemi sociali. Giuseppe organizza il paese in modo tale che possa superare la grave carestia e al faraone non rimane altro che dire a quanti si trovano nel bisogno: «Andate da Giuseppe; fate quello che vi dirà» (Genesi 41, 55). Questa frase quasi uguale la troviamo detta dalla Madonna in occasione del matrimonio in Cana di Galilea, quando venendo a mancare il vino della festa, Maria si rivolge ai servi dicendo: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela» (Vangelo di Giovanni 3,5). Nel caso di Giuseppe in Egitto la gente poteva avere quello che gli serviva per andare avanti in tempi di carestia; a Cana di Galilea Gesù trasformò in vino l’acqua che i servi avevano portato in tavola. Vita Giuseppina 6 2014 l E san Giuseppe, che cosa ci dice, lui che passa come l’uomo del silenzio? Ci invita non tanto a mettere in pratica delle parole, ma a ripresentare un esempio, l’esempio del suo essere custode di Gesù, del suo stare a servizio di Gesù e di Maria nella casa di Nazareth. Tutto quello che Giuseppe ha fatto lo ha realizzato in ubbidienza alla volontà del Padre; per questo ha il potere di rispondere ai bisogni di chi lo invoca. è proprio della dinamica del credente: più ti affidi al Padre, più diventi affidabile. Per i santi, per san Giuseppe, è capitato proprio così: possono estendere il loro patrocinio ai propri devoti perché loro per primi si sono affidati, hanno consegnato la loro vita alla volontà del Signore. Inoltre mentre ascoltano la preghiera dei fedeli che a loro ricorrono, i santi ci chiedono di farci loro imitatori, perché il vero dono che essi vogliono elargire è quello di un cammino di santità. Nelle parole riportate sopra e prese da uno scritto di don Reffo, troviamo quello che san Giuseppe desidera da noi. Egli ci aiuta a custodire Gesù nella nostra vita perché possiamo essere cristiani convinti e non cristiani solo perché convenga, e ci invita ad essere cristiani sempre e non solo in qualche occasione, di essere testimoni di ciò che crediamo con ferma convinzione. Si può quindi affermare che credere nel patrocinio di s. Giuseppe sia anche impegnativo perché se s. Giuseppe ascolta noi, noi dobbiamo ascoltare s. Giuseppe, cioè imitarlo nella dimensione fondamentale della sua esistenza: fare la volontà del Padre, come strada di vita cristiana, come strada di santità. n p. Tullio Locatelli tulliolocatelli@gmail.com 21 murialdine engim ong estate: SUMAK KAWSAY: L’IDEA DI SVILUPPO NEI PAESI Ad la gioia di stare insieme La comunità murialdina di Montecchio organizza da molti anni un interessante CENTRO ESTIVO nel mese di luglio per bambini e ragazzi in età compresa tra i 3 e i 14 anni. È questo un servizio tanto richiesto dalle famiglie che ancora sono al lavoro e non sanno come impegnare i figli al termine della scuola. L’affluenza è sempre molto numerosa. Lo spazio verde si offre bene per i giochi all’aperto, le sale e le aule della scuola materna possono accogliere un buon numero di ragazzi e ragazze. Importante è la collaborazione di una dozzina di giovani animatori e animatrici che si prestano come “guide” per le varie attività. Per le consorelle, gli animatori e le animatrici questo è un mese di intenso lavoro, ma viene svolto con tanto entusiasmo da coinvolgere anche alcuni genitori così che si crea come una grande famiglia. Quasi tutti i bambini e ragazzi conoscono già l’ambiente perché sono ex alunni e sin dai primi giorni di attività vengono immersi nel filone conduttore di tutto il percorso che faranno insieme. Rivolgiamo qualche domanda a suor Lucia, responsabile della comunità. Come organizzate il lavoro del centro estivo? Sempre esiste un racconto che fa da guida, un racconto interessante che aiuta i bambini e ragazzi a riflettere sui valori importanti per la vita, come per esempio: il rispetto della natura, delle diversità, la solidarietà, la gioia, la pace, il perdono, l’altruismo, ecc. Questi medesimi valori li “trattiamo” da varie angolature. I ragazzi vengono volentieri? Sono sempre venuti con tanta voglia di scoprire ogni 22 giorno cose nuove e questo ha permesso agli animatori di essere ricchi di entusiasmo e creativi nel proporre le attività. Quali attività svolgete? Giochi di squadra, mimi, scenette, laboratori, canti, danza, calcio, preghiera, gruppi di riflessione. Molto entusiasmo e creatività dimostrano i ragazzi/e nei laboratori per i lavori con la creta, colorati e modellati a seconda del tema trattato, lavoretti artigianali con fiori, fazzoletti di carta, materiale povero e riciclabile, disegni sulla stoffa, oggetti fatti con perle o altro materiale, ecc. Per le bambine molto bello è il momento della danza dove possono esprimere tutta l’armonia e la grazia del corpo al ritmo di musica. Per i maschietti invece sono importanti le lezioni di calcio. Ogni settimana poi è programmata una passeggiata sulle colline circostanti e una volta nel mese una gita con mete diverse ogni anno. Avete un momento per i genitori? Al termine di ogni settimana vengono invitati i genitori per una serata da vivere insieme e i ragazzi fanno conoscere ciò che hanno imparato. C’è poi la festa al termine del Centro Estivo quando il cortile veramente si riempie di tantissima gente: genitori, nonni, parenti e amici. In quella circostanza i ragazzi e i bambini si esibiscono in una rappresentazione che riassume tutto il percorso del centro estivo. Veramente questa è una serata di grande gioia per grandi e piccini, con l’unico rimpianto che per quest’anno l’avventura è terminata. n A cura di sr. Emma Bellotto - murialdine@murialdo.org Vita Giuseppina 6 2014 l aprile, una missione dell’ENGIM e del CELIM Bergamo (Centro Laici Italiani per le Missioni) ha visitato la Bolivia, ed in particolare la regione amazzonica, dove ha incontrato lo staff del CIPCA (Centro de Investigación, Posgrado y Conservación Amazónica), organizzazione dei gesuiti che si occupa della popolazione indigena. In seguito, nella regione di Cochabamba, si è visitato il Centro di Formazione Professionale di Eterezama. Qui si è venuti in contatto con un’idea di “sviluppo” molto diversa dalla nostra. Infatti nelle lingue originari delle popolazioni andine, sia “quechua” che “aymara”, il termine non è traducibile e neppure esiste. Il concetto si diversifica molto dalla cultura occidentale, e quello che più si avvicina, il “sumak kawsay” in quechua, è tradotto nelle nuove costituzioni ecuadoriana e boliviana con lo spagnolo “buen vivir” o “vivir bien”. Il significato, però, esprime solo in parte la nostra idea di sviluppo, si basa su presupposti diversi ed introduce tematiche fondamentali per la cooperazione internazionale e per gli attori che, in Bolivia ed in Ecuador, vogliono accompagnare questo processo di cambiamento. “In una dimensione lata, buen vivir indica la vita in armonia con la collettività e la natura, dove la sfera privata e quella comunitaria, e la sfera materiale e quella spirituale, sono concepite come interdipendenti. Nel sistema di pensieVita Giuseppina 6 2014 l ro andino il benessere è possibile solo all’interno della comunità e nel rispetto della Pacha Mama, ossia “tutto come Pacha”, il cosmo spazio-temporale interconnesso nella sua totalità.” (Serena Baldin - Università di Trieste). Questi principi, in Bolivia come in Ecuador, assieme ad altri della tradizione andina, come il prevalere della vita e delle esigenze comunitarie rispetto a quelli individuocentrici dell’occidente, hanno trovato dignità nelle riforme costituzionali di Ecuador e Bolivia, Paesi in cui si è avviato un nuovo processo di sviluppo. Qualcuno lo chiama addirittura deconolizzazione. è una riappropriazione, in chiave moderna, delle culture indigene, dopo anni di neoliberismo selvaggio e sperimentazioni del Fondo Monetario Internazionale che hanno prodotto gravi macerie sociali. Da parte di questi Paesi, soprat- tutto la Bolivia, dove la maggior parte della popolazione è ancora considerata indigena, si stanno rivoluzionando aspetti sociali, culturali e giuridici, difficilmente comprensibili per noi occidentali, al fine di armonizzare crescita economica, rispetto della natura e salvaguardia delle tradizioni originarie. Il nuovo “Estado Plurinacional de Bolivia” è attualmente un fermento di lotta alla corruzione, appropriazione di spazi democratici ed istituzionali fino a qualche anno fa preclusi agli indigeni, e crescita economica delle fasce più basse della popolazione. Questa piccola nazione, incastonata tra Brasile e Argentina, i giganti dell’America Meridionale, sta subendo una trasformazione che la pone al centro di un passaggio epocale, che vale la pena approfondire, cercare di comprendere ed accompagnare. n Lucio Filipponi 23 testimonianza vita delle opere iniziative comunitarie a thiene Fare e divertirsi insieme un’adozione speciale C arnevali e sagre non sono mai state la mia passione e non ho mai indagato sul perché, ma il Carnevale al Patronato è un’altra cosa. Il brusio comincia già a novembre dell’anno prima e, sul momento, tutto deve stare segreto, segretissimo. O meglio, forse lo sanno tutti ma che nessuno si azzardi a parlarne apertamente perché se no dove va a finire il fascino del segreto? I congiurati, dopo mille proposte, discussioni e diverbi, sono arrivati al dunque: il tema è stato scelto e da lì parte la macchina complessa dell’organizzazione, sempre però tenendo blindato l’alone del mistero inviolabile, pena la radiazione dalla fatidica impresa. Le parti ormai sono definite da tempi immemorabili: le mamme nel seminterrato vicino alla lavanderia a fasi alterne ma febbrili durante la giornata a preparare i costumi, i papà dal crepuscolo fino a notte inoltrata nell’edificio deputato all’allestimento dei carri in zona industriale: un qualcosa di mezzo tra la fucina di Vulcano e la fabbrica dei Tempi Moderni di Charlie Chaplin. Sono stato a trovare i desperados un dopocena: quest’anno il freddo non ha affilato la sua lama e si poteva anche parlare senza emettere nuvole di vapore. Il bello di tutta la faccenda è che qui hanno convegno tutte le scuderie della Formula 1 del carnevale thienese e si lavora in santa collaborazione prestandosi consigli e materiale e, all’occorrenza, incoraggiamenti e sollecitazioni. Dimenticavo: c’è chi provvede anche a preparare coreografie e balletti per rendere effervescente la sfilata e qui le mamme sfoderano ricordi compressi della giovinezza che fanno sgranare di stupore gli occhi delle neonate generazioni. Ci siamo: i costumi sono pronti e si può svelare il segreto: il tema quest’anno fa perno sui giocattoli del cartoon Toy Story con il bambino Andy, il cow boy Woddy, l’alieno Buzz Lightyear che non si rende neppure conto di essere un giocattolo. Domenica 2 marzo, il cielo è grigio scuro e promette ancora pioggia ma la decisione arriva a dispetto della stagione pluvia: la sfilata si fa. Corse con il boccone del pranzo ancora in gola ed eccoci gloriosi ed intrepidi sul carro di Toy Story. Il corpo di ballo con il costume da cow boy di Woddy fa il suo matto figurone e si scatena nei 24 movimenti mille volte provati; Buzz/don Tony, affogando nel sudore che gli causa la tuta spaziale del suo personaggio, distribuisce caramelle a grandi e piccini e io scatto qualche foto. Si fraternizza con gli altri carri complimentandoci a vicenda. Anche questa volta è andata. Il Carnevale di Thiene credo che nessuno l’abbia mai dichiarato ma, lungo gli anni, è arrivato sempre più ad autodefinirsi un carnevale fatto proprio a misura dei bambini e delle loro famiglie. Curato nei particolari, ha ancora il timbro di essere “alla buona” e, senza ambizioni di roboante spettacolarità, porta la gioia di un prodotto fatto in casa. E, per restare in tema, mi è piaciuto anche lo spettacolo di Martedì Grasso allestito in piazza Chilesotti proprio per i più piccini (foto). Hanno fatto una santa alleanza gli animatori dei gruppi giovanili e gli R/S del Noviziato del Thiene 1 e hanno chiamato in causa quel leggendario quanto imbranato guerriero di arti marziali che risponde al nome di Kug Fu Panda. Il pubblico dei piccoli è stato entusiasta e gli applausi sono stati abbondanti e saporiti come i crostoli. E come posso dimenticare i ragazzini di 5° Primaria che venerdì “gnocolaro” hanno animato il carnevale per i loro compagni delle classi inferiori allestendo vari stand dove tutti erano chiamati a mettere in gioco le loro abilità? Ma guarda un po’: quando si fa di cuore qualcosa per gli altri ci può essere una singolare continuità anche tra Carnevale e Quaresima. n p. Fidenzio Nalin - fidenzio@murialdo.org Nella foto: Carnevale dei bambini in piazza Chilesotti a Thiene. Vita Giuseppina 6 2014 l una bella testimonianza di fede e di vita tratta da “camminare insieme”, il notiziario dell’opera di Milano. C irca un mese fa ho partecipato all’ordinazione Diaconale di Raj Kulandai a Quito, un giovane seminarista giuseppino indiano che si sta preparando al sacerdozio nel seminario di Quito (Ecuador). Quando sono entrato in Chiesa, ho visto il giovane Raj seduto in mezzo ad una famiglia ecuadoriana: papà, mamma, due figli già grandi. All’inizio del rito questa famiglia da la benedizione e accompagna Raj dal Vescovo. Chiedo ad un confratello, che mi era vicino, chi era questa famiglia e mi dice che sono i genitori di un ex seminarista giuseppino Carlos Cañar che è morto in un incidente, asfissiato con il gas nel 2010. E aggiunge, ancora, che questa famiglia ha voluto “adottare” Raj perché lontano dai suoi che sono in India. Dopo l’ordinazione diaconale, questa famiglia ha offerto un ottimo pranzo a tutti gli invitati facendo una grande festa. Cerco l’occasione di avvicinarmi al “papà”, gli faccio i complimenti per la sua generosità nei confronti di Raj e dei giuseppini... E mi racconta la storia: “Quando nostro figlio Carlos Cañar cominciò il cammino di Vita Giuseppina 6 2014 l seminarista nella Congregazione dei Padri Giuseppini eravamo super felici, ma con la sua morte prematura abbiamo passato un momento molto difficile, una prova molto pesante; ma l’abbiamo superata con l’aiuto della preghiera e della vicinanza dei giuseppini. ...Poco tempo dopo dall’India è arrivato Raj, per prepararsi al sacerdozio qui a Quito. Un padre giuseppino mi ha chiesto se potevamo dare una mano a questo giovane, tanto lontano dalla sua famiglia, nel suo cammino per diventare sacerdote. Ne abbiamo parlato in casa e abbiamo deciso di sì. Avevamo perso la speranza di avere un nostro figlio sacerdote e il Signore ci ha invitato ad un cammino differente, offrendoci un altro figlio”. Dico al papà: “tu lo sai che dopo l’ordinazione sacerdotale questo “tuo figlio” lascerà l’Ecuador e andrà in India sua terra natale?” “Si, lo sappiamo, risponde: mio figlio aveva il desiderio, una volta diventato sacerdote, di andare in missione in un altro paese. Sappiamo che dove Raj andrà sarà sempre nostro figlio e nel nostro cuore”. n p. Gabriele Prandi 25 vita delle opere focus economia Opera San Michele Arcangelo di Foggia coro murialdo D opo la commovente e vissuta liturgia del Venerdì Santo, il Coro Murialdo, diretto da Antonio Forchignone, ha continuato a pregare attraverso un concerto “meditato”, vivendo, attraverso l’arte musicale, quei sentimenti che hanno scosso l’animo umano nei secoli e suscitando nell’animo dei cristiani sincera pietà al pensiero della sofferenza non solo per la ingiusta umana scelta della morte di un uomo (per noi Uomo-Dio), ma soprattutto per la sua assurdità. Per questo motivo, volendo vivere appieno la liturgia del Venerdì Santo, abbiamo invitato vivamente i presenti di non applaudire alla fine delle esecuzioni per rimanere concentrati nel pensiero di un Dio giudicato dall’uomo, sua creatura. Si è iniziato con alcune strofe delle lamentazioni di Geremia, che hanno aperto il cuore alla considerazione di un popolo che rifiuta, o semplicemente distratto e non curante, l’amore che Jahwèh riversa sul “suo” popolo. Il profeta intravede la sua città amata già 26 distrutta e, seduto, osserva Gerusalemme dall’alto e non può che piangere. Portando all’oggi le lamentazioni, anche noi viviamo le sfasature tra il nostro sincero tendere a Dio e la difficoltà di arrivarci. Per il coro le lamentazioni ricordano con affetto la figura di don Tommaso Mastrolitto, Giuseppino del Murialdo, in quanto la melodia è una armoniosa rielaborazione di motivi popolari di Volturino, sua città natale, che don Tommaso, dopo tantissime nostre insistenze, ha voluto donarci. I partecipanti alla serata meditativa hanno vissuto il contrasto tra l’iniziale canto di gloria e la richiesta di perdono (Heinrich Schütz, Ehre sei dir, Christe, da Sieben Worte Christi - Sette parole di Cristo 1645), invocando dal Signore pietà per le nostre miserie: Kyrie eleison, Christe eleison, Kyrie eleison. L’animo umano ha potuto, in parte, comprendere quanto sia necessario lodare, benedire il Signore per i doni (immeritati) che ci ven- gono continuamente concessi. Gesù viene giudicato innocente dal governatore Pilato, ma il suo popolo, aizzato, lo vuole sulla croce dei malfattori (Guillame Boizignac, Ecce homo). La suggestione di quanto il vangelo di Giovanni al riguardo narra ha stupito da sempre la mente ed il cuore di chi ama la giustizia e la verità, se addirittura un governatore di Roma se ne lava le mani; c’è profonda indignazione tra il disappunto di Pilato e la richiesta dei suoi concittadini di volerlo sul quella infame croce. La liturgia del Venerdì Santo propone gli “Improperium” (Franz Xaver Witt, Improperium); essenzialmente è il rimprovero ed il biasimo di non riconoscere il bene che Dio, tramite il Figlio Gesù, con la sua sofferenza e la sua morte, dimostra nei secoli per l’umanità. Nel momento della prova ci siamo addormentati; abbiamo lasciato Gesù solo, nel suo dolore, nell’orto dell’ulivi e poi gli abbiamo dato, come cibo, fiele e, come bevanda, aceto. Vita Giuseppina 6 2014 l Le ultime amare, struggenti parole di Gesù sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, ci portano alla considerazione che, anche noi, talvolta ci sentiamo abbandonati nell’ora triste del dolore! è solo una impressione; il Signore ci è sempre vicino, anche nell’ora più dura nel dolore; non dimentichiamolo (Gyorgy Deak-Bardos, Eli, Eli). Un brano commovente, che coinvolge tutto l’essere di chi sta perdendo la persona più cara. È umanamente incomprensibile vivere lo strazio di una madre ai piedi del patibolo del suo figlio. Quale individuo e soprattutto quale madre avrebbe potuto resistere a tanta tortura? Le pie donne danno atto a Maria che il “SI” proferito all’annuncio giunge ora al suo pieno compimento (Guido Messore, Stabat mater). Ma ora, dopo troppo tempo, avendo compreso la bontà del nostro Dio, in piena libertà e con ferma volontà anche noi ai piedi di quella croce sul Golgota ci uniamo all’accorata preghiera al Dio dei nostri Padri, perché voglia liberare colui che si trova nell’angoscia. Lanciamo il nostro grido di dolore verso Colui che è la nostra speranza e chiediamogli perdono e misericordia (Jacquet de Berchem, O Jesu Christe). E con la preghiera per eccellenza, che Gesù stesso rivolge al Padre che, tramite la sua stessa morte, è non solo suo ma anche nostro Padre, abbiamo chiuso la serata di preghiera, meditazione, riflessioni: questa preghiera che ci da certezza di un Dio amante dell’uomo, sua creatura (Nikolay Kedrov, Pater noster). n Franco Monaco Vita Giuseppina 6 2014 l La mano di Adam Smith non è esente da crampi C ari lettori, credo di non dire qualcosa di nuovo se affermo che la società deve funzionare per il benessere e la felicità della persona umana, singola e associata, a partire dal vincolo basilare che è quello familiare. Per capire “che cosa” noi rappresentiamo, dobbiamo definirci come persone, più che come individui, e cioè intrecci di relazioni sociali che intratteniamo con gli altri. L’indiano Amartya Sen, premio nobel per l’economia nel 1998, scrisse che anche nella visione del fondatore dell’economia di mercato, Adam Smith, “per funzionare efficientemente a un’economia servono altri valori e principi come la fiducia reciproca e la confidenza”. Questo mi autorizza a sostenere con forza che in una economia sviluppata la presenza e il rispetto di valori immateriali, come per esempio quelli morali, non sono opzionali ma necessari. Ad oggi l’economia di mercato sembra lo strumento meno imperfetto a disposizione per l’agire economico, ma servono regole e norme che lo indirizzino verso il bene comune, verso la promozione delle relazioni sociali. Credo che l’attuale situazione economico-finanziaria del mondo occidentale abbia sciolto ogni dubbio sul fatto che il mercato non sia capace di autoregolarsi; anche la “mano invisibile” di Adam Smith ogni tanto ha qualche crampo. Bisogna andare oltre la logica dello scambio degli equivalenti e del profitto fine a se stesso e introdurre anche quella della gratuità. A questo proposito, il cardinale Angelo Scola scrisse che “il dono, come esperienza elementare propria dell’uomo, realizza la domanda di felicità che ogni persona e ogni società si portano dentro”. Il rettore dell’Università Bocconi, Guido Tabellini, nel commentare assieme all’arcivescovo di Milano, il cardinale Dionigi Tettamanzi, l’enciclica Caritas in veritate affermò che “il buon funzionamento di un’economia di mercato e di uno stato di diritto si basa anche su presupposti etici che devono essere condivisi e su un particolare sistema di valori”. L’imprenditore Alberto Falck, impegnato nell’Unione Cristiana degli Imprenditori e Dirigenti, scrisse che: “la dottrina sociale cristiana vuole fecondare con principi corretti (non soltanto cristianamente corretti, ma soprattutto antropologicamente corretti) le coscienze di tutti, non solo dei credenti, affinché i laici responsabili si facciano parte attiva per attuare progetti, sviluppare azioni coerenti, formare un quadro legislativo facilitante”. Una volta stabiliti i fini, uno fra tutti la centralità della persona umana intesa sia come singolo che come famiglia, l’economia, in qualità di strumento, ha il compito di realizzarli nella maniera più efficiente possibile, nella consapevolezza che per funzionare bene deve essere intrisa di valori immateriali quali per esempio il dono, il rispetto e il senso di responsabilità. n Alessandro Pellizzari - A. Sen, “Adam Smith’s Market Never Stood Alone”, Financial Times, 10 maggio 2009. - A. Scola, “Il dono fa l’economia libera”, Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2009. - G. Tabellini, “L’economia e l’etica sono sorelle e non rivali”, Il Sole 24 Ore, 5 nov. 2009. - A. Falck, “Quale economia a servizio della libertà dell’uomo?”, in AA.VV., Il punto è la responsabilità personale, Milano, Fondazione Ambrosianeum, 2009. 27 testimonianza ex allievi “Vita Giuseppina” vuole ricordare p. Gino Piccialuti con questa bella foto tratta dalla copertina di VG del 1984 - n.5, dove p. Gino celebra all’ Ilva di Taranto (ex Italsider) la messa di chiusura del mese di maggio su un altare preparato dagli operai. In questi ultimi anni della sua vita p. Gino ha sostenuto con stima e simpatia il lavoro della nostra Redazione: poco tempo prima che morisse ci ha consegnato questo toccante articolo lasciandoci liberi di pubblicarlo. CAPODANNO IN ALTOFORNO U savo attendere l’inizio dell’anno nuovo con gli uomini di uno degli altiforni dell’Italsider di Taranto. Era un’esperienza toccante, una condivisione di vita che ripetevo ormai da molto tempo: lasciavo alle mie 28 spalle gli spari e le luminare della città trasformata in trincea festosa. Qui mi attendeva un mostro siderurgico con il suo insidioso silenzio notturno di sempre: un alveare operoso accecante, le cui luci quella notte apparivano meno abbaglianti. Quest’anno all’ingresso dello stabilimento, in una portineria, avevo trovato un solo vigilante nella sua guardiola. Mi sorrise sorpreso e grato che anche quella notte io andassi... volontario con chi non poteva stare a casa con la sua famiglia a festeggiare l’anno nuovo in arrivo. Sceso dall’auto, ci eravamo scambiati gli auguri con un abbraccio, come usano nel Sud. Poi avevo ripreso la macchina ed essendo in anticipo, ero passato velocemente in altri reparti e mi ero trattenuto nell’officina del piano terra, dove gli uomini addetti al piano intervento, tra una chiamata e l’altra, cercavano di fare un po’ di cena. Ad una di quelle telefonate andai a rispondere io, senza dire chi fossi. Cercavano un elettricista per un intervento. Chiesi: “Secondo te io sono un elettricista o un meccanico?”; con un po’ di esitazione la voce rispose: “Veramente ho l’impressione che tu non sia né elettricista né meccanico.” Mi dava del tu con una certa titubanza nel tono... dato che le voci dei compagni di quella squadra le conosceva tutte. Certamente ebbe il dubbio di essersi imbattuto in un capo che non gli era familiare. Era vero. Non ero un elettricista, ma sentivo la gioia di portare anch’io una manciata di luce. Vita Giuseppina 6 2014 l Poco dopo, al quinto piano del primo SINOTTICO incontrai quella voce che cercava l’elettricista al pronto intervento. Voce arricchita da un sorriso aperto e incorniciata da un paio di baffi a punta, solenni come quelli di Guglielmo II. Lassù, una passerella aerea, librata sul vuoto a grande altezza, collegava due lingue di fuoco. La percorsi costeggiando il nastro trasportatore del carbone in movimento, con gli scarponi affondati in un soffice tappeto di polvere nera e il casco ben piantato in testa, e raggiunsi gli uomini dell’altro sinottico. Dovunque tanta cordialità, tanta voglia di farsi coraggio e di trattenermi. Ma all’avvicinarsi della mezzanotte dovevo lasciarli per arrivare in AFO/4, come l’anno precedente e come avevo promesso. Mi aspettavano. La squadra di turno questa volta era la “O2”. Una radiolina ci diede il segnale che l’anno nuovo stava ormai arrivando. Stappammo anche noi qualche bottiglia di spumante in cabina PIROMETRI, poi con il capoturno, un uomo dalla statura e dal cuore grande, siamo andati a portare gli auguri con un brindisi agli uomini che erano sul campo di colata. Anche qui, come narra il vangelo di NATALE, nel buio c’era una grande luce... non solo quella della ghisa incandescente che usciva a fiotti, ma anche di un caldo gesto di amicizia. Ho incontrato tanta umanità più tardi anche in AFO/5. Dopo gli auguri a tutti, un uomo mi ha requisito tutto per se. Compresi che aveva bisogno di confidarsi. E poiché la conversazione si prolungava, i compagni di lavoro, quasi in punta di piedi, come i pastori del presepio, erano venuti a portare prima qualche castagna, poi un sorso di birra e infine cinque mandarini! Nel silenzio sembrava sussurrassero: “la nostra vita è dura ma è NATALE anche per noi”. Sapevano che quel povero uomo non era di turno quella notte. Si era offerto al posto di uno che aveva una bella famiglia che lo attendeva. Lui era solo. Moglie e figli lo avevano abbandonato. Quando tornai a casa, il 1996 aveva già incenerito le sue prime tre ore. Ero stanco, infreddolito e bruciacchiato allo stesso tempo. Strani scherzi della vita di altoforno. Più tardi, in parrocchia, mentre le campane suonavano a festa, mi sono andato a preparare per celebrare la prima Messa dell’anno e mi veniva di riflettere che quella vita nelle linee a caldo del siderurgico era veramente pesante, oserei dire Crocifissa. Salendo l’altare nella nostra chiesa dedicata a Gesù Divin Lavoratore mi sono inchinato a Dio e, idealmente, a quei poveri Cristi. Ed ho continuato a stringere mani di donne e bambini in una unica colata di luce, quella dell’Amore di Chi si è fatto uno di noi, per camminare insieme anche in questo nuovo anno. n (Taranto, Capodanno 1984) p. Gino Piccialuti Vita Giuseppina 6 2014 l F ederazione italiana “A mici ed E x allievi del M urialdo ” venezia 2014 L’ occasione quanto mai propizia, il centenario dell’Associazione di quell’opera giuseppina fondata dal Murialdo, e l’incantevole città di Venezia, quanto mai attraente, hanno indotto il nuovo Presidente nazionale, Santo Cistaro, a convocare qui l’Ufficio di Presidenza Nazionale (foto). Oltre alla partecipazione di tutti i componenti del rinnovato Ufficio di Presidenza era presente anche p. Tullio Locatelli, consigliere generale dei Giuseppini. Oltre al saluto del padre generale ed una parola di apprezzamento per la nostra Associazione, ha fornito un quadro universale sulla Congregazione e sulle iniziative messe in atto dal recente Capitolo dei Giuseppini di Buenos Aires (2012). Nutrito l’ordine del giorno dei lavori: la programmazione delle attività per il prossimo triennio, il 120° anniversario di Vita Giuseppina, il Progetto Artigianelli di Torino, l’aggiornamento dello statuto, gli impegni missionari, i rapporti con l’Engim e la Confederex, il nuovo sito internet, ecc. Il nuovo e giovane presidente è un vulcano di idee. Proprio un buon avvio per la nuova Presidenza nazionale d’Italia, alla quale auguriamo proficuo lavoro per continuare a mantenere vivo nella nostra società tanto frastornata il carisma quanto mai attuale del nostro santo, il Murialdo. n Bruno Bianchin m.bianchin@inwind.it nella casa del padre nella casa del padre Padre GINO PICCIALUTI Padre DELIO FOSSÀ ë Bassano in Teverina (VT), 11 ottobre 1927 ë Vicenza, 24 dicembre 1939 † Roma, 19 aprile 2014 † Arzignano (VI), 2 maggio 2014 Padre Gino ci ha lasciati alle prime ore di sabato 19 aprile 2014, sabato santo. Era nato a Bassano in Teverina (VT) l’11 ottobre 1927, in una famiglia dalle solide basi ed abitudini di fede, di vita e di pratica cristiana. Dopo il postulandato fatto a Viterbo, il suo viaggio in Congregazione è iniziato con il noviziato a Vigone nel 1942 per poi proseguire con gli studi filosofici e liceali a Ponte di Piave e a Oderzo negli anni oscuri e difficili della guerra. Dopo il tirocinio di magistero svolto al Collegio Murialdo di Albano e a Dipignano, la professione perpetua nel 1948. Compie gli studi teologici a Viterbo, dove viene ordinato sacerdote nel 1953. Da lì inizia il suo pellegrinare nelle varie Opere dell’allora Provincia Romana, con incarichi e compiti diversi: Santa Marinella (anche come Direttore), Viterbo S. Giuseppe Artigiano, San Giuseppe Vesuviano, Albano, direttore a Cefalù. Dopo la lunga parentesi di Economo Provinciale, lo troviamo ancora direttore a Santa Marinella. Particolarmente significativa fu per lui l’esperienza di direttore e di parroco a Taranto, dal 1979 al 1990. E dopo a Roma, al Centro Sociale Murialdo, all’Oratorio San Paolo, all’Opera San Pio X e finalmente, dal 2010, nella sede provinciale, sua ultima comunità di appartenenza. “Caro padre Gino, di te vogliamo ricordare anzitutto la tua vita di religioso giuseppino consacrato al Signore per il bene dei giovani, specialmente poveri. Questi giovani tu li hai veramente amati e cercati e per loro hai speso la tua vita. Li hai incontrati nei collegi, nella case famiglia, nelle famiglie povere delle Parrocchie, sui posti di lavoro, nei luoghi di recupero dalla tossicodipendenza. Con loro ti sei sentito religioso giuseppino appagato e felice. A loro hai fatto dono della tua generosità, della tua disponibilità, della tua capacità inventiva di trovare soluzioni. E se molti di loro, fatti adulti, hanno continuato a ricercare la tua amicizia e la tua parola, è perché li hai toccati nel loro cuore facendoti per loro amico, fratello e padre. Nella tua vita hai avuto modo di riversare la tua generosità pastorale anche nel mondo del lavoro, soprattutto con gli anni dedicati all’impegno di cappellano all’ILVA di Taranto. E l’hai fatto con tutta la generosità del tuo cuore, con la passione del pioniere, libero da qualsiasi vincolo, trascinatore e maestro per i tuoi confratelli più giovani. Sei stato tra gli operai e per gli operai come pastore, uomo di Dio e di Chiesa. Una presenza che non fu mai ingombrante o intrigante, ma sempre discreta, dentro le viscere della fabbrica e intorno all’uomo. Ti sei fatto prossimo alle difficoltà della vita di tanti. Hai raccolto lacrime e confidenze. Hai benedetto propositi e progetti di vita. Hai sostenuto e dato coraggio. In te gli operai hanno avuto il sacerdote che li ha fatti incontrare con Dio attraverso la Parola e i Sacramenti. Fedele ai giovani poveri, fedele agli operai, fedele al tuo sacerdozio. Ci lasci il ricordo di uno slancio sacerdotale fatto di generosità, di sobrietà e di intelligente disponibilità. Hai saputo costruire la comunità cristiana attorno alla Parola e all’Eucarestia e l’hai fatta crescere con l’attenzione alla carità e alla solidarietà. Molti in te hanno trovato appoggio ed esempio e sono cresciuti in una esperienza di vita cristiana impegnata nella carità e nella testimonianza dei valori cristiani. Ti sei sentito profondamente sacerdote anche tra quei giovani che tu hai tanto amato, alla ricerca di una via di uscita dalla tossicodipendenza. Quanti tu hai abbracciato, oggi abbracciano te, p. Gino e ti affidano a quel grande Amore che tu hai amato e servito per tutta la vita nei più piccoli e nei più poveri dei suoi fratelli. Noi conserveremo di te la memoria benedetta di giuseppino vecchio stile, dalla vita laboriosa, gioiosamente e generosamente donata ai giovani. E tu benedici noi e intercedi e prega per noi.” P. Lorenzo Sibona, Superiore provinciale (tratto dall’omelia funebre) 30 Vita Giuseppina 6 2014 l Padre Delio è mancato il 2 maggio 2014, nel tardo pomeriggio. Aveva 74 anni. Da tempo ricoverato presso la struttura di Brendola, “Casa Santa Bertilla”, colpito da una embolia polmonare era stato portato al Pronto Soccorso dell’ospedale civile di Arzignano. Pur assistito, p. Delio veniva a mancare nel breve volgere di tempo. Padre Delio nacque a Vicenza il 24 dicembre 1939. Dopo le medie inferiori a Montecchio Maggiore, il postulato ad Arcugnano e il noviziato a Vigone fece la sua prima professione il 12 settembre 1956. Tre anni a Ponte di Piave e poi in magistero ad Oderzo, dal 1959 al 1962. Il 3 novembre 1962 professò in perpetuo, ed era già studente di teologia a Viterbo. A Viterbo divenne sacerdote il 28 giugno 1967. Il 2 luglio 1967, nella sua chiesa di San Marco in Vicenza, p. Delio per la prima volta cantò messa, presenti tra gli altri i suoi genitori. Dopo un anno di apostolato a Civezzano, fu per la prima volta in Ecuador dal 1968 al 1969. Ritornato in Italia fu assistente ad Enego, a Montecchio Maggiore, a Modena, a Santa Marinella, a Roma in Via Etruschi 7; qui ebbe anche l’opportunità di frequentare in Roma l’Università del Laterano per la licenza in Teologia (1974). Dal 1974 al 1986 fu in Spagna a Orduña. Al termine dell’anno scolastico 1986 p. Delio fece domanda di ritornare in Ecuador, anche nella speranza di essere più forte e preparato rispetto all’esperienza del 1968. Nell’anno 1986 riparte per l’Ecuador, dove per 13 anni è a Cotundo, nel seminario minore del Vicariato Apostolico del Napo, coprendo anche l’incarico di preside e di direttore. Nell’anno scolastico 1999-2000 è a Roma presso la casa generalizia per un tempo di formazione permanente. Al termine di questo periodo ritorna in Ecuador dove lavora a Puerto Napo, a Talag, a Cotundo. Nel 2009 tornò in Italia. È stato nelle comunità di Vicenza, di Montecchio, di Padova “Sacro Cuore” e, infine, fu opportuno il ricovero presso la struttura delle suore di Santa Bertilla a Brendola. Avrebbe voluto fare ancora tante cose, specie per le vocazioni, impegno che ha svolto per molti anni in Ecuador e in Spagna, ma non gli è stato possibile: il desiderio non era proporzionato alle sue forze. Questa credo che sia stata la sofferenza più grande: accettarsi per quelle fragilità che ogni persona deve saper affrontare. Grazie, p. Delio, per quanto hai donato nel servizio: sei stato un testimone di amore per Dio e per l’uomo con la tua vita di religioso e prete giuseppino nella Chiesa, nella congregazione, per quanti il Signore ti ha voluto affidare. Devoto della Madonna, p. Delio è morto nel mese di maggio e a Lei, la madre dei missionari, affidiamo p. Delio perché sia ammesso a far parte della famiglia dei Figli di Dio, per sempre. Lunedi 5 maggio presso la parrocchia San Marco nella città di Vicenza sono stati celebrati i funerali e poi p. Delio è stato sepolto nel cimitero comunale di Vicenza nella tomba di congregazione. p. Tullio Locatelli, consigliere generale ADDIO A GIANCARLO FIN : COLONNA DEL PATRONATO LEONE XIII DI VICENZA A 75 anni, si è spento, nel marzo scorso, Giancarlo Fin, già prima provetto operaio-collaboratore della famosa ditta artigiana dell’argenteria Aurelio Sandonà in città e poi, per una vita, impegnato sempre al Patronato Leone XIII di Vicenza. Fu negli Anni Cinquanta e Sessanta pure un importante riferimento per generazioni di tanti lupetti del gruppo scout, con l’indimenticato Tullio Dal Ferro e tanti assistenti religiosi e capi altrettanto valenti e generosi. Da ex allievo dell’istituto giuseppino di Contrà Pusterla, si dedicò all’interno del consiglio dell’associazione e soprattutto per tanti decenni si prodigò nello sport e nel direttivo del gruppo donatori di sangue intitolato proprio a Tullio Dal Ferro. Giancarlo Fin ricoprì importanti incarichi nell’interno della gloriosa società Polisportiva Leoniana e poi nella fortissima squadra di tennis-tavolo e nell’organizzazione, insieme con altri esponenti del direttivo, del noto torneo “Bicego”. Giancarlo Fin è stato ricordato ai funerali nella chiesa del “suo” Patronato Leone XIII in città. E siamo stati in tantissimi, padri e amici, con senso di gratitudine, a stringerci attorno alla moglie, ai fratelli e ai parenti tutti. Nell’amicizia murialdina. ( Mario Pavan ) Vita Giuseppina 6 2014 l 31 flash di vita flash di vita india viterbo Ordinazioni sacerdotali di Shine John e di Jose Fifin Sabato 10 maggio, il vescovo di Kollam, Mons. Stanley Roman, ha ordinato sacerdote p. Shine John, nella sua parrocchia natia, la parrocchia di Cristo Re, Kottappuram, un villaggio sulle rive del lago Ashtamudi, in Kerala. Era presente il padre generale dei Giuseppini, d. Mario Aldegani, con quasi tutti i confratelli della Delegazione dell’India guidati dal superiore, p. Mario Parati, altri sacerdoti, i familiari e molti fedeli. Padre Shine è il nono sacerdote giuseppino indiano. Sette nuovi diaconi giuseppini “Servite il Signore nella gioia” (Sal 100, 2b) è stata la frase che i sette nuovi diaconi hanno scelto per la loro ordinazione diaconale avvenuta il 1 maggio 2014 nella parrocchia San Leonardo Murialdo di Viterbo. La celebrazione eucaristica è stata presieduta dal Vescovo di Viterbo, Mons. Lino Fumagalli, concelebrata da altri tre vescovi nigeriani, padre generale d. Mario Aldegani, alcuni provinciali (d. Mariolino dall’India, d. Luigi dall’Africa e d. Marco dalla provincia Ecuador/Colombia). Erano presenti anche gli economi provinciali e altri confratelli giuseppini e sacerdoti diocesani. Presente anche alcuni familiari. Ai nuovi diaconi: Diego Ruiz (Colombia), Hohn Odurukwe (Nigeria), Joy Kurisingal (India), Joseph Koottungal (India) Manasseh Ioryue (Nigeria), Patricio Castro (Ecuador) e Wandermber Paredes (Ecuador), l’augurio di ogni bene. Sabato 17 maggio, nell’isola di Vypeen, vicino alla città di Ernakulam, il Padre generale, nella sua visita in India, si è unito ai confratelli indiani, ad altri sacerdoti diocesani e religiosi, suore, seminaristi e naturalmente ai familiari per l’ordinazione sacerdotale di p. Jose Fifin, il decimo sacerdote giuseppino indiano! Alla solenne celebrazione erano presenti circa 2000 fedeli. Ha presieduto l’Arcivescovo di Verapoly (Ernakulam), Mons. Francis Kallarakal. 60° anniversario di Messa 32 ecuador Ad Ambato, in Ecuador, grande emozione per il 60° anniversario di sacerdozio di ben 5 Padri Giuseppini del Murialdo: p. Teodoro Rosero, p. Fausto Vasconez, p. Francisco Mena, p. Humberto Dorigatti, p. Roberto Tadiello. Venerdi 16 maggio alle ore 19.00 si è celebrato in chiesa il vespro e il rosario e poi in cortile i festeggiamenti sono proseguiti con la banda musicale e i fuochi d’artificio. Sabato 17 alle ore 9.00 nel teatro della scuola González Suárez si è svolto uno spettacolo, poi alle ore 11.00 la S.Messa nella parr. San José Custodio del Redentor presieduta dal padre provinciale, e alla fine il pranzo. Tra confratelli, parenti dei festeggiati, mamme apostoliche, amici dei missionari, allievi, professori, fedeli e giovani della Famiglia del Murialdo hanno partecipato circa 500 persone. Vita Giuseppina 6 2014 l Vita Giuseppina 6 2014 l 33 fotocronaca di un viaggio Alcune immagini del viaggio in India del Padre Generale - maggio 2014 Il 14 e 15 maggio, a Chemparaky, p. Mario Aldegani e p.Mariolino Parati incontrano i nove confratelli in tirocinio della Delegazione India. Sempre il 15 maggio, nel tardo pomeriggio, il Padre generale incontra i sette giovani che hanno iniziato il Noviziato, con il nuovo maestro, p. Anuraj Tony. Che altro dire? Non c’è che da ringraziare il buon Dio per tutti i doni che fa alla nostra piccola ma cara famiglia in India, ed augurare ai giovani confratelli indiani di crescere nell’amore di Dio e dei fratelli, specie i più poveri e abbandonati. Nel pomeriggio, presso la nostra casa di Aroor, il Padre generale ha guidato, con il padre Delegato, l’incontro dei confratelli di voti perpetui della Delgazione India. Il 16 maggio, ad Eramalloor, p. Mario Aldegani ha partecipato alla celebrazione eucaristica nel primo anniversario della morte di fr. Jithin, assieme a quasi tutti i confratelli della Delegazione, e al pranzo offerto dalla sua famiglia. Ha presieduto la Messa p. Misihadas G., vicario della Delegazione. Domenica 18 maggio, solennità di San Leonardo Murialdo, nella nostra chiesa di Aroor p. Mario ha celebrato la S. Messa, attorniato da quasi tutti i sacerdoti indiani, ed ha accolto la professione perpetua di fr. Yesudas Prakash. Durante la celebrazione altri 22 giovani confratelli hanno rinnovato i voti per un anno. 34 Il 21 maggio, mentre si trovava all’aeroporto di Doha aspettando il volo per Roma abbiamo raggiunto con una e-mail il Padre Generale e gli abbiamo chiesto un breve commento a caldo sulla sua visita alle comunità giuseppine in India. Ecco le sue parole: “Non è facile mettere insieme in poche parole le impressioni su un viaggio così intenso e speciale. Volti, parole, incontri, celebrazioni, canti... Questi quindici giorni, con due ordinazioni sacerdotali, una professione perpetua, una schiera di 22 giovani nel rinnovare i voti, mi sono parsi come l’esperienza del raccolto, con i sentimenti di gratitudine che Vita Giuseppina 6 2014 l’accompagnano e il senso di fiducia che la colora. C’è futuro per il carisma del Murialdo in India!” p. Mario Aldegani l CRS Centro Ricerca e Sviluppo Il Centro Ricerca e Sviluppo offre consulenza, formazione e percorsi di accompagnamento per équipes educative che vogliano rinnovarsi nel solco della pedagogia murialdina. Attraverso numerose partnership universitarie, il CRS è in grado di costruire percorsi di formazione e di consulenza educativa, psicologica ed organizzativa. Centro Ricerca e Sviluppo Comunità Murialdo - Trentino Alto Adige Via Maioliche n. 57/h 38068 - Rovereto (TN) mi scegli tel. 0464/434063 centroricercasviluppo@murialdo.taa.it ? Ti farò buona pubblicità! Per sostenere i nostri progetti: bonifico bancario a favore di Casa Generalizia della Pia Società Torinese di San Giuseppe - Comunità Murialdo IBAN: IT 46 P0830 401831000031110235 - Causale: Donazione CRS / Donazione Villa Rizzi Villa Rizzi è centro di socializzazione al lavoro e fattoria didattica specializzato nella produzione e confezionamento di erbe officinali BIOLOGICHE. 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