Un caso clinico di disturbo dissociativo d’identità trattato con la Neuroterapia Musicale Integrativa (Music Integrative Neurotherapy™, M.I.N.T.) Alexander J. Graur, Ph.D., MT-BC Membro, The New York Academy of Sciences, USA Professore a contratto, Università di Torino Scuola di specializzazione post-laurea in Psicologia della Salute graur@medicamus.com www.medicamus.com Versione italiana dell’autore Il disturbo dissociativo d’identità, conosciuto anche come il disturbo di personalità multipla, rappresenta “il fallimento del meccanismo d’integrazione dei vari aspetti dell’identità, della memoria e della coscienza. L’aspetto essenziale del disturbo è costituito dalla presenza di due o più identità distinte che prendono ripetutamente il controlo del comportamento. Il fenomeno viene accompagnato dall’inabilità a ricordare informazioni di natura personale anche importanti; il disturbo non è dovuto agli effetti diretti di una sostanza tossica oppure di una condizione medica generale” (DSM V). Il caso clinico presentato di seguito è quello di un mio paziente (studio privato nel New Jersey, USA) tra maggio 2001 e novembre 2004. Il metodo terapeutico applicato è stato la Neuroterapia Musicale Integrativa (Music Integrative Neurotherapy™, M.I.N.T.), un metodo sviluppato da me a partire dal 1978 e registrato come marchio commerciale nel 2003 nello stato del New Jersey, USA. Questo metodo appartiene alla medicina complementare e rappresenta un’ applicazione pratica della neuroscienza della musica. Il metodo è interdisciplinare e coinvolge la scienza della musica, la medicina (anatomia e fisiologia, farmacologia e neurofarmacologia, psichiatria), la biologia moleculare (nella trasmissione non lineare dell’informazione) e i principi della meccanica quantistica (per il modello base elaborato per questa terapia) vedi Graur, 1998,2003,2008. Il principio di base della M.I.N.T. consiste nel fatto che per aiutare nei processi di terapia la musica usata deve essere composta utilizzando i dati medici del paziente, e deve agire oltre il condizionamento psicologico e la preparazione culturale dello stesso. Il fine ultimo della terapia M.I.N.T. è quello di trasmettere alla mente del paziente delle informazioni predeterminate per essere inmagazzinate nella memoria a lungo termine come dati di riferimento per ulteriori decisioni, sia fisiologiche sia di comportamento. In breve: agire sulla mente per agire sul cervello e sull’organismo. Il presente caso clinico è stato presentato in riassunto nel 2011 alla quarta edizione del Quantumbionet Workshop, Università di Milano a Crema, e sarà presentato interamente nell’ aprile 2014 alla conferenza internazionale “Toward a Science of Consciousness” organizzato dalla University of Arizona, Tucson, USA. Il paziente Nome: M.T. Età: 53 Professione: nessuna ; Educazione: terza media Riferito da: medico di famiglia Assicurazione: Medicare (mutua) Diagnosi Principale: Dissociative Identity Disorder (disturbo dissociativo d’identità) Secondaria: Epilessia, Ipersonnia Trattamento medicamentoso per dì: Depacote (divalproex sodium)1g; Zyprexa (olanzepine) 20mg; (CNS) Prozac (fluoxetine hydrochloride): 80 mg; Celexa (citalopram;SelectiveSRI): 40 mg Effetti secondari: sedazione, ipotensione, ingrassamento, ritenzione urinaria, disfunzioni cognitive, deficit di attenzione; controllo delle attività motorie molto ridotto. In trattamento psicoterapeutico una volta a settimana. Storia del paziente (basata sul racconto fatto dal medico di famiglia e confermato dal paziente) Nato in una famiglia di ebrei ortodossi di cultura, professioni e comportamenti sociali nella norma. La menzione del contesto etnico-culturale è importante in questo caso e senza valenze di razzismo, perché nello specifico ambiente la figura del padre (maschio-autorità- padrone) è assoluta e indiscussa. Questo fece sì che gli abusi sessuali intervenuti in seguito non furono né discussi né contestati o impediti dalla madre e/o altri parenti, benché costoro fossero a conoscenza della situazione. Sviluppo fisico ed intelettuale nella media fino all’età di dodici anni. A questa età venne violentato ripetutamente dal padre e i tre fratelli di costui, individualmente ed in gruppo. Totale assenza di figura, di ruolo e di azioni di difesa della madre (figura feminile). A quattordici anni vienne diagnosticato come schizofrenico e comincia a costruirsi le altre personalità. A trent’anni arriva a completare il “cerchio” come lo chiama lui, formato dalle altre sette personalità, due uomini e cinque donne, tre delle quali lesbiche. Diagnosticato come epilettico a tredici anni, un anno dopo gli abusi sessuali reiterati. In cura psichiatrica dall’età di quatordici anni; vienne affidato ad un’ altra famiglia nello stesso periodo. A partire dai diciotto anni vive in varie communità terapeutiche; dai trent’anni in poi ottiene da parte del servizio sanitario un’accompagnatore/infermiere permanente. Incapace di relazionarsi con gli altri e di prendersi cura di sé stesso. Episodi di grave violenza verso gli altri; scarsa stima di sé stesso. Postura corporea specifica del tipo schizofrenico; si muove trascinando il piede destro e con un tremito generale permanente, incapace di tenere un bichiere o delle posate con le mani e di mangiare da solo. QI di grado medio-alto; compone poemi in buona rima e di livello artistico medio, incentrati sulla sua esperienza di vita e sulle sette personalità create dal suo disturbo. Terapia iniziale Prima seduta All’inizio della prima seduta il paziente mi ha “presentato” tutte le sue sette personalità, per poco pìu di dieci minuti. Avendomi detto che compone poesie gli ho chiesto il permesso di registrare uno dei suoi poemi. Una volta ottenuto il suo consenso ho registrato una poesia recitata da lui, con il ritornello “I was victimized” (sono stato abusato); ovviamente, il tema di tutta la sua creazione verteva sulla sua persona ed esperienza. Dopo l’audizione di trenta minuti del materiale terapeutico M.I.N.T. per lo stress generale NOS il paziente accosentte di continuare la cura con me. Finalità terapeutiche 1. A breve termine:due sedute in totale ( due sedute per settimana di quaranta minuti ciascuna):finalità: eseguire la valutazione specifica del M.I.N.T. 2. A medio termine: sei sedute, due a settimana; finalità: trovare e rappresentare musicalmente ognuna dele sette personalità; 3. A lungo termine: dieci sedute, una a settimana; finalità: ridurre gli effetti secondari del trattamento medicamentoso. Terapia personalizzata M.I.N.T. Anzitutto ho registrato in PC la voce del paziente mentre recitava una poesia propria e descriveva le sue experienze traumatiche; in rima baciata, la poesia conteneva il ritornello “Sono stato abusato” (“I was victimized”) ripettuto ossessivamente. Utilizzando un software appropriato ho processato il file audio. Le voci sono diventate otto; cinque feminili (due soprano e tre mezzosoprano) e tre maschili (tenore, baritono e basso), con uno sviluppo formale eterofonico di campo. Queste voci aggiunte sono state ottenute processando la voce del paziente, con timbri vari ed a intervalli superiori ed inferiori alla voce originale formando le armoniche naturali 1,3,5,7,8,9,11dei suoni Do, Re e Sol; la motivazione terapeutica essendo la necessità di rappresentare al paziente la sua personalità in relazione a quelle prodotte dal suo disturbo ed altresì la relazione intima tra queste otto voci (otto aspetti) della stessa realtà. Ho introdotto sullo sfondo una traccia audio contenente un suono permanente in due ottave (La bemolle 0 più La bemolle 1 e La bemolle 2 contemporaneamente) con una struttura ritmica ternaria qh con una velocità (tempo) di 90 bpm (imagine sonora del battito cardiaco medio del paziente). Nel piano formale sonoro intermedio ho introdotto una struttura eterofonica di fascia orchestrata per archi (violini, viole, celli, contrabassi) basata sul ritmo e il disegno melodico del poema recitato dal paziente. Il ritornello (“I was victimized”) è ancora riconoscibile in determinati momenti anche ad un livello auditivo minimo; questo per offrire al paziente l’oportunità di orientarsi mentalmente attraverso il riconoscimento della sua stessa voce. La reazione del paziente è scatatta dopo aprossimativamente due minuti di ascolto; disse “Questo sono io e loro! Sei proprio furbo, strizzacervelli!” A partire da quel momento (la terza seduta) il paziente smette di “mostrare” le sue molteplici personalità. Ho continuato a trattarlo per i disturbi del sonno ed altri aspetti del suo disturbo; il paziente non ha mai più accenato al suo Disturbo Dissociativo d’Identità nelle nostre sedute. Questo fatto ha determinato il cambiamento delle finalità terapeutiche, accelerando le procedure di terapia a medio e lungo termine. Nota riguardante l’audizione: il materiale terapeutico vienne somministrato al paziente tramite speciali cuffie di riproduzione audio tridimensionale (3D Sound) e un dispositivo video interattivo. Questo fa sì che il paziente percepisca la musica come provveniente da diversi punti nello spazio, determinanti per l’attivazione di varie parti del cervello; questi punti sono stabiliti a priori ed inseriti nella partitura composta, con lo scopo di agire su varie parti dell’organismo attraverso i normali processi fisiologici (feed forward e feedback dell’informazione acustica). Gli esempi audio presenti sono bi-dimensionali, ri-processati per la riproduzione in Internet e da qualsiasi hardware audio. Possono dare però un idea del contenuto del materiale terapeutico. Protocolo #1 (ascolta un framento via Internet al http://medicamus.com/DID%20ex%201.mp3) Titolo: DID x M.T. 2 Durata: 6.40 min Disturbo: DID (DDI) Uso : Terapia personalizzata DID ; prima parte della seduta Target : Talamo Ipotalamo Ambito della frequenza audio : ± Do 00 (31.0…32.703Hz) fino a ± Re7 (4600.0…4698.0Hz) Ampiezza (volume) : Forma musicale : - 3.5 to - 5.5dB Eterofonia di campo [(string het. x1y1)(x2y2)][x1y2)(x2y1)] x 8 Orchestrazione : Archi/Percussione/ Coro misto/ Sintetizzatore Panoramica sonora : Centro: 0 Fronte: L+100/R +100 Dietro: L-100/R -100 Movimento: Fronte-Fronte sinistra-Dietro sinistra- Dietro destra-Centro Terapia continuata La terapia continuata, quindici sedute, una a settimana, ha avuto I seguenti scopi: 1. La riduzione della sedazione; 2. La riduzione dell’ipersonnia; 3. Aiutare il paziente a ridurre il ricorso alle sue altre personalità; 4. Coinvolgere il paziente nelle relazioni sociali di gruppo ed individuali, riducendo la sua aggressività; 5. Incoraggiare e sostenere nel paziente il controllo di sè stesso sia come comportamento sia dal punto di vista dell’igiene personale quotidiana. Protocolo #2 (ascolta un framento via Internet al http://medicamus.com/DID%20ex%202.mp3) Titolo: S D Hypersomnia 2 x M.T. Durata: 8.30 min Disturbo: Dysonnia : Ipersonnia DMC Uso : Ipersonnia Seconda Parte della seduta Target : Talamo Plesso cardio-pulmonare Ambito della frequenza audio: ± La0 (53.0…56.0Hz) fino a ± Re7 (4600.0…4698.0Hz) Ampiezza (volume): -5.5 to +2.5dB Forma musicale: Eterofonia di fascia (x1y1)(x1y2)(x2y1)(x2y2) Orchestrazione : Sintetizzatore Panoramica sonora: Centro 0 Fronte Destra +75 Fronte : Sinistra -50/ R -50 Dietro : L+100/ R +100 Movimento: spirale Centro-Dietro destra-Dietro sinistra-Fronte destra- Fronte sinistra- Centro Ambito di frequenza del colore : Violetto (0.43 - 0.40µ) Indigo (0.45 - 0.43µ) Imagery : Astratta Movimento imagine: circolare Framento partitura (introduzione) Fig.1 Protocolo 2 partitura (framento) Risultati 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. la sedazione diminuita drasticamente; le relazioni sociali molto migliorate; la cura di sè stesso migliorata; la comunicazione verbale molto migliorata; Ipersonnia diminuita; Il ciclo circadiano ribilanciato verso i valori medi; Viene trasferito in una communità psichiatrica dove interagisce con gli altri in maniera normale (prima volta nella vita, in precedenza diventava immediatamente aggressivo e non comunicava con nessuno); l’amministrazione sanitaria rinuncia all’accompagnamento permanente del paziente da parte dell’assistente sociale/infermiere; 8. Il trattamento medicamentoso in riduzione (vedi sotto) con il paziente in una condizione stabile; 9. Non solo non ha mai fatto ricorso in mia presenza alle sue sette personalità, ma è arrivato a scherzare sopra il soggetto (anche battute a sfondo sessuale). Trattamento medicamentoso giornaliero (dopo otto mesi) Depacote (divalproex sodium)400 mg; invece di 1,000 mg Zyprexa (olanzepine) 10mg; (CNS); invece di 20 mg Prozac (fluoxetine hydrochloride): 60 mg; invece di 80 mg Celexa (citalopram;SelectiveSRI): 20 mg; invece di 40 mg Dichiarazione del paziente (originale) Fig.2 Dichiarazione del paziente Conclusioni 1. Applicando I principi e I protocolli di terapia M.I.N.T. (Graur, 1998,2003,2008) si ottengono dei cambiamenti positivi misurabili, sia nelle funzioni dell’organismo sia nel comportamento del paziente; questo caso dimostra l’efficacia del metodo M.I.N.T. come metodo di medicina complementare; 2. Agendo sugli effetti secondari del trattamento medicamentoso, M.I.N.T. contribuisce al mantenimento funzionale del paziente anche quando la dose di medicinali viene ridotta, con le seguenti consequenze: - La riduzione degli effetti secondari; - La riduzione della dose giornaliera di farmaci; - La riduzione del costo per paziente, a carico del servizio sanitario publico. 3. Integrare il trattamento medicamentoso con il M.I.N.T. si è dimostrato benefico per il paziente ed ha aiutato ad ottenere risultati migliori in tempi brevi; questo ha permesso al medico di famiglia ed agli specialisti coinvolti nel caso a prendere le decisioni terapeutiche in modo più accurato, veloce ed a minor costo amministrativo. Il caso presentato e il metodo impiegato rappresentano un esempio del valido apporto che la medicina complementare è in grado di dare nei piani di terapia, in questo caso nell’ambito psichiatrico. Ulteriori dettagli sulla Neuroterapia Musicale Integrativa (Music Integrative Neurotherapy™, M.I.N.T.)ed esempi di materiale terapeutico sono disponibili sul sito web www.medicamus.com
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