Carbon Leakage: Options for the EU post 2020

TITOLO
Carbon Leakage: Options for the EU post
2020
LUOGO E DATA
10 Aprile 2014
European Parliament,
Rue Wiertz 60, 1040 Bruxelles
ORGANIZZATORE
Carbon Market Forum, CEPS
Relazione
In data 10 aprile 2014 si è tenuta una conferenza dal titolo “Carbon Leakage: Options for
the EU post 2020” organizzata dal CEPS. Il panel era composto da: Hans Bergman (Head
of Unit, European Commission), Dennis Holtrop (Government of Netherlands), Philippe
Chauveau (Head of Co2 Policy, Solvay), Stefan Schleicher (Wegener Center for Climate
and Global Change, University of Graz) e Sam van de Plas (Policy Officer Climate and
Energy, WWF). Boguslaw Sonik (Europarlamentare, Partito Popolare Europeo,
Committee on the Environment, Public Health and Food Safety) ha aperto l’incontro
facendo una breve introduzione sul tema e spiegando come il paper “Carbon Leakage:
Options for the EU post 2020” intende presentare delle possibili opzioni, in merito alla
rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, ai policy maker e ai politici allo scopo di ridurre
i rischi derivanti dalle emissioni stesse e gli effetti sulla competizione tra i Paesi dell’Unione
dopo il 2020 . Sonik ha ricordato che la Commissione si è impegnata a riformare il settore
delle emissioni di carbonio e che entro il 2014 presenterà delle proposte di revisione dei
criteri e delle condizioni inerenti la rilocalizzazione delle emissioni. I prezzi dell’energia
sono aumentati ed i costi relativi alle emissioni mettono fortemente in crisi la
competitività.
Andrei Marcu (Head, Carbon Market Forum CEPS), dopo la presentazione del panel, ha
spigato che il paper “ Carbon Leakage: Options for the EU post 2020” costituisce il risultato
di un progetto sponsorizzato da cinque Stati membri (Francia, Germania, Regno Unito,
Polonia e Paesi Bassi) e da sette aziende (BP, EdF, ENI, Hydro, Lafarge, Solvey e
ThyssenKrupp Steel Europe). Marcu ha innanzitutto indicato quali sono gli obiettivi di
questo studio: l’individuazione di possibili alternative per sopperire alle preoccupazioni
derivanti dalle emissioni di carbonio e l’identificazione di soluzioni per i policy maker, i
politici e le industrie. L’analisi è stata strutturata sotto forma di risposta a tre quesiti:
-
quali sono i fattori che determinano i rischi derivanti dalle emissioni di carbonio?
-
come stabilire se un settore è a rischio?
-
quali sono le prospettive per mitigare i rischi derivanti dalle emissioni in relazione ai
settori considerati a rischio?
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I fattori che determinano i rischi derivanti dalle emissioni di carbonio sono i costi del
carbonio stesso e l’abilità di passare attraverso tali costi. Per l’identificazione dei rischi
vengono effettuati dei test sia quantitativi che qualitativi: per quanto concerne i primi
esistono due categorie di test, i “carbon-related risk tests” (esistono due approcci: uno
relativo all’intensità delle emissioni, e uno ai costi del carbonio e al loro impatto sul valore
aggiunto lordo) e i “trade exposure-related risk tests” (assumono diverse forme in
relazione alle diverse giurisdizioni); i test qualitativi invece sono visti come più flessibili
rispetto a quelli quantitativi, ma, per loro natura, sono più soggettivi. Marcu, proseguendo
nell’esposizione del paper, in riferimento al terzo quesito cui si è fatto riferimento per
completare l’analisi, ha descritto quali possono essere le possibili opzioni/soluzioni per
mitigare i rischi derivanti dalle emissioni di carbonio: “free allocation for direct emissions”,
la misura di attenuazione del rischio di fughe di carbonio principale attualmente in vigore
in tutto il mondo (UE, Australia, California, Quebec e Nuova Zelanda ricorrono a varie
forme di free allocation); “compensation for the cost of indirect emissions” (CEPS ha
concluso numerosi studi sui costi indiretti del carbonio in diversi settori all’interno
dell’Unione europea, quali quello chimico, del vetro, dell’alluminio, dell’acciaio e della
ceramica); “ETS in different speeds”; “Border carbon adjustments” (i BCAs, possono
assumere diverse forme: classificarle come tasse o tariffe può comportare importanti
differenze in termini di conformità con le regole del WTO); “targeted access to
International offsets”.
Hans Bergman ha affermato che il paper presentato da Marcu è completo e chiaro. Il suo
intervento si è concentrato sulla direttiva EU ETS relativa allo scambio di quote di
emissione di gas effetto serra per combattere i cambiamenti climatici e strumento
fondamentale dell’Unione Europea per ridurre il costo-efficacia delle emissioni industriali.
Bergman ha innanzitutto evidenziato come vi sia un aumento delle emissioni di gas serra
nei Paesi terzi, dove l’industria non è soggetta a vincoli comparabili con quelli dell’Unione e
i costi di regolamentazione sono spesso inferiori. Per quanto concerne l’Unione europea
invece, egli ha sostenuto che, ad oggi, sono state assegnate quote in misura maggiore
rispetto alla produzione di emissioni effettivamente realizzata. L’assegnazione gratuita ha
ricoperto, e in alcuni casi ha superato, le emissioni della maggior parte dei settori
analizzati riuscendo ad affrontare il potenziale rischio di rilocalizzazione delle emissioni di
carbonio. L’impatto sui costi dell’energia è stato notevole.
David Holtrop è intervenuto per sottolineare la chiarezza e la completezza del paper
illustrato da Marcu e per sostenere la necessità di guardare al futuro. Le imprese devono
elaborare delle soluzioni concrete in merito al problema delle emissioni di carbonio che non
concernano esclusivamente l’ottenimento di costi più bassi. Devono essere effettuate
maggiori pressioni politiche allo scopo di superare le divergenze tra i diversi Stati membri
dell’Unione europea.
Philippe Chauveau ha sostenuto che, ad oggi, c’è molta competitività nell’industria
energetica. I governi devono impegnarsi nel perseguimento di una strada il più possibile
sostenibile, partendo da un’assegnazione dinamica, ricorrendo a delle valutazioni
internazionali per quanto concerne i costi delle emissioni e cercando di individuare con
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chiarezza quali sono i settori che producono la maggior parte delle emissioni in Europa.
Stefan Schleicher ha ribadito come il prezzo delle emissioni di carbonio in Europa
comporta un aumento dei costi relativi alla possibilità di incrementare il business da parte
delle imprese. I paesi dell’Unione devono impegnarsi a trovare un accordo sul prezzo
relativo alla rilocalizzazione del carbonio altrimenti si assisterà ad uno spostamento della
produzione all’estero con conseguente perdita di posti di lavoro e aumento delle emissioni.
La direttiva EU ETS non rappresenta un’opportunità di mercato, ma bensì un costo
operativo. La soluzione ultima a questo problema sarebbe rappresentata da un mercato
del carbonio completamente collegato con tutti i principali partner commerciali o, in
alternativa, che i partner stessi impongano costi simili relativamente alla produzione
all’interno del loro Paese. In questo modo l’assegnazione gratuita non produrrebbe molti
effetti sulla competitività, ma essa potrebbe contribuire al finanziamento d’investimenti in
relazione a tecnologie a minor emissione di carbonio.
Sam Van De Plas è intervenuto per ribadire la posizione del WWF in merito alla questione
della rilocalizzazione delle emissioni di carbonio. Egli sostiene innanzitutto che bisogna
capire cosa si intende con il termine Carbon Leakage, cioè se esso va inteso in senso
stretto oppure se bisogna darne una valenza più ampia. Egli ha sostenuto che bisogna
correggere i parametri di valutazione per definire quali possono essere gli impatti sul
cambiamento climatico. I “permessi ad inquinare” che oggi vengono concessi
rappresentano un trasferimento dai bilanci pubblici all’industria privata e sottovalutano il
rischio di delocalizzazione all’estero.
LINK
http://www.ceps.eu/content/carbon-leakage-options-eu-option-paper-outreach-workshop-0
Eseguito da:
Serena Fantuz
UNIONCAMERE DEL VENETO
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