G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl, 15-21 www.gimle.fsm.it © PI-ME, Pavia 2005 G. Neri, P. Apostoli, S. Catalani, P. Carta1, C. Flore1, A. Mutti2, N. Murgia3, G. Muzi3, L. Soleo4 Piombo: indicatori di dose e di effetto sull’eme Dipartimento di Medicina Sperimentale ed Applicata - Sezione di Medicina del Lavoro e Igiene Industriale, Università degli Studi di Brescia 1 Dipartimento di Sanità Pubblica - Sezione di Medicina del Lavoro Università degli Studi di Cagliari 2 Dipartimento di Clinica Medica, Nefrologia e Scienze della Prevenzione, Università degli Studi di Parma 3 Sezione di Medicina del Lavoro e Tossicologia Professionale e Ambientale - Università di Perugia 4 Dipartimento di Medicina Interna e Medicina Pubblica - Sezione di Medicina del Lavoro - Università degli Studi di Bari RIASSUNTO. Nel presente studio è stato analizzato il ruolo dei tradizionali indicatori di dose ed effetto sull’eme in corso di esposizione lavorativa a piombo, ed è stata valutata l’opportunità introdurne di nuovi, quali piombo plasmatico ed acido delta aminolevulinico plasmatico, tenendo in particolare considerazione i correnti livelli di esposizione. La popolazione in esame era costituita da 371 soggetti di sesso maschile, reclutati da differenti realtà lavorative da cinque Unità nazionali. I risultati hanno evidenziato la necessità di cautela nell’applicazione del dosaggio del piombo plasmatico nella pratica del monitoraggio biologico, in ragione dell’elevata variabilità intrinseca dell’indicatore e di quella legata a campionamento e trattamento pre-analitico del campione. Gli altri indicatori sono risultati correlati tra loro e con gli indicatori di dose per concentrazioni di piombemia>300 µg/L, indicando la necessità di porre a questo livello il valore limite biologico, attualmente fissato a 600 µg/L, per garantire adeguata protezione dei lavoratori esposti a piombo. Parole chiave: piombo, indicatori, monitoraggio biologico. ABSTRACT. www.gimle.fsm.it In the present study the role of the traditional biomarkers of exposure and effect on haeme system during lead exposure was analysed: the opportunity of intrducing new biomarkers such as lead and delta-aminolevulinic acid in plasma was also evaluated, especially by considering the current levels of exposure. The population in study was constituted by 371 males owning to different production fields and selected by five national units. The results suggest caution in the use of lead in plasma as a biomarker of lead exposure in the biological monitoring procedures, mainly in reason of its great variability affecting in particular the sampling time and the pre-analytical treatment of the sample. The other biomarkers were well correlated between them and with the exposure biomarkers for lead in blood >300µg/L, suggesting the BEI to which the protection of workers exposed to lead would be guarantied (instead the actual of 600 µg/L). Key words: lead, biomarkers, biological monitoring. Introduzione Il piombo (PB) è considerato, a ragione, l’elemento paradigma nella tossicologia occupazionale. Negli anni ‘60-‘80 si rendeva necessaria l’individuazione di adeguati strumenti per il monitoraggio biologico; numerosi studi sono stati condotti sugli indicatori di esposizione, dose ed effetto (1, 2). Il passaggio ai correnti livelli di esposizione ha comportato una rivalutazione delle relazioni tra i diversi indicatori di effetto e di dose, alla luce anche dell’individuazione di tecniche analitiche caratterizzate da maggior sensibilità e specificità, più idonee pertanto allo studio delle attuali dosi. Inoltre da tempo è largamente discussa la possibilità/opportunità di sostituire o di integrare la determinazione del piombo nel sangue (PbB), attuale principale indicatore di dose corrente, con il dosaggio di piombo nel plasma (PbP). Infatti la PbB non appare in grado di riflettere adeguatamente la biodisponibilità del metallo, al contrario del piombo presente a livello del comparto plasmatico corrispondente alla quota diffusibile e pertanto biologicamente attiva a livello degli organi bersaglio. A sostegno di tale opportunità è il fatto che, sebbene l’uso della PbB come indicatore standard di esposizione sia stato ampiamente accettato (3, 4), sono stati documentati esempi di soggetti con livelli di PbB “bassi”, cui corrispondono marcate alterazioni della sintesi dell’eme e in alcuni casi anche manifestazioni cliniche (5). Tuttavia, sebbene l’opportunità di introdurre il PbP sia oggetto di pubblicazioni da oltre un ventennio (6, 7), le difficoltà sulla sua determinazione hanno fatto sì che sino ad oggi non sia stato possibile introdurlo come dosaggio di routine; studi precisi sull’argomento sono stati possibili solo successivamente all’introduzione dell’ICP-MS, strumento di analisi dotato di elevata sensibilità e specificità. L’applicabilità dell’indicatore non può prescindere dallo studio della relazione con PbB, ritenuta a tutt’oggi il miglior indicatore di esposizione, e con gli altri indicatori di effetto studiati sinora. Si è inoltre riaffrontata l’annosa questione circa la possibilità di utilizzare il piombo urinario (PbU) come indicatore di esposizione al metallo in sostituzione della PbB; la propo- 16 G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl www.gimle.fsm.it sta è nata in passato in considerazione della più semplice/meno invasiva possibilità di ottenere il campione urinario rispetto all’ematico nelle campagne di monitoraggio biologico. In letteratura la relazione tra PbB e PbU risulta variare con l’intensità dell’esposizione, e secondo alcuni autori risulta significativa per valori di PbB maggiori di 50-100 µg/l, configurando così la PbU come un indicatore di esposizione idoneo per il monitoraggio delle basse esposizioni (8, 9). Sempre in tema di nuovi livelli di esposizione,“vecchi indicatori” di effetto, necessità di metodi di analisi maggiormente sensibili, ma soprattutto specifici, un tema di approfondimento è stato, nel corso del progetto, la messa a punto di una metodica di analisi in liquidocromatografia (in sostituzione del metodo colorimetrico) dell’acido delta-aminolevulinico urinario che potesse ridurre l’effetto interferente ormai noto di composti denominati ALA-like, ritenuto particolarmente ingente in corso di esposizione a basse dosi del metallo (10). Uno degli obiettivi del progetto di ricerca cofinanziato è stato pertanto una rivalutazione delle relazioni esistenti tra i diversi indicatori, rivolgendo un’attenzione particolare alla messa a punto di metodiche dotate di maggior sensibilità e specificità. I risultati sono stati inoltre valutati tenendo in considerazione il ruolo del polimorfismo genetico dell’ALA-deidratasi; le conclusioni di quest’ultimo aspetto sono presentati in questo volume nel lavoro di De Palma e collaboratori. sciana, lavoratori in un’azienda di servizi, reclutati nell’ambito dello studio multicentrico nazionale condotto dalla Società Italiana Valori di Riferimento per la definizione dei valori di riferimento della PbB. In fase preliminare è stato fatto un controllo di qualità esterno-interlaboratoriale sulla determinazione della PbB che ha evidenziato performance soddisfacenti per tutte le Unità. Inoltre, sui campioni urinari della casistica iniziale è stata effettuata un’analisi multielementale per escludere eventuali co-esposizioni ad altri elementi dotati di tossicità, in grado di interferire con la tossicodinamica del Pb. Per la determinazione degli indicatori biologici sono stati raccolti campioni ematici in provette di litio-eparina (ad eccezione di una provetta in EDTA per la determinazione dell’esame emocromocitometrico) e campioni urinari in raccoglitori monouso in polipropilene. La separazione del plasma è stata effettuata immediatamente dopo la raccolta del sangue, centrifugando le provette per 10’ a 3000 giri. È stata quindi effettuata la separazione in aliquote per il dosaggio dei diversi indicatori, quindi trattate e stoccate secondo un protocollo stabilito a priori. A ciascun lavoratore è stato somministrato un questionario standardizzato per la raccolta di anamnesi fisiologica, patologica prossima e remota con particolare riferimento a quelle condizioni in grado di alterare i risultati dei dosaggi biologici o di agire su sistema cardiovascolare, nervoso e neurovegetativo. Materiali e metodi Metodi di analisi L’indagine è stata condotta dall’Unità di Brescia mediante il dosaggio degli indicatori di dose ed effetto sull’eme tradizionalmente utilizzati nel monitoraggio biologico su campioni raccolti dalle varie unità, ad eccezione dell’Unità di Parma. Sono stati dosati piombemia (PbB), piombo urinario (PbU), zincoprotoporfirina eritrocitario (ZPP), ALA deidratasi (ALAD), ALA urinario (ALAU). Si è inoltre proceduto alla messa a punto e validazione di nuove tecniche analitiche per il dosaggio di ALA plasmatico e piombo plasmatico (PbP). L’ALAU è stato dosato con due differenti metodiche di analisi. Determinazione PbB L’analisi è effettuata in spettrofotometria in assorbimento atomico con correzione Zeeman, diluendo il campione ematico in una soluzione acquosa di Triton-X100. Le concentrazioni vengono calcolate con curva di taratura. Il limite di quantizzazione è risultato di 15 µg/l, con coefficiente di variabilità intraserie di 6,4% per PbB di 200 µg/l e di 3,5% per concentrazioni di 600 µg/l. Popolazione in studio I soggetti ammessi all’analisi finale sono stati 371. Sono stati selezionati per la raccolta della casistica i settori della produzione di accumulatori (133 soggetti reclutati dall’Unità di Brescia e di Perugia), della produzione delle ceramiche (91 soggetti reclutati dall’Unità di Brescia con la collaborazione dell’ASL di Reggio Emilia), della lavorazione delle ceramiche (14 soggetti reclutati dall’Unità di Bari), nonché una fonderia di Pb e Zn (146 soggetti reclutati dall’Unità di Cagliari) e una fonderia di accumulatori (44 lavoratori dell’Unità di Bari). Sono stati inoltre selezionati due gruppi di controllo, uno costituito da 56 lavoratori del comparto alimentare selezionati dall’Unità di Bari e 167 soggetti dell’area Bre- Determinazione PbU L’analisi è effettuata in spettrofotometria in assorbimento atomico con correzione Zeeman, diluendo il campione di urina in soluzione acquosa. Le concentrazioni vengono calcolate con curva di taratura. Il limite di quantizzazione è risultato di 5 µg/l, con coefficiente di variabilità intraserie di 8,2% per PbB di 50 µg/l e di 3,4% per concentrazioni di 100 µg/l. Determinazione ALAU (HPLC) Diluire il campione di urina in una soluzione acquosa di NaCL, acetil-acetone, etanolo e formaldeide. L’analisi in HPLC è effettuata con i seguenti parametri: fase mobile: metanolo - acqua - acido acetico. Flusso: 0.8 ml/minuto. Lunghezze d’onda: 363 nm eccitazione; 473 nm emissione. L’analisi utilizza controllo interno per la determinazione della concentrazione di ALAU. Il limite di quantizzazione è risultato di 0,05 mg/l, con coefficiente di variabilità intraserie del 4,5% ed interserie del 6%; il recupero è risultato del 93%. G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl www.gimle.fsm.it Determinazione ALAP L’analisi è effettuata con metodo liquidocromatografico, mediante derivatizzazione pre-colonna, diluendo il campione di plasma in una soluzione acquosa di acetilacetone, etanolo e formaldeide; dopo bollitura e raffreddamento, separare il derivato (acido 2-metilideneamino-3,5diacetil-4,6-dimetilfenilpropionico) in colonna C18. L’analisi in HPLC è effettuata con i seguenti parametri: fase mobile: metanolo - acqua - acido acetico. Flusso: 0.7 ml/minuto. Lunghezze d’onda: 363 nm eccitazione; 473 nm emissione. L’analisi utilizza curva di taratura per la determinazione della concentrazione di ALAP. Il limite di quantizzazione è risultato di 1 ng/ml, con coefficiente di variabilità intraserie del 6,5% ed interserie del 8,3%; il recupero è risultato del 95%. Determinazione PbP L’analisi è effettuata mediante ICP-MS. Il campione viene diluito in una soluzione acquosa contenente HNO3 e Bi, previa centrifugazione del plasma. L’analisi utilizza curva di taratura per la determinazione della concentrazione di PbP. Il limite di quantizzazione è risultato di 0,05 µg/L, con coefficiente di variabilità intraserie del 3,5% ed interserie del 4,5%; il recupero è risultato del 97%. Analisi statistica Per l’analisi dei dati è stato utilizzato il pacchetto statistico SPSS 12.0. È stata valutata la distribuzione delle singole variabili mediante test di Kolmogorov-Smirnov L’analisi di distribuzione ha evidenziato una distribuzione non normale per tutte le variabili, ad eccezione di PbB ed ALAD. Si è pertanto proceduto ad una trasformazione logaritmica che ha fornito distribuzioni simmetriche accettabili. Dopo verifica dell’omogeneità delle sottopopolazioni mediante il Wilcoxon rank sum test, si è proceduto quindi ad analisi univariate e regressioni lineari semplici e multiple. Risultati Su tutti i soggetti esposti è stato condotto il dosaggio di PbB, ZPP, e PbP. Il dosaggio delle altre variabili non è risultato completo per tutti i soggetti in studio, in particolare per quanto riguarda il PbU (320 soggetti), ALAU HPLC (322 soggetti), ALAU colorimetrico (146 soggetti), ALAP (275 soggetti) ed ALAD (146 soggetti). La riduzione dei risultati della determinazione dell’ALAD sono da ascriversi a problemi legati al KIT in possesso dell’Unità di Brescia che ha fornito risultati non accettabili, ed alla impossibilità di ottenere per tempo Kit sostitutivi. Le riduzioni della casistica per singoli analiti invece sono da imputare alla insufficiente quantità di matrice biologica ottenuta per l’esecuzione del complesso delle analisi o a cause tecniche. In merito al dosaggio dell’ALAU, nella analisi statistica sono stati considerati 131 soggetti, ossia coloro per i quali sono stati effettuati i dosaggi con entrambe le metodiche di analisi. La distribuzione della PbB nella popolazione in esame si approssima ad una distribuzione di tipo normale (figura 1). In tabella I sono riportati i risultati della statistica de- 17 scrittiva sulla PbB nelle diverse casistiche; in tabella II sono descritte le variabili analizzate, sulla casistica totale. La popolazione è stata quindi stratificata sulla base della distribuzione percentile, individuando quattro gruppi di esposizione (PbB<212 µg/l; 213<PbB<281 µg/l; 282<PbB<403 µg/l; PbB>403 µg/l). La relazione tra le diverse variabili è stata analizzata sulla casistica generale e sulla base della stratificazione evidenziando relazioni di tipo lineare tra PbB e tutte le variabili, ad eccezione del PbP che si relaziona alla PbB con una funzione di tipo esponenziale. Le relazioni lineari sono caratterizzate da coefficienti di determinazione ridotti (dell’ordine di 0,2) ad eccezione delle curve PbB-PbU e PbB-ALAU HPLC rispettivamente con R2 pari a 0,56 e 0,434. L’analisi di regressione evidenzia incremento dei coefficienti di determinazione e significatività statistica a partire dal III, soprattutto nel IV quartile, sia per PbB che per PbU (Tabelle III e IV). In merito all’analisi concernente il PbP, è stato studiato il rapporto con la PbB nei singoli gruppi di lavoratori, evidenziando relazioni di tipo logaritmico per le popolazioni di ciascuna unità ad eccezione delle popolazioni campionate dall’Unità di Brescia, dove la curva di best-fit risulta di tipo lineare. I coefficienti di determinazione delle singole casistiche risultano superiori a 0,5 (figura 2), mentre nella casistica generale, in cui peraltro la curva di best fit risulta di tipo esponenziale, l’R2 è pari a 0,37 (figura 3). Inoltre il PbP è risultato solo debolmente correlato con gli altri indicatori di effetto, anche per gli strati a maggior PbB (Tabella V). L’ALAU dosato con tecnica liquidocromatografica si è dimostrato un indicatore più specifico rispetto all’ALAU dosato con tecnica colorimetrica. La relazione tra i risultati ottenuti con i due metodi di analisi è una funzione di tipo lineare che evidenzia concentrazioni di ALAU dosato con metodo liquidocromatografico mediamente pari al 60% della concentrazione determinata con metodo colorimetrico (figure 4 e 5) per i medesimi valori di PbB. Il dosaggio dell’ALAP, conferma quanto indicato in letteratura (16, 17), incrementando rapidamente per concentrazioni di PbB>400 µg/L, e configurandosi pertanto un valido indicatore di effetto del Pb sui sistemi eme. Figura 1. Distribuzione della PbB nella casistica in esame 18 G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl www.gimle.fsm.it Tabella I. PbB, statistica descrittiva nei diversi sottogruppi Settore lavorativo GM (µg/l) GSD Mediana Minimo Massimo Asimmetria CA Fonderia 292,2 1,55 300,5 100 800 0,6 BS 1 Ceramiche 296,0 1,07 291,0 155 661 0,9 BS2 -RE Accumulatori 278,6 1,44 290,0 100 720 0,7 PG Accumulatori 256,0 1,02 260,0 115 550 0,6 282,0 1,55 281,0 100 800 0,8 198,8 0,86 206,0 102 460 0,8 TOT BA Fonderia Note: GM = media geometrica; GSD: deviazione standard geometrica. Tabella II. Statistica descrittiva delle variabili in esame num mediana range SK post log SK PbB (µg/l) 371 281 100-800 0,9 PbU (µg/l) 320 10,9 1,3-158,6 3,7 0,2 PbP (µg/l) 366 0,95 0,01-8,9 2,4 0,6 ALAD (U/ml) 146 29 14-79 0,9 ZPP (µg/g Hb) 371 2,1 0,3-16,8 2,1 0,3 ALAU COL (mg/g creat) 131 3,2 0,7-11,7 3,1 1,0 ALAU HPLC (mg/g creat) 131 1,5 0,2-13,4 5,7 1,1 ALAP (ng/ml) 275 5,7 1,5-40 4,1 0,9 Tabella III. Indici di regressione (R2, p) tra indicatori di effetto sull’eme e PbB, nell’intera casistica e nei diversi percentili di stratificazione ZPP R2 I quart 0,022 II quart ALAD P R2 0,158 0,109 0,001 0,760 III quart 0,112 IV quart totale ALAU col p R2 0,040 0,008 0,044 0,250 0,001 0,068 0,301 <,000 0,209 <,000 ALAU HPLC p R2 0,603 0,003 0,021 0,432 0,210 0,110 0,101 0,0244 0,290 <,000 ALAP p R2 p 0,616 0,046 0,092 0,012 0,330 0,010 0,427 0,113 0,110 0,003 0,027 0,189 0,285 0,0002 0,414 <,000 0,394 <,000 0,242 <,000 0,434 <,000 0,219 <,000 Tabella IV. Indici di regressione (R2, p) tra indicatori di effetto sull’eme e PbU, nell’intera casistica e nei diversi percentili di stratificazione ZPP I quart R2 0,042 ALAD P R2 0,070 0,160 ALAU col p R2 0,015 0,104 ALAU HPLC p R2 0,055 ALAP p R2 p 0,073 0,015 0,001 0,813 II quart 0,016 0,254 0,047 0,258 0,018 0,483 0,122 0,0013 0,050 0,099 III quart 0,131 0,001 0,051 0,312 0,288 0,010 0,064 0,026 0,132 0,01 IV quart 0,184 0,0001 0,043 0,1851 0,357 <,000 0,337 0,0001 0,330 <,000 totale 0,191 <,000 0,273 <,000 0,151 <,000 0,285 <,000 0,169 <,000 G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl www.gimle.fsm.it 19 Tabella V. Indici di regressione (R2, p) tra indicatori di effetto sull’eme e PbP, nell’intera casistica e nei diversi percentili di stratificazione ZPP ALAD ALAU col ALAU HPLC ALAP R2 P R2 p R2 p R2 p R2 p I quart 0,190 0,200 0,077 0,101 0,027 0,351 0,082 0,011 0,047 0,095 II quart 0,000 0,837 0,045 0,241 0,000 0,938 0,021 0,194 0,016 0,310 III quart 0,057 0,023 0,085 0,158 0,001 0,880 0,021 0,212 0,000 0,887 IV quart 0,109 0,001 0,061 0,0864 0,245 0,0008 0,270 <,000 0,178 <,000 totale 0,116 <,000 0,236 <,000 0,151 <,000 0,181 <,000 0,051 <,000 Figura 3. Relazione PbB - PbP nell’intera casistica Log ALAU color (mg/g creat) = 0,13+0,001*PbB (µg/L). R2=0,242 Log ALAU HPLC (mg/g creat) = –0,366+0,001*PbB (µg/L). R2=0,434 Figura 2. Relazione PbB - PbP nelle diverse casistiche Figura 4. Relazione PbB - log ALAU (HPLC - colorimetrico) nell’intera casistica 20 G Ital Med Lav Erg 2005; 27:1, Suppl www.gimle.fsm.it ALAU col ALAU HPLC Figura 5. Relazione ALAU colorimetrico - ALAU HPLC Conclusioni I risultati dello studio presentati consentono di trarre alcune conclusioni. Innanzitutto la distribuzione della PbB nella casistica in esame, prossima ad una distribuzione pressoché normale, conferma il mutamento dei livelli di esposizione delle popolazioni lavorative già segnalato negli ultimi decenni (11); a differenza del passato, infatti, risultano rappresentati anche i valori più bassi di esposizione. Le relazioni trovate tra le diverse variabili sostanzialmente confermano quanto già noto in letteratura. Infatti le relazioni tra i diversi indicatori di effetto e la PbB, come anche la PbU, appaiono deboli o talora assolutamente inconsistenti se si tengono in considerazione le concentrazioni inferiori della distribuzione (PbB<300 µg/L), mentre assumono significatività statistica all’aumentare della dose, massima per PbB>400 µg/L. I risultati forniti dal dosaggio del PbP escludono la possibilità di una sua applicazione nelle correnti procedure di monitoraggio biologico, per due ordini di ragioni. Innanzitutto per la impossibilità tutt’oggi esistente di dosare la sola frazione metabolicamente attiva, ossia quella libera diffusibile (le tecniche attuali consentono il dosaggio dell’intero pool plasmatico, ovvero la quota libera e quella legata alle proteine). Secondariamente per la elevata variabilità intrinseca all’indicatore e per quella legata al campionamento ed al trattamento pre-analitico del campione in grado di condizionare pesantemente i risultati. Tale variabilità, già segnalata in numerosi studi (12), si evidenzia soprattutto nel confronto dei risultati ottenuti dalle diverse Unità, assolutamente disomogenei e discordanti testimoniati anche dalla diminuzione del coefficiente di determinazione che si ottiene con la riunione delle casistiche, visto che le diverse casistiche sono risultate non differire significativamente tra loro per tutte le altre variabili prese in esame. Per quanto riguarda l’ALAU, lo studio si è soffermato in particolare sulla differenza dei risultati ottenuti con il dosaggio dell’indicatore con metodica liquidocromatografica e colorimetrica. Da tempo in letteratura (13, 14) è segnalata una curva dose-effetto tra PbB ed ALAU con un andamento peculiare (U-shaped), ossia con un incremento delle concentrazioni di ALAU per valori di PbB<200 µg/L e PbB>450 µg/L. La ragione di tale comportamento dell’indicatore è ascrivibile alla presenza, particolarmente significativa ai bassi livelli di PbB, di interferenti (ALA-like compounds) (15). Nel nostro studio è chiaramente dimostrato come per le concentrazioni inferiori di PbB, il metodo colorimetrico può fornire “falsi positivi”, ossia concentrazioni aumentate di ALAU, che poi non vengono confermate dall’analisi liquidocromatografica per definizione maggiormente specifica, in quanto si avvale della separazione in colonna, in grado di eliminare gli interferenti. I risultati dello studio multicentrico sembrerebbero pertanto fornire una chiara indicazione su quale debba essere il valore protettivo che garantisce il livello di non effetto. Silbergeld (18, 19) afferma che ad un deficit di eme conseguono alterazioni delle reazioni ossidative a livello dei citocromi, con conseguenti alterazioni a carico di un ampio numero di sistemi enzimatici implicati nell’omeostasi del sistema nervoso. Ne deriverebbero perciò danni strutturali a carico della glia o effetti sui meccanismi di modulazione neurotrasmettitoriale, coinvolti pertanto nell’etiopatogenesi della neurotossicità da piombo. Pertanto, l’incremento degli indicatori di effetto analizzati che si verificano per PbB mediamente superiori a 300 µg/l impongono di fissare a questo livello il valore limite di PbB nelle popolazioni esposte, onde evitare l’innesco di meccanismi responsabili di alterazioni dello stato di salute. Bibliografia 1) Waldron Ha. Correlation between some parameters of lead adsorption and lead intoxication. Br J Ind Med 1971; 28: 195-199. 2) Tola S, Hernberg S, Asp S, Nikkanen J. Parametres indicative of absorption and biological effet in new lead exposure: a prospective study. Br J Ind Med 1973; 30: 134-139. 3) Alessio L, Foà V. Lead in human biological monitoring of industrial chemical series. In: Alessio L, Berlin A, Roi R, Boni M Ed. 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Apostoli - Cattedra di Igiene Industriale - P.le Spedali Civili, 1 - 25123 Brescia, Italy - Tel. 030/3995666 Fax 030/3996046 - e-mail: apostoli@med.unibs.it
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