leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri

leggi, scrivi e condividi le tue 10 righe dai libri
http://www.10righedailibri.it
Lora leigh
piacere colpevole
romanzo
Traduzione dall’inglese di Laura Liucci
Della stessa autrice abbiamo pubblicato:
Il fuoco della tentazione
Istinto animale
Ménage proibito
Piacere malizioso
Sottomessa
Un solo piacere
Prima edizione: gennaio 2014
Titolo originale: Guilty Pleasure
© 2010 by by Lora Leigh
© 2014 by Sergio Fanucci Communications S.r.l.
Il marchio Leggereditore è di proprietà
della Sergio Fanucci Communications S.r.l.
via delle Fornaci, 66 – 00165 Roma
tel. 06.39366384 – email: info@leggereditore.it
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All rights reserved.
Proprietà letteraria e artistica riservata
Stampato in Italia – Printed in Italy
Tutti i diritti riservati
Progetto grafico: Grafica Effe
Lora leigh
piacere colpevole
Per mamma.
Perché credi in me. Per gli anni di sostegno
e per aver capito davvero la mia immaginazione.
Per essere orgogliosa di me, e per esserci sempre.
Ora, se potessimo fare qualcosa per quella tua testardaggine... :)
Ti voglio bene, mamma.
Prologo
«Fottuto bastardo traditore!»
Marty Mathews fissò il suo superiore, il capo divisione
Vince Deerfield, cercando di nascondere la sorpresa, poi lan­
ciò sulla scrivania il sostanzioso dossier su Khalid el HamidMustafa.
La cartellina gialla colpì il ripiano, scivolò e cadde dalla
scrivania sparpagliando a terra numerosi fogli fitti d’infor­
mazioni e fotografie.
Khalid el Hamid-Mustafa: il figlio illegittimo di uno sceic­
co saudita sospettato di terrorismo. Il padre, Aziz Mustafa,
era un fanatico religioso che governava su una delle zone più
aride e brulle dell’Arabia Saudita, al confine con l’Iraq, ed era
conosciuto per aver tramandato le sue cattive abitudini ai fi­
gli. Di conseguenza anche il figlio bastardo, Khalid, era stato
nel mirino dell’antiterrorismo statunitense per anni.
Per questo Marty l’aveva pedinato negli ultimi due. Co­
me agente dell’fbi – ma evidentemente poco stimata dal suo
capo – le era toccata la parte della baby-sitter guardona con
uno degli uomini più sessualmente attivi sui quali avesse
mai posato gli occhi.
Misterioso, intenso, minaccioso. Marty non aveva alcun
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dubbio in proposito: Khalid Mustafa era un uomo pericolo­
so da incrociare. Anche le informazioni che il suo padrino le
aveva fornito negli ultimi anni l’avevano confermato.
C’era un motivo se Marty non aveva mai fatto rapporto
sulle attività più sospette in cui era implicato Khalid. Sem­
plicemente perché, se era coinvolto, era per ordine del suo
padrino, il direttore dell’fbi.
«Nessun commento?» ringhiò Vince, la fronte aggrottata
e gli occhi color nocciola che sembravano volerla fulminare.
«Sono l’agente che l’ha pedinato negli ultimi due anni,»
replicò educatamente Marty «e come dimostrano i miei rap­
porti, non c’è alcuna prova che il signor Mustafa abbia dei
legami con organizzazioni terroristiche.»
Vince tornò ad appoggiarsi allo schienale della sedia e le
lanciò un’occhiata torva: il suo famoso sguardo snervante,
un cattivo presagio per qualunque agente lo ricevesse. Sfor­
tunatamente, in questo caso era lei l’agente in questione.
«Due anni,» sbottò lui «ti ho dato due anni, agente Ma­
thews. Due anni per trovare uno straccio di prova che con­
fermasse i nostri sospetti su di lui. Avrei potuto incriminare
un bambino di cinque anni con tutto quel tempo a disposi­
zione.»
Era vero, avrebbe potuto farlo. Ma Vince Deerfield non
aveva per padrino il direttore dell’intera fbi che controllava
ogni suo rapporto, riscrivendo e cancellandone piccole parti
in modo da eliminare qualsiasi cosa potesse andare a soste­
gno dei sospetti nei confronti di Khalid. Perché Khalid, in
quel momento, era la sua talpa preferita.
«Un bambino di cinque anni non avrebbe lo stile di vita
libertino che ha Mustafa» replicò lei alzando gli occhi al cielo
al solo pensiero. «Dubito che il nostro uomo abbia il tempo
di farsela con i terroristi. È troppo occupato a giocare con i
suoi amichetti.»
E c’era più verità che finzione in quello che aveva appena
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detto, per quanto al padre di Marty piacesse negare tutto con
il sorriso sulle labbra.
Il capo la guardò come se fosse una lumaca che aveva
toccato per sbaglio sotto una roccia. Il fatto che non potesse
licenziarla senza attirare una valanga di interrogativi sul suo
ufficio era solo la punta dell’iceberg del perché la odiasse.
Quell’uomo stava lentamente commettendo un suicidio
professionale e sembrava non averne la minima idea. Zacha­
ry Jennings, il padrino di Marty, era anche il capo di Deer­
field; e il fatto che Marty non corresse piangendo da zio Zach
non voleva dire che lui non fosse al corrente del trattamento
riservatole da quando era stata assegnata a quell’ufficio.
«Be’, puoi anche smettere di lamentarti per l’incarico» le
disse in tono maligno. «Sei fuori. L’operazione è bella che an­
data, grazie al tuo padrino e alla tua incompetenza. Cos’hai
fatto, sei corsa a piagnucolare da lui?»
Marty si raddrizzò sulla sedia e aggrottò le sopracciglia per
l’accusa che le era stata appena rivolta; la stessa a cui aveva
pensato appena pochi istanti prima. «Non ho mai discusso
di questo incarico con il mio padrino» lo informò, infastidita
da quell’insulto; grazie a dio Zachary le aveva insegnato a
mentire quando era una ragazzina. «E ho smesso di andare a
piangere da lui quando avevo tre anni.»
«Allora non devo temere di trovare una lettera di richiamo
sulla mia scrivania se ti dico che probabilmente sei uno degli
agenti peggiori che abbia mai avuto nella mia divisione» la
derise Deerfield.
«L’unica lettera di cui si dovrebbe preoccupare è quella che
potrei inviare io, signore» replicò Marty con voce gelida, so­
stenendo lo sguardo dell’uomo e lottando per nascondere la
rabbia crescente. «Magari il problema non sono state le mie
scarse abilità come agente, quanto la sua mancanza di lungi­
miranza e l’incapacità di accettare il fatto che Mustafa sia col­
pevole solamente dei suoi comportamenti sessuali eccessivi.»
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Mantenne un tono rispettoso; si ripeté che l’animosità che
sentiva crescere dentro nei confronti di quell’uomo non do­
veva trasparire.
Deerfield la guardò con una smorfia di disgusto, e Marty
riuscì a malapena a trattenersi dallo sbattergli in faccia che
razza di barzelletta fosse diventato negli anni.
La determinazione di Deerfield nel trovare anche la più
piccola prova contro Khalid era ormai diventata fonte di
battute e malignità in tutto l’ufficio. Si rifiutava di sentire ra­
gioni, si rifiutava di vedere che non c’era niente che legasse
Khalid a un qualsiasi terrorista. Tranne quelli che il padrino
di Marty gli chiedeva di incontrare segretamente.
Davvero un bel casino, eh?
«La mia mancanza di lungimiranza non è mai stata un
problema.» L’uomo si alzò in piedi, si diresse verso le grandi
finestre che affacciavano su Washington e proruppe in un
sospiro disgustato. «In ogni caso l’operazione è stata cancel­
lata. Sei fuori dal caso, Mathews. Finalmente puoi prenderti
le ferie per cui hai piagnucolato negli ultimi tre anni.»
Piagnucolato? Certo, come no. Ne aveva fatto richiesta il
mese prima di essere assegnata a Khalid, e l’aveva a malape­
na reiterata ogni sei mesi. Meritava una vacanza. Erano tre
anni che non si fermava.
«Grazie, signore» replicò, faticando a nascondere il tono
di scherno.
Non che al direttore Deerfield fosse sfuggito. L’uomo le ri­
volse uno sguardo torvo, poi congiunse le mani dietro la schie­
na, raddrizzò le spalle e la squadrò da sopra il naso adunco.
«Puoi andare» disse, poi fece una smorfia come se ci fosse
un odore che lo disturbava. «Ci rivediamo tra un mese. Con
un po’ di fortuna avrò trovato un incarico degno delle tue
mediocri capacità.»
Dannazione. Avrebbe decisamente preferito fare a meno
di tornare in quell’ufficio. Quell’uomo era un bastardo, e l’i­
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dea di dover sopportare di nuovo la sua cattiveria le avrebbe
procurato incubi per tutte e quattro le settimane di ferie.
«Grazie, signore.» Alzandosi in piedi, gli rivolse un sorriso
breve e tutt’altro che sincero. «Ci vediamo tra un mese.»
Desiderando disperatamente allontanarsi dalla malignità
che percepiva sprigionarsi a ondate dal suo capo, si voltò e
uscì di corsa dalla stanza.
In ogni caso, non avrebbe avuto bisogno di correre da Za­
chary, visto che i suoi giorni all’fbi stavano per diventare sto­
ria passata. C’era più di una società di sicurezza privata che
le faceva la corte in quel momento, e Marty stava seriamen­
te prendendo in considerazione un’offerta particolarmente
vantaggiosa che le era stata fatta.
«Mathews.» La voce di Deerfield la costrinse a voltarsi
mentre apriva la porta.
«Sì, signore?» Mantenne un tono calmo e neutrale. Non
sarebbe servito a molto fargli capire che erano i direttori co­
me lui a mettere a repentaglio il buon nome del Bureau.
«Mustafa fa parte della tua piccola cerchia sociale.» C’era
un tono denigratorio nella sua voce.
Marty inarcò le sopracciglia. «Frequenta spesso gli stessi cir­
coli dei miei genitori e del mio padrino» confermò, non man­
cando di ricordargli che il padre era un senatore degli Stati
Uniti e il suo padrino il direttore dell’fbi. La madre, invece,
era stata un giudice federale prima di andare in pensione tre
anni prima, per motivi di salute.
«Così pare.» Le labbra di Deerfield erano tese, serrate. «Io al
posto tuo starei attento alle mie frequentazioni. Gira voce che
Mustafa si sia interessato a te, nel corso degli anni. Quell’inte­
resse potrebbe influire negativamente sulla tua carriera. Sono
certo che il tuo padrino non gradirebbe essere costretto a pro­
teggerti dalla tua mancanza di buonsenso.»
Cristo, quell’uomo non era solo uno stronzo, era anche un
bastardo paranoico.
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«Come ha detto lei, quest’incarico è concluso,» lanciò uno
sguardo ai fogli ancora sparsi sul pavimento, poi tornò su
Deerfield «e ora quello che faccio con il mio tempo libero
sono affari miei.»
E se voleva andare a letto con un ex indiziato – al diavolo –
era liberissima di farlo.
Chiudendosi la porta alle spalle, uscì a grandi passi dai
modesti uffici dell’fbi dritta nell’afa estiva di Washington dc.
Il primo giorno di vacanza. Un mese libera dai litigi e dalla
chiassosa collera di Deerfield che le rinfacciava di non essere
riuscita a trovare uno straccio di prova contro Mustafa.
Se solo avesse saputo chi era Khalid per l’fbi. Il suo nome
in codice era Leone del Deserto, e le missioni che aveva por­
tato a termine con successo per il Bureau erano state vitali.
Ma perché Deerfield non era al corrente del fatto che Kha­
lid fosse uno degli agenti indipendenti di Zach? Perché a lei
era stato detto e a lui no? Il suo padrino si ostinava a non
fornirle spiegazioni, ma Marty aveva i suoi sospetti.
Se conosceva bene Zachary, Deerfield aveva già un piede
fuori dalla porta. Altrimenti non avrebbe avuto senso tener­
lo all’oscuro di un’informazione che avrebbe sollevato Kha­
lid dai sospetti che Deerfield nutriva nei suoi confronti.
Mentre camminava lungo il marciapiede, le sue labbra si
curvarono in un piccolo sorriso. Due anni a indagare su Kha­
lid, e conosceva più lui di quanto non conoscesse sé stessa:
sapeva che dietro i suoi occhi neri, calmi e spesso divertiti
nascondeva una natura riflessiva e pericolosa; lo conosceva
per l’animale maschio che era nel sesso, e per il ruolo di terzo
distaccato e riservato che interpretava nelle sue relazioni.
E spesso si era chiesta cosa sarebbe successo se non fosse
stata un agente, se non avesse dovuto pedinarlo, se non fosse
stata la figlioccia del direttore del Federal Bureau of Investi­
gation e una donna che sapeva che Khalid non si acconten­
tava semplicemente di giocare.
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Sarebbe finito nel suo letto, o le avrebbe chiesto di essere
il suo terzo nel caso in cui Marty avesse scelto un partner
all’interno del circolo di amici che condividevano i loro a­
manti?
Suonava depravato. Perverso. Ma la realtà in cui era cre­
sciuta era tutt’altro: i genitori avevano creato un ambiente
protettivo e amorevole per lei. Il padre, la madre e il padrino.
Entrando nel parcheggio dietro agli uffici dell’fbi, si dires­
se velocemente verso la macchina, l’aprì con il telecomando,
spalancò la portiera e scivolò all’interno.
Le mani strinsero forte il volante mentre osservava il via­
letto di fronte a lei, con la sua abbondanza di piante e fiori
colorati. Aveva un mese per tentare di sedurre un uomo che
sembrava determinato a restare il più possibile distaccato.
Aveva quattro settimane per rubare il suo cuore. Ammes­
so che ne avesse uno.
Il club, tenuta Sinclair
Virginia
Khalid osservò il senatore Joe Mathews e il terzo che ave­
va scelto più di trent’anni prima, il direttore dell’fbi Zachary
Jennings, entrare nel bar del club e guardarsi attorno finché
non lo videro.
Sollevando il bicchiere di whisky, Khalid sorseggiò il li­
quido scuro e li guardò attraversare la piccola zona disse­
minata di poltrone e divani fino al punto in cui era seduto
lui. Dalle loro espressioni, la notizia doveva essere buona.
Forse. La gravosa serietà che aveva segnato i loro volti negli
ultimi due anni era scomparsa, e con lei – dio volesse – il loro
malumore.
Erano entrambi ben curati, in forma per la loro età. Il se­
natore aveva quasi sessant’anni e il direttore solo qualcuno
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in meno, ma tutti e due sembravano parecchio più giovani.
Giuravano che fosse dovuto a una vita familiare tranquilla e
libera dallo stress.
C’erano giorni in cui Khalid ne dubitava seriamente, co­
noscendo la figlia del senatore, nonché figlioccia di Jennings.
«Khalid.» Zach si accomodò sulla poltrona di fronte alla
reclinabile di pelle sulla quale si stava rilassando. Il senatore
prese posto nella poltrona di fianco al direttore, si lasciò an­
dare contro lo schienale e si concesse un sorriso soddisfatto.
«Considera finiti i tuoi problemi» annunciò Joe con voce
profonda e venata di divertimento di fronte all’espressione
incuriosita di Khalid.
«Davvero?» chiese strascicando la voce. «Tutti?»
«La maggior parte, diciamo» ridacchiò Zach. «Questo po­
meriggio l’fbi ha concluso l’indagine su di te. Deerfield è stato
costretto a lasciar perdere. Marty è in ferie e sta tornando a ca­
sa, e io invierò il mio rapporto su Deerfield la settimana pros­
sima. Dovremmo avere le sue dimissioni nel giro di un mese.»
«Prima che Marty rientri in ufficio, immagino.» Khalid
sentì le dita prudergli per il bisogno di serrarsi in un pugno,
al pensiero dell’inferno che Deerfield le aveva fatto passare.
C’erano diversi agenti nel club, uomini che facevano capo
a Jennings e che avevano rivelato a Khalid informazioni ri­
guardanti Marty. Avevano tenuto entrambi al corrente degli
insulti che Deerfield le aveva rivolto in merito alla sua inca­
pacità di trovare delle prove contro Khalid e le sue presunte
attività terroristiche.
«E nonostante ciò, tua figlia continua a rifiutarsi di pre­
sentare un esposto contro di lui» mormorò Khalid.
Zach annuì stancamente. «Marty non è una spia. Posso ave­
re le dimissioni di Deerfield senza di lei, ma avrebbe aiutato.»
«Ma hai chiesto il suo aiuto?» Khalid sorseggiò il whisky
e osservò i due uomini.
Zach scosse la testa con forza. «Se scoprisse che siamo al
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corrente dei problemi con il suo capo, inizierebbe a doman­
darsi quali siano le nostre fonti. Non voglio che accada. Tene­
re d’occhio quella ragazza non è sempre facile, e non voglio
che sappia fino a che punto lo faccio.»
Khalid si astenne dall’obiettare. In quella situazione non
credeva fosse il caso di nascondersi informazioni a vicenda.
Marty era una donna intelligente che viveva una vita peri­
colosa, nonostante i tentativi del padrino di assicurarsi che
fosse protetta. L’avrebbe solo ferita e fatta arrabbiare pensare
che il padre non avesse fiducia nelle sue capacità.
«Continua a disapprovare» disse Joe indicando con la te­
sta Khalid.
«Non è compito mio approvare o disapprovare» replicò
lui con una scrollata di spalle. Perlomeno, non ancora. Ma la
battaglia che stava combattendo per restare alla larga da lei
stava diventando ogni giorno più difficile. Era una guerra
che rischiava di perdere.
«Potrebbe esserlo,» lo sguardo di Joe si era fatto serio «se
le tue intenzioni fossero serie.»
Khalid dovette ribattere con una risatina. «Signori, siamo
nel Ventunesimo secolo, non nel Diciottesimo» li informò.
«Non siamo signorotti del profondo Sud che cercano di pro­
teggere l’onore delle proprie figlie. Le mie intenzioni sono le
stesse di sempre, e mi vedo costretto a dichiararmi colpevole
di ricercare il piacere, e il piacere soltanto.»
A quella risposta, Joe fece una smorfia e Zach scosse la
testa.
«Marty non è un giocattolo» disse Zach con voce ferma e
un tono di avvertimento. Non era una discussione insolita,
ma Khalid partecipava raramente a quei discorsi, e ancora
meno li intraprendeva di sua spontanea volontà.
«Dimmi un po’,» chinandosi in avanti, riportò la reclinabi­
le in posizione eretta «Deerfield sta ancora cercando di sco­
prire cos’è successo in Arabia Saudita prima che io partissi?»
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Ovviamente. Khalid scrutò i volti dei due uomini e lesse la
risposta nei loro occhi. Aveva il sospetto che Deerfield non
avrebbe mai mollato l’osso. Per qualche oscuro motivo non
c’era niente che gli interessasse di più che distruggere Khalid.
Dovrà mettersi in fila, pensò. Parecchie persone avreb­
bero voluto vedere in ginocchio Khalid el Hamid-Mustafa,
non ultimi i suoi due fratellastri.
«Ce ne stiamo occupando» gli promise Zach. «Dopo aver
rassegnato le dimissioni non potrà più accedere a informa­
zioni riservate, e non verrà mai a conoscenza dei tuoi segreti.»
I suoi segreti. I suoi incubi, se mai. Il passato infame e san­
guinoso che tormentava i suoi giorni come uno spettro oscu­
ro. C’erano segreti che non sarebbero mai rimasti tali, se De­
erfield avesse parlato con la persona giusta. E se non l’aveva
già fatto, era sicuro che presto sarebbe successo.
Annuendo, Khalid si alzò in piedi. Per quanto lo riguar­
dava, quella conversazione era finita; e se si fosse intrattenu­
to con i due uomini, il discorso sarebbe inevitabilmente tor­
nato a Marty. Alla donna che desiderava possedere con una
forza senza precedenti. La donna dalla quale era costretto a
tenersi alla larga.
Per troppi anni si era accontentato di essere il terzo per le
mogli o le amanti degli altri membri del club. Non aveva al­
cuna voglia di legarsi a una donna, o di avere una relazione.
Non ne aveva il diritto. L’aveva perso tanto tempo prima in
un deserto macchiato di sangue e tradimento.
«Vogliate scusarmi.» Annuì verso i due uomini e si allon­
tanò dirigendosi verso l’uscita del bar.
A quel punto non aveva voglia di parlare di Marty; così
come non aveva voglia di affrontare un’altra notte di deside­
rio e incubi. E di ricordi di un passato che non avrebbe mai
potuto cambiare.
«Che ne pensi?» sospirò Joe osservando Khalid, prima di
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tornare a voltarsi verso l’uomo che era stato il suo migliore
amico per gran parte della sua vita.
«Penso che preferirei se Marty fosse interessata a un altro»
sospirò Zach massaggiandosi il mento e cercando di tenere
a freno la preoccupazione crescente. «È un uomo difficile,
Joe.»
«Non resterà alla larga da lei» disse Joe scuotendo la testa.
«E se ci riuscisse, alla fine sarebbe lei a trovarlo.» Zach ne
era assolutamente certo. «Anche lei è ossessionata da lui.»
«È protettiva nei suoi confronti,» ribatté Joe «ed è curiosa.»
Zach si appoggiò allo schienale ed espirò stancamente.
Marty era come il vento, lieve e gentile un giorno, feroce e
ardente – o gelida – un altro; ma c’era una costante nella sua
vita, ed era la lealtà verso coloro ai quali teneva. Per qualche
ragione aveva posato gli occhi su Khalid quand’era poco più
di una ragazzina, e quella fascinazione non si era ancora pla­
cata.
Joe sapeva che Zach aveva vissuto gli ultimi anni nella
paura, a causa dell’oscuro interesse che aveva letto negli occhi
della figlioccia ogni volta che aveva visto Khalid. Quell’uomo
le avrebbe spezzato il cuore, e Joe non sapeva se sarebbe mai
riuscito a perdonarlo. Ma sapeva per certo che Zach avrebbe
fatto in modo che Khalid rimpiangesse ogni lacrima che Mar­
ty avrebbe versato per lui.
Passandosi la mano sul viso, gettò un ultimo sguardo in
direzione di Khalid, sollevò il bicchiere e buttò giù il suo
drink. Zach si sarebbe sbarazzato di Deerfield e della sua fis­
sazione per Marty e Khalid. E Joe avrebbe aiutato sua figlia
a ottenere ciò che sentiva l’avrebbe resa felice: proprio quello
che Zach gli aveva chiesto di non fare. Non solo, ma aveva la
netta sensazione che avrebbe reso felice anche Khalid. Prima
o poi. Quel ragazzo aveva bisogno di qualcosa per cui lotta­
re. Di qualcuno per cui lottare. A forza di proteggersi, ormai
non si curava più di nulla.
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A volte un uomo sente che due persone sono fatte per sta­
re insieme. Khalid e Marty erano compatibili in modo inde­
scrivibile e, da padre, Joe non desiderava altro che la felicità
della figlia e la pace di Khalid.
Negli ultimi due anni aveva osservato la rabbia crescere
in Marty mentre Deerfield inseguiva Khalid. Ogni ordine di
intercettare le sue chiamate, di perquisire la sua abitazione e
di seguirlo a qualsiasi evento o funzione partecipasse aveva
toccato un nervo scoperto in lei.
Ogni volta che era stata costretta a sorvegliarlo mentre
prendeva parte ai suoi ‘giochetti’ – come li chiamava Marty
– qualcosa in lei era cambiato, come se la consapevolezza che
Khalid stesse condividendo il letto di un’altra facesse monta­
re in lei una rabbia sempre maggiore.
Sfortunatamente per Zach, tenerla lontana da Khalid sa­
rebbe stato impossibile. Così Joe alla fine aveva deciso di fa­
re quello che aveva sempre fatto, e cioè aiutarla – se l’avesse
chiesto. Ma conosceva bene sua figlia, e non avrebbe avuto
bisogno di grandi aiuti. Aveva la netta sensazione che potesse
essere la donna che avrebbe domato il cuore del Leone del
Deserto e che avrebbe guarito le ferite della sua anima.
O avrebbe finito per condividerle.
«Smettila di preoccuparti, Zach» ordinò con decisione Joe,
prendendo un giornale dal tavolino di fronte a loro e appog­
giandosi di nuovo contro lo schienale. «È una donna adulta.
Devi lasciarle vivere la sua vita, a questo punto.»
«Disse l’uomo che ha ordinato che ci sia qualcuno a co­
prirle le spalle in ogni momento» brontolò Zach. «Non rifi­
larmi queste stronzate.»
Le labbra di Joe si curvarono in un ghigno divertito. «Se
c’è il rischio che volino proiettili, tendo a preferire la cautela.
Quanto a Mustafa?» Il sorriso si fece più ampio. «È a un pas­
so dal soccombere. Da’ a Marty due settimane, e sarà come il
resto di noi: argilla nelle sue mani.»
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«Khalid non ha un cuore, Joe» disse Zach. Joe abbassò il
giornale e gli rivolse uno sguardo accigliato.
«Che diavolo intendi?»
«In quel cazzo di deserto i suoi fratelli hanno distrutto qual­
siasi cosa potesse dare a una donna» rispose Zach, e Joe strin­
se i denti al pensiero di cosa era stato fatto a Khalid tanti anni
prima. «Gli hanno strappato il cuore. È per questo che deve
restare alla larga da lei. Non può far altro che ferirla.»
Joe pregò che si sbagliasse. Se non altro, per il bene di sua
figlia.
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1
Marty era circondata da calore. Un calore afoso, umido e
soffocante che aggrediva il suo corpo nudo lambendole i ca­
pezzoli sensibili e intorpidendola tra le cosce. Brillava e riluce­
va sulla pelle ricoperta di olio solare, e penetrava nella sua car­
ne fin quasi a raggiungere quel punto che sembrava sempre
così vuoto, così buio dentro di lei.
Una tenue luce dietro le palpebre chiuse era la traccia del
sole che picchiava tutto attorno. Solo l’estate a circondarla, a
riscaldarla, a provocarle un formicolio che si propagò dalla
punta dei suoi piedi nudi, passando per il sesso depilato e
per i seni candidi, fino ad arrivare in cima alla testa.
Si stiracchiò sotto il sole, godendosi quel calore come non
era stata in grado di fare per troppo tempo.
Avrebbe dovuto raggiungere la madre e le zie in Francia,
pensò. A quest’ora stavano sicuramente prendendo il sole sul­
la spiaggia, sorseggiando cocktail alla frutta con gli ombrelli­
ni, rilassate. E se avesse anche solo intuito la sorpresina che le
aveva fatto il capo il giorno prima, ci sarebbe stata anche lei.
Si sarebbe goduta un drink alla frutta con l’ombrellino e le
risate che accompagnavano ogni occasione in cui la madre e
le zie erano insieme.
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Invece era lì a chiedersi che cosa si stava perdendo e per­
ché diavolo se ne stava sdraiata da sola.
Esattamente come avrebbe fatto se fosse stata in Francia,
rifletté con una punta di divertimento. Avrebbe passato il
tempo a preoccuparsi e a domandarsi cosa si stesse perden­
do a casa.
Si sarebbe chiesta cosa stesse facendo Khalid.
Khalid, sempre così pensieroso, riservato. Affascinante.
Sexy.
L’immagine dell’uomo prese forma dietro le sue palpebre
chiuse e Marty proruppe in un sospiro accaldato. Alto, con
le spalle ampie e i fianchi stretti: una fantasia divenuta realtà,
se tutto ciò che cercava una donna era il piacere sessuale fine
a sé stesso.
C’erano volte in cui avrebbe desiderato potersi accontenta­
re solo del sesso. Quei momenti rubati nell’oscurità della not­
te, le poche ore di appagamento prima di andarsene ognuno
per la propria strada. Ma se fosse stata quel tipo di donna,
non sarebbe stata così ossessionata da un solo uomo come lo
era da Khalid.
Accarezzandosi l’addome con la punta delle dita, venne tra­
volta da una sensuale debolezza. C’erano notti in cui deside­
rava il suo tocco tanto da stare male; al punto che ogni termi­
nazione nervosa del suo corpo, bramosa di una sua carezza,
sembrava pulsare sotto la pelle. Un tocco che non aveva mai
conosciuto.
A quel pensiero, fu sul punto di scoppiare a ridere. Era pa­
tetica, e più passavano gli anni, più quel desiderio sembrava
intensificarsi. Non riusciva a estrometterlo dalle sue fantasie,
né a toglierselo dalla testa, tanto che si ritrovò a interrogarsi
sulla natura di quell’ossessione.
Marty non si era mai fissata con nulla, meno che mai con
un uomo, ma Khalid sembrava essere l’eccezione che con­
ferma la regola. Rigirandosi sul morbido telo che la separa­
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va dal cemento che circondava la piscina, inspirò a fondo e
cercò di scacciare dalla mente le onnipresenti immagini ero­
tiche di Khalid.
Aveva delle decisioni da prendere mentre era in ferie, de­
cisioni che non includevano Khalid, con la sua arroganza e le
sue abitudini sessuali. Decisioni che avrebbero potuto cam­
biarle la vita, indirizzandola su una nuova strada.
La società di sicurezza privata che l’aveva contattata il me­
se prima le aveva fatto un’offerta che stava trovando diffici­
le da rifiutare. Un’offerta che forse avrebbe finito per accet­
tare.
Fare carriera nell’fbi stava iniziando a sembrarle una mis­
sione impossibile. Avere un padrino a capo dei federali la sta­
va ostacolando in modi che non aveva previsto. C’era sempre
qualcuno a proteggerla e a vigilare su di lei, e poi c’era Deer­
field, che non faceva che accusarla di andare a ‘piagnucolare’
da Zach quando le cose non andavano come voleva lei.
A volte, il muro che si trovava davanti sembrava insormon­
tabile.
La società di sicurezza privata, d’altro canto, sembrava
promettente. Non aveva né parenti né amici che lavorassero
lì, e – ancora meglio – il padre e il padrino non vi erano in al­
cun modo coinvolti. Avrebbe avuto più libertà, poche regole
e regolamenti, più azione e soddisfazione. Per ora sembrava
la soluzione perfetta.
Per ora.
Non ne aveva ancora parlato al padre, né ne aveva discus­
so con la madre, e ogni volta che ne aveva l’intenzione c’era
sempre qualcosa che la frenava. Come se il pensiero di farlo
davvero diventasse di colpo intollerabile. Ma era un’adulta,
non una bambina che doveva chiedere il permesso per an­
dare a giocare dall’altro lato del parco giochi.
E mentre considerava quelle opzioni, non era forse il caso
di coprirsi con l’asciugamano, prima che Khalid Mustafa u­
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scisse dal salone di casa sua e la raggiungesse nel patio dove
era sdraiata nuda sotto il sole?
Sbirciando da sotto le ciglia, vide l’ombra dell’uomo in­
dugiare per qualche secondo sulla porta-finestra, prima di
uscire fuori sotto i raggi brillanti del sole.
Come un’ombra che prendeva vita. Occhi e capelli neri,
pelle abbronzatissima, quell’uomo era una specie di dio del
sesso. Muscoli tonici e possenti si tesero sotto la costosa ca­
micia di cotone bianco che indossava, e le gambe snelle e at­
letiche si fletterono nei jeans che le fasciavano.
«Ti brucerai.» L’ombra di Khalid si avvicinò attenuando
poco a poco il calore del sole che picchiava su di lei.
«Io non mi brucio mai.» Nel ritrovarsi sdraiata nuda sotto
lo sguardo di Khalid, Marty lottò per tenere a bada l’eccitazio­
ne che l’aveva travolta e che temeva trasparisse dalla sua voce.
«Che ci fai qui? Papà è a casa di Zach. La casa qui a fianco, nel
caso non lo sapessi.»
«Lo so dov’è.» La voce profonda e misteriosa di Khalid le
aggredì i sensi come una carezza vellutata che non avrebbe
dovuto avere il potere di farla bagnare in quel modo.
Perché Khalid?, si chiese. Cosa c’era in lui di così maledet­
tamente bruciante da far concorrenza al sole? Gli altri uomini
la lasciavano indifferente, fredda. Così fredda che il pensiero
di fare sesso con uno di loro era impossibile da prendere in
considerazione.
«E allora perché sei qui?» Sollevandosi sui gomiti, alzò la
testa e lo guardò piegarsi sulle ginocchia di fronte a lei; la te­
sta leggermente inclinata, le ciglia folte e scure a incorniciare
uno sguardo che non le lasciava scampo.
«Sembri una vergine sacrificale così sdraiata, nuda e allet­
tante. È come se sfidassi il sole a fare scempio del tuo corpo.»
Wow, con le parole ci sapeva fare, eccome. Non che non
lo sapesse; solo non si aspettava che avrebbe utilizzato quel
dono per fare omaggio a lei in quel modo.
25
«Per quanto l’abbia sfidato,» disse sollevando lo sguardo
su Khalid «non ha ancora fatto scempio di me.»
Cos’era quel lampo nei suoi occhi? Non era semplicemen­
te voglia, anche se di quella ce n’era in abbondanza. Per tutta
risposta, un desiderio sfrenato riecheggiò nel corpo di Mar­
ty, tendendole i capezzoli e provocandole dei crampi allo
stomaco al pensiero del piacere che avrebbe potuto provare
con lui.
Che poi come diavolo faceva a sapere che sarebbe stato
piacere? Probabilmente era l’unica ventisettenne vergine ri­
masta in tutto il Paese. Una donna che sapeva più cose sul
sesso di una squillo d’alto bordo, eppure non aveva mai co­
nosciuto il tocco di un amante. Perché, in aggiunta, doveva
essere anche la donna più testarda del mondo.
Voleva Khalid. Lo voleva da quando aveva quindici anni
e nessun altro uomo sarebbe andato bene.
«Qualcuno potrebbe obiettare che lo stai sfidando anche
ora, mentre parli» replicò Khalid, e il suo sguardo scese sulle
curve rotonde dei seni di Marty.
Lei li sentì diventare ancora più duri, i capezzoli più tesi e
pulsanti, bramosi del tocco dell’uomo.
Era questo che le faceva. Questo che le aveva sempre fatto.
«Mentre parlo, eh?» Sollevò gli occhi verso il cielo blu, poi li
riportò su di lui. «Per ora non ha risposto.»
Le labbra di Khalid si curvarono in un mezzo sorriso. «Ri­
marresti sorpresa.»
«Ne dubito» replicò lei. Si girò su un fianco e poi si sedette;
recuperò il leggero accappatoio di fianco a sé e lo indossò
mentre si rimetteva in piedi.
Tornando a voltarsi verso Khalid, ricordò a sé stessa che
quell’uomo era fuori dalla sua portata, e maledettamente
più uomo di quanto sarebbe forse stata in grado di gestire.
Ma ciò non le impedì di volerci provare.
«Perché sei qui se papà e Zach sono nella casa di fianco?»
26
gli chiese recuperando l’asciugamano, la sua arma e l’olio so­
lare. «Non dovresti essere con loro?»
Lo sguardo di Khalid si posò sulla fondina della pistola,
poi tornò su di lei.
«Non ho detto che sapevo che fossero lì. Ho detto solo che
so dov’è la casa. L’appuntamento con tuo padre è qui, e non
mi ha comunicato di aver spostato l’incontro.»
«Allora dovrai aspettare» ribatté Marty con un’alzata di
spalle.
«Ho come l’impressione che stia per diventare un pro­
blema.»
La risposta di Khalid penetrò in lei come una lama; e
se anche avesse avuto dei dubbi, dal tono teso della voce
dell’uomo era evidente che la sua attenzione fosse rivolta
esclusivamente a lei.
«A quanto pare sei bloccato qui con me finché non torna.»
Il cuore di Marty stava battendo all’impazzata, e l’eccitazio­
ne continuò a crescere finché non sembrò quasi impossibile
da contenere.
«A quanto pare» convenne lui.
«E non hai obiezioni?» Rientrando in casa dalla porta-fi­
nestra, si diresse in cucina. «Una bella inversione di marcia.
Ti sei sempre impegnato a mantenere un’assurda distanza
tra di noi.»
Le aveva rivolto la parola solo raramente; soprattutto ne­
gli ultimi due anni, durante i quali Marty l’aveva pedinato
per ordine di quell’idiota del suo capo.
«Non è detto che debba smettere di farlo» replicò Khalid.
Nel frattempo Marty si diresse verso il frigorifero e lo aprì.
«E forse è la cosa migliore per tutti e due.»
L’aveva ripetuto varie volte. Quando avevano ballato alle
feste alle quali partecipavano entrambi. O durante le visite a
Courtney Sinclair, alla tenuta che ospitava il club di cui Kha­
lid era membro. Ogni volta che erano entrati in contatto diret­
27
to, lui l’aveva messa in guardia. Era successo così spesso che
Marty ormai si limitava ad alzare gli occhi al cielo.
«Okay, non è saggio. Adesso puoi andare» disse lei, lan­
ciandogli uno sguardo di sfida mentre prendeva una brocca
di tè freddo dal frigorifero.
Avrebbe avuto il coraggio di essere la donna che voleva?,
si chiese Marty. Sedurlo era il suo sogno, ma avrebbe avuto il
coraggio di affrontare un possibile rifiuto? Più di una volta?
Tirò fuori due bicchieri dalla credenza, versò il tè, ripose la
brocca sul ripiano della cucina e ne offrì uno a Khalid.
«Grazie.» I loro sguardi s’incrociarono, poi l’uomo si por­
tò il bicchiere alle labbra e iniziò a sorseggiare.
C’era puro desiderio sessuale nei suoi occhi. Ne era carica
la sua espressione, gli riempiva le labbra, tendeva la pelle
degli zigomi. La stava osservando come un falco con la sua
preda: occhi stretti, intensi, famelici.
«Quanto aspetterai ancora?» Marty posò il bicchiere sul
ripiano e lo affrontò. «Per sempre?»
Khalid la osservò in silenzio per un lungo istante.
«Cosa intendi, Marty?» chiese alla fine, il tono di colpo cu­
po. «Non sai in cosa ti stai cacciando. Non puoi sapere dav­
vero cosa vuoi.»
«Io voglio te.»
Sì, sapeva esattamente cosa voleva. Chi voleva. Così come
sapeva che Khalid voleva lei. Poteva negarlo finché non fosse
gelato l’inferno, ma la verità era lì, nei suoi occhi, nei contorni
duri del suo viso e nella sensuale pienezza delle sue labbra.
Khalid sembrò bloccarsi. Come un predatore che avverte di
colpo l’odore della preda, dilatò le narici e strinse lo sguardo
su di lei, a riflettere un desiderio intenso, pericoloso.
Non era un uomo con cui scherzare, Marty lo sapeva da
anni. Aveva l’animo del predatore, emanava un tacito avver­
timento: niente in lui era ciò che sembrava. Sfortunatamente,
era proprio quello ad attrarla, e non poteva evitarlo.
28
«Smettila di tentarmi, gioiellino. Potrebbe non piacerti quel­
lo che troveresti» replicò duramente.
Marty inspirò e si passò lentamente la lingua sul labbro infe­
riore, come esitando, come considerando l’avvertimento del­
l’uomo. Avrebbe potuto alzare di nuovo gli occhi al cielo, ma
in qualche modo le sembrò un gesto tutt’altro che seducente.
Il gesto per cui aveva optato, invece, sembrò funzionare. In
parte. Lo sguardo di Khalid brillò di desiderio, di una brama
quasi pericolosa.
Oh, sì, la voleva. Forse quasi quanto lei voleva lui.
Lasciò che un sorriso le incurvasse le labbra, poi prese il tè
e lo sorseggiò lentamente. Non aveva più intenzione di di­
scutere con lui. Non c’era nulla di cui parlare. Erano entrambi
consapevoli della fiamma che bruciava tra loro e che minac­
ciava di trasformarsi in un incendio indomabile.
«Capisco» disse alla fine Marty, annuendo. «Non ho un
amante. È difficile rimanere distaccati quando si tratta della
tua donna, piuttosto che della donna di un altro uomo.»
Khalid era famoso per condividere le amanti degli altri uo­
mini, invece di averne una sua. Si diceva fosse il terzo perfet­
to: gentile, sensibile, premuroso. E senza il minimo desiderio
di conquistare il cuore o la lealtà delle donne con cui andava
a letto.
«Magari,» continuò lei «dovrei semplicemente trovare qual­
cuno disposto a considerare un terzo di mia scelta. In quel
caso saresti interessato, Khalid?»
Doveva ammettere che quel pensiero la faceva solo in­
furiare. Non aveva nessunissima intenzione di lasciare che
Khalid la condividesse con un altro uomo in una situazione
del genere. Era Khalid che voleva, completamente: suo il let­
to che voleva condividere, sua la vita della quale voleva far
parte.
«Potrei tranquillamente uccidere qualcuno» mormorò lui,
prima di imprecare per essersi fatto sfuggire quelle parole.
29
In quel momento la guardò come non si era mai concesso
di guardarla prima. La minaccia di un altro uomo nella sua
vita l’aveva punto sul vivo, trafiggendo l’oscurità che si ad­
densava in lui. Il senso di possessività, di dominio, che aveva
giurato di non provare mai più si stava agitando in lui come
una bestia che lotta per la libertà.
Al diavolo, aveva combattuto per troppi anni per starle il
più lontano possibile. L’attrazione per lei non aveva fatto che
crescere, diventando un desiderio che gli stava consumando
l’anima.
Non avrebbe dovuto permettersi di toccarla. Non avreb­
be mai dovuto mettere in discussione la propria risolutezza
come stava facendo in quel momento. Toccarla avrebbe si­
gnificato rischiare, e Khalid conosceva esattamente il costo
di quel rischio.
Nell’osservarla, si rese conto – e non per la prima volta – di
quanto fragile e delicato fosse il suo corpo; di quanto sarebbe
stato semplice prenderla, spezzarla. E Khalid aveva dei nemici
che, nonostante negli ultimi dieci anni fossero rimasti in silen­
zio, l’avrebbero presa di mira alla prima occasione utile. Ep­
pure, nemmeno quella consapevolezza riuscì a placare il de­
siderio che lo aveva travolto, né il bisogno disperato di averla.
Aveva il cazzo di marmo, e le palle gli pulsavano dalla voglia.
«Capisco benissimo che una tale offerta possa spaventarti,
Khalid» disse lei, il tono gentile come una pioggia d’estate e
tagliente come una lama di ghiaccio. «Dopotutto credo che
sarebbe contro le regole del club, o sbaglio? È il membro che
sceglie il terzo. Forse dovrei puntare a un amante un po’ più
possessivo.»
Khalid fu sul punto di scoppiare a ridere per la sorpresa.
Chissà come, quella ragazzina era riuscita a fregarlo, lascian­
dolo lì a cercare di ritrovare il proprio equilibrio.
«Non è esattamente ‘paura’ il termine con cui descriverei
ciò che sento in questo momento.» Accarezzandola con lo
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sguardo, tornò con la mente a come l’aveva vista poco pri­
ma, distesa sotto il sole a bordo piscina. La vide arrossire,
e nei suoi occhi grigi vide l’innocenza, al di là della consa­
pevolezza. Era sicura di sé, indipendente e – giurava il pa­
dre – testarda come non mai; ma non era una donna che si
condivideva facilmente. E, anzi, dubitava l’avesse mai fatto.
Eppure eccola lì, a sfidarlo di prenderla, a tentarlo con quei
suoi occhi argento vivo e quel dannato sorrisetto ironico.
Sembrava che giocassero a quel gioco da secoli, molto più
dei nove anni trascorsi dalla notte in cui Marty si era offerta
così dolcemente a lui. Il botta e risposta, l’attacco e ritirata,
era andato avanti così a lungo che Khalid era stato più di
una volta sul punto di cedere. Finché non aveva scoperto che
stava indagando su di lui.
Si chiese se Marty avesse idea di quanto gli era mancato
flirtare con lei, stuzzicarla, poter scegliere... Gli era stato por­
tato via tutto quando aveva appreso di essere sospettato di
tramare contro il suo Paese.
C’erano state notti in cui non aveva fatto che pensare di toc­
carla, di donare ai suoi occhi la consapevolezza al posto della
curiosità, la bramosia al posto dell’innocenza.
Quelle notti era quasi andato in pezzi. Aveva pregato che
il passato potesse essere solo questo: passato. Aveva pregato
di poter finalmente allungare una mano verso di lei.
Ma quel passato lo tratteneva. La consapevolezza che l’or­
rore a cui aveva assistito e il sangue che lo aveva macchiato
sarebbero potuti ritornare. Eppure, la desiderava con una
forza alla quale sembrava impossibile resistere.
Marty era nata per essere toccata. Era nata per il piacere.
Il suo corpo deliziosamente piccolo e ben fatto, i seni alti e
pieni e la morbida curva dei suoi fianchi erano doni di dio per
qualunque uomo posasse gli occhi su di lei. Era bellissima, e
le altre donne non potevano nemmeno sperare di competere.
Dal nasino all’insù alle labbra imbronciate, dal mento deci­
31
so all’espressione ostinata, riusciva a vedere la ragazzina indi­
pendente e testarda che era. Ma gli occhi. Quegli occhi erano
davvero una finestra sulla sua anima. E dallo sguardo che a­
vevano, Khalid capì che l’avrebbero bruciato vivo.
Osservò ancora una volta lo splendore di quel corpo, e si
chiese se la pelle di Marty fosse davvero morbida come sem­
brava, se i suoi capezzoli fossero davvero così dolci.
Sentì i muscoli tendersi, e il cazzo pulsargli, incendiato
dall’attesa. Poteva toccarla, pensò. Poteva assaporare la sua
dolcezza e rimanere distaccato. Avrebbe potuto ugualmente
allontanarsi da lei.
Non aveva mai avuto intenzione di stringere qualcosa di
più che una profonda amicizia con Marty. Un’amicizia che
gli avrebbe permesso di condividere con lei qualsiasi aman­
te avesse scelto. Se ne avesse scelto davvero uno. Che fosse
dannato se non stava iniziando a essere stufo di aspettare. O
di chiedersi come sarebbe stato.
«Dimmi, sei ancora vergine?» Non poté trattenersi dal chie­
derlo, aveva bisogno di sapere. Così come non riusciva più a
trattenere il desiderio che lo tormentava.
«E tu?» replicò lei in tono rabbioso, quasi come il suo sguar­
do. Ma sempre meglio la rabbia che l’invito che aveva visto
riflesso nei suoi occhi fino a un momento prima.
«Io? Vergine?» Khalid scoppiò a ridere al solo pensiero. «Dol­
cezza, io sono nato sessualmente attivo. Non credo di essere
mai stato vergine.»
Chiaramente stava scherzando, ma adorò vedere gli occhi
di Marty stringersi con interesse e disprezzo. Era ancora più
attraente, rendeva l’attesa ancora più bruciante. Si ritrovò a
pensare a tutti i modi in cui poteva toccarla, sfidarla, essere
sfidato da lei.
C’era qualcosa in quella donna che lo rendeva diffidente,
facendogli temere l’uomo che sarebbe potuto essere quando
alla fine l’avrebbe toccata; ma il risvolto di quella medaglia
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era la certezza che in lei bruciasse un’anima voluttuosa. Un’a­
mante che l’avrebbe fronteggiato ad armi pari. Che avrebbe
potuto incendiare la notte insieme a lui. Per un po’. Se fosse
riuscito a tenerla al sicuro abbastanza a lungo da scoprire
tutti gli intriganti segreti che adombravano i suoi occhi.
«Sì, dubito sinceramente che tu sia mai stato vergine,» com­
mentò lei e proruppe in un verso di sdegno, lieve e profonda­
mente femminile «ma non per questo sono affari tuoi se io lo
sia o no.»
Le sopracciglia di Khalid si sollevarono al suo tono di sfi­
da. Dannata ragazzina! Riusciva a farglielo venire duro più
velocemente di qualsiasi altra donna avesse mai cono­sciuto.
«Questo non lo so,» mormorò Khalid, bruciandola con lo
sguardo «ma quando spingerò le dita su per la tua fichetta
stretta, mi piacerebbe sapere se farlo con forza e fino in fon­
do, o se limitarmi a stuzzicarti e tenere in serbo quella delizia
perché sia il mio cazzo ad assaggiarla.»
Prima che finisse, il viso di Marty era già arrossato per l’im­
barazzo, ma i suoi occhi grigi erano carichi d’eccitazione.
Avrebbe scommesso il suo fondo fiduciario che in quel mo­
mento fosse bagnata dei suoi dolci umori.
A quel pensiero, si ritrovò con l’acquolina in bocca per la
voglia di assaggiarla, ancora prima che il suo buonsenso potes­
se intervenire. Sarebbe bastato un attimo per inginocchiarsi
davanti a lei, allargarle le gambe e banchettare su quella car­
ne morbida e serica. Era nuda sotto l’accappatoio. La sua fica
era nuda, depilata, senza alcuna protezione. Sensibile al suo
tocco, alle sue labbra, alla sua lingua.
Poteva assaporarla, solo per un istante. Un istante non l’a­
vrebbe di certo messa in pericolo.
«Stai scherzando» disse Marty con voce roca. Con mano
tremante, scostò una ciocca di capelli biondo scuro sfuggiti
dal fermaglio. Credeva davvero che non fosse serio, Khalid
glielo leggeva negli occhi.
33
«Scherzando?» L’uomo inclinò la testa e la osservò curio­
so. «Perché voglio scoparti? Gioiellino, non c’è niente di più
serio di una voglia del genere. Il pensiero di toccarti, di sen­
tire la tua carne dolce che avvolge il mio cazzo è sufficiente
a farmi tremare le gambe. Non ho mai detto di non deside­
rarti. Ho detto che non sarebbe saggio cedere al desiderio.»
Lei gli rivolse un sorriso beffardo. «Non è carino stuzzi­
care così, Khalid. Cosa c’è? Hai perso il tuo libretto nero? Ti
serve qualcosa per occupare piacevolmente il tempo finché
non arriva mio padre?»
Marty osservò le labbra dell’uomo incurvarsi in un mezzo
sorriso. Non l’aveva mai visto sorridere davvero, pensò. Un’e­
spressione divertita all’angolo delle labbra, un piccolo ghigno,
ma mai un vero sorriso.
«Come certamente saprai, i compagni di gioco non mi man­
cano» la rassicurò con una luce divertita negli occhi.
Marty inspirò lentamente, combattendo la paura che vo­
leva prendere il sopravvento quando vide il desiderio smo­
dato che bruciava negli occhi di Khalid.
Non l’aveva toccata, si era solamente avvicinato. Poteva
sentire il calore del suo corpo, ma non il tocco della sua car­
ne. Ma era abbastanza per renderla febbrile. Non riusciva a
indietreggiare, a rompere l’incantesimo con cui lo sguardo
di Khalid aveva rapito il suo.
«Così ho sentito» replicò Marty ironica. «‘Lo sceicco play­
boy’, non è così che ti chiamano? Davvero una bella reputa­
zione.» Una reputazione che la tormentava ogni volta che
pensava a lui.
Khalid allungò una mano, sfiorò con la punta delle dita le
ciocche di capelli sfuggite di nuovo al fermaglio, poi le acca­
rezzò il mento. Quel tocco leggero, quel lievissimo contatto
fu come un’esplosione di piacere lungo le sue terminazioni
nervose.
«Spesso la reputazione non è altro che uno scudo protet­
34
tivo» disse lui piano, in tono riflessivo «per tenere a bada ciò
che sai di non poter avere.»
Stronzate. Quel gioco stava diventando scontato e Marty
era stufa di starci.
«Smettila di giocare con me.» Facendo un passo indietro,
lottò per tenere sotto controllo il respiro, per tenere a bada il
desiderio che l’aveva assalita.
La spiccata sensualità di Khalid stava iniziando ad avvol­
gerla, a farsi largo dentro di lei. Riusciva a sentirlo trattenersi,
lottare contro sé stesso. L’idea che pensasse di doversi tenere
alla larga da lei la confondeva, la spingeva a pungolarlo, a
testare i limiti di quel controllo che si era imposto.
«Credi che io stia giocando?» Khalid allungò una mano
verso di lei, lentamente. Con la punta delle dita le sfiorò la
guancia e scese sul mento, e Marty dimenticò di respirare fin­
ché il pollice dell’uomo non le accarezzò le labbra.
Deglutendo a fatica, s’impose di non tremare, di non ge­
mere a quel tocco. Dio solo sapeva quanto disperatamente a­
vesse bisogno di quel contatto, e quanto poco fosse disposta
a implorare per averlo.
«Certo che stai giocando,» replicò lei con un verso di sde­
gno «l’hai dimostrato negli anni. Cosa c’è, hai paura di me?»
Arricciò le labbra e gli lanciò un bacio beffardo.
«Le paure sono insidiose» replicò piano Khalid, accarez­
zandole il braccio con il dorso della mano proprio come il
suo accento esotico sembrò accarezzarle i sensi. «Si barrica­
no dentro la mente e mettono radici nell’anima. Combatterle
non è mai facile, ma una volta che hai imparato a controllar­
le...» Sollevò lo sguardo per guardarla negli occhi, per stre­
garla, per catturarla. «Una volta che hai imparato a control­
larle, gioiellino, vuol dire che controlli te stesso.»
Marty avrebbe voluto alzare gli occhi al cielo sentendo
l’ironia nella sua voce, e l’avrebbe fatto, se non avesse perce­
pito una sottilissima vena di sincerità.
35
«Poi» continuò Khalid «impari che il controllo può essere
il tuo migliore amico. Il tuo più saggio consigliere. Quando
sei tentato da una donna contro la quale non hai difese, torna
piuttosto utile,» le sussurrò quest’ultima frase all’orecchio,
dolcemente «così come torna utile quando vuoi mostrare a
una donna ciò che dovrebbe sempre essere suo.»
«E sarebbe?» Se non l’avesse baciata, sarebbe morta. Se non
l’avesse toccata di nuovo, il desiderio l’avrebbe incenerita.
«Una donna dovrebbe sempre conoscere il piacere.» Mar­
ty lo vide iniziare a chinare la testa senza smettere di sus­
surrare. «Una donna dovrebbe sempre crogiolarsi nella sua
sensualità, in quel lato della sua natura che desidera essere
toccato, che desidera essere posseduto.» La voce di Khalid
scese di un tono, divenne più ruvida e pulsante di desiderio.
Le loro labbra alla fine si sfiorarono. «Una donna dovrebbe
sempre essere in grado di soddisfare il desiderio che tormen­
ta il nucleo sensuale del suo essere. Dimmi, Marty,» sussurrò
bruscamente «quale desiderio tormenta il tuo?»
«Il desiderio di te» mormorò lei di rimando, e quasi le
mancò il respiro di fronte all’incendio che esplose negli oc­
chi di Khalid.
Lui. Lui la tormentava. Moriva dalla voglia di un suo toc­
co. Moriva dalla voglia di un suo bacio. Un bisogno quasi
brutale iniziò tuonare nel suo corpo, e Marty schiuse lenta­
mente le labbra.
L’aveva tenuto d’occhio per due anni. L’aveva seguito. Ave­
va assistito agli eccessi sessuali nei quali s’immergeva, e alle
notti solitarie che aveva trascorso alla finestra a guardare in
basso verso di lei.
Sembrava che sapesse sempre dove lei si trovasse, dove
si fosse appostata per osservarlo, quanto stesse impazzendo
per lui. Nell’espressione di Khalid aveva colto una sensualità
tutt’altro che impulsiva e un’ombra scura di tormento. Un
tormento che talvolta le aveva ricordato il suo.
36
«Voglio baciarti» sussurrò lui. «Voglio baciare le tue lab­
bra morbide. Le guardo, e sento i muscoli del corpo tendersi
dalla voglia di possederti, Marty. Di scoparti fino a farti im­
plorare per averne ancora. Fino a farti gridare. Gridare per
me. Il buonsenso mi dice di andarmene, ma il pensiero delle
tue labbra mi tiene inchiodato.»
La voce di Khalid s’indurì sull’onda del desiderio che
l’aveva assalito, mentre gli occhi s’illuminarono di fiamme
ardenti un istante prima che le dita scivolassero tra i suoi ca­
pelli.
Le posò il palmo sulla nuca in una presa delicata ma alla
quale sarebbe stato impossibile sottrarsi e si chinò su di lei.
Non era certa del perché si fosse aspettata un bacio rude
e violento, ma ciò che seguì fu l’opposto: labbra vellutate si
posarono sulle sue, facendole schiudere e strappandole un
gemito sussurrato.
Marty stava tremando nella presa di Khalid. Gli afferrò i
polsi, e lui le posò l’altra mano sul fianco stringendola a sé.
Sentì le unghie penetrare nella pelle di Khalid e un fiume
di sensazioni che la inondava. Il piacere più incredibile che
avesse mai conosciuto si riversò in lei.
Fu un bacio carico di elettricità. Non aveva mai provato nien­
te del genere, e quando la lingua di Khalid incontrò la sua in
un contatto lieve eppure incendiario, quel piacere diventò tale
da distruggere i suoi sensi.
Quando lui si ritrasse, Marty non poté far altro che fissarlo
sotto shock. Era il suo primo bacio dopo anni.
Lottò per respirare. Lottò anche solo per restare in piedi.
Poi lui inclinò la testa e le labbra si spostarono seguendo la
linea del suo mento fino all’orecchio.
«Bellissima» sussurrò Khalid, e lei chiuse gli occhi abban­
donandosi al mondo sensuale che le stava costruendo attor­
no. «Potrei prenderti così, Marty. Lentamente, con la delica­
tezza di una pioggia d’estate.»
37
Poi spostò le dita sulle sue spalle, sfiorando la pelle nuda
sotto l’accappatoio; le scostò la stoffa fin dietro la schiena, e
Marty sentì il seno pulsare per il bisogno di un contatto. La
punta delle dita ruvide di Khalid le provocò un brivido sul­
la pelle, e di colpo si ritrovò a sfregarsi contro di lui. Aveva
bisogno che le desse di più, aveva bisogno che la toccasse
come la terra ha bisogno del sole.
«Ti ho sognato» sussurrò Marty. «Ho sognato che mi pren­
devi, Khalid. Che mi scopavi lentamente, con dolcezza... e
poi forte, fino in fondo.» Le si spezzò il respiro, trasalì e il de­
siderio divenne una fiamma brillante nei suoi occhi. «Voglio
guardare mentre mi prendi. Vedere il tuo cazzo che spinge
dentro di me mentre il piacere mi brucia viva. Lo sogno a
occhi aperti. Mi tocco pensandoci.»
Le sue unghie penetrarono più a fondo nei polsi di Khalid
quando l’immagine si materializzò nella sua mente: alzare
lo sguardo su di lui, osservare il suo viso, poi guardare il suo
cazzo che la penetrava.
Gli regalò quell’immagine, la condivise con lui, e lo sguar­
do scuro di Khalid incontrò il suo per non lasciarlo.
Khalid le fece scivolare una mano sui seni, sembrava che
per lui respirare fosse diventato più difficile, più faticoso. Po­
sò il palmo sulle sue rotondità e il piacere sembrò bruciarle
ogni terminazione nervosa, strappandole un gemito dalle
labbra. Alla carezza del pollice sul capezzolo, un’ondata di
desiderio le invase il grembo aggredendolo con spasmi forti
e intensi che la lasciarono senza respiro.
Tirando indietro la testa, posò lo sguardo sul punto in cui
le dita di Khalid la afferravano: dita lunghe, forti e scure sulla
sua pelle candida. In quell’istante, Khalid sollevò con quelle
stesse dita il suo capezzolo turgido per portarselo alla bocca.
«Oh, dio!» Fu un grido improvviso, involontario.
Le labbra dell’uomo si chiusero attorno all’areola rosa suc­
chiando e infuocandola. Gli occhi neri di Khalid erano fissi su
38
di lei, scintille di luce intrappolate in un cielo notturno. Marty
sentì il suo sesso iniziare a bruciare, il clitoride inturgidirsi
e pulsare, e fu travolta da un’ondata di piacere estatico. Un
fiume di calore si riversò sulle pieghe nude del suo sesso, cir­
condando il clitoride, sensibilizzandolo ancora di più.
Non riusciva a respirare. Non riusciva a pensare. Non po­
té far altro che restare a guardare mentre Khalid distruggeva
i suoi sensi succhiando e leccando.
Quando lui sollevò la testa interrompendo il contatto,
Marty trasalì e un brivido di silenziosa protesta la scosse da
capo a piedi, spingendola a inarcarsi di più, a implorarlo per
averne ancora.
«Così bella,» con la punta delle dita Khalid le sfiorò il ca­
pezzolo e tornò a guardarla «così innocente. Dimmi, tesoro,
arrossiresti con lo stesso, inebriante piacere se ti succhiassi il
clitoride, invece dei capezzoli?»
Il suo sesso pulsò violentemente, un delizioso dolore intur­
gidì ancora di più il clitoride e s’irradiò nel resto del corpo.
Voleva spingerlo più in là, voleva vederlo scivolare oltre il li­
mite del suo autocontrollo, ma non riusciva a trovare il fiato
per parlare.
«Dovrei succhiare quel bel clitoride e scoprirlo da me?»
A quel pensiero, uno spasmo di puro piacere le esplose in
grembo, pulsando nella vagina, e Marty schiuse le labbra la­
sciandosi sfuggire un gemito.
Voleva gridare di sì. Voleva implorarlo. Voleva vedere il
viso di Khalid mentre la toccava lì, mentre la succhiava come
aveva fatto con il capezzolo, lambendolo con la lingua.
La sua fica si contrasse, vibrò con un’ondata di piacere in­
tenso e improvviso, e Marty gemette forte.
Khalid sbatté le palpebre, in adorazione. Notò l’espressione
rapita di Marty e sentì un brivido di puro desiderio di fronte al
piccolo orgasmo che l’aveva scossa quando le aveva descritto
le proprie intenzioni.
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Dio, a cos’aveva dato inizio? L’innocenza, il puro stupore
che leggeva dipinti sul viso di Marty lo rendevano remissivo
e allo stesso tempo lo terrorizzavano.
Scivolò con la mano dal seno lungo il suo ventre, fino al
monte di Venere, e Marty s’inarcò contro di lui. Se fosse stata
ancora vergine era un uomo morto: sarebbe spirato lì sul pa­
vimento, per lo shock e il rimorso.
Aveva ventisette anni, Cristo. Certamente non era innocen­
te come sembrava. Non poteva esserlo.
Fece scivolare le dita tra i suoi umori femminili, e il calore
che vi trovò quasi lo ustionò. Il clitoride, gonfio e arrossato,
sembrava attirarlo come un canto di sirene.
Aveva bisogno di entrarle dentro. Il cazzo gli pulsava do­
lorosamente come pretendendo di entrare in azione. La vo­
glia di scoparla lo stava uccidendo.
«Marty, siamo a casa.»
Quando la voce del padre fendette l’atmosfera estatica del­
la stanza, lo sguardo di Khalid si spostò dal viso di Marty alla
soglia.
Cazzo, Mathews l’avrebbe ammazzato. Jennings gli a­
vrebbe piantato un paletto nel petto con un sorriso.
Prima di poter pensare, Marty si allontanò di scatto da lui.
Poi, con il viso arrossato e l’espressione intontita e confusa,
sollevò lo sguardo su Khalid e cercò di sistemarsi l’accappa­
toio con mani tremanti.
«Marty?» Joe Mathews e Zach Jennings entrarono nella
stanza e si bloccarono di colpo.
Era impossibile fraintendere ciò che tutti sapevano fosse
stato sul punto di succedere. Era impossibile non notare lo
shock sul viso di Marty, o i segni rossi sul collo provocati dal­
la barba di Khalid.
I due uomini osservarono la scena. A occhi stretti, fissaro­
no prima Marty, poi Khalid.
«Io...» Marty deglutì a fatica, il panico negli occhi. «Doc­
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cia,» disse poi annuendo velocemente «ho bisogno di farmi
una doccia.»
Come un’adolescente beccata a fare sesso con il fidanzati­
no, si voltò e corse via sotto lo sguardo divertito di Khalid. La
seduttrice, anche se ancora presente nel suo sguardo, stava
lottando per nascondersi a quello dei due padri.
Passandosi una mano tra i capelli, Khalid si trattenne dal
prorompere nel sospiro che stava per sfuggirgli. Così espirò
lentamente, incrociò le braccia sul petto e fissò i due uomini
con più arroganza del necessario.
Ma non servì a impressionare il senatore né il direttore
dell’fbi. Entrambi lo stavano fissando scioccati.
«In ventisette anni non l’ho mai beccata con un uomo»
ringhiò improvvisamente Joe lanciando uno sguardo assas­
sino a Khalid. «Apprezzerei molto che non accadesse mai
più, se non ti dispiace.»
Khalid capì come doveva essersi sentita Marty quando
era corsa via. Si sentiva anche lui come un adolescente bec­
cato con la mano sotto la gonna della fidanzatina, e che fosse
dannato se non era una sensazione di merda.
«Direi che io ne farò tranquillamente a meno, per il resto
della vita» replicò Khalid prima di schiarirsi la voce, a di­sagio.
L’indignazione di Joe era chiara dal modo in cui lo fissava,
ma era il silenzio di Zach – l’espressione quieta e pensosa del
suo viso – a preoccuparlo davvero. Dei due, Zach era decisa­
mente il più pericoloso.
Cercò di non cedere al senso di disagio che minacciava di
sopraffarlo mentre Zach continuava a fissarlo freddamente
con i suoi penetranti occhi nocciola.
«Stalle alla larga, a meno che tu non intenda fare di più che
condividere il letto con lei per qualche notte» disse alla fine
Zach entrando in cucina e prendendo la caffettiera. «Marty
non è un giocattolo, Khalid.»
Non gli sfuggì il tono affilato della sua voce.
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«Certo che non lo è. Lo capisco» rispose annuendo ferma­
mente.
Lo capiva. Il mondo di cui faceva parte si basava su alcune
regole – regole che non erano fatte per essere infrante per la
natura degli uomini che vi erano coinvolti.
Zach gli aveva lanciato un ultimatum di fronte a un testi­
mone che faceva parte del club. Non aveva importanza che
fosse anche il padre di Marty o che lui e Joe fossero entram­
bi amanti della stessa donna. Zach era il padrino di Marty,
equivaleva al padre, e i suoi desideri non potevano essere
ignorati.
«Davvero?» Zach si voltò verso di lui. «Ho visto la sua os­
sessione per te crescere con il passare degli anni, e ho visto
anche come l’hai tenuta d’occhio tu. Ma ti conosco, figliolo.
Non sei il tipo da relazione duratura. Ti accontenti di essere
l’altro, e non è questo che lei vuole da te. Non è questo ciò di
cui ha bisogno.»
«Capisco. Non mi servono le tue lezioncine» replicò fred­
damente Khalid, a malapena in grado di tenere a freno la
rabbia. «Puoi averci beccato a comportarci come adolescenti,
ma non per questo accetterò che mi si parli come se lo fossi.»
«Se vieni beccato a comportarti in quel modo in casa mia,
con la mia figlioccia, lo accetti eccome» lo informò gelido
Zach. «E adesso sta’ alla larga da lei,» sbottò «a meno che tu
non voglia forzarmi la mano. E ti assicuro che non vuoi farlo.»
Khalid fissò l’altro uomo, valutò il grado di sincerità del
suo tono e riconobbe la serietà dell’avvertimento che gli era
stato lanciato.
Ma non aveva molta importanza. Avrebbe potuto ribatte­
re che nessun avvertimento avrebbe ostacolato il desiderio
che continuava a crescere tra lui e Marty. Avrebbe potuto di­
re che adesso non contava più neanche il passato.
Invece, annuì brusco e uscì a grandi passi dalla stanza, e
poi dalla casa. Era un avvertimento che non poteva ignora­
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re, si ripeté quando l’autista, Abdul, gli aprì la portiera della
limousine e lo fece accomodare all’interno. Un avvertimento
che non poteva non prendere in considerazione. E l’avrebbe
fatto, fin quando non avesse incontrato di nuovo il violento
desiderio negli occhi di Marty. Ma era una decisione che a­
vrebbe pagato cara.
Zach non era semplicemente un membro dell’esclusivo
club al quale appartenevano entrambi; faceva anche parte del
comitato che lo governava, ed era uno dei suoi componenti
più influenti.
Le regole erano semplici, chiare; dovevano esserlo, visto
che il club era sopravvissuto per duecento anni.
Tuttavia, fino a quel momento, Khalid non le aveva mai
trovate restrittive. Fino a quel momento, non le aveva mai
rifiutate.
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