NewsLetter Le garanzie del giusto processo nei procedimenti antitrust europei di Ginevra Bruzzone Vice Direttore Generale ASSONIME Comitato Nazionale italiano Gestione di operazioni di Credito Documentario della Camera di Commercio Internazionale e di Garanzie Bancarie Internazionali, Roma, 10 luglio n. 6 2014 - Giugno 2014 COMMISSIONI ICC Concorrenza Resoconto riunione Commissione ICC Italia 18 giugno 2014 Proprietà Intellettuale 2014 ICC IP Roadmap APPUNTAMENTI La Commissione Concorrenza ICC ha pubblicato un importante contributo di riflessione sulle esigenze di “due process” nei procedimenti europei in tema di antitrust, in cui analizza le carenze dell’attuale sistema e individua possibili linee di riforma. E’ ormai pacifico che le sanzioni per le violazioni del diritto antitrust europeo costituiscano sanzioni penali nell’accezione rilevante per la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU). Occorre pertanto applicare le garanzie minime del giusto processo previste dall’articolo 6 della stessa CEDU, a cui corrisponde l’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In particolare, ogni persona fisica o giuridica ha il diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da “un tribunale indipendente e imparziale”, chiamato a pronunciarsi sulla fondatezza di ogni accusa penale formulata nei suoi confronti. A questo diritto si accompagna la presunzione di innocenza fino a quando la colpevolezza non sia stata legalmente accertata. Il contributo dell’ICC pone in evidenza come questo sistema di garanzie non sia rispettato dall’attuale modello di applicazione degli articoli 101 e 102 del TFUE da parte della Commissione europea. La Commissione infatti svolge al tempo stesso funzioni di indagine, di accusa e di decisione circa la sussistenza dell’illecito e può irrogare direttamente sanzioni, che spesso raggiungono un ammontare estremamente elevato. Inevitabilmente, secondo l’ICC, le decisioni della Commissione risultano distorte da un favor nei confronti dell’ipotesi accusatoria. La circostanza che la decisione della Commissione sia sottoposta al successivo vaglio di un tribunale indipendente (Tribunale e Corte di giustizia UE) non è ritenuta sufficiente a rimediare alle carenze sotto il profilo delle garanzie. Il documento si sofferma lungamente sulle implicazioni della sentenza Menarini, con la quale la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto in linea con la CEDU il sistema italiano di garanzie per l’applicazione del diritto antitrust. Come noto, il sistema italiano affida il potere di decisione circa la sussistenza dell’illecito e circa l’applicazione della sanzione a un’autorità amministrativa indipendente che svolge al tempo stesso la funzione di investigazione e quella di aggiudicazione. Nel caso Menarini la Corte europea dei diritti dell’uomo ha ritenuto che le esigenze di garanzia siano soddisfatte in quanto la decisione >> L’imperativo di crescita per le aziende italiane - Milano, 2 luglio 2014 What’s new on party representation in international arbitration? Roma, 4 luglio 2014 Controversie in ambito internazionale: soluzioni, arbitrati e la ICC di Parigi Bergamo, 16 luglio 2014 Study of a Mock Case under the ICC Rules Firenze, 21 – 25 luglio 2014 WORKSHOP ICC Italia IN EVIDENZA Gestione di operazioni di Credito Documentario e di Garanzie Bancarie Internazionali Roma, 10 luglio 2014 APPROFONDIMENTI BITs & ISDS – ICC key Issues for international business Le nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration” Sicurezza energetica europea ICC Italia - La voce delle imprese Intervista al Presidente di FederPetroli, Dott. Michele Marsiglia Notizie Rapporto Unioncamere 2014, Roma 4 giugno 2014 E’ iniziato il conto alla rovescia per il 9° Congresso Mondiale delle Camere di commercio - Torino 2015 4° Conferenza di Alto livello sull’AntiCorruzione, Roma 11 giugno 2014 Italy Launch of ICC Mediation Rules, Roma 12 giugno 2014 ICC YAF, Roma 13 –14 giugno 2014 World Investment Report 2014, Roma 24 giugno 2014 Eletto il nuovo Segretario Generale ICC, John Danilovich dell’Autorità è stata successivamente sottoposta a un controllo giurisdizionale pieno da parte del giudice amministrativo. La Commissione Concorrenza dell’ICC argomenta che la portata di questa sentenza non va sopravvalutata: il caso Menarini non è sufficiente a ritenere superato il problema delle garanzie nei procedimenti antitrust della Commissione europea. Esiste una giurisprudenza consolidata della CEDU che, per sanzioni considerate penali per la loro funzione punitiva e deterrente ma “di importo minore”, ritiene ammissibile l’irrogazione in prima istanza da parte di un’autorità amministrativa, ferma restando la necessità di un successivo controllo giurisdizionale. Tuttavia ICC sottolinea che le fattispecie per le quali le ragioni di efficienza e rapidità del processo decisionale sono ritenute prevalenti rispetto alle esigenze di garanzia per il convenuto sono in genere ipotesi de minimis, quali ad esempio sanzioni per violazioni minori del codice della strada: le sanzioni antitrust sono ben più rilevanti e la sentenza Menarini è per ora una decisione isolata, che peraltro non è stata assunta dalla Grande Camera e rispetto alla quale uno dei giudici ha espresso un’opinione fortemente dissenziente. Inoltre, viene osservato che la Commissione europea, a differenza dell’Autorità italiana, ha una composizione “politica” e le parti interessate non vengono sentite davanti al collegio. Inoltre, anche ammettendo che la decisione in prima istanza da parte della Commissione europea sia legittima, la revisione da parte del Tribunale e della Corte di giustizia non soddisfa in modo sistematico i requisiti del controllo giurisdizionale pieno. Vi è ancora un’eccessiva deferenza da parte dei giudici europei per le cosiddette “valutazioni economiche complesse” effettuate dalla Commissione. Alla luce di queste argomentazioni, la Commissione concorrenza di ICC prospetta due ipotesi di riforma del sistema. La prima, più radicale, prevede il mantenimento in capo alla Commissione del compito di delineare l’ipotesi accusatoria e il trasferimento del potere decisionale in capo a un tribunale indipendente (che potrebbe essere l’attuale Tribunale o un altro organismo). Viene lasciata aperta la questione se tale modello richieda una modifica del Trattato o possa essere reso operativo sulla base dell’articolo 103 TFUE. La seconda ipotesi di riforma si basa su tre linee di intervento: anzitutto, la fase investigativa e di prospettazione dell’eventuale ipotesi accusatoria deve essere affidata a un organismo indipendente, che assicuri a tutti i soggetti il pieno diritto di essere sentiti, con la possibilità di cross examination dei testimoni; in una seconda fase la Commissione dovrebbe esercitare il proprio potere di decisione, previa un’audizione approfondita delle parti con l’ausilio di un nuovo team che possa valutare senza distorsioni le argomentazioni di ciascuno; infine, le Corti europee in sede di revisione delle decisioni dovrebbero abbandonare definitivamente gli atteggiamenti di deferenza per le valutazioni “complesse” assicurando un controllo giurisdizionale pieno e approfondito. Per quanto concerne le ispezioni della Commissione europea, viene espressa preoccupazione per la prassi di prelevare copie degli hard drives dai locali delle imprese anche quando ciò non risulti strettamente giustificato. Infine, il documento osserva che l’accordo di cooperazione bilaterale tra l’Unione europea e la Svizzera per lo scambio di informazioni tra autorità in materia antitrust prevede minori garanzie per le imprese di quanto previsto dagli accordi di cooperazione di prima generazione: gli interessati, infatti, non solo non sono tenuti a esprimere consenso allo scambio di informazioni che li riguardano, ma potrebbero anche non esserne a conoscenza, e ciò pregiudicherebbe non poco l’esercizio dei loro diritti di difesa. Il recente Antitrust Compliance Toolkit ICC si propone quale strumento pratico di antitrust per piccole, medie e grandi imprese, al fine di strutturare e rafforzare degli efficienti programmi di compliance. Il Toolkit rappresenta il lavoro della ICC Task Force on Antitrust Compliance and Advocacy, a seguito anche dei diversi suggerimenti e proposte da parte di OFT, DG COMP e altre autorità antitrust, e si concentra soprattutto su iniziative concrete che le imprese possono assumere al loro interno per instaurare una cultura di compliance di successo. ICC Italia ha in programma, per il prossimo inverno, un Convegno di presentazione dello srumento alle imprese nazionali. 2 ICC Italia Newsletter n. 6 - Giugno 2014 Commissioni ICC Concorrenza Resoconto Riunione Commissione Concorrenza ICC Italia Roma, 18 giugno 2014 In primo luogo è stato affrontato il tema della consultazione pubblica avviata dall’Autorità nazionale antitrust sulla proposta di Linee Guida che definiscono una metodologia di calcolo per la quantificazione delle sanzioni irrogate dall’Autorità stessa in materia di concorrenza. La Commissione Concorrenza ha esaminato le novità della proposta, in particolare il riconoscimento, da parte dell’Autorità, dei programmi di compliance antitrust - alla cui effettiva adozione e attuazione da parte delle imprese la Proposta ricollega un’apposita circostanza attenuante - e i potenziali aspetti critici per le imprese che verranno sollevati nell’ambito della consultazione tramite un contributo ICC. L’iniziativa dell’Autorità è da ritenersi nel complesso particolarmente apprezzabile perché sembra aver colto alcune delle istanze da lungo tempo affermate dalla realtà imprenditoriale, anche tramite i lavori dell’ICC: ci si riferisce sia all’attuazione dei fondamentali principi della certezza del diritto e della trasparenza dell’azione amministrativa, fattori cardine per l’effettivo sviluppo dell’attività d’impresa nel “sistema-Paese”, sia al riconoscimento dei programmi di compliance antitrust come specifica circostanza attenuante. Sempre con riferimento all’Autorità nazionale antitrust, è stata illustrata brevemente, nell’ambito della nuova normativa sui diritti dei consumatori (introdotta con D.lgs. 21/2014 attuativo della Direttiva 83/11/UE), la competenza esclusiva attribuita all’Autorità in materia di pratiche commerciali scorrette e la possibile sovrapposizione di competenze concorrenti con altre Autorità nei settori regolamentati, anche successivamente alla modifica normativa. E’ stata esaminata poi la recente giurisprudenza amministrativa nei casi di competenze concorrenti con altre Autorità nei settori regolamentati. La Commissione ha proposto di approfondire e monitorare se eventuali interventi delle Autorità di settore potranno fornire elementi di chiarezza o se viceversa potranno rappresentare inutili ripetizioni o accrescere l’incertezza normativa per gli operatori ed in tal caso valutare se, nell’ambito della riforma della PA e della semplificazione dell’azione amministrativa possa rendersi necessario un intervento di ICC in merito. In seguito è stato affrontato il tema della compliance con l’aggiornamento dello stato del dibattito a livello europeo. Il gruppo di lavoro di ICC Italia ha dato evidenza del completamento della traduzione italiana dell’ICC Antitrust Compliance Toolkit, manuale con best practices europee e internazionali a supporto delle attività di compliance delle aziende. 3 ICC Italia Newsletter La Commissione Concorrenza ha proposto di organizzare entro l’anno un evento di presentazione del manuale, con la partecipazione dell’Autorità nazionale antitrust e delle imprese, con una sessione generale ed un’esercitazione pratica (workshop) per le aziende. Una proposta del progetto verrà sottoposta alla Commissione Concorrenza per osservazioni e integrazioni. La Commissione Concorrenza ha poi esaminato gli altri temi in agenda: in particolare un nuovo position paper predisposto da ICC Parigi in materia di due process con osservazioni e spunti di riflessione da sottoporre alla Commissione UE ed altre istituzioni. Si è dato atto che la prossima riunione della Commissione Concorrenza dell’ICC Parigi si terrà con la Commissione europea a Bruxelles a inizio settembre, per approfondire soprattutto le tematiche specifiche dell’ICC Antitrust Compliance Toolkit. Da ultimo sono stati illustrati i più significativi sviluppi giurisprudenziali degli ultimi mesi. Hanno preso parte alla riunione, oltre al Presidente di Commissione, Luca Sanfilippo, al Segretario Generale di ICC Italia, Maria Beatrice Deli, e al Vice Presidente di ICC Italia, Lucio Maria Brunozzi: Matteo Bozzo (Studio legale Ashurst), Teresa Broggiato (ABI), Ginevra Bruzzone (Assonime), Pierluigi Cammarano (Unicredit), Nicola Ceraolo (Studio legale Nunziante Magrone), Luciano Di Via (Studio legale Clifford Chance), Ciro Favia (Enel), Simone Gambuto (Studio legale Macchi di Cellere Gangemi), Alessandro Greco (Studio legale Eversheds Bianchini), Sonia Griva Zabert (Sky Italia), Giorgio Muresu (Unicredit), Alberto Pera (Studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners), Ernesto Razzano (Ferrovie dello Stato), Aurora Saija (Assonime). n. 6 - Giugno 2014 Commissioni ICC Proprietà Intellettuale E’ stata presentata, lo scorso 23 giugno durante l’Intellectual Property Business Congress (IPBC) ad Amsterdam, la 12esima edizione della ICC Intellectual Property Roadmap. La più importante pubblicazione ICC in materia di Proprietà Intellettuale, pubblicata ogni due/tre anni e tradotta in diverse lingue, incluse tra le altre, l’arabo, il cinese e il russo, offre uno sguardo onnicomprensivo e puntuale delle tematiche chiave relative alla proprietà intellettuale al giorno d’oggi. La Proprietà Intellettuale è un campo d’azione in continua evoluzione e strettamente connesso ai cambiamenti tecnologici e sociali, nonché politici ed economici. La nuova Roadmap è stata quindi aggiornata e ampliata rispetto alla precedente edizione per includere l’evoluzione nelle nuove tecnologie e nuovi strumenti di comunicazione, così come la tendenza a nuove forme di collaborazione attraverso l’innovazione, aspetti cha hanno forti implicazioni in termini di proprietà intellettuale: come la PI viene utilizzata, data in licenza e protetta. Le nuove applicazioni e piattaforme tecnologiche, la crescente fruibilità di dispositivi mobili per la connessione a Internet e la stessa maggiore facilità di accesso alla Rete hanno infatti modificato non solo il comportamento dei consumatori, ma anche le strategie e i modelli aziendali per la distribuzione, commercializzazione e il controllo dei prodotti e delle risorse “intangibili”. Tra le nuove sezioni della ICC Roadmap 2014 segnaliamo quella relativa alle problematiche IP relative alla registrazione di nomi di dominio (come il cybersquatting), quella relativa a misure per il controllo delle violazioni dei diritti di PI (copyright e trademark) in Internet e quella relativa ai costi e alle procedure per ottenere brevetti in più Paesi. Numerosi aggiornamenti sono stati inoltre riportati su sezioni preesistenti quali: trade secrets, diritti su varietà vegetali, indicazioni geografiche, disegni, data base, arbitrato e mediazione quali metodi di risoluzione delle controversie in materia di PI. Il messaggio di questa nuova edizione della ICC Roadmap è incentrato sul valore della Proprietà Intellettuale per le imprese a supporto di innovazione e creazione e sulla necessità di una maggiore protezione degli “intangible assets”. 4 ICC Italia Newsletter n. 6 - Giugno 2014 Appuntamenti L’imperativo di crescita per le aziende italiane Milano, 2 luglio 2014 - Università Bocconi CReSV Centro Ricerche su Sostenibilità e Valore dell’Università Bocconi in collaborazione con EY – Ernst & Young, organizza un Convegno dal titolo “L’imperativo di crescita per le aziende italiane – Strategie di sviluppo a confronto”. Il Convegno, che si tiene il 2 luglio presso l’Università Bocconi a Milano, ha come scopo quello di presentare le principali strategie di crescita quale utile strumento di supporto decisionale per gli imprenditori che decidano di intraprendere un nuovo percorso di sviluppo in termini di performance economica e finanziaria. Al Convegno interviene, tra i relatori, il Dott. Andrea Tomat, Presidente Lotto Sport Italia e Stonefly e Presidente di ICC Italia. Per maggiori informazioni consultare il programma al link: http://www.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Cdr/News+ed+Eventi/Eventi/Bocconi+Eventi/Eventi+in+programma/L%20imperativo%20di%20crescita%20per%20le%20aziende%20italiane WORKSHOP ICC ITALIA Gestione di operazioni di Credito Documentario e di Garanzie Bancarie Internazionali ISBP 745 – URDG 750 Le ultime Opinions della Commissione Bancaria ICC Roma, 10 luglio 2014 - ICC Italia Obiettivo del Workshop Il workshop propone un approfondito esame degli aspetti nodali delle operazioni sulla base della Prassi (per i crediti documentari) e delle Norme (per le garanzie a prima richiesta) che ne rivelano rispettivamente l’interpretazione dominante e gli effetti dell’autonomia. La giornata vedrà la partecipazione sul campo di due esperti, da lungo tempo operanti nel settore e con il filo conduttore rappresentato dall’ampia quantità di Opinions della Commissione Bancaria e pareri emessi in sede di DOCDEX negli ultimi due semestri, che saranno illustrati e valutati. Ampio spazio sarà offerto ai partecipanti per sottoporre quesiti e casi specifici. Il workshop è elettivamente destinato al personale, almeno mediamente esperto, addetto alla gestione delle operazioni di credito documentario e/o di garanzie a prima richiesta, sia come operatori (imprese, vettori, spedizionieri ed assicuratori), sia come banche. Scarica il pragramma Docenti Carlo DI NINNI Componente della Commissioni Bancarie di ICC Parigi e di ICC Italia; Vice Presidente di Credimpex - Italia; già Responsabile dell’Uff. Operazioni Documentarie Settore Affari Legali dell’Associazione Bancaria Italiana - ABI Roberto DI NISIO Componente delle Commissioni Bancarie di ICC Parigi e di ICC Italia; Componente del Comitato Direttivo di Credimpex - Italia; già Responsabile della Consulenza Tecnica della BNL Direzione Generale 5 ICC Italia Newsletter What’s new on party representation in international arbitration? Roma, 4 luglio 2014 Consiglio Nazionale Forense L’Associazione Italiana per l’Arbitrato (AIA) e l’Italian Forum for Arbitration and ADR (ArbIt) organizzano una conferenza sulle nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration”, recentemente adottate dalla International Bar Association (IBA). L’evento prevede due diverse sessioni di discussione volte ad approfondire i principi fondamentali delle nuove linee guida e si chiuderà poi con un cocktail finale. Controversie in ambito internazionale: soluzioni, arbitrati e la ICC di Parigi Bergamo, 16 luglio 2014 Confindustria Bergamo Nell’ambito degli incontri organizzati da Confindustria Bergamo dal titolo “Internazionalizzarsi per competere al meglio 2.0”, la Prof. Avv. Maria Beatrice Deli interviene in veste di Segretario Generale della Camera di Commercio Internazionale (ICC) Sezione Italiana per approfondire il tema dell’arbitrato. Study of a Mock Case Under the ICC Rules Firenze, 21-25 luglio 2014 Università degli Studi di Firenze La Corte Internazionale di Arbitrato ICC, in collaborazione con l’Università di Firenze, organizza un seminario di approfondimento sulle tematiche relative all’arbitrato commerciale internazionale. Attraverso lo studio di un caso pratico i partecipanti saranno coinvolti in un programma intensivo di cinque giorni tenuto in lingua inglese a contatto con i massimi esperti internazionali di arbitrato. n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti Politiche del Commercio e degli Investimenti Internazionali Bilateral Investment Treaties and Investor State Dispute Resolution La ICC, attraverso alcuni suoi Comitati Nazionali europei tra cui ICC Italia, ha predisposto una breve presentazione promozionale dei BITs e del sistema di risoluzione delle controversie in materia di investimenti, che di seguito riportiamo. Inoltre, il gruppo europeo dei Comitati Nazionali ICC ha de- ciso di intervenire nella Public Consultation lanciata dalla Commissione europea al fine di determinare le modalità di protezione degli investimenti e ISDS nel TTIP, predisponendo un position paper sui temi sollevati dalla Consultazione. Key issues for international business What are BITs and why do they matter? • Investment protection clauses are found in more than 3,000 international investment agreements, often known as bilateral investment treaties or “BITs”. These agreements are sometimes contained in chapters of Free Trade Agreements (“FTAs”) that deal specifically with investment issues. • These agreements have been recognised by the UN as a key factor in helping countries attract foreign direct investment (“FDI”)—with recent studies indicating that the implementation of BITs can increase a country’s annual stock of inward investment by upwards of 10 percent. • In general, BITs provide protection to investors by: prohibiting favouritism for local investors; ensuring fair compensation for any expropriation or nationalisation of assets; 6 ICC Italia Newsletter and protecting foreign investors from local content requirements and export quotas. These protections help provide the stability, predictability and transparency that businesses require when making decisions on where to invest. • FDI and international trade serve as the twin engines of world prosperity. Since 1980, merchandise trade has expanded by a factor of six and the stock of FDI has expanded by a factor of 20. Employment growth associated with FDI is impressive: some 21 million people were employed by foreign affiliates of multinational companies in 1990, rising to 69 million in 2011. • To recover from its growth slump, the world economy needs a big dose of new FDI. At the current rate, US$1.6 trillion, new FDI flows are little more than 2 percent of world GDP. Doubling that rate, to around US$3 n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti trillion annually, would provide a major stimulus to the world economy—helping create jobs, raise living standards and contributing to government tax revenues. • Implementing strong investment protection standards should be a policy priority for all governments in order to promote new waves of prosperity-enhancing FDI. Investor-state dispute resolution — a BIT of a problem or much ado about nothing? • BITs and FTA investment chapters often contain investor-state dispute settlement (“ISDS”) provisions which allow investors to bring a claim in front of an international tribunal where it is alleged that one of the core provisions of an investment agreement has been breached. • The inclusion of ISDS provisions in these agreements is neither new nor novel: they have, in fact, been part and parcel of the international investment system since the late 1960s. • ISDS is used in relatively rare—but highly serious— situations, such as where a company’s assets are expropriated without proper compensation. • ISDS does not limit the policy space of states to introduce new regulation. Instead, it helps establish a balance between the right of States to regulate and the rights of investors to protection under international law. Contrary to some suggestions, investors cannot use investment provisions to bring a claim against a state just because their profits might be affected by a new government policy. • The confidential— or “secretive”— nature of ISDS arbitrations has received significant attention from many civil society groups. In this context, it is important to note that there have been a number of important transparency-related innovations in international arbitration in recent years. • In 2013, for instance, the United Nations Commission on International Trade Law adopted new transparency rules which came come into effect from April 2014. TTIP — why is the investment chapter important? • To maximize the potential gains of a new transatlantic deal for businesses, workers and consumers, negotiators must ensure that the final TTIP agreement contains gold-standard, 21st Century investment provisions. • This means that the TTIP investment chapter should include, at a minimum: - broad definitions of investment to capture the full range of investment vehicles and global supply chains in today’s globalised economy; - strong and comprehensive investor protections; - “pre-establishment” provisions to minimize protectionism; and - strong, transparent ISDS provisions, to ensure enforcement by efficiently resolving disputes on the merits of each case. • The benefits of a strong TTIP investment chapter should not be viewed in isolation. As the largest bilateral trade deal ever negotiated, third countries will look to TTIP as a model for future free trade agreements. A gold-standard agreement could play a central role in fostering improved conditions for a much-needed expansion of global investment flows. Ambiente ed Energia Sicurezza energetica europea: la questione degli “unconventional fossil fuels” Con il recente sconvolgimento degli equilibri politici causati dalla crisi ucraina gli scenari per gli approvvigionamenti energetici sono in continua evoluzione. L’Unione Europea, da sempre non autosufficiente in materia, si trova tra due aree geopolitiche fondamentali: USA e Russia. Forse non tutti sanno che il sottosuolo ucraino è ricco di shale gas e che, nel caso la proposta americana di arrivare ad un embargo commerciale con la Russia sia realmente presa in considerazione dall’UE, è evidente la necessità di dover trovare nuove fonti di approvvigionamento. Lo scorso 12 Maggio è andata in onda la discussa puntata di Report intitolata “Shale Caos”. Nel settore petrolifero ed in generale in quello energetico italiano l’inchiesta ha comportato notevoli tensioni e prese di posizione da parte delle industrie che si sono sentite diffamate da “informazioni non corrette e che destabilizzano soltanto la pubblica opinione in merito allo sviluppo energetico in Europa ed in particolar modo in Italia”. Queste le parole di Michele Marsiglia, Pres. di FederPetroli, nel comunicato stampa pubblicato il giorno successivo alla messa in onda della puntata. Oggetto della 7 ICC Italia Newsletter discordia è l’“hydraulic fracturing of gas reserves”, più comunemente nota con il nome di fracking. Con tale termine si intende un processo che, dopo una trivellazione, pompa fluidi e altri materiali ad alta pressione in pozzi per aprire canali in uno strato roccioso nel sottosuolo contenente idrocarburi. Gli Unconventional Fossil Fuels sono stati recentemente oggetto dei lavori della Commissione Europea, anche a causa delle numerose e controverse questioni ambientali e relative alla salute pubblica direttamente connesse all’estrazione di idrocarburi non convenzionali, quali lo shale gas, in particolare i rischi relativamente allo sfruttamento degli stessi, in modo tale da rendere lo sviluppo di questo settore adeguatamente gestito e soprattutto gestibile da ognuno degli Stati Membri. A tal fine, la Commissione Europea ha adottato il 22 Gennaio scorso una “Recommendation” per portare “clarity and predictability” alle pubbliche autorità, agli operatori del mercato ed ai cittadini. Essa invita gli Stati Membri a seguire dei principi minimi nell’applicare o adattare le normative nazionali applicabili all’esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi attraverso la fatturazione idraulica. >> n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti La necessità di una Strategia Energetica non solo Nazionale (SEN), ma anche Europea (SEE) è sempre più evidente in quanto la nostra non autosufficienza ci mette a rischio di speculazioni e veri e propri ricatti politici. Eppure, secondo numerose ed autorevoli fonti, anche l’Italia sarebbe ricca di idrocarburi, basti pensare alle notevoli riserve presenti nell’Adriatico, contese tra il nostro Paese e la Croazia. Tuttavia, non è delineabile alcuna politica energetica e quindi alcuna soluzione all’impasse di cui l’Italia e l’Unione Euro- ICC Italia pea da decenni sono oggetto, finché non si creerà un tavolo di esperti del settore che abbiano la possibilità di disquisire in merito a tutte le fattispecie attinenti a tale ambito. Un’analisi che non sarebbe certo limitata al petrolio ed agli unconventional fossil fuels, ma si estenderebbe anche allo sviluppo sostenibile, alle energie rinnovabili ed a quel sogno chiamato Green Economy in cui sviluppo economico e tutela della salute e dell’ambiente coesistono e portano progresso. La voce delle imprese Intervista al Presidente di FederPetroli, Dott. Michele Marsiglia Gentile Presidente, 1. La questione degli unconventional fossil fuels, tra cui lo shale gas, ha negli ultimi tempi causato notevoli dibattiti e discussioni in materia, legati in particolare ai rischi all’ambiente e alla salute pubblica derivanti dall’ “hydraulic fracturing of gas reserves”. Con tale termine si intende un processo che, dopo una trivellazione, pompa fluidi e altri materiali ad alta pressione in pozzi per aprire canali in uno strato roccioso nel sottosuolo contenente idrocarburi. Essendo un esperto in materia, vuole cortesemente indicarci i potenziali rischi da esso derivanti? Quali prospettive ci sono in Europa e, nello specifico, nel nostro Paese relativamente allo sviluppo di tale settore e all’utilizzo di tali tecnologie? E quali differenze a livello di rischio e problematiche ambientali ci sono tra il fracking, non autorizzato in Italia, e lo stoccaggio di gas nei giacimenti esauriti, invece ammesso? Riconosco che in questi ultimi tempi la parola fracking sta causando notevole interesse, ma bisogna sapere che viene utilizzato da oltre venti anni e fa più impressione il termine che la tecnica di perforazione. Con il fracking andiamo a stimolare la roccia con poca permeabilità per riuscire ad estrarre dell’idrocarburo imprigionato. Sicuramente la mia risposta sarà giudicata di parte, ma escludo qualsiasi tipo di rischio se vengono rispettate le norme di sicurezza, alti standard qualitativi degli impianti e viene prestata l’attenzione dovuta come in qualsiasi tipo di operazione, anche diversa dall’industria petrolifera. L’Europa, l’Asia e parte di Medio Oriente, a differenza di come erroneamente tanti illustri studiosi tempo fa predicavano, sono il futuro del fracking e di nuove tecniche che stiamo studiando. 8 ICC Italia Newsletter Abbiamo una eredità di scuola americana che è solo da mettere in pratica. Consideri che Polonia, Portogallo, Inghilterra ed altri Paesi, a seguito della giusta informazione su quali sono le tecniche di perforazioni, hanno detto si al fracking. L’obiettivo di FederPetroli Italia è quello di poter sfruttare nel modo migliore i giacimenti sia a terra (Onshore) che in mare (Offshore). Se la tecnologia va avanti, cerchiamo di stare al passo. Consideri che il fracking e la perforazione deviata sono tecniche per la trivellazione dei pozzi, mentre gli stoccaggi sotterranei sono immagazzinamenti momentanei di idrocarburo estratto. In Italia la tecnica del fracking è in stand by in attesa che le Commissioni parlamentari competenti acquisiscano altre importanti informazioni per poter dare una giusta interpretazione e pronunciarsi sul da farsi. Per lo stoccaggio è diverso, abbiamo un monitoraggio continuo anche su siti in altri Paesi. L’immissione di gas in un bacino sotterraneo dovrebbe compensare la massa pre-esistente e il volume occupato dal Gas crea un effetto di compensazione nel sottosuolo, stiamo parlando quindi di un fenomeno stabilizzante. L’unico “impatto”, se così si può chiamare, è il numero maggiore di automezzi in un cantiere. Per montare una torre di perforazione ce ne vogliono circa una ventina, con il fracking cinque/sei in più…..ma senza torre (derrick rig), perché avviene a pozzo completato (finito). La cosa importante sarebbe capire bene i quesiti a cui rispondere e creare un dibattito di confronto costruttivo tra le parti, questo stiamo facendo con FederPetroli Italia, ognuno ha la possibilità di alzare l’indice e fare la propria “legittima” domanda. 2. Per dovere d’informazione siamo costretti a sottolineare che attualmente pare non sia possibile escludere una relazione tra sisma, trivellazioni e contaminazione delle falde freatiche. Persino MISE e Ministero dell’Ambiente danno informazioni dissonanti a riguardo, pur essendo rappre- >> n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti sentative di un unico soggetto, lo Stato italiano. Queste sono tematiche gravi che, se reali, rendono inconcepibile l’uso delle trivellazioni in Europa, territorio di per sé fortemente sismico. Come risponde FederPetroli Italia a tali preoccupazioni? Considerando inoltre che il gas metano è 25 volte più potente dell’anidride carbonica, perché rischiare? Il punto è solo uno: in Italia non vi è competenza per poter pronunciarsi attivamente su questo argomento. Non parlo del fracking, in Italia ed in Europa non vi è assoluta conoscenza della materia Energetica. Ecco le tesi dissonanti. Le commissioni ed i tavoli tecnici non stanno portando a niente, l’Italia, preso atto della massiccia presenza di idrocarburi nel sottosuolo (Petroli e Gas) ha bisogno dell’istituzione di un Ministero competente in materia energetica, un Ministero dell’Energia, che possa curare tutte le questioni inerenti le politiche energetiche anche con l’estero. Un dicastero con persone competenti e che abbiamo esperienza in materia. Ancora non si conosce la differenza tra pozzo e giacimento, figuriamoci se si riesce a parlare di fracking. Bisogna fare informazione e trasparenza. Poi c’è una cosa e, ne sono convinto: come detto da geofisici di fama internazionale, non penso che comportamenti di origine umana possano essere cause di alterazione delle rocce a tali profondità da indurre la nascita di un terremoto. La colpa è dell’Industria petrolifera, sembra strano siano mie parole. L’industria del petrolio per anni ha sempre ragionato su una politica di prepotenza e di poco rispetto, adesso o si cambia e si chiede scusa o……si accetta la “naturale” diffidenza della gente, non siamo in Oklahoma, ma bensì in Italia. Il RISPETTO viene prima del PETROLIO. 3. Nel suo comunicato stampa ha dichiarato che la puntata di Report del 12 Maggio intitolata “Shale Caos” fosse disinformativa. Nel settore petrolifero ed in generale in quello energetico italiano, l’inchiesta ha comportato notevoli tensioni e prese di posizione da parte delle industrie che si sono sentite diffamate da “informazioni non corrette e che destabilizzano soltanto la pubblica opinione in merito allo sviluppo energetico in Europa ed in particolar modo in Italia”. Vuole spiegarci quali sono i punti più controversi su cui ritiene necessaria una controinformazione da parte di FederPetroli Italia? FederPetroli Italia da tempo ha dato vita all’iniziativa “Operazione Trasparenza”, spieghiamo alle Amministrazioni locali, cittadini, scuole, comunità e politica in generale che cosa vuol dire Petrolio e Gas, in particolar modo in Italia, i rischi, le tecniche, i vantaggi occupazionali ed il ritorno economico. Il programma condotto da Milena Gabanelli ha inserito varie informazioni in un unico calderone che hanno portato ad una confusione totale, con un alto tasso di terrorismo mediatico. Nel programma c’è una scena che mi ha particolarmente colpito, il giornalista che si avvicina ad una testa pozzo con il microfonino e si sente la fuoriuscita di gas. Questo è del tutto 9 ICC Italia Newsletter ridicolo. Le faccio un personale invito su alcuni cantieri per farLe vedere le norme di sicurezza e se riesce ad avvicinarsi ad un pozzo come ha fatto il giornalista di Report negli Stati Uniti. I titolari di quel pozzo, non so chi siano; ma ci troviamo in una situazione fuori dalla norma, totale assenza di ogni norma di sicurezza. Strano che uno Stato, in particolare degli Stati Uniti d’America, permetta tali situazioni. I rubinetti che prendono fuoco, il sovrapporre informazioni non esatte. Bisogna fare chiarezza ed invece si getta acqua sul fuoco….anzi sul Petrolio che è facilmente infiammabile!!! 4. FederPetroli Italia è una realtà associativa che, analizzando le diverse problematiche esistenti sul mercato italiano ed internazionale, rappresenta le esigenze delle diverse categorie nei vari settori in cui opera. Il problema della sicurezza energetica europea è attuale, soprattutto in considerazione del fatto che l’Unione Europea sia un soggetto geopolitico significativamente legato all’interscambio con Paesi produttori terzi, meccanismi difficilmente modificabili nel breve periodo. La “bolla del gas” è però uno degli elementi che spingono verso l’apertura di nuove frontiere ed il forte aumento di GNL (gas naturale liquefatto) ne è una prova. Quali rivoluzioni sul piano strategico hanno comportato questi fenomeni? E d’obbligo da parte mia fare nota su chi rappresentiamo come FederPetroli Italia. Siamo una struttura federativa multisettoriale, su base internazionale e non sindacale, importante l’ultima definizione. Ciò vuol dire che rappresentiamo e siamo portatori di un interesse corporativo legato ad aziende che vanno dall’indotto di estrazione, pipelines (oleodotti, gasdotti, metanodotti), depositi di stoccaggio di terra e costieri, logistica primaria e secondaria, bunkeraggio e trasporti navali, trasformazione del prodotto attraverso fasi di raffinazione, prodotti raffinati sino alla vendita sulla Rete di distribuzione degli impianti di erogazione carburanti. Questo vuol dire avere un’ottica della filiera petrolifera generale, importante sia per una molteplicità di problematiche che investono ogni segmento, sia per una determinazione dei prezzi che influiscono sull’economia interna e reale. La sicurezza energetica di uno Stato è fondamentale ed è fattore determinante e dominante della politica interna ed estera. In Europa manca. Abbiamo bisogno di una Politica Energetica Europea. Dimostrazione è come “non riusciamo” ad avere margine di trattativa con la Russia, con la Libia ed ogni qualvolta ci siano condizioni di sicurezza dove bisogna intervenire. Un paese, se parliamo di politica energetica, non può vivere solo sulle proprie riserve, in primis per un discorso legato alla qualità e specifica dei prodotti (diversi idrocarburi) ed anche per accordi di cooperazione bilaterale e di geopolitica che devono essere rispettati. Non bisogna eliminare l’approvvigionamento estero o altri contratti strategici, bisogna definire e creare un Politica >> n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti Energetica Europea, determinante e produttiva. Non possiamo vivere solo di rigassificatori, perché ritorniamo unicamente su un approvvigionamento estero, utilizziamo solo queste strutture per una questione di riconversione del prodotto, ma non è il nostro, è importato. Quindi tutti i fenomeni derivanti sono prodotti da una assenza di Politica Energetica. 5. Con il recente sconvolgimento degli equilibri politici causati dalla crisi ucraina gli scenari per gli approvvigionamenti energetici sono in continua evoluzione. L’Unione Europea, da sempre non autosufficiente in materia, si trova “in mezzo” a due aree geopolitiche fondamentali: USA e Russia. Dato che il sottosuolo ucraino è ricco di shale gas e che esiste la possibilità, nel caso sia presa in considerazione dall’UE la proposta americana, di arrivare ad un embargo commerciale con la Russia, è evidente la necessità di trovare nuove fonti di approvvigionamento. Quali sono le proposte e gli obiettivi delle tante ed importanti aziende italiane del settore energetico che compongono FederPetroli Italia? Dobbiamo sfruttare i nostri giacimenti di idrocarburi ed aprire i nostri rubinetti. Mi permetto per patriottismo di parlare prima dell’Italia, con le riserve che abbiamo accertato, in 10/15 anni il nostro Paese può arrivare a produrre il 45/47 per cento del fabbisogno energetico nazionale con produzione interna. Abbiamo giacimenti e piccoli pozzi già perforati che hanno bisogno, con metanodotti o oleodotti di piccole dimensioni e diametro, di essere messi in produzione. Vuol dire iniziare a portare più gas nelle case ed ottenere un risparmio sulla bolletta energetica delle famiglie italiane. Il discorso Italia bisogna esportarlo, anche in Europa. Sfruttare i nostri giacimenti, noi lo diciamo da anni, Romano Prodi da qualche giorno. Bisogna creare un Hub Petrolifero Mediterraneo e come Italia possiamo essere i primi attori per l’Europa, anche in occasione del semestre europeo. 6. Ci sono importanti progetti come il Trans Adriatic Pipeline e South Stream che dovrebbero avere rilevanti conseguenze nell’economia europea ed in particolare italiana. A che punto siamo? E che senso ha autorizzare l’importazione di shale gas attraverso pipeline e, al tempo stesso, vietare la sua produzione in Italia? Vorrà dire due importanti progetti fermi. Il Trans Adriatic Pipeline è una opera spettacolare, e con questo termine si capisce quanta passione ed amore ho per il mio lavoro, oltre a scrivere Petrolio con la lettera Maiuscola ed a emozionarmi ancora quando arrivo in un cantiere dove abbiamo impianti di perforazione o su una piattaforma. Dicevo, il TAP è importantissimo per costi, logistica, problematiche geopolitiche ma la Regione Puglia ha bloccato alcune fasi del Progetto perché non ancora chiare. Questa è una vergogna che come Italia riusciamo bene a man- 10 ICC Italia Newsletter tenere il primato. Sul South Stream stessa situazione di stallo, ma con problematiche e situazione diverse. Il vero problema è che l’ENI, che rappresenta una potenza energetica mondiale, la nostra bandiera dell’energia nel Mondo, ancora non riesce a far sentire la sua voce, Kashagan e questi progetti sono la dimostrazione. Il dire Si o No è solo un controsenso dettato da stupidi ed insignificanti slogan politici che giocano sulla responsabilità di migliaia di posti di lavoro. 7. Enel ha appena acquistato dagli Stati Uniti 3 mld di metri cubi di shale gas per il 2018. Come fa notare la Gabanelli nella sua inchiesta, il prezzo a cui si farà riferimento sarà quello del 2018 che, rispetto all’attuale, rischia di essere relativamente alto. Sa spiegarci le ragioni di questa mossa strategica, considerando anche l’alto rischio di bolla speculativa dello shale gas rappresentato da un basso prezzo dello shale (in USA costa meno della metà rispetto all’UE), dalle restrizioni legislative USA relative all’esportazione, e dal fatto che tale industria non riesca a mantenere il profitto sul lungo periodo? Non bisogna farsi prendere dal termine delle “bolle speculative”. Vede che ritorniamo sulla poca conoscenza della materia. In America usano queste tecniche da decenni, è per questo che se prima costava tanto, il normale ciclo economico ha prodotto una riduzione di prezzo, più che bolla la definirei ciclicità economica.Enel avrà sicuramente preso “carta e penna” e trovato una buona voce che potrà rendicontare nei suoi Bilanci negli anni futuri. Consideri che core-business dell’Enel è l’energia elettrica, la diversificazione sull’idrocarburo ha portato a cogliere la prima opportunità che si è presentata. Il problema è vedere se Enel riuscirà a mantenere profitto nel lungo periodo…… A mio parere gli Stati Uniti d’America sono insuperabili in tema anche di Politica Petrolifera ed energetica, facciamo fatica ad imparare in Europa. 8. In base alle dichiarazioni del Dott. Amato in UE si è avuta “una forsennata incentivazione delle energie rinnovabili che ha notevolmente alzato i costi energetici e non ha un futuro risolutivo a livello di competitività”. Non entrando nel merito di tali affermazioni, ci permettiamo di porle questa domanda che può risultare scomoda, ma resta nell’interesse dello sviluppo del nostro Paese. Investire unicamente o comunque in misura notevolmente più importante in combustibili fossili è il futuro? Anzi vi ringrazio di questa domanda, per niente “scomoda”. Come industria petrolifera stiamo dando importanza alle fonti alternative e rinnovabili, lì dove possiamo inserirle. Il problema di base è che ad oggi, il comparto del fotovoltaico, dell’eolico ed altro non riescono ad arrivare ad un tasso di soddisfazione di fabbisogno come le fonti fossili e costano di più. Il FUTURO è tutto quello che si fa con intelligenza e criterio, >> n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti ad oggi installiamo pale eoliche senza che ce ne sia bisogno, montiamo pannelli senza che funzionino e poi chiudiamo le raffinerie, così mi saprà dire Lei dove andremo a raffinare il prodotto che importiamo o estraiamo. Come vede, totale assenza di Strategia e Politica Energetica, ma le nostre aziende hanno fatto notevoli investimenti ed ancora un break-even non è arrivato. 9. A questo riguardo citiamo le parole dell’ex Presidente della Commissione Europea Romano Prodi che, con un editoriale su “Il Messaggero”, delinea per il nostro Paese una strategia di sfruttamento intensivo delle risorse di idrocarburi dati i grandi giacimenti in Basilicata e nell’Adriatico. In particolare, in quest’ultimo caso, rischieremmo di perdere i diritti di sfruttamento su 22 milioni di tonnellate di petrolio perché presi dalla Croazia. Concorda con tali prospettive? Come si sta muovendo l’Italia? Vede che ritorniamo a parlare di Romano Prodi. E’ da anni che FederPetroli Italia ed il sottoscritto in veste personale di imprenditore dell’industria petrolifera continuano ad informare la politica che viviamo su un mare di petrolio e gas e, solo ora, in campagna elettorale, abbiamo assistito al pronunciamento favorevole all’estrazione di idrocarburi di alcuni esponenti politici. Mi rallegra che Romano Prodi attraverso il quotidiano “Il Messaggero” suggerisca una cura all’Italia e che si unisca a quello che ripetiamo da anni. Spero non sia solo uno slogan elettorale. Comunque, ben felici di reclutarlo nella squadra. Abbiamo dichiarato di sfruttare i nostri giacimenti di idrocarburi, le nostre risorse ed aprire i rubinetti (giacimenti e pozzi giù ultimati). Occasione è stata, lo scorso anno, in seguito alla grave situazione libica che ha costretto l’Italia a ridimensionare l’approvvigionamento interno di idrocarburi, per non parlare della Russia. Il Governo ci dia risposte chiare e concrete. Le campagne elettorali finiscono, ma le nostre aziende devono andare avanti. Se il Ministro Guidi vuole entrare nel merito, non solo quando la Croazia prende decisioni, bisogna che istituisca un Tavolo tecnico costante e di aggiornamento sulla questione, non una tantum. Abbiamo bisogno che la politica ed il Governo diano un supporto costante all’industria petrolifera, un supporto generale che valuti tutte le problematiche della filiera energetica Non rischiamo di perdere nulla perché noi abbiamo le nostre acque territoriali e la Croazia ha le sue però…..perché non facciamo partire le piattaforme in progetto nel Mar Adriatico. Ultimamente sono continuamente in Abruzzo per spiegare alle Amministrazione cosa vuol dire Offshore e piattaforme, la tecnica di lavorazione e l’indotto occupazionale generato. Non preoccupiamoci degli altri in questo momento, con il nostro Petrolio e Gas “facciamo gola” all’Europa intera. 10. Sempre in riferimento all’ “ingerenza” di questo tipo di dichiarazioni sulle strategie energetiche italiane, Lei ha dichiarato che la politica dovrebbe investire maggiormente su cosa sia l’energia in Italia, ridefinendo la Politica Energetica 11 ICC Italia Newsletter Nazionale: ci sono attualmente nel nostro panorama politico persone veramente competenti in materia che possano approfondire e confrontarsi su tali fondamentali tematiche a livello governativo? E, nel caso, cosa propone FederPetroli Italia a livello statale per un sempre più concreto ed importante sviluppo del settore? Non penso si accontenti di un NO come risposta e non sarebbe educato e professionale da parte mia. Da anni FederPetroli Italia, non ultimo la nostra partecipazione in Audizione Parlamentare in X° Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati ha portato al Parlamento lo scenario in merito alla politica energetica in Italia in un determinato e delicato periodo come quello della crisi libica. Voglio significarLe che FederPetroli Italia è un’organizzazione che viaggia di pari passo e su binari paralleli con la Politica ed oggi è nostro dovere tenere informati gli Organi Istituzionali e Parlamentari di cosa succede in Italia e nel Mondo in campo energetico. La politica deve entrare e davvero scendere in campo, interessarsi all’energia, contribuire alle strategie e alla politica energetica, valutando con noi rischi ed opportunità ogni qualvolta ve ne sia necessità. Specialmente in un delicato momento come questo. Le dirò di più, “Operazione Trasparenza” è nata per fare in modo che il Petrolio ed il Gas potessero essere spiegati e conosciuti anche fuori da certi ambienti non accessibili ai non addetti ai lavori. Gli idrocarburi sono una risorsa indisponibile dello Stato, e tutti ne siamo proprietari! Bisogna risolvere un grande conflitto di interessi con le Autorità preposte al rilascio dei Permessi di esplorazione idrocarburi. Su questo punto ci sono ancora tante cose non chiare. Se la riforma del Titolo V della Costituzione va fatta, FederPetroli Italia vuole che l’ultima decisione e valutazione in merito ai nostri Progetti spetti alle Regioni ed alle pubbliche amministrazioni locali. In una ridefinizione della Politica Energetica Nazionale bisognerà prima di partire soffermarsi su un unico primo, vero e determinante punto: GLI UOMINI, persone competenti sull’argomento, altrimenti resteremo ancora per decenni un Paese dove la benzina costerà tanto……ed i distributori di carburanti chiuderanno, come lo scenario a cui stiamo assistendo. Ancora questo non si capisce, l’indotto petrolifero deve essere analizzato nell’insieme della filiera! Noi andiamo avanti anche perché….i risultati si vedono e vedrà che l’opinione pubblica ci darà fiducia…..almeno parlo per FederPetroli Italia. ICC Italia coglie l’occasione per ringraziare il Dott. Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia, per la grande disponibilità e collaborazione nell’ approfondire tali tematiche e nel cercare di pervenire alla determinazione di una politica energetica nazionale in grado di creare progresso nel nostro Paese. n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti Le nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration” di Maria Beatrice Deli e Marco Perrini Le nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration” adottate dall’International Bar Association (IBA) nel maggio 2013 rappresentano il risultato del lavoro di una Task Force incaricata di analizzare le problematiche più rilevanti con riguardo alla condotta dei difensori delle parti nel corso degli arbitrati internazionali. Come chiarito fin dalla Premessa alle Guidelines, l’appartenenza dei difensori coinvolti in un arbitrato internazionale a ordinamenti e culture giuridiche talvolta molto diversi tra loro - e ispirati da modelli di condotta differenti - potrebbe avere effetti negativi sullo svolgimento dello stesso procedimento arbitrale. Con le Guidelines si è voluta creare, dunque, una raccolta di standard etici uniformi, in una prospettiva di possibile deontologia dell’arbitrato internazionale, ricorrendo ad una positiva sintesi 12 ICC Italia Newsletter tra i principi tipici dei sistemi di civil law e di common law. Ciò che le Guidelines intendono suggerire e disciplinare è una condotta procedurale dei difensori delle parti ispirata ad integrità e correttezza, evitando comportamenti che possano causare inutili aggravi di costi e oneri finanziari o ritardi strumentali nell’arbitrato attraverso la messa in opera di azioni tese solo ad ostacolare lo svolgimento dello stesso procedimento arbitrale. La natura delle Guidelines rimane di tipo convenzionale (Guideline 1). Saranno le parti, quindi, ad adottarle volontariamente, integralmente o anche solo in parte, sulla base di un apposito accordo, restando valida la possibilità per gli arbitri, dopo aver consultato le parti, di riferirsi comunque alle Guidelines allo scopo di assicurare la correttezza nello svolgimento dell’arbitrato, e comunque sempre nel rispetto di eventuali norme imperative applicabili al relativo procedimento. In particolare, nella fase immediatamente iniziale dell’arbitrato, i difensori delle parti sono tenuti (Guidelines 4-6) ad identificarsi con tempestività alla controparte e al tribunale arbitrale. Ogni sostituzione nell’ambito della difesa dovrà essere prontamente segnalata, a garanzia di una corretta comunicazione e informazione, al fine di consentire un’adeguata verifica di eventuali conflitti d’interesse. Le Guidelines 7-8 trattano il delicato tema delle comunicazioni con gli arbitri, escludendo la possibilità di contatti tra i difensori delle parti e gli arbitri in relazione al procedimento arbitrale. Sono tuttavia ammesse, nella fase preliminare del procedimento arbitrale, consultazioni con l’arbitro da designare, ma esclusivamente per conoscerne disponibilità, competenza, esperienza ed eventuale presenza di conflitti di interesse. Nel caso di arbitro già nominato, la comunicazione sarà limitata a consultazioni finalizzate all’individuazione del presidente del collegio. In ogni caso, non è mai ammesso per i difensori delle parti contattare gli arbitri al fine di conoscere la loro posizione sulla controversia. I difensori non devono rendere, consapevolmente, false rappresentazioni dei fatti nell’ambito del procedimento (Guidelines 9-11), che possano indurre il tribunale arbitrale e la controparte a determinazioni errate. Lo stesso vale per le prove testimoniali o per le dichiarazioni rese dagli esperti, le quali non devono essere prodotte in arbitrato nel caso in cui la parte che se ne avvale sia a conoscenza del fatto che sono false. Quanto allo scambio di informazioni, il difensore deve avvertire la parte che assiste della necessità di conservare i documenti che possono risultare rilevanti per l’arbitrato (Guidelines 12-17). Il difensore dovrà inoltre collaborare con la parte per raccogliere la documentazione necessaria e, nel caso in cui si renda conto dell’esistenza di un documento che non è stato prodotto, ma che avrebbe dovuto esserlo in quanto utile per l’istruttoria del caso, dovrà avvisare il proprio assistito della necessità di produrlo e delle eventuali conseguenze ove non vi provveda. Le Guidelines 18-25 si occupano del ruolo di testimoni ed esperti e della condotta che il difensore deve correttamente seguire nell’interagire direttamente con loro, con l’obiettivo di creare uno standard di comportamento il più omogeneo possibile a quello diffuso a livello internazionale, improntato a esigenze di trasparenza, uniformità e parità di trattamento. Infine, le Guidelines 26-27 si riferiscono ai rimedi specifici in caso di condotta non corretta del difensore, qualora venga rilevata tale dall’arbitro dopo aver ascoltato anche le parti. Se ciò accadesse, l’arbitro potrà adottare una delle misure previste e, in ogni caso, potrà applicare il rimedio che ritenga più appropriato alle circostanze, nella prospettiva di tutelare la correttezza e l’integrità del procedimento arbitrale. >> n. 6 - Giugno 2014 Approfondimenti E’ stato messo in evidenza come le Guidelines, che sicuramente rappresentano un importante contributo alla codifica della best practice internazionale, presentino comunque dei limiti, derivanti soprattutto dalla loro natura non vincolante. Inoltre, pur in caso di condotta del difensore che non rientri negli standard di correttezza proposti dalle Guidelines, i poteri di intervento del tribunale arbitrale risultano ridotti, limitandosi perlopiù ad ammonimenti. Tali comportamenti non corretti potrebbero anzi avere effetti diretti sulle parti, che dovranno eventualmente sostenere le conseguenze della condotta scorretta del difensore. Un ulteriore limite è dato dalla circostanza che le Guidelines non possono sostituire le norme di procedura applicabili all’arbitrato o quelle deontologiche previste e imposte dagli ordinamenti nazionali. Non può tuttavia non riconoscersi la portata innovativa ed estremamente funzionale di tali Guidelines on Party Representation, le quali si dimostrano invece particolarmente utili e opportu- ne in tutte quelle circostanze in cui le differenze tra i canoni nazionali di condotta dei difensori sono così significative e distanti da rischiare di mettere in pericolo l’efficienza e l’integrità dell’intero procedimento arbitrale. Inoltre, la possibilità stessa per le parti e gli arbitri di poterne discutere l’applicabilità e la rilevanza, fin dall’inizio del procedimento, contribuirà senz’altro a rafforzare la fiducia dei partecipanti nell’arbitrato internazionale e nelle modalità di svolgimento del relativo procedimento. L’effettiva funzionalità delle Guidelines on Party Representation in International Arbitration è stata anche affrontata con un vivace dibattito nel corso del 17th Annual IBA International Arbitration Day dello scorso febbraio 2014. L’orientamento generale che ne è emerso è stato, ed è, certamente, di favore nei confronti del processo di armonizzazione degli standard etici praticati nell’ambito dell’arbitrato internazionale. Del resto, lo stesso lavoro della Task Force è maturato proprio in risposta all’esigenza di sviluppare linee guida uniformi per i comportamenti adottati dai difensori in arbitrato internazionale, così da poter garantire il regolare e corretto andamento degli arbitrati. Tali canoni di condotta, liberamente accessibili e che le parti e gli arbitri possono prendere come riferimento, risultano così particolarmente rilevanti in tutti quei casi in cui possano verificarsi, o debbano essere evitate, situazioni legate al concetto di condotta “non eticamente corretta”. Nei casi più gravi, infatti, tali comportamenti potrebbero anche sfociare nelle cosiddette “guerrilla tactics”, utilizzate in modo strategico dai difensori delle parti nella gestione del procedimento arbitrale, ricorrendo all’abuso di tattiche dilatorie e di richieste strumentali e non necessarie o mettendo in atto un uso distorto delle regole relative alla produzione documentale e all’istruttoria orale. E questo è tutto ciò che le IBA Guidelines on Party Representation in International Arbitration intendono scongiurare. HANDBOOK OF ICC ARBITRATION Commentary, Precedents, Materials Third Edition Pubblicazioni Thomas H. Webster .. Michael W. Buhler Il nuovo “Handbook of ICC Arbitration”, nell’edizione 2014, rappresenta un’analisi e revisione dei primi due anni di applicazione del Regolamento di Arbitrato ICC, adottato nel 2012. Gli autori forniscono un approfondito esame di tutte le singole regole presenti nel Regolamento, basandosi sulla loro diretta esperienza e pratica professionale come arbitri, avvocati o membri della Corte Internazionale di Arbitrato ICC. Il nuovo Handbook si propone come guida pratica per lo svolgimento dei procedimenti arbitrali a livello internazionale, non solo facendo riferimento a casi reali e lodi arbitrali di ICC, ma anche attraverso un diretto richiamo ai regolamenti e alle linee guida dell’International Bar Association, tra cui anche le recenti Guidelines on Party Representation in International Arbitration. Viene inoltre discussa e approfondita la più recente giurisprudenza dei maggiori centri per l’arbitrato, tra i quali Dallah nel Regno Unito e in Francia, SNF Il volume, in inglese, è disponibile per l’ac- in Francia, Yukos Oil, C v D, Sulamérica nel Regno Unito, Oxford Health Plans e quisto presso il Book Store on-line di ICC COMMISA negli Stati Uniti. Italia all’indirizzo Questa pubblicazione fornisce dunque in un unico volume tutto ciò che professionisti e avvocati nell’ambito dell’arbitrato e dell’ADR in generale devono cono- http://pubblicazioni.iccitalia.org/ o di ICC all’indirizzo http://store.iccwbo.org scere per poter affrontare e condurre un arbitrato internazionale secondo le regole ICC, qualsiasi sia la sede dell’arbitrato stesso. 13 ICC Italia Newsletter n. 6 - Giugno 2014 Notizie Rapporto Unioncamere 2014 Il 4 giugno si è svolto a Roma il Convegno “Giovani, Innovazione e Creazione di valore”, organizzato da Unioncamere per il lancio a livello nazionale della 12a giornata dell’Economia delle Camere di Commercio. Nel corso dell’evento è stato presentato il Rapporto Unioncamere 2014 sull’economia italiana ove, a cura del Centro Studi Unioncamere, sono analizzate le più recenti evoluzioni degli attuali fenomeni economici del Paese attraverso il contributo delle imprese familiari, della cooperazione e dell’imprenditoria sociale. La Relazione introduttiva è stata svolta dal Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che ha illustrato il tema dell’economia reale dal punto di osservazione delle Camere di Commercio, sottolineando, tra l’altro, come il ruo- lo delle Camere di Commercio sul territorio sia fondamentale e non sostituibile, anche nel quadro di eventuali riforme del sistema camerale. Ha concluso i lavori l’On. Ermete Realacci, Presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei deputati. In concomitanza con detto evento è stata effettuata la premiazione dei vincitori dei concorsi “Scuola, Creatività e Innovazione” (VII edizione) e “Giovani Innovatori d’Impresa” (I edizione), destinati rispettivamente a giovani studenti delle scuole superiori con sede in Italia o all’estero e alle imprese che si sono distinte per innovazioni di prodotto o servizio o nel processo produttivo e nell’organizzazione o nell’attività commerciale e di distribuzione. È iniziato il conto alla rovescia per il 9° Congresso Mondiale delle Camere di commercio a Torino Il 9° Congresso delle Camere di commercio - organizzato ogni due anni in un continente diverso dall’ICC World Chambers Federation - torna in Europa, e arriva per la prima volta in Italia, a Torino dal 10 al 12 giugno 2015. Ci aspettiamo 1.500 delegati da 120 paesi: non solo leader delle Camere di commercio nel mondo, ma anche esponenti di associazioni imprenditoriali internazionali, multinazionali e istituzioni. Tra le novità dell’edizione torinese c’è la più ampia partecipazione mai registrata dei Paesi in Via di Sviluppo: grazie anche ad un budget speciale che la Camera di commercio di Torino ha messo a disposizione, sono già 22 i Paesi che hanno dato la loro adesione, di cui 15 africani e 7 asiatici. ll Congresso permetterà alle Camere di commercio di tutto il mondo di incontrarsi e lavorare insieme. Sotto lo slogan “Chambers for global prosperity”, al Centro Congressi del Lingotto, infatti, affronteremo temi di attualità, tra cui le prospettive dell’economia globale, l’emergenza occupazione, la migrazio- 14 ICC Italia Newsletter ne come leva di sviluppo economico, l’accesso al credito per le PMI, il mobile marketing. Sarà poi realizzata un’area espositiva dove Camere di commercio, sponsor e aziende italiane ed estere potranno presentare i propri prodotti, servizi e attività. In questo spazio avverranno anche incontri bilaterali non solo tra Camere, ma anche tra imprese internazionali e imprese piemontesi: una nuova proposta ideata proprio a Torino, grazie all’esperienza che la Camera di commercio di Torino ha maturato in questo ambito con i molteplici progetti di internazionalizzazione. Il Congresso Mondiale permette anche di fare benchmarking e premia le Camere di commercio che presentano progetti particolarmente innovativi. Nel 2015 sono 4 le categorie di premi previste: al miglior progetto per le politiche di rappresentanza del sistema imprenditoriale, per la creazione posti di lavoro e sviluppo delle imprese, per la Responsabilità Sociale d’Impresa e per il miglior progetto non convenzionale. Le adesioni saranno possibili da settembre 2014 sul sito www.worldchamberscongress.org In queste settimane l’organizzazione del Congresso è entrata nel vivo ed abbiamo presentato l’evento alla stampa torinese, con il prezioso intervento di Maria Beatrice Deli, Segretario Generale ICC Italia (International Chamber of Commerce). Il Congresso mette in evidenza come le Camere di commercio esistano in tutto il mondo, con caratteristiche diverse a seconda del Paese: pubbliche, private, settoriali, locali o transnazionali. Tutte indistintamente operano al servizio del territorio e rappresentano un punto di riferimento insostituibile per il mondo imprenditoriale. Il Congresso di Torino ribadirà a livello internazionale questo ruolo, grazie alla Dichiarazione dei principi delle Camere di commercio e alla prima redazione di una Dichiarazione internazionale dei Diritti dell’Imprenditore. Stiamo inoltre lavorando perché l’evento lasci il segno: il recente accordo stipulato a fine maggio con Expo 2015 permetterà ad esempio ai delegati di discutere al Congresso temi e testimonianze che caratterizzeranno l’Esposizione Universale e di visitare l’Expo all’interno del programma laterale al Congresso. Un programma ampio che permetterà ai partecipanti di scoprire anche Torino e il Piemonte, con qualche escursione fuori regione. La nostra città, poi, a giugno del prossimo anno sarà al centro di numerosissime altre iniziative, dal programma di Torino Capitale Europea dello Sport al Gran Premio dell’Automobile, senza dimenticare che saranno anche i giorni dell’Ostensione della Sindone: un insieme di eventi che regaleranno ai delegati esperienze indimenticabili. Noi, vi aspettiamo! Alessandro Barberis Presidente CCIAA Torino n. 6 - Giugno 2014 Notizie 4° Conferenza di Alto livello sull’AntiCorruzione Roma, 11 giugno 2014 Un approccio globale contro la corruzione: è stato questo il messaggio lanciato dalla 4° Conferenza di Alto livello sull’Anticorruzione che si è svolta l’11 giugno a Roma, organizzata dal Ministero degli Affari Esteri con l’Ocse. L’evento, inserito nel quadro della copresidenza italiana con l’Australia del Gruppo di Lavoro del G20 sull’Anticorruzione, ha rappresentato un momento di verifica sul rafforzamento dell’impegno internazionale in questo settore cruciale. Gli sforzi che si stanno compiendo recentemente in Italia, con nuove disposizioni di legge e con l’istituzione di un’apposita Authority, l’ANAC - Autorità Nazionale Anti Corruzione – cui affidare poteri ispettivi e sanzionatori per combattere la corruzione in Italia, rientrano infatti nel più ampio programma anticorruzione avviato in seno all’Ocse e al G20. “Promuovere una cultura globale contro la corruzione sarà l’obiettivo del nostro programma di politica estera a favore di una economia sostenibile. E’ però necessario mettere in atto uno sforzo congiunto del settore pubblico e di quello privato per poter centrare l’obiettivo” ha sottolineato Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri. “L’Italia è molto grata all’Ocse per aver avviato molti anni or sono la guerra alla corruzione transnazionale, una battaglia giusta e non rinviabile. La corruzione aumenta i costi per i governi, per le imprese, per i cittadini, soprattutto in questo momento di crisi economica. Per arginare la corruzione tuttavia è necessario rendere meno segreti i rap- porti nella pubblica amministrazione, intensificare la rete di informazione che garantisce la trasparenza, la legalità dei mercati e la ripresa degli investimenti produttivi in Italia” ha dichiarato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando. “La crescente interconnessione e complessità dell’economia globale, oltre ai molti benefici, ha evidenziato anche aspetti negativi, tra cui la corruzione, esasperati dalla crisi finanziaria. Passi avanti in questa lotta possono essere senz’altro considerati la firma della Convenzione Ocse da parte della Russia nell’ambito del suo percorso per entrare a far parte dell’Organizzazione e l’adozione di una legislazione anticorruzione da parte della Cina” ha ricordato Gabriela Ramos, Sherpa G20 Ocse. La Convenzione Ocse contro la corruzione dei funzionari pubblici stranieri è stata firmata a Parigi il 17 dicembre 1997 ed è in vigore in 41 Paesi, per l’Italia dal 15 dicembre 2000. Gli ultimi Paesi in ordine di tempo ad avervi aderito sono la Russia, la Colombia e la Lettonia. La Convenzione è finalizzata alla penalizzazione della corruzione dei funzionari stranieri nell’ambito di operazioni del commercio internazionale (esportazioni, appalti, investimenti, autorizzazioni) per reagire a pratiche diffuse in certi ambiti e in certi Paesi che sono distorsive della concorrenza internazionale tra le imprese esportatrici sui mercati mondiali. Anche il mondo degli affari condivide questo giudizio e ha sostenuto la conclusione della Convenzione Ocse tramite il suo organismo più rappresentativo a livello mondiale, la Camera di Commercio Internazionale (ICC) di Parigi. Italy Launch of ICC Mediation Rules Roma, 12 giugno 2014 Lo scorso 12 giugno 2014 si è tenuto a Roma l’ “Italy Launch: ICC Mediation Rules”, evento di ICC Italia per la promozione del nuovo Regolamento ICC sulla mediazione. Il nuovo Regolamento è entrato in vigore il 1° gennaio 2014 e rappresenta il risultato del lavoro condotto da una Task Force composta da esperti in mediazione e risoluzione delle controversie. L’e- 15 ICC Italia Newsletter vento è stato ospitato in una location d’eccellenza, la sede della Direzione Regionale della Banca Popolare di Vicenza. Obiettivo della conferenza è stato offrire una panoramica del nuovo Regolamento, illustrandone le principali novità rispetto al Regolamento ICC sull’ADR ormai sostituito. Dopo un’introduzione volta a sottolineare l’importanza della mediazione per il mondo delle imprese in Italia e all’estero, sono state poi fornite utili indicazioni per condurre un procedimento di mediazione efficiente e destinato al successo. Si è anche illustrato il ruolo di ICC e dei Comitati Nazionali nel fornire assistenza per l’individuazione del mediatore adatto a ciascuna particolare controversia. Un ulteriore tema affrontato nel corso dell’incontro è stato la combinazione di mediazione e arbitrato e come trasferire la soluzione della controversia ad arbitrato, nel caso di fallimento della mediazione. L’evento era destinato a tutti coloro che desideravano approfondire la conoscenza del nuovo Regolamento ed è stato luogo di incontro per avvocati, giuristi d’impresa e mediatori. Sul sito di ICC Italia potrete trovare delle brevi interviste con i relatori intervenuti: Andrea Carlevaris (Segretario Genera- >> n. 6 - Giugno 2014 Notizie le della Corte Internazionale di Arbitrato di ICC e direttore dei Servizi per la risoluzione delle controversie di ICC), Christopher Newmark (Arbitro, Mediatore e Chair della Commissione Arbitrato e ADR), Kai Uwe Karl (Senior Counsel Litigation presso GE Oil & Gas e membro della Task Force on the Revision of the ICC ADR Rules), Hannah Tümpel (Senior Counsel e Manager presso l’International Centre for ADR e membro del Drafting Group del nuovo Regolamento), Andrea Bandini (membro della Task Force on the Revision of the ICC ADR Rules) e Giovanni De Berti (De Berti Jacchia Franchini Forlani Studio Legale). L’evento si è aperto con i saluti e il benvenuto da parte di Andrea Carlevaris e Maria Beatrice Deli, Segretario Generale ICC Italia, e a seguire i diversi relatori hanno poi affrontato diversi temi. La conferenza è proseguita con un’illustrazione delle nuove ICC Model Clauses, evidenziando l’importanza di incentivare il loro utilizzo nei contratti, e delle Mediation Guidance Notes, rimarcando quanto sia fondamentale il momento di preparazione del procedimento di mediazione. Dopo uno spazio riservato ai commenti e alle domande da parte dei presenti, l’evento si è concluso con l’intervento finale di Andrea Carlevaris e un cocktail con opportunità di networking. ICC Young Arbitrators Forum - YAF Roma, 13-14 giugno 2014 Si è tenuto a Roma il 13 e 14 giugno 2014 lo “ICC YAF: 2nd Europe Chapter Regional Conference”. ICC Italia ha partecipato alla promozione dello Young Arbitrators Forum di ICC organizzando due giorni di conferenze ed eventi gentilmente ospitati dallo Studio Legale Associato NCTM e dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre. L’ICC YAF offre ai giovani praticanti in arbitrato, provenienti da tutto il mondo, l’opportunità di incontrarsi e discutere tematiche e problematiche attuali in tema di arbitrato internazionale, nonché una possibilità unica di networking con esperti di ogni nazionalità con cui confrontarsi. L’evento è stato composto da dibattiti e sessioni di approfondimento con autorevoli protagonisti dell’arbitrato internazionale, mantenendo sempre un forte elemento di interattività con i partecipanti attraverso domande e commenti. La conferenza era soprattutto rivolta ai praticanti in arbitrato, tra cui avvocati, arbitri, legali d’azienda e docenti universitari provenienti da tutta Europa. La giornata di venerdì si è aperta con i saluti e il benvenuto dei rappresentanti di ICC, organizzatori e promotori dello YAF, tra i quali Maria Beatrice Deli (Segretario Generale di ICC 16 ICC Italia Newsletter Italia), Stephanie Goubelle (Events Manager presso la Corte Internazionale di Arbitrato ICC), Alina Leoveanu (Head dello Europe Chapter e Deputy Counsel della Corte Internazionale di Arbitrato ICC) e Hannah Tümpel (Co-Chair dell’ICC YAF Global Coordinating Committee e Senior Counsel e Manager dell’International Centre for ADR di ICC). Il pomeriggio è proseguito con un coinvolgente intervento di Juan FernandezArmesto (Armesto & Asociados) su “Should I devote my life to international arbitration?”, sottolineando le divergenze tra la carriera di arbitro e quella di avvocato. I partecipanti sono poi stati coinvolti in un cross-cultural workshop che ha offerto l’opportunità di approfondire i temi di intercultural success, intercultural perspective e intercultural knowledge in risposta alla sempre maggiore esigenza di comunicazione con parti provenienti da culture e background differenti nell’ambito dell’arbitrato internazionale. Condotto da Joanna Kalowski (Mediatore e Facilitator) e commentato da Domenico di Pietro (Freshfields Bruckhaus Deringer LLP), il workshop ha rappresentato un’opportunità per prendere in considerazione tale sofisticato approccio che un arbitro in contesto internazionale deve assolutamente comprendere e applicare. La giornata si è poi conclusa con lo Europe Hall Debate che ha rappresentato un acceso dibattito con i rappresentanti regionali di nuova nomina dell’ICC YAF provenienti da tutta Europa, i quali hanno animato la discussione su alcuni hot topics dell’arbitrato internazionale. Il dibattito è stato moderato da ElianaMaria Tornese (Counsel presso la Corte Internazionale >> n. 6 - Giugno 2014 Notizie di Arbitrato ICC) e Angelo Anglani (Partner presso NCTM). Nella mattina di sabato, i lavori sono stati aperti dal saluto di Paolo Benvenuti (Dean presso la Scuola di Legge dell’Università Roma Tre) e Vincenzo Zeno-Zencovich (Full Professor di Diritto Comparato presso l’Università Roma Tre). A seguire si è svolto un dibattito sulla ricerca del best place per l’arbitrato internazionale in Europa. Moderati da José Ricardo Feris (Co-Chair dell’ICC YAF Global Coordinating Commitee e Deputy Secretary General presso la Corte Internazionale di Arbitrato ICC), i rappresentanti di nove diversi Stati europei hanno argomentato i vantaggi e i punti di forza dello svolgimento di un arbitrato nei loro rispettivi confini nazionali. La mattinata è poi proseguita con l’intervento di Andrea Carlevaris (Segretario Generale della Corte Internazionale di Arbitrato di ICC) sul ruolo delle parti e sulla loro autonomia durante il procedimento arbitrale. Il convegno si è concluso con le osservazioni e i ringraziamenti di Hannah Tümpel. Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) tornano a crescere Dopo la contrazione registrata nel 2012, il flusso degli investimenti diretti esteri (IDE) nel 2013 è ritornato a crescere del 9% e, secondo le previsioni dell’UNCTAD, tale crescita proseguirà anche nei prossimi anni. Questo è quanto emerge dal World Investment Report 2014, presentato in esclusiva per l’Italia il 24 giugno presso l’Agenzia ICE. Un cauto ottimismo, in particolare nei Paesi avanzati, ha determinato una ripresa degli IDE che nel 2013 hanno registrato un flusso pari a 1,45 trilioni di dollari, destinato a salire a 1,6 trilioni nel 2014, 1,7 trilioni nel 2015 e 1,8 trilioni nel 2018 se non interverranno fattori negativi, quali fragilità nei mercati emergenti e rischi legati a incertezza e instabilità politica, a deprimere tali previsioni. Le economie in via di sviluppo mantengono la loro leadership quanto a flussi in entrata raggiungendo un nuovo picco (778 miliardi di dollari) che rappresenta il 54% del totale, mentre le economie avanzate, pur crescendo del 9%, si attestano a 566 miliardi di dollari, ossia il 39% del totale dei flussi in entrata. Il restante 7% dei flussi è stato diretto verso le economie in transizione che, insieme alle economie in via di sviluppo, rappresentano ormai la metà delle 20 principali destinazioni dei flussi in entrata. Dati a parte, il messaggio lanciato da Joerg Weber, Direttore delle Politiche di investimento dell’UNCTAD, è duplice: da un lato l’importanza degli investimenti quale fattore di sviluppo per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibili, dall’altro il ruolo essenziale del settore privato. Gli Obiettivi sono stati formulati dalle Nazioni Unite per il periodo 2015-2030 e riguardano tra l’altro la riduzione della povertà, la sicurezza alimentare, l’educazione e la salute pubblica, la mitigazione del cambiamento climatico. Per il raggiungimento di questi obiettivi, il ruolo del settore pubblico è centrale, ma quello del settore privato è indispensabile. Gli investimenti necessari nei Paesi in via di sviluppo vengono stimati in una cifra tra i 3,3 miliardi di dollari e i 4,5 miliardi di 17 ICC Italia Newsletter dollari l’anno, soprattutto per infrastrutture di base (trasporti, energia, acqua e sanità), sicurezza alimentare (agricoltura e sviluppo rurale), cambiamento climatico, educazione. Laddove gli investimenti pubblici non siano in grado di coprire tale fabbisogno, è necessario l’intervento del settore privato. Quest’ultimo risulta ancora troppo basso in tutto il mondo, ma ancor più nei Paesi più poveri che ne hanno maggiormente bisogno, ossia quelli in via di sviluppo. Le stime UNCTAD parlano di un fabbisogno di investimenti in questi Paesi pari almeno al doppio del tasso attuale di crescita degli investimenti privati. Quello che evidentemente non è stato ancora trovato è un equilibrio tra un clima di attrazione degli investimenti favorevole, attraverso la rimozione delle barriere esistenti, e la concomitante protezione degli interessi pubblici, attraverso una giusta regolamentazione del primo. L’UNCTAD ha rilevato che, pur in un clima generalmente aperto alla promozione e alla liberalizzazione degli investimenti, nel 2013 ben 59 Paesi hanno adottato misure nazionali che colpiscono gli investimenti esteri, sottolineando dunque la strategicità dei negoziati multilaterali in materia, che stanno diventando sempre più “megaregionali”, interessando >> n. 6 - Giugno 2014 Notizie gruppi di Paesi con un peso economico complessivo significativo, per i quali quello degli investimenti è solo una delle aree di negoziazione. Gli accordi “megaregionali” da un lato sono apprezzabili perché in anni di stallo di negoziati multilaterali hanno consentito, attraverso questo tipo di “regionalismo guidato”, di fare passi nel multilateralismo, dall’altro attirano critiche per il potenziale impatto sull’ambito normativo delle parti contraenti, così come su tutto il regime internazionale degli investimenti. Uno degli aspetti più deli- cati in questi accordi è l’eventuale inclusione dell’arbitrato per la risoluzione delle controversie Stato-investitori (ISDS). L’UNCTAD ha predisposto un Action Plan for Private Investment in the SDGs al fine di incentivare gli investimenti del settore privato, indirizzare i fondi per gli investimenti verso lo sviluppo sostenibile e i settori individuati negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, massimizzare i profitti e minimizzare gli aspetti negativi degli investimenti privati. John Danilovich eletto nuovo Segretario Generale ICC Nel corso dell’ICC World Council, che si è svolto il 27 giugno a Ginevra, John Danilovich, diplomatico e uomo d’affari originario della California, è stato eletto nuovo Segretario Generale della ICC. Ambasciatore degli Stati Uniti in Brasile e in Costa Rica, Danilovich vanta anche una lunga carriera nel mondo degli affari internazionali, essendo stato attivo nel settore marittimo internazionale per diversi decenni, con cariche esecutive in diverse compagnie. La candidatura di Danilovich è emersa da una rosa di personalità selezionata dall’ICC Executive Board, grazie alle sue qualifiche e alla sua esperienza in campo commerciale e diplomatico internazionale, ed è stato eletto all’unanimità dal World Council. “John sarà un eccezionale Segretario Generale,” ha dichiarato il Presidente ICC Harold (Terry) McGraw III. “La sua esperienza quale diplomatico e la sua profonda conoscenza dei mercati globali quale uomo d’impresa contribuiranno ad assicurare un impegno equilibrato in tutti i settori di attività della ICC”. Laurea in Scienze Politiche presso l’Uni- versità di Stanford e Dottorato di Ricerca in Relazioni Internazionali presso l’Università della Southern California, Danilovich - quale ambasciatore del Costa Rica - ha svolto un ruolo fondamentale nella conclusione dei negoziati per il Central America Free Trade Agreement (CAFTA). Danilovich è stato anche amministratore delegato del Millennium Challenge Corporation, un innovativo programma di aiuti all’estero, mentre ricopre attualmente le seguenti cariche: Componente del Board dell’International Advisory Council della Harvard School of Public Health; Senior Advisor del Center for Strategic and International Studies (Washington, DC); Life Member del Council on Foreign Relations (New York); Member del North American Advisory Council del Chatham House (United Kingdom); e Member del Board of Directors della d’Amico International Shipping. Redazione Camera di Commercio Internazionale Comitato Nazionale Italiano Via Barnaba Oriani, 34 00197 Roma Lucio Brunozzi, Veronica Mazzoleni Monica Salvatore, Beatrice Settanni Barbara Triggiani Progetto grafico Luca Ingrassia Tel. +39 06 42034301 Segreteria +39 06 42034320/21 Fax. +39 06 4882677 email: icc@iccitalia.org web: www.iccitalia.org ICC Italia Newsletter n. 6 - Giugno 2014
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