Giugno 2014 - ICC Italia

NewsLetter
Le garanzie del giusto processo
nei procedimenti antitrust europei
di Ginevra Bruzzone
Vice Direttore Generale ASSONIME
Comitato Nazionale italiano
Gestione
di operazioni
di Credito
Documentario
della Camera
di Commercio
Internazionale
e di Garanzie Bancarie Internazionali, Roma, 10
luglio
n. 6 2014
- Giugno 2014
COMMISSIONI ICC
Concorrenza
Resoconto riunione Commissione ICC Italia
18 giugno 2014
Proprietà Intellettuale
2014 ICC IP Roadmap
APPUNTAMENTI
La Commissione Concorrenza ICC
ha pubblicato un importante contributo di riflessione sulle esigenze di
“due process” nei procedimenti europei in tema di antitrust, in cui analizza le carenze dell’attuale sistema
e individua possibili linee di riforma.
E’ ormai pacifico che le sanzioni per le
violazioni del diritto antitrust europeo
costituiscano sanzioni penali nell’accezione rilevante per la Convenzione
europea dei diritti dell’uomo (CEDU).
Occorre pertanto applicare le garanzie
minime del giusto processo previste
dall’articolo 6 della stessa CEDU, a cui
corrisponde l’articolo 47 della Carta
dei diritti fondamentali dell’Unione europea. In particolare, ogni persona fisica o giuridica ha il diritto a che la sua
causa sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da “un tribunale indipendente
e imparziale”, chiamato a pronunciarsi
sulla fondatezza di ogni accusa penale
formulata nei suoi confronti. A questo
diritto si accompagna la presunzione di
innocenza fino a quando la colpevolezza non sia stata legalmente accertata.
Il contributo dell’ICC pone in evidenza
come questo sistema di garanzie non sia
rispettato dall’attuale modello di applicazione degli articoli 101 e 102 del TFUE
da parte della Commissione europea.
La Commissione infatti svolge al tempo
stesso funzioni di indagine, di accusa e di
decisione circa la sussistenza dell’illecito
e può irrogare direttamente sanzioni,
che spesso raggiungono un ammontare
estremamente elevato. Inevitabilmente,
secondo l’ICC, le decisioni della Commissione risultano distorte da un favor
nei confronti dell’ipotesi accusatoria.
La circostanza che la decisione della
Commissione sia sottoposta al successivo vaglio di un tribunale indipendente
(Tribunale e Corte di giustizia UE) non
è ritenuta sufficiente a rimediare alle
carenze sotto il profilo delle garanzie.
Il documento si sofferma lungamente
sulle implicazioni della sentenza Menarini, con la quale la Corte europea dei
diritti dell’uomo ha ritenuto in linea con
la CEDU il sistema italiano di garanzie
per l’applicazione del diritto antitrust.
Come noto, il sistema italiano affida il
potere di decisione circa la sussistenza
dell’illecito e circa l’applicazione della
sanzione a un’autorità amministrativa
indipendente che svolge al tempo stesso la funzione di investigazione e quella
di aggiudicazione. Nel caso Menarini la
Corte europea dei diritti dell’uomo ha
ritenuto che le esigenze di garanzia siano soddisfatte in quanto la decisione >>
L’imperativo di crescita per le aziende
italiane - Milano, 2 luglio 2014
What’s new on party representation in
international arbitration?
Roma, 4 luglio 2014
Controversie in ambito internazionale: soluzioni, arbitrati e la ICC di Parigi
Bergamo, 16 luglio 2014
Study of a Mock Case under the ICC Rules
Firenze, 21 – 25 luglio 2014
WORKSHOP ICC Italia
IN
EVIDENZA
Gestione di operazioni di Credito Documentario
e di Garanzie Bancarie Internazionali
Roma, 10 luglio 2014
APPROFONDIMENTI
BITs & ISDS – ICC key Issues for international
business
Le nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration”
Sicurezza energetica europea
ICC Italia - La voce delle imprese
Intervista al Presidente di FederPetroli,
Dott. Michele Marsiglia
Notizie
Rapporto Unioncamere 2014, Roma
4 giugno 2014
E’ iniziato il conto alla rovescia per il
9° Congresso Mondiale delle Camere di
commercio - Torino 2015
4° Conferenza di Alto livello
sull’AntiCorruzione, Roma 11 giugno 2014
Italy Launch of ICC Mediation Rules, Roma
12 giugno 2014
ICC YAF, Roma 13 –14 giugno 2014
World Investment Report 2014, Roma 24
giugno 2014
Eletto il nuovo Segretario Generale ICC,
John Danilovich
dell’Autorità è stata successivamente sottoposta a un controllo giurisdizionale pieno da parte del giudice amministrativo.
La Commissione Concorrenza dell’ICC argomenta che la portata
di questa sentenza non va sopravvalutata: il caso Menarini non
è sufficiente a ritenere superato il problema delle garanzie nei
procedimenti antitrust della Commissione europea. Esiste una
giurisprudenza consolidata della CEDU che, per sanzioni considerate penali per la loro funzione punitiva e deterrente ma
“di importo minore”, ritiene ammissibile l’irrogazione in prima
istanza da parte di un’autorità amministrativa, ferma restando
la necessità di un successivo controllo giurisdizionale. Tuttavia
ICC sottolinea che le fattispecie per le quali le ragioni di efficienza e rapidità del processo decisionale sono ritenute prevalenti rispetto alle esigenze di garanzia per il convenuto sono
in genere ipotesi de minimis, quali ad esempio sanzioni per
violazioni minori del codice della strada: le sanzioni antitrust
sono ben più rilevanti e la sentenza Menarini è per ora una decisione isolata, che peraltro non è stata assunta dalla Grande
Camera e rispetto alla quale uno dei giudici ha espresso un’opinione fortemente dissenziente. Inoltre, viene osservato che
la Commissione europea, a differenza dell’Autorità italiana, ha
una composizione “politica” e le parti interessate non vengono sentite davanti al collegio. Inoltre, anche ammettendo che
la decisione in prima istanza da parte della Commissione europea sia legittima, la revisione da parte del Tribunale e della
Corte di giustizia non soddisfa in modo sistematico i requisiti
del controllo giurisdizionale pieno. Vi è ancora un’eccessiva
deferenza da parte dei giudici europei per le cosiddette “valutazioni economiche complesse” effettuate dalla Commissione.
Alla luce di queste argomentazioni, la Commissione concorrenza di ICC prospetta due ipotesi di riforma del sistema. La
prima, più radicale, prevede il mantenimento in capo alla
Commissione del compito di delineare l’ipotesi accusatoria e il
trasferimento del potere decisionale in capo a un tribunale indipendente (che potrebbe essere l’attuale Tribunale o un altro
organismo). Viene lasciata aperta la questione se tale modello
richieda una modifica del Trattato o possa essere reso operativo
sulla base dell’articolo 103 TFUE. La seconda ipotesi di riforma
si basa su tre linee di intervento: anzitutto, la fase investigativa
e di prospettazione dell’eventuale ipotesi accusatoria deve essere affidata a un organismo indipendente, che assicuri a tutti
i soggetti il pieno diritto di essere sentiti, con la possibilità di
cross examination dei testimoni; in una seconda fase la Commissione dovrebbe esercitare il proprio potere di decisione,
previa un’audizione approfondita delle parti con l’ausilio di un
nuovo team che possa valutare senza distorsioni le argomentazioni di ciascuno; infine, le Corti europee in sede di revisione delle decisioni dovrebbero abbandonare definitivamente
gli atteggiamenti di deferenza per le valutazioni “complesse”
assicurando un controllo giurisdizionale pieno e approfondito.
Per quanto concerne le ispezioni della Commissione europea,
viene espressa preoccupazione per la prassi di prelevare copie degli hard drives dai locali delle imprese anche quando
ciò non risulti strettamente giustificato. Infine, il documento
osserva che l’accordo di cooperazione bilaterale tra l’Unione
europea e la Svizzera per lo scambio di informazioni tra autorità in materia antitrust prevede minori garanzie per le imprese di quanto previsto dagli accordi di cooperazione di prima
generazione: gli interessati, infatti, non solo non sono tenuti a
esprimere consenso allo scambio di informazioni che li riguardano, ma potrebbero anche non esserne a conoscenza, e ciò
pregiudicherebbe non poco l’esercizio dei loro diritti di difesa.
Il recente Antitrust Compliance Toolkit ICC si propone quale strumento
pratico di antitrust per piccole, medie e grandi imprese, al fine di strutturare e rafforzare degli efficienti programmi di compliance.
Il Toolkit rappresenta il lavoro della ICC Task Force on Antitrust Compliance and Advocacy, a seguito anche dei diversi suggerimenti e proposte da
parte di OFT, DG COMP e altre autorità antitrust, e si concentra soprattutto
su iniziative concrete che le imprese possono assumere al loro interno per
instaurare una cultura di compliance di successo.
ICC Italia ha in programma, per il prossimo inverno, un Convegno di
presentazione dello srumento alle imprese nazionali.
2 ICC Italia Newsletter
n. 6 - Giugno 2014
Commissioni ICC
Concorrenza
Resoconto Riunione Commissione Concorrenza ICC Italia
Roma, 18 giugno 2014
In primo luogo è stato affrontato il tema della consultazione
pubblica avviata dall’Autorità nazionale antitrust sulla proposta di Linee Guida che definiscono una metodologia di calcolo
per la quantificazione delle sanzioni irrogate dall’Autorità stessa in materia di concorrenza. La Commissione Concorrenza ha
esaminato le novità della proposta, in particolare il riconoscimento, da parte dell’Autorità, dei programmi di compliance antitrust - alla cui effettiva adozione e attuazione da parte delle imprese la Proposta ricollega un’apposita circostanza attenuante
- e i potenziali aspetti critici per le imprese che verranno sollevati nell’ambito della consultazione tramite un contributo ICC.
L’iniziativa dell’Autorità è da ritenersi nel complesso particolarmente apprezzabile perché sembra aver colto alcune
delle istanze da lungo tempo affermate dalla realtà imprenditoriale, anche tramite i lavori dell’ICC: ci si riferisce sia
all’attuazione dei fondamentali principi della certezza del
diritto e della trasparenza dell’azione amministrativa, fattori cardine per l’effettivo sviluppo dell’attività d’impresa nel
“sistema-Paese”, sia al riconoscimento dei programmi di
compliance antitrust come specifica circostanza attenuante.
Sempre con riferimento all’Autorità nazionale antitrust, è
stata illustrata brevemente, nell’ambito della nuova normativa sui diritti dei consumatori (introdotta con D.lgs. 21/2014
attuativo della Direttiva 83/11/UE), la competenza esclusiva
attribuita all’Autorità in materia di pratiche commerciali scorrette e la possibile sovrapposizione di competenze concorrenti
con altre Autorità nei settori regolamentati, anche successivamente alla modifica normativa. E’ stata esaminata poi la
recente giurisprudenza amministrativa nei casi di competenze concorrenti con altre Autorità nei settori regolamentati.
La Commissione ha proposto di approfondire e monitorare se
eventuali interventi delle Autorità di settore potranno fornire
elementi di chiarezza o se viceversa potranno rappresentare
inutili ripetizioni o accrescere l’incertezza normativa per gli
operatori ed in tal caso valutare se, nell’ambito della riforma della PA e della semplificazione dell’azione amministrativa possa rendersi necessario un intervento di ICC in merito.
In seguito è stato affrontato il tema della compliance con
l’aggiornamento dello stato del dibattito a livello europeo. Il
gruppo di lavoro di ICC Italia ha dato evidenza del completamento della traduzione italiana dell’ICC Antitrust Compliance Toolkit, manuale con best practices europee e internazionali a supporto delle attività di compliance delle aziende.
3 ICC Italia Newsletter
La Commissione Concorrenza ha proposto di organizzare entro
l’anno un evento di presentazione del manuale, con la partecipazione dell’Autorità nazionale antitrust e delle imprese, con
una sessione generale ed un’esercitazione pratica (workshop)
per le aziende. Una proposta del progetto verrà sottoposta
alla Commissione Concorrenza per osservazioni e integrazioni.
La Commissione Concorrenza ha poi esaminato gli altri temi
in agenda: in particolare un nuovo position paper predisposto da ICC Parigi in materia di due process con osservazioni
e spunti di riflessione da sottoporre alla Commissione UE
ed altre istituzioni. Si è dato atto che la prossima riunione
della Commissione Concorrenza dell’ICC Parigi si terrà con
la Commissione europea a Bruxelles a inizio settembre, per
approfondire soprattutto le tematiche specifiche dell’ICC
Antitrust Compliance Toolkit. Da ultimo sono stati illustrati i
più significativi sviluppi giurisprudenziali degli ultimi mesi.
Hanno preso parte alla riunione, oltre al Presidente di Commissione, Luca Sanfilippo, al Segretario Generale di ICC
Italia, Maria Beatrice Deli, e al Vice Presidente di ICC Italia,
Lucio Maria Brunozzi: Matteo Bozzo (Studio legale Ashurst),
Teresa Broggiato (ABI), Ginevra Bruzzone (Assonime), Pierluigi Cammarano (Unicredit), Nicola Ceraolo (Studio legale Nunziante Magrone), Luciano Di Via (Studio legale Clifford Chance), Ciro Favia (Enel), Simone Gambuto (Studio
legale Macchi di Cellere Gangemi), Alessandro Greco (Studio legale Eversheds Bianchini), Sonia Griva Zabert (Sky Italia), Giorgio Muresu (Unicredit), Alberto Pera (Studio legale Gianni Origoni Grippo Cappelli & Partners), Ernesto
Razzano (Ferrovie dello Stato), Aurora Saija (Assonime).
n. 6 - Giugno 2014
Commissioni ICC
Proprietà Intellettuale
E’ stata presentata, lo scorso 23 giugno durante l’Intellectual Property Business Congress (IPBC) ad Amsterdam, la 12esima
edizione della ICC Intellectual Property Roadmap. La più importante pubblicazione ICC in materia di Proprietà Intellettuale,
pubblicata ogni due/tre anni e tradotta in diverse lingue, incluse tra le altre, l’arabo, il cinese e il russo, offre uno sguardo onnicomprensivo e puntuale delle tematiche chiave relative alla proprietà intellettuale al giorno d’oggi.
La Proprietà Intellettuale è un campo d’azione in continua evoluzione e strettamente connesso ai cambiamenti tecnologici e
sociali, nonché politici ed economici. La nuova Roadmap è stata quindi aggiornata e ampliata rispetto alla precedente edizione
per includere l’evoluzione nelle nuove tecnologie e nuovi strumenti di comunicazione, così come la tendenza a nuove forme
di collaborazione attraverso l’innovazione, aspetti cha hanno forti implicazioni in termini di proprietà intellettuale: come la PI
viene utilizzata, data in licenza e protetta. Le nuove applicazioni e piattaforme tecnologiche, la crescente fruibilità di dispositivi
mobili per la connessione a Internet e la stessa maggiore facilità di accesso alla Rete hanno infatti modificato non solo il comportamento dei consumatori, ma anche le strategie e i modelli aziendali per la distribuzione, commercializzazione e il controllo
dei prodotti e delle risorse “intangibili”.
Tra le nuove sezioni della ICC Roadmap 2014 segnaliamo quella relativa alle problematiche IP relative alla registrazione di nomi
di dominio (come il cybersquatting), quella relativa a misure per il controllo delle violazioni dei diritti di PI (copyright e trademark) in Internet e quella relativa ai costi e alle procedure per ottenere brevetti in più Paesi. Numerosi aggiornamenti sono stati
inoltre riportati su sezioni preesistenti quali: trade secrets, diritti su varietà vegetali, indicazioni geografiche, disegni, data base,
arbitrato e mediazione quali metodi di risoluzione delle controversie in materia di PI.
Il messaggio di questa nuova edizione della ICC Roadmap è incentrato sul valore della Proprietà Intellettuale per le imprese a
supporto di innovazione e creazione e sulla necessità di una maggiore protezione degli “intangible assets”.
4 ICC Italia Newsletter
n. 6 - Giugno 2014
Appuntamenti
L’imperativo di crescita per le aziende italiane
Milano, 2 luglio 2014 - Università Bocconi
CReSV Centro Ricerche su Sostenibilità e Valore dell’Università Bocconi in collaborazione con EY – Ernst & Young, organizza un
Convegno dal titolo “L’imperativo di crescita per le aziende italiane – Strategie di sviluppo a confronto”.
Il Convegno, che si tiene il 2 luglio presso l’Università Bocconi a Milano, ha come scopo quello di presentare le principali strategie
di crescita quale utile strumento di supporto decisionale per gli imprenditori che decidano di intraprendere un nuovo percorso
di sviluppo in termini di performance economica e finanziaria.
Al Convegno interviene, tra i relatori, il Dott. Andrea Tomat, Presidente Lotto Sport Italia e Stonefly e Presidente di ICC Italia.
Per maggiori informazioni consultare il programma al link:
http://www.unibocconi.it/wps/wcm/connect/Cdr/News+ed+Eventi/Eventi/Bocconi+Eventi/Eventi+in+programma/L%20imperativo%20di%20crescita%20per%20le%20aziende%20italiane
WORKSHOP ICC ITALIA
Gestione di operazioni di Credito Documentario
e di Garanzie Bancarie Internazionali
ISBP 745 – URDG 750
Le ultime Opinions della Commissione Bancaria ICC
Roma, 10 luglio 2014 - ICC Italia
Obiettivo del Workshop
Il workshop propone un approfondito esame degli aspetti nodali delle
operazioni sulla base della Prassi (per i crediti documentari) e delle
Norme (per le garanzie a prima richiesta) che ne rivelano rispettivamente l’interpretazione dominante e gli effetti dell’autonomia. La giornata vedrà la partecipazione sul campo di due esperti, da lungo tempo
operanti nel settore e con il filo conduttore rappresentato dall’ampia
quantità di Opinions della Commissione Bancaria e pareri emessi in
sede di DOCDEX negli ultimi due semestri, che saranno illustrati e
valutati. Ampio spazio sarà offerto ai partecipanti per sottoporre quesiti e casi specifici. Il workshop è elettivamente destinato al personale,
almeno mediamente esperto, addetto alla gestione delle operazioni
di credito documentario e/o di garanzie a prima richiesta, sia come
operatori (imprese, vettori, spedizionieri ed assicuratori), sia come
banche.
Scarica il pragramma
Docenti
Carlo DI NINNI
Componente della Commissioni Bancarie di ICC Parigi e di ICC Italia;
Vice Presidente di Credimpex - Italia; già Responsabile dell’Uff. Operazioni Documentarie Settore Affari Legali dell’Associazione Bancaria
Italiana - ABI
Roberto DI NISIO
Componente delle Commissioni Bancarie di ICC Parigi e di ICC Italia;
Componente del Comitato Direttivo di Credimpex - Italia; già Responsabile della Consulenza Tecnica della BNL Direzione Generale
5 ICC Italia Newsletter
What’s new on party representation
in international arbitration?
Roma, 4 luglio 2014
Consiglio Nazionale Forense
L’Associazione Italiana per l’Arbitrato (AIA) e l’Italian Forum
for Arbitration and ADR (ArbIt)
organizzano una conferenza
sulle nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration”,
recentemente adottate dalla International Bar
Association (IBA). L’evento prevede due diverse
sessioni di discussione volte ad approfondire i
principi fondamentali delle nuove linee guida e
si chiuderà poi con un cocktail finale.
Controversie in ambito internazionale: soluzioni, arbitrati e la ICC di Parigi
Bergamo, 16 luglio 2014
Confindustria Bergamo
Nell’ambito degli incontri organizzati da Confindustria Bergamo dal titolo “Internazionalizzarsi per competere al meglio 2.0”, la Prof. Avv.
Maria Beatrice Deli interviene in veste di Segretario Generale della Camera di Commercio
Internazionale (ICC) Sezione Italiana per approfondire il tema dell’arbitrato.
Study of a Mock Case Under the ICC
Rules
Firenze, 21-25 luglio 2014
Università degli Studi di Firenze
La Corte Internazionale di Arbitrato ICC, in collaborazione con l’Università di Firenze, organizza un seminario di approfondimento sulle
tematiche relative all’arbitrato commerciale
internazionale. Attraverso lo studio di un caso
pratico i partecipanti saranno coinvolti in un
programma intensivo di cinque giorni tenuto in
lingua inglese a contatto con i massimi esperti
internazionali di arbitrato.
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
Politiche del Commercio e degli Investimenti Internazionali
Bilateral Investment Treaties
and Investor State Dispute Resolution
La ICC, attraverso alcuni suoi Comitati Nazionali europei tra
cui ICC Italia, ha predisposto una breve presentazione promozionale dei BITs e del sistema di risoluzione delle controversie in materia di investimenti, che di seguito riportiamo.
Inoltre, il gruppo europeo dei Comitati Nazionali ICC ha de-
ciso di intervenire nella Public Consultation lanciata dalla
Commissione europea al fine di determinare le modalità di
protezione degli investimenti e ISDS nel TTIP, predisponendo un position paper sui temi sollevati dalla Consultazione.
Key issues for international business
What are BITs and why do they matter?
•
Investment protection clauses are found in more
than 3,000 international investment agreements, often known
as bilateral investment treaties or “BITs”. These agreements
are sometimes contained in chapters of Free Trade Agreements (“FTAs”) that deal specifically with investment issues.
•
These agreements have been recognised by the
UN as a key factor in helping countries attract foreign direct investment (“FDI”)—with recent studies indicating that
the implementation of BITs can increase a country’s annual stock of inward investment by upwards of 10 percent.
•
In general, BITs provide protection to investors by:
prohibiting favouritism for local investors; ensuring fair compensation for any expropriation or nationalisation of assets;
6 ICC Italia Newsletter
and protecting foreign investors from local content requirements and export quotas. These protections help provide the stability, predictability and transparency that businesses require when making decisions on where to invest.
•
FDI and international trade serve as the twin engines of
world prosperity. Since 1980, merchandise trade has expanded
by a factor of six and the stock of FDI has expanded by a factor
of 20. Employment growth associated with FDI is impressive:
some 21 million people were employed by foreign affiliates of
multinational companies in 1990, rising to 69 million in 2011.
•
To recover from its growth slump, the world economy needs a big dose of new FDI. At the current rate,
US$1.6 trillion, new FDI flows are little more than 2 percent of world GDP. Doubling that rate, to around US$3
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
trillion annually, would provide a major stimulus to the
world economy—helping create jobs, raise living standards and contributing to government tax revenues.
•
Implementing strong investment protection standards should be a policy priority for all governments in order to promote new waves of prosperity-enhancing FDI.
Investor-state dispute resolution — a BIT of a problem or much ado about nothing?
•
BITs and FTA investment chapters often contain
investor-state dispute settlement (“ISDS”) provisions which
allow investors to bring a claim in front of an international tribunal where it is alleged that one of the core provisions of an investment agreement has been breached.
•
The inclusion of ISDS provisions in these agreements
is neither new nor novel: they have, in fact, been part and parcel of the international investment system since the late 1960s.
•
ISDS is used in relatively rare—but highly serious— situations, such as where a company’s assets are expropriated without proper compensation.
•
ISDS does not limit the policy space of states to introduce new regulation. Instead, it helps establish a balance between the right of States to regulate and the rights of
investors to protection under international law. Contrary
to some suggestions, investors cannot use investment provisions to bring a claim against a state just because their
profits might be affected by a new government policy.
•
The confidential— or “secretive”— nature of ISDS
arbitrations has received significant attention from many civil society groups. In this context, it is important to note that
there have been a number of important transparency-related innovations in international arbitration in recent years.
•
In 2013, for instance, the United Nations Commission on International Trade Law adopted new transparency rules which came come into effect from April 2014.
TTIP — why is the investment chapter important?
•
To maximize the potential gains of a new transatlantic deal for businesses, workers and consumers, negotiators
must ensure that the final TTIP agreement contains gold-standard, 21st Century investment provisions.
•
This means that the TTIP investment chapter should
include, at a minimum:
-
broad definitions of investment to capture the full
range of investment vehicles and global supply chains in today’s globalised economy;
-
strong and comprehensive investor protections;
-
“pre-establishment” provisions to minimize protectionism; and
-
strong, transparent ISDS provisions, to ensure enforcement by efficiently resolving disputes on the merits of each
case.
•
The benefits of a strong TTIP investment chapter
should not be viewed in isolation. As the largest bilateral trade deal ever negotiated, third countries will look to TTIP as
a model for future free trade agreements. A gold-standard
agreement could play a central role in fostering improved
conditions for a much-needed expansion of global investment
flows.
Ambiente ed Energia
Sicurezza energetica europea: la questione degli “unconventional
fossil fuels”
Con il recente sconvolgimento degli equilibri politici causati dalla crisi ucraina gli scenari per gli approvvigionamenti energetici sono in continua evoluzione. L’Unione
Europea, da sempre non autosufficiente in materia, si trova tra due aree geopolitiche fondamentali: USA e Russia.
Forse non tutti sanno che il sottosuolo ucraino è ricco di
shale gas e che, nel caso la proposta americana di arrivare ad un embargo commerciale con la Russia sia realmente presa in considerazione dall’UE, è evidente la necessità di dover trovare nuove fonti di approvvigionamento.
Lo scorso 12 Maggio è andata in onda la discussa puntata
di Report intitolata “Shale Caos”. Nel settore petrolifero ed
in generale in quello energetico italiano l’inchiesta ha comportato notevoli tensioni e prese di posizione da parte delle
industrie che si sono sentite diffamate da “informazioni non
corrette e che destabilizzano soltanto la pubblica opinione
in merito allo sviluppo energetico in Europa ed in particolar
modo in Italia”. Queste le parole di Michele Marsiglia, Pres.
di FederPetroli, nel comunicato stampa pubblicato il giorno
successivo alla messa in onda della puntata. Oggetto della
7 ICC Italia Newsletter
discordia è l’“hydraulic fracturing of gas reserves”, più comunemente nota con il nome di fracking. Con tale termine si
intende un processo che, dopo una trivellazione, pompa fluidi e altri materiali ad alta pressione in pozzi per aprire canali
in uno strato roccioso nel sottosuolo contenente idrocarburi.
Gli Unconventional Fossil Fuels sono stati recentemente oggetto dei lavori della Commissione Europea, anche a causa
delle numerose e controverse questioni ambientali e relative alla salute pubblica direttamente connesse all’estrazione
di idrocarburi non convenzionali, quali lo shale gas, in particolare i rischi relativamente allo sfruttamento degli stessi, in
modo tale da rendere lo sviluppo di questo settore adeguatamente gestito e soprattutto gestibile da ognuno degli Stati
Membri. A tal fine, la Commissione Europea ha adottato il
22 Gennaio scorso una “Recommendation” per portare “clarity and predictability” alle pubbliche autorità, agli operatori del mercato ed ai cittadini. Essa invita gli Stati Membri a
seguire dei principi minimi nell’applicare o adattare le normative nazionali applicabili all’esplorazione e sfruttamento degli idrocarburi attraverso la fatturazione idraulica. >>
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
La necessità di una Strategia Energetica non solo Nazionale (SEN), ma anche Europea (SEE) è sempre più evidente
in quanto la nostra non autosufficienza ci mette a rischio di
speculazioni e veri e propri ricatti politici. Eppure, secondo
numerose ed autorevoli fonti, anche l’Italia sarebbe ricca
di idrocarburi, basti pensare alle notevoli riserve presenti nell’Adriatico, contese tra il nostro Paese e la Croazia.
Tuttavia, non è delineabile alcuna politica energetica e quindi alcuna soluzione all’impasse di cui l’Italia e l’Unione Euro-
ICC Italia
pea da decenni sono oggetto, finché non si creerà un tavolo
di esperti del settore che abbiano la possibilità di disquisire
in merito a tutte le fattispecie attinenti a tale ambito. Un’analisi che non sarebbe certo limitata al petrolio ed agli unconventional fossil fuels, ma si estenderebbe anche allo sviluppo sostenibile, alle energie rinnovabili ed a quel sogno
chiamato Green Economy in cui sviluppo economico e tutela
della salute e dell’ambiente coesistono e portano progresso.
La voce delle imprese
Intervista al Presidente di FederPetroli, Dott. Michele Marsiglia
Gentile Presidente,
1. La questione degli unconventional fossil fuels,
tra cui lo shale gas, ha negli
ultimi tempi causato notevoli dibattiti e discussioni
in materia, legati in particolare ai rischi all’ambiente e alla salute pubblica
derivanti dall’ “hydraulic
fracturing of gas reserves”.
Con tale termine si intende
un processo che, dopo una
trivellazione, pompa fluidi
e altri materiali ad alta pressione in pozzi per aprire canali
in uno strato roccioso nel sottosuolo contenente idrocarburi.
Essendo un esperto in materia, vuole cortesemente indicarci
i potenziali rischi da esso derivanti? Quali prospettive ci sono
in Europa e, nello specifico, nel nostro Paese relativamente
allo sviluppo di tale settore e all’utilizzo di tali tecnologie? E
quali differenze a livello di rischio e problematiche ambientali ci sono tra il fracking, non autorizzato in Italia, e lo stoccaggio di gas nei giacimenti esauriti, invece ammesso?
Riconosco che in questi ultimi tempi la parola fracking sta causando notevole interesse, ma bisogna sapere che viene utilizzato da oltre venti anni e fa più impressione il termine che la
tecnica di perforazione.
Con il fracking andiamo a stimolare la roccia con poca permeabilità per riuscire ad estrarre dell’idrocarburo imprigionato.
Sicuramente la mia risposta sarà giudicata di parte, ma escludo qualsiasi tipo di rischio se vengono rispettate le norme di
sicurezza, alti standard qualitativi degli impianti e viene prestata l’attenzione dovuta come in qualsiasi tipo di operazione,
anche diversa dall’industria petrolifera.
L’Europa, l’Asia e parte di Medio Oriente, a differenza di come
erroneamente tanti illustri studiosi tempo fa predicavano,
sono il futuro del fracking e di nuove tecniche che stiamo studiando.
8 ICC Italia Newsletter
Abbiamo una eredità di scuola americana che è solo da mettere in pratica.
Consideri che Polonia, Portogallo, Inghilterra ed altri Paesi, a
seguito della giusta informazione su quali sono le tecniche di
perforazioni, hanno detto si al fracking.
L’obiettivo di FederPetroli Italia è quello di poter sfruttare nel
modo migliore i giacimenti sia a terra (Onshore) che in mare
(Offshore). Se la tecnologia va avanti, cerchiamo di stare al
passo.
Consideri che il fracking e la perforazione deviata sono tecniche per la trivellazione dei pozzi, mentre gli stoccaggi sotterranei sono immagazzinamenti momentanei di idrocarburo
estratto.
In Italia la tecnica del fracking è in stand by in attesa che le
Commissioni parlamentari competenti acquisiscano altre importanti informazioni per poter dare una giusta interpretazione e pronunciarsi sul da farsi.
Per lo stoccaggio è diverso, abbiamo un monitoraggio continuo anche su siti in altri Paesi. L’immissione di gas in un bacino
sotterraneo dovrebbe compensare la massa pre-esistente e il
volume occupato dal Gas crea un effetto di compensazione
nel sottosuolo, stiamo parlando quindi di un fenomeno stabilizzante.
L’unico “impatto”, se così si può chiamare, è il numero maggiore di automezzi in un cantiere. Per montare una torre di
perforazione ce ne vogliono circa una ventina, con il fracking
cinque/sei in più…..ma senza torre (derrick rig), perché avviene a pozzo completato (finito).
La cosa importante sarebbe capire bene i quesiti a cui rispondere e creare un dibattito di confronto costruttivo tra le parti,
questo stiamo facendo con FederPetroli Italia, ognuno ha la
possibilità di alzare l’indice e fare la propria “legittima” domanda.
2. Per dovere d’informazione siamo costretti a sottolineare
che attualmente pare non sia possibile escludere una relazione tra sisma, trivellazioni e contaminazione delle falde
freatiche. Persino MISE e Ministero dell’Ambiente danno
informazioni dissonanti a riguardo, pur essendo rappre- >>
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
sentative di un unico soggetto, lo Stato italiano. Queste sono
tematiche gravi che, se reali, rendono inconcepibile l’uso
delle trivellazioni in Europa, territorio di per sé fortemente
sismico. Come risponde FederPetroli Italia a tali preoccupazioni? Considerando inoltre che il gas metano è 25 volte più
potente dell’anidride carbonica, perché rischiare?
Il punto è solo uno: in Italia non vi è competenza per poter
pronunciarsi attivamente su questo argomento. Non parlo del
fracking, in Italia ed in Europa non vi è assoluta conoscenza
della materia Energetica. Ecco le tesi dissonanti.
Le commissioni ed i tavoli tecnici non stanno portando a niente, l’Italia, preso atto della massiccia presenza di idrocarburi nel sottosuolo (Petroli e Gas) ha bisogno dell’istituzione di
un Ministero competente in materia energetica, un Ministero
dell’Energia, che possa curare tutte le questioni inerenti le politiche energetiche anche con l’estero.
Un dicastero con persone competenti e che abbiamo esperienza in materia.
Ancora non si conosce la differenza tra pozzo e giacimento,
figuriamoci se si riesce a parlare di fracking.
Bisogna fare informazione e trasparenza.
Poi c’è una cosa e, ne sono convinto: come detto da geofisici di
fama internazionale, non penso che comportamenti di origine
umana possano essere cause di alterazione delle rocce a tali
profondità da indurre la nascita di un terremoto.
La colpa è dell’Industria petrolifera, sembra strano siano mie
parole. L’industria del petrolio per anni ha sempre ragionato
su una politica di prepotenza e di poco rispetto, adesso o si
cambia e si chiede scusa o……si accetta la “naturale” diffidenza della gente, non siamo in Oklahoma, ma bensì in Italia.
Il RISPETTO viene prima del PETROLIO.
3. Nel suo comunicato stampa ha dichiarato che la puntata di
Report del 12 Maggio intitolata “Shale Caos” fosse disinformativa. Nel settore petrolifero ed in generale in quello energetico italiano, l’inchiesta ha comportato notevoli tensioni e
prese di posizione da parte delle industrie che si sono sentite
diffamate da “informazioni non corrette e che destabilizzano
soltanto la pubblica opinione in merito allo sviluppo energetico in Europa ed in particolar modo in Italia”. Vuole spiegarci
quali sono i punti più controversi su cui ritiene necessaria
una controinformazione da parte di FederPetroli Italia?
FederPetroli Italia da tempo ha dato vita all’iniziativa “Operazione Trasparenza”, spieghiamo alle Amministrazioni locali,
cittadini, scuole, comunità e politica in generale che cosa vuol
dire Petrolio e Gas, in particolar modo in Italia, i rischi, le tecniche, i vantaggi occupazionali ed il ritorno economico.
Il programma condotto da Milena Gabanelli ha inserito varie
informazioni in un unico calderone che hanno portato ad una
confusione totale, con un alto tasso di terrorismo mediatico.
Nel programma c’è una scena che mi ha particolarmente colpito, il giornalista che si avvicina ad una testa pozzo con il microfonino e si sente la fuoriuscita di gas. Questo è del tutto
9 ICC Italia Newsletter
ridicolo.
Le faccio un personale invito su alcuni cantieri per farLe vedere le norme di sicurezza e se riesce ad avvicinarsi ad un
pozzo come ha fatto il giornalista di Report negli Stati Uniti. I
titolari di quel pozzo, non so chi siano; ma ci troviamo in una
situazione fuori dalla norma, totale assenza di ogni norma di
sicurezza. Strano che uno Stato, in particolare degli Stati Uniti
d’America, permetta tali situazioni.
I rubinetti che prendono fuoco, il sovrapporre informazioni
non esatte. Bisogna fare chiarezza ed invece si getta acqua sul
fuoco….anzi sul Petrolio che è facilmente infiammabile!!!
4. FederPetroli Italia è una realtà associativa che, analizzando le diverse problematiche esistenti sul mercato italiano ed
internazionale, rappresenta le esigenze delle diverse categorie nei vari settori in cui opera. Il problema della sicurezza
energetica europea è attuale, soprattutto in considerazione
del fatto che l’Unione Europea sia un soggetto geopolitico
significativamente legato all’interscambio con Paesi produttori terzi, meccanismi difficilmente modificabili nel breve
periodo. La “bolla del gas” è però uno degli elementi che
spingono verso l’apertura di nuove frontiere ed il forte aumento di GNL (gas naturale liquefatto) ne è una prova. Quali
rivoluzioni sul piano strategico hanno comportato questi fenomeni?
E d’obbligo da parte mia fare nota su chi rappresentiamo
come FederPetroli Italia. Siamo una struttura federativa multisettoriale, su base internazionale e non sindacale, importante
l’ultima definizione. Ciò vuol dire che rappresentiamo e siamo
portatori di un interesse corporativo legato ad aziende che
vanno dall’indotto di estrazione, pipelines (oleodotti, gasdotti,
metanodotti), depositi di stoccaggio di terra e costieri, logistica primaria e secondaria, bunkeraggio e trasporti navali, trasformazione del prodotto attraverso fasi di raffinazione, prodotti raffinati sino alla vendita sulla Rete di distribuzione degli
impianti di erogazione carburanti.
Questo vuol dire avere un’ottica della filiera petrolifera generale, importante sia per una molteplicità di problematiche
che investono ogni segmento, sia per una determinazione dei
prezzi che influiscono sull’economia interna e reale.
La sicurezza energetica di uno Stato è fondamentale ed è fattore determinante e dominante della politica interna ed estera. In Europa manca. Abbiamo bisogno di una Politica Energetica Europea.
Dimostrazione è come “non riusciamo” ad avere margine di
trattativa con la Russia, con la Libia ed ogni qualvolta ci siano
condizioni di sicurezza dove bisogna intervenire.
Un paese, se parliamo di politica energetica, non può vivere
solo sulle proprie riserve, in primis per un discorso legato alla
qualità e specifica dei prodotti (diversi idrocarburi) ed anche
per accordi di cooperazione bilaterale e di geopolitica che devono essere rispettati.
Non bisogna eliminare l’approvvigionamento estero o altri
contratti strategici, bisogna definire e creare un Politica >>
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
Energetica Europea, determinante e produttiva.
Non possiamo vivere solo di rigassificatori, perché ritorniamo
unicamente su un approvvigionamento estero, utilizziamo
solo queste strutture per una questione di riconversione del
prodotto, ma non è il nostro, è importato.
Quindi tutti i fenomeni derivanti sono prodotti da una assenza
di Politica Energetica.
5. Con il recente sconvolgimento degli equilibri politici causati dalla crisi ucraina gli scenari per gli approvvigionamenti
energetici sono in continua evoluzione. L’Unione Europea, da
sempre non autosufficiente in materia, si trova “in mezzo” a
due aree geopolitiche fondamentali: USA e Russia. Dato che
il sottosuolo ucraino è ricco di shale gas e che esiste la possibilità, nel caso sia presa in considerazione dall’UE la proposta americana, di arrivare ad un embargo commerciale con
la Russia, è evidente la necessità di trovare nuove fonti di
approvvigionamento. Quali sono le proposte e gli obiettivi
delle tante ed importanti aziende italiane del settore energetico che compongono FederPetroli Italia?
Dobbiamo sfruttare i nostri giacimenti di idrocarburi ed aprire
i nostri rubinetti.
Mi permetto per patriottismo di parlare prima dell’Italia, con
le riserve che abbiamo accertato, in 10/15 anni il nostro Paese può arrivare a produrre il 45/47 per cento del fabbisogno
energetico nazionale con produzione interna.
Abbiamo giacimenti e piccoli pozzi già perforati che hanno
bisogno, con metanodotti o oleodotti di piccole dimensioni e
diametro, di essere messi in produzione. Vuol dire iniziare a
portare più gas nelle case ed ottenere un risparmio sulla bolletta energetica delle famiglie italiane.
Il discorso Italia bisogna esportarlo, anche in Europa. Sfruttare
i nostri giacimenti, noi lo diciamo da anni, Romano Prodi da
qualche giorno.
Bisogna creare un Hub Petrolifero Mediterraneo e come Italia
possiamo essere i primi attori per l’Europa, anche in occasione
del semestre europeo.
6. Ci sono importanti progetti come il Trans Adriatic Pipeline
e South Stream che dovrebbero avere rilevanti conseguenze
nell’economia europea ed in particolare italiana. A che punto siamo? E che senso ha autorizzare l’importazione di shale
gas attraverso pipeline e, al tempo stesso, vietare la sua produzione in Italia?
Vorrà dire due importanti progetti fermi.
Il Trans Adriatic Pipeline è una opera spettacolare, e con questo termine si capisce quanta passione ed amore ho per il mio
lavoro, oltre a scrivere Petrolio con la lettera Maiuscola ed a
emozionarmi ancora quando arrivo in un cantiere dove abbiamo impianti di perforazione o su una piattaforma.
Dicevo, il TAP è importantissimo per costi, logistica, problematiche geopolitiche ma la Regione Puglia ha bloccato alcune fasi
del Progetto perché non ancora chiare.
Questa è una vergogna che come Italia riusciamo bene a man-
10 ICC Italia Newsletter
tenere il primato.
Sul South Stream stessa situazione di stallo, ma con problematiche e situazione diverse.
Il vero problema è che l’ENI, che rappresenta una potenza
energetica mondiale, la nostra bandiera dell’energia nel Mondo, ancora non riesce a far sentire la sua voce, Kashagan e
questi progetti sono la dimostrazione.
Il dire Si o No è solo un controsenso dettato da stupidi ed insignificanti slogan politici che giocano sulla responsabilità di
migliaia di posti di lavoro.
7. Enel ha appena acquistato dagli Stati Uniti 3 mld di metri
cubi di shale gas per il 2018. Come fa notare la Gabanelli nella sua inchiesta, il prezzo a cui si farà riferimento sarà quello
del 2018 che, rispetto all’attuale, rischia di essere relativamente alto. Sa spiegarci le ragioni di questa mossa strategica,
considerando anche l’alto rischio di bolla speculativa dello
shale gas rappresentato da un basso prezzo dello shale (in
USA costa meno della metà rispetto all’UE), dalle restrizioni
legislative USA relative all’esportazione, e dal fatto che tale
industria non riesca a mantenere il profitto sul lungo periodo?
Non bisogna farsi prendere dal termine delle “bolle speculative”. Vede che ritorniamo sulla poca conoscenza della materia.
In America usano queste tecniche da decenni, è per questo
che se prima costava tanto, il normale ciclo economico ha prodotto una riduzione di prezzo, più che bolla la definirei ciclicità
economica.Enel avrà sicuramente preso “carta e penna” e trovato una buona voce che potrà rendicontare nei suoi Bilanci
negli anni futuri. Consideri che core-business dell’Enel è l’energia elettrica, la diversificazione sull’idrocarburo ha portato
a cogliere la prima opportunità che si è presentata.
Il problema è vedere se Enel riuscirà a mantenere profitto nel
lungo periodo……
A mio parere gli Stati Uniti d’America sono insuperabili in tema
anche di Politica Petrolifera ed energetica, facciamo fatica ad
imparare in Europa.
8. In base alle dichiarazioni del Dott. Amato in UE si è avuta
“una forsennata incentivazione delle energie rinnovabili che
ha notevolmente alzato i costi energetici e non ha un futuro
risolutivo a livello di competitività”. Non entrando nel merito
di tali affermazioni, ci permettiamo di porle questa domanda
che può risultare scomoda, ma resta nell’interesse dello sviluppo del nostro Paese. Investire unicamente o comunque in
misura notevolmente più importante in combustibili fossili
è il futuro?
Anzi vi ringrazio di questa domanda, per niente “scomoda”.
Come industria petrolifera stiamo dando importanza alle fonti
alternative e rinnovabili, lì dove possiamo inserirle.
Il problema di base è che ad oggi, il comparto del fotovoltaico,
dell’eolico ed altro non riescono ad arrivare ad un tasso di soddisfazione di fabbisogno come le fonti fossili e costano di più.
Il FUTURO è tutto quello che si fa con intelligenza e criterio, >>
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
ad oggi installiamo pale eoliche senza che ce ne sia bisogno,
montiamo pannelli senza che funzionino e poi chiudiamo le
raffinerie, così mi saprà dire Lei dove andremo a raffinare il
prodotto che importiamo o estraiamo. Come vede, totale assenza di Strategia e Politica Energetica, ma le nostre aziende
hanno fatto notevoli investimenti ed ancora un break-even
non è arrivato.
9. A questo riguardo citiamo le parole dell’ex Presidente della
Commissione Europea Romano Prodi che, con un editoriale
su “Il Messaggero”, delinea per il nostro Paese una strategia
di sfruttamento intensivo delle risorse di idrocarburi dati i
grandi giacimenti in Basilicata e nell’Adriatico. In particolare, in quest’ultimo caso, rischieremmo di perdere i diritti di
sfruttamento su 22 milioni di tonnellate di petrolio perché
presi dalla Croazia. Concorda con tali prospettive? Come si
sta muovendo l’Italia?
Vede che ritorniamo a parlare di Romano Prodi.
E’ da anni che FederPetroli Italia ed il sottoscritto in veste personale di imprenditore dell’industria petrolifera continuano
ad informare la politica che viviamo su un mare di petrolio e
gas e, solo ora, in campagna elettorale, abbiamo assistito al
pronunciamento favorevole all’estrazione di idrocarburi di alcuni esponenti politici. Mi rallegra che Romano Prodi attraverso il quotidiano “Il Messaggero” suggerisca una cura all’Italia
e che si unisca a quello che ripetiamo da anni. Spero non sia
solo uno slogan elettorale. Comunque, ben felici di reclutarlo
nella squadra.
Abbiamo dichiarato di sfruttare i nostri giacimenti di idrocarburi, le nostre risorse ed aprire i rubinetti (giacimenti e pozzi
giù ultimati). Occasione è stata, lo scorso anno, in seguito alla
grave situazione libica che ha costretto l’Italia a ridimensionare l’approvvigionamento interno di idrocarburi, per non parlare della Russia.
Il Governo ci dia risposte chiare e concrete. Le campagne elettorali finiscono, ma le nostre aziende devono andare avanti.
Se il Ministro Guidi vuole entrare nel merito, non solo quando
la Croazia prende decisioni, bisogna che istituisca un Tavolo
tecnico costante e di aggiornamento sulla questione, non una
tantum.
Abbiamo bisogno che la politica ed il Governo diano un supporto costante all’industria petrolifera, un supporto generale
che valuti tutte le problematiche della filiera energetica
Non rischiamo di perdere nulla perché noi abbiamo le nostre
acque territoriali e la Croazia ha le sue però…..perché non facciamo partire le piattaforme in progetto nel Mar Adriatico.
Ultimamente sono continuamente in Abruzzo per spiegare
alle Amministrazione cosa vuol dire Offshore e piattaforme,
la tecnica di lavorazione e l’indotto occupazionale generato.
Non preoccupiamoci degli altri in questo momento, con il nostro Petrolio e Gas “facciamo gola” all’Europa intera.
10. Sempre in riferimento all’ “ingerenza” di questo tipo di
dichiarazioni sulle strategie energetiche italiane, Lei ha dichiarato che la politica dovrebbe investire maggiormente su
cosa sia l’energia in Italia, ridefinendo la Politica Energetica
11 ICC Italia Newsletter
Nazionale: ci sono attualmente nel nostro panorama politico persone veramente competenti in materia che possano
approfondire e confrontarsi su tali fondamentali tematiche
a livello governativo? E, nel caso, cosa propone FederPetroli
Italia a livello statale per un sempre più concreto ed importante sviluppo del settore?
Non penso si accontenti di un NO come risposta e non sarebbe educato e professionale da parte mia.
Da anni FederPetroli Italia, non ultimo la nostra partecipazione in Audizione Parlamentare in X° Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati ha portato al Parlamento lo
scenario in merito alla politica energetica in Italia in un determinato e delicato periodo come quello della crisi libica.
Voglio significarLe che FederPetroli Italia è un’organizzazione
che viaggia di pari passo e su binari paralleli con la Politica ed
oggi è nostro dovere tenere informati gli Organi Istituzionali e
Parlamentari di cosa succede in Italia e nel Mondo in campo
energetico.
La politica deve entrare e davvero scendere in campo, interessarsi all’energia, contribuire alle strategie e alla politica energetica, valutando con noi rischi ed opportunità ogni qualvolta ve ne sia necessità. Specialmente in un delicato momento
come questo.
Le dirò di più, “Operazione Trasparenza” è nata per fare in
modo che il Petrolio ed il Gas potessero essere spiegati e conosciuti anche fuori da certi ambienti non accessibili ai non
addetti ai lavori.
Gli idrocarburi sono una risorsa indisponibile dello Stato, e tutti ne siamo proprietari!
Bisogna risolvere un grande conflitto di interessi con le Autorità preposte al rilascio dei Permessi di esplorazione idrocarburi. Su questo punto ci sono ancora tante cose non chiare.
Se la riforma del Titolo V della Costituzione va fatta, FederPetroli Italia vuole che l’ultima decisione e valutazione in merito
ai nostri Progetti spetti alle Regioni ed alle pubbliche amministrazioni locali.
In una ridefinizione della Politica Energetica Nazionale bisognerà prima di partire soffermarsi su un unico primo, vero e
determinante punto: GLI UOMINI, persone competenti sull’argomento, altrimenti resteremo ancora per decenni un Paese
dove la benzina costerà tanto……ed i distributori di carburanti
chiuderanno, come lo scenario a cui stiamo assistendo.
Ancora questo non si capisce, l’indotto petrolifero deve essere
analizzato nell’insieme della filiera!
Noi andiamo avanti anche perché….i risultati si vedono e vedrà che l’opinione pubblica ci darà fiducia…..almeno parlo per
FederPetroli Italia.
ICC Italia coglie l’occasione per ringraziare il Dott. Marsiglia,
Presidente di FederPetroli Italia, per la grande disponibilità e
collaborazione nell’ approfondire tali tematiche e nel cercare
di pervenire alla determinazione di una politica energetica
nazionale in grado di creare progresso nel nostro Paese.
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
Le nuove “Guidelines on Party Representation in International
Arbitration”
di Maria Beatrice Deli e Marco Perrini
Le nuove “Guidelines on Party Representation in International Arbitration”
adottate dall’International Bar Association (IBA) nel maggio 2013 rappresentano il risultato del lavoro di una Task
Force incaricata di analizzare le problematiche più rilevanti con riguardo
alla condotta dei difensori delle parti
nel corso degli arbitrati internazionali.
Come chiarito fin dalla Premessa alle
Guidelines, l’appartenenza dei difensori
coinvolti in un arbitrato internazionale
a ordinamenti e culture giuridiche talvolta molto diversi tra loro - e ispirati da
modelli di condotta differenti - potrebbe
avere effetti negativi sullo svolgimento dello stesso procedimento arbitrale. Con le Guidelines si è voluta creare,
dunque, una raccolta di standard etici
uniformi, in una prospettiva di possibile deontologia dell’arbitrato internazionale, ricorrendo ad una positiva sintesi
12 ICC Italia Newsletter
tra i principi tipici dei sistemi di civil law
e di common law. Ciò che le Guidelines
intendono suggerire e disciplinare è una
condotta procedurale dei difensori delle
parti ispirata ad integrità e correttezza,
evitando comportamenti che possano
causare inutili aggravi di costi e oneri finanziari o ritardi strumentali nell’arbitrato attraverso la messa in opera di azioni
tese solo ad ostacolare lo svolgimento
dello stesso procedimento arbitrale.
La natura delle Guidelines rimane di
tipo convenzionale (Guideline 1). Saranno le parti, quindi, ad adottarle volontariamente, integralmente o anche
solo in parte, sulla base di un apposito
accordo, restando valida la possibilità per gli arbitri, dopo aver consultato le parti, di riferirsi comunque alle
Guidelines allo scopo di assicurare la
correttezza nello svolgimento dell’arbitrato, e comunque sempre nel rispetto di eventuali norme imperative
applicabili al relativo procedimento.
In particolare, nella fase immediatamente iniziale dell’arbitrato, i difensori delle parti sono tenuti (Guidelines
4-6) ad identificarsi con tempestività
alla controparte e al tribunale arbitrale. Ogni sostituzione nell’ambito della difesa dovrà essere prontamente segnalata, a garanzia di una
corretta comunicazione e informazione,
al fine di consentire un’adeguata verifica di eventuali conflitti d’interesse.
Le Guidelines 7-8 trattano il delicato
tema delle comunicazioni con gli arbitri, escludendo la possibilità di contatti
tra i difensori delle parti e gli arbitri in
relazione al procedimento arbitrale.
Sono tuttavia ammesse, nella fase preliminare del procedimento arbitrale,
consultazioni con l’arbitro da designare,
ma esclusivamente per conoscerne disponibilità, competenza, esperienza ed
eventuale presenza di conflitti di interesse. Nel caso di arbitro già nominato,
la comunicazione sarà limitata a consultazioni finalizzate all’individuazione del
presidente del collegio. In ogni caso, non
è mai ammesso per i difensori delle parti
contattare gli arbitri al fine di conoscere la loro posizione sulla controversia.
I difensori non devono rendere, consapevolmente, false rappresentazioni
dei fatti nell’ambito del procedimento
(Guidelines 9-11), che possano indurre
il tribunale arbitrale e la controparte a
determinazioni errate. Lo stesso vale
per le prove testimoniali o per le dichiarazioni rese dagli esperti, le quali non
devono essere prodotte in arbitrato nel
caso in cui la parte che se ne avvale sia
a conoscenza del fatto che sono false.
Quanto allo scambio di informazioni,
il difensore deve avvertire la parte che
assiste della necessità di conservare i
documenti che possono risultare rilevanti per l’arbitrato (Guidelines 12-17).
Il difensore dovrà inoltre collaborare
con la parte per raccogliere la documentazione necessaria e, nel caso in cui
si renda conto dell’esistenza di un documento che non è stato prodotto, ma
che avrebbe dovuto esserlo in quanto
utile per l’istruttoria del caso, dovrà
avvisare il proprio assistito della necessità di produrlo e delle eventuali conseguenze ove non vi provveda.
Le Guidelines 18-25 si occupano del
ruolo di testimoni ed esperti e della
condotta che il difensore deve correttamente seguire nell’interagire direttamente con loro, con l’obiettivo
di creare uno standard di comportamento il più omogeneo possibile a
quello diffuso a livello internazionale,
improntato a esigenze di trasparenza, uniformità e parità di trattamento.
Infine, le Guidelines 26-27 si riferiscono ai rimedi specifici in caso di condotta non corretta del difensore, qualora
venga rilevata tale dall’arbitro dopo
aver ascoltato anche le parti. Se ciò accadesse, l’arbitro potrà adottare una
delle misure previste e, in ogni caso, potrà applicare il rimedio che ritenga più
appropriato alle circostanze, nella prospettiva di tutelare la correttezza e l’integrità del procedimento arbitrale. >>
n. 6 - Giugno 2014
Approfondimenti
E’ stato messo in evidenza come le Guidelines, che sicuramente rappresentano
un importante contributo alla codifica
della best practice internazionale, presentino comunque dei limiti, derivanti
soprattutto dalla loro natura non vincolante. Inoltre, pur in caso di condotta del
difensore che non rientri negli standard
di correttezza proposti dalle Guidelines, i
poteri di intervento del tribunale arbitrale risultano ridotti, limitandosi perlopiù
ad ammonimenti. Tali comportamenti
non corretti potrebbero anzi avere effetti diretti sulle parti, che dovranno eventualmente sostenere le conseguenze
della condotta scorretta del difensore.
Un ulteriore limite è dato dalla circostanza che le Guidelines non possono sostituire le norme di procedura applicabili
all’arbitrato o quelle deontologiche previste e imposte dagli ordinamenti nazionali. Non può tuttavia non riconoscersi
la portata innovativa ed estremamente
funzionale di tali Guidelines on Party
Representation, le quali si dimostrano
invece particolarmente utili e opportu-
ne in tutte quelle circostanze in cui le
differenze tra i canoni nazionali di condotta dei difensori sono così significative e distanti da rischiare di mettere in
pericolo l’efficienza e l’integrità dell’intero procedimento arbitrale. Inoltre, la
possibilità stessa per le parti e gli arbitri
di poterne discutere l’applicabilità e la
rilevanza, fin dall’inizio del procedimento, contribuirà senz’altro a rafforzare la
fiducia dei partecipanti nell’arbitrato
internazionale e nelle modalità di svolgimento del relativo procedimento.
L’effettiva funzionalità delle Guidelines
on Party Representation in International
Arbitration è stata anche affrontata con
un vivace dibattito nel corso del 17th
Annual IBA International Arbitration
Day dello scorso febbraio 2014. L’orientamento generale che ne è emerso
è stato, ed è, certamente, di favore nei
confronti del processo di armonizzazione degli standard etici praticati nell’ambito dell’arbitrato internazionale. Del
resto, lo stesso lavoro della Task Force è
maturato proprio in risposta all’esigenza
di sviluppare linee guida uniformi per i
comportamenti adottati dai difensori
in arbitrato internazionale, così da poter garantire il regolare e corretto andamento degli arbitrati. Tali canoni di
condotta, liberamente accessibili e che
le parti e gli arbitri possono prendere
come riferimento, risultano così particolarmente rilevanti in tutti quei casi in
cui possano verificarsi, o debbano essere evitate, situazioni legate al concetto
di condotta “non eticamente corretta”.
Nei casi più gravi, infatti, tali comportamenti potrebbero anche sfociare nelle
cosiddette “guerrilla tactics”, utilizzate
in modo strategico dai difensori delle
parti nella gestione del procedimento
arbitrale, ricorrendo all’abuso di tattiche
dilatorie e di richieste strumentali e non
necessarie o mettendo in atto un uso distorto delle regole relative alla produzione documentale e all’istruttoria orale. E
questo è tutto ciò che le IBA Guidelines
on Party Representation in International Arbitration intendono scongiurare.
HANDBOOK OF ICC ARBITRATION
Commentary, Precedents, Materials
Third Edition
Pubblicazioni
Thomas H. Webster
..
Michael W. Buhler
Il nuovo “Handbook of ICC Arbitration”, nell’edizione 2014, rappresenta un’analisi e revisione dei primi due anni di applicazione del Regolamento di Arbitrato
ICC, adottato nel 2012. Gli autori forniscono un approfondito esame di tutte
le singole regole presenti nel Regolamento, basandosi sulla loro diretta esperienza e pratica professionale come arbitri, avvocati o membri della Corte
Internazionale di Arbitrato ICC.
Il nuovo Handbook si propone come guida pratica per lo svolgimento dei
procedimenti arbitrali a livello internazionale, non solo facendo riferimento a casi reali e lodi arbitrali di ICC, ma anche attraverso un diretto richiamo
ai regolamenti e alle linee guida dell’International Bar Association, tra cui
anche le recenti Guidelines on Party Representation in International Arbitration.
Viene inoltre discussa e approfondita la più recente giurisprudenza dei maggiori centri per l’arbitrato, tra i quali Dallah nel Regno Unito e in Francia, SNF
Il volume, in inglese, è disponibile per l’ac-
in Francia, Yukos Oil, C v D, Sulamérica nel Regno Unito, Oxford Health Plans e
quisto presso il Book Store on-line di ICC
COMMISA negli Stati Uniti.
Italia all’indirizzo
Questa pubblicazione fornisce dunque in un unico volume tutto ciò che professionisti e avvocati nell’ambito dell’arbitrato e dell’ADR in generale devono cono-
http://pubblicazioni.iccitalia.org/ o di ICC
all’indirizzo http://store.iccwbo.org
scere per poter affrontare e condurre un arbitrato internazionale secondo le regole
ICC, qualsiasi sia la sede dell’arbitrato stesso.
13 ICC Italia Newsletter
n. 6 - Giugno 2014
Notizie
Rapporto Unioncamere 2014
Il 4 giugno si è svolto a Roma il Convegno “Giovani, Innovazione e Creazione di valore”, organizzato da Unioncamere per
il lancio a livello nazionale della 12a giornata dell’Economia
delle Camere di Commercio.
Nel corso dell’evento è stato presentato il Rapporto Unioncamere 2014 sull’economia italiana ove, a cura del Centro Studi
Unioncamere, sono analizzate le più recenti evoluzioni degli
attuali fenomeni economici del Paese attraverso il contributo
delle imprese familiari, della cooperazione e dell’imprenditoria sociale. La Relazione introduttiva è stata svolta dal Presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che ha illustrato
il tema dell’economia reale dal punto di osservazione delle
Camere di Commercio, sottolineando, tra l’altro, come il ruo-
lo delle Camere di Commercio sul territorio sia fondamentale
e non sostituibile, anche nel quadro di eventuali riforme del
sistema camerale. Ha concluso i lavori l’On. Ermete Realacci,
Presidente della VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei deputati.
In concomitanza con detto evento è stata effettuata la premiazione dei vincitori dei concorsi “Scuola, Creatività e Innovazione” (VII edizione) e “Giovani Innovatori d’Impresa” (I edizione), destinati rispettivamente a giovani studenti delle scuole
superiori con sede in Italia o all’estero e alle imprese che si
sono distinte per innovazioni di prodotto o servizio o nel processo produttivo e nell’organizzazione o nell’attività commerciale e di distribuzione.
È iniziato il conto alla rovescia per il 9° Congresso Mondiale delle
Camere di commercio a Torino
Il 9° Congresso delle Camere di commercio - organizzato ogni due anni in
un continente diverso dall’ICC World
Chambers Federation - torna in Europa, e arriva per la prima volta in Italia, a Torino dal 10 al 12 giugno 2015.
Ci aspettiamo 1.500 delegati da 120
paesi: non solo leader delle Camere di
commercio nel mondo, ma anche esponenti di associazioni imprenditoriali internazionali, multinazionali e istituzioni.
Tra le novità dell’edizione torinese c’è
la più ampia partecipazione mai registrata dei Paesi in Via di Sviluppo:
grazie anche ad un budget speciale
che la Camera di commercio di Torino ha messo a disposizione, sono già
22 i Paesi che hanno dato la loro adesione, di cui 15 africani e 7 asiatici.
ll Congresso permetterà alle Camere di
commercio di tutto il mondo di incontrarsi e lavorare insieme. Sotto lo slogan “Chambers for global prosperity”,
al Centro Congressi del Lingotto, infatti,
affronteremo temi di attualità, tra cui
le prospettive dell’economia globale,
l’emergenza occupazione, la migrazio-
14 ICC Italia Newsletter
ne come leva di sviluppo economico,
l’accesso al credito per le PMI, il mobile
marketing. Sarà poi realizzata un’area
espositiva dove Camere di commercio,
sponsor e aziende italiane ed estere
potranno presentare i propri prodotti,
servizi e attività. In questo spazio avverranno anche incontri bilaterali non
solo tra Camere, ma anche tra imprese
internazionali e imprese piemontesi:
una nuova proposta ideata proprio a
Torino, grazie all’esperienza che la Camera di commercio di Torino ha maturato in questo ambito con i molteplici progetti di internazionalizzazione.
Il Congresso Mondiale permette anche
di fare benchmarking e premia le Camere di commercio che presentano progetti particolarmente innovativi. Nel 2015
sono 4 le categorie di premi previste:
al miglior progetto per le politiche di
rappresentanza del sistema imprenditoriale, per la creazione posti di lavoro e
sviluppo delle imprese, per la Responsabilità Sociale d’Impresa e per il miglior
progetto non convenzionale. Le adesioni
saranno possibili da settembre 2014 sul
sito www.worldchamberscongress.org
In queste settimane l’organizzazione del
Congresso è entrata nel vivo ed abbiamo
presentato l’evento alla stampa torinese,
con il prezioso intervento di Maria Beatrice Deli, Segretario Generale ICC Italia
(International Chamber of Commerce).
Il Congresso mette in evidenza come le
Camere di commercio esistano in tutto
il mondo, con caratteristiche diverse a
seconda del Paese: pubbliche, private,
settoriali, locali o transnazionali. Tutte
indistintamente operano al servizio del
territorio e rappresentano un punto di
riferimento insostituibile per il mondo
imprenditoriale. Il Congresso di Torino
ribadirà a livello internazionale questo
ruolo, grazie alla Dichiarazione dei principi delle Camere di commercio e alla prima redazione di una Dichiarazione internazionale dei Diritti dell’Imprenditore.
Stiamo inoltre lavorando perché l’evento lasci il segno: il recente accordo stipulato a fine maggio con Expo
2015 permetterà ad esempio ai delegati di discutere al Congresso temi e
testimonianze che caratterizzeranno
l’Esposizione Universale e di visitare
l’Expo all’interno del programma laterale al Congresso. Un programma
ampio che permetterà ai partecipanti
di scoprire anche Torino e il Piemonte,
con qualche escursione fuori regione.
La nostra città, poi, a giugno del prossimo anno sarà al centro di numerosissime
altre iniziative, dal programma di Torino
Capitale Europea dello Sport al Gran Premio dell’Automobile, senza dimenticare
che saranno anche i giorni dell’Ostensione della Sindone: un insieme di eventi
che regaleranno ai delegati esperienze indimenticabili. Noi, vi aspettiamo!
Alessandro Barberis
Presidente CCIAA Torino
n. 6 - Giugno 2014
Notizie
4° Conferenza di Alto livello sull’AntiCorruzione
Roma, 11 giugno 2014
Un approccio globale contro la corruzione: è stato questo il messaggio lanciato dalla 4° Conferenza di Alto livello
sull’Anticorruzione che si è svolta l’11 giugno a Roma, organizzata dal Ministero degli Affari Esteri con l’Ocse. L’evento, inserito nel quadro della copresidenza italiana con
l’Australia del Gruppo di Lavoro del G20 sull’Anticorruzione,
ha rappresentato un momento di verifica sul rafforzamento dell’impegno internazionale in questo settore cruciale.
Gli sforzi che si stanno compiendo recentemente in Italia,
con nuove disposizioni di legge e con l’istituzione di un’apposita Authority, l’ANAC - Autorità Nazionale Anti Corruzione – cui affidare poteri ispettivi e sanzionatori per combattere la corruzione in Italia, rientrano infatti nel più ampio
programma anticorruzione avviato in seno all’Ocse e al G20.
“Promuovere una cultura globale contro la corruzione sarà
l’obiettivo del nostro programma di politica estera a favore di una economia sostenibile. E’ però necessario mettere
in atto uno sforzo congiunto del settore pubblico e di quello privato per poter centrare l’obiettivo” ha sottolineato
Benedetto Della Vedova, Sottosegretario agli Affari Esteri.
“L’Italia è molto grata all’Ocse per aver avviato molti anni
or sono la guerra alla corruzione transnazionale, una battaglia giusta e non rinviabile. La corruzione aumenta i costi
per i governi, per le imprese, per i cittadini, soprattutto in
questo momento di crisi economica. Per arginare la corruzione tuttavia è necessario rendere meno segreti i rap-
porti nella pubblica amministrazione, intensificare la rete
di informazione che garantisce la trasparenza, la legalità
dei mercati e la ripresa degli investimenti produttivi in Italia” ha dichiarato il Ministro della Giustizia Andrea Orlando.
“La crescente interconnessione e complessità dell’economia
globale, oltre ai molti benefici, ha evidenziato anche aspetti
negativi, tra cui la corruzione, esasperati dalla crisi finanziaria.
Passi avanti in questa lotta possono essere senz’altro considerati la firma della Convenzione Ocse da parte della Russia
nell’ambito del suo percorso per entrare a far parte dell’Organizzazione e l’adozione di una legislazione anticorruzione da parte della Cina” ha ricordato Gabriela Ramos, Sherpa G20 Ocse.
La Convenzione Ocse contro la corruzione dei funzionari pubblici stranieri è stata firmata a Parigi il 17 dicembre 1997 ed è in
vigore in 41 Paesi, per l’Italia dal 15 dicembre 2000. Gli ultimi
Paesi in ordine di tempo ad avervi aderito sono la Russia, la Colombia e la Lettonia. La Convenzione è finalizzata alla penalizzazione della corruzione dei funzionari stranieri nell’ambito di
operazioni del commercio internazionale (esportazioni, appalti, investimenti, autorizzazioni) per reagire a pratiche diffuse in
certi ambiti e in certi Paesi che sono distorsive della concorrenza
internazionale tra le imprese esportatrici sui mercati mondiali.
Anche il mondo degli affari condivide questo giudizio e ha
sostenuto la conclusione della Convenzione Ocse tramite il suo organismo più rappresentativo a livello mondiale, la Camera di Commercio Internazionale (ICC) di Parigi.
Italy Launch of ICC Mediation Rules
Roma, 12 giugno 2014
Lo scorso 12 giugno 2014 si è tenuto a Roma l’ “Italy Launch:
ICC Mediation Rules”, evento di ICC Italia per la promozione
del nuovo Regolamento ICC sulla mediazione. Il nuovo Regolamento è entrato in vigore il 1° gennaio 2014 e rappresenta
il risultato del lavoro condotto da una Task Force composta
da esperti in mediazione e risoluzione delle controversie. L’e-
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vento è stato ospitato in una location d’eccellenza, la sede
della Direzione Regionale della Banca Popolare di Vicenza.
Obiettivo della conferenza è stato offrire una panoramica
del nuovo Regolamento, illustrandone le principali novità
rispetto al Regolamento ICC sull’ADR ormai sostituito. Dopo
un’introduzione volta a sottolineare l’importanza della mediazione per il mondo delle imprese in Italia e all’estero,
sono state poi fornite utili indicazioni per condurre un procedimento di mediazione efficiente e destinato al successo. Si
è anche illustrato il ruolo di ICC e dei Comitati Nazionali nel
fornire assistenza per l’individuazione del mediatore adatto a
ciascuna particolare controversia. Un ulteriore tema affrontato nel corso dell’incontro è stato la combinazione di mediazione e arbitrato e come trasferire la soluzione della controversia ad arbitrato, nel caso di fallimento della mediazione.
L’evento era destinato a tutti coloro che desideravano approfondire la conoscenza del nuovo Regolamento ed è stato
luogo di incontro per avvocati, giuristi d’impresa e mediatori.
Sul sito di ICC Italia potrete trovare delle brevi interviste con i
relatori intervenuti: Andrea Carlevaris (Segretario Genera- >>
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le della Corte Internazionale di Arbitrato di ICC e direttore dei
Servizi per la risoluzione delle controversie di ICC), Christopher
Newmark (Arbitro, Mediatore e Chair della Commissione Arbitrato e ADR), Kai Uwe Karl (Senior Counsel Litigation presso
GE Oil & Gas e membro della Task Force on the Revision of the
ICC ADR Rules), Hannah Tümpel (Senior Counsel e Manager
presso l’International Centre for ADR e membro del Drafting
Group del nuovo Regolamento), Andrea Bandini (membro della
Task Force on the Revision of the ICC ADR Rules) e Giovanni De
Berti (De Berti Jacchia Franchini Forlani Studio Legale). L’evento si è aperto con i saluti e
il benvenuto da parte di Andrea
Carlevaris e Maria Beatrice Deli,
Segretario Generale ICC Italia, e
a seguire i diversi relatori hanno poi affrontato diversi temi. La
conferenza è proseguita con un’illustrazione delle nuove ICC Model Clauses, evidenziando l’importanza di incentivare il loro utilizzo nei contratti, e delle Mediation Guidance Notes, rimarcando quanto sia fondamentale
il momento di preparazione del procedimento di mediazione.
Dopo uno spazio riservato ai commenti e alle domande da parte dei presenti, l’evento si è concluso con l’intervento finale di
Andrea Carlevaris e un cocktail con opportunità di networking.
ICC Young Arbitrators Forum - YAF
Roma, 13-14 giugno 2014
Si è tenuto a Roma il 13 e 14 giugno 2014 lo “ICC YAF: 2nd
Europe Chapter Regional Conference”. ICC Italia ha partecipato alla promozione dello Young Arbitrators Forum di
ICC organizzando due giorni di conferenze ed eventi gentilmente ospitati dallo Studio Legale Associato NCTM e dal
Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Roma Tre.
L’ICC YAF offre ai giovani praticanti in arbitrato, provenienti da
tutto il mondo, l’opportunità di incontrarsi e discutere tematiche e problematiche attuali in tema di arbitrato internazionale, nonché una possibilità unica di networking con esperti
di ogni nazionalità con cui confrontarsi. L’evento è stato composto da dibattiti e sessioni di approfondimento con autorevoli protagonisti dell’arbitrato internazionale, mantenendo
sempre un forte elemento di interattività con i partecipanti attraverso domande e commenti. La conferenza era soprattutto
rivolta ai praticanti in arbitrato, tra cui avvocati, arbitri, legali
d’azienda e docenti universitari provenienti da tutta Europa.
La giornata di venerdì si è aperta con i saluti e il benvenuto
dei rappresentanti di ICC, organizzatori e promotori dello
YAF, tra i quali Maria Beatrice Deli (Segretario Generale di ICC
16 ICC Italia Newsletter
Italia), Stephanie Goubelle (Events Manager presso la Corte
Internazionale di Arbitrato ICC), Alina Leoveanu (Head dello
Europe Chapter e Deputy Counsel della Corte Internazionale di Arbitrato ICC) e Hannah Tümpel (Co-Chair dell’ICC YAF
Global Coordinating Committee e Senior Counsel e Manager
dell’International Centre for ADR di ICC). Il pomeriggio è proseguito con un coinvolgente intervento di Juan FernandezArmesto (Armesto & Asociados) su “Should I devote my life
to international arbitration?”, sottolineando le divergenze tra
la carriera di arbitro e quella di avvocato. I partecipanti sono
poi stati coinvolti in un cross-cultural workshop che ha offerto
l’opportunità di approfondire i temi di intercultural success,
intercultural perspective e intercultural knowledge in risposta
alla sempre maggiore esigenza di comunicazione con parti provenienti da culture e background differenti nell’ambito
dell’arbitrato internazionale. Condotto da Joanna Kalowski
(Mediatore e Facilitator) e commentato da Domenico di Pietro
(Freshfields Bruckhaus Deringer LLP), il workshop ha rappresentato un’opportunità per prendere in considerazione tale
sofisticato approccio che un arbitro in contesto internazionale deve assolutamente comprendere e applicare. La giornata
si è poi conclusa con lo Europe Hall Debate che ha rappresentato un acceso dibattito con i rappresentanti regionali di
nuova nomina dell’ICC YAF provenienti da tutta Europa, i quali
hanno animato la discussione su alcuni hot topics dell’arbitrato internazionale. Il dibattito è stato moderato da ElianaMaria Tornese (Counsel presso la Corte Internazionale >>
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di Arbitrato ICC) e Angelo Anglani (Partner presso NCTM).
Nella mattina di sabato, i lavori sono stati aperti dal saluto di
Paolo Benvenuti (Dean presso la Scuola di Legge dell’Università Roma Tre) e Vincenzo Zeno-Zencovich (Full Professor di
Diritto Comparato presso l’Università Roma Tre). A seguire
si è svolto un dibattito sulla ricerca del best place per l’arbitrato internazionale in Europa. Moderati da José Ricardo
Feris (Co-Chair dell’ICC YAF Global Coordinating Commitee e
Deputy Secretary General presso la Corte Internazionale di
Arbitrato ICC), i rappresentanti di nove diversi Stati europei
hanno argomentato i vantaggi e i punti di forza dello svolgimento di un arbitrato nei loro rispettivi confini nazionali. La mattinata è poi proseguita con l’intervento di Andrea
Carlevaris (Segretario Generale della Corte Internazionale di
Arbitrato di ICC) sul ruolo delle parti e sulla loro autonomia
durante il procedimento arbitrale. Il convegno si è concluso con le osservazioni e i ringraziamenti di Hannah Tümpel.
Gli Investimenti Diretti Esteri (IDE) tornano a crescere
Dopo la contrazione registrata nel 2012, il flusso degli investimenti diretti esteri (IDE) nel 2013 è ritornato a crescere del 9% e, secondo le previsioni dell’UNCTAD, tale
crescita proseguirà anche nei prossimi anni. Questo è quanto emerge dal World Investment Report 2014, presentato in esclusiva per l’Italia il 24 giugno presso l’Agenzia ICE.
Un cauto ottimismo, in particolare nei Paesi avanzati, ha
determinato una ripresa degli IDE che nel 2013 hanno registrato un flusso pari a 1,45 trilioni di dollari, destinato a salire a 1,6 trilioni nel 2014, 1,7 trilioni nel 2015 e 1,8
trilioni nel 2018 se non interverranno fattori negativi,
quali fragilità nei mercati emergenti e rischi legati a incertezza e instabilità politica, a deprimere tali previsioni.
Le economie in via di sviluppo mantengono la loro leadership
quanto a flussi in entrata raggiungendo un nuovo picco (778
miliardi di dollari) che rappresenta il 54% del totale, mentre le
economie avanzate, pur crescendo del 9%, si attestano a 566
miliardi di dollari, ossia il 39% del totale dei flussi in entrata.
Il restante 7% dei flussi è stato diretto verso le economie in transizione che, insieme alle economie in
via di sviluppo, rappresentano ormai la metà delle 20 principali destinazioni dei flussi in entrata.
Dati a parte, il messaggio lanciato da Joerg Weber, Direttore delle Politiche di investimento dell’UNCTAD, è duplice:
da un lato l’importanza degli investimenti quale fattore di
sviluppo per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo
Sostenibili, dall’altro il ruolo essenziale del settore privato.
Gli Obiettivi sono stati formulati dalle Nazioni Unite per il
periodo 2015-2030 e riguardano tra l’altro la riduzione della
povertà, la sicurezza alimentare, l’educazione e la salute pubblica, la mitigazione del cambiamento climatico. Per il raggiungimento di questi obiettivi, il ruolo del settore pubblico
è centrale, ma quello del settore privato è indispensabile. Gli
investimenti necessari nei Paesi in via di sviluppo vengono stimati in una cifra tra i 3,3 miliardi di dollari e i 4,5 miliardi di
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dollari l’anno, soprattutto per infrastrutture di base (trasporti,
energia, acqua e sanità), sicurezza alimentare (agricoltura e
sviluppo rurale), cambiamento climatico, educazione. Laddove gli investimenti pubblici non siano in grado di coprire
tale fabbisogno, è necessario l’intervento del settore privato.
Quest’ultimo risulta ancora troppo basso in tutto il mondo, ma
ancor più nei Paesi più poveri che ne hanno maggiormente bisogno, ossia quelli in via di sviluppo. Le stime UNCTAD parlano
di un fabbisogno di investimenti in questi Paesi pari almeno al
doppio del tasso attuale di crescita degli investimenti privati.
Quello che evidentemente non è stato ancora trovato è
un equilibrio tra un clima di attrazione degli investimenti favorevole, attraverso la rimozione delle barriere esistenti, e la concomitante protezione degli interessi pubblici, attraverso una giusta regolamentazione del primo.
L’UNCTAD ha rilevato che, pur in un clima generalmente aperto alla promozione e alla liberalizzazione degli investimenti,
nel 2013 ben 59 Paesi hanno adottato misure nazionali che
colpiscono gli investimenti esteri, sottolineando dunque la
strategicità dei negoziati multilaterali in materia, che stanno diventando sempre più “megaregionali”, interessando >>
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gruppi di Paesi con un peso economico complessivo significativo, per i quali quello degli investimenti è solo una delle
aree di negoziazione. Gli accordi “megaregionali” da un lato
sono apprezzabili perché in anni di stallo di negoziati multilaterali hanno consentito, attraverso questo tipo di “regionalismo guidato”, di fare passi nel multilateralismo, dall’altro
attirano critiche per il potenziale impatto sull’ambito normativo delle parti contraenti, così come su tutto il regime
internazionale degli investimenti. Uno degli aspetti più deli-
cati in questi accordi è l’eventuale inclusione dell’arbitrato
per la risoluzione delle controversie Stato-investitori (ISDS).
L’UNCTAD ha predisposto un Action Plan for Private Investment in the SDGs al fine di incentivare gli investimenti del settore privato, indirizzare i fondi per gli investimenti verso lo sviluppo sostenibile e i settori individuati
negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, massimizzare i profitti
e minimizzare gli aspetti negativi degli investimenti privati.
John Danilovich eletto nuovo Segretario Generale ICC
Nel corso dell’ICC World Council, che
si è svolto il 27 giugno a Ginevra, John
Danilovich, diplomatico e uomo d’affari
originario della California, è stato eletto
nuovo Segretario Generale della ICC.
Ambasciatore degli Stati Uniti in Brasile
e in Costa Rica, Danilovich vanta anche
una lunga carriera nel mondo degli affari internazionali, essendo stato attivo
nel settore marittimo internazionale per
diversi decenni, con cariche esecutive in
diverse compagnie.
La candidatura di Danilovich è emersa
da una rosa di personalità selezionata
dall’ICC Executive Board, grazie alle sue
qualifiche e alla sua esperienza in campo commerciale e diplomatico internazionale, ed è stato eletto all’unanimità
dal World Council.
“John sarà un eccezionale Segretario
Generale,” ha dichiarato il Presidente
ICC Harold (Terry) McGraw III. “La sua
esperienza quale diplomatico e la sua
profonda conoscenza dei mercati globali
quale uomo d’impresa contribuiranno
ad assicurare un impegno equilibrato in
tutti i settori di attività della ICC”.
Laurea in Scienze Politiche presso l’Uni-
versità di Stanford e Dottorato di Ricerca
in Relazioni Internazionali presso l’Università della Southern California, Danilovich - quale ambasciatore del Costa Rica
- ha svolto un ruolo fondamentale nella
conclusione dei negoziati per il Central
America Free Trade Agreement (CAFTA).
Danilovich è stato anche amministratore delegato del Millennium Challenge
Corporation, un innovativo programma
di aiuti all’estero, mentre ricopre attualmente le seguenti cariche: Componente
del Board dell’International Advisory
Council della Harvard School of Public
Health; Senior Advisor del Center for
Strategic and International Studies (Washington, DC); Life Member del Council
on Foreign Relations (New York); Member del North American Advisory Council
del Chatham House (United Kingdom);
e Member del Board of Directors della
d’Amico International Shipping.
Redazione
Camera di Commercio Internazionale
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